Butterflies and hurricanes

di fewlish
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Puoi dirlo forte! ***
Capitolo 2: *** Chi, io?! ***
Capitolo 3: *** Cosa ci fai da queste parti? ***
Capitolo 4: *** A change is gonna come ***
Capitolo 5: *** A.L.E. ***
Capitolo 6: *** L'effetto farfalla ***
Capitolo 7: *** Stand by me ***
Capitolo 8: *** Everyone is totally insane ***
Capitolo 9: *** Piacere, Anna. ***
Capitolo 10: *** Sound of silence ***
Capitolo 11: *** Cercavo te ***
Capitolo 12: *** Perché saltelli come un folletto? ***
Capitolo 13: *** Just friends ***
Capitolo 14: *** I can’t get no satisfaction ***
Capitolo 15: *** My heart is blue ***
Capitolo 16: *** Chi ha vinto? ***
Capitolo 17: *** Ascolta il tuo cuore ***
Capitolo 18: *** Come prima ***
Capitolo 19: *** The dark side of the moon ***
Capitolo 20: *** All apologies ***
Capitolo 21: *** Era per te ***
Capitolo 22: *** Buio, solo buio ***
Capitolo 23: *** Let the war begin ***
Capitolo 24: *** I gave you all ***
Capitolo 25: *** Goodbye! ***
Capitolo 26: *** This is the end ***



Capitolo 1
*** Puoi dirlo forte! ***


Non sopporto i miei genitori. Perché si ostinano ogni estate a mandarmi al campo estivo?
Non capiscono che è un luogo di tortura? Non ci si diverte in un posto simile: dormendo in brandine puzzolenti,
mangiando cibo scadente e dividendo il bagno con altre cento persone.
Ho diciotto anni, dannazione! Voglio passare l’estate con i miei amici, ballando, andando in spiaggia e
non rintanata in una casa sperduta in campagna.
«Hai preso tutto cara?» Mio padre. Non è stata sicuramente una sua idea quella del campo estivo,
per lui sarò sempre la sua piccolina e, come me, non è per niente felice all’idea di non vedermi per quasi tutta l’estate.
«Quasi tutto» rispondo a mio padre, mentre cerco con fatica di trovare la mia borsetta nel disordine tipico della mia stanza.
«Dai sbrigati!» urla mia madre al piano di sotto. È ovvio che l’idea del campo estivo
è partita da lei che non vede l’ora di vedermi fuori di casa per un po’. Non andiamo molto d’accordo noi due,
forse per il fatto che siamo troppo simili e testarde.
«Arrivo, arrivo» dico, mentre prendo al volo la borsetta e mi dirigo al piano di sotto.
«Mi raccomando, comportati bene, fai la brava e bla bla bla» non l’ascolto più.
Ogni volta che lascio casa, mia madre si sente in obbligo di fare i suoi classici
discorsetti da “genitore responsabile”. Peccato che sia poco credibile!

Dopo ben quattro ore di macchina, eccomi finalmente arrivata a destinazione. Oddio.
È peggio dell’ultimo campo in cui mi hanno mandata. Qui i bagni sono all’esterno.
Nononononono. NO. Voglio andarmene, subito!
«Papà, ti prego, sono ancora in tempo per scappare da questo posto»
«Dai su, vedrai che ti farai dei nuovi amici e ti divertirai»
Lo guardo in cagnesco, che traditore! Sempre dalla parte della mamma.
I miei genitori se ne vanno come delle saette, credo detestino anche loro questo posto.
Subito si avvicina una ragazza che, con un sorriso forzato, mi dà il benvenuto al “campo estivo sole”.
Dio, che nome originale per un campo estivo!
Poi “puoi chiamarmi Sara” mi mostra i dormitori, ovvero, dei grandi casermoni con una cinquantina di brandine ciascuno.
Mi lascia, con la scusa di dover fare delle “commissioni” e mi ripete, di nuovo, che mi divertirò un mondo! Sì, certo.
«Non ti preoccupare per lei, non è odiosa come sembra e ci lascia sempre fumare nel dormitorio» mi dice una ragazza
alta e rossa, con degli occhi azzurri, glaciali, addolciti da uno sguardo amichevole.
«Ti riferisci a Sara, l’animatrice?»le chiedo mentre cerco invano di posare la mia pesante valigia sul letto.
«Sì proprio lei! Sembra un po’ antipatica perché anche lei, come un po’ tutte noi del resto,
è stata costretta a venire qui dai suoi genitori. Dicono che l’abbiano beccata a fumare marijuana nella sua
stanza e che poi le abbiano dato l’ultimatum: campo estivo o galera»
«No, ti sbagli! L’anno beccata a scopare con il suo professore di università nel loro salotto» controbatte
un’altra ragazza sdraiata sulla brandina sopra la mia.
«No, quella è solo una leggenda! Comunque, piacere, io sono Mariangela, ma ti prego, chiamami Mary» dice rivolta a me.
«Io sono Anna. Da quanto ho capito anche i vostri genitori vi hanno costrette a passare l’estate in questo posto disperso nel nulla.»
«Puoi dirlo for....» Non riesce a finire la frase che la porta si spalanca e circa dieci ragazzi
entrano urlando, nudi come mamma li ha fatti e incominciano a correre per tutto il dormitorio.
Rimaniamo tutte schioccate anche se alcune ridono e altre invece si coprono gli occhi.
Io sono in piedi e osservo la scena sbalordita, “ma che cavolo sta succedendo?” Penso e scoppio a ridere.
Subito divento seria però, quando ad un tratto, un ragazzo si ferma davanti a me e mi guarda dritto negli occhi.
Lo guardo a mia volta, restando ammaliata da quegli occhi così scuri e profondi. Restiamo così: lui, nudo, io, con
la valigia ancora in mano, che ci fissiamo dritto negli occhi.
«Dai Ale, muoviti, dobbiamo uscire subito, se no ci sgamano» gli urla uno dei suoi amici facendogli
cenno con la mano di sbrigarsi. Lui mi sorride, e corre fuori dal dormitorio lasciandomi lì impalata con la bocca spalancata.
Beh, senza dubbio, questo è un modo strano di iniziare l’estate.

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Capitolo 2
*** Chi, io?! ***


«che cretini!» commenta Mary dopo che i ragazzi escono di filato fuori dalla porta.
«no, dai, almeno portano un po’ di allegria al campo. Se non fosse per loro questo posto
sarebbe noiosissimo» ribatte un’altra ragazza vestita come una dark: tutta nera e con un paio di grossi anfibi.
Io sono ancora frastornata dopo quest’evento inaspettato, Mary, infatti, sembra accorgersene
perché mi chiede «ho visto che hai fatto colpo su uno di quei ragazzi!»
«chi, io?!» le chiedo, risvegliata dal torpore.
«sì sì, proprio tu mia cara. Ed hai degli ottimi gusti»
«no, guarda, ti sbagli proprio» le rispondo e dopo un po’ aggiungo «ma...tu per caso lo conosci?»
Mary mi guarda sorridendo e mi risponde «Non proprio. Non di persona almeno. Lo vedo sempre in
compagnia di quei ragazzi. Sono l’anima del campo, ma sono noti sopratutto per tutti i cuori spezzati che si
sono lasciati alle spalle. In poche parole sono dei puttanieri. Ma perché me lo chiedi? Sei per caso interessata
a uno di loro in particolare?» mi chiede guardandomi con un sorriso malizioso.
«No ti dico, è solo pura curiosità!» Ma chi voglio prendere in giro? Certo che m’interessa qualcuno, e per qualcuno
intendo quel meraviglioso ragazzo con quegli occhi così scuri e poi....e poi devo ammettere che queste notizie sul suo conto mi hanno un po’ delusa.
Forse avrei dovuto aspettarmi che un ragazzo così bello avesse un difetto.
Io credo di essere una calamita di puttanieri, perché tutti i miei ex ragazzi mi hanno tradita, e quando dico tutti,
sono sincera! Luca, il mio ultimo ragazzo, si frequentava, oltre che con me, con ben altre tre ragazze. A mia insaputa ovviamente!
I miei pensieri vengono bruscamente interrotti dal suono di una campanella e dalla vista di Sara che, con un megafono,
ci incita a recarci nella sala mensa per la cena.
Sono proprio curiosa di vedere quali prelibatezze ha da offrire la mensa del campo!
Durante il breve tragitto Mary non la smette di parlare, mi racconta il rapporto turbolento con i suoi genitori, l’enorme lite
che ha avuto con il suo fidanzato che l’ha spinta ad accettare la proposta dei genitori di passare l’estate in questo posto
sperduto dal nulla. Sopratutto, aggiunge, lontano da “quel rompiscatole del mio ex”. A quanto pare dopo la “grande lite”
ha incominciato ad assilllarla promettendole di cambiare. Lei, naturalmente non gli crede e non lo vuole più vedere.
Arrivate nella mensa, ci mettiamo in fila per il self-service e dopo una veloce occhiata al menù decido di prendere una mela e uno yogurt.
Ci sediamo ad un tavolo e Mary incomincia di nuovo a parlare come un fiume in piena:si lamenta in continuazione e
sembra usarmi come valvola di sfogo: e la  scuola che va male, e le amiche che le parlano dietro le spalle....
«Non vorrai magiare solo una mela e uno yogurt, spero!»
Mi giro e quasi prendo un colpo quando vedo il faccione di Sara, l’animatrice, che mi fissa con gli occhi spalancati.
«Ehm....il fatto è che non ho molta fame, ho mangiato molto a pranzo»
«mmm va bene, se hai problemi di qualunque tipo però chiamami»
«Certo, certo, grazie Sara» le faccio un sorriso sforzato, sperando così che se ne vada. Lei esita un attimo, ma poi,
poco convinta si decide a lasciarmi in pace.
«Ma come fai a mangiare questa roba?!» Chiedo a Mary, subito dopo che Sara se n’è andata. Lei farfuglia qualcosa
trangugiando quello che sembra un pezzo di lasagna.
«Ci si abitua» mi risponde dopo aver deglutito.
«Non credo che mi ci abituerò mai» le dico e intanto addendo la mela.
Pensierosa mi guardo un po’ attorno....diamine che postaccio! Questa volta i miei hanno proprio esagerato!
Ho capito che non vogliono avermi fra i piedi, ma proprio qui dovevano lasciarmi? Oddio che fame...non riuscirò
a sopravvivere un’intera estate mangiando solo mele e yogurt, ma è inutile, il mio stomaco si rifiuta di accettare quel cibo.
Ma chi è che mi sta fissando, cavolo! Mi guardo attorno quando ad un tratto ho un tuffo al cuore: Ale, ovvero il ragazzo
con gli occhi scuri e profondi mi sta guardando intensamente. Quanto è bello....Mi fa l’occhiolino e poi torna a parlare con i suoi amici.
«Hey cosa stai guardando?!» Mi chiede Mary, riportandomi alla realtà.
«Ehrr....» colta di sorpresa ingoio di getto il pezzo di mela che stavo mangiando, il quale non si decide a scendere,
ma rimane incastrato in gola. Mi alzo di scatto e mi metto le mani alla gola, sento già il fiato venir meno «A-a-a-i-u-t...» riesco a dire
quando ad un tratto due forti braccia mi prendono da dietro e con due forti prese mi aiutano a liberarmi dall’intruso.
Mi accascio sul tavolo esausta e subito cerco gli occhi di Ale, ma non li trovo.
Intanto delle persone mi stanno circondando e continuano a chiedermi “Stai bene?” “Vuoi un bicchiere d’acqua?”.
No, voglio solo una sigaretta, vorrei rispondere, ma me ne sto zitta, annuendo a tutti, senza capire bene quello che mi stanno chiedendo.
Ma bene,che bella figura di merda! Spero solo che Ale non si sia accorto di nulla.

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Capitolo 3
*** Cosa ci fai da queste parti? ***


«Wow che storia! Pensavo stessi per morire!» mi dice Mary non appena siamo in dormitorio  sotto le coperte.
«E invece sono ancora qui» le rispondo quasi irritata. Uffa, non vorrei essere così sgarbata, è solo che sono
un po’ stressata e tutto quello di cui avrei bisogno ora è una bella sigaretta.
 «Scusa se sono un po’ scontrosa Mary, ma il fatto è che mi andrebbe di fumare una sigaretta»
«Beh, allora ti conviene andare subito, prima che arrivi Sara per il controllo dei dormitori» mi risponde un po’ offesa.
Non me lo faccio ripetere due volte, prendo l’accendino e le sigarette e mi dirigo furtivamente verso la porta.
Esco velocemente e dopo aver dato un’occhiata per accertarmi che non ci sia nessuno, corro in fretta dietro il
dormitorio, stando attenta a non inciampare nel buio della notte. Le luci degli altri dormitori sono spente, speriamo
non venga nessuno a rompermi le scatole!
Mi siedo a terra contro la parete del dormitorio e mi accendo una sigaretta.
Aaaah finalmente un po’ di pace! Questa giornata è stata a dir poco assurda, nonostante l’incidente in mensa
però, ha avuto anche risvolti positivi, ovvero quel bel ragazzo con quegli occhioni scuri....
"Anna cavolo, smettila! non illuderti troppo!" Sì cervello, hai proprio ragione, devo smetterla di fantasticare su un ragazzo che molto probabilmente
non è nemmeno interessato a me.
Faccio un tiro con la sigaretta e per un attimo chiudo gli occhi, ah che pace! In fondo non è male questo posto. È vero,
è disperso nel nulla, ma perlomeno è meno caotico della città.
I miei pensieri vengono improvvisamente interrotti da una luce in lontananza.
Cazzo!!! E adesso che faccio? E se fosse un animatore? Oddio se mi trovano qui, in piena notte mentre fumo, mi ammazzano!
Di sicuro mi rispediscono a casa e.....aspetta, mi rispediscono a casa! In effetti non sarebbe una cattiva idea.
«hey, c’è qualcuno lì?» urla la luce in lontananza. Mmmm non sembra essere la voce di un adulto. Intanto la luce si avvicina
e io stringo gli occhi per vedere meglio chi si cela dietro.
«Vengo in pace, chiunque tu sia» Mmmm sembra la voce di un ragazzo.
Ad un tratto vengo colpita in faccia da una luce abbagliante, ma che cavolo!
«Hey!! Abbassa quella luce» urlo.
«Oh scusami, pensavo fossi un alieno o qualcosa di simile...tipo una creatura dei boschi»
Ma cosa cavolo sta dicendo?! Il ragazzo abbassa la torcia che ha in mano e finalmente posso guardarlo in faccia e
rispondergli per le rime.
Alzo lo sguardo e preparo già un’espressione accigliata quando...non ci posso credere! È lui, Ale! Il ragazzo
bellissimo dagli occhioni scuri ecc...Finalmente la fortuna gira dalla mia parte, sìì grazie, grazie e grazie Buddha,
Superman, Dio, Spongebob o chiunque tu sia.
Cerco di trattenere il mio entusiasmo e faccio l’espressione più seria che mi riesce.
«ah, ciao» rispondo indifferente.
«ho per caso interrotto la tua “pausa sigaretta”?» mi dice sorridendo.
«Mmmm» è l’unica cosa che riesco a dire.
«Ti dispiace se mi unisco?» mi chiede, anche se si sta già sedendo accanto a me. Riesco già a sentire il suo
profumo di dopobarba....quanto è buono! Chiudo gli occhi per assaporare al meglio il suo profumo.
«Che fai, dormi?» mi chiede accendendosi una sigaretta.
«eh? Come?» rispondo risvegliata dal torpore.
«ahahahah tu non sei tanto normale, eh? Comunque io sono Ale» mi tende la mano, con la sigaretta ancora in bocca.
«Anna» rispondo stringendogli la mano.
«mmm, allora Anna, che cosa ci fai da queste parti?»mi chiede dopo avermi guardata per un po’.
«mi ci hanno portato i miei genitori, in realtà io non volevo neanche venirci.»rispondo.
«Ma esiste qualcuno in questo posto che non sia stato costretto a venire dai genitori, ma semplicemente
sia venuto di propria volontà?»
«ahahahahah lo fai sembrare un campo di detenzione» dico, e non riesco a fermarmi dal ridere, tanto
che ,involontariamente, grugnisco. Ma che cavolo, perché proprio ora che sono qui con lui?! Maledetto
corpo e maledetto cuore che non la smette più di battere così forte.
«ma dimmi, ti piace almeno un po’ questo “campo di detenzione”?» mi chiede mentre dà un altro tiro alla sigaretta.
«sì, non è male, si possono fare nuove esperienze, ci si può divertire e gli animatori sembrano simpatici»
Ale capisce perfettamente che non è quello che penso realmente e mi guarda alzando un sopracciglio. Oh io
ho sempre voluto saperlo fare, ma ogni volta alzo entrambe le sopracciglia e mi viene un’espressione stupida.
«Ok, lo detesto»confesso «sopratutto per il fatto che il cibo fa schifo e che devo fare la cacca in quei bagni sporchi»
oh-mio-dio ma cosa cavolo ho detto?!? Meno male che è buio e non può vedere il rossore che mi sta invadendo le guance.
«Ahahahahahahahahahhaah quanto è vero!» risponde e continua a ridere. Bene, almeno le mie stronzate lo fanno ridere.
«Hai il ragazzo?» se ne esce Ale ad un certo punto diventando all’improvviso serio. Ok,questa domanda
non me l’aspettavo proprio, cosa gli rispondo? Se dico di sì lui penserà che sono occupata e non ci proverà mai,
d’altro canto, se gli rispondo no, penserà che sono una sfigata o una preda facile.
Esito per un momento e quando, finalmente, trovo la risposta perfetta lui si avvicina a me e mi cinge le spalle col suo braccio.
Decido di non rispondergli, appoggio la testa sulla sua spalla e per un attimo chiudo gli occhi e assaporo il suo dolce profumo.
«Hey c’è qualcuno lì?» urla una potente voce maschile da lontano.
Apro gli occhi di scatto e vedo una luce in lontananza.
«Cazzo!» dice Ale e subito si alza di scatto e butta per terra il mozzicone di sigaretta.
«ma chi è? stai tranquillo, magari è solo qualcun altro che cerca un posto in cui fumare»
«shh abbassa la voce. No, ti assicuro che è un animatore, riconosco quella voce»
Poi, senza pensarci due volte mi afferra la mano, mi aiuta ad alzarmi e incomincia a correre via trascinandomi con sé.
Ehm, dove mi sta portando?

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Capitolo 4
*** A change is gonna come ***


«Ma dove mi stai portando?!»
«Shhh, non parlare finché non te lo dico io» mi risponde Ale continuando a correre.
In realtà, il problema più grave per me ora, non è tanto dove mi stia portando, piuttosto, per quanto
a lungo abbia intenzione di farmi correre. Diciamo che ad una corsa, preferisco di gran lunga un buon
libro con una buona tazza di caffè e una sigaretta.
Ci addentriamo nel bosco, che pullula di animaletti che dopo essersi nascosti per tutto il giorno,
ora possono uscire indisturbati dai loro nidi.
Ale, finalmente, smette di correre e si accuccia dietro ad un cespuglio invitandomi a fare lo stesso.
Goffamente mi siedo accanto a lui che guarda intensamente davanti a sé.
«Sembra che lo abbiamo seminato» La luce della luna gli illumina il sorriso che sta nascendo dalle
sue labbra mentre mi guarda e nel mio stomaco sento centomila farfalle svolazzare indisturbate.
«Non mi era mai successa una cosa simile» dico ad un tratto.
«Intendi scappare da un animatore? no neanche a me era mai successo!» risponde ironicamente Ale.
Mi scappa un sorriso e Ale, di rimando, mi sposta una ciocca di capelli dietro all’orecchio e mi guarda fisso negli occhi.
Si avvicina piano al mio volto chiudendo gli occhi, posso già assaporare il dolce sapore
delle sue labbra senza neanche averle toccate.
«Ma, Ale per cosa sta? Voglio dire, è un soprannome, giusto?Non credo che i tuoi genitori ti abbiano chiamato Ale.
Che razza di nome è Ale?! Oh scusa, non voglio dire che hai un brutto nome,
voglio solo sapere come realmente ti chiami.
Alessio? Alessandro? Aleardo? Alejandro? Roberto? Fernando??»
Stupida stupida Anna! Devo avere proprio un talento innato nel rovinare ogni cosa buona che mi capita,
adesso come minimo si alza e scappa il più lontano possibile da quella pazza che stava per baciare.
Le nostre labbra sono ad un centimetro esatto, lui sorride, credo per pietà...no dai, forse non ha sentito o
semplicemente sta facendo finta di non aver sentito la cazzata che ho appena detto.
«Perché sai, sono convinta che sia importante che una persona si faccia chiamare con il suo nome e
non attraverso un appellativo, voglio dire..» Non faccio in tempo a finire la frase che, per fortuna, Ale mi bacia,
impedendomi di andare avanti a farneticare. Ma come faccio ad essere così pesante e imbarazzante?
Devo imparare a stare zitta e a evitare di dire fesserie davanti ai ragazzi carini. Non posso invece parlare
come una donna colta, di argomenti d’attualità o, non so, di politica? Ma chi voglio prendere in giro, io di politica
non capisco nulla, finirei solo per invischiarmi in un discorso di cui non riuscirei a spiaccicare parola.
Dio, quanto bacia bene, dovrebbero dargli un premio “Il miglior baciatore”and the winner is...mi vedo già una star hollywoodiana porgergli il premio che ovviamente rappresenterebbe due labbra enormi.
Oh sto di nuovo farneticando!
Ale si stacca leggermente dalle mie labbra e incomincia a riempirmi il collo di baci, dai su Anna, di qualcosa di intelligente!
«Cosa ne pensi della situazione economica attuale?»
Ale smette di baciarmi il collo, si blocca un attimo e poi mi guarda negli occhi stupito.
«Sinceramente?» mi risponde e io annuisco poco convinta,«Non me ne frega niente della situazione economica attuale.»
Mmmm forse era l’argomento sbagliato. Ci riprovo, mentre lui riprende a baciarmi il collo,
e con una mano s’infila sotto la mia maglietta.
«Forse troveresti più interessante parlare del risultato delle elezioni presidenziali in Francia?» gli chiedo speranzosa
Lui si ferma, mi guarda dritto negli occhi e poi scoppia a ridere.
«Ahahahahahahahha non ci posso credere! Sei una persona molto particolare, sai?»
Io rimango paralizzata: possibile che questo ragazzo abbia una pazienza tale da poter ridere
della mia inettitudine? Questo ragazzo è un santo, se potessi mi prenderei a schiaffi da sola,
mi darei un calcio nel sedere, mi rinchiuderei nella cima più alta di una torre sperduta nel nulla e poi
butterei la chiave nella coca cola, in modo che nessuno possa trovarla.
«Dai andiamo, ti accompagno al dormitorio!» Si alza e con una mano mi aiuta ad alzarmi a mia volta.
Mi accompagna fino alla porta e dopo avermi dato un altro bacio fa per andarsene mentre io, ancora
frastornata da ciò che è appena accaduto, cerco di aprire la porta.
«Ah, comunque» mi fa Ale mentre sta per andarsene. Io mi volto di scatto e
lui aggiunge «Aleardo? Dai, ti sembra che ho la faccia da Aleardo?»

