| two hearts, one voice, a billion emotions |

di troublemaker
(/viewuser.php?uid=186368)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** 1. ***
Capitolo 3: *** 2. ***
Capitolo 4: *** 3. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Prologo.

Oggi, come quasi tutti i giorni dell’anno, era stata una giornata scialba e noiosa, una giornata da dimenticare. A scuola non succedeva mai niente di rilevante, i miei amici facevano sempre le stesse battute, io mi confondevo tra la folla come una lattina per terra o un pezzo di giornale, nessuno mi notava mai e non avevo nessuno con cui parlare delle cose di cui volevo parlare.

Volevo parlare di tutto, volevo parlare del mondo, senza stufarmi mai, ma agli altri interessava solo parlare di nuove canzoni che avevano ascoltato su youtube o dei posti dove andare a ballare il fine settimana. Non avevo nessuno con cui fischiettare mentre pioveva forte, nessuno che avesse un’amore sconsiderato per i marshmellow, non avevo nessuno, nessuno.

Mentre mi incamminavo verso la corriera, mi prese un’idea geniale: invece di andare a casa e piazzarmi inutilmente davanti al computer per tutto il pomeriggio, decisi di andare in un posto che mi piaceva moltissimo. Così cambiai velocemente direzione e svoltai a destra. Camminai ancora per un paio di metri fino a raggiungere il teatro/cinema “Ariston”. Lasciai il mio ombrello fradicio sulla porta ed entrai. Dentro non c’era nessuno. Era presto per la visione dei film in effetti. Bussai allo sportello, dietro al vetro c’era una signora che incollava scontrini.

“Scusi signora, la sala Ariston è vuota adesso?” chiesi.

“Si, è vuota” mi rispose lei, senza staccare gli occhi dagli scontrini.

“Grazie, allora entro”

“Vedi di starci poco però perché tra poco è occupata per delle prove” mi disse bruscamente.

“Oh, va bene” risposi. “…arrivederci.” Che stronza! Non volevo pensare male di lei, ma era proprio una brutta giornata, sul serio. Sorpassai il nastro che bloccava l’ingresso e aprii il portone della sala più vicina. Dentro era completamente buio. Conoscevo bene quel posto, feci il giro della sala e andai ad accendere solo le luci sul palco…..

Ciao a tutte ragazze :3  Questa è la mia prima fanfic, spero che la troverete interessante anche se è un pò difficile visto che dal prologo non si capisce niente e la storia sembra senza alcun senso  T_T pazientate e vedrete, spero di riuscire a sorprendervi :)

Ciao ciao,  Alu :3

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 1. ***


Capitolo 1.

 

Salii la scaletta e andai a mettere lo stereo sul palco. Sistemai il microfono. Premetti il tasto “play” sul telecomando. "The Lonely, Cristina Perry" Iniziai a cantare, senza pensare a niente. Chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare da quella musica meravigliosa.

2am; where do I begin,
Crying off my face again.
The silent sound of loneliness
Wants to follow me to bed.

I'm a ghost of a girl that I want to be most.
I'm the shell of a girl that I used to know well.

Dancing slowly in an empty room,
Can the lonely take the place of you?
I sing myself a quiet lullaby.
Let you go and let the lonely in
To take my heart again.

Too afraid to go inside
For the pain of one more loveless night.
But the loneliness will stay with me
And hold me til I fall asleep.

I'm a ghost of a girl that I want to be most.
I'm the shell of a girl that I used to know well.

Dancing slowly in an empty room,
Can the lonely take the place of you?
I sing myself a quiet lullaby.
Let you go and let the lonely in
To take my heart again.

Broken pieces of
A barely breathing story
Where there once was love
Now there's only me and the lonely.

Dancing slowly in an empty room
Can the lonely take the place of you?
I sing myself a quiet lullaby
Let you go and let the lonely in
To take my heart again.

