Credere nel futuro

di reina86
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un giorno qualunque ***
Capitolo 2: *** Ancora uno scopo ***
Capitolo 3: *** Lui poteva tutto ***
Capitolo 4: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 5: *** Chiarimenti e scelte difficili ***
Capitolo 6: *** Una nuova aura ***
Capitolo 7: *** Non mi perderai ***
Capitolo 8: *** La forza di rialzarsi ***
Capitolo 9: *** La promessa ***
Capitolo 10: *** Un motivo per combattere ***
Capitolo 11: *** L'addio di un guerriero ***
Capitolo 12: *** Niente come prima ***
Capitolo 13: *** Parlagli di lui ***
Capitolo 14: *** L'ultimo stadio del dolore ***
Capitolo 15: *** Solo aspettare ***
Capitolo 16: *** Rabbia e cuore sereno ***
Capitolo 17: *** La forza dell'umiltà ***
Capitolo 18: *** Una nuova speranza ***
Capitolo 19: *** Il peso del mondo ***
Capitolo 20: *** Anche solo una volta ***
Capitolo 21: *** La forza dell'acqua ***
Capitolo 22: *** Tentativo di salvezza ***



Capitolo 1
*** Un giorno qualunque ***


Prima di immergervi nella lettura è bene che io faccia qualche piccola precisazione...

Amo la dimensione di Mirai Trunks per la sua nostalgia e la malinconia che trasmettono i suoi meravigliosi occhi azzurri ogni qual volta gli tornano alla mente le perdite che ha subito durante la sua giovane vita.

Vive rincorrendo il ricordo di un padre importante come lo era Vegeta e che non ha mai conosciuto, lasciandosi cullare dai ricordi che sua madre e il suo migliore amico Gohan gli hanno trasmesso.

Non sarà stato facile per lui affrontare tutto questo, ma questa storia ci insegna che la speranza che alberga in ognuno di noi non muore facilmente, e che anche le storie più difficili a volte hanno un lieto fine.

Scriverò proprio di questo, della voglia che ognuno di noi ha di rialzarsi dopo una brutta caduta, perchè dopo ogni temporale il sole esce sempre più trionfante, e dopo delle lacrime vi è sempre un sorriso a riportare la pace dentro i nostri cuori.

Amicizia, amore e umiltà, questi i sentimenti di cui parlerò sperando di non annoiarvi troppo...

Buona lettura a tutti voi.

Reina

CAPITOLO 1

 

Ci sono solo due giorni all'anno in cui non si può fare niente: uno si chiama ieri, l'altro si chiama domani, perciò oggi è il giorno giusto per amare, credere, fare e principalmente vivere”.

 

 

Un giorno come tutti gli altri, un giorno che si sarebbe dovuto confondere tra i tanti episodi di quell'anno, pieno di gioia ma soprattutto di dolore; attese, rinunce, abbandoni e illusioni, tali da spezzare anche l'animo più forte.

Quello avrei tanto voluto che fosse, solo un giorno qualunque.

Solo e semplicemente un giorno qualunque...

 

La notte era il momento più proficuo per lavorare, per me lo era sempre stato, e da quando ero madre lo era ancora di più. Lo schermo del computer era l'unico punto di luce nella mia stanza, mentre il ticchettio delle mie dita sui tasti era l'unico rumore che si riusciva ad udire.

Lasciavo sempre i calcoli più complicati alla mattina successiva quando la mia mente era più fresca e sveglia, mentre le equazioni e gli algoritmi, più facili da gestire, mi facevano compagnia la sera, sempre quando Trunks non decideva di farsi coccolare tra le mie braccia. Chiusi la cartella di lavoro, eliminai qualche file che non serviva più, e poi apparve lui, la foto del mio piccolino sullo schermo del PC, ormai faceva parte anche del mio lavoro quotidiano; era sempre presente, anche solo come screensaver, per testimoniare ogni volta quanto la mia vita fosse cambiata per amore. Ero e sono sempre stata una madre orgogliosa, e poi quei suoi dolcissimi occhi blu tanto simili ai miei, riuscivano a conquistare tutti tranne il cuore di suo padre...

Raramente lo aveva degnato di qualche fugace sguardo, e quando lo guardava con quei suoi occhi di brace, riusciva a trasmettere solo indifferenza e noncuranza; allora sconsolata lo prendevo in braccio e lo stringevo sempre più forte, cercando in qualche modo di colmare quel vuoto che lasciava negli occhi di nostro figlio ogni volta che lo osservava.

Non avrebbe dovuto conoscere cosi suo padre, non doveva nemmeno assomigliargli quanto ad orgoglio e freddezza, lui era un sayan è vero, ma era pur sempre mio figlio e l'amore era un sentimento che avrebbe dovuto conoscere ed apprezzare.

Da quando Vegeta era tornato sulla terra, gli avevo spiegato che Trunks era suo figlio, che era nato dopo la sua partenza per lo spazio aperto, e solo Dio sa quanto avrei voluto un altro tipo di reazione a quelle mie parole. Lui sembrò solo meravigliato e al tempo stesso deluso, deluso di se stesso, di aver avuto un figlio mezzosangue, indegno di portare avanti il nome di una stirpe cosi gloriosa come quella dei sayan. Lui era la testimonianza tangibile di quella debolezza terrena che aveva avuto nei miei confronti durante la sua permanenza in casa mia, un'umiliazione che non si sarebbe mai perdonato, ma che al tempo stesso non avrebbe mai nemmeno scordato.

La sua partenza per lo spazio fu dolorosa, anche perché non sapevo se sarebbe mai ritornato da me prima o poi; conoscevo la sua smania di migliorare, di arrivare al massimo e diventare un super sayan, cosi come lo era diventato Goku dopo lo scontro con Freezer, ma non sapevo quali erano i suoi reali sentimenti verso di me, l'unica debole ed insignificante terrestre per cui riuscì a provare qualcosa.

Purtroppo non aveva fatto i conti con un destino beffardo e crudele, poiché quello stesso destino che mi aveva permesso di amare un sayan spietato e omicida, mi aveva tolto il più caro amico di sempre. Solo poco tempo prima Goku era morto per una malattia cardiaca incurabile che non gli aveva lasciato il tempo di salutarci, di sorriderci un'altra volta e vivere la sua vita tranquilla come aveva sempre fatto. Che giustizia era mai quella che prendeva le persone migliori e lasciava sulla terra quelle più meschine e crudeli?

Avevo sofferto immensamente, mai come prima di quel momento, una ferita che sanguinava ancora e che probabilmente non avrebbe mai smesso di farlo.

I suoi sorrisi e i suoi abbracci saranno immagini che porterò sempre nel mio cuore, la sua ingenuità e la sua bontà d'anim un giorno come un altro...

Cosi credevo, solo un altro normalissimo giorno...o rimarranno sempre impresse nella mia mente, ci ha salvato tutti più e più volte, senza chiedere mai nulla in cambio, mai... era un eroe inconsapevole di esserlo, un grande uomo, un grande amico.

Vegeta tutto questo non lo sapeva e non lo avrebbe mai saputo, per lui Goku o Kakaroth, come spesso lo chiamava, era solo un ostacolo, un nemico da combattere e distruggere perché aveva osato batterlo ed umiliarlo appena arrivato sulla terra.

Il principe dei sayan, il più orgoglioso e solitario guerriero dell'universo, la sua rivincita non l'avrebbe mai più avuta, e questo in cuor suo bruciava terribilmente, più della sconfitta subita, più della consapevolezza di essere secondo ad un suo infimo suddito.

Da quando glielo avevo detto, il suo sguardo si spense, non una parola usci' dalla sua bocca, orgoglioso e testardo com'era non mi avrebbe mai dato questa soddisfazione, e poi a mala pena riuscivo a credere che si fosse stabilito di nuovo a casa mia, continuando i suoi soliti allenamenti e riprendendo le vecchie abitudini che accompagnavano le sue giornate tutte cosi monotone ed uguali. Ero convinta che fosse tornato solo per dimostrare a Goku chi fosse davvero il più forte dell'universo, e sapevo in cuor mio che lui come me, soffriva della sua assenza.

I miei sentimenti per lui erano immutati, nonostante il suo abbandono, il mio cuore apparteneva a lui e cosi sarebbe stato per l'eternità, questa volta ero sicura di ciò che provavo e anche se avevo sofferto moltissimo, non avrei mai potuto cancellare nemmeno un singolo momento trascorso con lui.

La sua apparente indifferenza nei nostri confronti però era dolorosa e terribile da sopportare, soprattutto perché avrei tanto desiderato che Vegeta fosse stato un buon padre per il mio Trunks ed invano attendevo il giorno in cui avrebbe accettato il suo ruolo paterno. La cosa che più mi stupì fu il mio essere masochista ed accettare di vivere nuovamente con lui sotto lo stesso tetto, pur trattandomi da completa estranea.

La mia famiglia ed il mio bambino mi erano sempre accanto, ma volevo di più,

ogni giorno che trascorrevo senza nemmeno ricevere un suo sguardo, mi faceva cadere in un baratro sempre più profondo dal quale era certa che non avrei mai più rivisto la luce. Di lui e del suo amore mi era rimasto Trunks, il mio dolcissimo bambino, e dentro di me speravo tanto che un giorno sarebbe somigliato a suo padre. Molto probabilmente avrebbe avuto la sua forza e la sua determinazione, ed uno sguardo che avrebbe rispecchiato il suo orgoglio e la sua caparbietà; sarebbe stato un suo degno erede e Vegeta lo avrebbe amato prima o poi, era solo questione di tempo.

Avevo gli occhi stanchi, spensi il computer e con le mani sciolsi i capelli che prima erano legati, e pensai che dopo tutto la mia vita non era poi tanto male, avevo un lavoro duro ma appagante, una famiglia bellissima ed un figlio adorabile. Non avrei dovuto lamentarmi come spesso facevo in quel periodo, dopo tutto ciò di cui avevo bisogno era di buttarmi a capofitto negli affari, anche solo per non pensare, volevo avere una solida routine in cui immergermi e spegnere il cervello una volta per tutte.

Non dovevo pensare alla perdita di Goku, e nemmeno a Vegeta, perché ormai non poteva essere più mio; dovevo abbandonare i miei sogni da bambina e fare l'adulta, la madre e soprattutto credere nel futuro, credere che nei giorni seguenti avrei avuto nuove opportunità e nuovi sentimenti da coltivare.

Guardai l'orologio della mia camera, era la mezzanotte del dodici di maggio, l'inizio di quello che sarebbe stato un giorno qualunque, solo e semplicemente un giorno come un altro.

 

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Capitolo 2
*** Ancora uno scopo ***


La gloria è insita nel tentativo di raggiungere il proprio obiettivo e non nel suo raggiungimento
(Gandhi)

CAPITOLO 2

Ancora uno scopo, ancora uno, per svegliarmi la mattina e dare un senso a quelle monotone giornate sulla terra... un motivo per combattere per dare sfogo ai miei istinti sayan, avrei dato qualsiasi cosa per tutto ciò, anche la mia vita... già, anche la mia esistenza”

 

Quella stessa notte Bulma non era la sola a perdersi nei suoi pensieri e i suoi buoni propositi; nella stanza accanto Vegeta era sveglio, preso da tante preoccupazioni e da molti ricordi lontani nel tempo. Appoggiato ad un muro, con il solito atteggiamento che ormai lo caratterizzava, braccia incrociate ed occhi chiusi, filtrava uno ad uno tutti i pensieri che offuscavano la sua mente.

Cercava uno scopo nella sua vita, almeno uno per cui valesse la pena vivere e andare avanti in quelle monotone e piatte giornate vissute sulla terra. Ora più che mai continuava a pensare al suo pianeta d'origine e a suo padre, il grande re Vegeta, eppure se ne meravigliava perché fino ad ora non lo aveva mai fatto; quando pensava alle sue parole e ad i suoi insegnamenti non poteva non pensare al fatto che in qualche modo avesse disonorato la sua famiglia con i suoi comportamenti. Suo padre gli aveva sempre detto che i figli dei sayan più deboli venivano mandati su pianeti lontani e indifesi, con l'unico scopo di conquistarli nel momento in cui crescendo, avrebbero potuto dare sfogo alla loro forza e alla loro violenza, ma allora perché con Kakaroth tutto ciò non era successo? Come mai era cresciuto sulla terra assumendo tutti quei sentimenti che un sayan avrebbe dovuto quanto meno odiare con tutte le sue forze? E poi Kakaroth, cosa più importante, non avrebbe dovuto essere cosi potente, per appartenere ad una terza classe; non aveva nulla da invidiare al principe dei sayan sul campo di battaglia e per poco lui stesso, non lasciò questo mondo al momento del suo arrivo sulla terra.

 

Si era sempre considerato un terrestre e mai un sayan, sempre cosi corretto e gentile da nauseare anche il più gentile degli esseri umani, mosso sempre da nobili sentimenti, combatteva per difendere e migliorarsi, mai per vanagloria, mai per inutili spargimenti di sangue. Come aveva osato lasciarlo senza una rivincita? Come aveva potuto morire di malattia e non sul campo di battaglia? A cosa era servito tutto quell'allenamento duro e faticoso se ora non era lì, e non poteva dimostrargli che anche lui era ora un super sayan, e non uno qualunque, ma il migliore, l'ultimo superstite dal sangue puro, anche se lontano dal suo pianeta d'origine e senza trono su cui governare.

 

Il termine di paragone su cui misurava ogni suo sforzo ed ogni suo sacrificio, ormai non c'era più, e con lui poco alla volta se ne stava andando il meglio di se stesso. Solo qualche foto sparsa per la casa che lo ospitava, gli ricordavano il suo viso e i suoi occhi neri molto simili ai suoi, ma mossi da nobili sentimenti quali l'amore e l'amicizia. Se davvaro era lui il più temuto e forte guerriero dell'universo, come mai trascorreva in quel modo inutile tutte le sue giornate, perché sprecare tutta quella forza su di un pianeta cosi debole e privo di senso, perché?

 

Aveva girato e visitato i pianeti più remoti nel tentativo di allenarsi e diventare un super sayan, e quando finalmente ci riuscì decise subito di tornare sulla terra, e anche se era difficile ammetterlo, Kakaroth non era l'unico motivo del suo rientro. Poggiò la testa contro il muro, sentì le gambe che lentamente ma inesorabilmente si piegavano facendolo sedere sul freddo pavimento, e portandosi il viso tra le mani, girò lo sguardo verso la porta della sua stanza, il solo ostacolo che lo separava dall'unica donna della sua vita per cui avesse mai provato qualcosa, l'unico vero motivo della sua partenza, la sorgente di tanta sofferenza e dolore, la sua Bulma.

 

Lei che era entrata nella sua testa e nella sua anima con il suo carattere testardo e arrogante, lei che gli aveva inferto un'umiliazione più grande e dolorosa rispetto a ciò che Kakaroth aveva osato fargli. Lei era la passione, l'ardore e il sentimento, tutto ciò che per un sayan era stupido ed inutile, lei glielo aveva fatto provare; lo aveva fatto sussultare di piacere, sperando ogni giorno di possederla e buttare fuori dalla sua testa, tutto ciò che lo faceva stare più male. Lei era tutto ciò, una droga che lo aveva assuefatto e fatto cadere sulle sue ginocchia, anche quando era partito, non c'era giorno in cui non pensasse ai suoi meravigliosi occhi e alla sua voce , cosi insopportabile all'inizio ma cosi irresisitibile con l'andare del tempo.

 

Era l'unica che aveva creduto in lui e lo aveva aiutato a migliorasi con invenzioni sempre più utili e geniali, era intelligente e astuta, determinata e orgogliosa, cosi simile a lui dopo tutto. Ultimamente non dava nemmeno più importanza alla sua sete di vendetta, lo aiutava e basta, come se fosse un normale terrestre e non un sayan omicida. L'amava e per quanto cercasse di ingannare se stesso, la sua indifferenza verso la ragazza era solo una maschera dura e inattaccabile. Cosa le era venuto in testa di mettere al mondo un moccioso mezzosangue che non avrebbe mai avuto le carte in regola per portare avanti la nobile stirpe dei sayan? Era pazza se credeva davvero che l'avrebbe aiutata a crescere quel bambino, lei lo aveva voluto ed ora lei doveva prendersene le conseguenze.

 

Un giorno forse ne avrebbe avuto uno, ma con una donna degna del suo nome, pronta ad accogliere servilmente il suo seme e partorire un erede al trono; lo avrebbe fatto per semplici questioni politiche e per avere una discendenza di sangue reale, non per motivi sentimentali, cosi come aveva fatto lei, che aveva preso senza chiedere, voleva qualcosa di suo che l'avrebbe accompagnata per tutta la sua vita, per l'eternità. Quel bambino era nato per amore e rappresentava tutto ciò che più lo amareggiava. Trunks era la prova tangibile di quell'affetto profondo, figlio di una sua debolezza terrena, una debolezza che avrebbe voluto eliminare definitivamente cosi come faceva spesso con i suoi nemici.

 

L'unico sollievo era di saperla ancora sua, nessun uomo avrebbe dovuto toccarla dopo di lui, ciò che è stato di un sayan rimane tale per la vita e lei lo sapeva bene. Si ritrovava spesso a spiarli, come un ladro che non voleva essere scoperto, e a lungo osservava la sua donna vegliare sul loro bambino, cosi come faceva con lui quando dopo ore di estenuante allenamento, si procurava tante di quelle ferite da non riuscire nemmeno a restare in piedi.

 

Ogni gesto e ogni sguardo, lo riportavano a quei giorni di passione con lei, quando dopo essersi chiusi in una stanza, ogni cosa perdeva senso, nulla più importava. I suoi baci e le sue carezze avevano il potere di calmarlo, di eliminare dalla sua mente tutti i ricordi più dolorosi, quelli legati a Freezer, a suo padre e al tanto odiato Kakaroth. Si ritrovò nuovamente il viso tra le mani, era sudato, cominciava a far caldo ma stavolta non era colpa della temperatura esterna, cosi si alzò di scatto avvicinandosi alla finestra per osservare quel cielo pieno di stelle e perdersi dentro di esse.

 

Aprì la porta scorrevole che portava alla veranda e rimase li', poggiando la spalla destra sul muro bianco e freddo, dando cosi un po' di sollievo alla sua pelle calda e leggermente sudata. Fu allora che sentì un pianto disperato che ormai era diventato inconfondibile, l'avrebbe riconosciuto tra mille e si meravigliò con se stesso quando realizzò che ormai non gli dava nemmeno fastidio. Ad un tratto capì che suo figlio sarebbe cresciuto molto diversamente da lui, e non gli dispiaceva per nulla. Troppo severi i metodi sayan per quel debole pianeta, Trunks non sarebbe stato allontanato da sua madre ancora in tenera età, non sarebbe cresciuto con sentimenti di odio e disprezzo, tra l'altro Bulma non glielo avrebbe permesso.

 

Ridi solo delle sconfitte altrui, rallegrati solo del nemico appena abbattuto, combatti sempre come se fosse l'ultima volta che lo stai facendo. Morire sul campo di battaglia sarebbe l'onore più grande che un sayan possa mai ricevere”

 

Le parole di suo padre, ascoltate mille e mille volte durante gli allenamenti, ora rieccheggiavano nella sua testa, e facevano male, ancor più di mille pugni in faccia, più delle umiliazioni subite. Un sayan ridotto in quello stato pietoso e cosi innaturale, era come un leone in gabbia, una gabbia dorata che proprio non riusciva a distruggere e da cui non riusciva ad allontanarsi.

Ad un tratto una scia dorata squarciò quel cielo così tranquillo e vellutato attirando la sua attenzione; quei pochi secondi di luce nel buoi della notte lo fecero sussultare e sorridere allo stesso tempo.

 

Esprimi un desiderio Vegeta, abbiamo appena visto una stella cadente”.

Erano nudi, sul pavimento freddo di quella veranda, mesi prima dell'arrivo di Trunks, e stranamente abbracciati. Lui non si era allontanato da lei dopo un amplesso breve ma passionale che li aveva colti lì durante un inizio caldo d'estate, era infatti rimasto accanto a lei, sul suo seno morbido ed accogliente. Sopra di loro un manto di stelle a che faceva loro da immensa coperta.

 

Sono solo piccoli pezzi di polvere e roccia detti meteoriti, che cadendo nella nostra atmosfera bruciano per attrito, nulla di più”.

 

Dai come sei noioso, esprimi un desiderio, tutto quello che vuoi, però non dirlo ad alta voce, altrimenti non si avvererà mai”.

 

Come poteva un genio come lei, una donna che aveva dedicato tutta la sua vita alla scienza, dire certe sciocchezze? Proprio non capiva, non ce la faceva.

 

Non credo certo a queste stupidaggini, non lo farò mai!”

 

Dicendo cosi si alzò di scatto, lasciando Bulma sola, distesa con il suo corpo perfetto. Lui di desideri ne aveva eccome... diventare super sayan, battere Kakaroth, non innamorarsi di Bulma cosi come invece stava accadendo; si stava trasformando in un essere umano giorno dopo giorno, e questo a lui proprio non andava giù. La sua donna ormai l'aveva capito, sapeva che tutto questo ardore da parte sua sarebbe finito prima o poi, sapeva che sarebbe tornato sui suoi passi allontanandosi da lei, tutto questo lo sapeva, era solo in attesa che quel momento arrivasse.

 

Vado via Bulma, non posso rimanere, non voglio rimanere. Sei abbastanza intelligente da capire il perché, mi conosci, non avrei niente di più da dirti o da spiegarti”.

 

A quelle parole non disse nulla, il cuore in frantumi e gli occhi pieni di pianto misero fine a quel rapporto cosi doloroso ma al tempo stesso pieno d'affetto e comprensione, di parole non dette e mezze verità.

Lei il suo desiderio lo aveva espresso, e lo tenne segreto nel suo cuore come un tesoro nascosto nel fondo di un oceano.

 

Fa che torni da me, non so come, non so quando, ma fa che torni da me.”

 

Quando il ricordo svanì dalla sua mente, guardò nuovamente il cielo, e sorridendo espresse il suo desiderio sussurandolo appena a fior di labbra, come se non volesse farlo sentire a nessuno, e allo stesso tempo ascortarlo per rendersi conto che davvero lo stava facendo. Stava dando ascolto alla sua Bulma facendo qualcosa di terreno, l'ennesima prova del fatto che fosse cambiato:

 

Ancora uno scopo, ancora uno, per svegliarmi la mattina e dare un senso a quelle monotone giornate sulla terra... un motivo per combattere per dare sfogo ai miei istinti sayan, avrei dato qualsiasi cosa per tutto ciò, anche la mia vita... già, anche la mia esistenza”.

 

Sorrise di nuovo, un'altra notte andava via, un'altra alba a breve sarebbe arrivata.

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Capitolo 3
*** Lui poteva tutto ***


In questa notte lascio che sia il buio a cullarmi con il suo silenzio e le stelle a ricordarmi che esiste sempre una luce che brilla e che ci indica il cammino. Chiunque noi siamo...(S.Littleword)

CAPITOLO 3

 

Un'altra notte sveglia, un'altra notte in cui i pensieri più tristi e nostalgici avrebbero fatto da padroni, eppure sapeva dentro di sé che non era davvero il caso di trascorrere altro tempo a rimuginare sempre sulle stesse cose. Non ce la faceva più, il suo cervello aveva bisogno di staccare la spina e proprio per questo non riaccese il PC per rimettersi al lavoro, ormai era troppo tardi, inoltre avrebbe svegliato Trunks che si era riaddormentato da poco.

 

Si alzò dal letto con fare deciso, se proprio non riusciva a dormire non doveva certo rimanere a letto, non aveva assolutamente senso rimanere lì a perder tempo, magari gironzolando per casa avrebbe trovato qualcosa da fare e il sonno sarebbe poi arrivato naturalmente senza problemi. Ultimanente la notte era cosi lunga, nei primi tempi Trunks la sfiniva cosi tanto che riusciva a dormire praticamente ovunque, ma ora le sue poppate erano regolari cosi come le sue ore di sonno, quindi le sue preoccupazioni cominciavano a diminuire.

 

Pensando a tutto ciò uscì dalla sua camera facendo attenzione a non fare nemmeno il minimo movimento che potesse creare rumore per la casa, socchiudendo la sua porta cosi accuratamente da fare invidia anche al più esperto dei ladri; provò tanta soddisfazione nell'esserci riuscita e tirò un sospiro di sollievo lento e profondo, riuscendo finalmente a calmarsi.

Si diresse verso il lungo corridoio del piano superiore, restando colpita da quante stupende sfumature riuscisse a fare la luna contro le enormi vetrate di casa sua, quella fioca luce riusciva davvero a rilassarla e ad ammansire i pensieri più tristi che proprio non volevano saperne di risparmiare la sua povera mente.

 

Ad un tratto eccola lì, quella porta, la sua porta...

La guardò come se non lo avesse mai fatto in vita sua, come se non conoscesse quel luogo della sua immensa casa, e lo fece per vari e interminabili minuti. Quella stanza rimasta vuota per mesi, quelle quattro mura che aveva odiato dopo la sua partenza, erano tornate vive ancora una volta avvolte dalla presenza del sayan.

Non riusciva a credere che lui fosse lì dentro, che magari nel suo letto ora stesse dormendo coperto dalla stessa luce lunare che intorno a lei avvolgeva i quadri e le pareti del corridoio. Si chiedeva cosa stesse facendo o pensando, e cercava di convincersi che poi dopo tutto non doveva interessarle più di tanto, ma sapeva bene che non era cosi, e come avrebbe potuto?

 

Che sforzo sovraumano aveva compiuto ogni giorno per non stargli vicino o chiedergli come trascorreva le sue ore dopo gli allenamenti; il cuore e la mente nel solito gioco della vita, orgoglio e amore che si sfidavano ogni momento in cui non era al lavoro o con il piccolo Trunks. Lo invidiava cosi tanto a volte da volerlo prendere a schiaffi e chiedergli come facesse ad essere cosi indifferente e distaccato, voleva imparare da lui, ma poi si ricordò che tutto ciò derivava da anni di lotte distruzioni, nel nome di uno smisurato orgoglio e sete di potere che lei cosi debole e umana non avrebbe mai potuto capire.

 

Quella notte però proprio non ce la faceva... era diventata all'improvviso debole, e la sua testa si arrese al battito accellerato del suo cuore che si faceva sempre più insistente mentre con la mano sfiorava quella porta come se stesse accarezzando il più caro degli oggetti. Appoggiò la guancia sinistra su di essa e attese qualche minuto, come se quel gesto le bastasse per dimenticare la voglia che aveva di guardarlo negli occhi e potergli parlare come una volta, quando aveva abbassato finalmente le sue difese, e lei gli raccontava della sua vita, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

 

Non ce la faceva più, il cuore vinse, la sua testa per una volta avrebbe dovuto ammettere la sconfitta e lasciare perdere, almeno per quella notte...

Aprì lentamente la porta con la stessa delicatezza con la quale aveva socchiuso la sua pochi minuti prima, ma questa volta non produsse lo stesso effetto; aprendosi aveva prodotto un rumore degno di un film dell'orrore, un cigolio fastidioso che la indusse istintivamente a lasciar perdere e a rinunciare, ma ormai era troppo tardi, non poteva certo tornare indietro, avrebbe fatto la figura della stupida ed era l'ultima cosa che voleva in quel momento.

 

Era li' appoggiato con una spalla verso lo stipite dell'enorme finestra che dava sulla veranda, non si mosse di una virgola; lo faceva sempre, soprattutto se era perso nei suoi pensieri, tutto ciò che lo circondava non aveva senso, c'erano solo la sua mente e i suoi ricordi.

Era stupendo, non era cambiato per nulla, anzi... tornato da quel viaggio nello spazio era diventato più affascinante e irrobustito, era un super sayan dopo tutto, non doveva meravigliarsi più di tanto.

 

Ancora quella luna cosi complice e cosi cattiva da dargli un aspetto più interessante, come avrebbe voluto abbracciarlo e perdersi tra le sue mani, ma non poteva farlo, non dopo l'abbandono subito ed un ritorno che l'aveva lasciata di stucco senza darle un minimo di spiegazione che non avesse a che fare almeno per una volta con Kakaroth e la sua vendetta personale.

 

Non doveva cedere, era già tanto essere entrata in quella stanza e lasciar vincere il suo cuore invece che la sua mente, non doveva cedere ancora di più. Si era sicuramente accorta di lei, a parte il rumore della porta, la sua forza spirituale seppur banale e assolutamente confondibile tra tutti i terrestri, non poteva passare inosservata a lui che l'aveva posseduta e amata più volte durante la sua breve permanenza sulla terra.

 

Richiuse la porta, ormai il non far rumore non aveva più senso, quindi sperava in una sua anche minima reazione, che naturalmente non arrivò, come sempre dopo tutto. Sorrise tra sé pensando che non era cambiato, forse quella che era cambiata era lei, ed ora che ce lo aveva davanti agli occhi, non ne era poi cosi convinta. Per giorni aveva immaginato quella scena, la sua reazione o quella di Vegeta, ed ora a mala pena riusciva a muoversi mentre le parole non uscivano dalla sua bocca cosi serrata da sembrare innaturale.

 

Che idea le era venuta di andare da lui anche solo per vederlo? Si sentiva come in trappola, non riusciva a prevedere le sue mosse, e la cosa peggiore era che non avrebbe avuto la forza di controbbattere nel caso in cui lui avesse voluto cominciare un qualsiasi tipo di discorso sensato; i suoi piedi erano legati al suolo, mentre la sua mente avrebbe voluto essere ovunque tranne che in quel posto...

 

Hai sofferto”?

 

Ruppe lui il silenzio di quella notte, finalmente di nuovo la sua voce cosi calda e rude allo stesso tempo, che le procurò una sensazione di calore allo stomaco che non sentiva giusto da quella sua ultima volta con lui. Come aveva potuto farle quella domanda, non era proprio da lui chiedere in quel modo cosi gentile senza i suoi soliti modi pretenziosi, senza quell'arroganza che lo differenziava da tutti gli altri esseri umani. Come aveva potuto toccare un tasto cosi dolente e ancora sanguinante, come aveva potuto...

Cosa avrebbe potuto dirgli senza sembrare melensa o noiosa? Come fargli capire la sofferenza di ogni giorno, ogni volta che apriva gli occhi e trovava quel letto cosi vuoto, senza quelle braccia che reclamavano il suo corpo.

 

Accudire un bambino senza suo padre, scrutare il cielo ogni volta solo per sentirlo vicino al suo cuore e morire ad ogni tramonto aspettandolo invano dietro una finestra che aveva accolto ogni suo minimo sospiro.

Cosa ne sapeva lui?

Non poteva neanche lontanamente immaginare tutti i giorni trascorsi tristemente e il dolore di aver perso per sempre un uomo che in tutta la sua vita non avrebbe mai più ritrovato tranne che nello sguardo di suo figlio. Lui che come casa aveva un universo intero, non avrebbe mai compreso lei che si ritrovava circondata da stanze e luoghi che le ricordavano liti, discussioni e amore, tutto l'amore che si erano scambiati ogni notte dal loro primo bacio. Come avrebbe potuto capire o comprendere? No, non avrebbe potuto...

 

Ogni giorno Vegeta, ogni singolo giorno in cui aprivo gli occhi, tu eri sempre presente nel mio cuore e nella mia anima”.

 

Poche parole in confronto a tutto quello che avrebbe voluto dirgli, ma dentro di sé sapeva che in qualche modo lui avesse compreso quella frase più di quanto non volesse far intendere. Vegeta trasalì, girò il capo dal lato opposto mentre Bulma si faceva sempre più vicina a lui, non per toccarlo o baciarlo come aveva sempre fatto, ma solo per osservare meglio tutte le espressioni del suo viso che ormai conosceva alla perfezione.

 

Ad un tratto le tornò in mente Goku, il suo migliore amico e non potè fare a meno di versare qualche lacrima, facendo attenzione che non si sentisse quel pianto sommesso nel silenzio della stanza.

Come potevano essere entrambi sayan ed essere cosi diversi?

Uno ingenuo da sembrare un bambino innocente, mentre l'altro cosi duro e orgoglioso da non riuscire a farsene una ragione...

Dio come le mancava il suo migliore amico, mancava a tutti è vero, ma a lei che lo aveva sempre aiutato e sostenuto mancava come l'aria che respirava. Quel sorriso l'aiutava ad andare avanti ogni qual volta aveva voglia di distrarsi e non pensare alla sua immensa solitudine, e il solo pensiero di non vederlo mai più era per lei ogni volta come una pugnalata al cuore.

 

Sai devo molto a Vegeta, grazie a lui ho scoperto le mie origini e il pianeta da cui provengo. E' stato anche grazie a lui se sono riuscito a battere Freezer su Namecc; il suo incoraggiamento e la voglia di vendicare la mia stirpe, mi hanno dato la forza necessaria”

 

Ricordava come se fosse ieri quel giorno sui monti Paoz, quando aveva una gran voglia di sfogarsi con qualcuno, e quel qualcuno era proprio lui, Goku, l'unico che la conoscesse come nessuno mai aveva fatto, l'unico che conosceva quel carattere forte e i suoi famosi colpi di testa.

 

Sai sei cambiata molto, Bulma, Sei più matura, calma e composta, non lo sei mai stata prima d'ora”.

 

Rideva di gusto dicendo quelle parole, sempre con il suo solito atteggiamento infantile,

 

Sarà colpa di questo furfante?”

 

Dicendo cosi sollevò suo figlio che rideva felice tra le sue braccia forti e protettive, braccia che Trunks non avrebbe mai più provato.

 

Sei madre ormai amica mia, ci sarà lui a proteggerti e a farti sempre compagnia, fidati di me, questo piccolo sayan diventerà qualcuno. Un giorno ricorderai le mie parole e sorriderai”.

 

Si sbagliava e tanto, non sorrideva ricordando quelle sue parole, piangeva e si disperava.

 

Comunque Bulma, penso che Vegeta non avrebbe mai potuto occuparsi di te e di Trunks al meglio, se prima non fosse riuscito a superare i suoi limiti e a ricucire il suo orgoglio ferito. Dagli tempo, ritornerà e sarà anche più forte di prima.

Sono io quello che deve preoccuparsi amica mia, lui tornerà anche per vendicarsi di me”.

 

Continuava a ridere, e lei con lui, l'unico che sapeva farla felice in quei momenti di tristezza, l'unico amico a cui non avrebbe mai voluto rinunciare.

 

Che destino crudele era stato il suo...

 

Appoggiata al lato opposto della finestra si asciugò le lacrime con il dorso della mano, e rivolse lo sguardo a quella fase lunare che assomigliava tanto ad un sorriso, il sorriso che avrebbe tanto voluto ritrovare lei nella sua vita. Non parlò più, era in trepidante attesa che lui potesse ancora rivolgerle la parola, farle una domanda, anche solo un sospiro, si accontentava di ogni singola maledetta briciola di considerazione, era lì ormai e doveva dare un senso a quella serata.

 

Non distoglieva gli occhi dal cielo, dal suo ritorno sulla terra non le aveva regalato nemmeno un piccolo gesto d'affetto o uno sguardo nei suoi confronti... non aveva notato il suo corpo cambiato dopo la gravidanza, i suoi capelli lisci e più corti rispetto a quando l'aveva lasciata, e non aveva potuto constatare quanto fosse maturata in quei mesi. Doveva essere stato uno schock per lui sapere che Goku era morto, lo aveva capito dal suo sguardo e dalla delusione che traspariva da ogni fibra del suo corpo; quel giorno non infierì con domande stupide o curiosità su dove avesse trascorso tutto quel tempo senza di lei. Sapere di essere diventato padre non doveva essere stato piacevole per lui che a mala pena sapeva cosa significasse la parole amore, come avrebbe potuto dedicare le sue attenzioni ad un neonato?

Fu allora che le venne in mente di rompere nuovamente quel silenzio irreale facendogli una domanda che avrebbe sempre voluto fargli.

 

Pensi che il nostro Trunks potrà diventare come voi? Beh si... forte e valoroso intendo”.

 

Socchiuse gli occhi, pensando a come avrebbe potuto rispondere a quella domanda.

Lui che solo dopo pochi mesi di vita era stato allontanato da sua madre per ricevere un'educazione spartana e severa, violenta e senza la stima di nessuno, figuriamoci l'amore.

 

Ridi solo delle sconfitte altrui, rallegrati solo del nemico appena abbattuto, combatti sempre come se fosse l'ultima volta che lo stai facendo.

Morire sul campo di battaglia sarebbe l'onore più grande che un sayan possa mai ricevere”

 

 

Era questa la lezione di vita che voleva impartire a suo figlio? Era ciò per cui voleva essere ricordato da quello che un giorno sarebbe diventato un guerriero forte e valoroso?

Si perché Trunks lo sarebbe sicuramente diventato, lo capì dal primo giorno in cui lo vide e sentì la sua aura mista ma già cosi ben definita.

Sarebbe diventato qualcuno un giorno, ne era certo, il dilemma era se lui, il principe dei sayan, sarebbe stato con il ragazzo durante i suoi allenamenti, o durante le sue cadute in battaglia.

Lo avrebbe incoraggiato ed asciugato le lacrime di tutte le delusioni che lo attendevano o ne sarebbe stato la causa?

Cosa avrebbe dovuto fare?

Non riusciva a trovare risposta, non aveva riflettuto abbastanza a riguardo, e la sua mente era sempre più confusa.

 

Lo diventerà senza ombra di dubbio”.

 

Era tutto ciò che era riuscito a dire, era poco lo sapeva, ma almeno era riuscito ad essere esauriente.

Bulma si accontentò e rasserenandosi, pensava che per quella notte potesse ritenersi soddisfatta del suo incontro con Vegeta, e proprio nel momento in cui fece per andarsene, fu lui ad interromperla.

 

Non sarò mai un buon padre e tu questo lo sai”.

 

Un'ammissione di colpa, un pensiero sincero e liberatorio che la ragazza non si sarebbe mai aspettata di ricevere. Commossa rispose a quella frase girandosi leggermente per cercare quanto meno il suo sguardo, ma non fu possibile.

 

Sarai pur sempre un padre e lo sarai per l'eternità. Avrà molto da imparare, e questo tu lo sai. Avrà un mentore ineguagliabile, perchè sei pur sempre il principe dei sayan, e sono sicura che non ti deluderà, avrai un degno erede, per sempre dalla tua parte”.

 

Richiuse la finestra lasciandolo solo con i suoi infiniti pensieri, e ritornò in camera da suo figlio.

Lui dal suo canto, non staccò lo sguardo dal cielo, rilassò le braccia portandole lungo i fianchi e sospirò malinconico. Era il principe dei sayan, la sua Bulma aveva ragione, aveva il dovere di prendersi le sue responsabilità e crescere quel figlio senza rinunciare al suo orgoglio e al suo modo di essere.

Poteva farcela, giorno dopo giorno ci sarebbe riuscito, ma cos'era allora quella sensazione di sconfitta che bruciava in petto e non lo lasciava riposare nemmeno dopo ore di estenuanti allenamenti?

Doveva mettere fine a quel giorno infinito, l'alba a breve sarebbe arrivata e con lei nuovi dilemmi da affrontare, poco alla volta ce l'avrebbe fatta, lui poteva tutto, doveva solo volerlo.

 

Lui poteva tutto...

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Capitolo 4
*** L'inizio della fine ***


L'avversità restituisce agli uomini tutte le virtù che la prosperità toglie loro.

(E.Delocroix)

 

CAPITOLO 4

 

La scrivania era sempre piena di libri che giacevano uno accanto all'altro, dai manuali di meccanica alla fisica quantistica, tutto aveva un ordine preciso; lei sapeva quali le sarebbero stati indispensabili per il suo lavoro, inoltre sarebbe stato impossibile tenere a mente tutte quelle nozioni, anche per una scienziata preparata come lei.

 

Suo padre era più istintivo nel suo lavoro, molto era dettato dall'impulso e dalle idee che saltavano fuori dalla sua mente quasi per caso, lei invece era molto più scrupolosa e attenta, preferiva perder tempo su quei manuali ormai logori, piuttosto che sbagliare e iniziare il lavoro dal principio. Molte delle sue invenzioni poi erano state create per soddisfare gli allenamenti di Vegeta e non poteva proprio permettersi che le sue macchine potessero saltare in aria da un momento all'altro solo ed esclusivamente per un banale calcolo matematico; giammai avrebbe voluto che si sfinisse con tutte quelle ore passate nella stanza gravitazionale, figuriamoci fargli del male a causa della sua negligenza.

 

Per fortuna nel suo laboratorio c'era sempre suo padre, un uomo talmente buono e altruista da poter sempre fare affidamento su di lui; aveva aiutato molto sua figlia nel lavoro, sia durante la gravidanza che durante i primi mesi di vita di suo nipote Trunks, ed ora che Bulma aveva ripreso i pieni poteri della sua azienda, poteva finalmente rilassarsi e supervisionare tutti i progetti che la sua mente geniale portava a termine. Era anche quella una grande dimostrazione di affetto, il fatto di non averla mai giudicata riguardo la sua vita sentimentale, ed aver aiutato Vegeta sin dal suo primo giorno nella loro casa, erano prove schiaccianti del suo amore verso la sua famiglia, e Bulma lo sapeva bene.

 

Amava quei momenti nel suo laboratorio, si lavorava duramente è vero, ma quando le proprie passioni si potevano condividere con le persone care, la vita acquistava tutto un altro sapore, e lei di questo era grata alla vita.

In quel momento le mani scorrevano veloci sulla tastiera del PC, mentre il signor Brief controllava per l'ennesima volta un progetto cartaceo che Bulma aveva disegnato solo qualche giorno prima.

 

Papà non c'e' bisogno che tu ti stanchi ulteriormente, va tutto bene, ormai il progetto è concluso, dalla prossima settimana comincerò a realizzarlo”.

 

Va bene cara, mi fido. E' solo che se non faccio qualcosa mi sento inutile, tu sei molto più sveglia e attenta di me, non c'e' che dire”.

 

Inspirò lentamente una boccata di fumo dalla sua immancabile sigaretta, e guardò sua figlia con uno sguardo colmo di orgoglio e affetto, estasiasto dal fatto che avesse avuto un'erede cosi degna di portare avanti la Capsule Coorporation; lei con il suo dottorato in bionica applicata avrebbe rivoluzionato la società migliorando la vita di milioni di persone, sarebbe diventata una delle donne più influenti al mondo, le sue invenzioni sarebbero state le migliori in assoluto.

 

Dai papà, ho imparato dal migliore!”

 

 

Si girò lentamente sulla sua sedia d'ufficio per guardarlo negli occhi e ringraziarlo per quel complimento cosi inaspettato ma tanto gradito; suo padre era davvero un uomo impagabile, non avrebbe potuto chiedere di meglio dalla vita, era anche grazie a lui se era diventata una donna forte e matura.

 

Per fortuna il loro rapporto era solido e basato sulla fiducia reciproca, loro ci sarebbero stati sempre l'uno per l'altra, ed era questo il tipo di rapporto che Bulma voleva instaurare con il suo Trunks, sentiva che sarebbe stata quella la strada migliore da percorrere con suo figlio, e nonostante le difficoltà ce l'avrebbero fatta.

Gli sorrise dolcemente e gli strizzò un occhio in segno d'affetto, ma se ne pentì quasi subito tornando con lo sguardo nuovamente allo schermo del suo PC.

 

Avrebbe voluto lasciare tutto ed abbracciarlo con foga cosi come faceva da piccola quando tornava tardi dal lavoro e la sua mancanza l'aveva fatta star male per un'intera giornata; era lui l'uomo a cui voleva ispirarsi, non solo nel lavoro, ma anche nella vita e nei sentimenti. Maledetto orgoglio... era un'adulta è vero, ma da quando in qua esisteva un'età per smettere di abbracciare il proprio padre?

 

Con sua madre lo faceva ancora e non se ne era mai vergognata; forse da quando era diventata madre, il suo senso del pudore glielo impediva o forse era solo troppo presa dal lavoro e dai suoi problemi. I sentimenti verso Vegeta non la lasciavano mai in pace e senza accorgersene, la distraevano dai suoi impegni e dai suoi affetti, proprio come era successo in quel momento con suo padre.

Avrebbe mai avuto una solida routine e una famiglia come la sua?

Erano tante le domande che ormai vagavano da mesi senza uno straccio di risposta, e poi le ritornarono alla mente le parole di Vegeta di quella stessa notte...

 

Hai sofferto”?

 

Certo che aveva sofferto, ogni giorno che aveva trascorso senza lui al suo fianco.

 

Non sarò mia un buon padre e tu questo lo sai bene”.

 

Poteva essere pur sempre un padre, a modo suo ce l'avrebbe fatta, perchè dover rinunciare a priori a qualcosa di cui non si sa ancora nulla?

Anche lei era diventata madre all'improvviso, e senza l'aiuto di un marito riusciva perfettamente a gestire la situazione, ce l'avrebbe fatta anche il suo uomo.

Presa da tutti i suoi pensieri, la voce alla radio, che di solito le faceva compagnia mentre lavorava, era diventata un sottofondo monotono e noioso; ad un tratto però qualcosa la fece sussultare, le bloccò le dita sulla testiera e riuscì ad interrompere il flusso dei pensieri che ormai avevano tempestato la sua testa.

 

Gentili ascoltatori, interrompiamo momentaneamente le trasmissioni per informarvi che qualche minuto fa alcuni malviventi ancora ignoti alle forze dell'ordine, hanno distrutto alcune abitazioni e attività commerciali nella vicina Città dell'Ovest. Molti sono i morti e alcuni i feriti.

Dei testimoni oculari hanno descritto i responsabili di questa storia come dei ragazzi giovani e apparentemente innocui, ma che al momento opportuno, hanno sfoderato una forza ed una violenza inaudita.

Dopo aver compiuto questi atti di efferata follia, sono scappati senza lasciare traccia.

Si consiglia agli abitanti residenti nella zona, di non lasciare le proprie abitazioni se non strettamente necessario.

Vi terremo informati, grazie per la cortese attenzione”.

 

Il panico si era nuovamente risvegliato nei loro occhi, Bulma e suo padre immobili si guardavano intensamente come a sperare in una risposta o quanto meno ad una spiegazione.

Come potevano due ragazzi apparentemente innocui a dare vita ad una violenza cosi inutile e senza un valido motivo?

 

Molti sono i morti e alcuni i feriti. Abitazioni e attività commerciali distrutte...

 

Cosa stava succedendo? Cosa gli aveva portati ad uccidere?

 

Preso dalla tensione, suo padre gettò la sigaretta precedente ormai terminata per accenderne un'altra, mentre Bulma guardava l'orologio appeso alla parete, come se quel gesto potesse aiutarla a capire qualcosa di più riguardo quella terribile vicenda.

Erano le ore 10 e 30 del dodici di Maggio, un giorno qualunque, un giorno che non le ricordava nulla di particolare.

Guardò nuovamente il padre in cerca di un consiglio, come se le sue parole potessero calmarla o darle un minimo di spiegazione.

Lui la guardò di rimando e non fiatò, facendole capire palesemente che non riusciva proprio a spiegarsi cosa avesse portato questi due ragazzi a compiere un'efferatezza simile.

Il sesto senso della ragazza ormai era attivo più che mai; ne aveva passate di tutti i colori con Goku ed i suoi amici, ormai era abituata a tutto, e non si sarebbe meravigliata poi tanto se quell'episodio fosse stato solo l'inizio di una nuova minaccia per la terra.

Come dimenticare poi il sayan che ospitava a casa sua, il padre di suo figlio, colui che solo qualche anno prima avrebbe potuto conquistare il pianeta terra se non ci fosse stato un eroe come Goku a tenergli testa.

Ogni volta che ci pensava non riusciva proprio a capire cosa avesse potuto spingerlo tra le sue braccia, ancora non lo aveva capito.

 

Bulma, credo proprio che sia meglio non uscire di casa, vado subito ad avvertire tua madre; se vuoi continua pure a lavorare, sempre che tu ci riesca”.

 

Papà cosa pensi che sia successo”?

 

Non ne ho idea Bulma, per ora possiamo solo aspettare sperando non sia nulla di grave”.

 

Va bene papà, a dopo allora”.

 

Uscì dal laboratorio, era triste e pensieroso, aveva capito che c'era qualcosa che non andava; troppa violenza per essere opera anche del più malvagio tra i delinquenti.

Bulma rimase seduta a lungo vicino alla sua scrivania e non si mosse per un bel po' di tempo; aveva paura che stesse accadendo qualcosa di brutto, la sua città minacciata da qualcuno che ancora non aveva un nome né tanto meno un motivo per causare tutto quel dolore.

Quando ormai comprese che il suo rimuginare non avrebbe portato a nulla, si alzò, e dopo aver spento il computer, si diresse verso la sua camera dove avrebbe riabbracciato Trunks. Le telecamere di sorveglianza, montate nella sua stanza, le permettevano di vedere suo figlio anche mentre lavorava, quindi già sapeva che stava dormendo ancora, ma l'angoscia di quel momento l'aveva convinta ad andare da lui e stringerlo tra le sue braccia.

Era diventato come una sorta di calmante, suo figlio era divenuto una protezione da tutti i pensieri e le giornate buie che aveva avuto subito dopo la sua nascita; bastava stringerlo al suo cuore per sentirsi rilassata e completa, una sensazione nuova mai provata prima, eppure non sapeva più farne a meno.

 

Sei madre ormai amica mia, ci sarà lui a proteggerti e a farti sempre compagnia, fidati di me, questo piccolo sayan diventerà qualcuno. Un giorno ricorderai le mie parole e sorriderai”.

 

Di nuovo le sue parole, le parole del suo caro Goku, possibile che in quel periodo le venisse alla mente sempre lui? Le mancava cosi tanto da ripetere all'infinito nella sua testa le ultime frasi che le aveva detto. Era come un tarlo, un chiodo fisso, una persona incancellabile dal suo cuore e dalla sua testa che spesso le tornava a fare compagnia.

 

Mentre si avvicinava a passi sempre più veloci alla sua camera, non potè fare a meno di soffermarsi dinanzi alla stanza di Vegeta; aveva lasciato la porta socchiusa, di solito non lo faceva mai, preferiva chiuderla del tutto e a volte anche molto rumorosamente. Presa dalla curiosità, aprì la porta per controllare che ci fosse, ma non era lì, e non ne era affatto meravigliata.

 

Riprese a camminare avvicinandosi sempre di più alla sua camera, lentamente aprì la porta per non svegliare Trunks e già il battito del suo cuore cominciava a calmarsi cosi come l'ansia che diminuiva dastricamente. Prese il bambino dalla sua culla, dormiva ancora, ma al contatto con la madre aprì i suoi bellissimi occhi blu e con la sua manima paffuta le cercò il viso accarezzandolo, era cosi bello da non sembrare vero. Non era solo orgoglio materno, era la pura realtà, era un neonato con una bellezza rara, fuori dal normale, che cominciava già a riconoscere il tocco della madre e dei suoi nonni; aveva un'intelligenza innata e lo capiva da come guardava tutto davanti a sé e lo esplorava, non solo portandolo alla bocca, ma anche osservandolo e rigirandoselo tra le sua mani curiose.

 

Le prime sillabe, le prime pappe e i primi abbracci, non voleva perdere nulla di tutto questo, doveva essere sempre presente per lui, almeno lei doveva esserci, sempre e comunque...

 

Piccolo mio ieri ho parlato con tuo padre, chissà che non voglia farci un regalo rimanendo qui con noi”!

 

Quelle parole, dette ad un figlio di pochi mesi, non potevano essere assolutamente comprese, eppure le pronunciò ad alta voce e con un sorriso sulle labbra, come a convincersi che fosse vero, che il breve discorso fatto quella stessa notte potesse regalarle la famiglia che aveva sempre voluto.

Non potè fare a meno però di pensare a ciò che aveva ascoltato qualche minuto prima, e l'angoscia ritornò di nuovo a colpire il suo povero cuore, tornando a battere più forte; non lasciò Trunks nella sua culla, lo tenne ancora stretto a sé riempiendolo di baci e carezze.

Nel corridoio dei passi si facevano sempre più veloci e concitati, il suo cuore ormai andava a ruota libera; quella che prima era una sensazione, ora stava diventando certezza con il passare del tempo.

 

Bulma devo assolutamente parlarti”!

 

Cari e pazienti lettori, vi ringrazio come sempre per la vostra gentilezza e le vostre opinioni sempre più gradite. Questo capitolo come vedrete è un po' più lungo rispetto agli altri, ma quando sono ispirata non smetto più di scrivere...

Il manga come sapete, ci parla della storia di Future Trunks a grandi linee, perciò voglio descrivere nei particolari i momenti principali, dando rilievo ai sentimenti dei protagonisti, cosa a cui tengo particolarmente.

Fatemi sapere come sempre cosa ne pensate e buona lettura.

Ancora grazie mille.

Reina.

Una frase sola, detta tutta d'un fiato, cambiò per sempre la sua vita e quella delle persone a lei più care.

 

Era ormai arrivato l'inizio della fine...

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Capitolo 5
*** Chiarimenti e scelte difficili ***


Cari e pazienti lettori, vi ringrazio come sempre per la vostra gentilezza e le vostre opinioni sempre più gradite. Questo capitolo come vedrete è un po' più lungo rispetto agli altri, ma quando sono ispirata non smetto più di scrivere...

Il manga come sapete, ci parla della storia di Future Trunks a grandi linee, perciò voglio descrivere nei particolari i momenti principali, dando rilievo ai sentimenti dei protagonisti, cosa a cui tengo particolarmente.

Fatemi sapere come sempre cosa ne pensate e buona lettura.

Ancora grazie mille.

Reina.

CAPITOLO 5

 

Aiuta un uomo contro la sua volontà e sarà come se lo ucidessi”

(O. Flacco)

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Nel corridoio dei passi si facevano sempre più veloci e concitati, il suo cuore ormai andava a ruota libera; quella che prima era una sensazione, ora col passare del tempo diventava una certezza.

 

Bulma devo assolutamente parlarti”!

 

Suo padre aveva l'aria preoccupata e ciò era un male, soprattutto per una persona che aveva sempre affrontato tutto con il sorriso sulle labbra ed un latente ottimismo; ai suoi occhi nulla era impossibile, al massimo solo un po' piu difficile da affrontare, tutto si sarebbe risolto prima o poi.

 

Hai ascoltato le novità via radio”?

 

Non lo aveva fatto perchè era presa dal suo bambino, e poi sperava che la cosa potesse finire presto con l'arresto dei due giovani che avevano causato tutto quel dolore e riprendere ciò che aveva lasciato in laboratorio; come quando ascoltando una brutta notizia al telegiornale, il giorno dopo ti rendi conto che è tutto finito, perchè i responsabili sono stati consegnati alla giustizia.

In quel caso c'era poco da sperare nel normale regolamento civico della Città dell'Ovest...

 

Stanotte c'e' stata una violenta esplosione molto lontano da qui, sulle montagne della Città del Nord; lì la temperatura è ancora molto fredda, durante la notte riesce ad abbassarsi anche di molti gradi sotto lo zero, non credo quindi che questa esplosione possa essere avvenuta spontaneamente. Eppure pare che questo incidente non abbia causato feriti o vittime”.

Pensi che anche in questo caso c'entrino i due ragazzi di cui si parla da stamattina?”

Non lo so Bulma eppure ho uno strano presentimento”.

Spiegati meglio papà, non riesco davvero a seguirti. Come può un'esplosione avvenuta a molti chilometri di distanza da qui avere a che fare con la follia omicida dei due ragazzi di stamattina”?

 

Il dott. Brief era pensieroso, cupo e preso dal panico; non riusciva a spiegare quella sensazione di sconforto che gli aveva preso l'anima subito dopo la notizia di quell'esplosione, eppure ora che i pensieri e i collegamenti mentali si facevano sempre più chiari, riusciva a dare un nome alla situazione che si era venuta a creare nel giro di sole ventiquattro ore.

Si sedette sulla sedia a dondolo dove Bulma di solito si riposava dopo aver fatto addormentare Trunks; tolse gli occhiali, massaggiò i suoi occhi stanchi e appongiando le mani sulle ginicchia ossute, pronunciò una frase piena di sconforto e tanta tristezza:

 

Il dott. Gelo figliola ti dice niente”?

 

 

 

Molto lontano dalla città dell'Ovest. lì dove pochi e prescelti umani avevano osato mettere piede, un guerriero namecciano discuteva animatamente con la più grande delle Divinità, colui il quale osservando le vite degli umani, cercava in qualche modo di governare con saggezza, mantenendo l'ordine naturale degli avvenumenti.

Quel posto inviolabile colmo di pace e serenità, stava per diventare il luogo di un evento unico, capace di sbalordire anche le menti più razionali, un evento utile a salvare la vita di milioni di persone innocenti.

 

Junior aveva capito che qualcosa non andava in quella faccenda, aveva intuito che qualcosa di grave stava per abbattersi sull'intera umanità rivoluzionando per sempre la vita dei terrestri, e anche se proveniva da un altro pianeta, ormai la Terra era diventato il suo pianata d'adozione, non poteva dimenticare la gente che aveva conosciuto ed imparato a rispettare. Primo fra tutti c'era Goku, suo nemico giurato, colui che aveva osato infliggergli una sonora sconfitta molti anni prima; voleva vendicarsi della morte di suo padre ma non ci riuscì.

 

Quel sayan era troppo forte e valoroso anche per lui che aveva speso tutti gli anni della sua vita in continui ed estenuanti allenamenti, ma non solo; gli aveva risparmiato la vita sperando in una sua redenzione che poi effettivamente avvenne qualche tempo dopo, quando la sete di vendetta e vanagloria cominciavano lentamente a scomparire dalla sua mente. Anche ora che non c'era più, lo ricordava sempre con onore e rispetto, il primo che aveva imparato ad apprezzare, nonostante le sue origini aliene ed il suo carattere incline alla solitudine e ad una vena di crudeltà latente.

 

Il più importante di tutti però era quel sayan mezzosangue di suo figlio Gohan, suo allievo nonché suo migliore amico, colui il quale gli aveva fatto provare l'ebrezza di essere padre, adottivo si intende, ma pur sempre un padre. Gli aveva impartito i primi rudimenti della guerra e della lotta, la freddezza verso il nemico e la forza di volontà che tutto poteva; Gohan dal suo canto, gli aveva fatto capire cosa fosse l'amore verso le persone care, l'affetto, il rispetto e la gentilezza, tutti sentimenti che prima di quel momento Junior non aveva mai compreso. Aveva dato la sua vita per difendre il suo piccolo allievo all'arrivo di Vegeta e Nappa sulla terra, e anche se era difficile ammetterlo, quel bambino aveva un posto speciale nel suo cuore di duro guerriero.

 

Tutto ciò portava Junior al palazzo del Supremo, era in cerca di spiegazioni, e se avesse potuto dare una mano in qualche modo, non si sarebbe tirato indietro.

Non dimenticava le sue origini, era un combattente valoroso, le battaglie più dure lo eccitavano, e per questo motivo non era poi molto lontano dalla razza sayan.

 

C'é una nuova minaccia per la terra Junior. Penso proprio che tu l'abbia intuito, non vedo altra spiegazione al tuo arrivo nel mio palazzo”:

 

Junior lo ascoltava attento, non era di molte parole, voleva sapere tutto riguardo quella storia, poi molto probabilmente si sarebbe pronunciato.

 

Non sono terrestri, né tanto meno alieni. La cosa peggiore è che sono cyborg, macchine da combattimento create da un essere umano mosso solo da sete di vendetta e risentimento”.

 

Junior si fece più attento, conosceva quella sensazione; la vendetta era un sentimento capace di non far ragionare con lucidità, capace di distruggere senza un motivo tutto ciò che poteva contrapporsi al fine ultimo di chi decideva di intraprendere quella strada.

 

Peccato che ormai il motivo di tutto questo dolore ci abbia lasciati qualche tempo fa; tutto questo sangue e tutta questa distruzione avverranno senza un vero e proprio motivo. La malvagità di tutti quegli uomini che cerco ogni giorno di difendere con ogni mezzo, non ha limiti”.

 

Lei mi sta dicendo che tutto ciò sta accadendo solo per una vendetta personale nei confronti di...”

 

Di Goku, si”.

 

Sorrise tra se...

Junior non riusciva proprio a capacitarsi di come quel ragazzo venuto dal lontano pianeta Vegeta, potesse aver dato filo da torcere a tanta gente malvagia e orribile.

Ognuno di quei personaggi voleva vendicarsi di lui, voleva eliminarlo personalmente mosso solo dalla rabbia e dalla frustazione; non sapevano evidentemente che quell'eroe di nome Goku era ormai un lontano ricordo che viveva nel cuore di quanti lo conobbero e lo amarono.

 

Silenzio e dolore, erano questi i sentimenti che dimoravano nella mente di Junior e del Supremo; solo il vento osava far rumore infrangendosi contro le enormi palme che costeggiavano il viale di quel palazzo enorme e al tempo stesso pieno di pace.

 

Chi è il responsabile di tutto questo”?

 

Il supremo respirò lentamente e si rivolse a Junior in modo triste ma al tempo stesso pieno di contegno, avrebbe dovuto dargli delle spiegazioni chiare e concise e cosi fece; lui poteva osservare e sapere tutto, scrutare nel cuore della gente e sapere con precisione le loro future mosse; era un dono divino, che nessuno avrebbe mai potuto conoscere o comprendere, e che a volte pesava anche su quel povero e anziano cuore stanco di cattiverie e di tanta malvagità.

 

Il dottor Gelo è la causa di tutto questo, tu non puoi saperlo ma lui era il capo del reparto scientifico del RED RIBBON, un esercito dedito al saccheggio, alla conquista di tutto e soprattutto delle sette sfere del drago. Fu Goku a sconfiggerlo e a mettere fine ad una nuova minaccia per la terra.”

 

Del Red Ribbon non ne aveva mai sentito parlare, e poi erano avvenimenti accaduti molti anni prima, quando Goku era solo un bambino e Junior non era stato ancora messo al mondo.

 

Capisco...E ora dove si trova questo scienziato da strapazzo”?

 

E' morto. E' stato ammazzato dalle sue stesse creature, eliminato da quei due cyborg di cui ti parlavo”.

 

Junior trasalì...come potevano essere stati tanto crudeli da ammazzare il loro stesso creatore? E poi per quale strano motivo? Erano delle macchine, degli scheletri artificiali che molto probabilmente avrebbero avuto bisogno di lavori di manutenzione, e loro si permettono il lusso di eliminarlo cosi velocemente?