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Capitolo 5
*** A.L.E. ***


Driiiiiiiiiiin
Mi rigiro nel letto.
Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin
Alzo la testa e la metto sotto il cuscino.
DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN
Alzo la testa da sotto il cuscino e mi guardo attorno assonnata. Il dormitorio è in fermento: tutte le ragazze sono già
sveglie e si preparano in fretta, ma come cavolo fanno ad essere così iperattive?!
“AVANTI RAGAZZI SVEGLIATEVI” Mi giro di scatto per vedere da dove proviene la voce e...ma che cavolo è quella roba?
Aguzzo bene la vista e mi accorgo che, appesi al soffitto, ci sono ben due altoparlanti. Ecco da dove proveniva quel campanello assordante.
Bene, sono definitivamente in una prigione, mancano solo le sbarre alle finestre.
Lascio perdere la voce e mi raggomitolo sotto le coperte. Ah che bello restare nel letto a dormire..
.chiudo di nuovo gli occhi e ripenso a quanto è accaduto la sera prima: Ale, le sue labbra, il suo profumo,
il suo volto al chiaro di luna, il suo sorriso, il modo in cui fuma la sigaretta.....
«Hey ma non ti svegli? Arriverai in ritardo!» mi dice Mary interrompendo il mio flusso di pensieri.
«In ritardo per cosa?» dico, con gli occhi ancora chiusi.
Mary mi scuote le spalle risvegliandomi bruscamente dai miei dolci pensieri.
«Per la scuola! Su svegliatiiiii» mi dice levandomi le coperte di dosso.
«Scuola?!?!? Ma la scuola è appena finita, adesso è estate, ricordi?» le rispondo rimettendomi sotto le coperte.
«Non è una vera e propria scuola, si fanno lezioni di ecologia, protezione dell’ambiente e cose così» mi risponde e
aggiunge «Quanto sei pigra! Alzati subito, perché se arrivi in ritardo ti danno le punizioni più ripugnati...come lavare i bagni!»
Non me lo faccio ripetere due volte, mi alzo di scatto dal letto e mi preparo il più in fretta possibile.

Ok, questa è la lezione più noiosa del mondo e il fatto che come insegnate ci sia un signore anzianissimo,
sordo e che pare sia addirittura il proprietario dell’intera baracca, non aiuta, per niente!
Sinceramente, non ho ben capito cosa diavolo stia spiegando, un po’ per il fatto che la dentiera lo limita nel parlare e
un po’ perché continua a parlare di sé e di quanto “ai suoi tempi” i ragazzi fossero educati e rispettosi.
«Qualcuno ha qualche domanda da fare?» chiede il signor “ai miei tempi..”
Una ragazza vicino a lui interviene prontamente facendogli una domanda.
«Nessuno ha delle domande? Bene, andiamo avanti allora» Aspettate, aspettate, aspettate, non ditemi che è talmente
sordo, da non aver sentito la domanda! Ma che cavolo, gli è ad un palmo dal naso! Qui, non è solo il posto ad
essere vecchio e cadente, ma pure il proprietario!
Decido di non starlo più a sentire e riprendo a fantasticare...Ale, Ale...ma poi come cavolo si chiama realmente?
Alla fine non me l’ha detto!! Mmmm perlomeno so che non si chiama Aleardo! Forse Ale non è neanche l’abbreviazione
di un nome, magari è un acronimo.
“A” potrebbe stare per...fammi pensare...”affascinante”!! Sì, questa parola gli sta a pennello.
Vediamo...poi c’è la lettera “L”, che potrebbe stare per..
Mi guardo in giro in cerca d’ispirazione per trovare la parola esatta: sedia, tavolo..ma non iniziano con la lettera “L”, uffa! Aspetta!! Lavagna!!!! mmm lavagna?!
Ok, saltiamo la lettera “L” e passiamo alla prossima...“E” mmm.....
Mi cade l’occhio sul libro di testo appoggiato sul mio banco “panta rei, diceva Eraclito....” Eraclito!
Magari fra i suoi interessi c’è anche la filosofia! Allora, vediamo un po’: Affascinante Lavagna di Eraclito.
Alzo entrambe le sopracciglia. No, lasciamo stare, forse si chiama semplicemente Ale.
«Scusi, lei con la maglia rossa» Alzo di scatto la testa e ritorno alla realtà, mentre il signor “alla mia età..” mi guarda accigliato.
«Dice a me?» chiedo puntandomi un dito contro il petto.
«Sì, proprio lei. Mi scusi tanto se l’ho interrotta in un momento di profonda concentrazione. Vorrebbe, cortesemente,
continuare a leggere dal punto in cui siamo arrivati?» mi chiede alzando un sopracciglio.
Oh cavoli, non so neanche che cosa stiamo leggendo! Aiuto aiuto aiuto.
«Riga 26» mi bisbiglia una voce maschile alla mia destra.
Io incomincio a leggere ad altissima voce in modo che possa sentirmi, ma subito m’interrompe e
fa continuare un’altra ragazza.
Mi giro immediatamente alla mia destra per poter ringraziare quell’anima celestiale che mi ha salvato
da una possibile filippica del signor “alla mia età..”
«Grazie, grazie, grazie, grazie ti devo un favore enorme o almeno cento tavolette di cioccolata,a te la scelta!» dico con un sorriso al mio salvatore.
«Ah, me ne devi sicuramente più di uno!» mi risponde.
«E perché mai?» gli chiedo guardandolo bene negli occhi per vedere se mi è noto...Ma chi è questo qui?!
E da quanto tempo è seduto qui vicino a me?!
«Beh, non so se ti ricordi di ieri sera, alla mensa...»
Io scuoto la testa e dopo un breve silenzio aggiungo «Mi dispiace, ma non credo proprio di conoscerti»
«Che bella riconoscenza hai di chi ti ha salvato la vita!» Lo guardo sempre più confusa e lui esasperato
aggiunge «Ieri, nella mensa, stavi quasi per morire soffocata, ma queste forti braccia ti hanno salvato la vita»
«Oddio, non sapevo fossi stato tu a salvarmi! Come posso sdebitarmi mio valoroso cavaliere?» dico facendo quello che vorrei sembrasse un inchino.
«Milady, chiedo solo un piccolo giaciglio nel suo castello per riposare le mie membra stanche e un pasto
frugale con cui saziarmi» mi risponde chinando il capo e facendo finta di togliersi un cappello.
«Per lei questo ed altro, mio valoroso salvatore!» Rispondo, al che ci guardiamo negli occhi e scoppiamo
a ridere rumorosamente. Per fortuna che il signor “alla mia età..” è sordo.
«Non mi hai detto come ti chiami!» dico quando riesco a smettere di ridere.
«Sir Thomas al suo servizio milady! Posso avere l’onore di conoscere il vostro nome?» dice con un inchino.
«Per lei messere, sono la contessa Anna» dico sorridendo.
«Però mi devi almeno un favore, anzi facciamo due! Ti ho pur sempre salvato la vita!» mi dice tornando serio e facendo due occhioni dolci.
«Ok, sputa il rospo. Di cosa hai bisogno, soldi?»
«Ahahahah no, non voglio i tuoi soldi, solo che esci con me e i miei amici oggi pomeriggio, niente di serio, eh!» dice sorridendo.
Mentre sto per digli “no, guarda, mi sto frequentando con qualcun altro”, il mio sguardo cade sulla finestra, dietro alle spalle di Thomas.
Ma...quello è chi penso io?! Cosa ci fa Ale mano nella mano con l’odiosa animatrice Sara?!?!
Mi stropiccio gli occhi incredula, pensando sia solo un brutto sogno.
Riapro gli occhi e no, lui è ancora là con quella stronza, mano nella mano.
Oh quanta dolcezza, gliela strapperei quella mano! Bastardo!
Sento come se mi avesse preso il cuore, l’avesse messo in un tritarifiuti e infine l’avesse calpestato.
Ma perché sempre a me? Perché devo sempre incontrare dei bastardi traditori?
Io ve l’avevo detto, credo sia scritto nel mio destino: “incontrerai solo bastardi”. Cosa ho fatto di male? Perché ho il karma negativo?
È forse dovuto al fatto che in terza elementare ho ucciso una mosca? Lo so che va contro la mia etica della nonviolenza, ma giuro, è stato uno sbaglio e sento ancora i sensi di colpa.
«Hey, ma cosa guardi?» mi chiede Thomas girandosi per vedere l’oggetto della mia attenzione.
«Niente niente!!!!» quasi urlo cercando di attirare la sua attenzione per evitare che guardi fuori dalla finestra.
Mi guarda confuso e aggiunge «Cavolo, perché hai quella faccia schioccata? Se non vuoi uscire con me,
va bene, dimmelo pure. Non mi offendo, parola di scout!»
Cerco di assumere un’espressione normale per poi rispondergli «Certo che voglio uscire con te!»
«Oh bene, benone!» dice con un sorrisone «ci sarò io e forse un mio compagno di dormitorio, porta pure qualcuna delle tue compagne se vuoi»
«Sicuro» gli dico sorridendo, per poi tornare a guardare fuori dalla finestra, ma di Ale non c’è traccia.

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Capitolo 6
*** L'effetto farfalla ***


Mary Mary Mary Mary dove sei quando ho bisogno di te?
Spero non sia ancora offesa per l’altra sera.
È appena finita la “lezione”, se così si può chiamare, e ora sto girando
come una pazza per tutto il campo alla ricerca di Mary.
“Mary è andata via, l’hanno vista piangere, correva nel buio di una ferrovia..” Incomincio a canticchiare....uffa, ma dove si è cacciata?!
Nel dormitorio non c’è, nella scuola neppure....ma dove’è?!
All’improvviso ho un’illuminazione: ma sì la mensa!! Come ho fatto a non pensarci prima!
Corro verso la mensa pregando e scongiurando di trovarla lì.
Con il fiatone apro la porta della mensa e guardo attentamente dentro.
Ed eccola, finalmente, seduta ad un tavolo che parla con un gruppo di ragazze del nostro dormitorio.
«Mary!!!» quasi urlo non appena la raggiungo al tavolo. Le altre ragazze mi guardano di sbieco e
Mary si gira verso di me con aria interrogativa.
«Hey, ciao. Hai bisogno di qualcosa?»
«Sì.....di......te» dico cercando di riprendere fiato.
«E perché avresti bisogno di me?» mi chiede mentre tutte le altre ragazze del tavolo mi fissano in modo fastidioso.
«Ti prego, dimmi che sei libera oggi pomeriggio, ho assolutamente bisogno di te!»
«E per fare cosa?» mi chiede addentando un panino.
«Per uscire con dei ragazzi»
Si blocca per un attimo per pensare e poi torna a mangiare il suo panino.
«Allora, verresti, per favore?» le chiedo con aria supplichevole.
«Solo se i ragazzi in questione sono carini!» dice sorridendo mentre io, con uno slancio, l’abbraccio.

Mezz’ora dopo mi ritrovo a scarpinare su per la collina, ai piedi della quale, si trova il nostro amato campo.
«Avevi detto che avremmo fatto qualcosa di tranquillo. Camminare fino alla cima di una collina non rientra
nella mia lista dei passatempi preferiti» dico rivolta a Thomas, mentre goffamente evito una radice d’albero che sbuca dal terreno.
«E quali sarebbero i tuoi passatempi preferiti?» Mi chiede mentre il suo amico Andrea e Mary
sono davanti a noi di almeno 10 metri. Perché non sono atletica come loro? Ah già, la mia insormontabile pigrizia.
«Vediamo...beh, leggere prima di tutto, poi ovviamente il cinema, la musica e l’arte»
«Anch’io sono un’assiduo lettore: amo i libri e leggo di tutto, dal cartone dei cereali ai grandi
classici. Cosa hai letto di recente?» mi chiede guardandomi dritto negli occhi.
«l’ultimo libr....aaaaaaaaahhhhh» urlo inciampando in una radice e mi vedo già sfracellata al suolo,
se non fosse per la prontezza di riflessi di Thomas che mi prende per un braccio e mi avvicina al suo petto.
«Ti ho salvato di nuovo la vita.» mi dice ad un centimetro dalla mia bocca «Stai attenta perché stai accumulando
un mucchio di favori col sottoscritto.» Aggiunge mentre mi stringe ancora a sé.
«Ahahah ok, adesso sono salva, puoi mollare la presa»
«Oh scusa» mi dice allontanandosi di scatto.
Gli sorrido e mi guardo attorno: certo che il paesaggio da quassù è stupendo!
Gli alberi mano a mano si diradano per lasciare spazio a delle distese enormi di prati ricchi di fiori.
Viene voglia di tuffarsi in questo fiume di margherite e viole.
«Che ne dici se ci fermiamo qua?» chiede Thomas come se mi avesse letto nel pensiero.
«Prova a prendermi!»gli urlo mentre inizio a correre come una saetta addentrandomi nella distesa di fiori.
Thomas mi raggiunge subito e con un balzo mi cattura fra le sue braccia mentre cadiamo a terra abbracciati.
Mi ritrovo a ridere distesa sul manto fiorito mentre Thomas sopra di me mi blocca con le sue braccia.
Smetto di ridere solo quando mi accorgo che Thomas non sta ridendo, bensì mi guarda intensamente.
Ma perché non la smette di guardarmi in quel modo? Mi imbarazza!!
Oh, non mi ero accorta che avesse un’occhio verde e uno grigio! Sto per dirglielo quando lui decide di spostarsi e
sdraiarsi alla mia destra con le braccia incrociate dietro al capo.
Dalla tasca posteriore dei jeans tira fuori un pacchetto di sigarette e me ne offre una.
Restiamo così, in silenzio, sdraiati uno accanto all’altro a guardare le nuvole che si stagliano nel cielo blu zaffiro.
Sto per fare un tiro con la sigaretta, ma Thomas mi ferma «Non ti muovere, stai ferma lì»
Lo guardo con aria interrogativa, mentre lui, con la sigaretta in bocca, avvicina lentamente le mani al mio braccio dove si è posata una farfalla.
Adagio, la prende fra le mani e ritorna a sdraiarsi sulla schiena.
«Conosci l’effetto farfalla?» Mi chiede guardando la farfalla camminare sulla sua mano.
«No, cosa sarebbe?»
«Dice che il minimo battito d’ali di una farfalla è in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo. Sai cosa significa?»mi chiede mentre la farfalla vola via dalla sua mano
«Che ogni azione presente può comportare delle conseguenze in futuro?»
«Esattamente. Se io adesso buttassi questa sigaretta nel bosco, potrebbe provocare un incendio devastante. Se tu ieri
non avessi mangiato quella mela, probabilmente io e te non ci saremmo mai conosciuti» dice prendendo una
margherita per poi metterla fra i miei capelli.
Mi guarda sorridendo e aggiunge «Dai su, torniamo al campo!»

È notte fonda, ma non riesco a dormire. Per tutta la giornata continuava a passarmi davanti l’immagine di Ale,
mano nella mano, con la perfida Sara. Ma è corretto? Insomma, lei è più grande di lui di almeno sei anni, e
inoltre, lei qui è la responsabile, non potrebbe avere relazioni con noi ragazzi. Sarebbe come se una professoressa
andasse a letto con uno studente.
All’improvviso sento la porta aprirsi e chiudo subito gli occhi pensando sia solo un animatore che fa il solito giro di controllo.
Sento delle ragazze ridere....Ma cosa sta succedendo?! Apro immediatamente gli occhi, ma oltre al nero della notte, non vedo nulla.
Torno a chiudere gli occhi ma una luce forte mi acceca. Poi sento una voce, che allo stesso tempo mi fa stare sia male che bene.
«Eccoti qui, scricciolo!» Dice Ale sorridendomi.

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Capitolo 7
*** Stand by me ***


«Cosa ci fai qui?» gli chiedo seria.
«Ma come, non sei contenta di vedermi?» Dice sottovoce entrando nel mio piccolo letto.
«Guarda che non ci stiamo in due su questa brandina» dico quasi irritata. Con che sfacciataggine
viene nel mio letto, dopo che è stato con quella odiosa di Sara?!
«Bene, vorrà dire che dovremmo abbracciarci per stare più comodi» Al che si mette sopra di me mettendo su di noi la coperta.
«Senti Aleardo, cosa stai facendo?»
«Ahahahaha ti prego non chiamarmi così» dice Ale ridendo.
«Ah, non dirmi che ti dà fastidio questo nome, Aleardo!»
«Avanti, che cos’hai? Cosa ho fatto di male per essere chiamato “Aleardo”?» Ale accende la sua torcia, in modo che
possiamo vederci in faccia. Oddio, come posso fare l’arrabbiata con il suo dolce viso che mi guarda così?
«Oddio, ma cos’è questo?!?» quasi urla Ale ridendo, mentre osserva cosa indosso.
Oddio no. Perché, e ripeto perché, riesco a mettermi così facilmente in situazioni altamente imbarazzanti? Ma sopratutto,
perché mia madre si ostina a prendermi ancora dei pigiamoni osceni, con tanto di gattini che dormono beati e scritte
del tipo “Sweet dreams”? Giuro, domani li brucio tutti, piuttosto vado a dormire nuda.
Promemoria: comprare completo da notte sexy per eventuali improvvisate di ragazzi carini nel mio letto.
Mi copro la faccia con le mani: in questo momento vorrei sprofondare, che vergogna!
«Scricciolo, perché ti copri?» mi chiede Ale prendendomi le mani e togliendomele dal viso. «Non lo sai che adoro questi pigiami?
Li trovo estremamente sexy»
«Sì, certo» dico ironicamente.
«No, ti giuro!» dice incominciando a baciarmi ovunque: mani, guance, capelli, occhi.... «Vedi? Non riesco a smettere di baciarti,
é più forte di me!»
«Ahahah vuoi la guerra?» chiedo incominciando a fargli il solletico.
«Ahahahahahah mi arrendo, mi arrendo mia regina!» dice Ale continuando a ridere.
Mi guarda sorridendo e si avvicina per baciarmi...
«Bacia bene la perfida Sara?» chiedo improvvisamente quando è ad un centimetro dalle mie labbra.
Mi guarda stupito aggrottando le sopracciglia. «Di cosa stai parlando?»
«Dai, sai di cosa parlo. Ti ho visto questa mattina, mano nella mano con lei»
Mi sorride. Ma come fa ad essere così perfido? Va con un’altra, e invece di chiedere perdono, mi guarda con quella faccia da sberle!
«Come hai chiamato mia sorella?»
Rimango pietrificata. No. Non può essere.
Praticamente mi sono scavata la fossa da sola.
Questa figura di merda supera di gran lunga tutte le altre.
Resto senza parole e lo guardo come una stupida a bocca aperta, finché riesco a riprendere
l’uso della parola. «Dimmi-che-stai-scherzando»
«Mi dispiace scricciolo, quella è la mia sorellona Sara, è per lei che sono qui. Non avrei mai potuto restare
a casa per tutta l’estate, con i miei genitori, senza di lei»
«Ma-ma-ma....eravate mano della mano!»
«E cosa c’è di male? È mia sorella!»
«Io...veramente..non so che dire...» Ale si stacca da me e fa per andarsene.
Lo devo fermare, assolutamente, o perderò l’unica cosa buona che ho! Avanti cervello, pensa, pensa!!
«Aspetta! Non andartene, ti prego!» gli dico guardandolo supplichevolmente, per poi aggiungere «Io faccio fatica a
fidarmi della gente, ho ingoiato così tanti rospi, che ho dovuto crearmi una barriera di protezione.»
Ale mi guarda intensamente e si sdraia affianco a me.
«Non guardarmi così triste. Non potrei mai avercela con te, scricciolo» mi dice sorridendo e dandomi un bacio sul naso.
Gli sorrido di rimando, lo bacio e questa volta il bacio è migliore del primo che ci siamo dati. Un milione di farfalle
volano nel mio stomaco, nella mia testa, nelle mie gambe, e mi sembra come, se da un momento all’altro, stessi per volare.
Mi stacco dalle sue labbra e con le mani ancora avvolte al suo collo, lo guardo in viso e non so perché, ma questa scena
mi rimanda al pomeriggio appena passato, quando Thomas mi guardava come mi guarda ora Ale. Scaccio subito questo pensiero e gli sorrido.
«A cosa pensi?» Mi chiede appoggiando il braccio sul mio fianco.
«A quanto poco ti conosco» dico, al che lui alza la testa dal cuscino e mi guarda serio.
«Cosa vuoi sapere?»
«Tutto: da quando eri un feto ad oggi»
Ale ride e dopodiché incomincia a raccontare: sua madre è morta dopo averlo dato alla luce, e suo padre, medico,
si è occupato di lui e della sorella, crescendoli con una dura e severa educazione. Non ha mai amato suo padre,
ma gli è grato per tutto quello che ha fatto per lui e la sorella, cercando anche di sostituire, invano, la figura materna.
Quando aveva quindici anni, suo padre si è risposato con una donna che Ale definisce “ok”. Per quanto riguarda la
scuola, se la cava, anche se la sua passione principale è la musica, e la chitarra in particolare.
Ha avuto due relazioni “serie” ma entrambe sono finite disastrosamente.
«E questa è la mia vita fino ad oggi» finisce con uno sbadiglio. Ora lui è disteso sul letto e io sono appoggiata sul suo petto.
Ale chiude gli occhi e sembra che stia per addormentarsi ma io ho ancora una domanda da porgli. «È vero che tua sorella è qui
perché è stata beccata dai tuoi a fumare marijuana?» Apre un occhio e mi guarda serio, per poi aggiungere chiudendo
gli occhi «No, non è vero. In realtà lei è un agente della CIA e si trova qui in missione segreta. È da mesi che indagano.
Pare che il vecchio padrone di questa baracca, produca metanfetamina nei boschi limitrofi al campo» Lo guardo male e lui
scoppia a ridere «Ahahahah dai, sto scherzando! È qui in punizione perché ha cazzeggiato per tutto l’anno e ha sostenuto
un solo esame all’università. That’s all!»
E pensare che le altre credono alle storie più assurde, se solo sapessero la verità...
Quindi Sara è sua sorella, incredibile! E io che mi ero fatta tutte le pare possibili su una loro eventuale storia.
Ahhh mi sento sollevata ora che so che è sua sorella, magari potrei estorcerle il vero nome di Ale. Ma aspetta, perché non glielo chiedo direttamente?
«Puoi finalmente dirmi per cosa sta Ale? È forse un acronimo? Perché ho pensato a possibili combinazioni di parole che
stessero per “ALE”, ma ho avuto solo risultati disastrosi.» Non sentendo alcuna risposta aggiungo «Hey, mi ascolti?» ma Ale dorme già.