 

Finita quella canzone, passai un pò di titoli sul telecomando e arrivai a “Sunrise di Nora Jones”. Chiusi gli occhi di nuovo e iniziai a cantare, tenendo il microfono stretto a me, stretto sulle mie labbra, per respirare meglio, per cantare, per vivere. Tutta la giornata di merda che avevo passato si dileguò all’istante, solamente dopo la seconda canzone. Sarei rimasta lì tutto il pomeriggio.

Due canzoni dopo, la mia gola non ce la faceva più. Ero stremata. Meglio di una corsa, meglio di qualsiasi cosa. Ero felice. Mi sedetti sul palco e mi lasciai cadere all’indietro, coricata e con le gambe che penzolavano proprio sull’orlo del palco.

L’ultima nota della canzone stava ancora suonando, quando all’improvviso, qualcuno applaudii.

Raggelai sul posto e non mi mossi di un millimetro. C’era qualcuno! Mi avevano sentita! Terrorizzata com’ero dalla paura che qualcuno mi avesse sentito cantare, non risposi subito.

Solo dopo pochi secondi riuscii a dire qualcosa.

“Chi è là?”

“Scusa, sono solo io” una voce, parlava in inglese. Fortuna che riuscivo a capirlo.

Ripetei la domanda, stavolta parlando in inglese. “Chi sei?”

La sagoma uscii dal buio e finalmente sotto la luce del palco riuscii a vederlo bene. Non riuscivo a crederci. Sicuramente era l’effetto dello spavento di prima, non poteva essere…

“Sono Harry. Harry Styles.” Vedendo che non avevo nessuna reazione, scambiò il mio stupore per ignoranza. Probabilmente pensò di aver fatto una figuraccia, a dire il proprio cognome come se fosse un marchio di fabbrica. Così, aggiunse, dopo un po’ di incertezza “Non - non mi conosci?”

“Sì, so chi sei.” Risposi io. Era incredibile, incredibile. Cose del genere non capitavano a me, mai. Era impossibile che Harry Styles si facesse vivo in una città come la mia, così vicina a Milano, eppure così inesistente. I turisti venivano nella mia città solo per fotografare i palazzi, le chiese e quelle cose lì. Harry Styles non poteva essere venuto per le chiese. Era impossibile.

Rieccomi col primo capitolo, scusate se è un pò corto ma devo ancora decidere come organizzare gli eventi :D So che forse chiedo troppo ma vorrei almeno 3 recensioni per sapere se la storia vi incuriosisce o per sapere che cosa vi aspettate che succeda? :D GRAZIE PER L'ATTENSION, sciauuuuuuuuuuuuu :D   Alu

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 2. ***


Capitolo 2.

 

Rimanemmo lì per un po’ a fissarci. Io facevo di tutto per mantere il mio autocontrollo e lui era imbarazzato. Non lo conoscevo, ma avevo visto abbastanza video su youtube per  poter credere di non averlo mai visto in queste condizioni. Che gli succede? In fondo sono solo una ragazza, dovrebbe saperci fare… Proprio mentre mi abbassai per spegnere lo stereo e mettere via le mie cose, lui parlò di nuovo:

“Come ti chiami?”

“Alice”

“Beh, Alice devo dire che sei davvero una brava cantante..”

“Come scusa?”

“Ho detto che sei brava a cantare, perché non provi a fare un’audizione?”

“Grazie ma preferisco di no…sono troppo timida per farlo” mi voltai di nuovo, prendendo su tutte le mie cose. Improvvisamente mi sentivo strana, troppo imbarazzo. Spensi anche il microfono e feci per portare via lo stereo, quando Harry saltò sul palco e mi fermò. “Perché hai smesso? Ti do fastidio?”

“No, no..è solo che devo andare ora. E’ tardi e la signora li fuori ha detto che la sala è occupata per alcune prove.” Mentre parlavo mi guardavo i lacci delle scarpe, era molto più facile che guardare Harry negli occhi, ancora non mi sembrava vero.

Harry rise quando gli dissi quell’ultima frase. “Perché ridi? Cosa c’è da ridere?”

