Gli angeli dell'Apocalisse

di prelude10
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontri ***
Capitolo 2: *** Rivelazioni ***
Capitolo 3: *** Credere ***
Capitolo 4: *** Ricordare ***
Capitolo 5: *** Incontri e scontri ***



Capitolo 1
*** Incontri ***


Prima della lezione di storia, seduta al mio banco mi preparavo alla solita sensazione che mi assillava sentendo parlare del passato; la stessa che si ha guardando un film che si sa di aver già visto, ma non si ricorda nei dettagli. Mi aspettavo che entrasse il professor Simon seguito dall’alone di noia che lo circondava costantemente, ma a varcare la porta fu un giovane un po’ svampito ma dall’aria simpatica, ci disse di essere il supplente. Poi dopo le presentazioni chiese:
“Samantha, potresti dirmi fin dove siete arrivati la volta scorsa per favore?”
Subito risposi che durante l’ultima lezione avevamo finito di trattare la rivoluzione francese. Allora dato che eravamo già molto avanti col programma annunciò che quella lezione avremmo trattato mitologia, un argomento che lo appassionava molto.
Parlammo di come la bella Elena vittima del sortilegio di Venere fuggì a Troia con Paride scatenando le ire di Menelao. Scoprimmo come Zeus sedusse Danae trasformato in pioggia d’oro, diventando così padre di Perseo, che avrebbe poi decapitato la gorgone Medusa. Ci narrò dell’audacia del titano Prometeo che diede agli uomini il fuoco. Incantati ascoltammo la storia di Teseo e Arianna, che dopo averlo salvato fu abbandonata a Nasso dove la trovò il bel dio Bacco. Ognuno di questi miti sfociava in un altro; come in una complicata rete di affluenti e di emissari che dà vita a una vallata rigogliosa popolata da volubili dei assetati di vendetta che reclamano adorazione assoluta, da mostri terribili pronti a far strage di noi poveri umani, da eroi coraggiosi che solo la morte consacra rendendoli così immortali e da allegre ninfe e satiri che indifferenti a tutto continuano a vorticare nei boschi al ritmo della loro arcana danza. Questo è un luogo dove non si sa di un confine tra storia e fantasia. Dove tutto iniziò e prese forma, dove il tutto si può  basta desiderarlo.
Sentendo rievocare i miti dei tempi che furono mi sembrò di ascoltare i ricordi di un sogno, sbiaditi, confusi eppure reali. Come un déjà-vu.
Al suono della campanella mi ritrovai nel piazzale con Helen e Tina, le mie due migliori amiche e con Matt, praticamente mio amico da sempre. Andammo a pranzo nel solito ristorante, dove raccontandoci dei rispettivi lunedì mattina e mangiando una pitta il tempo volò in un attimo. Ritornando andai a prendere le mie cose nell’armadietto e per la fretta mi scontrai con un ragazzo, no, non con un ragazzo qualsiasi, bensì con un ragazzo, non solo bellissimo, ma che mi attirava a lui come se lo conoscessi da sempre.
Arrossendo balbettai delle scuse, e il suo sguardo stupito mi disse che le sue emozioni erano lo specchio delle mie. Non mi trattenni e sorpresa della mia stessa audacia lo invitai a pranzo per l’indomani, così, semplicemente. Lui accettò di buon grado e mentre se ne stava andando gli chiesi:
“Aspetta. Come ti chiami?”
“Alex. Tu?”
“Samantha. Sam.”
Durante tutta la lezione di latino non riuscii proprio a concentrarmi sulla spiegazione delle perifrastiche. Ero felice, sapevo che mi piaceva, e avevo buone ragioni di supporre che per lui fosse lo stesso. Dopo una super telefonata di gruppo nella quale raccontai tutto ai miei amici, Helen mi dichiarò ormai senza speranza e Tina aggiunse alla diagnosi la pazzia, invece Matt si limitò a brontolare quasi un po’ scocciato.