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Capitolo 8
*** Everyone is totally insane ***


“Ti odio, ti odio” urla Ale guardandomi con degli occhi neri, inespressivi.
“Mi fai schifo, mi fai schifo, mi fai schifo” continua a dirmi mentre io scoppio a piangere.
“Smettila!”urlo invano ma lui continua “Ti odio, ti odio ti DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIN”
Mi sveglio di soprassalto. Oddio, per fortuna era solo un incubo. Guardo accanto a me,
ma di Ale non c’è traccia. Quando se n’è andato?
Mi alzo dal letto sentendo che un senso di tristezza mi pervade l’animo.
«Hey, cos’hai?» mi chiede Mary mentre si passa il mascara sulle ciglia.
«Niente, ho fatto solo un brutto sogno. Hai presente quando fai un incubo e poi, appena sveglia,
senti la stessa sensazione di tristezza o paura, che provavi nel sogno?»
«Ah ho capito» dice Mary quasi senza interesse «Comunque ieri pomeriggio mi sono divertita un sacco!
Andrea è stupendo: bello, simpatico, intelligente...E il suo amico, quello che stava con te, com’è che si chiama?»
«Thomas» e mentre pronuncio il suo nome mi viene uno strano senso di colpa. Ma perché sono uscita con lui ieri?!
«Sì giusto, Thomas! È molto carino e credo che tu gli piaccia» mi dice con uno sguardo malizioso.
«Siamo solo amici, ho altro per la testa»
«Ah, quindi non era lui il ragazzo che se n’è andato di soppiatto questa mattina presto dal tuo letto»
«Ehm.....sì, cioè no» rispondo imbarazzata. In realtà non so di preciso cosa siamo io e Ale, per cui,
non so se dire ai quattro venti che ci stiamo frequentando. Forse vuole che la cosa rimanga segreta...
Beh, in tal caso non lo voglio più vedere! Che senso ha tenere nascosta una relazione?! Comunque, finché
non abbiamo definito il “tipo di relazione” preferisco non rivelare la sua identità.
«Mi sto frequentando con qualcuno, ma non è Thomas» confesso.
«E posso sapere chi è?» dice, e poi, vedendo la mia faccia esitante, aggiunge «Ho capito, non avete ancora
definito il tipo di relazione, per cui non vuoi svelare l’identità del tuo spasimante» Ma come fa a saperlo?
Mi sento quasi in colpa per non avergliela rivelata.
«Dai, andiamo a scuola ora» mi dice e usciamo insieme dalla porta.
Mi preparo già a un possibile monologo di Mary, su quanto Andrea sia bello, intelligente, simpatico....
«Hey scricciolo»sento dire alle mie spalle.
Mi giro schioccata, solo una persona mi chiama in quel modo.
Ale, in tutta la sua bellezza, è appoggiato contro il muro del dormitorio e sta fumando una sigaretta.
Sembra uno di quegli attori affascinanti dei film in bianco e nero.
Comunque...cosa ci fa qui?
Guardo Mary, che osserva la scena con un misto di curiosità e malizia. So a cosa sta pensando:” È lui il famoso ragazzo?”
Sì, Mary, è lui, vorrei dirle ma lei mi precede e dice rivolta a me «Bene, io ti lascio perché ehm.....
mi stanno aspettando per ehm....fare.....delle prove di....ehm....danza»
«Prove di danza?!» le chiedo dubbiosa
«Sì, sì prove di danza! Ciao!!» dice infine correndo via.
Così rimaniamo io e Ale davanti alla porta del dormitorio, mentre le altre ragazze, uscendo, guardano prima
Ale con ammirazione, e poi me con scetticismo.
Ma quanto sono odiose queste ragazze? Fatevi gli affari vostri!
«Avete bisogno di qualcosa?» dico ad un paio di ragazze che mi guardano storto.
«Hey, stai calma» rispondono andandosene. Mmmm forse ho esagerato.
«Ciao» dico poi rivolta ad Ale
«Buongiorno» mi risponde buttando il mozzicone della sigaretta. Mi si avvicina e cingendomi le spalle mi accompagna alla scuola.
«Ci stanno guardando tutti» dico sottovoce
«Non è vero, quel ragazzo non ci sta guardando....no, aspetta, adesso ci sta guadando anche lui» dice sorridendo.
Ci fermiamo davanti alla porta della scuola e lui aggiunge «Bene, buona scuola!»
«Ma come? Tu non entri?»
«Ho corrotto mia sorella, per cui posso astenermi dall’andare a scuola.» Al che mi dà un bacio sulla guancia e se ne va via.
Entro a scuola sorridendo come un’ebete e mi siedo al posto di ieri, vicino al quale c’è Thomas ad aspettarmi.
«State insieme?» mi chiede non appena mi siedo
«Buongiorno anche a te»
«Buongiorno. Stai insieme a quel tipo?» mi chiede guardandomi serio.
«Perché me lo chiedi?»
«Perché non dovresti uscire con lui» Lo guardo stupita: ma cosa vuole? Non sono affari suoi!
«Non sono affari tuoi» gli dico secca
«Sì invece. Sai, lui è molto noto qui al campo. Si dice che ogni estate scelga una “preda” e che la illuda,
affinché riesca a portarsela a letto. Dopodiché la butta come un fazzoletto usato» Oddio, e se fosse vero?
«Smettila di sputare veleno su di lui. La cosa non ti riguarda. Il caso è chiuso»
«Ma...»cerca di controbattere.
«Senti, io voglio esserti amica, ma se tu non accetti le mie scelte ti conviene girare al largo, ok?»
Al che Thomas si alza e fa per andarsene.
«Lei dove ha intenzione di andare?» chiede il signor “alla mia età”. Thomas lo guarda ma non risponde ed esce sbattendo la porta.

Davvero non capisco il comportamento di Thomas. Cosa gli prende? Perché non può essere felice della mia felicità?
D’altro canto, se avesse ragione? E se veramente Ale mi stesse illudendo solo per portarmi a letto?
In effetti anche Mary mi aveva messo al corrente della sua fama....però non mi sembra che lui cerchi
insistentemente di portarmi a letto.
Non so veramente cosa pensare, tutta questa situazione è strana.
«Avanti Anna! Prova a prendere quella palla!!» mi urla Mary dall’altra parte del campo da calcio.
Sì, sto giocando a calcio. E io odio giocare a calcio. Purtroppo però sono costretta a farlo dalla, non più odiosa, animatrice Sara,
che vuole che tutti partecipino attivamente alle attività pomeridiane del campo.
Evviva! Non potete immaginare quanto mi senta partecipe e attiva ora. Sono sarcastica per chi non l’avesse capito.
Sta di fatto che tutte le mie compagne di squadra hanno ben capito che non sono per niente portata per lo sport,
ed evitano in tutti i modi di passarmi la palla. L’unica che ancora si ostina a farmi giocare è Mary.
È incredibile la passione e la tenacia che mette quando gioca a calcio.
Mentre gli altri giocano dall’altra parte del campo, io temporeggio, come al mio solito, guardandomi attorno.
C’è gente che guarda la partita, altri invece prendono il sole sdraiati sull’erba. Chissà cosa sta facendo Ale adesso.
«Attenta alla parla!!!» urla qualcuno alla mia sinistra. Mi giro di scatto, ma la palla mi colpisce violentemente in testa e
io cado a terra bruscamente. Tutti si precipitano su di me e l’unica cosa che sento prima di perdere i sensi
è una voce che urla “Portatela in infermeria!”

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Capitolo 9
*** Piacere, Anna. ***


È da soli tre giorni che sono qui e ho già avuto ben due incidenti. Praticamente sono un disastro ambulante.
Dovrei andare in giro con un’armatura o una corazza ben solida per proteggermi dal mondo.
Perlomeno faccio del male solo a me stessa e non agli altri. In tal caso dovrebbero rinchiudermi in una cella
di isolamento e buttare la chiave in un burrone.
Fra l’altro mi faccio del male senza fare nulla. Voglio dire, ero lì ferma e non rompevo le scatole a nessuno,
finché BUM una palla mi colpisce in pieno viso.
«Sicura di sentirti bene?» mi chiede un’improbabile infermiera in un improbabile infermeria.
In questo posto non c’è nessun medicamento possibile, l’unica cosa di cui dispongono per gli infortunati
è una scatola di aspirine. Non ci sono né bende e né cerotti. Ma che razza di posto è questo? Se qualcuno si sloga
una caviglia cosa fanno? Gli danno un’aspirina? O lo abbandonano in un’angolo lasciando che sia il tempo a fare il resto?
Lo so, ho una visione tragica, ma d’altronde ci troviamo in un campo disperso nel nulla e circondato
da una florida vegetazione che lo nasconde dal resto del mondo!
A cosa serve poi, un’infermeria, se al suo interno non ci sono gli strumenti adeguati per curare una persona?
Per non parlare dell’infermiera, ovvero una donna sulla quarantina, senza alcun titolo di studio che si trova qui
soltanto perché è la sorella del proprietario. Dalla mattina alla sera non fa altro che starsene qui, beata,
a guardarsi le telenovelas alla televisione, alzandosi   dalla sua sedia solo per andare a mangiare.
Fortuna per lei, questo non sembra un posto molto frequentato, credo addirittura di essere la prima ad entrarci, dopo di lei, ovviamente.
«Le giuro che sto bene ora, può anche lasciarmi andare» le rispondo sdraiata sul lettino.
Dopo essere svenuta sul campo da calcio, qualcuno deve avermi portata qui. Non appena mi sono ripresa,
l’infermiera Carla, ha continuato ad assillarmi sfogliando un vecchio libro di medicina “Senti una sensazione di vomito?
Hai mal di testa?Il tuo ciclo è regolare?Fai uso di droghe?Prendi la piccola anticoncezionale?”
Ma che cavolo! Le vuole entrare in testa che sono svenuta perché sono stata colpita in testa da una fottutissima palla?!?
Continuo a ripeterglielo ma lei sembra non capire, perché continua ad affibbiarmi le patologie
più strane “Forse hai un’emicrania oftalmoplegica o forse hai bla bla bla”
A quanto pare sono veramente la prima a mettere piede in questo posto perché non mi vuole assolutamente lasciare andare e
cerca in tutti i modi di trovarmi, invano, malattie di cui non so nemmeno pronunciare il nome.
Quando finalmente mi lascia andare le chiedo «Per curiosità, si ricorda chi mi ha portata qui?»
L’infermiera Carla distoglie un attimo gli occhi dal televisore per poi rispondermi «Un ragazzo alto e moro, che portava una di
quelle magliette di band chiassose; i bitol qualcosa»
«Intende i Beatles?!?!» chiedo incredula. Come si fa a non conoscere i Beatles? Ma sopratutto, come si può definirli chiassosi?!
«Sì proprio loro!» dice tornando a guardare la televisione.
«Grazie, comunque io adesso vado»
«Ciao e fai attenzione la prossima volta!» dice senza distogliere gli occhi dallo schermo.
Esco di fretta dall’edificio e finalmente posso respirare dell’aria pulita, quella stanza puzzava di chiuso.
Mi dirigo verso il dormitorio e intanto prendo una sigaretta dalla tasca posteriore dei jeans e l’accendo.
Certo che sono una calamita di sventure, perlomeno mi sono evitata un’altra ora di calcio!
Chissà chi è che mi ha portata in infermeria....vediamo, Carla ha detto che è stato un ragazzo alto, moro e
con una maglietta dei Beatles. Sicuramente è un ragazzo con degli ottimi gusti musicali, al che mi viene in mente
una sola persona che può e che vorrei sia stata: Ale. Mi chiedo, però, perché se ne sia andato e non abbia aspettato che mi svegliassi.
Sarebbe stato sicuramente un viso più gradito da vedere di quello dell’infermiera Carla!
Arrivo davanti al dormitorio e trovo Thomas, seduto sui gradini che si fuma una sigaretta.
«Cercavo te» mi dice buttando il mozzicone a terra.
«Di cosa hai bisogno?» gli chiedo ancora un po’ offesa da quello che è successo questa mattina
«Ho sentito che sei svenuta sul campo da calcio poco fa»
«Le notizie volano, eh?» gli dico facendo un mezzo sorriso.
«Stai bene ora?Credo che tu sia la prima in tutto il campo ad aver conosciuto l’infermiera. Circolano voci che neanche esista o che sia un robot»
«È una persona normale che ha solo bisogno di compagnia. Inoltre è completamente ossessionata dalla televisione.
La guarda imbambolata come un bambino che vede per la prima volta un trucco di magia»
Thomas sorride, guarda a terra e poi torna a fissarmi serio.
«Ti cercavo per chiarire quello che è successo stamattina. Non volevo sembrarti così invadente, ma dalla prima
volta che ti ho vista ho capito subito di essere legato a te da un vincolo che neanch’io so spiegare e che mi fa sentire
protettivo nei tuoi confronti. Io non voglio giudicarti o dirti quello che devi fare. La vita è tua e le decisioni sono tue, ed è vero,
devo imparare a farmi gli affari miei, ma se credo che qualcosa non va bene, mi sento in dovere di dirtelo proprio perché tengo a te,
anche se non ci conosciamo bene. Tu sei libera ti pensare quello che vuoi e io ti prometto che accetterò
tutte le decisioni che prenderai. Volevo solo dirti questo. Possiamo ricominciare da capo?»
Dopo un breve momento di silenzio gli sorrido.
«Ciao, come ti chiami? Io sono Anna» dico porgendogli la mano.

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Capitolo 10
*** Sound of silence ***


Ma che fine ha fatto quel ragazzo?? Sono giorni che vedo Ale saltuariamente e quando lo incontro è sempre con i suoi amici.
Uffa sarà una settimana che non parliamo, che non ci baciamo...
Non capisco, non capisco! Voglio dei chiarimenti!!! Prima mi cerca e poi non si fa più né vedere né sentire.
Sta forse aspettando che sia io a cercarlo? O forse mi sta evitando?
«A cosa stai pensando?» mi chiede Thomas. Ormai è da una settimana che ci vediamo praticamente sempre,
ed è quasi diventata una tradizione incontrarsi dopo pranzo nel giardino in cui siamo stati la prima volta che siamo usciti insieme.
Parliamo di tutto e mi sembra di conoscerlo da una vita, lui è l’amico migliore che io possa desiderare.
«Ad Ale» Sì, gli ho rivelato la mia morbosa ossessione per lui e anche se sembra accettare Ale, io capisco che non lo sopporta.
«Smettila di pensare continuamente a lui» mi dice inspirando dalla sigaretta mentre è seduto sull’erba.
«Tu credi che abbia un’altra? Voglio dire, lo so che non stiamo insieme, ma non è corretto che lui baci me e poi vada con un’altra»
«Chiediglielo allora e cambiamo argomento per favore»
«Forse non hai tutti i torti, dovrei chiederglielo. Almeno così non divento matta»
«Ormai è troppo tardi» dice Thomas ridendo.
«Ma che bastardo!» dico facendo la finta offesa e saltando sopra di lui, faccio finta di strozzarlo «Avanti chiedi pietà, chiedi pietà!» aggiungo con una voce minacciosa.
«Giammai!» risponde prendendomi e buttandomi a terra. È inutile, è più forte di me! Dovrei fare più esercizio fisico
per diventare più forte e invincibile. Da domani giuro che incomincio: una sessione di quaranta
addominali, un po’ di flessioni....no forse è troppo come inizio e poi domani c’è il karaoke e potrei essere troppo stanca per cantare.
«Ti batto sempre» mi dice Thomas con un sorriso mentre è ancora sopra di me. Intanto fa un tiro con la sigaretta,
ma io glielo impedisco rubandogliela di mano.
«Tu fumi troppo» gli dico ed è vero, ve lo giuro, non ho mai visto un ragazzo fumare così tanto.
«Ma senti chi parla! Tu fumi quanto me»
«Non è vero!» ribatto
«E invece sì» dice avvicinandosi con aria di sfida.
«Invece no»
«Invece sì» ripete avvicinandosi pericolosamente alla mia bocca.
«Invece no»
«Invece sì» dice quasi sottovoce ad un millimetro dalla mia bocca. Sta quasi per baciarmi, Oh e adesso
che faccio? Se lo rifiuto perderò sicuramente un amico, al contrario se lo accetto dovrò fare i conti sia con lui che con Ale.
«Thomas aspetta» dico bloccandolo prima che possa baciarmi.«Senti io...»
«No, ho capito» m’interrompe. «Va bene, tu vuoi lui e a me sta bene, basta che tu sia felice»
«Non è questo che volevo dire...» dico mentre lui si scosta da me e si alza in piedi.
«Ma è sicuramente quello che pensi, non è così?» mi chiede guardandomi dall’alto.
Io sono ancora sdraiata sul prato e dopo averlo guardato negli occhi per due secondi, distolgo lo sguardo e lo rivolgo a terra.
«Come immaginavo» dice infine con un mezzo sorriso e incomincia ad allontanarsi.
Dai Anna, fai qualcosa: fermalo!
«Thomas, siamo ancora amici, vero?»
Thomas si ferma, si gira verso di me e sorride, per poi aggiungere «Certo»

È già sera e dopo che Thomas se n’è andato sono partita piena di coraggio alla ricerca di Ale.
Devo assolutamente chiarire con lui come stanno le cose fra di noi. Non sopporto più questa situazione.
Non può venire e andare quando gli pare e piace. Io ho bisogno di sapere se è interessato a me oppure no.
Spero proprio risponda di sì oppure mi farò suora. Suor Anna....brr mi vengono i brividi solo a pensarci!
Prima però devo trovarlo, ma dove si è cacciato?! Possibile che in questo campo la gente sparisca?
Devo sempre girare in lungo e in largo per trovare qualcuno!
Finalmente trovo una faccia amica: Mary!
«Mary!! Hai visto Ale da qualche parte?»
«No non l’ho visto» mi dice scuotendo la testa.
«È da quasi un’ora che lo cerco in lungo e in largo ma non lo trovo da nessuna parte»
«Hai provato nei dormitori dei maschi?»
Rimango a bocca aperta...certo, lì non ci sono andata!
«Grazie, ti devo un favore» le dico di fretta mentre m’incammino come una furia in direzione dei dormitori maschili.
E se non lo trovo neppure là cosa faccio?
Arrivo al primo dei tre dormitori maschili e prima di aprire la porta mi blocco: forse non dovrei essere qui,
né tantomeno entrare in questi dormitori. Chissene frega, devo assolutamente vedere Ale, anche perché mi manca moltissimo.
Scacciato ogni tipo d’imbarazzo apro la porta di scatto chiudendo gli occhi.
«Scusatemi ragazzi, cerco Ale» cavoli, perché non mi ha detto il suo nome completo?
Chissà quanti Ale ci sono in tutto il campo, dannazione!
Non sentendo nessuna risposta apro gli occhi e l’unica persona che vedo è un ragazzo sdraiato
su un letto, che sembra non avermi neanche visto.
Mi avvicino a lui e mi accorgo che sta leggendo un libro.
«Scusami» dico, ma lui neanche mi risponde. Che maleducato!
«Scusami» ripeto un po’ più forte, ma lui di nuovo non mi calcola. Adesso mi arrabbio.
«SCUSA!!» urlo e lo scuoto per il braccio.
Lui si gira di scatto e mi guarda allucinato.
«Conosci per caso un ragazzo di nome Ale?» gli chiedo ora che ho la sua attenzione.
Lui fa una faccia confusa e mi fa segno con le mani di non poter sentire. Oh no. Non ditemi che è sordo.
Che figura di merda, meno male che siamo solo io e lui.
«Oh scusa scusa, non lo sapevo!!» gli dico cercando di prendergli le mani, ma faccio solo cadere a
terra il libro. «Oh scusa di nuovo» gli dico supplichevolmente raccogliendogli il libro, ma lui, schioccato,
mi guarda come se fossi un’ebete.
Faccio per dargli il libro ma mi scivola dalle mani e lo colpisco in pieno viso. Ma che cavolo, non ne faccio
una giusta!! Devo uscire da questo posto, sento che ha un’aurea negativa.
«Scusascusascusa» ripeto sentendo delle risate alle mie spalle. OH.NO.
Mi volto di scatto e rimango di sasso.
«Hey scricciolo, cosa diavolo stai facendo?» mi chiede Ale sulla soglia della porta circondato da una marea di ragazzi.
Oh cazzo. Da quanto tempo sono lì?

