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Harry si trovava nella sua cameretta a Privet Drive da ormai due
settimane
Ecco il seguito della oneshot I pensieri di un innocente.
Harry si trovava nella sua cameretta a Privet Drive da ormai
due settimane. I Dursley erano un po’ cambiati nei suoi confronti, erano più
gentili e non lo obbligavano a fare niente che non volesse.
In quei quindici giorni aveva sentito spesso Ron e Hermione.
La seconda più pratica dei metodi babbani chiamava per telefono l’amico ogni
due giorni. Trovandosi già alla Tana, anche Ron, non senza difficoltà,
partecipava alle conversazioni. L’argomento Silente – Piton era tabù. Parlavano
degli Horcrux ma non nominavano mai i due nomi. La ferita nel cuore di Harry
era ancora troppo fresca.
Era ora di cena e Harry decise di scendere, trovò tutta la
famiglia già seduta a tavola. Si sedette e iniziò a mangiare quello che sua zia
aveva cucinato. In pratica niente. A causa della dieta di Dudley anche il resto
della famiglia doveva mangiare poco e quella sera la cena era composta di:
insalata con pomodori e carote. Harry mangiò la sua porzione senza parlare,
mentre stava per alzarsi suo zio parlò: “Harry, dobbiamo parlare, scendi in
salotto tra mezz’ora”
“Va bene zio”
Mezz’ora dopo Harry si ritrovò seduto sulla poltrona in
soggiorno pronto ad una discussione con gli zii.
“Harry” comincio Vernon “In questi quindici giorni sei
sembrato assente e distratto in tutto, vuoi spiegarci perché?”
Con voce piatta “È morto Silente. La persona che è venuta a
prendermi l’estate scorsa”
“come morto?” chiese con tono impaurito Petunia
“È stato ucciso da un mangiamorte alla fine della scuola”
“Come hanno fatto? Da quanto sapevo era il più grande mago
del mondo” continuò Petunia
“Ci hanno bloccato sulla torre, lui per salvarmi la vita mi
ha immobilizzato ed è rimasto senza bacchetta, un mangiamorte è arrivato e
l’ha ucciso”
“Tu hai visto tutto?”
“Si, ho visto tutto”
“Forse non mi crederai” iniziò Petunia “Posso però,
immaginare come ti senti, non è piacevole vedere una persona morire”
“se fosse la prima forse mi avrebbe fatto senso, non essendo
la prima persone che vedo morire non faccio caso al fatto del cadavere ma più
alla persona che rappresentava per me”
Harry era incredulo, stava parlando della sua vita con i suoi
zii.
“Harry, chi hai visto morire?” chiese in un sussurro Petunia
“un mio compagno di scuola, il mio padrino e Silente”
“Com’è possibile alla tua età sopportare cosi tante cose?”
chiese Petunia in lacrime
“”mi sono abituato”
“Oh Harry, mi dispiace di non esserti stata vicino in questi
anni. Mi sono comportata da stupida, avevo tanta paura. Assomigli tanto a Lily,
hai gli stessi occhi.”
“Ormai è inutile piangere. Quello che è successo non si può
cambiare. Tra quindici giorni me ne andrò e non so se ci vedremo ancora. Forse
non sopravvivrò neanche fino al mio prossimo compleanno”
“Perché?”
“Devo uccidere colui che ha ucciso i miei genitori. Solo io
posso ucciderlo. E nel farlo potrei anche morire”
“Harry, devi vivere, hai ancora tanti anni davanti a te.
Cerca di vincere” disse Petunia “Immagino che vorrai delle risposte, se posso
lo farò”
“Sai dove sono le tombe dei miei genitori? E la loro casa?”
“La loro casa è nel villaggio magico di Godric’s Hollow. Si
trova a nord di Londra, è un piccolo paesino. Li troverai la loro casa. So che
è stata rimessa apposto ma è disabitata. La casa è tua perciò se vorrai, potrai
vivere là. Le tombe si trovano nel cimitero del villaggio. Aspetta un attimo,
vado a prendere delle cose che ti potranno servire.”. Pochi istanti dopo tornò
trascinando un baule.
“Cos’è zia?”
“Sono le cose di tua madre e tuo padre. Cose che non sarebbe
stato opportuno lasciare là” detto questo la donna cominciò a tirare fuori gli
effetti personali della sorella e il marito. C’erano tante cose tra cui due
mazzi di chiavi e una scatolina in velluto blu.
“Queste sono le chiavi di casa tua e la chiave della cripta
dove sono sepolti. Qui c’è l’anello che tuo padre diede a Lily, volevano che lo
avessi tu, dovrai darlo alla tua fidanzata”
“Grazie Zia, Grazie Zio Vernon, ora vorrei salire in camera
per dare un’occhiata al baule e scrivere ai miei amici”
“Chiamali, è meglio” disse Vernon
Harry non ci credeva, stava ottenendo comprensione dagli zii
pochi giorni prima di partire. Portò di sopra il baule e poi scese a
telefonare. Compose il numero della tana e attese. Dopo alcuni squilli una voce
femminile rispose, Ginny. Il moretto sentì la solita sensazione nell’ascoltare
la voce di lei.
“Pronto, casa Weasley”
“Ciao Ginny, sono Harry”
“Ciao Harry, dimmi” la ragazza sperava di poter parlare un
po’ con lui
“Mi passi Hermione?” chiese il moretto cercando di essere
freddo con lei
“Te la passo, ciao”
Pochi istanti dopo Hermione arrivò al telefono:
“Ciao Harry, come stai?” e senza dargli il tempo di ribattere
continuò “perché non vuoi parlare con lei?”
“Perché non voglio metterla in pericolo, lo sai, non
ricominciare. Ho chiamato per altri motivi, ho parlato coni miei zii questa
sera e mi sono state consegnate le chiavi della casa dei miei genitori”
“magnifico. Ora abbiamo un punto di partenza. Senti Harry, se
sei d’accordo domani il signor Weasley ti viene a prendere perché tra pochi
giorni c’è il matrimonio di Bill”
“Domani? A che ora?”
“Nel pomeriggio. Harry ti prego, stai attento. Lupin si è
accorto che la casa è sorvegliata dai mangiamorte”
“Hermione, di al signor Weasley di non venire. Mi
smaterializzo tra dieci minuti con i bagagli”
“No Harry, può esserepericoloso”
“Stai tranquilla, chiedi al signor Weasley per sicurezza”
“Aspetta un attimo”
La ragazza tornò pochi minuti dopo dicendo ad Harry che
l’aspettavano entro mezz’ora alla Tana. Lui la salutò con la promessa che sarebbe
arrivato subito. Andò a fare i bagagli, salutò gli zii e con un Crack lasciò
per sempre Privet Drive.
Sei arrivato alla fine? Lascia un piccolo commento. Grazie
Harry si trovava alla Tana da tre giorni. In quei giorni
aveva parlato a lungo con Ron e Hermione. Avevano preso delle decisioni, la
prima è che sarebbero partiti il giorno successivo al compleanno di Harry.
La famiglia Weasley era indaffarata per l’imminente
matrimonio. Il matrimonio si sarebbe svolto alla Tana due giorni dopo. Ginny
sarebbe stata la damigella d’onore di Fleur con Gabrielle. In quei giorni aveva
cercato più volte di parlare con Harry, di chiarire la loro storia, ma il
ragazzo le aveva detto chiaramente che finché la guerra non fosse finita loro
non sarebbero potuti stare insieme.
“Harry, possiamo parlare, solo parlare?” chiese Ginny con
tono supplichevole.
“Ne abbiamo già parlato. Ti ho detto che questo non è il
momento adatto per me di avere una fidanzata.”. Rispose Harry senza guardarla
“E io ti ho detto che non mi interessa se Voldemort ti cerca.
A me interessa stare con te perché ti amo!”
“Ginny, puoi solo per un attimo cercare di capire le mie
ragioni. Voldemort mi ha già portato via alcune persone a cui tenevo molto. I
miei genitori, Sirius e Silente. Non voglio che se la prenda anche con te.”.
“Però a Ron e Hermione permetti di starti accanto”
“Non è una mia scelta. Se fosse per me starebbero a casa, al
sicuro. Hanno scelto di venire con me e non posso impedirglielo. È grazie a
loro se sono sopravissuto durante gli ultimi anni a scuola. Sono loro che mi
hanno aiutato”
“Harry, posso aiutarti anch’io” rispose Ginny in lacrime.
“No Ginny. Ti passerà, trovati qualcun altro con cui sarai al
sicuro”
“Ti ripeto che non voglio un altro, voglio te. Voglio Harry
Potter”
“Fai come vuoi allora. Cazzo, sto cercando di salvarti e
soprattutto sto cercando di essere forte e di non farti soffrire più del
necessario. Aspettami, cosa ti devo dire? Se proprio lo vuoi sapere, io Ron e
Hermione partiremo il giorno dopo il mio compleanno e non torneremo finché non
avremo finito la nostra missione. Potrebbero volerci mesi, addirittura anni.
Non posso permettere che tu stia ad aspettarmi in eterno. Ti prego Ginny
ascoltami. A te la scelta, puoi aspettarmi, sapendo che potrebbero volerci anni
oppure puoi trovarti un’altra persona” disse Harry trattenendo le lacrime.
“Ci penserò Harry. Il mio cuore mi dice di aspettarti, la mia
ragione mi dice di riflettere. Tu sai però che sono testarda e quando voglio
qualcosa non ci sono parole che mi faranno cambiare idea”
Harry non rispose, si voltò con l’intenzione di andarsene ma
Ginny riprese la parola:
“Perché volete andare da soli? Cosa dovete fare?”
“Mi dispiace Ginny ma non posso dirtelo. Non posso dirti cosa
dobbiamo fare, non lo deve sapere nessuno. È questo il motivo per il quale non
abbiamo chiesto aiuto a nessuno, perché è una cosa che devo fare io, da solo.
In questo caso con l’aiuto di Ron e Hermione. Posso solo dirti che questa
missione me l’ha affidato Silente prima di morire. Intendo portarlo a termine.
Ora torno da Ron e Hermione, ci vediamo a cena.”.
