Una 'normale' giornata sul set

di allegretto
(/viewuser.php?uid=117610)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capitolo - JENSEN'S POV - 3/11/2009 ***
Capitolo 2: *** Secondo Capitolo - JARED'S POV - 4/11/2009 ***
Capitolo 3: *** Terzo Capitolo - CLIFF'S POV ***
Capitolo 4: *** Quarto Capitolo - KRIPKE'S POV ***
Capitolo 5: *** Quinto capitolo - SHANNON'S POV ***
Capitolo 6: *** Sesto Capitolo - JIM BEAVER'S POV ***
Capitolo 7: *** Settimo Capitolo - PHIL SGRICCIA'S POV ***
Capitolo 8: *** Ottavo capitolo - MISHA COLLIN'S POV ***
Capitolo 9: *** Nono capitolo - DANNEEL'S POV ***
Capitolo 10: *** Decimo capitolo - GENEVIEVE'S POV ***
Capitolo 11: *** Undicesimo Capitolo - Jensen e Jared's POV ***



Capitolo 1
*** Primo capitolo - JENSEN'S POV - 3/11/2009 ***


Primo Capitolo

Jensen's POV

03/11/2009

 

 

Se la smetti di piangere, mi fai un piacere, Jen!”, esclama Jared, sbuffando.

 

'Fosse facile', pensa Jensen, seduto sul divano, con la testa appoggiata alla spalla del suo coinquilino, co-star, migliore amico e attualmente boyfriend segreto.

 

Jen, tra un po' dovrò chiamare i pompieri! Ho tutta la maglietta bagnata dalle tue lacrime e finiremo entrambi annegati...”, esclama Jared, scrollandolo.

 

Spiritoso!”, biascica Jensen. “Non mi sto divertendo. Sono veramente a terra e tu non fai altro che prendermi in giro?”, aggiunge ironicamente.

 

Jensen, odio dirtelo, ti sei ficcato in un vicolo cieco! Capisco che la tua famiglia sia importante per te ma così ti hanno messo con le spalle al muro. E ora ti disperi. Vorrei che tua madre fosse qua a vedere in quali condizioni sei. Facile per lei dire, quando metti la testa a posto e smetti di fare l'adolescente e ti sposi! Oppure quando ti ha detto che tu non le volevi bene e preferivi stare con me e volevi ferirla perché così lei non poteva organizzare un bel matrimonio! Dove è, ora, questa donna che tiene così tanto al suo figliolo?”, sbotta il più giovane dei due.

 

Jensen lo guarda un po' impaurito. Jared arrabbiato è una forza della natura. Può essere capace di tutto.

 

Jay, smettila! Così non mi aiuti!”, esclama il più vecchio, cercando di controllarsi ed evitare che l'ira di Jared sfoci in qualcosa d'altro.

 

Jen, in questo momento, ti prenderei a sberle! Altro che aiutarti!”, grida l'altro alzandosi in piedi e scaraventando il libro che sta leggendo in terra.

 

Jensen sussulta. Mai ha visto Jared così arrabbiato con lui. D'altronde ha tutte le ragioni e un po' se lo aspettava. Non può essere altrimenti. Ha scelto la carriera e la sua famiglia e non quello che gli sta più a cuore: Jared!

 

Lo so. Hai ragione a essere furioso con me. Me lo merito. Non avevo altra scelta, Jared! I miei sono stati chiari: o annunci pubblicamente il fidanzamento oppure qui a casa non ti presentare più! E poi lo sai il network quanto ha premuto negli utltimi giorni. In pratica sono stati loro a cacciarmi tra le braccia di Danneel! Cosa dovevo fare? Dimmelo!”, sbotta Jensen, in un crescendo di tono e lacrime.

 

Abbiamo deciso insieme di intraprendere questa strada. Sposare Danneel e Genevieve e stroncare così sul nascere ogni voce su noi due. So cosa vuol dire avere una famiglia che ti alita sul collo; tu hai tua madre, io ho mio padre. Vorrei, però, che tu mi avessi avvisato di questo annuncio ma so anche che ci hai provato e sono stato stupido a non accorgermi del tuo nervosismo e del tuo silenzio negli ultimi giorni.”, esclama Jared, cercando di abbassare il tono della voce. Si è accorto dello sguardo spaventato dell'altro. “Vorrei che noi due fossimo una cosa sola per poter sopravvivere a quello che dovremo affrontare nei prossimi mesi”, aggiunge poi avvicinandosi a Jensen che nel frattempo si è alzato in piedi.

 

Mi dispiace, Jared. Ho tentato di dirtelo ma sono stato codardo. Avevo paura della tua reazione...”

 

Senti, siamo rimasti d'accordo che l'avremmo annunciato più in là, verso dicembre o gennaio. So che non fai nulla di avventato e ponderi ogni soluzione, perciò non mi interessa se tu hai scelto questo momento piuttosto che quello discusso in precedenza. Sei troppo importante per me e appoggerò qualsiasi decisione tu prenderai. Lo meriti perchè sei unico e hai reso la mia vita infinitamente bella!”, esclama Jared con trasporto, abbracciandolo.

 

Jensen, sopprafatto dalle emozioni e dalle parole di Jared, si lascia stritolare nella morsa del suo compagno. Risponde poi all'abbraccio e si lascia cullare e pensa a quanto sia fortunato, nonostante la sua vita problematica. “Mi potrai mai perdonare?”, mormora tra le braccia del 'suo' Jared.

 

Già fatto, Jen!”, risponde l'altro, stampandogli un bacio sulla fronte.

 

Jensen, rassicurato, si stacca da lui, alza il viso, ancorando i propri occhi, ancora inondati dalle lacrime e tutti arrossati, a quelli di Jared, più calmi e rilassati. “Grazie. Non so come tu possa avermi perdonato. Un altro mi avrebbe buttato fuori!”, esclama con sincerità, esalando poi un sospiro.

 

Jen, non potrei vivere senza di te! Tu sei l'aria che respiro. Morirei piuttosto di non averti vicino a me tutto il tempo!”, esclama il giovane con trasporto.

 

Saprò farmi perdonare, Jared. La mia vita sarebbe un inferno se tu non ci fossi!”, ribatte Jensen, alzandosi in punta di piedi e dando un bacio sulle labbra dell'altro. “Vado a dormire. Sono esausto! Vieni?”, chiede poi, facendogli una carezza sul viso.

 

Metto a posto qui. Dieci minuti e arrivo”, risponde Jared, passando un dito sulla guancia e togliendo una lacrima solitaria che scivola giù lentamente.

 

Jensen annuisce e si allontana verso le scale. Ha un groppo in gola e vorrebbe sfogarsi ma sceglie di non farlo. Si rende conto che non servirebbe a nulla. Lo sfinirebbe ancora di più. Mentre sale le scale per andare in camera, si sente più depresso di prima.

La decisione presa in estate, dopo tutte quelle voci su una probabile loro relazione, era stata sofferta ma ponderata in ogni minimo dettaglio tra loro due e i loro agenti. Quando lo aveva comunicato ai suoi genitori, la loro reazione era stata composta, come se fosse normale che a quell'età uno si sposasse. Sua madre non si era dimostrata molto elettizzata di diventare la suocera di Danneel, di cui non condivideva le scelte artistiche e personali ma piuttosto di dover continuare a dire che il figlio era scapolo e condivideva la casa con un collega....

Danneel è un'amica da lungo tempo. Vuole fare carriera nel mondo dorato di Hollywood e proprio per questo è adatta allo scopo. Sa che lui conosce molti produttori, direttori di casting e personaggi influenti in quel campo eè è per quello che ha continuato ad orbitare attorno a lui. Nel momento in cui lui le ha proposto l'accordo, lei ha acconsentito subito, allettata dalla sua promessa di usare tutte le sue conoscenze per agevolarle la carriera.

Così lei ne ricaverebbe notorietà e un ritorno economico non indifferente; lui la possibilità di stare tranquillo per un po' e continuare la relazione con Jared. In fondo a Hollywood era una prassi sposare una 'beard'...

Quando Danneel gli aveva chiesto se poteva indossare l'anello di fidanzamento alla corsa di cavalli a cui dovevano partecipare quel fine-settimana, lui aveva acconsentito pur sapendo che qualche paparazzo avrebbe immortalato la coppia. Troppe le pressioni a cui era sottoposto in quel periodo.

Così si era sentito tanto come un condannato a morte mentre percorre il 'miglio verde', il tragitto fino alla camera gas, lungo il percorso fino alle tribune per assistere alla più famosa corsa equestre nel Sud della California.

Lei splendidamente fasciata in un vestito rosso fuoco ben visibile probabilmente anche a un cieco e lui che avrebbe preferito infilarsi in un tombino.

Quando il fatidico fotografo si era materializzato davanti a loro e gli aveva chiesto se poteva scattare alcune foto, lui si era sentito morire. Sapeva che quegli scatti avrebbero fatto il giro del mondo ma soprattutto le avrebbe viste l'unica persona a cui non voleva dare quel messaggio.

 

Entrando in casa ha trovato Jared seduto sul divano a guardare la televisione, con un' espressione distesa e riposata. Lo ha salutato con calore, annunciando che avrebbe ordinato la pizza in quel momento così lui poteva farsi la doccia con calma. Jensen ha pensato subito che non avesse ancora visto quelle foto in giro per il web ma quando stavano cenando Jared gli chiese se l'anello visto al dito di Danneel fosse un cimelio di famiglia! Ovviamente a lui andò di traverso la birra e solo dopo essere mezzo soffocato, si rese conto che l'altro era al corrente.

 

Mentre si infila il pigiama, pensa a Danneel. Non è che non le voglia bene. Un tempo né è stato innamorato. Ai tempi del film girato insieme a lei ne era cotto. Indubbiamente una bella donna, caparbia, tenace ma anche affettuosa e sensuale. Poi la rottura del fidanzamento di Jared ha complicato il tutto.

La decisione di Sandy, la fidanzata di Jared, aveva colto tutti di sorpresa. Lei aveva dichiarato che lui non era ancora pronto per il grande passo. Lo sentiva distante. Aveva poco tempo da dedicarle e lei invece voleva più attenzione. Non è che avessero molto tempo libero ma se quel poco lo passava con lui a vedere partite di basket o football americano era ovvio che non poteva essere con la sua fidanzata. Lui si era sentito parte in causa ma Sandy lo aveva rassicurato. Non dipendeva da lui ma da Jared.

Era stato un trauma per il ragazzo. Esteriormente sembra estroverso e portato all'allegria perenne mentre in realtà è molto fragile. Aveva cominciato a non mangiare con il suo solito appetito, il che era già di per sé un segnale pericoloso, visto che di solito si mangia anche il tavolo dove si siede. In quel periodo entrambi stavano girando un film e Jensen non riusciva a trovare una giornata per raggiungere l'amico sul set del film dove stava lavorando. Era preoccupato da morire. Non rispondeva ai suoi messaggi e alle sue telefonate.

Quando c'era stata la convention a Dallas per la promozione del telefilm lui stava ancora ultimando le riprese del film e non avrebbe potuto partecipare. Solo Jared sarebbe stato presente. Allora chiese a sua madre e a sua sorella di andare a vedere come stava il suo amico. Quando Mackenzie, sua sorella, lo aveva chiamato per dirgli che Jared sembrava un fantasma, si allarmò non poco.

Al rientro a Vancouver per l'inizio della quarta stagione, Jared era irriconoscibile. Complice il fatto che Jensen fosse rimasto senza alloggio, perché quello dove stava era stato venduto, iniziò a fermarsi a dormire sempre più spesso dall'amico per fargli da mangiare alla sera quando rientravano e per tenergli compagnia. Passare quindici ore insieme o ventiquattro non faceva differenza. Fu naturale accettare quando Jared gli chiese di trasferirsi definitivamente da lui, dividendo mutuo e spese, tanto lui era sempre lì. Perché pagare due affitti e spese doppie?

I guai erano cominciati da quel momento.

Sospira al pensiero e gli occhi gli si riempiono di nuovo di lacrime. Decide che forse è meglio infilarsi a letto e cercare di dormire prima che Jared lo raggiunga e magari si arrabbi vedendolo di nuovo in quella misera condizione. Nonostante la mente piena di pensieri tristi e rassegnati, si addormenta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Secondo Capitolo - JARED'S POV - 4/11/2009 ***


Secondo Capitolo

JARED'S POV

04/11/2009

 

Jen, sono le quattro e mezza. Vado a correre. Ok?”, esclama Jared, scrollando la spalla di Jensen.

 

Quello borbotta qualcosa di incomprensibile. Jared sospira. Svegliare Jensen è peggio che organizzare la campagna elettorale del presidente americano. Lo scrolla nuovamente, questa volta più forte.

 

Hmh, Jay, ho capito. Adesso sono sveglio. Mi è venuto mal di mare per essere stato scrollato come una nave in mezzo a una tempesta ma sveglio!”, esclama l'altro, aprendo gli occhi e guardando il compagno più giovane.

 

Bene, perché se ti addormenti e arriviamo in ritardo, Sgriccia ci uccide!”, dice Jared, mettendosi la giacca a vento sopra la tuta termica che usa per correre.

 

Per una volta che arriviamo in ritardo per colpa mia, non credo, succederà nulla. Noi due siamo sempre in ritardo ma per colpa tua, Jay”, esclama il più vecchio, sedendosi sul letto. “Che tempo fa?”, aggiunge poi, stropicciandosi gli occhi per togliere i residui del sonno.

 

Secondo te, a Vancouver, a novembre, che tempo può fare?”, chiede ironico Jared, mentre si allaccia le scarpe.

 

Fa freddo e piove!”, risponde, sospirando, Jensen.

 

Grande. Risposta esatta! Ci vediamo tra un'ora. Non ti addormentare, principessa!”, esclama il ragazzo più giovane, scompigliando i capelli biondo scuro dell'altro.

 

Jared scende di corsa le scale e poi salta gli ultimi tre scalini piombando in mezzo all'ingresso accolto dall'abbaiare festoso dei suoi cani. Un baccano di inferno, pensa. Meglio, così il figliolo su di sopra non si addormenta. Quando è giù di corda è più difficile per lui alzarsi dal letto e negli ultimi mesi è diventato sempre più chiuso e introverso e restio a uscire dal letto. Molte volte, al ritorno dalla sua corsa, lo ha trovato ancora a letto e così sono dovuti andare a lavorare senza neanche bere una goccia di caffè, visto che è compito di Jensen farlo.

 

Esce di corsa. Gli piace immensamente andare a correre al mattino con i suoi piccoli ma il tardo autunno e l'inverno a Vancouver sono micidiali e se non fosse per il fatto che deve bruciare tutti gli zuccheri che ingurgita durante il giorno per tenere sotto controllo la sua ansia, rimarrebbe al caldo sotto le coperte con Jensen.

 

Jensen! Il pensiero corre subito a lui. La sua vita è cambiata inesorabilmente nel momento in cui ha conosciuto quel ragazzo all'audizione per Supernatural. Avevano parlato brevemente, prima di leggere e recitare alcune battute assieme ma i suoi occhi verdi e il suo atteggiamento timido e riservato avevano subito fatto breccia nel suo cuore.

 

Passano tutto il tempo assieme: non solo le tredici-quattordici ore di riprese e lavoro sul set ma anche tutto il tempo libero a disposizione. E se uno dei due deve allontanarsi, i messaggi con il cellulare o le e-mail riempiono la giornata di entrambi. A volte anche con un semplice 'ciao'.

 

Dividono il mutuo della casa, la spesa, a volte i calzini e i maglioni. L'unica cosa che Jensen non vuole del suo guardaroba, a parte pantaloni e scarpe troppo grandi per lui, sono le sue camicie. Perché, poi, ce l'abbia tanto con le sue camicie così belle, non lo sa!

 

Certamente dividono anche il letto. Solo per dormire, ovviamente. La loro relazione è molto strana. Probabilmente la paura di andare troppo oltre impedisce loro di fare qualsiasi cosa e quindi l'unico lusso concesso è quello di dormire assieme. Era già capitato in passato che si addormentassero l'uno nel letto dell'altro, prima di vivere insieme. Magari a cena di uno o dell'altro e poi a passare la serata a giocare alla play station comodamente sdraiati a letto per poi, esausti, sprofondare nel mondo dei sogni. A parte un lieve imbarazzo sul viso di entrambi il giorno dopo, la prima volta che era capitato, nessuno dei due aveva dimostrato alcunché quando era accaduto una seconda, terza, quarta volta.

Il fatto che vivano insieme ha alimentato dicerie e pettegolezzi. I siti di fan fiction pullulano di storie fra loro due , addirittura ci sono anche quelle tra i due personaggi interpretati da loro. Dio mio, siamo fratelli. Ma tant'è...!

Anche le riviste di gossip on-line rimarcano questa loro presunta 'J2 love story' e la rete televisiva che produce il telefilm sta cominciando a fare pressioni su loro due. 'Forse è meglio che vi sposiate, magari queste voci si placheranno', blaterano da Los Angeles.

Sul set ancora nessuno se n'è accorto. Fondamentalmente perché tra loro due non c'è mai stato nulla di compromettente, o meglio qualcosa c'è, ma sono tanto bravi da non farsene accorgere.

Sul lavoro sono sempre uguali: Jensen tollerante ai suoi assalti entusiastici e ai suoi abbracci e complice nei suoi scherzi. Lui, eterno amico con tutti e strenuo difensore dell'intimità e della riservatezza della sua co-star. Tutto per quattro lunghi anni.

 

La svolta nella loro amicizia solida e ben temprata è scaturita dalla rottura del suo fidanzamento, a due mesi dalla data fatidica del matrimonio. Sandy, la sua ex-fidanzata, aveva sentito che lui non era più sicuro di dover dividere la sua vita con lei e quando si era accorta che piuttosto di passare il fine settimana con lei preferiva andare a vedere partite con Jensen, lo aveva lasciato.

 

Lui era andato in pezzi. Con quell'atto si era accorto che non poteva vivere senza il suo 'migliore amico' e che lui era passato di grado nella sua personale classifica: da amico a cui voler bene a 'compagno' a cui concedere il proprio amore.

 

Nonostante il freddo pungente, Jared arrossisce. Il suo monologo interiore lo ha indotto ad allontanarsi dal suo solito giro e guardando il suo orologio si accorge di essere in ritardo sulla sua solita tabella di marcia. Si volta e riprende a correre più veloce verso casa.

 

Ritorna così con la mente al flusso dei suoi pensieri. La sua bisessualità latente non gli ha impedito di riconoscere i sintomi, il problema semmai riguardava se dirlo a Jensen e scegliere di incasinare un'amicizia fantastica per una stupida cotta per il suo amico. Scelse di non dire nulla e far finta di niente. Jensen, cresciuto in una famiglia patriarcale, tradizionalista e assai religiosa poteva sentirsi disgustato da tale rivelazione e arrivare perfino a troncare il rapporto lavorativo oltre che quello affettivo.

 

Al ritorno a Vancouver per iniziare la quarta stagione di Supernatural, Jensen si era occupato di lui senza risparmiarsi. Poi era rimasto senza casa perché l'amico che gli aveva affittato l'appartamento, aveva venduto l'immobile per fare soldi. Aveva iniziato a dormire qualche volta da lui sul divano perché diceva che in albergo si sentiva solo, sempre nell'attesa di trovarsi un appartamento che però non cercava mai.

Dapprima i suoi pochi mobili e averi erano stati messi in un garage, poi spostati in casa di Jared nel magazzino al piano terra, poi complice la leggera depressione di Jared, (e qui un altro accenno di rossore sulle guance del giovane maratoneta, il quale aveva tutto tranne quella malattia) avevano portato alla conclusione che se si trasformava il magazzino in una camera da letto con un piccolo bagno annesso, Jensen avrebbe potuto trasferirsi lì con lui.

Per riuscire a raggranellare un po' di coraggio per chiederglielo, Jared aveva impiegato settimane. Alla fine, roso dalla curiosità di conoscere la sua risposta, arrivò alla fatidica domanda. Jensen, senza battere ciglio, acconsentì con entusiasmo. Forse c'era una possibilità, si era detto Jared nel momento in cui Jensen si era trasferito definitivamente nella sua casa.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Terzo Capitolo - CLIFF'S POV ***


Terzo Capitolo

CLIFF'S POV

 

Le sei del mattino. La solita mattina buia, fredda e piovosa di Vancouver. Un SUV si ferma davanti a una casa a due piani, circondata da un ampio giardino e abbellita da un ampio portico. Gli alberi della via, dalle foglie rosse, per l'effetto del foliage autunnale, rendono l'atmosfera ancora più triste e malinconica.

Al volante Cliff, la guardia del corpo dei due protagonisti della serie televisiva Supernatural, suona il clacson. Sa, per esperienza, cosa sta succedendo in quella casa.

Jensen, già pronto nell'ingresso, con il thermos riempito di caffè bollente che urla a Jared di muoversi. Quello sta in contemplazione davanti allo specchio a sistemarsi i capelli oppure impalato davanti all'armadio delle camice a sceglierne una.

Quale non si sa perché sono tutte orribile e uguali!

Jared e Jensen due ragazzi eccezionali. Li ha conosciuti quando è stato scelto per un ruolo minore in un episodio della seconda serie. Abitando a Vancouver e lavorando come autista per la Canadian Films ha cominciato a frequentarli finché un giorno Jensen non gli ha chiesto se per arrotondare lo stipendio, oltre che andarli a prendere al mattino e a riportarli a casa la sera non poteva anche accompagnarli alle convention e far loro da portavoce.

Gli facevano comodo un po' di soldi in più e accettò subito. Pensava fosse un lavoro semplice e poco impegnativo, purtroppo si sbagliava.

Stare dietro a loro due è faticoso: sempre in ritardo al mattino, soprattutto per colpa di Jared e alla sera mai pronti per tornare a casa, maggiormente per colpa di Jensen, il quale deve sempre vedere o controllare qualche scena insieme ai tecnici. Chissà perché al mattino Jensen si ostina ad aspettare quel ritardatario del suo co-inquilino. Potrebbe benissimo portarlo giù agli studios e poi tornare a prendere Jared. Almeno eviterebbe di essere sgridato anche lui dal regista di turno!

