Il futuro esiste anche per noi

di Soly_D
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un incontro speciale ***
Capitolo 2: *** Nuove conoscenze ***
Capitolo 3: *** Primi approcci ***
Capitolo 4: *** Giornata tipica a casa Son... o quasi! ***
Capitolo 5: *** Promessa ***
Capitolo 6: *** Allenamenti... più o meno! ***
Capitolo 7: *** Festa alla Capsule Corporation ***
Capitolo 8: *** 24 ore ***
Capitolo 9: *** In pericolo ***
Capitolo 10: *** Passi avanti ***
Capitolo 11: *** Un'altra dimensione? ***
Capitolo 12: *** A Natale, da parte l'imbarazzo ***
Capitolo 13: *** Complicazioni ***
Capitolo 14: *** Decisioni difficili ***
Capitolo 15: *** L'arcobaleno dopo la tempesta ***
Capitolo 16: *** Normalità rubata ***
Capitolo 17: *** Tutto troppo in fretta ***
Capitolo 18: *** Tutto può cambiare ***



Capitolo 1
*** Un incontro speciale ***


IL FUTURO ESISTE ANCHE PER NOI
    

g.v.


Un incontro speciale

Volava.
Volava a velocità inaudita.
Volava da più di un’ora alla ricerca dei cyborg.
Si bloccò improvvisamente a mezz’aria quando scorse in lontananza una nube di fumo che si ergeva da un palazzo mezzo distrutto. Di certo, quella era opera di c-17 e c-18.
Riprese a volare, vivamente intenzionato a salvare i superstiti di quell’esplosione e forse a battersi con i due androidi per tastare i progressi dei suoi rigorosi allenamenti.
Tutto ciò era ormai diventato una routine.
Il giorno in cui morì suo padre, Gohan si era ripromesso che avrebbe lavorato sodo per diventare forte come lui e prendere il suo posto nella difesa della Terra. Dopo l’arrivo dei cyborg, i suoi obiettivi erano cambiati radicalmente: giurò a se stesso che avrebbe vendicato la morte dei suoi amici causata dai due androidi e che un giorno avrebbe messo fine a quella realtà di guerra e morte che quei mostri dal viso angelico e dal cuore di ghiaccio erano riusciti a costruire in pochissimo tempo.
Aumentò nuovamente la sua velocità, sfrecciando in quel cielo limpido e azzurro così diverso dalla dura realtà alla quale la Terra si era ormai rassegnata da anni. Man mano che si avvicinava, tra gli edifici distrutti e la folla in delirio, Gohan cominciava  a intravedere i due cyborg incenerire tutto ciò che incontravano sul loro cammino attraverso semplici sfere d’energia e togliere di mezzo, con solo l’aumento della p
ropria aura, ogni umano tentasse di sfuggire alla loro attenzione.
Quelle scene era così maledettamente familiari che il ragazzo le rivedeva nella propria mente in ogni momento della giornata e credeva di impazzire quando ricordava le urla disparate di quelle madri che avevano perso i loro piccoli, il pianto esasperato di quei bambini innocenti che capitavano per caso sulla strada dei cyborg, la paura e lo sgomento negli occhi di chiunque cercasse di contrastarli invano, la crudeltà e la malvagità impressa nello sguardo di quei due pazzi omicidi senza controllo. Non avevano pietà per nessuno, si divertivano a provocare morte e distruzione, godevano di ciò che avevano fatto fin dal momento della loro attivazione.
Con la mente pervasa da questi pensieri, Gohan atterrò silenziosamente e lentamente sull’asfalto sbriciolato e solcato dalle crepe che continuava a tremare sotto le potenti scosse provocate dai due androidi. Davanti a lui, regnava il caos più totale: il palazzo appena colpito crollava velocemente a pezzi, l’incendio cominciava a propagarsi in tutte le direzioni, la gente correva di qua e di là senza sapere esattamente dove anda
re o cosa fare, le urla disumane e i rumori dei veicoli contribuivano a rendere ancora più maligna e funesta quell’assurda situazione, i due cyborg facevano strage di persone senza alcuna distinzione. Uno spettacolo orribile.
Gohan si fece largo tra i corpi privi di vita stesi per terra, i superstiti della strage in subbuglio, le automobili e gli edifici distrutti, raggiungendo con coraggio e determinazione gli spietati c-17 e c-18. Lei era in piedi sul furgoncino e guardava incantata alcuni dei meravigliosi vestiti appena comprati in una delle poche boutique della città rimaste ancora intatte, spedendo di tanto in tanto qualche raggio di luce o sfera d’energia in diverse direzioni. Lui invece era al centro della strada e teneva per la gola una ragazza dall’aria tremendamente spaventata, ma al tempo stesso arrabbiata, che continuava a divincolarsi dalla presa ferrea dell’androide con le lacrime che le rigavano le guance e il corpo sfregiato da lividi e bruciature.
In un attimo, Gohan raggiunse c-17 e gli strappò la ragazza dalle mani con un movimento svelto e audace che fece sorprendere e contemporaneamente infuriare l’androide dai capelli neri.
Gohan, intanto, si era già allontanato dai cyborg e volava alla velocità della luce con la ragazza stretta a sé. Arrivato sui monti Paoz, la poggiò delicatamente sull’erba fresca del prato e poi si voltò. “Torno subito, non muoverti.” le disse prima di scomparire nuovamente tra le nuvole e tornare in città.

Videl aprì gli occhi per la prima volta da quando era stata trascinata via dai cyborg.
Era da sola. Ma, cosa più importante, era lontana dai cyborg quindi p
oteva considerarsi salva!
Si scrutò dalla testa ai piedi, constatando di essere ancora viva. Fortunatamente.
Sbuffò percependo un terribile mal di testa e un estenuante bruciore alle ferite.
Ma il dolore fisico non era niente confrontato a ciò che la logorava dentro.
Si guardò intorno, estremamente perplessa e confusa.
Dinnanzi a lei, si estendeva un’immensità verdeggiante e rigogliosa che sembrava essere isolata dalla distruzione e dal panico seminato dai cyborg.
Erano di certo i monti Paoz, una delle poche aree rimaste fuori dalla modernizzazione della città.
Si stiracchiò per bene e si lasciò cadere a peso morto sul prato.
Inspirò profondamente l’aria fresca e pulita, lasciando che la sua mente fosse invasa dai pensieri più recenti. Allora vide due bellissimi occhi color antracite, incastonati in un volto dal color
ito chiaro e dai lineamenti decisi e una massa di capelli corvini piuttosto corti con un paio di ciuffi lasciati liberi sulla parte destra.
Riaprì improvvisamente gli occhi e si mise a sedere.
Era stato lui a portarla in quel luogo, ne era sicura!
Ma perché l’aveva fatto? E, soprattutto, come era riuscito a contrastare i cyborg?
Ora ricordava anche ciò che le aveva detto prima di andare via.
“Torno subito, non muoverti.”
Più che un consiglio, appariva come un ordine.
Videl non aveva altra scelta. Lo avrebbe aspettato lì, ferma e in silenzio, per ottenere le risposte che cercava.
I minuti passavano, ma del misterioso ragazzo nemmeno l’ombra.
Intanto la sua mente volava verso i cyborg e ciò che causavano da anni
alla povera gente indifesa.
Pochi anni prima, aveva perso suo padre: il grande Mr Satan, l’ex campione del mondo di wrestling, l’unica persona cara alla ragazza, il suo solo punto di riferimento e l’unico in grado di poter contrastare i cyborg. E invece era passato subito a miglior vita: la stessa Videl aveva constatato quanto i due androidi fossero forti e veloci. Nessuno aveva speranze contro di loro, eppure il ragazzo che l’aveva salvata dimostrava una certa esperienza e un certo coraggio.
“Ehi”
Videl alzò lo sguardo e rivide il suo salvatore. Era ferito.
Si alzò in piedi con un po’ di fatica e si avvicinò al ragazzo.
“Tutto bene?” le chiese Gohan, con un sorriso.
“S-si...” rispose Videl, un po’ intimorita e incerta.
Quel ragazzo era piuttosto alto e muscoloso. Le sue intenzioni erano
di sicuro buone: Videl lo capì subito scrutando quel suo sguardo che appariva “innocente” e quel sorriso dolce e affettuoso.
“Come ti chiami?”
“Oh, scusami, non mi sono nemmeno presentato. Mi chiamo Gohan, piacere.” la informò lui, porgendole la mano.
La ragazza ricambiò subito il saluto. “Sono Videl”
A quel punto cadde un silenzio imbarazzante. I due si scrutavano a vicenda, senza sapere cosa dire o cosa fare.
Ma Videl interruppe quell’atmosfera di quiete e tranquillità.
“Perché mi hai salvata?”
Gohan si grattò la testa, un po’ imbarazzato.
“Avresti preferito rimanere lì?”
Videl cambiò espressione. Da intimidita e spaventata, a indispettita e confusa.
“Ma non hai risposto alla mia domanda!” esclamò con i pugni lungo i fianchi, sollevandosi sulle punte dei piedi per arrivare al viso di Gohan.
Il saiyan indietreggiò di qualche passo.
“Non potevo mica lasciarti tra le mani di quegli assassini! Eh eh...” spiegò agitando nervosamente le mani.
Videl allora cominciò a girargli intorno con le mani dietro la schiena e uno sguardo particolarmente inquisitorio. Gohan si sentiva tremendamente in imbarazzo.
“Mmm... e dimmi... hai combattuto contro i cyborg prima?” gli ch
iese, senza smettere di ronzargli intorno.
Gohan annuì con la testa.
“Ma stai scherzando?! Hai idea di quanto siano forti quei due mostri?! Nemmeno mio padre, l’ex campione di wrestling, riuscì a contrastarli!”
Ed ora cosa le avrebbe detto Gohan? Non poteva di certo spiegarle che lui apparteneva ad un razza aliena dotata di poteri sovrannaturali.
“Infatti io non li ho fermati! Volevo solo salvare la gente che fuggiva... E’ così, credimi.”
Videl si fermò davanti a lui e incrociò le braccia al petto.
“Un’altra cosa: com’è che sai volare?” chiese curiosa.
Gohan ne aveva abbastanza di quello stupido interrogatorio.
“Mi ha insegnato mio padre”

Ma Videl appariva sempre più confusa e insospettita.
“Se mi dici dove abiti, posso riportarti a casa!” concluse Gohan.
Videl abbassò lo sguardo e sospirò sconsolata.
Lei non aveva più una casa.
“I cyborg me l’hanno distrutta. Io... io non so dove andare, ora”
Quello era un problema serio e Gohan non sapeva proprio cosa dirle o come consolarla.
Ma poi ebbe un’idea.
“Se ti va, puoi stare da me finché non trovi una sistemazione!”
Videl sgranò gli occhi e inarcò le sopracciglia, incredula.
Un perfetto sconosciuto la invitata a casa sua.
“Io... io non vorrei dare fastidio alla tua famiglia...”
Gohan le sorrise.
“Non preoccuparti, siamo solo io e mia madre...”
In fondo, non vi erano altre alternative.
“Ok, ci sto, ma non ti conviene provarci con me!” ammiccò la ragazza con un sorriso malizioso.
Gohan scosse la testa completamente rosso in volto.
Non sarebbe stato affatto facile convivere con quella strana ragazza.









Note dell'autrice:
A scuola mi hanno selezionato come giudice per un concorso di poesie, alcune delle quali scritte in inglese. Spero di essere abbastanza giusta e imparziale, quindi fatemi gli auguri ^.^
Lo so che questa cosa non c'entra niente con la storia, ma ci tenevo tanto a dirlo XD
Spero che come primo capitolo vi sia piaciuto. Ho dato il meglio di me e gradirei una recensione, come sempre!
A presto

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Capitolo 2
*** Nuove conoscenze ***


IL FUTURO ESISTE ANCHE PER NOI

V

Nuove conoscenze

“Dov’è casa tua?”
Gohan indicò una collinetta in lontananza sulla quale si alternavano alberi, campi coltivati e casupole.
“Andiamo” disse avvicinandosi alla ragazza, pronto per prenderla in braccio.
Videl indietreggiò di qualche passo, confusa e impaurita.
“C-cosa vuoi fare?”
“Ti porto a casa mia... volando!”
La mora non ricordava molto di quando Gohan l’aveva portata in salvo, lontano dai cyborg. Tutto ciò che aveva sentito era stata una strana sensazione di leggerezza, ma al tempo stesso di timore per il fatto che non avesse la terra sotto i propri piedi e potesse quindi cadere da un momento all’altro.
Non voleva assolutamente rifare quell’esperienza.
“Ma non ci penso nemmeno!” esclamò incrociando le braccia al petto.
Gohan fece spallucce, sorpassò la ragazza di qualche metro e poi spiccò il volo verso casa.
Videl non riusciva proprio a credere che il ragazzo l’avesse realmente lasciata lì, da sola, fregandosene altamente dei suoi dubbi e delle sue preoccupazioni. Forse si era sbagliata sul suo conto, forse non era il ragazzo gentile e premuroso che gli era sembrato a prima vista. Ma lei aveva bisogno di un posto dove stare e non poteva assolutamente perdersi quell’occasione.
“Gooooohan!” urlò muovendo le braccia in aria, cosicché da attirare l’attenzione del ragazzo “Ed io ora come ci arrivo a casa tua?!”
Gohan si bloccò a mezz’aria, fissò la ragazza che si sbracciava nervosamente dal basso del prato e sorrise di cuore. Era certo che quel suo atteggiamento severo e indifferente avrebbe subito fatto cambiare idea alla sua futura ospite.
“Sei stata tu a dirmi che non volevi essere portata in volo! Ora ti toccherà seguirmi a piedi!”
Un urlo disumano riecheggiò per tutta la distesa dei monti Paoz.
”Aaaaaaaaaah! Ma sei impazzito?! Non ce la farò mai a piedi! E’ troppo lontano!”
Gohan sorrise ancora.
“Quindi vuoi che ti porti io?”
Videl fece cenno di no con la testa.
“Bene, ci vediamo più tardi allora!” affermò il ragazzo voltandosi e riprendendo a volare.
Videl strabuzzò gli occhi, completamente incredula. Possibile che quel Gohan fosse tanto crudele da lasciare che un donzella tenera e innocente percorresse tutta quella strada a piedi?!
Intanto il suo salvatore continuava a volare, mantenendo tuttavia una velocità piuttosto moderata. Sapeva infatti che, di lì a poco, Videl avrebbe nettamente cambiato idea.
La ragazza si inginocchiò sul prato, esausta. Le ferite, il mal di testa e la stanchezza continuavano a indebolirla sempre di più, sia fisicamente che psicologicamente. Aveva urgentemente bisogno di medicazioni, un pasto e un letto caldo, ma soprattutto qualcuno del quale fidarsi e su cui poter contare. Quel ragazzo, nonostante si stesse dimostrando poco gentile, le ispirava tanta fiducia e sicurezza: forse era per quella sua espressione ingenua, forse per quel sorriso appena accennato o per il suo abbigliamento piuttosto inusuale, forse per quelle braccia muscolose che l’avevano portata via da morte certa, forse per il fatto che l’avesse accolta in casa sua senza pensarci due volte.
Ne andava del suo orgoglio, ma doveva ammettere che quel ragazzo aveva perfettamente ragione sul da farsi. Invece di ringraziarlo, stava solo perdendo tempo a farsi viaggi mentali senza né capo né coda. Videl non era più una bambina, ormai aveva 20 anni e come tale doveva comportarsi.
Si rialzò lentamente da terra e cominciò a correre nella stessa direzione presa dal suo eroe.
“Ehi Gohan!” urlò tra un passo e l’altro “Gohan, fermati! Ho cambiato idea!”
Il saiyan si bloccò nuovamente e scese sul prato, mentre Videl gli correva incontro con aria dispiaciuta.
“Mi dispiace... avevi ragione...” si scusò lei, grattandosi timidamente la testa.
“Allora ti porto io?” chiese Gohan con un sorriso.
Videl annuì con la testa, sforzandosi di sorridere a sua volta. Così Gohan si chinò leggermente su di lei e la avvolse a sé, cingendole le gambe con un braccio e la schiena con l’altro.
Pochi secondi dopo, la ragazza si ritrovò nel cielo limpido e azzurro sovrastante i monti Paoz, tra le braccia di Gohan che volava verso casa a velocità supersonica. Le sensazioni della prima volta riaffioravano velocemente nel corpo e nell’animo della ragazza. Si sentiva strana, leggera, protetta, capace di poter fare qualsiasi cosa perché tra le braccia di quello strano ragazzo si sentiva completamente al sicuro.
Cominciò ad aprire lentamente gli occhi e a guardarsi intorno: non fu affatto una buona idea perché intravide solo una serie di immagini frammentarie e sfuocate che le facevano girare la testa e le davano il voltastomaco. No, non era stata una buona idea.
Chiuse subito gli occhi, afferrò un lembo della maglia di Gohan, si aggrappò saldamente alle spalle del ragazzo e poggiò la testa contro il suo petto caldo e muscoloso che la fece subito rassicurare.
Quando Gohan avvertì che la presa della ragazza si faceva sempre più forte, le rivolse un’occhiata di sfuggita e fu in quel momento che la vide sorridere con un’espressione beata in volto.
Il saiyan arrossì lievemente. Per colpa dei cyborg e della guerra, Gohan non aveva avuto molto tempo per farsi delle amicizie e di conseguenza non era mai stato così vicino ad una ragazza. Quella nuova esperienza lo metteva un po’ in imbarazzo, ma al tempo stesso lo rasserenava e gli faceva credere che non era ancora tutto perduto.
Pochi minuti dopo, atterrò nei pressi di casa sua e lasciò a Videl il tempo per riprendersi.
Quando la ragazza avvertì la terra sotto i propri piedi, aprì istantaneamente gli occhi e gettò un urlo di gioia, con le braccia in aria.
“Credevi di non arrivare sana e salva?” chiese Gohan ironicamente.
Videl fece una smorfia. “Non si sa mai...”
Casa Son era un semplice cupoletta bianca circondata da qualche alberello e isolata dal resto del mondo. Doveva essere bello vivere lì, pensò Videl che era abituata al traffico cittadino.
“Resta qui finché non te lo dico io!” sussurrò Gohan all’orecchio della ragazza, lasciandola da sola nell’ingresso ed entrando finalmente in casa.

“Mamma, sono a casa!”
Una signora dall’aria triste e stanca fece il suo ingresso nella sala da pranzo. Il volto trasfigurato e invecchiato contrastava con il fisico ancora forte e invidiabile, segno di una vita piena di drastiche perdite e dolorose sofferenze.
Chichi abbracciò Gohan, notando subito in che condizioni si era ridotto.
“Tesoro mio... cosa ti è successo?! Sono stati i cyborg, vero?!”
Il ragazzo abbassò lo sguardo.
“Non è niente... prenderò un fagiolo di Balzar...”
Nello stesso momento, un’altra figura familiare fece capolino dalla stanza accanto.
Il piccolo Trunks corse incontro al suo maestro.
“Ciao Gohan!” lo salutò affettuosamente con un abbraccio. “Ero venuto per chiederti quando dobbiamo allenarci!”
Gohan se n’era completamente dimenticato.
“Domani pomeriggio, ok?”
Trunks annuì entusiasta
“Ehm... mamma... devo dirti una cosa....” cominciò Gohan grattandosi la testa, un po’ nervoso “C’è una persona che vorrei farti conoscere...”
Chichi e Trunks fissavano il saiyan con sguardo interrogativo.
“Videl, entra!”
La donna e il bambino rivolsero lo sguardo verso la porta d’ingresso e videro farsi avanti una ragazza dai capelli neri e gli occhi azzurri, con i vestiti un po’ sgualciti e l’aria imbarazzata.
Gohan la raggiunse e la portò in sala da pranzo.
“S-salve... io sono Videl...” salutò cortesemente la ragazza.
“I cyborg hanno distrutto la sua casa, così ho pensato che... beh... che potevamo ospitarla qui, da noi!” spiegò Gohan, attendendo un’imminente ramanzina da parte della madre.
Contrariamente a quanto si aspettasse, la donna sospirò profondamente e sorrise.
Gohan aveva dimenticato quanto sua madre fosse cambiata dal giorno in cui morì Goku... Aveva lasciato da parte il suo essere severa e impulsiva per far spazio alla comprensività e alla speranza che un giorno tutto tornasse come prima.
“Cara, ma guarda come sei ridotta! Quei maledetti androidi la pagheranno prima o poi... Ci penserà il mio Gohan, vero tesoro?”
Gohan annuì, sempre più imbarazzato.
“Vieni con me e vedrai che dopo ti sentirai molto meglio!” aggiunse Chichi uscendo dalla sala da pranzo con un’entusiasta e soddisfatta Videl.
Gohan tirò un sospirò di sollievo.
“Quella è la tua ragazza?!”
Il saiyan si voltò verso Trunks, che era rimasto per tutto il tempo in disparte.
“No! E’ solo un’amica...” rispose, rosso in volto.
 “Certo certo... dicono tutti così...” disse il bambino dai capelli viola raggiungendo l’ingresso “Non dimenticarti che domani abbiamo l’allenamento!” e spiccò il volo verso casa.
Gohan tirò un altro sospiro di sollievo e raggiunse la sua camera, poi aprì il cassetto e prese un fagiolo di Balzar. Appena si sentì meglio, si stese sul letto e chiuse gli occhi: non gli ci volle molto per addormentarsi, dato che non chiudeva occhio da un paio di giorni.

“Gohan! Gohan!”
Il ragazzo sbuffò e si voltò dall’altro lato del letto.
“Gooooohan!”
Ma perché non lo lasciavano dormire in santa pace?
“SON GOHAN, SVEGLIATI SUBITO!”
Il saiyan cadde giù dal letto, ritrovandosi ai piedi della madre che lo fissava con sguardo severo.
“E’ pronta la cena” lo avvertì lei.
Gohan guardò l’orologio: aveva dormito per tutto il pomeriggio.
Si alzò subito da terra e scese con Chichi in sala da pranzo.
Videl era già seduta a tavola. Indossava un vestito bianco con un paio di pantaloncini neri e i suoi vecchi stivaletti gialli. Inoltre aveva legato i capelli corvini con due elastici dorati e aveva sistemato la frangetta dietro le orecchie, facendo risaltare maggiormente i suoi magnifici occhi azzurri.
“Ho modificato un paio dei miei vestiti su misura per Videl! Non è bellissima, così?” disse Chichi soddisfatta del lavoro che aveva fatto.
Gohan annuì con un sorriso, facendo arrossire la ragazza in questione.

La cena si svolse nel migliore dei modi. Videl e Gohan si conobbero meglio, scoprendo che avevano la stessa età. Poi venne l’ora di andare a letto.
“Videl dormirà nella tua camera e tu sul divano!” annunciò solennemente Chichi al figlio.
Videl le disse che non era necessario e che non voleva recare disturbo a nessuno, ma Chichi si dimostrò irremovibile.
Gohan portò Videl in camera sua. Non appena furono dentro, la ragazza appoggiò sul comodino le poche cose che le erano rimaste e si sedette sul letto.
“Beh... io vado allora... Buonanotte” disse Gohan uscendo dalla stanza.
“Gohan, aspetta!”
Il ragazzo tornò indietro.
“Tua madre è una donna fantastica!”
“Lo so”
Videl sorrise.
“Non vorrei sembrare invadente... ma... tuo padre non c’è più, vero?”
Gohan fece cenno di no con la testa.
“Invidio molto la vostra famiglia. Nonostante tutto, siete rimasti sempre molto uniti... Io invece... io non ho più nessuno accanto a me...”
Gli occhi di Videl cominciavano ad inumidirsi. Gohan si sedette sul letto, accanto a lei.
“Ma ora ci siamo noi, qui con te. Potrai restare tutto il tempo che lo desideri!”
Videl si asciugò le lacrime e accennò un sorriso.
“Oh, quasi dimenticavo... volevo solo dirti grazie per ciò che stai facendo per me!”
Il saiyan si grattò la testa, un po’ imbarazzato.
“Se hai bisogno, chiama! Buonanotte” disse uscendo dalla stanza.
“Notte”
E quella notte, dopo tantissimo tempo, Videl si addormentò senza pensieri per la testa.

Gohan raggiunse la stanza di sua madre.
Si avvicinò al letto matrimoniale, dalla parte in cui dormiva prima Goku.
“Dormi?”
“No”
Attimi di silenzio.
“Ti piace Videl, vero?” chiese Gohan alla madre.
Chichi si voltò verso il figlio, intravedendo a fatica i suoi lineamenti e la luce dei suoi occhi.
“E’ una ragazza davvero dolce. Sareste una bellissima coppia!”
“MAMMA! Ci conosciamo appena...”
“E allora? Tra me e tuo padre è stato amore a prima vista, lo sai!”
Risero entrambi.
“Davvero, Videl è la figlia che non ho mai avuto. Non mi dispiacerebbe tenerla per sempre con noi.”
“Nemmeno a me”
“ALLORA TI PIACE!”
Gohan accennò un sorriso, poi si alzò dal letto e raggiunse la porta.
“Buonanotte mamma, ti voglio bene.”
“Anche io, a domani”
Gohan uscì dalla stanza e scese in soggiorno, dove lo aspettava una bella dormita sul morbido e confortevole divano di pelle. Però, considerando che aveva dormito per tutto il pomeriggio, forse lo aspettava piuttosto una nottata insonne...









Note dell'autrice:
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio tutti quelli che già mi seguono ^.^ Se lasciaste una piccola recensione, sarei ancora più felice!
A presto

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Capitolo 3
*** Primi approcci ***


IL FUTURO ESISTE ANCHE PER NOI

g

Primi approcci


Essere ospiti a casa della famiglia Son non era affatto male.
Era un posto tranquillo, dove si mangiava e si dormiva benissimo, dove vigevano solo alcune importanti regole come l’equa distribuzione delle faccende domestiche ai vari componenti della famiglia oppure il rispetto degli orari legati ad entrate e uscite di tutti i generi. Ma il momento più bello arrivava la sera, quando i componenti della famiglia Son si raccontavano a vicenda cosa avessero fatto durante la giornata e cosa avessero imparato di positivo e negativo, rievocavano vecchi ricordi - belli o brutti che fossero - impressi sia nella mente che nel cuore, condividevano la speranza che un giorno i cyborg sarebbero stati sconfitti e, con loro, sarebbe scomparsa anche quella dura realtà di morte e distruzione che durava ormai da anni. E a Videl, quest’atmosfera di pace e di affetto reciproco non dispiaceva affatto: aveva imparato a cucinare e a prendersi cura della casa contribuendo al benessere dell’intera famiglia, aveva compreso cosa fossero realmente il sacrificio e la collaborazione, aveva imparato ad accontentarsi e ad amare le piccole cose come la soddisfazione derivata dal duro lavoro oppure dal ricevere e/o fare un semplice gesto carino per dimostrare il proprio affetto e la propria gratitudine nei confronti dei Son o della gente in generale. Erano tutte cose che la ragazza, vivendo nel lusso e approfittando inconsciamente del lavoro altrui, non aveva mai compreso fino in fondo... Ora, invece, si rendeva conto di quanto si fosse persa durante gli anni vissuti allo sfarzoso palazzo di suo padre, il campione del mondo, uno dei personaggi più ricchi della società, e di quanto quella nuova esperienza a contatto con la gente “normale” la stesse facendo crescere e maturare.
Era passato circa un mese dal giorno in cui Videl e Gohan si erano incontrati per la prima volta, ma da allora erano cambiate molte cose. Videl non era più la ragazzina viziata e vivace di un tempo: era diventata una bella donna, una donna forte e capace di cavarsela da sola. Ma c’erano alcune cose che la facevano sentire ancora una bambina, la mettevano in imbarazzo, la facevano agitare, le mettevano paura ma allo stesso tempo curiosità. Tutte queste cose era collegate ad un normalissimo ragazzo dai capelli neri e gli occhi grandi ed espressivi, il carattere pacifico, l’aspetto invidiabile e la capacità di fare amicizia con chiunque: Gohan.
In effetti, dopo la morte di Mr Satan, Videl aveva trascorso un gran brutto periodo e si era completamente rintanata in se stessa, credendo che la colpa di tutto fosse esclusivamente sua e che non ci fosse più niente per cui valesse la pena vivere. Ma poi aveva incontrato lui, Gohan, il ragazzo dolce e gentile che l’aveva riportata con i piedi per terra, che l’aveva accolta in casa sua senza alcuna esitazione, che la trattava come una sorella, che si preoccupava ogni momento per lei e le donava tutto l’affetto di cui aveva sempre avuto bisogno.
Eppure, ogni volta che il ragazzo le faceva un complimento o la aiutava con quel suo sorriso tenero e innocente stampato sul volto, Videl non poteva far altro che arrossire e sentirsi terribilmente in imbarazzo. Queste nuove sensazioni la intimorivano, la mettevano a disagio, le toglievano il fiato, ma contemporaneamente la incoraggiavano a fare chiarezza tra i propri sentimenti, ad avvicinarsi sempre di più a Gohan, a scoprire cosa la facesse emozionare solamente sfiorando una mano del ragazzo o scrutando i suoi occhi perennemente puntati su di lei. Sicuramente, tutte queste nuove emozioni erano legate al fatto che non era mai stata così a stretto contatto con un ragazzo, nonostante avesse già 20 anni. E questo aspetto della sua vita la infastidiva non poco: provava quasi un senso di vergogna e di insoddisfazione per il fatto che non avesse mai provato le stesse esperienze dei suoi coetanei, un po’ a causa della guerra e un po’ anche per la gelosia del padre.
Cavolo, aveva 20 anni e non aveva mai dato il suo primo bacio!
Non voleva che Gohan scoprisse tutti i suoi dubbi e le sue preoccupazioni, non voleva che pensasse male di lei o che la ritenesse “ingenua” sul piano affettivo e sentimentale. Gohan, d’altronde, era il primo ragazzo del quale si era fidata ciecamente già dal primo incontro, era l’unico con cui avesse condiviso lo stesso tetto, ma soprattutto l’unico che le trasmettesse tutte quelle sensazioni nuove e misteriose, ma piacevoli e indimenticabili.

La ragazza sussultò appena a contatto con il getto caldo della doccia, mentre l’acqua e il sapone lavavano via dalla sua pelle tutta la stanchezza accumulata durante la giornata, ma anche i dubbi e le preoccupazioni che attanagliavano la sua mente in ogni momento.
Quando si sentì completamente rigenerata, uscì dalla doccia e si coprì con un asciugamano che lasciava scoperte le spalle e arrivava a malapena alle ginocchia, infine intrecciò i capelli in un asciugamano più piccolo. Stette ferma davanti allo specchio per qualche minuto, poi spostò lo sguardo sul mobile bianco vicino alla doccia e ricordò improvvisamente di non aver preso i vestiti da indossare dopo. Quello sì, che era un vero problema!
Sospirò, si diede un’occhiata allo specchio, si avvicinò alla porta e tirò fuori solo la testa.
Nessuno in giro per il corridoio. Nessun rumore. sembrava tutto tranquillo.
Lentamente, uscì dal bagno e percorse i corridoi in punta di piedi, sperando con tutto il cuore che nessuno si accorgesse di niente. Finalmente arrivò di fronte alla propria stanza, tirò un sospiro di sollievo e mise la mano sulla maniglia.
“Videl?!”
Se avesse avuto il dono dell’invisibilità o l’abilità del teletrasporto, non ci avrebbe messo molto a scomparire nel nulla. Ma purtroppo non era né un’aliena proveniente da un pianeta sconosciuto, né una bellissima e fortissima supereroina e nemmeno una famosa prestigiatrice. Fu costretta a voltarsi lentamente e ad incontrare l’espressione sconvolta sul viso di Gohan.
“Ehm...” sussurrò appena, arrossendo visibilmente e cercando di tirare il più possibile l’asciugamano in modo che le coprisse maggiormente le gambe.
Anche le guance di Gohan si velarono di un leggero strato di imbarazzo. Non era cosa da tutti i giorni imbattersi in una ragazza mezza nuda, in giro per la propria casa oltretutto!
“C-cosa ci fai... qui... così?” chiese grattandosi la testa, estremamente imbarazzato.
“Ho dimenticato di prendermi i vestiti...” ammise lei mordendosi il labbro inferiore per l’agitazione del momento “Io vado, eh?” concluse sbattendo la porta e chiudendosi a chiave nella stanza. Una volta seduta sul letto, tirò l’ennesimo sospiro di sollievo e chiuse gli occhi, mentre le sue guance tornavano a imporporarsi involontariamente.
Come dimenticare lo sguardo di Gohan puntato sulle curve del suo corpo e sui lineamenti del suo volto che aveva scatenato in lei una strana sensazione di smarrimento e agitazione?

Gohan fissava ancora la porta della stanza, confuso e perplesso.
Non capiva cosa gli stesse succedendo. In 20 anni di vita, non gli era mai capitato di soffermarsi sui lineamenti di una ragazza e arrossire come un ragazzino in piena crisi ormonale.
Doveva ammetterlo: Videl era davvero carina. E in verità, aveva provato attrazione verso di lei fin dal primo momento in cui l’aveva incontrata. Gli piaceva tutto di lei: gli occhi grandi e azzurri, la pelle nivea e delicata, i capelli neri e lucidi, le curve appena accennate, la postura fiera, il carattere orgoglioso e testardo, la sua perspicacia e la sua determinazione, la forza di non arrendersi mai e la volontà di andare avanti, facendo sempre di più e meglio.
Ma aveva reputato fin da subito quella attrazione come un semplice sentimento d’affetto e di stima verso di lei. Niente di più...
Ma ora le cose sembravano complicarsi.








Note dell'autrice:
Il capitolo è più corto del solito... boh, spero che vi piaccia lo stesso! Sono piacevolmente sorpresa che ben 19 persone abbiano messo la mia storia tra le seguite, 2 nelle preferite e 2 nelle ricordate! Ma sarei ancora più felice se mi lasciaste una piccola recensione! Grazie ^.^
A presto

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Capitolo 4
*** Giornata tipica a casa Son... o quasi! ***


IL FUTURO ESISTE ANCHE PER NOI

G E T


Giornata tipica a casa Son... o quasi!

La luce del sole filtrò attraverso le tende a motivi floreali, illuminando l’intera stanza e svegliando un’ancora assonnata Videl. La ragazza scese di malavoglia dal letto, indossò un paio di jeans e una t-shirt e scese al piano di sotto per far colazione.
“Buongiorno, cara! Dormito bene?” la accolse la signora Son continuando ad apparecchiare la tavola. Videl, dopo intere settimane vissute in quella casa, si stupiva ancora di quanto mangiasse Gohan a colazione - ma anche a pranzo e a cena – e si era spesso chiesta se il ragazzo svolgesse qualche attività fisica intensiva, dal momento che non ingrassava mai. Anzi, il suo fisico era così perfetto da sembrare un’imponente statua marmorea dagli addominali scolpiti e dalla postura fiera, di quelle esposte nei musei e che non ti è concesso toccare o fotografare.
Mentre Gohan si ingozzava di biscotti e dolcetti, anche Videl si sedette a tavola e cominciò a sgranocchiare una fetta di pane biscottato.
Da qualche giorno cominciava a chiedersi se stesse facendo la cosa giusta ad approfittare ancora dell’ospitalità dei Son. Erano passate ormai settimane dal suo arrivo, ma nessuno si era mai lamentato della sua presenza. In fondo, non dava fastidio a nessuno dal momento che aiutava Chichi nelle faccende domestiche e si offriva volontaria per commissioni o altre piccole cose che lei riteneva ormai indispensabili per una buona convivenza. Ma ogni tanto si chiedeva se fosse il caso di mettere fine a quella nuova esperienza e provvedere a trovarsi una nuova sistemazione... Ciò che ancora la tratteneva era il legame affettivo che aveva instaurato con i membri della famiglia: mentre Chichi era diventata come una madre per lei, Gohan era il suo punto di riferimento e il suo migliore amico. Si era affezionata ad entrambi e l’idea di doverli improvvisamente lasciare non gli andava particolarmente a genio. Certo, avrebbe potuto andarli a trovare ogni volta che voleva, ma continuare a conviverci sarebbe stato ancora meglio. I Son erano diventati la sua famiglia.
E poi c’era la bella e intelligente Bulma, scienziata di fama internazionale, un’amica di Chichi che veniva spesso a farle visita e a chiacchierare con lei per evocare vecchi ricordi e portarle un sorriso. Invece Trunks, il figlio di Bulma, faceva visita a casa Son per trascinare via Gohan e portarlo chissà dove. Era un aspetto della vita del ragazzo che Videl non era ancora riuscita a comprendere... Perché Gohan non aveva un lavoro come tutti i comuni mortali? Dove andava ogni giorno con Trunks? Perchè stavano via tanto tempo? Ma la ragazza era certa che prima o poi avrebbe scoperto la verità.
Più tardi Chichi annunciò ai due ragazzi che sarebbe uscita per fare compere.
“Ci vado io!” si offrì cortesemente Videl.
“Non è necessario...” rispose Chichi “Non sono ancora così vecchia da non poter andare a fare la spesa!” aggiunse con un sorriso.
“Voi avete fatto tanto per me, questo è il minimo che io possa fare per voi!” era la risposta che Videl dava sempre in quel genere di situazione. Chichi e Gohan ormai la conoscevano benissimo e apprezzavano la sua determinazione e il suo altruismo.
“Ti accompagno io. Non posso permetterti di andare in giro da sola con tutto ciò che sta succedendo...” si intromise Gohan, deciso. Sia Chichi che Videl furono d’accordo.
I due ragazzi terminarono di fare colazione, si fecero dare la lista della spesa e uscirono di casa diretti verso il supermercato. Camminavano per le vie della città, fianco a fianco, chiacchierando e ridendo di tanto in tanto. Lo scenario che si prospettava davanti ai loro occhi non era certamente dei migliori: edifici mezzi distrutti, velivoli ammassati l’uno sull’altro, gente che si affrettava a tornare a casa. Confrontato a ciò che i cyborg avevano combinato nelle altre città, questo non era niente.
“Com’è che non avete un velivolo?” chiese ad un certo punto Videl.
“Hai dimenticato che so volare?” rispose Gohan, con un sorriso.
No, Videl non lo aveva dimenticato. E ricordava ancora la terrificante esperienza che le aveva fatto passare il ragazzo portandola in volo a casa sua. Da allora, non era più successo niente del genere.
“E tua madre?”
“Non ama viaggiare”
Videl face spallucce. In effetti, non aveva mai visto Chichi uscire di casa.
Spostò lo sguardo sulle vetrine dei negozi. La ragazza non aveva mai dato molto peso al suo abbigliamento: le andava bene qualunque cosa, purché fosse comoda ed elastica.
Però, da qualche giorno, Videl si era ritrovata più volte a frugare nel suo armadio e a rimpiangere tutti i vestiti che aveva perso a causa dell’esplosione del suo palazzo per mano dei cyborg. Le erano rimaste pochissime cose e avrebbe volentieri voluto rinnovare il suo guardaroba. Ma il fatto era che non disponeva di soldi e soprattutto si vergognava a doverne chiedere ai Son, dato che provvedevano già ad ospitarla.
Lo sguardo della ragazza si posò su una vetrina – una dei pochi negozi rimasti ancora intatti – sulla quale era esposto un bellissimo vestito di colore blu con giacca e cintura entrambi bianchi. Ai piedi della vetrina vi era anche un paio di scarpe intonate con tacco a spillo e cinturino. Videl poggiò le mani sulla vetrina, per esaminare meglio quel bellissimo capo d’abbigliamento e si lasciò sfuggire un “Oh” di stupore. Immaginò se stessa con indosso quegli abiti, pronta per passare una serata con l’uomo dei suoi sogni, il principe azzurro che aveva sempre sognato. Senza saperne bene il motivo, rivolse una veloce occhiata a Gohan e sorrise appena.
Gohan guardò prima lei e poi il vestito.
“Ti piace, vero? Ti starebbe a pennello”
Videl arrossì lievemente e sorrise a sua volta.
“Perché non lo compri?” continuò lui.
La ragazza abbassò lo sguardo, con aria dispiaciuta.
“No... non ne ho bisogno... meglio di no... andiamo!” concluse riprendendo a camminare.
Gohan corrugò la fronte e sospirò. Le donne erano davvero complicate...