“Aspetta, quando lo direte agli altri che volete andarvene?”
“Non lo so. Forse stasera, forse dopo il matrimonio.”
Harry tornò nella camera di Ron, lo trovò solo.
“Hermione?”
“Sta aspettando Ginny in camera sua, sapevamo che stavate
parlando e Hermione pensava che Gin avesse bisogno di una spalla su cui
piangere.”
“Hermione ha ragione. Le ho parlato e ho chiarito questa
situazione, o almeno credo di averlo fatto. Le ho spiegato che dopo il
compleanno partiremo e che torneremo solo quando avremo terminato la nostra
missione. Non le ho detto di cosa si tratta. E soprattutto le ho detto che deve
trovarsi un altro. Ho aggiunto però che la scelta spetta a lei, deve scegliere
se aspettarmi per mesi o anni o trovarsi un nuovo ragazzo.”.
“E lei cosa ti ha risposto?”
“Ha detto che ci penserà. Senti Ron, quando lo diciamo alla
tua famiglia e all’ordine?”
“Non lo so. Da un lato lo direi dopo il matrimonio, così da
non rovinare la festa, dall’altro lo direi subito, adesso, stasera. Potranno
così abituarsi all’idea.”
Stettero in silenzio per un po’ a riflettere e di comune
accordo decisero di comunicarlo la sera a stessa a cena.
Intanto un piano più giù Hermione stava consolando una Ginny
in lacrime.
“Perché Hermione? Perché deve essere lui il prescelto?
Perché?” urlò la rossa
“Lo so, non è giusto. Credi che per lui sia semplice? Ha
perso i genitori quando era piccolo e ora sta perdendo tutte le persone che gli
sono accanto, non vuole perdere anche te. Ti ama troppo. Non è facile neanche
per lui, è stato male dopo averti lasciata e starà male per non poter tornare
con te. Forse lui sbaglia, non lo so con precisione, ma bisogna rispettare la
sua decisione. In questa missione Harry avrà bisogno di tutta la tranquillità
possibile, e soprattutto non dovrà sentirsi in colpa. Ti prego Ginny, digli che
capisci le sue decisioni e che le rispetti. Digli di affrontare la guerra senza
preoccupazioni. Fallo per me, fallo per Ron, per la tua famiglia, ma
soprattutto per Harry.”
Ginny non rispose e continuò a piangere. Hermione la strinse
a se e la cullò. Poco dopo Ginny si calmò.
“Hai ragione Hermione, devo essere forte. In ogni caso ho
deciso che lo aspetterò.”
“Bene, ora lavati il viso e scendiamo a cena, ho sentito che
tua mamma ha preparato il pasticcio.”
Quando scesero trovarono tutta la famiglia attorno al tavolo,
Harry e Ron fecero segno ad Hermione di seguirli in salotto. Le spiegarono la
loro decisione di comunicare alla famiglia Weasley i loro piani. Hermione fu
d’accordo e propose di aspettare la fine della cena.
Quando tornarono in cucina trovarono anche Remus e Tonks.
“Ciao Harry, ciao Ragazzi” li salutò Remus
“Ciao Remus, ciao Tonks” risposero in coro i tre ragazzi.
Dopo cena Harry si alzò attirando su di sé l’attenzione,
Molly prese la parola:
“È successo qualcosa Harry caro?”
“Si, dovrei parlarvi. È una cosa che vi riguarda tutti”
“Parla caro, dicci tutto”
“Ho deciso di andarmene da qui il giorno dopo il mio
compleanno.”.
“Perché?” urlò Molly mentre Arthur e Remus non sembravano
affatto stupiti.
“Non interpretate questo gesto come maleducazione. Avete
fatto tanto per me, siete la mia famiglia, ma è arrivato il momento che io vada
per la mia strada, che vada incontro al mio destino. E il mio destino si chiama
Voldemort. Ho deciso di non tornare a scuola per il settimo anno, anche se
dubito sia riaperta. Ho una missione da compiere, me l’ha assegnata Silente
prima di morire. Non posso dirvi di che si tratta. Ho deciso, inoltre, di non
avere contatti con nessuno fino al termine della missione. Potranno essere mesi
oppure anni.”
“Dove andrai?” chiese Remus, che infondo si aspettava una
decisione del genere.
“Non ve lo posso dire. Non voglio correre il rischio che
qualcuno lo venga a sapere. Non è che non mi fido di voi, non mi fido degli
altri. Sarebbero capaci di lanciare Imperius per scoprire dove siamo.”. Non
riuscì a continuare perché fu interrotto da Molly “Perché usi il plurale? Non
mi dirai che …” non finì la frase perché Ron la interruppe.
“Sì mamma, hai capito bene. Andremo anche io e Hermione con
Harry.”
“Oh no, non credo proprio. Tu sei troppo giovane, non puoi
prendere questo tipo di decisioni, non sei abbastanza maturo.”. Si rivolse a
Hermione “Cara, io non sono tua madre e non posso decidere per te. Lo stesso
voglio dissuaderti ad andare. È pericoloso, sei giovane. Harry, non andare, per
favore, c’è ne occuperemo noi. Ti prego”
“Signora Weasley, mi dispiace ma ho deciso, io devo partire. Lo
faccio per me, non riuscirei a stare chiuso in casa o in una scuola sapendo che
Voldemort ha ucciso e ucciderà ancora. Mi ha portato via persone molto care,
devo vendicarle. Non ho chiesto io a Ron e Hermione di seguirmi, l’hanno deciso
loro.”.
“Mamma, sono maggiorenne e posso prendermi le mie
responsabilità. Ho deciso, vado con Harry e Hermione verrà con noi.”.
“Ron, noi però vogliamo sentirvi, sapere che state bene,
aiutarvi.”.
“No signora Weasley” rispose Harry “Non è possibile. Non
dobbiamo farci scoprire. Nessuno deve sapere dove siamo e cosa facciamo. Per
favore rispettate questa decisione.”
“Arthur, Remus, aiutatemi, per favore, aiutatemi a fargli
cambiare idea”
“No Molly, dobbiamo rispettare le loro decisioni e stargli
vicino per quanto possibile. Avete detto che non volete aiuto. Io vi capisco.
Ho paura che vi accada qualcosa ma so che insieme potete farcela. Buona
fortuna.” Li abbraccio tutti e tre.
“Ragazzi, posso darvi un consiglio?” chiese Remus.
“Cosa c’è?” rispose Harry
“Domani andate a Diagon Alley e comprate il materiale che può
servirvi. Ingredienti per le pozioni in primis.”
“Venite da noi, vi riforniamo di ogni tipo di scherzo e degli
oggetti scudo che abbiamo creato lo scorso anno. Saranno il nostro regalo.”
La discussione continuò per un po’ e poi di comune accordo, e
dopo che Molly ebbe versato molte lacrime, decisero di andare a dormire.
Nessuno riuscì a dormire bene, fu una notte molto agitata per
tutta la famiglia.
Il giorno seguente passò senza particolare intoppi, gli
ultimi preparativi del matrimonio occuparono l’intera giornata. La signora
Weasley versava lacrime ogni volta che li guardava.
Finalmente arrivò il giorno del matrimonio.
Molti invitati erano arrivati dalla Francia, molti amici e
parenti della sposa erano presenti. Pochi parenti e molti amici dello sposo.
Bill era molto nervoso, nervosismo che svanì del tutto appena
Fleur entrò nella chiesetta. Era bellissima. Il vestito era bianco e metteva in
risalto la sua figura, le damigelle dietro di lei indossavano due abiti color
pesca ed erano anch’esse stupende.
La cerimonia ebbe inizio. Il funzionario del ministero durante
la funzione parlò anche del coraggio di Bill nella lotta contro il male. Un’ora
dopo li dichiarava marito e moglie. Molly e la signora Delacour piangevano
mentre i mariti commossi andavano a congratularsi con i nuovi signori Weasley.
Dopo le congratulazioni e le foto con gli sposi il banchetto ebbe inizio. La
signora Weasley si era superata in quell’occasione. I piatti erano deliziosi.
Il pranzo durò più di tre ore durante le quali anche i ragazzi si divertirono
come normali adolescenti in un giorno di festa. Ballavano, ridevano,
scherzavano, come se la guerra fosse solo un ricordo lontano nel tempo.
Finito il matrimonio la giovane coppia prese le valigie e
partì per il viaggio di nozze. Destinazione: Hawaii. Sole, mare e divertimento.
Prima di partire però salutarono Harry, Ron e Hermione, facendo promettere a
quest’ultimi di non fare cavolate e di tornare a casa interi.
La mattina seguente si recarono tutti e tre a Diagon Alley
per comprare le ultime cose. Dopo aver acquistato vari ingredienti in farmacia
si recarono ai Tiri Vispi Weasley. I due gemelli li riempirono di scherzi,
alcuni utili altri beh, un po’ meno.
Passarono il pomeriggio a giocare a scacchi magici, un
piccolo torneo che ovviamente ebbe come vincitore Ron Weasley il re degli
scacchi.
La mattina del 31 luglio Harry fu svegliato da Hermione, la
ragazza voleva essere la prima a fargli gli auguri e dopo aver svegliato anche
Ron, cosa che richiese un po’ di tempo, scesero a far colazione. Harry
ricevette gli auguri e anche molti regali. Da Hermione e Ron un libro sugli
incantesimi oscuri, da Ginny una collana con un ciondolo a forma di cuore, i
signori Weasley gli regalarono dei vestiti nuovi, insieme a Charlie e i
gemelli, mentre Remus e Tonks gli regalarono la vecchia moto di Sirius e alcuni
libri sulle pozioni. Hagrid inviò il suo regalo con un gufo, regalo che si
scoprì essere un libro sugli animali oscuri. Dagli amici invece arrivarono gli
auguri con allegati dei semplici regali, a partire dai portachiavi a
braccialetti.
Ginny annunciò che per non restare a casa sola avrebbe
chiesto a Luna di trasferirsi là, per farle compagnia. Tutta la famiglia fu
d’accordo con questa decisione.
Arrivò anche la consueta lettera da Hogwarts, Harry era
curioso di sapere se avrebbero riaperto la scuola o no.
