Who am I?

di MusicAddicted
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***



Capitolo 1
*** I ***


Qualche nota prima di cominciare:

Oh dei… sono agitatissima *fa un gran respiro per calmarsi*

Non è la prima volta che scrivo qualcosa.. ma è la prima volta che scrivo di questo fandom. Finora ho scritto su serie TV e celebrità ma mai su un film.
Solo che ‘Thor ‘ (così come ‘The Avengers’ ) mi è entrato nel cuore
Ho letto tantissime storie su di loro e ce ne sono di davvero stupende, non sarò mai all’altezza, ma… proviamoci!

L’idea mi è venuta guardando l’inizio del film (quei due avevano una tale aria da adorabili pesti) e questo disegno (non so di chi sia, ma ha tutta la mia più devota ammirazione *O*) è stato il colpo di grazia!

http://3.bp.blogspot.com/-nfi0KMRTZVM/TrGACwQj8ZI/AAAAAAAAEH4/LNZBJZAjczM/s1600/thor_and_loki_in_the_movie_by_r6655321-d4ejz40.jpg
 
Ci tengo a precisare che la mia conoscenza sul fandom si basa soltanto sulla cinematografia, perciò chiedo scusa per la mia… ignoranza fumettistica!
Ah, mi sono concessa la libertà che Loki qualche piccola magia la sapesse fare già in tenera età ;)

ok, scappo terrorizzata e vi lascio alla lettura:
 
 
modifica dell'ultim'ora: ci terrei a condividere con tutti questo MAGNIFICO regalo della bravissmissimissimissima Eternal (un GRAAZIEEEEEEEEEEEEEEE sconfinato, tesorina!!)... che tra l'altro mi sta ispirando l'ultimo capitolo ^^  

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Loro due sapevano bene che non avevano il permesso di andare in quella stanza da soli; ma,cosa ancora più importante, quel giorno loro due non avevano neppure il permesso di lasciare le loro stanze.
Erano in punizione, per quello che avevano combinato il giorno precedente.
Del resto si sa, è inevitabile per due bambini cedere alla tentazione di commettere qualche marachella, e ancora di più lo era per Thor e Loki, rispettivamente di nove e sei anni, nonostante essendo i Principini del regno avrebbero dovuto dare il buon esempio a tutti gli altri.
Peccato che più una cosa era proibita, più quei due piccoli birbantelli ne erano attratti.

Per questo spesso si ritrovavano in punizione, che consisteva principalmente in un intero giorno reclusi nelle loro stanze, senza la possibilità di vedersi ed era questa la parte più insopportabile di quel castigo che i due ritenevano profondamente ingiusto.
Perché non importava quante miriadi di giocattoli possedessero, tanti da fare invidia a qualunque altro bambino Asgardiano;  per Thor la compagnia di Loki era il gioco più divertente e viceversa.

La differenza era che Thor aveva un’ampia scelta, perché aveva molti amici e tutti volevano giocare con lui, mentre Loki era sempre visto come quello strano, quello da evitare, quello che avrebbe portato soltanto guai, forse a causa della sua preferenza per le arti magiche piuttosto che per le ben più nobili e benaccette attività da guerriero.
Thor, fatta eccezione per il loro genitori, era l’unico a non giudicarlo per questo ed era l’unico vero amico di Loki.

 
Affinché quella punizione fosse tassativamente rispettata, era stato posto un servitore di guardia davanti a ogni porta; ma Thor aveva imparato da qualche tempo a eludere la sorveglianza.
Come ogni volta che si era ritrovato in quell’antipatica situazione, quel pomeriggio, il figlio primogenito di Odino, con quanta più circospezione possibile, aveva aperto la finestra, arrampicandosi sul davanzale, e da lì si era lanciato senza paura con un agile salto sul ramo del maestoso albero che si affacciava anche sul davanzale della finestra di Loki, il secondo figlio di Odino.
Per il biondo era facile attraversare i rami e saltare sul davanzale della finestra del moro, che lo attendeva, lasciandola spalancata.

“Ce l’hai fatta anche stavolta!” lo accolse il più piccolo, con la contentezza di vederlo che scintillava nei suoi grandi occhi verde smeraldo.

“Io ce la faccio sempre!” dichiarò baldanzoso il più grande, con la fierezza che sfavillava nei suoi piccoli ma intensi occhi blu zaffiro. “Allora che si fa?” gli chiese subito dopo.

“Io dico, se proprio dobbiamo stare in punizione , almeno facciamolo per qualcosa che ne valga davvero la pena. Quelle ranocchie alla lavanderia le abbiamo messe solo per farci due risate!” riepilogò Loki, ridacchiando a quel ricordo, nemmeno troppo remoto.

“Sì, e una delle serve ne aveva anche una in testa!” rise Thor, facendo però attenzione a non farsi sentire nel corridoio. “E’ stato un così bello scherzo che pure Sif, Fandral, Volstagg e Hogun mi hanno detto che siamo stati dei grandi. Loro sì che ci capiscono!”commentò il più grande, con un sorriso tronfio d’orgoglio.

“Semmai sei stato grandioso tu, loro capiscono solo te!” sbuffò il più piccolo, imbronciandosi.

Quella era una visione che Thor non poteva proprio sopportare.

“E dai, Loki, non fare così! E poi lo sai che ci sono sempre io che ti capisco!” lo abbracciò il biondo, con fare protettivo, con Loki che premeva il viso contro il suo petto.

Quando il moro rialzò la testa per guardare il fratello, il sorriso aveva fatto ritorno sul suo volto.

“Thor, vogliamo rischiare di prenderci una punizione con i fiocchi?” lo spronò il più piccolo.

“Che cos’hai in mente?” lo guardò impaziente e intrigato Thor.

Del resto, il suo fratellino aveva sempre le trovate più geniali e le marachelle più azzardate avevano sempre la sua firma.

“Qual è il posto più proibito al quale riesci a pensare?” lo scrutò furbescamente Loki.

Immediatamente, il volto del piccolo Thor si accese di entusiasmo e adrenalina.

“Loki, no, sei matto? E se ci scoprono?” domandò, non riuscendo però a reprimere un sorrisetto.

“Non ci scopriranno.” garantì Loki, con una calma sicura che lo contraddistingueva.

“Loki, no…” tentennò un’ultima volta Thor.

Il piccolo Loki sorrise. Sapeva benissimo che quel ‘no’ voleva dire ‘sì’.

A conferma delle sue teorie giunse la domanda del fratello.

“E come facciamo?”

“I servi sorvegliano soltanto le porte delle nostre stanze. E padre e madre sono talmente sicuri che non usciremo da qui che non hanno nemmeno esteso la punizione a tutto il resto della reggia.” gli spiegò Loki.

“Cosa vuoi dire?” lo guardò confuso il biondo, grattandosi la testa.

La perspicacia non era il suo forte.

“Ti sto dicendo che se riusciamo a uscire da qui, non dovremmo più preoccuparci di niente, almeno finché non arriviamo al nostro obiettivo!” precisò pazientemente il più piccolo, più che abituato all’ottusità del fratello , ma anche sottilmente divertito.

“Dai, Thor, facci uscire da qui e il gioco è fatto!” lo spronò un’ultima volta il moro.

Le prove di forza fisica e agilità non erano il suo forte.

Per tutta riposta, Thor flesse le gambe e incurvò la schiena in avanti, chinando la testa.

“Salta su, fratellino!” lo invitò e Loki non se lo fece ripetere, stingendosi forte al fratello maggiore, che nonostante avesse soltanto nove anni aveva una forza fuori dall’ordinario.
A rendergli le cose più facili c’era anche il fatto che Loki fosse notevolmente minuto ed esile di costituzione, cosa che non faceva che aumentare il senso di protezione che Thor aveva nei suoi confronti.

Con facilità il biondo saltò sul davanzale, col suo piacevole fardello ben saldato, con le piccole braccia strette dolcemente attorno al suo collo.
Loki adorava quel contatto così intimo con il suo fratellone, in quei momenti si sentiva sicuro e protetto da ogni cosa.

“Andiamo!” ridacchiò Thor lanciandosi sul ramo.

“Non hai paura?” mormorò titubante Loki, guardando la vertiginosa altezza che li separava dal suolo.

Per tutta risposta Thor rise.

“Loki, un futuro re non può avere paura e poi io sono il più forte!” proclamò, saltando di ramo in ramo, finché l’altezza non si fece più così minacciosa e nel giro di pochi istanti si ritrovarono sani e salvi sul morbido prato.

A Loki un po’ dispiacque scendere a terra, ma avevano un’adrenalinica missione che li stava attendendo.

Fecero tutto il giro del palazzo e si infilarono svelti all’ingresso, correndo indisturbati per i corridoi.

Avevano il fiatone e il cuore in gola, ma continuavano a sorridersi, quasi come se fosse per incoraggiarsi a vicenda.

Mancavano pochi metri alla stanza delle armi e più si avvicinavano, più si rendevano conto di quanto fosse grande quel rischio.

Ma il rischio per loro due era né più né meno che un meraviglioso gioco.

Fino a quel momento tutto era andato a meraviglia:  nessuno li aveva scoperti.

Loki e Thor si trovavano all’angolo del corridoio che li separava dall’agognata stanza.

Il loro padre, nonché il padre di tutti gli dei e sovrano del loro regno, Asgard, era solito portarli con sé nella stanza delle armi, per mostrare loro qualche particolare reliquia e rievocare l’aneddoto ad essa legata.
Il re parlava ai due bambini sovente di quello che un giorno sarebbe stato loro, nonostante il trono fosse destinato a uno soltanto.
In quel momento però Odino non era lì con loro e l’accesso alla stanza era severamente vietato da due guardie poste all’ingresso a sorvegliare vigili e impassibili.
Già dal loro nascondiglio  i due bambini le potevano scorgere  con facilità.
 
“Non ce la faremo mai a entrare, è meglio se torniamo indietro!” sbuffò Thor, sollevandosi una ciocca dorata dalla fronte.

“Thor, un futuro re non si abbatte mai davanti al primo ostacolo!” ribatté Loki, sottovoce per non farsi sentire dalle guardie.

“Hai ragione, ma cerca di usare la testa, non possiamo certo batterci con le guardie!” lo guardò confuso Thor.

Loki gli mostrò un ghigno furbetto.

“E chi ha mai parlato di battersi?”

“Uh?”

“Voglio dire, sarà molto più facile entrare quando non resterà nessuna guardia a sorvegliare la stanza!” sorrise calmo il più piccolo.

“E come pensi di fare?” lo scrutò il fratello maggiore, con aria ammirata.

Adorava l’ingegno del suo fratellino.

“C’è una cosa che ho imparato a fare da poco e credo che potrebbe funzionare. E’ che non la posso fare su di me, mi serve il tuo aiuto.” mormorò Loki.

“Ma se non l’hai mai fatta su di te, come fai a sapere se funzionerà?”lo mise in difficoltà il biondo.

“Hey! Guarda che io le cose le so fare bene, mi sono applicato tanto, è ora di vedere i risultati!” si infervorò il moro.

“Thor, tu ti fidi di me?”gli chiese subito dopo, con tono più calmo e un debole sorriso.

Thor gli mostrò un sorriso più largo e gli strinse la mano con affetto.

“La sai già la risposta, dimmi solo quello che devo fare!”

“Quando te lo dico io, devi urlare più forte che puoi alle guardie di allontanarsi, mandale nel posto più lontano che ti viene in mente!” lo avvisò Loki.

“E perché mai mi dovrebbero stare a sentire?” si accigliò Thor.


“Lo vedrai. Cerca di sembrare un re, cerca di dirlo come lo direbbe padre!” rispose il più piccolo, posizionandosi dietro le sue spalle. “Ti darò io il segnale, ok?”

“Ok!” rispose il biondo, con rinnovata fiducia.

Felice della sua approvazione, Loki chiuse gli occhi e si concentrò a fondo per qualche secondo, bisbigliando qualcosa di intelligibile.

Quando riaprì gli occhi notò soddisfatto che sulla sua mano sinistra era comparsa una piccola luce, di un verde intenso.

Appoggiò quella mano sulla spalla di Thor, che nel frattempo era concentrato a pensare a un posto dove spedire le guardie e sembrò trovare quello perfetto.

“Ora!” sussurrò il moro al biondo.

“Guardie! Vi voglio subito al cospetto di Heimdall, è un ordine, non c’è tempo da perdere!” gridò Thor con quanto fiato aveva nei polmoni, ma la cosa sorprendente è che dalla sua bocca uscì esattamente la voce del padre, la voce di Odino.

Le guardie sussultarono e senza farsi ulteriori domande, si precipitarono dov’era appena stato loro ordinato, credendo che fosse in corso un attacco da un regno ostile.

Loki, tirò via la mano da Thor e la piccola luce si estinse.

“Ma… come ci sei riuscito?” domandò esterrefatto Thor, con la sua normale voce e gli occhi ricolmi di meraviglia.