Un quarto d’ora dopo, Gohan e Videl erano già al supermercato.
Non appena terminarono di fare compere, i due ragazzi tornarono a casa con le buste della spesa. Chichi li ringraziò e poi li invitò a sedersi a tavola per il pranzo.
La giornata passò in fretta.
“Io esco!” disse Gohan verso sera prima di varcare la soglia della porta.
Videl sbuffò. Ma dove andava Gohan a quell’ora? Con chi usciva? Con una ragazza?
C’era un solo modo per saperlo.
Uscì di casa e prese la direzione del giovane Son, che fortunatamente quella sera aveva deciso di non volare. Videl lo seguì per un lungo percorso, senza mai farsi vedere, e arrivò in una radura dei monti Paoz di cui non conosceva nemmeno l’esistenza.
Si bloccò di colpo, costretta a nascondersi dietro un cespuglio, quando vide sbucare dal nulla il bambino dai capelli viola che spesso faceva visita a casa Son.
“Gohan!” lo salutò con un sorriso affettuoso “Pronto?”
Il più grande incrociò le braccia al petto e guardò Trunks fingendo aria di sufficienza.
“Io sono sempre pronto. Tu piuttosto?”
In tutta risposta, il bambino si lanciò a capofitto su Gohan e cominciò a colpirlo con pugni e calci di velocità e intensità sempre maggiore.
Videl, ben nascosta tra le foglie, sgranò gli occhi incredula e cadde in ginocchio per terra.
Come poteva un bambino di soli 10 anni combattere in quel modo, ma soprattutto tener testa ad un ragazzo di età e mole doppiamente maggiore rispetto alla sua?
Dopo una prima fase di riscaldamento, i due cominciarono il combattimento vero e proprio, alternando il corpo a corpo sul suolo con lo scontro per aria a base di strane sfere luccicanti create con le mani. Il loro modo di combattere era molto simile a quello dei cyborg, notò Videl sempre più curiosa ed entusiasta per la nuova scoperta.
Più volte, durante la prima frase del combattimento, Trunks si era ritrovato a terra con qualche livido in più rispetto alla volta precedente, qualche rivolo di sangue lungo la parti scoperte del corpo e anche un paio di strappi alla tuta azzurra. La cosa più sensazionale era il fatto che ritrovava sempre la forza e il coraggio per rialzarsi, mostrandosi ancora più determinato e soddisfatto di prima.
Videl strizzava gli occhi ad ogni caduta del bambino, temendo che potesse seriamente farsi male, ma riaprendoli si accorgeva di quanto quel bambino fosse forte e astuto. Infatti, non era raro che anche Gohan ricevesse qualche colpo ben assestato e fosse costretto ad indietreggiare, per riprendere fiato e fare i complimenti al suo giovane allievo.
All’improvviso si bloccarono entrambi e Videl ebbe come la sensazione di essere stata scoperta. Con il cuore all’impazzata, fece qualche passo indietro e cercò di nascondersi meglio tra i cespugli.
“Bravissimo Trunks! Di questo passo, dovrò trasformarmi in super saiyan!” ammise Gohan, facendo sorridere il bambino.
Videl tirò un sospiro di sollievo: non era stata scoperta.
Ma ora nuovi dubbi attanagliavano la sua mente.
Cos’era un saiyan? E in che modo era collegato a Gohan?
Tutta presa dal combattimento e con questi pensieri per la mente, Videl non si accorse che si stava facendo buio e cedette involontariamente alla stanchezza accumulata durante tutta la giornata.

Gohan e Trunks continuarono ad allenarsi per qualche ora, fino a notte fonda.
“Per oggi credo che possa bastare” annunciò Gohan.
“Ma io non sono stanco! Devo diventare abbastanza forte per aiutarti a sconfiggere i cyborg!” si lamentò il bambino, facendo una smorfia.
“No, per oggi va bene così. Ci rivediamo domani o dopodomani, ok?” ribadì Gohan, accarezzando i capelli violacei del suo allievo. “Vuoi che ti accompagni io a casa?”
“Sono abbastanza grande da poterci tornare da solo” rispose Trunks spiccando il volo “Buonanotte! E grazie di tutto!” concluse sparendo tra i monti Paoz.
Gohan rilassò i muscoli tesi e si stropicciò gli occhi. Era stata una giornata davvero impegnativa.
Nello stesso momento, si accorse di una debole aura poco distante dal punto in cui lui e Trunks avevano combattuto. Incuriosito, si fece largo tra i cespugli e strabuzzò gli occhi quando trovò Videl raggomitolata per terra che dormiva profondamente.
In un primo momento, si chiese quando fosse arrivata lì e se avesse spiato il suo combattimento con Trunks. Poi convenne che la cosa migliore da fare fosse riportarla a casa e chiederle tutto il giorno successivo. Così la prese in braccio e si diresse in volo verso casa.

“Videl!”
La ragazza si svegliò di soprassalto, rischiando di cadere dal letto.
“E’ pronta la colazione” la informò amorevolmente Chichi, prima di uscire dalla stanza.
La ragazza nascose nuovamente la testa nel cuscino e chiuse gli occhi.
Il suo primo pensiero andò a Gohan e Trunks, il loro combattimento sui monti Paoz e quella strana parole pronunciata da Gohan. Saiyan?
Ciò che non ricordava era il modo in cui fosse ritornata a casa.
Già, casa, la sua casa. La famiglia di Gohan era diventata la sua casa.
Di sicuro si era addormentata assistendo al combattimento... Ma chi l’aveva riportata a casa?
Fu allora che sentì un brivido, la sensazione di una carezza sulla propria pelle e il fiato caldo del suo misterioso – che poi tanto misterioso non era – salvatore, sulla pelle del proprio collo scoperto.
Arrossì lievemente. Era sicura che fosse stato Gohan: per l’ennesima volta l’aveva salvata.
Ciò che le premeva di più, tuttavia, era fare chiarezza su ciò che aveva visto e sentito la sera precedente. Avrebbe subito chiesto spiegazioni al ragazzo.
Si alzò dal letto e aprì l’armadio.
Ciò che riuscì a dire trovandovi il vestito e le scarpe di cui si era innamorata il giorno precedente fu un semplice e silenzioso “Oh”. Subito, afferrò il vestito e lo strinse forte a sé.
Decisamente, Gohan sapeva come stupirla.
E le spiegazioni di cui aveva bisogno riguardo all’argomento “saiyan” avrebbero anche potuto aspettare.









Note dell'autrice:
Beh, che dire di questo capitolo? Spero che vi sia piaciuto e che abbiate apprezzato quel piccolo scorcio di vita tra Gohan e il suo fedele allievo ^.^ Ringrazio come sempre tutti coloro che seguono la storia e recensiscono, siete la mia più grande soddisfazione! E naturalmente apprezzerei che lasciaste un commentino anche per questo capitolo!
Colgo l'occasione per dirvi anche che questa storia non sarà molto lunga, credo una decina di capitoli... Farò comunque del mio meglio fino alla fine!
A presto!

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Capitolo 5
*** Promessa ***


IL FUTURO ESISTE ANCHE PER NOI

v

Promessa

“Grazie, Gohan. Per il vestito e le scarpe” disse Videl, dando il buongiorno a Gohan con un bacio sulla guancia. Il giovane saiyan arrossì lievemente, già consapevole che la sorpresa le avrebbe fatto piacere e contento di aver portato un sorriso sul volto della ragazza.
“Che ci facevi ieri sera sui Monti Paoz?” esordì addentando un bignè alla crema.
Videl si irrigidì improvvisamente.
“Ehm... io...” non poteva mentire “Ero solamente curiosa di sapere dove stavi andando, tutto qui”
Gohan inarcò un sopracciglio e sorrise appena.
“Quindi... non hai notato nulla di strano?”
“Beh...” rispose lei, fissandolo negli occhi “Ti ho visto combattere con Trunks... E non credevo che fossi così esperto... ”
Gohan tirò un sospirò di sollievo e si concentrò sulla colazione, ora più tranquillo.
“Gohan, cos’è un saiyan?”
La domanda arrivò schietta e senza fronzoli, solo poche parole per permettere a Gohan di soffocare con il bignè incastrato nella gola. Lentamente, cercò di riprendersi attraverso qualche sorso d’acqua e qualche colpo al petto.
“Un... saiyan? Dove l’hai sentito?” ripetè con una risatina alquanto isterica.
“Durante il combattimento tra te e Trunks”
Gohan si grattò la testa. Nessuna via d’uscita da quella brutta situazione.
“Beh, un saiyan è... una persona”
Non avrebbe potuto dare risposta più stupida.
“Che genere di persona?” chiese la ragazza, sempre più curiosa.
“Una persona che...” cominciò Gohan, roteando gli occhi per tutta la stanza, alla ricerca di qualche suggerimento. “Una persona....che... che... è...”
“GOHAN!” la voce di Chichi rimbombò per tutta la stanza, salvando il giovane saiyan da un brutto guaio e deludendo la speranzosa e curiosa Videl.
La ragazza fece una smorfia e continuò a far colazione, mentre Gohan saltellava tutto allegro verso la madre. Ma prima o poi avrebbe scoperto tutto sui saiyan, Videl ne era certa.

La tv non faceva altro che informare la gente sui danni provocati dai cyborg distruttori e avvisarla di rimanere in casa, per non correre il rischio di imbattersi in quelle due spietate macchine da guerra. Ma una volta che c-17 e c-18 arrivavano in città, nascondersi era del tutto inutile.
Videl osservava sconvolta le immagini e i filmati trasmessi tv: uno spettacolo orribile che aveva come protagonisti i due androidi senza cuore e la loro mania di distruzione, intere città rase al suolo e vite di persone innocenti crudelmente stroncate.
Si riteneva fortunata a vivere sui monti Paoz, lontana dalla caoticità e dalla confusione delle città in subbuglio per la costante presenza dei cyborg. C-17 e c-18 l’avrebbero potuta raggiungere in qualsiasi momento, ma si sentiva stranamente sicura e protetta a casa Son: un po’ perché l’abitazione era situata in un posto quasi “sperduto” rispetto alla città, un po’ perché viveva sotto lo stesso tetto di un esperto di arti marziali, Videl non si era mai sentita preoccupata o angosciata pensando ad una probabile visita da parte degli androidi.
Era stata davvero fortunata ad aver incontrato Gohan, quel fatidico giorno. Ricordava bene il terrore provato alla vista dei due androidi, lo sgomento nell’attimo in cui si era accorta di essere in trappola, la rassegnazione di andare incontro a morte certa ed infine quella sensazione di gioia e liberazione nel momento in cui Gohan l’aveva tolta dalle grinfie dei due cyborg.
In realtà, ancora non riusciva a capacitarsi del fatto che Gohan provasse di tanto in tanto a battersi con i nemici. Ogni giorno usciva di casa per allenarsi e diventare sempre più forte, in modo che un giorno sarebbe stato in grado di sconfiggere gli androidi e riportare la pace sulla Terra. Sembrava un sogno stupido, un sogno irrealizzabile e insensato, ma Gohan ci credeva fermamente e Videl lo stimava molto per questa sua audacia e determinazione. D’altronde, aveva tutte le capacità per contrastare c-17 e c-18 e Videl era quasi sicura che queste sue potenzialità fossero collegate alla parola saiyan, di cui non aveva ancora scoperto il significato a causa delle continue assenze di Gohan. Sembrava che la facesse apposta, che volesse sfuggire dalla fatidica discussione.
“Chichi, cos’è un saiyan?”
Videl aveva spento la tv ed ora fissava insistentemente la figura della donna che gironzolava per la cucina con l’intenzione i cucinare una sana cena per la sua famiglia.
Nel momento in cui Chichi captò la parola saiyan le venne in mente Goku e tutto ciò che avevano passato insieme, avventure e disavventure che erano sempre terminate nel migliore dei modi. Tutte tranne una: l’ultima. E la cosa peggiore era ricordare che suo marito non era stato ucciso da nessun orribile nemico con manie di grandezza o capacità innate, ma dal nemico peggiore degli essere umani, il più temibile e oscuro: la malattia.
Il piatto che Chichi stava accuratamente asciugando tra le sua mani, venne improvvisamente lasciato cadere e infrangersi contro il pavimento freddo e immacolato della stanza, provocando un fastidioso rumore cristallizzato e un assordante silenzio rotto solo dal ticchettio delle lancette sull’orologio appeso al muro.
La donna si voltò verso Videl, l’espressione sconvolta e lo sguardo perso.
“Un saiyan?” ripetè, ingoiando a vuoto.
Videl annuì, nonostante lo stupore provocato dalla reazione della madre di Gohan alla sua domanda.
“Io...” sussurrò impercettibilmente Chichi “Io non lo so. Dovresti chiedere a Gohan”
Videl, rimasta fin ad allora con il fiato sospeso, annuì rassegnata e decise di uscire di casa. Il tempo di schiarirsi le idee e poi sarebbe tornata immediatamente a casa per l’ora di cena.

Camminava a testa bassa, lentamente, con le mani unite dietro la schiena.
Non aveva mai visto Chichi reagire in quel modo. Anzi, solo una volta le era parsa così triste e pensierosa: il giorno in cui le aveva raccontato chi e dove fosse suo marito.
Videl aveva capito all’istante che Chichi sapeva cosa fosse un saiyan, altrimenti non avrebbe reagito in quel modo. Forse suo marito e i saiyan erano collegati in qualche modo?
La ragazza alzò lo sguardo, guardandosi intorno. Aveva percorso un bel po’ di strada senza nemmeno rendersene conto, infatti cominciava a sentirsi stanca ed assonnata. L’unica sua consolazione era il tramonto che tingeva il cielo di sfumature rosa-arancio, preannunciando l’arrivo di una calda notte estiva. Rimase a contemplare il cielo per qualche minuto, finché si rese conto che era ora di tornare a casa e cominciò a percorrere a ritroso la direzione che aveva preso per arrivare fin lì. Ma, stranamente, man mano che proseguiva il percorso, la debolezza e la stanchezza diventavano sempre meno sopportabili.
Pochi attimi dopo, le si annebbiò la vista, le gambe cedettero, la fronte bagnata venne a contatto con il morbido prato sul quale stava camminando e infine il buio più assoluto.

“Che ce ne facciamo di lei?”
“Giochiamoci un po’, potrebbe essere divertente”
Due ragazzi dall’aspetto angelico, ma dallo sguardo freddo e impenetrabile se ne stavano fermi al centro della strada con le braccia conserte e l’aria di chi la sa lunga.
“Ehi ragazzina!” urlò la bionda, tirando un calcio alla ragazza stesa ai suoi piedi.
Videl si portò una mano al fianco, lì dove era stata colpita, e strizzò gli occhi per il dolore. Infine li aprì e cercò di focalizzare le immagini che aveva davanti.
Non appena si accorse della presenza dei due cyborg, una terribile sensazione di panico e smarrimento si impossessò di tutto il suo corpo e la ragazza urlò con tutto il fiato che aveva in gola, nel vano tentativo che qualcuno la aiutasse. Ma nel momento in cui provò a indietreggiare, il cyborg dai capelli neri la prese per il colletto della maglia e la sollevò da terra, lasciandola sospesa a mezz’aria.
“Urla di nuovo così e ti finirò all’istante” la avvertì c-17, con sguardo apparentemente amichevole. Era un dato di fatto che i due androidi avessero un aspetto maledettamente attraente e angelico, in contrasto con il loro cuore privo di pietà e la loro indole feroce e crudele.
“Mi chiedo cosa ci faccia una ragazzina come te, qui tutta soletta...” esordì c-18 cominciando a gironzolare intorno al fratello e a Videl.
La ragazza inghiottì a vuoto, i muscoli del viso tesi e la fronte imperlata di sudore.
Fu in quel momento che tutte le sue certezze crollarono.
Era davvero sola. Nessun ragazzo dai capelli neri nei dintorni.
“Non è quella che ci è sfuggita l’ultima volta che abbiamo combattuto con Gohan?” chiese c-17 alla sorella, osservando meglio la ragazza in questione.
Videl sussultò non appena sentì il nome del suo salvatore.
Ma lui ora non c’era. Non era lì, pronto a salvarla.
Era sola. Dannatamente sola e impotente.
Debole. Ecco come si sentiva. Se fosse stata forte, se la sarebbe cavata da sola e avrebbe potuto fuggire da quella terribile situazione. Se fosse stata forte, ce l’avrebbe fatta senza l’aiuto di nessuno. E Gohan sarebbe stato fiero di lei.
Invece no, lei era sempre stata la donzella in pericolo a partire dall’arrivo dei cyborg. Credeva che ciò che avesse imparato da suo padre riguardo al combattimento, sarebbe stato sufficiente a sconfiggere i cyborg. Ma loro non erano comuni esseri umani e lei, in confronto, non era nessuno. Debole, continuava a ripeterselo mentalmente Sei debole.
“Non ci sfuggirai questa volta, bambolina” ribatté il cyborg moro, con uno strano bagliore negli occhi ardenti.
“Dai, fratellino, falla finita. Abbiamo da fare, noi” aggiunse la bionda, sorridendo.
Il cyborg ricambiò il sorriso e ritornò a fissare Videl, pallida e smorta.
Era davvero giunto il suo momento?
Chissà cosa stavano facendo Gohan, Chichi, Trunks e Bulma. Chissà se stavano pensando a lei, se erano preoccupati...
“Addio” pronunciò c-17, solenne.
Un colpo secco, un dolore stranamente impercettibile e poi il nulla davanti agli occhi della ragazza.

Videl gettò un urlo disumano che riecheggiò per le pareti della stanza, prima ancora di aprire gli occhi e capire realmente cosa stesse succedendo. Gohan si affrettò a tamponarle la fronte accaldata con un panno bagnato e a stringerle forte la mano.
“Videl, svegliati!”
La ragazza continuò a dimenarsi e a strillare per qualche secondo, poi si svegliò di soprassalto mettendosi immediatamente a sedere. Aveva mal di testa, caldo, gli occhi prossimi alle lacrime e una tale debolezza da costringerla a rimettersi distesa.
Gohan era seduto accanto a lei e le sorrideva.
“Era solo un incubo, tranquilla”
Videl si sentì rincuorata dalle parole di Gohan e chiuse gli occhi.
Un incubo?
Aveva solamente sognato la sua morte?
Era stato tutto frutto della sua immaginazione?
Fece una smorfia di disappunto e aprì nuovamente gli occhi.
“Cosa è successo? Ricordo di essere uscita prima di cena e poi...”
“Poi sei svenuta perché avevi la febbre” continuò Gohan, serio.
Videl annuì debolmente.
Eppure, nel suo sogno, le immagini erano così vivide! Così reali!
“Gohan...” cominciò lei, la voce rotta dal pianto “Tu devi insegnarmi a combattere. Non quelle quattro mosse che ho imparato da mio padre, intendo il combattimento quello vero.”
Gohan rimase spiazzato. Non si aspettava una richiesta del genere al suo risveglio.
“Hai la febbre alta. Stai delirando” affermò il giovane saiyan, toccandole la fronte.
“NO!” si impuntò lei, sbattendo i pugni sulle gambe “Ti prego, Gohan, devo diventare forte. Non ci sarai sempre tu a proteggermi.”
“E’ per via del sogno che hai fatto, vero?”
Videl abbassò lo sguardo.
“Non posso fare sempre affidamento su di te. Voglio imparare a cavarmela da sola.”
Gohan sorrise lievemente. Poi la abbracciò e la ragazza si lasciò cullare dalle braccia forti del saiyan, che le donavano pace e sicurezza, cancellando ogni lacrima dalle sue guance.
“Io ci sarò sempre per te, Videl. Non devi preoccuparti di nulla”
Videl sorrise, rincuorata. Ma i suoi dubbi persistevano.
“Allora voglio diventare forte per aiutarti. Così potremo sconfiggere i cyborg insieme.”
I suoi occhi brillavano. Sembrava molto sicura di sé.
“E’ pericoloso”
Videl inarcò un sopracciglio e strinse i pugni.
“TU MI ALLENERAI” urlò mettendosi in piedi sul materasso e slegando i capelli “OK?!”
Gohan annuì, sorpreso. Quella ragazza era imprevedibile.
“Me lo prometti, Gohan?”
“Le lo prometto”
Raggiunto il suo obiettivo, Videl si lasciò andare e perse l’equilibrio cadendo da un lato del letto. Velocemente, Gohan la afferrò e la posò delicatamente sul letto.
Infine le baciò la fronte e uscì dalla stanza.
Aveva bisogno di riposare prima di iniziare il suo allenamento, no?









Note dell'autrice:
Eccomi, sono tornata! Scusate il lieve ritardo ^.^ Spero che il capitolo vi sia piaciuto, mi sono rifatta alla storia di Videl e Gohan nell'universo di Dragon Ball che conosciamo tutti...
Ringrazio chi segue la storia e chi recensirà questo capitolo!
A presto
Soly Dea

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Capitolo 6
*** Allenamenti... più o meno! ***


IL FUTURO ESISTE ANCHE PER NOI

GGGGGGG


Allenamenti... più o meno!


“Gohan...”
Qualcuno lo stava chiamando.
“Gohan...”
Un suono ovattato, come se provenisse da lontano o fosse solo un vecchio ricordo riaffiorato alla mente. Ma chi lo chiamava? Cosa voleva da lui?
“Gohan...”
Ancora quella voce.
“Se non ti svegli subito, ti mando giù dal letto a calci nel didietro!”
Gohan si stropicciò gli occhi e si stiracchiò a dovere, per poi mettersi a sedere e guardarsi intorno con aria stralunata.
“Buongiorno dormiglione!” disse Videl sfoderando un bellissimo sorriso.
Era seduta a cavalcioni su di lui, i capelli sciolti e gli occhi luccicanti.
Troppo vicina, pensò Gohan arrossendo.
“Ma che ore sono...?” si lamentò il saiyan sbadigliando. Afferrò distrattamente la sveglia sul comodino e se la portò all’altezza del viso.
“Le 5.00” sussurrò rimettendo a posto la sveglia. Rimase fermo e in silenzio per qualche secondo, poi spalancò gli occhi e la bocca.
“SONO SOLO LE 5.00 ?!” urlò fissando Videl con sguardo incredulo. “Perché mi hai svegliato così presto?!”
La ragazza indietreggiò istintivamente, scendendo dal letto.
“Dobbiamo allenarci. Te ne sei forse dimenticato?”
Gohan sorrise lievemente. “No, ma non ti sembra un po’ troppo presto? Il sole non è nemmeno sorto!”
“Prima inizieremo, prima finiremo!” concluse Videl uscendo dalla stanza, senza ammettere repliche. “Sbrigati, o faremo tardi!”
Gohan si diede una manata in faccia e sospirò.

Mezz’ora dopo, i due erano nell’ingresso e stavano per andarsene.
Gohan scrisse velocemente un biglietto e lo lasciò sul tavolo. Poi uscì di casa, seguito da un’impaziente ed entusiasta Videl che non fece altro che parlare e farsi film mentali riguardo gli allenamenti per tutta la durata del tragitto. Finalmente arrivarono in una radura dei monti Paoz, una simile a quella in cui si era svolto il combattimento tra Gohan e Trunks.
“Da dove cominciamo?” chiese la ragazza, legandosi i capelli in una coda alta.
Gohan si grattò la testa, un po’ imbarazzato. Non sapeva proprio cosa inventarsi! Videl era un’umana e non poteva di certo sopportare lo sforzo di un allenamento per saiyan.
“Iniziamo con un po’ di stretching!” esordì Gohan.
Videl sorrise e imitò gli esercizi fisici che faceva il ragazzo.
Mezz’ora dopo, lei era già stanca mentre Gohan era fresco come una rosa.
“Se vuoi che io ti insegni a combattere, devi arrampicarti su quell’albero! Fino alla cima”
Videl squadrò la quercia che si ergeva poco distante dalla loro radura e ingoiò a vuoto. Lentamente si avvicinò all’albero, posizionò il piede in un’incavatura del tronco e si diede la spinta necessaria per proseguire. All’inizio non sembrava difficile, ma quando arrivò ai rami cambiò improvvisamente opinione. Tuttavia, non si diede per vinta e non lasciò che il timore di cadere o le ferite provocate dai rami potessero distrarla dal suo obiettivo.
Dopo qualche caduta, finalmente era in cima.
Gohan credeva che non ci sarebbe mai riuscita, invece dovette ricrederci. Nonostante fosse una semplice umana, Videl non era poi così male sotto quell’aspetto!
“O-ora come scendo, G-Gohan?” urlò la ragazza dall’alto, sbracciandosi per attirare l’attenzione del suo maestro. Gohan la raggiunse fino in cima all’albero, la prese in braccio e la riportò per terra.

“Sposta quella roccia!” disse il saiyan, indicando un enorme masso poco distante dall’albero.
“Ma è enorme! Non ce la farò mai!” esclamò lei, la bocca contratta in una smorfia e gli occhi lucidi.
“Quindi non ti insegnerò un bel niente!”
No, questo non doveva dirlo. Con passo deciso, Videl raggiunse l’enorme masso e vi posò le mani sopra, spingendo con tutta la forza che aveva. Ma il masso non si mosse di un centimetro.
Sbuffò irritata e incrociò le braccia al petto, riducendo gli occhi a due fessure come se si stesse concentrando attentamente. Infine, spalancò gli occhi ed urlò un “Si, ho trovato!”
Sotto lo sguardo attonito di Gohan, Videl si addentrò nel bosco e poi tornò stringendo tra le braccia un grosso pezzo di legno. Lo incastrò tra il masso e il suolo, in modo obliquo e poi posizionò alcune pietre sull’estremità del legno che era rimasta scoperta. A quel contatto, il masso che Videl avrebbe dovuto spostare si alzò di poco da terra e rotolò giù per il travicello, atterrando ai piedi di un esterrefatto Gohan.
Quella ragazza non era forte, ma senza dubbio era determinata, coraggiosa e intelligente.

“Mmm... ora fai cinque giri intorno alla radura! Correndo” ordinò il saiyan, con un ghigno dipinto sul volto che proprio non era da lui. Sperava che, in qualche modo, avrebbe convinto la ragazza a lasciar perdere gli allenamenti.
A malincuore, Videl cominciò a correre con tutta la forza che aveva nelle gambe e in breve percorse il primo giro. Al terzo giro, aveva notevolmente ridotto la velocità: le facevano male le gambe e aveva un fiatone da paura.
“Se ti sei stancata, puoi anche fermarti!” la esortò Gohan con un sorriso.
“MAI!” urlò lei, respirando più profondamente e cercando di aumentare la velocità. Ormai aveva preso la sua decisione: avrebbe fatto qualsiasi cosa per imparare a combattere sul serio.
Alla fine del quinto giro, si gettò esausta per terra lasciando che i raggi del sole e i fili d’erba le solleticassero piacevolmente il viso. Gohan le si avvicinò e si sedette accanto a lei. Era fradicia di sudore e non aveva nemmeno la forza di respirare. Si sentì quasi in colpa nel vederla in quello stato... Forse aveva esagerato.
“Come ti senti?” le chiese, preoccupato.
“Mai... stata... meglio...” balbettò lei, chiudendo gli occhi e inspirando una boccata d’aria fresca. Si mise a sedere e si portò una mano alla testa.
“Quand’è che iniziamo ad allenarci davvero?”
Gohan si irrigidì improvvisamente.
“Perché ti ostini con questa storia?! E’ pericoloso combattere. Tu non sai a cosa vai incontro!” le urlò, battendo un pugno per terra. Videl giurò di aver intravisto un velo di preoccupazione in quei grandi occhi neri.
“Ma non ci sarai sempre tu a proteggermi! Devo imparare a cavarmela da sola, Gohan. Ho bisogno che tu mi insegni tutto ciò che sai. Voglio aiutarti con i cyborg, anche io voglio contribuire a salvare quante più possibili vite e magari un giorno a sconfiggere quei due mostri!”
Gohan la fissava con aria confusa, interdetta.
“Tu non hai la più pallida idea di ciò che siano davvero quei due androidi. Hanno un potenziale immenso perché non sono essere umani, Videl! Non conoscono il significato della parole pietà e si divertono a giocare con la vita delle persone. Se non sono riuscito a batterli io, di certo tu non potrai fare meglio”
Videl incrociò le braccia al petto e sbuffò.
“Mi stai dando forse dell’incapace, Son Gohan?!”
“No no no!” rispose lui, agitando freneticamente le mani in segno di scuse “Intendevo solo dire che voi comuni esseri umani non potete fare niente contr...” si bloccò improvvisamente, realizzando cosa avesse appena detto.
Videl si sporse in avanti, poggiando le mani sull’erba e fissando Gohan con aria perplessa.
“Mi stai dicendo che non fai parte del genere umano?!” chiese lei, le labbra curvate in un sorriso.
Gohan scoppiò a ridere, cercando di alleviare la tensione.
“Ehm-ehm...” si schiarì la voce “Stavo scherzando! Ma questo non cambia le cose. Ti prego, dimentica questa storia degli allenamenti. Ti faresti solo del male! E non sopporterei l’idea di doverti perdere, nel caso in cui ti dovessi scontrare con i cyborg...”
La ragazza arrossì vistosamente e abbassò lo sguardo. Ora si sentiva in imbarazzo per le parole che le aveva rivolto l’amico. Allora era davvero importante per lui!
“A-anche io” disse, visibilmente imbarazzata.
“Anche tu cosa?!” ripetè lui, perplesso.
“Non sopporterei di perderti! Ed è proprio per questo che voglio imparare a combattere! Per starti sempre vicina e poterti dare una mano con i cyborg, in futuro magari...”
Lo sguardo di Gohan si addolcì.
“Come vuoi” concluse, mettendosi in piedi “Ma non sarà facile, fidati!”
Videl scattò in piedi e gettò le braccia al collo di lui, abbracciandolo. Gohan non rispose subito a quel contatto, poi si sciolse non appena incontrò lo sguardo speranzoso della ragazza e così la strinse forte a sé, passandole un braccio intorno alla vita. Videl si sentiva protetta tra quella braccia forti e muscolose, si sentiva al sicuro da ogni pericolo o semplice turbamento. Era una bella sensazione, mai provata prima.
Alzò di poco la testa dal petto di Gohan e incatenò il proprio sguardo a quello di lui, che inarcò le sopracciglia e arrossì lievemente. Videl si sollevò sulle punte dei piedi, con il tentativo di arrivare all’altezza del viso di Gohan. Per fortuna, il ragazzo le rese l’impresa meno difficile e si abbassò per arrivare al viso di lei.
“Grazie” sussurrò la ragazza all’orecchio del saiyan, per poi sfiorare delicatamente le sue labbra e regalargli il suo primo vero bacio. Breve, semplice, privo di qualunque malizia. Un bacio dolce e delicato, un segno tangibile che tra loro c’era più di una semplice amicizia.
Pochi secondi dopo, si staccarono l’uno dall’altro e si fissarono a vicenda senza proferire parola. Cavolo, era il primo bacio per entrambi!
“Vogliamo allenarci?!” fu Gohan a rompere il ghiaccio, decidendo di cambiare discorso.
“S-si” rispose semplicemente lei, nascondendo lo sguardo imbarazzato dietro la frangetta corvina. Forse Gohan non era ancora pronto per oltrepassare il limite della semplice amicizia, pensò Videl un po’ delusa.
Gohan propose di intraprendere un piccolo combattimento corpo a corpo, per vedere a che punto fosse la ragazza con le arti marziali. In effetti, si rivelò più forte di quanto si aspettasse. E nonostante le cadute, le ferite e la stanchezza, aveva sempre la forza per rialzarsi e la determinazione per fare sempre meglio. Videl era speciale, pensò Gohan incassando un poderoso calcio da parte della mora.
Durante il combattimento, non mancarono di certo occhiate furtive e messi sorrisi. L’immagine del bacio che si erano dati prima di iniziare ad allenarsi rimaneva ancora vivida nelle loro menti, non li lasciava in pace e provocava imbarazzo in entrambi i due combattenti ogni volta che si ritrovavano particolarmente vicini.

“Stanca?” chiese Gohan, fermandosi.
“... N-no” rispose asciugandosi un rivolo di sangue con il palmo della mano. Non gliel’avrebbe data vinta così facilmente. Però era davvero strano che Gohan stesse benissimo e non si fosse procurato nemmeno un livido.
“Bene, voglio insegnarti come fare un ki blast!”
Videl lo fissò scettica.
“Un ki-cosa?!” esclamò corrugando la fronte.
“Un ki blast. Una sfera d’energia creata con le mani!” spiegò il saiyan come se fosse la cosa più naturale del mondo “E’ molto utile nel combattimento a distanza”
Videl era sempre più confusa. Non capiva in che modo due persone potessero combattere lontane l’una dall’altra. Il tipo di combattimento utilizzato da Gohan e dai cyborg rimaneva ancora un mistero per lei. E non aveva nemmeno dimenticato l’argomento saiyan.
Si sedettero per terra, l’uno di fronte all’altro.
Gohan avvicinò i palmi delle mani e si concentrò fino a generare una piccola sfera luminosa.
Videl fissava stralunata le mani del ragazzo.
“Dev’essere per forza un trucco! Non può essere vero...”
Gohan sorrise e lentamente spense il ki blast.
“No, è reale. Lo puoi fare anche tu!”
Videl sorrise, con gli occhi colmi di speranza. “Davvero? E come?”
“Devi semplicemente accumulare tutta la tua forza nelle mani”
La ragazza imitò i movimenti di Gohan e cercò di seguire ciò che le aveva spiegato.
Ma al terzo tentativo, fallito, si era già persa d’animo.
“Ancora una volta, riprovaci!” la incitava Gohan, convinto.
E Videl non poteva far altro che lasciarsi guidare da quel sorriso tanto dolce e quegli occhi così profondi che riuscivano sempre ad inebriarla e a farla sentire protetta.
Finalmente, dopo svariati tentativi, riuscì a creare un piccolo ki blast e a lanciarlo contro una roccia, frantumandone la parte superficiale. Era ancora scettica a riguardo, ma comunque soddisfatta dei risultati ottenuti. Gohan era fiero di lei.
“Per oggi abbiamo finito!” concluse, sgranchendosi le gambe.
“Di già?! Ma io voglio imparare a volare!” esclamò Videl, delusa.
Gohan scoppiò a ridere.
“Ma non avevi detto di aver paura?!”
Videl fece una smorfia. “Mmm... si, è così. Ma ho capito che è fondamentale saper volare in combattimento!”
Gohan annuì con la testa. “Oggi imparerai le basi, migliorerai in seguito. Volare non è facile come creare un ki blast...”
Quest’ultimo era stato già più difficile del previsto, quindi imparare a volteggiare per aria sarebbe stata una vera e propria impresa.
“Fammi indovinare: devo far scorrere tutta la mia forza verso i piedi!” esclamò la ragazza, saltellando sul posto.
Gohan sorrise. Videl era più perspicace di quanto immaginasse.
“Come l’ha capito?!”
La mora si spostò un ciuffo dietro l’orecchio.
“Mah... semplice intuito!”
Sotto lo sguardo attento del suo maestro, Videl strinse i pugni lungo i fianchi e chiuse gli occhi, nel tentativo di far affiorare tutta la sua potenza verso le piante dei piedi. Fu più difficile del previsto, ma alla fine la ragazza riuscì a sollevarsi di pochi centimetri da terra e a rimanere sospesa in aria per qualche minuto. Alla fine, perse la concentrazione e chiuse gli occhi, lasciandosi andare per terra.
Ma Gohan fu più veloce e la afferrò subito al volo.
“H-hai visto? C-ci sono riuscita alla fine!” sussurrò Videl, accorgendosi di essere nuovamente tra le braccia di Gohan.
“Si, sei stata fantastica! Ora hai bisogno di riposare...” e così dicendo spiccò il volo e tornò a casa.