Macché!

Eccolo, che arriva! L' espressione indecifrabile: un misto di rabbia, stress e malinconia. Strano, dovrebbe essere completamente diverso. Sembra quasi che la fidanzata lo abbia messo con le spalle al muro, quasi sia stato costretto a fare il grande passo.

Giorno, Cliff!”, esclama Jensen entrando in auto e sedendosi sul sedile posteriore del SUV.

Buon giorno, Jensen! Dormito bene? Hai un'espressione stanca stamattina” esclama Cliff preoccupato.

No, tutto a posto, grazie. Sono solo un po' stanco. Avrei bisogno di dormire per tutta una giornata e recuperare le forze ma a quanto pare dovrò aspettare, novembre è micidiale per me”, risponde Jensen mentre si versa un po' di caffè dal termos nella tazza di plastica.

Ne vuoi un po', Cliff”, chiede il giovane al suo autista.

No, grazie, l'ho appena preso. Come è messo Jared dentro?” risponde Cliff, sospirando.

Mah, stamattina è rientrato tardi dalla corsa. Mi ha detto che Harley è corso dietro a un gatto. Così, ora, è in contemplazione narcisistica davanti allo specchio!” esclama Jensen, sorseggiando il suo caffè, sorridendo.

Ah, bene. Stamattina c'è Eric, speriamo non sia già arrivato. Se no, poi è intrattabile”, ribattè Cliff, depresso, guardando il suo orologio.

Lui è sempre intrattabile. Poi dice a me che sono irascibile al mattino. Speriamo non abbia aggiunto nuove scene, perché lo uccido!”, replica Jensen, guardando verso casa.

Cliff, suona un po' il clacson per favore. Sono le 6 e 10!” , esclama poi il giovane esasperato.

Cliff esegue sorridendo. Sa che serve a poco.

Il tempo passa lentamente. Cliff guarda sospirando l'orologio.

Se arriveranno alle sette sarà un miracolo. Si immagina già l'ira di Kripke e Sgriccia.

Dà un' occhiata allo specchietto retrovisore. Jensen, con gli occhi chiusi e la testa reclinata sullo schienale, sembra dormire. Non è così. Ormai sa che si addormenta solo quando Jared entra in macchina.

Strano rapporto fra loro due.

Nato come amicizia, passato a un legame più stretto dopo la rottura del fidanzamento di Jared, come se fossero fratelli anche nella realtà e nell'ultimo anno, a qualcosa di più.....'anche se fra due uomini non ci può essere niente a uno stadio superiore …. o meglio ci può essere ma.... è meglio non pensare', rimugina Cliff.

Alleluia!”, mormora Cliff, provocando l' immediato spalancamento degli occhi di Jensen, il quale era in attesa proprio di quel commento.

Mettersi il giaccone, no? Prenderà un accidente!”, esclama, poi, Cliff, vedendo il giovane solo con la camicia e la giacca sulle braccia. Jared, esce di casa, chiude la porta e poi comincia a fare uno strano balletto. Si tasta in tutte le tasche e poi si gira verso l'auto, sfoggiando la sua migliore espressione da “cane bastonato”.

Che sta facendo?”, chiede Cliff esasperato.

Jensen non risponde, scrolla solo la testa e sospira.

Jared esce dal cancello di corsa, arriva dall'auto, spalanca lo sportello posteriore dove è seduto Jensen ed esclama in fretta: “ Jen, dammi le tue chiavi, le mie le ho lasciate dentro!”

La testa, non la lasci mai dentro?”, ribatte l'altro, tirando fuori le sue chiavi dalla tasca del suo giaccone con lentezza esasperante.

Sbrigati, dai, se no arriviamo in ritardo!”, replica il più giovane, arraffando le chiavi e voltandosi per tornare dalla casa.

Siamo già in ritardo, Jared! Orrendamente in ritardo!”, sbotta, urlando Jensen.

Quello, arrivando dalla casa, apre la porta, entra, sparisce dalla visuale dei due in ansiosa aspettativa e poi riesce, chiudendo la porta a chiave.

Non ci posso credere! Non ci posso credere! Io lo ammazzo!”, grida Jensen, scendendo dall'auto.

Pezzo di cretino, hai lasciato il giaccone in casa!” urla, poi, probabilmente svegliando tutta la via.

Jared, già fuori dal cancello, esternando un' espressione sorpresa e poi dispiaciuta, si ferma, guarda Jensen e poi torna indietro.

Ti rendi conto che mancano dieci minuti alle sette, Jared !”, sbotta Jensen, non appena l' altro entra in macchina.

Buongiorno, Cliff” replica invece quello, sedendosi accanto a Jensen.

Buongiorno, Jared! Possiamo andare? Avete tutto?”, esclama Cliff accendendo il motore.

Si, si, Cliff, grazie, vai pure”, esclama il più giovane, cercando di non affrontare la rabbia emanante dal suo compagno di viaggio.

Le mie chiavi?”, chiede Jensen, cercando di calmarsi, nonostante il bisogno fisico di sfogarsi stia aumentando dentro di lui.

Jen, non ti arrabbiare, devo dirti una cosa!” esclama Jared, facendosi piccolo piccolo nonostante i suoi due metri di altezza e i quasi cento chili di peso.

Sono già arrabbiato, per cui niente può farmi incazzare più di così. Dove sono le mie chiavi?”, replica l'altro, minaccioso.

Cliff, divertito, ascolta quella che sta per materializzarsi come una lite con i fiocchi. Sembra quasi come quando lui e sua moglie bisticciano. Si, una lite tra... Oddio! Ma cosa sto pensando? Cliff, mentalmente, si sgrida.

Le ho lasciate in casa, quando sono tornato dentro a prendere il giaccone”, esclama Jared impaurito, con voce flebile.

Ora i livelli di incazzatura di Jensen equivalgono a quelli di Dean. Quello più alto è potenzialmente devastante. Jared che li ha sperimentati tutti e tre ha dichiarato che l'ultimo ha la potenza dell'uragano Katrina. Sogghigna Cliff, pensando alla battuta dell'attore più giovane.

Bene!”, ribatte Jensen, passandosi una mano sul viso tirato. “ Andiamo sempre meglio!”, bofonchia poi cercando di calmarsi.

Passano un paio di minuti carichi di tensione. Jensen con la testa appoggiata al finestrino e gli occhi chiusi e Jared con un'espressione persa nel vuoto, tormentando l'orlo del giaccone.

Ragazzi, scusate, bisogna che poi mi diciate qualcosa per il fine settimana. Volete andare a Chicago sabato o domenica?”, esclama Cliff dopo un po'.

Jensen, con gli occhi chiusi, non risponde. Jared, inghiottendo a vuoto e guardando l'altro, apparentemente addormentato, risponde: “Cliff ti diciamo qualcosa di sicuro stasera, perché forse sabato lavoriamo. Non abbiamo neanche prenotato l'aereo!”.

Non, forse, Jay! É sicuro”, esclama Jensen, alzando la testa e poi con uno gesto plateale guarda l'orologio. “ Sono le sette, e siamo ancora a metà strada. Stamattina c'è Kripke e tu lo sai come si incazza Sgriccia se arriviamo alle sei e mezza. Figurati, abbiamo più di un'ora di ritardo! Sarà un miracolo se ci permetterà di fare la pausa pranzo oggi!”, sbotta, poi irritato.

Lo so, Jen, ma stamattina è successo di tutto. Prima il gatto, poi Sadie ha vomitato, poi...”.

Non voglio sapere nulla, Jared!” lo interrompe Jensen bruscamente.” A te succede sempre di tutto al mattino!”

Mi dispiace, Jensen!”, replica il più giovane, assomigliando, paurosamente a Sam mentre cerca di scusarsi.

Lascia perdere”, esclama il più vecchio, cambiando improvvisamente tono della voce ed espressione del viso.” non ti devi scusare, sicuramente non lo devi fare proprio te!”, aggiunge poi sottovoce e in tono dolce.

Il cambiamento di umore è stato repentino, pensa Cliff. Normalmente Jensen non perdona facilmente i casini mattutini di Jared, perché sa che all'arrivo degli studios se la prenderanno tutti con lui in quanto più vecchio e quindi in grado di costringere la sua co-star e co-inquilino a darsi una mossa nel prepararsi.

Dallo specchietto retrovisore Cliff vede, nello sguardo di Jensen un'espressione di colpa come se avesse fatto qualcosa di imperdonabile nei confronti del suo amico e che questo gli impedisca di potersi arrabbiare verso di lui. Cosa mai avrà combinato Jensen in questi ultimi giorni per essere così tollerante nei confronti di Jared e incapace di arrabbiarsi con lui? Come se fosse lui quello da perdonare!

Mentre il SUV si avvicina all'entrata degli studi della produzione, Cliff è colpito da un pensiero che per poco non manda a sbattere l'auto contro la sbarra orizzontale sulla corsia di accesso all'area di controllo documenti. L'unico atto fuori dal normale di Jensen degli ultimi giorni è stato l'annuncio pubblico del suo fidanzamento!

Nel parcheggiare l'auto nel parcheggio e dopo aver salutato i due ragazzi con la promessa di vedersi più tardi, Cliff li osserva mentre si dirigono verso la zona trucco.

Jensen cammina lentamente con le mani in tasca, Jared più avanti si ferma, si gira e lo aspetta. Poi, arrivato davanti a lui, gli passa una mano, delicatamente sul viso. Un gesto affettuoso quasi di incoraggiamento. Non la prima volta che Cliff vede quel gesto da parte di Jared ma oggi gli sembra più profondo, più carico di significato. Il gesto di un innamorato verso la persona amata. Un'idea prende forma nella sua mente e non è per niente azzardata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Quarto Capitolo - KRIPKE'S POV ***


Quarto Capitolo

KRIPKE'S POV

 

Dalle temperature tiepide di Los Angeles al gelo di Vancouver, Kripke non si abituerà mai. Il passaggio è troppo brusco e provoca sempre in lui una modificazione dell'umore.

All'arriva negli studios alle sei e mezza e chiede all'incaricato della sorveglianza se i due attori principali siano già arrivati.

Quello controlla il registro e quando si accorge che non sono ancora passati, il suo pallore crescente informa il creatore della serie che la sua irritazione metereologica quella mattina si trasformerà in qualcosa d'altro, non propriamente salutare per i due soliti 'ritardari'. Lascia detto all'agente di avvertirlo immediatamente al passaggio del Suv di Clif.

Non appena Kripke entra nel suo ufficio, chiama al telefono Shannon, la responsabile del trucco, informandola di avvertire i due 'desaparecidos' di passare dal suo ufficio prima di iniziare l'opera di trasformazione perchè deve parlare con loro su due scene da lui aggiunte alla puntata.

Le 6.45!

Perchè Jensen è così succube dell'altra co-star? E' mai possibile che accetti tutte le volte di arrivare in ritardo per colpa dell'altro e prendersi i rimbrotti, ben sapendo che la colpa non è sua? Mah....non capirà mai quei due!

Certo senza la loro particolare 'chimica', quello show non sarebbe mai arrivato alla quinta serie. Ne è consapevole anche se la tolleranza nei loro confronti è arrivata al capolinea.

Ricorda ancora il loro provino. Per un creatore è molto difficile trovare degli attori che incarnino esattamente i personaggi formatisi nella propria mente e quando aveva assistito dapprima al loro 'assolo' e poi a quello ' a due' aveva capito subito che loro erano quello che lui cercava.

Lo squillo del telefono interrompe i suoi ricordi, sicuramente i due attori erano arrivati. Bene, qualcuno su cui scaricare la frustazione del gelo canadese!

Eric, ciao, sono Phil. (n.d.a.: Phil Sgriccia. Produttore esecutivo della serie e regista). La tua segretaria mi ha detto che sei in ufficio. Non so se lo sai ma sono orfano di Jensen e Jared. Non sono ancora arrivati! Cosa ne devo fare di loro due quando si paleseranno qui da me?”, chiede, sghignazzando Sgriccia, regista della puntata in svolgimento in questi giorni.

Purtroppo non li posso uccidere, Phil! Ho lasciato detto in portineria che ho bisogno di vederli per quelle due scene che abbiamo aggiunto. Cercherò di far passare loro un brutto quarto d'ora e semmai tu accorcia la loro pausa pranzo e falli seccare sotto l'acqua senza ombrello, come faceva Manners”, risponde Kripke, sconsolato.

Ok, Eric. Di solito per le sei e mezza sono qua ma se uno di loro sta male avvertono sempre prima e credo che se fosse successo qualcosa Clif avrebbe chiamato sempre se è lui a non aver fatto una strage, aspettandoli fuori dalla casa! Per favore informami, quando hai finito di maltrattarli”, esclama Phil, chiudendo la chiamata.

Le 7 in punto. Kripke, in ebollizione e leggermente preocccupato, afferra il suo cellulare, scorre la sua rubrica per cercare il numero di Jensen e nel momento in cui sta per schiacciare il pulsante della chiamata, gli ritorna in mente quella sensazione avuta durante lo svolgimento delle ultime riprese della nona puntata della quinta serie.

I due falsi Sam e Dean che mimano la scena dei due innamorati assieme a Jensen e Jared i quali fanno vedere come la reciterebbero loro due. Lui, osservando il tutto dalla finestra del suo ufficio, è sembrata tutto tranne che una messinscena. Assiduo lettore delle fanfiction e responsabile dei numerosi accenni alla presunta relazione tra i due fratelli nella finzione, quella scena e il loro comportamento nell'ultimo anno, è sembrata un evento naturale. Anche lui è conscio delle voci, delle chiacchere molto velate dell'ambiente. Non ci ha mai fatto molto caso ma dall'inverno scorso e soprattutto da quando abitano insieme, i loro atteggiamenti sono sembrati molto più intimi e personali.

Bisogna, però, osservarli bene. Se ciò sia vero, lo mascherano con vera professionalità. Anche le foto di Jensen con la sua fidanzata, ora ufficiale, non gli hanno tolto il dubbio, anzi, forse glielo hanno rafforzato.

Il telefono suona di nuovo. Guarda l'orologio: le 7.10. E' la portineria. I 'due' sono arrivati. Bene. Ora può sfogare la sua rabbia.

Un quarto d'ora dopo sente bussare alla porta. Risponde con un 'Avanti' degno di Lucifero.

Compare nel vano della porta Jensen. Dietro di lui un accenno di Jared. L'espressione del più alto dei due è timorosa e titubante. Quello più basso appare furioso ma non del tutto.

Kripke fa cenno loro di entrare e di sedersi. Continua a scrivere mentre con la coda dell'occhio li osserva mentre afferranno le sedie poste accanto a una parete e si siedono di fronte alla scrivania.

Essere convocati nel suo ufficio alle sette del mattino è di solito indice di problematiche inerenti alla trama o alla recitazione e quindi non piacevoli se poi si arriva con un ritardo incredibile significa stare per essere condannati al rogo!

Avete un'ora di ritardo!”, esclama Kripke, calcando sulla parola 'ora'.

Si, la colpa è la mia!”, esclama Jared. “Mi dispiace tan..”

E' sempre colpa tua, Jared!”, lo interrompe bruscamente il creatore della serie. “E non mi interessano le tue scuse!”, aggiunge, poi, dando una manata sul tavolo. “Qui c'è gente che si suda lo stipendio e deve timbrare il cartellino. Se arrivano in ritardo, rischiano il posto. Hanno uno stipendio perchè voi due, idioti, siete in gamba a fare il vostro lavoro!”, esclama, poi, alzandosi in piedi e andando dalla finestra. “Questo, però, non significa che possiate fare quello che volete, maledizione!”, aggiunge, poi, urlando.

Ho chiesto a Sgriccia di usarvi la cortesia di farvi schiattare oggi al freddo e al gelo e non provate neanche a prendere un raffreddore perchè se vi ammalate, lavorate il giorno del Ringraziamento! Da adesso fino alla fine delle riprese ogni cinque minuti di ritardo vi verrà decurtata una settimana di stipendio. Vediamo un po', se avrete il coraggio di arrivare ancora alle sette. Sono stato chiaro?”, chiede, poi, tornandosi a sedere.

Le loro espressioni sono impagabili.

Jared alias Sam, ha la sua espressione da 'cuccciolo indifeso' mentre Jensen, alias Dean, ha il labbro inferiore sporto all'infuori e gli occhi tristi e velati.

Jensen, però, non c'entra niente!”, esclama Jared, improvvisamente.

Il problema è che lui è responsabile quanto te”, esclama Kripke, indicando l'attore più vecchio, il quale annuisce.

Eric lo osserva, La sgridata è corposa ma non è la prima volta che gli tocca rimproverare i due. Le altre volte sapevano che nonostante tutte le grida, minacce e decurtamento di stipendio erano in una botte di ferro. Nel loro contratto c'è scritto che possono essere licenziati solo se assumono droga o alcoool su posto di lavoro. Al di là dei ritardi, degli scherzi, del polso fratturato di Jared e dei litigi di Jensen con registi e tecnici vari, non è successo niente di esclatante in quei quattro anni.

Quindi anche oggi sarebbe andata nello stesso modo; nonostante ciò l'espressione di Jensen è particolare, come se si meritasse di essere seduto lì davanti al suo capo, a farsi sgridare e punire per aver fatto qualcosa di serio.

Se lui venisse a lavorare senza aspettare te, tutte le sante volte, non sarebbe in questo ufficio a sorbirsi la mia sfuriata ma sarebbe dal catering a mangiarsi una ciambella e a bersi un po' di caffè caldo. Visto che, però, ti aspetta, allora è passabile di punizione quanto te! Si vede che”, aggiunge Kripke, rivolgendosi a Jensen “tu sei un po' masochista. Spero che Danneel sappia farti apprezzare le gioie della vita!”

Kripke lascia scorrere alcuni secondi di silenzio. Prende una cartellina dalla sua valigetta, la apre e ne estrae un paio di fogli. Si è accorto che Jensen, al sentir pronunciare il nome della sua fidanzata, è trasalito e il suo sguardo si è intristito ancora di più. Anche Jared si è voltato verso Jensen con espressione preocccupata. La sensazione che scorre nella mente di Kripke non è confortante. I suoi dubbi si stanno cementando in certezze.

Il motivo per cui volevo vedervi stamattina era dato dal fatto che ho aggiunto due scene alla dodici e volevo la vostra opinione ma voi avete scelto proprio questa mattina per farmi arrabbiare e così ho deciso che le farete comunque anche se non vi piaceranno...” esclama Kripke sogghignando, iniziando poi a spiegare quello che dovranno fare nelle nuove scene.

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Quinto capitolo - SHANNON'S POV ***


Quinto Capitolo

SHANNON'S POV

 

'Jensen Ackles, 31 anni, texano. Un paio di occhi verdi dallo sguardo profondo da cui si può intravedere il suo animo dolce e sensibile. Bocca con labbra così carnose e sensuali che vorresti dargli un bacio appassionato appena lo vedi e non staccarti più da lui. Quell'aria da eterno bambino indifeso che ti fa desiderare di coccolarlo e di rassicurarlo che niente e nessuno gli possa fare del male! Questo quando non indossa gli occhiali da sole o ha la barba perchè allora te lo faresti anche sui chiodi....”

Questi sono i pensieri peccaminosi della responsabile dell'area trucco del set di Supernatural, la quale ha la fortuna invidiabile di trasformare Jensen nel suo alter-ego Dean. Quattro anni di frequentazione professionale quotidiana. Forse l'unica in ambito lavorativo che lo conosca più di tutti.

Questa mattina Shannon non è, però, proprio in vena di fare smancerie; avrebbe voluto rimanere a letto e dormire a lungo ma alle sei si timbra il cartellino e poi se si riesce a finire in tempo, a pranzo, si può ottenere due ore per rilassarsi e dormire un po'. Purtroppo non è mattinata. I 2J sono arrivati in ritardo, Kripke già poco accomodante con il clima canadese è furioso con loro e quindi con il mondo creato e in più ci sono due scene da aggiungere. Un'altra giornata in paradiso. E poi le sue amiche dicono quanto lei sia fortunata!

Nel momento in cui ha visto i due ragazzi entrare nel suo trailer alle sette passate era intenzionata a sgridarli e a dire loro con sadicità velata che erano attesi nell'ufficio di Kripke. Gli occhi dolci e preoccupati di Jared e lo sguardo afflitto di Jensen le hanno impedito di esternare la sua personale riprovazione per il loro ritardo.

Alle otto, preavvertita dalla telefonata della segretaria di Kripke, Shannon vede arrivare i due attori. Hanno dei fogli in mano, sicuramente le sue consegne e stanno discutendo animatamente. La ragazza si augura che Jensen non abbia raggiunto il suo terzo livello di rabbia personale.

Te l'ho detto, non è stata colpa mia !”, esclama Jared esasperato, entrando nel trailer.

'Jared Padalecki, 27 anni, texano. Alto quasi due metri, corporatura possente, braccia muscolose, mani enormi. La sua schiena e il suo torace strutturati da una miriade di muscoli scolpiti da lunghe ore di palestra, su cui passeresti un dito per vedere quanto sono duri. Ti aspetti così un viso e un'espressione arcigna, dura e invece i tratti del volto sono arrontondati e gentili, impreziositi da un sorriso solare e quando esterna il suo sguardo dagli “occhi dolci”, gli daresti tutto quello che hai e saresti disposta a fare qualsiasi cosa per lui, anche uccidere...'.

Questi i pensieri di Shannon verso l'attore più giovane verso l'attore più giovane. Meno peccaminosi rispetto all'altro ma pur sempre vietati ai minori.

Non è questione di colpa, Jared e di certo la responsabilità non è tua; semmai mia, perchè sono io che ti aspetto di fuori e ti permetto di ritardare. Ho detto, semplicemente, che d'ora in poi, se quando io sono pronto e tu non lo sei, me ne vado. Punto!!”, esclama Jensen con un tono a metà tra il dolce e l'adirato.

Jensen, ti ho sentita fare questo discorso migliaia di volte, sai!”, esclama Shannon, sorridendo, mentre prende i fogli che le sta porgendo Jared.

