Il diario di Rose Stevens, e di come impazzì a causa di Alice.

di Niniel Virgo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione: Rose, o Alice? ***
Capitolo 2: *** L'amicizia più strana mai vista. ***
Capitolo 3: *** I morti possono ancora ferirti. ***
Capitolo 4: *** Lo Stregatto. ***
Capitolo 5: *** La prima (veloce) visita nel Paese delle Meraviglie. ***
Capitolo 6: *** Credo che la sfortuna mi perseguiti. ***
Capitolo 7: *** L'incontro con il Cappellaio. ***
Capitolo 8: *** Non chiamatemi strega. ***
Capitolo 9: *** Il Tricheco. ***
Capitolo 10: *** L'attesa rovina gli animi. ***
Capitolo 11: *** Non mi sono mai piaciuti i dottori. ***
Capitolo 12: *** Mani macchiate di peccato. ***
Capitolo 13: *** La fine. ***
Capitolo 14: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Prefazione: Rose, o Alice? ***


 

Ciao. Non so se è il modo esatto per iniziare un diario. Non ne ho mai avuto uno, così ho provato a chiedere a Ben cosa bisogna scriverci dentro. Lui mi ha detto che non lo sa, perché il diario è una cosa da femmine. Ne ho parlato con mamma e lei mi ha detto di “scrivere tutto quello che mi passa per la testa, le mie riflessioni, i miei pensieri..” Non sono sicura di aver capito bene, così inizio con una mia presentazione.

Quella nella foto sono io. Il mio nome è Rose, ho sette anni e vivo a Oxford insieme a mamma, papà e Ben, il mio fratellone di undici anni. Non so bene che cosa scrivere in questa prima pagina, perché ho tante cose in testa e tutte confuse, come tanti fili da districare.

Tutto inizia con una domanda: chi sono realmente io? Chiunque risponderebbe Rose, certo. Eppure..non sono sicura di chiamarmi così. Anche se tutti mi definiscono “Rose”, dentro di me una voce continua a dire un altro nome: Alice.

Alice, Alice, Alice. Continua a ripeterlo, come una litania. Quando sono sola diventa più forte, così forte da farmi venire il mal di testa. Le ho urlato di smetterla, ma continua imperterrita. Ne ho parlato anche con mamma, ma lei non mi crede. Per lei tutto quello che dico è un gioco.

Ben mi prende in giro, è davvero cattivo. Dice che sono matta, che il mio nome è Rose e devo smetterla di dire il contrario.

Non so più che fare, è frustrante. Chi è la vera me stessa? Rose è il nome che mi hanno dato i miei genitori, Alice è quello che sento di essere.

Diario, non so che fare. Con affetto,

Rose, o Alice.

L'angolo delle meraviglie di Niniel.

Saaalve gente!
Lo so, non è niente di particolare questo capitolo, ma è solo un'introduzione. Dal prossimo spero che riesca a prendervi come storia, perché ci sto mettendo l'anima per scriverla. Sono particolarmente affezionata a Rose, dato che è un personaggio di mia invenzione.  Spero che mi seguirete nel lungo percorso che la porterà alla follia! (Bella prospettiva, eh?)
Non spero di ottenere chissà quali risultati, ma vi chiedo un minuscolo favore: postate una recensione, please. Anche una critica, qualsiasi cosa. Mi basta sapere se vi piace o meno. :3
Niniel.

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Capitolo 2
*** L'amicizia più strana mai vista. ***




Caro diario, prima di tutto scusami. Ho scritto la tua prima pagina e sono sparita per due anni, ma ho avuto molto a cui pensare.

L'altro giorno stavo giocando da sola, nel giardino della scuola. Gioco sempre sola, gli altri bambini dicono che sono strana, solo perché sto sempre zitta. E, come sempre quando sono sola, la voce non mi dava tregua.

“Alice. Alice. Alice. Alice.”

Ho scosso con forza la testa, come se potesse bastare a mandarla via.

“Alice. Alice. Alice. Alice.”

Mi sono allontanata dalle maestre. Il parco è molto grande, ma di solito rimaniamo vicino a loro in caso di bisogno, non ci inoltriamo mai in esso.

“Alice. Alice. Alice. Alice.”

Mi siedo a terra, nascondendo la testa tra le gambe.

“Alice. Al-”

“BASTA!” Ho pensato, o forse l'ho urlato. Non ne sono sicura.

La voce si è zittita per alcuni minuti. Ho pensato che forse me ne ero sbarazzata. E invece no, eccola di nuovo.

“Alice.”

“Basta!” Ho ripetuto. “Io non sono Alice!”

Non so cosa sia successo in quel momento. L'unica cosa che ricordo è che ho visto una grande luce bianca, ma non veniva dall'esterno. Veniva da dentro la mia testa.

“Certo che no, Rose.” Ha detto la voce dentro di me, che sembrava molto più sicura di prima. “Io sono Alice.”

“Chi sei?” Ho chiesto, impaurita. Non aveva mai detto se non il proprio nome, in due anni. Perché all'improvviso mi parlava?

“Il mio nome è Alice. Alice Liddell.” Ha continuato lei. Non ci ho mai badato, ma ha una voce davvero dolce.

“Cosa ci fai nella mia testa?” Ho domandato. Mi sono sentita più rilassata, perché sentivo che non voleva farmi del male. Era come se captassi le sue emozioni.

Alice ha sospirato. “Vedi, secoli fa vivevo qui a Oxford, insieme alla mia famiglia. Eravamo felici insieme. Ero una bambina molto curiosa e fantasiosa, mi piaceva apprendere. Una notte, a causa di un uomo che aveva molestato mia sorella, il dottor Bumby” Qui sono sicura di aver sentito la sua voce farsi più tesa. “Che ha incendiato la mia casa, sono morti tutti, tranne me. Ero devastata, così tanto che ho cercato di uccidermi.”

Ho represso a stento un brivido. La morte per me è qualcosa di astratto, per ora.

“Fui internata nel manicomio di Rutledge. Dovrebbe esistere ancora, ne ho viste le rovine attraverso i tuoi occhi.”

“Un momento.” L'ho interrotta, sorpresa. “Tu vedi quello che vedo io?”

“Certamente.” Mi ha risposto, con tono scioccato, facendomi sentire davvero stupida. “Vedo, sento e tutto il resto attraverso te.”

Ho annuito senza dire più nulla, in attesa che continuasse il racconto. Non ho dovuto attendere molto, Alice ha ripreso subito a parlare.

“Quando ne sono uscita, sono stata in cura dal dottor Bumby, che cercava di farmi dimenticare la notte dell'incendio.”

A questo punto ho sentito Alice diventare via via più tesa. “Alice? Che c'è?” Le ho chiesto, perplessa.

“Posso raccontarti un segreto?” La sua voce si è fatta più bassa, simile a un sussurro.

Ho annuito diverse volte, convinta ed elettrizzata. Nessuno mi aveva mai confessato qualcosa, ed ero terribilmente eccitata all'idea.

“Esiste un posto chiamato Paese delle Meraviglie. Nessun essere umano vi è mai entrato, se non io.”

“Raccontami di questo posto, Alice!”

Abbiamo passato ore intere a parlare di quel magnifico paese. Probabilmente è stata colpa mia, che non facevo che chiederle informazioni sul Bianconiglio e sul Cappellaio Matto, ma lei sembrava divertita e lieta di raccontarmi tutto quello che volevo. Fortunatamente potevo comunicare con lei tramite il pensiero e smettere di parlare ad alta voce, o mi avrebbero preso sul serio per matta.

Alla fine, ho ripensato alla domanda che gli avevo fatto all'inizio. “Alice, cosa c'entra tutto questo con il fatto che tu sei dentro la mia testa?”

L'ho sentita tornare immediatamente seria. “Vedi, mentre ero in cura dal dottore, sono stata richiamata dallo Stregatto nel Paese delle Meraviglie, per distruggere il Treno Infernale, creato dal Dollmaker. Durante questo viaggio ho ricordato tutto su Bumby e, una volta tornata a Londra, l'ho ucciso io stessa. Però..” L'ho sentita diventare di nuovo nervosa.

“Però cosa?”

“Non sono sicura di quello che è successo dopo.” Ammette di malavoglia. “Ricordo solo un coltello, sangue e tanto dolore. Poi mi sono ritrovata senza più un corpo, ma non volevo morire. Avevo solo vent'anni. Così, ho vagabondato per un sacco di tempo, fino a quando non mi sono sentita attratta dalla tua anima. Non chiedermi come ho fatto, ma sono riuscita a farmi un posticino nel tuo corpo.”

Al che mi sono incuriosita. “Fa male condividere il corpo con me?”

Alice ha sospirato afflitta. “Un po'. Ma solo perché non mi hai accettato completamente. Allora non farà più male.”

“Come posso fare ad accettarti?”

“Dobbiamo diventare amiche. Devi fidarti completamente di me.”

Ho annuito convinta. “Io mi fido di te.”

Sono certa, anche se non posso vederla in volto, che ha sorriso. “Lo spero, piccola Rose. Lo spero tanto.”

 


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Capitolo 3
*** I morti possono ancora ferirti. ***




Caro diario, sono appena tornata dopo una giornata piuttosto intensa.

Dato che sono una persona molto curiosa oggi, dopo aver pregato mamma per ore ed ore, sono riuscita a convincerla a portarmi in biblioteca.

“Probabilmente c'è qualche informazione su di me, lì.” Mi ha detto Alice, mentre mettevo in ordine la mia camera. “Dobbiamo solo cercare nella sezione giusta.”

Ed è quello che abbiamo fatto. Mi sono avviata cercando di non dare nell'occhio verso la sezione piena di vecchi giornali (E' difficile che una bambina di nove anni ci metta piede, no?) e ho iniziato a cercare.

La foto che vedi, diario, è di Alice. Ne ho fatta una fotocopia senza farmi vedere. E' bella, vero? Ho letto tutto quello che la riguarda, ma sono notizie poco piacevoli. Alice era davvero disgustata, dalla brutta immagine che davano di lei.

“Piromane?” Ha protestato. “Quello stupido avvocato mi ha dato della piromane?!”

“Su Alice.” Le ho detto io, cercando di calmarla. “Non ci pensare. E' morto, ormai.”

Morte. Non ho mai sentito nessuno dei miei coetanei parlare di morte. Ma beh, credo di essere l'unica ad avere nella testa una morta con cui parlare, no?

“Sì, hai ragione.” La voce di Alice si è ammorbidita. A volte mi fa paura quando ha gli scatti d'ira, quasi più di mamma quando lascio i giocattoli per casa.

In questo periodo stiamo cercando di capire meglio come funziona il collegamento tra le nostre menti. Alice mi ha raccontato che all'inizio riusciva soltanto a vedere, sentire e toccare, provava tutte le sensazioni che provavo io, ma non riusciva a leggermi nella testa. Questo è avvenuto solo due anni fa. Sembra inoltre che solo io riesca a leggere i suoi sentimenti, lei percepisce solo quello che io voglio che lei senta. Non lo trova giusto, la innervosisce parecchio.

A me invece è utile. Quando ad esempio ha quei momenti di furiosa pazzia, quando ricorda il dottor Bumby o altri..mi fa gelare il sangue nelle vene. Se scoprisse che a vole desidero non averla nella mia testa si arrabbierebbe ancora di più.

Dopo la biblioteca, mi sono seduta in giardino a guardare mio fratello e i nostri vicini giocare a palla. Non gioco mai con loro, sia perché mio fratello non vuole (“Far giocare una femmina a calcio? Ovviamente no!”), sia perché odio il calcio. Mi annoia.

Alice invece sembra interessata. Non fa che commentare il gioco, mentre io reprimo a stento uno sbadiglio.

“Dopo essere uscita dal manicomio giocavo spesso con gli altri bambini. Era divertente.”

Ho fatto una smorfia. “Giocavi a calcio?”

“A tutto. Non mi facevo troppi problemi. Inoltre il gioco mi è servito, grazie ad esso ho riflessi più veloci e riesco a correre più velocemente. Mi ha salvata, durante il mio ultimo viaggio nel Paese delle Meraviglie.”

“A proposito..potrò mai vederlo?”

Alice si è fatta pensierosa. “Non saprei. Possiamo provare ad andarci, ma non so quanto ti convenga..”

Ho aggrottato le sopracciglia, senza capire. “Perché no?”

“Lo Stregatto, prima che io morissi, mi ha detto che il Paese delle Meraviglie è messo molto male. Certo, il Dollmaker è morto, ma ci sono ancora molti suoi seguaci in giro.”

“Non mi importa!” Ho replicato io, convinta. “Voglio vederlo!” Qui la mia voce doveva risultare imperiosa, ma non sono sicura di essere riuscita ad ottenere il tono di voce adatto, perché Alice ha ridacchiato.

“Va bene, va bene. Ma non oggi, devo prima trovare un modo per ritornarci.”

Ho annuito convinta, con un sorriso enorme stampato in faccia. Dovevo sembrare proprio stupida, perché Ben mi ha detto “Smettila di sorridere come un'idiota, mocciosa!”

L'angolo delle meraviglie di Niniel.

Okay, nel capitolo prima non ho commentato, perché mi sono scordata. Ho una testa bacata, lo so. -____-
Anyway, ho visto che due persone hanno messo questa fiction tra le seguite! Non posso che ringraziarvi, sapere che qualcuno legge quello che scrivo mi rende contenta. <3
Ho già pronti altri due capitoli, quindi conto di aggiornare una volta al giorno. Poi si vedrà. :3
Bacioni, Niniel.

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Capitolo 4
*** Lo Stregatto. ***



Diario, inizio ad essere meno entusiasta di avere Alice nella mia testa. Non perché lei non mi piaccia, ma perché i suoi amici sono..strani. Inquietanti. Spaventosi, anche.

Ero appena tornata a casa dopo la scuola. Mamma stava preparando la cena, Ben era in cortile con i suoi amici a giocare, tutto come al solito insomma. Avevo una gran voglia di chiudermi in camera e mettermi a leggere, dato che Alice si rifiutava categoricamente di riportarmi nel Paese delle Meraviglie.

“Porta pazienza, Rosie. Devi aspettare lo Stregatto.”

Ed è quello che ho fatto, anche se odio aspettare. Mi sono documentata su di lui, ho visto alcune foto, e lo rappresentano come un grasso gatto buffo. Alice mi è sembrata decisamente contraria a questa sua versione, e quando le ho chiesto spiegazioni, mi ha risposto con un “Lo vedrai tu stessa.”, rifiutandosi di aggiungere altro. Odio quando non mi dice le cose.

Credo di aver capito però, perché si è rifiutata di parlare. Quando sono entrata nella mia stanza, tutto era come al solito: il letto in ordine, i libri nella libreria, i giocattoli dentro il cesto vicino alla finestra, un gatto sulla scrivania..

Un secondo. Un gatto?

Io non ho animali. Mamma è allergica.

‎Un gatto. Un enorme gatto appollaiato sulla mia scrivania. Sempre se si può definire così.

E' magro no, magro è un complimento. Posso vedergli le costole, sembra che non mangi da mesi.

Ha dei tatuaggi..da quando i gatti hanno tatuaggi? E da quando portano gli orecchini?

Ma non è questo a spaventarmi, e nemmeno gli artigli e i denti insanguinati.

E' lo sguardo, come di chi sa perfettamente come andrà a finire la battaglia che infervora sotto di sé, e che non aspetta altro che cibarsi delle carni delle vittime.

Ho represso a stento un grido, per non allarmare la mia famiglia. Il gatto mi ha rivolto un ghigno, sembrava quasi che capisse il mio stato d'animo.

“Alice.” Ha miagolato, stiracchiandosi.

Diario, prova a capirmi. Mi trovo un gatto enorme e spaventoso seduto sulla scrivania, che sembra quasi pronto ad azzannarmi, e parla. PARLA. Com'è possibile?

Sono scoppiata in una risata isterica. Non puoi di certo biasimarmi, ero sconvolta. “Tu parli?”

Il gatto ha roteato lo sguardo, come a dire “E ora devo anche spiegarle tutto.”, per poi annuire.