Quando Chichi sentì che il figlio era tornato, raggiunse subito l’ingresso per chiedere spiegazioni riguardo al biglietto che aveva trovato sul tavolo quella mattina.

Io e Videl siamo andati ad allenarci.
Ti spiego tutto questa sera.
Ciao, ti voglio bene
Gohan

Ma quando vide che il figlio teneva in braccio Videl, esausta e piena di ferite, capì che sicuramente la ragazza lo aveva costretto a dargli qualche lezione di combattimento. Sorrise pensando che tra lei e Gohan ci fosse qualcosa di più della semplice amicizia. Ed era un bene, considerato ciò che stava succedendo lì fuori. Gohan meritava proprio di trovare una persona in grado di amarlo e di farsi amare. Forse Videl avrebbe alleviato il dolore che il ragazzo aveva dovuto sopportare durante la sua infanzia. Forse gli avrebbe restituito la felicità di un tempo.









Note dell'autrice:
Salve gente! Piaciuto il capitolo? A me si <3 ahahaha
Ringrazio infintamente coloro che seguono e soprattutto coloro che recensiscono questa storia.
Sapete che le recensioni non possono far altro che piacere all'autore ^.^ E lasciate un commento anche qui, eh? XD
Grazie ancora. A presto!

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Capitolo 7
*** Festa alla Capsule Corporation ***


IL FUTURO ESISTE ANCHE PER NOI

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Festa alla Capsule Corporation


Erano passate alcune settimane da quando Gohan e Videl si erano allenati per la prima volta insieme, ma nessuno dei due aveva dimenticato quel bacio che si erano inaspettatamente scambiati prima di cominciare il vero e proprio addestramento. Entrambi avevano capito di essere legati da un sentimento che andava oltre la semplice amicizia, ma non riuscivano a dichiararsi a causa della loro inesperienza nel campo sentimentale.
Quella mattina, come sempre, si stavano allenando sui monti Paoz.
“Mi dici... come fai... a non... stancarti?” chiese Videl, ansimante a causa degli estenuanti esercizi a cui veniva sottoposta da Gohan.
“Perché mi alleno da quando ero piccolo, eh eh!” inventò il ragazzo, preoccupato per la sua vera identità. Cosa sarebbe successo se Videl avesse scoperto che non era un comune umano? Si sarebbe impaurita o avrebbe accettato di buon grado la situazione dopo lo stupore iniziale? Gohan ci pensava spesso, immaginando una possibile reazione da parte della ragazza con le varie conseguenze, ed era più che convinto a voler tenere ancora celato il suo segreto.
“Sai, dovresti tagliarti i capelli” le disse prendendo in mano una ciocca dei suoi capelli corvini e sistemandola dietro l’orecchio di lei. Videl sussultò lievemente quando Gohan le sfiorò la guancia, attento e delicato, e fece di tutto pur di non arrossire, ovviamente invano.
“Perché?” chiese timidamente, cominciando a giocherellare con un altro ciuffo “Mi preferisci con i capelli corti?”
Gohan ridacchiò tra sé e sé. “In realtà penso che staresti solo più comoda durante gli allenamenti.”
Videl, fino ad allora rimasta con il fiato sospeso, inarcò le sopracciglia e sospirò delusa.
Gohan notò il lieve cambiamento e le si avvicinò un po’.
“Ho detto qualcosa che non va?” le chiese, dolcemente.
Videl si sforzò di sorridere. “No no, va tutto bene! Ora torniamo a casa, dai... Ormai è ora di pranzo, Chichi sarà in pensiero...”
Gohan annuì e i due spiccarono il volo diretti verso casa. Videl aveva infatti imparato a volare prima del previsto e questo la faceva apparire ancora più speciale agli occhi di Gohan, che non riusciva a credere che una semplice umana potesse spingersi così oltre. Videl era Videl.

“Oh finalmente! Dove vi eravate cacciati?!” esclamò Chichi accogliendo i due ragazzi e facendoli accomodare a tavola.
“Dai mamma, non mettere in imbarazzo Videl... Siamo andati ad allenarci!” spiegò Gohan, cominciando a sgranocchiare una fetta di pane.
Chichi ridusse gli occhi a due fessure e incrociò le braccia al petto. “Certo certo... ad allenarvi, eh?” sussurrò in maniera così impercettibile che i due ragazzi non riuscirono a sentirla.
Il pranzo si svolse, come sempre, in maniera molto tranquilla. Chichi non potè fare a meno di notare l’entusiasmo e l’eccitazione negli occhi di Videl quando parlava degli allenamenti e del fatto che avesse imparato a volare, ma soprattutto si accorse del bagliore nel suo sguardo quando si rivolgeva a Gohan. Capì che suo figlio e quella ragazza era legati da un legame unico e speciale, proprio come quello che c’era stato tra lei e il suo Goku. Ripensando al marito e ai loro primi tempi insieme, la donna versò silenziosamente una piccola lacrima e sperò con tutto il cuore che Videl e Gohan avrebbero avuto un futuro migliore rispetto a quello che invece era stato negato a lei e Goku.
“Bulma sta organizzando una festa per il compleanno di Trunks” annunciò Gohan, senza distogliere l’attenzione dalle ultime pietanze rimaste.
“Si, mi aveva accennato qualcosa... Quand’è?” chiese Chichi, ricomponendosi e cominciando a sparecchiare.
“Domani sera, alla Capsule Corporation ovviamente. Ormai non ci sono più molti ristoranti o locali intatti per queste occasioni” sospirò Gohan, indurendo lo sguardo “Maledetti cyborg... prima o poi la pagheranno!” e sbatté un pugno sul tavolo, rischiando di fare cadere i piatti.
Chichi e Videl annuirono, afflitte anche loro per ciò che succedeva al di fuori di quelle quattro mura. Ma un giorno quei due androidi avrebbe avuto la lezione che si meritavano e sulla Terra sarebbe finalmente tornata la pace, ne erano tutti i convinti.

Il giorno dopo, verso sera, Chichi e Gohan attendevano Videl nell’ingresso, pronti per andare alla festa di compleanno di Trunks. La donna era intenta a sistemare il colletto della maglia del figlio, quando dei passi provenienti dalla stanza accanto li fecero voltare entrambi.
Videl fece il suo ingresso un po’ imbarazzata, avvolta nello splendido abito blu che Gohan le aveva comprato tempo prima, con gli occhi azzurri che brillavano sul viso abbellito da un po’ di trucco e un sorriso dolcissimo che Gohan non avrebbe mai dimenticato. Ma la cosa che risaltava di più erano i suoi capelli: corti e lisci, con un paio di ciuffi che le ricadevano ai lati del viso. Era bellissima e sembrava anche più matura.
Gohan rimase imbambolato fino a quando Videl gli arrivò vicino e gli chiese cosa avesse.
“Il fatto è che.... sei... sei bellissima!” rispose il ragazzo con gli occhi spalancati per lo stupore.
“Beh, grazie, anche tu!” aggiunse lei, stampandogli un bacio sulla guancia e facendolo arrossire.
Gohan prese in braccio sua madre e così i tre si avviarono alla Capsule Corporation volando.
Bulma li accolse subito con un caloroso benvenuto, portandoli nella sala in cui si sarebbe svolta la festa. Videl, che non aveva mai visitato interamente la Capsule Corporation, rimase sbalordita di fronte al numero e la vastità di stanze di cui disponeva, nonché l’arredamento e lo stile con cui era stata costruita. Era senza dubbio una della case più belle che avesse mai visto.
Arrivarono nella sala della festa, che era stata addobbata di palloncini e luci. Al centro c’era una lunga tavola imbandita con una torta a tre piani che attirò subito l’attenzione di Gohan.
Pochi minuti dopo, giunse nella sala anche il festeggiato. Gohan, Videl e Chichi fecero gli auguri a Trunks e gli consegnarono i loro regali, rispettivamente una nuova tuta da combattimento, un gioco per la playstation e un maglione fatto a mano.
“Grazie!” esclamò il ragazzino abbracciando tutti quanti.
Sembrava strano essere lì a festeggiare quando in città i due cyborg stavano seminando morte e distruzione. Ma in fondo, perché non godersi a pieno quei pochi momenti di tranquillità?
Su esortazione di Gohan e Trunks, Bulma diede inizio alla cena. Come previsto, i due saiyan divorarono tutto in pochi minuti e venne il momento della torta.
Tutti si sistemarono intorno al festeggiato che, al momento dello scatto della foto, spense le candeline ed espresse il suo più grande desiderio.
“Cos’hai chiesto Trunks?” disse Gohan, curioso.
“No!” esclamò Videl con aria di chi la sa lunga “Non lo dire Trunks, altrimenti non si avvera!”
I tre scoppiarono a ridere ma poi Trunks tornò serio.
“Ho desiderato che C-17 e C-18 vengano sconfitti e che sulla Terra ritorni la pace. Il mio desiderio si avvererà, ne sono più che certo.”
Videl e Gohan rimasero sorpresi di fronte alla rivelazione del ragazzino. Al contrario dei suoi coetanei, lui non desiderava un giocattolo nuovo e non sognava nemmeno di diventare ricco e famoso: tutto ciò che voleva era un futuro di pace e giustizia. I due ragazzi abbracciarono Trunks e gli sorrisero come fossero stati suoi fratelli.
“Vedrai Trunks, il tuo desiderio verrà presto esaudito” gli sussurrò Gohan in un orecchio. E il ragazzino sorrise, rincuorato.
Dopo la cena, gli invitati giocarono e scherzarono per tutta la notte rievocando anche vecchi ricordi. Era bello ritrovarsi ogni tanto e godersi tutti insieme quei momenti di pace e tranquillità che, a distanza di anni, non capitavano ormai molto spesso.
Alla fine della festa, Gohan, Chichi e Videl ringraziarono Bulma e Trunks, per poi tornare a casa.
Chichi, stanca di quella lunga giornata, si mise subito a letto.
Videl e Gohan, invece, si sedettero sul divano in soggiorno.
“Cosa facciamo?” chiese lei, appoggiando la testa sulla spalla del saiyan.
Gohan le passò un braccio intorno alla vita e la strinse forte a sé. Non capì dove avesse trovato il coraggio di compiere quel gesto né il motivo per il quale non si sentisse in imbarazzo.
“Potremmo uscire...” propose lui, sentendosi avvolgere dal delicato profumo della ragazza.
“E andare dove?” chiese lei, sorridendo con gli occhi sognanti.
“In giro” rispose semplicemente Gohan, alzandosi dal divano e porgendo la mano alla ragazza.
Videl accettò subito l’invito e insieme uscirono nuovamente di casa, spiccando il volo verso chissà quale meta.

Volavano liberi e spensierati, in quel magnifico cielo puntinato di stelle e illuminato dalla tenue luce della luna. Volavano senza pensieri per la testa, solo lui e lei nell’immensità della notte.
Era una bella sensazione volteggiare in cielo senza bisogno di nessun mezzo o strumento, constatò Videl chiudendo gli occhi e godendo pienamente dell’aria fresca che le scompigliava i capelli.
Gohan, a pochi metri da lei, sfrecciava sopra gli alberi dei monti Paoz con una leggerezza e una grazia che Videl invidiava tanto, incerta se un giorno anche lei avrebbe saputo volare in quel modo. D’altronde, in qualunque cosa si cimentasse, Gohan appariva sempre perfetto ai suoi occhi.
“Scendiamo lì!” esclamò lui, distogliendola dai suoi pensieri.
Atterrarono su un’altura dalla quale era possibile avere un’intera panoramica della città illuminata.
“Ci siamo allontanati di parecchio, eh?” disse Videl stupita.
“Si, abbiamo anche superato i Paoz” rispose lui, guardandosi alle spalle.
Gohan si stese per terra, mettendo le braccia dietro la nuca a mo’ di cuscino, e invitò la ragazza a mettersi accanto a lui. Videl non se lo fece ripetere due volte e si stese accanto al ragazzo.
“E’ bello qui” constatò lei contemplando il cielo.
Gohan annuì, respirando a pieni polmoni.
Quante cose erano successe in quei mesi... Un bel giorno si era ritrovato a convivere con una perfetta sconosciuta e adesso se ne stava con lei a godere del panorama notturno in angolo sperduto fuori dalla città. Videl era stata di sicuro la cosa più bella che gli fosse mai capitata: lo aveva cambiato, lo aveva fatto maturare e... innamorare? Non sapeva ancora se ciò che provava per lei fosse amore, ma sicuramente non era semplice amicizia. Sentiva sempre e ovunque il bisogno di proteggerla, di farla sentire al sicuro. E quando era con lei sentiva emozioni mai provate prima.
“Uh guarda, una stella cadente!” disse lei a bassa voce, riportandolo alla realtà.
“Esprimiamo un desiderio” aggiunse lui, ridacchiando.
Ed entrambi desiderarono che l’altro ricambiasse i propri sentimenti senza sapere che erano corrisposti.
“Cos’hai espresso?” chiese Gohan, sistemandosi su un lato.
Videl dondolò la testa, sospirando.
“Te l’ho già detto che non si possono rivelare i desideri, altrimenti...”
“... non si avverano. Si, lo so” concluse Gohan, sbuffando.
Videl scoppiò a ridere di fronte all’espressione corrucciata di Gohan.
“Perché ridi?” chiese lui, sorpreso.
“Sei buffo quando... ti arrabbi!”
Gohan fece una smorfia e corrugò la fronte.
“Io non mi sto arrabbiando!”
Videl continuò a ridere, sotto lo sguardo sbalordito del compagno.
“No, certo che no... Son Gohan non si arrabbia mai! E’ il ragazzo serio e responsabile che ogni madre e ragazza desidererebbe tutto per sé.” lo canzonò riempiendo il silenzio con quella risata cristallina che il giovane saiyan amava tanto.
Gohan si mise a sedere e incrociò le braccia al petto, lievemente stizzito.
“Non è vero, anche io so... ehm... so divertirmi!” disse annuendo convinto.
Anche Videl si mise a sedere e puntò gli occhi azzurrissimi in quelli neri e profondi di Gohan. Entrambi si sentirono attraversati da una potente scossa che li spinse ad avvicinarsi sempre di più.
“Cosa intendi per divertirti?” chiese lei, con uno sguardo curioso e malizioso al tempo stesso.
Gohan inghiottì a vuoto, rabbrividendo. Ed ora cosa si inventava? Beh, una cosa c’era... ma non era sicuro che fosse quella giusta, non era certo che Videl gradisse e volesse. Tanto valeva provarci.
Si sporse lievemente verso di lei e le accarezzò il lato del viso che andava dall’attaccatura dei capelli fino alla guancia e poi al mento. La ragazza arrossì a quel contatto caldo e delicato, strofinando la guancia contro la mano di Gohan che le sorrise dolcemente.
“In effetti sei molto più carina con i capelli corti... Non che non lo fossi anche prima, eh!” esclamò il ragazzo tutto d’un fiato. Videl gli sorrise arrossendo.
Il saiyan le si avvicinò ancora di più, senza smettere di fissarla negli occhi. La ragazza prese un respiro profondo e si morse il labbro inferiore, un po’ per l’imbarazzo del momento e un po’ per la speranza che il suo desiderio si stesse per avverare.
Assecondò i movimenti di Gohan, prendogli il viso tra le mani e avvicinandolo maggiormente a sé. Poi accadde tutti in un attimo: i loro sguardi si incontrarono nuovamente, trasmettendosi tutto ciò che le parole non erano in grado di esprimere, e le loro labbra si unirono in un dolce bacio a fior di labbra. Si staccarono pochi secondi dopo, guardandosi negli occhi con un velo di imbarazzo ma anche di felicità. Quel bacio era stato una sorta di dichiarazione per entrambi.
Videl gli mise le braccia intorno al collo e lo avvicinò di nuovo a sé, baciandolo in modo più passionale e travolgente. Gohan, per un attimo disorientato da quel nuovo contatto così profondo, si sciolse pochi secondi dopo e ricambiò con piacere il nuovo bacio.
“Ora mi dici che desiderio hai espresso prima?” chiese lui, sorridendo.
Videl alzò gli occhi verso il cielo.
“Il mio desiderio si è già avverato” rispose, abbassando lo sguardo.
Gohan le sollevò la testa prendendole il mento e costringendola a guardarlo negli occhi.
“Mi sa tanto che abbiamo espresso lo stesso desiderio” sussurrò prima di premere le proprie labbra su quelle della ragazza e rendere quella giornata indimenticabile per entrambi.









Note dell'autrice:
Si sono innamoratiii <3 Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che mi lascerete una piccola recensione per sapere cosa ne pensate! E grazie a tutti coloro che seguono e recensiscono sempre ^.^ Grazie di cuore, mi fate davvero contenta
A presto

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Capitolo 8
*** 24 ore ***


IL FUTURO ESISTE ANCHE PER NOI

GHHH


24 ore

Quella mattina, a colazione, Gohan e Videl non si parlarono affatto, limitandosi a rivolgersi occhiate furtive e mezzi sorrisi. Entrambi erano talmente imbarazzati da non avere il coraggio di riprendere l’argomento della sera prima e avere la prova che erano realmente innamorati l’uno dell’altra.
“Beh, cosa avete questa mattina?!” chiese Chichi ai due ragazzi “Perché tutto questo silenzio?”
Gohan e Videl si guardarono negli occhi per un istante, poi spostarono subito lo sguardo altrove e arrossirono contemporaneamente.
Chichi comprese immediatamente la situazione e sorrise contenta.
“Vi allenerete anche oggi... insieme?”
Gli sguardi dei due ragazzi si incontrarono nuovamente.
“Beh si... credo di si... tu che dici, Videl?”
“Ehm... si, concordo... con i cyborg in giro, bisogna stare attenti... eh eh!” rispose la ragazza, con una risatina isterica tentata per nascondere l’imbarazzo.
“Bene, perché Bulma mi ha invitata a casa sua per mostrarmi alcune sue ricerche...”
Gohan e Videl sgranarono gli occhi.
“Ricerche?! E da quando ti intendi di tecnologia, mamma?” chiese Gohan, sarcastico.
Chichi si ravvivò i capelli con un movimento della mano e sospirò.
“Non sono delle ricerche... ehm... mi ha invitata ad uscire... però non so... forse non dovrei... non dovrei lasciarvi soli...”
“Vai pure, Chichi!” la interruppe Videl “Fai sempre tanto per noi e non esci mai di casa, è giusto che anche tu ti diverta!”
Chichi sorrise a quelle parole e abbracciò la ragazza, che ormai considerava come una seconda figlia. “Grazie, cara” disse poi ricomponendosi “Devo sbrigarmi a prepararvi il pranzo prima di andarmene... credo che mancherò tutta la giornata.”
“Ma no, mamma!” questa volta fu Gohan a intromettersi “Non è necessario, cucineremo io e Videl, vero?” si rivolse alla ragazza, che annuì subito.
“E va bene... come volete... ma state attenti a non combinare pasticci!” raccomandò la donna, uscendo dalla stanza per andare a prepararsi.

Quando Chichi uscì di casa, vestita di tutto punto e con un sorriso raggiante dipinto sul volto, i due ragazzi rimasero per qualche minuto a fissare la porta dell’ingresso, senza sapere bene cosa dire o fare. Poi i loro sguardi si incontrarono e, come se si fossero letti nel pensiero, esclamarono contemporaneamente un forte e chiaro “Non dovevamo allenarci?”
Si sorrisero e poi andarono a prepararsi.
Mezz’ora dopo, si trovavano in una radura che avevano scoperto solo da poco tempo: era uno spazio immerso nei monti Paoz e costellato da qualche albero o cespuglio, nelle vicinanze di un fiumiciattolo che scorreva indisturbato per dissetare gli animali del bosco che era situato dall’altra sponda.
I due ragazzi fecero qualche esercizio di riscaldamento, in silenzio e senza mai guardarsi negli occhi. Era piuttosto imbarazzante quella nuova situazione: nessuno dei due aveva il coraggio di fare il minimo passo avanti, entrambi speravano che fosse l’altro a iniziare la conversazione.
“Combattiamo?” chiese ad un certo punto Videl, sorridendo appena.
Gohan, sorpreso, accettò subito l’invito e i due cominciarono a scontrarsi. La ragazza utilizzava tutta la forza che possedeva, ogni tecnica a sua disposizione, ogni mossa che potesse in qualche modo indebolire Gohan. Ma sapeva benissimo che ci sarebbe voluto molto di più per scalfire il suo maestro e che in qualche modo c’entrasse l’argomento “saiyan”.
“Gohan, cos’è... un saiyan?” chiese senza smettere di colpirlo.
Gohan, il quale si limitava come sempre a parare i colpi della ragazza e a colpirla di tanto in tanto senza farle realmente male, dovette constatare che la sua allieva era davvero migliorata rispetto al loro primo giorno di allenamento e si sentì davvero orgoglioso di lei. Ma alla domanda di Videl, tutte le sue certezze crollarono immediatamente e il ragazzo si fermò di colpo, non riuscendo ad evitare il pugno che gli arrivò dritto in faccia.
Il saiyan, perdendo l’equilibrio, cadde inesorabilmente per terra e Videl lo soccorse subito.
“Ti sei fatto male?! Io non volevo...” gli disse, aiutandolo a rialzarsi.
Gohan sorrise: non si era fatto assolutamente nulla perché era caduto solo per colpa della distrazione provocata dalla domanda schietta di Videl.
“Sto bene, non preoccuparti” rispose alzandosi da terra e sorridendo lievemente.
“Allora mi dici cos’è un saiyan?” ribadì lei, gli occhi colmi di speranza.
Gohan, di fronte a quello sguardo così languido e speranzoso, avrebbe rivelato immediatamente la sua identità. Ma cosa avrebbe pensato di lui la ragazza? E se si fosse impaurita a tal punto da allontanarsi da lui? Questo non se lo sarebbe mai perdonato perché lui teneva davvero a Videl e avrebbe fatto di tutto pur di tenerla vicina.
“Perché ti interessa tanto sapere cos’è un saiyan?” le chiese, scettico.
“Mmm, semplice curiosità... Allora?”
“Io... non lo so”
“Non è vero!” esclamò lei, mettendo le mani sui fianchi “Tu lo sai e non vuoi dirmelo!”
Gohan si grattò la testa con fare imbarazzato. “Davvero, non lo so cosa sia un saiyan!”
Videl incrociò le braccia al petto. “Ma cosa dici?! Sei stato proprio tu a pronunciare questa parola mentre ti allenavi con Trunks!”
Gohan si sentiva messo alle strette. Cosa le avrebbe raccontato ora? La verità, forse?
“Ti stai sbagliando. Ricordi che ti sei addormentata mentre ci stavi spiando? Probabilmente hai solo sognato che dicevo saiyan” disse enfatizzando l’ultima parola con un sorriso sarcastico.
Videl sbuffò. Non era convinta della constatazione di Gohan.
“Tu. Non. Vuoi. Dirmelo” ripetè con sguardo visibilmente adirato, scandendo ogni singola parola.
Gohan sospirò e alzò lo sguardo verso il cielo. Quella ragazza era impossibile!
“Ti dico che hai solo sognato!”
“No!”
“Sì!”
“No!”
“Sì!”
“No!”
“Ho detto di sì” concluse Gohan, incrociando le braccia con espressione autoritaria “Io non so cosa sia un saiyan, mi dispiace...”
Videl ammutolì di colpo e abbassò lo sguardo. Eppure le sembrava tutto così reale quando aveva sentito quella parola... Possibile che fosse stato solo un sogno?
“E va bene... ma non credere che finisca qui”
Gohan rise. “Non ho mai conosciuto una ragazza più testarda di te!”
Videl mugugnò qualcosa di incomprensibile, indignata. “Senti chi parla!”
Il ragazzo sorrise teneramente di fronte all’espressione corrucciata della ragazza.
“Non è ora di tornare a casa?” le chiese, esasperato.
“Non cambiare argomento!” esclamò lei, fissandolo negli occhi.
“Non sto cambiando argomento! E’ ora di pranzo e io ho fame!”
Videl arricciò le labbra in una smorfia. Il ragazzo non aveva poi così torto: anche lei, in effetti, sentiva un certo languorino...
“Hai ragione, andiamo.” disse spiccando il volo verso casa. Gohan la seguì a ruota, ma anche questa volta la ragazza non gli rivolse la parola e lui si sentì un po’ in colpa.

I due arrivarono a casa e, dopo essersi entrambi fatti una doccia rigenerante, decisero che avrebbero cominciato a cucinare.
“Ehm... cosa prepariamo?” chiese lui, fissando con sguardo stralunato prima il frigorifero e poi i fornelli. Non aveva mai cucinato in vita sua.
Videl gli rivolse un’occhiata assassina e Gohan sgranò gli occhi, confuso. Ora aveva la prova che la ragazza era seriamente arrabbiata con lui.
“Riso e carne?” chiese per ottenere una conferma.
“Riso e carne” ripetè Gohan, mentre il suo stomaco reclamava un pranzo soddisfacente.
Presero gli ingredienti dal frigorifero e cucinarono quello che avevano stabilito, o meglio: Videl si destreggiava tra i fornelli, mentre Gohan le passava strumenti e ingredienti per cucinare, mangiucchiando ogni tanto qualunque cosa ritenesse commestibile.
Quando ebbero finito di preparare il tutto, apparecchiarono la tavola e si sedettero a mangiare.
Pranzarono stranamente in silenzio, quell’imbarazzante silenzio che persisteva da quella mattina e che non voleva smettere di aleggiare in quella stanza, tra di loro. Gohan voleva scusarsi per essere stato brusco durante gli allenamenti, mentre Videl si chiedeva ancora se avesse sognato la parola saiyan oppure no. E le dispiaceva vedere che Gohan mangiava lentamente e con sguardo triste, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di vederlo sorridere ma il desiderio di scoprire cosa fossero i saiyan la stava davvero opprimendo.
Quando finirono di mangiare, i due si alzarono da tavola. Gohan lavava i piatti, quando vide che Videl stava tirando fuori dal frigorifero dell’altro cibo.
“Che stai facendo?” le chiese, curioso.
“Voglio fare una ciambella, come quella che fa Chichi.”
Gohan sorrise. “Voglio aiutarti”
Videl bofonchiò qualcosa che non arrivò alle orecchie di Gohan, continuando a lavorare sugli ingredienti per il suo dolce. Il ragazzo considerò quel sussurro come un “Sì” e cominciò ad industriarsi per contribuire alla preparazione della tanto agognata ciambella.
Preparando quel dolce, Videl sentì che la rabbia stava svanendo. In fondo, perché tanta curiosità nei confronti di quella strana parola? Magari non era niente di speciale. Gohan la stava aiutando, seguendo ogni suo ordine e digerendo in silenzio ogni suo rimprovero rivolto verso la preparazione del dolce. Vedendolo così attento e disponibile, le venne quasi in mente di chiedergli scusa per la scenata di quella mattina.
“Senti Gohan, mi dispiace tanto per...”
Non riuscì a terminare la frase perché le arrivò in faccia un getto di farina che la fece bloccare improvvisamente, con gli occhi e la bocca spalancati.
“Ops... scusa” disse Gohan, grattandosi la testa.
Videl non fiatò, incredula.
“Ecco, adesso cerco di ripulirti...” disse avvicinandosi alla ragazza e passandole una mano sul viso, nel tentativo di allontanare la farina. Videl arrossì lievemente sotto il tocco delicato e impacciato di Gohan, il quale si scostò lentamente da lei a lavoro finito.
Videl continuava a fissarlo senza parlare. Non sapeva davvero come reagire.
Stava per parlagli, quando Gohan si voltò verso di lei con la probabile intenzione di chiederle qualcosa ma le versò addosso un secchio d’acqua fredda.
Videl si irrigidì di colpo, l’espressione indecifrabile e i muscoli tesi.
Il saiyan la guardava con aria sconvolta.
“GOOOOHAAAAN!” urlò lei, stringendo i pugni lungo i fianchi.
“Scusa scusa scusa scusa scusa...” il ragazzo avrebbe continuato all’infinito, se non fosse stato per il dito di Videl che gli veniva puntato contro.
“Questa me la paghi!” sibilò lei, furiosa, lanciandogli un uovo che lui evitò subito.
Sfortunatamente, l’uovo andò a schiantarsi contro la porta della cucina e i due ragazzi trattennero il fiato, pensando a come avrebbe reagito Chichi.
Videl, tuttavia, approfittando del momento di distrazione, prese un altro uovo e lo lanciò verso Gohan che questa volta venne preso in pieno.
“Ehi!” urlò lui, indignato. Svelto, prese dell’altra farina e la gettò sulla ragazza che si arrabbiò ancora di più, dal momento che era già bagnata ed ora la farina si sarebbe appiccicata su tutto il viso e i vestiti.
E così i due ragazzi iniziarono una lunga battaglia di ingredienti per dolci, sporcandosi a vicenda e sommergendo anche l’intera cucina di farina e roba varia. Si rincorrevano e ridevano come due bambini, presi dalla foga del divertimento e dell’aver fatto pace senza nemmeno essersene accorti.
Alla fine, si gettarono entrambi sul divano – sporcando anche questo – e ritrovandosi l’uno sopra l’altro, zuppi e/o sporchi di tutto ciò che si erano lanciati a vicenda.
Ridevano ancora: lei stesa sul divano, stringendone la stoffa per non cadere a causa delle troppe risate; lui, sovrastando il corpo della ragazza, si era fatto contagiare dalla sua risata cristallina ed ora la fissava con una strana luce negli occhi.
Smisero gradualmente di ridere, specchiandosi ognuno nello sguardo dell’altro. Si fecero ad un tratto seri e il silenzio calò nuovamente nella stanza.
Gohan le sfiorò il labbro inferiore con un dito.
“Eri un po’ sporca lì...” spiegò arrossendo lievemente.
Videl sorrise, divertita. “Gohan, sono tutta sporca.” gli fece notare, con gli occhi che brillavano.
La ragazza lo prese per il colletto della maglia e lo attirò a sé, baciandolo con trasporto.
Gohan sgranò gli occhi non appena percepì le labbra di lei a contatto con le proprie, poi si rilassò e ricambiò il bacio con la stessa foga della ragazza, accarezzandole un braccio con fare dolce e protettivo. Fu un bacio molto più lungo e passionale delle prime due volte, entrambi i due ragazzi riempirono quel contatto di tutte le emozioni che avevano represso fino ad allora: imbarazzo, agitazione, paura, amore. Si staccarono poco dopo, prendendo a fissarsi negli occhi.
“Dovremmo mettere a posto la cucina prima che torni mia madre...” fece notare Gohan, con fare imbarazzato. Videl sorrise lievemente.
“La cucina potrà aspettare.” rispose con tono risoluto, attirando nuovamente a sé il ragazzo per la nuca. E così tra baci, carezze e sguardi complici, l’ora di pranzo volò via velocemente...

Dopo essersi ripuliti per bene, Gohan e Videl misero a posto anche la cucina come proposto dal ragazzo e poi passarono l’intero pomeriggio insieme. L’imbarazzo non era del tutto scomparso, ma nei cuori dei due ragazzi si era fatta strada una piacevole sensazione di sicurezza e di appagamento per essere riusciti a fare nuovamente un passo avanti nel loro rapporto.
Verso sera, erano seduti entrambi sul divano. Gohan la teneva stretta a sé, cingendole le spalle con una mano. Si sentivano bene insieme, completi.
“Gohan?” sussurrò lei all’orecchio del ragazzo.
Il saiyan staccò lo sguardo dallo schermo della tv e rivolse un dolcissimo sorriso alla ragazza.
“Noi... noi cosa siamo?” chiese lei, incerta. Era una domanda che gli era sorta spontanea dopo aver passato l’intera giornata insieme al ragazzo e aver constatato che non si erano esattamente comportati come due normali amici.
“Esseri umani” rispose lui, ridacchiando. In realtà non era proprio vero, dato che Gohan era un mezzo saiyan. Videl gli diede un buffetto dietro la nuca e sorrise divertita.
“E dai, non scherzare! Intendo cosa siamo sotto quell’aspetto...” puntualizzò arrossendo.
Gohan si lasciò sfuggire un “Oh” di stupore.
“Beh... noi... ehm... siamo... cioè, non lo so bene.” concluse, imbarazzato.
Videl abbassò lo sguardo e lo ripuntò subito dopo sul ragazzo.
“Mi ami, Gohan?”
Il saiyan sgranò gli occhi e arrossì fino alla punta dei capelli, faticando a sostenere lo sguardo speranzoso di lei. Quella domanda lo aveva letteralmente spiazzato. Non sapeva se quello che provava per Videl potesse definirsi amore, però una cosa era certa: ci teneva a lei, e non come una semplice amica.
“Ehm... amore è una parola grossa... però ti voglio bene!” rispose tutto d’un fiato.
Videl sorrise. “Anche io”
Poi si diedero un lieve bacio sulle labbra.
Anche quella giornata giunse al termine e, senza che se ne accorgessero, i due ragazzi si addormentarono sul divano stretti l’uno nelle braccia dell’altro.

Chichi tornò a casa verso notte fonda e fu felice di vedere che suo figlio e Videl avevano finalmente abbattuto le barriere dell’orgoglio. Inoltre la cucina splendeva più di prima, chissà cosa era successo durante quelle 24 ore!
Prese una coperta e la adagiò sui due ragazzi, poi andò anche lei a dormire.
Ma nel cuore della notte, Videl si svegliò di soprassalto con un pensiero fisso nella mente: i saiyan. Aveva fatto un incubo in cui Gohan era in pericolo, lei non poteva fare niente per salvarlo e in qualche modo c’entrava proprio quell’argomento così misterioso.
“Gohan... svegliati” richiamò il ragazzo che la teneva ancora stretta a sé, nonostante stesse dormendo. Lui si svegliò, stropicciandosi gli occhi, e si guardò intorno con aria stralunata.
“Eh? Che ore sono...?” chiese confuso.
Videl lo fissò quasi con insistenza, gli occhi lucidi e lo sguardo indecifrabile.
“Gohan, dimmi cos’è un saiyan. Io devo saperlo, ti prego”
Gohan sciolse l’abbraccio con cui teneva salda la ragazza e sospirò.
“Ancora con questa storia?” chiese, spazientito.
“Ho bisogno di saperlo, Gohan. Ho sognato che eri in pericolo per colpa di questi dannati saiyan!”
Gohan corrugò la fronte. Era il momento di dirglielo.
“Io sono un saiyan” disse semplicemente, con decisione.
Videl non reagì minimamente.
“E cosa significa questo?”
“In realtà sono un mezzo saiyan: mia madre è umana e mio padre era un saiyan, cioè un alieno proveniente dal pianeta Vegeta che è andato esploso molto tempo fa. I saiyan erano la razza di guerrieri più forti e temibili dell’Universo. Anche Trunks è un mezzo saiyan.”
Videl restò con il fiato sospeso per tutto il tempo. Alla fine della spiegazione, respirò a pieni polmoni e trattenne a stento le lacrime che pizzicavano i suoi occhi.
“E’ la verità?” chiese, sbalordita.
“Si” rispose lui, convinto.
“E perché non me l’hai detto prima?”
Gohan sospirò.
“Perché credevo che non mi avresti accettato, che avresti avuto paura di me... Ma sono sempre io, Gohan! Lo sai che puoi fidarti, vero?”
Videl annuì e lo abbracciò.
“Come potrei avere paura di te, Gohan? Tu mi hai salvata e mi hai accolta in casa tua! Io sono letteralmente rinata grazie a te! Non fa la differenza se sei umano o alieno.”
Gohan sorrise contento. Ma un altro dubbio assalì la ragazza.
“Quindi se sei un... un saiyan... hai tutte le possibilità di sconfiggere i cyborg!”
Gohan annuì.
“Dovrò allenarmi duramente”
“Anche io!” rispose decisa, lei.
Gohan sorrise e le sfiorò le labbra in un bacio dolce e leggero.
Poi di addormentarono nuovamente, l’uno stretto all’altro, senza più segreti.









Note dell'autrice:
Eccomiii, scusate il ritardo! Ringrazio con tutto il cuore chi continua a seguire questa fanfiction, chi recensisce ma anche chi legge in silenzio apprezzando quello che scrivo. Grazie davvero <3
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Finalmente Videl ha scoperto tutto ^.^
Alla prossima. E non dimenticate di recensire XD sapete che per me è davvero gratificante!