La lettera diceva:
Egregio signor Potter,
Siamo dispiaciuti di doverla
informare che la scuola di Hogwarts non aprirà quest’anno. Dopo gli orribili
eventi dell’anno scorso in cui ha perso la vita il nostro amato Preside, il
ministero ha ritenuto opportuno chiudere la scuola finché la guerra non sarà
conclusa. Il suo settimo anno terminerà quindi quando la scuola sarà riaperta.
Qualora questo non dovesse accadere, sarà nostra premura avvisarla e farLe
svolgere gli esami in opportuna sede.
Distinti Saluti
Preside
Minerva McGranitt
P.S. Mi dispiace Harry che la scuola
non venga aperta. Ti auguro un felice compleanno. Ho saputo delle tue
intenzioni, buona fortuna a te e ai tuoi amici, se hai bisogno di aiuto non
esitare a chiedere.
Anche Ron, Hermione e Ginny avevano ricevuto la medesima
lettera.
“La scuola non riaprirà quest’anno. Riaprirà solo quando
Voldemort morirà.” Annunciò Ginny. In fondo se la scuola avesse riaperto solo,
lei sarebbe tornata.
La sera Molly preparò una cenetta speciale, la loro ultima
cena con la famiglia, almeno per ora.
La mattina seguente si alzarono molto presto pronti a
partire. La loro idea era quella di andarsene senza salutare, altrimenti
sarebbe stato straziante. Il loro intento fallì. Tutta la famiglia era già
sveglia. Svegliata da Ginny che aveva sentito Hermione muoversi in camera.
Furono versate molte lacrime da entrambe le parti, poi fu il
momento della partenza, i tre ragazzi partirono per Godric’s Hollow.
In una zona sperduta dell’Inghilterra due persone si stavano
nascondendo. Erano Severus Piton e Draco Malfoy. Si stavano nascondendo dagli
Auror e allo stesso tempo stavano cercando di raggiungere il covo di Voldemort.
Erano in viaggio da quasi un mese, non potevano usare passaporte per paura di
essere intercettati, non potevano smaterializzarsi perché non ci si poteva
smaterializzare nel covo di Voldemort, dovevano viaggiare a piedi. Erano
stanchi e sporchi. Da quasi un mese non avevano la possibilità di farsi una
doccia. Piton rifletteva di continuo sulla morte di Silente e su quello che
stava facendo. Stava portando un ragazzo di diciassette anni a morire. Il
Signore Oscuro l’avrebbe ucciso o forse solo torturato, perché, nonostante
Silente fosse morto, non era stato Draco a ucciderlo, come invece avrebbe
dovuto fare. L’ira di Voldemort si sarebbe fatta sentire presto. Lui doveva
impedirlo. Ormai da un mese rifletteva su cosa fare e nella sua mente aveva
preso forma un piano. Un buco nell’acqua? Forse ma doveva rischiare.
Quando Draco si sveglio Severus si sedette accanto a lui e
gli spiegò il piano e tante altre cose:
“Draco, devo parlarti.” Asserì Severus
“Mi dica Professore. Ho fatto qualcosa che non va?” chiese
impaurito il biondo
“Si, hai fatto qualcosa che non va, sei entrato nei
Mangiamorte. Hai fatto una delle cose peggiori. Draco, sei giovane, questa non
è la vita che fa per te.”.
“E cosa dovrei fare? Lo sa bene che se tradisco mi ucciderà.”
“Tu vuoi essere un Mangiamorte?”
“No” disse abbassando la testa Draco
Piton tirò un sospiro di sollievo.
“Ho una soluzione, ma tu Draco devi essere disposto a tutto.”.
“Sono pronto a fare qualsiasi cosa pur di non dover uccidere.”.
“Bene, devi tornare a Londra. Lo so che per te non sarà
semplice, devi chiedere aiuto ai Weasley e a Potter. Forse Potter non ci sarà,
ha una missione da compiere. Me lo disse Silente. I Weasley ti possono aiutare,
fanno parte dell’Ordine della Fenice.
Forse però, è meglio che ti spieghi tutta la storia, ti
chiedo solo di non rivelarla a nessuno. Neanche a Potter o ai Weasley, la
rivelerò io loro quando sarà il momento.
Diciassette anni fa, prima della caduta di Voldemort io cominciai
a passare informazioni a Silente. Per ordine di Voldemort presi la cattedra di
Pozioni ma per ordine della mia coscienza aiutai Silente. Sapevo che volevano
morti i Potter, lo dissi a Silente, lui li fece nascondere. Sapevo c’era una
spia ma non sapevo chi era.
Scoprii che era Codaliscia quando ormai Voldemort si
preparava ad andare ad ucciderli. Non feci in tempo ad informarli, era troppo
tardi quando arrivai. In quell’occasione Voldemort cadde e io rimasi fuori di
prigione perché ero stato un informatore di Silente. Continuai ad insegnare
nella scuola. Due anni fa Voldemort tornò. Io su ordine di Silente ma anche su
mia decisione tornai da lui e gli passai informazioni false. Alla fine
dell’anno Sirius morì. All’inizio del tuo sesto anno Albus mi diede la cattedra
di Difesa. Poco prima di Natale ci fu una discussione tra noi. Lui sapeva del
voto infrangibile che avevo fatto con tua madre e mi fece promettere che avrei
fatto di tutto perché tu non fossi ucciso. Questo implicava anche ucciderlo.
Glielo avevo promesso. È per questo che è morto, è per questo che l’ho ucciso
per proteggerti. Non l’ho mai tradito, ho seguito le sue parole fino alla fine.
Un’altra cosa che mi fece promettere era quella di farti allontanare di non
farti restare tra i Mangiamorte, perché tu non sei un assassino.
Ti prego Draco vattene, torna a Londra e fai che il suo
sacrificio non sia stato nullo. Non far sì che il male prenda il sopravvento
nel tuo cuore e nella tua anima.”. Severus lo guardò con uno sguardo
supplichevole, Draco non dovette neanche pensarci molto:
“Certo che me ne vado, torno a Londra. Dove posso trovare i
Weasley?”
“Alla Tana. Ad Ottery St. Catchpole. Stai attendo a non farti
vedere in giro, se vai a Diagon Alley usa una pozione per l’invisibilità.”.
“E lei cosa farà? Come farà con Voldemort?”
“Non preoccuparti, mi occuperò io di Voldemort, gli dirò che
sei scappato mentre dormivamo, ti sei smaterializzato senza che io me ne
accorgessi. E adesso fallo però, smaterializzati, pensa alla Tana. Arriverai
direttamente là. Ora è l’alba, non cercare di entrare in casa perché è dotata
di un sistema d’allarme. Sarebbe peggio. Aspetta che la Tana sia in movimento.”
Dopo un veloce saluto e la promessa di Draco di stare attento
e di Severus di non morire per lui, il biondino si smaterializzò. Apparve nel
cortile della Tana, vide delle luci in casa ma non si fidò ad entrare e attese
l’uscita di qualcuno.
Eccomi con un nuovo capitolo. Mi scuso per il ritardo.
Volevo ringraziare le persone che hanno letto la storia in
particolare quelli che hanno recensito.
Uscire dalla Tana senza sapere se sarebbero tornati era come
iniziare una nuova vita. Una nuova vita all’insegna del pericolo.
I tre ragazzi si smaterializzarono nel paesino di Godric’s
Hallow, apparvero nella piazza e si guardarono intorno senza sapere cosa fare.
“Harry, qual è la casa dei tuoi genitori?” chiese Hermione
in un sussurro.
Harry non rispose subito, stava pensando che lì a pochi
passi c’erano le tombe dei suoi genitori, c’era la sua casa, c’era la camera dove
lui aveva vissuto fino a quel terribile 31 ottobre, quando Voldemort aveva
ucciso i suoi genitori.
“Non lo so Hermione, so solo che la casa è un po’ in rovina
e, che era abbastanza grande, non so altro”
“Non ti preoccupare Harry, la troveremo, non sarà difficile,
almeno spero” disse Ron.
Non dovettero cercare molto, la casa si affacciava sulla
piazza del paesino e in bella mostra vi era una foto di Harry con i suoi
genitori, e sotto di essa una scritta:
A James Potter, a
Lily Potter
Affinché il vostro sacrificio
Possa portare la pace
Nel mondo magico
E alla distruzione
Delle tenebre
A Harry James Potter
Buona fortuna, nella speranza
Che un giorno,
Tu possa tornare tra noi
E liberarci del male che ci opprime.
Harry e Ron rimasero ammutoliti, mentre Hermione
singhiozzava, Ron le passò un braccio attorno alle spalle e lei appoggiò il
viso sul suo petto.
Rimasero così per alcuni minuti, poi Harry si avvicinò alla
casa, spinse il cancello ed entrò nel giardino seguito dai due amici, infilò la
chiave nella toppa e aprì la porta cigolante.
Entrarono in casa con la bacchetta alzata per fare luce e
videro che era piena di polvere. Accesero le luci e visitarono la casa. Al
piano terra trovarono la cucina, era in legno con l’isola centrale, nella
stanza accanto si trovava la sala da pranzo, una sala molto grande; appesi ai
muri i ritratti dei nonni di Harry, Robert e Mathilda Potter e di una persona
che Harry non conosceva, ma che Hermione disse essere Godric Grifondoro,
antenato della sua famiglia. Proseguirono lungo il corridoio e trovarono il
soggiorno, un bagno e la lavanderia. Videro due rampe di scale, una che andava
al primo piano e una che andava nel sotterraneo. Andarono al primo piano, dove
trovarono la camera di Harry che era stata rimessa a posto e oltre ad una culla
contava anche un letto ancora incelofanato, ci volle un po’ di tempo per
portare via Harry, perché lì era dove sua madre era morta e dove Voldemort era
caduto. Nello stesso piano, oltre alla camera dei suoi genitori, vi erano altre
due camere, due bagni e un piccolo studio. Harry decise di aprire l’armadio
nella camera dei genitori e trovò la divisa da auror del padre e quella da
medimago della madre. Sopra il letto dei genitori c’era una busta indirizzata
proprio a lui, Harry Potter. Il ragazzo la prese e decise di terminare il giro
della casa prima di leggerla. Scesero le scale e andarono nei sotterranei,
trovarono 5 porte, aprirono la prima e si trovarono in una stanza enorme,
polverosa e illuminata, una biblioteca. Era enorme, Hermione rimase con gli
occhi e la bocca spalancata dallo stupore, si notava facilmente che aveva
intenzione di sfogliare tutti quei libri, ne prese uno a caso: I segreti dei
fondatori di Hogwarts, la ragazza rimase senza parole, era un libro che aveva
cercato ovunque, perfino a Hogwarts, ma non l’aveva trovato.
