Unexpected

di NorthStar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** An unexpected turn of events ***
Capitolo 2: *** An unexpected roommate ***
Capitolo 3: *** An unexpected kindness ***
Capitolo 4: *** An unexpected skill(s) ***
Capitolo 5: *** An unexpected heartache ***
Capitolo 6: *** An unexpected smile ***
Capitolo 7: *** An unexpected news ***
Capitolo 8: *** An unexpected epiphany ***
Capitolo 9: *** An unexpected avenger ***
Capitolo 10: *** An unexpected journey ***
Capitolo 11: *** An unexpected departure ***
Capitolo 12: *** An unexpected... interlude ***
Capitolo 13: *** An unexpected clarity ***
Capitolo 14: *** An unexpected date ***
Capitolo 15: *** An unexpected nose ***



Capitolo 1
*** An unexpected turn of events ***


boh Ok.
Siate buone/i.
Questo è il mio primo tentativo di Pezberry e sono terrorizzata quanto divertita xD
Non so cosa mi abbia detto la testa ma vabè...
ulteriori spiegazioni troverete al termine del capitolo :)

Buona lettura!



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La vita era fantastica per Rachel Berry.

O perlomeno lo era stata finchè non si era ritrovata improvvisamente senza un appartamento in cui vivere.
Con due mesi di preavviso era arrivata la lettera del proprietario che pretendeva di avere di nuovo, per uso personale, quell'appartamento che per gli ultimi anni era diventato la sua casa a tutti gli effetti.
E per lo più si ritrovava a dover cercare un appartamento da sola visto che la sua coinquilina (nonchè amica storica) Tina, aveva saggiamente deciso di andare a vivere con l'altrettanto storico fidanzato Mike.


Perchè è così che vanno le cose: prima o poi, arrivati a quell'insperato punto della vita in cui tutto sembra magicamente al suo posto, arriva un cambiamento improvviso, una vera e propria sterzata, e tutto torna a cambiare.
 
Così, ora, dopo anni di lotte e piccoli-grandi sacrifici per costruirsi la vita che aveva sempre desiderato, Rachel era tornata a sentirsi come una matricola appena arrivata nella Grande Mela alla ricerca di un appartamento adatto a lei.
Beh, alla ricerca di un qualunque appartamento a quel punto: ancora due giorni e sarebbe stata costretta a lasciare la sua vecchia casa senza aver idea di dove poter andare se non tornare a casa, in Ohio, cosa che non poteva succedere.

Quello che sperava sarebbe stato l'appartamento finale era decisamente molto diverso da quello che aveva immaginato stando alla zona in cui si trovava e soprattutto stando al suo bizzarro annuncio.
"Affittasi camera singola.
Appartamento composto da soggiorno, cucina, bagno, due camere singole e minuscolo balcone. Arredato. Più o meno. 400 $ al mese, bollette incluse. Niente animali domestici, niente divisione delle spese alimentari, niente musicisti, niente rompipalle e sopra ogni cosa niente matricole."

Ma aldilà degli alquanto singolari avvisi la casa era perfetta.
Piccola ma luminosissima e ben arredata, un po' disordinata e poco curata, ma su quegli aspetti Rachel sapeva di poter lavorare.

A quanto pareva l'unico vero problema sarebbe stato convincere, o meglio affrontare, l'altra coinquilina che non sembrava essere la più accomodante delle persone.
C'erano state altre quattro ragazze prima di lei.
La prima ragazza era uscita letteralmente piangendo.
La seconda era fuggita dall'appartamento.
La terza aveva bofonchiato un "Buon divertimento" prima di sbattere la porta alle sue spalle.
Mentre la quarta ragazza era dentro da un po' troppo tempo, cosa che cominciava a far preoccupare Rachel che continuava a guardare nervosamente l'orologio.

Quando sentì per la quarta volta nel giro di trenta minuti gridare "La prossima!", la brunetta non riuscì a capire se dovesse sentirsi spaventata o felice.
Si alzò velocemente raccogliendo la sua borsa, per poi sentire la numero quattro dire "Vuoi un consiglio? Non entrarci nemmeno lì dentro. E' una pazza, sei senza speranze..." ed uscire con la stessa velocità delle altre ragazze prima di lei.
La brunetta rimase un momento confusa nel corridoio per poi sentire "Ho una vita io! Avanti!".
"Coraggio, coraggio, coraggio... Ti serve questo appartamento, Rachel..." si disse prima di prendere un respiro ed entrare.

All'interno della piccola camera, seduta su una vecchia scrivania, c'era una ragazza ispanica sui venticinque anni.
Si sarebbe aspettata una donnona dall'aria scontrosa e annoiata... ed invece la ragazza non solo era minuta quanto lei, ma soprattutto non aveva un aspetto scontroso... beh, nemmeno gioviale ad onor del vero, ma più di ogni altra cosa aveva un'aria stanca, notò Rachel.

