Angels of death

di LaryTarett
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Una giornata piovosa ***
Capitolo 3: *** La scuola dei misteri ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


          Nell'antichità angeli e umani vivevano in armonia sulla terra, non esistevano né guerre, né povertà, né tristezza. Era il mondo perfetto dove chiunque avrebbe voluto vivere.
Un giorno Tribe,un bellissimo angelo dalle ali color oro e dall’anima frizzante come l’aria in primavera, si innamorò di Lucy, una semplice ragazza umana dall’animo docile. Il capo degli angeli, Artemis, venne a scoprire del sacrilegio che stava compiendo Tribe e lo invitò a parlarne qualche giorno dopo in una roccaforte che si trovava sui monti del Tibet. Quando Tribe arrivò alla roccaforte si trovò davanti un enorme edificio. Era spaventoso, ma allo stesso tempo lussuoso, c’erano delle enormi finestre ricoperte di puro oro, un portone imponente tempestato di diamanti e di altre pietre preziose. Sarebbe sembrato stupendo agli occhi di qualsiasi uomo, ma l’angelo intuì che c’era qualcosa che non andava. Entrato nel palazzo si ritrovò in una stanza fatta completamente d’oro. Mobili, pareti, pavimento, vasi, specchi, orologi erano stupendi quanto irreali. Al centro della stanza c’era Artemis. 
«Tribe, hai disonorato gli angeli, perché? Perché sei stato così stupido da tradir...». Tribe non lo fece neanche finire quando prese lui la parola «No, non dirmi che ho tradito te e gli angeli, non è vero!» a quelle parole Artemis perse la pazienza. «Come osi darmi del bugiardo? Per questo verrai punito, ora saprai cosa si prova a tradire la stirpe perfetta degli angeli!», si avvicinò urlando a Tribe,« Tu sarai trasformato in un umano sarai costretto a soffrire, ad odiare, ad amare e un giorno a morire!» 
«Non puoi farmi questo!» gridò Tribe. «Si, invece. Questo è ciò che meriti per la tua superbia.» Una luce accecante invase la stanza, Tribe sentì un dolore tremendo alla schiena e svenne. Quando si svegliò si trovava su qualcosa di umido e verde. Erba. Era in un bosco. C’erano degli alberi che gli facevano ombra e uno scoiattolo davanti a lui che lo fissava stupito. «E tu che hai da fissare,non hai proprio niente da fare!?» gridò seccato allo scoiattolo, che se ne andò spaventato. «Ma cosa diavolo mi sta succedendo, nessun angelo si comporta così con un animale indifeso. Solo un um…» non finì neanche la frase che ricordò quello che era successo con Artemis. Si toccò la schiena e sentì che al posto delle ali c’erano due cicatrici che formavano una V. Era diventato umano. Per la rabbia da quel giorno Tribe non fu più lo stesso. Iniziò a odiare gli angeli e a volerli morti,passò poco tempo e iniziò a ucciderli. Ne uccideva così tanti che lo avevano iniziato a chiamare The Hunter of Angels.
«Dobbiamo fermarlo se continua così potrebbe sterminarci tutti» disse un giovane angelo. «Non ti preoccupare me ne occupo io ho intenzione di uccidere la persona a cui tiene di più: Lucy» rispose con voce diabolica Artemis. Lucy era andata al fiume a prendere l’acqua, quando una luce la trapassò da parte a parte e la uccise.Tribe la trovò  subito dopo, in uno stato tremendo, era ricoperta di sangue tagliata in due, gli occhi avevano uno sguardo vacuo, vicino al cadavere c’era un foglietto laccato in oro su cui era scritto:
“Ora che la tua amata se n’è andata troverai la forza di uccidere altri angeli?” Artemis
Pieno di rabbia strappò il foglietto e iniziò a gridare, sentì dentro di se una strana forza mai sentita prima d’ora e sulla schiena spuntarono due ali nere come quelle di un corvo. Capì allora che era di nuovo un angelo, ma non un angelo comune: un Angelo della Morte. Con questo nuovo potere spiegò agli altri angeli trasformati in umani come diventare angeli della morte, formò così un esercito per combattere Artemis. Quando finalmente Tribe e Artemis furono faccia a faccia iniziarono a combattere.«È colpa tua se sono così e ora pagherai per questo» urlò Tribe con tono accusatorio. «Ho dovuto proteggere i miei angeli e gli umani da te, questa non è una colpa!!» «Ormai non proteggerai più nessuno, la tua ora è arrivata.» Tribe usò i suoi poteri e con un lampo nero attaccò Artemis, che contrattaccò con una sfera di luce. Dopo aver resistito per qualche ora i due angeli, ormai stremati, caddero a terra morti. Tribe fu sepolto in un bosco da altri angeli e da allora non se ne seppe più nulla.Gli angeli se ne andarono in cielo e gli uomini si dimenticarono di loro.