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Capitolo 9
*** In pericolo ***


IL FUTURO ESISTE ANCHE PER NOI

EEDE


In pericolo

 
“C-come sarebbe che cambi aspetto quando diventi un super saiyan?!”
Gohan e Videl volavano fianco a fianco verso la radura in cui erano soliti allenarsi.
Era passato solo un giorno da quando il giovane saiyan aveva rivelato la sua vera identità alla ragazza ed ora lei voleva saperne sempre di più, comprendere meglio chi fossero i saiyan e di cosa fossero capace. Quella notte aveva preso la notizia con calma e naturalezza, dato che si trovava in uno stato di dormiveglia. Ma la mattina successiva si era resa conto di cosa fosse realmente Gohan e ne era rimasta davvero turbata: la persona di cui era innamorata era un alieno!
“Allora? Cosa significa che cambi aspetto? Riprendi la tua vera forma da alieno, come nei film?”
Gohan si diede una manata in faccia e ridacchiò tra sé e sé.
“No! I saiyan sono fisicamente uguali agli essere umani: l’unica differenza sta nel livello di combattimento e quindi nella massa corporea.”
Videl, a quelle parole, si sentì rincuorata. Aveva immaginato che Gohan, trasformato in super saiyan, sarebbe diventato un essere verde e deforme con tanto di antenne e cranio allungato: il classico alieno dei film di fantascienza.
“E quindi? Come diventi?” ribadì Videl, sempre più curiosa.
“Non credo sarebbe un bello spettacolo. I super saiyan sono piuttosto... ehm... come dire...”
Videl inarcò le sopracciglia e sgranò gli occhi, mentre nella sua mente riaffiorava di nuovo l’immagine dell’extraterrestre deforme.
“...spaventoso?”
Gohan sorrise lievemente. “No ma... Appena arriviamo alla radura ti faccio vedere! Però poi non dirmi che non te l’avevo detto!”
Videl ingoiò a vuoto, lievemente intimorita. Gohan aumentò la velocità per arrivare subito al loro campo di allenamento e lo stesse fece Videl, seppur con un po’ di fatica. Non era lei quella appartenente ad una razza di guerrieri invincibili!
I due ragazzi arrivarono nella radura e Videl si sedette subito per terra, avvicinando le gambe al petto e attendendo che Gohan si trasformasse nel celebre super saiyan.
Il ragazzo si guardò intorno, poi soddisfatto tornò a fissare Videl.
“Pronta?”
“Sì, credo...”
Gohan allargò le gambe, piantò saldamente i piedi per terra e strinse i pugni all’altezza delle spalle. La sua espressione era seria e concentrata, il suo sguardo profondo e impenetrabile.
Videl seguiva attentamente ogni singolo movimento del saiyan, come ipnotizzata.
Lentamente il corpo del ragazzo venne avvolto da una luce dorata, i suoi capelli cominciavano a drizzarsi verso l’alto e a schiarirsi gradualmente mentre i suoi occhi color ebano assumevano le tonalità dell’acqua marina.
Gohan rivolse lo sguardo verso il cielo e urlò con tutto se stesso, mentre la trasformazione giungeva al termine. Videl sgranò gli occhi quando ritrovò davanti a sé un ragazzo ancora più possente e muscoloso del suo Gohan, un fiero e temibile combattente dai capelli biondi come il grano e gli occhi azzurri come il mare.
“Te l’aveva detto io...” disse Gohan, sollevando le mani in segno di evidenza.
Videl si alzò lentamente in piedi, senza distogliere lo sguardo dal saiyan, e lo raggiunse con cautela, quasi lo temesse. Quando gli fu abbastanza vicino, allungò un braccio verso di lui e gli sfiorò una guancia. Scottava.
“Sei bellissimo” sussurrò puntando i suoi occhi antracite in quelli cerulei di lui.
Gohan corrugò la fronte e sorrise, un po’ imbarazzato.
“Davvero? Credevo che tu...”
“Posso baciarti?”
Quella domanda arrivò schietta e coincisa come solo Videl era capace di formularla.
Gohan arrossì lievemente e abbassò lo sguardo.
“Beh... ehm...”
Nemmeno il tempo di rispondere, che Videl cercò immediatamente le labbra di lui e gli regalò un dolce bacio a fior di labbra. Il saiyan perse subito la concentrazione, rilassando sia la mente che i muscoli e quindi tornò allo stadio normale.
Videl percepì immediatamente il cambiamento e si staccò dolcemente da lui, per poi guardarlo negli occhi. “Sei tornato normale, peccato... Non credevo che il super saiyan fosse così... così... non riesco a trovare le parole giuste!”
Gohan si grattò la testa, un po’ imbarazzato.
“Mi preferisci trasformato? Non ti piaccio così...?”
Videl ridacchiò. “Tu mi piaci sempre, Gohan.”
Il ragazzo sorrise e si chinò per baciarla di nuovo. Era certo che per Videl provasse molto di più di una semplice amicizia e lo stesso valeva per la ragazza, me nessuno dei due riusciva ad ammetterlo. Nonostante questo, entrambi sapevano che i loro sentimenti erano corrisposti: lo capivano dagli sguardi, dai piccoli gesti, dai baci e dalla carezze che si scambiavano inconsapevoli del legame indissolubile che lentamente li stava unendo.
 
Dopo la consueta sessione di allenamenti, i due ragazzi ripartirono per tornare a casa quando avvertirono entrambi una potente scossa che fece tremare tutta la zona e subito dopo si accorsero di un’esplosione in lontananza, lì dove sorgevano alcuni isolotti vicino alla città che si affacciava sul mare.
“E’ opera dei cyborg, vero Gohan?” chiese Videl, ingoiando un grumo di saliva come per scacciare via il presentimento che stesse per accadere qualcosa di irreparabile.
Gohan annuì con la testa, lo sguardo puntato sull’alone di fumo e fiamme che si ergeva vicino alla costa. La sua espressione non era afflitta e nemmeno preoccupata, era determinata.
“Non dirmi che vuoi andare a controllare...?” chiese lei, preoccupata.
“Si, Videl. Ho promesso che avrei salvato quante più vite possibili e di certo non me ne starò con le mani in mano! E poi avrò l’occasione di verificare i miei miglioramenti... sono passati mesi da quando mi sono scontrato l’ultima volta con quei due mostri.”
Videl capì che si riferiva al giorno in cui l’aveva salvata, quel giorno che era impresso in maniera indelebile sia nelle loro menti che nei loro cuori. Non l’avrebbero mai dimenticato.
“Ok, ma io vengo con te”
“COSA?!”
Videl, presa alla sprovvista, rischiò di perdere la concentrazione e cadere giù.
“N-non vuoi?”
Gohan spalancò gli occhi e boccheggiò per qualche secondo.
“Ma sei impazzita?! Tu contro i cyborg?! Non se ne parla proprio!”
Videl strinse i pugni lungo i fianchi, furiosa.
“E a cosa sarebbero serviti tutti questi mesi di allenamenti?!”
Gohan abbozzò un sorriso simile ad una smorfia.
“Sei sempre e solo un essere umano, non puoi farcela contro degli androidi... Tu non immagini nemmeno quanto siano...”
“...forti, veloci, abili, furbi, crudeli?” lo interruppe la ragazza, sarcastica “Lo so benissimo, Gohan. Ma io voglio venire con te... ti prego...”
Gohan scosse la testa, indignato. “Ho detto di no, è troppo pericoloso!”
Videl strinse ancora più forte i pugni, fino a farsi quasi male.
Abbassò lo sguardo, gli occhi che cominciavano ad inumidirsi.
“Gohan, te lo chiedo per favore... fammi venire con te, non ti sarò d’intralcio... Prometto di non partecipare allo scontro, ti guarderò semplicemente le spalle e ti aiuterò con qualunque tecnica o strategia a mia disposizione! Ti prego, portami con te!”
Gohan le si avvicinò e le indicò la loro cupoletta sui monti Paoz.
“Torna a casa” ordinò, secco.
“Ma io..”
“HO DETTO TORNA A CASA!”
Videl, intimorita dallo sguardo furibondo di Gohan e dal tono di voce più alto del normale, spiccò lentamente il volo verso casa. Man mano che si allontanava, rivolgeva di tanto in tanto delle occhiate verso il saiyan e lo vedeva sempre più lontano, segno che era partito immediatamente per scontrarsi con i cyborg. Ma una volta che si ritenne abbastanza lontana, azzerò la sua aura come le aveva insegnato Gohan e si voltò prendendo la stessa direzione del saiyan senza farsi scoprire.
Lo avrebbe seguito dovunque.
 
Gohan arrivò sugli isolotti che aveva visto ardere da lontano e diede uno sguardo generale per localizzare i due androidi, quando una nuova e potente esplosione attirò la sua attenzione e capì che i nemici si trovavano su un’isola più avanti. Con la massima velocità, atterrò lì dove i due cyborg si stavano divertendo ad incendiare tutto ciò che incombeva sul loro cammino.
C-17 e c-18 si accorsero immediatamente della presenza di Gohan e decisero di sospendere per qualche momento la loro opera.
“Guarda guarda chi si rivede!” disse il cyborg dai capelli corvini, incrociando le braccia al petto.
“Non ti è bastata la lezione dell’altra volta? O ne vuoi ancora?” lo schernì la bionda, scrutandolo con quel suo sguardo apparentemente dolce e innocuo.
Gohan strinse i pugni lungo i fianchi.
“Perché lo fate? Perché state distruggendo queste isole?”
I due cyborg si guardarono a vicenda e risero.
“Per divertimento, mi pare ovvio!” spiegò c-18, dando uno sguardo a ciò che lei e suo fratello avevano combinato lì intorno. Se ne compiacque.
Gohan rimase perplesso.
“Ma qui è tutto deserto!”
“Appunto!” ribadì c-17 “E’ proprio per questo che è divertente! Eliminiamo tutto ciò che ci capita a tiro: persone, animali, edifici o isole. Non fa la differenza.”
Gli occhi di Gohan ardevano, il suo corpo fremeva dalla voglia di lanciarsi nello scontro.
“Mi fate schifo!” sputò in faccia ai due cyborg.
“Ehi, attento a come parli!” esclamò l’androide moro.
La bionda sbuffò e raggiunse il fratello, poco distante.
“E dai fratellino, non essere così scorbutico!” finse di rimproverarlo “Anzi, che ne dici di vedere se il nostro Gohan è migliorato dall’ultima volta?”
C-17 annuì, sorridendo sadico.
Gohan, non appena udì quelle parole, indietreggiò di qualche passo. Tutte le sue certezze crollarono nel momento in cui incontrò lo sguardo assassino dei due cyborg. Sapeva di non essere ancora abbastanza forte da poterli sconfiggere e si pentì di averli raggiunti. Ma Gohan non era un codardo, non lo era mai stato e mai lo sarebbe stato: avrebbe combattuto fino all’ultimo.
Ma nemmeno il tempo di attuare la sua prima mossa, che la cyborg bionda dagli occhi di ghiaccio l’aveva scaraventato contro un masso poco distante. Gohan si staccò un secondo prima che c-18 potesse fare la seconda mossa, probabilmente schiacciandolo contro la superficie di pietra colma di ammaccature, e così la colpì da dietro facendole sbattere la testa contro quello stesso masso: l’allenamento dava i suoi risultati.
Da quel momento ebbe inizio lo scontro corpo a corpo contro la cyborg. Gohan parava i colpi e contemporaneamente cercava di contrattaccare, ma la bionda continuava a dimostrarsi superiore al giovane saiyan. C-17 osservava il combattimento con espressione soddisfatta, ma ad un certo punto Gohan riuscì a colpire c-18 e l’androide dai capelli corvini si intromise tra di loro.
“Non ho bisogno del tuo aiuto, c-17!” ringhiò la bionda, asciugandosi la fronte con il dorso della mano.
“Non è giusto che ti diverta solo tu, sorellina!” disse il moro, sempre con tono dannatamente pacato. Visti così, sembravano due normali fratelli in lite tra di loro.
I due cyborg si rivolsero un’occhiata complice e, contemporaneamente, colpirono Gohan rispettivamente davanti e dietro. Il ragazzo, non riuscendo a seguire i movimenti troppo veloci dei due nemici, ricadde per terra sbattendo la testa e provocandosi qualche ferita sul corpo.
“N-non vale... due contro uno...” disse rialzandosi a fatica.
C-17 sorrise, spostando lo sguardo verso un punto che Gohan non riuscì ad identificare. Sembrava aver trovato qualcosa, da come lo fissava con interesse.
“Se la tua amica si fa avanti, possiamo combattere alla pari”
Il cuore di Gohan perse un battito. Immediatamente capì il significato di quelle parole, si alzò da terra e sfrecciò velocemente verso il punto che c-17 stava fissando.
“VIDEEEEL!” urlò lanciandosi a capofitto dietro l’albero che la ragazza stava usando per nascondersi.
Ma c-18 fu più veloce e, in un attimo, afferrò la ragazza portandola sul campo di battaglia.
“Dannazione, Videl! Ti avevo detto di restartene a casa!”
La mora rivolse al saiyan uno sguardo di scuse e cercò di divincolarsi dalla presa ferrea di c-18.
“Ora sì che ci divertiamo” annunciò c-17, raggiungendo Gohan alla velocità della luce e cominciando a colpirlo ripetutamente. Intanto la bionda se la vedeva con Videl che, impaurita e pentita di ciò che aveva fatto, incassava colpi su colpi senza riuscire a contrattaccare.
Solo una stupida debole umana...
Quelle parole cominciarono a rimbombarle nella mente, mentre c-18 la colpiva e ricolpiva senza pietà sotto lo sguardo furioso di Gohan.
Il saiyan, dall’altra parte del campo di combattimento, cercava di tener testa a c-17 ma era troppo difficile combattere sapendo che l’altra cyborg avrebbe potuto far fuori Videl da un momento all’altro. Questo non se lo sarebbe mai perdonato.
La ragazza veniva crudelmente sbattuta per terra e contro i massi senza che c-18 facesse il minimo sforzo: la verità era che non voleva ucciderla, voleva solo scatenare l’ira di Gohan in modo che combattesse in modo serio.
Il saiyan, intanto, cercava di allontanarsi da c-17 ma ogni tentativo si rivelò inutile: era ancora troppo debole per poter contrastare quei due androidi. Come avrebbe fatto a salvare Videl?
La ragazza, sballottolata da una parte all’altra, aveva perso il controllo di se stessa e non reagiva più. Fu proprio quando la vide in una pozza di sangue che Gohan sembrò riacquistare tutte le forze e trasformarsi in super saiyan senza nemmeno accorgersene: con una micidiale gomitata atterrì c-17 e accorse in aiuto di Videl, prendendola immediatamente in braccio con l’intenzione di allontanarsi dall’isola.
“Ehi, dove credi di andare?!” urlò la bionda, alzandosi in volo.
Gohan esitò qualche attimo.
“Vi propongo un accordo”
I due cyborg annuirono, incuriositi.
“Tornerò quando sarò abbastanza forte da sconfiggervi e allora potremmo combattere senza impedimenti.”
I due androidi si guardarono e sorrisero.
“Va bene, ci stiamo. Ma non farci aspettare troppo, intesi?” disse c-17 in modo sarcastico.
Gohan annuì e volò via diretto verso casa.
 
Sfrecciava per il cielo dei monti Paoz alla velocità della luce. Era ancora trasformato in super saiyan e sentiva una strana forza crescere dentro di sé.
Videl era tra le sue braccia, in fin di vita. Doveva salvarla a tutti i costi.
Finalmente arrivò a casa e, senza perdere tempo portò la ragazza nella sua stanza.
“Gohan, cos’è succ... O MIO DIO!”
Chichi si coprì il viso con le mani, in procinto di piangere.
“La salverò, mamma, fosse l’ultima cosa che faccio” concluse Gohan sparendo in camera sua. Poggiò Videl sul suo letto, aprì il comodino e ne estrasse un sacchetto pieno di senzu. Ne prese uno e lo mise in bocca alla ragazza, dandole dei colpetti sul viso in modo da destarla.
“Videl, ti prego... mangia”
Ma la ragazza non dava segni di vita.
“Videl!” urlò, prendendole la testa tra le mani “Videl... sono io, Gohan! Ti prego, mangia! E’ un fagiolo di Balzar!”
Ma la ragazza continuava a non reagire.
“Videl, fallo per me.”
Silenzio.
Gohan si fece prendere dal panico.
Non poteva essere.
Era tutta colpa sua.
Si sentiva un mostro.
La stava perdendo.
“VIDEEEEL!”










Note dell'autrice:
Lo so che ora mi odiate per il finale, ma in compenso la prossima volta cercherò di aggiornare prima :D
Chiudo qui perchè vado molto di fretta. Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo ^.^
Alla prossima

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Capitolo 10
*** Passi avanti ***


IL FUTURO ESISTE ANCHE PER NOI

f


Passi avanti

 
Si sentiva strana.
Davanti a lei il vuoto più totale.
Non percepiva alcun odore o rumore.
Provò a muovere una mano ma, inaspettatamente, non riuscì a trovarla.
Avrebbe dovuto sentirsi impaurita o disorientata, invece quello strano posto in cui si era svegliata le ispirava serenità e tranquillità.
Forse stava sognando? Ma cosa, di preciso?
Tutto ciò che riusciva a vedere era il nulla: nessuna forma, nessun colore.
Cercò di ricordare cosa stava facendo prima di addormentarsi.
La sensazione di essere sospesa nel vuoto, l’immagine di un’isola rasa al suolo, un imponente albero che offuscava la sua visuale, un ragazzo vestito d’arancione che combatteva contro due altre persone, poi un improvviso dolore al collo e infine il vuoto più assoluto.
Avrebbe dovuto sentirsi dolorante e spossata, ma quello strano posto era così tranquillo e rilassante che le sensazioni fisiche e mentali non contavano più niente.
Cercò allora di riordinare gli avvenimenti, giungendo ad una sola conclusione.
Gohan.
Era l’unico che vedeva chiaramente nei suoi pensieri, tutto il resto le appariva vago e insignificante. Chissà dov’era ora... Chissà se pensava a lei... Chissà se la stava cercando...
Rimase per qualche secondo a riflettere sull’ultimo incontro che aveva avuto con lui, ma non ricordava bene cosa fosse successo. Un combattimento? Ma con chi?
“Videl!”
Si destò improvvisamente da quello stato di profonda meditazione, sentendosi chiamare.
Chi era? Cosa voleva da lei?
Videl...”
Questa volta avvertì uno strano senso di inquietudine dettato dal fatto che, chi aveva pronunciato il suo nome per la seconda volta, l’aveva fatto in modo triste e quasi disperato. Sembrava un lamento, una richiesta d’aiuto, forse qualcuno stava piangendo. Aveva bisogno del suo aiuto? Oppure era proprio per lei che stava piangendo? Cosa stava succedendo?
“Videl...”
Giurò di aver riconosciuto Gohan in quella voce. Sì, era proprio lui! Perché piangeva?
Spinta dalla preoccupazione, cercò di muoversi in tutti i modi e di trovare una via d’uscita da quello strano posto che ora cominciava ad opprimerla. Ma il suo corpo non reagiva, sembrava fosse lontano dalla sua mente.
“Videl...”
Cominciava ad allarmarsi seriamente. Aveva un brutto presentimento.
Sospirò, o almeno era quella l’intenzione. Inaspettatamente si ritrovò qualcosa di duro in bocca, era piccolo quanto una noce e aveva un sapore amarognolo. Un fagiolo?
Un senzu! Ma allora... non stava bene! Doveva essere qualcosa di grave se gli era stato somministrato un fagiolo di Balzar!
Immediatamente capì il perché Gohan stava piangendo.
Masticò lentamente il fagiolo e lo ingoiò, poi sbatté un paio di volte le palpebre fino a ritrovarsi stesa a letto in una stanza dalle pareti immacolate e un fresco profumo di pulito.
Lo vide, vide Gohan con la testa poggiata sul suo addome. Piangeva.
“Videl...” continua a ripetere sommessamente “Non doveva andare così, dannazione! E’ tutta colpa mia... dovrei esserci io in questo stupido letto!”
La ragazza rimase a fissarlo per una manciata di secondi, poi tirò fuori una mano dal lenzuolo e la allungò verso il saiyan. La reazione di quest’ultimo, però, le fece cambiare idea.
Gohan si era asciugato le lacrime e si era alzato in piedi, lo sguardo determinato e i pugni serrati lungo i fianchi.
“Ti vendicherò!” disse il ragazzo puntando lo sguardo verso la finestra “Ti vendicherò Videl, perché è solo colpa mia. Ti vendicherò perché troppe persone hanno pagato ingiustamente. Ti vendicherò perché è ora che quei due mostri la smettano di rovinare il mondo. Ti vendicherò perché... perché... ti amo.” concluse accennando un lieve sorriso.
Ma prima che potesse spiccare il volo verso i due androidi, Videl trovò la forza per fermarlo.
“Davvero mi ami?”
Gohan si voltò immediatamente, credendo di aver sognato.
No, Videl era lì viva e vegeta. Aveva gli occhi sbarrati, la guance lievemente arrossate, il corpo non più costellato di lividi e ferite.
“V-Videl?!” balbettò in preda all’euforia.  
“In carne ed ossa.” rispose lei, mettendosi a sedere con un po’ di fatica.
Le girava la testa e aveva un po’ di nausea, ma tutto sommato si sentiva abbastanza bene.
Gohan si avvicinò immediatamente al letto della ragazza e la abbracciò, baciandole la fronte e ripetendo ad occhi chiusi “Sei viva, sei viva, sei viva” per una decina di volte.
Videl ridacchiò divertita e si lasciò cullare dalle attenzioni di Gohan.
Una volta che si staccarono, la ragazza prese a fissarlo con curiosità mentre lui cercava di riprendersi dallo shock appena avuto. Era stato un vero miracolo che si fosse risvegliata!
“Avrò un aspetto orribile” sussurrò Videl, scostando qualche ciocca di capelli dal viso.
“Ma che, sei sempre magnifica!” rispose lui, sorridendo calorosamente.
Videl abbassò lo sguardo, un po’ imbarazzata.
“Allora è vero?”
Gohan comprese immediatamente il senso di quella domanda e non potè non arrossire.
“Allora è vero cosa?” fece finta di non capire.
“Che mi ami” spiegò lei, con naturalezza.
Gohan avvampò all’istante, grattandosi la testa con fare impacciato.
“Beh... io... credo...”
Non riuscì a terminare la frase perché le labbra della ragazza si era poggiate sulle sue in un bacio carico di dolcezza.
“Anche io, Gohan.” sussurrò lei all’orecchio del saiyan che sorrise contento.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, a rivolgersi sguardi complici.
Poi Gohan si ricordò immediatamente di ciò che gli stava maggiormente a cuore.
“Videl, so che non è il momento... però... Perché sei venuta allo scontro? Perché non hai fatto come ti avevo ordinato? Sei stata molto fortunata a salvarti, questo lo sai vero?”
Videl abbassò tristemente lo sguardo. Gohan aveva perfettamente ragione.
“Io... avevo paura per te...”
Gohan scosse la testa.
“Ma che diavolo stai dicendo?! Paura per me?!” esclamò stralunato “Tu, Videl, hai rischiato seriamente di morire!”
La ragazza sentì gli occhi inumidirsi.
“M-mi dispiace averti f-fatto spaventare...” rispose con la voce rotta dal pianto “I-io volevo solo v-verificare che non f-fossi in pericolo...”
Gohan le si avvicinò e asciugò la prima lacrima che scendeva lungo la sua guancia.
“Non devi preoccuparti per me” le disse con tono calmo “Quella a dover stare attenta sei tu! Non sopporterei di vederti nuovamente a letto in fin di vita!”
Videl pianse silenziosamente e Gohan la riabbracciò, facendole poggiare la testa sul suo petto. Percepì la maglia inumidirsi con le lacrime della ragazza e si sentì quasi in colpa per averla fatta piangere. “Su, è tutto passato...” cercò di consolarla accarezzandole i morbidi capelli corvini.
Videl, allora, sembrò calmarsi. Tirò su col naso e mostrò un piccolo sorriso.
“Promettimi che non ti batterai con i cyborg finché non ti sentirai davvero pronto” disse la ragazza con gli occhi velati di speranza.
“Solo se tu mi prometti di non cacciarti più nei guai come hai fatto oggi.” rispose Gohan con lo stesso tono. Videl annuì e insieme si ripromisero di mantenere le loro promesse.
 
“COSA DIAVOLO E’ SUCCESSO?!”
Gohan e Videl sapevano che Chichi avrebbe reagito in quel modo.
“Il fatto è che io e Gohan ci stavamo allenando sui monti Paoz... poi abbiamo visto una nuvola di fumo e siamo andati a controllare... e c’erano i cyborg... e...”
All’ennesimo “e”, Chichi sbottò furibonda.
“Avete la minima idea di cosa abbia provato quando vi ho visti arrivare qui in fin di vita?!”
I due ragazzi abbassarono la testa, mortificati.
“E’ tutta colpa mia... Non avrei dovuto portare Videl dai cyborg.”
La ragazza alzò immediatamente lo sguardo verso il saiyan e sgranò gli occhi, incredula.
“Ma non è vero! Sono stata io a decidere di...”
“E’ STATA COLPA MIA!” esclamò Gohan cercando di sopraffare la voce della ragazza “Non succederà mai più, te lo prometto mamma!”
Videl sorrise lievemente a quelle parole. Gohan si era preso colpe che non gli appartenevano per evitare che Chichi reagisse ancora più male. D’altronde, la ragazza aveva capito fin da subito che quel ragazzo era dolce e gentile proprio come appariva!
“Io non sopporterei di perdervi...” rispose Chichi, afflitta.
I due ragazzi la abbracciarono prima che potesse scoppiare a piangere.
“Sta tranquilla, mamma, faremo più attenzione” la rassicurò Gohan con quel sorriso così sincero che alla donna ricordava tanto quello di Goku.
 
“Io vado ad allenarmi con Trunks!” annunciò Gohan uscendo di casa, dopo pranzo.
“Sta attento!” gli consigliò Chichi dalla cucina, mentre Videl si precipitò in giardino per salutarlo.
Gohan se la vide arrivare da un momento all’altro, le braccia tese verso di lui e il sorriso stampato sulle labbra. Non potè fare a meno di accoglierla in un abbraccio quando se la ritrovò a due passi da sé. La ragazza gli saltò letteralmente al collo e gli diede un dolce bacio a fior di labbra.
“Come mai tutte queste attenzioni?” chiese lui, sarcastico.
“Sai, rischiare di morire ti cambia la vita!” rispose Videl con lo stesso tono allegro.
Gohan sorrise a quelle parole e la baciò a sua volta, ma questa volta fu un bacio molto più passionale e coinvolgente di quello che si erano scambiati pochi secondi prima.
Videl, sulle punte dei piedi, aveva circondato con le braccia il collo di Gohan e ora gli accarezzava i capelli e la base del collo. Il ragazzo, invece, la teneva stretta a sé per i fianchi e la baciava con trasporto. Le loro bocche si cercavano e si modellavano a vicenda, le lingue danzavano insieme, i loro cuori battevano all’unisono e le loro anime sembravano diventare una cosa sola.
In quei momenti, il resto del mondo (tra cui Chichi che li spiava ben nascosta dietro la porta dell’ingresso) non contava più, c’erano solo Gohan e Videl, uniti da quel profondo legame che diventava ogni giorno più profondo e resistente.
“Devo andare” disse lui, allontanandosi e facendo un cenno con la mano per salutarla.
“Non affaticarti troppo! E vedi di tornare per l’ora di cena!” esclamò lei salutandolo di rimando con le guance ancora arrossate e il respiro accelerato.
Gohan sorrise a quelle parole e sparì nel cielo.
 
Pugni, calci e sfere d’energia facevano vibrare l’aria fresca e pulita dei monti Paoz.
Sarebbe stato impossibile seguire le mosse di quelle due furie che si stavano scontrando, data la velocità e l’intensità dei loro colpi. Eppure nessuno dei due era abbastanza forte da battersi con i cyborg, ma proprio per questo motivo ogni momento era buono per allenarsi e potenziare le proprie tecniche. Prima o poi avrebbero raggiunto il livello dei due androidi e allora per loro non ci sarebbe stato scampo. O almeno così speravano.
“Non credi che possa bastare così?” chiese ad un certo punto Gohan bloccandosi.
Trunks lo imitò, stendendosi per terra con l’intento di riposarsi qualche secondo e riprendere fiato.
“Non sono stanco, continuiamo!” esclamò il ragazzino rimettendosi in piedi dopo una breve pausa.
Il saiyan più grande sorrise a quelle parole. Rivedeva se stesso in quel giovanissimo saiyan dai capelli lilla, rivedeva la sua stessa tenacia e prudenza, la sua stessa determinazione e il suo stesso orgoglio. D’altronde, loro erano figli dei due ex saiyan più potenti dell’Universo... C’era da aspettarselo che raggiungessero e superassero i loro genitori!
A quel pensiero, Gohan spostò lo sguardo verso il cielo e gli sembrò di intravedere tra le nuvole il viso solare e giocondo di suo padre che lo salutava. Sorrise con un po’ di malinconia, ripensando alla sua promessa di riportare la pace sulla Terra e rendere orgoglioso il padre.
Trunks approfittò della situazione per tirare un pugno all’altezza del suo stomaco e così Gohan mise da parte i ricordi, riportando immediatamente l’attenzione al combattimento.
“Mai abbassare la guardia.” recitò il ragazzino con tono di chi la sa lunga.
“Mai dare le spalle al nemico.” disse invece Gohan tirando un calcio a Trunks da dietro.
E così i due saiyan ripresero il combattimento, continuando fino a sera.
 
“Ci vediamo domani, vero Gohan?” chiese Trunks inspirando a pieni polmoni per reprimere l’affanno.
“Domani? Mmm... non saprei...” rispose il ragazzo, grattandosi la nuca.
Trunks sorrise in modo malizioso.
“Devi vederti con la tua fidanzata, non è così?” ammiccò a braccia conserte.
Gohan diventò paonazzo e balbettò incomprensibili monosillabi.
“Allora non vieni?” chiese il ragazzino, un po’ deluso.
Il saiyan più grande non seppe resistere a quegli occhioni azzurri colmi di speranza. Si avvicinò al ragazzino e gli spettinò i capelli in un gesto che faceva spesso.
“E va bene...” acconsentì con un sorriso.
Trunks urlò dalla gioia e abbracciò il suo maestro, poi i due si separarono e ognuno tornò alla propria casa.
 
Gohan entrò silenziosamente in casa e si stupì nel trovare già Videl addormentata sul divano. Controllò per sicurezza l’orario e si accorse di aver fatto piuttosto tardi: era notte fonda. Probabilmente lei e Chichi aveva cenato presto, poi la ragazza aveva insistito per aspettare Gohan e così si era addormentata lì sopra senza nemmeno rendersene conto.
Si avvicinò e le sfiorò una guancia calda con la mano, vedendola muoversi lievemente a quel tocco. Non aveva una coperta e, per esperienza personale, Gohan sapeva che dormire sul divano non era molto comodo: prese la ragazza in braccio e la portò al piano di sopra, nella sua stanza, adagiandola sul letto e coprendola con la coperta.
Sorrise nel vederla così tranquilla e le diede un bacio sulla fronte per poi andarsene e lasciarla dormire.
Una volta in cucina, mangiò la cena che sua madre gli aveva messo da parte e infine andò a farsi una doccia, prima di mettersi a letto e abbandonarsi a qualche ora di sano riposo.
 
“Gohan”
Il saiyan aprì lentamente gli occhi, trovando Videl seduta in un angolo del suo letto.
“E’ già ora di alzarsi?” sussurrò lui coprendosi la testa con il cuscino.
“No” rispose lei abbassando lo sguardo e torturandosi le dita “Io... io... posso dormire qui con te per questa notte?” concluse tutto d’un fiato.
Gohan inarcò le sopracciglia e sorrise lievemente.
“Certo, non riesci a dormire?” disse sollevando la coperta.
Gli occhi di Videl si illuminarono a quell’invito e subito la ragazza si infilò nel letto, mentre Gohan le porgeva un pezzo della coperta e la teneva stretta a sé in un caldo abbraccio. Arrossirono entrambi, dato che non avevano mai dormito insieme e quella situazione era del tutto nuova per entrambi. Videl percepiva il fiato caldo del ragazzo sul suo collo e le sue braccia che le cingevano la vita, Gohan invece era stato inebriato dal profumo della ragazza e dal piacevole calore che emanava.
“Ho fatto un incubo” spiegò lei chiudendo gli occhi e abbandonandosi alle braccia del ragazzo.
“I cyborg?” chiese lui, sicuro di ottenere una conferma.
“Già”
Gohan sospirò. “Tranquilla, ci sarò sempre io a proteggerti.”
Videl sorrise a quelle parole. “Di questo non ne dubito, Gohan. Grazie”
“Ti amo”
Quelle parole gli erano venute fuori così, di getto.
“Anche io” rispose lei, accoccolandosi meglio tra le braccia del ragazzo.
Lui le baciò i capelli.
“Buonanotte”
Lei riuscì a strappargli un bacio dalle labbra.
“Notte, Gohan”.
E infine caddero entrambi tra le braccia di Morfeo.












Note dell'autrice:
Avevo promesso di aggiornare prima e invece... ç_ç chiedo perdono!
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento. Un GRAZIE speciale a tutti coloro che recensiscono e seguono, siete davvero in tanti ed io non potrei esserne più soddisfatta <3
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo
A presto!

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Capitolo 11
*** Un'altra dimensione? ***


IL FUTURO ESISTE ANCHE PER NOI

g/v


Un’altra dimensione?

 
Erano passati tre mesi dal giorno in cui Videl aveva rischiato di morire per mano dei cyborg, tre mesi da quando aveva promesso a Gohan che non si sarebbe più cacciata nei guai, tre mesi da quando il saiyan aveva intrapreso allenamenti ancora più rigidi per raggiungere il suo obiettivo, tre mesi da quando Gohan e Videl si erano dichiarati amore, ma soprattutto tre mesi da quando i due ragazzi stavano ufficialmente insieme.
Dopo aver acconsentito alla proposta di battersi con Gohan quando sarebbe diventato più forte, c-17  e c-18 avevano lasciato la zona ed erano partiti per chissà quale parte del mondo. Erano giorni che i due spietati androidi non si facevano vedere in città e la gente stava vivendo un periodo di “pace e ricostruzione” nella speranza che il nemico non si facesse più vivo.
Videl era seduta sul divano a guardare il notiziario in tv.
“Credi che torneranno?” chiese a Gohan, il quale era appena arrivato vicino a lei con due tazze fumanti di cioccolata calda. Erano ormai in inverno e il freddo si faceva sentire.
“Sì, purtroppo” rispose il ragazzo bevendo un sorso dalla sua cioccolata “Forse domani, forse tra qualche giorno, tra qualche mese o magari tra qualche anno... Ma so per certo che torneranno, perché l’ultima volta ho promesso ad entrambi che sarei diventato più forte e un giorno ci saremmo scontrati sul serio”.
Videl annuì, sospirando.
“Se solo io potessi...”
“No!” la interruppe Gohan poggiando la tazza sul tavolino “Ne abbiamo già parlato, non serve che tu riprenda ad allenarti perché rischieresti solo di perdere nuovamente la vita!”
La ragazza sbuffò, tornando a fissare lo schermo della tv.
“Facevo tanto per dire... E poi, in fondo, so di essere solo una sciocca debole umana” rispose come se stesse recitando le parole di qualcun altro.
Gohan scosse la testa. “In realtà sono i cyborg ad essere spietate e invincibili macchine da guerra, tu sei nella norma Videl”
La ragazza sorrise appena e riportò lo sguardo su Gohan che si accingeva a bere un altro sorso della sua cioccolata. Quando staccò la tazza dalle labbra, a Videl venne spontaneo ridere.
“Mi trovi divertente?” chiese Gohan, sarcastico.
In tutta risposta, la ragazza scoppiò a ridere di gusto.
“E’ solo che...”
Accennò un sorriso malizioso e gattonò verso Gohan che era seduto dall’altro lato del divano. Poggiò le mani sul morbido cuscino di pelle e avvicinò il viso a quello del saiyan, facendo aderire le loro labbra calde e dal sapore di cioccolato. Si staccarono pochi secondi dopo, sorridendo un po’ imbarazzati nonostante ormai stessero insieme da mesi.
“Eri un po’ sporco lì” si giustificò Videl indicando un angolo della bocca del ragazzo.
Gohan ridacchiò tra sé e sé.
“Che scusa pessima” rispose stringendo la ragazza a sé e baciandola con passione, le dita che già si intrecciavano tra i suoi capelli e il cuore che batteva a mille.
“Che tempismo perfetto” concluse lei con gli occhi che brillavano e il sorriso stampato sulle labbra.
Per loro, ogni bacio sembrava il primo: stesso imbarazzo, stesse sensazioni, stessa gioia, stessa voglia che quel momento durasse in eterno. L’unica cosa che mutava era l’amore che provavano l’uno per l’altro e che diventava sempre più forte e più sicuro di giorno in giorno.
 
