Symbiosis

di bonza corrotta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo- Il rosa fa paura ***
Capitolo 2: *** Il colore cool del Diavolo è il rosa ***
Capitolo 3: *** Il Club dei cioccolatini ***
Capitolo 4: *** Oddio, siamo circondati! ***
Capitolo 5: *** Una chiacchierata con la mamma ***
Capitolo 6: *** Sta per... Alexis? ***
Capitolo 7: *** La paglia sacra ***
Capitolo 8: *** Come scavarsi la fossa da soli ***
Capitolo 9: *** Quando gli altri scavano la tua, personale, fossa ***
Capitolo 10: *** Il potere della concentrazione ***
Capitolo 11: *** La maledizione dei trentatre stanzini ***
Capitolo 12: *** Il bello addormentato nel corridoio ***
Capitolo 13: *** Affogando in una tazza ***
Capitolo 14: *** Fare fragola ***
Capitolo 15: *** Costolette! ***
Capitolo 16: *** Astici anarchici ***
Capitolo 17: *** Eat my burrito ***
Capitolo 18: *** Il ballo dello Spupazzamento ***
Capitolo 19: *** Il cucchiaino assassino ***
Capitolo 20: *** Tutto una Tempistica ***
Capitolo 21: *** Nome in codice: Casino. Leggersi altrimenti come 'noia' ***
Capitolo 22: *** Quando desideri che tuo figlio arrivi a casa con dei capelli blu ***
Capitolo 23: *** Inquietudine nell'aree ***
Capitolo 24: *** Illuminandosi d'immenso ***
Capitolo 25: *** I corpi in prestito soffrono il solletico ***
Capitolo 26: *** Altro che seghe mentali ***
Capitolo 27: *** Caccole innamorate ***
Capitolo 28: *** Pace e Amore (vedi anche: titolo Hippie) ***
Capitolo 29: *** Quello che è teoricamente il periodo più bello dell'anno ***
Capitolo 30: *** La stanza del college ***
Capitolo 31: *** Incontri dal passato e padri a sorpresa ***
Capitolo 32: *** Due capostipiti per due degni discendenti ***



Capitolo 1
*** Prologo- Il rosa fa paura ***


Salve

 

Salve!

Prima di tutto, fatemi dire che questo è solo metà del prologo, in realtà. L’altra arriverà, se lo desiderate.

Secondo, i personaggi, probabilmente saranno OOC, quindi, uomo allertato, mezzo salvato.

Terzo, nessuno di questi personaggi mi appartiene.

Quarto la citazione delle “Bene Gesserit” appartiene al mondo di Dune, di Frank Herbert.

Ci vediamo giù!

 

          Symbiosis       

 

Prologo

 

 

 Il rosa fa paura

 

Era stato un anno stupendo per Namine, sia con la scuola che in famiglia. Si era addirittura iscritta al club di arte, dove, invece che disegnare di soppiatto sui quaderni di matematica durante l’orario di lezione, aveva tutto il tempo e la pace che voleva per dedicarsi ai suoi schizzi.

Andava tutto così bene quell’anno perché, finalmente, lei e Ventus erano riusciti a interrompere la simbiosi che li accompagnava da sedici anni. Ora Terra non li prendeva più in giro(alleluia).

Ma Namine era veramente felice anche per il fatto di avere trovato un ragazzo, con cui stava più o meno dall’inizio dell’anno.

Ora che era aprile e che la scuola era agli sgoccioli, si sentiva la ragazza più fortunata del Mondo: stava con un ragazzo dolcissimo, con capelli castani e occhi chiari, per intenderci, suo fratello Terra non la prendeva più in giro e lei e Ventus erano liberi di pensare, ridere, arrossire senza che l’altro provasse le stesse sensazioni in momenti poco adatti.

Certo, sentire Ventus così come lo sentiva lei gli mancava, erano gemelli, in fondo. Ma lo sarebbero sempre stati, con o meno quella strana e per nulla gradita, anzi fastidiosa simbiosi che non rispettava la privacy di nessuno dei due. Meglio così, davvero.

 

 

Aveva litigato di nuovo con il suo ragazzo:”Sei sempre con i tuoi fratelli, non usciamo mai da soli!” o una cavolata del genere.

Come pensava di potersi permettere? Terra, il suo fratellone di due anni più grande di lei e Ventus, e proprio Ventus, suo gemello. Erano stati nove mesi nell’utero materno da soli, in totale simbiosi, per Dio!

Era naturale che stesse con loro, erano la sua famiglia, con la mamma.

Come faceva a dire queste cose? Forse perché era un solitario e viziato figlio unico?

…forse si.

Probabilmente in questo non l’avrebbe mai capita, ma… non era vero che non erano mai da soli! Era da aprile che lei andava a casa sua per le coccole e… non era vero, ecco.

Forse doveva essere solo più comprensiva. In effetti lui era veramente un figlio unico…

Avrebbe cercato ti tagliare più tempo per loro, in effetti il club gliene portava via parecchio, anche se, al solo pensiero di rinunciarvi le si stringeva il cuore.

Va be’, per lui avrebbe fatto questo sacrificio. Ma non avrebbe passato meno tempo con i suoi fratelli. A loro non poteva rinunciare.

Sperò solo che lui potesse capirla.

 

 

Non poteva crederci. L’aveva lasciata. Il suo unico amore l’aveva lasciata, con la scusa che per lui, uomo di Mondo, Namine era troppo infantile, sempre a disegnare cose senza senso, a leggere montagne di libri e manga, sempre attaccata a i suoi fratelli.

E di li a una settimana si era trasferito con la famiglia all’Isola Centrale.

Namine, abbandonata a giugno su una torrida Destiny Island era riuscita ad elaborare una sola ed una teoria(purtroppo dopo essersi consumata gli occhi dal troppo piangere): era uno stronzo.

Terra si era già preparato all’omicidio dello stronzo, ma il trasferimento l’aveva fregato.

Ventus era più preoccupato per la sorella che alla vendetta.

Sua madre non sapeva che fare: l’aveva catalogata sin dall’inizio come cotta adolescenziale, per cui non si era stupita più di tanto, ma questo non le impediva di stare in pena per la sua unica figlia.

Per cui, non solo Namine stava male per conto suo, ma si obbligava anche a fare finta che la cosa non la toccasse più di tanto, per non fare preoccupare troppo i suoi cari. Non che la cosa funzionasse particolarmente.

Poi, si era anche presa un insolazione con i fiocchi(c’era veramente caldo e il sole picchiava parecchio), per cui aveva delle continue nausee, capogiri e cose così.

Certo che però la nausea andava avanti da più di una settimana, seguita da una voglia di fragole che la lasciava senza fiato.

Ma non ci avrebbe fatto troppo caso. Era sicura che fosse solo colpa della tristezza e del colpo di sole maledetto.

 

 

Finalmente la scuola era finita.

Meno male, ultimante era sempre stanca, senza contare che la nausea e la voglia di fragole persistevano.

Il problema era che le era venuto un dubbio… ma non poteva essere. No, lo stronzo era sempre stato attento. Non c’erano possibilità che… no. No, assolutamente no.

Ti prego, fa che sia no!

Comunque, per scaramanzia era meglio controllare, giusto? Giusto.

Ecco il motivo per cui si trovava nel bagno di casa sua un test di gravidanza in mano.

La scritta era in rosa. Si rese conto di avere una paura sconsiderata del rosa, per non parlare della scatolina, o meglio di ciò che conteneva.

Però, doveva tranquillizzarsi. Non poteva vivere nel dubbio! Ma quale dubbio! Era solo per curiosità! Si, si!

Si diede della stupida da sola.

Namine aprì la scatolina, seguì le istruzioni.

Nessuno si chiese perché stesse così tanto nel bagno, visto l’incredibile mole di tempo trascorsa li di recente.

Camminò su e giù per la stanza per dieci minuti, prima di avere il coraggio di avvicinarsi al lavello sul quale aveva abbandonato il test.

Lo prese in mano ad occhi chiusi. Calma, si disse. Fai come le Bene Gesserit. Cos’è che dicevano, con la litania sulla paura?

Anche se tentava di ricordarselo, non ci fu storia.

Dopo altri dieci minuti ad occhi chiusi con il test in mano, decise di piantarla, e che naturalmente sarebbe andato tutto bene.

Aprì gli occhi e… oh no. Nonono. Non andava affatto bene!

 

 

Per chi a avuto voglia di arrivare fin qui… Benvenuto!

Allora, come ho già anticipato, questo è la prima parte del prologo. L’altra arriverà, se lo desiderate!

Comunque, volevo dirvi, di cose importanti, s’intende… i personaggi sono stati scelti e arruolati per i ruoli che ricoprono in base a mia ispirazione. Per cui, sicuramente saranno OOC. Spero che nella loro diversità riusciranno a farvi ricordare i veri personaggi di Kingdom Hearts.

È la prima storia che scrivo per questo fandom! Spero vi possa piacere, e… boh. Non ho più nulla da dire, presumo.

Ah, si! Vi prego di recensire!  Vi prego!

Ah, perdonate i miei errori di battitura, la mia tastiera è mezza monca(devo esercitare una certa pressione sulla lettera r, per esempio, se voglio che compaia in una parola).

Be’, per ora è tutto!

Arrivederci!! O almeno spero…

Bonza Corrotta

 

 

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Capitolo 2
*** Il colore cool del Diavolo è il rosa ***


Vi aspetto giù

Vi aspetto giù! (al varco!!)

Prologo, parte 2

 

Il colore cool del Diavolo è il Rosa

 

Doveva essere entrata in catalessi, perché quando qualcuno bussò alla porta del bagno, il sole era già tramontato da un pezzo. Namine si guardo intorno smarrita, alla ricerca della fonte del rumore.

Ventus bussò di nuovo:” Nami, sono tre ore che sei chiusa in bagno! Stai bene?”

Silenzio sospetto da parte della ragazza.

“Namine, io entro, okay?”

La nostra povera donna si rese conto troppo tardi che suo fratello stava antrando elei non aveva la forza per uno scatto supersonico per nascondere il test( se lo avesse trovato, visto che lo aveva lanciato il più lontano possibile da lei alla scoperta delle due orrende lineette rosa).

Sfortunatamente, la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo. In questo caso, Ventus, appena aperta la porta si imbattè in un affarino bianco sul tappeto, pestandolo. Lo raccolse e lo guardò a fondo, come se possedesse la vista a raggi x.

Poi, guardò la gemella:”Namine, che significa?”.

Namine detestava quando usava quel tono di voce, non riusciva mai a contrastarlo. Era un poter impari! Perché sua madre non l’aveva donato anche a lei, invece che delle belle ovaie pronte a fare degli scherzacci?! Non era giusto, ecco.

“Namine?” accidenti a lui e al suo tono di voce.

La ragazza, accoccolata sul pavimento del bagno(che da due mesi era diventata la sua casa), alzò lo sguardo verso il suo gemello, con il viso rigato da lagrime:”Secondo te che può mei significare? Sono incita, stupido.”

Ventus fece una faccia fra lo scocciato e basito, un vero programma. Namine sghignazzò interiormente.

“Sei… incinta? Ne sei sicura?” le chiese. “Come fai ad essere incinta?!”

“Vuoi che ti faccia uno schemino?” Ventus la guardò malissimo.

“Quindi, questo vuol dire che…””Sono incinta dello stronzo, si.”

Passarono alcuni minuti in un silenzio imbarazzato, poi Ventus si decise a chiedere:”Che hai intenzione di fare?”

Namine lo gurdò un attimo persa:”non lo so. Stavo pensando che il rosa è il colore cool di Satana per quest’estate.”

“Nami, è una cosa seria.””me ne renso conto, Ven.””E…?””non prendermi per pazza, ma… io pensavo di tenerlo.”

Il ragazzo la fissò per un po’. Quanto gli manca la loro simbiosi in quell’istante. Senza di essa era semlpicemete confinato nel suo corpo, incapace di dare un qualsiasi conforto alla gemella.

“Ne sei sicura?””No, come potrei? Ma… non voglio pensare alle complicazioni che potrebbe avere l’altra via.”

“Guarda che, pensandoci, l’aborto sarebbe la soluzione più comoda.”

“Non per il mio senso di colpa, Ven.”

Ventus sorrise: Namine, la sua sorellina, incapace perfino di uccidere una fastidiosa zanzara ronzante, o un ragno che attentava sempre alla sua vita nascondendosi nei suoi capelli. Lei, l’altro specchio del suo essere.

“Per me va be… ma mi sa che tu debba dirlo anche a mamma e Terra…”

“Devo, eh?””Mi sa si di”

 

 

“Tu… CHE COSA?!” La reazione di Terra era abbastanza prevedibile, tutto sommato. Ora doveva solo impedire che facesse fagotto e andasse ad ammazzare direttamente lo stronzo.

Che, considerando la stazza del suo fratellone, non sarebbe stata una cosa troppo facile. Acc.

“Lo UCCIDO! Vado a uccidere quello stronzo!!” Ecco, appunto.

“No, Terra, ti prego! Non m’importa più di lui, non ce ne bisogno!” Tattica inutile, quando il fratellone era infuriato non serviva a nulla parlargli razionalmente.

“Namine ha ragione, Terra! Non ce ne bisogno!” Neanche Ventus riusciva a calmarlo con il suo tono di voce magico. Accidenti.

Poi, la madre, per la prima volta da quando Namine aveva sentenziato il suo stato, aprì la bocca:”Terra, piantala. Non c’è bisogno di ucciderlo. Te lo hanno detto Namine e Ventus, e hanno ragione. Se tua sorella che è la diretta interessata non vuole la vendetta nel sangue, non l’avrà. Intesi?”

Grande mamma!

Acqua era l’unica a riuscire a far ragionare Terra, ma d'altronde era sua madre, no?

Immusonito il ragazzo si sedette in malo modo sulla sedia più vicina e guardò in cagnesco tutta la sua famiglia di traditori pacifisti.

Acqua guardò la sua unica bambina:”lo vuoi tenere, vero? Altrimenti non saresti neanche venuta ad informarci.”

“Si, mamma”  

Terra la guardò con occhi completamente fuori dalle orbite:”Come? Ma, Nami, sei una bambina! Non puoi tenerlo!”

“Se sono abbastanza grande da andre a letto con uno stronzo, penso di esserlo anche per scegliere da me il futuro del mio bambino.””Anche questo è tutto da vedere! Mamma, non puoi permetter una cosa del genere!””Terra, taci. Nostra sorella ha già deciso. Perché devi ostacolarla? La fai stare solo male.”

Ventus guardò il fratello maggiore con astio. Come si permetteva di trattare Namine come una bimba? Non la era più da un bel pezzo e la loro epatia aveva fatto si che il loro livello fosse superiore a quello degli altri infanti. Terra non sapeva di che parlava.

“be’… sappiate che io non approvo. Ma questo non vuol dire che le imporrò il mio pensiero, fratellino. Sono solo preoccupato””Lo siamo tutti.”

Dopo un lungo silenzio, la madre chiese a Namine:”Sei sicira?”

“Si.””ok, per me va bene”

 

 

 

Il gel dell ecografia era freddo e gelloso. Non che il fatto che fosse gelloso fosse una novità lampante.

Era metà ottobre e aveva una visita di controllo dall’ecografista. Il tecnico diceva che i suoi bambini crescevano bene, non avevano problemi visibili, e siccome erano stato fatti degli accertamenti, neanche invisibili.

Lei aveva già i nomi, e questo le bastava. I suoi fratelli erano diventati i suoi schiavetti personali(soprattutto Terra), sua madre le aveva permesso di restare a casa da scuola per non affaticarla troppo.

Ora aveva tutto il tempo per affogarsi ci fragole con panna(aveva un certo timore che uno dei suoi figli avesse una voglia gigante a forma di fragola rosa sulla faccia), guardando la tv al caldo, a casa sua, lontano dagli occhi indiscreti dei suoi compagni. Che poteva volere di più?

 

 

Era il quindici di dicembre e ormai la scadenza si avvicinava. Era stato deciso per il parto naturale e, soprattutto alla fine del termine.

Namine si sentiva gigantesca a di poco. E camminava da papera. E era irascibile. E voleva non essere mai andata a letto con lo stronzo. E le faceva male la pancia.

Aveva mangiato troppe fragole, ancora. Probabilmente avrebbe estinto per sempre quel frutto dalla faccia della terra, se continuava a ingurgitarne a tonnellate. AH!, un'altra fitta, accidenti alla congestione da fragole! Poi, chissà dove Terra e Ventus riuscivano a procurarsele, era dicembre, Santo Cielo! Non ci sono le frago a dicembre!

AHI! Uffa, sarebbe una bella cosa andare a prendere una medicina, va…

 

Si era trovata all’ospedale magicamente: sua madre l’aveva buttata in macchina, gridato a Ventus di prenderle la valigia, a Terra di muoversi di non svenire, non sei tu che stai per avere due gemelli in un colpo solo, ed erano partiti.

A Namine interessava solo che quelle tremende fitte smettessero, AGH!

 

 

 

La guardavano con i loro occhioni blu. I suoi bimbi. Il suo Sora e il suo Roxas.

Dopo tre ore di travaglio(“Bè, è stata ua cosa abbastanza rapida, tesoro! Per te e per Ven io ne ho fatte sei!”), aveva dato alla luce il suoi due bimbi.

Sperò solo che la “maledizione” di famiglia saltasse almeno la loro generazione.

Si rese conto da sola che era una speranza assai vana.    

 

 

 

 

Buondì!

Ecco a voi(sopra) la parte finale del prologo.

Da qui partirà la vera storia…

Grazie infinite per aver letto questa “cosa” e per averla recensita, messa nelle storie seguite, o, addirittura, nei preferiti! Ne sono onorata!

 

Come potete notare i personaggi li ho modellati a mio gusto e piacimento, nella speranza che, almeno un pochino, pochino pochino pochino siano IC. Ma non ci conto troppo.

I nostri eroi sono nati!!! Evvai, evvai, evvai…

Ok, la pianto.

Xemnas89: Eccomi! Spero ti piaccia! Terra è un po’ scemo, non trovi?XD e grazie mille per aver recensito!!

Giulia__Chan: Grazie! Spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento! Grazie mille per la recensione!

Dark Roku: Grazie!!! Sia per aver recensito che per avermi fatto l’onore di aggiungermi alle seguite!!XD Spero che anche questo capitolo soddisfi il tuo dialogo interioreXD e le tue pretese! Sono veramente onorata!

Seymour: Son qui, per la seconda parte!! Grazie per la recensione, spero che questo capitolo ti piaccia!!

Agito: XD ti sei ripresa? Anche la mia essenza da Kifujin reclama una yaoi, ma… qui non posso… accidenti alla mia mente malata! Sappi che anch’io amo la coppia, ma mi servivano come zii, ehehe… per cui, così resteranno! XD Grazie mille per aver recensito!

Bene, baldi giovani, vi saluto!

A presto con il primo vero capitolo, ricordatevi di dirmi se questo vi è piaciuto! Vi pregoooooo!!!

Bonza Corrotta

 

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Capitolo 3
*** Il Club dei cioccolatini ***


Il club dei cioccolatini

                                                     Il club dei cioccolatini

 

Da quando avevano memoria, sia Roxas, sia Sora riuscivano a pensare insieme. Be’ direte voi, sono gemelli! È il loro mistero e il loro fascino, quando da piccoli cominciano a parlare e completare ognuno le frasi dell’altro.

Ma non si trattava solo di questo: la loro mente era sempre insieme. Per esempio, in una passeggiata al porto con Namine e gli zii, avevano sentito una vecchia commerciante urlare:” Tu, e colla bruta sana de’ to medra!!” e avevano risposto in coro, tra l’altro non c’entrando niente:”La mia mamma non è una brutta melanzana!!”

Ecco, queste cose erano all’ordine del giorno. Così come il piangere/urlare/mangiare/dovere fare la popò, in sincrono. I primi mesi di vita dei due infanti sono stati un inferno per Namine. Terra e Ventus, le infermiere, tentavano di aiutarla il più possibile, mentre Acqua se la rideva sotto i baffi, ricordandosi di se stessa con i suoi gemelli… ah, che bei ricordi.

Comunque, era chiaro a tutti della famiglia che i due bambini fossero simbiotici per cui dovevano essere poste delle misure di sicurezza nel tentare che i pargoli  non si chiudessero nella loro unità mentale: vestitini diversi, giochi diversi, uno con zio Ventus, uno con zio Terra, per tentare di fare assorbire agli infanti degli atteggiamenti diversi. Non che servisse.

I vestiti non interessano ai bambini di due anni, i giocattoli se li scambiavano e se gli zii li portavano troppo lontani l’uno dall’altro, piangevano disperati scatenando per tutta l’isola l’ira funesta di pipistrelli furibondi.

Nessuno ce la faceva più. Be’ tutti tranne Acqua che continuava a ridersela sotto i baffi.

Però Namine ne era innamorata persa: erano i suoi bambini, che per una stranissima alchimia somigliavano un sacco ai suoi fratelli e pochissimo allo stronzo. Sora era Terra, praticamente, Roxas era spiaccicato a Ventus.

Un dejavù continuo.

 

 

 

Ormai i bimbi avevano cinque anni: Namine era molto fiera di se stessa (soprattutto perché aveva evitato più volte il loro omicidio da parte degli zii/vicini/pipistrelli), e dei suoi bambini.

Era fiera anche dei suoi fratelli, che erano riusciti a farli discostare un poco. Molto poco, in verità, ma almeno non parlavano più insieme. Il periodo dei tre anni era stato un continuo eco urlato. Terribile.

 

Si erano trasferiti da poco una mamma e un bimbo di sei anni di fianco a casa loro, così, Namine e i bambini, da buoni vicini erano andati a presentarsi con ciambelle e dolcetti di benvenuto.

La donna, di nome Olette, era appena divorziata dal marito, così, con il figlio era venuta ad abitare in una isoletta tranquilla, che andasse bene per il figlioletto, un bimbo con capelli argentei e faccino imbronciato perennemente, di nome Riku.

Fortunatamente, sotto gli occhi vigili delle madri, i tre cominciarono a giocare selvaggiamente con le costruzioni, buttando pezzi di lego fino nelle tazze di the sorseggiate dalle due donne (“Ma non abbiamo fatto apposta, mamma!”).

Si prospettava una lunga sessione di pulizie post-lego per Olette, ma almeno era felice che il suo piccolo Riku avesse dei nuovi amichetti.

 

Al compleanno dei loro sette anni, arrivò un'altra vicina, un bambina della loro età di nome Kairi, con una mamma e un papà simpaticissimi.

Era carinissima e solare con dei grandi occhioni blu.

Solo che non sapeva tacere un attimo.

A Riku disturbava moltissimo i suoi continui sproloqui, Roxas diventava improvvisamente taciturno (di conseguenza, anche Sora, anche se un po’ meno), e lei parlava, parlava, parlava…

E assorbiva tutte le loro energie vitali. Ormai Roxas la pensava così, ma, purtroppo, al suo gemello strambo la sua compagnia piaceva, lo sentiva nelle viscere. Per cui anche lui un po’ la trovava divertente… Riku la sopportava solo per Sora, era evidente a tutti. Sora, il suo migliore amico, mentre Roxas era solo un appendice… ne era un po’ geloso. Soprattutto, gli dava veramente fastidio il crogiolarsi del gemello dell’affetto di Riku, visto che di mezzo c’era anche lui.

 

 

Un Roxas decenne leggeva tranquillamente un libro in camera che divideva con il gemello, il quale, per nulla tranquillo, sbuffava, scalciava e rompeva proprio le scatole. Il motivo? Riku, finalmente uscito dall’età infantile della scuola elementare, era entrato nell’età adulta, abbracciando il suo istituto, con medie e liceo insieme. E, purtroppo, le sue vacanze di Natale non coincidevano con quelle dei gemelli.

Sora, già traumatizzato dalla mancanza del suo migliore amico (un calore piacevole gli pervadeva il petto), e…

“Sora?”

“Si?” chiese con leggera sorpresa il ragazzino.

“Perché improvvisamente sto pensando a Riku e mi sento arrossire?”

“Ah. Sarà un caso, no? Mancherà anche a te!”

Roxas lo guardò negli occhi, perforandolo con lo sguardo.

Sudore freddo, sudore freddo, va via! O lo sentirà anche lui!

Ma a Roxas, che la situazione l’aveva già chiara da un pezzo, non importava particolarmente. Avrebbe preferito finire di leggere il suo libro, in tutta sincerità. Se solo i loro stomaci avessero piantato di ballare la conga con l’intestino, ne sarebbe stato felicissimo.

 

 

Finalmente!!! Il liceooooooo!!!!

Erano riusciti a sopravvivere fino alla veneranda età dei quasi-quattordici anni! Erano nello stesso liceo che frequentava Riku (“Mamma, io devo assolutamente andare in quella scuola! Guarda, le aule, i laboratori, c’è perfino il club di musica!! DAIDAIDAI!!””E tu, Rox, che vuoi fare?””Oh, per me va bene tutto, mamma. Basta che lo fai felice, così l’angoscia lascerà anche me.”), in classe con Kairi (Mamma, io devo essere in classe con Kairi! È la mia migliore amica femmina! Con chi spettegolo, dopo? Rox non si avvince nelle crisi mondane!””Rox, che dici?””Basta che lo fai tacere, o la vena che pulsa sulla mia fronte esploderà.”).

Tutti erano felici, be’, se non altro Rox non aveva un attacco isterico causato dall’energia in eccesso di Sora da un pezzo, e questo rendeva la vita molto più vivibile.

Poi, aveva intenzione di entrare nel CCI, ossia Club Cioccolatini dell’Istituto. In poche parole i rappresentanti del corpo studentesco… che avevano davvero un nome fantastico. Roxas aveva una predilezione per i cioccolatini (o forse era Sora?), per cui, nella speranza di allontanarsi dalle violente tempeste ormonali di suo fratello, si iscriveva ad un club diverso dal suo.

Anche perché, nel club di musica giravano certi svitati che suonavano il sitar (“Ma è fantastico! Voglio imparare anch’io!””…ma anche no.”), per cui non voleva averci molto a che fare. Senza contare che non sapeva battere il tempo neanche con uno stuzzicadenti, di pinghellare delle corde senza parsi venire vesciche istantanee allucinanti e il fiato per soffiare dentro un qualsiasi strumento. Non ce la faceva proprio, andava in ipossia rapida e crollava a terra svenuto.

Comunque, tutto ciò non era un male. Sarebbe diventato parte del CCI, e tante grazie! Sora non avrebbe riso per ultimo! AHAH!!

Intanto che si sfogava in questo delirio di onnipotenza, si diresse al punto di incontro del club, una vecchia aula di artistica.

Prese un bel respiro, si sporse dalla porta per vedere se nella stanza c’era già qualcuno. Ed effettivamente era occupata da un ragazzo… strambo.

Ma che razza di capelli erano quello?! Rossi e totalmente senza senso! Come poteva essere un membro dei rappresentanti?! Va be’, di gente strana ce ne a questo mondo, se stesso compreso, per cui entrò timidamente dalla porta.

Scusi, questa è la sede del CCI?”

ScuSI? Chi sono io, un professore oppressore della mente degli studenti? Dammi del tu, il mio nome è Axel. E si, il posto è giusto, novellino! Benvenuto! E ricordati, il mio nome è Axel, A-X-E-L. Got it memorized?!

Oddio, non era strambo, era semplicemente pazzo.

 

 

 

Buon giorno!!

Lo prometto, con questo capitolo ho finito di correre! Finalmente potremo gustarci (ma in realtà interessa veramente a qualcuno?) tutte le vicende dei nostri beneamati eroi!

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto!

Vi lascio i ringraziamenti!

Sackboy97: mi fa molto piacere sapere che ti piace… grazie! Spero che questo capitolo ti incuriosisca ancora! Grazie per avere recensito!

Seymour: ecco a voi, signori, gli esemplari gemelli rari di femmina umana… a contatto con il mondo circostante. Si può notare il disprezzo dei pipistrelli e della pescivendola alla vostra desta. XD ok, la pianto. Scusa questa mia immedesimazione in una guida turistica di un safari! Grazie per aver recensito! Spero che ti piaccia anche questo capitolo!

Agito: Terra dice che per un certo compenso potrebbe aiutarti a eliminare tutte le personalità che vuoi! Si parte con l’asta… Terra, piantala! Va nell’emisfero sinistro del cervello, sto cercando di usare la mia creatività, insomma! Scusami. Il tuo flash è super bello, ero quasi tentata… ma non potevo! Acc… grazie per aver recensito anche questo capitolo, spero che quest’altro ti piaccia ancora!

Xemnas89: mi fa piacere che i miei scritti siano terapeuticiXD. Scherzo. Però mi fa piacere veramente che ti abbia regalato un sorriso… anche a Terra piacerebbe aiutarti! XD spero che questo capitolo ti sia piaciuto, grazie davvero per aver recensito il precedente!

 

Bene, ho finito! Vi ringrazio di nuovo per chi segue, chi mi ha messo nei preferiti e che solo mi legge… ma… mi lasciate un commentino? Piccino piccino? Per favore! Guardate che cerco di aggiornare più velocemente se sono motivata!

Che minaccia velata…

Comunque, a presto!

Bonza corrotta   

 

 

 

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Capitolo 4
*** Oddio, siamo circondati! ***


Oddio, siamo circondati

Oddio, siamo circondati!

 

 

Sora sentì un improvviso senso di pericolo collegato a qualcosa dal colore rosso… si volto, scrutò nel corridoio scolastico, senza trovare la fonte di tale angoscia e capì che era uno spettro di quello che pensava Roxas. Bah, chi se ne frega, Rox era in grado di arrangiarsi… poi, lui stava andando con Riku in giardino, non aveva tempo adesso! Perché suo fratello si cacciava nei guai nei momenti meno opportuni?

 

Ok, Roxas, stai calmo. Questo tipo continua a guardarti negli occhi sorridendo, come se dovessi ridere, ma non è necessario. Fuggi!

Dopo qualche istante di sbigottimento, Axel si rese conto di aver sul serio spaventato la matricola. Se ne accorse dall’espressione sul volto del ragazzo… tra lo scandalizzato e il terrorizzato. Una cosa così.

Provò a fare della conversazione:”Ok, biondino, tu come ti chiami? Cercherò di memorizzarlo!” Con un occhiolino finale.

Fuggi!!

Ma il suo istinto sadico/masochista non glielo permise. O meglio, l’orgoglio: non voleva tornare dal fratello che, sicuramente, aveva avvertito qualcosa, senza essersi iscritto ad un club rispettabile. Non che un club con un  semi pazzoide-ribelle-rosso possa anche solo pensare di essere un club rispettabile. Accidenti.

“… mi chiamo Roxas.” Un evoluzione per lui, un passettino per l’umanità. Ma andiamo con calma.

Axel fece un grandissimo sorriso, felice che quel ragazzino fosse finalmente riuscito a spiccicare una parola. Quasi quasi si metteva a ballare il merengue, dalla gioia:”ok, carino, memorizzato!”

Si prese una grandissima occhiataccia per il carino. Oh, era veramente carino, quel ragazzino. E aveva anche fatto la rima.

“senti… hai detto che questa è la sede del CCI, ma nei sei certo? Ci sei solo tu.” Uh, era anche un po’ acidello. Carino!

“è perché gli altri devono ancora arrivare, matricola! Comunque, come mai sei venuto qui? Vuoi diventare un membro?””…””oook, come siamo suscettibili!”

“si, voglio diventare membro.””sai che o si viene scelti dal popolo o hai bisogno di una persona dell’interno che ti raccomandi, vero?”

… ok, il tipo parlava strano(popolo?), ma la cosa gli era nuova. Accidenti a lui che non si era informato!

“… deve essermi sfuggito il particolare.””ok… e sai che i primi due anni di liceo non è consigliabile candidarsi?””no, perché?”

Axel lo guardò con gli occhi sgranati: quella matricola non si era neanche presa il disturbo di documentarsi un pochino? Doveva insegnargli tutto lui? Oh, che due scatole!

“Vedo che sai anche la storia del nostro nome, complimenti! Da cosa pensi che derivi il ‘Club dei Cioccolatini’?”

“ehm… vi piace il cioccolato?”

Axel si trovò tra l’imbarazzato e il trattenersi dal crollare dal ridere. Scelse di stramazzare a terra ululando.

“Si, certo!! Perché ci piace il CIOCCOLATO!!! Primino, sei il primo a dirmi una cavolata del genere!!”

“Che strano, a me sembrava la più scontata.” Roxas stava sputando veleno dalla bocca. Più o meno.

“senti, la pianteresti di rotolarti e mi spiegheresti?!”

Axel si fermò(stava ancora rotolando) e guardò il ragazzino negli occhi. Occhi azzurri, profondi e seccati in una maniera inimmaginabile. Che carino che era Roxas.

“ok, ok. Il club ha questo ignobile nome perché ci sono persone come te(ossia primini, non tappetti), che invece di chiedere aiuto a noi studenti più anziani, tentano di entrare nel club nel classico modo: l’elezione popolare. E ci fanno delle figure da cioccolatini, no? Poi, chiedono ai vecchi. Semplice, non credi? Non perché ci piace il cioccolato. Ma secondo te!”

Roxas rimase a bocca aperta: prima l’aveva chiamato tappetto(non era colpa sua, ma della genetica!), secondo il nome del club dei cioccolatini era… com’è che lo aveva chiamato? Ah, già. Ignobile.

Roxas non poteva permettersi di entrare il quel circo di buffoni. Doveva fare bella figura con Sora e Riku, dannazione! E Sora si sarebbe reso subito conto, decifrando le loro sensazioni comuni che c’era qualcosa che lo disturbava. O almeno, se gliene fosse importato qualcosa.

Intanto, Axel studiava il tappetto(aveva una gamma di espressioni facciali notevoli!) e si accorse che stava per rinunciare al club. Lo vedeva, nei suoi lineamenti quasi femminili, così carini…

“senti. So che quando si arriva qui è una mera delusione. So anche di non essere un membro che ci si aspetta del comitato scolastico. Ma prova, per favore: non ti costerebbe nulla, apparte, il tempo che sprechi come libero, no? Dai, ti introduco io, così non provi neanche a fare il cioccolatino!”

“… io non spreco il mio tempo libero.”

Che carino con il musino imbronciato.

“ne sono certo! Solo, prova. Che cosa ti costa? Così potrai tornare vincitore a casa tua per le vacanze di Natale come associato!”

“…ok. Ma solo se non mi chiamerai più tappetto.”

“ok, carino!”

“E neanche carino!”

“E come dovrei chiamarti, di grazia?”

“Con il mio nome! Hai fatto una sviolinata incredibile per il tuo, Axel, e poi non ti ricordi come mi chiamo io!”

“Certo che me ne ricordo… Roxas.”

Uh, che brivido su per la schiena. Forse preferiva quando lo chiamava tappetto.

 

 

 

 “Sora! Muoviti, devo andare al Club!” un Riku oramai provato stava tentando di trascinare via il suo migliore amico da quella pettegola di Kairi(“Hai visto che Larxen si è fatta delle ciocche rosa su quelle antenne che sembrano quelle degli scarafaggi?””No, davvero?!”), con scarsissimi risultati.

Il suo club si sarebbe riunito di li a poco(in realtà la riunione doveva essere già iniziata da mezz’ora, ma nessuno era puntuale tranne quel fiammifero incendiario), per cui era l’ora di sbrigarsi: catturò Sora, caricandoselo come un sacco di patate sulle spalle e cominciò a correre, nella speranza di seminare Kairi.

Kairi, che alle medi era campionessa dei cento metri.

A volte la vita è dura.

La ragazza li raggiunse un nanosecondo dopo, e, mentre Riku cercava di seminarla con tutta la forza che aveva in corpo, le i continuava a chiacchierare con Sora, che era comodamente buttato sulle spalle del ragazzo, del nuovo colore di capelli di Larxen.

Allora Riku fece uso di una tecnica segreta ninja, imparata da un grandissimo maestro(la Televisione):”Kairi, ho sentito che nei bagni delle ragazze c’è una svendita di smalti flou!”

“Corro! Grazie, Riku!” e si allontanò all’orizzonte alla velocità della luce.

Una volta sbarazzatosi della ragazza, si fermò e mise a terra il suo migliore amico, che, per nulla contento dell’interrotta fase di pettegolezzi, gli teneva una grazioso broncio.

Ma ormai Riku era abituato ai graziosi bronci dell’amico, per cui, invece del solito sorriso, gli rivolse un occhiata severa e disse in tono severo:”Sora, ti avevo avvertito che avevo il club. Se volevi parlare da solo con me, ti sono rimasti più o meno dieci secondi o il numero di metri che ci separa dal punto di ritrovo.”

Uffa, Riku era il solito piantagrane. Quando avrebbe imparato a sorridere? Solo con lui si sdilinquiva un po’… nel senso che, ogni tanto gli concedeva un sorriso.

“Uffa, Riku…” ma prima di riuscire a dar voce ai suoi pensieri, un brivido gli percorse la schiena. E non era un brivido per nulla spiacevole… e c’era sempre quella sensazione del colore rosso persistente e pesante, nell’angolo della sua mente che aveva catalogato come ‘Angolo di Roxas’… uhm. Suo fratello stava architettando-subendo qualcosa di eccitante…

E la sensazione di vicinanza a Roxas si faceva sempre più vicina…

“Uffa Riku nulla, su, lo sai che sono il responsabile del CCI, e il mio sottospecie di segretario è una persona puntuale quanto poco affidabile… senza contare il fatto che cerca di irretire tutti nelle sue trame criminali.”

Detto questo, prese per mano Sora e cominciò a tirarselo dietro, con fare scocciato. Ma la sua mano era così calda…

 

Roxas sentì un calore improvviso alla mano e un rossore fulminate allargarsi sul suo viso. Doveva essere colpa si suo fratello e di Riku: solo lui riusciva a fare arrossire Sora(di conseguenza Roxas), in quella maniera.

“Ehi, Roxas, stai bene?”

Oddio, siamo circondati.

 

Oddio, ma che succede?! Perché Rox continua con questi brividi?!

RIKU!!! Togli la tua zampaccia da quella di Sora! O questo tizio si farà delle idee strane!!!

“Roxas?”

ARGH.

 

La mente dei due si fece sovraccarica di informazioni, tutto si fece nero e la testa andò a sbattere sul terreno rimbalzando, facendo preoccupare, anche se inconsapevoli l’uno dell’altro, Axel e Riku.

 

 

 

 

 

 

Buongiorno!!

E anche qui ho finito! Scusatemi il leggero ritardo, non penso riaccadrà… penso, eh.

Ecco a voi la spiegazione(ignobile) del club dei cioccolatini. Ma dovevo metterci una cosa stupida. Dovevo.

E, per la prima volta su questi schermi, le emozioni di Sora e Roxas insieme! È una fregatura, tutto ciò. Per una mano e un nome… beh, pazienza.

 

Agito: Ciao, a te e al tuo alter ego(che non ho ancora capito quale delle due personalità sia la più spiccata)! Grazie mille!! Tranquilla, Terra lo convinco io, tu non preoccuparti! Ecco un altro capitolo, lungo e senza un apparente senso logico(apparente! Io so che ce ne uno! Lo so! Ne sono convinta!) comunque, grazie ancora per aver recensito! Spero che anche questo ti sia piaciuto!!

Giulia__Chan: Ok, accetto il buono! Grazie mille, spero che anche questo ti sia piaciuto!

Seymour: Viva le tempeste ormonali! Io, personalmente, le adoro, tu? Ecco a te un altro capitolo, che spero ti sia piaciuto! Grazie mille per aver recensito!!

Sackboy97: La storia del club… sa tanto di bufala. Roxas è stato ingannato!! Si, i bimbi crescono! Magari potessi andare anch’io, così veloce… comunque, grazie per aver recensito, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!

Dark Roku:   Scusa, non volevo aggiornare troppo in fretta! Solo che, quando una cosa mi prende la eseguo alla svelta… tutto qui! Mi fa molto piacere che tu sia ritornata a recensire! E Acqua con i baffi mi spaventa. I ragazzi crescono e diventano sempre più scemi, a mio parere. Sarà colpa mia? Chissà… Grazie mille per aver recensito! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Ciao ciao!!

 

Bene, signori, per oggi abbiam finito! Giuro che tenterò di aggiornare in una sequenza stabile, ma io e il tempo camminiamo su due fiumi diversi, per cui, farò il possibile.

Ringrazio di nuovo tutti, anche chi mi legge e non recensisce!

Ma una ricordatevi che più commenti ci sono, più mi viene voglia di scrivere!!! Si, è sempre la mia minaccia, non velata, stavolta!

A presto!

Bonza Corrotta

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Capitolo 5
*** Una chiacchierata con la mamma ***


Una chiacchierata con la mamma

 

                                                         Una chiacchierata con la mamma

 

Uno strano tepore li circondava, nel loro stato di incoscienza congiunta. Tutto era nero, ma tutto era accogliente… quasi quasi non avevano proprio voglia di svegliarsi. Svegliarsi avrebbe voluto dire fare i conti con la realtà, cosa non proprio voluta, al momento. Avrebbero dovuto far chiarezza sull’accaduto, molto poco chiaro. Infondo, era già capitato che stessero male per un sovraccarico di emozioni, ma mai da svenire. Anzi, meglio: Roxas si era già sentito male, per via delle emozioni di Sora… ma ora erano svenuti entrambi! Che la simbiosi stesse peggiorando?

 

Naturalmente, la loro congiunzione mentale pensò questo. La loro mente non se ne rese neanche conto… anche perché erano ancora svenuti.

 

Un raggio di luce ferì gli occhi chiusi di Roxas, facendoglieli aprire di scatto, con il rischio di rimanere incautamente cieco.

“Ahi!” questo fu il commento principale.

“Ehi, Roxas, come stai?”

Un Roxas mezzo cieco seppe riconoscere la voce del suo amico di infanzia, Riku. Lo guardò con odio per qualche istante(infondo, era colpa sua se era diventato mezzo cieco, nel letto dell’infermeria, con un bernoccolo sulla zucca grande come una montagna), e rispose con una certa malagrazia:”Benissimo.”

Si tirò a sedere sul letto e si guardò intorno: suo fratello dormiva a fianco a lui, a pancia in giù, completamente indifeso. Non che ci fossero pericoli imminenti, apparte un ragazzo con i capelli bianchi preoccupato. No, non era una gran minaccia.

“Axel se ne dovuto andare, almeno una persona doveva dirigere la riunione del CCI. Ha detto, però, che si aspetta che tu venga alla prossima. Ma, scusa, io sono il presidente, perché non hai chiesto a me?”

Che discorso lungo e articolato per uno come Riku. Di solito un ‘ciao’ poteva rappresentare un dialogo fatto e finito.

“Non ho intenzione di tornare al club. E non ho chiesto a te perché non sapevo che tu ne facessi parte.”

“Sora non te l’ha detto?””A quanto pare no.”

Si guardarono con astio per qualche istante, poi Roxas sbuffo:”Scusa, sono solo scosso. Non mi capita spesso di svenire, sai.”

“Ok.”

 

 

 

“Come, Sora e Roxas sono svenuti entrambi?!””Mi ha appena chiama la scuola, Ven. Vado a prenderli, per almeno due giorni staranno a casa. Mi sono già accordata con la preside.””Ti accompagno, allora. Chiamo anche Terra?” “Tu chiamalo, vediamo se riesce a venire.”

Ventus chiamò il fratello al lavoro(“Come?! Entrambi? Arrivo!”), poi guardò la sorella: era una madre premurosa e apprensiva. Il problema con i suoi bambini era che avevano la loro stessa pecca passata… sperò che, come per lui e Namine, la connessione sparisse al compimento dei quindici anni… all’inizio della terza superiore. Dio, avevano ancora una sacco di tempo.

 

“Terra è arrivato, andiamo?”

Ma si, andiamo a trovare quegli sfortunati dei miei nipoti e capiamo perché stavolta sono svenuti tutti e due.

 

 

 

Era sera, e Sora e Roxas erano a casa, per la prima volta da quando era iniziata la scuola (era un liceo dotato di dormitori). Guardandosi intorno, si dissero che niente era come la propria casa.

 Erano venuti a prenderli la mamma e gli zii, la nonna li spettava  a casa, con la cena pronta e un abbraccio per ciascuno. La loro nonna era una galla.

Entrambi sapevano che finita la cena ci sarebbe stato l’interrogatorio, ma al momento no n gliene importava tantissimo. La nonna faceva da mangiare divinamente, confronto gli standard della mensa scolastica e non si sarebbero di certo fatti scappare l’opportunità dell’ultima cena del condannato, no signore.

Poi, era rilassante stare con la propria famiglia, invece che con altri studenti scalmanati, urlanti e affamati. Era un piacevole cambiamento della routine quotidiana.

 

 

 

Come al solito, Namine, si era seduta per terra, con i suoi bambini, era il loro posto speciale: i suoi fratelli sapevano che se la donna si sedeva su un cuscino per terra, la discussione diventava privata e se la davano a gambe di volata. Namine non era simpatica quando si arrabbiava.

Sora e Roxas, invece, erano seduti di fronte alla madre, senza cuscino, e guardavano ostinatamente per terra. Ormai conoscevano per nome e cognome ogni macchiolina scura del parquet del soggiorno.

Nessuno dei due sapeva che dire: infondo, erano spaventati. Poi, erano svenuti per colpa dell’eccitazione provocata da due uomini. Una cosa un po’ degradante, se ci si stava a pensare.

Non avevano ancora deciso se dire alla madre questo fatto, che lei cominciò a parlare… di cose che non c’entravano tantissimo. Ma di cosa stava parlando? Che c’entravano lei e lo zio?

“Sora, Roxas. Volevo parlavi di una cosa… un po’ strana, in effetti. Sapete già ogni generazione di gemelli nella nostra famiglia è sottoposta fino all’età di quindi anni a una simbiosi… sembra una maledizione, non è vero? B’è, non so se ci siete mai arrivati, ma più incamerate emozioni, più uno di voi sta male, come succedeva a Rox da un po’. Ma se tutti e due incamerate energia, allora tutti e due starete male e lo svenire è solo una piccola parte delle cose che possono capitarvi. Potreste sentivi… carichi, senza sapere perché, o “eccitati, o stanchi, imbarazzati o doloranti, senza sapere che è l’altro che vi fa sentire così. Potreste stare anche molto più male di così. Per esempio, io e Ven eravamo stati ammalati per due mesi. Non è una cosa con cui si più scherzare. Ci si deve convivere, ma per un brave periodo di vita e io non voglio che i miei bambini stiano male.”

Ma che grandi scoperte. Sul serio li credeva così scemi da non accorgersi dell’ovvio?

“Perché non mi raccontate che cosa è successo?”

No, questo mai. L’imbarazzo di ammettere questa cosa mai.

“Bambini…” quando Namine impiegava quella particolare enfasi nelle parole, era impossibile non provare un brivido freddo giù per la schiena.

“Roxas…” Resiti, resisti!!

Vedendo che il suo bimbo biondo non sbottonava nulla, si rivolse a quello moro. Quello che non riesce a tenere la bocca chiusa, quando lei usava il suo tono speciale… Namine si sentì molto potente:”Sora.”

Quest’ultimo guardò Roxas con un occhiata colpa di terrore e di supplica. Stava per cedere, il piccolo voltagabbana!

“Be’, ecco… io e Riku stavamo andando al suo club, ma poi è arrivata Kairi, e mi sono fermato a parlare. Riku l’ha scacciata, poi, visto che ora era veramente in ritardo, mi ha preso la mano. Per trascinarmi più alla svelta. Poi, non lo so, ho avuto dei brividi. Di li a poco ho cominciato a vedere nero e sono svenuto.”

“quindi… in sostanza… Riku ti ha preso la mano.”

“Si.”

Oddio, non era sicura di essere preparata a questo!

Ok, stai calma, respira, ragiona. Puoi farcela. Devi solo parlare di sessualità ai tuoi figli, che vuoi che sia.

Per ritardare il momento, si rivolse verso Roxas:”E tu?”

“…Axelmihachiamatopernome.”

“Eh?”

Roxas alzò gli occhi al cielo. Già era una cosa imbarazzante, era anche costretto a ripeterla?!

“Axel mi ha chiamato per NOME! Hai capito? Sono svenuto, ho fatto preoccupare tutti, ho fatto stare male anche lo scemo, qui, solo perché un altro scemo mi ha chiamo per nome! C’è qualcosa di più imbarazzante!?”

Roxas si raggomitolò devastato sul pavimento, curandosi di nascondere il volto rossissimo.

No, due no. Non entrambi. Ok, calma, respira.

“… chi è Axel?”

“è luogotenente di Riku.” Rispose Sora.

“…Luogotenente?””penso che intenda il vicepresidente del CCI” rispose Roxas della sua posizione accucciata sul pavimento.

“ah.”

“Rox. Tu sei stato male perché Axel ha detto il tuo nome? Anch’io ti chiamo per nome e da quattordici anni! E poi, è un uomo!”

“Lo so anch’io, grazie tante! Poi, chi è che è svenuto perché Riku gli teneva la mano?!”

“Tu per un NOME!!”

“Tu per una MANO!!”

“NOME!!!!”

“MANO!!!!”

“Ok, ragazzi, calmatevi!!!”

Namine si era alzata in piedi, nella speranza di mettere pace alla discussione, purtroppo senza successo: i ragazzi avevano cominciato a urlasi tutto quello taciuto in quegli anni. Soprattutto Roxas aveva delle cose da urlare al gemello:”Dici tanto a me, poi, invece che arrossire quando Kairi ti ara vicino mi facevi stare male per Riku!! E non dirmi che mi sbaglio, quando tu dicevi che eri con Kairi, sapevo per certo che in realtà eri con lui! L’ho incontrata una volta quando tu saresti dovuto andare da lei! Per cui non venirmi a rompere se siamo svenuti per colpa di un uomo!”

Sora era rimasto basito(i suoi piani geniali per non farsi scoprire neanche dal gemello erano andati meravigliosamente in fumo proprio grazie al suo insospettabile alibi), e senza parole.

Namine era sorpresa, non più di tanto dalla rivelazione, ma dal fatto che Roxas avesse tutta quella rabbia dentro… inespressa e inarticolata fino a quel momento.

Si sentì inadatta: non solo are sola, ma i suoi bambini erano adolescenti, con una sacco di problemi e svenivano per colpa di uomini.

 

 

 

“Tesoro, non è colpa di nessuno se i tuoi figli sono potenzialmente omosessuali. Al massimo del padre, se proprio vogliamo dare la colpa a qualcuno. Non puoi fare nulla se non stare vicina a loro.”

“Ma mamma… io non so che fare. Li ho portati a casa per farli stare meglio, e ora sono tutti e due arrabbiati e confusi. Veramente, non so che fare.”

Le due donne erano sedute in cucina,  sorseggiando della cioccolata calda, che si sa, lenisce tutti i mali del mondo. Anche Pandora in persona con il suo stupido vaso non sarebbe riuscita a sconfiggere la cioccolata.

Namine, dopo che i suoi figli l’avevano abbandonata in salotto furiosi, era andata a cercare consiglio dalla madre. Se non altro la faceva sentire meglio la sua vicinanza.

Acqua guardò la figlia distrutta, quasi sull’orlo del pianto, pallidissima. Era un sacco di tempo che non la vedeva in quello stato, e si era promessa già quattordici anni prima che avrebbe fatto di tutto per non vedere la sua bambina in quello stato.

“Sai, quando se rimasta incinta mi sono balzati in testa i tuoi stessi dubbi”, disse, sorridendo,”sono stata davvero una buona madre? Avrò preso la scelta giusta? Veramente? Ne sono certa? Poi, mi sono accorta che non tutto dipendeva dalle mie scelte o i miei insegnamenti. Certo, influiscono, ma non comandano l’individuo a cui li impartisci. I tuoi bambini sono bellissimi, pieni di vita. Fra due anni perderanno la simbiosi, in maniera che non stiano più male… e se anche gli piacciono gli uomini, chissenefrega, ci faremo un sacco di risate io e te guardando i tuoi fratelli. Dov’è il problema, amore mio? Io non lo vedo…” disse, facendo un giocoso occhiolino.

Namine rimase interdetta per un po’, pensando alle parole di sua madre.

 

Buondì!

Scusate per l’aggiornamento veramente poco tempestoso. Mi dispiace, ma ormai a scuola si cominciano a tirare le somme… ed è una cosa assai pericolosa.

Poi, a dirla tutta, aspettavo trepidante i vostri commenti, ma… ne sono giunti pochi. No, non sto facendo l’offesa, non pensatelo!

Lo so che lo state pensando!!

Tranquilli, scherzavo. Se ho ricevuto poche recensioni è il segno che la mia ‘abilità’ di scrittrice scarseggia, ultimamente o da sempre, dipende dai punti di vista.

Questo, però, non toglie che mi faccia un immenso piacere riceverne, anche sono per dire due sciocchezze. Altrimenti mi impegnerò di più, cosa che c’è comunque da fare, che dite?

Comunque, perdonate il capitolo transitorio. Nel prossimo le cose si appianeranno, e tutti torneremo alla normalità!... be’, quasi.

Ora i ringraziamenti a due sante persone!!!

Agito: eheh… le nostre menti malvagie complottano, ma… è tutto da vedere, temo. Sono una bimba ancora inesperta di scrittura e già questa è ben oltre le mie capacità… andremo per gradi, che ne dici? Grazie mille per aver commentato, veramente un grandissimo grazie! Alla prossima!

Sackboy97: dire che la leggera confusione dell’ultimo pezzo era voluta è considerato arrampicarsi precipitosamente sugli specchi? Scherzo. Era una trovata ben congeniata, visto che neanche quei due scemi sapevano bene cosa stesse loro capitando. Sto cercando di convincerti, si nota? Va be’… mi dispiace che Axel ti spaventi!XD Ho riso un sacco quando ho letto questo commento! Però non so che farci, sul serio. Grazie mille per aver recensito!! Alla prossima, spero!

 

Bene, gentiluomini e gentildonne, vi lascio a causa di un crudele destino che mi vede come apparecchiatrice della tavola per il lauto pasto di stasera.

A presto!!

Bonza Corrotta

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Sta per... Alexis? ***


Buongiorno, gente

 

Buongiorno, gente!

Oggi ho pensato di darvi fastidio attraverso i miei schizzi preparatori per le idee della storia: si possono trovare cose successe, ma differenti, cose che non sono ancora accadute e mai accadranno e mie personali schizzi per l’ora di matematica(apposta per questa). Anche se vado ad un istituto d’arte non sono quella gran cosa, in realtà: le mani e i piedi mi risultano ostici in una maniera ultraterrena, i volti sono storti e i personaggi troppo magri. A voi guardare i capolavori, insomma. Scherzo, alle mie compagne piacciono! Spero che nessuno stia male a guardarli, ma a voi la decisione! Fatemi sapere che cosa ne pensate! Ci vediamo giù!

Mamma Namine con i cuccioli per mano http://www.spaghettifile.com/viewtrack.php?id=703578

Axel e Riku che parlano http://www.spaghettifile.com/viewtrack.php?id=703579

Sora con una keyblade(farà il cos play di se stesso?)http://www.spaghettifile.com/viewtrack.php?id=703581

Simbyosis 2http://www.spaghettifile.com/viewtrack.php?id=703582

Sora che legge estasiato una lettera… di chi sarà mai?http://www.spaghettifile.com/viewtrack.php?id=703583

Riku e Kairi(bimbi)http://www.spaghettifile.com/viewtrack.php?id=703584

Roxas che tenta un placcaggio guardando per aria(a ginnastica)http://www.spaghettifile.com/viewtrack.php?id=703585

Roxas non sa mettersi la maglietta per fare ginnastica  http://www.spaghettifile.com/viewtrack.php?id=703586

I gemelli e Namine che discutono sullo svenimento http://www.spaghettifile.com/viewtrack.php?id=703587

 scena della rimpatriate verso casa/dormire nell’infermeria/chiacchierare con Acqua  http://www.spaghettifile.com/viewtrack.php?id=703588

Simbyosis 1  http://www.spaghettifile.com/viewtrack.php?id=703589

 

 

Sta per… Alexis?

 

Sora non riusciva a crederci: non solo era stato colto in fragrante da suo fratello, poi erano svenuti per colpa di due uomini, e solo perché a lui lo tenevano per mano e all’altro lo chiamavano per nome. No, non poteva essere successo sul serio.

Si era rifugiato in sala, dopo un lungo errare per casa, joystick in mano, pronto ad uccidere qualsiasichiunque fosse comparso sullo schermo del videogame. Un modo come un altro per sfogarsi.

Uno zombie particolarmente accanito stava tentando di mangiarsi il suo personaggio, quando, all’improvviso, zio Ventus gli spense il gioco, guardandolo malissimo.

“Ehi, ma che…””Perché sei qui pistolare con queste demenzialità invece che andare da tuo fratello e chiarire?”

Il ragazzino mise una faccia imbronciata al massimo, guardando da tutt’altra parte che negli occhi dello zio:”…non sono fatti tuoi.”

Ventus sospirò, si portò una mano alla fronte e contò fino a dieci: quei ragazzini l’avrebbero fatto ammattire, e lui non ne aveva assolutamente intenzione. Avere trent’anni e un affascinate camicia di forza non gli si addiceva per nulla.

Si buttò sul divano dove era spaparanzato il nipote, gli prese il viso tra le mani, in maniera che presto o tardi Sora avrebbe dovuto guardarlo negli occhi:”Si, invece, che sono affari miei. Siete la mia famiglia, siete i preziosi bambini che io, vostra madre, vostro zio Terra e la nonna abbiamo allevato con tanto amore e tanti sacrifici. E sono sicuro che ne io, ne nessun altro, vi abbia mai detto <>. Si, sono quasi certo di non averlo fatto, tu che dici?”

“Zio, io… non lo so. Non so che fare.”

Ventus sorrise, non gli era nuova questa frase: praticamente da quando erano nati loro era la tiritera più gettonata da Namine.

“…perché non mi spieghi che cosa è successo? Nessuno si è ancora preso il disturbo di farlo, in questa casa.”