DALLE AUTRICI:
Aspettiamo le vostre recensioni!! Speriamo che continuiate a seguirci - Lary

 

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Capitolo 2
*** Una giornata piovosa ***


«Mary, muoviti o faremo tardi» Alexandra pronunciò queste parole con un tono di voce molto alto, proprio come quando si fa qualcosa di sbagliato e i genitori cercano di spaventarti, e poi continuò ,«Myriam ci sta aspettando davanti scuola.»   Mary corse dall’amica senza dire neanche una parola. Si diressero con passo svelto verso la scuola, lì videro Myriam e pensarono che era più carina del solito;  aveva una minigonna e leggins,  degli stivali neri alti fino al polpaccio  che evidenziavano la sua altezza e una maglietta viola non troppo aderente  molto in sintonia con i sui capelli color oro, alla luce del sole, e i suoi occhi verdi come quelli di un gatto. Si girò verso le amiche e spostandosi i capelli dagli occhi disse: «Come al solito siete in ritardo, muovetevi!». La sua voce era un po’ severa, ma altrettanto dolce, come quella di una principessa. Mary e Alexandra annuirono ed entrarono. Era una mattinata come le altre, c'erano ragazzi nei corridoi che camminavano senza una meta, c'erano i professori che si dirigevano verso le classi e poi c'erano le tre ragazze ferme davanti alla loro classe a chiacchierare. Mary come al solito indossava una minigonna a balze e una maglietta molto stretta che metteva in risalto il suo corpo snello. I suoi capelli neri scendevano morbidi sulle spalle e gli occhi castani risplendevano sulla pelle chiara. Questa era Mary Becker, una ragazza dolce e silenziosa come un cerbiatto, coraggiosa e intelligente come un aquila. Suonata la campanella ritornarono in classe, ognuno ai propri posti. Mary e Miriam erano sedute vicine, mentre Alexadra era nella fila accanto a loro. L'ora di storia sembrava interminabile, Miriam si girò e guardò Alexandra immersa nei suoi pensieri e gli occhi fissi nel vuoto. Con quell'espressione sembrava un po’ triste, ma gli dava un'aria intelligente e seria, anche se in realtà lei era vivace, allegra,un po’ permalosa,simpatica e con un'anima forte. Alexandra sentendosi osservata si girò verso Myriam, le rivolse un bel sorriso e si concentrò sulla lezione. Come Alexandra si fu girata Myriam notò subito che c’era qualcosa di diverso nella sua amica. “Ma certo si è truccata” pensò. L’ombretto rosa risaltava sulla sua carnagione così chiara, la matita le assottigliava gli occhi castani, il lucidalabbra le faceva brillare le labbra sottili e i capelli ondulati neri creavano un fantastico contrasto con la maglietta rosa acceso. «Signorina Flowers, signorina Flowers » la richiamò il professore di storia e Myriam si girò immediatamente scusandosi come solo lei sapeva fare.  Mancava solo un'ora alla fine delle lezioni, la classe era quasi addormentata dopo una lunga spiegazione di storia, ma erano felici perché era l'ora di educazione fisica. Il tempo non era dei migliori, pioveva e c'erano fulmini abbaglianti e tuoni assordanti. «Un tempo da film horror.» commentò Mary, ma non ricevette alcuna risposta dalle amiche e girandosi si accorse che non c'erano.  “Una tipica figuraccia” pensò, si girò e raggiunse le amiche che stavano chiacchierando mentre aspettavano che qualcuno le scegliesse in una squadra per iniziare la partita. Dopo una gloriosa vittoria Myriam, Mary e Alexandra uscirono dalla palestra per prendere il pallone. «Sempre noi non è giusto però, e sta pure piovendo, vedi tu se ci  dobbiamo  prendere un raffreddore per una stupida palla.» disse lamentandosi Myriam. A un certo punto come si girò rimase bloccata, c'era un uomo, non era un bidello ne un professore , dopotutto nella scuola li conoscevano tutti. Era molto strano, anche se c'era una bassa temperatura indossava una maglietta molto leggera e un jeans nero, portava una rosa bianca in mano, che posò sul terreno di un piccolo giardino di fianco alla palestra. L'uomo si girò, i suoi occhi erano completamente neri, e quando vide quelle tre ragazze se ne andò svelto. Le amiche si guardarono e decisero che era meglio rientrare in palestra, dopotutto stava diluviando.