Bulma era intenta a completare nel suo laboratorio un progetto molto delicato ed importante che - secondo lei - avrebbe cambiato le sorti del mondo, quando qualcuno suonò alla porta e la donna dovette andare a vedere chi era. Percorsa l’intera Capsule Corporation, trovò Trunks che aveva già accolto l’ospite e sorrise contenta.
“Ciao Gohan!” disse quando vide il saiyan discutere già con Trunks che lo fissava completamente rapito. Era risaputo che suo figlio stimasse profondamente il suo maestro e lo ritenesse il suo punto di riferimento, il suo esempio da raggiungere e magari persino da superare.
Rivedeva Goku e Vegeta in quei due giovani saiyan, forti e determinati proprio come i loro rispettivi padri. Sorrise tra sé e sé ma non si fece sfuggire neppure una lacrima, speranzosa anche lei che tutto si sarebbe concluso per il meglio.
“Ciao Bulma!” rispose subito Gohan, mentre anche Videl usciva allo scoperto.
“Vedo che hai portato anche la tua ragazza...” aggiunse la scienziata sorridendo maliziosa “E’ un piacere rivederti, tesoro!” disse poi rivolgendosi a Videl.
“Anche per me, signora Brief” rispose quest’ultima molto educatamente.
La donna le poggiò una mano sulla spalla.
“Dai, chiamami Bulma! Ormai fai parte della famiglia, no?”
Videl arrossì lievemente, rivolgendo un’occhiata furtiva a Gohan che annuiva convinto.
“Vi offro qualcosa?” chiese poi Bulma con voce squillante.
Videl e Gohan si rivolsero uno sguardo d’intesa.
“In realtà noi eravamo solo venuti a fare una piccola visita... Andiamo di fretta eh eh!” rispose il ragazzo grattandosi la testa su imitazione del padre.
“Va bene, va bene... sarà per un’altra volta allora!”
“Mamma!” li interruppe Trunks insistente “Perché non dici a Gohan e Videl della macchina del tempo?”
I due ragazzi fissarono Bulma e Trunks ad occhi sgranati, perplessi per le parole del ragazzino.
Il viso della scienziata si illuminò.
“Torno subito!” esclamò sparendo tra i corridoi dell’immenso edificio.
E in effetti, pochi minuti dopo, Bulma era di nuovo nell’ingresso con alcuni fogli tra le mani.
“E’ il progetto di un mio prototipo di macchina del tempo!”
I due ragazzi osservavano il disegno che recava scritte e codici per loro incomprensibili, mentre Bulma spiegava che si trattava di un mezzo capace di viaggiare nel tempo e creare un universo parallelo a quello in cui vivevano.
“Ma è fantastico!” esclamò Videl con gli occhi che brillavano “In questo modo potremmo cambiare il corso degli eventi e magari evitare l’attivazione dei cyborg, così da salvare tantissimi innocenti!”
Bulma scosse la testa.
“Magari fosse possibile! Purtroppo questa macchina sarà solo in grado di creare una dimensione parallela alla nostra e cambiare il corso degli eventi di quella stessa linea temporale! Le modifiche non arriverebbero nella nostra dimensione. Resterebbe tutto uguale.”
Il viso di Videl si spense immediatamente. Aveva seriamente creduto che quel congegno così sofisticato e innovativo avrebbe riportato in vita suo padre e tutte le vittime dei cyborg.
“Ok, le modifiche non comporteranno cambiamenti nella nostra dimensione... però... però se ne creiamo un’altra, potremmo far sì che il suo corso degli eventi sia differente rispetto al nostro! Almeno sapremo che i nostri corrispondenti avranno una vita migliore... Papà potrebbe essere avvertito della sua malattia cardiaca, i cyborg potrebbero essere distrutti prima della loro attivazione, tante persone potrebbero essere salvate e poi... poi...”
Bulma interruppe i sogni del ragazzo.
“Ehi Gohan, vacci piano! Per ora è solo un disegno, ci vorranno mesi per farlo diventare concreto... o forse anni...” rispose la scienziata con un sorriso amaro.
Ma Gohan non si perse d’animo. Come Videl, anche lui aveva pensato a quanti benefici potesse portare quella macchina. E l’idea di un altro se stesso, un altro Gohan circondato da tutta la sua famiglia e da tutti i suoi amici aveva acceso in lui nuove speranze.
 
Terminata la conversazione, Gohan e Videl salutarono Bulma e Trunks per poi uscire dalla Capsule Corporation e addentrarsi nel cuore della città dove negozi, bar e ristoranti si stavano lentamente riprendendo.
Tra pochi giorni sarebbe stato Natale e le strade principali erano illuminate da luci colorate e addobbi natalizi di tutti i tipi. La gente sperava che la magia del Natale avrebbe influenzato anche le intenzioni dei due cyborg e riportato, in questo modo, la pace sulla Terra. Speranza ovviamente infondata: per sconfiggere quei due esseri senza cuore non servivano regali, sguardi supplicanti o luci colorate; era necessario un guerriero forte e determinato che fosse in grado di fronteggiarli e sconfiggerli una volta per tutte. E Gohan credeva di essere proprio quel guerriero.
I due ragazzi camminavano mano nella mano, senza parlare. A Videl era sempre piaciuta l’atmosfera natalizia, ma da qualche anno non le sembrava poi così magica come una volta. Guardarsi intorno e trovare edifici in fase di ristrutturazione, gente alla ricerca di un nuovo lavoro o di una nuova casa e negozi che vendevano materiale gratis per i meno fortunati non era proprio ciò che avrebbe voluto vedere girando per la città nel periodo di Natale. Ma il proprio il fatto che si stesse avvicinando la festa della bontà e della giustizia per eccellenza le dava un senso di conforto e le infondeva ancora più speranza.
“Hai freddo?” le chiese Gohan con un sorriso.
Videl si riscosse dai suoi pensieri, accorgendosi solo in quel momento di stare tremando.
“Solo un po’...” rispose sfregandosi le mani.
Gohan si tolse il cappotto e con molta delicatezza lo posò sulle spalle della ragazza che si strinse forte all’interno dell’indumento e si sentì subito meglio.
“Grazie” sussurrò impercettibilmente. E la sua mente tornò subito alle parole di Bulma...
 
Questa macchina sarà solo in grado di creare una dimensione parallela alla nostra e cambiare il corso degli eventi di quella stessa linea temporale!
 
Il voltò di Videl si oscurò subito. Quelle parole continuavano a ronzarle nella mente, provocandole uno strano sentimento di inquietudine.
I due ragazzi camminarono per qualche altro minuto in religioso silenzio, poi decisero di fermarsi in un bar per prendere qualcosa di caldo. Era un locale piccolo e poco frequentato, ma era accogliente ed era completamente invaso dall’atmosfera natalizia a giudicare dagli addobbi che lo decoravano interamente. Gohan e Videl presero entrambi un cappuccino e si sedettero in un angolo del locale, vicino alla finestra.
Il saiyan si accorse subito del cambiamento d’umore della ragazza che girava distrattamente il cucchiaino nella tazzina.
“Cos’hai?” le chiese stringendole forte una mano.
La ragazza sussultò a quelle parole e alzò lo sguardo.
“Io... no, niente...” rispose sospirando.
“Sei triste” affermò Gohan accarezzandole una guancia.
Videl sorrise appena. A quel ragazzo non si poteva nascondere davvero niente!
“No, è solo che...”
Gohan la fissava con sguardo curioso.
“Stavo pensando che... se con la macchina del tempo si dovesse creare un’altra dimensione con una catena di eventi diversa dalla nostra... beh... la me stessa di quella dimensione potrebbe non incontrarti mai! Cioè non incontrare il tuo... te stesso...”
Videl sperò che Gohan avesse capito il concetto, nonostante sapesse di non essere stata chiarissima con le parole. Vide il saiyan grattarsi la testa con fare imbarazzato e poi fermarsi a pensare con lo sguardo rivolto verso il cappuccino.
“Se avessi avuto la possibilità di frequentare il liceo, a quale ti saresti iscritta?”
Videl sgranò gli occhi a quella domanda. Cosa centrava questo?
Alla Orange High School... credo...”
Il volto di Gohan si illuminò di colpo.
“Anche io! Ciò vuol dire che nell’altra dimensione ci saremmo incontrati lì!”
Videl, dapprima esitante, si rese conto che il ragazzo aveva pienamente ragione.
“Sì, sicuramente sarà così!”
Si sorrisero a vicenda per poi scambiarsi un dolce bacio a fior di labbra e terminare i loro cappuccini con animo più tranquillo.
 
“Siamo a casa!”
Non appena varcarono la soglia dell’ingresso, Gohan e Videl restarono sbalorditi di fronte a ciò che Chichi aveva fatto in loro assenza: luci colorate, ghirlande e soprammobili ornavano l’ingresso e il soggiorno rendendo l’atmosfera ancora più calda e accogliente di quanto fosse già. Inoltre la tavola della sala da pranzo era stata apparecchiata con una tovaglia rossa dalle decorazioni dorate e dalla cappa del camino pendeva un piccolo pupazzetto di Babbo Natale con tanto di scala a pioli e sacco per i regali.
Chichi stava portando la cena in tavola quando sentì arrivare i ragazzi.
“Mamma... è bellissimo! Non festeggiavamo il Natale da quando papà è...” si bloccò improvvisamente, rendendosi conto di ciò che stava per dire.
Chichi sorrise appena. “Il fatto è che... io...ehm... mi sembra giusto che Videl possa festeggiare il Natale come gli anni scorsi!”
La verità era che quella ragazza aveva portato un’ondata di cambiamento nel suo cuore  e Chichi si era finalmente resa conto di quanti anni della sua vita avesse sprecato. Dopo la morte di Goku, la vita le era completamente sfuggita di mano: non le importava più niente, se non di Gohan e suo padre Juma. Finalmente aveva capito che piangere sul latte versato non serviva a niente e che Goku non avrebbe mai voluto vederla così afflitta e sofferente. Videl, con il suo carattere così simile al suo e il suo amore per Gohan, le aveva completamente stravolto la vita!
“E’ stupendo Chichi, grazie...” rispose la ragazza con gli occhi prossimi alle lacrime.
Ma Gohan si guardava intorno con aria confusa.
“Qualcosa di non va, tesoro?” chiese Chichi perplessa.
Gohan continuava a fissare un punto indefinito della stanza quando...
“Ecco cosa manca: l’albero!” esclamò indicando il punto del soggiorno in cui erano soliti fare l’albero fino a pochi anni prima.
Chichi annuì. “E’ che non ce l’abbiamo più... quello...” rispose tristemente.
“Potrei andarne a recuperare uno vero!” esclamò Gohan raggiante.
“Dopo cena! Ora mangiamo, o si fredderà tutto!”
 
Erano circa le 10 quando, finita la cena, il saiyan di casa partì diretto verso i monti Paoz per recuperare un abete grande e resistente da poter sistemare in soggiorno. Faceva piuttosto freddo ed era buio, così Gohan si trasformò in super saiyan e risolse entrambi i due problemi.
Mezz’ora dopo, aveva già trovato l’albero adatto. Lo sradicò con molta facilità dal terreno e se lo mise in spalla, tornando a casa.
Videl lo aspettava sull’uscio della porta.
“Ehi Videl, guarda che bell’esemplare!” esclamò atterrando in giardino.
La ragazza corse verso di lui. Faceva un certo effetto vedere una persona con un albero di 2 m x 1 m in spalla. “E’ perfetto, non vedo l’ora di decorarlo!” esclamò mentre Gohan si accingeva a portarlo dentro casa. Fu un’impresa abbastanza difficile, considerando che la larghezza delle porte era appena sufficiente per far passare l’albero e che Chichi urlava continuamente di non urtare contro i mobili.
Alla fine, l’abete raggiunse sano e salvo il soggiorno. Chichi mise fuori gli scatoloni degli addobbi e delle luci, e da quel momento ebbe inizio l’opera.
 
Tra palline colorate che cadevano continuamente, luci che si incastravano tra le foglie e ghirlande che lasciavano brillantini ovunque, l’albero di Natale venne riccamente decorato e accompagnato da un piccolo presepe che si ergeva ai suoi piedi.
“E’ semplicemente perfetto!” esclamò Videl osservandolo in ogni minimo punto.
“Però manca una cosa!” aggiunse Gohan tirando fuori la stella dallo scatolone e posizionandola in cima all’albero.
Ora fissavano estasiati l’albero, quando Videl ebbe da ridire.
“Manca un’ultimissima cosa!” constatò correndo in camera sua e tornando con una foto in mano.
La appese al ramo più vicino alla stella: ritraeva lei, Gohan e Chichi insieme.
“Ora è davvero unico” concluse Chichi sorridendo contenta.
Quel Natale non lo avrebbero mai dimenticato.
 
Dopodiché l’intera famiglia Son andò a letto.
Nel cuore della notte, Gohan non riusciva a dormire: troppi pensieri per la testa.
Si alzò da letto e raggiunse la sala da pranzo per prendere un bicchiere d’acqua.
Trovò al luce già accesa e sua madre che stava appendendo qualcosa in cima all’albero con l’aiuto di una scala. “Che stai facendo, mamma?”
Chichi si voltò di scatto, sussultando. Era stata beccata in flagrante.
“Io... ehm... volevo solo...”
Gohan si avvicinò alla madre e le sfilò dalle mani l’oggetto che voleva appendere all’albero.
Era un’altra foto, proprio quella che Chichi teneva sul mobile accanto al tavolo: c’erano lei, Goku e Gohan da bambino. Erano uniti, felici.
Gohan sorrise e la appese accanto all’altra foto che ritraeva lui, Chichi e Videl.
“Grazie” concluse la donna guardando la cima dell’albero con gli occhi lucidi “Ora io torno a dormire... Buonanotte tesoro”
Gohan annuì, poi si ricordò improvvisamente di una cosa importante.
“A proposito, mamma!”
Chichi si voltò di nuovo.
“In un’altra vita, in questo stesso momento, papà potrebbe essere ancora vivo”
Chichi sgranò gli occhi. La voce di Gohan le era parsa estremamente pacata e rassicurante!
 Le parole gli si fermarono in gola, il cuore che batteva forte e le mani che tremavano.
“...Come hai detto?” chiese stralunata, ingoiando a vuoto.
Gohan sorrise appena.
“Bulma sta progettando una macchina del tempo in grado di creare un universo dimensionale parallelo al nostro in cui cambiare il corso degli eventi. Papà potrebbe rimanere in vita, i cyborg venire distrutti prima ancora di essere attivati e... la Terra non sarebbe più in pericolo.”
Chichi si portò una mano sul cuore e fece un respiro profondo.
“Significa che...”
“No purtroppo” la interruppe Gohan “Questo sistema non porterà modifiche qui.”
Chichi abbassò lo sguardo, un po’ delusa.
Lo rialzò poco dopo, gli occhi prossimi alle lacrime. Ma non erano lacrime di malinconia.
“Va bene ugualmente. Mi basta sapere che sono con Goku e con te in una qualunque dimensione della vita.”
Gohan sorrise e la abbracciò forte.
“Papà è sempre con noi”
“Certo, tesoro”
Si diedero la buonanotte e poi andarono a dormire.
Non sapevano che quella macchina del tempo avrebbe, in qualche modo, cambiato anche il destino della Terra nella loro dimensione.












Note dell'autrice:
Questa volta non sono in ritardo, però mi scuso con la carissima NeDe per averle detto che aggiornavo il 30 luglio mentre oggi è già il 1° agosto. Il tempo è poco e gli impegni sono tanti >.<
Spero che il capitolo vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate. E grazie a chi mi segue e recensisce sempre <3
A presto

PS. Nel prossimo capitolo il rating si alzerà XD

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Capitolo 12
*** A Natale, da parte l'imbarazzo ***


IL FUTURO ESISTE ANCHE PER NOI

YHH


A Natale, da parte l’imbarazzo
 
Poderosi calci, rapidi pugni e luminose sfere d’energia facevano vibrare l’aria appesantita della Gravity Room che – nonostante la scomparsa del primo guerriero che ne aveva fatto uso e le numerose ricostruzioni che ne conseguirono – si ergeva ancora nel giardino della Capsule Corporation in tutta la sua imponenza e il suo splendore.
La gravità era 150 volte superiore a quella terrestre: ogni occasione era utile per allenarsi e migliorare, anche il giorno della vigilia di Natale.
“Siamo migliorati, vero Gohan?” chiese il piccolo erede della Gravity Room costruita anni prima da Bulma per quell’orgoglioso e cinico saiyan che le avrebbe cambiato la vita.
“Si” rispose Gohan accennando un sorriso, senza smettere di parare i colpi di Trunks e colpirlo di tanto in tanto moderando la propria forza. “Ma la strada è ancora lunga: tuo padre si allenava a gravità 350.”
Trunks annuì, scendendo con i piedi per terra.
“Vorrà dire che io arriverò a sopportare la gravità 400!” esclamò con determinazione, le mani sui fianchi e gli occhi che brillavano. In quel momento, era tale e quale a suo padre.
“E allora non perdiamo tempo, riprendiamo a combattere.” lo incitò il saiyan più grande facendogli segno di avvicinarsi.
Trunks non se lo fece ripetere due volte e, un attimo dopo, i due guerrieri erano di nuovo a combattere tra di loro.
 
“Allora quand’è che vi sposate?!”
Videl arrossì lievemente, spostando lo sguardo altrove per nascondere l’imbarazzo.
“S-sposarci? Siamo troppo giovani... e poi con la storia dei cyborg e tutto il resto, non sarebbe possibile... la chiesa, il ristorante... troppe spese... eh eh!”
Bulma mostrò un sorriso malizioso e posò la mano sulla spalla di Videl, come per incoraggiarla.
“Vorrà dire che aspetteremo...”
La mora rispose con una risatina isterica che contagiò sia la scienziata sia Chichi.
“Non è ora di pranzo? Gohan e Trunks saranno affamatissimi!” disse poi la moglie di Goku, gettando lo sguardo in direzione della finestra. Videl la imitò con fare incuriosito.
“Vado a chiamarli io!” disse al volo, uscendo di casa.
Attraversò la parte di giardino sulla quale si affacciava l’immenso edificio della Capsule Corporation e arrivò davanti all’ingresso della Gravity Room, intravedendo Gohan e Trunks che se le davano di santa ragione. Era impossibile seguire il combattimento: entrambi troppo forti, entrambi troppo veloci, entrambi saiyan. Quella storia rimaneva ancora un mistero per lei, qualcosa di incomprensibile ma sublime, spaventoso e al tempo stesso affascinante.
Riportò la gravità al livello normale ed entrò nella stanza adibita agli allenamenti dove Gohan e Trunks la fissavano con aria perplessa.
“Ehi Videl, perché hai spento tutto?!” esclamò Trunks guardandola in cagnesco.
“E’ ora di pranzo” rispose lei con tranquillità “Non avete fame?”
A quelle parole, sul volto dei due saiyan si dipinse un sorriso a dir poco sadico che fece sobbalzare la povera ragazza e allontanarsi dall’ingresso nel momento in cui li vide sfrecciare in giardino.
Ridacchiò divertita alla vista dei due che facevano a gara a chi arrivasse prima.
“Mi sono dimenticato di ringraziarti”
Il cuore di Videl perse un battito. Si voltò di scatto, specchiandosi immediatamente nello sguardo languido di Gohan che le sorrideva dolcemente. I capelli intrisi di sudore incorniciavano il suo viso bellissimo e rilassato nonostante la pesante seduta di allenamenti appena terminata, le braccia e i muscoli del petto sembravano crescere e diventare sempre più marcati ogni giorno che passava, il fisico scolpito era ricoperto dalla solita tuta blu e arancione piena di strappi e bruciature.
Ma nonostante questo, Gohan era sempre perfetto.
“C-come hai fatto a...? Oh, è vero: sei un saiyan.” disse la ragazza dandosi mentalmente della stupida. Gohan era imprevedibile.
Il ragazzo sorrise e le sfiorò una guancia con la mano. Allora Videl si sollevò sulle punte dei piedi e gli regalò un dolce bacio a fior di labbra, mentre lui già insinuava le dita tra i capelli della ragazza in modo da approfondire il bacio. Ma Videl si ritrasse immediatamente.
“E’ ora di pranzo e tu puzzi da morire, quindi vedi di farti una tripla doccia fredda se non vuoi che ci mangiamo tutto.”
Gohan ridacchiò divertito. “Non credo che tre piccole terrestri e un saiyan di appena 11 anni possano far fuori il pranzo di un saiyan adulto.”
Videl lo fissò accigliata. “E chi sarebbe il saiyan adulto?” chiese sarcastica.
“Io, naturalmente!” rispose il ragazzo chinandosi per catturare di nuovo le sue labbra.
Ma Videl indietreggiò subito, muovendo l’indice della mano destra in segno di rifiuto.
“Vatti a lavare, saiyan adulto! Altrimenti non ti bacerò più per il resto della mia vita!”
Gohan rivolse alla mora un’ultima occhiata e sorrise, poi mise le mani dietro la testa e trotterellò verso la Capsule Corporation farfugliando qualcosa del tipo “Un saiyan che si fa mettere i piedi in testa da una terrestre: papà sarebbe fiero di me!”
 
Una volta che i due saiyan arrivarono a tavola puliti e soprattutto profumati, il pranzo della vigilia di Natale ebbe inizio. L’atmosfera non era la stessa degli ultimi anni appena trascorsi, era molto più accogliente e magica: i cyborg si erano concessi un periodo di tregua e poi c’era la presenza di Videl a rallegrare tutti i presenti, soprattutto Gohan che aveva scoperto cosa fosse l’amore. Ma anche Bulma e Chichi erano contente che la ragazza fosse entrata nella loro vita: speravano semplicemente che Gohan avrebbe vissuto per sempre a fianco della persona che amava, cosa che a loro non era stata concessa nonostante lo avessero desiderato ardentemente. E Trunks, anche lui era felice di avere sempre Videl “tra le scatole” perché il viso di Gohan si illuminava ogni volta che era con lei e ciò non poteva che renderlo felice, nonostante qualche volta fosse geloso del tempo che il suo maestro passava con la mora.
Dopo pranzo, Bulma e Chichi si misero a lavare i piatti mentre Gohan, Videl e Trunks uscirono di casa per fare una passeggiata. Non ci si stancava mai di osservare i negozi addobbati, le strade illuminate e l’enorme albero allestito nel centro della città.
“Allora quando vi sposate?” chiese Trunks sfoderando un enorme sorriso.
Videl e Gohan, che in quel momento si tenevano per mano, si allontanarono subito l’uno dall’altro e si fissarono a vicenda con aria perplessa.
“M-ma che stai dicendo, Trunks?! Chi te le dice queste cose?!” insistette Gohan con le guance rosse un po’ per l’imbarazzo e un po’ per il freddo.
“La mamma e Chichi” rispose tranquillamente il ragazzino.
Videl si diede una manata in faccia, ricordando le parole di Bulma prima di pranzo. Perché quelle due erano fissate con il matrimonio? Certo, un giorno le sarebbe piaciuto sposare Gohan... ma ora erano ancora troppo giovani e inesperti per compiere il grande passo!
“Beh... è ancora presto per parlare di matrimonio. Io e Videl siamo fidanzati solo da qualche mese!” esclamò Gohan grattandosi la testa.
“Tre e mezzo” precisò la ragazza fissando accigliata il saiyan.
Lui annuì con un sorriso. In quel momento avrebbe voluto godersi da vicino il suo sguardo dolce e profondo, avrebbe voluto baciarla e stringerla forte a sé. Ma Trunks era con loro e sarebbe stato parecchio imbarazzante baciarla davanti a lui: l’unica cosa che poteva fare era sorriderle e trasmetterle con lo sguardo ciò che provava.
Pochi minuti dopo, i tre giunsero di fronte all’imponente albero che da qualche giorno si ergeva nel centro della città. Era l’albero più bello e più grande che avessero mai visto, inoltre ai suoi piedi era stato costruito un presepe con luoghi, oggetti e personaggi di dimensioni reali.
La piazza era invasa di gente.
“E’ bellissimo” sussurrò Videl con gli occhi che brillavano. Gohan le sorrise e strinse forte sua mano, stando ben attento a non farsi vedere da Trunks. Ma il ragazzino era troppo preso dall’atmosfera natalizia per accorgersi dei loro gesti.
 
Dopo aver camminato intorno alla piazza per un po’ di tempo, chiacchierando e ridendo spensierati, i tre decisero di fare una sosta in un bar perché Trunks diceva di avere già fame.
“Cosa vi porto?” chiese la cameriera del locale, gentile.
“Per noi niente, grazie” rispose Gohan con un sorriso.
La donna inarcò un sopracciglio, perplessa.
“E per vostro figlio?”
A quelle parole, Gohan e Videl sgranarono gli occhi e diventarono improvvisamente paonazzi in viso. La ragazza nascose il viso tra le mani e il saiyan affondò la testa nel cartoncino del menù.
“Loro non sono i miei genitori!” rispose subito Trunks divertito “Comunque voglio uno di quei dolci esposti nella vetrina. Sembrano davvero deliziosi!”
La cameriera annuì e se ne andò.
“Non è possibile! E’ già la terza volta, in un giorno, che si parla del... nostro matrimonio!” esclamò Videl, indecisa se mettersi a piangere per l’imbarazzo o ridere per la coincidenza.
“Allora vi sposate!” rispose Trunks, allegro.
Gohan si diede una manata in faccia. “Chi ha mai parlato di matrimonio?!”
Il ragazzino fissò accigliato prima il suo maestro e poi la sua fidanzata.
“Voi, un momento fa!”
“Ma no Trunks, io e Videl non vogliamo sposarci...” si affrettò a rispondere il saiyan più grande.
“...per ora” fu lei a terminare la frase.
Gohan la guardò, vedendola arrossire subito dopo. E anche in quel momento combatté contro la voglia di baciarla, di stringerla forte a sé e farle capire che con lei sarebbe andato anche in capo al mondo. Ma avrebbe riparato quella stessa sera, quando sarebbero rimasti soli.
 
Videl e i due saiyan stavano tornando a casa, quando...
“Guardate, nevica!” esclamò Trunks alzando gli occhi verso il cielo.
Videl e Gohan imitarono il ragazzino e subito intravidero i piccoli fiocchi di neve che cadevano dal cielo nuvoloso, posandosi delicatamente sulle superfici di strade e macchine e cominciando a creare un manto bianco che probabilmente sarebbe durato per alcuni giorni.
“Dobbiamo sbrigarci a tornare a casa, prima che si ricopra tutto di neve!” disse Gohan guardandosi intorno. Trunks annuì e spiccò il volo.
“Riesci a volare?” chiese Gohan rivolgendosi alla ragazza.
Videl si strinse nel suo cappotto, affondando il viso nella sciarpa.
“Io... io non credo. Ho un po’ di freddo... Sai com’è, non sono mica una saiyan!”
Gohan sorrise appena. Si chinò su di lei e la prese tra le sue braccia, poi volarono insieme verso casa.
 
Il petto di Gohan era caldo e confortevole.
Videl afferrò un lembo del suo maglione e si strinse forte al ragazzo, ricordando immediatamente la prima volta in cui lei e Gohan si erano incontrati. Allora non sapeva che la sua vita, grazie a quel bellissimo e misterioso ragazzo, sarebbe stata completamente stravolta.
Respirò piano il profumo del ragazzo, godendo del calore che emanava il suo corpo e del senso di protezione che le donava. Poi chiuse gli occhi e rilassò i muscoli irrigiditi dal freddo.
Solo pochi secondi e avrebbe ceduto.
Solo pochi secondi e il sonno avrebbe preso possesso del suo fragile corpo.
Solo pochi secondi e sarebbe atterrata nel mondo dei sogni.
Solo pochi secondi e...
“DOVE DIAVOLO VI ERAVATE CACCIATI?!”
Videl sobbalzò immediatamente, mentre Gohan la aiutava a scendere per terra, nel giardino di casa Brief.
“Sbaglio o eravate usciti solo per una passeggiata?!” continuò Chichi furibonda.
Anche Bulma raggiunse i tre ragazzi.
“E dai Chichi, non scaldarti tanto! Sono sani e salvi, vedi?” disse la scienziata con una vena di sarcasmo. La mora sembrò calmarsi.
“Con questa neve, è meglio restare a casa.” concluse in modo più pacato.
“Certo mamma” rispose Gohan entrando nell’edificio, seguito da una stralunata Videl e da un allegro Trunks. “Mmm, che buon profumino!” aggiunse arrivando nella sala da pranzo.
“Forse non ve ne siete accorti, ma è quasi ora di cena. Anzi, del cenone di Natale!” avvertì Bulma pimpante.
E infatti, un’ora dopo, tutti i presenti erano già a tavola.
A cena, Bulma propose a Chichi di rimanere a dormire lì alla Capsule Corporation. La moglie di Goku si dimostrò dapprima esitante, poi convenne che sarebbe stato bello il mattino dopo ritrovarsi tutti insieme per scartare i regali. E così accettarono: i Son avrebbe passato la notte di Natale dai Brief.
Bulma mostrò le camere agli ospiti: ne scelse una tutta per Chichi e una per Gohan e Videl.
“Non fate troppo rumore, Trunks si sveglia facilmente!” aveva detto ai due ragazzi con un sorriso malizioso. Videl era arrossita subito, mentre Gohan non aveva dato molto peso a quelle parole.
 
Non appena furono nella loro stanza, i due ragazzi si misero nei loro rispettivi letti.
“Ti sei divertita oggi?” chiese Gohan voltandosi da un lato per poter osservare la ragazza. Quest’ultima fece altrettanto, rivolgendogli un magnifico sorriso.
“Certo, e tu?”
Gohan annuì. “C’eri tu con me” spiegò un po’ imbarazzato.
Videl sorrise appena e, con un po’ di coraggio, scese dal letto e raggiunse Gohan in punta di piedi.
Si sedette accanto a lui e si chinò sul suo viso, sfiorando appena le sue labbra in un delicato contatto di pochi secondi. L’effetto fu devastante, come sempre.
Gohan, un po’ rosso in volto, scostò le coperte e fece segno di entrare nel letto.
Videl non se lo fece ripetere due volte e si lasciò immediatamente avvolgere dal calore delle coperte e dalla protezione della braccia di Gohan.
Il ragazzo la abbracciò forte e le lasciò un bacio sul collo. Non appena sentì la pelle a contatto con le labbra del ragazzo, Videl sussultò imbarazzata e voltò la testa verso di lui.
“Perché mi guardi così?” chiese Gohan allarmato “N-non volevi?”
Videl accennò un sorriso. “Stupido, certo che volevo!” rispose baciandolo sulle labbra.
Fu un bacio dolce e passionale allo stesso tempo: i loro corpi già fremevano, mentre le coperte diventavano ingombranti e le loro mani tremavano di curiosità.
Videl gettò le braccia intorno al collo del ragazzo che già la sovrastava e la teneva stretta a sé per la vita. Le loro bocche si cercavano e si modellavano, mentre le mani del ragazzo accarezzavano i capelli morbidi e setosi di lei. La mora rispondeva al bacio con il suo stesso ardore, sfiorandogli il viso con le mani e indugiando sulla sua nuca.
Era arrivato il momento di mettere da parte l’imbarazzo e mostrare il lato maturo che nascondevano a causa della poca esperienza e della situazione tragica che viveva il loro mondo. Ma nonostante ciò, il destino li avevi fatti incontrare e innamorare: niente avrebbe potuto separarli.
“Ti amo” sussurrò Gohan in un orecchio di lei.
Videl lo baciò ancora, ancora e ancora. “Ti amo anche io.”
Le mani di Gohan, grandi e inesperte, scorrevano delicatamente e forse anche un po’ goffamente lungo le curve morbide e aggraziate della ragazza che rabbrividiva sotto il suo tocco impacciato ma passionale. Era una situazione del tutto nuova, forse imbarazzante, ma talmente magica ed emozionante che i due avrebbero voluto che potesse durare in eterno.
Gohan prese la ragazza per i fianchi e la sollevò, in modo da poter sfiorare con le labbra il suo collo niveo e delicato. Videl lo attirò maggiormente a sé per la nuca, aggrappandosi poi alle sue spalle possenti e alla sua larga schiena. Si lasciò sfuggire involontariamente un gemito nel momento in cui le loro intimità vennero per sbaglio a contatto e Videl percepì l’eccitazione del ragazzo premere contro il suo bacino.
“S-scusa” disse lui allontanandosi immediatamente rosso in volto. “I-io non volevo”
Videl sorrise e lo afferrò per il colletto del pigiama, avvicinandolo a sé e baciandolo con passione. Gohan si stupì della sua reazione. “Non devi scusarti, è normale no?” spiegò lei un po’ imbarazzata.
Gohan si grattò la testa, facendo un respiro profondo, e poi riprese da dove aveva lasciato.
Continuarono a baciarsi, toccarsi e accarezzarsi finché anche i vestiti furono di troppo e allora si ritrovarono entrambi nudi, eccitati e anche un po’ impacciati in quel letto che sapeva d’amore, di proibito. In quel letto che...
“Gohan, siamo alla Capsule Corporation!” esclamò la ragazza ad un tratto.
Il saiyan era così preso dai suoi baci e dalle sue carezze, che non capì il senso di quelle parole.
“E allora?”
“Stiamo per... farlo... sul letto di altre persone!”
Gohan sorrise. “E’ un problema? Non ricordi le parole di Bulma?”
Videl ci pensò un attimo.
 
“Non fate troppo rumore, Trunks si sveglia facilmente!”
 
“Ora ricordo” disse arrossendo.
Gohan le accarezzò una guancia accaldata.
“Allora tu vuoi?”
Videl abbassò lo sguardo. “Sì, altrimenti perché starei qui?”
Gohan ridacchiò divertito e la baciò, facendo combaciare perfettamente i loro corpi frementi.
Erano sensazioni del tutto nuove quelle che stavano provando.
“Farò piano, sta tranquilla” disse lui dandole un bacio sulla fronte.
Videl annuì. “Mi fido di te”
E così tra baci, carezze, sorrisi e sguardi imbarazzati, Gohan penetrò delicatamente in lei rendendola una vera donna, la sua donna.
La ragazza sentì che, con il tempo e l’abitudine, il dolore sbiadiva lentamente e lasciava il posto ad una sensazione di totale piacere e appagamento. Le spinte aumentavano, i baci si facevano più roventi e la carezze più audaci.
L’imbarazzo aveva ceduto il posto alla sicurezza di un amore puro e reale.
Quando raggiunsero insieme l’apice del piacere, Gohan si stese accanto a lei e le diede un soffice bacio sulle labbra. Gli occhi di Videl brillavano.
“E’ successo davvero?” chiese lei, ingenuamente.
Gohan sorrise.
“Ti è sembrato irreale?”
“Mi è sembrato fantastico, Gohan.”
Il ragazzo la strinse forte a sé, tempestandola di baci ovunque.
“Non mi lasciare.”
Gohan la fissò accigliato. “Mai” rispose semplicemente.
Videl abbassò lo sguardo. “Intendo non mi lasciare in ogni modo umanamente possibile. Gohan, non so cosa farei se ti dovessi perdere durante uno scontro con i cyborg...”
“Questo non avverrà, sta tranquilla. Non permetterò a nessuno di dividerci.”
Videl sorrise.
Quella frase valeva più di mille “Ti amo”.
“Buon Natale, Gohan.”
“Buon Natale, Videl.”
 
La notte di Natale più bella della loro vita.











Note dell'autrice:
Che tristezza... sappiamo tutti come andranno a finire le cose...
ç.ç
Ho dovuto necessariamente alzare il rating da giallo ad arancione, spero che abbiate gradito ugualmente XD
Ringrazio chi segue/preferisce/ricorda/recensisce/legge in silenzio questa storia <3 è davvero importante per me.
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo ;)
A presto

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Capitolo 13
*** Complicazioni ***


IL FUTURO ESISTE ANCHE PER NOI

jn


Complicazioni


Erano passati ben quattro anni da quando i cyborg avevano abbandonato Orange City e dintorni.
Ormai Videl e Gohan avevano entrambi 25 anni: il saiyan continuava ad allenarsi nel caso in cui gli androidi si fossero ripresentati da quelle parti; la ragazza aveva trovato un lavoretto part-time in un piccolo bar del centro, perché non se la sentiva più di essere mantenuta in tutto e per tutto dalla famiglia Son. La gente li scambiava per una coppia sposata, tant’erano dolci e affiatati ma al tempo stesso pronti a litigare per ogni piccolo dettaglio.
Era una piovosa giornata di primavera e Videl doveva recarsi a lavoro.
“Posso andarci benissimo da sola!” esclamò la ragazza afferrando l’ombrello.
“Ho detto che ti accompagno io, per questa mattina” replicò Gohan bloccandola per un braccio, prima che potesse varcare la soglia della porta.
La popolazione di Orange City e delle zone circostanti viveva in pace da quattro anni, ma era già da un paio di giorni che Gohan percepiva un brutto presentimento: si respirava un’aria diversa, quasi tetra e pericolosa. Il saiyan temeva che stessero per tornare i cyborg, il che sarebbe stato un grosso problema dato che le città di quella zona si stavano appena riprendendo dal disastro di pochi anni prima. Se da un lato era preoccupato per una loro ipotetica ricomparsa, dall’altro era entusiasta di testare i progressi dei suoi nuovi allenamenti e verificare se fosse finalmente in grado di fronteggiare i due spietati androidi.
“Ma perché, Gohan?! E’ solo un po’ di pioggia!” disse Videl perplessa.
Lo sguardo del ragazzo si intenerì. “Non c’entra la pioggia. Voglio solo accompagnarti, solo per questa mattina.” rispose accennando un sorriso.
La verità era che si sentiva stranamente inquieto in quegli ultimi giorni e, se fosse successo qualcosa alla sua ragazza, non se lo sarebbe mai perdonato.
Poi, il sorriso del saiyan convinse la ragazza e così si avviarono insieme al bar.