"Santana Lopez." esordì la mora indicando la sedia "
Prego."
"Salve! Sono Rachel Berry e sarei interessata alla stanza singola dell'annuncio e-"
"Ma non mi dire! Pensavo fossi qui per ordinare dei ravioli al vapore e degli involtini primavera. Questa si che è una sorpresa!"
"Io non-" balbettò nervosamente la brunetta.
"Era una battuta, Bernie..."
"Berry..."
"Quello che è... Cominciamo con il questionario, non ho tempo da perdere..." sospirò Santana prendendo un respiro per poi cominciare
"Prima e più importante delle domande: puoi permetterti questo appartamento? Perchè se non paghi la tua mensilità le tue cose saranno fuori da questo appartamento prima che tu possa pronunciare le parole "Mi dispiace". E credimi: non importa quanto velocemente tu riesca a dirle. Quindi... puoi permetterti questo appartamento, oppure no?"
"Si, posso permettermelo! Lavoro a-"
"Perfetto, passiamo oltre... Hai mobili che possano contribuire all'arredamento comune? Se la risposta è sì elenca cosa puoi portare."
"Ho un vecchio divano ed una libreria..."
"Grandioso..." replicò ironica la mora indicando la stanza che in effetti era arredata di sole librerie di diversi colori e stili "Questa stanza nel corso degli anni è stata abitata da sole studentesse. Prova ad indovinare quali sono stati gli unici mobili che tutte hanno lasciato al termine degli studi?".
"Beh... ho anche una tv abbastanza grande..." rispose veloce la brunetta cercando di recuperare.
"Matricola?"
"No... era scritto sull'annuncio... "Niente matricole"..." osservò Rachel.
"Già, vallo a dire alla prima tipa..." sorrise divertita Santana per poi aggiungere "Quindi immagino che tu non sia una musicista e che non hai con te animali domestici."
"Come era scritto sull'annuncio..." ripetè compiaciuta la brunetta.
"Bene... Un'ultima cosa e poi puoi passare alle tue eventuali domande..."
"Ok!" sorrise Rachel soddisfatta.
"Sei fidanzata?"
"Io non-" cominciò la ragazza confusa "Cosa centra con-"
"Rispondi e basta."
"Non- Non al momento."
"E non mi sembri tipa da portarti a casa il primo sbronzo del bar quindi posso stare tranquilla..."
"Posso sapere cos-"
"Ci sto arrivando, Bernie..."
"E' Berry. Ma puoi chiamarmi Rachel se lo preferisci."
La latina, ignorando il commento della ragazza, continuò "Ho una regola importantissima. Non voglio assolutamente che tu porti il tuo ragazzo, o chiunque altro per quel che mi interessa, a sfogare i vostri bisogni sessuali in questa casa. Se dovessi trovarti qualcuno però, magari quando smetterai di indossare quelle calze orrende, senza offesa, possiamo accordare un giorno un cui ti sarà permesso."
"Posso- Posso sapere il perchè?"
"Perchè per me, dormire un'intera notte senza gemiti o risate o gridolini o rumori di qualunque genere, è più importante della pace nel mondo. E si, ho appena detto che è più importante della pace nel mondo. Se ti fa sentire meglio ti concedo due secondi di espressione schifata."
"E' così importante dormire per te?"
"Sono un chirurgo. Se non dormo come si deve rischio di sventrare chiunque capiti nella mia sala operatoria. Senza contare il fatto che passo diverse ore al giorno in un luogo molto rumoroso e caotico. Il riposo per me è oro."
"Capisco perfettamente... Il riposo è importantissimo per chiunque. E' risaputo che la mancanza eccessiva di riposo puo'-"
"Altra cosa. Credi di essere in grado di controllare questa tua tendenza allo sproloquio?"
"Non credo che mi sarà di alcuna difficoltà. So quando e quanto devo parlare."
"Lo vedo..." commentò scettica la mora "Hai delle domande?"
"Non dividi le spese alimentari posso-"
"Io non mangio."
"Non mangi? Cos- Come è possibile?" domandò Rachel scioccata.
"Oh Dio... Certo che mangio, ma non mangio qui. Mangio in ospedale o lungo il percorso ospedale-casa e viceversa, ma non qui."
"Oh... Ok..."
"Altro?"
"No- Non mi sembra."
"Bene. Se credi di riuscire a rispettare le mie regole, fammi una telefonata entro domenica... così eventualmente possiamo completare il trasloco prima del prossimo mercoledì." spiegò Santana passando un foglietto alla ragazza.
"Io non- Io-"
"Tu, cosa?"
"Sono sicura di poter rispettare le tue regole..."
"E lo credo... ma in molte sono state sicure di poter rispettare le mie regole... quello che ti chiedo è di pensarci bene." spiegò Santana.
"Ti prego-" cominciò Rachel afferrando istintivamente il polso della mora "Ti prego, Santana... Ho veramente bisogno di questo posto io non- Non so dove andare..."
La latina ritirò lentamente il braccio verso di sè per poi osservare per qualche secondo la brunetta.
"Spero davvero che tu riesca a rispettare le mie regole. Altrimenti sei fuori in un batter d'occhio e credimi non mi interessa minimamente se non avrai dove andare..." commentò decisa la latina per poi aggiungere "Puoi trasferirti anche domani. Sono qui tutto il giorno..."
"Grazie! Grazie! Grazie, Santana! Non te ne pentirai! Io- grazie!" esclamò Rachel stringendosi le mani al petto drammaticamente.
"Un'ultima cosa..." riprese seriamente Santana.
"Qualunque cosa!"
"La prossima volta che hai intenzione anche solo di sfiorarmi, preferirei che me lo facessi presente con un modesto anticipo... E non sto scherzando..."
"Credo di poterlo fare!"
"Grandioso... ora levati dai piedi se non ti è di troppo disturbo, vorrei riuscire a dormire dodici ore filate per una volta che posso farlo..."
"Certo! E grazie ancora, non so come ringr-"
"Un altro "grazie" e affitto seduta stante la camera alla matricola hippie."
"Va bene! Sto andando... A domani e g-... A domani!" sorrise saltellante la brunetta uscendo diretta dalla stanza girando immediatamente a destra.
"Quello è il bagno..." la avvertì Santana.
"Già..." rispose imbarazzata Rachel guardandosi attorno.
"Hai bisogno di una bussola per uscire? O di un cane guida?"
"No, no, credo che- che si- Si, sono entrata da lì... Beh.. A presto, Santana!"
"Ci si vede... Berry..."