E allora Sora gli raccontò tutto quello che gli era accaduto, e cosa era successo anche al fratello. Concluse con:”Siamo svenuti per colpa di una mano e di un nome!!! Come potremmo sopravvivere?!”

Ventus aveva le lacrime agli occhi per lo sforzo sovraumano di non ridere.

Non ridere, non ridere, Ventus, te lo ordino. Te lo impedisco! Non ridere.

Ventus rise. Si accasciò sul pavimento e cominciò a rotolare su di esso, da quanto rideva.

Sora ne fu molto scocciato, mise un broncio adorabile. Sembrava una piccola nuvola con un temporale all’interno.

 

 

Una scena analoga si stava presentando sul terrazzo, ma i personaggi principali erano Roxas e Terra, stavolta. Fra l’altro, quest’ultimo non aveva neanche avuto l’accortezza o la delicatezza di tentare di non ridere(Ventus, invece, prima di scoppiare, era evidentemente lacerato dal tentativo di non deridere il nipote e lo scoppiare), per cui, ora c’erano per casa due nubi di Fantozzi arrabbiate, una bionda e una mora, e due tipi di risa ululate.

 

Namine e Acqua, in cucina, si guardarono intorno credendo che la casa si fosse trasformata in una residenza infestata dai fantasmi.

 

“Zio, non c’è nulla su cui ridere! È una cosa tragica! Come faccio ad avvicinarmi a qualcuno se svengo appena pronuncia il mio nome?! Come faccio ad avere sentimenti normali quando tutto quello che provo è gonfiato dalle sensazioni di quella palla al piede?!”

Contegno, Terra, Contegno.

Ripresosi dall’attacco di risa, l’uomo guardò il ragazzo negli occhi, e disse:” E io che ne so?” con il sorriso sulla labbra. Cosa che Roxas trovò oltremondo fastidiosa.

“come e che ne so?! Mi stai dicendo che devo andare a parlare con mio fratello per una cosa che è… totalmente fuori dalla grazia del Signore! Io capisco che i nati gemelli omozigoti sono molto uniti nella vita, ma così non ti sembra troppo?!”

“… sai, io non riesco a vederla come la vedi tu… sono l’unico figlio unico di questa generazione. Anche quando Nami e Ven erano più piccoli, io ero solo contro di loro, mente e cuore congiunti. Se devo dire la verità… mi sarebbe piaciuto avere una ‘palla al piede’ come avete voi.” Disse questo senza mai abbandonare il sorriso.

Roxas ne fu molto colpito: non aveva mai pensato di poter nascere ‘da soli’. Per lui, avere delle sensazioni aliene era normale. Chissà cosa si provava ad avere delle sensazioni tutte tue…

“Quando vostra madre e vostro zio persero la loro simbiosi… fu un disastro. Ven era depresso, diceva che era come se gli avessero portato via un pezzo di se. Con vostra madre, be’… lei non si dispiace per molto tempo, visto ch aveva trovato un ragazzo al liceo che frequentavamo. Si sentiva libera. Poi rimase incinta perché, senza la simbiosi si sentiva troppo libera, se capisci cosa voglio dire… e siete nati voi. Con i loro stessi geni e la loro stessa simbiosi… e io, invece che andare a spaccare il muso a vostro padre, rimasi con la mia sorellina ad aiutarvi a crescere. E non ho rimpianti su quello che ho fatto, anche se un cazzotto a quello stronzo, scusami, glielo darei ancora oggi.”

Rimasero in silenzio, ascoltando la notte. Poi, accortisi che c’era un freddo boia(era inverno, dopo tutto), si affrettarono a rientrare. Una volta sulle scale, Terra parlò di nuovo:” Per cui, adesso, tu andrai a parlare con l’altro te stesso e vi metterete l’animo in pace.”

“ma…”

“Niente ma, ragazzino. Vi abbiamo tirato su in una certa maniera, e noi non ci fremo sconfiggere da due cottarelle.”

Poi, improvvisamente, realizzò cosa gli aveva detto prima Roxas:” hai detto che Axel ti ha chiamato per nome?””Si.””… Axel sta per… Alexis?””Eh?”

“Be’, è un nome sia maschile che femminile…””Zio, quante donne hai conosciuto che si chiamavano Alexis?””Un sacco!””Aha… certo. No, non si chiama Alexis.”

“Anita?””No. Axel.””Non è un nome un po’ mascolino?””…”

L’occhiata lanciatagli dal piccoletto biondo gli fece capire che sì, era un nome mascolino, e c’era anche un motivo per cui lo era.

Terra deglutì, prese fiato e urlò:” NAMINEEEEEE!!!!”

 

 

L’urlo sovraumano di Terra, con epicentro sulle scale che portavano al primo piano, fece il giro di tutta la casa, il vicinato, l’isola, l’oceano, il Mondo e l’Universo.

 

 

“Perché Terra ha gridato a quel modo?””Avrà realizzato che Axel e Riku non sono ragazze.”Ah, già.”

 

 

 

Rieccoci!

Povero Terra. Mi dispiace un po’ per lui…

Eccoci alla fine di un altro capitolo! Un altro capitolo stazionario, in realtà, ma avevo bisogno di vedere gli Zii! Voi che ne dite?

Mi fa piacere che siate tornati a commentare X3 il mio orgoglio si crogiola nelle vostre recensioni fino a diventare una pappetta… ah, che goduria….

Va ben, la pianto.

Fatemi sapere che cosa ne pensate degli schizzi!

Ora i ringraziamenti ufficiosi!

 

Giulia___Chan: Si, hai ragione, il nome è molto peggio… ma immagina la voce sensuale di Axel che scandisce il tuo nome… non fa venire i brividi?XD Dannate vacanze, sono servite solo a riempirci di compiti. Namine… è una donna criptica. Più che altro penso che sia preoccupata per la salute dei suoi pargoli… grazie per avere recensito, te ne sono veramente grata! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto… anche solo un po’=)

 

Agito: Mi dispiace di averti fatto scrivere due volte!XD ma grazie per aver ritentato a sfidare la linea inetta. Voglio dirti, grazie davvero. Mi ha fatto sentire veramente bene ciò che hai scritto… in realtà non sono piccola, anzi. Ma, in questo caso intendevo piccola come esperienze in questo campo: si, anch’io ho letto molte storie con il rating rosso, ed erano di ragazze più piccole di me. Ma a me da fastidio scrivere una cosa se non ne sono certa per esperienza, sono molto empirista su questo argomento: non trovo astuto scrivere un rapporto fra due uomini senza sapere in realtà praticamente nulla sull’universo omosessuale. Diciamocelo, le yaoi(Dio le benedica), sono storie carine, ma con la realtà c’entrano ben poco. Per cui, sono ‘piccola’, in queste occasioni di cui non ho esperienza. =) Il tuo Axel con la posa da “So’ figo!” è bellissimo. È stupendo. E Riku, alla fine, è il più assennato… per il momento. Chissà cosa ci porterà il futuro? Per il resto, sono d’accordo con te: Namine è una mamma terrificante quando ci si mette, e Adoro Acqua, Ven e Terra. Ma adoro anche i pipistrelli dell’isola. XD   Anch’io ho un fratellino più piccolo. Un rompiscatole terrificante che mi vuole un bene quasi soffocante… ma forse anch’io gli voglio un po’ bene. Sai che in questa storia Terra ha una cosa come trentadue anni?XD povero, è diventato vecchio all’improvviso. Va be’, ora saluto entrambi(si, anche Al), e ti ringrazio ancora per tutto ciò che mi hai detto. Inoltre, intendo finire questa storia, per cui non preoccuparti, ma prima o poi arrivo sempre. Grazie veramente tantissimo. Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, e buona notte!XD   

 

Sackboy97:  Penso che le mense siano i crucci  di ogni studente che le frequenti. I bambini si divertono a litigare, ma non tanto a farsi sgamare…XD mi fa piacere che la mia scrittura ti vada bene! Ne sono orgogliosa e onorata, soprattutto! Grazie per aver recensito, veramente! Spero che anche questo ti sia piaciuto!! 

 

Edo: Benvenuta a questo girone infernale(quello di chi dimentica le cose, penso)!! Mhuhahaha! Va bene, non voglio farti fuggire ancora prima di averti conosciuta… grazie infinite per aver recensito, anche solo adesso. Ne sono veramente felice! Sono d’accordo su Namine, sarà una brava mamma… i gemelli saranno sempre più strani. Ne ho quasi paura…XD ma si vorranno di nuovo bene!=) più che altro sono preoccupata per Terra… XD spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Grazie per avere recensito!!!

Ringrazio, inoltre, tutti quelli che leggono e basta, chi mi ha aggiunto sui preferiti e sulle seguite!! Grazie!

Bene, ho finalmente finito… auff. Che fatica, la salute non aiuta… odio la febbre. La detesto.

Va be’, io vi lascio, giovin signori e dolci pulzelle… alla prossima!!

Bonza Corrotta

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** La paglia sacra ***


La paglia sacra

La paglia sacra

 

C’era voluta tutta la loro forza di volontà per tentare di calmare Terra: apparte il fatto che si era rinchiuso/rifugiato in camera sua fino a metà mattina, alla fine Acqua si era stufata della sua reclusione, aveva forzato la serratura con successo e aveva trascinato il suo figlio primogenito in soggiorno, dove la famiglia era riunita. Ma Terra non aveva voluto sentire ragioni perché l’omone, con trent’anni compiuti, aveva cominciato a battersi le mani sulle orecchie, urlando:”Nonsentononsentononsentononsento!!”. Dopo dieci minuti di ‘nonsento’, tutti si erano stufati, i ragazzini erano imbarazzati e irritati a morte, e a Terra fu permesso di fuggire in camera sua. Per cui, Sora e Roxas tornarono a scuola nel pomeriggio, con uno zio, praticamente un padre per loro, che no li voleva vedere, l’altro che sembrava particolarmente evasivo sull’argomento(i due gemelli avevano deciso di comune accordo di non indagare troppo a fondo sulla vita di Ventus), una nonna che sembrava riscoprire la sua passione per le storie yaoi(e anche qui avevano deciso di soprassedere), e una mamma che era totalmente fuori di testa per la preoccupazione. Insomma, non era una gran situazione.

Senza contare, che ora che erano ritornati a scuola, erano in balia dei torturatori più sexy di tutta la storia(il loro cervello in comune aveva trovato questa definizione in accordo a entrambi), nonché la causa della loro situazione familiare. Be’ non che le persone abitanti al loro domicilio fossero particolarmente normali, figuriamoci sotto stress. 

 

Vivendo anche nella stessa camera anche al liceo, come se vivere nella mente l’uno dell’altro non fosse abbastanza, erano riusciti a raggiungere dei livelli di simbiosi mai sperimentati prima: erano diventati praticamente telepatici, anche se in un raggio di venti metri massimo, ma almeno si comprendevano senza troppo fatica. La cosa complicata era che a ventuno metri non riuscivano a sintonizzarsi, sembrava di avere nel cervello un telefono privo di campo. Questo, però non impediva alle loro emozioni di intensificarsi. Era tutto un gran casino, ma permetteva loro di trovare uno stratagemma silenzioso per non farsi riconoscere da quei due l’indomani mattina.

 

 

 

Il giorno seguente, senza dirsi una parola(che infondo a loro serviva ben poco), si recarono alla mensa per la colazione.

Il prendersi il cibo, mangiarlo, buttare gli avanzi e filare a lezione fu eseguito con una perfezione e la discrezione degna di un ninja.

Durante le lezioni(letteratura, biologia e musica), finalmente si rilassarono dopo tre giorni di pura e autentica stanchezza fisica e morale.

Ma la loro fortuna non era destinata a durare troppo. Infondo, il troppo stroppia, no?

 

Solo Riku era riuscito a trovarli: erano truccati e vestiti da Gothic Lolita, nel tavolo dei cosplay, in fondo alla mensa, che tentavano di assumere un atteggiamento consueto… per due ragazzine amanti dei vestiti appariscenti con due parrucconi giganti(Sora azzurro, Roxas rosso) . Non che la cosa riuscisse loro molto bene(il sentirsi osservati minava la loro abilità recitativa), senza scordarci che il nostro eroe sul bianco destriero li conosceva da una vita e li avrebbe riconosciuti anche se si fossero travestiti da pecore e si fossero mescolati ad un gregge. Era un uomo attento ai particolari, lui.

“Mi potreste spiegare perché siete vestiti in quella maniera?”

Le due ‘ragazzine’, si guardarono sgranando i loro occhioni incredibili, tentando con un notevole insuccesso, di avere un aria sorpresa e stralunata:”Eh?”

“Sora, Roxas. Perché siete vestiti da femmine?””Ma noi siamo femmine.”

“Sora e Roxas sono due femmine, oggi? E io che pensavo che fossero ragazzi tutti e due. O, almeno, che lo fosse Roxas. Non ho mai parlato molto con Sora.”

Nonononononononononononononononononononononononononononononononononononononononononononononononononononono[…]nonononono!!!!!

“A meno che in questi due giorni non abbiano cambiato sesso, sono due ragazzi, solitamente” Disse con una certa malignità Riku ad Axel.

“Be’ speriamo di no. Anche perché devo ammettere che i loro gusti in fatto di vestiario non mi garbano molto oggi. Li preferivo quando erano solo due ragazzi semi-normali che svenivano in contemporanea. Tu che ne dici?” chiese Axel con un sorriso sornione.

“Io so solo che io e Sora avevamo deciso d andare al suo club di musica, oggi, perché doveva farmi sentire i suoi progressi. Ma la signorina se ne è dimenticata, vedo.”

‘Fratello, dimmi che non è vero.’’Accidenti, me ne ero dimenticato!’

“Allora, andiamo?”

Roxas guardò il fratello che lo implorava con gli occhi e con la mente di non lasciarlo, anzi con la mente glielo stava ordinando perentoriamente, ma non aveva mai fatto molto caso alle sue richieste. Poi, era vero che aveva detto a Riku di andare al Club…

‘Scusami, Rox’”Arrivo, mio signore! Non possiamo neanche più travestirci da femmine, adesso?! Guarda che è divertente!!””Sii, sii, va bene, ma adesso va a cambiarti, altrimenti Demix riderà di te per tutta la vita…”

E si allontanarono lasciando da soli Axel e Roxas, il quale stava sfruttando i venti metri per ricoprire di improperi il proprio gemello fedifrago, traditore, voltagabbana.

“Ok… senti, visto che sei rimasto da solo, ti va di mangiare insieme a me? Però non in mensa, andiamo in giardino.””Ma c’è freddo fuori!”

“Nah, non più di tanto. Poi, è l’ora più calda della giornata! Andiamo ad assorbire gli ultimi raggi di sole!”

Roxas non seppe mai cosa scattò nella sua mente per ascoltare le parole di quello che era evidentemente un pazzo(era Ottobre, santi numi!), ma lo seguì lo stesso nel cortile della scuola, dove, effettivamente c’era il sole. Non che scaldasse tanto, eh.

Axel lo portò nell’angolo più luminoso e appartato del giardino, si sedette con una grazia tutta sua e cominciò a mangiare soddisfatto un panino al tonno della mensa.

Non vedendo trappole, Roxas decise, questa volta di fidarsi. Questa volta, neh.

Si sedette anche lui, con le ginocchia al petto, abbastanza distante dal ragazzo dai capelli rossi. Poi, si ricordò di come era vestito, e si tolse il vestito da Gothic Lolita(tanto sotto aveva la divisa) con annessa parrucca. Chissà perché l’aveva scelta di quel colore, quella mattina: era una delle parrucche di Kairi, visto che quando c’era una qualsiasi festa lei doveva avere un colore di capelli diverso, ne aveva collezionate parecchie. Chissà perché una rossa?

“perché sei messo in una posizione di difesa?”

“…Eh?”

Axel sorrise al suo smarrimento:”Sai, le posizioni accovacciate come quella che stai assumendo tu sono indicative di autodifesa. Non vuoi che qualcosa penetri il tuo guscio…”

“Ah. E tu come faresti a saperlo?”

“Perché vedevo alcuni dei ragazzi più grandi dell’orfanotrofio studiare psicologia, e qualcosa l’ho memorizzata anch’io.” Disse sempre sorridendo.

“Orfanotrofio?””Si, io vivo li. Be’, per la maggior parte dell’anno vivo a scuola, ma alle vacanze torno a casa.”

“Sei un orfano?””Che genio, che sei Roxy. Forse è il parruccone che era troppo stretto per la tua testolina” Che ghigno malefico che aveva. Bastardo.

“Scusa, sai se non so niente di sua grazia!” Ed ecco l’adorabile bronco ricomparire.

Axel, sorridendo, prese un pacchetto di sigarette dalla sua tasca, e se ne accese una, lasciando Roxas spiazzato:”Ma sei stupido? Lo sai che ti fa male e che ti trovano a fumare ti becchi una sospensione?!”

“Oh, non rompere piccoletto, tutto questo lo di già, non c’è bisogno che tu me lo ricordi, grazie. L’ho memorizzato da un sacco di tempo.”

“E allora perché stai fumando, in pieno giorno, con me che potrebbero additare come tuo complice?!”

“Eh?!””Butta via quella cosa!””Roxas, piantala. Ciò che faccio è affar mio. Non ti ho chiesto di fumare insieme a me, per cui non siamo ‘complici’, e io fumo da quando avevo dieci anni, non mi pare il caso di smettere adesso.”

Il ragazzino lo guardò con una faccia imbronciata a dir poco. Diciamo che era più nero dalla rabbia:”Perché fumi?”

“Perché… sono fatti miei.”

“Allora ciao.”

 Il ragazzino si era alzato e si stava dirigendo velocemente verso la scuola. Axel sbuffò, guardò con rimpianto la preziosa paglia, e la gettò via, per rincorrere quello stupido ragazzino:”Aspetta, tappetto!”

“Non mi chiamo tappetto! E non venire qui con quella cosa!””L’ho già buttata, grazie tante! Fermati!””No!!!”

Axel fece un balzo felino e atterrò Roxas.

Oh no. Troppo vicino.

“Stammi lontano! Puzzi!!”

“Per tua informazione, mi lavo tutti i giorni, io! Invece, c‘è qualcuno qui, che dovrebbe prendere in considerazione un deodorante…”

“Di fumo, idiota!!!” urlò  Roxas nell’orecchio del ragazzo.

“Ah! Comunque, un deodorante potresti usarlo senza problemi…”

“oh, lasciami, cribbio!!”

Roxas cercò di divincolarsi, ma Axel era più pesante e alto di lui, con più forza, oltretutto(Accidenti!), per cui, riuscì solo a strofinarsi la divisa, composta da camicia bianca e pantaloni grigi, sul prato. Che bello, avere così tante robe da lavare…

“No, stai fermo! Adesso devo raccontarti una storia…”

“Ma in questa posizione?!”

“Be’, guarda che sei abbastanza comodo, apparte sulla schiena che sei appena un po’ spigoloso, ma non ne faccio un dramma…”

“Togliti da sopra di me, cretino!!!””Non scapperai?”

“…”

Axel si posizionò  più comodamente sulla schiena del ragazzino:”C’era una volta…”

“E va bene, non scapperò! Ok? Ora, togliti!!”

Axel, abbastanza divertito rotolò via, lasciando a Roxas la possibilità di respirare.“Ci sei?””…””Stai bene? Non volevo essere così materiale…””…””Sai, e mie tecniche sono rinomate in tutta la scuola, per cui tu non saresti il primo che mi dice di avergli fatto male…”

“Piantalaaaaa!!! Tu stai alludendo a ben altro!!””Ma che cerino che sei quando arrossisci! Non c’è niente di cui dobbiamo vergognarci…”

“AHHHHH!!! NONSENTONONSENTONONSENTO!!!”

“oh, non abbiamo fatto nulla di male…””senti, perché non racconti la storia e basta?!”

“okay, okay, va bene…”

Fece per prendersi un'altra sigaretta, ma Roxas, intrepido e non avendo mai avuto a che fare con un fumatore seriale(non lo avrebbe mai fatto altrimenti), intercettò la paglia, la prese e la spezzò. Non la diede al suo discepolo, ma la buttò a terra e calpestò con una certa violenza.

Poi guardò trionfante Axel, un Axel che era già in volo per un altro attacco, rosso pure in viso con un espressione allucinata e furiosa che molti lutti ad achei indusse.

“Non dovevi osareeeee!!!!”  e con questo grido di battaglia fece crollare di nuovo l’incauto ragazzino.

E gli somministrò la peggiore tortura mai inventata dall’uomo, dall’epoca delle caverne, sino al giorno d’oggi: il solletico.

Vedere il ragazzino che si contorceva fra le sua braccia aveva un qualcosa di fantastico, che gli conferiva un certo potere… si stava vendicando per l’offesa paglia caduta invano, ma si stava anche divertendo. Infondo, un Roxas con il visino tutto rosso dalle risa, che tentava di ribellarsi era una visione molto… sexy.

“Ahahahah, ODDIO, scusaaa!!! Ti prego, perdonooooo!!!!”

“Non, dovevi osare, primino!! Le paglie sono Sacre!!!””Va bene, ho capito, non lo farò più!!! Bastaaaaaahahahaha!!!!”

Axel si fermò: era sopra Roxas, seduto sui suoi fianchi per tenerlo fermo, con le braccia appoggiate al terreno, e guardò il ragazzino negli occhi. Che begli occhi che aveva, così azzurri…

Anche Roxas guardò il suo torturatore negli occhi, rendendosi conto solo ora in che posizione erano, e rendendosi conto che non gli interessava minimamente. C’era l’angolino di Sora che gli chiedeva che caspita gli stava succedendo, ma non prestò attenzione nemmeno a quello, il viso di Axel si stava avvicinando, e…

 

Gli spriccini innaffiatori iniziarono la loro ruotin pomeridiana, inondandoli d’acqua.

 

“Argh!!” con questa esclamazione che dice tutto, balzarono in piedi e corsero via, completamente zuppi ad Ottobre.

 

 

 

 

Buongiorno!!!

Rieccomi, anche se so che non molti avranno sentito la mia mancanza… ma… sono tornata per darvi fastidio, siiii!!!! E ne sono orgogliosa!!!

Ok, i miei colpi di genio, sono andati…

Ah, Agito mi ha fatto notare(Grazie!!) che nel capitolo precedente, è stato tagliato via un pezzo, per cui ora ve lo riporto qui!

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Era una frase di Ventus nella ramanzina fatta a Sora.

Comunque, in questo capitolo notiamo progressi? No, vero? Invece ci dovrebbero essere… accidenti…

Un ultima cosa prima di passare ai ringraziamenti at personam(scusate ma io non studio latino, non vorrei sbagliarmi e uccidere qualcuno che lo studia.): se avete dei disegni che vi ha ispirato questa storia(certo, come no), mandatemeli che li pubblico!! Mi farebbe un piacere immenso, e mi darebbe nuovi spunti, se voi me lo consentirete!

Bene, ora passiamo ai ringraziamenti!

Sackboy97: Ecco il capitolo, anche se un poco in ritardo! XD povero Terra, non fa delle grandi figure… spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!! Grazie per avere recensito!!

Cipollotta91: Mi onori di piacere!! Sono veramente felice che questa storia faccia sorridere e migliorare un poco la giornata: se non si ride un poco delle disgrazie di personaggi immaginari, di chi si potrà mai ridere?XD Tranquilla, il rapporto tra Sora e Riku si srotolerà presto… ti do la mia parola! Grazie mille^.^! Spero che anche questo capitolo ti faccia sorridere! Grazie mille per avere recensito!!

Agito: Buondì! Stavolta sono io che sono in ritardo!! Ma ho anche messo il pezzo tagliato! Alla fine… va be’, fa lo stesso! Comunque, grazie per avermelo fatto notare!! Comunque… gli uomini dalla bocca larga? XD mi hanno davvero divertita moltissimo, e, si, hai ragione, le tredicenni saputelle mi mettono paura, a volte… anche se poi leggo un sacco di loro storie. Sono una persona abbastanza ambivalente. Per i disegni… temo che lo sappia perché, una volta che il quaderno degli esercizi è completo ho il bisogno ossessivo compulsivo di tagliare tutti i disegni e attaccarli al muro di camera mia^^. Già… Non preoccuparti, i pipistrelli stanno bene(ti mandano i loro saluti) e dicono che usciranno dal letargo verso la primavera. Sai, io mi metto in camera a ridere con loro(ho l’abitudine di leggere con la luce spenta e le persiane chiuse, cosa che hai pipistrelli piacce assai), poi arriva mia madre che mi dice:”Piantala di ridere da sola!!” con una seguente frase che di solito è “Dammi una mano, non fai mai niente!!” e mio fratello che ride nella sua stanza. Accidenti. Per i disegni, certo! Anzi, come ho detto prima, ne sarei onorata!! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto, fammi sapere presto! Grazie mille per aver recensito!!

 

Orbene, la mia persona si accommiata con un: Recensite, vi prego!! Farei uscire i capitoli più in fretta, sarei più felice e spensierata… Anche solo per dire ciao!(lo so che pergola mento non si può, ma fa lo stesso, assecondate la persona ossessiva compulsiva). MHUAHAHAH!!!

Comunque, ringrazio anche coloro che mi hanno messo nei preferiti, nelle seguite e chi mi legge solamente!

Anche se le ringrazio un po’ meno! Umph!

Va bene, mi dileguo… a presto!

Bonza Corrotta

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Come scavarsi la fossa da soli ***


Come scavarsi la fossa da soli

Come scavarsi la fossa da soli

 

“Light up, light up/As if you have a choice/Even if you cannot hear my voice/I'll be right beside you dear…” Durante il suo assolo, Sora, dopo aver avvertito il bisogno del fratello, sentì improvvisamente una sensazione gelata e bagnata su per la schiena, e sperò con tutto il suo cuore che Roxas stesse bene perché se gli fosse successo qualcosa di irreparabile, sarebbe stata colpa sua. Poi si ricordò che se gli fosse successo qualcosa di bruttissimo lo avrebbe di sicuro percepito. Che idiota.

“Beh, Sora, Sei migliorato! Come ti viene, l’altra?”

“Bene, anche se nel riff iniziale sono ancora  un po’ incerto. E anche nel ritornello dove cantano: ‘This is the straw, final straw in the/Roof of my mouth as I lie to you/Just because I'm sorry doesn't mean/I didn't enjoy it at the time’, non mi riesce benissimo.”

“Tranquillo, ti verrà meglio con l’esercizio!” Disse Demyx, il responsabile del club di musica.

Riku era rimasto in disparte ad ascoltare Sora, alle prese, per la prima molta nella sua vita con uno strumento più sofisticato del flauto di plastica.

“Che ne dici?”gli chiese il ragazzino.

“Non sono male. E tu non suoni più da schifo, per cui tutto ciò che strimpelli ha un suono orecchiabile.”

“Antipatico!””E perché? Ti ho fatto un complimento, sai?”

“Sei comunque un antipatico! Senti, andiamo a mangiare? Mi hai portato via dal cibo senza pietà, prima!”

“Mangione.””Si, e ne vado fiero.””Diventerai grasso, sai?””Ma lo diventerai tu!””See… l’importante è crederci, vero?””Riku, quanto tieni alla tua vita esattamente?””E tu quanto tieni a me, esattamente?”

Era da un po’ di tempo che Riku gli faceva queste domande a trabocchetto che lo lasciavano completamente spiazzato e rosso come un aragosta appena uscita dalla pentola e Sora non sapeva come intenderle: ci stava provando o stava facendo l’idiota? Probabilmente stava facendo l’idiota come suo solito. Era inutile farsi delle false speranze.

Perché Sora sapeva benissimo di avere… un qualcosa per Riku, un calore particolare. Aveva vagato all’interno della sua mente per anni, alla ricerca di una risposta, fino a che, un giorno, un Roxas stufo di farsi delle seghe mentali riconosciute come non sue  aveva detto al fratello chiaro e tondo di piantarla, perché era particolarmente lampante che Sora fosse innamorato del loro migliore amico. Questa cosa aveva lasciato il ragazzo particolarmente frastornato e decisamente confuso. Poi, aveva deciso, di comune accordo con un Roxas stanco all’ennesima potenza di pensare a Riku, che non gliene importava niente, e quello che sarà, sarà.

Ora, Riku, con il suo comportamento per nulla delicato nei confronti del povero Sora, aveva completamente mandato all’aria la sua ferma decisione di non pensare a quella cosa. Ma che uomo simpatico.

Allora, di solito Sora rispondeva a queste domande con dipende, tipo:”Dipende quanto tieni alla tua vita.”Con fare minaccioso.

Al che Riku scoppiava a ridere, di solito. Il che era uno spettacolo mozzafiato, visto e considerato che di solito un ghiacciolo al limone era più caloroso di lui e dispensava sorrisi molto più spesso di lui. Per cui, si può capire un adolescente, in  crisi ormonale e mentale, quando lancia delle scariche di endorfine nel suo corpo, appena vede il suo amore segreto sorridergli.  Niente di più facile, no?

Piantala, ti ha solo sorriso!!

Oh, Roxas doveva essere entrato nel perimetro dei venti metri.

Che cos’è successo con Axel, che mi sono sentito completamente eccitato e infreddolito nello stesso tempo?

Non sono fatti tuoi.

Oh, si che lo sono. Sono fatti nostri, in realtà.

Oh, guarda è taci.

Capisco… e poi dici a me per un sorriso. Ma davvero è un orfano?!

È probabile che quello che sai da mia fonte sia così, no? Che ne so se è una balla?

Non dovevi spezzargli la paglia. Sai che costano ventiquattro centesimi l’una?

E tu che ne sai?

Demyx. Una volta ho provato a spezzargliene una e momenti mi ammazza.

Ah, non l’avevo visto.

Certo, altrimenti non ci avresti neanche provato.

Il contatto mentale se ne andò come era arrivato, lasciando Sora più o meno con i suoi pensieri. Dovevano allargare il perimetro, poteva tornagli utile. Nei compiti in classe, se non altro.

“Sora, ci sei? Non volevi andare a mangiare?””Si, ciccione, arrivoooo!!!””Chi è che sarebbe il ciccione?!””Ma tu, naturalmente!””Sora, quanto tieni alla tua vita?!””E tu quanto tieni a me?”

Ah! Pan per focaccia!!! Rispondimi, adesso!!! MHUHAHAHA!!!

Ma Riku non riuscì a rispondere: rimase sbigottito a guardare la faccia trionfante del ragazzino.

Mah… sta arrossendo o è una nostra immaginazione?!

Rieccolo, non che gli mancasse particolarmente.

Vattene!!!

Ok, ok… tanto dopo vedo.

Oh, chissene frega  del gemello spione!:”Riku, ma… perché sei arrossito?”

Il ragazzo si riscosse e guardò intensamente il terreno:”non sono arrossito. Andiamo a mangiare, dai.”

E lo prese per mano, come era solito fare per trascinarlo verso una meta. Solo, che stavolta, Sora non ci fece troppo caso: era troppo concentrato ad assimilare il volto di Riku, ogni sua sillaba e l’intonazione di ogni parola.

Dov’era quella piattola del suo gemello quando serviva?! Doveva aiutarlo a capire!!!

Lo riportò alla mensa, dove, veloce come un fulmine fece la fila fece il cibo, riuscì a prendere qualcosa di semi commestibile e lo riprese per portarlo nel loro posto sotto il portico(il rifugio anti-Kairy, by Riku), dove sarebbero potuti rimanere senza che nessuno li avesse trovati.

“Riku, stai bene?”

Il ragazzo era sotto l’incantesimo mutismo già da dieci minuti, ormai. Non era divertente mangiare da soli.

“…Rikuuuu? Ci sei? Terra chiama l’astronauta Riku! È ora di tornare alla base!!” Sora gli urlò nell’orecchio, sventolando la sua mano davanti agli occhi dell’amico.

“…si, tutto ok.”

“…ne sei certo? Sembra che ti abbiano appena ucciso Suzuki-chan”

“che c’entra quel vecchio orsetto, adesso?””Non lo so, mi sembrava un paragone calzante…”

Si guardarono per un attimo, entrambi incerti, per poi cominciare a ridere, senza un motivo logico, solo per sfogare la tensione creatasi in quegli istanti.

Finirono per rotolare e ridere selvaggiamente per terra.

Dopo che si furono ripresi, rimasero in silenzio per un po’ a guardare il cielo, stesi sull’erba, vicini, l’uno di fianco all’altro.

Poi, Riku, voltò il viso e gli disse:”non mi hai ancora detto perché sei andato a casa. Infondo, chiunque può svenire.”

Sora rimase muto per un po’, incerto sulla spiegazione da dargli, se dirgli la verità o accampare nella  solita sciocca scusa. Tentò prima con la seconda:” sai, c’era il compleanno della mamma, e…””Tua madre compie gli anni in Marzo.””Di zio Ven?””Non era il gemello di tua madre?””Zio Terra?””Mi sembra in luglio. Perché termini la frase con un punto interrogativo?””Della nonna!!””Tua nasconde la sua età e la sua data di nascita da quando, probabilmente, era ancora nell’utero della tua bisnonna. Sora, non tentare di farmi fesso, perché io so le date di compleanno dei tuoi cari meglio di te. Sono quasi quattordici anni che vivi con loro, sai?””E che c’entra! Scommetto che neanche Roxas le sa, quelle date!””io, invece sono certo che Rox le sappia.””Antipatico.””Allora?”

Ok, Sora, o gli dici la verità o la situazione si farà veramente brutta qui…

“…è perché io e Rox siamo svenuti.””si, questo era abbastanza intuibile.””Se continui a fare l’antipatico non ti dico più niente!!””ok, sto buono. Allora?”

“Ti ricordi, che quando eravamo piccoli, io e Rox ci completavamo le frasi a vicenda?””Si, eravate particolarmente irritanti.””Grazie tante!!””Di nulla, ritorni, è stato un piacere servirla. Ti muovi? Che c’entra con il vostro svenimento?!””Se taci forse riesco a dirtelo!!”

Riku si girò sul fianco per guardare meglio Sora, in attesa della rivelazione.

“Bene, ecco… io  e Roxas siamo simbiotici. Le nostre menti sono collegate, per cui le nostre emozioni, sensazioni e vattelappesca. Quindi, come conseguenza logica, quando proviamo delle cose, tutti e due, in contemporanea, le nostre percezioni si ingigantiscono. Per cui… siamo svenuti per colpa tua e di quel tipo, come si chiama…ah, si, Axel. Ci siamo sovraccaricati di informazioni, ed erano informazioni troppo grandi da gestire sotto lo stress che entrambi ci provocavate. Hai capito?”

“…siete… Simbionti?”

“Si, qualcosa del genere.”

“Ma… io pensavo che un po’ tutti i gemelli avessero delle affinità particolari. Ma sei sicuro?”

“Si! Ora riusciamo anche ad essere telepatici nel perimetro di venti metri! È una figata, da una parte, ma… non ho mai qualcosa di mio. Io e Roxas condividiamo tutto, ricordi, amici, sentimenti e sensazioni. E pensieri. Con il tempo e un certo allenamento siamo riusciti a distinguere le… fantasie?... di uno e dell’altro. Ma ci è voluto molto. È per questo che siamo svenuti  siamo stati a casa per due giorni.”

“Per cui, a casa vostra lo sanno.”

“Certo! Anche la mamma e zio Ven erano simbionti!”

“…una cosa di famiglia?”

“La nonna la chiama maledizione, ma non ci ha mai spiegato il perché. Tanto, quando compiremo quindi anni, la simbiosi si spezzerà, e avrò una testa tutta mia!”

“Oh, Dio ce ne scampi e liberi!””E perché, scusa?””Perché, secondo me, Roxas ti ha impedito di fare una serie di scelte stupide, tipo… comprare tutti i volumi di quel manga online, visto che c’era già qui, tipo non strafogarti con tutti i dolcetti di Halloween, tipo il ricordarti di dar da mangiare ai tuoi numerosi animali da fattoria… cosa del genere, in somma.”

“Continui a fare l’antipatico!! Io ti rivelo il nostro più scuro e terribile segreto e tu ci scherzi su!””Be’… Sora, vi conosco da una vita. Questo ‘terribile e oscuro segreto’ va semplicemente a incastrarsi con tutte le cose che avevo poco chiare sul vostro assurdo comportamento…”

“Noi non siamo assurdi!”Oh, si che lo siete!””No!”Si!””Noooo!!!””Si, all’infinito, sempre più di te!””Non vale così. Poi,vorrei che ti sentissero i tuoi compagni di corso a fare dei discorsi così infantili…””Sarà che con te, tiro fuori il meglio di me stesso, no?””…non ne sono convito…”      

Riku sorrise e i fece più vicino:”Va bene… comunque, c’è una cosa che non mi è chiara: hai detto che la vostra simbiosi amplifica ciò che provate. Per cui… le vostre emozioni.”

“Si!” Sora era lieto di rispondere finalmente ad una domanda di puro interesse da parte dell’amico.

“E, che adesso siete in grado di scindere tra le informazioni e di capire di chi sono le emozioni.”

“Esatto! Ma allora posso sul serio chiamarti sempai, sei così intelligente!!” Disse, prendendolo un po’ in giro per aver detto una cosa particolarmente ovvia.

“Per cui… tu sei svenuto per causa mia e Roxas per colpa di Axel?”

“aha…”

“Ma… perché?”

Sora si blocco dalla pulizia delle unghie alla quale si stava sottoponendo, si tirò su a sedere e scattò verso la salvezza(lontano da Riku e dalle possibili domande imbarazzanti).

Si era scavato la fossa da solo. Che pirla!!!!

Sperò intensamente che Roxas fosse molto, molto, molto lontano, magari impegnato con Axel, troppo impegnato per sondare i suoi pensieri e… 

Tu che COSA HAI FATTO???!!!

…nulla.

 

 

 

 

 

 

http://www.youtube.com/watch?v=AOBs8dU4Pb8&feature=fvst  Qui troverete il video della prima canzone cantata da Sora, ossia, Run degli Snow Patrol, band ancora semi sconosciuta in Italia e qui, troverete Chocolate, sempre degli Snow Patrol  http://www.youtube.com/watch?v=FT62Gwv70kM&feature=related.

È una Band che mi piace molto, e volevo fare un poco i pubblicità occulta. Scusatemi!XD

Ah, Suzuki-chan è stato ripreso da Junjo Romantica, di cui il detentore dei diritti è l’autrice Shungiku Nakamura. È un manga Yaoi, che il Grande Demone celeste lo benedica! Naturalmente qui non è ancora arrivato e se mai succederà, costerà un rene solo il primo volume. Ma va be’.

Bene! Siamo alla fine dell’ennesimo capitolo, e qualcosa si è smosso anche di qua, visto che Sora ha rivelato tutto a Riku, senza chiedersi che cosa avesse potuto pensarne Roxas. Pazienza, no?XD

Agito: Buongiorno!!! Ecco che cosa è successo nell’aula di musica e oltre!! Alterego sta bene? Si è ripreso dalla doujin? Spero di si, perché mi manca, quello screanzato! Col pezzo mi sono arresa, lo ammetto. Non posso farcela, le mie conoscenze di computer non arrivano a tanto. Sono una donna ignorante T.T. XD non vedo l’or di vedere i tuoi lavori!! Sul serio, anche perché non li ho mai disegnati neanche io da Lolite… ok, andate via brutti pensieri. Via!! Come fai a tenere in vita così tante piante? Il io unico esperimento botanico è stato un bonsai, ma, mia nonna(è tutta colpa sua!!), siccome era inverno e secondo lei c’è troppo freddo, lo ha messo in casa(prima era sul mio davanzale). È morto di stenti, il poverino. Ci vediamo presto, grazie per avere recensito!! X3!! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!!  

Cipollotta91: Niente annaffiatoi, visto? Sora è riuscito a cacciarsi nei guai da solo, gli spriccini servono solo a persone scantate… Mi fa veramente piacere sapere che questa storia ti piace! Mi dispiace anche per i tuoi problemi, ma non vorrei essere troppo invadente, per cui, ti dirò solo una cosa: basta un piccolo pensiero carino e tutto tornerà a posto, se non altro nel tuo umore! Per cui non farti abbattere, ok? Piuttosto, vai e fa vedere chi sei! …questo discorso varrebbe pure per me, non facciamoci caso… comunque, grazie per aver recensito!! Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo e spero di vederti ancora!

Sackboy97: si, ammetto che la scena degli spriccini è particolarmente Hollywoodiana, ma non farci caso per favore… è tutto un piano ben congeniato(spero) della mia mente malata… comunque, ti ringrazio veramente perché anche se non trovi troppo da dire, recensisci lo stesso. Grazie! Spero che continuerai, anche se questa storia ti coinvolge poco… spero che questo capitolo ti sia piaciuto, e di rivederti presto!!

Edo: ciao orsacchiotto maniaco! Ricambio l’abbraccio!! Risponderò solo all’ultima recensione, ti da fastidio? Perché dopo mi viene troppo casino… ti chiedo perdono. Comunque, la scena della paglia è direttamente tratta dalle mie esperienze personali, e di solito, sono quella che rimane a fissare la sua sigarette spezzata che cade nell’aree senza poter fare più nulla… comunque, apparte questi pensieri tristi, sono felicissima di averti ritrovata!!! Grazie per aver recensito anche l’altro capitolo!! Sono felice che il tutto risulti divertente!! Comunque, spero di rivederti presto!!

Seymour: Si, tutti si sono lamentati degli irrigatori, poveri tati… effettivamente si sono svegliati al momento sbagliato, che dici?XD  già, con questo siamo all’ottavo… non avrei mai pensato di essere così “costante”. Meglio così, no? Comunque, Bentornato/a!!! mi dispiace dell’ambiguità della  parola, ma non avendo idea, non offendere… mi fa piacere riaverti!! Grazie mille per aver recensito, spero che anche questo capitolo ti piaccia… a presto!!

 

Finito!! Alla prossima!! Che penso sia abbastanza vicino…

Come sempre, ringrazio coloro che mi hanno nelle seguite, nei preferiti, nelle ricordate, e anche solo chi legge!

Però… potreste lasciare un commentino, no? Per favore… sono una donna povera, ho cinque figli da mantenere a casa… mio marito è morto in guerra…

Ok, me ne vado.

Bonza Corrotta

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Capitolo 9
*** Quando gli altri scavano la tua, personale, fossa ***


“Ah, sono bagnato fradicio

Quando gli altri scavano la tua, personale, fossa

 

“Aaaah, sono bagnato fradicio!” disse Roxas, inveendo contro gli infausti spriccini, che erano scattati proprio al momento giusto. Ma, anche ad Ottobre c’era bisogno di annaffiare il prato? Era così necessario?!

Lui e Axel si erano rifugiati sotto i portici, inzuppati da far paura. Poi, come se ce ne fosse una particolare necessità, Axel stava uccidendosi dal ridere. Ma che bello.

“Perché mai, di grazia, ridi in maniera cotanto sgarbata?!” Roxas era un fan delle grandi saghe fantasy, per cui, senza una ragione spiegabile, quando si arrabbiava, aveva una parlata particolarmente… articolata(?).

Axel, dopo essersi ammutolito per qualche secondo, lo guardò in faccia, dove vi era una espressione particolarmente imbronciata, con i capelli, di solito per aria, spiaccicati sul viso. Lui tentò di darsi un contegno, davvero, non sottovalutate il suo autocontrollo, perché…  ululò un'altra volta.

Oramai anche altri folli studenti che erano usciti in giardino li stavano guardando male, ma tanto male. A Roxas gli sembrò di vedere tante figure nere svolazzanti.

No, solo un Dejà vu. Tranquillo, i pipistrelli non ti troveranno qui…

“Ma la pianti?!”                                                                                                         

Axel stava diventando cianotico.

“Guarda che ti uccido il resto delle sigarette, sai?!”

Il ragazzo ritornò un uno stato di semi-serietà.

“Bene, ora che vossignoria ha finalmente finito di burlarsi della mia bagnata persona, posso andare!”

“Fermati, piccolo pazzo! Ma ti pare il caso di parlare in quella maniera?”

Per tenerlo fermo, Axel gli aveva afferrato il polso. E con i capelli rossi, lunghissimi, bagnati che aderivano al suo corpo, era uno spettacolo…

No, Roxas, stai calmo e respira, inspira, espira, inspira e…

Ok, respirare il quella maniera ridicola non serviva neanche a una ciabatta. Non voleva stare male di nuovo, o, peggio, far avvertire i suoi pensieri a Sora. Non troppo, almeno.

“Parlo come mangio! Per cui, se non mi lasci andare, sarò costretto a usare i tacchi!” disse indicando minaccioso le scarpe pesanti, grandi e puntute da gothic lolita che spuntavano dalla sua borsa.

“Sono stanco e freddo, e se non le dispiace, sempai, vorrei andarmi a cambiare. Anche perché non ho nessunissima intenzione di ammalarmi di nuovo!”

“Oh, calmati. Sembri un’ aspide incazzata.”

Roxas lo guardò stralunato:” un’ aspide?!”

“Si, una piccola vipera che sputa improperi dalla sua piccola bocca.”

“Ma non è vero!”

“Si, invece! E sputi anche in maniera particolare! E poi, minacci le mie paglie!”

Roxas lo guardò malissimo.

“Vieni, dai, ti presto una camicia.”

Eh?

Axel lo trascinò verso i dormitori.

 

 

 

Ok, o stava sognando(un sogno vivido e particolare) o Axel lo aveva portato in camera sua, gli aveva gettato in faccia una maglietta dicendo:”Questa non dovrebbe esserti troppo larga”, e si stava togliendo la sua camicia.

Oddio.

“Che c’è? Avevo freddo anch’io, sai? Anche se ho una personalità focosa, non vuol dire che…”

“Risparmiati la battutaccia e poi vedremo se ti lascerò vivere.”

Axel ridacchiò per l’espressione scocciata e terribilmente imbarazzata di Roxas.

Aveva ragione, la prima volta e dire che era carino.

“Con chi dividi la camera?”

“Con Saix. Un tipo con capelli blu e umorismo nella media, perché?”

“Così… non gli darà fastidio?”

“…il tuo pensiero mi sfugge.”

“Intendo… che io sia qui.”

“…e perché dovrebbe? Anche lui porta i suoi amici in camera nostra. E quel simpaticone di Riku mi ha detto che viene in camera tua e di tuo fratello. Per cui la tua domanda non ha senso.”

“Effettivamente…”

Roxas rimase in silenzio, ma Axel non volle indagare, più di tanto. Anche perché i capelli bagnati gli davano fastidio.

Andò a quello che doveva essere il suo comodino(dove risiedeva un sacrosanto caos), tarabaccolò alla ricerca di qualcosa sepolto sotto vari strati di disordine ordinato e pescò fuori un elastico. Ma non un elastico qualsiasi, un elastico con i pon pon verdi attaccati.

E si fece una coda alta.

Roxas rimase di sasso: un uomo con un elastico del genere, con dei capelli del genere, legati, ancora un poco bagnati, rossi.

Stai calmo e respira, inspira ed espira, inspira e… stupida ciabatta.

“Perché te li leghi?”

“Perché sono più comodo così.”

“Ma perché quel laccio ha i pon pon verdi?”

“Perché ho una segreta collezione di elastici e il verde sta bene con i miei capelli, no, piccolo genio?”

“…perché segreta?”

“Perché se andassi in giro con i capelli legati nessuno riconoscerebbe quel bel ragazzone con i capelli rossi sparati fin sulla luna, no? Un po’ di collegamento, per favore.”

“…ok.”

L’immagine di un Riku sorridente gli balenò in mente.

      Piantala, ti ha solo sorriso!!

 

Era mai possibile che suo fratello si agitasse per così poco? Lui aveva Axel mezzo nudo che si stava sedendo accanto a lui sul letto e non aveva fatto trapelare nulla!

 

Che cos’è successo con Axel, che mi sono sentito completamente eccitato e infreddolito nello stesso tempo?

 

Be’, quasi niente.

 

Non sono fatti tuoi.

 

Oh, si che lo sono. Sono fatti nostri, in realtà.

 

Oh, guarda è taci.

 

Capisco… e poi dici a me per un sorriso. Ma davvero è un orfano?!

 

È probabile che quello che sai da mia fonte sia così, no? Che ne so se è una balla?

 

Non dovevi spezzargli la paglia. Sai che costano ventiquattro centesimi l’una?

 

E tu che ne sai?

 

Sta a vedere che quello sfortunato del fratello aveva pensato anche solo una volta a fumare e… no, niente, non trovava ricordi.

 

Demyx. Una volta ho provato a spezzargliene una e momenti mi ammazza.

 

Bene, pericolo scongiurato.

 

Ah, non l’avevo visto.

 

Certo, altrimenti non ci avresti neanche provato.

 

Oh, che lavativo.

Certo che anche Riku era bello che trasparente… se solo il suo stupido fratello se ne accorgesse. Si sarebbe risparmiato tanti di quei viaggi in comune su Riku che non ne aveva neanche una pallida idea…

Oddio, ma…

Mah… sta arrossendo o è una nostra immaginazione?!

 

Ora si che era curioso.

 

Vattene!!!

 

Uffa, si stava facendo interessante la cosa…

 

Ok, ok… tanto dopo vedo.

 

Non gli sarebbe sfuggito…

“Roxas, ci sei? O sei diventato un ghiacciolo in tutto e per tutto?”

Ma come faceva il suo povero cervello a gestire due conversazioni contemporaneamente, eh?! Sarebbe diventato matto di li a poco.

“ Non sono un ghiacciolo!”

“Ah, ecco, è tornato. Pensavo che i marziani ti avessero rapito il cervello…”

Oh, c’era andato abbastanza vicino.

“Si, certo. Senti, mi spieghi una cosa?”

“Wow, una domanda! Come se non me ne avessi mai fatte!”

“… piantala di fare il sarcastico e taci.”

“Ai suoi ordini, mia signora.”

“!”

“Oh, calmati, stavo scherzando! Non capisci una battuta neanche a morire! Sa, fammi questa domanda!”

“No.”

“… bene, allora…”

Lo attacco al fianco, urlando:”Ghirighirighiriiiiiii!!!!”

Aveva già provato che con Roxas il solletico funzionava. Meglio approfittarne.

Poi, gli doveva ancora una sigaretta e questo metteva Roxas in condizione di schiavismo perpetuo.

“Nooooo!! Piaaahahahntalahaha!!!”

“Allora tu fammi quella domanda!”

“Siii, va bene, lo prometto, ma basta!! Ti prego!!”

“ok.”

Effettivamente, smise di tormentarlo. Ma lo imprigionò fra lui e il letto.

“…potresti toglierti?”

“no, temo di no.”

Roxas lo guardò malissimo.

“Piantala di guardarmi così, quando sei con me sai fare solo quell’espressione!”

“Allora domandati se c’è un motivo!”

“Ma lo so già!””Ah, e sarebbe?””Che sai di essere profondamente legato a me, ma sei troppo orgoglioso per ammetterlo! Per cui fai quella brutta faccia quando sei in imbarazzo.”

C’era da dire che il quella posizione, tutt’altro che attiva, ingabbiato fra le braccia di un ragazzo/uomo che andava affermando pacificamente per l’aree avesse un debole per lui, non era la situazione adatta per iniziare quel discorso. In realtà, Roxas non si sentiva pronto e non lo sarebbe stato mai, neanche tra miliardi di secoli a venire.

Accidenti.

Poi, sentì l’urgenza del fratello, e i suoi pensieri inondargli la mente.

Non poteva crederci!

Quell’idiota matricolato era riuscito a rivelare l’increscioso segreto che si portavano dietro dalla nascita a quell’altro idiota, che logicamente aveva fatto due più due.

Perché?! Perché?!

Non gli sarebbe piaciuto morire soffocato nella fossa scavata da altri. Prima avrebbe ucciso l’idiota che gli era in groppa, in attesa di una risposta ad una domanda amletica, poi, sarebbe andato da quell’idiota del suo gemello e lo avrebbe strozzato, godendo come un riccio.

 

 

 

 

 

 Buondì!

Premettendo che sono in ritardo considerevole, mi infliggo un autoflagellazione in vostro onore.

Poi, vi chiedo ulteriore perdono perché questo è u capitolo mooooolto transitorio, ma dovevo vedere come sviluppare le cose anche da questa parte… per cui… perdono!

Ah, qui  http://www.fileden.com/files/2007/7/29/1305728/sora%20roxas%20lolita001.jpg

troverete il disegno di Agito, di Sora e Roxas vestiti da Gothic Lolite! È veramente bellissimo… e sono molto contenta che questa storiella le abbia ispirato questo bellissimo disegno.

Cipotta91: Qui non si vede ancora niente, se non i ragionamenti contorti di Roxas. Ma di solito, uno spettatore onnisciente è sempre più presente di due polli che si fanno delle pare senza saper nulla, che dici? Mi dispiace per il nome! Penso i averlo fatto più volte, vero? Perdono! Ma ho una spiegazione, anche se questo non mi assolve… sono dislessicaXD e se non presto un’assoluta attenzione a ciò che leggo, il mio cervello trova da solo una parola che gli va a genio. Per cui, scusa! D’ora in poi starò più attenta!! Grazie per aver recensito, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! 

Seymour: Grazie per la delucidazione! XD e grazie per non aver mai pensato di abbandonare… mi dispiace che questo capitolo sia così… fermo. Spero che commenterai lo scempio lo stesso! Grazie per aver recensito!

Agito: Grazie di nuovo per il disegno! Spero non ti dispiaccia che lo abbia pubblicato, mi sono scordata di chiedertelo… accidenti. Oh, anima affine, una persona che conosce gli Snow Patrol! Ma gli altri non li conosco... sono sempre più ignorante, eh?XD

Mi dispiace per la staticità del capitolo, fra l’altro, se sei finita qua infondo, ti sarai accorta che questo lo è ancora di più. E la cosa mi da fastidio. Mi devo impegnare di più, eh? Grazie per aver recensito! Spero che recensirai anche questo…  ciao anche ad Alterego!

Edo: Al suo servizio! Grazie a te per aver recensito anche quello precedente! Si, i nostri eroi sono per la maggior parte scemi. Peccato, eh? Ma per la lavata di capo dovrete aspettare!! Mhuahahaha!! Va bene, la pianto… grazie per aver recensito, spero di vederti anche in quest’altro!

Xemnas89: Stavolta sono io che sono in ritardo!XD e capisco cosa significa essere sotto stress per  vari compiti. Maggio orrendo. Mi fa molto piacere che la storia abbia un fondo terapeutico! XD ne sono veramente lieta! Ecco il nuovo capitolo, spero che ti piaccia… grazie per aver recensito, spero di vederti ancora!

 

Bene, signori, anche oggi ho finito!

Giuro che mi impegnerò di più, ve lo prometto! Solo che in questo periodo mi sono ammalata, ho avuto un sacco di verifiche… tutto il carico, insomma. Che bellezza.

Ringrazio ancora chi ha recensito, chi mi ha aggiunta nei preferiti e chi nelle seguite!

Recensiteeeee!!!!

 

Buona notte!!

Bonza Corrotta

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Capitolo 10
*** Il potere della concentrazione ***


Il potere della concentrazione

Il potere della concentrazione

 

Sora stava mostrando un abilità nel nascondersi/fuggire mai visto prima, e, con questo, a pari passo, un ottusità degna di nota.

Perché Sora stava fuggendo dal suo gemello Roxas.

Quasi si rendeva conto da solo che era particolarmente inutile, scappare da una persona con la quale dividi un legame mentale che era datato vecchio di quasi quattordici anni, ma, così come la pulsazione alla fronte dove lui non si era ferito… era terrorizzato.

Non solo aveva rivelato come un pito il loro segreto al suo migliore-amico/forse-qualcosa-di-più, ma si era fatto scoprire subito da Rox. Che imbecille.

Girando per i corridoi della scuola con un passo degno di una ballerina, e no, non gli ippopotami ballerini, ma una vera ballerina leggera e aggraziata… certo, con quei piedoni non si sarebbe mai detto… considerando anche che il suo senso dell’equilibrio da sconcentrato rasentava un pericolo per ogni essere vivente nell’Universo… ma solo in quel caso! Se rimaneva presente riusciva a fare dei discorsi seri con Riku, con Rox… il più era evitare di divagare… come stava facendo ora, porca miseria! Se non ti concentri, il pazzo che hai per gemello ti troverà e ti squarterà, se riesci a controllarti potrai scappare dall’isola, vivere in clandestinità, con un pinguino e una amaca, con solo qualcosa per vivere e… quasi quasi era meglio farsi squartare. Perché un pinguino, poi?!

Il problema era che se lui si sconcentrava, lui non avrebbe trovato Rox, ma lui avrebbe localizzato lui… e si sa che quando si ha quasi la bava alla bocca per l’ira, si ha una concentrazione quasi ossessiva - compulsiva.

 

 

Sora, perso nei suoi pensieri, ma sempre con l’equilibrio di un equilibrista, guardò nel corridoio, dove alcuni studenti stavano transitando, svoltò a sinistra e… un’immagine raccapricciante lo colpì: un ragazzo, che una volta doveva essere stato biondo(ora non si capiva, la fronte stava tuttora sanguinando e l’onda rossa aveva impiastricciato tutta la sua testa), con una camicia di almeno tre taglie più larghe della taglia giusta, in boxer e a piedi nudi era fermo in mezzo alla via. Sembrava che stesse aspettando qualcuno.

Naturalmente, la cosa che spaventò di più il futuro martire Sora, fu i suo viso: lo guardava con un ghigno sadico e disperato sul volto, il mento alzato, dando l’impressione che lo squadrasse dal alto verso il basso… e il sangue che colava dalla fronte di certo non era un bello spettacolo.

Ecco perché anche a lui faceva male la testa.

Accidenti.

 

 

Sora odiava quando Roxas si metteva ad urlare: primo, il tono dei suoi strilli era di una certa sfumatura isterica-ragazzina-adolescenziale, secondo, rimbombava una volta nelle orecchie, e un'altra nel cervello.

Che strazio.

Poi, come se ce ne fosse bisogno! Anche lui sapeva di avere fatto una cagata grande come lo sterco di un mammut, probabilmente… chissà come era grande la cacca di un mammut, avrebbe dovuto verificare, chissà se esistevano dei documenti in biblioteca su…

“Ma la vuoi smettere, per carità, di rimembrare sugli escrementi di un mammifero deceduto da eoni?! Se non te ne fossi accorto, io sto esplicando!”

