Ti dimenticherò domani.

di Disneyana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. La mia vita è noiosa!! ***
Capitolo 2: *** I.Razza di altezzoso scimmione! ***
Capitolo 3: *** II. Ragazzina ***
Capitolo 4: *** III. Alla luce del giorno. ***
Capitolo 5: *** IV. Venti lettere ***
Capitolo 6: *** V. Aspettando venerdì ***
Capitolo 7: *** VI. Qualcosa di te ***
Capitolo 8: *** VII. Cambi di programma ed erotiche gaffe... ***
Capitolo 9: *** VIII. Urla, poesie e ciondoli. ***
Capitolo 10: *** IX. Coi piedi per terra. ***
Capitolo 11: *** X. Salve a tutti ***
Capitolo 12: *** XI. La mappa della sua pelle ***
Capitolo 13: *** XII. Ora capisco... ***
Capitolo 14: *** XIII. Il giorno del caos ***
Capitolo 15: *** XIV. Il giorno del caos: parte seconda ***
Capitolo 16: *** XV. Li vedi questi anelli? ***
Capitolo 17: *** XVI. Bugie ***
Capitolo 18: *** XVII. Una donna coraggiosa ***
Capitolo 19: *** XVIII. Danze e falò ***
Capitolo 20: *** XIX. Accidenti a te! ***
Capitolo 21: *** XX. A cuore aperto ***
Capitolo 22: *** XXI. Un giorno di ordinaria follia ***
Capitolo 23: *** XXII. Irrimediabilmente sua... ***
Capitolo 24: *** XXIII. Tenere a freno il cuore ***
Capitolo 25: *** XXIV. Ho sempre ragione ***
Capitolo 26: *** xxv. quando tutto si accende di rosso. Parte prima ***
Capitolo 27: *** XXVI. Quando tutto si accende di rosso. Parte seconda ***



Capitolo 1
*** Prologo. La mia vita è noiosa!! ***


PRIMA DI INIZIARE MI SCUSO CON CHI AVEVA PROVATO A LEGGERE LA STORIA COSA CHE NON DEVE ESSERE RISULTATA PIACEVOLE DATO CHE IL TESTO AVEVA DEI PROBLEMI DI FORMATTAZIONE CHE HANNO FATTO SPARIRE MOLTI DIALOGHI. MI DISPIACE IN PARTICOLARE PER ILSECONDO CAPITOLO NEL QUALE ERA SUCCESSO UN VERO DISATRO PROPRIO NELLE PARTI SALIENTI ACCIPICCHIA!!!!! GRRRRRR!!!!
 GRAZIE A MELI CHE MI HA RECENSITA  E MI HA AVVISATA DEL DISASTRO!! ORA LA SMETTO DI ROMPERE E VI LASCIO ALLA LETTURA SPERANDO CHE NON VI ANNOI!  ; )



Prologo. La mia vita è noiosa!!

Il cinema mi aveva sempre appassionata, vivevo per il cinema. Probabilmente questo accadeva perchè la mia vita non era mai stata molto movimentata. Quando nasci in un paesino dove c'è sole, mare, e una moltitudine di gente che arriva  ogni estate, dove continuamente sei circondata da idilliaci paesaggi e festicciole, non hai molta voglia di scappare, la stessa natura ti urla di rimanere, il sole il mare e gli alberi ti dicono che è tutto lì ciò che si può desiderare, non esiste altro. Almeno questo valeva per il resto della gente che mi circondava chiunque sembrava soddisfatto, eccetto io.
Combattevo ogni giorno con un forte impulso: quello di fuggire. Fuggire da tutta quella serenità per trovare la capacità di urlare, impazzire, amare e perchè no? anche soffrire. Avevo la costante impressione di vivere come addormentata, i miei giorni erano così uguali, noiosi, insopportabilmente equilibrati. Ecco perchè amavo il cinema: perchè mi portava altrove, perchè nei film ogni evento aveva  conseguenze imprevedibili.
Frequentavo l'università, avevo scelto di studiare lettere. I miei genitori non erano molto d'accordo, le possibilità lavorative che quella facoltà offriva non erano delle migliori nè tantomeno numerose,non m'importava perchè così come amavo il cinema, amavo il libri dato che erano molto più pieni di vita di me. Alla fine avevo dimostrato di essere parecchio brava, avevo vinto ogni anno la borsa di studio, ora ero al quarto anno stavo per completare gli studi ed avevo messo da parte un bel gruzzolo.
Magari starete pensando: "per forza che ti annoi, non fai altro che studiare!". Non è così, io partecipavo alle feste, facevo le ore piccole, stavo sempre in giro, eppure non riuscivo ad essere ciò che volevo essere. Le regole sociali e il perbenismo mi davano il voltastomaco, e ancora di più mi davano la nausea i giovani della mia età convinti che vivere significasse indossare abiti costosi e saltellare in discoteca. Tutto questo mi lasciava insoddisfatta, sapevo che la vita non poteva essere tutta lì, eppure ero codarda, non mi azzardavo a deragliare, avrei potuto, ma non lo facevo perchè dopo mi sarei sentita troppo in colpa nei confronti dei miei genitori.
<< Carlo?>>
<< Si amore?>>
 Carlo era il mio ragazzo, perfetto ed innamorato, un bel ragazzo dagli occhi nocciola. Anche in quel caso ero stata fortunata, stavamo insieme da cinque anni e  andavamo perfettamente d'accordo.
<< Ho trovato un volo low cost per Venezia. Ho prenotato anche per te. Partiresti con me tra... diciamo quindici giorni?>>
 Lui mi guardò sorpreso.<< Perchè vuoi andare a Venezia?>>
<< Non c'è un motivo, il prezzo era molto conveniente...Caspita non hai volgia di un diversivo?>>
<< Un diversivo?>>
<< Non so...ho voglia di cambiare un pò aria. Tu no?>>

Cominciai a pensare di essere io ad avere dei problemi. Non è certo normale una persona che ha tutto ed è triste proprio per questo. Ma alla fine lo convinsi. Saremmo rimasti tre giorni a Venezia, lui aveva uno zio la, non lo vedeva da tempo ma disse che probabilmente ci avrebbe ospitato. Già... non avevo pensato al fattore alloggio. Gli hotel a Venezia costavano un occhio. Ma anche questa cosa adesso era risolta.


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Capitolo 2
*** I.Razza di altezzoso scimmione! ***


I.Razza di altezzoso scimmione!


Partimmo come promesso due settimane dopo, saremmo rimasti appena tre giorni.  Arrivati a Venezia ci recammo con i nostri zainetti, dentro i quali avevamo messo l'indispensabile, a casa di zio Alfonso.
Era un uomo eccentrico, viveva da solo, era alla soglia dei settant'anni ma sembrava più giovane. Zio Alfonso non si era mai sposato e secondo i racconti di Carlo era stato un gran latin lover.
<< Benvenuti! Benvenuti! Ecco qua mio nipote!Caspita Carlo, l'ultima volta che ti ho visto te ne andavi in giro con un aeroplanino giocattolo, me lo hai mostrato tutto contento, ma devo dire che questa volta porti con te qualcosa di molto meglio di un aeroplanino! Chi è questa bella ragazza?>>
 Si, zio Alfonso era  decisamente un latin lover, del genere gentiluomo galante di altri tempi.
<< Io sono Beatrice, piacere di conoscerla!>> mi strinse la mano con un sorriso enorme. Ci fece vedere la stanza che ci aveva riservato. La casa era piccola, un trilocale, ma dopotutto per un uomo solo era più che sufficiente, avremmo dormito nel salottino, in un divano/letto.
<< Mi dispiace  ragazzi ma lo spazio è tutto qui, non saprei dove altro mettervi...>>
<< Oh ma lei è gentilissimo, qui staremo più che bene!>>
<< Cara Beatrice, dammi del tu, non mi piace sentirmi vecchio! Su andiamo in cucina, vi offro qualcosa da bere. Un martini vi va?? O magari del Contreux.>> Carlo lo guardò sconvolto.
<< Zio sono le tre del pomeriggio...>>
<< Si lo so nipote, anche io ho un orologio.>> Quell'uomo mi piaceva decisamente e cominciavo a capire perchè era uno dei pochi ad essere nato dove io ero nata, ma ad aver avuto il coraggio di fuggirne. Ci raccontò un pò di cose, scoprii che aveva lavorato per il teatro, non come attore ma come scenografo. Era un pittore eccezionale.
<< Allora siete venuti per assistere al festival del cinema?>> Chiese versando da bere.
 Ma come diavolo avevo fatto a non pensarci? C'era il festival del cinema!! Lui non aspettò risposta.
<< Domani ci sarà la prima di Hugo Cabret, il nuovo film di Scorsese. Io ho il biglietto, vado sempre alle prime, costano un occhio ma alla mia età mi concedo ancora molti vizi!>> Ero sempre più affascinata.
<< Con tutto rispetto, ma alla prime solitamente non sono ammessi solo personaggi celebri o comunque del settore?>>
<< Il fatto di aver lavorato un'intera vita nel teatro hai suoi vantaggi, molti vantaggi...conosco parecchia gente.>> Mi fece l'occhiolino. Rimanemmo ancora un pò con lui, poi decidemmo di vagare un pò per Venezia. Era tutto costosissimo, una bottiglietta d'acqua costava due euro come minimo, dunque non sto qui ad elencare il costo di tutti gli altri beni, ne tantomeno quello di un giro in gondola. Vagammo a piedi tutto il giorno, la sera tornammo sfiniti, trovammo Alfonso in dolce compagnia. Non riuscivo a credere a i miei occhi, si dava ancora molto da fare,era insieme ad una bella signora di mezza età, ridacchiavano, chissà cosa si stavano raccontando. Ce la presentò, si chiamava Camille, era francese, era un attrice di teatro. 
Io e Carlo quella sera andammo a letto presto. In realtà non avevo per nulla voglia di andare a dormire, avrei preferito passare una notte insonne a vagare per la città in cerca di avventure, magari era un'idea stupida e romantica, ma era un'idea che a me piaceva. Lo stesso non si poteva dire di Carlo, lui aveva dei ritmi regolari, si svegliava quasi sempre alla stessa ora e raramente faceva le ore piccole , era quello che si usa definire "un ragazzo con i piedi per terra". Così il mio progetto di follie notturne fallì miseramente e mi ritrovai sotto le coperte con lui.
Verso le cinque del mattino fui svegliata da uno strano rumore. Una tosse molto forte, molto profonda, Carlo dormiva. Senza pensarci un attimo mi alzai dal letto e mi fiondai nella stanza dello zio. Era seduto sul letto, l'abajour accesa, il viso violaceo, respirava a malapena, emmettendo dei rantoli.
<< O mio dio! >> non sapevo che fare. Lui indicò un mobiletto poco lontano e con un filo di voce mi disse che c'erano delle compresse, le presi, gliene diedi una. Non riusciva ad ingoiarla, il respiro era troppo breve e veloce. Osservai intorno nella stanza, c'erano una bombola di ossigeno ed una mascherina in un angolo. Capii subito, l'uomo era sicuramente affetto da asma. Avvicinai la bombola, che aveva sotto della rotelle, gli misi la mascherina ed aprii la manopola. Lui respirò per un pò  con difficoltà, poi cominciò a calmarsi e finalmente potè ingoiare la compressa. Mezz'ora dopo stava meglio, sembrava essere tornato alla normalità.
<< Cara Beatrice mi dispiace di averti spaventata. Ma devo ringraziarti, solitamente tengo l'ossigeno vicino al letto, ma ieri ho comprato una nuova bombola, l'ho messa là ed ho dimenticato di avvicinarla, evidentemente sto cominciando a diventare un vecchio sbadato. >> Gli sorrisi.
<< Ma no, cosa dici!Anzi mi dispiace di non aver subito capito quale fosse il problema...>>
<< Sai prima di lavorare nel teatro,quando ero molto giovane, sono stato operaio dentro una miniera di zolfo. I miei polmoni sono danneggiati da allora.>> Dalle nostre parti c'erano molte miniere e  quindi molte persone nelle stesse condizioni di Alfonso. Dopo essermi accertata che stesse meglio andai via e lo lasciai riposare. Non chiusi la porta della stanza, così da poterlo sentire se avesse avuto bisogno. Carlo non si era accorto di nulla stava ancora dormendo.
Il giorno dopo girando per Venezia notammo che c'era un gran fermento, dato dal fatto che molti attori famosi sarebbero arrivati per la prima del film, perciò la città era invasa da giornalisti e fan.
A pranzo zio Alfonso mi si avvicinò tutto sorridente e mi porse un biglietto.
<< Beatrice, ti piacerebbe andare alla prima del film?>> Rimasi basita. Lui continuò. << Dopo la crisi di sta notte non mi sento benissimo, potresti andare tu, dato che mi hai detto di amare così tanto il cinema.>> Avevo voglia di saltare dalla sedia ed urlare "Si si siiiii!!!certo che voglio andarci!!!"  ma non mi sembrò educato.
<< Non posso accettare...>>
<< Si che puoi accettare! Prendilo come ringraziamento per avermi aiutato sta notte. Io ne ho viste tante di prime...>>
 Basta, era inutile recitare una farsa, esclamai << Mi piacerebbe un mondo andare ! Davvero mi piacerebbe! Ma se tu dovessi aver bisogno di qualcosa? Insomma non stai bene.>>>
<< Oh cara, ma verrà Camille a farmi compagnia...>>Fece un sorriso sornione. Quel birbante di Alfonso!
 Fu così che io e Carlo ci ritrovammo in mezzo ad una folla scalpitante, era venuto ad accompagnarmi ma sarei entrata solo io. C'era il tipico tappeto rosso messo la per far sfilare le varie celebrità, poi dal lato opposto c'era l'ingresso per i comuni mortali muniti di biglietto. La zona del tappeto rosso era totalmente circondata da fan urlanti, non riuscii a penetrare il muro di folla, nè a capire quali fossero le star presenti.
<< Ci conviene andare all'altro ingresso Bea..>>
Una sopresa amara mi attendeva però. Non avevo considerato il fatto che per le premiere si deve avere un certo abbigliamento, la gente in fila era tutta in ghingheri, abiti da sera,  e uomini in papillon ci circondavano. Io e Carlo indossavamo semplicissimi jeas. Io avevo addirittura un giubbino di pelle, una Kefiah al collo ed i capelli legati in una coda. Tutti quei ricconi ci guardavano straniti. Ridevo sotto i baffi senza pensare minimamente che il mio abbigliamento mi avrebbe impedito di entrare nella sala. Salutai Carlo e mi misi in fila. Mostrai il biglietto ad un uomo grande e grosso in frac e papillon. Quello lo timbrò senza guardarmi, ma mentre stavo per entrare si accorse di avere di fronte una sorta di ragazzina punk .
<< I'm sorry miss. You cannot go in.>> Mi si parò davanti,  avevo già messo il mio piedino all'interno della sala e stavo osservando estasiata. Quel tizo diceva che non potevo entrare, lo stava dicendo in inglese per giunta. Ma perchè diavolo parlava in inglese se eravamo in italia? Ah giusto, quello era un evento internazionale. Per fortuna  ero abbastanza ferrata: uno dei vantaggi di abitare in un paese turistico era che avevi modo di imparare bene la lingue. Gli risposi.
<< Come scusi? E perchè? Ho il biglietto>>
<< Si ma il suo abbigliamento non è consono.>> Lo guardai esterrefatta.
<< Il mio abbigliamento non è consono?>>
<< Esattamente signorina. Questa è una premiere, è obbligatoria un misè elegante.>> Sapevo che cinque minuti dopo sarebbe stato chiuso l'ingresso a chiunque, quindi anche volendo non avrei fatto in tempo a cambiarmi,anche volendo non avrei avuto niente con cui cambiarmi, non avevo certo messo nel mio zaino un abito da sera. Io nemmeno lo possedevo un abito da sera! Non mi lascai abbattere.
<< Senta, questi biglietti costano un occhio della testa e non me ne andrò senza protestare. Ci tengo davvero a vedere questa prima!>>
<< Avrebbe dovuto informarsi meglio allora signorina. Ora per favore torni indietro, stiamo già perdendo troppo tempo.>> Quell'omone serio, categorico e altezzoso mi irritava parecchio.
<< Non ho intenzione di andare. Se non vuole perdere tempo le conviene lasciarmi entrare.>> Sentivo la gente mormorare frasi indignate contro di me, ma non mi interessava, ero decisa ad entrare.
<< Finchè non indosserà un abito e...>> Guardò i miei stivaletti consumati <<...della scarpe da donna, non posso lasciarla entrare.>> Questo era troppo la furia che era in me uscì fuori.
<< Delle scarpe da donna?!Queste SONO scarpe da donna razza di altezzoso scimmione!Dove sta scritto che una donna deve per forza andarsene in giro su degli scomodissimi trampoli!!>>
 Ma da dove mi era uscita quella frase??   Ebbi l'impressione che l'uomo di fronte a me stesse per sollevarmi di peso per poi scaraventarmi oltre l'ingresso, talmente era arrabbiato. Rimasi muta a fissarlo aspettandomi il peggio, poi sentii una risata. Ci voltammo  in direzione di quel suono, un uomo fece capolino dalla sala, un uomo con una sigaretta in mano, mille bracciali, un magnifico gilet...ma non furono certo la sigaretta, i bracciali e il gilet ad attirare la mia attenzione; il mio sguardo rimase fisso sul suo volto. Il volto più bello del mondo. Lì di fronte e me c'erano due occhi neri, i più caldi e profondi che avessi mai visto, incorniciati da due zigomi scultorei e immediatamente sotto le labbra più sensuali dell'universo piegate in un sorriso accentuato da un paio di pirateschi baffi . Devo continuare con le descrizioni o è già chiaro a tutti che davanti a me c'era Johnny Depp??

  Ma cosa ci faceva Johnny Depp lì? Non mi risultava che recitasse nel film... Non ebbi tempo di pensare nè tanto meno di fare domande. Mi guardò continuando a sorridere e disse: << Sei arrivata finalmente! Su entra.>> Il buttafuori rimase di stucco, ma mai quanto me.
 Entrai senza dire una parola e senza riuscire a staccare gli occhi dai suoi che brillavano divertiti. Una volta dentro l'unica cosa che riuscii a dire fu:
<< Grazie...>>
<< Lo vuoi davvero vedere questo film?>> Mi fece quella domanda con la faccia seria. E altrettanto seriamente e confusamente risposi:
<< Certo, assolutamente! Non ho mai assistito ad una premier, io non sono veneziana, la mia vita è terribilmente noiosa, non mi succede mai nulla di eccitante... quando sono arrivata qui ieri non credevo che mi sarei ritrovata ad una prima... ma un gentilissimo cavaliere  d'altri tempi mi  ha dato il biglietto. Ora sono qui ed ho addirittura insultato un buttafuori... di solito sono una persona educata, ma non oggi, oggi non potevo essere educata perchè altrimenti non mi sarei mai perdonata il fatto di essermi persa tutto questo  solo perchè sto bene nelle mie comode e vecchie scarpe!>> Avevo parlato a raffica, come in uno stato di trans senza rendermi perfettamente conto della mie parole, ero praticamente ipnotizzata dai suoi occhi. Il suo guardo si spostò verso il pavimento e con un sorriso  mi indicò le sue di scarpe: erano vecchie e malandate, per nulla in tono con i vestiti eleganti che indossava.



 Ma gli stavano comunque da dio. Gli sorrisi.  Lui disse:
<< Come vedi mi trovi perfettamente d'accordo. Comunque piacere di conoscerti, io sono Johnny>> Mi strinse la mano. Mi sembrò assurdo che si presentasse, lo sapevo chi era, tutti sapevano chi era! Strinsi la sua mano...mentre il mio cervello continuava a ripetere:
 "gli stai stringendo la mano!gli stai stringendo la mano! ma hai idea di quante  vorrebbero essere al tuo posto? Svegliati diamine!"
Ebbi una reazione fin troppo calma, forse perchè non riuscivo a credere che stesse accadendo sul serio,  biascicai: << Beatrice...>> Lui ripetè il mio nome << Mhhhh...Beatrice. Sei la Beatrice di Dante?>> MI fece il sorriso più affascinante dell'universo , che si trasformò in una risata aperta quando risposi << Non credo che l'angelica Beatrice di Dante Alighieri avrebbe mai dato dello scimmione ad un pover uomo che stava solo facendo il suo mestiere!>>
 Lui scoppiò a ridere, un sorriso così bello che la sala sembrò illuminarsi << Ti giuro che è stato esilarante! Non avevo mai visto niente del genere. Stavo vicino all'ingresso fumando la mia sigaretta...lo confesso, mi sono goduto tutta la scena!>> Mi osservò un attimo, poi un'idea sembrò balenargli nella testa, << Posso chiederti un favore?>> Stavo quasi per rispondergli "Tu puoi anche chiedermi la luna se vuoi!"  Invece mi limitai ad annuire ancora immersa nel mio stato catatonico. Lui continuò << Siederesti vicino a me per il film? >> Non credevo alle mie orecchie,avevo sentito bene?! Si avevo sentito bene. << Vedi doveva esserci una persona oggi con me, ma non è venuta...>>  "e chi è questa stronza?" pensai mentre vedevo i suoi occhi farsi un pò tristi <<...non voglio rischiare di trovarmi accanto qualche altezzoso riccone...non mi va di fare nioiosi discorsi. Perciò se tu ti mettessi nel posto che è rimasto libero, mi toglieresti dall'imbarazzo.>>  Fece una pausa e giocherellò un pò con i suoi bracciali, sembrava nervoso. << Allora Beatrice accetti?>>
<< Si.. >> Fu l'unica cosa che riuscii a dire. Lui sorrise.
<< Devo chiederti un altro favore allora... Dal momento che saremo nelle prime file, devo purtroppo dare ragione all'altezzoso scimmione, dovresti indossare qualcosa di diverso, altrimenti i giornalisti presenti domani non faranno che parlare di te. E non in modo cortese purtroppo. >>
<< Beh Johnny, ma io non ho niente di elegante da indossare...>> Lui guardò l'ora.
<< C'è l'ho io. Credo che tu sia della taglia giusta. Nella mia limousine c'è l'abito che avrebbe dovuto indossare Van...>> Non completò il nome e si corresse e dicendo << ...la persona che non è venuta, se tu mi facessi il favore di indossarlo sarebbe perfetto.>>
<< Ok, posso indossarlo, se tu dici chè è della taglia giusta... >>
Mi squadrò tutta e disse << Si decisamente, credo lo sia... Che numero di scarpe porti?>>
<< 35>> Lui sgranò gli occhi. << Trentacinque?Ma chi sei Cenerentola?!Questo sarà un problema , le scarpe sono 39... Facciamo così, manca mezz'ora all'inizio della proiezione, intanto faccio recuperare il vestito che è in macchina, da quella parte ci sono delle stanze private, potrai cambiarti, io vedo di mandare qualcuno a comprare delle scarpe. >>
Mi chiesi dove quel qualcuno avrebbe mai potuto comprare delle scarpe a quell'ora...Bah! Mistero. Senza rendermene conto mi ritrovai in una stanzetta con due poltroncine rosse ed uno specchio, una specie di camerino.
<< Aspettami qui. >> Annuii di nuovo. Oscillavo tra l'essere muta all'essere monosillabica, forse per questo Johnny mi voleva accanto, così era sicuro che non avrebbe avuto distrazioni durante il film data la mia scarsissima loquacità. Poco dopo bussò alla porta di nuovo.
<< Avanti.>>
<< Tieni ragazza di Dante!>> Disse facendo l' occhiolino. Aveva in mano una grande scatola, una di quelle in cui di solito stanno i vestiti costosissimi e sopra vi era poggiato un beauty case. << Tu intanto vestiti, qui dentro ci sono tutti i trucchi che vuoi. Le scarpe arrivano tra un attimo. Ok?>>
<< Ok...>> 
" Bea che ne dici di provare a dire qualcosa di diverso, magari con più di due lettere ogni tanto??" 
Il suggerimento de l mio cervello non era sbagliato ma trovai comunque impossibile seguirlo. Johnny uscì dalla stanza. Aprii la scatola, dentro c'era un abito bellissimo, lungo, con uno breve strascico. Era color latte sporco e sopra vi era applicato del pizzo nero. Sembrava minuscolo però , dubitavo che mi sarebbe entrato. Tolsi i miei abiti e lo indossai, ci misi cinque minuti buoni per riuscire a chiudere la cerniera laterale, mi guardai nello specchio rimanendo dal tutto basita. Era magnifico, mi fasciava perfettamente ma avevo qualche problema nella zona seno, lì mi stringeva molto, tanto che non potevo respirare a fondo. Oltretutto era molto scollato, una V scendeva profonda e la pressione portava i miei seni su. Avevo dovuto indossarlo senza reggiseno perchè dietro tutta la schiena era scoperta. Davanti a me c'era una donna che non avevo mai visto.Aprii il beauty case e cominciai a truccarmi, c'era di tutto dentro. Misi fondotinta e fard, la proprietaria di quei trucchi doveva avere la pelle chiara come la mia. I rossetti però erano troppo forti come colori, avevo delle labbra molto carnose sarei risultata eccessiva, ne applicai uno sfumandolo con le dita e poi misi del gloss. Sottolineai gli occhi con matita ed ombretto neri in tono con il pizzo del vestito. Bene ora dovevo trovare una soluzione per i capelli, li spazzolai per bene e poi decisi di raccoglierli in uno scignon alto. Dentro la scatola del vestito c'erano anche due piccolissimi orecchini. Indossandoli mi chiesi terrorizzata se quelli fossero veri brillanti, sapevo già che avrei passato tutto il tempo a controllarmi le orecchie per paura di perderli. Bene, avevo finito. Cercai di alzare un pò la scollatura, niente da fare....mi sentivo nuda. Rimasi seduta in attesa, poco dopo sentii bussare, doveva essere di nuovo Johnny.
<< Avanti!>> Fece capolino un uomo con i capelli grigi.<< Johnny le manda queste. >> Mi porse una scatola, dentro c'erano due sandali di altezza stratoferica, neri con qualche strass ed un bracciale alla caviglia, numero 35. Ringraziai l'uomo e li indossai trovandomi in un'altra dimensione, il mio metro e sessanta era aumentato di 15 centimetri buoni. Bene, e ora? Cosa dovevo fare? Andare a cercarlo? Uscii dalla stanzetta e mi diressi verso la sala principale, era enorme e per arrivare a i primi posti dovevo percorrere una lunga scalinata, pensai ai tacchi, ero terrorizzata, cominciai a scendere i gradini cercando Johnny con gli occhi. Per un qualche strano motivo tutta la gente intorno mi osservava, mi sentii molto in imbarazzo ma cercai di proseguire ostentando indifferenza. Ero così impegnata a sembrare indifferente che non vidi Johnny venirmi incontro da un corridoio laterale.
<< Ehy Cenerentola!>> Mi voltai e sorrisi rincuorata. Appena mi fu accanto chiesi:
<< Johnny ho per caso dimenticato di togliere l'etichetta al vestito? Mi stanno osservando tutti....>> Lui sorrise alla Jack Sparrow e disse << Ti stanno osservando perchè non ti hanno mai vista e perchè sei davvero bella.>> Rimasi scioccata, Johnny Depp mi aveva appena fatto un complimento. << Come te lo senti addosso il vestito? Sei comoda?>>
<< Comoda? Non direi proprio...Non posso respirare come si deve...>> Lui osservò un attimo la mia scollatura poi spostò gli occhi alla velocità della luce, << Beh con quel giubottino che indossavi prima non ho potuto rendermi conto...che...che la taglia non era del tutto la tua.>> Mi era sembrato imbarazzato nel dirlo, chi se lo aspettava che un famoso attore provasse imbarazzoo per una cosa del genere! Andammo ai nostri posti, Johnny si fermò a salutare della gente, intorno a me c'erano tanti celebri attori ed il leggendario Martin Scorsese. Dalle loro conversazioni capii che Johnny era il produttore del film. Ma certo! Avevo letto da qualche parte che l'attore aveva fondato una casa cinematografica, la Infinitum qualcosa...Ecco perchè era lì. Mi presentò a tutti semplicemente come Beatrice o meglio come diceva lui "Biatris". Detto da lui  e dalla sua voce profonda, quel nome che non  mi era mai piaciuto risultava improvvisamente bello. Dopo i primi momenti di confusione finalmente ci fu silenzio in sala e cominciò il film. Parlava di un orfano che viveva nella metropolitana Parigina. Il film era un mix di dolcezza e mistero. Ad un certo punto parte del mistero fu svelato, sullo schermo comparve il disegno di una luna con un razzo piantato in un occhio. Involontariamente esclamai << Les vojage sur la lune di Melies, il giocattolaio è Melies!>> Ho già detto che sono un'appassionata di cinema no? Quindi anche di storia del cinema. Lui si voltò e mi sorrise << Brava!>>.  Alla fine del film mi commossi, gli occhi mi si fecero lucidi ma cercai di trattenermi per non sbavare tutto il trucco nero che mi ero applicata sulla faccia. Quando si accesero le luci avevo ancora gli occhi piantati sullo schermo ed i lucciconi, mentre intorno la gente applaudiva. Improvvisamente mi destai e vidi che Johnny mi osservava con una strana espressione, un'espressione sorpresa.
<< Che scema...mi sono commossa.>> Dissi cercando di darmi un contegno.
<< Io non la trovo una cosa scema.>> Restammo un pò lì senza dire niente. Poi lui si alzò e mi porse la mano.
<< Usciresti con me?>> In un primo istante ebbi un infarto, data la mia conoscenza non ottima della lingua mi balenò in testa l'idea che mi stesse chiedendo un appuntamento, poi capii che si riferiva al tappeto rosso ed evitai la brutta figura che stavo per fare.
<< Ma sarà pieno di giornalisti e....e...fan,lì fuori...>>Bene adesso avevo anche incominciato a balbettare!
<< Lo so.>>
<< Si chiederanno chi sono.>>
<< Lo so. >> Disse di nuovo con la faccia divertita.
<< E chi devo dire di essere?>> Lo so questa domanda sembrava assurda, ma nello star sistem era sempre tutto programmato, magari se rispondevo in modo sbagliato poteva succedere un disastro. Io non ero una che si interessava molto di gossip, ma sapevo che lui aveva una famiglia, dei figli. Si mise a ridere.
<< Devi dire di essere esattamente quella che sei. >>
<< Una ragazza che non aveva il giusto vestito per la prima?>> Rise di nuovo di gusto. Poi tornò serio e chiese. << Chi sei tu Beatrice?>> Lo chiese in un modo strano...come se anche per lui quello fosse un grande interrogativo.
<< Sono una studentessa di lettere, appassionata di cinema che sta facendo una tesi su George Melies...>>
Aggrottò le sopracciglia. << Davvero??>>
<< Si...>> Mi resi conto improvvisamente della coincidenza ed esclamai di nuovo << Si! E non avevo idea che ci fosse il suo personaggio in questo film!>> Mi porse il braccio << Vedi è perfetto. Allora, vieni o mi abbandoni al mio destino?>> Aveva un'espressione buffa,sorrisi annuendo e lo seguii. 
Ciò che non sapevo il quel momento, era che da quel giorno, sarebbe accaduto di tutto e non avrei mai più potuto dire che la mia vita era noiosa.


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Capitolo 3
*** II. Ragazzina ***



II.Ragazzina
Come previsto quando uscimmo un'ondata di flash ci investì. Le fan urlavano: "Johnny!!!Joooohnny!! Ti amo Johnny!!!" e tra le tante voci ogni tanto sentivo "Ma quella chi è? Non c'era quando sono entrati!E' un'attrice del film?" ed altri ancora "Sarà la sua nuova fiamma?" Tutte queste cose erano statte dette in italiano, perciò Johnny non aveva capito un H. Ma io si. Ad un certo punto venni assalita dai giornalisti, ero stordita e terrorizzata, era come essere mangiati vivi. Ma come faceva lui a sopportare tutto questo quasi ogni giorno?
Ci fu un imbarazzo generale,i giornalisti non sapevano nemmeno cosa chiedermi, la mia presenza era stata del tutto inaspettata, forse per loro era impensabile avvicinarsi e dire  << Scusa tu chi sei?>> Era senza dubbio una situazione buffa. Johnny era divertito. Ad un certo punto una fan urlò un inglese << Johnny!! Who is she? Is she your new girl friend?>> Lui non rispose, finse di non sentire, ma sapevo che aveva sentito poichè se quella domanda era arrivata così chiara alle mie orecchie ,doveva essere arrivata anche alle sue, dato che gli stavo accanto. Non rilasciammo alcuna dichiarazione, poichè quella era una cosa che si faceva sempre nella sfilata iniziale, salii in macchina sospinta da una nuvola quasi tangibile di urla e di flash, mentre Johnny ed il suo bobyguard erano praticamente stati sequestrati dalle fan.
Quando salii sulla limousine rimasi stordita per parecchi minuti. Johnny e la sua guardia del corpo stavano ancora fuori, praticamente braccati dalla folla che sembrava volesse ingoiarli, c’era gente che spingeva da tutte le parti con una certa forza. Nonostante quella sorta di aggressione, Johnny aveva firmato diversi foglietti e foto con la sua faccia stampata sopra, le ragazze del fan club erano scatenatissime , lui era stato  dolce aveva sorriso un po’ imbarazzato mentre quelle gli dichiaravano eterno amore, poi ne aveva abbracciata una che se ne stava immobile guardandolo con la faccia inondata di lacrime. Alla fine il suo body-guard lo aveva trascinato via. Salirono in macchina tra una miriade di urla confuse “woahahhaah!!!Johniiiiiiiiii!!Joooooohnn!!!” e poi “bam” lo sportello si chiuse, l’autista mise in moto e fu il silenzio.
<< Come va Beatrice tutto ok?>> Era stato appena mangiato vivo e chiedeva a me se era tutto ok?
<< Si…Vedo ancora strane scie luminose, credo a causa di tutti quei flash!>>dissi scherzando <<… ma a parte questo e tutto apposto.>> Sorrise e si mise a fissare la strada. Improvvisamente tornai alla realtà, a parte il fatto che non avevo idea di dove stessimo andando, mi ricordai di Carlo che aspettava una mia telefonata, avrei dovuto avvisarlo alla fine del film… << Oh mamma!>> Lo dissi con un tono un po’ troppo agitato, Johnny ed il body-guard si voltarono di scatto a guardarmi.
<< Che succede?>>
<< Io…il mio fidanzato doveva venirmi a prendere…starà aspettando che lo chiami!>> Io ero incerta e impacciata, lui non si scompose mi fissò un attimo e con tono leggero disse:<< Beh, e qual è il problema? Ti accompagniamo noi.>> Si in effetti era logico, era inutile fare venire Carlo. Dato che stavo già in macchina non sarebbe stato un problema per loro scaricarmi davanti casa di zio Alfonso, ma avrei comunque dovuto avvisarlo. Mi guardai le mani ed intrecciai le dita nervosamente, mi trovavo in una situazione a dir poco assurda. Aldilà delle mie mani vidi del pizzo nero…del pizzo nero? I miei vestiti! Li avevo lasciati nello stanzino dalle poltrone rosse…Accidenti.
<< Johnny…>>
<< Dimmi.>>
<< Ho ancora addosso questo vestito. Non mi sono ricordata che avrei dovuto prendere i miei abiti…anche la borsa con il cellulare e tutto il resto sono rimasti là e oltretutto non  mi ricordo nemmeno il nome della via in cui dovreste accompagnarmi…Non ho idea di come arrivarci>> Avevo davvero poco senso dell’orientamento in più non mi ero curata di memorizzare la strada per tornare a casa di zio Alfonso dato che Carlo la conosceva. Feci un’espressione colpevole,
<< Mi dispiace...credo che la situazione in generale mi abbia un po’ sconvolta.>> Lui ci pensò un po’ su.
<< Tranquilla, torneremo a prenderli, non subito però, sarà ancora pieno di gente finiremmo per rimanere bloccati…Facciamo così, vieni con me al post serata, credo che rimarrò un’ora non di più. Poi recupereremo le tue cose. Ti va?>> Si, mi andava dannatamente, ma non potevo, cosa avrei raccontato a Carlo? Sicuramente mi aveva già telefonato tremila volte, sarebbe stato capace di denunciare la mia scomparsa ai carabinieri se non mi fossi fatta viva. Johnny notò la mia indecisione, si  frugò in tasca e mi porse un cellulare.
<< Tieni, telefonagli fatti dire da lui  in che via e a che numero civico accompagnarti e spiegagli la situazione … Poveretto, non deve essere molto bello smarrire la propria ragazza a Venezia!>> Aveva detto l’ultima frase con tono ironico e un sorriso sghembo alla Jack. Presi il suo blackberry senza protestare e composi il numero. Come avevo sospettato Carlo era già in piena agitazione.
<< Pronto?>>
<< Carlo sono io.>>
<< Ma si può sapere dove diavolo sei finita? Sono usciti tutti! E dove hai il cellulare?Ti sto chiamando da mezz’ora. Perchè mi chiami con un numero anonimo?>>
<< Calmo, sto bene. Scusa ma il cellulare non ce l’ho con me. Non crederai a quello che sto per dirti…>> Gli spiegai velocemente il problema del vestito, quello che era successo dopo, dissi che Johnny mi aveva invitata al party post proiezione e che dopo aver ripreso le mie cose mi avrebbe riaccompagnata. Raccontai il tutto con tono entusiasta <<…ora sono su di una limousine con Johnny Depp. Riesci a crederci? Io no!>> Dall’altra parte del telefono nessun entusiasmo, solo un dannato silenzio.
<< Carlo ci sei?>>
<< Purtroppo si.>> Tono asciutto.
<< Come sarebbe a dire purtroppo?>>
<< Non ti è venuto in mente che staremo qui a Venezia per soli due giorni e che se sono venuto era per stare con te?Mi hai chiesto tu di venire! Poi mi pianti qui e ti aspetti pure che mostri entusiasmo perché te ne stai andando ad una festa di attori ubriaconi?>>
<< Carlo mi dispiace, non volevo certo piantarti in asso…ma capisci è successo tutto per caso, queste sono cose che capitano solo nei film! Cosa dovevo fare? Dire “no grazie” e non assistere alla prima?>>
<< E’ esattamente quello che avresti dovuto fare. Evidentemente l’idea di allietare la serata di un attore viziato e tossicomane era irresistibile per te!>> Ma era impazzito? Quando lo zio Alfonso mi aveva dato il biglietto anche lui aveva insistito perché andassi “Sei così appassionata di cinema, è un’occasione da non perdere per te. Cosa vuoi che siano un paio d’ore? Troverò come impiegarle, poi mi racconterai tutto”. Ora invece se ne usciva con quelle frasi.
<< Ma perché ti stai arrabbiando in questo modo? Sai bene che non sarei andata se tu non avessi insistito.>>
<< Ne dubito. Pensi solo a te stessa. Sai che ti dico? Fa come ti pare, va pure alla festa va dove ti pare… anzi va a  quel paese!>> E mi attaccò il telefono in faccia. Fissai per un po’ il cellulare, era un ragazzo calmo in genere, ma quando si arrabbiava(raramente)  tirava fuori tutti gli impulsi repressi e non ragionava più, proprio come stava succedendo adesso, solo che solitamente c’erano delle ragioni logiche alla base. Mi voltai a guardare Johnny che mi stava osservando un po’ accigliato, ero certa che anche se non capiva la lingua si fosse comunque reso conto che qualcosa non andava e infatti:
<< Ci sono problemi?>> Decisi di essere egoista, insomma mi era capitata una fortuna assurda, avevo vissuto una serata da sogno e non avrei permesso che Carlo me la rovinasse così con il suo improvviso attacco di rabbia, a lui sarebbe passato presto, ma io non avrei mai smesso di rimpiangere quell'occasione sprecata. Con tono sicuro risposi:
<< No nessun problema. Andiamo pure al party. >> Johnny non sembrò troppo convinto ma annuì.
Una volta arrivata al party mi resi conto che non avevo idea di cosa fare. Non c’erano giornalisti qui per fortuna, perciò nessuno cominciò a chiedere chi io  fossi, mi parve di capire comunque che le persone presenti avevano tutte collaborato al film, chi come attore, chi dietro le quinte, chi nella fase di distribuzione e post produzione, ovviamente c’era anche chi aveva prodotto, ergo finanziato il film, ergo Johnny. Gli attori protagonisti mancavano probabilmente poiché essendo dei bambini quel party non faceva per loro. C’erano stuzzichini ma soprattutto c’era alcol, mi guardai intorno, tutti avevano un bicchiere in mano. Appena entrati in sala Johnny era stato subito rapito da una donna dentro un abito rosso, la quale non aveva nemmeno notato la mia presenza, io non avevo osato seguirli ed i due si erano diretti verso un gruppetto di persone tra le quali c’era il regista e avevano cominciato a chiacchierare.  Avevo atteso un pò ma quel discorso sembrava infinito. In realtà tutti in quella stanza erano impegnati in una qualche conversazione, tranne io che mi sentivo e in effetti ero, terribilmente fuori posto. Dei camerieri giravano tra le persone tenendo in mano vassoi dove stavano poggiati dei bicchieri con dei drink, ne presi uno. “Accipicchia è forte! Deve essere gin…” ma lo buttai giù comunque. Poco dopo ne presi un altro. Non avevo cenato e quei due bicchierini mi arrivarono dritti al cervello. Mi diressi verso l’uscita per prendere una boccata d’aria. L’entrata del locale dava su un largo cortile rotondo con al centro una fontana, ovviamente l’entrata al cortile era proibita a chiunque non fosse invitato all’evento. Osservai lo zampillare dell’acqua e la mia mente cominciò a vagare…
“Carlo…” ero irritata per il modo in cui mi aveva parlato, aveva detto che pensavo solo a me stessa, mi aveva mandata a quel paese. Cominciai a pensare al nostro rapporto “…stiamo insieme da così tanto…mi sembra un’eternità. Di solito gli innamorati non dicono sempre di sentirsi come il primo giorno? Io no. Io li sento tutti questi cinque anni. Ma perché sono così?”
Lui era stato il mio migliore amico prima di essere il mio fidanzato. Avevo poi scoperto che in realtà era innamorato di me tempo, così una sera Carlo “l’amico” era diventato “il fidanzato”. Era stato bello e rassicurante scoprire l’amore con lui. “Ma l’amore non dovrebbe essere rassicurante! L’amore dovrebbe bruciare, divampare ed anche un po’ spaventare per la sua intensità … o forse è la passione che dovrebbe essere così?” Ogni tanto mi chiedevo se era davvero amore quello che provavo, se magari non era semplicemente un grande affetto. E la passione? Cos’era la passione? Io non lo sapevo. Voglio dire ,mi piaceva fare l’amore, ma non era come lo descrivono nei libri, non avevo mai sentito il desiderio consumarmi, mi ero convinta che tutte quelle cose sull’amore scritte nei libri e raccontate ne i film non esistessero nella realtà.
<< Persa nei pensieri?>> Trasalii e mi girai di scatto cosa che mi diede una lieve giravolta e mi fece oscillare. Sentii due mani forti che mi sorreggevano. << Ehy attenta...>> Lo guardai in faccia e vidi il suo mezzo sorriso ed i suoi occhi neri, lo fissai per un po’ senza sentirmi minimamente in imbarazzo, riflettendo sull'inquatificabilità del fascino di quell'uomo, l’alcol aveva spazzato via la timidezza. Dopo qualche attimo di silenzio sentii la mia voce dire:
<< Credo di aver visto tutti i tuoi film sai? >>
<< Beh spero non ti abbiano annoiata! >> Disse sorridendo. Io continuai col il filo dei miei discorsi.
<< Questo tipo di sorriso, un po’ furbo, un po rassicurante, un po’ ironico…questo tipo di sorriso ,ce l’hanno tutti i tuoi personaggi, ora ho capito che non appartiene a nessuno di loro, appartiene a te ed non riesci a non farlo uscire fuori… E' davvero una bella cosa che tu non riesca a fingere quando si tratta di sorrisi...>> Mi osservò con un’espressione incuriosita inclinando la testa di lato, voltai le spalle  e mi diressi verso la fontana. Mi sentivo ubriaca, mi bagnai i polsi sotto un filo di acqua che usciva fuori da una specie di decorazione a forma di conchiglia. Lui mi raggiunse << Cosa fai?>>
<< Credo di non essere del tutto lucida Johnny…magari così mi riprendo. >>
<< Ma quanti drink hai bevuto? >> Scoppiai a ridere e risposi << Due! Ci credi? Mi sono bastati due drink per vedere il mondo girare attorno…>>
<< Caspita piccoletta, non lo reggi proprio l’alcol! >>
<< Ero a digiuno…>>
 Mi prese per mano. << Vieni con me. >> Mi condusse verso la limousine, la aprì e mi fece sedere nel posto davanti, poi fece il giro della macchina e si mise al volante.
<< Ed il tuo autista  e il tuo body-guard dove sono? >>
<< Li ho mandati a casa, dopotutto so guidare e non c’è più una folla di gente urlante che mi corre dietro. Ora ti porto a mangiare qualcosa così ti riprendi, ok?>>
<< Ma io sto bene! >>
<< Ah si? Allora potresti dirmi che ora segna il led dall’automobile? >> Fissai i numeri, o meglio provai a fissarli perché li vedevo sfocati ed in movimento,infatti non riuscii a decifrare nulla.
<< Mhhh…Ok magari non metto a fuoco alcune cose ma sto bene.>> Lui rise.
<< Anche io tendevo ad alzare il gomito quando ero arrabbiato o a disagio in passato...ora capita ancora ma solo per le cose davvero gravi o davvero belle. Tu perché hai bevuto?>>
<< Per passare il tempo…>> Era la verità o quasi.
<< Capisco. Non c’entra niente la telefonata con il tuo lui quindi?>>
<< No.>> Silenzio. Contai mentalmente: uno, due, tre, quattro….venti…trenta… Ancora silenzio. Qualcosa si mise ad urlare dentro il mio cervello e di nuovo  la mia bocca parlò senza che l’autorizzassi a farlo
<< Mi ha fatta arrabbiare, eppure non è a causa sua che ho buttato giù quei drink, ero là e non sapevo che fare, stavo ad osservare la gente … non pensavo che due bicchieri potessero darmi alla testa, c’è anche da dire che non sono una grande bevitrice. Comunque non credo che arriverei mai ad ubriacarmi per lui , per Carlo… Non l’ho mai fatto e non lo farò.No, decisamente. >>
<< Quindi se non per amore, per cosa ti ubriacheresti? Solo per noia?>>
<< Io non ho detto che non mi ubriacherei per amore, ho detto che non lo farei per lui.>> Nonostante l'ubriacatura mi resi conto del significato delle parole che avevo appena detto e maledissi la mia linguaccia.
<< Quindi non lo ami. Perchè ci stai allora?>>
Sospirai tra me e me, con voce strascicata risposi << Non lo so più... non lo so se lo amo e di certo non so perché diavolo sto pensando proprio sta sera a queste stupide cose! E’ stata una serata così bella , me la sto rovinando con i pensieri …>> d’un tratto mi sentii poco stabile, ancor meno di prima << …oddio mi gira tutto! >>
<< Abbi pazienza siamo quasi arrivati …>> Lo disse afferrandomi una mano.  Mille brividi corsero su dal mio braccio, mi voltai a guardarlo, era bello, terribilmente bello, gli occhi fissi sulla strada, il  profilo perfetto.
<< Ti starai facendo una pessima idea di me…sto con un ragazzo senza sapere se lo amo… mi ubriaco come una stupida senza nemmeno volerlo…>>
Mi interruppe << Vuoi sapere quello che penso di te?>> Mi lanciò un’occhiata veloce << Sarò sincero. Tu hai una maschera, anzi hai molte maschere… come tutti del resto, ma nel tuo caso la cosa è tragica, perchè la gente di solito si affeziona alle proprie maschere, sono una protezione dal mondo, tu invece mi dai l'impressione di odiare la tua maschera...è questa la tragedia: perchè se odi la tua maschera vuol dire che non sei stata tu a costruirla, dunque non sei libera. Credo ci sia in te una gran voglia di rompere gli schemi, una gran voglia di essere libera e fare follie ma non ci riesci… Tu non vuoi essere la guida del paradiso di Dante, cara Beatrice, piuttosto vorresti fare un giro tra i gironi dell’inferno, ma non ne hai il coraggio. Almeno per ora. Sbaglio? >>
<<  No…>>

Nei minuti successivi regnò il silenzio in macchina, mentre la testa girava, le sue parole continuavano a risuonarmi nelle orecchie “…tu non vuoi essere la guida del paradiso di Dante, cara Beatrice, piuttosto vorresti fare un giro tra i gironi dell’inferno…”, nessuna descrizione avrebbe mai potuto essere più azzeccata.

Arrivammo davanti un lussuoso Hotel, io scesi  e lui mi condusse dentro, si diresse verso l’ascensore. Ultimo piano. Passò una scheda sulla serratura della porta e quella si aprì. Dentro era enorme, non ebbi modo di focalizzare bene il tutto ma c’era una grande prevalenza di rosso e colori scuri … non mi piaceva molto.
<< E’ tutto bordeaux qui dentro…sembra la tana di un vampiro ricco.>> Ancora una volta esprimevo un pensiero senza alcun filtro.Ma perché non tenevo a freno la lingua? Lui si mise a ridere.
<<  Credo di essere un vampiro ricco allora! Ho scelto questo Hotel proprio perché mi piacevano i colori di questa suite.>> Prese il telefono della camera : << Chiamo per il servizio in camera. Cosa c’è di pronto nelle cucine? Mmhhh, no, non mi piace, vuol dire che aspetteremo. Portatemi su pasta e ragù e…non so, bistecca di maiale, ben cotta. Per due persone, si. Da bere… acqua minerale e vino rosso, Chardonnè…D’accordo…Si. Ok. Ah e…il dolce del giorno? Sorbetto alle fragole? Va bene quello. Grazie.> Riattaccò. Io nel frattempo mi ero seduta su una poltrona bordeaux. << No,no, no, alzati cenerentola, così finirai per stare peggio. Vieni ti ci vuole aria fresca…>> Mi condusse sulla terrazza, la vista mozzava il fiato. << Wow! E’ una cosa meravigliosa…>>  esclamai. Dopo un attimo di silenzio lui chiese:
<< Toglimi una curiosità Beatrice, perché reputi la tua vita noiosa? >>
<< Perché lo è. >>
<< Lo è? >> Perché ne capisse il motivo dovevo raccontargli qualcosa e così mi misi a parlare senza riflettere troppo e con estrema sincerità.
<< Sono figlia di un medico, non siamo ricchi ma stiamo abbastanza bene. Mia madre non lavora, ma passa il tempo in alcune associazioni di volontariato, non credo lo faccia per carità cristiana, penso lo faccia per non annoiarsi troppo… Comunque siamo ben visti da tutti. Per quanto riguarda me, a scuola sono sempre stata brava e non ho mai fatto casini…non ho mai cercato molto i ragazzi, non ho mai sentito la necessità di avere mille storie, ho avuto solo un fidanzato prima di Carlo, ma è durata poco e nessuno è venuto a saperlo. Non ho mai distrutto la macchina di papà, non sono mai stata vista drogarmi o fumare, non ho mai fato niente che fosse contro le regole…Non ho nemmeno mai marinato la scuola! se non volevo andare, se ero impreparata lo dicevo chiaro e tondo ai miei e rimanevo a casa. I miei genitori mi hanno sempre dato piena fiducia ed io non ho mai voluta tradirla facendo stupidaggini, tranne una volta: al liceo ho stretto amicizia con un gruppetto di ragazzi appartenenti a famiglie non esattamente per bene…che cosa vuol dire poi “per bene” ti giuro che non lo so. Ero attratta da questi ragazzi,avevano il coraggio di fare ciò che volevano, erano più irresponsabili di me, non li frenavano i sensi di colpa,  è stato il periodo migliore che ho passato, con loro ero perfettamente a mio agio. Una sera abbiamo rubato una barchetta e ce ne siamo andati in giro, birre, erba, chitarre e tante risate, la mattina abbiamo riportato la barca e nessuno si è accorto di nulla. La notte più eccitante della mia vita! Ed è tutto dire, dal momento che ho ventiquattro anni e non ricordo una sola altra serata altrettanto bella… Comunque, quando mio padre ha scoperto che frequentavo quel gruppo,  me lo ha vietato,  abbiamo litigato furiosamente, è stata l'unica volta che ho ricevuto una schiaffo, per un po’ ho continuato a cercare i miei amici di nascosto, ma loro si sono sentiti offesi e con tutte le ragioni, quando mia madre ha messo in giro la voce che li frequentavo per opera di volontariato, per riportarli sulla dritta via! Buah!La dritta via!!Ma ci pensi? Non ho parlato con mia madre per due mesi. Ad ogni modo la gente si è bevuta quella fandonia ed io ho perso gli unici amici che mi facevano sentire libera, me stessa e soprattutto viva! Sono la figlia perfetta di genitori perfetti con un fidanzato premuroso e perfetto,  o almeno questo è quello che si vede dall’esterno… Penserai che sono un’ingrata…ma sono stanca di tutto questo.  Mi sento soffocare, ho l’impressione di vivere una vita che non è la mia. Io non sono perfetta, per niente! Sono terrorizzata da tutta questa normalità. Sto facendo la mia tesi di laurea, Carlo si è laureato da poco e sta cercando lavoro, so che quando lo troverà  tutti si aspetteranno che mi sposi…è come se tutto fosse già scritto, la mia vita decisa. Vivo nell'angoscia, ho sempre voglia di urlare…urlare e urlare fino a svuotarmi! Devo avere qualcosa che non va… Tutto quello che per la gente del mio paese è normale e giusto, a me sembra ridicolo, è ridicolo che la massima aspirazione delle donne debba essere mettere su famiglia, è ridicolo comprare abiti firmati per cifre esponenziali, quando con la stessa cifra si potrebbero nutrire dieci bambini africani, è ridicolo avere case enormi piene di televisori al plasma in modo che ognuno possa stare per i fatti propri e vedere ciò che gli pare dimendicandosi del resto del mondo, la società è stupida, le sue consuetudini sono stupide. Faccio ciò che è necessario fare e giorno dopo giorno mi rendo conto che non so niente della vita: non ho mai pianto così forte da disperarmi, ne tantomeno riso così tanto da piangere … non ho mai sentito passione per nulla e non so cosa sia il desiderio, quello che ti consuma e che ti nutre allo stesso tempo... Per questo amo il cinema ed i libri, perché i film ed i libri mi mostrano cose che altrimenti non potrei mai vedere o provare… perché io sono sempre ferma allo stesso punto, sono come morta e non lo sopporto!! >>
 Lo guardai con gli occhi gonfi di lacrime, per un attimo mi sfiorò il pensiero che non avrei dovuto dire certe cose ad un perfetto sconosciuto, ma quest’idea fu annullata da una realtà: dopo quella sera non l’avrei più rivisto, dunque non avrei dovuto provare imbarazzo per quello sfogo.
<< Non hai niente che non va, sei solo nata con la consapevolezza che la vita, quella vera, non è materialità, ne tanto meno un insieme di regole, devi ritenerti fortunata, c'è chi impiega l'esistenza a capirlo e c'è anche chi non lo capirà mai. Dovresti però trovare il coraggio di far emergere nelle tue azioni ciò che pensi, perchè se stai così male dentro la tua pelle, è solo per il fatto che continui a fare ciò che dettano le regole sociali che odi tanto .>> Rimanemmo un pò in silenzio. Poi gli dissi:
<< Credo che questa sia la seconda serata più eccitante che ho vissuto, dopo quella in barca…>>Lui mi sorrise  e scherzò:<< Dunque mi metti al secondo posto? >>
Non risposi,   ancora una volta ero ipnotizzata dai suoi occhi, dalla sua sola presenza, mossa da una forza superiore ed ovviamente dall’alcol , sollevai una mano e gli accarezzai il viso. Percorsi il suo profilo con la punta delle dita: sfiorai la fronte, segui la forma di quel naso perfetto ed arrivai alle labbra…Ne disegnai il contorno con l’indice mentre lui stava immobile con una sguardo strano e intenso, così intenso da scuotermi tutta… Quei brividi, l’incapacità di controllarmi… era questo che si provava quando si desiderava un uomo? Lui afferrò la mia mano e mi baciò la punta delle dita con le quali lo avevo accarezzato. Fu come stare su un ottovolante. Mi girava la testa ma non era solo l’alcol a farmi quell’effetto adesso, era soprattutto lui.
<< Credo che tu sia appena balzato al primo posto… >> Ma che cosa diavolo stavo dicendo? Una sfacciata, ecco cos’ero. Gli si dipinse in viso un sorriso lieve.  Si avvicinò ancora, sentivo il suo corpo sfiorare il mio e ancora brividi, calore,il vuoto,la fame, la sete… i suoi occhi non si staccarono dai miei per un po’, poi si spostarono sulla mia bocca. Pensai che mi avrebbe baciata, desiderai che lo facesse. Non avevo mai desiderato così tanto che qualcuno mi baciasse.
“Toc, toc!”Era il dannato servizio in camera. Ma lui non si mosse, rimase dov’era mi guardò di nuovo negli occhi con il suo sorriso inconfondibile << Ti bacerei ragazza di Dante se tu non fossi ubriaca… >> Scintille, fuochi d’artificio, il caos nella mia testa… la mia voce che diceva << Io non sono ubriaca… >> Quegli occhi neri, mi fissavano, sorridevano. Per una volta ero io la protagonista del film. << Ah no? Ora io apro la porta al servizio in camera e tu ceni. Se quando avrai finito sarai della stessa idea… >> piccola pausa, sorriso furbo alla Jack << …se sarai della stessa idea allora ti bacerò.>> Rimasi un attimo la come una stupida cercando di tirare dei respiri profondi e mettere ordine nei miei pensieri, ma sentivo ancora il suo sguardo accarezzarmi le labbra. Poi si diresse verso la porta lo osservai, vidi il cameriere andare via, lui si voltò nella mia direzione facendomi cenno di raggiungerlo. Anche lui cenò con me, la pasta era buona. Man mano che mangiavo riacquistavo lucidità, lentamente cominciai a rendermi conto di quello che stava accadendo, l’ubriacatura mi aveva fatto vivere il tutto con un senso di irrealtà, ora che la testa non girava cominciavo a capire di aver combinato un guaio. Arrivata al sorbetto ero del tutto lucida e del tutto imbarazzata. La testa mi faceva male e la bocca che prima aveva parlato fin troppo, adesso era incapace di proferire sillaba. Lui finì di cenare, prese una sigaretta e si diresse verso il terrazzo. Rimase lì a fumare mentre io seduta dentro ricomponevo i pensieri. Cercai un orologio, erano le due di notte.  La situazione era questa: il mio cellulare era ancora dove lo avevo dimenticato,il mio fidanzato non aveva idea di dove fossi,  avevo addosso quel costosissimo abito, fuori uno degli uomini più affascinati del mondo (dopo quella sera ero certa che fosse il più affascinante di tutti) stava fumando. Cercai di ricordare dove abitava zio Alfonso … Alla fine durante la telefonata non lo avevo chiesto a Carlo.
Johnny finì la sua sigaretta e tornò verso di me. Mi si sedette di fronte e mi fissò senza dire niente, stava aspettando qualcosa. Mi ricordai della promessa di poco prima “…se dopo sarai della stessa idea, allora ti bacerò”. Mi sentii avvampare ed abbassai lo sguardo. Lui capì, si alzò e disse << Per recuperare le tue cose temo sia un po’ tardi, posso fartele avere domani. Per il momento posso solo accompagnarti a casa.>>
<< Potrei fare un’altra telefonata prima?>>
<< Certo.Usa pure il telefono della camera.>> Composi il numero di Carlo, mi rispose la segreteria. Accipicchia aveva spento il cellulare! Ed ora dove potevo andare? Non avevo soldi ne documenti con me, non potevo nemmeno prendere una stanza da qualche parte. Avrei dormito su una gondola? “Sforzati Beatrice, sforzati…dove  abita Alfonso? Dai devi pur aver visto il cartello con il nome della via…almeno di sfuggita!” Niente, non lo sapevo.
<< Johnny, la prima volta che ho telefonato a Carlo…lui si è arrabbiato, mi ha attaccato il telefono in faccia e non ho avuto modo di chiedergli in che via abita suo zio…Volevo chiamarlo adesso, ma ha spento il cellulare e… >>
<<  E tu non ricordi minimamente dove dovrei accompagnarti.>>Feci di si con la testa mentre lui mi fissava ironico. Che situazione assurda ed imbarazzante. Non disse nulla e si diresse verso la stanza accanto, dove doveva esserci la camera da letto. Tornò con una camicia a quadri in mano. << Questa dovrebbe andarti bene, puoi usarla come pigiama, piccola come sei ci nuoterai dentro. Che ne dici?>> Mi stava dicendo che potevo dormire la ed io non ero certo nella posizione di poter rifiutare, avrei dovuto prendere la camicia e ringraziarlo, ma temporeggiai, lui la interpretò come un’incertezza :<< Tranquilla non farò quello che ho detto prima...>>lo disse serio, ovviamente si riferiva al bacio, la mia faccia probabilmente cambiò mille colori mentre dicevo: <<  Oh no. Io… non ho certo paura di questo…sono io che devo scusarmi, per la troppa confidenza che mi sono presa…>>
<< Scusati piuttosto per aver cambiato idea…non è stato bello scoprire che la tua…la tua attrazione nei miei confronti, era solo un effetto del gin…>> lo disse con un sorrisetto beffardo. Diceva tutto in modo ironico ed io non riuscivo a capire se pensasse davvero quelle cose o se stesse soltanto cercando di mettermi in imbarazzo. Mi resi conto che l'ubriacatura non c'entrava niente, io ero attratta da lui, molto attratta, l’unico merito che il gin aveva  era di aver spazzato via la mia timidezza, che adesso invece era tornata all’attacco e mi impediva di pronunciare frasi di senso compiuto. Avrei voluto dire “Non era effetto del gin, tu mi fai quell’effetto anche ora… ” ma una ragazza per bene non parla così, perciò risposi : <<  La camicia andrà benissimo… ti ringrazio. >> Lui sorrise ancora scuotendo la testa, avevo praticamente ignorato la sua ultima frase e risposto alla domanda di prima, chiesi dov’era il bagno ed andai a togliermi quel dannatissimo abito che mi stava soffocando. Ne uscii poco dopo con la sua camicia addosso ed i piedi scalzi. Mi arrivava a metà coscia, le maniche mi stavano lunghissime e le avevo quindi arrotolate, conciata in quel modo ero ancora più in imbarazzo di prima. Mi guardai intorno e mi resi conto che in quella stanza c’erano quattro grosse poltrone bordeaux, un tavolino al centro e nessunissimo divano. Non importava; avrei dormito su di una poltrona.
<<  Mhhh..Ti sta bene la mia camicia!  >> Scoppiò a ridere. Stava seduto all’ingresso del terrazzo con una chitarra in mano.Mi voltai nella sua direzione.
<<  Grazie davvero eh! Come se non avessi accumulato già abbastanza momenti imbarazzanti per oggi…>> Lo dissi scherzando ma era la sacro santa verità.
<<  Puoi andare a letto se vuoi, io rimango ancora un po’ qui. La camera è di la.>> Me la indicò.
<<  Sei gentile, ma io mi sistemerò su una di queste poltrone.>>
<<  Caspita, devo farti davvero paura! Il letto comunque è enorme, non noteresti la mia presenza. >>   Mi squadrò dalla testa ai piedi con una faccia divertita.
Sta volta senza pensarci esclamai << Non mi fai per niente paura. E’ solo che ti ho disturbato abbastanza per oggi, fregarti perfino il letto mi sembra un po’ troppo…>> Fece spallucce e poi concentrò l’attenzione sulla sua chitarra e si mise a suonare. Mi sedetti accanto e lo osservai. Era troppo bello…Ripeto:TROPPO! Si era tolto giacca e gilet,i capelli erano scomposti, i primi bottoni della camicia bianca aperti. Le sue mani si muovevano agili sulle corde, non conoscevo la melodia che stava suonando, ma mi piaceva. A brano finito si tirò indietro i capelli e si rivolse a me  scherzoso << Allora non  mi fai l’applauso?>> Glielo feci sorridendo
<<  Mi hai incantata! >>
<< Grazie.>> Aveva il sorriso più bello del mondo e non so come mi ritrovai  a dirgli: << Non capisco come la proprietaria di quell’abito possa aver preferito andare da qualche altra parte, piuttosto che venire alla prima con te! >> Ero sincera, insomma era l’uomo perfetto e una qualche cretina lo aveva snobbato,mi aspettavo un’espressione compiaciuta come risposta alla mia frase, ma con tono inaspettatamente amaro rispose:
<< Evidentemente, la proprietaria dell’abito, ne aveva abbastanza di prime con me.>> Fece una pausa, sembrava pensieroso, era lontano mille anni luce dal mondo. Poi tornò con i piedi a terra ed indossò nuovamente la sua maschera sarcastica << Tu non sei una che legge i rotocalchi vero?>>
<<  No…Perché dovrei sapere qualcosa?>>
<< Fai bene a non leggerli, è tutta merda… Comunque no ragazzina, non c’è niente da sapere….>> Strimpellò qualche nota.
<< Non chiamarmi ragazzina.>> Smise di suonare e mi fissò divertito. << E perché? non lo sei forse?Non voglio certo offenderti, ma se davvero hai provato così poche emozioni nella vita, allora hai una lunga strada da fare…>>
Era la verità, ma non sopportavo che parlasse in quel modo, l’uomo di mondo che guardava dall’alto in basso la ragazza con poca esperienza. Un fatto era che fossi io a dirlo, ben altra cosa era sentirmelo dire. Il mio lato irascibile venne fuori << Se tu non fossi stato così tanto gentiluomo prima, forse adesso questa ragazzina avrebbe un’esperienza in più nel suo bagaglio di vita!>> Ma cosa diavolo stavo dicendo?? STUPIDA, STUPIDA, STUPIDA! Mi osservò sorpreso, poi la sua smorfia divenne un’espressione divertita.
<< Non provocarmi… perché adesso sei perfettamente lucida e quindi non sono tenuto a comportarmi bene.>> Lo diceva in tono scherzoso e minaccioso ed in tono altrettanto scherzoso e provocatorio dissi:
<< Sono solo parole!>> Posò la chitarra di lato e si alzò, mi si piantò davanti ,mi afferrò entrambe le mani tirandomi su dalla poltrona con uno strattone. Rimase li fermo a guardarmi a pochi centimetri  da me, sorrideva, sostenni lo sguardo con un’espressione divertita. Ma a poco a poco qualcosa cambiò, lui si fece serio ed i suoi occhi si accesero di una luce strana e sensuale,  non stava più scherzando, di nuovo l’imbarazzo ebbe la meglio, senza rendermene conto abbassai gli occhi. Questa volta ero sobria, ma dentro di me si agitavano comunque le fiamme dell’inferno. Mi afferrò il mento e mi sollevò il viso
 << Se sfidi qualcuno, dopo non distogliere lo sguardo ragazzina…comincia con l’imparare questo...>>. Aveva ragione. All’inizio feci quasi violenza a me stessa per riuscire a non spostare più gli occhi, ma dopo un po’ divenne facile, anzi la situazione si capovolse e divenne impossibile sfuggire a quegli occhi neri. Non mi stava nemmeno sfiorando eppure avevo brividi lungo tutto il corpo e sentivo di non potere nemmeno muovermi. Mi guardava gli occhi e poi le labbra e poi ancora gli occhi … Stava giocando o mi avrebbe baciata sul serio? Inclinò un po’ la testa come se stesse finalmente per farlo, sentivo il suo respiro sulla mia pelle. Mi prese una mano, intrecciò le dita alle mie e poi disse << Accarezzami… come hai fatto prima,  vediamo se eri tu o se erano i drink a muovere le tue mani …vediamo se riesci a fare quello che vuoi...>> Lo aveva detto con una voce bassa e vibrante, mi sentivo svenire, ma non avrei ceduto, era una sfida. Avvicinai la mano al suo viso ed accarezzai quegli zigomi perfetti, aveva il sorriso stampato in volto, ma i suoi occhi erano carbone ardente. Mi passò una mano attorno alla vita e mi attirò a se. Pensai che il mio cuore sarebbe schizzato fuori dal petto da un momento all’altro, tanto batteva forte. Gli accarezzai le labbra come avevo fatto prima, avevo il volto in fiamme, ma non avrei smesso, non avrei ceduto. Il suo sorriso si distese un po’ di più e gli occhi gli brillarono, riprese la mia mano ed intrecciò nuovamente le dita con le sue. Si avvicinò ancora di più, in un soffio disse :
<<  Lo vuoi davvero o vuoi solo vincere una sfida?>>
 Lo volevo, lo volevo dannatamente, la mia testa diceva: “Non lo rivedrai più … non lo verrà a sapere nessuno. Accipicchia Bea, nessuno ti ha mai fatto sentire come adesso … vuoi davvero rimanere con questo rimpianto?” No, non volevo. Eppure ero lì bloccata, inibita, muta. Lui allentò la presa e si sciolse dall'abbraccio.
<<  Se non hai nemmeno il coraggio di dire ciò che vuoi ad alta voce, la tua vita non cambierà ragazzina.>>
 Stava per tornare verso la poltrona ma gli presi una mano per fermarlo, mi guardò sorpreso. Al diavolo la timidezza, fanculo ai perbenismi.
<< Non voglio vincere nessuna sfida…>> feci un respiro profondo <<… voglio solo che mi baci.>>
Non credevo di essere riuscita a dirlo. Sorrise di un sorriso dolce, si avvicinò piano,dopo un attimo che sembrò interminabile, sentii le sue labbra posarsi sulle mie,morbide calde … chiusi gli occhi, dimenticai chi ero e dove mi trovavo, dimenticai tutto. Mi strinse, sentivo il suo corpo i suoi muscoli ,avevo voglia di accarezzarlo, passai un braccio intorno al suo collo, dovetti stare in punta di piedi per riuscirci, gli accarezzai la nuca la schiena. Ero incapace di pensare, incapace di frenare le mie mani, il suo sapore, il suo odore mi facevano impazzire. Sentii che si accendeva di desiderio, il bacio divenne più intenso, passionale, quasi brutale. La sua lingua mi accarezzava e divorava al contempo. Non ero mai stata baciata così. Cominciò ad accarezzarmi,non c'era violenza ne invadenza in quelle carezze, era come se cercasse di non esagerare, scese con le mani lungo i miei fianchi, si intrufolò sotto la camicia e quelle dita abili da chitarrista cominciarono a sfiorarmi la schiena facendomi tremare di piacere. Non avrei mai pensato che delle carezze tanto delicate potessero eccitarmi a tal punto. Mi strinse di più, sempre di più … Mi trascinò nella stanza accanto senza smettere di baciarmi, un passo dopo l’altro mi ritrovai sopra il letto con lui sopra di me. Gli sbottonai la camicia e posai le labbra su quel petto liscio, anche il suo cuore batteva forte. Lo guardai negli occhi lui mi accarezzò il collo e salì fino al mio viso posando il pollice sulle mie labbra.
<< Dobbiamo fermarci ragazzina… >> Aveva la voce roca. Non credevo alle mie orecchie. “Dobbiamo fermarci?” Io non volevo fermarmi.
<<  Perché?>>
Tirò un respiro profondo e si mise accanto a me nel letto.
<< Perché… Vediamo un po’… Innanzitutto perchè ho il doppio dei tuoi anni e se ho ben capito tu hai fatto l’amore solo con quel tuo ragazzo fin ora e anche se non lo ami hai intenzione di continuare a starci. Io domani prenderò un volo per Los Angeles, non mi vedrai più, non ti vedrò più. Non è così che deve essere. Io ho capito cosa vuoi fare: tu ti stai lasciando andare così con me, proprio perché non mi vedrai più, proprio per poter dimenticare subito dopo e tornare alla vita che odi tanto. Farai come se nulla fosse accaduto domani, questa notte sarà uno dei film che guardi, distante e irreale.  Mi dispiace ma io non ci sto.>> Mi sentii avvampare, già era stato difficile confessare che desideravo i suoi baci, ma ancora più umiliante era venire rifiutata in quel modo.
<< Perchè mi hai baciata allora?>> Dissi senza riuscire a guardarlo in faccia.
<< Ho giocato  a provocarti, ma non credevo che avresti trovato il coraggio per chiedermelo.Invece lo hai chiesto e allora...beh lo sai.>>
Ora si che mi sentivo davvero umiliata. Ero inchiodata a quel letto, lo  sguardo piantato a terra, gli avrei dato uno schiaffo se solo fossi riuscita ad uscire da quello stato.
<< Prendimi pure per un'ingenua quando ti dico che un attimo fa non mi sei sembrato affatto restio a soddisfare la mia richiesta. Però devo ammettere che hai indovinato le mie intenzioni, io dimenticherò domani, domani tutto questo sarà distante è irreale. In fondo penso che farai la stessa cosa anche tu. >>
<<  A quanto pare dimentichi la timidezza quando ti arrabbi. Comunque, tanto per chiarire ragazzina, io non ho detto che non volevo baciarti, ho solo detto che non l'avrei fatto se tu non l'avessi voluto. Per quanto riguarda il dimeticare, ti sbagli, io non mi dimenticherò di te ed è per questo che non voglio essere dimenticato, non so che idea ti sei  fatta, ma sappi che in genere non mi metto in queste situazioni con ragazze appena incontrate. O almeno è dall’adolescenza che non lo faccio più ed è ovvio che ne è passato di tempo dall’adolescenza.>>  Il suo modo schietto di parlare aveva la capacità di farmi arrabbiare come una furia e addolcirmi un secondo dopo.
<<  E perché lo hai fatto con me?>>
<<  Perchè la parte di te che sta sotto la superficie mi attrae e incuriosisce… ogni tanto viene fuori, ma è un attimo, poi ti spaventi e torni dentro quegli schemi che odi, ti offendi, ti chiudi smetti di essere sincera e non ti lasci andare a te stessa… sarebbe bello rincontrarti il giorno che riuscirai a farlo. Se ti rincontrassi quel giorno …>> fece una pausa mi squadrò dalla testa ai piedi con lo stesso sguardo caldo di prima.
<<  Se mi rincontrassi quel giorno cosa?>>
<<  …se ci rincontreremo lo scoprirai…>> Fece un sorriso << …ora dormi ragazzina…>>
 Mi raggomitolai su me stessa ed il sonno mi portò via.

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Capitolo 4
*** III. Alla luce del giorno. ***


III. Alla luce del giorno

Le tende della stanza non erano state chiuse bene, perché fu un filo di luce che entrava dalla finestra finendo direttamente sui miei occhi a svegliarmi.
“Mhhh…ma dove sono…” Sentivo il rumore di un respiro. Aprii bene gli occhi ed in un attimo ricordai tutto.
Mi resi conto di avere la testa sul petto di Johnny che dormiva tranquillo. Mi sollevai lentamente cercando di non svegliarlo, non potevo credere a ciò che avevo fatto…Era giorno, Carlo doveva essere fuori di testa oramai …ed il mio comportamento? Non mi ero mai comportata in quel modo! Avevo chiesto ad un uomo di baciarmi, un uomo incontrato poco prima e ci sarei pure andata a letto se lui non si fosse fermato.  Ma lui si era fermato … Mi vergognavo sempre di più! La notte, le note dalla chitarra, quella suite dai toni rossi, avevano trasformato tutto, solo adesso mi rendevo conto di non aver sognato. Mi ero spinta oltre, avevo fatto ciò che desideravo, molta gente avrebbe detto che mi ero comportata da troia… Ed in quel momento anche io lo stavo pensando di me stessa.  Ma in parte ero giustificata, osservai l’uomo che dormiva sul letto, aveva una magia in se, una magia che mi aveva stregata. Johnny non era solo bello, ne avevo conosciuti di bei ragazzi ma nessuno mi aveva mai minimamente smossa, nessuno mi aveva mai portata a comportarmi in quel modo,in lui c’era di più, c’era fascino, un fascino che non veniva dal suo aspetto ne tantomeno dalla sua fama, ciò che lo rendeva così irresistibile era la sua capacità di guardare oltre, oltre le apparenze, oltre le parole, oltre le maschere: lui aveva visto me ed era per questo motivo che ero stata incapace di resistergli, per questo motivo avevo desiderato lui ed i suoi baci. Johnny sapeva che c’era una parte selvaggia che reprimevo, sapeva che stavo fingendo “…non ti lasci andare a te stessa…” così aveva detto. Aveva dannatamente ragione. Per una volta qualcuno si era reso conto che non ero semplicemente una ragazzina per bene. Mi ero sentita scoperta e proprio per questo avevo deciso di smettere di nascondermi, finendo per essere sfacciata ed insicura allo stesso tempo. Adesso, alla luce del giorno, non avevo il coraggio perseverare con quel comportamento, dovevo scappare prima che si svegliasse. Si ma come? Non avevo abiti e non sapevo dove andare. Non potevo indossare l’abito della sera prima e sperare di andare in giro inosservata per Venezia… Che situazione! Girai un po’ per la stanza, cercando di non fare rumore. C’erano dei jeans ma erano da uomo…i suoi jeans. Niente da fare erano troppo grandi. Guardai l’orologio, le nove. Avevo dormito poco.
Adesso era mio dovere chiamare Carlo e dirgli che stavo bene, indipendentemente dalla lite che avevamo avuto, indipendentemente dal fatto che ero finalmente certa di non amarlo e avrei dovuto canfessarglielo il prima possibile. Andai nella stanza accanto ed afferrai la cornetta composi il numero. Squillava.
<< Pronto?>>
<< Carlo sono io…>> Silenzio. Allontanai un po’ la cornetta dall’orecchio, ero certa che si sarebbe messo ad urlare, invece: << Bea? Ma stai bene? Dove sei?>>
<< Si…sto bene.>>
<< Ma dove hai dormito? Il mio dannato cellulare si è rotto… o meglio si è rotto quando l’ho sbattuto contro un muro…>> Ecco perché era spento. Lui non lo spegneva mai.
<< L’hai sbattuto contro un muro?>>
<< Si…senti a proposito, credo di aver avuto una reazione esagerata ieri… Ma ne parliamo faccia a faccia. Dimmi dove sei, hai preso una stanza da qualche parte?>> Ecco perché era così calmo, non immaginava certo che io fossi rimasta a dormire nella suite di Johnny. Aveva dato per scontato che dopo il suo comportamento io avessi preferito pagare una stanza in qualche hotel, piuttosto che vederlo. Che potevo dire ora? Forse una mezza verità era la miglior cosa.
<< Ehmm si mi trovo…mi trovo… >> Cavolo ma dove mi trovavo? Afferrai il un posacenere che stava accanto il telefono, lo capovolsi, sotto era riportato il nome dell’hotel, glielo dissi.
<< Ma è  costosissimo! Come hai pagato?>>
<< Senti Carlo non ti arrabbiare, ma ieri le miei cose sono rimaste al cinema…in una sala. Ti ho già spiegato che ho dovuto cambiare i miei vestiti no? Comunque dato che il tuo cellulare era spento e non riuscivo a rintracciarti e non mi ricordavo dove abita Alfonso…beh Johnny ha prenotato una stanza per me in quest’hotel.>> Attimi interminabili di silenzio e poi nuovamente una reazione inaspettata << Beh almeno ha avuto la decenza di non lasciarti per strada. Ma lo sai che sei su mille siti internet ed anche in qualche programma tv?>>
<< Cosa??>>
<< Senti Bea, sei stata un’ingenua. Ora vengo a prenderti e ti spiego tutto. Fatti trovare giù.>> Riattaccò. Rimasi un attimo a pensare alla sua ultima frase…ero nei programmi tv? Ero stata un’ingenua? Dovevo vederci chiaro il prima possibile .
Decisi di andare in bagno ed indossare di nuovo l’abito da sera dato che non avevo altra scelta. Sopra l’abito misi la camicia di Johnny per coprire quell’enorme scollatura che alla luce del giorno sembrava fin troppo esagerata.  Ero ridicola e non passavo di certo inosservata, ma almeno ero vestita. Sbirciai ancora una volta nella camera da letto. Lui stava ancora dormendo. Scappai via come una ladra.
Carlo fu da me dieci minuti dopo. Si era fatto prestare la macchina da Alfonso. In un primo momento non lo riconobbi, poi mi diressi verso di lui in tutta fretta e salii a bordo velocemente.
<< Ma come sei conciata?>>
<< Devo spiegartelo di nuovo?>>
<< No, non spiegarmi nulla che è meglio…>>al telefono mi era sembrato calmo, ma ora che lo vedevo in faccia mi rendevo conto che la mia impressione era stata sbagliata.
<< Senti…ieri una cosa ha tirato l’altra…prima ero in fila per entrare un attimo dopo stavo litigando col buttafuori e quello dopo ancora avevo addosso questo vestito…io non volevo certo piantarti in asso.>>
<< Ma non ti è sembrato strano che un famoso attore si sia preso la briga ti aiutare te e di darti addirittura un vestito?>>
<< Beh…mi è sembrato un colpo di fortuna… Ma insomma Carlo, vieni al punto e spiegami tutto.>>
<< I siti internet ti dipingono come una rovina famiglie, le trasmissioni tv si chiedono da dove tu sia spuntata. C’è la tua foto dappertutto, quello che non c’è è il tuo nome, ma sono sicuro che ci vorrà poco perché i giornalisti scoprano pure quello. Fatto sta che tutti sul pianeta sono convinti che tu sia la nuova fiamma di quell’attore. Nel caso che tu non lo sappia lui ha due figli ed una compagna. A quanto pare lui e lei non compaiono insieme da tempo e tutti si chiedevano quale fosse il motivo. Adesso hanno trovato il motivo: tu. >>
<< Ma sono impazziti Comunque non dobbiamo preoccuparci, queste notizie sono appena uscite ma vedrai che appena lui lo verrà a sapere, smentirà tutto.>> Carlò mi guardava basito.
<< Ma sei davvero così ingenua? Sai cosa credo io? Credo che lui l’abbia fatto apposta, credo che gli servisse della pubblicità e credo pure che non smentirà un bel niente.>>
<< Ma perché pensi questo?>>
<< Perché?! Che bisogno c’era di uscire sul tappeto rosso insieme a lui alla fine de film? Se vi foste salutati dopo la proiezione e tu fossi uscita da dove eri entrata sarebbe finita lì , nessuno vi avrebbe fotografati. Scommetto che è stato lui a chiederti di accompagnarlo nell’uscita. E’ vero o no?>> Annuii cercando di trovare un nesso, un senso a tutto quello che Carlo ipotizzava.
<< Ma non capisco che utilità possa aver avuto per lui…>>
<< Questo lo sa solo lui Bea. Fatto sta che è  un attore e sa benissimo che dal momento in cui si fa vedere  insieme ad una sconosciuta, i media non faranno altro che parlarne. Non lo so, forse lo ha fatto per pubblicità. Il punto è che ora tutti si faranno i fatti tuoi, ha preso una ragazza sconosciuta e l’ha messa sotto i riflettori, quando alla fine verrà fuori il suo “atto caritatevole”, ovvero che è stato così gentile da regalarti addirittura una abito perché tu potessi assistere alla prima, quando verrà fuori e se verrà fuori, lui ne uscirà comunque pulito. Per il momento è sicuro che tutti ne stanno parlando  e ne parleranno per un bel po’.>>
<< E’ assurdo pensare che lo abbia fatto apposta Carlo… Non poteva pianificare una cosa del genere!>>
<< Non dico che l’ha pianificata, ma di sicuro ha colto la palla al balzo.>>
<< Sono certa che quanto prima darà spiegazione di tutto e nessuno penserà più a me. Ora è fondamentale che io mi tolga questo vestito altrimenti chiunque mi riconoscerà … Ma prima dovremmo passare dal teatro, il mio cellulare ed i miei documenti sono la.>>
Carlo scuoteva la testa irritato. Una gran confusione si era creata nella mia mente. Non riuscivo a capire che motivo poteva avere Johnny Depp di farsi pubblicità in quel modo, era uno degli attori più richiesti di hollywood, aveva innumerevoli fan, i giornalisti lo perseguitavano. No, ero certa che lui avrebbe spiegato come erano andate le cose, ero certa che non lo aveva fatto apposta. L’unico punto interrogativo restava il tappeto rosso, in quel caso la cosa risultava strana, non potevo negarlo. E infine: chi era la proprietaria dell’abito che indossavo? Per la prima volta nella mia vita avrei letto i siti di gossip.