Si, è vero. Purtroppo il grande capo ha sentenziato che ogni cinque minuti di ritardo equivalgono a una settimana di stipendio. E io non muoio dalla voglia di farmi spennare perchè lui non sa che camicia mettersi quando poi deve venire qui e cambiarsi di nuovo!”, sbotta lui, sedendosi di schianto sulla sua poltroncina.

Nello specchio grande davanti a lui, vede Jared che gli fa le boccacce. “Poi vorrei sapere cosa hai da scegliere. Sono tutte uguali. Delle tovaglie, sembrano!”, aggiunge Jensen, ridacchiando.

Anche tu ce l'hai quelle camicie, Jen!”, replica l'altro, iniziando a ingurgitare le sue strisce di zucchero gommoso.

Certo ne ho quattro o cinque. Non duecento!”

Io, però, sono costretto a mettermi camicie, perchè ho sempre caldo. Non posso mettermi i maglioni come fai tu. Uffa!”, replica, Jared, iniziando a mettere il broncio.

Maria santa, è vero. Quanto sudi quando sei in scena! Ho appena rifatto l'ordine della cipria. Il ragioniere è furibondo. La produzione spende di più per il fondotinta e la cipria per te che per altre cose!”, esclama Shannon.

Già. Quelle micidiali luci!”, ribatte Jared, soprapensiero.

Se non ingurgitassi tutti quei dolci, non succederebbe così tanto”, replica l'attore più vecchio, a bassa voce.

Jane, non c'è, stamattina?”, chiede Jared, rendendosi conto dell'assenza della sua truccatrice.

No, è a casa. Ha la febbre. Molti della troupe sono ammalati. Due hanno preso l'influenza A, nonostante siano stati vaccinati. Stamattina il medico farà una visita a tutti”, esclama Shannon, preoccupata, passando un rasoio elettrico a Jared e uno a Jensen.

Fantastico, ci mancava amche l'influenza. Pensavo che con il vaccino fossimo a posto. Se lo sapevo non mi facevo punzecchiare, gli aghi ed io non andiamo d'accordo”, bofonchia Jared, iniziando a passarsi sul viso il rasoio.

Poi, come se gli fosse venuto in mente in quel momento, esclama: “ Cosa c'entrano le mie caramelle, Jen. Ho sempre sudato così tanto!”

Si, si, Jay, hai l'abbonamento al drugstore, reparto dolciumi per non parlare del nostro catering che fa miracoli per rifornirsi di caramelle e marshmallow per te!””, replica Jensen.

Anche tu mangi gli orsetti gommosi. E in quantità industriale!”, replica Jared.

Si, solo, però quando sono annoiato”, ribatte lui, riponendo il rasoio sul ripiano davanti a lui.

Stai attento a usare quell'espressione, Jen. Ricordati cosa succede a Dean quando lo è anche lui”, esclama Jared, sghignazzando.

Il colorito del viso di Jensen assume il rosso 'foliage' delle querce canadesi durante l'autunno.

Stamattina sei più stronzo del solito! Bene, fondamentalmente, me lo merito!”, sbotta Jensen, alzandosi in piedi con un'espressione mesta dipinta sul volto. Poi rivolto a Shannon, esclama: “Vado a caccia di caffè. Fai prima l'indossatore di tovaglie, per favore, se no stamattina ci scappa il morto!”. Detto ciò, esce, sbattendo la porta.

Devo dire che, tutto sommato l'ha presa abbastanza bene. L'ultima volta che siete arrivati in ritardo e Kripke vi ha maltrattati, lui era furibondo. Non gli si poteva neanche parlare e a te non rivolgeva neanche lo sguardo!”, esclama Shannon sorpresa, iniziando a mescolare lo spesso strato di fondotinta che applicherà sul viso di Jared.

Già! Deve farsi perdonare da me e quindi non può arrabbiarsi più di quel tanto!”, esclama Jared, sovrappensiero.

Perdonare? E di cosa? Cosa ti ha fatto di così tanto terribile che non può arrabbiarsi con te?”, chiede lei, dubbiosa.

Jared non risponde. Conosce Shannon da più di quattro anni. E' una ragazza dolcissima e riservata. Sa che quello che si dice lì dentro non deve uscire fuori ma comunque non si fida. Sa che avrebbe voglia di sfogarsi ma non può rischiare di confessare a Shannon quali siano i veri sentimenti tra lui e la sua co-star.

Niente, lascia perdere, Shannon. A volte lui e io mescoliamo la finzione con la realtà”, esclama Jared, cercando di dar una spiagazione plausibile.

La sessione di trucco si svolge in silenzio. Shannon lavora alacremente, osservando però Jared. La sua espressione è preocccupata. Il suo viso tirato. Lui, sempre così allegro e portato alle battute e stranamente silenzioso e perso nei suoi pensieri.

Ad un certo punto i suoi occhi si riempiono di lacrime. Shannon si ferma impaurita. Un po' perchè il suo lavoro andrebbe perduto se una sola lacrima rotolasse giù e un po' perchè sinceramente preoccupata. C'è qualcosa che non va!

Jared, ti senti bene?”, chiede, accostandosi a lui e mettendogli una mano sulla spalla.

Shannon, scusami, ho mal di testa e sto pensando che questa giornata, iniziata male, stia peggiorando sempre di più e prima di essere a casa sarà notte fonda e non so se riuscirò a reggere...”, esclama lui, prendendo un fazzolettino e asciugandosi gli occhi con cautela.

Shannon osserva il ragazzo. Ha le mani che tremano. Una reazione non consona a PadaBear, come affettuosamente e' chiamato Jared sul set. E' successo qualcosa.

La tua famiglia è a posto, Jared? Mi sembri preoccupato stamattina!”, esclama lei, riprendendo a tamponare il viso del giovane attore con la cipria.

Si, si, tutto bene”, risponde lui, frettolosamente.

Tu lo sai che quello che dite qui dentro, io, per contratto non lo posso rivelare a nessuno? Poi, comunque, non lo farei mai. Jared, se hai bisogno di parlare con qualcuno, io ci sono, mi raccomando!”, afferma lei, cercando di offrire a lui un po' di conforto.

Lo so, Shannon. Sei una ragazza eccezionale... ma non posso... potrei incasinare …. scusami …. abbiamo finito? Ho bisogno di un po' di aria fresca!”, esclama lui, dapprima titubante, poi alzandosi in piedi di scatto, come colto da un raptus.

Si, Jared. Ho finito!”, esclama lei, capendo che, forse, è meglio non calcare la mano.

Lui, afferrato il cellulare, esce quasi di corsa.

Mentre riordina, Shannon ripensa a quello che ha appena visto. Non aveva mai visto Jared così sconvolto. Neanche quella volta che il padre si era sentito male e lo avevano operato d'urgenza per mettergli un pace-maker!

Chiama la sua collega al telefono per chiederle come sta e le racconta cosa è successo fino a quel momento. Jane le chiede se Jensen ha sempre quel espressione abbattuta che aveva la settimana prima, nonostante i preparativi per l'annuncio del fidanzamento.

Shannon rimane immobile al centro del trailer come se sia stata colpita da un fulmine. Jane, non sentendo più la sua voce, le chiede se stia bene. Ripresasi interrompe la telefonata dicendo all'amica che l'hanno chiamata dal set.

Si siede su una delle poltroncine. Il fidanzamento! Certo, ora, tutto ha un senso. Quello che ha detto Jensen: - mi merito che tu sia così stronzo con me! - oppure quello detto da Jared: - deve farsi perdonare da me -

Jensen non ha detto a Jared del fidanzamento! E, sicuramente, non è stata una sua decisione quella di annunciarlo pubblicamente. Ha captato una certa tensione tra lui e la sua famiglia negli ultimi tempi, soprattutto con la madre che non approva che Jensen e Jared dividano la stessa casa. Sa che ci sono delle chiacchere nell'ambiente ma lei non si è mai accorta di niente. Certo sono molto uniti, come due fratelli piuttosto che due amici.... però quello che ha visto stamattina è veramente strano... sembrava un bisticcio fra due innamorati...

In quel mentre arriva Jensen. Ha un bicchiere di cartone ricolmo di caffè bollente nella destra e nella sinistra il cellulare. E' sconvolto. Ha gli occhi rossi e una infinita tristezza dipinta in viso.

Shannon, mi dispiace, ma stamattina dovrai fare i salti mortali per truccarmi!”, esclama, cercando di sorridere.

Come ho detto a Jared, io sono tenuta al silenzio professionale. Non voglio né giudicare né essere curiosa. Se vuoi sfogarti, io ci sono. Tenere tutto dentro è devastante, Jensen. E controproducente. Se mi sono accorta io che c'è qualcosa che non va, se ne sono accorti anche gli altri!”, esclama lei, risoluta.

Passano alcuni minuti di silenzio. Jensen seduto nella sua poltroncina con gli occhi chiusi mentre Shannon, in piedi accanto a lui, prepara la miscela di fondotinta. Poi l'attore esala un sospiro e si passa una mano sul viso.

Pensavo fosse più facile ma credo di essermi sbagliato. Si è rotta la diga e ora non riusciamo a essere lucidi, maledizione!”, esclama Jensen improvvisamente.

Non è una questione di lucidità, Jensen, semmai lo è di sentimento!”, ribatte lei, prendendo un collirio. “Mettiti due gocce di questo, per occhio. Dovrebbe attenuarti l'infiammazione”

Lui esegue.

Di chi è stata la brillante idea di annunciare il fidanzamento pubblicamente?”, chiede Shannon, iniziando a versare il fondotinta su una spugnetta.

Del mio agente. Quando me l'ha proposto, mi sembrava una buona idea e abbiamo così deciso di farlo alla corsa di cavalli dove vado tutti gli anni!”, risponde lui, sospirando.

Direi, una pessima idea. Soprattutto non dirlo a Jared!”, esclama lei, passando la spugna sul viso del giovane.

Lui, con gli occhi chiusi, li spalanca improvvisamente. “Te lo ha detto lui?”, chiede, sorpreso.

No, lui non ha aperto bocca con me. Jared non fa niente se non ha il tuo benestare”, risponde lei, seria.

Lui sorride. Il suo sguardo emana affetto per la sua co-star più giovane.

Questo è lo sguardo di Dean quando pensa a Sam!”, esclama Shannon, sorridendo.

Non sai quanto i nostri personaggi permeino la nostra vita e i nostri sentimenti! Ho provato a dire a Jay del mio intendimento ma non ci sono riuscito. Sapevo quanto lo avrebbe ferito ma sono stato costretto a farlo!”

Perchè costretto a farlo?”

Le chiacchere che circolano nell'ambiente e mia madre che ha minacciato di disconoscermi come figlio!”.

Ho captato un paio di sue telefonate. Pesante. Mi dispiace!”, esclama Shannon.

Si, purtroppo, mia madre non ha mai accettato questa mia 'fase di sperimentazione” o come lei definisce essere bisessuale o peggio gay. Perciò vuole che metta la testa a a posto e mi comporti come un ragazzo texano della mia età!”, spiega Jensen, rassegnato.

E se non lo fai che ti succede? Tuo padre e tua madre non ti fanno più entrare in casa?”, chiede sorpresa Shannon.

Mio padre ha sempre accettato il mio stato e da lui ho sempre avuto comprensione e appoggio! Mia madre ha minacciato di non considerarmi più suo figlio e che la notizia farà morire di crepacuore mia nonna!”, ribatte, in crescendo, Jensen.

La mia famiglia è di origine irlandese ed è un caposaldo della chiesa battista di Dallas. Mio padre è uno dei più grossi elargitori di denaro alla comunità e mia madre sovrintende a centinai di enti di beneficienza. Avere un figlio non sposato e in odore di omosessualità non è un bel biglietto da visita per lei!”, sbotta poi, dopo alcuni secondi e per la frustrazione dà un calcio a un carrello posto accanto a lui e mandandolo a sbattere contro la parete. “Scusami, Shannon. Tu non c'entri niente!”, esclama poi, cercando di calmarsi.

Non ti scusare. Te l'ho detto che se non ti sfoghi, poi finisce che scoppi ed e' pericoloso farlo con qualcuno qui sul lavoro!”, replica lei, cercando di essere tranquilla, mentre svolge il suo lavoro.

Inoltre anche la produzione sta facendo pressioni. Dicono che due attori che recitano ruoli familiari soprattutto come fratelli non possono di certo avere una relazione omosessuale! E quindi anche Jared prima o poi soccomberà!”, aggiunge poi Jensen.

Scusa, dovrà soccombere con chi?”, chiede Shannon, ora curiosa.

Genevieve Cortese!”, esclama Jensen. “Pensavo fosse chiaro. La produzione ha scelto lei nella speranza che lui si innamorasse visto che assomiglia molto alla sua ex fidanzata Sandy. Ovviamente

non è andata in questo modo! E quello è un altro problema!”, risponde Jensen, furioso.

Shannon passa un pettine tra i capelli di Jensen cercando di tirare giù quei ciuffi ribelli soprattutto dai lati della testa. Poi prende il vasetto del gel, lo apre, ne prende una generosa porzione e se lo spalma sul palmo della mano sinistra. Poi, con le destra, prendendone un poco tra le dita, lo inizia a passare tra le punte dei capelli in cima alla testa per poi scendere dalle parti.

Danneel in tutto questo che ci sta a fare?”, chiede Shannon, sciacquandosi le mani nel piccolo lavandino in dotazione al trailer. “Lei conosce la verità?”, aggiunge, poi.

Voi, donne, avete un intuito primordiale. Riuscite a capire dove sta la menzogna a un chilometro di distanza! Certo che sa la verità ma, a volte, fa finta di niente e questo mi fa imbestialire!”

Uno specchietto per le allodole, insomma!”, esclama lei, divertita.

Mmh, sembri Jared! A lei sta bene così. Si fa un po' di pubblicità e a me serve per calmare un po' le acque. Lo so, è un gioco sporco ma è il mondo che lo richiede e noi buttiamo fumo negli occhi!”, replica lui, sbuffando.

Non è me che devi convincere!”

No, purtroppo no!”

E' serio quello che c'è tra Jared e te?”, chiede lei, coraggiosamente. Poi, vedendo il suo sguardo allarmato, aggiunge: “Jensen, se non me lo vuoi dire, fai finta che non ti abbia chiesto nulla. Scusami, sono stata indiscreta!”

Con un gesto della mano distensivo, lui replica: “No, no tranquilla. A parte Danneel, nessuno sa quanto lui ed io siamo legati. Forse qualche mio stretto amico e probabilmente mio fratello!”

Poi, passando una mano tra i capelli, ormai irrigiditi dal gel, esclama: “Si, molto serio. Il sentimento è reciproco ma abbiamo troppa paura di andare in quella direzione, per cui al di là di stare insieme tutto il giorno e dividere il letto solo per dormire, non facciamo altro!”

Quindi né più né meno di due fratelli”, esclama lei, non sapendo benem se essere sollevata o meno.

Più o meno. Anche se Sam e Dean non si giurerebbero eterno amore o non starebbero abbracciati per ore a chiedersi se possa esistere un mondo dove i loro sentimenti possano essere accettati da tutti!”

Lo squillo del telefono interrompe questo intenso momento di confidenza. Shannon risponde. E' l'aiuto regista che cerca Jensen. Stanno per iniziare.

Ti vogliono sul set!”, dice Shannon, posando il ricevitore sulla base. “Ti senti meglio, ora?”, aggiunge poi vedendolo un po' più rilassato.

Grazie Shannon. Ne avevo bisogno. Sono un po' più calmo ora!”, esclama, poi, alzandosi in piedi.

Ok. Stai attento a Sgriccia. L'ho sentito gridare in sottofondo. Mi sembra furioso”, esclama Shannon.

Jensen annuisce. Sorride, fa un cenno di ringraziamento con la mano verso Shannon ed esce.

La responsabile del trucco si siede, pensando a quello che ha appena saputo. Tutti i particolari annotati nella sua mente negli ultimi mesi vanno a incastrarsi in un magnifico puzzle. Certo sono attori e recitano bene ma la migliore interpretazione è stata offerta qui al lavoro. A volte basta un tocco, un'occhiata, un gesto per far comprendere un sentimento. Non esternare i loro sentimenti per nove mesi all'anno, è degno di un Oscar!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Sesto Capitolo - JIM BEAVER'S POV ***


Sesto Capitolo

JIM BEAVER'S POV

 

L'ora di pranzo dovrebbe essere un momento di rilassatezza e di scambio di opinioni, progetti futuri o solo un momento per alimentarsi prima di rifugiarsi nel proprio trailer e dormire fino alla chiamata sul set. Dovrebbe essere, appunto!

Questa giornata, invece, è particolare, per cui l'area del catering, con il self-service, i tavoli e le sedie è, ora, un immenso ring dove sfogare la rabbia e la frustrazione contro un regista e produttore Phil Sgriccia, infuriato contro tutto e tutti e soprattutto contro due 'idioti' che, nonostante siano arrivati in ritardo e quindi dovrebbero accettare supinamente rimbrotti e commenti pepati, fanno tutto tranne quello che gli viene chiesto di fare. Questo è il monologo interiore dell'attore Jim Beaver, mentre in fila, aspetta di essere servito al self-service.

Con un'ora e più di ritardo, tutto il programma giornaliero di Jim è saltato e ciò non è stato gradito né da lui né dagli altri attori e tecnici presenti sul set.

Si può sapere che avete voi due oggi? Siete nervosi, scontrosi e intrattabili?”, chiede Jim, con una punta di rabbia nella voce a Jensen e Jared unitisi a lui alla fila.

Ci mancava la tua personale ramanzina, Jim!”, esclama Jensen, passandosi una mano sul viso.

Bè, direi che è il minimo, visto che ho dovuto aspettare i vostri comodi per quasi due ore e ora dovrò andare via da questo posto solo in tarda serata!”, esterna con una punta di veleno nella voce.

Non avevamo due ore di ritardo ma se poi prima Kripke e poi Sgriccia hanno pensato bene di trattenerci per un'ora, ci possiamo fare poco!!”, esclama Jared, risentito.

Beaver non risponde. E' arrivato il suo turno per scegliere cosa mangiare oggi. Prima di farlo, però, si gira verso l'attore più giovane e lo incenerisce con un'occhiata. E se non fosse più che certo di non stare girando una scena in cui interpreta Bobby, gli verrebbe voglia di allungare una mano e dare una sberla al più giovane dei Winchester. Purtroppo non può farlo, anche se riceverebbe dagli altri un applauso di gratitudine.

Con il suo vassoio carico di un hamburger, patate al forno e una lattina di birra, si siede a un tavolo da quattro in fondo alla sala. Sa che il tavolo presto si completerà con due tizi dall'aria dispiaciuta.

Si rende conto che i due 'dioti', usando la terminologia del suo personaggio, hanno bisogno di un orecchio amico sui cui sfogare le loro pene ed è sicuro di essere l'unico in grado di sopportare tale incarico. Un po' il fatto di essere l'attore più anziano maggiornente presente sul set, di conoscere i due da tre anni, di essere texano come loro e di incarnare l'aspetto dell'affettuoso ma burbero zio Bobby ne scaturisce fuori l'esatto ritratto del confidente.

Adesso mangiamo e parliamo di questioni futili. Dopo, con il caffè in mano, venite a fare una passeggiata con me lungo il perimetro del parcheggio e cercherete di spiegarmi il motivo per cui siete così depressi in questi giorni”, ordinò Jim, vedendo i due ragazzi sedersi al suo tavolo. “E non ditemi che non avete nulla, perchè non è vero”, esclama, poi, vedendo Jensen scambiare un'occhiata allarmata con Jared e aprendo la bocca per respingere l'offerta.

I due annuiscono, sconfitti. Jim inizia a divorare il suo hamburger. Con sorpresa osserva Jared sbocconcellare il suo panino di malavoglia, ben sapendo che, di solito, a pranzo si sbrana anche il tavolo e a volte anche quello che ha nel piatto Jensen se non è tanto lesto da mangiarlo subito.

Sicuramente le sfuriate di Kripke e del regista hanno una parte di responsabilità nel comportamento del giovane ma, normalmente, la sua vivacità e il suo ottimismo fanno passare il secondo piano questi problemi. C'è qualcosa che tormenta il ragazzo e quando allontana il piatto con la pietanza quasi intatta, Jim spalanca gli occhi per la sorpresa.

Figliolo, ti senti bene? Vuoi che faccio chiamare il medico?”, chiede, con genuina preoccupazione l'attore più anziano.

No, grazie. Sto bene. Non ho fame!”, risponde lui.

Appunto”, mormora Jim, scambiando un'occhiata con Jensen ma viene tranquillizzato dallo sguardo del più vecchio tra i due in quanto non sembra preoccupato.

E' stanco. Siamo tutti e due sfiniti e questa tensione sul set non aiuta per niente!”, esclama Jensen, toccando anche lui poco il cibo. “Vai a vedere se c'è una fetta di torta alle mele. Magari un po' di dolce ti aiuta un po'!”, aggiunge poi rivolto a Jared.

Si, buona idea. La vuoi anche tu?”, chiede lui, alzandosi in piedi.

Jensen scrolla la testa per rifiutare.

Qual è il problema?”, chiede Jim, finendo di bere la birra.

E' una questione complicata, Jim!”, risponde l'altro.

Il pomeriggio è lungo e dovrò stare qui fino a stasera. Voglio una spiegazione, Jensen. La mia vita è abbastanza incasinata con mia figlia. Dover trovare qualcuno che possa stare con lei per fermarmi qui mi ha esaurito. Inoltre, se Sgriccia si accorge che Jared non segue le sue battute e noi andiamo 'a braccio', lo sai come finisce, vero?”

Lo so, mi dispiace, Jim. Pensiamo sempre che i nostri problemi siano più gravi degli altri e non ricordiamo mai la tua situazione!”, esclama, con sincerità, Jensen.

Non è che non le sa le battute, le ha studiate ma è nervoso e tu lo sai quando ha qualcosa che gli gira per il cervello, la sua memoria va a farsi benedire!”, aggiunge, poi, Jensen, tentando di difendere la sua co-star.