“Niente è solo che la sala è occupata per noi, io e i ragazzi ci esibiamo qui stasera.”

“Vi esibite qui? Stai scherzando? E perché io non lo sapevo?!”

“Ah non lo so perché, noi i biglietti su internet li abbiamo messi in vendita tre mesi fa”

mi rispose con un candido sorriso. “Cacchio” borbottai tra me e me, quasi dimenticando di avere di fronte Harry Styles.

“Whoa, non sapevo che a scuola vi insegnassero anche queste parole nella mia lingua!” sembrava divertito. L’avevo fatto ridere? Oh santo cielo.

 “Non si impara solo a scuola, esiste anche internet” risposi prontamente io, sfoggiando per la prima volta un sorriso quasi convincente.

 “Ah giusto, giusto. Beh, sei anche brava, ti capisco benissimo, complimenti!”

“Grazie!”

“Allora…” continuò lui “..visto che non hai il biglietto per stasera, se vuoi te ne posso procurare io uno.”  “Davvero? Lo faresti?”

“Certo! Solo se…”

“Solo se cosa?”

“Solo se alla fine canti qualcosa con noi.”

“No, no, no. Scusami ma non posso.”

“Eh, allora niente biglietto.”

“Quanto costa?” “Credo 150 euro.”

“Cosa?? Oddio, non riuscirò mai a comprarlo. Ma perché dovete essere così costosi?” Lui rise di nuovo, divertito. Evidentemente nessuno gli aveva mai fatto una domanda del genere.

“Mi dispiace Alice, io un’offerta te l’ho fatta.” Mi sedetti sulle assi di legno del palcoscenico, riflettendo. Mi misi le dita davanti alla bocca e iniziai a mangiucchiarmi le unghie freneticamente.

Harry si sedette vicino a me pochi secondi dopo, osservando la scena pietosa con un sorriso stampato in volto. Mi voltai a guardarlo, per la prima volta da quando era entrato in quella stanza, sconvolgendomi completamente l’equilibrio giornaliero. In quei minuti di silenzio ripensai a come fosse stata scialba la mia giornata prima del suo arrivo e nella mia testa si ripeterono le poche parole che ci eravamo scambiati. Io avevo parlato con lui, LUI aveva parlato con me. Da non crederci. Improvvisamente mi venne in mente la faccia della mia migliore amica, la faccia che avrebbe fatto se le avessi raccontato cosa mi stava succedendo.

Harry interruppe la mia scia di pensieri canticchiando sottovoce un motivetto che io riconobbi essere “Barbie girl”. Risi sotto i baffi perché adoravo quella canzone stupida.

“Perché vuoi che io canti?” gli chiesi all’improvviso “…Che cosa cambia se lo faccio o no? Le ragazze vengono qui per sentire voi, non se ne fanno niente della mia esibizione.”

“Di cosa ti preoccupi? Pensa solo che sono io ad averti chiesto un favore.” Disse queste parole avvicinandosi senza ritegno, sfoggiando una ridicola faccia da “cucciolo”.

Già era difficile stare lì a guardarlo senza sclerare, figuriamoci se si metteva a fare quelle faccette irresistibili! BASTA, dovevo riprendermi. Per nulla al mondo dovevo lasciarmi convincere a cantare, nemmeno per quelle fossette che stavano aspettando una mia risposta.

“Non se ne parla, mi dispiace. Ora devo andare, è davvero tardi” dissi e mi alzai mettendomi lo zaino pieno di libri e di CD in spalla. Harry mi guardò andare via senza una parola fino a quando raggiunsi la porta della sala. Due secondi prima che chiudessi la porta mi urlò dietro: “Come faccio a sapere se cambierai idea?” mi voltai, sospettosa. “Mi stai percaso chiedendo di darti il mio numero?”  “Pensavo che fosse una frase più fantasiosa, ma il concetto era quello” sorrise e scese la scaletta del palco per venirmi incontro. Tirò fuori dalla tasca dei jeans un bellissimo i-phone nuovo di zecca e me lo porse. “Ehm..” cominciai “..non ho la più pallida idea di come…”

“Dettami” mi rispose immediatamente lui. “346……” “Grazie, allora ci vediamo stasera!” rispose lui.