Carlo recuperò le mie cose e tornò in macchina, poco dopo fummo a casa di Alfonso. L’uomo mi fece più o meno le stesse domande di Carlo, ma al contrario del nipote, accolse le mie risposte in modo divertito
<< Proprio una bella avventura Beatrice cara, una di quelle che è bello raccontare! Suvvia, ora ti lascio libera, vorrai lavarti, vestirti, fa come fossi  casa tua.>>
 Cercai di essere pronta nel più breve tempo possibile, dovevo trovare un internet-point . Fu stranissimo vedere me stessa su dei siti di gossip, mi fece quasi sentire male. La mia faccia era spiattellata ovunque. Le foto che circolavano non erano molte, cinque in totale, tre mentre percorrevo il tappeto e due mentre salivo in macchina, seguiva poi la foto di Johnny che saliva nella stessa auto ed i commenti: “La misteriosa ragazza non ha fatto l’ingresso in sala insieme all’attore, ma come dimostrano le foto i due sono andati via insieme alla fine della proiezione.”  Lessi le cose più assurde nei vari siti:
“ Da tempo la relazione tra Vanessa Paradis e Johnny Depp era agli sgoccioli, fin ora nessuno dei due aveva rilasciato dichiarazioni in proposito. A mettere in chiaro tutto è stato alla fine il bell’attore, che ha deciso di presentarsi alla prima di Hugò Cabret accompagnato dalla sua nuova fiamma. La giovanissima accompagnatrice ha mostrato un abbondante decolletè messo in evidenza da un bellissimo abito Valentino. A quanto pare il caro Johnny ne aveva abbastanza di donne piatte e filiformi… tutta la nostra comprensione Johnny, anche l’occhio vuole la sua parte!”
Più andavo avanti a leggere più gli articoli diventavano surreali :
“ Fonti anonime rivelano che la misteriosa ragazza altro non è che la baby sitter di Jack e Lily,i figli dell’attore. Risulta chiaro che la cara Vanessa avrebbe fatto meglio a mettersi in casa una tata vecchio stile, dato che l’ambiziosa bambinaia ha finito per fregarle il marito.”
Più andavo avanti più gli articoli diventavano assurdi e di pura fantasia.
“A quanto pare il motivo della fine della relazione tra Johnny Depp e Vanessa Paradis sarebbe questa ragazzina sconosciuta, che poi tanto sconosciuta non è. A quanto pare la suddetta ragazza ha conosciuto Depp sul set di The Rum Diary dove ha lavorato come truccatrice. Un anonimo ha rivelato che durante le riprese Depp si sia fatto rifare il trucco un po’ troppo spesso, adesso il perché è chiaro.”
Infine il più assurdo di tutti:
“Vanessa Paradis  era molto addolorata, ha confidato ad un amico che la giovane ragazza apparsa ieri accanto all’attore Johnny Depp, è stata la causa della loro rottura. Pare che la bionda meretrice abbia tampinato Depp per molto tempo riuscendo alla fine ad ottenere ciò che voleva. Vanessa ha anche subito delle minacce da parte della stessa, minacce che sono durate diversi mesi. Come può Johnny essersi fatto abbindolare da questa strega rovina famiglie? Per quanto ci riguarda le auguriamo il peggio.”
 La versione della bambinaia e quella della pazza strega erano le più diffuse. Ma chi diavolo erano questi anonimi che dichiaravano tutte quelle cose? Ero basita.
<< Carlo ma queste cose sono assurde!>>
<< Lo so Bea, ma per chi non sa chi tu sia sono vere…>>
Passai la giornata col terrore che qualcuno potesse riconoscermi. In più mi sentivo in colpa nei confronti di Carlo, lo avevo tradito con un uomo che a quanto pare mi aveva usata. Dovevo parlargli, dirgli che era finita ma con tutto il casino che era successo, quello non era certo il momento migliore per farlo e poi lui era già abbastanza arrabbiato… Il giorno dopo fu un sollievo andare via da Venezia.
Una volta arrivata in paese però mi resi conto che molta gente seguiva il gossip, mi avevano riconosciuta. Mia madre e mio padre erano arrabbiati neri. Naturalmente tutti sapevano che non ero ne la bambinaia ne la truccatrice ne tanto meno la persecutrice di Johnny Depp  ma cercavano lo stesso una spiegazione. Io dissi la verità, ovviamente mentendo sul dopo serata. In paese le acque si calmarono e tutti cominciarono chiedermi com’era lui dal vivo, di cosa avevamo parlato ecc ecc… Io aspettavo impaziente che Johnny smentisse quelle voci, ma niente. A quattro giorni dall’accaduto il mio nome uscì fuori, sapevo che prima o poi sarebbe successo, era stata la solita fonte anonima a rivelarlo ma questa volta avevano detto la verità. Così gli articoli cambiarono, le ipotesi divennero sempre più astratte, per alcuni ero una fan che aveva vinto un premio, per altri restavo una maniaca che aveva perseguitato l’attore fino a conquistarlo. Il quinto giorno lessi una dichiarazione di Johnny, o almeno il sito la riportava come tale.
“ Chi è quella ragazza? Pensavo aveste già detto tutto voi! E’ la mia truccatrice, è la baby sitter dei miei figli, è una fan fortunata, una pazza psicopatica…Dopo aver letto tante spiegazioni sono davvero in dubbio…non so se dirvi la verità o meno, ho paura che la verità risulterebbe fin troppo banale!”
Tutto qui? Dopo tanto casino lui ironizzava lasciando ogni cosa nel dubbio?  Non riuscivo a crederci! Allora aveva ragione Carlo, era solo pubblicità che cercava! Praticamente aveva incoraggiato i giornalisti a continuare con le ipotesi. Che situazione assurda! Il settimo giorno sull’ennesimo sito lessi l’articolo più assurdo di tutti:
“Marika (così la chiameremo, perché la donna non ha permesso di soggiorno e dunque non vuole rivelare la propria identità) è una Rom,ha quarant’anni, è arrivata in italia che ne aveva quattordici, a sedici anni ha messo al mondo Beatrice Fiore. Chi è Beatrice Fiore? Ricordate la misteriosa ragazza che era stata vista insieme all’attore americano Johnny Depp? Lei è Beatrice Fiore. Marika ha visto la ragazza in tv, dice di aver riconosciuto l’ambulatorio in cui lavora il padre di Beatrice, Renato. Una notte di 24 anni fa la donna ha partorito in quell’ambulatorio ed ha ceduto la bambina al medico dopo che questi l’ha minacciata di farla estradare. Così ha dovuto tacere e vendere sua figlia in cambio del silenzio dell’uomo. ”
Mi alzai da davanti il pc, oramai ci ridevo sopra aspettando che i giornalisti trovassero qualcun altro da importunare. Andai in salotto, mio padre guardava la tv.
<< Papà vuoi sapere l’ultima?>>
<< Sentiamo. Cosa si sono inventati questa volta, che sei un’attrice pure tu?>>
<< Oh no, quella non sarebbe un’ipotesi abbastanza assurda!  Senti questa: a quanto pare tu mi hai “comprata” ventiquattro anni fa, da una ragazza rom che è venuta a partorire nel tuo ambulatorio!>> Scoppiai a ridere, mio padre impallidì.
<< Ehy papà…ma hai capito quello che ho detto?>> Si alzò di scatto dalla poltrona << Ma come si permettono di inventare simili fesserie? Ora ne ho abbastanza! Io querelo tutti! Querelo tutti!>>
<< Ma dai… stai calmo. E’ solo l’ennesima stupidaggine…>> Lui mi fissò un attimo e poi disse << Ma certo che lo è! Tu comunque dovresti smetterla di guardare tutti quei siti…>>
 Quel giorno non mi ero resa conto che la reazione di mio padre aveva della motivazioni sotto. Fu solo la settimana successiva che mi trovai di fronte un’amara realtà. La donna rom era andata ad una trasmissione televisiva comparendo di spalle e con la voce camuffata, aveva cominciato a descrivere l’ambulatorio, mio padre e poi me:
<<…la bambina aveva un neo rosso fragola sul fianco sinistro. Io ho lo stesso neo…>>
Come poteva una sconosciuta sapere di quel neo? Ce l’avevo davvero, era piccolo e rotondo, e dato il punto in cui era situato era difficile che qualcuno se ne accorgesse, perfino quando andavo a mare rimaneva coperto dal costume. Cominciai a  riflettere. Mia madre mi aveva detto che ero nata in casa e perciò non c’erano foto dell’ospedale. Il mio gruppo sanguigno era AB positivo. Mia madre era B positivo, mio padre era AB positivo… Fin qui tutto quadrava. Già tutto quadrava finchè non decisi di prendere il portafoglio di mio padre, mentre lui era in bagno, per sbirciarci dentro. C’era la sua carta d’identità, il suo codice fiscale, una copia del mio e di quello di mia madre, diverse carte di credito e la tessera sanitaria. Ma cosa speravo di trovare lì? Tutte quelle voci folli stavano facendo impazzire anche me. Decisi di riporre di nuovo tutto dentro prima che lui se ne accorgesse. E di nuovo: carta d’identità…codice fiscale…tessera sanitaria… Tessera sanitaria? La guardai bene non credevo ai miei occhi. Gruppo sanguigno: Zero. Zero? Non poteva essere! Se mio padre era zero e mia madre era B come potevo io essere AB positivo? Era impossibile.
 Vi ricordate che all’inizio avevo definito la mia vita noiosa? Beh da questo momento non lo sarebbe più stata.
 Gli articoli e le dichiarazioni fatte dalla donna rom avevano suscitato molti scandali, mio padre era un medico e alla fine era partita un’inchiesta, come purtroppo temevo la donna aveva detto la verità. Da quel momento smisi di essere la figlia perfetta di genitori perfetti e mio padre divenne un delinquente. Aveva fatto una cosa illegale e la sua reputazione di medico ne uscì distrutta. Nonostante la scoperta di quell’amara verità volevo bene a mio padre e non sopportavo tutto ciò che stava accadendo.
Ero arrabbiata: arrabbiata con i miei genitori per quelle bugie, arrabbiata con la mia vera madre per avermi venduta, arrabbiata con me stessa perché ora più che mai non sapevo chi ero, arrabbiata con Johnny perché era per colpa sua se tutta quella storia era venuta fuori.

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Capitolo 5
*** IV. Venti lettere ***


IV. Venti lettere

Avevo scoperto di essere stata ingannata tutta la vita da coloro dei quali mi fidavo di più al mondo. Razionalmente mi rendevo conto che lo avevano fatto per paura e per affetto, inconsciamente provavo rancore. La cosa che più mi angosciava era pensare a mio padre come ad un criminale. Secondo quanto era stato detto lui aveva minacciato la mia madre naturale. Era una cosa terribile, non credevo fosse vera eppure il dubbio mi stava uccidendo.
Improvvisamente mi rendevo conto di cose alle quali non avevo mai fatto caso: il mio carattere opposto a quello dei miei genitori, così razionale mio padre, così pacata mia madre ed io che non facevo altro che sognare di paesi lontani e reprimere la voglia di fuggire,la mia continua irrequietezza e insoddisfazione, avevo sangue zingaro nelle vene. E poi i tratti somatici ed i colori così diversi; mia madre mora con gli occhi scuri, mio padre altrettanto, io bionda con gli occhi verdi.
Per un mese non feci altro che avere incubi. Sognavo di correre in cerchio in una grande stanza, cercavo  un via d’uscita ma non  la trovavo, tutt’intorno c’erano delle donne di spalle, una di loro era mia madre ma non voleva rivelarsi ed io correvo e correvo. Poi le donne sparivano ed al posto loro innumerevoli specchi, vedevo il mio riflesso ed a quel punto il terrore mi invadeva poiché non riuscivo più a riconoscere il mio viso. A questo punto mi svegliavo in un bagno di sudore.
A casa la tensione si tagliava a fette eppure i miei si rifiutavano di toccare l’argomento. Soltanto subito dopo la scoperta del tutto mia madre aveva pianto abbracciandomi, dicendo che per lei io ero sempre stata sua, la sua bambina… l’avevo perdonata. Avevo perdonato anche mio padre, eppure non riuscivo a smettere di avere incubi, non riuscivo a non pormi mille domande. Sapevo che la soluzione era incontrare quella donna …volevo semplicemente guardarla negli occhi per vedere se erano uguali ai miei e chiederle: Anche tu hai sempre avuto voglia di fuggire?
Avevo provato a telefonare ai programmi tv che l’avevano ospitata in incognito, ma niente non avevano scucito una sola informazione. Non sapevo nemmeno dove si trovava di preciso. Avevo ipotizzato Roma, ma non potevo esserne certa.
Ah! Mi stavo quasi dimenticando di Carlo. Non era stato necessario che io lo lasciassi perché quando la verità sulla mia provenienza era venuta fuori, improvvisamente ed inspiegabilmente era stato lui a mollarmi… Cosa aveva detto?
“Bea tu sai che ti voglio bene e che te ne vorrò sempre…ma ti stanno accadendo così tante cose. La tua vita sta cambiando. Io non so se voglio rimanere a vedere cosa accadrà…”
Dopo cinque anni non avrebbe potuto lasciarmi in modo più assurdo. Avrei di gran lunga preferito che dicesse : non voglio stare con una zingara. Sarebbe stato più sincero e di certo più soddisfacente.Ad ogni modo, mi aveva tolto dall’impiccio di spiegare che non lo amavo più da tempo e mi aveva anche tolto diversi sensi di colpa per averlo tradito quella notte di quasi due mesi prima con Johnny.
Già, a proposito di Johnny, certamente se ne era tornato nella sua villa a Los Angeles e non aveva la minima idea di cosa una sola sera con lui su di un tappeto aveva comportato per la mia intera esistenza… Non era giusto. Pensai che volevo trovare la mia vera madre, avevo bisogno di un aiuto, forse se quell’aiuto fosse arrivato da un famoso attore quelle stupide reti televisive si sarebbero sbottonate. Già ma come si fa a contattare un attore che viaggia continuamente, vive dall’altra parte del mondo e non dà certo in giro i suoi recapiti? Cercai su internet, finii su vari blog di fan che avevano provato a contattarlo, c’erano una miriade di indirizzi diversi ed ovviamente nessuno sapeva quale fosse quello vero. Decisi di provarli tutti. Erano una ventina sparsi in giro per il mondo. Scrissi una lettera che stampai in varie copie per inviarla a tutti quei recapiti, poi mi resi conto di una cosa: se anche uno di quegli indirizzi fosse stato corretto, quante possibilità c’erano che Johnny aprisse la busta e leggesse la lettera? Pochissime dal momento che di sicuro di lettere ne riceveva centinaia e certamente doveva esserci qualche domestica che le buttava nel cassonetto così come arrivavano. Questo era un bel problema … Come evitare che la mia lettera passasse inosservata? Forse se fosse stato un pacco la domestica non lo avrebbe buttato e Johnny lo avrebbe aperto… Già ma non bastava… Serviva qualcosa che attirasse la sua attenzione. Mi venne un’idea, un po’ stupida, un po’ folle, ma poteva funzionare. Avevo ancora la sua camicia a quadri, ne strappai via una manica e ne feci varie strisce, con quelle strisce realizzai dei fiocchi che fissai bene su ogni pacco con diversi punti di spillatrice per accertarmi che non venissero via. La mia speranza era che riconoscesse l’indumento in quel brandello di stoffa e si ricordasse di me. Infine come mittente in ogni pacco scrissi: Beatrice ovvero la ragazza di Dante. La lettera che misi all’interno di ognuno di essi diceva questo:
Hai detto che non mi avresti dimenticata, quindi confido che questo pacco ti abbia fatto capire chi sono. Quando sono andata alla prima di Hugo Cabret non avevo idea che la mia esistenza ne sarebbe stata sconvolta. A causa tua, la mia faccia è finita dappertutto ed i paparazzi hanno cominciato ad indagare sulla mia vita, e sai cosa ne è venuto fuori? E’ venuto fuori che sono stata adottata illegalmente. Ora mio padre sta passando dei grossi guai ed io non posso più dire che la mia vita è noiosa poiché è diventata un vero incubo. Spero che capirai se non ti ringrazio per questo.
Ti scrivo perché non so a chi chiedere aiuto, ho intenzione di incontrare la mia vera madre, ma per  una signorina nessuno come me non è affatto facile scoprirne l’identità, sono certa invece che tu potresti ricavare molte più informazioni senza il minimo sforzo.
Mi hai messo tu nei pasticci Johnny, ora aiutami a trovare mia madre.

Alla fine avevo aggiunto il mio indirizzo e numero di telefono, dopodiché avevo spedito quegli strani pacchi in giro per il mondo. Una settimana dopo nessuna novità, alla fine della seconda settimana stavo cominciando a perdere le speranze, poi arrivò una lettera con posta prioritaria. La aprii e all’interno trovai un biglietto aereo e poche parole:
Ciao ragazzina. Sarò a Londra per lavoro fra due giorni e non potrò allontanarmi da lì per un pò, perciò devo chiederti di raggiungermi così mi spiegherai tutto ed io cercherò di riparare ai guai che a quanto pare ti ho causato.
Johnny

Oltre al biglietto aereo c’era un foglio con la prenotazione di un Hotel, quindi avrei dovuto prendere il volo ed andare a quell’hotel appena arrivata. Il volo era per il giorno dopo.
<< Ma certo Johnny… ed ora ti aspetti che io prepari armi e bagagli e parta domattina?>> Con una certa irritazione lo feci. Non fu facile spiegare ai miei quella partenza improvvisa ma me ne uscii con qualcosa di credibile:
<< Ho trovato questo volo per domani…ho bisogno di allontanarmi per qualche giorno da tutto questo caos...>> Mi credettero , in fondo era una mezza verità. Non sapevo quanto sarei rimasta la poichè il volo era di sola andata, preparai una piccola valigia con una paio di cambi.
Così a mezzogiorno di una domenica di luglio atterrai a Londra. Mi aspettavo un clima più freddo invece mi invase una terribile afa. Presi la metro ed arrivai vicino la zona del’hotel. Chiesi indicazioni e scoprii che i Londinesi non erano molto propensi in tal senso, ad ogni modo riuscii a trovare l’hotel. Un edificio enorme con una hall gigantesca. Arrivai davanti il bancone della reception e porsi il foglio ad una signorina dall’aria zittita, quella chiese il mio nome ed un documento, poi mi diede la chiave di una stanza. Un tizio con un buffo cappello in testa ed una divisa prese la mia valigia e mi accompagnò. Era una situazione buffa, camminavo dietro questo ragazzo che continuava a dire “Prego Miss” con aria tutta impettita, alla fine giunsi alla mia stanza ed andò via. Aprii la porta, dentro era un tripudio di colori, i muri arancio, la parete dietro la testata del letto blu, coperte ocra, mobili chiari. Mi buttai  sul letto sfinita dal viaggio e mi accorsi di un foglio poggiato sul comodino, lo presi era piegato a metà, lo aprii:
Sarò in hotel questa sera, mi farò vivo io.
Ps: Questi colori ti piacciono? Ho chiesto espressamente una stanza che non sembrasse quella di un vampiro.
Ma si ricordava proprio tutto di quella sera? Assurdo! Pensai che sarebbe stato imbarazzante rivederlo, ma ero troppo arrabbiata perché questo mi fermasse. Dopotutto erano stati solo baci, i baci migliori che avessi mai ricevuto certo, ma avrei fatto comunque finta di niente, il mio unico obiettivo era trovare mia madre parlarle almeno una volta e mettere pace nel mio cuore. Mi diressi verso il bagno, ebbi la piacevole sorpresa di trovarvi una vasca idromassaggio, mi immersi e ci rimasi un’ora. Ne uscii serena e rilassata, mi rivestii e decisi di ordinare il servizio in camera a spese del caro  Depp. Dopotutto a causa sua avevo letto un’infinità di siti di gossip ed avevo scoperto che possedeva addirittura un’isola,  pagarmi una cena non lo avrebbe certo rovinato. Ero arrabbiata con lui e provavo una certa soddisfazione ad addebitare cose sul suo conto. Finii la cena ed una cameriere passò a portar via tutto ma di Johnny nemmeno l’ombra. Mi ero appisolata quando sentii bussare, guardai l’orologio, le ventidue e cinquanta…
Mi alzai ed andai ad aprire. Era lui. Maledissi me stessa quando sentii lo stomaco capovolgersi alla sua sola vista. Ma perché mi faceva quell’effetto? Mi guardò con un sorriso e dopo un attimo di silenzio esordì:
<< Sei scappata via come una ladra, senza salutare, mi hai rubato la camicia e me la hai restituita a brandelli appiccicata su dei pacchi! Ti sembra un comportamento normale questo?>> Il suo tono era scherzoso.
<< Quindi hai ricevuto più di un pacco?>>
<< Ne ho ricevuti cinque. Creativa l’idea del fiocco, sei riuscita a non finire tra la spazzatura.>>
<< Oh… chissà di chi erano gli altri quindici indirizzi…>> Johnny era la davanti a me e mi osservava con aria interrogativa e divertita. Ed io a cosa pensavo? Agli indirizzi. L’ennesima dimostrazione che quell’uomo mandava in tilt il mio cervello.
<< Ehy ragazzina non è questo il punto! Il punto è che sei scappata via con la mia camicia, era una delle mie preferite lo sai?>>
<< Me ne duole caro signor Depp, perché quella camicia è oramai defunta!>> Lui entrò e si chiuse la porta alle spalle. Osservò la stanza e poi me.
<< Allora questi colori ti vanno bene o no?>>
<< I colori della stanza vanno bene, ma comincio a domandarmi se mi chiederai mai il motivo della mia presenza qui o se continuerai a fare battute.>>
<< Mmhhh…io avevo intenzione di continuare con le battute per un’oretta o due…>> lo guardai storto << Ok, ok…ho l’impressione che sarà un  discorso abbastanza lungo. Ti dispiace se mi siedo?>> Gli indicai la poltrona ed io mi misi sedere sul bordo del letto, era meglio stare il più lontana possibile. Lui continuava a fissarmi con un’aria divertita.
<< Si può sapere  perché hai quel sorrisetto stampato in faccia Johnny? Guarda che se ho preso un volo e sono venuta fin qui è per una questione seria… e se ti vedo così divertito non riesco a parlarne.>>
<< Ti sei resa conto che è da cinque minuti che ti stai torturando le mani? Sei nel più totale imbarazzo ragazzina, io stavo solo cercando di rompere il ghiaccio, ma se  vuoi divento serio in un attimo.>>
<< E’ vero sono imbarazzata. Ma sono soprattutto irritata, perché da quando ti ho incontrato quella maledetta sera, la mia vita è diventata surreale! Avevo già abbastanza dubbi su me stessa e non mi serviva proprio di essere sfruttata da un attore e dalle sue…manovre pubblicitarie! Quindi Johnny fammi un favore smettila di fingere e di scherzare!>> Avevo alzato un po’ i toni, mi faceva rabbia vederlo la seduto tutto tranquillo come se niente fosse accaduto. In effetti  per lui non era accaduto nulla dato che non era la sua vita ad essere stata messa sottosopra e rivoltata come un calzino.
 Sgranò gli occhi incredulo << Come, come? Manovre pubblicitarie? Quali manovre pubblicitarie?>> No, potevo sopportare tutto, ma non che se ne stesse la a fingersi inconsapevole. Se c’era una qualità che non avevo mai posseduto era la calma, così esplosi :
<< Oh per favore, non fare il finto tonto!! Forse per te è stato un gioco ma non per me! Io non sono abituata a vedere la mia faccia dappertutto e non sono abituata a subire le cattiverie dei media e del gossip! Prima d’ora non sapevo nemmeno cosa fosse di preciso il gossip! Da un giorno a l’altro per il mondo intero sono diventata una rovina famiglie, una pazza psicopatica, una ragazzina arrivista che si fa spupazzare dal grande divo! Magari…magari quello che è accaduto quella sera, può averti portato pensare che per me fosse un onore…beh sappi che non è stato affatto un onore  essere scambiata per il tuo nuovo passatempo!!  E per inciso quella sera non ero in me, se ci ripenso non riconosco me stessa!>> Questa volta smise di ridere ed il suo sguardo si fece duro.
<< Non essere ipocrita Beatrice… io credo che invece tu sia stata pienamente te stessa e lo sai anche tu che è così!  Ti fa sentire meglio buttare merda su tutto? Fa pure. Di pure quello che ti pare, ma entrambi sappiamo che hai solo fatto ciò che volevi. E per questo che non ti riconosci? Perché sei troppo abituata a seguire le regole e non riesci mai ad agire come vorresti? Potrei andare avanti ed aggiungere molto altro a questo discorso  ma finirei per essere…poco gentile! Però fammi un favore, se non vuoi che perda la pazienza non azzardarti mai più  a dire che  faccio il finto tonto e non provare più a fare certe insinuazioni su di me. Davvero credi che abbia bisogno di questo genere di pubblicità?>>
<< E allora perché non hai negato tutto nella tua intervista? Perché non hai detto quello che era accaduto realmente? No! Hai lasciato che continuassero a ricamarci sopra.>>
<< Di quale intervista parli? Ho rilasciato una sola intervista  in America  qualche giorno dopo e non è vero che non ho smentito, non mi è sembrato necessario fornire informazioni sull’abito e tutto il resto, ci avrebbero  tirato fuori una storia infinita, così mi sono limitato a dire che non ci eravamo mai visti e che ti avevo incontrata in sala, alla prima,come in effetti è stato, ho detto che eri una studentessa che stava facendo una tesi su Melies e che eri venuta via con me perché volevi chiedere delle informazioni allo sceneggiatore del film.  Una mezza verità per evitare malintesi.>>
<< Io ho letto qualcosa di totalmente diverso… Questa cosa non stava scritta da nessuna parte.>>
<< In Italia forse. Per quanto mi riguarda, dopo questa spiegazione nessuno ha più chiesto nulla. Certo qualche altra insinuazione c’è stata, ma questo mondo funziona così, non ci si può fare nulla, solo aspettare che e voci tacciano e dire il meno possibile per fare in modo che le proprie parole non vengano manipolate.>>
<< Perché mi hai chiesto di uscire con te sul tappeto rosso allora? Sapevi che mi avrebbero fotografata. Tu conosci questo mondo, al contrario di me, non hai previsto che sarebbe successo un casino?>>
<< Ti ho chiesto di venire con me perché mi hai incuriosito e volevo chiacchierare un po’ dopo il film. Sottolineo che volevo solo chiacchierare e se adesso la tua machiavellica testolina  sta pensando che avevo pianificato di portarti in hotel, sappi che non è così e a prova di ciò ti pregherei di riflettere sul fatto che non sono stato io farti bere e tantomeno sono stato io a dimenticare documenti, vestiti e indirizzo. Se la mia fosse una mente maliziosa potrei arrivare a dire che sei stata tu a pianificare tutto, ma si da il caso che credo nella casualità degli eventi. Per quanto riguarda il tappeto rosso… ok , lo ammetto, ho fatto un errore, ma solo perchè non mi sembrava molto gentile chiederti di uscire dall’altro lato per farti salire in macchina di nascosto in un vicolo.   Poi solitamente i giornalisti stanno la solo all’arrivo dei vip, ma quella sera ne era rimasto qualcuno… Ti sembrerà incredibile ma non ho pensato che potesse succedere un tale casino. Non ho la sfera di cristallo.>> Improvvisamente mi resi conto della mia enorme gaffe, era logico quello che stava dicendo, io mi ero fatta convincere da Carlo e con tutto quello che era accaduto dopo non avevo ben riflettuto sul corso degli eventi. << Bene adesso dimmi Beatrice sei venuta qui solo per parlare di questo e per sfogare la tua rabbia  addosso a me o davvero hai bisogno del mio aiuto?>> Mi fissò in silenzio. Avevo fatto la figura della pazza stupida ed isterica, dovevo scusarmi.
<< Ammetto di essere saltata a conclusioni affrettate…ma credimi quando ti dico che mi sono piovute addosso una  marea di insinuazioni e storie senza senso…all’inizio ho pensato che  sarebbe finita appena tu avessi spiegato tutto,  e quando non è arrivato nessun chiarimento, ma solo altra confusione, me la sono presa con te. Solo ora capisco che  evidentemente hanno preferito sorvolare sulle tue dichiarazioni ed inventare di sana pianta anche quelle. Non credevo che il mondo del gossip fosse così selvaggio. Ma come fai a restare così calmo?>>
<< Io non sono calmo, ho solo alle spalle anni di…allenamento. E’ ovvio che mi danno ancora fastidio  ma devo fare finta di nulla se voglio continuare a  fare il lavoro che faccio. Capisco che tu ne sia stata spiazzata ed è proprio perché ti capisco che non mi sono alzato ed andato via cinque minuti fa quando mi hai aggredito verbalmente dandomi  del bugiardo finto tonto. >> Mi lanciò un’occhiata fulminante, io abbassai gli occhi mortificata, lui capì  e disse: << Adesso mettiamo un punto a questo discorso e dimmi il vero motivo per il quale sei qui.>> Gliene fui grata, feci un bel respiro e cominciai a  raccontare:
<< Tutta l’attenzione mediatica ha portato alla luce qualcosa di me che nemmeno io sapevo… Sono  stata adottata e non in modo legale. Forse è più corretto dire che mio padre mi ha comprata. E’ meglio se comincio dall’inizio: ventiquattro anni fa mia madre  ha avuto un aborto al sesto mese in seguito al quale ha riportato danni che l’hanno resa sterile, hanno dovuto rimuoverle l’utero che si era lacerato .E’ caduta in depressione si è chiusa in casa, non si alzava dal letto da più di un mese quando una notte mio padre ha visto arrivare all’ambulatorio una ragazza rom, una ragazzina senza alcun documento arrivata clandestinamente in italia che stava per partorire. Quella notte sono nata io, mio padre l’ha aiutata a partorire. Le procedure per l’adozione sono piuttosto lunghe in italia, possono passare anni. A questo punto le versioni sono due: mio padre dice che la ragazza ha dichiarato di non potersi occupare di me, così lui ha fatto un patto con questa, ha detto che mi avrebbe presa e cresciuta come una figlia se lei avesse mantenuto il segreto. La versione della donna è diversa, lei dice di essere stata minacciata da mio padre, dice che lui ha minacciato di rivelare alle autorità che era una clandestina, perciò per rimanere in italia avrebbe dovuto rinunciare a me e non cercarmi  mai più. Ha detto anche che mio padre le ha dato dei soldi. In paese è stato detto che mia madre aveva partorito in casa, dato che nessuno la vedeva da qualche tempo la cosa fu presa per vera.
Il punto è che adesso io non so più chi sono, non so la verità su me stessa ne su quella su mio padre. Mi rifiuto di credere che lui abbia minacciato la mia madre naturale Non so perché la mia madre naturale ha rilasciato quelle interviste, forse solo per guadagnare dei soldi,ma non mi importa e non mi importa nemmeno che mi abbia abbandonata, vorrei incontrarla lo stesso, non so bene cosa chiederle ma so solo che voglio incontrarla e guardarla negli occhi, magari può sembrare uno stupido capriccio ma so che è l’unico modo per capire qualcosa di me stessa.. Per me i miei genitori sono coloro che mi hanno allevata, questo deve essere chiaro, ma mi sento incompleta da tutta una vita, devo incontrarla Johnny. Il problema è che lei è ancora una clandestina, ha rilasciato quelle interviste senza mostrare il viso e con la voce camuffata, le trasmissioni televisive si rifiutano di darmi informazioni, non so come trovarla. Li ho chiamati centinaia di volte ma non ho ottenuto nulla… Forse se sarai tu a chiedere, le cose potrebbero cambiare.>> Lui mi guardò con una faccia un po’ triste.
<< Credimi non avevo idea di averti causato tutto questo. Capisco che non deve essere facile scoprire una verità del genere. Ma sta tranquilla farò del mio meglio, la troveremo.>>
<< Grazie…>>
<< Ho bisogno che tu mi scriva su un foglio in che trasmissioni è comparsa…tua madre. Io contatterò alcune persone e vedremo di sapere dove  si trova. Ok?>>
<< Ok.>> Lo feci e gli consegnai il foglietto. Lui diede un occhiata veloce.
<< Un’altra cosa. Hai degli impegni o puoi rimanere a Londra?>>
<< Risolvere questa questione è il mio impegno principale adesso.>>
<< Bene, allora rimarrai. Buona notte ragazzina.>>
Avrei voluto dirgli di non chiamarmi ragazzina, ma non potevo perché mi ero appena comportata come tale. Mi accontentai di rispondere con tono ironico:<> Lui si fece una risata ed andò via.


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Capitolo 6
*** V. Aspettando venerdì ***


V. Aspettando Venerdì

Mi svegliai alle dieci del mattino. Dopo un attimo di indecisione decisi di vestirmi e di andare nella hall. Come al solito ero stata una sbadata e non avevo chiesto a Johnny in quale stanza alloggiasse, perciò decisi di chiedere in portineria.
<< Buon giorno, potrei sapere in che stanza alloggia il signor Depp?>> La tizia  digitò il nome sul pc e mi rispose immediatamente << Qui non c’è nessuna stanza a nome del signor Depp, signorina.>>
Ma certo, che scema, sicuramente si era registrato con qualche nome finto, i divi facevano sempre così. Mi avvicinai al bancone e cercai di convincere la donna che mi stava di fronte a rivelarmi il numero della stanza.
<<  Sia io che lei sappiamo che c’è un signor Depp in questo hotel, il problema è che non so con che nome si è registrato…per favore, le assicuro che lui mi conosce, è stato lui a prenotare la mia stanza qua. >>
<<  Mi dispiace signorina, ma come ho già detto non c’è nessun signor Depp.>> Niente da fare quella tipa era glaciale, sembrava quasi un robot. Decisi di uscire ed andare in giro per Londra, non potevo mica rimanere chiusa in camera tutto il giorno aspettando che lui si facesse vivo. La città era meravigliosa, il pomeriggio volò via, quando tornai  c’era un messaggio per me alla reception.

Avrei voluto dirtelo subito,ma a quanto pare hai deciso di sparire. Non sono riuscito ad avere il nome, ne ha lasciati diversi in ogni trasmissione, tutti falsi immagino, in compenso so dove si trova.
Se mi cerchi la mia stanza è la 834, prenotata a nome del signor Stench.

Ebbi quasi un infarto, l’aveva trovata, era passato solo un giorno e l’aveva trovata. Corsi verso l’ascensore, ottavo piano, ovviamente era al piano attico. 831…832…833...eccola! Bussai. Niente. Bussai di nuovo. Non c’era. Stavo andando via ma la porta si aprì.
<< …mi hai svegliato…>> Stava di fronte a me, i capelli scomposti, un pantalone blu da pigiama e niente sopra...tutti i suoi tatuaggi in bella mostra ed una bellezza sconvolgente. I miei ormoni ballavano la deliranza!
<< Mi…mi dispiace. Sono solo le nove, non pensavo dormissi…>>
<< Ho avuto una giornata pesante…>>
<< ok…allora ti lascio in pace…>> "Fuggi Beatrice!" mi diceva il mio cervello.
Sbadigliò. <<  Mhhh…no, oramai mi hai svegliato. Entra su.>> Obbedii ignorando il buonsenso e concentrando il mio sguardo su tutto tranne che su lui. Scopri che anche questa suite era piuttosto lugubre , proprio come quella che aveva scelto a Venezia, ma sta volta non dissi nulla ed andai subito al punto.
<< Johnny sono venuta chiederti di darmi l’indirizzo. Voglio andare il prima possibile, anche domani se trovo un volo…>>  Lui nel frattempo si stava infilando la maglia del pigiama, ringraziai il cielo, non era semlice stare in una stanza con lui mezzo nudo davanti, ne andava della mia salute mentale.
<< No, domani non puoi andare. Dovrai aspettare venerdì.>>
<< Venerdì? Ma mancano tre giorni! Perché devo aspettare venerdì?>>
<< Perché c’è il fine settimana e non ci sono riprese.>>
<<  Stai girando un film?>>
<<  Un film-documentario. Non credo che lo passeranno in Italia.>>
<<  Johnny, ma cosa c’entrano i tuoi giorni liberi con la mia fretta di partire?>>
<<  Io verrò con te.>> Lo disse come se quella fosse stata una cosa ovvia.
<<  Eh? Ma non è necessario … io ti ringrazio di tutto, ti ringrazio di averla trovata, ma adesso posso fare da sola.>>
<<  Senti… tua madre sta in un campo rom  nella periferia di Roma. Questo è tutto ciò che ho scoperto, ma non sono riuscito ad ottenere ne una foto ne un nome certo, ne ha utilizzati diversi. Dobbiamo accertarci che sia lei, finchè la cosa non sarà sicura non mi considererò libero dall’impegno. Potresti anche arrivare la e scoprire che non c’è, o potrebbe accaderti qualcosa, non voglio anche questa responsabilità.>> Aprii bocca per ribattere di nuovo, ma lui mi anticipò
<< Poche storie ragazzina, o io vengo con te o non ti dirò dove si trova di preciso. In fondo sono solo tre giorni di attesa a Londra, fai la turista, visita la città, vedrai che voleranno.>>
Il momento serio era finito, aveva il suo solito sorrisetto stampato in faccia. Non c’era niente da fare, lo osservai da testa a piedi con una punta di irritazione e con una grande dose di attrazione che cercavo di ignorare.
<< Lo sai che questo tuo modo di comandare la gente a bacchetta può risultare irritante?>>. Ecco che facevo di nuovo l'antipatica. Con quell'uomo ero capace di fare solo due cose: 1 farmi odiare 2 farmi baciare...ovviamente il primo punto era quello che si verificava più di frequente. Il secondo punto...beh il secondo punto, oramai era un sogno lontano!
 Fece una smorfia alla Jack Sparrow<< Ma io non comando la gente a bacchetta, lo faccio solo con te!>>
<< Sai che ti dico? Ti dimostrerò la mia maturità lasciando cadere qui la conversazione. E poi è meglio che io vada e ti lasci dormire, oramai hai una certa età, suppongo che tu abbia bisogno molto riposo!>> Lui rise scuotendo la testa << Devi per forza avere sempre l’ultima parola  eh?>>
<< Sempre!>> Dissi chiudendo la porta.

: (  Lo so questo capitolo è un pò breve...ufff ma per ora sono incasinatissima, non ho tempo!!! Comunque la storia è tutta dentro la mia testa (più o meno!) spero di trovare il tempo di scriverla  anche se la vedo ardua accipicchia!!!!! grrrrrrrrrrrrr!!!!!

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Capitolo 7
*** VI. Qualcosa di te ***


VI. Qualcosa di te
Me ne tornai alla mia stanza con mille pensieri per la testa. Johnny era riuscito ad ottenere dei risultati molto prima di quanto pensassi, ero del tutto impreparata , sapevo di voler incontrare mia madre ma adesso che la cosa si stava concretizzando sentivo il panico invadermi. Rimasi sdraiata sul letto a fissare il soffitto per un tempo infinito. Cercai di immaginarla, cercai di pensare a cosa le avrei detto Già... cosa le avrei detto? E lei sarebbe stata disposta ad ascoltarmi? Una paura si fece spazio tra tutti questi pensieri: e se dopo averla incontrata non avessi trovato le risposte che cercavo?Se le risposte fossero state quelle che tanto temevo? L'ansia e la tensione per tutto ciò che mi stava succendendo vennero fuori e mi ritrovai il viso inondato di lacrime.
Dovevo uscire da quella stanza, non importava  dove sarei andata, sentivo di dover fuggire dai quei pensieri. Mi alzai velocemente mi diressi verso la porta e mi catapultai fuori, qualche passo nel corridoio e "Bum!" andai a sbattere contro qualcosa...no contro qualcuno. Alzai gli occhi già pienamente consapevole di chi mi sarei trovata di fronte.
<<  Ehy piccoletta mi hai fatto passare il sonno, stavo venendo a chiederti...>> Si interruppe quando vide la mia faccia, cambiò espressione, d'impulso cercai di fuggire e tornare nella mia stanza, non volevo piangere davanti a lui,non volevo farlo davanti a nessuno in realtà. Nell'ultimo mese non avevo fatto altro che fingere di essere serena, fingere che non fosse cambiato nulla e adesso ero lì a piangere davanti ad un'altra persona, non riuscivo a sopportarlo. Gli voltai le spalle ma lui fu più veloce e mi bloccò. Mi afferrò  il viso mi guardo bene per un tempo che mi sembrò interminabile e poi disse:
<< Stai piangendo.>> Non era una domanda, ma una costatazione. Avevo un nodo alla gola, avrei voluto chiedergli di lasciarmi andare, ma sapevo che se avessi aperto bocca i singhiozzi sarebbero venuti su e non sarei riuscita a controllarmi. Rimasi a guardarlo con gli occhi sgranati mentre qualche lacrima che non riuscivo a controllare mi rigava il viso. Non erano necessarie parole, non era necessario chiedere quale fosse il motivo di quelle lacrime, lui sapeva, capiva. Lo vedevo dal modo in cui mi stava guardando , fin dalla prima volta che lo avevo incontrato avevo avuto la netta impressione che mi scrutasse dentro con estrema facilità, ora più che mai lo stava facendo.
<<  Andrà tutto bene...>> Lo disse con una voce ed un'espressione così dolci che ebbi ancora più voglia di piangere, tremavo. Con la stessa dolcezza mi scostò una ciocca di capelli dal viso, sentivo il forte impuso di abbracciarlo, avevo la necessità di aggrapparmi a qualcuno moralmente e fisicamente, ma inutile dirlo ; ero bloccata.  Stavamo la in silenzio, lui  non smetteva di fissarmi serio, triste.
<<  Hai preso in giro anche me piccoletta...ti credevo serena quando sei andata via dalla mia stanza, che scemo. Mi dispiace...mi dispiace per tutto questo, mi dispiace per il casino che ti ho creato...>> Era davvero dispiaciuto, si vedeva che si sentiva in colpa. Ma non era colpa sua, in fondo lui non era stato altro che la chiave che aveva aperto un baule pieno di brutte cose...ma non era lui ad aver riempito quel baule.
<<  Tu non c'entri niente Johnny...>> dissi tra i singhiozzi che oramai non riuscivo più a  trattenere <<  ...sono loro che mi hanno ingannata...come hanno potuto ingannarmi per tutti questi anni?? Non so di chi fidarmi, non so più di chi fidarmi...sono sola. Sola...>>
<<  Non è vero...non lo sei.>>
Fu allora che mi abbracciò, mi strinse forte, fortissimo. Fu lì, ferma davanti la porta d'una stanza d'albergo, tra le braccia di un uomo che mai avrei pensato di poter incontrare, che piansi tutte le lacrime che avevo trattenuto fino a quel giorno. Lo conoscevo a malapena, non sapevo niente di lui a parte quello che dicevano i giornali, eppure adesso con una guancia appoggiata al suo petto, bagnando la sua camicia con le mie lacrime  mentre in silenzio mi accarezzava i capelli, mi sentivo protetta ed il senso di solitudine che mi stava divorando sembrò dileguarsi.
Nel corridoio una porta si aprì. Per evitare che dei perfetti sconosciuti mi vedessero in quello stato, mi trascinò dentrò la mia stanza e chiuse la porta. Passò ancora un bel pò di tempo prima che riuscissi ad aprire bocca, poi finalmente mi calmai.
<<  Mi...mi dispiace... ti ho rovinato la camicia... >>
<<  Beh non è certo la prima volta! Almeno questa è ancora intera...>> Scherzò lui ed io sorrisi. Improvvisamente mi sentivo più serena, nell'ultimo mese ero stata come in apnea non ero esplosa, non mi ero sfogata con nessuno. La mia natura introversa me lo aveva impedito.
<<  Grazie Johnny...>>
Lui continuò a scherzare <<  Abbiamo un rapporto strano io e te Beatrice passi il tempo ad insultarmi o a ringraziarmi...due attività piuttosto diverse non credi?>>
<<  Non ce la fai proprio ad accettare un grazie senza fare battutine vero?>>
 Fece spallucce e si lisciò i baffi. Cominciavo a rendermi conto che quel suo scherzare continuamente non era altro che un modo di nascondersi, un modo per proteggersi dagli altri. Ma lui oramai sapeva molto di me. Le poche volte in cui lo avevo incontrato erano state un compendio di situazioni imbarazzanti, ero stata irascibile, ubriaca, mezza nuda, sfacciata, infantile ed ora addittura in lacrime. C'era troppo squilibrio, dovevo sapere qualcosa in più su di lui, sul vero Johnny non sul personaggio che tutti conoscevano.
<<  Johnny...ho una richiesta da farti.>> Mi guardò interrogativo, io continuai << Ti andrebbe di raccontarmi qualcosa di te?>> La sua faccia era tra il dubbioso e il divertito.
<< Devo raccontarti qualcosa di me? Cosa vuoi sapere?>>
<< Qualcosa che non sanno tutti. Una cosa che non è sui giornali o sui siti internet... non serve che sia un gran segreto, basta una cosa semplice.>>
<< Perchè?>> Aveva uno sguardo dolce e incuriosito
<< Vorrei solo sapere qualcosa che fa parte di te, non del tuo personaggio pubblico. Non prendermi per matta ma è solo che mi sento sempre così in imbarazzo, è come se tu sapessi troppo di me ed io troppo poco di te. Così non va bene.>>
Sorrise. << E' la prima volta che mi succede una cosa del genere lo sai? Solitamente sono io a sentirmi come te, la gente sa molto della mia vita ed io non so mai niente della gente che incontro, adesso tu dici di non sapere abbastanza... Va bene, ci sto, chiedimi quello che vuoi, se è una domanda che nessuno mi ha mai fatto ti risponderò.>>
<<  Non saprei cosa chiederti, scegli tu cosa dirmi.>>
<<  Non mi piace molto parlare di me...>>
<<  Lo so.>>
<<  Ah lo sai?>>
<<  Si. Lo so perchè eviti sempre che il discorso si sposti su di te, sei bravo a cambiare discorso con le battute e quando ti capita di non  riuscire a sfuggire sei sempre imbarazzatissimo, fai mille gesti, giochi con il bracciali, ti gratti la testa, fissi il pavimento...vabbè mi fermo qua perchè l'elenco sarebbe infinito.>>
Mi diede un buffetto sulla guancia <<  Mi hai osservato ragazzina!>>  Io feci spallucce.
<<  Ti racconterò della sera a teatro va bene?>>
<<  Ma io ero presente, non ci sarebbe niente di nuovo!>>
<<  Hai detto che potevo scegliere...>>
<<  Si ma doveva essere qualcosa di tuo.>>
<<  E' qualcosa di mio, c'è una cosa che per onestà devi sapere...non credo ti piacerà però.>>
<< Ok ti ascolto.>>
<<  Quella sera doveva venire con me Vanessa. Sai chi è ?>>
<<  Prima di quella sera non lo sapevo, ma ora si, lo so.>>
<<  Abbiamo litigato, come sempre dopotutto... lei se ne andata in un albergo non so dove... Mi ha lasciato in macchina il vestito, l'avevo scelto io a lei non piaceva granchè e... così mentre me ne stavo tranquillo a fumare la mia sigaretta,  mi è arrivata una voce alle orecchie :" queste sono scarpe da donna razza di scimmione!". Ho subito pensato " Questa frase non può averla pronunciata una di queste rigide e frigide signorine tutte in ghingheri!"  Mi affaccio alla porta e chi vedo?  Una sorta di figlia dei fiori, una creatura vera in mezzo a quella noiosa marmaglia. Mi ha fatto ridere la tua faccia, un attimo prima infuriata ed un secondo dopo terrorizzata. Eri del tutto fuori dal coro perciò mi hai incuriosito e ti ho fatta entrare.  Adesso arriviamo alla parte che non sai : avresti potuto assistere alla prima anche con i tuoi abiti, non era vero che i giornalisti avrebbero parlato di te, i giornalisti stavano fuori, dentro c'erano solo i  critici per valutare il film. Ti ho chiesto di mettere quel vestito per ripicca,per ripicca e stupidità, non so cosa volevo ottenere, una vendetta puerile e senza senso nei confronti di Vanessa, le avevo fatto un regalo, non le era piaciuto, così ho  pensato , di darlo a qualcun altro, di darlo a te. Ecco qui, volevi un pezzo del vero Johnny? Sono questo, io sono così, niente di grandioso, niente di eccezzionale, una persona impulsiva che fa cose stupide. >>
Non sapevo che dire, ero sorpresa e confusa. Quando avevo chiesto di farmi conoscere qualcosa di lui non pensavo certo che avrebbe scelto una caratteristica negativa. Cosa voleva ottenere?
<<  Su Bea arrabbiati pure, sei divertente quando ti arrabbi!>>
<<  Non vedo perchè dovrei arrabbiarmi, certo dare il vestito a me per vendetta è un'idea un pò contorta... non credo di averla capita fino in fondo, credo che non l'abbia capita nemmeno tu!>> Lui fece una faccia da "non ne ho la più pallida idea " << Perchè hai scelto di raccontarmi una cosa negativa?>>
<< Perchè ci vuole molta più onestà a raccontare le cose imbarazzanti e negative piuttosto che quelle di cui andare fieri. Volevi conoscermi meglio? Beh sono stato onesto, questo non è un genere di cose che dico nelle interviste, questo tipo di reazioni fa parte del mio carattere non del mio personaggio, solitamente non vado a raccontarle in giro, quindi adesso sai qualcosa di vero, qualcosa di me, qualcosa che di sicuro non ho mai detto in un'intervista.>>
Mi aveva sorpresa,  dopotutto lui mi sorprendeva sempre.

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Capitolo 8
*** VII. Cambi di programma ed erotiche gaffe... ***


VII. Cambi di programma ed erotiche gaffe...

Quella notte dormii bene, lo sfogo che avevo avuto era servito a darmi una tranquillità che oramai non sentivo da tempo. Però dopo il racconto di Johnny riguardante la sera della prima, una serie di pensieri si erano messi in moto. Lui mi aveva voluta là, accanto a lui, dentro quell'abito, solo per ripicca... se era così, allora anche quello che era successo dopo, era stato per ripicca. Adesso  ero certa che non avesse alcun interesse nei miei confronti, ma era meglio così, almeno non mi sarei fatta illusioni. Certo non posso dire che la cosa non mi desse fastidio, semplicemente mi sforzavo di non pensarci, anche perchè non potevo certo incolparlo di essersi approfittato di me, ero stata io a chiedergli di baciarmi ed ero stata anche sul punto di chiedergli di possedermi, se solo non si fosse fermato. Si era fermato: ennesima dimostrazione che non gli piacevo affatto. Eppure mi era sembrato coinvolto, combattuto... La mia mente mi aveva ingannata, non c'era altra spiegazione, cosa poteva mai trovarci in me? Troppo giovane, inesperta, insicura... e di sicuro priva della bellezza e del fascino che possedevano tutte le magnifiche attrici che incontrava ogni giorno. Ero solo una "ragazzina" in confronto.

"Basta razza di scema non pensarci più!!"
"Ma sei tu dannato cervello che non la smetti di pensare!"

Nel bel mezzo del mio monologo mentale suonò il  cellulare. Era Stefania la mia migliore amica. Stefania più grande di me di due anni, era una ragazza dolce e molto estroversa, una sorta di tornado. Era una persona su cui contare,era sempre stata presente sopratutto durante la catastrofe degli ultimi mesi, ma ero partita per Londra in fretta e furia senza avvisarla, lei non sapeva che ero la con Johnny. In realtà per il momento preferivo non diglierlo, lei era una delle pochissime persone al mondo alle quali non piaceva Johnny Depp. Ovviamente non condividevo la sua opinione. Lei non riusciva a negare il suo talento come attore, ma insisteva a dire che  secondo lei doveva essere un uomo dal carattere insopportabile, una persona piena di se e dopo quello che mi era accaduto, la sua antipatia nei confronti dell'attore era aumentata.

<< Disgraziata! Ma è possibile che vengo a casa tua a trovarti e devo sentirmi dire da tua madre che sei in Inghilterra? Ma ti sembra normale? Potevi avvisare!!!>>
<< Steeeefff!!!Dai non te la prendere, lo sai che sono molto scombussolata per ora, sono partita all'improvviso...>>
<< Ma sarei venuta con te! Se volevi fare una vacanza potevi dirmelo! Non ti annoi tutta sola?>>

" Che faccio glielo dico o non glielo dico?? "
" Ma sei scema? Se le dici la verità quella si infuria!"
" Si. ma è la mia migliore amica."

<< Senti Stefy...Non ti arrabbiare. Non solo sola e non è una vacanza....>> Le raccontai tutto e alla fine del mio discorso, come era prevedibile lei esplose:
<<  E tu te ne stai lì in una nazione sconusciuta con quel montato pieno di collane??!!>>
<< Ma dai! Non capisco perchè lo odi così, lui non è un montato e mi sta aiutando... Se tu lo incontrassi cambieresti idea.>>
<< Prrrrfff.....ne dubito. Comunque almeno non ha ignorato le tue lettere, questo mi sorprende.... ma non cantare vittoria, mi starà sempre sulle scatole, è più forte di me!>>
Mentre diceva così non potevo fare a meno di pensare:
"Ah se tu sapessi Stef quanto è stato dolce con me ieri, se avesse abbracciato te in quel modo, se avesse detto a te, non sei sola , avresti cambiato idea in un millisecondo..."
Preferii tacere. Stefania era una ragazza d'oro come ho già sottolineato, ma se si interstardiva su una cosa non c'era modo di farle cambiare idea. Chiacchierammo per un pò, le chiesi di mantenere il segreto, lei mi mise in guardia altre mille volte nei confronti di Johnny e poi ci salutammo.
La giornata la passai a fare la turista. Visitai la National Gallery; passai delle ore li dentro , osservando estasiata quelle opere magnifiche, c'erano Caravaggio ,Leonardo, Botticelli... e mille altri ancora. Pensai alle storie alle vite che erano tessute fra le trame di quelle tele, chissà chi erano i modelli, le modelle, che avevano posato per quelle opere, chissà cosa aveva illuminato la mente di quei pittori mentre una pennellata dopo l'altra facevano la storia.
Mangiai un hot dog con molta senape, sicuramente poco sano, ma buonissimo, totalmente diverso dagli hot dog italiani. Nel pomeriggio andai a Portobello Road, il mercato era pieno di articoli e gente di ogni genere, vendevano qualunque cosa, cose utili, altre del tutto inutili ed altre ancora di non facile comprensione. Comprai in un diario, o almeno una sorta di diario. Stava dal robivecchi, era un quaderno con la copertina di stoffa, sopra vi era attaccata una spilla a forma di cuore con la scritta : " Looking for you I found my self "  ovvero "Cercandoti ho trovato me stesso". Mi colpì molto. Pensai che sarebbe stato utile, mi attendevano giorni difficili, avrei scritto ciò che provavo, questo mi avrebbe aiutata a riflette e a stare bene.

Tornai in hotel che era sera, attraversai la hall prenotai l'ascensore e ci salii. Le porte si stavano chiudendo quando:

<< Aspetta!>> Era Johnny aveva bloccato l'ascensore,  salì aveva una faccia esausta << Mi dai un passaggio su?>> disse con un sorriso.
<< Certo! E poi sembri stanchissimo...>>
<< Eh si lo sono...giriamo da stamattina, ci sono stati problemi tecnici ed i tempi si sono prolungati, è esasperante quando è così...>> disse sbruffando e sistemandosi sulla testa un buffo cappello con una piuma, che gli dava un'aria ribelle e un pò matta. Nel frattempo aveva pigiato il numero otto, io mi ero dimenticata di prenotare per il mio piano che era il quinto.

"Ma perchè diavolo dimentico sempre tutto? Anche le cose più elementari??!!"
" E' questo tizio che ti fa rimbecillire cara Bea..."
"Grazie per la tua attenta analisi caro cervello, mi ci voleva proprio!!"

<< Dai vieni ragazzina!>>
<< No...devo scendere al mio piano...questo non è il mio piano...io...io non ho pigiato e...beh...>>  Ma come diavolo parlavo?!?
<< Lo so che non è il tuo piano, ma già che sei qui vieni, così chiacchieriamo un pò.>> disse con la sua solita irresistibile faccia da schiaffi.
<< Ma non eri stanco?>>
<< Si infatti mi farò subito portare la cena in stanza, ho pensato che puoi cenare con me se non hai già mangiato.>>
<< Ok...>> Lo seguii in corridoio.
<< Bea , è una mia impressione o hai paura di me? Ho sempre la sensazione che tu voglia scappare!>> Mi lanciò un'occhiata ironica. Non gli sfuggiva nulla, era inutile mettersi a fare mille discorsi, adottai la strategia "DEPP" e decisi di tergiversare buttandola sullo scherzo.
<< Certo che mi fai paura, sono letteralmente terrorizzata!!>> Nel frattempo eravamo arrivati nella suite, lui aveva lanciato sul divano il cappello ed aveva sollevato la cornetta del telefono.
<< Cosa vuoi per cena?>>
<< Non so...scegli tu, non sono schizzinosa in fatto di cibo.>>
<< Ma in compenso lo sei per tutto il resto! >> disse prendendomi in giro, poi ordinò per entrambi. Di punto in bianco disse:<< Se vuoi, possiamo partire domani...>>
 Inutile dire che entrai nel panico per l'ennesima volta, << Domani? Domani è giovedì...tu avevi detto...>>
<< Si lo so, avevo detto venerdì, ma per vari problemi è stato deciso che domani  non gireremo, quindi possiamo anticipare la partenza. Te la senti? >>
Ansia, batticuore, agitazione, la mia faccia che sorrideva per celare tutto  << Si certo, per me va bene.>> Lui mi scrutava come sempre, evidentemente il mio sorriso plastico non gliela dava a bere.
<< Come stai piccoletta? Voglio dire...dopo ieri sera.>>
<< Bene...mi ha fatto bene sfogarmi. Solo mi dispiace che tu abbia dovuto assistere, non permetto mai che gli altri mi vedano piangere...>>
<< Non dispiacerti, mi sono sentito utile...>> ancora una volta smise di essere serio e con un sorriso a trecentoquaratadue denti in stile Ed Wood  disse  <<  Lo sono stato vero??>>
Io risposi di cuore ed in tutta sincerità << Lo sei stato molto Johnny.>> Il discorso era chiuso, non serviva aggiungere altro.

Andò a fare una doccia in attesa che arrivasse la cena. Io andai sul terrazzo e mi sedetti sul bordo della balaustra osservando la città e le sue luci. Poco dopo sussultai sentendo una voce alle mie spalle.
<< Hey ragazzina non vorrai buttarti!>>
<< Oddio! Non ti ho sentito arrivare!>> Si era cambiato; jeans e t-shirt bianca, non lo avevo mai visto così semplice, mentalmente lo paragonai ad una spiaggia , lo so è un pensiero  buffo, ma lui esattamente come una spiaggia, più era semplice, privo di architetture, fronzoli e decorazioni, più era bello.
<< Scendi da lì.>>  Era stato un ordine categorico, ovviamente non obbedii.
<< Mi dispiace ma la mia natura da ragazzina mi impedisce di seguire ordini, anzi tendo a fare tutto il contrario!>>
Si avvicinò << Dai scendi.>>
<< Ma perchè? Guarda che non cado mica!>>
<< Eh chi lo sa? Magari arriva un colpo di vento e ti porta via!>>
<< Ti piacerebbe eh??>>
Fece finta di pensarci su, aveva una faccia buffa << No, in effetti sarebbe molto più soddisfacente buttarti giù con le mie stesse mani!>> Si avvicinò minaccioso, mi afferrò le braccia e mi spinse indietro, ma senza mollarmi ovviamente. Nonostante tutto presi una gran paura e lanciai un urlò << Woaaaaaaaaaaahhahahhhhhh!!!!!>>. La mia reazione istintiva fu di buttarmi in avanti, verso l'interno del terrazzo. Risultato? Gli finii addosso a tutta velocità facendolo cadere e ritrovandomi sdraiata su di lui.

<< Ma sei matto!! Mi stavi davvero buttando giù!!>> dissi tutta sconvolta e impacciata, cercando di rialzarmi e darmi un contegno.
Naturalmente, manco a dirlo lui rideva, ecco cos'ero per lui, una sorta di clown, non faceva che ridere quando era con me, io dal canto mio con le mie mille gaffe non miglioravo certo la situazione.
 << Ma no ragazza pazza, guarda che ti tenevo!!>>
 Mi resi improvvisamente conto  che ancora una volta, io e Johnny eravamo soli in una suite, in posizione orizzontale, l'uno sull'altra. Adesso ne ero certa, la mia già precaria salute mentale, sarebbe uscita distrutta alla fine di questa storia: quanto autocontrollo può mai possedere una povera ragazza?!
 Johnny smise di ridere, si alzò a sedere, cosa che peggiorò la situazione perchè mi ritrovai a cavalcioni su di lui in una sorta di "posizione del ragno" . Imbarazzo, silenzio, situazione ambigua: solitamente nei film, quando accade una cosa del genere i due protagonisti finiscono per baciarsi e magari rotolarsi a terra, ma questo non era certo un film ed a dimostrazione di ciò la sua voce mi arrivò alle orecchie con queste esatte e testuali parole:
<< Sono famoso per le mie cadute in pubblico, ma devo ammettere che non è facile farmi finire a terra quando sono sobrio.>>
<< Così impari a non attentare alla mia vita!>> Dissi cercando di alzarmi.
Lui mi osservò tutta e disse: << Sei tu che attenti alla mia...>>  La sua voce aveva assunto un tono basso e strano mentre pronunciava quelle parole, sembrava quasi un pensiero  espresso ad alta voce per errore. Si tirò su, io ero seduta a terra adesso. Fissandomi mi porse la mano perchè mi rimettessi in piedi,  tanto per cambiare rimasi intrappolata in quegli occhi e mi alzai senza nemmeno rendermene conto. Poi, come se nulla fosse,mi piantò lì senza una parola e si diresse verso l'interno della suite. Io rimasi un attimo a pensare a quella sua risposta. Quell'uomo era un enigma.
 L'arrivo della cena mi tolse dall'imbarazzo. Ci mettemmo d'accordo per la partenza, lui viaggiava molto ed era un vero esperto di voli, era quasi certo di trovarne uno in tarda mattinata, perciò mi raccomandò di non svegliarmi più tardi delle nove.
<< Ragazzina?>>
<< Si messer uomo di mondo?>>
<< Non credere che non mi sia accorto che sei terrorizzata per domani!>> Mi fece l'occhiolino, io sorrisi e me ne andai.

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Capitolo 9
*** VIII. Urla, poesie e ciondoli. ***


VIII. Urla, poesie e ciondoli.


Prima di intraprendere questo viaggio verso Roma,ho bisogno di scrivere su te caro diario, tu che hai una spilla a forma di cuore sopra la copertina, dentro te metterò pezzi del mio cuore che si alleggerirà e starà meglio.

Cominciamo dall'inizio....
La persona che ho amato di più si chiama Elide. Se adesso state pensando che sono lesbica beh non è così! Non che io abbia qualcosa contro l'amore saffico, nulla da ridire, ma Elide era mia nonna. Se potessi scegliere come diventare, chi diventare, sceglierei lei. Ho sempre pensato che il nome Elide e la parola emancipazione fossero sinonimi. Mia nonna  era nata negli anni trenta eppure non aveva mai accettato il semplice ruolo di moglie e madre, innanzitutto da giovane era una delle pochissime donne in paese ad avere una patente, un' automibile e un lavoro. Non perchè fosse necessario, ma perchè lo voleva. Aveva fatto un corso ed era diventata infermiera, a qualsiasi ora la chiamassero lei saliva sulla macchina con tutto il necessario ed andava dove serviva, i suoi giorni erano pieni, non si fermava mai un attimo. Con lei, su quella vecchia seicento bianca, io avevo imparato a conoscere il mondo, ad amare la natura, i libri, l'arte, la musica, insomma tutto ciò che è sentimento. La domenica mi prendeva e partivamo le nostre gite, mi portava spesso a mare in una spiaggetta che era rimasta incontaminata, senza bar e villaggi turistici, lì facevamo volare gli aquiloni, costruivamo castelli e lì mi leggeva  poesie e favole , ma non favole tradizionali, lei non amava storie come Cenerentola diceva:

<< E' un esempio di maschilismo! Perchè mai una ragazza dovrebbe indossare scomode scarpe di cristallo per piacere ad un principe viziato e musone?>> In effetti non aveva torto, se il principe amava Cenerentola avrebbe dovuto riconoscerla senza il bisogno di infilarle una scarpetta!

Così mi leggeva Shakespeare, Boudelaire, Alda Merini, Kalil Gibran e molti altri. Io rimanevo lì ad ascoltare incantata cullata dalle onde del mare, con lei nulla era noioso, l'energia e l'amore che metteva in ogni cosa rendevano quegli attimi perfetti e le parole di quei poeti chiare e forti come un grido, un grido che riusciva a risuonare anche nel mio cuore di bambina. Ancora oggi, nonostante lei non ci sia più, quelle voci continuano ad agitarsi in me ad alimentare il fuoco che mi ha sempre fatto pensare che nella vita c'è molto di più che un solo e semplice scopo, quello scopo,  quel fine, che tutti cercano. Nella vita non c'è un fine, ce ne sono cento, mille, infiniti e continuamente, in ogni istante di esistenza , portiamo a termine qualcosa ed al contempo ne cominciamo un altra. Elide ha aperto la mia mente ad un mondo sconfinato, un mondo dove si può essere liberi, un mondo dove il pensiero e l'essenza che è in noi, contano più di ogni altra cosa. Se crediamo in ciò che abbiamo dentro, allora potranno accaderci cose straordinarie. Io ero certa di tutto questo, dunque nel corso degli anni non avevo mai cercato uno scopo, ma piuttosto di trovare il modo per smettere di essere insicura, credere pienamente in me stessa e così definire la mia essenza. Forse per questo desideravo così ardentemente  di incontrare una madre che mi aveva data via, perchè a discapito di tutto, quella madre e quell'abbandono, erano un pezzo di me, un pezzo di quel puzzle che giorno dopo giorno cercavo di ricomporre. Riempivo la mia testa di libri, di cultura, ma adesso ciò che più mi serviva era riempire la mia testa di sogni, dei miei sogni. Ecco chi sono: una ragazzina che è cresciuta con la poesia nelle orecchie, la punta dei piedi immersa nella schiuma di una riva ancora incontaminata, le mani tra la sabbia a costruire castelli di polvere, ma sopratutto di idee. Ancora oggi se sento il profumo delle onde salmastre, il volto di mia nonna, quegli occhi grandi  e ardenti come i crateri di un potente vulcano, mi tornano alla mente e le sue parole riempiono il mio cuore:
"Io ho fatto ciò ho voluto bambina mia, seguendo me stessa ho trovato cose meravigliose, ho trovato sguardi pieni d'affetto, amici talvolta leali, talvolta traditori, ma pur sempre persone uniche nel loro genere,  ho trovato tuo nonno e tua madre e te. Guardo te ed ho la certezza che seguire me stessa e le mie aspirazioni, sia stata la cosa giusta da fare. Non lasciarti mai compromettere e deviare da questa società spaventata dal singolo, da questa gente che non desidera altro che confondersi tra la massa. Riempi il tuo bagaglio, studia, cresci, prendi tutto ciò che la vita ti da e se un giorno sentirai che questo ancora non ti basta, allora parti e va verso ciò che ancora non ti è chiaro, risolvi i tuoi dubbi, fa luce su ogni cosa e così illuminerai i tuoi giorni. E così sarai una donna e verrai amata e amerai e sentirai che l'universo è troppo piccolo per contenere tutta la bellezza che è in te. E così produrrai nuova bellezza da donare agli altri."

Era per queste, pazze, folli , magnifiche idee che nulla mi bastava, per queste parole io sapevo che la vita non si compiva in un locale o ad una festa, ne tantomeno si compiva nei bei voti presi a scuola,così come non si compiva nel nel prestigio sociale da tutti agognato. La mia vita doveva compirsi diversamente, volevo collezionare attimi e tenerli dentro me come delle preziose perle finchè un giorno guardandomi dentro sarei stata felice di trovarvi tutta quella ricchezza, quel giorno avrei avuto la certezza di aver vissuto bene, di essere stata degna di quella grande donna di nome Elide e dei suoi insegnamenti.

Ora caro diario cercherò di dormire, c'è molto da dire, ma l'ora è tarda per raccontare tutto..



<< DRRRRRRRRRIIIIIIIIIINnnn!!!!!!DRRRRRRRRRRRIIIINNNN!!!!!!!!!!>>
<< Accipicchia.....dannatissima sveglia!..che suono atroce...>>
Mi ero addormentata con diario in mano, le ore erano volate tra strani sogni confusi,  erano già le otto. Mi alzai lentamente, la doccia mi aiutò a svegliarmi. Cosa avrei indossato per quel viaggio? Quel viaggio verso Roma, quel viaggio che mi spaventava? Pensai a Johnny ed all'improvviso mi sentii sollevata, dovevo ammetterlo, ero felice che venisse con me, ero felice che non avesse voluto lasciarmi sola. Sarebbe venuto la a controllare che tutto andasse per il verso giusto e poi...e poi gli avrei detto addio. Ma adesso non volevo pensarci, adesso lui ci sarebbe stato. Avevo al polso un bracciale che mi aveva fatto mia nonna, lo osservavo sempre quando ero in ansia, era una catenina con molti ciondoli, lei li aveva raccolti per un pò di tempo e poi li aveva messi lì tutti insieme, erano tondi e piccoli, ma su ognuno era inciso qualcosa di diverso: una nuvola, un fiore, un delfino,la parola "gioia", la lettera alfa, il simbolo dell'infinito ed infine un quadrato.
Ovviamente ognuno aveva un significato, ma non starò qui ad annoiarvi con queste spiegazioni. Torniamo alla stanza, ai vestiti, a Johnny. Indossai un jeans comodo ed una maglietta blu, niente di speciale, legai i capelli con un nastro rosso. Pronta, ora dovevo solo aspettare e non impazzire. Nove, nove e trenta, dieci, dieci e trenta.... Grrrrrrrrrrrrrrrr

<< Basta!!>> Uscii dalla stanza, salii in ascensore, ottavo piano, la porta era socchiusa.
<< Johnny??>> Nessuna risposta,ero troppo ansiosa, spinsi la porta, niente. Entrai mi guardai intorno, poi sentii una voce provenire dalla stanza da letto.
<< Io te l'ho chiesto per i bambini Van!!L'ho chiesto per i bambini cazzo!! Perchè insisti a dire che voglio prenderti in giro...io ero stato chiaro!>>
<< Ah si? Tu eri stato chiaro? Tu non sei mai chiaro... vieni con me hai detto, vieni alla prima, mettiamo a tacere questi stronzi paparazzi...>>
<< Esatto è quello che ho detto.>>
<< Pensi di essere stato chiaro?? Hai aspettato di essere a Venezia per dirmi....>>

Non sentii il resto della frase, non volevo certo ficcare il naso nelle faccende personali di Johnny e poi c'era il rischio che uscissero da un momento all'altro e mi trovassero lì. Quatta quatta uscii dalla stanza e nuovamente mi diressi verso l'ascensore, prenotai. Sentii una porta che sbatteva con violenza inaudita ed il rumore di passi leggeri e veloci nel corridoio. Non osai girarmi, l' ascensore si aprii e ci entrai, poi una voce sottile disse:
<< Aspetti, aspetti...>> Vanessa Paradis in tutta la sua classe francese in pieno stile Cocò Chanel, salì in ascensore. Pensai alle cose che avevo letto su internet, sicuramente anche le dichiarazioni di lei su di me dovevano essere inventate come tutto il resto, ma preferivo comunque che non  mi riconoscesse. Ma come la mia immensa fortuna voleva, proprio mentre formulavo questo pensiero:

<< Tu sei Beatrice vero?>> A giudicare dalla sua espressione, non sembrava avercela con me. Strano.
<< S...si.>>
<< Eri venuta da Johnnì?>>
<< Si.>>
<< E perchè ora scappi?>> Sorrideva. Sorrideva?? Oddio quella donna cominciava a farmi paura, come poteva essere così tranquilla se un attimo prima stava urlando a squarciagola?
<< Ho sentito urlare, non mi piace intromettermi in cose che non mi riguardano...>>
Ancora un sorrisetto, sembrava addirittura cordiale... << E' la stampa che ci fa andare fuori di testa...penso che tu ne abbia avuto un assaggio no?>> Eravamo ferme al quinto piano già da un pò, lei teneva una mano vicino il sensore dell'ascensore per evitare che ripartisse.
"Scappa Bea Scappa!!! Questa tra un pò prende una rivoltella e ti uccide!!"
<< Si, uno sgradevole assaggio. Ovviamente non c'è bisogno che ti dica che non c'era nulla di vero...>>
Lei adesso sembrò addirittura divertita: << Ma certo che non era vero! Se credessi a tutte queste storie io e Johnnì non staremmo insieme da quattordici anni! E poi per lui sei una bimba, potresti essere sua figlia!>> Continuava a parlare con tono simpatico e allegro. << Io e lui siamo abituati a tutto questo, ogni tanto andiamo fuori di testa come un attimo fa, ma poi va tutto apposto, perchè ci amiamo, quindi tranquilla non sentirti in colpa.>> Non riuscivo a capire perchè mi stesse dicendo tutte quelle cose, sembrava ci tenesse a chiarire che tra lei e Johnny andava tutto bene: "...ci amiamo...". Beh si, di certo Johnny la amava, altrimenti non avrei visto i suoi occhi adombrati dalla tristezza così spesso, altrimenti non mi avrebbe portata con lui per ripicca quella notte a Venezia, altrimenti forse non mi avrebbe respinta quella notte a Venezia... A quanto pare anche lei lo amava. Mi si stringeva lo stomaco, ma la mia era una stupida cotta che sarebbe passata, la loro era una storia lunga una vita, era giusto così.
<< Il tuo fidanzato non è venuto con te a Londra Beatrice?>> Come sapeva di Carlo? Avrei dovuto dire: "non sono più fidanzata", ma pensai che sarebbe stato meglio se lei lo avesse creduto.
<< Lui lavora, non poteva venire...>>
<< Capisco. Comunque piacere di averti conosciuta, spero che trovi tua madre e che tutto si sistemi.>>
<< Lo spero anche io...>> Mi strinse la mano, io scesi dall'ascensore e lei andò via.

Quando Johnny venne da me dieci minuti dopo, non sembrava affatto tranquillo, era nervoso, molto nervoso.
<< Allora sei pronta? Il volo è alle dodici e quaranta, dobbiamo correre.>>
Taxi, case dai mattoni rossi, alberi e scoiattoli, periferia e infine aeroporto. Salutai mentalmente Londra, promettendo a me stessa che ci sarei tornata, più avanti quando la mia mente fosse stata sufficientemente serena da permettermi di godermi le sue meraviglie. Johnny si mise un cappello in testa un pò più anonimo di quelli che portava di solito, occhiali scuri e non quelli tipici con le lenti blu, ovviamente il tutto serviva a non farsi riconoscere. Andammo subito al check-in, lui acquistò i biglietti sul momento, io fornii semplicemente i miei documenti. Poco dopo stavamo volando, naturalmente in prima classe , che non aveva  niente di diverso da quella economica, pensai, a parte i sedili un pò più grandi e distanti gli uni dagli altri.
Johnny non proferì parola per tutta la prima parte del viaggio. Pranzammo a bordo, poi si fece portare un drink, io preferii evitare.
<< Se io sono silenzioso, ciò non vuol dire che devi esserlo pure tu...>> disse con un tono strascicato e annoiato.
Cercai le giuste parole e le trovai dentro quel bagaglio di letteratura che mi portavo dentro:
 << Pensiero, io non ho più parole. Ma cosa sei tu in sostanza? Qualcosa che lacrima e a volte, a volte dà luce...>>

Per l'ennesima volta mi guardò con una faccia stranita, oramai mi ero abituata a quell'espressione, anche se devo ammettere che questa volta me l'ero voluta.
 << Cos'è ti metti a fare la poetessa per riempire i silenzi?>>

<< Oh sarei felice se questo verso fosse mio, ma è l'incipit di una poesia di Alda Merini, una  poetessa italiana, una grande poetessa. Ho pensato che fosse adatto a descrivere come sei oggi, così pensieroso da non avere più parole. Ma non riesco a intuire cosa stia facendo il tuo pensiero adesso, sta lacrimando Johnny o ti sta dando luce? Dove ha vagato la tua mente fin ora?>>
Ignorò la mia domanda << E' così sei una che ama la poesia...>>
<< E chi non ama la poesia Johnny?>>
<< Ti stupiresti di quanto è elevato il numero di persone, che non si è mai minimamente interessato, alla poesia.>>
<< Tu sei fra questi?>>
<< No, pur non essendo stato un genio a scuola, pur avendo abbandonato presto gli studi, una cosa buona l'ho sempre fatta; leggo, leggo molto.>>
<< Mmmhhh... e cosa leggi?>>
<< Romanzi, poesie... di tutto. Secondo te quali sono gli autori che mi piacciono?>>
<< Gli autori che ti piacciono? E come faccio io a saperlo?>>
<< Tira ad indovinare!>>
<< Beh, vediamo...>> Feci una pausa, incerta se dire o meno ciò che pensavo, poi lo dissi : << Tu hai due anime Johnny, una spregiudicata e un pò amara, così come la poesia di Boudelaire,  l'altra profonda e... romantica,  come gli scritti di Pablo Neruda. Poi c'è un'altra parte di te quella che mostri al mondo, ma quella non  mi ricorda poesie, piuttosto storie, storie leggere, divertenti, curiose, come le favole dei fratelli Grimm o i viaggi di Gulliver.>>
<< Mmhhh sono lusingato da questa tua analisi...>> disse con un sorriso che stava a metà tra l'ironia e l'imbarazzo  << Si hai ragione, amo Boudelaire e amo Neruda,  ma credo che le favole dei Grimm siano solo all'apparenza leggere, c'è sempre una riflessione da fare no?>>
<< Oh ma questo è scontato Johnny, tutte le cose divertenti in fondo hanno dentro una seria riflessione, altrimenti non colpirebbero nessuno!>>
<< Mi accorgo che non so un bel niente di te ragazzina. Voglio dire, l'ho visto subito che dietro questa faccetta all'apparenza così angelica c'era molto di più, molta vita, molta irriverenza, ma credo che in realtà tu sia più piena di cose di quanto potessi immaginare...>> Mentre parlava aveva giocherellato con il bracciale che stava sul mio polso osservandone i ciondoli, sfiorando a malapenna la mia pelle, ma dandomi i brividi come ogni volta.  Dopo le belle frasi che aveva detto, come al solito, stemperò tutto con una battuta << Hmmm! Carino.>>
<< Non è carino è stupendo!>>
Lui rise. << Ok, ti piace molto il tuo bracciale, non arrabbiarti!>>
<< Questo bracciale l'ha fatto mia nonna, anche questo bracciale è pieno di cose e di vita, ecco perchè è stupendo.>>
<< Quindi questi ciondoli hanno un significato?>>
<< Certo.>>
<< Eh dai, dimmi che significano.>> Era curioso come un bambino a volte.
<< Solo se tu in cambio mi spieghi il significato di qualcuno dei tuoi tanti accessori, tatuaggi, bracciali...>>
<< Affare fatto.>>
<< Ok. I ciondoli sono sette. Sette è il numero perfetto, matematicamente, biblicamente...ma non mi dilungherò su questo! Quello che sta in centro porta scritta la parola "gioia" e tutti quelli intorno spiegano come vivere con gioia. La nuvola è il sogno, bisogna sempre avere dei sogni. Il fiore è la vita, bisogna prima di tutto, prima di ogni cosa preservare la vita. Il delfino è la libertà e l'intelligenza, rappresenta la capacità di attraversare le onde per andare dove vogliamo senza lasciarci trascinare dalle correnti. La lettera alfa è l'inizio, l'inizio di quasiasi  cosa, un viaggio, un amore, un'amicizia e come vedi accanto c'è il simbolo dell'infinito, ciò vuol dire che esiste un'alfa, un'inizio, ma non una fine, ogni cosa  è destinata a stare per sempre dentro noi , all'infinito. E poi il quadrato rappresenta una finestra aperta, è un invito a non chiudersi mai alle nuove opportunità, un'invito a guardare oltre quella finestra e vedervi il mondo, il futuro e ancora una volta l'infinito che gli sta accanto... Tutto questo porta gioia e amore.>> Girai il ciondolo con sopra la parola gioia, dietro c'era un cuore.
Johhny mi guardava con un'espressione indecifrabile in viso, sembrava colpito.
<< E' seguendo questi principi che vivi Beatrice?>> Io annuii. Lui inaspettatamente mi fece una carezza lieve su una guancia guardandomi  con una tale intensità che l'aereo sembrò precipitare, ma non era l'aereo a precipitare, era il mio cuore che si scioglieva sotto lo sguardo di un uomo così distante da me in tutto, per la sua età, la sua vita, la sua provenienza, eppure così inspiegabilmente vicino al mio modo di vedere la vita. Qualcosa mi diceva che i principi secondo i quali viveva non dovevano essere molto diversi dai miei.
<< Ora tocca a te Johnny.>>
<< Non oggi piccola, ti spiegherò un'altro giorno qualcos'altro di me.>>
<< Ma avevi promesso!>>
<< Ma non avevamo stabilito che dovessi mantenere la promessa oggi.>> disse con un sorriso furbo << Tranquilla lo farò, ma più avanti, oggi non mi va proprio di parlare di me, oggi non è molto buona l'opinione che ho di me...>>  tornò di nuovo quella dannata ombra di tristezza nei suoi occhi, ma sparì in un attimo lasciando il posto al "solito" Johnny << ... in compenso è stato molto bello scoprire queste cose su di te. Fermiamoci qui d'accordo?>>
<< Anche se non fossi d'accordo tu ti fermeresti comunque qui...>>
<< Questo è vero.>> Sorrise e poi si  mise a guardare le nuvole oltre il finestrino.

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Capitolo 10
*** IX. Coi piedi per terra. ***


IX. Coi piedi per terra.

A un certo punto sorvolammo il Vaticano e la sua grande piazza. Johnny sorrise e tornò alla realtà.
<< Stiamo per atterrare ragazzina...>>
<< Eh, già...in questo momento siamo sopra la testa del Papa però...>>
<< L'Italia, la nazione che ospita il Dio in terra!>> Disse ironico , poi mi guardò un pò mortificato << ...ehmmm scusa non voglio offendere nessuno, è solo che non condivido certe idee...>>
<< Tranquillo Johnny, nemmeno io le condivido...Voglio dire, non credo che il cielo sia vuoto, ma non credo nemmeno che la spiritualità debba tradursi in istituzione e la chiesa è un'istituzione...>>
Qualche minuto dopo eravamo a terra. Johnny indossò nuovamente cappello ed occhiali, aggiungendo questa volta un grande foulard che gli copriva mezza faccia.
<< Mi spiace dirtelo ma anche così camuffato sei riconoscibilissimo...>> Il suo profilo, il suo modo di camminare, erano inconfondibili.
<< Dici?? Non so, solitamente funziona...>> Disse sdrotolandosi le maniche della camicia per coprire tatuaggi e bracciali.
<< Beh spero funzioni anche sta volta, casomai corriamo via!>> dissi scherzando. Lui non sembrò molto convinto. Avevamo portato solo dei bagagli a mano, perciò non dovemmo aspettare in aeroporto, lo attraversammo e ci dirigemmo all'esterno. Salimmo su uno dei tanti taxi che stavano parcheggiati la davanti. Johnny aveva prenotato in un albergo, disse al tizio l'indirizzo, ma quello non capì perchè il forte accento americano distorceva le parole, così fui io a riperterlo. Questa volta risultò comprensibile.
<< Beh? Ma io avevo detto la stessa cosa? Non gli è piaciuto come ho pronunciato il nome dell'albergo?>>
<< Ma no. E' solo che l'hai detto velocemente. Siamo italiani Johnny, noi abbiamo un modo di parlare abbastanza marcato, tendiamo a scandire ed evidenziare le vocali.>>
<< Ah si...questo lo so... Come grammatica però è simile al francese no?>>
<< Si... solo che nel nostro caso si scrive come si pronuncia. Poi abbiamo un'infinità di termini, di sinonimi  e via discorrendo...ma ci sono alcune frasi e parole che si usano in un solo e unico caso, come per esempio la frase "ti amo" ; in inglese "I love you" può voler dire anche ti voglio bene, voi infatti lo usate continuamente, la stessa cosa accade con il francese...Ma in Italia no, trovo sia una della cose più belle della nostra lingua...>> Ma perchè gli stavo dicendo quelle cose? Spesso mi perdevo in discorsi inutili.