Gohan e Videl volavano velocemente sotto lo stesso ombrello, stretti l’uno all’altro per non bagnarsi. “Dovrebbe piovere più spesso” commentò Videl con un sorriso.
Gohan, in quegli anni, aveva imparato a decifrare ogni minimo cambiamento di espressione della ragazza. E quella volta non fu da meno, cogliendo al volo il significato delle parole che gli aveva appena rivolto. In tutta risposta, la strinse più forte a sé e accelerò fino a raggiungere il bar.

“Puoi andare ora, Gohan” disse Videl mantenendo la calma.
Non riusciva proprio a spiegarsi perché il saiyan, negli ultimi giorni, si mostrasse così protettivo, più del solito. E ciò cominciava a preoccuparla.
“Non vuoi che resti qui?” chiese lui, fermo sulla soglia del locale. Osservava con insistenza la mora intenta a dare una spolverata al bancone e dire qualcosa all’orecchio della proprietaria del locale, Jane. Poi la vide dirigersi verso di lui: era bellissima nel suo completo da lavoro, con i capelli di nuovo lunghi legati in un’unica treccia e il ciondolo al collo che le aveva regalato a Natale quattro anni prima.
Sul volto del saiyan, si dipinse un enorme sorriso.
“Ti ricordo che devi allenarti, Son Gohan!”
L’espressione raggiante del moro si trasformò in una smorfia.
Sospirò pesantemente e poggiò una mano sul viso della ragazza.
“Sicura di farcela da sola?”
Videl inarcò le sopracciglia, perplessa.
“Ma che domande fai?!” rispose stizzita, premendo la propria mano su quella di Gohan che non smetteva di sfiorarle il viso in una carezza protettiva. “E’ da tanto tempo, ormai, che lavoro qui! Credo di riuscire a cavarmela da sola anche oggi.”
Gohan sbuffò, togliendo la mano dal viso di Videl.
“E va bene... Ma se succede qualcosa, non esitare a chiamarmi.”
Videl accennò un sorriso. “Cosa potrebbe succedere di tanto brutto?”.
Che magari i cyborg tornino e prendano di mira proprio te, pensò Gohan sospirando.
“Allora io vado... stai attenta, eh?” concluse stampandole un bacio sulle labbra.
Videl ricambiò e mosse la mano in segno di saluto, mentre Gohan usciva dal locale.

Il saiyan rivolse un’ultima occhiata alla finestra del bar, dalla quale riusciva a intravedere la sua ragazza tutta presa dal lavoro. Quel brutto presentimento non voleva proprio lasciarlo in pace.
Ma fece un bel respiro profondo e si auto-convinse che sarebbe andato tutto bene, poi si avviò alla Capsule Corporation.

“Gohan!”
Un quattordicenne dai capelli lilla, lo sguardo azzurrissimo e il sorriso stampato sul volto, corse incontro a Gohan che era appena arrivato alla Capsule Corporation.
“Trunks, tu cresci troppo in fretta!” disse Gohan sorridendo.
Il buffo bambinetto di tre anni prima si era trasformato in un giovane uomo pronto a tutto per difendere le persone che amava e vendicare la morte dei suoi familiari defunti, specialmente lo stimato padre che non aveva mai conosciuto.
Dopo aver scambiato quattro chiacchiere con Bulma, Trunks e Gohan uscirono per la loro consueta sessione di allenamenti. Ormai non si allenavano più sui monti Paoz, bensì su una scogliera che si affacciava sul mare. Inoltre Gohan era diventato molto più rigido ed esigente con il suo allievo e quest’ultimo non poteva esserne più felice, data la voglia di raggiungere il suo maestro.
Arrivati sulla ormai familiare scogliera, cominciarono con i riscaldamenti e poi con un combattimento in aria. Gohan non moderava più la sua forza, colpendo Trunks con sicurezza e senza preoccupazione: sentiva che quel ragazzino sarebbe diventato un ottimo guerriero, d’altronde era il figlio del principe dei saiyan!
Dopo il combattimento, si sedettero su alcune rocce per riprendere fiato.
“La senti anche tu, Gohan?” chiese il ragazzino rivolgendo lo sguardo verso l’orizzonte.
Gohan inarcò le sopracciglia, perplesso.
“A cosa ti riferisci?”
“Non hai notato niente in questi giorni?”
Gohan sgranò gli occhi, intuendo le preoccupazioni del suo giovane allievo.
“Sì, la sento. Ed è sempre più vicina.”
Trunks sospirò, sollevato che non fosse l’unico ad avere quel brutto presentimento da giorni.
“E credi che siano i cyborg?”
Il saiyan più grande sollevò le spalle. “Non lo so, ma sarebbe una tragedia se così fosse.”
Trunks annuì.
“Pensi di essere pronto a scontrarti di nuovo con loro?”
“Credo di sì” rispose Gohan, ma Trunks intravide insicurezza dei suoi occhi.
“Sono certo che li sconfiggerai e diventerai tu il numero uno!” esclamò il ragazzino, dando una pacca sulla spalla del suo maestro per sollevargli l’umore.
“Lo spero proprio, Trunks. Lo spero proprio.”

Dopo un’altra seduta di allenamenti, Gohan riaccompagnò Trunks a casa.
“Resti a pranzo, Gohan?” chiese Bulma, manovrando pentole e piatti tra i fornelli della cucina.
Sentendo quel profumino invitante, il saiyan sarebbe volentieri rimasto a mangiare, ma c’era una cosa importante che aveva ancora da fare.
“No, mi dispiace. Sarà per un’altra volta.” rispose semplicemente.
Bulma si sorprese molto, ma evidentemente Gohan aveva da fare.
Non riusciva a credere che quel bambino dolce e studioso di un tempo, fosse diventato un uomo così forte e in gamba. Fisicamente era identico a Goku, ma il suo sguardo era più duro e i suoi modi di fare molto più sicuri e meno infantili. Certamente, era per via dei cyborg e della perdita dei suoi familiari e amici più stretti. Era duro ammetterlo, ma era stato proprio il dolore a far crescere Gohan.

Il saiyan volava a velocità massima verso il bar in cui lavorava Videl.
Si sentiva continuamente inquieto e preoccupato. Avrebbe voluto averla sempre vicina, in modo che non le succedesse niente di ciò che temeva.
Arrivato nel locale, prese un tavolo e cercò con lo sguardo la mora.
La trovò intenta a prendere le ordinazioni di due ragazzi che non smettevano di toglierle gli occhi di dosso, sorridendole e rivolgendole occhiate maliziose. La cosa infastidì non poco Gohan.
Poi la vide allontanarsi e dirigersi verso la cucina, probabilmente per riferire le ordinazioni dei clienti. Infine tornò e gettò uno sguardo generale al locale, per verificare che non ci fosse più nessuno in attesa di ordinare.
Fu proprio in quel momento che il suo sguardo incontrò quello di Gohan.
Il ragazzo sorrise e alzò la mano in segno di saluto. Lei, al contrario di quanto si aspettasse il saiyan, mise le mani sui fianchi e lo fulminò con lo sguardo.
Il sorriso di Gohan diventò una smorfia di puro terrore.
“Gohan, che diavolo ci fai di nuovo qui?!” urlò lei, quando raggiunse il suo tavolo.
“Ehm... vorrei pranzare... eh eh!” esclamò il saiyan, grattandosi la testa in un gesto automatico.
L’espressione di Videl si indurì ancora di più.
“Tu non rinunceresti mai alla cucina di Chichi” affermò sicura di sé. “Ciò significa che c’è qualcosa che non va! E’ da questa mattina che mi segui, devi spiegarmi cosa ti prende!”
Gohan sbuffò, incrociando le braccia al petto.
“Non c’è proprio niente che non vada. Voglio solo passare un po’ di tempo con te!” rispose accennando un sorriso e avvicinandosi a lei per darle un bacio.
Ma Videl si ritrasse immediatamente.
“Non vorrei rischiare di perdere il lavoro... Quindi, se non ti dispiace, facciamo finta di non conoscerci per evitare che Jane mi sgridi.”
Gohan annuì, ridacchiando.
“Bene signor Son, cosa le porto?” cominciò la ragazza, alzando la voce per farsi sentire.
Il ragazzo si accarezzò il mento, facendo finta di riflettere.
“Tutto quello che c’è in dispensa, la ringrazio” rispose tranquillamente.
Videl gli rivolse un’occhiata di rimprovero, poi se ne andò.

Un quarto d’ora dopo, la mora era di ritorno con il pranzo per Gohan.
Gli aveva portato tre hamburger, un’insalata e una fetta di torta.
“E crede che questo basti?” disse Gohan, sarcastico.
“Mi dispiace, signor Son, ma non posso svuotare l’intera dispensa solo per saziare lei.”
Gohan rise. “Allora potrei ricevere lo stesso trattamento che ha fornito ai due ragazzi seduti laggiù” rispose indicando un tavolo poco più avanti.
Videl ricordò immediatamente le occhiate maliziose che quei due clienti le avevano rivolto e arrossì subito dopo, capendo che Gohan ne era stato testimone.
“I-io non so d-di cosa stia p-parlando” rispose con un filo di voce, abbassando lo sguardo.
Gohan sfiorò con le dita il viso della ragazza.
“Va bene, vorrà dire che questo trattamento speciale me lo riserverà quando torneremo a casa.” rispose il ragazzo facendole l’occhiolino.
Videl arrossì ancora di più, annuendo e fantasticando su cosa sarebbe successo quella sera a casa.
Poi tornò a lavoro, mentre Gohan consumava tutto allegro il suo pranzo.
Videl aveva la straordinaria capacità di fargli dimenticare tutte le preoccupazioni e mettergli il buon umore. Era anche per questo che si era innamorato di lei.

Finito il pranzo, Gohan salutò velocemente la sua ragazza e poi si avviò verso casa.
Ma, mentre volava, avvertì nuovamente quel misterioso presentimento che lo tormentava da giorni.
Non poteva essere solo una sua impressione, dal momento che anche Trunks si era accorto di quel cambiamento. Cosa stava per succedere? L’equilibrio che si era instaurato a Orange City e dintorni stava per essere nuovamente compromesso?
Si affrettò a raggiungere i monti Paoz quando un’esplosione nelle campagne attirò la sua attenzione.
Scese a verificare cosa fosse successo: un’intera fattoria era stata rasa al suolo.
“Aiutooo!” urlò un contadino dimenandosi da una parte all’altra della campagna, incespicando nell’erba bruciata e non sapendo dove andare a causa delle fiamme che gli bloccavano il passaggio.
Gohan volò verso l’uomo e lo portò in salvo.
“Sono tornati! I cyborg sono tornati!”
Gohan fece scendere per terra il contadino, poi bloccò l’esplosione con una sfera d’energia. Purtroppo non rimaneva più niente della fattoria.
“E’ sicuro che si tratti dei cyborg? Li ha visti con i suoi stessi occhi?” chiese Gohan scrollando l’uomo per le spalle, che sembrava caduto in uno stato di trance.
“Sì, sono loro! Li ho visti... sono tornati... vogliono distruggere tutto...”
Gohan abbassò lo sguardo, furioso. Il suo presentimento si era rivelato corretto.
Prese l’uomo e lo portò in volo verso l’ospedale. Da un paio d’anni, era nata un’associazione che accoglieva i superstiti della strage compiuta dai cyborg. Gohan rassicurò l’uomo che sarebbe andato tutto bene e poi sparì, tornando verso le campagne.

Al suo arrivo, il saiyan trovò altre campagne completamente distrutte. Inoltre, in lontananza si intravedevano incendi di vaste dimensioni. Si affrettò a raggiungere l’ultimo e, come immaginava, vi trovò due figure familiari intente a seminare panico e distruzione.
La pace sarebbe stata ancora una volta compromessa da quelle due creduli macchine da guerra.
Con l’animo lacerato e il cuore nuovamente a pezzi, Gohan si avvicinò maggiormente ai due cyborg nascondendosi dietro alcuni alberi.
“Dici che può bastare, sorellina?” chiese il moro, ghignando.
C-18 diede uno sguardo generale alla distesa di verde che li circondava.
“Direi di sì. Comunque il nostro obiettivo è 
Orange City, meglio sbrigarci”
C-17 rise, soddisfatto. “L’altra volta ci siamo solamente divertiti... ma ora la raderemo al suolo”
La bionda annuì, sorridendo. “Chissà se incontreremo quel ragazzo... come si chiamava? Ah, Gohan!”
“Spero che sia diventato più forte, ho proprio voglia di sgranchirmi le ossa” rispose il moro stiracchiandosi.
Emisero insieme una risata maligna e poi spiccarono il volo diretti verso la città.

Gohan strinse i pugni lungo i fianchi, furioso.
Non riusciva a credere che quei due fossero tornati, proprio ora che Orange City si stava riprendendo dal disastro di quattro anni prima. Urlò con tutta la forza che aveva in corpo, per sfogare la propria rabbia e la propria delusione, diventando un super saiyan.
Poi, con gli occhi che ardevano e il cuore svuotato di qualsiasi emozione, volò verso il centro della città con un solo pensiero a riempirgli la mente.

Videl era intenta a servire i tavoli quando avvertì la terra tremare sotto i propri piedi, probabilmente a causa di un terremoto. Si dovette ricredere quando, dall’esterno del locale, sentì un enorme boato.
Tutti i clienti si precipitarono fuori dal bar, impauriti.
“Sono tornati!” esclamò una donna indicando due persone immerse nell’esplosione.
Videl si tappò la bocca con una mano per non urlare. Ora cominciava comprendere l’assurdo comportamento di Gohan: i cyborg avevano fatto la loro comparsa, per la prima volta dopo tanto tempo.

I clienti cominciarono ad allontanarsi, credendo di potersi salvare.
Videl si rannicchiò in un angolo del locale, seduta per terra con le gambe strette al petto. Ormai non era rimasto più nessuno nel bar, ad accezione di lei e della proprietaria.
“Videl, andiamocene anche noi!” esclamò Jane offrendo una mano alla ragazza.
La mora scosse la testa. “Questo sarà il primo posto in cui Gohan guarderà per venire a salvarmi” rispose mentre le lacrime cominciavano a solcare il suo volto.
“Sei sicura?” chiese Jane, preoccupata. Videl annuì, poi la donna la salutò – forse non si sarebbero viste per molto tempo – e si allontanò anche lei dal locale.

Gohan atterrò nel centro della città, trovandolo già in subbuglio, segno che i cyborg non avevano perso tempo a mostrarsi in pubblico.
“Bene bene bene”
Il saiyan si voltò, sconvolto. Erano loro.
“Che piacere rivederti, Gohan!” disse c-18, muovendo la chioma dorata.
Il ragazzo digrignò i denti, aumentando l’aura.
“Sei cresciuto e sei anche diventato più forte, complimenti!” aggiunse c-17, ghignando sadico.
L’espressione di Gohan non fece una piega.
“Mi sono allenato molto in questi anni” rispose sicuro di sé.
“Credi di poterci battere?” chiese c-18 avvicinandosi pericolosamente al ragazzo, che istintivamente indietreggiò. “Sai, è da tanto che io e mio fratello non facciamo un combattimento serio.”
Gohan finse un sorriso.
“Allora è l’occasione giusta”
Nemmeno il tempo di elaborare la prima mossa, che la bionda si era già avventata su di lui per colpirlo. Gohan fece appena in tempo a spostarsi, poi diede inizio al combattimento con la cyborg.
Sulle prime, sembrava lui ad avere la meglio. Proprio per questo, c-18 si arrabbiò e scatenò tutta la sua forza, mettendo in difficoltà il saiyan.
In effetti, ora Gohan faceva meno fatica a combattere con la cyborg rispetto a quattro anni prima, però non era ancora alla sua altezza.
“Paura, Gohan?” chiese la bionda, assestandogli un pugno nello stomaco.
Il saiyan spalancò gli occhi per il dolore, sputando sangue sull’asfalto.
“A proposito” sibilò c-17 che fino ad allora era rimasto in disparte. “Dov’è la tua amica?”
Gohan sembrò riprendersi, a quelle parole. Si pulì la bocca con il dorso della mano e si rimise in piedi, fulminando con lo sguardo l’androide dai capelli neri.
“Non sono affari che ti riguardano.” rispose freddo.
La bionda sorrise. “Da come ti stai innervosendo, deduco che sia diventata qualcosa di più che una semplice amica.”
Colpito e affondato. Gohan sentì una stretta al cuore.
“Anche se fosse, non vi permetterei mai di sfiorarla.”
“Tu dici?” rispose c-17, con un sorriso falso dipinto sul volto. Poi si voltò e spiccò il volo, diretto verso chissà quale meta. La sorella lo seguì a ruota.

Gohan tirò un sospiro di sollievo: i due androidi non sapevano che Videl era più vicina di quanto pensassero. Verificato che si fossero allontanati abbastanza, entrò nel bar per portare via la ragazza.
Rimase basito non appena si accorse che il locale era completamente vuoto.
“V-Videl?”
La ragazza, ancora nascosta in un angolo del locale, alzò lo sguardo e vide la figura di Gohan sulla soglia della porta. I suoi occhi si riempirono di lacrime, mentre si alzava da terra e correva verso il moro. Gohan sorrise vedendola corrergli incontro, così allargò le braccia e la strinse forte a sé.
“Sei vivo, sei vivo, sei vivo!” continuava a ripetere Videl bagnando con le lacrime la maglia di Gohan. Il ragazzo le accarezzava dolcemente la testa, cercando di rassicurarla.
Rimasero in silenzio, stretti l’uno all’altro per alcuni minuti.
“Allora sono proprio loro?” chiese la ragazza asciugandosi le lacrime.
Gohan annuì. “Tu non devi preoccuparti di niente, andrà tutto bene.”
Videl accennò un sorriso, sfiorando lievemente le labbra del saiyan.
“Ora dobbiamo tornare a casa. Devo risolvere una cosa.” concluse Gohan, sospirando.
E così raggiunsero insieme i monti Paoz.












Note dell'autrice:
Sappiate che ho fatto una fatica tremenda per scrivere questo capitolo! Innanzitutto, tre giorni fa, non sapevo come continuare per riallacciarmi al film "La storia di Trunks". Ieri ho capito come dovevo fare e ho scritto il capitolo, poi magicamente mi è scomparsa la connessione Internet e non potevo aggiornare ç___ç
Finalmente oggi ce l'ho fatta :D spero che il capitolo vi sia piaciuto, commentate ;)
E grazie per tutte le vostre recensioni ^^
A presto

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Capitolo 14
*** Decisioni difficili ***


IL FUTURO ESISTE ANCHE PER NOI

hh


Decisioni difficili

 
Non appena Chichi sentì che Gohan e Videl erano rientrati, si precipitò da loro con la furia di un uragano e lo sguardo sconvolto. Li abbracciò entrambi, trattenendo a stento le lacrime.
“State bene” confermò tirando un sospiro di sollievo.
“Allora sai tutto?” chiese Gohan sorpreso.
Chichi annuì, abbassando lo sguardo.
“L’hanno detto in tv: sono tornati, proprio ora che Orange City cominciava a riprendersi...” rispose la donna con aria afflitta “Che disgrazia... Ma d’altronde, era prevedibile”.
Gohan fece un respiro profondo prima di poter parlare e, istintivamente, cinse la vita di Videl con un braccio per avvicinarla a sé. Ciò che stava per dire avrebbe sicuramente sconvolto sia sua madre che la sua ragazza, ma ormai aveva deciso. Doveva portare a termine il suo obiettivo.
“A proposito di questo, io... ho preso una decisione” disse guardando prima Chichi e poi Videl.
Le due inarcarono le sopracciglia, incuriosite.
“Mi trasferirò in città”.
Nella stanza calò un opprimente silenzio.
Chichi cercava di capire il significato di quelle assurde parole, Videl si chiedeva per quale motivo Gohan volesse spostarsi a Orange City e il saiyan sperava in una reazione da parte delle due.
“COSA?!” esclamarono all’unisono fissando il ragazzo ad occhi sgranati.
“I cyborg vogliono radere al suolo la città e le campagne circostanti: se mi trasferisco a vivere ad Orange City, sarà più facile tenerli sotto controllo”.
Chichi scosse la testa, gettando le braccia al collo del figlio e aggrappandosi a lui con tutta la forza che aveva in corpo. “No, ti prego, non andare Gohan! Resta qui, con la tua mamma!”
La donna cominciò a piangere, bagnando con le lacrime il petto del figlio. I suoi singhiozzi rimbombavano tra le pareti della stanza, provocando una stretta al cuore del saiyan che cercava di consolarla. “Mamma, ti prego... non fare così... andrà tutto bene”.
Videl, rimasta fino ad allora in disparte, poggiò una mano sulla spalla di Chichi e accennò un lieve sorriso. “Chichi, Gohan ha ragione. Se ci trasferiamo in città, sarà più semplice controllare gli spostamenti degli androidi e di conseguenza avremo qualche possibilità in più di vittoria. Stai tranquilla, non ci succederà niente! Ti telefoneremo e verremo a trovarti sempre!”
Chichi si asciugò le lacrime, fissando con sguardo supplicante la ragazza.
Fu allora che Gohan allontanò entrambe le due donne da sé e fece qualche passo indietro.
“Forse non avete capito” cominciò con fare stranamente duro “IO mi trasferirò in città, VOI rimarrete qui al sicuro”.
Videl sgranò gli occhi, già umidi, e abbandonò le braccia lungo i fianchi.
“S-stai scherzando, vero?”
“No” rispose Gohan secco “Non posso portarti con me, è troppo pericoloso.”
La ragazza abbassò lo sguardo, stringendo i pugni lungo i fianchi.
“G-Gohan... perché? N-non puoi f-farmi questo!”
Il saiyan le rivolse un occhiata di scuse.
Poi, in silenzio, Videl uscì dalla stanza e salì in camera sua.
Nella stanza piombò di nuovo quel fastidioso silenzio di poco prima.
“Allora è così, te ne andrai?” riprese Chichi, con gli occhi colmi di speranza.
“E’ l’unico modo che ho di sconfiggere quei due. Mi dispiace dovervi lasciare sole, ma ho promesso che avrei vendicato la morte dei miei amici. Questo lo sai, vero mamma?”
Chichi annuì, accennando un sorriso.
“Quando partirai?”
“Appena troverò un appartamento disponibile”
“E i soldi? Lo sai che abbiamo quasi terminato l’eredità di famiglia...”
Gohan sospirò, portando le mani tra i capelli.
“Chiederò a Bulma di farmi un prestito.”
Chichi si sforzava con tutta se stessa di non scoppiare nuovamente a piangere. Il solo pensiero di avere suo figlio lontano da casa le logorava l’anima.
“E come pensi di fare con lei?”
Gohan sospirò, abbassando lo sguardo. “Se ne farà una ragione”.
Chichi accarezzò il viso del figlio. “Ma le ti ama. E anche tu ami lei”.
Gohan annuì. “E’ proprio per questo che voglio che rimanga al sicuro, che rimaniate al sicuro”.
La donna, a quelle parole, abbracciò forte il ragazzo e sperò con tutto il cuore che la sua decisione avrebbe portato risvolti positivi.
 
“Ehi...”
Gohan era appena entrato nella camera di Videl.
La trovò distesa sul letto, a pancia in giù e con la testa sotto il cuscino.
“Videl?” insistette lui, avvicinandosi lentamente.
“Vai via” rispose lei, con voce tremante.
Il saiyan deglutì a vuoto. La situazione era peggio di quel che pensasse.
“So che ora sei arrabbiat-”
“ARRABBIATA?!”
Videl aveva tirato fuori la testa da sotto il cuscino ed ora fissava Gohan con sguardo sconvolto. I suoi occhi erano gonfi di lacrime, le sue labbra contratte in una smorfia di pura sofferenza.
Il ragazzo allungò incerto il proprio braccio verso il viso della mora, ma lei si scostò immediatamente abbassando lo sguardo.
“Non sono arrabbiata, Gohan. Sono semplicemente stanca di questa tua paura nei confronti della mia incolumità! Ne ho abbastanza di sentirti dire No, qui è pericoloso oppure Rimango io con te, non si sa mai. La devi smettere di preoccuparti per me, anzi faresti meglio a pensare un po’ più a te stesso e ai tuoi desideri! Io voglio venire con te e anche tu lo vuoi! Prometto che non ti sarò d’intralcio e che non mi caccerò mai nei guai! Mi occuperò della casa e di te quando tornerai dagli allenamenti, cercherò di imitare Chichi e...”
“Videl” la interruppe il saiyan con un sorriso intenerito “Ho detto che tu e mia madre rimarrete qui perché è il posto più sicuro per voi”.
La ragazza scosse la testa, stringendo i pugni sulle ginocchia.
“Ti prego, Gohan. Non sopporterei di starti così lontano...”
Il moro le baciò la fronte, cercando le sue mani per stringerle nelle proprie.
“Ed io non sopporterei di perderti, quindi tu resti qui. Non insistere, per favore”.
Videl tirò su col naso. “Sappi che non mi arrendo”.
Gohan sorrise appena. “Sei la ragazza più testarda che abbia mai conosciuto”.
Videl si concesse una risatina. “Senti chi parla”.
Il saiyan dondolò la testa in segno di approvazione, poi la baciò dolcemente convinto che alla fine sarebbe riuscito a persuaderla dal seguirlo fino in città.
 
Più tardi, Gohan si recò alla Capsule Corporation per comunicare la sua decisione.
“...E quindi mi servirebbe un...”
“...prestito?” disse Bulma con voce squillante “Ma certo, Gohan! Questo ed altro per i Son!”
Il saiyan sorrise. “Grazie Bulma, prometto di restituirti tutto con il tempo”.
La scienziata scosse la testa. “Non preoccuparti di questo, l’importante è che porti a termine il tuo obiettivo”.
Gohan annuì con un sorriso. “Ah, quasi dimenticavo... La macchina del tempo?”
Bulma si portò una mano sulla fronte, sospirando. “Sono a buon punto”.
La speranza di poter riservare un futuro migliore al se stesso di un’altra dimensione e a tutti i suoi amici e familiari vigeva ancora nel cuore di Gohan, così come la certezza che anche nel suo mondo – prima o poi – sarebbe tornata la pace.
 
Il saiyan girò l’intera città per due giorni consecutivi alla ricerca dell’appartamento in cui avrebbe vissuto fino a quando la minaccia dei cyborg sarebbe giunta al termine. Finalmente ne trovò uno in un quartiere non troppo in vista, un appartamento piccolo e accogliente per due persone.
Istintivamente, si chiese come sarebbe stato viverci insieme a Videl.
Loro due da soli. Sorrise a quel pensiero, poi stabilì gli ultimi accordi con la padrona del condominio e infine tornò a casa per dare la buona notizia.
 
“Stai attento, tesoro” disse Chichi con le lacrime agli occhi.
Gohan terminò di sistemare la valigia e abbracciò la madre.
“Certo, mamma. Tranquilla, andrà tutto bene. E poi ti verrò a trovare sempre!”
Chichi annuì, accarezzando il volto del suo bambino. Dio, quanto le sarebbe mancato!
“Mi raccomando, fai del tuo meglio. Voglio sentire in tv che Son Gohan ha sconfitto i cyborg e sulla Terra è finalmente tornata la pace!”
Gohan sorrise e abbracciò ancora più forte sua madre, poi uscì di casa pronto per raggiungere il suo nuovo appartamento. Inaspettatamente, in giardino, venne bloccato da una figura familiare che se ne stava in piedi con tanto di valigia e cappellino da viaggio.
“Videl?!”
“In carne ed ossa” rispose la ragazza avvicinandosi. “Come vedi, sono pronta anche io. Possiamo partire!”
Gohan si diede una manata in faccia. “Ma che diavolo ti sei messa in testa?!”
“Ti avevo avvertito che non mi sarei arresa facilmente” disse la mora poggiando la valigia strapiena per terra e mettendo le mani sui fianchi. “Che tu lo voglia o no, io verrò con te!”
Gohan sorrise in modo malizioso. “Vedremo!” esclamò spiccando il volo in un attimo e allontanandosi dai monti Paoz alla velocità della luce.
Sul volto della ragazza si dipinse un’espressione allarmata.
“GOOOHAAAAN!”
Afferrò la valigia e si sollevò in aria, prendendo la stessa direzione del ragazzo.
Non se lo sarebbe fatto sfuggire per nessuna ragione al mondo: Videl si sentiva al sicuro solo dove c’era Gohan.
 
Il saiyan volava velocissimo verso la città, convinto che la ragazza non l’avrebbe mai raggiunto: avrebbe fatto di tutto pur di non mettere a repentaglio la vita di Videl.
Era quasi arrivato ad Orange City, quando sentì un grande boato: un bosco dei monti Paoz stava andando a fuoco. Pensò che, di sicuro, Videl aveva già perso le sue tracce e così scese nel bosco per  vedere di cosa si trattasse. Come immaginava, vi trovò entrambi i cyborg.
Nascosto tra i rami di un albero, Gohan si mise ad ascoltare la conversazione dei due fratelli.
“La prossima volta non ci sfuggirà” disse c-18 spezzando un ramo caduto da un albero.
“Perché ti ostini così tanto? Non ti diverti a vederlo scappare via ogni volta che ci scontriamo con lui?”. La bionda incrociò le braccia al petto, sbuffando.
“Sono stufa di vederlo girare in città nei panni dell’eroe”.
“Non sai mica gelosa del legame che c’è tra lui e la ragazza con i capelli neri...?”
“Ma che diavolo stai dicendo?! Noi siamo immuni ai sentimenti!”
C-17 annuì. “E comunque non vedo l’ora di farli fuori entrambi e poter continuare in santa pace ciò che abbiamo iniziato quindici anni fa” continuò c-18 sprezzante.
“Wow, è passato così tanto tempo?”
La cyborg sospirò. “E già, stiamo invecchiando...” rispose sarcastica.
Poi risero entrambi.
 
Gohan, nascosto tra le fronde degli alberi, serrò la mascella e strinse i pugni trattenendo un moto di rabbia. Al solo pensiero di vedere nuovamente Videl tra le mani degli androidi, il suo stomaco si stringeva in una morsa dolorosa.
Non sapeva se scendere a combattere contro i cyborg, oppure dirigersi in città e aspettare di diventare abbastanza forte per poterli sconfiggere. E se mentre cercava di andarsene, i cyborg lo avessero scoperto? E se lo avessero seguito fino in città? E se...
“GOOOHAAAAN!”
A quella voce, il saiyan scattò tra i rami dell’albero provocando un leggero scricchiolio che arrivò immediatamente alle orecchie dei due cyborg.
C-18 si voltò immediatamente, fissando con curiosità l’ambiente circostante. “Abbiamo visite”.
Il moro, invece, si alzò in volo per cercare di capire cosa fosse stato.
 
Non appena Gohan udì il richiamo di Videl, volò via dall’albero stando attento a non farsi scoprire e così raggiunse la ragazza. Era ancora sospesa a mezz’aria con la valigia in mano e si guardava intorno allarmata e disorientata.
“Videl” azzardò a bassa voce.
“GOHAN!” tuonò lei saltandogli con le braccia al collo “Finalmente ti ho trovato!”
“Non... non gridare così forte...”
La mora si staccò da lui, perplessa. “Perché?”
Gohan deglutì a vuoto, sgranando di poco gli occhi.
Ed ora cosa avrebbe dovuto risponderle? Non poteva di certo dire che avevano i cyborg a pochi metri di distanza: in quel caso, la ragazza si sarebbe spaventata a morte ma al tempo stesso avrebbe voluto rimanere lì con lui per paura che gli succedesse qualcosa.
“Videl” cominciò con fare incerto “Torna a casa, ti prego”.
La mora scosse la testa, sorridendo. “Io verrò con te, dovunque andrai”
Gohan, allora, le si avvicinò e la prese per le spalle. “Ti supplico, è per il tuo bene”
“Starti lontana non mi farà bene, quindi... Io verrò con te!” ribadì lei, con determinazione.
“Questo non è un gioco, si fa sul serio” affermò il saiyan con sguardo duro “La tua vita sarebbe in pericolo se mi seguissi!”
Videl strinse i pugni lungo i fianchi. “Non mi importa. Io voglio venirci lo stesso!”
Gohan incrociò le braccia al petto e abbassò per un attimo lo sguardo.
Con le buone non stava funzionando, quindi avrebbe usato le cattive.
“Tu mi saresti d’intralcio”
Videl lo fissò, scettica, poi scoppiò a ridere. “Questa è la scusa peggiore che abbia mai sentito! Avanti, andiamo!” disse sorpassando Gohan di qualche metro.
Il moro la bloccò subito per un braccio e la riportò davanti a sé.
Nessuna ombra di incertezza negli occhi del saiyan: avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di mettere al sicuro Videl, perfino mentirle.
“Mi distrarresti dal mio obiettivo” continuò stringendo i pugni e affondando le unghie nella pelle, fino a farsi male. Non immaginava che sarebbe stato così difficile dirle una bugia.
“Io, una distrazione?” disse lei inarcando le sopracciglia, sorpresa.
Gohan annuì. “Con te tra i piedi, non riuscirei a sconfiggere i cyborg”
La ragazza spalancò gli occhi e aprì la bocca, lasciandosi sfuggire la valigia. L’oggetto cadde per terra, provocando un rumore che avrebbe sicuramente attirato l’attenzione dei cyborg.
Pochi secondi dopo, infatti, il saiyan udì alcuni rumori provenienti dal bosco in cui aveva incontrato gli androidi. Probabilmente si erano insospettiti ed ora stavano cercando la fonte del rumore.
Avrebbe dovuto fare in fretta, altrimenti Videl sarebbe stata coinvolta nello scontro.
Con te tra i piedi?” ripetè atona la ragazza, non badando alla valigia che era caduta. “Mi stai dicendo che sono un peso per te?”
Il saiyan abbassò lo sguardo. Chi tace acconsente, pensò lei.
“Questo cambia le cose...” rispose subito dopo, sentendo le lacrime che stuzzicavano i suoi occhi chiari. “Io... cioè... tu... cosa... Gohan, che sta succedendo?”
Il saiyan era consapevole di stare per spezzare il suo cuore, ma era l’unico modo per proteggerla.
“Io non voglio che tu venga con me, questo è tutto”.
La ragazza tirò su col naso per evitare di piangere. “Non mi vuoi più?”
Il saiyan non rispose, ancora un volta.
“Gohan, guardami” disse la ragazza avvicinandosi a lui. Prese il suo viso tra le mani e lo costrinse a guardarla negli occhi. Azzurro e nero, terrestre e saiyan.
“Mi ami? Mi ami ancora?” chiese con gli occhi velati di lacrime e speranza.
Il tempo stava per scadere e Gohan non era ancora sicuro di stare facendo la cosa giusta.
“Io...” disse tremante, abbassando nuovamente lo sguardo.
In quel momento, si udì un rumore poco distante simile allo scricchiolio di alcuni rami.
Il saiyan si destò: doveva sbrigarsi.
“Io... non... non ti amo”
La ragazza lo fissò per pochi, lunghi, interminabili ed estenuanti secondi.
Non riusciva davvero a crederci! Che senso avevano, ora, quei cinque anni passati insieme?
“Non è vero... non puoi dire una cosa del genere” disse cominciando a singhiozzare.
“Mi dispiace, ma è la verità” rispose lui, consapevole di averle appena spezzato il cuore. “Ora torna a casa, per favore. Non c’è più bisogno che tu rimanga qui”.
Videl scoppiò a piangere, stringendosi tra le sue stesse braccia.
Ogni sua lacrima era una pugnalata al cuore di Gohan.
“Vai” le disse stampandole un bacio sulla fronte “E non tornare, ti supplico”.
La ragazza si coprì il viso con le mani e si voltò, volando verso casa.
Scusami, ma ti amo troppo, pensò Gohan tornando nel bosco.
 
“Allora eri tu” disse c-17 fissando Gohan con sguardo incuriosito.
“Levati di mezzo, fratellino. Voglio farlo fuori immediatamente!” aggiunse la bionda, furiosa.
Il moro sorrise. “No, questa volta tocca a me. Non è giusto che ti diverta sempre e solo tu!”
C-18 sbuffò, sedendosi su di una roccia.
C-17 e Gohan si avvicinarono cautamente l’uno all’altro, ma fu il saiyan a fare la prima mossa.
E così ebbe inizio il combattimento.
 
Calci, pugni e sfere luminose facevano tramare il campo di combattimento di quei due ragazzi pronti a tutto per vincere. Da una parte il Male, l’odio e il desiderio di distruzione; dall’altra il Bene, l’amore e la voglia di giustizia. Erano gli animi di due guerrieri che si completavano a vicenda.
“Hai battuto la fiacca, Gohan?”
Il saiyan, disorientato dalle parole del cyborg, perse la concentrazione e fu colpito allo stomaco.
“Non stai combattendo con tutte le tue forze” disse c-17, alquanto irritato. “Vedi di fare sul serio!”
Gohan, confuso, si rialzò da terra e cercò di fare del proprio meglio. Ma lui stesso sentiva di non avere abbastanza grinta per rispondere alle mosse dell’avversario.
Si sentiva debole, ma non fisicamente.
“Ma che diavolo stai combinando?!” ringhiò il cyborg sbattendo il saiyan contro l’albero.
In quel momento si intromise c-18.
“La ragazza ti ha lasciato, per caso?”
Quelle parole colpirono il saiyan dritto al cuore. Ora capiva il motivo del proprio avvilimento.
“Non sono affari tuoi”
“Quindi è così, ti ha proprio lasciato” concluse la bionda, sghignazzando malefica.
“Sai che ti dico?” continuò c-17, incrociando le braccia al petto “Torna quando sarai davvero pronto e quando avrai risolto i tuoi problemi. In queste condizioni, non sei in grado di combattere e noi, di conseguenza, non ci divertiamo. Cercaci quando avrai davvero voglia di combattere”
Detto questo, i due cyborg se ne andarono.
Gohan, solo e privo di forze, si stese per terra abbandonandosi ad uno stato di completo oblio.
 