“E’ un incantesimo camuffa-voce e sì, pare proprio che io lo sappia fare bene!” si gasò Loki, passandosi una mano fra i capelli, con un ampio sorrisone di vittoria. “Da Heimdall, eh? Bella trovata, fratellone!” si complimentò  con lui subito dopo.

“Beh, almeno così di sicuro avranno un bel po’ di strada da fare!” ridacchiò il biondo. “Dopo di te, fratellino.” lo invitò, uscendo con lui dall’angolo nel quale si erano rintanati.

La via era finalmente libera, ma sapevano anche che avevano poco tempo a disposizione: le guardie si sarebbero accorte presto di quel piccolo inganno.

Thor e Loki, corsero all’interno della stanza delle Armi,  cercando con lo sguardo se era arrivata una nuova reliquia, ma non trovando nient’altro che non avessero già visto.

Thor ne approfittò per ammirare il Mjolnir , il leggendario martello magico usato dal padre in numerose guerre.
Era l’arma più potente che fosse mai stata creata e il bambino si beava della sua visione, fantasticando ad occhi aperti sul giorno in cui quel martello sarebbe stato suo.

Non molto distante, posto su un piedistallo di pietra, troneggiava lo scrigno del regno di Jotunheim ed era la reliquia più importante che Odino avesse mai riportato da una guerra.
Quello scrigno era la fonte principale del potere dei Giganti di Ghiaccio, gli abitanti di quel regno freddo, buio e inospitale, ma soprattutto i loro nemici più efferati.

Thor adorava sentire il padre narrare della guerra che alla fine era riuscita a portare la tregua fra i due regni. Desiderava ardentemente diventare un valoroso e temibile combattente, al fine di poter dimostrare ai loro nemici chi deteneva il comando supremo.

Al contrario, Loki non amava molto sentir parlare di quella storia, preferiva quando sua madre gli raccontava dei restanti sette regni.
C’era qualcosa in Jotunheim che gli metteva una tristezza infinita nel cuore e un profondo senso di disagio.

Continuava a fissare quello scrigno, forse perché catturato da quell’azzurro intenso o forse perché attratto da un ancestrale e irresistibile richiamo.
Loki provava dentro di sé l’irrefrenabile impulso di provare a toccarlo, anche se non ne comprendeva il motivo.
 


TBC
 
 

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Capitolo 2
*** II ***


Waaaaaaaaaaaahhhh!
Ma che bella accoglienza, grazie a tutte, siete splendide!!
Sapete, sono un’eterna insicura, specie quando si tratta di muovere i primi passi in un altro fandom..
Allora non è stato poi così disastroso come esordio *sospira sollevata*
E grazie anche a chi segue questa FF in silenzio, felice di aver catturato il vostro interesse, per un motivo o per l’altro ;)
Bando alle ciance, si prosegue:

 
II.
 
“E’ lo scrigno degli Antichi Inverni, quello della storia che ci racconta sempre padre!” commentò Thor, decidendo che aveva rimirato abbastanza  il leggendario martello per quel giorno.

“Io lo posso sollevare!” affermò Loki, come se fosse in una sorta di trance.

“No, padre non vuole! Non bisogna toccare niente qui!” lo ammonì Thor, avvicinandosi di qualche passo.

Loki distolse temporaneamente lo sguardo dallo scrigno per affrontare il fratello.

“Ma io ci voglio provare, per farti vedere che anch’io sono coraggioso e forte come te!” insistette il più piccolo.

“Fratellino, tu non mi devi dimostrare proprio niente!” gli sorrise dolcemente il biondo.

“Invece sì; e non ho paura di farlo!”

Dicendo quelle parole, Loki afferrò le maniglie dello scrigno, nel tentativo di sollevarlo; ma anche senza il bisogno di compiere quello sforzo accadde qualcosa di inaspettato e sconcertante.

Le sue mani dal loro bel rosa pallido si erano tinte di blu e la cosa non era certo sfuggita allo sguardo di entrambi.

“Questa magia non l’avevi mai fatta, ma non mi piace!” borbottò nervosamente Thor.

“Non è una magia!” rispose Loki, spaventato. “Non sono io a farlo!” spiegò, continuando a impugnare quello scrigno.

Era come se una misteriosa forza incontrollabile gli impedisse di mollare la presa, mentre sentiva un tremendo gelo impadronirsi del suo corpo sempre più, a ogni secondo che passava.

E con la sensazione di gelo aumentava in proporzione anche la superficie di pelle blu, che ormai si era estesa all’intera lunghezza delle ossute braccia.

Thor indietreggiò, ancora più agitato.

“Dai, Loki, mandalo via, non mi piace tutto quel blu!” lo pregò disperatamente.

“Non ci riesco!” gridò Loki spazientito e attanagliato dal gelo, cercando di trovare la forza di volontà sufficiente per staccarsi da lì.

Thor trattenne un urlo, sussultando quando vide i suoi begli occhi verdi diventare due minacciose fessure di un cupo rosso scuro.

“Perché fai così?” gli domandò Loki, scoppiando a piangere, non capendo che cosa stesse succedendo.

“I – i tuoi.. occhi..” balbettò Thor, indietreggiando ancora di più.

“I miei occhi cosa?”

“Tu sei un mostro!” gli gridò sprezzante Thor, prima che fossero investiti da un fortissimo fascio di luce.

Quando la luce intensa si dissolse, Frigga, la moglie di Odino, stava tenendo fra le braccia Thor che era sotto shock e scosso dai fremiti; mai come lo era Loki, ora tornato al suo aspetto normale, stretto fra le forti braccia di Odino, che lo aveva allontanato subito dallo scrigno con uno strattone.

“Siamo arrivati troppo tardi!” borbottò Odino, scambiandosi uno sguardo colpevole con la consorte, che si limitò a reclinare il capo con fare sommesso, mentre era intenta ad accarezzare le ciocche dorate del figlio.

Con un’ultima serie di sussulti e singhiozzi, Loki rialzò la testa.

“Che-che cos’era , padre? Che cos’ero?” domandò, con la voce spezzata e gli occhioni, nuovamente verdi, colmi di lacrime, leggermente arrossati dal pianto.

Odino sospirò pesantemente, preferendo non rispondergli, ma continuando ad accarezzargli i neri capelli, in un gesto di conforto.

Nel frattempo si era ripreso anche Thor, che aveva nuovamente rivolto lo sguardo verso Loki, sollevato nel rivederlo con le sembianze di sempre.

“Volevamo solo venir qui per gioco, ma poi Loki ha toccato quel coso,” raccontò alla madre, indicando frettolosamente lo scrigno con l’indice. “E allora lui è cambiato tutto ed io mi sono spaventato! Ma un futuro re non dovrebbe mai spaventarsi!” aggiunse, rimproverando se stesso.

“No, Thor!” ribatté Loki, guardandolo truce . “E’ un fratello buono e gentile che non dovrebbe mai spaventarsi!” gli rinfacciò, profondamente ferito.

Thor sembrò voler replicare, ma poi preferì il silenzio.

Odino strinse Loki ancora più forte a sé e questo riportò l’attenzione del bambino sul sovrano incontrastato del regno.

“Si trattava di una magia involontaria, padre? Era qualcosa che non riesco ancora a controllare?”gli chiese con una debole, debolissima speranza,  perché dentro di sé aveva già insito il timore che non fosse così.
 
“Bambini miei, in queste spiacevoli circostanze non mi è più permesso celarvi ulteriormente la verità.” sospirò il re.

“E quale sarebbe la verità?” lo interrogò Loki, serio come non mai.

“Tutto ebbe inizio con la guerra a Jotunheim,” si decise a narrare il re, cercando di prendere tempo.


- Ha soltanto sei anni, non può essere già in grado di sopportare che il re Laufey lo abbia ripudiato e lasciato a morire perché indegno della sua stirpe!- rifletté il saggio e giusto padre degli dei, leggendo lo stesso dubbio anche negli occhi della sua amata consorte.


I due bambini lo ascoltavano in rispettoso silenzio.

“Voglio dire, ancora prima che la battaglia iniziasse, qualcuno dal regno di Jotunheim riuscì ad arrivare alle nostre terre, non so in che modo, lasciando all’ingresso della reggia una culla, con dentro un bambino di soli pochi giorni,” proseguì Odino.

Loki sussultò a quella notizia, staccandosi dall’abbraccio dell’uomo.

“Ero io quel bambino!” intuì da sé il più piccolo, così istintivamente che la sua non era nemmeno una domanda, ma una vera e propria affermazione.
Thor si limitò a trattenere un grido di stupore.

Con un fugace sguardo e un sorriso riconoscente, Frigga fece capire al suo amato sposo quanto stesse apprezzando quella versione dei fatti resa molto meno indolore.

“Sì, Loki, trovai quella culla con dentro un biglietto dove i tuoi genitori, facendo appello alla mia indole magnanima, mi chiedevano di badare a te; perché a causa della tua statura ,troppo piccola per essere quella di un gigante, nel loro regno non saresti stato al sicuro, senza contare il pericolo della guerra imminente.” spiegò il re, mettendogli una mano sulla spalla. “I tuoi genitori hanno fatto quel sacrificio, si sono privati di te con gran rammarico, affinché tu potessi essere felice, sereno e al sicuro, con noi, nella mia famiglia, amato come un figlio, come mio figlio, agli occhi di tutto il regno!” concluse.

Con un gesto di stizza, Loki tolse la mano di Odino.

“Io non sono degno del tuo tocco, non sono degno di questa famiglia. Sono figlio dei vostri più odiati nemici, ci deve essere qualcosa di orribile anche in me!” sibilò Loki, scosso da fremiti di rabbia.

“Loki, no, non dire così!” lo interruppe Thor, alzandosi per andare verso di lui, ma Loki indietreggiò, in direzione dell’uscita.

“Sta’ zitto! Tu non capisci, nessuno lo può capire cos’ho dentro!” gridò fra le lacrime il più piccolo, lanciandosi fra i corridoi.



Thor non perse tempo e lo rincorse.

Frigga stava per andare presso di loro, ma Odino la fermò.

“No, Frigga, non dobbiamo interferire ora!”

La donna rivolse un’occhiata raggelante al marito, che ne fu leggermente intimidito.

“Mio figlio sta attraversando il momento più difficile della sua vita, non ha più certezze, non ha più un punto di riferimento. Non puoi chiedermi di non interferire!” affrontò il suo re, caparbia e austera, per poi andarsene.

 
Mentre gli adulti discutevano, Loki stava già attraversando i corridoi correndo ,deciso a far ritorno nella sua stanza, ma Thor era sempre stato più veloce di lui.

“Loki…” mormorò, prendendolo per un avambraccio, prima che arrivasse a destinazione.

“Lasciami!” sbraitò il moro.

“No, sei mio fratello e…”

Ecco. L’aveva detta. Quella parola tanto cara al bambino più piccolo che in quel momento però era diventata dolorosa come una lama tagliente che gli affondava inesorabile nel cuore.
Sì voltò verso il biondo, con le sue gemme di smeraldo ridotte a due fessure glaciali, mentre tremava, non riuscendo più a frenare la valanga di emozioni contrastanti che lo sovrastava.

Loki aveva definitivamente perso il controllo.

“Io non ce l’ho un fratello!”  gridò con tutte le sue forze, emettendo una potente ondata di energia che spazzò via Thor, mandandolo a sbattere contro una parete, dove perse i sensi.

“Thor?” lo chiamò incerto Loki, con gli occhi ricolmi di lacrime; scrollandolo leggermente, sollevato quando lo vide riaprire gli occhi.

Del resto, Thor era dotato di una forza e una resistenza fuori dall’ordinario e quel colpo l’aveva solo tramortito leggermente.

Tuttavia, prima che il biondo potesse riprendersi del tutto, Loki era già scomparso, chiudendosi dentro la sua stanza.




Soltanto pochi minuti prima gli era sembrata una prigione opprimente che lo teneva lontano dai divertimenti, ma in quel momento era diventato il suo rifugio, il luogo dove poteva starsene da solo con i suoi pensieri.

Già, ma Loki era terrorizzato dai suoi stessi pensieri. Il solo ricordare quello che aveva appena causato al fratello lo faceva rabbrividire.

- Abbiamo giocato alla lotta tante volte, ma stavolta era diverso. Non era un gioco... e io non ero più io!
 
Un leggero bussare alla sua porta lo distolse dalle sue riflessioni.

“Lasciatemi solo!” urlò a chiunque ci fosse dall’altra parte.

“Tesoro, sono io, lasciami entrare,” lo esortò la voce dolce e confortante  della madre.

- No, non madre. Frigga, la regina di questo regno… che non è il mio!- si ammonì il bambino, ma non poteva dimenticare tutte le volte che quelle calde braccia lo avevano stretto e consolato nei momenti più difficili, così come  non poteva negare a se stesso quanto in quel momento avesse un bisogno disperato di quell’abbraccio.