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Capitolo 2
*** Rivelazioni ***


Mannaggia, sono in ritardo e non ho la più pallida idea di cosa mettermi visto che oggi mangerò con Alex.Sì, mi sentivo ridicola ad essere così felice e ad avere continui flash back dei suoi capelli biondi e degli occhi violetti, così particolari. Alla fine scelsi una gonna nera e un dolcevita bianco che faceva risaltare i miei capelli rossi. Ho dei capelli abbastanza strani sono rosso fuoco, ma è il loro colore naturale. Al collo portavo come sempre il medaglione con uno smeraldo che mi aveva regalato mia nonna. Infilate le ballerine mi precipitai fuori di casa per raggiungere in tempo il ritrovo in fondo alla strada dove Matt e io ci aspettavamo sempre per poi andare a scuola assieme. 
Le ore di matematica e greco sembrano essere infinite, ma ecco che la campanella risuonò misericordiosa. Ero nervosa eppure calma… Non sapevo spiegarlo neppure a me stessa, ma c’era qualcosa di diverso in quel ragazzo, qualcosa di pericoloso, che però non mi spaventava, di antico, sepolto appena sotto il pelo dell’acqua, ma abbastanza in profondità ché i giochi di riflessi lo distorcessero e lo rendessero misteriosamente affascinante. Ci incontrammo al cancello e presi due panini al bar lì in faccia andammo a sederci su una panchina nel parco. Da principio parlammo di cose banali: la scuola, la musica, lo sport. Mi sentivo strana, sapevo che era assurdo però mi sembrava di averlo già visto da qualche parte, cosa peraltro impossibile visto che mi aveva appena detto che si era da poco trasferito qui. Ad un tratto rimettendomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio mi disse qualcosa che mi fece preoccupare:
“Finalmente ti ho ritrovata. Aspetta lasciami finire. Il mio nome non è Alex…”
Ecco ci siamo lo sapevo io che era troppo bello per durare, pensai, ma una volta tanto stetti zitta.
“… è Abbadon e sono l’angelo della distruzione e del desiderio e tu invece sei Azrael la mia amata sin dalla notte dei tempi, sei l’angelo della morte e della vendetta. Noi siamo gli Angeli dell’Apocalisse. Ti prego di credermi.”
Oddio, che scherzo di pessimo gusto, ora non potevo più stare zitta, così scoppiai a ridere e con il tono della madre che spiega al figlio ostinato che non c’è nessun mostro sotto il letto gli dissi che era una storia davvero divertente. Lui dal canto suo provò a convincermi in tutti i modi; arrivò addirittura a afferrarmi per le spalle allora mi divincolai e lo intimai di starmi lontano. Sul suo volto comparve un’espressione di quieta rassegnazione come se fosse abituato a questa reazione, beh, se era così che trattava tutte le ragazze la cosa non mi sorprendeva per nulla.
Tornando a scuola ricacciai indietro le lacrime, non avrei mai pianto a causa di un pazzo che si credeva non-so-chi.
Quando arrivata a scuola per le lezioni pomeridiane venni assalita dalle mie amiche per avere tutti i dettagli della mia folle uscita, le liquidai con uno sgarbato:
“Non era il mio tipo. Punto e chiuso il discorso!”
Nonostante avessi visto che ci erano rimaste male non mi scusai, la ferita nell’orgoglio per essermi fatta raggirare così, bruciava ancora troppo per essere pronta ad ammettere la sconfitta. In più non volevo che mi giudicassero una sciocca ingenua.

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Ringrazio Chicca17 per aver inserito la storia nelle seguite.

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Capitolo 3
*** Credere ***


Passarono i giorni e non rividi più Alex, forse era meglio così. Una parte di me continuava a volergli credere; ma un’altra, quella sana, mi diceva che ero una povera stupida. Però mi mancava, sapevo che era impossibile sentire la mancanza di qualcuno che non solo non si conosce in maniera appropriata, ma che ci si è ripromesse di odiare per il resto della vita. In più la sua affermazione continuava a ronzarmi in testa, cominciai addirittura ad immaginarmi come un angelo. Mi imposi di smettere subito visto che ciò non avrebbe portato a nulla. Però nella mia testa vorticavano ancora troppe domande insolute.
A una settimana dal suo arrivo vidi il supplente di storia fermo all’angolo della strada e  mentre lo salutavo mi ricordai che era un esperto di mitologia, mi venne allora un’idea.
“Mi scusi professore, io mi chiedevo se lei mi sapesse dire qualcosa su una certa Azrael”
“Azrael, ma certo l’angelo della morte, ci sono molte leggende su di lei ma quella che preferisco è quella che riguarda anche Abbadon, l’angelo della distruzione”
Finalmente avrei avuto delle risposte seppure poco affidabili.
“Me la racconti la prego!”
“Allora, spero di ricordarmela tutta…   
All’inizio dei tempi Dio diede vita alla Creazione, di cui ogni essere vivente passato presente e futuro faceva parte, così come anche gli angeli. Ma ad un certo punto Lucifero – come di sicuro sai – si ribellò, e sconfitto venne cacciato dal Paradiso insieme a tutti gli altri che lo avevano seguito. Tra questi c’erano anche gli Angeli dell’Apocalisse, Azrael e Abbadon per l’appunto. Per molto tempo vissero tra le schiere demoniache, ma un giorno Gabriel, la sorella di lui, e Mikael, il fratello di lei, li trovarono e con la morte nel cuore li consegnarono a Metatron, il Re degli Angeli. Egli sapeva che doveva punirli, ma non poteva distruggerli né riconsegnarli al diavolo, questo avrebbe significato concedere al Principe dei Caduti l’enorme potere della fine del mondo. Così condannò i due innamorati a vivere prigionieri della loro forma umana e ad ogni ciclo vitale uno dei due sarebbe stato privato della memoria, quindi l’altro avrebbe dovuto convincerlo a fidarsi di lui e credergli ciecamente; il giorno in cui questo sarebbe avvenuto sarebbero stati riammessi in cielo, portando con loro il potere dell’Apocalisse…
Una bella storia non trovi, forse un po’ triste?”
“Sì davvero una bella storia…”
Ora gli credevo, senza motivo logico o spiegazione plausibile, gli credevo e basta. Dovevo trovarlo! Ringraziai frettolosamente e me ne andai. Non sapevo come rintracciarlo allora lasciai che il grido Abbadon mi riecheggiasse nella mente.