Io ti conosco bene. E c'è qualcosa che non va. Di solito, quando arrivate così in ritardo, tu sei una iena con lui. Ora, non solo gli parli, e anche questo di solito non avviene, ma lo difendi anche? Cosa è successo al Jensen che conosco io? Sei un mutaforme?”, esclama Jim, con un tono a metà strada tra l'ironico e l'adirato.

No, ti assicuro che sono proprio io!”, dichiara lui, con un ghigno sul viso. “Purtroppo sono io, magari qualcuno potesse sobbarcarsi i miei problemi!”, borbotta poi.

Nel frattempo si è unito a loro Jared. Si sta gustando un bel pezzo di torta alle mele e ha portato il caffè ai suoi colleghi che ringraziano con un cenno del capo.

Togliamoci di qui. Troppe orecchie in ascolto. Andiamo laggiù, dove inizia il bosco”!, esclama Jim, alzandosi in piedi, facendo un cenno ai due giovani che lo seguono.

Allora, avete qualcosa da dire a vostra discolpa per avermi costretto a passare tutta la giornata qui, in questa gabbia di matti?”, chiede l'attore più anziano ai due, con pesante accento texano.

Mi sembra di sentir parlare mio nonno, quando usi tutte quelle abbreviazioni e tutte quelle 'y'!”, esclama Jared, sghignazzando ed esternando finalmente un'espressione un po' più distesa.

Tuo nonno? Come ti permetti? Un po' di rispetto, giovanotto!”, sbotta Jim, dando una manata sul braccio di Jared, rischiando per un attimo di rovesciargli il caffè.

Quello esplode in una fragorosa risata: “Rispetto per chi? Il vecchio, il nonno o per te, Jim?”, chiede poi, sempre, ridendo, allontanandosi, però, di qualche passo.

Spiritoso! Chiederò a Kripke di inserire qualche scena in cui prendo a sberle Sam!”, ribatte l'attore più anziano.

Jensen osserva la scena sorridendo. L'espressione è più sollevata e soprattutto rivedere Jared fare il 'cretino' è una buona sensazione. Di solito è lui quello chiuso e introverso e Jared quello che lo tiro su di morale. Non viceversa.

Oddio, se continua a metterne nuove, invece di 22 episodi ne facciamo 30 questa volta!”, esclama Jared.

Certo e così io, Jensen e gli altri continueremo a fare i salti mortali per stare a dietro a quello che dici tu. E' mai possibile che non riesci a seguire il copione?”, chiede Jim, iniziando a muoversi.

A volte sono battute stupide. Sono talmente dentro a Sam che lui non direbbe quelle stronzate!”

Certo, hai ragione ma Sgriccia non la pensa così. Se si accorge che ti assecondiamo ci fa rifare tutte le scene e finisce che dormiamo qua stanotte!”, esclama Jensen, sbuffando.

Bene, così domani mattina non arrivate in ritardo!”, ribatte Jim.

Lui arriverebbe in ritardo anche al suo funerale!”, replica Jensen, serio.

Jared lo guarda con una strana espressione a metà tra il risentito e il sorpreso. Poi scoppia a ridere. “Probabilmente”, lo asseconda, sghignazzando.

Come sta Maddie?”, aggiunge poi il più giovane.

L'ho sentita prima. C'è rimasta male che non rientrerò stasera. Dovevamo fare la nostra maratona di Star Trek!”

Star Trek? Cavolo, quella ragazzina è un mito!”, esclama Jensen, meravigliato.

Certo che è un pensiero non indifferente dover gestire il proprio tempo in base a una persona in un'altra città e stato che ti aspetta con trepidazione”, aggiunse poi sovrapensiero.

Situazione, Jensen, con la quale ti dovrai confrontare fra qualche mese...”, ribatte Jim.

Jensen lo guarda con un'espressione confusa.

Bè, penso che con l'annuncio di domenica, il matrimonio sarà in primavera, no?”, chiede Jim, girandosi a guardare l'attore più giovane.

Ehm....si....penso di si”, mormora, imbarazzato Jensen.

Non penso che Danneel voglia trasferirsi qui a Vancouver, vero?”, chiede Jim, affondando il coltello nella piaga.

Il viso di Jensen è contratto in una smorfia di dolore come se fosse realmente in preda a una sofferenza fisica. “No, lei odia Vancouver. E poi lavora e quindi....”, borbotta.

Immagino che sarà anche impegnata nell'organizzare il matrimonio. Mi sembra una donna che ami l'organizzazione e le cose fatte bene. Sarà un vulcano di idee....e poi tua mamma chissà come sarà contenta!”, ribatte Jim, il quale vuole capire se quello che ha sempre sospettato sia vero o no.

Jared in evidente stato di panico osserva l'espressione affranta sul viso di Jensen il quale sembra stia per scoppiare a piangere. Non sa come intervenire. In qualsiasi modo è conscio che la reazione di Jensen non è tipica per una persona che si è appena fidanzata e all'orizzonte ha un matrimonio sfarzoso con una bella donna.

Jensen, che succede?”, domanda Jim, rendendosi conto del dramma che sta passando il giovane e vedendo l'altro in preda al terrore. “E' come se tu fossi stato obbligato ad annunciare il fidanzamento....non credo che tu abbia qualcuno che ti punta un fucile alla testa....”, aggiunge Jim, riflettendo assorto, poi illuminato da un'idea, esclama: “A meno che tu non l'abbia messa incinta.....ma voglio dire.....ci sono altre soluzioni....”

Jensen scoppia a ridere. Una risata nervosa, quasi isterica. “Ahahah, sarebbe molto più semplice...”

In che senso, scusa?”, domanda, dubbioso Jim, finendo di bere il suo caffè.

Nel senso che.....non lo so, è un casino”, mormora, Jensen, guardando Jared, il quale allunga una mano e lo tocca delicatamente sul viso. Jensen, dopo alcuni istanti, si gira e lancia il bicchiere di carta, ricolmo di caffè, oltre la recinzione del parcheggio, in un gesto di stizza.

Va bene, ragazzi, ora mi dite da quanto sta storia va avanti fra voi!”, esclama Jim Beaver, lisciandosi le mani sui jeans e mettendole poi in tasca. “Vecchio si, rincoglionito no, sapete! E se non vi date una registrata in men che non si dica, lo saprà tutto il mondo...”, aggiunge poi, sorridendo sornione.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Settimo Capitolo - PHIL SGRICCIA'S POV ***


Capitolo Settimo

PHIL SGRICCIA'S POV

 

Phil Sgriccia, regista e produttore esecutivo della serie 'Supernatural' ha alle spalle anni di esperienza nel trattare con attori, tecnici, operai e personale vario popolanti i vari set da lui calcati. Oggi, purtroppo, la sua pazienza è finita molto presto. La giornata, già nefasta per il repentino calo delle temperature a Vancouver, luogo già freddo a luglio, è naufragata per il ritardo abissale dei due attori principali. Sfortunatamente, rivedendo le scene del mattino lui e l'altro produttore, nonché creatore della serie Eric Kripke e di conseguenza capo di tutto questo circo di pazzi, si sono accorti della mancata adesione alla sceneggiatura di tutti gli attori coinvolti in quella scena. In pratica sono andati 'a braccio' o come si dice in gergo nell'ambito cinematografico. Adeguare la propria battuta a quello che dicono gli altri, senza seguire il copione.

E la colpa è di Jared, o meglio degli altri che lo assecondano.

Phil, fai smettere questa abitudine subito! Sei tu il regista e tua la responsabilità di fare seguire il copione a quelle teste d'uovo!”, gli ha urlato Kripke, dopo aver visto le scene già girate.

Come se fosse semplice obbligare Jensen a fare qualcosa che non vuole, o ritiene inutile o peggio non consona al suo stile di vita, chiuso e riservato. Epocali le loro liti, soprattutto in materie di luci e di inquadrature.

Entrando nell'area ristoro, ben riscaldata dopo il vento gelido che soffia all'esterno, Phil cerca di rilassarsi pregustando un bel pranzo. Dopo aver riempito il suo vassoio con bistecca, insalata e macedonia di frutta, si siede a un tavolo. Con un sospiro osserva cosa mangiano gli altri e la vista di panini imbottiti o pietanze ipercaloriche, sospira depresso. La sua cura dimagrante e il suo diabete non gli permettono sfizi culinari e il fatto di aver dovuto anche smettere di fumare lo deprime ancora di più. L'unico modo per sfogare il suo nervosismo è quello di trovare al più presto un capro espiatorio e pensando al pomeriggio che lo aspetta e a tutto quello che dovrà escogitare per tenere tutto sotto controllo affinchè ognuno segua le battute assegnate, Phil sente l'urgenza di sfogarsi al più presto possibile.

Con lo sguardo abbraccia tutta la sala e vede Misha Collins seduto a un tavolo da solo. Decide così di cominciare da lui la sua azione di 'blandire la preda', ovvero convincere un attore a fare qualcosa che non vuole usando minacce mischiate a blandi complimenti e così spianare la sua azione e rendere il pomeriggio meno stressante per lui.

Ehi, Misha! Come mai qui tutto solo? Gli altri dove sono?”, esclama Phil, dopo aver sistemato la sua immensa mole sulla sedia di plastica, la quale schricchiola con mortali gemiti.

Mmm, Jim ha preso i due ritardatari e li ha portati a fare un giro. Probabilmente starà cercando di capire cosa diavolo hanno quei due in questo periodo”, risponde l'attore, finendo di mangiare la sua fetta di torta alle mele.

E' buona, quella?”, chiede il regista, indicando la torta con la sua forchetta di plastica.

Divina!”, esclama Misha, rendendosi subito conto che il suo compagno di tavolo non può mangiarla. “Uh, mi dispiace, Phil....”

Tranquillo, tranquillo, Misha! Non mi dà fastidio. Ormai non ci faccio più caso.....”, esclama bonario Phil, iniziando a tagliare la sua bistecca.

Ah, bene. Il catering qui a Vancouver è il migliore in assoluto. Se non fosse per il tempo....”, replica Misha, sollevato.

Davvero. E pensa che non puoi neanche lamentarti con i canadesi perchè ti dicono che non è ancora freddo come dovrebbe essere!”, esclama Phil, gustandosi la sua bistecca.

Misha annuisce. E' assorto nella sua torta. Il regista inizia così a delineare il suo piano di attacco.

Stai proprio facendo un bel lavoro, qui, Misha. Il tuo personaggio è in ascesa e le fans ti adorano. Le prossime conventions ti daranno la notorietà che meriti!”, dice Phil, prima di bere un sorso della sua acqua minerale.

Grazie, Phil. E' anche merito tuo e degli altri produttori, però”, esclama Misha, grato per quel complimento.

Si, certo, ma la bravura non si può costruire in laboratorio. O ce l'hai o non ce l'hai. Attori ne ho visti tanti ma così ben centrato nella parte nella parte è difficile trovarlo. Devo dire che Kripke sa il fatto suo quando cerca gli attori per i suoi personaggi...”

Si, è vero, mi ricordo che il giorno del mio provino c'era anche Pellegrino. L'ho visto recitare. Mi sembrava avesse fatto bene ma si vede che con il trench stavo meglio io di lui....”, ribatte Misha, ridendo.

Ecco, di nuovo, ti sottovaluti. Non è il trench, è il modo di rendere reale il tuo personaggio”

Mmh, sarà. Vado a prendermi il caffè. Lo vuoi anche te?”, chiede Misha, alzandosi in piedi.

Si, grazie. Niente latte o zucchero, Misha”, risponde Phil, finendo di mangiare l'insalata.

La vibrazione del suo cellulare fa sobbalzare il regista. Sul display vede il nome della sua segretaria. Sbuffa, pensando di non avere neanche dieci minuti liberi per mangiare.

Si, Josephine, cosa succede?”, esclama, impaziente, schiacciando il pulsante per accettare la chiamata.

Capo, mi dispiace, so che sta pranzando ma cosa devo dire agli elettricisti? Rifacciamo le scene fatte stamattina o quelle programmate per il pomeriggio?”, chiede la donna cauta ma con tono assillato.

Kripke vuole che rifacciamo tutto. Dì loro che rimettano le luci come erano stamattina”, risponde Phil passandosi stancamente la mano sul volto. Vede, nel frattempo, ritornare indietro Misha con il suo caffè.

Va bene, capo, sarà fatto. Avverto gli assistenti degli attori in modo che li avvisino di non allontanarsi dal set”

No, Jo. Gli attori li informo io. Devo parlare prima con loro e fissare un paio di punti. Grazie”, ordina il regista, prima di interrompere la conversazione. Sa che Collins ha sentito e il suo sguardo interrogativo è spuntato fuori al sentire le parole 'fissare un paio di punti'.

Problemi, Phil?”, chiede, l'attore porgendo il caffè al regista.

Si, come sempre. Se ti dovesse venire la voglia di fare questo mestiere, cambia opinione velocemente. Troppe responsabilità”

Io non ci penso minimamente. Tutto il rispetto per il tuo lavoro ma ho già problemi con il mio”, risponde Misha, sorseggiando il caffè bollente. “So che Jensen vorrebbe intraprendere quella carriera”, aggiunge poi.

Si, lui ci è portato ma è ancora un po' acerbo, per i miei gusti. Se questa sarà l'ultima stagione di Spn, dovrebbe fare il corso universitario a Los Angeles ma conoscendo la sua testardaggine....non so se riuscirà”, esclama Phil, sovrapensiero. “Comunque torniamo al mio problema, Misha. Ti ho detto, no, prima di quanto tu sia diventato bravo, vero?”

Capo, cosa vuoi da me? Sputa il rospo!”, esclama Misha, rendendosi conto della manovra elusiva del regista.

Appunto. Perspicace anche!”, risponde evasivamente. “Bisogna rifare le due scene di stamattina e ho bisogno che tu ti ferma nel momento in cui Jared comincia a seguire il suo corso dei pensieri piuttosto che quello del copione!”, conclude, poi, deciso.

Oh, signore! E le altre scene in programma oggi?”, eclama Misha, con un gesto di stizza della mano.

Quando avremo finito di girare queste due. Semplice. E se succede di nuovo, qui ci seccate”

Grande. E se non mi fermo, che accade?”

Dovresti essere in grado di capire che avere dei problemi sul set e...”

Va bene, va bene, ho capito. La mia carriera andrebbe giù per il cesso. Grazie, Phil. Ho compreso la minaccia.”, esclama Misha, finendo bere con un lungo sorso il suo caffè ancora caldo. Vede, poi, rientrare Jim e i due 'fratelli'. Il più vecchio tra i tre con il volto sorridente e lo sguardo sornione, tipo Bobby che si è tolto qualche sassolino dalle scarpe e i 'due' abbastanza sconvolti per immaginare il peso e la dimensione dei 'sassolini' lasciati cadere dall' attore più vecchio.

Posso andare o devi finire di fissare altri punti con me?”, chiede Misha con un tono a metà tra l'adirato e il cauto.

Uno, Misha, basta e avanza. Tu non sei in cima alla mia lista dei cattivi, C'è sempre tempo, però, se vuoi....”, risponde Phil, facendo segno a Jim di avvicinarsi.

Annuendo, Misha si allontana. Passando vicino a Beaver, gli sussurra: “Occhio. E' incazzato come un wendigo affamato!”

Jim Beaver, annuisce, sospira e va verso il regista. Lo sa cosa sta per succedere: dovrà dormire su quello scomodo divano che sta nel suo trailer perchè dovranno rifare tutte le scene già girate. Peccato che tutte le armi sul set siano caricate a salve...

Phil, so già cosa devi dirmi!”, esordisce l'attore, sedendosi davanti al regista.

Sei l'attore più anziano sul set. Teoricamente quello che dovrebbe darmi una mano a mantenere la disciplina con tutti questi pivelli che si credono di essere tutti John Wayne o Marlon Brando e invece sei peggio di loro!”, esclama, a fil di voce, Sgriccia.

Lo so, capo, hai ragione. E' un difetto che noi texani abbiamo fin dalla nascita. Se non facciamo un po' di casino, non dormiano bene la notte”

Si, lo so. Per mia disgrazia siete in tre a provenire da quello stato. Ha ragione Kim Manners quando dice che ci vorrebbe una gogna qui sul set!”, esclama Sgriccia, sbuffando. “Beaver, la tua carriera sta andando bene; hai tante richieste, molte possibilità di andare a fare qualche film di grosso calibro, però, questo tuo atteggiamento di cameratismo con i più giovani è deleterio. Non devi assecondarli. Ora dovrai passare la notte sul set e girare qui domani invece di andare a casa da tua figlia! Questo, perchè? Perchè preferisci accontentare i tuoi compagni di sventura, piuttosto che fare il tuo lavoro!”

Jim, abituato ai rimbrotti e alle tiritere di Sgriccia soprattutto nei confronti di Jensen o Jared, non si capacita molto di essere finito anche lui nel calderone dei rimproveri.

Cosa ho fatto di così tanto deleterio?”, chiede, poi, con un tono straffottente.

Diamine, Jim, hai 59 anni! Questa risposta me l'aspetto da Jared ma non da te!”, sbotta ora ad alta voce il produttore, il quale dapprima osserva il vecchio attore e poi dà uno sguardo alla sala, desolatamente vuota. Quel luogo si è trasformato, magicamente, nell'ufficio del preside e non più nella sala catering di uno studio di ripresa. Bene. Forse è arrivato il momento che si capisca che lì si lavora seriamente.

Tu sai che io accetto gli scherzi, tollero Jared quando fa lo scemo e sopporto con rassegnazione Jensen quando pretende di fare il mio lavoro però se Kripke critica il mio lavoro e mi ritiene responsabile dei vostri casini, io devo fare qualcosa. Se fino adesso sono stato conciliante, da ora in poi sarò inflessibile”, afferma minaccioso.

Beaver si rende conto che quella giornata sta andando sempre peggio.

Tutti ci invidiano la calma, la rilassatezza e la pace che regna sul set di questa serie, Perchè adesso dobbiamo, improvvisamente, farci la guerra uno con l'altro?”, chiede poi l'attore. “Io capisco che subisci l'ira di Kripke e degli altri produttori e capisco anche che devi trovare un responsabile ma parlare di libri neri, mi sembra un po' pesante. Istillare il clima di odio o tensione non aiuterà nessuno. E poi tu non sei sempre qui...”

Jim, sei con me e contro di me?”, Sgriccia lo interrompe, alzandosi in piedi e guardandolo fisso negli occhi.

Beaver alza la testa e guarda il mastodontico produttore. La camicia blu che fascia l'addome massiccio fa fatica a contenere i muscoli tesi per l'ira e quell'immagine spaventa non poco l'attore. Deglutisce a vuoto. “Va bene, sono con te!”, risponde, sconfitto “Però non sono d'accordo. E mi farò sentire con Kripke e con gli altri!”, aggiunge, poi, risentito.

Io voglio solo che tu ti attieni al copione e niente altro. Se qualcun altro non lo fa, tu devi fermarti e aspettare il mio intervento. Ok?”

Ok, Posso andare, ora?”, chiede Jim, nel tentativo di sottrarsi al boia.

Si. Dì a Jensen di prepararsi ad entrare qui, in quella che sembra sia diventata l'anticamera dell'Inferno ma di darmi cinque minuti. Mi bevo un po' di caffè così mi calmo ed evitiamo di scannarci lui ed io”, esclama Sgriccia, tentando di stemperare l'atmosfera.

Infatti, tu assomigli tanto a Zaccaria, in questo momento”, esclama Beaver, prima di allontanarsi.

Nell'attesa di parlare con Jensen, Sgriccia va verso il bancone del self-service alla ricerca di un po' di caffeina. Vede una delle responsabili del catering, Non ricorda il nome, per cui fa un gesto per richiamare la sua attenzione. Quella però non lo vede ed esce da una porta secondaria. Decide così di andare alla ricerca di una caffettiera a filtro. Vagando nella cucina ormai pulita e vuota, scorge la macchina accesa con la brocca piena a metà.

Accennando a un sorriso compiaciuto si avvicina alla fonte di quel liquido scuro ricco di stimolanti utili per tenerlo sveglio e all'erta. Nell'avvicinarsi alla macchina, getta uno sguardo all'esterno, attraverso una finestra li vicino.

Quello che vede, gli fa passare improvvisamente la voglia di caffè: la visuale è quella di un vicolo artificiale creato dal muro esterno del magazzino dove sta il catering e il lato di un tir bianco usato come cella frigorifera.

A metà del vicolo Jensen e Jared discutono animatamente. Il più giovane con il viso stravolto dal pianto, appoggiato a una fiancata del camion bianco, cerca di fare le sue ragioni, tentando di parlare e di calmare la sua co-star, la quale sembra alterata. Poi un gesto improvviso dell'attore più vecchio, meraviglia non poco il regista.

All'inizio sembra una minaccia di aggressione fisica poi l'azione si ferma: quello che appare quasi uno schiaffo, finisce per essere una carezza seguita da un abbraccio. Un gesto tenero e affettuoso.

A Sgriccia gli ritorna in mente quello tra Sam e Dean nella prima puntata della quarta serie. Bene. Il loro strano mix tra amicizia e sentimento fraterno sta lavorando. Jensen sta cercando di convincere Jared a non fare più stronzate! Il suo animo si risolleva.

Poi, nel girarsi per dedicare la sua attenzione alla caffettiera, scorge, con la coda dell'occhio, qualcosa che va al di là del sentimento normale tra amici e fratelli: i due si baciano.

Sgriccia rimane fossilizzato davanti alla finestra!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Ottavo capitolo - MISHA COLLIN'S POV ***


Ottavo Capitolo

COLLIN'S POV

 

Cosa sarebbe questa festa che vuole fare Bobby, nonostante tutto?”, chiese Castiel a Dean, mentre questo pulisce e riordina il bagagliaio dell'Impala.

Umh, la festa del Ringraziamento?”, risponde il giovane. “Vorrei sapere perchè ci sono più carote qua dentro che in una gabbia di conigli!”, esclama, poi, rabbioso, gettando a terra una manciata di roba arancione rinsecchita.