 

So cosa stai pensando Junior. Non sono macchine o comunque non del tutto. Sono stati costruiti su base umana, ed hanno un'energia illimitata. Non avrebbero più avuto bisogno di lui, né di qualunque altro scienziato esistente sulla terra. Una volta attivati, il loro unico scopo è quello di trovare ed eliminare Goku, dopo tutto sono stati creati proprio per questo, tutto ciò che incontrano sul loro cammino non ha importanza, distruggono solo per il puro piacere di farlo.

Questa situazione mi spaventa, peggiora ogni minuto di più, ed io mi sento impotente”:

 

Una soluzione ci sarebbe, ma richiede coraggio. Sappia che sarebbe un gesto irreversibile, nessuno di noi due potrebbe più tornare indietro”.

 

Popo intanto osservava la scena con apprensione, amava il pianeta terra ma ancora di più teneva al Supremo e alla sua vita, pur non conoscendo le reali intenzioni di Junior, aveva intuito che stava per succedre qualcosa di stupefacante, capace di stravolgere le loro vite una volta per tutte.

Junior dal suo canto, era irremovibile e stranamente calmo nonostante le ultime rivelazioni, aveva una sola ed unica carta da giocare e non aveva intenzione di sprecarla; doveva provare il tutto per tutto anche a costo di sacrificare sè stesso e lasciare il mondo senza un nuovo Dio che potesse mantenere quella tanto agognata pace.

Ce l'avrebbe fatta, se lo sentiva, il problema era ottenere ciò per cui ora tanto aspettava una risposta, quella risposta che purtroppo tardava ad arrivare...

 

 

 

Il dottor Gelo figliola ti dice niente”?

 

Certo che le diceva qualcosa, era impossibile non ricordarsi quel nome cosi caratteristico e quella mente geniale, di cui a volte era gelosa.

 

Si papà lo ricordo perfettamente; a dire il vero ricordo anche che era anche presente all'ultimo convegno mondiale della scienza, e pur avendoti notato non ti degnò di molta considerazione. Ho sempre pensato che fosse una persona altezzosa e antipatica”.

Lo è sempre stato è vero, però disponeva di una mente fantastica, progettava creazioni degne di cambiare la storia dell'umanità; se solo avesse pensato al bene comune invece che a lavorare per la Red Ribbon, questo mondo sarebbe migliore, questo è certo”.

 

Mentre diceva queste parole, il tono di voce del dottor Brief si faceva sempre più malinconico e Bulma non riusciva a capirne il motivo. Non era gelosia, suo padre non lo era mai stato e allora perchè tutte quelle parole piene di tristezza?

 

Avrei tanto voluto collaborare con lui, molto probabilmente ci saremmo compensati a vicenda, e tu Bulma saresti stata la ciliegina sulla torta”.

Papà non avevo la minima idea che tu lo considerassi tanto geniale da voler collabare con lui; ho sempre pensato che fosse un folle, nessuno scienziato con un minimo di sale in zucca avrebbe voluto lavorare per quell'esercito di pazzi esaltati”.

Non fraintendere Bulma... avrei tanto voluto fargli cambiare idea e dare vita alle sue creazioni per il bene dell'umanità e non certo per distruzioni senza senso”.

 

Fu allora che nella mente della scienziata si fece tutto più chiaro, aveva intuito che gli incidenti di quella mattina si potevano associare a quel pazzo omicida di uno scienziato, non aveva ancora capito però quale era stato il motivo che aveva portato suo padre a trarre questa conclusione.

 

Il dottor Gelo aveva un laboratorio segreto, che lui nascondeva segretamente proprio tra le gelide montagne della Città del Nord, e nel caso in cui ti stessi chiedendo come faccio a saperlo, il motivo è che me lo confessò lui proprio durante quel famoso convegno mondiale”.

 

Come mai un laboratorio segreto? Cosa mai doveva nasconderci di cosi importante che non potesse essere anche solo notato da altri scienziati come noi”?

 

Non lo so Bulma, davvero non lo so... eppure ricordo perfettamente come se fosse ieri il suo modo di essere cosi altezzoso... non interagiva con noi colleghi, era sempre cosi cupo e pensieroso. Mi rivolse la parola solo per informarmi di un progetto che stava portando a termine e che gli avrebbe portato finalmente ciò che voleva dopo tanti anni di duro lavoro”.

 

Cosa aveva progettato papà”?

 

Mi disse che stava costruendo dei cyborg su base umana, androidi capaci anche di riprodursi sessualmente se ne avessero avuto l'intenzione. Un'idea malsana dato che per raggiungere il suo scopo avrebbe dovuto sacrificare dei poveri ragazzi innocenti”.

 

Ti sarai sbagliato papà, è un'idea folle... No, avrai di sicuro capito male”.

 

Il piccolo Trunks intanto dormiva beatamente tra le braccia di sua madre; quando Bulma se ne accorse lo poggiò prontamente nella sua culla dove avrebbe potuto riposare in tranquillità, ignaro di tutto quello che stava accadendo e del destino che lo attendeva al varco.

 

Bulma spero di avere torto, lo spero tanto, ma siamo sinceri... troppe coincidenze in questa faccenda ed io alle coincidenze non ho mai creduto. Un'esplosione tra le montagne abbondonate della Città del Nord, ragazzi che ribaltano un intero paese provvisti di una forza inimmaginabile; ho paura che quel folle abbia innescato un meccanismo molto pericoloso, dal quale non so proprio come uscirne”.

 

Incredulità, stupore e paura. Tre delle sensazioni più brutte che un essere umano potesse mai provare in vita sua; in lei albergava ancora la speranza che suo padre si fosse sbagliato, ma le coincidenze erano davvero troppe, e lei lo sapeva...

Cosa avrebbe fatto se tutto ciò fosse stato vero?

Avrebbe avvisato tutti i suoi amici per metterli in guardia e poi?

Di solito il primo a cui si rivolgeva in questi casi era Goku, ma in quel momento a chi poteva rivolgersi?

Un'altra ondata di malinconia le pervase l'anima già abbastanza derelitta.

Di nuovo le tornava alla mente il suo pilastro portante, di nuovo le mura della sua anima crollavano sotto il peso della sua assenza.

Fu allora che i pensieri di entrambi gli scienziati furono interrotti da una voce ascoltata di rado ma ormai diventata familiare per gli abitanti di quella casa;

 

Cosa avreste intenzione di fare a rigurado”?

 

Non aveva mai preso decisioni tanto affrettate in vita sua; aveva assistito a guerre, distruzioni, uomini e alieni accecati da sete di vendetta e guerre futili, e tra questi c'era anche Junior.

Era il figlio della sua parte malvagia, l'erede di Al Sataan morto per mano di Goku, e nonostante fosse notevolmente cambiato, ancora non riusciva a capire se poteva davvero fidarsi di lui.

Era sangue del suo sangue dopo tutto e sembrava davvero che gli importasse del pianeta terra cosi come dei suoi abitanti.

Il supremo però era il custode assoluto della pace, l'ultimo responsabile di una qualsiasi tragedia terrena, non poteva permettersi banali sbagli di valutazione.

Essere un Dio era un privilegio difficile da sostenere, soprattutto alla sua età e nelle sue condizioni; era un namecciano, e in quanto tale, era più longevo e resistente rispetto ai comuni mortali, ma tutto quello che aveva dovuto sopportare era troppo, non credeva di reggere a lungo quella situazione cosi precaria e instabile.

Doveva assolutamente capire quale fosse il piano di Junior e metterlo in atto.

 

Cosa intendi dire Junior, sii chiaro”!

 

Lo sarò, ormai la situazione lo richiede. Tu e mio padre eravate un solo essere, perciò ti appartengo. Potremmo fonderci in un unico essere e formare cosi un guerriero talmente forte da poter avere una change contro quei cyborg. Sul pianeta Namecc ho accettato di unirmi a Naiff nella speranza di battere Freezer, e la mia aura combattiva aumentò moltissimo”.

 

Aveva ragione, la cosa avrebbe avuto un senso se lui avesse abbandonato quella sua altissima carica e accettato di diventare un guerriero namecciano a tutti gli effetti.

Mai più responsabilità o pesi morali da sopportare, in cuor suo aspettava questo momento da anni ormai, ma era il Supremo, ed il suo senso di responsabilità aveva sempre avuto la meglio. Poi un lampo lo fece rinvenire da quel sogno fantastico che aveva il sapore della libertà. Se a quel guerriero seppur forte fosse successo qualcosa di grave, le sfere del drago che lui proteggeva tanto gelosamente, sarebbero scomparse con lui...

Mai più desideri da realizzare, nessuna miracolosa resurrezzione in cui sperare, gli umani già uccisi non sarebbero mai più tornati in vita.

 

So cosa state pensando Supremo, ma farò di tutto perchè questo non accada. Saremo invincibili glielo assicuro”.

 

Dovevano essere davvero complementari se uno serbava nel proprio cuore le stesse preoccupazioni dell'altro, e questo bastò a convincerlo.

 

Hai ragione Junior. Alla terra ora non serve un Supremo ma un guerriero che possa difenderli al meglio; questa sarà l'ultima decisione che prenderò come divinità e non me ne pentirò. Useremo il tuo corpo in quanto più giovane e allenato, ma sii prudente te ne prego. La vita di molte persone dipende solo ed esclusivamente da noi, non dobbiamo assolutamente fallire”.

Non la deluderò Supremo, ha preso la decisione migliore. Sarà un onore per me ospitarla nel mio corpo, ci batteremo fino alla fine e se dovessimo fallire, moriremo senza rimpianti. Ora sbrighiamoci, non abbiamo un minuto da perdere”.

 

Il Supremo annuì, salutò ringraziando il suo caro e fidato amico Popo, e appoggiò la sua mano sul petto di Junior, il quale vedendolo, imitò veloce quel gesto cosi paterno.

Tra i due non c'erano differenze, le due parti complementari stavano tornando nuovamente a coesistere come molti anni prima.

Non c'era tempo per ricordare i bei momenti trascorsi durante la sua lunga vita, cosi come gli anni di studio e di addestramento a cui era stato costretto per poter diventare un saggio Supremo, vivendo in quell'enorme e candido palazzo pieno di pace, situato lì dove nessun umano avrebbe mai potuto immaginare. Il tempo stringeva e molte altre persone rischiavano di perdere la vita se loro non fossero inervenuti in tempo.

 

Un fascio luminoso avvolse il palazzo investendo cosi le colonne tutte intorno; una luce bianca e accecante che diede vita ad un nuovo essere forte ed invicibile, un guerriero namecciano pronto ad affrontare una nuova minaccia per la terra.

Nessun umano su quel pianeta aveva intuito che lontano dalle loro normali e banali vite, una divinità aveva donato la propria vita in nome della pace e della serenità, nessuno lo avrebbe mai saputo.

 

Nessuno o quasi...

 

Image and video hosting by TinyPic Lettori cari volevo avvisarvi che ultimamente, nonostante i vari impegni di lavoro e i corsi di aggiornamento che sto frequentando, le parole mi escono a fiumi, quindi a breve sarà pubblicato il sesto capitolo della storia.

Grazie, grazie, grazie.

Reina

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Capitolo 6
*** Una nuova aura ***


 

Salve a tutti cari lettori, approfitto di queste due ore libere dal lavoro per pubblicare un nuovo capitolo che spero vi piaccia. Sto scrivendo molto in questi giorni, la storia si sta facendo sempre più lunga e ricca di colpi di scena, e non me lo aspettavo, detto sinceramente.

Sto seguendo l'ispirazione e spero tanto di non deluvervi.

Il prossimo sarà incentrata su Bulma e Vegeta, capirete quindi il mio impegno e il mio sforzo a riguardo, ma giuro di non farvi aspettare molto.

Intanto vi auguro buona lettura e a risentirci presto.

Reina.

 

 

 

CAPITOLO 6

 

A cosa serve passare dei giorni se poi non si ricordano”

Cesare Pavese

 

Cosa credete di fare a riguardo”?

 

Vegeta era rimasto dietro la porta ad ascoltare Bulma e suo padre parlare di tutto quello che stava accadendo a pochi chilometri di distanza da loro.

Per lui l'esercito del Red Ribbon, cosi come la storia del Dott. Gelo, non avevano molta importanza, più che altro era curioso di sapere quale fossa la verità riguardo i due cyborg in circolazione, il resto era solo una cornice senza importanza.

Tra sé pensava che anche in questo caso Kakaroth si fosse reso protagonista di altre eroiche gesta, salvando più volte l'umanità dalla presenza di minacce esterne, e ormai non se ne meravigliava più di tanto.

Poteva tranquillamente affermare che il suo antagonista aveva salvato la terra in molte occasioni, tante quanto erano state le volte in cui lui distruggeva e sottometteva i vari pianeti dell'intera galassia.

La sua indole era umana, della razza sayan aveva ereditato solo la voglia di combattere e di superare sempre i propri limiti; di certo tra i suoi ideali di vita non c'erano la supremazia e la voglia di conquista.

Bulma lo osservava stupita, innanzitutto perchè aveva origliato, e poi perchè si era interessato a stupide faccende terrestri, cosi come lui spesso le chiamava; non si era allenato quella mattina come faceva sempre, e pensò che fosse strano che per un esaltato della guerra come lui, ma non si soffermò più di tanto su quel pensiero perchè aveva cose più importanti su cui riflettere.

 

Pensiamo che la causa di tutto ciò possa essere di due cyborg che...”

 

Ho ascoltato già tutto”.

 

Il sayan tornò ad incrociare le braccia nel suo tipico atteggiamento, evitando lo sguardo di Bulma che nel frattempo si era oscurato a causa della durezza di quella frase; anche con le parole più banali era capace di tanta arroganza e presunzione, a volte riusciva ad essere davvero inopportuno e scortese.

Lo scienziato percepì la tensione che si era venuta a creare tra i due e cercò di intervenire parlando in modo chiaro e conciso, sapeva bene che quella era una qualità che Vegeta aveva sempre apprezzato in lui.

 

Non sappiamo cosa fare, queste sono solo mie supposizioni... dovremo aspettare la loro prossima mossa e cercare di saperne di più, solo allora potremo darti altre notizie a riguardo”.

 

 

Quando gli si parlava chiaramente senza tanti giri di parole, Vegeta ascoltava volentieri e se ci fosse stata la necessità, avrebbe anche risposto.

Sul suo pianeta era quello il modo in cui i suoi soldati o i suoi sudditi si rivolgevano a lui, lo tenevano aggiornato di ogni passo o movimento nemico importante, e lui ascoltava serio ed orgoglioso senza nemmeno rivolgergli uno sguardo fugace; quando finivano, si allontanavano velocemente, non prima però di essersi inginocchiati al suo cospetto e avergli giurato eterna fedeltà.

Apprezzava quella dote nel Dott. Brief, che a differenza della figlia era esauriente e parlava poco.

 

Aspettiamo allora, ma sappiate che non riesco a sentire alcun tipo di aura. Ogni essere vivente ne possiede una, anche voi deboli terrestri, quindi o quei due non posseggono un'anima o non hanno una forza spirituale”.

 

Bulma si stupì nuovamente, non solo per le sue rivelazioni riguardo i due nemici, ma anche perchè erano giorni che non gli sentiva aprir bocca per cosi tanto tempo e cosi celermente, ne era felice ma non lo diede a vedere.

 

Papà avevi ragione tu, sono dei robot senz'anima, le tue supposizioni erano giu...”

 

Zitta”!

 

Vegeta aveva allungato il braccio destro aprendo la mano sul viso di Bulma, non la sfiorò nemmeno, veloce e lesto come solo lui sapeva essere, l'unico scopo di quel gesto era di zittire la ragazza, perchè in quel momento c'era altro che avrebbe dovuto sentire. Socchiuse gli occhi preoccupato, la sua mente vagava alla ricerca di quella energia cosi potente e pura che in un solo istante catturò la sua attenzione. Non ci volle molto a capire, richiuse allora la mano rilassando il braccio e portandoselo lungo il fianco destro, guardò una Bulma angosciata che proprio non riusciva a capire cosa stesse accadendo.

 

Junior...”

 

Disse solo un nome, pronunciandolo lentamente e con un filo di fiato.

 

*********

 

Sui monti Paoz intanto, la vita cominciava a trascorrere tranquilla come qualche tempo prima; i soliti paesaggi calmi e sconfinati circondavano quella casa in cui i suoi abitanti si stavano lentamente riprendendo dalla scomparsa di Goku. Chichi cosi giovane e coraggiosa, aveva sofferto molto, soprattutto quando suo marito forte ed imbattibile, si contorceva dal dolore ad ogni ora del giorno e della notte a causa della sua malattia cardiaca. Fece di tutto per l'uomo che amava, lo assisteva accuratamente trascurando sia sè stessa che suo figlio Gohan, sarebbe stata disposta a qualsiasi sacrificio pur di averlo accanto, ma il destino non tenne conto né del suo amore, né della devozione che loro figlio aveva verso il padre. L'unica consolazione era di saperlo felice e sereno nell'aldilà, lì dove era già stato dopo la sua morte per mano di suo fratello Radish.

 

Agli altri mancava un amico ed un confidente, ma a lei mancava metà del suo cuore, poco valeva sapere che era stato un guerriero valoroso, eroe di molte battaglie, perchè a lei mancava l'uomo che amava e con cui aveva deciso di avere una famiglia; nemmeno il loro adorato bambino avrebbe potuto capirla fino in fondo, troppo innocente per capire cosa significasse avere un rapporto d'amore basato sulla fiducia e sul rispetto reciproco.

Nessuno avrebbe mai ascoltato le sue lacrime notturne e lo sforzo che compiva ogni volta per non far capire a suo figlio Gohan quella sofferenza che le straziava l'anima ogni volta che nel suo letto cercava le uniche braccia capaci di averla fatta sentire in paradiso. Andava avanti per Gohan, per quel figlio tanto voluto che assomigliava molto a suo padre; trasformava tutto quel dolore in attenzioni amorevoli, voleva che non gli mancasse nulla e che si potesse costruire un brillante futuro nonostante tutta la sofferenza subita.

 

Cosi Gohan accettò di continuare gli studi e decise di rendere orgogliosa la sua povera mamma facendola sentire di nuovo felice e protetta; non l'avrebbe mai lasciata sola in balìa di tanta solitudine e sofferenza, lui sarebbe stato la sua colonna portante. Passava ore su quella scrivania, studiare dopo tutto gli piaceva parecchio e lo faceva anche abbastanza velocemente; nulla però gli impediva saltuariamente di ricordare i bei momenti trascorsi con i suoi amici di avventure.

 

Pensava spesso a Junior e ai suoi primi allenamenti, agli eventi su Namecc, ai suoi più cari amici quali Bulma e il Genio delle tartarughe; ricordava tutto e tutti, anche i suoi primi nemici, tra cui senza ombra di dubbio risaltava Vegeta, quell'uomo tanto spietato con cui non riuscì mai ad instaurare un vero rapporto. Si rasserenò quando seppe della nascita di Trunks, perchè quel concepimento poteva solo significare che l'orgoglioso principe dei sayan aveva deciso di avere una famiglia e mettere da parte i suoi sogni di gloria.

 

Gohan però era solo un bambino e ancora non riusciva a capire che non sempre ad ogni azione corrispondeva una reazione di uguale forza ed intensità, non sempre la nascita di un bambino significava costruire una famiglia piena d'amore e rispetto come era successo ai suoi genitori; nella vita le sfumature esistevano, avevano un'importanza fondamentale, e Vegeta ne aveva moltissime. Quel giorno non aveva voglia di studiare, la mattinata era cosi bella che per un momento pensò bene di uscire fuori a giocare, magari andare al lago e ricordare i bei momenti trascorsi con suo padre a pescare; sorrise tra sé ricordando il dolce sorriso di Goku e la dolcezza nei suoi riguardi, cosi decise di lasciarsi trasportare da quei bellissimi ricordi trascorsi con lui.

 

Era una mattina calda con il sole che riscaldava i loro corpi distesi sull'erba fresca vicino al loro lago preferito, cosi tranquillo e prolifico di gustosi pesci che spesso pescavano senza alcuna difficoltà; quel giorno però decisero di farlo in modo tradizionale con delle canne da pesca tenute ferme da alcuni sassi raccolti sul bordo di quell'immenso specchio d'acqua.

Finiti i tempi di Namecc e di Freezer, la pace regnava sovrana sul pianeta, e loro due potevano tranquillamente rilassarsi all'ombra di una grossa quercia.

 

Papà, c'e' una cosa che ho sempre voluto chiederti. Ora che sai di essere un sayan e non un umano, non ti è mai capitato di avere nostalgia per il tuo popolo o anche solo di tuo padre? Sarebbe normale dopo tutto, era pur sempre il tuo pianeta d'origine”.

 

Goku rimase sorpreso da quella domanda cosi profonda; pensò che aveva certamente preso da sua moglie quell'intelligenza viva e argentea, perchè lui alle sua età non era cosi riflessivo e attento.

Decise però di essere sincero con suo figlio e dirgli davvero quello che provava, dopo tutto ciò che aveva passato su Namecc e la sua assenza di un anno a girovagare per l'intera galassia, glielo doveva.

Sentiva che per lui non era stato proprio il migliore dei padri...

 

Ora che so di essere un sayan Gohan, sono riuscito a mettere ordine nella mia testa e capire quali fossero le mie reali possibilità; quando era molto piccolo pensavo che la mia inclinazione alle arti marziali e le mie capacità nel combattere fossero solo doti innate e niente di più. Ho capito solo in seguito che tutto ciò derivava dalle mie origini aliene. A me basta questo Gohan, non voglio saperne di più riguardo il mio passato, la mia vita e i miei cari amici sono qui sulla terra, del resto non m'importa più nulla”.

 

Allora non ti dispiace di avere avuto una famiglia e... beh si, di avere avuto me”.

 

Goku scoppiò in una risata fragorosa.

 

Ma cosa dici Gohan? Tu sei il regalo più bello che abbia mai avuto dalla vita; e chi lo avrebbe mai pensato che da uno scansa fatiche come me sarebbe potuto nascere un genio come te”?!

 

Rideva ancora di gusto quel giovane sayan, sempre cosi ingenuo e sincero da fare invidia anche al più innocente dei bambini.

 

Gohan ascolta, io amo te e tua madre in modo sconsiderato e anche se non ve l'ho mai dimostrato abbastanza, non temere perchè non vi lascerò mai”.

 

Avrei tanto voluto conoscere il nonno Gohan sai papà”?

 

Di certo sarebbe stato tanto orgoglioso di te, cosi come lo sono io. Sei migliorato parecchio sai? Magari in questi giorni andiamo a trovare Junior e ci alleniamo un po' insieme che ne dici”?

 

Si papà, voglio allenarmi con voi due, sarà divertente”.

 

Bravo figliolo, sei in gamba sai? Ecco però, vedi... magari non diciamo nulla alla mamma, d'accordo?”

 

Si papà te lo prometto”.

 

Ora andiamo, Chichi ci starà aspettando”.

 

Lo prese in braccio portandoselo sulle spalle e continuando a ridere con lui di gusto mentre tornavano a casa.

Qualche giorno dopo Goku si ammalò e non potè più allenare Gohan, in realtà non fece più nulla con lui, era troppo debole e sofferente per poterlo anche solo abbracciare.

Goku era un sayan, un guerriero valoroso, ma per quel bambino sarebbe stato solo il padre migliore del mondo e che non avrebbe mai dimenticato per il resto della sua vita.

Se ne andò per sempre una sera di Marzo, una sera terribile che sarebbe rimasta impressa nella mente della sua famiglia e dei suoi amici per sempre.

 

Ora però doveva tornare alla realtà, doveva smetterla di tornare al passato perchè diventava malinconico e non avrebbe cosi concentrarsi negli studi o peggio ancora sostenere sua madre.

Accese la radio cosi da potersi distrarre e fare qualcosa di costruttivo; abitare su quelle montagne non doveva essere certo una giustificazione plausibile al suo completo isolamento dal resto del mondo.

 

Trovata la giusta frequenza, cominciò ad ascoltare le ultime notizie dal mondo, e allora anche lui rimase sbalordito nell'apprendere ciò che stava succedendo alla Città dell'Ovest; il suo primo pensiero andò ai suoi amici e a Bulma che abitavano in quella zona, ma poi si rasserenò ricordando che almeno per la famiglia Brief non ci sarebbe stato alcun pericolo, c'era Vegeta a vegliare su di loro e sul piccolo Trunks. Corse da sua madre che invece aveva appreso la notizia in televisione e nonostante il panico avesse preso i loro poveri cuori già cosi sofferenti, rimasero calmi e composti, dopo tutto non sapevano ancora a chi attribuire quella follia.

Sentiva che doveva andare da Bulma perchè di sicuro lei gli avrebbe spiegato con calma la situazione, ma pensò bene di non lasciare sola sua madre, dopo tutto avrebbe potuto sapere tutto solo con una semplice telefonata. In quello stesso istante anche la sua mente fu catturata da un'aura immensa, non malvagia come quella di Freezer, ma semplicemente nuova e familiare al tempo stesso, e nonostante si sforzasse molto, non riusciva ad associarla a nessuno dei suoi amici.

 

Uscì fuori dalla porta di casa e cercò di concentrarsi meglio, fu allora che capì tutto in un solo istante, quella rivelazione ebbe lo stesso effetto con la quale una fiamma brillante rischiara le tenebre di una stanza completamente buia.

 

Junior amico mio, perchè...”

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Capitolo 7
*** Non mi perderai ***


 

CAPITOLO 7

 

Sarai amato il giorno in cui potrai dimostrare le tue debolezze senza che l'altro se ne serva per affermare la sua forza”. C. Pavese

 

 

Il vostro amico namecciano è diventato molto più potente, ha un'aura strabiliante e anche se non so come possa essere possibile, dentro di lui dimora un'altra forza spirituale”.

 

Per Bulma quelle parole erano incomprensibili, ma non osò chiedere di più, le bastava sapere che quello stupore era derivato da Junior e non da qualche altra tragedia accaduta chissà dove.

Il dott. Brief intanto osservava il sayan parlare, aveva capito che ormai non serviva più, poichè aveva già riferito a sua figlia tutto ciò che sapeva riguardo lo scienziato e i suoi due cyborg., cosi abbassando lo sguardo, abbandonò la stanza lasciando soli Bulma e Vegeta.

 

Nell'ultimo periodo c'era sempre stato imbarazzo tra i due, non sapevano mai cosa dirsi e cercavano in tutti i modi di non stare mai troppo vicini poiché la loro attrazione reciproca non era mai svanita nonostante i vari mesi trascorsi lontani l'uno dall'altra. Dopo il principe dei sayan, Bulma non volle mai più incontrare un solo uomo, nessuno sarebbe stato alla sua altezza, e non intendeva certo solo fisicamente; il suo smisurato orgoglio e la sua grinta furono i motivi principali del suo sentimento nei confronti di chi mai avrebbe immaginato poter ricevere anche solo una lontana carezza... eppure c'era altro, si altro...

 

Lui accettò quelle effusioni, stupide ed inutili sciocchezze terrestri, che però nel cuore della notte lo rabbonivano, lo rassicuravano e per alcune ore gli donavano un oblio dove lui non era un sayan, non sapeva cosa fossero la lotta e la vendetta, e soprattutto dimenticava di essere caduto nella rete di quei sentimenti che aveva tanto odiato durante tutta la sua vita. Aveva tutto il giorno per maledire la sua sensualità, la sua voce e soprattutto i suoi occhi, ma la notte era solo un uomo bramoso della sua pelle e del suo respiro affannoso che si perdevano dentro quegli occhi neri che la osservavano compiaciuto di tanta bellezza.

 

Bastava poco per innescare una serie di litigi futili e senza senso che sfociavano in lunghe ore d'amore, dapprima violento e aggressivo, poi sempre più passionale e attento a soddisfare le loro voglie reciproche; Bulma aveva capito il suo lento abbassare la guardia durante i loro rapporti, come quando le permetteva di prendere l'iniziativa o semplicemente di toccarlo dolcemente prima di baciarlo appassionatamente, ma conosceva il suo uomo e non gli avrebbe mai fatto pesare quel cambiamento. A volte si chiedevano entrambi se fosse bastato abbracciarsi semplicemente e buttarsi l'uno tra le braccia dell'altro per ritrovare quella complicità e dimenticare l'immensa frattura che si era creata tra di loro. Tra quei lunghi e sconfinati pensieri però, fu lui a rompere il silenzio una volta per tutte.

 

Se Junior ha aumentato in cosi breve tempo la sua aura combattiva, deve essere davvero successo qualcosa di grave; evidentemente tuo padre ha ragione”.

 

Quell'ammissione di colpa da parte del sayan non la faceva per nulla contenta; se tutto quello che stava accadendo dava conferma ai pensieri di suo padre, la loro vita stava per cambiare ancora una volta e nel giro di pochissimo tempo.

 

Non è possibile, non di nuovo, non è giusto”!

 

Vaneggiava parole senza senso, ormai non era lucida ed era letteralmente presa dal panico. Rischiavano di nuovo la vita senza un valido motivo, a causa di un pazzo squilibrato senza scrupoli, e tutto ciò era ancora più difficile da accettare dal momento che aveva un figlio a cui pensare, troppo piccolo per potersi difendere nonostante le sue origini sayan.

 

Vaneggi senza un motivo plausibile”.

 

Era sempre di ghiaccio, irremovibile anche nelle situazioni più gravi, un albero dalle radici forti e ben piantate al terreno, era fatto cosi Vegeta e anche in quel frangente lo aveva dimostrato.

 

Non ti rendi conto di quello che dici, quelle macchine da guerra potrebbero ammazzarci tutti da un giorno all'altro senza nemmeno provare a difenderci”.

 

Parla per te, non rimarrò qui con le mani in mano aspettando quel momento. Se solo avessero un'aura ora sarei già lì da loro”.

 

No, ti prego Vegeta, aspetta non andare... per favore no”.

 

Piangeva, non disperatamente, solo non ce la faceva a trattenere le lacrime.

Vegeta la osservò attentamente facendo uno sforzo enorme per non ritornare a quel giorno di tanto tempo prima, quando ancora non era un super sayan.

 

No, ti prego Vegeta, aspetta non andare... per favore no”.

 

Di nuovo quelle parole supplicanti e piene di pianto ininterrotto; quella disperazione che lui aveva sentito migliaia di volte da tutte le sue vittime che imploravano pietà, ora la percepiva dalla donna che aveva amato durante la sua breve ma significativa sosta sulla terra.

Era stato difficile partire per lo spazio aperto e lasciarla lì da sola senza di lui, senza lasciarle un margine di speranza a cui aggrapparsi, senza dirle perchè andava via, perchè allontanarsi quando in quella nuova casa dove aveva già tutto ciò che poteva servirgli per potersi migliorare e diventare finalmente un super sayan.

 

Il motivo reale era lei, la sua voce, i suoi occhi, e quel modo di amarlo senza remore né pregiudizi, era la sua unica debolezza, l'unica per cui ogni volta dimenticava il suo orgoglio e il suo cipiglio regale. Doveva abbandonarla quando era al culmine della felicità, cosi da farsi odiare completamente una volta lasciata quella casa, poiché preferiva morire cercando di superare i propri limiti piuttosto che accettare quella debolezza cosi tipicamente umana che proprio non riusciva ad accettare.

 

Quelle braccia amorevoli e delicate non avrebbero più dovuto averlo, non avrebbero più ricevuto il calore del suo corpo, o almeno cosi sperava. Aveva raggiunto lo stadio del super sayan lontano da lei, eppure il suo viso non aveva mai abbandonato la sua anima corrotta e dilaniata; spesso si soffermava a pensare a quegli occhi limpidi e cosi azzurri, e quando lo faceva si autopuniva con allenamenti ancora più duri, doveva smettere di pensarla, doveva farlo e basta.

 

Al suo rientro sulla terra però il suo obiettivo principale non c'era più, Kakaroth era morto, eppure lui era rimasto lì, in quella casa ospitale e piena di buoni sentimenti. Aveva ritrovato lei, la sua pelle, la sua voce e i suoi occhi. Erano diversi, più dolci, più materni. Era diventata madre di un sayan, di un figlio che Vegeta non aveva ancora accettato del tutto e a cui non sembrava volesse averci nulla a che fare. Era un padre inconsapevole di esserlo, inconsapevole del fatto che sulla terra in un giorno invernale, la sua donna stava partorendo il suo erede, un bambino con gli stessi occhi che lui aveva tanto temuto e che lo spinsero a partire via lontano.

 

Hai sofferto”?

 

Ogni giorno Vegeta, ogni singolo giorno in cui aprivo gli occhi, tu eri sempre presente nel mio cuore e nella mia anima”.

 

Aveva sofferto anche lui, solo non voleva ammetterlo, né a sé stesso, nè tanto meno a lei.

 

Bulma aveva paura della sua reazione quel giorno in cui lui conobbe suo figlio la prima volta, aveva il timore che potesse andar via di nuovo lasciandola da sola, non si aspettava nulla da lui, né amore, né istinto paterno, gli bastava la sua presenza in quella casa, gli bastava solo quello.

Eppure da quel giorno non le rivolgeva più la parola, guardava lei e suo figlio con distanza e distacco, i suoi occhi non erano più arrabbiati e tenebrosi, solo malinconici e molto tristi; era solo la tristezza ciò che leggeva dentro di lui e molto probabilmente la consapevolezza che nulla sarebbe stato come prima della sua partenza e della morte di Goku.

 

Si ripeteva spesso che quando si era innamorata di lui, anche quando le faceva più male con i suoi tipici atteggiamenti sayan, c'era pur sempre l'amore, quindi non poteva mai esserci qualcosa di sbagliato dopo tutto. Ma ora non riusciva a capire cosa gli stesse accadendo...

 

Pensi che il nostro Trunks potrà diventare come voi? Beh si... forte e valoroso intendo”.

 

Certo che lo sarebbe diventato, poteva diventare ciò che voleva, era un sayan e questo bastava, dopo tutto in lui scorreva sangue reale seppur imbastardito da quel debole dna umano.

Un'altra preghiera però lo distolse da quei pensieri facendolo tornare alla normalità.

 

Rimani qui, dobbiamo saperne di più riguardo questa storia; appena conosceremo che razza di mostri sono, potrai affrontarli al meglio. Sai che ho ragione, ti prego non essere impulsivo”.

 

Aveva ragione da vendere.

Nell'arte della guerra una delle prime regole era di conoscere il proprio nemico, studiarlo e affrontarlo solo quando si era padroni della situazione; il suo essere impulsivo non avrebbe portato a nulla di buono, doveva dimostrarsi ancora più freddo e distaccato, la sua voglia di combattere avrebbe dovuto aspettare. Nonostante avesse ragione, Vegeta volle provocarla, non riusciva a vederla cosi supplicante e arrendevole, non era lei quella che aveva conosciuto e che aveva conquistato il suo cuore qualche tempo prima.

 

Perchè dovrei aspettare? Cosa mi impedisce di andare via ora?”

 

Te lo impedirò io Vegeta”.

 

Eccolo lo sguardo acceso e autoritario di una volta, la sua donna era tornata e la cosa dentro il suo cuore lo faceva bruciare terribilmente di un orgoglio smisurato.

 

Sei solo, non hai nessuno in questa battaglia, per quanto possa essere solo una debole terrestre come tu dici, sono abbastanza intelligente da capire che nessuno potrà mai eguagliarti, sei il migliore sulla terra e questo tu lo sai”.

 

Stai solo avvalorando la mia tesi con tutte queste parole”.

 

Ascoltami... Scoprirò qualcosa di più sul loro conto e ti terrò aggiornato, intanto continua i tuoi allenamenti, ti darò tutto ciò che vuoi e che riterrai più opportuno.

Avviseremo Gohan, su Namecc si è fatto onore e tu lo sai, è pur sempre un sayan dopo tutto e potrebbe esserti d'aiuto in questa battaglia”.

 

Gohan, il figlio dell'uomo che più aveva odiato nella sua breve esistenza, ancora lui... anche da morto tornava per assillarlo e ricordargli la sua misera fine su quella terra, e questa volta a ricordarglielo era stata proprio lei.

Rancore, rabbia e frustrazione tutte in una sola volta, partivano dallo stomaco fino ad arrivare al cuore, e da lì dare sfogo a tutti quei sentimenti con parole ignobili e meschine degne solo di Vegeta, il principe dei sayan.

 

Cosa dovrei farmene di uno stupido bastardo mezzosangue come lui? Sta zitta e sta lontano da questa faccenda, la cosa non ti riguarda, le tue inutili sciocchezze non mi interessano”.

 

Alzò la voce come non faceva ormai da molto tempo, chiuso com'era nei suoi pensieri e nella sua solitudine. Bulma smise di piangere e lo osservò delusa e sconcertata, non perchè avesse alzato la voce o perchè avesse paura di lui; in tutto quel tempo insieme non aveva mai osato torcerle un solo capello e forse non lo avrebbe mai fatto, ma quella frase le aveva squarciato il cuore facendolo sanguinare come mai prima d'ora.

Gohan era come loro figlio, era proprio come Trunks. Ciò che le era più caro al mondo era stato chiamato bastardo mezzosangue. Smise di respirare per qualche istante inginocchiandosi al suolo, mentre il neonato che prima dormiva beato nella sua culla, cominciò a piangere disturbato dalla voce roca e possente del padre.

 

Vegeta capì di averla ferita moltissimo, anche più di quando l'aveva abbandonata per i suoi sogni di gloria; gli si strinse il cuore vedendola in quello stato, avrebbe preferito mille pugni in pieno viso piuttosto che sentire quella morsa allo stomaco, quel sentimento di pentimento che non aveva provato anche nei peggiori stermini e che lei ogni volta riusciva a fargli provare.

La ragazza ricominciò a piangere coprendosi il viso tra le mani, si vergognava moltissimo di quelle lacrime che Vegeta le aveva causato, ma riuscì a capire una volta per tutte ciò che davvero il suo uomo pensava di Trunks, e tutto ciò era terribile.

 

Pensavo mi conoscessi Bulma...”

 

Il suo nome pronunciato con rassegnazione e delusione, pronunciato dopo molto tempo che non lo faceva, lui che pensava di non avere padroni o legami, era schiavo assoluto non solo della donna a cui teneva, ma anche del suo sconfinato orgoglio.

Amore, odio e vendetta; ognuno di questi sentimenti può, se vuole, tenere legato per sempre il cuore della gente.

 

Non mi servirà l'intervento di nessuno, tantomeno quello di Gohan, farò da solo come ho sempre fatto. Aspetterò solo il momento più opportuno a poi partirò all'attacco”.

 

La ragazza piangeva sempre di più, sconsolata e costretta ad ammettere dentro di sé che lui aveva ragione, perchè lo conosceva meglio di chiunque altro, e sapeva che doveva lasciarlo fare, senza pretendere nulla, senza consigliarlo ulteriormente perchè comunque il suo orgoglio avrebbe vinto sul suo amore e sulla sua voglia di proteggerlo.

Lui era forte, orgoglioso e con l'aria un po' triste, non poteva fermarlo, non ci sarebbe mai riuscita.

 

Non sono Kakaroth e non lo sarò mai; non basterebbe una vita intera sulla terra per cambiare ciò che sono. Devo riguadagnare il mio orgoglio perduto, devo farlo per me stesso, ed è un punto su cui non transigo. Questo mio fottuto obiettivo viene prima di qualsiasi altra cosa, anche prima di te e di nostro figlio, e questo tu lo sai...”

 

Aveva detto “nostro figlio” e Bulma ancora stentava a crederci, solo lui era capace di mandarla giù negli inferi più profondi e sollevarla poco dopo fino a farle toccare il cielo con un dito.

 

Non voglio perderti Vegeta, non voglio perderti come è successo con Goku, non voglio... non ce la farei, non sono più forte abbastanza, non più ormai”.

Di nuovo quella supplica a cui proprio non sapeva rimanere indifferente, e di nuovo quel nome a cui la sua donna era legata da profondi sentimenti d'amicizia; in qualche modo, anche se per pochi istanti, quel volto fraterno e al tempo stesso cosi nemico, ritornava a struggergli l'anima.

 

Non sono come lui Bulma e non lo sarò mai. Tu non mi perderai”.

 

Cosi dicendo lasciò la stanza mentre lei rimase sola con suo figlio ancora una volta...

Lo prese in braccio stringendolo al suo seno materno con ancora la voce del suo unico uomo nella testa:

 

Tu non mi perderai”.

 

Vedrai piccolo mio non lo perderemo, insieme io e te ce la faremo a riportare a casa tuo padre”.

 

Era quella la promessa di una madre fatta al proprio figlio, pronunciata con amore e speranza, proprio la speranza a cui un giorno si sarebbero affidati...

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Capitolo 8
*** La forza di rialzarsi ***


Salve a tutti lettori cari, vi ringrazio per i commenti e soprattutto per la stima che avete nei miei confronti; mi fa sempre piacere leggere le vostre opinioni e i vostri consigli, e spero solo di non deludere mai le vostre aspettative.

Questa storia mi sta davvero prendendo molto, e avrei voluto molto più tempo per scrivere, ma dopo tutto è meglio cosi... l'attesa alimenta il desiderio.

Vi ringrazio carissimi e come al solito buona lettura.

 

CAPITOLO 8

 

Se un uomo non ha scoperto nulla per cui vorrebbe morire, non è adatto a vivere”.

(Martin Luter King)

 

Gohan aveva intuito perfettamente cosa fosse successo al suo amico Junior ma ne voleva una conferma, poichè se si fosse davvero unito al Supremo rischiando di perdere le sfere del drago, il motivo doveva essere serio ed importante. Lasciò casa sua volando, Chichi non si era mossa di una virgola, rassegnata al fatto che se si fosse opposta, suo figlio avrebbe comunque trovato il modo di uscire di nascosto come era solito fare suo padre; dopo tutto la disciplina e l'ordine in casa loro non era mai regnata sovrana nonostante lei si sforzasse sempre di mantenere un certo ordine.

 

Non vedeva l'ora di arrivare al palazzo del Supremo, volava veloce e imperterrito, l'aria gli tagliava il viso, a quella velocità riusciva appena a tenere gli occhi aperti, ma la sua mente ormai temeva il peggio, aveva davvero paura di scoprire qualcosa di terribile, qualcosa di cui poi doveva pentirsi. Junior lo attendeva, dall'alto di quel palazzo lo vedeva arrivare, e cosi come faceva solerte il Supremo quando osservava gli avvenimenti sulla terra, si affacciò sul bordo esterno di quella enorme e bianca piattaforma.

 

Dopo poco Gohan arrivò e osservando il suo caro amico, capì che era lì ad attenderlo e ne fu quasi sollevato, perchè in quel modo avrebbe avuto delle spiegazioni che arrivarono istantanee. Gli raccontò dell Dott. Gelo e dei due cyborg programmati solo ed esclusivamente per eliminare suo padre Goku, della loro ribellione contro il loro creatore e la smania di conquista e di terrore che stavano seminando nonostante fossero stati attivati solo da qualche ora.

 

Gohan non sapeva nulla riguardo la storia del Red Ribbon, e di certo non avrebbe potuto chiedere nulla a sua madre; l'unica che potesse aiutarlo era come al solito Bulma, la donna che conosceva suo padre meglio di chiunque altro e che con lui aveva vissuto migliaia di avventure durante la ricerca delle sfere del drago,prima ancora di sposarsi e mettere su famiglia. Inconsapevolmente anche ora che Goku era morto, lui e il suo ricordo erano la causa di tutto quel male e di tutta quella sofferenza; Gohan temeva che la sua anima non avrebbe mai trovato pace e ciò era ingiusto, soprattutto dopo le eroiche gesta di cui si era reso protagonista sulla terra.

Non doveva essere ricordato in nome dell'odio e della vendetta, non dopo tutto l'amore che aveva lasciato nei loro cuori ...

 

Nonostante tutto Junior fu contento di aver rivisto dopo alcuni mesi il suo allievo, e si sentì sollevato, come se per poco avesse dimenticato la responsabilità che gravava sulle sue spalle.

Era cosi orgoglioso di lui, anche in quel momento di crisi Gohan era lì per lui, per accertarsi che stesse bene nonostante la sua nuova identità e per avere chiarimenti a riguardo.

 

Cosa pensi di fare Junior”?

 

Non aveva perso tempo il ragazzino, sveglio com'era, aveva capito benissimo che c'era qualcosa che non andava e che non c'era un minuto da perdere in stupide chiacchiere.

Junior capì la sua preoccupazione, e gli sorrise mestamente socchiudendo gli occhi. Con un orgoglio che non aveva mai provato prima di quel momento gli rispose, cercando di calmare il suo animo e rabbonirlo.

 

Devo andare Gohan, devo combatterli e fermarli prima che sia troppo tardi. L'ho promesso al Supremo e devo mantenere quella promessa, il nostro sacrificio deve avere un senso”.

 

Verrò con te, non ti lascio solo, combatterò al tuo fianco perchè ne sono capace, mettimi alla prova e non ti deluderò”.

 

Quegli occhi color dell'ebano risplendevano di una luce folgorante, la stessa luce che brillava nello sguardo del padre ogni volta che si accingeva a nuove battaglie; Gohan cosi piccolo non poteva saperlo, non poteva ricordare quell'orgoglio sayan e quel coraggio disumano che contraddistingueva Goku da tutti gli altri esseri umani, ma lui lo ricordava, lo conosceva e lo avrebbe riconosciuto tra milioni di altri sguardi.

Quel suo nuovo amico, quel ragazzino cosi ingenuo ed intelligente però non lo avrebbe mai seguito in battaglia; come avrebbe potuto combattere al meglio di sé sapendo di dover proteggere quanto di più caro aveva al mondo?

Sarebbe stato un intralcio, era forte si, ma non quanto lui, e poi vederlo sconfitto a causa sua sarebbe stato troppo, anche per il suo gelido cuore.

 

Gohan ascoltami... devi restare qui, non puoi seguirmi. Non so ancora quanto possano essere forti, potrei anche non farcela, quindi devi rimanere qui... mi spiace ma non verrai via con me, non ti batterai contro di loro, non oggi e non in questo momento”.

 

Ti prego Junior, sono pronto... su Namecc non mi sono mai tirato indietro e non lo farò nemmeno oggi”.

 

E' questo il punto figliolo, so che non ti tireresti indietro, ma devi rimanere qui e continuare ad allenarti nel caso in cui ce ne fosse bisogno. Ti prego di rispettare la mia scelta, non costringermi a farti del male”.

 

Ti prego Junior, io non ce la faccio a rimanere qui... portami con te, te ne prego...”

 

Piangeva preso dal dolore di non rivedere più il suo secondo padre ed il suo maestro, di non poter avere mai più al suo fianco quell'alieno a cui voleva un bene dell'anima e che lo aveva sempre aiutato nei momenti difficili della sua vita.

Dalla morte di suo padre, Junior gli aveva promesso che gli sarebbe rimasto vicino sempre e per sempre durante la sua esistenza, ma allora perchè in quel momento lo stava abbandonando?

Lui che avrebbe preferito morire piuttosto che subire un altro definitivo abbandono, proprio non ce la faceva a capire il motivo di quella decisione...

 

Non piangere Gohan, ti prego di essere forte e non abbatterti. Continua gli allenamenti e non pensare a me, molto probabilmente ci rivedremo presto, non è detto che io perisca in battaglia”.

 

Un' altra bugia, un'altra sporca menzogna che diceva con aria poco convincente solo per tenerlo buono e non farsi seguire in battaglia; lo capiva dal suo sguardo, dalla malinconia che aveva e trapelava nonostante l'aria risoluta e ferma... Gohan aveva capito ogni minima cosa...

 

Ho paura di perderti Junior”.

 

Tu non mi perderai Gohan, cosi come non hai mai perso tuo padre. Lui è sempre con te e ti veglia ogni giorno. Ascolta le tue preghiere, e osserva i tuoi comportamenti ora come allora, non avrai mai nulla di cui preoccuparti. Diventa un guerriero forte e coraggioso, proteggi quelli che ami come ora sto facendo con te. Sappi che sono orgoglioso di essere stato tuo amico Gohan”.

 

Junior preso dall'emozione, accarezzò quel viso stretto dal dolore e dal pianto con uno sguardo pieno d'amore e di fiducia, quel ragazzo non lo avrebbe mai deluso, e il pianeta terra avrebbe avuto un altro eroe a cui appellarsi in caso di necessità.

Lo salutò per l'ultima volta e affidandolo alle cure di Popo, spiccò il volo veloce senza voltarsi mai indietro, portando nel cuore l'immagine di Gohan, di quel ragazzo che aveva conosciuto timoroso qualche anno prima e che lasciava ora coraggioso e potente come suo padre.

Se fosse morto contro quei due spietati cyborg e avesse incontrato Goku nell'aldilà, gli avrebbe raccontato quanto Gohan fosse diventato forte e di come il suo affetto per suo figlio gli avesse cambiato la vita per l'eternità.

 

********

Quel dodici di Maggio volgeva ormai al termine, il sole cominciava a tramontare illuminando con i suoi raggi ambrati tutto il palazzo circostante, mentre Gohan e Popo aspettavano con ansia la fine del combattimento tanto pericoloso quanto inaspettato. Il sayan rimase in quel luogo immacolato, seduto a gambe incrociate ed occhi chiusi, concentrato sull'aura del suo amico cosi potente e nitida.

 

La lotta andava avanti già da un paio d'ore, conoscendo Junior non ci avrebbe messo molto a trovarli, forse le sue intenzioni erano pacifiche all'inizio, di certo avrebbe parlato con loro cercando di sapere quante più informazioni possibili, avrebbe fatto di tutto per evitare la lotta, dopo tutto dentro di lui vi era sempre l'anima del Supremo, sempre cosi aperta al dialogo. Il tempo però trascorreva e concentrandosi, Gohan riusciva a sentire la tensione, lo sforzo che l'aura di Junior riusciva a sprigionare, ciò poteva significare solo una cosa e cioè che la lotta c'era stata e che non doveva essere nemmeno facile tenere testa ad entrambi.

 

Devi rimanere qui e continuare ed allenarti nel caso in cui ce ne fosse bisogno”.

 

Era rimasto lì, ma si era pentito subito della sua decisione; era stato un bravo ragazzo, aveva ascoltato il suo maestro, ma la sua diligenza ora non poteva certo aiutare Junior durante la lotta.

 

Ti prego di essere forte e di non abbatterti”.

 

Non si era abbattuto, manteneva la calma, lo doveva fare anche per Popo che teneva al Supremo cosi come lui teneva a Junior.

Gli avrebbe fatto coraggio, forse...

Ma come poteva esserlo ora che la sua aura si stava facendo sempre più flebile ed impercettibile?

Come avrebbe potuto vivere senza la sua guida paterna ed i suoi consigli?

Per ultima preoccupazione ma non per importanza, c'erano le sfere del drago che sarebbero andate perdute per sempre.

 

Tu non mi perderai, cosi come non hai perso tuo padre”.

 

Lo aveva perso invece suo padre e nessuna preghiera lo avrebbero portato indietro da lui e da sua madre, cosi come stava perdendo lui che pur combattendo in maniera eccellente, perdeva sotto i colpi violenti ed inesauribili dei due cyborg. La sua aura diventava sempre più flebile cosi come la sua speranza di rivederlo ancora una volta.

La terra continuava il suo moto incessante, il sole scendeva sempre di più all'orizzonte regalando gli ultimi tiepidi raggi della giornata riscaldando appena le lacrime di Gohan che ormai scendevano copiose sul suo candido volto.

 

Diventa un guerriero forte e valoroso, proteggi chi ami come io ora sto facendo con te. Sono orgoglioso di essere stato tuo amico Gohan”.

 

Eccola lì l'ultima fiamma della sua anima, se ne stava andando per sempre insieme a quel caldo sole di Maggio, intanto all'orizzonte la luce era scomparsa per dar spazio alla sera ed alle tenebre. In cielo quella notte la luna non ci sarebbe stata, anche lei era a lutto vestita di nero aiutata dalla sua fase più triste, eppure si sa che anche quando ci appare calante la sua forma rimane immutata.

 

Dal giorno dopo poco alla volta sarebbe stata crescente, avrebbe aggiunto un piccolo pezzo alla sua bellissima immagine rendendosi splendida e lucente in cielo, sarebbe stata nuovamente il punto di riferimento di tutti i terrestri che avrebbero voluto ammirarla. Cosi nella vita vinceva solo chi aveva il coraggio di rialzarsi ed andare avanti, ma non quella sera, non in quel momento, Gohan non era pronto a rimettersi in piedi e continuare come se nulla fosse.

 

Era caduto in un baratro senza fine e quando si perde tutto quello a cui tieni di più, è proprio il “rialzarsi” la cosa più complessa da fare. Piangeva ormai, non come un bambino ma come un adulto, la rabbia gli riscaldava il corpo e l'anima ferita, la lucidità aveva abbandonato quella giovane mente, mentre in lui sentiva crescere un'aura fortissima che proprio non riusciva a trattenere.

 

Popo lo osservava strabiliato e nonostante il dolore per la perdita che aveva subito, era più colpito da ciò che stava accadendo, e non riuscendo a trovare le parole giuste, preferì tacere e lasciare che il dolore prendesse il sopravvento su Gohan. Junior gli aveva consigliato di continuare gli allenamenti e diventare più potente, ma da solo non ce l'avrebbe mai fatta e lui ne era cosciente. Aveva bisogno di qualcuno valoroso e senza scrupoli di coscienza, qualcuno che potesse aiutarlo a superare i suoi limiti anche a costo di farsi del male e a spezzarsi le ossa, voleva il meglio per sé stesso e lo avrebbe ottenuto. Per gli amici di suo padre lui era già troppo forte e poi lo consideravano solo il “piccolo figlio di Goku”, non avevano ancora capito che all'occorrenza poteva diventare anche molto più potente di qualunque altro essere umano.

 

Fu allora che gli venne in mente lui, il principe dei sayan, quell'essere crudele che gli avrebbe fatto sputare sangue e raggiungere lo stadio del super sayan in breve tempo.

Non lo ammirava come persona, avevano ideali e obiettivi troppo differenti, ma su Namecc aveva aiutato sia lui che Crilin per sconfiggere Freezer, la sua indiscutibile forza e il suo senso della guerra non avevano rivali.

 

Lui sarebbe stato il suo nuovo mentore, aveva preso la sua decisione.

Serrò i pugni e le mascelle con fare violento e incontrollato, volando velocissimo alla volta del Capsule Corporation. Solo rabbia, rancore e risentimento albergavano in lui, sentimenti che un bambino di quell'età non avrebbe mai dovuto conoscere, eppure il fato aveva deciso così.

 

Aveva un solo ed unico obiettivo nella sua testa, con quello scopo si sarebbe spezzato le ossa e ammazzato di fatica, Vegeta era la persona giusta, con lui ce l'avrebbe fatta.

Le lacrime scorrevano veloci sul suo volto fino a perdersi nell'aria che lui tagliava volando in modo talmente veloce da non poter esser visto da alcun essere vivente.

Aveva trovato un nuovo scopo nella sua vita, ora doveva solo trovare la forza di rialzarsi.

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Capitolo 9
*** La promessa ***


Quando leggo i vostri commenti, il mio cuore si riempie sempre più di felicità e voglia di scrivere...

Sono felice di esservi entrata nel cuore con le mie parole, sono felice che questa mia storia vi stia facendo sorridere e perchè no, anche scappare qualche lacrimuccia.

Vi ringrazio di tutto come sempre, e mi raccomando non esitate a scrivermi, per qualsiasi cosa sono sempre disponibile.

Vi abbraccio tutti.

 

CAPITOLO 9

 

Sarebbe stata una notte senza luna, scura, buia e triste, proprio come si sentiva lei in quel momento...

Si prospettava ancora una volta un continuo scorrere di secondi, minuti e ore in cui il sonno sarebbe arrivato molto tardi, e lei rinchiusa in camera a rigirarsi nel suo letto, avrebbe trascorso il tempo a rimuginare sugli ultimi nefasti avvenimenti.

Più gli anni trascorrevano, e più si chiedeva quanto ancora avrebbe retto quella situazione di eterno dolore e di lotte continue, con il cuore sempre in bilico pensando all'incolumità dei suoi cari e dei suoi amici.

Non poteva andare avanti cosi, sentiva che il peso di quelle guerre aveva gravato molto sulle sue spalle e soprattutto sulla sua anima derelitta e spezzata.

Aveva un figlio a cui pensare, una società da far crescere con il suo genio e con il suo costante impegno, non voleva e soprattutto non doveva pensare al destino dell'intera umanità ogni volta in cui veniva messa in pericolo; era cosi invidiosa del fatto che in un altro angolo remoto del pianeta distante da lei vari chilometri, altre persone dormivano tranquille nei loro giacigli, ignari del pericolo imminente a cui sarebbero andati incontro a breve.

Perchè lei era sempre coinvolta in faccende belliche di cui tra l'altro non capiva poi molto?

Perchè preoccuparsi di inventare macchine sempre più geniali per migliorare le prestazioni dei vari guerrieri che avrebbero dovuto affrontare il nemico di turno?

E poi d'un tratto, proprio come un fulmine a ciel sereno, ricordò il vero motivo, la causa di tutto il suo dolore e della sua gioia infinita...

Si ricordò di quell'amico ormai lontano, quel ricordo che dimorava in lei in un posto del suo cuore che non avrebbe mai sostituito con nessun altro.

Quel Goku era stato la causa del suo incontro con Yamcha, delle avventure trascorse durante gli anni più belli e spensierati della sua vita, delle sue amicizie e soprattutto dell'amore, quello vero.

L'amore che faceva soffrire, eccitare e sussultare ogni qual volta la sua presenza o anche solo il suo nome veniva pronunciato in quella enorme casa in cui lei trascorreva la maggior parte del tempo dopo la nascita del loro Trunks...

 

 

Dimmi che stai scherzando Bulma? Ma ti rendi conto di quello che dici”?

 

Il sayan era incredulo, appoggiato ad una grande quercia non lontano da casa sua, ascoltava quelle parole con stupore e meraviglia. La sua migliore amica ed il suo nemico giurato, davvero non poteva crederci.

A stento manteneva la calma, perchè se non ci fosse stata tutta quella natura piena di pace e serenità a calmare la sua anima da quella dichiarazione, probabilmente avrebbe fatto rinvenire la ragazza a suon di ceffoni, e non sarebbe stato per nulla piacevole.

 

Dai Goku smettila di guardarmi in quel modo, come se tu non mi conoscessi...

E' successo, mi sono lasciata prendere, è successo e basta”.

E adesso dov'è? Dai Bulma mi stai prendendo in giro vero? Non posso credere alle mie orecchie, no non ci credo”.

Piantala Goku, non sei per nulla divertente. Se te lo sto dicendo è perchè ho bisogno di sfogarmi, nessuno a parte te potrebbe capirmi. Tu non giudichi, non lo hai mai fatto, non vedo perchè dovresti farlo ora e proprio nei miei confronti; e comunque è nella stanza gravitazionale ad allenarsi, proprio come stavi facendo tu prima che arrivassi io. Siete cosi simili voi due”.

Ma dico stai scherzando??? Lui sta cercando di diventare più forte proprio per uccidermi e vendicarsi della sconfitta subita; se tutto va secondo i suoi piani, un giorno tu potresti essergli accanto ridendo con lui sul mio povero cadavere, altro che simili...”

Dai Goku sai cosa intendo... volete combattere entrambi al meglio delle vostre forze, cercando sempre di superare i vostri limiti, io lo sto semplicemente aiutando cosi come mio padre ha fatto con te prima di arrivare su Namecc. Sai che teniamo tantissimo alla tua amicizia, non gli permetterei mai di farti del male, sempre che riesca ad accettare i miei consigli e smetterla con questi stupide manie di vendetta”.

Sarebbe magnifico se lo facesse, dopo tutto potremmo considerarci come fratelli, abbiamo lo stesso sangue nelle vene e apparteniamo alla stessa razza”.

Ecco bravo cosi ti voglio, positivo, cosi come lo sono io”.

A parte tutto Bulma, non posso credere che tu ti sia davvero innamorata di lui... cos'è successo con Yamcha? Eravate sempre cosi affiatati, anche nelle situazioni più tristi sembravate cosi uniti!”

 

Un altro madornale errore da parte di Goku il non capire che non sempre tutto appare per ciò che sembra e che non sempre nella vita le scelte fatte sono definitive e durature.

 

Non tutte le coppie sono come te e Chichi stupido di un sayan... non tutte le storie finiscono nel migliore dei modi; non tutti i matrimoni iniziano con una promessa fatta anni prima e finiscono con la nascita di un bellissimo bambino. Non è stato questo il mio caso, e di sicuro non lo sarà nemmeno con Vegeta... Però devo provarci Goku, devo tentare, ho diritto alla mia felicità, chissà che con lui non possa trovare anche solo un po' di pace e serenità”.

Dai Bulma, non essere triste, hai ragione tu, hai il diritto di essere felice e lo sarai lo sento”.

Non eri tu quello che non credeva alle sue orecchie? Ora come fai a dirmi che con lui sarò felice”?

Perchè sei l'unica donna cosi incosciente e pazza da tenere testa al principe dei sayan, nessuna potrebbe mai riuscirci, e tu addirittura parli di felicità con lui. Ti auguro il meglio amica mia, ma non arrenderti e non rimanerci male se non dovesse accadere. Mi prometti una cosa?”

Quello che vuoi Goku”.

Potresti fargli cambiare idea sul mio conto? Ecco vedi, muoio dalla voglia di combattere con lui, ma non vorrei lasciarci di nuovo le penne. Dopo tutto l'ho già fatto e sono pur sempre un padre di famiglia... In poche parole, cerca di convincere sua Maestà a dimenticare il torto subito”.

 

Ecco com'era fatto Goku, sempre pronto a perdonare e vedere del buono anche nel peggiore degli esseri viventi; aveva accettato la sua relazione con Vegeta, il suo nemico più forte, cosi simile a lui nella guerra, ma cosi diverso dal suo carattere buono e altruista.

Cosi era cominciato tutto, con un'amicizia profonda e sincera...

Delusioni d'amore, guerre e legami profondi che sarebbero durati per la vita, tutto derivato da un bambino non appartenente al pianeta terra, un bambino che crescendo sarebbe diventato l'eroe di tutti, il punto di riferimento dell'intera umanità, e che aveva lasciato tutto quello che aveva costruito con tanta fatica troppo presto e troppo tragicamente.

Di nuovo quel ricordo di lui...