“Hermione, adesso continuiamo ad esplorare la casa, ti
prometto che più tardi potrai venire a leggere tutto quello che vuoi” disse Harry.
Sembrava però che Hermione non lo avesse neanche ascoltato,
perché come se lui non avesse pronunciato una sola parola la ragazza disse:
“Ti rendi conto Harry che magari qui possiamo trovare
materiale sugli Horcrux, sulle arti oscure. Possiamo trovare incantesimi che ci
potranno servire in battaglia…”
Non riuscì a terminare il discorso perché Ron la interruppe:
“Abbiamo capito Hermione che ti sei innamorata di questa stanza, ma ora se non
ti dispiace finiamo di visitare la casa”
La ragazza non rispose e uscì dalla biblioteca scoccando
un’occhiataccia a Ron: “Ma cosa ho fatto?”
Harry preferì non rispondere all’amico che ancora non si
rendeva conto che la loro migliore amica era innamorata di lui e ci restava
male per le sue parole.
“Finiamo di visitare la casa” disse Harry, e uscì dalla
stanza seguito da Ron.
Aprì la seconda porta e si trovarono in una taverna, dove
c’era una piccola cucina e un tavolo lungo, tutto in legno. Questo doveva
essere il posto dove i suoi genitori davano delle feste con gli amici.
La terza porta rivelò un doppio garage, con dentro un’automobile,
una Peugeot 307 blu. Peccato che nessuno di loro avesse la patente. Harry e
Hermione presero mentalmente nota di procurarsi la patente e soprattutto di
imparare a guidare.
Dietro la quarta porta si trovava la più grande aula per le
pozioni che i ragazzi avessero mai visto. Era il doppio di quella di Piton a
scuola. I tre ragazzi esplorarono minuziosamente l’aula e trovarono alcuni
calderoni ancora nuovi e dentro un armadio trovarono alcuni ingredienti
ritenuti proibiti a scuola. Trovarono gli ingredienti per la Polisucco,
Mosche Crisopa, sanguisughe, erba fondente, centinodia, corno di Bicorno, pelle
tritata di Girilacco. Oltre a tanti altri ingredienti per molteplici pozioni.
“Accio zaino Potter” urlò Hermione, dopo un paio di secondi
si ritrovò lo zaino di Harry in mano, lo aprì e cominciò a riporre tutti gli
ingredienti delle pozioni nell’armadio.
“Qui potremo provare tutte le pozioni che potranno servirci.
In biblioteca ho visto molti libri di pozioni, ci possiamo esercitare” disse
Hermione
“E se poi finiamo gli ingredienti?” chiese stupidamente Ron
“Andremo a comprarli zuccone” rispose piccata Hermione
“Ti sei forse dimenticata che non possiamo uscire? Si dà il
caso che siamo ricercati da un pazzo assassino”
“Lo so anche io sapientone. Si dà il caso però, che abbiamo
qui gli ingredienti della polisucco, basta prenderla e ci trasformiamo in altre
persone”
“E i pezzetti delle persone dove li troviamo”
“Ron, smettila di fare il bambino, ci ho già pensato. Prima
di venire alla Tana mi sono procurata alcuni capelli da vari babbani. Una volta
a Diagon Alley nessuno saprà che siamo noi e nessuno saprà che siamo babbani”
poi si rivolse a Harry “Vediamo l’ultima stanza?” il tono era leggermente
minaccioso e il moretto non osò contraddirla, anzi, le aprì la porta e la seguì
nell’ultima stanza con un Ron impegnato a commentare “Miseriaccia se fa paura
quando è arrabbiata”
“E allora vedi di non farla arrabbiare, abbiamo bisogno di
lei, è l’unica dotata di abbastanza intelligenza da risolvere le situazioni di
logica. Non mi va di far da paciere ogni volta che litigate, siamo d’accordo?”
“È lei che mi provoca” provò a dire Ron subito interrotto da
Harry “Su questo ho i miei dubbi, in ogni caso se lo fa vedi di stare zitto”.
Dopodichè si voltò per vedere dov’era Hermione e la vide
immobile, guardava a bocca aperta dentro la stanza. “Hermione, che succede?”
chiese Harry raggiungendola.
Lei indicò con un dito l’interno della stanza e pochi
istanti dopo Harry era nella stessa situazione della ragazza. La stanza era in
realtà una palestra enorme. Sicuramente era stata allargata con la magia. C’era
di tutto, dagli attrezzi per fare gli esercizi ai manichini per gli
incantesimi. Trovarono anche i cuscini per gli schiantesimi. Hermione stava già
preparando mentalmente un programma di allenamento, vista anche la possibilità
di usare le macchine e i pesi.
Tornarono al piano terra e uscirono dalla porta posteriore
per andare a vedere il giardino. C’era una rampa che sicuramente portava al
garage. Proseguirono lungo il vialetto e si trovarono ad un bivio, presero la
stradina di destra e poco più avanti trovarono una costruzione, entrarono e
trovarono una piscina, non era enorme ma neanche tanto piccola.
Ritornarono fuori e sulla destra videro l’orto.
“Hermione, come può un orto, che sta in una casa abbandonata
da anni, essere in perfette condizioni?” chiese Harry stupito dal vedere
melanzane, peperoni e altri ortaggi.
“Magia Harry, qualcuno ha fatto un incantesimo perciò le
verdure si mantengono in perfetto stato!”
“Possiamo raccogliere qualcosa in modo da poter mangiare
qualcosa stasera?” chiese Ron
“Ma tu pensi sempre e solo a mangiare?” chiese Hermione e
senza aspettare risposta fece apparire un cesto e si inginocchio. La ragazza
subito aiutata dai due amici raccolse melanzane, peperoni, zucchine, alcuni
pomodori, un po’ di cipolle e un po’ d’insalata.
Ripercorsero il vialetto e presero la parte sinistra del
bivio. Non fu necessario andare molto avanti per capire dove stavano andando.
Trovarono subito una grotta, chiusa con un cancello. Harry prese la chiave che
i suoi zii gli avevano dato, la inserì e provò a girarla. Il cancello si aprì,
i ragazzi entrarono e videro le tombe di Lily e James Potter, dei nonni di
Harry e altre tombe con alcuni parenti del ragazzo. Stettero in silenzio per
qualche minuto e dopo aver richiuso il cancello tornarono in casa.
“Chi cucina?” chiese Harry
“Io non so cucinare, mi dispiace” disse Hermione arrossendo.
“Cucino io” disse Ron ridacchiando per l’imbarazzo
dell’amica.
Prese il cesto e si chiuse in cucina. Un’ora dopo chiamò i
due amici che intanto si erano fatti una doccia.
Ron aveva preparato delle penne con le verdure saltate e
delle polpette al sugo con le patate arrosto e insalata con i pomodori. Per
dessert invece aveva preparato delle semplici ma gustose crepes al cioccolato.
Dopo aver pranzato e fatto i complimenti a Ron, che era
davvero un ottimo cuoco, decisero che da quel momento avrebbe cucinato sempre
lui.
Si spostarono in salotto dove cominciarono a preparare il
loro programma.
“Ragazzi, io stavo pensando che vista l’opportunità dovremo
approfittare della palestra per allenarci, soprattutto a sopportare sforzi. Io
avrei già abbozzato un programmino che se a voi va bene dovremo cominciare da
domani” disse Hermione abbozzando un sorriso, passò un foglio a Harry che lo
lesse ad alta voce.
“Sveglia alle 5.30”
“Miseriaccia Hermione, perché così presto?”
Prevedendo una rispostaccia da parte della ragazza, Harry
riprese a leggere “ Colazione e corsa alle 6. Palestra dalle 7 alle 9.
Esercitazione in incantesimi dalle 9 alle 12. Pranzo. Dalle 13 alle 16
esercitazione in pozioni. Dalle 16 fino all’ora di cena ricerca degli Horcrux e
di tutte le informazioni che possono esserci utili. Dopo cena piscina per un
paio d’ore”
“Ma è un programma durissimo”
“Lo so Ron, però vedrai che un po’ alla volta ci abitueremo”
Decisero di passare il pomeriggio ognuno per conto proprio.
Harry andò in piscina per rilassarsi, Hermione fece un salto in biblioteca e
dopo aver preso qualche libro si ritirò in camera. Ron decise di andare in
cucina per preparare qualcosa di speciale per la sera.
Preparò un bis di primi con Crespelle ai funghi e Gnocchi al
gorgonzola, come secondo Braciole di Maiale al vino bianco con insalata mista,
e come dolce una torta con marmellata d’arancia, una vera delizia per il palato.
Harry era uscito dalla piscina e nel sedersi aveva notato
una busta che usciva dalla tasca e poi si ricordò, la lettera trovata nella
camera dei suoi genitori.
L’aprì e andò a leggere il mittente.
Albus Silente.
Caro Harry,
Se leggi questa
lettera significa che io non ci sono più. Non preoccuparti per me, se me ne
sono andato è perché il mio momento è arrivato. Ho messo questa lettera nella
camera dei tuoi genitori perché sapevo saresti passato.
Mi dispiace di non
averti mai detto dov’erano le loro tombe e la loro casa. L’ho fatto per te, per
proteggerti. Sapevo ti saresti sentito in colpa e poi avresti voluto
partecipare alle missioni dell’ordine. Non potevo permettere accadesse.