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Capitolo 4
*** Ricordare ***


Ed eccolo lì appoggiato al muro della scuola, apparso come dal nulla. Mi avvicinai e gli dissi che gli credevo. Comparve nei suoi occhi la speranza di vedere migliaia di anni di sofferenze ripagati. Vidi il suo volto farsi sempre più vicino al mio, così vicino che mi sembrava di precipitare nel vorticante abisso viola che erano i suoi occhi. Le sue labbra morbide si posarono sulle mie. Fu come se avessi ritrovato una parte di me, un muscolo che non sapevo di avere eppure di cui sentivo la mancanza, fu come l’ultimo pezzo di un rompicapo che andava al suo posto. Poi mi sembrò di essere squarciata. Provai la sensazione di essere superiore all’umana che ero stata finora.  Sentii sulla schiena formarsi quelle che ritenevo fossero ali e osando aprire gli occhi trovai conferma alla mia ipotesi. Eravamo sospesi in un luogo senza tempo. Ero in pace. Non ebbi nemmeno il tempo di realizzare completamente quanto successomi quando all’improvviso mi sentii schiacciare da un peso enorme che minacciava di farmi impazzire, era quello della conoscenza. Crollai e per fortuna Abbadon mi sostenne, le sue braccia furono un’ancora di salvezza che mi impedì di perdermi in quel fiume impetuoso, l’unico contatto con la realtà presente, se quel luogo incantato si poteva definire tale. In quel momento seppi di essere Azrael. Seppi di avere vissuto dall’inizio dei tempi. Capii che quella sensazione che avevo provato tutta la vita era un avvertimento, un ricordo di tutto ciò che ero stata sia in forma angelica che nei cicli vitali umani. Io c’ero quando la vita apparve. Io c’ero quando i dinosauri si estinsero. Io c’ero quando comparve il primo ominide, io ero una di loro. Io ho visto l’uomo imbrigliare il fuoco. Io c’ero quando i sumeri scrissero per la prima volta. Sotto il mio sguardo vennero erette le piramidi. Io vissi sotto il regno di Alessandro Magno. Io vidi Roma salire al potere per poi crollare su sé stessa. Io c’ero quando Carlomagno fu incoronato. Io vidi l’inquisizione. Patii la peste. Scopersi l’America e mi recai da Maya e Cherokee. Sedetti alla tavola della corte d’Inghilterra quando Elisabetta I sconfisse l’armata spagnola. Vissi il rinascimento italiano nella bella Firenze. Io potei andare alla prima delle più famose opere di Shakspeare. Io c’ero quando la Bastiglia fu presa. Io seguii i pionieri nella corsa all’oro. Io vidi il primo treno a vapore. Vidi decollare l’epoca industriale. Io affondai insieme al Titanic. Vissi le due guerre mondiali. Mi appassionai nell’estate dell’amore. Provai terrore quel l’11 settembre 2001. Ed infine vidi entrare alla Casa Bianca il primo presidente di colore della storia. Io avevo vissuto tutto ciò. Quando ricordai quanto lo amavo e come avevo sofferto durante questi millenni  gli occhi mi si riempirono di lacrime per la gioia di averlo finalmente ritrovato. Mi lasciai affogare nel morbido abbraccio della sue labbra sulle mie. Consapevole come mai da tempo immemore. Quando riaprii gli occhi vidi che stava piangendo anche lui.
“Non lasciarmi mai più!”, mi supplicò avvolgendomi nelle sue morbide ali.
“E come potrei farlo, sei il mio destino.”, dissi tra i singhiozzi appoggiando la testa sul suo petto.
“Mi dispiace per tutte le volte che sei venuta da me e non ti ho creduta.”
“Dispiace anche a me. Ma non importa: ora siamo qui insieme e nulla potrà più dividerci!”
 