“Come fai a sapere che ci sarò?” Harry in tutta risposta sorrise e si voltò lentamente “A dopo…Alice”.

PICCOLO SPAZIO: Allora, rieccomi qui! Sono appena arrivata ma faccio subito lo spazio autrice come una profesionista e blablabla, anche se probabilmente non ve ne frega niente di quello che penso e siete arrivate qui alla fine del capitolo solo per pietà.    T_T Anywaaaay  adesso ho evoluto un pò la situazione anche se a dirla tutta ho le idee in testa ma non so come farle accadere dopo! Vedremo che succederà... intanto, perfavore vi prego in cinese, una piccola recensione me la potete fare? Giusto per sapere se ne vale la pena  :)   Adesso vado. SCIAAAAO     Alu  :3

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 3. ***


Capitolo 3.

 

La mattina dopo mi ritrovai scaraventata in corriera come alla fine di un sogno meraviglioso.

Tutto mi sembrava uguale a prima, tutta la vita scialba e monotona intorno a me mi accoglieva.

La vocina che mi pulsava nella testa mi ripeteva la stessa frase da quando mi ero svegliata. Eppure io ero convinta di ciò che avevo visto. Mi ricordavo benissimo il colore dei suoi occhi sotto le luci del palcoscenico, mi ricordavo che la maglietta che indossava era bianca con un teschio sopra, mi ricordo lo sfondo che aveva sul suo iphone, mi ricordavo tutto. Come potevo sapere tutte queste cose se non l’avevo realmente incontrato? La musica nelle orecchie non faceva altro che incasinarmi ulteriormente i pensieri e mentre le strade scorrevano e il sole sbucava fuori dalle nuvole, mi addormentai sulla corriera, cercando di tranquillizzarmi.

Quando arrivai al capolinea, andai subito nel cortile della scuola per cercare la mia amica Ellie e dirle tutto quanto. Volevo assolutamente essere sicura di non essere diventata scema, volevo che lei sapesse tutto, lei soltanto. Non potevo permettere che gli altri lo scoprissero, Harry mi avrebbe odiato se avessi sparso la voce: tutte le ragazze della città sarebbero andate all’Ariston e avrebbero assalito il posto, impedendo ai ragazzi di fare le prove per i concerti e costringendoli a scappare. Di conseguenza non avrei più potuto rivederlo.

Intercettai la mia amica e le corsi incontro.

“Ellie, vieni qui devo dirti una cosa importantissima!”

“Una cosa importantissima? Sul serio? Dai spara!”

“Vieni…” la portai lontano dalla folla e le sussurrai tutto in un’orecchio, in stile notizia flash.

“Oh…mio….dio.” riuscii a dire solo questo. La capivo perfettamente, non ci credevo nemmeno io.

“Allora, cosa ne pensi? Mi credi?”

“Certo che ti credo, perché mi dovresti dire una cazzata del genere altrimenti? Oh mamma… Ali ma è vero che ha preso il tuo numero?” Ellie era eccitatissima, non riusciva a stare ferma, saltellava sul posto come un grillo con un tic nervoso.

“Si, gliel’ho dettato. Però finchè non mi chiamerà non posso sapere… e mi sa che non lo farà perché ieri sera non mi sono nemmeno presentata!”

“Ma potrebbe chiamarti lo stesso, per chiederti come mai non sei venuta o qualcosa del genere…” mi sorrise speranzosa. “Già, forse.” Suonò la campanella ed Ellie mi prese a braccetto e mi accompagnò in classe, chiedendomi se Harry era davvero così bello come nelle fotografie…

 

Ridemmo insieme per tutta l’ora di Disegno e ci mandammo raffiche di bigliettini nell’ora di Filosofia, occupandoci di un solo elemento di conversazione, come si può facilmente immaginare.