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Ta-daaaaaaan!

Partiamo con le spiegazioni.
Questa storiella è dedicata a sery_90 che mi ha appena appena appena avvicinato al pezberry xD
Senza contare che è una delle mie primissime lettrici e che rientra senz'altro nella top 5 delle superfedelissime!
In teoria doveva essere una cinque capitoli... ma la realtà è che, come per tutte le altre mie storie, non so dove andrò a parare... quindi vedremo!
Magari alla fine sarano davvero cinque capitoli (ma quando mai!)...

Ultima cosa!
Non ho idea di quando riuscirò ad aggiornarla perchè ho tipo altre ventordici storie in corso (ma si, cose normali!) quindi vi prego, abbiate pazienza, e fatemi sapere cosa ne pensate così mi incentivate anche a mettermi con le mani sulla tastiera xD

Un abbraccio grandissimo!

Northstar

ps: grazie grazie grazie a tutti coloro che mi hanno inserito fra gli autori preferiti, siete davvero troppi e troppo gentili!


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Capitolo 2
*** An unexpected roommate ***


boh

"Dove vivevi prima? In un attico?" cominciò Santana guardando scioccata la quantita di scatoloni accumulata da Rachel nella sua stanza.
"A dir la verità il mio vecchio appartamento era più piccolo di questo..."
"Chiamami quando avrai sistemato tutta quella roba qui dentro, perchè è una cosa che non voglio perdermi..."
"Il fatto è, Santana, che so organizzare e ordinare le mie cose in modo da dare ad ognuna di esse un posto preciso così da occupare il minor spazio possibile."
"Un po' come giocare a Tetris..."
"Mi spiace, non sono appassionata di giochi da tavola..."
"Lascia stare, Hobbit..."
"Hobbit?"
"Non conosci "Il signore degli anelli"?" cominciò Santana notando l'espressione confusa della brunetta "Tolkien! Non conosci Tolkien?! Cosa hai letto durante il college?!"
"Ho letto molti autori durante il college, ma questo Tolkien non era fra quelli..."
"Dovrei sfrattarti solamente per questo, ne sei consapevole?"
"Cos'è questo "Hobbit" ad ogni modo?"
"Gli Hobbit sono degli uomini molto molto molto bassi che vivono nella Terra di Mezzo-"
"Dei nani..."
"No, non sono "dei nani"!"
"Allora qual è la differenza?"
"Gli Hobbit sono una vera e propria razza! Ed oltre ad essere bassi  hanno dei piedi enormi e pelosi e vestono in maniera... poco curata... Cosa che può' succedere vivendo tra le radici di un albero."
"Oh... Quindi non era un complimento..." realizzò la brunetta
"Lo hai capito adesso?"
"No... è che- non è una cosa carina da dire..."
"Sei bassa, è la verità. Il che è più che sufficiente per poterti paragonare ad un Hobbit."
"Ma non è buona educazione dire certe cose... soprattutto perchè ci conosciamo da due giorni..."
"Chi sei, mia madre?" sorrise divertita la latina "Meglio per te se ti abitui a questa cosa, Berry... Altrimenti la nostra convivenza sarà particolarmente difficile. Per te."
"Non sono preoccupata." rispose la brunetta accennando ad un sorriso.
"Buon per te..."
"Oh! Ecco i miei amici!" esclamò Rachel scattando in piedi al suono del campanello.
"I tuoi amici!?" cominciò Santana spalancando gli occhi "Nah, nah, nah! Quando viene qualcuno, devo essere interpellata!"
"Interpell- Ci viviamo in due qui dentro..."
"Fino a prova contraria questo appartamento è affittato a me, tu sei in sub-affitto, Hobbit! Ti conviene stare buona..." spiegò Santana divertita.
Rachel chiudendo gli occhi prese un respiro, quasi cercando di concentrarsi "Sono profondamente dispiaciuta Santana per non averti interpellato. Prometto che in futuro ti renderò consapevole di ogni altra visita. Ma per questa volta, solo per questa volta, potresti essere così gentile da fingere che sia tutto ok ed accogliere cordialmente i miei amici?"
"Ora ci siamo..." sorrise compiaciuta la latina "E posso provarci... ma se non mi piacciono non garantisco nulla..."
"Ti ringrazio." replicò Rachel alzandosi ad aprire la porta ai due amici esclamando "Eeeeeehi!"
"Ehi Rachel..." salutarono i ragazzi abbracciandola.
"Ragazzi, vi presento Santana! La mia nuova coinquilina!" esclamò eccitata la brunetta indicando la latina poggiata al bancone della cucina "Santana, loro sono Tina e Mike!"
"Ehilà..." replicò Santana accennando ad un saluto.
"E' un piacere conoscerti, Santana!" sorrise Tina avvicinandosi "Rachel ha reclutato anche te per la sistemazione dei bagagli?"
"Nah, non metterei mai le mani fra la roba di Barbra. Giudicando da quei due completi che le ho visto indossare finora mi sono fatta un'idea delle cose che potrebbero uscire da quelle scatole, e la mia serata horror è il venerdì..." commentò la latina sorridendo, per poi aggiungere "Ma divertitevi pure senza di me..."
"O-ok!" sorrise a disagio l'asiatica.
"Bene!" esclamò Rachel rompendo il silenzio "Per di quà! Quella è la mia stanza! Arrivo subito!"
"Che c'è?" chiese Santana sentendosi osservata.
"Ti avevo chiesto di essere cordiale..."
"E lo sono stata, se non hai notato..."
"Lo sei stata?" insistette la brunettta sollevando le sopracciglia a mo' di sfida.
"Hai sentito bene. Sono stata fin troppo cordiale per i miei standard... ma visto che la cosa non ti è piaciuta la prossima volta posso accogliere la Tigre e il Dragone con i miei modi..."
"Facciamo finta di niente, ok? Questa conversazione non è mai avvenuta." spiegò decisa Rachel.
"Come ti pare, Salma..."
"Salma?"
"Sai, come Salma Hayek... Tette a parte perchè in quel contesto avete ben poco in comune..." spiegò la latina per poi addentare una mela e dirigersi verso la porta senza dire nulla.
"Dove stai andando?"
"Lavoro."
"E quando sarai di ritorno? Non mi piace molto rimanere sola a casa, specialmente in una zona come ques-"
"Ci vediamo domani, Berry... ed attenta alla finestra del balcone perchè rimane sempre leggermente aperta..." rispose semplicemente la latina chiudendo la porta alle sue spalle.
Rachel rimase qualche secondo a fissare la porta, sentendosi stranamente a corto di parole.
"Wow..." cominciò Mike confuso "E' un bel salto passare da Tina a lei..."
"Puoi dirlo forte..." sospirò Rachel per poi sospirare e dirigersi verso la sua camera.