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Capitolo 11
*** Cercavo te ***


Mi giro di scatto e li guardo con un sorriso imbarazzato. In questo momento vorrei essere dall’altra parte del mondo,
oppure mi piacerebbe poter avere una macchina del tempo per poter evitare la figura di merda che ho appena fatto.
Dentro di me sto maledicendo ogni singola persona, ogni singolo santo e ogni cavolo di portafortuna che non ha mai funzionato.
I ragazzi sono ancora fermi sulla soglia della porta e mi guardano divertiti, Ale al contrario, sembra meno divertito. Starà sicuramente
pensando “Oddio, ma perché ho baciato questa cretina?!”
C’è un silenzio assurdo, imbarazzante, e la tensione nell’aria è tale che si potrebbe tagliare con un coltello. Sembra che tutti
stiano aspettando che io dica qualcosa. Sfortunatamente però il mio cervello sembra in paralisi e si rifiuta di lavorare: avanti pensa, pensa!
«Ehm...io...stavo....voglio dire lo stavo...aiutando a leggere» dico indicando il ragazzo sul letto. Due secondi dopo averlo detto,
però, realizzo che il ragazzo in questione è sordo. Bene, sono riuscita a fare due figure di merda in meno di cinque minuti.
«E come scusa, tirandogli il libro in testa?» mi chiede uno dei ragazzi ironicamente. Gli altri ragazzi soffocano le risate mentre io,
imbarazzata dalla punta dei capelli fino alle scarpe, vorrei seppellire la testa sotto terra.
Abbozzo un sorriso e sto per dire un’altra cavolata quando Ale, con un espressione serissima, mi salva da questa situazione
orrenda. «Avanti Anna andiamo fuori a parlare». Detto questo esce furtivamente dalla porta. Io lo seguo dopo aver detto di nuovo
scusa al ragazzo sordo. Tutti e ripeto, tutti, mi fissano e non distolgono il loro sguardo finché non sono fuori dal dormitorio.
Una volta uscita, vedo Ale fuori che mi aspetta e con un cenno della testa mi invita a seguirlo. Ho i nervi a fior di pelle, perché
è così serio? Mi rende ancora più difficile fargli la fatidica domanda.
Mi accompagna al campo da calcio ormai deserto, illuminato solamente da alcune lanterne. Si siede per terra e m’invita a sedermi accanto a lui.
Mi accendo una sigaretta per calmarmi e mi siedo vicino ad Ale che sta ammirando lo stupendo tramonto che ci offre il cielo.
Nuvole gialle, arancioni e rosse si stagliano nel cielo cercando il sole, che nascondendosi dietro le colline, lancia raggi arancioni
su tutta la vallata. Sembra come se sia appena scoppiato un’incendio gigantesco.
Faccio un tiro con la sigaretta aspettando che sia Ale a rompere il ghiaccio. Thomas ha ragione, fumo troppo...
Dopo quello che sembra un silenzio interminabile, Ale si decide a parlarmi «Si può sapere che cosa ci facevi nel dormitorio dei maschi?»
Lo guardo esitante, ok Anna, questo è il momento della verità, ora o mai più.
«Cercavo te. È da molto tempo che non ti vedo. Oggi ti ho cercato ovunque ma non ti trovavo da nessuna parte.» dico tutto d’un fiato.
«Non ci siamo visti per tutta la settimana perché non ero qui. Dovevo aiutare mio padre nel suo studio; la sua segretaria era
ammalata e non riusciva a portare avanti il lavoro da solo. Sono arrivato questa mattina. Questo pomeriggio ho provato a cercarti
ma non eri da nessuna parte e nessuno sapeva dove fossi» Per forza ero con Thomas. Quindi non mi stava evitando? Mi sembra
come se mi avessero tolto un masso enorme dalla schiena.
Oh sìsìsì, vorrei alzarmi, saltare e fare mille piroette per tutto il campo da calcio.
«Comunque, perché mi cercavi?» aggiunge Ale sorridendomi.
Oh no, e adesso che faccio? Voglio dire, la mia domanda “Stiamo insieme oppure no?” era sorta in seguito alla sua sparizione,
ma ora che ne so la causa questa domanda sarebbe totalmente fuori luogo.
«Perché.....mi mancavi»
«Oh, che dolce sei, scricciolo» dice accarezzandomi la guancia. «Ti ho pensata molto in questi giorni sai? Ma sono veramente deluso da te»
Spalanco gli occhi e lo guardo senza dire nulla.
«Ti ho colta sul fatto. Voglio dire, torno e ti trovo a tradirmi nel dormitorio con Luca»
«Intendi il ragazzo sordo?» chiedo accigliata. Ale annuisce ma non riesce a trattenersi dal ridere e scoppia in una risata fragorosa.
«Non c’è niente da ridere, come potevo sapere che fosse sordo?» dico cercando di giustificarmi, ma Ale ride ancora più forte.
«Dai basta ridere, volevo scavare una fossa e nascondermici. Ma avete assistito a tutta la scena?»
«Da quando hai incominciato a urlargli “SCUSAMI!!”» dice per poi tornare a ridere.
Lo guardo in cagnesco. No, Ale, sei simpatico, veramente. Avrei voluto vederti al mio posto, allora sarei stata io a ridere a crepapelle.
«Scricciolo, non fare l’offesa» dice con un viso da finto innocente. Uffa, non riesco a resistergli se mi guarda così!
«No,tu ridi delle disgrazie altrui, sei un bastardo!» dico sorridendo. Al che Ale mi prende il viso fra le mani e mi bacia.
Restiamo abbracciati per un’infinità, mi mancava il suo profumo e mi mancava la sua risata. Non riesco ad essere arrabbiata
con lui, non ci riesco proprio.
Sto per chiudere gli occhi e abbandonarmi alle sua braccia, ma una gocciolina d’acqua mi cade sul naso e mi sveglia.
Ma cosa sta succedendo? Non faccio in tempo ad alzarmi che incomincia a piovere a dirotto. Gocce enormi d’acqua ci cadono
addosso e noi corriamo di filato, anche se ormai i nostri vestiti sono bagnati fradici.
Ci rifugiamo nell’unico posto in cui sappiamo di non trovare nessuno, ovvero nel terzo dormitorio deserto dei maschi,
in cui vanno solo le coppiette. Ci prendiamo un letto e incominciamo a toglierci tutti i vestiti bagnati, entrambi con la voglia
di stare insieme l’uno con l’altro. Ci sdraiamo lentamente sul letto e ci abbracciamo. E il suo respiro è così caldo che mi fa sentire a mio
agio e la sua pelle bagnata è così morbida e delicata a contatto con la mia, e il suo profumo è così intenso che mi perdo nell’ebbrezza dei sensi.

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Capitolo 12
*** Perché saltelli come un folletto? ***


Un’improvvisa luce mi colpisce dritto negli occhi. Li apro con fatica e mi accorgo che proviene
da una finestra, ma che ore sono?!
Ale, abbracciato a me, dorme come un bambino e non sembra neanche essersi accorto
che fuori è praticamente giorno.
Cerco di liberarmi dalle sue braccia e scendo dal letto in cerca del mio orologio. Invano, frugo fra i
vestiti sparsi a terra, fino a che non lo trovo sotto il letto. Come ha fatto a finire là sotto?! Guardo l’ora e
mi accorgo che sono già le otto. Cazzo!! Farò tardi alla scuola del campo!
Prendo i miei vestiti dal mucchio e goffamente cerco di vestirmi. Prendo i jeans e saltellando, cerco di infilarci dentro una gamba.
«Perché saltelli come un folletto?» mi chiede Ale assonnato.
«Perché devo andare a lezione e sto cercando di vestirmi»
«Rimani qui con me» dice guardandomi con i suoi occhioni dolci.
«Vorrei, ma se non vado a lezione mi mettono a pulire i bagni a vita. Già il signor “alla mia età” non
mi vede di buon occhio, in più se salto la sua lezione mi uccide»
«Va bene scricciolo, ci vediamo dopo allora, io torno a dormire» dice mettendosi comodo e
chiudendo gli occhi. Mi viene da ridere, è più pigro di me, incredibile!
Corro a scuola ripensando alla notte che è appena trascorsa...le sue labbra, il profumo della sua pelle,
i miei capelli bagnati, il suo respiro caldo...non vedo l’ora di tornare fra le sue braccia...mipiacemipiacemipiacemipiacemipiace
Con questo pensiero fisso entro in classe in tempo. Fiuuuu l’ho scampata anche questa volta.
«Buongiorno!» dico a Thomas sorridendo.
Lui mi guarda stupito e aggiunge «Siamo felici questa mattina?»
«Puoi dirlo forte, questo è forse il giorno più bello di sempre»
«Ti ho vista entrare e sembrava che camminassi ad un metro da terra. Poi mi hai addirittura dato il buongiorno.
Voglio dire, se tu dai il buongiorno alle otto di mattina, vuol dire che è successo qualcosa di strano oppure che
succederà qualcosa di catastrofico. Oh mio dio, non dirmi che è la fine del mondo. No, ti prego, sono troppo giovane, bello e aitante per morire»
«Ah-ah cavoli se sei simpatico» dico sarcastica.
«Non stavo scherzando! Allora mi vuoi dire cosa ti ha resa di così buon umore?»
Gli lancio un’occhiata significativa e sorrido.
«Non dirmi che è per quel cretino di Ale» dice cambiando totalmente espressione.
«Non chiamarlo cretino!»
«Mi dispiace, ma insultarlo mi viene naturale. Non dirmi che siete insieme adesso»
«In realtà non gliel’ho chiesto, però questa notte siamo stati insieme»
«Insieme in che senso?» mi chiede alzando la voce.
«Shhhh cosa urli? Abbassa la voce»
«Insieme in che senso, Anna? Non dirmi che è come penso» dice non cambiando il tono della voce.
«E se anche fosse? A me piace e sono libera di fare quello che mi pare!»
Thomas si mette la testa fra le mani e dopo quella che sembra un’eternità dice «Tu non capisci, quello,
ti sta solo usando e tu ci sei cascata come una stupida. Perché sei andata a letto con lui?» mi chiede con uno sguardo livido di rabbia.
Io mi limito a guardarlo senza rispondere. Non riesco a capire il motivo, ma ora non mi vengono proprio le parole.
«Perché....perché mi andava» rispondo dopo un breve silenzio.
«Perché ti andava?!?» urla scuotendo la testa, poi si alza e fa per andarsene.
«Lei dove vorrebbe andare?» gli chiede il signor “alla mia età”, ma Thomas senza degnarlo di uno
sguardo esce dalla porta. «Sappia che prenderò dei provvedimenti!» aggiunge quando Thomas è già fuori.
Ma che gli è preso? Perché mi tratta così? Aveva detto che avrebbe accettato ogni mia scelta perché
voleva essermi amico! Diciamo che ora è stato decisamente poco amichevole nei miei confronti. Cavolo, non
mi va di perdere uno dei pochi amici che ho, una delle poche persone di cui mi riesco a fidare.
Mi alzo a mia volta ed esco dalla classe, naturalmente subito dopo la minaccia del signor “alla mia età” di
mettermi in punizione. Non importa, per l’amicizia di Thomas sono disposta a pulire tutti i bagni del mondo.
Corro fuori e penso a un possibile luogo in cui sia potuto andare: pensa Anna, pensa!
Ad un certo punto ho un’illuminazione e senza pensarci le mie gambe iniziano a correre più veloce di quanto
non abbiano mai fatto. Oggi sto facendo più esercizio fisico del solito, è già la seconda corsa che faccio.
Corro più veloce che posso finché non arrivo al nostro prato, quello disseminato di fiori in cui siamo soliti trovarci.
Lo cerco con lo sguardo e finalmente lo trovo disteso sull’erba che si fuma una sigaretta.
«Thomas...» Dico, e lui si gira di scatto come se lo avessi colto di sorpresa.
«Perché mi hai seguito?»mi chiede brusco.
«Perché ti voglio bene, sciocco»
«Se me ne volessi veramente, non saresti andata a letto con quel verme»
«La smetti di sputare veleno? Sei odioso quando fai così»
«Ti sembrerò anche odioso, ma almeno ti dico la verità, a differenza del tuo amichetto con cui hai passato la notte»
«Cosa vorresti dire? Cosa ne sai tu? Non vi conoscete neppure»
«Secondo te, se non lo conoscessi, ti direi queste cose? Io lo conosco bene perché una volta eravamo migliori
amici e suonavamo nella stessa band»
«Beh, se sei arrabbiato con lui per qualcosa, non c’entra il fatto che lui mi stia sfruttando o no»
«Senti, io lo conosco bene, so come è fatto, ma sopratutto, so come tratta le ragazze. Lui non è quello giusto per te»
«Ma cosa ne sai tu di chi sarebbe giusto per me?» gli chiedo irritata.
«Lo so, va bene? E fintanto che ti frequenterai con lui, io non ti vorrò né parlare, né vedere»
«Mi stai dicendo che devo scegliere fra la tua amicizia ed Ale?» chiedo con le lacrime agli occhi.
«Amicizia?! Fra noi due non c’è amicizia»
«E cosa ci sarebbe scusa? Tu sei uno dei migliori amici che ho»
Thomas scuote la testa, si alza da terra e aggiunge «Vedo che hai già scelto con chi stare, io mi faccio da parte»
E detto questo, se ne va, lasciandomi lì da sola.
Resto ferma, impalata, in mezzo al prato, ancora paralizzata da quanto è successo. Le mie gambe proprio non
vogliono muoversi e il mio cervello pensa a una sola cosa: Thomas....innamorato di me?!?! Non può essere...
Quando riesco a riprendere l’uso delle gambe mi reco come un’automa nel campo e mi imbatto per sbaglio in Ale.
«Scricciolo! Cos’è quella faccia?»
Io mi limito a guardarlo senza espressione e senza dire nulla, finché d’un tratto scoppio a piangere. Ale mi prende
fra le sue braccia e finalmente mi sfogo, lasciando che le mie lacrime scorrano libere sul suo petto.

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Capitolo 13
*** Just friends ***


«Perché siete usciti dalla classe senza il mio permesso?» chiede il signor “alla mia età” a me e a
Thomas, nel suo ufficio, il giorno dopo la nostra lite.
«Non mi sentivo molto bene e allora sono uscito a prendere un po’ d’aria» risponde prontamente
Thomas, neanche si fosse preparato prima la risposta.
«E tu che scusa hai?» mi chiede il signor “alla mia età”.
«Io sono uscita per aiutarlo» rispondo poco convinta. Diamine, quanto è difficile mentire!
«Mi sembrano solo scuse campate in aria. Intanto la punizione non ve la toglie nessuno» dice diffidente il signor “alla mia età”.
«Ma....» cerca di controbattere Thomas.
«“Ma” niente! Adesso andate da un animatore e vi fate dare il materiale per la pulizia dei bagni».
Usciamo dall’ufficio e ci dirigiamo nel dormitorio degli animatori.
«A quanto pare ci toccano i bagni, eh?» dico con un sorriso a Thomas, nella speranza di instaurare
una qualche conversazione. È da ieri che non parliamo e ogni volta che l’ho incrociato ha fatto finta di non vedermi.
Thomas fa finta di non aver sentito quello che ho detto, e prosegue accelerando il passo.
Perché non la smette di comportarsi come un bambino?

Poco dopo siamo nei bagni, se così si possono chiamare. Il tanfo in questo luogo è tale,
che servirebbe una mascherina perché l’odore acre sia sopportabile. Io continuo a spruzzare
ovunque il deodorante per ambiente, nel vano tentativo di coprire l’odore maleodorante che
sembra impregnare le pareti della stanza. Da quanto tempo non viene pulito questo posto?
«Quanto è puzzolente questo posto?» dico cercando, di nuovo, di parlare con Thomas.
Lui finalmente, mi degna di uno sguardo, per poi rispondermi sprezzante «Senti, tu sai come
stanno le cose. Mi sembrava di essere stato chiaro ieri. Io non voglio più avere niente a che fare con te»
«Thomas...non dire cazzate. Come puoi mandare a puttane la nostra amicizia?»
«Non sono stato io a mandarla a puttane. L’hai fatto tu stessa, quindi adesso è inutile che vieni
qui da me a piagnucolare. Tu hai scelto lui, per cui, goditi la tua vita, adieu!» E detto ciò, mi volta
le spalle e continua a pulire i vetri del bagno con uno straccio forse ancora più sporco del bagno stesso.
«Sei proprio uno stupido! Io non ho scelto nessuno dei due, perché tengo a entrambi allo stesso modo»
Thomas si gira e mi guarda stizzito «Anna, svegliati! Non puoi stare con un piede in due scarpe.
Per caso il tuo Ale sa che siamo amici? Non credo proprio»
Lo guardo elettrizzata e rispondo «Hai detto “siamo amici”!!!! Vedi? Per il tuo inconscio siamo
ancora amici» Al che lo guardo sorridente mentre lui si gira e continua a pulire.
Ma quanto è bastardo! Senza pensarci, stringo in mano lo straccio che sto usando, e lo lancio
contro Thomas. Lo straccio fa un volo a parabola e gli finisce dritto dritto in testa. Wow, in tutta la mia
vita non ho mai fatto un lancio così perfetto!
Thomas si gira, con ancora lo straccio in testa «Che cazzo stai facendo?!» mi urla, per poi tirarmi il suo
straccio dritto in faccia. Bleah che schifo!
In tutta risposta, prendo il mio secchio dell’acqua, aspetto che si giri, e glielo verso tutto addosso.
Mi chiedo che punizione ci daranno per aver sporcato ancora di più il bagno.
Thomas si gira e mi guarda furioso, anche se gli leggo negli occhi un sorriso che non vuol dare a vedere.
Fa per prendere il suo secchio ma io, non chiedetemi come, riesco a sfuggire al getto d’acqua. Oggi sono
stranamente atletica, non pensavo che il sesso mi rendesse così agile!
Non faccio in tempo a cantare vittoria, però, perché Thomas prende il secchio gigante dell’acqua e mi prende in pieno.
Bagnati fradici, ci guardiamo, uno di fronte all’altro, ancora ansimanti per l’agitazione. Ormai abbiamo terminato l’acqua, il gioco è finito.
Dopo due secondi fermi a guardarci, Thomas mi guarda triste dicendo «Perché hai scelto lui?»
«Non l’ho scelto, sei tu che hai scelto di allontanarti da me» rispondo mentre delle gocce d’acqua mi scivolano su tutto il corpo.
«Su questo hai ragione, lo ammetto. Ma l’ho fatto perché sapevo che avresti scelto lui e
non volevo ricevere un tuo rifiuto. Volevo avere il beneficio del dubbio.»
«Perché ti dà fastidio che io mi veda con Ale?»
«Perché non è giusto che lui mi rubi sempre tutto quello che ho di bello, come te»
«Ma io sono ancora qui con te, per me siamo ancora amici»
«Ti prego, smettila di dire che siamo amici, ok? Mi dà fastidio. Io non posso essere
tuo amico, capisci?» mi urla, per poi andarsene, lasciando per terra le orme dei piedi.
La deve smettere di lasciare sempre il discorso a metà e andarsene, è irritante!
«Cosa diavolo è successo qui?!» urla improvvisamente Sara affacciata dalla porta del bagno.
Oh-oh, qui si mette male.
Do un occhiata al bagno...che disastro! Ci sono pozzanghere d’acqua ovunque ed è più sporco di prima.
«Ehm...io...» cerco di dire invano.
«Non voglio scuse! Se fra un’ora non è tutto apposto, questa sera non parteciperai alla serata karaoke»
Uh, che grande minaccia! E io che ci tenevo così tanto a cantare stonatissima di fronte a 200 ragazzi,
che peccato! Sarà per un’altra volta, ovvero mai!

