Destiny has chosen to make me happy.

di AuriTomlinson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cambiare aria, magari mi avrebbe fatto bene. ***
Capitolo 2: *** Sono solamente cinque bambocci.. ***
Capitolo 3: *** E' l'ora di partire. ***



Capitolo 1
*** Cambiare aria, magari mi avrebbe fatto bene. ***


Correvo, correvo come se quella dovesse essere la mia ultimissima corsa. 
Sentivo quella presenza sempre più vicina.
Il mio respiro,cominciava a farsi affannoso, cosa potevo fare?.
Non stetti tanto a pensare, continuai a correre cercando di spingermi ad essere più veloce, quando, mi sentii acchiappare per il cappuccio della felpa, il mio respiro si era bloccato, esattamente come il mio cuore……..
 
*DRIIN,DRIIN,DRIIIN*
 
Mi svegliai di soprassalto scaraventando quella stupida sveglia a terra, sperando che la piantasse di fare quel rumore assordante. 
-Un incubo, era sono un incubo..-
Era una delle solite mattine, dovevo andare a scuola, non ne avevo voglia assolutamente, ma dovevo.
Mi alzai dal letto ancora frastornata da quella dannatissima sveglia, mi vestii con i primi vestiti che trovai, non mi interessava molto il modo in cui apparivo. 
Andai in bagno a truccarmi e notai un fogliettino attaccato allo specchio.
‘’Buongiorno amore.
Sono dovuto andare a lavorare, c’è stato un inconveniente.
Mi dispiace che oggi non possiamo stare insieme come programmato, prometto che mi farò perdonare. 
Buona giornata, un bacio, Papà.’’
Era già uscito, come al solito .. Promesse,promesse e poi? Nulla. 
Lasciai perdere quel pensiero e finii di prepararmi.
Dopo circa venti minuti, mi infilai il cappello, la sciarpa e la giacca e, uscii di casa.
Era una giornata nevosa, una come tante, li a Milano, era da più di un mese che nevicava. 
Mi fermai a guardare i numerosi fiocchi di neve che lentamente scendevano dal cielo, ero stranamente in anticipo.
Stetti per qualche minuto immobile in quel punto, mi rilassava guardare la neve che cadeva ma, dovevo andare, se no si faceva tardi.
Mi incamminai verso scuola con gli auricolari nelle orecchie, ascoltavo ‘’My Immortal’’ degli Evanescence; no, non ero una ragazza depressa e non ero nemmeno un emo cutter, semplicemente, mi piaceva quella musica.
Erano le 7:59, mi trovavo esattamente davanti a scuola, non avevo voglia di entrare, ma dovetti farlo. 
Entrai in classe e mi misi seduta al banco e mi tolsi gli auricolari dalle orecchie, c’era un casino assurdo, si sentiva che il prof non c’era ancora.
Mi guardai attorno, quando il mio sguardo si fermò su un gruppo di ragazzi e ragazze accalcati tutti ad un banco, allora mi avvicinai; cercai di farmi spazio tra tutte quelle persone e, quando ci riuscii, rimasi quasi delusa, pensavo fosse successo chissà cosa, invece… l’ochetta della classe si era fatta un tatuaggio proprio in mezzo alle tette, chi se lo sarebbe immaginato.. 
Me ne tornai al mio banco e mi misi nuovamente seduta.
Chissà perché lei aveva tante attenzioni… ah, già,aveva due tette enormi.. 
Io, non ero una di quelle ragazze stupende con tanta gente attorno, ero semplice .. Lunghi capelli castani, quasi sempre tirati su, abbastanza bassina, non magrissima.
Mi vestivo con quello che trovavo al momento, non stavo a scervellarmi tanto e poi, tanto, ma tanto trucco nero; ripeto, non ero una di quelle ragazze sempre depresse che si tagliavano, anzi ero anche abbastanza sorridente, anche se non felice. 
No, non ero felice, per niente..
Mio padre era sempre al lavoro e non riuscivo quasi mai a vederlo.
Mia madre… beh, mi aveva abbandonata, come ultimamente, tutti avevano fatto. 
Avevo un cugino in Irlanda, Niall… L’ho visto un paio di volte, ero molto piccola, mi ricordo che mi prendeva sempre in braccio e mi faceva giocare,lo adoravo.
 