Perché mai, quando Roxas si arrabbiava usava quel linguaggio arcaico? Non aveva senso! Quando uno si arrabbia,, di solito perde tutto il controllo sulle funzioni fisiche e verbali, no?!

Suo fratello, l’unico uomo al mondo capace di perdere le staffe parlando da galantuomo.

“Sora, ti prego! Prestami ascolto!!”

“Ma si!! Ora, non so come funzioni nella tua testa, ma io i sento sia con le orecchie che con il cervello! Per un totale di due volte! Secondo te riesco a distrarmi due volte contemporaneamente?!”

“Oh, il fatto che tu riesca  passare dalla cacca di mammut alla mia parlata, ne è una prova, non trovi? Ma naturalmente, io non so nulla…”

E si accasciò sul suo letto(prima aveva trascinato Sora in camera loro come un angelo vendicativo in camicia e mutande).

Almeno il sangue si era fermato. Sora aveva paura che con tutto quel sangue che sprizzava fuori per la pressione alta di un Roxas furioso, presto il suo gemello sarebbe morto. E non ci teneva ad essere incriminato in un omicidio.

“…che cosa ti è successo alla testa?”

Roxas, troppo stanco per spiegare, lasciò che i ricordi aleggiassero nella loro memoria condivisa.

Sora chiuse gi occhi e vide le immagini come se fosse stato il fratello, sentendo le sue sensazioni ed emozioni: prima di tutto era intrappolato fra il letto e Axel, con il ragazzo che non sembrava avere alcuna intenzione di mollarlo. Non che a Roxas sembrasse dispiacere più di tanto, lì per lì. Poi, però aveva avvertito i pensieri di Sora e manifesto una rabbia degna solo di uno zombie affamato  da due anni che vedeva gli ultimi esemplari ci cibo volare via, in salvo, su un elicottero.

“Axel, lasciami andare.”

Ma Axel era troppo occupato a rimirarlo nella sua larga camicia e nei boxer(l’indumento era lungo, e i pantaloni bagnati per colpa dei dannati spriccini), per notare il tono o l’espressione che il ragazzino stava facendo.

In realtà non rispose neppure, facendo imbestialire Roxas ancora di più: ora era uno zombie a digiuno da dieci anni.

Con un ringhio sovraumano, il ragazzino, per nulla palestrato, o preparato sugli incontri di lotta, diede una testate pazzesca al mento di Axel e il mento di Axel doveva essere molto aguzzo per provocare un taglio del genere sulla fronte di Roxas, ma ecco spiegato il motivo della copiosa emorragia. Si tolse sa sotto il ragazzo ululante, e urlando:”Scusa, non ce l’ho con te!” era fuggito per i corridoi alla ricerca di uno studente in particolare da fare a pezzi.

Sora riaprì i suoi occhioni azzurri con una consapevolezza nuova/vecchia, ma sicuramente più marcata: li aveva messi nei casini.

Forse, la prima volta che lui e Rox avevano incontrato i loro rispettivi torturatori, una debolezza dovuto alla presa alla sprovvista di Roxas li aveva fatti stare malissimo.

Ma questa volta tutto procedeva con calma, Roxas con Axel e lui con Riku: c’era davvero quel bisogno disperato di provare che il suo migliore-amico/forse-qualcosa-di-più gli volesse davvero  il bene che lui intendeva nel senso romantico?

 

Ma anche se ce ne fosse stato veramente bisogno, e non ce ne, perché lo vediamo come ti guarda, perché dovevi giocare proprio anche quella carta? Ora lui sa che sveniamo per colpa sua e di Axel, per colpa di un sovraccarico ormonale. Non credi che, a conti fatti, la tua situazione di stallo si sarebbe trasformata in una situazione di pericolo/perdita?

 

Non ci avevo proprio pensato.

 

“Sora. Sai che ti ammazzerei in questo momento, vero?”

“Si, e vedo anche come ti piacerebbe farlo.”

“Bene.”

Un silenzio disperato calò sui due, lasciandoli a ponderare su una situazione che non aveva via di scampo.

 

Sarà veramente divertente se Riku parlerà di questa storia al tuo lui, non credi?

 

Non è il mio lui, chiariamo. E giuro che se lo fa lo castro con le mie mani, e dopo saranno affari tuoi, i suoi genitali straziati.

 

Che schifo!

 

Sono solo realista, e ti stavo preparando ad un tuo possibile futuro.

 

Questo non c’entra! Come pensi che io possa pensare a quella cosa?! Sono un adolescente, io!

 

Si, certo. Prima di tutto so che cosa pensi, secondo te, nessun adolescente ci pensa? Forse hai ragione, pratica soltanto!

 

Roxas!

 

A una affermazione stupida, rispondo in egual misura.

 

“Sei impossibile!””Ah, io! Come se io ti avessi messo a nudo con una persona esponenzialmente pericolosa! Poi, lo sai che voglio entrare nel CCI, perché… perché tutto questo capita alla mia umile e modesta persona?!” disse Roxas, buttandosi teatralmente per terra.

“Piantala, scemo! Andrà tutto bene, se rimaniamo uniti! E sono sicuro che Riku non ci tradirebbe mai! Lo sai che è nostro amico!”

“Io so soltanto che è una serpe che striscia sull’erba liscia, e che è un albino non dichiarato, o in realtà ha quarant’anni, non può avere i capelli bianchi a quindici! È impossibile! E che si è innamorato di te, babbuino! I segni sono così evidenti che una stella cometa potrebbe passargli davanti e rimanere al buoi, tanto sono lampanti! E so che, con me, si diverte a rompere i cosiddetti, senza una ragione apparente. Per cui, potrebbe anche dire qualcosa ad Axel. OH, come ti Odio!!!”

Ok, quando Rox faceva così, era meglio lasciarlo sfogare, visto che, di solito non si apriva granché. Sembrava quasi che esplodere/implodere al momento di maggiore stress per entrambi fosse un giochino divertente per lui.

Ma che aveva fatto di male, nella sua vita precedente per finire con un pazzo come gemello, con cui aveva un collegamento mentale, per poi avere gli ormoni raddoppiati nei momenti erano con i rispettivi ragazzi, perché, naturalmente, non potevano andare a scegliere delle ragazze carine. No.

O il suo karma era diventato nero alla nascita, o stava commettendo una brutta azione dietro l’altra senza accorgersene.

Intanto, Rox continuava a volgere le sue parole al vento(cosa di cui era ben consapevole, fra l’altro).

Che noia.

“Piantala lì! Lo so che non eseguito una mossa furba sulla tua scacchiera, ma ormai il danno è fatto e amen! Se Axel verrà a saperlo, buon per te, quello tutte le volte che ti vede tenta di saltarti addosso, non credo che gli dispiacerà apprendere che sei gay, ok?” l’ultima parola lo aveva lasciato imbarazzato a morte.

“Per me, chissene frega! Mi arrangerò, ok? Riku non è una persona cattiva, e anche se sa che… siamo stati male per colpa loro, penso che rimarrà mio amico e anche tuo, se è per questo! Per cui, pianta lì!!” visto che da concentrato riusciva a fare un discorso serio?

Roxas si era appallottolato per terra come faceva di suo solito quando c’era qualcosa che non andava, lasciando una domanda sospesa fra loro.

Sora fu ben felice di dare risposta:” Io penso che Axel rimarrà comunque tuo amico, nel bene o nel male. Per cui, tirati su e fatti dare un’occhiata a quella fronte. Ma di che è fatto quel mento, granito a forma di freccia?!”

“…ha un bellissimo mento, in realtà.”

“Non ne dubito. Ma, a occhi e croce, il suo bellissimo mento di costerà un altro viaggio in infermeria. Andiamo, va’.”

Roxas si alzò stancamente da terra, guardò male un ultima volta il fratello e con aria altezzosa di diresse verso la porta.

“Roxas?”

“Si?”

“Dimmi che hai veramente intenzione di uscire di nuovo in mutande e veramente giuro di ucciderci.”

 

 

 

 

 

 

Buona sera!!!

Ecco a voi, in un aggiornamento lampo-veloce-come-la-luce-in-quanto-luce-è! Sarò stata brava?!

Si, mi sto auto elogiando, me ne rendo conto, ma… non avevo mai scritto così tanto e ne sono felice! Per cui lasci temi crogiolare nel mio brodo di giuggiole…

Ok, finito.

Il mento di Axel mi piace un sacco!XD

In realtà non dico delle cose molto interessanti in questo spazio, nevvero?

…ooook, non ne trovo, per cui la pianto…

Ah, si, una cosa l’ho trovata: vedete, il capitolo precedente serviva a preparare questo(come di solito fanno le cose indietro). Senza di esso non avrei saputo come spiegare alcune cose a venire! Per cui, ecco la ragione di un capitolo altrimenti un poco inutile… sono brava ad arrampicarmi sugli specchi, né?

Va bene, passiamo ai ringraziamenti!!!

Edo: Eccomi, velocissima al traguardo! XD e dire che non ero per nulla convinta del laccio di capelli… ma è una scusa per delle azioni future, per cui dovevo metterlo!! Sono stra-felice che Axelino ti piaccia! Poi, poverino è stato trattato malissimo…XD che mente perversa. Grazie per il complimento… sai, come dicevo a Cipotta91, io sono dislessica(e disgrafica e discalculica, in realtà), e veramente mi inorgoglisce un sacco sapere che ci sono delle persone a cui piacciono le mie storie malate…XD grazie veramente! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto!! Grande sulla puntualità!!XD e no, non darò soddisfazione!!! Mhuhahahahaha!! Be’ un po’ di calma…

Agito: In mia difesa devo dire che Roxas non ha dato proprio una testata ad Axel. O meglio, quello che ne è uscito peggio è Rox… ehe. Sono super felice che Axelino piaccia sia a te che ad Alter Ego!!XD  mi raccomando, a tutte e due: un corpo si può condividere!! I nostri eroi condividono la mente… che situazioni complicate che si vanno a formare, eh?XD si lo so, sto straparlando, ma… volevo ringraziarti tantissimo, sia per le recensioni che per il disegno… grazie veramente. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto!

Sackboy97: Eccomi, al suo servizio, Lord!XD spero che questo capitolo ti sia piaciuto, grazie per la recensione!

Cipotta91: Grazie!X))) si, i nostri due polli parlano! Sono abbastanza scemi anche quando parlano, temo… poverini! E temo che Axel non si avvicinerà per un po’, per il sopruso e per l’orgoglio… non so…XD mi piace instillare dubbi!XD tranquilla, scherzavo! Spero che il capitolo ti sia piaciuto!! A presto e grazie!!!

 

Bene, anche per oggi il mio lavoro qui è finito…

A presto!!

Bonza Corrotta

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** La maledizione dei trentatre stanzini ***


La maledizione dei trentatre stanzini

La maledizione dei trentatre stanzini

 

“Sei in ritardo, schiavo! Muoviti, devi ancora mettere a posto il resto del magazzino!”

 

Rox, calmati, ricordati che sei innamorato di questo schiavista, se lo uccidi te ne pentirai…

 

Sora, ti prego, non infierire.

 

Era da due settimane che Axel lo trattava così, soprattutto dopo l’incidente della testata. Quando, poi, si era presentato alla porta del CCI, con gli occhioni pieni di falso pentimento per avergli quasi slogato la mascella(mentre a lui avevano dovuto dare dei punti), il Despota per antonomasia, l’unico ed irripetibile uomo con la testa ad ananas, lo aveva sì, perdonato, ma in maniera tutta sua: da quel giorno era diventato schiavo/cagnolino del CCI, in balia di ogni capriccio dei membri partecipanti.

Anche quel bastardo di Riku ci aveva preso gusto, chiedendogli più volte di andare a prendere una qualsiasichiunque cosa il suo cervellino da albino non rivelato pensava.

Inoltre, si divertiva come un matto da quando Sora gli aveva parlato della loro simbiosi.

È incredibile quanta gente possa diventare stupida per una cosa tanto banale.

Comunque, tornando alla realtà, appena aveva accettato la proposta di Axel per diventare membro della congrega, questo si divertiva a fargli pulire gli stanzini.

E lo chiamava durante le lezioni per trasportare scatoloni su scatoloni di libri(che prima erano in uno dei vari stanzini), per portarli in biblioteca, o alla preside oppure, cosa veramente geniale, nello stanzino che avrebbe dovuto pulire il giorno dopo.

Roxas non aveva più la concezione di notte e giorno, visto che Axel gli affidava i suoi incarichi di ronda notturna(i membri del consiglio erano tutto fare), non riusciva a studiare perché Axel lo pretendeva per dargli consigli di vita(inutili, fra l’altro), e non riusciva più a far tornare la sua pelle della carnagione naturale. Troppi stanzini bui e polverosi.

Roxas stava sul serio pensando di: 1) darsi del cretino, visto che la situazione, tutta quella situazione, se la era creata lui, 2) di far fuori testa-da.ananas-rosso e, 3) di seguirlo subito dopo nella morte. Tanto la sua pelle era condannata a rimanere grigia per l’eternità, era condannato a un legame con un fratello scemo che si era innamorato del suo migliore amico/bastardo(cof-cof), che si divertiva un mondo, no, un Universo intero ad abbracciarlo e vedere che effetto faceva anche a Roxas.

Che cose divertenti.

 

 

 

“Roxas, sai che hai proprio delle belle occhiaie?”  chiese un Axel incauto alla pausa pranzo, dopo che lo stanco e spossato Roxas aveva messo a posto il tredicesimo stanzino(“Ma quanti cavolo di stanzini ci sono in questa dannata scuola?!””All’incirca trentatre, se mi ricordo bene…”).

No, sul serio, non era una domanda da premio nobel, visto che aveva sviluppato delle occhiaie da dar vita ad un record di primati.

“…”

“Cos’è, non dormi abbastanza? Che fa il nostro sguattero la notte, da essere così stanco?” che ghigno malizioso del cavolo. Lo sapeva benissimo quello che gli affibbiava.

“Scopo. Ho scoperto la gioia del sesso.” Roxas aveva imparato da tempo che ad una domanda stupida come quella appena rivoltagli, il suo interlocutore non si aspettava minimamente che rispondesse con serietà e  sincerità. Provate la mistura con un potentissimo sarcasmo sottile, e le domande idiote saranno presto messe da parte!

Infatti, da bravo uomo con la testa-ad-ananas-rosso, rimase spiazzato.

 

Ma ci ha creduto sul serio secondo te?

Temo di si, Sora.

Ma non hai la faccia…

Devo dare una risposta sincera?

No, non serve, taccio…

 

Il suo gemello era al tavolo con Riku, pochi metri più in la. Ormai il semi-albino aveva imparato quando Sorino(da piccolo Namine si divertiva a chiamarlo così) e Roxy(stesso motivo del Sorino)  comunicavano fra loro. Era un ottimo osservatore, per essere così rompiscatole, accidenti a lui.

 

Riku mi ha chiesto che cosa ti stavo dicendo. Posso dirglielo o cominci a sbraitare come un’erudita ragazzina isterica?

 

Io non sono una ragazzina isterica! E se devi, va bene! Tanto, ormai, non ha più importanza!

 

Ok…

 

Ma guardalo come ride, il bastardo!

 

Avevi promesso niente ragazzina isterica.

 

Infatti il “Bastardo” era molto virile. Le ragazzine non dicono queste cose.

 

Se lo dici tu…

 

“Rox, ci sei? A volte scompari dalla conversazione, sembra che tu ti stia facendo uno di quei viaggi enormi.”

Ah, è vero, era seduto con la luce dei suoi occhi, perché non gli deva l’attenzione che meritava?

Ah, si, la domanda idiota.

“Nulla, è che ero rimasto scioccato che tu abbia creduto a ciò che ti ho detto prima in risposta alla tua battutaccia…”

“Era veramente un sarcasmo magistrale, te ne devo dare atto.”

Roxas rise sereno, in compagnia di quell’idiota che riusciva sempre a farlo arrabbiare.

 

 

 

“È uno scherzo, vero?!”

Inizio di dicembre, un freddo orrendo, notte, e quel decerebrato di Axel gli chiedeva se potevano vedersi perché doveva dirgli una cosa.

Ma stiamo scherzando?!

Rispose al cellulare con una forza incredibile, animato da una di quelle poche scintille vitali che possedeva ancora, dicendo che finalmente era riuscito a pulire il trentatreesimo stanzino, stasera non c’era nessuna ronda e aveva intenzione di dormire e non c’erano santi che tenevano.

Poi, naturalmente, si alzò.

“Dove vai?” Sora che stava praticamente dormendo in piedi, con lo spazzolino in bocca, si sporse dal bagno quando sentì l’irritazione del fratello farsi strada nelle sue ossa.

“Quel cretino di Axel mi vuole vedere nella stanza del CCI. Ha detto che è importantissimo.”

“Ah…” Sora tornò nel bagno a spazzolarsi i denti con un’energia degna di un autobus al sabato, quando magari tu vuoi andare da qualche parte e riescono immancabilmente ad arrivare in ritardo e ad andare a passo di lumaca. Solo al sabato.

“Perché stai pensando agli autobus?””…Nulla, non preoccuparti… Dormi, che è meglio.””Ok”

Roxas si infilò la felpa e uscì.

 

Axel lo stava aspettando davanti alla porta della sede, appoggiato al muro, calmo e tranquillo.

Una visione ultraterrena vedere un Axel calmo/tranquillo. Quasi impossibile, a dire il vero.

Roxas si affrettò(non troppo, però), verso il ragazzo, che lo accolse sorridendo:”Sapevo che saresti venuto.”

“…in fondo sono lo schiavo del CCI, per cui dovevo. Non si sa mai che cosa possiate combinare voi del consiglio di notte.”

“Effettivamente…”

“Allora, cosa volevi dirmi?”

“Prima è meglio se entri, sai. I professori sono di ronda stanotte al posto nostro, e se ci beccano fuori potrebbero pensare delle brutte cose…”

Sarà stato per l’espressione di Axel, o per il buio, o perché si trovava in sua compagnia in un corridoio di notte, ma questo fece arrossire Roxas fino alla punta dei capelli.

“…ok.”

“Eh muoviti! Non ho mica intenzione di stare qui tuta la notte!”

“Senti, io entrerò quando ne avrò voglia, ok?!”

“Ah, questi bambini, che faticaccia che ci fanno fare…” dicendo così si piegò e se lo caricò in spalla, con naturalezza.

“Dai, sei il sacco di patate più leggero che io abbia mai sollevai!”

“Metti giù la mia scandalizzata persona!”

“Eccolo che ricomincia a parlare strano…”

Axel spalancò la porta.

Evidentemente, gli affiliati del consiglio studentesco(più immaginabile come una setta che altro), non dormivano la notte, perché la stanza era illuminata, c’erano gli striscioni attaccati alle pareti e tutti i ragazzi e la ragazza facenti parte dei Cioccolatini.

Ma perché sugli striscioni c’era scritto:”Grande Novellino! Ce l’hai fatta!”?

 

 

 

 

 

 

Benvenuti!!!

Eccoci alla fine dell’ennesimo capitolo! Lo so che sono un poco in ritardo, ma… maggio è un mese urendo. Ma veramente. Io odio fisica.

Comunque.

Povero Roxas, mi fa veramente pena. Mi sento un poco colpevole… chissà come mai…

Ecco a voi l’immagine esplicativa di Roxas spiritato.

Spero vi piaccia! Mi sono divertita un sacco a farla!XD

http://www.spaghettifile.com/view.php?f_id=712975

 

Bene, ora passiamo ai ringraziamenti!

Seymour: Mi dispiace, ma nel vivo non ci siamo ancora una volta! Ma ci stiamo avvicinando piano piano… nel prossimo prometto di essere più incisiva!XD Grazie mille per aver recensito, sono molto lieta che i capitoli precedenti ti siano piaciuti! Spero che ti piacerà pure questo!

Agito: No, anzi, mi fa piacere che mi facciate notare i miei errori! Anche perché io non li vedo(problema dislessia, temo)! E giuro che rileggo prima di postare! Me tapina… T.T

Sono molto felice che tu recensisca, comunque, a prescindere da cosa mi dici!XD Come viene il cosplay? Spero che a tutte e due sia piaciuto il capitolo! Alla prossima, grazie per aver recensito!!!

 

Edo:  Graziegraziegrazie!!!XD sono veramente felice che ti sia piaciuto!! E si, Sora è un poco semo, in realtà un poco tanto, ma… pazienza!XD Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!!! A presto!

Cipotta91: Mi dispiace dirti che l’insanità mentale fa parte dei personaggi e dell’autrice!XD per cui è altamente improbabile che rinsaviscano… lo dico per esperienza… più che allontanarsi, Axel si vendica alla grande, non ti pare?XD

Grazie mille per aver recensito, spero che anche questo capitolo ti piaccia!

Sackboy97: Grazie, e tranquillo, sono io che sono sempre in ritardo… che vuoi farci, la scuola mi massacra. T.T mi fa veramente piacere sapere che la storia ti piaccia sul serio… veramente, grazie! Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo! A presto, stavolta! XD

 

Bene, gente, abbiamo quasi finito anche stavolta! Sbaraccate tutto!

XD grazie ancora a tutti quelli che hanno recensito!

Ma ringrazierò anche coloro che mi hanno nei preferiti e nelle seguite, per non parlare delle ricordate!XD

Grazie sul serio a tutti.

…mi lasciate un commentino alla fine? Per favore…

 

Va bene, me ne vado!

Buona notte!!

Bonza Corrotta

 

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Capitolo 12
*** Il bello addormentato nel corridoio ***


“Che… che cosa significa tutto questo

Il bello addormentato nel corridoio

 

“Che… che cosa significa tutto questo?” chiese un Roxas spaesato sulla spalla di Axel, a mo’ di gufo.

“Che sei ammesso, bimbo! Sei riuscito a pulire tutti e trentatre stanzini, a fare le ronde e a sottostare al superiore!” Disse Larxen, annoiata e spaparanzata sul divano che doveva essere stato portato in quella stanza abusivamente(i club non potevano di certo avere quelle comodità).

“Non dici nulla?””Si, intanto mettimi giù””Ooook, va bene, come sei noiosino…” Borbottò mollandolo per terra con una grazia che poteva essere soltanto innata.

“Ma che carini che siete…” Larxen e i suoi commenti erano una cosa nuova per Roxas. Insomma, un poco di creanza! Era già imbarazzato di suo, se ci si metteva anche lei…

“Axel aveva ragione, arrossisci per nulla.” Axel le sorrise, leggermente complice della ragazza.

“Vero? Poi, ha un caratterino che somiglia al tuo, quando si arrabbia. Solo è un po’ più fine nell’eloquio.”

“Già, Larxen non è certo un esempio di finezza.””Parla per te, Riku!”

Il bastardo per eccellenza aveva fatto la sua comparsa(non che prima non ci fosse, era semplicemente nell’ombra).

“Va bene, prima che cominciate a litigare, potreste dare il benvenuto a Roxas? Infondo, è il nostro nuovo membro!”

Non smettendo mai di guardarsi male, Riku e Larxen dissero insieme con un tono che avrebbe fatto gelare una camera frigorifera:”Benvenuto.”

 

 

Non riusciva a crederci, finalmente era parte del consiglio studentesco! Era una cosa magnifica, così brillante e lucente… no, in realtà, quella era la stanza, visto che quel genio sopravalutato di Axel aveva fatto spesa di alcolici(in realtà di birra, nulla di più serio), ma Roxas non aveva mai bevuto in vita sua e questo faceva sembrare la stanza brillante e lucente… oddio, era perso.

Gli altri non aiutavano: gli illustri Cioccolatini dell’Istituto stavano giocando con un videogioco, anzi, un karaoke. Un karaoke della Disney.

E Roxas si stava sbudellando dal ridere all’esibizione di Axel nei panni di quello stalker del principe Filippo, che avvistata Rosaspina si accinge ad agguantarla.

Uno spettacolo superlativo.

Finita l’esibizione di Axel, Larxen, nel pieno delle sue facoltà cognitive(o  almeno così diceva lei), cantò insieme al principe Luigi, con Riku(che non si capiva se ci fosse veramente con la testa), che interpretò un Baloo alternativo, se così possiamo dire.

In fondo, si divertivano veramente con poco.

Roxas, nel suo stato di euforia indotta dall’alcool, si sentiva da Dio. Ma sentiva che c’era qualcosa che non andava… sentiva la presenza, quasi tangibile del fratello addormentato nella sua mente, che sognava cose senza alcun senso apparente e ciò non era mai successo prima d’ora. E Roxas non riusciva a capacitarsi dell’esistenza del problema, visto che la birra lo aveva strasformato in un essere senza particolare raziocinio.

Improvvisamente, Axel, sempre dall’alto della sua esistenza illuminata, gli diede il microfono e settò il gioco per la canzone di… aspetta, Roxas, questo è uno dai cartoni preferiti di Sora, e tu sei più intonato forse delle unghie sulla lavagna, non puoi cantare…

Sora cominciò a sognare di cantare la canzone di Tarzan e dalla bocca di Roxas uscì la sua voce, intonata e carica di passione, come si conviene per qualsiasi persona che canta canzoni di cartoni animati.

Per i gemelli, però fu solo un sogno(uno perché sognava davvero, l’altro sotto i fumi dell’alcool). Riku, risvegliatosi dal coma nel quale era caduto, riconobbe la voce di Sora e inorridì tutto d’un colpo.

 

 

 

“Ma perché devo portarlo in camera io?! Che si faccia pure scoprire! A me non interessa!” un Roxas tornato alla semi normalità(gli faceva male lo stomaco e la testa, e giurò che non avrebbe bevuto mai più), aveva sulle spalle un sacco di patate più affascinate del solito, che dormiva beato, incurante di ciò che gli succedeva intorno.

“Sei quello con la camera più vicina, per cui lo porterai tu. Senza contare che sono stanca e che Riku se l’è svignata quando sono scoccate le tre, la Cenerentola in ritardo. Per cui lo porti tu.”

“Ma anche io sono stanco! E pesa una tonnellata, e non so neanche dove siano le sue chiavi! E ci sarà il suo compagno di stanza, io non l’ho mai visto e non vorrei disturbarlo e…”

“Ragazzino, stai disturbando me. Per cui, se non ti dispiace, invece che odiarti subito, ti rinvio a giudizio. Ma porta il tuo ragazzo in camera, per cortesia, se non vuoi essere fulminato dalla Dea.”

“Ma che?!””Si, si, non mi importa, portalo solo via. Ah, domani riunione alle tre del pomeriggio, mi aspetto che tu ci sia!”

“Vuoi dire oggi!””Si, quello che è. Non farti beccare novellino. A dopo, allora.”

E lo lasciò lì, nel corridoio buoi con un Axel addormentato in spalla.

Non aveva azzeccato il ruolo di principe Filippo, lui era Rosaspina, altro che frottole.

 

 

 

 

Sfruttando l’ormai rinomata abilità di ninja, Roxas riuscì a portare il bello addormentato davanti alla porta della sua camera, ma ora urgeva il problema della chiave.

Roxas non aveva la più pallida idea di dove quell’idiota le tenesse(e in tasca non c’erano perché aveva già controllato).

Oramai erano le cinque e il ragazzo era veramente stanco, o meglio distrutto. Axel pesava un casino ed era molto più alto di lui e aveva dovuto trascinarlo nel vero senso della  parola per i corridoi fortunatamente vuoti.

Stava meditando se lasciarlo davanti alla porta(il suo compagno di stanza  gli avrebbe aperto) o se tentare di buttare giù la porta a pedate, quando magicamente la porta si aprì.

No, in realtà era stata aperta.

Era stata aperta da un ragazzo dai capelli blu. Oddio.

Era vestito già con la divisa, pronto per andare alle lezioni, se non per il fatto che fossero le cinque.

Guardò Roxas dall’alto verso il basso, per poi concentrarsi su la testa rossa che il ragazzo teneva in spalla.

“Tu devi essere Roxas.” Wow, Axel doveva imparare a tacere. Chissà che gli aveva raccontato…

“Entra, tranquillo. Il mio nome è Saix, piacere.””…piacere.”

“Io adesso esco, tu rimani pure.””No, adesso me ne vado, ho solo portato Axel, visto che si è addormentato…””Davvero? A me sembra così sveglio.””Eh?”

“A mio parere sta facendo finta di dormire. O, magari si è svegliato mentre lo portavi e si è divertito a farsi portare in spalla…”

No, non poteva essere. Non poteva avergli fatto questo. Perché tutti continuavano a fargli dire quelle due frasi?! Si sentiva così monotono!

Be’, nel caso, i gradini li avrebbe sentiti tutti, per cui, pace. La sua vendetta era già stata presa.

“Allora a dopo.” E l’enigmatico uomo dai capelli blu uscì di scena, lasciando la porta aperta.

Roxas sfacchinò ancora un po’ Axel, trascinandolo in camera sua, per poi lanciarlo con rabbia sul letto, così se fosse sul serio stato sveglio, lo avrebbe sentito tutto! MHUAHAHAH!!!

Ok, doveva andare a dormire.

Aprì la porta, fece per uscire, ma vide una luce nel corridoio buio. No, nononono!!!! Perché, in una notte di bagordi, dove avevano fatto più casino del l’inferno stesso, proprio adesso i professori dovevano fare la ronda! Ma non era possibile!

Che brutta anima che doveva avere.

Roxas si richiuse di volata in camera, imprecando sottovoce. Tentò anche di dare un calcio alla porta, la quale di rivelò più dura del previsto per il suo povero pollicione.

Saltellando per la stanza, fra le mani il piede dolorante, si buttò sul letto dove era sdraiato Axel, distrutto.

Era stanco, aveva passato la notte in bianco, voleva tornare in camera sua e nel suo letto.

Si lasciò sfuggire un sospiro di rassegnazione.

Poi, qualcosa cominciò a tremare. Roxas, spaventato si tirò su e guardò terrorizzato il letto.

Non era lui a tremare: era Axel.

Axel che aveva trattenuto le risate fino a quel momento e adesso era arrivato al limite ed esplose nel suo consueto ululato.

“Ma allora eri sveglio!!!””Certo che lo ero!””Come sarebbe a dire, ‘certo’?!””Ma ti pare che per due birre io veda in cagone? Ma per chi mia hai preso?!””Per un uomo morto!”

Nella sua furia omicida Roxas si gettò su Axel con la chiara intenzione di strozzarlo il più a lungo e dolorosamente possibile, ma il ragazzo lo catturò lo buttò sul letto.

Nella loro consueta posizione di disparità.

“Lasciami! Mi hai preso in giro!””No, quindi piantala. È vero, ti ho fatto uno scherzo, ma non mi sembra il caso di arrabbiarsi così tanto.”

Roxas si sentiva impotente, imprigionato fra il materasso e le braccia di Axel.

Voleva andarsene, voleva dormire.

 Soprattutto, non voleva che lo vedesse arrossire.

“Lasciami andare.”

Memore della volta precedente, Axel si tirò subito indietro, ma vedendo che il ragazzino non faceva gesti inconsulti, si rilassò e si sedette meglio sul letto.

“Sai, mi fa veramente piacere che tu alla fine sia voluto entrare comunque nel CCI, anche con l’accaduto dell’episodio traumatico. Ti succede spesso di svenire?”

“Dipende.”

“…ma che risposta è?””Una risposta.”

Roxas si sedette, si tolse le scarpe e tornò sdraiato, accoccolato ai bordi del letto.

“Bene… ti è piaciuta la festa?””Se mi ricordassi qualcosa che non fosse di averti trasportato sulle scale, forse.”

“Sai che quando sei stanco sei simpatico come un pipistrello rabbioso?””Non nominare invano i pipistrelli. Loro sentono tutto.””…e straparli.””No, parlo per esperienza. Fidati.”

Roxas sbadigliò, ormai rassegnato a dover rimanere in quella camera. Almeno, avrebbe dormito, e Axel si poteva scantare, perché  ormai quel letto era suo per diritto imprescindibile scritto dal destino cosmico.

“Ora… sei un membro del consiglio…”

“Mhmm…”(suono indistinto di qualcuno in dormiveglia).

“Meno male che non ti sei intestardito a diventare un vero cioccolatino.”

Roxas si era addormentato, e non rispose con neanche un piccolo mugugno.

Nel sonno, si era girato verso il muro, ossia dove era seduto Axel e stava accoccolandosi li.

Axel sorrise e si stese di fianco al ragazzino dormiente, sorridendo.

Roxas si strinse di più ad Axel inconsciamente.

 

 

 

 

Buon giorno!

Ce l’abbiamo fattaaaa!!! Abbiamo un istante in cui non si uccidono/azzuffano! Lo prendo come una vincita personale.

E la simbiosi sta partendo per testa sua. Ormai è una cosa a se stante, potrei presentarla come nuovo personaggio?

Inoltre, ho aggiornato presto! Fantastico!

L’unica cosa triste è che per il capitolo scorso ho ricevuto solo due recensioni… dove siete finiti tutti?

Intanto, non vi beccate il ringraziamento personalizzato! Aha!

 

Edo: Per il momento, non credo che ad Axel importi particolarmente… non adesso, almeno=)  grazie mille! Sono sempre felice di sapere che procedo bene… almeno per qualcuno… grazie veramente tanto! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!

Sackboy97: Era quello l’intento! XD e sono molto felice di essere riuscita a terrorizzare qualcuno! Si, è una scuola gigantesca, me ne sono accorta anch’io. Penso che mano a mano che il tempo passa, la storia stia prendendo il sopravvento del mio cervello e parli da sola… questo si che mi spaventa. Comunque, grazie mille per avere recensito, spero che anche questo capitolo ti sai piaciuto!

 

Va bene, questo è tutto…

Spero solo che questo capitolo riscuota più successo del precedente.

Tutto qui…

Va bene, me ne vado…

Bonza Corrotta

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Affogando in una tazza ***


Sora si svegliò presto quella mattina, ma con una sensazione di stanchezza che non poteva essere concepita dalla mente umana

Affogando in una tazza

 

Sora si svegliò presto quella mattina, ma con una sensazione di stanchezza che non poteva essere concepita dalla mente umana. Non capendo assolutamente il perché o il percome, decise che non gliene importava più di tanto.

Si guardò in giro per vedere se il suo sfortunato gemello fosse rientrato con il favore   della notte, ma i suoi dubbi furono fugati in  un istante, vedendo il letto sfatto nella cieca ira manifestata la sera precedente prima di uscire, completamente vuoto.

Si concentrò per sentire se Roxas fosse nel loro raggio d’azione, ed, effettivamente lo sentì, ma era come più distante…

Naturalmente, stava dormendo, e la stanchezza che imperversava anche in Sora, permeava ogni cellula cerebrale e muscolare di suo fratello.

Dovevano aver fatto bisboccia fino all’alba, i furbacchioni, totalmente incuranti della scuola il giorno dopo.

È incredibile quanto l’amore possa cambiare le persone, eh.

Sora si alzò, leggermente infastidito per la stanchezza non sua, e si preparò per la scuola, molto svogliatamente.

A colazione di Riku non si intravedeva neanche l’ombra, per Roxas e Axel aveva già pensato di mandare la loro foto a quel programma televisivo che trova le persone.

L’unico era Demix, che pocciava elegantemente il viso nella scodella.

Sora decise che, almeno si sarebbe seduto in compagnia.

“Demix! Buongiorno!” sapeva benissimo di irritare qualsiasichiunque essere vivente che aveva sonno con quella particolare formula del buon mattina, ma si divertiva troppo per abbandonarla.

Non che Demix lo avesse in nota più di tanto. Stava letteralmente affogando nella tazza, e gli rispose con un gorgoglio soffocato.

Se il buongiorno si vede dal mattino, allora sarebbe stato meglio fuggire. In altro stato, possibilmente.

 

 

 

“Oh, be’, certo! Sora è tanto stupido quanto una puzzola puzza! Na na na!!!” un Sora particolarmente alterato parlava da solo per il corridoio gremito di altri studenti(che lo stavano guardando come si guarda un tossico in preda alle allucinazioni), su un commento ben poco lusinghiero che aveva espresso la professoressa di matematica.

Certamente quella materia non gli era particolarmente facile.

Se sommiamo, poi, l’irritazione per essere stato mollato da suo fratello, il suo migliore amico e basta, e dall’ananas rosso per l’intera giornata, allora, matematica digievolveava in  quantistica nucleare.

Inoltre, quel ghiro del suo gemello, aveva dormito sempre! Non si era svegliato neanche una volta una!

Quel ragazzo non era umano. No, entrambi loro non erano umani. E lui era tanto sfigato da essere collegato mentalmente ad un ghiro travestito da umano. Accidenti.

Be’, almeno non era stato costretto ad espatriare.

 

 

 

 

Neppure a cena si era presentato qualcuno dei suoi, ma, nota positiva, sentiva che Roxas stava cominciando a svegliarsi, e soprattutto, Demix era sopravvissuto all’annegamento della temibile tazza e ora somigliava una persona semi-normale. Be’, perlomeno non aveva la faccia nel piatto.

Stavano discutendo su come cantare un determinato pezzo di una nuova canzone, quando il retrocesso migliore amico, fece la sua apparizione nella mensa.

Li raggiunse, si sedette, e aspettò educatamente che Sora finisse di sproloquiare.

Poi, tranquillamente, disse:”Buongiorno.”

Demix, uomo vissuto, si accorse che la bomba inesplosa stava per cedere e si dileguò a velocità della luce verso la brillante salvezza che un altro tavolo(possibilmente vuoto)poteva offrigli

.

“Buongiorno? Ma hai idea di che ore siano?”

“Più o meno le nove e mezza, si.”

“E hai in mente che mi hai lasciato da solo tutto il giorno per poltrire?”

“Sora, sono andato a dormire alle tre. Sono andato solo alle lezioni del pomeriggio, e non sapevo come avvertirti.”

“Ma perché mai siete andati a letto alle tre?!”

”In realtà, io sono fuggito dalle grinfie di Larxen, Roxas non so a che ora sia riuscito a fuggire, ma quando me ne sono andato era ancora completamente perso. Non aveva mai bevuto, vero?”

“Roxas ha bevuto?!” ecco spiegato tutti gli strani sintomi della mattina, dall’alitosi fulminate al cerchio alla testa. Ma che bello, avevano alcolizzato il fratello e lui si doveva beccare il dopo sbornia?!

Che vita ingiusta.

“Solo una bottiglia, non preoccuparti troppo… più che altro era molto allegro.”

“… sono felice per lui.”

Sora aveva intenzione di tenere il muso, e non ci sarebbe stata cosa che avrebbe potuto farlo sbollire di li a poco, no.

“Sora, mi dispiace. So che ci sei rimasto male perché ti abbiamo lasciato da solo… per le prossime serate ti chiamerò, ok? Mi dispiace sul serio.”

Ok, un poco gli era passata, ma solo un po’.

“Ah, non me la sono presa! Scherzo!” meglio buttarla così, anche perché Riku non si scusava tutti i giorni… neanche con lui.

Non che buttarla sullo scherzo lo ingannasse particolarmente, ma almeno gli faceva capire che non era più arrabbiato.

“Be’, che avete fatto ieri sera, allora? Apparte far ubriacare mio fratello, intendo.”

Riku rise e cominciò a raccontare della notte passata, di Axel e Roxas mezzi ubriachi che cantavano insieme, di una Larxen isterica che comandava le operazioni della festa.

Poi, si ricordò una cosa:”Ah, ieri sera hai aiutato Roxas a cantare la Canzone di Tarzan, vero?”

“…in che senso?”

“Nel senso che quando Roxas ha cantato ha cambiato radicalmente voce. Cantava con la tua.”

“Non capisco. Ieri sera mi sembra di aver sognato qualcosa di simile a Tarzan, ma non mi ricordo di aver parlato con Rox. Poi, eravate troppo lontani, la sede del CCI non è dall’altra parte della scuola?”

“Già.”

 

 

 

Roxas si stava svegliando, finalmente. Guardò fuori dalla finestra e vide che era già buio.

Sbuffando per la giornata completamente sprecata a dormire, si rigirò sul fianco e si trovò davanti alla faccia un altro viso, ancora addormentato, con la bocca poco finemente aperta, che ronfava piano.

Il ragazzino si spaventò un attimo, prima di ricordarsi perché Axel fosse nel suo letto, ma quello, in realtà era il letto di Axel, per cui, l’intruso maniaco era lui stesso, in quel contesto.

Che meravigliosi tiri mancini gioca il destino!

Roxas tentò di alzarsi, ma il braccio di Axel, che lo stritolava selvaggiamente, non gli permetteva alcun movimento.

 

No, non ditemi che devo stare qui finché Rosaspina non si sveglia.

Roxas!

 

Sora, piantala di urlare! Che c’è?! Sono incasinato, in questo istante!

 

Abbiamo un problema grosso, a quanto mi dice Riku.

 

Ah, Riku, che cosa faremmo senza di lui…

 

Rox, ascoltami e piantala! Ci siamo fusi, ieri notte!

 

La mente di Roxas formò delle immaginine ben poco raccontabili.

 

Non in quel senso, cretino!

 

Devo ammettere che lo speravo. L’incesto non è mai stato uno dei miei progetti futuri, in realtà.

 

Roxas, hai cantato con la mia voce, a un sacco di distanza da me!

 

In che senso?

 

Nel reale senso della frase, tu ci trovi dei doppi sensi particolari?

 

Ma, non è possibile, eravamo troppo distanti, e non ci siamo mai… ‘scambiati’.

 

Io te lo avevo detto che c’era un problema, tu pensi all’incesto, sei un maniaco in erba, altro che palle.

 

Oh, piantala, adesso arrivo.

 

 

Cosa più semplice a dirsi, che a farsi, visto che ora Axel lo stava usando come se fosse un orsacchiottone.

Accidenti.

Quello stupido uomo non voleva mollarlo! Dopo una lotta disperata durata svariati minuti, Roxas si arrese, di nuovo stanco e ora sudato. Ma che meraviglia.

E si fermò a guardarlo, per l’ennesima volta, come ormai faceva sempre: i capelli lunghi e rossi sciolti e morbidi, finalmente, come quando lo aveva visto bagnato dagli irrigatori bastardi, il volto rilassato, le labbra leggermente socchiuse…

Si accorse di stare percorrendo la linea delle labbra solo dopo quella che doveva essere un’eternità.

Si prese la testa fra le mani e si diede dell’imbecille, perché non poteva comportarsi come una adolescente innamorata, ne andava alla sua autoconservazione e virilità, accidenti!

Axel emise un mugolio scocciato(il suo orsetto si stava dimenando un po’ troppo per i suoi gusti), e Roxas lo guardò di nuovo.

Poteva diventare il suo hobby principale, orami era sempre a fissare il suo viso.

L’avrebbe chiamato ‘l’osservazione di Axel solo per  se stesso medesimo’.

“La pianti di muoverti? Altro che pipistrello, tu sei una tarantola.”

“Continui a fare finta di dormire per approfittare dei miei servigi, vero?”

Axel aprì gli occhi, e sorrise divertito alla domanda imbarazzata e scocciata di Roxas:”In realtà si. Sentire le tue dita sulle mie labbra è stato praticamente sconvolgente, ragazzino. Ma sentire che continui a fissarmi… è snervante, sai? Riesci a rendere un’attività piacevole una cosa da brivido.” Che ghigno malefico che aveva.

“Sei tu che mi tieni prigioniero!”

“Eh, quando hai ragione, hai ragione, Roxas.

Aveva pronunciato il suo nome come la prima volta che si erano conosciuti. Nononono! Non il brivido freddo, non il brivido freddo, no! Per favore, no!

Ma non doveva più preoccuparsi del brivido freddo, ormai.

Visto che Axel lo stava baciando, ora, doveva preoccuparsi solo di non morire, giusto?

Ah, e di non uccidere senza particolare intenzione, anche Sora, visto che si sentiva praticamente pronto per affogare in una tazza di latte.

Ma da dove gli veniva questa?!

 

 

 

 

 

Buongiorno!

Devo dire che Roxas ha la capacità di concentrazione di una farfalla. E credo che tutto ciò sia per colpa mia…

Signori e Signore, abbiamo raggiunto la quota di cinquanta recensioni!!!!! Me è così emozionata!!!

Proprio felice!!!

Veramente, grazie a tutti! Senza il vostro sostegno non sarei mai riuscita ad arrivare tanto lontano… grazie veramente!

 

Edo: Si, il destino cosmico è sopra ad ogni cosa…XD lo so, Axel è tremendamente irritante, a volte. Ma è così carino!! E, infondo, gli vogliamo bene così com’è, no? Poi, in questo capitolo non trovi che si faccia perdonare, in una qualche maniera?;) grazie mille per aver recensito, aspetto di sapere se anche questo capitolo ti è piaciuto!!

 

Sackboy97: è spaventoso, vero? La voce di Roxas non deve essere rinomata per l’armonia, a quanto pare. Chissà come, riesci ad essere sempre al pari, anzi a precedere la trama… come fai? O mi leggi nel pensiero( e questo devo dire che mi farebbe paura), o io che sono prevedibile… accidenti. Davo migliora, eh? Va be’, spero che almeno il capitolo a farti sorridere… grazie mille per aver recensito!

Seymour: Vedrai, la simbiosi ci renderà la vita sempre più difficile… tanto che diventerà un problema, temo. Direi, inoltre che Axel si espone molto qui…XD spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!XD

Cipotta91: Be’, in questo capitolo Axel si diverte, tutto sommato… deduco. Si, si, sta dicendo che la vita è abbastanza buona con lui, tutto sommato. Eh, beata gioventù.

Sora è diventato la macchietta di fondo, povero tato.  Tranquilla, si riscatterà!XD la simbiosi… va da se, non ha bisogno dei nostri eroi per evolversi… accidenti sta fuggendo per conto suo. Tranquilla, la riprenderò. Un attimo… ok, catturata! Spero che anche questo capitolo sia piaciuta! A presto!

Agito: Sono felicissima di rivederti!!! Mi dispiace di averti disturbata anche per via mail! Sul serio, spero di non essere stata troppo invadente… va be’ ormai è fatta. Che belli i piumini!! Gli stanzini, in realtà sono il risultato di mie strampalate associazioni di idee: la mattina che ho scritto quel capitolo, a scuola era venuta a trovarci una ragazza americana, e per scambio culturale, lei ci ha insegnato un suo scioglilingua e noi uno nostro… con i trentatre trentini. XD lo so cade un mondo. Ma ora so “Piter Piper pickle a pack of piccled peppers” o qualcosa di simile. Sono felice che i pipistrelli li abbi notati qualcuno!XD i nostri tati, sempre carini loro! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto,  spero di vederti anche nel prossimo!

 

Bene, signori e signore, anche per oggi abbiamo finito! Vi ringrazio ancora di tutto!

Spero di vedervi anche nel prossimo capitolo!!!

 

Bonza Corrotta

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Fare fragola ***


Fare fragola

Fare fragola

 

Baciare Axel era un’esperienza particolarmente esotica per Roxas.

Già baciare in generale era una novità assoluta, se contiamo pure i simpatici  brividi lo  attraversavano, per non parlare del fatto che continuava soffermarsi sul pensiero di essere baciato da un esemplare di cotale grazia, il mix lo mandava direttamente al manicomio, con camicia di forza omaggio.

Era una sensazione del tutto aliena, in parte pure viscida, ma non sgradevole.

In realtà non sapeva bene come definirla.

Il divertente era che aveva passato ben due mesi a pensare a un possibile contatto romantico con Axel, per poi ritrovarsi a pensare a certe baggianate in un momento come quello!

Insomma, doveva tentare, perlomeno, di impegnarsi! E se ad Axel non fosse piaciuto? Se lui non fosse stato bravo?

Cosa diceva Kairi per queste situazioni?

Istinto naturale, bella roba. Che cosa se ne faceva dell’istinto naturale, adesso?!

Forza, ricordati, ce la puoi fare… ah, certo! Teoricamente, l’uomo ficcava tutta la lingua da lui posseduta nella gola della donna, che( secondo Roxas doveva concentrarsi per non soffocare, ma stava cercando di non divagare), eseguiva dei cerchi con la sua.

Dio, che cosa imbarazzante.

Axel si staccò un attimo per guardarlo con cipiglio:” Non fare ciò che altri ti hanno raccontato, per cortesia.”

Ok, tutto ciò era troppo per la sua testa, figuriamoci per quella di Sora che… ma dove diavolo era? Non lo sentiva più.

“Ok” ma che voce tremolante che aveva usato. No, sul serio, era davvero la sua voce?

“Bravo il mio ragazzo.” Sorridendogli, lo tirò di nuovo a se, ma aspettando che fosse Roxas a prendere l’iniziativa e si fermò a un soffio dalle sue labbra.

Oh, che stronzo.

Roxas lo guardò malissimo: lo vedeva che era in un imbarazzo praticamente mortale, doveva sottoporlo anche a prove di coraggio, adesso?!

Sempre guardandolo con odio, Roxas accettò la sfida, avvicinandosi tremante al viso di Axel, che sorrideva ancora.

E si lasciò guidare da il più puro istinto animale, ossia maniera della belva affamata, facendo un’irruzione violenta nella bocca dell’altro, senza tante cerimonie.

Mai sfidarlo. Mai.

Non che Axel fosse particolarmente dispiaciuto, dalla maniera con cui rispose entusiasta.

A Roxas sembrava di averci finalmente preso la mano, quando la porta si spalancò sbattendo(quella porta si sarebbe rotta presto se continuava ad essere sbattuta a quella maniera)  lasciando entrare un Riku a dir poco livido, e non per il suo colore bianchiccio naturale, ma per la rabbia:”Piantatela immediatamente! Sora è crollato grazie ai tuoi ormoni in festa! Altrimenti ne risponderai direttamente a me!”

Signori e signore, ecco a voi il prototipo ultima generazione del cavaliere albino: buttate il noioso e obsoleto principe azzurro e destriero, questo nuovo modello è maggiormente accessoriato e…

“Ma hai capito si o no?! Sora è praticamente collassato!”

Ah, ecco spiegato il perché della sua assenza all’interno della sua testa. Effettivamente era una spiegazione lampante.

“Scusa se interrompo l’idillio, ma di cosa stai parlando?” un Axel con fare incazzoso sedeva sul letto, uccidendo con lo sguardo il suo capo, che si divertiva sempre un mondo a rompergli le cosiddette uova nel paniere. Non solo alla riunioni! No, ora anche con Roxas!

“Dico quello che ho detto, se tu non capisci sono fatti tuoi!””Ma quello che dice non ha alcun senso! Roxas era qui con me, non è colpa sua se Sora è svenuto! Sono entrambi deboli di costituzione, no? Per questo stanno spesso male!”

“Gli hai davvero detto così? Limonate allegramente senza che lui sappia qual è il vostro problema?”

“Che problema?” una serie di immagini di un Roxas all’ospedale con una malattia incurabile, cominciò a farsi strada nel suo agitato cervello:”Che problema?” richiese, stavolta guardando il diretto interessato.

Roxas sentiva di essere in una di quelle classiche situazioni di merda: il suo probabile ragazzo voleva sapere cose che lui non aveva la benché minima voglia di spiegare, mentre il futuro morto per castrazione a mani nude che portava il nome di Riku, non sapeva farsi i fatti suoi.

Per non parlare del gemello svenuto in corridoio lasciato solo.

Cacca.

E va bene, voleva sapere la storia, gliel’avrebbe raccontata, così si sarebbe spaventato a morte e fuggito e… non Roxas, non pensare troppo, che ti fa male.

Intanto, respira che fa sempre abbastanza bene:”Non c’è nessun problema di sorta! Semplicemente, Sora e io siamo simbionti, e conviviamo mentalmente. E se uno di noi si carica troppo, l’energia in eccesso va a scaricarsi sull’altro, che di solito sta male. Per non parlare di quando ci agitiamo entrambi. Ma, tranquillo, al compimento dei quindi anni passerà!”

Lo lasciò senza parole, perché in fondo, o gli credeva o lo avrebbe considerato un pazzo, grazie, a questo ci arrivava anche da solo.

“Siete… simbionti? Come i pesci e il corallo che a quindici anni hanno la scadenza?”

“… qualcosa di simile.”

“Ed è per questo che quando ci siamo conosciuti siete svenuti entrambi? Per la carica in eccesso?”

“…si.”

“Oh, non vorrei disturbare i lorsignori, ma a due chilometri di distanza c’è un Sora per terra praticamente morto, mi dareste una mano almeno per portare qui il suo cadavere? Così almeno potrò piangerlo.”

“Vieni, povera vedova, andiamo a prendere il tuo defunto consorte!” Axel si era alzato e aveva trascinato via un Riku recalcitrante(“Non è mio marito!”) cavaliere albino alla ricerca del giullare/principessa.

Roxas, aspettando il loro ritorno, si chiese perché e soprattutto come era riuscito a finire in tutto quel caos.

Sul serio, era all’apice della sfiga, mai vista tanta, fino ad allora.

Raccolto Sora e portato in camera, lo stesero sul letto nella speranza che riprendesse conoscenza, prima o poi.

 

Sora, ti prego, svegliati, qui è successo un casino, scusa, non ho pensato alle conseguenze e…

 

Ma lo sai che sei rumoroso a dir poco? Ci sono, non preoccuparti.

 

Il ragazzo aprì gli occhi, realizzando che si trovava in compagnia dei tre moschettieri.

Esordì, sbuffando sonoramente:”Spero veramente che ne sia valsa la pena, perché la testa mi fa ancora male…”

“Scusa.””Scusa un ciufolo d’insalata. O pensi prima o almeno non avere rimpianti. Altrimenti risulti incoerente.”

Roxas si zittì: quando Sora si arrabbiava non era di certo la persona più simpatica del mondo, soprattutto quando aveva ragione e poteva infierire a piacimento sulla preda.

“Lo so che ho ragione, tranquillo.”

Ecco, appunto.

“Sul serio mi dispiace!””Oh, piantala! Come vendetta personalizzata penso che analizzerò i tuoi ricordi uno per uno, immagine per immagine, proprio come detesti, va bene?”

“Fa di me ciò che vuoi.”

“Per cui… è vero?” Axel, il re degli inopportuni.

“Certo che è vero, signor cretinetti.” Riku, l’imperatore degli inopportuni.

I due ragazzini li lasciarono bisticciare fra loro facendo fluire la loro memoria condivisa.

“Ma… avete fatto fragola!”

I due litiganti si ammutolirono seduta stante, Roxas diventò praticamente cianotico e tentò di farsi piccolo piccolo.  

‘Fare  fragola’ era un modo di dire che aveva messo su Kairi da qualche tempo, e significava semplicemente baciarsi per lo più alla francese.

Naturalmente, Sora adorava questo strano modo di dire, che quasi nessun essere umano conosceva, e questo dava adito a fraintendimenti che…

“Che cosa avete fatto?!””Che cosa abbiamo fatto?!”

“Fragola!””Fragola? Ma che dici ragazzino, ci siamo solo baciati e…”

“ E’ quello che intende. Il baciarsi. È tutta colpa di Kairi.”

“Intende, limonare?”””Temo di si”

Ma Sora era troppo occupato per analizzare sapientemente le memorie di Roxas per accorgesi dello scompiglio da lui creato, e a memorizzare possibili perle si saggezza per il futuro, nel caso ce ne fosse stato bisogno.

Per che altro serviva una memoria condivisa, altrimenti?!

“Hai finito? Sai, è imbarazzante vedere il replay.”

“Oh, se ha tenuto quasi sempre gli occhi chiusi…”

“Non c’entra!” l’afflusso sanguigno sulle sue guance avrebbe dato energia a una centrale nucleare.

“Va bene, ho finito!””Sei felice ora?””Più che altro, visto che anche Axel ora sa della simbiosi, vorrei sperare di non svenire più. Speranza vana, vero?”

“Non capisco, Rox, hai detto che siete simbionti, e questo è ok, e che se vi sovraccaricate state male. Ma non riuscite a gestire le emozioni? Vi leggete anche nel pensiero?”

“E credo che quando le barriere siano abbassate si possiedano, in un qualche modo.” Intervenne Riku.

“Eh?!””E’ quello di cui dovevo parlarti! Mi pareva piuttosto urgente, che dici?”

“Che cosa vuol dire?”

“Che Roxas è talmente stonato che delle campane rotte risulterebbero una sinfonia gradevole.”

“Ma non è vero! Ha una bella voce, ieri sera ha…”

“Quella era la voce di Sora.”

Roxas guardò negli occhi il fratello:”In che senso?””Nel senso che tu alla festa hai bevuto(Ah, grazie per il dopo sbornia, comunque), e io stavo dormendo. Nessuno dei due aveva le barriere alzate, così tu hai cantato con la mia voce, o meglio, credo di aver cantato attraverso di te.”

“Ed è un grosso problema?”

“Si, Axel, lo è.”

“Non ci è mai capitata prima una cosa simile: se stiamo male per delle emozioni, figuriamo se ci ferissimo.”

“Dobbiamo chiamare la mamma, forse, lei e zio Ventus…”

“Sono d’accordo, ma magari lo facciamo domani, ti va? Tanto adesso staranno andando a dormire, sono le undici passate… e io sono stanco, visto che al contrario di qualcuno no ho dormito per tutto il giorno.”

“… va bene.”

“Tornate in camera.””Si, mammina Riku! Ai suoi ordini!” Sora, con l’ultimo residuo energetico rimastogli in corpo si avvicinò zampettando a Riku, che lo guardava divertito.

“Mammina?””Mammina! Sei così apprensivo…”

E, battibeccando allegramente, si incamminarono per il corridoio.

Axel, mise fuori la testa dalla stanza e gridò:”Capo! Reggi il piccoletto, un attimo!” e chiuse la porta.

“Mi dispiace, avrei dovuto dirtelo prima.” Roxas trovava che il pavimento fosse particolarmente  interessante, così… pieno di vestiti.

Com’è che non li aveva notati, prima?

Axel gli prese il viso fra le sua grandi mani calde e lo costrinse a guardarlo negli occhi, baciandolo per l’ennesima, sperata, volta.

Un urlo isterico avvertì i due ragazzi che Sora doveva essere crollato di nuovo.

“Ma la volete piantare!” Riku era veramente irritato.

“Che cosa divertente.” Axel guardava la porta ghignando.