Stremata, dopo ben un ora di lavoro, mi dirigo verso il dormitorio. Giuro che se trovo Thomas lo uccido!
Mi ha lasciata lì, da sola, a pulire tutto. Ma prima di ucciderlo voglio darmi una lavata e dormire fino a domani mattina.
Come uno zombie apro la porta del dormitorio e mi dirigo velocemente verso il mio letto. Oh caro letto, quanto mi sei mancato!
Mi tuffo, anzi, mi lascio cadere sulla brandina con ancora i vestiti fradici e sporchi.
«Ma cosa cavolo ti è successo?!» sento dire da una voce alla mia destra.
«mjdsjnojfbabfja» è l’unica cosa che riesco a dirle con la faccia schiacciata sul cuscino.
«Come?!?!» mi chiede quella che sembra la voce di Mary. Alzo la testa e la guardo assonnata.
«Ero in punizione, mi hanno fatto pulire tutti i bagni»
«Oh poverina, quindi non verrai al karaoke stasera?» mi chiede guardandomi un po’ schifata.
«Non credo proprio, sono sfinita!» rispondo per poi tornare a dormire.
«Ahahah sembra che hai fatto il bagno in una fogna»
«Non lo sapevi? Mi alleno per le olimpiadi. Solo che a causa della crisi non possiamo permetterci
una piscina e quindi utilizziamo le fogne» Al che, prendo un paio di mutande dal mio mucchio di vestiti
e me le metto in testa come una cuffia da piscina. Sdraiata a pancia in giù sul letto faccio finta di nuotare
in stile libero fra le risate di tutte le ragazze. Almeno il mio aspetto disgustoso mette di buon umore gli altri.
Continuo a fare la scema finché non sento più nessuno ridere. No, ti prego, dimmi che non ho fatto un’altra delle mie figure di merda!
Mi giro lentamente e mi accorgo che accanto a me, in piedi, c’è Ale che mi guarda divertito: ma che cavolo!!!
Come fa ad avere un tempismo così perfetto?
«ALE!!!!» urlo per poi alzarmi di scatto dal letto.
«Ti ho forse disturbato?» mi chiede alzando un sopracciglio. Nel dormitorio c’è un silenzio
imbarazzante, tutte le ragazze stanno assistendo alla scena.
«Ehm, no! Cosa ci fai qui?» dico non riuscendo neanche a guardarlo in faccia. Dio, che vergogna!
«Ti cercavo per chiederti se stasera vieni al karaoke. Ho una sorpresa per te» mi dice con un sorriso.
Una sorpresa?? Bene, ora sono costretta ad andarci, a costo di bermi una dozzina di caffè per restare sveglia.
«Certo che vengo, ne parlavo prima con Mary, ci andiamo insieme» dico lanciando un’occhiata eloquente a Mary.
«Sì è vero, e canteremo anche una canzone insieme» dice Mary. Che bastarda!!
«Cantare?» le chiedo con un sorriso forzato.
«Sìsì, canteremo insieme. Non ti ricordi? Ne parlavamo prima quando abbiamo deciso di andarci» mi guarda sorridendo. Questa me la paga!
«Ahahah allora ci vediamo dopo, scricciolo!» aggiunge Ale interrompendoci.
«Sìsì certo!» gli rispondo prontamente.
«Ah, Anna» aggiunge prima di uscire dalla porta « Non venire con quella stasera» dice per poi scoppiare a ridere.
Paralizzata mi metto le mani in testa e mi accorgo di avere ancora le mutande-cuffia addosso. Oh cazzo!

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Capitolo 14
*** I can’t get no satisfaction ***


«Allora, che canzone vorresti cantare?» mi chiede Mary mentre ci dirigiamo verso la stanza che
solitamente è adibita alla mensa, ma che ogni venerdì sera, viene utilizzata per il karaoke.
«Niente, perché non ho intenzione di cantare, sono stonata come una campana. L’unica volta che
ho cantato ad un karaoke era dopo due bicchieri di birra»
«Dai, ci sarà pure una canzone che ami e che ascolteresti sempre, no? Tutti ne hanno una!»
«A dire la verità c’è una canzone che amo moltissimo: satisfaction dei Rolling Stones»
«Bella! Sì dai, cantiamola!!» mi supplica guardandomi con i suoi occhioni color ghiaccio.
«Va bene, va bene, ma non guardarmi così» dico ridendo mentre entriamo nella sala adibita al karaoke.
Wow! La mensa è totalmente cambiata! La stanza è illuminata da delle luci colorate, inoltre hanno
inserito un palco per il karaoke e tutti i tavoli sono stati spostati ai lati per poter ballare al centro.
Sulla destra, inoltre, vi è un tavolo pieno di bevande e cibo.
Mentre contemplo la stanza, una voce da lontano mi chiama «Scricciolo! Vieni qui con noi» Ale, mi fa
cenno con la mano di raggiungerlo ad un tavolo pieno di ragazzi.
«Mary, vieni anche tu dall’Ale?» le chiedo vedendola esitante.
«No, avevo promesso ad Andrea che l’avrei raggiunto» mi risponde ed io ho un’improvvisa
illuminazione: Thomas! Devo assolutamente ucciderlo per quello che mi ha fatto oggi!
«Aspetta! Pensi che ci sia anche Thomas con lui?» le chiedo mentre un lampo d’ira mi
passa per gli occhi, quel bastardo! Me la deve pagare!
«Mi sembra mi avesse detto che sarebbe venuto con lui» risponde pensierosa.
«Allora vengo con te. Devo sistemare alcune cose con Thomas»
«Cos’è successo fra voi due? Non ci capisco più niente, non mi dici mai nulla!»
«Hai ragione, mi dispiace. Ti prometto che ti racconterò tutto e voglio che tu faccia lo stesso con me»
Mary mi sorride e insieme partiamo alla ricerca di Andrea e Thomas. Grrr, se lo vedo,
lo uccido! Ho sprecato un’ora della mia vita a causa sua!
«Andiiiiiiiiii!!!!!» urla Mary all’improvviso, per poi fiondarsi fra le braccia di Andrea. Hey, ma cosa
succede fra loro due? Ok, io e Mary dobbiamo farci una bella chiacchierata uno di questi giorni.
«TU!!!!» urlo a Thomas non appena lo vedo, puntandogli un dito contro.
«Che cosa vuoi?» mi chiede lui sgarbato, Dio che nervoso, questa volta lo uccido,
giuro, vado contro il mio ideale di non-violenza.
«Cosa voglio? Voglio che tu mi restituisci l’ora della mia vita che ho perso a pulire un
cavolo di bagno, tutta da sola, facendo anche la tua parte di lavoro» dico irritata.
«Non è un mio problema» mi risponde totalmente indifferente.
«È invece sì, finché non mi chiederai almeno scusa» Sono fin troppo buona.
«Se ti dico “scusa”, te ne vai?» Rimango sbalordita da quanto ha detto, e senza
aggiungere altro, gli volto le spalle e me ne vado.
Ma quanto è stupido e infantile?! Non vuole più avere a che fare con me? Bene, tanto meglio,
perché piuttosto che essere amica di una persona così infantile, preferisco stare da sola. Che nervoso!
«Scricciolo!» mi chiede Ale interrompendo il mio flusso di pensieri. Ritorno alla realtà e solo
ora mi accorgo di essere al centro della pista. Ero talmente assorta nei pensieri, che
non mi rendevo conto di dove stavo andando.
«Ti ho vista che parlavi con quel tipo, lo conosci?» aggiunge guardando torvo Thomas.
«No, non lo conosco. Siamo solo vicini di banco, ma lo detesto» dico seria.
«Non è un cattivo ragazzo. Facevamo parte della stessa band, ma lui aveva manie di
protagonismo e allora lo abbiamo cacciato. Da allora è stato odioso con tutti,
meglio stargli lontano» mi dice e sorridendo aggiunge «Dai vieni, ti mostro la mia sorpresa»
Sììì amo le sorprese! Ti prego, fa che sia qualcosa di romantico, tipregotipregotiprego
«Anna, ti presento i miei amici bla bla bla» e incomincia a elencare una serie di nomi
che non riuscirò mai a memorizzare. Tempo dieci secondi e li ho già dimenticati tutti.
Quindi sarebbe questa la sorpresa? Mi ha presentato agli amici? Ammetto che mi aspettavo
qualcosa di un po’ più...come dire....romantico.
Ok, Anna, togliti immediatamente quell’espressione delusa e fai il sorriso più convincente che ti riesce.
«Piacere...piacere...ciao..» dico ad ognuno, cercando di sembrare entusiasta di fare la
loro conoscenza, anche se in realtà di loro non me ne può fregare di meno.
Ale mi fa sedere accanto a lui e dopo avermi dato un bacio sulla guancia si gira e parla
con un ragazzo vicino a lui. Ok, e adesso io che faccio in mezzo a questi conosciuti che mi squadrano da capo a piedi?
«Tu sei la ragazza che ha tirato un libro in testa al Luca!» dice improvvisamente uno dei ragazzi seduti al tavolo.
Annuisco poco convinta sperando che non vada avanti col discorso
«Ahahah ci ho riso tutto il giorno» ride avvicinandosi con la sedia vicino a me.
«Scusa, ma non ricordo più il tuo nome» confesso, cercando così di distoglierlo dall’argomento Luca-figuradimerda.
«Non ti preoccupare, mi chiamo Marco» dice per poi aggiungere «è da molto che tu e Ale vi frequentate?»
«Due settimane mi sembra» rispondo pensosa.
«Beh, devi essere veramente importante per lui. Non ci presenta mai nessuna ragazza che
frequenta e tantomeno non fa mai sedere nessuno assieme a noi. Dovresti sentirti
onorata» aggiunge bevendo un sorso della sua bevanda.
Il cuore mi si ferma un attimo e guardo Ale con la bocca aperta. In questo momento vorrei andare
da Thomas per urlargli “VEDI? Non mi sta sfruttando, a me ci tiene! Sei solo un seminatore di zizzania”
Non posso crederci. Per Ale sono importante, tanto che mi ha presentato ai suoi amici. MI vuole talmente bene,
che non si vergogna del mio comportamento sempre inopportuno. Lui mi vuole bene per come sono.
«Scricciolo, perché mi guardi così?» mi chiede Ale interrompendo i miei pensieri.
«Tu mi vuoi bene per come sono» dico trasognante senza pensarci.
«Perché, ti dovrei forse voler bene per come non sei?» mi chiede ironico e mi dà un altro bacio, questa volta sulla bocca.
«Uh, frenate gli ormoni piccioncini. C’è gente qui debole di stomaco, come Ivan» dice indicando
uno dei ragazzi leggermente in sovrappeso. Io e Ale scoppiamo a ridere, mentre Ivan si alza e assale chi l’ha offeso.
«Vado a prendere da bere, vuoi qualcosa?» mi chiede Ale alzandosi.
«No, grazie» rispondo sorridendogli, per poi lanciare un’occhiata a una ragazza
che sta finendo di cantare “My heart will go on”.
«Bene, c’è qualcun altro che vuole cantare?» chiede un animatore dal palco, non appena la ragazza ha finito di cantare.
«IO!» Urla una voce in mezzo alla folla. La gente fa spazio al volontario per farlo salire sul palco.
Non posso crederci: Cosa ci fa Thomas lì?!?
Dopo essere salito sul palco, si consulta con l’animatore per la decisione della canzone,
per poi prendere il microfono «Buonasera a tutti!» urla, mentre dalle casse proviene uno stridio
che fa indietreggiare tutti. Sembra strano....non avrà bevuto, spero! «Vorrei dedicare questa canzone a
una persona a me cara, che non potrò mai avere» aggiunge per poi iniziare a cantare non appena la base attacca.
Conosco questa canzone e spero che la persona in questione a cui si riferisce, non sono io.

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Capitolo 15
*** My heart is blue ***


“Did I disappoint you or let you down? Should I be feeling guilty or let the judges frown?”
Thomas sta cantando sul palco. Oddio. E lo fa guardandomi dritto negli occhi. Oddio. Ma perché cavolo lo fa?!
Spero che nessuno si sia accorto che sta praticamente cantando per me.
“..I am here for you if you'd only care. You touched my heart, you touched my soul, you changed
my life and all my goals and love is blind and that I knew when, my heart was blinded by you...”
Io d’altro canto lo guardo, ma vorrei che nessuno, sopratutto gli amici di Ale, si accorgesse del nostro scambio di sguardi.
«Oddio, ma cosa ci fa quell’idiota di Thomas lassù?» dice Ale portando delle bibite al tavolo.
«Sta dedicando una canzone d’amore a qualcuno. Chi sarà la sfortunata?» aggiunge uno dei ragazzi al tavolo e tutti scoppiano a ridere.
«Ci vuole del fegato per stare con quello schizofrenico» dice un altro ragazzo.
Faccio finta di non sentirli, ed ascolto Thomas cantare.
“...I know you well, I know your smell, I've been addicted to you...”
Perché mi fa questo? Perché prima mi tratta con freddezza, e poi mi dedica una canzone?
Una lacrima mi scende dalla guancia, non riesco a sopportare questa situazione.
«Scricciolo, perché piangi?» mi chiede Ale all’improvviso.
Colta di sorpresa mi asciugo velocemente le lacrime e gli sorrido.
«È una bella canzone e lui canta molto bene, tutto qui» dico e gli sorrido ancora.
«Sì, ma è molto malinconica, rende tristi. Chissà chi è la ragazza che l’ha fatto soffrire a tal punto da dedicarle questa canzone»
«Una ragazza stupida» dico tornando a guardare Thomas che mi sta ancora fissando.
Basta! Non riesco più a sopportare questa situazione, non posso restare qui con Ale, mentre quell’imbecille lassù mi guarda così.
«Vado un attimo fuori a prendere una boccata d’aria» dico ad Ale mentre mi alzo
e mi dirigo verso l’uscita. Il mio cuore batte all’impazzata e mi viene anche difficile respirare.
“..I've seen you cry, I've seen you smile, I've watched you sleeping for a while..”
Chiudo la porta dietro di me e prendo una boccata d’aria. Nonostante sia fuori,
continuo a sentire Thomas; non vedo l’ora che finisca di cantare, questa situazione è insopportabile.
Con le mani tremanti, prendo una sigaretta e l’accendo, mentre Thomas termina la canzone
“..Goodbye my lover, goodbye my friend, you have been the one, you have been the one for me...I'm so hollow, baby...I'm so hollow”
Mi asciugo le ultime lacrime e mi abbandono all’amaro sapore della nicotina.
È uno stronzo, Thomas è un fottuto stronzo. Cosa diavolo gli è venuto in mente?
Prima mi tratta male e poi mi dedica una una canzone d’amore. Ma cosa vuole da me?!
«Anna!»
Mi giro di scatto e vedo Ale di fronte a me che si accende una sigaretta.
«Cosa ti prende? Mi sembri strana questa sera» aggiunge con un tiro alla sigaretta.
«Sono solo un po’ stanca» dico e lo abbraccio. Quanto si sta bene fra le sue braccia,
mi ci addormenterei tutte le sere, sentendo il suo profumo e il suo respiro.
«Avevi ragione» dice all’improvviso Ale.
«Su cosa?» gli chiedo alzando la testa per guardarlo negli occhi. Quanto sono belli i suoi occhi...
quegli occhi che mi hanno rapita dal primo giorno che sono arrivata.
«Tu mi piaci così come sei» dice per poi baciarmi. Chiudo gli occhi abbandonandomi alle sue labbra,
e per la prima volta in tutta la giornata stacco la spina e non penso più a nulla.
All’improvviso, mi viene alla mente una domanda che voglio fargli da un po’ di tempo «Ale, ti vedi con altre ragazze?»
«Perché mi fai questa domanda?» mi chiede a sua volta inarcando le sopracciglia.
«Perché ho sentito delle voci sul tuo conto poco piacevoli, ma prima di trarre conclusioni affrettate, volevo consultarti»
Ale mi sorride, mi abbraccia stretta e mi canticchia all’orecchio a bassa voce «You are the sun, you are the only one».
Oh mio dio, adoro questa canzone! Questo ragazzo può essere più perfetto di così? Io lo adoro, lo adoro!!
Lui è il mio sole, la mia luna, la mia ancora, la mia salvezza, lui è come l’acqua fresca che disseta,
è come il profumo del pane caldo, lui rappresenta tutte le cose belle del mondo!
Cosa m'importa di Thomas e delle sue cazzate. Io vivo per Ale e per nessun altro.

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Capitolo 16
*** Chi ha vinto? ***


«È un gattino! Dai, guarda bene: ha la coda, le orecchie a punta...»
«Ma no! È un pipistrello e quella non è una coda, sono le ali!» mi corregge Ale.
Sono passate due settimane dalla famosa serata karaoke e il nostro rapporto si è evoluto notevolmente.
Oramai ci vediamo praticamente ogni giorno.
Oggi, non so perché, ma mi è venuta voglia di tornare nel prato dove ero solita incontrarmi con Thomas.
Lo so, sembra una cattiveria, ma amo questo prato.
Invano, cerco di far capire ad Ale che quella che gi sembra una nuvola a forma di pipistrello è
in realtà un gattino, cavolo, ha pure la coda!
«È un gattino!!» dico disegnandolo per aria con un dito. Ale, disteso accanto a me, mi guarda alzando un sopracciglio.
«E invece è un pipistrello» ribadisce avvicinandosi al mio viso.
«No, è un gattino. Come fai a vederci un pipistrello? Poi i pipistrelli sono brutti, invece i gattini sono dolci, carini e coccolosi»
«Questo non c’entra. Ammettilo, è un pipistrello» continua ormai ad un centimetro dal mio viso.
Io gli sorrido e aggiungo «Dici?» Ale annuisce e fa per baciarmi.
 «Beh, in tal caso, mi dispiace, ma non bacio chi vede i pipistrelli nelle nuvole.» aggiungo.
Ale sorride e facendo finta di non sentire quello che ho appena detto si avvicina per baciarmi.
Io, prontamente, porto una mano alla bocca, impedendogli così di baciarmi.
Ale mi guarda socchiudendo gli occhi in segno di sfida.
«Tanto non riuscirai a battermi» farfuglio da sotto la mano.
«Staremo a vedere» dice Ale ormai sopra di me.
Improvvisamente porta le mani sulla mia vita e incomincia a farmi il solletico. Nooo, a quello non
avevo pensato, che bastardo! Houston, abbiamo un problema: trattenere le risate, immediatamente;
non cedere, ripeto, non cedere. Purtroppo per me, ad un certo punto scoppio in una risata fragorosa
e libero la bocca dalle mani. Uffa, è più forte di me!
«Ahahahahahahahah.....basta....aahahahahah....ti prego...» dico fra le risate, al che Ale mi prende
entrambi i polsi e me li blocca a terra.
«Chi ha vinto?» mi chiede sorridendo. Lo guardo malissimo e aggiungo «non cantare subito vittoria,
la mia vendetta è vicina. Il mio popolo tornerà per vendicarmi e berrà il tuo sangue in calici d’oro»
«E tu saresti la regina di quale paese? Avanti, illuminami»
«Annalandia, ovviamente. Sappi che questo tuo atteggiamento supponente non ti farà ottenere le
grazie della sottoscritta. Dovresti portare rispetto per..» ma, come al solito, Ale non mi lascia finire,
e mi bacia. Lentamente mi lascia i polsi e incomincia ad accarezzarmi su tutto il corpo, io d’altra parte
gli accarezzo prima i suoi capelli sempre spettinati, poi la sua schiena. Amo toccargli i capelli, sono
così morbidi, così soffici, e amo sopratutto, quando è lui a toccare i miei.
Piano, la sua mano scende sotto la mia maglietta. Vi giuro, questo ragazzo è insaziabile.
Ogni giorno, e ripeto, ogni giorno, facciamo l’amore e ogni volta in posti diversi. Voglio dire, ci frequentiamo
da tre settimane e mezzo e l’abbiamo fatto praticamente ogni giorno senza sosta. Aspettate.
Tre settimane di sesso senza sosta. Mmmm l’ultima volta che ho avuto il ciclo è stata tre settimane fa,
quindi dovrebbero venirmi in questi giorni e...oddio. Oddio. Oddio. Oddio. Oddio. No. No. No. NO.
Oddio e se non mi vengono? E se resto incinta? Nooooooo. Sono troppo giovane per avere un bambino,
non sono pronta per essere madre. Perché sono così stupida? Perché??
«Hey, cos’hai? Perché hai quell’espressione sconvolta?» mi chiede Ale fermandosi.
«Come? ah...io....sì......io.....devo...andare.....andare via» rispondo balbettando.
«Perché? Cos’hai?» mi chiede nuovamente. Oddio, cosa gli dico adesso? Avanti cervello, lavora!
«Devo...devo......devo.....devo vedermi con Mary!» fiuuuu grande cervello!
«Non potete vedermi più tardi? Io voglio stare con te adesso!» dice ritornando a baciarmi sul collo.
«Ehm......no. Devo vederla immediatamente» rispondo allontanandolo. Devo andarmene, subito!
«Ma che scatole!» sbuffa, mentre io mi alzo di scatto.
«Eh sì, ci vediamo dopo, ciao!» dico scappando via. Poverino, non volevo trattarlo così, ma sono
troppo sconvolta per guardarlo in faccia. Ora devo mettermi assolutamente a fare un altarino a tutti
gli dei possibili, sperando che uno di loro ascolti le mie preghiere. Corro più veloce che posso verso
il dormitorio e non appena ne apro la porta mi scontro con Thomas. Che cavolo ci fa nel dormitorio delle ragazze?!
«Ciao» dice solamente per poi andarsene. Cavolo, lo so che non è il momento, ma non ci parliamo
dalla serata del karaoke e mi dispiace come sono andate a finire le cose. Ci tenevo davvero alla nostra amicizia.
«Thomas, aspetta» dico raggiungendolo.
«Che c’è?» mi chiede freddamente.
«Mi dispiace per come ti ho trattato e mi voglio scusare»
«Non ti preoccupare, non fa niente, ci sono passato sopra»
«Veramente? Non sei arrabbiato con me?» gli chiedo sorridendo.
«Certo che no. Non sono mai stato arrabbiato con te»
«Mi mancano i giorni in cui ci ritrovavamo a parlare nel nostro prato. Mi mancano le nostre lunghe
chiacchierate e i momenti in cui ci mettevamo a cantare le canzoni dei Beatles» aggiungo sorridendogli.
«Anche a me. Potremmo rivederci, no?» aggiunge in un tono che però mi sembra un po’ distaccato.
«Mi farebbe molto piacere» Dio, mi viene da piangere a vederlo così. Mi sembra abbattuto, triste.
Spero che non abbia sofferto troppo per me e spero che non abbia passato queste settimane da
solo mentre io me la spassavo con Ale. Poverino, quanto mi sento in colpa.
«Ah, comunque» aggiungo dopo un attimo di silenzio «La canzone che hai cantano al karaoke, era bellissima»
«Grazie ma avevo bevuto un po’ , per cui non s....» cerca di dire, ma viene subito interrotto da
una voce che proviene dal dormitorio femminile.
«Thomas, amore, sei ancora qui?» Squittisce una ragazza del mio dormitorio fiondandosi fra
le braccia di Thomas per baciarlo sulla bocca. Ma che cavolo sta succedendo? Ma sopratutto, chi diamine è questa?
Io resto senza parole e li guardo scioccata mentre si baciano. Non posso crederci, io mi
preoccupavo per lui e mi sentivo pure in colpa, mentre lui se la spassava con questa sciacquetta da due soldi?
Ma dai, poteva avere di meglio. D’altronde è un bel ragazzo, alto, con gli occhi azzurri....cosa ci fa con quella ragazzina stupida?
«Anna, questa è Alice» dice Thomas ricordandosi finalmente della mia presenza.
«Piacere» le dico sorridendo. Dio, che nome banale, Alice! Solo una così poteva chiamarsi
Alice! Il mio nome è decisamente più bello. Io mi chiamo Anna, come la mia eroina preferita,
Anna Karenina. Inoltre è un nome palindromo, come “osso” e “otto” e mi pare di aver letto che
significa “piena di grazia” o qualcosa di simile. Il suo banalissimo nome non può competere con il mio.
Sta di fatto che “Alice” mi fa un sorriso forzato, degnandomi di due secondi d’attenzione,
per poi tornare a Thomas. Al mio Thomas!
«Amore, andiamo a farci un giretto?» Amore?!? Ma si conoscono da quanto?
Due settimane?? Neppure io chiamo Ale amore!
Mi sento nauseata, questa situazione è opprimente, mi fa ribrezzo vederli assieme.
Sono la coppia peggio assortita che io abbia mai visto.
«Ehm..io vi lascio soli. Ci sentiamo Thomas, ok?» dico interrompendo le loro effusioni,
per poi sgattaiolare nel dormitorio.