Ora Harry vorrei darti
un paio di consigli per la ricerca degli Horcrux, pensa bene ai ricordi di
Voldemort e ai posti per lui importanti. Come hai già notato, il diario si
collegava a un posto per lui importantissimo, la camera dei segreti, e si
trovava in mano a uno dei suoi fedeli. L’anello è stato ritrovato tra le macerie
di casa Gaunt, la casa dei suoi avi. Il medaglione invece si trovava nella
grotta dove lui fu portato quando era piccolo. Li aveva imparato a spaventare
gli altri con le sue capacità e quindi era un luogo importante per lui.
Rifletti bene, chiedi
aiuto ai tuoi amici, la signorina Hermione Granger e il signor Ronald Weasley.
Con affetto
Albus Silente
Finalmente quella giornata era arrivata al termine. Da un
mese a quella parte i tre ragazzi non facevano altro che studiare e allenarsi.
Non erano mai usciti oltre il giardino della casa, fino a quel momento avevano
vissuto come reclusi. Questa reclusione aveva fatto bene, però, dopo varie
ricerche avevano definito i luoghi dove potevano trovarsi gli Horcrux.
Si erano fatti un idea di quali fossero gli Horcrux
mancanti:
La coppa di Tassorosso, il ritratto di Cosetta Corvonero,
Nagini, Voldemort e poi volevano lo stesso trovare il medaglione, in modo da
poter verificare se fosse stato realmente distrutto.
Ormai erano troppo stanchi per pensare oltre e decisero di
andare a dormire senza cena. Di sicuro una notte di sonno avrebbe giovato e
tutti e tre.
Era ormai passata un’ora da quando Draco Malfoy si era
smaterializzato nel cortile della Tana, e ancora non era uscito nessuno.
Draco era stanco morto, aveva freddo e fame, con passi lenti
si avvicinò al capanno degli attrezzi, lo aprì e si sedette sopra una cassa di
legno. Appoggiò la testa al muro e si addormentò.
Non vide perciò il trio che usciva da casa e si
smaterializzava.
Nella cucina di casa Weasley l’atmosfera era molto triste,
Molly piangeva ancora per i ragazzi e Ginny si era ritirata nella sua camera
per scrivere a Luna.
Cara Luna,
Harry, Ron e Hermione
sono partiti per la loro missione e mi hanno lasciata sola. Mia madre rischia
di finire in depressione e papà non vuole ammettere che già gli mancano.
Ho chiesto ai miei
genitori se potevi passare il resto delle vacanze da noi. Oddio, ho detto
vacanze? Beh, diciamo piuttosto che puoi stare con noi tutto il tempo che vuoi,
magari finché non tornano.
Tu che dici? Vieni? Ti
prego, non mi va di stare da sola.
Attendo una tua
risposta.
Ginny
Dopo aver legato la lettera ad Edvige, l’unico ricordo che
aveva di lui, scese in cucina. Salutò il padre che stava andando a lavoro e si
sedette a leggere un libro.
Per Arthur era arrivato il momento di andare al lavoro. Per
smaterializzarsi doveva allontanarsi un po’ dalla casa. Accelerò il passo, il
suo sguardo attento notò subito che la porta del capannoera leggermente aperta. Strano la sera prima
l’aveva chiusa lui. Tirò fuori la bacchetta e la puntò verso la porta, si
avvicinò con cautela cercando di non fare rumore. Spinse leggermente la porta,
tanto quanto bastava per guardare dentro, vide il corpo di una persona, un uomo
a giudicare dalla corporatura, all’apparenza svenuto. Aprì di scatto la porta e
vide l’ultima persona che si aspettava di vedere, Draco Malfoy. Si accorse che
il ragazzo stava tremando ed era più pallido del solito.
Cercando di non svegliarlo lo sollevò e lo portò dentro
casa. Molly riuscì a trattenere un urlo quando vide chi stava in braccio al
marito.
Arthur appoggiò il ragazzo sul divano vicino alla figlia
Ginny. Anche la ragazza lo guardava stupita e in parte spaventata. Molly
avvolse il ragazzo in una coperta e, mentre preparava del the il marito provò a
svegliarlo.
Il risultato fu soddisfacente perché Draco aprì gli occhi,
dapprima spaventato e poi visto il proprietario della voce con sollievo.
“Cosa ci facevi nel nostro capanno ragazzo?” chiese Arthur
con un tono di voce che assomigliava tanto a quello di Vernon Dursley.
“Arthur, lascialo in pace per un attimo, non vedi che sta
male. Bevi un po’ di the Draco, vedrai che ti scaldi” disse Molly. Draco
sorseggiò la bevanda calda e appena si fu ripreso iniziò a parlare.
“Signor Weasley, mi dispiace essermi intrufolato nel Vostro
capanno. Non avevo altro posto dove andare”
“Perché? Ti ha mandato tu-sai-chi?”
“No, non sono stato mandato da voi-sapete-chi. Sono scappato.
Ero in viaggio con Piton, stavamo cercando di raggiungere il covo di
voi-sapete-chi. Io non volevo raggiungerlo, non ho mai voluto diventare un
mangiamorte, sono stato costretto per salvare mia madre. Non volevo uccidere
Silente. Sono venuto qua perché sapevo che facevate parte dell’ordine della
Fenice, l’associazione di Silente e speravo in un vostro aiuto. Lo so che mi
sono sempre comportato da bastardo e arrogante nei vostri confronti, mi
dispiace, era una maschera che dovevo portare, per far piacere alla mia
famiglia. Ho agito per paura. Vi prego, aiutatemi, non voglio tornare da Lui, e
non posso tornare a casa.”
“Certo che ti aiutiamo, povero caro” singhiozzò Molly
avvicinandosi a Draco e abbracciandolo. Il ragazzo rimase prima stupito per il
gesto, poi ricambiò la donna.
Voltò lo sguardo in direzione di Arthur e Ginny, in attesa.
“Certo che ti aiutiamo Draco, benvenuto nell’ordine della
fenice. Convocheremo una riunione con i membri dell’ordine e spiegheremo la tua
situazione”
“Grazie, signori Weasley, vorrei chiedervi se potete
aiutarmi a trovare un posto dove stare”
“Ma che posto e posto, tu resti qua, abbiamo tante camere
libere ora che i ragazzi sono partiti. Dormirai nella camera di Ron. Draco, sei
così magro e pallido, quando hai fatto un pasto decente l’ultima volta?”
“La sera della morte di Silente. È stata l’ultima volta che
ho mangiato qualcosa di decente, da quella sera il massimo che ho mangiato è
stato un panino al giorno. Avrei bisogno inoltre di fare una doccia, è un mese
che non la faccio”
“Certo caro, vai a fare una doccia che io ti preparo da
mangiare, devi riprendere peso” rivolgendosi poi alla figlia “Ginny,
accompagnalo di sopra, fagli vedere la camera di Ron e dov’è il bagno”
“Si mamma”.
Salirono le scale in silenzio, arrivati davanti la porta
della camera di Ron, Draco si voltò verso Ginny: “Mi dispiace, per come ti ho
trattata, per come ho trattato i tuoi amici, mi dispiace per tutto. Puoi
perdonarmi?”
“È difficile Malf.. Draco, però possiamo provare a diventare
amici. Magari possiamo ricominciare tutto dall’inizio”
“Hai ragione, piacere io sono Draco Malfoy, settimo anno,
Serpeverde”
“Piacere, Ginevra Weasley, detta Ginny, sesto anno,
Grifondoro”
Scoppiarono a ridere entrambi. Dopo essersi calmati, Draco
andò a fare una doccia mentre Ginny, scese ad aspettarlo per la cena. Dopo aver
cenato e aver parlato del più e del meno i due ragazzi andarono a dormire.
Quello sarebbe stato l’inizio di una nuova amicizia.
Volevo scusarmi con tutti per il ritardo. Un virus mi ha cancellato i capitoli già scritti e adesso sto riscrivendo tutto. Volevo ringraziare chi ha recensito: GUFO, HARRYELY E CRESSIDA.
Era
passato un mese da quando i tre ragazzi avevano lasciato la Tana. Durante quel
mese si erano allenati, avevano studiato nuovi incantesimi ma soprattutto
avevano fatto ricerche su gli Horcrux e su RAB.
Finalmente avevano elaborato una teoria. Su entrambe le cose. In primis
chi era RAB? Perché conosceva il segreto di Voldemort? E soprattutto, perché
voleva eliminarlo?
Dopo
attente ricerche e un paio di escursioni al ministro della magia, sezione
archivi magici, e una buona dose di polisucco consumata, avevano scoperto chi
era.O almeno speravano fosse lui.
Con quelle tre sigle i nomi trovati erano tanti. Solo alcuni, però potevano
collegarsi al periodo di ascesa di Voldemort.
Romulus Arthur
Bell, Rudolph Adolf Baker e Regulus Arcturus Black, il fratello di Sirius.
Avevano controllato l’origine di tutti e tre, è l’unico che aveva a che
fare con Voldemort era Regulus. La conclusione? Lui era RAB. Domanda? Perché
voleva eliminare Voldemort quando era dalla sua parte?
Hermione concluse che Regulus si fosse stancato di stare dalla parte di
Voldemort, forse perché sapeva che Voldemort dava la caccia ai membri
dell’ordine, tra i quali c’era Sirius, suo fratello. Ora la cosa che premeva ai
tre ragazzi era sapere se il medaglione era andato distrutto, e se Regulus
avesse trovato altri Horcrux.
Ron
quella volta ebbe un’intuizione da genio, che tra parentesi se usasse anche con
Hermione sarebbe magnifico. Quando Harry tirò fuori il falso medaglione, Ron
disse:
“Che
strano, io questo l’ho già visto, è lo stesso medaglione che abbiamo provato a
gettare viacasa di Sirius. Ve lo
ricordate? Quando stavamo pulendo? Avevamo anche provato ad aprirlo ma non ci
siamo riusciti, e l’abbiamo gettato”
“è
vero, ora ricordo, noi l’abbiamo gettato, ma Kreacher l’ha recuperato” esclamò
Harry.