Doveva smetterla di pensarlo cosi spesso e non perchè non le piacesse farlo, ma perchè quei ricordi non alleviavano il dolore della sua perdita, ma lo amplificavano facendola deprimere ancora di più.

Era arrabbiata con il mondo intero, con il destino o con un Dio a cui ormai non credeva poi cosi tanto.

Sentiva che stava per perdere giorno dopo giorno la speranza a cui si aggrappava per non sprofondare in quel baratro che restava sempre figuratamente sotto i suoi piedi.

Se non fosse stato per quel bambino che aveva fatto nascere con tanto coraggio e spavalderia, ora probabilmente avrebbe tanto sperato di morire per mano di quei maledetti cyborg e farla finita una volta per tutte.

 

Non sono Kakaroth e non lo sarò mai; non basterebbe una vita intera sulla terra per cambiare ciò che sono. Devo riguadagnare il mio orgoglio perduto, devo farlo per me stesso, ed è un punto su cui non transigo. Questo mio fottuto obiettivo viene prima di qualsiasi altra cosa, anche prima di te e di nostro figlio, e questo tu lo sai...”

 

Pur essendo un mezzosangue cosi come aveva detto, lui lo sapeva, lo sentiva che quel bambino aveva del potenziale e che sarebbe diventato un suo degno erede; se il suo atteggiamento duro era sempre cosi invincibile, a volte le parole lo tradivano, facendo trapelare un flebile e impercettibile orgoglio paterno nei confronti di quella creatura a cui pochissime volte aveva osato rivolgere lo sguardo.

Lei sentiva dentro di sé che la sua era solo una semplice copertura, un muro eretto perfettamente per non crollare in ginocchio e dichiarare apertamente che a lei e a quel bambino teneva davvero.

Lui era il principe dei sayan ed un principe di quella portata non poteva permettersi debolezze, ma solo punti di forza e nemici abbattuti ai suoi piedi.

Bulma però non aveva fretta, non più ormai perchè l'età del “voler bruciare le tappe” era svanita nel nulla cosi come la sua adolescenza, e da donna matura quale era, aveva capito che il frutto migliore era quello che si lasciava maturare sull'albero.

Avrebbe aspettato i suoi tempi, le sue lamentele e perchè no, anche i suoi colpi di testa, ma alla fine avrebbe ottenuto ciò a cui aspirava di più nella vita e cioè una famiglia, un marito ed un buon padre per il loro Trunks.

Ce l'avrebbe fatta, aveva diritto anche lei alla sua felicità di donna, e poi dentro di sé sentiva di avere in qualche angolo di paradiso, sempre che fosse davvero esistito, uno sguardo amico che l'avrebbe sempre guardata e protetta, e quegli occhi seppur lontani, la tranquillizzavano più di chiunque altro al mondo.

 

******

 

Sua madre si sarebbe preoccupata, mancava da casa già da alcune ore, e per quanto la amasse, ammise a sé stesso che forse non era la donna adatta a suo padre, a quell'eroe cosi sprezzante del pericolo e poco incline alle regole e all'ordine.

Proprio non capiva come aveva potuto sposare suo padre e sperare di tenerlo buono, come una bestia in cattività a cui si poteva dare di tutto, ma che prima o poi avrebbe sentito il richiamo della foresta, e nel caso di Goku quella foresta era senza ombra di dubbio la guerra.

Apprensiva com'era, lo avrebbe riempito di attenzioni e paure al suo rientro a casa, ma ora non doveva pensare a lei, non era giusto, non dopo la morte di Junior.

Ancora non riusciva a credere a quella perdita, al suo amico andato via per sempre a cui si sarebbe voluto aggrappare per tutta la vita che il fato gli avrebbe concesso.

Le sfere del drago erano perse per sempre, quell'ultimo barlume di speranza andato via senza più la possibiltà di poter riportare in vita le persone che per lui erano più care al mondo.

L'aria veniva tagliata con violenza, le terre emerse venivano sollevate dalla polvere che le ricopriva, mentre i mari e i fiumi che sorvolava, si agitavano lasciando nell'aria circostante spruzzi d'acqua chiari e spumosi.

Quella splendida natura non avrebbe dovuto subire danni o brutture da parte di esseri senz'anima e coscienza; ci avrebbe pensato lui con il suo coraggio e la sua forza a difendere l'intera umanità, aveva fatto una promessa e aveva deciso di onorarla il più presto possibile.

 

Voglio continuare papà, ce la faccio ancora per un po', posso farcela. Continua ad attaccarmi Junior, cercherò di schivare tutti i tuoi colpi, però vi prego di continuare cosi, non fermatevi”.

Su di un dirupo, non molto lontano dai monti Paoz, i due guerrieri saggiavano la forza e la resistenza del piccolo sayan; volevano temprarlo, renderlo più forte, sarebbe stato uno spreco non permettere a quel piccolo fiore di sbocciare in tutta la sua bellezza.

Gohan dal suo canto, leggeva negli occhi dei suoi maestri quella luce piena di orgoglio e di gioia nel vederlo cosi coraggioso, ma sentiva che non era abbastanza per lui. Il loro allenamento non lo avrebbe portato a quel livello tanto agognato, ci voleva ben altro per renderlo migliore, più di quanto già non fosse, e per quanto stimasse suo padre e Junior, sentiva che dovevano essere più severi nei suoi confronti, senza pensare alla sua età e alla sua spensieratezza di bambino, dovevano credere di avere davanti agli occhi solo un guerriero sayan.

 

Se vuoi diventare più forte figliolo, devi solo arrabbiarti con tutte le tue forze, pensa a quando abbiamo combattuto contro Radish, pensa a quella collera e falla tua, nessuno sarebbe in grado di fermarti Gohan, nemmeno io potrei”.

 

Concentrati Gohan, concentrati su te stesso prima ancora che sulle nostre aure,

rivelati per vero il guerriero che sei”.

 

Era sanguinante e dolorante, gli occhi ed il viso emaciato, fiato corto e muscoli tesi al massimo delle forze, eppure in quella smorfia di dolore non avrebbe voluto niente altro dalla vita se non combattere in quel modo, con suo padre e quell'amico carissimo che aveva perso per sempre, voleva solo quello che aveva sempre avuto dalla vita senza altre pretese stupide ed inutili.

In quei giorni non capiva quella rabbia di cui parlava suo padre, non la ricordava proprio, ma quel giorno si, quello era un giorno che avrebbe ricordato per tutta la vita...

Capì allora di dover dare un valore a quella sofferenza infinita e per la prima volta dopo la morte di suo padre, aveva davvero voglia di battersi e perchè no, anche farsi del male.

I chilometri venivano bruciati con una velocità estrema, i suoi pensieri gli facevano compagnia, ma la meta ormai era vicina e doveva raccogliere le idee per poter affrontare al meglio quell'incontro cosi innaturale e inaspettato.

Quella casa la ricordava bene, spesso suo padre lo accompagnava tra quelle mura piene di felicità e di invenzioni a cui lui spesso si interessava, perchè cosi come non poteva trascurare la voglia di combattere, non poteva nemmeno scordare la sua passione per lo studio e per la scienza.

Avrebbe tanto voluto aiutare Bulma un giorno, quando da grande avrebbe terminato gli studi e sarebbe diventato uno scienziato prestigioso proprio come lei; voleva raggiungere quel traguardo, lo voleva davvero con tutto il cuore ma in quel momento riusciva a mala pena a trovare la forza di restare in piedi sulle sue gambe.

 

Gohan sei tu”?

 

Una voce familiare finalmente, una voce amica che lo rasserenò anche se per pochi secondi, una manciata di istanti capaci di fermare quei battiti cosi irregolari e incostanti proprio come era diventata la sua vita.

 

Bulma, dimmi dov'è Vegeta, devo parlargli”!

 

I suoi occhi neri trapelavano tanta di quella tristezza da averle spaccato il cuore in due, sentiva che qualcosa di grave lo aveva chiaramente ferito nell'anima e che se aveva bisogno di parlare con Vegeta, la situazione doveva essere davvero gravissima.

Cosa aveva portato quel ragazzo alla volta della Capsule Corporation a quell'ora cosi tarda e soprattutto con quell'aria cosi sconvolta?

 

Gohan non so dove sia a dire il vero, ma tu dimmi cosa ti è successo, hai un'aria cosi strana... entra in casa mi racconterai tutto con calma”.

 

No Bulma, devo trovare Vegeta, so che è qui, avverto chiaramente la sua presenza”.

 

Una sagoma familiare, un'ombra circoscritta e silenziosa nel buio di quell'enorme giardino, si aprì di fronte agli occhi del ragazzo che aveva rivolto subito verso il sayan il suo sguardo disperato e pieno di ardore.

 

Ti stavo aspettando, entra”.

 

Un ordine più che un invito, un chiaro riferimento ad entrare nella navicella gravitazionale costruita da Bulma alcuni anni prima per i suoi allenamenti, posta in quel bellissimo giardino che contornava la villa della famiglia Brief.

Non potè fare altro che obbedire e forse era meglio cosi, non voleva parlare delle sue intenzioni e di ciò che era successo poche ore prima dinanzi a Bulma; non voleva farla preoccupare prima del tempo, aveva Trunks a cui pensare e poi a poco sarebbe servito il suo intervento in quella che si prospettava la battaglia più dura che avessero mai affrontato.

La ragazza non potè fare altro che guardare la scena da quella finestra a cui si era affacciata per vedere Gohan atterrare e chiedere del suo Vegeta; nulla poteva in quel momento, tranne che aspettare che finissero di parlare tra loro e degnarla dopo poco di una qualsiasi minima spiegazione.

 

Vegeta aveva capito la situazione, aveva percepito che la forza spirituale di Junior si era spenta inesorabilmente, e a dire il vero ne era rimasto sorpreso; doveva ammettere che quel guerriero si era dimostrato molto potente e lo aveva notato in più occasioni, se Gohan era diventato un combattente, lo doveva solo a lui perchè aveva avuto troppo poco tempo per assimilare al meglio gli insegnamenti del padre sayan.

 

Quindi il namecciano è morto”.

 

Junior... Si chiama Junior, Vegeta. E' morto sacrificandosi per la salvezza di tutti noi, anche se al momento siamo al punto di partenza”.

 

E sentiamo... com'è possibile che abbia raggiunto un'aura cosi potente in poco tempo”?

 

Si è unito con il Supremo diventando un guerriero fortissimo; tu forse non lo sai ma molti anni prima, erano una cosa sola. Hanno sacrificato le loro vite inutilmente, e la cosa peggiore è che con loro sono andate via per sempre le sfere del drago, nessuno dopo oggi potrà mai più tornare in vita, mai più”.

 

Le sfere del drago erano uno dei motivi per il quale era arrivato su Namecc, voleva infatti evitare che venissero usate da Freezer per la sua immortalità; le voleva tutte per sé, per la sua gloria e per la sua sete di vendetta, ed ora che erano passati anni su quei ricordi lontani ma sempre vivi nella sua testa, ne ricordava la loro potenza e il loro valore per quell'umanità cosi debole e sdolcinata.

 

Dimmi cosa vuoi moccioso, non ho tempo da perdere con te e con le tue lamentele. Se sei venuto fin qui deve esserci per forza un motivo, e quindi vedi di sbrigarti”.

 

Si aspettava una reazione del genere, non pensava certo di avere un vero e proprio dialogo con lui, sarebbe stato un illuso se avesse serbato nel suo cuore inutili speranze di comprensione e affetto.

Aveva ragione Vegeta, non c'era tempo da perdere, quindi fece un passo avanti, serrò i pugni e con voce chiara e profonda, spiegò quelle che erano le sue intenzioni.

 

Allenami Vegeta, insegnami ad essere un vero guerriero, portami a diventare un super sayan... chi meglio di te potrebbe farlo”?

 

Pensava di aver toccato le corde giuste, voleva lusingarlo con le parole e fargli capire che anche se come persona non aveva grande stima di lui, come guerriero non avrebbe mai potuto avere sulla terra un insegnante migliore.

Vegeta dal canto suo, girato di spalle, aveva lo sguardo fiero e la mente preparata ad ascoltare la richiesta di quel ragazzo che mai prima di quel momento gli era sembrato cosi determinato e cocciuto.

 

Sei l'unico dal quale potrei davvero imparare qualcosa e tu sai bene che ti serve qualcuno con cui allenarti. Non puoi continuare a farlo da solo per l'eternità, dovrai misurare la tua forza prima o poi, e ti prometto che non ti sarò d'intralcio. Ti obbedirò ciecamente, e sarei anche disposto a cambiare quello che sono pur di tenere fede alla mia promessa e sconfiggere quei maledetti cyborg che mi hanno tolto ciò che avevo ancora di buono su questa terra”.

 

Girò lentamente il capo e con la coda degli occhi osservò Gohan...

Sguardo attento, muscoli ancora tesi ed un'aura che cresceva sempre di più, come se in quel momento le parole uscite dalla sua bocca gli avessero fatto ricordare il dolore della sua perdita.

 

A cosa ti riferisci, spiegati meglio”.

 

Ti basti sapere che ho fatto una promessa e che ho intenzione di mantenerla, ma per farlo ho bisogno del tuo aiuto. Allora, lo farai”?

 

Quel ragazzo indifeso stava diventando un uomo pronto a qualsiasi sacrificio pur di cambiare e diventare un super sayan; aveva capito la sua determinazione, la comprendeva, perchè anche lui aveva rinunciato ad un barlume di felicità su quella terra pur di diventare il più potente, ma voleva assolutamente testarne la caparbietà.

Aveva osato andare da lui, affrontarlo di persona e fargli una richiesta, lui che aveva sempre preteso e domandato, ora si trovava dalla parte opposta, e la cosa peggiore era che avrebbe dovuto rispondergli anche relativamente presto, vista la sua aggressività e la sua determinazione.

 

E tu moccioso pensi davvero di reggere un tale sforzo fisico, un cambiamento cosi radicale, tu che fino a qualche tempo fa non sapevi cosa potesse essere la guerra, mi parli di diventare super sayan”?

 

Non voglio un padre Vegeta, né tanto meno un consiglio, solo un insegnante. Te lo ripeto di nuovo... puoi farlo”?

 

Ne aveva di fegato se osava rivolgersi a lui in quei termini, ma adesso aveva davvero esagerato, e la pazienza non era certo una virtù di Vegeta.

Una folata di vento fredda e tagliente sfiorò Gohan che si sentì sollevato per il collo della maglia che indossava con una forza violenta e sovraumana; si ritrovò contro il muro di quella navicella che piano cominciava a creparsi, con il viso dell'interlocutore a pochissimi centimetri dal suo, costretto ormai in una morsa di dolore e paura.

 

Sta attento ragazzino, stai scherzando col fuoco. Non osare mai più parlarmi in questi termini, o giuro sul mio onore di eliminarti prima ancora che tu possa esserti reso conto di quanto possa diventare pericoloso”.

 

Dicendo cosi aprì la mano facendolo lentamente cadere al suolo, non permettendogli nemmeno di controbattere, solo intimorendolo con il suo sguardo minaccioso.

Gohan non potè fare altro che reggere i suoi occhi e non perdere la calma, era lì per ottenere il suo scopo e non poteva demordere; cominciava dentro di lui a crescere la rabbia, quel rancore che aveva accumulato durante la sua breve vita, con la perdita di suo padre e di Junior, sembrava volesse esplodere in quel momento con una violenza inaudita nei confronti di quel sayan che non sembrava volesse aiutarlo.

 

Ti prego Vegeta, in questi anni sulla terra non ti ho mai chiesto nulla, non ti ho minimamente disturbato ed ora ho bisogno di te, sei l'unico che possa farlo e lo sai”.

 

Vegeta lo osservava dall'alto in basso come spesso faceva con i suoi nemici, era abituato a sentirsi pregare, di solito per essere risparmiati sperando in un ultimo disperato tentativo di salvezza che non sarebbe mai arrivato.

Quella volta però era diverso, sapeva di dover fare qualcosa, di doverlo aiutare a diventare un super sayan, ma come avrebbe potuto aiutare quel ragazzo, figlio di un suo nemico giurato che seppur morto continuava a disturbargli l'anima e l'orgoglio che ancora reclamavano vendetta nonostante gli anni passati.

Gohan e i suoi occhi neri, cosi simili ai suoi, cosi come la sua determinazione di quel momento...

Se fosse nato e cresciuto sul pianeta Vegeta, non avrebbe avuto la sorte di suo padre, mandato su un pianeta lontano perchè ritenuto debole; sarebbe diventato in poco tempo un guerriero formidabile, aveva del potenziale inconscio e anche se ben nascosto, sarebbe riemerso con qualche anno di allenamento.

Un guerriero come lui poteva tranquillamente essergli comodo durante le sue innumerevoli operazioni di conquista, sarebbe stato un suo leale suddito e molto probabilmente lo avrebbe aiutato a sconfiggere Freezer, se mai ce ne fosse stata l'occasione.

Avrebbe voluto aiutarlo, lo voleva davvero, ma quei pochi secondi di richiesta da parte di Gohan non potevano cancellare la vergogna di essere sempre stato secondo a suo padre che aveva osato sconfiggerlo ed essere superiore al suo principe.

Non poteva immaginarsi ogni giorno ad allenare quel ragazzo, non poteva pensare di renderlo più forte con le sue stesse conoscenze, forse non avrebbe retto il suo ritmo o forse si, in realtà nemmeno si poneva il problema.

Allenare il figlio di chi più aveva odiato in vita sua era troppo per chiunque, soprattutto per lui e il suo orgoglio.

Non dimenticava la stima che tutti avevano nei confronti di un uomo che aveva rinnegato la sua specie e le sue origini, non poteva non ricordare l'affetto che la sua Bulma aveva ogni giorno per lui, ogni qual volta si perdeva nei suoi ricordi più belli, nelle sue avventure e nelle emozioni che Kakaroth le aveva donato.

Soprattutto questo gli dava fastidio, il fatto che un altro uomo, un altro sayan avesse osato toccarle il cuore ancor prima di lui.

Possibile che dovesse primeggiare in tutto, anche nella mente della sua donna?

No, non poteva accettare quella richiesta, o per lo meno non lo avrebbe fatto apertamente, il suo orgoglio doveva essere sempre lasciato al primo posto, non doveva cadere in tentazioni umane di altruismo e generosità.

 

Non lo farò ragazzo, nella maniera più assoluta. Quell'inutile namecciano è stato sconfitto perchè troppo debole, si è lasciato trasportare da sentimenti stupidi come l'amicizia nei tuoi confronti. Cosa credeva di risolvere battendosi contro di loro? E' morto da solo ed inutilmente, dovevi aspettartelo Gohan, non capisco proprio perchè tu ne sia cosi sconvolto o tanto meno meravigliato”.

 

Continuava a guardarlo ancora negli occhi con uno sguardo sempre più minaccioso e arrogante; il corpo fremeva cosi come il suo cuore puro, i muscoli tesi, le mani che a stento riuscivano a restare ferme e si chiudevano a pugno, facendo uscire qualche piccola goccia vermiglia di sangue che cadeva lentamente al suolo.

Non doveva parlare di Junior in quei termini, non se lo meritava, la sua memoria doveva essere onorata e non infangata da lui che a mala pena sapeva cosa volessero dire il rispetto e l'amicizia.

Che avesse sbagliato tutto a chiedere aiuto al cinico principe dei sayan?

Eppure aveva avuto un figlio proprio come suo padre, aveva avuto una famiglia e Bulma era la sua compagna, perchè allora si comportava ancora il quel modo cosi spietato?

Non riusciva davvero a crederci...

E poi quelle ultime parole, quei termini che non avrebbe mai voluto ascoltare, arrivati al cuore di Gohan prima ancora che alle sue orecchie, cominciarono a mettere in atto quello che sarebbe stato un momento memorabile.

 

Non potrei mai allenare il figlio di un traditore, la caricatura di un sayan, di un uomo morto di malattia invece che sul campo di battaglia. E' meglio che tu ti arrenda e torni subito a casa, con quei cyborg voglio vedermela da solo”.

 

Mancava davvero poco a fargli saltare i nervi e lo aveva capito, non solo dal suo digrignare i denti come una belva feroce, ma anche dall'aumentare della sua grande ed immensa aura.

 

Adesso basta Vegeta, smettila, non devi parlare cosi né di Junior, né tanto meno di mio padre”.

 

E perchè dovrei farlo, chi me lo impedirà”?

 

Gohan si era lentamente rialzato da terra, tremava come una foglia al vento, come se il suo corpo fosse percorso interamente da una scarica elettrica ad alto voltaggio; il suo sguardo non abbandonava mai quello del sayan che da lui si aspettava già quella reazione.

Quel ragazzo era un talento nato e Vegeta lo sapeva, quella luce dorata che lo inondava e quegli occhi chiari che lo osservano ne erano la conferma.

Sapeva che ci sarebbe arrivato da solo ed in pochissimo tempo, era il figlio di un grande sayan dopo tutto e anche se non lo avrebbe mai ammesso apertamente, Vegeta riponeva la massima fiducia in quel ragazzo cosi giovane ma cosi coraggioso.

Lo aveva aiutato, provocandolo ed insultandolo; Gohan aveva ascoltato il suo istinto e la sua rabbia repressa, aveva dato sfogo ai suoi sentimenti da troppo tempo sopiti per via di una perdita troppo grande per un ragazzino della sua età.

La scomparsa di Junior era stata solo il preludio di una trasformazione che sarebbe arrivata fisiologica, come era successo anche per suo padre e per lui stesso, partito per pianeti lontani pur di raggiungere quel tanto agognato stadio.

Era divenuto un super sayan e ancora non se ne era reso conto, troppo arrabbiato e deluso dalle parole di un suo simile, di un guerriero che riteneva invincibile e che lo aveva offeso profondamente.

Suo padre, Junior e quella promessa...

Erano quelli i ricordi di cui in quel momento era piena la sua testa, e con poche parole Vegeta aveva mandato in fumo tutto quanto.

Si scagliò contro di lui con una potenza inaudita, voleva fargli del male, colpirlo e ferirlo erano le uniche cose che voleva in quel momento, senza pensare a nulla, senza pensare alle possibili conseguenze.

Vegeta parò ogni suo colpo con il solito sorriso sghembo che caratterizzava il suo atteggiamento, silenziosamente ne era orgoglioso e lo osservava combattere fino a quando un suo pugno non lo colpì in pieno viso facendolo arretrare di qualche metro pur rimanendo ben piantato al suolo.

Gohan si fermò di colpo capendo di avergli fatto del male, diminuì la sua aura di colpo ritornando al suo stato normale e abbandonando quello di super sayan;

Vegeta capì il motivo per il quale Gohan si era fermato, era lo stesso per il quale suo padre anni prima lo aveva risparmiato durante il loro primo combattimento, e fu allora che con tutta la forza che aveva in corpo colpì il ragazzo scaraventandolo violentemente al suolo.

Gli aveva chiesto di essere il suo maestro, di dirgli tutto quello che sapeva e allora lo avrebbe accontentato in quel momento che gli sembrava il più opportuno.

 

E' questo il vostro errore, tuo e di tuo padre; vi fermate davanti ad un nemico in difficoltà, non lo finite ma lo risparmiate. Il super sayan è un essere superiore, un guerriero invincibile, non sente la pietà né la misericordia, ricordati bene queste parole Gohan... pensi davvero che i cyborg si fermerebbero vedendoti in difficoltà”?

 

Gohan non riusciva proprio a controbattere perchè a mala pena aveva capito cosa gli fosse successo; aveva sentito dentro di lui una forza spaventosa che non riusciva ancora a controllare, era stranito ma aveva chiaramente letto dell'orgoglio negli occhi di Vegeta.

Aveva detto che non lo avrebbe aiutato, eppure con le sue parole, seppur crudeli, era riuscito a diventare un super sayan, quello che suo padre e Junior non erano riusciti a fare in anni di allenamento, lui ci era riuscito in pochi minuti.

Sentiva di aver scelto il migliore e dopo tutto non c'era da meravigliarsi, lui era il fiero principe dei sayan, il più grande di tutti, forse anche di suo padre.

 

Vegeta, io... io ti ringrazio”.

 

Non ringraziarmi, non farlo! Ricorda Gohan, ridi solo delle sconfitte altrui, rallegrati solo del nemico appena abbattuto, combatti sempre come se fosse l'ultima volta che lo stai facendo. Morire sul campo di battaglia sarebbe l'onore più grande che un sayan possa mai ricevere”.

 

Le aveva pronunciate, le aveva dette e proprio a lui, ad un ragazzo che mai avrebbe creduto di aiutare dopo gli avvenimenti su Namecc; quelle parole che aveva custodito gelosamente nel suo cuore, dette anni prima da suo padre, il re Vegeta, erano uscite dalla sua bocca con una semplicità estrema e ormai non se ne meravigliava più di tanto.

Sapeva che dentro di lui batteva un cuore puro ed ingenuo, non avrebbe mai ascoltato i suoi consigli, era troppo simile a suo padre Kakaroth; lui che era cresciuto su di un pianeta dove i sentimenti non erano affatto considerati, aveva avuto il buon senso di aiutarlo, in un modo spartano, tipico dell'educazione ricevuta, ma pur sempre utile alla sua causa.

Gohan era un super sayan, il resto sarebbe venuto da sé, gli allenamenti avrebbero fatto il resto e gli avrebbero temprato il carattere.

 

Allora non ti ringrazierò Vegeta se è questo ciò che vuoi. Ricorda però che potrai sempre contare sul mio aiuto, non è giusto che tu ti batta da solo”.

 

Non avrebbe seguito quell'invito, dopo tutto non sarebbe stato l'orgoglioso e solitario principe dei sayan...

Aveva pregato il cielo perchè avesse un nuovo scopo ed una nuova sfida, ed ora che ne aveva l'opportunità non si sarebbe tirato indietro.

Se avesse vinto, sarebbe tornato a casa felice e finalmente soddisfatto, se invece avesse perso non avrebbe avuto rimpianti, per lui perire sul campo di battaglia era un eventualità che aveva più volte messo in conto durante i suoi tanti scontri.

Gohan si rialzò, lo osservava pensieroso e tranquillo, era abituato a quell'atteggiamento, cosi tipico di Vegeta, sapeva che con lui si era sbottonato già abbastanza e non pretese ulteriori spiegazioni.

Lo guardò lentamente andar via da quella navicella lasciandolo solo, intuì che a breve sarebbe partito per quella nuova battaglia e che non poteva fare nulla per fargli cambiare idea.

Ad un tratto però si fermò dinanzi alla porta che portava fuori in giardino, la sua mano poggiata al grande bottone rosso che avrebbe aperto l'ingresso lasciando Gohan solo con i suoi pensieri.

 

Abbi cura di Trunks, proteggilo, allenalo, rendilo un vero guerriero. Siate forti e degni della razza che rappresentate. Salvate il pianeta in cui siete nati e cresciuti proteggendo chi amate. Non deludete il vostro principe”.

 

Schiacciò il bottone di apertura, la porta si richiuse dietro le sue spalle, non degnando più Gohan di un solo sguardo e andando via veloce, lasciandolo solo con il suo dolore.

Solo con i suoi pensieri, accasciandosi a terra per la disperazione, Gohan cominciò a versare calde lacrime, sapeva di doverlo fare in quel momento quando era solo e non aveva nessuno intorno.

Aveva capito le intenzioni di Vegeta, quindi poteva lasciarsi andare solo ed esclusivamente in quell'attimo; dal giorno dopo doveva diventare sempre più forte, non solo fisicamente, ma anche psicologicamente, avrebbe dovuto asciugare tante lacrime e lenire molta sofferenza, ma si sentiva pronto ad affrontare quel triste destino, nonostante la sua giovane età.

 

Te lo prometto Vegeta, farò di Trunks un vero guerriero”.

Piangeva disperato, sapeva cosa sarebbe successo di lì a poco, ma era pronto, in qualche modo avrebbe dato senso a tutta quella sofferenza.

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Capitolo 10
*** Un motivo per combattere ***


Amami o odiami, entrambi sono a mio favore. Se mi ami sarò nel tuo cuore, se mi odi sarò sempre nella tua testa”.

(W. Shakespeare)

 

CAPITOLO 10

 

Di quel giorno glorioso ricordava tutto, ogni minimo particolare era impresso nella sua mente e non sarebbe mai andato via anche se avesse voluto con tutte le sue forze. Per la vita avrebbe portato nel cuore quella metamorfosi, quel cambiamento radicale che avrebbe cambiato da quel momento in poi la storia di quell'avventura piena di troppe perdite e troppa sofferenza.

 

Quel cielo di un colore cosi strano, di un verde smeraldo intenso e raro, mai visto prima di allora; il mare immenso e sconfinato, agitato e inquieto, si muoveva sotto l’aura di suo padre che allora di umano aveva poco o niente.

 

Fulmini minacciosi sfioravano quel corpo perfetto mosso dalla rabbia, dall’incertezza, dalla sete di giustizia che prima o poi avrebbe sconfitto quel nemico cosi temibile e bastardo che gli aveva tolto tutti i suoi amici compreso Vegeta, l’unico contatto con quel pianeta d’origine a cui però non era mai appartenuto.

 

I muscoli tesi pronti ad attaccare, i pugni chiusi ed il viso stretto in una morsa di dolore; era pieno di rabbia, voleva solo fargliela pagare, finalmente la leggenda avrebbe avuto forma in lui, in quel ragazzo terrestre, ingenuo e troppo magnanimo, anche nella lotta lo era stato, lo sarebbe stato anche allora.

 

Quelle parole che continuavano ancora a tormentargli l’animo…

 

Le sue origini, il suo sangue, il suo pianeta distrutto; Vegeta gli aveva chiesto di vendicarlo, gli aveva preannunciato che lui sarebbe stato il più forte, migliore anche di lui, del suo principe che allora versava calde lacrime prima di lasciare quel mondo corrotto e pieno di violenza, l’unica realtà che un sayan come lui poteva conoscere.

 

Suo padre gli aveva ordinato di andar via, di abbandonare Namecc insieme a Bulma e a Junior, voleva che almeno lui potesse salvarsi senza dover assistere a quello scempio, a quella vendetta tanto sperata e a quella promessa fatta a Vegeta solo qualche minuto prima.

 

Era pronto ad aiutarlo, era pronto a qualsiasi sacrificio pur di non abbandonarlo lì, ma dopo la morte di Crilin, di suo padre in quella luce nuova e brillante c’era ben poco.

 

Non capiva nulla, non sapeva cosa volesse significare quell’aura tanto forte ed imponente da far tremare l’intero pianeta, essere un guerriero sayan che combatte con un cuore puro, pur frastornato dalla rabbia, era incomprensibile per un bimbo cosi piccolo e ingenuo.

 

Eppure in quel momento l’aveva compreso, aveva compenetrato suo padre fino in fondo all’animo, lo sentiva più vicino che mai, e seppur lontano, sperava in un suo sorriso, in un suo moto d’orgoglio che dall'alto del cielo gli avrebbe scaldato l’animo.

 

Vegeta e le sue parole, cosi come molti anni prima con suo padre…

 

Era riuscito a fargli sentire quell’ebbrezza, quella rabbia mista a vendetta che mai aveva provato, era un super sayan e lo doveva solo ed esclusivamente a lui, alle sue parole e al suo spronarlo; ciò che suo padre e Junior non erano riusciti a fare in molti anni di duro allenamento, lui c’era riuscito in pochi minuti.

 

Quella promessa a cui lui aveva tacitamente acconsentito, era piena di mistero e di paura, si paura, perché non poteva portare a nulla di buono una decisione cosi netta da parte di Vegeta.

 

Troppo difficile e complicato, era un labirinto senza via d’uscita, quel sayan era un mistero per chiunque, figurarsi per lui che era solo un ragazzino sprovveduto.

Non poteva non accontentarlo, non poteva lasciare quella promessa appesa alla speranza che lui rimanesse lì con loro, che trovasse finalmente la pace sulla terra e si mettesse il cuore in pace una volta per tutte. Lui non era come loro, lui non era come suo padre, Vegeta era Vegeta e ciò che lui rappresentava non sarebbe potuto cambiare in nessun modo, neanche a distanza di molti anni.

 

Diceva sempre poco e niente, era infelice, e la cosa che lo colpiva di più era la sua solitudine, gliela leggeva negli occhi, gli stessi occhi che avevano pianto su Namecc e che bruciavano come due tizzoni ardenti, ogni qual volta gli tornavano alla mente ricordi sopiti nel tempo. Lui non lo aveva compreso fino in fondo, e dopo tutto nessuno mai ce l'avrebbe fatta, forse nemmeno Bulma.

 

Quella promessa però meritava di essere mantenuta ed esaudita, l’avrebbe fatto per Trunks ma soprattutto per Vegeta, aveva dimostrato di tenere a cuore suo figlio, e ciò che per ogni comune essere vivente risultava banale e ovvio, per Vegeta non lo era mai; quell’atteggiamento nascondeva in sé un piano solitario in cui forse la sua stessa vita sarebbe stata messa in discussione.

 

Era solo, nuovamente solo, e ad un tratto tornò con la mente a Junior. Giusto qualche ora prima gli aveva parlato con tutto l'affetto che provava in corpo, ed ora invece doveva arrendersi alla sua assenza, a quell'eco che sarebbe riecheggiato nella sua mente per tutto il resto della sua vita, ed una strana sensazione prese possesso della sua anima.

 

Prese coscienza di quanto dalla sua vita, dalla sua intera esistenza sarebbero dipese molte vite umane se solo anche Vegeta avesse perso, se anche lui come Junior avesse lasciato una volta per tutte questa terra, battendosi contro quei nuovi nemici.

Il pianeta intero, tutte le persone e i sogni che custodivano nel loro cuore, tutto sarebbe andato perduto una volta per tutte senza speranza di ritorno.

 

Non voleva e soprattutto non doveva pensarci, scrollò la testa come ad eliminare quei funesti pensieri, decidendo di tornare velocemente a casa sua, dove avrebbe dovuto dare a sua madre nuove notizie di morte e di distruzione. Era doloroso accettare tutto questo, sapeva a cosa stesse andando incontro, ma la vita doveva andare avanti, il sole a breve sarebbe sorto nuovamente, e cosi anche lui avrebbe accettato senza fiatare quel destino infelice che gli si prospettava davanti, ma non aveva altra scelta se non di vivere e sperare in un futuro migliore.

 

Ringraziò silenziosamente Vegeta convinto del fatto che non avrebbe mai accettato una qualsiasi manifestazione di gratitudine da parte sua, e volò veloce verso casa, felice di tuffarsi tra quelle braccia materne che lo attendevano con ansia, braccia che lo avrebbero atteso per l'eternità, noncuranti del fatto che stavano abbracciando un eroe inconsapevole di esserlo.

 

*****

 

Buio e pace circondavano i suoi passi mentre calpestava piano quell'erba verde che non aveva mai visto prima di quel lungo e sofferto soggiorno sulla terra, fino ad arrivare lentamente in quel vialetto ormai cosi familiare.

 

Aprì l'ingresso di quella casa come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se avesse dimenticato tutti i ripensamenti e i sensi di colpa che circondavano la sua anima ogni singola notte che trascorreva tra quelle mura.

 

Si domandava quanto tempo ancora avrebbe dovuto vivere con quella sensazione di distacco, di non appartenenza a quel mondo cosi sereno e accogliente; quanto ancora avrebbe dovuto soffrire quel dolore interiore che si apriva come una ferita che sanguinava ogni qual volta pensava di essere nel posto giusto, con la donna giusta e soprattutto con un figlio, forse non voluto, forse non ancora accettato del tutto, ma pur sempre un figlio...

 

Perchè lui non poteva essere come Kakaroth?

 

Non era riuscito a dimostrargli la sua forza e la sua supremazia nella lotta dopo quella morte prematura e ormai doveva farsene una ragione...

 

Allora perchè non poteva nuovamente rassegnarsi e accettare quella vita terrestre come giusta ricompensa dopo aver patito le umiliazioni più atroci per mano di un tiranno come Frezeer, e soprattutto dopo aver perso per sempre un trono dove non avrebbe mai potuto regnare?

 

Cosa mancava nella sua vita, cosa avrebbe dovuto aspettare ancora che valesse la pena di essere vissuta?

 

Circondato dal buio di quel salone, nel silenzio assoluto di quella casa, si trascinava lentamente ripensando a Gohan e al coraggio dimostratogli solo quelche minuto prima; non era un moccioso, non lo era mai stato, e ancora una volta lo aveva dimostrato tirando fuori quella che era davvero la sua vera potenza.

 

Un mezzosangue, di stirpe impura, ma pur sempre un sayan, un ragazzo che in pochissimo tempo aveva raggiunto quello stadio senza nemmeno aver affrontato un allenamento particolare tranne che per un piccolo particolare, la perdita di un suo carissimo amico.

 

Di nuovo quei sentimenti cosi estranei ad un alieno come lui che tornavano a tormentargli il cuore prima ancora che la mente...

 

Sorrise tra sé, ormai non poteva fare a meno di lasciarsi trasportare da quei pensieri; si abbandonò su di una parete continuando a pensare costantemente ai suoi problemi interiori, non se ne vergognava più, ormai non aveva più nulla da dimostrare a nessuno.

 

Non aveva mai allenato nessuno, non aveva mai dato consigli, non aveva mai aiutato essere vivente che valesse la pena di essere considerato da un principe come lui, eppure ora lo solletticava l'idea di poter crescere un sayan, e non uno qualunque, ma suo figlio, quel neonato che aveva in corpo quella forza innata, tipica di tutta la sua stirpe. Quel bambino nato non per sua volontà, e a cui raramente aveva donato anche solo il minimo sguardo, era vivo e forte, con un'anima combattiva molto potente che si nascondeva dietro occhi color del cielo, proprio come quelli di sua madre.

 

Sul suo pianeta quella nascita sarebbe stata accolta con tutti gli onori del caso, ma su quella terra e soprattutto in quella casa, aveva avuto tutto un altro sapore, troppo preso dai suoi sogni di gloria e dai sensi di colpa per occuparsi di quel neonato troppo piccolo per poter anche solo lontanamente comprendere le preoccupazioni di suo padre.

 

In quel momento e in quel silenzio, non doveva dimostrare nulla a nessuno, era solo con i suoi pensieri e anche se con un leggero senso di riluttanza, ammise a sè stesso che non gli sarebbe dispiaciuto allenare quel bambino, quel principe senza trono, quello sbaglio che però anche solo pensandolo gli donava una sensazione di pace e di serenità. Avrebbe avuto tanto da imparare ma cosi poco tempo per insegliarglielo, lui non ci sarebbe mai stato per suo figlio, più passava il tempo e più se ne convinceva.

 

Per un momento comprese Kakaroth e il suo orgoglio paterno, ricordò suo padre e i suoi occhi che si illuminavano ogni qual volta lui ubbidiva ai suoi ordini e ascoltava i suoi consigli; poco importava che fosse un mezzosangue, era suo figlio e ciò bastava a fargli pensare che fosse degno della sua onorata stirpe, le sue origini terrestri non avrebbero fatto la differenza, di questo ne era certo.

 

Aveva detto a Gohan le parole che suo padre gli ricordava solerte, era cresciuto con quelle motivazioni, e molto probabilmete quei consigli sarebbero stati tramandati a suo figlio, a Trunks, già proprio a lui...

 

Si staccò da quella parete fredda ed inospitale riprendendo la solita camminata spedita e sicura; arrivò fino alle scale che portavano al piano superiore, sicuro della sua scelta, soddisfatto da quelli che erano i suoi piani, convinto di aver fatto la scelta più ovvia, non quella più logica, no, bensì la più coerente con il suo carattere fiero e sicuro di sé.

 

Passo dopo passo, gradino dopo gradino, ripensava alla ragazza che aveva conosciuto e che nonostante tutto aveva imparato ad apprezzare.

 

Le sue minacce, i suoi abbandoni, e anche la sua violenza, che mai si era rivelata per quella che era realmente, nulla aveva fatto cedere quegli occhi di ghiaccio, nulla l'aveva piegata, nulla le aveva mai fatto cambiare idea sul suo conto...

 

Cosa aveva fatto per meritare tutto questo?

 

Non lo temeva mai, non lo aveva mai fatto, in realtà lo voleva tutto per sé e poco alla volta c'era riuscita; fu il suo tenergli testa e il suo non indietreggiare mai a fargli demolire quelle barriere erette a difesa di sentimenti stupidi che mai prima di allora aveva mai conosciuto.

 

Testarda e orgogliosa qual'era, forse anche più di lui, si ostinava a crescere quel bambino, quello che lei considerava un dono prezioso e a cui non avrebbe mai rinunciato, quel Trunks che già sapeva il fatto suo.

 

Solo la notte precedente, chiedendo al cielo un nuovo scopo nella vita, l'aveva rivista, splendida e magnifica come sempre, di lei serbava un ricordo silenzioso, chiuso nella sua anima per non perderlo e soprattutto per non renderlo pubblico ad ogni essere vivente presente su quel pianeta che avrebbe dovuto distruggere molti anni prima, quando ancora ne aveva il coraggio.

 

Quel corridoio era buio come la sua anima, senza nessuna fioca luce che rischiarasse quei pensieri tristi; nessuno in quel momento avrebbe potuto sollevare anche solo leggermente la sua mente da tutto il dolore accumulato nel corso dei mesi e che pesava come un macigno enorme sul suo cuore.

 

Respiro dopo respiro, passo dopo passo, la vide nel buio della stanza di suo figlio, intenta in un abbraccio cosi prottettivo e dolce da volersi perdere lui stesso con lo stesso amore che quel neonato provava per lei.

 

Bella come sempre, dolce come solo lei sapeva essere, capì solo in quell'istante quanti momenti felici aveva perso insieme a lei e che non sarebbero mai più tornati indietro. Ne avrebbe persi altrettanti, ma ormai non voleva più tornare sui suoi passi, non lo aveva mai fatto, non lo avrebbe fatto nemmeno in quel frangente.

 

Lei il vero motivo, lei la causa di tutto quel risentimento nei suoi confronti.

Un guerriero sayan era tale per tutta la vita, e quel legame terrestre che gli inchiodava l'anima, lo faceva struggere di un dolore interiore lento e incessante.

I suoi occhi avevano la forza di fargli dimenticare tutto quello per cui era cresciuto, tutto quello per cui era stato predestinato, le sue battaglie, il sangue versato e le umiliazioni subite da un tiranno del quale un giorno si sarebbe dovuto vendicare.

Tutto quello in cui credeva, tutto ciò in cui aveva sempre sperato, tutto finito per sempre per colpa dei suoi occhi e della sua bellezza.

 

Sapeva dentro di sé che non era giusto dimenticare il principe che era stato, non era giusto scordare per sempre gli insegnamenti che aveva ricevuto e scolpito nel suo carattere duro e sprezzante del pericolo.

L'etica era sempre stata sopravvalutata e nessuno né in quel pianeta né in nessun altro dell'intera galassia, avrebbe potuto sentenziare ciò che era giusto e ciò che era sbagliato, tutto era relativo, tutto era soggettivo...

 

Aveva preso la sua decisione, non sarebbe tornato indietro, nulla l'avrebbe fatto indietreggiare, doveva farlo per sé stesso, per il suo popolo e anche per suo padre...

 

L'unico e solo modo che aveva per ringraziare tacitamente quella donna che le aveva dato tutto e forse anche più di quelle che erano le sue possibilità, era di donarle quel senso di tranquillità che in sua compagnia non aveva mai avuto. La loro 'storia' era sempre in bilico, altalenante cosi come il suo carettere e il suo essere sayan, libero da ogni regola e da ogni costrizione.

 

Doveva concederle la possibilità di credere, di sperare che forse sarebbero stati felici insieme un giorno, che ce l'avrebbe fatta da sola a cambiarlo definitivamente.

Doveva illuderla, doveva farlo, perchè non poteva sopportare l'idea di partire nuovamente lasciando quegli occhi stupendi pieni di lacrime e di angoscia.

La prima volta sapeva che sarebbe tornato, sapeva di doverlo fare, e anche se Kakaroth era il suo obiettivo principale, lei era sempre stata quella spina nel fianco che non era mai riuscito ad eliminare definitivamente.

La sua bellissima Bulma lo aveva accanto a sé, non voleva perderlo, lei era l'unica in quel mondo spietato ad avere sempre preteso con tutto il cuore la sua presenza; ogni volta che partiva, ogni volta che si feriva, ogni volta che la umiliava, lei era lì per lui

e questa volta avrebbe ricambiato con la stessa moneta.

 

Le avrebbe dato quel senso di pace e tranquillità che lei per anni gli aveva donato incondizionatamente, senza pretese, senza ricatti, senza risentimento, solo e soltanto con tanto amore...

 

Lei lo meritava, lei era stata quella giusta, lei e semplicemente lei...

 

E poi d'un tratto il suo sguardo su di lui, cosi materno, pieno di pace, felice di vederlo lì e in quel momento, curioso come sempre era stato in tutti quei mesi. Contrariamente a quanto si aspettasse, non proferì parola, si limitò solo ad appoggiare Trunks nella sua culla dandogli un bacio pieno d'amore, un bacio che Vegeta segretamente si era ritrovato a sperare per sé, per il suo bene, per il suo spasmodico volerla accanto a sé.

 

Fu allora che si chiese per la prima volta come aveva potuto molti mesi prima abbandonare quella donna a cui ormai era legato, come aveva potuto rinunciare a qualcosa di diverso ma allo stesso tempo cosi pieno di serenità, a quel corpo e a quell'anima in cui poteva riposare le membra stanche e affannate, come aveva potuto...

 

Il passato era passato ormai, non avrebbe potuto cambiare nulla di quei giorni, e se solo avesse potuto, probabilmente lo avrebbe fatto solo ed esclusivamente per non conoscerla affatto, per non soffrire cosi, per non arrendersi a quell'affetto che ormai doveva ammettere a sé stesso prima che a lei.

 

Fece per andasene nella sua camera, in quelle mure fredde e spente senza di lei e i loro rapporti, dapprima veloci ed inopportuni, poi sempre più lunghi e passionali, sempre più pieni d'affetto e amore, quell'amore di cui si rendeva conto solo ora, a molti mesi di distanza.

 

Di nuovo quella voce, di nuovo quel domandare gentile e sottomesso; a volte proprio non la riconosceva, o forse più semplicemente, a parlare era la voglia di ammansirlo e tenerlo buono, per non farlo innervosire, per fargli proferire qualche parola in più del solito, qualcosa che potesse vagamente somigliare ad un discorso normale.

 

Vegeta... dimmi cosa è successo. Perchè Gohan voleva parlarti? Sembrava cosi sconvolto, ti prego dimmelo”!

 

Doveva essere sincero e diretto, nasconderle la verità non sarebbe servito a nulla perchè Gohan le avrebbe raccontato tutto appena possibile, magari sfogandosi e dicendogli tutto del loro breve incontro, anche di quella promessa il cui protagonista era proprio il loro unico e piccolo erede.

 

Junior è morto battendosi contro quei cyborg, ma non è tutto... le sfere del drago sono scomparse con lui dopo la sua fusione con il Supremo. Penso che tu sappia meglio di me come andarono le cose riguardo la loro antica identità, non saprei dirti di più a riguardo”.

 

Di nuovo morte, di nuovo distruzione, e la cosa peggiore era che le sfere del drago erano andate via per sempre; ciò per cui tutto era iniziato molti anni prima, era scomparso per sempre con la morte di quel guerriero valoroso.

 

Era il silenzio l'unica cosa che circondava quel momento, quella dichiarazione sputata da parte di Vegeta con tanta durezza quanto velocità; era stato diretto e dopo tutto non vedeva altro modo per dire ciò che ormai era evidente, doveva prepararla al peggio, aveva il diritto di sapere a cosa sarebbe andara incontro.

 

Stupore e rabbia erano le uniche cose che riusciva a provare in quell'istante.

Per quanto non fosse una grande amica di Junior, aveva compreso il suo sacrificio cosi come il dolore di Gohan pensando di aver perso una nuova guida.

Di tutto quello che Vegeta le aveva detto però, la perdita delle sfere del drago era di gran lunga la notizia peggiore delle ultime ventiquattro ore.

Con il loro aiuto si sarebbe potuto risolvere tutto, anche la morte di Junior, ma ora tutto era perso per sempre, tutto era diventato buio e stranamente sfuocato, davanti a sé riusciva a vedere solo tanta rabbia e tanto sconforto.

 

Non voleva piangere e ci riuscì, seppur con uno sforzo disumano, rimase composta sperando di risultare ai suoi occhi la donna forte di sempre.

 

Lo osservava in quello che ormai era il suo solito atteggiamento superiore e distaccato, ci aveva fatto l'abitudine e quindi non ci fece caso più di tanto.

Respirava a fatica, come se la sua gabbia toracica fosse compressa, come se un macigno pesante ed ingombrante le occupasse le vie respiratorie con una forza inaudita, eppure trovò dentro di sé la forza di parlare, di cercare ulteriori spiegazioni che le avrebbero chiarito la situazione, era pronta al peggio, lo era sempre stata.

 

Gohan è andato via? Voleva parlarti, forse chiederti un favore, avrei potuto aiutarlo io in qualche modo”?

 

Vegeta sorrise tra sé, Bulma cosi ingenua ed indifesa non avrebbe mai potuto aiutarlo; non era lei quella che cercava, e per quanto fosse cosciente del suo affetto verso Gohan, non avrebbe mai potuto anche solo lontanamente capire i suoi sentimenti e la sua voglia di vendetta, in quella circostanza lei era inutile.

 

Lascia perdere, con lui ho risolto. Torna a dormire, non sono faccende che ti riguardano”.

 

Non sono faccende che ti riguardano...

 

Come se non essere un sayan o un guerriero valente, fosse una giustificazione sufficiente per non provare a capire, per non provare a contrastare quel male che si avvicinava sempre di più alle loro vite, alle loro esistenza e alle loro speranze.

Non poteva stare zitta, non poteva andare a letto fingendo che non fosse successo nulla, non era poi cosi ingenua come lui pensava, doveva fargli capire quello che provava, era la situazione più adatta e non doveva lasciarsela scappare.

 

Dimmi Vegeta, per quanto tempo ancora continuerai a comportarti cosi?

Quando capirai che ciò che è più importante per te, non deve esserlo necessariamente per tutti gli altri? Ho un figlio a cui pensare, e voglio che cresca nel mondo pacifico e pieno di felicità che ho conosciuto io, non voglio che soffra pene di cui lui non ha nessuna colpa. Sono faccende che mi riguardano eccome, quindi per favore, dimmi cosa è successo, dimmi da cosa devo difendermi, perchè se tu te ne andassi di nuovo, io ne morirei è vero, ma dovrò trovare dentro di me la forza di affrontare ciò da cui tu vuoi tenermi all'oscuro”.

 

Si era girato lentamente, cercava il suo sguardo, voleva trovare quel fuoco che bruciava i suoi bellissimi occhi azzurri, voleva impressionare quel viso nel cuore prima di risponderle e magari raccontarle tutto...

 

Raccontarle di Gohan e della sua trasformazione, dell'orgoglio innato verso il loro unico erede, del suo affetto per lei e del desiderio di tenerla accanto a sé nelle notti che si sarebbero succedute in quella vita non meritata, in quella nuova esistenza terrena che gli si prospettava.

Sapeva però di non doverlo fare, perchè della sua voglia di misurarsi contro quei cyborg e della sua voglia di combattere solo come aveva sempre fatto, lei non doveva saperne nulla.

Aveva un piano, aveva una missione da compiere, e per quanto fosse sicuro di sé, conosceva quali potessero essere le eventuali conseguenze.

Lei doveva rimanere tranquilla almeno una volta da quando era entrato nella sua vita, l'unico regalo che potesse farle era quella pace a cui tanto aspirava, forse breve se lui non ce l'avesse fatta, ma la conosceva cosi coraggiosa e strafottente da poter andare avanti anche senza di lui.

Aveva Trunks, Gohan e i suoi genitori, lei ce l'avrebbe fatta anche senza di lui, forse anche meglio...

 

Faremo come hai detto tu, conosceremo meglio il nemico e lo affronteremo, parlavo appunto di questo con Gohan”.

 

Dici sul serio Vegeta? Era questa la cosa di cui hai discusso con Gohan”?

 

Sei forse sorda? Non mi ripeterò Bulma”.

Era stato troppo facile estorcergli quelle parole, a momenti non riusciva a credere alle proprie orecchie, ma insistere su quella risposta che Vegeta le aveva dato, non avrebbe portato ad altro che un suo scappare veloce per non sentirla nuovamente parlare e insistere sull'argomento.

 

Si accontentò, non potè fare altro che farsi bastare quelle misere parole da parte dell'uomo che più amava al mondo; si sentiva però in colpa per l'aggressione verbale che gli aveva appena rivolto e allora cercò un modo per farsi perdonare.

 

Era sempre cosi tra loro dopo tutto, si punzecchiavano vicendevolmente ogni volta che potevano, per nascondere quei sentimenti a cui entrambi non volevano cedere del tutto, per mantenere quel distacco sufficiente, per non soffrire le pene dell'inferno ogni qual volta si allontanavo e rimanevano soli con i loro pensieri.

Il giorno in cui avrebbero finalmente capito che insieme avrebbero fatto la forza, che avrebbero dovuto mettere da parte l'orgoglio per far vincere l'amore, quel giorno non sarebbe mai arrivato, non in quella dimensione, non in quell'imminente tragedia.

 

Mi spiace Vegeta non volevo aggredirti, è solo che tutta questa situazione mi sta davvero sconvolgendo. Ho fiducia in te, so che ce la faresti anche da solo, ma vedi Gohan in qualche modo potrebbe aiutarti. Mi fido ciecamente di te e voglio che tu lo sappia”.

 

Quanto si sbagliava, quanto avrebbe sofferto per quella bugia raccontata ad arte proprio dall'uomo che amava perdutamente, freddo e cinico come sempre, il solito stratega pronto al raggiungimento di qualsiasi obiettivo. Lei lo avrebbe odiato e chissà forse un giorno compreso, un giorno lontano in cui il suo viso sarebbe stato solo un tiepido ricordo che le sarebbe tornato alla mente vedendo crescere quel piccolo sayan che non avrebbe mai conosciuto suo padre.

 

Tu spesso dimentichi chi hai ospitato in casa tua per molti mesi, o forse fingi di non saperlo. In ogni caso, nulla potrà cancellare chi io sia realmente. Se tu mi conoscessi davvero, non parleresti cosi, non ti fideresti di me”.

 

Non m'importa Vegeta, tutto ciò che hai fatto in un passato lontano ha contribuito a fare ciò che sei ora. Mi fido cosi tanto di te da sapere che saresti tornato e che soprattutto saresti rimasto qui con me e con Trunks, quel figlio che come me saprà aspettare il tuo ritorno per mesi o anche anni se necessario, perchè per l'intera galassia non troverai mai nessuno che potrà mai amarti come faremmo noi”.

 

Parole capaci di far male più di qualsiasi altra battaglia affrontata in tanti anni di dolori e di lotte, parole capaci di far sciogliere anche il principe dei sayan, che tanto si era vantato del suo carattere glaciale, duro ed inespugnabile.

 

Mettimi alla prova Vegeta, perchè io so chi sei realmente. Mostrati pure per la persona spregevole che ti vanti di essere, non saprei comunque come fare per cancellare la tua immagine dal mio cuore, insegnami come fare ad odiarti perchè non ho ancora capito come fare per dimenticarmi di te”.

 

Ora con quelle bellissime parole sarebbe potuto andare in capo al mondo, abbandonare tutto ciò per cui era stato cresciuto, anche i suoi sogni di gloria, e morire felicemente anche tra i dolori più atroci.

Combattere e sapersi il migliore dell'intero universo non reggeva il confronto con

quella bellissima dichiarazione d'amore.

 

Lei lo avrebbe aspettato per sempre, anche dopo mesi di lontananza, lei ci sarebbe stata per accoglierlo e amarlo come aveva sempre fatto.

Bulma era sempre stata forte, lo sarebbe stata anche dopo la sua morte, perchè in lui ormai si faceva sempre più spazio quell'idea di sconfitta a cui era abituato, e non solo sul campo di battaglia, ma anche dal punto di vista umano.

 

Cambiare idea su quei sentimenti che lui riteneva stupidi ed inutili era stato forse lo smacco più grande, eppure era stata una dolce sconfitta, nulla di più bello per cui valesse la pena di morire.

Un giorno lo avrebbe perdonato, un giorno sarebbe stata felice, un giorno che però sarebbe stato lontano nel tempo e nello spazio, lei avrebbe sorriso di nuovo.

 

Forse ora è meglio che vada... buona notte Vegeta”.

 

Bella come sempre, leggiadra ed elegante, lo superò arrivando in quella camera buia e solitaria dove avrebbe dovuto trascorrere quella sua ultima notte d'illusione.

La vide aprire lentamente la porta, mentre silenzioso e attento osservava la sua schiena, i suoi capelli, le sue gambe...

Gli mancava tutto di lei, ma soprattutto i suoi dettagli, le minuzie che fanno di una femmina una vera donna.

 

Affondò il viso sulla sua spalla, occhi chiusi e braccia strette sul suo ventre caldo ed accogliente; ormai aveva realmente capito che cosa fosse la felicità e voleva provarla ancora una volta con l'unica donna di cui fosse davvero innamorato.

 

Quelle braccia che per mesi avevano reclamato la sua mancanza, ora la stringevano forte, tenendola legata al suo petto scalpitante e felice di sentirla cosi vicino.

Una notte ancora e poi sarebbe andato via, via per sempre, lontano dal suo amore e lontano da quei ricordi terrestri.

Un'altra notte per amarla e lasciarle nel cuore un altro ricordo a cui aggrapparsi.

Un giorno, ne era sicuro, l'avrebbe perdonato.

Un giorno avrebbe capito quelle ultime parole che si aggingeva a pronunciarle dolcemente prima di baciarla e fare nuovamente l'amore con lei:

 

Dammi un altro motivo per combattere, dammi un motivo per tornare sempre qui da te”.

 

Scusate l'attesa lettori cari, alcuni di voi sapranno sicuramente cosa mi è successo nelle ultime settimane, nel caso contrario, ho scritto un piccolo sfogo nella mia ultima storia ADDIO TRUNKS.

Forse è meglio che la leggiate non tanto per farmi sapere cosa ne pensate, cosa che comunque è sempre gradita, ma almeno perchè dovestre essere sempre informate sui fatti.

Il prossimo plagio potrebbe essere il vostro, cosa che naturalmente non vi auguro nella maniera più assoluta.

Detto ciò, ditemi se volete, cosa ne pensate di questo capitolo, perchè a me stanno venendo in mente parecchie idee e credo proprio che mi dilungherò parecchio nella stesura di questa mia storia.

Grazie mille a tutti voi che mi seguite, sappiate che la vostra pazienza nell'attendere i miei aggiornamenti è lodevole e tanto gradita.

Grazie soprattutto a chi mi ha sempre sostenuto come supersara, 22volteme, raul85, clicli, 9dolina0, Rynoa, BloodyladyRinoa, Sealight e chi più ne ha più ne metta...

Un abbraccio va al mio angelo custode Mery, grazie di tutto, ancora una volta.

Dona.

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Capitolo 11
*** L'addio di un guerriero ***


Questo è l'amaro della vita: che solo in due si può essere felici, e che i nostri cuori sono attratti da stelle che non ci vogliono”.

(E. Lee Masters)

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CAPITOLO 11

 

Quando il sole sorgeva nuovamente ad est, i dolori e le sofferenze del giorno prima dovevano essere cencellate, dimenticate e riposte nel più profondo angolo della propria coscienza.

 

Quando un altro giorno nasceva all'orizzonte, bisognava affrontare i momenti che sarebbero arrivati, fatali e impossibili da fermare; tutto doveva essere lasciato alle proprie spalle pur di saper affrontare il futuro, pur di andare avanti e dare un senso a quella vita monotona e tranquilla a cui proprio non sapeva rassegnarsi.

 

La vita terrestre dopo tutto era solo quello: lavorare, studiare, prendersi cura della propria famiglia e dei propri cari.

Era solo quello infatti, e per quanto lui si sforzasse di dimenticare e di rimuovere, aveva capito perfettamente cosa significasse far parte di quel meccanismo a lui cosi misterioso già da qualche tempo ormai.

 

La luce dell'alba chiara e rosea, filtrava prepotente in quella stanza in cui anni prima aveva rischiato di morire sotto le macerie di una stanza d'allenamento mandata in fumo a causa dei suoi colpi più potenti.

I colori tipici del primo mattino, che lui aveva impresso nella mente ogni giorno che aveva trascorso in quella casa ospitale, riuscivano a donargli un senso di pace che aveva conosciuto pochissimo durante la sua vita, quella serenità che forse non avrebbe trovato nemmeno dopo la sua morte.

I suoni tipici del primo mattino, la città che poco alla volta si svegliava proprio come lui, che purtroppo quella notte aveva dormito poco o niente.

 

Piuttosto che dormire, preferì guardarla riposare, bellissima, nuda e felice...

 

Quel viso tranquillo e beato, le labbra socchiuse ed un respiro regolare che si intonava perfettamente al battito del suo cuore; stringeva le candide lenzuola a sé in quella posizione fetale in cui era solita dormire quando non era vicina al suo petto caldo e marmoreo.

 

Nulla durante la sua breve vita poteva essere paragonato alla bellezza di quel momento, nessuna vittoria, nessun pianeta, nessun istante che avrebbe vissuto in futuro avrebbe mai oltrepassato la poesia di quella notte, e di questo ne era certo.

Sempre più difficile andar via, sempre più doloroso lasciare tutto per ciò che avrebbe vissuto insieme a lei, ma aveva deciso cosi, e di ripensamenti non ne avrebbe mai avuti.

 

Quando il sole risorgeva nuovamente, bisognava prendersi le responsabilità di ciò che si era deciso durante le tenebre, e lui era pronto a farlo.

Lo faceva ormai da più di tre anni a questa parte, era abituato a decidere in poco tempo cosa fare, e dopo tutto non si era mai pentito di aver amato, seppur a modo suo, quella donna terrestre a cui doveva molte cose.

Il tempo però era poco, non mancava poi molto al suo risveglio, e Bulma tutti quei pensieri non li avrebbe mai ascoltati.

Un altro minuto ancora per ripensare alla sua ospitalità e al suo amore, per poi andar via, incontro a quel destino già scritto nelle stelle e che non temeva nel modo più assoluto.

 

Dammi un altro motivo per combattere, dammi un motivo per tornare sempre qui da te”.