Videl volava verso casa, con il vento che le graffiava il volto rigato di lacrime.
Quella vocina nella sua testa la torturava dall’inizio del viaggio.
Io non ti amo.
Sembrava impossibile, ma era la pura verità.
D’altronde, che bisogno aveva Gohan di mentirle?











Note dell'autrice:
Avevo scritto 3/4 del capitolo l'altro ieri, poi ieri sono stata ad un matrimonio e finalmente oggi sono riuscita ad aggiornare. EVVAI, NON SONO IN RITARDO ^^ Mi compiaccio di me stessa, ahahaha :D
Un grazie immenso a tutti i miei lettori, vi adoro <3 commentate per farmi sapere se anche questo capitolo vi sia piaciuto. Vi ringrazio ancora!
A presto

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Capitolo 15
*** L'arcobaleno dopo la tempesta ***


IL FUTURO ESISTE ANCHE PER NOI

gv


L’arcobaleno dopo la tempesta
 
Videl era arrivata a casa, il volto ancora rigato di lacrime e lo sguardo sconvolto.
Mai si sarebbe aspettata un finale del genere, dopo quattro anni in cui Gohan aveva rappresentato il suo unico punto di riferimento e la sua unica ragione di essere felice in quel mondo così sfortunato. Si sentiva la protagonista di quelle storie sovrannaturali e sdolcinate che si trovavano nei libri e in tv, che avevano sempre un lieto fine. Ma quella era la realtà e, seppur dolorosa e deludente, bisognava affrontarla con tutte le proprie forze.
“Oh cara, cosa ti è successo?!” le chiese subito Chichi, notando in che stato era ridotta la ragazza.
Videl si buttò tra le braccia della donna e scoppiò inesorabilmente a piangere. Chichi rimase per un attimo sorpresa, poi capì e la strinse forte a sé, accarezzandole la testa con fare protettivo. “Mamma...” sussurrò inconsciamente Videl, aggrappandosi con forza alle spalle della donna. Quest’ultima, sentendosi chiamare in quel modo da qualcuno che non fosse Gohan, restò senza fiato e sgranò gli occhi dallo stupore, per poi lasciarsi sfuggire una lacrima che si aggiunse a quelle della ragazza. D’altronde, anche Chichi aveva sempre considerato Videl come una figlia.
 
“Allora tesoro... raccontami” propose Chichi accennando un sorriso.
“Lui... io... l’avevo raggiunto... e poi... poi si è arrabbiato... e ha detto che non potevo seguirlo... e mi ha... mi ha lasciata” rispose Videl asciugandosi le lacrime.
Chichi inarcò le sopracciglia, perplessa. Era consapevole di quanto quei due si amassero, di quanto suo figlio tenesse a quella ragazza. Che motivo aveva avuto di lasciarla?
“Sei sicura di quello che stai dicendo? Forse era solo un po’ confuso... con tutto ciò che sta succedendo lì fuori... o magari sei stata tu a fraintendere le sue parole!”
Videl scosse la testa, tirando su col naso.
“Mi ha esplicitamente detto che non mi ama... lui non mi ama più...”
Amarezza, delusione e sconforto si annidavano negli occhi chiari della ragazza.
Chichi non riusciva a capacitarsi che Gohan avesse realmente pronunciato quelle parole.
“Mia cara, vedi... a volte, la realtà non è come sembra!”
Videl le rivolse un’occhiata perplessa.
“Forse non pensava realmente ciò che ti ha detto, forse l’ha fatto per un motivo ben preciso...”
La ragazza sembrò riprendere un po’ della sua vitalità.
“Se è così, allora cosa dovrei fare adesso?”
Chichi sorrise lievemente e abbracciò la mora. “Ciò che ti dice il cuore”
“Anche se è una cosa stupida e insensata?”
“Sì, purché possa risolvere la situazione”
Videl sorrise, sorrise come non avrebbe mai creduto di poter fare dal momento in cui Gohan l’aveva lasciata. Una nuova speranza si riaccese nei suoi occhi e, con il cuore un po’ più leggero, uscì di casa diretta verso la città.
 
Stava volando verso i monti Paoz, quando intravide i due cyborg che si muovevano anch’essi verso la città attraversando le campagne sul confine. Si fermò e si nascose prudentemente tra gli alberi, udendo le voci dei due androidi.
“Avremmo potuto approfittarne e farlo fuori in quello stesso momento!” disse la bionda con tono irritato. C-17 sbuffò, tirando un calcio ad una pietra.
“Sei sempre la solita guastafeste... Che divertimento ci sarebbe stato ad annientarlo subito?! Sono sicuro che, dopo l’umiliante sconfitta che gli abbiamo inflitto, si allenerà duramente. Vedrai come ci divertiremo quando diventerà più forte.”
C-18 annuì, un piccolo sorriso malizioso a decorarle il volto. “Non più forte di noi, ovviamente”
Il moro rise, poi continuarono insieme il tragitto.
 
Videl capì subito che i cyborg si riferivano a Gohan e fu immediatamente invasa da un brutto presentimento. Ripartì nella direzione opposta, intuendo che lo scontro fosse avvenuto nei boschi e sperando che al saiyan non fosse successo nulla di grave.
Dopo aver girovagato per i monti Paoz senza sosta, la ragazza atterrò nell’ultimo bosco che non aveva perlustrato. Osservandolo da vicino, si rese conto che era lo stesso in cui Gohan le aveva detto di non amarla. Una fitta al petto la fece sobbalzare, mentre le lacrime minacciavano di rigarle il volto. Ma si trattenne, troppo preoccupata per lui e quindi determinata a trovarlo.
Incespicando tra i cespugli e un po’ intimorita da buio appena calato tra i monti Paoz, Videl arrivò in una piccola radura con alberi abbattuti e rocce frantumate: sicuramente, lo scontro tra Gohan e i cyborg era avvenuto proprio lì. Si fece coraggio e si addentrò maggiormente in quello spazio isolato, quando una macchia arancione attirò la sua attenzione.
Si affrettò a raggiungerla e, man mano che si avvicinava, questa prendeva la forma di una figura umana. Nel momento in cui si rese conto di aver trovato colui che cercava, gli corse incontro con il cuore in gola e trattenne un urlo vedendolo inerme, per terra.
“Gohan...” sussurrò accovacciandosi su di lui e prendendo il suo viso tra le mani. Lo accarezzò dolcemente, promettendosi di non scoppiare nuovamente a piangere. Non era da lei!
“Gohan!” ripetè più forte, cingendogli le spalle nel tentativo di metterlo a sedere.
“Ti prego, svegliati! Sono io, Videl!” continuò dandogli dei piccoli colpetti in viso per farlo destare. Sembrava svenuto, ciò significava che – durante lo scontro – era stato danneggiato parecchio.
Allora la ragazza mise una mano in tasca ed estrasse un sacchetto contente alcuni senzu. Da quando aveva avuto quell’incontro ravvicinato con gli androidi, ne aveva sempre una piccola scorta con sé ogni volta che usciva di casa. Ed ora, quella sua decisione si era rivelata estremamente utile.
Prese un fagiolo dal sacchetto e lo offrì al saiyan, sicura che lo avrebbe mangiato non appena ne avesse sentito il sapore amarognolo in bocca. Poi, più tranquilla, recuperò sia la sua valigia sia quella di Gohan e si allontanò dai monti Paoz, nuovamente diretta verso Orange City.
Una stupida e insensata idea – come l’aveva reputata lei stessa – le era balenata in mente nel momento in cui aveva rivisto il volto del saiyan.
 
Quando avvertì il sapore familiare dei senzu, Gohan tornò alla realtà e si riprese immediatamente masticando il fagiolo. Si guardò intorno con aria confusa, focalizzando lentamente il paesaggio che si stagliava davanti ai suoi occhi e ricordando subito dopo lo scontro avuto con i cyborg. Ringraziò il cielo di essere ancora vivo e poi si concentrò nuovamente sul suo unico obiettivo, ovvero raggiungere la città.
Ma mentre volava, Gohan si chiese chi gli avesse offerto il senzu e perchè. La spiegazione più plausibile si ricollegava alle parole di c-17.
 
“Torna quando sarai davvero pronto e quando avrai risolto i tuoi problemi. In queste condizioni, non sei in grado di combattere e noi, di conseguenza, non ci divertiamo. Cercaci quando avrai davvero voglia di combattere”
 
Erano stati i cyborg a dargli quel senzu, in modo che potesse ancora allenarsi per poi combattere nuovamente contro di loro? Eppure non ricordava che quei due fossero a conoscenza dell’esistenza dei fagioli di Balzar! Scossa la testa, constatando tra sé e sé che non era quello il vero problema, e poi tornò a concentrarsi sul suo obiettivo.
Arrivato in città, raggiunse l’appartamento che aveva affittato. Fu solo in quel momento che ricordò di non avere con sé la valigia e di conseguenza le chiavi. Ma, con sua sorpresa, trovò la porta dell’appartamento già aperta: qualcuno era entrato prima di lui.
La scostò piano, vi entrò e la richiuse alle sue spalle senza fare rumore.
“C’è... nessuno?” disse un po’ stupidamente, a bassa voce.
Non aveva paura ovviamente, ero solo curioso di sapere chi ci fosse.
Dopo aver constatato che nell’ingresso fosse tutto a posto, si spostò nel corridoio e controllò in tutte le stanze. Arrivato nell’ultima camera da letto, ormai era sicuro che l’intruso si trovasse proprio lì.
Aprì piano la porta, che cigolò fastidiosamente man mano che mostrava l’interno della stanza.
Gli sembrava di trovarsi in un film horror, tant’era la tensione e la curiosità.
La porta si aprì lentamente.
“Videl?!”
La ragazza era seduta sul letto matrimoniale, sul quale erano appoggiate le loro rispettive valigie.
Si alzò lentamente, avvicinandosi al saiyan. Gohan abbassò lo sguardo, non riuscendo a sostenere quello limpido e visibilmente afflitto della mora.
“Io... devo dirti una cosa... poi me ne andrò, promesso”
Gohan alzò gli occhi verso di lei. Gli si strinse il cuore, quando si accorse che era in procinto di piangere e faticava a trattenersi.
“Mi dispiace” cominciò la ragazza, tirando su col naso “Mi dispiace se non sono stata alla tua altezza... se non ti ho fatto sentire abbastanza importante... mi dispiace se ti ho fatto troppa pressione, se non sono riuscita a farti sentire a tuo agio quando eravamo insieme... o se, dopo cinque anni, mi imbarazzo ancora al solo guardarti... Mi dispiace davvero!”
Gohan sgranò gli occhi, allibito. Davvero credeva che fosse colpa sua?
“Però una cosa è certa: ti amavo, ti amo e continuerò a farlo. Non importa se non ricambi più i miei sentimenti, in fondo non è colpa tua... Si cresce, si cambia... questo lo capisco”
Gohan respirò a pieni polmoni, prima di prendere la parola.
“Videl, aspetta. Tu non...”
“Fammi continuare” lo interruppe lei “Desidero che tu sia felice e, se non lo sei con me, va bene ugualmente. Ti chiedo solo di non esagerare con i cyborg e di non metterti nei guai, perché questo non potrei sopportarlo”.
Ci furono pochi attimi di silenzio.
“Addio, Gohan” concluse lei sorpassandolo e dirigendosi verso l’uscita della camera.
Il saiyan, nel momento in cui la ragazza gli sfiorò un braccio, sentì lo stomaco contorcersi in una morsa dolorosa. Abbassò lo sguardo, per evitare di notare le lacrime che sgorgavano dagli occhi della mora. Strinse i pugni lungo i fianchi fino a farsi volontariamente male.
E’ giusto così, diceva la sua parte razionale.
Dannazione, fa qualcosa!, lo implorava invece il suo cuore.
Si sentiva combattuto tra ciò che doveva fare e ciò che avrebbe voluto fare.
Non sapeva se seguire la mente o il cuore.
“Ah, un’altra cosa: se e quando cambierai idea, sai dove trovarmi” aggiunse Videl, chiudendosi la porta alle spalle “Ti aspetterò sempre, Gohan. Sempre!
A quelle parole, il cuore del saiyan cominciò a battere sempre più forte.
I suoi occhi brillarono, mentre sul suo volto si delineava un dolce sorriso.
E poi accadde tutto in un attimo: buttò giù la porta con un calcio, corse per il corridoio e raggiunse Videl sulla soglia dell’ingresso. La bloccò per un braccio, prima che potesse uscire.
Ormai sapeva cosa fare e non ci fu bisogno di parole.
Le labbra del saiyan catturarono immediatamente quelle della mora in un bacio passionale e travolgente. Videl sgranò gli occhi, aggrappandosi alla maglia di Gohan per non cadere a terra dalla sorpresa e dall’emozione. Si sentì quasi rinata, mentre affondava ancora una volta le mani tra quei capelli corvini e si specchiava nuovamente nel suo sguardo luminoso.
“Ti amo” le sussurrò lui ad un orecchio, stringerla forte a sé.
La ragazza sbatté le palpebre un paio di volte, prima di cogliere il senso di quelle due parole così magiche e ricche di significato. Sembrava tutto così assurdo e irreale!
“Ti prego, non mentirmi” lo implorò con gli occhi lucidi “Non riuscirei a sopportarlo...”
Subito dopo abbassò lo sguardo, non riuscendo a guardare Gohan negli occhi per paura di venire nuovamente delusa. Ma il saiyan le alzò il mento e avvicinò il viso a quello di lei.
“E’ la verità, Videl. Io ti amo, credimi”.
“Davvero?” chiese, speranzosa.
“Non ho smesso mai di farlo”
Allora la ragazza poggiò la testa sul petto di lui, chiudendo gli occhi e sperando con tutta se stessa che non fosse solo un bellissimo sogno. “Ma tu mi hai detto che...”
“Volevo solo allontanarti dai cyborg... Erano nelle vicinanze... L’unico modo di convincerti ad andartene era mentirti... Mi dispiace, non volevo!”
Videl cominciava a capire, mentre tutti i tasselli tornavano al loro posto.
Pianse silenziosamente, avvolta tra le braccia del ragazzo.
“Hai la minima idea di cosa io abbia passato in queste ultime ore?” disse con un filo di voce.
Non vi era rabbia in quelle parole, nemmeno delusione o sofferenza. Si sentiva semplicemente sollevata che il saiyan l’amasse ancora ed ora voleva semplicemente godersi a pieno quel momento.
“Lo so, scusa. Perdonami. L’ho fatto per proteggerti, amore mio”.
Non le aveva mai mentito ed ora si sentiva uno stupido.
Videl sorrise, sentendosi chiamare in quel modo dal ragazzo. Lo faceva raramente, ciò significava che era davvero pentito. “Non fa niente, spero solo che non ricapiti più”.
“Mai più, promesso. Ti amo troppo per lasciarti andare”.
Videl sorrise ancora, stampandogli un leggero bacio a fior di labbra.
“Significa che potrò vivere qui con te?”
Gohan sospirò. “Se è questo ciò che desideri”
“Ma certo!” esclamò la ragazza abbracciandolo forte.
“Però devi promettermi che non uscirai mai di casa da sola e che, quando sarò ad allenarmi, tu mi contatterai senza esitazione per qualsiasi problema!”
Videl annuì con un sorriso e il saiyan le accarezzò i capelli, seminando qua e là teneri baci.
“Perdonato?” chiese poi, speranzoso.
“Mmm... non so... mi hai fatto prendere un bello spavento, sai?”
Gohan inarcò un sopracciglio, scettico.
“E allora sentiamo, cosa dovrei fare perché tu possa perdonarmi?”
Sul volto di Videl si dipinse un insolito sorriso malizioso. Non si era mai sentita tanto sicura in vita sua. Si sollevò sulle punte dei piedi e baciò dolcemente il moro.
Il ragazzo le cinse la vita, approfondendo il bacio. Poi la prese in braccio e la condusse fino alla camera da letto. La fece adagiare sul materasso e le si stese accanto.
“Sai, non è stato poi così difficile convincerti che non ti amavo più” le disse giocherellando con una ciocca dei suoi capelli. “Mi hai creduto così facilmente!”
Videl abbassò lo sguardo. “Anche in quel momento, io mi fidavo di te. Ero sicura che stessi dicendo la verità, anche se sembrava tutto così assurdo e insensato”
Gohan le accarezzò il viso con una mano. “In questi cinque anni, non ho mai smesso di amarti”.
La ragazza sorrise con gli occhi lucidi. “Lo so” rispose entusiasta “E non smettere mai”
Il saiyan la strinse forte a sé e la baciò dolcemente, mentre lei poggiava le mani sul suo petto muscoloso e si stendeva su di lui. Gohan adorava la sensazione dei capelli della ragazza che gli solleticavano delicatamente il viso, mentre le sue mani vagavano lentamente lungo il corpo di lei.
Si baciarono a lungo, nel silenzio e nel buio di quella piccola ma accogliente stanza.
Con un movimento veloce, Gohan ribaltò le posizioni e Videl si ritrovò sotto di lui.
Sorrideva felice e il saiyan si sentiva finalmente con il cuore in pace.
E mentre la sua pelle scottava a contatto con i baci e le carezze di Gohan, Videl era sicura che lui non le avrebbe mai più fatto del male. D’altronde, sapeva che le aveva mentito solo per proteggerla dai cyborg! Gohan era sempre stato il suo unico eroe, il suo punto di riferimento. Tra le sue braccia, Videl si sentiva al sicuro da qualsiasi pericolo.
Intanto, i vestiti erano diventati di troppo e le carezze avevano ceduto il posto a baci più roventi.
Il saiyan sfiorava con le mani le forme dolci e sinuose della mora, mentre lei accarezzava i suoi muscoli scolpiti e lo baciava con passione.
In quel momento vi erano solo loro due, tutto il resto non contava.
Gohan osservò un’ultima volta il viso accaldato di Videl. Il suo sorriso gli infondeva pace e tranquillità, i suoi occhi amore. Scostò la frangetta dalla fronte sudata e le lasciò un lieve bacio a fior di pelle, mentre Videl gli cinse il collo con le braccia e lo avvicinò a sé per la nuca.
Un ultimo bacio, un altro e poi un altro ancora. Infine la ragazza si aggrappò alle spalle possenti del saiyan e chiuse gli occhi, pronta per sentirsi una cosa sola con lui. Ancora una volta.
Gohan sorrise lievemente, ricordando la loro prima volta, poi entrò delicatamente in lei e cominciò a muoversi con spinte regolari e sempre più intense. Videl affondò le unghie nella pelle di Gohan, trattenendo un gemito. Il saiyan la baciò con foga, quasi per farla rilassare. E quel bacio ebbe l’effetto voluto, perché Videl cominciava ad abituarsi e a sentirsi a suo agio.
Infine raggiunsero insieme l’apice del piacere e Gohan si stese su di lei, poggiando la testa sul suo addome. Videl respirò a pieni polmoni, accarezzando i capelli del saiyan.
“Perdonato?” chiese lui, soddisfatto.
Videl gli diede un leggero colpo alla nuca.
Gohan alzò lo sguardo e la vide mettere il broncio, quasi offesa.
“Non saranno mica qualche bacio e qualche carezza a farmi decidere di perdonarti!”
Gohan spalancò gli occhi e boccheggiò per qualche secondo.
“E allora cosa devo fare?!”
Videl lo fissò per qualche secondo, poi scoppiò a ridere sotto lo sguardo stralunato del moro.
“Avresti dovuto vedere la tua faccia!” disse tra una risata e l’altra. “Eri così buffo!”
Gohan inarcò un sopracciglio, scettico. Poi si fece contagiare anche lui dalla risata cristallina della ragazza. E in quel momento, ero certo di aver fatto la scelta giusta: Videl era la sua vita e non avrebbe permesso a nessuno di portargliela via
.












Note dell'autrice:
Il titolo di questo capitolo è una metafora, ovviamente. Spero di averla resa bene ^^ Fatemi sapere cosa ne pensate, soprattutto se le scene intime sono descritte bene e non troppo dettagliatamente (il rating deve mantenersi arancione).
E grazie a tutti coloro che seguono e recensiscono questa mia long. Mi fate troppo felice <3
A presto

PS. L'immagine non è stupendosa? *______*

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Capitolo 16
*** Normalità rubata ***


IL FUTURO ESISTE ANCHE PER NOI 

G

Normalità rubata
 
“Sì, stiamo bene entrambi... No, Videl non esce mai da sola... Mamma, ma che domande fai?! Certo che sto mangiando! Cosa credi che abbia imparato Videl, aiutandoti sempre in cucina?... Cosa...? Mi sono dimenticato lo spazzolino da denti?! E dai mamma, non sono più un bambino! Ormai sono passati tre mesi da quando io e lei conviviamo... C-cosa?! Non mettermi in imbarazzo... certo che andiamo d’accordo... Matrimonio?! No no, preferiamo convivere... Sì, tranquilla... Ci sentiamo, ciao mamma! Ti voglio bene!”
Gohan riattaccò, tirando un sospiro di sollievo. Gli faceva piacere che sua madre telefonasse sempre per sapere come stava e cosa faceva, ma a volte si dimostrava davvero assillante: insomma, lui e Videl aveva ormai 25 anni!
Quando si voltò verso la ragazza, la trovò piegata in due dalle risate.
“Perché ridi?”
Videl si asciugò una lacrima, senza smettere di sorridere.
“Avresti... avresti dovuto vedere tutte le facce buffe che hai fatto mentre parlavi a telefono!”
Gohan inarcò un sopracciglio, scettico.
“Buffe?” ripetè atono.
Videl annuì, sorridente.
“Ora ti faccio vedere io!” esclamò il saiyan sollevando la mora da terra e stendendola sul divano. “Ti farò ridere così tanto che alla fine implorerai pietà e mi chiederai anche scusa!”
Videl si fece improvvisamente seria, deglutendo a vuoto.
“G-Gohan... non starai pensando di...”
Non riuscì a terminare la frase, perché Gohan si era già catapultato su di lei ed ora le mani di lui scorrevano lungo il suo corpo esile. Videl urlò come una bambina, mentre il moro se la rideva di gusto attuando la sua lunga ed estenuante vendetta.
“N-no... Gohan... ti prego... il solletico no!” gridava la ragazza, dimenandosi tra le braccia del saiyan. La sua risata cristallina si propagò in tutto l’appartamento, rendendo ancora più soddisfatto Gohan che sorrideva malizioso. “Ti prego... basta... non ce la faccio più... chiedo pietà!” continuava la mora, sotto di lui, piangendo e ridendo allo stesso tempo.
“Qual è la parola d’ordine?” la stuzzicò Gohan, senza smettere di farle il solletico in tutto il corpo.
Videl strinse i denti e chiuse gli occhi, nel tentativo di trattenere le risate.
“Non sarai tu a vincere, mio caro!”
Gohan sorrise in modo stranamente sadico, il tempo di farle riprendere fiato e poi di nuovo giù a farle il solletico. Questa volta aumentò intensità e velocità, mandando Videl letteralmente in tilt.
“Noooo! Basta! Non ce la faccio più... lasciami... ti prego... ti ho detto di lasciarmi!”
La mora si dimenava da una parte all’altra del divano, in lotta contro le mani di Gohan che si muovevano esperte lungo il suo corpo. Non aveva mai riso così tanto! Ma non voleva perdere la scommessa e, tra una risata e l’altra, si chiese in che modo avrebbe potuto vincere.
Alla fine, trovò la soluzione adatta: si rilassò completamente in modo che Gohan avesse campo libero e, quando lui si fermò a guardarla in modo stranito, approfittò di quel suo momento di confusione e lo baciò istantaneamente. La ragazza era perfettamente consapevole dell’effetto che i suoi baci facessero a Gohan: come previsto, il saiyan perse totalmente il controllo e rilassò tutti i muscoli, cercando di approfondire il bacio. Ma Videl, veloce come un fulmine, scivolò via dalla sua presa e uscì dalla stanza, urlando e dimenandosi in segno di vittoria.
Gohan restò a fissarla per qualche secondo a bocca aperta, poi abbandonò le braccia lungo i fianchi e si buttò a peso morto sul divano. Quella ragazza era imprevedibile, ma l’amava anche per questo!
 
Ormai erano tre mesi che Videl e Gohan vivevano insieme nell’appartamento trovato giù in città: la ragazza aveva ripreso a lavorare nel bar di poco tempo prima, invece il saiyan si allenava tutti i giorni con Trunks. Ultimamente, poi, le esplosioni causate dai cyborg si erano raddoppiate: i notiziari dicevano che metà della popolazione mondiale era già stata rasa al suolo. La cosa strana era che i due androidi non avevano ancora distrutto Orange City e dintorni, preferendo divertirsi a modo loro con la popolazione e le attrazioni principali della città.
Un giorno decisero di andare al Luna Park e, casualmente, Gohan e Trunks stavano girando proprio da quelle parti. Non sapevano ancora che quello scontro avrebbe recato gravi danni ad uno dei due saiyan, segnando la sua vita per sempre.
 
Videl serviva i clienti del locale, sorridendo e gettando occhiate in direzione della porta. Quella mattina, Gohan le aveva promesso che l’avrebbe portata a cena fuori e la ragazza non vedeva l’ora che arrivasse il momento tanto atteso. Ormai mancava poco alla fine della sua giornata di lavoro, quindi Gohan sarebbe arrivato da un momento all’altro per prenderla e portarla a casa.
Quei cinque anni l’avevano cambiata, l’avevano fatta crescere e le avevano donato una possibilità per il futuro. Con Gohan al suo fianco, niente le sembrava impossibile.
Dopo una mezz’oretta, la ragazza staccò da lavoro pronta per tornare a casa e passare la sua serata con Gohan. Ormai non stava più nella pelle!
Il locale cominciava a svuotarsi, la proprietaria a fare le pulizie di fine giornata.
Ferma sulla soglia della porta, Videl aspettava pazientemente l’arrivo del saiyan.
 
Ormai si era fatto buio e le strade cominciavano a svuotarsi. Il bar stava per chiudere, ma Gohan non era ancora arrivato. Era già un quarto d’ora che Videl stava aspettando.
Preoccupata, prese il cellulare dalla tasca e digitò il numero del ragazzo.
“Fantastico, ce l’ha spento...” mugugnò delusa, stringendosi nella sua giacca. Cominciava a fare freddo e lei non aveva proprio voglia di stare un secondo di più lì fuori.
Allora decise di fare una telefonata a Bulma.
“V-Videl? Ciao, cara! Dimmi pure!” rispose la scienziata dall’altro cavo del telefono.
“Gohan e Trunks sono tornati a casa?” chiese la mora, preoccupata.
Seguirono attimi di profondo silenzio.
“Bulma?” continuò Videl, scettica.
La scienziata balbettò qualcosa di incomprensibile, mentre alcuni strani rumori facevano da sottofondo. “Sì, sono già tornati” rispose infine, deglutendo a vuoto. “Gohan rimane a dormire qui, per questa notte. Mi ha detto di dirti di tornare a casa... eh eh!”
A quelle parole, Videl sgranò gli occhi. Non si sarebbe mai aspettata un simile comportamento da parte di Gohan: non era il tipo che infrangeva le promesse. E poi sapeva perfettamente quanto lei tenesse all’appuntamento di quella sera! In più, lui non avrebbe mai voluto che Videl tornasse a casa da sola: il giorno in cui aveva accettato di convivere insieme a lei, le aveva anche fatto promettere di non andarsene mai in giro per la città senza di lui, per paura che le potesse succedere qualcosa.
L’entusiasmo di quella mattina sparì in un attimo, lasciando il posto ad un alone di tristezza nell’animo della ragazza. “Sei proprio sicura di ciò che stai dicendo?” insistette al telefono.
Sentì Bulma abbandonarsi ad una risatina isterica. “Ma certo, tesoro! Non c’è assolutamente nulla di cui preoccuparsi... Ora vai a casa, si è fatto tardi!”
Videl salutò la donna, poi chiuse la chiamata e spiccò il volo, diretta verso casa. Per fortuna, non abitava più sui monti Paoz: in quel caso, avrebbe dovuto percorrere molta più strada completamente da sola. La vicinanza dell’appartamento la rincuorava.
 
Pochi minuti dopo, la ragazza arrivò a casa e si fece una doccia, per poi fiondarsi subito in camera da letto senza nemmeno cenare. Ripensò all’appuntamento mancato... Era rimasta davvero delusa dall’atteggiamento di Gohan: la sua prima promessa non mantenuta. Chichi le aveva spesso parlato di Goku, ritraendolo come un uomo giusto e generoso, ma incapace di mantenere le promesse: Videl constatò, a malincuore, che Gohan gli somigliava parecchio, sia fisicamente che caratterialmente.
 
La mora non chiuse occhio per tutta la notte e, al mattino, si svegliò di malumore.
La prima cosa che fece fu catapultarsi in cucina, sperando di trovare Gohan intento a rovistare nel frigorifero. E invece no, nell’appartamento c’era solo lei.
Sentiva una strano presentimento, come se ci fosse qualcosa di cui non era stata ancora messa al corrente ma che, prima o poi, avrebbe scoperto.
Dato che era domenica e non doveva andare a lavoro, Videl si mise a fare le pulizie in attesa che Gohan tornasse a casa. Ma, con il passare delle ore, la tristezza si trasformò in rabbia: all’ora di pranzo, il saiyan non era ancora arrivato.
Perché non tornava? Perché non le aveva nemmeno fatto una chiamata?
Con il cuore in gola e ancora quello strano presentimento che le divorava l’anima, la ragazza uscì dall’appartamento diretta verso la Capsule Corporation.
 
“Ehm... ciao Videl! Cosa ci fai qui?!”
La ragazza sbuffò irritata. “Bell’accoglienza! Fammi entrare, per favore...” rispose la mora, sorpassando la scienziata sulla soglia della porta e intrufolandosi nell’ingresso di casa Brief.
Ma Bulma le si parò davanti ancora una volta.
“Dove stai andando?”
Videl si trattenne dall’urlare. “Dove vuoi che vada?! Da Gohan, no? Sono ore che non lo vedo!”
Bulma si portò le mani ai capelli con fare incerto.
“Non puoi” concluse, atona.
“E perché mai?!”
La donna deglutì a vuoto. “Perché è nella doccia!”
Videl scoppiò a ridere. “E allora? Siamo fidanzati da cinque anni!” rispose sicura di se stessa, poi oltrepassò Bulma e si diresse con passo deciso verso l’interno della Capsule Corporation.
La scienziata la seguiva, bloccandola e urlando scuse insensate. Ma Videl non ne voleva proprio sapere di lasciar perdere e, finalmente, trovò la stanza giusta.
Aprì la porta senza nemmeno bussare e vide Gohan disteso nel letto, con Trunks al capezzale.
“Gohan!” esclamò correndogli incontro.
Il saiyan, vedendola, accennò un sorriso e si lasciò abbracciare e tempestare di baci.
Era coperto fino al collo da un lenzuolo, ma la mora capì subito che si era ferito in battaglia.
“Ero così in pensiero per te... Avresti potuto dirmi la verità, io non avrei avuto nulla da obiettare riguardo la tua permanenza qui, anzi!”
A Gohan si strinse il cuore nel vedere la ragazza così afflitta e preoccupata. Tirò fuori dal letto un braccio e accarezzò il viso della mora con fare premuroso.
“Scusami per ieri sera... Te l’avevo promesso...”
Videl scosse energicamente la testa, sentendosi una stupida ad aver dubitato di lui.
“Non fa niente, non è stata colpa tua”
In quel momento si intromise Trunks, con lo sguardo vagamente confuso.
“Ehm... Gohan, non dovresti dirglielo?” chiese al suo maestro.
Il saiyan più grande annuì, la sua espressione non fece una piega. Era strano vederlo così freddo e distaccato, pensò Videl scrutandolo attentamente.
“Dirmi cosa?” chiese, perplessa.
I due saiyan si guardarono a vicenda, rivolgendosi un’occhiata complice.
“Mi dispiace, Videl...” disse Gohan, sospirando e chiudendo gli occhi.
“E di cosa?” chiese lei, scettica, incrociando le braccia al petto.
Trunks si alzò dalla sedia, allungando una mano per sollevare il lenzuolo. Ma proprio in quel momento, arrivò Bulma con la sua voce squillante.
“Videeel! Non urlare, resta calma! In fondo, non è niente di grave... Si tratta solo di un bra-” si interruppe, notando che Gohan era ancora coperto per metà dal lenzuolo.
Si fece improvvisamente cupa, sotto lo sguardo perplesso della mora.
“Qualcuno vuole spiegarmi cosa sta succedendo?!” urlò lei, in preda alla rabbia.
Nella stanza calò nuovamente il silenzio.
“Avanti, Trunks. Ora o mai più” lo incitò Gohan con aria quasi distaccata.
Il giovane Brief sollevò lentamente il lenzuolo, lasciando scoperto il corpo di Gohan.
Era ferito in ogni parte del corpo, pieno di lividi e bruciature.
Ma ciò che attirò l’attenzione di Videl fu il vuoto vicino alla parte sinistra del busto.
L’urlo che la ragazza, in preda allo sgomento, si lasciò sfuggire senza troppi sforzi colpì Gohan dritto al cuore.
“I-il tuo b-braccio...” sussurrò la mora, sentendo le forze venire meno.
La loro vita non sarebbe stata più la stessa.












Note dell'autrice:
Sono consapevole che il capitolo è venuto fuori più corto del solito, in effetti è solo un capitolo di passaggio perchè ci avviciniamo alla fine della storia. Lo ribadisco: GOHAN MUORE, MA LA STORIA AVRA' UN LIETO FINE!
Vi assicuro che piangerete in positivo XD Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo e ringrazio chi mi segue sempre <3
A presto

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Capitolo 17
*** Tutto troppo in fretta ***


IL FUTURO ESISTE ANCHE PER NOI

ff


Tutto troppo in fretta

 
Videl non ebbe nemmeno il tempo di toccare il pavimento, che due braccia forti l’avevano afferrata al volo e avvolta in un abbraccio. “Videl, ti senti male?!”
Sperò con tutta se stessa che fossero le braccia di Gohan, ma l’immagine del saiyan con la manica sinistra lasciata penzoloni sul letto le suggeriva il contrario.
“Sto sognando, vero?” biascicò la mora, mentre il misterioso ragazzo l’aiutava a sedersi su una sedia. “E’ tutto un incubo, solo uno stupido incubo... Voglio svegliarmi...”
Aprì e chiuse più volte gli occhi, nel tentativo di riemergere dal presunto mondo dei sogni. Ma ogni volta che li riapriva, ad accoglierla c’erano solo le pareti bianche di quella stanza e le immagini sfocate dei presenti. “Svegliatemi... vi prego...” sussurrava inconsciamente, stretta al petto del ragazzo. “Non può essere vero... sto sognando...”
Era consapevole della dura e triste realtà, quella realtà che troppo spesso l’aveva delusa e le aveva lasciato cicatrici profonde. Ed ora, proprio ora che credeva di aver trovato la felicità con il ragazzo della sua vita, tutte le sue speranze cadevano in frantumi. Certo, Gohan non era morto... Ma una parte di lui era irrimediabilmente andata via! La sua vita sarebbe cambiata radicalmente.
Ed era per questo che Videl si auto-convinceva che fosse tutto un semplice incubo.
“Videl, ascoltami”
La ragazza si voltò istintivamente, al suono di quella voce così familiare, e in quel momento sembrò ritornare alla realtà. Gohan, ancora disteso nel letto, la stava fissando con aria preoccupata.
Si voltò verso il ragazzo che l’aveva sorretta ed ora la teneva ferma, in modo che non si lasciasse andare come aveva fatto poco prima. Era Trunks, anche lui la fissava con occhi allarmati.
Deglutì a vuoto, poi rivolse lo sguardo verso Gohan.
“Videl, stai tranquilla... Non preoccuparti per me: sto ben-”
Sto bene un corno!” urlò la ragazza, abbassando lo sguardo. Serrò i pugni sulle ginocchia e strizzò gli occhi, per evitare di piangere. “Tu non stai bene, dannazione! Hai perso un... un...”
Non riusciva nemmeno a pronunciare quella parola.
“Un braccio, è solo un braccio. Ma sono vivo ed è questo che conta!”
La ragazza alzò di scatto lo sguardo, rivolgendolo nuovamente verso il saiyan. Gli occhi della mora erano gonfi di lacrime, le sue labbra tremavano di sofferenza: avrebbe voluto mostrarsi forte e prendere la notizia con leggerezza – come faceva Gohan – ma non era affatto facile. Si alzò dalla sedia e raggiunse lentamente il ragazzo, sfiorando con le dita il braccio integro.
Bulma e Trunks, anche loro commossi, uscirono silenziosamente dalla stanza.
Videl sobbalzò udendo il rumore della porta che si chiudeva. Si voltò un attimo, verificando che nella stanza ci fossero solo lei e Gohan, poi tornò a concentrarsi sul ragazzo.
“Sei uno stupido se pensi che ti lascerò”
A quelle parole, Gohan strabuzzò gli occhi e fissò Videl con aria incredula. Assistendo alla prima reazione della mora, il saiyan aveva proprio pensato che non sarebbe riuscita a sopportare un fardello simile. Insomma, si trattava pur sempre di un braccio! Stare insieme, in ogni modo umanamente possibile, non sarebbe stato più lo stesso.
“E allora perché hai reagito così?” le chiese, confuso.
Videl sorrise. Un sorriso amaro e carico di tristezza.
“Per me non cambia niente: un braccio in meno non fa certo la differenza! Non mi sono innamorata di te per ciò che sei fuori... per i tuoi muscoli... o per il suo viso angelico... o il tuo sorriso innocente...”. Arrossì lievemente, abbassando lo sguardo. “Io ti amo per ciò che sei dentro, per ciò che hai fatto per me e per quello che faresti pur di proteggermi!”
Gohan sorrise, sentendosi sollevato. Allungò il braccio verso la ragazza e le accarezzò dolcemente una guancia. Videl chiuse gli occhi, assaporando quel delicato contatto, e premette la propria mano su quella di Gohan. “Come farai?” chiese quasi in un sussurro.
Gohan sollevò le spalle, sospirando. “Allora è per questo che hai reagito in quel modo? Per me, vero? Hai paura che io non riesca più a vivere in modo normale?”
Videl annuì, con gli occhi lucidi.
“Ma io non sono normale, sono un saiyan! Farò come ho sempre fatto. Vedrai, non cambierà nulla”.
La ragazza si sforzò di crederci e di sorridere.
Eppure, aveva l’impressione che i guai non fossero ancora del tutto finiti.
 