“Certo che parlo. Alice ti ha detto che sarei venuto, no?”

In quel momento, la diretta interessata si è fatta più presente. “Lo sapevo!”

L'ho guardato attentamente, cercando di paragonarlo alle immagini che avevo visto in biblioteca. Era completamente diverso! “Sei lo Stregatto?”

Lui ha annuito. “Ovviamente. Ah, ti facevo più sveglia. Alice, dovevi scegliere proprio lei per sopravvivere?”

Prima che lei potesse rispondere, sono intervenuta di nuovo. “Puoi sentirla?”

Lo Stregatto si è leccato una zampa. “Certo. La sento e la vedo anche, cosa che tu non puoi fare qui.”

Ho sbuffato stizzita. Mi dava fastidio il suo tono superiore, mi faceva sentire stupida.

“Oh, sei nervosa Rose?”

Mi sono irrigidita lievemente. “Tu..come fai a sentire quello che provo?”

“E tu come fai a pensare?” Mi ha chiesto lui di rimando, enigmatico.

Ho aggrottato le sopracciglia, confusa. E questo cosa c'entra? “Beh..è una cosa naturale.”

Lui ha ghignato di nuovo. Iniziava davvero a darmi sui nervi. “Lo stesso è per me.” Mi ha fatto segno di sedermi sul letto, cosa che mi ha irritata ancora di più. Come si permetteva di darmi ordini nella MIA stanza?

“Avanti Rosie, siediti e basta.” Mi ha ammonito Alice. “Mai mettersi contro lo Stregatto.”

Mentre mi adagiavo sul letto, lo Stregatto ha emesso una sorta di risata. “Sei diventata più saggia, Alice.”

Quest'ultima mi è parsa più rilassata di prima, e compiaciuta. “Lo so.” Ha risposto, con tono orgoglioso. “Allora, cosa dobbiamo fare?”

Il gatto si è fatto più serio, per quanto sia possibile per uno del genere esserlo. “Come ben sai, il Paese delle Meraviglie è infestato dai seguaci del Dollmaker. Temo che a guidarli sia il Carpentiere.”

Alice ha protestato, indignata. “Possibile che non impari mai, quell'uomo? Non fa che combinare disastri!”

“Lo so, lo so. Ma sai, il lupo perde il pelo ma non il vizio. La prima cosa da fare è cercare il Cappellaio. Lui sa sempre tutto quello che succede, nel Paese delle Meraviglie.”

Mi sentivo una completa estranea in casa mia. Non capivo quasi nulla di quello che dicevano. Carpentiere, Cappellaio..sì, Alice me ne aveva parlato, ma in termini piuttosto generici.

“Perfetto. Quando posso partire?” Ha detto lei, convinta.

“Ehy!” Sono intervenuta, sbuffando. “E io? Non ho intenzione di rimanere qui a fare la muffa, e ti dimentichi che senza di me non puoi andartene da nessuna parte!”

Lo Stregatto ha sorriso divertito. Sì, è decisamente sadico come personaggio, si diverte a vederci litigare.

“La piccola ha ragione. Dovrà venire anche lei.”

“E metterla in pericolo? Assolutamente no!” Ha replicato lei, alzando il tono di voce. Ho roteato lo sguardo, stizzita. Sembrava quasi mia madre.

“Alice, non ho tre anni.”

“No, infatti ne hai solo nove. Sei piccola.” Ha sibilato, gelida. Al che non ce l'ho più fatta. Ognuno di noi ha una soglia oltre il quale non portare più pazienza, e la mia era quella.

“Adesso basta Alice! Non sei mia madre, e se servo anche io per salvare il Paese delle Meraviglie tu non puoi impedirmi un bel niente, al massimo sarò io a impedirti qualcosa! Mio corpo, mie regole!”

C'è stato un minuto di silenzio. Io cercavo di ritrovare la calma, Alice rifletteva..e il gatto? Beh, lui sorrideva, come sempre. Non sono sicura di quello che stesse pensando.

“E va bene.” Ha detto Alice alla fine. “Verrai anche tu. Quando, Stregatto?”

Quest'ultimo si è alzato. “Domani. Verrò a prendervi io.” Si è stiracchiato e, rivolgendo un sorriso, non so se a me o ad Alice, è saltato fuori dalla finestra. Quando mi sono sporta per provare a vederlo, lui non c'era più.

“Che personaggio..” Ho commentato poi, tornando a sedermi.

Alice, che sembrava più calma, era d'accordo. “E' sempre stato così. Abituatici, perché tutti gli abitanti del Paese delle Meraviglie sono come lui.”

Diario, non so se prenderlo come un avvertimento o come una semplice informazione.



L'angolo delle meraviglie di Niniel.

Eccoci arrivati al quinto capitolo! E' anche uno dei miei preferiti, perché Rose incontra il primo personaggio strano di un alunga serie: lo Stregatto. Fin da subito potete notare quanto lui la irriti e beh, c'è una spiegazione. Lo Stregatto è il consigliere di Alice nel Paese delle Meraviglie, quindi secondo me rappresenta la poca lucidità che le è rimasta. Il fatto che Rose non lo sopporti, non è forse sintomo dell'inizio della pazzia? 
Ho cercato di renderlo il più enigmatico possibile, non sono sicura di esserci riuscita. E' parecchio difficile! D:
Beh, non ho altro da dirvi. Nel prossimo capitolo si tornerà nel Paese delle Meraviglie, nel Dominio del Cappellaio!
A presto, Niniel.

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Capitolo 5
*** La prima (veloce) visita nel Paese delle Meraviglie. ***




Ah diario, quante cose da dirti! Non riesco quasi a scrivere, a causa del tremore delle mani!

Alice è riuscita a trovare il modo per tornare nel Paese delle Meraviglie. Non mi ha voluto dire come, ed era anche parecchio nervosa, ma non le ho fatto nessuna domanda. Ero troppo contenta per farlo.

“Adesso Rosie” Lei mi chiama sempre così, mi piace come soprannome. “Non devi spaventarti. Cadremo nel vuoto, poi ci troveremo nel Paese delle Meraviglie.”

Ho annuito convinta, senza nemmeno la più piccola traccia di paura. “Va bene, sono pronta.”

Non sono sicura di riuscire a descrivere quello che è successo dopo. A un certo punto ho sentito il terreno sparirmi da sotto i piedi, come quando Ben mi tira via il tappeto per farmi cadere. Solo che questa volta non c'era il terreno sotto, a frenare la mia caduta. C'era il vuoto più assoluto.

Credo di aver iniziato a urlare fin da subito. E dire che poco prima ero così sicura di me!

“Rose, guardati intorno! Non aver paura!” Ha gridato la voce di Alice, per sovrastare la mia. Ho fatto come mi ha chiesto, e ho osservato stupefatta le miriadi differenti tonalità di colore intorno a me. Erano un miscuglio di tutti i colori, ed era qualcosa di splendido.

A un certo punto, durante la caduta, ho iniziato a non sentire più Alice. La sua presenza si era fatta più flebile, sempre più lontana. L'ho chiamata qualche volta, ma non rispondeva. Oh diario, ero così spaventata! Avevo perso la mia amica!

Sono caduta dopo quelle che mi sono sembrate ore infernali, a causa della preoccupazione che mi attanagliava le viscere. Sono rimasta seduta a terra per qualche secondo, a guardarmi intorno.

All'inizio era tutto splendido. Le colline verdi, il cielo azzurro, gli uccelli che cinguettavano tranquilli..Ho chiuso gli occhi per godermi i suoni splendidi di quel posto paradisiaco, dimenticando per qualche istante di Alice. Il vento leggero mi scompigliava i capelli, e il sole mi scaldava.

Poi..la tempesta.

Il vento è diventato più forte, così forte da farmi quasi volar via. Il cielo si è oscurato, gli animali sono scappati spaventati. Ho visto enormi palle di fuoco distruggere quello che poco prima mi era sembrato un Paradiso, di cui ho potuto godere solo per qualche istante.

Sopra di me, una di quelle sfere si faceva più vicina. E puntava proprio me. Non sapevo che fare, ero bloccata dalla paura. Alice aveva ragione, non dovevo andare nel Paese delle Meraviglie!

“Spostati!” Ha gridato una voce familiare. Ma non ce la facevo, ero completamente paralizzata. Gli arti non rispondevano. Una mano mi ha afferrata per la vita, tirandomi via poco prima che la sfera di fuoco beccasse il punto in cui ero seduta. Se vi fossi rimasta, sarei diventata una frittella. Ho i brividi solo al pensiero.

Quando sono riuscita a riprendermi, e la tempesta di fuoco è finita, mi sono voltata per ringraziare il mio salvatore.

E' la ragazza della foto, diario. E indovina? E' Alice!

“Alice?” Le ho chiesto, sorpresa. “Tu..come fai ad avere un corpo?”

Lei ha sorriso, e il suo sorriso è esattamente come lo immaginavo. Anche se è un po' diversa dalla foto che ho trovato in biblioteca, è sempre stupenda.

“Siamo nel Paese delle Meraviglie. Il mio corpo qui non è mai morto.”

“Ma sei così diversa da come ti ho vista nella foto della biblioteca..”

Alice ha ridacchiato. “Beh, anche tu sei diversa, se per questo.” Mi ha fatto cenno di seguirla fino ad un laghetto lì vicino, e mi ha fatta specchiare.

Non posso descrivere la mia sorpresa, quando davanti a me non ho visto la bambina che sono, ma una ragazza completamente identica ad Alice, se non per il colore degli occhi. Mentre i suoi qui sono azzurri, i miei sono verdi. Mi sono toccata il viso diverse volte, come per capacitarmi di essere io. La seconda Alice ha fatto lo stesso.

“Siamo identiche!” Ho detto, alzando lo sguardo su di lei. Ha annuito, sorridendo. Non potevo sentirne le emozioni così, ma ero certa che fosse davvero contenta. “Visto?”

Ci siamo sedute a terra, e io mi sono guardata intorno. Del paradiso di poco prima non era rimasto quasi nulla. “Che è successo qui?”

Alice ha fatto una smorfia. “I seguaci del Dollmaker. Stanno distruggendo tutto, dobbiamo trovare lo Stregatto e parlarne con lui.”

Ho annuito, entusiasta. “Sì! Andiamo!” Mi sono rialzata in piedi, pronta ad avventurarmi per il Paese delle Meraviglie.

Lei non sembrava della mia stessa idea. Ha scosso con forza la testa. “Non oggi. Ti ho già messa in pericolo, aspettiamo che sia lui a contattarci.”

“E come farà?”

Lei ha sorriso enigmatica. “Ci riuscirà, lo Stregatto ha mille risorse.”

L'angolo delle meraviglie di Niniel.

Ebbene, eccoci al quarto capitolo!  Da qui le cose iniziano finalmente a muoversi. Rose ha visitato Wonderland, anche se per pochi istanti, e da adesso finalmente incontreremo anche altri personaggi, oltre a lei e ad Alice, già dal prossimo capitolo!
Ringrazio nuovamente le persone che seguono questa fiction e il mio amore che ha recensito il primo capitolo. <3
Baci, NIniel.

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Capitolo 6
*** Credo che la sfortuna mi perseguiti. ***




Come ci aveva promesso, lo Stregatto è venuto a prenderci il giorno dopo. Certo, poteva scegliere un altro orario invece che l'alba! Stavo ancora dormendo quando ho sentito la sua irritante voce chiamarmi. Quando ho aperto gli occhi, l'ho individuato al buio solo grazie ai suoi occhi, che sembrano quasi brillare. Era seduto ai piedi del letto, in attesa. Quando ho acceso la luce (Che fastidio, mi ha quasi accecata!) mi ha fatto cenno di seguirlo, senza dire nulla. Mi sono alzata in piedi e ho preso i vestiti con l'intenzione di indossarli, ma il gatto mi ha fermata.

“Non c'è bisogno di cambiarsi.”

Ho aggrottato le sopracciglia, perplessa. Se dovevamo uscire, perché non avrei dovuto mettermi dei vestiti più pesanti? In pigiama mi sarei beccata un malanno, e mia madre mi avrebbe uccisa!

Lui ha roteato gli occhi, con fare scocciato, cosa che mi ha irritata terribilmente. Odio, odio dover avere a che fare con lui, da sempre tutto per scontato, come se io sapessi tutto! Mi fa sentire stupida, quando è normale che io abbia bisogno di risposte.

“Ci arriveremo allo stesso modo in cui ci sei andata tu con Alice.”

“Questo l'ho capito anche io.” Ho risposto seccata, incrociando le braccia al petto. Si può essere più odiosi di lui? “Ma non credi che dovrei cambiarmi lo stesso?”

Ho sentito Alice che sospirava. Sembrava parecchio annoiata. “Fa' come dice, tranquilla Rosie. Fidati di me.”

Fidarsi. E' quello che faccio da quando ho conosciuto Alice. Ma siamo sicuri che sia la cosa giusta da fare? Tutti parlavano di lei come di una pazza psicopatica, l'avevano definita persino piromane. Chi mi dice che sia lei a raccontarmi la verità, e non il resto del mondo?

“Sai, la maggior parte delle persone non vede oltre al proprio naso. Alice vede lontano, invece.”

Ho alzato lo sguardo sullo Stregatto. Ah, perché ho pensato cose del genere mentre sono davanti a lui? E poi, che cosa c'entra quella frase? Significa che dovrei fidarmi di lei perché vede cose che gli altri non vedono?

Alice era più confusa di me, perché non sapeva quello che avevo appena pensato. Ho sperato che il gatto non le dicesse niente, e così è stato.

“Allora? Andiamo?” Ci ha spronati Alice, che a quanto pare aveva deciso di lasciar perdere le parole del suo “amico”.

Dovevo decidere in fretta. Fidarmi o meno? La prima volta che ero stata nel Paese delle Meraviglie avevo rischiato la vita dopo cinque minuti.

Ho pensato al volto di Alice. Non mi era sembrata pazza, solo una normalissima ragazza. Inoltre, non mi sembrava giusto impedirle di salvare quello a cui teneva di più.

Ho annuito con vigore, decisa. “Sì, andiamo. Stregatto, portaci nel Paese delle Meraviglie.”

Lui ha ghignato. “Non aspettavo altro.”

Subito, la sensazione di vuoto che mi aveva colta l'altra volta tornò forte e chiara. Ho fatto di tutto per trattenere le urla, ma non è servito a niente, e ciò non ha fatto che incrementare il divertimento di quello stupido gatto. Dannazione!

Mentre cadevo, ho sentito di nuovo la mente di Alice allontanarsi dalla mia. Ricordandomi il cambiamento di aspetto dell'ultima volta, mi sono guardata le mani. Non erano più quelle di una bambina di nove anni, ma di un'adulta. Erano perfettamente curate, non vi era nemmeno un'imperfezione e le unghie erano perfette. Strano per una come me, che quando è nervosa non fa che mangiucchiarle.

Ho abbassato lo sguardo; anche il mio abbigliamento stava cambiando. Il pigiama blu stava lasciando spazio a un vestito sul verde, con una specie di corpetto nero e un grembiule, dello stesso colore. Il colletto era invece bianco a frappe. Ai piedi avevo un paio di stivali neri dal tacco fin troppo alto per i miei gusti, e delle calze a righe bianche e nere.

Questa volta non mi sono fatta cogliere impreparata. Quando ho visto il terreno avvicinarsi, mi sono preparata e sono riuscita a non cadere a terra. Ho lanciato un'occhiata allo Stregatto, che a quanto pare era piuttosto deluso di non avermi visto cadere. Uno a zero per Rose!

Mi sono guardata intorno. Non eravamo più nello stesso posto in cui mi ero trovata l'ultima volta, ma in un luogo meccanico e composto da diverse piattaforme, per di più a diversa altezza tra loro.

“Dove siamo?” Ho chiesto curiosa, avvicinandomi al bordo della piattaforma su cui eravamo per vedere meglio.

Alice si è messa al mio fianco, indossava il mio stesso abito. Eravamo identiche, sembravamo sorelle gemelle. “Siamo nel dominio del Cappellaio Matto. Dobbiamo metterci a cercarlo, svelta.”