<< Ti amo...>> disse lui.

Le mie pulsazioni crebbero giungendo ad un ritmo esponenziale, ero quasi certa che le mie arterie sarebbero scoppiate o che un'infarto mi avrebbe stesa a momenti, ma ebbi il buonsenso di mantenere ( almeno esteriormente) il controllo e voltarmi a guardarlo.
Vidi che stava riflettendo, infatti continuò dicendo:  << Beh suona bene...interessante comunque, questa cosa che lo si usa solo in un caso. Bella, bella cosa, noi invece lo utilizziamo continuamente, forse per questo se ne perde il valore...>>
Ero quasi morta a sentirglielo dire...sentire  la sua voce perfetta e profonda proferire in italiano la frase "ti amo" , mi aveva letteralmente mozzato il fiato e portato i miei battiti ad una velocità supersonica,  per fortuna lui ,immerso nelle sue riflessioni, non si era accorto di nulla. Non si era accorto di avermi quasi uccisa con due semplici paroline dette con noncuranza. Pensai, che se quelle paroline, fossero state dirette a me, avrei avuto la morte più dolce che si potesse immaginare.
Dopo un tragitto non molto breve, arrivammo in hotel, questa volta aveva prenotato due stanze normali una accanto all'altra, niente suite. Stranamente le aveva prenotate a nome mio, con il mio cognome. Quando fummo su gli chiesi il motivo.
<< Niente,  ho solo pensato che un nome italiano sarebbe passato inosservato più facilmente, così ho usato il tuo.>>
<< Furbo, proprio furbo mister Fiore! Johnny Fiore, sembra il nome di un gangster italiano emigrato in America!>> Lo canzonai. Lui alzò gli occhi al cielo e poi si lasciò andare ad una breve risata.
 Andammo ognuno nella propria stanza per una doccia ed un pò di riposo; appuntamento un'ora dopo. Puntuale come un orologio lo sentii bussare alla stanza.
<< Sei pronta ragazzina??>> Disse da dietro la porta. Ovviamente io non ero pronta, la puntualità non era mai stata il mio forte.
<< Ehhhhmmmm....si ....un...un attimo...>>
" Su apriti stupida valigia!!"
"Sei sempre la stessa Bea, ma si può sapere perchè sei ancora in mutande?"
"Zitto cervello, zitto...zitto! Mi serve solo una maglietta pulita...ah eccola."
In fretta e furia mi infilai le prime cose che mi capitarono in mano e mi fiondai alla porta, la aprii.
<< Eccomi sono pronta!>> Feci qualche passo in direzione dell'ascensore, ma Johnny non mi seguì.
<< Allora? Che fai lì fermo? Sono pronta.>> Mi osservava divertito ed in silenzio. << Ehy Joooh? Sveglio!>>
<< Io sono sveglissimo cara pazza sbadata ragazzina!>> Disse mentre il suo sorriso si allargava in una risata. Continuavo a non capire. Si avvicinò di qualche passo sempre ridendo e...e mi schiacciò un piede!
<< Ahia!!>> Accipicchia ero scalza!! Era ufficiale: il mio cervello era andato definitivamente in brodo. Scoppiai a ridere anche io.
Quando fui davvero pronta, con tutti gli indumenti al loro posto ed i neuroni nuovamente in funzione, finalmente uscimmo. Però accadde qualcosa, in ascensore un ragazzo non aveva fatto altro che fissare Johnny, evidentemente lo aveva riconosciuto, stranamente non disse nulla. Sperai che non andasse a raccontare in giro che lui era lì, altrimenti  ci saremmo trovati intorno un'ondata di paparazzi e chissà cosa si sarebbero inventati questa volta.
Prendemmo nuovamente un taxi e ci diriggemmo nella periferia di Roma, non ci volle molto tempo, perchè Johnny aveva preso l'albergo in quella zona. Eppure mentre osservavo dal finestrino, il paesaggio cambiò sotto i miei occhi in un modo incredibile, ci ritrovammo in una zona che non sembrava affatto appartenere a Roma tanto ero spoglia, priva di edifici e di traffico. Capii che eravamo arrivati a destinazione, quando vidi una serie di baracche messe in fila; alcune avevano la pareti di alluminio altre di legno e i tetti erano costruiti con i materiali più vari. C'erano anche delle vecchie roulotte, vestiti messi a stendere al sole, per terra niente asfalto, ma un terreno rossiccio e ciuffi d'erba che crescevano qua e la. Oltre l'accampamento un grande prato incolto, con qualche albero molti fiori e qualche altra roulotte. Non avevo mai visto un campo rom...eppure non mi fece molta impressione, la televisione dipingeva quei posti in modo drammatico, luoghi pieni di sporco, ruote d'auto e immondizia, ma adesso che lo vedevo con i miei occhi e non attraverso la fluorescenza del led, o la voce  concitata dei giornalisti,  quel luogo immerso nel verde sembrava un'oasi più che un disperato rifugio per clandestini, le fatiscenti baracche non sapevano di tristezza ne di sporcizia, ma di semplicità e sincera povertà e per quanto triste possa essere la povertà, lo era sicuramente di meno di una città invasa dallo smog e dal cemento. Scendemmo dal taxi  chiedendo al conducente di aspettare. All'inizio, sia io che Johnny, ci guardammo intorno un pò disorientati. Mia madre era lì, da qualche parte, molto probabilmente ora stava dentro una di quelle case improvvisate. Tirai un respiro profondo. Dovevo farmi coraggio, non potevo lasciarmi andare a crisi di pianto, dovevo essere forte.
<< Bene Johnny... non mi resta che chiedere di lei ...>> Lui annuì. Ci avvicinammo a quel "villaggio" vidi che c'erano dei bambini che giocavano. Si accorsero di noi, all'inizio rimasero fermi a guardarci, poi uno di loro corse in direzione del prato ed entrò in una casa mobile. Ne uscì un uomo senza capelli e con dei grossi baffi. Ci venne incontro. Noi eravamo la fermi e zitti, guardai un attimo Johnny, stava osservando l'uomo, ma non sembrava affatto intimorito, come invece ero io. Quando ci fu vicino finalmente aprii bocca.
<< ....Salve...Io mi chiamo Beatrice...lui è un mio amico. Sono qui perchè sto cercando mia madre.>>
<< Io sono Azuz. >> Disse l'uomo senza aggiungere nient'altro e rimanendo a fissarmi.Non aveva un'aria molto rassicurante.
<< Piacere di conoscerla Azuz.>> Gli porsi la mano e lui la strinse. << Come le stavo dicendo, cerco mia madre...ma non so il suo nome, so che vive qui, è andata a delle trasmissioni televisive qualche tempo fa...>> L'uomo mi interruppe. << Ho capito chi sei. Aspettate qui.>> Ci voltò le spalle e si allontanò. Io e Johnny ci  guardammo, poi lui disse:
<< Potresti tradurre? Non ho idea di cosa abbiate detto...>>
<< Gli ho spiegato chi sono e chi cerco e lui...beh lui è andato via dicendomi di aspettare qui.>>
<< Ah bene...aspettiamo allora. >>
<< Si aspettiamo...>> Ero nervosissima, eppure sapere che c'era lui li accanto a me mi rincuorava. Azuz tornò da noi questa volta seguito dai bambini di poco prima che osservavano con aria incuriosita. Erano un maschio ed una femmina, sui  sette anni circa, con dei grandi occhi neri.
<< Lei non ti vuole incontrare, mi dispace...>> Inaspettatamente, quell'omone grande e grosso era davvero dispiaciuto ed un pò impacciato, mentre mi dava quella terribile notizia.
<< Perchè? Perchè non vuole?>>
<< Mi dispiace non vuole...>>
<< Ti prego Azuz, dille che io non voglio nulla, voglio solo vederla, vederla una volta, parlarle, poi sparirò...>> Lui fece cenno di no con il capo. Riferii a Johnny quello che stava accadendo, anche lui rimase di stucco. Azuz ci salutò ed andò via seguito dai bambini.  Non riuscivo a crederci, dopo tanto casino venivo liquidata in quel modo, con un semplice no. Avrei potuto ribellarmi, andare dietro quell'uomo, entrare nelle capanne e cercarla, ma ero immobilizzata dalla delusione. Perchè rifiutava di vedermi?    Dopo qualche altro minuto di silenzio e immobilità la mano di Johnny mi si posò su una spalla, i suoi occhi cercarono i miei e con voce dolce e rassicurante disse:
<< Ehy ragazzina...non preoccuparti, non ce ne andremo finchè lei non verrà fuori. La vedrai , fidati. Noleggeremo un camper e ci piazzeremo qui, verrà fuori prima o poi, non può restare chiusa per giorni.>> Era deciso e categorico.
<< Ma Johnny anche se ci piazzassimo qui, come farò a sapere che è lei?>>
<< Questo non lo so... ma troveremo un modo...per il momento l'unica cosa che mi viene in mente è questa. Gli zingari non sono facili da convincere, sono un clan, si proteggono a vicenda, quest'uomo non ti aiuterà dato che lei ha detto di no... dobbiamo forzare un pò la mano. E la forzeremo. >>
Io annuii ancora ammutolita. La mia delusione era troppo forte; abbandonata ventiquattro anni fa e rifiutata adesso, entrambe le volte senza un perchè. Johnny mi sorrise, come solo lui sapeva fare e mi tornò il coraggio.
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Capitolo 11
*** X. Salve a tutti ***


Holà Bentrovate! :) !!
So che mi odierete, ma prima di lasciarvi alla lettura del nuovo capitolo vorrei fare uno sparrowniano e alquanto delirante discorso:

Donzelle! fanciulle, fanciulli o comunque  imperterriti e audaci lettori che navigate in queste sperdute rive: Mi preme oltre ogni dire, rigraziare voi e le vostre coraggiose pupille per l'attenzione data a questi miei folli sogni, che sebbene in modo spesso confuso e grammaticalmente discutibile, mi preoccupo di tradurre in parola leggibile. E se mi trovo qui a disquisire con voi brava gente ,non posso non dire e dunque non negare perciò affermare che i sogni son fatti per esser condivisi, reputo dunque me medesima fortunata per aver catturato la vostra attenzione. Ma ancora una volta mi trovo costretta a non poter negare l'amara realtà: che sarebbe cosa molto gradita un vostro qualsiasi commento, sproloquio, soliloquio....commento. Grazie alla vostre gentili parole la mia confusa mente potrebbe trovar risposte; non importa l'entità, accuratezza, o lunghezza di tali parole, sia che questi scritti vi piacciano tanto quanto una bottiglia di rum o che non vi piacciano tanto quanto la bianca ripugnante parrucca del nostro Barbossa, sarebbe nobile cosa mettermene a conoscenza. Vi lascio ora con una solenne promessa: mi piace sondare ogni tipo di mare e portare i miei viaggi a termine prima di intraprenderne altri, dunque questa storia non rimarrà incompiuta... prevedo però che da adesso alla pubblicazione del prossimo capitolo passerà del tempo ( ho cataste di libri da studiare ed esami con pomposi professori da sostenere povera me!), dunque che ne direste di approfittare di questo tempo per recensire i capitoli precedenti? Dirmi cosa vi è piaciuto e cosa no? Perchè  come ho già eloquentemente affermato qualche espressione di gradimento o non gradimento, gioverebbe di molto alla mia dose quotidiana di ispirazione e potrebbe motivarmi a trovare  nelle mie giornate che brulicano d'impegni un attimo da dedicare a questa storia!  Qui alzo la mano e amorevolmente vi saluto!


X. Salve a tutti


 Era passata solo  un'ora, da quando Azuz, in tono categorico, mi aveva detto che non c'era nulla da fare, che "lei" non voleva vedermi. Io e Johnny eravamo poi andati in albergo a recuperare le nostre  cose e adesso eravamo a bordo di un bel camper con gli interni in legno. Dentro c'era tutto, una casa formato viaggio; con bagno cucina e letto a castello. Johnny guidava, pensai che lo avevo trascinato in una situazione davvero paradossale.
<< Johnny, mi dispiace per tutto questo.>>
 Mi lanciò un'occhiata interrogativa. << Ti dispiace per cosa?>>
<<  Beh tu sei abituato al lusso, ad enormi suite ed io ti ho trascinato in una situazione a dir poco assurda, dentro una casa mobile in un campo rom!>>
Inaspettatamente lui si mise a ridere <<  Ti sbagli di grosso piccoletta...io non sono certo abituato al lusso da sempre! Adesso  prenoto suite, ho diverse case, una barca, insomma mi permetto di spendere e spandere...forse perchè per anni non l'ho fatto...mi piace viziarmi questo è vero, ma sappi che prima di essere un attore non è che io ne abbia viste molte di suite! Anzi se proprio lo vuoi sapere da ragazzo io ed un mio amico abbiamo vissuto per un pò dentro una Chevrolet ed è stato uno dei periodi più assurdi ed indimenticabili della mia vita!>>
<< Hai vissuto in una macchina? Davvero?>>
<< Davvero, per diversi mesi in effetti, in Florida. E' stato quando cercavo di sfondare con la mia primissima band, i The Flame, che poi sono diventati i Kids... >> gli affiorò alla labbra un sorriso, <<... e qualche tempo dopo, ho fatto la mia prima comparsa sugli schermi in Nightmare. Non volevo fare l'attore, ma solo raccimolare qualche quattrino. E' stato tutto un caso, il mio successo è stato un colpo di fortuna in effetti, devo molto alla gente che ho incontrato, che per un qualche motivo che ancora sconosco, mi ha dato delle possibità. Non so nemmeno se me le sono meritate quelle possibilità. Tutt'ora quando vedo i fan agitarsi, emozionarsi, quando vedo ammirazione in loro, non riesco a capirne il motivo. Insomma il mondo è pieno di grandi uomini che agiscono nell'anonimato e fanno davvero grandi cose. Io sono solo uno che racconta bugie su di uno schermo. Ho sempre voglia dire loro: "Ehy calma non sono nessuno! Sono solo un uomo fortunato,che vive di lusso facendo qualcosa che lo diverte."  Cerco sempre di stare con i piedi per terra, sono spaventato dall'idea di diventare un coglione autocompiacente e pieno di se... >>
<< Se non lo sei diventato fin'ora, non lo diventerai mai Johnny.>> Fece spallucce come a dire " e chi lo sa?"
 Mi sorprendeva, che per una volta, stesse parlando così tanto di se stesso, cominciava ad aprirsi con me, mi morsi la lingua per evitare di sorridere come un'ebete. Avrei voluto che Stefania fosse presente, che sentisse con le sue orecchie quanto umile era l'uomo che lei amava tanto definire "un montato pieno di collane". E mentre gioivo per le confidenze che  mi stava facendo, lui d'improvviso deviò il discorso, portandolo a conclusione:
 << ...ma adesso sto divagando troppo, quello che in origine volevo dire Beatrice, è che non mi dispiace affatto stare per un pò fuori dagli hotel, a contatto con la natura, è da un pò che non lo faccio, mi ci vuole, mi aiuta a tenere i piedi per terra, a respirare un pò d'aria pura e non inquinata dal mondo falso e corrotto dello show business. Da quando mi sono trasferito a Los Angeles la natura mi manca...Los Angeles è una città folle, ci sono tornato da un anno, ma prima vivevo in Francia, in mezzo alla campagna francese...>> Ecco  che aveva di nuovo dipinta in faccia  quella strana espressione un pò triste. In Francia c'erano i suoi figli, ma perchè non abitava più con loro? Non ebbi il coraggio di chiederlo.
Arrivammo di nuovo al campo e ci piazzammo in una zona libera, ancora una volta Azuz uscì dalla sua "casa" per controllare la situazione, anche altre facce fecero capolino dalla capanne. Bene, ora eravamo accampati pure noi, esattamente come dei nomadi. Nemmeno nei miei sogni più folli, avrei mai immaginato di trovarmi un giorno in una casa mobile, in compagnia di Johnny Depp. L'adolescente che era in me realizzò che ancora una volta io e Johnny saremmo stati soli, l'uno sopra l'altra...ma questa volta a causa del letto a castello!

Per la prima ora di "soggiorno" nel campo, non accadde nulla. Poi cominciarono ad arrivare diverse persone, evidentemente, la maggior parte degli inquilini delle baracche, stava in giro per la città durante il giorno, a raccimolare denaro. C'era davvero parecchia gente. Li osservavo attraverso la finestrina della roulotte e loro osservavano me, ma nessuno osava avvicinarsi. Evidentemente avevano deciso di ignorarci. Continuavo a cercare "lei" tra le donne  presenti, ero convinta che se l'avessi vista avrei provato una qualche sensazione particolare. Ma nessuna strana percezione arrivò. Johnny uscì a fumare una sigaretta, lo seguii un pò nervosa.
<< Dai dammene una.>>
 Mi guardò con un sopraciglio alzato << Darti cosa?>>
<< Una sigaretta Johnny, una sigaretta!>>
Rise << Ma dai smettila, capisco che sei nervosa, ma tu non fumi!>>
<< E chi te lo ha detto? Io fumo, magari non sempre...ma fumo.>>
<< Ok...ok...>> Accese quella che aveva preso per lui e me la passò. Per un qualche strano motivo questo gesto aveva qualcosa di sexy...
"Se...come no, qualcosa di sexy! Sei tu Bea che hai gli ormoni totalmente fuori controllo oramai! Sei regredita all'adolescenza! "
" Ma lo hai visto quest'uomo? Dico, lo hai visto?"
" Si l'ho visto...è un uomo tutto qui."
Lo osservai mentre fumava. Si era un uomo, ma non era tutto lì, ogni cellula di quell'uomo era come una sorta di calamita, se mi avvicinavo troppo finivo per esserne inesorabilmente attratta.
<< A cosa pensi ragazzina?>>  
Sussultai, il fumo mi andò di traverso e mi misi a tossire. Non potevo certo dire a cosa pensavo! Lui scosse la testa divertito.
<<  Ah si...sei proprio una gran fumatrice!! Assolutamente si!!>>
<<  Smettila di prendermi in giro! E comunque quello che penso non sono fatti tuoi!>>
<< E' vero, non sono fatti miei, ma lo voglio sapere comunque!>> Sospirai, lui non la smise << Dai, sii donna, abbi il coraggio di dire esattamente quello a cui stavi pesando!>> Mi stava punzecchiando.
<<  Io SONO donna, ma per una volta, di grazia, potresti lasciare i miei pensieri dentro la mia testa?>>
<<  Ti arrabbi con una facilità assurda ragazzina!>>
<<  Ho l'impressione che a te piacciano questi miei sfoghi isterici Johnny, cerchi sempre di provocarmi!>>
<<  E' vero, mi piacciono.Lo sai perchè?>>
<<  Non ne ho idea.>>
<<  Perchè quanto ti arrabbi sei vera e non menti.>>
<<  Pensi che ti menta quando non sono arrabbiata?>>
<< Non esattamente... è solo che sei troppo controllata...si vede che scegli con cura le parole, che hai paura di quello che dici, paura di ogni cosa che fai. Ti sembrerà assurdo ma quando ti arrabbi  e vai fuori di testa, dici ciò che pensi senza troppi filtri e a me non dispiace affatto, perchè sono certo che quella è la verità. E' per questo che mi piace farti arrabbiare...>> Poi sembrò pensarci su e aggiunse <<  Ma questa credo sia una mia mania. Se c'è una cosa che mi disgusta sono le bugie, nel mondo in  cui vivo c'è n'è abbastanza di finzione e ipocrisia. La gente che mi circonda spesso vuole solo un pezzo di popolarità, sono tutti così gentili e pieni di riverenze...questa cosa mi irrita, mi irrita enormemente. Preferisco chi mi urla contro a chi mi sorride cordiale, senza mai sorridere veramente...>>
<< Capisco quello che vuoi dire. Ma non è necessario che tu mi faccia arrabbiare per sentire la verità. >>
 Scosse la testa <<  Non è vero.>>
<< Si è vero.>>
<< Allora dimmi quello a cui pensavi!>> Ma perchè diavolo insisteva tanto? A malinquore, questa volta dovevo  mentirgli sul serio .
<< Pensavo...io stavo pensando... a tutta la situazione in generale, ai giorni appena trascorsi...>>
Si avvicinò di un passò, mi fissò negli occhi divertito e a bassa voce disse << Bugiarda.>>
<<  Perchè non mi credi?>>
Sorrisetto furbo, sbilenco, provocatorio: <<  Perchè mi stavi fissando ragazzina, stavi pensando qualcosa su di me. Evidentemente, una cosa non molto positiva, dato che ti rifiuti di dirla...>>
Bene ora mi leggeva pure nella mente, ma su di una cosa si sbagliava, io non pensavo cose negative di lui...anzi.
<< Non era una cosa negativa...>> Ecco che mi ero tradita! Avevo appena confessato che pensavo a lui.
"Ma tu maledetto cervello dove sei quando mi servi???"
"Sono qui, ma tu non mi ascolti!!"
<< Ah! Ti ho beccata! Visto stavi pensando a me!>> Era tutto soddisfatto, sembrava un bimbo che aveva vinto giocando a biglie. Ma non avevo intenzione di proseguire oltre nelle miei brutte figure.
<< Sei...sei davvero, davvero egocentrico!!!>> Sbuffai, buttai la sigaretta a me ne tornai dentro il camper lasciandolo la a ridere di me, ma anche io in fondo, stavo ridendo sotto i baffi. Dopo un pò rientrò anche lui, mi voltai sentendolo arrivare e vidi che aveva in mano qualche margherita che evidentemente aveva strappato dal prato, non trattenni più le risate, quando con una faccia da cartone animato e con una specie di barcollante inchino mi porse quei fiorellini dicendo: << Facciamo pace isterica donzella??>>

Nella mezz'ora successiva, scoprii che tra le sue tante doti, c'era anche quella di saper cucinare ( figuriamoci se c'era qualcosa che non sapeva fare!) preparammo la cena insieme, ma io sembravo quasi l'assistente del cuoco.
Finito di mangiare tornammo fuori nel prato. Il villaggio, che stava ad una cinquantina di metri da noi,  si era animato parecchio. Uomini e donne sedevano in gruppetti chiacchierando, dovevo darmi una mossa.
<< Vado da loro Johnny...non so, cerco di socializzare.>>
<< Brava, buona idea. >> Io partii tutta sparata ma lui non mi seguì, rimase la seduto, con la schiena contro un albero e la sua solita sigaretta.
Appena il gruppetto di persone, notò la mia presenza, i loro discorsi s'interruppero all'istante e tanto per cambiare, mi fissarono silenziosamente.
"Bene...cominciamo proprio bene..."
"Bea, sarebbe il caso che tu ti dessi una mossa perchè loro di certo non ti rivolgeranno la parola!"
<< Salve a tutti!>>  Ancora silenzio.
"Mhhhh... socievoli, proprio socievoli..."
<< Io...resterò accampata qui per un pò...quindi volevo presentarmi a tutti voi...>>
FInalmente qualcuno si degnò di aprire bocca, era una ragazza che doveva avere più o meno la mia età. L'espressione insolente, l'aria vissuta, mora come la notte, avrebbe potuto  essere bellissima, ma qualcosa rovinava l'armonia, forse gli occhi privi di dolcezza o magari quel senso di disincanto che l'avvolgeva. Mi si rivolse con un tono annoiato ed uno strano accento, forse argentino .
<< Devi chiedere el permeso alle autorità, por accamparti qui. Esto non è un campo abusivo, no voliamo guai.>>
<< Oh si, l'ho chiesto infatti...>> Balla, grossa ,enorme balla.
 Azuz era tra di loro, intervenne <<  Ah Fatima sei scontrosa! >> Mandò giù un sorso di birra e si rivolse a me << Dai siediti con noi, Janus sta imparando a suonare la chitarra e voleva farci sentire qualcosa, se ti va puoi assistere anche tu al concerto!>> L'uomo esplose in una grassa risata. <<  Sceba, vai a prendere un'altra cassa, per far sedere la nostra ospite.>>
Sceba era la bambina che avevo visto quel pomeriggio, corse via in direzione di una di quelle casupole e ne uscì con una di quelle casse di plastica che di solito contengono le birre, ma era vuota e la utilizzai come sedile, come in fondo tutto il resto del gruppo.
Janus era un ragazzo moro, piuttosto bello devo dire, stava la con la sua chitarra in mano, tenendola senza  sufficiente padronanza. Si vedeva che aveva imparato da poco. Cominciò a suonare una musichetta incerta, che somigliava a quella de "Il ciclone", mentre un'altro ragazzo accanto a lui lo accompagnava suonando il bongo, il chitarrista inesperto però, ogni tanto si bloccava o sbagliava delle note. Mi misi ad osservare tutta la gente in quel gruppetto sperando di scorgere un viso che somigliasse al mio almeno un pò. In totale c'erano una quindicina di persone, tra cui quattro erano bambini, c'era poi la giovane ragazza che mi aveva rivolto la parola prima, due donne di mezza età con le quali non avevo alcuna somiglianza, una donna anziana e poi Azuz  ed altri uomini più o meno della sua stessa età. Quandò Janus finì di suonare gli feci l'applauso, gli altri prima guardarono stupiti, poi applaudirono anche loro ridendo. Il ragazzo suonò un altro brano, mentre la gente del gruppo lo prendeva in giro per i suoi molti errori. Sceba mi si avvicinò incuriosita.
<< Mi piace il nastro che hai tra i capelli, il rosso è il mio colore preferito!>> Disse guardandomi tutta sorridente.
<< Davvero ti piace?>> La bimba annuì << Beh, vieni qua!>> Si avvicinò, mi tolsi il nastro e lo sistemai sulla sua testa, esattamente come lo portavo io: a mò di fascia con i lembi che pendevano dalla nuca dando l'aria di una figlia dei fiori. Ero sempre stata semplice nel modo di vestire, quello era uno dei pochi vezzi che mi concedevo, mi piaceva avere un tocco di colore sulla testa. Lei mi guardò tutta contenta.
<< Come si dice Sceba?>> Era Azuz a parlare, evidentemente doveva essere suo padre. La ragazzina mi ringraziò e poi corse via dicendo << Vado a guardarmi allo specchio!>>
A poco a poco il gruppo smise di essere sulla difensiva e cominciarono a rivolgermi la parola, mi offrirono addirittura una birra. Probabilmente, tutti sapevano perchè ero lì, ma nessuno toccò l'argomento. Mi chiesero altro, la mia età, se avevo un lavoro e cose simili. Poi, la ragazza che mi aveva parlato all'inizio, mi disse con una faccia tutta maliziosa:
<< Ma porchè tuo marito se ne sta en disparte?>>  Lanciò un'occhiata incuriosita verso Johnny.
La birra per poco non mi andò di traverso. <<  Oh no, non è mio marito. >>
<< Oh...quindi è libero...bene!>> Evidentemente quella ragazza non aveva idea che il "tipo libero" fosse Johnny Deep, dopotutto nell'accampamento non avevano tv e non credo che andassero al cinema, ma sicuramente Fatima aveva una chiara idea di cosa avrebbe voluto fare con lui.
"Beh cara Fatima, sapessi quante donne al mondo hanno le tue stesse idee!"
"E tu cara Bea sei una di queste, non è vero??"
"Zitto sta zitto!!"
Tra una conversazione e l'altra lo scarno repertotio di Janus si esaurì ed il gruppo protestò , perchè aveva ancora voglia di musica.
<< Ma come ho fatto a non pensarci prima! >> Esclamai senza rendermene conto, quelli mi guardarono con aria interrogativa, io mi alzai << Torno tra un attimo!>> e corsi in direzione del camper. Cercai Johnny; ma dove era finito? Dentro non c'era, fuori nemmeno. Tutt'intorno era buio dato che erano già le nove di sera. Mi inoltrai nel prato, oltrepassai qualche albero e poi lo vidi, camminava nervosamente avanti e indietro, stava parlando al cellulare, pensai che era meglio non disturbarlo, feci dietro front.
<< Guarda che ti ho vista.>>
<< Ho visto che eri al telefono e non volevo disturbarti.>>
<< Volevi chiedermi qualcosa?>> Al buio non riuscivo a vedere l'espressione del suo volto, ma ancora una volta percepivo un'aria elettrica intorno a lui, non doveva essere stata una bella telefonata.
<< Volevo chiederti se ti andava di suonare la chitarra...>>
<< Si mi andrebbe, ma non l'ho portata come ben sai.>>
Proprio la risposta che volevo sentire, tutta contenta dissi : << Tranquillo a questo ci penso io, lascia ogni amarezza e seguimi Johnny!>>
<< D'accordo!>> Disse ironico.
Lo condussi verso il gruppetto dei miei "nuovi amici".
<< Signori e signore, bambini e bambine, vi presento il musicista che allieterà la nostra serata! >> Lo indicai tutta contenta con un gesto teatrale , lui alzò un sopracciglio e mi fisso come a voler dire "tu sei fuori, ragazzina". Janus gli cedette la chitarra, lui si sedette, fece scorrere le dita sulle corde e fece una smorfia.
<< Ahia! E' proprio fuori fase...povera chitarra...>>
 Passò qualche minuto ad accordare lo strumento, facendo vibrare le corde e ruotando le manopoline per tenderle al punto giusto. Guardandolo ebbi l'impressione di trovarmi dentro Chocolat... davanti a me c'era Roux, in tutto il suo splendore. Suonò ancora una volta un accordo e annuì tra se e se. Lo spettacolo ebbe inizio. Inutile dire che riscosse un gran successo. Mi accorsi che anche Johnny si stava divertendo parecchio, amava suonare e gli piaceva avere un pubblico da intrattenere.
Il ritmo della musica divenne allegro, la birra invece aveva reso un pò più allegra me, così mi alzai e presi Sceba mettendomi a ballare con lei, la ragazzina saltellava tutta contenta, ben presto anche gli altri bambini ci circondarono esibendosi nelle più strambe danze. Vidi che Janus suggeriva delle note a Johnny, la musica cambiò, era una melodia gitana. Le due donne più grandi intonarono un canto, Fatima cominciò a danzare un ballo tipico facendomi cenno di imitarla. Oramai mi ero lanciata, cominciai ad osservare i movimenti della ragazza , che si esibiva in una sorta di danza del ventre, spiegandomi come muovermi. Imparai con facilità era come se già conoscessi quei passi. Poi Janus venne nella mia direzione e cominciò a danzare con me. Johnny rideva osservandomi. Alla fine perfino Azuz si mise a ballare insieme ad una una delle donne  presenti, a giudicare dalla loro confidenza doveva essere la moglie. Dopo una mezz'ora circa di saltellii e girotondi il  musicista più bello dell'universo restituì la chitarra a Janus e si mise a bere del vino che gli era stato offerto da uno degli uomini presenti. Fatima non perse occasione di avvicinarsi a lui, tutta sorridente e se mi è concesso dirlo, piuttosto "surriscaldata". Tra loro però la conversazione non era facile, anzi era impossibile, perchè la ragazza non parlava inglese, provai una punta di irritazione verso me stessa quando mi accorsi che questa cosa mi faceva piacere. Dopo un pò vidi che Johnny chiacchierava con Azuz, ma come era possibile? Aguzzai le orecchie mi resi conto che parlavano in francese, forse quell'uomo doveva aver vissuto in Francia prima di venire in Italia, dopotutto era un nomade. Fatima alla fine sembrò rinunciare alla sua opera di conquista e venne verso di me.
<< Siete proprio simpatici!>> Esclamò tutta contenta , mi stupì quel suo cambio di opinione, ma pensai che era sicuramente da attribuire a Johnny. Poi aggiunse << ...però el tuo amico non parla italiano, ne albanese, ne "arghentino"...uff io di lingue non ne conosco altre. Ma dimmi...che tipo è?>> Evidentemente la barriera linguistica non l'aveva scoraggiata a sufficienza.
<< Che tipo è... beh Johnny è...uno di cui ci si può fidare...>> lo osservai un attimo mentre gesticolava e parlava con Azuz in modo aperto e cordiale, un sorriso affiorò sul mio volto senza che me ne rendessi conto , << ...è una persona umile, che non ha pregiudizi, pronta ad aiutare gli altri. Mette passione in ciò che fa e proprio per questo è terribilmente bravo in tutto ciò che fa. E poi ...e poi sa vedere dentro gli altri e sa arrivare al cuore delle persone con un semplice sguardo...E' divertente, spiritoso e ha la capacità di mettere chiunque a proprio agio. Potrei continuare all'infinito, ma ti basti sapere che Johnny, è una persona eccezionale! >>
La ragazza fece una risatina e disse << E dimmi , lui lo sa che ne estai innamorada?>>
Sgranai gli occhi, quella ragazza non la smetteva proprio di spararle grosse << No! Io non ne sono innamorata...>>
<< Ah no?>> Fece un sorrisetto malizioso <<...devi vedere la tua faccia quando lo guardi! Ma te comprendo...oh lui està muy maschio...muy actrattivo...>> Lo guardò di nuovo in un modo tutt'altro che casto. Per fortuna Johnny era abbastanza distante da non sentire quei discorsi.
<< No Fatima, ti dico che non è così...è  solo che lo stimo... E poi lo conosco da troppo poco tempo...>>
<< Non necessita conoscere qualche uno da anni por innamorarsene, ce se può innamorar anche in un dia , o che so, en un minuto. Ma se non lo vuoi melio...melio por me! >> mi diede una gomitata che doveva essere d'intesa,  ma che quasi mi buttò giù dal mio sedile e scoppiò in una risata un pò roca. In fondo quella ragazza non era antipatica, era solo spregiudicata ed io dovevo sembrargli una noiosa santerellina.
Le cose che aveva detto però mi causarono una certa agitazione. Avevo fatto di tutto per non pensarci e adesso ero stata punta sul vivo. Cominciai a riflettere. Di certo ero molto attratta da lui, ma in questo non c'era niente di nuovo, e poi che altro? Si, c'era dell'altro. Non sopportavo di vederlo triste, quel giorno quando aveva avuto la sua lite con Vanessa e lo avevo visto così cupo e nervoso, mi era venuta una gran rabbia dentro. Poi c'era un altro fattore: non riuscivo a concepire l'idea che in futuro non lo avrei più rivisto, che dopo quel fine settimana lui sarebbe partito ed io sarei rimasta con il suo ricordo ma senza la sua presenza. Sentivo di aver bisogno della sua presenza. Ma poteva tutto questo definirsi amore? Avevo paura di cercare una risposta, ma in fondo sapevo già che la risposta era si.
 Tra pensieri confusi e note di chitarra, quella sera non riuscii a scoprire chi era mia madre, le due donne presenti non sembravano avere niente in comune con me. Forse lei vedendomi lì aveva deciso di rimanere chiusa in qualcuna di quelle roulotte. Avevo provato a riprendere il discorso con Azuz ma lui era un pò su di giri a causa della birra e non mi aveva dato retta. Per quanto riguarda il resto del gruppo, mi andavo lentamente convincendo che forse molti di loro non conoscevano il vero motivo della mia presenza lì, Azuz doveva aver mantenuto il segreto, tutti erano convinti che io e Johnny fossimo davvero dei nomadi  di passaggio. Verso mezzanotte il gruppo cominciò a sciogliersi, io ero stanca e mi diressi verso il camper. Johnny rimase ancora un pò con Janus, gli stava mostrando il modo migliore di prendere certi accordi. Ora si era messo pure a fare l'insegnante di chitarra!
Pescai il mio diario e una penna da dentro la valigia e andai a sdraiarmi sul prato. Era una notte calda, dall'atmosfera magica. Data la zona isolata in cui ci trovavamo le luci erano poche e le stelle erano chiare e visibili, la luna sembrava luminosissima.

Mi scuso per la lunghezza eccessiva del capitolo, avrei voluto dividerlo in due parti ma l'ho buttato giù d'un fiato e non riuscivo a trovare il punto giusto in cui spezzarlo.. Sorry!!! :) Comunque volevo solo aggiungere che i discorsi di Johnny sui Kids, sul fatto che ha vissuto in macchina sono veri, li ho letti in un'intervista che ha rilasciato ai tempi in cui stava con Kate Moss. Ora la smetto di rompere dato che sono già sono stata parecchio insopportabile con il mio discorso iniziale! Baci a tutti!! ;)

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Capitolo 12
*** XI. La mappa della sua pelle ***


XI. La mappa della sua pelle




Torno qui, su questi fogli, questa volta non per pensieri nostalgici, ma per ciò che sta accadendo nel presente. Sono combattuta, mi perdo tra emozioni contrastanti...
Credevo che sarebbe stato difficile parlare con questa gente, invece la parte di me che è simile a loro mi ha aiutata ad avvicinarmi. "Lei", la donna per la quale sono qui, della quale nemmeno conosco il nome, non l'ho ancora vista, ma sono fiduciosa, se davvero si trova qui, non potrà ignorarmi ancora, mi rifiuto di credere che possa farlo. Lei è donna ed anche se mi ha portata con sè per soli nove mesi, in quei nove mesi è stata madre. Nonostante i suoi rifiuti ha fatto qualcosa di buono per me, non si è arresa, avrebbe potuto gettarmi via quando ero ancora un griviglio di cellule, avrebbe potuto fare come quelle donne che la geniale Oriana, descrive nella sua Lettera ad un bambino mai nato :
"Molte donne si chiedono: metter al mondo un figlio, perché? Perché abbia fame, perché abbia freddo, perché venga tradito ed offeso, perché muoia ammazzato alla guerra o da una malattia? E negano la speranza che la sua fame sia saziata, che il suo freddo sia scaldato, che la fedeltà e il rispetto gli siano amici, che viva a lungo per tentar di cancellare le malattie e la guerra."
Mia madre non mi ha negato quella speranza e già per questo ha fatto il mio bene. E solo per questo confido che non mi rifiuterà ancora a lungo.
Si, sono fiduciosa... lo sento , domani cambierà qualcosa.  Anche se adesso sono qui e mi chiedo dove ho trovato oggi la forza per restare così calma. Dove trovo la forza ora di non disperare? Non lo so...O forse si? Si lo so.
Parte del mio coraggio viene da quest'uomo; questo celebre uomo così avvezzo a stare su copertine patinate, che invece poi ,di patinato non ha nulla, perchè è colmo di umana semplicità.
Un attore attraverso lo schermo , è sempre avvolto da un'aura che lo fa sembrare distante, estraneo ai problemi, protagonista di un'invitante paese dei balocchi, nel quale tutti vorrebbero entrare. Ora so che quest'uomo...quest'attore, non è distante ed improvvisamente mi rendo conto che per me è diventato importante. C'è riuscito nel breve tempo di un schiocco di dita, con poche frasi e pochi sguardi ,così diretti e schietti che hanno saputo conquistarmi. Lui non vive nel paese dei balocchi, ma in un posto diverso, che si trova a metà strada tra il pianeta terra e il sole. Me lo immagino lì Johnny, appollaiato su di un satellite tutto suo, con un binocolo in mano ad osservare la terra . Per questo sa dove andare , che scelte fare, perchè da là ,può benissimo rendersi conto di quali sono le cose veramente grandi e quali le piccolezze da evitare. Come un funambolo, sta in equilibrio fra due poli: il personaggio e l'uomo,  tenendo entrambi in contatto senza permettere però che l'uno abbia la meglio sull'altro. Ha bisogno del personaggio per sopravvivere a tutta l'attenzione della quale è continuamentte protagonista e ha bisogno dell'uomo per vivere una vita vera.
 E se già il personaggio è così amabile da far urlare le folle, adesso posso dire che l'uomo, è di gran lunga migliore.


Mi accorsi improvvisamente di due inconfondibili scarpe consumate a pochi centimetri da me, ero sdraiata a pancia a terra, girai un pò la testa e vidi due occhi divertiti che cercavano di scorgere quello che avevo scritto. Chiusi il diario di botto. Pur sapendo che essendo lui in piedi e con la scarsa luce disponibile, non poteva aver visto molto, la mia faccia cambiò comunque mille colori. Speravo solo che non fosse riuscito a distinguere il suo nome tra quelle righe. Si sedette accanto a me con la sua solita faccia divertita.
<<  Ma tieni un diario ragazzina?>>
<<  Si! Perchè che c'è di male?>> Dissi stando sulla difensiva  e pensando che l'avrebbe trovata una cosa infantile.
<<  Nulla assolutamente, lo faccio anche io.>>
<<  Davvero?>>
<<  Si però...il mio è un pò diverso, è sulla mia pelle.>> Ovviamente parlava dei tatuaggi.
<<  A proposito Johnny... devi ancora mantenere la promessa che hai fatto in aereo...>> Mi alzai a sedere a gambe incrociate guardandolo in modo eloquente, cercando di fargli capire che sta volta non la scampava.
<<  Ah...accidenti, non l'hai dimenticato!>>
<<  Non ho una memoria così fatua! >> Dissi con una smorfia.
<<  Ok, mantengo la promessa. Quale tatuaggio ti interessa?>>
<<  Mmmhhhh...non so, ne hai un'infinità...fa vedere.>>  Si scoprì le braccia, era pieno. Poi vidi tre parole, scritte in modo molto chiaro sul suo avambraccio destro: silence, exile,  cunning, ovvero, silenzio, esilio, astuzia. Avrei voluto passarci sopra le dita, ma mi limitai ad indicarlo.
<<  Cominciamo da questo.>>
<<  Cominciamo? Non penserai che ti "leggerò" tutto il mio "diario" vero?>>
<<  Solo qualche pagina Johnny. Su coraggio!>> Dissi dandogli una pacca su un ginocchio cercando di sembrare disinvolta e meritandomi l'ennesima faccia divertita.
<<  Ok...Dunque, questo che hai scelto, in effetti è tra i più recenti. Si rifà ad un passaggio di uno dei miei libri preferiti, è di James Joyce,  "A Portrait of the Artist as a Young Man". Dovresti leggerlo ragazzina. >>
<<  Beh lo farò.>>  
<<  Brava.>> Silenzio, sorrisetto di circostanza.
Lo guardai tutta indignata <<  Non crederai di aver finito qui vero? Io il libro non l'ho ancora letto e poi voglio sapere cosa significa per te, perchè hai scelto proprio queste parole.>>
Lui si mise a giocherellare con uno strappo che aveva sui jeans, faceva così quando  lo mettevano in difficoltà. Poi sospirò <<  Ok...  >> fece ancora una pausa, piantò gli occhi nei miei, poi cominciò a parlare, con voce lenta e decisa ;

<<  "Io ti dirò quello che farò e quello che non farò. Io non starò al servizio di quello in cui non credo più, sia che si chiami casa, patria, o chiesa: ed io tenterò di esprimermi nella vita o nell’arte come liberamente posso fare e come completamente posso fare, usando per la mia difesa le uniche armi che mi è consentito usare - silenzio, esilio, ed astuzia".>>

Aveva ripetuto quella citazione con una tale profondità, da dare i brividi. Pensai un attimo a quelle parole,parlavano del suo modo di vivere, del modo in cui si difendeva da mondo. Inclinò la testa osservandomi, era evidente che mi aveva colpita, continuò a parlare, << Non penso servano molte altre spiegazioni: mi sono ritrovato molto nel protagonista, Stephen, ho quasi avuto l'impressione di essere io. Ma Joyce è riuscito a scrivere ciò che penso in modo chiaro, sintetico e di gran lunga migliore rispetto a come avrei potuto dirlo io. Joyce ha trovato queste tre parole chiave, mi stavano bene addosso... ho deciso di mettermele addosso sul serio ed eccole qui.>> Piccola pausa, cambio di espressione << Sono stato esaustivo questa volta?>>
<< Si...direi di si. Promosso.>> Fece una finta faccia soddisfatta. Adesso che ero entrata nel "mondo di Johnny" tra terra e sole, volevo saperne di più, volevo restare in orbita. << Spiegamene qualcun altro Johnny.>>
<< Ah, ora te ne approfitti però!>>  Mi rivolse uno sguardo di sfida, che espressamente  evitai, continuando con i miei intenti.
Questa volta ne scelsi uno ancor più enigmatico, era sempre sul braccio sinistro, in alto ,nella parte posteriore. Una serie di linee nette e nere: tre continue, una spezzata  e altre due continue. << Questo qui...>>
Sta volta non fece resistenza, sapeva che non avrei mollato l'osso.
<< E' un I Ching, questo in particolare significa: "Vento sopra il Cielo". Se ci pensi , non può esserci vento al di sopra del cielo, perchè c'è lo spazio, il vuoto, quindi questo è un concetto astratto. E' una spinta a perseguire i propri obiettivi a superare gli ostacoli , a essere tolleranti, pazienti, a sapersi adattare, nonostante tutto. In effetti io, non sempre sono tollerante e paziente, l'ho messo lì per ricordarmi di esercitare queste doti, credo... Comunque, per concludere, quello che principalmente questo simbolo vuole dire, è che noi e solo noi, abbiamo il potere di cambiare noi stessi. Nessun altro. >> Pausa, sorriso disarmante << Delusa? Nessun segreto eclatante dietro i tattou che hai scelto, solo forme di pensiero.>> Si tirò indietro i capelli.
<<  No, non sono delusa, sono affascinata. Ma te ne chiedo un altro, l'ho visto adesso che hai alzato il braccio, mi incuriosisce molto perchè è davvero accurato...credo sia stato anche parecchio doloroso fartelo fare...>>
<<  Di quale parli? >> disse cercando tra quella fitta mappa situata sulla sua pelle. Gli presi la mano destra, perchè ruotasse il braccio. Anche questo era un tatuaggio abbastanza grande che prendeva gran parte dell'avambraccio, nella sua zona interna, partendo dal polso e giungendo quasi al gomito.
 Lui lo osservò per un pò con gli occhi che brillavano. <<  E' mio nonno, Jim. Si E' stato doloroso farlo, ma non doloroso come perderlo. Avevo sette anni, eppure in quei pochi anni ho imparato tanto da quest'uomo. Aveva una passione per la musica ed il gospel e la domenica mi portava ad ascoltare i cori, da lì è nata la mia di passione. E poi, come puoi ben vedere dall'immagine, era un marinaio. Penso venga da lui la mia continua voglia di stare per mare, il mio illudermi di essere un pirata!>> disse divertito, prendendosi gioco di se stesso <<  Eh già, è tutta colpa sua, colpa e merito suo...>> Poi mi sorrise << Vedi? Abbiamo qualcosa in comune ragazzina, molto di ciò che siamo, molto di ciò che vogliamo, viene dai nostri nonni. Tu hai lì un bracciale a ricordartelo, io ho una foto.>>
Io annuii sorridendo <<  E non è l'unica cosa che abbiamo in comune. Entrambi abbiamo strane origini o sbaglio? Ho letto da qualche parte che hai origini Cherokee ed io, come ormai ben so, come ormai ben sai; ho origini gitane.>>
<< Un'indiano e una gitana...bella accoppiata! >> Disse ridendo, poi mi rivolse uno sguardo inquisitore, << ...e tu come le sai queste cose su di me? Non sarai una mia fan e non me lo hai mai detto??>> che faccia da schiaffi che aveva messo su!
<<  Caro, carissimo Johnny, a parte il fatto che sul tuo braccio c'è una grossa testa di un capo indiano, che si dovrebbe essere completamente cecati per non vederla, ti faccio sapere che ho DOVUTO informarmi su di te, dato che per un periodo per l'intero mondo sei stato il mio...il mio fidanzato/amante/non si sa bene cosa! Non mi sembrava normale avere un "rapporto così stretto" con te e non conoscerti! >>  
Lui rise di gusto e mi canzonò <<  Che brava ragazza! Però avresti potuto dire che era stata un'avventura occasionale no? Così non eri costretta a fare ricerche su di me!>>. Questa battuta mi imbarazzò parecchio, anche perchè un'inizio di "avventura occasionale" tra noi due c'era veramente stata, anche se adesso facevamo finta di nulla. Cambiai discorso.
<<  Ah smettila!... Dai, ora spiegami un altro tatuaggio e poi ti lascio in pace!>>
<<  No, no. Ora basta.>> Disse ruotando la testa a destra e a manca, spingendo un pò fuori le labbra, quasi come un bambino imbronciato.
<<  Su dai, puoi sceglierlo tu!>>
<<  Ah, grazie davvero per la concessione!>>  esclamò con sarcasmo. Ci pensò sù un attimo :<< Poi mi lascerai in pace?>>
<<  Ma certo!>> Dissi con un tono non troppo convincente.
<<  Sicuro??>> Chiese alzando un sopracciglio.
<<  Sicuro!>> Risposi cercando questa volta di risultare più credibile.
<<  Va bene... vediamo se riesco a spaventarti con una delle mie fissazioni...>> Fece una faccia da Sweeney Todd.
<<   Johnny... sai ,quasi quasi non lo voglio più sapere!>>
<<  Eh no, ora mi ascolti! Dunque, dunque... Sono del tutto ossessionato dal numero tre!>>  e indicò il tatuaggio che stava sulla sua mano sinistra, tra il pollice e l'indice << Tre è una sorta di numero speciale per me. E 'un numero molto creativo. Triangolo, trinità, due persone che fanno un'altra persona. Tre è un mistico, è un numero magico.  E poi sono nato il 9- 6- 1963 ...tutti multipli di tre, tranne l'uno che è un sottomultiplo... Sono un maniaco del tre insomma!>> disse ridendo.
<<  Ah... ora si che sono davvero terrorizzata!! >> Sbruffai << Ed io che mi aspettavo chissà quale compromettente segreto... comunque è affascinante questa cosa del tre! E sono sempre più incuriosita da tutti gli altri tattou adesso!!>>
<<  Eh no , questa volta la finiamo davvero qui! >> Assunse un'espressione fortemente Sparrowniana e continuò << Se ti svelo tutti i miei segreti come potrò poi affascinarti?>>  
 E mentre vari impulsi cerebrali mandavano alle mie corde vocali il messaggio: " tu mi affascinerai sempre", grazie al cielo i miei denti ebbero il propizio impulso di mordere la lingua e farmi tacere. Nel frattempo il fascino fatto uomo si  alzò. <<  Prendo le sigarette, torno tra un attimo.>>
 Lo vidi allontanarsi con il suo passo deciso: Johnny in orbita tra terra e sole, Johnny, che per non smarrire la rotta , incideva sulla sua pelle le cose in cui credeva, la mappa di tutta una vita.



Eccomi!Sono riuscita a trovare un attimo per pubblicare.
Fanciulle! Che ve ne pare di questa analisi dei tatuaggi del nostro caro Johnny? Io sono sempre stata mooooolto incuriosita dal loro significato...ho fatto qualche ricerca ed ho deciso di inserire la spiegazione di questi quattro tatuaggi in particolare. Dovrebbero essere informazioni attendibili.... l'unica cosa che mi sono invetntata è il collegamento tra il numero tre e la sua data di nascita...ho notato questa coincidenza, chissà magari è davvero uno dei motivi per cui si è tatuato  quel numero lì...boh! Fatto sta che ha anche tre cuoricini su di un braccio (Vanessa e i figli), tre puntini sul una caviglia, tre triangolini su  un dito, di recente è comparso con un nuovo tatuaggio dove c'è un uccello ( un corvo, un merlo, un avvoltoio...non so la razza del volatile, ma so che è il simbolo di un antico gioco di carte tipico del Kentucky che suo nonno faceva sempre) che tiene nella zampa tre carte e su una di queste indovinate cosa c'è? Ma brave! il numero tre...Si, è proprio fissato questo è certo! Ed anche io sono fissata dato che mi sono presa la briga di fare queste ricerche...eh vabbè ognuno di noi ha le sue psicosi no? La mia si chiama JOHNNY DEPP!! :)
Adesso questa folle psicopatica fissata vi saluta  e vi manda tanti baci!

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Capitolo 13
*** XII. Ora capisco... ***


marea Ehhmmm...siori e siore un avviso: questo capitolo è un pò...come dire??  AH si "palloso", ovvero scarso di eventi, è tutto dialogo, dialogo, dialogo..., ma DOVEVO metterlo, perchè serve alla storia.Vi assicuro però, che i prossimi saranno pieni di colpi di scena :)

Cambiando discorso...mi rivolgo a voi, proprio voi che non mi lasciate nemmeno un piccola, piccolissima, microscopica, recensionina... :(
Ovviamente sono felicissima che leggiate la mia storia e vi ringrazio di cuore...però suvvia non siate timide, lasciate qualche parere! DAI DAI VI VOGLIO ATTIVE!! :D

LO SO SONO UNA ROMPISCATOLE!!!! xD

Infine un'altra richiesta: per pubblicare uso il programma NVU
, avrei voluto arricchire la storia con qualche foto,però non riesco a inserire immagini, o meglio se le metto poi quando pubblico non compaiono, restano solo spazi vuoti.  Naturalmente è ovvio che la mia testa è bacata e quasi sicuramente la soluzione è semplicissima ma io non la trovo , uffffff  -.-°'
Così se qualcuno volesse darmi una mano e spiegarmi come si fa, gliene sarei immensamente grata :)
Bacioni a tutte.
 La vostra speranzosa, imbranata , mononeuronica e bacata Rory


XII. Ora capisco...



Era notte ed ero ancora lì sul prato, senza la minima voglia di dormire, troppe cose impegnavano la mia mente. Una di queste mi stava di fronte aspirando del fumo dall'aroma di liquirizia.

<< Ora che abbiamo finalmente smesso di parlare di me , ne approfitto per farti i complimenti piccoletta. Quando hai detto "vado a socializzare"... >> ed imitò la mia voce, beccandosi un'occhiata fulminante e storta che decise di ignorare, << .. se devo essere sincero non pensavo che avresti riscosso tanto successo... Erano così sulla difensiva all'inizio ... e invece chi l'avrebbe detto? Sei riuscita a conquistarli...Hai praticamente messo su una festicciola! Sei proprio imprevedibile...proprio imprevedibile Beatrice... Beatrice dai grandi occhi color del mare...>>  Ironia e dolcezza coesistevano in quelle frasi, sentivo di starmi sciogliendo dentro e abbassai gli occhi con il mio solito imbarazzo.

<< Il merito in realtà è tuo, sei tu che sei un ottimo intrattenitore, un ottimo musicista. Comunque mi è sembrato che tu ti sia divertito, o sbaglio? >>

<< Non sbagli, è stata una bella serata, senza luci puntate addosso. E' stato bello stare con persone che non avevano idea di chi fossi. Un'esperienza unica quanto rara, in effetti. Si , mi sono trovato bene con questa gente.>>

<< Beh, dopotutto loro sono nomadi e tu sei un pirata! Avete qualcosa in comune, no? Comunque anche io mi sono divertita...>>

<< Ah si ho visto! Una bimba che ballava tra le bimbe! >> Disse ridendo.

<< Beh, sempre meglio di te che non muovi un muscolo!>>

<< Su questo hai ragione, io sono una frana a ballare, una vera frana!>> rise << Nei film devono usare controfigure, oppure le povere e ripeto povere, attrici malcapitate devono subire la mia goffaggine! Quando abbiamo girato Chocolat, Juliette praticamente ha dovuto portarmi  lei  ed anche così il risultato è stato pessimo. Dopo mille prove, non sono nemmeno riuscito a farle fare la giravolta in modo decente, è quasi inciampata nel mio piede, però alla fine hanno tenuto la scena perchè era la migliore. Il che è tutto dire!>> Era disarmante il modo in cui rideva di sè, disarmante e trascinante.

<< Suvvia, non puoi essere così tremendo! Forse... dovresti impegnarti di più ?>>

<< Fidati sono totalmente impedito.>> Aveva una faccia troppo sincera e convinta per contraddirlo ancora << ...Vanessa ci ha provato per anni a farmi ballare, poi si è arresa...e mi sono arreso anche io...>> Il tono con cui aveva pronunciato l'ultima frase non faceva affatto pensare che parlasse di ballo, l'amarezza era tornata ancora una volta a sporcare la sua bella voce.

Di nuovo provai un senso d'irritazione e senza starci a pensare troppo mi decisi a chiedere: <<  Johnny, perchè c'è questa tristezza in te?>>

Mi guardò sorpreso << E' così evidente?>>

<< Si , lo è.>>

<< Credevo di essere un attore migliore... Comunque non è niente, non preoccuparti.>>

<<  Sarà pure niente... ma a me non mi piace vederti triste! >>  L'avevo detto di cuore.

Ancora una volta mi rivolse uno sguardo dolce e stupito. << Questa sera, quando sei venuta a cercarmi e mi hai detto " lascia ogni amarezza" ti eri accorta che c'era qualcosa che non andava, vero?>>
Io annuii.

<< Devo ringraziarti, perchè se non mi avessi messo in mano quella chitarra avrei passato proprio una
brutta serata...ero deciso ad andare a comprare una bella bottiglia e scolarmela d'un fiato. Ero arrabbiato... avevo appena fatto una telefonata, volevo parlare un pò con Jack e Lily, non riesco a stare un giorno senza sentirli... ma Vanessa non me li ha passati, si è inventata delle scuse e poi ha cominciato a discutere...>> scosse la testa con irritazione e poi tirò un sospiro << ... Ci sono delle cose che devo affrontare una volta per tutte...>> Si passò le dita tra i capelli e cominciò a fissare un punto nel vuoto. Stava riflettendo e  mentre lo faceva con le mani si torturava nervosamente le labbra . Io rimasi in silenzio, aspettando qualche altra parola e dopo un pò lui si decise a tirar fuori i suoi pensieri.

<< Tra  me e Vanessa è finita da un pezzo oramai...Negli ultimi anni è stata tutta una crisi con brevi riappacificazioni, troppo brevi...e tutte le volte che abbiamo fatto pace non era altro che una presa in giro verso noi stessi. Abbiamo cercato di rimettere in piedi la relazione, per amore di Lily e Jack...l'amara verità è che oramai da tempo loro sono l'unica cosa che mi lega a lei. >> Strappò un filo d'erba osservandolo come se fosse un qualche misterioso  e arcano oggetto e continuò a parlare con tono fin troppo rassegnato << All'inizio siamo riusciti a celare bene, a far finta di nulla, poi le liti sono aumentate. Ai  bambini abbiamo detto che che mi sono trasferito a Los Angeles per lavoro. La verità è che mi sono allontanato solo per evitare di urlare e litigare davanti a loro.  Vado a trovarli tutte le volte che posso, mi mancano molto, moltissimo, ma che posso fare? Sicuramente stanno meglio con Vanessa, lei è una brava madre e non è perseguitata dalla stampa come invece succede a me. >> Mi lanciò un'occhiata veloce e poi di nuovo deviò lo sguardo. A poco a poco la sua voce cominciò ad avere sfumature di rabbia ; << Il problema però è che da circa un anno la stampa non ci da tregua, il fatto che non ci si veda più in giro insieme, ha alimentato molti gossip sulla nostra rottura...e purtroppo sta volta sono veri! La cosa che mi da fastidio è che abbiamo cercato di tenere i bambini fuori dalla nostre liti, di non far capire loro che ci eravamo lasciati...quei maledetti giornalisti però si sono messi in mezzo, hanno cominciato a scrivere e scrivere e diffondere voci! Lily è venuta da me piangendo qualche tempo fa, ha detto che non voleva più sentire bugie, è stato terribile...è terribile quando ti accorgi di aver deluso tua figlia...>> c'erano una tale amarezza e rabbia nella sua voce, nei suoi occhi! Avrei fatto di tutto  per non vederlo così.
 << ...Lily non riusciamo più a ingannarla, solo Jack che è più piccolo non ha ancora ben capito. Mi fa rabbia che abbia dovuto essere la stampa a sbattere così brutalmete la verità in faccia a mia figlia. >>  Quanto dolore nelle sue parole! << Non posso più negare, non posso prendere in giro la mia bambina...vorrei solo che queste voci tacessero. Il giorno che ti ho incontrata a Venezia, io e Vanessa ci eravamo accordati per quell'uscita pubblica, così da zittire per un pò i giornali...Ma lei ha capito male; quando le ho proposto di venire con me, ha pensato che volessi ricominciare , che la amassi di nuovo. Poi, quando ha capito che ancora una volta lo avevo chiesto solo per i bambini, si è infuriata. Da allora la situazione è diventata del tutto insostenibile ed io sono con le spalle al muro. Non volevo ferirla, non volevo ferire nessuno. Non so che fare, forse dovrei davvero provarci ancora con lei...riprovarci per la milionesima volta. Darei qualsiasi cosa per stare di nuovo bene con lei, per non dover stare lontano dai miei figli, per non farli soffrire. Io sono figlio di genitori separati. Non volevo questo per loro, non voglio questo per loro. Non so più se continuare con Vanessa o se mettere un punto a tutto, sto cominciando a pensare che la cosa migliore sia spiegarlo ai bambini e rendere pubblica la separazione, così che tutte le indagini di questi giornalisti succhiasangue cessino una volta per tutte. Così la smetteranno di seguirci , di speculare sulla mia vita privata, di fotografare i miei figli ovunque vanno, solo per vedere se ci sono anch'io. Sono pervaso dai dubbi, perchè non posso scegliere con calma e lucidità, perchè tutti questi articoli curiosi e cattivi mi mettono  fretta. Vorrei temporeggiare, temporeggiare ancora, ma più lo faccio, più loro vengono bombardati da informazioni infamanti! Insomma continuano ad uscire articoli su presunti tradimenti, non posso avvicinarmi a nessuna che quella improvvisamente diviene per tutti la mia amante...e tu ne sai qualcosa. La stampa mi dipinge come un uomo con una crisi di mezz'età che passa il tempo ad ubriacarsi. Sono costretto ad isolarmi più di quanto non faccia di solito...Ho fatto troppi passi falsi, è bastato che mi facessi beccare una volta in hollywood boulevard  per essere nuovamente etichettato come un totale alcolizzato, mi sembra di essere tornato ai tempi di 21 Jump street, di essere di nuovo uno stupido stereotipo.  E' vero,  di vizi ne ho avuti molti,pur non avendo mai avuto delle vere dipendenze, ma dalla nascita di Lily  sono cambiato, perchè quando vedi di poter fare meraviglie non hai più bisogno di droghe, ti rendi conto di quanto molte cose siano stupide e superflue, rivaluti tutto, vedi tutto in modo diverso ed io sono un uomo diverso. Ma adesso, adesso che di nuovo si parla di me come un dannato, come una sorta di dongiovanni ubriaco, che esempio dò ai miei figli ? Come possono essere fieri di me? Ho paura che crescendo finiranno per odiarmi.>>Tacque perdendosi nei suoi brutti pensieri. Mi sembrò improvvisamente fragile, indifeso, immerso in quel suo tacito imbarazzo.

<< Odiarti? No Johnny. I tuoi figli sanno chi è il loro padre...  le stupidaggini della stampa ,non potranno MAI essere più vere e convincenti della tua presenza nella loro vita. Come possono odiare un padre che non sa stare un solo giorno senza sentirli? Come possono odiare un padre che corre da loro ogni volta che può? Da quello che ho capito tu sei  molto presente, nonostante il tuo lavoro ed i continui viaggi. La figura di un padre affettuoso e presente non può essere usurpata dagli articoli di un giornale che il giorno dopo sarà spazzatura. I gossip saranno sempre diversi, ma tu sarai sempre lo stesso... e li amererai allo stesso modo, nulla conta più di questo.>>

Mi rivolse uno sguardo tenero e sorrise << Così giovane e così saggia... chi l'avrebbe detto ragazzina...>> Fece un profondo respiro << Credo che tu abbia ragione...io mi sento dentro un ciclone e non riesco a vedere obiettivamente le cose. Però l'unica cosa che non volevo ,era che anche loro come me, dovessero avere genitori separati... questo non posso cambiarlo, in questo ho davvero fallito, so che li farò stare male.>>

<< Johnny...>> non sapevo se chiederlo o meno, lo chiesi, tanto oramai quella notte avevamo parlato di qualsiasi cosa << sei certo di non amare più Vanessa? Sei certo che non sia solo un momento?>>

<< Un momento? Se è un momento è piùttosto prolungato...perchè dura da qualche anno.  Non saprei dire cosa è accaduto di preciso...lei è così cambiata, o forse io sono cambiato, ma non  provo più amore... non so più se ho amato la donna che è in lei o la madre, l'idea di una stabilità familiare che non ho mai avuto. Lei crede che le mie incertezze derivino da fattori esterni, da altre donne... ma si sbaglia. O almeno si sbagliava fino a poco tempo fa, perchè adesso è vero. C'è una persona che si è fatta spazio nel mio cuore, l'ho incontrata e...non so... è stato come un uragano, è passata fulminea e ha scoperchiato i tetti e messo in evidenza le mie incertezze, è come se adesso non potessi più fingere e ancor più di prima sono certo che sia finita. Per un pò ho pensato che dipendesse da me, dall'aver provato troppe cose nella vita, credevo che questo mi avesse alla fine reso insensibile ai sentimenti, ma  adesso che provo qualcosa per un'altra, non posso più negare di non amarla... E mi sento un schifo, perchè devo molto a Vanessa. Vorrei trovare il modo di separarmi pacificamente da lei, ma credo che lei non me lo lascerà fare, è troppo arrabbiata. Non posso darle torto... giorno dopo giorno, si sono accumulati dubbi in me e rancori in lei... >> Aveva parlato con un tono sommesso, rabbioso, triste, sfumature che rispecchiavano la confusione che lo aveva completamente invaso.

 Adesso era chiaro il perchè di quella sua aria agitata, tormentata: c'erano troppe persone che aveva paura di ferire. In primo luogo i suoi figli, che, a giudicare da come ne parlava, amava più di se stesso. Poi Vanessa, che sperava ancora di sistemare le cose. Ripensai a quello che lei mi aveva detto in ascensore: "ci amiamo". Ora sapevo che quella sua frase dipendeva da una negazione del fatto, che in effetti tra loro stava finendo tutto. Infine c'era questa nuova donna, quest'incognita che a quanto pare Johnny non voleva perdere. Mio malgrado sentii un senso di vuoto dentro... volli ignorare questa sensazione; un misto di delusione e gelosia. Lui si stava confidando con me, non potevo stare a pensare alla mia infatuazione, dovevo cercare di dargli dei consigli leali e sinceri. Ma il tutto era talmente complicato, che non sapevo veramente cosa consigliargli.
<<   La situazione è davvero difficile ed io non sono nessuno per pronunciarmi a riguardo, ma posso dirti ciò che penso se vuoi...>>
<< Si. Voglio sapere ciò che pensi...>>
<< Io... credo che tu non debba avere fretta, non pensare ai giornalisti, pensa solo a chiarire con Vanessa, una volta per tutte, perchè trascinando avanti questa storia non fai che ingannarla e la sua rabbia potrà solo crescere. Non indorare la pillola, non otterresti nulla, finiresti solo per illuderla ancora, sii sincero, dì tutta la verità a cuore aperto. Capisco che hai paura di ferirla dicendole che c'è un'altra, ma la feriresti di più se la lasciassi lì ad aspettare ancora, raccontandole bugie. Quando avrai chiarito con lei, quando avrà digerito la cosa, insieme potrete dirlo ai vostri figli. Penso sia fondamentale che  tu le dia il giusto tempo per metabolizzare il tutto. Dovete essere tranquilli l'uno verso l'altra, perchè se Jack e Lily vi vedono sereni, per loro non sarà un trauma, ma un cambiamento.  E poi, dato che ti sei già allontanato, trasferendoti da un'altra parte, loro sono già in parte preparati alla nuova situazione. Penso che la cosa che più potrebbe ferirli , sia vedere odio tra te e Vanessa. Magari Vanessa per ora è arrabbiata, ma con il tempo si calmerà, se non per te, di certo lo farà per i bambini. Perciò devi prenderti tutto il tempo necessario e non farti mettere fretta da gossip. Che dicano ciò che vogliono, tanto lo farebbero comunque, o sbaglio? Capisco anche, che il fatto che ci sia un'altra donna ad aspettarti, complichi le cose... ma se  lei ci tiene, ti aspetterà. >>
Stranamente vidi che rideva, un sorriso un pò nervoso, autoironico << Non so se lei mi aspetterà...>>
<< Perchè non lo sai?>>
<< Perchè...>> Alzò gli occhi al cielo, socchiuse la bocca più volte per parlare, ma senza emettere  alcun suono, poi come se lui stesso si stupisse di ciò che stava dicendo, enunciò:
<< Perchè lei...  lei non ha idea di quello che provo!>> rise di nuovo scuotendo la testa << C'è stato qualcosa tra noi tempo fa, ma dato il totale casino in cui mi trovavo e mi trovo, ho troncato tutto sul nascere e non l'ho più cercata. Ma...io non lo so, non appena l'ho vista ho sentito che mi apparteneva, ho voluto che fosse mia. E' stata...non lo so, una cosa strana!  Speravo in una delle mie tante idee follie, speravo fosse la confusione del momento... ma il pensiero di lei è tornato spessissimo nella mia testa, troppo spesso. L'ho rivista per caso... ed ora non ho dubbi, SO che lei mi appartiene...ne ho la certezza. Che dici sono pazzo?>> Disse con una faccia imbarazzata e i suoi begli occhi sorridenti grattandosi nervosamente la testa. Mi fece ridere, sembrava un ragazzino adesso.
<< Beh... non credi che se tu glielo dicessi , potresti almeno toglierti qualche dubbio?!>>

<< No. Finchè non avrò sistemato le cose con Vanessa, non le dirò nulla,  non voglio fare danni anche con lei. Non posso fare alcun passo avanti perchè può anche darsi, che io non riesca a sistemare un bel niente e in quel caso la cosa migliore è che lei non sappia ciò che provo, che non lo sappia mai. Solo di questo sono certo.>>

In tutta la sua gran confusione, aveva qualche certezza. Chissà chi era, questa donna così fortunata, da essere amata da un uomo tanto meraviglioso senza nemmeno saperlo...Ancora una volta mi si strinse lo stomaco, respirai a fondo ostentando tranquillità. Intanto la notte avanzava ed il sonno premeva sulle mie palpebre.

Andai a letto, lui fumò l'ennesima sigaretta prima di fare lo stesso. Non lo vidi entrare perchè Morfeo mi aveva già trasportata nel suo mondo spaventoso e incantato.



EBBENE SI! CE UN?ALTRA DONNA . Mi odiate??si??! E fate bene!! buahahahahahaha!(risata da strega malefica)
 COMUNQUE SI ACCETTANO SCOMMESSE: CHI PENSATE CHE SIA QUESTA MISTERIOSA LEI??? :)

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Capitolo 14
*** XIII. Il giorno del caos ***


XIII. Il giorno del caos



Era sera ed io stavo fuori sul prato, Johnny si diresse verso di me. Osservandolo mi resi conto che la sua andatura non era molto stabile, aveva bevuto forse... Si fermò a quache passo da dove mi trovavo. Mi si accovacciò accanto portando il suo viso ad una distanza così minima da risultare preoccupante, tutto mi appariva rallentato... immerso in una strana atmosfera grigia, che frazionava la luce debole della luna in mille particelle. Non disse nulla, mi fissò e basta attirandomi con il superbo magnetismo di quegli occhi profondi come pozzi dei desideri.

<<  Vado via... vado a letto. >> Mi alzai dal prato e lui fece lo stesso, mi bloccò tenendomi per un braccio.

<< Non credo proprio...>>

Si avvicinò con la sua faccia da John Wilmot e mi afferrò per i polsi, indietreggiai di qualche passo,  finchè  non sentii contro la schiena il freddo metallo della parete esterna della roulotte. Lui era troppo vicino ed io in trappola.

Cercai di osservarlo e leggere i suoi pensieri, ma quella strana luce sempre più densa, rendeva la mia visione poco nitida. Mise le mani sulle mie spalle e le fece scorrere lentamente, molto lentamente, lungo tutte le braccia, fino a giungere alle mani. Il  cuore perse qualche battito.

Mi accarezzava i palmi con le dita, in modo molto provocante , aspettando una reazione. Mille brividi corsero attraverso la mia colonna vertebrale giungendo alla testa con la potenza di un sisma. Pensai di superare i pochi centimetri che ci separavano per morire su quelle labbra. Si era giusto, era il momento...
Poi un'idea fastidiosa e più pungente di una cimice, si fece spazio nella mia mente: Chi sono io per lui? Una voce surrurrò nelle mie orecchie, così come fa il narratore onnisciente di un romanzo:  

"Sei una curiosa creatura, una ragazzina da provocare, una boccata d'aria fresca per distrarsi dai casini della sua vita... Questo sei, non sei nient'altro. E non lo bacerai , non lo farai. Lui non ti amerà,non lo farà... Lui già ama ed ama un'altra."

L'insinuante voce aveva ragione... Ma lui era lì, ancora troppo vicino, immobile come un fotogramma di un suo film.
Ed ancora intervenne l'invisibile suggeritore:

 "Sei una donna non una ragazzina, comportati da tale. Una donna sa resistere ed essere fiera, sa anche andare contro i suoi sentimenti , se necessario. "

Si avvicinò ancora, l'aria divenne carica d'irrespirabile tensione quando tutto il suo corpo aderì al mio , premendomi contro la parete. Sentivo il suo petto, il suo bacino, il suo odore.

Impazzire, morire, soffocare... era tutto ciò che avrei potuto fare.

E la vocina gracchiante e petulante , non smetteva di parlare:
<< Ripensa a quella prima notte in hotel, a come si è fermato mentre tu volevi essere sua. Se non ti ha voluta allora, non ti avrà adesso.>>

Poi un'altro suono mi giunse alle orecchie, con la timbrica calda di un vento estivo. Era la sua voce.Il suo respiro veloce...

<< ...ragazzina di' qualcosa...>>

Occhi che davano i brividi, brandelli di ragione si confondevano alla conturbante voglia di dirgli di nuovo : "Voglio solo che mi baci...". Ma la bocca restò afona.

A colmare i suoni e le parole mancanti, arrivarono le sue mani su di me, carezzevoli... oltremodo allettanti...  sotto la maglietta sfiorarono i fianchi, mi cinsero la vita
.
Altre due voci si alzarono , due voci che conoscevo bene:
"Non reagire Beatrice, non reagire..." Ripeteva la mia mente.
"Non lasciare che qualcuno mi spezzi!" Diceva il mio cuore.
Per la prima volta nella vita , mente e cuore non si opponevano l'uno all'altro.

Il cielo si fece rosso fuoco, quando le labbra di Johnny si posarono sul mio collo, baciandolo lentamente, sensualmente.  
Poi  si schiusero e la sua lingua sfiorò la mia pelle, in modo fin troppo perfetto, insopportabilmente eccitante. Le sue mani mi attiravano sempre di più, non un solo millimetro ci separava adesso... Sembrava quasi che il suo corpo fosse stato fatto per colmare ogni mia cavità.

Pensieri impuri,malsani e ferocemente invitanti mi attraversarono la mente.Cercai di schiacciarli via...ma non era semplice, quasi impossibile direi.

Brividi d'inconcepibile intensità mi scossero tutta.  Niente più respiro, fiato, volontà, ragione pensiero: niente. Solo carne urlante e desiderosa, ogni organo, tutti i sensi gridavano di lasciarmi andare alla passione, alla forte pulsione che mi agitava in ogni cellula. Eppure la voce del cuore non tacque :
"Soffrirai...ti umilierà e mi spezzerà se adesso cedi. Lui ama un'altra. "
E la mente:
"Ti accusa di non essere donna, dimostragli che non è così! Dimostra di saper scegliere!"

Quelle labbra deliziose, continuavano ad assaporare la mia pelle, lente, calde, morbide. Dita carezzevoli sulla mia nuca, sulla mia schiena... Irresistibile calamita , il suo corpo mi attirava come a voler danzare col mio.
Reagire: dovevo farlo ora.
Fu così che nell'istante in cui le sue labbra sfioravano l'angolo della mia bocca, le mie corde vocali emisero dei suoni che ascoltai con rammarico, quasi non fossi stata io pronunciarli:

<< Non giocherai con me. >>

 La frase sembrò propagarsi e  risuonare nell'aria, fino a quando rimase solo il silenzio  tutto intorno e davanti a me, un Johnny dal viso immobile , fisso in un irreale fermo immagine, mi guardava turbato ...



Fu in quel momento che mi svegliai.  Sudata , sconvolta, eccitata... Sprofondai la faccia nel cuscino odiando me stessa.
Ma perchè nemmeno nei sogni riuscivo a  lasciarmi andare? Stupida, stupida...stupidissima! Tornata definitivamente alla realtà, aggrovigliata tra le lenzuola sgualcite, pregai cielo, terra e santi di non aver parlato nel sonno. Mi alzai silenziosamente. Johnny dormiva nel letto sopra il mio...e dormiva così bene!

" Smetti di guardarlo e va a prendere una boccata d'aria fresca, che è meglio!!"

 Uscii dal camper, con addosso una lunga canotta blu che usavo come pigiama, era già mattino inoltrato, il sole scottava. Intorno la calma più assoluta. Che sogno stupendo e orribile che avevo appena fatto! Mi ero innamorata di un uomo che solo qualche ora prima si era confidato con me dicendo che amava un' altra.
"Furba, proprio furba Beatrice!"

Mi diressi verso una zona del campo in cui c'erano docce e fontanelle, essendo un campo autorizzato, l'acqua non poteva mancare. Mi sciacquai il viso più volte per schiarimi i pensieri...Quel sogno era stato fin troppo realistico, mi sembrava ancora di sentire l'odore di Johnny. Cominciai ad aggirarmi in lungo e largo tra le baracche, senza un perchè, solo per sfogare la tensione e l'eccitazione che quel sogno aveva provocato.

<< Beatrice... >>

Una voce femminile mi aveva chiamata. A qualche metro da me stava una donna. Aveva l'aria sfatta, come di un disegno spiegazzato, ma non era vecchia,  al massimo doveva avere quarant'anni... forse anche meno. Non l'avevo vista la sera prima. Improvvisamente le sinapsi del mio cervello cominciarono a connettere... era "lei"? Era possibile che fosse lei? Scrutai nei suoi occhi, erano grigi contrastavano con una pelle olivastra e dei capelli scuri qua e là sfumati da qualche filo bianco. Non mi somigliava, non sentivo niente...però...però lei mi fissava in modo strano. Mi decisi a chiedere con tono incerto:
<< Sei tu?>>
Un cenno d'assenso, un secco << Si.>>
 Era lei. "Lei". Strinsi così tanto i pugni da ferirmi i palmi con le mie stesse unghie. Si avvicinò.
<< Vuoi fare colazione?>> Non risposi subito. Dovevo capire, capire che finalmente la stavo conoscendo. Avevo un nodo in gola, ma lei era così calma... troppo calma. Non vedevo emozione in quella donna, ma indifferenza. Annuii, rispondendo così al suo invito.

Entrò in una baracca e ne uscì con una busta di latte, due bicchieri e un pacco di biscotti.

<< Queste cose ce le passa la Caritas...>> Disse aprendo la busta di latte e versandomene nel bicchiere. Si sedette su una panca di legno e la imitai. Era tutto surreale. Possibile che stessi ancora dormendo?  No, ero sveglia. Era il momento di parlare, di fare le mie domande.

<< Come ti chiami?>>

Intinse un biscotto nel latte  << Vesna. Mi chiamo Vesna. >> Mi guardò, analizzò il mio viso, parlò di nuovo con voce decisa, un pò infastidita << Non dovevi chiamarti Beatrice, dovevi chiamarti Fiamma.>> Pensai che forse quel nome sarebbe stato molto più adatto alla mia indole.

<< Perchè non hai voluto vedermi ieri?>> Dovevo lottare perchè la voce non si spezzasse, dovevo lottare per non sentirmi offesa dalla sua freddezza.

<< Ho promesso che non mi avresti mai vista. L'ho promesso a quel medico che ti ha dato questo  casto nome. >> Il suo italiano era scorrevole, un leggero accento si percepiva in alcune parole, delle "O" troppo marcate, una cadenza cantilenante, ma si capiva che era in Italia da molto.

<< E perchè adesso ti sei decisa a vedermi?>> Parlavo quasi come un automa...non riuscivo a credere che fosse lei, non poteva essere lei, così fredda, distante... Ma lo era.

<< Perchè altrimenti non te ne saresti più andata. Devi andare via, tu appartieni ad un mondo diverso oramai. Non puoi venire qui, sederti sul prato, mettere nastri rossi tra i capelli delle bimbe Sinti... Non è un gioco. Non puoi fingere di essere una di noi, non puoi farlo proprio perchè non sei cresciuta con noi. Sei cresciuta con gente che ci odia, ci considera degli appestati e brucia i nostri accampamenti senza un perchè. Non appartieni a noi e noi non apparteniamo a te. La mia gente non deve affezionarsi a te, porteresti solo guai. Devi andare via.>>

 Non avevo capito il suo discorso ma era riuscito comunque ad attraversarmi il cuore con la potenza di una freccia avvelenata. Ero attonita, tutto ciò che riuscii a fare fu chiedere:
<< Le bimbe Sinti? Cosa vuol dire..?>>

<< Vedi? Non sai nemmeno chi siamo, questo significa che non ti interessano veramente le tue origini. La gente ci chiama Rom, ma noi siamo Jugoslavi, almeno gran parte di noi lo è, e ci chiamiamo Sinti. Il nostro popolo ha sempre vissuto lavorando il metallo o facendo musica, ci spostiamo da un paese all'altro con le stagioni, siamo liberi e apparteniamo al mondo. E' questo che siamo, non ci interessa il lusso e non voglio che tu venga qui con il tuo magnifico camper e porti questo tipo di idee tra la nostra gente. >>
<< Io non sono venuta a portare nessun tipo di idee, sono venuta solo per chiarire le mie...>>
Lei sembrò innervosirsi << Cosa? Cosa vuoi chiarire?>>

<< Ma perchè mi tratti così? Cosa ti ho fatto?>> Dissi in un moto di disperazione.