 

Le aveva pronunciate quelle parole, lo aveva fatto davvero; l'aveva abbracciata per poi farla sua di nuovo, come non accadeva da tempo, come non sarebbe mai più successo.

Aveva chiesto alla sua donna di accettarlo di nuovo nella sua vita, di essere lei stessa un motivo per cui avrebbe dato volentieri la vita, un motivo per tornare in quella casa ogni sera e accettare quella vita che lentamente, come uno stillicidio, gli toglieva gli ultimi residui del suo essere sayan.

Gli sarebbe davvero piaciuto tornare da lei ogni giorno, ormai ne era consapevole, se ne era fatto una ragione...

 

Le sue labbra calde lo avevano accolto nel modo più dolce possibile, nel modo in cui non avrebbe mai sperato di perdersi dopo mesi di lontanza da lei.

Aveva pianto di felicità sentendosi stringere cosi tanto dall'uomo che amava, dal padre di suo figlio, dal sayan che non temeva e che non aveva avuto paura di ospitare in casa sua.

 

La passione prese il sopravvento di entrambi più e più volte in quella notte, nessuna paura o remora in quei corpi che avevano come uno scopo quello di perdersi e fondersi insieme, per dimenticare tutto quello che era stato in precedenza, per mettere un punto definitivo a quella triste parentesi che era stata la loro lontananza.

 

Prendendola in braccio e posizionandola sul suo letto, aveva avuto la sensazione di volerle dare davvero ascolto, di aspettare il momento più adatto per combattere, rimandandare quel giorno in cui avrebbe dimostrato all'intera umanità di cosa poteva essere capace.

 

La spogliava lentamente, baciando ogni angolo di quel corpo accogliente e caldo, godendo ed inebriandosi di ogni singolo profumo che provenisse dalla sua pelle senza mai perdere il dolce colore dei suoi occhi, risalendo ogni volta sul suo volto pronto a coglierne ogni minimo particolare.

Voleva imprimerlo nella sua mente come ultimo ricordo, come ultimo pensiero a cui sarebbe andata la sua mente nel momento peggiore, nel momento della dipartita, perchè era bello morire per qualcuno, era bello provare finalmente quella sensazione di non abbandono, era stupendo pansare a chi davvero ci aveva aiutato in questa vita prima di lasciarla una volta per tutte.

 

Si era ritrovato ad asciugarle le lacrime che scorrevano per lui spontaneamente, senza che nessuno glielo avesse chiesto, lo aveva fatto e basta.

Lui che era stato migliaia di volte la causa della sua infelicità, ora ne era il giustiziere, l'uomo che avrebbe potuto ammazzare il mondo intero se solo lei glielo avesse chiesto, ora si rendeva conto di cosa potesse significare amare davvero.

 

Entrando in lei come mai prima d'ora avesse fatto, la guardava segretamente felice mentre si perdeva nel piacere di essere diventata di nuovo sua.

Il suo sguardo non trapelava nessun evidente sentimento d'affetto o amore, erano il suo corpo e le sue mani a parlare per lui, attente e accorte percorrendo la linea dei suoi fianchi, facendo attenzione a non schiacciarla col suo peso, spingendo dentro di lei con la stessa passione di sempre, quella passione che non aveva mai dimenticato, nemmeno negli angoli più bui dello spazio sconfinato, quell'universo che non era bastato e fargli dimenticare il suo attaccamento a quella donna testarda e a volte immatura.

 

Aveva baciato le sue mani durante il loro amplesso e accarezzandole, le aveva portato sul suo viso, per sentirne nuovamente il tocco delicato e vellutato, fino a farle scendere sempre più giù, sul suo collo e sui suoi addominali, fino a farsi toccare in carezze capaci di fargli perdere il controllo e la lucidità mentale.

Il suo ventre candido percorso da mani assassine, quel ventre che avevano accolto il cuore pulsante di un futuro eroe, di un sayan che non avrebbe mai potuto conoscere davvero, a cui non avrebbe mai raccontato mai nulla di sé stesso e della sua vita.

Quel neonato le avrebbe fatto compagnia per l'eternità, non l'avrebbe mai lasciata sola, e forse un giorno sarebbe stato orgoglioso delle sue origini aliene, ma non di lui, non di un padre che ora lo lasciava per sempre, per non sentirsi sempre inferiore ed estraneo, per sentirsi nuovamente un principe forte e orgoglioso, anche se per l'ultima volta.

 

Cominciò ad alzarsi dal letto lasciandola sola, facendo attenzione a non svegliarla, cosi da non dirle nulla, da sfuggire al suo sguardo e alle sue domande incalzanti, perchè se solo l'avesse ascoltata di nuovo supplicante, non sarebbe più andato via, non l'avrebbe lasciata, e questo rischio non se la sentiva davvero di correrlo.

 

Aprì lentamente l'armadio dove trovava sempre, giorno dopo giorno, la sua roba lavata e ben riposta negli scaffali di quel mobile che da anni raccoglieva tutti gli oggetti terrestri che aveva accumulato, non per sua volontà, ma per quella di Bulma, che sempre fedele si prendeva cura di lui e del suo aspetto fisico; non aveva mai compreso quei semplici gesti che la terrestre le rivolgeva, solo col tempo capì che anche quelle erano manifestazioni d'affetto, fatte solo ed esclusivamente per il suo bene, per non farlo sentire estraneo ad un mondo cosi lontano da quello che era il suo modo di vivere.

 

Essere un principe ed essere servito, era cosa ben diversa dalle attenzioni che Bulma le rivolgeva ogni santo giorno, perchè lo faceva non per timore o riverenza, ma solo per amore.

Lei era sempre lì per lui, anche quando litigavano, anche quando la respingeva, anche

quando l'aveva abbondanata.

 

Tornato sulla terra da super sayan, la sua camera e i suoi oggetti erano rimasti lì dove li aveva lasciati, come se quella stanza fosse rimasta congelata per tutto quel tempo, come se i giorni non fossero mai trascorsi; tutto invece dalla sua partenza era cambiato per sempre, tutto purtroppo era mutato, e nulla sarebbe mai stato come prima.

 

Si asciugò la fronte con il dorso della mano, la giornata cominciava ad essere calda e afosa, doveva sbrigarsi prima che lei potesse sentirlo e svegliarsi, cosi prese la sua tipica divisa da battaglia, l'ennesimo onore che doveva essere attribuito alla sua compagna e alla sua genialità, col senno di poi doveva ammettere di aver avuto al suo fianco una donna degna del suo nome e del suo titolo.

 

La infilò velocemente, felice di averla indossata, felice di poter dare nuovamente un senso a quella veste cosi gloriosa, perchè se fosse morto in battaglia, quello era senza ombra di dubbio l'unico modo per rendere onore alla sua stirpe e alle sue origini.

 

D'un tratto e senza motivo, gli venne in mente una scena di molti anni prima, l'inizio di tutto, l'inizio del suo cambiamento e della sua unica debolezza; se solo fosse stato più forte all'epoca, molte cose di lui sarebbero cambiate, anche quello che si accingeva a fare in quell'istante di lucida follia.

 

Pur non avendo molto tempo, si lasciò trasportare da quel pensiero, si fermò un attimo per imprimerlo nella sua mente e non lasciarlo andar via; strano solo come potesse essergli saltato in mente proprio in quel momento inopportuno e di addio.

 

Tre anni prima, la voglia di superare Kakaroth e di batterlo in uno scontro ad armi pari, erano la sua unica e sola ragione di vita; non voleva altro se non umiliarlo, cosi come aveva fatto con lui, con il principe dei sayan, con il migliore di tutto l'universo.

Salvargli la vita durante il loro primo scontro gli sarebbe stato fatale, la sua correttezza non lo avrebbe di certo aiutato in battaglia, perchè se solo lui l'avesse raggiunto di livello, quell'infimo guerriero sarebbe ritornato ad essere la feccia che era stato sul suo pianeta d'origine.

 

Quella terrestre e suo padre gli avevano offerto una change, una possibiltà di allenamento a cui non intendeva rinunciare, e per Dio, avrebbe preferito morire lì dentro piuttosto che condurre una normale vita terrestre con quella plebaglia rozza e senza importanza alcuna; rischiò davvero di morire un giorno come un altro, quando la frustazione e la tristezza diventarono cosi forti da schiacciare il suo animo, prima ancora che il suo corpo.

 

Bulma e il suo affetto, quella voglia di prendere in casa e accudire un sayan troppo complicato e pericoloso per lei, proprio come si fa con gli uccelli che perdono la strana di casa: gli si dona una sistemazione, gli si regala amore e affetto incondizionati, ma una volta curate le ali spezzate, volano via per sempre lì da dove sono arrivati, senza ringraziare e senza tornare indietro.

 

Con lui tutto ciò non era successo, era tornato ed era rimasto, i motivi ormai li conosceva già troppo bene...

 

Una mattina ignota e simile a tutte le altre vissute sulla terra, si svegliò di soprassalto, dopo giorni di incoscienza, stavolta riposato e temprato come non capitava da molto; le uniche cose che potessero portargli alla mente l'incidente di qualche giorno prima, erano le fasciature che gli avvolgevano la fronte ed entrambe le braccia.

Respirava autonomamente, ma la bombola d'ossigeno gli era paurosamente vicino, come se bastasse poco per far arrivare la sua saturazione a livelli bassi e preoccupanti.

 

Tutto per lui era ridicolo, si domandava come potesse essersi ridotto in quello stato, ad essere curato con metodi antichi e obsoleti, per lui che era abituato a vasche di rianimazione capaci di rimettere in sesto le ferite più gravi.

A mala pena ricordava il suo trasporto in quella stanza spartana come lo era lui, con un solo letto, un armadio ed una semplice scrivania che spesso aveva accolto il corpo stanco della terrestre; la vedeva accanto in pochi momenti di coscienza, quando il suo corpo non era troppo impegnato a combattere la stanchezza e la vergogna che si diffondeva nel suo sangue ogni singola e maledetta volta in cui i suoi sogni venivano disturbati da Kakaroth e dalla sua superiorità.

 

Alzandosi per riprendere coscienza del proprio corpo, si strappò in malo modo qualsiasi ago, tubo o fascia che potesse essergli di impedimento; doveva riprendere gli allenamenti dopo giorni interi di ozio in quel letto inutile, doveva riprendere in mano la situazione o il suo abiettivo non sarebbe mai stato raggiunto.

Spalancò le ante dell'armadio per indossare la sua solita tutta d'allenamento, e notò con l'alterigia di sempre, che la sua forza era aumentata; cosi come ogni guerriero sayan che si rispetti, la sua aura incrementava a vista d'occhio dopo aver sfiorato la

morte.

 

Ne era felice più che mai, dopo giorni d'assenza, sentiva davvero che il livello di super sayan era vicino, che avrebbe raggiunto presto il suo scopo, Kakaroth aveva le ore contate.

 

In giro per la casa nessuna traccia di lei, nessuna voce familiare che potesse fargli capire la situazione circostante, e per quanto fosse felice di non avere nessuna noia dopo il suo risveglio, non riuscì davvero a capire che fine potesse aver fatto quella donna che non perdeva attimo per ricordagli quanto fosse pazzo e spegiudicato durante i suoi allenamenti.

Non riusciva proprio a capire perchè si stava perdendo l'occasione di rimpoverarlo ora che da solo e spontaneamente, aveva abbandonato quel letto senza la sua approvazione.

Capì solo qualche tempo dopo che quelli erano chiari sintomi di un innamoramento a cui lui non voleva assolutamente cedere, sentimenti talmente ignoti ad uno come lui, da essere passati indifferenti nella sua testa come quando uccideva senza pensare alle future conseguenze e a possibili ed eventuali sensi di colpa.

 

Senza perdere ulteriore tempo, si diresse verso il giardino, lì dove di solito si allenava, lì dove era posta la navicella che lo portava ad una gravità fuori dal normale, quel posto che forse gli era più congeniale, il nascondiglio perfetto dove allenarsi e rimanere solo con i suoi pensieri tristi e bui.

 

Era molto diversa da come l'aveva lasciata, molto più grande che in precedenza, e seppur lo scheletro dell'enorme navicella fosse già formato e solido, gran parte della struttura doveva essere ancora coperta e rivestita; il suo sogno di riprendere gli allenamenti sfumava ad ogni passo che muoveva avvicinandosi sempre di più alla struttura.

 

Entrando vi potrò un caos infernale con carte, progetti e calcoli sparsi con un disordine degno di nota, nulla poteva ricordare vagamente la stanza d'allenamento che aveva lasciato poco prima di perdere i sensi ed essere accolto dalle braccia della scienziata che ora, su di una lunga scala, sistemava e avvitava bulloni con una pazienza certosina e un occhio vigile per non sbagliare il minimo movimento.

Gli dava le spalle e intenta com'era nel suo lavoro, non si era minimamente accorta della sua presenza, continuava ad armeggiare imperterrita senza aver avvertito la presenza del sayan; una volta che ebbe finito di avvitare l'ultimo bullone, si asciugò la fronte con un fazzoletto, mentre con l'altra fece cadere rumorosamente la chiave inglese al suolo.

 

Forse è il caso che tu mi dica cosa sta succedendo”.

 

Severo e curioso allo stesso tempo, cercava un minimo di spiegazione in una Bulma palesemente rassegnata a quel momento, per nulla sorpresa dalla sua presenza.

 

Sei quasi morto Vegeta, e per poco questa stanza d'allenamento non è stata la tua tomba”.

 

Scendeva lentamente i gradini della scala, stando attenta a non farsi del male, stando attenta a dare alle parole la stessa gravità di quando aveva immaginato nella sua testa il momento in cui avrebbe dovuto affrontare Vegeta dopo il suo risveglio.

 

Ti sarebbe di certo piaciuto terrestre, ma sappi che non sarà cosi facile liberarti di me, ci vuole ben altro che una stupida esplosione per eliminarmi dalla faccia di questo stupido pianeta”.

 

Aveva calcolato anche questo...

 

Aveva previsto anche la sua noncuranza del fatto che lei si fosse presa cura di lui, che lo avesse salvato e vegliato; tra la vita e la morte gli era stato vicino, gli aveva asciugato il sudore di notti intere a delirare parole senza senso, lo aveva calmato durante gli incubi peggiori, a volte si era addormentata stremata al suo capezzale senza mai perderlo di vista, senza mai lasciarlo solo.

 

Cosa ne poteva sapere lui di cosa provava in quel momento, del suo cuore che dentro di lei esplodeva di gioia nel vederlo ancora in piedi forte come lo aveva conosciuto?

 

Cosa ne poteva sapere del senso di colpa che ogni giorno provava guardando Yamcha negli occhi, quando ormai aveva capito che il suo cuore era legato a qualcun altro, ad un uomo che di certo l'avrebbe fatta soffrire come mai prima d'ora?

 

Di certo non le sarebbe stato nemmeno grato per quel suo nuovo progetto che aveva in serbo per lui, più resistente e soprattutto più sicuro, per non rischiare di vederlo di nuovo ferito, per non perderlo per sempre e tenerlo accanto a lei tutto il tempo che lui avrebbe ritenuto necessario.

 

Tu pensi di sapere sempre tutto Vegeta ma non è cosi... pensi che io possa essere felice della tua morte ma è l'esatto contrario, perchè è la tua lontananza a farmi male. Sto lavorando per te, per permetterti di riprendere gli allenamenti in un luogo più sicuro, per non averti sulla coscienza, principe del miei stivali. Se morirai sarà solo per opera tua, io non voglio averci proprio nulla a che fare con la tua dipartita”.

 

Eccola di nuovo, con il suo lamentarsi e il suo essere contraria ai suoi allenamenti massacranti; cosa gliene importava poi dopo tutto, non l'aveva ancora capito.

 

Di quello che pensi terrestre m'importa poco o niente, cerca piuttosto di sbrigarti con questo progetto, parla di meno e lavora di più”.

 

Bulma si era sentita lacerare dentro, ma a lui quella sofferenza non l'aveva data a vedere, il suo orgoglio non era secondo a nessuno, tanto meno al principe dei sayan.

 

A proposito, cerca di moderare i termini donna, non so quanto ancora resisterò prima di farti capire chi comanda qui. Se fossi davvero intelligente come dici, non avresti questo atteggiamento nei miei confronti”.

 

La provocava di continuo, voleva sempre saggiarne le reazioni, capirne il carattere, fino a dove poteva arrivare con le parole oltre che con i fatti.

Sapeva di avere di fronte a sé una donna forte, dura come la roccia, e per quanto non fosse previsto, le cose su quel pianeta cominciavano a farsi interessanti.

Si girò di scatto andando via, se non poteva allenarsi lì dentro, avrebbe trovato altro da fare; un luogo dove scatenare l'inferno dei suoi colpi l'avrebbe sempre trovato, anche andando in capo al mondo, nessuno l'avrebbe fermato.

 

Hai ragione Vegeta...”

 

Non si meravigliò di quella reazione, era abituato a sentirla parlare a sproposito, spesso pretendeva di avere l'ultima parola durante i loro litigi, ma quella volta gli aveva dato ragione, e la cosa gli risultò talmente strana da sembrare irreale.

Ormai era in ballo, tanto valeva ballare e scoprire dove volesse andare a parare; si girò nuovamente per guardarla dritto negli occhi e ascoltarla, la trovò poco distante da lui con il capo chino ed un'aria afflitta, l'aria di chi sapeva già dentro di sé di andare incontro a mille sofferenze, di chi sapeva che in quei pochi istanti la sua vita sarebbe cambiata, in bene o in peggio poco importava.

 

Hai ragione tu perchè se fossi davvero intelligente non ti avrei ospitato in casa mia dopo quello che hai fatto ai miei amici più cari. Non sarei qui ora, a perder tempo con questo progetto che mi pento ogni giorno di aver realizzato, con la paura costante che tu possa morire a due passi da me solo per puro orgoglio personale.

Non farei tutto quello che ho fatto per starti vicino e vederti finalmente in piedi forte come prima. Accetto di tutto ormai da te, anche i tuoi modi di fare e le tue minacce, sono pronta a tutto, pur di tenerti accanto, pur di saperti al mio fianco, perchè tanto non saprei più come fare per dimenticarmi di te”.

 

Per la prima volta era riuscito a confonderlo e a zittirlo, per quanto potesse essere cinico e spietato, aveva capito perfettamente le parole della terrestre, sapeva quale peso avrebbero avuto su di loro quei sentimenti, poiché non era uno sprovveduto e soprattutto non era stupido.

Vegeta aveva appena ricevuto una dichiarazione d'amore a cui non voleva rispondere nella maniera più assoluta, avrebbe preferito di gran lunga rimanere inerte per molti altri mesi in quel letto di sofferenza piuttosto che affrontare quel momento.

 

Sono pronta a tutto, pur di tenerti accanto, pur di saperti al mio fianco, perchè tanto non saprei più come fare per dimenticarmi di te”.

 

Pensava che sarebbero bastate le sue minacce e i suoi peccati precedenti a farsi rispettare; pensava che il suo titolo e la forza che albergava dentro al suo corpo potessero essere uno scudo sufficiente per essere lasciato in pace nella solitudine e nell'alterigia di sempre.

 

Si era sbagliato e l'aveva capito quel giorno, nel momento esatto in cui Bulma, stanca di fingere un'indifferenza che non aveva mai provato nei suoi confronti, corse verso di lui, cingendogli il collo, lasciandolo meravigliato e senza parole.

Un abbraccio che non aveva mai provato, una calore mai sentito prima che però da quel giorno avrebbe sempre ricercato, notte dopo notte nella sua stanza, per non restare solo, per possederla e mettere a tacere in quelle poche ore, quei sensi di colpa che puntuali lo attanagliavano alle prime luci dell'alba.

 

Se solo quel giorno fosse stato forte, se solo l'avesse allontanata lasciandola da sola con quelle bellissime parole d'amore, forse ora sarebbe stato libero da lei e dai suoi sentimenti, forse nemmeno quel bambino innocente sarebbe nato, non sentendosi per sempre orfano di un padre assente, figlio di un rapporto malato o quanto meno fuori dal normale.

 

Pensava di resistere Vegeta, ma i sentimenti a volte sanno essere maligni, aggrediscono alle spalle proprio quando si è più deboli e indifesi mentre tutto si consuma rapidamente; quando poi risorge il sole e compaiono i segni dell'aggressione, restano le ferite per le quali serve solo il tempo, spesso troppo, e lui quel tempo non l'aveva più.

 

Ricacciò veloce quel pensiero per andar via, ma questa volta per sempre, perchè dentro di lui quel pensiero di morte era sempre più vicino e l'attendeva al varco puntuale.

 

Richiuse l'armadio avvicinandosi alla finestra della veranda, l'aprì veloce mentre fuori i raggi del sole svegliavano prepotenti tutta la Citta dell'Ovest compresa Bulma, che lentamente cominciava a lottare con le lenzuola fresche che solo qualche ora prima avevano accolto i loro corpi caldi.

 

La sua vita e quella di suo figlio dovevano essere risparmiate, avrebbero vissuto un'esistenza lunga, forse non felice, ma pur sempre una vita.

 

Anche ora che sapeva di lasciarla, non poteva non pensare a quel giorno, a quell'abbraccio e al suo calore umano, quell'ardore che le faceva brillare gli occhi ogni volta che la guardava e la possedeva.

 

Non si sarebbe mai stancato di lei... anche in quello che poteva essere il preludio di un addio, sperava che si svegliasse, sperava che lo guardasse un'ultima volta, per non partire, per non andare via per sempre.

 

Non gli rimase altro che osservare nostalgico, la storia di una parentesi che non doveva essere aperta, niente altro che un corpo da proteggere dentro la quale si nascondeva un'anima combattiva, proprio com'era lui.

 

E poi Bulma allungò una mano, cercando il suo corpo tra le lenzuola, bramando un abbraccio dal suo compagno che ormai non era più accanto a lei; aprì quegli occhi responsabili di un amore incontrato per caso, amato fino in fondo all'anima, fino alla fine della sua vita triste e solitaria.

 

Un filo di vento scostò i capelli dal suo viso rendendo tutto intorno a lei più nitido e chiaro, un altro giorno era iniziato e con lui un destino beffardo.

 

Quando il sole sorgeva nuovamente ad est, i dolori e le sofferenze del giorno prima dovevano essere cencellate, dimenticate e riposte nel più profondo angolo della propria coscienza.

Quando il sole risorgeva nuovamente, bisognava prendersi le responsabilità di ciò che si era deciso durante le tenebre, e lui era pronto a farlo, stavolta per sempre.

 

Vegeta...”

 

Bulma riuscì a dire solo questo...

 

Spiccò il volo veloce, senza farsi notare, senza lasciare traccia o anche solo indizi che potessero farle capire quali fossero le sue reali intenzioni; un giorno avrebbe capito, un giorno se ne sarebbe fatta una ragione e Trunks con lei.

Il loro rapporto, anche se imperfetto, un giorno sarebbe stato riportato alla mente come il più bello e intenso di tutti.

A volte anche l'incompiutezza può essere perfetta e non aver bisogno di altro.

 

Ora e per sempre dinanzi a lei solo una finestra aperta ed una camera, una stanza che da quel giorno in poi sarebbe rimasta vuota, poichè i pensieri e i sentimenti che prima vi albergavano, erano andati via con un uomo il cui ricordo sarebbe rieccheggiato tra le mura di quella casa per tutta la vita e forse anche oltre.

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Vi ringrazio di tutto lettori cari perchè mi date sempre la forza di andare avanti e scrivere capitoli come questo; vi ringrazio per la stima e l'incoraggiamento, per i consigli privati e non, per l'entusiasmo che mi date, per tutto quello che mi avete donato.

Non conoscervi di persona non mi impedisce di essermi affezionata a voi e soprattutto alle vostre storie, quindi fatevi sentire sempre, scrivete ed io ricambierò molto volentieri l'affetto che provate nei miei confronti.

Un ringraziamento particolare va a tutte le persone che ultimamente cominciano a seguire le mie storie, crescete sempre di più e la cosa non può che farmi piacere.

Un grande abbraccio va a PROIEZIONI OTTICHE perchè i suoi consigli e la sua stima mi hanno sempre incoraggiato.

Mi hai ricordato che leggere è un piacere oltre che una passione, e anche se sembra banale, le tue parole mi hanno reso felice e mi hanno ricordato qualcosa che avevo riposto nel mio cuore per troppo tempo.

Grazie a tutti voi, ancora e ancora e ancora...

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Capitolo 12
*** Niente come prima ***


Lascia che l'anima rimanga fiera e composta anche di fronte ad un milione di universi”.

(W. Whitman)

CAPITOLO 12

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Era andato via veloce senza lasciare traccia o indizi che potessero farle capire quali fossero le sue reali intenzioni.

Non ebbe il coraggio di aspettare il suo risveglio e guardarla nuovamente negli occhi dopo aver fatto l'amore, dopo essersi amati con il cuore e con l'anima oltre che con il corpo.

Dopo anni sulla terra era stato finalmente coerente con sé stesso, voleva tornare ad essere un sayan e combattere come aveva fatto in passato, e finalmente c'era riuscito.

Ogni singola e maledetta volta in cui si riprometteva che sarebbe stata l'ultima con lei, gli bastava solo guardarla o sentirne la presenza a qualche metro di distanza per dimenticare tutto ciò che era, tutto ciò per cui era cresciuto e soprattutto il motivo principale per cui era rimasto sulla terra.

Lei lo aveva cambiato in ciò che mai avrebbe pensato di diventare.

Aveva perso tutto anni prima per mano di Freezer, eppure solo in quel momento capì il vero dolore della perdita e dell'abbandono, e tutto grazie ad una terrestre, una donna che non avrebbe mai dovuto considerare se non solo per soddisfare i suoi bisogni carnali.

Non si sarebbe potuto separare da Bulma più di quanto si sarebbe potuto allontanare dal suo cuore e dal suo istinto sayan e alla fine aveva vinto quest ultimo, ma stavolta solo ed esclusivamente per una causa più nobile.

Aveva scelto di difenderla e permetterle di vivere una vita normale, un'esistenza che lei meritava più di chiunque altro, più di tutti gli altri miseri terrestri esistenti su quel pianeta.

Lo aveva reso padre, gli aveva donato un erede, e per la vita quel ragazzo le avrebbe ricordato la sua storia con lui, il loro amore, la loro passione, loro e niente altro che loro...

Solo la notte prima aveva chiesto alle stelle un nuovo motivo per combattere o morire, per lui erano concetti molto simili, argomenti che andavano di pari passo, poiché un sayan non può sfidare le proprie abilità senza pensare che un giorno possa perire sotto i colpi di un nemico molto più forte di lui.

Quella vita dedita solo alla conquista e alla morte, sottomessa ai voleri ignobili di un tiranno maledetto e senza scrupoli, aveva trovato pace solo dopo l'incontro con un suo suddito, un guerriero di infimo livello da cui poi sarebbero nate un susseguirsi di vicende finalizzate al suo ultimo sacrificio.

Kakaroth avrebbe di certo condiviso il suo gesto, era un sayan anche lui e sarebbe stato certamente felice di sfidare quei cyborg con tutta la forza che aveva in corpo; Vegeta lo sapeva bene, conosceva quella fiamma che ardeva nei loro cuori, conosceva la gioia della guerra, e nessun pianeta d'adozione avrebbe mai potuto sotterrare quella voglia smisurata di combattere.

Volava veloce senza rimorsi o rimpianti, e a tenergli compagnia, solo i suoi ricordi terrestri che lo avrebbero accompagnato fino all'ultimo respiro.

Sotto di lui solo macerie, case distrutte, silenzio e tanta solitudine.

Conosceva meglio di chiunque altro quegli scenari apocalittici. Anni prima e su mondi lontani, ne era stato l'attore principale e non avrebbe mai permesso che la stessa cosa potesse succedere su quel pianeta, su di un corpo celeste che lui stesso non era mai riuscito a distruggere.

Erano state sicuramente delle esplosioni a mettere a tacere almeno la metà dell'intera Città dell'Ovest, e se lui non fosse intervenuto, molto probabilmente quella furia distruttiva si sarebbe sparsa a macchia d'olio senza ritegno né controllo; di certo avrebbero raggiunto la zona est della città, la zona da cui si era appena allontanato e che doveva assolutamente difendere.

Scese al suolo, doveva perlustrare la zona, doveva capire dove fossero andati a finire quelle maledette macchine da guerra. Per quanto si sforzasse, non riusciva a sentire nessun'aura o forza vitale degna di nota nel raggio di chilometri, ma a questo era già preparato poiché degli insulsi mostri di latta, seppur su base umana, non potevano possedere una forza spirituale.

Se avessero voluto giocare con lui, avrebbero avuto pane per i loro denti, di questo potevano stanne certi...

Doveva comportarsi da calamita e attirarli nella sua trappola, fare in modo che quei bastardi lo raggiungessero sentendo la sua aura, cercando un pretesto per combattere, anche se alla fine lui li avrebbe attaccati comunque, e loro si sarebbero comportati di conseguenza.

Non potevano essere andati lontano, la città era ancora calda di battaglia, le macerie e i palazzi intorno fumavano ancora; lui lo sentiva, percepiva ancora le sofferenze e le lacrime dei molti cadaveri che circondavano il suo corpo.

A soli pochi metri da lui riverso a pancia in giù, vi era un bambino di pochi anni, al di sopra del quale una donna, molto probabilmente sua madre, era intenta a proteggerlo e a stringerlo con il proprio corpo.

Erano morti entrambi.

Di migliaia di cadaveri sparsi per quel piccolo pezzo di città, gli unici ad attirare la sua attenzione erano stati proprio quei due corpi.

Non ne conosceva il nome né la storia, erano totalmente estranei a lui e alla sua esistenza, ma cosa potevano avere di diverso da Bulma e dal suo Trunks?

Erano terrestri e si amavano, lo aveva capito dalla loro posizione su quel suolo sterile e pieno di morte, lo aveva capito da come la donna aveva tentato invano di salvare il suo bambino.

Lo aveva intuito e basta...

Tutto ciò non sarebbe successo anche a loro, non glielo avrebbe permesso nel modo più assoluto, anche a costo di morire, lui avrebbe salvato la vita di Bulma e del loro bambino.

Piantò bene i piedi al suolo, abbassò il capo e sprigionò in pochi attimi tutta la forza spirituale che aveva in corpo; la terra intorno a lui cominciò a tremare, i muscoli tesi cominciarono a delinearsi ancora di più, la vene sulle sue tempie pulsavano violentemente, e tutto intorno a lui cominciò a colorarsi di quella luce dorata che dal suo arrivo sulla terra non era mai stata vista da nessun altro essere vivente.

Quella forza destinata solo a Kakaroth e alla sua umiliazione, stava per essere scatenata verso i cyborg che Vegeta attendeva con ansia, per sentirsi di nuovo un sayan, per sentirsi il migliore.

Anche a costo della vita, avrebbe ottenuto la sua rivincita.

 

*****

 

Tra il sonno e la veglia lo aveva sentito...

La sua mente era lucida e sveglia, il corpo invece era stremato dalle molteplici notti in cui, in preda a tutti i suoi pensieri, non era riuscita a chiudere occhio e a riposare.

Non dormiva cosi bene dall'ultima notte insieme a lui molti mesi prima, quando ancora non sapeva che sarebbe diventata madre, quando ancora non conosceva il destino che l'attendeva al varco.

Tra le sue braccia e nel loro letto aveva finalmente trovato la pace e la serenità che tanto aveva sognato, quella notte aveva ottenuto ciò per cui aveva sempre pregato.

Un amante, un uomo ed un padre per il suo Trunks...

Non ci aveva pensato due volte a perdersi in quell'abbraccio cosi desiderato quanto inaspettato, non voleva altro dalla vita e ora l'aveva ottenuto.

Si dice che quando si trascorre la notte abbracciati ad una persona, quel qualcuno fa parte della tua famiglia per l'eternità, diventa parte integrante della tua vita, e Bulma ormai lo sapeva bene.

Anche quando l'aveva abbandonata e lasciata sola, lei era lì sempre in attesa del suo ritorno, ed ora dopo mesi di sofferenza, lo aveva ritrovato proprio come una volta, con la stessa passione, con lo stesso ardore e forse anche con lo stesso amore...

Coraggioso da parte sua pensare a quel sentimento da parte di quel guerriero senz'anima e senza scrupoli, eppure sentiva che il suo cuore non sbagliava, lo sentiva vicino alla sua anima più che mai, il suo comportamento tradiva quell'orgoglio innato che era parte integrante del suo essere.

Si era svegliata, alzata da quel letto disfatto e senza l'uomo che amava; quella stanza senza di lui non aveva davvero il benchè minimo significato.

La porta-finestra era aperta e l'armadio chiuso, sul pavimento in ordine sparso, i loro vestiti sfatti e ancora arrotolati sulla moquette, nulla che facesse presagire le intenzioni del sayan.

Aveva sentito dei rumori provenire dalla stanza, ma lei pigra e comoda su quel letto d'amore, non aveva avuto il coraggio di aprire gli occhi e di accoglierlo tra le sue braccia nuovamente; Vegeta non era certo il tipo da rimanere a letto fino a tardi come spesso in passato aveva fatto lei, ma davvero non riusciva a capire cosa ne potesse essere stato di lui.

Scese le scale per arrivare al piano di sotto, dove probabilmente sua madre poteva averlo accolto con le solite e noiose attenzioni di sempre, ma anche lì nessuna traccia di lui.

La stanza gravitazionale era vuota cosi come da molti giorni a questa parte, e dopo tutto non ne era sorpresa più di tanto; dopo Goku la sua vita aveva perso stimoli e motivazioni, era ancora in cerca di uno scopo per vivere.

 

Dammi un altro motivo per combattere, dammi un motivo per tornare sempre qui da te”.

 

Ricordava perfettamente le sue parole prima che la passione li travolgesse e si fossero arresi ai loro corpi, ma in quel momento non riusciva a comprendere quali fossero le motivazioni del suo comportamento.

Lo aveva baciato teneramente, annuendo semplicemente con la testa e lasciandosi andare alle sue braccia.

Lei poteva diventare tutto ciò che voleva, avrebbe fatto qualsiasi cosa le avesse chiesto solo per averlo con sé e amarlo più di chiunque altro su quella terra, lei era pronta a tutto, o quasi...

E poi d'un tratto la terra cominciò a tremare, un bicchiere lasciato sul tavolo la sera prima cadde a terra producendo un rumore spaventosamente lugubre, mentre il contenuto si rovesciò a terra bagnandole i piedi scalzi.

Sgranò gli occhi cominciando a sudare.

Tremava come una foglia al vento, le gambe stavano per crollare, con una mano si appoggiò al tavolo vicino, mentre con l'altra si coprì la bocca semiaperta.

Cominciò a piangere senza volerlo, come se il cuore prima ancora della mente, avesse capito cosa stava per succedere, come se avesse capito il destino che l'attendeva di lì a poco.

Solo un pianto disperato ruppe quel tragico momento, un pianto fatto di paura, di perdita e di abbandono; lacrime che si sarebbero sparse copiose da quel giorno in poi, lacrime che nessuno avrebbe potuto asciugare se non il coraggio di una madre che ora correva veloce nella stanza di suo figlio per abbracciarlo e consolarlo.

In quelle prime luci dell'alba di un giorno qualunque, a soli pochi chilometri di distanza da quella casa, il principe dei sayan stava sacrificando la sua vita per quell'amore che Bulma aveva desiderato e che non avrebbe mai più trovato negli anni avvenire.

 

*****

 

Ancora una volta il suo piano aveva funzionato.

Le sue strategie di guerra erano sempre state degne di nota, e nemmeno in quel frangente si era smentito.

Come volevasi dimostrare i due cyborg si erano presentati a lui volando, ostentando spavalderia ed una certa sicurezza.

Il loro aspetto fisico non era poi molto dissimile da quello di tutti gli altri umani che Vegeta aveva conosciuto durante la sua permanenza sulla terra, ma come ogni buon guerriro che si rispetti, aspettò che fossero loro a fare una qualsiasi mossa, lui avrebbe agito di conseguenza.

Hai visto sorella? E tu che dicevi che non avremmo mai trovato Goku e i suoi amici tanto facilmente...”

 

Il ragazzo dai capelli mori si era rivolto alla donna che le era accanto con fare tranquillo e moderato. Lei dal suo canto, lo aveva ascoltato con le braccia incrociate e lo sguardo attento rivolto verso Vegeta, di tanto in tanto portava il ciuffo biondo dietro l'orecchio sinistro, come se il suo aspetto fisico fosse più importante della lotta che di lì

a poco si sarebbe scatenata.

 

E quindi tu saresti il principe dei sayan, giusto”?

 

La ragazza si era rivolta a lui con la stessa compostezza del fratello, e a Vegeta questo atteggiamento cominciava a dare sui nervi. Conosceva il suo nome e le sue origini aliene, ma questo per lui era solo un inutile contorno. Era lì per combattere e non per iniziare un discorso di cui non gli importava assolutamente nulla.

Nei loro circuiti probabilmente doveva esserci una memoria capace di distinguere le persone che il dott. Gelo aveva conosciuto in vita o che avevano avuto a che fare con Kakaroth, anche se per poco tempo.

Non sapeva se esserne lusingato o nauseato.

 

In persona... E giusto perchè vi sia chiaro il concetto, sono qui solo per distruggervi. Quindi se non vi dispiace, sarebbe meglio iniziare subito a combattere e non perdere altro tempo in chiacchiere”.

 

I ragazzi si guardarono complici, sorridendo di sottecchi e osservando stavolta Vegeta con un'aria di sfida e di arroganza.

Adesso cominciavano davvero ad esagerare.

Non solo non facevano sul serio, ma lo deridevano apertamente come a ledere la sua persona, come ad aver sottovalutato la sua forza e la sua potenza.

 

Forse dovresti chiamare rinforzi, principe dei sayan”.

 

Scandì le ultime parole con sarcasmo e derisione, voleva provocarlo di proposito e c'era riuscito.

 

Non so, magari potresti chiamare Goku e risparmiarci la fatica di andarlo a cercare tra le sue montagne sperdute. La cosa potrebbe farsi più interessante”.

 

Il loro reale obiettivo era Kakaroth, strano a dirsi o anche solo a pensarsi, quei mostri avevano con lui un punto in comune.

Non riuscì a trattenere una risata fragorosa che si sparse nell'aria suscitando la curiosità di quegli esseri immondi, che a pochi metri da loro, erano curiosi di sapere cosa ci fosse stato da ridere nella loro affermazione.

 

Sapete... mi spiace per voi, ma il sayan che cercate è morto. Siete stati creati per nulla ragazzi, e per nulla tra poco morirete per mano mia. Non temete, sarò veloce.

Se sarà indolore... beh questo ancora non posso assicurarvelo”.

 

Cosi dicendo incrementò la sua aura a dismisura. Tutto intorno cominciò a vibrare ancora di più, le auto distrutte e le macerie della città si sparsero a molti metri di distanza da dove si trovavano, mentre i poveri corpi mutilati dalla violenza dei cyborg cominciarono a volare liberando il campo di battaglia.

 

Hai visto C18? Quel pazzo del dott. Gelo ha fatto male i suoi conti... Goku è morto

e con lui anche il nostro unico obiettivo. Ciò significa che siamo liberi di distruggere quanto ci pare e piace, siamo stati programmati per questo dopo tutto, no?”

 

Hai ragione C17... però vedi, questo buffone mi ha già dato sui nervi. Che ne dici di cominciare con lui? Potrebbe essere un buon riscaldamento prima di demolire al suolo l'intera città”.

 

Demolire al suolo l'intera città...

 

Sapeva perfettamente cosa potesse significare quell'affermazione perchè anche lui aveva agito cosi migliaia di volte.

Aveva distrutto, soggiogato e ucciso per puro piacere. e la maggior parte delle volte lo aveva fatto solo per tenere buono un tiranno spaziale a cui poi non era mai stato capace di chiudere il becco una volta per tutte.

 

Demolire al suolo l'intera città...

 

Avrebbero distrutto Bulma, Trunks, e cosi facendo anche il ricordo del loro amore.

No, non poteva permetterlo.

 

Fatevi avanti bastardi, non aspetto altro”.

 

Sai principe, credo proprio che sia arrivata la tua ora. Salutami Goku quando arriverai all'inferno”.

 

Era pronto ad attaccare, pronto a dimostrare a tutti cosa lui fosse in realtà, quel sayan cinico e sprezzante del pericolo che era sempre stato.

Solo lui avrebbe saputo quali fossero i suoi reali sentimenti, solo lui avrebbe saputo per cosa stava davvero combattendo.

Quei sentimenti che tanto aveva odiato e disprezzato, lo avevano portato lì quel giorno, in una mattina di Maggio con un sole caldo ed un cielo terso.

Lo avevano portato a dare la vita non solo per sé stesso, ma anche per la sua Bulma e per suo figlio.

Era pronto a tutto, anche a morire su di un campo di battaglia, anche ad accettare l'oblio e l'oscurità.

Aveva conosciuto la vera luce, ed ora poteva lasciare quel mondo felice di essere tornato il guerriero di una volta.

Alzò lo sguardo fiero sfoderando tutta la sua potenza, quel cielo che osservava per l'ultima volta, era azzurro proprio come i loro occhi.

Era quello lo scopo che aveva tanto cercato nei suoi ultimi giorni sulla terra, finalmente poteva combattere per qualcosa di vero e reale oltre che per sé stesso.

Tutto ora aveva un senso.

Si sarebbe sacrificato per un fine più nobile.

Per amore e riconoscenza, per tutte quelle sensazioni che aveva provato e che non avrebbe mai trovato durante la sua futura vita di guerriero.

Adesso era pronto...

 

State certi che oggi all'inferno con me verrete anche voi...”

 

*****

 

Era sveglio già dalle prime luci dell'alba.

Amava quei luoghi nel pieno silenzio dell'aurora poiché era il momento migliore per pensare e raccogliere le idee.

Lo faceva sempre con suo padre prima di allenarsi, respirare a pieni polmoni quell'aria tersa, ridere e scherzare per poi aspettare Junior e cominciare a combattere sul serio.

Quei momenti non sarebbero tornati mai più e lo sapeva bene, ma almeno poteva alleviare i dolori del suo cuore con i ricordi più belli che aveva.

Il sole ormai era sorto alto nel cielo, e il giorno precedente non aveva portato nulla di bello da ricordare se non perdite e promesse da mantenere.

Un ragazzo della sua età non sarebbe mai dovuto crescere cosi in fretta come stava facendo lui, eppure doveva farlo e anche al più presto.

Diventare un super sayan era stato quanto di più bello gli fosse capitato nelle ultime settimane, ma doveva continuare ad allenarsi, temprare il proprio corpo e mettersi alla prova giorno dopo giorno.

 

Il super sayan è un essere superiore, un guerriero invincibile, non sente la pietà né la misericordia, ricordati bene queste parole Gohan...”

 

Vegeta aveva ragione, doveva farlo per lui e l'aiuto che gli aveva offerto, per Bulma, Trunks e per tutti gli abitanti della terra.

Solo cosi avrebbe avuto qualche speranza di vincere, solo cosi avrebbe potuto mantenere quella promessa fatta a Vegeta la sera prima.

Avrebbe tanto voluto essere con lui in quel momento.

Sentiva la sua aura crescere sempre di più, lottare, resistere e dimenarsi nella speranza di vincere e ritornare ad essere il più forte.

Sapeva di non doversi intromettere. Glielo aveva chiesto lui, gli aveva detto di migliorarsi e aiutare Trunks a diventare un vero sayan.

Non doveva deluderlo, non doveva impicciarsi in faccende che non lo riguardavano perchè Vegeta non glielo avrebbe mai perdonato.

Per la prima volta in vita sua stava combattendo per qualcosa di più importante che la semplice voglia di lottare.

Non avrebbe mai più avuto risentimento nei suoi confronti. La sua vita sarebbe stata ricordata sempre con l'onore di cui si stava ricoprendo anche in quel momento in cui la sua aura diventava sempre più debole e logora.

Cosi come lui con suo padre, anche Trunks avrebbe pensato a Vegeta e avrebbe sorriso, felice di aver avuto un genitore capace di sacrificarsi per difendere la vita della propria famiglia.

 

Addio Vegeta... Per l'eternità sarai sempre il fiero principe dei sayan. Il tuo Trunks ti porterà onore e gloria, perchè per la vita ci sarò io a ricordargli chi fosse suo padre”.

 

Il sole ormai era alto in cielo mentre il vento portò con sé quelle parole piene d'affetto per Vegeta.

Si alzò in volo alla volta della Capsule Corporation.

Aveva fatto una promessa, ed era arrivato il momento di mantenerla...

 

*****

 

Non voleva credere al suo istinto, o piuttosto non ce la faceva...

Aveva sentito la terra tremare sotto i suoi piedi e da allora quel disagio interiore non l'aveva lasciata nemmeno per un minuto.

Era di nuovo sola senza di lui, l'aveva cercato invano eppure di lui nessuna traccia.

Possibile che quella notte fosse stata l'ultima con lui?

Possibile che l'avesse abbandonata di nuovo senza nemmeno dirle un'ultima parola?

Era nervosa, agitata ed irrequieta...

Voleva sapere cosa gli fosse passato in quel momento per la testa, capirne le emozioni e vederlo nuovamente in viso per leggere l'espressione dei suoi occhi bui e neri.

Voleva rivederlo e basta...

Una morsa allo stomaco la piegò in due dal dolore costringendola in una smorfia di sofferenza che non riuscì a trattenere.

Cominciò a sudare, e sempre più confusa, si diresse verso la porta-finestra della camera di Trunks per aprirla e trovare cosi un po' di refrigerio.

Di nuovo il suo bambino cominciò a piangere disperato...

Qualcosa di tragico stava accadendo.

Lo sentiva nello stomaco, nel sangue che le scorreva nelle vene, ma soprattutto nel cuore, quel muscolo che solo qualche ora prima aveva palpitato d'amore per lui, ora batteva all'impazzata preso da sensazioni mai provate prima.

Avrebbe dato volentieri la propria vita pur di sapere finalmente che fine avesse fatto il suo unico e vero amore.

Una leggera folata di vento le accarezzò i capelli scompigliati in viso e la fece girare istantaneamente, accorgendosi solo allora della presenza del piccolo sayan che sulla terrazza la guardava serio e triste, col capo chino e le braccia inermi lungo i fianchi.

Si guardarono entrambi per alcuni interminabili secondi senza parlare, senza proferire parola o anche solo toccarsi mentre in sottofondo Trunks continuava imperterrito a piangere disperato.

Lei aveva capito tutto, aveva compreso che quello sarebbe stato solo il primo giorno della sua lunga e triste solitudine.

Nulla sarebbe mai stato come lei aveva sperato, la sua vita felice era stata spezzata per sempre da un destino crudele che non le aveva lasciato scelta se non quella di accettare e andare avanti.

Lo avrebbe aspettato per l'eternità.

Benchè lui avesse viaggiato lontano, lei lo avrebbe sempre tenuto nel suo cuore.

Ricordando il suo tocco e il suo caldo abbraccio, avrebbe trovato sempre il coraggio di perdonargli tutto e ritrovare la strada per tornare da lui.

Ma in quell'istante tutto era finito per sempre.

La sua vita e la sua felicità di donna erano morte con lui.

Niente sarebbe mai stato come prima, nemmeno lei...

 

Gohan, non dire nulla, ma ti prego portami da lui”.

 

Il sayan annuì e le offrì la mano.

Ci sarebbe stato lui a lenire le sue sofferenze, era pronto a farlo perchè ormai di lacrime da versare, non ne aveva davvero più.

 

*****

 

Aveva lottato, resistito e sofferto solo ed esclusivamente per loro.

Sapeva che sarebbe stata una lotta impari già dall'inizioo, perchè combattere contro due nemici come quelli, era troppo anche per il principe dei sayan.

Li aveva scherniti e derisi per sentirsi quello di una volta, ma dentro di sé sapeva che avrebbe perso ad ogni minuto che trascorreva in quella lotta all'ultimo sangue.

Ogni colpo e tecnica di cui aveva usufruito era servita solo a ferirli lievemente e farli diventare sempre più aggressivi e minacciosi.

Le sue energie poco alla volta lo stavano abbandonando, mentre i cyborg non sembravano sentire nessuna fatica o dolore.

Solo qualche piccolo rivolo di sangue sui loro visi gli ricordavano vagamente le loro origini umane, ma in quei corpi d'acciaio i suoi colpi più efferati sembravano non avere alcun effetto.

Prendeva tempo per far sì che si stancassero e potesse in qualche modo approfittare di una loro qualsiasi debolezza; il tempo però scorreva veloce e da parte loro non vi era alcun sintomo di resa.

Avrebbe potuto andar via e battere in ritirata poiché ne aveva saggiato le capacità, ma a cosa sarebbe servito dopo tutto?

Non era il tipo da scappare come un codardo, lui non era il tipo da chiedere aiuto o il consiglio di nessuno; se avesse fallito, anche tutti gli altri insulsi essere umani avrebbero fatto la sua stessa fine, tanto valeva continuare a lottare e consumare anche l'ultima fiamma di vita che aveva in corpo.

Avrebbe vinto o avrebbe perso, le sfumature e i ripensamenti non sarebbero stati ammessi.

Rivolto a pancia in giù in una pozza di sangue, raccolse le ultime energie vitali per alzarsi di nuovo in piedi e combattere nuovamente.

Avevano capito che di lì a poco sarebbe morto e che di lui sarebbe rimasto solo un breve e vago ricordo.

Per quanto sapesse che la sua ora fosse vicina, non faceva altro che sorride felice come non faceva ormai da molto tempo.

Aveva raggiunto il suo scopo e tenuto fede alle parole di suo padre.

 

Combatti sempre come se fosse l'ultima volta che lo stai facendo. Morire sul campo di battaglia sarebbe l'onore più grande che un sayan possa mai ricevere”.

 

Era quello l'onore di cui parlava, solo ora poteva capirlo fino in fondo.

Suo padre non avrebbe mai saputo però che il suo vero scopo era quello di salvaguardare le uniche persone che avesse mai amato, ma non gli importava più nulla ormai, era felice e sarebbe morto fiero di sé stesso come mai prima d'ora.

Un fascio di luce mise fine ai suoi pensieri più profondi.

Un colpo solo e deciso gli tolse anche l'unico respiro che aveva in corpo.

Cadde al suolo rovinosamente alzando da terra un gran polverone.

Con il viso rilassato e tornato al suo stadio normale, rivolse un'ultima volta gli occhi a quel cielo terso e sereno proprio come la sua anima.

Per Vegeta non ci sarebbe mai stato un modo più dolce di morire.

Quell'azzurro che lo aveva accompagnato per la sua breve vita terrena, ora l'avrebbe accompagnato nel suo ultimo viaggio eterno.

Con quella pace interiore e quegli ultimi pensieri rivolti al cielo, il principe dei sayan moriva.

 

A pochi metri di distanza dal suo corpo inerme e stanco, un aereoplano stava atterrando, e con lui anche il suo unico e solo amore...

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Cari lettori posso solo ringraziarvi per la pazienza e l'affetto che avete sempre nei miei confronti.

E' stato sicuramente il capitolo più difficile della storia, e forse il prossimo lo sarà ancora di più...

Vi esorto sempre a farmi sapere cosa ne pensate, e intanto colgo l'occasione per ringraziare WILD 96 per le sue bellissime parole di incoraggiamento.

Non vi annoio oltre, vi abbraccio tutti e sappiate che sono davvero felice di aver fatto la vostra conoscenza, anche solo virtualmente.

Vi adoro.

Dona

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Capitolo 13
*** Parlagli di lui ***


CAPITOLO 14

 

A volte il dolore mi annienta, e sebbene io sia consapevole del fatto che non ti rivedrò mai più, una parte di me vorrebbe rimanere aggrappata a te e al tuo ricordo per sempre. Ti ringrazio però per avermi dimostrato che verrà un tempo in cui sarò capace di lasciarti andare e vivere la mia vita”.

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E poi quel giorno arrivò davvero...

 

Per troppo tempo aveva cercato di controllarsi e dare un barlume di significato ad un'esistenza che ormai di bello non aveva più nulla; aveva cercato di andare avanti per la sua strada da sola, superando il dolore senza l'aiuto di niente e di nessuno, e alla fine ci era riuscita.

 

Tutto quello che era sembrato insuperabile proprio come la paura di non farcela e il timore di essere debole di fronte alla sofferenza, ora le sembrava banale e ovvio.

Era trascorso molto tempo e solo ora riusciva a vedere le cose con la giusta prospettiva.

I secondi, i minuti ed infine le ore, trascorrevano con la stessa velocità di sempre, e lei aveva compreso che il segreto per andare avanti era lasciare che il tempo fluisse imperterrito come sempre, alzarsi la mattina e tenere la mente impegnata con i progetti di lavoro, la sua famiglia ed infine Trunks, la sua vera e unica ragione di vita.

 

Era quello il regalo più bello che il tempo potesse farle, e finalmente dopo anni lo aveva capito fino in fondo.

 

La cosa però non risultò facile come sperava...

 

Spesso la sua immagine tornava a tormentargli l'animo, cosi come la sua ultima notte con lui e quella frase bisbigliata prima di lasciarla sola per sempre.

Erano per lei un incubo più che un'ultima dichiarazione d'amore, perché non era stata capace di trarne vantaggio e capire le sue intenzioni, comprendere il perché le avesse chiesto un motivo per tornare da lei e tornare a combattere.

Dal momento in cui il suo cuore di donna si era fermato in un giorno di Maggio, erano trascorsi sei lunghi e tristi anni, mesi interminabili di continua lotta e resistenza contro dei nemici imbattibili, contro macchine da guerra costruiti solo ed esclusivamente per portare terrore e distruzione.

 

Il suo lavoro era nettamente diminuito, le richieste aziendali erano scarse e il mondo che conosceva stava lentamente ma inesorabilmente scendendo in un oblio di distruzione, dove i pochi sopravvissuti non avevano certo il tempo di dedicarsi al tempo libero o alla macchine di cui il suo marchio si occupava.

Lei e suo padre avevano deciso di occuparsi del bene comune, di invenzioni e di nuove capsule che potessero aiutare il prossimo nella lotta alla sopravvivenza, per continuare a vivere con l'unica speranza di un mondo migliore.

Gli introiti di una volta e il prestigio dell'azienda andavano diminuendo giorno dopo giorno, ma nessuno su quella terra si era dimenticato di loro e della Capsule Corporation; lei e suo padre godevano ancora di una certa fama tra le città vicine e ancora si stupiva quando qualcuno chiedeva il loro intervento su un qualsiasi tipo di prototipo o invenzione.

 

 

Avevano dedicato quasi due anni alla realizzazione di un bunker sotterraneo creato per un eventuale e nuovo attacco da parte dei cyborg nella Città dell'Ovest. Non erano mai più stati lì da quel fatidico giorno, ma tramite le poche emittenti radio e televisive ancora esistenti, la distruzione e il terrore sulla terra continuava imperterrita, come a non volersi fermare, come a mettere fine poco alla volta a tutte le speranze e ai sogni che tutti gli esseri umani serbavano nei loro cuori.

 

Ogni giorno in cui lei e la sua famiglia vedevano l'alba di un nuovo giorno, la sua anima sembrava trovare dentro di sé quel coraggio di cui tanto si era vantata per anni, e che per un breve ma intenso periodo aveva perso per sempre insieme al suo amato e a tutti i suoi più cari amici.

 

Ancora ora dinanzi alla finestra della sua camera, vedeva sorgere il sole alto e fiero in quel cielo limpido e azzurro proprio come i suoi bellissimi occhi.

Per quanto segnato dal dolore e dal rammarico, il suo viso non aveva perso lo splendore di una volta mentre il suo sorriso, che si accendeva raramente in quel mondo disgraziato, aveva sempre dei contorni nostalgici e poco sereni, rispecchiando perfettamente l'umore della sua povera anima.

 

Il fumo della sua immancabile sigaretta volteggiava nell'aria creando immagini astratte e perdendosi nell'ambiente circostante proprio come lei, che ora aspettava trepidante l'attesa di un suo caro amico, quel ragazzo di cui si era preso cura dalla morte di suo padre e che ora si accingeva a fare lo stesso con suo figlio Trunks.

Figli di guerrieri formidabili, legati tra loro dallo stesso sangue alieno e forgiati da geni assetati di guerra e vendetta, avrebbero cercato quel senso di pace fino allo stremo, fino alla fine dei loro giorni.

 

Le sembrava cosi lontano quel momento in cui il suo unico erede avrebbe appreso l'arte della guerra da non volerci pensare, da voler sotterrare insieme ai suoi ricordi più tristi, l'idea che un giorno avrebbe potuto affrontare a viso aperto la causa della loro perdita più grande.

 

Gohan lo avrebbe portato nelle città vicine per fargli toccare con mano il vero motivo per il quale avrebbero dovuto combattere, perché doveva comprendere fino in fondo la sofferenza di tanti poveri innocenti, dando un senso ai sacrifici e al sangue che avrebbe versato durante il loro addestramento.

La vita per Trunks cominciava da quel giorno e Bulma non poteva fare altro se non accettare nuovamente quel patto stretto anni prima.

 

Aveva da poco cominciato a guardare al futuro e ora i muri di protezione che aveva costruito intorno a sé stavano nuovamente crollando.

 

Aveva pianto ogni notte da quel giorno e per molti mesi, ma si era sempre svegliata sapendo cosa fare e come non pensare a tutto il suo dolore.

Le stagioni e gli anni si erano susseguiti in un lungo oscillare di rimorsi e rimpianti, di parole non dette e sentimenti sopiti, ed infine il suo orgoglio materno aveva avuto il sopravvento, perché se Trunks non fosse mai esistito, forse quello sarebbe stato il vero motivo per lasciare una volta per tutte quel mondo di sofferenza.

 

Aveva però saputo attendere pazientemente ed il tempo l'aveva ricompensata, vedendo crescere suo figlio forte e coraggioso, curioso come lo era stata lei e infinitamente grazioso oltre che intelligente.

 

Ogni giorno che trascorreva rivedeva in lui il suo amato Vegeta, quel principe senza regno che aveva amato più di chiunque altro.

La solitudine e la nostalgia che spesso leggeva nei suoi occhi scuri, li rivedeva più vivi che mai nell'azzurro delle sue iridi. Lo rivedeva nei suoi atteggiamenti solitari, nel perdersi sotto un manto di stelle con le braccia incrociate dietro una nuca contornata da lisci capelli color lavanda, e nell'abbassare lo sguardo arrossendo pudico ogni qual volta si perdeva in rari abbracci con lei.

 

Suo padre anni prima glielo aveva preannunciato e doveva dargliene atto, poiché davvero Vegeta aveva trovato il modo di non andarsene mai da lei, perché davvero il suo amato aveva trovato il modo di vivere attraverso gli occhi e il carattere del loro bambino.

 

E poi quel giorno arrivò davvero...

 

Il momento in cui Trunks avrebbe scoperto davvero tutto quanto sulle sue origini e sulla sua forza era ormai dietro l'angolo.

Spense la sigaretta e scese in cucina, avrebbero aspettato Gohan davanti a delle tazze di caffè ed una lauta colazione, tanto per dargli il benvenuto e parlare come sempre del più e del meno.

 

Ad un tratto il campanello della porta rimbombò in lei forte come un pugno nello stomaco, si sentì agitata e quasi come a perdere il contatto con il suolo, con una mano si mantenne al tavolo della cucina, mentre con l'altra si portò dietro l'orecchio destro una ciocca di capelli ribelle che proprio non voleva saperne di rimanere al suo posto.

Dal piano superiore, dei passi veloci e concitati lungo le scale facevano da sottofondo, fino a quando il bambino non si arrestò veloce dinanzi alla porta e l'aprì con impazienza, sorridendo davanti al suo più caro amico e abbracciandolo con la foga di sempre.

 

Ehi Trunks, a quanto pare avevi tanta voglia di vedermi, non credo però che si possa dire la stessa cosa di tua madre”.

 

Ed eccolo lì il motivo della sua preoccupazione.

 

Un ragazzo bellissimo nel pieno dell'adolescenza, un uomo cresciuto troppo in fretta e che assomigliava sempre di più al suo tanto compianto padre.

Il suo sorriso e la sua ingenuità d'animo erano rimaste le stesse nonostante il fatto che il pianeta terra fosse in guerra e raramente ci si potesse permettere il lusso di abbassare la guardia.

Quel sayan non aveva ancora perso la speranza di un mondo migliore, e in verità era quello per lui l'unico motivo per continuare a combattere, la vendetta era solo un piccolo e flebile contorno a quello che era il suo piano originario.

 

Bulma aveva sorriso di quella battuta perché Gohan aveva dimostrato ormai di conoscerla meglio di chiunque altro.

Aveva compreso la sua angoscia e il suo timore, e anche lui sapeva fin troppo bene che da quel giorno in poi l'equilibrio di quella famiglia sarebbe cambiato per sempre.

Trunks avrebbe voluto sapere di più, mentre Bulma non sapeva quanto le avrebbe fatto male riaprire delle ferite ancora sanguinanti.

 

Venite a fare colazione sayan dei miei stivali”!

 

Sdrammatizzò per cambiare argomento e vivere con loro ancora qualche minuto di svago; da quel giorno Trunks sarebbe diventato un guerriero proprio come lo era stato suo padre prima di lui e lei non avrebbe dovuto interferire con i loro allenamenti.

Avevano deciso cosi e cosi sarebbe stato, non c'era tempo per i ripensamenti e non si sarebbe tirata indietro, sicura del fatto che anche Vegeta avrebbe senz'altro appoggiato il loro piano.

 

Le parole di Goku spesso le facevano ancora compagnia e le infondevano coraggio, sorridendo ogni qual volta le riportava alla mente.

Lui aveva avuto ragione su tutto, suo figlio sarebbe diventato qualcuno, un combattente forte e orgoglioso, un ragazzo su cui avrebbe sempre potuto contare, un uomo guidato dall'amore e dalla devozione verso la propria famiglia.

Doveva avere fiducia nelle sue capacità e nella sua forza, in quell'inclinazione alla battaglia che anche suo padre Vegeta aveva sentito in lui pur avendolo conosciuto quando aveva solo pochi mesi di vita.

 

Troppe vite dipendevano dalla loro preparazione e dal loro coraggio, ora più che mai doveva lasciare andare quel bambino che amava più della sua stessa vita.

 

Quel giorno era arrivato davvero e sfortunatamente per lei, era sopravvissuta abbastanza per vederlo arrivare...