Ho aggrottato le sopracciglia, perplessa. “Perfetto ma..come facciamo? Insomma, a meno che tu o lo Stregatto non abbiate qualche aggeggio in grado di farci volare..” Mentre parlavo, mi sono voltata per cercare con lo sguardo il gatto. Immagina, diario, il mio stupore quando non l'ho visto.

“A proposito, dov'è finito?”

La mia amica ha alzato le spalle. “Scompare e ricompare ogni volta che vuole. Durante tutte le mie visite mi ha lasciata quasi sempre da sola. In risposta alla tua prima domanda, comunque, non abbiamo bisogno di niente. Salta e basta.”

Le ho rivolto un'occhiata sconvolta. Mi voleva morta, forse? “Ma è impossibile arrivare su un'altra piattaforma con un solo salto!”

Alice mi ha guardata come se fossi pazza. Ma non era lei, quella considerata tale? “Siamo nel Paese delle Meraviglie, Rosie. Qui niente è impossibile.” E, come a dimostrarmelo, si è lanciata nel vuoto.

Ho lanciato un urlo, sporgendomi per guardare la mia amica che si sfracellava..o meglio, era impossibile vederlo, dato che c'era una coltre di nebbia che copriva tutto.

Invece, sconvolgendo del tutto la mia mente già abbastanza confusa, sembrò quasi spiccare un altro balzo. Ma era impossibile, non aveva toccato terra! Mentre risaliva, ho notato uno splendido stormo di farfalle azzurre girarle intorno. Era uno spettacolo magnifico.

E poi ha ripreso a scendere, ma non velocemente come prima, sembrava quasi che le farfalle rallentassero la sua discesa. E' atterrata con grazia sulla seconda piattaforma, e mi ha rivolto un enorme sorriso. “Prova tu!”

Ho guardato prima lei, poi la piattaforma sulla quale mi trovavo, e infine il vuoto che ci separava. Ho deglutito rumorosamente, cercando di non pensare che, se non avessi capito subito come fare, mi sarei sfracellata a terra.

“Come..come faccio?”

“Tu lanciati! Non preoccuparti, pensa solo di volare!”

Perfetto, dovevo di nuovo fidarmi di lei. Ma beh, non può volere il mio male dato che senza di me non può vivere, o sbaglio? Ho chiuso gli occhi e preso un respiro profondo. Non volevo vedere se mi sarei uccisa o meno.

Un passo, due, tre. Il bordo si avvicinava sempre di più. E quando il mio piede ha incontrato il vuoto, ho lanciato un grido. Ma solo uno, perché mi sono imposta di mantenere la calma. Pensa di volare, pensa di avere delle ali come quelle delle farfalle. E mi sono lasciata cadere.

All'inizio è andato tutto come andrebbe nel mio mondo. Ho iniziato a scendere a grande velocità, e per un attimo ho temuto che dare fiducia ad Alice non fosse la cosa migliore da fare.

Poi invece, ho come sentito una forza spingere contro i piedi. Così forte da risollevarmi.

“Apri gli occhi, Rosie!”

Ho fatto come mi ha detto, e sono rimasta sbalordita. Ero parecchi metri più in alto di lei, e uno stormo di farfalle viola mi circondava. Le ho guardate sorpresa, abbassando poi lo sguardo su Alice. Mi sorrideva, e devo averle sorriso anche io inconsciamente.

“Ora cerca di spostarti verso di me.”

Ho seguito il suo consiglio, immaginando di andarle incontro. Iniziai a planare dolcemente, avvicinandomi sempre di più alla piattaforma.

E poi..beh diario, mi vergogno di raccontartelo. Non so perché, ma ho iniziato a scendere più velocemente. Le farfalle sono sparite, e mi sono ritrovata con la faccia spiaccicata contro il pavimento.

Ho alzato lo sguardo su Alice, che mi guardava perplessa. “E'..è successo anche a te la prima volta?” Le ho chiesto, supplice.

Lei ha scosso la testa. “No..ma non importa, imparerai con il tempo.”

Fortuna che non era presente lo Stregatto, o allora sì che mi sarei sentita imbarazzata!

“E chi ti dice che io non ci sia?” Ho intravisto i suoi denti al mio fianco, che formavano un sorriso di scherno.

Dannazione. Uno a uno, lurido gattaccio.

L'angolo delle meraviglie di Niniel.

Okaaaaay, questo è un capitolo di transizione. Ho provato ad unirlo con l'incontro con il Cappellaio, ma diventava davvero troppo lungo, quindi dovrete aspettare. u.u
Questo capitolo serve più che altro per introdurre la storia delle farfalle (Cosa molto poetica per me, se avete tempo date un'occhiata ai gameplay del videogioco, Alice quando plana assieme alle farfalle è uno splendido spettacolo.) e per strapparvi un sorriso con la sfida tra Rose e lo Stregatto. Vi attendo nel prossimo capitolo, e finalmente questa volta vedrete sul serio il Cappellaio!
Bacioni, Niniel.

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Capitolo 7
*** L'incontro con il Cappellaio. ***




Dopo “l'incidente”, se così possiamo chiamarlo, non è successo più nulla. Alice si è meravigliata del fatto che nessuno ci avesse ancora attaccato, io invece ero solamente annoiata e impaziente. Non vedevo l'ora di mettere all'opera il coltello che mi aveva donato lo Stregatto prima di sparire, questa volta definitivamente.

“Si chiama Lama Vorpale.” Mi ha detto, leccandosi una zampa. Mi sono rigirata l'arma tra le mani, sorridendo entusiasta. Cavolo, se mamma mi avesse vista le sarebbe venuto un infarto!

“Maneggiala con cura, non è un giocattolo.” Mi ha ammonito Alice, osservandomi preoccupata. Oh giusto, non avevo bisogno dei rimproveri di mia madre. Nel mondo reale c'erano i suoi, nel Paese delle Meraviglie quelli di Alice. E sai diario, non sono entusiasta della cosa.

Pian piano sono riuscita a perfezionare la mia tecnica di “salto con le farfalle”. Almeno adesso cadevo di sedere e non di faccia, e lo Stregatto non poteva più prendermi in giro!

“Alice, come mai le mie farfalle sono viola?” Le ho chiesto dopo un po', atterrando sull'ennesima piattaforma.

Lei ha fatto spallucce. “Non ne ho idea. Forse il colore delle farfalle è diverso per ognuno.”

Ho annuito lievemente, non del tutto convinta; ma dovevo accontentarmi, era l'unica spiegazione al momento.

Alice si è guardata intorno, la fronte corrugata e gli occhi persi in non so quali pensieri, forse si stava concentrando per ricordare dove si trovava il Cappellaio.

Dopo qualche istante, le ho sfiorato una spalla con la mano. E' davvero strano poterla toccare, ma è piacevole. Mi fa sentire più tranquilla averla vicino anche fisicamente. “Va tutto bene?”

Lei ha annuito, voltando il viso verso di me. Ci siamo guardate negli occhi per qualche istante.

Ora diario, lascia che ti spieghi quanto sia sconvolgente guardarla negli occhi. Ogni volta che succede, rimango per diversi minuti intontita, perché sono talmente pieni di angoscia e dolore da spaventarmi. Secondo me lei non se ne accorge nemmeno, ma guardarla negli occhi è destabilizzante.

“Sì, tutto bene. Sono solo un po' preoccupata, non ho ancora visto un mostro da quando siamo arrivate.”

Io mi sono imbronciata. Ecco, non doveva proprio parlare di questo! Mi irritava sapere che c'erano mostri nascosti da qualche parte e io non li avevo ancora visti. “Peccato.” Ho borbottato, lanciando un'occhiata alla Lama Vorpale, assicurata alla mia cintura.

“Peccato?” Ha ripetuto, lanciandomi un'occhiata perplessa. “Sei sicura di quello che dici?”

Ho annuito vigorosamente. “Certo! Se non appare qualche mostro ad attaccarci, che me ne faccio di questa?” Ho indicato l'arma, alzando un sopracciglio.

“Rosie, hai la minima idea di quanto sia orribile uccidere?” Ha sussurrato flebilmente, guardando a sua volta la propria lama. “Hai solo nove anni.”

Ho roteato lo sguardo, seccata. Ah, sempre con questi complessi! A volte è davvero impossibile starle vicino. “Non ci pensare, riprendiamo a cercare il Cappellaio.”

Ecco, mi è sembrata più tranquilla. Le basta ricordare la nostra missione per riprendersi.

“Non dovremmo essere lontane. Cerca un uomo con un enorme cappello che sta prendendo il tè.” Dovevo avere una faccia davvero buffa, perché ha ridacchiato. Ma insomma, a sentire Alice e lo Stregatto c'erano un sacco di mostri, e quello prendeva il tè?

La nostra ricerca non è durata molto. Siamo finite su una piattaforma più grande delle altre, che ospitava un tavolo lunghissimo. A capotavola vi era seduto un uomo, anche se chiamarlo così è offensivo per gli uomini dato il suo aspetto orrendo, con un enorme cappello a scacchi bianco e nero. Indossava una camicia di forza tutta sbrindellata e insanguinata, ed era composto da diverse parti metalliche. Una specie di robot, secondo me.

Ai lati del tavolo, due creature erano praticamente sdraiate su di esso. Uno doveva essere un ghiro, sempre robotico, e l'altro una lepre. Mi sono avvicinata a quest'ultima timorosamente, e le ho toccato una spalla. Il corpo, o meglio quello che ne restava, è caduto dalla sedia.

Era morta. Ho lanciato uno sguardo al ghiro. Morto anche lui.

Devo essere sbiancata. Alice mi ha presa per un braccio, allontanandomi dalle carcasse. “Non guardare.” Mi ha sussurrato, stringendomi. Ho nascosto il viso contro il suo petto, soffocando a stento un grido. Il sangue rappreso, la puzza di morto, gli occhi vitrei..non potrò mai dimenticare il mio primo contatto con la morte.

“Oh, Alice!” E' intervenuto il Cappellaio. La sua voce aveva un qualcosa di strano, sembrava ubriaco. Siamo sicuri che quello che stava nella sua tazzina fosse solo tè? “Sei tornata!”

Non lo capivo. Come faceva a rimanere impassibile di fronte ai cadaveri di quelli che, secondo Alice, erano i suoi migliori amici? Forse tutti in quel posto prendevano la morte come un gioco.

“Sì, sono tornata.” Ha risposto lei, senza accennare a lasciarmi. Ho voltato il viso per guardare l'uomo, cercando di ignorare i due cadaveri. Sembrava allegro.

“Sono felice di vederti, ragazzina. Siediti, prendiamo il tè!”

Alice ha allentato la presa di malavoglia, sedendosi al suo fianco. Il Cappellaio ha spostato lo sguardo su di me, curioso. “E tu chi sei?”

Sono rimasta qualche istante in silenzio, paralizzata. Non volevo rispondergli, non mi piaceva. La mia amica, di nascosto, mi fece segno di parlare. Dovevo fidarmi di lei.

“Mi chiamo Rose.” Ho pigolato in risposta, rimanendo immobile. “Sono un'amica di Alice.”

Lui ha sorriso entusiasta, indicandomi la sedia alla sua destra, di fronte ad Alice. “Vieni, vieni! C'è sempre spazio per un'amica di Alice!”

Ho fatto come richiesto, spostando furtivamente la sedia per allontanarmi da lui. Non volevo stargli vicino, puzzava di morte, come i due..Ho represso a stento un brivido, ripensando ai due cadaveri che giacevano lì vicino.

L'uomo ci ha offerto due tazze di tè, che ho accettato con un “grazie” appena mormorato. Quando vi ho guardato dentro, sono quasi svenuta. Era colmo di sangue.

Alice mi ha letteralmente strappato la tazza dalle mani, gettandola il più lontano possibile, insieme alla sua. Il Cappellaio sembrava non capire.

Lei ha cercato di fare finta di nulla, rivolgendogli un sorriso tanto cortese quanto finto. Ha i nervi più saldi di me, la invidio tantissimo. Mentre lei ha mantenuto la calma, io ho preso a tremare come una foglia.

“Siamo qui per avere delle informazioni sul Carpentiere, non possiamo fermarci oltre.”

Lui ha annuito, prendendo un lungo sorso dalla sua tazza. Come riusciva a bere così tranquillamente del sangue?! Sì, erano tutti completamente matti lì dentro.

“Beh, non ne so molto.” Ha detto, dopo un lungo silenzio. “Potreste chiedere al Tricheco, ho saputo che lo ha abbandonato non appena si è messo a capo dei ribelli.”

Non vedevo l'ora di andarmene da lì. Tra i cadaveri e il sangue che stavo per bere, non sapevo quanto avrei resistito ancora. Eppure avevamo bisogno di quelle informazioni, e non dovevo lasciarmi prendere dal panico.

Alice ha annuito, seria. “Va bene. Grazie per avercelo detto, ci andremo il prima possibile.” Ha detto, alzandosi in piedi. Ho seguito il suo esempio, cercando di tirarmi su in piedi con la sua stessa calma e lentezza.

Il Cappellaio ha fatto una smorfia, deluso. “Non volete prendere il tè con me?”

“Oh no, non fraintendermi.” Ha risposto velocemente la mia amica, sorridendogli dolcemente. Come ha fatto a sorridergli in quel modo, mi chiedo io? “Ma abbiamo molta fretta. Torneremo però, non preoccuparti.” Detto ciò, ha aggirato il tavolo e mi ha presa per mano, tirandomi via.

Mentre ci allontanavamo il più possibile da quel luogo colmo di orrore, ho sentito la voce del Cappellaio. “Oh, lo spero tanto Alice.” Ha gridato, prima di scoppiare in una risata puramente folle.

Diario, inizio ad avere paura.

L'angolo delle meraviglie di Niniel.

Eccoci qui, al capitolo che la mia adorata mamma aspettava da tempo! Oggi non volevo pubblicarlo, perché non ho pronto l'ottavo capitolo, ma lei ci teneva tanto, quindi...
Solo una cosa: le farfalle di Rose sono viola perché il colore viola indica la metamorfosi, il cambiamento.
Scritto la notte di Capodanno, dato che mi stavo annoiando e mi sentivo piuttosto macabra. Non ho nulla da dirvi, se non che nel prossimo capitolo si torna nella vita reale, per analizzare i cambiamenti del comportamento di Rose!
Baci, Niniel.

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Capitolo 8
*** Non chiamatemi strega. ***




Sono passati mesi da quando abbiamo incontrato il Cappellaio. Alice mi ha severamente vietato di tornare nel Paese delle Meraviglie (Come se ce ne fosse bisogno, non ho la minima idea di come andarci!), ma non ce n'è bisogno. Non ho intenzione di tornarci, per ora. Nonostante lo Stregatto mi abbia assicurato che il posto che dovremmo visitare è molto meno spaventoso, preferisco rimanere nel mio mondo per ora. Ora che ci penso..perché il gatto non ci ha avvisato di quello che avremmo trovato dal Cappellaio Matto? Non sarebbe stato più corretto mettermi in guardia dagli orrori che avrei visto? Sono sicura di non potermi fidare di lui. Devo contare solo su me stessa e Alice, è l'unica possibilità per sopravvivere in quel luogo.

Mamma è parecchio strana in questo periodo. E' sempre nervosa, e mi guarda come se avessi qualcosa che non va. Mi mette a disagio, soprattutto perché non posso fare quasi nulla da sola, mi gira sempre intorno. E' davvero scocciante, soprattutto per quando devo conversare con Alice. Sono abituata a parlare ad alta voce per comodità, ma da quando mia madre mi sta letteralmente appiccicata non posso più farlo, anche se ogni tanto qualche parola mi scappa.

A scuola poi, va peggio del solito. Se prima mi ignoravano, ora mi catalogano come strana. Perché? Solo perché ogni tanto ridacchio tra me e me, a causa di una battuta di Alice, e perché più volte mi hanno sorpresa a disegnare il Paese delle Meraviglie. Non vedo cosa ci sia di male! Mi hanno anche definita strega, e questo mi ferisce anche tanto. Non faccio magie o maledizioni!