<< Niente. Non mi hai fatto niente. Ma ho rinunciato a te quando sei nata. Ho fatto una scelta, non posso tornare indietro.>>

<< Non ti sto chiedendo di tornare indietro, vorrei solo farti delle domande, sapere perchè mi hai data via.>>

<< Vuoi saperlo? Bene. Ti ho data via perchè ero giovane e non volevo intralci alla mia libertà, ti ho data via perchè quel medico mi ha minacciata e perchè quel medico mi ha pagata.Ora sei contenta? Ora puoi andare. Torna alla tua vita, con la TUA gente. >>

Mi crollò il mondo addosso, avevo sperato con tutta me stessa in una verità diversa. Invece era così? Era tutto qui? L'uomo che chiamavo padre aveva minacciato mia madre. La donna che avrebbe dovuto essere mia madre, mi aveva ceduta per soldi. Il mio spirito fiducioso e romantico mi aveva fatta sperare in fini e motivazioni più nobili, invece ora, scoprivo di aver fatto tanti sforzi, solo per confermare una realtà amara.  Avevo l'impressione di respirare catrame, sentivo i polmoni comprimersi, con l'unico filo di voce che riuscii a tirare fuori feci un'ultima domanda:
<< Se non volevi più saperne nulla di me...perchè sei andata a quelle trasmissioni? Se non volevi che venissi, perchè mi ha fatto scoprire la verità in modo così brutale?>>

<< Credevo la sapessi già la verità. Quando il sangue delle tue vene è Sinti non puoi non farti domande,non puoi non aver voglia di libertà. Scopro invece con dispiacere  e delusione che in te non è rimasta traccia libertà, se fosse rimasta l'avresti capito anni fa chi eri. Sono andata a  quelle trasmissioni per un unico motivo: soldi. Io faccio gioielli di rame, vado a venderli a Porta Portese, mi metto sempre vicino la baracca di un giornalaio. Ho visto quella foto...i tacchi e l'abito da ragazza ricca. >> fece un'espressione disguastata << Ho letto il cognome, il paese,il nome di tuo padre, i tuoi anni, coincideva tutto. Ho pensato che potevi aiutare la gente che ti ha generata, ho pensato di sfruttare l'occasione. A Janus serviva uno strumento, a Sceba delle scarpe nuove, ad Azuz altri martelli per le sue pentole di rame...Servivano coperte...Ho comprato quello che serviva. Vedi? Era meglio se non venivi, era meglio se non sapevi!>>

Si sarebbe stato meglio, molto, molto meglio, pensai mentre la gola si stringeva trattenendo dentro di me le urla. Ero immersa in un silenzio doloroso, sotto gli occhi di una donna che era riuscita in pochi momenti, con poche parole dirette e fin troppo crude a far crollare il mio mondo.La faccia di mio padre... vedevo la faccia di mio padre e non riuscivo a far combaciare quell'immagine con quella di un uomo così disonesto da comprare una neonata...Io ero stata una merce di scambio, ognuno aveva avuto ciò che voleva, mia madre aveva sostituito il figlio perso, la donna gitana di fronte a me aveva ottenuto soldi e libertà, mio padre si era messo in casa una "bambolina" da allevare con tutte le regole che la società comanda, una bambolina da plasmare secondo il suo modello . Tutti avevano avuto ciò che volevano ed in cambio mi erano state date bugie. Il fiato mi divenne corto, gli occhi grigi da gatta affamata mi scrutavano senza alcun rispetto, sapevo che stava vedendo la mia disperazione, mi disperavo ancor di più perchè a lei non importava nulla di quella disperazione. Vesna era stata così schietta da risultare cattiva. Le mani tremavano stringendo quel bicchiere di latte. Che ci facevo lì? Che ci facevo? Dovevo andare via... In un luogo sicuro. Il panico si impossessò completamente di me, quando mi accorsi, che non avevo più luoghi sicuri dove andare.
 Le persone, quando sono in difficoltà, pensano alla loro casa come un'oasi di pace, un rifugio,io pensavo alla mia casa e vedevo mio padre e vedevo l'inganno e sentivo che non avrei mai più potuto guardarlo con gli stessi occhi. Io non avevo più porti sicuri. Non avevo più "casa". Ero allo sbaraglio in un mondo ostile, senza radici, senza certezze. Posai il bicchiere in un gesto automatico e in un ancor più meccanico movimento, mi alzai senza proferire parola. Corsi, corsi attraverso le baracche, corsi tra l'erba le pietre sforzandomi di piangere, ma non riuscivo a fare nemmeno quello.  Arrivai al camper, il fiato mozzato il cuore negli abissi.

"Cosa faccio... cosa faccio...dove vado... dove vado??"
La porta chiusa si aprì e vidi lui...

<< Ragazzina, cosa fai lì ferma?>>


Ragazzina...ragazzina. Quella parola ebbe per me il significato che fino a qualche mese prima,  aveva avuto la parola "casa". La sua voce, i suoi occhi, le sue braccia per me in quel momento erano "casa", lui era il mio unico rifugio.  Per assurdo che fosse, in quel momento era proprio così.

Mi precipitai ad abbracciarlo, gli buttai le braccia al collo, senza ancora riuscire a tirar fuori parola, nè lacrima. Lo strinsi tanto forte quanto grande era il mio dolore, lo strinsi forte per sentire la sua presenza.
 
<<  Bea stai tremando... perchè tremi così? Cosa è successo?>>

Non riuscivo a rispondere a quella voce preoccupata, ma non importava perchè lui ricambiò il mio abbraccio, con la stessa forza, con quel suo modo schietto e deciso che riusciva ad allontanare le mie paure.
<< ... ci sono io...ci sono io qui...>>
Si c'era lui, l'unica mia certezza in quel momento era questa: c'era lui.

<< Chi è stato? Cosa ti hanno fatto? Dimmi chi è stato!>>La sua voce adesso era nervosa e arrabbiata. Mi scostò di poco chiudendo il mio viso tra le sue mani, accarezzandomi le guance con i pollici, osservandomi con estrema preoccupazione. Ero disperata perchè le parole si rifiutavano di venir fuori.

<<  A me puoi dire tutto...>> Sapevo che potevo, ma non riuscivo. Nemmeno a respirare riuscivo. Lui continuava ad accarezzarmi il viso, provava ad entrare coi suoi occhi nei miei pensieri. Poi con uno sforzo enorme parlai:
<< ...Io...io speravo che la verità fosse diversa...sono venuta qui sperando in una verità diversa...ma non è così..non c'è niente di diverso da quel che è stato detto....>> Singhiozzi ,lacrime, fiato corto, corpo tremante. << ...Lei si chiama Vesna...mio padre l'ha pagata...mio padre... non voglio più vederlo!! Lei si chiama Vesna ed è fredda ed è cattiva...e vuole solo che io me ne vada...>> Ero inondata di lacrime, che lui asciugava con le dita senza smettere di guardarmi preoccupato, arrabbiato. << ...sono stata stupida...ho sperato....ma in cosa ho sperato poi? Non volevo fosse tutto così squallido... sono stupida...stupida... e inutile. >>

<< No...non lo sei.>>

<< Oh si...io sono un essere indefinito...diversa da chi mi ha allevata, uguale a della gente che non mi vuole... non ho alcun senso...non ho senso... >> Le parole erano spezzate, il mio corpo continuava a tremare, quasi fosse troppo piccolo per contenere tutta quella disperazione.

<< Non dire queste cose.>> Mi strinse di nuovo forte facendomi appogiare il viso sulla sua spalla, mi diede un bacio su una tempia e cominciò a sussurrarmi in un orecchio << Ascoltami bene: non importa cosa dice questa gente, non importano le bugie e le cattiverie che ti sono state dette...perchè tu sei molto più di questo. Avere sperato in qualcosa di diverso non fa di te una stupida, tu non sei una stupida... hai capito?  Ciò che sei non lo decideranno gli altri, nè le brutte verità... Capito? >> restammo per un pò così finchè non mi calmai un pò, poi mi disse << Vieni dai...>>

Mi portò dentro il camper, riempì un bicchiere d'acqua, io ero molto scossa, avrei voluto smettere di starmene là tremante e mezza muta, ma proprio non ci riuscivo.

<< Bevi.>>

 Mi porse il bicchiere, stavo seduta sul bordo del letto, lui mi si accovacciò davanti, poggiando le mani sulle mie ginocchia e guardandomi fisso negli occhi. Era incredibile come con dei gesti tanto semplici, riuscisse a stabilire immediatamente un così forte contatto, lo sentivo vicino in ogni senso. Riuscii a buttar giù solo qualche sorso e posai il bicchiere. Passarono diversi minuti, minuti in cui il  mio respiro rallentò e il mio corpo smise a poco a poco di tremare, minuti durante i quali lui, non si staccò da me un solo attimo. Quando finalmente mi vide più serena parlò:
<< Perchè non provi a raccontarmi cosa è successo. Vuoi farlo?>>

Respirai a fondo << Non c'è molto da dire Johnny...>> lui mi accarezzava le ginocchia come a rassicurarmi, cominciai a parlare con un tono agitato fermandomi di tanto in tanto per non ricominciare a piangere,  << ...camminavo tra le baracche e lei mi ha chiamata per nome. Ha detto che l'unico motivo per il quale aveva deciso di parlarmi era di mandarmi via, ha detto che sono una delusione, che ho perso ogni briciola della libertà che dovrebbe essere insita nella mia natura... pensa che possa portare qui strane idee sul lusso o non so cosa...io non ho capito bene i suoi discorsi, ma era così brusca, infastidita... come se io le avessi fatto un torto. Ha detto che è andata a quelle trasmissioni tv solo per soldi e sempre  per soldi mi ha data a mio padre quando sono nata. Lei vuole solo che mi levi di torno... Sono stata una stupida, nella mia testa mi ero fatta delle idee su di lei, invece... le uniche due volte che è entrata in contatto con me lo ha fatto solo per denaro. Io mi sento svuotata, sento ogni mia certezza cadere, penso alla mia casa ai miei genitori e mi sembrano improvvisamente dei perfetti estranei. Avrei potuto giocarmi la testa, ero certa che tutte quelle storie sulle minacce, su mio padre che mi aveva comprata fossero false, avevo BISOGNO di sentirmi dire che erano false. Ora invece penso a lui e non vedo lo stesso uomo...e non ho il coraggio di pensare alla mia casa, non sopporto l'idea di tornarci. Sono così disorientata Johnny, così svuotata, come se molte cose delle mia vita non avessero più senso. Avevo bisogno di verità diverse, ne avevo bisogno... per questo ho fatto tutto ciò che ho fatto, ti ho cercato, sei venuto fin qui...per cosa? per nulla! Per la mia stupida voglia di riscatto, perchè volevo poter essere fiera delle mie origini e di coloro che mi hanno allevata. Adesso invece mi vergogno di chi mi ha allevata e vengo cacciata via da chi  mi ha generata. Avrei fatto meglio a rimanere nel dubbio, sarebbe stato meno angosciante della certezza di essere una stupida illusa... e non so più di chi fidarmi, non posso fidarmi di nessuno, nemmeno delle mie idee! >>  Bene, avevo detto ogni cosa, a fatica ma lo avevo fatto, però questo , non mi faceva certo stare meglio.

 Tutto cambiò, quando Johnny con quel suo fare dolce e a voce bassa disse << Puoi fidarti di me...>>

 Questa frase inaspettata e bellissima mi fece sorridere e ogni cosa per un attimo sembrò illuminarsi .
Lui scherzò << Questo sorriso è dovuto al fatto che ti sembra strano fidarti di qualcuno che conosci da così poco?>>

 Mi sentii improvvisamente fortunata, mi stava succedendo di tutto, cose orribili, eppure lui stava lì con me, cercava di consolarmi. Perchè lo faceva? Perchè faceva questo per una ragazza piovuta dal nulla una sera ad una prima? Non avevo risposta, sapevo solo che ero fortunata ad averlo lì e che mi fidavo di lui, ciecamente.

<< Ma come fai? C'è una magia in te Johnny...non so come fai, riesci sempre a farmi stare meglio...>> Ci fu un silenzio imbarazzato, poi sorrise.

<< Bene...allora ci sono riuscito, menomale. Sai? Ero anche disposto a mettermi a fare un balletto pur di farti ridere, sarebbe stata una scena pietosa, ma  almeno avresti riso...>> Mi accarezzò una guancia , con una tenerezza infinita.

Nonostante la disperazione, il momento tragico, la mia amara scoperta, gli sarei saltata addosso all'istante se lui non si fosse alzato dicendo:
<< Se preferisci possiamo andare via da qui, mi metto alla guida e...non so, andiamo dove vuoi tu!>>

 << Si hai ragione andiamocene. Basta con tutto questo, volterò pagina. Sai cosa voglio fare oggi? Voglio fare pazzie e non pensare a nulla. Basta piangermi addosso.>>

Lui annuì e sorrise: <<  Allora metto in moto?>>
 
Continua...

Ta ta ta TAAAAAAA!!!RIECCOMI QUI, SONO IL VOSTRO INCUBO!
Devo RINGRAZIARVI, finalmente il numero delle recensioni sta aumentando! Inoltre mi sono accorta solo ora che qualcuna di voi ha messo la mia storia tra le preferite!! Grazie ragazze!! :D
Io scrivo e sono SEMPRE MA SEMPRE curiosa di sapere che ne pensate, in effetti questo è il SOLO E UNICO motivo per il quale non tengo la storia chiusa nel mio netbook ma la pubblico, quindi mi avete resa felice fanciulle! ahahaahah! Brave, brave e simpatiche :D
Naturalmente, spero non perdiate questa bella  nuova abitudine e che continuiate con i commenti  e chi ancora questa abitudine non l'ha presa (moltissime) , spero la prenda! ; )
Infine ho deciso che alla fine di ogni capitolo sarò io a porvi delle domande alle quali, se vi và, potete rispondere, così potremo confrontare i nostri pareri.
Per esempio, riguardo al capitolo che avete appena letto ho da chiedervi:
1. Che ne pensate del sogno all'inizio? Vi ha ingannate o avete subito capito che c'era qualcosa di strano?  (diciamo che la mia intenzione era quella di farvi prendere un piccolo "colpo" e beccarmi molti insulti. Ci sono riuscita?! )
2. Il cambiamento di umore di Beatrice alla fine, quando dice " Si hai ragione andiamocene. Basta con tutto questo, volterò pagina, ecc... " , vi è sembrato troppo repentino? Scrivendo ho cercato di far capire che era passato del tempo e che lei aveva avuto modo di calmarsi, ma una cosa è come io immagino la scena, un'altra è quel che riesco a comunicare a voi. Non vorrei aver fatto sembrare la nostra protagonista una pazza schizoide... (anche se un pò lo è...) ù.ù

Infine: lo so, Beatrice spesso è una gran piagnona (però poverina gliene sto facendo capitare di tutti i colori) , ma vi assicuro che tirerà fuori gli attributi nei momenti giusti ;)
Attendo vostre notizie! Bacissimissimi!!!! ^.^  A presto Rory







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Capitolo 15
*** XIV. Il giorno del caos: parte seconda ***


XIV. Il giorno del caos: parte seconda 

Johnny, come promesso e senza chiedere altro, mise in moto. Sapeva che avevo bisogno di scappare da lì, di andare il più lontano possibile da Vesna, non avrei sopportato di incrociare di nuovo quegli occhi grigi dipinti di disprezzo. 

Qualche piccola manovra e l'enorme mezzo di trasporto, fu fuori dal campo. Si immise nel traffico. Viaggiammo un pò senza sapere bene dove andare, lui si mantenne in strade periferiche. All'inizio il silenzio fu piacevole, guardavo la strada scorrere veloce, cacciando via con tutte le mie forze i brutti pensieri, sfrozandomi di apparire serena.

Dopo circa dieci minuti parlò : << Hai deciso dove andare?>>

In realtà non ci avevo nemmeno pensato. Lui non sembrava impaziente di ricevere una risposta, sembrava che lo avesse chiesto tanto per parlare, ma a me dispiacque vederlo lì che guidava senza una meta, solo per assecondarmi, in quello che avrebbe dovuto essere il suo giorno di riposo, dopotutto una volta tornato a Londra lui avrebbe dovuto lavorare. Cercai di pensare a cosa poteva piacergli, rilassarlo... Ma certo, il mare,ovvio!
 A Johnny di sicuro piaceva il mare e con la temperatura caldissima di quel giorno, sarebbe stato perfetto. Accesi la radio, feci girare la monopolina cercando fra le varie stazioni una musica allegra che mi accompagnasse, mentre lo mettevo al corrente della mia decisione ( stranamente pensavo che una musichetta avrebbe reso più allegra e convincente anche la mia voce). Lui mi lanciò un'occhiata dubbiosa. Forse pensava che il recente trauma, mi avesse del tutto rimbecillita. Non potevo dargli torto...
Poi trovai la "colonna sonora" adatta, in realtà non conoscevo quel brano, ma mi parve sufficientemente frizzante.
<< Johnny ho deciso di andare a mare. Che ne pensi?>>

Lui aveva una faccia basita; << E per dirmelo hai prima dovuto cambiare venti stazioni radio?!>>

<< Ma certo. Quando uno è in una macchina e sta andando a mare, la cosa che non deve ASSOLUTISSIMAMENTE mancare è la musica!Non lo sapevi? >>

Sta volta rise << Tu sei strana ragazzina!>>

<< Allora che ne pensi? Ti va? Così ti rilassi un pò, ti sto facendo vivere un weekend terribile...>>

<< Non prendertela, ma non mi va affatto. A me non piace il mare...>> disse sbruffando.
CCHE?! Rimasi di stucco. Passava la maggior parte del tempo ai Caraibi, suo nonno era un marinaio, per il mondo intero lui era il pirata Jack Sparrow, possedeva uno yacht , un'isola nel pacifico e NON GLI PIACEVA IL MARE?!
Mi lanciò un'occhiata e quando vide che ero rimasta a bocca aperta, scoppiò a ridere in quel suo modo ritmico e travolgente <<  Sto scherzando ragazzina!! Io ADORO il mare. Io vivo per il mare e ADORO anche questa tua idea!!>>  Continuava a ridere, lo stesso feci io dandogli un pizzicotto su un braccio e facendolo saltare un attimo << Ahu!!>>
<< Te lo sei voluto! Mi prendi sempre in giro!>>
" E  ADORO il tuo modo di prendermi in giro..." formulai nella mia mente.
<< Dunque...ora quello che mi chiedo è: a Roma c'è il mare Beatrice?>>
<< Certo! Almeno credo... Ad Ostia...solo che non so come ci si arriva...dovrebbe esserci qualcosa come...ah si! La via del mare...percorrendola si incontrano molte spiaggette. Se la troviamo, scegliamo un posto e... SPLASH!>>
<< Bene allora troviamola!! >> Prese il cellulare per accedere alla connessione internet o forse per attivare il navigatore satellitare. Ma io avevo un navigatore migliore... e poi mi servivano informazioni aggiuntive.Quindi telefonai a Stefania.
<< Steeeefff!>>
<<  Heilà! Allora fuggitiva che non sei altro, com'è Roma?! >>
<< Mmmhhh...in realtà non ho visto molto di Roma...ma vorrei vedere il mare e vorrei vederlo adesso. Senti...non è che mi faresti da navigatore?! Siamo in giro...io ti dico in quale zona ci troviamo e tu mi dici dove andare per raggiungere le spiagge di Ostia. Sei a casa no? >>
<< Sei un'opportunista!>> disse scherzando
<< Dai non fare così! Dunque...se sei a casa dovresti andare su google maps e...>>
<< Si si, lo so come si fa! Hai dimenticato che l'esperta sono io?! >>
<< Si però...cioè mi serve che cerchi una spiaggetta non troppo affollata...Anzi proprio isolata se ne esistono!>>
<< Disgraziata, ma che intenzioni hai?!>> Disse maliziosa.
<< Noooo Stef...è solo che LUI è famoso! Lo hai dimenticato? Se andiamo in un posto pieno di gente, finisce che lo riconoscono e addio relax e benvenuti paparazzi!>>
<< Mmhhh..se se, certo...Faccio finta di crederti! Dai dimmi dove ti trovi adesso...>>
Glielo dissi e lei cercò. Intanto avevo fatto cenno a Johnny di accostarsi, avevo preso il mio diario ( non c'era altro su cui scrivere in quel camper) e mi ero segnata tutte le indicazioni finendo per disegnare una mappa e mille nomi di strade. Il tutto conduceva ad un piccolo lido circondato da scogli, che Stefania stava osservando su google earth.
<< Però dovreste parcheggiare il camper in uno spiazzale che sta più avanti , penso sia un parcheggio a pagamento, ma non potete fare altrimenti dato che state viaggiando su un enorme camper... poi  fate un pò di strada a piedi, tornate indietro...diciamo a ...cento metri,no,no più di cento metri...oddio da qui non lo capisco...! Comunque dovreste vedere una stradina con una curva molto stretta. Da qui vedo che c'è parecchia vegetazione quindi sarà difficile individuare la stradina...che tra l'altro è molto scoscesa, quindi mi raccomando non ti spiaccicare a terra! La spiaggia non è visibile dalla strada, ed è quasi irragiungibile, perciò non credo ci sarà qualcuno...più che una spiaggia è uno sputo di sabbia circondato da scogli...ma il DIVO dovrà accontentarsi, perchè gli altri sono tutti lidi attrezzati e molto esposti... >>
 << Ovviamente Stef sappi che se ci perdiamo me la prenderò con te!>>
<< Con me?! No no, non voglio responsabilità mia cara! Ti mando il link in un sms, così vi orientate meglio...il riccone ce l'ha una connessione internet sul suo cellulare, no?>>
<< Si certo...>>dissi rassegnata al fatto che Stefania, per motivi sconosciuti al mondo e fuori da ogni logica, avrebbe sempre avuto da ridire su Johnny. La mia iperprotettiva e irrazionale Stef!
<< Senti Bea... parliamo di cose più serie...come mai vuoi andare a mare? Voglio dire, hai già risolto? L'hai trovata? Hai parlato con lei?>>
Un groppo mi salì alla gola e deglutii respirando a fondo. Avevo promesso a me stessa che sarei andata oltre. Ero a Roma con Johnny, tra qualche giorno non lo avrei più rivisto...volevo passare quel giorno a mare con lui e godermelo. Poi, sarei tornata a piangermi addosso, se prorpio dovevo. Ma ADESSO... adesso i miei casini dovevo dimenticarli, seppellirli in un angolo remoto della mia mente e VIVERE.
<< Stef...di lei ti racconto quando torno...ora non mi va...OK?>> La mia amica capì subito. Mi conosceva troppo bene. La salutai affettuosamente e lei:
<< Mi raccomando non farti stuprare da quello lì!!>> Non risposi, feci una risatina molto poco spontanea pensando:
 " Mi piacerebbe molto, se questo qui mi stup...NO! Non devo pensare queste cose!!"
Riattaccai e sorrisi a Johnny, che nel frattempo aveva aperto il mini frigo , si era fatto pane  e marmellata e me ne stava porgendo una fetta. La addentai e gli comunicai:
<< Capitano abbiamo una rotta!>>

Dopo esserci persi almeno un centinaio di volte,aver richiamato Stefania senza però trovare soluzione e aver seguito il navigatore satellitare che a quanto pare navigava malissimo, dato che ci invitava ad immetterci contromano in certe corsie assurde; decidemmo che era meglio accostarci in una piazzola di sosta.
<< Dobbiamo chiedere indicazioni.>>
Lui scese con me e ci piazzammo fuori dal camper sperando che qualcuno si fermasse. Ovviamente eravamo in una strada statale, mica in mezzo alla città, dunque non era cosa facile che qualcuno si fermasse, passavano tutti velocissimi, alcuni rallentavano un pò ma poi proseguivano. Mi venne un'idea.
<< Johnny... potresti tornare sopra il camper e non farti vedere?>>
<< E perchè mai?>>
<< Fidati...>> dissi con un sorrisetto malizioso. Avevo ancora addosso la mia canotta/vestito/pigiama, che per inciso era parecchio corta, forse avrei dovuto cambiarmi; in un giorno normale, una persona normale, non va in giro con un indumento che di solito usa per dormire, ma questo non era un giorno normale ed io avevo oramai avevo mandato all'aria, ogni regola e convinzione,  dunque non me ne fregava un bel niente di come ero vestita. Per rendermi visibile ai passanti, mi piazzai fuori dal camper, dal lato opposto rispetto a dove era parcheggiato, così da far credere che fossi sola. Mi sciolsi i capelli, scossi la testa per renderli vaporosi e mi misi a fare l'autostop. Ok, magari non ero Angelina Jolie (questo era certo!), ma ero pur sempre una ragazza con un mini abito, apparentemente sola... nonostante la fretta, qualcuno si sarebbe fermato. Almeno lo speravo, sennò avrei solo rimediato una grossa figura del cavolo...
<< Ma che cosa diavolo fai Beatrice?!>> Mi urlò  Johnny dal finestrino.
<< Istigo i passanti a fermarsi.>> Affermai più convinta di quanto in realtà non fossi.
<< Tu sei matta, così li istighi solo a rapirti!>> Disse divertito scuotendo la testa,  lasciandomi intendere che secondo lui non avrebbe mai funzionato.
 Aveva appena finito la frase, che una macchina rallentò e mi si accostò. Caspita, c'era voluto poco! La mascella di Johnny era in caduta libera: eravamo stati un quarto d'ora a cuocere sotto il sole e adesso in meno di un minuto, avevo raggiunto il mio scopo. Non ci credevo nemmeno io. Allora funzionavano davvero questi metodi!
<<  A bbella, ma cche ffai sotto sto sole cocente?! Viè en macchina cò me che te porto sulla luna: llà se sta più freschi!!>>
 Bene, mi era capitato il peggior burino di Roma. Osservai il "gentile" automobilista; sembrava uscito da una scenetta di Zelig o ancora meglio da un film di Verdone. Indossava una canotta gialla larga tipo hip hop, masticava vistosamente un chewingum, aveva sugli occhi un paio di orribili occhiali da sole con effetto specchiante e montatura bianca ed i capelli erano legati in un codino con un elastico fucsia.
<< Sei gentile ma non mi serve un passaggio. Vedi io e il mio amico ci siamo persi...>> indicai Johnny affacciato al finestrino del camper, << Dovremmo trovare l'uscita per raggiungere la Via del mare, per Ostia.>>
<< Che ppeccato che stai già en compagnia...>> si tolse gli occhiali e masticò ancora squadrandomi tutta con una faccia da mandrillo, io più che essere intimorita da quell'attegiamento mi trattenevo dal ridere << ...comunque ce state vicini, è solo che l'uscita l'avete già ppassata...>> Mi spiegò dove dovevamo andare e poi  prima di andarsene premette il pulsante per abbassare il finestrino dal lato del passeggero, alchè si sporse un pò in modo da farsi vedere da Johnny e urlò: << Ah sceeemo! Ma che se va a perde ttempo a mmare se ch'ai un camper con sopra na rragazza come questa?! Ma io nno llo so...è vero quello che se dice: chi c'ha er pane non c'ha ei denti! >>
Poi si rivolse nuovamente a me << AH fata turchina...? >> riferendosi al colore della mia canotta << ...sei sempre en tempo ar salì sulla mia macchina è? Perchè sai, l'amico tuo lla, me sembra tutto frocio!>> Questa volta non riuscii a non ridere  e tra una risata e l'altra riuscii solo a rispondere: << Grazie dell'offerta, ma non posso piantare il mio amico qui!>>
<< Contenta tu..Sciao tessoroooo!>> Urlò mentre sgommava via.
Io ero piegata in due dalle risate e guardavo Johnny che affacciato al finestrino aveva una faccia a punto interrogativo.

<< Cosa accidenti mi ha detto quello?!>> Chiese indicando col pollice la strada e sgranando gli occhi vedendomi ridere a quel modo. Lo raggiunsi e salii a bordo.
<< So doveee...aahahhaah>> Dovevo dirgli che sapevo dove andare, ma non riuscivo a formulare la frase, mi era presa la ridarella. << Joh...dobbiamo tornare...ahahahaha!!>> mi tenevo la pancia, lui era perplesso più che mai << ...tornare indietro!>>
<< COSA-HA-DETTO-QUELLO?!>> Scandì le parole, stava morendo dalla curiosità, rideva sotto i baffi vedendo me in quello stato.
<< Rido così...perchè aahahaah>> Mi lanciò un'occhiata storta e seccata <<  No Johnny, non te lo posso dire cosa ha detto! Comunque, mi ha fatto ridere lui più che altro, il modo in cui era conciato, l'accento romanaccio...insomma anche a tradurlo non sarebbe così esilarante!>>
<< Guarda che se non me lo dici, ti butto fuori da questo camper!>> disse scherzoso.
<< Ok! ok....ehmmm...ma niente! Mi ha fatto qualche avance del tipo... vieni ti porto sulla luna che la si sta più freschi...eccetera, ma detto così non fa ridere...Poi quando ha parlato con te...beh..>>
<< Beh?!>>
<< Ti ha dato dello scemo. Ha detto che... che...>> mentre ridevo, contemporaneamente arrossivo << ...che  se hai un camper con sopra una...ragazza , non vai certo a passare il tempo a mare...  poi ha aggiunto che "chi ha il pane non ha i denti" infine mi ha chiamata "fata turchina", con una voce ed un tono tutt'altro che soavi che mi hanno letteralmente stesa dal ridere e mi ha invitata a salire sulla sua macchina perchè secondo lui eri ... beh, si...omosessuale! >>
Lui mi fissò a bocca aperta e tra il divertito e l'indignato esclamò d'impulso: <<  Ma senti questo!! Vorrei vedere lui al posto mio con... con...>> E si bloccò come se avesse detto  chissà cosa.
<< Al posto tuo con cosa?!>>
<< Con due figli e il doppio dei tuoi anni!>> sbottò agitando le mani con eloquenza, come se quella fosse una questione insormontabile, oltre che la cosa più ovvia dell'universo.
Dopo dieci secondi di imbarazzante silenzio, durante i quali io non sapevo decidermi se ridere o morire di vergogna, lui con un tono del tutto diverso aggiunse: << E poi... io sono qui per soccorrere una damigella in difficoltà, non certo per irretirla! Comprendi?! >>  
Io risi e lo canzonai: << Ah salve Capitan Sparrow! Siete forse venuto per soccorrere il vostro imbranato alterego?!>> Lui strizzo gli occhi, con fare stizzito e buffo, io decisi di chiudere la conversazione, prima che diventasse troppo imbarazzante.
<< Allora guido io Johnny?>>
Ennesima faccia basita << Come scusa?!>>
<< Beh dobbiamo raggiungerla quella spiaggia, o no? E comunque non essere tanto stupito, io so guidare sai!>>
<< Già è tanto se arrivi ai pedali!>> Lo fulminai con gli occhi e lui mise in moto.
Dopo un ora circa ( avevamo fatto una sosta in un auto grill , per pranzare e darci una rinfrescata) arrivammo al parcheggio descritto da Stefania, erano quasi le quattro del pomeriggio. Era in effetti un parcheggio custodito e a pagamento, ma meglio così dato che il camper era in affitto.
 Ci incamminammo cercando la famosa stradina, fui io ad individuarla, stava dietro uno steccato alto circa un metro.
<< Johnny eccola! Su scavalchiamo!>>
<< Non è che ci arrestano?>>
<< MADDAI!! Casomai facciamo i turisti scemi...funziona sempre.>>
<< Oppure potresti "sciogliere i capelli"...anche quello a quanto pare funziona!>> disse con una faccia da schiaffi, riferendosi alla scena di prima.
<< Se non avessi "sciolto i capelli" mister Depp, ora staremmo ancora cercando!>>
<< Aaahhh...smettila!>> Si avvicinò veloce e prima che potessi dire anche solo proferire sillaba, mi aveva già depositata con non molta gentilezza, dall'altro lato dello steccato.In un attimo fu dentro anche lui e mentre lo fissavo con la faccia irritata per quei suoi modi, come se niente fosse disse : << Su, andiamo!>> porgendomi la mano. Non potevo certo non prenderla...
Così, tenendomi per mano, mi fece strada tra le piante. Io avevo dei sandali e non era facile camminare sullo strano pietrisco di quel percorso , che oltre tutto, era talmente in discesa da dare l'impressione che si potesse cadere giù a picco, finendo direttamente in mare. In effetti rischiai più volte di scivolare, ma tanto lui era sempre lì pronto a prendermi!
<< Oh mamma! La cinquantenne in questo momento sembro essere io!>> Esclamai costatando la sua agilità e reggendomi energicamente alla sua mano, mentre uno dei miei piedi , faceva surf sulle pietruzze mettendo a rischio la mia vita.
<< Ehy, ne ho quarantotto di anni!>> disse , regalandomi un sorriso stupendo , che ricambiai.
Finalmente arrivammo alla meta. Mi resi subito conto, che quel posticino isolatissimo valeva la fatica. Come aveva detto la mia amica, la spiaggia era minuscola,cinque o sei metri di larghezza, non di più, una piccola conca simile ad una mezza luna nella quale entrava lentamente la risacca, facendo rotolare ogni volta piccole conchiglie e sassolini che la erano depositati.  Ai lati era delimitata da alti scogli che impedivano di vedere oltre, dietro stava  la lunga salita piena d'alberi e piante varie dalla quale eravamo appena sbucati e davanti a noi  si mostrava in tutto il suo splendore un'invitante quanto smisurata distesa d'acqua. C'era la pace lì, un piccolo angolo di paradiso, i miei problemi erano lontani anni luce.
Dopo un attimo di contemplazione Johnny mi guardò e chiese << Bagno?>>
<< Certo che si!>>
Afferrai bordi del mio vestitino, per toglierlo...ma mentre mi accingevo a farlo mi bloccai.
Avevo messo in una tracolla due tovaglie, una bottiglia d'acqua, perfino delle merendine ed una crema protettiva comprate all'autogrill e non avevo pensato all'unica cosa indispensabile quando si va a mare: il costume! Non avevo indossato il costume!!
Ma dico? Si può essere più stupide? SI PUO'?! No, non si può. Mi voltai nuovamente a guardare Johnny con in faccia dipinta un'espressione da :"lo so, sono una perfetta ebete, cerca di compatirmi!". Stranamente vidi che lui si era tolto la maglietta, ma aveva ancora addosso i jeans e mi osservava con una faccia molto simile alla mia. Anche lui se ne era dimenticato!
Non fu necessario dire nulla, scoppiammo a ridere come due pazzi, insieme, nello stesso preciso istante. Io avevo le lacrime agli occhi, lui aveva lasciato cadere la maglietta sulla sabbia per poi buttarsi a terra a sua volta,  stava seduto  e si piegava in avanti ridendo come un matto . Io continuavo a dire : << Siamo due scemi, due perfetti scemi!!>> Johnny  annuiva dandomi ragione senza riuscire a parlare, tanto era scosso dalla risate.

Quando si fu un pò calmato disse << Ragazzina, io il bagno lo DEVO fare, c'e troppo caldo! Ti scandalizzi se mi vedi in mutande?!>> rideva ancora.
"Figurati mi stai già davanti a torso nudo, tutto sudato e sorridente ... se poi ti spogli completamente, potrò solo avere un infarto, che vuoi che sia!"
La mia bocca fortunatamente pronuciò parole diverse << Penso sia un ottima idea, anche perchè il solo pensiero di quella salita...>> e indicai dietro con una smorfia << ...mi terrorizza! Farò lo stesso anche io, se non è un  problema.>>
<< Speriamo non ci siano paparazzi in giro... >> disse alzandosi da terra e facendomi l'occhiolino. Si sbottonò i jeans e...Oh signore santo benedetto c'era John Christopher Depp II in mutande davanti a me!
Mi correggo, non erano mutande, erano dei boxer blu scuro. Ora, lo so che dei boxer non sono molto diversi da un costume, o almeno in linea generale, perchè in quell'istante mi resi conto che in realtà erano MOLTO diversi, dato che i costumi, non erano certo così attillati! Con quei boxer si vedeva TUTTO e non è che quel che si vedeva fosse poco! Mi resi conto di stare diventando gradualmente di un rosso fluorescente, ne ero sicura perchè sentivo il sangue affluirmi velocemente alle guance.
" Beatrice guarda altrove...Beatrice GUARDA ALTROVE!!"
Ok, ero una ragazza con diversi problemi, avevo appena avuto la conferma che mio padre era un criminale e avevo pianto come una disperata quella mattina, quindi può sembrare strano il fatto che in quel momento non ci fosse altro nella mia mente, se non la visione di Johnny in mutande...ma non dimentichiamo il concetto fondamentale: ero pur sempre una ragazza e lui era..beh era lui!
I miei ormoni avevano deciso di ammutinarsi e stavano facendo la guerra al mio cervello.Fui però abbastanza rapida nel distolgliere lo sguardo, evitando così che si rendesse conto del modo in cui lo stavo osservando.
Mi lanciò un'occhiata tranquillissima, come se starsene la mezzo nudo fosse la cosa più normale del mondo << Io vado ok?>>. Si avviò verso l'acqua.

Cercai di ricordare cosa indossavo sotto la canotta...Dunque...mutandine microscopiche nere e...sopra. Sopra? Oh cavolo, sopra non avevo niente! Io ero una che non riusciva a dormire con il reggiseno, di notte non lo mettevo, la canotta non era attillata perciò non si vedeva granchè e con tutto il casino che era successo non mi ero cambiata... Di male in peggio uffa!
Beh, avrei fatto il bagno così com'ero. Mi diressi verso l'acqua, Johnny era gia abbastanza distante, si era fatto una bella nuotata arrivando al largo, quando vide che stavo entrando in acqua tornò indietro e mi raggiunse poco dopo la riva. L'acqua mi arrivava appena sopra le ginocchia ed io temporeggiavo ad entrare. Mi osservò con una faccia ironica, sicuramente perchè stava costatando il fatto che ero ancora vestita. Poi mi indicò con l'indice da testa  a piedi e cominciò con tono canzonatorio: << Ragazzina...non vorrei essere indiscreto, ma credo di doverti fare notare che...>> Non lo lasciai finire e tutto d'un fiato dissi :
<< Non me la posso togliere!>>
<< Ti è...rimasta attaccata addosso?>> chiese con un sopraciglio alzato.
Io sbruffai << Senti, io lo so che ti diverti come un matto a mettermi in imbarazzo, ma ti comunico che sta volta non ci riuscirai. Dunque... io ho quasi venticinque anni e non sono una bambina, tu...beh tu sorvoliamo sulla tua età... >> dissi ironica << ...comunque siamo due persone adulte e non trovo nessun imbarazzo a dire, che non posso togliere la canotta perchè non indosso niente sotto.>> incrociai le braccia davanti al petto fissandolo altezzosa e sperando di non arrossire.
Lui sgranò gli occhi, sembrava che gli fosse andato qualcosa di traverso. E che cosa mai avevo detto?!
<< E perchè?!>> chiese come uno bambino che non si spiega per quale ragione bisogna studiare la matematica.
<< Volevo dire che non indosso il reggiseno...io, cioè...la notte non lo indosso,  perchè mi dà fastidio e oggi quando mi sono svegliata ho dimenticato di metterlo. Ora che hai colmato la tua curiosità, stendiamo un velo pietoso su questa conversazione?!>> Feci con un faccia implorante.
Lui sta volta mi osservò malizioso... e non certo in viso! << Non si nota sai?>>  io divenni color pomodoro e Johnny con  un mezzo sorriso  si diresse minaccioso verso di me prendendomi in giro : << Allora sei una nudista! Una svergognata nudista!!>> così dicendo mi afferrò per le gambe caricandomi su una spalla come un sacco di patate, mentre io pensolando  urlavo << NOOOO!!! LASCIAMIIII!!>>
<< Devi essere punita per la tua mancanza di pudore!!>> rideva. Andò verso l'acqua più alta, e mentre io non la smettevo di urlare colpendolo con mille pugni sulla schiena, mi lanciò facendomi finire sott'acqua. Riemersi tutta infuriata annaspando , andai verso lui per vendicarmi, ma fu battaglia persa, perchè lì l'acqua era proprio alta e data la mia statura toccavo a malapena stando sulle punte. Gli saltai addosso da dietro prendendolo per le spalle e cercando di annegarlo, ma lui più che altro se la rideva tranquillo << Ma che stai cercando di fare?!>> Dopo dieci minuti di lotta  ero sfinita e Johnny aveva le lacrime agli occhi per il forte ridere. Era arrivato il momento di arrendermi. Lo mollai e nuotai in direzione della riva.
<< Ehy ma dove vai? Batti in ritirata?>>
<< Mi arrendo ok?! Oddio! Qui tocco a malapena... Devo andare più in là a riposarmi o annegherò!>>
<< Ma smettila! Dai ti reggo io, ti prometto che non ti faccio annegare!>> Mise una mano sul cuore in segno di giuramento, con una faccia più divertita che mai.
<< Non mi fido di te!>>
Scuotendo la testa fece due passi ( non è che mi fossi allontanata di molto, come nuotatrice facevo pena)  fermò la mia fuga prendendomi in braccio, esattamente come si fa con in bambini, mi passò un braccio sotto le gambe ed uno dietro la schiena.
" E questa è la seconda volta oggi..."
Ma se prima mi aveva depositata subito e con poca grazia, oltre lo steccato, ora non accennava a farlo, così gli passai un braccio attorno al collo e mi lasciai andare per riprendere fiato. Non mi dispiaceva affatto stare in quella posizione, era un pò imbarazzante si, ma mi sentivo bene, infinitamente bene! Tra le sue braccia , appoggiata al suo petto, fluttuando dentro un mare stupendo...era magico.
Mi sembrava assurdo riuscire a sentirmi così serena, dopo le cose che avevo  appena scoperto.
Il mondo mi era crollato addosso, eppure in quel momento, in quel preciso istante, sotto i suoi occhi dolci e scuri, ero felice. Lui mi scrutava senza dire niente, col suo tipico mezzo sorriso sghembo alla Jack. Avrei voluto ringraziarlo...ma dire "grazie" non mi sembrava abbastanza.
Non dissi nulla ,d'impulso gli posai un bacio dolce, lento e leggero, su una guancia.
Mi rivolse uno sguardo talmente serio e intenso da farmi sentire al centro dell'universo e tutto si fermò: non c'era il rumore delle onde,non c'era il mondo, non c'era niente...solo lui.
 I suoi occhi si spostarono sulla mia bocca, ero appoggiata al suo petto ed ebbi l'impressione che il suo cuore stesse accelerando i battiti. Si avvicinò di poco al mio viso, non così vicino da baciarmi, ma abbastanza da stordirmi... I suoi occhi erano ancora fissi sulle mie labbra, poi tornarono ad incrociare i miei, mi sentivo morire e trattenevo il fiato, il sangue pulsava nelle mie vene ed i polmoni erano incapaci di riempirsi d'ossigeno.
 Ero in attesa; in attesa di un bacio che desideravo tanto e la paura in me cresceva, mentre vedevo il dubbio farsi spazio nei suoi occhi, che come specchi, riflettevano troppe cose, mi confondevano..In un attimo avevo visto il sorriso abbandonarli, la passione possederli e adesso una strana angoscia invaderli.
 Cosa, cosa passava nella sua mente? Era Vanessa? Era l'altra donna? Ero io?
Chiuse un attimo le palpebre, vidi la sua fronte contrarsi ed un secondo dopo, inspiegabilmente, insensatamente, non ero più tra le sue braccia.
 Le punte dei miei piedi sfioravano di nuovo la sabbia del fondale, lui di fronte a me stava accennando un sorriso così lieve e incerto, che per un istante pensai fosse frutto della mia immaginazione. Mi sfiorò una guancia lentamente, con il dorso della mano e con  voce bassa  disse:
 << Ho appena scoperto che i baci delle fate turchine fermano il tempo...>>
Ogni parte di me, non faceva che interrogarsi e torturarsi. Ero certa che qualcosa fosse successo, ero certa del modo in cui mi aveva guardata,dei suoi battiti veloci, non potevo essermi ingannata, i suoi occhi e la sua voce  me lo stavano dicendo anche adesso. Sapevo che entrambi ricordavamo quei baci scottanti, fuori da ogni regola e logica, che ci eravamo scambiati mesi prima. Non poteva averli dimenticati. Ma allora perchè adesso stavo lì di fronte a lui che non mi sfiorava più, che sembrava improvvisamente volermi allontanare? 
Ero confusa... non potevo dire nulla, solo cercare di celare i miei sentimenti. Così mi sforzai di sorridere, un sorriso era la sola risposta che riuscivo a dare alla frase da lui pronunciata.
 Se solo non fossi stata innamorata, se fosse stato solo desiderio fisico, forse avrei agito in maniera diversa, spregiudicata, forse avrei preso quel viso sfacciatamente bello tra le mie mani, per ricoprirlo di baci. Ma era inutile negarlo, per quanto lo conoscessi da poco tempo, per quanto fosse assurdo, io lo amavo e  quindi non potevo farlo... non potevo superare il confine e trasformare la nostra amicizia, in sesso. Perchè per lui sarebbe stato solo quello: sesso. E a me sarebbero rimaste in mano un pugno di mosche e molta delusione...Il suo cuore era già troppo affollato, perchè potessi entrarci anche io. Meglio che fosse mio amico, meglio fingere di non provare alcuna attrazione. E poi non ero certa che lui fosse davvero attratto da me, insomma dopotutto avrebbe potuto avermi, lo sapeva che avrebbe potuto, eppure mi aveva lasciata andare concludendo quel momento con una delle sue frasi gentili e nulla più.
 Mio malgrado un brivido mi scosse.
<< Hai freddo?>> aveva ancora un tono strano e incerto.
Parlai con un tono leggero, fingendo che nulla fosse accaduto << Si! >> era una bugia << Ho freddo, infatti credo che adesso uscirò... ehmm...vado. >> Mi voltai senza aspettare risposta e nuotai verso la spiaggia lasciandolo la.
<< Io... ti raggiungo tra un pò.>> Sentii che si tuffava.
Mentre camminavo nell'acqua con il cuore e il cervello urlanti,  gli eventi della giornata mi passarono davanti agli occhi: la faccia di Vesna ed il suo sguardo freddo, il campo pieno di baracche dal quale ero fuggita senza voltarmi indietro, il sorriso di Johnny, il suo modo di ridere, di scherzare, di essere. Le sue braccia intorno a me...Il mio cuore non aveva fatto altro che battere come un tamburo impazzito per tutto il giorno, ed ogni volta per emozioni diverse, aveva battuto per il dolore, aveva battuto per la paura, poi lo aveva fatto per le risate, per l'eccitazione e dopo ancora per l'emozione. Adesso batteva di delusione.
Ascoltando quel suono rimbombarmi nelle orecchie, seppi che per sempre avrei ricordato questo giorno: un giorno pieno di eventi e di sensazioni contrastanti. Tutto era pura confusione, tutto era caos.


POV JOHNNY

"Sto diventando matto! Sto decisamente diventando matto...no stupido! Ma che cazzo combino?! Mi comporto come un ragazzino idiota  del cazzo! L'unica cosa che dovevo fare in questi giorni era tenermi a distanza, aiutarla in questa faccenda di sua madre e poi sparire. Sparire!
E invece? Invece non riesco a tenere a freno, nè queste dannate mani, nè la lingua!
L'altra sera, per poco non le ho detto che sto pensando a lei fin da quella volta a Venezia... e adesso quasi la bacio per poi mollarla in mezzo all'acqua,  in quel modo, senza dire un bel niente, come un perfetto ebete! Ma poi che bisogno c'era di prenderla in braccio?! E' possibile che non riesco ad avere un pò di autocontrollo Dio santo?!
Ah...ora me ne vado a  nuotare al largo e dovessi pure arrivare in Sardegna,  giuro che non mi fermo finchè non mi sarò dato una calmata... ben mi sta!

Sono certo che lei non si rende nemmeno conto di quello che provoca in me...non si rende conto che quando si avvicina...io muoio! Muoio guardando il modo in cui sorride, i suoi occhi così grandi e trasparenti...il suo corpo, il suo corpo che un attimo fa non aveva segreti... sotto quella stoffa bagnata che le si era attaccata addosso e che avrei volentieri strappato via... Cazzo! E' meglio non pensarci o finisce che arrivo davvero in Sardegna!
 Ed oggi? Oggi dopo quello che si è sentita dire, dopo quello che ha subito, ha trovato la grinta per andare avanti...è venuta qui e so che sta facendo uno sforzo enorme. E' incredibile come riesce ad essere forte e fragile allo stesso tempo. Lei è incredibile! Non fa che stupirmi, con ogni gesto...Non me lo aspettavo quel bacio, mi ha colto di sorpresa.E' così spontanea e dolce, ho continuamente voglia di proteggerla, di stringerla...di averla!
Mi ha stregato e nemmeno io so come. Eppure dopo Venezia ho cercato di svagarmi...come si chiamava quella modella? Uhmmm...Clarisse...Larisse...Di che colore erano i suoi occhi? Ah! Non ne ho idea cazzo! Non ne ho idea, perchè da quella dannata sera a Venezia, ho voglia solo di lei...non avrei dovuto portarla in albergo, non avrei dovuto fare nulla di quello che ho fatto, ma come potevo immaginare che sarebbe rimasta così impressa nella mia mente e nei miei sensi? E' tutto talmente privo di logica...
E la notte della prima,quando mi sono fermato ho perfino fatto la mia stupida battuta...com'era? Ah si : " ...non riesci a seguire te stessa, vorrei rincontrarti il giorno che riuscirai a farlo..."
 Si proprio bravo Johnny, bella battuta da film! Mi si è rivoltata contro, perchè non credevo certo arrivasse quel giorno! E ora? Ora che invece l'ho rincontrata, ora che l'ho conosciuta? Ora che mi sono reso conto che le cose belle che avevo visto quella notte, erano solo una minima parte della sua meraviglia? Ora, come me  ne esco?

 Non ne ho idea...So solo che in questi pochi giorni con lei, ho dimenticato chi sono, tutti gli orpelli e le finzioni del mondo in cui vivo, sono lontani anni luce quando lei è presente. Non  mi ha mai guardato, nè trattato, come Johnny Depp  l'attore...ho percepito fin dall'inizio che non era interessata ai miei personaggi o alla mia fama... Mi ricordo perfettamente il suo sguardo, il tono della sua voce quando al party dopo la premier, ha detto " Credo di aver visto tutti i tuoi film..." Pensavo partisse con la solita sfilza di osservazioni sui miei personaggi, invece ha detto una delle cose più belle che mi siano mai state dette: " ...questo sorriso non appartiene a nessuno dei tuoi personaggi, appartiene a te e non riesci a non farlo uscire fuori...è bello che tu non riesca a mentire quando si tratta di sorrisi..."
SBANG! E' stato in quell'istante che la mia testa ha detto "tu sei mia"...non sono stato io a pensarlo, la mia mente ha formulato questo pensiero contro la mia volontà!! Che follia!!
 E' riuscita ad entrare in contatto con ME e non con la mia immagine, ci è riuscita con una semplicità ed un'immediatezza incredibili.
E adesso più la conosco più ne sono preso, catturato...Cosa provo di preciso? Non ne ho idea. Non posso essermi innamorato così presto, non avrebbe senso. So soltanto che ho voglia di lei  e non posso averla. L'ultima cosa che le serve adesso sono altri problemi, altre persone che la feriscano. Nella mia vita ho sempre fatto ciò che mi sentivo e per la prima volta non posso fare ciò che sento, ciò che vorrei...E' una cosa nuova per me e non so' gestirla come dovrei.
Ma le ho detto che può fidarsi di me e sarà così, non mi approfitterò di lei...ha bisogno di qualcuno di cui fidarsi adesso, non di un uomo incapace di ragionare!
 
Se fosse davvero una stupida ragazzina, non mi farei scrupoli, ma è anche vero che se lei fosse una stupida ragazzina, non proverei ciò che provo... Ma la realtà è che lei è una miriade di magnifche cose ed io sono solo uno con troppe complicazioni.
La verità è che non lascerò Vanessa.
Nè ora nè in futuro,non posso. Se solo potessi...se solo potessi adesso non starei nuotando fino a perdere il fiato, se solo potessi adesso starei facendo l'amore con lei dentro questo mare... Ma non posso!
Nessun giudice affiderebbe mai a me i bambini e Vanessa sa essere davvero vendicativa. Non me li farebbe vedere per un bel pezzo. So che ne sarebbe capace.
Sono due giorni che non me li fa sentire, fa così per la lite avuta a Londra... fa così perchè non l'ho seguita in corridoio e non l'ho fermata. Ma fermarla per cosa? Per raccontare balle? Io non la amo, io le voglio bene, un bene infinito, ma non la amo! Eppure non posso lasciarla...e starò con lei perchè non posso fare altrimenti, non ci sono altre soluzioni.  Starò con lei...e penserò a questa "ragazzina" che mi ha letteralmente sconvolto con la sua essenza...
Beatrice troverà qualcun altro, qualcuno che possa viverla ogni giorno, che possa starle accanto sempre e quello non sono io. Non voglio diventare lo stronzo che l'ha presa una notte per poi sparire, farò di tutto per non diventarlo...Anche se non è facile, perchè adesso Beatrice è tutto ciò che voglio e tutto ciò che non vorrei volere!

http://www.youtube.com/watch?v=MZq-TvO4lh0

Splendori! Rieccomi qua con un nuovo capitolo ^.^
Mentre lo scrivevo ho avuto enormi dubbi... hmmmmm... bah! ò.ò


Dunque ci sono alcune cose che ci tengo a dire:
Innanzitutto io non sono di Roma e purtroppo l'unica volta che ci sono stata ero di passaggio, perciò non conosco la città( anche se avrei tanta voglia di visitarla!). Ho ambientato la storia lì perchè in effetti ci sono diversi campi rom e perchè mi piaceva l'idea...Non sono certa che una spiaggetta nascosta come quella che ho descritto, ci sia veramente, ho solo ipotizzato che tra tanti lidi se ne possa trovare uno simile (dalle mie parti è così).

Se così non è
vi chiedo di non volermene e adottare quella che in teatro viene chiamata "sospensione dell'incredulità" che tradotto sarebbe...beh chiudete un occhio e fate finta che sia vero! Please!! :D

Inoltre voglio sottolineare che con il personaggio del "burino" non voglio offendere nessuno e non credo certo che i romani siano tali, ma in tutte le città ci sono dei tipi poco...beh poco sofisticati! E poi serviva un pò di comicità per tirare sù l'umore di Beatrice e poter scrivere questo capitolo un pò più spensierato dei precedenti, (nonostante il paranoico finale xD).

Infine ancora una volta voglio porvi qualche domanda perchè ho diversi dubbi.

Quando ho iniziato a scrivere questa storia mi ero ripromessa che l'avrei raccontata tutta dal punto di vista della protagonista , ma mi sono resa conto che i comportamenti di Johnny andavano motivati, insomma io nella mia testa sapevo perfettamente il perchè di tutte le sue incertezze, era giusto perciò metterne a parte anche voi.
Ho deciso di aggiungere a questo capitolo la parte finale con le paranoie del nostro caro attore. Pensate che abbia sbagliato? Che questa cosa rovini la narrazione? Io nell'indecisione alla fine ho deciso di inserire il Pov di Johnny, ma vorrei sapere se questa novità è gradita o se ha creato confusione.


Concludo con un discorso che non c'entra nulla, o quasi. Ho appena letto che J. e Vanessa si sono lasciati ufficialmente... :( :( :(  Sogni e fanfiction a parte, la cosa mi ha davvero rattristata, mi piacevano come coppia!! Uffaaaaaaaaaaaa!!!!! Voi che ne pensate?


TANTI BACI RAGAZZE BELLE!!!! CI SENTIAMO AL PROSSIMO CAPITOLO CHE IN EFFETTI NON HO IDEA DI QUANDO ARRIVERA'.... VABE' MA TANTO VOI MI ASPETTATE NO? NO?! ;D

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Capitolo 16
*** XV. Li vedi questi anelli? ***


XV. Li vedi questi anelli ?



Ero rimasta sulla spiaggia per un pò, seduta su una tovaglia. I miei indumenti si erano quasi asciugati e Johnny ancora non accennava ad uscire dall'acqua. Io nel frattempo avevo perfino avuto il tempo di tirare fuori il diario dalla mia tracolla ( lo avevo portato, perchè dentro mi ero appuntata le indicazioni di Stefania, per trovare la spiaggetta) e buttare giù due righe, per dare sfogo alla mia mente confusa ed al mio cuore urlante, avevo finito con lo scrivere una lista di emozioni:

Rieccomi qua...Sono triste , felice, agitata, innamorata, serena, confusa...sono tutto e niente! Per la prima volta non so cosa aspettarmi dal domani. Vivrò alla giornata , è tutto ciò che posso fare.

Assurdo come le uniche certezze che ho in questo momento riguardino Johnny...

Sono certa di potermi fidare di lui.
Sono certa che mi mancherà dopodomani, quando ognuno di noi prenderà la sua strada. Lui sarà in giro per il mondo come sempre, ed io non so ancora dove sarò...
Sono certa che ciò che provo non è semplice attrazione, nè semplice stima, nè amicizia.. Se penso al fatto che non lo vedrò più, che non lo sentirò più chamarmi "ragazzina" e prendermi in giro e sorridermi in quel suo modo meraviglioso... se ci penso , tutti gli altri problemi appaiono improvvisamente insignificanti...Posso cercare mille frasi e parole ,per esprimere ciò che ho dentro in questo istante...Ma mi viene in mente solo un verso...un verso di Shakespeare:

"E ogni angoscia che ora par mortale, di fronte al perder te, non parrà eguale."

Ed ogni angoscia che ora par mortale, di fronte al perder "lui" non mi sembra eguale!


Ero rimasta per un pò immobile con la penna a mezz'aria, rileggendo l'utima frase, per rendermi infine conto che era meglio smettere di scrivere...non era il giorno giusto per analizzare i miei sentimenti, in quel modo sarei riuscita solo a deprimermi.
Sbruffando mi ero sdraiata sulla tovaglia, forzando la mia mente a concentrarsi sul rumore delle onde. Mi ero infine addormentata senza  nemmeno rendermene conto.
Ad un certo punto avevo sentito qualcosa di freddo sul naso, ma non riuscivo ad aprire gli occhi, il mio sonno era troppo profondo ed ero ancora immersa tra la realtà e l'oblio.
<< Ehy...>> Johnny stava cercando di svegliarmi, ma non era facile. Nelle ultime notti avevo dormito talmente poco, che ora, era come se il mio corpo si rifiutasse di tornare cosciente.
<< Ehy ragazzina...stai russando!>> Questa frase arrivò al mio cervello quasi come un insulto e così mi decisi  a rispondere con voce assonnatissima ma stizzita << ...MMHH!!! Io non ho mai russato....>> Lo sentii ridere e lo guardai storto con gli occhi mezzi chiusi. La cosa fredda che avevo sentito, erano le sue dita; l'indice e il medio chiusi a tenaglia sul mio naso, ci giocavano in modo irritante, facendomi sentire un pò scema. A poco a poco aprii gli occhi completamente e mi sollevai appoggiandomi sui gomiti.Non essendo certa che mi avesse sentito la prima volta, ripetei con veemenza:
<< Io non russo!>>

<< Lo so. Era una bugia! Però la mia bugia ti ha svegliata, visto?>> Fece un sorriso, tanto smagliante quanto insolente.

<< ...stavo dormendo così bene...>> dissi ancora stordita.

<< Non ti avrei mai svegliata, se non fosse per il fatto che tra non molto il sole se ne andrà...Dobbiamo ripercorrere la salita finchè c'è luce, altrimenti rischiamo di farci male inciampando su qualche arbusto.>>

<< Ma tu sei ancora fradicio...ti gocciolano i capelli...>> Sbadigliai, pensando che in effetti non era poi tanto male essere svegliata da una tale visione.
 
<< Sono uscito da poco dall'acqua.>>

<< Ti stai preparando per le olimpiadi?>> Chiesi ironica. Non mi rispose, fece un sorrisetto strano e cominciò a vestirsi. Indossò i jeans, agitò la maglietta perchè la sabbia scivolasse via: era pronto.

<< Tu sei gia vestita, quindi che dici andiamo?>>


Salutai quell'angolo di paradiso e mi decisi a risalire la stradina nascosta. Anche questa volta Johnny mi aiutò, ma il suo attegiamento era diverso rispetto a quello di sole poche ore prima. Era gentile, sorridente come sempre, ma stranamente silenzioso e sembrava quasi che volesse evitare il mio sguardo. Forse mi ero tradita poco prima dandogli quel bacio, non tanto per il bacio in se , che era stato casto, innocente, ma per il modo in cui lo avevo guardato. Forse si era reso conto che mi stavo innamorando di lui, magari lo sapeva già e cercava di mantenere le distanze. Mi consolai pensando che dopotutto lui era Johnny Depp (anche se io, dimenticavo continuamente quanto fosse famoso) era di certo abituato alle ragazze che cadevano ai suoi piedi.

Parlammo di molte cose mentre tornavamo verso il camper, Johnny mi fece un sacco di domande sulla mia vita, i miei studi, i miei amici.

<< E questa Stefania che ci ha fatto da navigatore satellitare?>> chiese ad un certo punto << Siete molto amiche?>>

<< Oh si, è la mia migliore amica, anche se abbiamo caratteri opposti. Lei è molto fiera, quasi aggressiva a volte, ma io so che è una facciata,una difesa... la conosco fin dalle elementari.>>

<< Dai racconta.>>

<< Cosa?>>

<< Il vostro incontro alle elementari.>>

<< Ok...>> dissi un pò scettica. Johnny era proprio strano, mi camminava ad un metro di distanza, mi lanciava a malapena qualche occhiata e faceva mille domande, come se stare in silenzio gli desse troppo fastidio. Era un enigma, non avrei mai capito cosa gli passava per la testa. Mi rassegnai e cominciai il mio racconto:

<< Lei è più grande di me di due anni... Alle elementari non le permettavano di passare alla seconda perchè non riusciva ad imparare a leggere. Ma Stefania è intelligentissima, sta per laurearsi in Scienze matematiche...però diciamo che ha sempre avuto problemi con le lettere, con la scrittura, perchè è dislessica. Da bambina questo le ha causato problemi enormi, non riusciva proprio a leggere, sbagliava, invertiva le lettere e  le parole e finiva per scoraggiarsi e vergognarsi, questo la portava perfino a balbettare, motivo per il quale preferiva non parlare. Era silenziosissima da bambina, l'opposto di quello che è ora! Ora è un fiume di parole, oramai le capita raramente di fare qualche errore, a volte inverte i termini parlando, ma è rarissimo, solo io che lo so me ne accorgo. Comunque, io da piccola invece ero una gran chiacchierona, la maestra se n'è accorta fin dal primo giorno di scuola e mi ha messa nel banco con Stef, pensando che potevo esserle da aiuto. Aveva ragione. Noi siamo amiche da allora.>>

<< Quindi l'hai aiutata tu?>>

<< Aiutata...mmhhh no, cioè si. Insomma io stavo con lei perchè volevo esserle amica non  certo per i suoi problemi a scuola, fatto sta che un pomeriggio, le chiesi di fare i compiti insieme , sai per annoiarci di meno, quella poi divenne un'abitudine, una volta pranzava lei da me, una volta io da lei, a giorni alterni e lei non è più stata bocciata. Da sempre io sono quella che ama le lettere e lei quella che ama i numeri, così ci siamo sempre aiutate, sia a scuola che in tutte le altre cose della vita. Casa di Stefania è come se fosse casa mia, i suoi familiari sono abituati a vedermi là  in giro a qualsiasi ora, ovviamente casa mia è casa di Stef. Praticamente siamo sorelle, e litighiamo come le sorelle a volte! Io le ho anche dato mille soprannomi e lei non lo sopporta! >> risi

<< E quali sono questi soprannomi?>>

<< Un'elenco infinito... Dunque ti cito i migliori... Lei è: "la stordilingue", questo veramente se lo è affibbiato da sola e si riferisce appunto alla sua dislessia, oramai è storia passata e ci ride sopra. Poi è la "Specchiettomicida", perchè guida come una pazza e spesso finisce che tira via gli specchietti laterali delle altre vetture, e infine ovviamente è la "Iperparanoico-protettiva" Stef, infatti nei miei confronti è così. A proposito, lo sai che non ti sopporta? Credo sia l'unica persona al modo a non sopportarti!>> mi veniva da ridere, nonostante non fossi assolutissimamente d'accordo con Stef, avevo presenti le sue facce assurde quando vedeva qualche intervista con Johnny.

<< Come scusa?! E cosa le ho fatto?>>

<< Te l'ho detto, lei è iperprotettiva e tu mio caro hai OSATO farmi finire suoi giornali. Dovevi vedere come era arrabbiata, avrebbe potuto picchiarti. Seriamente sai!>> dissi con tono spiritoso.

<< Mhhh...mi fa piacere.>>

<< Ti fa piacere che la mia amica voglia picchiarti?!>>

<< No. Mi fa piacere che tu abbia un'amica che ci tiene tanto a te, mi fa piacere pensare che non sarai sola quando... tornerai a casa.>>



Arrivammo al camper immersi nel silenzio, entrambi stavamo pensando che quell'avventura stava per giungere al termine. Era stata un parentesi nelle nostre vite, adesso dovevamo chiuderla e tornare al "racconto principale" quello in cui io ero una comune ragazza italiana e lui un divo americano, conosciuto in tutto il mondo. Era stupefacente pensare che queste due realtà, così distanti e opposte, si fossero incontrate per caso ed altrettanto incredibili erano la serie di eventi che quell'incontro aveva messo in moto.

Salimmo a bordo, Johnny propose di andare allo stesso hotel in cui eravamo stati qualche giorno prima, così da poterci lavare in un vero bagno   e non in quello minuscolo del camper. L'idea mi piaceva, erano già le otto passate,ero sfinita ed avevo decisamente bisogno di una doccia. Ci avviammo. Questa volta sbagliammo strada solo una volta, poi trovammo la giusta direzione. I discorsi si fecero leggeri, anche un pò scemi in effetti, fare finta di nulla era il nostro forte, ci riuscivamo benissimo e poi scherzare con Johnny mi veniva spontaneo, aveva un umorismo strano, diceva sempre cose originali e divertenti. In realtà le sue non erano vere e proprie battute, erano cose che pensava, ma essendo lui una persona eccentrica pensava cose eccentriche. Un esempio? Parlando di Los Angeles se ne uscì con questa frase:

<< Los Angeles è una città piena di stranezze, ma tra le tante stranezze ce n'è una che quasi mi terrorizza.>>

<< E quale sarebbe?>>

<< Le gambe delle donne.>> Affermò annuendo come se stesse proferendo una grande verità.

<< Le gambe delle donne Johnny?!>>

<< Eh si. Credo che le donne di Los Angeles vadano tutte a comprarsi le gambe nello stesso posto. I loro fianchi mi arrivano all'altezza delle spalle!>>

<< Ah certo e chi la vorrebbe mai una donna slanciata con delle gambe chilometriche!>> Dissi ironica con una voce da " ma a chi vuoi darla a bere".

<< Non io giuro!>> disse ridendo.


Tra una conversazione strana e l'altra il mio cellulare cominciò a suonare. Era Carlo.
Una telefonata di Carlo era l'ultima cosa che mi sarei aspettata, avevamo completamente tagliato i rapporti e non avevo affatto voglia di sentirlo. Misi il telefono in modalità silenziosa e lo lasciai a lampeggiare.

<< Non rispondi?>>

<< No...è Carlo, l'utima persona che vorrei sentire adesso.>> Lui aggrottò le sopracciglia, sembrò stupito << Carlo è... il tuo fidanzato? Mhhhh...pensavo...pensavo non steste più insieme...>> Avevo menzionato il nome del mio ex, solo un paio di volte a Venezia, mesi prima, assurdo che se ne ricordasse! Probabilmente a forza di imparare interi copioni, la sua memoria era allenatissima.

<< Infatti è così.>>

<< Ah.>>

<< Mi ha lasciata lui.>>

<< AH!>> Stavolta era davvero sorpreso. << Mi pare di ricordare che a Venezia eri tu ad avere dubbi...>>

<< Ricordi bene. Infatti avevo deciso di lasciarlo...però poi è scoppiato tutto quel casino con gli articoli di giornale, stavo cercando il modo migliore per chiudere la storia, ma lui mi ha anticipata...>>

<< Meglio così. Quindi immagino siate rimasti in buoni rapporti...>>

<< Non esattamente. Io non riuscivo a lasciarlo perchè lui era dolce...continuava a dire quanto mi amava ed io continuavo a sentirmi una grande stronza. Poi quando è scoppiato lo scandalo sulla mia adozione, all'inizio mi è stato vicino, credendo che fosse solo l'ennesimo gossip. Quando è venuto fuori che era tutto vero, prima è scomparso e non l'ho visto nè sentito per tre giorni, poi mi ha lasciata dicendo che la mia vita stava cambiando...che lui non se la sentiva di vedere ciò che sarebbe successo e mille altri discorsi senza senso. Cose assurde, per uno che solo qualche giorno prima diceva di amarmi.Non si è più fatto vedere ne sentire. Ma me lo dovevo aspettare....>> dissi sospirando << Carlo è uno di quelli che desidera avere accanto una ragazza perfetta e senza problemi. Credo che vedesse solo questo in me, in cinque anni non credo sia mai riuscito ad andare oltre la mia facciata, se provavo a fare discorsi un pò più profondi trovavo un muro... >> sbruffai rendendomi conto che non me ne fregava più  nulla di Carlo; gli avevo voluto bene, ma in effetti con lui avevo solo vissuto una storia "standard" senza mai colpi di scena o grossi batticuori << Probabilmente avrà pensato che potrei mettere al modo bambini con tre teste, data la dubbia provenienza del mio codice genetico!>> dissi ironica. Avevo parlato guardando fuori dal finestrino, con il sorriso sulle labbra mi voltai in direzione di Johnny e inaspettatamente vidi che aveva una faccia parecchio contrariata; fronte aggrottata ed  occhi sgranati come se gli avessi appena rivelato che il mondo stava per essere invaso dagli alieni. Io dopotutto avevo parlato in modo leggero, non avevo certo espresso dolore, perciò mi stupì scoprire sul suo volto quell'espressione. Lui mi guardò e poi secco enunciò :

<< Carlo è un coglione. >> L'aveva detto lentamente, scandendo bene le parole, come se stesse enunciando la più grande verità dell'universo << E con questo chiudiamo il discorso, perchè rischio di diventare davvero volgare.>>

<< Tranquillo Johnny, guarda che non ci sto certo male, più che altro in cinque anni non ho capito che non eravamo fatti per stare insieme...Sai cosa mi ha sempre detto? "Sono la tua ancora Beatrice, se non ci fossi io a tenerti sulla terra vagheresti sulle nuvole tutto il santo giorno!" lo diceva come se fosse una cosa positiva e forse un pò me ne ero convinta anche io, credevo che quello fosse il suo modo di "completarmi" ma era solo un modo di  "limitarmi" , perchè la verità è che non ho mai voluto un'ancòra. Io voglio un aquilone accanto a me... voglio stare tra le nuvole! Ma avrei dovuto darmi prima una svegliata, avrei dovuto avere coraggio di ammettere questa cosa!>> Dissi facendo spallucce. Johnny sorrise delle mie frasi. Intanto lo schermo del cellulare continuava ad illuminarsi, ed era sempre lui. Alla quindicesima chiamata dissi << Temo che dovrò rispondere...è troppo strana questa sua insistenza...>> Johnny si limitò ad alzare un sopracciglio spingendo un pò in fuori labbra come se volesse dire " fa come ti pare, ma io lo lascerei friggere.

<< Pronto?!>>

<< Bea! Bea... menomale che hai risposto!>>

<< Carlo che succede? Noi non ci sentiamo da...>>

<< Lo so, lo so... Senti Bea io...io ti vorrei vedere, parlare...ci sono delle cose che ti devo dire...>>

<< Beh, dimmele.>>

<< Non a telefono. Voglio parlarti di presenza.>>


<< Temo sia un pò difficile allora, perchè io sono...>> Mi interruppe nuovamente e completò la frase << A Roma. Sei a Roma lo so. Anche io sono qui...sono venuto per vederti. Sono appena arrivato. Io mi sono comportato male con te. Stefania mi ha detto che sei qui a Roma per trovare tua madre, così ho preso un volo ed eccomi, voglio dimostrarti che mi dispiace di non  esserti stato vicino...voglio aiutarti!>>

OHSSIGGNORE...Ci mancava solo questa! Carlo era a Roma? Carlo era a ROMA! E Stefania, quella traditrice, era stata lei a rivelargli il mio segreto!! Ma come aveva potuto? Quando mi aveva lasciata in quel modo, lei lo aveva ricoperto di ogni tipo di insulto ed ora lo aiutava a trovarmi?! La mia amica era impazzita, e mi avrebbe sentita! ECCOME SE MI AVREBBE SENTITA!! Intanto Carlo continuava a parlare:

<< Dimmi dove ti trovi...io sono in centro, dimmi dove sei che ti raggiungo!>>

<< Carlo io...ti richiamo tra un pò.>> sospirai e chiusi la chiamata senza aspettare risposta. Ero troppo stupita dalla cosa. Avevo la testa nel pallone.


<< Carlo è a Roma!! Cioè , non mai fatto follie per me in cinque dannatissimi anni, ed ora tutt'ad un tratto viene qui a Roma!Mister piedi per terra è venuto a Roma senza avvisare! Ma si può? E' possibile che mi stiano accadendo così tante cose in un solo giorno?!>> esclamai irritata.

<< Che razza di coglione...>> Johnny parlava tra se e se, io continuai con i miei sproloqui << Ah ma ora Stefania mi sente!! Ma come caspita le è venuto in mente di dirgli dove mi trovo!! Non la riconosco!!>> Il telefono squillò : tuuuuu....tuuuuuu.....tuuuuuu.....


<< Non dirmi che vi siete persi di nuovo!>>

<< Stefania Giorgi , come diavolo ti è venuto in mente di dire a CARLO CHE IO SONO A ROMA!!! TI RENDI CONTO CHE QUELLO è VENUTO QUI??!>> Stefania rideva. L'avrei strozzata.

<< Wow! Allora ha avuto le palle di venire a cercarti! Non ero sicura che lo facesse sai?>> e rideva rideva.

<< Ma perchè ridi?!!>>

<< Senti Bea, tu sei stata troppo buona con lui, io invece ho pensato che servisse una vendetta!>>

<< E ti sembra una vendetta spedirmelo qui?>>

<< Certo! Tu gli dirai di tornarsene da dove è venuto e lui si sarà fatto un viaggio a vuoto. Se lo merita!!Gli dirai di tornarsene da dove è venuto, lo farai VERO?!>>

Mentalmente immaginai di prendere la testa della mia migliore amica e sotterrarla nella sabbia facendola somigliare ad uno struzzo. Avrei potuto farlo, ne avrei avuto tutto il diritto!

<< Stef, io lo so che sei matta, ma questa proprio non me l'aspettavo...Ti rendi conto? Quello è in giro per Roma che mi cerca! Non dovevi farlo Stef...e poi lo sai che non è da me essere tanto stronza, ora mi tocca incontrarlo e sentire che vuole...>> dissi sospirando.

<< Ancora meglio! SI incontralo! Lui è convinto che tu sia sola soletta, vuole fare la parte del cavaliere venuto in tuo soccorso, è convinto che così tornerai con lui!>>

<< Non gli hai detto che sono con Johnny?!>>

<< Certo che no! E' meglio che lo scopra da solo! Gli verrà un colpo!!>>

Mi correggo, l'avrei sotterrata del tutto, non solo la testa.Poi avrei ballato la danza Waka sopra la sua tomba.

<< Stef non ho parole, sei stata davvero cattiva!>>

<< AAh certo, perchè lui è stato un angelo a lasciarti in quel modo!!!>>

<< Ma io non lo amavo più!>>

<< Si ma...>>

<< Non non ce nessun "ma"! Non ha senso questa cosa che hai fatto!>>

<< Ok...forse ho fatto una stronzata...>>

Deus gratias, almeno lo stava ammettendo!

<< Ma...Bea, dovevi vedere con che faccia è venuto da me due giorni fa! Ha detto che ti voleva di nuovo! Che ti RIVOLEVA! Ma cosa sei un pacchetto, un articolo da regalo?! Era convinto che tu stessi ancora a torturati per lui, convinto che ci saresti tornata insieme come nulla fosse. Senti lo sai che sono impulsiva, e...non ho resistito!! Se vuoi, lo chiamo e lo mando a quel paese io... Scusami dai...insomma, però se lo merita uffa!!>>

Avevo ringraziato Dio troppo presto. Ecco questa era Stefania, non si smentiva mai. Quando meno me lo aspettavo ne combinava una delle sue. Avrei dovuto arrabbiarmi? Non potevo arrabbiarmi, perchè quello era il suo modo contorto di dimostrarmi affetto. Un modo moooolto contorto!

<< No...lascia stare. Ora lo richiamo, lo incontro e gli spiego tutto. Mi sento una disonesta.Dopotutto avrei dovuto confessare che cercavo di lasciarlo da tempo, se lo avessi fatto non avrebbe avuto la geniale idea di venire fin qui. Ma ho permesso che mi lasciasse lui e mi sono pure sentita sollevata quando l'ha fatto. Gli devo un chiarimento, anche se è stato un stronzo. Dopotutto non dimentichiamoci che l'ho anche tradito...>>

<< Eeehhh...tradito. Che esagerata! Per qualche innoquo bacetto!!>>

<< Io mi sono innamorata di LUI.>> dissi d'un fiato senza sapere nemmeno perchè. Avevo bisogno di dirlo a qualcuno. Johnny l'oggetto del mio discorso mi stava accanto guidando, senza avere la minima idea di quello che stavo dicendo alla mia amica, dal momento che parlavo in italiano. Nel frattempo eravamo arrivati in hotel, Stefania stava urlando dall'altro capo del telefono cose che nemmeno più capivo, io mi sentivo solo strana , perchè per la prima volta avevo detto ciò che sentivo ad alta voce, adesso non lo potevo più negare, ora che lo avevo detto era vero più che mai.

<< Di lui? Dell'attore?! Ma sei matta! Ma come...oooohhhh!!ma tu non ci stai con la testa! Non so' che dirti...forse sei solo infatuata,insomma siete lì soli soletti, a stretto contatto...ma vedrai che ti passa!>>

<< Non mi passa Stef, non mi passa...E so che tu non condividi, ma avevo bisogno di confidarmi con te...>> Ero più seria che mai. Sobbalzai quando Johnny attirò la mia attenzione, per  farmi capire che stava entrando in hotel, per chiedere non so cosa. Mi morsi le labbra e annuii veloce restando sul camper che era parcheggiato oltre il cancello d'ingresso.Che stramba idea, parlare di lui con la mia migliore amica, mentre LUI era presente. Aveva ragione Stef, non ci stavo più con la testa.

<< Senti Bea...a parte le mie battute sulle collane e il resto, non devo certo essere io a dirti chi amare e chi no. E' solo...ti voglio bene lo sai e sto pensando a mille cose. Non posso dirti "ok lanciati bella!" perchè ho paura per te. Mi conosci, se tu adesso mi dicessi   "sai ce c'è Stef? Me lo voglio solo fare!!" ,  io risponderei : "Eh vai col tango baby!!". Ma mi stai dicendo che LO AMI! Insomma io non so' su quali basi...ma dopotutto può succedere di innamorarsi velocemente, io sono una professionista in questo! Te lo ricordi Samuel? Il turista australiano dell'anno scorso... Beh io faccio finta di niente, ma anche se stiamo stati insieme solo due settimane, anche se in quelle due settimane mi ripetevo continuamente che per me era solo una storia estiva, la verità è che ci sto ancora pensando a lui e non è facile, e non è bello! Ci scriviamo ancora, ma il punto è che io sono in Italia e lui è dall'atro capo del globo! Io posso sopportare la cosa, perchè ho sempre avuto la capacità di chiudere le cose a chiave in un angolino del cervello e ridere lo stesso... Ma tu...tu, non dico che tu non sia forte Bea, lo sai quello che penso di te, ma ora come ora, sei già  abbastanza scombussolata per tutto il resto e...insomma lui vive in America , è famoso, abituato ad avere tutto ciò che vuole e di sicuro avrà mille donne... finirebbe per usarti e...>>

<< Le so tutte queste cose...>> la interruppi, quei pensieri erano già passati mille volte nella mia testa << ... so anche che questa storia non potrebbe mai esistere, ma ti assicuro che lui non ha alcuna intenzione di usarmi. Avrebbe già potuto farlo! No, lui mi vede come una bambinetta da proteggere, figurati mi chiama sempre ragazzina! Comunque, io avevo bisogno di dire ad alta voce ciò che sento, questo non significa che farò stupidaggini o soffrirò...Ma non provare ciò che provo... mi è impossibile! Quando sarò lì, quando ti racconterò tutto quello che lui ha fatto per me, quando ti descriverò quanto lui sia increbile, capirai... Ma ora però devo staccare e chiamare Carlo, perchè adesso spero ti renderai conto che non posso certo lasciarlo vagare per Roma. Anche io ho la mia parte di colpe, anche io sono stata stronza.>>

<< D'accordo...allora incontralo. Però fammi sapere come va, ok?>>

<< Ma certo...>>

<< Allora un bacio dannatissima sentimentale che non sei altro!!>>

<< Ehy Stef?>>

<< Si..?>>

<< Lo sapevo di Samuel... Ma so' anche che detesti sentirti debole e non ti ho detto niente. Ti prometto che appena finisco la mia tesi, cascasse il mondo, io e te andiamo in vacanza in Australia. Ti voglio bene paranoica Stef!!>>

<< Sono un libro aperto eh?...>>

<< Solo per me che ti conosco troppo bene.>>

<< Ti voglio bene anche io.>> Concludemmo la chiamata.

Vidi Johnny che usciva dall'hotel insieme ad un tizio in una divisa bourdeax con cappellino buffo. Il tipo si fermò al cancello e lo aprì del tutto. Johnny montò sul camper e mise in moto.

<< Ci permettono di parcheggiare dietro l'edificio...per ora non mi va di restituirlo,domani potrebbe servirci e poi è ancora sotto noleggio...>> disse riferendosi al camper. L'uomo in divisa ci indicò dove parcheggiare il mezzo e poi se ne andò. Johnny spense il motore  e mi si rivolse nuovamente:

<< Allora?!>> Lanciando un'occhiata al telefono che avevo ancora in mano.

<< Allora la mia amica Stefania ha pensato bene di far fare un viaggio a vuoto a Carlo solo per vendetta...E' così perversa a volte!!>> sbruffai rassegnata. Sul viso di Johnny affiorò un sorrisetto << Mi sta davvero simpatica questa tua amica! >>

<< Oh signore! Ma ti ci metti pure tu adesso?! Senti...>> dissi puntandogli un dito contro il petto con aria minacciosa << ...togliti quell'espressione compiaciuta! toglietela subito!!>> il suo sorriso si stava allargando trasformandosi in una risata e irritandomi enormemente. E come sempre, quando io  mi infuriavo, lui si divertiva.

<< Si si ragazzina, sei proprio minacciosa!!>>

<< Aaaaahhhh!!! ridi pure allora! ok ridi di me! Bravo sei davvero d'aiuto!>> dissi mulinellando le mani in aria << Comunque ora mi tocca incontrarlo Carlo. Io non sono così, non me la sento di liquidarlo per telefono dopo che è venuto fin qui.  Gli devo delle spiegazioni...accidenti!! Accidenti a Stefania...accidenti a te che te la ridi!!>>

<< Smetti di agitarti!  E che sarà mai... gli dici di tornarsene da dove è venuto e sistemi le cose.>>  Continuava ad avere quell'irritante sorrisetto.

Io strizzai gli occhi ; << Ma vi siete messi d'accordo tu e Stefania per caso?! Dite le stesse cose!>>

<< Dai ragazzina smetti di sbraitare e andiamo. Ho già preso due stanze e sto morendo di fame. Che dici ? Doccia veloce e poi cena?>>

<< D'accordo...>> biascicai rassegnata << ...ma prima chiamo Carlo e gli dico di raggiungermi qui...>> Johnny fece spallucce.

Scendemmo dal mezzo e ci avviammo verso l'interno. Chiamai Carlo, gli dissi il nome e l'indirizzo dell'hotel. Ero in periferia e lui era in centro, disse che doveva prima passare dall'hotel che aveva prenotato online per fare accettazione prima della mezzanotte, perciò ci avrebbe messo un pò a raggiungermi. Mi proposi di raggiungerlo io, ma lui insistette.

Dopotutto forse ce lo avevo davvero il tempo di una doccia e di mettere qualcosa di veloce nella pancia. Anche io morivo di fame.

<< Dobbiamo prendere i bagagli Johnny!>> dissi ricordandomene quando già eravamo all'ingresso e feci per tornare indietro.

<< Già fatto. Li ha presi il tipo col cappello mentre tu parlavi al telefono.>> Mi porse le chiave della mia stanza

<< Ceniamo nella tua stanza ragazzina. Ok? Guarda che sarò da te tra dieci minuti al massimo. Ho già ordinato la cena quando siamo arrivati.>>

<< Davvero efficiente signor Depp... E' vedermi arrabbiata che ti rende così attivo e  di buon umore?!>>

<< E' solo che sei davvero buffa quando ti arrabbi ragazzina. Non posso farci niente, mi metti allegria.>>

<< Sei insopportabile e...incomprensibile!>> esclamai.

Nel frattempo l'ascensore era arrivato al suo piano.