Per questo girò la chiave nella serratura e le permise l’accesso alla sua stanza.

“Oh, Loki, bambino mio!” lo strinse al petto la donna, accarezzandogli i capelli corvini.

“No, non è vero, non sono tuo! Non sono di nessuno!” ribatté acido, separandosi, ma Frigga lo prese per mano e lo condusse al suo letto, dove si sedettero.

“Lo so cosa stai facendo adesso. Stai ascoltando la tua testa, stai facendo prevalere la razionalità che ti dice solo che non abbiamo lo stesso sangue che ci scorre nelle vene,” commentò lei.

“E non è forse così?” la interruppe lui.

“Sì, è così, non lo possiamo negare; ma tu credi davvero che sia il sangue a formare una famiglia? Che sia un vero genitore solo chi ti mette al mondo e non chi ti cresce con amore indiscriminato, restando al tuo fianco in ogni momento, ridendo con te in quelli belli e confortandoti in quelli brutti?” gli domandò lei, posandogli una mano aperta sul petto.

Il bambino sgranò i suoi occhioni, incapace di proferire parola.

“E’ il tuo cuore che devi ascoltare, Loki, è lui che ti darà la risposta.” gli sorrise la donna.


E Loki seguì quel consiglio, provò ad ascoltare il suo cuore, poi asciugò le lacrime e ricambiò quel sorriso.
 
“Madre?” tentennò, stringendole in un pugno chiuso un lembo delle sue sontuose vesti regali.

“Sì, mio dolce bimbo, è quello che sono e quello che sarò sempre!” gli accarezzò il viso lei. “Così come Odino è tuo padre, perché ti vuole bene come un figlio, perché tu sei nostro figlio, il resto non ha alcuna importanza!” lo rincuorò lei. “La vuoi sapere una cosa? Quando tuo padre e io ti abbiamo visto per la prima volta, eri tutto blu, ma piccolo come un qualsiasi bambino normale.”

“Davvero?” domandò lui incuriosito.

 “Sì, ma non appena lui ti ha preso fra le sue braccia hai mutato il colorito e sei diventato un bellissimo bambino Asgardiano, non che non fossi già bello prima! Loki, tu eri destinato a noi, tu fai parte della nostra famiglia!” gli diede l’ennesima conferma Frigga.

 
“Come sta Thor?” chiese il bambino, dopo qualche istante di esitazione.

“Non preoccuparti, sta bene, l’ho visto correre nella sua stanza!” rispose Frigga.

“Madre, io non volevo farlo, è solo che…” si agitò lui.

La donna lo abbracciò nuovamente.

“Lo so, ti abbiamo sentito tutti gridare, ma tu eri talmente sotto shock , è normale … e sono certa che l’abbia capito anche Thor.  Tuo fratello ti vuole bene,”

“Ma lui non è davvero mio…” cercò di ribattere Loki, ma Frigga lo mise a tacere, posandogli un indice sulle labbra.

“Non  lo devi mai dire. E poi in fondo sai che non è così. Ricordalo sempre, Loki, tu hai una madre, un padre e soprattutto un fratello che ti vogliono un bene infinito!” ribadì lei, lasciando la stanza, mentre il bambino si struggeva, con una dolorosa consapevolezza nella sua mente, a cui però ne conseguiva un ottimo proposito.


- Sono stato orribile con Thor. Devo fare pace con lui!-


 
************************ (Contemporaneamente)
 

- Sono stato orribile con Loki. Devo fare pace con lui!-

Questo era stato il primo pensiero del principino Asgardiano più grande, non appena aveva ripreso coscienza, vedendo l’altro principino allontanarsi.

- Devo farmi perdonare e forse so come fare! – decise, folgorato da un’idea brillante.

Per questo si precipitò nella sua stanza, ma incrociò la strada con la madre, alla quale spiegò brevemente che cos’era successo.

Una volta nella sua stanza aprì un grosso baule, dove fra giocattoli e cianfrusaglie varie trovò quello che faceva al caso suo.

Si mise subito al lavoro, ma dopo qualche minuto qualcuno bussò alla porta, per poi entrare senza troppi convenevoli.

“Figliuolo, Sif e gli altri ti aspettano per l’allenamento!” lo avvisò il padre.

“Non ci vado all’allenamento!” ribatté sprezzante Thor, per poi voltarsi in direzione del re. “Come sta Loki?” domandò, in tono più apprensivo.

“Non temere; tua madre gli sta parlando. E’ stato un grande shock per lui, ma forse è meglio che abbia scoperto ora la verità.” commentò il padre degli dei, per poi scrutare a fondo il figlio. “Per te questo ha cambiato qualcosa?”

Fu felice di vedere Thor scuotere la testa.

“Blu, verde, giallo, rosso, viola… io a Loki vorrò sempre tantissimo bene!” assicurò.

“Le tue parole mi allietano assai. Adesso vai all’allenamento, sai che è molto importante forgiare la tempra e fortificare il fisico!” lo esortò Odino.

“Lo so, ma ho qualcosa di più importante da fare!” insistette il bambino, puntando i piedi.

“E posso sapere di cosa si tratta?” lo interrogò il padre, dandosi un’occhiata attorno e vedendo sulla scrivania un progetto ancora indefinito.

“Qualcosa che mi aiuterà a fare pace con mio fratello!” annunciò Thor, determinato.

Il re sorrise, dandogli una pacca sulla spalla.

“Figlio mio, questa mi sembra una motivazione più che valida!” disse, allontanandosi inorgoglito.

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All’incirca mezz’ora più tardi, dopo aver fatto prove su prove, trovando così le giuste frasi da dire, qualcun altro bussò alla stanza di Thor.

Thor sbuffò scocciato. Era quasi a metà del suo lavoro, non voleva interromperlo proprio in quel momento.

“Madre, non puoi tornare dopo? Ti assicuro che sto bene, l’hai visto anche tu!” asserì  ad alta voce, senza muoversi dalla scrivania.

“Thor,sono io!”schiamazzò in risposta un vocino più che familiare a Thor.

Era felice che lui gli volesse ancora rivolgere la parola.

- Ma adesso è troppo presto, non ho ancora finito il suo regalo. Ed io gli voglio fare una grandiosa sorpresa! – pensò, alzandosi momentaneamente dalla sedia e andando verso la porta per aprirla, giusto un piccolo spiraglio che non facesse intravvedere nulla all’altro.

“Loki, ora non è il momento, lasciami solo!”mormorò il biondo.

“Ma…” protestò il moro.

“Va’ via, Loki!”lo allontanò il più grande, chiudendo la porta a chiave.

 
- Forse sono stato un po’ brusco, ma quando vedrà la mia sorpresa, capirà!- si disse Thor, tornando al lavoro con ancora più entusiasmo.



 
Purtroppo era un altro il messaggio che era arrivato a Loki, che fissava desolato quella porta chiusa.

- Non mi vuole vedere, è arrabbiato con me! Non mi considera più suo fratello… perché è vero, io non lo sono!- si disse, tornando alla sua stanza.

Era bastata quella brusca interazione con Thor perché tutte le sue ritrovate sicurezze, che Frigga si era premurata pazientemente di ripristinare nel suo figlio minore, venissero spazzate via come foglie in un turbinio di vento.

Un vento gelido, che stava nuovamente intrappolando il cuore del bambino nella sua morsa impietosa.

- E tutto il discorso che mi ha fatto prima madre-no-Frigga… erano soltanto un mucchio di bugie! Un tentativo di ingannarmi, di convincermi di qualcosa che non è vero. La verità è che io sono solo al mondo, a nessuno importa davvero di me, posso solo contare su me stesso! – proseguì le sue distorte riflessioni, afferrando una sacca e riempiendola con una copertina ripiegata, un cambio dei vestiti, qualche panino che gli era avanzato dalla merenda e un paio dei libri che tanto adorava, nonostante avesse imparato da poco a leggere.

- Thor mi ha detto di andare via ed è quello che farò!-

Si avvicinò alla finestra e la riaprì per la seconda volta nel corso di quella giornata, dopodiché si caricò la sacca sulle spalle  e si arrampicò sul davanzale.

Guardò terrorizzato la distanza che c’era fra il robusto ramo dell’albero e il davanzale, sentendosi girare la testa.

Per un attimo fu tentato di ritornare indietro, ma poi tornò a fargli visita quella fredda razionalità che stava diventando sua usuale compagna.

- No, al nuovo Loki non è permesso di avere paura!- si impose, compiendo con determinazione quel salto e atterrando sul ramo.

Molto faticosamente riuscì a scendere dal tronco e sentendosi più sicuro, con i piedi che finalmente toccavano il suolo; cominciò a correre, aiutato dal buio invernale che lo nascondeva più facilmente alla vista altrui.
 



All’ora di cena, come di consueto, Frigga andò a chiamarlo, ma quando aprì la porta vide un piccolo cumulo sotto le coperte.

Sorrise, sedendosi sul letto.

“Figlio mio, hai avuto una giornata piena di emozioni intense, è normale che tu ora ne sia sfinito!” mormorò, tirando leggermente indietro le coperte, nel tentativo di rimboccargliele con maggior cura.

Fu lì che si accorse del piccolo inganno.

Sotto non c’era altro che pupazzi e giocattoli accatastati.


***************************

Thor era pienamente soddisfatto.

Aveva impiegato parecchio tempo, ma ora poteva ammirare estasiato il risultato delle sue fatiche, che gli era riuscito davvero bene.

- A Loki piacerà tantissimo! –  trepidò, con un sorrisetto compiaciuto al solo pensiero, afferrando il suo regalo per  il fratello e uscendo dalla stanza, impaziente di consegnarglielo, ma un urlo gli gelò il sangue nelle vene.

Era l’urlo di sua madre.

“Loki è scappato!” pianse disperata la regina e un istante dopo Odino apparve al suo fianco, cingendola fra le forti braccia.

Mentre, addolorato come lei, il re la consolava, asciugava le sue lacrime  e si faceva raccontare la loro chiacchierata di poche ore prima, Thor stava ancora cercando di elaborare quella terribile notizia, perché non gli sembrava possibile, non voleva crederci.

- Se Loki è davvero fuggito, la colpa è soltanto mia- si rimproverò.


Odino e Frigga si incamminarono nella stanza del loro primogenito per comunicargli la triste notizia, ma non trovarono altro che la finestra aperta, con il vento gelido che sferzava i loro volti regali e l’ansia che divorava i loro cuori.

 
TBC
 

 
Un bel casino, eh?
Ad ogni modo, re, regine, dei, praticanti di magia e via dicendo, credo che per qualsiasi genitore sia un dramma ogni volta che il figlio fugge di casa… figuriamoci quando i figli sono due!
Spero che questa storia continui a catturare il vostro interesse e sentitevi liberi di fare qualsiasi domanda… non è detto che però io vi risponda! *sorride perfidamente e batte il cinque con Loki Senior*
Appuntamento al prossimo capitolo… che credo anche sarà l’ultimo.
 

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Capitolo 3
*** III ***


Ma buongiornooooooo!!!
 
Tesorine belle, ma quanto vi adoro?? I vostri commenti sono l’amore… e mi fanno sbriluccicare gli occhi, siete una più buona dell’altra!!
 
Dopo una notte pressoché insonne per metà … sono riuscita a finire il capitolo in tempo!!
un avvertimento però lo devo mettere : FLUFF ESTREMO. Dolcezza oltre il livello consentito.
quindi … davvero, astenersi  non-amanti del genere! XD
 
è rimasto qualcuno?!
allora buona lettura ^^
spero che vi possa piacere, vi strappi un sorriso è, perché no? Magari anche una (bella) lacrimuccia ^^
 
 
 
III.
 
Non c’era tempo per lo sconforto. Bisognava agire e in fretta. Odino questo lo sapeva bene, mentre si dirigeva alla sala del trono, con l’amata consorte appresso.
 
“Guardie! Vi voglio tutte al mio cospetto, subito! E’ un ordine, non c’è tempo da perdere!” comandò, con tutta l’autorità che ben lo contraddistingueva.
 
Accorsero tutte nel giro di pochi istanti, riempiendo i corridoi di passi pesanti e rumori metallici di armature.
 
“I miei figli sono fuggiti dalla reggia; ma non possono essersi allontanati di molto. Ciò nonostante, credo che sia Loki quello che ha tutte le intenzioni di lasciare il regno.; controllate perciò tutte le zone di confine e di transito!” istruì i suoi uomini il re, mentre Frigga cercava di recuperare il suo usuale contegno che ben si confaceva a una regina di tale rango.
 
Mentre il suo sposo era ancora impegnato a dare disposizioni, lo sguardo gli cadde su due guardie, accorse in ritardo.
Per la precisione, erano quelle addette alla sorveglianza della stanza delle Armi.
 
“Si può sapere che cosa vi abbia mai trattenuto dalle richieste del vostro re?” domandò rigoroso Odino.
 