Ringrazio _Charlie_ per aver recensito e messo la storia nelle ricordate

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Capitolo 5
*** Incontri e scontri ***


Ed ecco che il parco si riempì di luce e apparvero due angeli che subito riconobbi come la bella Gabriel e il mio amato fratello Mikael. In tutto il loro splendore vennero verso di noi vestiti di bianco, entrambi come mantello avevano lunghe ali di soffici piume tanto candide da emanare luce propria. Subito corsi incontro al secondo che mi prese al volo e abbracciandomi mi avvolse nelle sue ali candide, così simili eppure tanto diverse da quelle del mio amato. Non solo nel colore, ma proprio nel loro modo di essere, quasi esprimessero appieno la personalità di chi le porta. “Sorellina! Finalmente potrete tornare a casa. Mi sei mancata molto.” “Anche tu fratellino però, io, ecco, io non voglio lasciare la terra, non ora. Che ne sarà di Helen, Tina, Matt, della mia famiglia? Non li posso abbandonare, non così.” “Ma ora puoi vivere di nuovo in Paradiso!”, intervenne confusa Gabriel tenendo per mano il fratello. “Per me il paradiso è dove c’è Abbadon! E se lui sarà disposto ad aspettare io vorrei concludere questo ciclo vitale.” “Certo che posso aspettare, l’importante è che siamo insieme.” “Ti amo!” “Ti amo anch’io.” Non avevamo bisogno di esprimerlo ad alta voce perché lo sapevamo entrambi, ma era un suono così meraviglioso che non pronunciare quelle soavi parole sarebbe stato il più orrendo dei peccati. Stavamo ridendo tutti e quattro nel parco quando l’aria diventò gelida di colpo poi dalla nebbia appena formatasi uscirono due demoni: Lilith, la bella tentatrice, e Barbatos, un duca degli inferi. “Azrael, sorella, tu non devi seguirli per forza, lo sai. Tu puoi tornare da noi come principessa dell’Inferno così come Abbadon. Sarà tutto come ai vecchi tempi, non ti sembra forse meglio?”, disse con voce meno soave forse solo di quella dell’usignolo e mi regalò uno di quei sorrisi che indussero Eva a cogliere la famosa mela. “No, Lilith! Ti devo forse ricordare che è proprio a causa dei vecchi tempi che siamo stati puniti?” “Però non volete nemmeno seguire loro nel Regno dei Cieli o mi sbaglio forse?” “No, Barbatos non ti sbagli. Io e Azrael siamo stanchi di entrambe le fazioni, ma siamo anche indispensabili per ognuna di esse…” “Quindi io e Abbadon vi serviremo tutti. Noi saremo un ponte tra Sottosuolo e Cielo. Albergheremo in noi il bene e il male. Proprio come gli uomini con cui abbiamo vissuto finora!” “Ma è impossibile, non si possono servire due padroni restando fedeli ad entrambi!” “Gabriel ha ragione, è impossibile!” “Suvvia Barbatos… Non vorremmo forse privare i nostri due piccioncini del loro libero arbitrio. – disse canzonatoria, poi continuò con voce dura – Così sia. Sarete arcangeli in Cielo e principi negli Inferi. Ma ricordatevi: avete tradito una volta e se non ricadrete nell’errore sarà solo perché non sarete vissuti abbastanza.” “Taci Lilith! Io ho fiducia in entrambi.” “Tu hai sempre avuto troppa fiducia in tutti Mikael. Un tempo non ti fidavi forse anche di me?”, e accompagnata dalla sua risata priva di allegria, ma con un retrogusto di trionfo, scomparve seguita da Barbatos. “Ora è tempo che andiamo anche noi. Spero di rivedervi presto”, detto ciò Gabriel, seguita da mio fratello, venne assorbita dalla luce che l’avrebbe ricondotta in Paradiso.

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