Chiedi a tuo fratello! E' sempre lì a rosicchiare come un roditore”, esclama l'angelo, spostandosi per sbirciare nel reparto segreto dell'auto. “Comunque cosa c'è da ringraziare?”, aggiunge, poi.

Eh, è quello che ho chiesto anche io ma non ha voluto sentire ragioni. E quando è così testardo non c'è niente da fare. Litigare con lui, poi, diventa pericoloso”, esclama Dean, emergendo dal bagagliaio con un rosario in mano,

Castiel lo guarda interrogativo. “Come fa a essere pericoloso se è su una sedia a rotelle?”, chiede, poi, incuriosito.

Intanto tiene una pistola carica in tasca e poi è perfettamente in grado di tirarti addosso qualcosa o usare un bastone!”, risponde il giovane, mentre sta andando verso il pozzo con una tanica vuota e la coroncina tra le mani.

Dean, dobbiamo andare a comprare un po' di roba. Mi accompagni?”, esclama Sam, comparendo sul portico.

Comprare, cosa?”, esclama il fratello più vecchio, accingendosi a fare il rito per creare l'acqua sana.

Lo sai. Tacchino, mirtilli e pannocchie di granoturco”

Sempre della stessa idea, vedo, il vecchio!”

Stai attento a chiamarlo in quel modo. Ti può sentire anche se è in casa”, esclama, ridacchiando, Sam.

Appunto. Sono invalido ma non sordo!”, tuona Bobby, comparendo sul portico e guardando Dean con sguardo fiammeggiante.

Bobby, se vuoi puoi tirargli quel vaso che hai lì accanto!”, esclama, Castiel, serio.

Stare zitto, Cass, no? Gli devi anche suggerire cosa fare? E' capace anche di farlo....”, sbotta Dean allarmato, guardando in direzione dell'uomo sulla sedia a rotelle.

Sam, aggiungi alla lista un sacco di patate e ½ libbra di burro”, ordina Bobby.

Va bene. Quando mio fratello sarà pronto, andiamo. Cass, vieni con noi?”

No, rimarrò qui con Bobby a farmi spiegare cosa è la festa del Ringraziamento”

Se vuoi te la posso spiegare io: nel 1620 un gruppo di pellegrini calvinisti partirono dall'Inghilterra, in fuga dalle persecuzioni religiose, diretti nelle nuove colonie del New England in America. La nave si chiamava Sunflower e arrivò...”

“TAGLIA”, urla Sgriccia, rimbombando nel cortile e facendo trasalire tutti.

“Jared, era la Mayflower, la nave!”, tuona il regista verso l'attore più giovane.

“CINQUE MINUTI”, grida poi l'assistente del regista.

Sgriccia si avvicina al gruppo degli attori. “State andando bene. Riprendiamo dalla spiegazione di Sam. Ok?”, spiega, conciliante.

Tutti annuiscono.

Aspettando che Shannon finisca di asciugare il sudore sul volto di Jared, nonostante che la temperatura sia sui 5 gradi, Sgriccia osserva Jensen. E' calmo, concentrato nella sua parte. Vede, però, che scambia un'occhiata con Jared e il suo viso si addolcisce e quest'ultimo annuisce impercettibilmente.

“SILENZIO. STIAMO PER GIRARE!”, urla l'assistente.

Sgriccia sta per dare il via, quando vede le mani di Jared tremare vistosamente. Viene colto dal dubbio se interrompere o no. Si rende conto che se perdono ancora tempo, a Natale sono ancora lì.

“AZIONE”, grida, infine.

Se vuoi te la posso spiegare io: nel 1620 un gruppo di pellegrini calvinisti partirono dall'Inghilterra, in fuga dalle persecuzioni religiose, diretti nelle nuove colonie del New England in America. La nave si chiamava Mayflower e dopo un inverno rigido e quasi l'annientamento della colonia, ricevettero l'aiuto dagli indiani per piantare il mais e trovare il modo per affrontare un nuovo inverno”

Ah, allora, ringraziate gli indiani!”, esclama Castiel.

No, non proprio. Ringraziamo Dio per aver creato il tacchino e il mais....”, replica Dean,

Dai, non è proprio così. Si ringrazia Dio per avere accanto a sé la propria famiglia, gli amici e le persone a cui tu vuoi bene nel vero senso della parola e non per finta!”, esclama in crescendo Sam.

Un silenzio irreale pervade tutto il set. Tutti gli attori sono fermi e muti. Come se una maledizione fosse ricaduta su tutti quanti.

Jared guarda interrogativamente Misha, il quale dovrebbe dire la sua battuta ma quello continua a rimanere muto.

“TAGLIA”, grida, esasperato, Sgriccia. Si rende conto che quello che sta succedendo è frutto dei suoi ordini ma di ciò non è per niente lieto. “NON È POSSIBILE ANDARE AVANTI COSÌ! JARED!!!”, tuona il regista, sbattendo in terra il copione.

“Perchè non hai detto la battuta, Misha?”, grida, alterato, Jared.

“Perchè non ti sei attenuto al copione!”, spiega Collins.

“Da quando ti frega del copione?”, chiede, Jared, ironico.

“Da quando ne va della mia carriera, Jared!”, risponde lui, andando verso l'attore più giovane.

Quello, però, alza le mani in segno di resa e si allontana di corsa dal set.

“QUINDICI MINUTI”, tuona l'assistente, scambiando un'occhiata con il regista.

“Jensen, vai a cercare il ribelle e riportalo qui. Dobbiamo finire la scena, maledizione!”, esclama, esasperato, Sgriccia, scalciando la sedia.

Quello esce alla velocità della luce.

Misha, allontanandosi dalle sgrinfie di Sgriccia, va a cercare del caffè. Si sente in colpa. Sa che quel meraviglioso mix creatosi con i due attori più giovani si è sgretolato e tutto grazie a quel 'malefico' regista. Mentre beve la preziosa bevanda, però, si rende conto che la situazione si è ingarbugliata negli ultimi giorni. Decide, improvvisamente, di andare a parlare con loro. Esce dall'area di registrazione e si avvia verso i trailers.

Il vento freddo soffia impetuoso lungo i capannoni contenenti i vari set dove viene registrata la serie. Misha sente la pelle del viso tirare per il gelo e accellera il passo per giungere più velocemente dai tir che contengono i camerini degli attori. Per non pensare al freddo che si insinua fra le pieghe sottili del suo costume di scena, inizia a fare ipotesi su quello che accadrà nei prossimi mesi, se i due non metteranno la testa a posto. Diamine, quei due ragazzi, con il loro atteggiamento stanno mandando tutto a rotoli.

Il motivo? La loro strana 'chimica', una via di mezzo tra l'amicizia e il sentimento profondo tra due persone che non hanno alcun vincolo di parentela. Insomma qualcosa di non propriamente decifrabile. E' consapevole delle voci su una presunta storia d'amore tra loro due. Ci hanno sempre scherzato sopra e fatto sceneggiate a uso e consumo delle fans. Come a Sidney l'anno prima. Certo la reazione di Jensen era sembrata un po' fuori dalle righe ma aveva pensato che facesse parte del copione immaginario recitato in quel momento.

Si avvicina al trailer di Jensen. Sa che Jared difficilmente usa il suo, visto che viene usato come palestra e dove tiene i cani quando li porta sul set. Di conseguenza ne usano uno solo, per passare il tempo tra una scena e l'altra, fare un riposino, cambiarsi per andare a casa. 'D'altronde sono sempre insieme, abitano assieme, perchè non continuare a farlo anche al lavoro...', pensa Misha, accostandosi alla porta per bussare.

“Ti ho detto che non so quello che farò al Ringraziamento, testa di rapa!”, esclama Jensen, a voce abbastanza alta, facendo così trasalire Misha.

Non vorrebbe stare a sentire, non vuole essere scambiato per uno che non si fa i fatti propri ma la curiosità è grande. Vorrebbe, veramente, capire cosa avviene fra questi due. Decide così di posizionarsi tra i due trailers, dietro la sporgenza del serbatoio dell'acqua. Se lo vedesse qualcuno, potrebbe sempre dire che sta cercando di concentrarsi per una scena dove Castiel si nasconde dal cattivo di turno!

“Vorrei passarlo con te quel giorno. L'ultimo Ringraziamento da soli...”, ribatte Jared, con un tono lamentoso.

“Lo so, Jay ma mia madre vuole che vada giù da lei e per evitare ciò le ho detto che avevo già un invito a casa della madre di Steve a Los Angeles. Puoi venire con me, no?”, replica Jensen.

“Soli, Jensen! Non con il codazzo dei tuoi amici che fra l'altro non mi possono vedere....”, ribatte Jared, alzando la voce.

“Non è vero che Steve e Jason non ti possono vedere, Jared. Chi ti ha messo in testa queste schiocchezze?”, replica Jensen.

“Oh, lo vedo come reagiscono quando te ed io siamo insieme. Tu dici sempre che a loro non importa se siamo una coppia. Ma io noto la differenza...”, esclama Jared, imbronciato.

Alla parola 'coppia' l'attore Misha Collins, appostato all'esterno del trailer, avverte un'accelerazione del proprio battito cardiaco e un mancamento del respiro. In pratica, gli sta per venire un infarto...

“Loro vorrebbero che io fossi felice. Ho spiegato loro che la mia felicità passa attraverso di te e non include Danneel. Non comprendono la mia scelta di sposarla solo per paravento e vivere una vita di finzione. Questo è l'unico motivo di frizione fra loro e me e tu non c'entri nulla!”, spiega Jensen, cercando di mantenere un tono calmo.

In quel mentre, l'attore 'angelico' sente vibrare la tasca dell'impermeabile. Maledetto cellulare! Decide così di allontanarsi velocemente dai trailers per rispondere al telefono. E' sua moglie, Vicky.

“Che c'è?”, risponde trafelato e irritato.

“Oh, scusa, non sapevo che stavi girando!”, si scusa lei, prontamente.

“No, sono in pausa se no non avrei potuto risponderti. Cosa devi dirmi, Vicky?”, chiede lui, ansioso di poter tornare ad origliare il dramma che si sta consumando all'interno del trailer di Jensen.

“Volevo sapere se avevi chiesto al regista quando finirà di girare la puntata. Volevo organizzare il viaggio per andare a casa dei tuoi per il Ringraziamento”, spiega lei.

“Ahaha, il regista, divertente. In questo momento parlare a Sgriccia è come chiedere un appuntamento con il Padre Eterno. Siamo indietro con la programmazione e inoltre Jensen e Jared stanno facendo casino...”, risponde l'attore ma poi si ferma a metà della frase, colpito da un'idea.

“Vicky, scusa, una volta mi hai detto che secondo te le voci su Jensen e Jared erano vere. Sei sempre della stessa opinione?”, chiede lui, con ansia crescente.

“Si, certo. Noi donne siamo più ricettive in questo campo. Mish, quante volte te l'ho detto. Basta solo osservare le foto delle conventions dove si guardano con quelle espressioni così intense e adoranti”, risponde lei, prontamente.

Un attimo di silenzio avvolge entrambi. “Perchè questa domanda, Misha?”, chiede, improvvisamente, lei.

“Perchè sono un idiota!”, risponde lui, interrompendo la conversazione e avviandosi verso il trailer.

Svoltando l'angolo del tir che contiene il camerino di Jensen, si imbatte nella P.A di Jensen.

“Ah, Mr Collins stavo andando a dire a Mr Ackles che è atteso sul set. Mr Sgriccia è furioso.”, esclama l'assistente di Jensen, trafelata e impaurita.

“Ahahah, Sheila, Sgriccia è sempre furioso. Non farci caso. Torna pure sul set. Li avverto io. Dì a Sgriccia che ho io la situazione sotto controllo così non se la prenderà con te. Io ci sono abituato...”, replica Misha, avviandosi su per le scalette del trailer.

Bussa poi un paio di volte. Poi, quando vede che nessuno viene ad aprire la porta, urla: “Jensen, Jared, siete attesi sul set. Sgriccia sta minacciando la corte marziale!”

Non ricevendo risposta, mette la mano sul pomolo, lo gira e non trovando alcuna resistenza apre la porta. La scena che si trova davanti è degna di 'Via col Vento', suo film preferito. Un lungo bacio appassionato tra due innamorati.

Senza fare una piega o ad accennare a un leggero imbarazzo, l'attore più anziano fra i tre presenti esclama: “Quando avete finito di sbacciucchiarvi, tornate sul set, per favore. Vorrei continuare a fare questo lavoro assieme a voi due...”

Detto ciò, richiude la porta davanti ai due attori più giovani, attoniti e sconvolti, e si allontana, ridacchiando.  

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Nono capitolo - DANNEEL'S POV ***


NONO CAPITOLO

DANNEEL'S POV
 


Non è che lei non se ne fosse mai accorta, non è che lei non avesse mai sentito il forte legame che c'è fra loro due, il sottile filo che lega indissolubilmente quei due quando sono nella stessa stanza.

Lei è consapevole da tempo che Jensen e Jared siano più che amici, più che fratelli, quasi amanti: anche se si rende conto che Jensen non è omosessuale nel senso stretto della parola e di questo ne è più che certa. Come? Bè, lei donna di mondo, sa che un uomo non può fingere l'eccitazione a meno che non faccia uso del Viagra e non crede lo prescrivano a uomini così giovani!

E allora a quale conclusione è giunta? Come dice la sua migliore amica Elizabeth, che sia sempre stato bisessuale e se ne sia accorto solo quando abbia incontrato Jared? Può darsi.

Rimane il fatto che, a parte una breve parentesi amorosa durante le riprese del film “Ten inch hero”, non c'è mai stato nulla fra di loro. Solo amicizia. Una solida e profonda amicizia e null'altro. Certo, lei ha lottato per catturare la sua attenzione. Lei lo voleva tutto per sé. Probabilmente perché lui è sempre gentile e pieno di attenzioni verso di lei. Certo, lui la ama ma non abbastanza e non in quel modo.

All'inizio si era illusa. Pensava di poter riuscire a trascinarlo dalla sua parte ma l'innegabile tensione fra lui e Jared, gli sguardi e i sorrisi tra di loro e l'intesa perfetta è così visibile che lei si è arresa.

Dapprima le chiacchere in ambito lavorativo, le mezze verità, le bugie, i sotterfugi l'avevano confusa, disorientata ma poi, vedendolo con i propri occhi non aveva potuto far altro che ammetterlo.

Jensen era innamorato! Non di lei, però.

E neanche di un'altra donna.

Forse se fosse stata una donna sarebbe stato più semplice. Avrebbe troncato e basta.

Il pensiero che Jensen, uno degli uomini più affascinanti di Hollywood, avesse preso una sbandata per il suo collega più giovane, un uomo, glielo faceva apparire indifeso e bisognoso di protezione.

Certo, lei aveva bisogno di conferme. Così una sera lo aveva affrontato e glielo aveva chiesto apertamente. Sapeva che avrebbe corso il rischio di troncare anche quell'amicizia che le stava molto a cuore ma la chiarezza prima di tutto. Si era aspettata che lui andasse su tutte le furie e sapeva quanto poteva diventare acido e aggressivo verbalmente quando veniva attaccato. Non accettava intromissioni da parte di nessuno nella sua vita privata!

La loro conversazione le è rimasta stampata nella mente:

“Jensen, mi dispiace, ma voglio la verità!”, chiese lei, improvvisamente, mentre tornavano da Coachella dove Jensen aveva giocato a golf tutto il pomeriggio con Jason. C'era un magnifico tramonto sul mare e l'atmosfera era incredibilmente romantica “Prima vorrei che tu ti fermassi un'attimo. Quello che ti devo chiedere, potrebbe farti fare qualche gesto convulso con la macchina!”, aggiunse poi lei, risoluta.

“Te l'ho detto, Danneel. Non ho bevuto tanto. Riesco a guidare senza andarmi a schiantare da qualche parte. Non sono cretino fino a quel punto!”, ribatté lui, leggermente risentito.

“Si, lo so. Vuoi, però, accontentarmi, per favore?”, chiese lei, più gentilmente.

Lui si girò a guardarla con un'espressione a metà tra il divertito e il sorpreso. Poi rallentò, mise la freccia a destra e al primo slargo si fermò. Dopo aver spento il motore, si girò verso di lei.

“Mi vuoi dire che ti prende Danneel? Forse sei tu che hai bevuto troppo oggi?”, chiese, ironico.

“Voglio sapere se sei veramente innamorato di me o no?”, chiese lei, a bruciapelo.

Probabilmente lui si aspettava altro. Inghiottì a vuoto. Poi si passò una mano sulla bocca. Gesto jenseniano di aperto nervosismo. Probabilmente non voleva mentirle ma neanche dirle tutta la verità!

“Dani, certo! Perché questa domanda?”, chiese, ansioso.

“Jensen, pensi che sia stupida? Lo so che sei innamorato di Jared! Voglio solo sapere chi ami di più!”, rispose lei, lasciando cadere la bomba atomica che la stava dilaniando da anni ormai.

Lui incassò il colpo, sbiancando e spalancando gli occhi. Poi, improvvisamente, scese dall'auto, sbattendo la portiera. Camminò un po' sul ciglio della strada, finchè non si sedette su un masso che delimitava la carreggiata dall'inizio della scogliera.

Danneel rimase seduta in auto, guardandolo andare verso le rocce. Era rimasta sorpresa dalla sua reazione. Poi, quando vide che aveva il viso tra le mani come se stesse piangendo, prese le chiavi dal quadro accensione e scese anche lei dall'auto, chiudendo la macchina con il pulsante anti-allarme.

Si avvicinò a lui lentamente. Stava piangendo e questo la fece sentire una carogna. Se avesse saputo che sarebbe andata a finire in quel modo, non glielo avrebbe mai chiesto.

“Dani...per favore...torna in macchina...voglio stare un po' da solo...cinque minuti e vengo”, disse lui, tra un singhiozzo e l'altro.

“Jensen, mi dispiace...”, iniziò lei.

“Non ti preoccupare...adesso mi passa...per favore torna in auto...”, la interruppe lui, cercando con le mani di asciugarsi gli occhi e le lacrime che continuavano a rigargli le guance.

“Vuoi un fazzoletto?”, chiese lei, incerta sul da farsi e non volendolo lasciare lì da solo nella sua disperazione.

Annuì.

Lei si tastò nelle tasche alla ricerca di un fazzoletto di carta. Quando trovò il pacchetto nella tasca della giacca glielo allungò e il vedere le sue mani tremare nell'afferrarlo, le provocò un improvviso singulto e un intenso turbamento si sparse in tutto il suo corpo.

“Il tuo sentimento verso di lui, almeno, è ricambiato?”, chiese lei, con la voce rotta dall'emozione.

Lui alzò lo sguardo verso di lei. Gli occhi velati dalle lacrime si illuminarono, prima di rispondere: “Si”

“Va bene”, disse lei, con un filo di voce. “Ti aspetto in macchina”, aggiunse lei, voltandosi per tornare indietro.

Non era né arrabbiata, né delusa. Lo aveva sempre saputo. Nonostante ciò, non se la sentiva di troncare. Nonostante tutto, gli voleva ancora bene. L'unica cosa che le dava fastidio era il fatto che lui non glielo avesse mai detto. La sincerità, prima di tutto. Forse aveva avuto paura che lei se ne andasse.

Rientrò in auto. Le era venuto freddo. Sulla costa, lungo la panoramica tra Los Angeles e Santa Barbara soffiava un vento impetuoso, a volte. Anche a giugno si aveva bisogno di una maglia di lana verso sera. Rabbrividì. Dopo dieci minuti, Jensen si alzò e a piccoli passi si diresse verso la macchina e il suo destino. Era assorto nei suoi pensieri. Aprì lo sportello, si sedette sul sedile, lo richiuse piano e sospirò.

“Ti senti bene?”, chiese lei, titubante.

Lui annuì. “Immagino tu voglia troncare ogni tipo di rapporto. Lo capisco. L'unica cosa che ti chiedo è quella di non farne parola con nessuno, neanche con i miei amici”, esclamò lui, con la voce incrinata. “Me lo puoi fare questo mio ultimo favore?”, chiese lui, girandosi a guardarla, con il suo sguardo così intenso che i suoi occhi apparivano ancora più verdi del solito.

“Perché non me lo hai mai detto?”, chiese lei, invece di rispondergli, con tono accusatorio.

Sconfitto, si passò una mano sugli occhi e si umettò le labbra.

“Capisco, anche, che tu voglia sfogare la tua rabbia su di me. Lo so, me lo merito. Perché non te l'ho mai detto? Bè, forse volevo tenere un piede in due scarpe, come si suole dire. Danneel, mi dispiace. Davvero!”, rispose lui, accennando a volerle prendere la mano ma poi rinunciando.

“Jensen, io ti amo e niente e nessuno potrà mai farmi cambiare idea. Non intendo lasciarti e se tu sei più innamorato di Jared che di me, pazienza, me ne farò una ragione!”, esclamò lei, prendendo la sua mano e stringendogliela.

“Ma...io....credevo che....”, balbettò lui, incredulo.

“Voglio da te la promessa che non mi mentirai più. Non impedirò che tu e Jared stiate insieme e non svelerò a nessuno il vostro segreto ma tu dovrai dirmi ogni cosa, ogni pensiero, ogni progetto che hai in testa. In fondo, con qualcuno dovrai pur sfogarti, no?”, disse lei, con decisione.

Lo sguardo di Jensen dapprima confuso poi incredulo, infine sollevato fu uno spettacolo!

“Va bene, Danneel!”, rispose lui. “Perché lo fai? Un'altra mi avrebbe fatto una scenata e magari mandato all'aria tutti i piani di segretezza che abbiamo messo in scena fino adesso!”, aggiunse, poi, rilassandosi un poco.

“Appunto. Io non sono un'altra!”, esclamò lei, calcando sulla parola altra.

“Non sai quanto mi fai felice!”, replicò lui, allungando una mano e accarezzandole il viso.

“E io sono ancora più felice di te, Jensen!”, disse lei, convinta.