Per tutta risposta, le due guardie lo scrutarono con attenzione, inclinando la testa da un lato.
 
“Sì… secondo me stavolta è quello vero!” bisbigliò uno dei due al collega e quello annuì.
 
Odino li aveva sentiti.
 
“Ma è ovvio che sono il vero Odino e questo è un ordine autentico dell’autentico, unico e solo padre degli dei!” tuonò.
 
“Ci perdoni, Sire, per la nostra diffidenza.” replicò il primo.
 
“E solo che… era così identica quella voce… e con le stesse, precise vostre parole!” borbottò il secondo, entrambi proferendosi nel più rispettoso degli inchini.
 
“Scellerati! Ancora non capisco come vi siate potuti far gabbare da due bambini! Voi dovreste essere le mie guardie migliori!” sbottò il re.
 
“Ora andate e mostratevi degni della fiducia che vi concedo nuovamente!” comandò, e i due si allontanarono in tutta fretta, al seguito delle altre guardie che avevano già avviato le ricerche.
 
Odino sentì una leggera risatina alle sue spalle.
 
“C’è qualcosa che ti diverte alquanto, mia cara?” inarcò un sopracciglio, voltandosi verso la sua sposa, guardandola con fare falsamente arcigno con l’occhio buono che gi era rimasto.
 
Tutto sommato, era felice di rivederla nuovamente serena.
 
“Addirittura le stesse, precise parole? Mio re, pare che qualcuno ti conosca molto bene!” rispose lei, canzonatoria, lasciandosi confortare dalla consapevolezza che avrebbero ritrovato i loro bambini, riportandoli a casa sani e salvi.
 
“Quando faranno ritorno, entrambi mi dovranno raccontare un bel po’ di cose!” borbottò il re. “Tuttavia, se Loki è tanto bravo a nascondersi quant’è abile con la magia… siamo spacciati!” aggiunse preoccupato.
 
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Loki lo sapeva.
Era certo che il re avrebbe mandato le sue guardie a cercarlo, probabilmente per fargli scontare la giusta punizione, dopo un tale gesto di affronto.
Tuttavia, grazie al loro incedere non proprio silenzioso, lui era perfettamente in grado di anticipare le loro mosse; nascondendosi fra i cespugli, all’interno di un tronco cavo o in qualunque altro posto gli suggerisse l’ingegno.
 
Dopo che anche il terzo gruppo di guardie ebbe setacciato la zona, senza però trovarlo, Loki decise che nessun’altra guardia avrebbe più compiuto ricerche lì; perciò si sistemò per affrontare la notte.
Ormai erano le nove di sera passate e la stanchezza cominciava a farsi sentire.
 
- Per stanotte sono al sicuro. E domattina troverò il modo di andarmene … dovessi chiedere un passaggio a un Pentapalmo!-  si disse il bambino, tirando fuori la sua copertina e avvolgendosi all’interno, appoggiandosi a un tronco  d’albero che lo riparava con le sue maestose fronde.
 
Si era avvolto dentro una coperta non perché sentisse freddo, ma per ricreare quella sensazione che fosse stata sua madre ad avergli rimboccato le coperte.
 
-No, non madre, Frigga!- rimandò a se stesso per l’ennesima volta, ricacciando indietro le lacrime che minacciavano di affiorare nuovamente.
 
Se ne stava lì, quieto, osservando malinconico lo stagno; dove il giorno prima era andato con il fratello ad acchiappare le rane per il loro scherzo.
 
- No, non è mio fratello, è soltanto il figlio del re! – si ammonì, continuando a guardare le rive dello stagno; ricordando le chiacchierate e le risate che si erano fatte, mentre progettavano le loro malefatte.
 
- Posso tornare a ieri e fingere che oggi non sia mai arrivato? Ieri ce l’avevo ancora una famiglia. E un fratello. Ieri era ancora tutto così … perfetto. – pensò, sospirando, prima che la sua totale attenzione fosse catturata da un rumore.
 
Non era niente di metallico, che potesse ricollegare alle guardie. No, si trattava di un fruscio, sempre più forte e prima che potesse capire che cosa fosse, Loki si ritrovò faccia a faccia con un piccolo ma pericoloso serpente, che si era eretto e lo stava scrutando con aria minacciosa, pronto all’attacco.
 
************************************** (Contemporaneamente)
 
Thor lo sapeva.
Sapeva che doveva essere più veloce e più scaltro delle guardie che lo stavano cercando.
 
Erano passati poco più di dieci minuti dalla sua fuga, conseguente all’avvenuta scoperta della fuga di Loki; il padre doveva aver spedito tutte le guardie del regno a cercarli.
 
Ma Thor non aveva alcuna intenzione di essere trovato, non finché non avesse portato a termine la sua più importante missione.
 
Avanzava cautamente, la direzione non la sapeva bene nemmeno lui; ma l’importante al momento era allontanarsi il più possibile dalla reggia.
Ogni volta che sentiva avvicinarsi una guardia, rimaneva nascosto, cercando di non fare il benché minimo rumore, aspettando che poi si defilassero.
 
Thor si fermò, perché capì da solo che era totalmente inutile correre se non aveva una meta.
 
- Che cosa farei se fossi Loki?- si domandò.
 
- Beh, Loki userebbe un incantesimo di localizzazione e mi rintraccerebbe in un istante. So che bara sempre così ogni volta che giochiamo a nascondino!  Ma io non conosco la magia, devo usare la testa … però anche in questo è molto più bravo il mo fratellino!-  si disse il bimbo biondo, cominciando ad arrovellarsi il cervello.
 
E poi, tutto d’un tratto, la risposta gli si palesò nella mente, così fulminea, semplice e lampante che a Thor venne da ridere.
 
- Ma sì, certo! Deve essere per forza lì!- intuì, cominciando a correre veloce come il vento.
 
Finalmente sapeva dove andare.
 
**************************************
 
Loki fissava il serpente e il serpente fissava lui.
 
Era difficile stabilire chi fra i due avesse lo sguardo più ipnotico.
 
Tuttavia, negli occhi del bambino non c’era paura o ribrezzo, solo molta … dolcezza.
 
“Tu e io non siamo poi così differenti, lo sai? Tu sei a sangue freddo e sei solitario, perché gli altri animali non gradiscono la tua compagnia, allora ti costringono a strisciare tutto solo e ti ritengono cattivo, soltanto perché tu sei diverso da loro!” esclamò il bambino, sorridendo a quel piccolo rettile che sembrò quasi comprenderlo, perché interruppe la sua posa d’attacco, appoggiandosi docilmente a terra.
 
“Io capisco benissimo quello che provi, perché sono come te!” continuò, con una smorfia triste.
 
Il serpente strisciò verso di lui, ma solo con l’intento di avvicinare la testolina alla sua mano, quasi come se volesse farsi accarezzare. E il bambino lo accontentò, rallegrandosi per quella dimostrazione di affetto.
 
“Loki, nooo! Sta’ attento!” intervenne Thor, che l’ aveva visto in lontananza, correndo verso di lui.
 
Sentendolo, il serpente si spaventò, strisciando via da Loki e dileguandosi in tutta fretta.
 
“Noo! Ecco, bravo, guarda! Hai appena fatto scappare il mio nuovo amico, probabilmente l’unico vero che mi rimane!” si imbronciò il moro.
 
“Ma cosa stai dicendo?” lo guardò confuso Thor.
 
“Come hai fatto a trovarmi?” gli domandò piccato Loki, alzandosi.
 
“Ti conosco meglio di chiunque altro. Sapevo che in una situazione del genere ti saresti rifugiato nell’ultimo luogo dove hai avuto ricordi felici.” gli sorrise Thor.
 
Loki lo guardò, sgranando i suo occhioni verdi, colpito dalla capacità dell’altro bambino di saperlo leggere come un libro aperto.
 
Tuttavia, Loki non poteva abbandonarsi a quegli sciocchi sentimentalismi.
 
“Evidentemente a pa-al re non è bastato spedire tutte le sue guardie alla mia ricerca; ha pensato bene di mandare anche il suo unico figlio degno!” borbottò il moro, inacidito. “Bravo, Thor, mi hai trovato; così ora puoi riportarmi a palazzo, dove sarò punito come un traditore ribelle!” continuò, arrendendosi.
 
“Loki, ma cosa stai dicendo?” lo guardò ancora più perplesso il biondo. “Perché hai considerato quel serpente il tuo vero amico? E io? Io non sono tuo amico? Tu sei il mio migliore amico, io pensavo di essere il tuo.” argomentò Thor, con una punta di delusione e amarezza nel suo tono.
 
“Quello era prima.” borbottò Loki, intristendosi, fissando il terreno.
 
“Prima di cosa? E comunque, Loki, guarda che non è padre che mi ha chiesto di cercarti. Sono io che sono scappato, appena ho saputo che tu te n’eri andato.” rivelò il più grande.
 
Loki sollevò lo sguardo, fissandolo sorpreso; ma questo lo fece giungere all’ennesima conclusione errata.
 
Gli occhi si oscurarono per la rabbia.
 
“Oh. Quindi è te che stanno cercando, a loro nemmeno importa se sono scappato io. Anzi, probabilmente non se ne sono neppure accorti!” sibilò aspro, facendo spallucce.
 
Thor gli si avvicinò, afferrandolo per le spalle e scrollandolo.
 
“Loki, ma che ti è successo? Ti rendi conto delle idiozie che dici?” quasi gli urlò il più grande.
“Madre e padre sono disperati; madre è stata la prima ad accorgersi della tua assenza e si è messa a gridare, piangendo. Manchi a tutti, ma soprattutto mancavi a me.” mormorò il biondo.
 
Loki lo fissava stranito, senza parlare.
 
“Perciò, se non vuoi tornare a casa, non ci tornerò nemmeno io!” dichiarò Thor, sorprendendo ulteriormente il più piccolo. “Ma prima mi devi dire da che cosa stai fuggendo!” lo interrogò subito dopo.
 
Loki deglutì e prese un lungo respiro, prima di parlare.
 
“Beh … da te!” ammise.
 
“Da me?!” si accigliò il più grande. “Perché?”
 
“E me lo chiedi pure?” si alterò Loki, scostandosi da lui.
 
“Prima, sono venuto nella tua stanza perché ti volevo parlare, ti volevo chiedere scusa per il mio comportamento.” cominciò a raccontare Loki.
 
Thor scoppiò a ridere.
 
“Aspetta, fammi capire bene. *Tu* volevi chiedere scusa a *me*? Sono stato io quello che si è comportato orribilmente. *Io* volevo chiedere scusa a *te*. Loki, il vero mostro sono stato io.” ammise Thor, avvicinandosi di nuovo, per affrontarlo meglio.
 
“Ma… no. Non ha senso. Tu mi hai cacciato via, come se mi odiassi, come se non mi volessi più vedere … dopo quello che è successo… dopo che hai saputo cosa sono.” bofonchiò confuso il più piccolo.
 
“No, Loki, non potrei mai.  E’ vero, ti ho cacciato via, ma solo perché non ero ancora pronto per scusarmi con te, non avevo ancora finito il mio regalo per te.” rivelò Thor.
 
“Regalo?” si accigliò il più piccolo.
 
“Aspetta qui.” si raccomandò il più grande, correndo al cespuglio dove aveva lasciato il suo regalo, prima di lanciarsi in quello che era convinto fosse un salvataggio.
 
 
“Meno male che non sta piovendo o si sarebbe rovinato tutto!” commentò, facendo ritorno verso il moro, reggendo il misterioso oggetto fra le mani.
 
“Loki, non ti ho fatto entrare nella mia stanza perché non avevo ancora finito questo!” disse, porgendo il manufatto  al fratello, che se lo rigirò fra le mani, osservandolo esterrefatto.
Era un piccolo elmetto, di cartone spesso, rivestito più e più volte, in modo da renderlo ben resistente.
 
Sul davanti, erano fissate delle lunghe corna incurvate e flessibili, realizzate anch’esse col cartone.
Era tutto colorato con pennarelli dorati, senza la minima sbavatura  e c’erano anche delle sfumature verdi.
 
“L’hai fatto tu? Per me?” domandò il moro con un filo di voce, tanta era la sua emozione.
 
“Sì. Ho visto come osservi sempre quello delle guardie, perciò ho pensato che ti sarebbe piaciuto averne uno.” borbottò il biondo, grattandosi la nuca, un po’ imbarazzato. “Ne avrei anche rubato uno a una guardia, ma ti sarebbe andato troppo largo. So che non è la stessa cosa, però… “ continuò a giustificarsi.
 
“Thor, è bellissimo!” lo interruppe Loki, guardandolo con occhi lucidi e l’ombra di un sorriso.
 
“Sono così contento che ti piaccia!Mi sono impegnato tanto, volevo che fosse perfetto!” gli fece un sorrisone Thor.
 
“Lo è.” mormorò Loki, continuando a rimirarlo.
 