 

*****

 

E questo è tutto Bulma... credo sia giusto che tu sappia quali siano state le sue reali intenzioni. Forse per la prima volta in vita sua ha voluto combattere per qualcosa che andasse ben oltre il semplice mettersi alla prova”.

 

O molto più semplicemente aveva trovato un nuovo scopo per combattere Gohan. Dopo la morte di tuo padre lui non era più il sayan che conoscevo. Aveva bisogno di combattere e di misurarsi, e nel suo infinito ego credeva di potercela fare da solo. Io e Trunks non abbiamo nulla a che fare con la sua scelta, ma grazie per averci provato amico mio”.

 

Ad un mese esatto dalla scomparsa di Vegeta, Gohan aveva trovato il coraggio di raccontarle tutto, di farle sapere quali fossero state le sue parole nei loro confronti e le sue ultime volontà.

Era giusto cosi, e anche se Bulma avesse sofferto riportando alla mente i suoi ultimi istanti di vita, non avrebbe dovuto ricordare Vegeta per quello che ormai non era più.

Lui avrebbe dato voce al suo orgoglio, a quei sentimenti che aveva celato nel più profondo del cuore nonostante fosse più che consapevole che quello sarebbe stato il suo ultimo giorno di vita.

 

Ti sbagli Bulma... sapeva bene che non ce l'avrebbe fatta, me lo ha detto lui con le sue parole e con la promessa che ho giurato di mantenere. Mi prenderò io cura di Trunks e saprò allenarlo, farò di lui un vero sayan e Vegeta ne sarà orgoglioso”.

 

Sapeva che non ce l'avrebbe fatta.

Sapeva che sarebbe morto durante lo scontro eppure volle provarci.

Solo ora e dopo giorni di solitudine, cominciava a mettere in ordine gli ultimi istanti della sua vita mortale e a darne un senso, anche se poi sarebbe servito davvero a poco.

Sapere che non aveva combattuto solo per orgoglio personale le faceva ancora più male di prima, perché forse odiarlo e ricordarlo come il principe cinico e crudele di sempre, sarebbe stata la soluzione migliore per tutti.

 

Venire a conoscenza che fosse morto per dare a lei e a Trunks la possibilità di vivere sconfiggendo i cyborg, era come ricevere la notizia più bella del mondo che però non sarebbe servita poi a molto, perché comunque sarebbero rimasti soli per l'eternità...

 

Ti prego di essere forte Bulma, e sappi che vi sarò sempre vicino proprio come tu hai fatto con me e con mia madre. Lei ti è accanto col cuore e ti comprende anche più di me, ma ti prego di non lasciarti andare e crescere il tuo Trunks come è giusto che sia”.

 

Oh Gohan, mi sento sempre cosi triste che a volte è difficile credere che ce la farò...”

 

Nessuno sarà mai più capace di te, sei sua madre e saprai sempre dargli il meglio”.

 

Gohan sospirò lentamente e poi pronunciò quelle parole tutte d'un fiato, perché Bulma avrebbe sicuramente sofferto, ma lei più di chiunque altro sapeva che aveva ragione e che le cose sarebbero dovute andare in quel modo.

 

All'età di sei anni verrò a prenderlo e comincerò ad impartirgli le prime lezioni; ero molto più piccolo di lui quando Junior cominciò con me, ma trattandosi di un nemico troppo forte, ho intenzione di essere il più veloce possibile ed insegnargli tutto quello che so in tempi brevi”.

 

E tu pensi che ce la farà a seguirti con gli allenamenti o potrebbe esserti d'intralcio”?

 

Forse all'inizio si, ma ricordati Bulma che è pur sempre figlio tuo e di Vegeta. So già che non mi deluderà mai”.

 

Solo ora capiva cosa avrebbe davvero significato per Trunks essere il figlio di Vegeta...

 

Avrebbe significato sacrificare la propria infanzia e la propria vita in nome di una salvezza che forse sarebbe arrivata un giorno lontano, ma non dopo poche sofferenze e poche rinunce.

Lei avrebbe vissuto sola e senza amore, pienamente cosciente del fatto che un giorno il suo bambino avrebbe potuto morire sotto i colpi di due mostri senza scrupoli proprio come era successo a suo padre prima di lui.

 

Allora il cuore le vacillò in petto ed ebbe un momento di esitazione, perché non avrebbe voluto dare una responsabilità cosi grande nelle mani di un figlio innocente, non avrebbe permesso a nessuno di uccidere anche la parte più bella del suo amore con Vegeta.

 

Quando aveva scoperto di essere incinta, aveva messo in conto tante di quelle cose da aver trascorso intere notti insonni col cuore in pieno tumulto.

Molto probabilmente sarebbe stato assente, pieno solo di sé e dei suoi pensieri bellici, del loro bambino non gli sarebbe importato più di tanto.

Dopo quelle rivelazioni però sentiva una rabbia crescerle dentro come mai prima d'ora.

Forse non sarebbe stato un padre degno di nota, forse non lo avrebbe mai accompagnato a scuola o a qualche insulsa festa di compleanno, ma gli avrebbe insegnato ad essere un vero sayan ed un vero combattente.

 

Lo aveva ammesso candidamente in quella notte con la luna accanto a lei*...

Aveva detto chiaramente che non sarebbe mai riuscito ad un essere un buon padre.

Forse perché Vegeta non ne aveva mai avuto uno che potesse essere considerato un buon modello, o forse perché le cicatrici interiori e le battaglie che aveva conseguito lo avevano indurito fino a renderlo impenetrabile.

 

Accanto a quell'ammissione però, vi era stato un moto d'orgoglio, una piccola ma forte fiamma di piacere nel sapere il proprio figlio forte e degno di considerazione, nonostante la sua insignificante età e il suo sangue imbastardito da geni terrestri.

 

Lei quella frase la ricordava ancora e nessuno mai, anche a distanza di anni, sarebbe riuscito a cancellarla dalla sua mente.

Lei voleva con tutto il suo cuore che Trunks potesse assomigliarli, e in quel momento non aveva altra scelta se non quella di accettare di buon grado la proposta di Gohan, sperando solo che il suo ragazzo potesse avere una vita futura fatta di felicità e amore.

 

Va bene Gohan, faremo come hai detto tu. Sentiti libero di usare tutte le invenzioni a mia disposizione. Anche della stanza di gravità se pensi possa esserti d'aiuto”.

 

Ti ringrazio Bulma, ma vedi... vorrei allenarmi con Trunks proprio come quando mi allenavo con mio padre. Niente macchine o stanze di gravità, ma grazie comunque”.

 

Bulma chiuse gli occhi e pensò che forse sarebbe stato meglio sbarazzarsi di quell'invenzione.

Goku ne aveva usata una del genere prima del suo atterraggio su Namecc e ora non l'avrebbe reclamata più nessuno, purtroppo...

 

Ora vado Bulma, mia madre è stata sola già per troppo tempo. Ci rivedremo presto te lo prometto”.

 

Aveva sorriso e abbassato gli occhi, quasi a volersi giustificare della sua partenza.

Si era girato di spalle aprendo l'uscio della porta d'ingresso fino a quando le parole di Bulma non lo trattennero facendolo commuovere come non faceva ormai da giorni.

 

Gohan ti prego... Parlagli di lui con lo stesso ardore che nutri per tuo padre”.

 

Il sayan annuì e sparì veloce dietro la porta che si richiuse immediatamente alle sue spalle.

 

Lei non doveva fare altro che aspettare quel fatidico giorno, cercando di crescere suo figlio nel migliore dei modi, con tutto l'amore che solo una madre coraggiosa avrebbe potuto donargli.

Non aveva altra scelta se non quella di attendere che il suo Trunks prendesse coscienza della sua forza e che potesse combattere per il bene dell'intera umanità.

 

Era riuscita a non piangere e a non lasciarsi andare alla tristezza nonostante avesse riportato alla mente dei ricordi ancora amari.

Era orgogliosa di come stesse reagendo a quel momento buio della sua vita, anche se a volte sperava dentro di sé che tutto potesse finire una volta per tutte, che i cyborg potessero ritornare nella città dell'Ovest per completare il piano di distruzione che Vegeta aveva temporaneamente fermato con il suo sacrificio estremo.

 

Quando si lasciava trasportare cosi tanto dalla negatività però le tornavano sempre alla mente gli occhi azzurri di suo figlio e tutto il dolore spariva. Doveva resistere e vederlo crescere, voleva alzarsi una mattina e vedere l'uomo che aveva creato, perché la sua morte poteva attendere, il sacrificio di Vegeta doveva avere un senso.

 

Seduta sul divano riuscì a rilassarsi un poco mentre guardava dall'enorme vetrata del salone il sole tramontare nuovamente ad Ovest, fino a quando riconobbe un profilo familiare che lentamente si avvicinava alla volta della Capsule Corporation.

 

I suoi occhi lo avevano già riconosciuto, ma il cuore e la mente stentavano a credere che l'uomo dietro quella porta potesse essere davvero lui, che davvero Yamcha potesse essere lì da lei dopo tutto quello che era successo tra loro.

 

Si avvicinò alla porta e lo fece accomodare senza tanti fronzoli.

Si erano salutati con non poco imbarazzo, Bulma ancora non riusciva a credere che lui potesse aver varcato la soglia di casa sua dopo tutto il risentimento che ancora di certo provava per lei.

 

Dopo la morte di Goku non si erano più rivolti la parola, e non perché non avessero voluto farlo, ma perché semplicemente tra loro non erano rimasti molti argomenti di cui parlare.

Bulma aveva sempre sofferto di questa distanza tra loro, ma quando in passato si è condiviso tutto e anche di più, difficilmente si può tenere in vita un rapporto ormai perduto nei meandri del tempo.

 

Lui aveva deciso a malincuore di stare lontano da quella casa, non tanto per l'eventuale gelosia di Vegeta, cosa che comunque non aveva mai palesemente notato in quell'animo di ghiaccio, quanto per non vedere lei e i suoi atteggiamenti nei confronti del sayan.

Saperla felice sarebbe stato troppo, cosi come sarebbe stato terribile vederla soffrire per quell'essere cinico e senza scrupoli.

 

Yamcha aveva trovato un'altra ragazza con cui stare ed era giusto cosi, sperava dentro di sé di poter essere sereno, dimenticare quello smacco d'amore che gli aveva procurato lacrime e dolori anche più forti delle battaglie che aveva dovuto affrontare durante la sua vita, ma purtroppo non era stato cosi. In amore cosi come nella vita, si apprezza davvero qualcuno o qualcosa solo quando la si è persa.

 

Di certo ti starai chiedendo perché sono qui e a dire il vero me lo sto chiedendo anch'io”.

 

Rideva imbarazzato grattandosi la testa e Bulma proprio non capiva dove volesse andare a parare; a volte i suoi atteggiamenti tradivano quella sicurezza che spesso ostentava rapportandosi con gli altri, ma con lei non poteva mentire, e questo Yamcha lo sapeva bene...

 

Mi dispiace Bulma, sai a cosa mi riferisco... beh ecco volevo dirti solo questo...”

 

Si ricompose abbassando il capo e stringendosi le mani che teneva nervosamente incrociate sulle ginocchia.

 

Ho parlato con Gohan e lui mi ha spiegato tutto... sappi che non sono qui per parlarti di lui o del suo sacrificio, a dire il vero non me ne importa poi molto. Sarò anche immaturo ma di certo non sono mai stato un ipocrita, per me rimarrà sempre colui che mi ha tolto la cosa più bella della mia vita e non potrò mai perdonarglielo”.

 

Bulma sgranò gli occhi e non avendo la forza di rispondere a quell'affermazione, preferì tacere e lasciarlo sfogare. Le aveva appena fatto una dichiarazione d'amore che non si sarebbe mai più aspettata da lui, tanto meno in quel momento nefasto.

 

Cosa fosse successo tra di loro anni prima non lo ricordava nemmeno.

La vita era stata generosa con lei, aveva amici sinceri ed un uomo che l'amava, anche se non alla perfezione e non nel modo in cui lei avrebbe voluto.

Non era questo il punto però, perché il motivo per il quale Yamcha era tornato schiavo della sua stessa libertà era stato Vegeta e il suo amore per lui, quell'amore travolgente di cui lei stessa più volte si era meravigliata.

Non era mai stata una doppiogiochista e non lo sarebbe stata nemmeno allora, aveva chiuso una storia che non le dava più niente o che più verosimilmente non reggeva il confronto con la passione che provava ogni qual volta Vegeta le era accanto.

 

E Yamcha tutto questo non glielo aveva mai perdonato...

 

Quello che Bulma provava per quel sayan non era affatto una semplice sbandata, lei lo amava e glielo aveva letto negli occhi più e più volte, poco importava che Vegeta ricambiasse i suoi sentimenti.

Lei era perdutamente innamorata, pertanto l'unica cosa logica da fare era quella di sparire e leccarsi le ferite da solo. Anche se i suoi occhi fossero tornati ad infettargli l'animo e a struggerlo dentro di malinconia e rimpianti, lui in quella casa non avrebbe mai più messo piede, solo fino ad allora...

 

So che questo era il momento meno opportuno per dirti una cosa del genere, di certo starai soffrendo e me ne dispiace, ma vedi... dovevo vederti e salutarti ancora una volta. Tu lo meriti, nonostante tutto quello che è successo tra noi...”

 

Sempre più stanca, spossata e confusa...

Possibile che Yamcha stesse cercando le parole per dirle addio e salutarla ancora una volta?

Non aveva avuto ancora il tempo di metabolizzare il suo ennesimo cambiamento di vita e già ce n'era un altro da affrontare, davvero non capiva quali fossero i suoi piani.

 

Che ti prende Yamcha? Non riesco a seguirti, cosa stai cercando di dirmi?”.

 

Il ragazzo sorrise e si alzò dal divano andando di fronte alla grande vetrata del salone che era ormai diventata scura già da qualche minuto.

 

Pensavo avessi capito le mie intenzioni Bulma, ma sarò più chiaro. Ho parlato con tutti gli altri e abbiamo deciso di affrontare i cyborg insieme. Ci stiamo allenando tutti a casa del maestro Muten e anche Yajirobei e Tenshinhan verranno con noi. Nessun eroe solitario stavolta, solo un gruppo di amici che crede ancora nel bene e nella giustizia”.

 

Bulma aveva colto la stilettata di Yamcha, ma dopo quella rivelazione preferì sorvolare e approfondire l'argomento con la dovuta calma. Doveva farlo ragione e fargli capire che molto probabilmente avrebbero fatto meglio ad aspettare il momento opportuno cosi come aveva inutilmente suggerito a Vegeta, e forse stavolta avrebbe avuto più successo.

 

Ragiona per favore... so che siete molto forti e comprendo la vostra voglia di giustizia, ma forse è il caso di aspettare, continuare ad allenarsi e aspettare...”

 

Aspettare di venire uccisi Bulma? No mi spiace non ne sono capace, ora non più. Non ho più nulla da perdere e poi ormai abbiamo deciso”.

 

Yamcha ascoltami... se anche Vegeta non ce l'ha fatta, come pensate tutti voi di poter avere anche solo una minima chance”?

 

Basta Bulma finiscila... So già di non essere come lui e di non avere le sue stesse possibilità. Per me non fa poi molta differenza perché che io vinca o che io perda avrò fatto il mio dovere, lo stesso vale anche per Crilin e tutti gli altri. Il tuo consiglio ora come ora non serve e ti prego di tenere all'oscuro Gohan di tutto ciò che ti ho appena detto. Conosco i suoi piani e penso abbia ragione. E' pur sempre un sayan e saprà allenare Trunks nel migliore dei modi, anche meglio di come avremmo fatto noi”.

 

Rimase di ghiaccio e senza parole, raramente accadeva una cosa del genere ma in quel momento non sapeva proprio come far cambiare idea a quello che una volta era stato il suo ragazzo, l'uomo che con cui pensava di avere una famiglia ed una vita felice.

 

Gohan ha il diritto di vivere, e non solo perché è ancora un bambino, ma perché ha grandi possibilità di migliorare le sue potenzialità. E' il figlio di un grande guerriero e tutti noi abbiamo il dovere di tutelarlo perché saprà difendere sua madre e tutti voi con grande coraggio e lealtà. Di certo affronterai momenti difficili Bulma, ma sono convinto che ce la farai, un giorno tutta questa sofferenza passerà e vivrai felice insieme alla tua famiglia e al tuo Trunks”.

 

Ma io voglio che ci siate anche voi nella mia vita Yamcha, non è giusto che tu mi dica tutto questo... voglio che voi viviate e che tutto si risolva nel migliore dei modi senza nessun altro sacrificio inutile”.

 

Ormai piangeva di nuovo perché sentiva nuovamente nella sua anima quel senso di impotenza che non le permetteva di fare nulla di utile in quel momento di distacco.

Avrebbe voluto serrare le porte di casa e non permettergli di andare via incontro alla morte, ma raramente aveva visto negli occhi di Yamcha quella risolutezza e quella convinzione che ora lo avevano spinto lì da lei in una calda serata di Giugno.

 

Non ci saranno sacrifici inutili Bulma. Lo faccio per il bene di tutti noi, lo faccio anche per te e per il piccolo Trunks. Spero solo che tu non debba mai più considerarmi l'uomo immaturo e sciocco che hai lasciato anni fa...”

 

Cosi dicendo abbracciò Bulma con tutta la forza che aveva in corpo, stringendola a sé come non faceva da tempo, senza malizia ma solo ed esclusivamente con il rimpianto di chi non era stato capace di tenere legato al proprio cuore una donna come lei.

 

Ed ora devo proprio andare Bulma...”

 

Si staccò da quell'abbraccio con difficoltà ma sentiva di doverlo fare, non era più la sua amata e da tempo si era rassegnato alla sua perdita, solo che in quel particolare momento il suo corpo gli aveva donato sensazioni che non provava più da un bel pezzo.

Per quanto potesse maledire e odiare Vegeta, lei aveva avuto ragione all'epoca...

 

Non era l'uomo adatto a lei e forse non lo sarebbe mai stato, nemmeno se fosse uscito incolume dall'imminente battaglia contro i cyborg.

Saperla sola senza l'amore di nessuno, era ancora più doloroso di sapere perfettamente che di lì a poco la sua vita sarebbe finita una volta per tutte.

Meritava tanto la sua Bulma, e non sapeva se davvero un giorno sarebbe stata felice come le aveva detto durante il suo ultimo saluto.

 

Spero di rivederti presto Yamcha, per me questo non è un addio ma solo un arrivederci”.

 

Lui aveva annuito lasciando quella casa e i tutti i suoi ricordi una volta per tutte.

 

Da quel momento non si rividero mai più.

Altro sangue innocente era stato sparso per una guerra inutile e senza fine, altri valorosi combattenti avevano perso la loro vita in nome dell'amore e dell'amicizia.

 

Un giorno lontano altri combattenti avrebbero lottato per gli stessi ideali che avevano mosso i cuori di uomini coraggiosi e che avevano tentato, anche se invano, di salvare l'intera umanità da una lenta e dolorosa agonia...

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*la frase si riferisce al terzo capitolo della mia storia.

 

Lettori carissimi, innanzitutto vi ringrazio ancora una volta per il vostro appoggio.

Stiamo entrando nel vivo della storia e mi scuso se la storia sta prendendo pieghe sempre più tristi, ma d'altro canto ve lo avevo già preannunciato...

Il capitolo è lungo lo so, ma ho inserito parecchi dialoghi cosi da renderlo più scorrevole e facile da leggere.

Vorrei ringraziarvi uno ad uno ma rischio di essere noiosa e banale, cosi aspetto i vostri commenti o le vostre critiche e giuro di rispondervi al più presto.

Buone vacanze e nel caso in cui come me state ancora lavorando, abbiate pazienza perché arriverà anche il vostro turno. ^_^

A presto...

 

 

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Capitolo 14
*** L'ultimo stadio del dolore ***


 

Carissime lettrici, è d'obbligo che vi faccia qualche premessa. Il capitolo è molto lungo,e per questo vi chiedo scusa, ma ho cercato di rendere la lettura il più scorrevole possibile, inoltre l'ho diviso in due parti che poteve tranquillamente leggere in due momenti diversi, non togliendo nulla alla buona riuscita della storia.

Grazie per l'attenzione e buona lettura.

 

CAPITOLO 13

 

La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla”.

(G. Garzìa Marquez).

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PARTE PRIMA

 

Aveva chiesto a Gohan di accompagnarla da lui e il piccolo sayan non si era tirato indietro. Aveva percepito la sua aura aumentare e struggersi per cercare di eliminare i nuovi nemici, ma era stato tutto inutile.

Vegeta era morto e Bulma lo aveva intuito, anche se lui ancora non aveva capito come avesse fatto ad accorgersene; era troppo piccolo per capire che l'amore poteva unire due persone fino a diventare un solo corpo ed una sola anima.

Non aveva parlato affatto con lei perchè non ne aveva avuto il coraggio, non sarebbe stato facile dire alla sua amica che aveva perso il suo amato una volta per tutte.

Eppure Bulma lo tolse dall'imbarazzo chiedendogli solo di portarlo da lui, dal suo corpo o da ciò che ne rimaneva.

Coraggioso da parte sua volerlo vedere per un ultima volta, e pur andando incontro al pericolo l'avrebbe accontentata, perchè glielo doveva, perchè era giusto cosi.

Sull'aereoplano Bulma teneva il volante con mano ferma e occhi puntati all'orizzonte, mentre l'aria seria e composta non lasciava trapelare nessun sentimento di dolore e tristezza.

Quei pochi attimi di viaggio non furono interrotti da nessun tipo di discorso, da nessun rumore che potesse distogliere la ragazza dal raggiungere il corpo di Vegeta, tutto era finalizzato a quel momento.

Gohan aveva voglia di abbracciarla, di piangere insieme a lei la perdita dei loro amici e sperare di superare tutto insieme, ma quell'aria seria non gli lasciava altra via se non quella di assecondarla e aspettare il momento migliore per parlarle e magari consolarla, solo e soltanto se lei l'avesse voluto.

Quando furono finalmente arrivati, Gohan le fece cenno di aspettare perchè avrebbe voluto perlustrare la zona e sincerarsi che i cyborg non fossero ancora in quel luogo di morte, ma Bulma imperterrita non gli diede ascolto, e uscì da quel mezzo senza temere nulla, dirigendosi passo dopo passo verso il corpo dell'amato.

Camminava lentamente con passi decisi, evitando le macerie che contornavano il suo corpo, evitando di calpestare quei pochi cadaveri che non erano stati spostati dalla furia distruttiva del suo amato sayan.

Come ipnotizzata da quella visione, puntava dritta verso la sua meta, non aveva occhi che per lui, era stato cosi negli ultimi tre anni e cosi sarebbe stato per il resto della sua vita.

Gohan a pochi metri di distanza la osservava con il cuore in gola ed un peso sulla coscienza. Avrebbe voluto raccontargli del suo ultimo incontro con Vegeta, delle sue parole d'orgoglio verso il piccolo Trunks e del modo in cui l'aveva aiutato a raggiungere lo stadio del super sayan, ma pensò che sarebbe stato meglio aspettare che si congedasse da lui per l'ultima volta, poi tutto sarebbe venuto a galla.

Quando Bulma raggiunse finalmente il suo amato, lo guardò con l'aria orgogliosa e commossa allo stesso tempo. Si inginocchiò accanto a lui e cominciò ad accarezzargli il viso stanco e sporco di battaglia, facendo attenzione ad imprimere nella sua mente ogni particolare del suo corpo. Aveva indossato la battle suite che aveva progettato per lui poco tempo prima, e sul petto all'altezza del cuore, vi aveva trovato un buco che gli trapassava il corpo da parte a parte lasciando scorrere ancora caldo quel sangue reale con il quale aveva mischiato il suo dando vita al più bello dei bambini.

Era rilassato nonostante la lunga e dolorosa battaglia, ma non se ne meravigliava più di tanto. La sua vita forse aveva avuto la sua realizzazione massima in quell'ultimo episodio della sua esistenza e doveva farsene una ragione, un giorno forse ce l'avrebbe fatta a perdonarlo e a non serbargli rancore, ma non in quel momento, non ora che sapeva che non avrebbe mai più rivisto i suoi occhi.

Avvicinò il suo viso al suo per baciarlo per l'ultima volta e sentire il suo calore prima di struggersi dal dolore e cercare di trovare un senso a tutta quella sofferenza.

Quel gesto che avrebbe voluto ripetere per molti altri anni fino alla fine della sua esistenza, ora non aveva il benchè minimo senso se non quello di attaccarsi il più possibile ad un corpo senz'anima, ad un uomo che per lei aveva significato moltissimo, anche più della sua stessa vita e che ora doveva lasciare per sempre.

 

Addio Vegeta... spero solo che il ricordo del mio amore possa accompagnarti verso questo tuo ultimo viaggio”.

 

Si staccò da lui con difficoltà, e quando le loro labbra si allontanarono, Bulma pianse amaramente sfogando tutta la rabbia che provava dentro il suo cuore.

Gohan non potè fare altro se non guardarla amareggiato e profondamente dispiaciuto, sapeva benissimo cosa provava e non poteva fare nulla per lenire quel dolore.

Quando i singhiozzi di Bulma trovarono pace in un pianto silenzioso, solo allora si avvicinò a lei poggiandole una mano sulla spalla.

Era arrivato il momento per lui di consolare e asciugare le lacrime che da quel giorno in poi si sarebbero versate; un giorno sarebbe finito tutto, ma quel giorno era ancora lontano negli anni cosi come nei loro cuori.

 

Vegeta ha voluto per vostro figlio la stessa promessa che mio padre ti chiese sul suo letto di morte. Sarò per Trunks la guida che lui non potrà più essere, te lo giuro Bulma”.

 

Non riusciva a seguire quelle parole che arrivarono alle sue orecchie dolorose come un pugno nello stomaco.

Solo quando la sua mente ritornò a qualche settimana prima, capì tutto e si lasciò andare ad un abbraccio che Gohan le aveva regalato, stringendola a sé come mai aveva fatto prima d'ora, perchè tutto avrebbe avuto un senso e quella sofferenza sarebbe finita una volta per tutte.

Quel giorno insieme al suo Vegeta, era morta l'altra metà di Bulma.

Era andata via per sempre la ragazza piena speranza e la donna forte che avrebbe voluto essere qualsiasi cosa fosse successa, era morta la parte di sé più tenace e reattiva.

Tutto le sembrava lontano e sfuocato, tutti suoi sogni e i suoi obiettivi seppelliti sotto i corpi dei suoi uomini più importanti, sotto i cumuli di macerie che la sua mente si era creata per rimanere in vita e rimanere serena per quel figlio che pur non essendosi macchiato di alcun peccato, aveva già perso il padre ancor prima di conoscerlo realmente.

Chiedendosi cosa gli avrebbe raccontato e soprattutto come avrebbe fatto senza il suo uomo, Gohan la sollevò da terra e l'accompagnò verso il suo mezzo di trasporto.

Al corpo di Vegeta ci avrebbe pensato lui personamente...

 

 

*****

 

Sui monti Paoz un'altra dolorosa giornata volgeva al termine.

Al di fuori di quella umile dimora, la natura incontrastata veniva dipinta dal rosso vermiglio del sole che poco alla volta si perdeva dietro la linea immaginaria dell'orizzonte.

Il vento dolce e calmo cantava leggiadro contro le foglie degli alberi circostanti, creando dolci nenie che avrebbero fatto da contorno a quel tragico momento di perdita.

L'acqua di quel fiumiciattolo scorreva lenta e placida proprio come i giorni che si stavano alternando in quell'anno maledetto e segnato da un destino ingrato.

Anni di amicizia e lealtà venivano rimembrati da tutte le persone che in quel momento popolavano la casa della famiglia Son, ricordi che non sarebbero mai stati cancellati nonostante gli anni trascorressero veloci insieme alla loro età e alle loro decisioni di vita.

Dal primo all'ultimo momento, dalle battaglie ai brevi ma intensi periodi di pace.

Vivere tra una minaccia di morte e l'altra non era vita, eppure seppero resistere degnamente alle varie vicissitudini solo ed esclusivamente per affetto.

Erano amici prima ancora che guerrieri, erano compagni prima ancora che paladini della giustizia.

Insieme qualunque cosa fosse successa, sapevano di poter contare l'uno sull'altra in ogni momento della loro vita, perchè quando si condividono dei momenti indimenticabili, si è legati per l'eternità, anche dopo la morte...

Era quello il momento più opportuno per salutare per l'ultima volta un amico che per loro aveva dato sempre tutto, la sua forza, la sua lealtà ed infine la sua intera esistenza.

Quando si dona cosi tanto, nulla può mai cancellare il ricordo di un uomo cosi importante, perchè è più facile morire che vivere, ma è ancora più difficile dimenticare che ricordare.

Ognuno di quei ragazzi aveva salutato Goku per l'ultima volta, scambiando parole di conforto, magari qualcosa che potesse in qualche modo far ritornare il sorriso su quel viso sempre solare e ingenuo, quelle espressioni aliene ma cosi familiari per tutti coloro che avevano imparato ad amare la sua spontaneità e la sua purezza d'animo.

Lasciavano quella casa uno ad uno per far sì che le loro lacrime non potessero essere viste né da lui nè da sua moglie Chichi, che ai piedi del suo letto farfugliava preghiere senza senso, solo per salvarlo, solo per non essere lasciata sola di nuovo, ma stavolta per sempre.

Era diventato tutto l'opposto dell'uomo a cui il suo popolo originario l'aveva predestinato, era divenuto tutto ciò che avrebbe dovuto disprezzare, ma a lui questo non era mai importato più di tanto.

Quel luogo che avrebbe dovuto soggiogare e distruggere durante i pleniluni della sua esistenza, era diventato il suo scopo di vita, il motivo per cui dare sempre tutto sé stesso.

Si considerava un umano, un terrestre, conscio di essere stato un buon amico, un marito ed un padre, forse non il migliore, ma pur sempre un uomo con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, non poteva davvero rimproverarsi nulla.

Attaccata ad una parete con suo figlio in braccio, Bulma lo guardava sofferente come mai prima d'ora.

Avrebbe tanto voluto tenergli la mano, accarezzargli la fronte e farlo sorridere come avevano fatto quando erano solo degli adolescenti immaturi e spericolati, ma non poteva farlo, non sarebbe stato giusto.

Chichi doveva godere di ogni singolo secondo con lui, lei sarebbe stata solo un inutile intralcio. Una volta era stata per lui una donna con un ruolo fondamentale, ma ora doveva farsi da parte diventando solo una comparsa, una persona a cui avrebbe dato tutto l'aiuto che potesse servirgli, solo ed esclusivamente se lui glielo avesse chiesto.

Era anche questa una forma d'amore dopo tutto, e lei lo sapeva benissimo.

Erano sempre stati legati nonostante il trascorrere degli anni e l'essere diventati genitori. Avrebbero potuto partire per avventure lontane senza chiedere il permesso di nessuno, ma entrambi avevano i loro dispiaceri e i propri legami, e tutto quello che avevano condiviso insieme non sarebbe tornato mai più.

Anche Gohan non era per lei solo il figlio di Goku, ma un vero e proprio amico su cui si poteva fare sempre affidamento. Sapeva che avrebbe portato onore alla sua famiglia, sapeva bene che i suoi occhi avrebbero un giorno avuto la stessa profondità e la stessa voglia di giustizia del padre.

Gohan non avrebbe deluso le sue aspettative, lui un giorno sarebbe diventato certamente qualcuno.

E poi d'un tratto Goku si accorse finalmente di lei che lo osservava all'ombra di quella stanza sola e mortificata, e le fece cenno di avvicinarsi, per poterla vedere e salutare, perchè il cuore stava lentamente cessando di battere, perchè tra poco i suoi occhi si sarebbero chiusi e non avrebbero più visto la luce del giorno.

Lei uscì dall'ombra titubante, guardando sua moglie come stranita e confusa, non riusciva a credere che volesse parlare con lei, per discutere di cosa poi, proprio non riusciva a immaginarlo...

Lasciò Trunks tra le braccia di Chichi che accolse quel fagotto felice e serena, dopo tutto era un sayan anche lui e con Gohan la loro stirpe non sarebbe andata perduta per sempre, era l'unica consolazione che riusciva a trovare in tutto quel dolore.

Si avvicinò al suo letto e mi mise in ginocchio prendendo Goku per mano, teneramente e senza remore. Era di certo l'ultima opportunità che aveva di parlarci, e visto che era stato lui a chiedere di lei, non censurò i suoi gesti e non si trattenne. Chichi avrebbe compreso i suoi sentimenti e avrebbe accettato di buon grado la loro complicità; la loro era un'amicizia profonda e sincera, niente l'avrebbe scalfita, nulla avrebbe fatto dimenticare ad entrambi cosa erano stati l'uno per l'altra per molti anni dal giorno del loro primo incontro.

 

Dimmi Bulma... lui è tornato”?

 

Non poteva credere alle proprie orecchie...

Nel momento della sua dipartita avrebbe dovuto pensare solo a sé stesso e alle persone che aveva amato in vita sua, per andare via felice, per lasciare quella vita sulla terra sereno.

Invece le chiedeva di Vegeta, di quel nemico giurato che gli aveva sputato in faccia tutto il suo odio e la sua voglia di ammazzarlo, lasciando di lui solo un debole ricordo.

Si chiedeva come potesse preoccuparsi di lei delle sue sofferenze anche ora che stava per morire a causa di una malattia incurabile che lei stessa aveva cercato di debellare con medicine non ancora sperimentate e consigliate da illustrissimi colleghi di lavoro.

Goku l'aveva salvata centinaia di volte, le era stato accanto fino al giorno del suo matrimonio e lei ora si sentiva cosi impotente da voler morire lei stessa al suo posto, perchè la sua vita a confronto di quell'eroe valeva poco o niente.

Aveva amato e amava ancora uno dei suoi più acerrimi nemici, e Goku questo glielo aveva perdonato da subito, fin dal primo giorno.

Era stato felice della nascita di Trunks e le stava spesso accanto quando nelle notti insonni, la mancanza del suo amato si faceva sentire fino a toglierle il fiato e la voglia di vivere.

Nessuno mai avrebbe avuto il privilegio di conoscere e apprezzare un uomo come lui mentre lei aveva goduto della sua compagnia per anni.

Piangeva disperata e senza trattenersi, commossa da quella domanda, commossa dal suo volerle bene, commossa dal pensiero che di lì a breve non lo avrebbe mai più rivisto.

 

No Goku... Vegeta non è ancora tornato da me...”

 

Sorrise rassegnato all'idea che il principe dei sayan non fosse ancora tornato da quella ragazza dolcissima e impertinente, dall'amica che aveva imparato a voler bene fin da subito e a cui ancora adesso teneva moltissimo.

 

Tornerà vedrai... lui tornerà e rimarrà con te perchè capirà quanto sia stato difficile lasciarti. Non dovrai temere nulla Bulma, sarai felice accanto a lui e non ti mancherà più niente”.

 

Quanto avrebbe voluto che quelle parole si fossero realizzate il più presto possibile, che un giorno aprendo gli occhi l'avrebbe trovato lì accanto a lei e a quel figlio che aveva abbandonato per i suoi sogni vanagloriosi.

 

Lo spero tanto Goku, ma ora devi pensare a riposarti e riprendere le forze, ci rivedremo domani”.

 

Si era asciugata gli occhi con il dorso della mano per ricomporsi e permettere a sé stessa di salutare il suo migliore amico come era giusto che fosse.

Non con le lacrime ma con un sorriso, con un abbraccio e magari un arrivederci che potesse dargli la stessa fiducia che lui aveva stillato poco prima nel suo povero cuore affranto e abbandonato.

 

Bulma aspetta...”

 

Goku ansimava, il torace sudato e affannoso cercava aria avidamente nell'ambiante circostante, ma fece in tempo a bloccare il polso della ragazza che girata ormai di spalle stava lasciando quella casa e il suo migliore amico una volte per tutte.

 

Promettimi che rimarrai accanto a Gohan e che lo seguirai cosi come hai fatto con me. Sai, lui vuole diventare uno scienziato, non combatterà come ho sempre fatto io. Sii per lui la guida che io non potrò più essere”.

 

Era rimasta allibita da quella proposta, ma l'aveva accettata immediatamente. Stare accanto a quel ragazzo sarebbe stato per lei un piacere enorme, il suo viso e quel carattere docile le avrebbero ricordato per tutta la vita il sapore di un'amicizia andata perduta nei meandri del tempo e che avrebbe portato per sempre nel tuo cuore.

 

Gohan, sentendo quelle parole, si era avvicinato a suo padre stringendogli l'altra mano libera e rimettendo sul suo viso la maschera dell'ossigeno che aveva precedentemente tolto per poter parlare con gli amici che erano venuti a dargli l'estremo saluto.

Bulma strinse per l'ultima volta la sua mano e annuì con gli occhi fissi nei suoi, dopo di che lo lasciò alle amorevoli cure della sua famiglia, stringendo nuovamente suo figlio tra le braccia.

 

Tornerà vedrai Bulma, stanne certa”.

 

Ancora la sua voce stanca e ovattata dalla mascherina, ancora quell'incoraggiamento a cui la ragazza si aggrappava ogni giorno per non morire dentro, per credere ancora nei miracoli e sperare di essere nuovamente felice.

Uscì da quella casa solo dopo aver abbracciato Chichi e guardato Gohan negli occhi infondendogli tutto l'affetto che aveva in corpo.

Richiudendo la porta dietro le sue spalle, trovò tutti i suoi amici fuori ad attendere una notizia che arrivò solo a tarda sera, quando anche l'ultima fiamma di vita di quel sayan coraggioso si spense, stavolta per sempre.

Goku e la sua bontà d'animo sarebbero vissuti in eterno anche dopo la sua morte, lui era degno dell'amore che aveva ricevuto in vita, e anche dall'aldilà li avrebbe sicuramente vegliati per proteggerli e confortarli.

Lui era stato il migliore e non solo nella guerra, perchè un uomo come lui non l'avrebbe mai trovato anche a distanza di anni.

Osservò il cielo con Trunks tra le braccia, lo scrutava sempre prima di addormentarsi in quel letto vuoto e freddo senza il suo uomo, ma quella volta il suo cuore non trovava ristoro nemmeno nella rassicurante luce della luna.

Poco a poco il buio coprì veloce quello scorcio di terra isolata dal caos della città, tutto intorno si fece confuso e spaventoso proprio come la sua anima, e poi d'un tratto in cielo una nuova stella cominciò prepotente ad illuminare con la sua luce quel manto vellutato sopra le loro teste.

Yamcha si girò guardandola dritta negli occhi e lei capì tutto in un istante.

 

Addio amico mio, rimarrai per sempre con me fino a quando avrò vita, fino a quando anche il mio povero cuore smetterà di battere”.

 

PARTE SECONDA

 

 

Se sapessi che oggi è l'ultima volta che ti vedo dormire, ti abbraccerei con forza e pregherei il Signore perchè io possa essere il custode della tua anima... se sapessi che questa è l'ultima volta che posso sentire la tua voce, registrerei ogni tua parola per poterla sentire una e mille volte indefinitamente. Se sapessi che questi sono gli ultimi istanti che ti vedo, ti direi TI AMO e non presumerei, stupidamente, che è sottinteso”.

(G. Garzìa Marquez)

 

 

Quello era il periodo in cui correva incessantemente dietro la schiena di Vegeta...

Era un tempo fatto di incubi, di notti insonni a guardare i muri delle pareti, un tempo fatto di rimpianti e di poca voglia di vivere.

Quando riusciva a riposare, la sua mente era offuscata dai ricordi e dalla sua presenza; lo sognava tutti le notti in vari atteggiamenti e dialoghi, alcuni più recenti, altri più remoti e lontani nel tempo.

La maggior parte delle volte lo sognava nel suo solito atteggiamento altezzoso, di spalle e lo sguardo rivolto altrove, mentre lei gli correva incontro cercando di abbracciarlo e di tenerlo stretto a sé, ma ogni volta lui svaniva nel nulla e lei rimaneva sola e sconsolata, svegliandosi in un letto vuoto e madido di sudore.

Se ne avesse avuto il coraggio avrebbe preferito togliersi la vita e seguirlo ovunque avesse trovato la pace, anche all'inferno se fosse stato necessario perchè pur di vederlo avrebbe affrontato di tutto.

Troppo vile e attaccata a quella vita che di soddisfacente ormai non aveva più nulla per morire e lasciare quella misera vita, aveva ragione lui dopo tutto, era solo un'inutile terrestre e cosi sarebbe stato per sempre.

Aveva abbandonato il lavoro, i pochi amici rimasti e anche la sua famiglia.

Aveva rotto i ponti con chiunque avesse anche solo voluto vederla, solo Gohan aveva il permesso di poterla andare a trovare, e nella sua grande intelligenza, il sayan aveva capito che Bulma doveva affrontare quel periodo sola e distaccata da tutto.

Era rimasta col cuore e con la mente a quel momento, alla morte del suo amato, e nonostante fossero passati alcuni giorni, il tempo per lei si era fermato in quell'istante maledetto.

Quell'equilibrio che aveva difeso con tutte le sue forze minacciava di rompersi, i progetti che aveva fatto fino a qualche giorno prima non potevano essere più validi e non sapeva ancora quali nuove geografie avrebbe intrapreso la sua vita.

Aveva creato per lui un nido accogliente al quale tornare ogni qual volta avrebbe ritenuto necessario, aveva dedicato le sue doti innate a lui e ai suoi allenamenti, e ora non gli rimaneva altro se non un cumulo di ricordi e rimpianti difficili da mandar giù.

Da quando Vegeta era morto, il futuro verso il quale era protesa era divenuto un foglio bianco, un foglio dove non aveva ancora disegnato nulla.

Trascorreva le sue giornate in camera, completamente isolata dal mondo, solo il buio assoluto

riusciva a darle quella tranquillità che non trovava nemmeno nella completa incoscienza del sonno.

Sua madre si era presa cura del piccolo Trunks, lasciando che sua figlia potesse ricucire i resti del suo povero cuore infranto, ma quei giorni non erano bastati a darle un barlume di speranza e cosi pensò bene di lasciare il cucciolo sayan dentro quella stanza con lei, il suo istinto materno si sarebbe fatto sentire prima o poi e con lui sarebbe tornata la sua famosa voglia di vivere.

Aveva cercato di superare le normali fasi del dolore, quei periodi che si alternano lenti col passare del giorni ma che tolgono mano a mano la linfa vitale anche delle persone più forti e coraggiose.

Aveva negato la realtà isolandosi, si era arrabbiata con la vita, col destino e con un Dio che non aveva ascoltato le sue preghiere.

Infine anche con lui, anche con quel Vegeta che aveva amato più della sua stessa vita.

Si chiedeva quale fosse stata per lui la cosa più importante, se Goku, il suo orgoglio oppure lei e Trunks.

Aveva lasciato tutto quanto e non sapeva nemmeno dove fosse ora la sua anima...

Aveva amato come se fosse stato per sempre, eppure avevano vissuto le loro vite separatamente, nessuna speranza, nessuna gloria e nessun lieto fine.

L'unica cosa che forse adesso condividevano davvero era lo stesso cielo.

Si sentiva sola e sprecata, abbandonata a quel destino di solitudine, perchè ormai aveva conosciuto il paradiso e non sarebbe più tornata indietro con un altro uomo, mai più nessuno sarebbe stato come lui anche tra migliaia di anni.

Se avesse potuto tornare indietro, gli avrebbe tagliato le ali non lasciandolo libero di scegliere, tenendolo inchiodato sulla terra e accanto a lei, pur togliendogli l'orgoglio di cui si era innamorata, lo avrebbe tenuto accanto a sé e suo figlio, lo avrebbe tenuto in vita, forte come era sempre stato.

Era questa la fase di auto recriminazione a cui era andata incontro, la voglia di far ricadere tutta la colpa di quell'accaduto sulle sue spalle e sulla sua vita, era convinta che la morte di Vegeta fosse stata opera sua.

La depressione a cui era andata incontro non era ancora finita e la trascinava in un tunnel buio e senza uscita, un luogo fatto di sconforto e tristezza infinita, un posto da dove difficilmente sarebbe riemersa se non si fosse fatta forza da sola.

Pensava alle sue ultime parole, al discorso fatto sulla veranda dopo giorni di completo silenzio dal suo arrivo sulla terra, e quella pigrizia e insofferenza dopo aver appreso la morte di Kakaroth.

Le parole di Gohan erano servite a poco, perchè Vegeta aveva avuto solo un ultimo pensiero per il loro bambino, ma per lei non c'era nulla.

Aveva pensato che non la considerasse cosi importante da dedicarle un ultimo pensiero sul punto di morire oppure le parole più belle le aveva serbate dentro il suo cuore e la sua anima come spesso aveva fatto in vita.

Avevano fatto l'amore anche se per l'ultima volta, voleva sentirla vicina e c'era riuscito, e nonostante tutto risuonavano ancora nella sua testa quelle parole disperate che forse in quel momento, col senno di poi, le sembravano più una richiesta d'aiuto che una dichiarazione d'amore.

 

Dammi un altro motivo per combattere, dammi un motivo per tornare sempre qui da te”.

 

Erano diventate un'ossessione, un ritornello ingrato e incancellabile, parole dure come la pietra, capaci di farle del male più di quanto non avesse voluto.

Sarebbe stato meglio se non fosse più tornato, sarebbe stato meglio se Goku non avesse avuto ragione e non l'avesse più rivisto dal giorno della sua partenza per lo spazio.

Sarebbe stato meglio se non l'avesse amato e basta.

Anche quel figlio innocente di tanta sofferenza avrebbe conosciuto il dolore di essere solo e senza padre in un mondo cosi cattivo e spregevole.

Un giorno gli avrebbe dovuto raccontare della sua storia con Vegeta, dei suoi occhi e del suo orgoglio; un giorno, se entrambi fossero sopravvissuti alla furia di quei due maledetti cyborg, avrebbe dovuto raccontargli delle sue origini e della sua innata potenza, e il solo pensiero le faceva accapponare la pelle.

Si rialzò a fatica dal pavimento trascinandosi sul letto sfatto, aveva sempre voglia di dormire e rimanere incosciente il più possibile, per non pensare e non dover ricordare.

Chiuse gli occhi rimanendo in posizione fetale, cercando di dormire e dimenticare tutto, ma Trunks cominciò a piangere e a lamentarsi richiamando l'attenzione di una Bulma stanca dei suoi capricci e delle sue richieste.

Si girò dall'altro lato del letto cercando di ignorare le sue lacrime, aspettando che smettesse da solo di piangere perchè per nulla al mondo si sarebbe alzata nuovamente dal suo letto, nemmeno per suo figlio.

Stava diventando una pessima madre, ma in quei giorni aveva perso una propria identità, e per quanto gliene potesse importare, avrebbe potuto tranquillamente morire e trovare un minimo di pace.

Trunks non la smetteva, continuava imperterrito a piangere, si lamentava incrementando il tono della voce sperando cosi di attirare gli occhi di sua madre.

Quella voce però aveva per lei lo stesso effetto di una serie di pugni in testa, un lamento che la faceva innervosire e infastidire più del voluto.

 

Ti prego Trunks finiscila, smetti di piangere ti supplico...”

 

Un bambino cosi piccolo non avrebbe potuto capire la sua frustrazione e il suo dolore e continuò cosi a piangere, senza smettere, senza lasciare tregua alcuna.

Scalciava in quella culla creando molesti rumori metallici, che nella sua testa risultavano cosi fastidiosi da farle perdere il controllo di sé stessa, fu allora che si rese bestia più di quanto non avesse mai voluto e soprattutto con chi non aveva assolutamente colpa.

 

Cosa vuoi Trunks, dimmi cosa diavolo ti manca per Dio, dimmelo”!

 

Si avvicinò alla sua culla gridando a squarciagola, facendo uscire tutta la rabbia che aveva in corpo, e suscitando tanta paura in quel neonato che ora la guardava perso, sgranando i suoi grandi e dolci occhi azzurri.

Si era vergognata cosi tanto di quel gesto da cadere in ginocchio sulle sue gambe accanto alla culla tremando nervosamente. Non riuscì ad emettere nemmeno un singolo suono quando poi la porta della sua camera si aprì e vide i suoi genitori che istantaneamente si avvicinarono al povero Trunks che si era zittito sentendo sua madre in quelle condizioni.

Bunny aveva preso suo nipote in braccio immediatamente capendo la gravità della situazione, e dandogli tutto l'amore di cui aveva bisogno, si allontanò da quella stanza non prima però di aver dato un ultimo sguardo preoccupato a sua figlia, che ora sconsolata piangeva disperata lacrime amare.

Suo padre rimase fermo sul posto osservandola preoccupato. Si fidava di lei più di chiunque altro, provava per Bulma un amore incondizionato dettato non solo dall'essere suo genitore, ma dal fatto che lei potesse rappresentare quanto di più bello avesse avuto in vita sua.

Era per lui un gioiello di inestimabile valore: intelligente, bella e caparbia, tutte qualità che di sicuro Vegeta aveva apprezzato in lei, ed ora il vederla in quelle condizioni gli lacerava l'animo più di qualsiasi altro dolore mai provato in vita sua.

Lasciarla sola non era servito a nulla, la sua povera figlia non aveva ancora superato il dolore della perdita dell'amato, sapeva che doveva fare qualcosa o tutto sarebbe andato perduto per sempre, doveva salvare la sua famiglia e soprattutto Bulma.

Era arrivata l'ora di aiutarla ad affrontare l'ultimo stadio del dolore, era arrivato per lei il momento di lasciarsi andare al caldo abbraccio della rassegnazione.

 

Dimmi cosa ne è stato della Bulma che conosco io figliola, perchè credimi vorrei aiutarti ma non so cosa fare”.

 

A quelle parole la ragazza si era stretta a lui tenendolo per le gambe, premendo il viso coperto sulle sue ginocchia tanta era la vergogna del modo in cui si era rivolta al piccolo Trunks.

Suo padre si era accasciato accanto a lei stringendola forte come faceva quando era ancora piccola e aveva paura del buio della sua camera.

La lasciò sfogare e quando i suoi singhiozzi ininterrotti si calmarono, fu lei a prendere la parola cominciando a sfogarsi.

 

Mi manca papà, sento ancora qui la sua presenza... mi manca e non so più come fare, ti prego aiutami perchè con lui se n'è andata anche la mia vita”.

 

Come poteva un padre aiutare una figlia cosi triste senza mortificarsi anch'egli in quell'abbraccio disperato?

 

Papà non conto più le notti a pregare perchè anch'io possa seguirlo, non ce la faccio credimi, non è nelle mie possibilità”.

 

Si armò di coraggio e prese il viso di Bulma tra le mani, tralasciando i segni della sofferenza sui suoi bellissimi lineamenti e trascurando l'oscurità che albergava ormai nei suoi stupendi occhi marini.

 

Bulma in cosa potresti credere se nemmeno tu credi in te stessa? Lo so, ora ti sembra di non avere più nulla, di possedere solo tristezza e dolore, ma non puoi farcela da sola. Domani arriverà comunque e tu dovrai affrontarlo con la forza che ti ha sempre contraddistinta. Non puoi sparire lontano, sarebbe da egoista, e poi devi pensare a tuo figlio e anche a noi tuoi genitori”.

 

Si era stretta a lei e aveva pianto anche lui non volendo più fingere una forza che non aveva, perchè gli anni trascorrevano veloci e non sapeva ancora quanto ancora gli sarebbe rimasto da vivere in quel contesto di guerra e distruzione.

Ho paura papà, non voglio affrontare gli stessi dolori, ho paura di non reggere più a tanta sofferenza”.

 

Guarda avanti figliola... sii più forte del dolore che provi adesso. Anche se lui non c'è più troverà il modo di stare con te, lo farà attraverso gli occhi di vostro figlio, solo cosi potrai tornare a sorridere ancora. Devi solo credere nel futuro e agire di conseguenza passo dopo passo”.

 

A quelle parole si era sentita sollevata. Aveva riversato in pochi istanti tutto il dolore che aveva nell'anima e la sua forza cominciava a farsi sentire nelle vene e nel cuore.

Suo padre le baciò teneramente la fronte guardandola dritta negli occhi, assicurandosi che si fosse calmata e che avesse preso coscienza di sé.

 

Cosa farò adesso papà”?

 

Gran bella domanda...

Avrebbe ripreso a prendersi cura di suo figlio e di sé stessa, avrebbe ripreso a lavorare e mandare avanti l'azienda di famiglia come aveva sempre fatto.

Avrebbe ripreso a vivere, solo questo...

 

Vieni con me in laboratorio, ho un progetto da farti controllare. La mia povera e anziana mente non ha la benchè minima speranza di competere con la tua”.

 

Doveva riprendere la routine di sempre, doveva entrare nell'ottica che anche se nulla sarebbe stato come prima, aveva pur sempre una vita davanti ed una famiglia a cui pensare.

Aveva sorriso Bulma a quell'affermazione e ne era rimasta felice.

Si era alzata dal pavimento aiutata da suo padre e aveva accettato la sua proposta.

 

Dammi due minuti papà, sono subito da te”.

 

Il sig. Brief l'aveva guardata negli occhi cercando di capire le sue reali intenzioni e Bulma lo aveva capito.

 

Sta tranquillo, niente pazzie giuro”.

 

Suo padre accettò di buon grado quella spiegazione, e dandogli una pacca sulla spalla si era voltato uscendo dalla stanza, lasciandola nuovamente sola.

 

Bulma si ricompose sistemandosi l'abito che indossava da almeno un paio di giorni, e tirandosi su i capelli in un'alta coda di cavallo, uscì dalla sua camera chiudendo la porta dietro di sé.

Si incamminò nel corridoio convinta del fatto che le parole del padre l'avessero aiutata a rialzarsi.

Passo dopo passo ce l'avrebbe fatta, ma di sicuro non sarebbe stato cosi facile proprio come diceva lui; aveva provato a pensare al futuro anche quando Vegeta era andato via, e il risultato ora come ora era stato catastrofico.

Sola con un figlio da crescere...

Pensarsi sempre sola fino alla fine dei suoi giorni sarebbe stato uno stillicidio, senza la presenza di quel sayan che le aveva fatto provare l'inferno ed il paradiso in soli pochi mesi di convivenza.

Il cammino sarebbe stato difficile e doloroso ma un giorno anche se lontano, avrebbe trovato la forza di sorridere e trarre la forza di cambiare il mondo da tutta quella sofferenza, lei era Bulma Brief e niente l'avrebbe mai potuta abbattere.

Arrivò dinanzi alla porta del suo amato, una stanza in cui non era più entrata dalla sua ultima notte d'amore con lui, perchè sarebbe stato straziante riportare alla mente quei momenti e fino ad ora non ne aveva avuto il coraggio.

Si voltò e aprì la porta decisa, come quando faceva per vedere cosa stesse facendo, come quando lui non rispondeva alle sue continue richieste e allora l'unico modo per vederlo era di aprire la porta in modo invasivo, un modo a cui anche lui si era abituato.

Spesso lo trovava sul letto con le mani incrociate dietro la nuca osservando il soffitto, a cosa poi stesse pensando in quei momenti Bulma non lo avrebbe mai scoperto.

La stanza era rimasta identica a quella sera, congelata nel tempo e nello spazio, nulla era cambiato.

Le lenzuola sgualcite e la porta-finestra semiaperta lasciavano intendere che quelle mura stessero aspettando il suo ritorno.

Sorrideva ritrovandosi a scoprire quanto ancora il suo povero cuore si illudesse di un ritorno a casa che non ci sarebbe mai stato.

Richiuse la porta dietro di sé e non poté fare a meno di piangere, ma questa volta solo di commozione.

Nessuno avrebbe mai conosciuto il principe dei sayan come aveva fatto lei, nella sua intimità, e a volte si anche nella sua dolcezza.

Lei lo aveva vissuto più di chiunque altro, e la sua morte non avrebbe mai scalfito il ricordo di lui nemmeno per sbaglio.

Si era seduta sul bordo del letto dove di solito dormiva lei, accarezzando con il palmo della mano il cuscino accanto.

Chiuse gli occhi e ricordò il suo bellissimo volto.

Quando li riaprì, seppe cosa dire per l'ultima volta al suo amato, seppe cosa pronunciare prima di riprendere in mano le redini della sua vita.

 

Sarò forte per te e per nostro figlio. Non sono mai stata solo una stupida e debole terrestre, e tu questo Vegeta lo sapevi bene”.

 

Questa volta non si sarebbe mai più voltata indietro guardando quella stanza vuota, ma non avrebbe nemmeno fatto finta che lui non ci fosse mai stato.

Semplicemente sarebbe andata avanti per la sua strada portando nel suo cuore la sua bellissima e travagliata storia d'amore; loro due erano stati felici insieme seppur a modo loro e magari in un'altra dimensione, lontana da lei anni luce, un altro Vegeta e un'altra Bulma avrebbero vissuto una vita felice e prospera.

Chiuse per sempre quella porta dietro di sé, suo padre ora l'attendeva paziente in laboratorio.

 

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Capitolo 15
*** Solo aspettare ***


 

CAPITOLO 15

 

Ciascuno di noi è dotato della propria personale macchina del tempo. I ricordi che ci portano nel passato e i sogni per proiettarci nel futuro. La macchina del tempo è sempre in funzione poiché il presente è il tempo che meno amiamo vivere.

(A. Degas).

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Da soli in camera e su di un letto disfatto...

Nudi e stanchi dopo aver fatto l'amore come facevano ormai da settimane, guardavano il candido soffitto in un silenzio irreale, ognuno con i propri pensieri e le proprie angosce.

Lui preso dai suoi sogni di vendetta, lei dal rimorso nei confronti di Yamcha e della sua ormai logora relazione con lui.

 

Avrebbe pagato tutto l'oro del mondo pur di conoscere i suoi pensieri più profondi, pur di sapere cosa provava Vegeta nei suoi riguardi.

Forse era solo attrazione, o più semplicemente uno sfogo sessuale a cui dedicarsi di notte quando anche il buio delle tenebre riusciva a calmare il suo animo ribelle e orgoglioso.

 

Proprio non riusciva a spiegarsi cosa potesse provare quel bastardo di un sayan nei suoi confronti, e più ci pensava, più il tempo trascorreva veloce senza la benché minima risposta.

Da quel primo bacio si erano trovati a letto insieme, dapprima fugacemente, poi sempre più in simbiosi, fino a trascorrere anche la notte nello stesso talamo, ma sempre e solo fino all'alba, quando ognuno di loro ritornava alla propria vita e ai propri impegni.

 

Si era coperta il seno con le lenzuola del letto, alzandosi sui gomiti e sospirando profondamente per smuovere una reazione da parte di Vegeta che naturalmente non arrivò.

 

Non poteva essere più bello e attraente di cosi...

 

Si chiedeva se mai un giorno si sarebbe potuta stancare di averlo accanto o anche solo di osservarlo di sottecchi come stava facendo in quel momento.

Vegeta lo sapeva, sentiva i suoi occhi indagatori su di lui, e quando ne aveva voglia instaurava brevi ma intensi dialoghi con lei, perché ormai anche quella era diventata un'abitudine a cui aveva lentamente ceduto.

 

Cosa hai da guardare”?

 

Bulma si era portata le lenzuola fino al mento come una bambina spaventata dal buio della sua stanza. Colta in flagranza di reato non poteva non negare quanto si fosse persa nei suoi pensieri anche solo guardandolo nudo e cosi attraente nel suo letto.

Si ricompose mettendosi a sedere con le gambe incrociate, la schiena contro il letto freddo e le mani che lentamente liberavano il viso dalle ciocche dei suoi capelli ribelli.

Non poteva saperlo allora, ma il suo imbarazzo in quelle situazioni era per Vegeta un afrodisiaco anche più potente del suo corpo e del suo profumo.

 

Nulla... stavo solo pensando...”

 

Non poteva bastare come risposta, non era sufficiente per uno come lui e non si sarebbe accontentato di una frase di circostanza.

Amava farla arrossire di vergogna oltre che di piacere, e quella era una di quelle situazioni che difficilmente gli si sarebbe presentata in futuro.

 

Era una donna preparata e tenace, era come l'acqua sorgiva che lentamente scavava un solco anche dentro la roccia più dura, lei era Bulma Brief, l'unica per cui stesse davvero rinnegando la sua intera esistenza.

Aveva lottato contro sé stesso e tutti i suoi principi prima di cedere alle sue braccia, ed ora si rendeva conto che anche il suo animo e la sua mente stavano lentamente crollando in un turbinio di emozioni e rimpianti.

 

E allora sentiamo, cos'è questo nulla a cui stavi pensando”?

 

Scivolò di nuovo sotto le lenzuola stringendosi contro il suo petto, stavolta senza lasciargli il tempo di reagire.

 

Stavo solo pensando a quanto è bello il silenzio insieme a te...”

 

 

Si era svegliata di soprassalto, inquieta e sconvolta da quel sogno cosi realistico da farla star male.

Era da poco arrivata l'alba e seduta sul suo letto non riusciva a credere a quello che le era appena successo. Da molti mesi ormai Vegeta non le veniva più a fare compagnia nei suoi sogni, e quando raramente accadeva, non era certo piacevole svegliarsi in quel mondo senza la sua presenza.

 

Nelle volte in cui era successo, non le era mai capitato di aver sognato un reale scorcio di vita accanto a lui, perché per quanto gli anni fossero trascorsi, Bulma portava quei momenti sempre vividi nella sua memoria e nel suo cuore.

La sua mente le aveva giocato un brutto scherzo e visto che riaddormentarsi sarebbe stato impossibile, decise di lasciare la sua stanza e andare a controllare che Trunks stesse ancora riposando nel suo letto.

 

Aperta la camera del ragazzo vi trovò solo una gran confusione e tute da combattimento sparse per tutto il pavimento. Suo figlio doveva già essersi alzato e di certo aveva raggiunto Gohan per cominciare gli allenamenti.

 

Da quando aveva imparato a volare la sua compagnia era del tutto inutile, sapeva cavarsela da solo e poi c'era Gohan a vegliare sulla sua incolumità.

Il piccolo sayan si era affezionato a lui come a nessun altro, nemmeno con i suoi nonni aveva instaurato un rapporto cosi profondo e sincero, nemmeno con lei che per quanto gli fosse sempre accanto con tutte le attenzioni del caso, non poteva arrivare ai livelli di comprensione del suo maestro.

 

Erano come fratelli, e cosi sarebbe stato per l'eternità.

 

L'incomprensione dei loro padri sarebbe stata cancellata dal rapporto esemplare di due guerrieri a cui era stato affidato il destino dell'intera umanità.