Poco dopo, rimise in moto l'auto e riprese la strada verso Santa Barbara. Nel cielo c'erano ancora tracce del tramonto. Le nubi all'orizzonte era ancora colorate di rosa e il mare era scuro ma non faceva presagire niente di traumatico. Il futuro poteva essere incerto e complesso ma Danneel si augurava che insieme avrebbero potuto renderlo meno intricato.

Oggi, ai primi di novembre, Danneel è persa nei suoi ricordi, mentre in taxi sta andando dall'aeroporto di Vancouver agli studios dove si svolgono le riprese di Supernatural. Sa che il suo arrivo non sarà ben accolto da Jensen, il quale ha sempre sostenuto che lei lo distrae, ma ha bisogno di qualcuno che le tenga Icarus per qualche giorno. Deve raggiungere suo fratello in Louisiana alle prese con un divorzio difficile e con quello che era accaduto nel fine settimana si era dimenticata di avvisarlo.

Il taxi la lascia davanti ai camerini viaggianti e mentre scende, vede Clif guardarla con sorpresa dall'altra parte dello spiazzo dove stanno le roulotte degli attori. Le va incontro con un'espressione a metà tra il divertito e il preoccupato. “Ehi, Ms Harris, come mai qui?”

“Ciao, Clif. Sono venuta a portare Icky a Jensen. Devo andare a casa dai miei genitori”, esclama Danneel, rabbrividendo nell'aria gelida di Vancouver.

“Jensen?”, chiede Clif, a metà tra il divertito e il preoccupato.

“Si, Jensen. Perchè?”, risponde con un'altra domanda la donna, battendo i denti dal freddo.

“Non è un buon momento!”, risponde, ridacchiando, Clif.

“Non è mai un buon momento per Jensen quando è sul set....”, replica lei, tirandosi su il bavero del cappotto. “Comunque me lo andresti a chiamare, per favore?”

“Sta girando”, risponde Clif, prendendo il trasportino del cane. “E non credo si libererà facilmente dalle sgrinfie di Sgriccia per molte ore...”, aggiunge, poi.

“Ah, come al solito, ha fatto arrabbiare Sgriccia”, replica lei.

“Non è colpa sua oggi. Il boss è in collisione con Jared....”

“Bè, almeno, serve a qualcosa....Comunque gli andresti a dire che sono qui, per favore. Ho il cellulare scarico”, ribatte lei, saltellando su un piede.

Quel vento gelido le è ormai entrato nelle ossa e non sa più come farlo notare a quel grosso 'cane da guardia' canadese, pensa Danneel, tremando, avviandosi verso la roulotte di Jensen.

“Ms Harris, venga negli uffici. Il trailer di Jensen è freddo. Il riscaldamento è staccato.”, ribatte Cif, raggiungendo la donna, quasi sugli scalini dell'enorme caravan.

“Freddo? Staccato il riscaldamento? E da quando Jensen non è più freddoloso?, chiede, confusa, Danneel.

“Da quando uno dei trailers è diventato la casa dei cani di Jared e l'altro viene diviso tra Jensen e Jared. E quest'ultimo ha sempre caldo...”, afferma, sibillino, Clif.

“Ah, si, è vero. Jared è una stufa”, esclama Danneel, per niente turbata da quanto stava dicendo Clif.

“Come se non sapessi quello che accade in quel trailer', pensa lei, sorridendo, sorniona.

“Clif, serve del caffè sul set per Jensen”, grida, ad un tratto, uno degli aiuto-registi, vedendolo andare verso la zona-uffici.

“Ok. Vado io!”, urla Clif, facendo un gesto a colui che lo aveva interpellato. “Vada su al secondo piano. Ci sono dei salottini. Si accomodi in uno di quelli e chiami lo 01. E' la caffetteria e si faccia portare qualcosa di caldo”, esclama Cliff, prima di allontanarsi.

Danneel non se lo fa ripetere due volte. Si rende perfettamente conto delle occhiate invidiose e allo stesso tempo stranite che le lanciano le persone che la incontrano. Non è una visitatrice abituale ed è lì solo per un'emergenza. Odia quella città, quel freddo pungente e ventoso e le stanno antipatici anche i canadesi con quella loro gentilezza melliflua.

Mezz'ora dopo, mentre sta bevendo un insulso caffè latte e sbocconcellando alcuni muffins, è travolta dall'uragano Jensen Ackles!

“Che diavolo ci fai qui, Dani!”, chiede, senza mezzi termini, entrando nella stanza dopo aver spalancato la porta di botto.

“Uh, me l'ha detto Cliff che non era un buon momento”, esclama lei, osservando il futuro marito, vestito dagli abiti di scena e con il viso arrossato per il vento pungente, sedersi di fronte a lei in una poltrona.

“No, direi di no...”, ribatte lui, passandosi una mano sul viso.

'Sono stanco e voglio andare a casa a dormire. Ci manca anche lei', pensa Jensen affranto. Poi gli cade lo sguardo sul trasportino, appoggiato sul tavolino davanti a lui.

“Perchè hai portato su il piccolo? E' troppo freddo...”, chiede, alzandosi in piedi e tirando su la borsa e guardando attraverso i buchi della rete posta ai lati della stessa.

“Appunto, Icky è il motivo per cui sono qui. Devo andare da Gino e volevo lasciartelo...così ho pensato di portartelo su...volevo dirtelo domenica ma mi sono dimenticata!”, risponde lei, mentre finisce di bere il suo latte.

“Hai recepito poco di quello che ti ho detto l'altro giorno: nel fine settimana vado a Chicago. C'è la convention. Dove lo metto addesso?”, sbotta, poi, Jensen, guardando l'orologio, risedendosi sulla poltrona.

“Magari la dog-sitter di Jared, può dare un'occhiata anche al nostro, no?”, chiede lei.

“E se non potesse? Non hai pensato che ha altri a cui stare a dietro?”, domanda lui, polemico.

“Sicuramente saprai gestire questa emergenza, Jensen. Ti vanti sempre di avere tutto sotto controllo”, replica lei, ironica.

Un colpo alla porta fa sobbalzare entrambi.

“AVANTI”, urla Jensen.

“Jensen, scusami, ti vogliono sul set”, esclama la sua assistente, titubante, comparendo nel vano della porta.

“Si, arrivo, grazie”, risponde lui, alzandosi in piedi. “Ehi, Sheila!”, grida poi, quando la ragazza si è già allontanata.

“Si, Jensen”, risponde la ragazza. tornando indietro, con tono impaurito. Sa bene che, avere a che fare con quell'attore in una giornata no e senza caffeina da domarlo, è un azzardo.

“Potresti portare questo cane nel trailer di Jared e liberarlo là dentro assieme agli altri, per favore?”, chiede lui, cercando di essere gentile. Ha visto la reazione della ragazza e gli dispiace che abbiano tutte paura di lui. Di solito è affabile con tutti ma quella giornata è peggio di un incubo.

“Si, senz'altro, Jensen”, risponde lei, entrando nella stanza, mentre lui le tende il trasportino. La ragazza saluta con un cenno del capo Danneel che la ignora del tutto e poi esce dalla stanza.

“Sarà meglio che vada...se no Sgriccia mi uccide”, esclama Jensen, andando verso la porta. “Cosa fai tu? Torni a Los Angeles o cosa?”

“Direi che è un po' tardi. No, mi fermerò qui una notte e poi domani mattina andrò direttamente da mio fratello. Devo prendermi una camera in albergo o posso dormire da voi?”, risponde lei.

“Non so a che ora finiremo, forse, rimarremo qui tutta la notte. Dirò a Cliff di portarti a casa. Puoi stare nella mia camera”, replica lui, sbuffando.

“Come mai siete così in ritardo sulla programmazione?”, domanda lei, raccogliendo la sua trousse, dopo essersi rifatta il trucco. “Di solito fate abbastanza presto con Sgriccia...”, aggiunge lei.

“Kripke non vuole che Jared si inventi le battute e allora bisogna rifare tutte le scene”, spiega lui, quasi sull'uscio della stanza. “Ci sentiamo dopo, ok?”, le dice prima di sparire di corsa, giù lungo il corridoio.

Danneel sospira. Le vengono in mente tutte le fans che si sono congratulate con lei nei giorni precedenti per la notizia del fidanzamento. Tutte le hanno detto quanto sia fortunata, “Se solo sapessero...', pensa, sconsolata. Certo può stare con l'uomo più affascinante, idolatrato da milioni di fans, ma in realtà non lo può avere del tutto. Non è suo. E' di qualcun altro...

Nell'atrio degli uffici, Clif la informa che preferisce rimanere ancora un po' sul set. Le dice che c'è troppo nervosismo per i suoi gusti e le chiede se possa aspettarlo per una mezz'ora, finchè non abbiano finito di girare l'ultima scena del mattino.

“Si, si, non c'è problema. Mi troverò un angolino e aspetterò. Non c'è fretta”, risponde lei, conciliante. Si chiede per quale motivo, la guardia del corpo dei due attori principali sia così preoccupato.

“Ok, allora mettiamo la borsa nel portabagagli del Suv e poi andiamo dove stanno girando”, esclama lui, prendendole il piccolo trolley che si è portata a dietro.

Il set è l'accurata riscostruzione della casa di Bobby e intorno a quelle stanze si affacendano decine di persone tra tecnici, guest stars, addette al trucco, assistenti e produttori e il famigerato e mastodontico regista e produttore Phil Sgriccia che si aggira come un leone in gabbia.

Il suo arrivo è notato da tutti ma lei non ci fa troppo caso. Si siede in una delle sedie di tela, tipica dei teatri di posa, accanto alla postazione audio, lontana dal cuore della direzione, per non dare fastidio a nessuno.

La tensione la percepisce nel momento in cui si sistema e inizia a guardarsi intorno. Di solito, il set di Supernatural è un luogo dove si lavora in armonia, senza screzi, a parte le liti tra Jensen e il voluminoso regista che, però, ormai erano quasi del tutto ignorate da tutti i membri dello staff, come se facessero parte della scenografia.

Quel giorno, invece, sono tutti preoccupati, litigiosi e nevrastenici. Danneel sta cercando di comprendere la ragione di tutto quel trambusto, quando appare Jared, seguito subito dopo da Jensen. Le è immediatamente chiaro che il motivo di tale inquietudine è dovuto da quei due. Jared è stravolto, con gli occhi rossi, sudato come si fosse appena immerso in una vasca piena d'acqua e con un'infinita tristezza nello sguardo che si accentua nel momento in cui la vede seduta nel suo angolo. Jensen si affretta a passargli un asciugamano sul viso per asciugargli le innumerevoli gocce di sudore che gli rigano il volto.

L'assistente di Jensen le offre un bicchiere di caffè caldo. “Latte, zucchero? Cosa preferisce?”, le chiede con un sorriso raggiante.

“Grazie. Solo latte!”, risponde Danneel. Si è accorta che la giovane muore dalla voglia di fare due chiacchere con lei e così decide che per far passare un po' il tempo potrebbe intrattenere l'assistente.

“Sheila, giusto?”, le chiede, per rompere il ghiaccio.

“Si, si, è giusto!”, rispose lei, sedendole accanto.

“Come mai sono tutti nervosi, oggi?”, domanda Danneel, mentre sorseggia il caffè.

“Jensen e Jared sono arrivati in ritardo stamattina e Kripke e Sgriccia non l'hanno presa bene. Inoltre devono rifare delle scene dove Jared è andato a braccio”, spiega lei, mentre osserva i due attori principali che parlottano tra di loro.

“Jared è sempre in ritardo...”, mormora l'attrice.

“Già...non capisco perchè lo deve essere anche Jensen...”, replica la ragazza. “Se permette, le volevo fare le mie congratulazioni per il suo fidanzamento con Mr Ackles”, aggiunge l'assistente, arrossendo non poco.

“Grazie, Sheila”, dice, con tono piuttosto piatto, Danneel.

“Chissà come è stato romantico quando glielo ha chiesto direttamente...”, esclama lei, con voce sognante.

“Si, quando vuole, sa essere galante...”, ribatte Danneel, sbirciando il suo fidanzato mentre asciuga nuovamente il sudore dal volto della sua co-star.

“Sarei troppo indiscreta se le chiedessi di raccontarmi qualche particolare?”, chiede Sheila, titubante ma con il cuore che va a mille.

“No, anzi. Mi fa piacere. E poi dobbiamo far passare il tempo, no?”, risponde l'attrice, sollevata di poter raccontare qualcosa che possa evitare alla ragazza di notare gli sguardi adoranti che quei due imbecilli si stanno scambiando sul set.

“Il 24 ottobre scorso Jensen ha programmato una cena romantica poco fuori Santa Barbara nel ristorante di un suo amico. Quando l'ho visto scendere dalla macchina quando mi è venuto a prendere a casa, intorno alle sette, mi è venuto un colpo”, inizia Danneel a spiegare.

“Un colpo? E perchè?”, domanda Sheila, stupita.

“Difficilmente Jensen si mette giacca e pantaloni eleganti e men che meno con la cravatta che odia profondamente. Inoltre era agitato da morire!”, continua l'attrice, ignorando la domanda dell'assistente. “Poteva avere solo una ragione per quel suo atteggiamento: mi voleva chiedere di sposarlo!”

“Oh, dolce”, esclama Sheila.

“Al ristorante aveva prenotato una saletta tutta per noi. C'era una grande vetrata che dava sulla spiaggia e il tavolo era apparecchiato con candele dorate che emanavano una luce calda e romantica e impreziosito da un bouquet di rose rosse e rosa. Il chiarore lunare che si spargeva sulle onde del mare costringeva l'occhio a fissare quei giochi di luce che si creavano con l'increspatura dello specchio di acqua salata davanti a loro”, continua a raccontare Danneel, bevendo un sorso di caffè ormai freddo.

“Che romantico!”, dice la ragazza, sempre con lo stesso tono rapito di prima.

“Ad un certo punto lui mi è venuto vicino e mi ha messo il braccio attorno alla vita, stringendomi a lui e mi ha chiesto se gradivo la scena che si vedeva fuori dalla finestra, Gli ho risposto che era molto bella e romantica. Poi gli ho chiesto cosa dovessimo festeggiare quella sera. Così tanto per vedere la sua reazione”

“E lui?”, la incalza Sheila, avida di particolari.

“Oltre alla sua battutina spiritosa inerente al fatto di non aver ancora ucciso Sgriccia?”, controbatte lei, ironica. “Non mi rispose ma stemmo lì a guardare tramontare il sole. Poco dopo arrivò il cameriere, il quale stappò una bottiglia di vino bianco e dopo averne fatto assaggiare un goccio a Jensen e dopo averne ricevuto il benestare, riempì il bicchiere dapprima a me e poi a lui. Nell'osservare l'etichetta, mi accorsi che il vino era italiano, un certo Pinot grigio, il quale costava sicuramente una fortuna, solo per averlo fatto importare negli Stati Uniti. Il ragazzo non aveva badato a spese per me”, riprende a spiegare Danneel.

“Mi disse che aveva già ordinato lui, tanto sapeva quali erano i miei gusti ed è per quel motivo che si era preso la libertà di farlo. Io approvai. Avremmo risparmiato tempo e così avrei potuto fare una passeggiata sulla riva a piedi nudi. Infatti, subito dopo comparve un cameriere con un vassoio, il quale annunciò che il carpaccio di pesce spada e la crema di Roquefort erano pronti!”

“Oh, che squisitezza!”, afferma Sheila, con tono soave.

“Abbiamo iniziato a chiaccherare di questioni di lavoro e gossip sul mondo di Hollywood e intanto assaporavo la meravigliosa cena che Jensen aveva studiato nei minimi dettagli. Seguirono poi Tagine di Pesce alle Verdure Autunnali, Salsa Béarnaise e Crocchette di Patate. Il dessert mi fece ingrassare solo al vederlo ma non poteva non mangiarlo visto quanto era stupendo: Piramide di Cioccolato con Crema di Nocciole! Il vino, ovviamente, era corso a fiumi e dopo la terza bottiglia non ne ho più tenuto il conto!”, racconta Danneel, accenando a un sorriso. “Sheila, per favore, mi andresti a prendere un'altra tazza di caffè? Così poi continuo a raccontarti cosa è successo dopo”, chiede Danneel, all'improvviso.

Sheila non se lo fa ripetere due volte. Schizza in piedi alla velocità della luce e si dirige verso la zona ristorazione.

Danneel, mentre aspetta, si ritrova a pensare quanto di quel menù e dei particolari che l'avevano circondata erano stati suggeriti dall'altro (nomignolo con cui, affettuosamente, designava Jared). Ancora più perfidamente, si ritrova a elucubrare, cosa prepara a Jared, quando fanno anche loro una cena romantica.

Cinque minuti dopo, arriva una trafelata assistente con un grande bicchiere di cartone, ricolmo di caffè bollente con del latte in una piccola caraffa e posa tutto sul tavolo che funge da base per le apparecchiature del suono.

“Mi chiese poi, alla fine del lauto pasto, se volessi fare una passeggiata sul bagnasciuga. Acconsentii subito, adducendo alla scusa che dovevo bruciare quel lauto pasto. Mi aiutò a indossare la giacca, poi aprì la porta finestra che dava su una scalinata che scendeva direttamente sulla spiaggia. Giunti sulla sabbia, mi disse che se volevo togliere i sandali, me li avrebbe tenuti lui.

Mi girai verso Jensen e gli presi la mano, tirandolo verso la parte di spiaggia dove si infrangevano le onde. Fece resistenza, mormorando che gli avrei fatto bagnare le scarpe. Quando gli dissi che se le poteva togliere anche lui, mi rispose, imbronciato, che non sapeva dove metterle”, continua il racconto Danneel, fermandosi un attimo per bere il caffè.

“Mi girai a guardarlo. Era bello da morire! Con i capelli scarmigliati dal vento, la cravatta allentata, il colletto della camicia aperto e un leggero rossore sulle guance dovuto sicuramente all'alcol. Mi sono accorta in quel momento che lo amavo alla follia!”, esclama Danneel, convinta.

“E chi non lo ama fino a perdere la ragione?”, bisbiglia Sheila, arrossendo fino alla punta dei capelli quando si rende conto che Danneel la sta guardando. “Oh mi scusi, ma è la verità. Lei è così tanto fortunata...”, aggiunge, poi, emozionata.

Danneel sospirò. 'Si, era tanto fortunata', pensò, triste.

“Improvvisamente sentii una musica aleggiare per la spiaggia. Pensai di essere talmente ubriaca da sognarmi di sentire 'Moon River', la mia canzone preferita, cantata da Audrey Hepburn nel film 'Colazione da Tiffany'. Eppure la musica era sempre più vicina e sembrava suonata da un violino. O meglio da più violini! Ma pensa un po' che tre violinisti si affiancarono a noi due e iniziarono di nuovo a suonare quelle romantiche note! Da non crederci...”, continua la novella fidanzata.

“Oh, è stupendo!”, esclama la ragazza, estasiata, mentre si immagina la scena.

“Continuammo a camminare, cullati dal rumore delle onde e dalle melodie che via via si dipanavano dalle corde dei tre violini. Riconobbe: Beethoven, sonata al chiaro di luna; Chaikovskij, sonata per violino; alcuni pezzi presi dai balletti 'Lago dei cigni', 'Bella addormentata' e 'Schiaccianoci'! Mano nella mano o io appoggiata a lui, arrivammo a uno sbarramento fatto di scogli. Lui mi ha preso in braccio per farmi salire su un masso e quando mi ha seguito, lo ha fatto in modo inconsueto. Ovvero è rimasto in ginocchio”

“E per quale motivo?”, la sprona Sheila.

“Le sue parole sono state queste: Danneel, ti amo con tutto me stesso. Non posso vivere senza di te. Mi vuoi sposare?”, esclama Danneel, cercando di edulcorare la reale dichiarazione di Jensen, il quale le aveva detto che lei era una donna unica, in quanto lo amava incondizionatamente, ben sapendo che il suo cuore era di qualcun altro.

“Poi ha tirato fuori da una tasca della giacca, una scatolina di velluto rosso e dopo averla aperta, ha tirato fuori un anello, dicendomi che quello era il suo pegno d'amore”, continua lei, facendole vedere quel cerchietto dal significato così enorme.

“Oh, ma è divino!!”, esclama Sheila, con gli occhi inondati di lacrime. “Il momento più romantico della vita di una donna...”, aggiunge, poi, mentre cerca di asciugarsi il viso.

'Si, ricevere una proposta di matrimonio in quel modo da un uomo così affascinante! Era sempre stato il suo sogno. E se doveva dividere l'uomo che amava con l'altro in quel momento non le importava per niente!', pensa, Danneel, felice.

“E cosa le ha risposto?”, chiede Sheila.

“Siamo rimasti a passeggiare lungo la riva come due ragazzini, con l'accompagnamento della musica dei violini e la brezza marina che ci rinfrescava la pelle. Quando è stato chiaro che eravamo troppo brilli per tornare a Los Angeles, Jensen ha rivelato in toto il suo piano. Aveva prenotato una camera per il fine settimana nella pensione sopra il ristorante e trovare nella stanza dei fiori freschi di campo, i miei preferiti, e lo champagne freddo al punto giusto, mi sembrò un sogno!”, dchiara, raggiante-

“Immagino! Insomma un fine-settimana all'insegna del romanticismo, vero?”, replica Sheila, invidiosa.

“Già, idilliaco al massimo!”, risponde Danneel, anche se omette di dire delle lunghe telefonate intercorse tra Jensen e Jared durante tutta la giornata.

Un'ora più tardi. Clif le annuncia che può portarla a casa. Sgriccia ha appena dato l'annuncio che gli attori possono andare a riposarsi e si riprenderà l'indomani mattina alle sei.

“Quindi posso aspettare loro due, così, tu, non vai avanti e indietro”, esclama Danneel, sospirando al pensiero di dover stare al gelo per un'altra ora.

“Grazie, Ms Harris. I due ragazzi rimangono qui. Kripke e Sgriccia non sopporterebbero un altro ritardo e per evitare problematiche restano qui a dormire nelle loro roulotte”, spiega Clif, guardando l'orologio.