“Provatelo!” lo incitò il più grande.
 
Il moro obbedì e furono entrambi felici di constatare che era della misura giusta.
 
“Non sono ancora capace di fare comparire uno specchio. Come sto?”gli domandò Loki, sistemandosi con cura le corna.
 
“Sembri un re.” gli sorrise Thor.
 
Loki ricambiò il sorriso, mentre si immaginava già seduto su un trono … un giorno.
 
“Pensa a quando saremo grandi, vestiremo con le nostre armature sgargianti e combatteremo migliaia di battaglie, fianco a fianco. Io con la mia forza e tu con la tua magia. Saremo invincibili e sconfiggeremo tutti i nemici del nostro regno!” fantasticò ad occhi aperti Thor, mettendo un braccio attorno al collo del più piccolo, per tirarlo a sé.
 
Loki smise di sorridere e il suo volto tornò ad adombrarsi.
 
“No, Thor, non accadrà nulla del genere.” sentenziò cupo, scostandosi da lui e togliendosi l’elmetto, appoggiandolo con cura sopra la coperta.
 
“Perché?” gli domandò il più grande, con i suoi occhi blu velati di una profonda tristezza.
 
“Perché le cose sono cambiate. Io sono cambiato. Io sono pericoloso.” asserì il più piccolo, serio come rare volte Thor l’aveva visto.
 
Ma Thor era animato dalla medesima determinazione.
 
“E’ inutile che cerchi di spaventarmi. Non funziona. Non ora che ho capito.” ribatté, impavido.
“Cos’è che hai capito? Sono diverso da te, Thor. Sono diverso da tutti. L’hai visto anche tu quando ho mutato aspetto. Potrebbe succedere di nuovo. Non mi vedi? Io sono un maledetto gigante di ghiaccio!” gli urlò il moro.
 
Thor compì un gesto che lo colse decisamente di sorpresa.
 
Sorridendogli, il biondo prese entrambe le mani del moro nelle sue e le strinse forte, guardandolo così a fondo da potergli sfiorare l’anima.
 
“Io vedo soltanto Loki Odinson, mio fratello!” affermò con assoluta convinzione.
 
Loki lo fissò senza parole, con gli occhi ancora più lucidi, prima di buttarsi fra le sue braccia e scoppiare a piangere.
 
“Fratello mio, ho sbagliato tutto. Ho fatto un casino. Non merito il perdono di nessuno.” singhiozzò fra le lacrime, sussultando.
 
Thor lo strinse più a sé, asciugandogli le lacrime.
 
“Loki, no, non è successo nulla. Ora abbiamo sistemato tutto. Nessuno è arrabbiato con te. Torniamo a casa, fratellino. Madre e padre non vedono l’ora di riabbracciarti.” lo consolò e rassicurò.
 
“Davvero?”tirò su col naso Loki, alzando verso di lui i grandi occhi smeraldini, ricolmi di lacrime.
 
Thor si limitò ad annuire, con il più dolce dei sorrisi, accarezzandogli i capelli e aspettando che si calmasse.
 
Quando cessò anche l’ultimo singhiozzo e sul viso non c’erano più lacrime, ma solo un sorriso acceso di speranza e una nuova consapevolezza, Loki si staccò dal fratello, per andare a raccogliere tutte le sue cose e indossare nuovamente il suo elmetto.
 
 
“E comunque non puoi essere un gigante di ghiaccio. Sei uno scricciolino!”lo canzonò Thor, scoppiando a ridere.
 
“Hey! Non è vero, io sono un gigante di ghiaccio a tutti gli effetti!” protestò Loki, offeso.
 
“No che non lo sei, scricciolino!” rincarò la dose Thor.
 
“Ti dico di sì!” si impuntò l’altro.
 
“Invece no!”
 
“Invece sì!”
 
“Invece no!”
 
“Invece sì!” ribadì Loki, togliendosi l’elmetto, prima di lanciarsi su Thor, che forse non aspettava altro.
Si rotolarono nell’erba, imbrattandosi fra gridolini e risate, in quell’azzuffarsi scherzoso, così tipico di due fratelli.
 
 
Loki finì sopra Thor, entrambi col respiro affannato, esausti ma felici.
 
“Ti arrendi?” lo sfidò il più piccolo.
 
“Tregua. Facciamo che tu sei il mio piccolo gigante!” gli sorrise il più grande e la cosa sembrò compiacere Loki.
 
“Ci sto!” fece un sorrisetto soddisfatto, alzandosi e riagguantando il suo elmo, per indossarlo con fierezza, prima di mettersi in spalla la sacca.
 
Avevano mosso solo pochi passi, ma uno dei due non sembrava molto desideroso di muoverne altri.
“Fratellone?” lo chiamò il più piccolo.
 
Thor sorrise con un guizzo di gioia nei suoi occhi zaffirini, udendo quella parola che tanto gli era mancata.
 
“Sì, fratellino?” rispose, offrendosi di portar la sacca al suo posto.
 
“Sono tanto stanco…” sbadigliò Loki, faticando a tenere aperti gli occhi.
 
Non c’era da stupirsi: era stata una giornata davvero intensa per lui.
 
“Ho capito. Salta su!” si chinò il biondo e l’altro non se lo fece ripetere due volte.
 
Quell’avventura per Loki si concludeva così com’era cominciata: con un suo salto in groppa a Thor.
 
 
Da lontano, Thor riuscì a scorgere una delle guardie che tanto meticolosamente li stavano cercando e dalle quali i due bambini si erano altrettanto meticolosamente nascosti.
 
Thor gli corse incontro, soddisfatto di aver trovato un comodo passaggio a casa.
 
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“Mio re, mia regina, ho l’immenso onore e piacere di riconsegnarvi sani e salvi i piccoli principi!” esclamò trionfante la guardia, al cospetto dei sovrani; per ironia della sorte era proprio uno dei custodi della stanza delle Armi.
 
“Sì, certo, come se fosse merito suo averci *trovati*!” commentò pungente Thor, rivolgendo un’occhiataccia alla guardia; mentre Loki si era svegliato, con tutto quel vociferare, ma appariva ancora intontito.
 
Frigga dimenticò il suo contegno decoroso e corse incontro ai due bambini, avvolgendoli entrambi nel suo grande abbraccio.
 
“Oh, miei piccoli tesori! Non dovete mai più farmi preoccupare così!” li coccolò e sgridò allo stesso tempo.
Loki sembrò svegliarsi completamente, mormorandole uno ‘Scusa’sommesso, soffocato dal suo abbraccio, con lei che gli ricopriva di baci il volto.
 
“Figli miei adorati, sono lieto che la serenità e la ritrovata fiducia abbiano prevalso sul dubbio e l’angoscia!” proclamò il re.
 
Frigga li lasciò andare, tornando al fianco del marito.
 
“Ciò non toglie che avete comunque infranto un mio divieto, intrufolandovi nella stanza delle Armi!” proseguì il padre degli dei con tono più autoritario.
 
“Un doppio divieto, tenuto conto del fatto che eravate già in punizione!” aggiunse Frigga, doverosamente puntigliosa.
 
Thor e Loki si guardarono sconsolati.
 
“Esattamente. Perciò, alla luce di tutti questi fatti, nessuno vi può levare una settimana di punizione, confinati nelle vostre stanze… e senza fuga dalle finestre!” sentenziò perentorio Odino.
 
“Un’intera settimana?” ripeté Loki, sconvolto, mentre Thor sbuffava scocciato.
 
“Facevamo meglio a lasciare il regno, fratellino!” gli bisbigliò Thor, facendolo ridere.
 
“Ti ho sentito!” lo rimproverò il padre, con un’occhiataccia.
 
“Suvvia, bambini, la disciplina è necessaria.” argomentò Frigga. “E poi, alla fine della vostra punizione, organizzeremo una festa in tutto il regno, per il vostro ritorno!” annunciò, vedendo i principi sorridere estasiati.
 
Proprio l’effetto che voleva suscitare la regina.
 
“Una festa in nostro onore?” esclamarono i piccoli all’unisono, elettrizzati.
 
“Una festa?” si accigliò Odino. “Non avevamo parlato di alcuna festa!” borbottò.
 
“Noi daremo una festa, mio re!” si rivolse a lui Frigga, con uno sguardo e un tono di voce che non ammettevano repliche.
 
“Ma certo, cara, daremo una festa!” si arrese mesto il suo consorte.
 
“Loki, ma… che cos’hai in testa?” domandò al figlio minore, osservandolo meglio.
 
“E’ il mio elmetto! Me l’ha fatto Thor! Non è glorioso?” fece un gran sorrisone il bimbo.
 
“Oh sì, tesoro, certo che lo è. E ti sta benissimo!” gli sorrise la madre.
 
Il re si accarezzò il mento, pensieroso. Forse aveva trovato il modo di fare chiarezza su una certa questione che gli stava a cuore.
 
“Figliuolo, lo vorresti un elmetto vero?” si rivolse a Loki.
“Un elmo vero? Come quello delle guardie? Dici sul serio?” si accese di entusiasmo il principino moro.
 
“Ma certo, ne verrà realizzato uno su misura per te.” garantì Odino. “Ad una condizione.”
“Quale?” deglutì pesantemente Loki, temendo di dover pagare un prezzo troppo alto. “Non chiedermi di rinunciare a questo elmo. Ci tengo troppo!” affermò, inorgogliendo così il sorridente principino biondo.
 
“Non temere, nessuno te lo porterà via. Devi solo dirmi come hai fatto ad eludere le guardie… perché so che sei stato tu!” sentenziò il re.
 
“Non è esatto. Mi ha aiutato anche Thor. Io ho praticato su di lui un incantesimo camuffa- voce e lui ha parlato!” confessò Loki.
 
“Interessante. ora so anche chi è che millanta di conoscermi così bene!” commentò Odino, palesemente divertito, gettando un’occhiata di finto rimprovero a Thor, che preferì guardare altrove.
 
“Quanto a te, Loki, un incantesimo camuffa- voce?” ripetè sbalordito Odino.
 
Loki annuì, timoroso di aver combinato un grosso guaio e aver raddoppiato così la sua punizione; ma cambiò decisamente idea quando sentì la mano di Odino accarezzargli affettuosamente la testa.
 
“Sei riuscito a compiere un incantesimo di una tale complessità a soli sei anni?” gli sorrise fiero Odino. “Figlio mio, ormai ne ho l’assoluta certezza: tu diventerai il mago più potente di tutta Asgard!”
 
TBC
 
 
Eh sì, doveva essere l’ultimo… ma poi qualcuno ha espresso il desiderio di vedere Loki alle prese con gli amichetti di Thor.
Perciò, prima di ‘Tricked Thunder’ (che è il seguito, con i nostri adorati dei ormai grandicelli!), ci sarà un capitoletto aggiuntivo, che verterà appunto su questo.
Preparatevi alle piccole malefatte del piccolo dio dei piccoli Inganni ^o^.
 
Nel frattempo, sono stra-curiosa di sapere che ne pensate di questo.. nel bene o nel male.
E’ troppo sdolcinato? Scusate, non ho resistito *si mangia le unghie*
Qualcuno aveva indovinato la sorpresa di Thor ? ^^
 
Buon weekend a tutte/i!
 

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Capitolo 4
*** IV ***


Buonasera notte fonda…. manca poco alle 2:30 sono pazza… o forse è la notte che porta consiglio, fatto sta che ho finitooooooo!!!! *misto di soddisfazione e malinconia insieme*
E allora vi chiederete… perché non hai aggiornato stanotte allora? Mi ha abbandonato il modem, ecco perché.. sperando me lo riparino presto sigh..
 
intanto sfrutto il pc dell’ufficio ora eheh, benedetta pausa ^^
bando alle ciance, un megafantasmagoricoipersuperultra GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!
 
Il vostro sostegno è commovente, non ho parole, davvero, siete tutte splendide ^^

Primo Avvertimento: FLUFF FLUFFOSO anche stavolta… ma garantisco che il seguito non sarà così.. se no affoghiamo tutte nella melassa, LOL… però qui sono così piccoli e pucci ( a proposito spesso mancano volutamente i congiuntivi o il linguaggio appare un po’ sgrammaticato proprio perché si tratta di bambini! ;) )  che .. non ho resistito…. vabbè può anche darsi che il piccolo Loki sfoderi gli artigli a breve *si azzittisce*

Secondo Avvertimento: pensavo fosse un capitoletto piccino picciò… e invece mi sono usciti fiumi di parole.. ma dividerlo non aveva senso… perdonatemi il papirone ;P

Terzo Avvertimento: Mi è stato fatto carinamente notare, che fra le mie 1000 e + imprecisioni, probabilmente ad Asgard non esistono pennarelli e compagnia bella… quello che vi chiedo allora è di chiudere un occhio (due no, se no non riuscite a leggere XD) e perdonarmi qualche.. strappo alla regola.. perché ho pensato a qualcosa che trovo davvero adatto a dei bambini … ma non so se poi fosse realmente attuabile.. pertanto il ‘What If? ‘ che c’è nelle note potrebbe comprendere anche ‘E Se ad Asgard contemplassero anche l’arte del disegno e fossero presenti carta, pittura e via dicendo?’ incrocia le dita*
fine avvertimenti, buona lettura ^^:
 
IV.
 