Entrò la mia professoressa a interrompere i miei pensieri. 
Cinque ore, solo cinque ore Aurora…
 
13:05. 
Suona la campanella, tutto sommato, erano passate in fretta cinque ore. 
Mi rimisi cappello, sciarpa,giacca e uscii dalla classe.
 
Arrivai a casa, c’era mio padre, finalmente. 
Andai a salutarlo in cucina, dandogli un bacio sulla guancia per poi andare a posare lo zaino in camera.
Tornai in cucina sorridendo.
-Ehi, com’è andata al lavoro?- Sorrisi guardando mio padre. 
Aveva qualcosa di strano.. 
-Sì… tutto bene ..- Mi guardava, conoscevo quello sguardo, doveva dirmi qualcosa.
-Pa’, che devi dirmi?- Andai al sodo, stavano cominciando a torcermisi le budella.
-Piccola, vedi, oggi mi hanno dato una promozione..- Non sembrava molto contento.
-Oh, bene, è fantastico!- Andai ad abbracciarlo, ma sentivo che c’era qualcosa che ancora non andava.
-Vedi, per questa promozione, devo trasferirmi a Liverpool e tu, dovrai venire con me, solo che … - Liverpool, ma cosa stava dicendo??
-Vai avanti.- lo stavo guardando con gli occhi fuori dalle orbite..
-Tu, dovrai andare a vivere a Londra, da tua zia, si è trasferita li poco tempo fa.-
Mi cadde il mondo addosso, non ero famosa, ma avevo comunque i miei amici…. Dovevo mollate tutto..
-Papà, cioè… come fai a dirmi con tutta questa tranquillità che mi devo trasferire a Londra, lasciando tutti e tutto..?-
-Piccola, davvero, mi dispiace…- lo era veramente, lo vedevo..
-Stai tranquillo .. Quando dovremmo partire?.- 
-Dopodomani  …- Ma che cazzo? Che aspettava a dirmelo!?
- Dopodomani?? Che aspettavi a dirmelo?-
- Scusami, avevo paura di dirtelo.. -
-Va bene, vado in camera mia a cominciare a mettere via la mia roba. -
E così feci, andai in camera mia e cominciai a piegare i miei vestiti e a metterli in valigia e, dopo quello, impacchettai un po’ di oggettini fragili.
La giornata passò velocemente e fu tutta così. 
Alle 21:00 ero sfinita, così, mi infilai nel letto senza nemmeno mangiare.
Cominciai a pensare, pensavo a tutto, ai miei amici, a Londra, a mia zia… avrei rivisto mio cugino…
Chissà, magari cambiare aria,mi avrebbe fatto bene.


SPAZIO AUTRICE. 
Bien, salve lettrici e lettori c: 
Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto.
è la mia prima FF, quindi, siate buoni c:
Se lasciate qualche recensione mi fate felice, sapete ? :') 
AHAHAHA okè, alla prossima. 

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Capitolo 2
*** Sono solamente cinque bambocci.. ***


Era tutto bianco e io continuavo a correre.
Perché correvo?
Avevo un senso di angoscia che mi perseguitava, mi sentivo come pedinata anche se come al solito era la mia fottutissima mente che dava i ciocchi.
Mi fermai,avevo il fiatone.
Mi poggiai alla ringhiera che c’era affianco a me per poi sedermi su un piccolo muro.
Ero in mezze maniche… perché??
C’era la neve e io mi trovavo seduta su un muretto e, senza nemmeno una giacca?
Presi il cellulare e chiamai mio padre.
-Pa’, dove sei?Mi servirebbe che mi passassi a prendere …-
-Aurora, sei deficiente?? Esci da casa di tua zia senza avvisare e senza nemmeno prendere la giacca?
Poi, dov’è che ti dovrei venire a prendere? A Londra?
Lo sai benissimo che sono a Liverpool, quindi evita di fare la bambina e torna a da tua zia, veloce!-
Dopo aver detto questo, staccò il telefono.
Londra? Liverpool? Ma che ci facevo io già li..?Dov’era casa della zia??
Mi alzai dal muretto e mi incamminai per il marciapiede, non sapevo dove adnare, a dir la verità.
Ero assorta nei miei pensieri, quando sbattei contro un ragazzo…