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Come ogni sabato mattina Rachel si era dedicata alle pulizie della casa chiedendosi che fine potesse aver fatto Santana, praticamente scomparsa dodici ore prima.
Non riusciva a credere di condividere la sua casa, la sua vita praticamente, con qualcuno di cui non sapeva nulla.
Certo, in effetti era solo al secondo giorno nel nuovo appartamento, ma in due giorni aveva tentato una ventina di volte di parlare con Santana, di intraprendere con lei la più normale delle conversazioni, e per altrettante volte la latina si era abilmente defilata e/o districata dalle sue domante.
Per questo si era decisa: volente o nolente, Santana avrebbe dovuto parlare con lei.
Rachel aveva pulito il bagno, la cucina, le mensole, le librerie ed i pavimenti cercando di passar tempo in attesa del ritorno della latina ed era quasi sul punto di tornare in camera sua a pulire ancora una volta la sua scrivania quando sentì la porta aprirsi.
"Buongiorno!" sorrise Rachel accogliendo la latina che, come se non l'avesse vista, proseguì diretta verso la sua camera chiudendo la porta alle sue spalle.
Rachel rimase un momento scioccata dal comportamento della ragazza, per poi seguirla ed aprire bruscamente la porta della sua camera.
"Ho detto buongiorno!"
"Ti ho sentito."
"E non hai risposto?"
"Sto andando a dormire, Berry. Buonanotte." replicò la latina guardandola dritta negli occhi, per poi rivolgerle un falsissimo sorriso, tanto per accontentarla.
Rachel spalancò la bocca quasi offesa di fronte al comportamento della latina per poi esclamare "No!"
"No, cosa?" chiese la latina sfilandosi la divisa azzurra dell'ospedale, facendo arrossire la brunetta che voltandosi balbettò un veloce "Io non-Tu- Tu non parli mai con me! Non ti conosco!".
Santana strizzò gli occhi confusa, cercando di capire se la ragazza fosse veramente seria per poi chiedere "Stai scherzando, vero?"
"Io non so niente di te e tu non sai niente di me!"
"E la cosa ha importanza?" cominciò infastidita la mora "Siamo coinquiline non siamo due sorelle ritrovatesi dopo venticinque anni..."
Rachel stava per rispondere per essere invece di nuovo interrotta dalla mora "Ed ora, se non ti dispiace, vorrei dormire... quindi togliti dai piedi e vedi di non fare casino se non vuoi essere presa a calci al secondo giorno di convivenza Hobbit. E non sto scherzando."
La brunetta restò un momento confusa a guardare Santana che voltandosi ancora una volta ripetè decisa "Buonanotte..." cosa che la spinse infine a lasciare effettivamente la stanza.