Ben non mi difende nemmeno, anzi, è tra coloro che mi dà più addosso. Non posso nemmeno parlargli davanti agli altri, dice che si vergogna di me. Alice è davvero indignata da tutto questo, vorrebbe picchiare Ben.

A proposito, abbiamo scoperto che, se vuole, può mostrarmi delle immagini. E' successo proprio mentre pensava di fare del male a Ben. Mi è apparso improvvisamente nella mente un'immagine in cui lei picchiava mio fratello. Da allora non fa che mostrarmi il suo passato, per lo meno quello felice. Le ho chiesto di mostrarmi i ricordi dopo l'incendio, ma si rifiuta per il momento.

“Sarebbe troppo, per te.” Mi ha detto semplicemente, irritandomi a morte. Odio sentirmi dire cose del genere.

Da quando siamo tornate a casa non faccio che avere incubi. Continuo a rivedere durante la notte i cadaveri del Ghiro e della Lepre. Probabilmente parlo anche nel sonno, perché Ben più volte la mattina mi ha guardata male, sussurrando tra sé e sé, convinto che io non possa sentirlo, parole come “Pazza” o “Spaventosa”. Non voglio fargli paura, io gli voglio bene. Ma non posso farci niente se continuo a immaginare il sangue rappreso e tutto il resto.

Mancano ormai pochi giorni al mio compleanno. Ben ha già detto che non ha alcuna intenzione di prendermi un regalo, e mamma lo ha sgridato. Dice che deve smetterla di trattarmi come se fossi un'estranea, perché sono sua sorella, e tra di noi dobbiamo aiutarci. Lui, in tutta risposta, ha urlato che non vuole una pazza per sorella, ed è uscito di casa, dal piccolo Arthur, il nostro vicino di casa nonché suo migliore amico. Non ho più retto e sono scoppiata in lacrime, chiudendomi in camera. Come può trattarmi così? Non gli ho fatto niente di male! Sono sempre stata dolce e affettuosa con lui, non gli ho dato motivo di odiarmi. Perché conta così tanto il parere degli altri per lui? Non è giusto. Solo perché vedo il mondo da una prospettiva più divertente grazie ad Alice, tutti mi danno della matta, della malata di mente.

La sera ho sentito mamma e papà parlare di me. Erano entrambi preoccupati a causa del mio isolamento, piuttosto strano data la mia età. Mamma ha proposto di mandarmi a un campo estivo quest'estate, così che io possa stringere amicizia con qualcuno, papà non è molto d'accordo. Dice che se non riesco qui, con loro che mi incoraggiano, potrebbe solo peggiorare lontano. Forse chiameranno un dottore, ma non ne sono sicuri. Alice è spaventata da questa notizia, dice che potrebbe scoprire che non sono da sola. Che dentro di me c'è anche lei. Dopo di che mi farebbero curare in modo che lei possa sparire, e non è certa di poter sopravvivere.

Stanotte è tornato lo Stregatto. Non riuscivo a prendere sonno, così avevo tenuto acceso la lampada, mentre Ben era a dormire da Arthur. Quando è apparso sul mio letto ho quasi gridato dalla sorpresa, ma mi sono trattenuta appena in tempo. Mi ha rivolto il solito sorriso enigmatico, muovendo la coda come in segno di saluto.

“Quanto tempo.”

Ho chiuso il libro e l'ho appoggiato sul comodino, annuendo, più tranquilla. “Almeno tre mesi.”

“Domani se non sbaglio compi gli anni, Rose. Quanti sono?”

“Dieci.”

Lui ha mosso la testa in segno di assenso, sdraiandosi sul letto. A volte mi dimentico che è un gatto, ha sentimenti troppo umani.

“Te la senti di tornare nel Paese delle Meraviglie?”

Ne avevo già discusso con Alice. Potevo, anzi dovevo superare la paura, per permetterle di salvarlo. Lei era un po' riluttante, ma ha accettato, a condizione che d'ora in poi sarei rimasta più indietro per darle il tempo di controllare se qualcosa potrebbe turbarmi.

“Certo. Quando?”

Tra le mie mani è apparso un medaglione. Sopra vi è inciso un coltello, incredibilmente simile alla Lama Vorpale. E' grande quanto una mia mano chiusa a pugno.

“Quando vorrete partire, aprilo. Vi porterà nel secondo dominio da visitare. Ma attenta, non deve toccarlo nessuno oltre a te, è pericoloso.”

Mi sono messa il medaglione al collo, nascondendolo sotto la maglia del pigiama. Non dovevo assolutamente mostrarlo a nessuno, specialmente a Ben.

“Va bene.”

Lo Stregatto mi ha sorriso di nuovo, iniziando a sparire lentamente. Quando era visibile solo il ghigno, ha sussurrato: “Ci vedremo presto, piccola Rose.”

Okay, forse non è così male, quando evita di prendermi in giro.

L'angolo delle meraviglie di Niniel.

Ed eccoci all'ottavo capitolo. Come avevo detto, qui niente Paese delle Meraviglie, è solo un'analisi dei piccoli cambiamenti nella vita di Rose. Lei non capisce, ma gli altri hanno ragione. Ovvio, esagerano tutti, specialmente Ben (Che in questo capitolo ho odiato profondamente.), ma non sono nel torto. 
Ringrazio tutti quelli che mi sostengono e che mi seguono, non sarei niente senza di voi!
Baci, Niniel.

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Capitolo 9
*** Il Tricheco. ***




E' finalmente arrivato il giorno del mio compleanno. Mamma ha organizzato una piccola festa, verranno anche i miei cugini. Solo loro, d'altronde io non ho amici.

Ben ha promesso con riluttanza che ci sarà, a patto che io gli stia lontana. Probabilmente passerà tutto il tempo a giocare con Arthur, tipico di lui.

“Ignoralo Rosie. Ignorali tutti. Non capiscono quanto tu sia speciale.”

Quante volte Alice mi ha ripetuto questa frase? Ho perso il conto ormai. Non riesco a crederle, io non sono speciale di mio. Sono speciale solo grazie a lei. Se lei non fosse dentro di me io sarei una ragazzina come tutte le altre. Riguardando il medaglione mi chiedo perché tra tutte le persone di questo mondo ha scelto me. Non sono l'unica simile a lei, ne sono sicura. Un'altra cosa che mi chiedo è come sarebbe la mia vita se lei non fosse qui. Forse andrei d'accordo con Ben e con tutti gli altri, mia madre non si preoccuperebbe per me e non avrei bisogno di un dottore.

Sono arrivati gli invitati. Ho salutato mia cugina Lizzie, qualche anno fa siamo andate al mare insieme. Giocavamo ai pirati, e Ben con noi. Era così divertente..

Ci sono tutti: Lizzie, John, Michael, Amber..è da un sacco di tempo che non li vedo. Sono felice.

Mamma ha preparato una torta al cioccolato, come piace a me. Dopo averla mangiata abbiamo giocato un po' in cortile. Di Ben neanche l'ombra.

Ho scartato i regali, sono quasi tutti vestiti. Non che mi importi dei regali, mi basta stare con loro. Avere qualcuno che non mi considera malata, ma per cui sono solo Rose.

Alice è rimasta in disparte tutto il tempo. Non mi ha detto nulla, anche se sentivo che era inquieta a causa di Lizzie. Ho ricordato solo dopo che anche sua sorella si chiamava così.

“Te la ricorda?” Non ho nemmeno avuto bisogno di specificare chi. L'ha capito da sola.

“Non molto. Mia sorella non era così vivace. Era parecchio..rigida, direi.”

“Ti manca?”

“Ogni singolo giorno della mia vita.”

“Mi dispiace.”

Si è zittita di nuovo. Non posso aiutarla, è così frustrante! La mia migliore amica soffre e io posso solo stare a guardare. Ho provato a rivolgerle di nuovo la parola, ma niente. Si è chiusa nel suo dolore.

Ad un certo punto è tornato Ben. Tutti gli altri erano rientrati in casa, io ero rimasta indietro. C'era lui e altri ragazzi che non avevo mai visto. Avevano in mano qualcosa.

“Rose!” Mi ha chiamato lui, serio. Era la prima volta dopo mesi che mi rivolgeva la parola. Ero così felice! Forse voleva fare pace. Ma cosa c'entravano i ragazzi allora?

“E' lei?” Ha chiesto uno di loro, che sembrava un armadio a quattro ante. E' incredibile come un ragazzo di tredici anni possa sembrare così grande.

Ben ha annuito, e gli altri si sono tutti voltati verso di me. L'ho guardato confusa, facendo un passo verso di loro.

“Cosa succe-”

Non ho fatto in tempo a finire di parlare; ho sentito un sibilo nell'aria, qualcosa che prendeva contro la mia fronte e tanto dolore. Mi sono piegata a terra con un grido, osservando il sasso che mi avevano lanciato cadere a terra, sporco del mio sangue.

“Lanciate!” Ha strillato l'armadio agli altri ragazzi. E loro hanno eseguito.

Mi hanno colpita tre, quattro sassi contemporaneamente. Avevo male ovunque, i vestiti strappati e il sangue che colava.

Alice si è fatta più presente. “Rose, scappa! SCAPPA!” Mi ha urlato, e, senza nemmeno accorgermene, ho fatto come mi ha detto. Mi sono rialzata e sono corsa via, in lacrime, sia per il dolore fisico che psicologico.

Ben..mio fratello, la persona a cui volevo più bene, colui a cui avrei perdonato qualsiasi cosa mi aveva tradito. Passino gli insulti e tutto il resto, ma questo..questo non potevo sopportarlo. Mi sono nascosta dietro un cespuglio, li ho sentiti passare a pochi metri da me. Per fortuna non mi hanno notata. Appena se ne sono andati, ho iniziato a singhiozzare. Ben mi aveva fatto del male di sua volontà! Non lo credevo possibile. Mi fidavo così tanto di lui, ero certa che prima o poi si sarebbe accorto di essere nel torto e sarebbe tornato da me. E invece..

All'improvviso ho sentito il medaglione regalatomi dallo Stregatto farsi più pesante. L'ho tirato fuori, stava brillando. Forse significava che era il momento di andare.

“Alice, sei pronta? E' ora di andare a far visita al Tricheco.”

“Certo che sono pronta, Rose.”

Ho chiuso gli occhi e preso un respiro profondo. I ricordi dell'ultima volta mi hanno gelato il sangue nelle vene, ma non dovevo lasciarmi scoraggiare. Coraggio, è l'unica cosa di cui ho bisogno. Non posso vivere nel terrore per sempre. Ho aperto il medaglione con uno scatto deciso, e una luce accecante ha illuminato tutto quello che c'era intorno a me. Chissà se anche Ben e gli altri l'hanno vista, ma poco importa. Quando verranno a controllare, non ci sarà più nulla.

Ho iniziato a cadere nel vuoto, come sempre, ma non ho urlato questa volta. Avrei voluto che lo Stregatto mi vedesse in quel momento.

Ho dato un'occhiata all'abbigliamento, per vedere com'ero vestita questa volta. Gli abiti sembravano quasi liquidi, mi sentivo come un enorme pesce, o come una sirena. Il secondo paragone mi piace di più.

Appena atterrata, mi sono subito resa conto che il secondo mondo da visitare era parecchio diverso dal primo. Perché? Semplice. Eravamo sott'acqua.

Istintivamente ho trattenuto il respiro, chiudendo di scatto gli occhi. Dove cavolo era la superficie? Non avrei resistito per molto!

“Rose, respira. Puoi riuscirci qui.”

Anche se sospettosa, ho fatto come ha detto Alice, che era al mio fianco. Ho riaperto gli occhi e, prendendo coraggio, ho respirato. Ci riuscivo perfettamente, ora sì che mi sentivo un pesce!

Mi sono guardata intorno, cercando di ignorare il sorriso di Alice, cosa parecchio difficile, dato che quando sorride illumina tutto quello che ha intorno.

“E'..parecchio inquietante.” Ho ammesso, dopo un po'. Non c'era anima viva intorno a noi, le case stavano crollando e il silenzio assoluto mi metteva ansia.

Lei ha annuito. “Sì, è strano. L'ultima volta non era così.”

Ha fatto qualche passo, e l'ho seguita, ma mi ha fermata subito. “Aspetta qualche attimo qui, ricordi il nostro patto?”

Ho annuito, anche se di controvoglia. “Basta che ti sbrighi, e non cercare il Tricheco senza di me.” Ho borbottato, incrociando le braccia al petto e sedendomi a terra.

“Te lo prometto. E tu promettimi di non muoverti di qui, a meno che qualcuno non ti attacchi.”

“Va bene. Vai.”

Si è allontanata rivolgendomi un ultimo sorriso, di corsa. Non mi restava che attendere.

Mi sento quasi come se fossi un intralcio per lei. Non so combattere, non ho i nervi saldi, sono solo una bambina che si spaventa facilmente. Se ci trovassimo in mezzo a una battaglia, non le sarei di alcuna utilità, e finirei per farci uccidere entrambe. Devo diventare più forte, per aiutarla, per dimostrarle che anche io posso farcela da sola, che non sono una bambina di dieci anni qualunque.

Ho sentito dei passi. Non erano leggiadri come quelli di Alice, sentivo che chiunque si stava avvicinando era ferito. Zoppicava.

Ho stretto la Lama Vorpale tra le mani, iniziando a sudare freddo. Niente panico, dovevo solo difendermi. Non doveva essere così difficile, e se avessi vinto Alice avrebbe capito che non sono una buona a nulla.

Davanti a me, distruggendo tutti i miei film mentali su un possibile nemico, è apparsa Alice. Sanguinava, aveva un taglio profondo sulla gamba destra e perdeva sangue dalla tempia destra.

“Alice!” Le sono corsa incontro, facendola sedere a terra. “Che è successo?”

Lei ha tossito, appoggiando la propria arma al suo fianco. Anche quella era piena di sangue, ma non suo. “Ribelli. Mi hanno colta di sorpresa, ma ce l'ho fatta. Non sono facile da battere.”

Ho sospirato, passandole una mano tra i capelli, e ritirandola piena di sangue. Santo cielo, stavo per sentirmi di nuovo male. Ho scosso la testa, evitando di pensare al Cappellaio, pulendomi la mano sul vestito.

“Dovremmo tornare a casa.”

Lei in risposta ha scosso violentemente la testa. “Certo che no. Siamo arrivate fin qui, dobbiamo trovare il Tricheco.”

“E se incontriamo altri nemici?”

“Staremo attente.” Mi ha posato una mano sul braccio, sorridendomi rassicurante. “Non ti faranno nulla, se ci sono io a proteggerti.”

Ho trattenuto a stento uno sbuffo. Non mi considera sua pari, e solo il pensiero mi fa star male. Mi vede solo come una bambina incapace di impugnare un'arma, ma mi pare di averle già detto che non vedo l'ora di combattere, nonostante l'incontro con il Cappellaio mi abbia spaventata.

L'ho aiutata a rialzarsi, ma mi ha allontanata con dolcezza, dicendomi che poteva farcela da sola. L'ho lasciata fare, anche se zoppicava vistosamente e morivo ogni volta che la vedevo cedere.

Abbiamo girato per un po' per la città, in cerca del teatro in cui, Alice ne è certa, il Tricheco si nasconda, ma non è affatto facile dato che tutti gli edifici o sono in procinto di crollare o sono crollati del tutto.

“Là! Rose, guarda, riconosco l'insegna!” Ha gridato dopo un po', indicando l'edificio, o meglio, quello che ne rimaneva, davanti a noi. Mi sono trattenuta dal correre per rimanerle di fianco, avvicinandoci con lentezza decisamente snervante. L'ho aiutata a salire sulle assi (Anche se ha protestato un po', ma l'ho zittita subito.) e abbiamo raggiunto quello che un tempo doveva essere il palco.

Vi era sopra adagiato un enorme tricheco, anzi meglio dire una palla di lardo. Gli mancava un gran pezzo di una zanna, ed era sdraiato con un'espressione decisamente malinconica dipinta in viso. Sentendoci arrivare non si è nemmeno mosso, anche se credo che sia impossibile dato l'incredibile quantità di ciccia che possiede.