*DRIIN,DRIIIIN,DRIIIN*

Feci la stessa identica cosa della mattina precedente, presi la sveglia e la scaraventai atterra con violenza.
Di nuovo uno di quei sogni inquietanti che mi capitavano ultimamente.
Ah, è vero..non ho spiegato questo piccolo particolare della mia vita…
Ero mezza pazza… no, cioè… non ero pazza, avevo solo bisogno di aiuto, quindi, tutte le settimane ho avevo visita dallo psicologo.
Lui diceva che mi serviva affetto, che mi servivano persone che mi stessero vicine…
Tutte cazzate, a parer mio; io ero sola e me la cavavo benissimo così, non mi servivano delle persone false accanto.
Erano oramai due mesi che non facevo di questi sogni, ma, a quanto pare erano ricominciati… due, uno dietro l’altro, che angoscia.
Decisi di alzarmi dal letto, quel giorno non sarei andata a scuola, dovevo finire di preparare la mia roba, il giorno dopo sarei partita per Londra.
Andai in cucina, aprii il frigo, presi il latte e poi andai in dispensa a prendere la nutella.
Misi tutto sul tavolo e accesi la tv su MTV, in cerca di qualche canzone carina.
Cominciai a mangiare nutella con un grosso cucchiaio, il più grosso che avevo in cucina, quando alzai lo sguardo e vidi cinque ragazzi su un grande pullman rosso, uno di quelli londinesi, subito rimasi affascinata da loro ma poi riflettei..
-Sono solo dei bambocci, esattamente come Justin Bieber..- sussurrai cambiando canale.
Passai più o meno due ore cambiando vari canali musicali, poi decisi di andare un po’ su face book.
Entrai nell’account, niente notifiche, come al solito; chi poteva interessarsi di una sfigata come me?? Assolutamente nessuno.
Andai sul profilo della mia migliore amica e le scrissi in bacheca ‘’Tesoro, dobbiamo parlare’’, dovevo dirglielo che sarei partita e, volevo vederla ancora una volta, non poteva venirlo a sapere da uno stupidissimo stato di face.
Uscii dalla pagina del suo profilo e feci un giro per la home;trovai tantissimi link su quelle cinque copie di Justin Bieber che avevo visto due ore prime alla Tv……tutte ‘ste bimbe minchia arrapate, mi facevano schifo…
-Forse non sono così male…- pensai…
MA NO! Che cazzo stavo pensando!
Aprii comunque una loro foto per osservarli meglio, tanto non avevo nulla da fare.
Li guardai ad uno ad uno per circa dieci secondi, soffermandomi di più su un ragazzino con i capelli biondissimi, sembravano quasi ossigenati, aveva dei bellissimi occhi azzurri e l’apparecchio.
Non so perché,ma mi sembrava assolutamente di averlo già visto.
Dopo essere rimasta a guardare quella foto per circa dieci minuti, spensi il computer, dovevo finire di impacchettare la mia roba.
Mi misi seduta sul letto per svuotare il mio comodino; iniziai a tirare fuori piccoli oggetti che guardai attentamente,non ricordavo neanche di avere quelle cose li.Ad un certo punto, tirai fuori un album fotografico e, decisi di guardarlo. C’erano tante foto che raffiguravano me e mia madre, le avrei volute strappare tutte..