<< Tu sei un piano più sù Beatrice. E' un hotel piccolo, hanno solo una suite.>> disse scendendo dall'ascensore. Le porte si chiusero. Arrivai al mio corridoio e al numero della mia camera, rimasi basita quando mi accorsi che Johnny la suite l'aveva ceduta a me.

<< Ma che gentiluomo...>> dissi tra me e me sentendomi anche in colpa e sempre più in debito. Feci una doccia velocissima ( in un bagno enorme)  e mi avvolsi nell'accappatoio dell'hotel.

<< Servizio in camera! >>

Andai ad aprire la porta. Caspita erano stati proprio veloci. Il cameriere sistemò tutto sul tavolo apparecchiando per bene. Avrei forse dovuto dargli una mancia? Bah?! Non ero certo abituata a tutto questo. Il tizio mi salutò cortesemente senza chiedere nulla. Aprii la valigia per prendere qualcosa con cui vestirmi...

"Dunque...un abbigliamento che si adatti a questa stanza iperlussuosa e a questa cena che potrebbe sfamare quindici persone??"

Frugai nella valigia. T- shirt arancione...top a fiorellini...calzoncini ... Ma perchè a ventiquattro anni i miei vestiti erano ancora quelli di una teenager? E per forza che Johnny mi chiamava ragazzina! Mi decisi per un top nero semplice a bratelline e dei jeans chiari. Look del tutto anonimo, ma almeno non urlava:  " ciao sono Beatrice e non ho ancora superato la pubertà!" mi stavo infilando i jeans quando sentii bussare.

<< Un attimoooo!!>> mi infilai il top velocemente << Avanti.>>

Entrò un pò incerto. Jeans , una camicia leggera di lino bianco, capelli ancora umidi e un pò alla rinfusa... Ora si che mi sentivo una rana! Ero l'unico elemento dissonante in tutta quella perfezione. Stanza perfetta, cena perfetta, uomo perfetto...ed io.

<< Ah! Hanno già portato la cena!>>

<< Si si...ehmmm comincia pure a mangiare sennò si fredda! Io mi asciugo velocissimamente i  capelli o mi verrà un'accidenti!>>

 << Ok...>> afferrò una fetta di pane e la morse. Io corsi in bagno e presi il phon. Capovolsi la testa in giù e cominciai ad asciugare la mia lunga matassa bionda. Qualche minuto dopo Johnny fece capolino dalla porta socchiusa.

<< Posso?>> Gli feci segno di entrare, sempre tenendo la testa in giù. Lui mi si affiancò e si mise nella mia stessa posizione osservandomi divertito. Spensi il phon.

<< Ma si può sapere che fai?!>>

<< Aspetto che ti sbrighi...>>

<< Johnny ti ho detto che potevi cominciare a cenare...>>

<< Non mi va di cenare da solo!>> disse con un mezzo broncio.

In tutto questo discorso eravamo rimasti a testa in giù. Non eravamo molto normali. Osservai la sua faccia da cucciolo indifeso e scoppiai a ridere, che scena assurda!


<< Tu sei strano Johnny Depp! Proprio strano!!>> dissi tirandomi su e puntandogli contro il phon a mò di pistola, riaccendendo il getto. Lui mimò un colpo al cuore e si accasciò a terra.

Benissimo, stavamo giocando alla guerra dentro il bagno di una suite, come due ragazzetti scemi.  Dopo la scena imbarazzante a mare, Johnny era stato freddo con me, perciò ero contenta che avesse ripreso i suo solito atteggiamento spontaneo, anche se in realtà avevo oramai rinunciato a capire i suoi atteggiamenti. Aveva mille volti, mille sfaccettature e tra tutte il suo lato giocoso e divertente finiva sempre per prevalere.

<< Dai Johnny-Bambino-Depp, tirati su o mi mangio tutto io. Alla guerra ci giochiamo dopo!>>



Ci mettemmo a tavola e divorammmo il primo, meglio i primi perchè c'erano tre vassoi con tre tipi di pasta.

<< Ma quante cose hai ordinato!?>>

<< In realtà non mi andava di starci a pensare, così ho detto a quelli dell'hotel di portarmi tutto. Mi hanno seguito alla lettera!>>

<< Io non riesco a capire com'è che la gente non ti riconosce! La tua faccia è inconfondibile, parli inglese, ordini una cena stratosferica e -senza offesa- da riccone, e loro non ti hanno riconosciuto?!>>

<< Eh no ragazzina, ti sbagli, anche se ho prenotato di nuovo a tuo nome, mi sono messo un cappello ed ho tenuto la testa bassa... questa volta purtroppo mi hanno riconosciuto.>>

<< Ma Johnny allora arriveranno i giornalisti!>> dissi terrorizzata.

<< No.>> Affermò sicuro.

<< No?>>

<< Diciamo...che li ho convinti a non rivelare a nessuno che sono qui.>>

<< Li hai convinti?>>

<< Ok............Li ho pagati. >>

<< Come convinci tu la gente non sa farlo nessuno!>> lo canzonai mentre gli passavo un gran vassoio, pieno di assurdi involtini di carne. Il telefono della stanza squillò, il mobiletto su cui era poggiato non era lontano e a Johnny bastò  inclinare la sedia indietro e allungare un braccio per prenderlo.

<< Si...Si fatelo salire.>> si rivolse a me << Il tuo... ragazzo, è qui.>>

Mi immobillizzai << E' già qui?!Mi aveva detto che avrebbe perso un pò di tempo...Oddio è già qui...>>

 << Ho detto di farlo salire...mi sa che mi porto via un vassoio e vi lascio discutere in pace.>> Fece per alzarsi.

<< Non c'è bisogno che tu te ne vada. Continua pure a mangiare...io...insomma , di là c'è la stanza da letto, possiamo discutere lì...>> mi alzai dal tavolo improvvisamente agitata.<< Mi rendo conto solo adesso che sta accadendo davvero...non so nemmeno che dirgli! Questa giornata è assurda...è infinita...>>

Ora stavo camminando per la stanza avanti e indietro. Veramente non mi ero resa conto di nulla...Ne stavano accadendo troppe di cose per un solo giorno! Ed io che credevo che la mia giornata si fosse conclusa su quella magnifica spiaggia... stupida illusa!

Non avevo nemmeno riflettuto davvero, mi ero rassegnata al fatto che dovevo incontrarlo...Un secondo prima, stavo giocando ai soldati con l'uomo che volevo più di ogni altra cosa, e che non l'avrebbe mai saputo, ed ora aspettavo che il ragazzo con il quale ero stata per cinque anni  e che forse non avevo mai amato davvero, entrasse dalla porta.Mi avrebbe trovata lì con Johnny, che reazione avrebbe avuto? Maledetto Johnny non mi aveva nemmeno dato modo di fare diversamente, se avessi risposto io a quel dannato telefono gli avrei detto di aspettare giù e l'avrei raggiunto, risparmiandogli il trauma di trovarmi in una suite con lui. Invece ora, sarebbe rimasto come minimo sorpreso. Anzi più che sorpreso, scioccato! No, dovevo evitare quella situazione assurda. Non riuscivo a detestare Carlo,non volevo nessuna vendetta, nonostante tutto provavo affetto per lui. Nella mia testa era ancora il compagno di classe del liceo, quello con il quale andavo a prendere il gelato al chiosco in riva al mare, quello che nell'anno della maturità mi aveva baciata a bordo di un pedalò al tramonto. Era così dolce all'inizio Carlo, nell'ultimo anno però si era spento. Non era mai stato uno molto spericolato e con la laurea e la fine della vita da studente, si era stabilizzato un pò troppo.

Adesso tutta la nostra storia mi appariva sotto un'altra prospettiva, non potevo fare a meno di paragonare le emozioni provate con lui a quelle che un solo sguardo di Johnny provocava in me.

<< Johnny io..non è una buona idea che mi trovi con te, lo conosco, penserà chissà cosa...>>feci per andare verso la porta << ...esco io, magari lo becco all'uscita dell'ascensore...dammi le chiavi della tua stanza, andro là a parlare con lui, così puoi finire di cenare!>> Ero tutta agitata, Johnny mi osservava  stranito, oramai detestava Carlo anche se non lo aveva mai incontrato, ed esattamente come Stefania non capiva perchè mi preoccupassi tanto. Fece per pormi le chiavi ma sentii bussare alla porta. Troppo tardi accidenti!! Era inutile fare scene idiote oramai, andai ad aprire ripromettendomi che avrei mantenuto la calma.

Carlo rimase un attimo impalato, dubbioso, osservando prima me e poi l'enorme stanza che mi stava dietro. 

Guardai i suoi occhi nocciola, tondi a grandi, osservai il suo viso dai lineamenti regolari,le labbra sottili, i capelli castani e un pò mossi: nessuna stretta allo stomaco, nessuna nostalgia, nessun tipo di attrazione. Solo un senso di familiarità, di sicurezza. Un amico era questo che vedevo. Gli diedi un bacio su di una guancia.

<< Entra...>> Mi feci da parte, lui entrò, io chiusi la porta. Fu in quel momento che si accorse di Johnny.

<< Chi è quello...>> chiese quasi a se stesso. Johnny fece un cenno con la mano << Hi!>> disse con una tranquillità invidiabile << Would you like...ehhmmm...something?!>> disse indicando la tavola colma di cose. Ma lo faceva apposta?!

Era una situazione assurda, paradossale. Le palpebre di Carlo non battevano, gli occhi erano fissi, inchiodati. Stefania avrebbe riso a quella scena, io mi sentivo uno schifo, era come se lo stessi umiliando. Ma perchè non mi aveva chiamata prima? Perchè diavolo aveva aspettato di essere a Roma per chiamarmi? Se mi avesse chiamata prima avrei davvero potuto dirgli di restare dov'era, evitando tutto questo.

<< No.>> disse secco, poi mi osservò con la stessa espressione di prima << Beatrice, lui è chi credo che sia?>>

<< Si. Mi ha aiutata a trovare mia madre...>>

<< E stavate cenando insieme in una stanza d'albergo?>>

<< Senti Carlo se ti stai facendo strane idee, ti assicuro che sei fuori strada. Sei venuto per parlarmi no?>>

<< Si...>> Non mi ascoltava era scioccato. Tornò a guardare Johnny e poi me, la stessa faccia incredula << Bea perchè sei in una stanza d'albergo con lui?!>>

<< Te l'ho gia detto perchè. Senti... andiamo di là a parlare.>> indicai la porta della stanza da letto. Carlo non mi ascoltava. Si stava gradualmente infuriando << Non posso credere di essere venuto fin qui per te! Ero venuto per chiederti scusa...per sistemare le cose tra noi. Che idiota! Ma chi sei tu?! Dov'è cazzo è finita la Beatrice che conoscevo? Sono venuto fin qui per te e ti trovo insieme a questo qui!>> Ecco: si era infuriato. Lo scherzetto di Stefania mio malgrado aveva funzionato alla perfezione.

<< Carlo, lo so che è una situazione strana...ma stai immaginando cose che non esistono.>>

" Respira Beatrice respira..."

<< Perchè sei piombato qui in questo modo? Perchè non mi hai chiamata prima di venire a Roma? Avremmo potuto parlare quando fossi tornata.>> Dovevo cercare di mantenere la calma o sarebbe successo un putiferio.

<< Perchè volevo porre riparo al mio comportammento e dimostrarti che ci tengo a te, ho pensato che eri qui da sola...pensavo di fare un bel gesto nei tuoi confronti! Ma a quanto pare ti sto solo infastidendo!Sono di troppo!>> La voce di Carlo era alta e sprezzante, e anche se Johnny non capiva cosa stavamo dicendo, si era certo reso conto dal tono che non doveva essere nulla di piacevole. Infatti, osservò con estrema freddezza il mio ex ragazzo da testa a piedi , per poi lanciare un'occhiata a me chiedendo << E' tutto ok?>>
Carlo scoppiò definitivamente, si rivolse a lui in un inglese non perfetto, ma comprensibile

<< E' tutto ok?! Ma cosa cazzo te ne frega a te! Senti divo dei miei stivali, queste sono questioni tra me e Bea, perciò lasciaci in pace.>>

La cosa era decisamente degenerata, non avevo previsto una reazione tanto violenta. Stupore si, dubbi, domande certo! Magari agitazione, ma non rabbia incontrollata. Dopotutto non mi aveva mica trovata a letto con lui e poi anche se così fosse stato non avrebbe avuto il diritto di infuriarsi, non stavamo più insieme e non gli avevo chiesto io di venire. Johnny ora si era alzato dirigendosi verso di me, con tono calmo e ignorando del tutto Carlo, chiese << Vuoi che ti lasci sola con lui?>> Stavo per rispondere " si forse è meglio" ma Carlo non me ne diede il tempo, mi afferrò un braccio strattonandomi leggermente verso di sè e rispondendo al posto mio << Si lasciaci soli.>>

L'espressione di Johnny cambiò << Non toccarla.>> Disse con lo stesso tono calmo di prima, ma la sua mascella era contratta e guardava Carlo come si guarda un'insetto da schiacciare.Mi sentivo una marionetta in mezzo a due fuochi.

" Sono una stupida! Ma come mi è venuto in mente di incontrarlo, avrei dovuto dare retta a Stefania...Ah Stefania!! Ma perchè ha fatto questa gran cavolata?!"

<< Sarebbe una minaccia questa? Senti io posso toccarla, posso farlo perchè lei è la mia ragazza...La mia ragazza! >> Ringhiò ancora una volta nel suo incerto inglese, fissando Johnny con aria di sfida. Mi attirò ancora di più a se, e mentre una mano stava ancora salda sul mio braccio, l'altra si appoggiò al mio fianco in un gesto di possesso e confidenza che oramai non ci apparteneva più. Ma cosa credeva che fossi una bamboletta?!Sta volta fui io ad irritarmi, mi divincolai nervosamente.

<< Io non sono più la tua ragazza e lo sai bene! Pensavo di doverti parlare, pensavo fosse giusto dato che sei venuto fin qui, ma mi rendo conto che non è possibile.Speravo di poter mantenere un minimo di amicizia tra noi...ma sono io a non riconoscerti più adesso. Questi atteggiamenti, questa prepotenza... da dove sono spuntati fuori? Forse è meglio che tu vada via... >>

Non si aspettava quella risposta, mi guardò allibbito <<  Ma sei impazzita Bea?  Dai non fare la scema. Insomma cosa ti aspettavi? Che ti trovassi qui con lui e non facessi domande? Quella stronza di Stefania si è guardata bene dal dirmelo! Ok cercherò di mantenere la calma...>> inspirò profondamente << Vieni... andiamo di là a parlare da soli. Andiamo, così mi darai le spiegazioni che mi sono dovute, così mi spiegherai cosa ci fai qui con questo imbecille!>>

Le spiegazioni CHE GLI ERANO DOVUTE? Aveva ragione Stefania! Che cos'era tutta questa sicurezza? Mi aveva mollata e per lui ero ancora la SUA ragazza e gli DOVEVO delle spiegazioni?! E poi aveva dato della stronza a Stefania,magari a volte lo era pure,ma solo io potevo darle della stronza! E aveva chiamato imbecille Johnny...? EH NO! Tutti i miei propositi di calma e razionalità andarono a quel paese, insieme a i miei sensi di colpa nei suoi confronti. Ne avevo sopportate troppe per un solo giorno, ci mancava solo la sua arroganza ed il suo senso di possesso!

 Lo fissai negli occhi gelida << L'imbecille sei tu Carlo. Io non ti devo nessuna spiegazione! Ci siamo lasciati , mi hai lasciata. E sai che ti dico? C'erano delle cose che per onestà credevo di doverti dire, ma adesso non importa più, io non voglio  più parlare con te, non sono tenuta a farlo! Vattene! >>

<<  Allora è vero quello che hanno scritto i giornali, ti fai sbattere da questo stronzo...>> sibilò << ...sei proprio una troia Bea! Una grande troia!!>> Mi afferrò forte per un polso tirandomi violentemente verso di se, persi quasi l'equilibrio per quel gesto furioso, repentino e inaspettato, il mio polso si storse ,mi fece parecchio male e lanciai un piccolo urlo di dolore, urlo del quale mi pentii immediatamente, perchè fu in quel momento, che Johnny, perse definitivamente la calma. Partì come un razzo, spinse via Carlo bruscamente facendolo sbattere contro il muro, poi piazzò una mano sulla sua gola ed un pugno vicino al suo viso, ma senza colpirlo, sembrava quasi volesse strozzarlo. Rimase a fissarlo emettendo fulmini. Con una voce che dava i brividi lo minacciò.

<< Le vedi le mie mani? Li vedi questi anelli? Sai cosa potrebbero fare alla tua faccia? Ti prometto, che se provi di nuovo a toccarla, domani non ti riconoscerai allo specchio. E' una certezza! Ti giuro che se provi ad avvicinarti ancora a lei, te ne darò così tante e con così tanto piacere, che ti risulterà impossibile fermarmi. Devi chiederle scusa, devi chiederle scusa per tutto, per il tuo comportamento da stronzo, per non averla mai capita, per essere stato così coglione da lasciarla quando avrebbe avuto bisogno di te. Chiedi scusa. Chiedi scusa e non farti più vedere!>>
Non aveva urlato, aveva parlato a denti stretti con tono vibrante e due occhi spaventosi. Era inquietante, irriconoscibile. Pregai il cielo che Carlo non reagisse, o si sarebbero davvero presi a pugni. Dovevo intervenire subito. Incerta più che mai mi avvicinai, Carlo stava per scattare. Posai la mano sul pugno di Johnny perchè lo abbassasse e cercai il suo sguardo, solo così potevo calmarlo.

<< Johnny... lascialo. >> dissi lentamente. Non era un ordine ma una richiesta. Lui mi fissò un attimo, guardò di nuovo Carlo e infine mi accontentò, ma era evidente che avrebbe voluto fare tutt'altro.

Mi rivolsi a Carlo << Non devi chiedermi scusa, devi solo andar via. Carlo tu mi hai lasciata ed io non te ne voglio per questo, perchè la nostra storia era già finita e sono stata codarda a non dirtelo prima...quindi non voglio che ti scusi. Vorrei solo dimenticare quello che è successo sta sera. Non è da te questo comportamento. Avevo sperato di poter parlare, chiarire civilmente,  ma evidentemente ho sperato troppo. Adesso è meglio che tu vada. Se in futuro, quando ti sarai calmato, quando questa serata sarà lontana e avrai potuto ragionare a mente fredda, desidererai parlarmi, potrai farlo. E spero che tu lo faccia, perchè non voglio sostituire l'immagine che ho sempre avuto di te con questa che stai mostrando sta sera. Per il momento però, devi andare via. E' la cosa migliore.>>

Rimase in silenzio per un pò, era arrabbiato nero, ma era sempre stata una persona molto orgogliosa, sapevo che non avrebbe retto oltre il mio rifuito, che non avrebbe insistito. Infatti si limitò a dire con voce disgustata << Potrebbe essere tuo padre...>> riferendosi a Johnny. << Non ho bisogno di ragionare a mente fredda. Sta certa che non mi vedrai più.>> Dopo avermi lanciato  un'ultima occhiata piena di risentimento, se ne andò.



Per il primo minuto regnò il silenzio, rimasi a fissare la porta mentre Johnny fissava me.


<< L'hai mai fatto altre volte? Ha alzato altre volte le mani su di te?>> Domanda secca, fredda, nervosa.

<< No!>> l'avevo esclamato con forza, non riuscivo a credere a quello che era appena successo << No giuro...non si è mai comportato così. In cinque anni, non si è mai comportato così. Lui non è così...>> Ero amareggiata, continuavo a dirmi che era giustificato, che era stata tutta quella situazione assurda a portarlo a parlarmi e a comportarsi in quel modo, ma ero comunque amareggiata.

<< Cosa ti ha detto uscendo? >>  Si era calmato, era bastato che Carlo uscisse di scena perchè l'espressione inquietante di prima, sparisse dal suo volto. In realtà anche la sua reazione era stata per me del tutto inaspettata.

<< Che non lo rivedrò mai più.>> enunciai lentamente . 

<< Non è una cattiva notizia. >> si avvicinò di un passo << Stai bene?>>

<< Si.>> sorrisi << Tranquillo sto bene. Sono solo... non lo so come sono in questo momento, l'intera giornata è stata irreale... Voglio solo concluderla.>>  Volevo solo dormire, ma dubitavo che non ci sarei riuscita senza un aiuto. Mi diressi verso il tavolo, mi riempii un bicchiere di vino rosso e  mi rivolsi a lui << Ne vuoi anche tu?>>

<< Vuoi ubriacarti?>>

Feci spallucce << Voglio dormire, dormire, dormire...>> Bevvi un sorso. Johnny si avvicinò e mi tolse il bicchiere di mano << Non ti serve questo.>> Lo buttò giù lui d'un fiato

<< E a te serve Johnny?>>        

 << A me non fa male.>> Disse con un sorrisetto. << E poi non mi piace l'idea che tu beva per un tipo del genere. Non ne vale la pena>> mi osservò inclinando la testa di lato << Va' a dormire piccoletta... non pensarci più.>>


Poggiò il bicchiere e se ne andò via così; incredibilmente serio, incredibilmente bello.

Domani. Sabato. Ancora un giorno con lui...un solo giorno.





 Holà!!! :D

Dunque...dunque...dunque... Questa storia è un parto! Dopo il capitolo precendente nel quale si respirava un pò di...come dire " aria fresca" tornano i disastri. Lo so, inserisco tragedie in ogni capitolo...comincio a credere di avere una tendenza al dramma! ù.ù

Ad ogni modo questo è un capitolo di transizione...inoltre volevo tirare fuori un altro lato del carattere di Johnny...
 Ma molte cose devono ancora accadere, anche se manca solo un giorno perchè Beatrice e Johnny si salutino, considerando il fatto che sono riuscita a scrivere tre capitoli per raccontare una sola giornata (me ne sono appena resa conto e mi sto seriamente preoccupando per me stessa... ò.ò ) un giorno potrebbe stravolgere tutto...Vedremo! ; )

Ah! La frase di Johnny sulle donne di Los Angeles è vera...l'ho letta l'altro giorno, l'ho trovata strana ed eccentrica; come gli viene in mente di dire che le donne si "comprano" le gambe?? è matto. Comunque mi ha fatta ridere e siccome serviva un dialogo in mezzo l'ho inserita.

Domanda di rito:
Ci sono parti in cui Beatrice parla in italiano ma non ho messo niente per distinguere queste parti, mi sono limitata a specificarlo nel racconto. Credete che la cosa crei confusione? Che sia il caso che evedenzi questi dialoghi con un carattere diverso, non so magari un corsivo? Boh! ditemi voi!! : )

Vi voglio ringraziare ancora una volta perchè senza tutte le vostre recensioni questa storia non andrebbe avanti  e di certo non pubblicherei tanto spesso! Che dire? siete le mie muse ispiratrici! XD  THANK YOU GIRLS!!!!!!!!!!

baci!! La vostra drammatica Rory!! :D

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Capitolo 17
*** XVI. Bugie ***


XVI. Bugie




Eccomi: ero sola, sul tavolo della suite c'era ancora la bottiglia di vino, avrei potuto prendere un altro bicchiere e riempirlo, ma Johnny aveva ragione; non valeva la pena di bere per Carlo. Meglio concludere tutto lì, tuffarmi tra le lenzuola, e lasciar volare via i pensieri.


Prima di mettermi a letto però, sentii l'obbligo morale ( o l'obbligo e basta ) di aggiornare Stefania sull'accaduto. Mi aveva detto " Fammi sapere!" e se non le avessi fatto sapere ero certa che avrebbe dato di matto, magari mi avrebbe svegliata con una telefonata nel cuore della notte, urlando:


<< Disgraziata guarda che sto aspettando notizie da ore!!>>


Sentivo già la sua voce rimbombarmi nelle orecchie. No no! Era decisamente meglio metterla al corrente di quanto era accaduto.


Se le avessi telefonato però mi avrebbe come minimo costretta ad ascoltare per un'ora le sue elucubrazioni su Carlo... e anche quelle riuscivo già a sentirle: una serie di insulti tra i meno conosciuti all'uomo, recitati come fossero litanie. Ero decisamente troppo stanca. Optai per uno dei nostri "sms telegramma":


Carlo impazzito dato me della troia STOP Anelli di Johnny quasi finiti nei profondi meandri di Carlo STOP


L'sms telegramma, era uno dei nostri codici, lo utilizzavamo quando avevamo fretta o non eravamo nella situazione di approfondire meglio l'argomento, oppure, come in questo caso, quando eravamo troppo sfinite per fare conversazione. In effetti era una cosa un pò scema, ma ci piaceva la chiarezza schematica di quel codice, si arrivava dritti al succo.Inoltre era l'unica maniera esistente per tenere un pò a freno l'esuberanza della mia amica, infatti il telegramma era SACRO, si poteva rispondere solo in modo altrettando sintetico, aspettando tempi più consoni per i lunghi discorsi.
La sua risposta fu:


Anelli di Johnny finalmente divenuti utili STOP  Carlo troglodita,cerebroleso, futuro candidato per premio "Tacco di Stef sù per il culo" STOP Ammetto forse Johnny non tanto male. STOP


Sorrisi per quell'ultima frase, poi sprofondai in un sonno profondo e privo di sogni.



 Quando riaprii gli occhi erano le sette del mattino, niente di strano dato che non erano nemmeno le undici, quando ero crollata del tutto.
 Mi rotolai a lungo sull'enorme letto della suite, prima di decidermi ad alzarmi. Le immagini della sera prima mi tornarono alla mente, ripensai a Johnny che aveva attaccato Carlo al muro, quasi fosse un quadretto...

" Di certo sa essere persuasivo ed anche piuttosto spaventoso quando vuole, assurdo come sia riuscito ad ammutolire Carlo senza nemmeno prenderlo veramente a pugni. Violenza priva di violenza...E' unico perfino quando si infuria, un lato di lui che non avevo ancora visto... e ovviamente anche questo lato di lui mi piace dannatamente! Mi chiedo: esiste qualcosa in Johnny che non mi piace? mhhhh.... accidenti a me...No. "


Andai nella stanza accanto, il tavolo era ancora pieno di cose oramai fredde , che gran peccato, avevano decisamente perso l'aspetto appetitoso della sera prima. Mi sentii incredibilmente in colpa quando mi resi conto, che Johnny non aveva nemmeno potuto finire di cenare...


" Potrei ordinare la colazione per lui..."

Si era una buona idea, ma mi sembrava ancora presto per svegliarlo. La sala principale aveva un piccolo balcone, mi affacciai per un pò...Nonostante il sole fosse sorto da poco, faceva già un gran caldo. Andai a fare una doccia. Rimasi per un bel pò sotto il getto chiedendomi cosa avremmo fatto io e Johnny per il resto della giornata.


La mia missione  " trova la donna che ti ha data via", era giunta al termine,non c'erano più motivi perchè lui restasse con me. Ma non volevo rinunciare a quell'ultimo giorno.


Mi asciugai e anche se preferivo i jeans, mi decisi ad indossare una gonnellina un pò svolazzante e molto colorata, che avevo messo in valigia, non volevo assolutamente fare la sexy ( in realtà in non mi ero mai sentita sexy in tutta la mia vita, quindi sarebbe stato un tentativo inutile) volevo solo stare fresca. Sopra misi un top che si legava al collo lasciando le spalle scoperte. Ok ero pronta. Cominciai a chiedermi cosa potevo ordinare per Johnny.


" Chissà cosa mangia di solito a colazione...mmhhh gli americani sono così assurdi, sono capaci di ingurgitare uova e bacon di prima mattina. Sarà anche lui così?"


Decisi di ordinare una colazione internazionale, quindi caffè americano e schifezze varie, ed una colazione in perfetto stile Beatrice.


C'è da dire che il mio modo di iniziare la giornata cambiava secondo le stagioni, in estate, la mia colazione ideale, era così composta: caffè forte e gelato in coppetta. Semplice e meravigliosa. Tenevo chili di gelato nel freezer di casa, la mattina mi riempivo un bel bicchiere, ci piantavo dentro dei biscotti o a volte fragole, ciliegie, insomma quel che il frigo di casa Fiore metteva a mia disposizione, e mi davo alla pazza gioia.

Chiamai la reception e dopo aver scoperto che a mio nome c'erano due stanze, ovvero la suite in cui mi trovavo e la 559, chiesi se avevano il gelato, non lo avevano, ma dissero che potevano mandare qualcuno a prenderlo al bar vicino.

Ecco cosa accadeva se eri in un albergo insieme ad un famoso attore, il quale corrompeva il personale in cambio del loro silenzio e inoltre  sborsava quattrini per la suite: andavano perfino a prenderti il gelato per consegnartelo in stanza!


 Ordinai il tutto dicendo di portarlo alla 559. Non sapendo se Johnny avrebbe gradito il gelato e sopratutto non conoscendo i suoi gusti preferiti, ne ordinai diversi. Il classico cioccolato, panna montata che non poteva mai mancare, nocciola, stracciatella, fragola e...ma si! Anche pistacchio, banana, menta  e vaniglia. Di tutto insomma. Ovviamente ordinai anche tutto quello che poteva andare dentro il gelato.


Mi piazzai davanti la porta della sua stanza e appena vidi arrivare il cameriere con il carrello, sfoderai tutto il mio spirito di persuasione, per convincerlo a lasciarmi svolgere il suo lavoro. Quello mi osservò in modo strano, oppose un pò di resistenza, ma alla fine acconsentì.

Bussai alla porta. Nulla. Bussai di nuovo... Cavolo stava ancora dormendo. Beh l'avrei svegliato! Bussai una terza volta un pò più forte, dicendo << Servizio in camera!>> Sentii dei rumori oltre la porta e....."SBADABOOMCRASHBAM!!"


"ODDIO! Devo averlo fatto cadere dal letto!"


Dopo un pò, un assonnatissimo Johnny Depp, con addosso soltanto dei jeans mezzi sbottonati (doveva appena esserseli infilati) mi si parò davanti.

Sbadigliò grattandosi la testa , con un occhio chiuso ed uno a malapena aperto fissò il carrello << ...mmmmhhh....credo...credo ci sia stato un errore...io non ho ordinato...>> sbadigliò di nuovo più stordito che mai e si tirò indietro i capelli che sembravano essere usciti direttamente dal set di Sweeney Todd.


<< ....non...non è mia quella colazione...>> biascicò con una voce impastatissima.


 Mi stavo trattenendo dal ridere con tutte le mie forze. Era buffo, buffissimo e  vederlo così, tutto stropicciato, mi faceva venire una gran voglia di stropicciarlo ancor di più con le mie stesse mani per poi... per poi...oh mamma! Meglio non dire cosa avrei fatto poi!


 Fece per chiudere la porta ed io cercai di simulare una voce diversa , borbottando:


<< Ah questi americani... arrivano qui e si credono chissà chi...>> Ovviamente, la mia voce era riconoscibilissima. Johnny aggrottò la fronte per un millisecondo, poi gli angoli della sua bocca si sollevarono in un sorrisetto e finalmente alzò la testa e mi guardò in faccia con i suoi magnifici occhi ancora mezzi chiusi.


<< Buongiorno stella del cielo la terra ti saluta!>> dissi ridendo.


<< Ragazzina!>> il suo sorriso si aprì mostrando i denti e trasformando il suo volto in un mix di assonnata tenerezza e sfacciata bellezza.


<< Allora signor Depp, la vuole questa colazione o no?>> Si fece da parte ed io spinsi il carrello dentro.

<< A cosa devo questo...uhhmmm.... inaspettato risveglio?>> Chiuse la porta e si diresse verso di me ancora storditissimo.


<< Dai...scusa se ti ho svegliato, ma in fondo anche tu l'hai fatto ieri!>>


<< Quindi sei venuta per pareggiare i conti? Perfida!>> Disse tirandomi scherzosamente i capelli che erano legati in una coda.


<< Ma no. E' solo che ieri sera non hai nemmeno finito di cenare e... beh è stata colpa mia, quindi questo è il mio modo si chiedere scusa. In effetti, solo ora mi rendo conto che svegliarti mentre eri nel pieno del tuo sonno, forse non è il miglior modo di chiedere scusa...>> Feci con un espressione colpevole e imbarazzata.


<< Fossero tutti così i  miei risvegli... >> sorrise e sulla mia faccia affiorò un'espressione ebete che mi fu impossibile eliminare. Poi si stroppicciò gli occhi << Credo di dovermi dare una sistemata...>> fece per andare verso il bagno.


<< Ma dai non c'è bisogno, anche così sgualcito vai bene!>> scherzai.


<< Sgualcito?!>>


<< Dovresti vedere i tuoi capelli!>> lui si portò una mano sopra la testa con espressione dubbiosa ed io continuai a prenderlo in giro << Tranquillo, non dirò a nessuno che anche tu sei un essere umano! Croce sul cuore. Il mondo continuerà a credere che Johnny Depp quando si sveglia è ben pettinato, pieno di collane anelli e gingilli, ed ha i suoi magnifici occhiali blu sul naso!>> risi.


<< Sei tremenda!>> disse scuotendo il capo e si sedette sul bordo del letto. Gli avvicinai il carrello:

<< Dunque messieu, cosa desidera per colazione? Abbiamo due menù speciali, solo per lei. Menù numero uno: insipido caffè americano, uova fritte nemiche del fegato, il vecchio affidabile succo d'arancia ricco di vitamina C, burro, pane tostato, croissant, marmellata e chi più ne ha più ne metta! Menù numero due, alias Beatrice e la sua colazione: Gelato tutti i gusti...oddio non proprio tutti, ma comunque parecchi, da guarnire con... ciliegie, fragole, panna montata... questi strani biscottini che sembrano ciambelle ristrette... e qualsiasi altra cosa lei desidera. E ovviamente abbiamo anche del VERO, OTTIMO caffè all'italiana, che se troppo forte per i suoi gusti può scegliere di macchiare con del latte. >>


Johnny rideva osservando il tutto. << Proprio originale...credo che la mia colazione sarà... la numero due: il menù Beatrice.>> mi squadrò tutta,  con il suo tipico mezzo sorrisetto, e aggiunse << Devo dire che è davvero invitante... >>


"E che cosa erano questi doppi sensi ora?!"


<< Ottima scelta.>> dissi impedendo a me stessa di soffermarmi su quell'utima frase.


Se mi fossi soffermata, anche solo un secondo, avrei finito per spingere il carrello dall'altra parte della stanza con un bel colpo di tacco, per poi lanciarmi su di lui urlando "BANZAAIIIII!!!!"  facendolo affondare in quel dannato letto disfatto, come nemmeno Freddy Krueger, nel miglior remake di Nightmare sarebbe mai riuscito a fare!


<< Dai ragazzina siediti.>> Mi misi accanto a lui << Fai davvero colazione così tu solitamente?>>

<< D'estate si.>>


<< E d'inverno? >> chiese. Si versò  del succo d'arancia e si mise ad esaminare le varie coppette di gelato,  cercando di decidersi  su quale prendere.


<< D'inverno, cioccolata calda, quando non ho fretta. Quando ho fretta, caffè bollente e croissant. Classico.>>

<< Classico.>> sorrise << Tu che gusto prendi Beatrice?>>  Mangiò una ciliegia.

" Io prendo un Johnny Depp con panna montata!"......Si mi sarebbe piaciuto poter rispondere così.


<<  Ehmmm...Credo che prenderò.....cioccolato, si. Cioccolato e... pistacchio. Tu?>>


<< Io prima li provo...>> prese un cucchiaino e cominciò a provare i vari gusti. E' possibile che il suo modo di
gustare le cose, facesse pensare a TUTTO tranne che al cibo?! Lui osservava estasiato le coppette ed io osservavo estasiata lui.


" Se continua di questo passo gli salto davvero addosso... Ma che mi prende sta mattina?!"


<< Caspita!Questo non ha niente a che vedere con il gelato di Los Angeles, nè con quello francese nè...>>


Lo interruppi << Prima che elenchi tutte le nazioni del mondo, ti fermo e ti ricordo che siamo in Italia. Italia, sai quel piccolo stato a forma di stivale, immerso nel Mediterraneo, famoso per la sua ottima cucina, per l'ospitalità della gente, per i suoi politici corrotti...ok i politici non c'entrano. Il punto è: qua il cibo è vero cibo.>>


<< Hai detto una grande verità ragazzina.>> Disse con il gelato ancora in bocca << Ne prenderò un pò di ognuno.>>


<< Addirittura!>>


<< Mi rifiuto di scegliere.>>


I minuti successivi furono tutti un: "Passami quello.."; "Qua ci sta la panna montata"; " Sei proprio un pozzo senza fondo"; " Le ciliegie col cioccolato sono perfette"; "gnam, gnam"; "questo pistacchio sa'  davvero di pistacchio!" e cose simili.

<< Toglimi una curiosità, cos'era quel trambusto che ho sentito prima che aprissi la porta?>>


<< Si è sentito?!>>


<< Eh già, pensavo fossi caduto dal letto!>>


<< No, però ho ucciso il quadretto!>> disse ridendo.


<< Il quadretto?>>


<< Ma si. Avete questa strana abitudine di appendere quadretti al capezzale del letto...ho stirato le braccia in alto e... non so come, ma l'ho colpito ed è caduto!>>  Sulla sua faccia si materializzò un'espressione da ragazzetto che fa le marachelle, indicò una sedia in un angolo della stanza, sopra c'era una cornicetta di legno spaccata e una stampa su carta dei Girasoli di Van Gogh. Sotto la sedia un cumulo di vetri, che evidentemente  aveva spinto fin lì cercando di toglierli di mezzo. Scoppiammo a ridere.


<< Sono un disastro lo so!>> disse fra le risate


<< Ma no! E' solo che questa stanza è troppo piccola per i tuoi... "stiracchiamenti" mattutini! Ma si può sapere perchè hai dato la suite a me?>>


<< La suite a te? Ma cosa dici ragazzina, è evidente che è questa la suite, c'è pure un'opera di Van Gogh!>> esclamò ironico.


Continuammo a ridere e scherzare per un pò e poi, tra un cucchiaio di gelato e l'altro, il suo cellulare suonò.

In effetti una cosa che non ho ancora detto, è che il telefono di Johnny suonava spessissimo. Ovviamente conosceva una miriade di persone e aveva mille impegni, riceveva quotidianamente inviti per concerti e eventi di ogni genere, chiamate dai registi, telefonate amichevoli... Una volta lo avevo sentito esclamare: " Tim my crazy genially friend!", con un sorriso che arrivava da un orecchio all'altro, sorriso che si era trasferito a me mentre pensavo " Passamelo, passamelo!!" e poi " E se me lo passa che gli dico?!" E mentre mi perdevo nei miei dubbi, era stato il momento a passare. Decisamente il tempismo non era il mio forte!

Avevo notato però, che ogni volta che quel telefono squillava, Johnny guardava lo schermo con ansia, forse sperava fosse Vanessa. Lo avevo intuito perchè, ogni giorno l'avevo visto fare delle chiamate alle quali non riceveva risposta, ed ogni volta che rimetteva il cellulare in tasca aveva sempre un'espressione amareggiata, che cacciava subito via, facendo finta di nulla.


 Probabilmente non si sentivano dalla prima sera al campo, la sera in cui avevano litigato e poi lui si era confidato con me; se le mie ipotesi erano esatte, ciò voleva dire che non sentiva i suoi figli già da qualche giorno. Così, ogni volta che coglievo in lui quell'espressione delusa, un'ondata di dispiacere mi investiva. Anche questa volta avevo letto la stessa passeggera speranza sul suo viso, ma dopo, aveva risposto a quella che evidentemente era una telefonata di lavoro.


Almeno così mi parve, perchè passava da discorsi seri del tipo "come siamo messi con le scadenze?", a battute del genere " che vuoi che ti dica amico? Evidentemente non puoi vivere senza di me!"


Quando la telefonata si concluse,  disse sarcastico<< Vedi? Solitamente è così che vengo svegliato. Bello no? Detesto i cellulari!>>


<< E tu spegnilo.>>


<< Non posso. Sono schiavo, purtroppo per me!>> fece una smorfia, poi completò il tutto con un sorrisetto di circostanza.


Di punto in bianco chiese << Allora...l'idiota ti ha telefonato ancora ieri o ha mantenuto la sua geniale  promessa di scomparire?>>


<< Si, l'ha mantenuta.>> Risposi senza trattenere una risatina, Johnny aveva detto  " l'idiota", con una tale nonchalance da fare risultare strana quell'espressione...insomma non ci aveva messo disprezzo, era come se
Carlo fosse stato ribattezzato "l'idiota" e dunque fosse normalissimo chiamarlo così. Ma non mi interessava affatto parlare di Carlo, c'era una cosa che mi premeva chiedere: << Hai intenzione di ripartire oggi?>>


<< Vuoi che me ne vada?>> disse con tono provocatorio.


<< Oh no!>> dissi con più impeto di quanto avrei voluto mostrarne.


Lui sorrise evidentemente compiaciuto ; << Beh.... sono in Italia, un paese a forma di stivale circondato dal mare, dove il cibo è vero cibo, la gente è ospitale...>> mi stava facendo il verso << ...e le ragazze ti piombano in stanza a sorpresa per servirti la colazione! Ho ancora un giorno libero e date le premesse, credo proprio di volerlo trascorrere qui. Prenoterò domani, posso anche prendere un volo nel pomeriggio, non c'è fretta. Tu hai fretta di tornare a casa?>>


<< Assolutamente no.>>


<< Bene. Allora che c'è in programma per oggi?>> chiese mentre versava il caffè per entrambi.


<< Non ci ho ancora pensato...>>


In realtà c'era una cosa che volevo fare, non ne ero perfettamente sicura però. Rimasi un pò in silenzio riflettendo, senza rendermi conto che stavo fissando la tazzina di caffè, come se quella potesse suggerirmi la soluzione.

<< Dai spara ragazzina, che pensi?>>


<< Sto pensando... che ieri sono scappata dal campo come una ladra. Ok ero sconvolta e quindi ci sta. Ma ora a mente fredda, mi rendo conto che mi dispiace non aver salutato Azuz, Fatima, Janus e gli altri. E' vero che non li rivedrò più e quindi forse non dovrebbe importarmi, ma loro sono stati gentili con noi, abbiamo passato una bella serata insieme e poi me ne sono andata in quel modo...Vorrei passare di là al volo a salutarli, salutarli soltanto, e poi non so, potremmo girare per Roma... >>


<< Davvero te la senti?>>


<< Si. Sempre se a te non dispiace...>> dissi incerta.


<< No, certo che no...>> Continuò con tono cauto; << ...mi preoccupo solo...insomma se la incontri là in giro?>> Si riferiva a Vesna.


<< Ho già accettato la cosa. Se la incontro...incontrarla non cambierà nè accrescerà la delusione che sento. Ascolta, lo so che può sembrare strano e anche masochistico, che io abbia tutta questa voglia di andare a salutare persone con le quali ho trascorso solo una serata... Ma  mi sono sentita a mio agio con loro, di loro voglio conservare un bel ricordo e voglio lasciare un bel ricordo di me. Ho bisogno che questa faccenda, almeno sotto un certo punto di vista, abbia una conclusione positiva. Sento di doverlo fare. Chiamala irrazionalità, chiamala come vuoi, ma...>>


<< No, non è irrazionalità, lo capisco, e per me va bene.>>





Finimmo la colazione e me ne tornai nella mia stanza, così che Johnny potesse vestirsi tranquillamente. Avevo bisogno di tornare là e chiudere pacificamente quel capitolo della mia vita. Tornata a casa avrei chiesto a Stefania di ospitarmi qualche giorno e nel frattempo avrei cercato dentro di me il coraggio per tornare alla realtà, per vedere mio padre e comunicargli che sapevo tutto. Questi erano gli unici programmi per il mio futuro.


Johnny chiamò nella mia stanza per dirmi di scendere nella hall. Riconfermò la prenotazione delle camere, sempre a nome mio, avremmo passato quella giornata in giro, poi una volta restituito il camper, saremmo tornati lì per la notte. Il giorno dopo avrebbe prenotato un volo per la partenza e lo stesso avrei fatto anche io.



Appena arrivati al campo ebbi una breve stretta allo stomaco. Strano... sembrava fosse passato un millennio, dal giorno in cui avevo visto quel posto per la prima volta. Invece era passato pochissimo tempo. Ma un tempo breve fitto di eventi può sembrare eterno a volte.
Scendemmo e ci dirigemmo verso la roulotte di Azuz. Mentre passavo tra le baracche, cercai di non guardarmi intorno, non volevo in alcun modo rischiare di incontrare lo sguardo di Vesna.

<< Azuz?>> Bussai alla porta. Poco dopo lui aprì e ci guardò con un faccia sorpresa, dietro di lui sua moglie seduta ad un tavolino faceva bracciali di perline.


<< Beatrice! Allora non eravate andati via. Mi sembrava strano foste scomparsi in quel modo...Credevo che le autorità vi avessero fatto sloggiare.>>


<< No...in realtà non siamo tornati per restare, ma solo per salutare.>>


L'uomo rimase stupito e infatti disse << Non restate  allora? Come mai?>>


<< L'ho incontrata...ho parlato con Vesna...io...non ho motivo di restare, non c'è più niente che devo sapere.>>  La mia voce era risultata un pò tremante mentre dicevo questa frase.


<< Hai parlato con Vesna?! E cosa ti ha detto?>> Ma perchè Azuz era così sorpreso?


<< Mi ha detto...mi ha detto che è lei mia madre e mi ha detto ... che le storie che ha raccontato in tv erano vere.>> Azuz era a bocca aperta. Disse qualche frase in una lingua che non conoscevo ,rivolgendosi a Zaira sua moglie, anche lei assunse un'espressione stupita e si alzò dal suo tavolino per avvicinarsi a noi. Poi l'uomo tornò a parlare con me.


<< Ah no...questo no!>> ma che gli prendeva? <<  Fin ora sono stato tollerante, ma lei non può rovinare la memoria di tua madre! Non glielo permetto. Quelle storie erano tutte bugie e lei non è tua madre!>> esclamò.



Quante volte può rompersi un cuore? Un numero infinito di volte...ora ne ero certa. Johnny vedendo Azuz alterato, mi chiese cosa stesse accadendo. Intervenne Zaira, che parlando in francese gli spiegò tutto.
Scoppiò un putiferio. Io ero ammutolita.

 Johnny alzò la voce con Azuz...  Con il poco francese che conoscevo riuscii a cogliere solo alcune parole, comunque mi sembrò di capire che rimproverasse l'uomo per non aver voluto dire il primo giorno chi fosse la mia vera madre, gli stava dicendo quanto fossi stata male a causa loro. Azuz rispose che non  aveva mai voluto prendermi in giro  e altre cose che non  riuscii a capire, poi i due si allontanarono. Volevo seguirli ma Zaira mi trattenne facendomi entrare.


<< Non preoccuparti Beatrice...ora ti spiegheremo tutto. Azuz aveva già deciso di dirti la verità ma poi siete andati via... non potevamo immaginare che nel frattempo Vesna aveva fatto danni. Vesna non ci ha detto che ti aveva parlato! >> 


Oramai non avevo nemmeno la forza di stare male, ero solo confusa. Non riuscivo neanche a capire se ero sollevata o meno per il fatto che Vesna non fosse mia madre...Non riuscivo a trovare spiegazioni, era un mistero, un crudele mistero.








Rieccomi! ^.^ 

Audaci , coraggiose e pazienti lettrici, bentornate nei meandri di questo intricato racconto! Siamo arrivate ad un punto di svolta che avevo progettato fin dall'inizio.

Mi dispiace che il capitolo sia così breve, in realtà non doveva interrompersi in questo punto, ma dal momento che avrò molto da fare questa settimana, e che la seconda parte con tutte le spiegazioni relative alla madre di B. è ancora da sistemare...ho deciso di spezzarlo in due...non ho resistito dovevo pubblicare e leggere le vostre opinioni!!................................................................Ebbene si!! Mi avete resa recensione/dipendente!!aahahhahahaha!!

Sta volta non ho domande da fare....anzi una si:
voi cosa servireste per colazione a Johnny?! Io avevo pensato di metterci Beatrice sopra il carrello al posto del gelato...ma poi sarei andata "giusto un tantinino" fuori dal carattere del personaggio!!ahahhaahhaha! :D


Vabbè dai la smetto di fare la scema assatanata.... =.=''

Un abbraccio a tutte!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!SMACK E RI-SMACK! :D

 




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Capitolo 18
*** XVII. Una donna coraggiosa ***


Premessa:

E' una sera di fine estate e la pseudo/scrittrice di questa storia, se ne sta genuflessa davanti al pc con le mani unite recitando così:

<< Perdono ragazze, perdono e pietà!! >> :'(

<< So di essere praticamente scomparsa e di non aver aggiornato la storia per un secolo!! Potrei dire di essere stata rapita da un gruppo di terroristi afghani, o magari non so... di aver avuto un incontro del terzo tipo con Alien, Predator, ET, e Godzilla tutti insieme....Ma l'amara e imbarazzante e vergognosa verità , è che l'estate mi ha TRAVOLTA!

 Ecco dunque cosa ha causato la mia assenza: una cronica mancanza di ispirazione, unita al fatto che di pomeriggi e serate a casa ne ho trascorsi davvero pochi! Perciò niente ispirazione+niente tempo+mare+ore piccole= niente scrittura... Lo so... sono pessima, davvero pessima!>>

SCUSATEMIIIIII!!!!! :'(

Ma come si suol dire, chi non muore si rivede...non so se qualcuno avrà ancora voglia di seguire questa storia, ma io intanto nel tentativo di farmi perdonare, ho pensato di pubblicare due capitoli in una volta.


Inoltre ho fatto una sintesi della storia, che se volete potete leggere per riprendere il filo del racconto.



Beatrice è una ragazza come tante, che si sente intrappolata nella sua vita e nelle regole della società.
 Ha una bella famiglia, un bel fidanzato, ottimi voti...ma tutto questo non le basta.

 Le cose cambieranno quando ad una prima cinematografica a Venezia ( della quale ha ottenuto il biglietto d'ingresso per un caso fortuito) incontra Johnny Depp, il quale resta colpito dal suo essere tanto fuori dal contesto raffinato in cui si trova.

La ragazza trascorre la serata con l'attore. E' una notte strana, Beatrice litiga con il suo ragazzo, si ritrova ad un party di gente sconosciuta ed alza un pò troppo il gomito. Ubriaca si ritrova nella suite di Johnny che cerca di farla tornare in se prima di riaccompagnarla. Ma le cose prendono un verso strano e Beatrice finisce per chiedere all'attore di baciarla, cosa in cui viene accontentata.

La mattina dopo Beatrice è troppo imbarazzata così telefona al suo ragazzo e va via di nascosto lasciando Johnny addormentato. Nelle ore successive scopre di essere stata fotografata in compagnia dell'attore e di aver scatenato i gossip.  I giornalisti cominciano così ad interressarsi a lei, nel tentativo di scoprire quale sia il suo rapporto con l'attore. Nel frattempo Johnny è tornato a Los Angeles e Beatrice è tornata a casa.

 I pettegolezzi continuano a lungo, le voci più assurde si sovrappongono, finche un giorno una donna rom rilascia un'intervista ( senza rivelare la propria identità) nella quale afferma che Beatrice è sua figlia e che il padre della ragazza l'ha minacciata e pagata perchè le lasciasse la neonata al momento della nascita.

Il mondo di Beatrice crolla. Decide di cercare sua madre per capire di più sulla sua storia e nella speranza che questa ritratti le affermazioni che dipingono il padre di B. come un delinquente.

Per riuscire nel suo scopo ( dato che le reti televisive si rifiutano di rivelarle l'identità della donna rom) la ragazza contatta Johnny tramite una serie di pacchi postali e quando riceve risposta da parte dell'attore , lo raggiunge a Londra dove lui si trova per delle riprese.
Qui i due hanno un'accesa discussione riguardante la sera della prima, discussione che si conclude con le scuse di Beatrice.

Qualche giorno dopo i due partono per Roma poichè l'attore ha scoperto che la madre della ragazza si trova in un campo rom della città.
La donna però non vuole incontrare la ragazza e così Johnny decide di affittare un camper per piazzarsi nel campo finchè la verità non sarà venuta a galla.
Beatrice riesce a far amicizia con le persone del campo, ma della madre nessuna traccia.
Beatrice e Johnny trascorrono la prima notte al campo raccontandosi diverse cose, Johnny le parla dei suoi problemi con Vanessa e di quanto sia preoccupato per i suoi figli.

Il mattino seguente, mentre la ragazza appena svegliatasi ( dopo un particolare sogno) vaga per il campo rom, una donna la chiama e le rivela di essere sua madre.

La donna si chiama Vesna e si mostra arrabbiata e fredda. Dice a Beatrice di essere interessata solo al denaro, motivo per il quale ha rilasciato le interviste dei mesi precedenti e poi  la caccia via rimproverandola di essere una snob, una persona che ha perso la libertà tipica del popolo nomade al quale appartiene.

Beatrice è molto ferita e sconvolta si ritrova tra le braccia di Johnny, rendendosi conto che non le rimane nessuno di cui fidarsi, poichè se ciò che le ha detto la donna è vero ciò sta a significare che i suoi genitori, quelli che l'hanno cresciuta, non sono affatto le persone oneste che mostrano d'essere.

Johnny e B. vanno via dal campo e dopo un pò di peripezie decidono di andare a mare. Grazie ai suggerimenti di Stefania ( migliore amica di B. e per nulla fan di Johnny) riescono a  trovare una spiaggia isolata. E' qui in mezzo all'acqua e scherzando con Johnny che B. si rende conto di essersi innamorata ed è sempre qui che J. si trova a riflettere sui suoi sentimenti e ad ammettere a se stesso che in Beatrice non vede solo una "ragazzina". Così l'attore decide di mantenere le distanze, poichè   non può permettersi di lasciare Vanessa.

Di ritorno dal mare, Beatrice riceve un'altra spiacevoloe sorpresa. Carlo, il suo ex ragazzo ( il quale l'ha lasciata dopo aver saputo la verità sulle sue origini ) si trova a Roma, vuole aiutarla e riconquistarla, ma trovandola con Johnny dà in escandescenza ed i due si scontrano. Ovviamente ne esce sconfitto Carlo!

Il giorno dopo B. decide di preparare una colazione a sorpresa a Johnny. E'già Sabato ed il giorno dopo l'attore dovrà partire. Beatrice gli propone quindi di passare la giornata a visitare Roma, ma prima vuole passare un'ultima volta dal campo rom, per salutare in maniera civile le persone che ha conosciuto lì ( Azuz, Fatima, Zaira, Janus ecc..).
Una volta giunti al campo ecco l'ennesima "sorpresa". Azuz le rivela che Vesna non ha detto la verità, che Vesna non è sua madre.


Spero che questa sintesi vi sia stata utile, ora non rompo e vi lascio al nuovo capitolo. :)




XIV. Una donna coraggiosa


Azuz e Johnny tornarono poco dopo, con loro c'era Vesna. Il mio stomaco si contrasse alla vista di quegli occhi grigi, di quel volto sfatto  e colmo di rancori che non riuscivo a comprendere.

 Johnny la guardava con una faccia da killer, ero certa che se fosse stato un uomo l'avrebbe picchiata. Io, dal canto mio ero totalmente priva di energie, tutte quelle emozioni forti mi  avevano infine come annullata. Volevo solo sapere la verità qualunque essa fosse e mettere un punto a quella storia, chiudere il cassetto e non aprirlo più. Dopo tutto quello che già avevo sentito e provato, nulla poteva abbattermi. Almeno lo speravo...in fondo non c'è mai fine al peggio.

<< Dille la verità!>> Era Azuz  che dall'alto della sua emorme stazza, ringhiava contro Vesna furioso. La donna mi guardava con aria insolente.

<< Vesna...sai che non ero d'accordo quando hai fatto quelle interviste ma  ti ho protetta comunque, perchè è così che fa la nostra gente, qui tutti conosciamo il tuo caratteraccio, sappiamo che non ci stai con la testa, ma questo non dovevi farlo! Tu ora hai fatto del male ad una di noi, perchè Beatrice è una di noi! Ha capito o no? Quindi spiegale tutto e chiedile scusa!>>

<< Sei uno stupido Azuz. Ma non la vedi? E' diventata uguale alle persone che hanno ucciso sua madre!>>

Le persone che avevano ucciso mia madre? Mia madre era stata uccisa e questa donna mi accusava di essere uguale ai suoi aguzzini...cercavo un nesso logico nella mia testa e non ne trovatvo nessuno. Intanto i due continuavano a darsi contro:

<< Ma che cosa diavolo stai dicendo! Tu sei pazza Vesna, ne ho abbastanza dei tuoi rancori! Chiedile scusa oppure vai via dal campo. Hai fatto troppi casini e se non dimostri di avere ancora un pò di cervello in quella testa, nessuno di noi potrà più fidarsi di te e dovrai andare via. Quindi adesso se ci tieni a rimanere nella nostra comunità, smetti di fare la stronza e di' la verità a questa ragazza!>>

La donna non ebbe il coraggio di guardarmi in faccia, ma si decise a parlare <<  Non sono io tua madre. Ma la conoscevo...L'ho conosciuta a Belgrado, io volevo fuggire e anche lei voleva fuggire, prima che i suoi scoprissero che era incinta e la  costringessero ad abortire o a sposare qualche lurido vecchio. Così ci siamo fatte coraggio  e ci siamo imbarcate su un gommone clandestino. Ci siamo aiutate a vicenda e  siamo arrivate qui. Io non sono tua madre, ma ho avuto modo di conoscerla bene e quando ti ho vista su quel giornale...piena di trucco con quell'aria da ricca viziata, mi ha dato fastidio vedere che eri diventata così diversa da lei e così uguale alla gente "perbene" che ne ha causato la morte! Quindi no, non ti chiederò scusa.>>

Si rivolse ad Azuz << Mi troverò un altro posto in cui andare.>> Voltò le spalle e ci lasciò tutti lì. Quella donna mi aveva giudicata per qualche stupida immagine su di un giornale, io sapevo di non corrispondere alla descrizione che aveva fatto di me, eppure non ero riuscita a ribattere, troppo incredula, troppo desiderosa di arrivare alla verità.

 Johnny stava accanto a Zaira, che oramai era diventata la sua interprete traducendo in francese ogni parola di ciò che veniva detto.

Io stavo di fronte ad Azuz sempre più confusa, immersa nel più totale silenzio.
L'uomo era rimasto per un pò a fissare accigliato l'uscio della casa mobile e le spalle di Vesna che s'allontanava adirata. Infine si era rivolto a me:

<< Ti parlerò io di lei, avevo già deciso di farlo, quindi lo faccio adesso.>>

Respirai a fondo, strinsi i pugni e mi limitai ad annuire.

 << Tua madre si chiamava Amaranta, come il fiore e lei era un fiore, era bella, bellissima! Noi siamo tutti mori, diversi, ma lei aveva i capelli color del grano la vedevi arrivare da lontano e brillare sotto il sole... tu le somigli in un modo impressionante, quando ti ho vista mi è quasi preso un colpo e l'altra sera mentre ballavi mi è sembrato di vederla.

 Lei ballava, questo era il suo lavoro. All'inizio come mia moglie Zaira , vendeva oggetti, bracciali, collane. Poi quando ha ottenuto il permesso di soggiorno ha cominciato a fare la cameriera in un locale. Un giorno l'hanno vista ballare e quello è diventato il suo lavoro. Faceva degli spettacoli nei ristoranti, si esibiva nella tipica danza Sinti durante delle feste...

 Poi quando poteva, prendeva un pò di soldi, saliva sul treno e spariva per  giorni...veniva da te, ti veniva a guardare, da lontano, senza farsi vedere e quando tornava era sempre felice, perchè vedeva che ti stavano crescendo con amore, che non ti mancava nulla...Stava aspettando che tu crescessi, voleva incontrarti quando saresti stata abbastanza grande da poter capire. Diceva sempre: "vado a vedere la mia Fiamma!", lei ti chiamava così, perchè eri la fiamma del suo cuore e avrebbe voluto darti quel nome... Era una donna determinata, tu sei come lei.

 Non mi aspettavo che venissi qui a cercarla, mi hai colto di sorpresa, così  ti ho detto che non ti voleva vedere perchè non sapevo che fare... avevo paura che se ti avessi detto delle bugie di Vesna, avremmo potuto avere guai qui al campo. Ma poi sei rimasta, non mi aspettavo che rimanessi... che cercassi di conoscere tutti noi,la gente è prevenuta con noi; ma tu no.

Ho visto che sei come lei , sei testarda e coraggiosa e senza pregiudizi. Ho capito che non ci avresti danneggiati, ho capito che potevo raccontarti tutto. Ma Vesna si è messa in mezzo... Vesna rimproverava a tua madre il fatto di averti data a gente così diversa da noi e per questo forse è così arrabbiata...per questo ha fatto ciò che ha fatto...E' sempre stata scorbutica, però a tua madre voleva bene, anche se molto diverse, erano amiche...Ah...forse è meglio che io cominci dall'inizio...>>

Azuz sbruffò un attimo sotto i suoi grossi baffi e poi continuò il suo racconto.

 << Vesna e Amaranta le ho conosciute sul gommone clandestino venendo in Italia e con me c'era pure mia moglie Zaira . E' stato un viaggio terribile, quella barca era pienissima...c'era caldo, non c'era cibo...terribile! Loro due erano le più giovani... Vesna era di qualche anno più grande di tua madre, cercava di aiutarla e anche io e Zaira cercavamo di aiutarla.

Amaranta era così piccola, indifesa...solo 15 anni e te nella pancia. Era scappata dalla sua famiglia, erano degli integralisti islamici...molto severi. Ma lei non ha mai raccontato molto di questo... ha solo detto che voleva essere libera ma sopratutto voleva che TU fossi libera e perchè questo accadesse doveva metterti al mondo in un posto diverso da Belgrado e sopratutto lontano dalla sua famiglia... penso che i suoi genitori la trattassero male... Quindi sappi che se lei ti ha data via non è stato certo per denaro!

Quando siamo arrivati in Italia aveva paura che la sua famiglia la trovasse ... eravamo clandestini e non voleva essere rispedita in Jugoslavia. La notte in cui sei nata, è stata una notte assurda! Avevamo bisogno di un medico, avevamo paura però che in ospedale ti avrebbero presa. Amaranta non voleva che finissi chissà dove, lei ti aveva portata con se in Italia, lei non voleva staccarsi da te. Poi abbiamo visto quell'ambulatorio, il medico ha promesso che non avrebbe detto nulla e l'ha aiutata a partorire.

La prima settimana tu sei stata con noi, ma vivevamo all'aperto e non avevamo soldi e ti sei ammalata, così tua madre ti ha portata di nuovo in quell'ambulatorio.

 Insomma , io non so di preciso come è accaduto... so solo che lei si è resa conto che non poteva tenerti con se, perchè eri debole, piccola e in quel modo avresti fatto una brutta fine. Quel medico era stato molto gentile...Amaranta  tornò al nostro accampamento piangendo e senza di te, ma disse queste parole : " Ha guardato la mia bambina con amore, l'ha curata con amore...credo la crescerà con amore. So che non le mancherà nulla...potrà studiare ed essere libera, non una clandestina costretta a nascondersi! Non posso curarla, non posso sfamarla... ma posso salvarla dandola a quella famiglia italiana. Nessuno lo deve sapere, solo così mia figlia sarà libera. "

Per questo ti ha data a quel medico, perchè ti amava e voleva il tuo bene. E prima di darti a lui ha voluto conoscerlo, capire com'era. Ha detto di aver conosciuto anche sua moglie e sua madre, una donna "anziana e libera" così l'aveva definita, dicendo che era sicura che nelle sue mani avresti imparato quali sono le cose importanti...Ha chiesto loro di amarti...solo questo. Anche se era così giovane...anche se aveva soli quindici anni ha fatto l'atto più bello che si possa fare, ha preferito soffrire la tua assenza, farsi da parte, piuttosto che farti mancare qualcosa. Non ha mai smesso però di controllare che tutto andasse bene, che ti trattassero davvero come una figlia...di nascosto, in silenzio senza che tu la vedessi veniva a controllare...e non ha mai smesso di farlo fino al giorno in cui è morta.>>

Ancora una volta tutto il mondo appariva diverso. Ancora una volta sul mio viso scorreva qualche lacrima, lenta...qualche lacrima di commozione, non più di dolore.

<< Come è morta mia madre...?>> chiesi con l'unico filo di voce rimastomi.

<< Eravamo già a Roma quando è morta...è stato otto anni fa, in una zona diversa da questa... Eravamo in un campo abusivo e qualcuno lo ha incendiato, probabilmente le persone che abitavano in quella zona, perchè il campo dava loro fastidio. Amaranta e altri tre di noi non sono riusciti a salvarsi...erano troppo vicini alla baracca in cui tenevamo le bombole del gas.... non lo so perchè quella gente ha voluto fare questo! Non si è mai scoperto  di preciso chi è chi è stato, la polizia ha avuto dei sospetti su alcuni ragazzi di buona famiglia cha abitavano lì, ma non c'erano prove, niente di certo, sono stati scagionati... Ma Vesna da allora ha nutrito molta rabbia verso tutti... E' per questo che fa quei discorsi strani, che ti ha fatto quelle accuse.

 Però tu non devi essere triste nè arrabbiata Beatrice, tua madre ha vissuto qui in Italia gli anni più belli, se fosse rimasta in Jogoslavia non avrebbe mai potuto essere se stessa, avrebbe dovuto sottomettersi a delle leggi assurde e avrebbe dovuto rinunciare a te. Sapessi, me la ricordo così bene...lei sorrideva sempre e tu eri uno dei motivi per i quali sorrideva. Si sentiva realizzata per essere riuscita a mettere al mondo una figlia libera in un paese libero. >>

La verità fu finalmente chiara ai miei occhi, e non era spaventosa, era la verità che in cuor mio avevo sempre sperato di sentire: non ero stata venduta o abbandonata; ero stata AMATA. Amata dalla mia madre naturale, amata dai miei genitori adottivi.

 Mio padre era l'uomo che avevo sempre creduto fosse, non un ricattatore, non un disonesto. Era un medico che aveva aiutato una ragazza clandestina, con tutti i rischi che questo comportava, era stato fedele ai suoi giuramenti, curare ed aiutare il prossimo. Renato Fiore era l'uomo  che mi aveva presa e cresciuta al meglio che poteva, come fossi sua ed era esattamente l'uomo che conoscevo. Nessun orribile scheletro...solo un uomo che aveva voluto essere padre, e che si, non mi aveva mai detto la verità, ma ora ero certa  lo avesse fatto solo per paura di perdere il mio affetto e non per nascondere un lato oscuro di sè. Viste così le menzogne dei miei genitori non mi ferivano più, piuttosto creavano in me comprensione e tenerezza nei loro confronti.

E infine nonna Elide, il centro di tutto.

Elide ed Amaranta si erano conosciute, erano due lati di una stessa medaglia...
I discorsi che mia nonna mi aveva sempre fatto; libertà, correttezza, forza nel seguire i propri obiettivi, nell'avere il coraggio di essere ciò che si è, nell'essere capaci di non giudicare gli altri in base al loro stato sociale... a quei discorsi avevo sempre fermamente creduto, ma ora avevano più senso che mai.

Erano discorsi che celavano in sè la verità, che mi spingevano a non aver paura per ciò che ero e ciò che avrei potuto scoprire in futuro. Elide sapeva che un giorno avrei conosciuto Amaranta, Elide voleva che quel giorno potessi mettere in atto la pazienza e la tolleranza che lei mi aveva insegnato.

Osservai il mio bracciale...il fiore, la vita, Amaranta aveva preservato la mia vita. Il delfino: aveva affrontato le onde, letteralmente e  figurativamente, per poter essere libera e perchè anche io lo fossi. I suoi erano gli stessi principi secondo i quali vivevo io e secondo i quali aveva vissuto mia nonna. Un legame, un filo invisibile che ci univa...

In quei ciondoli, nel loro significato c'era la linea guida della mia vita. Tutto lo smarrimento che avevo provato scomparve: mi resi conto che non ero affatto un essere indefinito, non ero diversa da chi mi aveva cresciuto e non ero diversa da chi mi aveva generato. In me si compivano la cose più importanti che caratterizzavano le persone a me care.

Persone tanto diverse legate da un'unica cosa; l'amore. Ognuna di quelle persone, praticando l'amore era stata felice e  dunque come potevo io non esserlo?


Amaranta non c'era più... e Dio solo sa quanto avrei voluto che lei fosse ancora viva, quanto avrei voluto parlarle, conoscerla. Eppure un pensiero mi consolava, lei aveva conosciuto me ed era contenta  quando mi vedeva ed anche se non ci eravamo mai parlate anche io la conoscevo, per il semplice fatto che ero come lei. Me lo aveva appena detto Azuz... ero come lei.


Ecco perchè piangevo adesso; sentivo la mancanza d'una donna mai incontrata, ma mentre ne sentivo la mancanza era viva in me la sua presenza, così il dolore si mischiava alla gioia, e  all'improvviso, l'inquietudine che mi aveva sempre invasa quando mi scoprivo tanto diversa dalla gente intorno a me, era scomparsa, sostituita da un senso di fiero orgoglio perchè dopotutto, non ero folle, incompleta e strana, ero solo IO: una zingara e una studentessa modello, la figlia di due persone oneste e la figlia di una coraggiosa Sinti...

Avevo sempre oscillato tra due poli opposti, tra la voglia di libertà e far follie e quella di essere matura e stabile, e tutto questo, ora, per la prima volta, era infinitamente logico: in me c'erano quei poli opposti, in me c'erano due anime e ci sarebbero sempre state.

Avevo sempre creduto che questa mia incapacità di scegliere, dipendesse da un'immaturità di fondo, ma adesso in un mattino caldo di Luglio, scoprivo di non essere  una ragazzina incerta, ma una donna, con tutte le sue sfaccettature, che per quanto varie e contrastanti mi rendevano la persona che ero e di nessuna di quelle sfumature avrei mai voluto fare a meno.

Mi alzai dalla sedia e tutto ciò che riuscii a fare fu abbracciare Azuz per avermi finalmente detto tutto.
Poi lanciai uno sguardo a Johnny, avevo gli occhi gonfi di lacrime ma sulle mie labbra aleggiava il sorriso. Non fu necessario dire nulla, si avvicinò e basta, non mi sfiorò non disse nulla, mi guardò a lungo e poi sorrise... ad un passo da me ma più vicino che mai.

Rimase lì anche nei minuti successivi, quando finalmente uscendo dal mio silenzio chiesi tutto ciò che mi veniva in mente, volevo sapere più cose possibili di Amaranta.
Sul mio padre naturale tutto ciò che riuscii a scoprire fu che era un soldato Americano e che era stato il primo amore di Amaranta. Quando aveva finito la sua missione, si erano detti addio e da quell'addio ero nata io. Non volevo sapere altro, non mi servivano altre ricerche, ero venuta a cercare la verità e a trovare me stessa e finalmente ci ero riuscita.




Ragazze questo capitolo l'ho odiato ed è stato uno dei motivi del mio blocco ( blocco  che finalmente si è interrotto)!!
:( Insomma è un capitolo noioso  e praticamente non compare il personaggio di Johnny, ma non potevo fare altrimenti, è il capitolo delle spiegazioni, dopo tanti casini è venuta fuori la verità.
Il vantaggio di tutto ciò è che da ora in poi Johnnino caro sarà più che presente, assolutissimamante presente :D

Che dire??

Spero che voi ci siate ancora nonostante la mia prolungata assenza!! Daaaaaiiiiii ditemi che ci siete!! vi preeeeegooooo!!!! :) :)

tanti baci belle fanciulle,spero di sentirvi nelle recensioni!!

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Capitolo 19
*** XVIII. Danze e falò ***



 A.A.A :  Se avete cliccato su "ultimo capitolo" vi chiedo di andare un capitolo indietro perchè ne ho pubblicati due in una volta.

Se non avete cliccato sul ultimo capitolo...beh allora è il caso che io mi tolga dalle scatole e vi lasci leggere! XD





XVIII. Danze e falò


Comprai degli Amaranti un enorme mazzo e li portai sulla tomba di mia madre, insieme vi misi una lettera:



Ho sempre creduto che i pensieri e le parole possano arrivare ovunque, superare qualsiasi limite e barriera, perfino la distanza creata dalla morte. Mi sentirai, lo so.

Dovrei essere triste per non averti conosciuta..e lo sono mamma. Ma più forte della tristezza è il mio orgoglio.

Sono orgogliosa, orgogliosa di avere il tuo sangue nelle vene, orgogliosa di ciò che sei stata...felice di sapere che anche se a distanza tu mi hai conosciuta, osservata e vegliato su di me. Tutto ciò che riesco a pensare adesso è che di certo ,anche ora , mi stai osservando, attraverso questi fiori...attraverso il vento, attraverso il mio cuore che è il tuo stesso. Ora so dare un nome alla mia voglia di libertà: Amaranta.

Tu hai vissuto libera e sono certa che anche adesso sei libera e presente, come l'aria che respiro, che sei intorno a me e lo sei sempre stata. Ora so da dove viene questa mia voglia di fuggire, questo mio amore per una vita priva di limiti.
Ora capisco, che il mio desiderio di una vita piena e totalmente priva di gabbie, mentali e sociali, non è follia o capriccio ma è la manifestazione della tua essenza, del tuo essere che sta continuando in me, tua figlia.


Ti prometto mamma che sarò libera SEMPRE, non renderò vani i tuoi sforzi e niente corromperà quell'energia che viene da te e esiste in me. Sarò sincera e amerò senza riserva, senza paura, come hai fatto tu. E danzerò e sorriderò e andrò in giro per il mondo con gioia e fiducia portandoti con me ogni momento.

Ti penserò  e ringrazierò per questo tutti i giorni della mia vita...
La tua Fiamma


Lasciai quella lettera e tornai in direzione di Johnny,che era rimasto a pochi metri da me. Nelle ultime ore mi era stato accanto pazientemente, senza chiedere nulla. Lo raggiunsi, aveva un sorriso un pò imbarazzato, probabilmente gli sembrava strano rompere quel silenzio, o forse non  sapeva che parole utilizzare per farlo.

Credeva che fossi ancora scossa, ma io adesso ero serena e avevo intenzione di seguire l'esempio di Amaranta, reagire con gioia e con un pò di follia.


<< Johnny...?>>


Mi guardò interrogativo.


<< Voglio organizzare una festa.>> dissi risoluta  mentre lui mi guardava stupito.


<< Una festa?!>>


<< Lo so ti sembrerò matta,ma ciò che ho scoperto oggi mi fa venir voglia di festeggiare. La persona che ho conosciuto tramite i racconti di Zaira e Azuz è una persona che va festeggiata, non me ne starò a piagnucolare. Allora ci stai? Festeggiamo?>>


Sembrò pensarci sù un attimo, poi scosse la testa divertito, mi afferrò per il mento e con aria buffa rispose

<< Ovvio che ci sto ragazzina!>>       


                                                       ------------------------------



Fu così che nell'ora successiva, dopo aver chiesto ad Azuz il permesso per organizzare la suddetta festicciola, mi ritrovai a far la spesa.


 Portai con me Fatima perchè potesse suggerirmi cosa comprare, cosa piaceva agli altri. Ci caricammo di carne da grigliare, panini , salsette varie e stuzzichini di ogni genere. Ovviamente Johnny scelse il vino. Litri e litri di vino!


Tornati al campo Azuz ci presentò il resto del gruppo: Rodrigo, Giosuè, Arianna, Fernanda e Davìd. Davìd, figlio di Arianna e Giosuè, era un bimbo dell' età di cinque anni circa,  Zaira mi spiegò che era una sorta di mascotte per quel gruppetto; infatti i cinque si guadagnavano da vivere animando feste e fiere di paese, con balli , musica e canti. La sera che io e Johnny eravamo arrivati per la prima volta al campo, loro erano appunto impegnati in una di queste feste, motivo per il quale non li avevamo ancora conosciuti.


Dopo le dovute presentazioni cominciammo a sistemare tutto per la nostra festicciola. Era ormai sera e per avere sufficiente luce decidemmo di creare un piccolo falò.


Quando la carne fu sul fuoco ed il vino nei bicchieri, la serata si animò velocemente.


Il piccolo David fece sfoggio delle sue qualità nel ballo, sembrava quasi una molla quel piccoletto, dati i salti e le capriole che riusciva a fare!


Mi sentivo finalmente felice, in pace con me stessa e sopratutto in pace con le persone che amavo, i miei genitori.


Mi sedetti vicino al falò, accanto a me, Zaira e Azuz ,si scambiavano smancerie, che mai mi sarei aspettata da persone della loro età, ed io intanto non facevo che ridere e bere, bere e ridere... Al quinto bicchiere di vino, mi resi conto di avere gli occhi fissi su Johnny...mi accorsi anche che non avevo intenzione di distoglierli.

 Ancora un giorno con lui e poi non avrei più potuto ammirare la sua bellezza se non attraverso lo schermo, quindi volevo stamparmelo in mente esattamente come era in quel momento: rilassato, naturale con il suo inconfondibile modo di muoversi e di scherzare. Mi stava di fronte, toccando le corde della chiatarra che docili emettevano i più bei suoni ed io desideravo essere come quello strumento nelle sue mani.


Si accorse che lo fissavo, ma non distolsi lo sguardo. Era eccitante non cedere, rimanergli incollata, anche se solo con la mente... Passò un tempo infinito, lui abbandonò i miei occhi un millesimo di secondo per guardare le corde,  e poi con prepotenza, invadenza ed un magnifico sorriso tornò a guardare me. Cambiò melodia e lessi nel suo labiale queste parole :


" This is for you..."


Almeno questo mi parve di capire dai movimenti delle sue labbra, perchè lui non aveva emesso suono...eppure continuava a fissarmi in modo strano.

All'inizio non riconobbi il brano, poi mi parve familiare. Johnny non stava cantando, ma solo eseguendo gli accordi...  ( 1 )



Il brano era un classico... You are so beautiful , più andava avanti più mi rendevo conto che era proprio quello. Era vecchissima come canzone, ma io la conoscevo perchè, una volta un ragazzo, un turista, l'aveva dedicata a Stefania e quando era partito lei non aveva fatto altro che ascoltarla per giorni, con la faccia sognante e nostalgica.

Era diventata una droga per lei ed un tormento per me, che avevo finito per impararne a memoria (senza volerlo) le parole, che in effetti non erano molte e si ripetevano sempre uguali. Cominciai a cantarla mentalmente mentre lui suonava. No, non poteva essere... Sicuramente mi ero immaginata la dedica. Perchè? Perchè il testo della canzone faceva più o meno così:


 You are so beautiful to me- Sei così bella per me
you are so beautiful to me- Sei così bella per me
can’t you see?- Non riesci a vederlo?
You’re everything I hope for - Tu sei ogni cosa che desidero
you’re everything I need- tu sei tutto quello di cui ho bisogno (...)


Non ricordavo tutte le parole, ma più o meno il succo era questo! Impossibile che mi stesse dedicando quella canzone, decisamente impossibile...Me lo ero sicuramente immaginata... forse dovevo smetterla di bere.

 E lui intanto sorrideva e le sue dita si muovevano agili... ed il suo sorriso accennato, muoveva invece   i miei sensi e i miei pensieri, verso luoghi tanto invitanti quanto peccaminosi...


<< Ooohhhii??? EHhy?? Beatrice estai aquì o in un otro mundo?>>


<< Fatima! Oh si sono qui...>>


<< Beh..te sto chiamando da un ora. Eri incantata eh?>> Sorriso ammiccante. L'ultima cosa che mi serviva era che Fatima si mettesse a fare di nuovo discorsi sul mio innamoramento per Johnny e sulla sua mascolinità.

Presi in pugno la situazione:

<< Su dai! Continua a darmi le tue lezioni di ballo!>> Mi alzai dal prato con un mezzo capogiro.

<< No, no...sennò mio fratello se arrabbia...>>


<< Tuo fratello?>>


<< Janus! >> Ah! Quindi Janus era suo fratello!


<< E perchè si dovrebbe arrabbiare?>> Dissi sorridendo presa dall'ebbrezza dell'alcol.


<< Porchè vuole ballare lui con te. Ma non se decide a venirtelo a chiedere. Me sa che ha preso una cotta!>> E rise con quel suo modo strano e roco.

Pensai che era perfetto, ottima soluzione : ballare con un bel ragazzo che si era preso una cotta per me ( secondo sua sorella ovviamente, ma io avevo i miei dubbi...) mi avrebbe distratta da Johnny.  Partii in direzione di Janus tutta allegra:


<< Dai fammi ballare!>> Dissi prendendogli sfacciatamente una mano. All'inizio il ragazzo mi guardò  un pò stordito, forse Fatima mi aveva presa in giro... Poi fece un gran sorriso soddisfatto e disse:


<< Te lo volevo chiedere da un ora!>> No, forse Fatima non mi aveva presa in giro.


Il ragazzo cominciò a farmi volteggiare, a girarmi e rigirarmi. Nel frattempo Johnny aveva smesso di suonare, sostituito da Rodrigo e Giosuè, mentre lui si dedicava al bere. Chiacchierava con quelli del gruppo che parlavano francese ed anche con chi non lo parlava, cercando di farsi capire a gesti. In alcuni momenti era buffissimo!


Io me ne stavo la,  in mezzo agli altri a fare giravolte mezza stordita. Però mi stavo divertendo come una matta. Janus mi prese una mano e mi fece girare finchè il braccio fu steso, poi con uno strattone mi fece nuovamente girare su me stessa, arrotolandomi come una trottola al mio stesso braccio, così mi ritrovai appiccicata a lui di schiena, una mano sulla vita e un'altra che mi avvolgeva trattenendomi in quella posizione. 
Sensuale, parecchio sensuale...Allora perchè non me ne fregava niente accidenti??! Lo guardai ed ebbi l'ennesima conferma di ciò che Fatima sospettava. La sua faccia parlava chiaro, Janus ci stava provando...ci provava di brutto, perchè adesso mi ballava un pò troppo vicino e mi fissava in modo inequivocabile. Se solo anche i comportamenti di Johnny fossero stati tanto trasparenti come quelli di quel ragazzo... invece non lo capivo! Mi stavo ancora chiedendo se mi avesse o no dedicato la canzone!! Ma come si fa a non capire se uno ti ha dedicato o no una canzone? Dubitavo seriamente delle mie capacità intellettive ed ero sempre più convinta che il desiderio di piacergli mi facesse vedere cose che in realtà non esistevano.


"Bea stai di nuovo pensando a lui...non dovevi distrarti?"


 Cercai di schiacciare dalla mente la faccia di Johnny e mi concentrai su quella di Janus:    riccioli ribelli, carnagione scura, labbra carnose,un piccolo neo sulla guancia...Proprio niente male. Mi strinse ancora di più e prima che me ne rendessi conto, mi stampò un bacio sulla bocca. Le mie labbra rimasero serrate. Niente, nessuna, nessunissima emozione. NIENTE! E questo per un solo e semplice motivo: le uniche labbra che volevo, stavano a qualche metro di distanza da me, dietro le mie spalle e sotto due famosi baffi.


Janus si staccò deluso. Io ero fredda e rigida.


<< Scusa Beatrice pensavo...>>


<< Tranquillo...non fa niente.>>


Si può reagire con tanta indifferenza ad un bacio?  Io  lo avevo appena fatto, non era stato nè sgradevole nè piacevole... avrei di certo provato più emozioni  mangiando una caramella!


Vidi spuntare una chitarra, la percorsi lentamente con lo sguardo, avevo i riflessi rallentati. La chitarra era sorretta da una mano con diversi anelli ...


<< Che ne dici di suonare un pò tu Janus? E' il mio turno di ballare...>>


CCHE??? CHE COSA?? Chiaramente stavo di nuovo dormendo e sognando, figurarsi se Johnny voleva ballare, l'aveva detto lui che non ballava!


 Invece era lì accanto,  con un sorrisetto sarcastico in viso, stava porgendo la chitarra a Janus , il quale la prese senza fare storie e si andò ad aggregare agli altri due musicisti. Io ero in uno stato pseudo vegetativo e lo guardavo stupita.