Sorrideva tra sé pensando a quanto il destino fosse stato alquanto strano in quell'epoca di dolore, perché unire cosi tanto due figli di nemici giurati come lo erano stati Vegeta e Goku, era stato troppo anche per lei che aveva sempre creduto in un mondo di perdono e di compassione.

 

Cosi sospirò e cominciò lentamente a prepararsi, chissà che durante i loro allenamenti non ci fosse stato posto anche per lei sempre cosi curiosa di sapere cosa stessero facendo durante tutte le loro ore insieme.

 

A volte pensava a Gohan e alla promessa fatta a suo padre. Lei la stava mantenendo con tutte le sue forze e mai e poi mai avrebbe avuto la benché minima esitazione nel prendersi cura di quel ragazzo nonostante i vari pericoli e le brutture del mondo circostante.

 

Se fossero stati in un periodo di pace avrebbe potuto aiutarlo di più nei suoi studi e nelle sue ricerche, perché alla sua età lei era già un promettente ingegnere meccanico, ma gli studi erano importanti se si decideva di votare la propria vita per amore della scienza.

Gohan studiava nei ritagli di tempo, a volte per corrispondenza o nei brevi periodi in cui si trasferiva in casa Brief per seguire meglio Trunks negli allenamenti.

 

Bulma gli era accanto e a volte si faceva aiutare nei suoi esperimenti, ma le lacune del ragazzo erano tante e il tempo cosi poco che a volte lei stessa gli procurava dei libri dove potersi esercitare da solo, all'ombra di qualche quercia vicino casa sua e sotto la cura della sua sempre presente madre.

 

Goku aveva avuto ragione su di lui molti anni prima perché Gohan era diverso da lui e non avrebbe mai voluto diventare un guerriero a tutti gli effetti. Non solo non poteva esprimere al meglio il suo amore per lo studio e per la ricerca, ma doveva anche prendersi cura di un piccolo sayan come Trunks.

 

Nessuno di loro aveva avuto ciò che meritava e nessuno aveva potuto realizzare i propri sogni.

La felicità in quell'epoca sarebbe stata solo una flebile e sottile speranza a cui aggrapparsi ogni singolo e maledetto giorno in cui avrebbero avuto il privilegio di vivere...

 

*****

 

 

Su di un dirupo altissimo, Gohan e Trunks si godevano i tiepidi raggi di un sole già alto nel cielo da qualche ora. Avevano cominciato ad allenarsi all'alba ed ora si prendevano un po' di meritato riposo rilassando i muscoli tesi per lo sforzo e per la fatica.

 

Quindi hai chiesto a mio padre di allenarti, non è vero Gohan”?

 

Il sayan aveva sorriso portando le mani dietro alla nuca e stendendosi su quella roccia impervia.

Ancora si meravigliava di quanto Trunks non fosse mai stanco di sentire quella storia.

Ogni qual volta veniva anche solo sfiorato l'argomento, i suoi bellissimi occhi azzurri cominciavano a brillare, e gli si riusciva a leggere in faccia la voglia di conoscere sempre più dettagli riguardanti suo padre e il suo modo di essere.

 

Gohan rispondeva sempre paziente, non lasciava mai trapelare quel senso di malinconia che spesso gli faceva sanguinare il cuore ricordando quei giorni dolorosi.

Andava avanti con quell'episodio della sua vita come se stesse raccontando al bambino di favole e racconti fantastici, non sottolineando mai la morte di Vegeta, né tanto meno del suo amico Junior, piuttosto metteva in luce le parole di speranza che i due combattenti gli avevano lasciato in eredità.

 

Si Trunks, gli avevo chiesto aiuto proprio perché tuo padre era il più forte di tutti noi. Avevo fatto una promessa e volevo mantenere la parola data”.

 

Il piccolo sayan pendeva dalle sue labbra. Si mise a sedere composto e garbato, ascoltava Gohan come se dalla sua bocca uscisse oro colato, come se le sue parole valessero più della sua stessa vita.

-Gli adulti non si interrompono mai- cosi gli aveva detto sua madre, e allora aspettò che finisse di parlare prima di porgli una nuova domanda.

 

Come ha fatto? Dai raccontamelo ancora...”

 

Gohan non esitò a rispondergli e non lo avrebbe mai fatto, perché lui aveva avuto la fortuna di amare e conoscere suo padre, mentre Trunks no.

Né lui né tanto meno Bulma avrebbero mai scoperto gli ultimi pensieri di Vegeta prima di andare incontro alla morte, ma per quanto ne sapesse, aveva capito che di loro importava e come, solo non lo avrebbe mai ammesso apertamente.

Uno come lui non avrebbe mai potuto accettare di concedersi ad una donna umana ed avere un figlio se non fosse stato solo per amore.

 

Ha dato voce ai miei sentimenti provocandomi. Il super sayan è un guerriero invincibile, tuo padre me lo ha ripetuto fino all'ultimo momento. Non eravamo molto simili e questo te l'ho già detto... ma vedi, Vegeta è cresciuto in un mondo troppo diverso dal nostro, e lui doveva essere il garante della sua stirpe, a suo modo è sempre stato d'esempio a tutti noi. Se oggi posso raccontarti delle nostre origini è anche merito suo”.

 

Forse lui la pensava solo in modo diverso da noi...”

 

Trunks non conosceva nemmeno il suo volto eppure sentiva sempre il bisogno di dolerlo giustificare in qualche modo.

 

L'orgoglio sayan è di certo una caratteristica che ci rappresenta, ma quando si combatte non bisogna mai dimenticare di essere umili e di avere sempre rispetto per l'avversario. Ricorda che tuo padre non si è battuto solo per i suoi ideali, ma anche per te e tua madre. Quel giorno mi ha aiutato a maturare e a mantenere la promessa che avevo fatto ad un mio carissimo amico, gli sarò sempre grato per questo”.

Si lo so Gohan, tu parli di Junior, il tuo primo maestro”.

 

Già, proprio lui... si era sacrificato per tutti noi, e mi aveva lasciato con la promessa che io continuassi ad allenarmi con forza e costanza”.

 

Ma tu potevi seguirlo e andare con lui... forse insieme ce l'avreste fatta”!

 

Era quello decisamente il lato materno di Trunks.

Era sempre stato ottimista proprio come sua madre, ma troppo piccolo e ingenuo per capire quanto potessero essere forti i loro nuovi nemici.

 

I bravi maestri conoscono sempre i limiti dei propri allievi. Lui sapeva che all'epoca non ero pronto per quella battaglia, e ad essere sincero credo di non esserlo nemmeno ora. Ha voluto proteggere la mia vita e darmi la possibilità di sconfiggerli in futuro, ma sai Trunks, io non sono più triste perché Junior è sempre qui con me”.

 

Gohan si indicò il cuore battendosi il petto con la mano aperta e notò subito una vena di tristezza che occupò il viso grazioso del proprio allievo.

Forse aveva detto troppo, forse aveva esagerato nel raccontargli nuovamente quella storia, era pur sempre un bambino e doveva dosare bene le parole.

 

Cosa c'è che non va Trunks, sei forse triste”?

 

Il bambino lo guardò in viso con fare preoccupato, rivolgendo a Gohan una domanda che avrebbe sciolto le sue barriere di difesa.

 

Anche se quei cyborg dovessero attaccarci, io verrei con te e mi batterei al tuo fianco. Tu non mi abbandoneresti come ha fatto Junior, vero Gohan”?

 

Aveva scandito le ultime parole con una cadenza particolare, dando maggiore importanza e tono alla sua voce già profonda come quella di suo padre.

Era rimasto stupefatto da quella domanda a cui davvero non sapeva cosa rispondere.

Se un giorno vicino o lontano si fosse accorto che Trunks non era pronto alla lotta, lui gli avrebbe salvato la vita senza ombra di dubbio anche a costo della propria.

 

Doveva difendere sua madre, la sua famiglia e l'intera umanità, lui aveva le capacità per farlo e cosi sarebbe stato.

Anche Vegeta avrebbe voluto cosi, di questo ne era certo.

 

Trunks aveva letto troppo spesso nei suoi occhi, cosi come in quelli della madre, il dolore dell'abbandono, ed era proprio questa la cosa che temeva di più. Aveva paura di rimanere solo e senza guida in un mondo fatto di paura e di angoscia.

Gohan era per lui un maestro, un fratello ed infine un padre, tutto ciò che il piccolo sayan non avrebbe mai avuto, lo aveva trovato in un quel ragazzo coraggioso.

 

Non ti abbandonerò Trunks sta tranquillo, ma hai ancora tanto da imparare e forse è ora che ricominciamo gli allenamenti, che ne dici”?

 

Si era alzato ubbidendo subito al consiglio dell'amico, ma gli si leggeva chiaramente in viso che non era ancora soddisfatto di come avevano trattato l'argomento.

Gohan lo aveva capito, cosi come aveva intuito il motivo della sua tristezza.

 

Trunks ascolta... per quanto possa raccontarti di lui, non potrei mai farlo meglio di tua madre. E' con lei che devi parlare e confidarti perché lo ha conosciuto come nessun altro su questa terra”.

 

Il bambino aveva socchiuso gli occhi rassegnato, sapeva benissimo che Gohan aveva ragione, ma la realtà era più difficile del previsto. Sua madre soffriva ogni qual volta tornava alla mente un suo flebile ricordo e Trunks lo aveva compreso con il passare degli anni.

La zona silenziosa dove si trovavano in quel momento venne rotta dal rumore assordante dei motori ombreggiandosi all'improvviso. Entrambi i sayan alzarono gli occhi al cielo vedendo chiaramente il mezzo di Bulma volare a pochi metri dal suolo.

 

Il piccolo osservando il suo maestro con uno sguardo serio ed un cipiglio degno solo di suo padre, gli rivolse poche parole prima di correre incontro a sua madre che lentamente li raggiungeva con ogni tipo di cibarie.

 

Sai Gohan, quando lo faccio lei diventa triste e i suoi occhi sembrano vuoti, io intanto perdo la voglia di parlare di lui e mi affido a te per ogni minimo particolare. Hai ragione tu e lo capisco, forse un giorno troverà la forza di raccontarmi di mio padre di sua spontanea volontà ed io sarò lì per ascoltarla, ma fino ad allora posso solo aspettare”.

 

Gohan lo vedeva andare incontro a sua madre con un sorriso gioviale nonostante il discorso appena affrontato, mentre Bulma lo accoglieva con un abbraccio pieno d'amore stringendolo al proprio petto. Gli aveva preso dolcemente la mano avvicinandosi a lui che nel frattempo guardava la scena colpito dal comportamento del piccolo sayan.

 

Trunks aveva compreso il dolore della madre nonostante la sua tenera età e anche a costo di soffrire, non le avrebbe fatto tornare alla mente altri ricordi su cui piangere.

Sfoggiava il più bello dei sorrisi pur morendo dentro dalla rabbia e dal rimpianto di non aver mai conosciuto un padre importante, principe della stirpe a cui apparteneva.

 

Era pronto a tutto pur di difenderla e renderla serena.

Forse un giorno Bulma avrebbe trovato la forza di raccontargli tutto di sua spontanea volontà e lui sarebbe stato lì per ascoltarla, ma fino ad allora avrebbe solo potuto aspettare...

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NOTA DELL'AUTRICE

La seconda immagine in realtà non è delle più adatte perché Gohan ha già perso il braccio durante una battaglia contro i cyborg, episodio di cui tra l'altro tratterò prossimamente, ma mi sembrava talmente bella e appropriata a questo capitolo da volerla pubblicare comunque, perciò perdonatemi. Non vi ringrazierò mai abbastanza per l'affetto che mi dimostrate ad ogni capitolo, voglio solo che sappiate che vi seguo con lo stesso ardore che avete per me, quindi se volete ricambiare il mio affetto per voi, aggiornate e pubblicate sempre nuovi capolavori.

Dona.

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Capitolo 16
*** Rabbia e cuore sereno ***


Capitolo lungo lo so... Tolstoj sarebbe orgoglioso di me, la sua Anna Karenina a confronto della mia storia potrebbe essere paragonata a topolino!

Come sempre vi auguro una buona lettura lasciando alla fine i miei soliti pensieri.

Reina

 

 

CAPITOLO 16

 

L'amicizia non è dimenticare ma perdonare.

Non è solo ascoltare ma comprendere.

Non è lasciarsi andare invece di tenersi stretti durante le avversità della vita”.

 

 

 

Quella smorfia di dolore la conosceva fin troppo bene...

 

Le dita tremanti che stringevano le candide lenzuola stropicciandole di un dolore incessante che si alternava agli incubi della notte erano per lei immagini già viste e andate perdute nei meandri del tempo, quando ancora la voglia di vivere e amare pulsava violentemente nel cuore di una giovane donna intelligente e testarda.

 

Avrebbe dato la sua vita pur di non vederlo soffrire come invece ora stava facendo nel letto della sua camera, circondato da qualsiasi tipo di macchina o medicinale che potesse dargli sollievo.

Pensava di essere preparata ad un momento simile, che la forza che l'aveva sempre contraddistinta sarebbe riaffiorata nei momenti di crisi come quello che stava vivendo ora, ma a malincuore dovette ammettere a sé stessa la sconfitta di un'età andata via per sempre, e di una tempra che lentamente stava lasciando un corpo segnato da troppo dolore e angoscia.

 

Abituata ai lividi e agli ematomi, plasmata al sangue e alle ferite riportate in battaglia, era rassegnata anche alle cicatrici del corpo che si rimarginavano solo dopo molti giorni, ma non a quelle dell'anima e del cuore, perché vedere un figlio sofferente in un letto fatto di dolore, era stato troppo anche per lei e il suo coraggio.

 

Già da qualche giorno Trunks era in quella stanza senza aprire gli occhi nemmeno per un solo istante, con il tempo che trascorreva altalenante tra sospiri e contrazioni del corpo ricoperto da ferite non di poco conto, circondato solo dai suoi cari che avevano abbandonato tutto pur di stargli accanto e aspettare il suo risveglio.

 

Sperare ogni giorno che i suoi cromosomi alieni avessero la meglio sulle sue deboli caratteristiche umane, che il suo essere sayan vincesse il male del suo povero corpo terrestre e che la luce dei suoi bellissimi occhi potesse di nuovo splendere sul viso di un ragazzo malinconico, cresciuto troppo in fretta a dispetto della sua giovane età.

 

Maledirsi ogni istante per aver accettato di sottoporre un figlio ad una sofferenza cosi grande per un' umanità già condannata, e perdonarsi subito dopo riscoprendo di non avere altra scelta se non sperare in un futuro migliore del presente che erano costretti a vivere.

 

Credere fermamente che un giorno il figlio di un uomo con un passato di morte e distruzione alle spalle, avrebbe riportato la pace sul pianeta che lo aveva aiutato a cambiare nel cuore e nell'anima fino a dare la vita per quell'amore tanto disprezzato e agognato allo stesso tempo.

 

Un'altra mattinata ad attendere invano un risveglio che non c'era stato, un'altra mattinata col cuore in gola cercando di calmare i dolori fisici che non gli permettevano di riposare e temprare il corpo stremato dalla stanchezza e dai colpi subiti.

 

L'odore acre della pioggia ed il vento fresco fuori dalla finestra, fecero diventare Bulma ancora più triste e meditabonda, sperando che il rumore lontano dei tuoni all'orizzonte riuscisse in qualche modo a coprire la voce silenziosa dei suoi pensieri bui e per nulla confortanti.

 

Ma non era stato cosi...

 

Un bussare delicato alla porta della sua camera l'aveva destata da un torpore che era arrivato fisiologico dopo nottate trascorse in bianco aspettando il risveglio di Trunks, e ora per la prima volta, si era resa conto realmente di quanti giorni fossero trascorsi.

Si era voltata di scatto vedendo entrare Chichi con un vassoio in mano e l'aria di chi rassegnata aveva già capito che di novità durante la sua assenza non ce n'erano state.

Lei aveva sorriso di rimando invitandola con un semplice gesto della mano ad accomodarsi sulla sedia che aveva appena liberato e spostandosi su di un piccolo margine del letto di Trunks.

 

Sono giorni che non chiudi occhio Bulma, dovresti riposare un poco. Se vuoi a lui posso pensarci io, e se dovesse risvegliarsi verrò ad avvisarti immediatamente”.

 

Bulma fissò l'amica negli occhi con uno sguardo colmo di gratitudine, e sorseggiando la tazza di caffè che Chichi le aveva preparato, accarezzò dolcemente il viso di suo figlio spostandogli una ciocca di capelli che gli copriva la fronte madida di sudore.

 

Chichi aveva capito che Bulma non si sarebbe mai allontanata da quel letto per nessuna ragione al mondo e silenziosamente l'aveva compresa, non ritornando più sull'argomento ma semplicemente assecondandola e rimanendole accanto come ormai faceva da molti anni a questa parte.

 

Ho parlato con i tuoi genitori poco fa e mi hanno confidato che sono preoccupati per te. Hanno paura che tu possa stressarti troppo e non reggere più di qualche altra ora qui in questa stanza. Hanno ragione loro o devo semplicemente ignorarli come stai facendo tu”?

 

Bulma posò la tazza ancora piena sulla scrivania vicina producendo un rumore secco e nitido in quella stanza silenziosa; si coprì il viso con le mani e portandosi i capelli dietro le orecchie, sorrise all'amica con l'aria serena di chi aveva la coscienza a posto.

 

Non li sto ignorando Chichi e lo sai bene. Il mio posto è qui accanto a mio figlio e non andrò via da questa stanza prima che lui non abbia ripreso conoscenza. Anche loro sono genitori e capisco la loro apprensione, ma per ora Trunks ha la precedenza. Sei madre anche tu e sai bene che ho ragione”.

 

Chichi trasalì a quelle parole come se fosse stata colpita dalla stessa spada che figuratamente pendeva sulla sua testa dal giorno in cui Trunks era tornato alla Capsule Corporation ferito e malconcio.

 

Fuori la pioggia continuava a battere violenta e imperterrita contro le finestre della sua casa.

Colpiva le macerie di una civiltà ormai infranta e andata in rovina per mano di una violenza ingiustificata e senza senso. Tutto veniva inondato da lacrime del cielo donando alla città l'aspetto sereno e pacifico che aveva perso ormai da anni, cosi come i cuori dei pochi superstiti che come fantasmi popolavano le rare abitazioni ancora in piedi.

 

Per lo meno io ho la fortuna di sapere dov'è mio figlio e averlo qui al mio fianco”.

 

Bulma non riuscì a trattenere le lacrime e si perse in esse come non faceva ormai da molti mesi.

Si coprì il volto tra le mani perché si sentiva in spaventoso difetto nei confronti di un'amica che aveva sostenuto dolori ben maggiori dei suoi già da molto tempo prima dell'arrivo dei cyborgs e si lasciò andare sperando di non rattristare Chichi più di quanto già non lo fosse.

 

Non temere. Lui tornerà da noi ancor prima di quanto possiamo sperare”.

 

Lui tornerà...”

 

Di nuovo quelle parole che ancora aleggiavano nella sua mente già da molti anni prima...

Non riusciva a capacitarsi di quanto la sua vita si limitasse semplicemente a vari e dolorosi periodi di attesa infinita e logorante, ma per una volta dovette ammettere a sé stessa quanto Chichi era diventata la donna forte che ormai non riusciva più ad essere.

Per una volta era stata la sua migliore amica a darle la speranza a cui ogni giorno si aggrappava per rimanere viva e sana di mente.

 

Era sicura che Gohan sarebbe tornato a dispetto dei loro presentimenti di morte e delle loro preoccupazioni; lui sarebbe tornato anche da Trunks pronto ad affrontare nuovamente il peso delle sue responsabilità e dei suoi insegnamenti.

 

Un sayan del suo calibro e con la sua maturità, non le avrebbe mai lasciate sole incontro ad un destino di morte, perché lui era il migliore, l'unico capace di sovrastare le tenebre di quella terra.

 

E cosi continuavano a sperare per il loro cuore e per la loro anima, perché lui non doveva morire.

 

Lui non poteva morire...

 

*****

 

Gli aveva insegnato tutto ciò che aveva appreso nei tanti anni di allenamento insieme a suo padre e a Junior prima ancora di lui.

Non aveva dimenticato nessun particolare e nessuna tecnica che potesse servigli in battaglia contro i suoi futuri nemici, e in tutta risposta il suo allievo non aveva deluso le speranze riposte in lui, o almeno non ancora...

 

Combatteva con caparbietà e costanza mentre la sua aura aumentava imperterrita quasi quanto il suo orgoglio nel vederlo crescere forte e orgoglioso proprio come avrebbe voluto suo padre.

Possedeva il suo stesso sguardo con occhi color del cielo, quegli stessi occhi che avrebbe voluto si fossero colorati al più presto di una luce nuova, di quella forza che avrebbe voluto al suo fianco per mettere fine ad un mondo di distruzione.

 

Era stato per lui un maestro, un amico e forse anche un padre, e allora perché sentiva dentro di sé quel rimorso che non riusciva a togliersi dalla mente e dalle viscere?

 

Lo aveva aiutato nei momenti più bui della sua vita parlandogli con calma e affetto fraterno, gli aveva raccontato di suo padre e delle sue origini pur sapendo bene che non avrebbe mai potuto colmare il vuoto del suo cuore.

Gli aveva dato conforto e affetto senza chiedere nulla in cambio, sapendo perfettamente che quei sentimenti sarebbero stati ricambiati da lui e da sua madre in modo sincero e disinteressato.

 

Eppure non era bastato...

 

Ad ogni alba e prima degli allenamenti, si chiedeva cosa ancora avrebbe potuto fare per renderlo migliore, anche più di lui che ancora non era riuscito a sconfiggere i cyborgs nonostante la sua immensa potenza.

Li aveva sfidati più di una volta pur tenendo al sicuro Trunks, permettendogli cosi di assistere alle sue battaglie e imparare dai suoi errori.

 

 

Probabilmente se il suo allievo fosse riuscito a superare quello stadio mentale oltre che fisico, insieme ce l'avrebbero fatta ad annientare il nemico comune e ritornare a vivere in un mondo di pace.

 

Ogni singola mattina si destava con la speranza che ci sarebbe riuscito e ad ogni tramonto tornava sconfitto e morto nell'animo con la consapevolezza di aver perso un altro giorno di pace.

 

Pensava di aver raggiunto il giusto equilibrio come mentore, assimilando i metodi migliori dei suoi precedenti maestri.

L'incoraggiamento di suo padre e la fermezza del suo caro amico Junior erano gli unici comportamenti che adottava ogni singolo e maledetto giorno in cui gli occhi di Trunks si rabbuiavano per aver deluso l'unico uomo a cui aveva votato la sua intera esistenza.

 

Per ultimo c'era Vegeta, quel sayan che aveva tanto odiato in un passato lontano, e ammirato solo nei suoi ultimi istanti di vita per avergli fatto conoscere la reali potenzialità del suo corpo ibrido e sconosciuto. Lui era come Trunks, mezzosangue allo stesso modo, eppure il ragazzo che allenava ormai da anni non aveva raggiunto lo stadio del super sayan con la sua stessa velocità, e non sapeva spiegarsene il perché.

 

Se davvero erano forti in egual misura, portando dentro il loro sangue misto i geni di due padri cosi potenti, per quale diavolo di ragione Trunks non riusciva a trasformarsi pur volendolo con tutta l'anima?

 

Era forse lui il problema o i suoi metodi di insegnamento? Avrebbe dovuto essere più crudele e magari abbandonarlo come aveva fatto Junior con lui all'inizio della sua avventura? Quale sarebbe stata la molla che avrebbe fatto brillare Trunks di una luce nuova, senza però ledere il suo orgoglio e la sua volontà di farcela da solo?

 

Non gli aveva mai fatto pesare quel senso di fallimento e di frustrazione che gli stringevano il cuore ogni giorno ed ogni notte, però doveva ammettere a sé stesso che più il tempo trascorreva e più le città venivano distrutte cosi come i pochi superstiti a cui era stato tolto qualsiasi diritto di scelta su quella terra.

 

E insieme a loro, tutti i suoi sogni di normalità e di pace...

 

Era stato paziente come pochi, lo aveva spronato a dare il meglio di sé e a comportarsi da vero sayan. Aveva asciugato più volte lacrime nere di sconforto e amarezza, aiutandolo a rialzarsi nei momenti più tristi della sua vita, ma ormai sentiva nel suo cuore una sensazione di impotenza e rabbia crescergli dentro senza poter fare nulla per metterla a tacere.

 

Rabbia e impotenza erano insieme un connubio impossibile da debellare anche per un animo puro come il suo.

Stanco di aspettare, deluso per uno stadio che non arrivava nonostante i molti anni di sacrifici, si rese animale anche nei confronti di chi non aveva nessuna colpa.

 

Ricordava ancora quel momento di rabbia e delusione che aveva bruciato in pochi minuti il corpo e l'anima di un ragazzo ancora troppo inesperto e troppo rispettoso per difendersi in modo adeguato ai suoi attacchi.

 

L'aveva fatto e se ne vergognava ancora, contorcendosi dal dolore al solo pensiero dei pugni che gli aveva inferto e delle parole crudeli che gli aveva detto; frasi non veritiere, derivanti solo dal risentimento e dalla rabbia repressa di molti anni di dolori.

 

Era più che consapevole che le ferite del corpo si sarebbero rimarginate e richiuse col tempo, ma quelle del cuore e dell'anima no, o almeno non cosi facilmente...

 

Dall'alto di quell'obelisco aveva cercato rifugio e comprensione, lontano da tutto e da tutti avrebbe trovato di nuovo la forza di combattere e guardare nuovamente i suoi cari negli occhi come aveva sempre fatto.

Nessuno sapeva dove fosse e per pochi giorni le sue responsabilità svanirono nel nulla in un rifugio isolato dal mondo prima di spiccare il volo lasciando quel luogo di pace e riprendendo in mano le redini delle sua vita.

 

Forse sulla terra i suoi cari avevano già trovato dentro i loro cuori il coraggio di perdonare che lui stesso non era ancora riuscito ad avere per sé.

L'allievo che aveva ferito nell'animo prima ancora che nel corpo aveva bisogno di lui e questo Gohan lo sapeva bene.

 

Grazie ai senzu Trunks si sarebbe ripreso immediatamente dalle sofferenze del corpo, mentre al suo povero cuore ci avrebbe pensato lui stesso, solo ed esclusivamente se fosse riuscito a dimenticare tutto quello che era stato capace di dirgli.

 

Perché non era lui che doveva essere perdonato, non era Trunks la causa di tutto il suo dolore...

 

 

*****

 

Pensa a ciò che hai perso e che non avrai mai più. Pensa a tua madre e alla sua solitudine. Pensa a tuo padre e alla sua morte. Pensa a tutto questo e arrabbiati come non hai mai fatto in vita tua Trunks. Solo cosi potrai diventare un super sayan, concentrandoti e liberando il tuo cuore da tutto il resto”.

 

Lo aveva sempre ascoltato e ammirato per i suoi insegnamenti e le sue parole, ma negli ultimi tempi non riusciva proprio a tenere il passo con i suoi allenamenti severi e pedanti. Ormai tutto era finalizzato e quel famoso momento di cambiamento spirituale prima ancora che corporeo e pur fidandosi del suo maestro come mai di nessun altro al mondo, non riusciva davvero ad ottenere la forza che Gohan invece credeva di aver già visto nei suoi occhi azzurri.

 

Tutto ciò era logorante per entrambi e questo Trunks lo sapeva bene...

 

Lo capiva dal viso del suo mentore, dalla delusione che gli si leggeva palesemente in viso ogni volta in cui il suo corpo si arrendeva agli sforzi, e dalla smorfia di delusione che puntualmente si dipingeva nello sguardo di Gohan ad ogni tramonto.

 

-Rabbia e cuore sereno, rabbia e cuore sereno, rabbia e sereno-

 

Se lo ripeteva infinite volte nella mente offuscata dagli incubi della notte, liberando tutta la forza che aveva in corpo e sprigionando un'aura che nemmeno lui sapeva di possedere.

Non era mai stato sufficiente e non era mai stato abbastanza; più i giorni trascorrevano, più in lui cresceva la consapevolezza dell'incapacità e dell'inettitudine.

 

Era arrabbiato e lo era davvero, perché pur volendo non avrebbe mai dimenticato il sacrificio estremo dei guerrieri che lo avevano preceduto in battaglia, cosi come non avrebbe scordato la perdita più grande a cui la vita lo aveva sottoposto.

 

Aveva conosciuto l'amore, l'amicizia, la lealtà ed il coraggio, ma la serenità, quella no, mai...

 

Tanto valeva arrendersi e aspettare la morte con dignità, perché lui quello stadio non l'avrebbe mai raggiunto, neppur volendo con tutte le sue forze.

 

Tra la rabbia e la serenità, trova quell'equilibrio che ti aiuterà a concentrarti, fallo Trunks, ce la puoi fare”.

 

Aveva resistito aumentando la sua aura e portandola al massimo delle sue possibilità; i massi intorno alla raduna si erano spostati, mossi dai campi magnetici che aveva creato lui stesso e anche Gohan d'altro canto, aveva piantato saldamente i piedi al suolo per non retrocedere e allontanarsi da Trunks, che in quello sforzo disumano, stava mettendo davvero tutto sé stesso.

 

Arrabbiati Trunks, di più, ancora di più...”

 

Le parole risuonavano nella mente ovattate e prive di ogni di significato. I suoi incoraggiamenti li aveva ascoltati cosi tante volte da essergli diventati indifferenti e vuoti, stava cedendo allo sforzo e pur non volendo, cominciava ad essere stanco di tutti quegli affanni. Avrebbe voluto una tregua, un minuto anche solo per pensare e raccogliere le idee, ma sapeva già che ci sarebbe stato un diniego da parte del suo maestro e allora continuò ad incrementare la sua aura, stringendo i pugni e digrignando i denti, fino a quando le ginocchia non cedettero al dolore facendolo cadere rovinosamente a terra.

 

Aveva battuto violentemente i pugni al suolo crepando l'area circostante intorno a sé e inondandola di gocce di sudore che copiose scendevano dalla sua fronte. Si era alzato lentamente e con lo sguardo basso e truce, si era voltato di spalle al suo maestro per allontanarsi da lui il più lontano possibile. Non avrebbe retto ad un'altra ramanzina e non avrebbe sopportato l'ennesimo ed inutile incoraggiamento.

 

Non si sentiva in grado di diventare un super sayan e forse non lo sarebbe mai diventato, era arrivato a questa conclusione dopo anni di delusioni, e convinto di ciò, aveva deciso di gettare la spugna, rimanendo un combattente diverso da come lo avrebbero voluto lui e quel padre che non aveva mai conosciuto.

 

Dove pensi di andare Trunks? L'allenamento non è ancora terminato, torna qui e riprendi da dove hai lasciato”.

 

No Gohan, non tornerò. Non ne sono capace ed è inutile continuare con questa storia. Continuerò ad allenarmi se è questo che desideri, ma non con questo ritmo e non con questa responsabilità che mi fai pesare ogni giorno sulla coscienza. Non sarò mai un super sayan, o per lo meno non ora”.

 

Aveva visto negli occhi del ragazzo un cipiglio fermo e orgoglioso come mai prima di quel momento. Non poteva essere solo un semplice sfogo di rabbia, non avrebbe giustificato il suo parlare cosi deciso e sfrontato. Quelle parole dovevano essere frutto di giorni di presa di coscienza, mesi di delusione e anni di rabbia repressa.

 

Di certo lo aveva compreso meglio di chiunque altro, perché sapeva cosa potesse significare il sentirsi inutili e impotenti, ma assumere quell'atteggiamento nei confronti di chi lo aveva sempre aiutato, non era di certo una decisione saggia o quanto meno giusta.

Anche lui aveva avuto i suoi dispiaceri e le sue perdite, anche Gohan aveva assaggiato l'amaro sapore della sconfitta e della vergogna, ma mai prima d'ora aveva riversato anche solo la minima colpa nei confronti di Trunks.

 

Forse gli sarebbe bastato qualche minuto di pausa e qualche giorno di riposo, ma allora perché continuava a guardarlo con quegli occhi di brace, pieni di risentimento e anche di odio si, quel sentimento che mai avrebbe potuto credere di ricevere dal suo unico amico, dall'unico ragazzo che aveva accolto sotto le sue ali protettive.

 

Non era giusto, non sarebbero dovute andare cosi le cose...

 

Torno a casa Gohan, ci rivedremo tra qualche giorno perché per ora ho deciso di abbandonare gli allenamenti”.

 

Abbandonare gli allenamenti...

 

Aveva fallito sia come amico che come insegnante e solo ora ne prendeva atto, perché in quelle parole non poteva esserci altro che abbandono.

Trunks si era voltato nuovamente dandogli le spalle e lui non era riuscito a pronunciare nemmeno una singola e stupida parola che potesse fermarlo facendogli capire che stava commettendo l'errore più grande della sua vita.

 

Era in grado di diventare tutto ciò che avrebbe voluto, possibile che lui ancora non si fosse reso conto delle sue vere potenzialità?

Non era l'età ad essergli d'ostacolo e nemmeno la potenza, e allora cosa lo avrebbe aiutato?

Cosa gli mancava ancora e che solo lui avrebbe potuto donargli?

 

Tutte domande aleatorie che non facevano altro se non renderlo furioso e collerico...

 

Dimentica la promessa che hai fatto a mio padre molti anni fa Gohan perché ormai non ha più molta importanza. Per la prima volta in vita mia sono felice che lui sia morto prima di vedere che il suo unico figlio gli avrebbe portato solo vergogna e disonore, perché non sarò mai forte come voi ed ora l'ho capito. E' meglio che rimanga con mia madre trascorrendo gli ultimi giorni della nostra vita insieme, senza più allenamenti o ferite da curare, e lo stesso forse dovresti fare anche tu con Chichi”.

 

Dimentica la promessa... ormai non ha più importanza... io non sarò mai forte come voi e ora l'ho capito...

 

Possibile che Trunks stesse davvero pronunciando quelle parole?

Possibile che lo scopo che fino ad ora li aveva avvicinati diventando più che fratelli ora li stava allontanando per sempre?

 

Adesso si sentiva anche in obbligo di giustificarsi e dirgli cosa fare, lui che era poco più di un ragazzino si comportava come un padre severo dispensatore di consigli inutili e privi di senso, perché erano in guerra e non avrebbero dovuto pensare a nient'altro se non a combattere e a rimanere lucidi di mente.

 

Era troppo anche per lui ed il suo cuore puro, ora ne aveva davvero abbastanza e non avrebbe continuato quella farsa fatta di buone parole ed incoraggiamenti inutili.

Era ora di agire, e agire sul serio...

 

Avanzò con passi veloci raggiungendo il ragazzo in pochi secondi e parandosi dinanzi a lui con l'unico intento di farsi ascoltare e rispettare, perché lui non sarebbe andato proprio da nessuna parte senza il suo consenso.

 

Ho detto che resterai qui Trunks perché hai degli allenamenti da terminare e non andrai via fino a quando non sarò io a dartene il permesso”.

 

Trunks lo aveva fissato a lungo negli occhi e aveva osato scansarsi senza ottenere alcun risultato, poiché le braccia tese di Gohan gli si erano aperte dinanzi non lasciandogli via di fuga.

 

Ma non capisci che stai solo perdendo tempo? Allenati da solo senza più pensare a me, credimi sarà meglio per entrambi”.

 

Ho giurato sul mio onore che ti avrei allenato e fatto diventare un vero sayan, questo per me vale molto di più delle tue lacrime e delle tue prese di posizione”.

 

Avete deciso della mia vita prima ancora che io prendessi coscienza della situazione, ma con questa guerra non voglio più averci a che fare, sono stanco e preferisco passare gli ultimi giorni della mia vita con le persone che amo piuttosto che logorarmi dentro per uno stadio che non raggiungerò mai”.

 

Gohan non si era spostato di un solo millimetro e continuava a fissarlo negli occhi arrogante e pieno di rabbia. Da quella situazione Trunks non ne sarebbe uscito molto facilmente, perché ormai la sua vita era arrivata ad un bivio e avrebbe dovuto capire da solo quale sarebbe stata la strada giusta da prendere.

 

Nel caso contrario ci avrebbe pensato lui...

 

Ti prego di perdonarmi Gohan, ma credimi, sarà meglio per entrambi”.

 

Dicendo cosi gli aveva allungato la mano in segno di resa e di pace, perché non era il risentimento ciò che si aspettava dal suo maestro, ma bensì la comprensione e l'affetto fraterno che aveva sempre cercato nei cuori di chi lo aveva sempre circondato.

 

Ma ormai era troppo tardi...

 

Gohan gli aveva allontanato la mano con disgusto e delusione, e maledicendosi per ciò che stava per fare, gli tirò un pugno in pieno viso scaraventandolo al suolo a molti metri di distanza da lui. Avanzava veloce e senza indugi, guardando Trunks che a mala pena riusciva ad alzarsi dal suolo, non tanto per il colpo appena subito, quanto per lo stupore di averlo ricevuto proprio da lui.

 

Ora basta piangersi addosso Trunks, riprendi gli allenamenti o giuro che te ne pentirai amaramente. Tu sei un sayan, in te scorre il sangue di un grande guerriero quale era tuo padre, alzati e combatti”.

 

Incredulo e terrorizzato al tempo stesso, non avrebbe mai voluto conoscere quel lato di Gohan che mai avrebbe immaginato di vedere durante la sua vita. Si alzò dal suolo guardandolo in viso dritto nei suoi occhi bui e non riuscì a proferire parola alcuna che potesse calmare la sua ira.

 

Rispondi Trunks, esigo una risposta”.

 

E cosi dicendo gli sferrò ancora un altro pugno, ma stavolta più deciso e logorante in pieno stomaco, cosi da togliergli il fiato e farlo cadere in ginocchio contorcendosi dal dolore. Non gli diede il tempo di riprendere fiato, lo sollevò dalla collottola della felpa tinta del sangue appena versato, riportandolo cosi all'altezza del suo viso.

 

Non sono stato forse un buon maestro per te Trunks? Ti ho mai fatto mancare qualcosa che potesse esserti d'aiuto? Ti ho dato forse io la vita che ora stai buttando all'aria solo per una tua frustrazione personale? Nessuno su questa terra ha avuto ciò che meritava, me compreso, ma io ti ho dato un'altra possibilità, cosi come te l'ha data tuo padre molti anni prima sacrificando se stesso. Non ha scelto di morire, ma ha tentato di salvarvi”.

 

Aveva allentato la presa lasciando cadere il ragazzo a carponi su quel suolo polveroso, permettendogli cosi di riprendere fiato e ripristinare i pensieri della sua povera mente confusa.

Una maschera di sangue, era quello che Gohan vedeva dinanzi a sé e ancora non se ne vergognava, poiché anche se nemmeno durante i loro allenamenti più duri erano arrivati a quel punto di non ritorno, quel giorno avrebbero finalmente scoperto i loro risentimenti a viso aperto e forse risolti una volta per tutte.

 

Trunks non avrebbe reso vane le promesse fatte ai suoi amici, non avrebbe mandato a puttane anni di sacrifici e rinunce, e quel fottuto stadio di cui tanto si lamentava, lo avrebbe raggiunto prima o poi, con o senza il suo aiuto...

 

Allora Trunks ti decidi a rispondermi”?

 

Il ragazzo aveva alzato lo sguardo pieno di lacrime verso il proprio carnefice non avendo ancora la forza di rispondere. Temeva che qualsiasi cosa avrebbe detto non potesse calmare la rabbia di Gohan e allora preferì tacere guardandolo dal basso e sperando in un suo moto di clemenza o comprensione.

 

Gohan non poteva attendere ancora molto, voleva una spiegazione e non se ne sarebbe andato senza di essa, anche a costo di fargli davvero del male, lui avrebbe ottenuto le sue ragioni.

Con un calcio deciso lo scaraventò lontano da lui di pochi metri, facendo si che il suo corpo supino potesse guardare il cielo e finalmente riprendere il fiato perso dalla violenza dei suoi colpi.

 

Ansimava e piangeva sommessamente Trunks, sperando interiormente di morire sotto i colpi di Gohan e mettere cosi fine alla sua sofferenza interiore. Non era vita quella che conducevano entrambi, un'esistenza votata alla guerra, alla rinuncia, all'astinenza completa anche dei sentimenti più stupidi e banali, non era vita quella che si ostinavano a vivere.

 

Continui a non rispondermi vero Trunks? Mi hai sempre chiesto di tuo padre ed io ti ho sempre parlato di lui e del suo ultimo desiderio, ed ora ti arrendi, getti la spugna per cosi poco, credi davvero di essere una nullità”?

 

Gohan si era piegato sulle ginocchia avvicinandosi il più possibile al corpo del ragazzo che col capo girato continuava a piangere rimanendo in silenzio.

Doveva trovare le parole giuste, il modo di dire al suo mentore di quanto fosse stanco e provato, di come avrebbe desiderato che le cose tra loro fossero andate diversamente, ma non ci riusciva.

 

Gohan era stanco e visibilmente emozionato, ma non avrebbe ceduto; se davvero era arrivato il giorno di essere forti, cinici e crudeli, ebbene lo sarebbe stato fino in fondo, anche a costo di odiarsi per tutto il resto della sua vita.

Cosi prese il viso di Trunks per la mandibola, e costringendolo cosi in una smorfia di dolore, a girarsi dalla sua parte e guardarlo negli occhi.

 

Che diavolo vuoi da me Gohan?”

 

Tra i singhiozzi e i dolori subiti, non riusciva a proferire altro se non una domanda banale ma perlomeno chiara a diretta.

 

Voglio che torni a combattere perché ho giurato di proteggerti e allenarti. Ho promesso di renderti il vero guerriero che sei con sangue e sacrificio, rendendoti degno della razza che rappresenti. Voglio proteggere il nostro pianeta con il tuo aiuto, voglio rendere orgoglioso tuo padre ed il mio ovunque essi siano. Siamo sayan Trunks, per nascita e non per scelta, e continueremo a fare il nostro dovere proteggendo la terra da cui veniamo, cosa che tuo padre non è riuscito a fare con il suo pianeta d'origine solo perché non ne aveva avuto la possibilità. Noi però ce l'abbiamo, e tu la stai gettando all'aria insieme a tutti gli insegnamenti che ti ho impartito”.

 

Con le sue ultime parole gli aveva lasciato il volto facendolo cadere al suolo producendo un rumore tonfo e secco tra i detriti intorno al suo corpo, ma non aveva smesso di vomitargli addosso la sua delusione, e continuava senza pensare a ciò che Trunks potesse provare dentro.

 

Tuo padre credeva in te ancor prima di vederti all'opera. Sapeva che ci saresti riuscito solo con l'allenamento e la costanza, e ora stai dando a tutti noi la delusione più grande della nostra vita. Arrendersi prima di combattere non è da sayan Trunks ma non è nemmeno da uomini.

Hai già perso dentro il tuo cuore e poco importa che tu non sia diventato più forte fino ad ora. Mi hai profondamente deluso, e se davvero tieni a me e a quello che rappresento, alzati e combatti, sfoga la tua rabbia combattendo e migliorando. In caso contrario non farti vedere mai più. Non sei degno del sangue che ti scorre nelle vene, non sei degno di essere il figlio del principe dei sayan”.

 

Si era lasciato andare come un fiume in piena senza pensare alle conseguenze.

Aveva trattenuto nel più profondo del proprio cuore sentimenti sopiti da molto tempo, provocando cosi eventi catastrofici nel momento in cui erano venuti fuori dall'animo come lava incandescente, e questo Gohan l'aveva capito da subito.

Aveva ridotto Trunks ad uno straccio impolverato e distrutto, ed ora se ne vergognava più che mai.

 

Speravo che non ti saresti mai arreso prima ancora di lottare...”.

 

Non riusciva più a trattenere le lacrime. Sapeva che quando un discepolo fallisce, la colpa non è sempre e solo la sua. Come mentore aveva sbagliato di certo, perché forse gli aveva dato troppe responsabilità, nutriva troppe aspettative e peggio ancora, non era stato capace di infondergli la fiducia che serbava segretamente nel suo cuore.

 

Non potrò più essere il tuo insegnante Trunks, perché ho fallito... ho fallito su tutti i fronti”.

 

 

Si era allontanato asciugandosi le lacrime col dorso della mano.

Non aveva avuto il coraggio di tornare indietro dal ragazzo e aiutarlo a rialzarsi in piedi perché non sarebbe riuscito a guardarlo nuovamente negli occhi come aveva sempre fatto.

 

E poi d'un tratto una folata di vento gelida, che ancora rimembrava tra i ricordi più remoti dei suoi spazi neuronali, lo pervase interamente ghiacciandogli il sangue nelle vene.

Quell'aura l'avrebbe riconosciuta tra mille, rinchiusa com'era negli occhi color del cielo di un ragazzo malconcio ma ancora in piedi.

 

La colpa è mia Gohan... sono io ad aver fallito tutto”.

 

Dicendo cosi Trunks si lanciò contro Gohan, che ancora incredulo, parava tutti i suoi colpi seppur con difficoltà e molta concentrazione. Il ragazzo piangeva ancora disperato, e ciò non faceva altro che aumentare la potenza delle sue gesta cosi come il senso di colpa del suo maestro.

Andavano avanti in quel modo già da svariati minuti, fino a quando Gohan, parando un suo pugno ben assestato, non avvicinò il viso a quello di Trunks per chiedergli perdono, non con le parole bensì con lo sguardo.

 

Il piccolo sayan comprese tutto, ciononostante non smise di colpire imperterrito fino a quando un suo fascio di energia colpi Gohan in pieno viso, procurandogli una cicatrice breve e profonda. Ancora sanguinante e seguendo l'istinto, Gohan fece altrettanto con una potenza maggiore, riuscendo solo a vedere il corpo di Trunks che lentamente cadeva al suolo stanco e sfinito da troppi colpi ben assestati.

 

Si fermò prendendo subito Trunks fra le braccia per prestargli soccorso.

Era svenuto, ma la sua aura era ancora pulsante anche se debole e provata.

Il viso segnato ed il corpo agonizzante erano state il risultato di una presa di coscienza che finalmente era arrivata, perché Trunks sarebbe stato la speranza di una nuova vita, perché lui avrebbe portato la pace sul loro pianeta dopo anni di sofferenze.

Gohan ne era certo, ormai lo sapeva bene.

 

Gohan... padre... perdonatemi”.

 

I suoi occhi si chiusero in preda allo sforzo e al dolore, mentre un'ultima lacrima scese sul suo viso ricoperto di polvere.

Gohan avrebbe lasciato che si fosse ripreso definitivamente nell'animo prima ancora che nel corpo, perché di rabbia ne aveva tanta, ma il suo cuore quello si, aveva bisogno solo ed esclusivamente di serenità.

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Come sempre ringrazio tutti voi che mi seguite con affetto, alle nuove scrittrici che ho avuto modo di conoscere e apprezzare, e perché no, anche quelle che mi accingo a conoscere.

Un abbraccio speciale va a tutte quelle persone che spendono sempre qualche parola di conforto e apprezzamento verso le mie storie e i miei deliri...

Grazie infinite.

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Capitolo 17
*** La forza dell'umiltà ***


Cari lettori, parto col dirvi che questo sarà un capitolo di transizione, l'anticipo di qualcosa che tutti noi già conosciamo.
Non vi ringrazierò mai abbastanza per l'appoggio che sempre mi dimostrate, e non parlo solo di questa mia storia in particolare, ma anche di tutte le altre che ho composto e soprattutto della mia ultima long LA NEVE NEL CUORE che spero presto di poter aggiornare.
Non mi dilungo oltre, inutile dire che risponderò quanto prima a quanti di voi vorranno commentare la mia storia facendomi sapere la propria opinione.
Buona lettura e soprattutto buona vita a tutti voi.
Reina

 

CAPITOLO 17

 

"L'umile agisce senza rivendicare il risultato come proprio,

egli consegue l'obiettivo ma non vi resta aggrappato,

egli non desidera dimostrare mai la propria superiorità".

(Tao Te Ching)

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Amore e orgoglio in lotta, di nuovo.

 

Si tormentava l'anima mentre decideva il da farsi nei pochi giorni di distanza che si erano creati tra loro, sperando di trovare un modo per fargli dimenticare i piani che nel segreto del suo cuore aveva maturato già da molte settimane prima.

 

Non gli avrebbe certamente mai dato la soddisfazione di lasciare il pianeta che l'aveva ospitato con l'immagine di una donna piangente ai suoi piedi, supplicando la sua permanenza in casa per il resto dei suoi giorni.

Non gli avrebbe mai dato il compiacimento di farsi credere debole e impotente, preferendo molto di più soffrire da sola per il resto della sua vita piuttosto che lasciarlo partire con la consapevolezza di aver avuto una storia con un'insulsa e arrendevole terrestre.

Si sarebbe masturbata molto più volentieri l'anima di speranze malrisposte piuttosto che svelare una debolezza interiore che poteva celare benissimo dietro occhi fatti di ghiaccio e profondità marine.

 

Dalla loro ultima notte insieme non lo aveva più rivisto da sola nell'intimità della sua camera, e raramente lo osservava articolare veloci e scarne parole con suo padre riguardo il giorno della sua partenza, discuendo solamente di istruzioni necessarie per poter utilizzare un'astronave all'avanguardia come la loro.

 

Mai come in quel momento si era sentita impotente e sconfitta. La sua decisione di partire per lo spazio aperto non le avrebbe mai lasciato il benchè minimo spiraglio di speranza in un suo ritorno, ma d'altro canto sapeva perfettamente che un giorno vicino o lontano Vegeta avrebbe toccato nuovamente il suolo terrestre anche solo per quell'atipico sayan che gli aveva tormantato le viscere e l'orgoglio ferito.

 

Il reale motivo del suo ritorno a casa aveva un nome ed un corpo scolpito dal fuoco di mille battaglie.

Goku non avrebbe mai più abbandonato la sua famiglia per futili e sciocchi motivi bellici, aveva deciso di rimanere con Chichi e Gohan pur continuando i suoi soliti allenamenti, e questo Vegeta lo sapeva bene.

 

Il vero motivo del suo allontanamento, il vero scopo della sua partenza per pianeti lontani e ostili, era solo la ritrovata forza che ormai scorreva nelle vene del suo più grande nemico.

La più grande sconfitta della sua vita l'aveva trovata su di un pianeta ospitale ed innocuo per mano di un suddito ribelle, forte e noncurante del suo titolo regale.

Non ci sarebbe stato per lui nulla di più appagante che tornare un giorno per osservarlo implorante e privo di vita sotto i suoi piedi, solo per il puro gusto di farlo e diventare nuovamente ciò che era sempre stato.

 

Per questo aveva abbandonato l'amore di una donna bellissima e geniale.

Per un più nobile obiettivo aveva attraversato gli strati più alti dell'atmosfera terrestre ritrovando quello stadio agognato in una notte senza luna lontano dalle sue braccia candide e amorevoli.

E quando forte e coraggiosa l'aveva visto salire sul portellone dell'astronave infondendogli coraggio e parole di incoraggiamento, Vegeta si era voltato appena con il suo solito ghigno strafottente, lasciandola sola con parole che le avevano scavato il cuore più di chiunque altro:

 

"Ce la farò anche senza i tuoi incoraggiamenti, Bulma... e quando accadrà ti converrà esserci, perchè vedrai con i tuoi occhi di cosa è capace un vero principe dei sayan".

 

L'aveva visto abbandonarla non tradendo ciò per cui si era ripromessa di trattenere le lacrime.

Era convinta che un giorno lontano avrebbe rivisto i suoi occhi con la stessa fermezza con cui li aveva visti andar via.

Era convinta di farcela e andare avanti per la sua strada diventando sempre più forte e determinata, e quando quel giorno sarebbe finalmente arrivato, sarebbe stata lei a dimostrargli di chi il fiero prinicpe dei sayan si era lasciato ammansire in pochi mesi sulla terra.

 

Ce l'avrebbe fatta di certo, se solo una meschina ed ingiusta esistenza non avesse messo alla prova il suo povero e già straziato cuore...

 

 

"Mamma lì ci sono altri superstiti..."

 

Si era destata come da un sonno profondo quando suo figlio l'aveva richiamata all'ordine. Succedeva troppo spesso ultimamente che si perdesse in ricordi lontani e la cosa oltre a non essere indicata, non era certamente la più intelligente da fare. In quello scenario di guerra ogni distrazione poteva essere letale anche per lei che era sempre accompagnata da uno dei guerrieri più forti della terra a dispetto della sua età e del suo aspetto docile ed ingenuo.

 

Era sempre presente nonostante la tristezza di quei momenti. Malgrado la disperazione e la miseria di quei luoghi, le era sempre accanto e non avrebbe preferito essere in nessun altro posto se non vicino alla donna che tanto ammirava.

 

Si muoveva con una sicurezza invidiabile tra le macerie e le rovine di una civiltà andata in frantumi, seguita da lui che orgoglioso nello sguardo e nel portamento, avrebbe affrontato volentieri la peggiore delle morti pur di poterle salvare la vita.

 

Lei lo meritava più di chiunque altro perchè aveva fatto troppo per la salvaguardia di quel pianeta, e il suo genio sarebbe stato utile forse un giorno a dare una svolta definitiva a tutta la faccenda. Era sua madre, l'affetto più profondo che ancora lo teneva legato alla vita, e per lei sarebbe stato davvero disposto a qualsiasi sacrificio.

 

Ogni qual volta doveva attraversare i vicoli stretti di strade ormai inesisitenti e guardare negli occhi la tristezza di chi aveva perso tutto, il cuore in petto trovava nuove ragioni per combattere, come ad alimentare un fuoco già esistente con altra benzina, quel combustile composto da disperazione e mancanza di fede che aleggiavano da anni in un mondo alla deriva.

 

Vederli spaventati e indifferenti alle loro premure poteva solo significare che le loro menti avevano perso per sempre qualsiasi ricordo legato alla misericordia e alla fiducia nel prossimo, e di certo non poteva biasimarli.

 

Anche per questo ammirava sua madre, perchè nonostante il rifiuto e l'orgoglio dei pochi disperati che avrebbero voluto solo morire di stenti, lei sapeva sempre cosa fare e come far capitolare i loro cuori. Riusciva ad aiutarli con discrezione, senza essere invadente o poco cortese. Donava il suo bellissimo sorriso ai bambini più curiosi, mentre le parole più confortanti le riservava agli adulti più ottimisti, agli uomini che riuscivano ancora a credere in quella vita di rinunce e dolori.

 

Amare senza risorse, era quello che Trunks avrebbe voluto fare in un futuro prossimo o lontano, se mai avesse avuto la possibilità di vivere in un'epoca di benessere e pace.

Amare come aveva fatto sua madre Bulma in un passato lontano senza mai pretendere nulla, nemmeno un timido e flebile grazie.

Amare con il suo atteggiamento tenace e generoso, credendo anche nel cuore di chi ormai veniva dato per spacciato e nell'anima di chi non possedeva niente altro che tenebre e risentimento.

 

Cosi avrebbe voluto amare e forse un giorno ci sarebbe riuscito...

 

Lui era stato fortunato e se lo ripeteva più volte da quando tra la vita e la morte aveva trovato la forza di andare avanti e combattere con nuove energie e ritrovate motivazioni.

Era il figlio di una donna tenace e dalle mille risorse, aveva dei nonni su cui fare sempre affidamento, le vere colonne portanti della sua intera esistenza, ed una casa in cui tornare ogni sera per riposare le ossa rotte e le membra stanche.

 

E poi c'era Gohan, che gli aveva dato la possibilità di difendersi dal male e comprendere le sue vere origini sayan.

A lui doveva molto più di quello che potesse immaginare, e ringraziando il cielo per non averlo perso per sempre dopo quel giorno funesto, ripromise a sè stesso che mai gli avrebbe più mancato di rispetto, portando alla sua vita solo onore e gloria.

 

"Trunks figliolo, ho bisogno del tuo aiuto..."

 

Aveva richiamato la sua attenzione distogliendolo dai suoi pensieri più intimi. L'aiutava sempre con gioia, non facendo più caso agli sguardi attoniti di chi lo osservava stupito per la sua forza e per la sua potenza. Che si trattasse di spostare massi e macerie, o volare fino alla città più vicina per trovare cibarie o beni di prima necessità, poco importava. Era lì per aiutare sua madre e lo e avrebbe fatto volentieri ogni giorno, tutto pur di vederla felice e sollevata come era in quei momenti.

 

"Trunks ascolta..."

 

Il ragazzo si era destato nuovamente dai suoi pensieri al solo essere richiamato dalla voce delicata di sua madre.

 

"Sai perchè ti voglio con me in questi momenti"?

 

A volte se lo era chiesto, soprattutto quando rimaneva da solo dopo aver trascorso l'intera mattinata a prestare soccorso ai pochi sopravvissuti della terra.

La sola presenza di Bulma gli faceva provare un senso di sicurezza e conforto che raramente aveva conosciuto in vita, era pur vero però che sua madre era capace di badare a sè stessa anche da sola, essendo molto più abile di lui nel portare conforto con le sue sole deboli e forze umane.

 

Nonostante ciò, il reale motivo della sua presenza in quei luoghi non l'aveva mai capito...

 

"Voglio che tu conosca la forza dell'umiltà".

 

Trunks socchiuse gli occhi sorridendo appena. In realtà ci aveva già pensato qualcun altro a spiegargli cosa potesse significare quel sentimento dal quale ne sarebbero scaturiti molti altri di uguale nobiltà, e quel qualcuno di certo in futuro lo avrebbe amato più di quanto Bulma non si sarebbe mai aspettata...

 

*****

 

Quando aveva aperto gli occhi dopo molti giorni di agonia, il suo primo pensiero era andato a lui. Non ricordava nei minimi particolari tutto quello che era successo, e anche se aveva dimenticato la violenza dei suoi colpi, di certo non aveva dimenticato la forza della sue parole.

 

Aveva lasciato tutto per correre da lui e risolvere una situazione che lo stava lacerando dentro come un cancro, perchè se davvero su quella terra era rimasto davvero poco di cui gioire, Gohan era sempre stato un amico ed un fratello di cui andare orgogliosi, uno dei motivi per stringere i denti e continuare a combattere, poichè lui aveva ragione e Trunks lo avrebbe ammesso apertamente.

 

Avrebbe ammesso con nuova lucidità mentale che Gohan non aveva colpa alcuna se la loro vita sarebbe sempre stata un'altalena di alti e bassi, costellata solo da lotte continue per superare i propri limiti fisici e mentali, rimanendo pur sempre fedeli alle poche persone care che gli erano rimaste accanto.

 

Dal momento del suo risveglio sentiva chiaramente la sua aura non molto lontano da casa sua, di certo si stava allenando da solo come lui stesso aveva suggerito, ma sentiva dentro di sè che il suo maestro lo attendeva da un momento all'altro, e quel momento era finalmente arrivato.

 

Quando Gohan si accorse di lui tirò silenziosamente un respiro di sollievo.

Era felice di vederlo lì, finalmente cosciente e non più in un letto immobilizzato dal dolore. Aveva trascorso notti insonni ripensando a come si era comportato nei suoi confronti, bruciando dentro per le parole che gli aveva proferito e logorandosi per non essere riuscito ad instillare in lui tutti i sentimenti in cui aveva sempre creduto.

 

Nella vita però nulla mai succede per caso, di questo era convinto, e forse quell'episodio avrebbe avuto un significato importante se solo si fossero chiariti ritornando ciò che erano sempre stati l'uno per l'altra.

 

Si erano fissati a lungo negli occhi. Gohan felice e sorridente come sempre, mentre Trunks con ancora il fiato corto per averlo raggiunto volando più velocemente del solito, temeva il dolore del rifiuto, sperando con tutto il cuore che il suo amico potesse dimenticare l'affronto subito e scordare l'umiliazione di un allievo troppo ingrato per poter fare ancora tesoro dei suoi preziosi insegnamenti.

 

A testimonianza di quel giorno sul volto immacolato del sayan, si era fatta strada una cicatrice invalidante, simbolo perpetuo di indignazione e giorni di rabbia repressa. Lo aveva deturpato a vita con un colpo che ricordava a mala pena di avergli inferto, un segno ancora fresco impresso nella carne e che non aveva intaccato nonostante tutto il suo aspetto dolce e comprensivo.

Solo ora, guardandolo negli occhi sempre profondi e sinceri, Trunks si era reso conto di quanto potesse averlo ferito, e non solo fisicamente.

 

Quanto era stato ingrato e ingiusto nei suoi confronti, doveva averlo capito solo in quel preciso istante...

 

"Tu devi perdonarmi Gohan, devi farlo... te ne prego... Vedi io..."

 

Aveva ripetuto dentro di sè quel discorso migliaia di volte nel breve tragitto che lo aveva portato lì da lui, eppure Gohan lo aveva interrotto con un semplice gesto della mano ed un sorriso.

 

"Sei tu che devi perdonarmi Trunks, ma so che lo hai già fatto. Quando un allievo sbaglia o si perde per strada, la colpa non è sempre e solo la sua. Anche io mi sono trovato nella tua stessa situazione molti anni fa e se non fosse stato per tuo padre, ora molto probabilmente non sarei nemmeno qui a parlarti".

 

Trunks lo aveva ascoltato tacendo, e non solo perchè non aveva il coraggio di parlare, ma perchè aveva capito che Gohan aveva in serbo per lui un discorso fatto d'incoraggiamento e fiducia.

 

"Tuo padre credeva davvero in te, tu non puoi saperlo, ma credimi quando ti dico che non avrebbe mai perso tempo con un caso disperato pur trattandosi di suo figlio. Ti sembrerà cinico lo so, ma lui era fatto cosi. Il rapporto con tua madre e la tua nascita non sono mai stati frutto del caso, solo che Vegeta non era fatto per vivere sulla terra. Ha optato per una scelta estrema, sacrificandosi facendo ciò che riteneva più giusto. Voi siete stati il suo ultimo pensiero ed io ne sono la testimonianza".

 

Trunks era rapito da quelle frasi e aveva realizzato che per la prima volta in vita sua, Gohan gli aveva parlato di suo padre senza che lui glielo avesse chiesto apertamente. Per quanto fosse lusingato da ciò che aveva appena ascoltato, non poteva non chiedersi quanto la sua sola esistenza potesse aver influenzato la vita dei suoi genitori e soprattutto di quel padre che non aveva mai conosciuto. Si sarebbe domandato per l'eternità se davvero fosse valsa la pena di morire per loro, o se fosse stato meglio aspettare il momento migliore per combattere e dare sfogo a tutta la sua rabbia insieme a Gohan, ma soprattutto insieme a lui, al figlio che non aveva mai conosciuto realmente...