In una pagina, trovai una foto di un bimbo che aveva in braccio me, che tenera che era… rimasi a guardarla per un po’, quel bimbo era mio cugino o mi sbagliavo??
Non lo vedevo da tanto,ormai.
Chiusi quell’album, era già l’una.
Andai nuovamente in cucina, anche se non avevo molta fame.
Mi misi seduta sulla sedia dove solitamente si sedeva mio padre,in casa c’era un silenzio pazzesco, sentivo solamente il mio respiro.Mi alzai, non sopportavo quel silenzio, mi costringeva a pensare,come se già non lo facessi abbastanza.
Andai nuovamente camera mia e riaccesi il computer, facendo cominciare ad andare il disco dei Modà,li amavo,sì.
Rifeci l’accesso di face book per vedere se la mia amica era arrivata, trovai una notifica ed intuii fosse lei,infatti era così.
‘’Amore, dimmi tutto, mi devo preoccupare??’’ ecco quello che aveva scritto.
Cosa potevo rispondere? ‘’No, tranquilla, va tutto bene,devo solo trasferirmi a Londra per tutta la vita.’’ non mi sembrava appropriata come risposta, allora abbozzai qualcos’altro… ‘’Calmati, ci vediamo oggi pomeriggio alle quindici, al nostro posto.’’ risposi così.
Non so se fosse la risposta più appropriata,ma era l’unica che mi era venuta in mente.
Uscii dall’account ma feci continuare a far andare la musica.
Andai in bagno, decisi di fare una doccia, ero piuttosto stressata.
Finita la doccia, asciugai i miei lunghi e insulsi capelli e poi mi truccai.. Come sempre misi tanto, tantissimo nero sugli occhi,per poi lasciare la bocca quasi sobria.
Andai a vestirmi, i primi pantaloni che trovai,la prima maglietta che capitò e le mie amate Vans nere.
Uscii di casa, era ancora presto, mancava mezz’ora all’incontro, ma era il tempo che avrei impiegato ad arrivare li.
Erano le tre in punto e mi trovavo nel nostro posto…. Beh, non so se si potesse definire nostro,ma ci trovavamo sempre li.
In poco tempo, arrivò la mia amica abbracciandomi.
-Ehi amore!- disse lei sorridendo; amavo alla follia il suo sorriso.
-Ehi De..- non ero felice come lei, si percepiva.
-Che succede?-il suo sorriso si spense, perché? Non volevo.
-Siediti che ti spiego.-
Ci sedemmo sul bordo di questa fontana immensa e le presi la mano; mi guardava,la sua espressione era preoccupatissima, mi sentivo in colpa, tanto.
-De, vedi.. Hanno dato una promozione di lavoro a mio padre e..- mi fermai un momento, sentivo che mi stava per scendere una lacrima, non dovevo piangere.
-Vai avanti..-
-De, mi devo trasferire a Londra da mia zia.-
Non feci in tempo a finire la frase che già mi trovavo tra le sue braccia, cercava di soffocare il suo pianto, ma riuscivo a sentire ugualmente i suoi singhiozzi.
Non ce la feci, mi lasciai andare anche io in un pianto liberatorio, mi sarebbe mancata davvero tanto, lei per me era come una sorella, lei c’era sempre.
Denise, si staccò da me asciugandomi le lacrime.
-Ehi, basta, non dobbiamo piangere,ok?
Sarò per sempre la tua sorellona rompipalle, chiaro?-
Mi riabbracciò.
-Ti voglio bene, De. Grazie di tutto- Le sussurrai alle orecchio per poi ricevere un intensificazione dell’abbraccio come risposta.