“Sono felice che tu ti diverta alle mie spalle.””No, non alle tua, è fare arrabbiare Riku che è divertente.”

“Certo, quanto giocare bendato a moscacieca su un’autostrada.”

“Roxas, non preoccuparti.””E di cosa dovrei preoccuparmi, di grazia?”

“Ci ho messo un sacco di tempo per riuscire a catturarti, ora che sei nella mia trappola non ti lascerò fuggire velocemente. Per cui, finché non dichiari la tua eterosessualità, crollasse il mondo, continuerò a baciarti.”

Che strana dichiarazione. Be’, meglio di nulla, vero?

“Ok.””Grazie.”

Poi, siccome Axel era troppo alto per lui, gli tirò sadicamente in capelli, causando un “Ahi” molto poco convito, in maniera da poterlo baciare ancora.

Dio, era come avere dell’energia elettrostatica nelle labbra.

“Roxas, ti muovi? Guarda che Sora non è mica leggero! E sono certo che rimanere svenuto tutto questo tempo non gli faccia bene al cervello!”

“Il capo ti chiama.” Rise Axel ad un soffio dal viso di Roxas:”Non è consigliabile far arrabbiare il capo, al primo giorno di servizio, oltre tutto.”

Questo accese un’inaspettata scintilla nella mente di Roxas a proposito del CCI:”Ma noi alle tre avevamo la riunione!”

“E chi l’ha indetta, scusa? Il capo è qui, e non mi sembra che sia arrabbiato per la nostra mancata presenza, ma per la seconda perdita di coscienza del suo bello…”

“No, non con Riku. Con Larxen.”

“No, ti prego, dimmi che non è vero, che sono in un programma di scherzi, che…”

“E’ pericolosa?”

“Sarà meglio che ti saluti per bene, prima che tu te ne vada. Potrebbe essere l’ultima occasione per vederci da vivi.”

 

 

 

 

 

 

 

Buon Giorno!!!

Ecco a voi il capitolo!!!

Scusate se non rispondo alle recensioni, ma devo andare!

Grazie a Tutti!!

 

Bonza Corrotta

 

 

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Capitolo 15
*** Costolette! ***


Per Sora cominciò un periodo travagliato, fatto da svenimenti, giramenti di testa, ed infine, in bellezza, da sgradevoli epistassi che lo coglievano del tutto impreparato sempre e solo quando Roxas si andava ad infognare da qualche parte con Axel ad ogni

Costolette!

 

Per Sora cominciò un periodo travagliato, composto da svenimenti, giramenti di testa, ed infine, per concludere in bellezza, da sgradevoli epistassi che lo coglievano del tutto impreparato sempre e solo quando Roxas si andava ad infognare da qualche parte con Axel ad ogni santissimo cambio d’ora.

La sua vita si era trasformata da una lucente pallina di felicità e armonia, con ogni tanto qualche uragano non particolarmente gradito a un cubo angoloso di gelosia(suo fratello aveva ciò che più desiderava e lui non ancora, ma era sicuro che il suo piano malvagio un giorno avrebbe funzionato), un barlume qua e la di dolcezza e preoccupazione da parte di Riku e in un mare di sangue dal naso. Sul serio, era una cosa impressionate, non riusciva a controllarne il flusso neanche volendo.

Sembrava uno di quei vecchiacci maniaci dei manga, visto che, ormai a conti fatti, aveva preso a girare con due stoppini di carta su per le narici sempre più consumate.

Inutile era dire a Roxas di controllarsi, visto che la parte fornita di raziocinio era passata a lui, mentre l’altra metà, ora quella di Roxas, era permeata da ormoni di ogni sorta che giravano liberi e giocondi nel suo cranio, rimbalzando simpaticamente anche in quello di Sora, che ogni tanto si ritrovava a ridacchiare istericamente senza un reale e solido motivo logico.

Poi, a dirla tutta, era felice per Roxas. Non aveva proprio voglia di fargli notare che in questa maniera sarebbe morto di poco, e in aggiunta all’affascinate quadretto, per colpa sua e dell’ananas rosso.

Tanto lui aveva Riku: si era fatto carico delle sue cure mediche, e dei fazzolettini.

A Sora, in quei giorni ti confusione dovuti alla perdita di troppi globuli rossi e ossigeno per il cervello, sembrava di vederlo vestito da infermierina, cosa  impossibile, considerando il suo carattere e…

 

Sora, quello che vedo addosso a Riku è per caso un vestito da infermiera rosa?

 

Oh, adesso non poteva neanche più fantasticare in pace! Infondo era colpa sua!

 

No, ti assicuro che non ho mai pensato a d un Riku in cosplay da infermiera…

 

Oh, piantala Rox! Sono quasi due settimane che state insieme e io sto facendo del mio meglio per sopravvivere! Almeno lasciami pensare in pace!

 

Come vuoi… ah, ha chiamato la mamma, ha detto che a Natale vuole conoscere Axel…

 

Lo so, ho sentito anche io. Sarà divertente vedere la faccia che farà zio Terra quando vedrà “Alexis”, non trovi?

 

No, mr. simpatia, sarà una tragedia come ad ottobre, visto che si rifiuta ancora di parlami.

 

Ben ti sta. Ora, lasciami dormire, per favore.

 

Ti avverto che sta per suonare la campanella.

 

Se vorresti essere molto gentile, potresti aspettare che arrivi Riku in mio soccorso, prima di cominciare a pastrugnare.

 

Sora appoggiò la testa sul banco e tentò di non badare troppo alla lezione di matematica.

 

 

 

Il cavaliere albino,  impavido e livido di rabbia, per nulla immacolato(il sangue di Sora era una cosa incontenibile, che gli aveva sporcato tutte le camicie della divisa da lui possedute), stava correndo alla salvezza della principessa, trovando ad attenderlo un Axel alquanto esagitato, con un Roxas imbarazzato e un Sora irritato.

Che begli amici si era andato a trovare.

Non che fosse sicuro che Axel fosse suo amico, no, non particolarmente.

Senza dire una parola a i due voltagabbana, prese con se Sora, ogni giorno sempre più pallido e avvilito e si allontanò velocemente verso il bagno, rappresentate della salvezza.

Correndo, si rifugiarono al suo interno, pronti per l’esplosione purpurea in arrivo, che, insieme all’euforia di Roxas non tardò ad arrivare.

Sora si accasciò sul lavandino, sfinito, lasciando che l’acqua pulisse quel disastro, insieme a Riku.

“Sora, ti stanno uccidendo.”

“Me ne rendo conto.”

“Devi dire qualcosa a Roxas! Ha le sue responsabilità! Non può sottoporti ad uno stress tale tutti i giorni a tutte le ore!” Riku era veramente stufo di vederlo in quello stato. Ancora un po’ e sarebbe scomparso direttamente.

Ma Sora, sorridendogli dal lavandino con un’espressione enigmatica:”Sono io che ho deciso di non dire nulla, visto che è così felice.”

“Ma…””No, Riku, tu non lo senti come lo sento io. È veramente sconvolgente la sua felicità, ed è la prima volta che la sento da parte sua. Quando io ero felice in questa maniera Rox stava male e non diceva mai nulla, anche se sapeva benissimo che non poteva nascondermelo, e io ho intenzione di fare lo stesso.”

“Questo non toglie che ti stia uccidendo. Diventerai uno spettro e tormenterai le coppie gay di questa scuola.”

“Grazie per l’augurio, eh”

Per Riku vedere Sora in quello stato… non era tollerabile: era sempre così pieno di vita(anche troppo, in realtà), era la sua lucciola… non in senso ambiguo. Ma se Riku era il buio, allora, Sora era la sua lucciola.

A volte si sorprendeva da solo a fantasticare con queste seghe mentali.

Dandosi del deficiente(lucciola?), si disse che, almeno, l’indomani sarebbero cominciate le vacanze natalizie, e forse, i due coala si sarebbero dati un contegno.

Altrimenti, avrebbe sguinzagliato personalmente Larxen, che era ancora sul piede di una guerra nucleare per la riunione mancata.

Oh si, si sarebbe divertito.

 

 

 

 

“Namine! È ora di andare a prendere i ragazzi!” Ventus, l’unico essere in quella casa ad avere una concezione spazio-temporale, tentava di svegliare la sua gemella dal sonno fiabesco in cui era precipitata dopo ave finito una tela particolarmente enorme, e, al tempo stesso, di convincere il suo fratello maggiore che sì, doveva vederli, doveva vedere anche Riku e “Alexis”, visto che a capodanno sarebbero sicuramente andati da loro. Non che ci riuscisse particolarmente.

Dannazione, era un uomo di trent’anni che aveva paura dei suoi nipoti! Non era possibile!

“Non li voglio vedere.””Tanto li vedrai, il problema non si pone neanche, Terra.””Ma non li voglio vedere!””Questo non mi interessa. Tu li tratterai come sempre, visto che sei lo zio, e tratterai bene anche i loro amici. O lo dirò a nostra madre.”

“Come è possibile che a quest’età tu debba ancora ricattarmi con la mamma?”

“Comincia a farti delle domande. Namine, muoviti, è già tardi ed è dei tuoi figli di cui stiamo parlando!”

“Mmmh…””Si, tesoro, alzati!”

La scrollò un’ultima volta e la donna aprì gli occhi inquietantemente all’improvviso, urlando:”Costolette!!!”

I due uomini la guardarono con reverenziale timore, da un angolo della stanza in cui erano fuggiti in extremis, visto che quando Namine sognava nessuno sapeva ciò che sarebbe potuto accadere.

Piano piano si avvicinarono di nuovo al divano dove Namine si era finalmente seduta.

“…dobbiamo già andare?””In realtà dovevamo essere a ritirare i tuoi pargoli più di mezz’ora fa, per cui, dovremmo muoverci…””Ok…”

“Namine?””Che c’è Terra?””Per quale motivo ti sei svegliata urlando costolette?”

 

 

 

 

Sora e Roxas erano praticamente gli ultimi studenti rimasti davanti a scuola, perché, diciamocelo, quando suona l’ultima  campanella che decide l’inizio delle vacanze, ogni essere vivente che si rispetti si volatilizza in un nano-micro-secondo da davanti ai cancelli.

I nostri eroi sostavano depressi e infreddoliti seduti sulle valigie, aspettando quel casino che erano i loro parenti.

Certo che si potevano anche muovere, considerando che erano giorni che nevicava e c’era sicuramente freddo per un’isola quasi tropicale. Chiedevano solo un poco di considerazione in più, non una gran cosa. Solo, il fatto di non essere lasciati a morire assiderati.

Non era tanto, no?

Li sentirono arrivare mentre sgommavano sul cemento bagnato e con cumoli di neve sparsi ai bordi, cosa abbastanza rischiosa, ma in questa maniera capirono immediatamente che la loro candida mammina si era messa al volante e cercava con tutte le sue forze di battere il record mondiale di rally, considerando la loro velocità iperbolica.

Rassegnandosi all’idea di un viaggio poco meno che movimentato, presero le loro valigie e le trascinarono al lato opposto del parcheggio, dove Namine era riuscita a planare senza causare tropi danni all’auto e al parcheggio stesso.

 

 

 

Axel sedeva su una sbilenca poltroncina dell’autobus che portava all’orfanotrofio, ascoltando la musica con un vecchissimo aggeggio per i cd.

Guardando fuori dal finestrino, ripensava a quella sottospecie di folletto giocoso che era Roxas e di tutti i momenti passati insieme delle ultime settimane.

Sorridendo nel palmo della sua mano, facendo dei gran voli pindarici, si mise improvvisamente a ridere con gusto e senza un particolare senso, guadagnandosi un occhiata scocciata da parte di Saix, visto che nelle sue convulse risa lo aveva urtato parecchie volte.

“Non capisco questa tua uscita.””No, amico e non puoi!” disse Axel, sempre ridendo.

“Immagino di non poterlo sapere, giusto?””Corretto!”

“Ok…””Anzi, no, ho bisogno di aiuto! Che gli regalo per Natale?!”

“Sono sicuro che troverai la soluzione, ma ti prego di non rendermene partecipe nella tua ricerca per il dono perfetto.”

 

 

 

 

“Ma che gli regalo per Natale?!”

Il dubbio amletico balenò in testa a Roxas come un fulmine a ciel sereno.

“Ti prego di non coinvolgermi anche in questo.” Gli chiese un Sora semidisperato mentre mettevano a posto il loro vestiario nei rispettivi armadi:”Perché, finalmente non morirò dissanguato per almeno una settimana, ora non puoi chiedermi di ascoltarti mentre parli di lui. Già sento cosa pensi e mi basta. Per non parlare dei ricordi articolati.”

“Per favore! Mi servi, lo sai che insieme formiamo un cervello! E poi, sei tu che hai voluto vedere i replay!””Si, la prima e al massimo la seconda volta! Poi, non vorrei dipendere da t per tutta la vita per avere un cervello pieno, visto che da quanto dici tu da soli non ne formiamo neanche mezzo.”

“Sora, manca solo un anno!””Finalmente!””Di solito concorderei con te, ma ora mi serve aiuto.””Chiedi agli zii.””…non so se hai notato come ci ha accolto zio Terra. E zio Ventus è troppo occupato a tenere sotto controllo lui, per pensare ad altro.””Allora chiedi alla mamma!”

Roxas si sedette sul suo letto, imbronciato.

“Non puoi vergognarti, non per questo!” Sora e la facile lettura del pensiero.

“E’ imbarazzante, va bene?””Rox, convivi mentalmente con me da quindici anni e vedo tutte le cose che fai con Axel, mio malgrado! Perché la mamma ti darebbe così fastidio?”

“Non lo so…”

“Allora piantala di fare i capricci.”

Sora si alzò, lasciando la valigia aperta, o meglio esplosa, in mezzo alla stanza e uscì, con tutta l’intenzione di tornare ai suoi amati video giochi.

 

Tanto lo sai che non mi sfuggi.

 

Roxas, per favore, come regalo di compleanno, posso chiederti di uscire dalla mia testa almeno mentre ammazzo i miei amati zombie?

 

Il nostro compleanno è già passato e ti ho regalato proprio il gioco a cui vuoi giocare adesso, se ben ricordi.

 

Accidenti. Va bene… che ne dici di una cosa che ti ha detto che gli piace ma che non vuole fare sapere troppo in giro? Una cosa solo vostra, insomma.

 

Non saprei, infondo ci conosciamo da poco e…

 

Non mi importa… ora che ho fatto la mia parte, lasciami!

 

E finalmente Sora riuscì a concentrarsi sullo sterminio dei non morti in pace.

 

 

 

 

 

 

Buona sera!

Io chiedo venia.

So che sono in ritardo pazzesco, che il capitolo è transitorio da morire, lo so, lo so!!

Ma non sapevo come fare! Avevo bisogno di un capitolo così!

Per cui, chiedo venia.

Ragazzi, è finita la scuola e io mi sono ritrovata a leggere come una tossica dei fantasy bellissimi e… mi sono distratta. Ops.

Comunque… ora li ho finiti e… prometto di rimanere concentrata.

Lo giuro.

Ok, è ora di piantarla, che ne dite?

Seymour: davvero mi dimentico le parole? Accidenti. Non me ne accorgo, lo giuro emi dispiace! Grazie mille, davvero, per essere sempre presente! Spero di vederti ancora!

 

Miky1991: nuova accolita, che piacere conoscerti! Grazie mille, mi sono sentita davvero lusingata… per tutto. Cerco sempre di metter qualcosa di mio e… ti ringrazio davvero tanto, è importante che le persone apprezzino il mio lavoro e… grazie. Ma non posso rivelarti nulla sulla simbiosi!XD temo che dovrai continuare a leggere per saperlo… spero che i prossimi capitoli ti rendano ancora più interessata. Spero di rivederti!

 

Cipotta91: mi dispiace deluderti, ma dovrai aspettare ancora!XD si, sono una sadica neo dichiarata. Il “fare fragola” è dovuto alla sorellina di una mia amica che va ancora alle elementari e una sera io e la mia amica abbiamo appreso che i bimbi chiamano così il baciarsi… e mi era entrato nel cuore! Ho dovuto inserirlo… era troppo carino!XD forza per l’esame! Grazie per aver recensito!

 

Agito: una reputazione, eh?XD vorrei davvero vedere tu e Alterego come due persone distinte in due corpi distinti… sarebbe stupendo!XD come mai tutti si chiedono come Sora ha intenzione di prendersi la rivincita? Un attimo, per carità, che respira. Già non ci riesce molto bene in questo periodo… sono contentissima che ti sai piaciuto! Ci vediamo presto!!

Sackboy97: Larxen… è una donna con le palle. È fantastica, nella mia testa, ma non so bene come renderla per iscritto… e si, fa paura. Grazie mille per aver recensito, sono sempre felice di farti almeno sorridere! Al suo servizio!XD 

 

Edo: non credo, ma accetto il complimento! Più che altro, sei tu una grande! Ci sei sempre a sostenermi… grazie! Io sono qui solo per intrattenere! E mi fa veramente piacere che ti sia piaciuto!! Grazie ancora!!

 

 

È mia impressione, o ho scritto di più nei ringraziamenti che nel capitolo? Oddio.

Va beh, ho fatto ammenda per non avervi ringraziato la volta scorsa!

Grazie a tutti!

 

Bonza Corrotta

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Astici anarchici ***


“Mamma

Astici anarchici

 

 

 

 

“Mamma?”

“Sì, tesoro?”

“Perché il soffitto di ogni stanza di casa nostra è infestata da quello che sembra un’infestazione invasiva di vischio?”

Acqua guardò stupita sua figlia, come se il suo piano, ancora oscuro a molti, invece fosse palese come il sole che sorge, possibilmente, ad est.

“Be,” disse guardo Namine con cipiglio,”Perché mi andava!”

 

 

Era arrivato il natale, a casa dei nostri sfortunati e simbiotici eroi, e tutti si davano da fare con le decorazioni: Roxas si stava impegnando per convincere suo fratello che no, l’albero non doveva sembrare un cotechino, ma, per l’appunto, un albero di Natale e di togliere tutti quei boa d’oro luccicanti, che facevano solo venire il mal di testa, Ventus si stava dilettando con la cucina, in compagnia di suo fratello maggiore, che in realtà era solo nascosto dai suoi nipoti e non aiutava di certo alla causa di feste serene in famiglia.

Poi, c’era Namine, in quel momento in soggiorno che tentava di capire perché sua madre, dopo una onorata vita alle spalle, donna forte e solitamente lucida, stesse ricoprendo la casa di vischio.

Demenza senile, forse?

Oh, non le importava più di tanto, in realtà, che sua madre facesse come voleva. D’altronde, oramai, al quel numero civico, chi non lo faceva?

“Sora, ti ho detto di no! Non puoi aggiungere altri nastri, così sembra sul serio un cotechino, la soglia di albero-di-Natale-grasso è stata passata dal diciottesimo ciclo di lucine!”

“Taci,  antipatico! Guarda come diventa bello, con questo boa argento e oro e rosso!”

Roxas guardò quello che fu un albero di Natale di plastica, comperato al supermercato, ora un groviglio magistrale di tutto ciò che avrebbe potuto esserci nella scatola degli addobbi appena ripescata dalla soffitta.

“Incantevole.”

“Vero?” Chiese conferma Sora, orgoglioso del proprio faticoso operato.

“No.” Roxas si alzò da terra e andò verso la cucina, visibilmente frustrato.

“Uffa, sei veramente antipatico! Mamma, è vero che tutti quegli addobbi danno un… qualcosa in più?”

Namine guardò a sua volta il risultato ottenuto dai suoi figli con l’albero di Natale e rassegnata dal fatto che sicuramente l’anno prossimo ne avrebbe dovuto prendere un altro, considerando che già quell’affare ondeggiava sotto tutto quel peso, disse:” Magnifico, tesoro”

“Vedi?” Sora guardò Roxas con aria di trionfo, lieto che almeno qualcuno in quella casa gli desse soddisfazione.

Roxas sopirò ed entrò in cucina, dove i suoi zii stavano tentando di preparare una cena di Natale adeguata.

O, meglio, Ventus sfrecciava da una parte all’altra della piccola stanza, mentre Terra era seduto e praticamente coricato sulla tavola, con un muso così lungo che Roxas avrebbe potuto scambiarlo per un cavallo.

Be’, almeno non sarebbero morti di fame.

“Ti serve qualcosa, Rox?”

Ventus stava litigando con gli astici che non aveva nessuna intenzione di venire bolliti per il loro cenone, ma almeno si era accorto della sua presenza.

“Si. O di avere quindi anni, o di vendere Sora al mercato nero della donazione degli organi. Vivo, dopo  alla sua macellazione ci penserà qualcun’altro.” Disse, prendendo una sedia e sedendosi anche lui a tavola.

Ventus ridacchiò, ma la sua attenzione venne richiamata da un crostaceo che stava allegramente filandosela per la cucina, indisturbato.

L’intervento tempestivo di Terra salvò la loro cena, ma al caro prezzo di un dito pizzicato crudelmente.

“Ah, accidenti! Ventus, perché facciamo ancora gli astici per Natale? Sono della creature inutili, e mi fanno anche un po’ schifo, in realtà.”

“Perché la sera della Vigilia non si deve mangiare carne, simpaticone.”

“Ma per quale motivo dobbiamo mangiare dei crostacei anarchici che tentano di fuggire e che si difendono strenuamente e con tutte le loro forze?”

“Perché a mamma piacciono. Piantala di fare il bambino, Terra, se ti fa male va a disinfettarlo. Anche se non ce ne sarebbe bisogno, eh.”

Terra lo guardò male per un po’, poi si alzò e prendendo Roxas per la collottola si avviò verso il bagno.

“Aiutami, dai.””Zio, ti ha pizzicato, il dito non sanguina neanche.””Ti ci metti anche tu, adesso?””A fare che cosa, esattamente?””A rompere le scatole, naturalmente.”

“Non era mia intenzione  nuocere al tuo ormai distrutto ego.”

Terra lo guardò, notando che il ragazzo aveva iniziato a parlare con il dialogo degno della istruita-ragazzina-isterica.

Forse, Roxas si era sentito ferito dal suo atteggiamento freddo nei suoi confronti…

Nha, ma che stava a pensare.

“Per quale ragionevole motivo, da quando siamo tornati, non hai ancora esplicato parola in mia presenza, onorevole zio?”

No, in realtà era arrabbiato come una belva.

“Perché usi quel linguaggio senza senso per parlare quando sei arrabbiato? Fa perdere tutto il patos della discussione.”

“Temo, onorevole zio, che sia una cosa che mi viene naturale dalla nascita.”

E lo aveva detto a Namine di non propinare ai bambini quelle sue serie fantasy.

“Be’, suppongo di non sapere che cosa dire.””Perché, di grazia?””Perché mi sento in imbarazzo, ecco perché.”

Roxas guardò il pavimento con aria colpevole:”Per cui… non sei arrabbiato.”

Terra dovette pensarci su a fondo, prima di rispondere, lasciando Roxas a bollire come un cappelletto nel brodo. O un astice nella pentolona in cui l’aveva costretto Ventus dopo insormontabili fatiche.

“…No, non credo.”

Be’ era sempre un inizio.

“Che cosa posso fare, zio?” che voce lamentosa che aveva in quel momento,”A me Axel piace. E non ho intenzione di lasciarlo. Ma tu sei mio Zio e non voglio essere costretto a scegliere fra l’amore di nessuno.”

“Amore?” Chiese Terra allarmato,”Quale amore?”

Roxas arrossì e lo guardò negli occhi:”Fra il tuo o quello di Axel.”

Fulmine a ciel sereno. Con tanto di onomatopea coordinata.

Terra rimase imbambolato per un poco ad analizzare il poco, in realtà, che gli aveva appena detto il suo quasi - figlio(insomma, era sempre stato più presente del padre, no?).

Ma dopo un quarto d’ora, anche la pazienza di Roxas arrivava alla sua ultima e fatale goccia:”Zio!!”

Amore? Dio, come era possibile? Da quanto era che quei due andavano alle superiori? Ah, si da quattro miseri mesi. E già si parlava di amore?! Dio, non c’erano più i giovani d’oggi…

No, non quelli che mettono incinta tua sorella e poi scappano, ma quelli che aspettano per lo meno il consenso familiare.

Un poco di criterio!

Doveva smetterla di leggere i libri di Namine.

“Io… non so che cosa dirti, Rox.”

“Allora, non dire niente, per favore. Stai zitto, sorridi e annuisci. Ma non pensare mai più a non parlare più con me.”

“Ehi, chi ti credi di essere, bimbo?””Tuo nipote, al quale non hai parlato da settembre.”

E detto questo lasciò suo zio da solo a litigare con i cerotti(Terra non si era ancora disinfettato l’attacco dell’astice).

 

 

 

 

Axel era a caccia.

In realtà, doveva solo trovare un regalo per Roxas, visto che quello per Sora lo aveva già trovato e così pure quello del capo.

Ma loro era pressoché inutili(soprattutto Riku).

Qui ci voleva una pensata di genio, visto che anche il budget offerto dall’orfanotrofio era abbastanza limitato.

Avrebbe dovuto trovarsi un lavoro.

Ma ora, pensiamo le cose importanti! Dunque…

A Roxas non piacevano le cose luccicanti, vistose e pacchiane. Come avesse fatto Axel a finire con uno così era un mistero per molti.

Poi, adorava le cose pratiche e comode. E, anche se non sarebbe mai riuscito a farglielo ammettere, carine.

Qui sul serio bisognava avere un colpo di genio, e non era possibile che il suo ragazzo fosse una persona tanto poco ambiziosa nella sua vita.

Un poco di apparenza! Di stile! Non gli sembrava tanto, no? E non era neanche particolarmente complicato. O almeno così credeva a lui.

Girovagando per le vie affollate del centro, imprecando contro se stesso per la sua dipendenza dal fumo e contro il freddo che gli aveva assiderato una mano, Axel errava, nella speranza che qualcosa nelle vetrine si illuminasse o comparisse una freccia gigante che indicava:”Regalo perfetto per Roxas, comodo, pratico a e carino, per il quale non serve vendere un rene per l’acquisto”, ma nulla succedeva.

E mancava pochissimo a capodanno, accidenti, era già il ventisette!

Non aveva tempo da perdere, doveva trovare un regalo adeguato, o…

Toh, ma quello non era quel rompiballe di Riku?

Il quale era appena entrato in un negozio di peluche?

Axel lo seguì di soppiatto fino all’entrata, dove poteva vedere dalla vetrina il principe albino stava cerando un qualcosa fra i tanti pupazzi.

Poi, però, con un moto di stizza, mise giù uno scimmiotto che mangiava una banana e uscì dal negozio, dove Axel gli aveva teso una trappola.

Non che con Riku funzionasse mai, doveva avere un radar nascosto da qualche parte. Probabilmente nei capelli e i raggi nocivi lo avevano fatto diventare canuto prima del tempo.

Le verità della vita scoperte così per caso.

“Axel.””Capo! quanto tempo!””Sempre troppo poco.””Buon Natale anche a te, Riku! Come stai? Io bene, le feste…””Oh, piantala.””Ai sui ordini, mio signore! Che ci facevi in un negozio del genere?”

Riku sospirò già esausto della vitalità del collega. Perché a lui? Che cosa aveva fatto di male? Stava solo cercando un regalo…

“Volevo un regalo per Sora e ho pensato che un qualcosa di queste cose…” dicendo così buttò un occhio disgustato ai pupazzi in vetrina” …Potesse piacergli.”

Axel guardò accigliato un gattino miagolante di peluche per poi osservare Riku, che sembrava caduto in un imbarazzo mortale.

Ghignando, disse:”Ci tieni proprio tanto, eh?”

Un silenzio imbarazzato riusciva ad essere molto più esplicativo di tantissime parole dette alla rinfusa.

“Sai, mi viene un po’ da ridere… Roxas e Sora sono fratelli gemelli, condividono un legame mentale e sono entrambi gay, da quello che ho capito. Povera la loro famiglia.” Axel si divertiva con molto poco, secondo Riku.

“Sora non è gay! È solo…””Innamorato del suo migliore amico! Chissà, si vedrà, vero?”

E detto questo, sempre allegro, lasciò da solo il ragazzo psicologicamente distrutto, fiero di avere avuto l’ultima parola almeno per una volta.

Poi, siccome non voleva dare a Riku la possibilità di ribattere, si allontanò molto velocemente dal luogo del delitto.

Dopo un tot di tempo sprecato a cercare quel futile regalo(per quale motivo c’era bisogno di un dono materiale per dimostrare il proprio affetto?!), ebbe finalmente il colpo di genio.

 

 

 

 

 

 

Buona sera!

Scrivo dopo la sconfitta dei mondiali 2010! È incredibile, non trovate?

Apparte ciò… be’, chissene frega!

In questo capitolo andiamo alla ricerca dei regali di Natale! Mi ha divertita un sacco, anche se non dovrei dirlo io… ma, si sa, sono una persona un poco pressappochista… aha.

Mi ha fatto molto ridere, nelle vostre recensioni, il fatto che tutti abbiano espresso la loro curiosità per le costolette di Namine…

In realtà… non c’è un motivo particolare. Una volta una mia amica si era svegliata urlando “Costolette!” e non siamo mai riuscite a capire il perché o il percome…

Altrimenti, per fare una cosa simpatica, potreste darmi la vostra idea del perché Namine urla costolette. Poi scegliamo quella più bella!

Si, lo so, non sono una persona così importante da organizzare sondaggi, ma l’idea mi solletica… XD

 

Edo: Ecco a te una crisi isterica di prim’ordine! Povero Terra, maltrattato dai suoi stessi nipoti e da animali marini. Accidenti. Allora buone vacanze, spero di vederti presto e che questo capitolo ti sia piaciuto!

 

Cipotta91: Oh, gli esami… paura, paurissima. XD si, in realtà siamo ancora arrancanti in salita, sia con i regali che con tutto il resto… accidenti, costoro si perdono nell’aree e se ne vanno in giro per conto proprio. Non so se riuscirò a gestirli ancora molto, forse dovrei pagarli di più…  spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!

 

Seymour: chiedo umilmente perdono per i koala. Sul serio, mi dispiace! No, più che Terra, è Roxas ad uscire completamente di testa, ma si sa, i giovincelli d’oggi sono una cosa strana. Namine… penso che sia una cosa genetica, come si più vedere anche Acqua ha le sue particolari uscite. Mah. Spero che ti sai piaciuto! A presto!

 

Agito: Voglio leggerla anch’io quella storia! Deve essere una figata!XD la saga fantasy in cui mi sono persa è quella dell’ Arciere di Kerry di Lynn Flewelling, che ti consiglio… sono sicura che ti piacerebbe! Temo che in questa storia ci siano un sacco di persone fuori di testa… o sarò io quella pazza? I dubbi della vita. Mah. E, si, Sora sopporta, ma si riprende anche alla svelta… Riku viene bastonato dalla sfacciataggine di Axel, che adoro. Lui sa sempre tutto. Va be, spero che il capitolo ti sia piaciuto! Grazie!XD

 

Sackboy97: nah, nessuno sviene, per questa volta! Anche perché se tutti continuano a stare male, questa storia si trasformerà in uno scenario postbellico. E non sarebbe divertente, no? I regali, i regali!!XD arriveranno, promesso!XD grazie per aver recensito, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!

 

 

Bene, signori e signore, a presto e con i regali di Natale! Anche se adesso siamo a giugno. Fa un poco impressione, vero? Brr.

 

Bonza Corrotta

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Capitolo 17
*** Eat my burrito ***


“Eat my burrito

“Eat my burrito!”

 

 

Riku guardava basito il regalo appena scartato: una maglietta viola con sopra un chiwawa  visibilmente fuori di testa, o meglio dire, arrapato, che teneva un burrito gigantesco alla base di una interessante parte anatomica.

E continuò a guardare la maglia con fare disgustato, sempre tenendola in mano, per un tempo che gli sembrò interminabile.

“Allora, ti è piaciuto il mio regalo, Capo?” Il ghigno di Axel si faceva più largo e spaventoso ogni momento che passava.

Naturale che quello obbrobrio fosse un regalo suo! L’aveva visto ad un tipo in stazione e ne era rimasto talmente colpito che lo aveva fermato e gli aveva chiesto dove l’aveva comprata.

In fondo era perfetta per Riku. O meglio, per se stesso, visto che era da due settimane che pregustava il momento in cui il Capo l’avesse avuto in mano, per vederne la faccia.

Due settimane spese in modo egregio, visto come lo stava ripagando Riku.

Fantastico, fantastico.

Era finalmente capodanno, e Axel e Riku erano stati invitati a casa dei gemelli.

Inoltre, invito non era giunto da i due ragazzi, ma dalla nonna in persona, che li aveva accolti con calore e a quello che Riku considerava un ghigno malvagio, ma non si era posto troppe domande, conoscendola da un po’.

La casa era piena di lucine(“Guarda, ti piace l’albero? L’ho decorato io in persona!”) e aveva un eccesso preoccupante di vischio attaccato ad ogni dove, in maniera che erano costretti a girare per le stanze osservando meticolosamente ciò che li circondava(Acqua aveva inventato tranelli particolari per cogliere chiunque in fallo), prima di osare a compiere un passo.

Una cosa stressante.

Poi, visto che non si erano visti per Natale, si erano scambiati i regali, e con ciò era giunto anche l’eat my burrito, di cui Axel sembrava tanto fiero.

Almeno gli altri aveva leggermente sviluppato la parte del cervello che porta al buonsenso, anche se non era sicurissimo per Roxas, visto che stava con eat my burrito.

Il ragazzo in questione era comodamente accoccolato fra le braccia di Axel, entrambi seduti sul letto di Roxas, che se la rideva sotto i baffi. Che non aveva, chissà il perché di questo stupido modo di dire.

Anche quel voltagabbana di Sora se la rideva, anzi, si stava praticamente uccidendo dal ridere, rotolando elegantemente per terra.

Era lieto di dare così tanta felicità al Mondo.

“Grazie.” Tanto non l’avrebbe mai messa, il problema neanche bussava alla sua porta.

“Di nulla, Capo! Sono sempre lieto di farti felice!” quel bastardo di Axel continuava a sfotterlo alla grande.

Perché anche lui non gli aveva preso qualche roba ridicola e si era dato da fare a cercare un regalo?! Perché?!

Perché era stato così serio da comprargli un pacchetto di sigarette(forse nella speranza che schiattasse prima), sapendo che bene o male lui l’avrebbe apprezzato?

Ah, esistenza ingiusta.

“Sora, muori, mi raccomando.” Sora stava ancora beandosi nel suo perpetuo rotolamento e non sembrava volere smettere a breve.

“E’ inutile, sai? Quando ride così neanche io riesco a capire qualcosa.”

Davvero, per quale masochistico motivo Roxas si era messo con un elemento come Axel? Una perdita di raziocinio improvviso? Alzheimer? Aveva perso il suo alleato con più senno, era un’era nera nella storia dell’umanità.

“Perché, che sta pensando?””Continua a ripetere: la sua faccia, guarda la sua faccia, guarda che faccia ha fatto, e sembra che non si sia ancora stancato.” Roxas abbracciò il pupazzo ragalatogli da Axel, accoccolandosi ancora di più sul petto del ragazzo.

Dio, come gli era mancato, il suo calore, il suo profumo…

Alzò la sua testina e lo guardò, il suo ragazzo con i capelli legati del suo regalo, un elastico con due fiorelloni blu. Era totalmente ridicolo e anche Axel se ne rendeva conto, ma era un suo regalo.

Poi, stava da Dio con i capelli legati.

Si guardarono intensamente, avvicinandosi sempre di più e…

“Non provarci!”

Oh, Sora era risorto.

Roxas lo guardò con odio profondo.

“Lo sai che non vi è permesso, stasera! Vorrei rimanere in me, se non vi dispiace!”

Ecco, Sora, sdraiato per terra, con in testa la cuffia a forma di fragola(regalo da parte di Axel) con la faccia intransigente era un vero e proprio spettacolo.

“Sora, lo sai che sono quasi due settimane che non ci vediamo!””Non mi importa!!””Sora, pianta…” ma il ragazzo si pigiò le mani sulle orecchie e cominciò a sbraitare con tutte le sue forze:”LALALALALALALALALà!!!! Non ti sento, non ti sentoooo!!!”

“Guarda che a me senti lo stesso, idiota!”

Sora si tolse le mani dalle orecchie:”è  vero, non ci aveva pensato.””Ma dai, che scoperta. Quando che tu pensi?””Sempre, come solo tu puoi esserne testimone!””Se il pensare a come fare a scaricare i trucchi per il video gioco è un pensiero, allora si, pensi sempre.”

I gemelli si guardarono con astio, e a Axel e Riku sembrò che l’aria crepitasse dalla tensione.

“Sorino,” provò Axel,”Dai, è l’ultimo dell’anno! E non ci vediamo da un sacco!””Chiamami quando l’argomento diventerà interessante, ok?””E, soprattutto, ci è impossibile sfuggire a tutto il vischio che vostra nonna ha sparso in giro.”

“Anche a questo non avevo pensato.”

Roxas e Sora rabbrividirono simultaneamente.

“Che vi prende?” Riku e la sua curiosità.

Roxas, pallido in volto, deglutì e rispose all’incauta domanda:”Che Axel ha ragione. La nonna ha messo il vischio alla Vigilia, e li pensavamo che fosse solo una decorazione innocua, in fondo anche Sora ha trasformato l’albero in una cosa inguardabile,””Ehi!””…ma la nonna no. A cominciare da Natale, ha preteso che le ‘regole del vischio’ siano rispettate. Non ha perdonato neanche una volta.”

Un brivido generale passò in mezzo a loro, li salutò e si mise a sedere in circolo. Anche i brividi a volte si sentono desiderosi di compania.

“Per cui…””I primi a cui è capitato sono stati lo zio Terra e zio Ventus. Non ho mai visto i nostri zii tanto imbarazzati, neanche quando gli ho detto che Alexis non era una donna.”

“Alexis?”

“Lascia perdere.”

 

 

 

 

 

Così, in preda ad uno spirito di autoconservazione, usarono la mappa che i ragazzi avevano fabbricato in quei giorni per individuare tutta quella pianticella malefica e scesero per cena, dove, grazie ad una presa di forza di Namine, era stato tolta, con somma tristezza  di Acqua.

Grazia al Signore, i parenti dei gemelli erano troppo fuori dagli schemi per provare una qualsiasi minima soggezione, e  la cena filò con serenità fino al dolce( preparato da Ventus con la collaborazione straordinaria di Terra), dove, a quel punto,  ragazzi sapevano che sarebbero strabordati, visto la quantità incommensurabile di cibo e, soprattutto, da una nonna che si divertiva in maniera crudele ad esercitare il cosiddetto nonnismo sulle giovani leve, mettendo nei loro piatti una quantità orrenda di roba, pretendendo, in oltre, che mangiassero fino all’ultima briciola.

Ma alla vista di una torta di cotanta bellezza, non seppero dire di no.

Ventus guardò gli “amici” dei suoi nipotini fare l’ultimo sforzo per farlo contento, anche se si vedeva benissimo la dolce sfumatura verdastra sui loro volti all’entrata della torta. Almeno avevano superato le prove di Acqua senza troppa difficoltà… sempre che fossero riusciti a non vomitare.

Anche Terra li guardava, e, benché conoscesse Riku da quando lui e sua madre si erano trasferiti nella casa a fianco, lo trovava nuovo, visto la strana piega degli eventi.

Soprattutto, studiava ogni movimento di Axel: come guardava Roxas, come gli sforava la mano… e, visto che Roxas cercava di non fare trapelare nulla dalla sua espressione, Terra si scoprì a sbirciare le facce di Sora, per altro non restando troppo deluso.

Sora passava da un’allegra chiacchierata con Riku, in cui non c’era assolutamente nulla di ambiguo(e lui lo sapeva bene, visto che era riuscito ad origliare tutto), ad un’imbarazzata compiacenza che non c’entrava assolutamente nulla col contesto.

Voleva forse dire che Roxas si trovava davvero bene con quell’idiota con i capelli rossi?

… per quale motivo aveva quella ciospa rossa legata in due fiorelloni blu?

Va bene, non volava sapere troppo.

Però, guardandoli insieme… non era poi così male.

Terra si ritrovò a sorridere da solo.

 

 

Namine stava studiando i suoi polli( e sua madre) con un’inspiegabile allegria, visto che tutto procedeva bene, senza che nessuno avesse ancora ammazzato nessuno, e questa come non poteva essere non considerata come vittoria personale? Poi, era così felice dei suoi bambini e… dei loro amici.

Infondo, erano effettivamente bei ragazzi, ma non si era mai soffermata sulla possibilità di avere dei gusti in comune con i suoi figli. Ma andava bene lo stesso.

L’unica che la preoccupava veramente era Acqua che aveva chiaramente in mente qualcosa che sarebbe piaciuto solo a pochi(ossia lei stessa), e se avesse potuto, avrebbe fatto di tutto per evitare la catastrofe profetizzata… ma non aveva molte speranze in merito. Per nulla, in realtà.

Finito finalmente il dolce, il caffè, la frutta fresca, quella secca, poi un altro giro di caffè, sembrò che i ragazzi potessero alzarsi da tavola e scappare o decidere di andare in letargo, tanto il cibo che aveva ingerito volenti o nolenti.

Naturalmente, il destino non si diverte se non gioca brutti scherzi, anzi, in certi casi si offende proprio.

In questa particolare missione, Acqua era stata scelta.

Lasciò con tutta calma che i ragazzi si alzassero, si dirigessero satolli in soggiorno senza curasi eccessivamente delle trappole che li attendevano.

Poi, eccolo li! Lì, nascosto nella lampadario, impossibile da individuare se non si sa dove cercare esattamente, uno rametto di infido vischio!

“Sora, Riku!” chiamò il suo sfortunato nipote e quello che avrebbe dovuto essere il suo migliore amico, anche se a lei, anziana kifujin, ci aveva creduto molto poco, dopo che Sora era entrato nell’era dell’adolescenza.

I due che si stavano allontanando senza troppa fretta, si girarono lentamente, ignari di ciò che sarebbe successo di li a poco.

“Si, nonna?” non che suo nipote fosse così sveglio da arrivarci.

Acqua sorrise malignamente:”Siete sotto il vischio, tesoro!”

L’atmosfera, prima calda e rilassata si gelò all’istante.

Sora e Riku, rimasti di sasso, non si mossero, forse morti dallo shock.

Roxas e Axel, mano nella mano, si guardarono attoniti, mentre Ventus e Terra somigliavano di più a due statue di cera.

Namine, dopo il primo colpo iniziale, fu quella che si riprese più velocemente:”Non è vero, mamma. Non c’è niente sul soffitto, ne abbiamo tolto la maggior parte qui, e in cucina.”

“Temo di non aver tolto quello nel lampadario, cara.”

Oddio, sua madre era una pazza.

Lo aveva fatto apposta, sapeva che dopo cena nessuno si sarebbe preso la briga stare attento, soprattutto a ciò che gli era appeso sulla testa.

Sul serio, era da ricovero.

 

Roxas guardava preoccupato Sora, cercava di comunicare con lui, ma riusciva solo a cogliere improperi molto poco eleganti e lusinghieri sulla loro matriarca.

Intanto sentiva la mano di Axel tremare, e sapeva benissimo che stava facendo di tutto per trattenersi dal ridere.

Be’, infondo, lo stava facendo anche lui.

Però, in onore del fratello mezzo morente dall’imbarazzo crescente , si trascinò via quel peso morto del suo ragazzo, uscendo dalla stanza, subito raggiunti dagli zii, Ventus nella loro stessa situazione di soffocamento, Terra rosso in viso come Roxas aveva visto pochi nella sua giovane esistenza.

Sentirono un po’ di trambusto nella sala, e subito dopo, comparvero nel corridoio Namine e Acqua, quest’ultima neanche lontanamente imbarazza, anzi, seccata per essere stata trascinata via.

La piccola cricca si disperse, Axel e Roxas corsero a perdifiato fino alla camera dei gemelli, si chiusero dentro e scoppiarono a ridere disperatamente.

“Rox, tua nonna è uno spasso!” Axel trovava la cosa abbastanza divertente:” Quei due impediti non ce l’avrebbero mai fatta da soli!”

“Hai ragione” Roxas rideva ancora:” E non ce l’anno ancora fatta!”

“Veramente incredibile. Sai che la tua nonnina ha delle vaghe tendenze pervertite, vero?”

“L’ho sinceramente sospettato quando ha fatto baciare i suoi figli. E ora ci combina questo… ah, vieni, tanto fra poco farei compagnia ad un corpo morto.”

“We did it?””Non ancora stanno parlando.””E… che si dicono?””Sai che hai la stoffa da vecchia suocera? Sei incredibile!”

“No, sei tu che mi stai negando il piacere della vita! Avrei in mano il potere per mettere in ginocchio Riku e non farlo più alzare dalla vergogna, e tu, dopo che ti ho anche preso quel pipistrello-pupazzo mi deludi così? Bene, bene. Grazie!”

“Prima di tutto, quello è il regalo di Natale, secondo, già devo vederli io, non ho la forza per raccontarlo.” Roxas rabbrividì fra se.

“Aha, e vorresti cercare di cavartela così, eh?”

“Già, per il momento si.”

Erano tornati accoccolati sul letto come prima di cena, aspettando il fatale congiungimento.

Però, dopo n quarto d’ora, Roxas, non solo era ancora bello presente, ma sembrava anche irritato a morte.

“Rox?””Non capisco che cosa stia succedendo o cosa non stia succedendo, ma non stanno facendo nulla, se non parlare. Di cose inutili.”

“Be’, sai che il capo è un fan delle cose inutili, e a tuo fratello è piaciuta sul serio la cuffia-fragola…”

“Ma io non ho tutta la notte!” Roxas alzò esasperato le braccia al cielo.

Axel cominciò a baciargli piano la testina:”Stai calmo e tranquillo, vedrai che prima o poi si scanteranno e…”

“Axel, smettila, non riesco a rimanere lucido…”

Axel sorrise, sbuffando un poco nei capelli biondi di Roxas:”Ah, quindi se faccio così…”

E gli posò un leggero bacio sul collo:” Non riesci a rimanere presente, eh? Ah, la mia tecnica di amante non è andata perduta, in fondo, sono un genio…”

“Uhm…”

Axel continuò a baciargli il collo, aspettando che finalmente quel cretino del capo si desse una mossa.

Suonò la mezzanotte e Roxas svenne.

 

Buona sera!

A tutti coloro che sono riusciti ad arrivare fini qui… benvenuti, e, vi scongiuro di perdonarmi! Sono andata in vacanza, dimenticandomi furbescamente il pc a casa.

Si, so di essere una cima.

Mi dispiace sul serio, ma mi farò perdonare, lo prometto!

In tanto, forse, gli altri due ce l’anno fatta, io ho scritto di più del normale e… chi è che trova la terza cosa positiva?

Acqua mi è galoppata via dalle mani. A quel punto ho deciso che sarebbe stata una kifujin, ossia una “nobile ragazza marcia” ossia un termine giapponese per indicare una fan yaoi datata.

Le giovani sono le fujioshi, “ ragazze marce”, mentre per i ragazzi è fudanshi, ossia, “ragazzi marci”. Ah, in Giappone sono considerati termini u poco dispregiativi, più o meno come otaku, per cui, se avete la fortuna spacciata di andare a soggiornare li, non usateli.

Ringrazio per l’informazione “Fra e Yumi”, nella postfazione in “Mi vergogno da morire 2”, di cui i detentori dei diritti penso e suppongo sia l’autrice e la casa editrice Magic Press.

Oddio è mezzanotte, la carrozza sta per kamikazzarsi.

Vi ringrazio tantissimo, a tutti coloro che leggono, che mi seguono in qualche maniera, che mi mandano e mail di incoraggiamento!

Ringrazio tantissimo coloro che ci sono sempre come recensori, che non mi hanno mai abbandonata.

In particolare, stavolta, a: Seymour, Vul95, Cipotta91 e Agito!

 

 

Boooooooooooom!!!

Mi rivedrete presto, anche se sembra più una minaccia, che altro!

Intanto mi incammino verso casa, visto che la mia carrozza è passata a miglior vita…

Buona notte a tutti!

Bonza Corrotta

 

... mi lascereste un commentino? Please!!!

Si, si, ho capito, cammino…

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Capitolo 18
*** Il ballo dello Spupazzamento ***


“Secondo te, la nonna ha messo delle telecamere, oltre al vischio

Il ballo dello spupazzamento

 

 

 

“Secondo te, la nonna ha messo delle telecamere, oltre al vischio?”

Notte di capodanno, dopo una sontuosa e deliziosa cena, Acqua, matriarca della famiglia e sospettata fan girl, tende una trappola(in realtà il suo piano era già partito alla Vigilia, ma li nessuno le aveva dato troppa corda) a suo nipote Sora e al suo presunto migliore amico Riku.

Con il vischio.

Se questa si potrebbe denominare cattiveria, non avete mai ben conosciuto Acqua.

Riku era piantato in piedi in mezzo alla sala e non aveva la benché minima idea di cosa fare, anzi, non voleva proprio saperlo, in realtà.

Già il fatto di essere rimasto chiuso in una stanza con Sora dava dei problemi alla sua capacità razionale di analizzare i dati, figurasi l’immaginarsi di telecamere pronte ad immortalare ogni sua singola parola o ogni suo singolo gesto.

Soprattutto il gesto.

Senza contare che con Sora non c’era bisogno di una telecamera esterna, visto che aveva qualcuno dentro al cervello.

Dannazione.

“…Sora, dimmi che stai scherzando.””Non lo so, stavo chiedendo il tuo parere…”

Riku si buttò sul divano con rassegnazione, le mani nei capelli, pronte, nell’eventualità, a farlo diventare calvo.

Sora, dal suo cantone, era peggio che imbarazzato: se un termine per definire ciò che in quell’assurdo momento stava provando esisteva veramente, non si sarebbe potuto dire.

Il-termine-che-non-si-deve-nominare.

Si sedette sul divano con Riku, aspettando che il suo amico tornasse a rivolgergli la parola.

Anche perché, quel silenzio e la tensione accumulata stava diventando troppo divertente.

Sora prese a tremare dal ridere, e si guadagnò un’occhiataccia da Riku, ma ormai era troppo tardi, non c’era più possibilità di salvezza.

“Meno male che ridere fa buon sangue.””Riku, piantala di parlare come una vecchietta.”

Riku lo guardò malissimo, mentre lui cercava di non andare convulsamente in apnea.

“Sora, piantala! Se non l’hai notato, tua nonna è una maniaca, ci hanno chiuso qua dentro e Roxas sicuramente sarà in ascolto! È una situazione imbarazzante, va bene?!”

Sora si gelò e lo guardò negli occhi, incredibilmente serio:”Lo so. Ma mia nonna è sempre stata strana, e Rox è sempre in ascolto, siamo in simbiosi semi-permanete. E ti sei accorto solo adesso che la situazione è imbarazzante? Benvenuto nel mondo!”

“Sora, io…”

Sora continuò a guardarlo molto male.

“Mi dispiace.” Disse con un singhiozzo rasente alla disperazione più pura.

Ecco, questo non se lo sarebbe aspettato da Riku, soprattutto perché quella situazione non era assolutamente colpa sua: infondo era lui che era stato male e l’aveva detto ai suoi e questo aveva dato a sua nonna tutte le carte in regola per cominciare a fantasticare e una donna con tre figli ancora in casa, con solo i lavori giornalieri da fare, ha molto, molto, tempo libero.

Riku non aveva colpa.

Sora girò il viso dalla parte opposta, nella speranza che se non l’avesse visto in faccia sarebbe stato più facile parlarli.

Che falsa speranza resa reale con velocità assurda.

“Sora, ti dispiacerebbe guard…””Si. Dammi un attimo.”

Riku aspettò e aspettò, lasciando che la sua irritazione crescesse  a dismisura, sempre di più, sempre più in alto, ad un livello altissimo, levissimo e purissimo.

Sora continuava a non guardarlo.

Chissà perché, più si è arrabbiati, più si sorride. In quel momento Riku aveva un ghigno malefico stampato sul volto.

Sora decise, dopo un lungo ponderare che avrebbe anche potuto girasi, ma sfortunatamente, si trovò davanti la faccia tirata di Riku, che lo spaventò a morte.

Urlando, saltò sullo schienale del divano e poi cadde per terra.

Non era esattamente come aveva immaginato di parlare a Riku, no, non rivoltato per terra in una posizione assurda.

Chissà come si stava divertendo Roxas.

 

Non ne hai neanche un’idea.

 

Va’ via!

 

Ma io sono sempre con te è una cosa inutile mandarmi via.

 

Si, ma almeno taci.

 

Ok, ora che aveva una parvenza di solitudine, Sora si rimise seduto umanamente, mentre, a quanto pare, Riku aspettava solerte il suo ritorno sul divano.

Addirittura un poco simpatico:”Ti muovi?!” era stato proferito.

Oh, che fatica.

Sora si trascinò faticosamente sul cuscini.

“Grazie, eh, per avermi aiutato e di esserti preoccupato per me!”

“Ero, anzi, sono arrabbiato, Sora! Non è possibile che mentre parliamo tu ti volti dall’altra parte, non lo concepisco!”

“Be’, ero…””Non mi importa un accidenti di quello che eri! È sempre così, quando riusciamo a passare un poco di tempo assieme tu volti lo sguardo verso altro e a me non va! Sono o non sono il tuo migliore amico?!”

Sora abbassò il viso, incapace di guardarlo in faccia.

“No.” Disse piano.

A Riku si fermò il cuore, praticamente. Cosa stava dicendo?

“Non sei più il mio migliore amico da molto tempo, in realtà.” La voce del ragazzo si faceva man mano più fievole, e lui continuava ostinatamente a guardare per terra.

“Ah, davvero? Dovevi dirmelo prima, non avrei sprecato il mio tempo.”

Finalmente Sora alzò gli occhi, vagamente infastidito dal tono di Riku:”Non hai capito nulla come al solito, vero?”

“L’hai detto tu che non siamo più amici per te e da tempo. Sono stato io lo stupido a non capirlo.”

“No, tu sei stupido e basta! L’ira funesta che infinite addusse morte agli achei!”

Sora, in una perfetta imitazione di Achille si buttò a pesce su Riku, atterrandolo sul divano.

Non poteva sembrare, ma in realtà era un ragazzo mediamente forte, soprattutto quando  guidato dalle proprie convinzioni.

Gli si sedette sopra, non lasciandolo scappare, no, non stavolta. E se tutto andava bene non sarebbe fuggito neanche lui.

Naturalmente il fellone non gli dava molta collaborazione:”Scendimi di dosso, Sora!”

“Neanche per idea, brutto lumacone delle nevi! Non hai mai capito nulla e non capirai mai niente! Non avevi capito che io e Roxas eravamo anormali, in una qualche maniera, che stavamo male per un motivo ben più logico di quello che sembra! Ti ricordi quando mi hai chiesto perché io sono svenuto e io sono fuggito? Perché non lo hai chiesto ancora?!”

Riku non aveva mai visto Sora così arrabbiato e così… rosso? Perché aveva quell’espressione ferita?

“Perché saresti fuggito ancora.”

Sora lo guardò male, riconoscendo la propria trave nel proprio occhio:”Forse si, hai ragione. Ma avrei tentato di resistere.”

Si guardarono malissimo, Riku atterrato dal peso di Sora, che in realtà era piuttosto leggero, anche se determinato.

“Allora perché sei scappato?”

I loro visi erano vicinissimi, mentre tentavano di ringhiarsi a vicenda, nonostante la poca distanza li mettesse in imbarazzo.

Sora fu tentato di distogliere lo sguardo un’altra volta, ma non poteva, non in quella titanica gara a chi fulminava di più l’atro.

Anzi, era così concentrato a friggere Riku che non si accorse di rivelare la verità con voce aspra:” Perché sono innamorato di te, cretino.”

Poi si rese conto di ciò che aveva fatto e momenti svenne: spalancò completamente gli occhi, abbandonando l’espressione ostile e mettendo su in viso completamente devastato dell’imbarazzo.

Riku non era sicuro di aver capito bene.

Ma, in fondo era comprensibile per un ragazzo che pensa ad una dichiarazione con un pochino più di romanticismo che i raggi d’odio che uscivano dagli occhi dello spasimante, ma, soprattutto non si aspettava questo da Sora.

No, era lui quello malato innamorato di lui! Non era neanche lontanamente possibile che Sora, benvoluto da tutti, coccolato, in una bella famiglia(non troppo normale) fosse… be’ innamorato di lui.

No, non era possibile che Axel avesse ragione, non esisteva!

“Che cosa hai detto?”

Sora si abbandonò esausto sul suo petto, incurante totale di ciò che poteva essere, era troppo stanco.

Quindi, ripeté atono:”Che sono innamorato di te.”

Non poteva aver capito male ben due volte, no?

Se non fosse stato tanto sollevato avrebbe maledetto Axel con una di quelle bamboline voodoo che Larxen elargiva al Mondo.

Non disse nulla, ma abbracciò il piccolo corpo del suo amico, stretto stretto.

Poi, lo tirò a se, e lo baciò.

In quel momento scoccò la mezzanotte.

 

 

 

 

 

Acqua era soddisfatta del suo operato: no, non aveva telecamere nascoste in giro per la casa(in realtà una volta aveva tentato di installarle, ma Namine l’aveva beccata), ma era abbastanza lampante che quei due finalmente si fossero chiariti.

Almeno adesso si guardavano in faccia.

Era mattina, il primo giorno dell’anno nuovo stavano facendo colazione, scambiandosi gli auguri.

Anche perché, con il trambusto della sera prima non era stato possibile fare gli adeguati saluti al nuovo anno, tranne per Ventus e Terra che avevano deciso di uscire la sera prima e di andare a festeggiare in un pub, se non altro lontano da i nipoti e possibili slinguazzamenti vari(parole testuali di Terra), mentre lei e Namine avevano giocato a tombola fino alle quattro inoltrate, per distrarla, visto che era dilaniata da due parti di se, ossia se dar fiducia  a sua madre e, quindi, credere in  Riku, o di uccidere entrambi e salvare almeno uno dei suoi bambini.