“Thor, caro, hai sbagliato ad abbottonarti quel gilet. Vieni qua!” lo chiamò a sé Frigga, sistemandoglielo amorevolmente, sotto lo sguardo scocciato del ragazzino.

“Madre! Così mi metti in imbarazzo!” protestò il biondo, con uno sbuffo sonoro.

“Beh, sì.  E’ un po’ imbarazzante che, pur essendo più piccolo di te, io so vestirmi correttamente !” lo prese allegramente in giro Loki, guadagnandosi un’occhiataccia da parte del biondo.

Erano tutti e tre radunati nella stanza di Thor, con la madre che si stava occupando degli ultimi preparativi per la festa che era stata loro promessa.
Sì, perché quella lunga, angusta e terribilmente tediante settimana di punizione, era finalmente giunta al termine.

“E’ vero, tesoro mio, ti sei vestito impeccabilmente; ma ci devono essere serie dispute fra un pettine e i tuoi capelli. Vieni qua!” gli fece segno di raggiungerlo la regina, sistemandogli con tenerezza i corvini capelli, disparati, con il piccolo che manifestava il suo disappunto.

“Eh già. Non tutti hanno la fortuna di nascere con dei capelli perfetti come i miei!” scoccò la sua frecciatina Thor, passandosi una mano fra i capelli dorati, che poi riassunsero la loro piega perfetta.

“Zitto, tu!” borbottò Loki, allontanandosi dalla madre.

“Insomma, voi due! Basta bisticciare, non vorrete subire l’ennesimo castigo!” sentenziò Frigga, con la giusta autorità che a volte compete a una madre giudiziosa.
“Scusa…” mugolarono i due bambini all’unisono. 

“La festa di stasera è molto importante e voi dovete comportarvi bene; soprattutto tu, Loki! Tuo padre ti ha spiegato cosa intende fare, vero?”     
                                                                                  
Il bambino annuì.

“E sei d’accordo?” continuò Frigga.

Loki fece spallucce.

“Non rischio certo di aumentare la mia popolarità a corte.” mormorò triste.

Come un effetto condizionato, Frigga lo strinse a sé.

“Loki, no, non parlare così. Vedrai che ti accetteranno tutti; e, se non lo fanno, sono dei ciechi e degli insensibili.” gli sussurrò. “In più, sono certa che tuo fratello non permetterà che nulla di simile accada!” aggiunse, rivolta a Thor, includendolo nell’abbraccio.

“Certo che no! Se qualcuno osa trattare male il mio fratellino, li faccio tutti neri!” spergiurò il principino più grande.
Loki lo ringraziò con un sorriso sincero.

“Però non è necessario, Thor, io so badare a me stesso!” dichiarò, con una punta d’orgoglio.

“Bene. Siete pronti. Io mi avvio alla sala, badate a non tardare!” si raccomandò la madre, lasciando la stanza.  
 
“Ci siamo.” sentenziò Thor.  
                                                                                                       
“Beh, pare che per una volta sarò io il protagonista!” sorrise furbetto il principino più piccolo. Thor annuì con un sorriso.

“Ma vedi di non farci l’abitudine!”aggiunse, facendogli uno scherzoso buffetto sulla guancia.

 
Si incamminarono lungo il corridoio che conduceva alla sala dedita ai ricevimenti e agli eventi importanti. 
E quello di quella sera lo era eccome.                                                                                                 
Frigga l’aveva proposto come una spensierata festa per sollevare il morale ai loro figli; ma Odino ci aveva visto l’occasione propizia per mettere al corrente tutto il regno delle reali origini di Loki.
Dato che ormai il diretto interessato ne era venuto a conoscenza, sapeva che per un motivo o per l’altro prima o poi quella notizia avrebbe finito col diffondersi a macchia d’olio; pertanto la cosa migliore era giocare d’anticipo.
Ovviamente, prima ne aveva discusso a lungo con Loki, quella mattina stessa, ed era lieto di aver ricevuto il suo pieno consenso.                                                                                                                   Odino andò incontro ai suoi figli alla fine del corridoio; permettendo a Thor di andare e mettendosi in disparte con Loki.


“Figlio mio, sei pronto?”

Loki annuì con fierezza e determinazione che sfavillavano nel suo sguardo.

“E’ un passo molto importante quello che compiremo stasera.” affermò il re.

“Lo so, padre, ma sento che è necessario compierlo.” replicò il principino.

“Molto bene.” sorrise il padre degli dei, posando una mano sulla spalla del figlioletto. “Ti avevo fatto una promessa, ricordi?”

Loki annuì di nuovo, ma stavolta più tentennante.

“Io mantengo sempre la parola data!” sorrise bonario Odino, mostrandogli un oggetto che teneva celato sotto il mantello.

Era un elmetto identico a quello delle guardie reali, ma in miniatura.                                                
Il volto di Loki si illuminò.                                                                                                             
Aveva caparbiamente insistito affinché Frigga gli permettesse di indossare l’elmetto che gli aveva realizzato Thor; ma la madre era stata irremovibile, argomentando che non era l’accessorio più indicato a un’occasione tanto solenne.


“Padre, grazie! Davvero posso… “ disse, così emozionato da non riuscire nemmeno a concludere quella domanda.

Il re annuì, consegnandogli l’ornamento fra le mani.

“E’ tuo.” confermò.

Loki non perse tempo e lo indossò, cercando il più vicino specchio per potersi ammirare. Non sapeva perché, ma indossare quell’elmetto gli infondeva più sicurezza, senza contare il fatto che gli stesse davvero bene.

“Ora raggiungi pure tuo fratello e gli altri. Ti chiamerò io quando sarà il momento dell’annuncio.” lo congedò il re e, ringraziandolo un’ultima volta, Loki corse via felice, in barba all’etichetta che gli vietava un simile comportamento scapestrato.

Odino ridacchiò, ma poi si incupì leggermente.

- Oh, Loki, mi auguro davvero che questa sia la giusta cosa da fare!-

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La festa era ormai in corso da quasi un’ora.                                                                                           
Tra uno stuzzichino e l’altro, Thor i e suoi amichetti più fidati parlottavano del più e del meno. Loki era lì con loro, sforzandosi di sopportare la compagnia di quelli che considerava soltanto degli intrusi.                                                                                                                                                    
E la cosa era reciproca fra gli amici di Thor.


“Hey, Loki, è vero che sei scappato di casa?” domandò Fandral, un bambino biondo, dai modi aristocratici e un po’ altezzosi.

“Sì.” rispose l’interpellato, cercando di tagliare corto.

“Ed è vero che volevi lasciare addirittura il regno?” chiese goffamente Volstagg, un bambino castano, di costituzione robusta, con la bocca traboccante delle leccornie che aveva saccheggiato al buffet.

Loki lo guardò disgustato. Se non altro, Fandral almeno era molto più raffinato.

“Sì, è vero, volevo anche lasciare il regno!” lo assecondò il moro, con sufficienza.

“Per una volta che facevi qualcosa di intelligente! Non potevi evitare di tornare?”commentò acida Sif, una bellissima bambina, dai lunghi capelli biondi, ma dall’atteggiamento prettamente mascolino.

“Sif! Ritira subito quello che hai detto!” gli intimò Thor, guardandola torvo, mentre Loki accusava quel colpo basso, controllandosi per non dare loro la soddisfazione di vederlo in lacrime.

Ma gli bastò guardare il volto sorridente del fratello per ritrovare la giusta serenità. Ogni volta che Thor gli sorrideva, il resto del mondo cessava di avere la benché minima importanza, e per Loki andava tutto bene.

“Come vuoi, Thor, ma scordati che io gli chieda scusa!” sbuffò Sif, inviperita.

“Ma è vero che questa serata è in tuo onore?” domandò nuovamente Volstagg, stavolta avendo l'accortezza di non abbuffarsi.

Loki annuì.

“Che potrai avere mai di così speciale da meritarti addirittura una festa?” domandò scettico e distaccato Fandral.

“Lo vedrai!” sogghignò Loki.

“Ma poi… che cos’è che ti sei messo in testa? Sei ridicolo!” sghignazzò Fandral.

Thor stava per dire qualcosa, ma Loki lo anticipò.

“Ridi pure! La verità è che sei solo invidioso, perché io ho un ornamento reale e tu solo un pellicciotto spelacchiato che tra l’altro indossi pure un po’ troppo spesso!” scoccò la sua velenosa frecciatina, additando proprio al pellicciotto che anche in quell’occasione l’altro bambino aveva deciso di indossare.

Fandral sobbalzò imbarazzato. Evidentemente Loki aveva colto nel segno.

Thor non riuscì a reprimere una risatina, ma non fu il solo, perché nemmeno Sif riuscì a non cedere a quella reazione.
                                                                                                                          
Quella per Loki fu una doppia vittoria.
Per tutto il tempo, Hogun, il quarto amico di Thor, si era limitato ad osservare l’intera scena in assoluto silenzio, senza però rinunciare a riservare occhiate cariche di astio a Loki, che ovviamente venivano ricambiate.
Del resto, Hogun era sempre stato un bambino taciturno, e i capelli scuri, nonché la carnagione olivastra, lo rendevano ancora più burbero.
 
 
“Loki, vieni qui!” lo chiamò a sé Odino.

“Oh, ma che peccato! Sono costretto a separarmi dalla vostra compagnia così piacevole!” commentò sarcastico Loki, fingendo profondo rammarico.

Thor ridacchiò, mentre gli amici del biondo lo guardavano allontanarsi.

Camminando a testa alta e con atteggiamento regale, Loki raggiunse Odino sul pulpito, alla fine della sala.

 
“Miei cari sudditi, mio ben amato popolo, oggi vi voglio dare prova di come la pace e l’armonia tra i regni non siano solo una mera utopia!” esordì il saggio re.

Il popolo ascoltava in devoto silenzio, pendendo dalle sue labbra.

Frigga era a fianco del suo consorte e lo invitò a proseguire.

“In vista dell’ultima, violenta e sanguinosa battaglia contro Jotunheim, mi fu fatta un’esplicita richiesta.” narrò Odino.

Del resto, se aveva omesso una parte di verità a Loki, era altrettanto doveroso farlo con il popolo intero.

“C’era un neonato di quel regno, troppo piccolo per essere considerato pienamente della sua razza, troppo indifeso per essere abbandonato a se stesso. Chi l’aveva dato alla luce, per proteggerlo da tutto questo, mi chiese di prendermi cura di lui, di accoglierlo fra la nostra gente,” proseguì, mentre Loki poteva già avvertire su di sé gli occhi di migliaia di persone.

Tuttavia, fra quei volti cercò quello amico di Thor, che gli sorrise, annuendo.

Loki ricambiò sia il cenno sia il sorriso, preparandosi ad affrontare quello che ne sarebbe conseguito.

“Io non solo ho esaudito quella richiesta, non solo l’ho accolto fra la nostra gente; l’ho accolto nella mia famiglia, come un figlio.” rivelò Odino, prendendo per mano Loki e conducendolo al bordo del pulpito, perché fosse esposto il più possibile alla folla.

“Quel neonato altri non era che Loki; ma ciò che più conta è che lui è a tutti gli effetti mio figlio!” ribadì.

Tra la sala si elevarono urla di stupore, qualche debole e poco convinto applauso di incoraggiamento e numerosi borbottii di protesta.

“Silenzio!” impose Odino. “Loki è l’anello di congiunzione fra il popolo Asgardiano e quello Jotun. E’ la nostra speranza per un’era serena e armoniosa. Egli è strumento di pace!” proclamò con orgoglio.

“Strumento di pace. Io sono uno strumento di pace.” si ripeté a bassa voce Loki, con un sorrisetto compiaciuto.

Non ne capiva ancora appieno il significato, ma quella definizione gli piaceva.

“Ora sapete la verità, ma ciò non vi autorizza in nessun modo ad attuare qualsiasi sorta di discriminazione. Mio figlio Loki merita di essere trattato come un principe di Asgard, quale è!” puntualizzò Odino.

“Sì, al pari di Thor, suo fratello. E chiunque non dovesse tenere a mente quest’uguaglianza ne risponderà a me personalmente!” si sentì in dovere di aggiungere Frigga, ammiccando benevola verso Loki, che le sorrise.


 
 
“Quindi davvero Loki è uno sporco gigante di ghiaccio?” ripeté Fandral, inorridito.

“Io l’ho sempre detto che non c’era nulla di buono in lui … e avevo ragione!” sibilò Sif.

Volstagg era troppo occupato a riempirsi la bocca, perciò annuì soltanto.