 

Proprio verso la fine della lezione, mentre la prof stava dettando i compiti a casa, sentii qualcosa vibrarmi nella tasca della felpa. Mi tastai il corpo come una scema e afferrai il cellulare, che stava vibrando da matti! Non avevo tempo di guardare chi fosse, visto che la prof aveva già notato i miei movimenti sospetti, perciò cliccai in fretta il tasto rosso e le sorrisi, rimettendo le mani sul banco. Esattamente due secondi dopo suonò la campanella della ricreazione. Mi precipitai fuori dall’aula trascinando Ellie per un braccio, lei mi squadrò con aria interrogativa e io le mostrai il cellulare. “Richiama” mi disse subito “..Magari è lui!” “D’accordo, ci provo.” Premetti il tasto di chiamata ed aspettai. “Allora?” mi chiese Ellie. “Fa ancora tuutuutuu…oh, aspetta!” All’improvviso una voce bassa e con un forte accento inglese disse “Hello?”.

Cercando di non svenire o di non scoppiare a ridere, risposi “Ciao, mi hai…chiamata tu prima?”

Ellie mi diede un pizzico. Lo so, non era un’ottima frase per iniziare ma ero così agitata che riuscivo a malapena a parlare decentemente in una lingua che non era nemmeno la mia!

“Si ero io, perché hai messo giù? Era un brutto momento?”

“Beh, ero in classe..”

“Oh, scusa, ti hanno beccata?”

“No,no.” “Bene…hey perché non sei venuta ieri sera? Devo ammettere che per un po’ ero convinto che saresti venuta.” Feci cenno ad Ellie di avvicinarsi a me e di ascoltare. “Cosa c’è?” mi sussurrò lei. “Mi ha detto che ieri sera mi ha aspettata! Cosa dico?” “Non lo so, inventa!” Mi schiarii la voce e dissi “Ehm, te l’ho detto che non avrei cantato.” Lui non rispose, il che mi fece pensare che forse avrei dovuto scusarmi. “..Mi dispiace” aggiunsi in fretta. “Non fa niente”

“Sicuro?” “Si, anzi, se stasera vuoi venire posso tenerti un posto.” Mi voltai verso Ellie e lei si sbracciò e si dimenò sul posto con tanta energia da farmi capire che secondo lei avrei dovuto accettare all’istante. Cercando di non ridere a quella scena esilarante, risposi a Harry: “Uhm, come mai adesso posso anche fare a meno di cantare? C’è qualcosa sotto?” lui rise dall’altro capo del telefono. “Assolutamente no, cosa te lo fa pensare?” “Non lo so, prima hai detto che non c’erano più biglietti e adesso…” “Ma no, ho capito che non posso costringerti se non vuoi e poi…” fece una pausa stranamente lunga e stupidamente mi venne da chiedere “E poi cosa?” anche se non volevo dirlo ad alta voce. Sentii Harry schiarirsi la gola prima di dirmi “…e poi vorrei che venissi, perché…vorrei vederti di nuovo.”

Ancora prima di riuscire a registrare quelle parole nella mia mente, venni strattonata da Ellie che cominciò a picchiettarmi il braccio e a squittire come una matta in preda all’eccitazione.

Non sapevo cosa dire, era tutto così surreale! Ero bloccata (letteralmente) e avrei voluto soltanto chiudere la telefonata e fare un bel respiro. Ma sentii che non ero in condizione di bloccare la più bella telefonata di tutta la mia vita e, prendendo forza, risposi tremando: “Forse, dico forse, posso venire.” Sentii Harry fare un sospiro di sollievo “Grandioso! Il concerto comincia alle 20.30!”

In quel momento suonò la campanella e la mia voce venne sormontata dalla confusione degna di un branco di mammuth che si era creata in corridoio, proprio mentre congedai Harry con un misero “Ci vediamo” prima di riattaccare.

Dopodichè spensi il telefono ed entrai in classe -ancora sotto shock- seguita da Ellie e dai suoi strilletti gioiosi.