E, siccome Acqua sapeva che il gene di pazzia era perlomeno latente nella sua famiglia(lei stessa ne era una prova concreta, dopotutto), aveva cercato in tutte le maniere di tenerla calma.

 Naturalmente, aveva temuto per la sua vita, ma quando aveva trovato i ragazzi addormentati sul divano abbracciati tutti i suoi dubbi vennero fugati e così anche ogni problema di interruzione di vitalità.  

 

 

 

 

“Allora… ciao.” Sora e Riku alla porta, si stavano salutando.

Roxas e Axel li guardavano dalla finestra completamente basiti: no, cioè, com’era possibile essere così impediti?! Non era umanamente possibile!

Roxas non capiva proprio per nulla, in fondo si erano dichiarati, e ci avevano messo un tempo insopportabile, si erano comportati come due mongoplettici e poi dovevano fare gli imbarazzati?!

“Axel, dimmi che non sto vedendo e ascoltando quello che sembra essere.”

Axel aveva una faccia brutta quasi come la sua:”Non so che cosa tu stia ascoltando, ma per vedere, se vedi due imbecilli comportarsi da idioti, allora temo che tu ci veda anche troppo bene. Anche io, in questo caso. Propongo di strapparci gli occhi insieme dopo questa scena melensa.”

“Faccia strada mio signore. La seguirò ovunque lei mi prometta di non farmi vedere queste scandalose scene. La prego, My Lordo*”

“Non credo di avere questo potere. Ah, a proposito o quasi, ti andrebbe prima che la scuola inizi, di venirmi a trovare a casa mia?”

“All’orfanotrofio?””Mi sembrava di abitare ancora li, ieri sera, poi non so se sono stato adottato nella notte, allora non so quale sia il mio indirizzo attuale.”

“Hai cominciato a parlare strano anche tu, sai?”

“Eh, sarà la tua vicinanza…”

“Sapevo che mi avresti dato la colpa per ciò.”

Axel lo abbracciò e lo voltò verso di se:”Anch’io ne avevo la certezza.” Disse sorridendo.

Stavano per congiungere le loro labbra dopo un tempo che sembrava essere un’eternità, quando, nella mente di Roxas scoppiò un urlo improvviso:

 

Brutto stalker della finestra e della mia mente, non provarci neppure!

 

Oh no, non un’altra volta.

 

Vattene via dai miei pensieri, tu ieri ti sei spupazzato Riku, no?! Adesso è il mio turno.

 

Non osare…!

 

Ma Roxas aveva momentaneamente disconnesso la sua parte pensante per impegnarsi in qualche cosa di primoldialmente piacevole.

E a Sora ricominciò l’incessante nasale fiume purpureo.

Riku, sospirando, prese a scarugare meticolosamente nella sua borsa alla ricerca della scora di fazzoletti.

 

 

 

 

 

 

*”Yes, my Lordo”, tratto dall’anime di Kuroshitsuji, quando Sebastian annuisce alla richiesta di Ciel. Mi è sempre piaciuta questa frase inglese giapponesizzata! Ha un suono fantastico.

 

Buongiornoooo!!!

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Più o meno è successo questo, quando ho letto il numero(e il contenuto, non dimentichiamocelo), delle vostre recensioni.

Mi sono sciolta.

Il che non è un’immagine divertente(dipende sempre da che parte una sta), ma sono così felice…XD

Ragazzi e ragazze, vi ringrazio personalmente dal profondo del cuore, non ho mai pensato che una cosa mia potesse… anche solo essere presa in considerazione, figuriamoci a codesti livelli!XD

Per cui, in un impeto irrefrenabile di gioia, ho schizzato queste cose, che spero vi piacciano!

 

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Guardatele, eh! Anche perché è l’unica maniera in cui posso ringraziarvi…

Passando al capitolo… dovevo farlo. Sapete che ho un’incredibile passione per i flash back? Bene, ora lo sapete!

Se avete in mente una cretina che scrive sorridendo, allora sono proprio io, non dubitate.

Mhuhahahahah!!!

Sarephen: Tu mi lusinghi! No, non smettere, ti prego!XD sono veramente… no, non felice, è troppo poco, direi… fuori di me dall’emozione! E sono veramente orgogliosa che ti piaccia! Grazie tantissimo per avere recensito!

 

Mikhi: Ma io sono molto felice che tu abbia recensito, non importa quando hai deciso di farlo(si, anche all’una mi piace, denota un certo stileXD) e spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo! Grazie!!

 

Cipotta91: Mia vecchia accolita(il vecchio non si riferisce all’età, bensì alla data di unione alla setta)!XD si, non dovrei prendermi tutte queste libertà, ma anche tu mi sei mancata! E no, neanche ciò è un miraggio… anche se potrebbe. Chissà. Ti chiedo perdono per aver fatto aspettare così a lungo! Anche a me piacciono i regali di Natale( che ho deciso io, fra l’altro quindi era naturale che mi piacessero), ma ne vado molto fiera!XD soprattutto la cuffia fragola. Grazie per essere stata ancora qui, pronta ad accogliermi, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!

 

Ka93: Sei una donna fantastica! Ti giuro, io non ce l’avrei mai fatta. A recensire tutto, intendo. Sono una donna pigra… comunque, graziegraziegrazie!!! Non sai quanto mi hai resa felice! Spero di continuare a vederti!!

 

_California Girl_: A te svelati il mistero dello svenimento!XD anche a te, come a Ka93, che vi siete fatte la rampicata dal primo capitolo, ringrazio dal profondo del cuore! Spero di vederti ancora e che questo capitolo ti sia piaciuto!!

 

Edo: E perché dovresti scusarti? Sei qui dall’inizio, praticamente a confortarmi! Anche se arrivi un po’ in ritardo, chissene frega, tanto sono lenta pure io(il che è un gentile eufemismo). Anch’io adoro quella scena, direi che è quella che mi è piaciuta di più scrivere… si, insieme a quella del divano di oggi!XD spero che tu stia bene, non farti buttare giù, mi raccomando! Grazie infinite, spero che anche questo ti sia piaciuto!

 

Seymour: Si, lo so, sono lentissimi! E io con loro, e penso che questo c’entri con il loro comportamento bradipesco… sono felicissima che tu abbia recensito e che continui la faticosa scalata! Grazie di cuore! Spero che ti sia piaciuto anche questo!!

 

Bene, abbiamo quasi finito! Vi ringrazio tuttissimi ancora una volta, poi volo nella luce del crepuscolo(sbrilluccicando?) selvaggiamente.

XD

 

Alla prossima!

 

Gue

 

P.S: Cuffia fragola? Ma dove mi è venuta fuori? E come ha avuto tanto successo?!

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 19
*** Il cucchiaino assassino ***


Lo strano caso del cucchiaino

 

 

Il cucchiaino assassino

 

 

“Roxas, se non la pianti di farti delle seghe mentali giuro che ci uccido. Anche se non è la prima volta che lo dico, stavolta lo faccio!!”

“Non sono seghe mentali, signorino! È buona educazione portare un pensiero quando si visita casa altrui, sto solo pensando a cosa…”

Sora si diresse verso il muro più vicino e, volontariamente e in possesso di tutte le sue facoltà mentali, o qualcosa giù di li, tirò con tutta la sua forza disperata, una grandiosa testata al muro.

 

 

 

Dopo il buio viene, come si sa, la luce.

Ma ciò che Roxas percepiva non poteva avere nulla a che fare con essa. No, troppo dolore.

Ci voleva una soluzione e alla svelta, anche perché, quell’essere che doveva essere suo fratello aveva fatto si che lui crollasse agonizzando in mezzo alla strada.

Lo aveva detto a sua madre che era pericoloso andare a fare la spesa con Sora, ma lei, no, cosa dici, tesoro!

Bene, dopo essersi ripreso aveva tutta intenzione di diventare figlio unico, lavorando lui stesso per ottenere quel risultato.

Strisciando mezzo cieco verso il marciapiede dove Sora aveva tentato il suicidio, tentando di tirarsi dietro le due pesantissime borse della spesa, Roxas si chiese ancora una volta perché, perché, quale infimo scherzo del fato lo aveva obbligato a convivere e sopportare quell’altra parte di se stesso?!

Perché?!

 

Se non la smetti, tiro un’altra testata al muro.

 

Si, così ci verranno a raccogliere con il cucchiaino, poi Axel sospetterà che sei stato tu ad uccidermi e andrà da Riku e lo pugnalerà con lo stesso cucchiaino con cui mi ha raccolto…

 

Eh?!

 

Poi si suiciderà con quello stesso cucchiaino per sentirmi più vicino…

 

Poi dici a me che ho dei problemi?! Ti sei appena fatto un viaggio alla Romeo e Giulietta in cui l’arma del delitto è un cucchiaino, te ne sei reso conto?!

 

“Roxas, sveglia! Qui altro che seghe mentali, c’è un trauma cranico!”

“E, sentiamo, di chi è la colpa?!”

“Mia, grazie, ne prendo il merito con piacere. Basta che non dici più cose così tanto assurde!”

“Ma io non le ho dette, le ho pensateeee…”

 “Rox, siamo in mezzo ad una strada, potresti evitare?”

“Di far che, mio illustro doppione?”

“Di dire cazzate, per cominciare, poi lavoreremo sul resto.”

Sora, anche lui con un mal di testa boia(che, infondo, si era propriamente cercato), raccolse suo fratello e le pesantissime borse della spesa, trascinandosi verso casa.

 

 

 

Ciò che aveva causato questo divertente siparietto non era altro che l’invito da parte di Axel di fargli visita a casa sua.

Ciò che spaventava di più Roxas, come Sora ormai sapeva bene, non era il fatto di andare a casa del ragazzo, ma di non sapere che cosa portare.

Inutili erano stati i consigli di tutta la loro sgangherata famiglia, inutile il consiglio di Riku(della benzina, per inciso, con qualche fiammifero/accendino che dirsi voglia ), quando era passato a trovare i vicini(e Sora).

Tutto inutile.

E, non contento di aver demolito tutti i buoni propositi di aiuto da lui ricevuti, doveva continuare a pensare sempre(!) a cosa fosse andato bene da portare in un orfanotrofio.

Detto questo, era facile intuire la motivazione di Sora quando si era avvicinato furente a quel muro.

E, inoltre, gli era anche toccato caricarsi del gemello e spesa per tornare a casa!

“Ma ti sembra giusto?! Non lo sopporto più! Non fa che pensare a Axel, Axel, sempre ad Axel! Non che lui mi stia antipatico, ma ora in questo momento lo odio!”

Riku guardò il ragazzo con aria di superiorità, dicendo:”Io ve l’avevo detto di portare della benzina e fiammiferi, ma voi noooo! O di stare lontani da lui!”

“Questo non mi sembra che tu l’abbia mai detto, comunque.”

“Beh, l’ho pensato! È sempre stato una spina nel fianco, sin da quando sono stato votato per diventate il presidente del CCI… fino all’infinito e oltre!”

Sora non l’aveva mai visto così irritato, anche perché, mostrare una qualsiasi minima espressione era una ventata di novità.

“Perché?”

“Non lo ha detto a Roxas?”

“Detto che cosa?”

Riku guardò Sora, poi si sedette sbuffando sul suo letto.

Possibile che quell’essere fosse fastidioso anche a distanza?! Perché era in camera sua con Sora e parlavano di Lui?!

“Perché Axel ha dovuto fare lo stesso procedimento che ha fatto Roxas per entrare nel comitato, io no, ho avuto l’onore di essere eletto dal popolo.”

La faccia di Sora tradiva una certa ignoranza sulla questione:”…Eh allora?”

“Ha dovuto sottostare ai mie comandi, anche se era uno studente più grande.”

“…Aha.” Sora non riusciva ad afferrare il succo del discorso, ma era sicuro che, in fondo, non gliene importava poi quel granché.

Riku si arrese all’evidente disinteresse di Sora sull’argomento.

“Riku.”

Un maialino avrebbe avuto sicuramente un suono più educato, quando il principe albino grugnì in risposta del principesso.

“Secondo te, il fatto che Roxas va a casa di Axel, dove non ci sono genitori o controlli sui ragazzi grandi… non implica il fatto che…”

Riku lo guardò, anche perché non capiva il perché era arrossito così tanto:”Che?”

“Be’, sai, conosco i pensieri di Roxas. Fuori sembra così tanto un santarellino, ma… non vorrei che rimanessero troppo soli. Se capisci.”

“No.””Riku, sei un idiota.””No, sei tu che non sai esprimerti! Come faccio a capirti, altrimenti?!””Dovresti!””Ma come?!””Ah, così!”

E Sora poggiò le sue piccole labbra su quelle di Riku, sempre più rosso.

Inoltre, non diede neanche tempo al ragazzo di realizzare cosa caspita stesse facendo, visto che, in  comune accordo con Roxas e Axel avevano deciso di non allargarsi troppo e… ah! Eureka, la famosa luce!

Sora cominciò a baciarlo, stuzzicandolo al gioco.

Be’, chi era lui per rifiutare?

Si trovavano praticamente nella stessa posizione del loro primo bacio, solo che ora erano su un letto, e Olette era fuori con Namine(troppi stress in una volta l’avevano portata a chiede aiuto in una giornata di shopping)…

Sora si staccò e si mise seduto sul bacino di Riku.

“Hai paura che possano spingersi oltre?”

“Li conosci, no? E diventerebbe un problema, lo sai. Roxas mi sta maledicendo  nel suo arguto eloquio, in questo istante, perché lo sto facendo morire dissanguato. Per non contare a quella cosa della ‘fusione’. Pensa a come staremmo se andassimo avanti.”

“Non se ho idea Sora. Ma, visto che, comunque, Roxas sta già sanguinando, torna qui.”

Sora sorrise:”Agli ordini, Capo!”

“Chiamami un’altra volta così e giuro che ti sbatto fuori di casa.”

 

 

 

 

 

“Certo che io e vostra madre, al confronto, eravamo due santi!” esclamò stupito e leggermente irritato Ventus.

Il problema principale del condividere la mente e le emozioni con qualcuno e di perdere litri e litri di sangue(se fosse stato un vampiro avrebbe avuto particolari problemi), era che, con la famiglia che sapeva ciò che significava, era una fra le cose più imbarazzanti dell’Universo.

Soprattutto con uno zio che era riuscito a sopravvivere senza avere particolari problemi o a darne a Namine.

Okay, Namine era stato un poco stupida e sfortunata, ma aveva avuto il buon gusto di aspettare che la simbiosi finisse.

Accidenti.

“Questa volta non è colpa mia!””No, non questa volta, ma in praticamente in tutte le altre. Roxas, cosa avete al posto degli ormoni puri e semplici? Li avete mischiati con qualche cos’altro, è impossibile che…!””Oh, zio, mi dispiace, ma non so che farci!”

Ventus guardò il suo(indisponente) nipote, che in quel momento aveva praticamente due rotoli di carta igienica infilata su per il naso.

Sospirò e disse con calma:”Non era per rimproverarti, Roxas. Mi sono solo stupito… del tempo che cambia: prima di tutto, alla vostra età io ero veramente un bravo bambino. E, inoltre, caro il mio cocchino, avevo rispetto per mia sorella e non mi sarei neanche sognato di farla preoccupare o stare male. Ma sembra quasi che tu e Sora vi divertiate a farlo.”

Roxas lasciò cadere rumorosamente la testa sul tavolo della cucina, semi disperato e semi singhiozzante.

Infondo, suo zio gli aveva appena dato del pervertito e masochista, non delle cose che facevano esattamente piacere.

Mentre Ventus finiva di preparare il pranzo e Roxas agonizzava sulla sedia, rientrò a casa Namine, che, vista la posa e le condizioni del figlio, sopirò rumorosamente, uscì di nuovo e andò a prendere Sora dai vicini, adducendo la scusa del pranzo.

Sul serio, i suoi nervi, fra la madre pazza e i figli un po’ troppo precoci per i suoi gusti, sarebbero ceduti di li a poco, non importava quante giornate di svago riuscisse a concedersi, visto che quando tornava a casa la situazione che le si presentava era sempre quella.

In realtà era tutto un complotto per farla uscire di testa, e lo sospettava già da un po’.

“Rox, vieni in soggiorno?”

Roxas risorse dal suo stato meditativo - coma profondo, si alzò e seguì la voce della madre in sala, dove la trovò con Sora rosso in volto.

“Vi devo parlare, Rox, quindi siediti.”

Roxas andò a fianco del fratello seduto sul divano.

“Allora…” cominciò la donna,” io vi voglio bene. Siete i miei bambini, e li sarete sempre, non importa cosa facciate e con chi. Non importa se state crescendo. Ma, per favore, non potreste controllarvi? È imbarazzante, sia per me che per voi, e lo sapete benissimo! Per non contare il  fatto che la vostra simbiosi sembra diversa da quella che abbiamo affrontato io e Ventus, e non sappiamo che cosa fare se dovesse accadervi qualcosa!”

I due ragazzi si sentirono morire: possibile che tutti li dentro li credessero così tanto libertini? Eppure conoscevano persone che lo erano molto più di loro!

“Per cui… niente. Vi chiedo solo di stare più attenti. Tutto qui.” Namine raggiunse i suoi figli sul divano, sedendosi in mezzo a loro, per abbracciarli:”Vi voglio bene, pulcini. Basta che non mi fate preoccupare più di tanto, ok?”

E i due pulcini dovettero capitolare alla richiesta della madre.

 

 

 

 

 

Kairi era da un po’ che si sentiva esclusa dalla vita che circondava quella dei suoi amici.

Non li vedeva dall’inizio delle vacanze, anche se erano vicini di casa, ed era una cosa che la irritava leggermente.

Così, quel pomeriggio decise di andare a fare gli auguri a quei due scapestrati.

Che si rivelarono gli esseri più ameboidi della terra.

Perché durante le vacanze, invece che uscire e respirare il profumo della libertà c’erano persone che stavano a casa a leggere o a giocare alla play station?

Perché?!

“Mi fa piacere vedere che siete occupati.” Il sarcasmo della ragazza era percepibile.

Roxas, dal suo libro non tirò su neanche il naso, mentre Sora ebbe almeno la decenza di annuire, anche se provava che non la stava ascoltando affatto.

Eh, va be’.

“Sora, hai un altro joystick?”

“Si, è bellissimo quel vestito.”

“Sora, ti prego, ascoltami quando parlo.”

“E anche il cappello.”

Kairi era irritata al massimo della potenza.

Per fortuna(per Sora, più che altro), Roxas uscì dal libro:”C’è ne uno in camera nostra, penso. Sotto il letto di Sora, ma attenta a tutto il resto del mondo che ha cacciato li sotto. Potresti prendere il tetano se non stai attenta.”

“…ok.”

Così Kairi cominciò la ricerca del joystick perduto nella camera dei gemelli, cosa non da poco, considerando il caos imperante.

Dopo mezz’ora di caccia al tesoro, lo intravide non sotto al letto(non c’era un Mondo, no. Un Universo sarebbe stato più d’aiuto per dare l’idea.) ma, bensì, sulla scrivania, semi sommesso da quelle che erano… fotografie.

Kairi ne prese una in mano e… capì per quale motivo non si erano fatti sentire in quelle settimane.

Corse in sala divertita, con in mano tutte le foto presenti sulla scrivania.

Poi, scelta una in particolare, la mise in faccia a Sora:”Non mi avevi detto che avevi trovato un marito!”

Sora, alla parola ‘marito’ si risvegliò magicamente, esplodendo con un “Eh?!”.

Ma Kairi non aveva finito: andò di soppiatto da Roxas(che continuava imperterrito a leggere) e scelse anche per lui un immagine:”Siete cattivi, però, non mi avevate detto nulla! E neanche invitata al matrimonio!”

A quel punto, anche Roxas era sveglio e apprendeva.

Ora si che la ragazza era contenta!

 

 

 

 

 

 

Buondì!

Ragazzi, sono distrutta. Argh.

In realtà, la colpa è solo mia, visto che al mio ritmo di vita, a volte do una scossa un poco troppo forte, tipo non dormire per una notte intera e poi andare a lezione di matematica alle nove e mezza di mattina.

Si, è colpa mia.

Per i resto… mi diverto troppo a scrivere! Anche se non dovrei dirlo, visto che è naturale, ma… mi diverto a fare anche i compiti di italiano, momenti, e questo è dire tanto.

Non guardatemi così, so già di essere pazza!

E Kairi… anche se all’inizio non fa parte della storia, apparte essere un’appendice petulante, adesso entra! Wiiiiii! Una ola per lei!

Ricordate che i cucchiaini sono esseri potentissimi!

 

Sarephen: Non so da dove cominciare, se non con un grazie! Sono con te per il Grande Tempio!!! E sono felice che la storia continui a piacerti! Anche se il mio ego si sta gonfiando più del dovuto… ma pazienza!XD grazie infinite per aver recensito!!

 

Fly89: Eccomi, pronta a soddisfare un desiderio! Sono contentissima che tu ti sia tuffata e che ti sia divertita nel leggerla! Grazie per aver recensito!

 

Ka93: Larxen è la spacciatrice ufficiale di bambole voodoo, non sminuiamola, che altrimenti ci fa fuori…XD la pubblicità… è venuta dal cuore. Grazie per aver recensito!!

 

_California Girl_: Grazie mille!^^ Roxas è così carino… apparte che la mia immagine mentale è leggermente distorta, ma… grazie per aver recensito!!

 

Edo: Grazie, grazie, sono orgogliosa dei miei disegniXD e purtroppo… si, sono due imbranati, e temo che sempre li saranno. Perché, effettivamente, non sono mai stati troppo svegli, no. Axel e Roxas… hai ragioneXD Ah, e no, non sono clemente, sono semplicemente giusta, visto che a voi tocca ad aspettare me! Grazie ancora!!

  

Seymour: Hai compreso la vera essenza di Riku! Era quello che tentavo di fare passare attraverso parole gentili… uhm. Sono felice che ti sia piaciuto!! Grazie!

 

Cipotta91: Anch’io la voglio! Fondiamo un club con la cuffia a fragola! E poi… anch’io attendevo questo momento. Solo che prima non ci entrava, non so se capisci. Qui, anche con la forzatura della nonna maniaca, perché è questo quello che è, sembra giusto… e la cosa mi spaventa, devo dire. Paura. Comunque, grazie per esserci sempre!

 

Shine Mizuki: Non so, dovrei chiedere loro… e ultimamente mi spaventano, devo dire!XD Sono felicissima che la storia di piaccia, e orgogliosa dei miei disegni spastici! Grazie infinite di aver recensito!!

 

 

Uff.

Non scrivete mai mentre guardate un film, finite per distrarvi e di metterci delle ore.

Tipo io, adesso.

Ah, Acqua ringrazia educatamente tutti! Anche lei è molto fiera del suo operato…

A presto!

Gue

 

 

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Capitolo 20
*** Tutto una Tempistica ***


Roxas era sul autobus, con la musica sparata nelle orecchie, e stava cercando disperatamente una maniera per riuscire a sgusciare nella folla compressa(neanche nelle più brillanti fantasie di un essere in trip ci sarebbero state ottantotto persone comode

 

Tutto una tempistica

 

Roxas era sul autobus, con la musica sparata nelle orecchie, e stava cercando disperatamente una maniera per riuscire a sgusciare nella folla compressa(neanche nelle più brillanti fantasie di un essere in trip ci sarebbero state ottantotto persone comode sul mezzo, checché ne dicesse il sapiente cartello appiccicato alla parete) per raggiungere un schifosissimo e sporchissimo sedile libero.

Cosa praticamente impossibile, visto che, apparte le persone munite di gigantesche borse della spesa, avrebbe dovuto affrontare anche i temibili anziani che, per non far sedere nessun altro vicino a loro, si mettono sul sedile esterno.

Se provi a chiedere se puoi sederti, vieni fulminato.

No, la vita di coloro che prendono i mezzi pubblici non è di certo semplice.

Ma a Roxas importava fino ad un certo punto: dopo un po’ che uno si è abituato, quando cerca un posto lo vede al colpo d’occhio e in quel momento non riusciva nemmeno a darlo, quel colpo d’occhio.

Per cui si rassegnò in fretta, si trovò un posticino non troppo vicino all’ascella di quel signore e neanche troppo lontano da quella vecchietta che stava mettendo a posto le borse della spesa in maniera da prenderle velocemente prima di scendere alla fermata.

È tutta una questione di logica e tempistica.

E stava consumando una tragedia, visto che non riusciva ad arrivare ad abbassare il volume della musica e le cuffiette vomitavano:”Call me Artemis Fowl, YEEEAAAAHH!!*” ad una frequenza sonora udibile anche a tredici chilometri di distanza, guadagnandosi degli sguardi molto poco simpatici da parte della vecchietta.

No, Roxas sentiva che non si sarebbe alzata per fargli posto.

Come se gli servisse anche la vecchietta per sentirsi male.

Kairi aveva già fatto abbastanza per imbarazzarlo a morte, e con lui Sora.

Si era proprio divertita, la piccola bastarda.

Ecco, se volete non pensare a cosa vi è accaduto di brutto nella giornata, non rimanete con voi stessi e con la vostra musica preferita, perché, immancabilmente vi fermerete sulle canzoni più malinconiche che avete, a pensare alle vostre sventure.

Ossia, quello che stava capitando al nostro piccolo eroe al momento.

 

Lo sai benissimo che non serve a niente pensarci, vero?

 

Parla per te. Io sono ancora traumatizzato a morte. Mi sentivo un topo in trappola.

 

La situazione era condivisa in tutto e per tutto.

 

Lo so, non c’è bisogno della tua conferma.

 

Ma come siamo acidini.

 

Si, lo siamo. Sora, Kairi è una bomba inesplosa! Adesso tutta la scuola saprà degli affari nostri!

 

Sulla bomba sono d’accordo, ma non credo che Kairi sia così poco furba. Lo sa che ci farebbe arrabbiare, per non parlare di Riku ed Axel. Non rischierebbe tanto.

 

Se lo dici tu…

 

Non preoccuparti. Piuttosto, vedi di sottostare alla regola della mamma, una volta arrivato da Axel.

 

La genitrice non si deve crucciare, lo sappiamo entrambi.

 

Ma io no. E non mi fido ne di te, ne di lui. Soprattutto di te.

 

Quanto la fai lunga! Ah, è la fermata.

Roxas spintonò il signore dall’ascella grondante, si fece largo fra una graziosa scolaresca salita al precedente stop e riuscì, non si sa come a scendere.

Poi, si accorse di una cosa.

 

 

Sora?

 

Nh?

 

Sai che l’orfanotrofio dista sette chilometri da casa nostra?

 

E allora?

 

Allora perché riusciamo a comunicare?

 

Perché siamo degli sfigati, io nella fattispecie, visto che sono legato a te…

 

No, no, no! Prima erano venti stupidi metri! Li avevamo contati!

 

Ah, Rox, ormai siamo spacciati.

 

 

 

Così, con il silenzio stampa da parte di entrambi e con un altro peso nel cuore, Roxas arrivò lemme lemme  davanti alla casa del suo ragazzo.

 

 

 

Oramai, gli orfanotrofi sono strutture semi moderne e abbastanza accoglienti, anzi.

Ma quello dell’isola somigliava tantissimo ad un castello diroccato.

Non proprio un bel posto, no.

E suonare al citofono era un vero dilemma per Roxas. Non che ci volesse una laura specialistica, ma quando si trovava davanti ad un campanello andava nel panico più completo e pensieri come:”Disturberò?”, “Che sia questo il posto giusto?”, “Quale devo suonare?”, gli riempivano la testa.

Stava per entrare in una vera e propria crisi d’ansia, quando:”Suona quel campanello, per amore del Dio Caldo!” echeggiò per il suo cervello in confusione.

Prese un bel respiro e suonò.

 

 

 

 

 

 

“Rox, sai che sei rimasto fuori un quarto d’ora prima di prendere il coraggio per suonare?”

“E tu come lo supponi, scusa?”

“Be’, c’è la telecamera di sorveglianza all’entrata. Ero passato a vedere se eri arrivato e il vigilante mi ha detto che c’era un ragazzino biondo che stava in piedi davanti al cancello da più di dieci minuti…”

“Non lo sai per certo.”

“Allora mi farò prestare la videocassetta e guarderò quanto tempo ci stai effettivamente.”

Roxas sbuffo, si guardò intorno e trascinò Axel dietro l’angolo, bloccandolo al muro.

“Dovrei considerare questo rapimento una maniera per non fare sapere all’intero istituto studentesco quanto hai sostato sul mio uscio?” Disse Axel ghignando.

“No, ma potresti considerare questo come tentativo di corruzione per fermarti la lingua.” Gli rispose a tono il ragazzo, per poi baciarlo, mettendo in pratica l’avvertimento.

“Dovrei farmi corromper più spesso.”

Roxas rise felice, mentre accanto ad Axel, varcavano il portone.

 

 

 

 

 

Axel gli fece fare il vero e proprio giro turistico del castello(lo era veramente, ma alla morte del padrone, la nipote, ossia l’attuale proprietaria, lo aveva trasformato in un orfanotrofio).

Se dall’esterno poteva incutere timore, l’interno, non lo era affatto. Sapeva quasi di ‘casa’.

Gli fece conoscere il guardiano(un tale Cid, ma non sapeva se si trattasse di un nome vero o di un soprannome) che aveva osservato la sua disavventura al cancello.

Incontrarono anche l’infermiera, Areith, e la padrona di casa, Tifa.

Gli fece fare il giro della biblioteca, con tanto di bibliotecario e assistente annessa, tali Leon e Yufi. 

Per non parlare dei suoi ‘fratelli’: alcuni li aveva già visti a scuola, come Saix, ad esempio.

O di sfuggita, come un tipo che si aggirava pure lui per i corridoi scolastici, un ragazzo schivo che Axel gli indicò come Zexion.

Ma anche se Roxas non li conosceva tutti, gli altri gli fecero capire di essere il benvenuto e gli imposero di ritornare a bistrattare e distrarre il loro Axel.

Soprattutto per dargli fastidio, se mai gli fosse riuscito, il ragazzo dubitava che le sue attenzioni fossero per Axel un disturbo.

 

 

Scrivere era per Roxas una felice attività. Gli piaceva, lo caricava di energie positive e nei temi prendeva sempre di voti buoni.

La professoressa diceva che aveva un’anima romantica.

Ma avete mai provato a scrivere con un qualcosa che sembra un elefante sbuffarvi nel cervello?

Un’esperienza unica e irripetibile, fidatevi.

Tutto ciò era dovuto al riprendere della scuola e ai vari test che i professori, sadici perché sapevano benissimo che durante le vacanze natalizie nessuno aveva svolto nulla, propinavano giornalmente agli studenti.

Nella fattispecie, Roxas tentava di scrive il suo agognato tema argomentativo, mentre Sora, più abituato alla perenne vescica al pollice dovuta a più ore consecutive(o giorni, dipendeva) con in mano il joystick, si annoiava immensamente.

E Roxas aveva anche dimenticato la musica a casa, cosa da non fare, visto che, con un qualche gruppo rock riusciva a non sentire quello sfaticato di Sora.

Se fosse stato per suo fratello, avrebbe vissuto in un Universo alternativo a combattere contro dei mostri.

Ma siccome non era così, e fra neanche una mezzora bisognava consegnare almeno la brutta, Roxas era spazientito come non mai.

Lo sapeva che Sora non lo faceva apposta, lui era uno iperattivo e sedersi ad un tavolo a scrivere era impensabile per lui.

Ma dovevano farlo, per cui era inutile sbuffare.

 

Ma non mi va.

 

A me interessa?

 

Devo dedurre di no?

 

Bravo Polly, dopo ti do un crackerino.

 

Vaffanculo, te e il tuo crackerino.

 

 

 

 

 

 

 

Buondì!

 

Chiedo perdono per il ritardo sempre più incalzante(si, so che non ha senso come frase, ma mi piaceva il suono che ha), ma purtroppo devo studiare, fare i compiti e vedermela con il raffreddore, si ad agosto.

Che vita felice.

Ecco a voi il nuovo capitolo!

Dove si possono notare una serie di cose, che sembrano messe li a caso, ma in realtà non le sono.

Ne sono convita, e l’importante è la sicurezza prima di tutto!

So che è un po’ cortino, ma i prossimi, che ho già buttato giù, sono nettamente più lunghi…

Ok, basta con la pubblicità, ora i ringraziamenti!

Mi dispiace ma dovrò farli al volo, sono oberata da presenze come matematica.

 

Per cui, un grandissimo grazie a: Cipotta91, Ka93, _California Girl_, Edo, Shine Mizuki, Fly89, Kingdom_Hearts_Mylove

 

 

E, come sempre ringrazio chi mi ha tra i preferiti, seguite o solo ricordate!!

A presto!

Gue

 

* è una canzone vera! Si intitola “Call me Artemis Fowl”, ed è troppo simpatica! Poi, essendo una che segue ancora le avventure di quell’uomo, mi ha catturata immediatamente. Per cui l’ho messa.

Vi metterò anche il link, per chi è curioso.

http://eoincolfer.com/news/artemis/artemis-fowl-music-video/512/

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 21
*** Nome in codice: Casino. Leggersi altrimenti come 'noia' ***


Dal rientro scolastico, le giornate si scandivano con una regolarità allarmante: mattina infinita, pomeriggio eterno, sera “non mi ricordo ciò che è successo oggi”, ma, ohi, tutti gli anni scolastici erano un po’ così, a quest’ora dell’anno

 

 

Nome in codice: Casino.

                          (leggersi altrimenti come ‘noia’)

 

 

 

Dal rientro scolastico, le giornate si scandivano con una regolarità allarmante: mattina infinita, pomeriggio eterno, sera “non mi ricordo ciò che è successo oggi”, ma, ohi, tutti gli anni scolastici erano un po’ così, a quest’ora.

Ossia, febbraio inoltrato.

I nostri due sfaticati e stanchi eroi non riuscivano a capacitarsi di un tempo così lungo, percepito in un istante così lieve. La magia della scuola era terribile.

Comunque, fra riunioni dei vari club, compiti in classe e nella propria stanza, interrogazioni e uscite con i relativi uomini, la simbiosi, apparte il fatto di essersi estesa ad un livello inaccettabile per entrambi, non sembrava aver dato altri segni di vita.

Poi, si erano anche dimenticati di dire alla famiglia di quella volta in cui si erano fusi e si erano dimenticati pure che fosse successo.

Insomma, tutto era nella ‘normalità’.

Era anche un po’ noioso, a dirla tutta.

 

 

 

 

“Roxas?”

“Mhn?”

“Mi spieghi che hai, ragazzino? Sei apatico come una medusa morta in questi giorni!”

“Ti ho già detto di non chiamarmi ragazzino! E piantala di paragonarmi a delle cose assurde!”

“Sei più acido del solito, volevo solo una schifo di spiegazione sul perché. Hai le tue cose?”

“Axel!!””Che c’è?!””Mi dici come faccio ad avere le mie cose?””Be’, sai, domani c’è la luna piena.””E cosa c’entra?!””Che il mestruo va, di solito, con il ciclo lunare… sai che è probabile che i lupi mannari in  realtà siano donne col ciclo?”

Roxas si mise una mano in fronte con violenza: perché, perché a lui? Che aveva fatto di mal per trovarsi innamorato di… Axel?!

“Non è questo quello che intendevo, visto che il mio corpo è interamente maschile, la mia questione era cosa c’entrasse il ciclo! Secondo, cosa mai ti viene in mente?!”

“Be’, sai, a furia di convivere con delle donne, qualcosa la impari… e poi, non trovi sia un ragionamento logico e fulmineo?””No.””Ah, va be’.”

Camminarono per il giardino perennemente innevato, fianco a fianco, Axel sereno, Roxas leggermente fuori dai gangheri.

Axel lo prese per mano:”Comunque, apparte gli scherzi, che hai? Sembri sul serio una medusa.”

Roxas sbuffò sconsolato:”Non lo so… è che mi annoio. Mi viene quasi voglia di andare ad istigare Larxen per un po’ d’avventura… neanche quando ci baciamo succede più qualcosa a Sora e così al contrario… non è più divertente come prima.”

Axel prese fuori una sigaretta e se la accese, pensoso, sotto lo sguardo vigile di Roxas.

“Lo sai che non mi piace, vero?””Che cosa?””Che tu fumi.””Ah, e perché?””Perché quando mi baci sai pestilenzialmente di fumo.”

Axel ghignò divertito:”E la mia salute la dimentichi?”

Roxas sorrise in maniera maligna:”Tesoro, quella mentale è già andata, dovrei preoccuparmi anche per quella fisica? Dopo non avrei più tempo libero!”

“Ah si?””Direi di si.””Allora, se è per questo…”

Axel prese un tiro molto più lungo del suo solito, si chinò e baciò Roxas, inondandogli la bocca, la gola e i polmoni di fumo.

Azione  che, conseguentemente, portò allo strozzamento immediato di del ragazzo, facendolo tossire convulsamente.

“Che caspita ti salta in mente?!”

Axel sorrise ancora, lo ripescò dalla posizione accucciata in cui Roxas si era andato ad infognare per sconfiggere la tosse e lo baciò di nuovo.

Poi, disse:”Ora puzzi tu di fumo.”

No, non poteva crederci:”Hai quasi ucciso ben due persone, una fra le quali me medesimo, e te ne vieni fuori con questa messinscena?!”

“Così non rompi più le scatole, tesoro.”

Roxas lo guardò malissimo, ma Axel era ormai abituato alle sue occhiate, e sereno e giocondo chiese:”Sora come sta?”

“Sta che ad un’interrogazione straordinaria di matematica si è capovolto sulla sedia e si è buttato per terra tossendo come un idiota, visto che la prof non sa che la colpa è tua.”

“Ah, è vero! Chiedigli scusa da parte mia!”

 

Scusa un corno!!

 

“Non è incline ad accettare le tue scuse, dal tono che ha assunto.”

 

 

 

 

 

 

 

Le giornate trascorrevano tranquille e monotone, sempre, sempre di più. Sora aveva quasi voglia di tornare a casa, da quanto si divertiva a scuola.

Meno male che c’era Riku, anche se adesso era troppo impegnato ad organizzare le varie attività primaverili scolastiche, per star molto con lui.

Certo, questo implicava che pure Rox e quell’omicida del suo ragazzo stessero lontani e impregnati in attività competenti il CCI, ma almeno loro riuscivano a vedersi.

Mondo infame.

Rifletteva su tutto ciò nella camera che condivideva col fratello(che era ad una riunione straordinaria), mentre accordava la chitarra: almeno Demix era contento dei suoi progressi, e non era neanche schifato dalla sua voce, per cui, su quel fronte, andava tutto bene.

Be’ apparte il fatto che non aveva più voglia di suonare. O mangiare, o studiare, di fare qualsiasi cosa, insomma.

Magari, dormire, ecco, dormire non gli avrebbe dato così fastidio, almeno, nell’oblio avrebbe passato un po’ di tempo senza rendersi conto che quello passava.

Dio, la noia lo stava uccidendo.

 

 

 

 

“Sora?””Si?””Axel ha chiesto se una sera ci troviamo tutti insieme per festeggiare la fine della preparazione dei giochi primaverili… ti va di venire?”

“…Si…”

“Sora, sai che se continui a guardare il soffitto i compiti non si faranno da soli?”

“Si…”

Roxas sbuffò: se c’era qualcosa al Mondo che suo fratello  non riusciva a digerire era la noia pura e semplice.

Se Sora si annoiava era un guaio, visto che cominciava ad avere la vitalità di un gamberetto nella salsa rosa, cosa che in realtà poteva essere giusto per un bambino di cinque anni, non per un ragazzo di quattordici.

Ah, be’, c’era una maniera molto semplice per ripescarlo: bastava distrarlo e lui aveva le chiavi di tutto il suo cervello, dopotutto.

Roxas sorrise malignamente e pensò con tutto se stesso a  Riku vestito da cameriera con una divisa indecentemente corta che apriva la porta con un carrello di dolci, con su un cartello con scritto ‘gratis’.

Anche se a lui faceva veramente male anche solo immaginare ciò, Sora si alzò sul letto di scatto guardò la porta(non si sa per Riku o per i dolci gratis, ma Rox aveva un’idea.)

Poi guardò Roxas:”Non è valido.”

”Tu te ne stai li a ciondolare, io mi diverto.”

”Riku è mio.”

”E nessuno ha mai detto il contrario, anche perché a me fa venire la pelle d’oca. Guarda!” e mostrò i brividi di terrore che gli aveva provocato immaginare Riku in quella maniera a Sora.

Sora finalmente rise, facendo sentire meglio entrambi:”Sei ridicolo, Rox! Perché hai messo su quel teatrino, allora?”

”Che domande, per avere la tua attenzione.”

“Ah. Per cosa?”

Sapeva che non aveva ascoltato, ma non che non avesse recepito nulla.

“La festa, CCI, fine organizzazione giochi primaverili.”

“Ah, si! Ma che cosa si fa ad una festa del genere?”

“Be’, ti alcolizzano, poi ti fanno cantare al karaoke della Disney, di solito.”

“Si! Vi batterò tutti!”

“Con me non hai nemmeno l’ebbrezza della competizione.”

“Hai ragione.”

“Quindi va bene?””Ti ho già detto di si!””Bene, perché è stasera.””E non potevi dirmelo prima?””No, quell’idiota di Axel poteva dirmelo prima. Io sono appena tornato dalla riunione e ti ho subito messo al corrente.”

“Ah, ok…”

Roxas andò alla scrivania e pescò uno dei suoi libri(la ‘Belgariad’ lo teneva impegnato da ben tre giorni e la cosa lo irritava) e si sdraiò comodamente sul letto, cominciando a leggere.

Sora, di nuovo annoiato, si guardò intorno: aveva già smanettato con la chitarra quel giorno, fatto una buona parte dei compiti e letto i suoi fumetti per quella che sarà stata la millesima volta.

Si stava annoiando di nuovo e non ne aveva voglia.

Poi gli venne un’idea: sfruttando lo spunto datogli dal fratello prima, concentrò i suoi pensieri in un’immagine di Axel, sulla soglia della camera, appoggiato alla porta, vestito con una divisa da poliziotto, che giocava con le manette.

Sentì Roxas sussultare, e arrossire al limite della decenza, mentre con lo sguardo cercava l’Axel virtuale, naturalmente non trovandolo.

Guardò Sora malissimo:”Lui è mio.”

”Lo so.”

“Allora perché?”

”Perché mi annoiavo, che altro?”

 

 

 

 

 

 

 

 

“Finalmente siete arrivati, pensavo di dover mandar una squadra di san bernardi a recuperarvi!”

“Buonasera Larxen.””Che è quel tono pivello? Solo perché sei arrivato senza l’aiuto dei cani guida non significa che sei perdonato. Siete in ritardo di venti minuti!”

“È che ‘istituto è vasto.” E dicendo questo, Roxas si fece largo e andò verso Axel senza tante cerimonie.

“Oddio, no. Non ho niente contro i gay, ma voi sareste insopportabili anche come etero.”

Sora rise sotto i baffi, mentre guardava suo fratello che si baciava appassionatamente con il suo ragazzo, finalmente senza morirne: non si sa bene come ma, piano piano  erano riusciti a sviluppare una semi immunità dagli svenimenti e idranti di sangue.

Meno male, altrimenti sarebbero morti presto.

Be’, tanto vale andare a cercare Riku, no?

“Sono circondata da coppie. Che serata divertente mi aspetta!”

Ma nessuno la stava più  ad ascoltare.

 

 

 

Il programma che Roxas aveva fornito a Sora fu inspiegabilmente seguito alla lettera.

E come da programma, Sora stracciò tutti, anche se contro Roxas non gareggiò, per il semplice fatto che quell’ubriacone del fratello era crollato prima del karaoke.

Ma Sora si stava divertendo comunque, visto che anche se Larxen era una donna dalla lingua pungente, una volta conosciuta non era così malvagia,  quando Axel non limonava allegramente con Roxas, parlava anche troppo e poi, c’era Riku, che da brillo era uno spettacolo, perché si scioglieva come burro al sole.

Basta dire che in quel momento Sora era seduto sulle sue ginocchia e il ragazzo lo abbracciava teneramente, e avrete l’effetto voluto, non agitato, ma shakerato.

“Certo che hai fatto bene ad andare al club di musica, pidocchio! Ci hai stracciato tutti!”

“Guarda che non ci sono andato per battervi un giorno al Sing Star!” Rise Sora.

“In realtà era tutto previsto.”

“Si, Axel ne sono certo.”

“Capo, tu taci e continua a fare le fusa.”

“Sei solo geloso di non poterle fare tu le fusa…”

“Guarda che io non le faccio, le fusa! Sono un uomo, io!”

“Si, si…”

Axel, già pericoloso da sobrio, da ubriaco poteva essere una bomba incendiaria.

In una previsione, per le settimane a venire, la colpa sarebbe stata solo sua, ma in quel momento, nessuno pensava a delle conseguenze particolari, anzi.

Non pensavano proprio.

Per cui, la storia ci racconta di come sia stato dato per leggerezza il gesto che avrebbe segnato la vita dei nostri eroi ancora una volta.

Ma andiamo per ordine: Axel, imbronciato, cominciò a svegliare Roxas, scrollandolo senza tante cerimonie.

Il ragazzino aprì gli occhi impastati dal sonno e dall’ alcol, e chiese un spaesato ‘che caspita succede’ agli astanti, per poi ricevere come riposta che anche lui poteva fare le fusa e che non era geloso ne invidioso da quello che presumeva di essere coerente da ubriaco alle quattro di mattina.

“Eh?”

“Anch’io so farle le fusa!”

“Eh?!”

Riku rise e lo sfidò, stringendo a se Sora, impotente fra quelle due forze che si scontravano con tanta irruenza.

“Certo che ne sono in grado!”

”Pensi di essere l’unico?!””Certo, unico ed inimitabile!”

”Povero illuso!”

Si guardarono malissimo, mentre Larxen fissava la scena divertita, Sora leggermente impaurito mentre Roxas non ci aveva ancora capito molto.

Poi, come se si fossero dati il via, Axel e Riku,  baciarono il rispettivo partner con irruenza, facendo diventare il bacio profondo, giocando a chi sapeva fare più fusa.

E qui, cominciò la fine del Mondo(mettetevi tutti al riparo!): Sora e Roxas, nella confusione creata dai due uomini nella loro testa, dal bacio, da tutto il bere e dalle difese abbassate completamente, si lasciarono andare.

Si lasciarono vagare al confine della simbiosi, mescolando tutto ciò che provavano, senza nulla che li proteggesse da loro stessi.

Poi, quando aprirono gli occhi, capirono che c’era subito qualcosa che non quadrava assolutamente con la situazione, perché Sora si era trovato tra le braccia di Axel e Roxas  tra quelle di Riku.

 

 

 

 

 

…e finita la maratona arriva ansate al traguardo!

Buongiorno, miei fedeli!

Quando smetterò di ansare, sarà tutto più facile…

Uff. ok, ci sono.

Ah, la ‘Belgariad’ è una saga di libri fantasy scritti da David e Leigh Eddings, pace all’anima loro. Sono dei libroni enormi, ma sono fra le mie letture preferite!

Comunque, ecco a voi un altro capitolo, appena sfornato, per farmi perdonare della confusione del precedente… su, chiudete l’occhietto bello…XD

Siamo arrivati ad un pezzo(Alleluia!) che mi piace molto! Anche se non dovrei dirlo…

Non fate troppo caso all’autrice, mi raccomando.

Be’, comunque…

I ringraziamenti sono dovuti!

 

Ka93: Sono felice che l’autobus abbia avuto così tanto successo!xD Anche perché è la vita di tutti i giorni, e alla fine, queste emanazioni di personaggi, non sono ne dei ne demoni, sono persone comuni! E sono fiera di aver fatto passare il mio messaggio… ti ringrazio veramente tanto, anche per il capitolo precedente che era veramente confusionale… grazie. YEEEEAH!XD

 

Fly89: Kairi non è il problema principale, adesso, direi. No, anzi, credo che i nostri eroi potrebbero preferire lei a ciò che il destino ha in serbo per loro!XD Ah, come sono sadica. Sai che si potrebbe formare un’associazione pendolare? Non so, costruire un marchingegno che faccia spostare le vecchie signore che non ti fanno sedere… non è una brutta ideaXD.  Grazie mille per aver recensito!

 

Shine Mizuki: Ti ringrazio per tutto! Si, anch’io vedevo un sacco Sora come Polly, prova ad immaginartelo sulla spalla di Riku vestito da pirata… wow. Fa venire i brividi. Grazie per aver recensito!

 

Edo: Sono sempre più immerdati! Della serie, ‘Oddio, una bomba’. Ma sono segretamente soddisfatta della mia cattiveria, per cui non mi faccio problemi di sorta. Non troppi almeno… grazie mille per esserci sempre, spero che questo sia meno ‘accozzaglia’!

 

Cipotta91:  Sono felice che ti sia piaciuto! Io sono convita che sia un poco confusionale… ma mi da molto sollievo sapere che l’hai apprezzato! Anche perché l’effetto del tempo che scorre è quello che ho tentato di dare, ma sono ancora inesperta… ç.ç. Va be’, noi ci accontentiamo, per il momento! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto, grazie per essere sempre qui!

 

_Ellla_: Roxas è un uomo imbranato sotto certi aspetti!XD Per altri, è troppo scantato, per i miei gusti…!XD Grazie mille per aver recensito!

 

Vampaia_Naito_4ever: Grazie per aver recensito, mi ha fatto molto piacere! Spero che il capitolo ti piaccia!

 

 

 

Bene, pulzelle e giovinetti, il mio lavoro qui è finito, per oggi, ma non disperate(e chi si dispera?!), tornerò presto!

Baci,

Gue

 

 

 

 

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Capitolo 22
*** Quando desideri che tuo figlio arrivi a casa con dei capelli blu ***


Avete presente il momento di panico mattutino, quando fuori dalle vostre coperte calde ed accoglienti ci sono mediamente meno sedici gradi, la sveglia è lontana un kilometro e mezzo(dove voi l’avevate messa di proposito per costringervi ad alzarvi) e sap

Quando desideri che tuo figlio arrivi a casa con dei capelli blu

 

 

Avete presente il momento di panico mattutino, quando fuori dalle vostre coperte calde ed accoglienti ci sono mediamente meno sedici gradi, la sveglia è lontana un kilometro e mezzo(dove voi l’avevate messa di proposito per costringervi ad alzarvi) e sapete che se metterete fuori dal piumone anche solo un dito, quello resterà ibernato nel freddo ambiente che c’è al di fuori del lettone?

Be’, quello non è niente, nulla, una quisquilia, in confronto a ciò che stavano capitando ai nostri eroi.

L’ultima tirata a dadi della Sorte, aveva deciso che farli mescolare fra loro sarebbe stato, come dire, un episodio esilarante.

Non per loro, comunque.

No, loro erano nel panico più totale.

Anche se i brividi, ma questa volta non di freddo, li attraversavano come bufali inferociti.

Che situazione edificante.

Ma lasciate che vi illustri il perché del turbamento dei nostri giovincelli, che in realtà, è una cosa molto semplice: Roxas si trovava fra le braccia di Riku, tutto intento a litigare con Axel, che stringeva a sua volta Sora.

Il problema(oltre al fatto di ritrovarsi abbracciati a delle persone con cui eviteresti anche la benché minima intimità), era che Roxas stava guardando se stesso(che aveva un’espressione orripilata a dir poco), nelle braccia calde e accoglienti di quello che doveva essere il suo uomo, o almeno così pensava.

Ma non era neppure questo il vero problema(anche se tutto ciò lo aiutava non poco). No, il vero dilemma era insito a non riusciva più a sentire Sora.

Non un alito di vento, neanche un grido mentale di disperazione, no, la sua presenza era sparita completamente dall’angolino che nella sua testa aveva catalogato come “Idiota”.

Non c’era più.

Anche se dalla sua faccia, capiva perfettamente che non era l’unico ad avere dei problemi, in quel momento.

“Visto che sei un povero illuso?”

“Le tue non sono fusa, sono sfondamento!”

“E che cosa significa?!”

“Significa che…”

“Oh, bambini, ma la volete piantare?!”

“Taci, femmina!””Si, taci!”

Oh, il dramma che si consumava all’esterno doveva essere una cosa divertente, peccato che fosse troppo concentrato sulla sua - non più faccia.

Larxen, a dir poco adirata da quei due esseri che contavano insieme un neurone e nulla più, li annaffiò con una provvidenziale bottiglia d’acqua.

“Primo, taci, lo andate a dire alle vostre mammine! Secondo, siete talmente ubriachi da non accorgervi che i vostri amichetti hanno qualcosa che non va!”

E detto questo, prese la sua roba e uscì sbattendo rumorosamente la porta.

“Megera!”

Riku da ubriaco diventava non solo loquace, ma anche indisponente, a quanto pare.

“Lasciala perdere.”

“Ma sono fradicio!”

“E a me importa qualcosa?!”

“Si, dovrebbe, visto che è tutta colpa tua!”

“Ah, va a quel paese, brutto essere che a quindici anni ha i capelli bianchi!”

“Non è colpa mia!”

“Si, da la colpa alla genetica!”

A quel punto, probabilmente stanchi di sentire i due starnazzare,  Sora e Roxas si misero ad urlare, poi con un perfetto gioco di gambe, li calciarono giù da divano, provocando ai due sfrattati una serie di poco eleganti parole.

Ma non c’era tempo per starli ad ascoltare, non con l’allarme rosso in vigore.

Gattonando alla velocità della luce, i nostri eroi si andarono vicini, si guardarono negli occhi e urlarono di nuovo.

“Perché tu sei me?!”

“No, perché tu sei me?!”

“Non copiarmi, Sora, accidenti!”

“Roxas, perché? Cosa accidenti è successo?!”

“Ti ho detto di non copiare la mia sfigata persona!”

E gli salò al collo, senza tante cerimonie.

“Roxas, che fai?! Piantala! Siamo in un mare di cacca! Non c’è bisogno che tu complichi le cose!”

“Se ti elimino, allora forse, avrò qualche speranza di vita, accidenti a te!”

“Siamo in due! Piantala!”

Roxas smise di tentare di ammazzare il suo corpo, con Sora annesso.

“Per quale assurdo motivo non ti sento più?” chiese sconfitto.

Sora, probabilmente resosi conto ora del fatto che il suo simbionte non  era in casa, disse:”Non lo so. Ma non ti trovo da nessuna parte.”

Axel e Riku, dopo essersi messi calmi ad ascoltare la tragedia in corso, non ci avevano capito nulla, come da manuale.

“Che è successo?”

“Axel, non rompere. È tutta colpa vostra.”

“Perché?!”

“Perché se tu e Riku non vi foste messi a fare gli idioti, questo non sarebbe successo!”

“Oh, Rox, andiamo, che cosa vuoi che sia…”

“Io non sono Rox. Io sono l’altro.

I due ragazzoni continuavano a non comprendere una parola.

Roxas si buttò le mani in faccia e si chiese per l’ennesima volta per quale assurdo motivo tutte le peggiori sfighe dovevano capitare a loro? Non potevano essere semplicemente dei bambini denutriti in una qualche parte del Mondo?

No, magari no.

Ma un po’ meno di sfiga, accidenti?!

“Con il vostro grazioso contributo, non sappiamo bene in quale maniera, ci siamo scambiati.”

Sentire parlare Sora in un lessico un poco più forbito doveva essere uno shock e di quelli pesanti, pure, perché Axel e Riku, non appena avevano realizzato qualcosa, tentarono di darsi alla fuga, facendo scomodare i nostri confusi eroi alla loro rincorsa.

Prima che riuscissero a raggiungere la porta, furono catturati ed abbattuti al suolo, senza un minimo di pietà.

I visi di Sora e Roxas erano storpiati da un sorriso maligno, l’aura che li circondava era nerissima.

Non si prospettavano giorni felici per i baldanzosi cavalieri, purtroppo con macchie e paure.

“Non potete pensare di scappare così impunemente, fautori del disastro!”

“E vorreste abbandonarci così?!”

Axel e Riku si guardarono negli occhi e pronunciarono un unico:”Si.”

 

 

 

 

 

“Come sarebbe a dire che vi siete scambiati?!”

“Mamma, calmati, per il resto stiamo bene!”

“Roxas, per l’amor del Cielo, non va bene per nulla! Non ti sei ascoltato mentre mi parlavi, per Dio?!”

“Mamma, non c’è bisogno di tirare in mezzo Dio, adesso!”

“Mi chiami alle sei di mattina per dirmi che non si sa come, vi siete scambiati i corpi e non riuscite più a sentirvi! E mi dici che non c’è bisogno di tirare in ballo Dio?”

“Be’, si.”

Namine, distrutta, fece un respiro profondo.

Perché, perché tutte a loro?

“Va bene, figlio. Sono calma. Cosa stavate facendo prima? Mi rifiuto di credere che stavate dormendo.”

Accidenti.

Roxas guardò se stesso, e immaginò che sul viso di Sora chi fosse la stessa espressione preoccupata.

“Che ha chiesto?”

“Che stavamo facendo per causare il disastro.”

“Accidenti.”

“Già.”

“Be’, diglielo. Tanto siamo comunque spacciati.”

Roxas si morse il labro. Infondo Sora aveva ragione.

“Eravamo ad una festa. Con Axel, Riku e Larxen.”

“E chi è Larxen?”

“Una del CCI, ma non importa. Comunque, abbiamo bevuto un po’…”

“Che cosa?!”

“Mamma, piantala o non ti dico più nulla, ti prego.”

“Va avanti.”

“…io stavo dormendo sul divano, Sora era sveglio e giocava con il karaoke.

Poi mi ha detto che Axel e Riku hanno iniziato a dare di matto, e hanno fatto una specie di scommessa e ci hanno…”

“Si?”

“Sai che è imbarazzante da dire?”

“Figlio, non mi importa. Vai avanti.”

Roxas si sentiva la febbre, da quanto stava arrossendo.

“Be’, ci hanno baciati, sembra in contemporanea. E quando mi sono svegliato vi sono visto seduto sul divano. E così per Sora.”

“E poi?”

“Poi ci siamo resi conto di non sentirci più.”

Namine non sapeva se piangere o ridere.