“Ah, ok. Allora andiamo”, dichiara lei, afferrando la sua borsa.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Decimo capitolo - GENEVIEVE'S POV ***


DECIMO CAPITOLO

 

GENEVIEVE'S POV

 

Ha sempre voluto fare l'attrice! Fin da bambina si è divertita a recitare vari ruoli nei giochi con le sue amiche. Durante gli anni del liceo, ha letto tutte le opere di Shakespeare e recitato in tutte le rappresentazioni che la scuola ha messo in scena. Frequentato assiduamente corsi di recitazione e teatro sia nell'Idaho che a New York. Il suo sogno è sempre stato quello di calcare il palcoscenico. Il tempo libero è trascorso tra una lettura di una tragedia o la recita di una commedia, lo sci e le camminate nei boschi e quest'ultime l'hanno sempre messa in pace con se stessa e il mondo circostante, soprattutto dopo il divorzio dei genitori. Lei ha scelto di andare a vivere con suo padre e suo fratello John nell'Idaho, a Sun Valley, mentre le sorelle hanno scelto la caotica New York con la madre. Non è isolata del tutto. Quello stato è a metà strada tra la California e i sogni del cinema e le sue radici familiari. Il caos metropolitano, la frenesia e l'inquinamento di una grande città non fanno per lei.

All'indomani della sua laurea in teatro e recitazione all'Università di New York, è arrivato il grande passo. Un provino, per una parte in un telefilm come guest star va a buon fine. Inizia così la carriera tanto agognata. Dapprima personaggio principale in 'Wildfire' poi di nuovo guest star in un altro show, 'Supernatural'.

Ricorda ancora quando è arrivata sul set di quella serie la prima volta. Non ha avuto alcuna difficoltà a inserirsi fra quelle persone che lavoravano assieme da quattro anni. L'hanno fatta sentire una di loro fin dal primo momento. Anche l'incontro con i due attori principali è stato positivo fin da subito. Ha notato, però, una strana dinamica fra i due attori che le è sembrata strana. Quello più alto, Jared, sempre molto premuroso verso di lei, tanto da farla sentire quasi di porcellana, sensazione che lei odia più di ogni altra cosa; quello più basso, Jensen, gentile ma scostante, come se le attenzioni che l'altro le riservava, lo rendessero suscettibile.

'Dal dicembre scorso', pensa Genevieve, mentre è seduta sul divano di pelle del suo appartamento di Los Angeles, 'è capitato molto spesso di uscire insieme: lei, Jared, Jensen e qualche volta la fidanzata di quest'ultimo, Danneel. Molto buffe come uscite. Come se lei e l'altra ragazza fossero di contorno, visto che quelli che si divertivano erano i due colleghi. Ma quella che l'ha lasciata veramente interdetta è stato il comportamento di registi e produttori che praticamente hanno spianato la strada a Jared e a lei per stare assieme. In pratica, quando erano sul set, le facevano girare le scene tutte nella prima parte della giornata, in modo che fosse libera la sera e visto che il suo partner era proprio Jared, risultavano entrambi liberi.

Una sera, in particolare, le è rimasta impressa. Non facevano mai tardi ma quella volta Jared si ubriacò e lei fu costretta ad accompagnarlo a casa. Jensen e Jared dividevano una casa e il fatto era abbastanza comune tra gli attori che vivevano a Vancouver, soprattutto se facevano parte dello stesso cast. Quello che era stato anormale fu il fatto che Jensen lo avesse aspettato sveglio e nel momento in cui era arrivata con il taxi, lui fosse uscito di casa, accusando lei di averlo fatto bere e di non averlo portato a casa prima. Poi, senza degnarla di un saluto, l'aveva lasciata lì sul marciapiede da sola, mentre lui trasportava quasi di peso Jared all'interno dell'abitazione. Certo loro si dichiaravano amici fraterni ma a volte erano peggio della 'muraglia cinese'.

Poi, durante l'estate, la grande decisione. Fidanzamento e matrimonio!

E' rimasta sorpresa dall'annuncio di Jensen: l'accordo era quello di rivelarlo assieme per evitare che i fans abbiano il tempo di organizzarsi e piombare in massa al suo matrimonio. La strategia era di uscire tutti e quattro insieme, poco prima dello hiatus invernale, sfoggiando entrambe l'anello di fidanzamento. Ma niente di tutto ciò. Tutti i suoi piani si sono liquefatti come neve al sole!

E Jared non è stato di alcun aiuto. Ovviamente ha giustificato l'amico, troncando ogni sua rimostranza. Come sempre, quando c'è di mezzo Jensen. Prima lui, poi semmai lei e le sue esigenze. Nei mesi passati non riusciva a capire l'urgenza di Jared nel sposarsi al più presto. Le aveva detto che dal momento dell'annuncio del fidanzamento non dovevano passare più di due mesi al matrimonio e questo faceva cadere proprio la data alla fine di febbraio. Come ogni donna, sogna il suo matrimonio in un giorno di primavera, con l'aria odorosa di fiori e il cielo terso e il sole a riscaldare l'ambiente. Fine febbraio vuol dire ancora freddo e pioggia a meno che non si sposino alle Hawaii e ciò non è possibile visto che a quel punto stanno ancora filmando sul set. Sa del precedente di Sandy, l'ex fidanzata di Jared. Comprende che lui abbia paura ma lei gli ha ripetuto più volte che non lo lascerebbe mai perché lo ama troppo. Ed è vero, anche se a volte l'ingombrante presenza di Jensen, le dà un po' fastidio. D'altronde sa perfettamente che quei due più che amici sembrano ormai fratelli. Dividono tutto, anche l'aria che respirano. E bisogna comprendere. La sorella di Jensen scherza sempre dicendole che diventeranno cognate fra qualche mese!

In quel momento sta stilando la lista degli abiti da mettere in valigia per la festa del Ringraziamento che passerà a casa di suo padre assieme a Jared. Non vede l'ora di trascorrere qualche giorno con lui e finalmente parlare del matrimonio e organizzare il tutto. Gli ultimi accordi sono che si vedranno direttamente a Sun Valley nell'Idaho, dove c'è la casa paterna ma, mentre sta per prenotare il volo, le viene in mente che non sa esattamente quando finiscono di girare, se il lunedì o il martedì. Certo molto dipende da quale regista è presente.

A quel punto decide di chiamare Jared e chiedergli se sa già quale sia il regista prima della pausa per il Ringraziamento, in modo da programmare se vedersi a Los Angeles oppure direttamente a Sun Valley. E' tutto il giorno che gli manda messaggi ma non ha ancora risposto e il cellulare è sempre spento. Sa che l'attuale regista non ama sentire trillare i telefoni sul set ma di solito Jared controlla ogni tanto la segreteria ma ancora non l'ha richiamata.

Genevieve guarda l'orologio e si accorge che sono le otto di sera. 'Sicuramente staranno facendo la pausa oppure è già tornato a casa. Proverò prima sul cellulare e poi a casa', pensa lei, componendo il numero del telefonino di Jared, ormai saldamente memorizzato nella sua testa. Appena composto il numero, parte la segreteria telefonica. Genevieve capisce che è ancora impegnato. Sa come lavorano sul set di Supernatural. Sono a dir poco maniacali. Per riuscire a stare dentro gli otto giorni di ripresa per episodio, lavorano anche di notte e a volte Jared aspetta Jensen mentre visiona i giornalieri, assieme al regista. Perché quel ragazzo debba essere così pignolo non lo capirà mai...

Decide di ordinare per telefono del cibo cinese e, mentre aspetta si concede un bel bagno caldo e rilassante, pregustando i mesi futuri. E' eccitata al pensiero di poter definire tutti i particolari di quell'evento così tanto atteso.

Alle dieci ritenta ma il cellulare di Jared prima e quello di Jensen risultano spenti. Inizia a preoccuparsi. Di solito Jared controlla la segreteria telefonica ogni ora. Non è normale che non l'abbia ancora richiamata. Decide allora di chiamare a casa a Vancouver. Magari è rientrato e si è addormentato di colpo. Mentre compone il numero, ridacchia fra sé, pensando che non sarebbe la prima volta che accade. Di solito crolla sul letto completamente vestito e così dorme per tutta la notte.

Al quarto squillo, sente il clic di risposta. Le si accende il cuore di gioia. Sa che la suoneria del telefono la identifica e quindi è conscia che da lì a pochi secondi sentirà la voce del suo innamorato.

“Jared, amore, è tutta la sera che ti cerco. Ti ho svegliato?”, esclama, Genevieve, non appena sente rispondere dall'altra parte della linea.

“Eh....uhm...ehm...ciao Genevieve”, esclama Danneel, imbarazzata. “Sono Danneel”, aggiunge, poi, sentendo silenzio dall'altra parte.

“Uh, ciao, Dani. Come mai a Vancouver? E' successo qualcosa?”, chiede la giovane, incerta e sorpresa.

“Dovevo portare Icky a Jensen perché devo andare da mio fratello e quindi sono salita qui per un giorno”, spiega lei.

“Ah...Ok. Pensavo fosse successo qualcosa. Non riesco a mettermi in contatto con Jared. Sai qualcosa?”, chiede Gen, un po' ansiosa.

“Sono sul set a girare. Rimarranno lì tutta la notte. Magari ha il cell scarico”, risponde Danneel.

“Mah...ho chiamato anche Jensen ma anche il suo è spento”, esclama l'altra, sospirando.

“Prova a chiamare Clif o direttamente gli studios. Loro ti passeranno i trailers. Magari è Sgriccia che ha dato l'ordine di spegnere i cellulari. Oggi era intrattabile!”, replica Danneel, riportando alla mente l'espressione furiosa del regista-produttore, visto nel pomeriggio.

“Si, lo farò senz'altro. Sai se non sento la voce di Jay più volte al giorno mi deprimo”, ribatte Genevieve, depressa. “Tu lo hai visto oggi?”, chiede poi, speranzosa.

“Si, di sfuggita. Era un po' sotto pressione”, risponde Danneel, dopo aver bevuto un sorso di vino scovato nel frigorifero.

“Si, piccolo, tutti i preparativi per il matrimonio lo stanno agitando”, replica Genevieve, accarezzando una foto di lei e Jared, scattata al Metropolitan Museum di New York, dove Jared si è dichiarato.

“Si, immagino”, ribatte Danneel, evasiva.

“Va bene. Ora chiamerò il set!”, esclama Gen, di nuovo piena di entusiasmo. “Mi fai un favore, Dani?”, chiede, poi, Genevieve.

“Si, certo, dimmi pure!”

“Se senti Jensen, gli dici di avvertire Jared che lo sto cercando? Grazie”, dice Gen, prima di riagganciare.

Poi scorre l'agenda sul suo Iphone, regalo del suo amato, per cercare il numero degli studios. Sa che dovrà passare attraverso segretarie, assistenti e persone inutili prima di arrivare a parlare con Jared. Non capisce perché non abbiano la linea diretta come tutti. Questa politica di risparmio non ha senso. E' questo il motivo per cui non usa mai quel metodo. Sospira Genevieve, sedendosi sul divano e mentre digita il fatidico numero, si apre una bottiglia di birra gelata. L'attesa sarà lunga.

Dieci minuti dopo e venti persone diverse, approda finalmente al trailer di Jared. Squilla una, due, tre volte.

“Si, ho capito, adesso arriviamo. Maledizione!”, urla Jensen rispondendo nel ricevitore, prima di riattaccare.

Genevieve rimane interdetta. Poi si chiede cosa ci faccia Jensen nel camerino di Jared e infine perché sia così furioso. Senza risposte razionali, preme il tasto di ripetizione numero e attende.

“Ah ma allora parlo arabo?? Jared sta male! Quante volte ve lo devo dire!! Ora non può andare da nessuna parte! Smettela di chiamare!”

“Jensen! Jensen! Non riagganciare. Sono Genevieve. Non riattaccare!”, esclama, concitata la giovane, prima che l'altro termini la conversazione.

“Genevieve?”, chiede Jensen, stupito.

“Come sarebbe a dire che Jared sta male?”, replica con un altra domanda la fidanzata di Jared.

“Emicrania, Genevieve. E' stata una giornata pesante”, esclama Jensen, scocciato. “Sta riposando, ora”

“Posso parlare con lui un attimo? Ti prego, Jensen. Ho bisogno di sentire la sua voce...”, piagnucola Genevieve.

Sente sbuffare nel ricevitore. Poi sente chiaramente Jensen chiedere a Jared se vuole parlare con lei. Genevieve non riesce a sentire la risposta ma percepisce dei rumori come se il telefono venga spostato o preso da qualcun altro.

“Gen, ciao. Scusami, ho tenuto il cell spento perché sono stato tanto sul set oggi e tu sai che lì non lo puoi tenere acceso”, dice Jared, con una voce stanca e tremolante.

“Oh tesoro, mi dispiace sia stata una giornata pesante. Perché siete ancora lì? A Sgriccia ha dato di volta il cervello?”, chiede lei, preoccupata.

“No, purtroppo è colpa mia!”, risponde lui, contrito.

“Hai preso qualcosa per il mal di testa?”

“Si, Jensen mi ha dato un Tylenol e poi stando sdraiato qui al buio un po' mi è passato”, risponde lui, stanco.

“Meno male che c'è lui. Non so proprio come faresti senza Jensen”, dice lei, sorprendendosi non poco. Mai avrebbe pensato di dire una cosa simile ma è la verità...

“Sarei perso....”, replica lui, con infinita tristezza e la voce incrinata.

Genevieve registra la risposta di Jared ma in quel momento ha altre questioni da sottoporre a Jared, per cui relega quella frase e quel tono in un angolo recondito della sua mente per poi analizzarlo in un altro momento.

“Jay, sai per caso che regista avrete prima della pausa per il Ringraziamento? Volevo prenotare il volo per Sun Valley ma non so se finirete il lunedì o il martedì precedente”, esclama Genevieve, rilassandosi sul divano. “Mi raccomando non fare arrabbiare ancora Sgriccia, se no non ti danno la settimana intera libera. Così ti puoi riposare un po', passeggiando nei boschi, come piace a te....”, aggiunge, poi lei, perentoria.

“No, vado a Dallas da mio fratello al Ringraziamento, Genevieve”, esclama lui. “Ho bisogno di staccare per una settimana e solo a casa da lui posso trovare pace e tranquillità”, ribatte lui, sicuro.

“Jared!”, esclama lei, alzando la voce. “Abbiamo organizzato tutto. Non puoi tirarti indietro ora. Dobbiamo definire tutti i particolari per il matrimonio!”, continua lei con un tono a metà tra l'adirato e il lamentoso.

“Lo so, Gen, ma in questo momento se non stacco la spina, impazzisco. Ho bisogno di stare da solo. Semmai verrai qualche giorno qui a Vancouver e poi abbiamo tutto la pausa invernale per parlare di questo”, replica lui, stancamente.

“Dallas? Ah, pensavo che andassi a San Antonio da tua madre”, ribatte lei, iniziando a ragionare su quello che le sta dicendo il suo fidanzato.

“Preferisco andare da Jeff. C'è più calma!”, dichiara lui.

“Con due nipoti piccoli?”, domanda la giovane, ironica.

“Gen, devo andare ora”, dice Jared, sorvolando sul quesito posto da Genevieve.

“Forse Sandy aveva ragione. Passi più tempo con Jensen che non con la donna che devi sposare...”, ribatte lei, piccata. Sa che toccare quell'argomento con Jared equivale a ferirlo dolorosamente ma in quel momento è veramente furiosa.

“Non ti ci mettere anche tu, Genevieve. Mi manchi solo tu a farmi la predica!”, replica Jared, urlando.

Genevieve sente in sottofondo Jensen che gli dice di interrompere la telefonata per non darle spago.

“Dì a Jensen che quando ti sarai sposato, dovrà cercarsi un altro amico con cui passare il tempo libero e comunque anche per lui il tempo dell'adolescenza è quasi terminato perché....”, grida lei, esasperata. Poi sente chiaramente la voce di Jensen che gli intima di chiudere perché lei è isterica.

“Complimenti, Genevieve! Sono impazzito per tenerlo tranquillo e fargli diminuire un po' il dolore e tu hai mandato tutto al diavolo!”, urla Jensen nel ricevitore. “La tua utilità è pari a zero in questo momento...”, aggiunge, poi, abbassando un poco la voce.

“Oh si, Jensen, tra qualche mese tu non farai più parte della sua vita...”, replica lei, con astio.

“Ahahah e chi te lo dice, Genevieve? Sarai sempre tu quella di contorno, non di certo io. Buona notte e sogni d'oro, perché rimarranno tali!”, esclama, sarcastico, lui, interrompendo la comunicazione.

Genevieve scoppia a piangere. Lancia il bicchiere in terra, facendo schizzare il vino sul tavolino di vetro davanti a lei e sul costoso tappeto persiano posto al di sotto di esso. In quel momento non le importa nulla.

“Ti odio!”, grida, scalciando, rivolta all'assente Jensen. Si alza in piedi e va in bagno. Si guarda allo specchio. Tutto il mascara le è colato sul viso e gli occhi sono tutti infiammati ed acquosi. Si passa un batuffolo di cotone, imbevuto di tonico alla rosa, sugli occhi per togliere i residui del trucco. Torna nel soggiorno della sua casa di Los Angeles e sospira. Si dirige poi alla finestra a guardare la strada deserta sotto il suo appartamento. In lontananza i grattacieli illuminati del centro direzionale della più grande città degli Usa le fanno venire il desiderio di andare a bere in qualche locale per dimenticare velocemente quella spiacevole conversazione.

Si risiede sul divano, cercando di calmarsi. Sul televisore scorrono le scene di una serie televisiva, Gossip Girl, che lei non ama molto ma che le piacerebbe farne parte. Due personaggi secondari, Eric e Jonathan, stavano confessandosi il reciproco amore. Uno confessa all'altro di non riuscire a concepire il futuro senza la sua presenza e gli sguardi che si stanno scambiando sono penetranti e intensi.

'Sei l'aria che respiro, il mio mondo e il mio universo. Non potrei concepire di vivere, senza poterti né vedere né toccare', dice con trasporto Eric al suo ragazzo. 'Sharon è solo una donna di contorno, lo specchio per le allodole che serve per gli sciocchi che odiano noi e il modo in cui ci amiamo', replica Jonathan, per placare le ansie del suo compagno in merito alla donna che lo accompagna alle cene in pubblico.

Genevieve fissa inebetita lo schermo con gli occhi sbarrati e la bocca semi-aperta. Chi la vedesse in quel momento la prenderebbe per una demente.

“No! No! No! Non è possibile! Non è possibile!”, inizia a ripetere, come se fosse una litania senza fine.

Un'idea le si forma nella mente. Assurda per lei fino a poco tempo prima. In quel momento le sembra quanto meno improbabile ma via via che passano i minuti tanto insensata non le pare più. Le viene improvviso il bisogno di dividere questo pensiero così illogico ma il solo esternarlo ad alta voce la imbarazza alquanto.

L'unica persona a cui può chiedere se deve considerarsi pazza o meno è Danneel. In fondo anche lei convolerà a nozze con uno dei due e se ha dei dubbi deve dividerli con lei. Quando sono usciti insieme, sembrava non dare importanza, quando i due le ignoravano e le consideravano alla stregua di una sbiadita tappezzeria. Perciò poco dopo compone nuovamente il numero dell'abitazione di Vancouver.

Al secondo squillo, risponde la fidanzata di Jensen. “Si, pronto. Chi parla?”, esclama una voce assonnata.

“Uh, spero di non averti svegliato!”, ribatte Genevieve, contrita.

“Genev, no, tranquilla, ero qui sdraiata sul divano a cercare qualcosa di interessante da vedere in televisione”, risponde Danneel, stirandosi pigramente. “Sei riuscita a parlare con Jared?”, chiede poi, alzandosi in piedi.

“Si un po' ma poi si è intromesso Jensen e mi ha impedito di continuare!”, risponde Genevieve, scontrosa.

“Ah! E come mai?”, domanda l'altra, non molto stupita dal comportamento di Jensen.

“Ha detto che stava male e che se avesse continuato a parlare con me sarebbe peggiorato!”, esclama Genevieve, scocciata.

“Uh, sì , ho visto Jared in condizioni non propriamente ottimali oggi, Probabilmente non avrà voluto farti preoccupare”, replica Danneel. Poi aggiunse sottovoce: “Se si tratta di Jared, lui diventa peggio di una mamma gatta...”

“Si, certo, ma ci sono modi più gentili per comunicarlo e comunque sono la fidanzata di Jared e quindi dovrei essere io a farlo stare meglio e non lui...”, ribatte, piccata, Genevieve.

Un silenzio assordante invade la linea telefonica.

“Speriamo che domani mattina terminino presto così verranno a casa a riposarsi...”, esclama Danneel, cercando di stemperare la rabbia di Genevieve.

“Eh, speriamo...grazie Dani e scusami per lo sfogo”, esclama l'altra giovane, rendendosi conto che non può fare alcuna domanda e soprattutto non per telefono.

“Figurati, Genev. Siamo noi contro quei due svitati. Se non ci aiutiamo fra di noi, non sopravviveremo. E' umanamente impossibile tenere testa a Jensen e Jared quando sono insieme”, esclama Danneel, sospirando.

“Si, me ne sono accorta ma fra qualche mese Jensen dovrà abbandonare il ruolo di mamma chioccia. Ci sarò io a far passare il mal di testa a Jared!”, ribatte a giovane a Los Angeles convinta.

Un silenzio irreale pervade di nuovo la linea...

Genevieve, ad un certo punto, pensa che sia caduta la linea.

“Dani! Dani! Ci sei ancora?”, chiede, ad un certo punto.

“Genevieve, posso farti una domanda personale?”, chiede, all'improvviso, Danneel.

La giovane, nuovamente in piedi, accostata alla finestra, davanti al panorama della città degli Angeli tutta illuminata, coglie una punta di incertezza e sconcerto nella voce dell'amica e sente improvviso il bisogno di sedersi di nuovo sul divano.

“Si, certo, dimmi pure”, esclama, con un filo di voce. Le si è seccata la gola e il cuore le corre all'impazzata. L'ansia le ha invaso tutto il corpo. A tastoni riesce a sedersi sul divano e attende quel momento così angoscioso.