Anche Hogun stava per dire la sua, ma fu interrotto da Thor.

“Non vi azzardate a dire una sola parola di più. Vi dovreste vergognare. Non avete sentito ciò che è appena stato detto? Questo non cambia e non deve cambiare niente. Loki è mio fratello e io lo difenderò sempre … anche da voi se è necessario!” dichiarò e nell’ultima parte era percepibile una velata minaccia. “Siete i miei più cari amici, perciò cercate di continuare ad esserlo!” aggiunse freddo.

I suoi quattro interlocutori chinarono la testa con riluttante fare remissivo.

Il principino biondo si allontanò dai compagni e si fece strada fra la gente, verso Loki; al quale, a turno, si avvicinavano tutti gli abitanti di Asgard, per rendergli omaggio e fargli qualche domanda.   
 Assistito da Odino e Frigga, Loki cercava di rispondere, un po’ imbarazzato, facendo del suo meglio per risultare il più esauriente possibile.                                                                                
Non era abituato a ricevere tutte quelle attenzioni, lui che era sempre vissuto all’ombra di Thor.
Se da una parte gli faceva un enorme piacere, dall’altra la cosa lo coglieva notevolmente di sorpresa; ma si sforzava di non farlo trasparire.                                                                                       
Vedendo sopraggiungere il fratello, decise di concedersi una meritata pausa da tutto quell’improvviso interesse nei propri confronti.                                                                               
Con uno sguardo eloquente verso il re e la regina, Loki effettuò la sua muta richiesta, ottenendone il consenso.                                                                                                                                    
Raggiunse Thor e si appartarono in un angolo più isolato, per poter parlare in tutta tranquillità.



“Thor, hai visto? Alla fine padre l’ha detto. Ora lo sanno tutti!” esclamò il principino moro.

“Ho visto.” gli sorrise l’altro, per poi cogliere una lieve sfumatura d’inquietudine in quei grandi, incantevoli occhi di smeraldo. “Qualcosa non va, fratellino?” aggiunse, mettendogli una mano sulla spalla.

“Non lo so. Ho come l’impressione che non durerà. Stasera sono tutti carini con me, perché l’hanno ordinato padre e madre; ma forse poi questo farà aumentare il disprezzo che già nutrivano nei miei confronti.” rivelò, scostandosi.

“No, vedrai che non è così. Quello che padre ha fatto stasera ha cambiato tutto, ma in meglio. E continuerà a essere così!” lo rincuorò il biondo.

Loki girò lo sguardo verso di lui.

“Davvero? E che mi dici dei tuoi amichetti? Loro come l’hanno presa?” gli domandò.

“Beh, erano un po’ sorpresi all’inizio… ma poi questo ha fatto capire loro molte cose… e d’ora in poi troveranno più piacevole la tua compagnia.” farfugliò Thor, non riuscendo però ad affrontare le iridi indagatrici del più piccolo, che poi scoppiò in una fragorosa risata.

“Oh, Thor, ti prego! Tu non sei affatto capace di mentire!” affermò il moro.

“Hai ragione. Loro non si sono affatto comportati bene con te, né prima, né dopo quella notizia.” ammise il biondo, affrontando il suo sguardo e stavolta in quei piccoli, meravigliosi zaffiri Loki poté leggerci la scomoda verità.

“Però lo sai come sono loro, non sono cattivi, è solo che…”  riprese il discorso il più grande.

“Tu stai sempre a giustificarli, anche quando non se lo meritano!” sbottò Loki indignato.

“Loki, non posso dire che tu ti comporti sempre bene con loro.” gli fece notare Thor.

Errore. Un terribile errore.

Gli occhi del suo interlocutore si fecero lucidi.

“Tu non capisci mai niente! Si chiama legittima difesa! Sia a parole che fatti. Se loro mi insultano o mi attaccano, non puoi pretendere che io li lascio fare. Io reagisco, giusto o sbagliato che sia. Non m’importa!” replicò Loki, stringendo i pugni.

“Io non volevo…” tentennò Thor.

Voleva dirgli che aveva appena preso le sue difese con gli altri, ma preferì tacere, sapeva che non gli avrebbe mai creduto.

“Vattene, Thor. Se per te i tuoi amici sono più importanti di tutto, torna da loro!” sibilò Loki.

“NO!” si impuntò il principino più grande, con gli occhi blu intrisi di una determinazione crescente. “Tu sei più importante. Tu vieni prima di tutto, Loki!” dichiarò, serio come poche volte si era visto.
Loki sussultò sbalordito.

 “Davvero?” mormorò, asciugandosi le prima lacrime che gli erano già scese.

Thor prese una mano del più piccolo fra le sue.

“Davvero. E se c’è un modo per dimostrartelo…”

“Sì, c’è.” lo interruppe Loki, appoggiando anche l’altra mano sopra quella che Thor stava già stringendo.                                                                                                                                       
Erano quelle le parole che lui desiderava sentire e sul volto gli si dipinse un ghigno furbetto.

“Mi aiuteresti a dare una piccola lezione ai tuoi amichetti?” gli domandò.

Thor scostò le mani dalle sue.

“Loki! Siamo appena usciti da un’intera settimana di punizione. Non credi che faremmo meglio  starcene un po’ tranquilli?” cercò di farlo ragionare il biondo.

“Non è niente di rischioso. Solo un piccolo scherzetto innocente. Ma se non te la senti, posso anche fare da solo!” lo punzecchiò Loki, pienamente consapevole di star toccando i tasti giusti.

“Mai. Non ti lascerò mai solo, Loki, e lo sai. Devi soltanto dirmi che cos’hai intenzione di fare.” replicò l’altro.

“Domattina. Appena sei pronto, vieni nella mia stanza e ti spiegherò tutto!” lo informò il moro. “Ora torna dagli altri e godiamoci questa festa. Io ne approfitterò per procurarmi quello che ci occorre.” lo istruì e l’altro obbedì, senza fare ulteriori domande.

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L’indomani, senza nemmeno bisogno che arrivasse sua madre a destarlo dal sonno; Thor si svegliò di buon’ora e una volta pronto percorse il corridoio che portava alla camera del fratello.
Bastò bussare un paio di volte, perché Loki accorresse.

“Entra, fratello.” lo esortò, per poi richiudere la porta alle loro spalle. “A madre l’ho già detto io che avresti passato tutta la mattina da me, così non starà in ansia a cercarti.” lo informò, portandolo con sé al centro della stanza, dove c’erano dei grandissimi fogli di cartoncino resistente srotolati, tenuti fermi a terra con dei libri pesanti posti alle estremità .

“Dove li hai presi quelli?” lo interrogò basito Thor.

“Ieri ho parlato col servitore che si occupa di fornire il materiale decorativo per le feste e i ricevimenti speciali. Gli ho detto che tu ed io volevamo organizzare una grande sorpresa a padre, per questo mi ha fatto prontamente avere quanto richiesto, e in gran segreto.” spiegò il più piccolo.

“Loki! A furia di mentire, da grande diverrai il dio delle Bugie!” ridacchiò il più grande.
“Perché no? Non ha un brutto suono, in fondo.” sorrise tra sè e sè il moro.
 
“E perché ci sono tutti questi colori a tempera blu?” domandò Thor, sempre più perplesso.

“Perché per quello che stiamo per fare, il blu è il colore chiave!” gli fece l’occhiolino Loki.

“E di preciso cos’è che stiamo per fare?”

Per tutta risposta, Loki lo invitò a sedersi con lui davanti a uno dei grossi fogli, porgendogli una matita e prendendone una per sé.

“Thor, come te la cavi con il disegno?”


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All’incirca due ore dopo, i due stavano pazientemente finendo di riempire anche i contorni dell’ultimo gigante di ghiaccio che avevano approssimativamente disegnato, in diverse pose di attacco.

“Dovrebbe bastare. Lasciamo asciugare il colore e poi ritagliamo le sagome!” suggerì Loki, ammirando soddisfatto il loro operato.

“Non sono molto convincenti come disegni…” borbottò Thor.

Del resto, non potevano pretendere molto dalle loro tenere età.

“Lo so, ma non importa, serviranno allo scopo. Se le cose vanno come spero che vadano, quelli non staranno nemmeno a guardarle le sagome!” sogghignò il più piccolo. “Prima dell’allenamento li incontrerai ai giardini, giusto?”

“Sì. Vuoi venire anche tu?” lo invitò Thor, anche se non era certo che sarebbe stata una buona idea.

“Non ci penso proprio! Preferisco allenarmi con le magie, ci sono ancora tante di quelle cose che devo imparare. Ad esempio, se ero già in grado di creare delle illusioni dal nulla, ci potevamo risparmiare questa faticata dei disegni!” precisò.

“Io mi sono divertito!” ridacchiò  Thor, mezzo imbrattato di pittura.

“Anch’io; ma appena asciugheranno ti farò vedere qualcosa di ancora più divertente.” gli anticipò Loki. “Riguardo a quello che stavo dicendo, il fatto che tu veda i tuoi amichetti oggi è determinante per la prima fase del mio piano. Ecco quello che devi fare…”

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Attesero un’ulteriore ora, per andare  sul sicuro, dopodiché ritagliarono le grosse sagome, apponendole negli appositi piedistalli di legno con al centro una sottile fessura per tenerle  ferme.

“Sì, sono anche abbastanza spaventose, ma sono solo tre… non sembra un esercito!” puntualizzò scettico Thor.

“Questo lo credi tu. Sta’ a guardare!”  sorrise Loki, per poi compiere un lieve gesto della mano, guardando le tre sagome.

All’istante si moltiplicarono fino a divenire almeno venti volte tanto.
Thor le guardò esterrefatto, toccandone una e constatando che si trattava solo di un’illusione.
Con un secondo gesto della mano, Loki fece sparire il resto delle illusioni.     
 
“Erano tantissimi… e sembravano un vero esercito!” commentò Thor, con la meraviglia negli occhi.

“Sì, è vero!” annuì Loki. “E poi, pensa, fratellone, se mi applico tanto, un giorno questa magia la saprò applicare su me stesso!” lo informò, con l’entusiasmo a mille, fantasticando a occhi aperti su quella prospettiva così allettante.
 
*********************************** (Contemporaneamente)
 
“Sono chiusi nella stanza di Loki, entrambi?” domandò sorpreso Odino.

“Sì, mio re, ormai da più di tre ore!” riferì Frigga.

“Ma non gli è bastata una settimana confinata nelle loro stanze?” si chiese perplesso, accarezzandosi il mento barbuto.

“Ma, caro, la vera punizione per loro era non poter passare del tempo assieme. Ora di sicuro staranno architettando qualcuna delle loro birbonate.” espresse la sua opinione l’arguta donna, col sorriso di chi sa.
“Prima vediamo cos’hanno in mente, poi decideremo se è il caso di prendere provvedimenti!” sentenziò il re, in fondo divertito dalle marachelle dei due figlioli, almeno nei limiti consentiti.

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Come d’accordo, Thor ritrovò i suoi amici nel pomeriggio, ai giardini reali.

“Thor, ma come può essere che ieri, quando il re, tuo padre, ha dato quella notizia sconvolgente, tu eri così tranquillo?” osservò Fandral.

“E’ semplice io lo sapevo di già.” rispose tranquillamente Thor.

“Davvero? Te ne aveva parlato già re Odino?” lo interrogò Volstagg.

“Non esattamente. Diciamo che l’ho proprio sperimentato di persona chi fosse in realtà mio fratello!” annunciò il principino.

“Vuoi.. dire che.. tu l’hai visto cambiare aspetto?” domandò Sif, incuriosita quanto allarmata.

Thor si limitò ad annuire.

“E come è successo?” chiese Hogun.

“La scorsa settimana, eravamo nella stanza delle Armi. Ci siamo voluti andare per sfida. E stavamo bisticciando, come al solito, ma io ho detto qualcosa che l’ha fatto arrabbiare, davvero tanto e Loki, beh… non era più lui!” raccontò Thor, seguendo fedelmente le istruzioni del fratellino.

“Che…. che significa?” si inquietò Fandral.

“Si è trasformato. E’ diventato enorme, tutto blu con gli occhi iniettati di sangue. Sputava lame ghiacciate e ha eliminato due guardie  che hanno tentato di attaccarlo!” proseguì quel racconto fasullo Thor, concedendosi di esagerare qualche dettaglio, rispetto a quanto concordato con Loki.

“E… tu che hai fatto?” domandò angosciata Sif.

“Ho provato a parlargli, per tranquillizzarlo, ma lui stava per attaccare anche a me, quando poi è arrivato padre l’ha toccato e Loki è tornato quello di sempre, solo molto più spaventato, come tutti noi del resto. E allora padre ha deciso di raccontarci la verità.” concluse Thor.

“E… il re l’ha ripreso con sé… nonostante quello che ha fatto?” domandò attonita Sif.