Rimanemmo li a parlare e a fantasticare su cosa mi sarebbe potuto succedere a Londra.
Alle diciannove,la salutai con un grandissimo abbraccio e andai a casa.
Alle otto e qualche minuto, ero a casa.
Mio padre ancora non si era visto, ma poco importava; andai in cucina, mangiai qualcosa, tanto per dire di aver mangiato e poi mi buttai a letto, il giorno dopo sarebbe stata una giornata impegnativa.


SPAZIO AUTRICE.

Eccomi qui con il nuovo capitolo, anche se è un po' una merdina çç
Nel prossimo capitolo, dovrei riuscire a sbloccare le cose, se tutto va bene.
Grazie a tutti quelli che hanno letto il primo capitolo,in questo, riuscite a farmi anche qualche recensione? Mi fareste felice.
Bast. alla prossima.
Auri*

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Capitolo 3
*** E' l'ora di partire. ***


Quella mattina, mi svegliai prima della mia sveglia, molto strano,direi e, non avevo fatto nemmeno uno dei miei sogni angoscianti.. Uhm… meglio così.
Mi misi seduta sul letto e cominciai a guardarmi attorno,avevo ancora un po’ di roba da mettere via,quel giorno sarei partita.
Mi alzai dal letto e aprii l’armadio, c’erano rimasti pochi vestiti da mettere in valigia, tra quelli, scelsi i vestiti che avrei indossato, avevo deciso di vestirmi decentemente, almeno per presentarmi alla zia, era tanto che non mi vedeva.
Scelsi una gonnellina bianca, penso di non averla mai messa in vita mia, questa era l’occasione buona,una maglietta nera e un paio di converse bianche, direi che non avrei potuto fare di meglio.
Andai in camera di mio padre a vedere se c’era o se era uscito.. Era uscito, come al solito.
Tornai in camera mia e finii di mettere i vestiti in valigia e finii di impacchettare i miei oggettini fragili, ne avevo una marea.
Alle undici e qualcosa, avevo finito,per fortuna.
Decisi di vestirmi, non avevo voglia di aspettare senza far nulla.
Quella gonna era forse un po’ troppo corta ma, me ne fregai;mi truccai in modo più sobrio: un po’ di matita, un po’ di fard e del lucidalabbra con i brillantini.
Non mi trovavo bene con quei vestiti e con quel trucco, non erano nel mio stile, ma uno strappo alla regola, non mi costava nulla.
I capelli, invece di legarli, li lasciai sciolti e ci passai la piastra, tanto per renderli presentabili; quando papà mi avrebbe vista, gli sarebbe venuto mezzo infarto, non era più abituato a vedermi vestita ‘’normalmente’’.
Avevo finito di farmi i capelli, mi sentivo molto una Barbie, che cosa odiosa.
Diedi un’occhiata all’orologio, segnava le dodici e mezza, almeno un po’ di tempo era passato,che potevo fare per far passare ancora quelle due ore in modo che potessimo dirigerci verso l’aeroporto? Potevo uscire,ovvio; così feci.
Aveva smesso di nevicare, per fortuna,faceva ancora molto freddo e, quella gonna non era molto appropriata ma non mi interessava più di tanto.
Cominciai a camminare per il mio paese senza meta, mi sentivo un’imbecille.
Ero già stanca di camminare e, quando vidi una panchina, non le feci mancare la mia presenza.
Ero li, seduta su una panchina con le mani in tasca, pensavo..
A che pensavo? Semplice, a come fosse cambiata la mia vita in pochi anni, pensai solo a cinque anni prima, ero in prima media, avevo trovato tantissimi nuovi amici, quelli che pensavo non se ne sarebbero mai andati, che sciocchezza … tutti prima o poi se ne vanno.
Pensai all’anno della seconda media, dove tutti cominciavano a diventare un po’ più popolari nella scuola e a me, cominciavano a mettermi da parte.
Arrivai anche all’anno della terza, quell’anno in cui mi abbandonarono tutti, compresa mia madre.
Quei tutti, avevano trovato qualcuno di migliore di me e mia madre anche … aveva trovato il suo orribile compagno con la sua orribile figlia, li detestavo, avevano una puzza sotto il naso che facevano invidia ai francesi .
Quell’anno, mi era rimasta solamente la mia migliore amica Denise, lei mi aveva sempre accettata per come ero e per questo, la ringrazierò ogni santissimo giorno.
Da li, avevo cominciato ad essere introversa, a dare poca confidenza, ad essere sempre quella sfigata che se ne andava in giro con gli auricolari nelle orecchie, ad essere considerata antipatica e depressa ….
Una goccia di pioggia cadde sul mio naso e mi risvegliò dai miei pensieri.
Mi alzai da quella panchina e guardai l’ora, erano le quattordici e trenta, era meglio andare, mio padre era arrivato di sicuro.
Arrivai a casa pochi minuti dopo e vidi mio padre che stava già cominciando a portare le valigie in macchina
-Ciao pa’, hai bisogno di una mano?-  Chiesi per farmi notare, era talmente impegnato che nemmeno si accorse della mia presenza.
-No amore, tranquilla, ce la faccio ….-mi disse girandosi per salutarmi, quando, rimase immobile per qualche minuto, io lo guardai, sentivo di aver preso la forma di un punto interrogativo.
- Aurora, sei stupenda, finalmente ti sei tolta quel trucco nero e ti sei messa una gonna.- si avvicino con le braccia larghe in segno di stupore e mi baciò la fronte.
- Non farci l’abitudine, sarà solo per oggi,tanto per fare bella figura con la zia … - feci subito perdere le speranze a mio padre, non volevo vestirmi sempre così, non ero io.
-Ah, ti verrà a prendere tuo cugino, tua zia oggi è impegnata. -
COME POTEVO RICONOSCERE MIO CUGINO?…
-pa’ ma sono anni che non vedo Niall, come lo riconosco? - Mio padre alzo lo sguardo come se avessi detto una cosa assurda.
- ti riconoscerà lui, gli ho mandato una tua foto via MMS.- si mise a ridere,sapendo che non volevo mi venissero fatte foto.
- Punto primo, come hai una mia foto? Punto secondo, chi ti ha dato il permesso di spargerla in giro?- cominciavo ad infoiarmi, la mia privacy, porca carota.
- Se ti ricordi, al tuo compleanno, te ne sei fatta fare una e… non l’ho sparsa, l’ho data a tuo cugino che ti deve riconoscere.-
-Sì, va bene, finiamo di mettere ‘ste valigie in macchina,vah..-