Rachel dovette ammetterlo per la prima volta: forse la convivenza con Santana non sarebbe stata poi così facile.

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Santana aveva dormito l'intera mattinata e l'intero pomeriggio, lasciando a Rachel la possibilità di pensare e riflettere a lungo sulla sua nuova situazione. Situazione che non sembrava migliorare affatto visto che per i due giorni seguenti Santana non aveva fatto altro che entrare ed uscire di casa senza nemmeno salutarla.
Motivo per cui la brunetta era arrivata ad una conclusione: doveva rispondere alla latina utilizzando i suoi stessi mezzi.
Per questo aveva deciso di ignorarla finchè non fosse stata proprio lei a parlarle.

Stava preparando la sua cena quando sentì alle sue spalle una voce insonnolita.
"Cos'è questa puzza, Berry? Stai cercando di cacciarmi di casa?" cominciò la latina gettandosi sul divano per poi accendere distrattamente la tv.
Rachel, come aveva deciso, fece finta di nulla continuando a controllare la pentola sui fornelli, per poi accorgersi che Santana la stava osservando.
"Che c'è?" chiese spazientita la ragazza, dopo qualche minuto di silenziosa sopportazione, cercando comunque di non dare troppa attenzione alla mora.
"Hai una bella bistecca tra gli occhi, eh?"
"Cosa?"
"Il tuo naso. Direi che ha una sua personalità..."
"Non c'è niente che non và col mio naso." rispose secca Rachel.
"Non c'è niente che non và se il tuo canone ideale di bellezza si basa su Squiddi Tentacolo..."
"Chi?"
"Spongebob? Ad ogni modo... quello che voglio e che per i normodotati il tuo è un nasone Berry..."
"Hai mai visto Barbra Streisand?"
"Dovresti riformulare la domanda in "Hai mai visto il nasone di Barbra Streisand?". Perchè effettivamente è quella la prima cosa che si nota in quella donna..."
"Barbra, nonostante tutto, ha tenuto il suo naso e guarda dov'è ora! E' la dimostrazione lampante che un naso come il mio è più che ok." sbuffò Rachel voltandosi "E perchè stai guardando il mio naso!?"
"Perchè esiste una branca della chirurgia, una branca fantastica e oserei dire magica, chiamata chirurgia plastica... Che guarda caso è proprio la branca in cui ho intenzione di specializzarmi..."
"Il mio naso è perfetto così come è Santana." replicò secca la brunetta voltandosi di nuovo.

Dopo diversi minuti di assoluto silenzio, Santana si avvicinò alla cucina cercando di capire cosa Rachel stesse combinando, per poi aprire il frigo ed aprirsi una birra.
"Hai qualcosa di strano..." osservò l'ispanica "E' come se avessi improvvisamente finito la carica... che c'è? Hai bisogno di essere ricaricata di tanto in tanto? E' sulla tua schiena la manopola da ricaricare? O hai il quadrante delle batterie?"
Rachel continuò a far finta di niente, girando di tanto in tanto il contenuto della pentola di fronte a sè.
"Sai una cosa Rachel Berry?" cominciò Santana evidentemente annoiata dal troppo silenzio "Sei una persona veramente strana... Sei per caso sotto psicofarmaci? Perchè se la risposta è si, devo cominciare a chiudermi a chiave quando sono in camera..."
"Dove vuoi arrivare Santana?" chiese finalmente Rachel.
"Voglio dire... due giorni fa mi sei piombata in camera lamentandoti di come non parli mai ed ora che ti sto parlando mi tratti come se ti avessi investito il gatto... Se non è disturbo bipolare questo..."
"Non sono bipolare!" esclamò decisa la brunetta per poi aggiungere "Ed ho deciso di non parlarti!"
"Beh, hai evidentemente fatto un ottimo lavoro fino ad ora..."
Rachel chiudendo gli occhi prese un respiro profondo, per poi voltarsi lentamente e rivolgersi a Santana.
"E va bene. Non sono abituata a questo tipo di giochi di forza... Ma il punto è, Santana, che mi infastidisce il fatto che conviviamo, ma non sappiamo assolutamente nulla l'una dell'altra! E' una situazione assurda!"
"Ok..." rispose brevemente Santana.
"Ok? Cosa vuol dire?"
"Diciamo... diciamo che riesco a capire il tuo discorso..." concedette l'ispanica "Ma cosa succede se io non voglio condividere?"
"Non ti sto chiedendo di raccontarmi la storia della tua vita... Ma so solamente che fai il chirurgo!" spiegò la ragazza "E non sei curiosa di sapere qualcosa di più sul mio conto?"
Santana rimase qualche istante confusa ad analizzare la situazione per poi accendere le tv e voltarsi a guardarla.
Rachel sbuffò annoiata, prendendo il comportamento della latina come un secco "No.", quando sentì "Ok, ecco come funziona. Non mi piace stringere amicizia, non mi piace avvicinarmi alla gente. Sono un lupo io: sto bene in compagnia, non ho problemi e tutto il resto... ma da sola sto anche meglio. Ora la domanda è questa: continuerai a tenere quella faccia fino a che non dirò qualcosa?"
"Perchè ti interessa?"
"Potresti avere una paresi facciale se continui così e con quel naso... insomma... diventeresti un caso irrecuperabile..."
"Perchè devi sempre essere così... s-"
"Stronza?" suggerì Santana curiosa di vedere fino a dove si sarebbe spinta la ragazza.
"Scostante!"
"Sai cosa? Se è così importante per te, comincia tu. Di quello che vuoi, così magari posso prendere spunto a proposito di quello che devo dire...".
Rachel rimase sorpresa alle parole della latina.
"Sei seria?"
"Si, Berry, sono seria. E la mia offerta scade fra tre, due, u-".
"Io- beh, vengo dall'Ohio. Vengo dall'Ohio e sono stata adottata dai più fantastici genitori al mondo. Ho studiato alla Tisch school of the Art perchè volevo diventare una star di Broadway... ed invece mi sono trovata a fare la PR... Cioè ci provo ancora, vado di tanto in tanto a qualche audizione, ma finora ho avuto poca fortuna... Ho vissuto a New York per gli ultimi otto anni e sono vegana.".
"Wow... mi ero preparata ad un monologo di almeno venti minuti, ed invece!" sorrise Santana continuando a guardare la tv, per poi prendere un respiro e dire "Anche io vengo dall'Ohio..."
"Davvero!? Da dove vieni?"
"Columbus..."
"O mio Dio! Non riesco a crederci che fra tanta gente ho incontrato un'altra ragazza dell'Ohio!" sorrise divertita la brunetta "E poi? Cos'altro?"
"Ho studiato a Yale e sono al mio primo anno da specializzanda... vivo in questa casa da ben cinque anni e sono una onnivora convinta. Anzi potrei elencarti almeno dieci motivi per cui l'alimentazione vegana fa male all'organismo."
"Ed io potrei elencartene undici per cui invece fa più che bene all'organismo..."
"Il corpo è il tuo... Puoi farne quello che ti pare..." rispose Santana alzando le spalle, per poi chiedere "Sei contenta ora?"
"Si..." sospirò Rachel.
"Bene, perchè per almeno una settimana non voglio sentire altre stronzate simili... chiaro?"
"E' chiaro Santana Lopez, dall'Ohio, onnivora..." replicò la brunetta con un sorriso soddisfatto.
"L'ho detto e lo ripeterò..." cominciò la latina con un aria scioccata "Tu, Berry, sei una persona veramente strana..."