<< Ho pensato che volessi essere salvata, ragazzina!>> mi fece l'occhiolino lanciando un'occhiata veloce in direzione di Janus, per poi tornare su me.


<< Salvata?>>


<< Sbaglio o stavi cercando di rifiutare quel ragazzo?>>


<< Veramente era tutto apposto Johnny...>>


Con questo intendevo dire, che Janus non aveva insistito poverino e non mi stava certo forzando,  quello che invece Johnny capì fu tutt'altro, a giudicare dalla sua espressione.


 Fece una faccia assurda, come se dormendo fosse caduto dal letto risvegliandosi col sedere su di un cactus , poi rimase per un pò a bocca aperta e con gli occhi sgranati emmettendo un solo suono:


<< Ah.>>


 Rimasi in attesa fissandolo interrogativa e cercando con tutta me stessa di non ridere. Lui, finalmente chiuse la bocca, e a labbra serrate fece un sorriso che mi sembrò di plastica, uscendosene infine con questa frase: << Bene, allora te lo chiamo subito, così potrete continuare. Credo di avervi interrotti.>>


<< No. Tu ora balli con me!>>  Dissi dispettosa e divertita. Era forse geloso?


Alzò un sopracciglio << E lasci il tuo Romeo là ad aspettare?>>


<< Ma quale Romeo Johnny! Dai, non fare il finto tonto, hai visto che mi ha baciata no? >>


<< Si, giust'appunto!>> Aveva un tono sarcastico e muoveva la testa annuendo.


<< Allora avrai visto anche, che sono rimasta di ghiaccio.>>


<< Non lo so, eri di spalle. Sei rimasta di ghiaccio?>> era un sorriso soddisfatto quello che gli leggevo in volto?  << Ma povero ragazzo!>> Si, lo era.


<< Ma sei geloso?! >> Non ero io a chiederlo, era il vino!!


<< Si gelosissimo!>> Rispose ironico ridendo. Era su di giri pure lui a causa dell'alcol, non lo avevo mai visto così. Era irritante. Terribilmente irritante! << Su ragazzina... se vuoi divertirti con quel ragazzo puoi farlo, non ti vergognare! Cogli le occasioni che la vita ti offre, io di certo non starò qui a biasimarti! >>


<< Ma sentilo!Non ho certo bisogno del tuo permesso!!>> Ecco che mi stavo incavolando sul serio. Per un millesimo di secondo avevo davvero pensato che fosse geloso, ma se uno è geloso di te, non ti spinge certo ad andarti a "divertire" con un altro! Questa però era una serata di festa, una serata tra gitani alla luce di un bel falò e con il suono delle chitarre... non potevo incavolarmi in una serata del genere. Feci un sorrisetto furbo.


<< Stai facendo tutti questi discorsi irritanti ed inutili solo per non ballare.  E' vero o no uomo di mondo,  abilissimo con la chitarra ma incapace di mettere un piede davanti all'altro a ritmo di musica?>>


Rise di nuovo ed alzò le mani in segno di resa << Ebbene mi hai scoperto! >>


<< E invece sai che ti dico? Tu non scappi ed ora la paghi!>>


<< La pago per cosa?>>


<< Ma per avermi separata dal mio Romeo no?!>> Avevo imparato ad imitare il suo sarcasmo, devo dire che era utile e divertente.


<< Ah...ho fatto una cosa davvero grave allora...>> spinse le labbra in fuori e strizzò un pò gli occhi, fingendo di riflettere. << ...in tal caso, se devo scontare la pena, dovrai insegnarmi a ballare e già so che non ci riuscirai ragazzina... >> disse oscillando il dito indice in perfetto stille Willy Wonka.


<< Mi sottovaluti Johnny...non hai idea di quante cose potrei riuscire a farti fare... >> Ma che cavolo stavamo facendo? Stavamo flirtando?? Ero troppo ubriaca per pensarci... anche lui era troppo ubriaco. Al diavolo tutte le mie paranoiche riflessioni!


<< Ah si? E cos'è che riusciresti a farmi fare?>> Lui aveva una faccia maliziosa ora e non me la stavo di certo immaginando!


<< Innanzitutto... tanto per cominciare, posso farti ballare. >>


<< E cosa aspetti?>>


<< Aspetto che ti avvicini. Te ne stai ad un metro da me...non mordo mica sai?>>


 << Non ne sono sicuro...>> disse facendo un passò avanti e rimanendo a pochi centimetri da me con quella sua faccia da schiaffi, che ora ricordava tanto il capitan Sparrow quando si confrontava con Elizabeth.


<< Ora dovresti stringermi.>>


Non se lo fece ripetere due volte...


<< Ah...questo lo so fare! >>


Si lo sapeva fare e pure bene. Mi passò una mano dietro alla vita e mi attirò a se in maniera decisa, molto decisa. Sentii tutto il suo corpo contro il mio. Stavo giocando con il fuoco e mi piaceva terribilmente il calore di quel fuoco... Cominciarono le danze.


In realtà non stavamo davvero ballando, quello che Johnny stava facendo era oscillare in modo piuttosto aritmico e un pò troppo lento per la musica che c'era in quel momento, ma che dire? Era comunque da brividi, per alcuni semplici motivi:


Uno: eravamo faccia a faccia, vicinissimi, così vicini da sentire il suo respiro sfiorarmi, così vicini che potevo letteralmente annegare nell'abisso del suo sguardo. Due:  le sue mani  su di me, erano tutt'altro che timide e mi attirava sempre di più. Tre: Potevo rimanere abbracciata a lui pur non essendo in lacrime o sconvolta ( evento eccezionale!) e abbracciarlo era una cosa che mandava i miei sensi all'ospedale. Motivo numero quattro: il modo in cui mi guardava mi ricordò il sogno che avevo fatto la mattina prima. Infine, motivo numero cinque: stando nella posizione sopra illustrata, ad un certo punto mi rivolse queste parole con una voce sussurrata e a dir poco  elettrizzante :


<< Noi non stiamo certo ballando ragazzina...perchè se ballare fosse sempre stato così, lo avrei fatto ogni giorno...>>


" Baciami ti prego baciami...baciami! Perchè non mi baci?Oddio! Devo parlare o finirò per baciarlo io... e che il cielo mi fulmini se lo faccio...se lo faccio e lui si ferma di nuovo come ha fatto a Venezia,o come ha fatto a mare, mi lancio dentro il falò per la vergogna!! Lo giuro!! Parla Beatrice parla..."
Parlai, pronunciando frasi del tutto inutili. << In effetti non stai proprio ballando...stai dondolando e...>> sentii qualcosa di strano, uno strano movimento che proveniva dai suoi pantaloni... << ...e... stai vibrando?... stai vibrando Johnny?!>>

<< Vibrando?!>> Strabuzzò gli occhi e il momento magico finì mentre io mentalmente mi prendevo a pugni da sola, con violenza con molta violenza!


 Tempismo a dir poco perfetto... Non credo di aver mai odiato tanto la tecnologia! Johnny si mise una mano in tasca e tirò fuori il cellulare, lo schermo era illuminato,  lo guardò, aggrottò la fronte e poi rise << Eh si, stavo proprio vibrando!>> Poi mi rivolse un'occhiata dispiaciuta << E' mia sorella Christie, è strano che mi chiami a quest'ora... Credo proprio che dovrò rispondere.>>

Si staccò da me e mentre si voltava disse a voce alta con tono insolente: << Se vuoi... puoi tornare a ballare con il tuo "Romeo" , ma non credo che possa equiparare la mia immensa maestria nella danza!>> e si allontanò.


Ma non potevo stare zitta? Maledetti cellulari. MALEDETTI, MALEDETTISSIMI, STRABIMALEDETTI CELLULARIIIIIIIIIII!!!!!!!





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Capitolo 20
*** XIX. Accidenti a te! ***


 

XIX. Accidenti a te!




Ei fu siccome immobile dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore orba di tanto spiro, cosiiii….mmhhhh…così percossa e attonita la terra a nunzio sta,muta pensando all’ultima ora dell’uom fatal….Ne sa…...........ne sa?...che né sa?! Ah si: ne sa quanto una simile orma di piè mortale la sua cruenta polvere a calpestar verrà…Lui….lui….lui  sfolgorante e…....sott’olio?!mmmmhhh….no!Lui sfolgorante e in solio vide il mio genio e….giacque?! …No,no: tacque! Dunque dov’ero arrivata? …Mhhhh…Vide il mio genio e tacque….cavolo poi non me la ricordo più…maledetta, maledetta poesia!!!!”


Sicuramente vi starete chiedendo per quale motivo, io Beatrice Fiore, stessi ripentendo dentro la mia mente Il cinque Maggio di Manzoni.

No tranquille, non ero tornata indietro nel tempo fino alla terza elementare, assolutamente no. Ero ancora nel campo rom a Roma, era ancora sera, c’era ancora festa, Johnny si era allontanato da qualche minuto ed io ero ancora impalata al centro della nostra improvvisata pista da ballo.

Capisco che tutto questo, continua a non spiegare, il motivo per il quale il mio cervello, era tornato in terza elementare ed in particolare a quella poesia.

 Beh…per una serie di motivi:

  • Quella poesia mi aveva sempre annoiata a morte
  • Quella poesia mi stava così tanto sulle balle che non ero mai riuscita ad impararla
  • Il fatto di non esser mai riuscita ad impararla mi faceva imbestialire
  • Imbestialirmi per quella poesia, in quel preciso istante, era l’unico metodo che il mio povero cervello preda dell’alcol e dei miei ormoni incompresi e disadattati, era riuscito a trovare per evitare che io svolgessi una delle seguenti azioni:


Correre dietro a Johnny, afferrare il suo cellulare, lanciarlo in aria e poi chiedergli di darmi una dimostrazione, della differenza tra un bacio cinematografico ed uno reale.


Oppure, correre dietro a Johnny afferrare il suo cellulare e chiedere scusa a Christie perché purtroppo mi trovavo costretta ad abusare del corpo del suo fratellino.

Mi pare chiaro che per quanto allettanti, queste possibilità, erano da scartare del tutto. Ecco dunque perché io, Beatrice Fiore, alias ragazzina alias zingara alias maniaca sessuale stavo ripetendo Il cinque maggio di Manzoni! Adesso è tutto più logico e sensato non è vero? Si come no…forse in un universo parallelo.


<< Beatrice…ti senti bene?>>


Uscii dal mio folle universo e mi trovai di fronte la faccia preoccupata di Zaira, doveva aver notato lo stato  catatonico nel quale ero improvvisamente caduta.

<< Oh si! Si certo…sto bene!>> feci con un sorrisetto da psicopatica.

<< Ehmmm…>> la donna mi guardava poco convinta << Credo tu abbia bevuto troppo, su dai, vieni a mangiare qualcosa!>>

Beh si, in fondo non era una cattiva idea, era meglio dedicarmi azzannare costolette per non rischiare di “azzannare” Johnny. Seguii docile Zaira che mi osservava ancora perplessa.

Nei minuti successivi, riuscii per fortuna a riprendere il controllo di me stessa e delle mie funzioni cerebrali. Mentre stavo a scherzare con gli altri, vidi una donna uscire da una delle baracche ed allontanarsi in direzione opposta, rispetto al punto in cui ci trovavamo io ed il resto del gruppo. La riconobbi dall’andatura, era Vesna.

 Mi ritrovai ad andarle dietro, senza pensarci sù nemmeno un attimo, affrettai il passo ed in breve la raggiunsi. Lei camminava piano e portava in spalla un grosso borsone logoro, che evidentemente doveva contenere le sue poche cose. Stava andando via dal campo, così come gli aveva chiesto Azuz. All'improvviso mi resi conto che non era giusto.

<< Aspetta Vesna!>>

Si accorse di me, si fermò e si voltò a guardarmi, non potevo vedere bene la sua espressione, c’era poca luce.

<< Cosa vuoi…?>> Il suo tono era sempre aspro, ma traspariva una certa stanchezza, o forse sconfitta. Non mi interessava vederla sconfitta, mi dispiaceva anzi, perché a modo suo, pur nella sua assurdità, si era dimostrata una donna forte.

<< Non è giusto che tu vada via. >> indicai il gruppo festante alle mie spalle << Loro sono la tua famiglia. Da quanti anni vivete insieme? Da quella notte sul gommone non è vero?>>


Attesi una risposta, che non arrivò , e così proseguii parlando con fare concitato << Senti Vesna, non importa quello che è successo…insomma tu sei stata amica di Amaranta. Sai…>> sorrisi tra me e me << …anche io ho un’amica molto protettiva nei miei confronti,è quasi una sorella, ed anche se a volte fa cose assurde e mi fa arrabbiare, io non le farei mai del male, non vorrei mai fargliene. E tu…insomma, tu sei stata amica di mia madre, amica e sorella e… e se è vero che io e Amaranta ci somigliamo almeno un po’,allora sono certa che lei ti avrebbe perdonata, motivo per il quale lo faccio anche io. Tu ti sei arrabbiata perché hai perso la tua amica, e lo capisco. Lo sarei anche io. Perciò non andare via, resta.>>

Si era chiusa nel silenzio, non aveva intenzione di rispondere, era una donna troppo orgogliosa. Ma a me non importava, mi voltai per andar via e nel farlo le dissi di nuovo.

<< Resta. Vieni alla festa. Parlerò io con Azuz.>>

Mentre mi allontanavo mi sembrò di sentirle dire “grazie”, ma non era necessario alcun grazie, quel campo era la sua casa oramai e le persone che io conoscevo solo da qualche giorno erano la sua famiglia da anni.

Azuz mi sembrò sollevato quando gli espressi il mio desiderio che non cacciasse via Vesna, evidentemente lo aveva fatto in un momento di ira e perché oramai non sapeva più come fronteggiare i colpi di testa della donna, ma in fondo, non voleva davvero che andasse via.

Bene, ora veramente era tutto concluso. Fui felice  quando dopo un po’ vidi Vesna comparire e riempire due bicchieri  di vino, si diresse verso di me  e disse:

<< Brindiamo: brindiamo al fatto che io sono una vecchia testona pazza . Brindiamo perché mi sono sbagliata. Brindiamo al fatto che tu sei la degna figlia di tua madre che era la mia migliore amica.>>


Il suo tono era aspro come sempre, ma in quel momento mi resi conto che dopotutto quella era semplicemente la sua voce e che anche se il suo suono era ruvido le parole che aveva appena pronunciato non lo erano affatto.

Stette un po’ a parlare con me, Vesna non era una donna di molte parole, volle solo raccontarmi alcuni eventi della vita di Amaranta, cose che avevano fatto insieme, volle solo farmi conoscere un altro pezzetto di mia madre.

E intanto Rodrigo e Giosuè suonavano la chitarra, Fernanda li accompagnava con un tamburello, il piccolo Davìd aveva ceduto al sonno e si era addormentano fra le braccia di sua madre…ma di Johhny ancora nemmeno l’ombra.

Cominciai a preoccuparmi, era passata almeno un’ora, quanto durava quella telefonata con sua sorella?



Mi decisi ad andarlo a cercare. Mi diressi verso la zona alberata che stava dietro il nostro camper, ma non era lì. Che fosse dentro?

Bussai alla porta ed aprii piano. La scena che vidi mi spiazzò.

 Un nervosissimo Johnny chino sul minuscolo lavandino della casa mobile, teneva la testa sotto il rubinetto aperto, continuando a  ripetere con voce bassa ed estremamente inquietante :

<< Cazzo...cazzo! Non ci voleva... CAZZO!!>>

Non si era accorto di me. Diedi un'occhiata in giro e vidi per terra il suo cellulare...era praticamente  a pezzi! La batteria era finita in un angolo della stanza, la tastiera si era staccata e  dei frammenti trasparenti vicini, mi facevano intendere che anche lo schermo aveva fatto una pessima fine. Per terra c'era anche una bottiglia vuota, solo un piccolo rivolo di vino usciva fuori serpeggiando sul pavimento, non era difficile immaginare dove fosse finito il resto.

Johnny continuava ad imprecare. Cosa poteva avergli detto sua sorella per mandarlo così fuori di testa e averlo spinto a scolarsi un’intera bottiglia? Ero certa che il vino fosse complice, sicuramente il fatto di essere poco lucido non gli aveva permesso di mantenere il controllo.

 Pensava forse di riuscire a tornare lucido inzuppandosi la testa in quel modo?! Era una scena assurda e l’ultima cosa che mi sarei aspettata di vedere. Mentre io lo fissavo sconvolta, lui continuava ad imprecare.

<< Che si fottano!...cazzo…si fottano tutti!>>


Chiesi, << Johnny...cosa è successo?>>  e nel farlo quella mi sembrò la domanda più stupida ed inopportuna del mondo.

 Sentendomi si voltò di scatto con la faccia ed i capelli bagnati e gocciolanti, il suo bel volto aveva i lineamenti sconvolti dalla rabbia.

<< Da quanto tempo sei lì...?!>> disse con voce strascicata e irritata.

<< Da poco... cosa succede Johnny?>> Ignorò la mia domanda e me ne rivolse un'altra stranissima con voce furiosa.

<< Dimmi, ti sembro uno che picchierebbe una donna?! E disabile per giunta??!>> Era alteratissimo.

<< NO! Certo che no! Ma che cavolo dici!>>

<< EH ti sbagli, ti sbagli! Perchè io ieri a quanto pare, ero a Los Angeles in un privè ed ho picchiato una donna! O forse ho ordinato alle mie guardie del corpo di picchiarla... non so una delle due cose!! Ma le ho comunque provocato diverse lesioni! Quindi sta attenta perchè sono un violento! >>

<< Ma che cosa dici! Eri qui con me!! Senti Johnny... sei ubriaco...non so cosa sia successo ma devi calmarti un attimo...>> Mi avvicinai lentamente, era inquietante vederlo così fuori di sè, sapevo che mai e poi mai avrebbe potuto prendersela con me, ma non volevo irritarlo ulteriormente, volevo solo capire cosa fosse accaduto. Lui era accigliato e inspirava velocemente dal naso, le braccia lungo i fianchi ed i pugni stretti.

<<  Non voglio calmarmi.VOGLIO STARE SOLO! CHIARO? Quindi lasciami in pace e torna alla tua festa ragazzina! >>

Ringhiò tra i denti quasi fulminandomi. Ok: era decisamente fuori di sè.

Questo era un lato di Johnny che non avevo ancora visto, non sapevo bene come comportarmi, ma ero certa che fosse successo qualcosa di grave,lui era un uomo dolce ma non amava certo mostrarsi vulnerabile.

A Johnny piaceva nascondersi dietro le battute, dietro le sua mille facce ed i suoi sorrisi enigmatici. Ma adesso lì davanti a me  ed era tremendamente vero, scoperto, esposto a miei occhi senza il suo solito autocontrollo. Percepivo il fastidio che provava per essersi fatto sorprendere in quello stato. Ma non obbedii al suo ordine di lasciarlo in pace, perchè oltre la rabbia in quegli occhi profondi riuscivo a leggere un’enorme angoscia, e mi resi conto che tutto ciò che volevo, era fare in modo che quel dolore sparisse.  

Inspirai profondamente e rimasi ferma a guardarlo, la sua reazione violenta mi aveva sicuramente spiazzata, ma una cosa era certa, non me ne sarei andata lasciandolo in quello stato, anche se in effetti non sapevo se sarei riuscita a mantenere la calma.

 Lui  rincarò la dose:

<< Allora? Non hai sentito?!  LASCIAMI SOLO CAZZO! >> mi stava urlando contro.

<< No.>> feci con un filo di voce.

<< No? NO?! Ma chi credi di essere ragazzina?! Cosa credi di fare? Pensi che il fatto che io ti abbia raccontato qualcosa di me, che io abbia passato qualche giorno con te, ti dia il diritto di intrometterti nelle mie faccende? Beh ti do una notizia: tutto questo non ti dà un cazzo di diritto e tu non puoi capirne niente dei miei casini! Perciò vattene!....E VATTENE ORA!>> mi fissava negli occhi e sembrava volermi incenerire...non mi aveva mai guardato in quel modo nè tantomeno trattata con tanta sufficienza.


" Conta fino a dieci Beatrice...conta fino a dieci...uno, due..." NO al diavolo la calma!! Al diavolo!!


Questa volta mi avvicinai in modo deciso, afferrai l'asciugamano accanto al lavandino e glielo misi in mano, anzi sarebbe meglio dire che glielo "picchiai" sulla mano, con forza e molta poca cortesia.


 <<  Non mi parlare con questo tono NON FUNZIONA!  Sbraita pure quanto ti pare, ma io tanto non me ne vado! HAI CAPITO?! Non ho alcuna intenzione di lasciarti qui a distruggerti!
 Tu dici che non ho un cazzo di diritto?! Che non sono in grado di capire? Pensi davvero che bastino frasi del genere, stupide e teatrali, a farmi scappare via?! Nemmeno le pensi quelle cose Johnny!!
Vuoi essere lasciato in pace?! Allora perdi la tua fottuta abitudine di essere tanto gentile e generoso...ci sei stato per me in questi giorni e adesso io DEVO stare qui, ne ho il diritto ed il dovere, e VOGLIO stare qui perché so perfettamente che non sei lo stronzo che stai cercando di sembrare adesso! Quindi smetti di dire cazzate, asciugati quella faccia  e dimmi subito che cosa diavolo ti ha ridotto in questo stato accidenti a te! >> L'avevo praticamente gridato.

" Brava Beatrice, così; decisa e poco garbata, come una dittatrice! E' il modo giusto per calmare un uomo incazzato nero ed ubriaco, ottima strategia! Credo proprio che ti solleverà di peso e ti lancerà fuori dal camper! "

Osservò la tovaglia che aveva in mano e poi me con aria esterrefatta.

<< Ma cosa diavolo sei posseduta?!>>


<< NO, SONO SOLO PREOCCUPATA PER TE, RAZZA DI  CAFONE SCORBUTICO ED AUTODISTRUTTIVO!!>>


Silenzio. Il mio cervello che diceva :  " Sei un genio ragazza, ma si insultalo  pure!"


Inaspettatamente lui si mise a ridere, in modo strano ed inquietante... però rideva. Io lo guardavo con gli occhi sgranati, basita.

<< Me lo sono meritato!>> disse amaro.

<< Si  te lo sei proprio meritato.>>


 Restammo alcuni minuti in silenzio, uno di fronte all’altra, lui era ancora adirato e si vedeva, ma almeno aveva capito che a prendersela con me non ci guadagnava nulla. La tensione era salita alle stelle ed anche adesso si tagliava a fette, ma non c’era più violenza né voglia di urlare. Per assurdo che fosse quella mia reazione esagerata sembrava quasi aver placato Johnny, che adesso si mordeva il labbro inferiore e mi guardava con una faccia alterata, ma al contempo dispiaciuta.

 Presi l'asciugamano che stava ancora nelle sue mani e gliela passai sulla testa lentamente, frizionando i capelli che stavano gocciolando ovunque, mentre lui se ne stava là arrabbiato e inerme come un ragazzetto a cui qualcuno ha bucato le ruote della bici. Questo mio gesto lo calmò. Mi osservò accigliato e disse lentamente: << Sei una strana ragazza...>>  Sapevo che quello era il suo contorto modo di dire "mi dispiace".

Riposi l'asciugamano e sta volta gli parlai con un tono più dolce << Sarai pure un pò matto, ubriaco e arrabbiato nero caro John Christofer, ma non puoi andartene in giro con i capelli fradici, se ti prendi un accidenti chi  interpreterà i personaggi più strambi di Hollywood? Capisci bene, che getteresti la cinematografia nella disperazione, e sopratutto, il tuo amico Tim Burton si troverebbe perso, non credi?>>

Lui fece un mezzo sorriso sgembo , che sollevava solo un angolo della bocca e non coinvolgeva gli occhi, ma quell'espressione mi incoraggiò e chiedere nuovamente spiegazioni.

 << Ora per favore, vuoi dirmi cosa ti ha fatto ridurre il tuo povero cellulare in mille pezzettini?>>

<< I giornalisti.>> Disse secco, ma già più calmo.

Avevo avuto il sospetto che ci fosse la stampa dietro... Sospirò, spostandosi nervosamente dalla fronte i capelli bagnati, solo in quel momento mi accorsi che aveva le nocche della mano arrossate e su di una c'era pure un taglio sanguinante. La presi << Ma che hai fatto?>> Si guardò la mano anche lui fissandola quasi come non fosse la sua << Non me ne ero accorto... Ma sta tranquilla, al contrario di quel che si dice in giro, se proprio devo picchiare...picchio i muri e qualche volta gli stronzi. Ma sta sera non avevo stronzi  a disposizione, quindi...>> fece spallucce.

<< Senti… non puoi metterti a dare pugni ai muri e romperti le mani, solo perchè qualche inetto giornalista, ha scritto stupidaggini delle quali tutti si dimenticheranno! Picchia i giornalisti se proprio devi!>> Dissi sorridendo. Volevo calmarlo,  portarlo a scherzare, era teso come una corda di violino. Nel frattempo avevo preso dei tovaglioli e li avevo inumiditi per poi pulire delicatamente il taglio. Lui mi lasciò fare.

<< Una volta ne ho picchiato uno, non proprio picchiato in realtà... l'ho solo spintonato e minacciato un pò.>> disse con una faccia che sembrava dire "avrei dovuto picchiarlo davvero" << E' stato anni fa, ma ancora escono articoli sull'argomento!>> disse con un sorrisetto amaro. Quello che stava cercando di farmi capire era che purtroppo nel suo mondo un qualsiasi errore di quel genere diventava un marchio.

<< Che articolo è uscito sta volta Johnny?>>

<< Quello che ho detto prima... Hanno scritto che ho ordinato alle mie guardie del corpo, di picchiare una donna che mi infastidiva, mentre ero in un locale a Los Angeles, ieri. Buffo dato che ero qui!  Ma hanno approfittato del fatto che dovrei essere a Londra e invece non ci sono, così hanno dato per scontato che fossi andato  a passare il weekend a LA in giro per locali... Christi è mia sorella, ma è anche la mia manager, perciò sta già pensando a querelare le riviste che hanno pubblicato la notizia... ma  purtroppo la notizia oramai è uscita, ed è anche sul web. Per esperienza, so bene che quando una notizia esce, c'è ben poco da fare...puoi smentire, denunciare, ma tutti avranno sempre il dubbio, che quelle cose siano vere . Anche  nel caso in cui sono gli stessi giornali a smentire, a rimangiarsi la parola, questo non risolve comunque nulla, perchè si finisce comunque col pensare, che il "divo" ha sborsato fior di quattrini per mettere tutto a tacere...il che equivale a dire che era tutto vero. Finchè escono cavolate su amanti o ubriacature, la cosa mi infastidisce, mi infastidisce parecchio, ma la sopporto...quel tipo di articoli, vengono scritti su un pò tutti i personaggi famosi, se ne parla, ma sono argomenti frivoli e la cosa non modifica di molto ciò che sei agli occhi del mondo. Diverso è quando si parla di te come un violento... Christie mi ha descritto l'articolo, a quanto pare è molto convincente, perchè c'è stata davvero una zuffa in quel locale ed era davvero presente una delle mie guardie del corpo, in realtà una mia ex guardia del corpo. Questo tizio ha lavorato per me solo qualche volta, però ci sono delle foto mie insieme a lui. A quanto pare, nell'articolo, è stata inserita un'immagine di lui nel locale in mezzo alla ressa ed un'altra di lui con me a Los Angeles. Le hanno passate per foto della stessa sera...>> prese un respiro lunghissimo socchiudendo gli occhi, poi tornò a guardarmi per dire ciò che più lo preoccupava ; << Non è nulla di positivo Beatrice, e non ci voleva adesso, non in questo periodo…se mi separerò da Vanessa, difficilmente otterrò l’affidamento dei miei figli… e questo, questa menzogna, è un altro punto a mio sfavore. E poi… >> si passò una mano tra i capelli espirando nervosamente << E poi con oggi, non sento Jack e Lily da tre giorni... ed ora leggeranno quell'articolo, oppure si sentiranno dire, che il loro padre è un violento che picchia le donne! >> Aveva parlato nervosamente, gli occhi erano lucidi ma non certo a causa dell'alcol... la timbrica della sua voce era bassa e collerica...aveva la mascella contratta ed pugni più serrati che mai.  Adesso ne capivo il motivo e non potevo biasimarlo...però...però forse potevo aiutarlo!

<< Ma se vuoi posso parlare ai giornalisti, posso dire che tu eri qua ieri, qua con me! Dirò loro perchè sei qui, non importa se scriveranno di me... così si risolverebbe tutto! >>

Mi sembrava perfetta come soluzione, ma lui prese un lungo respiro, facendo cenno di no con il capo << No...non servirebbe, alimenterebbe ancor di più questa storia o ne creerebbe altre. Tieni bene a mente una cosa Beatrice: loro vivono di questo, si aggrappano ad ogni parola che possa essere anche solo minimamente fraintesa e su quella costruiscono storie. Non serve parlare ai giornalisti in questi casi...con i giornalisti la cosa migliore da fare, è dire il meno possibile. Ricordalo bene: il meno possibile. Si può parlare di cose formali...dei film, della carriera, ma nel momento in cui si entra nel genere scandalistico ,alcuni darebbero la madre ad un pescecane pur di ottenere uno scoop, dato che quelli sono gli articoli che fanno vendere di più . Perciò è meglio non dire nulla.>>

Capivo bene il perchè del cellulare spaccato, delle nocche tagliate...la rabbia che aveva invaso lui ora la sentivo crescere dentro di me. Avrei voluto aiutarlo in qualche modo, ma come aveva già detto, non c'era praticamente soluzione e questo mi mandava in bestia. Però dovevo mostrarmi calma, non l'avrei certo potuto aiutare agitandomi!

<< Nessuno crederà che tu abbia fatto una cosa del genere.>>

<< E perchè non dovrebbero crederci?>>

<< Perchè è ovvio che non sei così!>>

<< Per chi non mi conosce non è poi così ovvio.>>

<< Chiunque ha un paio d'occhi può costatarlo... Tu che picchi una donna? MADDAI!...Te l'ho visto fare in
Donnie Brasco e nonostante le tue indubbie doti di attore, devo dire che ti è riuscito male...non sei capace di picchiare una donna per finta, figuriamoci se lo faresti mai sul serio! E poi... con la gente , con i tuoi fan sei sempre così gentile, non è che uno impazzisce da un giorno all'altro e si mette a picchiare le donne. No... la gente non ci crederà, non sei il tipo. Ma poi per quale motivo avresti dovuto picchiare una donna sconosciuta? Non ha alcun senso, chi ha un minimo di logica lo capirà... e chi non lo capisce, pietà di lui, significa che è stupido!!....e poi Johnny io so che hai un'immagine pubblica da difendere, ma non puoi sacrificare la tua serenità per quell'immagine... soprattutto in casi come questi dove non hai alcuna responsabilità ed è tutto dovuto alla follia  e alle bugie degli altri. No seriamente, pensa a te stesso, non farti del male per favore!>>

Mi fissò un attimo con un'intensità  e dolcezza disarmanti, mi prese una mano e ne accarezzò lentamente il dorso con il pollice osservandola pensieroso. Rimase per un po’ così e poi mi si rivolse serio : << Mi dispiace per prima, non volevo prendermela con te...>>

<< Lo so Johnny.>>

Il discorso era chiuso. Guardò il pavimento << ...credo che domani dovrò comprare un cellulare...>>







Buogiorno o buonasera meravigliose creature!!! ^.^

Come avrete già notato leggendo il capitolo, la mia vena tragica si è fatta risentire! ù___ù

 Si sono appena risolti i casini di Bea ed io che faccio?? Incasino Johnny!


Ho riflettuto a lungo ed ho concluso che nella mia mente deve esserci qualche circuito guasto...!! però vi giuro che voglio bene ai protagonisti di questa storia anche se a giudicare dalla quantità di tragedie che sto lanciando loro addosso si potrebbe pensare il contrario... o.O  

Facciamo un sondaggio: quanto mi detestate da 1 a 10??


a) da 1 a 5
b) da 5 a 10
c) 10 non basta!

Invia un sms al 9018371417491sbjdbjfjf!! con scritto a, b, oppure c e potrai vincere una bomba Moltov da lanciare contro la scrittrice di questa fanfiction!!


Ad ogni modo a mia discolpa posso dichiarare che:

Dovevo inserire anche quest'altra sfumatura caratteriale di Johnny perchè ne risultasse un'immagine realistica.

 Si sa che non ama la stampa  e si sa anche che pur non essendo un alcolizzato non disdegna il vino. 


L'ispirazione per questo capitolo mi è stata data da un articolo uscito tempo fa e che mi aveva lasciata sgomenta per la sua assurdità.

 Nel suddetto articolo si parlava appunto di Johnny Depp che aveva ordinato alle sua guardie del corpo di picchiare una donna disabile che lo importunava. Ovviamente poi la cosa è stata smentita ed in effetti non è nemmeno chiaro se questa fantomatica donna esiste o no. L'articolo è questo (1)

Comunque diciamo che ho "romanzato" questa cosa anche perchè credo che sia uno degli esempi più lampanti delle cavolate che sparano i giornalisti.

A proposito, l'altro giorno mi è preso un colpo per la (fortunatamente)  falsa notizia della morte di Johnny ( presto ragazze, facciamo gli scongiuri, tocchiamo ferro e appendiamoci una collana di peperoncini al collo!!!! ) ....sono matti!! Voi l'avete sentita????Ma dico si fa così????  ò.ò

Coooomuque ora la smetto di delirare....

Anzi no, un'ultima importantissima cosa:

Voglio ringraziare ancora una volta tutte le persone che leggono\seguono\commentano questa storia...sappiate che vi stimo: SIETE DAVVERO CORAGGIOSE!! :D

Grazie per aver inserito il racconto tra i preferiti\ricordati\seguiti.....sono tanto onorata! ^.^

Detto questo vi mando un bacione e.....Johnny sia con voi!ahahahah!



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Capitolo 21
*** XX. A cuore aperto ***


 

XX. A cuore aperto



Quando vidi che Johnny si era un pò calmato, lo lasciai solo nel camper, non perché volessi allontanarmi da lui, ma perché avvertivo che gli serviva un attimo di privacy per ricomporsi.

Dopo le scene di prima era piuttosto impacciato e dispiaciuto, non volevo si preoccupasse anche per me, per il modo in cui mi aveva trattata.

 Una volta fuori, continuai a spremere le miei meningi a lungo, avrei davvero voluto trovare una soluzione per lui, un modo per svergognare quei giornalisti bugiardi.

Ero davvero preoccupata, poiché tra non molte ore, sarebbe dovuto tornare a Londra e lavorare come se nulla fosse, ma era tutt’altro che sereno e sapevo che non sarebbe stata un’impresa facile per lui restare impassibile.

 Di certo la stampa lo avrebbe raggiunto sul set e riempito di domande…non dubitavo certo della capacità di Johnny di metterli a posto con le dovute risposte, ma il saperlo sottoposto a tanto stress mi innervosiva...anzi dire che mi "innervosiva" era un eufemismo, più corretto è dire che mi faceva proprio star male!

 Doveva affrontare la fine di un rapporto durato per anni, adattarsi ad una nuova vita nella quale non avrebbe visto i figli che tanto amava con la stessa frequenza di sempre.  Tutto questo lo lacerava e l’ultima cosa necessaria era quello stupido articolo!

Con tutti questi pensieri non riuscivo più a partecipare alla festa, così dopo un po’ mi defilai arrancando la scusa della stanchezza. Dopotutto era già tardi. Quando mi chiesero di Johnny, dissi che non si era sentito bene e allora Fatima come al solito, mi fece l’occhiolino e disse:

<< Se hai bisognio de aiuto per curarlo…chiamame!>> Le risposi con un sorrisetto fuggendo dalla sua euforia a passi veloci.


Entrai nel camper. Il cellulare non era più a terra, i pezzetti erano radunati sul piccolo tavolino estraibile della casa mobile, Johnny aveva anche tolto la bottiglia di vino da terra e pulito il tutto.


 Ora era a letto in posizione supina, con un braccio dietro la testa e l'altro che penzolava un pò dal materasso. Si era tolto la t-shirt ma indossava ancora canottiera e jeans, troppo stanco per mettere il pigiama, il suo petto si alzava e abbassava in modo regolare: dormiva.


Io in realtà non avevo affatto sonno, ma decisi comunque di spogliarmi e mettermi a letto. Torturai il cuscino, stropicciai le lenzuola fino all’inverosimile,  mi girai e rigirai un numero infinito di volte ed infine crollai.

 Era ancora notte fonda, quando fui svegliata da un urlo. Sobbalzai convinta di averlo sognato, ma non era così. Sentivo Johnny agitarsi nel letto sopra il mio...che stesse male?


Mi alzai e sbirciai sopra. Dormiva, ma stava sicuramente avendo un incubo. Mi arrampicai sopra la scaletta per osservarlo meglio. La finestra del camper, lasciava filtrare la luce dei faretti esterni, ed in penombra potevo veder piccole goccioline di sudore sulla sua fronte contratta. Johnny stava dicendo qualcosa di incomprensibile e continuava ad agitarsi.

Non sapevo se svegliarlo o tornarmene nel mio letto. Mi fece una gran tenerezza, potevo immaginare quali brutte immagini stessero attraversando i suoi sogni, non aveva certo avuto una bella serata. Ripensai alla sua rabbia di qualche ora prima, ai suoi occhi lucidi... Detestavo vederlo star male.

 Ero in ginocchio sul materasso accanto a lui, decisi di provare a parlargli senza svegliarlo, solitamente questa cosa funzionava con chi stava avendo un incubo.

Mi avvicinai al suo orecchio perchè mi sentisse e dissi piano:

<< Johnny...Stai sognando, non c'è niente di vero...stai sognando...>> Ma lui continuava ad agitarsi, vedevo le vene pulsare veloci sul suo collo,il respiro mozzarsi di tanto in tanto.

In un moto d'affetto passai la mano sulla sua guancia e poi le dita tra i suoi capelli,più e più volte, mentre a bassa voce gli ripetevo  che stava solo avendo un brutto sogno. Dopo un pò sembrò calmarsi, la sua espressione si rilassò...era talmente bello...!

 Era decisamente il momento di tornarmene nel mio letto, anche se a dir la verità sarei volentieri rimasta  lì dov'ero tutta la notte.

Gli feci un'ultima carezza e mentre stavo staccando la mano per andar via, la sua arrivò veloce a bloccarla.

Aprì gli occhi e balzò a sedere con uno scatto veloce.

Per i primi dieci secondi sembrò che stesse ancora dormendo, poi tornò alla realtà e con voce confusa mormorò << Beatrice...>> Accidenti  alla fine lo avevo svegliato.

Parlai a voce bassa, celando l'imbarazzo per essermi fatta trovare ad accarezzarlo mentre dormiva, ma probabilmente lui non se ne era reso conto. La mia mano l' aveva afferrata di riflesso, solo ora era davvero cosciente.

<< Non volevo svegliarti...ma hai lanciato un urlo, stavi avendo un incubo, così ho voluto controllare... Ora vado... Continua a dormire. >>

Ma non potevo andare, la sua mano destra non si staccava dalla mia, era serrata al punto da farmi male.

<< Si stavo avendo un incubo...accidenti mi dispiace d'aver urlato>> disse con una voce scossa ed impastata dal sonno.

<< Tranquillo è tutto ok...>>

Annuì e provò ad accennare un sorriso, ma venne fuori una piccola smorfia che lasciava trasparire tutta la sua tensione.

Mi sembrava strano stare a rassicurare Johnny, lui  così forte, così calmo... poi invece aveva questi lati vulnerabili che cercava in tutti i modi di nascondere, anche ora stava provando a sorridere, ma era chiaro ai miei occhi quanto invece avesse bisogno di lasciarsi andare ogni tanto, di smettere di recitare una parte e mostrarsi per come era, anche nelle sue debolezze.

Volevo abbracciarlo, stringerlo forte perchè capisse che non era necessario fingere...e in effetti non ci pensai due volte e lo abbracciai affondando il viso nella cavità fra il suo collo e la sua spalla.

 Lui all'inizio rimase teso, fermo, poi lo senti espirare e rilassarsi.

<< Sei ancora dentro il tuo incubo?>> mormorai, inebriata dall'odore della sua pelle.

<< No...sono dentro il tuo abbraccio.>> Mi rispose dolcemente in un orecchio, mentre i miei battiti raggiungevano la velocità della luce.
 
Oddio... avrei tanto voluto dirgli che lo amavo, avrei voluto che sapesse quanto intensamente tenevo a lui, nonostante tutto, nonostante fosse entrato da così poco nella mia vita...volevo proteggerlo da tutto; dagli incubi, dai malumori,dalla tristezza. Ma chi ero io per fare tutto ciò? Non ero nessuno.  Così, lo strinsi di più e basta. Poi finalmente ritrovai il dono della parola.

<< E' un buon segno che tu abbia degli incubi sai? Significa che il tuo cervello funziona.>> Scherzai e sentii che rideva piano<< Vuoi parlarmi del tuo sogno Johnny?>>

<< Non lo ricordo nemmeno chiaramente...no, meglio non parlarne, ho solo...solo immagini confuse.>>

<< Ok...>>

<< Ho un gran mal di testa...maledetto vino. Mi spiace averti svegliata. Davvero.>> nel dire questo si staccò per guardarmi in faccia << Che disastro... prima mi trovi in quello stato, ora mi faccio prendere dagli incubi. Da non crederci...>> sospirò << Non è questo che ci si aspetta da un uomo della mia età, non dovrei comportarmi così...dovrei essere razionale, invece è bastato un'articolo per farmi andare fuori di testa....Pensavo di aver acquisito più autocontrollo negli ultimi anni, di essere diventato migliore e invece mi sono ubriacato, me la sono presa con te, ti ho urlato contro ho cercato di spaventarti...che comportamento idiota e deludente!>>  Era così amareggiato mentre diceva queste parole, come se fosse disgustato da se stesso, non potevo sopportarlo.

<< Smettila di rimproverarti! Siamo tutti fragili Johnny, ognuno di noi cede in un modo o nell'altro, tutti cerchiamo un modo di dimenticare anche solo per un attimo  i problemi...Tu hai provato a farlo riempiendoti di vino,ma voglio chiederti un favore; la prossima volta che vedrai tutto nero, lascia perdere le bottiglie, non farti del male. Sò che non sono  nessuno per te, però sappi che per quanto poco io possa contare, la prossima volta avrai due scelte: distruggerti il fegato, oppure cercarmi... spero davvero che tu scelga la seconda.

 Sarò sempre pronta ad ascoltarti. Sempre. E per favore smettila di essere tanto in imbarazzo, non è successo niente di grave, anzi cominciavo ad aver paura di te sai? E non per il fatto che mi hai urlato contro, no, ma perchè cerchi di apparire sempre  tranquillo, ti chiudi in te stesso. Non ti fa bene questo.

Tutti esplodiamo prima o poi, è una necessità, e tutti abbiamo bisogno di appoggiarci a qualcuno. Capisco, che tu voglia proteggere le persone a te care da questo lato del tuo carattere, forse perchè hai paura di deluderle o di spaventarle, sappi però che io non sarò mai spaventata da te e non c'è niente che tu possa fare per deludermi perchè in questi pochi giorni ho conosciuto un'uomo talmente speciale che niente potrà farmi cambiare idea.

Cercami se dovessi aver bisogno, potrai urlarmi contro, sbraitare quanto ti pare, non mi farai paura...anzi se vuoi potremo urlare  insieme o magari prendere a pugni i muri in compagnia...! anche se visti gli effetti questa sarebbe una cosa da evitare...>> scherzai guardando le sue mani e i tagli che c'erano sopra,  << Il punto Johnny è questo: non rimanere solo con una bottiglia, è triste e non è quello che ti meriti, perchè sei una bella persona, sei bravo a stare vicino agli altri quando hanno bisogno e non è per niente giusto che tu te ne stia solo quando sei tu ad aver bisogno...scommetto che ci sono centinaia di persone pronte a starti accanto, tra quelle centinaia mettici pure questa insignificante "ragazzina" che hai conosciuto per caso.>>

Gli avevo parlato a cuore aperto, ma adesso avevo l'impressione di essere andata troppo oltre perchè

Johnny dopo avermi guardata per un millisecondo, distolse lo sguardo verso un punto indefinito nel vuoto. Non riuscivo a capire se le mie parole lo avessero infastidito, per questo rimasi oltremodo stupita quando dopo un lungo silenzio disse:


<< Mi hai detto cose così belle, che non so come rispondere...lo ammetto, per la prima volta sono io quello in imbarazzo.>> Tornò a guardarmi in faccia grattandosi la nuca  come faceva tutte le volte che non sapeva che dire. Poi aggiunse:

<< Chiariamo una cosa però: è vero, sei una ragazzina che ho conosciuto per caso, ma non sei affatto insignificante, di certo non per me!>>


Mi fece uno dei suoi sorrisi disarmanti, uno di quei sorrisi capaci di sciogliere l'antartico in un secondo, poi prese una ciocca dei miei capelli e ci giocherellò, lasciandosela scorrere tra le dita .Stava pensando a qualcosa...

<<  Devo essere sincero, in realtà una cosa del mio sogno me la ricordo...>> Lo fissai interrogativa << ...ti ho sentita. Ho sentito che mi dicevi che era un sogno. >>

<< Eri...già sveglio?>>

<< No. Ti sei intrufolata nel mio sogno. Strano vero?>>

<< Già...è strano...>> risposi mentre i miei neuroni andavano in tilt, ero certa che avrei avuto un infarto da lì a poco, non era facile in una sola volta sentirsi dire che per lui non ero insignificante, che ero entrata nel suo sogno e tutto questo mentre mi accarezzava i capelli con un dolcezza inaudita.

" Beatrice fuggi! Fuggi prima di svenirgli addosso, fuggi prima di cominciare a sbavare, hai appena fatto un discorso maturo e saggio, non ti puoi sciogliere in questo modo!"

Indietreggiai in direzione della scaletta, nel tentativo di tornare nel mio letto. << Ok...io ora, è meglio se ti lascio riposare...Ehmmm...Vuoi che ti prenda qualcosa Johnny? Un bicchiere d'acqua...un'aspirina. Non so...>>
Fece cenno di no con la testa.

<< Ok...>> misi un piede sul primo piolo.

<< Però mi piacerebbe che tu restassi qui ancora un pò.>>

Lo disse così piano che non fui sicura di ciò che avevo sentito. Lo osservai in silenzio, spiazzata. Il mio piano di fuga era fallito ... glielo avevo appena detto io che poteva chiedermi aiuto, adesso lui non voleva stare solo, voleva qualcuno accanto,ed io non potevo cercare scuse.

" Autocontrollo Bea..."

 Gattonai fino ad arrivargli accanto.

<< No, non resto qui un pò. >> Gli dissi dispettosa << Resto qui tutta la notte. Dai  ubriacone fammi spazio! >>

<< Ubriacone?! >>

<< Si hai sentito bene!>> Nel frattempo si era spostato liberando una porzione di letto.

Ok mi ero messa in trappola da sola...anche se in effetti come trappola non era niente male...anzi era la trappola migliore del mondo.

<< Ti avviso però, devo darti le spalle, io proprio non so' dormire sul lato destro...>> dissi mentre mi sistemavo vicino lui. Era una bugia, ma proprio non me la sentivo di stargli sdraiata accanto faccia a faccia, sarebbe stato chiedere troppo a me stessa.

<< Come vuoi...>> fece fissandomi con quel suo modo tipico che mi faceva sentire terribilmente scoperta, non mi riuscivano per niente bene le bugie con lui!

<< Vuoi che parliamo un pò? Tiiii....ehmm...ti racconto una barzelletta?>> chiesi con un sorrisetto nervoso , cercando di uscire dall'imbarazzo nel quale ero inesorabilmente  precipitata.

<< No, mi basta che tu stia qui... >> disse in un soffio.


Ignorai il mio cuore che andava a  mille, ignorai il cervello che continuava a chiedersi cosa diavolo stessi facendo lì sdraiata ...ignorai tutto. Mi accoccolai dandogli le spalle, cercando di non stargli troppo attaccata, ma lui si avvicinò abbracciandomi. Mi avvolse a se passandomi un braccio sopra.

Tastò il materasso << Mhhh...dov'è?>> stava cercando la mia mano. Gli sfiorai le dita incerta e lui le prese subito intrecciandole alle sue, le strinse.


<< Grazie...>> sussurrò mentre  sentivo il suo respiro sul mio collo.


Difficilmente sarei riuscita a dormire.

Mi posò un bacio su di una spalla ed ebbi l'impressione che la mia pelle avesse preso fuoco. Poi mi strinse ancora di più, avvolgendomi completamente a se.


Decisamente non sarei riuscita a dormire!


Johnny pov

 Che notte fu quella... che strana e bella notte. Ero stato sul punto di baciarla prima che il mio telefono suonasse. L'avevo interpretato come un segno del destino...bah forse era meglio così! Decisamente ubriacarmi in presenza di Beatrice non era stata una buona idea.

L'alcol, mi aveva prima fatto pensare che non  era affatto sbagliato desiderarla tanto, e poi quello stesso alcol mi aveva reso stronzo, l'avevo aggredita "non hai un cazzo di diritto!... torna alla tua festa ragazzina!".

Ma quale ragazzina? Oh no, non era una ragazzina, non lo era certo stata quando mi aveva tenuto testa! Le avevo sbraitato contro in maniera cattiva, perchè non sopportavo di esser visto in quello stato,di sembrare tanto vulnerabile, ma lei mi aveva rimesso al mio posto. Fiera: la testa alta, i suoi grandi occhi chiari privi di paura, decisi, sicuri.

 Avevo riso...riso come un folle, perchè ero spiazzato, ancora una volta.

 Dannazione io ero Johnny Depp, il ribelle, il dannato a detta di tutti, non me li ero certo affibbiati da solo quegli appellativi!

La gente in genere, non si metteva a ribattere quando ero in quello stato e le poche volte in cui qualcuno ci provava, difficilmente riusciva nell'intento di frenare i  miei deliri, il mio lato odioso e rabbioso feriva gli altri a tal punto, che la sola scelta logica sembrava quella di lasciarmi cuocere nel mio brodo e  andar via.
Nemmeno Vanessa restava. Lasciava che la sbronza mi distruggesse e poi, il giorno dopo, mi copriva di rimproveri per il mio atteggiamento irresponsabile.

Beh, certamente aveva ragione a farlo...anche se purtroppo negli ultimi anni, molto spesso era stata lei la causa delle mie sbronze.

 C'era una cosa che mi aveva sempre ferito, nei rimproveri di Vanessa: l'argomento principale con lei era "l'immagine", il fatto che  ero un personaggio celebre e che dunque avrei dovuto avere un atteggiamento consono.

 Erano state rarissime le volte in cui aveva chiesto il motivo di quei miei gesti, pensava solo ci trovassi gusto a fare il matto...le avevo spiegato che per me bere a volte , per quanto fosse dannatamente sbagliato, era
l'unica anestesia possibile, ma lei era convinta che non avessi alcun problema da anestetizzare:

" Perchè ti ostini a fare il ribelle?  Sono passati i tempi della tua giovinezza problematica! Cosa hai da lamentarti ora? Cosa ti manca?!"

Mi sentivo uno schifo quando diceva così...Già, cosa mi mancava? Come potevo dirle che mi mancava di amare? Che mi mancava la Vanessa, che era stata la mia donna e la mia amica e che negli anni, era  invece diventata una sconosciuta, interessata a tutto tranne che a noi due?

Era questo che avevo sognato quella notte: i suoi rimproveri, il suo sguardo disgustato e risentito, che mi faceva detestare me stesso ...ma mentre ero la, negli abissi della mia mente, a litigare ancora una volta con lei, improvvisamente avevo visto la sua bocca muoversi ma avevo smesso di sentirne i suoni e nell'aria era arrivata la voce di Beatrice.

 Era entrata nel mio sogno: c'era qualcosa di magico in questo, era da molto tempo che non sentivo una persona così profondamente vicina.

Mi ero sentito molto stupido dopo, quando le avevo chiesto di restare, ma desideravo prolungare quella sensazione, era così bello sentire di essere capito senza il bisogno di spiegare...era così strano provare di nuovo una tale sintonia con qualcuno!

Con i suoi discorsi aveva centrato il punto, capito appieno il mio stato d'animo. Ma per la prima volta il fatto di essere così scoperto non mi aveva dato fastidio, anzi mi aveva fatto sentire bene, stranamente più leggero.

Di certo gli amici non mi mancavano , avevo la fortuna di conoscere molte persone sensibili ed intelligenti, persone che viaggiavano sulla mia  stessa lunghezza d'onda, eppure difficilmente mi lasciavo andare. Volevo sempre mostrarmi forte, con mia madre, mio fratello, Tim...con tutti ero lo stesso Johnny, un pò strambo eppure una persona stabile, capace di fare spallucce a passare oltre i problemi. Io ero quello che sul set faceva scherzi a tutti, quello che piombava a casa di mia madre all'improvviso magari vestito in qualche strano modo, solo per  ridere un pò, quel Johnny sopra le righe capace di invitare Marilyn Manson ad animare la festa di complenno del figlio o di andarsene in giro con una maglietta di di Justin Bieber solo per far felice Lily, quello che nel tempo libero si aggirava per le spiaggie con un romanzo in mano o che magari si metteva a dipingere nel suo studio.

Ed in effetti io ero così.

Sapevo però che il vecchio Johnny , quello che per non pensare ai problemi, per riuscire a dormire la notte e a superare le giornate, finiva per stordirsi e avvelenarsi, purtroppo quel vecchio stupido Johnny esisteva ancora e non volevo assolutamente che qualcuno se ne accorgesse. Perciò , con i miei amici scherzavo e costruivo sogni, ma non lasciavo mai cadere del tutto la mia maschera, non permettevo che mi vedessero debole o adirato e di certo non chiedevo aiuto!


Ma questa ragazzina non aveva atteso richieste, aveva capito e basta. Per la prima volta dopo tanto tempo, la paura di mostrarmi vulnerabile era scomparsa, le avevo chiesto di restare e l'avevo stretta forte, scoprendo così che la sua semplice presenza aveva il potere di dileguare le mie angoscie, trasformando ogni pensiero più nero in qualcosa di diverso, di vivo, di colorato.

Sarei un bugiardo se affermassi di non aver avuto pensieri impuri quella notte. Quando l’avevo abbracciata lei si era un po’ irrigidita , avevo sentito il suo cuore aumentare i battiti e avevo desiderato che accelerassero ancor di più sotto l’effetto dei miei baci, delle mie carezze. Mi sentivo bruciare per la voglia che avevo di lei... la voglia di sentirla vicina in ogni modo possibile.

Ma non avevo osato far nulla, avevo tenuto a freno e mani, la bocca ed i pensieri.
Perchè? Per egoismo.


Desideravo poterle telefonare nei mesi a seguire, rivederla per provare ancora la sensazione di pace, che riusciva a darmi.

Io volevo tutto: volevo evitare di lasciare definitivamente Vanessa, provare per l'ennesima volta a salvare la nostra famiglia e al contempo non volevo rinunciare all'affetto ed al calore di questa ragazzina,che non si era lasciata spaventare dalla mia furia ed era stata  capace di andare oltre i miei vizi, i miei incubi e miei casini...

Sapevo che l'unico modo per riuscire a tenerla nella mia vita, era non oltrepassare quella linea sottile, che mi permetteva di definirmi suo amico.

 Così , ero rimasto per un pò ad ascoltare il suo respiro, stringendo le sue dita sottili tra le mie... poi avevo dormito profondamente, come non facevo da tempo. Nessun altro incubo quella notte, solo un lungo abbraccio.



 

OK ragazze : sono consapevole che questo capitolo è deludente..... Yes, I know! ù.ù

                                                                                                                                                                                 
E' breve ,monotono e triste. MOTIVO??? non lo so...posso solo azzardare delle ipotesi... MMMMMhhhhhh.....vediamo.... = ,= ?
                                                                                                                                                                                   


Sarà  l'autunno??? Sarà che il mio computer fa i capricci  e mi fa imbestialire???  ò.ò Sarà la mia bradipo/connessione??! T.T

 Sarà quel che sarà...( sè vabbè ci manca solo che io mi metta a cantare " che serà serààà whenever will be will beeeeeee!!!... " ù_ù' ) fatto sta che questo capitolo è così!


E VOI GIUSTAMENTE DIRETE: CHE COSA ACCIDENTI LO PUBBLICHI A FARE SE FA TANTO SCHIFOOOO???!! ò.ò

Legittima, leggittimissima domanda care donzelle! Ma che dire??  Mi rimetto al vostro buon cuoreeee non ammutinatevi vi prego!!! XD



 In realtà per evitare stati depressivi avevo deciso di continuarlo, ma dal momento che la seconda parte non l'ho ancora finita ed è da un pò che non pubblico ho pensato di pubblicare questa....

 HO FATTO MALE???!!!! Boh! 


Vabbè ora che ho finito di fare la simpaticona, direi che posso mandare un grosso bacio a tutte voi . Vi ringrazio di essere passate a leggere! :)

Smaaaaaaaacckkkkkk :*

La vostra Rory in versione autunnale e con un indegno computer quasi in fumo!!!


ps. attendo le recensioni eh!! XD

ps di ps: a coloro i quali si stessero chiedendo : "riusciranno i nostri eroi e darsi una mossa prima o poi?!",  suggerisco di attendere solo un paio di capitoli :)


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Capitolo 22
*** XXI. Un giorno di ordinaria follia ***



Piccolo avviso: ho provato a ripubblicare più volte il capitolo, per un qualche motivo il sito non fa entrare il testo per bene nella schermata e bisogna scorrere da sinistra a destra per leggere le frasi per intero.
Non so se anche voi lo vedrete così, spero di no perchè è una seccatura, ma se doveste avere questo problema, l'unica soluzione è premere "ctrl" e contemporaneamente "-" un paio di volte, questo rimpicciolirà l'intera pagina ma almeno vi permetterà di leggere in santa pace.
fatemi sapere se ci sono problemi!
Uffaaaaaa!!!maledetto html!!!

Un giorno di ordinaria follia


Aprii le palpebre lentamente, senza riuscire a distinguere nulla, il camper era pieno di luce ed i miei occhi non si erano ancora abituati al giorno. Mi sentivo felice...quando finalmente le mie pupille si adattarono alla

luce mi fu chiaro il perchè di quella sensazione.

A pochi centimetri dal mio naso, le inconfondibili labbra di Johnny stavano sorridendo. Misi a fuoco e mi spostai suoi suoi occhi , era sveglio e mi osservava.

<< Buongiorno...>> mi disse piano, mentre io realizzavo di essermi voltata durante la notte e di stargli praticamente spalmata addosso.

 

La mia mano sinistra, si era inspiegabilmente intrufolata sotto la sua canottiera, cercando un contatto diretto con la pelle del suo torace e la mia gamba tanto per non essere da meno, aveva deciso di avvinghiarsi a lui tipo koala assatanato. Insomma se mi avessero tolto il materasso da sotto, non me ne sarei minimamente accorta, dato che LUI era diventato il mio materasso...e che materasso!Altro che eminflex, foppapedretti  e memory form, non esisteva al mondo nulla di più ergonomico,  se avessero prodotto con lo stampino letti di quel genere, ogni donna sulla faccia della terra avrebbe deciso di poltrire in eterno e amen!

 Improvvisamente sentivo un gran caldo!

Sembrò quasi avesse letto nella mia mente, perchè mi si rivolse divertito << Non avevi detto di non riuscire a dormire sul lato destro?>>

Si glielo avevo detto, ed era una grossa balla.

" Mmmhhhh...fammi pensare questa è la figura di merda numero 949878478618148873 bis vero??!"


Mi staccai bruscamente , con la stessa  grazia di chi è stato punto sul sedere da una vespa , e balbettai:

<< Ehhmmmm....ma..ma che c'entra!!...durante il sonno mi  muovo...mi giro, mica sono una statua!!>> la mia voce era risultata stridula e isterica ed ero certa di avere dei capelli modello porcospino caduto da una rupe, così per darmi un contegno aggiunsi << Buongiorno comunque...>>

Manco a dirlo Johnny scoppiò a ridere.

" Ok datemi una parrucca verde, un fiore che spruzza acqua ed un naso a pomodoro: ho scoperto la mia vocazione e domani mi unirò ad una compagnia circense diretta in Nicaragua... "

<< Credo che ci daranno un premio! Probabilmente siamo le  uniche due persone al mondo  capaci di dormire in due , su un minuscolo letto singolo di un camper, occupandone solo la metà!>> esclamò divertito.

Beh una cosa era certa : se il mio lato "clownesco" era capace di farlo ridere il quel modo avrei accettato di buon grado di fare concorrenza al Chrusty il Clown!

<< Ma tu perchè non mi hai svegliata o spostata dato che ti stavo addosso?!>> feci avvampando sempre di più.

<< Perchè volevo aggiudicarmi il premio...ovvio! >>  disse ironico.<< Ma devo ammettere che pesi...è stata una grande...grandissima sofferenza!>> aggiunse con tono teatrale.

 Lo guardai storto, anche se in effetti ridevo sotto i baffi.

 <<  Oh poverino, che enorme fardello hai dovuto reggere! Comunque congratulazioni, il premio te lo sei aggiudicato, e consiste esattamente nel liberarti all'istante di questa PESANTISSIMA ragazza...Perciò vado a fare una doccia!>> feci sarcastica , fiondandomi velocemente verso la scaletta del letto al castello, ma quel maledetto aveva i riflessi troppo veloci, o forse io ero troppo lenta dato che non ero  ancora del tutto sveglia; mi afferrò per la vita e gli caddi di nuovo sopra, sta volta di schiena...evidentemente non gli dispiaceva affatto avere il mio peso addosso!

<< Ehy ehy ehy , non si scappa così dai letti... e non si da così il buongiorno!>>

Ok, era ovvio che si era ripreso alla grande dalla sbronza, era allegro e sembrava aver una gran voglia di scherzare....ed una grandissima dannata voglia di farmi morire d'infarto!

<< E come si da il buongiorno?!>>

Mi stampò un bacio sulla fronte, mi scompigliò del tutto i capelli mentre io protestavo inutilmente. Poi indicò con l'indice la propria guancia e rimase in attesa che ricambiassi. Sbruffai e gli diedi un bacetto veloce, senza che i suoi occhi divertiti mi abbandonassero un solo istante.

<< Bene, direi che per il momento ti ho messa abbastanza in imbarazzo... >> concluse con una faccia da schiaffi << Vai ragazzina, è il momento buono per scappare!>> rise.

<< Scappare? SCAPPARE?! Eh no John Christofer Depp , questa è guerra!!>> gli sfilai velocemente il cuscino da sotto la testa, ebbi il tempo di verderlo sgranare gli occhi per la sopresa e poi..." SBAM!"  glielo tirai dritto in faccia. Lo sentii bofonchiare attraverso la spugna: << Ahyy...accidenti...MI HAI FATTO UN MALE CANE!>>

" Oddio! No, vi prego ditemi che non ho rotto il naso perfetto di Johnny Depp....oh mamma ditemi di no!!"

Si tolse il cuscino dalla faccia e se  la coprì con le mani << Ma porca....che dolore!>>

" Mi uccideranno, le sue fan mi uccideranno, mi prenderanno a scudisciate....e con tutta ragione!! Gliel'ho rotto davvero!Ho rotto il suo naso perfetto dalla forma perfetta sulla sua faccia perfetta!"

<< Johnny, scusa scusa!! Non credevo d'aver colpito così forte! Scusa! dai fammi vedere!>> lui continuava a lamentarsi, io tutta preoccupata cercai di spostargli le mani per vedere che razza di danno avevo causato, lui le tolse di scatto dalla faccia, urlando : << BOOOOHH!!!>>.

Saltai tre metri per lo spavento , mentre quel matto ricominciava a ridere. Alla fine trascinò anche me nel suo delirio, praticamente piangevo!

<< Ma sono proprio una scema! Dopotutto è un cuscino! Come ho potuto crederci?!COME?!>> dissi più a me stessa che a lui.

<< Sei una ragazzina credulona ecco la spiegazione!>>

<< Mi consola il fatto che c'è il voluto il miglior attore del secolo, per farmi ingoiare una simile boiata.>> dissi rassegnata

Lui finse di darsi una pacca sulla spalla da solo, mimando un'espressione esageratamente compiaciuta. Era un cartone animato.

<< Senti tu..ma com'è che appena sveglio sei così energico?>> chiesi terminando la frase con uno sbadiglio modello orso in letargo.

<< Non è sempre così , ma stanotte ho dormito bene... >>

<< Ma sei hai avuto una nottata d'inferno...!>> dissi stupita.

<< Ha presente gli acchiappasogni indiani, quelli rotondi pieni di piume?>> chiese di punto in bianco.

<< Ehhmmm, si.>> risposi cercando di capire dove sarebbe andato a parare, l'ennesima battuta di certo.

<< Sai a cosa servono?>>

<< Beh non ci vuole un genio: un acchiappasogni acchiappa i sogni e scaccia via gli incubi >>

<< Brava. Ecco, tu funzioni esattamente così... è per questo che ho dormito tanto bene. Sei il mio acchiappasogni. >>

Sorriso dolcissimo con conseguente tachicardia da parte mia.

<< Senti Johnny, sono sveglia da cinque minuti e tu  mi hai già presa in giro, messa in imbarazzo, fatto prendere uno spavento ed ora te ne esci così?...beh direi che per oggi posso fare a meno del caffè, però non posso fare a meno di una doccia, puzzo di carne alla brace!>> gli feci una linguaccia e sta volta filai via sul serio , lasciandolo là a ridere di me.


Entrai nel piccolo bagno del camper  e mi fissai allo specchio. Mi ero sbagliata, i miei capelli non somigliavano ad un porcospino caduto da una rupe, ma ad un'intera famiglia di porcospini sterminati da una scossa elettrica di 3000 volt! In fondo però, non me ne fregava nulla, Johnny mi aveva appena detto che ero il SUO acchiappasogni...sorrisi come un'ebete al mio stesso riflesso.

<< Ragazzina?>> lo sentii chiamare da dietro la porta.

<< SI?>>

<< Posso mettere la mia scheda nel tuo cellulare? Il mio è a pezzi e devo fare un pò di telefonate...>>

<< Si  si, fa pure!>>

 

Entrai sotto il getto d'acqua e dopo una doccia breve , ma comunque rigenerante, mi avvolsi in un asciugamano ed uscii dal minuscolo box . Johnny era fuori a fare le sue telefonate. Mi vestii e mi sdraiai di nuovo sul letto fissando il soffitto e aspettando che mi comunicasse i suoi programmi per la giornata.


" Una cosa certa, è che tra i suoi programmi, ci sarà sicuramente un volo diretto a Londra... " pensai con un nodo allo stomaco.

Quando rientrò mi venne accanto e mi porse il cellulare. La mia faccia doveva essere tutt'altro che allegra perchè mi chiese << Stai male?>>

<< No..no. Sei riuscito a telefonare?>> domanda inutile...ovvio che era riuscito a  telefonare , altrimenti che cosa mai aveva fatto fuori nell'ultima mezz'ora?!

<< Si, ho chiamato Christie, ha bestemmiato in aramaico  perchè è da ieri che prova a contattarmi.>> disse rigirandosi tra le dita il suo anello a teschio << Purtroppo non è riuscita ad impedire l'uscita dell'articolo.>> sbruffò << Fa niente...Mi intervisteranno e smentirò come ogni santa volta.>>

<< Mi dispiace Johnny.>>

<< Dai non fare quella faccia preoccupata, non ho intenzione di ubriacarmi di nuovo>> sorrise. << Cambiando discorso...Ho telefonato a Londra, e a quanto pare posso prendermela comoda, perchè per ora c'è mal tempo ed il documentario è in standby . Io dovevo partecipare ad alcune riprese all'aperto ma sono state rimandate. Li richiamerò di nuovo più tardi, per sapere quanti giorni salteranno di preciso...>>fece una pausa, poi s'illuminò << ...comunque la cosa più importante è che finalmente  ho parlato con Lily e Jack, la telefonata è stata breve perchè stavano partendo per una gita...Comunque tutto apposto, non ne sanno niente delle ultime notizie...>> si toccò il mento pensieroso << Se rimandano le riprese di almeno un paio di giorni credo che andrò in Francia. >> concluse parlando più a se stesso che a me.

<< Beh speriamo che saltino allora!>> dissi sinceramente rincuorata per lui. Finalmente Vanessa s'era decisa a rispondere alle telefonate, deus gratias! << Quindi che hai intenzione  di fare? Vuoi andare a prenotare il volo per la Francia adesso?>>

Scosse la testa << Per il momento sono bloccato, fino al pomeriggio non sapranno dirmi se le riprese salteranno solo domani o anche qualche altro giorno, partire per la Francia ora non avrebbe senso, rischio di arrivare là per pranzo e dover ripartire domattina e dato che i bambini sono in gita non li vedrei...Perciò, dal momento che non ho una gran voglia di tornare a Londra...>>

Fece spallucce mentre il mio cuore ballava il boogie boogie

<< ...Credo che rimarrò qui, ti accompagnerò in aeroporto e poi girerò un pò per Roma e...che ne sò comprerò un cellulare e visiterò qualche museo... Ma per il momento che ne dici di andar a fare colazione? O preferisci controllare subito gli orari delle partenze per il tuo volo?>>

Il mio cuore smise di ballare il boogie boogie...

<< Mi stai dicendo che non ne puoi più di avermi intorno Johnny?>>

<< No, perchè lo pensi?>>

<< Beh hai menzionato  voli e aeroporti già due volte in cinque secondi..>>

<< Sei completamente fuoristrada...>> fece con una faccia serissima << E' solo che...insomma...qui hai risolto tutto e magari hai voglia di tornare a casa...non so..Perchè dovresti voler rimanere a Roma con me?>>


Lo osservai dubbiosa, non mi convinceva quella risposta << Ok...capita l'antifona, prenoto subito il volo e mi tolgo dalle scatole.>>

<< Sei proprio viziata e dispettosa...tu vuoi che te lo chieda! Hai deciso che devo chiedertelo non è vero?!>> mi fissò con aria inquisitrice.

<< Chiedere cosa?>> risposi con finto candore.

<< Chiederti di restare.>>

<< No no... davvero, ora volo via!>> feci mimando con le mani il volo di una colomba << Oramai ho deciso che me ne vado e ti lascio in pace!>> continuai fingendomi offesa.

<< Va bene te lo chiedo.>>

<< Oh ma tu sei fissato...ti ho detto che non serve a nient...>>

<< Resta qui a Roma con me oggi Beatrice...Resta.  >> Il maledetto aveva appena sfoderato due esageratissimi occhioni da cucciolo con sorrisetto sghembo finale: una combinazione micidiale!

<< Così non vale! Non mi puoi fare quella faccia!ufff....>>

<< Faccio una doccia e andiamo  a fare colazione! >> proclamò con aria vittoriosa...quello che non sapeva era che ero io ad aver vinto un altro giorno con lui.


Un quarto d'ora dopo, io ed un Johnny dalla bellezza solare, con addosso  una maglietta a righe gialle e marroni, i suoi jeans strappati da cattivo ragazzo e completo di cappello e collanine, stavamo facendo colazione in una bar della zona.

Dopo due cioccolatosissimi cornetti chiamammo un  taxy pur non  avendo la benchè minima idea di dove andare.

<< Dunque Beatrice dove si va?>>

<< E che ne so io!>>

<< Come che ne sai? Tu sei italiana, devi farmi da guida!>>

<< Sono una turista esattamente come te oggi, non sono mai stata prima a Roma...>> feci spallucce.

<< D'accordo allora faccio da guida io,però solo ad una condizione...>> non mi piaceva l'espressione furbetta che si era materializzata sul suo viso.

<< Mmmhhhh e quale sarebbe questa condizione?!>>

<< Che tu faccia la turista in tutti i sensi. Oggi non devi proferire una sola parola in italiano ,nè per chiedere informazioni nè per nessun altro motivo, devi fare la mia stessa fatica!>>

<< Ma non ha senso!>>

<< E'  proprio questo il punto!>> sorrise.

<< Ho capito Johnny, oggi si fanno cose sensa senso...mi piace!>>

<< Se trasgredisci alla regola sono guai eh!>>

Alzai la mano destra come se stessi giurando << Non trasgredirò!>>

Era stata una pessima idea fare quel patto, perchè non appena arrivò il taxy e vi montammo su, fu tutto un delirio!

Johnny cercò di chiedere al conducente quali posti ci consigliava di visitare. Premessa: il conducente era un tunisino che parlava uno strano italiano/romano e non capiva un H d'inglese.

<< Please, could suggest a nice place to visit?>>

Ovviamente il tassista lo guardò con gli occhi a punto interrogativo e l'espressione da "ma mi prendi per il culo?".

<< A nice place...her in Rome.Tourist, we are tourist... we want to visit the must nices places in  Rome! >> continuava a dire Johnny scandendo bene le parole,ma quello  naturalmente continuava  a guardarlo confuso. Poi ad un certo punto lo sentii rispondere:

<< Certo, Roma, qui tu essere a Roma! Dove tu pensava di essere? Questa essere Roma!>>

Quasi mi strozzai con la mia stessa saliva. Esilarante!

<< E dai ragazzina aiutami!>> mi tirò una gomitata.

<< Ma tu hai detto che non devo parlare in italiano! >>

<< E infatti non devi, aiutami in un'altra lingua!>>

Tirai fuori dalla mia borsa la mappa di Roma ,che avevo comprato il giorno in cui eravamo andati  a mare, la mostrai al tassita ed indicai il mercato di Porta Portese esclamando << Here!>> fece un cenno d'assenso e partì.

<< Ehy hai barato!>>

<< Non è vero, e poi di quel passo non saremmo più partiti...dai andiamo a visitare il mercato, è famoso sai?>>

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 Quando arrivammo mi sembrò di trovarmi nella versione "spaghetti" di Portobello Road. Il mercato londinese era molto simile a quello romano, ma potevo senz’altro affermare di preferire quest’ultimo per diversi fattori:

Mi piacevano le voci degli ambulanti e le loro facce, alcuni sembravano dei gran furbacchioni pronti a venderti i tuoi stessi vestiti, altri invece sembravano usciti da un film di Fellini. E poi tutto l’ambiente circostante sapeva di antico, di vissuto... Inutile, nelle altre nazioni si potevano trovare cose divertenti, particolari,  ma solo in Italia si riscontrava quel genere di fascino che ti incuriosiva e ti metteva allegria allo stesso tempo.

C'era parecchia folla ed era facile confondersi tra la gente, difficilmente qualcuno ci avrebbe notati.Ci aggirammo per un pò incuriositi tra le bancarelle, c'era davvero di tutto, abiti assurdi, ambulanti che vendevano padelle, scarpe, cappelli eccetera eccetera, una marea di oggetti usati e le cianfrusaglie più inutili...c'era da perdersi!

Una piccola folla si era radunata intorno ad una bancarella, incuriositi ci avvinammo.

Un certo Mustafà, con un aggeggino per tagliare le verdure, faceva forme d'ogni genere e così ti ritrovavi davanti carote a spirale , zucchine "artistiche" e patate a cannolo... Mustafà non stava zitto un attimo:

 "...guarda che te fa Mustafà, la patata a rondella e questa la metti qua e la friggi e poi la zucchina ce metti dentro questo e te la fai ripiena guarda che bella , lo voi comprà? costa cinque euro perchè è tutta roba rubata fidate de Mustafà!"

Parlando a ruota libera continua a decimare intere popolazioni di ortaggi!

Ma dico io, vendendo l'affettatrice riusciva poi a recuperare i soldi che aveva speso in verdure? Mistero!

<< Altro che Edward mani di forbice Johnny, Tim il film doveva farlo su Mustafà l'affetta verdure!>> lo presi in giro ridendo

<< Non male come idea ragazzina, potrebbe diventare un sequel!Ti assicuro che Tim sarebbe capace di farci un film e lo farebbe pure diventare un capolavoro!>>

<< Non ne dubito affatto!>>


Continuammo a vagare incuriositi e ad un certo punto, tra le varie cose i miei occhietti estasiati caddero su di una Polaroid, una di quelle che sviluppano istantaneamente la foto scattata. Accidenti prima d'allora le avevo viste solo nei film! Doveva essere mia.

<< Guarda!>> dissi indicandogliela << Secondo te funziona?>>

Lui la prese e la esaminò << Sembra integra...ne avevo una un millennio fa, scattavo le foto ai clienti del Viper room. Questo però è un modello diverso....>>

Lo lasciai a parlare da solo e mi diressi verso l'ambulante , che se ne stava all'altro estremo della bancarella, per acquistare sia la macchina che il rullino adatto. Una mano si insinuò tra i miei capelli scompigliandoli.

<< Ehy ti sembra il modo?? Ci ho messo un pò prima di rendermi conto che stavo parlando da solo!>>

<< Senti vecchietto, non posso mica stare ad ascoltarti, ogni volta che ti perdi nei tuoi nostagici ricordi del passato!>> esclamai ridendogli in faccia mentre lui assumeva un'espressione indispettita.

<< Vecchietto?! VECCHIETTO?!!Ti faccio vedere io il vecchietto!>> lo vidi chinarsi e afferrarmi le gambe. Mi ritrovai a testa in giù, mentre lui simulando una voce da tragedia greca diceva << Rimangiati quello che hai detto o le conseguenze saranno inenarrabili!!>>

<< Ahahahaha! Smettila dai! Stiamo attirando l'attenzione!>> La gente intorno ci guardava quasi fossimo dei poveri matti e a me sembrava impossibile che nessuno di loro stesse riconoscendo Johnny, però dopotutto chi si sarebbe mai aspettato che un attore di Hollywood ricco sfondato, si aggirasse per Porta Portese tenendo sottosopra una ragazzetta sconosciuta?

<< No ragazzina, non importa se attiriamo l'attenzione rimangiati quello che hai detto o ti scarico sul  banco degli ortaggi!>> Disse dirigendosi verso alcune casse piene di pomodori.

<< Joooooo!! No dai torna indietro dobbiamo prendere la Polaroid,voglio comprarla!!>>

<< Sarebbe una spesa inutile, non avresti modo di utilizzarla dato che stai per lasciare questo mondo...>>

<< Ok dai ti chiedo scusa! Non sei un vecchietto!>>

<< Mhhhh, ripeti prego?>>

<< Non sei un vecchietto.>>

Mi mise giù e appena ebbi posato i piedi a terra continuai << Non sei un vecchietto però al posto tuo un lifting lo terrei in considerazione!!>> Esclamai ridendo, Johnny scattò verso di me nel tentativo di acchiapparmi di nuovo, io feci un balzo indietro per cercare di scansarlo. Risultato? Persi l'equilibrio e finii veramente tra i  pomodori.

Ora la situazione era questa: l'ambulante sbraitava, Johnny rideva senza prestarmi il minimo aiuto ( maledetto Depp!), la gente intorno era impegnata a fissare il mio sedere  che nella collisione aveva spiaccicato i pomodori e si era di conseguenza tinto di rosso ed io...beh io avevo appena fatto una delle più deleterie brutte figure delle mia vita ed ero certa che non l'avrei più dimenticata!

Ciliegina sulla torta? Mentre il mio "carissimo" compagno d'avventure, che in quel momento avrei volentieri annegato nel Tevere, se la rideva come un matto, io dovetti pagare l'intera cassa di pomodori all'ambulante, dal momento che essendovi finita dentro li avevo trasformati in salsa!

<< Smetti di ridere o ti picchio! Ma è possibile che con te devo sempre fare brutte figure? Ho pure dovuto fingere di non parlare italiano per non perdere la scommessa ...!Non hai idea di quante me ne ha dette l'ambulante in pochi minuti, ed io dovevo fare finta di niente!  Uffa guarda i miei jeans...  sono più piena di  pomodoro di una pizza margherita! >>

Finita la mia arringha, mi piazzai davanti a Johnny con le mani sui fianchi e l'espressione stizzita. In realtà stavo facendo di tutto per non ridere.

 Lui con gli occhi ancora lucidi per le risate mi prese la mano : << Dai, vieni con me Furia, poco fa ho visto qualcosa che fa al caso nostro...>>

<< Che cosa hai visto? Del basilico per completare la ricetta?!>> chiesi divertita, non ce la facevo proprio a fingermi arrabbiata con  lui.

<< Non serve il basilico, sei già appetitosa così!>> rispose beffardo, lanciandomi un'occhiata di traverso, dal canto mio gli diedi una piccola spinta per mandarlo metaforicamente a quel paese.

Arrivammo davanti una bancarella di abiti, e lui si mise ad osservare i vari indumenti. Entrò fra due file di vestiti appesi ed io lo seguii, era come stare in mezzo ad uno stretto corridoio.

<< Mhhhh...eppure era qua, l'ho visto passando...secondo me ti starebbe proprio bene...>>

<< Che vuoi fare Johnny?>>

<< Cogliere l'occasione per farti togliere quei jeans....>> rispose come se nulla fosse.

<< Coooosa?!>> esclamai alle sue spalle mentre lui continuava ad armeggiare.

Mi guardò un attimo, con un guizzò birichino negli occhi << Suvvia non fare quella faccia, non voleva essere una frase maliziosa ragazzina!>>

<< Oggi sei insopportabile, lo sai?>> feci continuando a seguirlo  e facendomi spazio tra la roba, era come stare tra una foresta di stoffa!

Si fermò e si voltò nella mia direzione, mi fissò, era pericolosamente vicino, indietreggiai di poco sprofondando nell'ammasso di indumenti appesi.

 << E se sono tanto insopportabile, allora come mai non riesci a smettere di ridere? >> Sussurrò. I suoi occhi divertiti non mi davano scampo.

<< Perchè con te, perfino finire dentro una cassa di pomodori è divertente. Rendi tutto divertente Johnny, che posso farci io? >>

Ecco, questo era uno di quei casi in cui, la mia timidezza non si attivava alla stessa velocità della mia lingua.

Eravamo lì, faccia a faccia, mi sentivo incredibilmente stupida per la frase appena detta ma lui mi spiazzò con la sua risposta.

 << Come farò senza il mio acchiappasogni?>> chiese con un sorriso.

Annullai la brevissima distanza che ci separava, con un piccolo passo, era come stare di fronte ad una potentissima calamita.  Mi sentivo così tremendamente piccola mentre lui  mi fissava con i suoi occhi profondi, irresistibili.

Mi posò le mani sui fianchi e rimase fermo così.

<< Non so proprio come farò!>> ribadì , senza che il sorriso abbandonasse la sua faccia.

<< Beh, tu sai dove trovarmi...>>


<< Ve posso essè utile?>> Disse una voce alle spalle di Johnny, ipnotizzata com'ero da lui, non mi ero accorta del commerciante, era come se fosse sbucato dal nulla.

Lo fissammo entrambi sorpresi, poi Johnny mi mollò , ed anche se quel giorno c'erano almeno trentotto gradi, mi mancò da morire il calore della sue mani sui miei fianchi.

<< Sorry, I looking for a dress, a green dress...>> cominciò a dire Johnny, ma quello lo zittì.

<< Ah ma siete turisti! Aspetta un momento che chiamo a mì moglie, che lei un pò d'englese ce capisce, prima stava in Germania...>> si voltò e si mise ad urlare:

 << AH GIOVANNA?! VIE' QUA, CHE C'E' SO'  DU STRANIERI E NON CE STO A CAPI' NNA MAZZA!>>

Io naturalmente tacevo fingendo di non capire, portando avanti il nostro gioco senza senso. Mi resi conto di quanto quel gioco fosse rischioso, quando ci trovammo di fronte una signora sulla quarantina e quando quest'ultima alla vista di Johnny sgranò gli occhi sorpresa.