Ma i suoi figli non potevano essere dei normali adolescenti che ad una certa fase si tingono i capelli di blu e cominciano a spacciare?

No, magari no.

Sarebbe stato un bel cambiamento di scenario, però.

“Mamma, che dobbiamo fare?”

“Non lo so, tesoro. A me e a vostro zio non è mai successo nulla di simile… proverò a chiedere alla nonna.”

“E cosa facciamo noi adesso? Oggi iniziano i giochi sportivi.”

“Non lo so. È così terribile se vi chiedo di comportarvi come se nulla fosse?”

“Non mi piace!”

“Ma non vedo altra soluzione, tesori miei.”

La mamma aveva ragione, accidenti.

“Ok.”

“Intanto io cerco una soluzione, non preoccuparti. Vi faremo tornare… voi.”

“Grazie mi.”

“Mi dispiace di non poter fare nulla di più…”

“Tranquilla. È solo colpa di quegli imbecilli.”

Gli imbecilli lo guardarono colpevoli.

“Dagli un pugno da parte mia, ok? Mi passi Sora, adesso?”

“Va bene, ciao mamma.”

E passò il cellulare(preso in ‘prestito’ a Riku) al fratello, per andare a buttarsi sul suo letto.

Axel si alzò dall’angolo in cui era confinato e lo raggiunse:”Ehm… che ha detto?”

“Di comportarci normalmente intanto che lei cerca una soluzione con la nonna. E… ah.”

E gli tirò un pugno sulla spalla,”Mi ha detto di darti questo.”

Axel si massaggiò la spalla maltrattata, senza dire una parola.

Sora finì di parlare con la genitrice e si buttò sul letto anche lui, sbuffando come una ciminiera.

“Secondo te torneremo mai normali?”

“Crudele realtà o pietosa bugia?”

“Si, ci sveglieremo come se nulla di questo fosse mai accaduto.”

Axel e Riku li lasciarono in camera da soli, mentre Sora e Roxas crollavano addormentati.

 

 

 

 

 

 

   

WOOOOOO!! E finisce così un altro capitolo!

Faticaccia. Ma va tutto bene, forse risulto promossa anche a scuola, tutti i miei amici sono finalmente tornati dal mare/montagna/collina/vacanzanonbeneidentificata.

Per cui va tutto alla grande.

Se non per i rimanenti tredici giorni di libertà, che dovrò usare per fare i compiti… uhm.

Ma passando al capitolo… è un po’ pesante, lo so. La parte Fluff è andata nelle vacanze non bene identificate, ma ricompare, tranquilli!

Solo che per una tanta tragedia non ci stava così bene…XD

Per cui, attenzione attenzione, si comincerà con i giochi primaverili!

Oh, come mi divertirò!XD

 

Catherina Earnshw: Sarebbe troppo bello!XD Ti devo contattare quando sono a corto di idee! Grazie per aver recensito!

Ps: perché la gomma era stata masticata esattamente trenta volte?XD

 

 _Ella_: Mi fa un piacere immane! Non saltellare troppo, però, perché altrimenti incombe il mal di gambe(lo dice per esperienza).XD Adesso siamo ad un punto di accettazione. Poi arriverà la rabbia? Comunque, grazie per aver recensito!

 

Ka93: Eccolo!XD Io voto per Axel,XD comunque, succederà un gran casino, credi in me! Si, sono un poco sadica… comunque… grazie per aver recensito!

 

Shine Mizuki: Si, la noia è una brutta bestia molto. Non la sopporto… ma lei mi sopraffa, incurante di ciò che penso! Ti sembra un comportamento educato? Ok, la pianto. Grazie per aver recensito.=)

 

Yuma_29: Qui, in realtà, abbiamo il livello di panico/accettazione, ma i casini arriveranno, tranquilla. XD Per cui… grazie per aver recensito!

 

Edo: Adesso sono nella cacca! Ma era proprio li che li volevo, per cui va alla grande!XD Grazie per aver recensito!

 

Cipotta91: Grazie! In realtà, il tempo non mi sta a cuore, ma l’estate è un periodo che si vive giorno per giorno e mi sono ritrovata a scrivere così… ma sono molto contenta di averlo reso come intendevo. XD Sora è succube sia di Roxas che di Axel, povero caro, non so più come riscattarlo… ma pazienza. XD Ci penserò un’altra volte! Grazie per aver recensito!

 

Bene, ho finito pure oggi!

Ringrazio tutti coloro che mi recensiscono: grazie veramente, mi date un sorriso enorme(i miei mi guardano e pensano che sia pazza, ma pazienza)!

Ringrazio anche coloro che mi hanno nelle preferite, che anche loro contribuisco alla mia felicità, insieme ai signori nelle seguite e delle ricordate!

Ringrazio le persone che leggono e basta, perché è sempre qualcosa di mio che viene recepitoXD

Come sono scema, eh?

Per cui, grazie di nuovo tutti!

A presto!

Gue

 

 

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Capitolo 23
*** Inquietudine nell'aree ***


Ok, niente panico, niente panico, non c’è ne bisogno, proprio no

Inquietudine nell’aree

 

 

Ok, niente panico, niente panico, non c’è ne bisogno, proprio no. Le energie negative devono essere lasciate al di fuori di tutto ciò, insieme alla paura, alla sensazione di totale incompetenza, al terrore.

E al panico.

Acqua troverà una soluzione, Namine ne era più che certa: infondo, sua madre era la depositaria della sapienza di più generazioni, giusto?

Lei avrebbe saputo come fare ad aiutare i suoi bambini.

Giusto.

Chissà perché, Namine sudava freddo come quella volta che aveva scoperto di essere incinta.

Ma pazienza, ora non aveva tempo per se stessa, per le sue turbe personali, doveva aiutare la sua discendenza a ritrovare la strada per il proprio corpo.

Letteralmente.

Per cui, dopo aver ricevuto la telefonata dai suoi agitati figli, si alzò, e si diresse in salotto, dove era custodito il ‘Triangolo della famiglia’, un vero e proprio strumento musicale, che serviva a richiamare l’attenzione degli abitanti della casa a qualsiasi problema esistente.

Purtroppo, il triangolo non è uno strumento potente: magari un bel corno, ecco cosa sarebbe servito!

Con quell’aggeggio doveva andare a svegliare tutti gli addormentati parenti, e suonarlo con insistenza molto vicino al loro orecchio.

Namine aveva la teoria segreta che sua madre avesse istituito il triangolo proprio allo scopo di non essere disturbata eccessivamente per pure diatribe familiari.

Quindi, armata e pronta a tutto quello che sarebbe potuto succedere a svegliare Terra o sua madre(Ventus al massimo non si svegliava, ma non tirava calci nel sonno), si accise ad andare al patibolo.

 

 

 

 

“Toc - toc…”

Silenzio tombale.

“Toc – toc – toc…”

Nessunissima reazione.

“Sora, vuoi aprire questa accidenti di porta?!”

Che picchio fastidioso. Ora si metteva pure a chiamarlo per nome, che antipatico.

Stava dormendo, lui!

“Ehi! Siete ancora vivi?!”

La tentazione di urlare un:”No!” al picchio fastidioso era molto alta, ma la stanchezza troppa.

“Sora, apri quell’accidenti di porta!”

Gli era indifferente chi fosse. Anche fosse stato il Signore in persona, non avrebbe aperto.

Ma Roxas doveva sempre rompere le famigerate uova nel paniere:”Sora, cercano la tua augusta persona.”

Facile a dirlo, per lui! Non era lui che si sarebbe dovuto alzare dal letto!

“Sora! Alza il tuo elegante posteriore e vieni ad aprire!”

Oh, uffa.

Sora dovette alzarsi, in modalità sonnambula, ad aprire a quell’accidente di porta, dove un Riku continuava a rompere le scatole.

“Era ora!”

“Uhm…”

Sora tornò a letto a possibilmente morire.

“Vuoi alzarti? Dobbiamo andare, c’è la cerimonia di inizio delle gare.”

“Ma non deve andarci Rox?”

Riku lo guardò un attimo, in maniera strana.

Perché lo stava guardando così? Aveva sbavato durante la notte e la saliva si era solidificata su tutta la sua faccia?

“Infatti è Roxas che deve venire.”

Sora lo guardò un po’ trasognato, prima di ricordare che cosa era successo.

“Oh!”

“Già. Lavati e vestiti, Roxas deve presenziare con l’uniforme. Poi dovrai cambiarti per le gare… ti aspetto fuori, ok?”

“Ok.”

E il picchio fastidioso che non aveva neanche tentato di consolarlo, se ne andò, chiudendo la porta.

Sora guardò suo fratello, ancora immerso nelle coperte, ma sapeva che era sveglio e vigile, ferito, non ci voleva certo la simbiosi per accorgersene.

Sora andò a sedersi dai suoi piedi, rimanendo in silenzio, aspettando che l’altro dicesse qualcosa.

“Axel non è venuto, eh.”

Che voce soffocata che aveva attraverso al cuscino, mamma mia.

“Almeno tu salti la cerimonia.”

“Io ci tenevo alla cerimonia. Poi, non la salto, dovrò mettermi in tuta subito e stare ad ascoltare il discorso che ho aiutato a preparare.”

“Mi dispiace.”

“Anche a me. Tanto.”

“La mamma troverà una soluzione.”

“Certo. Ma, nel frattempo, va a cambiarti, che hai la saliva sparsa per tutta la mia faccia.”

 

 

 Per quanto fosse edificante per la sua frastornata persona vedere Riku tirato a lucido per presentare i giochi primaverili, la situazione non lo divertiva per nulla. Il suo corpo non lo divertiva, le persone che lo guardavano con le facce addormentate di chi

Non ha la benché minima voglia di alzarsi, figurarsi cominciare a correre, saltare e scalare un muro di prima mattina.

Per non parlare di se stesso che lo fissava della folla.

Quello non lo divertiva proprio per nulla.

Senza contare che, a continuare a pensare a cose che come al solito non c’entravano nulla su ciò che si stava dicendo, non aveva la benché minima idea di cosa Riku stesse dicendo. Non che gli venisse richiesto un test dopo, ma Roxas aveva annunciato qualcosa su un forse discorso da parte sua e… non è che ne avesse una gran voglia.

Oh, Riku aveva finito di ciarlare, finalmente, era ora, il discorso stava diventando ansiogeno e asfissiante, per non parlare del noioso.

Sorridendo, Sora scese del palco, pronto per andare a cambiarsi e mettersi una fetida tuta.

Ma che goduria.

Roxas lo raggiunse in spogliatoio, il ritratto ambulante di un morto che cammina perché trascinato dal vento:”La prima gara è di salto in lungo. Tu che cosa hai?”

Sora stava lottando per la vita contro la fetida tuta, ma mai che nessuno si accorgesse che stava per morire soffocato, no, dovevano venirgli a dire che avrebbe disputato un incontro all’ultimo sangue in una cosa in cui sapeva che si sarebbe rotto l’osso del collo.

Ma com’è bella la vita,

dopo cinque minuti di lotta Roxas decise che ne aveva avuto abbastanza del contorcersi del fratello e finalmente lo aiutò a liberarsi dall’infida tuta.

Sora ne emerse annaspante, ma Roxas non aveva tempo per ciaccolare,  e gli richiese scocciato in cosa consistessero le sue mansioni sportive.

“mi sembra che la prima cosa sia…”

“non te lo ricordi?”

“Oh, va bene, probabilmente ho la staffetta!”

“Probabilmente?”

“Si. Piantala di fare l’offeso con me, comunque, non è solo colpa mia di questa situazione, ok?”

Roxas lo guardò come se avesse parlato in arabo astratto:”Perché? Non sono offeso.”

“Dillo a qualcuno che non ha il cervello, magari lui ti crede.”

E, con la tuta domata, e le scarpe quasi a posto, Sora uscì dallo spogliatoio, veloce come una vipera incazzata a cui è stata pestata la coda.

 

 

 

La giornata trascorse in maniera terrificantemente normale, per la situazione.

Ne Axel ne Riku si erano avvicinati e questo non contribuiva certo al buon umore dei gemelli, ma almeno nessuno dei due si era fatto male in maniera irrecuperabile.

Cosa volete che sia, una distorsione o due?

Comunque, se i due cavalieri ben poco serventi se la stavano alla larga, Kairi aveva colto al volo l’occasione per stare un po’ con loro.

E questo significava spettegolare con Sora su chi e come e perché.

L’unico problema era che Sora non stava mostrando il benché minimo interesse a ciò che la ragazza gli stava dicendo(qualcosa su una nuova studentessa schiva) e Roxas invece si.

Cioè, Roxas che la aveva in nota per più di due secondi era già una gradevole varietà di programma, ma che si facesse addirittura coinvolgere nei gridolini di entusiasmo vario, cosa che di solito faceva Sora, era in un qualche modo inquietante.

Ma, ehi, quando hai un’occasione, sfruttala.

“Come sono andate le gare oggi?”

Oh, perché si erano spenti in simultanea?

“Bene, tranquilla.” Roxas le rispose con gentilezza. Wow, stava davvero male.

“…State bene? Era da un po’ che non vi vedevo così depressi…”

L’incupirsi dei loro visi era un avvenimento da filmare, per poi montarli in un film sugli alieni, se possibile.

“Avete problemi con i vostri mariti?” Disse la ragazza per sdrammatizzare.

Accidenti, che figura.

Vedendo che nessuno dei due sbottonava qualcosa, Kairi tentò un approccio più violento:”Allora? Ho notato che è tutto il giorno che li evitate. Che è successo?”

“Cosa ti fa pensare che sia successo qualcosa, ragazzina?”

Oh, Axel che si degnava di mostrare la sua codarda e scortese persona.

“Le loro facce. E non ti ha mai detto nessuno che sei maleducato?”

“Si, qualcuno deve averlo fatto… ti dispiace alzarti? Sai, quello è il mio posto, ragazzina.”

Kairi prima guardò Axel con odio, poi guardò Roxas  e gli chiese:”Per te va bene?”

“Si, per favore, e scusalo.” Ma aveva parlato Sora.

“Va bene, a voi vi perdono se poi mi raccontate tutto! Fate i bravi, eh?” E si allontanò alla ricerca di una compagnia un poco più allegra.

Axel si sedette finalmente al suo posto(si, ci aveva scritto anche il nome) e guardò con smarrimento i ragazzi.

“Come state?”

Il corpo di Sora ebbe un fremito, causato palesemente dalla rabbia, ma il viso rimase staticamente immobile:”Come qualcuno che è stato abbandonato nel momento del bisogno.”

Axel appoggiò il suo aguzzo mento sulla mano e sospirò sonoramente:”Roxas, mi dispiace, ma ne io ne il Capo sappiamo come comportarci. Senza contare che abbiamo discusso su il diritto di proprietà molto… com’è che diresti tu? Ah, animatamente.”

“Non mi importa. Riku è venuto stamattina, potevi almeno farti vivo.”

“Sono qui adesso, no?” Axel gli sorrise con calore, cosa che fece arrabbiare ancora di più Roxas.

“Scusa, ma in che senso ‘Diritto di proprietà’?” chiese Sora, leggermente allarmato dall’enfasi che il ragazzo aveva usato per quelle due parole.

Axel si mise una mano nei capelli e li guardò imbarazzato:”Be’, nel senso che non siamo venuti a capo di nulla, tranquilli, eh.”

“Axel. Cosa significa?””E dai, Rox, se cominci ad urlare nella mensa non è divertente…”

“E tu cosa ci trovi di divertente, in codesta situazione?!” indicò se stesso e il suo corpo:”Cosa troveresti divertente?! Il fatto che ci siamo scambiati per colpa vostra, che non sappiamo tornare come eravamo, che non riusciamo più a sentirci o il fatto di essere stato deliberatamente ignorato per un giorno intero?! Eh, raccontami, mio caro, cosa ci trovi, di divertente.”

Ok, almeno non aveva urlato. Roxas era un mago a modulare la voce: riusciva a realizzare una filippica immane in un sussurrò.

“Ok, ok, calmati! Ma prometti di non urlare. E neanche tu.”

I ragazzi si guardarono e risposero in simultanea:”Col culo!”

Axel rimase basito di fronte a cotanta volgarità.

I due continuarono imperterriti:”Se  ci sarà bisogno di urlare, allora urlerò!””è un nostro diritto!””Poi, visto come ci avete trattato oggi…””Si, urleremo.”

“Eh?!” Troppe informazioni, per un personaggio come Axel. Una cosa per volta, per favore.

“Axel, muoviti, tesoro mio!” Oh, brivido freddo. Il corpo di Roxas che gli diceva ‘tesoro mio’. Argh.

“Va bene, va bene! Vi abbiamo evitati oggi perché non sapevamo come comportarci! Dove inizia Rox e dove finisce Sora e così via, con la simbiosi sembrava più facile, perché ognuno era se stesso! Ora siete tu nel corpo di Rox e tu in quello di Sora! Che è territorio di Riku e così il tuo è mio. Ma voi siete mischiati e…”

Axel si abbatté sul tavolo, sconfortato.

La reazione dei gemelli fu molto prevedibile:”Oh. Non ci avevamo pensato.”

“Sapete che siete inquietanti, vero?”

 

 

 

Eccomi qui!

Finito anche questo capitolo, perdonate il ritardo magistrale, ma l’inizio della scuola è stato semi traumatico. Togliamo anche il semi.

Ho ritagliato un po’ di tempo e piano piano  ci sono riuscita! Evviva!

Vi ringrazio al volo, perché sono stanchissimaXD

Scusate la mia poca volontà, mi farò perdonare, un giorno, chissà…

Un ringraziamento grandissimo a:

_Ella_, Shine Mizuki, Fly89, Ka93, Edo, Cipotta91!

 

Grazie a tutti coloro che leggono e che mi hanno in qualche modo sempre seguita!

Se volete lasciare un commentino piccino…

Grazie e a presto,

Gue

 

 

   

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Capitolo 24
*** Illuminandosi d'immenso ***


La musica stava suonando un concerto con tutti crismi in camera dei gemelli, il volume era talmente alta che si poteva sentire a miglia di distanza, per la gioia dei vicini prossimi e lontani dei nostri eroi

Illuminarsi d’immenso

 

 

La musica stava suonando un concerto con tutti crismi in camera dei gemelli, il volume era talmente alto che si poteva sentire a miglia di distanza, per la gioia dei prossimi e lontani vicini dei nostri eroi.

Non che Roxas o Sora avessero qualsiasi intenzione di abbassare, non parliamo neanche dello spegnimento dello stereo, per l’amor di Dio.

Anche se erano già arrivate parecchie lamentele, educatamente mandate a quel paese dall’espanso vocabolario di Roxas.

In fondo, erano loro che avevano dei problemi, cosa voleva il Mondo? Avevano tutto il diritto di ibernarsi nella loro camera e passarci non solo l’inverno, ma possibilmente tutta la vita, se le cose non fossero tornate normali.

Senza contare che l’indomani sarebbe cominciata la seconda settimana di quegli schifi di giochi sportivi e, dulcis in fundo, le varie partite per i vari tornei.

Ma che bello.

Era stata una settimana estenuante, senza possibilità di scampo, eppure inesorabilmente veloce, in maniera che nessuno riuscisse a realizzare qualcosa che non fosse:”Oddio, sto sudando come un mulo.”

Poi, non si sa bene se per il sopracitato sudore, ne Axel ne Riku avevano tentato di stare con loro il più del dovuto, come se si dovessero trattenere e se non li vedevano la tentazione veniva affievolita, senza tenere in considerazione i sentimenti  le voglie di Sora e Roxas.

Che esseri inutili.

Le uniche volte che li degnavano della loro presenza(rare e fuggevoli), stavano a chilometri di distanza.

Kairi era arrivata non solo a chiedere se avessero litigato, ma se si fossero scambiati il marito, conseguenza del fatto che per stare con i rispettivi uomini dovevano scambiare i corpi e… oh, che casino.

Il risultato di tutto ciò era che i gemelli stavano a immusonirsi nella loro camera, con la musica ad un volume non esattamente umano, a urlare a tutti coloro che provavano a mettere il naso attraverso la porta.

Poi, il fatto di non essere più nella tragica simbiosi che li univa, che gli risparmiava le parole e la fatica di esprimersi,  avevano dovuto imparare a rapportarsi esplicando ciò che pensavano, cosa nuova e strana, sicuramente per loro.

Una sensazione i libertà inaspettata e non totalmente benvenuta, con una serie di effetti collaterali.

Namine non li aveva ancora contattati, ma Ventus li aveva chiamati dicendo che stavano pensando a qualcosa intanto che la loro madre tornava a casa dall’ospedale(aveva accennato qualcosa a proposito del Triangolo e un calcio da parte di Terra, ma niente di cui si dovessero preoccupare troppo, infondo era solo una piccola frattura), e gli aveva ribadito la solita fola di fare come se tutto fosse normale e di non far capire a nessuno la situazione.

Come se fosse facile, fare finta di uscire con il ragazzo di tuo fratello, comportarti come tuo fratello e ‘fare l’idiota’ come Sora(perla da Roxas).

Erano stati così bravi che Kairi, di certo non la cima più alta di tutto l’Universo, si era accorta immediatamente che c’era qualcosa di sbagliato… o lei era in realtà un genio del male, o loro molto stupidi.

Per cui, la musica impazzava per l’aree da circa due ore, senza che nessuno riuscisse a fermarla.

 

 

 

 

“Ragazzi! Volete abbassare?!”

“Kairi, se la tua concreta e non certamente benvoluta presenza non scompare nell’arco di un lampo di luce, ti impalo come l’illustre Conte Dracula impalava i mercanti, e come lui ti verrò ad osservare mentre faccio colazione!”

“…Eh?”

“Vattene!”

“Oh, piantatela, tutti e due! E spegnete quello schifo!!”

“Come osi?” Roxas e la sua migliore espressione omicida.

Sora sospirò pesantemente, cercando di mantenere la calma.

“Sai che non è una buona idea insultare la musica preferita di una persona con quella faccia da pazzo furioso, vero?”

“Il mio viso non rammenta di certo l’espressione di un malato mentale!”

“Si, tesoro, la ‘rammenta’.” Disse Kairi ridendo.

“La mia persona è certamente offesa da tale insinuazione.”

“Oh, povera la tua persona, allora. Ma parliamo delle orecchie sanguinanti del vicinato. Che cosa caspita vi è preso? Probabilmente nessuno sull’isola è riuscito a non sentire quel casino!”

“L’idea era proprio quella, in realtà.”

“Dare fastidio al Mondo?”

“In verità a due persone in particolare, ma nessuno dei due si è fatto vedere.”

“Ah. Mi spiace.”

Il viso di Roxas le sorrise:”Tranquilla, non è colpa tua. È… Sora che è emotivamente instabile, io mi faccio solo condizionare.”

“Be’, mi sembra logico. Ma i vostri fidanzati perché mai non vi sono più attaccati come le patelle? Due settimane fa era…”

“Fidanzato non è il termine corretto.”

“…Eh?”

“Con il termine fidanzato, si indica una coppia che si prepara al matrimonio, con tutte le complicazioni del genere. Dire fidanzato così, per l’aria che tira, non è giusto.”

Sora si batté una mano in faccia. Sul serio Roxas pensava che lui avrebbe detto una roba del genere?!

Kairi rimase un attimo interdetta, poi, a prova di quello che pensava Sora-Roxas su Roxas-Sora, disse:”Sai che ultimamente siete strani a dir poco? Sora, parli come Rox. Non che sia un dramma, eh.”, disse, cercando di salvarsi al limite.

“Tranquilla, è un periodo così, passerà anche lui.”

Kairi uscì dalla porta, e bisbigliò nell’orecchio del ragazzo:”Spero veramente che sia così, Rox.”

 

 

 

Dopo aver fatto l’ennesima figura barbina con Kairi, i ragazzi andarono a dormire, in attesa dei nuovi giochi la mattina successiva.

Non era normale la loro scuola: oltre ad avere trentatré stanzini, un comitato studentesco che aveva un nome ridicolo, aveva anche due, ma due settimane di sport non-stop.

Ma, soprattutto, non era normale che avesse tutte le strutture per torturare gli studenti con quelle stupide gare.

 

 

 

 

 

Il problema principali dei giochi sportivi era che, bene o male, dovevi partecipare.

Certo, c’erano più e più attività, in maniera che gli studenti non si stancassero e insorgessero/ammutinassero nei confronti della presidenza, ma dopo una settimana di staffette e robe sul genere, chiunque, anche lo sportivo più sfegatato e convinto, ne avrebbe avuto le scatole piene.

Figuriamoci degli adolescenti che sarebbero probabilmente finiti nel girone infernale dell’accidia.

Ma, finalmente(!) la settimana giungeva al termine, senza che nessuno si fosse condannato all’Inferno Dantesco(in poche parole, ferito in maniera mortale).

Certo, se ne Axel ne Riku non si fossero mostrati di li a molto poco, sarebbero finiti sicuramente a correre nudi con gli ignavi, e ben gli stava.

Sul serio, era praticamente tutta la settimana che non li vedevano, visto che li evitavano sia a mensa che per i corridoi, le riunioni del CCI non ne erano state fatte(facile per Riku, visto che era il presidente, il bastardo), e le varie gare si disputavano a seconda dell’anno di appartenenza.

Sora e Roxas avevano deciso, dopo una lunga sessione di chiacchierata notturna, che la prima volta che li avrebbero visti, li avrebbero castrati, così, per darsi una soddisfazione personale.

Le ultime gare erano le staffette di nuoto, e avrebbero dovuto partecipare entrambi, visto che il loro capoclasse sapeva quanto erano bravi a non-affogare, li aveva costretti.

Mogi e per nulla dentro allo spirito della competizione, si avviarono negli spogliatoi e si misero il costume, tremando per l’aria leggermente un po’ troppo freschina, eh per i gusti di uno mezzo nudo.

Si portarono ai blocchi e attesero che arrivassero i loro compagni, che arrivasse l’arbitro e che gli spettatori si sistemassero comodamente su delle seggioline che non sarebbero mai state comode per nessun essere dotato di spina dorsale.

Sul serio, erano delle robe terrificanti per la schiena!

Annoiandosi a morte, si misero a scrutare il pubblico apatici, ormai non credendoci neanche più loro stessi: trovarono Kairi che rideva con la ragazza nuova, e alcuni conoscenti che non li avevano proprio in nota.

Che senso aveva guardare? Tanto lo sapevano che non sarebbero venuti. Anche se avessero finito con le loro attività, non si sarebbero certi presi la briga di fare il tifo per loro.

Che illusi.

Finalmente, anche la più piccola faccenda fu sistemata, tutti erano entrati e avevano preso posto, l’arbitro era tornato da quella che doveva essere la pausa paglia pre-gara e finalmente le staffette riuscirono a iniziare.

Sora era il primo della squadra, Roxas l’ultimo, perché a detta del capoclasse:”Siete i nostri assi nella manica!”, per cui il compito di morire per la patria spettava a loro, a quanto pareva.

Sora salì sul blocco, si mise in posizione(che lo faceva sentire ridicolo in una maniera orrenda, con tutto il sedere in alto svettante), respirò a fondo per calmare il cuore che, a differenza della parte razionale del suo cervello, sentiva l’adrenalina e aspettò il fischio di quel tossico dell’arbitro.

Che era carino, per inciso, non sarebbe stato male…

L’arbitro fischiò, e Sora dovette abbandonare i suoi cupidi pensieri, per concentrarsi sullo stile libero e su ‘allunga di più il braccio, cribbio, cosa sei, un Tirannosauro con le braccine corte?!’.

Il problema era che il corpo di Roxas aveva davvero le braccine corte, e lui faceva molta più fatica di quanto non avesse mai fatto con le sue braccia, accidenti.

Riuscì ad arrivare ad una posizione accettabile, del tutto recuperabile dal suo secondo, che partì quando lui toccò il blocco, ed uscì ansante e bagnato dalla vasca, completamente rosso in viso.

Dannate braccia!

Si sedette un attimo dal bordo a recuperare fiato, cercando di non essere troppo nei piedi ai suo compagni di squadra, e si guardò in giro.

E incontrò i suoi occhi, gli occhi freddi e allo stesso tempo intensi di Riku.

Poco distante da lui c’erano Demix e Axel, quest’ultimo che cercava lo sguardo di Roxas, che però era troppo occupato con il riscaldamento per guardarsi intorno.

A Sora quella visone riscaldò il cuore di una speranza nuova, come se avesse ritrovato Riku dopo tanto tempo(il che, a pensarci era vero).

Si girò verso il fratello e gridò il suo nome, con tutta la forza che i suoi polmoni riuscissero a metterci dopo uno sforzo di cento metri ad una velocità terrificante, ma Roxas lo sentì comunque.

Poi, guardò verso gli spalti e sorrise, le guance che si coloravano dopo giorni e giorni di pallore e grigiore.

Si era come acceso. Si era illuminato d’immenso.

Non avendo tanto tempo per la contemplazione, però, si portò ai blocchi, aspettando il compagno arrivasse a toccare il bordo per partire.

Nel viso che era stato di Sora si leggevano senza nessuna fatica la voglia di mettersi in gioco e di vincere, di spaccare il culo a tutti.

Ora che aveva un pubblico degno, ne sarebbe stato ben lieto e avrebbe mostrato cosa significava per lui non-affogare.

 

 

 

 

 

 

 

 

“E il primo posto va alla prima, sezione B, per la straordinaria esibizione di nuoto agonistico che i  suoi componenti ci hanno fornito! Applausi, prego!” Il giudice diede al capoclasse la targa dei primi classificati, congraturandosi con tutti i componenti della squadra, per poi passare ai secondi arrivati.

Roxas e Sora erano orgogliosi della loro vittoria, senza quella cosa che si chiama modestia.

Erano addirittura irritanti.

Ma ohi, avevano vinto, nessuno poteva dir loro nulla!

Sorridendo, uscirono dalla piscina, finalmente in pace con il Mondo.

Vennero intercettati da Kairi e Xion, che vennero a fargli le feste per la vittoria(loro erano di un’altra sezione che aveva perso, AHA!),e si fermarono a chiacchierare un poco con loro, felici e tranquilli come non erano da giorni.

“Scusare, potrei rapivi R… Sora?”

No, decisamente pronunciava il suo nome con un’altra risonanza.

Axel era li, in tutto se stesso, leggermente a disagio.

Roxas sorrise e si avviò con lui, fianco a fianco, senza salutare nemmeno gli altri.

Sora sopirò per la sbadataggine del fratello.

Poi, vide Riku, appoggiato ad un albero poco distante da loro, che lo aspettava,  e si mise a correre verso di lui.

 

 

 

 

 

 

Ta-Dan!!!

Perdonate il mio ritardo, il capitolo a volte mieloso…

Sono una donna, che ci volete fare! Anche se tento disperatamente di dare un senso a dei pensieri minimamente maschili, non so se riesco così bene.

Anzi, non credo, ma l’importante è che nessuno se ne accorga, no?XD

Per cui, fate finta di nulla, dite si e annuite.

Spero di non aver offeso nessun uomo che legge(se c’è qualcuno di voi che mi legge ancora).

Questo capitolo… è stato… non dico difficile, ma un qualcosa di simile.

L’abbandono che  subiscono i gemelli… non sono certa di averlo reso come volevo, e sembrano più uniti che quando avevano la simbiosi!

Paura.

Tanta e di me stessa.

Be’, come prima, sorridete ed annuite.

Ah, alcuni mi hanno fatto notare che a volte la narrazione diventa nebulosa(Grazie!).

Ve ne sono grata, ma non so che farci T.T.

Io leggo e rileggo e quello che riesco a trovare lo correggo, ma non noto tutto.

Anche perché sono per lo più distrutta quando trovo uno spazio per scrivere e…

Scusatemi.

Mi impegnerò di più, non ho diritto alcuno di giustificarmi.

Vado nel mio caro angolo…

 

I ringraziamenti dell’angolo:

_Ella_, Fly89, Ka93, Shine Mizuki, Edo, Catherina Earnshaw, Kingdom_Hearts_Mylove

Per lo scorso capitolo, grazie! Ho messo anche una strana gradazione di colore!XD

E: Axel_Fan_Love per la recensione al secondo capitolo!

Ora vi lascio, e vi ringrazio ancore tutti!

Non vedo l’ora che arrivi il prossimo capitolo! Sono mesi che ho voglia di scriverlo XD!

Scusate se non rispondo a tutti, ma ho poco tempo a mia disposizione, e molto di questo viene consumato in stupidaggini.

Ma va be’XD

Alla prossima!!

Gue

 

Ps: grazie ancora a Axel_My_Love, per la recensione all’ultimo prima che io aggiornassi XD

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 25
*** I corpi in prestito soffrono il solletico ***


Riku sapeva benissimo che per farsi perdonare l’assenza a dir poco non giustificata avrebbe dovuto uccidersi e fare in modo che la sua testa fosse regalata a Sora per lavare l’onta rabbiosa della sua mancanza, ma, tutto sommato, non ci teneva particolarm

Attenzione! Può darsi che il Rating di questo capitolo da giallo possa passare all’arancione. Spero di non incorrere nelle ire di nessuno, io comunque vi avviso, po mi farete sapere.

 

I corpi in prestito soffrono il solletico

 

Riku sapeva benissimo che per farsi perdonare l’assenza a dir poco ingiustificata  avrebbe dovuto uccidersi e fare in modo che la sua testa fosse donata e portata a Sora per lavare l’onta rabbiosa della sua mancanza, ma, tutto sommato, regalare la sua testa a Sora non era fra le sue opzioni più gettonate del momento.

Preferiva tentare di riavvicinarsi da vivo e con la testa ben piantata sul collo, con tutti i legamenti attaccati al posto giusto, grazie tante.

Questo non cambiava nulla, però, visto che i suoi desideri non erano neanche presi in considerazione da Sora in quel momento.

Che, per inciso, lo stava trascinando verso la camera che divideva con Roxas, con un’espressione determinata su quel volto di solito giocoso.

Chissà perché, Kairi, in uno dei rari momenti di intimità con lui, gli aveva detto che quella che Sora aveva in quel momento era la classica ‘Espressione-Riku’.

Non era di certo orgoglioso di scatenare al ragazzo una faccia simile.

Ne era felice del fatto che Sora avesse in realtà la forza per spezzargli un polso, così come stava facendo in quell’istante, ma in qualche modo doveva pur espiare la sua colpa, no? Meglio il polso o il collo?

Come già indovinato, Sora lo trascinò nella sua camera, aprì la porta con violenza, lo buttò dentro con altrettanta potenza(che non era di certo un bene), per sbattere l’uscio nel tentativo di chiuderlo.

Poi, gli morse le labbra con tutto il risentimento covato in quei giorni, la rabbia, l’insofferenza e l’impotenza per quella situazione.

Perché anche lui capiva il perché ne Riku ne Axel si erano avvicinati, ma non riusciva ad accettarlo.

“Sono io! Sono sempre Sora!” disse guardandolo negli occhi con rabbia,”Anche se cambio pelle, sono sempre io, cazzo!”

Riku si meravigliò per la parolaccia, ma si fece più vicino:”Ho bisogno che tu cambi pelle. Non posso, se vengo più vicino, anche se voglio sentire il tuo tocco, non ci riesco, finché sei in questo corpo. Capisci?!”

 

“Hai ascoltato troppo i Placebo, lo sai?”

“Si, lo so.”

 “Ti fa così schifo Roxas?”

“Be’… non sei sicuramente tu.”

Sora sorrise:”Chiudi gli occhi, allora.”

 

 

 

 

 

 

 

 

Scappare per il giardino dopo aver aspettato così tanto tempo per dargli almeno un pugno in faccia, non si era rivelata un’idea di quelle geniali geniali.

Soprattutto perché Axel aveva le gambe più lunghe delle sue e se, per alcune cose poteva essere utile ed eccitanti, per altri motivi erano molto scomode.

E ne costituiva uno ulteriore il fatto che le sue lunghe e aggraziate gambe lo stessero uccidendo così stravaccate su di lui, con tutto in loro peso addosso a Roxas, già di per sé spossato per la nuotata era oltretutto con il cuore dolorante per averlo visto finalmente dopo tanto tempo.

Ad Axel(e alle sue gambe) non importava.

O se gli importava, era molto bravo a non darlo a vedere.

Era bravo, invece, a guardarlo negli occhi e a tentare di convincere un refrattario giovine a guardarlo.

O, se non altro, a tentare di non farsi castrare per l’eternità e oltre, visto come si muoveva il ragazzino.

“Rox.”

Roxas fece allegramente finta di non sentire e continuò a difendersi come meglio poteva da colui che fino a due settimane prima circa, considerava, se non la persona più importante della sua vita, almeno il suo ragazzo.

Si vede che si era sbagliato.

“Roxas, basta!”

“Tu, villico fellone mi incateni al suolo e imprigioni la mia persona con il tuo pesante corpo, dopo che sono stato ignorato per più cicli lunari e mi ordini, tu, cane rognoso e schifoso, di smetterla?!  Ma io ti strappo gli occhi!!” e cercò di arpionare la faccia di Axel, fortunatamente(un po’ per Axel, un po’ perché in futuro se ne sarebbe potuto pentire) senza successo.

“Roxas, io non ti ordino nulla. Ti prego di smetterla, anche perché mi stai facendo abbastanza male. E con i cicli lunari si intendono i mesi.”

Roxas lo guardò scioccato.

“Ah, ce l’ho fatta a farmi guardare!”

“Axel, piantala di fare il coglione!”

“No, anche se sono molto fiero di averti fatto smettere di parlare come un brutto romanzo Fantasy! Ascoltami, testa vuota!”

“La mia persona non parla come…”

“See, se, ascoltami. Posso giustificarti la mia assenza.”

Roxas smise di dimenarsi, ma lo guardò con odio:”Dovrei barattare il mio perdono per una schifosa scusa che ti sei inventato all’ultimo momento?! Va a farti fottere, Axel, da uno bravo.”

“L’idea era proprio questa.” Axel lo guardò seriamente.

“Eh?!”

 

 

 

 

 

 

 

 

Sora ci aveva pensato parecchio, in quei giorni: lo scambio di corpo era avvenuto in circostanze sicuramente poco chiare, ma riusciva a ricordare l’agitazione dovuto dall’alcool e dagli ormoni liberi e giocondi, sicuramente un po’ troppo per conto loro.

Ne zio Ventus ne la mamma avevano chiamato dopo l’avviso del ricovero in ospedale, ma lui aveva avuto l’occasione di parlare un po’ con la nonna, che aveva risolto con:”Se perderete ancora le inibizioni insieme potrebbe essere che torni tutto a posto. Ma non so, tesoro. Quando l’ho proposto a tua madre momenti mi mangia viva. Ne riparleremo, comunque, quindi stai calmo e non dire nulla a Rox, ok? A Presto, amore.”

Pensandoci, era effettivamente l’unica cosa che aveva un minimo di senso, se non era una delle solite trappole di sua nonna(anche se era una possibilità credibile).

Quindi, all’insaputa di Roxas, che non smetteva di tentare di suicidarsi con vari generi musicali, era riuscito a beccare Axel un giorno in corridoio e, dopo molteplici lotte verbali, a fargli capire la sua idea.

L’unica cosa, era che ad Axel(e probabilmente anche a Riku), la trovata non era piaciuta per nulla, per via del patto di ‘Non-allungare-le-mani-sul-mio-ragazzo-che-altrimenti-te-le-taglio-la notte-con-la-motosega’ che avevano stipulato i più grandi.

Perché, perché,  quando si trattava di incasinare la vita a lui e a Roxas erano così d’accordo, mentre quando si trattava di aiutarli dovevano fare le preziose prime donne?!

Comunque, quel giorno, Sora era riuscito a parlane con Axel che l’avrebbe detto sicuramente a Riku, in maniera che i due somari riuscissero a pensare e riflettere sull’idea di Sora/Acqua.

Per questo, ora, Riku stava seduto sul suo letto con gli occhi chiusi, visibilmente scocciato dalla situazione.

Inoltre, il fatto che avesse gli occhi chiusi, ricordava a Sora dei giuochini molto divertenti e  ben poco convenzionali e la situazione lo divertiva oltremodo.

“Che hai da ridere?!”

“Non hai idea di quanto tu sia ridicolo con gli occhi chiusi e teso come una corda.”

“Scusa se sei nel corpo di tuo fratello e la cosa mi da un attimo fastidio.”

Sora gli mise una mano sugli occhi chiusi con delicatezza e disse:”Ma non riesci a vedermi, adesso? Sono io, Riku. Non importa che contenitore ho, io non cambio. Lo hai visto, ne io ne Rox riusciamo a immedesimarci pienamente nell’uno e nell’altro, anche se siamo simbiotici. La mia voce…” Sora si avvicinò al collo di Riku,”E i miei gesti…” e lo baciò lentamente,”Ti sembrano sul serio così diversi?”

Riku rabbrividì piano e poi esalò un “No” tremante, che fece ghignare un po’ Sora.

“Allora mi aiuterai?”

Riku sorrise, un poco bastardamente:”Se proprio devo”

 

 

Roxas. Riesci a sentirmi?

 

 

 

 

“Cosa ha detto Sora?” la voce tenebrosa di Roxas era qualcosa di unico.

Tra il terrificante e il seducente.

Axel sospirò, cercò il pacchetto delle sigarette e se ne accesa una per l’esasperazione:”Te l’ho già detto,Rox. Non farmi ripetere una cosa che non mi va a genio.”

Axel si era tolto di dosso a Roxas e si era seduto sull’erbetta umidiccia del giardino che non era di certo una gran sostituta, soprattutto perché si stava bagnando irreparabilmente il culo.

Non era neanche una gran situazione, visto e considerato l’atteggiamento di Roxas, che stava imbambolato a fissare il vuoto che non aveva neanche protestato per l’odore di fumo e questo era sintomo di diversi problemi.

Provò ad attirare la sua attenzione disegnando dei cerchiolini luminosi con la paglia, anche solo per attirare la sua ira funesta, ma non ebbe riscontri di alcun genere.

Sopirò ancora:”Roxas.”

Niente, solo sguardo vacuo all’ennesima potenza.

Gli mise una mano sulla spalla, lo scrollò e lo chiamò di nuovo, ma ricevette in riposta soltanto un mugolio indistinto.

“Oh, piantala di fare il muso!”

“Uhum…”

Axel si stancò e lo baciò.

 

 

 

 

Roxas? Ci sei?

 

 

 

 

Purtroppo, le azioni premeditate, hanno il difetto di non essere centro di passione pura e questo implicava un tempo decisamente maggiore prima di perdere completamente il controllo.

Dio, Sora riusciva a divertirsi molto lo steso, per carità.

Ma dopo mezz’ora di sbaciucramenti vari, teso al massimo per riuscire a percepire quella piattola di suo fratello, doveva ammettere che il suo piano aveva delle falle.

Più che altro, quel geniale piano, pretendeva troppo.

Non che Riku si stesse lamentando, eh, tutto sdraiato comodo comodo  sul ragazzo, intento ad esplorare perfino(a quel che pareva Sora), le capsule che gli aveva messo il dentista l’ultima volata che ci era andato.

Non stava funzionando, di Roxas non sentiva nulla, e per quanto provasse, perdere ogni inibizione era più difficile di quanto si ricordasse.

Mentre Sora pensava a tutte queste cose insieme, Riku decise di staccarsi un attimo, così, per riprendere fiato, e vedendolo sconcentrato al massimo, ci rimase anche un poco male, in realtà.

Per vendetta, si mise seduto sul bacino di Sora/Roxas e cominciò a sbottonargli i bottoni della camicia.

Cosa che non rimase a lungo un segreto:”Che stai facendo?”

“Che domande, aiuto te e quell’impiastro di tuo fratello.”

“Ma…”

“Si?”

Sora si dimenò un poco:”Roxas soffra il solletico.”

Questo fece ridere moltissimo Riku.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non che Roxas non fosse interessato a ciò che Axel stesse facendo alla sua faccia(a occhio e croce, mangiandogliela), ma era in stato completamente catatonico.

Meno male che il corpo sa riconoscere degli schemi fissi.

Così, mentre Axel si impegnava per divorargli il viso, Roxas rispose meccanicamente al gioco.

Forse perché in stato di shock, forse perché la situazione gli impediva ogni tipo di pensiero coerente, mentre Axel decideva che alzargli la camicia e esplorare la sua pancia, Roxas era già perso nella passione da tempo.

E poi, le mani di Axel erano così calde…

 

 

 

 

Roxas?! E allora?!

 

 

Che c’è?!

 

 

Apri gli occhi, cretino che perde subito la cognizione di se stesso!

 

 

 

Roxas aprì gli occhi e si rese conto che le mani calde di Axel non c’erano più.

In compenso, c’era una testa bianca sulla sua pancia che si dava da fare leccandogli l’ombelico.

“Riku?”

“Mhhm…”

“Riku, tutto ciò fa venire alla mia persona una pelle d’oca che si potrebbe tagliare e mangiare per il Ringraziamento.”

 

 

 

 

 

 

 

 

Eccomi tornata!

Sapevo che non sentivate particolarmente la mia mancanza, ma sono qui comunque!!!! Mhuhahah!

Comunque, vi chiedo perdono per il ritardo stratosferico, ma il ritorno alle vecchie e sono certa poco salutari abitudini scolastiche mi toglie un sacco di tempo.

Poi, se contiamo che sono pigra per natura…

Bene!

Sembra che ci sai stato un miglioramento, vero? Se non altro abbiamo risolto la situazione abbastanza velocemente… più o meno…

Spero che il Rating non sia salito troppo. A me non sembrava, anzi, ma se ho offeso/scandalizzato qualcuno me ne dispiaccio sul serio.

Ora, i ringraziamenti!

Ah, questo verde fa male agli occhi, vero?XD:

Axel_Fan_Love!

_Ella_!

Ka93!

Seymour!

Edo!

 

Scusate se non commento le recensioni, ma mi stanno per sbattere a nanna…

Comunque, in somma, grazie veramente a tutti!

Soprattutto a coloro che mi seguono da sempre e ogni tanto fanno sentire la loro voce, a chi c’è sempre a recensire, veramente, vi adoro!

A chi mi segue come lettura leggera e chi mi ricorda, chi mi ha nelle preferite.

È grazie a voi che siamo riusciti a raggiungere le 150 recensioni, e ve ne sono veramente grata.

Grazie.

Gue

 

 

 

 

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Capitolo 26
*** Altro che seghe mentali ***


Non che quello di ignorare qualsiasi cosa potesse avvicinarsi anche lontanamente ad un rapporto interpersonale fosse l’intenzione premeditata di Roxas

Altro che seghe mentali

 

Quando cala la notte e fuori comincia a fare soltanto meno due al massimo, capisci che è arrivato a Marzo, e ti trovi a pensare a tutto tranne a quello che dovresti prima di dormire, perché sai che quel determinato argomento ti terrà alzato e in ansia per tutta la notte, che cosa si fa, immancabilmente?

Si pensa a tutto quello che non si deve pensare, naturalmente.

Per cui, non che quello di ignorare qualsiasi cosa potesse avvicinarsi anche lontanamente ad un rapporto interpersonale fosse l’intenzione premeditata di Roxas.

Era semplicemente accaduto ecco.

Inoltre, non trovava affatto consono che nessuno avesse l’ardire di rivolgersi a lui se non con deferenti suppliche.

Infondo, la sua  persona teneva a queste formalità.

 

 

Oh, piantala.

 

 

Roxas guardò Sora con puro disprezzo( o almeno, guardò con disprezzo la sua ombra nella loro camera al buio): come si permetteva di mettere becco nei sui personali e augusti pensieri?

“Rox, a te sul serio sembra di avere pensieri personali?” disse Sora, sdraiato sul suo letto, con la segreta speranza di riuscire a dormire senza che Roxas si prodigasse in quelle sue grandiose seghe mentali.

“Seghe mentali, tua nonna. I miei sono…””Seghe mentali. Senta, signor ghiacciolo, non rompere le palle a me e ricomincia a farti Axel. Stai diventando una zitella frigida. Senza offendere le zitelle frigide.”

“Sora, non sono affari tuoi.”

“Direi che quando sei in pianta stabile nel cervello di un’altra persona, si potrebbero detenere per lo meno i diritti delle azioni dell’imbecille in questione. Roxas, dormi.”

Sora si mise più comodo sotto le sue montagne di piumoni, sempre con quelle speranze che variavano a che suo fratello la piantasse di non parlare ad Axel a che suo fratello la di parlare in generale.

“Spiacente di deluderti.”

Sora sbuffò nel buio:”Roxas, domani c’è lezione, abbiamo addirittura due verifiche e un’interrogazione, ed è mezzanotte passata! Vuoi piantarla e dormire? Altrimenti mi dici il vero problema che ci tiene svegli. Così mi metto l’anima in pace!”

Dalla frustrazione il ragazzo si era seduto di scatto sul letto.

Roxas fece lo stesso, dai suoi che si sentivano dalla sua parte della camera.

 

Ma che?!

 

Sora accese la luce, il volto contratto da rabbia repressa:”Bene, visto che ci sei, adesso mi dici perché accidenti ti comporti così!”

“Sora, piantala, mi sono mosso da solo!”

“Certo, chi doveva muoverti? La fatina Campanellino Trilli?!”

“Piantala di rompere, Sora! Non capisci mai che ti dico, io…”

“Adesso ti dico che cosa ho capito non ascoltandoti mai mentre parli e curiosando nella tua testa: sei offeso da morire perché Axel ti ha lasciato da solo ben più di un mese fa! Godi da morire a vederlo cercare di riconquistare la tua fiducia, giochi con lui! E continui imperterrito a far la parte della vittima!”

Che bello quando lo shock è tale da far tacere anche un cervello chiacchierone come quello di Roxas.

Sora sopirò, esausto:” Senti, sul serio piantala di comportarti come un bambino. Non mi sembra giusto nei suoi confronti, ne nei miei. Roxas, lui ti ama, ok? Non mi sembra un motivo per metterlo in croce. O se non lo vuoi più, mollalo.”

Roxas lo guardò smarrito:”Io non lo voglio lasciare.”

“Ne ero certo.” E con un sorriso spense la luce, si rificcò sotto i suoi adorati piumoni e si accoccolò nel suo letto, al caldo.

Una piccola parte della sua mente, però, era ancora al freddo e continuava a pensare senza posa a degli elastici verdi con i pon-pon.

Sora la decretò una perdita di tempo semi-costruttiva e decise di lasciare perdere suo fratello e le sue grandiose seghe mentali.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ok, fare degli esami di coscienza durante la notte è ufficialmente deleterio per la salute, ma lo aveva aiutato(?) a pensare. E, anche se ammetterlo gli costava praticamente tutto il suo ego, anche Sora.

Anche se non aveva ben capito come era riuscito a farlo sedere, ma ormai erano n tale casino che non poteva di certo più badare a tutte le piccole stranezze che li circondavano. Non si preoccupava particolarmente per Sora, ne per se stesso.

L’unico per cui aveva dei dubbi, paure e altre cose leggermente confuse( o meglio esplose) nella testa, era senza ombra di dubbio Axel.

Axel che si era comportato come un perfetto gentiluomo da quando era tornato tutto alla normalità( tranne per certe cose in cui non riusciva proprio a trattenersi).

Il problema era… che un Axel premuroso e… amorevole, tutto zucchero e fiorellini svolazzanti era una cosa… raccapricciante.

Non sapeva che dirgli, e trattarlo male gli veniva molto più facile che spiegargli che lui non voleva un compagno che sembrava una ragazzina innamorata.

Avrebbe cercato di sedurre Xion, altrimenti. Era abbastanza certo che la ragazza ci sarebbe stata più che volentieri, ma lui non cercava lei.

Lui voleva Axel, stupido, che fuma come un turco e che gli sbuffa addosso per dispetto, che gli scompiglia i capelli per dargli fastidio, che gli fa il solletico per dargli fastidio…

… ora non era più tanto sicuro di rivolerlo.

 

 

Scusa se mi intrometto, ma starei cercando di capirci qualcosa sull’arte greca.

 

Tanto ormai sono abituato.

 

Consiglio? Se nel mio compito trovo per caso scritto ‘per darmi fastidio’, ti gonfio come una zampogna nei suoi giorni migliori.

 

Sora, mi sorprendi! Sai addirittura che cos’è una zampogna?!

 

Roxas, pensa ad Axel in maniera diversa, tipo… quando siete da soli e non cerca di darti fastidio.

 

Oh, bell’idea, poteva pensarci prima, effettivamente.

 

 

No, Roxas, piantala, non voglio sapere! Soprattutto, un’erezione durante il compito di Storia dell’arte non mi diverte per nulla!

 

Antipatico.

 

 

Forse era meglio concentrarsi sul compito, almeno per quell’ora.

 

 

 

 

Riku era ad aspettare Sora al loro solito tavolo in mensa, insieme a un Axel completamente affogato nel pranzo.

O almeno così sperava Riku.

Demix era concentrato a guardarsi in giro per cui Riku riusciva a rimanere ben paciollo nella sua bolla di silenzio felice.

Delle manine fresche gli si posarono sugli occhi e una voce femminile gli urlò all’orecchio:”Indovina chi sono!”.

Oddio, no, non ancora. Era possibile che facesse tutti i giorni facesse quella sceneggiata quindi, invece di rispondere, Riku fece un suono indistinto mugugnante che Kairi sapeva identificare come un ‘Giù le mani dalla mia faccia o ti uccido lentamente e dolorosamente’ e con un sorrisone disse:”Hai indovinato!”.

“Ciao ragazzi!” Xion era diventata amica di Kairi e praticamente non la mollava più. Se lui fosse stato al posto di Kairi le avrebbe già tirato un ceffone. Proprio non riusciva a capire le dinamiche femminili. Pensandoci un attimo, non capiva le dinamiche umane in generale.

“Come state?” Chiese Kairi rivolgendosi alla tavolata.

Demix si risvegliò dal sonno catatonico in cui era crollato e rispose pimpante:”Bene! Voi ragazze?””Insomma… le verifiche ci distruggono…””Tranquille, tanto qui non bocciano mai nessuno…”.

Riku lo guardò per un attimo:”Ma non hanno bocciato… Come si chiama, quello con quel ciuffo ridicolo rosso e patito per non-so-come-pronunciare-quale sport…””Ah, dici Wakka!””Si, lui. Non era del tuo anno?”.

 Demix ci pensò per un tempo lunghissimo:”Questo potrebbe spiegare il perché non è più in classe con noi.”.

Un suono disgustato riecheggiò da Axel-vassoio-del-pranzo. Le ragazze sorrisero concilianti. Riku non sapeva come fare ad adeguarsi ad un elemento come Demix, ma era un amico di Sora.

Il sua ragazzo ne conosceva di persone strane.

Certo, neanche lui era un esempio di perfetta sanità mentale, figuriamoci Sora stesso.

Sora e Roxas insieme, poi, neanche a parlarne.

Guardò Axel-vassoio-del-pranzo e provò quasi pena per lui. Quasi.

“Riku! Hai tenuto i posti, vedo!””Dillo alle tue amiche. Prendi due sedie e siediti, piaga.”

Sora agguantò al volo una sedia e si avvicinò a Riku, dandogli un leggero bacio a stampo.

Poi si girò verso i suoi amici, piuttosto allegro per uno che ha appena finito una mattinata piena di compiti e vide  Axel-vassoio-del-pranzo e rimase un po’ di sasso.

Axel non era mai arrivato a tentare il suicidio con la pappetta indefinita della mensa.

Il Vassoio parlò:”Rox…?””È a prendere il ‘cibo’.””Ok.”

 

 

 

Roxas, lo stai uccidendo.

 

Dimmi che quel che vedo non è lui che cerca di affogarsi nel piatto della roba verde.

 

No, è la roba beige.

 

Oh, adesso si che sono sollevato!

 

Tu hai chiesto per la roba verde! Se non sei preciso non è colpa mia.

 

 

Roxas, che era riuscito a prendere i vassoi con tutte le robe di tutti i colori possibili ed immaginabili, ma difficilmente commestibili e  si avvicinò al tavolo, facendo i dovuti ossequi a tutti i suoi amici.

Poi guardò il suo ragazzo, che lo scrutava dal piatto in cui era affondato, attraverso i capelli. Faceva veramente paura.

Così, l’unica cosa che Roxas riuscì a fare, era prendergli la mano sotto i tavolo e tentare di trasmettergli un po’ di calore.

L’unico occhio visibile di Axel si sgranò dallo stupore e il ragazzo si tolse dal piatto, guardando Roxas.

Sora aveva ragione quando diceva che Axel aveva preso la roba beige che in  quel momento gocciolava copiosamente dal lato destro dalla faccia di Axel.

Se non fosse stato così concentrato sugli occhi Axel probabilmente gli avrebbe riso in faccia.

Cosa che gli altri stavano cercando di non fare con tutte le loro forze( Kairi aveva pestato con forza un piede a Demix per impedirgli di dire qualsiasi cosa stesse per dire).

I due ragazzi si guardarono per un periodo che parve a tutti interminabile e carico di tensione, poi Roxas disse:“Che schifo, Axel pulisciti!” sorridendo.

Axel si riscosse e si portò la mano alla parte di faccia presa in considerazione. Chiuse gli occhi e, con tono si supplica disse:”Dimmi che non mi è andata nei capelli. Ti prego. È quella verde?””Nah, quella beige. E, si, è anche nei capelli, oltre che sulla tua faccia. Ah, sta colando sulla divisa.””Oddio, no.”.

 

 

 

 

Non che le cose si fossero sistemate così, con una battuta e via. Questo lo sapevano entrambi e Roxas aveva elaborato una teoria personale( aiutato da Sora), che se non avessero risolto tutta la questione, niente sarebbe stato come prima.

O, almeno, tornare ad andare d’accordo, non si chiedeva tanto. Avrebbe fatto meglio a scrivere a Babbo Natale, magari gli faceva un regalo in anticipo.

Così, quella sera, Roxas si presentò leggermente in ansia( le mani gli si erano trasformate in due piscine), e bussò con una determinazione che non sentiva assolutamente sua, alla porta della camera di Axel.

Sentì un po’ di trambusto e qualche cosa urlata e la porta si aprì, con il compagno di stanza di Axel sull’uscio. Com’è che si chiamava? Saix?