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Capitolo 3
*** La scuola dei misteri ***


Quella mattina Myriam si alzò presto, stava ancora pensando allo sguardo di quell'uomo nel cortile della scuola,e gli venne una strana sensazione di terrore inquietudine. Scese dal letto e andò ad aprire la finestra della sua stanza, da questa si vedeva il giardino di casa sua. C’erano i fiori che curava la sua madre, c’era  l’albero con la casetta dove lei, Mary e Alexandra giocavano da piccole, c’era il dondolo dove aveva dato il suo primo bacio alle elementari, sembrava tutto normale ad una prima occhiata, ma Myriam sentiva che c’era qualcosa di strano. Sotto la sua finestra, infatti, c’era qualcuno, non l’aveva notato prima perché era ancora intontita dal sonno. Si avvicinò ancora di più alla finestra per cercare di capire chi era, poi capì. Era l’uomo misterioso del giorno prima.
 «A..g..li..de..a o..r..t..e»sussurò lo sconosciuto.
 Myriam scese di corsa e andò nel giardino, ma l'uomo era sparito. Tornò così in casa e pensò che fosse stato solo un brutto scherzo della sua mente. Dentro di sé però sentiva crescere un inquietudine: sotto sotto sapeva che ciò che aveva visto non era solo un sogno.
 
Passarono le ore e Myriam,dopo essersi trovata con le amiche, raccontò loro quello che successo. Mary e Alexandra erano scioccate, così decisero che sarebbe stato meglio parlarne più tardi, anche perché la campanella era appena suonata.
 La prima ora era letteratura inglese. La professoressa era una donna molto bassa sui sessant’anni, con i capelli biondi molto corti, che indossava sempre gonne scozzesi e scarpe ortopediche. Quella mattina come al solito nessuno la stava a sentire e mentre parlava Myriam pensava ancora alle parole dell’uomo cercando un significato, dopo poco si rassegnò. I rebus non erano mai stati il suo forte.
A un certo punto la professoressa pronunciò una frase che attirò molto l'attenzione delle tre amiche.
«...Angels of death came down to Earth to kill humans ...».
“Angel of death? Angeli della morte!!” Myriam capì che combaciava perfettamente con quelle parole. Dopodiché rivolse uno sguardo alle amiche per capire se anche loro avevano capito e notò che sia Mary che Alexandra la stavano osservando con occhi colmi di terrore. Il suono allegro della campanella le fece tornare nella realtà così uscirono dalla classe.
Alla ricreazione Alexandra, Myriam e Mary andarono a vedere se quell'uomo era tornato al cortile e si diressero verso esso.
 « Non c'è nessuno» commentò Alexandra  «andiamocene forza mancano 10 minuti alla fine della ricreazione».
Né Mary né Myriam le diedero ascolto, anzi cominciarono a camminare verso il piccolo cortile vicino la palestra. Erano davanti al grande albero d’acacia dietro la casa del custode quando Myriam inciampò e cadde.
 «Ahi!! Sono inciampata in qualcosa, un sasso, penso».
Aiutando l'amica a rialzarsi Mary si girò per vedere in cosa era inciampata.
«Cos'è quello?»
Dal terreno spuntava una specie di roccia, però era strana: aveva un colore bianco simile a quello di un osso e una forma piuttosto rotonda.
 «Dissotterriamola!» suggerì Myriam.
Mary annuì mentre Alexandra se ne stava in disparte seccata. Myriam e Mary si avvicinarono a quell'oggetto e lo sollevarono dal terra in modo da poterlo osservare meglio. Myriam tese le mani, lo afferrò e gridò con terrore.
 «Un teschio.. é un teschio...!» così dicendo sotterrarono di nuovo l’oggetto e spaventate e tornarono in classe facendo finta di nulla. Non volevano immischiarsi in qualcosa di troppo pericoloso. Non sapevano che lo avevano appena fatto.

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