 

"Ho paura di aver compromesso la sua vita Gohan, anche solo con la mia nascita. Se davvero lui era come lo descrivete, come avrebbe mai potuto accettare l'idea di avere un figlio? Mi chiedo se davvero sia valsa la pena di morire per me e per mia madre".

 

"Tu dovresti già conoscere la risposta Trunks..."

 

Era stato abile Gohan nel raggirare l'ostacolo e fare in modo che il ragazzo potesse raccogliere le idee e trovare dentro di sè la risposta alla domanda che si era posto.

 

"Vale la pena allenarsi ogni giorno e sopportare questa vita di stenti e sacrifici con la speranza di poter salvare tua madre e i tuoi nonni da morte certa"?

 

Trunks aveva dapprima sgranato gli occhi, per poi abbassare lo sguardo e sorridere tra sè. Gohan allora aveva approfittato di quel momento rincarando la dose.

 

"Tuo padre non è mai stato uno sprovveduto Trunks, e di certo non sei stato tu a compromettere la sua vita. L'orgoglio e la sicurezza che ha sempre ostentato sono state parte integranti di lui fino al suo ultimo giorno, ma ora è giusto che tu conosca ciò che Vegeta non ha mai conosciuto".

 

Trunks era incuriosito e malinconico al tempo stesso. Suo padre era il fiero principe dei sayan, spietato e cinico proprio come aveva detto Gohan e orgoglioso e schivo come aveva detto sua madre. Era colto, pieno di forza e risorse, possibile che ci fosse qualcosa che in vita sua non aveva ancora conosciuto?

 

"E' la forza dell'umiltà Trunks. Nella vita tutti prima o poi abbiamo bisogno di essere aiutati, e l'umiltà non fa cadere, al contrario ci dà la forza di rialzarci. E' la consapevolezza di sapere che si ha sempre bisogno di un amico, di un fratello o di un padre. Vegeta ha sempre portato il peso della sua vita e delle sue responsabilità da solo, chiuso nella sua solitudine e nella diffidenza verso il prossimo. Devi fidarti delle persone che ami perchè tu sei la speranza di un mondo migliore e so che non mi deluderai mai più. Aggrappati a me quando vorrai ma non arrenderti, perchè non potrai mai avere la conoscenza che cerchi se prima non apprendi l'umiltà di riceverla".

 

Gohan si era lentamente avvicinato a Trunks abbracciandolo come non aveva mai fatto prima, cercando di infondere in lui tutto il suo affetto e la sua ammirazione.

Avrebbero dovuto combattere per i loro cari, per l'amicizia e la pace sul loro pianeta, lasciando da parte tutto ciò che avrebbe potuto distrarli e allontanarli dal loro obiettivo comune.

 

"Sei pronto a diventare un super sayan figliolo, e sono certo che la tua trasformazione avverrà quando meno te lo aspetti. Non tormentarti mai più te ne prego, perchè ho fiducia in te come di nessun altro al mondo,. In te scorre il sangue di un guerriero formidabile e saprai portargli onore proprio come lui avrebbe voluto".

 

Trunks aveva annuito tra le lacrime. D'ora in poi avrebbe creduto molto di più nelle sue possibilità combattendo con orgoglio e umiltà, senza avere rimpianti o rimorsi appartenenti a ciò che sarebbe potuto essere della sua vita in un'epoca fatta di una pace che non esisteva.

Erano in guerra, e la miseria sul loro pianeta doveva finire una volta per tutte, anche a costo di perire lui stesso, ce l'avrebbe fatta a sconfiggere i cyborgs e vivere la sua vita.

 

"Gohan quando ci sarà bisogno sarò al tuo fianco e combatteremo insieme per sconfiggere il male. Posso farcela, ora lo so e non ti deluderò".

 

Gohan gli aveva stretto la mano guardandolo dritto nei suoi occhi azzurri, fermi e decisi come non mai. Avrebbero combattuto insieme contro i loro nemici perchè Trunks era pronto a farlo e perchè anche lui sentiva che era arrivato il momento di metterlo alla prova.

 

E allora perchè un brivido sinistro gli aveva percorso l'intera spina dorsale bloccandogli il respiro?

 

Perchè dentro di sè il cuore pulsava di un battito irregolare preannunciandogli un sentore di morte e paura?

 

Cosa stava succedendo, cosa ancora avrebbe dovuto sopportare di lì a breve?

 

"Non mi deluderai mai Trunks, mai. Insieme ce la faremo".

 

E ancora una volta dentro il suo petto, al cuore mancò un battito...

 

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Capitolo 18
*** Una nuova speranza ***


CAPITOLO 18

 

"Non lasciarti sgomentare dagli addii.

Un addio è necessario prima che ci si possa ritrovare,

e il ritrovarsi dopo momenti o intere esistenze,

è certo solo per coloro che sono veri amici".

(R. Bach)

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Per tutta la sua vita quello sarebbe sempre stato l'unico luogo dove si sentiva come a casa sua.

 

L'unico posto di tutta la terra dove non doveva fingere qualcosa che non era e poter esternare le proprie paure senza dover necessariamente sotterrarle dietro cumuli di inutili finzioni.

Era anche la loro vita quella che avrebbe dovuto difendere, ed era pronto ad affrontare qualsiasi cosa solo per poterli sapere sani e salvi in un mondo dove nulla aveva più senso.

 

"In giro sento spesso parlare di te. Sei l'unico che ha il coraggio di combattere contro quei due cyborgs e voglio che tu sappia che per Trunks sei sempre stato un eroe. So di per certo che vorrebbe somigliarti in tutto e per tutto, ma mi chiedevo Gohan se non potessi dirgli qualcosa per fargli cambiare idea..."

 

Aveva cenato in loro compagnia quella sera e alla richiesta apprensiva e sincera di Bulma si era irrigidito cosi tanto da non aver avuto nemmeno il coraggio di controbbatere.

A cosa sarebbe servito tranquillizzarla quando sapeva benissimo che anche lei era cosciente e ben consapevole dei rischi che avrebbero corso contro due nemici inarrestabili?

Quando anche il loro Vegeta ne era uscito sconfitto, quali altre opportunità avrebbero avuto lui e Trunks in uno scontro all'utimo respiro?

 

Era un guerriero fortissimo e ancora se ne meravigliava. Era diventato inconsapevolmente un modello da seguire per quel ragazzo eppure avrebbe dato qualsiasi cosa al mondo pur di non dover affrontare una scelta che in realtà aveva già preso.

 

Forse per Trunks sarebbe rimasto per sempre un eroe, ma il suo ultimo sforzo e il suo consapevole sacrificio avrebbero partorito un altro ancora più grave e pesante da portare.

Sapeva di potersi fidare, conosceva la sua anima meglio di chiunque altro, e cosi stanco di lottare e sopportare dolori ancora troppo atroci per il suo povero cuore, si arrese in quel preciso istante.

 

Loro non lo avrebbero mai saputo, poichè quel pensiero l'avrebbe tenuto stretto a sè fino a quando avrebbe avuto vita e il suo corpo non sarebbe stato straziato sotto i colpi di due cyborgs contro cui già da molti anni aveva votato la propria esistenza e le sue infinite rinunce.

 

Si sarebbe arreso però solo quando sarebbe arrivato il momento più opportuno.

Solo quando Trunks avrebbe appreso tutto ciò che ancora aveva da insegliargli e quando il suo cuore sarebbe stato pronto a reggere le responsabilità che fino a quel giorno erano appartenute al suo maestro.

 

Solo allora si sarebbe arreso per sempre gettando la spugna.

Solo allora avrebbe abbandonato per sempre i suoi amici poichè le promesse che aveva fatto in passato erano state mantenute e i suoi insegnamenti erano cresciuti fertili nel cuore di chi un giorno avrebbe riportato la pace sulla terra.

 

Era finalmente pronto a sacrificarsi una volte per tutte sperando di brillare tra i ricordi dei suoi cari come l'eroe che aveva imparato ad essere in tutti quegli anni di dolori e rinunce.

 

Era pronto all'ultima battaglia della sua vita ed ora ne era fermamente cosciente...

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Si era risvegliato da un sonno ristoratore con le stesse preoccupazioni con cui si era lasciato andare affranto dalla stanchezza del giorno precedente.

 

Aveva superato l'uscio di casa sua raggiungendo chi in quel momento avrebbe tanto avuto bisogno della sua presenza come mai prima d'ora. Era più che consapevole di quanto l'avesse fatta soffrire poichè si era comportato come suo padre, non prendendosi abbastanza cura di lei, inseguendo per mesi il suo obiettivo fatto di utopia e di illusioni.

 

Essere un eroe ed un esempio di coraggio per gli altri era sempre stato ciò a cui Gohan aveva segretamente aspirato nel corso di quegli anni di dolore.

Essere come suo padre, un uomo su cui poter contare, un guerriero forte a cui chiedere protezione ogni qual volta l'umanità intera l'avesse richiesta.

 

Sentiva in quei giorni il suo sogno cosi evanescente e lontano da aver perso egli stesso la speranza di un mondo nuovo, tirando le somme di quegli anni di sofferenza come un uomo mesto e anziano nei suoi ultimi istanti di vita, maledicendo cosi gli sbagli commessi e rimpiangendo i momenti che avrebbe ancora voluto vivere.

 

Aveva indossato le stesse vesti di suo padre solo per poterlo sentire vicino nonostante la sua straziante lontananza. Sapeva di essere decisamente diverso da lui, di assomigliare vagamente all'ombra sottile e lontana di un uomo invincibile, meno forte e anche più umano, con debolezze forse maggiori di quel saiyan a cui spesso i suoi amici avevano affidato il destino della terra.

 

Quella stessa tuta con cui l'aveva visto lasciare per sempre il pianeta che aveva difeso, ora svolazzava libera e leggera nel giardino di casa sua su di un filo resistente mosso semplicemente dai capricci di un vento irrequieto.

 

Non era servito vestirsi della sua stessa corazza, a nulla erano valsi i giorni di duro allenamento ed infinite rinunce, poichè ancora una volta dall'ultima battaglia ne era uscito sconfitto e la pace sulla terra non aveva ancora avuto terreno fertile.

 

Si era poggiato sullo stipite della porta malinconicamente, osservando sua madre che nel frattempo guardava soddisfatta il lavoro fatto portandosi una mano sulla fronte per asciugare il sudore di un caldo giorno di primavera.

 

Con la mano destra si era sfiorato il braccio controlaterale solo per sentire il vuoto che da qualche giorno portava con se come ultimo ricordo di una battaglia già persa in partenza, una lotta a cui avrebbe dedicato i suoi ultimi istanti di vita difendendo una terra ormai allo stremo delle forze.

 

Il sole brillava ormai caldo su di un cielo terso all'apice della sua megnificenza, e mentre sua madre ritornava nella loro umile casa, lo trovò ad aspettarla con il sorriso sereno e rilassato di chi aveva già deciso cosa fare della propria vita.

 

"Perchè non vieni con me mamma? Sai che Bulma sarebbe felice di ospirare te e nonno a casa sua. Lì saremo tutti più al sicuro ed io non dovrò preoccuparmi anche per te".

 

Aveva tentato Gohan di farle cambiare idea per tenerla stretta a se e godere ancora per poco della sua compagnia, sapeva però di scontrarsi con una donna forte e testarda come poche.

Suo padre glielo aveva più volte ripetuto durante la sua infanzia e lui ne aveva avuto la conferma durante il corso di quegli anni.

 

"Smettila Gohan, sai perfettamente che non verrò con te, nè ora nè mai".

 

Lapidaria e ferma nelle sue opinioni come lo era sempre stata. Una roccia immobile e difficile da spostare anche nei momenti più difficili. Sapeva che non sarebbe stato cosi facile farle cambiare idea, eppure ci aveva provato ancora una volta.

 

"Mamma cerca di capire ti prego... devo allenare Trunks e ho deciso di stargli accanto il più possibile. Non so per quanto altro tempo io..."

 

"Ho detto di smetterla Gohan. Non azzardarti a finire quella frase, ti prego di non farlo. Per la prima volta in vita mia preferisco non sapere e tu devi darmi questo ultimo privilegio. Non sarò mai pronta a lasciare questa casa o almeno non fino a quando non sarà arrivato il momento..."

 

Aveva irrigidito le mani lungo i fianchi pronunciando quelle parole.

Si era stretta a quel figlio che non aveva ancora perdonato per aver lottato imperterrito trascurando il futuro che tanto avrebbe voluto per lui, ingoiando a stento il presentimento di morte che serbava da tempo nel suo cuore di madre. Si era lasciata cullare sperando di vederlo varcare ancora una volta la porta di casa, vedendolo nuovamente sorridere con la spensieratezza e l'allegria che l'avevano sempre contraddistinto.

 

Sapeva che non ci sarebbe stato tempo per gli addii inutili e privi di senso. Se davvero suo figlio fosse morto scontrandosi in battaglia, l'avrebbe fatto solo ed esclusivamente per il bene di tutti, per tenere alto il nome di un padre che non avevano mai dimenticato e a cui andavano ogni giorno preghiere d'amore e devozione. Lei sarebbe rimasta definitivamente sola, ma stavolta lo sarebbe stata a testa alta, perchè il suo unico bambino sarebbe morto dopo aver scoperto qualcosa per cui fosse valsa la pena di vivere su di una terra disgraziata.

 

"Va a salutare tuo padre e se puoi torna da me Gohan, te ne prego..."

 

Il saiyan aveva annuito, e lasciandola sola con un bacio sulla fronte, si era allontanato di alcuni metri accanto a quella povera e semplice croce di legno sotto la quale il corpo di suo padre riposava già da molti anni. Quella tomba umile come poche gli aveva sempre donato un senso di serenità che raramente aveva provato durante la sua esistenza, ed inginocchiandosi sulla terra pesante come il suo cuore, aveva accarezzato i lineamenti di quel frassino corroso dal tempo, salutando per sempre il modello di vita a cui sempre si era ispirato.

 

"Ti saluto papà, ora devo andare. Aspettami però... ho tanta voglia di riabbracciarti."

 

Il vento gli aveva accarezzato il candido viso spazzando via una lacrima che timida scendeva sulla sua guancia.

 

In quel luogo non sarebbe tornato perchè mai più avrebbe rivisto sua madre cosi come non avrebbe più pregato sulla tomba di suo padre. Non era però angoscia ciò che provava. Non era certo paura ciò che gli faceva tremare le gambe stanche mentre lentamente si alzavano da quella terra che aveva più volte accarezzato da bambino.

 

La sensazione più bella di tutta la sua vita l'aveva provata in quel preciso istante di rassegnazione, riscoprendo la certezza di aver fatto tutto ciò che era in suo potere per salvare la terra e gli amici che aveva amato.

La consapevolezza di aver mantenuto le promesse fatte e poter finalmente rivedere chi non aveva mai dimenticato in vita.

Osservare orgoglioso le anime di chi non aveva lasciato andar via dai suoi ricordi imprimendo per l'eternità i loro sguardi e le loro parole.

 

Poteva andar via sereno poichè non sarebbe morto nemmeno se avessero mandato in frantumi il suo povero corpo. Lui avrebbe vissuto nel cuore di un altro saiyan, di una nuova speranza che avrebbe avuto l'onore che meritava dopo anni di mancanze, e dall'alto dei cieli l'avrebbe sempre protetto sapendolo forte ed invincibile proprio come in passato suo padre avrebbe tanto voluto.

 

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Sono le due di notte e i litri di caffè presi durante la giornata si fanno sentire come è giusto che sia è_é

E' un periodo un pò nostalgico per me e spero che voi possiate perdonare la malinconia che traspare da questa mia storia, dopo tutto scrivendola sapevo a casa sarei andata incontro, e a dirvela tutta, sono entusiasta di tutti i vostri bellissimi pareri poichè mi hanno aiutato a crescere e a migliorarmi.

Mi sento particolarmente ispirata e molto probabilmente a breve ci sarà un nuovo aggiornamento, decidendo nel frattempo se far continuare questo mio delirio anche nel passato e non solo nell'epoca futura e apocalittica di Mirai Trunks e Mirai Bulma ^_^

Grazie a tutti voi. Indistintamente vi adoro e vi abbraccio.

Ps Fatemi notare i vari errori che di sicuro ci saranno e fatemi sapere sempre cosa ne pensate.

Reina

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Capitolo 19
*** Il peso del mondo ***


CAPITOLO 19

 

"Anche se il timore avrà sempre più argomenti, tu scegli sempre la speranza".

(Seneca)

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Non c'era giorno in cui non avesse pensato alla sua reazione.

Non c'era stato istante in cui da solo con i suoi pensieri non avesse sperato che Trunks potesse perdonarlo e rendere il mondo migliore con le sue sole forze. L'avrebbe tradito con la più piena coscienza e a differenza di come si era comportato Junior, non gli avrebbe detto addio guardandolo negli occhi infondendogli parole di coraggio.

 

Aveva scelto cosi e cosi avrebbe mantenuto fede alla promessa fatta a se stesso nel segreto della propria anima. Non sarebbe servito a nulla abbracciarlo e dirgli quanto fosse stato onorato di essere stato il suo maestro, sicuro che i suoi insegnamenti avrebbero trovato la loro maturità in un ragazzo tanto coraggioso quanto forte e degno erede della razza sayan.

 

Quando Junior per primo si era sacrificato per un mondo di pace, Gohan era solo e soltanto un bambino. Era cresciuto con le sue ultime parole di incoraggiamento, ma ciò non era stato sufficiente e dentro di lui la rabbia incalzava come pioggia battente su di un animo triste e scoraggiato.

 

Era solo. Solo ed indifeso in quel momento di lutto, e quando avrebbe voluto un nuovo maestro e amico come mentore, aveva trovato in un solo ed insignificante minuto la soluzione a tutte le sue mancanze di guerriero. Vegeta gli aveva donato quelle nuove vestigia, e per amicizia o forse solo per riconoscenza aveva accettato l'idea di allenare suo figlio non preoccupandosi delle conseguenze.

 

Ora però erano lì davanti ai suoi occhi tutte quegli effetti che non si era curato di considerare, quelle emozioni che entrambi avevano provato nei loro anni trascorsi insieme.

Perchè non si può insegnare senza amore, cosi come non si può ricevere senza provare affetto alcuno nei confronti di chi è stato sempre pronto a donare tutto, anche la propria vita.

 

Con Trunks era stato tutto fin troppo facile poichè anche in quel caso la mela non era caduta lontano dall'albero. La sua innata potenza gliela si poteva leggere nello stesso sguardo di suo padre e nell'oceano delle iridi azzurre di sue madre. Troppe volte si erano battuti insieme con coraggio e noncuranza, troppe volte avevano rischiato di perdere la vita per qualcosa in cui avevano sempre creduto, troppe ed infinite volte...

 

L'unica e sostanziale differenza tra lui e Trunks era che il suo allievo aveva ancora tanto da dare a se stesso e al mondo intero, e lo spreco della vita stava proprio nell'amore e nel coraggio che non si era riusciti a dare prima. Quello stadio agognato non era stato raggiunto nonostante i vari sacrifici e gli estenuanti allenamenti, cosi la sua esistenza andava difesa, mentre la sua vita era già segnata da tempo.

 

Avrebbe finito di proferire frasi condite di speranza ed incoraggiamenti, lui quella sofferenza l'avrebbe lasciata a chi avrebbe avuto la forza di affrontare tutto ciò che da quel giorno in poi sarebbe accaduto, e quel qualcuno era lì dinanzi ai suoi occhi...

 

"Gohan stanno attaccando la Città dell'Ovest, dobbiamo fermarli o presto l'intera popolazione verrà rasa al suolo".

 

"Certo Trunks, preparati perchè tra poco attaccheremo anche noi".

 

Non ora, non di nuovo. Trunks aveva rischiato già una volta la vita e avrebbe impedito con ogni mezzo che potesse seguirlo in quel suidicio liberatore. Non avrebbe tolto al mondo intero l'unica speranza di cui ancora disponeva.

 

Il sole era caldo e rassicurante come spesso lo aveva visto brillare su di un cielo terso e senza nuvole, eppure sentiva che quello non era lo stesso calore che gli aveva scaldato il viso durante gli allenamenti con suo padre, e non sapeva nemmeno descrivere quanto gli mancasse quella sensazione sulla pelle. Le sue montagne e la sua casa isolata dal mondo non erano lì a ricordargli per cosa stava morendo. Sua madre non era presente per gridargli tutto il suo disappunto, mentre Bulma non era ancora pronta per l'eventuale morte di suo figlio.

 

Nessuna frase di commiato sarebbe servita in quell'istante, nemmeno la più dolce e la più incoraggiante di tutte. Aveva perso non riportando la pace sulla terra, e pur avendo mantenuto le promesse fatte, i suoi tanto temuti nemici non erano stati ancora sconfitti.

 

Se vuoi diventare più forte figliolo, devi solo arrabbiarti con tutte le tue forze, pensa a quando abbiamo combattuto contro Radish, pensa a quella collera e falla tua, nessuno sarebbe in grado di fermarti Gohan, nemmeno io potrei”.

 

Non era bastato allenarsi e diventare il più forte poichè ancora non era stato sufficiente, e mentre i fantasmi del passato cominciavano a farsi strada tra gli ultimi battiti di un cuore prossimo alla fine, Gohan si chiedeva quanto la sola presenza di suo padre in quell'epoca avrebbe potuto aiutare a riportare la tanto sospirata pace.

"Diventa un guerriero forte e coraggioso, proteggi quelli che ami come ora sto facendo con te. Sappi che sono orgoglioso di essere stato tuo amico Gohan”.

 

Quanto Gohan avesse maledetto in passato quelle parole nemmeno lo ricordava più, eppure solo in quell'istante ne aveva assimilitato anche il più piccolo e recondito significato. La vista si era rischiarata dalla nebbia dei ricordi ed il velo di rabbia che ricopriva il suo viso si era finalmente alzato dalla sua fronte madida di sudore.

 

Ora tutto aveva un senso, ora tutto tornava al suo posto d'origine, e mentre Trunks era pronto a sferrare l'attacco decisivo verso i cyborgs, la sua mano si ergeva seguento un istinto arcaico anche più veloce del suo cuore di mentore. Il colpo risuonò secco e provvidenziale, lasciando conseguenze appena percettibili a qualsiasi orecchio indiscreto di lì a molti chilometri. Trunks si lasciò cadere lento ed incosciente sul suolo polveroso accompagnato dalla mano del suo maestro che dolcemente lo accompagnava nella discesa del sonno più profondo.

 

"Quando ti sveglierai sarà tutto finito ma devi perdonarmi Trunks perchè per te sarà l'inizio di un nuovo calvario. Ho fatto tutto ciò che era in mio potere per prendermi cura di te e renderti un vero guerriero, so già che non mi deluderai. Ti lascio solo ma forte come non avrei mai immaginato. Tu di sicuro saresti stato l'unico uomo capace di abbattere le spesse mura di orgoglio di tuo padre".

 

Si era inginocchiato accarezzandogli la nuca, dicendo ciò che non era stato capace di dirgli pochi istanti prima. All'orizzonte nuove nuvole lasciavano posto al sole caldo del mattino, cosi come nel suo cuore finalmente il dolore lasciava spazio alla rassegnazione.

Aveva adempiuto a ciò per cui era stato predestinato, aveva svolto il suo compito con coraggio e determinazione. Nulla era stato lasciato al caso ed ora il suo Trunks avrebbe potuto avere finalmente la sua chance di vittoria, sicuro che avrebbe superato presto il dolore per la sua perdita.

 

"Arrabbiati con tutte le tue forze e nessuno mai ti fermerà. Sii sempre forte e degno della razza che rappresenti proteggendo la terra e difendendo chi ami. Perdonami figliolo, ma il mio tempo è finito. Vivi e sii felice, fallo anche per me".

 

Spiccò il volo veloce dopo aver detto ad un ragazzo incosciente le ultime parole di un principe invincibile quanto orgoglioso. Le prime gocce di pioggia cadevano al suolo lentamente cosi come le lacrime sul suo viso, eppure il cuore dentro il suo petto era tranquillo come mai prima d'ora. Era felice di poter finalmente rivedere suo padre e i suoi amici, felice di poter mettere fine alla sua sofferenza terrena ed infine felice di perire combattendo.

 

Perchè alfine Vegeta aveva ragione... Morire sul campo di battaglia sarebbe stato l'onore più grande che un saiyan avesse mai potuto ricevere.

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La pioggia cadeva ormai battente ed inesorabile senza accennare al minimo ricomporsi, senza ritirare anche solo lontanamente le minacciose nuvole nere all'orizzonte.

Freddo e gelo circondavano un corpo ormai pregno d'acqua quando tutto intorno a se aveva cominciato ad avere i lineamenti distorti ed imprecisi di una perdita incommensurabile.

 

Concentrato ed impaurito dopo aver acuito i sensi, si era trascinato in piedi allontanandosi dal luogo del suo momentaneo torpore. Tutto il mondo conosciuto fino a quel momento aveva cominciato a crollare sotto cumuli di rabbia e incertezza mentre i suoi occhi increduli e sgranati osservavano ciò che era già accaduto e non sarebbe mai più tornato come prima.

 

Non doveva andare a finire cosi. Non sarebbe dovuto finire e basta...

 

Tutto quello che Trunks non avrebbe mai avuto era scomparso per sempre in un solo istante riverso in un'umile ed indecorosa pozza di fango. Gohan era stato maestro, fratello e padre, ed ora di lui non rimaneva altro che un ricordo lontano e molta amarezza.

 

"I bravi maestri conoscono sempre i limiti dei propri allievi ma non temere Trunks, non ti abbandonerò..."

 

L'aveva detto, glielo aveva sentito scandire perfettamente un giorno qualsiasi durante i loro allenamenti e lui ne era rimasto rasserenato. La sua presenza era sempre stata data per scontato, la sua risata e i suoi incoraggiamenti ripetuti in un ritornello di vitale importanza solo perchè Gohan era il suo unico punto di riferimento, l'unico uomo su cui poter contare, l'unico per cui avrebbe volentieri donato la propria vita, mentre lui l'aveva già preceduto da ottimo maestro quale era sempre stato...

 

Aveva promesso molto e mantenuto niente.

 

L'unica paura a cui aveva dedicato le sue notti insonni si era palesata per ciò che era realmente concentrando in essa tutta la sua brutalità. L'abbondono di cui aveva patito anni prima sua madre ora gli apparteneva e lo feriva di una forza indomabile, capace di fargli mancare il respiro e le forze che sempre lo avevano accompagnato. Il lutto aveva trovato dimora nel suo cuore scavando a fondo nell'anima e trasformando per sempre ciò che di fanciullesco era rimasto in rabbia e rassegnazione. Quegli occhi che piangevano la loro perdita più grande non avrebbero mai più visto la luce della serenità e della leggerezza, portando per l'eternità dietro ad essi il fardello di un mondo alla deriva e di una sofferenza che nessun umano mai avrebbe potuto comprendere.

 

Si era chinato su di lui per girare il suo corpo ed osservare meglio il suo viso.

I suoi occhi vacui e assenti li aveva odiati con la stessa intensità con la quale li aveva amati negli anni precedenti cercando di scorgere un orgoglio mai conosciuto prima.

Non era comprensione ciò che più avrebbe voluto ma solo essere accompagnato durante il suo cammino di vita da una figura che sarebbe stata fiera per ciò che sarebbe alfine diventato.

In un solo istante il loro progetto comune era diventato impalpabile come la nebbia alle prime luci dell'alba, e solo si domandava come avrebbe fatto infine senza Gohan a portare avanti la sua vita e quella dei pochi superstiti della terra.

 

"Speravo che non ti saresti mai arreso prima ancora di lottare... Tra la rabbia e la serenità troverai quell'equilibrio che ti aiuterà a concentrarti e a diventare un super sayan..."

 

Tra la rabbia e la serenità c'era stata la sua morte, poichè infine Trunks capì che era stato quello l'anello di congiunzione tra l'adolescenza e la sua piena maturità.

La morte di Gohan non avrebbe avuto finalità migliore se non quella di riaccendere la nuova speranza di tutta l'umanità, l'unica carta da giocare in un mondo dove nulla avrebbe avuto più senso se quella distruzione insensata fosse continuata senza limiti di tempo e spazio.

 

Ora capiva cosa avesse provato Gohan perdendo Junior...

Nessuna parola mai avrebbe potuto descrivere la sensazione che si era dipinta davanti ai suoi occhi, la perdita che per sempre avrebbe scandito tutti i minuti della sua esistenza da lì all'eternità.

La terra aveva perso un eroe che mai più sarebbe tornato, ed ora avvolta dalle tenebre, piangeva la morte di un uomo giusto che aveva lottato fino allo stremo delle sue forze.

Tra la rabbia e la serenità Trunks avrebbe trovato il motivo del suo cambiamento, ed allora tra le urla di dolore e le lacrime versate, l'oscurità si trasformò in nuova luce e in un solo istante la sua vita cambiò per sempre, imparando a portare sulle sue giovani spalle il peso del mondo intero.

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Salve a tutti voi cari lettori, oggi è stata una giornata abbastanza stressante per me avendo seguito un master impegnativo, tra l'altro fuori paese e con una pioggia che non ha accennato a fermarsi nemmeno un minuto è_é ... Il richiamo della scrittura però ha avuto la meglio sulla voglia di riposare e cosi ho ritagliato un paio d'ore per la pubblicazione del mio nuovo capitolo.

Vi prego non me ne vogliate, sapevamo fin dall'inizio dove questo racconto ci avrebbe portato, però vi avviso subito che NON E' FINITA QUI (questa frase sa molto di minaccia lo so ^_^') poichè ho ancora qualcosina da dire e in più vorrei scrivere un'altra storia sulla mia personale versione dei fatti riguardo il Cell-game.

Detto ciò, ringrazio come sempre tutti voi per la vostra disponibilità e la vostra pazienza.

Vi abbraccerei uno ad uno credetemi. Contattemi quando volete e fatemi sapere qualsiasi cosa vi passi per la testa.

PS Il nuovo capitolo de "LA NEVE NEL CUORE" è quasi pronto.

Buahahahahahahah (Risata malefica O.o)

Reina

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Capitolo 20
*** Anche solo una volta ***


CAPITOLO 20

 

"Tutti dicono che l'organo più complesso del corpo umano è il cervello.

Come medico potrei anche acconsentire,

ma come donna vi assicuro che non c'è niente di più complesso del cuore.

Ancora oggi non si comprendono i suoi meccanismi,

poichè nei ragionamenti del cervello c'è la logica,

nei ragionamenti del cuore ci sono le emozioni.

(Rita Levi Montalcini)

 

Agli occhi di un bambino tutto risultava nuovo ed eccitante.

I suoi passi incerti ed una mano tremante data alla nonna per far si che il suo cammino fosse spedito non avrebbero mai fermato la curiosità di un ometto di quattro anni alle prese con un laboratorio ancora tutto da scoprire. Tutti quei marchingegni e quei computer sembravano giochi da conoscere e da comprendere, mentre osservare sua madre e suo nonno in camice bianco era un'attrazione ancora più allettante dei giochi che sua nonna gli propinava dinanzi la porta della sua camera ogni santo giorno.

 

"Guarda Bulma... il piccolo Trunks vorrebbe lavorare al computer proprio come stai facendo tu".

 

La ragazza falsamente indispettita aveva lasciato il suo lavoro inginocchiandosi all'altezza di suo figlio. Bunny rideva di come suo nipote avesse alzato i piedini per poter raggiungere il terminale più vicino, mentre suo marito sorrideva accarezzando divertito il piccolo gatto nero che da sempre gli era accanto anche durante i lavori più ingegnosi.

 

"Su Trunks fa il bravo. Sai che la mamma non vuole che tu sia qui in laboratorio se lavora ad un progetto importante. Perchè non vai con la nonna a dar da mangiare agli animali? Ti piacciono tanto gli animali, no?"

 

Bulma lo aveva abbracciato cosi tanto da sentire il suo cuore battere all'unisono col suo. Suo figlio era davvero una piccola peste quando voleva, ed era cosi arguto e intelligente da non poter trattenere la sua indole caparbia e curiosa del mondo circostante. Bello come pochi possedeva i suoi stessi occhi ma lo sguardo quello no, poichè apparteneva a qualcun altro di cui purtroppo era rimasto solo un ricordo indelebile nonostante l'incessante scorrere degli anni. Era cosi dolce da non sembrare nemmeno il figlio di un saiyan sanguinario, eppure sapeva perfettamente quale sarebbe stato il destino che lo attendeva, un fato già segnato e concordato precedentemente con il suo caro amico Gohan.

 

Del guerriero che aveva amato non vi era nessuna evidente traccia somatica se non quello sguardo ed una timidezza latente che spesso aveva notato nel suo amante alieno, quella timidezza che gli faceva abbassare lo sguardo quando impudìca si spogliava dinanzi ai suoi occhi o quando spavalda aveva osato rivolgergli qualche insulto provocatorio solo per farlo irritare come pochi avevano osato fare...

 

"Ho già dato da mangiare agli animali. Voglio stare con te e col nonno, voglio diventare uno scienziato come voi io..."

 

Alle sue parole i nonni avevano riso di gusto mentre Bulma gli aveva accarezzato dolcemente una guancia.

 

"Lo diventerai figliolo, dopo tutto appartieni ad una famiglia di grandi scienziati".

 

Gli aveva strizzato l'occhio complice ed il bambino ne aveva sorriso soddisfatto. Aveva scrutato suo nonno alle spalle di sua madre e sua nonna che divertita gli aveva teso la mano per portarlo dove sua figlia aveva suggerito, eppure lui non aveva ancora concluso quella visita e pretese di sapere qualcosa che quell'ingenuità innata non aveva ancora soddisfatto.

 

"Anche mio papà era uno scienziato come la mamma"?

 

Bulma era rimasta senza fiato al solo ascoltare la sua domanda. Si era alzata composta con lo sguardo fermo ripromettendosi di non ascoltare quel cuore che all'impazzata aveva cominciato a battere senza chiederle il permesso. Vegeta non era uno scienziato e non faceva parte della sua famiglia a tutti gli effetti, non era legato a loro da nessun vincolo legale o tanto meno di sangue, eppure il suo solo ricordo sarebbe stata portato alla mente come il più doloroso di tutta la sua vita. Aveva sperato che il suo viso potesse andar via dall'anima senza lasciare ferita alcuna, eppure il suo ventre aveva generato qualcosa di molto più forte e duratuto di un suo solo ricordo: un bambino in cui aveva racchiuso l'anima di un estraneo che aveva amato più di chiunque altro, un saiyan di ignobile bellezza che aveva sacrificato invano la sua vita pur rimanendo fedele agli ideali e ai comandamenti del suo pianeta d'origine.

 

"Non era uno scienziato Trunks. Tuo padre era un guerriero forte, lui era..."

 

La voce le mancò per una frazione di secondo strozzata dall'emozione. Bunny aveva portato la mano alla bocca per fermare un pianto che difficilmente era riuscita a fermare nel corso di quegli anni, mentre suo padre abbassò lo sguardo mestamente, impotente per quanto stava accadendo e mortificandosi per tutte quelle domande a cui sua figlia avrebbe dovuto rispondere durante tutta la sua vita. Tra sè e poggiando il piccolo gatto nero sul pavimento, si chiese per quanto altro tempo ancora Bulma avrebbe sofferto per il suo amore perduto, quando sarebbe arrivato il giorno in cui parlando di quel Vegeta la sua voce sarebbe tornata quella di sempre e i suoi bellissimi occhi azzurri non si sarebbero più colorati di quella malinconia che a lei non si era mai accostata.

 

"Lui era un grande uomo Trunks e arriverà un giorno in cui tu gli assomiglierai cosi tanto da non farci più sentire la sua mancanza..."

Si poteva essere grandi eroi anche cosi, anche quando aiutare una figlia in difficoltà poteva significare solo amore e tanta devozione. Quel guerriero era stato strappato dalle loro vite con la stessa facilità con cui il vento d'autunno spazzava via le foglie dagli alberi a cui appartenevano, e Trunks non avrebbe mai avuto il privilegio di scoprire cosa suo padre sarebbe stato in grado di fare se solo avesse compreso appieno il significato della parola amore.

Era questa senza ombra di dubbio la cosa più triste.

 

"Allora da grande sarò sia un guerriero che uno scienziato,. Un giorno inventerò una macchina del tempo che mi porterà da mio padre, cosi lo conoscerò e gli farò vedere che sono diventato tale e quale a lui".

 

Bulma aveva ingoiato a vuoto solo per non piangere dinanzi a suo figlio e dopo averlo accarezzato, era tornata alla sua postazione iniziale girando il terminale cosi da dare le spalle ai suoi familiari.

 

"Vuoi viaggiare nel passato Trunks? E' questo che vuoi"?

 

"Si nonno, voglio farlo"!

 

"Allora è deciso, ti aiuterò a costruire la tua macchina del tempo, ma dovrai studiare molto e diventare bravo come la tua mamma. Intesi"?

 

Soddisfatto Trunks aveva ridato la mano a sua nonna pronto a seguirla tra i meandri di quella immensa casa. Bunny si era ricomposta e felice dell'armonia ritrovata, aveva ripreso quell'aria spensierata di sempre.

 

"Aspetta un attimo Trunks..."

 

Il bambino era tornato sui suoi passi girandosi verso il nonno, anche Bulma con lo sguardo incollato allo schermo del computer era curiosa di sapere dove suo padre volesse andare a parare.

 

"Tra qualche ora sarà già domani, no"?

 

Il bambino aveva annuito curioso e attento, sapeva già che da suo nonno c'era da aspettarsi qualsiasi cosa.

 

"E allora non credi che visto il naturale evolvere delle nostre vite verso l'immediato futuro, già tutti gli esseri viventi viaggino di per sè attraverso il tempo"?

 

Bulma e Bunny avevano riso di gusto mentre Trunks con l'aria contrariata aveva sbuffato incrociando le braccia con fare seccato. Forse sarebbe arrivato davvero il giorno in cui sarebbe diventato uguale a suo padre, e quel giorno sua madre sarebbe stata forse più felice sapendo di realizzare ciò a cui suo figlio aveva ambito fin dalla più tenera età.

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La velocità e lo spazio.

Due variabili di infinita importanza il cui prodotto avrebbe portato a qualcosa di molto più prezioso dell'oro a cui in passato era stata abituata, poichè quando fuori dalle proprie mura la guerra devasta e uccide, dei beni materiali ci si può fare ben poco. Allora lavorava incessantemente giorno e notte solo per poter dare alla propria esistenza qualcosa di cui poter andare orgogliosa, qualcosa per cui sarebbe stata ricordata anche quando la sua triste vita avrebbe avuto fine un giorno vicino o lontano al termine di una battaglia che era durata troppo e che ancora anno dopo anno, gli aveva tolto quanto di più bello avevano avuto in vita.

 

Avrebbe regalato ai posteri qualcosa di cui ogni essere umano era sempre stato avido per poter sentire completa la propria vita e i propri progetti, una nuova occassione per poter cambiare la propria esistenza senza dover pronunciare col senno di poi frasi condide di se e ma come invece troppo spesso aveva fatto lei. Avrebbe donato all'intera umanità qualcosa che nessun altro mai avrebbe potuto regalare o quanto meno anche solo immaginare.

 

Il tempo perduto.

 

Aveva sentito spesso parlare di alcune teorie scientifiche che giustificavano l'idea di viaggiare attraverso epoche ed ere diverse, ma nessuno prima di allora era riuscito ad inventare anche solo un prototipo di quella macchina che ora invece si ergeva sfavillante ed orgogliosa dinanzi ai suoi occhi in quello che una volta era stato il suo bellissimo e avanzato laboratorio per esperimenti. Costante e caparbia come era sempre stata, per anni aveva messo da parte calcoli e materiali resistenti, e se solo avesse avuto l'occassione avrebbe volentieri viaggiato nello spazio per scovare leghe molto più resistenti e malleabili rispetto a quelle terrestri.

 

Era impazzita durante notti insonni ad approfondire con cura i manuali di meccanica quantistica e relatività speciale al solo scopo di rendere perfetto il suo nuovo brevetto, quella macchina rivestita dal logo di famiglia che per anni avrebbe portato nella sua anima come marchio indelebile delle sue origini intellettive. Era certa che esistessero tante copie del mondo tante quante sono le possibili variazioni quantistiche delle particelle che lo compongono, ma a lei bastava che anche solo un'epoca lontana da loro anni luce potesse salvarsi dalla catastrofe che per troppo tempo aveva colpito la loro dimensione fatta di distruzione e di morte, sperando che questo viaggio con avesse intaccato troppo il normale scorrere degli eventi.

 

Ticchettava imperterrita sul suo computer nel buio più assoluto del laboratorio, sola con la speranza che gli ultimi ritocchi potessero essere terminati al più presto salvando un'altra se stessa da una vita di rinunce, dove l'amore non aveva trionfato e i migliori uomini della terra erano morti lasciando nei loro cuori un vuoto incommensurabile, una voragine affettiva che nulla avrebbe più colmato se non la speranza che un giorno tutto quel dolore sarebbe finito per sempre.

 

Quanti anni erano trascorsi dal momento in cui Gohan li aveva lasciati, ancora non lo ricordava. La stanchezza di quei giorni o forse solo la voglia di dimenticare, avevano portato una donna forte e combattiva a chiudersi nel lavoro e nella voglia di dimenticare, poichè lei era stata plasmata alla sofferenza molto tempo prima di allora, ed una cicatrice in più per quanto profonda, non avrebbe leso ancora maggiormente una corteccia già spessa e indurita dal trascorrere degli anni.

 

Chi aveva sofferto profondamente di quella perdita era stato Trunks.

Bulma sapeva e immaginava che quel giorno sarebbe arrivato, era solo questione di tempo. Non si poteva chiedere ad una ramo di crescere lontano dall'albero a cui apparteneva, e Gohan come suo padre, avrebbe fatto di tutto pur di donare serenità e pace a chi invece non ci credeva già più.

Trunks si era sentito abbandonato al suo destino, solo per l'eternità e legato ad un sogno di vendetta a cui troppo spesso si era lasciato andare, tornando ogni volta sconfitto e malconcio con ferite che guarivano nel corpo ma non nella coscienza...

 

"Non è giusto mamma... Gohan ci ha lasciati senza che io potessi aiutarlo. Aveva promesso di non abbandonarmi ed invece lo ha fatto. A cosa è servito addestrarmi se poi non sono stato d'aiuto nella lotta"?

 

Bulma si era stretta nelle spalle mentre stringeva rabbiosa la pezzuola inumidita che da poco aveva tolto dalla fronte di suo figlio. Sentiva le stesse emozioni che molti anni prima aveva provato in fondo all'anima quando un giorno di Maggio aveva perso l'uomo che avesse mai amato senza nemmeno potergli dire addio. Abbandono, noncuranza, rabbia e atroci dolori. Quella sensazione di vuoto e abnubilamento la conosceva fin troppo bene, e ancora adesso non si poteva considerare indifferente ai ricordi che a volte tornavano prepotenti nelle migliaia di notti tristi e solitarie di tutta la sua vita.

 

"Non è giusto"!

 

Il ragazzo aveva stretto i pugni digrignando i denti. Gli occhi erano pieni di pianto nonostante fossero trascorsi alcuni giorni dalla sua perdita mentre il suo cuore era rimasto bloccato a quel momento di sofferenza e oscurità. Nessuno aveva osato consolarlo fino ad allora e anche sua madre aveva preferito che il dolore fuoriuscisse dal suo corpo prima di intreprendere qualsiasi tipo di discorso sensato o quanto meno consolatorio, poichè Trunks aveva ragione e di giusto in quella vita non c'era stato davvero nulla.

 

"E' ora che tu capisca Trunks che la giustizia a questo mondo non trionfa quasi mai".

 

Trunks l'aveva osservata dal suo letto impietrito ed incredulo. Sua madre era stata diretta e cruda senza inutili giri di parole, e se anche lei che era sempre stata ottimista e sorridente aveva osato pronunciare quelle parole, allora davvero quella sarebbe stata una lezione di vita che valeva la pena di essere ascoltata.

 

"Gohan non ti ha abbandonato nè tradito".

 

Bulma aveva posto sulla sua fronte la pezzuola che pochi secondi prima aveva inumidito avvicinandosi svelta alla finestra di quella camera aveva guardato con occhi rassegnati l'orizzonte color dell'ambra portatore di un nuovo giorno.

 

"Non è morto a causa tua Trunks quindi asciuga le tue lacrime e segui i suoi insegnamenti, solo cosi potrai onorare la sua memoria. Sei fortunato figliolo perchè è la seconda volta che qualcuno sacrifica la propria vita pur di salvare la tua, solo che stavolta hai avuto il privilegio di conoscere il volto di un uomo che ti ha voluto bene e sempre te ne avrebbe voluto..."

 

Si era sentito in colpa e tremendamente debole, non capace di aver aiutato colui che aveva considerato alla stregua di un fratello, e per giorni interi non era riuscito a guardare negli occhi nè sua madre nè tanto meno Chichi. Più volte aveva rischiato la vita contro i due cyborgs e l'ultima volta, quella decisiva, sua madre lo aveva rincuorato tanto da fargli cambiare idea e abbandonare per il momento il suo sogno di vendetta. Doveva crescere e maturare, guardare avanti e credere nel futuro cosi come le aveva suggerito suo padre molti anni prima quando l'unico uomo che avesse mai amato aveva perso la propria vita proteggendo la loro.

 

Trunks non sapeva che in realtà chi non era riuscito a salvare Gohan dal suo destino era stata proprio lei non avendo mantenuto fede alla promessa fatta a Goku sul suo letto di morte. Aveva promesso di stargli accanto e accudirlo nei momenti di sconforto, la spalla su cui piangere che era stata per suo padre, il mentore da seguire per poter diventare uno scienziato illustre e brillante. E di tutto questo ormai erano rimaste solo parole non mantenute e che facevano male ogni qual volta le si voleva riportarle alla mente.

 

Forse se solo fosse riuscita a costruire molto tempo prima la sua macchina del tempo, ora avrebbero avuto una soluzione alla loro tragedia, e Gohan avrebbe continuato ad essere lì con loro e con la propria famiglia, ma non era quello il momento di rimuginare su cose già accadute e andate via con la loro felicità. Ora era il tempo di rimediare e dare speranza, ora era il tempo di cambiare il destino di tutti, di tutti tranne il loro...

 

"E' ora che tu venga a letto Bulma è già molto tardi".

 

Si era girata lentamente sulla sua sedia e aveva sorriso.

Era molto più piccola di lei e nonostante ciò non si era mai risparmiata dal darle consigli e a volte anche ordini. Il suo modo di fare non era mai stato intaccato cosi come la sua tempra e la sua disciplina, e forse era stato meglio cosi. Sopravvivere alla morte di un figlio era il supplizio più atroce che ogni madre potesse mai provare in vita, e lei che aveva già provato l'amaro gusto della morte, era rimasta fedele al suo carattere serio e incorruttibile.

 

"Arrivo Chichi, salvo dei dati e corro subito a letto".

 

Aveva annuito mentre indaffarata raccoglieva appunti sparsi dal pavimento e tazze ancora imbevute di caffè diventato ghiacciato. Bulma si era accesa una sigaretta e dopo aver inspirato la prima boccata di nicotina, aveva aiutato l'amica a riordinare il caos che si era creato da molti giorni a questa parte.

 

"Dovresti smettere di fumare o prima o poi ne morirai".

 

Bulma non riuscì a trattenere una risata, e mettendole una mano sulla spalla l'aveva accompagnata fino all'uscita del suo laboratorio entrando cosi nel corridoio che portava alle camere da letto.

 

"Ho quasi terminato il mio lavoro, mancano giusto delle inezie e poi Trunks potrà tornare nel passato cambiando la vita di molte altre persone".

 

Chichi era rimasta in silenzio e aveva ascoltato senza proferire parola alcuna, ma alla fine entrando nella sua camera, non era riuscita a trattenersi ulteriormente, e cosi disse d'un fiato ciò che il suo egoismo di donna e di essere umano aveva urlato per anni interi da quel fatidico dodici di Maggio.

 

"Cambieranno le vite di molte altre persone, ma non le nostre..."

 

Uno sguardo deciso incorniciava quelle parole piene d'astio e di rabbia repressa. I suoi occhi neri, molto simili a quelli del compianto marito, avevano perso il bagliore e la gloria di un tempo, ed ora ne rimaneva solo un color ebano spento e rassegnato.

Aveva richiuso la porta dietro le sue spalle senza aspettare che l'amica potesse controbbattere, lei che provava la sua stessa angoscia, non avrebbe mai compreso il suo stesso dolore.

 

"Tra le altre vite Chichi ci sono anche quelle dei nostri figli, e loro meritano più di chiunque altro una vita migliore. Anche più di noi due..."

 

La sentì singhiozzare dietro un muro spesso quasi quanto le mura erette intorno al suo cuore. Non si sarebbero mai capite fino in fondo ed entrambe lo avevano sempre saputo. La vita le aveva avvicinate senza chiedergli il permesso, ed ora ognuna col proprio dolore, cercava di raggiungere il mattino dopo senza che la vita potesse abbatterle ulteriormente, poichè di programmi non ne avevano più fatti e il loro unico scopo era quello di finire un giorno intero senza ascoltare quella voce interiore che ogni volta gli diceva di arrendersi. Gettò la sigaretta quasi intatta dalla finestra della sua camera e chiudendo gli occhi sul suo letto, pregò di poter sognare i momenti del passato in cui davvero era stata felice, quei momenti dove davvero aveva creduto che avrebbe vissuto per sempre felice e contenta.

 

Quei momenti in cui stretta alle sue braccia tutto il mondo aveva acquistato un nuovo significato...

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Tutto intorno a sè era bianco e sterile.

Gli sembrava di non riuscire a capire quali potessero essere i limiti temporali che lo circondavano, senza contare che non vi erano presenti mura che ne delimitassero lo spazio intorno. Silenzio e pace ne facevano da padroni, cosi lui che da sempre era abituato al frastuono della guerra e all'odore del sangue, aveva trovato un giovamento tale da sentirsi sereno e felice come non era ormai più da tempo.

 

Camminava lentamente cercando di toccare l'impalpabile nebbia che circondava il suo corpo. Non un rumore e non una voce, solo il leggero avanzare dei suoi passi gli teneva compagnia in quello che poteva realmente sembrare un breve ma intenso viaggio solitario. Ad un tratto in lontananza un'ombra oscura si avvicinava a lui che con la mente, prima ancora che con gli occhi, cercava di capire a quale entità misteriosa potesse appartenere quel corpo senza ancora un volto, un intercedere veloce e sicuro tra lo scorrere dei suoi pensieri fino ad intravederne un viso e dei lineamenti incerti.

 

Con suo sommo stupore scoprì che lo straniero all'orizzonte non era altri che un bambino.

Un ragazzino dallo sguardo malinconico e al tempo stesso dolce e rassicurante, una zazzera di capelli neri e lunghi raccolti in modo spartano e dei muscoli tesi e ben tortiti coperti da una divisa insolita e mai conosciuta prima. Continuava a camminare guardandolo in viso senza mai distogliere lo sguardo, avanzava spedito fino a quando la distanza tra loro non venne segnata dai loro corpi posti l'uno di fronte all'altro, circondati solamente da una luce chiara e inconsistente.

 

Si studiarono a vicenda senza fretta o parole vacue. Il bambino che aveva di fronte era stranito e colpito dalla sua presenza, cosi inclinò la testa su di un lato attendendo una sua qualsiasi mossa anche la più banale, e l'antagonista non lo fece attendere. Cosa avesse provato in quel momento non lo avrebbe potuto descrivere nemmeno a distanza di anni. L'istinto o forse la familiarità con quello sguardo cosi profondo, gli trasmise un senso di pace e rassicurazione. Non lo conosceva e non lo aveva mai visto prima in vita sua, eppure quell'aria pacifica lo aveva convinto da subito a potersi fidare di lui.

 

Si era abbassato leggermente fino ad arrivare alla sua altezza, lo sguardo sempre dritto nei suoi occhi ed una mano poggiata sul capo di quel bambino involontariamente con lo stesso istinto che lo aveva portato dinanzi a lui per poterlo osservare da vicino e potergli parlare schiettamente come mai nella sua vita avrebbe mai osato fare con un estraneo.

 

"Non ti deluderò mai più e sarai orgoglioso di me".

 

Il bambino gli aveva sorriso diventando evanescente come l'aria che aveva respirato, mentre la sua mano inesorabilmente rimaneva poggiata al nulla, poichè di quella sagoma misteriosa ora non rimaneva altro se non un ricordo lontano in un luogo mai visitato prima. Aveva corso cercando invano il suo corpo tra la bianca luce che ora gli feriva gli occhi, e tutto intorno taceva ripercuotendo dentro sè un rumore assordante, un frastuono impossibile da sopportare ancora un minuto di più.

Disperato cominciò ad alzare la voce cercando il suo viso ancora una volta per potergli parlare e sorridere, cercare insieme a lui un motivo a quella frase pronunciata senza nemmeno sapere la ragione, o forse più semplicemente solo per pura compagnia. Non era lui che doveva deludere o rendere orgoglioso, non era certo di lui che aveva bisogno in una battaglia che era diventata fin troppo personale. Quello sguardo gli aveva stordito l'anima più di qualsiasi altra cosa avesse mai incontrato durante il suo cammino, e pur avendolo incrociato solo per pochi istanti, ne sentiva già la mancanza in un lasso di tempo troppo breve per poter anche solo pensare ad un vero e proprio incontro di anime.

 

Di lui non rimaneva più nulla, solo silenzio e molta solitudine..

 

Cosi Trunks si svegliò di soprassalto portandosi una mano alla fronte madida di sudore.

Aveva riaperto gli occhi immediatamente facendo si che il suo sguardo potesse farsi strada nel buio della notte riconoscendo uno ad uno gli oggetti che da sempre avevano arredato la sua misera stanza. Come pezzi inifiniti di un puzzle mentale, aveva riordinato le idee nella testa rimembrando ciò che aveva appena sognato, quel viaggio onirico di cui ricordava solo una stanza illuminata da una luce bianchissima ed uno sguardo sconosciuto ma fin troppo familiare.

 

Si era alzato dal letto senza fare rumore certo del fatto che sua madre non avesse ancora riposato. Decise cosi di rimanere tra le mura della sua stanza pur di non destare preoccupazione alcuna, e solo con i suoi pensieri cercare ancora una volta una risposta a tutti i suoi dubbi.

Mancava poco ormai e la sua vita sarebbe cambiata nuovamente poichè essere sconfitti in battaglia era qualcosa che davvero non era riuscito ad accettare. Difficile era stato rinunciare ad una vita normale, ma ancor più da vigliacchi sarebbe stato abbandonare ogni speranza di rinascita. Barattare ciò che gli era stato negato per qualcosa a cui aspirare in futuro non era da lui nè da sua madre, e anche ad anni di distanza entrambi avrebbero gridato quel senso di rivalsa che per sempre aveva accompagnato le loro vite.

 

Di tutte le perdite a cui la vita lo aveva forgiato, una sola gli aveva avvelenato l'anima come mai nessuno aveva osato fare. Un'ombra misteriosa e sconosciuta aveva da sempre oscurato la sua esistenza fatta di rimorsi e rimpianti macchiando la sua crescita di una pecca incommensurabile, una mancanza di livelli inarginabili e che anche ora si faceva sentire nonostante la sua già precoce maturità. Quel padre che non aveva mai conosciuto, quel saiyan che troppo spesso aveva sentito nominare in discorsi fatti di veleno e amore allo stesso tempo, quell'uomo che aveva rubato il cuore di una madre sempre sofferente e per la vita votata al suo solo ricordo.

 

"Sei l'unico in grado di affrontare questo viaggio Trunks. In quell'epoca tu non eri ancora nato e di te amore mio non ne sentivo nemmeno l'esigenza. L'idea di avere un figlio era qualcosa che non mi sfiorava nemmeno, troppo lontana dalla mia volontà. Tutto questo però prima di incontrare tuo padre..."

 

"Devo ammettere che non vedo l'ora di conoscerlo mamma".

 

"Non illuderti troppo Trunks... Lui era forte e malinconico proprio come te ma allo stesso tempo era infinitamente orgoglioso e avrebbe preferito morire mille volte piuttosto che chiedere l'aiuto di qualcuno".

 

Discorsi fatti all'infinito, sempre alla continua ricerca di frammenti di una vita troppo complicata e dolorosa da poter essere raccontata ad un figlio che mendicava conoscenza.

Già da tempo aveva capito quanto quella ferita sanguinasse ancora di un amore mai del tutto consumato o spento, eppure si era accontentato delle briciole che sua madre e il suo Gohan avevano osato gettargli ai piedi. La sua nascita non era stata programmata cosi come non lo era stato l'amore nato tra i suoi genitori.

 

Suo padre era forte e malinconico, ma allo stesso tempo estremamente orgoglioso.

Avrebbe preferito morire mille volte piuttosto che chiedere aiuto eppure sua madre si era innamorata di lui riuscendo a concepire anche un figlio. Quale coraggio spavaldo e infame l'aveva portata a legarsi ad un cuore di ghiaccio, ad un alieno di siffatte caratteristiche fisiche e mentali? Anni trascorsi cercando di comprenderla e assecondare il prezioso e geloso ricordo che lei serbava nel labirinto inespugnato della sua geniale mente affinchè le sue origini potessero crescere dentro il suo cuore e alimentare uno stadio raggiunto solo versando il sangue di un amico caro, un uomo destinato alla sofferenza proprio come lo era stato lui.

 

Chiederle quale era stata la molla capace di fargli credere che in lui ci fosse stato davvero del buono, che il suo animo fosse stato davvero capace di redenzione quando invece aveva seminato solo morte e terrore nei vari pianeti che aveva conquistato, ma alfine ciò che gli era davvero mancato era stato il coraggio di chiedere e di sapere. Conoscere di quale dolore suo padre avesse sofferto in vita e di quali peccati si era macchiato nella sua piena coscienza esistenziale.

 

Il coraggio di dirle che nonostante suo padre fosse stato anche il più crudele di tutti gli esseri viventi, lui avrebbe volentieri fatto carte false pur di vedere il suo viso. La forza di raccontarle che nonostante suo padre fosse stato pronto a morire mille volte pur di non chiedere aiuto, lui sarebbe stato disposto a morire anche solo una volta pur di dirgli che sua madre meritava una seconda possibilità, e che forse dopo tutto la meritava anche lui.

Il figlio che purtroppo non era mai riuscito ad allevare come un vero saiyan...

 

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Approfitto di questo spazio per dire due parole.

Quando ho cominciato a scrivere questo capitolo erano le prime ore pomeridiane del 30 Dicembre 2012 e ho appreso con mio grande dolore, la perdita di una delle donne più intelligenti e forti d'animo che la storia abbia mai conosciuto, RITA LEVI MONTALCINI.

Grazie a lei ho scoperto l'amore per lo studio e per la medicina, leggendo delle sue ricerche ho capito quanto importante possa essere la forza di volontà e la caparbietà, la voglia di fare e di sperimentare cose nuove pur sbagliando e maledicendosi per le notti insonni trascorse sulle pagine di ogni libro. Pionera nell'Accademia delle Scienze, senatrice a vita pur non avendo mai avuto a che fare con mafia o affini, premio Nobel per la medicina e scopritrice di molti capisaldi dell'attuale biologia genetica, è grazie a lei se ora possediamo nozioni capaci di sconfiggere mali incurabili come il cancro.

A lei va la mia più sincera gratitudine, e soffro pensando a quante giovani menti sono rimaste orfane di una donna coraggiosa che nella gioventù aveva investito tutta la sua intera esistenza.

Spero tanto che il suo ricordo possa vivere sempre nei cuori di molti ed essere d'esempio a tutte le nuove generazioni che si affacciano in questo tanto bistrattato mondo del lavoro.

Un ringraziamento particolare va a quanti di voi continuano a leggere questa mia storia lasciandomi sempre dei bellissimi commenti. Un abbraccio fortissimo va invece a edvige hoshi le cui parole mi hanno emozionato come pochi fino ad ora hanno saputo fare, sperando inoltre che questa mia nuova parte le piaccia come quelle precedenti. Questo capitolo è dedicato a lei e al suo affetto nei miei confronti. Spero davvero che questa storia possa rimanere nel cuore di chi l'ha letta, cosi come lei mi ha confidato. ^_^

Grazie di tutto amici miei.

Reina

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Capitolo 21
*** La forza dell'acqua ***


CAPITOLO 21

 

Mai nulla di grande è stato realizzato se non da chi ha osato credere che dentro di sé ci fosse qualcosa di molto più grande delle circostanze.”

(B. Barton).

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L'aria era tersa mentre un vento ancora gelido non preannunciava certo l'arrivo di un'inaspettata ma già prossima primavera. Il sole coperto da nubi spesse e dense non riscaldava appieno il viso di chi ancora sperava in un mondo di pace mentre l'erba circostante veniva mossa incostante dai capricci di alcuni turbini improvvisi portatori di pioggia e molta malinconia.

 

Trunks si era avvicinato piano come faceva solerte forse solo per non turbarla o più semplicemente per non interrompere il flusso continuo dei suoi pensieri incessanti ed inesorabili proprio come era sempre stata lei che nella vita aveva sempre visto il lato positivo di ogni vicissitudine. Bella e forte come poche, sua madre era una donna che difficilmente si sarebbe potuta incontrare e che ancor più raramente si sarebbe potuta comprendere fino in fondo. Un fiume tranquillo nel suo letto d'origine capace con la sua tenacia di scavare anche le rocce più dure e impervie fino a modellarle a suo piacimento cosi da poter ottenere sempre il meglio da tutto ciò che lo circondava.

 

Trunks non l'aveva mai deviata ma solo seguita, fedele alle sue idee e alla sua folle voglia di cambiare il passato, le era rimasta sempre accanto con l'amore di cui solo pochi esseri umani sarebbero stati capaci. Comprenderla di più, solo questo avrebbe tanto voluto per il suo spasmodico proteggerla dai fantasmi del suo passato, quando i suoi immensi occhi azzurri si perdevano nel vuoto delle sue mancanze e la speranza che da sempre nutriva nel più profondo del cuore diventava logora ed incostante come la nebbia del primo mattino.

Più il fiume era profondo, più si muoveva silenziosamente. Lui lo sapeva già da molto tempo vivendo accanto ad una donna che dalla vita aveva ottenuto sempre ciò di cui aveva bisogno, anche a costo di urlare e strepitare con tutta la forza che aveva in corpo.