Comunque, quest’individuo dai capelli incredibilmente azzurri lo guardò dall’alto al basso in attesa di un qualcosa.

Roxas si schiarì la voce:”Ciao! C’è Axel?”.

Silenzio, il ragazzo lo guardava come se potesse trasformarsi in un serpente a sonagli da un momento all’altro.

“Ehm…”.

“Si, sta facendo la doccia.”. Wow. Quando si dice un gran chiacchierone…

“Ehm, posso entrare?””Sta per scattare il coprifuoco. Non rispetteresti le regole.”.

Roxas lo guardò stralunato per un momento, poi si riprese:”Tranquillo, alle undici precise passano i topini a prendermi.” Tentativo di battuta… aspetta, può ancora capirla e ridere… no, tentativo floppato al massimo.

“Insomma, me ne vado in tempo. Posso entrare?”.

Ok, il tipo era decisamente inquietante.

“Si, ma alle undici te ne vai.” Disse Saix con un tono che ammetteva tutto tranne repliche.

“Ok, ok, tranquillo.” E finalmente Roxas riuscì ad entrare nella camera, con lo sguardo vigile di Saix che lo seguiva ovunque.

Aspettare Axel in sua presenza non era umanamente possibile.

“Senti, vado a parlare con Axel…””Va bene.””… Ooook.” Roxas si defilò nel piccolo bagno.

Dove, per qualche motivo non capibile al cervello confuso del ragazzo,  non si riusciva ne a respirare ne a vedere nulla. Sarà stata l’incredibile quantità di vapore uscente da quella microscopica doccia?

 Roxas reso improvvisamente non vedente,  seguì la voce di Axel che canticchiava allegramente sotto lo scroscio della doccia.

Ripensandoci, l’idea di venirlo a trovare non era stata una genialata degna del Nobel: fra il compagno fin troppo e inaspettatamente ligio alle regole, il probabile soffocamento e la situazione da evitare completamente finché la simbiosi rimaneva in vigore, non era messo bene.

In fondo, era il suo ragazzo quello nudo nella doccia.

Oh, Sora l’avrebbe ucciso.

Qui, altro che seghe mentali.

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono tornata!!!

E vi chiedo perdono per l’incredibile tempo sprecato. Sul serio, mi dispiace, e giustificarmi per pararmi la coda di paglia non mi va. Soprattutto perché sono stanca.

Per cui… ecco a voi il nuovo capitolo!

Ah, ho cambiato il Rating in arancione, così da non aver improvvisi grattacapi…

Comunque.

Ho capito che adoro far affogare la gente nel piatto. Sono un poco schizzo, lo so, lo so. Comunque, come sempre, vi lascio sul più bello. Aha, se la faccio franca anche stavolta, non so… accendo un cerino per la Madonnina… rubo il divano( arancione superfigo) della mia auto scuola…XD

Vi ringrazio per le magnifiche recensioni! E chi mi ha nei preferiti, seguiti, guarda ogni tanto la pagina così per sfizio…

Comunque, grazie a chi recensisce, mi date veramente un treno di energia.

Ci vediamo presto, lo prometto!

Gue

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Capitolo 27
*** Caccole innamorate ***


Saix era un poco irritato

Caccole innamorate

 

 

Saix era un poco irritato. Quella caccola del suo compagno di stanza aveva per ragazzo una caccola bionda che non rispettava assolutamente le regole e questo Saix non era disposto a sopportarlo ulteriormente.

Di casinisti perpetui ne aveva già uno unico e solo e avrebbe combattuto con le unghie e con i denti per farlo rimanere uno unico e solo.

Guardò con sospetto la porta del bagno. E la guardò per cinque minuti buoni. Di li ad una mezz’ora sarebbe scattato il coprifuoco e si sarebbe divertito a scaraventare il ragazzino e eventuale appendice fuori dalla sua camera. Non sopportava chi non rispettava le regole.

Anche perché, l’unica volta che aveva infranto lui le regole, aveva l’ innocente età di cinque anni ed era al parco giochi vicino all’orfanotrofio con Axel, in qualche maniera lui era finito dall’altalena contro un cipresso situato davanti all’altalena(a distanza di sicurezza, ma per chi infrange le regole, il destino si diverte con un umorismo particolare), con la fronte sanguinante e piangente, mentre Axel(vero e proprio focolaio di ogni possibile rivoluzione e fautore della gara di velocità su altalena) rideva della sua bellissima e nuovissima X sulla faccia.

Che sarebbe stata lì per sempre, o almeno finché non avesse trovato una maniera per tornare indietro nel tempo e far si che la X finisse sulla faccia, collo, corpo, dita dei piedi di Axel.

Per questo, infrangere qualsiasi tipo di regola lo rendeva particolarmente sensibile, e fronte cominciava a prudergli in una maniera incredibile e…

Ancora venti minuti.

Calma, Saix, calma. Ancora venti minuti.

Si chiese se a questo punto non ci stesse male una risata malvagia.

 

 

 

 

Roxas stava cercando di pensare ad una maniera per annunciare la sua imbarazzata persona nella stanza senza per forza fare una figura un poco… indecente?

Ma la sua testa andava ad intermittenza con ‘Axel-doccia-nudo’.  

Axel nella doccia nudo, bagnato, totalmente ignaro della sua presenza.

 

Roxas, fa qualcosa di anche solo un po’ stupido e appena avrò la forza per farlo,ti picchierò con tutta la forza dell’occasione.

 

Non rispose; non ce ne era bisogno, e soprattutto non riusciva a mettere in ordine un pensiero di senso compiuto.

Axel del tutto ignaro del suo ospite, e allegro dopo una giornata in cui finalmente Roxas non gli teneva ostinatamente il muso(subito adorabile, dopo un mese decisamente deprimente), programmava di bistrattare un poco Saix, e poi sarebbe andato  a dormire.

Una serata decisamente rilassante, dopo tutta la fatica fatta per organizzare i giochi studenteschi, aiutare Roxas e suo fratello, tentare di farsi perdonare da Roxas e non mancare a quello che è il suo dovere di segretario del capo del CCI.

Segretario, tzè.

Così, avendo finito di lavarsi i lunghi e fluenti capelli, fischiettando, spense il rovente getto d’acqua e uscì dalla doccia, prese un asciugamano e con naturalezza se lo avvolse intorno alla testa, senza badare a ciò che stava intorno. Tanto era il bagno che usava da una vita, ormai, lo conosceva a memoria.

“Ehm. Ciao, Axel.” Una vocina uscì da un angolo buio del bagno che lui conosceva come la pianta dei suoi piedi.

 

 

 

Troppe informazioni non gradite, troppeinformazioninongradite!!!!

 

 

Roxas, cercando disperatamente di guardare tutt’altro tranne che Axel, non riuscendoci particolarmente, completamente rosso dall’imbarazzo e ucciso dalla curiosità, esordì pigolando:”Eh… sai avevo voglia di vederti.”.

Axel, che non aveva ancora bene registrato tutte queste informazioni in un colpo solo, si rese conto di essere nudo con un asciugamano nei capelli. Oh, be’.

Con falsa nonchalance prese un altro telo e lo fermò intorno alla vita, ridendo esteriormente, ma sentendosi un poco morire dentro. Ma solo un poco eh.

Oh, Riku lo avrebbe ucciso se avesse fatto qualcosa di avventato.

E anche Larxen, visto che trovava così carino Roxas. Se non altro si divertiva a prenderlo in giro.

Comunque. Riprendere controllo della situazione:”Ah, ok. Ti ha fatto entrare Saix?””Si, anche se non era contento. Ha detto che alle undici mi caccia fuori, comunque.”.

Come faceva Roxas a sembrare così calmo?!

“Mi sembrava strano da lui.””Già…””…””Senti, mi dovevi dire qualcosa?””Niente di particolare, solo che sono stato noioso e…”

 

Pedante, maleducato, irritante femminuccia in preda agli ormoni che fra l’altro sei anche adesso. Non credo di avercelo mai avuto così duro, Rox. La cosa mi turba. Sai, fedeltà e robe del genere…

 

 

Oh, taci. Almeno a te non vede nessuno.

 

 

“… Quindi volevo dirti che mi dispiace. Tutto qui.” Roxas fece una studiata alzata di spalle, attento a non far alzare troppo la felpa. Non si mai.

Axel lo guardò con incredulità:”E sei venuto a dirmi questo, quando una persona normale, pensandoci un attimo, avrebbe deciso che magari la sera si fa la doccia, mezz’ora prima del coprifuoco, scatenando le ire del mio compagno di stanza ligio alle regole, anche se deve essere per colpa mia, introducendoti nel bagno mentre sono nudo e… grazie, mi fa piacere.” Axel ghignò divertito al ragazzino nella più completa disperazione dovuta ad un abissale imbarazzo.

“Be’, ecco. Io la doccia la faccio al mattino. E ho appena finito di studiare per domani. Poi, avevo già visto Saix e non mi era sembrata una persona così rigida e…”.

Axel rise:”Lo hai visto la mattina presto. Lui è mattiniero per natura ed è felice di vedere che la gente affronta la giornata con impegno e presto. E…” Axel ghignò maligno,:”Non sapeva che venissi da un festino molto poco legale del CCI. Per questo è stato gentile.””Tu quella volta non dormivi proprio, vero? Era tutta una finta.” Axel rise e si piazzò davanti allo specchiò e cominciò ad asciugarsi i capelli:”Nah. Era tutto un piano geniale per portarti nel mio letto.” Roxas fece una smorfia strana, e si avvicinò al ragazzo, abbracciandolo da dietro e soffiando sulla sua pelle nuda:”Alla fine ha funzionato.”.

 

 

 

Ti ho già avvisato, vero? Riku mi dice di dirti che è pronto per venire li ed ammazzarvi tutti se mi succede qualcosa.

 

 

Che ci fa li Riku?

 

 

Aiuto in lettere.

 

 

Ma per un po’ rimasero così, con Axel con ancora le mani nei capelli, nel tentavo di fregarli con l’asciugamano, con Roxas aggrappato alla sua schiena come un Koala.

Piano piano, Axel cacciò via il telo, lasciando i suo capelli umidi cadere sulla sua schiena(e Roxas) e prese le mani di Roxas nelle sue, bloccandolo in quella posizione da affogamento nella sua chioma.

Ma il ragazzino non si lamentava e respirava tranquillo sulla sua schiena, le sue mani sulla pancia di Axel, disegnava cerchiolini con le dita, completamente assorto.

Axel sospirò forte:”Quand’è che compi gli anni?””Il quindici di dicembre.”.

Il ragazzo si abbandonò in un suono sconfortato e abbandonò la testa sul suo petto:”Se continui così mi uccidi.”.

Roxas rise in una parte indefinita fra le sue scapole, facendogli un poco solletico.

Axel aprì le mani di Roxas e, girandosi, le mise intorno al suo collo, mentre lui prendeva la vita del ragazzino:”Ti rendi conto che mi ucciderai, vero? Che priverai il Mondo della mia bellezza?” Roxas si rabbuiò un attimo, poi si alzò in punta di piedi per baciarlo, con passione mai dimostrata in precedenza(non che facesse diventare triste Axel, questo no.).

Sempre guardandolo negli occhi, come se fosse una sfida, con quei occhi decisi e determinati. Poi si staccò e gli disse, sulle labbra:”L’unico di cui ti devi preoccupare, qui, sono io. Non il Mondo privato della tua sfolgorante persona luminosa e brillantinosa. Ok?” Oddio, quegli occhi avrebbero potuto incenerire un dinosauro di quelli ghiacciati nell’era glaciale.

Axel sorrise e lo baciò di nuovo e ancora, sempre più velocemente e con foga,con il cuore che batteva forte per l’adrenalina, così, quasi con fretta o paura di sprecare anche solo un momento.

 

 

 

Roxas, datti una calmata.

 

 

Chiamare dopo., Roxas no casa

 

.

Roxas, non dire stronzate!

 

 

Ma Roxas non ascoltava più nulla perché Axel gli stava baciando il collo. Che bella sensazione.

Perché non gli aveva parlato per un mese? Era così funzionale per certe cose.

E poi… gli era mancato, nella sua stupidità e narcisismo. Era tutto parte di Axel e suo.

Era così… forte. Mentre si baciavano, con passione e rabbia, sempre più a fondo, ritrovavano quella complicità che li aveva accompagnati per mesi, e il desiderio.

Tanto desiderio. Forse un po’ troppo.

Ma ormai erano talmente partiti per la tangente che neanche il bazooka che Saix stava preparando nell’altra stanza per spedire Roxas fuori dalla stanza(naturalmente giocattolo con relativo cerchio rosso sulla bocca da fuoco) avrebbe potuto distrarli particolarmente.

Roxas spinse Axel verso il muro, continuando a baciarlo, senza quasi riprendere fiato, mentre Axel stava tentando di mettere le mani sotto la felpa del ragazzino.

In movimento era una manovra complicata, ma una volta sbattuta la schiena contro il lavandino(Roxas voleva il muro, ma anche quel particolare sanitario andava bene), tutto risultò più semplice: Axel risalì la schiena di Roxas con le sue grandi e calde mani, bisognoso di scoprire ogni lembo di pelle di Roxas, morbida pelle, di un corpo in forma e in piena crescita ed eccitato e a causa tutta sua e…

Via la felpa. Assolutamente obbligatorio.

Certo, già Roxas era impegnato a non staccarsi dalle sue labbra(lingua/gola), e non aveva una grande coordinazione braccia-mani-testa, per cui sfilare quella stupida felpa risultò più arduo del previsto, ma ohi, la fortuna premia i persistenti(?).

Che bello il suo ragazzo a petto nudo, non se lo aspettava quasi.

Così… umano: imbarazzato e desideroso allo stesso tempo, tentato da quello che sarebbe potuto accadere e fremete delle sue attenzioni. Così piccolo confronto a lui, ma non fragile. Roxas non era una ragazzina qualunque.

In sostanza, da quello che riusciva a vedere, non era proprio una ragazza.

Roxas si stufò di essere contemplato e, tirandogli come sempre i capelli(ahi), lo tirò a se, baciandolo e mordendogli un poco le labbra.

Così, come se volesse segnare il territorio.

Axel sentì le mani del ragazzino accarezzargli il viso, i capelli poco prima bistrattati, scendendo sulle spalle e sul petto, appena sfiorandolo, scendendo ancora, sino al ventre, appoggiandole all’inizio dell’asciugamano, miracolosamente ancora al suo posto, dopo tutte quelle emozioni.

Poi, Saix bussò con decisione alla porta.

Axel grugnì sulle labbra di Roxas, che ridacchiò, e disse:”Saix, non rompere!”.

Come se questa affermazione molto poco garbata potesse fermare un vigilante delle regole:”Axel, è scattato il coprifuoco già da un minuto e venti secondi, vi ho conceduto abbastanza. E poi, c’è il rappresentante del CCI sulla nostra porta che reclama la tua caccola.””Caccola?””Intendo Roxas, se si chiama così.”.

Figuriamoci se si metteva anche a fare da segretario, adesso. Ma per chi l’avevano preso?!

Roxas e Axel si guardarono negli occhi e sospirarono un po’ per la frustrazione, un po’ perché in qualche maniera, venivano sempre interrotti e non era una cosa piacevole, visto che significava imminente doccia fredda per entrambi e per Roxas una gran lavata di capo.

Ah, eccolo, aveva paura di averlo perso.

 

Ti odio, sei un deficiente e non so cosa altro definirti se non la merda di Beethoven, ma non il musicista, ma di quello stupido cane, che in realtà è una forza, ma tu sei la sua cacca andata a male! Hai capito Roxas, mi senti?! Cacca di cane andata a male e attaccata alla scarpa da mesi, scarpa dimenticata nella sacca da ginnastica di zio Terra, con un panino al tacchino e ravioli di quelli che fa la mamma…

 

 

Basta! Ho capito, ci sono!

 

 

Era ora!

 

 

Sei stato male?

 

 

No, non propriamente. Cioè, mi è girata la testa e ho visto tutto nero per un po’, ma niente fiume di sangue o altro, ma ho visto tutto, per… non lo so!

 

 

Ah. Tutto tutto?

 

 

Come se per sbaglio avessi messo su un porno-gay in dvd e non riuscissi a fermarlo o a cambiare canale e… non farlo mai più.

 

 

Dopo ne parliamo.

 

 

No, dopo ne parliamo dopo nah cispa!

 

 

“Devo andare, Sora mi ha dato della cacca di cane.” Axel rise:”Non c’è nulla da ridere, sai? Adesso mi sorbirò una divertente conferenza sul perché prima che finisca la simbiosi è necessario astenersi da rapporti di qualunque genere… Sora se lo sta preparando. E ha mandato il suo aguzzino. Ho un po’ paura, in realtà.” Axel lo abbracciò e gli disse con voce gentile:”Sei proprio nella merda, amore.”.

 

 

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Capitolo 28
*** Pace e Amore (vedi anche: titolo Hippie) ***


Pace e amore, armonia, euforia, completo abbandono al sonno e ai sogni: non sarebbe stato bellissimo

In questo capitolo ci sarà un punto con un attacco di panico. Vi prego, se siete impressionabili, se ne soffrite, saltatelo. Io non voglio proprio far star male nessuno… ne offendere. Spero che vi piaccia, ci vediamo giù.

 

Pace e amore

(vedi anche: titolo Hippie)

 

 

Pace e amore, armonia, euforia, completo abbandono al sonno e ai sogni: non sarebbe stato bellissimo? Roxas ne era totalmente convito e si sa, le convinzioni fanno bene alla salute solamente quando non hai un fratello gemello che ti urla nel cervello cose molto foco fini e ancor meno sensate(guardare cacca).

Non poteva starsene zitto? Già aveva interrotto il più che piacevole interludio con Axel, e non gli importava che avesse visto tutto con conseguente trauma psicologico con probabilmente permanente, non gli importava che uno dei suoi zii non lo cagasse moltissimo e avesse steso sua madre mandandola in ospedale per averle rotto quasi un braccio e che sua madre non potesse lavorare in quanto pittrice e non ambidestra, non gli importava che sua nonna fosse una strana donna con convinzioni ancora più strane con la preoccupante manifestazione di interesse per ciò che facevano i suoi nipoti con due uomini e non per la loro salute, non gli importava di quel manichino che sorrideva solo a suo fratello(che musone) che lo stava scortando nella sua camera dove il sopracitato gemello era pronto a mangiargli la faccia.

Non lo tangeva proprio.

Forse, lo preoccupava un poco l’individuo che condivideva la camera con Axel, ma era comprensibile: era un pazzo completo con qualche sindrome strana per il rispetto delle regole.

Era abbastanza sicuro che tutti si sarebbe tenuti un attimo a distanza e sull’attenti, se un individuo del genere condividesse la stanza con il proprio ragazzo.

Era sulle nuvole(intenzionato a rimanerci per un bel pezzo), ma non era completamente avventato. Non ancora.

Oh, accidenti il manichino albino era riuscito a portarlo da Sora senza che lui opponesse resistenza particole: aveva immaginato una fuga a mo’ di super ninja, il ritorno nella camera di Axel, che dopo che lui avesse steso il pazzo coniglio bianco(gli era venuto un flash con Saix, orecchie bianche e orologio da taschino che urlava isterico:”È tardi, è tardi!!!”), lo accogliesse a braccia aperte con indosso ancora solo quell’asciugamano e che avessero concluso ciò che avevano cominciato.

Oh, il fottuto manichino albino lo aveva chiuso nella sua camera con la temibile presenza della chimera Sora.

Accidenti, non doveva pensare alla fuga. Avrebbe dovuto metterla in atto.

“Mi fa piacere che tu non sia riuscito a scappare. Altrimenti non avrei potuto picchiarti come si deve.” Sora uscì da un angolo oscuro della camera(dove probabilmente aveva aspettato coccolato un gatto bianco inattesa di mettere in scena in suo piano malvagio).

Non aveva un’aria rassicurante, no.

Non si sarebbe sorpreso se nell’angolo buoi avesse trovato il cadavere del sopracitato gatto.

“Piantala di dire stronzate, Roxas!” Sora accese la luce e si sedette sul letto, le mani nei capelli e un’aria completamente stravolta:”Avevamo deciso che non avessimo fatto nulla finché la simbiosi non fosse scomparsa! E io non ho sentito alcun ‘Puff’ per indicarne la dipartita!” Roxas lo guardò stranito per un attimo:”Ma anche io parlo così quando sono arrabbiato? Axel ha ragione a dirmi che parlo strano…””Rox, ascoltami!” il viso di Sora era stranamente verde nella sua decisione:”Collega i tuo due neuroni che non sono andati a fare festa nel pisello, e immagina di vedere me e Riku, ma dal punto di vista mio, dai miei occhi.””Che schifo. Non farmi vomitare, andava tutto così bene fino a quando non sei arrivato tu e…””Perché è quello che è successo a me stasera. E lo sai che non ci tengo a sapere cosa fai tu quando sei con Axel.”.

Roxas si riscosse un attimo(i neuroni erano tornati dal lungo viaggio) e lo guardò, accorgendosi che non mentiva.

Dio, che schifo, suo fratello si divertiva a guardare le coppie mentre erano in atteggiamento intimo… non c’è un nome specifico per questa malattia? Voyeurismo?

“Roxas!” Sora era furioso:”Li sento i tuoi pensieri, coglione! Perché non apri un attimo la mente a quello che non è l tuo solito e gigantesco egocentrismo e ascolta i miei!”. Roxas sbuffò annoiato ma fece come gli aveva detto Sora.

Ah, era tutto vero. Accidenti.

Roxas guardò per bene nei ricordi del fratello: vide che mentre era insieme a Riku aveva cominciato a vedere delle immagini e flash di Axel con i capelli bagnati che lo/li baciava, che lo/li toccava e lui/loro si eccitavano tantissimo, ma nel frattempo c’era anche Riku che gli chiedeva se andava tutto bene perché non aveva una bella cera, ma lui/loro continuavano ad avere brividi lungo la spina dorsale per il ragazzo dagli occhi verdi e capelli rossi e cominciava a sentirsi davvero male…

Roxas interruppe la matassa di sensazione: fantastico, ora si sentiva in colpa, leggermente geloso e di nuovo largamente eccitato.

Aveva già detto Fantastico? Fantastico.

I pipistrelli non avrebbero dovuto avere pietà di lui, in culla.

Si sedette sul letto con Sora, che sembrava tutto tranne che calmo, anzi, avrebbe potuto avere un attacco di panico da un momento all’altro se non avesse cominciato a respirare come una persona normale e non come un mantice.

Roxas lo abbracciò, circondandogli le braccia con le sue, il viso sul collo del fratello:”Scusa.”.

Sora respirò più forte, anche se più che un respiro sembrava uno squittio.

 

Ma vaffanculo

 

Sul serio, mi dispiace.

 

Che me ne faccio delle tue scuse, adesso? È tuta colpa tua se sto così.

 

“Respira. Sora, respira con me.” Roxas lo lasciò, in maniera da agevolargli il compito.

Dopo cinque minuti con il panico incondizionato di Sora in entrambi i cervelli, anche se cercavano di rimanere divisi più possibile, Sora cominciò a smettere di piangere e ad avere una respirazione quasi normale.

Se non altro, non sarebbe morto in quel momento.

“Va meglio.” Disse Sora con un certo sforzo.

“Ti prendo un po’ d’acqua.” Roxas si allontanò un attimo per riempire la bottiglia e si avviò in bagno.

Era da tantissimo che Sora non aveva attacchi di panico: avendo un carattere così estroverso e solare nessuno avrebbe detto che potesse cadere così giù quando non riusciva a fare qualcosa che si era prefissato, oppure quando raggiungeva l’obbiettivo, cadeva in isteria più totale perché si accollato di così tanti pesi che liberarsene all’improvviso era troppo, per lui.

Roxas si sentiva una merdaccia per esserne il fautore.

 

Sto bene, non c’è bisogno.

 

Di uccidermi?

 

Nah, al massimo ti pesto per bene, così siamo felici tutti e due.

 

Mi sembra ragionevole.

 

 

Roxas tornò nella camera e dette la bottiglia al fratello che bevve piccoli sorsetti e solo perché Roxas lo obbligava.

Altrimenti si sarebbe semplicemente bagnato le labbra e tanti saluti.

Si risedette sul letto e guardò Sora, pallido e provato, con ancora gli occhi lucidi.

Poi, sentì dolore al fianco e si accorse che Sora gli aveva appena tirato un pugno che nessuno che aveva appena avuto un attacco di panico(Roxas ne era certo), sarebbe stato in grado di tirare.

Si accasciò sul letto dolorante, lamentandosi un poco, ma nulla di definito.

Sora si girò verso di lui e lo guardò negli occhi:”Spero che almeno tu ti sia divertito.”

Roxas ripensò un attimo alla serata e sorrise:”Beh, abbiamo fatto pace. Non era quello che volevi? Un bel lieto fine?”. Sora assottigliò gli occhi tanto che sembrava che due fessure blu lo stessero trapanando.

“Va bene, va bene, lo sai che mi dispiace veramente.””Mi viene il dubbio che tu ti senta in colpa solo perché sono stato male.” Fu il turno di Sora di essere folgorato da due fessure blu.

Sora sopirò:”Lo so che ti dispiace. Ma non mi basta. Voglio che al massimo ci possa essere un bacio, come facciamo io e Riku. Che non si vada mai troppo oltre, come facciamo io e Riku. Non voglio che ti comporti mai più così. Perché altrimenti io ci rimango secco e Riku sarà costretto a vendicarmi e…””Perché ho già sentito questo discorso?””Be’, Riku dovrà sempre vendicare la mia morte, per cui, visto che sono minacciato spesso da questa, lo avrò detto spesso…” Gli sorrise Sora.

“Ok. Questo vuol dire nulla di quello che potrebbero essere i preliminari, figuriamoci il sesso in se. Axel ne morirà, lo sai?””Direi che sono disposto a sacrificarlo.””Ehi!””Se permetti, tengo molto di più alla mia di pelle, che a quella del tuo uomo.””Effettivamente…”

 

Dopo aver deciso questa momentanea tregua(a discapito di Axel e Riku, ma avevano detto in coro:”Si scantano!”),  avevano parlato per una mezz’oretta, in cui, non si sa come, era stato creato un nuovo verbo(‘Vichingare’, sinonimo di avere un atto sessuale, a quanto pare), poi Sora era crollato addormentato.

A quel punto, Roxas aveva spento la luce, sorridendo al suo fratellino ronfante.

 

 

 

 

 

 

 

 

Non si sa per quale motivo, ma quando la tua vita è piena di roba(bella o brutta che sia), sembra che il tempo abbia un buco gigantesco nel vortice spazio/temporale. Per questo, fra compiti, ragazzi, amiche un poco galline ma buone, amici un poco scemi/pazzi completi ma buoni(Roxas non era certissimo che Saix fosse a postissimo, ma Axel si divertiva a bistrattarlo), si trovarono improvvisamente a fine dell’anno scolastico.

Ma un momento fa era Marzo! Roxas ne era certo!

Che cosa era successo? Per quale distorsione temporale si era arrivati a giugno inoltrato, con Axel impegnato a non farsi bocciare(non che fosse un completo stupido, era che non  si impegnava così assiduamente come un qualsiasi studente medio. O mediocre, nel genere.), per cui era semi-inaccessibile perché Saix lo teneva chiuso in camera a studiare, Riku che se la ghignava alle spalle di Sora per l’asino che Roxas aveva per ragazzo.

Poi si ricordava che anche Sora era tappato in camera per studiare le materie che non aveva in comune con Roxas, e ghignava molto meno.

Kairi e Xion erano tranquille passavano il loro tempo libere a spettegolare e ripassare quando non si sentivano sicurissime in una materia, ma non avevano problemi particolari. In fondo, le ragazze sanno organizzarsi in maniera diversa, bastava guardare come calcolavano alla perfezione quanto tempo stare in un negozio per riuscire a rientrare prima del coprifuoco.

Demix non era ben chiaro se ci fosse con la testa, per cui passava ogni momento possibile con tutti gli strumenti disponibili nel club di musica, mentre l’unico membro del CCI che tentava di fare il suo lavoro(Larxen), urlava nelle orecchie del presidente e se avesse potuto anche in quelle del segretario, ma per suo grandissimo dispiacere, non le era reperibile.

Quando vedeva Roxas lo teneva con se a parlare per mezz’ora, per fargli sapere quanto era dispiaciuta che il suo ragazzo fosse così occupato con lo studio(:“Quel completo deficiente che non sa fare il suo lavoro e lo molla tutto a me, accidenti! Non è possibile che qualsiasi essere possa stare con lui, non mi meraviglia che vada da cani a scuola, visto come fa l’idiota e…””Va bene, Larxen, gli porterò il tuo messaggio.””Grazie, biondino. Ci si vede in giro, eh.”) per cui, Roxas non si divertiva proprio tantissimo.

Ormai mancava solo una settimana alla fine, ma i professori non accennavano assolutamente a piantarla di programmare compiti.

Probabilmente si sarebbero trovati l’ultimo giorno con un test di matematica, per la felicità di ogni persona vivente che non fosse studente.

Anzi, perché i docenti mettevano verifiche così alla fine, non si rompevano a correggere tutta quella roba all’inizio delle vacanze?

Aspetta, gli insegnati andavano in vacanza? O meglio, avevano bisogno di quella se in realtà erano tutti robot(sua personale teoria) costruiti per rendere la vita degli studenti un inferno?

No, probabilmente si sbagliava.

Erano robot impazziti per mano di un qualche virus strategico di un qualche governo. E quel virus impediva ai robot di tornare gli insegnati amorevoli che ti offrono i cioccolatini a fine lezione.

Nessuno poteva essere così perfido da se.

Dopo questo confortante pensiero tornò a concentrarsi al tema che il Robo-Ita aveva assegnato( uno schifosissimo scritto descrittivo su qualcosa che ne Roxas ne Sora sapevano).

Sul serio, ci sarebbe stato da abolire l’ultima settimana di scuola. Insieme alla prima.

Ripensandoci, ci sarebbe da abolire la scuola e basta.

 

 

 

 

“Mamma, hai pulito camera dei ragazzi?”

Namine, finalmente tornata alla normalità(anche se non avrebbe mai perdonato Terra per averla calciata contro il muro), aveva finito la sua nuova tela e, risvegliatasi dal Mondo che il dipinto esercitava su di lei, si accorse guardando con stupore il cellulare che quel giorno la scuola sarebbe finita e che non aveva ne fatto spesa, ne pulito la casa.

Non sapeva esattamente cosa stessero facendo i suo fratelli, e non le interessava più di tanto, ma di sua madre(anche se era stata lei a partorire quel robo di nome Terra), le importava un poco. Se non altro, le serviva.

Abbandonò il pennelli di martora(che costavano una fortuna l’uno. Probabilmente erano i peli del culo di martora) nel lavandino e uscì in giardino a cercare Acqua, che canticchiava sulla sdraio, prendendo il sole.

Ecco, ci sono persone a cui capita la fortuna di vivere ancora in casa materna, con i fratelli, due bambini da mantenere, un muso da continuare a mantenere con suo fratello maggiore perché le ha sfracassato un braccio, un gemello che non si capiva bene cosa ne pensasse, i due bambini sopracitati entrambi gay, ma era certa che almeno la madre non se ne stava a prendere il sole. Non il giorno in cui i suoi nipoti adorati tornavano da scuola.

Perché a lei tutto questo?

Con un singhiozzo disperato fece dietrofront e andò in camera dei suoi figli(al secondo piano. Lei era stata in piedi tutta la notte per finite la tela e salire le scale era un supplizio tale che era propensa se proporre a Satana se metterle nella pene all’Inferno, nel girone dei genitori che odiavano i propri fratelli e che non si prendevano cura dei propri figli) e la fece arieggiare. Se non altro, non sarebbero morti per colpa della povere e delle puzza delle scarpe da ginnastica che Sora aveva lasciato li a Natale.

E lei, forse, non sarebbe stata gettata nel nuovo e da poco creato girone infernale.

Guardò la camera dei suoi bambini, e sorrise dolcemente per il casino apocalittico che regnava incontrastato(lei non si azzardava a mettere a posto per paura di rimare ferita gravemente, sia a livello fisico che psichico).

“Ehi, che fai?” Namine si girò e si trovò Ventus sommerso da una mastella di panni bagnati.

“Guardo la camera dei miei bambini.” Ventus le sorrise, cercando di non far cadere le lenzuola pesantissime:”Questo lo vedo. Ma intendevo, che fai ancora qui? La scuola è finita da circa due ore, non sei ancora andata prenderli?”.

 

 

 

 

 

 

 

 

“Secondo te la mamma si ricorderà, prima o poi che bisogna venirci a prendere?”

Io, intanto, vado a bar. Altrimenti morirò a breve disidratato.”

“Rox, il primo bar nelle vicinanze è a circa tre Chilometri, lo sai vero?”

“Tranquillo, torno per tempo.”.

 

 

 

 

 

 

Eccomi!

Fine di un altro capitolo, ragazzi, il ventottesimo. Mio Dio.

Dunque, due paroline su quest’ultimo… l’attacco di panico di Sora: io spero vivamente di non aver offeso nessuno. Conosco una persona che ne soffre, e io personalmente l’ho provato in forma diversa. Questo per dirvi che ci ho pensato molto, prima di metterlo, e non lo faccio per fare la storia più figa, ma perché vorrei dare un qualcosa di reale. E vi posso assicurare che si può stare male anche per molto poco, per cui, in guardia, e non caricatevi mai di troppa roba!

Il voyeurismo è:  Con il termine voyeurismo o scopofilia, più raro scoptofilia, si definisce l'atteggiamento e la pratica sessuale di chi, per ottenere l'eccitazione e il piacere sessuale, desidera e ama guardare o spiare persone seminude, nude o intente a spogliarsi, o altresì persone impegnate in un rapporto sessuale.[1] La masturbazione spesso accompagna l'atto voyeuristico.

Grazie Wikipedia, se volete altre informazioni, sono a disposizione per ricerche.

Adorovooooooo le ricerche. Ah, con il coniglio bianco dell’immaginazione di Roxas, intendo il Bianconiglio di Alice e il Paese delle Meraviglie in una scena del cartone Disney.

Che altro posso dire?

È pesante questo capitolo, non nel senso di noioso(o almeno spero), nel senso che è… da grandi? Non mi sarei mai aspettata di riuscire ad arrivare ad un livello del genere, di ricevere tante recensioni, di amare così tanto questa storia…

Spero che apprezziate ogni parola, se non le mie nel commento alla fine(lungo e palloso), ma quelle nei capitoli.

Grazie a tutti, a presto! Vi prego di farmi sapere cosa ne pensate, ok?

Ah, Buon Anno a tutti! Spero il vostro 2011 sia iniziato bene!

 

 

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Capitolo 29
*** Quello che è teoricamente il periodo più bello dell'anno ***


Estate

Quello che è teoricamente il più bel periodo dell’anno

 

 

 

Estate.

Con la parola estate ci si immagina il caldo, la libertà nelle uscite serali, il mare, i giri per i mercatini tipici in quel periodo dell’anno.

Axel avrebbe veramente voluto che la sua estate fosse un idillio sul genere, ma non poteva neanche provare a sperare, data la sua situazione attuale.

In realtà, l’unica cosa di ci aveva veramente bisogno di credere era che il bambino che gli aveva azzannato braccio, di lì a un tempo considerevolmente breve, l’avrebbe anche lasciato la sua presa ferrea.

Infondo, il suo braccio era sudato fradicio e certamente non lo teneva fermo, nel vano tentativo di far volare via quel pestifero essere. Naturalmente, quella cosa attaccata al suo braccio con denti abbastanza appuntiti, per precisare, non era l’unico dei suoi problemi.

Tipo la piccola e dolce e irritantissima creatura che era aggrappata alla sua gamba e reclamava attenzioni, credendo che il bambino che gli stava mangiando il polso stesse giocando con lui.

Povera illusa.

Forse era un bene, perché se anche lei l’avesse morso al polpaccio non avrebbe più risposto di se stesso e tutti l’avrebbero memorizzato come l’istruttore che inceneriva di notte i bambini.

Si ritrovò a pensare, vedendo altre piccole creature che si avvinavano per vedere se potevano giocare con il tato dai capelli rossi, forse, non era male una bella storia dell’orrore con bambini affumicati per benino per sedarli, visto che ognuno di loro aveva la forza di un elefante maschio adulto.

Sul serio, che davano da mangiare ai bambini in quell’isola?! Magri come insetti stecco a dieta stretta, forti come un’accidenti.

In un collegamento sinapsisale super veloce, mentre la bambina al polpaccio apriva tutta la sua enorme boccuccia e pensava chiaramente ad azzannarlo, quelle bestie erano insetti stecco messi a dieta, che, per la fame, erano usciti dal loro mimetismo e si nutrivano dei poveretti che tentavo ai vari campi estivi, di darsi un tono.

Senza, a quanto pare, successo, visto che Roxas stava a guardare il nulla, facendo colare il gelato e ogni tanto, con quella linguetta rossa, gli dava una leccatina sovrappensiero(Axel avrebbe consegnato i piccoli mostri a dei signori spiritisti, per poter essere quel gelato), senza aver in nota il suo ragazzo, assediato da piccoli insetti combattenti.

Axel non sapeva se la sua reazione era irritante come quella di Sora e di Riku, accasciati al suolo dal gran ridere.

Sperando che almeno il Capo si strozzasse(Sora era necessario solo per il momento, al compimento dei famigerati quindici anni se ne sarebbe sbarazzato senza pietà), Axel tentava di spiegare all’ormai orda di piccoli indemoniati che il tato era stanco di giocare e che sarebbe andato a fare neri(“No, non potete usare queste parole davanti a mamma e papà, ne al capo del campo.”) quei voltagabbana(“Tatoooo!!! Che cosa vuole dire?””Niente, tanto non ve lo dico. E staccatevi!!”) dei suoi amici.

Finalmente Tidus(l’azzanna-braccio) si staccò, lasciando il polso sanguinante e, convinta la piccola Yuna che morsicare le persone non è una cosa bella, Axel, guardato l’orario al totem-orologio(in questa maniera, tutti gli animatori potevano vedere quando era finito il loro turno e volatilizzarsi alla velocità della luce), anche perché il suo era sparito nella lotta(ma non avrebbe di certo avvertito il padre di Tidus per fargli sapere che forse il pargolo aveva ingerito qualcosa di potenzialmente letale), Axel, con la maglia del campo gialla sgargiante a mo’ di canarino sotto effetto di acido, e anche un poco sporca di sangue, si diresse verso il muretto dove erano appostati i sui ‘amici’.

Roxas lo vide arrivare da lontano, con i capelli(l’orgoglio di Axel) completamente stravolti, un braccio bendato e leggermente zoppicante.

Gli venne da sorridere: Axel aveva accettato il lavoro di animatore per aver indipendenza dall’orfanotrofio e per poter mettere da parte qualche centesimo per l’anno successivo, quando sarebbe diventato maggiorenne e avrebbe lasciato l’istituto per cercarsi una casa tutta per se.

Quello di lavorare al campo con i bambini era un rito di passaggio per gli ospiti dell’orfanotrofio, e, tutti senza alcuna eccezione, a fine estate avevano l’aspetto di profughi rimasti in camion per due settimane, con la sola differenza di essere molto più abbronzati.

Roxas si alzò dal muretto e si ustionò le palme dei piedi sulla sabbia bollente e dovette ricacciare in gola un insulto molto poco lusinghiero al caldo e al Dio Sole.

Axel, a vederlo balzellare sui piedi, nella speranza che a quello strano balletto raffreddasse la sabbia, sorrise di tutto cuore.

Non c’era bambino pestifero che riuscisse a turbarlo se ad accoglierlo a casa dopo una giornata di lungo lavoro ci fosse stato Roxas.

Arrivato da Roxas, che aveva scelto diplomaticamente di tornare sul muretto, lo salutò con un bacio(attirando sguardi molto poco lusinghieri da parte di altri animatori e di famiglie in spiaggia), stringendo a se quel piccolo corpo sempre un poco fresco.

Lui, invece, aveva un caldo bestiale.

“Axel, mi fai più caldo tu che i quaranta gradi.””Te lo avevo detto quando ci siamo conosciuti che ero un tipo caloroso, tesoro. Dove sono i due bastardi che nel caso ritrovassero l’eterosessualità farò in maniera che non possano mai procreare?” Axel si guardò in giro, ma non c’era nessuna traccia di Sora e Riku.

Roxas gli tirò i capelli(i suoi poveri, poveri capelli) per attirare l’attenzione, facendolo chinare per ricevere un altro bacio.

Forse i capelli potevano sopportate la bistrattazione ancora per un poco.

“Sono fuggiti in acqua quando hanno visto che guardavi il totem e ridevi come Hannibal alla cena con gli ambasciatori cosi, quelli a cui ha servito un suo paziente. Hanno pensato fosse un’idea migliore che venire mangiati per cena.” Axel rise:”A te fa male leggere quei libri.””Lo so, ma il Dottor Lecter è un personaggio straordinario.”

“Non lo metto in dubbio, ma…””Zitto, o ti do in pasto ai maiali.””Avete preso dei maiali e non me hai detto?””Nah, devo anche trovare un adeguato sostituto. Che ne pensi dei pipistrelli?”.

 

 

 

 

Dalla fine della scuola(senza contare i due giorni di ricovero ospedaliero per il colpo di sole causato dall’aver aspettato per più di tre ore sotto il sole cocente), la vita era tornata in una carreggiata semi-normale: Terra che cercava impieghi stagionali, Ventus confinato a casa fino alle nove di sera prima di scomparire per tutta la notte e farsi trovare la mattina, come la miglior massaia del mondo, con la colazione pronta in tavola, Acqua che, fregandosene allegramente di cosa dicevano i sui figli(in fondo, quella era casa sua), se ne stava nel giardino a guardare le lenzuola appena stese stravaccata su una sdraio, mentre Namine, come sempre, cercava di educare i suoi non propriamente dominati figli e tenere insieme la sua famiglia primigenia.

Un lavoro non da tutti, se vogliamo.

Roxas e Sora, raggiunto un accordo, certamente non condiviso da nessuno dei due, erano stati leali fra loro, senza sgarrare particolarmente in eccedenti dimostrazioni affettive con Axel e Riku.

Certamente non riuscivano a cogliere la vera felicità del solo stare con la persona che si ama, per via di quella piccola costrizione.

Prima o poi, comunque, sarebbe giunto quel maledetto quindici di dicembre.

 

 

 

 

 

 

 

L’unica cosa positiva dell’estate è che ci si può vedere la sera e nessuno da fastidio più di tanto se torni tardi.

Così, tutte le sere, un’ora dopo che zio Ventus era sparito per i suoi loschi affari, i gemelli avevano il permesso di andare a fare un giro con Axel e Riku.

Per Riku, che abitava nella casa accanto alla loro era semplice, ma Axel doveva farsi metà isola in bicicletta alle due di notte e, di sicuro, non era una cosa piacevolissima.

Anche perché stava per tenersi la festa che rendeva nota la loro isola, una roba che trasformava quel già infimo posto, in una roba talmente piena di turisti, che era impossibile per gli autoctoni accettare l’importanza mondiale di quell’accidenti di frutto di paopu.

Il punto era che quella stupida simil palma fruttificava solamente in luglio e a quanto pare era impossibile da coltivare in altri parti del mondo.

Il vero guaio era il perché era famoso ‘sto schifo di frutto: se si mangiava in coppia, non solo ci si prometteva amore eterno, ma per qualche ragione, funzionava.

Certo, altrimenti non sarebbe stato famoso.

Per cui, tutte le coppie bruciate sia dal sole estivo sia dalla passione, si recavano in pellegrinaggio alla piccola isola, facendola letteralmente trasbordare.

Acqua, da brava donna di casa, sapeva sfruttare la situazione a proprio vantaggio, semplicemente sfrattando la sua prole e la prole della prole dal proprio nido, cacciandoli in giardino(“Tanto c’è caldo!””Ma mamma…””Oh, tesoro, non rompere!”), e affittando le stanze ‘vuote’ ai turisti. Era un metodo come un altro per far su dei soldi rispettabilmente.

Per cui, visto che ormai tutti in famiglia sapevano che dal nove luglio al venti sarebbero dovuti sloggiare, si organizzavano per trovare un riparo vero per la notte, chiedendo ospitalità ad amici, o, come Ventus, continuando a scomparire come suo solito.

Per quell’estate, Namine e i gemelli avevano ottenuto asilo nella casa dei vicini.

Olette era stata contenta di aiutare, Riku non era contenessimo dell’invasione della propria camera, ma si ricordava di qualche estate precedete in cui Sora e Roxas, non avendo trovato ospitalità non avendo voglia di andare in albergo, si erano ricoperti di macchie(allergia qualche pianta coltivata da Acqua in giardino), di punture di zanzare(perché Acqua si ostinava a tenere in giardino un barile pieno d’acqua dolce per innaffiare) e avevano raggiunto il livello del crollo nervoso(Acqua amava intrattenere gli ospiti fino a tarda notte, per cui, fino alle quattro del mattino nessuno nel quartiere riusciva a dormire, figurarsi della gente campeggiata nel giardino dell’epicentro del casino).

Per cui aveva pensato che era meglio che dormissero a casa sua.

 

 

 

 

 

 

Driiiii!! Driiiiin!! Driiiiiiiiiiiiiiinnnn!!!!

Chiunque conoscesse Riku e sua madre da più di dieci minuti, sa che sono persone dalla pressione molto bassa: fanno fatica, appena alzati, dopo un’intera nottata di sonno, a fare qualsiasi cosa, da lavarsi i denti, a tenere una conversazione, a dare risposte sagaci.

Per cui, Kairi, che aveva bisogno di parlare con i gemelli, aveva teso un agguato alle sette di una domenica mattina, sicura che a quel’ora non ci sarebbero state rimostranze di alcun genere.

L’unico problema era che non le apriva nessuno.

Insistendo allegramente sul campanello, Kairi aspettava e aspettava… che noia. Lei che di natura era una ragazza paziente, ora non riusciva proprio ad aspettare.

Caspita, quella sera era l’ultima sera della fiera, e lei aveva un problema grosso, grossissimo. E anche quei due poveri imbecilli di gemelli. Ma vi pare che piuttosto che chiedere si richiudano sempre di più in loro stessi? Bah, maschi.

Piuttosto, era da mezz’ora sulla porta che suonava incessantemente il campanello e nessun segno di vita nella casa. Fra molto poco il fattore ‘pressione bassa’ sarebbe finito e lei sarebbe stata fatta a pezzi da Riku. Urgeva una soluzione.

La ragazza smise si suonare quel simpatico campanello(proprio un bel suono!) e pensò intensamente a come districarsi da quello scoglio imprevisto.

Con un’illuminazione improvvisa, si ricordò di aver un foglio nella borsa, e se era fortunata, anche una biro. Alternativa di scrivere con il sangue non era molto allettante, per quanto romantica.

Fece scivolare il biglietto sotto la porta, dopo un certo sforzo, e decise di andare a comunicare a Seifer che quella sera avrebbe conosciuto i suoi amici.

 

 

 

 

 

 

 

 

“E io mi sarei alzato per questo?!””Che è Rox?” Sora e Roxas, in maglia e boxer non propriamente sensuali, sulla porta con la nota di Kairi in mano:”’Dovete venire stasera alla festa, dovete conoscere il mio ragazzo! È un ordine, capito? Poi, vi devo parlare di una cosa importante! K.’ Ma io la uccido.” Roxas tentò di aprire la porta, naturalmente chiusa a chiave per la notte. Inveì contro il Dio Porta e si girò per cercare le chiavi.

Sora guardò con sufficienza il fratello che giocava alla caccia al tesoro, senza dirgli che Olette le nascondeva da qualche parte nella sua camera ogni notte:”Senti, invece di ucciderla, perché non ci andiamo? Ha detto che ci vuole parlare, e io voglio conoscerlo questo tipo! Chissà chi è. Per stare con Kairi deve avere… coraggio?” Sora si perse nelle sue elucubrazioni mentali.

Roxas si bloccò sotto il tavolino in soggiorno(stava ancora cercando le chiavi, ma aveva appena captato il pensiero di dove erano effettivamente nascoste), e bloccato nei viaggi che Sora si stava facendo su quali parole si sarebbe potuto descrive questo misterioso uomo di Kairi.

Non riuscendo, nessuno dei due a uscire da quel giro di immagini, colori, che vorticavano velocissimi, ad inseguire ogni tipo di idee che balenavano anche soltanto per un istante nell’anticamera del loro cervello condiviso, rimasero così, Sora vicino alla porta, con la lettera in mano e Roxas sotto il tavolino del soggiorno.

Almeno  finché Riku, con tutta la calma possibile, non si svegliò, non si alzò, non andò in camera della madre e di Namine(che dividevano momentaneamente), prese le chiavi della porta, e scese in salotto, non facendo caso a nulla, neanche a quell’idiota sotto un mobile. Andò, sempre con la lemma di un bradipo in letargo, ad aprire l’uscio per prendere il giornale, ma davanti alla porta, con una certa sorpresa, trovò Sora fermo immobile. Credendo fosse uno scherzo idiota, non ci fece caso e si avvicinò, e toccandolo, sentì che Sora riprendeva fiato, ritornando improvvisamente tra i vivi.

“Ohi, ci sei?” Sora lo guardò con sguardo spento. Scosse la testa, schiarendosi le idee.

Dal soggiorno si sentì una voce irata urlare:”Clarisse, mi pare proprio che stavolta dovrò eliminarti!”.

“Dottor Lecter, non mi pare il caso, sa? Potrebbe addirittura morire con me, visto come perdiamo l’una nei pensieri dell’altro.”

Dalla sala si sentì un ovattato:”…’Cidenti.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao!

So che sono in ritardo pazzesco. Lo so, ne ho coscienza! Mi dispiace!

So che non vi importerà moltissimo, ma sono qui. Non per essere linciata, se possibile. Insomma, avevo dimenticato com’è bello scrivere, rilassata, senza che il mondo non interferisca con robe chiamate tesine, verifiche, orari sul genere… per cui, quello che voglio dirvi, prima che mi ammazziate senza pietà(una parte perché in ritardo, l’altra perché ho scritto di nuovo), che questo capitolo è uno schifosissimo raccordo e che ci ho messo un’eternità per buttarlo giù. Vi chiedo scusa per i soliti errori che non vedo, ho cercato di eliminarne il più possibile.

Comunque… passando al capitolo: è uno schifoso raccordo a cui voglio bene! Chiedo scusa per l’intrusione di Hannibal Lecter, di Thomas Harris, ma è uno dei miei libi preferiti e non ho potuto fare a meno di inserirlo.”Clarisse…”

Comunque, altro personaggio, vita nuova! Schiopperò sotto peso tutti queste persone che mi diverto ad inserire, lo so. Scusate l’accoppiata, ma ho avuto un flash del manga di Kingdom Hearts di Kari che parla con Seifer che arrossisce come un dolce poverino, e ho pensato che, visto che i nostri eroi non sembrano portate per le fanciulle, lui ci poteva stare. Perdono!!!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, perché, come vi ripeto, mi è piaciuto pensarlo, disegnarlo e ponderarlo filo all’estremo. Una mia compagna che non conosce il videogioco ha cominciato insistentemente a chiedermi perché facessi una donna così figa di fianco a due con una pettinatura così bruttaXD.

Comunque, prometto che i farò sentire presto!

Se mi lasciate un commentino… per sapere se la storia vi era appena un poco mancata…

Grazie a tutti!

A presto!

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 30
*** La stanza del college ***


Namine sbatté la testa sul tavolo con violenza efferata

La stanza del college

 

 

 

Namine sbatté la testa sul tavolo con violenza efferata. Lei, i suoi due figli, Riku e la padrona di casa Olette si trovavano nella cucina di quest’ultima, da poco divenuta depositaria del segreto della famiglia, probabilmente, più maledetta di tutta l‘isola.

Non che Olette non ne fosse felice(di fare parte del segreto, s’intende), ma era il come e il quando era venuta a conoscenza di questa cosa: trovando, per interdici, i due gemelli, uno sotto al tavolo sibilante cose senza alcun minimo senso, l’altro piangente sulla spalla di suo figlio. Siccome non aveva saputo bene cosa fare, la donna era andata a chiamare la madre dei due esseri disperati e, dopo essere stata catapultata contro l’armadio da Namine in soccorso dei suoi bambini, l’aveva seguita(subito dopo essersi ripresa dal momentaneo brillare di luci nella sua testa) , e chiaramente, aveva espresso a voce alta i suoi dubbi. Del tipo:”Ma cosa caspita sta succedendo?!”.

A quel punto, Riku, con espressione scocciata in faccia(come se lei avesse qualche colpa in particolare o se avrebbe dovuto già sapere cosa stava accadendo), l’aveva portata in cucina e le aveva accennato ad un legame mentale che Sora e Roxas avevano dalla nascita, che stava peggiorando da un po’ di tempo a quella parte. Aveva concluso quell’assurda favola dicendo che erano le emozioni troppo forti a scatenare quelle reazioni e… non aveva più aggiunto una parola, improvvisamente mettendo un leggerissimo colore rosato pastello chiaro sulle gote. A quell’arrossire così eclatante di suo figlio, Olette aspettò che Riku le spiegasse meglio, ma ciò non avvenne.

Era veramente stressante avere un ragazzo così riservato come prole unica. Doveva essere colpa dell’assenza di quell’incapace del padre. La mancanza gli aveva formato uno strano carattere.

Ma quando la donna cominciò a pensare se arrischiarsi se chiedere di quell’improvviso scoppio di emozioni, Namine entrò in cucina, le chiese, con espressione disperata in volto, se aveva un foglio e pennarelli da punta e colori diversi.

Dopo il primo smarrimento iniziale, le rispose, come ogni persona normale:”Mi spiace, ma ho solo pennarelli rossi e verdi, ma uguali. A che ti servono?” facendo finta di dimenticarsi che nel periodo in cui aveva pernottato nella sua dimora, Namine, le aveva finito le poche scorte di pennarelli e carta che aveva in casa.

Namine, però, era troppo concentrata a scrivere febbrilmente sul foglio bianco da stampante(che, fra l’latro era uno degli ultimi, Olette sarebbe dovuta ricordarsi di comprarli) un grosso titolo:”Cosa da non fare/sconsigliate vivamente prima del compimento dei quindici anni”.

Entrarono anche Sora e Roxas nella piccola cucina, un po’ pallidini, si accorse Olette. Sarà stato un calo di zuccheri? I cali di zuccheri portano ad una momentanea perdita della sanità mentale e del controllo delle ghiandole lacrimali? Olette non lo sapeva, non era prontissima a scommetterci su tutti i suoi sudatissimi risparmi.

Comunque, i due ragazzini aspettavano solerti la ‘lista’ che la madre stava ancora componendo.

Olette guardò suo figlio e si accorse che lui guardava Sora con un’intensità tutt’altro che discreta. Ne ebbe quasi paura: se lei si fosse trovata al posto del ragazzino, sotto uno sguardo tanto intenso, perlomeno si sarebbe voltata a cercare la fonte di quella potenza, mentre sembrava che Sora non lo sentisse neppure. Olette si ritrovò a pensare momentaneamente che forse era perché ci era abituato.

Ma, ora torniamo al presente, a Namine che sbatte violentemente la testa sul tavolo con fare sconfitto e consegna la lista al destino(nel senso che non guardava a chi la passava, era troppo occupata a cercare di rompersi il naso contro il tavolo di Olette).

Destino volle che fosse proprio la padrona di casa a ricevere le direttive di quello che, a quanto pare o era una cosa seria, o uno scherzo molto bene architettato.

Così, sgranando gli occhi, lesse a voce alta:”Cose da non fare/evitare prima del compimento dei quindi anni: niente rapporti con i rispettivi ragazzi. Niente di niente, d’ora in poi. Evitare assolutamente di incontrarsi con i ragazzi alla stessa ora, lo stesso giorno della stessa settimana. Evitate la lettura nel pensiero, lo scambio di ricordi, quindi delle informazioni in generale.”

 

 

 

Certo, come se fosse una cosa su cui noi avessimo qualsiasi tipo ti decisione!

 

 

 

Rox, non rompere.

 

 

 

Ma hai ascoltato bene? Nella stessa settimana?!

 

 

 

Ho sentito. Ma hai appena avuto un’esperienza extracorporea senza alcun tipo di droga, ti sembra l’ora di far dello spirito?!

 

 

 

Almeno non avrò mai bisogno di qualcosa di potenzialmente letale se da grande farò il musicista, lo scrittore o il pittore!

 

 

 

Tu che fai il musicista?!

 

 

 

 

Che ne sai se con la maturità la mia voce non migliori?

 

 

 

 

Non deve migliorare, deve fare un vero miracolo!

 

 

 

 

Oh, non esagerare!

 

 

 

 

No, no, adesso ti ricordo…

 

 

E i gemelli tornarono alla tragicomica situazione in cui Riku li aveva trovati quella mattina: tue ammutolite statue di cera.

Cosa strana, era che anche Riku non dava segno alcuno di vita. In realtà, era raggelato quando sua madre, a cui non aveva ancora detto nulla di Sora e sulla loro ‘amicizia’, aveva scandito la parola ‘ragazzi’ dall’elenco della mamma di Sora.

Non poteva essere vero, non scoperto in quella maniera: aveva tante cose da fare, prima di soccombere alle lamentele della madre. Olette avrebbe dovuto scoprire che lui era gay quando, dopo aver finito il liceo, sarebbe al college, allo stesso college di Sora, e Olette li sorprendeva nella camera di Riku a fare cose non proprio consone per la lieta ricorrenza della giornata dei genitori, se a quel college esisteva una ricorrenza simile.

Altrimenti non avrebbe dovuto saperlo mai.

Riku guardò la madre sotto la folta e rassicurante frangia dei suoi fini e prematuramente bianchi capelli e vide una cosa che avrebbe evitato tantissimo, ma soprattutto sperare di non vedere mai: sua madre, con la sua migliore espressione concentrata, che rileggeva attentamente la lista. Quella dannata lista dove c’era scritto per ben due volte ragazzi. Stupida e stressata Namine, avrebbe puto pensare che lui, in tutto il suo spirito di autoconservazione, non lo avrebbe detto sicuramente alla sua genitrice.