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Come avrete capito non saranno mai cinque capitoli xD
E poi questa cosa dei capitoletti brevi mi piace... mi invoglia a scrivere il che significa che spero di aggiornare con un buon ritmo...
Come avrete notato ci sarà da divertirsi a vederle "conoscersi meglio" sperando che prima o poi imparino a convivere pacificamente...
 

Ad ogni modo non ho ancora idea di dove questa storia andrà a parare, prendete un po' ogni capitolo come uno spaccato delle loro vite e piano piano scoprirete quel poco che ho chiaro in testa... Questa storia la scriveremo un po' insieme a quanto pare xD

Grazie infinite, per tutti i gentilissimi commenti... :)
Spero di rileggervi presto!

Un abbraccio!

Northstar

ps: non temete aggiornerò presto anche le altre storie :)


https://twitter.com/#!/NorthStar_Efp




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Capitolo 3
*** An unexpected kindness ***


boh



"Stai studiando?" cominciò Rachel affacciandosi nella camera della latina.
Era la prima volta che la ragazza riusciva ad entrare nella camera della mora che di solito si assicurava di sbattere la porta alle sue spalle.
"No. Io ed il mio amico libro stiamo facendo a gara a chi ride per primo."
"Cosa?"
"Si, Berry, sto studiando." sospirò Santana arrendendosi.
"Oh..."
"Hai qualcosa da dirmi?"
"Hai lasciato il tuo telefono sul tavolo della cucina e poco fa l'ho sentito squillare..." spiegò la brunetta mostrando il telefono nelle sue mani.
"Che ore sono?" chiese la latina stiracchiandosi.
"Le diciotto e trenta." rispose Rachel poggiando il telefono sulla scrivania della mora, per poi guardarsi intorno osservando velocemente la camera.
La scrivania era sommersa da libri e quaderni, il letto era sfatto e totalmente sottosopra e la libreria era talmente piena di volumi che Santana aveva evidentemente cominciato ad ammucchiarli attorno ad essa. Ma la cosa più strana della camera era il fatto che le pareti erano intermente ricoperte di immagini mediche, appunti, disegni, spiegazioni. L'unica foto presente nella stanza era poggiata sul comodino,  Rachel aveva riconosciuto chiaramente Santana in mezzo ad altre due ragazze bionde.
"Vuoi scattare qualche foto visto che ci sei?"
"La tua camera è veramente disordinata..." osservò Rachel.
"Punti di vista."
"No... una camera è oggettivamente disordinata quando per raggiungere il letto è necessario fare lo slalom tra le cose gettate a terra..."
"Altri commenti da fare?" chiese Santana ignorando le ultime parole della brunetta "Devo fare una telefonata..."
"No- No, torno in cucina..." rispose Rachel lasciando la stanza.