“Tricheco, quanto tempo.” Ha salutato Alice, fermandosi. Lui ha alzato lo sguardo su di noi, depresso. Chissà come mai sta così male..

“Ciao Alice. Cosa vuoi dal povero Tricheco?”

“Ho bisogno di informazioni sul Carpentiere.”

Il Tricheco, al solo sentir nominare l'amico, ha lanciato un grido di sofferenza. “Mi ha abbandonato qui! Se n'è andato da un giorno all'altro, senza dirmi nulla! Io! Il suo migliore amico! Dimmi Alice, ti sembra una bella cosa?”

Non mi ha neanche guardata. Era totalmente assorbito da Alice. “Beh, certo che no. Sai dov'è ora?”

“Se lo sapessi non sarei qui a piangermi addosso.” Ha risposto con un ringhio di dolore lui. “Se vuoi trovarlo devi chiedere al Brucaliffo. Forse lui può aiutarti.”

Alice ha annuito, pensierosa. “Non c'è nulla che possiamo fare per te?”

Lui ha scosso a fatica l'enorme testa, sorprendendomi. E io che ero certa che non fosse in grado di muovere il minimo muscolo! “Se potessi portarmi qualche Ostrica..”

La mia amica non lo ha fatto nemmeno finire, e ha fatto dietrofront. Sapevo il perché, me lo aveva raccontato. Io stessa non volevo aiutarlo a uccidere altre Ostriche, come aveva fatto in passato.

Così ce ne siamo andate, lasciandolo al suo dolore, amareggiate per il secondo buco nell'acqua.

L'angolo delle meraviglie di Niniel.

Okay, questo capitolo non è nulla di che, lo ammetto. Nemmeno il prossimo sarà sto granché, perché ho intenzione di fare un po' di casino nell'undicesimo! :D
L'unica cosa interessante qui, secondo me, è Ben. Piccolo, non vedo l'ora di farti riscattare çwç
Ah, per chi fosse interessato, ho intenzione di scrivere altre due long, quindi state con gli occhi aperti! :D
Baci, Niniel.

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Capitolo 10
*** L'attesa rovina gli animi. ***




Sono passati altri anni. Credo che ormai questo diario sia la mia valvola di sfogo solo per tutto quello che mi accade nel Paese delle Meraviglie.
Né io né Alice sappiamo perché, ma sembra quasi che il portale che ci porta lì dentro si apra solo se certe condizioni si verificano; ce ne siamo accorte proprio il giorno dopo il mio decimo compleanno, quando abbiamo provato a rientrare.
Tralasciamo il fatto che ho dovuto mentire a mia madre sulle ferite che ho riportato. Mentre nel Paese delle Meraviglie il mio corpo era in perfetta salute, quello nel mondo reale non era messo molto bene. Avevo riportato un sacco di tagli, quello più preoccupante era sulla tempia. Le ho raccontato di essere inciampata, e sembra che mi abbia creduto, anche se con qualche tentennamento.
Mi chiederai diario, perché non le ho raccontato di Ben? Beh..mi prenderai per pazza (E non saresti il primo!), ma io voglio ancora bene a Ben. Non posso dire a mamma cosa ha fatto, non voglio che finisca nei guai. Nella mia mente ho troppi bei ricordi legati a lui, per pensare di fargli del male. Quando ero più piccola mi ha sempre difesa dai bulli che cercavano di farmi del male, prendendo diversi pugni al mio posto; voglio ricambiare il favore.
Come ti ho detto, il giorno dopo io e Alice abbiamo riprovato a rientrare nel Paese delle Meraviglie.  Al collo avevo ancora il medaglione, e, una volta sola (Per quanto sia possibile per me rimanere sola.) ho provato a riaprirlo, senza successo. Ho tentato due, tre volte, ma nulla. Eppure l'ultima volta era stato così facile!
Dopo qualche istante l'ho girato, e vi ho trovato una scritta: 'Apri il tuo cuore e la tua mente all'impossibile, o sarà per te impassabile la porta per il Paese delle Meraviglie.'
“Impassabile?” Ho ripetuto, perplessa. Non ho mai sentito quella parola, non sono sicura che esista.
“A quanto pare fino a quando tu non sarai pronta, niente Brucaliffo.” Ha sospirato Alice, delusa. Mi spiace farla aspettare, ma come faccio a sapere quando sarò pronta per ritornare nel Paese delle Meraviglie?
Mi vergogno di me. Dopo anni di convivenza con Alice avrei dovuto imparare a non avere paura, e invece ecco che quando si tratta di entrare in azione tremo come una foglia. Eppure l'ultima volta è andata così bene, non mi ha spaventata nulla!
“Mi dispiace.” Ho sussurrato flebilmente seduta sul letto, con le gambe strette al petto. Odio essere così debole.
“Non preoccuparti Rosie.” Mi ha risposto lei, con quel tono dolce che riesce sempre a calmarmi. “Non ci vorrà molto.”
Ah, se solo avesse avuto ragione! Abbiamo aspettato un sacco di tempo, e ogni giorno che passava Alice diventava via via più nervosa, e irritata con me. Non voglio che si arrabbi, mi spaventa quando succede. Ho paura che abbia anche tentato di uccidermi ogni tanto, o meglio, di annullarmi. A volte mentre parlo con qualcuno non ricordo più che ho detto. Ho provato una volta a chiedere al mio interlocutore di ripetermi le mie parole, dopo uno sguardo perplesso mi ha detto cose che io non conosco, sulla vita nell'Ottocento. Sono così confusa, a volte faccio cose senza volerlo, e sento che è Alice a comandare. Non voglio andarmene, ho paura.
Basta, non devo far prendere il sopravvento a tali emozioni, sto divagando. Devo fidarmi di lei, è l'unica soluzione.
Come ti stavo dicendo, è passato tanto tempo. Ho compiuto undici anni, dodici, tredici. Non sono più una bambina, il mio 'vedere le cose da un'altra prospettiva' non è più contemplato ormai. Si aspettano tutti che io maturi, e che la smetta di pensare a stupidaggini come il Paese delle Meraviglie o ad altri giochi da bambine. Vorrei quasi che fosse come dicono loro, la fanno così semplice..
Ben e io non ci rivolgiamo più la parola. Sotto sotto so che mi è grato di aver nascosto la sua colpevolezza per quello che è successo anni fa, ma ora che ha sedici anni l'odio che prova per me è ancora forte. Gli adolescenti sono davvero cattivi a volte, e so che lui si vergogna di me. Mi chiamano tutti 'quella svitata'.
Mi mancano le nostre chiacchierate. Mi manca tornare a casa da scuola e non dovermi preoccupare di stargli lontana. Vorrei strapparmi via dalla testa Alice e impiantarla in qualcun altro, per vivere serenamente la mia vita. Il poco cervello che mi è rimasto è ormai in pezzi.*
Ieri ero seduta sul giardino nel retro. Amo l'estate, niente scuola, niente sguardi in tralice per i corridoi di quell'odioso edificio, Ben che se ne va in vacanza con Arthur..davvero fantastico. Stavo leggendo un libro di Jane Austen, uno dei miei preferiti, Orgoglio e Pregiudizio. Anche ad Alice piace. Ero totalmente immersa nella storia, quando ho sentito un rumore provenire da un cespuglio vicino a me. Ho alzato lo sguardo, confusa, fino a quando non è uscito allo scoperto un piccolo gatto bianco, che si guardava intorno spaventato. Ho appoggiato il libro sulla sedia dove ero adagiata e, dopo aver sistemato velocemente il cappello che mi proteggeva dal sole, mi sono avvicinata a lui. Adoro gli animali, in particolare i gatti. Non ho fatto in tempo a dire nemmeno una sillaba che è scappato via, ma io, non contenta, l'ho inseguito.
“Vieni qui!” Gli ho urlato, correndogli dietro. Lui in tutta risposta ha iniziato a correre più velocemente, portandomi sempre più lontana da casa, ma sul momento non ci ho badato. Me ne sono accorta solo quando mi sono ritrovata in un vicolo buio, sola e senza aver la minima idea di come ritornare a casa. Mi sono guardata intorno senza sapere cosa fare. Niente telefono, niente soldi dietro..ero nei pasticci, mamma si sarebbe arrabbiata sul serio. Il fatto poi che il luogo fosse letteralmente da brividi, buio, sporco e umido, non aiutava.
“Quanto tempo, Rose.”
Ho sussultato sorpresa, voltandomi di scatto; ed eccolo lì, il solito odioso Stregatto che mi sorrideva, seduto su una cassa nell'angolo più sudicio del posto.
“Già, stavo iniziando a sperare che tu non esistessi.” Ho risposto sarcastica, incrociando le braccia al petto. Alice mi sta passando troppe brutte abitudini, in primis il sarcasmo.
Lui non ha fatto una piega. “Credo che tu sia finalmente pronta per tornare nel Paese delle Meraviglie, e incontrare il Brucaliffo.”
Alice si è fatta più presente del solito. Ho sentito la voglia di mettersi in gioco, l'entusiasmo e tutta l'energia che sentiva dentro di sé. Io ho annuito, seria. Il mio entusiasmo andava sciamando sempre di più, probabilmente perché il non aver visto nemmeno l'ombra di un nemico mi innervosiva.
“Perfetto. Quando?”
“Ora.” Ha replicato lui, e sono subito caduta nel vuoto. Ho lanciato un grido, non sono più abituata a fare avanti e indietro in quel modo. Spero solo che lo Stregatto non mi abbia vista, non ci tengo a rendermi il suo personale divertimento.
Questa volta i miei vestiti stavano assumendo toni tipicamente asiatici. Sembrava un kimono, o qualcosa del genere. La solita Lama Vorpale mi è apparsa in mano, mi è mancata lo ammetto. Appena atterrata, ho rivolto uno sguardo ad Alice. Mi è mancato anche vederla, e la sicurezza che ne deriva. Con lei posso stare tranquilla.
Mi sono guardata intorno, per memorizzare per bene il luogo: sì, qui sembra tutto asiatico. E' una sensazione forte, sembra tutto così tranquillo, pieno d'acqua che scorre silenziosa. Dal cielo piovono caratteri cinesi o giapponesi, non ne sono sicura. Non mi meraviglio neanche, ormai ci sono abituata.
“Dove siamo?”
“Nel Misterioso Oriente. L'ultima volta che sono stata qui ho liberato le Formiche Origami dalle Vespe Samurai, spero che le cose vadano bene.”
Ho capito un quarto di quello che ha detto, ma non ha importanza. Ci siamo avviate in silenzio, fino a trovarci all'entrata di una città.
Ancora niente nemici.
“Tu resta qui, vado in avanscoperta.” Mi ha ordinato avviandosi, senza nemmeno aspettare una mia risposta. Perché è lei a comandare? Insomma, è solo grazie a me se è ancora qui! Tuttavia non ho protestato, ben conscia che non sortirebbe alcun effetto. Così mi sono seduta a terra rassegnata, lanciando ogni tanto qualche sasso per noia.
Il silenzio che c'è qui è più rilassante di quello che c'era quando siamo andate dal Tricheco. Mi sento in pace, forse dovrei visitare l'Oriente prima o poi. Ho tanto bisogno di riposo..
Mi sono resa conto improvvisamente, senza nessun motivo, che io non c'entro nulla con tutto quello che stava succedendo. Che è solo per colpa di Alice se la mia sanità mentale viene messa in dubbio dagli altri, che è solo colpa sua se io non ho amici e ho perso l'affetto di Ben. Vorrei ucciderla.
Vorrei ucciderla se non fossi così legata a lei.
Sono così persa nei miei pensieri che non mi rendo nemmeno conto del suo ritorno. Quando ho sentito la sua voce, ho sussultato sorpresa. “Eccomi di ritorno. La strada ora è libera.”
'Ora'. Vuol dire che c'erano dei nemici, e io me li sono persi di nuovo. Dannazione. Mi sono alzata e siamo entrate in città.
E' davvero un bel luogo, davvero calmo e rilassante. Tutto il contrario degli altri Domini visitati, mi piace. Le Formiche Origami sono tranquille, ci salutano mentre passeggiamo. Sembra che almeno qui le cose vadano per il verso giusto.
“Mi hanno spiegato che qui c'è stata una dura persecuzione per i seguaci del Dollmaker. Molte delle Vespe Samurai sono tra le schiere del Carpentiere, e non vogliono finire di nuovo sotto il loro controllo.”
Ho annuito distratta, troppo presa dalle bellezze del luogo per ascoltarla. Forse la cosa la irrita, ma non mi importa. Quando mai potrò rivedere cose del genere? Forse tra anni.
Una delle Formiche Origami, dal nome impronunciabile, ci ha cortesemente accompagnato dal Brucaliffo. E' così strano avere a che fare con personaggi così calmi e tranquilli, anzi..civili. Sì, sono le uniche creature civili che ho incontrato fin'ora, lì dentro. Sono molto sagge e sanno un sacco di cose, se non avessimo avuto fretta mi sarei fermata da loro per un po'.
Ci siamo fermate in cima a una montagna. Il Brucaliffo se ne stava appollaiato là sopra, a fumare qualcosa, non so se tabacco o peggio..
E' una grandissima farfalla dall'aspetto minaccioso, il suo sguardo mi incute terrore quasi quanto quello di Alice. Sembra sapere tutto, ma non dice mai nulla.
“Alice, bentornata.” Ha detto, sbattendo appena le possenti ali. Ero già pronta a farmi da parte come sempre, ma lui si è voltato verso di me. “E tu devi essere Rose. Fatti avanti.”
La mia amica mi ha guardata sorpresa, ma lo ero di più io. Di solito tutti gli abitanti del Paese delle Meraviglie, a parte lo Stregatto, parlano solo con lei, fanno come se io non esistessi. Perché invece a lui interesso?
“Non farti domande di cui sai già che non troverai risposta.” Mi ha risposto lui, tranquillo. Oh perfetto, ci mancava un altro che sa leggere nella mente come quel lurido gatto!
“Ti servo a qualcosa, Brucaliffo?” Ho chiesto con voce lieve, spaventata. Odio essere così debole, ma lui mi terrorizza, come quasi tutti lì dentro.
Lui si è sporto verso di me, per guardarmi negli occhi. Uno dei suoi è grande quanto la mia testa. “Voglio solo darti un consiglio. La paura è impossibile da fermare, l'unica cosa da fare è usarla come forza. Non lasciarti sconfiggere da lei, diventa sua alleata.”
Ho annuito appena, confusa. Mi conosce parecchio bene, se sa che ho paura. “Io..ci proverò.”
Lui mi ha guardata un'ultima volta prima di voltarsi verso Alice. “So che cosa vuoi, e posso darti solo un consiglio che ti ho dato secoli fa. Cerca la Regina.”
Lei ha piantato i pugni nei fianchi, sbuffando. “Ancora? E perché questa volta? Sentiamo.”
Il Brucaliffo ha preso una boccata di fumo. “E' prigioniera dei ribelli. Nella sua cella vi è la chiave per accedere al Dominio del Dollmaker, dove il Carpentiere si nasconde. Se vuoi affrontare lui, devi affrontare prima la Regina.”
Lei in tutta risposta, si è voltata di schiena, come se non le importasse. “Perfetto, grazie. Andremo da lei.”
“Ciò non toglie.” Ha continuato lui, come se niente fosse. “Che la ragazza non sia ancora pronta per incontrare la Regina di Cuori.”
Alice si è voltata, rivolgendomi un'occhiata che non so come interpretare. “Capisco. Aspetteremo allora.”
Santo cielo, di nuovo ad aspettare. E sono certa che questa volta, sarà ancora più dura.



*Il poco cervello che mi è rimasto è ormai in pezzi.= Frase che dice Alice in Alice: Madness Returns.

L'angolo delle meraviglie di Niniel.

Scritto in serata, è stato davvero stancante! Ma posso esserne abbastanza soddisfatta, anche se il Brufaliffo non mi convince del tutto.
Alice inizia a dare leggeri segni di squilibrio, niente di particolare per il momento. Ma ancora poco e poi vedrete cosa si cela dietro la sua voce dolce e il sorriso gentile.
Le Formiche Origami mi ispiravano così tanta tenerezza che ho voluto dare a loro almeno una vita felice!  Ci si vede al prossimo capitolo gente.
Bacioni, Niniel.