Mettemmo tutte le valigie in macchina e partimmo per Milano Malpensa che era abbastanza vicino a casa mia.
Arrivammo in circa quindici minuti e andammo subito ad imbarcare i bagagli.
Il mio imbarco era alle sedici e trenta, mentre quello di mio padre era alle sedici, quindi avevo una mezz’ora di vuoto.
Mancava un quarto alle sedici, accompagnai mio padre al suo imbarco, non l’avrei visto per un bel po’, mi sentivo abbandonata, per l’ennesima volta.
Non volevo che se ne andasse, volevo venisse con me, io e lui eravamo sempre stati uniti come pane e marmellata oppure come dico sempre, come culo e camicia.
Mi stava guardando, perché lo stava facendo? Perché mi fissava?
-Pa’ dimmi.- cominciava a mettermi l’ansia.
-No, dimmi tu, che ti succede, sei nervosa?-
Si vedeva così tanto?… a quanto pare, sì.
-Un po’..-
Mi guardò per altri due secondi per poi abbracciarmi, avevo bisogno di un abbraccio di mio padre.
-Aurora, senti… io non ti sto abbandonando, ok? Ti chiamerò ogni volta che mi sarà possibile e, un week end ogni tre settimane, verrò a trovarti, non essere triste, io per te ci sarò sempre, ora voglio un sorrisino, che è tanto che non me lo fai …-
Io mi limitai ad annuire e sorridere.
Non perché fosse mio padre, ma era un uomo fantastico.
Annunciarono il suo volo, doveva imbracarsi …..
Mi diede un altro forte abbraccio, avrei voluto piangere, ma non potevo, dovevo farlo per lui.
Mi misi nella fila per l’imbarco insieme a lui e, quando fu il suo turno, mi scostai, la signorina gli strappò il biglietto, lui si girò a guardarmi.
-Tesoro, ci vediamo fra tre settimane, fai la brava, non fare impazzire la zia. Ti voglio bene. -
Si girò e cominciò a camminare lungo il tunnel per poi arrivare nella pista aerea, io stavo li, lo guardavo diventare sempre più piccolo fin quando non fu quasi alla fine del tunnel..
-PAPAA’!- urlai con tutto il fiato che avevo, tutti si girarono a guardarmi, mi avevano sicuramente presa per pazza; per fortuna, si girò anche lui.
-TI VOGLIO BENE PAPA’,GRAZIE.- urlai di nuovo in modo che mi sentisse.
Mi sorrise e mi salutò con la mano, forse mi aveva sentita, lo speravo.
Lo guardai uscire da quel tunnel e poi mi diressi verso la sala d’attesa,non misi le cuffiette, altrimenti non avrei sentito l’annuncio del mio aereo.
Mi sedetti su una di quelle scomodissime sedie di metallo e aspettai, mi sembrava che il tempo non passasse mai.
Finalmente, dopo mezz’ora che era sembrata un’eternità, ecco quella vocetta irritate che annunciava il mio volo.
Mi diressi verso l’uscita per imbarcarmi, c’era veramente tantissima gente, chissà vicino a chi sarei capitata?.. Nah, non mi interessava più di tanto.
Arrivò il mio turno, la signorina mi strappò il biglietto e mi fece un enorme sorriso che non potei non ricambiare e mi incamminai in quel tunnel, era lunghissimo… vidi il portellone del mio aereo con una sorridente hostess davanti, le sorrisi e salii.
Ci misi un po’ per trovare il mio posto, non ero molto pratica di aerei.
36A, mi sedei li ero accanto al finestrino; vicino a me, c’era una simpatica vecchietta con i capelli bianchissimi e uno sdentatissimo sorriso che, a quanto mi aveva raccontato prima della partenza dell‘aereo, andava a trovare suo figlio e i suoi nipoti, era davvero molto cara.
Alla partenza dell’aereo, mi misi i miei auricolari, mi girai verso il finestrino e mi addormentai, il viaggio sarebbe durato due ore e io, ero distrutta.