LE INTRUSIONI D’AUTORE.
A me l’attenzione!
Sì, caro lettore, sto proprio parlando con te. Ti prego di concedermi cinque secondi del tuo
tempo prezioso e di leggere quanto segue.
Prima di tutto, volevo informarti che, colei che ti sta parlando, anzi, scrivendo, in questo momento,
non è altro che l’autrice della storia che stai leggendo.
Mi scuso fin da subito se solo ora mi rivolgo a te, o lettore, e se solo ora ti ringrazio per aver letto
la mia umile e semplice storia. Starà a te decidere se seguire la vicenda del racconto o meno,
ma io ti ringrazio fin da subito di aver letto fino a questo capitolo.
Sono bene accette le lodi e anche le critiche, per poter far sì che la mia scrittura maturi e si arricchisca.
Ogni consiglio è gradito e accettato dalla sottoscritta come incentivo a migliorare.
Non mi dilungo oltre, caro lettore, non voglio farti perdere altro tempo
prezioso (si sa, di questi tempi, il tempo è oro colato) e mi congedo.
Con affetto
L’autrice

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Capitolo 17
*** Ascolta il tuo cuore ***


Entro nel dormitorio come una furia: cosa diavolo ci fa Thomas con quella?!
Mi fiondo sul mio letto e prendo in mano uno dei libri che sto leggendo in questo momento,
“L’alchimista”. Inizio a leggere dal punto in cui ero rimasta “Ascolta il tuo cuore, lui conosce molte cose..”.
Io il mio cuore l’ho ascoltato e l’unica cosa che diceva era “Ale, Ale, Ale, Ale” e non “Thomas, Thomas, Thomas”.
Ma allora perché mi dà un fastidio enorme vederlo insieme a quella ragazza? Non fatevi idee strane, non sono gelosa
, per nulla. Il fatto è che quella ragazza mi dà fastidio per il semplice fatto che esiste. È inutile come una cambiale scaduta,
come le banconote del Monopoli.....insomma non la sopporto.
Perché sta insieme a lei? Ancora non me ne capacito.
«Anna, cos’hai?» oddio, non mi ero neanche accorta della presenza di Mary.
«Io...» sto per dirle “non ho niente”, ma poi penso a quanto in questo momento ho bisogno di parlare con
qualcuno e del fatto che nonostante lei mi abbia raccontato tutto di sé, io non le abbia mai detto niente di me.
Così inizio a raccontarle tutto : Ale, Thomas, il prato, il karaoke...insomma, tutto quello che non le ho mai detto.
Lei mi ascolta attentamente, senza mai interrompermi, e le parole mi escono così spontaneamente che
solo ora capisco quanto mi fosse difficile tenere tutto dentro.
«...e poi l’ho visto qua fuori con una ragazza di nome Alice» dico concludendo il racconto.
Mary mi guarda per un attimo pensierosa, per poi dire «Tu piaci a Thomas»
«Cosa? Nooo» le dico scuotendo la testa. Lei, sdraiata affianco a me sul suo letto, mi guarda alzando un sopracciglio.
Possibile che in questo posto, tutti riescano ad alzare il sopracciglio in quel modo tranne me?
«È palese, gli piaci, e molto.»
«Mary, non credo che tu abbia capito la situazione. Io e Thomas siamo amici, gli dà solo fastidio che io esca con
Ale, a causa di un litigio avvenuto fra loro due in passato, tutto qui» dico, cercando di riportarla alla ragione.
«Fattelo dire ragazza mia, tu non hai capito proprio un cavolo. Allora, punto primo: tu e Ale state insieme o
andate solo a letto assieme? secondo: tu piaci a Thomas, terzo: ma ti vuoi svegliare? Esce con quella stupida,
Alice, o come cavolo si chiama, per farti ingelosire o forse per il fatto che ti voglia rimpiazzare in qualche
modo. Secondo me, lui non è per nulla interessato a lei»
In effetti ha toccato un tasto dolente. Io e Ale non abbiamo ancora chiarito veramente il tipo di rapporto che
abbiamo solo per il fatto che mi sembra ridicolo chiedergli “io e te stiamo insieme?”. Odio questo tipo di domande.
«Non so se io e Ale stiamo insieme. Insomma usciamo ogni giorno, credo che ormai sia palese il fatto che stiamo insieme.
Non mi sembra il caso di ufficializzare la cosa»
«Ah, quindi non state insieme»
«Sìì, cioè non lo so, ma va bene così»
«Aspetta, fammi capire, tu stai rischiando di restare incinta senza sapere se stai insieme al futuro padre?»
«Dai, non dire così, mi fai sentire una poco di buono»
«Non voglio darti della sgualdrina, ma io, se fossi in te, andrei da Ale e gli chiederei “Che tipo di rapporto abbiamo noi due?» dice, imitando la mia voce.
«Mary, non posso farlo. M’imbarazza, anche se volessi chiederglielo, non mi verrebbero le parole» dico imbronciata.
«Forza e coraggio Anna, devi farlo, in fondo ne va del tuo futuro! Almeno provaci, così capirai cosa vuole realmente Ale da te»
«Ok, ci proverò. Comunque, mi ha fatto davvero bene sfogarmi con te, grazie» dico infine abbracciandola.
«Aspetta» aggiungo avendo un’improvvisa illuminazione «Fra te e Andrea c’è del tenero?»
«Ahahah no, lui è gay! Siamo solo amici»
«Veramente? Non l’avrei mai detto! Pensavo foste fidanzati!» dico stupita.
«Ahahah no, no. A dire la verità non me l’aspettavo neanch’io. Ti ricordi quando siamo usciti io, te, Thomas
e Andrea, la prima volta? Beh, io ci ho provato spudoratamente con lui finché non mi ha confessato
di essere gay. È stato molto imbarazzante!»
«Immagino!» rispondo ancora stupita, anche se il mio pensiero principale è un altro: Cavolo,
allora non sono l’unica regina delle figuracce!
Io e Mary restiamo lì, abbracciate sul suo letto per un’eternità a parlare di tutto: i nostri interessi,
i nostri problemi, le nostre paure...e io penso a quanto tempo ci ho messo ad accorgermi che amica fantastica sia!

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Capitolo 18
*** Come prima ***


Faccio un tiro con la sigaretta e mi alzo in piedi. L’erba è fredda e umida e ora mi sento le gambe,
scoperte da un paio di pantaloncini, bagnate. Butto il mozzicone a terra e lo schiaccio con il piede.
Osservo le scarpe da tennis che porto, ormai sono logorate dal tempo, e la suola è praticamente
inesistente. Ricordo il giorno in cui le ho comprate. Ero con mio padre in un piccolo negozio di scarpe,
di quelli talmente piccoli, che le scatole di scarpe arrivano fino al soffitto, ed ero indecisa se prendermi
questo paio di scarpe bianche e semplici oppure un paio più elaborato con dei disegni e delle scritte.
Non sapendo quale scegliere ho chiesto a mio padre di scegliere al mio posto, lui in risposta mi dette
un consiglio che non dimenticherò mai: “Le tue scelte ti formano come persona, non posso dirti io
quale scegliere. La vita è una continua scelta e se lascerai sempre gli altri decidere al posto tuo,
non sbaglierai e non imparerai mai dai tuoi errori. Pensa con la tua testa e segui il tuo istinto”.
Lo so, in quel contesto era veramente drastico (era solo un paio di scarpe!) ma d’altro canto aveva
ragione, e da quel momento ho sempre seguito il suo consiglio. Da quel giorno ho sempre seguito
l’istinto e ciò mi ha portato a fare scelte sbagliate sì, ma almeno da questi sbagli ho imparato a migliorare.
Da quando Mary mi ha detto che Thomas potrebbe essere innamorato di me, non riesco più a
prendere sonno. Ho bisogno di parlargli di chiedergli perché si è messo con quell’Alice. Inoltre
dovrei anche parlare con Ale sulla nostra relazione. Il campo è deserto e nel buio della notte,
mi dirigo verso il dormitorio maschile, illuminando la strada con una piccola torcia. Finalmente uno
degli attrezzi del kit di sopravvivenza che mi ha dato mia madre si è reso utile.
Raggiungo il primo dormitorio e in punta di piedi entro nella stanza. Ok, adesso il problema è trovare
il letto giusto senza fare le mie solite figuracce.
Passo in rassegna ogni brandina, avendo cura di non svegliare nessuno, ma di lui non c’è traccia, dove cavolo si trova?
Finalmente vedo un cespuglio di capelli ricci che conosco bene: eccolo finalmente!
Per accertarmi che sia proprio lui, abbasso piano le coperte che gli coprono il viso e gli punto
la torcia sul volto. Sì, è proprio lui!
«Pssst, psst sveglia!» gli sussurro all’orecchio, ma lui, facendo finta di non sentirmi, si gira dall’altra parte.
Lo scuoto un po’, ma proprio non reagisce. Allora, alzo le coperte e togliendomi le scarpe m’infilo
nel letto accanto a lui.
«Sveglia, sveglia» ripeto facendogli il solletico

«Ahahhaahah basta ahahaah» dice girandosi per vedere chi è la disgraziata che ha deciso di svegliarlo nel bel mezzo della notte.
«Anna! Cosa ci fai qui?!?»
«Shhh» dico prendendo la coperta e mettendola sopra di noi, accendo poi la pila e finalmente gli rispondo «Ho bisogno di parlarti»

«Proprio adesso? Nel bel mezzo della notte?» dice guardandomi con gli occhi spalancati.
«Sì, proprio adesso. Nel corso della giornata non abbiamo mai tempo per parlare da soli»
«Sono un uomo impegnato e richiesto, potevi chiedere un appuntamento con la mia segretaria»

«Ah-ah, molto simpatico Thomas. Seriamente, devo parlarti»
«Dimmi tutto, tesoro!» dice imitando una voce femminile e sbattendo più volte le ciglia.
«Come mai oggi sei così simpatico?» dico ironicamente per poi aggiungere «per favore, sii serio»
«Ok, dimmi pure cosa ti ha spinto a svegliarmi nel bel mezzo della notte per interrompere il sacro rituale del dormire»
«Oggi ho parlato con....no, cancella tutto, io ti volevo chiedere: perché ti sei messo con Aliceocomecavolosichiama?»
«Perché me lo chiedi?» mi chiede stupito.
«Perché non credo che ti piaccia e non credo che siate fatti per stare insieme»
«Primo: non sono affari tuoi con chi esco, e secondo: proprio tu mi giudichi? Tu stai con quel puttaniere!»
«Lui non è un puttaniere! Dai, dimmi perché ti sei messo con lei!» chiedo abbracciandolo.
«Perché insisti? Ti è così difficile credere che possa piacermi qualcuno?»
«Ma dai, come fa a piacerti? Mi sembra una ragazzina stupida e nient’altro»
«La stupida sei tu che giudichi senza conoscerla. Comunque spero proprio che non sia questo il
motivo della tua visita, in tal caso sarebbe stato un comportamento veramente sciocco. Alle volte ti
comporti proprio da bambina»
Faccio finta di non aver sentito quello che ha appena detto e dico «In realtà, c’è un’altra cosa che
volevo chiederti e finché non avrò una tua risposta non riuscirò a dormire la notte»
«Spara»
Dopo un momento di esitazione, prendo coraggio e finalmente glielo chiedo «Tu sei innamorato di me?
Voglio dire, la canzone che hai cantato al karaoke era per me, giusto?»
«Mi dispiace deluderti, ma la canzone era per Alice» mi risponde guardando altrove.
Vorrei sotterrarmi. Adesso penserà che sono una fottuta megalomane che pensa che tutti siano
innamorati di lei. Che vergogna! Che vergogna!!
Vedendo il mio evidente imbarazzo, Thomas si sente in dovere di aggiungere «All’inizio ammetto che
un po’ mi piacevi, insomma sei bella, simpatica, un po’ pazza, ma originale»
«Ah, quindi ora non ti piaccio più» aggiungo un po’ delusa.
«No, tu mi piaci molto, ma come amica. Ora sto insieme ad Alice»
«Beh, se sei felice con lei, io sono contenta per te» dico poco convinta. Non so perché, ma un po’
speravo che confessasse il suo amore per me. Non so se si tratta di egoismo e del semplice fatto che in fondo
un po’ mi piaccia. Dopo questo pensiero, mi viene alla mente il volto di Ale, il suo sorriso
e i suoi occhi, e penso a quanto sarebbe sbagliato lasciarlo per stare con Thomas.
«Quindi ora siamo amici, giusto? Tutto torna come prima, no?» chiedo, sempre meno convinta.
«Certo» risponde, anche lui poco convinto.

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Capitolo 19
*** The dark side of the moon ***


Ok, ora resta solo lui, Ale. Ho un’ansia assurda, mi tremano le mani e le gambe mi cedono. Vorrei non farlo, ma devo.
«Quindi oggi glielo dirai» mi ricorda Mary mentre usciamo dalla mensa.
Annuisco senza risponderle, proprio non mi vengono le parole. Succede così quando sono nervosa: mi blocco, mi paralizzo e la gola mi si secca.
«Su dai, fatti coraggio, non è poi la fine del mondo!» aggiunge dandomi una pacca sulla spalla. Ha ragione, non è la fine del mondo, peggio! Sapere di doverlo perdere mi logora dentro, mi distrugge fino alle ossa.
Prima di vederlo però, ho bisogno di un po’ di tempo da sola, per rilassarmi e riflettere, parlarne con gli altri m’innervosisce di più.
«Ti dispiace se vado a farmi un giro da sola?» le chiedo non appena riprendo l’uso della parola.
«Non ti preoccupare, credo ti farà bene restare un po’ da sola» dice sorridendomi e dopo avermi dato un bacio sulla guancia se ne torna in dormitorio.
Il sole è ancora alto nel cielo e i jeans che porto mi si stanno appiccicando alla pelle. Fa così caldo, che entrare nell’ombra del bosco è come fare una doccia fresca.
Lo so che sembra strano che una persona antisportiva come me, decida di sana pianta di andare a fare una passeggiata, ma ne ho veramente bisogno!
Goffamente cerco di evitare ogni tipo di ostacolo sul mio cammino: radici che escono dal terreno, sassi, sassolini....ma che palle, perché anche la natura mi va contro?
Finalmente giungo al mio prato, quello disseminato di fiori, quello che emana un profumo floreale inebriante. Cerco attentamente un posticino all’ombra, finché trovo un piccolo rifugio nascosto sotto un albero. Mi siedo su una radice che esce dal terreno e chiudo gli occhi, perdendomi nei suoni della natura: uccelli che cinguettano, il vento fra le foglie, un corvo in lontananza, delle risate...un momento! Da quando fra i rumori tipici del bosco rientrano le risate?
Con la fronte corrugata, apro gli occhi per vedere chi altro conosce il mio posto segreto.....oddio spero non sia Thomas con quella sottospecie di ragazza!
Cerco con lo sguardo e con le orecchie da dove provengano le risate. Dalla mia posizione non posso vedere nulla perché l’albero alle mie spalle, m’impedisce di poter vedere appieno il prato.
Decido di alzarmi e di spiare chi abbia scoperto il mio piccolo angolo di paradiso.
Resto dietro all’albero per non farmi vedere e allungo la testa per poter osservare la scena. Due ragazzi sono seduti sul prato e si stanno baciando. Da qui vedo solo la ragazza, una bionda con una maglietta di un colore improbabile, che non conosco.
I due si staccano dal bacio e finalmente posso vedere la faccia del ragazzo.
Il mio cuore si ferma.
La gola si secca.
I miei occhi si spalancano.
Una lama mi perfora il petto e mi strappa il cuore con violenza.
Rimango paralizzata con la bocca spalancata.
Non sento più le gambe, non sento più nessuna parte del corpo.
Le lacrime mi pizzicano gli occhi e l’unica cosa che penso è “non piangere, non piangere”
Ale.
Con il suo giubbotto di pelle.
Con la sua sigaretta in mano.
Con il suo sorriso dolce.
Con i suoi occhi scuri.
Ale, il mio Ale, sta guardando negli occhi la ragazza che ha appena baciato.
Non riesco a parlare, non riesco a muovermi, rimango solo lì, impalata come una colonna, a guardare la scena.
Perché? Perché mi fa questo?
«Ale....» dico non appena riacquisto l’uso della parola.
Ale si gira di scatto verso la mia direzione, e non appena si accorge di me, spalanca gli occhi e mi guarda come se avesse visto un fantasma.
“No Ale, non sono un fantasma” vorrei dirgli, ma mi mancano le parole.
Gli occhi mi pizzicano sempre di più e sento che sto per scoppiare a piangere da un momento all’altro. Faccio retro front e incomincio a correre in direzione del campo, non voglio che mi veda piangere, non si merita le mie lacrime. M'inoltro nel bosco e corro a perdifiato.
Sento dei passi dietro di me e io prego, spero che non sia lui: non voglio parlargli, non voglio vederlo mai più, non voglio più baciarlo, non voglio più toccarlo. Mi fa schifo, mi fa ribrezzo pensare che con le sue labbra abbia baciato me e quell’altra ragazza.
All’improvviso avverto uno strattone al braccio che blocca all’istante la mia fuga e mi fa sbattere sul petto di Ale.
Con una mano, Ale mi tiene stretto il braccio, e con l’altra, mi blocca al suo petto.
Invano cerco di liberarmi dalla sua presa, ma lui è decisamente più forte di me. Con l’unico braccio libero incomincio a colpirgli il petto duro finché non mi fa male la mano.
Allora le lacrime incominciano a sgorgarmi sulle guance.
«Scricciolo...» mi sussurra Ale nell’orecchio.
«Non chiamarmi “scricciolo”, brutto bastardo!» gli urlo con gli occhi pieni di lacrime.
«Quella ragazza, quella che hai visto, era solo un’ami...»
«Non me ne frega un cavolo di chi sia quella ragazza, tu l’hai baciata, ti ho visto!! Tu sei cattivo, sei subdolo, l’hai pure portata nel mio posto segreto. Ti odio, TI ODIO!» gli urlo liberandomi dalla sua presa.
«Non dire così» mi dice guardandomi serio.
«È cosa ti dovrei dire, scusa? “Grazie Ale, grazie davvero. Sono proprio contenta che ti scopi un’altra a mia insaputa, è carina, potremmo fare una cosa a tre”» urlo disperata.
«Beh non sarebbe male» mi risponde sorridendo. Io non ci vedo più dalla rabbia, mi giro e faccio per andarmene.
«Aspetta» mi dice prendendomi di nuovo per il braccio.
«Lasciami in pace Ale, o come diavolo ti chiami» dico e lui molla lentamente la presa.
Guardandolo negli occhi aggiungo prima di andarmene«Io ti credevo quando dicevi che ero l’unica, non volevo dare ascolto alle voci. A quanto pare mi sbagliavo»
Piangendo corro via da lui, da quella ragazza, lasciandomi alle spalle il mio piccolo angolo di paradiso che è appena stato violato, il mio amore, il mio cuore.