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Capitolo 11
*** Non mi sono mai piaciuti i dottori. ***




E' sera tardi diario, e sono nascosta sotto le coperte. Ti scrivo perché sono stanca, terribilmente stanca. La mia vita sta diventando sempre più complicata, non so cosa fare..

Papà e mamma litigano in continuazione, e indovina la causa? La mia sanità mentale. Li ho sentiti ieri sera; mia madre vuole mandarmi da uno psicologo, mio padre non vuol sentir ragioni. Da una parte gliene sono grata, mi salva per il momento dal pericolo che Alice venga scoperta. A volte, tuttavia, desidero che ciò accada. La convivenza tra me e la mia amica non è sempre facile, forse perché a volte di impormi la sua volontà. Lo so che lo fa, anche se non me ne accorgo sul momento. Ad esempio, a volte mi trovo in una stanza senza ricordarmi come ci sono arrivata. Certo, il fatto che io senta i suoi sentimenti non l'aiuta nel comandarmi indisturbata, perché quando mi accorgo di quello che vuole fare la fermo. Mi chiedo perché abbia iniziato a fare così..

Altre volte invece ci troviamo bene tra noi. Ridiamo e scherziamo, mi sembra di tornare bambina, quando io e Ben giocavamo assieme e non dovevamo preoccuparci di nulla.

A proposito di lui, è partito proprio ieri per una gita all'estero, in Francia. Starà via per un mese, e non so se esserne felice perché almeno a casa non mi subirò il suo silenzio, che pesa più di mille insulti, o essere triste perché non potrò vederlo. Alice mi dice sempre che questa gita è un miracolo, perché lei non sopporta mio fratello, specialmente per come mi tratta. In quei momenti sono davvero felice di averla al mio fianco.

Nell'ultimo periodo poi, mi sento osservata. Non so perché, ma ogni volta che esco di casa per andare a scuola, o al mio ritorno sento un paio d'occhi che mi seguono, mi spiano. E' una sensazione davvero fastidiosa. Mi rende già abbastanza nervosa uscire, se poi mi sento anche osservata la cosa peggiora! Metto piede fuori dalla porta di casa solo la mattina, non ho nessuno con cui uscire il pomeriggio, mi reputano tutti troppo strana. Non che la cosa mi dispiaccia a volte, dato che mi criticano costantemente.

Non ti ho mai parlato, diario, del mio vicino. E' un tipo parecchio strano, è apparso circa un anno fa. Alice è sicurissima che sia lui a spiarmi, non crede che sia solo una mia sensazione.

Il signor Mark Johnson è un uomo sui quarant'anni, che porta però decisamente bene. Ho visto un sacco di ragazze della mia età innamorate perse di lui, io stessa ho avuto una cottarella per lui, che è passata appena ho scoperto che era uno psichiatra. Psichiatra, ovvero colui che potrebbe scoprire Alice, ovvero nemico.

Ha corti capelli castani sempre perfettamente ingellati, occhi scuri che si guardano intorno avidi di sapere. Analizza tutto quello che vede, lo ha fatto anche con me la prima volta che ci siamo incontrati. Mi ha guardata a lungo negli occhi, e ho sentito come se potesse vedermi l'anima. Mi ha inquietata, e non poco.

Piacere di conoscerti, puoi chiamarmi Mark.” Mi ha detto, tendendomi la mano. Quando l'ho toccato, ho come sentito di averlo già incontrato in passato, il suo tocco mi era familiare.

Un momento..era familiare a me, o ad Alice?

Perché ho sentito che si è innervosita, è diventata più tesa e mi ha sussurrato: “Non mi piace.”

Come mai?” Le ho chiesto, mentre sorridevo cortese all'uomo.

Non lo so, è una sensazione strana. Mi rende nervosa stargli vicino.”

Da quel giorno io e il signor Johnson (Non sono mai riuscita a chiamarlo per nome.) ci siamo visti di rado. Qualche visita di cortesia ogni tanto, che cercavo sempre di evitare perché Alice tendeva sempre a farmi venire mal di testa, quando eravamo con lui, a causa del suo disagio.

Come ogni giorno, stavo tornando a casa da scuola, dopo una mattinata troppo lunga secondo i miei gusti, anche se per me sono sempre lunghe. Forse perché non posso stare in pace nemmeno un secondo, perché non ho nessuno che mi rivolga un sorriso gentile, o una parola cortese..lo vorrei davvero tanto. Mi fanno sempre scherzi perfidi, e le insegnanti non dicono nulla. Quel giorno mi hanno fatto trovare il banco tutto sporco, mi sono beccata i rimproveri della professoressa e ho dovuto pure pulire, sotto gli sguardi feroci dei miei compagni di classe.

Ero di pessimo umore a causa dello scherzo, e Alice era anche peggio di me. Era davvero arrabbiata, e mi stava incitando a prendermela con loro. Ma io non sono così, non voglio che qualcuno finisca nei guai a causa mia.

Sei troppo buona.” Ha detto lei alla fine, con un sospiro.

Mi spiace, non sono forte come te.” Ho ribattuto con un ringhio, nervosa. Credo di star diventando parecchio acida, nell'ultimo periodo..

Non ha fatto in tempo a ribattere che, una volta aperta la porta di casa, ci siamo ritrovate davanti il dottor Johnson. Dovevo avere un'espressione davvero confusa, perché lui ha sorriso divertito. “Buongiorno, Rose.”

Alice si è messa subito sull'attenti, come ogni volta che incontriamo il dottore. Mi sono imposta la calma, stare davanti a lui è sempre difficile, dato che ho il terrore che capisca cosa non va in me.

Buongiorno, dottor Johnson.”

Chiamami Mark, quante volte te lo devo ripetere?” Mi ha sorriso cortese. A volte credo che non dovrei provare questa repulsione per lui, dato che è uno dei pochi che mi tratta gentilmente, ma i sentimenti di Alice influenzano i miei.

Sì..Mark.” Ho ripetuto poco convinta, sorridendo di rimando. Sentivo il bisogno di correre in camera mia e di allontanarmi da quello sguardo indagatore, capace di spaventarmi quasi quanto il Cappellaio.

Purtroppo mia madre non mi sembrava della mia stessa idea. “Il dottor Johnson è arrivato proprio ora. Vieni Rose, dobbiamo parlarti di una cosa.”

Siamo andati a sederci in salotto, loro due sul divano e io sulla poltrona, il più lontano possibile da quell'uomo.

Mamma mi è sembrata nervosa. Continuava a lanciare sguardi alternati a me e al dottore, torturandosi le mani. Sembrava che qualcosa la turbasse.

-Allora?- Ho chiesto impaziente, desiderosa di allontanarmi in fretta.

-Vedi..il dottor Johnson si è gentilmente offerto di aiutarti con i tuoi problemi.- Ha sorriso nervosa. -E papà si è mostrato d'accordo. E' venuto qui per decidere quando tenere la prima seduta.-

In quel momento ho capito cosa significa sentirsi il mondo crollare addosso. Avrei rischiato di perdere Alice se quell'uomo avesse scoperto che era dentro di me! E Il Paese delle Meraviglie..che cosa sarebbe successo alle Formiche Origami? Sarebbe andato tutto distrutto!

Mantieni la calma Rose.” Mi ha detto Alice, spaventata quanto me all'idea della separazione. “Non devi fargli capire quello che stai pensando, non lasciargli captare il tuo nervosismo.”

Ho annuito, sia in risposta ad Alice che a mia madre. Ho sfoderato il sorriso più convincente che riuscissi a fare, riconoscente quanto falso. “Ne sono felice. Quando, allora?”

Johnson, il cui sorriso cordiale non si è mai spento, si è voltato verso di me. “Quando preferisci, sono a tua completa disposizione.”

Inserire l'appuntamento troppo vicino era fuori discussione. Dovevo trovare una tattica per nascondere la presenza di Alice, e avevo bisogno di tempo.

In questo periodo sono troppo presa dalla scuola. Può darmi un po' di tempo per decidere?”

Lui ha annuito, ma ho il terrore che abbia capito che c'è qualcos'altro sotto. E' davvero troppo perspicace, per i gusti di Alice.

Certo, nessun problema. In fin dei conti sai dove trovarmi, no?” Ha indicato la sua casa attraverso la finestra, ridacchiando.

Ho riso con lui, cercando di farla sembrare una vera risata. “Perfetto, grazie mille.”

Il dottore ha fatto per alzarsi e uscire, tranquillizzando così me ed Alice, ma mia madre lo ha fermato. -No, resti a cena, dobbiamo ringraziarla. Il suo aiuto è arrivato proprio nel momento giusto.-

Ho trattenuto a stento un gemito di sofferenza quando lui ha accettato, entusiasta. Perché i chiedo, perché la sfortuna mi perseguita?

L'angolo delle meraviglie di Niniel.

Eccoci all'undicesimo capitolo! Ho deciso di lasciare da parte per qualche tempo il Paese delle Meraviglie, e descrivere quello che succede nel frattempo nella vita reale. Questo capitolo ruota tutto attorno a questo nuovo personaggio, il dottor Johnson. Nei prossimi capitoli vedremo Rose e Alice alla prese con questo (Splendido, non c'è che dire, dato che lo immagino simile a Orlando Bloom) strano personaggio.
Alla prossima!
Baci, Niniel.

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Capitolo 12
*** Mani macchiate di peccato. ***




Alla fine, dopo che mia madre mi ha rotto l'anima fino all'esasperazione, sono andata a farmi vedere dal dottore. Le sedute con Mark non sono poi così male. (Sì, ho iniziato a chiamarlo per nome alla fine..) Mi tratta come se fossi una sua amica, non una paziente. Mi diverto quando siamo assieme, cosa che provoca l'irritazione di Alice. “Non dovresti andarci d'accordo, lui è il nemico!” Mi dice sempre dopo una seduta particolarmente divertente, facendomi sbuffare esasperata. Mi infastidisce il suo fare paranoico, Mark è solo gentile e tanto affettuoso con me! Non mi piace che pensi male dell'unica persona che mi tratta come se fossi un essere umano, prima di una pazza!

Ovviamente questi pensieri li tengo per me. Non voglio che si arrabbi, nonostante tutti gli anni passati assieme mi spaventa ancora.

Sarà strano detto da me, ma mi manca lo Stregatto. Sarà perché le sue apparizioni significano di solito che sono pronta per un nuovo viaggio nel Paese delle Meraviglie, ma sento il bisogno di vedere quegli occhi gialli pieni di scherno ormai familiari. E'..strano, lo so.

La mia vita prosegue monotona e senza il minimo cambiamento. Scuola, pranzo, compiti, seduta con Mark, cena, a letto. Sto iniziando a sentirmi davvero frustrata, e il pessimo umore di Alice non aiuta. Come se non mi sentissi abbastanza in colpa di mio!

E' iniziato a cambiare qualcosa l'altro giorno, mentre ero in seduta con Mark. Mi ostino a chiamarle così, ma sembrano più chiacchierate tra amici...in quel momento stavamo parlando del futuro.

“Quindi cosa ti piacerebbe fare da grande, Rosie?” Anche lui ha iniziato a chiamarmi così, ma il modo in cui lo pronuncia è parecchio più dolce di quello di Alice. La sua voce è talmente splendida da farmi venire i brividi ogni volta che mi parla. Vorrei che parlasse così solo con me.

Oh giusto, non te l'ho detto. Mi sono presa di nuovo una cotta per lui. Non so quando l'ho capito, forse quando una volta mi ha sfiorata per sbaglio una mano, e sono arrossita come un peperone. L'unica cosa che so è che sono terribilmente attratta da lui, perfino Alice l'ha capito, e la cosa la infastidisce non poco.

“Voglio diventare una psichiatra, per dimostrare a tutti che non sono matta da legare!” Enorme, grandissima bugia. Voglio diventare psichiatra solo per compiacerlo.

Lui mi ha rivolto uno dei suoi sorrisi speciali, quelli che mi sciolgono il cuore e mi fanno ringraziare Dio di avermi inviato Alice, solo per avere un motivo per stare con lui.

“Ma pensa. Allora forse un giorno potremo condividere lo studio.”

Penso di essere arrossita fino alla punta dei capelli, mentre annuivo più volte, forse con troppo entusiasmo. “S-sarebbe stupendo!”

Mentre ancora guardavo intontita il suo splendido viso mentre sorrideva, ho notato un movimento dietro di lui, fuori dalla finestra. Quando ho distolto lo sguardo per capire cosa fosse, a momenti ho sobbalzato sorpresa

Lo Stregatto mi fissava, senza quel solito ghigno sadico, da dietro al vetro. Sembrava che qualcosa lo preoccupasse, e parecchio anche. Ero abituata a vederlo piuttosto tranquillo, quindi la sua serietà mi ha messo ansia.

“Rose, cosa c'è?” Mark ha fatto per voltarsi, ma l'ho tirato per un braccio con una risatina nervosa.

“Niente, niente! Mi sono distratta!” Ho risposto nervosa, cercando di controllare il tremolio della voce. Anche se poco convinto, Mark mi ha creduto, lasciando perdere. Ho trattenuto a stento un sospiro di sollievo e, rendendomi conto che ancora lo stringevo per il braccio, l'ho lasciato andare fulminea balbettando qualche scusa.

Quando sono uscita dal suo studio (Dopo che Mark mi ha dato il classico bacio sulla guancia per salutarmi, a cui tuttavia non sono ancora abituata e che mi lascia sempre senza fiato) sono corsa per strada impaziente, alla ricerca di quel dannato gatto che mi aveva fatto prendere un colpo poco prima.

Ho individuato il movimento ipnotico della sua coda, ma solo quello. Era ben nascosto dietro l'angolo. L'ho raggiunto in fretta ma, man mano che mi avvicinavo, perdevo velocità e camminavo più lentamente.

“Chi non muore si rivede.”

Lo Stregatto, con gli occhi chiusi, non mi ha risposto, facendomi venire alcuni brividi di paura. Non è da lui stare in silenzio.

“Stregatto?”

All'improvviso ha spalancato gli occhi, guardandomi dritta in faccia, con l'espressione più seria che io gli abbia mai visto in viso. Ha smesso di muovere la coda, senza accennare a sorridere.

“Rose, cosa hai fatto?

Sono rimasta spiazzata per qualche attimo. Ho ripercorso con la memoria tutte le mie azioni fino a quel momento, ma nulla mi sembrava un peccato mortale.

In..in che senso?”

La stai uccidendo, Rose.”

Sulle prime non ho capito chi intendesse, poi mi si è accesa una lampadina nel cervello.

Intendi..Alice?”

Lui ha annuito. “Ovviamente. Lentamente si sta consumando, andando via via ad allontanarsi dalla tua mente. Ben presto sparirà, e se lei sparisce..il Carpentiere avrà il controllo totale del Paese delle Meraviglie.”

Ma io non ho fatto niente!” Ho replicato, decisa. Cosa avevo fatto di male? Certo, nell'ultimo periodo le cose tra me e Alice non vanno molto bene, ma solo perché non posso portarla nel Paese delle Meraviglie!

E' colpa di quell'uomo, Rose.” Ha indicato con un cenno dell'enorme testa la porta dello studio di Mark. “Ti sta annebbiando la mente, riempiendola solo dei suoi sorrisi e delle sue parole stucchevoli. Stai dimenticando qual è la tua missione.”

Missione?” Ho ripetuto abbassando lo sguardo, i capelli neri che mi nascondevano il volto. Quale missione? Non ero stata io a chiedere tutto quello. Alice non ha bussato alla mia testa chiedendovi di entrare cortesemente, si è intrufolata senza che io dessi il mio consenso. Dovrei odiarla, ma non riesco. Lei..è stata la prima a credere in me. Mi è sempre stata accanto quando Ben ha iniziato ad evitarmi.

Ora che ci penso però, lo Stregatto ha ragione. E' da un po' di tempo che Alice è più lontana, la sua voce mi sembra più flebile, come se stesse male. E' solo colpa mia, che mi sono lasciata offuscare, se ora è in quelle condizioni?