“Harry, sai cosa significa questo?” chiese Hermione
“Si,
lo so. Dobbiamo tornare a Grimmauld Place”
“Non
possiamo tornare. Piton ormai può rivelare dov’è il quartier generale e di
sicuro ci sarà qualche mangia morte ad aspettarci!” disse Ron
“Non è
detto, e poi chi gli dice ai mangia morte che ci vedranno? Non mi sembra che
abbiamo studiato per niente in questo mese, Ronald. Ti devo ricordare che non
più tardi di quindici giorni fa abbiamo imparato un incantesimo
dell’invisibilità? Potremo usare questo. Ci intrufoliamo li e diamo un occhiata
in giro, invisibili se ci sono mangia morte, altrimenti annulliamo
l’incantesimo”
“Beh
Hermione, se in quel ci intrufoliamo, diamo un occhiata in giro e annulliamo
l’incantesimo, sei compresa pure te non se ne parla. È pericoloso, tu non vieni.
È meglio se stai a casa, andiamo io e Harry.”
“Ronald Weasley, brutto idiota, ma cosa credi? Che non sappia cavarmela
da sola? Sono più intelligente di te e di certo non ho paura. Io verrò con voi e
se insistete, andrò sa sola, sono stata chiara?” urlò la ragazza volgendo la
testa verso Harry.
“Si
Hermione” rispose a malincuore il moro. Lo sapeva anche lui che Hermione era
brava e sarebbe servita, ma sapeva anche che era pericoloso. Doveva scegliere
tra lasciarla a casa incazzata e portarla con loro. Certo che andare senza di
lei sarebbe stata dura, era meglio di lui e Ron messi insieme. Sospirò e si
rivolse a Hermione:
“Hermione, ascolta, per quanto mi riguarda preferirei che tu stessi a
casa” la ragazza fece per ribattere ma Harry continuò “però so anche che sei
molto importante per noi. Senza di te dubito andremo molto avanti. Quindi
verrai. A una condizione però. Se dovessimo essere in pericolo, te ne dovrai
andare. Smaterializzati subito qua e non uscire per nessuna ragione, ti prego,
se ti dico vattene, lo farai, siamo d’accordo?”
Hermione non rispose subito, stette in silenzio per un attimo che ai due
ragazzi sembrarono secoli, poi finalmente decise di parlare “Va bene, se ti farà
stare più contento e tranquillo, se saremo in pericolo me ne andrò, e starò
sotto incantesimo dell’invisibilità durante tutta la missione. Nessuno saprà che
sono con voi!” mentre parlava stava dando loro le spalle, appena si voltò videro
i suoi occhi, lucidi e lei in procinto di scoppiare a piangere. Harry si
avvicinò e le passò un braccio intorno alle spalle, lei si strinse a lui e
scoppiò a piangere. Anche Ron si avvicinò e si unì a quell’abbraccio, un
abbraccio che comunicava insieme, amicizia, stima e il volersi bene. Hermione
dal canto suo piangeva non per la missione, ma perché aveva paura. Aveva paura
di perdere i suoi amici, aveva paura di morire e non dire a Ron che l’amava,
aveva paura per i suoi genitori. Semplicemente era una ragazza che aveva paura
di questa guerra.
Si
sedettero sul divano e la cullarono. La cullarono per quelli che sembravano
secoli, ma che in realtà erano attimi. Hermione si addormentò. Decisi a non
svegliarla, Harry la prese in braccio e con l’aiuto di Ron, che apriva le porte,
la portarono nella sua camera, la distesero delicatamente sul letto e dopo
averla coperta, uscirono dalla camera.
Hermione quella notte dormì come mai aveva dormito da un anno a quella
parte.
Quella
mattina, dopo un’ abbondante colazione e dopo aver recitato l’incantesimo
dell’invisibilità, i tre ragazzi si smaterializzarono davanti l’ingresso di
Grimmauld Place. Si guardarono intorno e quello che videro non fu piacevole.
Nella piazzetta di fronte la casa si trovavano molte persone. Che c’è di male?
Alcuni erano cadaveri, altri erano mangia morte. I mangiamorte avevano ucciso
gli abitanti di Grimmauld Place, forse perché babbani, e ora stavano li, in
piedi a fissare la congiunzione tra il numero undici e il numero 13. Nessuno di
loro sapeva però, che il numero dodici appariva solamente davanti ai membri
dell’ordine.
I tre
ragazzi, cercando di ricacciare indietro urla e vomito, per lo spettacolo, e
cercando di fare il meno rumore possibile, si piazzarono tra l’11 e il 13 e
attesero. Dopo pochi istanti il numero dodici apparve in tutta la sua
maestosità. Si voltarono timorosi in direzione dei mangiamorte, per vedere se si
erano accorti di qualcosa. Quando videro che i mangiamorte, nonostante
guardassero verso la casa, non si erano accorti di niente tirarono un sospiro di
sollievo. Potevano stare tranquilli, i mangiamorte non sarebbero mai entrati. O
almeno così speravano. Entrarono in casa e si guardarono attorno. La casa era
buia, era cupa. Ancor più cupa dell’ultima volta che l’avevano vista. Harry si
fece coraggio e seguito dai suoi amici salì le scale che portavano alla cucina.
Entrò e non vide nessuno, nemmeno Kreacher.
Harry
era indeciso se chiamare l’elfo domestico oppure lasciarlo dov’era, a Hogwarts.
Dopo aver riflettuto, a gran voce chiamò: ”Kreacher, Dobby”.
Pochi
istanti passarono e davanti a loro comparvero due elfi, Dobby che sembrava
essere appena tornato dalle Hawaii, indossava una veste hawaiana, e al collo
portava una collana di fiori, l’altro, Kreacher, invece sembrava ancora più
orrendo del solito, e non molto felice di dover ubbidire a Harry.
“Harry
Potter signore, cosa può fare Dobby per lei?” chiese il piccolo elfo, facendo un
inchino che quasi gli fece toccare il pavimento con il naso.
Harry
non fece nemmeno in tempo a salutare l’elfo che una voce gracchiante quanto
antipatica parlò:
“Harry
Potter, come mai il mio sudicio padrone mezzosangue mi chiama? Cosa ci fa lui
qui, nella casa della mia padrona? Insieme a un traditore del suo sangue e a una
sporca mezzosangue?”
“Basta
Kreacher…” lo interruppe Harry, vedendo scendere sulle gote di Hermione delle
lacrime, le faceva male essere chiamata mezzosangue “Ora io sono io padrone, e
ti ordino di smetterla immediatamente di chiamare Hermione sporca mezzosangue e
Ron traditore” poi abbandonando lo sguardo duro, si rivolse a Dobby con un
sorriso “Ciao Dobby, grazie per essere venuto qui subito, ho bisogno di un
favore, da parte di entrambi”
“Certo
Harry Potter, signore, Dobby farà qualsiasi cosa per lei”
“Kreacher non vuole, ma è costretto a ubbidire al ragazzino Potter, il
suo nuovo padrone, bleah…” disse schifato l’elfo.
“Kreacher è maleducato a parlare così al suo padrone, Kreacher è un
cattivo elfo domestico” urlò Dobby in faccia a Kreacher e poi si rivolse a Harry
“Mi scusi, Harry Potter, signore, Dobby non voleva urlare contro il suo elfo,
Dobby si punirà”
“No
Dobby, non devi punirti, non hai fatto nulla di sbagliato, Dobby è stato bravo.
E poi, puoi chiamarmi solo Harry, non Harry Potter, per favore
Dobby!”
“Grazie Harry, signore, Dobby è felice di poterla servire, lei è il
miglior padrone che Dobby abbia mai avuto!” rispose l’elfo
“Grazie Dobby, ora che siete qui devo chiedere una cosa a entrambi,
specialmente a Kreacher” disse Harry guardando verso l’elfo che ora lo guardava
con curiosità “Ti ricordi Dobby, l’estate scorsa, quando noi insieme alla
signora Weasley abbiamo pulito tutta la casa? Ricordi che buttammo via parecchie
cose? Tra queste c’era un medaglione, un medaglione chiuso, che non si apriva.
Ricordo Kreacher che tu hai preso e nascosto quel medaglione. Mi puoi dire dove
si trova adesso? È una cosa molto importante, perché vogliamo finire ciò che
aveva iniziato il tuo padrone, Regulus!”
“Il
mio padrone Potter vuole sapere dov’è il medaglione? Beh, Kreacher non sa. Il
medaglione è scomparso, mentre Kreacher si trovava a Hogwarts. Il medaglione del
figlio della mia padrona non c’è più. È sparito!”
“Come
sparito? Kreacher, mi stai mentendo?”
“Non
sto mentendo, non posso, lei mi ha ordinato di ubbidire e Kreacher anche se non
vuole lo fa. Kreacher ubbidisce agli ordini di Potter.”
“Sai
chi l’ha preso?” chiese Ron
Kreacher restò in silenzio. Harry ripeté la domanda, e l’elfo rispose che
qualcuno era stato lì.
Harry
osò fare un nome: “Per caso Kreacher, quell’uomo era Mundungus
Fletcher?”
“No,
non era Fletcher:”
“Kreacher, per favore, mi vuoi dire chi era?”’
“Albus
Silente. Il medaglione l’ha preso Albus Silente, poco prima di
morire”
I tre
ragazzi fissavano l’elfo esterrefatti. Come Silente? Non era possibile che
Silente avesse rischiato la vita per un Horcrux falso, quando in mano aveva
quello vero.
“Kreacher, sei sicuro?”
“Si
Harry Potter, Kreacher è sicuro”
Quasi
timorosamente Dobby si intromise: “Kreacher dice il vero, Harry, signore. Il
professor Silente l’ha detto anche a Dobby, il professor Silente aveva fatto
giurare a Dobby che non le avrebbe rivelato nulla, Harry, signore. Ha fatto
promettere a Dobby che l’avrebbe rivelato se lui fosse morto”
“Dobby, tu sai dove si trova il medaglione?”
“è
sicuro di volerlo sapere Harry?”
“Si
certo che voglio saperlo, perché non dovrei volerlo?”
“Albus
Silente ha affidato il medaglione nella mani del suo assassino, il medaglione ce
l’ha Severus Piton!”
Harry
rimase di sasso, non riusciva a credere che Silente avesse consegnato il
medaglione nelle mani di Piton. Quindi secondo la teoria di Harry, ora il
medaglione era nelle mani di Voldemort.