 

"Tutto bene mamma"?

 

Era rimasta in silenzio piegata sulle ginocchia aspettando che suo figlio arrivasse in quel luogo di pace dove spesso andava a rifugiarsi nei momenti difficili o più semplicemente quando il mondo attorno a lei non aveva altro da offrire se non pene e sofferenze difficili da sostenere. Ferma e composta aveva sorriso leggermente sconstandosi i lunghi capelli dal viso sperando che Trunks l'assecondasse anche in quel momento di meditazione, anche quando di lì a presto si sarebbero salutati prima di intraprendere un viaggio rivelatore, un tuffo nel passato troppo doloroso da poter rivivere o anche solo riportare alla mente.

 

"Si caro stavo solo pensando".

 

Trunks aveva annuito aspettando che fosse lei a parlare e a fare luce nel buio dei suoi pensieri troppo pesanti da sopportare dentro un cuore stanco di molta sofferenza, e cosi continuò ad osservarla malinconica pregare sulla tomba del loro più caro amico di sempre.

 

"Pensavo solo a quanto fossi invecchiata"...

 

Trunks si meravigliò non poco per quella frase rimanendo allibito da tanta franchezza.

Non riusciva a comprendere il significato di tale affermazione soprattutto in quel momento,

proprio quando il giorno della sua partenza era finalmente arrivato e la sua sfrenata curiosità mista a voglia di vendetta si scontrava già da tempo con l'angoscia palpabile e veritiera di una madre affranta e preoccupata.

"Non sei invecchiata per nulla mamma, sei bellissima cosi".

 

"Ti sbagli, Trunks ma grazie per avermelo detto".

 

Era seria, stranamente seria mentre lo diceva. Forse preoccupata o molto più semplicemente malinconica e nostalgica. Davvero non riusciva a comprenderla mentre con veloci e delicati movimenti sistemava in un vaso i fiori freschi che lui aveva portato con sè.

 

"Voi ragazzi in tutti questi anni mi avete dato fin troppe preoccupazioni e cosi sono invecchiata prima del tempo".

 

Si era rialzata mentre Trunks rimaneva sempre più basito. Sua madre era sempre stata un pò vanitosa ma da quando aveva memoria di ricordare, quella doveva essere la prima volta che la sentiva parlare in quel modo. Forse erano solo i suoi ricordi a proferir parola o magari si stava rivolgendo semplicemente ai fantasmi del suo passato, ma con lo sguardo fisso su quella lapide, non aveva osato incrociare i suoi occhi con quelli del figlio. Sopravvivere alla morte delle persone più care che aveva conosciuto in vita sarebbe stato uno smacco troppo grande per poter essere dimenticato e questo Trunks lo sapeva fin troppo bene...

 

"Vedi questa ruga Trunks"?

 

L'aveva ossarvata attento mentre sua madre si era sfiorata il viso all'altezza della rima buccale.

 

"Credo di averla avuta quel giorno di molti anni fa quando tutti i nostri amici sono morti tentando invano di salvarci la vita. Yamcha era venuto ad avvisarmi e a salutarmi un'ultima volta prima di partire*, ma io non riuscì a fermarlo. Dovevo ancora riprendermi dalla morte di Goku e di tuo padre e pensavo davvero che il mio cuore non avrebbe retto oltre"...

 

A quelle ultime parole la sua voce si incrinò leggermente prendendo fiato per poi continuare a parlare. Trunks aveva messo le mani in tasca dopo averla ascoltata nel silenzio più totale. Il vento si era fatto più gelido mentre la sera calava veloce allungando inesorabilmente le loro ombre sulla nuda terra.

 

"Non mi stancherò mai di dirlo figliolo... Goku era il migliore e non solo in battaglia. Dava l'impressione di poter sempre risolvere anche le situazioni più difficili e tutti noi sapevamo di poter contare sul suo aiuto. Sono stata fortunata ad averlo conosciuto, tutti noi lo siamo stati..."

 

Si era zittita accarezzando la lapide fredda e spoglia dinanzi a lei fino a quando non ebbe il coraggio di guardare nuovamente suo figlio riscoprendo in lui un uomo e non più un ragazzino. Trunks aveva la stessa età di Gohan quando il peso dei suoi sacrifici si erano dissolti il giorno della sua morte: lo sguardo maturo ed il viso contratto, una smorfia sulle sue labbra troppo simile a quella dell'uomo che aveva amato ed una caparbietà che di certo aveva ereditato proprio da lei. Tutto in lui le ricordava quell'uomo. Tutto in lui le rimembrava il suo unico e tanto compianto amato.

 

"Dovresti riposarti Trunks perchè a breve affronterai un lungo viaggio. Non dovresti ascoltare i vaneggiamenti di una madre solo un pò triste. Ricordati figliolo, hai il privilegio di rivivere momenti di un passato che per noi non tornerà mai più ma che salverà le vita di molte migliaia di innocenti. Sii orgoglioso di ciò che stai facendo ma sta bene attento ad ascoltare tutti i miei consigli perchè non so quali conseguenze potrebbe avere in futuro questo improvviso sbalzo temporale. Non si può giocare cosi a cuor leggero con gli eventi passati".

 

Respirando a pieni polmoni il saiyan aveva tolto le mani dalle tasche incrociando le braccia sul petto e allora trovò il coraggio di parlare dinanzi alle due persone più importanti di tutta la sua vita.

 

"Ero venuto a salutare Gohan prima di partire mamma. Quando avrò eliminato Freezer avviserò Goku proprio come tu mi hai detto di fare e cosi il tuo segreto rimarrà al sicuro con lui. Ne sono certo..."

 

Bulma aveva annuito alzandosi il colletto della giacca sapendo perfettamente che Goku non avrebbe rivelato a nessuno il segreto del suo concepimento. Cominciò a sorridere ripensando alla scoperta della sua gravidanza, alla nascita di Trunks e a quell'amore profondo che per la vita avrebbe ricordato come il suo più grande rimpianto. Un'altra Bulma avrebbe goduto dei frutti della sua sofferenza ma ciò che provava non era gelosia, semplicemente molta amarezza e troppa nostalgia di un passato ben diverso da come se l'era sempre immaginato...

 

"Poco fa stavi sorridendo o sbaglio"?

 

"Non posso farne a meno Trunks... Immaginavo lo stupore di tuo padre quando ti guarderà eliminare Freezer. Probabilmente si chiederà come sia possibile che al mondo esistano ancora dei saiyan come lui e magari ti considererà anche un bugiardo. Povero Vegeta, ha la risposta a portata di mano ma sarà troppo preso dal domandarsi come mai un ragazzino della tua età possa aver raggiunto lo stadio del super saiyan prima di lui che è sempre stato il combattente più forte di tutta la galassia. Il destino svelerà le sue carte solo quando sarà giunta l'ora e quando quell'ora arriverà, spero con tutto il cuore che tu possa diventare un figlio amato".

 

Trunks sorrise senza dire nulla. Tutto quello che c'era da sapere riguardo il suo orgoglioso padre l'aveva scoperto grazie ai ricordi frammentatti di Gohan e di sua madre e questo per ora gli bastava. Le sfumature che lo caratterizzavano le avrebbe scoperte se forse un giorno anche lontano, avrebbe avuto la possibilità di sopravvivere e tornare indietro a quei giorni dimenticati per poter aiutare i suoi amici riportando cosi la pace al loro amato pianeta.

 

"Non temere Trunks, lui non ti invidierà per cattiveria e nemmeno per l'orgoglio che lo ha sempre contraddistinto, lo farà perchè sarà deluso da se stesso e delle sue capacità belliche. La giustizia è armonia e sono certa che tra qualche anno tuo padre sarà orgoglioso di te scoprendo che proprio suo figlio ha eliminitato quanto di più odiato abbia mai avuto in vita. Torna indietro nel tempo e salva Goku dalla malattia che tra non molto lo colpirà, cosi che anche tuo padre possa sempre avere un motivo per combattere".

 

"Lo farò mamma sta tranquilla, ma è giusto che tu sappia che se tra tre anni dovessi sopravvivere, mi piacerebbe tornare da loro e aiutarli a sconfiggere i cyborgs..."

 

Bulma non fiatò e si limitò semplicemente a sorridergli dandogli una pacca sulla spalla. Sapeva che quel giorno sarebbe arrivato e quel giorno lei avrebbe potuto solo pregare per un suo immediato ritorno alla loro dimensione ma soprattutto da lei che da sempre aveva agognato quel momento già da molti anni ormai.

 

"Ti lascio solo con Gohan allora, avrai molte cose da raccontargli al tuo ritorno".

 

Si era girata lentamente per tornare alla sua macchina quando Trunks la fermò ponendola una domanda inaspettata che le raggelò immediatamente il sangue nelle vene.

 

"Aspetta un attimo mamma. Mi hai parlato dei tuoi amici e di Goku ma non mi hai mai parlato della morte di papà. Di certo deve averti lasciato qualcosa di molto più importante di una semplice ruga sul viso..."

 

Si fermò sul posto come pietrificata. In vita non aveva ricevuto mai una domanda cosi tanto diretta nemmeno dai suoi genitori, ma la curiosità di suo figlio doveva essere soddisfatta, soprattutto se il figlio in questione poi era diventato un guerriero di siffatta specie. Non si sarebbe mai accontentato delle spiegazioni ne tanto meno delle conclusioni, ma dalla sua esperienza personale ne avrebbe tratto un coraggio tale da fargli compagnia per tutto il resto della propria vita.

 

"La morte di tuo padre mi ha lasciato un segno indelebile proprio qui Trunks, dentro di me..."

 

Si era sfiorata il petto socchiudendo gli occhi e dandogli le spalle era rimasta immobile sul suo posto. Era proprio quella sua madre: ostinata e forte come l'acqua di un fiume. Non si sarebbe mai spezzata e non si sarebbe mai ferita nemmeno con la spada più potente di cui lui disponeva durante i suoi combattimenti. Le cicatrici non ledevano la superficie dei fiumi, ma imperterriti si adattavano al loro cammino senza mai dimenticare il loro abiettivo. Acquistavno forza dalle vicissitudini e non si arrendevano dinanzi agli ostacoli.

 

"Questa ferita ha cominciato a sanguinare quando ho iniziato ad amarlo e difficilmente si rimarginerà nonostante siano passati molti anni dalla sua morte, ma io ho te e questo mi basterà. Dovrà bastarmi Trunks..."

 

Non poteva fare nulla per sua madre se non comprenderla e aiutarla a costruire un nuovo mondo di pace. Pur viaggiando indietro nel tempo il suo mondo e i suoi amici non sarebbero mai più tornati, ma un'altra Bulma e un altro Trunks meritavano una seconda possibilità, e con essi anche il loro padre...

 

"Salutami Goku e in bocca al lupo figliolo".

 

L'osservò andare via malinconica, forte e bella come era sempre stata con un filo di voce ad accompagnare i suoi più intimi pensieri. Ancora una volta era rimasto solo con Gohan per salutarlo e promettergli un nuovo mondo di pace, perchè per quanto gli anni trascorressero veloci, lui il loro obiettivo non l'aveva mai dimenticato.

 

"Fammi gli auguri Gohan perchè domani sarà un giorno glorioso. Lo sarà per me e per te, per tutti noi che abbiamo sempre avuto fede e creduto nel futuro. A presto amico mio".

 

Si alzò in volo lentamente osservando un'ultima volta la scritta sulla sua lapide cosi che potesse imprimerla nel cuore e con essa svolgere al meglio la missione che lo attendeva. Quella frase aveva adornato una tomba semplice ed essenziale proprio come era sempre stato il suo più caro amico Gohan e per tutte le albe che si sarebbero susseguite dal giorno della sua morte, gli avrebbero donato la forza di andare avanti in un mondo di guerra e di desolazione:

 

-Un figlio devoto ed un amico compianto. Egli ha salvato il mondo-

 

E Gohan l'aveva fatto davvero permettendo a Trunks di maturare e crescere diventando un guerriero di capacità eccelse. Aveva tentato di salvare il mondo più volte e ancora l'avrebbe fatto.

Per quante dimensioni l'universo avrebbe ancora conosciuto, lui l'avrebbe sempre fatto...

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Profumo di pace e di libertà...

Era questo ciò che riusciva a percepire tutto intorno a sè e nessuna sensazione in diciassette anni di vita si era mai anche solo lontanamente avvicinata a quel momento che aveva vissuto viaggiando attraverso i meandri sinistri e misteriosi del tempo e dello spazio.

L'aria tersa ed un cielo azzurro avevano fatto da cornice al suo arrivo in quella dimensione tanto desiderata quanto irraggiungibile. Per quanto il suo cuore avrebbe tanto voluto appartenere a quel mondo pacifico e non ancora corrotto dal male che solo concepito non era stato ancora partorito, la sua mente rimaneva sana ed incorrotta legata a ciò che di più caro aveva al mondo.

 

Aveva aperto l'oblò della sua macchina del tempo controllando che le coordinate geografiche fossero rimaste tali e quali da quando sua madre solo il giorno prima le aveva impostate; una volta accertatosene, respirò fino in fondo all'anima quell'aria che non sapeva ancora fortunatamente di miseria e di disperazione. Se le sue congetture non erano state errate, di lì a breve avrebbe incontrato Goku, quell'uomo di cui tanto sua madre aveva decantato le eroiche gesta e che invece suo padre aveva sempre odiato con tutte le sue forze. Comprendere fino in fondo di quali strani poteri quel saiyan si fosse rivestito per metterlo poi alla prova ad armi pari quando entrambi avrebbero potuto sfoderare la massima potenza del loro potenziale bellico. Nonostante la molta curiosità e l'ansia di conoscere quel volto che trepidante aveva intravisto solo nella profondità dei suoi sogni più reconditi, una missione ancora più importante rimaneva da compiere prima che fosse troppo tardi impedendo cosi che l'intera popolazione mondiale rischiasse nuovamente di essere sterminata: distruggere Freezer e avvisare gli altri di un imminente quanto malefico avvento di morte.

 

Con un balzo veloce si riportò al suolo godendo nuovamente del piacere della terra sotto i suoi piedi cosi che il vento soave potesse ancora accarezzargli il volto contrito dall'eccitazione di un incontro fortuito voluto dal destino. Per troppe volte durante la sua breve vita aveva permesso alla sua anima di perdere quella forza che racchiusa sotto coltri di pentimenti ed insoddisfazioni, non aveva mai trovato pace. Se il suo mondo non poteva ancora ritenersi libero dall'egemonia di alcuni bastardi della peggior specie, la colpa non era certo da attribuirsi a lui che insieme a Gohan aveva sempre dato il meglio, e che per la vita avrebbe serbato come il più caro e doloroso ricordo tra i molti di un'intera esistenza.

 

Sarebbe stato un ambasciatore di pace e non di guerra. Quella notizia avrebbe dato ai suoi cari una seconda possibilità di vittoria pur angosciandoli con ciò che di più brutto la sua triste novella avrebbe portato. Non ci sarebbe mai stata miseria o povertà per quella dimensione. Nessun bambino avrebbe mai sofferto la fame cosi come nessun innocente sarebbe perito sotto gli occhi impietriti della propria moglie solo per capriccio o sete di vendetta. Nessuno sarebbe morto, nessuno...

 

Aveva osservato l'invenzione di sua madre con un orgoglio talmente grande che sarebbe stato riduttivo descriverlo a parole. Il lavoro e la passione che aveva messo nelle sue molte notti insonni avrebbe avuto un giorno la gloria che meritava e cosi forse anche lui avrebbe contribuito ad essere ciò che Gohan aveva sempre sperato: un eroe degno del sangue e della razza che rappresentava, un ragazzo capace di credere fermamente nel bene e nella speranza di un mondo pacifico, quella speranza che scritta sulla lamiera della sua macchina del tempo aveva stampato nel cuore e nell'anima come marchio indelebile delle sue profonde sofferenze.

 

Accarezzò ogni singola lettera come se quel solo gesto potesse da solo sedare i suoi nervi tesi. Richiudendo velocemente la macchina del tempo nella sua capsula si librò in volo permettendo cosi alla sua mente di concentrarsi libera per ciò che la sua venuta avrebbe portato: pace e speranza in un mondo dove il suo solo nome non era stato ancora mai stato pronunciato...

 

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"Volete sapere la mia opinione? Il pianeta terra verrà distrutto e con esso anche tutti noi..."

 

Aveva sentito la sua aura forte ed imbattibile già da molte ore e ancora non era riuscito a capacitarsene. Di certo Kakaroth doveva averlo lasciato in vita mosso dal suo solito senso di generosità e altruisimo e le conseguenze sarebbero state quanto meno catastrofiche.

Aveva vissuto accanto a lui ogni giorno della sua vita riluttante e angosciato pur mantenendo un atteggiamento di servile rassegnazione mista a sete di vendetta, e dover rivedere la sua faccia raccapricciante su quel piaeta dove per il momento aveva deciso di trasferirsi in attesa della sua personale vendetta, non era stato per nulla piacevole o quanto meno rincuorante. Avrebbe goduto immensamente nel rivederlo se solo fosse stato capace di eliminarlo con le sue stesse mani, ma sapeva perfettamente quali erano i suoi limiti e quale sapore aveva già avuto una sua sconfitta sul compianto pianeta Namecc.

 

Diverso nell'aspetto e nella potenza combattiva, Freezer era stato accompagnato da una schiera di inutili leccapiedi e dal padre che di solito aveva preferito rimanere sul suo pianeta d'origine piuttosto che accompagnare il figlio nelle sue spedizioni di conquista. Se solo avesse riportato alla mente tutte le umiliazioni e le inutili riverenze che era stato costretto ad accettare pur di ammansirlo e tenerlo buono fino al giorno della sua mai arrivata vendetta, ancora il sangue nelle vene cominciava a surriscaldarsi bruciando dentro di un dolore indescrivibile e con lui anche il suo atavico orgoglio di saiyan. Un principe senza un popolo su cui regnare non era più degno del titolo di cui era stato rivevistito in passato. Un re costretto all'obbedienza nei confronti di qualcun altro al di sopra di lui non poteva essere considerato il giusto conservatore dell'onorevole stirpe di tutti i saiyan...

 

"Avviciniamoci lentamente cosi che lui non possa individuare le nostre forze spirituali. Nessuno di voi dovrà volare o sarà la fine per tutti, mi avete capito bene"?

 

Avevano ubbidito ancora increduli da una notizia tanto brutale. Erano tornati alle loro banali e inutili vite e avere a che fare con qualcuno di cosi bastardo non era certamente quello che avevano sperato soprattutto quando pensavano di aver quanto meno dimenticato il nome di Freezer e tutti i brutti ricordi ad esso collegati. Erano inutili proprio come gli abitanti di tutte le popolazioni che aveva soggiogato ed ancora si meravigliava della decisione di rimanere con loro su quel pianeta che prima o poi avrebbe ridotto ad un cumulo di polvere godendo della faccia sconvolta di quell'infimo suddito che aveva osato batterlo di un'umiliazione non ancora digerita.

 

Nessuno di loro avrebbe avuto la benchè minima speranza di tenere a bada un mostro come il figlio di re Cold e la cosa peggiore di tutte era il sentirsi impotenti e rassegnati dinanzi ad un'eventualità come quella che si era materializzata dinanzi ai suoi occhi. Freezer era colmo di rabbia e risentimento e questo Vegeta lo capiva bene poichè erano sentimenti di cui la sua anima si era sempre nutrita e che per la vita avrebbe portato con sè fino a quando qualcuno non gli avrebbe spiegato che la vendetta non è mai giustizia e che la saggezza più grande di tutte sarebbe stato il perdono ed il continuo sacrificarsi per proteggere chi in vita si è sempre amato.

 

Un giorno di certo l'avrebbe capito, una notte in cui da solo con i suoi pensieri avrebbe demolito tutte le barriere erette a difesa di sentimenti stupidi e logoranti che mai prima di allora aveva conosciuto amando chi non avrebbe mai immaginato, costruendo cosi con lei una normale e armoniosa vita sulla terra.

 

E intanto una nuova aura si affacciò all'orizzonte spavalda e coraggiosa come poche, un ragazzo che di lì a poco avrebbe cambiato le sorti dell'intero universo. E con lui anche quelle di un padre che non aveva mai conosciuto...

Image and video hosting by TinyPic NOTA DELL'AUTRICE
Miei cari lettori, in un pomeriggio libero (finalmenteç_ç) dagli impegni e dagli obblighi che in questo periodo mi piovono addosso, sono riuscita ad aggiornare questa long a me molto cara. Credo proprio che il prossimo capitolo sia quello definitivo, e non vi nego che la malinconia mi assale non poco proprio perchè è una storia a cui tenevo moltissimo e che si appresta a terminare proprio nei prossimi giorni, ma si sa che tutto ha un inizio e una fine... Inutile dirvi quanto il vostro appoggio mi sia stato di grande aiuto e quanto mi abbia fatto piacere leggere le vostre opinioni ^_^
Sappiate che sto scrivendo l'aggiornamento de LA NEVE NEL CUORE e che nei prossimi mesi scriverò una storia fantasy (sempre in questo fandom naturalmente *_*). Vi adoro miei carissimi amici, spero davvero che le mie storie possano sempre avervi trasmesso qualcosa e vi prometto che ogni volta che potrò, vi renderò il favore scrivendo ancora di tutto ciò che mi passa per questa testolina un pò matta ^_^
La vostra sempre fedele reina86.

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Capitolo 22
*** Tentativo di salvezza ***


CAPITOLO 22

 

"Se guardi indietro potresti ricordare qualcosa che non tornerà più.

Se guardi avanti potresti pensare a qualcosa che non arriverà mai. Chiudi gli occhi e riaprili solo quando avrai la forza di tornare indietro senza piangere e guardare avanti sorridendo".

 

Si era avvicinato piano concentrandosi soltanto sulla nuova aura che da poco aveva cominciato a percepire. Dietro gli alti dirupi di quella montagna sperduta i loro corpi sarebbero stati ben protetti dalla collera di Freezer e cosi Vegeta avrebbe potuto vedere ciò che di lì a breve sarebbe accaduto senza dare minimamente nell'occhio. Quel maledetto tiranno era stato accompagnato da suo padre per una questione di vendetta personale e anche lui che si aspettava di veder tornare Kakaroth sulla terra da un momento all'altro, non aveva previsto che il suo piano potesse essere intralciato da un guerriero misterioso che aveva osato contrapporsi al suo esercito di mentecatti.

 

Le inutili chiacchiere dei terrestri tutte intorno a lui non lo avevano distratto dall'osservare quel ragazzo serio e orgoglioso nel modo di porsi dinanzi al nemico, fermo nelle sue posizioni ed ostentando un'immane quanto innata sicurezza. I colpi di un infimo soldato non lo avevano minimamente scalfito respingendoli con una sicurezza che pochi guerrieri avrebbero potuto dimostrare in battaglia. Freezer l'aveva sottovalutato fin da subito e questo glielo aveva letto negli occhi, l'aveva fatto spesso anche nei confronti di un popolo cosi potente come quello di cui Vegeta era stato a capo e che aveva vigliaccamente distrutto; era tipico di lui credersi il più potente di tutti fino a quando un saiyan dai più bassi natali lo aveva battuto in un duello senza pari nè spettatori, in una battaglia lontana da loro anni luce e che per la vita avrebbe ricordato come il più doloroso tra tutti i ricordi della sua miserabile vita.

 

Brandiva una spada con grande maestria e capacità. In men che non si dica quei pochi servili idioti di cui Freezer si era circondato verrenno eliminitati permettendo cosi che la vera partita cominciasse a prendere forma e sostanza. Discutevano tra loro come se vicendevolmente potessero studiare le proprie mosse e le proprie capacità, ma quel ragazzo non tradiva la benchè minima emozione. Avrebbe voluto avvicinarsi ancora di più e capire da vicino cosa stesse accadendo, quali parole si stessero scambiando in un dialogo acceso di cui a quella distanza non riusciva a captare la benchè minima parola.

 

E poi d'un tratto la terra cominciò a tremare...

 

Un'aura in continua ascesa iniziò ad ergersi orgogliosa fino a far perdere i limiti ed i confini della propria potenza mettendo seriamente in crisi anche un despota come quello che aveva di fronte. Incredulità e timore si erano diffusi tra gli astanti come un virus indebbellabile di cui ancora non si conosceva la cura, e Vegeta tra i timori di molti, non riusciva ancora a capacitarsi di come nell'intero universo potesse esserci un altro saiyan proprio come lui. Un saiyan che dietro la sua immensa forza e il suo imperscrutabile sguardo di ghiaccio, nascondesse quanto di più doloroso nessuno di loro aveva ancora mai provato in vita...

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"Ce l'aveva con Freezer perchè aveva fatto di lui ciò che voleva. Tuo padre non deve avergli mai perdonato uno smacco simile e ricordo ancora con tristezza la rabbia che trapelava dai suoi occhi quando moribondo aveva rivolto le sue ultime parole a mio padre..."

 

Trunks si era alzato da terra battendosi il pantalone logoro e impolverato dai ripetuti allenamenti.

I momenti più belli di tutta la sua vita erano quelli in cui con ricercata tranquillità i loro cuori si aprivano e si lasciavano andare al dolce rumore dei ricordi, quel rumore meschino e doppiogiochista che con estrema accuratezza usava solerte consolare i loro animi affranti.

Non aveva minimamente osato interrompere le sue parole sicuro che Gohan avrebbe continuato a raccontargli tutto ciò che agognava senza nemmeno doverlo incoraggiare. Il suo mentore conosceva meglio di chiunque altro quella sete di conoscenza tipica non solo della sua età ma anche di un ragazzo insicuro che di quella perdita aveva fatto da sempre la sua unica e vera ragione di vita.

 

"Voleva che lo vendicasse Trunks. Voleva che potesse rendere giustizia a tutti coloro che come lui erano morti cercando di difendere i loro ideali e vendicare cosi anche suo padre morto solo per essersi ribellato ad un tiranno come lui. Per quanto fosse colmo di risentimento verso se stesso e verso i suoi limiti bellici, aveva creduto fin da subito in mio padre e nelle sue potenzialità, e non ti nego che la cosa mi colpì non poco. Si sbagliava solo in una cosa Trunks..."

 

Il giovane saiyan affinò lo sguardo seguendo con gli occhi Gohan che poco alla volta si rimetteva in piedi permettendo cosi ad entrambi di poter ricominciare i loro allenamenti. Era stanco e glielo si leggeva in viso. Se solo avesse potuto fare di più rispetto a quello che il suo inesperto corpo gli permetteva di esercitare nell'arte della guerra, avrebbe volentieri affrontato quei nemici più e più volte fino a sconfiggerli definitivamente e ridare cosi il sorriso a chi di più caro ancora aveva al mondo.

 

"In cosa sbagliava Gohan"?

 

"Nel credere che fidarsi di qualcun' altro senza riserve potesse rendere solo più deboli e vulnerabili. Vedi Trunks, in realtà è l'esatto opposto... Io ad esempio mi fido di te come di nessun altro al mondo e mi sento ricco nell'animo come non lo sono mai stato. So già che diventerai un eroe e che con te la terra non avrà mai più nulla da temere. Diventerai un super saiyan anche migliore di me e allora vedrai che tutti i tuoi timori spariranno come neve al sole".

 

Trunks abbassò gli occhi arrossendo appena. Vide Gohan sistemarsi a qualche metro di distanza da lui per permettere che gli allenamenti continuassero nuovamente il loro percorso incessante ed incalzante mano a mano che gli anni trascorrevano veloci. Non avrebbe mai permesso a nessun cyborg di poter anche solo sfiorare il suo amico più caro nonostante la sua immane forza non fosse ancora ben gestita e controllata. Lui avrebbe comunque tentato l'impossibile pur di salvarlo e non saperlo morto di un dolore atroce.

 

Avrebbe tanto voluto ringraziarlo per tutto ciò che gli aveva sempre detto e insegnato. Rendergli tutto l'onore che meritava per tutte le volte che nonostante il disappunto e la stanchezza, gli aveva consigliato di non perdere la speranza e credere nel futuro che avevano sempre sognato. Avrebbe tanto voluto Trunks eppure non lo fece mai incurante del fatto che Gohan si sarebbe sacrificato per quella pace che avevano sempre fortemente voluto. Aveva imparato a convivere con la stessa consapevolezza di non aver mai abbracciato un amico e confidente, con la tristezza che non sarebbe mai stato ricordato per quelle frasi non dette e che già troppe volte aveva pronunciato dinanzi ad una fredda e spoglia lapide. Poichè egli non sarebbe mai stato ricordato per quella ingratitudine che notte dopo notte pesava solitaria sul suo cuore come un macigno dell'anima e che non cessava mai di esistere. Cosi continuò a lottare ingoiando a vuoto quelle stesse parole che forse un giorno avrebbe pronunciato in un'altra epoca e ad un altro Gohan ben diverso da ciò che aveva sempre imparato a conoscere...

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Era quello il nemico che doveva eliminare a tutti i costi e in quel momento glorioso non c'era spazio nè per i ricordi tanto meno per i rimpianti. In quell'epoca Freezer rimaneva un nemico imbattile e altisonante e poco importava se una nuova minaccia incombeva feroce sul destino dell'intero pianeta. Che pensasse ciò che voleva quel bastardo di un alieno immondo quanto spietato, Goku non era l'unico saiyan esistente sulla faccia della terra e di certo glielo avrebbe dimostrato.

 

Godeva felice leggendo il terrore negli occhi del nemico incrementando la sua aura a dismisura solo per dimostrare quanto in realtà fosse diventato potente ed imbattibile. Scrutava impenetrabile lo sguardo di Freezer leggendovi il timore e la paura di una sconfitta ricevuta solo qualche tempo prima su di un pianeta il cui ricordo era stato cancellato per sempre dalla loro furia industruttibile. L'aveva osservato compiaciuto a trasformazione completata solo per godere della sua incredulità finalmente orgoglioso della sua ritrovata potenza, quell'invincibilità che aveva ottenuto in molti anni di dolore e sofferenza godendo appieno dell'attenzione che i suoi genitori, Gohan ed altri amici mai conosciuti prima ora gli stavano regalando.

 

Che Freezer usasse le sue armi migliori a lui poco importava...

Con un immenso moto d'orgoglio e rabbia andava avanti per la sua strada lottando con tutta la forza che aveva in corpo. Aveva prontamente ammazzato gli inutili idioti di cui si era circondato e con la stessa scaltrezza avrebbe ucciso anche lui e suo padre. Senza pietà e senza misericordia. Non c'era tempo per inutili pentimenti e nemmeno per sfogare la rabbia di cui si era rivestito per anni contro un alieno di cui non dovevano rimanere più tracce o ricordi lontani. Doveva farla finita e alla svelta poichè ormai i suoi colpi non avrebbero mai osato scalfire un' anima coraggiosa proprio come era diventata la sua. Doveva agire in fretta, dimostrare a chi basito l'osservava combattere cosa in realtà fosse in grado di fare il figlio del principe dei saiyan, quel principe che ancora incredulo l'osservava combattere sospettoso ma non inorgoglito dall'opera che un suo cansanguineo stava mettendo in atto...

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Aveva respinto con la forza di una sola mano un colpo che sarebbe stato capace di distruggere in pochi attimi l'intero pianeta. Quel giovane guerriero aveva mantenuto una compostezza tale da eliminare Freezer con semplici ma efficaci colpi e tutto questo mantenendo sempre con inqualificabile destrezza lo stadio del super saiyan. Il suo sguardo rimaneva crudele, quasi collerico nel suo guardare il nemico appena incontrato, davvero Vegeta non riusciva a capacitarsi di come un moccioso come lui potesse essere diventato un guerriero di livello superiore. A stento era riuscito ad accettare la superiorità bellica di un suo infimo suddito ed ora doveva ritornare a confrontare la sua momentanea sudditanza con qualcuno di assolutamente sconosciuto e che puzzava di menzogna già dal primo momento in cui l'aveva osservato.

 

Spietato aveva ucciso re Cold nonostante il suo avergli miseramente urlato pietà. Stupido anche solo pensare che la sua spada potesse essere la sua unica arma di difesa quando disponeva di una potenza inesauribile mossa non solo dalla sua infinita forza ma da qualcosa di molto più forte dei muscoli e della destrezza di cui disponeva. Caparbio e con una punta di follia avrebbe potuto somigliare ad un saiyan in tutto e per tutto solo ad un occhio inesperto quanto ingenuo.

A tutti ma non a lui, non a quel principe che per anni aveva saputo discernere la verità dalla menzogna e che sapeva leggere prepotentemente nelle iridi degli sconosciuti le ombre dei più arcani ricordi e delle più brucianti sconfitte.

 

Di certo non apparteneva a nessuno dei pianeti depretati e conquistati in passato da Freezer poichè Vegeva ne ricordava ancora ogni fisionomia ed ogni singola particolarità fino a rimembrare sadico e felice le urla strazianti di tutti quegli abitanti a cui era stato tolto anche il più piccolo barlume di dignità. L'odio che traspariva da quelle iridi di ghiaccio non era altresì finto o artificioso poichè portava dentro di se quella vendetta nata da un risentimento accumulato e che per anni era stato sopito sotto cumuli di impotenza e noncuranza. Per quanto misterioso e ignoto, quel ragazzo aveva una storia che andava scoperta prima che la sua miscredenza prendesse il sopravvento sulla sua razionalità, poichè alfine fidarsi di qualcun'altro non portava altro che guai e sciagure facendo divenire cosi deboli e vulnerabili. E fu allora che tra le congetture più illogiche e assurde a cui Vegeta si era lasciato andare, il guerriero soddisfatto di cotanta vittoria si girò verso di loro invitandoli ad espettare insieme l'arrivo di quella feccia che ancora i terrestri ostinavano a chiamare Goku. Cosi il saiyan si rese conto che quel ragazzo conosceva Kakaroth e che ciò in quel momento doveva bastargli. Chissà che decidere di restare sulla terra non avesse acquisito già da allora un sapore molto più interessante del previsto...

 

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I suoi occhi ed il suo sorriso. Niente su quel volto gli era mai stato oscuro e misterioso prima di quel momento, eppure al suo sguardo stanco di troppe atrocità sembrava di averlo conosciuto allora e per la prima volta in tutta la sua vita. La sua voce allegra ed il suo innato altruismo, il suo modo di scherzare e il voler sapere di più rispetto a lui che della sua immagine e del suo carattere non avrebbe conosciuto nulla se non tra molti anni e chissà quante rinunce; tutto cozzava terribilmente con la madre che aveva sempre imparato a conoscere e che aveva lasciato triste e malinconica pensando ad una vita che non avrebbe mai più avuto.

 

Una sensazione di vuoto s'impossessò improvvisamente della sua mente pensando a quanto avrebbe sofferto se solo il suo scopo fosse miseramente fallito e cosi sentì lentamente dentro di se il cuore stringersi in una morsa di dolore comprendendo davvero quando sua madre potesse essere cambiata nel corso degli anni. Lei era stata davvero in passato la donna che ora aveva di fronte: intelligente e dolce come poche, curiosa e bella da togliere il fiato, Bulma era sempre stata meravigliosa pur non essendo ancora una madre, inimitabile anche quando tutto in tempi non sospetti sembrava sempre andare per il verso giusto e niente e nessuno avrebbe mai potuto toglierle quella sensazione di onnipotenza tipica solo di quell'età. Trunks aveva sperato con tutto il cuore che lei potesse rimanere a lungo viva e spensierata proprio come in quel momento di pace, come quando vedendola sorseggiare una bibita ghiacciata accanto a lui, non avrebbe mai immaginato di trascorrere il resto della sua vita lontana da tutto ciò che avrebbe tanto voluto amare per l'eternità.

 

-Sulla giacca hai il marchio della nostra azienda. Sei forse un nostro dipendente?-

 

Risponderle d'istinto di no, abbracciarla forte pregandola di farsi coraggio e non arrendesi poichè lei possedeva le potenzialità per affrontare qualsiasi evenienza, anche quando in un futuro maledetto sarebbe stata costretta a perdere tutto non rinunciando a niente, a crescere un figlio e ad aiutare gli altri con l'ottimismo e la forza che l'avevano sempre contraddistinta, ma Trunks non l'avrebbe mai fatto.

 

Avrebbe taciuto e ingoiato fiele pur di rimanere fedele alla sua promessa e non rivelare niente di ciò che già sapeva della loro vita futura. Niente di quello che avrebbe tanto voluto dire avrebbe mai visto la luce del sole mandando cosi in fumo il suo piano originario; i suoi desideri e i suoi sentimenti avrebbero forse preso forma e sostanza all'alba di un nuovo giorno, in un mondo dove un nuovo Trunks si sarebbe svegliato felice e non più oppresso tra le calde lenzuola di un letto che non era il suo, abbracciato probabilmente da quella stessa persona che ora truce e sospettosa l'osservava seduto su di un masso poco distante. Suo padre gli aveva dato dell'impostore e non se ne era meravigliato più di tanto; credere che ci fosse ancora in circolazione un altro saiyan non poteva essere credibile soprattutto quando i suoi colori e i suoi occhi tradivano quella marchiata discendenza maledetta in passato anche da un Dio onnipotente e vendicatore.

 

-Che cos'hai da guardare? Ti sembro davvero cosi interessante?-

 

Non era interesse ciò che gli scaturiva dal cuore ma bensì amore, quell'affetto paterno che non aveva mai ricevuto e che mai avrebbe provato per lui e per quello spasmodico volergli bene a priori, anche quando per la prima volta dopo diciassette anni, era riuscito a scrutare quei lineamenti che non aveva mai incontrato prima. Ringraziarlo per avergli fatto dono della vita, di un'esistenza non felice ma pur sempre una vita. Gridargli in faccia che tra tre anni sarebbe morto per lui e per sua madre sacrificandosi per quell'amore che aveva sempre deriso e beffeggiato, per quell'amore che sua madre non avrebbe mai più provato nemmeno in un utopico mondo di pace -Tuo padre credeva davvero in te Trunks e credimi quando ti dico che non avrebbe mai perso tempo con un caso disperato pur trattandosi di suo figlio. Ti sembrerà cinico ma lui era fatto cosi. Il rapporto con tua madre e la tua nascita non sono mai stati frutto del caso, solo che Vegeta non era fatto per vivere sulla terra. Sappi comunque che voi siete stati il suo ultimo pensiero ed io ne sono la testimonianza poichè si è battuto non solo per i suoi ideali ma anche per te e tua madre -Gohan glielo aveva detto più volte e più volte durante lo scorrere incessante degli anni, Trunks l'aveva ripetuto a se stesso come il più lusinghiero di tutti i discorsi mai ascoltati.

 

Osservare come il suo sguardo fosse cosi simile al suo e che davvero il suo orgoglio e il suo essere un vero saiyan non gli permettevano di essere coinvolto in quelvfestoso momento di giubilo, in quell'attimo in cui di lì a breve avrebbe incontrato nuovamente il suo unico e solo metro di giudizio, un nemico che avendogli sbarrato la strada solo qualche tempo prima, era stato per lui condanna e al contempo salvezza. Gridargli in faccia la sua rabbia per non aver mai goduto della sua compagnia sforzandosi di fargli capire che sarebbe stato padre tra non molto tempo ma che non lo sarebbe mai divenuto realmente se si fosse fatto travolgere da quegli stupidi ideali che aveva perseguito per un'intera esistenza. Insegnargli a fidarsi degli altri apprendendo che essere umili non significava essere deboli ma bensì forti e conoscitori dei propri limiti in battaglia. E che tutto questo gli era stato insegnato da quegli stessi terrestri che lui aveva sempre denigrato...

 

"Se questo ragazzo dice che mio padre arriverà non ho dubbi che sarà cosi. Dobbiamo avere fiducia e saper aspettare. Dopo tutto è solo grazie a lui se ora il nostro pianeta è libero dalla presenza di Freezer".

 

A stento era riuscito a trattenere le lacrime e con altrettanto sforzo non era corso da lui per riabbracciarlo e dirgli quanto la sua mancanza avesse segnato la sua esistenza. Dirgli che quando l'aveva visto per l'ultima volta riverso a terra tra gli strazi del suo corpo in un pomeriggio infame, il suo cuore aveva cessato di battere per alcuni secondi per poi riprendere a scandire i suoi battiti vitali con una nuova e ritrovata potenza, quella forza che Gohan sapeva stesse maturando da tempo in lui. Gli mancava da morire e terribilmente sarebbe continuato a mancargli ogni qual volta il suo ricordo sarebbe riaffiorato alla mente facendogli capire quanto fosse stato fortunato ad averlo avuto come unico e solo mentore.

 

Quel viaggio nel passato avrebbe bruciato per sempre come sale su una ferita aperta eppure era cosciente del fatto che quel mondo andava salvato, che tutti avrebbero dovuto vivere una vita spensierata nonostante le varie avversità o al contrario i suoi genitori e tutti i suoi amici non avrebbero mai più conosciuto un periodo di pace. Gohan avrebbe sempre potuto riabbracciare la sua famiglia ed il suo maestro Junior, non avrebbe sofferto dopo averlo perso come invece aveva fatto lui e avrebbe continuato a vivere senza dover portare sulle sue spalle la responsabilità di un intero pianeta. Tutto doveva avere ancora un senso o davvero sarebbe valsa la pena arrendersi e gettare la spugna. E questa volta l'avrebbe fatto davvero...

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Non era per mancanza di fede o semplice curiosità se quel saiyan che aveva di fronte era stato messo alla prova. La fiducia la si costruiva mattone dopo mattone, lentamente e con molta pazienza e lui quel tempo non l'aveva mai posseduto realmente. La fede in qualcuno ha la stessa resistenza di una ragnatela: resistente al tepore dei caldi raggi solari ma debole se messa al contatto con la freddezza dei più duri sentimenti. Se solo avesse avuto la possibilità di farlo, Trunks avrebbe tanto voluto rimanergli accanto e testare con mano quel carattere gioviale e ottimista di cui sua madre aveva tanto parlato e che lui invece aveva accettato da sempre come il più intoccabile dei dogmi -Goku ha sempre creduto che tuo padre sarebbe tornato da noi Trunks, e a dire il vero me lo ha ripetuto fino alla fine dei suoi giorni. Ha sempre creduto in te ancor prima di vederti all'opera pensando fermamente che mi avresti protetta e resa orgogliosa come non mai. Lui era un mio grande amico e ha meritato tutto l'amore che ha ricevuto in vita- Se sua madre insisteva nel dire che Goku andava salvaguardato per il bene dell'intera umanità, lui avrebbe eseguito gli ordini senza fiatare o tentare invano di cambiare il naturale scorrere degli eventi. Eppure nessuno aveva parlato di non mettere alla prova il più forte tra tutti i guerrieri esistenti sulla faccia della terra, così il puro scetticismo prese il sopravvento sulla dura razionalità.

 

Goku era un super saiyan proprio come lui eppure Trunks sapeva bene che quel livello non era mai stato sufficiente con dei nemici formidabili come i cyborgs. Possibile che dove lui e Gohan avevano miseramente fallito, Goku avrebbe trionfato? Davvero l'uomo di cui sua madre si fidava ciecamente avrebbe vinto sul male che ancora attanagliava la sua dimensione e che ancora non era stato estirpato? Trunks doveva credere fermamente in lui e nelle sue possibilità, accettare che in tutto si poteva dubitare tranne che in se stessi e in quella forza di volontà di cui ognuno di noi disponeva per poter affrontare la vita. Goku l'aveva ascoltato senza nemmeno fiatare, prendendo per oro colato ogni singola parola che fuorisciva dalla sua bocca comprendendo fino in fondo la disperazione che ne trapelava e con essa la rabbia che dal suo cuore urlava vendetta. Deluso aveva reagito al fatto che a distanza di tre anni lui non avrebbe partecipato alla sfida più grande di tutta la sua esistenza, quella per cui Trunks si era preso la briga di tornare in un passato che non gli apparteneva e ancora più caparbio aveva osato ingannare i meandri misteriosi del tempo e dello spazio.

 

"Prendi questa quando avrai i primi sintomi della tua malattia. E' una medicina del mio tempo ed è in grado di curare quelle che per voi sono patologie incurabili. Con questa cura hai buone possibilità di sopravvivere..."

 

"Stai dicendo sul serio? Questa è una bellissima notizia ma perchè non me l'hai detto subito eh? "

 

"Perchè non si dovrebbe giocare cosi a cuor leggero con il naturale scorrere degli eventi, ma vedi Goku... io sono convinto che tu sia in grado di proteggere il nostro bellissimo pianeta e poi mia madre ha sempre avuto una grande fiducia in te. Per questo si è sacrificata a tal punto da costruire una macchina del tempo e permettermi cosi di tornare qui da voi e avvisarvi del pericolo..."

 

"Ma allora tua madre mi conosce... hai detto che ha costruito una macchina del tempo... non dirmi che tua madre è..."

 

"Si è proprio quella ragazza laggiù"!

 

Era rimasto impassibile durante tutto il suo discorso ascoltando attendo quel maledetto messaggio di morte. Aveva accettato di buon grado di trasformarsi dinanzi a lui affrontando un suo attacco frontale tutto nella più totale pazienza e rassegnazione, ma dopo avergli rivelato con saggia ingenuità quale sangue gli scoresse nelle vene, l'incredulità ebbe la meglio su di lui guardandolo meravigliarsi di uno stupore assurdo che gli avevano donato un aspetto infantile, quasi immaturo.

 

"Bulma è tua madre"?

 

Si lo era ed era stata la migliore madre che Trunks avrebbe mai potuto sperare per se e per la sua più totale devozione di figlio. Una donna capace di partorirlo nonostante fosse stata abbandonata dall'uomo che aveva amato sopra qualsiasi altra cosa e che nonostante la sua iniziale riluttanza, aveva osato mischiare quel crudele sangue saiyan al suo. Una ragazza capace di sperare nei miracoli e nelle conversioni appartenenti anche all'animo più nero, credendo cosi fermamente anche in chi aveva sprecato la propria vita rincorrendo futilmente onore e vanagloria. Una madre che non avrebbe mai conosciuto le ultime parole dell'uomo che aveva sacrificato la propria vita a dispetto di tutto ciò che aveva sempre odiato, rincorrendo cosi per l'eternità un ricordo racchiuso tra le pieghe di un'anima che ancora sanguinava e che non si sarebbe rimarginata.

 

Erano accaduti eventi che mai si sarebbe aspettata di vedere e cosi la vita nella sua imprevedibile giustizia, l'aveva accecata come quando si guarda il sole dritto in faccia. L'aveva disorientata portandola nelle direzioni più disparate, aveva capovolto la sua vita che sperava essere divenuta piena d'amore e di felicità accanto ad un uomo che solo lei nella sua infinita e folle voglia di amare avrebbe potuto comprendere. Si era ritrovata a piangere spesso nel cuore della notte pensando a quei percorsi ormai remoti e tenuti lontani dalla sua mente solo perchè troppo dolorosi da poter rimembrare, e cosi giorno dopo giorno tra i fantasmi del suo passato, aveva cercato invano una comprensione che non sarebbe mai arrivata.

 

Era proprio sua madre quella donna bellissima che ora li osservava discutere da lontano di un futuro che non le apparteneva, di un mondo che ancora non le era crollato addosso e che affrontava ancora con coraggio le vicissitudini che di lì a breve sarebbero accadute.

In un giorno imminente forse i suoi occhi azzurri avrebbero visto quanto di più immondo la sua amata terra avrebbe potuto vivere senza la possibilità di poter rimediare, e allora lei nel suo più grande slancio di coraggio avrebbe ricercato quel senso di pace che troppo spesso aveva agognato, trascorrendo gli ultimi anni della sua esistenza senza limiti di volontà ma soprattutto di tempo, quel tempo che ad ogni modo quella stessa madre affranta non avrebbe mai più avuto.

 

Tempo per ritrovare se stessa e vivere ogni suo giorno come fosse un dono. Tempo per perdonare e dimenticare quanto di più crudele possa aver affrontato abbandonando tutto l'amore che avrebbe potuto donare e a cui invece aveva dovuto rinunciare. Tempo per non ascoltare il suo cuore zittendo cosi le sue grida di solitudine e capacitarsi una volta per tutte di quanto la sua vita fosse stata ingiusta con una come lei...

 

"Tu non sai quanto mi abbia fatto piacere conoscere mio padre in vita. Lui ci ha lasciati quando ero ancora molto piccolo e solo oggi riesco a vedere il suo viso per la prima volta".

 

Goku si era voltato verso i suoi amici incredulo ad esterefatto da cotanta rivelazione. Non avrebbe mai potuto immaginare che in un futuro cosi prossimo l'orgoglioso e potente principe di tutti i saiyan avrebbe potuto amare una donna terrestre e dare cosi alla luce un figlio. Non avrebbe mai immaginato che un giorno si sarebbe arreso ai suoi sentimenti sopiti sacrificando la sua vita in nome dell'amore e dell'amicizia...

 

"Mi raccomando Goku, non dir loro niente riguardo gli eventi futuri perchè non vorrei che non andassero più d'accordo e allora io non riuscirei più a nascere. Ne salterebbe fuori un pasticcio terribile".

 

-Andare d'accordo con il temibile principe di tutti i saiyan- Ancora non riusciva a crederci...

 

"Sta tranquillo Trunks. Ringrazia tua madre da parte mia e auguriamoci che il futuro sia migliore".

 

"Si infatti, ma sono sicuro che lo sarà. Dopo aver conosciuto la tua formidabile potenza non ho dubbi che la nostra amata terra sarà salva. Ora però devo andare, manco da casa da molto e mia madre sarà certamente preoccupata per me".

 

" Ancora una cosa figliolo..."

 

Goku si era fatto serio e al contempo preoccupato. Aveva capito quanto la situazione dovesse essere presa seriamente eppure un punto nevralgico tra le tante notizie di quel giorno non gli era ancora chiaro. Trunks aveva svolto la sua missione avvisandolo del pericolo eppure a breve sarebbe tornato in quella dimensione di caos e terrore senza nemmeno ripensarci due volte. Era forte abbastanza da poter preteggere se stesso e sua madre, ma di certo non sarebbe stato sufficiente a mettere a tacere quella costante e quotidiana paura della morte...

 

"Se tra tre anni dovessimo riuscire a sconfiggere i cyborgs di cui parli cambierebbe qualcosa nella tua dimensione Trunks"?

 

Il saiyan si limitò a sorridere appena scuotendo la testa senza lasciare traccia alcuna di speranza; cosi Goku rimase basito osservandolo aprire la capsula della sua macchina del tempo serio e per nulla scosso dopo aver ammesso quanto la sua vita sarebbe rimasta comunque segnata da un dolore che non si sarebbe mai dissolto.

 

"Perchè l'hai fatto Trunks? Perchè tornare ad avvisarci quando la tua dimensione comunque non muterebbe?"

 

"Nessuno nel mio futuro ha avuto ciò che meritava me compreso, ma io vi sto dando un'altra possibilità cosi come mi è stata data mio padre e dal mio maestro molti anni prima quando hanno sacrificato le loro vite. Non sto scegliendo di morire, ma sto tentando di salvarvi. Ora scusami Goku, ma devo proprio andare..."

 

L'aveva visto salire sulla sua macchina del tempo orgoglioso e fiero di ciò che aveva appena fatto. Meritevole da parte sua salvare chi solo trasversalmente aveva fatto parte della sua vita in un futuro catastrofico eppure Goku non poteva fare a meno di immaginare chi fosse stato quel maestro cosi altruista e coraggioso da avergli insegnato un'umiltà che pochi guerrieri avevano posseduto in vita eppure Trunks era già partito e con lui tutti i suoi dubbi. Si girò lentamente fino ad arrivare ai suoi amici che curiosi attendevano spiegazioni, poichè alfine avrebbe potuto raccontargli tutto negando però le origini di quel ragazzo misterioso. A tutto avrebbero creduto se fosse stato lui a parlare. A tutto tranne al fatto che Vegeta avesse messo su famiglia...

 

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L'aveva aspettato paziente contando i minuti e le ore che avevano diviso le loro vite senza nemmeno chiedersi una sola volta se fosse valsa la pena rischiare la vita di un figlio tanto amato quanto coraggioso. Quella folle voglia di cambiare il naturale procedere degli eventi non era altro che puro e semplice altruismo, eppure in quei momenti di infinita ed estenuante attesa, non aveva fatto altro che pensare a quanto il suo egoismo di donna smaniasse per sapere cosa Trunks avesse visto e ascoltato in quelle poche ore di un passato lontano da lei troppe lune.

 

"Ciao mamma, come vedi sono tornato sano e salvo".

 

Quando finalmente l'aveva visto varcare la soglia di casa, Bulma aveva sentito il cuore in petto tornare a battere normalmente ed i polmoni immettere aria dentro essi con la stessa regolarità di ogni normale essere umano. L'aveva abbracciato forte per dissipare ogni timore accumulato e lasciare che l'ansia svanisse in quella stessa nube di fumo che aveva tentato di cancellare con un veloce quanto impacciato gesto della mano. Era bellissimo come sempre, deciso e orgoglioso nell'aver portato a termine la sua missione di pace a cui troppe sacrifici erano stati dedicati, e sul suo volto già fisiologicamente contratto, una leggera vena di stanchezza turbava tenue il suo sguardo intenso e magnetico.

 

"Di certo sarai stanco Trunks. E' meglio che tu vada a riposare mentre intanto preparo qualcosa da mangiare..."

 

Gli aveva dato le spalle frugando nella dispensa vuota senza mai accennare un solo minuto a quello che poi in realtà tanto agognava. Una volta accertatasi che la vita di suo figlio era salva, tutto quello che di lì a breve avrebbe saputo non avrebbe mai retto il confronto con la felicità di saperlo sano e forte proprio come quando l'aveva visto partire l'ultima volta. Per quanto la sua anima morisse dalla voglia di conoscere e ricordare quanto di più caro aveva al mondo, il suo orgoglio ebbe la meglio continuando a fingere una forza che forse non possedeva già più.

 

"Dovrai accontentarti figliolo... non c'è poi tanta roba da mangiare da quando sei andato via. La città dell'Ovest non è stata attacata ultimemente ma sia io che Chichi abbiamo pensato bene di non uscire di casa perchè tu eri via e non ci sentivamo pronte a..."

 

"Stanno tutti bene mamma e sembrano felici".

 

Trunks si era seduto a tavola poggiando la sua spada contro il tavolo di ciò che era rimasto della loro sala da pranzo. Per quanto potesse fingere, sua madre la conosceva fin troppo bene ed era giusto che sapesse la verità. Ricordare le avrebbe fatto male di un dolore indescrivibile, sarebbe stato come ricadere nel baratro da cui era uscita anni prima sapendo che un'altra donna avrebbe goduto forse dei suoi sacrifici. Un'altra Bulma è vero, eppure quella Bulma non sarebbe mai stata lei...

 

"Goku è forte abbastanza da poter assicurare all'intera umanità un futuro migliore del nostro e di certo il mio messaggio li porterà ad allenarsi duramente. È forte e gentile come mi hai sempre raccontato e ti ringrazia per la medicina che gli hai donato".

 

Era rimasta di spalle ascoltando quel discorso senza emettere nemmeno un cenno d'assenso, solo una lacrime scendeva lieve lasciando che la tensione si allentasse riportando alla mente la descrizione di quell'attimo in cui tutto sembrava andare per il verso giusto contrastando nettamente con quella dimensione in cui tutto era andato diversamente da come in passato aveva immaginato la sua vita.

 

"E' rimasto serio e compunto per tutto il tempo del mio discorso, eppure è rimasto molto sorpreso quando ha capito chi fossero i miei genitori. In quel momento mi è sembrato davvero un bambino mamma. Stentava a crederci e continuava a dirmi che non si sarebbe mai aspettato che tu mettessi su famiglia con mio padre..."

 

Ricordava nei minimi dettagli la sua meraviglia ed il suo stupore ancora oggi. Ricordava quegli occhi sbarrati e quella voglia di capire cosa l'avesse portata a scegliere proprio lui che in quel momento brillava soltanto come il più grande principe sanguinario di tutta la galassia. Goku non giudicava nessuno e mai l'avrebbe fatto, aveva accettato il suo colpo di testa e la sua decisione, aveva visto del buono anche in uno come Vegeta e per amor suo, l'aveva lasciata fare credendo anch'egli in un loro roseo futuro -Sei l'unica donna cosi incosciente e pazza da tenere testa al principe dei saiyan, nessuna potrebbe mai riuscirci e tu addirittura parli di felicità con lui. Ti auguro il meglio amica mia, ma non arrenderti e non rimanerci male se non dovesse accadere-

Anche sul suo letto di morte Goku l'aveva consolata teneramente. Era certo che Vegeta sarebbe tornato da lei un giorno rimanendo accanto a quella terrestre che aveva scelto di amare. Nessuno aveva creduto cosi tanto in lui, nessuno. Forse nemmeno lei che come donna e amante l'aveva amato sopra qualsiasi altra cosa...

 

-Parlami di lui Trunks. Parlami di come ha reagito vedendoti sconfiggere Freezer e di cosa ha provato scrutando i tuoi occhi e la tua anima, perchè lui usava farlo solerte e sempre l'avrebbe fatto. Parlami di come mi ignorava e al contempo apprezzava segretamente, di come i suoi occhi ardessero di rabbia per non aver ancora battuto un saiyan che ha sempre odiato. Parlami di lui senza che io te lo chieda figliolo, fallo e basta...

 

"Avresti dovuto guardare mio padre mentre saccente e orgoglioso mi accusava di essere solo un bugiardo impostore. Prima di andar via l'ho osservato con un amore che non saprei nemmeno descriverti mamma, eppure sono certo che tu sola possa capirmi".

 

Lo capiva e fin troppo bene poichè quell'amore di cui Trunks parlava non l'aveva mai abbandonata. -Dammi un altro motivo per combattere, dammi un motivo per tornare sempre qui da te- Quelle parole le avrebbe riascoltate nella sua mente come il più doloroso tra tutti i ricordi eppure non avrebbe mai permesso che niente di ciò che aveva vissuto con lui andasse perduto. L'aveva amato di un amore indescrivibile che nessun essere umano avrebbe mai potuto comprendere e che nessun poeta avrebbe mai potuto cantare anche tra i suoi più ricercati versi. Nessuna parola e nessun gesto avrebbe mai eguagliato quel perdersi tra le sue braccia la notte prima della sua scomparsa, il giorno in cui aveva deposto le armi del suo orgoglio per dare la vita in cambio della sua. Lei sarebbe rimasta sola ed il suo ricordo sarebbe stata per sempre una porta socchiusa su scorci di speranze ed immutevoli illusioni.

 

"Non sai quanto sia stato felice di averlo conosciuto mamma. Mi sono ripromesso di migliorare sempre di più diventando il guerriero che mio padre avrebbe sempre voluto come suo degno erede cosi che tra tre anni lui possa diventare orgoglioso di me. Vedrai che non ci lascerà come è successo qui..."

 

Bulma aveva annuito asciugandosi le lacrime con il solo dorso della mano. Trunks le si era avvicinato comprensivo cingendole la vita e abbracciandola come non faceva ormai da tempo.

 

"Mi chiedo come avranno reagito alla notizia mamma. Non è da tutti scoprire quali sciagure potrebbero abbattarsi prendendo cosi le eventuali precauzioni".

 

"Per quanto mi riguarda figliolo avrei preferito invocare il drago Shenron evitando cosi che Il dott. Gelo potesse portare a termine il suo piano di vendetta. Conoscendo Goku però me lo avrebbe impedito preso non solo dal suo innato moto d'altruismo ma anche dalla sua smisurata voglia di combattere".

 

Trunks aveva sorriso concorcando con l'opinione cosi realistica di ciò che Goku avrebbe pensato. Per quel poco che aveva conosciuto di lui, il suo buonismo non avrebbe mai retto confronti.

 

"E mio padre invece? Come pensi che avrebbe reagito"?

 

Sorrise appena Bulma mettendo sul fuoco una brocca d'acqua. Ricordava i suoi rimproveri ed il suo broncio eternamente stampato su quel viso che già dal primo momento aveva saputo rubarle il cuore e l'anima in un tempo lontano e rivissuto momentaneamente dinanzi agli occhi di suo figlio. Avrebbe tanto voluto dimenticare ma non l'avrebbe mai fatto, poichè alfine ciò che per sempre le sarebbero rimasti, erano proprio quei ricordi, quegli attimi che gelosamente aveva custodito in un cuore che mai avrebbe dimenticato il suo amore sconfinato.

 

"Sai Trunks, qui sulla terra tuo padre viveva i suoi giorni come meglio credeva allenandosi severamente. Nonostante fossi a volte contrariata con lui, è sempre stato libero di scegliere e di sbagliare poichè credevo che solo in questo modo l'avrei conosciuto per l'uomo che poi ho realmente imparato ad amare".

 

"Eppure non hai risposto alla mia domanda mamma".

 

"Invece l'ho fatto Trunks. In questa casa tuo padre era cosi libero da essere rimasto per sempre l'orgoglioso principe dei saiyan. Come minimo mi avrebbe detto di farmi gli affari miei e di non intromettermi in battaglie che non mi riguardavano -Sei solo una stupida ed inutile terrestre- Cosi mi avrebbe detto, ma io non gli avrei mai dato la soddisfazione di mettermi i piedi in testa per nessuna ragione al mondo".

 

Bulma scimmiottava il suo modo autoritario e severo di parlarle mentre osservava Trunks abbassare il capo intimido da tanta rivelazione. Non doveva essere facile per lui immaginare suo padre parlare con tanta disinvoltura con quella che poi sarebbe diventata sua madre; nulla di lui fino a quell'anomalo tuffo nel passato gli era dato di sapere, ed ora invece risuonavano ancora come in un sogno meravoglioso, le parole di quel padre che aveva finalmente conosciuto.

 

"Poi un giorno saresti nato tu Trunks e allora la mia vita sarebbe cambiata per sempre. E tutto questo grazie solo ed esclusivamente a lui, a quel padre che tra tre anni andrai ad aiutare per fare il modo che la pace ritorni sul nostro meraviglioso e amato pianeta..."

 

 

FINE

 

NOTA DELL'AUTRICE

 

A chi mi ha sempre sostenuta e incoraggiata. A chi mi ha sempre seguita e a chi in futuro mi seguirà. Alle amicizie che coltivo e che spero coltiverò ancora...

Vi ringrazio infinitamente e vi abbraccio tutte invitandovi sempre a leggere i miei futuri lavori.

Reina86

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