Cosa posso fare?”

Ho sentito il medaglione regalatomi proprio da lui qualche anno prima farsi pesante e premere contro il seno. Lo tengo sempre con me, in attesa di poterlo riaprire. L'ho tirato fuori da sotto il maglioncino, vedendolo finalmente luminoso. Il cuore ha iniziato a battere freneticamente, e sentivo Alice più presente che mai in quel momento.

E' ora.”

Abbiamo detto in contemporanea io e lei. Ho aperto con mani tremanti il medaglione, lasciandomi investire dal fascio di luce. La sensazione di cadere nel vuoto non mi è mai sembrata così piacevole come prima d'ora.

I vestiti questa volta, hanno assunto diverse tonalità di rosso; i vestiti avevano quel qualcosa di nobile che mi affascinava. Mi sentivo una regina.

Una Regina..di Cuori.

Quando siamo atterrate, ci siamo ritrovate in un luogo completamente distrutto, peggio dei precedenti domini. Lo Stregatto, fermo davanti a noi, ha finalmente ripreso a sorridere.

Mi sono voltata verso ad Alice e, vedendo che stava bene, ho tirato un sospiro di sollievo.

Scusami.”

Non preoccuparti.” Ha replicato lei, anche se un po' fredda. Mi sono sentita tanto, troppo in colpa, per qualcosa che non avevo fatto di mia spontanea volontà. Ferita, ho riportato lo sguardo su quel gattaccio.

Alice, ricordi cosa ti ho detto l'ultima volta, vero?” Ha miagolato lui, ghignando sadico.

Ma certo: Io devo darle la caccia, ma lei fa lo stesso con me. O una cosa del genere, comunque.”

Esatto. E, nonostante sia prigioniera, le è stata lasciata grande libertà. E' lei ad avere la chiave per aprire l'ultima porta. Vuoi incontrare il Carpentiere? Bene, prima affronta la Regina.”

Si è dileguato senza darmi tempo di dire nulla. Dannazione, lasciarmi sola con Alice, ma cos'ha in testa quel gatto? Non ha notato che è gelida con me, adesso?

Andiamo, non stare lì come una tonta a fissare il nulla.” Ha sbottato, iniziando a camminare. Non so se avere più paura di lei o di quello che stiamo per vedere.

Le stavo quasi per chiedere se non voleva prima andare in avanscoperta da sola, come aveva fatto sempre in ogni dominio. Mi sono zittita all'ultimo; non ero io a lamentarmi di quel suo modo di fare? Finalmente forse avrei visto una battaglia vera e propria. Non era il caso di rovinarmi il divertimento.

Ho sentito d'improvviso il pavimento mancarmi sotto i piedi. Ho lanciato un grido, aggrappandomi senza nemmeno pensarci ad Alice.

Attenta, la Regina ha parecchio potere qui, e ci vuole morte!” Mi ha gridato, cercando di sovrastare il rumore della pietra che andava in frantumi.

Una voce sconosciuta, stridula e agghiacciante, ha urlato all'improvviso: “TAGLIATELE LA TESTA!”

Nel panico più assoluto, o stretto la mano della mia amica, lanciando un altro grido. Cosa vuole da me quella donna? Io non ho fatto niente!

Sta' calma, non gridare. Ricorda Rose, affronta la paura!”

Ho annuito, saltando su un'altra piattaforma di roccia. Non è servito a niente, anche quella ha iniziato a frantumarsi.

Come facciamo?” Ho chiesto ad Alice, che, ansiosa, ha iniziato a guardarsi intorno.

Mi ha indicato una porta, o qualcosa che assomigliava ad essa, tutta rosa. Che colore odioso.

Là! Entriamo di lì!”

Ci siamo buttate in una corsa sfrenata, cercando di evitare gli enormi massi che cadevano, cercando di spiaccicarci. Le urla della Regina erano sempre più forti: “Non sei la benvenuta qui! Tornatene da dove sei venuta!”

Veloce, veloce!” Mi ha incitata Alice, entrando dentro a quelli che, ho capito poi, erano in realtà tentacoli.

Una volta entrata a mia volta, i tentacoli si sono richiusi tra di loro, attenuando il rumore delle rocce fuori. Mi sono piegata cercando di riprendere fiato, tremando ancora per la paura. “Questa..questa Regina è pazza!”

Alice mi ha rivolto un sorriso, facendomi capire di avermi perdonata sul serio. “Qui dentro sono tutti pazzi.”

Le ho sorriso di rimando, gioiosa. La prospettiva di viaggiare con lei ora non era così male.

Adesso che si fa?”

Ha indicato con un cenno del capo lo scivolo davanti a noi.

Si scende. Dobbiamo entrare nelle profondità del castello.”

Mi sono avvicinata ad esso, il rumore dei miei passi era strano. Sembrava quasi che stessi camminando su della carne. Ho esposto il mio pensiero ad Alice e, seria, mi ha risposto:

Ma tu stai camminando su della carne, Rosie. Questo castello è come un cuore.”

Sono sbiancata all'improvviso. Quando si tratta di sangue o organi interni divento particolarmente sensibile, mi spaventano.

A-ah..” Ho risposto solamente, troppo scossa per dire altro. Lei mi ha sfiorato una spalla con la mano, come per tranquillizzarmi.

Vado io per prima.” Ha sussurrato, buttandosi in mezzo a quel mix di carne e sangue molliccio.

Ho preso un respiro profondo e l'ho seguita subito, per non lasciare che si allontanasse troppo. Non volevo perderla di vista, o sarei morta di paura.

Abbiamo continuato a scivolare per un tempo che a me è sembrato eterno. L'unico rumore che si sentiva era lo strofinare dei nostri vestiti contro lo scivolo, nient'altro. Avevo il terrore di sentire qualcos'altro, come la voce della regina, o il rumore viscido dei movimenti dei tentacoli. Mi facevano ribrezzo.

Quando siamo finalmente scese, ci siamo trovate davanti a un'enorme porta a forma di cuore. Eravamo vicine, sentivo il pulsare del centro del cuore attraverso la porta. Che schifo.

Fa' attenzione, mi raccomando. Non aprire bocca, parlerò io. La conosco, so cosa dirle per farla desistere.” Mi ha detto la mia amica a bassa voce, come se avesse paura di essere sentita dalla presenza demoniaca oltre la porta. Ho annuito e lei mi ha presa per mano, cercando di infondermi coraggio. Non dovevo lasciarmi sopraffare dalla paura.

La porta si è aperta di scatto con un rumore secco, lasciandoci intravedere una stanza enorme e buia. Ho trattenuto il respiro, sentendo il desiderio prepotente di fare dietrofront. Le rocce che si sfracellavano a terra non erano poi così male.

Alice è entrata nella stanza tenendomi stretta per la mano, come se avesse intuito i miei pensieri. Se non fosse stato per lei, probabilmente, non sarei riuscita a muovere neanche un passo.

Pian piano che ci inoltravamo nel buio, sono riuscita a scorgere un enorme trono (Rigorosamente rosso e a forma di cuore) circondato da tentacoli, ma non furono quelli a spaventarmi.

E' stata invece l'espressione della regina, fredda e glaciale, che ci osservava con due enormi occhi neri che sembravano appartenere al Diavolo in persona da quanto erano inquietanti a farmi andare nel panico. Sembrava capace di strapparti le interiora a morsi.

Le mani non erano umane, ma esattamente come quelle dei demoni: rosse e con artigli aguzzi al posto delle unghie.

Regina di Cuori.” Ha detto dopo un po' Alice, con voce sicura. Come faceva a rimanere calma anche in quei frangenti?

Alice.” Ha risposto al saluto la Regina, con quella voce gracile da bambina. “So già cosa vuoi. E la mia risposta è no, non l'avrai.”

Ascoltami prima di decidere.” Ha replicato la mia amica, imperiosa. “Sei prigioniera del Carpentiere. Non rivuoi la tua libertà?”

Libertà?” La sala del trono ha risuonato della sua risata glaciale e rabbiosa. “Quando mai ho avuto libertà qui dentro? Sei sempre stata tu a fare le regole. Tu mi hai tolto il trono, è colpa tua se sono rinchiusa qui senza più un servo!”

Ho visto la chiave che stavamo cercando scintillare al collo del demone. Ho continuato a fissarla senza riuscire a staccare gli occhi di dosso al nostro obiettivo. A qualunque costo dovevo impadronirmene.

E poi..” Ha continuato quella, stringendo la presa sul proprio scettro. “Io qui sono al sicuro. I seguaci del Dollmaker non mi faranno del male, mi rispettano, in primis il Carpentiere. Tu e la tua amica invece” E qui mi ha rivolto per la prima volta un'occhiata, talmente piena di odio da farmi indietreggiare. “Siete spacciate. Morte! Se vi trovano vi uccideranno senza pietà!”

Ma se tu ci lasciassi prendere la chiave..”

Sciocchezze!” L'ha interrotta, con un ringhio. Ho sentito i tentacoli farsi sempre più vicini, sentivo il rumore nelle orecchie, il viscidume che mi sfiorava le membra. Ho abbassato lo sguardo con un sussulto spaventato, e ho visto che mi stava incatenando. Ho iniziato a dimenarmi, cercando di liberarmi. Impossibile, stringevano troppo forte.

La mia amica non era messa meglio. I tentacoli la tenevano ferma dal collo fino ai piedi, lasciandole possibilità solo di muovere la testa.

La Regina di Cuori è scesa dal suo trono, e si è avvicinata con incedere lento e maestoso a lei. E' molto più bassa di come la immaginavo.

Non mi farò usare da te ancora una volta, Alice.” Ha sibilato, prendendo il volto della mia amica con una delle sue mani mostruose, per guardarla negli occhi. “Morirai qui, per mano mia. E farò sì che tu soffra quanto io ho sofferto in tutti questi anni.”

Ho continuato a divincolarmi, cercando di essere d'aiuto. Dannazione, erano strettissimi..

Ma perché dovresti, Regina? Io e te abbiamo un nemico comune adesso. Lascia da parte il risentimento, e aiutami a combatterlo.”

Troppo stretti..se fossi riuscita ad allungare una mano per prendere la Lama Vorpale..la mia mano non era molto lontano, dovevo solo fare un piccolo sforzo..

Perché io ti detesto, Alice. Mi hai tolto tutto quello che avevo, ed è il caso che io ricambi il favore.”

Ecco..c'ero quasi..sì! L'avevo presa! Ho sentito il manico dell'arma finalmente in mano.

E poi, ho sempre odiato il tuo fare spocchioso e saputello, come se tu fossi l'unica a..”

SILENZIO!”

Entrambe si sono voltate verso di me, sorprese. Ero finalmente libera. Non so cosa mi ha spinto a farlo, ma mi sono avventata contro la Regina.

Non ti permetto di parlare così di lei!” Ho gridato, senza sapere bene cosa stavo facendo con la Lama. L'ho mossa a caso, cercando di allontanarla da Alice.

Rose..no! NO!”

Non capivo perché la mia amica gridasse così tanto. L'ho intuito solo quando ho sentito il tintinnio dello scettro che cadeva a terra, e il rumore sordo di un corpo che faceva la stessa fine.

La Regina di Cuori, la grande despota che mi spaventava tanto, giaceva a terra con occhi spalancati dall'incredulità, una macchia rossa che via via s'ingrandiva sul suo petto.

Io...”

Non sono riuscita a dire niente. Il corpo morto del demone giaceva davanti a me, gli occhi ancora aperti che mi fissavano con odio. Ho guardato la Lama Vorpale, piena di sangue fresco.

Cosa..cosa ho fatto...”

Mi sono lasciata cadere a terra, tremante. Solo in quel momento ho capito davvero che cosa significasse la parola assassinio. Avevo ucciso. Mi ero macchiata le mani di un crimine imperdonabile. Avevo tolto la vita a qualcuno, dovere che non era mio.

L'arma mi è caduta dalle mani, mentre sentivo una voce, la voce di mia madre, rimbombarmi in testa: “Assassina.” Lo ripeteva come una litania, con voce sempre più crescente. Ero un mostro alla pari della Regina.

La voce continuava, martellandomi la testa. Era la voce della mia coscienza, non quella di mia madre.

Basta...basta...”

Mi sono portata le mani alla testa, cercando di non pensare, di allontanare quella voce che mi faceva soffrire.

Una mano mi si è posata sulla spalla. Alice,dopo aver recuperato la chiave dal cadavere, si è inginocchiata di fianco a me, mi ha abbracciata di slancio, stringendomi forte.

Non hai fatto nulla di male, Rose. Meritava la morte.” Ha mormorato, accarezzandomi dolcemente i capelli.

Sono scoppiata in un pianto disperato, nascondendo il viso contro l'incavo del suo collo. Non sarei mai stata più la stessa di prima.

L'angolo delle meraviglie di Niniel.

Il mio capitolo preferito fino ad ora! Mi ha messo l'ansia addosso mentre lo scrivevo, penso che basti per capire quanto mi sia fatta prendere dalla narrazione, no?
Manca ormai poco alla conclusione della storia di Rose. O meglio, della prima parte della sua storia. Ci sarà un'altro capitolo ben diverso da questi, in cui si alternano realtà e fantasia, e infine l'epilogo.
Ma non crederete davvero di liberarvi di me, vero? Bene, perché ci sarà un seguito!
Ci si rivede!
Baci, Niniel.

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Capitolo 13
*** La fine. ***




Sono cambiata.
Non sono io a dirlo, ma tutti gli altri. Mia madre, mio padre..persino Mark. Dicono che sono ancora più chiusa di prima, che ho continuamente un'espressione terrorizzata in faccia e che sembra che io abbia visto la morte.
Loro non lo sanno, ma è stato davvero così. Non solo ho visto la morte, ma continuo a vederla nei miei incubi, ogni notte. Rivedo il cadavere della Regina ai miei piedi, gli occhi vitrei fissi sui miei, il sangue che le imbratta gli abiti sontuosi, che mi urla 'Assassina' con voce cadaverica, agghiacciante.
Ogni seduta con Mark adesso è pressocché inutile. Rimango in silenzio per ore, mentre lui mi prega di parlare. Mi fa pena, ma non posso dirgli quello che ho visto, quello che mi ha scioccato. Non solo perché non riesco a dirlo, ma anche perché Alice mi ha espressamente vietato di farlo. Più che una richiesta mi è parsa un'ordine, ma non ci ho fatto nemmeno caso. Sono stanca di questa situazione.
Ed eccomi lì, di nuovo sdraiata sul solito divanetto del solito color nero, nel solito studio di Mark. Niente è cambiato, e mai cambierà, almeno fino a che non sarà uno dei due a cedere. Non saprei dire se sarò io o lui.
«Ti prego Rosie. Dimmi qualcosa, qualsiasi cosa. Lo sai che puoi fidarti di me».
Ho scosso la testa come unica risposta, nella speranza che bastasse, come ogni giorno. Invece, ciò non fa che aumentare la sua insistenza. 
«Posso aiutarti. Se c'è qualcosa che ti preoccupa o ti turba, basta che tu me lo dica e io ti aiuterò» ha continuato, scuotendomi leggermente per un braccio come per darmi vita. Tutto inutile, non ho intenzione di aprire bocca. 
All'improvviso è cambiato qualcosa. Non capisco il perché, dato che quel giorno era uguale ad altri mille che avevamo vissuto, eppure ho sentito l'atmosfera della stanza farsi più tesa.
«Rose, forse è ora che io e te parliamo di qualcosa di più serio. Ho esitato a chiedertelo fino ad ora, perché non volevo farti scappare, ma ormai..credo sia mio dovere farlo».
L'ho guardato confusa, la prima emozione diversa dalla paura che provavo da mesi. Che stava dicendo?
Mi ha guardata a lungo negli occhi, e mi sono scoperta arrossire di nuovo come una sciocca sotto il suo sguardo. A quanto pare la mia cotta non era ancora passata. Si è avvicinato fulmineo, e sarei potuta quasi svenire se non fossi stata così spaventata.
«Dentro di te si annida lo spirito di Alice Liddell?»
Oh. Merda.
 