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Capitolo 20
*** All apologies ***


«Dai, reagisci!!» urla Mary scuotendomi «è da una settimana che sei sdraiata su questo letto! Ormai ha preso la tua forma!»
«Lasciami sola» dico da sotto le coperte.
«Anna, ascoltami» dice scoprendomi il viso dalla coperta e guardandomi dritto negli occhi «lui, non merita una sola lacrima, non merita nulla da te, nemmeno il tuo amore, capito? Devi voltare pagina, lasciartelo alle spalle. Ma non capisci che la dai vinta a lui lasciandoti vivere in questo modo?»
«Ma sto male» borbotto con un sospiro.
«Sì, il passato fa male, ma dovrebbe incentivarti ad andare avanti. Dai fallo per me, alzarti da questo letto, oggi pomeriggio c’è la caccia al tesoro!» dice raggiante.
Bene, molto bene, e io dovrei alzarmi per una stupida caccia al tesoro? È da una settimana che sono rinchiusa qua dentro con la scusa di aver preso una terribile tosse. Ale ha provato solo una volta a parlarmi, ma la mia amica e alleata Mary, l’ha sbattuto fuori a calci nel sedere.
Forse ha ragione, non posso passare un’altra settimana qua dentro ad ascoltare canzoni d’amore e a mangiare cioccolato. Devo uscire, voltare pagina! Fosse facile...
«Ok, hai vinto» dico alzandomi.
«Allora vestiti, la scuola inizia fra poco.»
Dannazione, la scuola! Cosa c’è di peggio, quando si è depressi, che andare a scuola?
Mi vesto scegliendo a caso fra il mucchio di vestiti sparsi attorno al mio letto. Mmmm forse sarebbe meglio mettere un po’ in ordine questo posto. Ci penserò dopo!
Quando finalmente sono pronta, usciamo dal dormitorio. Io mi accendo una sigaretta. Ahh dolce nicotina, entra nel mio cervello e cancella ogni ricordo triste!
«Non guardare a destra, non farlo» mi sussurra Mary all’orecchio. Troppo tardi, come lo dice, io mi volto alla mia destra e il mio cuore ha un sussulto. Perché, e ripeto, perché, fra tutte le persone che possono esserci in questo campo devo vedere proprio lui? Non esco da una settimana, e non appena metto il piede fuori dal dormitorio devo incontrare l’unica persona che non voglio assolutamente vedere?
Poco lontano da me, c’è Ale con la sua banda di amici.
“Fai che non mi veda, fai che non mi veda” prego tra me e me, ma purtroppo, lui mi vede. Che cavolo!!!
Con la mano fa un cenno di saluto, ma io lo fulmino con lo sguardo e mi dirigo verso la scuola. Stupido Ale e stupida me che sono cascata nella sua rete di conquiste, lo odio, lo odio!
Ma cosa fa? Oddio, si sta dirigendo verso me e Mary, ma perché non mi vuole lasciare in pace?
«Mary, accelera il passo, non voglio parlare con lui» le dico fra i denti. Mary, però, non sembra volermi ascoltare, perché si ferma e aggiunge «Forse dovreste parlarvi e chiarire la situazione, così sarà finita una volta per tutte. Dai non comportarti come una bambina!»
Ma la smettono di dirmi che mi comporto da bambina? Che scatole!!
«Scusa Mary, ci lasceresti un attimo soli?» chiede Ale dopo averci raggiunto. Odio quella sua voce, odio il suo profumo, odio la sua camminata, odio il suo giubbotto di pelle..
Mary annuisce e dopo avermi dato un bacio sulla guancia, mi sussurra all’orecchio «Comportati bene».
Dopo che Mary se n’è andata, Ale mi guarda dritto negli occhi e dopo un breve silenzio dice «Mi sei mancata»
«Tu a me no, per niente. Preferirei fare 20 ore di lezione che parlare con te»
«Dai Anna, non dire così, io vorrei chiarire perché a te tengo»
«Se tenevi veramente a me, non ti baciavi con quella ragazza. Almeno adesso, sii sincero, con quante altre ragazze ti vedevi? Sara è veramente tua sorella?»
«Senti, non importa con quante ragazze mi vedessi, adesso importa solo che io voglio te e solo te. Delle altre non m’importa nulla e Sara è mia sorella» dice prendendomi le mani fra le sue.
«Io non riesco più a fidarmi di te, non ci riesco proprio. Perché uscivi con altre ragazze? Io cos’ero per te, un’altro componente della liste delle tue puttane?» dico liberando le mie mani dalle sue.
«Cosa dovrei fare per farti tornare da me?»
«Non lo so Ale, non lo so» dico e faccio per andarmene.
«Scricciolo» dice fermandomi «Io non esco più con nessuna da quel giorno»
Lo guardo senza dire nulla, gli sorrido e me ne vado. Gli occhi mi pizzicano e in questo momento vorrei andarmene, volare via da questo posto.
Raggiungo l’unica cabina telefonica del campo e compongo il numero di mio padre: tuuu....tuuuu...tuuu..ti prego papà rispondi, ti prego!!....tuuu....«Pronto?» dice la voce di mio padre.
«Papà» dico scoppiando a piangere. Quanto mi è mancata la sua voce, ora vorrei essere a casa mia, fra le sue braccia.
«Piccolina, cos’è successo? Come stai?»
«Sto male papà, voglio tornare a casa»
«Perché, cos’è successo? È passato solo un mese!»
«Lo so papà, ma io voglio tornare a casa, odio questo posto. Vienimi a prendere, ti prego»
«Tesoro mio, io verrei a prenderti, ma non posso. Io e la mamma siamo in vacanza al mare. Non puoi resistere ancora qualche settimana?»
«Ma papà....» dico supplicante.
«Amore mio, resiti ancora un po’. Puoi dirmi cosa è successo? Mi sembrava che ti stessi divertendo!»
Vorrei dirgli che è per colpa di un ragazzo, ma non vorrei che pensasse fosse un mio capriccio, una bambinata «Fa niente papà, ciao, ti chiamo fra qualche giorno» dico mettendo giù la cornetta.
Fanculo! Fanculo i genitori! Fanculo Ale e fanculo questo campo del cavolo!

«Bene ragazzi, ora faremo le coppie per la caccia al tesoro» dice raggiante un’animatrice. Quanto odio la caccia al tesoro. Io mi perderei ovunque, anche a casa mia e questi quattro stronzi vogliono farmi fare una caccia al tesoro?
«Allora....Alessia sta con...» dice estraendo un biglietto da un sacco «..Mattia!»
Le coppie si formano, mentre io mi sdraio a terra e chiudo un attimo gli occhi. Spero abbiano perso il bigliettino con il mio nome.
«Ed ecco l’ultima coppia, Anna....» al suono del mio nome mi alzo di scatto e drizzo le orecchie «.....e Thomas!» Mi guardo in giro in cerca di Thomas e lo vedo proprio in piedi di fronte a me.
«Pare che siamo in coppia insieme» dice sorridendomi.

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Capitolo 21
*** Era per te ***


«Allora, qui dice che dobbiamo raggiungere la cima della collina» dice Thomas osservando una grande cartina.
«A piedi?»
«No, con il mio elicottero privato» commenta in modo sarcastico guardandomi negli occhi, per poi aggiungere «Dai incamminiamoci! Prima finiamo, meglio è»
Annuisco poco convinta e incominciamo a camminare. Sono già stufa di questa caccia al tesoro. Fra l’altro come compagno mi ritrovo proprio Thomas, perfetto!
«È da una settimana che non ti vedo in giro, dov’eri?» mi chiede incuriosito. Bene, adesso che gli rispondo? Non voglio dirgli che aveva ragione riguardo ad Ale, non ce la faccio a sentirmi dire “Te l’avevo detto”.
«Ero ammalata» mento.
«Ah, e ti senti meglio ora?»
Annuisco. Sembra che io e Thomas non abbiamo nulla da dirci. Tuttavia, dato che devo passare del tempo con lui a causa di questo gioco del cavolo, mi conviene trovare un argomento di cui parlare.
«Io..» diciamo entrambi. Ci guardiamo e scoppiamo a ridere.
«Prima tu» dice Thomas.
«Volevo solo dirti che sono felice che siamo tornati ad essere amici, anche se ultimamente non ci siamo visti spesso»
«Eh già....sai....ora esco spesso con la mia ragazza»
«Già....la tua ragazza....come sta?»
«Bene, bene» risponde annuendo. Di nuovo cade il silenzio, un silenzio imbarazzante.
«Tu cosa volevi dire prima?» aggiungo rompendo il silenzio.
«Che ti vedo un po’ triste, va tutto bene?»
«Sì, va tutto benissimo, è solo che non ho molta voglia di fare la caccia al tesoro»
Thomas mi scruta stringendo gli occhi, come se volesse leggermi nella mente. No, Thomas, non ti dirò che avevi ragione su Ale.
«Come va con Ale?» mi chiede all’improvviso. Che bastardo, secondo me sa tutto!
«Ultimamente ci vediamo poco»
«Ho sentito che vi siete mollati» Ma chi gliel’ha detto? Perché in questo posto le voci girano così velocemente??
«Chi te l’ha detto?»
«Ma...non mi ricordo...dai non ha importanza!»
«Perché mi hai chiesto cos’avevo, quando semplicemente sapevi che mi sono lasciata con l’Ale?»
«Perché mi aggredisci così?»
«No, perché tu me l’hai detto invece? Vuoi che ti dia ragione? Va bene Thomas, avevi ragione, avevi fottutamente ragione. Sei soddisfatto ora che mi hai fatto sentire ancora più una merda? Sei contento? Perché non te ne torni dalla tua morosetta?»
«Non me ne frega proprio un cazzo di Alice, va bene? Io non volevo chiedertelo per avere ragione, porca eva! Volevo solo sapere come stavi!» dice sbarrando gli occhi. Restiamo fermi, uno davanti all’atro a guardarci seri.
«Dovrebbe importarti qualcosa della tua ragazza!» dico acida.
«Non me ne frega proprio niente di lei, è solo una bambina»
«E allora perché ci esci insieme? Cos’è, una tappabuchi?»
Delle gocce d’acqua cadono dal cielo; sta iniziando a piovere, ma noi restiamo comunque lì, uno davanti all’altro a guardarci dritto negli occhi. Il mio cuore batte fortissimo, “smettila cuore, diamine!” Entrambi abbiamo il respiro affannato, ma non ne capisco la ragione.
«Era per te» aggiunge Thomas rompendo il silenzio.
«Cosa?» dico mentre delle grosse gocce mi bagnano il viso.
«La canzone che ho cantato, era per te e per nessun altra. Ci sei solo tu, degli altri non me ne importa niente»
Ormai siamo bagnati fradici, non oso immaginare che aspetto ho in questo momento, Thomas invece, sembra più bello di quanto non lo abbia mai visto. I suoi capelli ricci, ora sono appiccicati al viso, i suoi vestiti bagnati gli modellano il corpo asciutto.
Io resto senza parole, mi limito a guardarlo seria.
«Eri tu. Diamine, eri proprio tu!» aggiungo guardando la sua maglietta dei Beatles.
«Cosa?»
«Sei tu il ragazzo misterioso che mi ha portata in infermeria. Tu per me ci sei sempre stato. Mi hai sempre salvata, mi hai sempre protetta. Da come ti ho trattato dovresti buttarmi giù da un burrone. Perché mi sei ancora amico? Pure io fuggirei da me stessa»
«Perché sono innamorato di te, perché non c’è niente che voglia al mondo se non abbracciarti e baciarti, perché per me sei perfetta, perché sei la cosa più bella che ho, e quando ho saputo che ti eri lasciata con Ale, ero felice come un bambino il giorno di Natale».
Mentre la pioggia cade, mi avvicino a lui e lo bacio. Le gocce d’acqua si fondono con la nostra saliva, le sue labbra calde mi scaldano dall’aria fredda. Le sue mani mi accarezzano la schiena dolcemente, la sua barba incolta mi pizzica le guance. Si stacca dalle mie labbra e mi abbraccia fortissimo.
«Hey, piano, mi vuoi soffocare?»
«Ahahahah, no, non lo farei mai» dice guardandomi negli occhi e tornando a baciarmi.

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Capitolo 22
*** Buio, solo buio ***


Torno nel dormitorio. Dopo il fuggi fuggi di tutti a causa della pioggia, la caccia al tesoro è stata annullata, che fortuna!
Oddio, non riesco ancora a credere di aver baciato Thomas. Lui è innamorato di me! Sinceramente mi sento un po’ strana, non mi aspettavo di certo che la situazione prendesse questa piega! E adesso cosa succederà? Lui lascerà la sua ragazza? Ci metteremo insieme?
Raggiungo il mio letto, mi tolgo i vestiti e mi butto sotto le coperte. Non è ancora notte, ma per fortuna ha smesso di piovere.
Hey, ma cosa cavolo? Alzo le coperte, accendo la torcia e mi accorgo che nel letto c’è una rosa rossa che ho appena schiacciato col corpo. Ma chi l’ha messa qui?
La prendo fra le mani e ne annuso il profumo...mmm quanto amo il profumo dei fiori. Mi sdraio di nuovo sul letto e chiudo gli occhi con la rosa in mano. Chissà chi l’ha messa qui? Thomas forse? Che gesto romantico...amo quando mi regalano i fiori!
Certo, chiunque sia stato, poteva almeno lasciare un bigliettino o qualcosa del genere, come faccio a ringraziarlo?
Uffa questa brandina del cavolo è scomodissima, la odio, non trovo una posizione comoda neanche rigirandomi 100 volte. Esasperata, prendo il cuscino, lo strapazzo, gli do dei pugni e poi lo abbraccio sdraiandomici sopra. Ahhh, finalmente una posizione comoda!
Hey, ma cos’è che mi pizzica la mano? Prendo la torcia e l’accendo, puntandola sotto il cuscino. Un foglio!! Che sia della persona che mi ha dato la rosa? Beh, penso proprio di sì, chi altri potrebbe essere?
Apro il foglio, che è piegato in due e incomincio a leggere.
“Anna, scricciolo mio, siccome di sentire le mie scuse non ne hai voglia e siccome non mi lasci spiegare, ti scrivo. Spero almeno leggerai queste poche righe. Lo so che sembra banale, ma mi dispiace veramente di averti fatta soffrire, sono stato un coglione, o come hai detto tu stessa, un “fottuto stronzo”. Solo ora che ti ho persa, mi rendo conto di quanto io sia stato uno stupido ad averti lasciata andare. Mi manca il tuo sorriso, mi manca sentire la tua risata, mi manca il profumo dei tuoi capelli, mi manca tutto di te. Tu non sei una delle tante, tu sei l’unica, tu sei mia e di nessun altro. In questo momento mi viene da ridere perché ripenso a te, sul letto, che fingi di nuotare con le mutante in testa. Amo il tuo senso dell’umorismo, amo il tuo sarcasmo, amo il tuo cinismo, adoro tutto di te amore mio. Sono distrutto dal pensiero di averti fatto piangere, vorrei essere lì ora, con te, a metterti allegria, ad abbracciarti, a raccogliere ogni lacrima che hai versato per me. Io non sono perfetto, ho sbagliato,lo so. Ho trovato una ragione di amare, ho trovato una ragione per cambiare, e la ragione sei tu. Ti amo, Alessandro.”
Rimango senza parole.
Rileggo la lettera più volte.
Nessuno mi aveva mai scritto una lettera.
L’annuso chiudendo gli occhi...mmm posso sentire il suo profumo.
Se chiudo gli occhi riesco ad immaginarmi Ale mentre la scrive.
Ma...aspetta...mi ha detto il suo vero nome! Si chiama Alessandro...
Nel silenzio della notte soffoco una risata. Che cavolo, ci voleva tanto per dirmi il suo nome? Dio, quanto lo amo.
Vorrei essere fra le sue braccia ora, vorrei abbracciarlo, baciarlo....
Che fare? Vado da lui oppure no? Cosa faccio, lo perdono o corro fra le braccia di Thomas? Mi sento il cuore diviso in due: una parte batte solo per Ale, un’altra per Thomas. Perché non ti decidi caro cuore? Sono leggermente stufa delle tue continue indecisioni.
Ale e Thomas, ovvero i due opposti. Ale, perfetto, bello, alto, moro, occhi scuri, sorriso magnifico, estroverso, divertente, talentuoso....Thomas, alto, con occhi di mille colori (fra l’azzurro, il grigio e il verde), i capelli arruffati e ricci sul castano biondo, simpatico, cinico e sarcastico come me, introverso, riflessivo, romantico, dolce...
E adesso che faccio? Perché mi hanno messo di fronte a questa situazione?
Bene, ora non riesco più a prendere sonno, grazie Ale, grazie Thomas.
Mi alzo, prendo il pacchetto di sigarette e vado fuori dal dormitorio in mutande, con solo una maglietta a maniche corte.
Devo riflettere, pensare, valutare i pro e i contro. Mi accendo una sigaretta e mi dirigo dietro al dormitorio per non essere scoperta da eventuali animatori.
Mi siedo contro la parete del dormitorio e sospiro.
«Uhlàlà» dice una persona seduta accanto a me. E questo da dove sbuca?
«Ehm.....io....scusa, chi sei?» dico scioccata.
«Sono Giovanni, piacere, chiamami Gio» dice allungandomi una mano.
«Io sono Anna» dico stringendogli la mano.
«Chi devo ringraziare per avermi fatto trovare una ragazza così carina, mezza nuda in un posto appartato?» dice e io scoppio in una risata imbarazzata. Vedendo il mio disagio, aggiunge «Tranquilla, non ti farò nulla...se mi dai una sigaretta» Oddio, ma questo che vuole?
«Non ti spaventare, stavo solo scherzando!» dice mentre gli offro una sigaretta che però accetta, quello scroccone!
«Anche tu vieni qui a pensare quando non riesci a prendere sonno? Io qua ci ho fatto le migliori riflessioni della mia vita, sul serio!»
Mi avvicino timidamente a lui e gli accendo la sigaretta.
«Anch’io vengo qui a pensare» confesso.
«Ahhh, lo sapevo di non essere l’unico!» dice raggiante. Io gli sorrido annuendo e faccio un tiro con la sigaretta.
«Allora, dimmi, cosa non ti fa dormire?»
Mmm non so se raccontare ad uno sconosciuto la mia storia, per cui rispondo «sono indecisa fra due ragazzi»
«Mmmm brutta situazione!»
«Già, voglio bene a entrambi, è questo il problema!»
«Secondo me il problema è che non sai chi dei due scegliere, non puoi volere bene ad entrambi allo stesso modo, sicuramente a uno dei due vuoi più bene.»
«Ti assicuro che amo entrambi allo stesso modo»
«Ok, allora fai così, chiudi gli occhi....su dai chiudili, fidati! Ok, adesso dimmi esattamente cosa vedi!»
«Vedo...buio, vedo solo buio»
«Dai, sforzati almeno un po’!» mi sgrida.
«Ok, ok!» stringo gli occhi e cerco di visualizzare più chiaramente un’immagine che mi appare sfuocata, ah ecco! Ora lo vedo «Vedo la faccia di uno dei due ragazzi!» dico entusiasta.
«Ecco, quello è il ragazzo che ti piace di più» Sì, ha sicuramente ragione, è lui quello giusto!
«Grazie, grazie, chiunque tu sia, grazie!» dico alzandomi di scatto e correndo verso il dormitorio maschile.
Corro a perdifiato finché non sono davanti alla porta del dormitorio.
Ok, Anna, ora o mai più, mi dico aprendo lentamente la porta per non fare rumore.
Mi dirigo verso il suo letto e lentamente m’infilo sotto le sue coperte.
«Oddio, chi è?» si gira guardandomi scioccato per poi aggiungere «Anna!»
«Shhh» dico, per poi togliermi la maglietta.

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Capitolo 23
*** Let the war begin ***


«Cosa stai facendo?» dice con la bocca aperta.
«Secondo te?» chiedo lanciando la mia maglietta sulla sua faccia.
Si toglie la maglietta dal viso e la lancia via. Poi mi guarda il seno con la bocca aperta.
«Ma cosa...cioè...cosa...?» balbetta.
Io alzo gli occhi al cielo: non può semplicemente baciarmi e farla finita con questi “ma” “io” “boh” “cosa”?
«Shhh, adesso basta parlare» dico mettendomi sopra di lui e iniziando a baciarlo sul collo.
«Ok» dice iniziando ad accarezzarmi la schiena.
Lo bacio sul collo e gli sposto le mani sui miei fianchi, perché è così agitato?
«Ok, che cos’hai?» dico fermandomi.
«Shhh, dai facciamolo» mi sussurra all’orecchio incominciando a toccarmi i seni.
Sembra che le parti si siano invertite.
«Dimmi cos’hai!» dico irremovibile.
«Nulla, nulla» ripete togliendosi la maglietta, e poi vedendo il mio sguardo minaccioso, aggiunge «Ok, è solo che non mi aspettavo questa tua improvvisata, cos’è successo? Comunque sappi che mi va più che bene» dice con un sorrisone.
«Ho scelto te» dico baciandolo.
«Scelto me? Cosa intendi? Non avevi già rotto con Ale?» dice stupito.
«No, sì, voglio dire.....è che Ale si è scusato e mi ha scritto una lettera in cui mi ha detto che mi ama»
«Ah, e quindi dopo quello che ti ha fatto tu l’avresti pure perdonato?» dice in tono accusatorio. Oh-oh la situazione sta prendendo una brutta piega.
«No, perché sono qui con te» dico sorridendo.
«Mmmm» sembra dubbioso. Ok, Anna, fai qualcosa, subito!
Mi avvicino al suo orecchio e gli sussurro «Ti amo» per poi tornare a baciarlo.
Lui, convinto da quanto ho detto, viene preso da un’improvvisa foga, e con uno slancio si mette sopra di me, incominciando a baciarmi ovunque.
La mia testa però, è altrove. Ho fatto la scelta giusta? Perché mi sono affidata a una semplice immagine che probabilmente il mio cervello mi ha fatto vedere a caso? Non è che sto usando Thomas come tappabuchi? “Nooo, non lo sto usando come tappabuchi”, mi ripeto cercando di convincermi.
«Ti amo, ti amo» continua a ripetere Thomas ora baciandomi, ora togliendomi anche l’ultimo indumento che indosso...
“Ahh, basta, sono stufa di tutte queste complicazioni e di queste pare” penso baciandolo.