 

Passammo il resto della mattinata discutendo su come sarebbe andata la serata. Ellie voleva che indossassi gli abiti migliori che avevo ma siccome io non ero una che usciva spesso, non avevo nemmeno un vestito in casa. Poi mi aveva detto che avrei dovuto mettermi in prima fila, che sarei dovuta rimanere lì aspettando che mi riconoscesse e che avrei dovuto fare tante (ma tante!) foto da portarle a casa il giorno dopo.

Purtroppo, il mio programmino da perfetta sfigata era leggermente diverso: Non mi sarei messa niente di meglio di una camicia in jeans e di un paio di pantaloni hippie, non mi sarei seduta mai e poi mai in prima fila e, in quanto alle foto, avrei piacevolmente evitato di fare la figura della paparazza. Ma tutto questo non potevo dirglielo, Ellie sembrava così entusiasta che la sua felicità poteva bastare per tutte e due e non me la sentivo di rovinarle i piani, visto che era stata così gentile ad aiutarmi. Anche se ero stata io a farle conoscere i One Direction, lei mi diceva spesso che anche solo dopo un giorno sentiva di amarli e visto che tutta la fortuna in questo momento era capitata a me, non potevo far altro che lasciare che si divertisse un po’.

 

Mentre eravamo in corriera ed Ellie mi stava ancora parlando dopo ore di un bellissimo top che aveva visto in vendita da Bershka, mi venne un’idea. “Hey Ellie, VIENI CON ME? Ti preeeeego!”

Lei mi fissò, sbigottita. “Venire con te…dove?” “Al concerto no? Sarebbe perfetto! Tu potresti incontrare tutti i ragazzi e in più io non mi sentirei sola e impaurita!”

Lei mi guardò come se fossi pazza. “Stai scherzando spero. E del tuo appuntamento con Harry ne vogliamo parlare?” stava urlando un po’ troppo forte per i miei gusti, tanto che alcune ragazze in corriera si voltarono a guardarla. Rabbrividii, non potevo pensare a cosa sarebbe successo se questa notizia si fosse sparsa in giro. “Abbassa la voce cavolo, altrimenti se lo scopre qualcuno…”

“Scoprire cosa?” uno dei ragazzi seduti vicino a noi ci fissava, ridacchiando. “Che quella camicia che indossi è talmente fuori moda che se la vedesse mia nonna direbbe che ai suoi tempi nemmeno esisteva più” gli rispose brusca Ellie e si avvicinò di più a me, questa volta bisbigliando.

“Scusami, però…spiegami una cosa: perché non vuoi stare da sola con Harry? Perché vuoi avermi tra le scatole?” “Ma io non starò sola con Harry, ci saranno milioni di altre ragazze a quel concerto, non potrà nemmeno fare in tempo a rivolgermi la parola!” “Alice, quanto sei ingenua..” sulle prime misi il broncio e la guardai male, ma poi lei mi sorrise e mi tranquillizzai “Ti ha detto o no che voleva rivederti?” “Si,ma..” “E secondo te un ragazzo che ti dice una cosa del genere poi non cerca un qualsiasi modo per riuscirci?” “Forse, ma…” “E allora stai tranquilla che prima o dopo del concerto, qualche parola riuscirete a dirvela.” Mi sorrise incoraggiante e io non potei fare a meno di allungarmi verso di lei e abbracciarla, sussurrandole nell’orecchio mille volte grazie. Certe volte era davvero indispensabile, mi aiutava tantissimo, le volevo davvero bene!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice: mi piace questo colore (: comunque, ieri ho ricevuto la mia prima recensione e mi e’ piaciuto molto scoprire che era positiva! Yaaaay :D grazie mille, e ora eccovi qui alla fine del terzo capitolo. Ormai dovreste aver capito un po’ il meccanismo ma se non vi piace come sta andando avanti, devo dirvi che ho intenzione di cambiare mmooooolte cose, spero in meglio :3

 

Ciaociao, alu.









Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1032799