Dopo qualche minuto Santana tornò in cucina, come al solito, ad aprirsi una birra.
"Stasera viene una mia amica a cena." cominciò la mora balzando a sedere sul bancone.
"Ok... bene..."
"Hai già mangiato?" chiese la latina osservando con aria schifata il contenuto della padella poggiata sui fornelli.
"Non ancora."
"Bene, allora fammi un favore... mangia e vedi di chiuderti nella tua camera, ok?" replicò Santana per poi aggiungere velocemente "Ora vado a farmi una doccia... per quando uscirò dal bagno spero già di trovarti nella tua tana..."
Rachel, come al solito, rimase senza parole di fronte alla richiesta della latina ma senza provare a dire nulla si limitò a prepararsi ad una serata di silenzio nella sua camera.

Aveva sentito arrivare l'amica della latina intorno alle venti e per la prima volta, qualche minuto dopo aveva sentito ridere Santana. Non era la risata che si sarebbe aspettata, era rumorosa e scomposta e irresistibile tanto che senza accorgersene stava sorridendo a quel suono già così familiare.
Cercando di fare meno rumore possibile Rachel andò a sedersi di fianco alla porta cercando di cogliere al meglio le parole delle due ragazze.
Sapeva che non era corretto impicciarsi degli affari di qualcun altro, ma quella risata le aveva aperto un mondo, un mondo di cui non sapeva nulla e che cominciava davvero ad incuriosirla.
Non era riuscita a percepire molto, se non un paio di discorsi sull'ospedale e su un teatro e qualche nome gettato quà e là e la cosa non le bastava... così dopo qualche secondo d'indecisione Rachel si decise a poggiare l'orecchio direttamente sulla sua porta, appena in tempo per sentire i passi inconfondibili di Santana avvicinarsi alla sua stanza.

La brunetta si staccò velocemente dalla porta cercando una qualunque cosa da fare, che la facesse sembrare spontanea.
Santana aprì direttamente la porta, non preoccupandosi nemmeno di bussare.
"Ciao Santana..." cominciò Rachel fingendo la più totale normalità.
"Stai spolverando una mela, Berry?" cominciò Santana osservandola con aria preoccupata "Sei anche più strana di quel che pensavo..."
"Io- C'era- Stavo togliendo una... macchia..."
"Ok..." replicò Santana ancora più pensierosa.
"Cosa c'è Santana?" domandò allora la diva insofferente.
"Sai che non ero seria sul "restare in camera tua tutta la sera", vero?"
Rachel rimase qualche secondo in silenzio, confusa, per poi rispondere con un falso "Ovviamente."
"Certo..."
sorrise la latina divertita "Ad ogni modo la mia amica ha portato dei dolci..."
"Posso- Posso raggiungervi?"
"No, Berry. Devi imparare a mangiarli telepaticamente!" sbottò Santana.
"Lo prenderò per un si..."
"Incredibile, cominci a capire la mia ironia?"
"Non sei così criptica quanto credi, Santana..."
"Ouch, Hobbit! Così mi offendi..." replicò l'ispanica fingendosi addolorata, per poi tornare in salone.