Per Axel era tutto più facile, era orfano! Una grande introspezione del personaggio tragico, ma niente background. No preoccupazioni da parte di genitori ansiosi in cerca di nipoti, no pressioni. Riku sentiva di odiarlo molto, in quel momento, o, almeno, odiava il fatto di esserne geloso. Ma non era il momento di stare a pensare a quell’idiota dai capelli ad ananas troppo maturo! Sua madre aveva la faccia di una che sta realizzando una grande verità e per lui era un grandissimo problema.

Sua madre, con grande lentezza, tenendo sempre gli occhi sul foglio(che sarà stato uno degli ultimo, visti quanti la mamma di Sora ne aveva usati in quei giorni per i suoi ‘attacchi d’arte’) lo chiamò:”Riku…?”.

Il ragazzo interpellato, raggelando, rispose con un lievissimo cenno d’assenso.

“Ma… allora non è uno scherzo?”. Riku rise dentro di se con gioia:”Certo che non è uno scherzo, ma’. Non scherzo su queste cose.” Namine girò un po’ la testa per vedere la sua ospite che discuteva con il figlio, ignare del panico creato in quest’ultimo per colpa sua. Infondo, lei aveva quasi tifato per il suo bambino e quel suo strano e apparentemente affidabile amico, per Natale. Poi, a causa di quell’idiota sbiadito e di quello addirittura troppo colorato, i suoi bambini erano peggiorati tantissimo e… a proposito di… no, non ancora. Non era possibile.

Si alzò scoraggiata e andò a scrollare quella massa indistinta di menti che erano diventati i suoi figli, che ebbero l’incoraggiante miglioramento della respirazione.

Era sempre un inizio, no?

“Grazie mamma. Eravamo bloccati in dispiacevoli ricordi di performance canore di Roxas.””Ma sono sul serio sono così stonato? Guarda che la mia voce è diversa…””No, Rox, ti assicuro. Ed è normale che tu senta la tua voce diversa!””E perché, mai, di grazia?””Boh. Non lo so, per cui non chiedere.””Se la tua microscopica intelligenza non riesce a trattenere nella tua ridotta memoria un dato di cotale importanza, allora non è consigliabile argomentare le tue tesi con queste, già assenti dalla tua mente!” Namine sbuffò forte:”Ragazzi fatela finita.”.

Era una di quelle volte che il tono della loro madre rasentava il potere assoluto della forza oscura. Meglio tacere.

“Devo parlare con vostra nonna, e stavolta le caverò fuori con la forza tutto quello che sa. Mi sono stancata.” Namine era veramente arrabbiata, accidenti. Olette era confusa, ma le sembrava abbastanza normale, tutto sommato. Non le era stato richiesto di applicarsi a questa nuova realtà immediatamente, per cui era anche abbastanza tranquilla, se non fosse stato per il fatto che nella sua cucina sembrava appena scoppiata la Terza Guerra Mondiale, con Namine tutt’altro che felice e i due ragazzini che sembrava pronti a fare una strage. Almeno suo figlio sembrava felice, chissà per quale motivo strampalato.

“Mamma, è impossibile fare una cosa del genere. E non ho nessuna intenzione di non vedere Axel fino al nostro compleanno, senza contare che viene a scuola con noi ed è parte integrante del CCI. E credo che per Sora sia lo stesso!” Roxas che teneva testa alla madre, rilassatissimo, come se pensasse di avere ragione. Ma chi era Axel? Perché suo figlio si era improvvisamente irrigidito?

E perché guardava Sora come se volesse comunicargli col pensiero una cosa di vitale importanza? Non che il ragazzino lo avesse in nota, comunque.

“Mamma, Rox ha ragione! Anche io…” interruzione e analizzazione di dati importanti:”Be’, stasera dovevamo uscire tutti insieme perché Kairi ci ha invitati e ci ha minacciati di morte sicura se non ci fossimo presentati! Rox e Axel e io e… lui.” Sora stava tentando disperatamente di tenersi sul vago. Non era sicuro se la mamma di Riku sapesse anche solo qualcosa, ma a giudicare da come di solito entrava nella stanza dove erano rinchiusi lui e Riku nei pomeriggi di ‘studio’, ara pronto a scommettere di no. E non si dica che non era ricettivo!

 

 

 

 

Tanto è un dato di fatto, non preoccuparti.

 

 

 

 

Non rispose neanche a suo fratello, ma guardò con intensità la madre:”Mamma, non ha senso. Dovremmo essere rinchiusi in un manicomio fino ai quindici anni e… non lo vogliamo. Ti promettiamo di stare attenti. Ci controlleranno Ri… lui e Axel. Poi ci sarà anche Kairi, non staremo per conto nostro. Te lo promettiamo.” E concludendo con questo discorso da figlio responsabile, mise sul mercato la sua migliore faccia determinata, facendo quasi vergognare Namine per come aveva reagito all’ultima trovata della simbiosi per farla impazzire.

Se fosse stata più attenta, si sarebbe accorta che i suoi bambini parlavano al plurale, come se fossero un’unica entità.

Ma, al momento non ci badò troppo: si passò una mano sul viso, a cercare di ritrovare un poco di calma e guardò l’orologio appeso al muro della cucina, accorgendosi che si erano fatte le nove passate.

“Va bene. Ma state attenti, va bene? E fate i bravi, avete capito? Anche tu, Riku?”disse, inchiodando il ragazzo sempre più pallido:”Niente emozioni forti stasera, te ne prego, per non parlare da qui al quindici di dicembre. Sono stanca di preoccuparmi.” E concluse con questo pensiero un poco egoistico, ma vero.

“Un momento… ma hai scritto ragazzi?!” Sembrava che Olette avesse realizzato quello che suo figlio non voleva che realizzasse, accidenti.

Stupido background.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Erano nella camera della madre e Riku non si stava divertendo per nulla. Forse, ‘nulla’, era anche un eufemismo.

Comunque, era impegnato a spiegare che più o meno da Capodanno lui e Sora avevano decisamente passato il limite dei semplici amici.

Sapete di quelle discussioni imbarazzanti che si fanno con i genitori che vorresti non arrivassero mai? Ecco, Riku era ingabbiato in una conversazione canone super devastante.

E sua madre non era di certo d’aiuto.

“Ehm… non vi siete spinti troppo oltre, vero? E nel caso, avevate le precauzioni giuste, ne sono certa.”

Odiava sua madre quando faceva così: con una sola parola riusciva a caricarlo di responsabilità e di aspettative senza urlargli contro, senza dargli la possibilità di risponderle urlando.

Non che sua madre urlasse mai, così immersa nel suo mondo pacioso.

Riku, seduto sul letto, sottoposto al giudizio dell’inquisizione medievale, cercava di rimanere calmo, senza riuscirci particolarmente:”Mamma, hai ascoltato quello che dicevano giù in cucina? Le emozioni scatenano alla simbiosi dei comportamenti strani e per nulla comuni, per cui fino al compimento degli anni, non c’è possibilità che si faccia qualcosa di ‘serio’. Senza contare che… ah, non ha importanza.””Cosa? Cosa non ha importanza tesoro?””Non dovevi venirlo a saperlo così. In realtà non dovevi proprio venirlo a sapere.”.

Olette si sedette sul letto con lui, con faccia pensosa:”Giornata dei genitori al college?”.

Riku si lasciò sfuggire un piccolo sorriso:”Qualcosa del genere.”.

La donna si lasciò sfuggire un piccolo sospiro e lo abbracciò dolcemente, cullandolo.

“Tesoro, ho mai sbagliato qualcosa? Sai, quando ho divorziato con tuo padre…””Non credo sia per colpa di quello.””E allora di cosa è colpa? C’è sempre un motivo, a casa nostra, lo sai.””…è che è Sora. Non so spiegartelo.” Riku si fece ancora più piccolo fra le braccia della madre:”è sempre stato importante per me.”.

“Tesoro io non so cosa dirti. Sai, non sono poi così felice. Magari, se provassi a parlare con qualcuno…””Non sono malato, non puoi portarmi dal dottore. Sono così, che tu lo voglia o no.” Il suo bambino, fra le sue braccia era diventato un blocco di marmo. Stava trattenendo addirittura il respiro.

Olette lo abbracciò più forte:”No, Riku. Non intendevo questo e lo sai. Sono solo spaventata, no avevo messo in conto nella mia vita di avere un figlio… a cui non piacciono le ragazze. Ma non avevo messo neppure in conto che tuo padre mi tradisse.” La donna sembrava veramente triste, ma il suo unico figlio non poteva farci nulla.

Che frustrazione.

“Mamma… io sono felice. Lo sai che è così. Tu… devi solo non preoccuparti per me, me la sono sempre cavata da solo.”

“Ci proverò, va bene? Ma la mamma non promette nulla” Olette baciò suo figlio suoi capelli lisci e fluenti, e continuò a coccolarlo, abbracciati sul letto, in una posizione che più scomoda di così, avrebbero dovuto chiamare un ingeniere per inventarla.

 

 

Per il resto della giornata la casa rimase silenziosa, senza urli dei ragazzi, senza il rumore della spatola di Namine su ogni superficie di legno(che avevano acquistato strani soggetti con strani colori). Tutto taceva, forse per l’imbarazzo creatosi fra Riku e la madre. Per non accennare neanche al fatto del senso di colpa caduto sul coppino gracilino di Sora.

Roxas era stanco della situazione di autocommiserazione in cui la sua mente girava vorticosamente per colpa del fratello, senza contare che se non stava attento, finiva di nuovo inglobato delle sconclusionate meditazioni di Sora.

Per distrarsi, decise che uscire era un’ottima arma. Magari andare da Axel per informarlo che quella sera si sarebbero dovuti subire Kairi e relativo e romantico seguito alla fiera più snervante che l’uomo potesse inventarsi.

Cercare Axel a quell’ora significava andare in spiaggia a tentare di non ridere delle sue improvvisate punizioni che affibbiava ai bambini che facevano qualsiasi cosa al di fuori dell’ordinario, dal prendere il sole al mordere i volontari che li tenevano a giocare per pochi spiccioli.

Roxas si fece coraggio(c’era veramente caldo fuori) e si diresse verso la sua meta, sotto il sole cocente.

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti e ben ritrovati!

Rieccomi, non desiderata assolutamente, ma sono di nuovo fra questi schermi con questo capitolo difficile ma che mi ha impegnato veramente troppo tempo. Se mettete in mezzo che devo anche studiare e che ho preso l’ultimo gioco di The Sims, il tempo si accorcia considerevolmente. Ma, come dissi prima, sono ancora qui.

 

Grazie ai grandi che hanno recensito: Seymour, Fly89, Ka93, che ringrazio qua in toto(scusatemi tantissimo, ma non ho tempo!), con grande affetto, però. Veramente grazie per avermi supportata in momento un po’ difficile. Siete sempre presenti e lo apprezzo davvero e mi date il motivo per andare avanti.

Si, avete capito bene, è tutta colpa vostra. MHUHAHAH!! Comunque, sono io che scrivo, quindi, picchiate me, se serve.

 

Spero che questo capitolo, che mi serviva, non è messo a caso, anche se lo sembra… non fateci caso, comunque, vi sia piaciuto, a tutti voi che leggerete anche le note di questa… scrittrice? See, per modo di dire.

Vi prego, mi lasciate un commentino, che fa bene al mio essere frustrato e depresso?

Si, sto racimolando compassione, ma se servirà, ne sarà valsa la pena!

Va bene, vi lascio, al prossimo capitolo!

Bonza Corrotta

 

 

 

 

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Capitolo 31
*** Incontri dal passato e padri a sorpresa ***


Roxas non poteva credere che la nuova fiamma di Kairi fosse realmente il suo vecchio rivale dell’asilo

 

 

Ragazzi!! Ehilà! Da quant’è che non mi faccio vedere? Tipo… un anno? E sì, sono andata a vedere la data su Efp dell’ultimo capitolo pubblicato.

Non so cosa dire per chiedervi scusa, sul serio. Sono sempre stata determinata a finire questa storia, mi sono sempre detta:”Si, tanto la continuo…” e poi mi sono persa nel vuoto  più assoluto.

Ora, io torno e spero che l’anno passato mi abbia cambiata e cresciuta, in maniera da rendere tutto più divertente ed esaltate, a dei nuovi livelli!

Piccolo riassunto, poi, ci vediamo alla fine!

 

 

 

 

Sora e Roxas sono un singolare paio di gemelli, che vivono una situazione strana addirittura per loro: la Simbiosi, infatti, è qualcosa di particolarmente tangibile, che va dal confondere le emozioni dell’uno con l’altro, allo scambio di pensieri in diretta, scambio di corpi, e ultimamente fusione totale delle loro testoline. Nella loro famiglia si era già presentato questo disturbo con Namine, la loro madre, e Ventus, lo zio. Nonna Acqua sostiene che sia una maledizione, ma Namine non ha mai approfondito il discorso quando era giovane, perché la simbiosi è scomparsa al compimento dei quindici anni, proprio come aveva predetto sua madre. Così, ecco le avventure di Sora e Roxas, due ragazzi persi per Riku e Axel(il primo un principe albino dalla scintillante armatura, l’altro un orfano fumatore con una zazzera di capelli che ricorda particolarmente un ananas).

Nell’ultimo capitolo, nonna Acqua aveva cacciato tutta la sua progenie fuori di casa per far spazio ai turisti che durante l’estate arrivavano sull’isola per la Fiera del Frutto dell’Amore.

E i nostri eroi, dopo l’essersi liberati momentaneamente dell’ultimo tiro mancino della simbiosi, si stavano preparando per andare alla Festa su ordine di Kairi, dove avrebbe presentato loro il suo nuovo ragazzo.

Tutto chiaro, fino a qui? Bene! Cominciamo!

 

 

 

 

 

 

 

 

Incontri dal passato e padri a sorpresa

 

Roxas non poteva credere che la nuova fiamma di Kairi fosse realmente il suo vecchio rivale dell’asilo, per non parlare delle elementari e delle medie. Era troppo per i suoi poveri nervi, figuriamoci per dei nervi in comune, tesi come corde di violino.

No, era troppo per il suo cervellino in sovraccarico guardare la sua amica (di riflesso, se non altro), felice e gioconda, ridere per la faccia stralunata di Seifer.

Che, dall’espressione sconvolta, a occhio si ricordava di lui.

Sora rideva sguaiatamente nella sua testa, ricordando le mitiche gesta del ragazzo su Roxas (dal buttarlo per terra quando si sentiva molto caritatevole, al pestaggio violento quando era veramente di cattivo umore), ma Roxas non poteva permettersi di rincorrere i pensieri di quel voltagabbana del gemello, se voleva rimanere cosciente, in previsione di un attacco a sorpresa di Seifer. Meglio rimanere in allerta.

Axel li guardava con un cipiglio interrogativo, passando da uno all’altro, come se sospettasse una tresca segreta tra i due ragazzini, stringendo ben forte la sua mano sinistra e privandolo dell’uso dell’arto sopracitato, marcando strettamente il territorio.

Che coglione.

Sul serio, Roxas non si aspettava minimamente che la persona che Kairi, la dolce e affidabile Kairi, voleva  presentare loro fosse un soggetto del genere, e il pensiero lo… sconvolgeva. (L’aveva già detto, vero?).

Stupida festa. Stupido frutto a forma di stella con proprietà semi- prodigiose. Non era giusto, non era assolutamente corretto da parte della Provvidenza metterlo in una situazione del genere con il suo arcinemico.

Insomma, aveva già da gestire Riku, acciderbolina.

Che, fra parentesi, se la stava spassando quasi quanto Sora(si vedeva che erano fatti l’uno per l’altro), visto che il suo dolce fratellino gli aveva raccontato, in gioventù, (be’, più in gioventù) delle cattiverie che Roxas aveva dovuto subire da quel grande preservativo biondo (da bambino portava una cuffia particolare, sia d’estate che d’inverno, e a quanto pare anche da liceale. Chissà se anche i suoi nuovi compagni lo avevano soprannominato così).

“Allora, questi sono  Sora, Riku, Axel e Roxas! Ragazzi, questo è Seifer!” Kairi, da brava padrona di casa, introdusse ognuno dei suoi ospiti alla sua cerchia, come se fossero una lista della spesa.

“Ci conoscevamo  già.” Bravo Seifer, si ricordava veramente di lui! Non ci avrebbe scommesso poi così tanto, alla fine.

“Ah, davvero? E come?”

”Andavamo a scuola insieme, io e i gemelli.”

”Ma dai? Perché non mi ricordo di te?”

”Non ero esattamente loro… amico”.

Ma cosa stava dicendo?! Gli ficcava la testa nel cesso della scuola, per la misericordia divina!

“Eh, già.” Roxas pregava in silenzio imbarazzato che li costringesse a procedere per la fiera, in maniera da evitare il contatto anche solo aereo con quell’essere.

”Seifer, ma dove sei andato al liceo? Non ti abbiamo più visto!”

 

Voltagabbana.

 

No, mi diverto e basta!

 

“Ci siamo trasferiti su un’altra isola. Però siamo tornati, da circa un mese.”

“Svelato il mistero.”

 Roxas ringraziò di essere collegato mentalmente con Sora e non Riku, perché se quella sottospecie di pesce luccicante avesse sentito i sui pensieri il bullismo di Seifer sarebbe stato abbandonato in un angolo come un piacevole ricordo.

 

Ehi!

 

 

Taci, voltagabbana.

 

 

“Bene, se già vi conoscete, non so… andiamo a fare un giro per le bancarelle?”

“Buona idea.”

E mentre la combriccola si avviava di sua spontanea volontà verso il caos più assoluto, Roxas pensava a vari e irrealizzabili piani di fuga.

 

 

 

 

“Ma che cosa accidenti era quella roba prima?”

Roxas guardò Axel di sbieco, perso per una volta nei suoi pensieri. Non è che avesse poi tutta quella voglia di raccontare al ragazzo che lo sopportava come nessun altro (se non sua madre) di come era stato vergognosamente battuto da quel profilattico idiota per la maggior parte della sua vita scolastica. Era un argomento sensibile, per lui.

“Ohi! Dovrei preoccuparmi?”.

Axel era veramente irritante quando ci si metteva davvero.

“No, non devi preoccuparti.”

“Per cui cosa dovrei fare?”

”Oh, non lo so, va bene?! Voglio andare via da qui, e basta.”

Axel lo guardò un altro poco, aspettando che Roxas dicesse qualsiasi cosa, poi, da bravo uomo responsabile, decise lui:”Senti, se non ti va di stare qui, ce ne andiamo. Non so che problemi tu abbia con il tizio, ma adesso non importa. Di’ agli altri che ce ne andiamo.”

Roxas lo avrebbe baciato, ficcandogli in gola tutta la lingua di cui disponeva, se non ci fosse stata tutta quella gente.

Raggiunse Kairi e la fermò: ”Senti, io e Axel ce ne andiamo. Troppa gente, qui.”

“Ma siamo appena arrivati, non volete neanche prendere qualcosa?”

”No, lo sai, ad Axel non piace la troppa gente…”

Il che era palesemente falso,  e anche un babbuino che aveva visto solo per cinque minuti Axel poteva testimoniare il contrario, ma al momento il suo cervellino non collaborava, rifiutandosi di dare migliori suggerimenti.

Forse l’ipotetico babbuino era più intuitivo di Kairi in quel momento, per cui la ragazza non si rese conto della palla megatomica che Roxas aveva appena raccontato. Oppure non le importava così tanto.

“Aspetta un attimo, saluto Axel…” Kairi corse dal ragazzo, lo abbracciò e ricorse da Roxas.

“Ve ne andate così presto?” stupido pesce argenteo.

“Sì… ci vediamo, ok?”

Sora, che sapeva già tutto e a cui non importava assolutamente niente, si avvicinò comunque, per salutarli.

“Aspetta un attimo! Vieni anche tu, Sora.” Kairi li prese per mano e li trascinò via.

“Promettetemi che vi scioglierete un po’ va bene? Non state lì preoccupati, godetevi quello che avete!”. I ragazzi la guardarono stralunati.

”Kairi, stai morendo?” chiese Sora un poco preoccupato. Simpatico a preoccuparsi per quella pazza e non per suo fratello.

”No, stupido! Promettetelo!”

”Ok, ok…”

”Croce sul cuore!”*

”Ma…!”

Kairi fece quella faccia spaventosa di quando pretendeva qualcosa, e loro dovettero farsi la croce sul cuore, anche se non avevano la benché minima idea di cosa lei

intendesse.

Roxas salutò di nuovo e si volatilizzò nella notte con Axel.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La spiaggia aveva un che di pacifico, essendo ancora relativamente presto per le coppie appartate e relativamente tardi per le famiglie uscite per una passeggiata serale.

Non che la solitudine aiutasse Roxas. In realtà c’erano ben poche cose che avrebbero potuto aiutarlo in un momento come quello.

O lo psicologo al quale si era rivolto dalle elementari alla fine delle medie per evitare che cadesse in depressione per il maltrattamento continuo, o di trasferirsi su un’altra isola immediatamente, senza voltarsi indietro.

Solo con Axel.

Axel, che si era tolto le scarpe e ora passeggiava a piedi nudi sulla sabbia, tracciando su quest’ultima delle impronte che a Roxas sembravano poter diventare eterne.

O, almeno, lui se lo sarebbe ricordato in eterno.

Axel aveva una mano nella sua, o, per meglio dire, la stringeva in una morsa mortale e nell’altra aveva una sigaretta che fumava quasi con rabbia.

Roxas sapeva che prima o poi avrebbe dovuto dirglielo, ma non ne aveva tutta questa voglia, a dirla tutta.

In realtà non ne aveva neanche un briciolino.

Axel aspettava, non propriamente paziente, continuando a camminare sulla spiaggia, dimentico delle sue calzature da qualche parte nel buio, sapendo che sarebbe stato proprio uno spasso cercarle dopo, ma aveva soltanto due mani.

Le scarpe erano soltanto al terzo posto della sua top ten d’importanza.

Guidò Roxas alla familiare spiaggia dove lavorava e dove, a proposito, sarebbe dovuto trovarsi l’indomani mattina.

Si disse che non importava, tanto ormai, anche se odiava quel posto, erano arrivati lì, e camminare a piedi nudi sulla sabbia era incredibilmente faticoso.

Ora doveva solo trovare un posto dove la sabbia non sarebbe riuscita ad entrargli perfino nelle mutande e avrebbe potuto ritenersi quasi soddisfatto.

Ah, la sua sdraio (sì, ci aveva scritto sopra il suo nome. Roxas aveva cominciato a pensare che marchiare le cose come proprie fosse una malattia in continua evoluzione e lo aveva avvertito che lui non si sarebbe lasciato marchiare in maniera indelebile dal suo splendido nome, per quanto lo amasse), proprio quella che cercava!

Trascinò il corpo semi cosciente del suo ragazzo a sedersi su di essa.

Non aveva una bella cera. Non che Roxas fosse particolarmente colorato di carnagione, e sicuramente il buio non contribuiva a dargli un colore sano, ma di solito non era cinereo.

Sbuffò forte, nella speranza che Roxas la piantasse di perdersi nelle sue elucubrazioni mentali e condividesse il suo dolore, ma non sembrava averne l’intenzione. Almeno non per il momento.

Quel ragazzino lo avrebbe ucciso con tutte le sue pare, la simbiosi, i suoi problemi. Lo faceva fumare troppo.

Senza contare che le sigarette erano aumentate ancora di prezzo.

Se c’era una cosa che Axel non concepiva, era questa politica: cioè, lui le comprava da quando era diventato abbastanza alto per spacciarsi per un sedicenne e ciò era avvenuto da molto giovane, era fedele alla sua marca, eccetto che a Roxas non dava fastidio a nessuno. Era dipendente da quegli affari del cavolo.

E allora perché il sindaco di quell’isoletta schifida continuava ad alzare il prezzo del tabacco, adducendo a scusa che così la popolazione dei fumatori diminuiva e moltissimi smettevano? Ci credeva! Fra poco nessuno se le sarebbe più permesse, per cui l’industria del tabacco sarebbe andata in fumo e…

“Mi picchiava.”

Eh? Axel si era talmente perso nella sua filippica contro le idee poco chiare del sindaco che si era dimenticato di avere un ragazzo traumatizzato a fianco.

“Ci conoscevamo dall’asilo. Lui era un idiota fatto e finito fin dall’età di tre anni, mentre io ero completamente inglobato in Sora, a quel tempo.”

Ah. Bruttissimi ricordi, allora.

Axel si girò verso il ragazzo e si mise in posizione da ‘ascolto’, facilitando le cose a Roxas.

La modalità ascolto non falliva mai.

“… Sora neanche se ne rendeva conto, ero io quello imprigionato. Non ero abbastanza forte per avere una personalità mia e lui non ha mai sofferto per… le botte. Perché la mia parte di coscienza le assorbiva da sola. Anche se quelle hanno indubbiamente aiutato a costruirla.”

“… che vuoi dire?”

Roxas sospirò forte:”Per sopravvivere ho dovuto entrare a tutti gli effetti nel mio corpo. Mi ha aiutato a sentire il dolore come mio e… mi ha aiutato a comprendere che Sora non sente nulla di quello che provo perché non gliene importa e non gli è mai importato. Anche adesso, che la simbiosi è… Quello che è… Gli importa solo di se stesso.”.

Al che, Axel non sapeva che dire.

Roxas sorrise triste alla luna:”Da lì, il dolore è cresciuto sempre di più, perché avevo capito che il mio attaccamento a mio fratello è a senso unico.“E capire questo è stato un processo lungo e doloroso. Non solo mi sono serviti anni, ma ho dato la possibilità a quella… bestia di farmi quello che voleva, senza che reagissi. Sono anche andato da uno psicologo del cazzo per un qualche aiuto e ci sono andato da solo, perché mia madre era già sul piede di guerra con le denunce e tutto. Ma non mi serviva che tutta l’isola sapesse che sono un essere così schifosamente debole… Il medico mi ha fatto capire che non importa quanto noi teniamo alle persone, perché prima o poi si resta sempre fregati. Mi ha detto che non potevo vivere alle spalle di Sora per sempre e che dovevo essere me stesso, per quanto mi riusciva.”

Roxas tacque, e per un poco sentirono solo lo sciabordio del mare e alcune risate provenienti da coppie sulla spiaggia.

 “Quindi, svelato il grande mistero del perché tendi a non fidarti della gente. Wow, non pensavo che un’uscita serale avrebbe comportato tutte queste rivelazioni.”

“Piantala di fare l’idiota, non è divertente per nulla. È per colpa nostra che la sua famiglia si è dovuta trasferire.”

“Rox, ti picchiava, il minimo che tua madre potesse fare era pestare a sangue lui e tutta la sua famiglia.”

“No, era un problema mio. Non di mia mamma o di Sora, era solo mio.”

Axel sbuffò un’altra volta, tirando fuori il pacchetto di sigarette, procurandosi un occhiataccia da Roxas (Ah, ma allora non gli erano sfuggite le altre!) e se ne accese una, respirando profondamente, prima di girare un coltello dimenticato in una ferita che non smetteva di sanguinare: ” No, Rox. L’unico tuo problema è che sei un coglione.” Axel non guardò il ragazzo negli occhi per paura di non riuscire più a continuare: ”Tu ti carichi di troppe cose, vuoi fare bella figura con tuo fratello, che è, probabilmente più coglione di te, con il suo ragazzo idiota. Vuoi fare il duro anche con chi ti sfracella il naso solo perché devi dimostrare agli altri di sapertela cavare da solo. Trovo questo abbastanza infantile. E, perché tu lo sappia, quello psicologo era un ciarlatano, uno sano di mente non può dire delle cose simili! Dove caspita era andato per trovare un tizio del genere? Al centro giovani?!”.

Il silenzio imbarazzato si poteva accogliere come assenso?

“Guarda che ci sono delle figure valide, lì dentro!”

“Non lo metto in dubbio, ma la maggior parte non ci vuole stare o sono persone con poca esperienza che devono fare della gavetta! E tu sei riuscito a trovare quello pazzo!”

Axel si portò una mano al volto, esausto. Possibile che dovesse essere sempre lui a ricordargli le cose basilari del loro rapporto?

“Roxas, non sei solo, cazzo. Ci sono io con te, anche se mi fai arrabbiare, anche se devo aspettare per averti. Non  mi importa un accidenti, dannazione! Ma mi fai imbestialire quando ti comporti come se il peso del Mondo fosse tutto sulle tue spalle, come se dovessi scoprire chi sei veramente per accettarmi come tuo compagno! Be, sappi che non mi va, assolutamente.” Axel diede un ultimo tiro e lanciò il praticamente-solo-filtro nella sabbia, sperando che la sua piccola bomba andasse a dar fastidio a quella coppietta che ridacchiava in maniera schifosa davanti a loro.

Ma non sentì nessun urlo, quindi aveva sbagliato mira.

“Io non penso di non averti accettato come compagno. Insomma, sei caduto dal cielo, praticamente, e mi sono reso conto subito che non eri… un uomo normale. Non per me, perlomeno. E mi sono sempre fidato di te, e anche quando mi hai abbandonato avevo la certezza che prima o poi saresti tornato, se non per me, per una cosa più importante, come il consiglio studentesco. Ci ho messo tanto a fidarmi di te di nuovo per il semplice fatto che sono abituato a perdere le persone in fattore di altre. E ho messo in pratica la tecnica del ‘non mi interessa’.”

“Anche quella te l’ha insegnata lo psicologo?”

”No, è tutta farina del mio sacco.”

Bugia, ma non lo avrebbe saputo. Mai.

Axel lo guardò: ”Lo so che ti ho ferito mollandoti così e mi dispiace, ma non credo che potrai capire la confusione che provavo. Sì, , lo so che tu hai passato di peggio, ma io conosco la mia confusione, tu la tua, e per me era ad un livello troppo alto. Per cui me ne sono andato, sparito di scena, puff! Ma adesso sono qui e ti impongo di combattere insieme, d’ora in poi. Ne hai bisogno, altrimenti non sapresti come proteggerti!” Concluse, sorridendo furbescamente.

Roxas non sapeva se ucciderlo su due piedi con la sdraio firmata o baciarlo fino a consumarsi le sue labbra, per non parlare di quelle di Axel.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Sora, ma quello con… quel tipo che sembra terrificantemente Axel non è tuo zio?”

Riku gli indicò un punto imprecisato nella folla immensa. Come poteva pretendere che lui trovasse quello che stava indicando?!

“Là, davanti a noi in linea retta. Non è Ventus?”

“E’ vero, hai ragione! Era un sacco che non lo vedevo! Aspetta, vado a salutarlo!”

Ma Riku non gli rispose perché era troppo occupato a guardare lo zio di Sora, un uomo che conosceva da una vita, suo baby-sitter più volte, baciare con leggerezza la copia esatta di Axel. O almeno sperava fosse un doppelganger.

Ah, sì, Axel era con Roxas in spiaggia a parlare di cose serie. Barba.

No, comunque, suo zio con un altro uomo non lo sconvolgeva assolutamente.

“Andiamo? Sono due settimane che non lo vedo!” Disse ridendo a Riku, che a quanto pareva, invece era rimasto molto shockato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Sai, mio zio deve uscire con un tuo parente stretto.”

“Eh?”

“Sora lo ha visto alla fiera.” Roxas sorrise al ragazzo:” il tipo con cui esce ti assomiglia un casino.”

“Perché la cosa non mi sorprende?”

”Che mio zio Ventus esca con un uomo o che quello sembri tuo padre?”

“Delle due, scelgo la prima.”

Roxas gli sorrise, comodamente spaparanzato su di lui, quasi facendo le fusa sul suo petto:”Anche io avrei detto quella.”

 

 

 

 

 

 

 

Bene!

Eccomi qui, di nuovo!

Mi scuso ancora, veramente tanto. Non so se c’erano delle persone che ci tenevano veramente a questa storia(più che altro non riesco proprio a crederci), ma l’affetto che mi avete di mostrato e i messaggi che mi avete mandato mi hanno reso veramente felice. Per cui, eccomi qui!

Ora, non so se Seymour si ricorda di avermelo chiesto, ma a suo tempo mi aveva posto questa domanda:”chi è il padre di Riku?”.

Risposta:”Boh?”.

Ma è una cosa pensata! So che non ci crederete mai, ma è così!

Sin dall’inizio avevo deciso di non mettere i nomi dei personaggi che non mi servivano, dal padre di Sora e Roxas, il marito di Acqua, il padre di Riku, i genitori di Kairi…

Non ho scelto nemmeno il cognome dei protagonisti, perché non mi sembrava giusto: voglio dire, se mi danno un cognome nel simpatico KH, allora, tanto di cappello, ma non mi piaceva trovarne uno da me. Non perché sia eccessivamente pigra, ma perché non mi sembra giusto^^. 

Ragazzi, volevo dirvi grazie. Per avermi seguito fino a qui, per avermi spronata, per avermi fatto arrivare il coraggio di pubblicare ancora.

Ringrazio tantissimo chi ha commentato l’ultimo capitolo, da il sopracitato Seymour, a

Ka93, Shine Mizuki, Odoru Hi Kaze No, a _Ella_, che mi ha sgridata al momento giustoXD. Ringrazio The light Wolf, che spero vivamente non si sia stufata di leggere questa immensa cosa che è diventata Symbiosis =)

 

Ragazzi, il prossimo capitolo è già prontoXD, quindi non vi farò aspettare troppo!

 

Ah, ringrazio la mia Beta(finalmente non finiti le notte buoi) MartaWalla! Ringraziatela anche voi, perché è stata lei a bacchettarmi le mani sulla tastiera.

Al prossimo capitolo!

 

Bonza Corrotta

 

 

 

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Capitolo 32
*** Due capostipiti per due degni discendenti ***


Mentre i suoi figli erano alla fantastica festa(dove lei non aveva nulla da fare, per cui l’aveva evitata come la peste), Namine decise di andare finalmente da sua madre a pretendere una risposta precisa alle sue domande

 

 

 

Due capostipiti per due degni discendenti

 

Mentre i suoi figli erano alla fantastica festa, luogo dove lei non aveva nulla da fare, per cui l’aveva evitata come la peste, Namine decise di andare finalmente da sua madre per pretendere una risposta precisa alle sue domande.

Dopotutto, aveva perso troppo tempo, fra un’emergenza e l’altra.

Se Acqua credeva che si sarebbe dimenticata di doverle dare una spiegazione, seppur minima, di ciò che stava accadendo ai bambini, di ciò che lei stessa aveva passato, allora non conosceva bene sua figlia.

E Namine aveva intenzione di cambiare completamente l’immagine che la donna aveva di lei, se non altro per la sicurezza dei sui bambini.

Non che pensasse fosse una roba semplice da fare, soprattutto perché Acqua era immersa nella sua migliore performance da ‘donna di casa’.

Namine sperò solo che gli ospiti fossero tutti fuori per l’ultima serata. In realtà, sarebbe stata una cosa molto poco intelligente venire su un isoletta sperduta con un unico obbiettivo e alla fine ignorarlo, per cui la donna si sentiva molto propositiva.

Varcando il cancello di quella che l’indomani sarebbe tornata ad essere la sua casa, la donna non sentì nè urla nè strilli, nè musica spacca vetri, quindi si diresse decisa in cucina, sicura di trovarci, se non sua madre, almeno uno dei suoi fratelli.

Non era certa di dove si trovassero in quel momento, anche perché non li vedeva da un pezzo.

Chissà dov’erano andati a finire? Bah.

Armeggiò un poco per trovare la chiave della porta di casa ed entrò nel suo salotto, dove imperversava un CD che doveva essere di Sora, se non era nel torto (quando arrivava un nuovo disco, Sora diventava dipendente da questo per almeno due mesi e di conseguenza tutta la famiglia finiva per imparare a memoria ogni singola canzone).

Sua madre doveva aver messo a posto la camera dei suoi nipoti e aver sequestrato varie cose da quella.

“We are listening an/ We are not blind./ This is your life/ Decide your Time...” *

Sì, era l’ultimo, maledetto disco di uno dei suoi figli sicuramente.

“Mamma! Sono io!” Namine si sentiva un poco deficiente ad annunciarsi a quella che era anche casa sua.

Purtroppo sua madre non la pensava così.

“Sono in cucina!” Ah, fortuna! Forse era riuscita beccarla da sola!

Acqua se e stava nella stanza, seduta al tavolo, contemplando vecchi album fotografici.

“Che cosa fai?” Chiese Namine.

La donna alzò lo sguardo, andando ad incontrare quello della figlia:“Stavo pensando alle mie nonne.”

“Uh?”

Acqua sorrise condiscendete:” Te lo ho mai fatte vedere? Erano delle donne bellissime. Purtroppo però non ho ricordi di Mitsuko, perché è morta prima che io potessi conoscerla.” Acqua sorrise tristemente alla foto che aveva in mano, poi la tese alla figlia perché la vedesse.

Quello che Namine vide erano Sora e Roxas.

“Sai, cara, penso che sia venuta l’ora di raccontarti una storia” disse Acqua, sorridendole.

 

 

 

 

 

 

 

“Zio! Zio, ciao!” Sora corse incontro a Ventus tirandosi dietro un recalcitrante Riku, a cui non importava un fico molto secco di chi fosse l’uomo misterioso, copia di quel ananas rosso. Proprio nulla. Anzi, se magari fosse riuscito a stargli lontano sarebbe stato anche più felice.

Ma, apparentemente, a Sora importava moltissimo, probabilmente più del necessario.

Ventus li guardò sorpreso (come se uno non potesse aspettarsi di trovare dei parenti nello stesso posto, durante il periodo più importante dell’anno per gli affari dell’isola), ma non sembrò andare particolarmente in panico, ne cercare di fuggire.

 Riku doveva ammettere che aveva un grande spirito di adattamento.

“Sora! È un sacco di tempo che non ti vedo, brutta scimmia! Come stai?” Ventus abbracciò il nipote, curioso proprio come una stupida e urlante scimmia. Gli occhi del ragazzino, però, non si erano staccati dalla faccia dell’illustre sconosciuto.

Alla mancanza di risposta alla sua domanda di circostanza, Ventus seguì il suo sguardo, per poi presentare il suo compagno con un sorriso:”Lui è Lea, un mio amico. Trattalo bene, capito?”

”Zio, Non trovi che assomigli un sacco ad Axel?” Sora non aveva proprio la forza per non soddisfare subito una sua curiosità. In fondo, se era tanto amico di Kairi c’era un motivo.

Lea guardò Ventus con aria interrogativa e l’uomo gli rispose con molta calma che era il ragazzo dell’altro suo nipote.

Riku, che nonostante il tempo che aveva trascorso con la famiglia di Sora, non era ancora fuggito a gambe levate, provò una vera pietà per l’ignaro uomo che probabilmente aveva avuto a che fare soltanto con Ventus e non con l’intera e allegra brigata di matti. Poi, provò una sincera pietà per se stesso.

 Mentre Riku continuava a stupirsi di questa sua resistenza ad una famiglia di pazzoidi e al fatto che lui stava proprio con uno di questi, proprio il suo ragazzo scavava a fondo nella vita dello sconosciuto-baciato-dallo-zio.

Da quello che Riku stava ascoltando, e stava ascoltando molto poco, aveva capito che Lea non era in alcun modo imparentato con Axel (“No, non ho fratelli o sorelle di sorta, e no non ho figli. Ma che ti prende, piccoletto?” ”Lea, non dare del piccoletto a mio nipote.” ”Guarda che è effettivamente basso.”), anche se era praticamente uguale a lui e parlava come lui e si atteggiava come lui… Magari era un Axel del futuro che, distrutto per un’improvvisa perdita di Roxas, era tornato indietro nel tempo e si era rifatto con lo zio identico a lui.

Riku si chiese per quanto tempo avrebbe mantenuto integra la sua sanità mentale, stando con persone del genere.

“Ah, Zio, non sai dov’è zio Terra? È un sacco che non vedo nemmeno lui e pensavo foste insieme.”

”Non ne ho idea, Sora, sono andato da Lea quando la nonna ha deciso di sfrattarci, per cui non lo vedo da allora. Inoltre, prima avevamo avuto una piccola discussione, per cui…” Ventus andò sul vago.

Riku sospettava che la ‘piccola discussione’ riguardasse da particolarmente vicino Lea.

 

 

 

 

 

 

 

 

Namine stava osservando incantate le immagini di quelle due ragazze, così simili ai suoi bambini: le foto erano in bianco e nero, ma i visi e le espressioni, le facce allegre delle due erano veramente la coppia sputata dei ragazzi.

Com’era possibile? Va bene la discendenza e il codice genetico (di cui lei in primis sapeva palesemente poco), ma una roba del genere le sembrava esagerata, accidenti! 

“Questa è la mia foto preferita” Acqua di intromise nei sui pensieri, mostrandole un’immagine di Amaterasu e Mitsuko, messe in posa spastica: quest’ultima per nulla convinta, che tendeva la mano alla sorella, e la palese pazzoide che aveva un’espressione felice in volto, come se non si fosse mai divertita tanto in vita sua.

“Avevano più o meno l’età dei ragazzi quando fu scattata questa foto.” Le disse Acqua sorridendo.

Ok. Addio realtà! Benvenuti spettri di donne uguali ai suoi figli.

“Mamma… cosa c’entrano loro con Sora e Roxas, scusa? E non parlare di stronzate come vite passate, o fantasmi! Non è possibile!”

Acqua la guardò seriamente, per poi risponderle con un criptico: ”Eppure sono le uniche spiegazioni possibili, non trovi?”.

No, non poteva essere così. Perché a lei, Mondo Crudele?!

Namine singhiozzò forte.

Acqua sorrise ( dir la verità, sembrava più un ghigno compiaciuto): “Siediti, tesoro.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Roxas si trovava comodamente spaparanzato sul petto di Axel. Erano ancora sulla sdraio firmata, che però erano riusciti ad isolare dalle altre coppiette miagolanti con il solo aiuto delle magiche sigarette volanti, lanciate a caso nella notte.

Per poco un simpatico buzzurro pompato aveva deciso di protestare, ma la sua ragazza,  quella miagolante, non aveva voglia di “mischiarsi a questi due froci deficienti”  per cui Axel e Roxas se la erano cavata solo con insulti gratuiti.

Il che, secondo Roxas era perlomeno una grazia concessagli dal Divino, perché, se a lui fosse arrivata un cicca addosso mentre era felicemente a far dell’altro, avrebbe perlomeno protestato selvaggiamente, ma, a parte i due simpatici esseri, nessuno era venuto a reclamare vendetta.

 

Aspetta, magari si sono nascosti tutti e vi stanno tendendo una trappola!

 

Sora, vattente. Già ho la testa incasinata, non mi va di ritornare a modalità salvaschermo.

 

Axel, che era stato preso e legato con i lacci delle scarpe ritrovate (dopo ben mezz’ora di ricerca nel buio con il solo ausilio dell’accendino come luce potente e soprattutto eterna, come quell’impiastro del ragazzo continuava a ricordargli) alla sdraio firmata (e fiera di esserlo, a detta del suo ragazzo), per evitare che le sue pensate geniali li mettessero ulteriormente nei guai. Ma anche se sapeva benissimo di aver combinato un casino, Axel pensava sinceramente di aver scontato la sua pena per un tempo accettabile:“Mi sleghi, Amore?”

Mi sleghi Amore, ‘sto cazzo Axel. Così impari a rispettare gli spazi vitali altrui.” Roxas non era certo d’umore brillante, e quei due gli avevano dato proprio noia.

“Ma io non ho fatto niente!” Disse il bastardo ghignando selvaggiamente.

“Parliamone, Amore: la tua persona è particolarmente gradita agli occhi bendati della Dea della Fortuna, visto che niuno stanotte è diventato un rogo fiammeggiante. Sei stato ancor di più baciato da quella schifosa donna cieca per non essere stato battuto a morte, anche se il tipo avrebbe adorato sfidarti ad amabile tenzone. Ma il fatto di essere legato non è stato causato dal tuo tabacco volante, no, ma dalla tua stupidità unica! Perché hai dovuto, ad ogni costo, divertirti a scacciare i nostri vicini?!”

Axel lo guardò con occhi stralunati per il discorso lungo ed articolato(era un po’ che non lo sottoponeva al vocabolario fantasy), ma si riprese quasi subito:”Rox, quella tipa miagolava! E mi fa senso avere intorno gente che scopa miagolando!”.

Ok, questa era un valido motivo, ma non poi così valido.

Roxas, sconfitto in partenza dalla sua assoluta mancanza di voglia di litigare, lasciò cadere la sua testa pesantemente sul petto del ragazzo, che non approvò assolutamente il peso del suo cranio.

Ma era una cosa su cui poteva soprassedere.

“Allora, mi sleghi, Amore?”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Prima di tutto” Cominciò Acqua: ”devi sapere che se si hanno delle cose in sospeso nelle vite passate, di calibro molto importante, allora è probabile che si rinasca con delle… similitudini. Nel senso che avrai sempre la stessa gente intorno, anche se non le ricordi, anche se non rappresentano il ruolo che avevano in passato. Finché non ti chiarisci con loro, la tua anima non avrà pace, e non riuscirai a capire il perché delle tue azioni, o delle loro. Questo, in breve, è quello che è successo ai ragazzi. O a te e Ventus, anche se sembra che lui abbia accettato la cosa e ormai stia proseguendo per il suo sentiero da solo. Ci sei fino a qui?” Le chiese la donna.

Namine, che non aveva mai sentito il bisogno di conoscere queste cose assurde, si trovò in una posizione a dir poco scomoda, visto che quello che le aveva detto sua madre aveva almeno un pizzico di senso.

Circa.

Ma si ritrovò ad annuire, oramai nella storia.

“Amaterasu e Mitsuko erano le mie nonne. Anzi, Amaterasu era mia nonna, Mitsuko mia zia. Vediamo, cosa posso dirti di loro? Io so solo quello che mi raccontò nonna Ama. Dunque: beh, erano gemelle, ma questo è ovvio, omozigote, anche se erano diverse l’una dall’altra come il Sole e la Luna, ma unitissime. Avevano una specie di simbiosi, anche se non aveva nulla a che vedere con quella che hanno sviluppato i ragazzi.” Acqua si fermò per bere un attimo, visto che era un racconto lungo e lei iniziava già ad avere l’Isola Desertica in gola.

“Erano libere e gioconde, sempre insieme, sempre unite. Finché non furono in età da matrimonio.”

Namine trovava strano il concetto, vedendo la foto di quelle due antenate semi svestite e visibilmente idiote. 

“Vedi, i genitori erano di buona famiglia, stavano bene economicamente, ma questo non impediva loro di scegliere dei buoni mariti per le loro due figlie. Amaterasu mi raccontò che non era particolarmente felice del ragazzo che le scelsero, all’inizio, perché era un suo amico d’infanzia e lei non si era ancora resa conto di amarlo, a quattordici anni.” Acqua rise fra se ricordando il volto incartapecorito della nonnina, mentre le raccontava che a volte il suo sposo era particolarmente indisponente.

“Mitsuko, invece, non fu tanto fortunata: venne data in sposa ad un figlio di un’altra ricca famiglia, per il prestigio sociale, sai, e per quanto lei provasse a soddisfare il piaceri di quell’uomo, lui non era mai compiaciuto abbastanza. Amaterasu mi raccontò che nelle lettere che le scriveva la sorella, si capiva che c’era qualcosa che non andava assolutamente, ma Ama, che a quel tempo viveva su un’atra isola, non intervenì, non andò a trovare la sorella, aspettando che il problema si risolvesse da solo.”

“Che stupida.” Disse Namine, immersa nella narrazione.

Acqua sorrise paziente:”Così come fece Sora quando quel bambino cominciò a picchiare Roxas.”

Al che, Namine rimase sbalordita dal parallelo fatto da sua madre.

Accidenti, ha ragione.

“Ma, a quanto pare, le cose, dopo un po’ di tempo, sembravano sistemate, perché Mitsuko le mandava lettere più allegre e solari, sembrava quasi ritornata se stessa.”

“Finché?”

“Finché, una settimana dopo il compimento dei quindici anni di entrambe, non arrivò ad Amaterasu una lettera che annunciava la morte di sua sorella.”

Acqua guardò la figlia attonita con un sorriso triste sul volto: ”Vedi, non si erano affatto sistemate le cose fra Mitsuko e il marito, semplicemente, la ragazza si era fatta una ragione delle botte e degli insulti di quell’essere, e si era trovata un amante per i giorni più bui.”

“Ed era per lui che sembrava più felice?”

“Ci scommetterei.”

Namine non sapeva più come reagire: ”Ma come è morta?”

Acqua fece un sospiro profondo: ”Si buttò giù dalla scogliera, dopo aver scoperto di essere rimasta incinta dell’amante.”

“…Eh?” Namine guardò basita sua madre, nella vana speranza che stesse soltanto prendendosi gioco di lei.

“Nella lettera che Mitsuko lasciò ad Amaterasu, descriveva di come si fosse innamorata del giovane giardiniere, un avvenente uomo dai capelli fulvi (il che è un cliché indiscutibile, quello del giardiniere, intendo), e di essere pienamente ricambiata. Con lui non c’erano violenze di ogni sorta, perché era un uomo dall’animo gentile, anche se un poco rozzo… Ma lei rimase incinta mentre il marito era andato, per affari di lavoro, via da casa per ben sei mesi.”

“Così tanto?!”

”Beh, i trasporti di una volta erano senz’altro più lenti, cara.”

Namine si morse il labro frustrata :”Quindi non avrebbe potuto fingere che fosse il figlio del marito?”

”Probabilmente, se avesse ragionato, si sarebbe accorta che il suo sposo era un completo imbecille e che non sarebbe mai venuto a conoscenza di quanto una donna ci avrebbe messo per partorire. Se gli avesse detto che noi donne abbiamo lo stesso tempo di gestazione delle pecore, a mio parere lui ci avrebbe creduto senza battere ciglio. Ma Ama mi disse che sua sorella amava i finali tragici, e lei stessa aveva un animo melodrammatico che a volte le ispirava forti istinti suicidi.” Acqua ridacchiò serena: ”Nonna Ama era una donna che mi faceva ridere. Mi piaceva stare con lei.”

Namine squadrò il volto di sua madre, palesemente persa nei suoi ricordi:”Mi sarebbe piaciuto conoscerla.”

”Già, sarebbe stato veramente divertente.”

Acqua contemplò la foto delle due giovani ragazze: ”Quando il marito tornò, ossia quasi un mese dopo la morte di Mitsuko, cercò il giardiniere, ma lui era scomparso. Così rimase senza donna da bistrattare, senza erede, deriso dai vicini, per cui decise di trasferirsi su un’altra isola e da allora Amaterasu non ebbe più sue notizie.”

“E la nonna… Bis nonna?”

Acqua fece un sospiro lunghissimo, per poi tacere per un minuto intero.

“… La nonna mi disse… che quando le arrivò la lettera lei sapeva che qualcosa non andava, disse che si era sentita come persa da un attimo all’altro, senza sapere il perché o il percome. Quando fu a conoscenza della fine tragica, e perlomeno stupida, della sorella, partì immediatamente per l’sola dove Mitsuko aveva vissuto per un anno, da sola, senza amici, con un marito che la tormentava, senza il sostegno di nessuno.

Non riuscì a trovare il giardiniere a parlargli, perché era già scomparso, ma in camera di sua sorella trovò numerose lettere di Mitsuko, indirizzate a lei e mai spedite, dove le raccontava di come non riuscisse a reagire ai soprusi del marito, di quanto fosse infelice, dove la pregava di aiutarla, perché non sapeva che cosa fare. Poi c’erano le lettere dove spiegava di come si fosse innamorata di quell’assurdo giardiniere e come fosse felice, nella bolla che avevano creato. Nell’ultima lettera diceva di essere rimasta incinta e di quanto fosse disperata, di non sapere che cosa fare. Il giardiniere le aveva chiesto di scappare insieme a lui, ma Mitsuko era talmente in confusione che non sapeva decidersi.”

“Io avrei scelto subito di andarmene con lui.”

“Anche io, cara, ma ti ho già detto che era una donna particolarmente melodrammatica. Per cui, nella disperazione più totale, decise, il giorno del suo quindicesimo compleanno, di morire.” Acqua la guardò negli occhi: ”Capisci? È per questo che la simbiosi che si è manifestata sia con te che nei tuoi bambini finisce con il compimento dei quindici anni. Perché le anime di Amaterasu e Mitsuko si sono separate nel peggiore dei modi, ossia con una morte violenta. Nonna Ama diceva che da allora non si è mai più sentita se stessa, mai più completa.”

“E quindi?”

“E quindi, i tuoi bambini sono la reincarnazione di quelle due ragazze che si stanno tenendo saldamente attaccate per non separarsi di nuovo, anche se a volte la situazione diventa così potente da essere pericolosa. Perché questo si manifesta quando uno dei due prova emozioni intense? Perché in questa simbiosi, le due anime si uniscono terribilmente, per evitare che una delle due vada via, come è successo in passato.”

“Ma… e io e Ven, allora? Che cosa siamo, noi?” Chiese accigliata la donna.

“A mio parere, e guarda che non sono un’esperta, siete i figli di Mitsuko mai nati per quella sua tragica fine. Non ne sono certa, bada bene, ma nella storia che mi raccontò nonna Ama voi non figurate da nessuna parte. Invece, se foste quei bambini mai nati, la spiegazione logica e razionale sarebbe che siete qui con il semplice compito di riportare Amaterasu e Mitsuko nel nostro mondo.”

Be’, era entusiasmante essere una bambina – mai - nata  per suicidio della sua genitrice. Uno spasso, proprio.

“Ma tu e Terra?” “Noi non siamo stati toccati da questa storia, probabilmente siamo due nuovi inserimenti di un’altra vita. Capita, sai? Non è che il mondo giri intorno a voi.”

“Ah. Logico. Quindi, per ricapitolare, io e Ventus siamo dei feti mai dati alla luce perché nostra madre si è suicidata prima, e Roxas è Mitsuko e Axel il giardiniere, Sora è Amaterasu e quindi il marito sarà… Riku? Ma lo stronzo misogino sposo di Mitsuko?”

“Be’, tesoro è facile: è quel bambino che lo picchiava sempre dall’asilo fino alla fine delle medie, non trovi?”

 

 

 

 

 

 

 

 

“Sai che Sora ha incontrato alla festa mio zio con quello che potrebbe essere tuo padre?”

Sinceramente, ad Axel non interessava. I suoi genitori era morti, e di parenti in giro non ne aveva, ma soprattutto era ancora legato alla maledettissima sdraio, cosa non solo scomoda, ma ormai perfino dolorosa, perché le sue braccia avevano già da tempo deciso di smetterla di formicolare allegramente e di cominciare a bruciare selvaggiamente. Per non parlare di quel peso morto di Roxas che se ne stava comodamente spaparanzato su di lui e che ormai non riusciva più a considerare un peso piuma.

“Davvero? Magari è il mio doppelganger.”

“Anche Riku ha detto così, ma ha spiegato a Sora che chi incontra uno dei suoi doppioni in giro per il mondo, è destinato a combattere per prevalere come essere.”

“Immagino si augurasse la mia sconfitta.”

“Beh, quell’idiota non ha detto nulla a Sora, ma dalla sua espressione compiaciuta, si intuiva benissimo che nel caso ti avrebbe dato in pasto alla tua ombra con anche un bel fiocchetto rosa in resta.”

“Per l’amor del cielo, io col rosa sto malissimo”.

Roxas ridacchiò e si protese a baciarlo, arrampicandosi  sul corpo del ragazzo.

Cosa che Axel apprezzò, anche se sentirsi ben due gomiti piantati nello sterno non era una cosa piacevolissima.

Gli sorrise con malizia, e Roxas non poté fare a meno di ghignare di rimando:”Magari ti slego. Mi divertirebbe cederti al doppelganger con quel bel fiocchettino rosa, ma poi dovrei litigare il ragazzo con mio zio e la cosa potrebbe essere considerata ambigua”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*Called out in the Dark, canzone prevedibilmente degli Snow Patrol. Cioè, sono fissata sul serio,è anche la mia suoneria per il telefono. Ecco il link: http://www.youtube.com/watch?v=GwTXwJg6_VE&ob=av2e

 **MITSUKO (光子): nome giapponese con significato “bambino di luce”/”Bambino lucente”.

Amaterasu ( ): nome giapponese composto da AMA "cielo, cielo", elementi e TERASU "brillare", perciò "splende sul cielo". Nella mitologia, questo è il nome di una dea del Sole che governa il cielo.

 Ringrazio ancora e ancora la mia beta, qui soprannominata MartaWalla, perché so che le fa piacere!XD

Quando si è trattato di scegliere il nome per le fautrici dell’intero problema, mi sono immersa nei nomi giapponesi per bambine, anche se il mio giapponese è ancora alla fase di gatto/neko e mare/ume. Però mi sono divertita! Così come posso essere stata gabbata e aver dato a caso dei nomi maschili.

Passando al capitolo… domande?

Ho pensato seriamente a KH e la cosa più bella di tutto il videogioco è il “Cerca il vari ed innumerevoli Cuori dentro a Sora!” cosa non semplice, visto che quel ragazzo sembra una matrioska e ogni gioco c’è sempre più gente nell’immenso condominio che quel ragazzo ha per ‘cuore’. Per cui, mi sono detta: fantastico!

Non voglio dire che adoro lo ‘spiritismo’, o la meditazione, perché non è che sia un interesse scontato, per quanto le mie magre possibilità mi permettono, io pratico la meditazione e seguo vari corsi, per cui per me sono cose reali.

Chi è che borbotta, là in fondo? Razionalità, taci! Non rovinare il momento magico!

Cosa aggiungere, ancora? Ragazzi/e sono veramente felice che continuiate a seguirmi, anche se sono probabilmente la peggiore ‘scrittrice’ al mondo, che continuate a darmi consigli per migliorarmi, e che mi supportiate con la vostra veramente incredibile gentilezza. Mi commuovo sempre un po’ a leggere le recensioni.

Aggiungo che vi adoro incondizionatamente.

Grazie tantissimo a tutti, e al prossimo capitolo!

Che non sarà preoccupante perché è già stato scrittoXD

 

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