Questa
rivelazione cambiava tutto. O almeno cambiava il loro piano. Tutti i programmi
fatti fino ad ora erano andati in fumo.
“Non è
possibile” urlò Harry “Non è possibile che Silente l’abbia lasciato a lui. Non è
possibile che Silente si sia indebolito per un falso” continuò poi voltandosi
verso i suoi amici “Lo cercheremo, e lo troveremo. Insieme a Nagini, lo
troveremo quando troveremo lei. Ora la cosa più importante è distruggere gli
altri, prima che Voldemort decida di tenerli vicino a se.”
Hermione, che era rimasta in silenzio per la sorpresa si dichiarò
d’accordo con Harry.
Dopo
aver interrogato i due elfi, per ottenere ulteriori informazioni, i tre ragazzi
si smaterializzarono con delusione a Godrick’ Hollow.
Quella
sera nessuno di loro aveva voglia di parlare, si ritirarono in camera quasi
subito, a riflettere sulle informazioni ricevute ed a elaborare un nuovo
piano.
Era passato un mese da quando Draco era arrivato alla Tana.
In un mese il ragazzo era cambiato. Era cambiato il suo modo di vedere, di
pensare. Aveva scoperto cosa voleva dire avere una famiglia, avere qualcuno che
ti vuole bene, che ha a cuore il tuo interesse. Questo per Draco era tutto
nuovo. O almeno lo era in parte, i suoi genitori gli volevano bene, ma volevano
che lui seguisse la strada che avevano deciso. Sapeva di averli delusi, ma
diventando mangiamorte avrebbe deluso molto di più sé stesso.
Durante quel mese aveva conosciuto meglio Ginny, e in lei
aveva trovato una vera amica.
Poco dopo il suo arrivo alla tana, anche Luna era venuta a
passare li le vacanze.
Inizialmente la ragazza era rimasta diffidente verso di lui,
poi con il passare dei giorni si era sciolta. Aveva trovato in Draco un
confidente, una persona con cui parlare e con cui sfogarsi.
La signora Weasley trattava Draco come un figlio, per lei
era diventato l’ottavo figlio maschio, il nono figlio in generale, il settimo
era Harry.
I tre ragazzi passavano le loro giornate in casa. Giocavano
a carte o si raccontavano delle storie. Spesso erano Ginny e Luna, raccontavano
le avventure di Harry, Ron e Hermione. Raccontarono a Draco l’avventura al
ministero. Quella volta Draco si commosse, era il giorno in cui suo padre era
stato arrestato.
Draco era impaziente, aspettava con ansia il ritorno di
Harry, Ron e Hermione, voleva parlare con loro, voleva chiedere scusa, ma
soprattutto aveva paura di non venire accettato. Ginny continuava a ripetergli
di stare tranquillo, che i ragazzi avrebbero capito.
Ogni volta che toccavano l’argomento però, Ginny diventava
triste, le mancava Harry, il suo ex-ragazzo e le mancavano suo fratello e una
delle sue migliori amiche.
Ginny aveva anche paura della guerra, aveva paura di perdere
la sua famiglia e di perdere i suoi amici.
Effettivamente tutta la famiglia aveva paura. Molly spesso
veniva vista piangere davanti la porta della camera di Ron. Avrebbe voluto
essergli vicina, essere vicina a Harry, essere vicina a Hermione. Avrebbe
preferito che i ragazzi fossero rimasti a casa, avrebbero potuto continuare le
loro missioni da casa, vicini alla famiglia.
La domanda che tutti in famiglia si ponevano era, quando
sarebbero tornati?
Il resto della famiglia era tornato a vivere alla tana. I
gemelli avevano chiuso il negozio, per paura di essere colpiti per la loro
vicinanza con Harry. Bill aveva lasciato momentaneamente il suo lavoro di banca,
perché? Alcuni folletti erano passati dalla parte di Voldemort e lui li era in
pericolo più di molti altri.
Charlie era rimasto in Romania, perché Voldemort ancora non
aveva assoldato paesi stranieri.
Percy invece era rimasto al ministero, ancora non era
tornato a casa.
Il tempo passava lentamente per tutti, e tutti speravano che
la guerra sarebbe terminata presto.
ECC QUA IL QUARTO CAPITOLO DELLA STORIA.
VOLEVO RINGRAZIARE CHI HA RECENSITO IL CAPITOLO SCORSO:
harryEly, cecy94 e Jerada.
Spero che anche questo capitolo piaccia,
recensite…
Ale
new
So che sulla parte della tana ho scritto poco ma volevo
incentrare tutto sul trio. Ci saranno sviluppi più avanti su Draco e ..... alla
prossima....
Tre mesi! Erano già passati tre
mesi dalla loro partenza. Tre mesi da quando avevano perso i contatti con i loro
cari. Tre mesi da quando Harry aveva visto Ginny per l’ultima volta, e tre mesi
da quando Ron e Hermione dormivano sotto lo stesso tetto.
Erano delusi, in tre mesi avevano
scoperto solo chi era RAB, e che il medaglione era finito nelle mani di
Piton.
Praticamente non avevano fatto
niente per intralciare i piani di Voldemort.
Avevano continuato a fare
ricerche, su qualunque cosa, ma non avevano trovato altri indizi.
Quella sera era Halloween, e i
nostri amici avevano deciso di concedersi una pausa dalle ricerche.
Decisero di cucinare qualcosa di
decente ed elaborato, in ricordo degli anni precedenti, quando erano a
scuola.
Hermione mise alla prova la sua
abilità di cuoca e preparò una cena davvero eccellente.
I suoi amici invece, si
dedicarono alla tavola e alla scelta del film.
La scelta fu molto ardua, Ron
ovviamente, conosceva solo i film magici e non ne voleva sapere di vedere un
film babbano.
Alla fine si arrese, e il film
scelto fu: Halloween, una notte di paura, un film con Brad Pitt e Angelina
Jolie, due attori che Hermione adorava. Forse è per quello che Ron ha accettato?
Mangiarono tanto, finché non
sentirono la cintura dei pantaloni stringere. Harry mangiò più del solito, in
particolare si servì una doppia razione della torta al cioccolato, torta che gli
procurò poco dopo il mal di pancia.
“Ragazzi” disse Harry, con voce
roca e sofferente “Io non mi sento molto bene, vi dispiace se vado a letto?”
“Niente, ho mangiato troppa
torta, e ora ho mal di pancia”
“Tranquillo Harry, non ti
preoccupare. Saliamo anche noi con te” rispose Hermione
“Non ti preoccupare Hermione. Voi
continuate pure la serata, guardate il film” rispose Harry, cercando di
convincere gli amici a non seguirlo.
Quello era il suo scopo. Lasciare
i due amici da soli, sperando che, quella serata, ricca di paura, li avrebbe
convinti a dichiararsi l’uno all’altro. Il mal di pancia di Harry non era
veritiero. Era una cosa studiata in precedenza. Doveva trovare il momento buono
per lasciarli soli, e questo lo era.
Harry, dentro di se sperava che i
suoi amici si mettessero insieme, sia perché erano innamorati l’uno dell’altro,
sia per la sua pazienza. Ormai non li sopportava più. Non che volesse loro meno
bene, anzi, ne voleva tanto, però non ce la faceva più a sopportarli quando
litigavano per le cavolate. Lo facevano anche ridere, Ron che continuamente
smentiva i suoi sentimenti per Hermione, lei invece lo trattava come uno
stupido.
Hermione non era molto convinta
di lasciarlo da solo, e soprattutto non era convinta di riuscire lei, a rimanere
da sola con Ron.
L’amico invece non parlava. Era
rimasto zitto. Per quanto potesse essere stupido, aveva capito che Harry, voleva
lasciarli soli. Era grato all’amico per questo, solo che aveva molta paura.
Aveva paura di essere respinto. Aveva paura che Hermione lo deridesse.
Dopo aver tranquillizzato i suoi
amici, Harry salì al piano di sopra, mise il pigiama e si butto a letto.
Non voleva dormire, non aveva
sonno, voleva solo stare tranquillo a pensare.
I suoi pensieri, come era ovvio,
andarono subito a Ginny, cosa faceva, lo pensava, aveva trovato un’altra
persona?
Non sarebbe riuscito a sopportare
di vedere Ginny con un altro. Immaginò la sua reazione, quando una volta tornati
a casa Ginny gli avesse presentato il suo nuovo fidanzato. Immaginò le sue
parole, parole come, guarda Harry, non ce l’ho fatta ad aspettarti, e poi Gregor
mi ama, e non mi metterebbe mai in pericolo come fai tu. Non metterebbe mai in
pericolo la mia famiglia.
No!!! Non doveva assolutamente
succedere una cosa simile. Lui e Ginny sarebbero tornati insieme una volta
finita la guerra, si sarebbero sposati e avrebbero avuto tanti figli.
Avrebbero avuto una casa enorme,
piena d’amore e di calore.
Mentre Harry si tormentava con
questi pensieri, al piano di sotto i due amici non sapevano come
comportarsi.
Hermione per non stare nella
stessa stanza con Ron, e far notare il suo imbarazzo, accusò la scusa di andare
a preparare una cioccolata calda, e si rifugiò in cucina.
Ron in salotto pensava. Si stava
deprimendo, perché aveva notato che Hermione non voleva rimanere nella stessa
stanza con lui, forse perché non lo voleva.
- Oddio!!! E ora cosa faccio?!! –
questi i pensieri di Ron.
Hermione ritornò dalla cucina con
due belle tazze fumanti di cioccolata.
Ne porse una a Ron e si accomodò
sul divano, nella zona vicina al caminetto. Poco distante da Ron.
In silenzio bevvero la
cioccolata, senza parlare, pensando.
Hermione finita la cioccolata,
portò le tazze in cucina e al suo ritorno accese la televisione e fece partire
il film.
Già dall’inizio i ragazzi
capirono che il film faceva molta paura.
Hermione era talmente tanto
terrorizzata che non aveva il coraggio di alzare gli occhi.