“Certo!” sorrise Thor, facendo spallucce come se la cosa fosse di poco conto. “Padre una seconda possibilità la concede sempre, a chiunque . E poi il segreto è non fare arrabbiare Loki, così non avrete nulla da temere!”

“Ma… ma noi Loki lo facciamo arrabbiare sempre!” borbottò Volstagg, impensierito.

“Loki sa essere molto paziente. Finora vi è andata bene, ma se fossi in voi non rischierei oltre!” li mise in guardia Thor, fingendosi falsamente preoccupato.

Gli altri si guardarono angosciati fra di loro e Thor se ne compiacque.

La prima parte del piano si era conclusa a meraviglia e non vedeva l’ora di dirlo a Loki.

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Il mattino dopo, Loki si concesse una piacevole passeggiata per il parco, portando con sé uno dei suoi libri, con l’intento di leggerselo all’aria aperta.
Dalla parte opposta vide venirgli incontro quattro figure assai familiari.

“Buongiorno, Loki, non trovi sia una splendida giornata?” esordì Volstagg.

“Il tempo è ottimo, l’ideale per una buona lettura!” sorrise il principino.

“Vuoi un po’ della mia merenda?” proseguì Volstagg, allungandogli il suo cosciotto di pollo.

Loki declinò quello sgradevole invito il più gentilmente possibile.

“Perché sprecare una così bella giornata con una lettura polverosa? Sarebbe l’ideale per allenarsi un po’. Magari ti posso dare qualche lezione di scherma. Potresti diventare un abile spadaccino, come me!” si offrì Fandral.

“Per quanto sia allettante la tua offerta, no. Preferisco le mie letture polverose, grazie!” mostrò un sorriso di cortesia Loki.

“Okay, ma se vuoi fare una pausa, ci troverai sempre qua. Se vuoi ti lascio pettinare i miei capelli, acconciandoli come preferisci!” lo informò Sif.

Lei non faceva toccare mai a nessuno i suo capelli. Mai.

Così come Hogun, pur non proferendo parola, fece qualcosa di più unico che raro: sfoderò un ampio sorriso in direzione di Loki.

Loki salutò tutti con un cenno della mano e si avviò per la sua strada, arrivando puntuale all’appuntamento con Thor.
 
“Allora, com’è andata?” si interessò il fratello maggiore.

“Accidenti! Sto quasi pensando di non passare più alla fase finale del nostro piano. Mi piace questo loro nuovo modo di trattarmi!” confessò il più piccolo, raggiungendolo sul prato.
Thor gli diede un’amichevole pacca sulla spalla.

“Lo so e me ne rallegro per te, fratellino. Ma così è solo perché ti temono. Io voglio che sia perché ti rispettano!” replicò Thor.

“Quindi mi consigli di proseguire?” chiese conferma Loki.

“Assolutamente sì. E’ tutto stabilito per oggi pomeriggio. L’hai riempito il sacchettino?” si interessò Thor, lieto di vederlo annuire.

“Mi hai preso per uno sprovveduto? Ho pensato ad ogni minimo dettaglio. Tu ricordati di portare le sagome abbastanza vicino, di modo che io le possa chiamare a me facilmente.” gli ricordò il moro.
“Sarà fatto.” garantì il biondo.

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Il pomeriggio arrivò e stavolta fu Loki a dirigersi ai giardini.
Gli altri furono stupiti di trovarlo lì.

“C-ciao Loki. Ma oggi Thor non c’è?” domandò tentennante Fandral.

“No, ha detto che arriva più tardi. La cosa vi crea qualche disturbo?” domandò con tono pacato Loki.

“N-nessuno!” assicurò Sif.

“E’ inutile che portiate avanti questa scenetta con me. Io lo so cosa vi ha detto Thor.” li informò Loki, con tono più distaccato.

“No-no… che dici? E’ che ci siamo resi conto da soli… che abbiamo esagerato con te e che dobbiamo trattarti meglio!” si arrampicò sugli specchi Fandral.

“Sono solo un mucchio di frottole!” sbraitò Loki, innervosito.

“No-non t’arrabbiare!” lo implorò Volstagg, cominciando a temere il peggio.

Loki sogghignò, palesemente divertito.

“Oh, non volete, vero? Avete paura di quello che potrebbe succedere?” disse, cominciando a stringere il sacchettino di vernice bucato che teneva nascosto in una mano, che riversò lentamente il suo denso liquido.

“G-guardate la sua mano!” strillò Sif.

“E diventata blu!”si allarmò Volstagg.

“La trasformazione sta già cominciando.” constatò preoccupato Fandral.

“Non prevedo nulla di buono.” si agitò Hogun.

Loki rise.

“Oh, è questo che temete? Allora Thor non ve l’ha detto?”

“Di-dirci cosa?” balbettò Sif.

“Che ho anche il potere di chiamare a me i miei simili, così ci penseranno loro a eliminarvi una volta per tutte!” li avvertì Loki, schioccando le dita e qualche secondo dopo, i quattro si ritrovarono accerchiati da grossi individui blu dai terribili occhi rossi.
I quattro bambini si strinsero fra loro, gridando terrorizzati.

“Thor! Thoooor! Aiutaci!” invocò aiuto Fandral.

Come per incanto, Thor accorse subito nella loro direzione.

“Loki, no! Che hai fatto?” si rivolse al fratello, col tono più adirato che riuscì ad utilizzare.

“Ormai è troppo tardi!” sentenziò acido Loki, con le grida degli altri che continuavano a fare da sottofondo.

“Oh no, attenti, amici. Stanno creando delle armi di ghiaccio con le quali attaccarvi. Scappate!” li avvisò Thor, fingendosi allarmato.

Per tutta risposta i quattro aumentarono il volume delle loro grida, stringendosi maggiormente fra loro.

“Thor! Aiutaci!” piagnucolò Sif.

“E perché mai? Secondo me ve la potete cavare benissimo da soli! Provate a guardarli un po’ meglio!” replicò arrogante il principino biondo.

“Cosa?” domandò Hogun, cercando di seguire quel consiglio, così come fecero gli altri.

“Ma… sono solo dei disegni!” constatò Fandral, buttando giù una sagoma con un pugno.

“Alcuni non sono nemmeno veri!” lo corresse Sif, calciando nient’altro che aria.

Volstagg e Higun si sbarazzarono dei disegni reali rimanenti.

“E voi vi definireste prodi guerrieri?” li sbeffeggiò Loki, ridendo con Thor.

“Ma… la tua mano!” protestò Volstagg.

Thor prese un panno inumidito e la passò sopra la mano blu di Loki che tornò gradualmente rosa.

“Visto, fessacchiotti? Vernice blu. Lavabile!” spiegò il principino moro.

Una volta che i quattro bambini si furono tranquillizzati, Thor avanzò verso di loro.

“Amici miei, Loki e io vi abbiamo insegnato una lezione: mai giudicare dalle apparenze!” proclamò Thor, per poi accingersi a spiegare loro, supportato da qualche intervento di Loki, come stessero effettivamente le cose.
 
“E così, Loki, hai architettato tutto questo da solo?” domandò Volstagg a fine racconto.

“Sì, ma senza l’aiuto di mio fratello non ce l’avrei fatta!” ammise Loki, sorridendo a Thor.

“Beh… è geniale! I disegni, la mano pitturata, le false informazioni sul tuo conto… bello scherzo, davvero, devo ammetterlo!” riconobbe Fandral.

“Sai, Loki ne sa fare a centinaia di scherzi, anche molto più elaborati di questo!” li informò Thor.

“E puoi insegnare qualcosa anche a noi?”domandò timoroso Volstagg.

Loki sorrise.

“Perché no? Più siamo, più scherzi si possono fare!” approvò.

“Però è utile anche per gli allenamenti.. farci questo genere di trabocchetti. Pensi di riuscire a farne altri?” lo interrogò Sif.

“Tutti quelli che vuoi!” dichiarò sorridente Loki.

Hogun gli si avvicinò cautamente.

“Beh, in fondo non sei poi così male, piccoletto!” affermò con un mezzo sorriso.

Loki era veramente felice. Non si trattava più di una messinscena dettata dal timore. Ora lo stavano accettando per davvero.

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Non appena al re giunse notizia di quello che avevano combinato i figli, non solo approvò il gioco di squadra che contribuiva a rafforzare il loro legame fraterno, ma fu estremamente soddisfatto del fatto che non fossero ricorsi a nessun tipo di violenza.

“Avete impartito una giusta lezione in un modo più che legittimo e, Loki, tu hai dato ulteriore prova di quanti progressi tu stia facendo con la magia… anche se mi sento in dovere di incoraggiarti a non trascurare le pratiche guerriere.” si raccomandò il re.

“Cercherò di fare il possibile, padre.” assicurò Loki. “Niente punizione quindi?” chiese conferma con anticipato ottimismo.


“Nessuna punizione. Al contrario. Vi meritate un premio!” sorrise loro benevolo il re.

“Davvero?” sfavillò di entusiasmo Loki.

“Chiedetemi ciò che volete. Io lo esaudirò.” garantì Odino.

Thor sapeva già cosa chiedere.

“Padre, possiamo tornare da soli, Loki e io, nella stanza delle Armi?” domandò.

Il re sussultò a quella richiesta inaspettata.

Anche Loki rivolse uno sguardo scombussolato al fratello.

“Perché?” domandò Odino al figlio più grande.

“Voglio solo accertarmi di una cosa. Ti prometto che non combineremo nessun guaio. Ci consideri meritevoli della tua fiducia?” insistette Thor.
“E sia!” acconsentì il padre.

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“Che cosa?” domandò sconvolto Loki.

“Hai capito bene. Ti ho detto di toccarlo!” ribadì Thor.

Si trovavano nella stanza delle Armi, da soli, davanti allo scrigno degli Antichi Inverni.

“Ma sei impazzito? Ti ricordi cos’è successo l’ultima volta?”

“Certo. E voglio che succeda di nuovo.” dichiarò deciso il biondo.

“Ne sei sicuro? Giuri che poi non ti spaventi e mi chiami mostro di nuovo?” si imbronciò Loki, molto poco convinto di quel che stava per fare.

Thor annuì, incitandolo a eseguire quanto richiesto.

Loki toccò quello scrigno con una mano e mutò completamente aspetto quasi subito.

Thor non faceva altro che fissarlo incuriosito, avvicinandosi sempre di più.

“Hai visto? Non mi spavento più.” gli sorrise.

“No, Thor, sta’ lontano. Non ricordi? Padre dice sempre di non toccare i giganti di ghiaccio, è doloroso!” si allarmò Loki.

Incurante dei suoi avvertimenti, Thor si avvicinò ulteriormente, posandogli un delicato bacio sulla punta del naso che si tinse subito di rosa.
 
*********************** (Contemporaneamente)

Nonostante la fiducia accordata, sia Odino che Frigga erano al cospetto di Heimdall, di modo da poter monitorare la situazione.

“E adesso cosa vedi, Heimdall?” domandò il re.

Il guardiano sorrise.

“Vedo due fratelli.”

************************** (Contemporaneamente)
 
Da adombrato, Loki ritornò sorridente, fissando il fratello con i suoi occhi rossi, ricolmi di affetto nonostante il loro aspetto tetro.

“Mi puoi  toccare! Non ti ho fatto male!” si capacitò, felice. “Ma com’è possibile?” si domandò.

Per tutta risposta, Thor gli posò un altro bacio, stavolta sulla guancia, che divenne altrettanto rosa, per poi portare la bocca al suo orecchio.

“Perché tu sei speciale, mio piccolo gigante!”
 
--
THE END
 
Io mi sono affezionata a questi piccoli, adorabili birbanti… spero siano piaciuti anche a voi ^^
Qualche nota:
 
Per la parte sulla divulgazione della notizia delle origini di Loki, ringrazio FrancescaAkira89 , che con la sua domanda mi ha dato l’idea ^^
Per la parte di Sif e i piccoli guerrieri, il ringraziamento va a Edvige86, che voleva appunto vedere Loki interagire con questi ‘adorabili ‘ personaggini.. eddaì , non garantisco che durerà per il futuro, ma un pochetto qui alla fine si sono riscattati? ;)
 
Mentre il  finale è stato ispirato da questa meraviglia , dono della bravissima Eternal  , che trovate anche a inizio storia:

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Insomma.. questo capitolo appartiene almeno al 20% a ciascuna di voi tre *le abbraccia tutte*
 
Datemi qualche giorno e  arriverà anche ‘Expecting’  ( l'ho già cominciata su carta) ^^
Quanto al seguito di questa, ‘Tricked Thunder’… beh , mi prendo un attimo di respiro.. una o due settimane… magari penso anche a un altro fandom che sto trascurando un po’ troppo, lol
grazie di tutto e, mi raccomando, di qualunque tipo siano, fatemi sapere le vostre opinioni su questa parte conclusiva,  anche solo una parola per me è preziosissima!! ^^
 
a presto, smaaaaaack!

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