Quando Thomas si addormenta, mi libero della sua stretta e ritorno nel mio dormitorio. Mi sdraio sul letto e sopra ritrovo ancora la lettera e la rosa di Ale. Prendo queste ultime cose che mi rimangono del nostro rapporto e le metto nel mio “Anna Karenina” che mi porto sempre dietro. Lo so che è un mattone, ma amo troppo questo libro e ogni tanto mi piace rileggere alcune parti.
Chiudo il libro e faccio un sospiro. Quanto è dura essere un’adolescente!

ALE.
Apro gli occhi di scatto e prendo l’orologio per vedere l’ora.
7.00
Incredibile! Il mio organismo è preciso come un orologio svizzero! Possibile che ogni giorno riesco a svegliarmi alle 7 spaccate senza il bisogno di sveglie, radio o agenti esterni?
Mi alzo scattante e mi vesto. Tutti stanno ancora dormendo, che pigroni! Vado dal mio amico Mattia e cerco di svegliarlo dandogli una sberla al pacco
«Sveglia coglionazzo!» gli urlo nell’orecchio.
«Brutto stronzo!» urla toccandosi, e rigirandosi nel letto aggiunge «non appena mi sveglio ti faccio vedere!»
Io scoppio a ridere ed esco dal dormitorio.
L’aria mattutina mi avvolge e chiudendo gli occhi posso assaporare la brezza leggera e umida bagnarmi il viso.
“Bene, un’altra giornata è iniziata” penso avviandomi lungo il bosco. Amo alzarmi la mattina presto e mentre albeggia camminare lungo i sentieri del bosco, mi fa sentire così solo ma così felice. Ascoltare il silenzio della natura mentre tutti gli animali dormono, mi rilassa.
Mi accendo una sigaretta e penso a lei. “Chissà se ha letto la mia lettera” penso mentre un brivido mi corre lungo la schiena. Non mi era mai successo. Non ho mai scritto a una ragazza chiedendole scusa. Non ho mai detto “ti amo” a nessuno, a parte a mia mamma poco prima che morisse.
Ho paura, ho un fottuto terrore che non mi perdoni.
Sono proprio un coglione, perché cazzo mi sono fatto beccare? A me neanche piace quella ragazza. Non ricordo neanche il suo nome! Ma perché ci sono uscito insieme? Non potevo semplicemente dirle “scusa, non mi va di fare una passeggiata con te”? Eh no, io devo sempre fare il coglione!
Che palle, l’avessi almeno portata in un altro posto! Alle volte mi stupisco della mia ingenuità!
Do un calcio ad un sassolino e ripenso alla lettera che le ho scritto. Ho forse fatto male a scriverle? D’altronde non voleva sentire le mie spiegazioni, sono stato obbligato a farlo.
Chissà cosa starà facendo ora! Mmmm..molto probabilmente starà dormendo. È bella quando dorme, sembra un cucciolo, il mio scricciolo. Sorrido pensando che mia madre mi chiamava scricciolo, ed è così strano che mi sia venuto naturale affibbiare questo nomignolo ad Anna.
Mamma l’avrebbe adorata, ne sono sicuro, anche lei amava Anna Karenina. Le coincidenze della vita! È destino che mi innamori di una ragazza di nome Anna.
Guardo l’ora. Sono le 7.35.
Cavolo, come è passato veloce il tempo!
Esco dal bosco e mi avvio in direzione del dormitorio femminile. Devo sapere subito se mi ha perdonato, se accetta il mio amore.
Mentre mi avvicino il mio cuore accelera sempre di più il battito. A questo punto mi verrà un infarto ancora prima d’incontrarla!
Ok Alessandro, o la va o la spacca.
Mi posiziono poco distante dal dormitorio, circa a 10 metri davanti alla porta, osservando chi esce.
Mmm non credo sia ancora uscita, pigrona com’è! Mi scappa un sorriso pensando alla sua pigrizia e alla sua goffaggine: quanto è dolce!
Infine eccola, è lei!
La porta si apre ed Anna esce. Ha l’aria stanca e pensierosa.
Il mio cuore batte all’impazzata. Prendo coraggio e faccio per avvicinarmi a lei ma mi fermo all’istante, bloccato dalla scena che mi si presenta davanti agli occhi.
Quell’imbecille di Thomas sbuca da non so dove e cingendole la vita la bacia. Ma che cazzo...??
Lei ricambia il bacio e gli sorride, dopodiché si avviano insieme verso la mensa.
Il mio cuore smette di battere.
Cosa vuol dire quello che ho appena visto?
Che puttana! Come può farmi questo dopo che le ho scritto quella lettera?
Come può uscire con quell’idiota?
Questa me la paga, ve lo giuro. Che la guerra abbia inizio!

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Capitolo 24
*** I gave you all ***


“Cosa leggi di bello?” chiede una voce maschile alle mie spalle. Una voce inconfondibile, che distinguerei fra mille altre voci.
“Ciao Ale”dico abbassando il libro e appoggiandolo sul tavolo.
“Ti stavo cercando sai?” dice sedendosi accanto a me. La biblioteca è completamente vuota, ci sono almeno 35 gradi e
nessuno si sogna di rinchiudersi in biblioteca a soffrire il caldo, tutti saranno sicuramente in mensa, l’unico posto del campo con l’aria condizionata.
Perfino il bibliotecario è sparito, ci siamo solo io e Ale.
Sono completamente sudata, il caldo sta diventando insopportabile, ma il profumo del suo dopobarba mi rimanda al passato,
a quando facevamo l’amore alle 4 di notte al chiaro di luna, incuranti di tutto e di tutti.
“Perché mi stavi cercando?” gli chiedo di rimando tornado alla realtà.
“Perché non ce la faccio più scricciolo”
“Non chiamarmi così, ti prego” supplico e abbasso lo sguardo. Non posso piangere, non ora! Sii forte Anna, coraggio!!
“E io lo farò comunque, perché per me tu sarai sempre il mio scricciolo, la mia piccola eroina” dice alzandomi il viso con un dito.
“Ti odio Ale, ti odio tantissimo” dico mentre una lacrima scende sulla mia guancia destra. Faccio per coprirmi il volto con le mani
ma Ale mi blocca i polsi. “Non coprire il tuo bel volto, non aver paura di piangere. Sono stato un coglione amore mio! Perdonami,
Perdonami, non vivo senza di te” dice mentre mi abbraccia con forza.
Mi abbandono al suo abbraccio, al suo profumo inebriante, sfrego la mia guancia sulla sua....la sua barba è così ruvida a contatto con la mia guancia liscia....
“No....no....NO!” urlo e mi libero dalle sue braccia. “Basta Ale, BASTA! Dimenticami! Smettila, smettila, come posso dimenticarti se
mi ronzi sempre attorno?! Vattene, vattene! Ti devo cancellare dalla mia memoria, capisci? Non puoi continuare a
presentarti davanti a  me così....io....non ce la faccio più...”
“Se vuoi che io sparisca lo farò, sappi che però non potrò mai andarmene completamente. Me ne starò in un angolo e
finché non avrai bisogno di me ti aspetterò. Io non ti cancellerò mai amore mio, perché anche se non ti vedo tu populi i miei sogni e mi fai sentire vivo”
Lo guardo con le lacrime agli occhi. Ormai siamo in piedi, uno di fronte all’altra, ansimanti dal troppo caldo.
Il silenzio è tale che si possono sentire i nostri cuori battere all’impazzata. I nostri sguardi non si staccano, è come
se i nostri occhi fossero legati da una linea invisibile che non li farà mai separare.
Ed è come se i nostri cuori fossero delle calamite, perché due secondi dopo siamo abbracciati in una forte stretta.
Le nostre bocche sono come affamate, hanno bisogno l’una dell’altra. Abbiamo entrambi voglia dell’altro, siamo assetati, come
quando ci si sveglia nel bel mezzo della notte con la bocca secca e l’unica cosa che si desidera è un bicchiere di acqua ghiacciata.
Le nostre mani si cercano avide: era da troppo tempo che non toccavano la carne viva dell’amato. I nostri gesti sono frenetici, ma al
tempo stesso armonici, come in una danza.
Siamo grondanti di sudore, un po’ per il caldo, un po’ per l’eccitazione del momento.
Lui è così vicino che posso sentire il suo cuore battere all’unisono con il mio.
Mi alza da terra e mi fa sedere sul tavolo. Mi slaccia freneticamente la camicetta baciandomi il collo, mentre io gli slaccio i pantaloni
e avvolgo le mie gambe attorno alle sue.
“Drin” dice Ale.
Mi fermo un attimo e lo guardo negli occhi. “Come hai detto scusa?” gli chiedo.
“DRIIIIN” urla Ale più forte, ed è in quel momento che apro gli occhi e mi accorgo che è tutto un sogno.
Mi alzo di scatto e vedo Thomas ai piedi del letto con le mani sulle tempie.
“Non l’hai dimenticato vero?” mi chiede guardandomi serio.
E ora?

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Capitolo 25
*** Goodbye! ***


“Cosa vorresti dire?!” chiedo allibita.
“Che parlavi durante il sonno, ecco cosa voglio dire!” esclama Thomas guardandomi glaciale.
“Ma...io.....ti giuro che...” cerco di ribattere ma Thomas m’interrompe “No Anna, basta, ti giuro
che non ce la faccio più; è chiaro che non mi ami come io amo te, è chiaro che il tuo cuore appartiene a lui”.
Ed è proprio in quel momento che s’interrompe, ed è esattamente in quell’istante che mi sento una vera merda.
Una lacrime scende sulla guancia sinistra di Thomas e cade sui suoi jeans chiari lasciando
un piccolo cerchio bagnato. Il mio Thomas, il mio dolce Tommy, sono una stronza, una pezzente.
“Tom...” cerco di dire abbracciandolo, ma lui mi scansa e si alza. Con sguardo livido di rabbia misto
a rassegnazione si ferma davanti a me e prima di uscire dal dormitorio vuoto mi prede la mano e la bacia.
“Sappi che ti amerò sempre” dice e se ne va senza lasciarmi ribattere.
Sono senza parole.
Niente.
Resto immobile sul letto guardando impietrita la porta.
Se n’è andato.
Mi ha lasciata.
Come faccio?
Come faccio adesso senza di lui?
Sono finita.
Io....io lo amo....


“Papà?”
“Bzzz”
“Papà cavolo, mi senti?”
“Tesoro....bzzz....ecco adesso mi senti?” chiede mio padre dall’altra parte della linea.
“Sì...io..” ma non faccio in tempo a finire la frase che scoppio a piangere.
“Tesoro...stai piangendo? Cos’è successo?!” chiede preoccupato.
“Voglio tornare a casa” riesco a dire fra un singhiozzo e l’altro.
“Ma cos’è successo, si può sapere??” insiste mio padre.
“Papi....ti prego....voglio solo tornare a casa....ne possiamo parlare a casa? Ora non sto tanto bene...”
“Ma cos’hai?! Stai male?”
“Sì....”
“OH MIO DIO!! Sei andata all’ospedale?” chiede agitato.
“Ma no papà...non male fisico...psicologico...”
“Ma....io non capisco...”
“Ti spiegherò tutto a casa, ok? Ma ti prego, vienimi a prendere, non ce la faccio più!”
“Mmmm ok tesoro....sei sicura di non poter resistere un altro mesetto? Sai...l’abbiamo già pagato e...”
“PAPI TI PREGO!!!!!” urlo disperata e sbatto la cornetta sul tavolo. Ma che cavolo!
La sensibilità di mio padre è pari a quella di un sedano marcio e mezzo mangiato! Bleah...che schifo!
Chi mai mangerebbe un sedano marcio? Ma che cavolo di paragoni faccio?
Mentre mi dirigo verso il dormitorio mi guardo in giro sperando di non vedere nessuna faccia familiare.
Oddio sono una merda....Thomas sarà sicuramente distrutto, si sentirà più corna addosso di
un cesto di lumache! Perché Ale non i esce da questa testaccia? Via vattene, vattene!!
Mi servirebbe quell’aggeggio del film “Men in black”, dai come si chiama? Quello che serve per
cancellare la memoria....cavoli deve avere un nome...perché non mi ricordo mai niente??
Ho una testa talmente vuota e inutile che potrebbero usarla come recipiente per l’acqua sporca...o
come annaffiatoio, dalla bocca poi uscirebbe l’acqua e....oddio...ma che cavolo di pensieri faccio oggi?!
Niente, ho capito. Ho raggiunto il limite di stupidità possibile, ora non mi resta che
andarmene, lasciare questo mondo. Voglio morire, se possibile affogando in un enorme
vasca di cioccolato fuso....cioccolato....quanto darei per una tavoletta di cioccolato in questo momento!
Di qualunque tipo, non importa, basta che sia cioccolato! Sono in astinenza. Ora che ci penso è da
quando sono in questo postaccio che non mangio della cioccolata. E questo perché qui non hanno
cioccolata....il mio odio per questo posto sta crescendo notevolmente!
Quando finalmente torno in dormitorio trovo Mary sul mio letto intenta a mangiare una mela.
“Hey puzzola ti cercavo!” esclama non appena mi vede. Puzzola?!
“Dimmi” dico secca.
“C’è qualcosa che non va?” mi chiede piegando la testa da un lato.
“Me ne vado Mary, fra poco mio padre viene a prendermi” dico prendendo la valigia da sotto il letto.
“COSA?! E perché, manca ancora un mese alle fine....” chiede stupida mentre appoggia la mela sul letto.
“Lo so ma me ne voglio andare....sai non sopporto la natura, odio gli insetti e vengo
sempre presa di mira dalle zanzare e....sì....e poi....sono pure allergica ai pollini”
Grandi bugiarde crescono penso mettendo i vestiti a caso nella valigia. Ma come fa ad essere già piena!?
Perché quando si parte tutto entra perfettamente nella valigia mentre quando si deve
andare via la valigia non si chiude mai?? Dannazione!
“Ah sì?! Mi dispiace...”dice distratta.
“Perché mi cercavi?” le chiedo mentre invano cerco di chiudere la lampo della valigia.
“Ah niente....volevo chiederti se stasera ti andava di fare un giretto nel bosco ma te
ne vai per cui...mi mancherai Annina!”
Per un attimo m’intenerisco, che cattiva sono diventata! E tutto per colpa di due uomini!
A volte a causa loro si dimenticano le persone più importanti: gli amici!
“Mi mancherai tanto anche tu!!”esclamo, e l’abbraccio con tutte le mie forze.

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Capitolo 26
*** This is the end ***


Tornata a casa mi sento nella depressione più totale. Sento di aver deluso tutti, mi sento una misera fallita: ho deluso Tom, Ale, i miei genitori....mi faccio schifo. La mia unica consolazione in questi momenti è il cioccolato. Lui, il mio unico amore, l’unico uomo che mi sappia fare felice, l’unica consolazione a questa misera vita. O tu, cioccolato, dessert degli dei, unica prelibatezza che da sempre consola gli animi degli infelici.
Dopo tutto il cioccolato che ho mangiato in questi giorni, avrò sicuramente preso 50kg e nelle mie vene il cioccolato in forma liquida ha sicuramente sostituito il sangue.
Potrei morire di diabete da un momento all’altro.
Le mie giornate inconcludenti vanno dal prendere il sole nel giardino di casa, mentre il vicino pervertito fa finta di uscire per buttare la spazzatura quando invece mi fa la radiografia, all’accarezzare il mio gatto senza sosta (fra l’altro non lo vedo da giorni, devo avergli fatto paura). Noia. Tedio. Noia. Tedio. Nulla di nuovo succede, e io sto qui a fare la muffa e a ripensare a quanto sono stata stupida.
I miei amici? Tutti al mare. Beati loro.
Ogni tanto prendo la bici e vado a trovare mia nonna. Lei si ostina a chiamarmi Antonella, non chiedetemi perché!
Ogni volta che mi vede, mi stritola nelle sue possenti braccia e mi chiede “Hai mangiato, Antonella?” Qualunque sia la mia risposta lei mi fa da mangiare, SEMPRE.
Dal suo enorme frigo escono in colorati contenitori di plastica, tutta una serie di pietanze che lei ha precedentemente preparato e che non vede l’ora di propinarmi. Sono piatti buonissimi, ma sono veramente troppo abbondanti.
Tom....Ale...mi mancano tanto, quanto vorrei dare un abbraccio ad entrambi...ma sicuramente nessuno dei due vorrà vedermi, ho fatto troppi sbagli e adesso la devo pagare con la solitudine...se solo...
“Perché non mangi?!” mi chiede mia madre ad un tratto riportandomi sulla terra.
“Possibile che hai sempre la testa fra le nuvole?” chiede mio padre portandosi un pezzo di carne alla bocca.
“Io....sono stata dalla nonna oggi pomeriggio, e ora non ho molta fame....posso andare in camera?” chiedo alzandomi dalla sedia.
“Ehm....certo tesoro....Sicura che vada tutto bene?” mi chiede mia madre perplessa.
“Certo” rispondo con un mezzo sorriso e vado dritta in camera.
Oddio. Non riuscirò a passare un intero mese d’estate in questo modo. Deciso! Scappo di casa! Bella idea! Adesso preparo la valigia, e non appena i miei vanno a dormire, esco furtivamente dalla porta sul retro e me ne vado. “Grande!” Penso, e prendo la valigia.........Sì ma....non ho soldi. Come faccio a scappare senza soldi? O mi unisco ad un gruppo di barboni o....o me ne resto a casa. Rassegnata all’idea di non poter nemmeno uscire di casa rimetto la valigia a posto e mi siedo sul letto.
Driiiiiiiiin
Qualcuno ha suonato alla porta...Sarà sicuramente un amico di mio padre, venuto per la solita partita serale a scala 40.
Mi sdraio sul letto e chiudo gli occhi, sento qualcosa di caldo sul mio viso e li apro di scatto. Il faccione di Ale è ad un centimetro dal mio naso. Che cavolo ci fa qui?!?
“Ma ehm...tu..ehm...ma...” balbetto.
“Ma ehm...tu..ehm...ma..., sarebbe questo il tuo modo di darmi il benvenuto in casa tua? Perché non iniziamo da un bacio?” Mi chiede con un sorriso malizioso.
“Cosa ci fai qui?!”
“Sono venuto a salvarti scricciolo!”
“Quindi saresti qui in veste di eroe salvatore eh?” chiedo con un sorriso.
“Certo Madame, non potevo lasciarla in questo luogo desolato da sola!”
Dopo settimane di tristezza scoppio a ridere e il mio cuore si riempie di amore per il mio Ale, il mio dolce Ale, che si è fatto 150km solo per vedermi.
“E adesso cosa hai intenzione di fare?”gli chiedo con aria sospettosa.
“Portarti nella mia casa al mare scricciolo! Su prepara la valigia....oh! Ma cos’è questo disordine?”
“Ehm...” imbarazzata mi alzo di scatto dal letto e nascondo tutto ciò che nella mia camera potrebbe crearmi imbarazzo e che ora si trova buttato in modo omogeneo fra la sedia della scrivania e il pavimento.
“Scusa...non pensavo di avere ospiti, in genere sono più ordinata” balbetto arrampicandomi sugli specchi.
“See certo” dice Ale alzando un sopracciglio.
“Ma vuoi partire adesso?” chiedo buttando vestiti a caso nella valigia “Sai, dovrei prima chiedere il permesso ai mie...”
“Non ti preoccupare, ci ho già parlato io” dice facendo l’occhiolino “Partiamo domani mattina, ti vengo a prendere con la mia auto, mi raccomando portati un bel costume scricciolo” dice dandomi un bacio e uscendo dalla porta.

L’indomani mi sveglio all’alba, pronta per il mare. Non vedo l’ora di rilassarmi con il mio Ale sulla spiaggia e di riempirlo di baci. Mi dirigo in cucina emozionata ma mi fermo di colpo quando noto gli sguardi cupi dei miei genitori...uff...sicuramente mi vorranno impedire di andarci.
“C’è qualcosa che non va?” chiedo sondando il terreno.
“Tesoro, siediti per favore” dice mia madre seria.
“Per caso riguarda il fatto che vado con Ale al mare? Per favore mamma, ci tengo veramente ad andarci e...”
“No tesoro” m’interrompe mio padre “Si tratta del tuo amico Ale....ha fatto un brutto incidente con l’auto questa notte e....e non ce l’ha fatta”
“Mi dispiace tanto tesoro” dice mia mamma abbracciandomi calorosamente, ma io non sento le sue braccia, sento freddo e vedo nero.

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