Nel momento in cui Danneel inizia a parlare, Genevieve comprende che, tutto quello che ha percepito durante la serata e forse le è rimasto latente nel suo subconscio, è pura, tremenda, assoluta verità. E non può far altro che accettarla senza opporre resistenza, se non vuole perdere l'uomo di cui è profondamente innamorata!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Undicesimo Capitolo - Jensen e Jared's POV ***


JENSEN E JARED'S POV

 

 

“Perchè gridavi al telefono?”, chiede Jared, comparendo sulla cima della scaletta che divide la zona giorno da quella notte del trailer.

“Dovresti essere sdraiato al buio, Jared!”, lo sgrida tranquillamente Jensen, semi-sdraiato sul divano, intento a memorizzare parti del copione.

“Se tu urli, io non posso dormire!”, ribatte Jared, sedendosi accanto a Jensen.

E' tutto scarmigliato. La camicia fuori dai pantaloni. I capelli, arruffati, sudati, appiccicati alla fronte. Gli occhi irritati. Troppo pianto e un'infinita tristezza hanno avvolto come un sudario il giovane in quella giornata così complicata. Sembrano passati giorni invece che ore da quando è uscito a correre con i suoi cani quella mattina.

Ha ancora voglia di piangere ma sa che così peggiorerà solo la situazione. Deve essere più forte, più duro di fronte a tutte queste difficoltà.

“Vai a sdraiarti, Jay!” esclama, Jensen, alzando gli occhi dal suo copione. “Hai bisogno di riposarti. Domani mattina hai bisogno di essere fresco in modo da girare in fretta le ultime scene e tornare a casa”, aggiunge poi allungando una mano sulla gamba di Jared.

Il ragazzo più giovane trae conforto dal tocco del più anziano. Sa che l'altro ha ragione ma non riesce proprio a stare a letto. Non può lasciar vagare la mente, perchè i suoi pensieri in quel momento sono tutti tristi e incontrollabili.

E' riuscito a convincere Jensen a trascorrere almeno il giorno del Ringraziamento con lui a Dallas ma per fare ciò, entrambi hanno dovuto mentire alle rispettive fidanzate, famiglie e amici. E il suo essere così puro e immacolato non riesce a sopportare tale peso. Anche se Jensen gli continua a dire che sarà la prima di una lunga serie di volte che dovranno mentire per poter stare insieme.

“Cosa rimurgini? Sento chiaro il rumore delle rotelle che girano nella tua testa”, esclama Jensen, alzandosi in piedi. “Vai a letto. Tra un po' arrivo”, aggiunge poi aprendo il mini frigo in dotazione nel loro trailer. “Vuoi un po' di latte caldo?”, gli chiede, estraendo il cartone del latte.

Jared annuisce ma non si muove.

“Devo studiare le battute”, mormora.

“Tanto se lo fai ora, domani non ti ricordi nulla. Lo facciamo domani mattina insieme”, ribatte Jensen, posizionando una tazza ricolma di latte nel microonde. Digita sulla tastiera il tempo di cottura e l'intensità e dà avvio al procedimento. Poi apre la giara che contiene i biscotti alle noci fatti da sua mamma e ne prende un paio. Uno se lo mette in bocca e l'altro lo tende a Jared che lo prende controvoglia.

“Da quando non ti vanno i miei biscotti?”, chiede Jensen, stupito.

“Da quando la mia vita è un disastro...”, sussurra Jared, depresso.

“L'ho sempre detto che tu sei la donna nella nostra relazione. Ti fai fregare dalle emozioni”, esclama Jensen, estraendo la tazza dal microonde e inserendone un'altra dentro.

“Tu hai le ovaie finte nel cervello...”, aggiunge, poi, versando due cucchiai ricolmi di zucchero nella tazza, e infine, rimescolandola, la porge a Jared che l'afferra ma a causa del manico bollente, rovescia una parte del contenuto addosso e il restante a terra.

“Gesù!”, sbotta all'improvviso, alzandosi in piedi. “Io non ho le ovaie, poi!”, aggiunge, posando la tazza sul tavolino e cercando di saltare la macchia di latte sparsa sul pavimento. “E poi, non sono emotivo. Solo passionale...prendo tutto con il sentimento”, afferma, mentre cerca di pulire.

Jensen, appoggiato al tavolino, lo guarda con un'espressione a metà tra lo scettico e l'intenerito.

“E' la stessa cosa....”, mormora l'attore più anziano, scrollando la testa.

“E poi senti da che pulpito viene la predica, Jensen! Chi, ieri sera, era in una valle di lacrime?”, replica Jared, risedendosi sul divano.

“Un punto a tuo favore, Jay”, ammette Jensen “Hai ragione, siamo entrambi emotivi e facili alle lacrime”, aggiunge, poi, sedendosi accanto a Jared.

“Non so se riuscirò ad andare avanti in questo modo. Mentire, nascondermi, fingere, sono tutti verbi che non fanno parte del mio Io”, esclama, dopo un po' Jared.

“Si, lo so. Cosa vuoi fare allora? Negare i tuoi veri sentimenti e vivere una vita di finzione completa?”, sbotta Jensen, dopo aver finito di bere il suo latte.

“Vedi, sia in un caso che nell'altro, dovrai fingere e negare i tuoi veri sentimenti!”, continua Jensen.

Jared annuisce ma non proferisce parola. Sente salirgli alla gola il bisogno impellente di piangere.

“Se ti fai venire un'altra crisi isterica, ti prendo a calci e ti butto di fuori!”, esclama Jensen, che si è accorto che gli occhi dell'altro si sono riempiti di lacrime. “Così, almeno, qui sul set sapranno la verità e non dovremo fingere!”, continua sullo stesso tono, a metà tra l'adirato e il divertito.

“Giusto. Secondo te, se la sono data?”, chiede Jared, tirando scon il naso ed esternando un'espressione da bambino incompreso.

“Credo che solo uno che sia contemporaneamente cieco, sordo e muto non abbia capito, Jay?”, dice Jensen, sopsirando. “Misha ci ha visti, Ricordi?”, aggiunge, poi, arrossendo al ricordo.

“Già Avrebbe potuto dire qualcosa e invece è stato zitto e si è comportato come niente fosse...”, risponde Jared, soffiandosi il naso con un fazzoletto di carta, passatogli da Jensen.

Improvvisamente il trillo del telefono li fa sussultare entrambi.

“Se è Genevieve che rompe, me la mangio!”, minaccia Jensen, afferrando il ricevitore.

“Pronto!”, esclama poi, con un tono di voce degno di Lucifero.

“Jensen? Sono Phil. Siete svegli?”, chiede il regista con un tono incerto, sentendo l'intonazione della voce dell'attore.

“Si, Phil. Qualche problema?”, chiede Jensen, preoccupato.

“Volevo chiedervi, se ve la sentite di tornare qui sul set e girare una scena che dovremmo fare domani sera. Se viene bene, finiamo domani mattina quelle di oggi e così siete liberi fino a lunedì pomeriggio. OK?” spiega Sgriccia, accodiscendente.

“Per me va bene. Jared sta meglio ma non credo sappia le battute della scena notturna”

“Se non va tanto lontano dai concetti della trama, Kripke dice che può inventarsi le battute”, dichiara il regista.

Jensen assimila quello che dice l'interlocutore e inizia a montargli dentro una rabbia incredibile.

“Alla faccia del cambiamento, Sgriccia. Ci hai maltrattato tutto il giorno con 'sta storia e adesso te ne vieni fuori tutto conciliante?”, chiede Jensen, furioso.

Il silenzio si propaga lungo la linea. Jensen sente il respiro un po' affannoso del regista, come se cercasse di calmarsi. Un brivido percorre la schiena dell'attore più anziano.

“Abbiamo parlato fra di noi e capito che c'è qualcosa che non va tra di voi e vorremmo aiutarvi. E' troppo importante che si instauri di nuovo quella tranquillità che c'era prima. Tutta la tensione di oggi è frutto del vostro atteggiamento...”, spiega Sgriccia. Il suo tono è cauto, come se stesse camminando in un campo minato.

“Phil, cosa vuoi da noi?”, chiede Jensen di getto, capendo che questa richiesta di normalità ha un prezzo da pagare.

“La verità, Jensen, la pura e semplice vertià!”, risponde il regista che poi aggiunge: “Avete dieci minuti, poi vi voglio qui sul set, sia se accettate, sia se vi rifiutate di filmare la scena. Ok?”

“Va bene. Ci saremo!”, ammette Jensen, sospirando.

Jared capisce dall'espressione di Jensen e dal modo in cui tiene la cornetta che il tenore della telefonata è da 'giorno del giudizio'.

“Che vuole Sgriccia, ora?”, chiede, poi, incerto, vedendo l'altro immobile accanto al mobiletto dove c'è il telefono.

“Vuole che giriamo ora la scena notturna di domani”, risponde, rimanendo fermo e dando le spalle all'attore più giovane.

“E...?”, chiede Jared, comprendendo che c'è molto di più.

Jensen non risponde.

Jared si alza in piedi e si avvicina a lui. Sente la tensione che emana quel corpo così forte e muscoloso. Lo abbraccia e mettendogli la testa sulla spalla sinistra, mormora: “Cosa c'è, Jensen?”

L'altro si rilassa un po', sentendo quel calore familiare, l'odore di dopobarba così colmo di ricordi e il tono di voce carico di emozioni.

“Allora? Cosa vuole, oltre a questo?”, chiede, poi.

“Vuole che siamo sinceri con lui e gli diciamo cosa non va fra noi due!”, dichiara, finalmente.

Jared scoppia a ridere improvvisamente. La sua classica risata, forte, rumorosa, carica di felicità.

“Ahahah, semmai cosa c'è di troppo fra noi due!”

Jensen appoggia la testa all'indietro contro il torace di Jared e si lascia andare del tutto.

“Già!”, esclama. “E se lo faremo, tu potrai andare 'a braccio' e io tornare al mio scambio di opinioni con il regista di turno”

“Bè, gli possiamo dire che questa situazione del fidanzamento ci ha un po' esaurito e che faremo del nostro meglio per stare un po' più calmi sul set”, dice Jared, manovrando Jensen in modo da averlo con il viso davanti a sé.

Jensen ha lo sguardo spaventato e i lineamenti tesi. Sa che prima o poi la notizia trapelerà e la sua carriera, la sua vita cambierà radicalmente.

“Non so se impedirà la divulgazione della notizia ma potremmo, per adesso, dare questa versione”, esclama Jensen, sedendosi su una sedia per indossare gli scarponi del costume di scena.

Arrivare sul set con tutti gli occhi degli astanti puntati addosso non è tranquillizzante, soprattutto quando sai che devi dare una spiegazione sul proprio atteggiamento.

Jared è considerato il mattacchione del cast, quello sempre sorridente e pronto alla battuta e allo scherzo. Viene considerato un ragazzo forte e deciso. In quel momento, invece, si sta maledendo da solo, perchè sa che in fondo è tutt'altro: indeciso, debole e insofferente ai cambiamenti.

Jensen, sempre serio, taciturno e professionale sul lavoro, è quello che viene considerato colui che pondera ogni decisione, valutando ogni pro e contro ma con questo non significa che sia un uomo bilanciato. Tutt'altro. Se lo si toglie dalla sua routine, diventa anche lui fragile ed esitante. E la sua quotidianità, negli ultimi quattro anni e mezzo è stata quella di vivere accanto a Jared.

Jared trae la sua forza da Jensen e quest'ultimo fa altrettanto. Il loro compromesso, ovvero sposare due donne, permetterebbe a loro di continuare questo sodalizio senza troppo sforzo. Ma non è scevro da problemi o comunque qualcosa dovrà essere sacrificato.

Jared teme per suo padre, uomo anziano e malato; Jensen per la sua immagine e carriera: sanno entrambi che se non argineranno le voci, la valanga, prima o poi, si abbatterà su di loro.

Come due scolaretti, scoperti a rubare dalla stanza del maestro, si accingono a scusarsi davanti a tutta la scolaresca, radunata per la bisogna.

“Allora, avete qualcosa da dire a vostra discolpa?”, chiede, Sgriccia, seduto sulla sua enorme sedia da regista. Più che un preside alterato, sembra San Pietro il giorno del Giudizio Universale.

Entrambi i 'colpevoli' abbassano lo sguardo e iniziano a strisciare i piedi avanti e indietro, nervosamente. Jared suda in abbondanza, nonostante i due gradi di temperatura esterna.

Se non direttamente chiamato in causa, Jensen difficilmente parla. La sua timidezza gli fa serrare la gola ed è per questo motivo che quando sono insieme è Jared che parla sempre.

Si guardano di sottecchi. Qualcuno deve dire qualcosa.

'Di certo non possiamo rispondere a Sgriccia per telepatia', pensa Jensen.

“Sappiamo che questa situazione del fidanzamento vi ha stressato negli ultimi tempi, ma vorremmo capire se c'è dell'altro fra voi due. Il vostro atteggiamento è ambiguo...”, li incalza Sgriccia, e dal suo tono si intuisce che possa intendere quella verità così duramente celata.

Jensen tira su la testa di scatto e guarda il regista. Sa che con quell'atteggiamento si è fregato da solo ma ha colto una punta di realtà nota solo a loro due.

Sgriccia gli appare come un gatto che ha appena scoperto dove si trova il topo e anche il modo per stanarlo e mangiarselo.

Jensen deglutisce a vuoto, poi si gira a guardare Jared, il quale ha gli occhi sbarrati. Ha capito anche lui. Uno dei motivi di successo della serie televisiva Supernatural è la potenza espressiva dei due protagonisti quando si guardano. Non è artefatta. Loro due usano per davvero la telepatia. Quello che viene percepito da entrambi è la necessità impellente di dover ammettere qualcosa oppure la loro carriera è finita.

“Ti possiamo parlare in privato, Phil?”, chiede, all'improvviso Jensen, facendo sobbalzare Jared.

“Quello che viene detto sul set è coperto dal segreto professionale. Perciò, per contratto, niente trapelerà da queste mura”, risponde Phil, sornione.

“Lo so, ma possiamo parlare comunque a quattr'occhi?”, chiede, con insistenza, l'attore.

“Si, certo, non c'è problema. Andiamo a prendere un caffè”, concede il mastodontico regista.

“Dave, dieci minuti e torniamo”, aggiunge, poi, rivolto al suo aiuto-regista, scortando i due attori verso la zona ristoro.

Giunti nei pressi della gorgogliante caffettiera elettrica e prima ancora che uno dei due possa parlare, Sgriccia sbotta: “Vi ho visto nel vicolo oggi pomeriggio e il vostro gesto era significativo...direi inequivocabile”

Jensen e Jared accusano il colpo.

Il primo sbianca e si appoggia a uno scaffale di metallo per non cadere; Jared si siede di schianto su una sedia di plastica che cigola vertiginosamente.

“Che vuoi fare ora?”, gracchia Jensen, cercando di non soffocare dall'ansia.

“Io? Niente!”, esclama, candidamente il regista, versandosi una generosa dose di caffè fumante in una tazza. “Il solo fatto che non mi chiediate nulla, mi fa capire che ho colto nel segno, anche se c'era ben poco da fantasticare...”

“Dicci cosa vuoi e te la daremo”, esclama Jared, esalando un sospiro di rassegnazione.

Sgriccia lo guarda esterefatto.

“Avete capito male. Non sono un ricattatore e, sinceramente, mi offende il pensiero che abbiate potuto pensarlo”, replica, alterato, sbattendo poi la tazza sul bancone del self-service.

“Io voglio solo fare il mio lavoro in tranquillità e senza queste scocciature e se voi due siete gay, bisessuali o etero in confusione, a me non interessa. Perciò trovate il modo per andare avanti senza scene drammatiche di gelosia, oppure qui si chiude bottega!”, dichiara, con enfasi, il regista.

Il silenzio si dilata a dismisura nell'area catering. Sgriccia asciuga il caffè schizzato fuori dalla tazza con un tovagliolo. Jensen e Jared, muti e pallidi, rimangono nella loro posizione ma entrambi stanno cercando una via d'uscita.

Jensen sa che quella sarebbe una notizia assai ghiotta nel mondo dello spettacolo. Chi ne fosse in possesso, farebbe soldi a palate nel rivenderla ai giornali. E' consapevole, però, che Sgriccia è un brav'uomo, ma anche uno dei produttori della serie e non farebbe mai nulla che possa mettere in pericolo quel giocattolo. La sua reputazione ne risentirebbe molto.

“Scusaci. Hai ragione, ma siamo disperati. Cosa ci consigli di fare, Phil?”, chiede Jared, sull'orlo delle lacrime.

Phil lo guarda e vede l'immensa infelicità in quel ragazzo statuario. Mai si sarebbe aspettato che fosse così fragile.

“Intanto vorrei che non ti mettessi a piangere un'altra volta. Non credo che Jensen riuscirebbe a calmarti in tempo per girare le scene in programma...”, risponde il regista, allungando un dolcetto al cioccolato al giovane, nella speranza che possa calmarlo un po'. “La cosa più sensata da fare è quella di informare tutti i vostri colleghi e i responsabili dello staff della vostra...umpf...alchimia, in modo che anche loro possano comprendere il vostro stato d'animo e possano proteggervi dall'esterno. Con Kripke abbiamo deciso che, assieme agli altri produttori, potremmo stilare un documento vincolante da far firmare a tutti sulla non divulgazione di notizie su voi due, pena l'allontanamento dal set e referenze negative con il rischio di non trovare più lavoro in ambito cinematografico. Inoltre Clif potrebbe diventare il vostro portavoce ufficiale e fare un po' di lavoro di spionaggio sulla rete e stroncare ogni voce sul nascere. Un avvocato e un pubblicista potrebbero lavorare alla vostra immagine e su un futuro meno arduo”, spiega Sgriccia, rasserenandosi man mano che delinea il suo piano.

Jared ascolta rapito quelle parole mentre Jensen assimila le proposte con lentezza come se le stesse digerendo. Sono di semplice comprensione e di facile lettura ma lui non ci ha mai pensato Lui ha stampato nella sua mente solo scenari apocalittici, tipo loro due sbattuti in prima pagina su ogni giornale scandalistico della nazione e forse del mondo intero.

Jared si sente sollevato come se un enorme macigno si sia spostato dal suo torace improvvisamente. Quella è una via di uscita, anche se comporta una certa dose di coraggio dover ammettere davanti a tutti, la loro relazione così duramente celata in tutti quegli anni.

Sgriccia è conscio dei loro pensieri. I loro visi tirati, gli sguardi persi nel vuoto e il loro armeggiare uno con le dita l'orlo della giacca e l'altro della camicia, danno ampiamente l'impressione dellla loro lotta interiore. Lascia passare altri cinque minuti, mentre finisce di bere il caffè, ormai freddo.

“Siamo d'accordo, allora?”, chiede, infine, passando accanto a Jensen a mettendogli una mano sul braccio.

Quello annuisce lentamente anche se sta ancora pensandoci, poi alza il viso verso Jared e vedendo il suo sospiro di sollievo, risponde: “Va bene, Phil. Faremo come dici tu”

“Ottimo. Andiamo allora a girare questa scena”, esclama il mastodontico regista con tono gioioso.

Jensen e Jared si accodano al loro capo e la loro andatura assomiglia più a quella dei condannati a morte. Il loro pensiero è fisso sul come dire ai loro colleghi e amici la loro condizione. Per tutti quegli anni avevano mantenuto il segreto e ora...

“Ah bene. Avete finito la vostra riunione 'segreta'? Qui ci stiamo congelando i gioielli di famiglia!”, esclama, saltellando, Misha Collins.

“Che poi, tanto segreta non è...in pratica credo lo sapessero anche i bulloni che voi due siete una coppia...”, aggiunge Jim Beaver, sfregandosi le mani nel tentativo di riscaldarle.

“Bè, io ho solo visto un bacio di sfuggita...ma poteva essere una scena ipotetica per una puntata Destiel...sai, dove Cass si ingelosisce e deve rapire Dean per sottrarlo alle sgrinfie del fratello...”

“COLLINS! Non hai nient'altro da fare?”, tuona Sgriccia, rivolto all'attore che interpreta l'angelo Castiel.

“Capo, avrei da girare alcune scene....”, replica coraggiosamente Misha.

Jensen e Jared sono immobili. Faticano a respirare e sembrano che debbano svenire da un momento all'altro. Si rendono conto che tutti sanno. Infatti i tecnici continuano il loro lavoro come se niente fosse, sorridono alle battute di Misha e Jim come se le facessero tutti i giorni. Quindi nessun proclama o annuncio è richiesto da parte loro.

“Jared, nel copione abbiamo sottolineato le parti che devi assolutamente dire. Le altre puoi inventartele e gli altri ti seguiranno”, dice Dave, l'aiuto-regista, consegnando all'attore più giovane un fascio di fogli.

“Ah, ok. Tanto rumore per nulla, allora”, replica Jared, ridendo, sollevato.

“Peccato sia già morto Shakespeare. Ne avrebbe tratto una commedia di successo dalle vostre vite”, afferma Jim Beaver, mentre si siede sulla sedia rotelle per interpretare il suo personaggio.

“Uh, si te lo immagini....'un sogno di una notte di mezza estate...in un bosco Jensen e Jared, inseguiti da un angelo....”, borbotta estasiato Misha.

“Adesso l'angelo lo uccido così non rompe più...”, esclama Sgriccia, fulminando con lo sguardo l'attore dagli occhi azzurri, prima di prorompere nell'agognata parola: “Azione!”

 

Angolo di Allegretto

 

Ringrazio tutti quelli che hanno aspettato pazientemente la conclusione di questa storia e quelli che hanno commentato in passato e coloro che lo faranno in futuro. Avendo notato che il capitolo dedicato al punto di vista di Misha Collins è stato il più letto dopo quello di Jensen, ho inserito in questo ultimo alcune battute del nostro 'angelo'. Sono quasi certa che pronuncerebbe proprio queste frasi...

Grazie mille! A presto!

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1059860