Gohan rimase ancora un giorno alla Capsule Corporation, in modo da guarire completamente, poi tornò a casa con Videl. I due decisero, inoltre, di non informare Chichi dell’accaduto: avrebbe reagito malissimo e li avrebbe raggiunti in meno di un secondo, rendendosi poi conto che non c’era nulla da fare per cambiare le cose.
Ora, il saiyan e la ragazza si trovavano nel loro appartamento e guardavano la tv: immagini e video di intere città rase al suolo, campagne devastate e famiglie stroncate dalla crudeltà dei cyborg occupavano tutti i canali televisivi. Videl reprimeva a stento le lacrime, cullata dall’abbraccio di Gohan e dalla sua voce rassicurante che le diceva che sarebbe andato tutto bene.
L’incidente del saiyan, confrontato a ciò che succedeva lì fuori, non era niente. E Videl se ne rendeva conto solo ora, ora che i cyborg erano tornati più agguerriti che mai.
 
Settimana dopo settimana, la vita dei due ragazzi sembrava tornare alla normalità, quella normalità che l’incidente di Gohan sembrava aver stroncato per sempre. E invece, la mora si era ormai abituata a quella “nuova vita”: non le sembrava più tanto strano svegliarsi la mattina con un solo braccio di Gohan avvolto intorno alla vita oppure osservare il saiyan che, per mangiare, impiegava lo stesso tempo di prima (o forse anche di meno), nonostante avesse a disposizione una sola mano.
E, ormai, Videl era certa che niente li avrebbe separati.
 
Quel giorno, era il compleanno di Gohan. La ragazza si svegliò all’alba per preparargli un’abbondante colazione e poi gliela portò a letto, allegra e sorridente.
Lo osservò muoversi nel sonno e poi assumere un’espressione beata nel momento in cui sentì l’odore dei biscotti appena sfornati. Il saiyan aprì gli occhi e sorrise, notando che la ragazza non aveva dimenticato il suo compleanno. D’altronde, in quei cinque anni, se ne era sempre ricordata e Gohan non poteva esserne più felice, dal momento che non aveva più festeggiato il suo compleanno dalla morte di suo padre.
“Buon compleanno, Gohan!” esclamò lei, mettendogli sotto il naso il vassoio con latte, biscotti, fette biscottate, marmellata e succo di frutta.
“Grazie!” rispose lui, sorridendo e baciandola dolcemente. Poi si sfregò le mani con fare soddisfatto e si fiondò sulla sua abbondante colazione, ringraziando mentalmente sua madre per aver insegnato a Videl l’arte della buona cucina. Adorava i biscotti fatti in casa!
Ma non ebbe nemmeno il tempo di toccare tutto quel bendiddio, che la mora gli aveva colpito la mano. “Ahiii! Perché lo hai fatto?!” esclamò fingendosi offeso, come un bambino.
“Oggi non dovrai muovere un dito, farò tutto io per te!”
Gohan inarcò un sopracciglio, sorpreso, osservando Videl che afferrava un biscotto e gli ordinava di fare “Aaah” come per imboccare un neonato. E, tutto sommato, la cosa non gli dispiaceva affatto.
 
Quando Gohan terminò di mangiare la colazione, Videl uscì dalla stanza dicendo che le sorprese non erano finite e tornò subito dopo con una piccola torta tra le mani. Era ripiena di panna montata e decorata da ben ventisei candeline. Gohan le contò tutte con la vana speranza che il numero non fosse preciso, in modo da poter prendere in giro la ragazza, ma dovette ammettere che erano proprio ventisei: né una in più, né una in meno.
“Avanti, soffia ed esprimi un desiderio!” lo incitò Videl come se stesse parlando a suo figlio.
Gohan la guardò perplesso. “Non sono un bambino”
“E allora? Non si è mai troppo grandi per continuare a sognare!” rispose lei, sorridente.
Gohan sollevò le spalle e soffiò sulle candeline della torta, rischiando di trascinare via anche quest’ultima. Il suo desiderio? La pace in quel mondo disastrato dai cyborg, ovviamente. Era sempre lo stesso desiderio ogni anno e, anche se gli eventi facevano pensare il contrario, Gohan era fermamente convinto che prima o poi ci sarebbe stata una svolta.
Il saiyan mangiò tre quarti della torta, Videl tutto il resto.
“Rimane un’ultima sorpresa” lo avvertì lei, quando terminarono. Uscì nuovamente dalla stanza e tornò con un pacchetto colorato. “Su, aprilo!”
Gohan sorrise e lo scartò velocemente.
“Ma... è bellissimo, grazie!” rispose osservando il ciondolo. All’esterno c’erano le loro iniziali e all’interno l’ultima foto che si erano fatti insieme: lui cercava di baciarla e lei rideva contenta.
“Lo porterò sempre con me!” disse appoggiandolo sul comodino. Poi cinse le spalle della ragazza con una mano e la avvicinò a sé, poggiando delicatamente le proprie labbra su quelle di lei. Fu un bacio lento e dolce, un susseguirsi di emozioni e sensazioni già conosciute ma piacevoli da riscoprire. Si staccarono poco dopo e si sorrisero a vicenda.
“Ti amo” sussurrò lui, intrecciando tra le dita qualche ciocca dei suoi capelli.
“Anche io mi amo” rispose lei, osservando il mutamento d’espressione del ragazzo e scoppiando a ridere. “Sono unica, io! La fidanzata perfetta, sì sì!”
Gohan la fissò stralunato. “Da quanto sei diventata così spiritosa?!”
La mora sollevò le spalle e lo baciò ancora, gettandogli le braccia al collo.
“Vorrei tanto rimanere qui con te, ma il dovere mi chiama...” spiegò lui, cercando di allontanarla da sé. Videl, incurante delle sue parole, continuava a lasciargli piccoli baci a stampo sulle labbra e sul resto del viso. “Rimani ancora un po’, solo qualche minuto...” lo pregò, accarezzando la profonda cicatrice che gli aveva lasciato l’ultimo scontro con i cyborg. Quella piccola striscia scura che andava dalla fronte fino alla guancia sinistra gli dava un’aria più matura.
“Devo allenarmi, lo sai” disse tra un bacio all’altro. Videl annuì e lo baciò un’ultima volta, poi scese dal letto e lasciò che il ragazzo si preparasse per la giornata di allenamenti.
 
“Non fare tardi, mi raccomando!”
Gohan sorrise, osservando la ragazza che muoveva la mano in segno di saluto, poi volò velocemente verso la Capsule Corporation per prendere Trunks ed andare ad allenarsi.
Non sapeva che quella giornata avrebbe segnato per sempre il suo futuro e quello della sua famiglia, la famiglia a cui apparteneva e quella che si stava lentamente costruendo con le sue uniche forze.
Quella giornata sarebbe stata il primo grande passo per riportare la pace nel mondo: un guerriero avrebbe pianto e urlato al mondo che la vita era ingiusta e che, da solo, non sarebbe mai riuscito a portare a termine i propri obiettivi. E invece avrebbe scatenato tutta la sua potenza, fino a superare i propri limiti e far fuoriuscire la sua forza nascosta. Si sarebbe posto l’obiettivo di sconfiggere i nemici anche a costo della vita e di riportare la pace sulla Terra, una volta per tutte.
Poco importava se quel guerriero non sarebbe stato Gohan, ma il suo allievo: quell’allievo in cui aveva sempre creduto e che, in seguito, avrebbe salvato dalla crudeltà dei cyborg non una, ma ben due dimensioni temporali.
 
La giornata passò talmente in fretta che Videl nemmeno se ne accorse. Aspettando pazientemente che Gohan tornasse, pensava alle parole da utilizzare per comunicargli la lieta notizia.
E sì, Videl era incinta: lo aveva scoperto solo il giorno prima, facendo il test di gravidanza per verificare che i suoi cambiamenti d’umore e le sua nausee mattutine non fossero dovute a semplice stress. Da una parte, pensava che avere un figlio in tempo di guerra non era di certo tra le alternative migliori; dall’altra, si sentiva emozionata all’idea di diventare mamma ed era sicura che anche Gohan sarebbe stato contento di diventare padre. D’altronde, erano entrambi maturi e responsabili, due ragazzi con la testa sulle spalle, con ideali e obiettivi da raggiungere: un figlio li avrebbe uniti ancora di più.
Mancava ormai poco all’arrivo di Gohan e Videl stava terminando di cucinare la cena, quando sentì squillare il telefono. Mise da parte pentole e piatti e rispose alla chiamata.
“Ciao Bulma, dimmi tutto” rispose allegra.
“Ehm... Videl... ho bisogno che tu venga da me” le rispose Bulma a telefono.
Videl si stupì del tono di voce della donna, insolitamente pacato.
“E’ successo qualcosa? Gohan arriverà a momenti e non so se...” le chiese, incuriosendosi.
“Devo solo dirti una cosa”.
Seguirono attimi di silenzio. “Ok, allora ci vediamo tra poco” concluse Videl, chiudendo la chiamata. Mise in tavola le ultime cose e uscì di casa con un ombrello.
 
Pioveva a dirotto e l’intera città era coperta da una spessa coltre di nebbia. Videl volava velocemente verso la Capsule Corporation, stringendosi nella giacca e tenendo fermo l’ombrello sulla propria testa. Ripensando alla chiamata di Bulma, avvertì un nodo in gola che la fece preoccupare. L’ultima volta che era stata dai Brief, Gohan ci aveva rimesso un braccio. E se anche questa volta fosse successo qualcosa di grave? Bulma le aveva detto che si trattava di una sciocchezza, che voleva solo parlarle e che non c’era niente di cui preoccuparsi, ma Videl aveva un brutto presentimento.
Finalmente arrivò davanti all’enorme edificio della Capsule Corporation e Bulma la accolse con un mezzo sorriso, un sorriso che a Videl parve piuttosto tirato. Tuttavia, le sembrò che fosse tutto a posto e che la donna non le stesse nascondendo nulla.
“Vieni” le disse Bulma, conducendola in una delle numerose e lussuose stanze dell’edificio. Era una camera piccola e quasi del tutto spoglia, ma ben illuminata. In fondo, c’era una tenda bianca che isolava l’ultimo tratto di stanza e, probabilmente, nascondeva qualcosa.
Bulma le fece segno di avvicinarsi. Videl, perplessa, deglutì a vuoto e scostò la tenda: vi trovò Chichi, inginocchiata per terra, con la testa poggiata su un letto. C’era anche Trunks, seduto su una sedia con la testa sulle ginocchia.
“Che...?”
Chichi e Trunks si voltarono immediatamente. Videl fissò prima l’uno e poi l’altro, senza riuscire a stabilire chi stesse peggio. “C-cosa è successo?” chiese, sentendo già le lacrime agli occhi.
Chichi abbassò un attimo lo sguardo, poi scattò in piedi e gettò le braccia al collo della ragazza, stringendola forte. “Non è giusto...” ripeteva tra le lacrime.
Videl la allontanò da sé. “Cosa non è giusto? Perché sono sempre io l’ultima a sapere le cose?”
La mora sentì lo sguardo di Trunks fisso su di lei. Anche lui piangeva in silenzio e il cuore della ragazza si strinse in una morsa dolorosa.
Il ragazzino boccheggiò per qualche secondo. “Gohan è...”
Chichi lo fulminò con lo sguardo, lasciandosi sfuggire un gemito di dolore.
Videl guardò prima l’uno e poi l’altro, avvertendo gli occhi inumidirsi e le mani tremare.
“Dov’è Gohan? Gli è successo qualcosa, vero?”
A quelle parole, Chichi scoppiò inesorabilmente a piangere e i suoi singhiozzi si propagarono tra le pareti della stanza. Il cuore di Videl prese a battere più velocemente, le gambe erano diventate molli e il respiro affannato. Aveva capito tutto, ma si rifiutava di crederci.
“Gohan...” sussurrò tra le lacrime “Dov’è? Lo voglio vedere... portatemi da lui...”
Chichi pianse ancora più forte, Trunks uscì dalla stanza e raggiunse sua madre che era rimasta sulla soglia della porta. Si allontanarono insieme e nella stanza rimasero solo Chichi e Videl.
“Lui... lui... non se lo meritava” singhiozzò Chichi, stretta tra le braccia della ragazza. Videl aveva lo sguardo fisso sulla finestra, verso l’orizzonte. Immagini, ricordi, frammenti della sua vita con lui cominciarono a scorrerle davanti agli occhi.
“Dov’è?” chiese la ragazza, tremante.
“Era qui, fino a un momento fa, su questo letto! Poi... poi il suo corpo è scomparso nel nulla... come successe a Goku...”
Videl si sforzò di non scoppiare nuovamente a piangere. Non l’aveva nemmeno salutato per l’ultima volta! Era accaduto tutto dannatamente in fretta, troppo in fretta: un attimo prima, aspettava l’amore della sua vita per dirgli che era incinta e, l’attimo dopo, si ritrovava a piangere per la sua scomparsa.
Le sembrava assurdo, irreale, ingiusto.
L’aveva lasciata nuovamente sola, come aveva fatto Goku con Chichi.
Era andato via il giorno del suo compleanno, prima di scoprire che sarebbe diventato padre, e non sarebbe più tornato. E ora che Videl aveva perso una parte importante di sé, ora che si rendeva conto che quel bambino non avrebbe avuto un padre, ora che non aveva più motivo per andare avanti, ora che quei cinque anni erano stati cancellati in un soffio... Ora, a cosa serviva vivere?
 
Videl e Chichi piansero a lungo e insieme, l’una stretta tra le braccia dell’altra. Condividevano la stessa perdita: l’una piangeva il suo unico figlio, l’altra l’unica sua ragione di esistere.
Dopo un po’, Videl scostò la donna da sé e uscì dalla stanza, diretta verso chissà quale meta.
“Dove stai andando?” chiese Bulma, vedendo che la ragazza stava attraversando i lunghi corridoi dell’edificio. Non ottenne risposta e così la seguì, fino a ritrovarsi nella stanza occupata dalla macchina del tempo. Capì subito cosa volesse fare.
 
Videl si precipitò davanti all’imponente congegno disegnato da Bulma.
“Devo tornare indietro nel tempo” disse, mentre cercava di entrare nella macchina.
Bulma la raggiunse, bloccandola prima che fosse troppo tardi. Si parò tra la ragazza e la macchina, con sguardo severo e accigliato.
“Non puoi farlo”
Videl strinse i pugni lungo i fianchi e trattenne le lacrime.
“Tu non sei nessuno per darmi ordini. Io devo farlo!” ribatté, scostando Bulma con una semplice spinta che la fece quasi cadere per terra.
“Non servirebbe a niente! Cambieresti solo il corso di quella dimensione, non della nostra!”
Videl tirò un pugno alla macchina, incurante del dolore che le provocò l’impatto. “Dannazione, non è giusto! Perché a lui e non ai cyborg?! Perché?! Gohan voleva solo...”
Si bloccò, sentendosi avvolgere dalle braccia di Bulma. Ora, erano in due a piangere.
“Ti capisco” le disse tra un singhiozzo e l’altro “Anche io ho perso l’uomo che amavo e sono stata malissimo per questo. Ma sai cosa mi ha fatta andare avanti?”
Videl tirò su col naso. “Trunks” concluse.
“Esatto” rispose Bulma, con un lieve sorriso. “Lo stesso vale per Chichi. Quando Goku è morto, Gohan era solo un bambino... Ma anche lei è riuscita a farsene una ragione! Ed è quello che farai anche tu, nonostante non abbia bambini a cui badare”.
Videl sorrise ancora una volta, tra le lacrime. “Ce li avrò”.
Bulma la fissò per un lungo interminabile istante. “Sei...”.
“Sì, sono incinta”.










Note dell'autrice:
Pubblico in anticipo perchè non ho niente da fare e mi annoio XD domani ricomincia la scuola e ovviamente non sarò più presente sul sito nella stessa OSSESSIONANTE maniera in cui lo faccio ora, ma ci sarò... promesso ^^
Coooomunque... spero che il capitolo vi sia piaciuto. Se state piangendo, è una cosa buona XD
Fatemi sapere cosa ne pensate, grazie ;) probabilmente il prossimo capitolo sarà anche l'ultimo.
A presto!

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Capitolo 18
*** Tutto può cambiare ***


IL FUTURO ESISTE ANCHE PER NOI

d


Tutto può cambiare

 
Videl aprì lentamente gli occhi, scostando i capelli dalla fronte sudata e sbadigliando sonoramente. Rivolse lo sguardo verso la sveglia e infine scese dal letto, cominciando a prepararsi per un’altra lunga e stressante giornata di lavoro. Svegliarsi all’alba e andare a letto tardi non era di certo piacevole, ma si era ripromessa che avrebbe fatto di tutto purché alla sua famiglia non fosse mancato mai niente.
Scese al piano di sotto, avvertendo subito il profumino della colazione che ogni mattina Chichi si apprestava a preparare: quello era uno dei tanti vantaggi di cui la ragazza disponeva da quando era tornata a vivere sui monti Paoz.
“Buongiorno” disse sedendosi a tavola. “Come mai sei già sveglia, tu?” chiese subito dopo alla bambina dai capelli e gli occhi corvini, che divorava avidamente la sua colazione.
“Oggi Trunks parte con la macchina del tempo e Pan vorrebbe andare a vederlo” spiegò Chichi, portando in tavola un vassoio con biscotti appena sfornati. Un lieve sorriso increspò le labbra della donna, osservando la nipotina annuire e battere le manine tutta contenta. Non avrebbe mai immaginato che un giorno sarebbe diventata nonna, eppure il destino aveva deciso diversamente per lei.
“Mammina, posso andarci?” chiese la piccola facendo gli occhioni dolci alla madre.
Videl ci pensò un attimo. L’idea di assistere alla partenza di Trunks non la allettava particolarmente, perché le ricordava Gohan e la sua continua speranza di portare la pace almeno in una dimensione parallela alla loro. A volte, si chiedeva se il loro sogno si sarebbe mai realizzato: ormai erano passati tre anni dalla morte di Gohan ma i cyborg continuavano a seminare panico e distruzione in giro per il pianeta. Trunks non era ancora abbastanza forte per sconfiggerli e, per il momento, si stava limitando a cambiare il corso degli eventi di un’altra dimensione. Ma se Gohan fosse stato ancora vivo, Videl era sicura che ormai sarebbe stato in grado di sconfiggere i terribili androidi che giravano ancora indisturbati per il mondo.
Per tutti questi motivi, pensava che sarebbe stato meglio non assistere alla partenza di Trunks.
“Ti prego, mammina...” continuò Pan con gli occhi lucidi.
Bastò solo qualche sguardo di implorazione a convincere la ragazza.
“E va bene...” rispose con un sorriso “Chiederò a Jane di concedermi una mezz’ora libera per tornare a casa, prenderti e poi andare insieme da Bulma”
Pan si gettò tra le braccia della propria mamma e le stampò un bacio sulla guancia in segno di ringraziamento. “Vuoi venire anche tu, Chichi?” chiese la ragazza a colei che, ormai, considerava sua madre sotto tutti i punti di vista.
“Io? Ehm... no no... andate voi, non preoccupatevi. Non fanno per me tutti quei congegni tecnologici... E poi sono sicura che scoppierei a piangere vedendo Trunks partire... Andate voi” ribadì con un mezzo sorriso.
Videl lesse le sue stesse preoccupazioni negli occhi della donna e annuì, comprendendola. Poi terminò di fare colazione e si avviò a lavoro.
 
Seduta sulla soglia della porta, Pan aspettava pazientemente che la sua mamma tornasse da lavoro e la accompagnasse ad assistere alla partenza di Trunks. La verità era che quel ragazzo, così dolce e al tempo stesso sicuro di sé, era sempre stato il suo punto di riferimento: durante quei pochi anni di vita, Pan aveva constatato con i propri occhi quanto impegno ci mettesse Trunks negli allenamenti e quanta speranza ci fosse nei suoi occhi ogni volta che parlava di una futura sconfitta dei cyborg.
Videl le aveva detto che il saiyan era stato allievo di suo padre Gohan, quel padre che non aveva e non avrebbe mai conosciuto. La bambina era fiera anche di lui, per tutte le gesta che aveva compiuto e per il semplice fatto che alla sua mamma brillavano gli occhi ogni volta che si parlava di lui. Ma Trunks era un modello più concreto, un punto di riferimento reale: la piccola sognava di poter diventare forte come lui e, perché no, di sconfiggere anche i cyborg in futuro. Non li aveva mai incontrati di persona ma tutti le avevano spiegato cosa fossero e cosa facessero. Avevano ucciso suo padre e questo era un motivo in più per fargliela pagare.
 
“Mammina!”
Non appena Videl varcò la soglia della porta, Pan si precipitò tra le sue braccia.
“Trunks parte tra pochissimo, dobbiamo sbrigarci!”
“Sì, vado a cambiarmi e ci andiamo subito” rispose la ragazza, salendo in camera sua.
Pan si risedette sotto la porta, i gomiti sulle ginocchia e la mano a sostenere la testa. Alcuni minuti dopo, stanca di aspettare, uscì in giardino senza avvertire nessuno e spiccò il volo diretta verso la Capsule Corporation. Non era mai stata una bambina troppo obbediente, preferiva seguire il suo istinto e la sua indole curiosa e combattiva che aveva ereditato dalla razza saiyan. In realtà, non sapeva bene cosa fossero i saiyan ma nonna Chichi le diceva che doveva esserne fiera.
 
Non appena terminò di prepararsi, Videl si precipitò nell’ingresso e poi in giardino, ma di Pan nemmeno l’ombra. “Paaaaan?!” urlò in preda all’angoscia, spostando lo sguardo da un angolo all’altro della distesa di verde che si stagliava davanti ai suoi occhi. Irritata e anche un po’ preoccupata, salutò velocemente Chichi e partì anche lei diretta verso casa Brief, sicura che Pan si fosse stancata di aspettare e avesse deciso di arrivarci da sola.
 
Quando Videl arrivò a destinazione, Bulma e Trunks si trovavano in giardino, di fronte ad un velivolo di colore giallo targato Capsule Corporation e firmato con la parola “Hope!!”, la più adatta per la missione del ragazzo.
“Trunks partirà tra pochi minuti!” disse la scienziata, allegra e solare come sempre “Ma... non sarebbe dovuta venire anche Pan?”.
A quelle parole, il cuore di Videl saltò un battito.
“Io pensavo che fosse qui con voi!”
Bulma si tappò la bocca con una mano e Videl, con gli occhi umidi e il cuore in gola, fece per voltarsi con la vaga intenzione di cercare quella peste di sua figlia. Ma la voce di Trunks, appena entrato nella navicella, richiamò l’attenzione di entrambe le due donne.
“Pan si era nascosta qui dentro!” spiegò il ragazzo dai capelli lilla, mentre una massa di capelli corvini e due occhietti vispi facevano capolino dalla macchina del tempo.
Pan, rossa in volto e con lo sguardo basso, scese dalla macchina del tempo e raggiunse sua madre.
“Ma che diavolo ti è saltato in mente?!” la rimproverò Videl, inginocchiandosi di fronte a lei e prendendola per le spalle. La abbracciò subito dopo, ringraziando il cielo che Trunks si fosse accorto appena in tempo del passeggero di troppo.
“Io... volevo solo... ero curiosa di vedere papà! Trunks mi aveva detto che sarebbe andato in un posto dove c’è il mio papà da piccolo...”
Il cuore di Videl si sciolse nell’udire quelle parole. I suoi occhi si inumidirono e i battiti del suo cuore accelerarono notevolmente. “Vorrei tanto rivederlo anche io... ma non possiamo, Pan! Sarebbe troppo pericoloso... E’ una cosa che non puoi capire, sei ancora piccola”.
La bimba mise il broncio, posizionando le mani sui fianchi.
“Non è vero, io sono grande!”
Videl sorrise intenerita e le stampò un bacio sulla fronte.
“Mi dispiace” disse con voce flebile “Ora vieni, andiamo a salutare Trunks”.
La piccola annuì, poco convinta.
 
“Questa è una medicina speciale per le malattie di cuore. Mi raccomando: come arrivi, consegnala a Goku. E non commettere imprudenze!” avvertì Bulma, consegnando a Trunks una boccetta di colore celeste. Trunks la afferrò e la strinse forte nella mano, mentre Videl osservava la scena con le lacrime agli occhi e Pan sorrideva curiosa.
“Sì, d’accordo mamma, farò come hai detto” rispose Trunks con determinazione.
Anche Bulma aveva gli occhi lucidi. “Vai e non deludermi!”
Il ragazzo si infilò nella macchina del tempo, alzando la mano in segno di saluto e mormorando un “Tornerò presto” che si confuse con il rumore del motore appena acceso.
Sotto lo sguardo estasiato e speranzoso di Pan, la macchina del tempo si alzò in cielo e venne investita da una luce abbagliante, per poi scomparire nel nulla e lasciare nell’aria piccole scosse elettriche.
Una volta che fu tutto finito, la bambina avanzò di qualche passo e si guardò intorno con aria perplessa. “Ma... ma è scomparsa!” esclamò incredula.
Bulma e Videl si sorrisero a vicenda.
 
 
 
Tre anni dopo...
 
“Recenti indagini dimostrano che un misterioso guerriero dai capelli biondi ha fatto fuori – in poco tempo – sia i cyborg 17 e 18 sia la lucertola gigante che ultimamente si divertiva a prosciugare la popolazione delle nostre città. E’ finalmente tornata la pace sul nostro pianeta e i lavori di ricostruzione avranno inizio a breve. Dopo lunghi anni, la Terra è tornata un posto sicuro”
 
Non appena Pan, Videl e Chichi udirono le parole del giornalista in tv, si sorrisero a vicenda.
Tre anni prima, Trunks era andato per la prima volta nel passato ed era tornato lo stesso giorno, confermando di aver avvertito Goku sull’imminente arrivo dei cyborg nella sua dimensione.
Erano passati tre anni dalla sua prima partenza ed ora Trunks era tornato nuovamente nel passato per allenarsi e combattere insieme a Goku e i suoi amici. Ma, secondo quanto dicevano i notiziari in tv, il ragazzo aveva già fatto ritorno e aveva persino sconfitto i cyborg di quel tempo.
Così, Pan, Videl e Chichi si precipitarono alla Capsule Corporation.
 
“T-Trunks?” sussurrò Videl, non appena arrivarono a casa Brief, lasciandosi sfuggire una lacrima.
Stentava a credere che fosse davvero lui e per un attimo lo confuse con Gohan: era più alto e più muscoloso, lo sguardo più sicuro e l’espressione più serena, decisamente più simile a quello che era un tempo il suo maestro.
Il ragazzo sorrise caloroso, mentre Pan correva tra le sue braccia per dargli il bentornato.
“Stai bene? Che cosa hai fatto? C’era anche il mio papà, vero? Mi racconti tutto? Eh?” chiese la bambina, cresciuta rispetto a tre anni prima, con gli occhi che brillavano.
Trunks si mise la piccola sulle gambe e cominciò a raccontare la sua storia: dall’arrivo nel passato al nuovo incontro con Goku e i suoi amici, dalla scoperta dell’esistenza di c-19 e c-20 allo scontro con c-17 e c-18, dall’allenamento nella Stanza dello Spirito e del Tempo allo scontro finale con Cell, dalla morte di Goku alla rivincita di Gohan. Infine confermò di aver sconfitto anche i cyborg del loro tempo.
Videl e Chichi ascoltarono la storia di Trunks in silenzio e un sorriso soddisfatto si insinuò tra le loro labbra: la pace era finalmente tornata anche nel loro mondo e Gohan era stato vendicato.
“Ma non è tutto” spiegò Trunks, visibilmente allegro “Bulma del passato mi ha raccontato dei namecciani che, dopo lo scontro tra Freezer e Goku, sono andati a vivere su un pianeta simile a Namecc, ribattezzandolo Neo-Namecc”.
Chichi, ricordando tutto, inarcò un sopracciglio.
“E quindi?”
“Mia madre costruirà a breve una navicella con la quale raggiungerò Neo-Namecc per trovare un nuovo Supremo e riattivare le sfere del drago, in modo da riportare in vita tutte le vittime dei cyborg!”
Videl e Chichi restarono basite di fronte a quella rivelazione che mai si sarebbero aspettate: forse c’era ancora la possibilità di essere felici in quel mondo disastrato dalla furia di due macchine da guerra e appena salvato dall’ultimo saiyan rimasto in vita.
“Ciò... ciò significa che Gohan...”
Trunks annuì, gli occhi che brillavano e il sorriso di chi ha le idee chiare.
Videl e Chichi si abbracciarono tra le lacrime, mentre Trunks rivolgeva uno sguardo complice alla madre e Pan capiva che presto avrebbe incontrato il suo papà.
Forse, non tutto era perduto.
 
Bulma non ci mise molto a costruire la navicella con cui Trunks avrebbe raggiunto Neo-Namecc, avendo già a disposizione il progetto della vecchia navicella di Vegeta: bastò semplicemente apportare alcune modifiche per aumentarne velocità e resistenza.
Il giorno della partenza, erano tutti riuniti nel giardino di casa Brief.
“Mi raccomando, tesoro, sii prudente. Questo viaggio non sarà semplice come quello che hai compiuto nel futuro. Ci vorranno più tempo e più manovre”.
Trunks sorrise e abbracciò sua madre, poi salutò tutti gli altri e si infilò nella navicella senza perdere tempo, azionandola e partendo per la volta celeste.
Tutte le speranze erano riposte in lui e nel popolo dei namecciani.
 
Il saiyan impiegò qualche giorno per arrivare sul pianeta di destinazione, guidato dal navigatore che Bulma aveva incorporato nella navicella. Neo-Namecc non era poi così diverso rispetto alla Terra, ad eccezione dei colori invertiti: il cielo e l’acqua erano di un verde smeraldo, mentre la terra era di una tonalità azzurra.
Vagò in lungo e in largo alla ricerca del villaggio di sopravvissuti e, quando lo trovò, fu lieto di scoprire che i namecciani erano esseri gentili e accoglienti. D’altronde, lui ne aveva solo sentito parlare.
“Salve, sono Trunks e vengo dalla Terra”.
Il Vecchio Saggio si fece avanti con un sorriso. “Ti stavamo aspettando”.
Il ragazzo sgranò gli occhi, incredulo, e così il namecciano spiegò che era in grado di “vedere” cosa succedesse sulla Terra, che sapeva della sconfitta dei cyborg e dell’esigenza di un nuovo Supremo. “Vieni avanti, Dende!” esclamò, poi, voltandosi verso i compagni.
Dal gruppo, venne fuori un giovane namecciano dallo sguardo puro e gentile.
“Per me... per me, sarebbe un onore diventare il Supremo della Terra. Inoltre sono ansioso di rivedere Gohan e i suoi amici!” spiegò Dende con un sorriso.
Trunks fu lieto di aver risolto la faccenda in così poco tempo e i due salutarono per l’ultima volta i namecciani, ripartendo per la Terra.
 
Erano passati ormai mesi e di Trunks nemmeno l’ombra.
“E se gli fosse successo qualcosa?!” si lamentava Bulma in preda all’angoscia.
“Ma no, vedrai che tornerà entro pochi giorni” la rassicuravano Videl e Chichi, cercando di auto-convincere anche loro stesse. Sarebbe stato un groppo problema se Trunks non fosse tornato più.
 
“Maaaaaamma!” la voce di Pan rimbombò tra le pareti della Capsule Corporation.
La bambina si precipitò dalle tre donne con un sorriso stampato sul volto.
“E’ tornato, Trunks è tornato!”
A quelle parole Videl, Chichi e Bulma uscirono in giardino e fissarono il cielo per una manciata di secondi. “Forse ti sei sbagliata, Pan...” mormorò Bulma, delusa.
“Ma no, riesco a sentire la sua aura! E’ lui e non è solo!”
Ancora poco convinte, le tre continuarono a fissare il cielo con aria perplessa, quando intravidero un puntino che si faceva man mano più ampio.
Pochi minuti dopo, un’imponente navicella atterrò in giardino e ne uscì Trunks, seguito da un alieno verde profondamente imbarazzato.
Tutti corsero ad abbracciarlo e il ragazzo spiegò di aver trovato il nuovo Supremo, colui che avrebbe riportato in vita i grandi eroi che avevano dato la vita per contrastare i cyborg.
La sua missione era stata portata a termine.
 
Era arrivato il giorno tanto atteso: le sfere del drago, appena attivate da Dende e radunate da Trunks, si illuminarono di quel bagliore così familiare e, mentre il cielo si oscurava e l’aria si impregnava di una strana elettricità, il drago Shenron fece la sua comparsa. Dende aveva accresciuto e migliorato i suoi poteri, in modo da rendere effettivamente esaudibili tre desideri di ogni tipo.
“Qual è il vostro primo desiderio?” chiese il drago dall’alto, guardando i suoi invocatori.
“Per prima cosa, vogliamo che la Terra torni ad essere quella di una volta, ciò che era prima dell’arrivo dei cyborg”.
Gli occhi del drago divennero rossi e il primo desiderio venne esaurito.
“Il vostro secondo desiderio?”
“Riportare in vita tutte le vittime dei cyborg”.
Il drago esaudì anche questo desiderio e la Terra si ripopolò nuovamente.
“E il terzo desiderio?”
A questo punto calò il silenzio: nessuno sapeva cos’altro chiedere.
Fu Chichi a prendere la parola.
“Shenron, puoi resuscitare Goku?”
Tutti i presenti si voltarono verso la donna che sorrideva speranzosa: avevano dimenticato che l’ex eroe della Terra non era morto per mano dei cyborg, ma a causa della malattia cardiaca.
“Mmm... Non credo che sia nelle mie facoltà resuscitare coloro che hanno perso la vita a causa dell’età o della malattia” spiegò Shenron distaccato “Ma per Goku farò un eccezione: lassù sono tutti d’accordo sul suo ritorno”
I presenti esultarono commossi, il drago esaudì anche il terzo desiderio e poi si congedò, mentre le sfere si disperdevano nuovamente in sette diverse zone della Terra.
In quel momento, numerose potenti aure fecero la loro comparsa da un angolo del palazzo: erano Goku, Vegeta, Junior, Crilin, Yamcha, Tensinhan e Jiaozi e infine Muten.
“Ehilà ragazzi, vi sono mancato?” esclamò Goku muovendo la mano in segno di saluto.
Chichi non riuscì a trattenere le lacrime e si gettò tra le braccia del marito, mentre Vegeta si avvicinava alla sua famiglia e tutti gli altri sorridevano, contenti di essere tornati a casa.
“Ma... Gohan dov’è?” chiese Videl, guardandosi intorno con il cuore che batteva all’impazzata.
E se qualcosa fosse andato storto?
E se, per qualche assurdo motivo, Gohan non fosse stato riportato in vita?
Tutte le sue incertezze si annullarono nel momento in cui un saiyan di nostra conoscenza fece la sua entrata in scena, attirando l’attenzione di tutti.
“G-Gohan?” sussurrò Videl, avvertendo gli occhi inumidirsi. Il tempo sembrò fermarsi: dopo ben cinque anni, il suo unico vero amore tornava a vivere.
Corse verso di lui, abbracciandolo e prendendolo a pugni, tempestandolo di baci e bagnandolo di lacrime. “Sono qui, non me ne andrò più” disse Gohan, stringendo la ragazza ancora più forte.
Una vocina curiosa interruppe quel momento così toccante.
“T-tu sei il mio papà?”
Gohan sorrise intenerito e si abbassò all’altezza della bambina.
“Sì, sono io. E tu dovresti essere Pan, la mia piccola”.
Non ci fu bisogno di altre parole: la bambina gettò le braccia al collo di Gohan e recuperò quei cinque anni passati senza conoscerlo.
 
Allora, il futuro esiste anche per noi!, pensarono Gohan e Videl sorridendo al cielo.
Ma, in fondo, lo avevano sempre saputo.










The end :')
Spero che, come finale, vi sia piaciuto. Fatemi sapere ;)
Vorrei ringraziare tutti coloro che mi hanno seguita fin dall'inizio ma anche chi si è aggiunto alla fine, coloro che hanno letto e commentato la mia storia, chi mi hanno incoraggiata ad andare avanti.
Senza di voi, non sarei di certo arrivata qui! Grazie di cuore ♥
Alla prossima storia!

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