Ron invece, essendo un ragazzo,
si faceva impressionare molto meno. Si diceva che questo era un film, non era
reale, mentre quello che stavano vivendo, la guerra, era reale. La crudeltà dei
mangiamorte e di Voldemort, superava di gran lunga questo film. Con Voldemort
non sapevi mai cosa potevi trovare, come poteva ucciderti.
Hermione si lasciò scappare un
singhiozzo. Ron si voltò sorpreso verso di lei, la vide piangere, copiose
lacrime le scorrevano lungo le dolci guance, gli occhi umidi la facevano
sembrare ancora più dolce e indifesa. Ron non poté resistere, le si avvicinò e
la abbracciò. Rimase sorpreso quando lei non lo respinse, anzi, abbandonò la
testa sulle sue spalle e gli passò le braccia attorno alla vita, continuando a
piangere.
“R – Ron” singhiozzo Hermione “Ho
paura. Ho paura di non sopravvivere a questa guerra. Ho paura di perdere le
persone a cui voglio bene.”
Ron non rispose, le passo le
braccia attorno alla sua esile vita e la strinse a sé.
Hermione si abbandonò sul suo
petto e continuò a piangere, mentre Ron la cullava.
“Ehi piccola, non piangere su.
Vedrai andrà tutto bene. Ce la faremo. Non ti accadrà nulla, lo sai. Ci sarò io
a difenderti. Non permetterò a nessuno di farti del male. Ci siamo noi. C’è
Harry, e poi ci sono io. Non vorrai mica lasciarmi solo? Ho bisogno di te, non
riuscirei a perdonarmi se ti succedesse qualcosa!” disse Ron, sorpreso allo
stesso tempo dalle parole che stava usando.
Dio mio … si stava dichiarando a
Hermione.
La ragazza doveva averlo capito,
perché alzò la testa e incrociò il suo sguardo. I loro occhi si persero, immersi
l’uno nell’altro, nel silenzio della casa che li circondava.
Ron prese coraggio e avvicinò il
suo viso a quello di lei, fece un lungo respiro, come a sentire il suo profumo,
e lo sentì … Penetrò dentro le sue narici, alzò nuovamente lo sguardo, la guardò
e …
… accadde, quello che nessuno si
aspettava, o meglio quello che Hermione non si aspettava e non osava sperare,
Ron la baciò.
Dapprima un bacio tenero, come ad
aspettare una risposta che non tardò ad arrivare, infatti Hermione, un po’
titubante, dischiuse leggermente le labbra, permettendo a Ron di approfondire il
bacio. Ron non se lo fece ripetere due volte, lo prese come un consenso e
approfondì il bacio.
Un bacio che prima era tenero,
divenne focoso, appassionato, il bacio di due amanti che si ritrovano dopo tanto
tempo. Ed era quello che erano loro, due amanti che si ritrovano.
Quando mai si erano baciati? Nei
sogni. Ora si erano ritrovati. Ed è vero, e ormai entrambi l’hanno capito, i
sogni diventano realtà.
Ron fece distendere Hermione sul
divano e si sdraiò accanto a lei, senza mai staccarsi da quelle labbra morbide e
carnose che lui amava.
Lei non lo respinse, anzi, le sue
mani vagavano nella sua schiena, entrando a contatto con la pelle nuda, sentendo
il suo calore.
Il primo a staccarsi fu Ron.
“Hermione … “ mormorò “Scusa, non
so cosa mi sia preso, non vole …”
Hermione lo interruppe
baciandolo.
“Non devi scusarti Ron, lo volevo
quanto te. Non credevo l’avresti mai fatto.” Rispose lei.
“Hermione, sei … sei …
bellissima, sei stupenda. Non avrei mai creduto che tu, intelligente come sei,
ti saresti mai messa con uno come me. Stupido, ignorante e insensibile.”
“Zitto … Io credevo che tu non ti
saresti mai messo con me. Una secchiona insopportabile e so – tutto – io. Tu Ron
non sei stupido, ignorante o insensibile, sei intelligente e hai un cuore
enorme.”
Rispose lei
Ron non rispose, a parole almeno,
ricominciò a baciarla e fu subito ricambiato.
Continuarono a baciarsi sul
divano, come a recuperare il tempo perso.
“Ron … io vorrei tanto fare
l’amore con te, ma non credo sia il momento” Hermione fermò Ron che si stava
spingendo oltre il semplice bacio. “Ti amo tanto, e vorrei tanto farlo, ma credo
sia opportuno aspettare, aspettare la fine della guerra. Ho paura di rimanere
incinta e che mio figlio nasca e cresca in questo clima”
Ron era basito. Allora Hermione
credeva veramente alla loro storia. Voleva avere dei bambini con lui. Nonostante
lui volesse fare l’amore con lei, capì le sue motivazioni e si accorse di essere
d’accordo con lei. Glielo disse subito, prima che lei si sentisse in imbarazzo e
dopo un ultimo bacio, i due si salutarono e ognuno andò nella sua stanza a
dormire.
Ron entrò nella stanza che
divideva con Harry e vide che l’amico dormiva, o almeno era quello che Harry gli
fece credere.
Harry aveva spiato i suoi amici e
aveva visto tutto quello che era successo, tornando in camera giusto qualche
minuto prima dell’arrivo di Ron.
Era felicissimo per loro, e
sperava con tutto il cuore di poterlo essere anche lui con la sua Ginny.
Aveva nostalgia di lei, l’amava.
Come mai aveva amato nessuna.
Uno con un macigno nel cuore per
la tristezza, uno con la felicità nel cuore, i due amici scivolarono tra le
braccia di Morfeo.
- Che sonno …Quasi quasi resto a dormire ancora un
po’ – pensò Draco
“DRACO!” un urlo provenire dal
piano inferiore lo fece sobbalzare, l’urlo di Ginevra Molly Weasley.
“DRACO, TI VUOI ALZARE? È TARDI …
“ continuò a urlare la ragazza.
Draco non rispose, si alzò e
scese in cucina, dove trovò tutta la famiglia Weasley e Luna, tutti seduti al
tavolo della colazione.
“Buongiorno! Scusate il ritardo.
Non ho sentito la sveglia!” disse il biondino rivolgendosi in particolare a
Molly e Arthur.
“Buongiorno Draco caro, non ti
preoccupare, potevi rimanere a letto ancora. L’avevo detto io a Ginny di non
svegliarti.” Disse Molly rivolgendo uno sguardo infuocato alla figlia.
Ormai per lei Draco era diventato
alla pari di un figlio.
Tutta la famiglia Weasley lo
considerava ormai uno di loro. Avevano imparato a conoscerlo e ad amarlo.
Il ragazzo si era rivelato una
persona dolce, premurosa e sensibile. Sempre pronto ad aiutare. Insomma, diverso
da quello che conoscevano loro. Una maschera … Draco aveva spiegato loro che il
suo comportamento era parte integrante di una maschera che suo padre, gli aveva
insegnato a portare, fin da bambino.
Una maschera che nessuno, fino a
Silente, era riuscito a scalfire. Una maschera che Ginny Weasley aveva tolto del
tutto.
Draco era diventato il suo
migliore amico, il suo confidente.
E ormai per lei, era diventato
anche un libro aperto.
Da settimane ormai, aveva capito
che a Draco piaceva Luna. E che a Luna piaceva Draco.
Sapeva anche però, che nessuno
dei due aveva il coraggio di farsi avanti. Un po’ per la paura di essere
respinti, un po’ perché ancora non si conoscevano.
Inizialmente Ginny aveva sperato
che i due si dichiarassero subito, successivamente aveva capito che i suo due
amici avevano bisogno di tempo. Dovevano conoscersi bene, e capire se erano
fatti per stare insieme. Certo, Ginny sperava non fossero come Ron e
Hermione.
Ron e Hermione! Suo fratello e la
sua migliore amica! Harry! Il suo amore.
Dov’erano ora? Cosa facevano?
Stavano bene? Avevano trovato quello che dovevano trovare?
Ron e Hermione passavano ancora
le loro giornate a litigare? Si erano finalmente dichiarati? E Harry? Cosa
faceva? La pensava? L’amava?
Non passava un attimo che Ginny
non pensasse a loro, alle persone più importanti della sua vita.
Le mancavano.
Mancavano a lei e ai suoi
genitori.
Nessuno di loro aveva avuto più
notizie.
Nessuno li aveva più visti.
Nemmeno il Profeta sapeva dare
una spiegazione alla sparizione del Bambino Sopravvissuto.
Sparito nel nulla, dicevano gli
articoli.
L’ultimo era di quella
mattina:
IL BAMBINO
SOPRAVVISSUTO: SALVATORE DEL MONDO MAGICO O CODARDO?
Da tre mesi non si hanno notizie
di Harry Potter, il bambino sopravvissuto.
Harry Potter è l’unico che sia
sopravvissuto alla maledizione che uccide.
Harry Potter, l’unica speranza è
sparito.
Che fine ha fatto?
Secondo fonti sicure, sembra che
il giovane Potter, abbia fatto i bagagli e sia scappato all’estero.
Dopo la morte del suo mentore,
Albus Silente, il giovane Potter, sembrava la persona più adatta ad assumere il
comando, a portare avanti quello che Silente aveva iniziato.
Sembra invece, che Potter, spinto
dalla paura, e dalla voglia di vivere, si sia trasferito all’estero, facendo
perdere le proprie tracce.
Harry Potter, salvatore o
codardo?
Finiva così l’articolo che
parlava di Harry.
Ginny rise. Possibile che
nonostante sapessero che Harry aveva ragione, quelli del Profeta continuassero a
far passare Harry per bugiardo e per codardo? Dopo tutto quello che aveva fatto
per il mondo magico, e dopo tutto quello che stava facendo per il mondo
magico.
Nessuno sapeva che Harry era
pronto a sacrificare la propria vita per quel mondo che tanto lo derideva.
Bastardi e falsi! Ecco cos’erano.
Tutti, dal primo all’ultimo.
Erano poche le eccezioni.
- Harry, dove sei? – questo
l’ultimo pensiero di Ginny, prima di riportare le sue considerazioni sui due
amici seduti li davanti a lei.
Niente … doveva trovare il modo
di farli mettere insieme … ma come?!?