<< Gianni? Ma sto signore non te pare che somiglia a quell'attore...quello che piace tanto a  Martina, quello la...il pirata comesichiama? >>

<< Johnny credo che ti abbia riconosciuto...>>

<< Gianni me stai a sentì? Il poster che c'ha Martina in stanza,  ce  l'hai presente? La c'ha il cappello, i capelli lunghi è tutto strambo...ma dalla faccia me pare lui...guardalo! >>

Il marito non le diede molta importanza e si allontanò dicendo << Certo perchè ora gli attori de "Ollivùùd" se vengono a vestì a Porta Portese! >>

La signora scoraggiata dal marito si limitò a fissarlo ancora un attimo, ma non chiese nient'altro.

Pochi minuti dopo ci allontanavamo dalla bancarella con un saccetto in mano dentro il quale stava un abitino verde, che Johnny aveva scelto per me, ignorando del tutto ogni mia protesta.

 Aveva anche comprato per se un cappello abbastanza anonimo ed una camicia a maniche lunghe  , per coprire i vari tatuaggi che potevano renderlo fin troppo riconoscibile, come ad esempio la scritta "Jack" che aveva sull'avambraccio e che tutti i fan del pirata Sparrow avrebbero facilmente potuto notare. Infine si era tolto le collanine che indossava e se le era messe in tasca.

<< Accidenti Johnny, morirai di caldo con quella camicia!>>

<< No ragazzina tranquilla. Magari fosse così anche a Los Angeles, la non perdo tempo a camuffarmi perchè tanto i paparazzi sono ovunque e sono allenati a riconoscerti. Ma qua in Italia per fortuna è differente. E' bello pensare che bastino una camicia ed un cappello diversi dal solito per essere lasciato in santa pace.>>

<< Beh..speriamo che bastino.>>

<< Basteranno non preoccuparti. C'è un bar lì, che ne dici se entriamo e chiediamo della toilette per cambiarci?>>

<< Io preferirei non cambiarmi.. >>

<< Non ti piace il vestito? Non è da boutique ma...>>

Lo interruppi << No, no, il vestito mi piace ma non è da me...Preferisco i miei jeans al pomodoro!>>

<< Niente storie.>> si limitò a dire trascinandomi dentro il bar.

Poco dopo uscii dalla toilette con addosso quel coso svolazzante...non ci ero abituata , ma dovevo ammettere che non era male come abito, semplice, molto femminile. Indubbiamente Johnny aveva gusto. Anche lui si era cambiato, mi squadrò dalla testa ai piedi, sembrava soddisfatto.

<< Sono ridicola...>>

<< Ridicola? Strano...il tuo concetto di ridicolo concide con il mio concetto di bello. >> rispose con il suo mezzo sorriso sgembo.

<< Diresti qualsiasi cosa pur di farti perdonare per avermi buttata dentro una cassa di pomodori, vero?!>> feci puntandogli l'indice contro il petto.

<< Diresti qualsiasi cosa pur di non accettare un complimento, vero?>> mi fece il verso.


Dentro i nostri inusuali abiti e muniti di bottigliette d'acqua per combattere l'afa, ricominciammo il  giro turistico. Io continuavo a guardarmi intorno alla ricerca di un regalo. Volevo avesse qualcosa che potesse ricordargli me, qualcosa di speciale. La soluzione arrivò quando vidi una ragazza con mille treccine, che creava dei ciondoli personalizzati.

Aveva delle placchette di metallo di forma rotonda o quadrata e su di queste incideva ciò che le veniva richiesto. Sapevo esattamente cosa fare incidere. Alla prima occasione buona sarei andata a darle istruzioni, ma dovevo prima distrarre Johnny, desideravo fosse una sorpresa.

L'occasione si presentò poco dopo, quando lui mi chiese nuovamente il mio cellulare per richiamare Londra. Approfittai del fatto che si era un pò allontanato, per spiegare velocemente alla ragazza  l'incisione da fare, le feci uno schizzo su della carta. Appena ebbi finito cercai Johnny con lo sguardo ma non lo vidi. SI era allontanato. Decisi di restare in quella zona aspettando che tornasse.

Il ciondolo fu pronto in poco tempo, dopotutto era molto semplice l'incisione che avevo scelto.

Johnny tornò nella mia direzione.

<< Ah eccoti ragazzina, stavo quasi per smarrirti tra la folla!>> mi restituì nuovamente il cellulare << Giuro è l'ultima volta che te lo rubo!>> fece stropicciandosi il pizzetto come faceva sempre.

<< Non è un problema, e poi oggi è domenica, dubito che troveremo un negozio di elettronica aperto...>>

<< Hai ragione, non  ci avevo pensato. Beh allora mi rimangio quello che ho detto, credo che te lo ruberò di nuovo.>>

Feci spallucce << Ti ho preso un pensierino Johnny!>> feci agitando una piccola busta.

<< Davvero? Anche io!>> rise lui mostrandomi una busta più grande.

<< Oh signore ti prego, fa che non sia un altro vestitino svolazzate e dai colori appariscenti!>> scherzai unendo le mani  e guardando il cielo.

<< Ehy guarda che quel vestito è perfettamente in tono con i tuoi occhi, razza di ingrata!>>  mi bacchettò sgranando gli occhi.

<< Si si certo... Fatto sta che ho paura di sapere cosa c'è li dentro! >> dissi indicando il suo sacchetto << Facciamo così, manteniamo un pò di mistero, è ora di pranzo, mangiamo da qualche parte e poi spacchettiamo questi misteriorsi regali. Così avrò tutto il tempo di fare ipotesi!>>

<< No.>> Rispose deciso.

<< No?!>>

<< Proprio così: No. Voglio saperlo adesso cosa mi hai preso, sono curioso....>> disse cercando di sbriciare dentro il sacchettino.

<< E poi sarei io la ragazzina?!>>

Alla fine si arrese. Girovagammo un pò ed alla fine trovammo una piccola trattoria dall'aspetto pittoresco,  non c'era molta gente e c'era la possibilità di mangiare in una piccola veranda all'aperto. Individuammo subito un tavolo in un angolo, e decidemmo di sederci e ordinare.

Mentre aspettavamo la prima portata gli strappai di mano la busta per scoprire cosa mi aveva preso.

<< Ehy ragazzina!Toccava prima a te!>>

<< Ora non più...>> dissi tirando fuori il contenuto << Ma mi hai preso la Polaroid! Me ne ero quasi dimenticata...Grazie Johnny!>>

<< Beh in realtà l'ho presa perchè sei l'unica persona a questo mondo che non mi ha ancora chiesto una foto ed un autografo...e stranamente mi è venuta voglia di chiedere io a te una foto ed un autografo!>> Fece ridendo.

<< Ti accontento subito!>> Ero seduta di fronte a lui mi alzai per andargli accanto << Ok, ora fammi gli occhi storti Johnny Depp!>>

<< Come?>>

<< Beh non vorrai una di quelle foto dal sorriso plastico! Scegli: o tiri fuori la lingua o fai gli occhi storti!>>

<< Stai annullando ogni mio residuo di serietà ragazzina...>> borbottò fingendosi contrariato.

<< Me la devi una foto ridicola, ti ricordo che per colpa tua sono finita con il sedere tra i pomodori!>>

<< Eh beh, quando hai ragione hai ragione!>>

Venne fuori uno scatto esilarante.

<< Molto artistica!>> commentò lui, mentre la agitava perchè l'immagine venisse fuori del tutto.

Io tornai ad esplorare la busta e tirai fuori il secondo regalo. Era il terzo volume della divina commedia; il Paradiso.

<< Visto? Ti ho comprato addirittura IL PARADISO, quanti altri ne sarebbero capaci?!>> Si accese una sigaretta.

<< Mhhhh? Il mio professore di letteratura?>> feci ironica.

<< Ah ma tu devi apprezzare il senso metaforico del mio regalo...!>> esclamo con fare altezzoso.

<< Lo apprezzo, non temere!>>

 << Sicuramente ne hai già una copia,ma questa è diversa e ti spiego subito il perchè... >> aspirò del fumo e lo cacciò via dalle narici. Cambiò tono e continuò dicendo: << L'ho visto  su una bancarella... dopo la bibbia è il libro più celebre del mondo, ci sono mille collegamenti che una persona può fare vedendolo... invece la mia testa lo ha collegato direttamente a te. Ecco perchè è diverso, perchè questa copia qui, mi è capitata sotto gli occhi senza che la cercassi, e mi ha parlato di te. >> inclinò la testa di lato fissandomi  << Ti ricordi cosa ti ho detto a Venezia, un secondo dopo averti conosciuta?>>

Fu come essere catapultata indietro di diversi mesi, ricordai il teatro, l'odore della sua sigaretta, quel sorriso che per la prima volta vedevo dal vivo...

" Sei la Beatrice di Dante?" mi aveva chiesto, stendendomi all'istante con il suo immenso fascino.

<< Certo che mi ricordo Johnny...>>

Ripensai al mio sfogo, a tutti i discorsi che avevamo fatto quella notte, a quando lui in macchina mi aveva detto " Tu non vuoi essere la guida del paradiso di Dante, cara Beatrice, piuttosto vorresti fare un giro tra i gironi dell’inferno, ma non ne hai il coraggio....", quante cose erano cambiate da allora!

<< Apri.>>

Lo feci. Nella prima di copertina c'era una scritta a penna:


A Beatrice che ha saputo attraversare l'inferno, senza perdere il suo sorriso di paradiso.
A Beatrice che arrossisce per un abbraccio , ma non si intimidisce affatto se le urli contro.
A una ragazzina che mi ha stupito, capito e catturato , in un tempo brevissimo.
Metti questo libro da qualche parte nella tua stanza , perchè possa ricordarti che dall' altro lato del mondo,  qualunque cosa accada, c'è qualcuno su cui puoi contare.

Johnny

In fondo alla pagina c'erano due numeri telefonici ed un indirizzo e-mail.


Alzai gli occhi su di lui che mi osservava in attesa di un commento, rigirandosi tra le dita il suo anello a forma di teschio, chiaro segno di un certo imbarazzo.

Erano belle le parole che mi aveva scritto, poche, semplici, ma c'era dentro tutto. Johnny non sapeva, che se avevo attraversato l'inferno senza perdere il sorriso, era stato in gran parte merito suo, così come non sapeva che SOLO i suoi abbracci riuscivano a farmi arrossire tanto, e mentre i miei occhi fissavano la più bella delle tre frasi  "ad una ragazzina che mi ha stupito, capito e catturato" l'unico pensiero che la mia mente elaborava era che sarei stata pronta a seguirlo dall'altra parte del mondo, se solo lui lo avesse voluto, perchè "il paradiso" non era lì tra le mie mani , tra quelle pagine, mi stava seduto di fronte  e profumava di tabacco e liquirizia.

Ruppe il mio silenzio con il suo solito umorismo : << Avrei potuto scriverlo su un pezzo di carta qualsiasi, ma trovo che solo la Divina Commedia sia un degno supporto per le mie frasi poetiche..e sopratutto per il mio indirizzo e-mail!>>

<< Grazie  Johnny...>> dissi sincera. Dopo l'ennesimo silenzio imbarazzante, anche io la buttai sulla battuta << Ma ti rendi conto che c'è gente che ucciderebbe per avere questi numeri di telefono?!>>

<< Uccidere no...pagare si. Ma conto che tu non ti faccia corrompere!>>

<< Fossi in te non ne sarei tanto sicuro...non so, con il denaro ricavato potrei comprarmi un'isola!>>

<< Ti presto la mia!>>

Fummo interrotti dalla cameriera che ci posò davanti due piatti fumanti di rigatoni alla parmigiana.

<< Allora, e il mio regalo quando me lo dai?>> chiese dopo un pò.

Mi decisi a tirare fuori il ciondolo. Avevo scelto la piastrina quadrata e sopra spiccava un'incisione e a forma di uncino ed un punto rosso. Era lo schema di una costellazione. (1) (2)

 Johnny lo guardò affascinato, io cominciai a spiegare.

<< C'era una ragazza poco fa al mercato che faceva queste piastrine personalizzate...così  le ho fatto realizzare questa. Però devo spiegarti che significa...>>

<< Muoio di curiosità.>>

<< Lo vedi questo punto rosso? Questa è la stella Antares. Fa parte della costellazione dello Scorpione, ma ha sempre suscitato curiosità in diverse culture per molti fattori. E' una delle stelle più grandi e luminose conosciute, ma la sua particolarità sta nel  colore, è una stella rossa, totalmente diversa dalle altre, impossibile da confondere con le altre. Ci sono circa mille e duecento stelle in questa costellazione, ma sono tutte azzurre, tutte uguali e al centro invece c'è questa gigante rossa...

Il suo colore dipende dal fatto che ha consumato tutto il suo  idrogeno ed ha imparato a brillare sfruttando tutti gli altri elementi. Insomma non si è spenta, si è reinventata diventando più grande e più luminosa di prima.

E' così distante, che anche se la vediamo chiaramente grazie alle sue grandi dimensioni, non si è ancora riuscito a stabilire quale siano le sue precise caratteristiche, insomma si mostra con facilità eppure non è facile collocarla in una categoria precisa ...è immersa in una nube che ne riflette e amplifica la luce, si mostra eppure rimane un mistero.

E poi Antares deriva dal greco e significa "opposto ad Ares". Ares era il dio della guerra e del disordine e corrisponde al pianeta Marte ed  in tutto lo spazio a noi visibile Marte è l'unico pianeta che ha lo stesso colore di  Antares, insomma sono due gemelli e due opposti...due anime.

Tu secondo me sei simile ad Antares per molte cose: per il modo in cui ti distingui, per come ti mostri senza mostrarti mai del tutto, per le due anime opposte...L'ho pensato fin dall'inizio, da quando ti ho conosciuto ho avuto l'impressione che tu fossi un pianeta a parte, e poi oggi ho capito, sei come Antares.

Credo che tu possa reinventarti all'infinito e crescere sempre più ,sia come artista che come persona.Credo che tu abbia un'energia inesauribile Johnny. E allora eccoti il tuo ciondolo, spero ti porti fortuna e magari qualche sorriso ricordandoti questa matta, che è riuscita a trovare somiglianze tra te ed una stella rossa. >>

Glielo porsi sorridendo.

<< Accidenti...>> fu l'unica cosa che disse fissando il ciondolo.

<< Riesco ad essere noiosa lo so!>> scherzai << Ma insomma senza una dovuta spiegazione avresti solo visto una placchetta di  metalllo con un punto rosso ed un'incisione e forma d'uncino! Ah ecco stavo quasi dimenticando l'altra coincidenza, Antares forma un uncino, niente di più adatto per un pirata direi!>>

<< Il mio regalo è uno schifo in confronto a questo!>> esclamò << Sono senza parole ragazzina.... anche se credo che tu mi abbia sopravvalutato!>>

<< Sei proprio scemo.>> feci scuotendo la testa.

<< Me lo metto subito...>> se lo infilò al collo.

<< Quindi è entrato a far parte della tua collezione di collane?>>

<< No,non fa parte della mia collezione, questo è unico nel suo genere.Non credo che me lo toglierò più! >> sorrise << Com'è che sai tutte queste cose sulle stelle?>>

<< A Carlo un Natale i suoi nonni hanno regalato un cannocchiale...lo teneva nella sua stanza quasi fosse un oggetto decorativo, una sera ci ho guardato dentro ed è stata la fine! Ho cominciato ad interessarmi di astronomia...è bellissimo osservare i pianeti,le stelle... conoscerne i nomi. Specialmente nelle notti d'estate mi capita di passare intere ore alla finestra...>>

Continuammo a chiacchierare di mille cose, di stelle, di musica, delle nostre abitudini.

Restammo seduti per un' ora buona dopo la fine del pranzo. I proprietari del locale non fecero problemi, anche se la cameriera continuava a venire al nostro tavolo per mille ragioni diverse ed improbabili . Alla milleunesima volta  si rivolse a Johnny.

<< Ho creduto di avere le visioni...ma non posso sbagliarmi! Tu sei Johnny Depp, vero?>> Disse tutta emozionata, mangiandoselo con gli occhi, come del resto aveva fatto dal momento in cui eravamo entrati.

Lui le sorrise  e la ragazza sembrò quasi stesse per svenirgli davanti... non c'era da biasimarla!

Nei minuti successivi fu tutto un complimentarsi per i suoi film e per la sua bellezza. Johnny rispondeva con una delle poche parole che conosceva della nostra lingua ovvero "grazie".

 La ragazza nei suoi discorsi mischiava frasi in italiano a frasi in inglese. Dubitavo che lui ci stesse capendo davvero qualcosa, così di tanto in tanto facevo da interprete, approfittandone per prenderlo in giro.

<< Sta dicendo, che adora così tanto i film che fai con Tim, che ha chiamato i suoi due criceti Tim e Johnny...! >> ridacchiai << Non ne sei onorato ?>> chiesi mentre lui mi lanciava un'occhiataccia.

<< Smettila di inventarti le cose ragazzina, già non ci capisco niente così!>>

<< Purtroppo non l'ho inventato!>>

La scena si concluse con la classica foto ed autografo.


Passammo le ore successive, a spostarci nelle varie zone della città, Johnny riuscì a passare inosservato per la maggior parte del tempo,  cercava di non avere contatti diretti con le persone, se c'era da chiedere un'informazione lo facevo io, mentre lui fingeva di osservare qualcosa dalla parte opposta , così da non mostrare bene il viso. Questa si dimostrò una strategia efficiente , le uniche altre persone a riconoscerlo furono un tassista ed una turista cinese, in entrambi i casi il rito fu lo stesso che con la cameriera, escluso il discorso sui criceti ovviamente!


Visitammo i luoghi più celebri, ovvero la fontana di Trevi, il Colosseo, i fori Imperiali e tutto quello che ci capitava sott'occhio, ma non fu un semplice giro turistico piuttosto fu una sorta di caccia al tesoro, avevo infatti proposto una sfida:

<< Chi riesce a fotografare la cosa più strana o più divertente, vince. Chi perde deve rivelare all'altro le proprie stranezze. Ci stai?>>

Consumammo l'intero rullino della Polaroid, facendo foto assurde. A fine giornata avevamo un repertorio di immagini esilaranti, c'era di tutto: una donna con un  barboncino che sbucava dalla borsa, un segnale stradale di divieto sul quale qualche graffitaro aveva disegnato un pupazzetto nell'atto di fare pipì, un' albero talmente storto che non si capiva come stesse in piedi , un ragazzo con i capelli di almeno dieci colori diversi e cose simili.

 Alla fine vinsi io fotografando un cartello affisso su di un cancello, il quale riportava testuali parole:

" For tourist: no parking here please.

PER TUTTI L'ARTRI: AVETE ROTTO ER CAZZO!"


Johnny pagò il suo pegno rivelandomi alcune cose su di lui:

Sapeva dire "grazie" in quasi tutte le lingue, riteneva fosse importatissimo, saper dire grazie ai suoi fan.

 Aveva una passione per le frasi strane; in francese una delle prime  che aveva imparato era "la nocciolina è nel mio ombelico" in tedesco sapeva dire " io sono un'anguria" e "mio padre è un torero"  ed in italiano diceva " canto solo di lunedì".

Aveva un occhio pigro,  quindi non poteva vedere il cinema in 3d e infine, gli facevano paura i clown.

La giornata volò via così, tra stranezze e risate senza che ce ne rendessimo conto.

Per cena prendemmo due pizze, ma purtroppo questa volta il nostro intuito non funzionò come aveva fatto a pranzo, poichè non appena varcammo l'uscita del locale, ci trovammo con nostra grande sorpresa assaliti dai flash.

Qualcuno all'interno doveva aver riconosciuto Johnny e segnalato la sua presenza, dal momento che eravamo praticamente circondati da paparazzi.

Cominciarono ad urlare domande.

Guardai Johnny interrogandolo con gli occhi, cercando di capire cosa fare.

<< Tranquilla...>> sussurrò.

Oramai non mi ingannava più, io riuscivo a capire quando era davvero sereno e quando invece fingeva, cercando in tutti i modi di mantenere la calma, era proprio quello che stava facendo adesso. Stava là osservando intorno attraverso le sue lenti blu, spostava lo sguardo rapidamente da una faccia all'altra senza battere ciglio, le braccia dritte lungo in fianchi in un finto rilassamento che di tanto in tanto veniva tradito da una sorta di impulso che lo portava a stringere i pugni forse per sfogare la tensione.

<< Signor Depp, si dice che sia stato coinvolto in una rissa durante la quale una donna disabile è stata ferita, ci chiediamo, un personaggio famoso come lei non dovrebbe fare più attenzione? Non la preoccupa il messaggio di violenza che manda con i suoi gesti? Dopotutto ha molti fan, potrebbero ritenere giusto imitarla. Cosa mi dice al riguardo?>>

 Bene, avrei preso la testa di quel giornalista e l'avrei spiaccicata contro il muro, tanto per dare un esempio del tipo di violenza che sarebbe stata più che opportuna in quel momento. I pugni di Johnny erano stretti, parlò con voce ostentatamente calma:

<< Non c'è niente di vero, e non vedo come potrebbe esserci, dal momento che è da quasi due settimane che manco da Los Angeles. Sicuramente mi preoccupa il fatto che circolino certe voci su di me, che la mia immagine venga così strumentalizzata poichè non ho alcuna intenzione di essere un cattivo esempio. Tutto ciò che posso fare è smentire per l'ennesima volta, ma non posso fermare le false voci che vengono messe in giro quotidianamente, a mio discapito.>> Ero sinceramente ammirata dalla sua quantità di autocontrollo. Ma quel tizio non aveva ancora finito, aggiunse l'ennesima spiacevole frase:

<< Eppure ci sono dei testimoni del fatto, non crede che anzichè smentire farebbe meglio a scusarsi?>>

No, ora era troppo, davvero troppo! Lo aveva preso per un violento e per un bugiardo. Sapevo che Johnny avrebbe cercato di rispondere ancora una volta il più pacatamente possibile, ma io non potevo stare a guardare quella gente che insinuava cose assurde su lui, sapevo che quei discorsi lo ferivano, sapevo che stava pensando ai suoi figli che ancora una volta avrebbero dovuto sentire brutte cose sul loro padre. Feci un passò avanti e mi  piantai davanti a quel giornalista squadrandolo con due occhi furibondi...stavo per esplodere...stavo decisamente per esplodere...esplosi:

<< Lasciatelo in pace una buona volta!! E' un uomo esattamente come voi. Ma che dico?!  Che cosa dico! Lui è molto di più di quanto voi sarete mai, perchè lui è generoso, umile,altruista, spiritoso, sensibile, intelligente, gentile... lui è un'infinità di belle cose che voi con le vostre ottuse teste assetate di notizie non potrete mai essere! Quello che è sicuro, è che non è uno, che se ne va in giro a picchiare le donne! Non bisogna certo conoscerlo a fondo per capire questo e voi siete matti a pensarlo, anche solo ad insinuarlo! Ma vi rendete conto dei danni che fate con i vostri articoli pieni di bugie? Per quanto il vostro lavoro, necessiti una gran dose di insistenza ed una totale mancanza di tatto, potreste di tanto in tanto ricordarvi che non è compremettendo la dignità umana che si diventa dei grandi. Non è inventando storie stupide e indegne che riuscirete a scrivere qualcosa di veramente memorabile!!>>

 Ecco, ero esplosa, e  me ne ero uscita con una specie di delirante predica.

Ora Johnny si sarebbe infuriato, mi aveva detto che a parlare con i giornalisti si ottengono solo molte rogne, che la cosa migliore è non spazientirsi mai e dire il minimo.Ed io cosa avevo appena fatto? L'esatto opposto.

 Mi voltai a guardarlo, sicura che mi avrebbe fulminato con i suoi profondi occhi neri, invece era la che mi osservava con un sorriso lieve, ma non era la solita espressione ironica che teneva sempre su per mascherare tutto, era un sorriso pieno di dolcezza.

<< Andiamo via.>> Si limitò a dire.


Il gruppetto di avvoltoi era rimasto per qualche secondo spiazzato , ma dopo avevano ricominciato ad urlare domande stupide, insensibili e impertinenti. Era inutile; niente e nessuno li fermava. Salimmo sul  primo taxi che ci capitò sott'occhio . Una volta a bordo mi affrettai ad accatastare scuse mortificate:

<< Johnny scusa! Mi dispiace! Scusa, scusa davvero! Non volevo esplodere in quel modo...forse ti causerò ancora più problemi!! Sono proprio un disastro...ma mi ha innervosita troppo sentirli dire quelle brutte cose su di te! Abbiamo passato una giornata così bella , volevo che tu avessi un bel ricordo di questa giornata e poi sono spuntati dal nulla...se ne stavano lì con i loro antipatici grugni...mi sono saltati i nervi! Non capiscono il male che fanno! Ma io l'ho visto, ho visto che eri nervoso, preoccupato...e loro che non la smettevano, così sono esplosa! ... se ci penso mi viene ancora da urlare!!! Come fanno a dire certe cose di te? come diavolo fanno!!! Sono pazzi, stupidi e oppurtunisti!!!...oh mamma... vedi, sto ricominciando ad urlare...scusa...>> Agitavo le mani gesticolando nervosa, avrei continuato all'infinito con i  miei deliri se lui non avesse acchiappato una di quelle mani stringendola un attimo tra le sue, per poi portarsela al viso e baciarla. Improvvisamente il fiume in piena delle mie parole, si arrestò per lasciare spazio ad un silenzio fitto di stupore .

<<  Grazie Beatrice.>> Gli occhi nei miei, seri, luminosi  <<  Forse non è stata la cosa migliore da fare, ma non importa perchè nessuno si è mai arrabbiato tanto solo per difendermi...Nessuno. Hai ragione tu, è stata davvero una bella giornata e ti assicuro che loro non l'hanno rovinata. >> Poi si mise a ridere ed era una risata vera, non forzata, non nervosa.

<< Che c'è di tanto divertente?!>>

<< Diavolo dovevi vederti: una vera furia! Beatrice il terrore dei paparazzi!>>

<< Ma smettila di prendermi in giro uffa!!>> dissi pizzicandogli un braccio. Lui mi afferrò la mano per difendersi, ma per il resto del tragitto non la lasciò un solo secondo , la tenne tra le sue stringendola e accarezzandola, mentre come sempre il mio cuore batteva ad un ritmo sovrumano.

Holà splendori! Come state??

^.^ Io un pò fusa...ma sarebbe strano il contrario! xD

L'ispirazione è arrivata all'improvviso e come avrete potuto notare, ho tirato fuori un capitolo lunghissimo e me ne scuso, non ho voluto dividerlo perchè mi piaceva il fatto che la giornata fosse raccontata tutta insieme, senza interruzioni.

 Se ci mettiamo poi anche il fatto che la parte iniziale , quella del risveglio, doveva far parte del capitolo precedente, il risultato è un papiro!

Spero non vi abbia annoiate o stancate.

Detto questo, alcune piccole note:

Non sono mai stata a Roma, non ho mai visitato Porta Portese ma ne ho sentito parlare. Mi sono rifatta a racconti e ricerche internet.

Se ho sparato troppe baggianate inverosimili, non me ne vogliate!

Mustafà l'affetta verdure però esiste davvero, gli altri personaggi invece sono frutto della mia testolina bacata.

Per quanto riguarda le stranezze di Johnny sono vere:

Il fatto che impara frasi strane nelle varie lingue, la frase della nocciolina e quella dell'anguria e del torero le ho lette in un'intervista, mentre la frase strana in italiano, me la sono inventata io perchè non mi sembrava giusto non mettere una frase italiana, ecco! ù.ù

E' vero che non può vedere il 3d per un problema di vista ed è vero che ha paura dei clown.

Concludo dicendo che il prossimo capitolo non sarà così lungo, ma sarà intenso....e siccome sono cattivella tanto per stuzzicare la vostra curiosità faccio una cosa che non ho mai fatto: vi metto un piccolo, piccolissimo, ma significativo spoiler :)

(...)non avevo dubbi: ogni parte di me era sua, la nostra pelle era fatta per fondersi, la nostra carne per stringersi, finchè il respiro sembrò essere uno solo, così come ogni  pulsazione, ogni battito del cuore, ogni più piccolo fremito. Ecco cos'era la passione (...)

Che altro aggiungere? Aspetto le vostre opinioni!

bacissimi!! ^.^

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Capitolo 23
*** XXII. Irrimediabilmente sua... ***


XXII. Irrimediabilmente sua



Dopo la fuga dai paparazzi, dopo le mie deliranti scuse , io e Johnny eravamo rimasti in silenzio contemplando Roma oltre i vetri dell'auto. La città eterna che per ironia della sorte mi avrebbe lasciato ricordi eterni! 

Mi ero innamorata di quella città e non solo per la sua indubbia bellezza e storia, non solo per la simpatia dei suoi abitanti, ma sopratutto perchè Roma era stata lo scenario di giorni stupendi, durante i quali avevo pianto e riso ed ora mi aveva regalato un gran finale, una giornata magnifica, accanto a lui che aveva la capacita di portarmi in cielo solo stringendomi le mani.


Eravamo quasi arrivati al campo  quando fui bruscamente tirata fuori dai miei pensieri romantici...

<< ...Non si fermi!!>> quasi urlai al tassista. Johnny sussultò.<< Ma che ti prende ragazzina!?>> Lo ignorai, non c'era tempo di spiegare.


<< Non rallenti e non si fermi. >> dissi, sta volta con più calma << Faccia il giro, come se non dovesse fermarsi, aggiri il campo e arrivi fino alla parte opposta per favore...>> Appoggiai ilnaso contro il vetro per riuscire a vedere bene. Non era stata un'allucinazione.


<< Ah segnorì ma che stamo a girà un film de spionaggio?>>


<< Qualcosa del genere!>>


<< Ste turisti sò tutti matti...>> disse tra se eseguendo il mio ordine.


 Vari punti interrogativi fluttuavano intorno alla testa di Johnny mi decisi a spiegare:


<< Guarda là...>> indicai una zona che avevamo appena sorpassato, accostate c'erano due automobili << Non ti sembrano strane quelle auto parcheggiate lì? Devono essere paparazzi...>>


<< Mi sa che hai ragione...>> fece Johnny avvicinandosi  anche lui al finestrino per osservare meglio.


<< Ma dove devo annà?>> Nel frattempo stavamo arrivando dietro la zona del prato, piuttosto distanti dalle baracche di rimpetto alle quali erano parcheggiate le macchine dei paparazzi. Loro non ci avevano visti, perchè non gli eravamo passati davanti.


<< Si fermi qui, ma non se ne vada...>>

Lasciammo il tassita la ad aspettare e scendemmo

<< Oh? Guardate che er tassametro scorre!>>


<< Non si preoccupi il fatto è...che forse dovremo di nuovo andar via, quindi resti lì!>>


<< Se non me pagate, ve denucio, pure se non so chi siete!>>


Ci inoltrammo fra gli alberi, da lì si poteva arrivare alla zona delle fontane, che distava un pò dall'accampamento vero e proprio.

<< Come facciamo a capire se sono davvero giornalisti, perchè se sono giornalisti temo che ce ne dovremo andare davvero...>>


Johnny fece spallucce e scosse il capo.


Poco dopo da una delle macchine scese un tizio con un'enorme macchina fotografica che penzolava dal collo. Il tipo si avvicinò ad un albero e........ si mise a fare pipì!


<< Quando si dice vivere secondo natura!>> Esclamò Johnny ironico << Comunque, è confermato, sono paparazzi. Ma poi come avranno fatto a capire che eravamo qui?>> era seccato.

<< Dev'essere stato il tassita che oggi ti ha riconosciuto...o magari qualcuno del bar dove abbiamo preso i cornetti...>> ipotizzai

<< Già probabile...Che proponi di fare ragazzina? Torniamo in centro?>>


<< Non lo so...Johnny quanto tempo stanno appostati di solito i giornalisti?>>


<< All'infinito...>> disse con una smorfia.


<< Uhmm bene...Accidenti!! Senti aspettiamo un pò, mi verrà un'idea...>> Lui mi squadrava ironico.


 << Un'idea?>>


<< Si! Voglio vendetta e sono in vantaggio dato che io li ho visti e loro no!>> Feci simulando un'espressione perfida.


<< Tu sei matta.>>  Proclamò con sicurezza.


<< AH! Zitto... così non mi concentro!>> Esclamai agitando le mani come se stessi cacciando via delle mosche.


<< Sei decisamente matta...>>


Vidi Fatima uscire da una baracca e dirigersi verso la casa mobile di Azuz che stava a dieci metri circa rispetto a dove eravamo nascosti noi. L'idea arrivò luminosa come una lampadina.

Cercai di chiamarla, agitai le braccia per attirare la sua attenzione, ma non potevo urlare e lei non mi sentiva.


<< Accidenti non mi ha vista!>>


"Spremi le meningi Beatrice..."


<< Tieni! >> Porsi un sassolino a Johnny << Lancialo verso Fatima, io non ho una buona mira.Ma non farle male eh!>> Johnny nel frattempo aveva rinunciato a capirmi o anche solo a contraddirmi, si limitava ad osservarmi con la fronte corrucciata e le labbra piegate in un sorrisetto incredulo.


Eseguì il mio ordine senza togliersi quella smorfia dalla faccia. Fatima finalmente ci vide e ci squadrò con quella sua espressione furba e un pò annoiata. Prontamente misi l'indice davanti le labbra per intimarle di stare zitta e poi le feci cenno di raggiungerci . Lei venne verso di noi un pò incerta.


<< Ma èstate giocando a nascondino?>>


<< No... Senti mi devi aiutare a... a fare uno scherzetto a certe persone...>> Il piano era tutto dentro la mia testa e sia Johnny che Fatima sembravano molto incuriositi.


<< Janus è nei paraggi?>> Le chiesi


<< Si, està nela casa de Azuz...>>


<< Perfetto!!>> Squadrai Johnny dalla testa ai piedi e tra me e me dissi << Vediamo se funziona...>> poi mi rivolsi a lui  con tono imperativo << ...Johnny spogliati!>>


Mi sembrò quasi che gli occhi stessero per uscirgli dalle orbite << Eh?!>>


<< Senti, fidati! Comunque tranquillo, non serve che ti spogli completamente...togliti la maglietta, il cappello e...dove sono i tuoi dannati occhiali? Li porti sempre e proprio ora che servono...>>


<< Calma ragazzina...>> Mi interruppe e indicò gli occhiali che erano appesi ad un passante dei suoi jeans.


<< Perfetto! Dai che aspetti? Spogliati!>>  Lui continuava a temporeggiare guardandomi dubbioso .

<< Oh madonna santa Johnny! Ma da quando in qua sei diventato tanto timido?!>>

Sbruffò, si tolse il cappello e me lo  spiaccicò letteralmente sulla testa  ridacchiando e mormorando fra sè << ...ubbidisco solo perchè sono troppo curioso di sapere cosa hai in mente...>>

 Sollevai la tesa e vidi che finalmente si stava togliendo quella dannata camicia.

La faccia di Fatima parlava da sola, ma tanto per completare l'effetto esclamò: << Me piace molto esto gioco che fate!>>

Johnny la fissò sbigottito e fu chiaro che anche se non aveva ben inteso le parole, in qualche modo aveva afferrato il senso. Non riuscii a trattenere una risata.


 Presi camicia, cappello e occhiali e li porsi alla ragazza.


<< Allora Fatima, ascoltami bene, devi fare indossare queste cose a Janus, dopodichè passate dietro le baracche e non fatevi assolutamente vedere da quei tipi là...>> indicai le macchine, delle quali dal punto in cui ci trovavamo si scorgeva solo una piccola parte << quando sarete qui, ti dirò cosa fare.>>


<< Ok!>> Lanciò un'occhiata colma di malizia a Johnny e poi si allontanò.


Il mio compagno di sventura oramai aveva capito e disse solo << Non funzionerà.>>


<< E perchè non dovrebbe? Siete alti quasi uguale, ha i capellli scuri come i tuoi...si che funzionerà.>>


<< Io sò soltanto che è la seconda volta che ti freghi un mio indumento!>> ironizzò << ho capito che devo tenere le mie camicie lontane da te!>>


Poco dopo Fatima fu di ritorno insieme al fratello, che indossava gli abiti di Johnny , il quale invece era rimasto a torso nudo.


Calcai di più il cappelo sulla testa di Janus, sistemai qualche ciocca di capelli perchè ne nascondesse i lineamenti, misi a posto gli occhiali... Ok non si somigliavano affatto, ma dopotutto era sera e contavo che i paparazzi vedendolo da lontano, nella penombra e con addosso quegli indumenti, ci cascassero. Era un piano azzardato, ma valeva la pena tentare.


Fatima e Janus montarono sul taxy, diedi loro i soldi necessari per la corsa. Io e Johnny rimanemmo ad osservare.


La vettura fece di nuovo il giro del campo, rallentò e si fermò poco distante rispetto alle auto dei paparazzi, i quali si animarono subito inforcando le loro macchine fotografiche.


Janus esitò un attimò prima di scendere, poi fu perfetto.


Aprì lo sportello  venne fuori tenendo la testa bassa. Subito scattò qualche flash. I paparazzi si avvicinarono chiamandolo:


<< Signor Depp, qualche dichiarazione! Signor Depp! SIGNOR DEPP!>>


Prima che si avvicinassero troppo, lui rientrò velocemente nel taxy e dopo qualche momento partì . I paparazzi corsero verso le loro auto e vi montarono per inseguirlo.
Non potevo crederci, aveva funzionato! A quei cretini era bastato vedere lo stesso cappello e camicia che aveva Johnny poco prima, per cascarci in pieno. Incredibile!

<< Ce ne siamo liberati! ahahha! Johnny ce ne siamo liberati!! Non è possibile ci sono cascati!!>> esclamai euforica e lui non era da meno, rideva  incredulo.


<< Corriamo a nasconderci!>> feci tutta esaltata , prendendogli la mano. Non  aveva senso correre, non c'erano più i giornalisti, non aveva senso fingersi inseguiti, ma noi lo stavamo facendo .


 Entrammo nel camper in fretta e furia ridendo come matti...


<< Oddio piccoletta! Devo ammettere che la tua strategia è stata a dir poco perfetta! Assurda ma perfetta! Giuro se non l'avessi visto non avrei mai creduto potesse funzionare!>>


<< Non sai cosa pagherei per esserci quando si accorgeranno che non sei tu! Ahaahahah! Ma l'hai vista la loro faccia Johnny?! Erano entusiasti, sono partiti a razzo credendo di poter fare lo scoop del secolo!>>


<< Li ho visti, li ho visti! Sto pensando seriamente di assumerti come dipendente!>>


<< Ah si? E con quale titolo?>>


<< Pianificatrice di fughe perfette! Saresti un vero asso nella manica!>>


<< Mi piace. Assumimi!>>


<< Dovresti stare con me sempre. Pensi di potercela fare?>>


<< Non avevo valutato questa cosa...doverti sopportare ogni giorno...mhhhh..non so!>>


<< Ah si è così?!>>  Si avvicinò di scatto e mi spinse in direzione del letto che stava dietro di me , ci finii sopra come un sacco di patate, mi si fiondò addosso e cominciò a farmi il solletico.


<< Noooo ti prego...non lo sopporto il solletico!!!>> Ma lui continuava ed io non riuscivo a prendere respiro, tanto erano convulse le mie risate. Dopo un pò ,stremata, per farlo smettere dissi << Ok, ok...hai vinto! Mi piacerebbe molto stare con te. Mi piacerebbe stare con te SEMPRE!>> Era la stramaledetta verità.


Lui si fermò continuando a sorridere. << Ah allora ti piacerebbe? Ti piacerebbe ragazzina...? >>  Il suo sorriso si spense lentamente lasciando posto ad un'espressione del tutto diversa, ci furono attimi di silenzio, il mio cuore cominciò a battere come un tamburo e la mia bocca a parlare.


<<  Sai una cosa? Mi piace tanto quando mi chiami ragazzina... E mi mancherà! Mi mancherà il tuo modo di chiamarmi. Mi mancherai TU... >>  gli sorrisi un pò triste e improvvisamente emozionata. Lui parlò con una voce lenta, rimanendo vicinissimo al mio viso.


<< Ti rivelerò un segreto: ti chiamo sempre ragazzina... ma la verità è che sei molto di più Beatrice, tu sei qualcosa di raro; sei una donna e sei una ragazzina allo stesso tempo... Sei donna per il tuo coraggio, per la tua forza e per le tue idee e sei una ragazzina per la tua dolcezza, per l'entusiasmo con il quale guardi il mondo e per quel tocco d'impulsività che ti rende  imprevedibile. Una donna e una ragazzina... non credevo che queste due cose potessero coesistere. Ma eccoti qui... >>Il modo in cui aveva parlato, il modo in cui mi stava osservando, così come si guarda una donna... mi sentii improvvisamente in orbita, sospesa insieme  a lui tra terra e sole.


Non so dire bene cosa avvenne, so solo che sotto i suoi occhi improvvisamente torvi, tutto l'amore e l'attrazione che reprimevo invasero ogni fibra del mio essere. Fece per togliere le mani dai miei fianchi, ma le bloccai mettendovi sopra le mie.


<<  No per favore... >> dissi d'un fiato.


Lui si immobilizzò e mi fissò con le labbra socchiuse e lo stesso sguardo di prima. L'aria divenne elettrica. Il respiro era ancora accelerato, per la corsa che avevamo fatto, ma anche se ora eravamo fermi non accennava a calmarsi, qualcos'altro stava scuotendo i nostri sensi

.  
Johnny si chinò su di me, senza distogliere lo sguardo per un solo attimo e poi  disse lentamente, in un soffio <<  Fermami...ho troppi anni e troppi legami... fermami... >>

Lo diceva a me e a se stesso al contempo. Ma le sue mani erano rimaste su di me anche se io avevo smesso di trattenerle, lo sentii muovere i pollici, accarezzarmi appena.






Rimase ancora un attimo in attesa, aspettando un mio rifiuto, che non arrivò.


Tutto ciò che riuscii a fare fu passare le dita fra i suoi capelli, accarezzandolo, guardando incantata il suo viso, ascoltando il suo respiro leggermente accelerato .


Ruotò un pò il viso in direzione della mia mano, socchiudendo gli occhi, prendendosi tutte le mie  carezze, ascoltandole... e poi come promesso  non si fermò.


 Si avvicinò piano, pianissimo, fino a quando le nostre labbra si sfiorarono, rimase un pò così con gli occhi chiusi, senza baciarmi veramente, muovendo leggermente il capo in modo da accarezzare le mie labbra con le sue, inebriandomi col suo odore.

Ogni suo movimento ero così caricò di sensualità, così intenso da invadere tutti i miei sensi, distinguevo con chiarezza  estrema il suo respiro caldo, le sue labbra così morbide, i battiti del suo cuore forti come un tamburo, veloci come i  miei...Ognuna di queste cose giungeva a me con una tale potenza da farmi tremare.

 Poi cominciò ad aprire le labbra,  a farmi sentire sempre più il sapore... come era buono il suo sapore!


Ad occhi chiusi, con la fronte poggiata alla mia, lo sentii mormorare: << Ho provato a fare a meno di te... ma la verità è che non posso!>>


Non ebbi il tempo di dire nulla, in un attimo l'emozione provocata da queste parole si mischiò all'eccitazione per quel bacio che avevo tanto atteso; mi strinse forte e finalmente la sua bocca fu sulla mia con decisione, con impeto.



La sua lingua si muoveva con meravigliosa insistenza;  avida ed esperta esplose in un bacio talmente bello, profondo, eccitante, da risultare indescrivibile. Avrei dovuto resistere, avrei dovuto fermarlo...avrei dovuto salvarmi. Ma non potevo, non volevo! Non volevo più mettere freno alla passione, volevo solo rispondergli allo stesso modo, volevo appartenergli, volevo mi prendesse, non potevo pensare al domani, non adesso con lui  lì , con la sua bocca sulla mia, con le sue mani sul mio corpo e la mia pelle che bruciava ad ogni suo tocco.

I pensieri si dileguarono dalla mia mente mentre quelle magnifiche mani, entravano sotto la mia maglia accarezzandomi senza tregua, sfiorandomi i fianchi e salendo più su al confine del mio seno percorrendone il perimetro con delicatezza.


Un'intenso brivido partì dal mio petto, per giungere al ventre e da lì accendere ancora di più la voglia che avevo di lui. Le labbra bruciavano, la lingue si cercavano spasmodicamente, le mie mani smaniose esploravano il suo petto liscio, la sua schiena nuda e le sue ancor più audaci  percorrevano le mie gambe per salire sempre più su.

Sentivo la sua eccitazione crescere, il suo corpo premere contro il mio. Scese con le labbra lungo il  mio collo e ne assaporò la pelle,inclinai la testa per lasciarlo fare, il piacere che mi procurava era incontenibile.... poteva farmi tutto,  non avrei avuto nè la forza nè la volontà di rifiutare.


Continuai a vagare con le mani sul suo corpo sfiorandone le spalle forti, le braccia, i suoi tatuaggi pieni di segreti, segreti che avevo avuto la fortuna di conoscere. Ed intanto rispondevo ai suoi baci nei quali dolcezza e forza si mischiavano,mozzandomi il fiato.

 Ebbi mille capogiri quando si fermò un attimo, il viso nell' incavo tra il mio collo e la spalla, con voce ansimante , bassa e profonda , disse:


<< Voglio vederti nuda Beatrice...voglio vedere e toccare ogni centimetro della tua pelle...>>  Si tirò su, mi prese le mani in modo che anche io mi mettessi in piedi, obbedii seguendo i suoi gesti oramai incapace di controllare me stessa, i miei pensieri, i miei movimenti.


 Mai in un volto avevo visto tanta passione, tanto desiderio.  Mi guardava con i suoi occhi magnetici , non avevo scampo. Mi baciò ancora sulle labbra e così facendo cominciò a spogliarmi lentamente e con dolcezza. Afferrò i lembi del vestito e lo tirò su sfilandomelo.

Sentii che arrossivo, mentre il suo sguardo ardente,  si posava sul mio corpo seminudo.


<< Sei bellissima! >> Disse con una voce che era al contempo calda, eccitata, dolce, roca, affettuosa, sensuale...mi accarezzava il viso e sorrideva appena.
 Poi con delicatezza mi sciolse i capelli ,che ricaddero dorati e morbidi sulle mie spalle. Mi osservava rapito e sorpreso così come si guarda la scia luminosa di una stella cadente... e per la prima volta in vita mia, mi sentii veramente bellissima!

Sorrisi  e fu come se lui d'improvviso non riuscisse più a trattenersi.

Si avventò nuovamente sulla mia bocca baciandola, mordendola, poi la sua lingua selvaggia e insaziabile cercò la mia, aveva fame e sete del mio corpo, bisogni che oramai non riusciva più a trattenere nè a celare,  me lo stava comunicando in tutti i modi: lui mi voleva, come lo volevo io.
Ricambiavo ogni suo gesto senza riuscire a parlare, ma il mio corpo parlava per me, il mio corpo desiderava Johnny oltre ogni limite, nelle sue mani ero come cera e quelle dita mi scioglievano ad ogni tocco.


Mi abbassò le bratelle del reggiseno e riempì di baci le mie clavicole, il mio collo, le mie spalle e quando il mio seno fu finalmente nudo la sua bocca cominciò ad assaporarlo lentamente, togliendomi il respiro. Non è possibile esprimere a parole la sensazione delle sue labbra, della sua lingua, sui miei capezzoli, turgidi come non lo erano mai stati... Non riuscivo a trattenere i sospiri, sentivo che lui era felice del piacere che mi stava dando, e che quel piacere lo eccitava ancora di più.

 Mi strinse forte, facendo aderire il suo corpo al mio; lo assecondai alzandomi in punta di piedi avvolgendo le braccia intorno a lui. Percepivo la sua erezione attraverso i jeans, cosa che rendeva ancora più prepotente la mia smania di appartenergli.

Mentre mi accarezzava ovunque e la sua lingua danzava con la mia, io esploravo il suo torace, la sua schiena. La sua pelle era così liscia, calda...non mi sembrava vero poterlo finalmente accarezzare a quel modo . Il suo corpo era stretto al mio,pelle a pelle, in una sinfonia di sensazioni sublimi. Mi accarezzava la schiena, le spalle,i fianchi...sentivo il mio seno nudo strisciare contro il suo petto e ad ogni movimento morivo sempre più.


Percorse ogni mia curva con  travolgenti e inarrestabili carezze. Andò con le mani verso il mio bacino  in un gesto lento, guardandomi in viso per osservare le mie reazioni. I suoi tocchi si fecero sempre più intimi. Mentre con una mano mi attirava a se con decisione; stringendo la mia vita e accarezzadomi la schiena e ancor più giù, con l'altra s'intrufolò  dentro i miei slip con delicatezza.

Il suo respiro affannoso ed i suoi muscoli contratti, rendevano chiaro che non doveva essere facile per lui mantenere il controllo. Sentivo che mi voleva disperatamente, così come io volevo lui, eppure il modo in cui mi baciava, tutto ciò  che faceva, era intriso di una tale dolcezza, che dovetti fare appello al mio orgoglio per non  urlargli quanto lo amavo. Ma non volevo parlare, avevo paura che se avessi parlato tutto sarebbe finito. E tacqui. Le sue mani esperte mi toccavano senza vergogna , come nemmeno io sarei mai stata capace di toccarmi,   le sue labbra erano sul mio collo, sulla mia bocca, sul mio seno : erano ovunque.




 Quanti brividi può provare un corpo? Quanto forte può essere il piacere che un uomo può donare ad una donna? Fino a quel momento non lo avevo mai saputo.

 Le sue carezze si fecero sempre più audaci e invadenti; sapeva come farmi morire. Con le dita andò ancora più a fondo...tra le mie gambe, sempre di più, entrando infine in me. Le muoveva lente e decise, costringendomi a gemere di piacere e a stringermi ancor più forte a lui.

Gli baciai il petto, il collo, le labbra, senza più aspettare che fosse lui a farlo, prendendomi quei baci che esigevo, dei quali non potevo più fare a meno. Sapeva di sale e di mare la pelle del  mio pirata...

Con voce roca, ansimante mi disse in un orecchio:

<< ...ti voglio Beatrice! Ti desidero... ti desidero tanto, troppo, da troppo tempo... da sempre! >>  Sconvolta dal suono e dal senso di quelle parole , risposi coi miei gesti, non volevo altro che essere sua.

 Percorsi con le dita i suoi addominali, lo baciai sui suoi zigomi perfetti e poi sul collo , lo sentii sospirare mentre le  mie mani si muovevano suoi suoi jeans, li sbottonai, aprii la zip e feci scivolare la mia mano dentro cominciando ad accarezzarlo...

Lui staccò la bocca dalla mia, per guardarmi in viso con un'espressione indecifrabile e bollente. Fermai la mano un attimo, forse gli stavo dando fastidio...non ero esperta mentre lui,  lui lo era di certo.


Ma mi sbagliavo, perchè i suoi occhi  brillavano di desiderio , sussurrò  << ...non fermarti...>> mi morse le labbra, con il respiro sempre più corto e il corpo che tremava di voglia e di piacere. Mani, lingue, abbracci; nulla più sembrava bastare, eravamo assetati l'uno dell'altra, una sete che non faceva che crescere. La passione era sempre più forte...le mie mani con mille carezze cercavano di donargli lo stesso piacere che lui stava dando a me e a giudicare dai suoi fremiti, ci stavo riuscendo.

 Fummo di nuovo sul letto, scese con le labbra sul mio mento, sul mio collo, sul mio seno e arrivò al ventre , percorse con la lingua il contorno del mio ombelico. Poi mi baciò l'inquine e l'interno delle cosce. Ovunque si posassero le sue labbra, là una scia ardente infiammava la  mia pelle, provocandomi sensazioni delle quali  prima d'allora non conoscevo l' esistenza.

Qualsiasi forma di razionalità mi aveva lasciata da tempo, sapevo solo abbandonarmi alle sue mani alla sua bocca e rispodere con tutta me stessa, mentre i miei polmoni si riempivano del suo profumo ed il mio cuore urlava d'amore.


Mi sfilò gli slip,  sapevo e  vedevo che moriva dalla voglia di entrare in me, eppure si godeva ogni attimo, ogni contatto...  mi accarezzò tutta partendo dalle caviglie, giungendo ai fianchi, alla  vita e di nuovo al mio seno che sembrava essere stato creato per stare nei palmi delle sue mani, così grandi, così belle così forti e delicate allo stesso tempo.

 Poi si sdraiò su  di me. Il contatto dei nostri corpi nudi, era qualcosa di incredibilmente perfetto. Sentivo la sua virilità premere sulla mia pancia e aspettavo con ansia di poterla finalmente sentire in modo completo. Mi portò le mani indietro,  palmo a palmo, le nostre dita intrecciate si stringevano forte,  tornò a baciare la mia bocca con più ardore di prima, ancora e ancora... poi si staccò un attimo, solo di qualche millimetro, per sussurrare sulla mia bocca con un tono intenso, carezzevole : << ...apri gli occhi ...guardami negli occhi...>>

 Obbedii e affogai in quel mare nero, ancora una volta preda della sua ipnosi, più che mai vittima della sua magia , schiava di quegli occhi, dei suoi pensieri nascosti...schiava di lui!



Mentre riempivo di baci la sua mano che mi sfiorava il volto, succhiandone le dita, sentendone il sapore, lui fissandomi con il suo sguardo ardente e pieno di mille parole, finalmente con un piccolo magnifico lamento, mi penetrò.

 E fui del tutto sua, inesorabilmente, irreparabilmente...magnificamente sua.

 Sul suo viso comparve un'espressione di piacere che lo rese bello oltre ogni umana comprensione. Le sue labbra bellissime, socchiuse, vicinissime alle mie, il respiro caldo e veloce, i nostri sguardi ancorati l'uno all'altro: penetrava il mio corpo e la mia mente senza lasciarmi scampo, ogni senso era intriso di lui. Si spinse in me più a fondo,  con decisione,entrando del tutto, era una sensazione splendida... mi sfuggì un forte gemito.
 
Vidi un accenno di preoccupazione nei suoi occhi << ...ti ho...ti ho fatto male?... >> disse con voce più ansimante che mai.
Mi baciò a fior di labbra, continuando ad accarezzarmi il viso e rimanendo fermo dentro di me... Perfino in questi momenti , mentre il corpo urlava d'esser soddisfato, lui rimaneva dolce, attento, premuroso....Dio quanto lo amavo!


<< Non era dolore... >>


Sorrise alla mia risposta, presi il suo volto tra le mani avvicinandolo al mio per baciarlo appassionatamente, con tutta me stessa.


A quel bacio  si lasciò completamente andare, smise di trattenere le pulsioni del suo corpo e prese a possedermi con intensità, con la bruciante passione delle fiamme dell'inferno...
 
Era così che mi sentivo: all'inferno e contemporaneamente in paradiso! E finalmente capivo cosa significava sentirsi pienamente donna, tra le braccia di un uomo... e finalmente capivo, che l'amore e la passione narrate dai libri, cantate dai poeti, quel tipo d'amore e passione che prima d'ora mi erano apparsi come sogni irrealizzabili, erano in realtà solo una tenue scintilla se paragonate al fuoco di quel momento!


Johnny si muoveva su di me a un ritmo  crescente con la forza di un'onda che s'infrange sugli scogli,  indeciso se baciare le mie labbra, il mio collo o il mio seno, mentre io ricambiavo con carezze, sospiri e baci, mille e mille baci...e affondavo le dita fra i suoi capelli e mi stringevo al suo corpo e condividevo il suo stesso respiro e impazzivo di piacere, di passione, di amore!


Sussurrò il mio nome più volte ed io mi aggrappai alla sua schiena , forte, ampia, liscia, con tutta me stessa, sentivo ogni suo muscolo contratto, ogni suo movimento in sintonia coi miei. Buttai la testa indietro, chiudendo gli occhi, ascoltando ogni sua spinta e gemito...aveva le labbra sulla mia gola e mi baciava e mordeva in quel suo modo perfetto e oltremodo eccitante. Mi piacevano quei morsi, mi eccitavano i suoi lamenti soffocanti che si mischiavano ai miei...

 
Il ritmo del suo corpo era perfettamente in accordo con il mio...non avevo dubbi: ogni parte di me era sua, la nostra pelle era fatta per fondersi, la nostra carne per stringersi, finchè il respiro sembrò essere uno solo, così come ogni  pulsazione, ogni battito del cuore, ogni più piccolo fremito.

 Ecco cos'era la passione, ecco cosa accadeva quando due persone trovavano la perfezione nello stare insieme. C'era chimica e sentimento, c'era molto, c'era tutto e quel tutto era così profondo e unico che non v'era parola  o descrizione che potesse anche anche solo minimamente avvicinarsi a definirlo. Per questo ero stata fin dall'inizio così catturata da lui, perchè la carne aveva una conoscenza che andava oltre la ragione, la mia carne molto più della mia mente, sapeva perfettamente che in quell'uomo avrebbe trovato completezza.



 Eravamo immersi in un bagno di sudore oramai. Lui rallentò il ritmo di poco, con il fiato spezzato mormorò :

<< ...non voglio finisca subito... >>  e ancora baci, carezze, il suo odore, il suo sapore... << ...voglio rimanere ancora in te, dentro di te... voglio rimanere  per sempre qui sul tuo corpo nudo... >>.


Ero pazza di lui, in ogni senso, le sue mani, la sua pelle... le cose che diceva, il modo il cui mi guardava, come spingeva dentro di me...potevo morire! Afferrai quel suo viso dannatamente bello e lo baciai come non avevo mai baciato nessuno, mordendo, succhiando...avvolgendo la sua lingua con le mie labbra. La ragazza timida che aveva paura d'osare, lì tra le sue braccia era scomparsa, c'era una donna ora, una donna completa che desiderava un uomo, quest'uomo, in modo completo e totale.


Il mondo era sparito, la realtà non esisteva, galleggiavo in una dimensione parallela nella quale l'unica cosa importante era che io lo amavo. L'unica cosa importante era la bellezza di quegli attimi, l'incredibile voglia di raggiungere il culmine insieme, contrapposta al desiderio di prolungare il più possibile quei momenti.

Le mie sensazioni erano sempre più forti, potevo godermi tutto. E l'intensità dei suoi baci, i brevi lamenti che si originavano dalle sue musicali corde vocali per poi morire nelle mie orecchie, mi dicevano che anche per lui era così.  Era in me, in ogni parte di me.Mente, cuore, corpo... Invasa da lui mi sentivo felice. Il piacere era incontenibile e bastò l'ennesima frase, vibrata con estasi, a farmi esplodere definitivamente nell'amplesso più intenso della mia vita.

<< ...Beatrice... non ho mai gustato un sapore più dolce del tuo...>>  L'aveva detto con voce roca e spezzata dal piacere e da un respiro oramai troppo veloce. Poi mi strinse a se ancor più forte ed io ricambiai l'abbraccio donandomi senza riserve al suo corpo fremente, avvolgendo le mie gambe intorno al suo corpo cosi che arrivasse a fondo, sempre più a fondo, desideravo dargli la stessa magnifica sensazione che ancora mi agitava facendomi nascere e morire insieme  ...ancora uno, due, tre colpi...forti, profondi... il suo respiro si mozzò gli occhi si chiusero e sentii che veniva in me con un lamento di piacere.  


Il suo corpo poi rallentò il ritmo, fino a fermarsi, i muscoli abbandonarono la tensione, eppure non smise di baciarmi.

Tornò a guardare il mio viso. Le labbra socchiuse,i capelli arruffati dalle mie mani, dalle mie carezze, il respiro velocissimo, un lieve sorriso, lo sguardo privo di qualsiasi ombra... aveva un volto così rilassato, sereno, così bello. Era bello, bello, bello! Così tanto che anche ripeterlo all'infinito, non sarebbe mai bastato ad eguagliare la sua perfezione!

 Molte gocce di sudore gli imperlavano la fronte, la sfiorai  con le dita e vi posai le labbra.  Lui scivolò accanto a me e mi strinse forte tra le sue braccia donandomi ancora un'altro dolce, magnifico bacio.



 Il suo petto mi faceva da cuscino, sentivo i battiti del suo cuore ancora velocissimi e chissà perchè, questo mi dava gioia. A poco a poco rallentarono, così come il suo respiro. Mi aspettavo che si addormentasse; quando facevo l'amore con Carlo era sempre stato così.

Ma Johnny era diverso: stava là, guardandomi con i suoi immensi occhi neri colmi di dolcezza e attraversati da chissà quali pensieri, mentre con le mani mi riempiva di tenere carezze.

<< Sei la mia ragazzina...>> sussurrò.

<< Sei la mia emozione più grande...la più bella...>> Risposi ad un millimetro dalle sue labbra. Erano molte le cose che avrei voluto dire, ma adesso non servivano, potevo stringerlo e baciarlo e guardarlo negli occhi senza più temere che vi leggesse i miei sentimenti.

 Percorreva i miei lineamenti con le dita,  con lentezza, quasi volesse imprimerseli bene in mente. Sul suo volto l'accenno di un sorriso e un'espressione appagata. Non servivano più parole...il silenzio che ci avvolgeva era straordinario, l'unico suono, era il ritmo cullante del suo cuore ed io dopotutto, non desideravo ascoltare nient'altro che quello.


Mi sentivo amata, vittima di un sortilegio, completamente in sua balìa. Continuò a baciarmi e a coccolarmi fin quando fui io a sentire gli occhi chiudersi. Lontana anni luce mi arrivò la sua voce che con un tono dolcissimo diceva << Dormi amore...dormi.>>


Caddi nel sonno più sereno e profondo che avessi mai fatto. Amore... mi aveva appena chiamata amore... chissà forse stavo già sognando.




Tu sei per la mia mente come il cibo per la vita,
Come le piogge di primavera sono per la terra;

E per goderti in pace combatto la stessa guerra
Che conduce un avaro per accumular ricchezza.
Prima orgoglioso di possedere e, subito dopo,
Roso dal dubbio che il tempo gli scippi il tesoro;

Prima voglioso di restare solo con te,
Poi orgoglioso che il mondo veda il mio piacere.

Talvolta sazio di banchettare del tuo sguardo,
Subito dopo affamato di una tua occhiata:

Non possiedo nè perseguo alcun piacere
Se non ciò che ho da te o da te io posso avere.

Così ogni giorno soffro di fame e sazietà,
Di tutto ghiotto e di ogni cosa privo.

Come un pessimo attore in scena
colto da paura dimentica il suo ruolo,
oppur come una furia stracarica di rabbia
strema il proprio cuore per impeto eccessivo,

anch'io, sentendomi insicuro, non trovo le parole
per la giusta apoteosi del ritual d'amore,
e nel colmo del mio amor mi par mancare
schiacciato sotto il peso della sua potenza.

Sian dunque i versi miei, unica eloquenza
e muti messaggeri della voce del mio cuore,
a supplicare amore e attender ricompensa
ben più di quella lingua che più e piu' parlò.

Ti prego, impara a leggere il silenzio del mio cuore
è intelletto sottil d'amore intendere con gli occhi.

William Shakespeare



Salve a voi fanciulle!!! ^.^

Facciamo la ola, balliamo la danza dei pinguini, spariamo stelle filanti e lanciamo fuochi d'artificio perchè nonostante le persistenti paranoie, finalmente questi due ce l'hanno fatta!! happiness! XD

 Spero che dopo tanta attesa questo capitolo sia stato di vostro gradimento...beh sicuramente a me è piaciuto scriverlo! U.U lo so, lo so...sono senza vergogna! =.='

In genere non scrivo questo tipo di scene, spero di non essere stata volgare o troppo prolissa e sdolcinata.
Ho cercato di descrivere a fondo le emozioni della protagonista alternandole con l'azione in svolgimento...volevo che trasparissero sia la passione che la dolcezza del momento e non so se ci sono riuscita.

Naturalmente la storia non è finità qui, ci sono cose che devono accadere, cose che questi due  devono dirsi...perciò aspettatevi di tutto! ;D

Ovviamente attendo le vostre recensioni eh!! Non lasciatemi qui a mangiucchiarmi le unghie per il dubbio! Fatemi sapere ^.^
Bacissimi!!



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Capitolo 24
*** XXIII. Tenere a freno il cuore ***


Prima di lasciarvi alla lettura voglio mettere in chiaro una cosa molto importante per me:

QUESTA FANFICTION NON SAREBBE MAI ESISTITA SENZA DI VOI!! :D

L'avrei da tempo abbandonata se non fosse per il fatto che voi ragazze le avete dedicato attenzione, questo mi ha fatto pensare
 che valeva la pena di scriverla ed un capitolo dopo l'altro ho cominciato a tenerci sempre di più, ho cercato di descrivere al meglio ogni cosa perchè il tutto potesse arrivarvi con chiarezza e continuare a divertirvi.

Perdonate gli errori di battitura (mi sono accorta che spesso scrivo "prorpio" invece di "proprio" ed altre stupidaggini simili, ma a quanto pare le mie dita ogni tanto vanno per conto loro!) perdonate la grafica del tutto assente e le mille cavolate che sono certa d'av
er scritto senza nemmeno accorgermene.
Vi ringrazio per il tempo che mi avete dedicato, per le recensioni, per le vostre opinioni...per tutto! Siete grandi!
Tranquille non è un messaggio d'addio, per vostra sfortuna non sto ancora per concedarmi, siamo quasi alla fine ma quello che segue non è l'ultimo capitolo....però...mmmhhh....mettiamola così:  vi farà un pò saltare i nervi, perciò volevo avere la possibilità di dirvi grazie adesso, mentre ancora non mi odiate...

Mi tolgo dalle scatole meravigliose creature, ci vediamo giù! <3
 




XXIII. Tenere a freno il cuore




Cosa si sogna in una notte perfetta? Nulla.

Non sognai nulla dopo aver fatto l'amore con Johnny, non era necessario , perchè per la prima volta la realtà si era dimostrata molto più bella di quanto avrebbe mai potuto esserlo un sogno.

Ero stesa supina sul piccolo letto del camper, i miei unici indumenti erano due braccia forti ed inconfondibli , la mia coperta era una chioma di capelli ribelli e scuri.  Johnny dormiva su di me...mi abbracciava, aveva il viso sul mio petto e la sua barba mi solleticava la pelle ogni volta che espirava con un soffio lieve. Gli accarezzai i capelli, sfiorai le spalle,la schiena... la sentii fredda e così tirai il margine del lenzuolo il più lentamente possibile, fino a coprirci entrambi. Johnny continuò a dormire tranquillo con le labbra atteggiate ad un piccolo broncio...veniva voglia di morderle! Non lo feci per non svegliarlo. Mi beai di quella visione e di ogni altra cosa che i miei occhi e i miei sensi potessero catturare.  

 Mi sarebbe piaciuto essere dotata di un sesto senso, che andasse oltre il tatto , la vista, l'udito, l'olfatto,il sapore; un senso nuovo adatto ad imprimere per sempre quel momento in me. Avrei catturato il suo odore, la consistenza del suo corpo e perfino la consistenza di quel letto non esattamente comodo e me le sarei incise addosso se avessi potuto, avrei accarezzato quell'incisione perchè mi ricordasse la magia di quella notte, ogni piccola cosa, ogni sguardo, ogni carezza. ...ma era un pensiero stupido:  quella notte era già impressa in me e lo sarebbe stata per sempre.

Guardai le sue mani, non aveva anelli, non riuscivo a ricordare il momento in cui li aveva tolti, ma ero felice che lo avesse fatto; non c'era stato un solo ostacolo tra noi due, solo quello delle parole, solo la mia incapacità di dire "ti amo".


Ma m'importava poco di questo, m'importava poco anche il fatto di non sapere cosa sarebbe accaduto nei giorni a venire. Ero felice e basta, Johnny mi aveva portata fuori dal mio mondo monotono, statico , ed ora mi sentivo in grado di fare tutto, perfino di sopportare la sua mancanza. Mi sarebbe bastato averlo nella mia vita in qualche modo, sentirlo ogni tanto, sapere che stava bene. Non m'illudevo che potessimo stare insieme, sarebbe stato bello , ma del tutto improbabile, non potevo negarlo.


Pensai che mi bastava ciò che era accaduto, che mi sarebbe bastato.


Mi immaginai con dei pop corn in mano dentro una sala cinematografica anonima, me ne sarei stata là in
silenzio , seduta tra la gente, a sorridere come una stupida, perchè io avevo un segreto: avevo potuto conoscere e amare l'uomo sullo schermo. Conoscerlo ed amarlo sul serio.  Dove tutti avrebbero visto Capitan Jack Sparrow, Barnabas Collins o qualsiasi altro personaggio di turno, io avrei visto John Christofer Depp II, la sua dolcezza,i suoi momenti di rabbia, i suoi jeans strappati, i baffi che torturava con le mani... avrei pensato al suono della sua risata aperta  ed al timbro della sua voce quando pronunciava "Biatris". Mi sarei rivista su quel letto a spiarlo mentre dormiva con la faccia imbronciata e mi sarei chiesta se era accaduto davvero.


"SI"  era la risposta, e questo mi bastava.


Mi bastava averlo sentito chiamarmi "amore", mi bastava aver visto i suoi occhi bruciare di desiderio per me, mi bastava non essere più una ragazzina qualunque, ma la SUA ragazzina.


Mi bastava.  


Mi bastava?


Frottole! Tutto questo in verità non mi sarebbe mai bastato, mi sarei ubriacata quotidianamente della sua presenza se solo avessi potuto, ecco qual'era la verità! Ma ero determinata a non rovinare tutto desiderando l'impossibile, non volevo pretendere nulla da lui, non potevo...


"Me lo farò bastare" conclusi infine. Era un patto con me stessa.


Mi sistemai meglio nel suo abbraccio, emise un piccolo lamento stringendomi più forte, immobilizzandomi quasi, come se avesse paura che potessi scappare. Cercai di capire se si fosse svegliato, in realtà stava ancora dormendo e mi sembrò la cosa più dolce dell'universo quel suo stringermi nel sonno.
Probabilmente passai un'ora o forse due a sonnecchiare in  quel modo, in uno strano dormiveglia fatto di pensieri confusi,  finchè lo sentii tirare un respiro più lungo che ruppe il ritmo che oramai avevo memorizzato.

Aprì lentamente gli occhi << Ciao..>> bisbigliò con un sorrisetto assonnato .


<< Buon giorno... >> risposi piano. Gli posai un bacio sulla punta del naso, facendo allargare un pò di più il suo sorriso. Si stropicciò un attimo gli occhi e tornò a cingermi la vita con un braccio. Mi strinse come aveva fatto prima nel sonno, ma adesso i suoi occhi erano aperti e mi fissavano intensamente. Restammo per un pò così, in silenzio, per un attimo ebbi paura che si stesse pentendo di tutto, che stesse per dirmi che quella notte era stata un errore, poi mi fece uno dei suoi sorrisi... uno di  quelli tanto belli da non lasciare spazio ad altro, uno di quelli che ti costringono a sorridere a tua volta, la mia paura si dileguò all'istante...ma lui l'aveva già vista quella paura.


<< Ehy...cosa c'è ?>> chiese sfiorandomi una guancia.


<< Niente...>> risposi serena.


<< Niente..?>> ripetè senza smettere di fissarmi, poi con un gesto lento e ancora intriso di sonno invertì le posizioni trascinandomi sopra di lui, lo lasciai fare  e arrossii appena quando per un attimo vidi i suoi occhi vagare sul mio corpo. Affondò il viso nell'incavo del mio collo e sussurrò << Bugiarda...>>. Mille scariche elettriche saettarono veloci lungo la mia schiena facendo corto circuto con le sue dita che mi accarezzavano lente. Mi morse su di una spalla minacciando: << Dì la verità o ti sbrano ragazzina... sono sempre "affamato" appena sveglio!>>.


 Riprese a mordermi dappertutto, sulle braccia, sul collo, io cercai di divicolarmi ridendo ma non ci misi alcun impegno perchè in realtà volevo restare esattamente dov'ero.

 I suoi occhi brillavano maliziosi animati da quel mezzo sorriso furbo che adoravo, aveva l'aria di un felino in procinto di attaccare...ed io ero felicissima di essere una preda!

<< Sai che c'è? ... >> lo fissai con aria di sfida e poi mi avvicinai di più  per sussurrargli in un orecchio : << ...credo proprio che non dirò una parola,non una sola sillaba...sbranami pure!>>

 
Ero stupita da me stessa, improvvisamente ogni forma di imbarazzo era scomparsa,dileguata, ma dopotutto era naturale:  l'uomo del quale ero follemente innamorata stava su di un letto...sotto di me!  Se poi ci aggiungiamo il fatto che  Johnny riusciva ad essere sensuale perfino quando sbadigliava, non c'era da meravigliarsi che ritrovandomelo lì, completamente nudo, che mi mordeva e accarezzava , mentre il suo corpo aveva delle naturalissime "reazioni involontarie" , i miei ormoni avessero preso il sopravvento.


Sgranò gli occhi, non se l'aspettava quella risposta. << Sei una sfacciata ragazzina!>> esclamò sorpreso e soddisfatto allo stesso tempo << Anzi... sei la mia ragazzina...!  >> aggiunse con tono dolce prima di baciarmi , con baci lenti e teneri, come solo i baci a metà tra il sonno ed il risveglio sanno essere.


Era surreale poterlo baciare, magnifico sentire le sue mani addosso... ma essere definita " la sua ragazzina" era stato praticamente letale .  


" SUA, SUA, SUA....!" continuava a ripetere il mio cervello.


Tra un bacio  e l'altro quel pensiero mi sfuggì dalle labbra,  senza rendermene conto chiesi: << La tua ragazzina...?>>


 Lui si immobilizzò e con un sorriso dolce ed enigmatico, tanto dolce da farne indigestione, tanto enigmatico da far venire voglia di passare la vita risolvere quel rebus chiese:  << Non vuoi essere mia? >> , aggiunse <<  Oramai non puoi più tirarti indietro,non hai scelta. E' tutta colpa tua, sei tu che mi hai fregato... Insomma, mi sono comportato bene fino a ieri...ma TU hai mandato all'aria tutti i miei buoni propositi!! >>


<< Quali buoni propositi?! >> chiesi con una risata provocata dal tono teatrale della sua voce.


<< Quali..?! Non sai quali...? >> , con una mano mi accarezzava lentamente un fianco.  Beh...un'idea ce l'avevo!


 <<  Proposito numero uno:  tenere a freno  i pensieri. >> enunciò con aria solenne.


<< Hmmm....spiegati meglio, che genere di pensieri? >> lo stuzzicai per metterlo in imbarazzo. Battaglia persa in partenza perchè Johnny mi fissò con un'espressione eloquente , fece un sorrisetto soddisfatto vedendomi arrossire e si limitò a rispondere << Lo sai di che genere....>>


 Poi continuò:


 << Proposito numero due: tenere a freno le mani... >> invertì nuovamente le posizioni intrappolandomi sotto di lui, bloccandomi i polsi  << ...è evidente che ho fallito!>> rise.


Ma quanto era bello?


Con estrema soddisfazione dissi: << Se erano tutti così i  tuoi propositi sono felicissima di averli mandati all'aria!>>


 << Sshhh ragazzina! Devo continuare con l'elenco.... Proposito numero tre: tenere  a freno la bocca ...>> disse mentre le sue labbra erano già sul mio collo. Sentii le labbra schiudersi, la sua lingua sfiorarmi...si , ero decisamente felice di aver mandato all'aria i suoi dannati propositi!


Con tanti piccoli baci risalì verso la mia guancia per fermarsi all'angolo delle mie labbra e sussurrare << Quattro: ...>> fece una lunga pausa ed io rimasi in attesa della "tortura" successiva con il fiato sospeso. Il respiro mi si bloccò del tutto quando aggiunse : << ...tenere a freno il cuore... ma in questo lo ammetto; avevo già fallito da tempo! >> lo guardai in volto: lui era dannatamente serio ; io totalmente in orbita.



Non mi interessava ascoltare altro, aveva appena detto l'unica cosa che importava, l'unica che non avevo sperato di sentirgli dire. Socchiusi le labbra per pronunciare finalmente quel "ti amo" che avevo tenuto in trappola, e li rimase bloccato....

<<  Holaaa??! Beatrice? Estay aquì?!>>

Di certo il tempismo non era il mio forte...Fatima invece era una professionista del tempismo! Stava bussando alla porta del camper:

 << Tra un poco vado en centro e prima te  volevo ridare el cappello e le occhiali de Johnny...Beatrice? Johnniiii!? Ma estate lì o nò?!>> Sta volta bussò più forte e la porta si aprì. Evidentemente la sera prima nell'euforia del momento non avevamo chiuso bene e adesso con una semplice spinta si era spalancata.

La scena fu decisamente imbarazzante, va bene che avevamo il lenzuolo addosso, ma vedere Fatima che ci osservava come due animali rari faceva venire voglia di scavare una fossa e saltarci dentro.


La ragazza dal canto suo  non sembrava affatto a disagio, dopo un attimo di silenzio allargò le braccia ed esclamò:


<< Ve siete decisi finalmente!! Veramente non pensavo che ce riuscivate...e invece ce siete riusciti ! Non ce posso credere!Bravi! >>


Ma stava succedendo davvero? Veramente io e Johnny eravamo su di un letto nudi mentre una ragazza Sinti ci urlava "bravi"?! Ebbene si.


L'inarrestabile Fatima senza batter ciglio continuò il suo discorso << ...Comunque ve  volevo solo dire che ieri è andato todo apposto, quei giornalisti li abbiamo portati fino a piazza Navona e poi quando hanno visto Janus sono rimasti come embecilli! Però tu Beatrice me lo potevi spiegare che esto è un attore...me sembrava che l'avevo già visto, ma non me ricordavo bene, porchè non ho el tempo de vedere film jo...ora comunque l'ho capito che è famosso, ma non te preoccupare non lo dico in giro  sennò poi la gente viene aquì al campo e combina un  desastro, perciò tranchilo Johnny Depp, non ho detto a niguno che estay aquì. Va bene, ora che ve ho spiegato esta cosa me ne vado...ma voi non ve muovete eh! Questi ve li lascio...>> disse poggiando a terra  cappello , camicia e occhiali mentre noi la osservavamo ammutoliti << Me ne vado emediatamente che sennò voi ce ripensate e poi recomincia todo da capo...por carità de Dios no! Contenuate, contenuate... >> Non aspettò risposta e così come era entrata  se ne andò.



Dopo trenta secondi di silenzio, durante i quali immaginai la vignetta nera dei Looney Tunes che si chiudeva sulle nostre faccie con la tipica musichetta da gag comica, Johnny ad occhi sgranati chiese :<< Ma cosa diavolo ha detto?!>>


Entrambi avevamo un'espressione , a metà tra la risata e l'imbarazzo. Gli spiegai a grandi linee il monologo di Fatima , l'imbarazzo lasciò il posto all'ilarità, alla fine io avevo i crampi e lui piangeva dal ridere.  Quando ci fummo calmati , con una faccia sincera disse:


<< Beatrice ... quest'interruzione mi ha riportato alla realtà... Credimi vorrei solo stare qui  con te, ma...>>
C'era un "ma" accidentaccio, ed io sapevo pure qual'era.

<< ...è già tardi e devi partire per Londra...>> lo anticipai intuendo la fine del discorso. Mi resi conto solo dopo di quanto amaro e rassegnato fosse il tono di voce che avevo usato.


Mi osservò con una strana tenerezza nello sguardo. Inspirò a fondo e sembrò improvvisamente su un'altro pianeta  << Si,anche questo, ma sta sicura che sarei pronto a fregarmene altamente di Londra, se non fosse...che c'è una cosa che devo fare. >> aggiunse più serio con l'espressione di chi non può rimandare.

<< Ma...>> balbettai confusa.

Mi sfiorò il viso con una carezza guardandomi negli occhi come se volesse comunicarmi chissà cosa. Alla fine disse: << Non scappare ragazzina, torno fra un pò.>>  Si alzò e si infilò velocemente boxer e jeans. Rimasi lì a fissarlo.


<< Posso?>> disse prendendo il mio cellulare.


<< Si certo...>>


Prima di sparire fuori  mi fissò con aria furba e disse : << Appena torno mi dovrai spiegare cosa ti frullava per la testa quando ci siamo svegliati...credevi d'averla scampata eh?!>>


<< John Christofer Depp , non sei più nella condizione di minacciarmi dato che mi hai già sbranata!>>


<< Mmhhhh....sbranata? Quello era solo un assaggio ragazzina! >> mormorò con una faccia da schiaffi osservandomi quasi fossi un bignè. Io divenni color porpora e lui uscì ridendo.


 Così mi ritrovai dentro il camper da sola, sbruffai,avevo la forte tentazione di rompere anche il mio di cellulare, ma chi diavolo doveva chiamare con tanta urgenza?!

Dopo un pò non vedendolo tornare mi decisi ad alzarmi, darmi una sistemata e vestirmi. Avevo una fame maledetta. Ok Johnny doveva partire, ma non volevo pensarci. Adesso volevo solo fare colazione insieme a lui, ignorando tutto il resto.


Feci capolino osservando fuori, non avevo idea di che ora fosse.



Scesi  sul prato, mi guardai intorno. Mi sembrò di sentire la sua voce, girai intorno al camper e lo vidi...



<<  Amore mio...>>


Mi immobilizzai. Era di spalle, stava parlando al telefono.

<< ...Mmmh? ? Baci? Te ne darò tanti, lo sai amore... ti mangerò di baci!>>


Non volli essere discreta, non potevo. Rimasi ad ascoltare. La frase che avevo appena sentito mi aveva raggelata.

<< ...Mi manchi... Ed io ti manco? >>

Stava parlando con tono  dolce...stava dicendo cose dolci, ma non certo a me.

Fece una pausa, poi tornò a parlare, ma in modo diverso, serio.


<< Allora è deciso? Mi raggiungi tu a Londra?.... Si si, certo,sarò lì in serata... >>

Non potevo crederci! No, era impossibile...Non potevo credere che un attimo prima mi stesse baciando e che invece adesso se ne stesse lì, tutto affettuoso a prendere accordi per incontrare Vanessa, perchè chi altri poteva essere al telefono se non lei?

La frase che arrivò subito dopo confermò le mie paure.


<< Vanessa sta tranquilla...Ne avevamo già parlato ieri no?  Ti ho promesso che sta sera sarò lì e ci sarò....Lo so che dovevo darti conferma stamattina presto, è che......mi sono addormentato. Dai  non sono nemmeno le dieci , un volo lo trovi, anche io devo ancora prenotare...Si certo, prenoto e ti faccio sapere a che ora arrivo... Fidati, non ho intenzione di rimandare  la partenza, ho bisogno di vederti al più presto... Ci vediamo in hotel allora? Mmmh... Si è lo stesso dell'altra volta... >>


" Non ho intenzione di rimandare la partenza, ho bisogno d vederti al più presto", questa frase riecheggiò un paio di volte nella mia mente interrotta solo dal pensiero che un attimo prima, mi stava dicendo che se ne sarebbe fregato volentieri di Londra e della partenza, ed ora con tono altrettanto sincero lasciava intendere che per nulla al mondo avrebbe rimandato. Aveva bisogno di vederla.Lei gli mancava. Erano parole di un uomo innamorato queste.


Dentro di me qualcosa si ruppe e pezzi di vetro fecero a brandelli le mie illusioni. Feci qualche passo indietro, dovevo scappare. Inavvertitamente calpestai un ramoscello secco che si spezzò facendo rumore. Fu così che Johnny si accorse di me, si voltò di scatto e sgranò gli occhi, vedendomi lì con il viso sconvolto.

 Disse velocemente al telefono:

<< Scusa, adesso devo andare. Si ok. Ho già detto che va bene. Si. Ciao.>>


Fece qualche passo verso di me, ma io non volevo mi toccasse, non volevo sentirlo. Ero ferita. Corsi via senza sapere nemmeno dove andare.


<< Bea aspetta!>> Non gli diedi retta e continuai a correre, ma lui più veloce mi raggiunse e mi afferrò le spalle ruotandomi.


<< Cosa hai sentito?>> Disse in tono agitato.


<< Ho sentito abbastanza Johnny! >> Dissi con rabbia, trattenendo a stento le lacrime.


<< Non so cosa hai sentito, ma devo spiegarti alcune cose...>>


No, non mi avrebbe presa ancora in giro. << Non c'è assolutamente niente da spiegare. Lasciami andare!>> Dissi agitandomi e cercando di sfuggire alle sue mani che mi trattenevano.