Mi sentii toccare delicatamente una spalla, aprii gli occhi, tolsi una cuffietta e mi stiracchiai, era la signora accanto a me.
-Cara, siamo arrivate a Londra.- Mi sorrise.
Le sorrisi in risposta senza aggiungere altro; erano già passate due ore? Come era possibile?
Mi alzai e mi diressi verso l’uscita, pian piano, riuscimmo a scendere tutti quanti.
Aspettammo tutti la navetta che ci portò dalla pista aerea all’aeroporto in venti minuti circa.
Arrivata in aeroporto, notai una strana confusione, tantissime ragazzine impazzite, non ci pensai più di tanto e andai a prendere le mie valigie dal nastro trasportatore.
Prese le mie valigie, dovevo cercare mio cugino o anzi, lui doveva cercare me..
Mi misi in mezzo all’aeroporto, seduta su una delle mie valigie aspettando che qualcuno che mi riconoscesse.
Ad un certo punto, vidi un ragazzo biondissimo e con due enormi occhi azzurri che mi si avvicinava, lo riconobbi subito, lui era quel ragazzo che faceva parte di quel gruppetto, era uno di quei cinque Justin Bieber.
Continuava ad avvicinarsi a me e cominciò a sorridermi… ma che?… io non lo conoscevo, perché sorrideva a me e non a tutte quelle sue fans impazzite?
Si avvicinò ancora..
-Aurora, sei tu?Sei assolutamente fantastica! Mamma, quanto sei cambiata!-
Aurora? Ero fantastica? Quanto ero cambiata?!… no, non poteva essere lui, non era Niall, ti prego, no.
-Scusa, chi sei tu?-
Chiesi con gli occhi a punto di domanda.
- Sono Niall scemotta!-
Mi abbracciò calorosamente…. UNO DI QUEI CINQUE JUSTIN BIEBER ERA MIO CUGINO NIALL? Cos’era andato storto in quegli anni?

SPAZIO AUTRICE.

lalalalalaaaaaaa :'D
Ciao bellissimi :'3
Piaciuto il capitolo? a meno e.e
Nello scorso capitolo, ho avuto pochissimi lettori):
Dai, aumentate, magari recensite anche, che dite?
Se no, vado avanti per niente..
Bast.
-La vostra Auri xx

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