***
 
Nello stesso momento in cui pensavo quelle cose, eccomi catapultata all'improvviso nel Paese delle Meraviglie. Non capivo come fosse possibile, pochi secondi prima ero con Mark, e poi eccomi lì, insieme ad Alice, in quella che sembrava una enorme casa delle bambole.
Avevo quasi paura a guardare la mia amica. Aveva sentito quello che io e lo psichiatra ci stavamo dicendo? O in quel momento si era rinchiusa in un angolo della mia mente, come adesso faceva molto spesso?
La seconda ipotesi doveva essere quella giusta, perché mi rivolse un flebile sorriso. Tirai mentalmente un sospiro di sollievo, mentre mi incamminavo con lei. Niente Stregatto questa volta, solo io e lei.
«Siamo al dominio del Dollmaker, vero? Siamo arrivate. E' finalmente l'ultimo luogo da visitare, e finalmente risolveremo tutta questa faccenda...».
Lei ha annuito, passandosi una mano tra i lunghi capelli neri. «Già, siamo vicine al nostro obiettivo..il Carpentiere non potrà fuggirci, questa volta.»
Sapevo che quel posto era diverso dagli altri. Anche se era inquietante come il dominio della Regina di Cuori, sentivo i mostri brulicare sotto il terreno, pronti a colpirci. Questa volta non mi sarei fatta spaventare dal sangue, o dalla loro espressione. Sarei stata come una di quei killer professionisti, talmente abituati a vedere cose orribili da riderci sopra.
Alice mi ha stretto un braccio, come per infondermi sicurezza. Le ho fatto un sorriso poco sicuro, ma dovevo superare quella stupida paura. 
«Pronta a ballare?» mi ha sussurrato, con una lieve risata macabra.
«Mai stata così pronta» le ho risposto io, accennando un sorriso appena più convinto.
 
***
 
E poi, eccomi di nuovo con Mark. Non capivo proprio come fosse possibile che io mi spostassi così velocemente! E poi, quando mi aveva presa praticamente in braccio, e aveva iniziato ad accarezzarmi i capelli? Non riuscivo davvero a spiegarlo, sapevo solo che era molto piacevole..
«Sono qui per te, Rosie» mi ha sussurrato dolcemente. Ecco, ero di nuovo sul punto di svenire. Sarei potuta morire tra le sue braccia. «Se davvero lei è lì con te, puoi dirmelo. Non ho intenzione di farti del male, voglio aiutarti».
Le mie mani, che erano appoggiate sul suo petto (Non ho la minima idea di come ci siano finite), si strinsero attorno alla sua camicia. «Non posso..» ho sussurrato debolmente, dicendo le mie prime parole dopo un sacco di tempo.
«E perché non puoi?»
«Farlo implicherebbe tradire..» mi sono zittita, scuotendo nuovamente la testa. Perché stavo parlando? Dopo tutto quel tempo passato con lei, stavo per mandare all'aria tutto per un paio d'occhiate dolci e sorrisi accattivanti?
 
***
 
E di nuovo, Paese delle Meraviglie. I nemici ci assaltavano da ogni parte, senza mai darci tregua. C'erano enormi bambole a cui mancavano alcuni pezzi, che ci puntavano addosso e ci sparavano. Loro, fortunatamente, non perdevano sangue. Erano solo macchine, perciò non avevo rimpianto a distruggerle.
Ogni tanto sbucava fuori qualche mostro diverso. A volte erano carte da gioco, come quelle che avevamo visto dalla Regina, o altri mostri talmente orrendi da provocarmi solo disgusto e neanche un po' di rimorso.
Pian piano eravamo riuscite ad avanzare fino alla casa delle bambole. Eravamo entrate e, stanza dopo stanza, eravamo quasi arrivate al cuore del dominio. Ci fermammo davanti alla porta, restando in silenzio per qualche istante.
«Siamo arrivate. Qui dentro si annida il Carpentiere» ha detto Alice, con un sogghigno. «Morirà di paura non appena entreremo, lo conosco».
«Beh, allora perché farlo aspettare? Entriamo e diamo inizio alla festa».
 
***
 
Era sempre più strano. Sentivo le labbra di Mark contro la mia fronte, bollenti e morbide. Continuava a sussurrarmi parole di conforto, e cercava di invogliarmi a parlare. Le sue mani delicate mi accarezzavano la schiena, con gesti lenti, quasi calcolati. 
«Siamo amici, non rivelerò a nessuno quello che mi dirai».
Era difficile resistere. Volevo solo renderlo felice e fiero di me. E poi, magari mi avrebbe aiutato..la vita con Alice sarebbe stata migliore, e tutto sarebbe tornato alla normalità.
Che fare?
 
***
 
Eravamo entrate nella stanza. Era tutto buio, c'era solo una candela a illuminare il viso dell'uomo che avevo davanti.
Non era poi così brutto. Sarebbe stato di sicuro migliore se non fosse stato così spaventato. Guardava Alice come si guardava un mostro orribile, quasi pronto a saltagli alla gola. Noi, o almeno io, non avevo intenzione di ucciderlo. Bastava rinchiuderlo da qualche parte per sistemare la faccenda.
«A-Alice, qual buon vento ti porta da queste parti?» balbettò lui, con una risatina nervosa. Era addirittura più fifone di me..
«Sono venuto a fermarti, Carpentiere. So che stai cercando di seguire le orme del Dollmaker, e non posso lasciarti fare. Non sei del tutto cattivo, non farti prendere dal desiderio di potere..».
«Tu non capisci!» ha strillato lui in risposta, indietreggiando senza motivo, dato che non avevamo fatto nemmeno un passo verso di lui.
«Tu hai sempre avuto molto coraggio dalla tua parte, non sei come me!» d'improvviso si è come accorto della mia presenza, perché mi ha indicato smaniosamente. «Lei mi capisce!»
Ho aggrottato le sopracciglia, perplessa. «Che stai dicendo?»
«Certo! Tu..sento che hai paura, la stessa che provo io».
«Io non ho paura!» ho ribattuto con un ringhio. Oh, eccome se l'avevo invece, ma non potevo darla a vedere. Non adesso, non alla fine..
«Sì invece, io la sento» si è picchiettato un indice sul naso, annuendo. «Non capisci? Tu non hai paura di me, ma di questo mondo. E, non so se lo hai capito, ma questa è la testa di Alice. Quindi, a rigor di logica..» si è voltato verso la mia amica. «Tu hai paura di lei».
 
***
 
«Se Alice è davvero dentro di te, piccola mia, non c'è problema. So come possiamo risolvere la faccenda, ma devi dirmi tutto quello che è successo con lei».
La sua voce dolce come miele.
I suoi occhi magnetici.
Il suo tocco delicato che riesce a mandarmi a fuoco.
Non riesco a resistere..
 
***
 
«Come?» si è intromessa Alice, corrugando la fronte. «Io e lei siamo amiche!»
«Può anche essere, ma lei ha paura di te. Non è vero, Rose?»
Era il secondo personaggio strambo da quando ero lì dentro che mi rivolgeva parola. Prima il Brucaliffo e ora lui, entrambi mi parlavano di paura. Forse era vero, avevo paura di Alice. Anzi, ne ero certa. I suoi scatti d'ira mi terrorizzavano, avevo paura di farla arrabbiare..
Il mio tentennamento fece accigliare pericolosamente la mia amica. Non riuscii a reprimere un brivido di terrore, e lei se ne accorse.
«Tu hai davvero paura di me».
Non era una domanda, era una constatazione.
«Ascoltami Rose..e se fossi dalla parte sbagliata? E se fosse lei quella nel torto? Ti ha solo usata per arrivare qui. Ricorda quello che ti ha fatto passare..»
«Che diavolo le stai dicendo?! Brutto figlio di..!»
Mentre stava parlando, gli ha scagliato addosso la Lama Vorpale. Pessima mossa a parer mio. Ora, dato che il Carpentiere aveva schivato il colpo gettandosi di lato, lei era senza arma.
Però aveva ragione. Maledettamente ragione. Da quando ci conoscevamo, Alice si era sempre preoccupata di salvare il Paese delle Meraviglie, ovvero la propria mente. Sé stessa. Si era preoccupata quando mi avevano fatto del male, ma solo perché senza di me non poteva salvarsi. Io..ero un suo strumento.
«Rose cerca di ragionare, non è vero quello che dice..».
Ecco. Ora ero Rose, non Rosie. Una lettera, enorme significato. Era sulla difensiva.
Ma questa volta ero io ad avere il coltello dalla parte del manico, letteralmente. Non mi sarei fatta sopraffare, non le avrei permesso di rovinarmi la vita ancora.
«Ha ragione». Ho sibilato solamente, alzando il mio coltello.
 
***
 
Gli avevo raccontato tutto. Ogni singolo dettaglio di quello che mi era successo da quando avevo conosciuto Alice. Ero anche scoppiata in lacrime quando gli avevo parlato dell'omicidio della Regina.
Lui continuava a stringermi forte, senza dire una parola. Aveva ascoltato tutto, dalla prima all'ultima parola. Poi, una volta che avevo finito, si era messo a ridere.
Non una risata di scherno o di divertimento: una risata gelida, per niente dal Mark che io conoscevo.
Mi sono allontanata di scatto. Mi guardava trionfante, come se avesse appena vinto una gara.
«Finalmente».
Nemmeno la voce era più la stessa. Era fredda e dura come il marmo. Si era alzato lentamente, prendendo a camminare per la stanza a grandi passi, verso la propria scrivania.
«Lo sapevo. Finalmente..finalmente la mia vendetta avrà luogo».
Ci capivo sempre meno. Che vendetta?
«Che..che dici?»
Ha alzato lo sguardo su di me, mentre apriva un cassetto.
«Oh, giusto. Forse è il caso che mi ripresenti».
Tenendo le mani dietro la schiena, si è inchinato.
«Io sono Mark Johnson, altrimenti chiamato..Bumby».
 
***
 
«ROSE, NO!»
Le urla della mia ex amica mi riempivano le orecchie. Cercava di scansare i miei affondi, e mi guardava spaventata. Non mi faceva più alcun effetto.
Non era stato Ben a rovinarmi la vita. Nemmeno i miei compagni di classe, o chiunque altro conoscessi. Era lei la causa di tutto.
io l'avevo accolta. Le avevo permesso di vivere nel mio corpo come una parassita, per aiutarla a salvare la sua mente. E lei mi ripagava facendomi vedere orrori, trattandomi come uno straccio..avevo creduto davvero che mi volesse bene; era stata un'ottima attrice.
«Una volta che ti avrò ucciso» ho sussurrato rabbiosa. «Darò fuoco a tutto questo posto».
 
***
 
«Bumby?»
Ho ripetuto io, irrigidendomi. Bumby. Il dottor Bumby, lo psichiatra..di Alice.
«Si. Qualche secolo fa, un mio parente è stato ucciso da Alice Liddell. E lui, per vendicarsi..» si indicò la testa. «E' entrato dentro di me».
Sono rimasta in silenzio, senza sapere che dire. Eravamo così simili..
«Mi ha spiegato cos'era successo. E io ho deciso di aiutarlo».
Sfoderò improvvisamente una pistola, sorridendo maligno.
«E l'unico modo per farlo, è uccidere anche te. Vorrei davvero tenerti in vita dolcezza, perché sei molto carina. Ma, per distruggere Alice, devo liberarmi del corpo che la contiene».
Ho lanciato un urlo, e mi sono alzata appena in tempo; la pallottola ha beccato il divanetto.
«Sta' ferma, ragazzina» ha ringhiato, puntandomi nuovamente. «Morirai in qualunque modo. Se finisco i colpi, userò metodi ben più dolorosi».
Ha sparato altre pallottole, una dietro l'altra. Con un altro grido, mi sono nascosta dietro al divanetto. 
Eccola di nuovo, la mia inseparabile amica: la paura. Ero paralizzata lì dietro, senza sapere cosa fare. Ma, in certe situazioni, bisognava lasciar da parte il terrore, se volevi sopravvivere.
Appena ho visto la Lama Vorpale tra le mie mani, ho capito immediatamente cosa fare.
 
***
 
La mia arma era completamente piena di sangue.
Il corpo di Alice, o quello che ne era rimasto, giaceva a terra.
Poco lontano, anche il Carpentiere era morto.
Ero libera. Finalmente niente più mostri, niente più paura..niente più pazzia. Avrei vissuto.
Silenziosamente, sono uscita dalla casa. Come avevo promesso ad Alice, era completamente in fiamme.
 
***
 
E infine, anche Mark Johnson era morto. L'uomo di cui credevo di essere innamorata, mi guardava con occhi spenti, ancora sorpreso. 
Sì, era rimasto sconvolto quando mi aveva visto con in mano l'arma. E forse aveva capito cosa stava per succedere.
Non potevo lasciare tutte quelle tracce. Mi avrebbero incarcerata immediatamente. Eppure..c'era un modo per salvarsi. Per evitare di andare in prigione.
Mi sono seduta per terra, di fianco a Mark. Il mio viso era sporco del suo sangue. Ho sorriso nel modo più folle che riuscii a fare.
Forse la pazzia, che era stata la mia maledizione, mi avrebbe salvata.

L'angolo delle Meraviglie di Niniel.


HO. FINITO.
Okay, scusate. Ora sto piangendo di gioia perché ce l'ho fatta. Anche se mi spiace un po' che sia finita.
Non so se vi piacerà o meno, ma vi avverto, questo capitolo è stato un parto. Non solo i problemi con il documento, ma anche tanta ansia da prestazione. 'E se non piacesse?' 
Ah, una cosa: NON LINCIATEMI PERCHE' HO UCCISO ALICE. çwç
Io..non ho altro da dire. Spero che vi sia piaciuto seguirmi, e che continuerete a farlo.
Grazie per il supporto!
Niniel.
P.s: Non è finita qui, eh! Ci sarà l'epilogo!

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Capitolo 14
*** Epilogo. ***





La polizia arriva nello studio dello psichiatra Mark Johnson. Una chiamata da parte di una vicina, che ha sentito diverse urla e fracasso.

 
La piccola Alice cammina lenta e in silenzio.
 
Una ragazza è seduta a terra, la mano chiusa a pugno come se stesse tenendo qualcosa, è completamente ricoperta di sangue.
 
Tra i cadaveri non tira un filo di vento.
 
Quando li vede, sorride. Non sembra nemmeno capire cosa è successo intorno a lei, e cosa sta succedendo ora.
 
Il sangue rosso brillante scorre giù dalle pareti.
 
Alle domande dei poliziotti, non risponde che con delle risatine acute. Sembra completamente pazza.
 
E, ancora non lo sa, ma contiene segreti.
 
Non sembra rendersi conto di quando un uomo la tira per un braccio, per farla uscire dallo studio. Guarda solo il cadavere dello psichiatra come si guarda un animale al circo.
 
Corri Alice, ignora la morte.
 
Si lascia guidare docilmente fino alla macchina della polizia, senza protestare. Forse sa già cosa l'attende.
 
Non guardare quelle anime in preda alla morte.
 
La ragazza non parla. Si limita ridere a ogni domanda, ed è già deciso: la sua nuova casa sarà il manicomio della città.
E lei ride ancora più forte, come se la cosa la divertisse. Come se fosse esattamente quello che si aspettava.
 
Se tu paura mai avrai
Forse sfuggirle potrai.



L'angolo delle meraviglie di Niniel.

Saaalve gente! Perdonatemi per l'orrido componimento (Non sono mai stata brava nelle poesie) ma ho tentato lo stesso, spero che appreziate!
E così, si chiude il primo capitolo di Rose. Non so quando inizierò a lavorare al secondo, magari una volta finita la scuola, questo mese sono strapiena di studio. Oppure vedremo, nei prossimi giorni potrei intanto finire il secondo capitolo dell'altra long, e magari iniziare a lavorarci. (Non aspettatevi troppo, non è una promessa la mia.)
Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguita e che hanno recensito, siete davvero fantastici!
Spero che continuerete a tenermi d'occhio!
Bacioni,
Niniel.

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