<< No! Ascoltami per favore...>>


<< Ascoltarti?! No Johnny ascolta tu me!>>


 Mi sentivo usata, presa in giro.  Maledissi le lacrime che mi scorrevano in volto portandosi via gli ultimi residui del mio orgoglio. Ero ferita e volevo ferirlo.


  << E' meglio così! E' meglio  che io abbia scoperto come sei in realtà. Ma cosa mi aspettavo?! Io questa notte, ho creduto...ho creduto che avesse significato qualcosa... che tu...>> respirai a fondo e infine esplosi << Cielo sei un attore!! Hai finto, complimenti Johnny, hai finto fino ad un attimo fa, hai finto così bene, che mi sono fidata di te...No, non mi sono solo fidata! Ho fatto molto di più: mi sono addirittura innamorata di te!!!>>


 L'avevo quasi urlato. La sua faccia era sconvolta, ma in quel momento non potevo credere alle sue facce, le mie orecchie lo avevano appena sentito chiamare Vanessa "amore", prometterle dei baci, dirle che gli mancava... eppure quando aveva detto che che tra loro era tutto finito, ci avevo creduto, come una perfetta idiota... mi aveva guardata, baciata, accarezzata in un modo così dolce, che avevo creduto di vedere amore in lui, quella notte mi aveva addirittura chiamata amore, prima che chiudessi gli occhi...evidentemente erano solo parole, perchè adesso aveva fatto lo stesso con Vanessa.


<< No Bea, non è come credi, devi ascoltarmi...>> mi guardava dolce e mi accarezzava una spalla. Mi risultò insopportabile...improvvisamente ogni cosa mi sembrava finta...ogni suo gesto creava in me dubbi.
<< Non è come credo? E com'è? Lo so che non ho il diritto di chiederti nulla, ma non mi aspettavo di trovarti qui a promettere baci ad una donna che hai detto di non amare più... Erano tutte bugie... Con quanta facilità usi la parola amore Johnny? Non capisco come fai. Come fai a  stare con Vanessa? come puoi tradirla un attimo prima e quello dopo telefonarle e parlare in un modo tanto dolce? Come fai Johnny? Come fai a mentire così?>>

<< Ascoltami...>> disse con calma.


<< No. Non ascolterò nient'altro, nient'altro. Tu accusi gli altri di fingere, di mentire, e sei il primo bugiardo. Un dannato bugiardo!>>


Ora stavo piangendo lacrime di rabbia e le mie mani prendevano a pugni il suo petto, lui non faceva nulla per difendersi, mi guardava affranto.


<< Per favore piccola mia calmati...>>


<< Non sono tua! >> gridai, poi d'improvviso come se mi mancassero le forze abbassai il tono << Non sono tua Johnny... Tu ce l'hai già una donna che è tua e stai andando a Londra per incontrarla. Ma sai cosa ti dico? E' meglio così. Come avrebbe mai potuto funzionare tra di noi? Non posso pretendere nulla da te. L'hai detto anche tu, hai troppi anni, troppi legami. Non importa...non m'importa più nulla... Starò bene senza di te, senza paparazzi intorno, senza le complicazioni che la tua vita porterebbe alla mia! Perchè mai dovrei sopportare tutto questo? Tu vivi nella menzogna Johnny...io ho tutta la vita davanti e voglio essere libera, non voglio dover scappare e camuffarmi ogni volta che vado per strada. Non voglio aver paura di ogni cosa che dico e faccio, essere continuamente sotto gli occhi di tutti...Non voglio. E adesso so che non dovrò farlo. >>


 Erano bugie quelle che stavo dicendo, bugie cattive che avevano il solo scopo di ferirlo, come lui aveva ferito me.


 Sapevo che avrei potuto sopportare di tutto pur di stare con lui, ma non potevo sopportare che mi avesse  ingannata. Non avevo mai visto in lui l'attore, ma l'uomo, e improvvisamente mi sentivo una stupida per averlo fatto...non c'era niente di vero in tutto ciò che avevo visto: era una parte, l'ennesima parte recitata magistralmente.


Ora stava là, fermo, con due occhi pieni di dolore. Avevo fatto centro. Con un filo di voce , senza più sfiorarmi, immobile davanti a me disse: << Pensi davvero queste cose?>>


Non so' dove presi il coraggio per dire : << Si le penso.>> Fu come dargli una coltellata, le mie cattiverie avevano avuto il loro effetto, ma questo non mi diede alcuna soddisfazione, anzi amplificò il mio dolore...nonostante tutto, ferire lui feriva anche me.



 Per la prima volta furono i suoi occhi a sfuggire ai miei, lui che riusciva ad intrappolarmi con uno sguardo e a leggermi dentro adesso aveva paura di incontrare il mio. Fissando per terra parlò di nuovo con voce amara:


<< Come fai dire di amarmi e a pensare queste cose? Sei tu a mentire allora.>>


 Tirai un profondo respiro, se proprio tutto era finito lì lui doveva sapere ciò che provavo, sapere quali sentimenti aveva deluso:

 << No Johnny, io non mento, io non ho mai mentito. La prima volta che ti ho incontrato, mi hai accusata di non essere abbastanza donna,  di non dire ciò che sento. Bene, adesso sono qui e non sono una ragazzina sono una donna, e voglio essere totalmente sincera con te.
 La verità, è che nessuno mi ha mai fatta sentire come mi fai sentire tu. La verità è che quando mi guardi il mondo scompare, quando mi abbracci qualunque paura va via.  Non volevo questo, non volevo innamorarmi di te...non credevo potesse accadermi così in fretta. L'ho negato, ho cercato di fare finta di niente e con quale risultato?  Bugie.

Ma adesso basta ,sappi che non mi sono mai fatta illusioni e fino ad un attimo fa, non m'importava che il mio fosse un amore a senso unico, ero felice per il solo fatto di riuscire a provare qualcosa di tanto bello. A farmi star male, non è la consapevolezza che per te questa notte è stato solo sesso, io sto male perchè mi hai mentito mentre io mi fidavo di te...


Perciò non prendere me per bugiarda ,  io non lo sono, io ho il coraggio dei miei sentimenti, ed ho il coraggio di dirti che nonostante tutto io... ti amo . >> respirai a fondo <<  Ti amo... per come ti imbarazzi quando qualcuno ti fa un complimento, amo la tua ironia, il modo in cui prendi in giro te stesso e gli altri, come ti illumini quando parli dei tuoi figli,come riesci a comunicare mille cose anche restando in silenzio...Ogni piccola cosa di te io la amo,  fino ad un attimo fa pensavo che non avrei mai potuto detestare nulla in te, e invece ora c'è una cosa che detesto , ed è la tua capacità di fingere.

Non ho mai preteso di stare insieme a te, non ho mai sperato di poter essere ricambiata , so bene che siamo due mondi troppo diversi...eppure...eppure credevo di poter ricordare questi giorni con un sorriso, come si ricorda un bel sogno...Volevo ricordare te e tutto ciò che ho vissuto con te con un sorriso...e adesso si è tutto capovolto. >>

 Lui mi stava di fronte  in silenzio, se avesse ricambiato i miei sentimenti, non sarebbe stato lì muto,invece non proferì parola.


 Oramai non avevo più nulla da perdere, dovevo solo andare lontano da lui ed affrontare la delusione.


<< Credo che capirai se ti chiedo di non cercarmi più, di non farti mai più vedere, lascia che ti dimentichi, dimostrami almeno di non volermi ferire e lascia che io torni alla mia vita, così come tu tornerai alla tua.>>


Mi allontanai, lui rimase in silenzio e immobile, senza nemmeno guardarmi, fissando il prato con la fronte corrucciata, le braccia lungo i fianchi, i pugni stretti.


Il mio cuore era in mille pezzi, gli avevo confessato tutto ma lui era rimasto impassibile. Sarei partita quel giorno stesso e non lo avrei più rivisto.


Non lo avrei più rivisto...


Mi vestii, presi le mie cose, lui non mi fermò non parlò, non disse nulla...come pensavo, si era solo divertito, ero stata solo una notte di svago, una cosa di poca importanza  nella routinne della sua vita, fatta di viaggi, di concerti, di mille donne... di Vanessa.





Lo so che vorreste prendere la  mia testa ed aprirla tipo noce di cocco in questo momento XD .... Ma concedetemi solo due parole prima di cancellare definitivamente la mia storia dalle vostre seguite:

Quando ho iniziato a scrivere questa ff ho stabilito una piccola scaletta di avvenimenti, diciamo che dall'inizio avevo grosso modo deciso la trama e fin ora ho rispettato la scaletta . Quello che succede in questo capitolo era in conto fin dall'inizio, dunque non ho voluto apportare variazioni all'idea iniziale.

Suvvia ragazze, vi siete fidate e mi avete sopportata fino ad ora perciò non abbandonatemi  proprio adesso che siamo quasi alla fine...insomma oramai l'avete capito che questo racconto è pieno di casini...che nulla e mai come sembra no?! Dai dai non abbandonatemi!! :)
 
Con un bacio pieno di speranza vi saluto! :*

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Capitolo 25
*** XXIV. Ho sempre ragione ***


AAA: Per chi ha cliccato "ultimo capitolo" vi avviso che ne ho pubblicati due in una volta! :)




XXIV. Ho sempre ragione


Raggiunsi un bar vicino e da lì presi un taxy. Arrivata in aeroporto acquistai il biglietto per il primo volo in partenza.  Mentre aspettavo che il gate venisse aperto avevo la sgradevole impressione di essere osservata da tutti, la sgradevole impressione che  il mio cuore attraverso il  mio petto fosse totalmente esposto, visibile a tutti.

A bordo mi ritrovai accanto ad una signora anziana , i capelli erano bianchissimi ma sulle labbra sottili si era passata un filo di rossetto scarlatto, aveva un aspetto sveglio e cordiale, la tipica vecchietta  che si usa definire "arzilla". Mi sorrise:

<< Quant'è bella la gioventù!>>


 La osservai stralunata   e lei mi chiese << Paura del volo cara?>>


Non dovevo avere un bell'aspetto, la donna mi osservava con quella premura tipica delle mamme e delle nonne.


<< Oh no. Sono solo sfinita in realtà. >> Era una mezza bugia, ero davvero sfinita, sfinita dalle troppe emozioni.


Annuì con aria complice << Eri qui in vacanza eh? Ah voi giovani scambiate il giorno e la notte, non vi fermate mai...e fate bene!Mi sarebbe piaciuto poter fare così ache io alla tua età, eh... ma erano altri tempi. Diciamo che sto recuperando adesso!>> sorrise affabile  << Allora ti è piaciuta la Roma?>>


Mi era piaciuta Roma?


<< Tantissimo. >> risposi e non avrei potuto essere più sincera.


L'aereo era appena decollato, osservai attraverso le nuvole  i palazzi e le strade che si allontavano sempre più, mi resi conto di una cosa: non avrei mai odiato quella città, così come  non avrei mai odiato Johnny. Se avessi potuto scegliere non avrei cambiato nulla di quei giorni , perchè quei giorni avevano cambiato me e dopotutto non mi dispiaceva quel che ero diventata: più impulsiva, anche più fragile, ma finalmente capace di afferrare la vita a piene mani ed immergermi in essa.  

Non potevo odiare Johnny, dopotutto non mi aveva promesso nulla, anzi mi aveva detto "fermami",  ma non lo avevo fatto.

Non odiavo Johnny, ma ero arrabbiata con lui, ero furiosa e lo sarei stata a lungo, e non per l'atto che avevamo consumato, non era quello che rimpiangevo, ma erano i discorsi, i racconti , il mio essere stata così totalmente vera, mentre lui mentiva. Mentiva a me, a Vanessa, e chissà a quante altre.


Era mortificante pensare che dopo la notte passata insieme, avesse avuto il coraggio di chiamarla, di dirle che ne sentiva la mancanza, che voleva riempirla di baci...e sembrava talmente sincero e felice mentre pronunciava quelle parole!


Cosa c'era di vero in lui? Non lo sapevo più, ma non riuscivo a credere che avesse potuto fingere per tutto il tempo, non volevo crederlo.


Avrei dato tutto per tornare indietro, per impedire a me stessa di spiare quella telefonata. Era meno doloroso provare un amore non corrisposto per un uomo magnifico...e invece ora sapevo di provare amore per un uomo che probabilmente non esisteva nemmeno.



Mi presentai davanti al portone di casa senza alcun preavviso, avevo telefonato il giorno prima, avevo detto che avrei avvisato sull'orario del mio volo perchè potessero venirmi a prendere all'aeroporto.
 Non avevo fatto niente di tutto ciò , e appena atterrata ero montata su di un autobus che mi aveva scaricata nella piazza centrale, avevo camminato trascinandomi dietro la valigia come un automa.

Sembrava tutto talmente surreale...Era come essere stata catapultata in una realtà parallela. Solo poche ore prima mi sembrava tutto così chiaro, così bello. Adesso invece ero semplicemente una stupida che aveva lasciato le sue illusioni a Roma e tornava a casa con una valigia mezza vuota e la mente confusa.


Mi accolsero gli occhi sgranati di mia madre e le sue domande a raffica:


<< Beatrice tesoro! Ma perchè non hai chiamato? Papà aspettava un tuo avviso! Ma come sei  arrivata fin qui dall'aeroporto? Hai preso l'autobus?>>


Trascinò dentro la valigia e me.


Pensai a  tutte le volte che l'avevo detestata da adolescente: avevo detestato quel suo modo di fare così diverso dal mio, avevo detestato il suo eccessivo fervore religioso e quel suo essere piena di regole... Quel giorno mi resi conto che anche i lati del carattere che spesso ci sembrano insopportabili nei nostri cari, diventano qualcosa di bello e di rassicurante quando il cuore è a pezzi. Possiamo contare su quei piccoli difetti, quei  difetti dei quali abbiamo imparato a sorridere e che ci fanno capire quanto a fondo conosciamo qualcuno . Bastò questo a farmi stare meglio.


<< Ma a che ora era il tuo volo? Con quale compagnia hai volato? Ma stai bene tesoro...?>>


Eccola Caterina Fiore, non mi aveva partorita, ma mi aveva insegnato ad allacciarmi le scarpe,a camminare, a spazzolarmi i capelli. Caterina Fiore che quando avevo la febbre mi preparava la cioccolata calda e ci metteva dentro la cannella :" perchè le spezie tirano su tesoro!".


 Mi ci sarebbe proprio voluta adesso , la sua cioccolata calda e cannella, anche se era estate.


<< Mamma non ce la fai proprio a farmi una domanda alla volta vero?>> sorrisi abbracciandola.

<< Oh ma sei tutta sudata...>>


<< C'era caldo in autobus...>>


<< Non capisco perchè hai voluto prendere l'autobus.>> scuoteva la testa. Impressionante come mia madre riuscisse a preoccuparsi anche per le cose più minime.


<< Ti voglio bene.>> le dissi, e lei mi osservò sorpresa.Mi scostò una ciocca dal viso.


<< Hai un'aria così stanca ...Ma non dormivi a Londra?>>


 Non poteva immaginare cosa avevo fatto negli ultimi giorni, credeva avessi visitato musei, invece avevo riesaminato la mia intera vita. Sapevo che avrei dovuto dire la verità, i giornalisti mi avevano beccata con Johnny a Roma, sicuramente si sarebbe ripetuto il casino dei mesi prima; foto , articoli e baggianate simili, non volevo  che i miei genitori scoprissero così la vera natura del mio viaggio. Ma ora non avevo la forza di mettermi a spiegare, lo avrei fatto dopo.

Ora serviva Stefania.


Lavai via dal mio corpo l'odore di Johnny, ma le sue carezze erano ancora marchiate a fuoco in ogni strato della mia pelle.



Poco dopo mi trovavo nella camera della mia amica, piena di cose che riflettevano il suo carattere eccentrico; un orologio analogico ed uno digitale messi uno accanto all'altro e regolati su due fusi diversi, una collezione di giochi da tavolo, in particolare una serie di Domino tutti decorati diversamente ed acquistati nei posti più disparati, il suo amato mac book piazzato sulla vecchia scrivania di rovere che era appartenuta ad uno zio avvocato, la lampada a forma di ufo , l'anta dell'armadio coperta di foto ; c'eravamo io, i nostri amici, i suoi familiari, gente conosciuta per caso, turisti di passaggio...c'erano mille e mille volti. I poster dei Metallica invadevano i muri, stridendo con i peluche che teneva sul letto. Mi piazzai lì, tra roger rabbit ed un orso blu.


Stefania Pov


Lo ammetto, mi prese un colpo vedendo comparire Bea.


Cioè, non è che sono scema, ovviamente lo sapevo che sarebbe tornata, in effetti non vedevo l'ora, ma dalle sue telefonate era chiaro che non le dispiaceva affatto passare il suo tempo con l'attore...o meglio sembrava che stesse cercando ogni pretesto per restare con quel tizio! In fondo non mi dispiaceva che si togliesse definitivamente dalla testa quell'allocco di Carlo, non avevo mai capito cosa ci trovasse in un ragazzo tanto monotono,non che la vedessi meglio con quella specie di attore rockettaro tatuato e cinquantenne, ma se non altro era un cambiamento, un passo verso la rivoluzione!


 E poi  PUFF, mi si era materializzata in casa con un aspetto tutt'altro che incoraggiante, i capelli raccolti in una coda che sembrava essere stata fatta da un vecchietto con il morbo di Parkinson,la faccia bianca bianca di chi è appena sceso dalle montagne russe e  due occhi che erano tutto un programma. La conoscevo da troppo tempo Bea e conoscevo anche i sorrisi "prestampati" che si metteva in faccia quando accadeva qualche guaio. Esattamente il sorriso che aveva quel giorno.


 Gli aveva aperto la porta mio fratello Luigi e  l'aveva portata al mio cospetto, annunciandola con la sua voce " soave".

<< Ah STEEEE!! C'è una viaggiatrice bionda che ti cercaaa!>>


<< Disgraziata!! Non mi hai avvisata che tornavi oggi!! Ma che vizio ti sei presa eh?! Parti, vai, torni, ri-vai...ma io non lo so!>> avevo detto prima di accorgermi che la sua faccia somigliava a quella del fantasmino Casper...un Casper morto per la seconda volta.


<< Cosa accidenti è successo?! >>


<< Non ti ho avvisata che tornavo perchè non ho programmato nulla...ho preso il primo volo che ho trovato...e comunque ho...ehhmmm...ho perso il cellulare.>> disse massaggiandosi le tempie.


<< Hai perso il cellulare..?>>


<< L'ho dimenticato a Roma...l'ho prestato a...lui. E poi l'ho dimenticato.>>


" Lui", modo in cui aveva detto "lui" mi preoccupò all'istante. Era evidente che dovevamo parlare io e Bea, parlare parecchio.


Mio fratello Luigi l'impiccione non ne voleva sapere di muoversi e togliere il disturbo, aveva una cotta per Bea da sempre, ed ora a quattordici anni, in piena fase adolescenziale la osservava quasi fosse una coniglietta di Play Boy...penoso! Di solito io e lei ci divertivamo a metterlo in imbarazzo, ma Bea sembrava essere su un fuso orario diverso, come i miei orologi.


<< Luis, pulisciti la bava e smamma!>>


Mi aveva lanciato una ciabatta puzzolente sulla testa  e rosso come un peperone era filato via.


Bea ora stava seduta sul mio letto,ero pronta a riempirla di domande quando...

<< Ci ho fatto l'amore.>> disse di punto in bianco.


<< Come?!>> sbottai incredula. Insomma quando stava con Carlo ci aveva messo una vita a decidersi a...come si dice? Fare il grande salto? Potare l'aiuola? Portare a spasso la Jolanda? Ad andarci a letto insomma, ed ora così in una settimana si era decisa. Beh si, mi aveva detto che credeva di essersi innamorata dell'attore, ma mi aveva anche lasciato intendere che quello, la vedeva come una specie di bambinetta...e invece? Toh sopresa!


Il genio tatuato si era svegliato era uscito dalla lampada ed aveva fatto la magia. Complimenti, complimenti vivissimi!


Ma ad ogni modo, il mio stupore non era dato dal fatto che Bea ci fosse andata a letto, insomma non facevo altro che dirle "poche paranoie e vivi la vita cara!", il mio stupore era dato dal fatto che sembrava sul punto di piangere, anzi vedevo già le lacrime far capolino tra le ciglia. Cosa mai le aveva fatto quel tizio?

<< Ieri notte.>> aggiunse.

Analizzai nella mia mente un paio di opzioni:


1) Quel montato pieno di collane faceva così schifo a letto che Bea aveva deciso di scappare ed ora piangeva per il trauma.


2) Quel montato pieno di collane, a causa dell'età avanzata non aveva retto allo sforzo ed era  deceduto...

Ma la mia fantasia era sulla strada sbagliata. Me ne resi conto più tardi dopo essere rimasta per un pò in silenzio ad ascoltare i racconti di Beatrice.

Mi disse ogni cosa : di Londra, di come lui aveva deciso di affittare quel camper per scoprire tutto su sua madre, di come dopo la batosta datale da Vesna lui era stato pronto ad aiutarla, a farla sorridere. E poi aveva raccontato della festa, dell'ubriacatura, dei giornalisti, di Porta Portese, dei regali che si erano fatti, della notte appena trascorsa, del risveglio...e della telefonata in cui lo aveva sentito chiamare "amore" Vanessa.


Ascoltai attentamente la descrizione di ogni particolare di quei giorni, ogni frase e gesto. Cercai di trattenere il mio lato irascibile...lo sapevo che quello lì avrebbe portato guai, lo sapevo!


Beatrice non era stronza come me, lei si affezionava alle persone, apriva loro il cuore...ed era successo diverse volte che venisse delusa, ma mai con questa intensità.


<< E quell'idiota se ne è rimasto lì fermo mentre gli dicevi che lo amavi?! E magari ha pure usato il tuo cellulare per fare la sua bella telefonata!?...No giuro... giuro che io lo trovo ovunque sia, e lo prendo a padellate in testa, lo stordisco a vita, così non dovrà far fatica nel barcollare quando interpreterà il suo pirata ubriacone! Barcollerà per sempre fuori e dentro il set!!>>

<< Non sarà necessario picchiare nessuno Stef, devi solo aiutarmi a togliermelo dalla testa...Tu mi avevi messa in guardia, non ti ho dato ascolto...>>


Stavo sbagliando ad arrabbiarmi e sbraitare, accidenti al mio caratteraccio!

 La mia amica adesso aveva solo bisogno di conforto. << Bea lo sai, io parlo e straparlo, ma non potevi ascoltarmi, non si può mica decidere di chi innamorarsi...Ora ti sembra tutto brutto, ma ti assicuro che lo dimenticherai. >> Ed ero sicura che lo avrebbe fatto, insomma era una ragazza giovane, intelligente e bella...certo che lo avrebbe dimenticato!


Parlammo ancora a lungo, le feci molte domande, volevo capire bene, c'era qualcosa  che non mi tornava e alla fine dovetti arrendermi all'evidenza.


Accidenti, io non lo conoscevo mica quel Depp e quando lo prendevo in giro dicendo che mi stava antipatico ,era solo per scherzare un pò, per contraddire la mia amica. Ma adesso dovevo essere obiettiva. Perfino io che ero prevenuta nei suoi confronti mi ero emozionata a sentire i racconti di Beatrice, il modo in cui le era stato accanto nella ricerca di sua madre, come aveva dormito abbracciato a lei la notte che si era ubriacato, senza per questo approfittare della situazione...insomma uno che vuole portarsi a letto una ragazza non fa così e di certo uno che vuole portarsi a letto una ragazza non le chiede di fermarlo perchè ha troppi anni, non si fa tanti scrupoli!


Avrei dovuto insultarlo e metterlo in cattiva luce così che Bea riuscisse a toglierselo prima  dalla testa, a detestarlo magari...ma non sarebbe stato onesto, serebbero state bugie perchè improvvisamente la mia visione di quell'uomo era cambiata...


<< Bea, a primo impatto mi sono arrabbiata, ma ora a mente fredda, riflettendoci bene, non posso non dirtelo: c'è sicuramente qualcosa che ti sfugge. Qualcosa che non quadra.


 Non può essere come dici tu. Un uomo che ti vuole solo usare, non ti dice che non è riuscito a tenere a freno il cuore, non attacca il tuo ex ragazzo al muro minacciando di rompergli la faccia e di certo non fa l'amore con te in quel modo...


Uno che ti ha solo usata, non rimane sveglio a guardarti e ad accarezzarti aspettando che ti  addormenti... Insomma lo sai, io non sono una romantica, ma quello che mi hai appena raccontato, tutte le cose che lui ha fatto, detto, perfino io mi sono emozionata...Qualcosa non quadra.>>



Beatrice pov

I giorni successivi furono piuttosto difficili, le parole di Stefania continuavano a girarmi nella mente , non riuscivo a staccare i miei pensieri da Johnny e di certo il vedere foto di me e lui a Roma, sparse per le edicole e per il web, non aiutava. Per fortuna i miei genitori avevano saputo comprendermi quando avevo spiegato il perchè del mio viaggio.


 Il mio rapporto con loro divenne addirittura migliore, non avevano più il peso di un segreto addosso, non temevano più di perdere il mio affetto, era come se fosse stata eliminata una grossa barriera.

I giorni passarono e gli articoli divennero spazzatura, i siti cominciarono a parlare d'altro. Johnny non aveva rilasciato alcuna dichiarazione. Niente.

I rumors si spensero lentamente, i miei sentimenti no.


Perfino mia madre che stava sempre con la testa tra le nuvole, si accorse che qualcosa in me non andava.


<< Beatrice che succede? Mi sembri così triste in questi giorni. E' per Carlo?>>


Carlo? Oddio, Carlo era solo un'ombra oramai.Una settimana con Johnny aveva spazzato via cinque anni con lui. Una notte con Johnny aveva cancellato centinaia di notti con Carlo.


<< Ma no mamma...sono solo preoccupata per la tesi, vorrei finirla per ottobre,così mi laureo entro l'anno. Devo contattare il mio relatore...>>


Le lessi in viso che non si era bevuta la balla, ma non chiese altro.


Provai davvero a dedicarmi alla tesi, con scarsi risultati.


Io e Stefania uscivamo ogni sera, ogni giorno, ogni volta che era possibile fare qualcosa, andare da qualche parte, partecipare a qualche festa. Non volevo restare ferma a pensare. Mi capitò spesso di vedere Carlo, ci ignorammo a vicenda tutte le volte. Mi capitò di conoscere altri ragazzi...sembravano tutti insignificanti ai miei occhi.Non potevano reggere il confronto con Johnny.


Pensavo a lui , al suo modo di fare. Ogni cosa era rimasta impressa nella mia mente, mi bastava chiudere gli occhi per vederlo camminare in quel modo strano, dondolante e spartano, coi suoi mille gingilli che  tintinnavano ad ogni passo. Chiudevo gli occhi e vedevo i suoi osservarmi.

Mi mancava.


Non riuscivo ad odiarlo. Avrei solo voluto essere sua, sua all'infinito. Sua come tutta le volte che con uno sguardo aveva inteso i miei pensieri, sua come quando con il suo corpo aveva invaso il mio.


C'erano cose che non riuscivo a spiegarmi, che non capivo. Aveva ragione Stefania quando diceva che qualcosa mi era sfuggita. Mi ero pentita di non averlo lasciato parlare quella mattina, ma ero così ferita...


La mia mente era piena di domande, perchè quella notte mi ero sentita amata, avevo vissuto in pieno le sue carezze, la sua immensa dolcezza, i suoi sorrisi e nessuna di queste cose sapeva di sesso.


Decisi di affrontare con calma i miei sentimenti,  dopotutto era passato solo un mese da quella notte, la notte in cui avevo scoperto la passione vera, la donna che era in me. Avevo provato le emozioni più grandi della mia vita con quell'uomo, quell'attore. Era naturale che non riuscissi a dimenticarlo con facilità. Ma ce l'avrei fatta.

 A tale scopo evitavo di leggere il gossip, di guardare i giornali, cambiavo canale quando si parlava di vip. Non seppi nulla di Johnny fino al pomeriggio in cui Stefania piombò in casa mia con il suo Macbook in mano.


 << Bea io lo so che non  vuoi sentirne parlare ed è da un mese che facciamo finta di niente...ma devi leggere quest'articolo. >>


È ufficiale: Johnny Depp e Vanessa Paradis si sono lasciati. Una delle coppie d'oro di Hollywood, una tra le più longeve, si è detta addio dopo 14 anni d'amore e due figli insieme. «Si sono separati amichevolmente», ha dichiarato il portavoce dell'attore a Entertainment Tonight. «Per favore, rispettate la loro privacy e quella dei loro bambini». Da mesi girava voce che Johnny e Vanessa fossero in crisi, il 18 gennaio ve l'avevamo confermato attirandoci anche qualche critica. «Chiacchiere come questa possono fare molto male alla mia famiglia. Le voci non sono altro che business. Se si desse retta ai giornali di gossip dovrei essere proprietaria di 52 case e essere alla mia dodicesima gravidanza», aveva dichiarato la Paradis il 25 gennaio.
 Ma non ci aveva convinto: avevamo ragione.
Da un anno i due non apparivano più insieme su un red carpet e si era anche parlato di una relazione di Depp con la giovane ragazza italiana apparsa per la prima volta insieme a lui alla prima di Hugo Cabret. I due sono stati di recente avvistati nuovamente  insieme.


 << Stef mi stupisco di te, è  solo l'ennesima bufala...>>

<< No Bea, l'ha detto il loro portavoce ufficiale, mi sono informata bene,  è una notizia vera, non te l'avrei fatta leggere altrimenti.>>


<< E anche se fosse vera cosa cambia?>>


<< Cambia tutto. Insomma l'ha lasciata...Eddai! Io te l'ho detto che qualcosa non quadrava, magari che ne so... quella mattina a telefono ha detto quelle cose per tenerla buona, per incontrare i figli. Buh che ne sappiamo!>>


<< Ma tu non dovevi aiutarmi a dimenticarlo?>>


<< Ci sto provando da un mese ad aiutarti a dimenticarlo porcodiamine! Ma la verità è che non ti ho mai vista così spenta Bea... Nemmeno quando hai scoperto che eri stata adottata eri così triste. Senti , lo so che sto sempre qui a sparare cazzate e sembra quasi che non mi accorga di niente.Invece me ne accorgo: usciamo, vieni alle feste,hai perfino ripreso a sfottere mio fratello Luigi...ma non mi fai fessa, tu hai la testa sempre altrove ed io comincio a pensare che forse non è così assurdo che tu non riesca a smettere di pensare a quello lì...Senti, lo sai che non credo nel destino, mi piace la scienza , mi piacciono le cose chiare, logiche, nette.... Sono un asso nel calcolo delle probabilità e ti assicuro che tutto quello che ti è successo non era affatto probabile. Cioè, te ne sei andata a Venezia così di punto in bianco ed hai incontrato quel tizio e questo ha messo in moto il caos! Non riesco a non pensare a tutte le coicidenze che vi hanno permesso di conoscervi, d'incontrarvi  e non riesco a non pensare che c'è qualcosa che non quadra in tutta la faccenda...>>


<< Si può sapere dove vuoi arrivare?>>


 Fece un sospiro e mi guardò seria : << E se fosse stato tutto un malinteso quella mattina?>>


<< Stefania è passato un mese, lui sa dove mi trovo, avrebbe potuto cercarmi...>>


<< Ma gli hai detto tu di non farlo! Mi hai raccontato che per ferirlo gli hai detto che non avevi intenzione di sopportare paparazzi e quant'altro a causa sua e che poi gli hai chiesto di non farsi più vedere. Magari non ti cerca per questo.>>


<<  Credi che se davvero volesse vedermi starebbe a farsi scrupoli solo perchè gli ho chiesto di non farlo?!...Io non credo! Per favore non parliamone più...>>




Stefania Pov


Il discorso terminò così, Bea era stata categorica, ma se avessi saputo cosa sarebbe accaduto solo qualche giorno dopo , col cavolo che non ne avrei parlato più!

Sapevo di avere ragione, voglio dire, non per peccare di presunzione, ma io raramente avevo torto! Delle questioni amorose, è vero , non sono mai stata una grande esperta e forse per questo quel giorno non insistetti... Eppure sapevo di avere ragione. Se solo avessi potuto prevedere questa telefonata allora non mi sarei arrovellata il cervello in cerca di una soluzione...ma non ho mica i super poteri io!

Quale telefonata vi chiedete? Questa:


 << Pronto? Ah Caterina, dimmi!>>

La mamma di Bea mi telefonava spesso per le cose più svariate, le davo del tu da anni, ero di famiglia oramai. Pensai che magari avesse l'ennesimo problema con la connessione internet, un anno prima  aveva deciso di darsi alla tecnologia e si era comprata un pc...pessima idea!


<< Oh Stefania! Menomale che hai risposto. Beatrice non è in casa e non voglio chiamarla. Ma io non parlo americano perciò potresti venire tu a dire a questo signore di lasciare in pace mia figlia?Non voglio assolutamente che Beatrice finisca di nuovo suoi giornali...>>


Non chiesi chi fosse  colui che con tono aspro la mamma di Bea aveva chiamato " questo signore" ,lo sapevo già chi era, non lasciai nemmeno che Caterina Fiore terminasse la frase:


 << Arrivo subito!>>


Avevo ragione.Io ho sempre ragione!




Rieccomi qui. Lo so ho la faccia tosta... ma spero che questo finale confermi ciò che avevo scritto nel capitolo precendente : niente è come sembra! :)

Come avrete già notato ho voluto dare spazio a Stefania. Diciamo che se questa parte del racconto fosse stata raccontata solo da Bea sarebbe risultata eccesivamente deprimente, perciò ho dato la parola a quest'altro personaggio un pò pazzerello , anche perchè serviva un punto di vista esterno per sottilineare la stranezza del comportamento di Johnny. Ad ogni modo anche questo casino verrà spiegato nel prossimo capitolo che credo sarà l'ultimo o il penultimo....mhhhhh.... dipende tutto da quanto mi dilungherò nelle descrizioni, ma prometto che siamo alla fine ragazze, niente più torture!

Tanti abbracci donzelle belle e grazie mille per aver letto :) <3
Affettuosamente Rory

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Capitolo 26
*** xxv. quando tutto si accende di rosso. Parte prima ***


1

Ciao ragazze!! ^.^ !!!

Rieccomi qui per la serie: a volte ritornano   =.='

Mi dispiace avervi fatto attendere tanto per gli ultimi capitoli, ma tra esami e casini vari non ho avuto assolutamente modo di pubblicare! :( :(

Perdonatemi se non ho risposto subito alle recensioni ed anche per essere stata breve nelle risposte ma altrimenti  non sarei riuscita pubblicare.

Nonostante la mia assenza voi siete state grandi! Le vostre recensioni mia hanno resa felice *.* *.*  taaaanto taaaanto!!! e non vi nego che mi hanno anche fatta sentire in colpa, mi sono detta " ti scrivono così tante belle cose e tu non pubblichi?? Datti una mossa!" Perciò eccomi qui!

Ho diviso il capitolo in due parti  perchè era LUNGHISSIMO, in questo modo sarà meno pesante per voi e credo anche che sia meglio per le recensioni così se vorrete potremo commentare metà capitolo alla volta e scambiarci opinioni anche su cose che magari lette tutte in una volta verrebbero dimenticate.

Detto questo...beh ci vediamo giù!  <3 <3 <3









 XXV
 
Quando tutto si accende di rosso
 Parte prima




Ogni momento importante della vita è segnato da luoghi importanti. Magari a volte sono posti all'apparenza banali, ma questi all'improvviso si caricano di ricordi diventando bellissimi. Chi di voi non ricorda il posto in cui ha dato il primo bacio? Chi di voi non ricorda il posto in cui ha imparato a nuotare, o ad andare in bicicletta?

Per ogni emozione c'è un luogo e questo può essere un garage, una spiaggia, uno sgabuzzino, un pub, una stradina nascosta... oppure, come nel mio caso, può essere una piccola casa di campagna.

La casa di campagna dei  miei, stava in un luogo piuttosto isolato e mia madre aveva voluto farvi crescere un giardino tutto intorno. Era molto piccola, due stanze in tutto, sembrava la casa delle fate, immersa nel verde e nel rosso dei papaveri che spuntavano selvaggi ovunque.

Mia madre se ne lamentava sempre perché era un pò vecchia e malandata, sarebbe stato necessario ristrutturarla, ma  a me non importava che dalle porte entrassero gli spifferi o  che l'intonaco fosse un po screpolato, la trovavo comunque bellissima. Mi piaceva stendermi a riflettere lontana dal rumore delle automobili, lontana dalle voci della gente: era il regno della pace. I miei preferivano  usarla solo durante il giorno, andare a rilassarsi , ma la sera tornavano sempre a casa Fiore, molto più vicina all'ambulatorio ed allo studio di mio padre.


Dopo l'uscita dell'articolo sulla separazione di Johnny e Vanessa, accendere la tv era diventata un'azione pericolosa per la mia stabilità mentale. Non  che le trasmissioni parlassero solo di loro, ma di certo lo facevano più spesso del solito.
In genere erano articoli di appena trenta secondi, magari trasmessi come cronaca rosa nei tg o negli stupidi talk show pomeridiani, eppure questi provocavano in me reazioni esagerate; per esempio mi ero ritrovata  a strappare in malo modo il telecomando dalle mani di mio padre ed a spegnere la tv inveendo contro quest'ultima
come se potesse sentirmi e rispondermi:

" Ma perchè non provate a trasmettere qualcosa di intelligente o utile?! Gossip gossip! Ma che cavolo me ne frega? Ah e poi ci si lamenta del basso livello culturale dei giovani d'oggi. E certo, il principale mezzo d'informazione ci informa solo di cose che non serve sapere! Che nervi!!"


Lo sguardo sbigottito dei miei genitori aveva funzionato come una sorta di specchio, mi ero vista dall'esterno e  mi ero resa conto che era il caso di trovare una soluzione prima di venir rinchiusa in un manicomio.


Alla fine mi ero trasferita per un pò in quella casetta isolata, quasi fosse una sorta di limbo esterno al mondo. Da circa una settimana quella casetta era diventata il mio rifugio, speravo che la sua pace mi aiutasse a completare la mia tesi e a svuotare la mente.

Non ero ancora riuscita a fare nessuna delle due cose.

Era il ventotto  di Agosto ed io  fuori in giardino appoggiata ad un alberello di more guardavo incantata il tramonto che stava colorando di rosso ogni cosa. Chissà come stava Johnny, chissà se gli capitava di pensarmi...Era passato  più di  un mese da quella bellissima notte, da quella terribile mattina.

Mi mancava, a volte se pensavo troppo a lui l'aria sembrava andar via per l'insopportabile consapevolezza che non mi avrebbe amata, che non poteva amarmi.

Alla fine mi ero resa conto che la cosa migliore sarebbe stata dimenticarlo, avevo scoperto però di non averne la capacità. Perfino l'inaffondabile Stef  dopo la nostra ultima discussione si era resa conto che il mio cuore non si sarebbe sanato tanto facilmente. Avevo provato il vero amore ed era stato magnifico e straziante.

Una macchina arrivò dal vialetto, inerpicandosi tra il fogliame ed il pietrisco, due fari mi illuminarono il volto abbagliandomi.

In un primo momento non riuscii a riconoscere l'auto ne tanto meno i suoi passeggeri. Aguzzai gli occhi rimanendo esattamente dov'ero. I fari si spensero. Era la macchina di Stefania, dopotutto me lo aspettavo, chi altri poteva venire a trovarmi a quell'ora ed in quel posto fuori dal mondo? Dalla nostra ultima discussione dopo la quale le avevo categoricamente vietato di parlarmi di Johnny, lei aveva ricominciato con la sua vecchia strategia: "adescare" turisti spensierati, biondi ed abbronzati e scatenarmeli contro!
I turisti erano la sua passione ed in qualche modo stava provando a contagiarmi, con scarsissimi risultati devo dire...

Aspettai di vedere quale baldo giovane sarebbe uscito dalla vettura. Per qualche strano motivo Stefania non si decideva a scendere dall'auto , mi staccai dall'albero,  mossi un passo nella sua direzione  e poi... e poi tutto sembrò di nuovo accendersi di rosso.


Vi è mai capitato di mettere un piede in fallo scendendo i gradini? Conoscete quella sensazione di vuoto, quando si è convinti che ci sia un altro gradino e invece sono  finiti? Più o meno mi accadde questo. Lo riconobbi subito e credetti di cadere, di svenire, di dovermi svegliare.



Era immerso nell'ombra, vedevo solo la sua sagoma, ma mi bastò. E poi quando si mosse, il ritmo dei suoi passi...i suoi passi, quel modo strano di camminare. Era Johnny, era lui!

Stefania gli rivolse qualche parola che non potevo sentire, ero  pietrificata ed ebbi l'impressione che il tempo procedesse con una lentezza innaturale. La mia amica non venne a salutarmi ma accese  nuovamente il mezzo e ingranando la retromarcia ed andò via.

La luce dei fari lo illuminò; dei jeans chiari, le sue solite vecchie scarpe, una t-shirt nera e larga con la testa d'un capo indiano stampata davanti, al collo aveva solo la medaglietta con l'incisione di Antares ed i capelli erano più lunghi dell'ultima volta e più scompigliati del solito... niente fronzoli, nessun oranamento, eppure era perfino più bello di quanto ricordassi! O meglio lui era bello come sempre, ma il non averlo visto per così tanto me lo fece apparire d'uno splendore accecante.

I miei piedi avrebbero voluto correre da lui, le mie braccia stringerlo forte, ma il cuore ferito stava fermo, piantato contro l'albero di more. A trattenermi era il ricordo del suo sguardo basso e distante mentre io gli dicevo " ti amo". Era stato così freddo ed indifferente mentre io andavo via...

Avevo passato l'ultimo mese a cercare di cancellarlo, avevo passato l'ultimo mese a ripetermi che non l'avrei più visto... Ma adesso lui era qui. Perchè mai era qui? E perchè solo ora?

Lo vidi avanzare e guardarmi, ero come pietrificata. Distolsi lo sguardo per non incrociare il suo, così che non potesse vedere ciò che sentivo. Non volevo si accorgesse che per me non era passato un solo minuto da quei giorni a Roma, che non avevo dimenticato nessun particolare.
Assurdo quanto si può essere stupidi ed orgogliosi quando si ama tanto...

Mi arrivò di fronte, non riuscivo ad alzare gli occhi, fissavo il terreno con insistenza, sapevo che se solo per un attimo mi fossi soffermata sul suo viso allora non ce l'avrei fatta, l'avrei abbracciato, l'avrei implorato di non andare più via, anche se non mi amava. Lui cominciò a parlare, con la sua voce bella, vibrante e... tremante:

<< Me ne vado se vuoi, ma prima devo dirti alcune cose.  Ascoltami... e dopo ti prometto che sparirò, così come mi hai chiesto di fare.>> Fece una pausa, lo sentii respirare a fondo, C'erano tensione e stanchezza nel suo tono. La mia mente, il mio cuore, tutto in me ripeteva solo una frase:

"Non lasciarlo andar via!"
Ma le mie labbra erano serrate.

<< Beatrice...dalla prima volta che ti ho incontrata ho subito sentito l'impulso di proteggerti, di impedire che chiunque ti facesse del male...e alla fine sono stato io a fartene.>>

La sua voce era dolce ed amara al contempo, continuò con veemenza:

 << Volevo mantenere le distanze, pensavo di riuscirci ma tu sei......sei così bella! E non parlo solo del tuo corpo, sei bella sotto tutti i punti di vista, bella nel tuo modo di fare, bella nel tuo modo di muoverti, di sorridere, di arrabbiarti...di essere! Sei bella in un modo atroce e incomprensibile e sembra quasi che tu non te ne renda conto. Ma io si, e ti ho subito desiderata selvaggiamente fin da quella sera a Venezia, ho dovuto tenere a freno me stesso...poi, poi non ce l'ho più fatta,  ho ceduto e non avrei dovuto! Io sono abituato a seguire i miei istinti e con te per la prima volta ho cercato di non farlo... ed ho fallito. Mi trovavo in una situazione confusa e ti ci ho trascinata dentro senza riflettere perchè.... ti volevo troppo. >>

Mi sentii tremare al suono di quelle parole, mi sconvolgeva la sua sincerità, bruciavo per la voglia di dirgli che se mi voleva poteva avermi, indipendentemente da tutto, poteva avermi anche se non mi amava. Ma lui continuò a parlare, sentivo la sua urgenza di spiegare e l'ultimo stralcio di razionalità e di orgoglio mi trattenne dal fermarlo, dopotutto avevo bisogno di capire.

<< Quella mattina mi sono comportato da codardo ma adesso sono qui perchè è importante che tu sappia che non è stato solo sesso, che non sei stata un divertimento, è importante che tu sappia che sono uno stupido, perchè nella mia mente malata ho pensato che lasciarti libera fosse la cosa cosa migliore che potessi fare per te... e sono ancora convinto che lo sia, perchè non dovresti stare con uno come me, che ha figli, che ha troppi anni. Perciò se  dopo le mie spiegazioni continuerai a non volermi vedere lo capirò. >> inspirò a fondo << Beatrice io non ti ho mentito; quel giorno la persona che mi hai sentito chiamare "amore" era Lily, mia figlia, aveva strappato il telefono a Vanessa per salutarmi, fa sempre così la mia miss Lily... Mi sono subito reso conto che avevi frainteso e avrei voluto spiegartelo ma quando hai detto... quando hai detto che volevi essere libera,che non volevi passare la vita a nasconderti, quando hai detto che io vivo di bugie... Era la verità ragazzina e...io non lo so, ho agito in quel modo per orgoglio. Avevi ragione a dire che saresti stata meglio senza di me e  senza tutte le mie complicazioni... io non potevo contraddirti e difendermi...e questo mi ha fatto.....arrabbiare!
In pochi giorni mi hai dimostrato che a discapito del tuo aspetto tanto fragile hai in te una forza ed una determinazione incredibili. Hai saputo affrontare me e la mia rabbia senza batter ciglio...hai perfino rimesso al loro posto tutti quei paparazzi...ho pensato che forse non era tanto assurdo pensare di poter  stare insieme e che tu avresti avuto tutte le capacità di affrontare i miei casini, ma non ho considerato il fatto che magari tu non VOLESSI affrontarli i miei casini... ho dato tutto per scontato e poi le tue parole mi hanno riportato alla realtà. Non è facile stare con me, io non sono una persona facile, sono irascibile, sono lunatico e di certo la mia vita, il mio essere continuamente sotto i riflettori non aiuta. Ne ero già consapevole, ma sentirtelo dire...io....beh è stata ben altra cosa. >> Avevo voluto ferirlo e ci ero riuscita fin troppo bene. Ero stata una stupida... una vera stupida!


<< Ti ho lasciato credere che quelle parole fossero per Vanessa. Volevo allontanarti da me e sono stato zitto, ho finto solo per farti andar via, perchè mi odiassi, mi dimenticassi. E probabilmente lo hai fatto.>>

Aveva parlato senza tregua, senza lasciarmi tempo di pensare, di rispondere, di respirare. Continuò con tono più deciso :

<< E' importante che tu sappia che non ti ho usata, ti ho amata, con il cuore, con l'anima e con il corpo.

Avrei dovuto dirtelo quella notte...ma anche se non l'ho detto a parole, in ogni attimo te lo stavo dicendo con tutto me stesso,in ogni attimo, in ogni gesto, in ogni sguardo ti stavo dicendo che ti amavo....>>

Erano bellissime le sue parole, eppure terribilmente dolorose da ascoltare: "che ti amavo" aveva detto. Stava parlando al passato. Non riuscivo nemmeno a guardarlo in faccia, lui mi voleva con se, avrei potuto stare con lui ed invece lo avevo ferito con parole cattive dando retta alla mia dannata impulsività.... ed avevo rovinato tutto! 

<< Per questo quella mattina ho chiamato Vanessa, ho capito che non potevo più rimandare, avevo urgenza di vederla  per chiarire tutto, volevo sentirmi libero di chiederti di aspettarmi, di dirti che volevo stare con te, che mi ero innamorato di te. Credimi mi è sembrato folle, assurdo...insomma non si ci innamora così,non in una settimana! Ma io sono sempre andato matto per le assurdità... Ti amavo, era chiaro ed innegabile.... E ti amo ancora,  così tanto che mi basta il minimo pensiero di te per sentirmi più vivo che mai. I miei baci, la mia passione, le mie carezze sul tuo corpo, non erano dettate solo dalla carne ma da tutto ciò che è in te: la tua dolcezza, quell'imprevedibile pizzico di follia che ti rende unica,  il modo in cui riesci ad avvicinarti agli altri con semplicità e fiducia, la forza e la determinazione che sai tirar fuori quando tutto va storto, il modo buffo in cui ti agiti quando ti mettono in imbarazzo... come sorridi, come ti arrabbi, come arrossisci.... io amo tutto di te e mi dispiace che il mio stupido orgoglio mi abbia trattenuto per così tanti giorni, ma ognuno di questi giorni mi ha aiutato a capire che è meglio perdere lo stupido orgoglio per chi si ama ,che perdere chi si ama per lo stupido orgoglio... ed io ti amo. >>



"Ti amavo e ti amo ancora" aveva detto, ed in quell'istante avevo alzato gli occhi, per posarli sul suo bellissimo viso ed ero rimasta sconvolta: era fermo con gli occhi lucidi ed i pugni stretti...sembrava volesse piangere. 
Continuò a parlare senza che i suoi occhi mi lasciassero un attimo.

<< Non hai idea di quello che ho passato.Ho provato a non venire a cercarti, ma la gelosia mi ha divorato,  mi ha divorato perchè...non riuscivo ad accettare l'idea che qualcun altro potesse toccarti, baciarti, guardarti dormire... dalla prima volta che ti ho vista ho saputo che eri mia! Ti ricordi quella notte, quando ti ho detto che avevo incontrato una donna,che l'avevo subito sentita mia?  Io parlavo di te. E anche se adesso mi chiederai di andare, continuerò a sentirti mia, perchè è cosi...tu sei mia...la mia ragazzina, la mia donna, il mio amore... >> Alzò una mano e mi accarezzò il viso, con gli occhi sempre più lucidi.

Quanto avevo desiderato quelle parole? Adesso che le sentivo l'emozione era così forte da non lasciarmi respirare.

<< Ora lo sai...ora vado via... >>
 

Fece per allontanarsi e fu allora che tornai alla realtà, fu allora che la mia angoscia esplose.

<< No!! >> lo trattenni per un braccio stringendo così forte da lasciare il segno << ....mi dispiace, mi dispiace...! >> Stavo piangendo come una stupida.

Mi prese il mio viso tra le mani e mi guardò con gli occhi pieni di emozione.

<< Le pensavi davvero quelle cose che hai detto? Pensi davvero che non sopporteresti una vita con me...? >>


<<  No! Erano bugie, bugie cattive! Io sopporterei tutto, qualsiasi cosa pur di stare con te, sono stata una stupida! Così stupida!...Mi dispiace, mi dispiace tanto!Johnny non è cambiato nulla... Io ti amo...>>


<< Sshhhh....>> Mi accarezzò le labbra perchè tacessi e poi mi baciò: con ardore, con desiderio, con dolore represso...sopratutto mi baciò con amore.


<< Johnny non ti volevo ferire...>>


In un attimo il mio inferno era diventato un paradiso.
Le sue mani addosso a me erano la cosa più naturale del mondo, mentre quelle dita  percorrevano il mio corpo, la mia bocca non smetteva di baciarlo. Ancora una volta, più di ogni altra volta , desiderai essere sua. Adesso potevo volerlo senza paure, potevo essere sua senza alcun timore.  

Lo presi per mano e lo portai dentro casa.

continua....

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Capitolo 27
*** XXVI. Quando tutto si accende di rosso. Parte seconda ***


1
Ho diviso il capitolo in due parti. Se avete cliccato ultimo cap. andate indietro! :* :*



XXVI
.
Quando tutto si accende di rosso
Parte seconda


Johnny pov


Un mese e tre giorni ero rimasto lontano da lei. E per un mese e tre giorni non ero stato me stesso, incapace di dormire incapace di scherzare...arrabbiato.

Nella mia testa ronzavano sempre quelle frasi che lei mi aveva detto a Roma, prima di andar via "perchè dovrei sopportare di stare con te?", mi facevano male quelle frasi, perchè  non potevo darle torto, non era facile stare con me. Io accettavo di essere sotto una lente d'ingrandimento, era stata una mia scelta essere un attore , ma lei perchè avrebbe dovuto sopportare che la sua vita venisse spiattellata sulle pagine dei giornali? Era questo l'unico pensiero che mi aveva trattenuto dal correre  da Beatrice subito dopo quella mattina, ma dopo un pò perfino questo pensiero per quanto doloroso,  per quanto vero non era riuscito a trattenermi e alla fine non ce l'avevo fatta.

Ripensavo ai suoi occhi grandi e dolci, a come mi aveva guardato mentre la baciavo, mentre la spogliavo, mentre entravo in lei.  E mi sentivo in colpa anzi peggio, stavo uno schifo per averle fatto credere che fosse stato solo sesso... "Sei uno stronzo bastardo!" mi ripetevo "e sei pure codardo, dovevi dirle che l'ami, lei te lo ha detto, sei un codardo!"

Dopo due settimane avevo perso la fame, il sonno, tutto. Dopo un mese mi ero scoperto irascibile, nervoso, intollerante.

Dovevo lavorare eppure mentre ero sul set, ero continuamente distratto, "devi dimenticarla" mi dicevo e intanto l'idea che lei potesse essere con qualcun altro, l'idea che si fosse dimenticata di me, mi mandava fuori di testa.

"Probabilmente" pensavo "adesso avrà un nuovo ragazzo, uno con l'età giusta,senza complicazioni, uno con il quale andare in giro liberamente che possa baciarla in mezzo ad una piazza senza esser fotografato, inseguito..." sentivo lo stomaco annodarsi e la rabbia invadermi. Cercavo di controllarmi, di allontanare quei pensieri, ma era impossibile.

Tutti avevano notato che qualcosa non andava, alla fine avevo desistito e grazie al cielo lo avevo fatto!  Avevo chiesto un giorno a Gore " devo risolvere una questione, perchè così non riesco a lavorare" gli avevo detto, lui aveva capito al volo. Ero partito quella stessa mattina, avevo viaggiato tutto il giorno, attraversato un paio di fusi orari, non avevo dormito nè mangiato decentemente, ma non m'importava perchè adesso ero con lei...


Era come se fossi stato in apnea per tutte quelle settimane, ora all'improvviso potevo prender fiato e ciò che respiravo era il suo odore. Non pensavo che mi avrebbe creduto, ero convinto che mi avrebbe cacciato via, convinto che avrei dovuto lottare per poterla finalmente avere accanto. Quando all'inizio avevo parlato lei non mi aveva nemmeno guardato in faccia... mentre io morivo dalla voglia di abbracciarla, di coprirla di baci.


L'avevo immaginata per giorni ricordando i suoi occhi, il suo viso dolce, ed ora che la rivedevo mi rendevo conto di non aver mai osservato una donna come facevo con lei, ogni sua caratteristica mi catturava e suscitava in me una tenerezza estrema e allo stesso tempo una grande smania di farla mia con quanta forza avevo in corpo, con ogni fibra del mio essere...era una combinazione letale; Beatrice possedeva quella dolcezza e fragilità che ti facevano desiderare di proteggerla di farla felice in ogni modo e poi aveva una bellezza ed una sensualità acerbe che sembravano maturare ogni volta che il tuo corpo toccava il suo.


La baciai con foga...mi era mancata, mi era mancata tanto! Mi sentii di nuovo come mi ero sentito a Roma, felice, completo. Le ripetevo "ti amo" e non mi sembrava abbastanza dirle solo ti amo, avrei voluto avere le parole giuste per descriverle quanto bene mi sentissi per il solo fatto che mi aveva sorriso, che mi aveva permesso di stringerla.


La mia ragazzina mi prese per mano e mi condusse dentro casa. Era stata una saggia decisione o avrei finito per fare l'amore sotto quell'albero.

<< Amore...>> fu tutto ciò che riuscii a dirle una volta dentro. Avevo parlato ininterrottamente, le avevo espresso tutto ciò che provavo ed ora percepivo soltanto il suo calore ed il mio incontrollabile desiderio di lei!
Non potevo più aspettare, doveva essere di nuovo mia, volevo assaggiare di nuovo la sua pelle, vedere il piacere sul suo volto. Mi trattenevo solo per paura che lei avesse bisogno di tempo, che avesse bisogno di decidere.


Ecco perchè fui piacevolmente sorpreso quando cominciò a spogliarmi...

Le sue dita sul mio petto scorrevano lente, riusciva a darmi i brividi quella ragazzina più di qualunque donna esperiente conosciuta in passato. A Beatrice non serviva esperienza, lei agiva d'istinto con la stessa impulsività e spontaneità che metteva in ogni altra cosa, per questo era impossibile resisterle.

Quando posò le sue labbra calde e morbide sul mio collo, quando mi sfiorò con la punta della lingua, persi del tutto il controllo. Le afferrai il volto e la baciai di nuovo senza lasciarle respiro.


Mia.


Era mia...volevo invaderla in ogni modo.


Temo di non esser stato affatto dolce mentre le strappavo i vestiti di dosso ma la mia smania era troppa, la esigevo.
La notte trascorsa con lei a Roma non mi aveva saziato, al contrario, aver conosciuto il suo corpo aveva acceso in me un'incontrollabile fame di lei.


Avrei organizzato cene a lume di candela, gite al mare, l'avrei portata sulla mia barca, le avrei dedicato canzoni, ma adesso non potevo far altro che privarla dei vestiti e lambirla con le mie mani ...




Beatrice pov


<< Amore.... >> Mormorò Johnny con l'espressione più dolce e calda che avessi mai visto.


<< Mi sei mancato così tanto Johnny...così tanto! Credevo che non ti avrei più visto...>>


<< E io credevo che non avresti più voluto vedermi.>> sorrise sulle mie labbra.


Gli tirai indietro  i capelli che gli erano caduti sul viso, anticipando  così il suo solito gesto e lui sorrise ancora di più. Lo baciai in ogni parte di quel viso bellissimo ed un pò stanco...Chissà in quale parte del mondo era stato nelle ultime settimane, chissà quanti chilometri aveva fatto per essere con me in quel momento.


<< Sei stanco? >> chiesi mentra lui con il pollice mi accarezzava lentamente una guancia e poi le labbra. Non lo sapeva ma perfino con un gesto tanto semplice avrebbe potuto uccidermi!


<< ...non abbastanza...>> mormorò fissandomi con intensità, fui attraversata da un brivido, conoscevo quello sguardo...
Basta parole.


Cominciai a spogliarlo...Tirai su la sua maglietta posandogli man mano mille baci sul petto. Dio quanto mi era mancato il suo calore, il ritmo del suo cuore...Lo accarezzai finchè lui non riuscì più a trattenere il desiderio e mi prese il viso baciandomi ancora una volta, senza lasciarmi respiro, senza darmi tregua.


I nostri corpi finalmente potevano stringersi toccarsi, senza più paure nè finzione, senza freni e inibizioni, ci amavamo, ce lo eravamo detti e questo era tutto ciò che serviva sapere.


Le nostre lingue danzavano le sue mani mi stringevano, accarezzavano e torturavano di piacere.

In un attimo anche la mia maglietta cadde a terra e la sua bocca fu sul mio seno, ne sfiorò la pelle con le sue  labbra  morbide, eccitandomi oltre ogni limite. Lo sentivo fremere, sentivo il suo piacere, tutto il desiderio che aveva represso ed ora veniva fuori insolente attraverso le sue mani e la sua bocca.

Il fuoco dei nostri corpi, ansiosi di unirsi, divampò con potenza non lasciando tempo a nulla, nessuna pazienza o gentilezza, mentre a vicenda ci toglievamo di dosso i vestiti che rappresentavano solo un fastidioso ostacolo.


Mi spogliò completamente e godetti del tocco delle sue mani che s'insinuavano bramose sotto i vestiti, per poi lasciarli cadere sul pavimento.

Feci lo stesso con lui: via la maglietta e le sue braccia forti mi furono intorno senza barriere;  via i pantaloni e si strinse a me mentre ogni residuo di autocontrollo mi abbandonava del tutto. Era così bello, così incredibilmente bello.


<< Amore mio, piccola mia, io ti amo. Come hai fatto a non capirlo?>> Mi baciò ancora e ancora mentre le mani vagavano vogliose sui miei fianchi, sul mio ventre... Basta non potevo più aspettare.



<< ...prendimi Johnny, prendimi... ti voglio! >>


 Non me lo fece ripetere. Mi sollevò da terra mettendomi a sedere sulla scrivania che stava dietro di me.


Lo vidi mordersi il labbro inferiore mentre mi osservava, ero pronta e nuda sotto i suoi occhi.

Le sue mani partirono dalle mie ginocchia, percorsero le mie cosce, le aprirono....cominciò a torturarmi sfiorandomi con movimenti lenti.                                         


Percepivo sulla mia pelle il contrasto fra il calore delle sue dita ed il freddo dei suoi anelli... e chi l'avrebbe mai immaginato che perfino questo potesse essere tanto piacevole? Troppo piacevole...

Continuò a toccarmi fissandomi negli occhi, il suo petto si alzava ed abbassava veloce insieme al suo respiro << Dillo di nuovo...>> ordinò in un sussurro dal suono profondo. Il mio cuore che stava già battendo ad un ritmo disumano fin dal momento in cui era sbucato fuori dalla macchina di Stefania, subì una netta impennata: sarei morta così e sarei morta felice.

<< Ti voglio Johnny... >> ripetei senza staccare lo sguardo dal suo, nonostante le mie guance stessero raggiungendo i più accesi toni di rosso.

Tornò a baciarmi con fervore, sentivo il suo membro sfiorarmi, vedevo il fuoco nel suo sguardo. Era sensualità allo stato puro, lui era l'essenza stessa della sensualità...


Mi passò una mano dietro la vita e mi avvicinò a se con decisione... così facendo mi penetrò. Si fece spazio con piccole spinte fino ad invadermi del tutto, fui spiazzata dalla lentezza ed intensità dei suoi affondi...entrava in me con forza ed usciva piano facendomi percepire ogni singolo centimetro di contatto del suo corpo con il mio....era talmente eccitante che finii per graffiargli la schiena mentre senza rendermene conto ripetevo con voce spezzata il suo nome.

Ancora una volta fu come se non avessi mai fatto l'amore prima, lui sapeva esattamente cosa volevo, il piacere che mi donava era immenso, i nostri corpi erano in simbiosi. La prima volta era stata magnifica e proprio per questo, adesso il nostro desiderio e la nostra passione erano così forti da diventare violenti, perchè sapevamo bene cosa l'uno poteva regalare all'altra.

Ogni spinta del suo corpo era accompagnata dai suoi baci, dalla sua lingua contro la mia, dal suo sapore mischiato al mio...

Se Johnny fosse stato un colore sarebbe stato rosso: rosso come la stella Antares, rosso come il sangue che scottava dentro le mie vene, rosso come le fiamme di un grande incendio, rosso come la passione.


Mi aggrappai a lui con forza, avvolgendo le gambe attorno al suo bacino così da non perdermi un solo contatto, mentre le sue mani bollenti mi stringevano e lui si muoveva ancora e ancora dentro di me, infiammandomi del tutto.


La sua voce.... quanto mi era mancata la sua voce!
Adesso era lì e mi prendeva e mi parlava:

<< ...non puoi immaginare com'è stato difficile ogni giorno non poter fare questo : ... >> e mi baciò le labbra con lentezza straziante, succhiandole, mordendole, assaporandomi e continuando a possedermi.

 << ...e questo: ...>> disse  guardandomi negli occhi mentre con una mano  spingeva il mio bacino verso di se, per penetrarmi ancor più profondamente, con movimenti  sempre più veloci ed intensi, invadendomi completamente, costringendomi ad emettere dei gridolini di piacere.
Con l'altra  mano mi accarezzava il viso , passava le sue dita fra i miei capelli. Era incredibile come in ogni suo gesto, in ogni minimo movimento, una sensualità  violenta e primordiale riuscisse a coesistere con la dolcezza.

Nonostante il piacere crescente mi impedisse quasi di articolare parola, trovavo impossibile smettere di ripetergli che lo amavo << ...ti.... amo Johnny... ti amo... e ti ho desiderato ogni giorno...pensato a te ogni giorno... ti amo.... >> Avrei potuto dirlo all'infinito.

I nostri respiri erano sempre più veloci, ansimando lui mi strinse a se:

<< ...dimmi che sei mia...>> la sua voce era roca e bellissima.


<< Sono tua...sono solo tua....tua...tua...>>


Questo lo fece del tutto impazzire, mi sollevò completamente, adesso ero sospesa, aggrappata a lui che stava in piedi e sembrava sorreggermi in quella posizione assurda con facilità incredibile. Io lo abbracciavo forte, stringendo ancor più le mie gambe ai suoi fianchi, sprofondando il viso nell'incavo del suo collo, dove le vene pulsavano veloci sotto i miei baci.

Mi mossi su di lui tenendomi alle sue spalle, facendo leva sui piedi ancorati dietro le sue gambe e così fui io a dettare il ritmo.... Era faticoso eppure era impossibile fermarmi non volevo smettere di sentire il suo fiato spezzarsi, la sua voce tremare. Mi sentivo così totalmente donna...

<< Oddio... Beatrice........amore.... >>

Mi fulminò con uno sguardo appannato di piacere prima di ricominciare a sbranarmi di baci...



Johnny pov

L'avevo sollevata per rallentare il ritmo, avevo aspettato così tanto per averla tra le mie braccia che adesso non riuscivo a contenermi. Non mi aspettavo certo che lei reagisse così, che si muovesse il quel modo...
che stupido, la mia ragazzina era fuoco puro, non certo una bambolina passiva! Ero totalmente fuori di me, sembrava che le mie mani non  fossero abbastanza, che le mie labbra non fossero sufficienti per baciarla tanto quanto avrei voluto.
Mi aveva già portato al limite: e
ra così totalmente disinibita, così piena di passione... Ogni suo lamento era una scarica di adrenalina al mio cervello...La sorreggevo con un braccio e con l'altro non potevo fare a meno di toccarla, percorrendo le sue gambe, la sua schiena, stringendo i suoi seni. Bella... e terribilmente donna!

Mi piaceva sentirla chiamare il mio nome, mi piaceva il modo in cui cercava la mia bocca e rispondeva ai miei baci, mi piacevano le sue dita sottili tra i miei capelli e mi piaceva il modo in cui il suo corpo morbido si muoveva assecondando il mio...mi piaceva...anzi mi faceva letteralmente impazzire!

D'istinto la poggiai con le spalle alla parete  e la penetrai a fondo, con più forza di quanto avrei voluto... La sentii gemere,ma non di dolore come per un attimo avevo temuto...

<< Ancora... >> disse spingendo la schiena verso il  muro ed inarcandosi verso di me. Socchiuse gli occhi, inclinò la testa indietro....
l'espressione del suo viso, le sue guance rosse, il piacere nel suo sguardo: ero finito. Decisamente finito.

Le baciai i seni mentre affondavo in lei, ancora ed ancora... bastò poco perchè i brividi di piacere mi impedissero di reggermi in piedi...


Beatrice pov


Finimmo sdraiati a terra, lui era sopra di me e mi accarezzava ovunque mentre il ritmo si faceva sempre più veloce.

Lo sentivo con una tale forza, lo sentivo in tutti i modi in cui è possibile sentire qualcuno: dentro il mio corpo,dentro il mio cuore, nella mia testa...lo sentivo parte della mia vita, in quel momento lui era la mia stessa vita e l'origine  di ogni mio battito.


Buttai le braccia indietro, Johnny mise le mani sulle mie bloccandole in quella posizione, facendomi percepire tutto il peso, la forza, il calore del suo corpo, riempiendomi di baci il viso, sfiorandomi il collo con la punta della lingua.

C'era magia, istinto, alchimia ed impeto, mille scariche elettriche mi attraversarono il corpo mentre quasi urlavo di piacere.

Johnny sapeva che ero arrivata ad un punto di non ritorno, così si lasciò andare  e raggiungemmo insieme  il culmine: fu una sinfonia di respiri, di lamenti, di abbracci così forti da fonderci, lo sentii gemere e respirare sempre più forte,  osservavo estasiata le sue labbra, il suo viso, le goccioline di sudore che scorrevano sui suoi lineamenti perfetti....non volevo perdermi un solo attimo, volevo vedere il suo piacere esplodere col mio.

Mi stringeva forte mentre la sua voce, dal suono di paradiso, faceva vibrare le mie orecchie con frasi dolci, calde, pronunciate a stento << ...ogni..... giorno...... non ho pensato che a te...il tuo profumo.... il tuo sapore... >>. L'amplesso arrivò  più intenso che mai, lasciandoci sfiniti.


Fu la pace. La pace dei sensi, della mente...la pace.

Lo abbracciai mentre lui stanco si era abbandonato su di me, poggiando la testa sul mio petto. Restammo così, incapaci di muoverci, incapaci di parlare. Felici.

Dopò un pò Johnny sollevò il viso e mi fissò con un'espressione soddisfatta e rilassata, aprì le labbra come per dire qualcosa ma sembrò non trovare parole, gli si materializzò in faccia un sorriso dolce ed alla fine esclamò semplicemente: << ....wow!>>.

Mi ritrovai a ridere come una scema, beh dopotutto aveva ragione, "wow" era proprio il commento più adatto!


Passarono diversi minuti, poi si tirò su lentamente, mi prese in braccio.


<< Ma che fai..?>>


<< Non voglio schiacciarti...>> sorrise << ... non abbiamo scelto un posto molto comodo...>>


<< Beh in effetti..!>>> dissi ridendo, era tutto talmente perfetto che non mi ero resa conto di essere sul pavimento!

 Si sedette sul divano, con me in braccio e mi rannicchiai su di lui godendo delle sue carezze << ... vedi? qui sarebbe stato meglio...ma non sono più stato in grado di capire nulla quando ti ho vista nuda...Tu mi fai perdere il controllo ragazzina! >>

Mi ricordai cosa avevo pensato la prima volta che avevo visto il suo sorriso; " illumina tutto", ed in quel momento era più luminoso che mai!


<< Johnny...>>


<< Dimmi.>>


<< Lo so che te lo dicono tutti continuamente.... ma io non te l'ho mai detto ed ora che ci penso è assurdo che io non te lo abbia mai detto! >>


Aggrottò le sopracciglia con fare divertito << Che cosa?>>


<< Non ti ho mai detto che sei bello. >>


<< Questo è perchè sei una ragazza sincera.>> fece convinto << Sono fiero di te!>> aggiunse ironico.


<< Baaah! Ma smettila!>> risposi dandogli un schiaffetto.


<< Sei violenta!>> rise.


<< Lo sono perchè tu fai battutine idiote. Johnny anche se per molti aspetti sei un mistero ci sono una serie di cose di te che non possono  in alcun modo essere messe in dubbio!>>


<< Ah si?>> fece sollevando un sopraciglio.


<< Si.>> risposi convinta.


<< Sentiamo. >> disse mentre con le mani non mi lasciava in pace un attimo toccandomi ovunque e solleticandomi.
Cominciai a  parlare cercando inutilmente di tenerlo a bada.


<< Dunque... sei indubbiamente bello, così come sei indubbiamente testone, amante del vino ed incapace di ballare...>>


<< Ah! grazie mille... sei una maga dei complimenti tu eh?>> Mi si fiondò sulla bocca e mi morse le labbra.


<< Ehy...fammi finire...>> mugugnai.


<< Ok, ok...>>


<< E poi... sei indubbiamente sensibile, intelligente e dotato di un umorismo brillante e di una risata coinvolgente...>>


Si lisciò i baffi compiaciuto << Hmmm...stai migliorando. Ma ci sono anche parecchi difetti sai?>>

<< Ti riferisci al fatto che sei lunatico, introverso, irrequieto, fumatore accanito e che di tanto in tanto ti trasformi in un esagerato "degustatore" di  vini..?>> risposi fissando divertita la sua faccia sbigottita. Si riprese subito e mi puntò contro l'indice con atteggiamento accusatorio, sgranò gli occhi in modo buffo ed esclamò:

<< Hey questo è un colpo basso... tu sei innamorata di me ragazzina! Avresti dovuto ribattere dicendo che non ho difetti! >>

<< Hai ragione....>> gli stampai un bacio sulle labbra che lui si sforzava di mantenere serie << ...io sono innamorata di te ma.....>> altro bacio << non sono ne scema ne cieca!>> coclusi dispettosa.

Mi fissò minaccioso e ricominciò a farmi il solletico << Hai dimenticato un difetto ragazzina...io non sono solo lunatico introverso eccetera eccetera...io sono anche vendicativo ed ora la paghi!!>>> Affondò le mani sui miei fianchi e la bocca sul mio collo in una combinazione letale di morsi e solletico. Tra una risata e l'altra la sua vendetta divenne dolce e ricominciò a baciarmi.

<< Se il tuo modo di vendicarti è questo....mmhhhh penso proprio che potrò sopportarlo, così come potrò certamente sopportare i tuoi altri difetti!>> sta volta lui si limitò a scuotere la testa con fare rassegnato << Però Johnny prima che tu mi interrompessi stavo parlando dei tuoi pregi. Perciò continuo...
: sei indubbiamente pieno di talento dal punto di vista musicale, artistico eccetera eccetera, non sto ad elencare altrimenti non ne usciamo più. Per i tuoi pregi caratteriali beh...sei generoso, dolce,perspicace, imprevedibile...no vabè i tuoi pregi caratteriali sono davvero tanti è meglio se mi fermo qui, altrimenti ti monti la testa... Perciò torniamo al punto iniziale: non ti ho mai detto che sei bello il che è assurdo perchè non ho fatto altro che pensarlo! Ma te lo dico ora; sei bello,sei bellissimo, ma il punto è che lo sarai sempre. L'ho capito da tempo; la tua non è solo una bellezza fisica, la tua è una bellezza che parte da dentro e si sprigiona come una magia... il tuo cuore è troppo bello e per questo tu sarai sempre bello... >> Lo osservai rapita.

Mi sorrise << Perchè  hai voluto dirmelo?>>


<< Perchè so che a te da fastidio sentirtelo dire, perciò voglio che tu sappia che d'ora in poi quando ti dirò che sei bello, non sarà solo per la tua bocca o per i tuoi occhi...sarà per tutto quello che sei, sarà per la magia che hai. Perciò tienilo presente e non infastidirti quando ti dirò che sei bello perchè  te lo dirò centinaia, migliaia, miliardi di volte
in futuro, chiaro? >>

Io sorridevo ma lui adesso mi guardava con un'espressione stranamente seria ed intensa
 << In futuro...>> mormorò accarezzandomi i capelli. << Ti voglio nel  mio futuro Beatrice e giuro che farò di tutto per vederti sorridere sempre come stai facendo adesso... ma non sarà facile stare con me, nel mio mondo...Diranno di tutto, inventeranno di tutto, lo sai questo vero?>>
Quanti danni avevo fatto con quelle stupide frasi che gli avevo detto a Roma? Anche se gli avevo confessato che erano solo bugie, lui ci stava ancora pensando. Lo guardai negli occhi:

<< Johnny non me ne importa nulla di ciò che diranno o inventeranno...credimi sarebbe infinitamente più difficile stare senza di te. La gente, i giornalisti, i pettegolezzi non sono niente. Io non permetterò più a nessun malinteso di allontanarmi da te... Finchè mi vorrai io ci sarò.>>

<< Finchè..?>> chiese con un'espressione tenera.

<< Beh...prima o poi potresti anche smettere di volermi...>> risposi impacciata mentre il suo sguardo caldo mi scavava dentro.

<< Smettere di volerti..?!>> ora c'era un sorriso aperto sul suo viso. Che avevo detto di tanto assurdo? Dopotutto le storie d'amore finiscono ogni giorno e per quanto io desiderassi che non accadesse mai e poi mai a noi due, beh sarebbe anche potuto accadere, no?

Non mi lasciò ribattere, chiuse il mio viso tra le sue mani e premette le sue labbra sulle mie per darmi l'ennesimo magnifico bacio...un bacio al gusto di sorrisi, di amore, di Johnny....
Quando si staccò lo guardai confusa. Mi mostrò le sue braccia:

<< Guarda.>>

<< Cosa..?.....i tuoi tatuaggi? >>

<< Si i miei tatuaggi.... Ho sempre tatuato sulla mia pelle le cose importanti, perchè volevo ricordarle, perchè volevo portarle con me ovunque... Tu sei importante Beatrice, eppure guarda, non c'è nessun tatuaggio per te... Per la prima volta nella vita non ne sento il bisogno. Cosa ti fa pensare questo?>>

Una domanda del genere avrebbe potuto spaventarmi se il suo viso non fosse stato tanto dolce e divertito mentre me la poneva. Forse per questo risposi senza riflettere:

<< Che...... non vuoi rischiare di ritrovarti un domani con la scritta "Beato Forever" stampata addosso?>>

Mi pentii immediatamente di quella battutina stupida ed indelicata. Ma da dove mi era venuto in mente di fare riferimento a Winona? Era tutta colpa sua, lui mandava fuori gioco il mio cervello!

Mi guardò sorpreso << Ma come ti permetti...?>>

Accidenti a me, alla mia linguaccia, alla mia impulsività...accidentaccio!!

<< Oddio Johnny mi dispia....>> Avevo già sulla punta della lingua mille scuse mortificate quando lo vidi scoppiare a ridere come un matto. Mi aveva presa in giro!

Tirai un sospiro di sollievo prima di sbottare << Maledetto Depp!! Mi ha fatto prendere un colpo!>>

Lo riempii di pizzicotti mentre lui tra una risata e l'altra cercava di bloccare le mie mani. Alla fine riuscì ad
inchiodarmi al divano sovrastandomi con tutto il suo corpo. Mi bloccò le mani.

<< Risposta sbagliata perfida ragazzina... e a dire la verità "Beato Forever" non sarebbe male come tattoo...mmmhhhh ci faccio un pensierino!>> disse ironico con il suo mezzo adorabile sorriso.

<< Sei insopportabile! >> esclamai senza riuscire a trattenere le risate.

Mi sembrava assurdo, solo qualche ora prima avevo dentro un vuoto grande quanto una voragine ed ora ero con lui che rideva, scherzava, mi mordeva...Eravamo un mix perfetto: in sintonia come se ci conoscessimo da sempre ed euforici come solo due innamorati sanno essere.

<< Ok... te lo chiedo di nuovo; perchè non ho nessun tatuaggio che mi ricordi te Beatrice?>>

<< Non lo so... perchè mi conosci da poco... perchè non sono abbastanza importante...>>

<< Mmhhhhhh...no. Decisamente sbagliato.>> fece scuotendo la testa.

Divenne serio mentre i suoi occhi brillavano di fuoco e di dolcezza:
<< Non ho bisogno di tatuarti sulla mia pelle ragazzina, perchè tu ci sei già in questa pelle, in ogni cellula, negli strati più profondi.... sei intrappolata lì e credimi quando ti dico che non ne uscirai.....MAI! >>




Non sapevo cosa ci riservava il futuro, non sapevo come saremmo riusciti a stare insieme, ma ero certa che nessuna incomprensione o follia del mondo avrebbe potuto separarci, perchè quando eravamo insieme noi non eravamo affatto un attore ed una ragazza comune, non eravamo due mondi distanti ed opposti, insieme eravamo qualcosa di diverso ed infinitamente più bello:  Johnny e Beatrice, un uomo ed una donna, un pirata con sangue indiano nelle vene  ed una zingara irrequieta, pronta a seguirlo ovunque per essere ogni giorno la sua "ragazzina"  e la sua donna. 

Io e Johnny insieme eravamo esattamente ciò che volevamo essere: FELICI
  

<3 <3 <3



Spazio pseudo scrittrice pazza ( per favore non ignorate questa parte perchè ho tante cose da dirvi, se vi secca leggere tutto concentratevi sulle parti di testo colorato ;) )


Noooooooooo!!!!! NON POSSO CREDERE CHE SIA FINITA...... T.T

Manca ancora l'epilogo ma la storia in effetti finisce qui.. :'(

Accidenti io mi sono veramente affezionata a questi due! uff.....!!


Alcune di voi mi hanno scritto: "come farò senza Johnny e Bea?"

Beh ragazze per me è ancora peggio, oltre a dover salutare Johnny e Bea, la cosa che mi rattrista di più e dover salutare voi! :( :( :'(

Davvero; io scrivo storie da sempre ma non ne avevo mai portata una a termine, in genere le abbandonavo a metà. Poi ho scoperto questo sito ed ho fatto quest'esperimento. Sapere che c'eravate voi a seguirmi mi ha fatto portare a termine la storia. Mi avete supportata e sopportata: grazie grazie grazie!!!


 Ma...bando alla ciancie! Parliamo del capitolo.

Come vi avevo anticipato all'inzio mi è venuto fuori un cap. lunghissimo...dopo ero esausta giuro! L'ho diviso a metà perchè a leggerlo tutto insieme vi sarebbe venuto il mal di  testa ragazze ( a me è venuto ò.ò!)

Inoltre  il titolo non è casuale: "quando tutto si tinge di rosso". La prima parte è rossa come l'amore ed ha un carico di sdolcinatezze da carie(spero che non abbiate vomitato).Inoltre è anche pittosto pesante perchè praticamente Johnny parla ininterrottamente, ma dopo aver incasinato tanto i due protagonisti come minimo servivano delle spiegazioni.

Anche la seconda parte per ovvi motivi è rossa. 
Spero di non essere risultata volgare nemmeno sta volta...diciamo che rispetto alla loro prima volta insieme qui volevo che Johnny e Bea fossero ancora più passionali...magari ho esagerato un pò, non lo so...

Non mi dilungo oltre a parlare del capitolo perchè non la smetterei più, ma ovviamente aspetto le vostre recensioni con dubbi critiche eccetera e sarò felicissima di rispodervi :)


Prima di salutarvi ho un paio di cose da dirvi: 

  •  Cosa ne pensereste se publicassi un un piccolo seguito?
 Ho buttato giù qualcosa in un momento di ispirazione... forse sarà dal punto di vista di Johnny e forse sarà a rating rosso.....cmq vedrò se vale la pena di pubblicare.
 
  • Il Banner che avete visto alla fine del capitolo precedente (e che trovate anche qui in fondo) non era lì per caso ma per incuriosirvi , ebbene si , mi faccio pubblicità sono pessima... -.- !!!
E' la mia prima originale.

Mi farebbe molto molto moltissimo piacere se passaste a leggere!

Per il momento c'è solo il prologo.


Si intitola  " L'eccezione"  è di genere romantico e ve ne parlo qui perchè come avrete potuto notare dall'immagine il protagonista somiglia a qualcuno di nostra conoscenza...*.* *.*

La storia non parla di Johnny, gli ho semplicemente rubato volto, alcune movenze e caratteristiche...insomma lui mi ispira che ci posso fare?? XD

Credo che questo protagonista maschile possa piacervi, è un tipino particolare, da amare e da odiare... insomma è un bello e dannato con un passato misterioso, la testa dura come un mattone e tante ferite da guarire...io fisicamente l'ho immaginato come il Johnny dei tempi del Viper Room....potete darmi torto?? :D

E' ambientata in ambito universitario,ci sono segreti, batticuori, liti,ma anche amicizia, romanticismo e sogni, insomma chi pìù ne ha più ne metta. La trama grosso modo l'ho delineata  e devo essere sincera: è un gran casino ò.ò!!

Spero davvero che vorrete seguirmi in questa nuova avventura :)
 

ATTENZIONE: Per quanto  riguarda " Ti dimenticherò domani" non vi saluto ancora definitivamente perchè manca l'epilogo  ed anche qualche sorpresina......hihiihihihih! 

A presto meravigliose creature!!! <3 <3 <3  Smaaaaack! :*











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