"Berry, ti presento Quinn Fabray..." cominciò Santana "Quinn, ti presento Berry..."
"E' Rachel Berry..." precisò la brunetta stringendo la mano della bionda di fronte a sè.
"Immaginavo che avessi anche un nome..." sorrise Quinn ricambiando la stretta.
"Un nome che Santana tende a non utilizzare..." rispose Rachel guardando Santana con aria offesa.
"Non preoccuparti, per anni ha chiamato anche me solo ed esclusivamente per nomignoli..."
"Non mi piacciono i nomi. Ed i soprannomi sono più divertenti..." spiegò la latina afferrando un pasticcino.
"Allora cosa fai nella vita, Rachel?" domandò Quinn cercando di fare conversazione.
"PR. Lavoro per una piccola testata giornalistica. Di tanto in tanto scrivo qualcosa, ma niente di più..."
"E quale sarebbe il nome di questa "piccola testata giornalistica"?" chiese Santana curiosa.
"Non ho intenzione di rivelartelo. Hai già abbastanza spunti per prendermi in giro, non credo te ne serva un altro..."
Santana sbuffò annoiata, allungandosi ad afferrare un altro dolcetto.
"Tu, invece? Di cosa ti occupi, Quinn?"
"Sono una sceneggiatrice." rispose la bionda "Ho studiato arte drammatica a Yale, e di tanto in tanto continuo ad esibirmi a teatro... ma la mia vita oramai è dietro le quinte..."
"Teatro?!" esclamò Rachel scattando a sedere sul divano.
"Si..."
"Che tipo di teatro!?" insistette la brunetta.
"Cosa ti interessa in particolare?" domandò Quinn notando la curiosità della ragazza.
"Oh no," cominciò allarmata Santana "non avrai mica intenzione di ricominciare con Broadw-" 
"Ho studiato alla Tisch school of the Art ed il mio sogno era- o chi sto prendendo in giro... Il mio sogno è tuttora Broadway..."
"Hai provato a sostenere qualche provino?"
"Io-" cominciò Rachel per poi abbassare lo sguardo.
"Tu, cosa?" chiese curiosa Santana sorseggiando lentamente la sua birra, come fosse di fronte alla tv.
"Io ho provato ad andare a qualche audizione... ma non è mai andata bene..."
"Forse non eri brava abbastanza..." commentò Santana alzando le spalle.
"So che la modestia non è il migliore dei miei pregi... Ma credimi se ti dico che sono eccezionale..." rispose decisa Rachel incrociando e sostenendo per la prima volta lo sguardo della latina.
"Allora perchè hai smesso di provare?" insistette la latina.
"Le audizioni non pagano l'affitto..."
"Potresti comunque provare, non trovi?" si intromise Quinn "Voglio dire, ora che hai un lavoro... potresti provarci..."
"Non sono più allenata..." spiegò Rachel "Una volta cantavo ogni giorno, ora invece... Credo siano passati mesi dall'ultima volta..."
"Hai cantato l'intero repertorio di Mariah Carey oggi pomeriggio sotto la doccia... Ti sei salvata per poco... un altro acuto e sarei venuta a soffocarti con la tendina della doccia..." replicò Santana.
"Quello non era cantare..." sorrise amaramente la brunetta.
"Beh, forse non dovresti puntare diretta a Broadway... voglio dire, potresti cominciare con qualche piccola produzione di quartiere, almeno ricominceresti a cantare con una certa regolarità..." disse Quinn.
"Non avevo mai pensato a questa possibilità..." commentò Rachel prendendo seriamente in considerazioe l'idea.
"Magari, se trovo qualcosa di simile, posso fartelo sapere..." propose la bionda.
"Te ne sarei infinitamente grata, Quinn! Davvero non so com-"
"Ok! Quinn ti farà sapere se qualche annoiata casalinga di quartiere metterà su la produzione del secolo, ma ora potremmo tagliare il discorso? Tutti questi sospiri speranzosi cominciano a far male alle mie orecchie..." sbottò Santana.
Quinn scosse la testa sorridendo per poi aggiungere "E' sempre stata così, non preoccuparti..."
"Vi conoscete da tanto?" chiese Rachel curiosa.
"Dal liceo. Eravamo insieme nella squadra delle cheerleader..."
"Una cheerleader!?" esclamò la ragazza con un sorriso guardando improvvisamente Santana "Eri nelle cheerleader!?"
"E allora?"
"Non riesco ad immaginarti ad agitare dei pon-pon a tempo!"
"Ed era anche brava, eravamo la punta di diamante della squadra..." sorrise Quinn nostalgica "Abbiamo vinto tre titoli nazionali..."
"Eravamo grandiose..." sorrise Santana fiera.
"Oh! Sei una delle ragazze dell'unica foto che Santana ha in camera!" esclamò Rachel ricordando.
"Già..." sorrise la bionda.
"E chi è la terza?".
"Brittany..." rispose Quinn con un sorriso.
"Ed è anche lei qui a New York con voi? Voi due siete ancora così legate!"
"No, non è con noi..." replicò brevemente la bionda evitando lo sguardo di Santana.
"Avete litigato... E' sempre così, qualcuno rimane, qualcuno no..." ocmmento Rachel "Eppure sembravate così unite... Dove è ora questa Brittan-"
"Dio, Berry! Non sai mai quando devi tenere la bocca chiusa, non è vero? Non ha importanza dove sia! Perchè  hai sempre così tante domande?" tagliò corto Santana, praticamente sbattendo la bottiglia di birra sul tavolinetto del salone, facendo sussultare le ragazze.
"Vado a dormire..." annunciò la mora alzandosi "Ci si sente Q..."

Dopo qualche secondo di silenzio imbarazzante, Rachel disse con un filo di voce "Mi dispiace- forse- Non dovevo insistere..."
"No... Non è colpa tua..."
"Ho detto qualcosa di sbagliato?"
"No, davvero..." ripetè la bionda.
"Non voglio essere invadente, lo giuro, ma è la prima volta che vedo Santana così... coinvolta..." cominciò Rachel "E' successo qualcosa fra voi e questa Brittany?"
"Mi dispiace, Rachel, ma non è qualcosa di cui posso parlare io... Più in là, magari, Santana deciderà di parlartene..."
"Ne dubito..." sorrise la brunetta "Ma grazie comunque per essere stata gentile con me..."
"Figurati..." replicò Quinn per poi riprendere "Beh... direi che forse è arrivata l'ora di andare..."
"Già..."
"E' stato un piacere conoscerti, Rachel... sperò che avremo modo di rivederci..." sorrise Quinn avviandosi familiarmente verso la porta.
"Vale lo stesso per me, Quinn. A presto..." salutò la brunetta per poi chiudere delicatamente la porta dell'appartamento, assicurandosi di aver girato il chiavistello.

Rachel tornò silenziosamente in camera sua infilandosi velocemente il pigiama, per poi fermarsi qualche secondo nel corridoio a guardare la porta della latina. Aspettò in silenzio qualche secondo, cercando di capire se fosse ancora stata sveglia, per poi decidersi ad andare in bagno.
Al termine della solita routine pre-notte, Rachel notò gli occhiali da vista della latina ancora poggiati nella sua metà di lavandino, cosa che le fece capire che senza dubbio Santana era ancora sveglia.
Così al ritorno versò la sua camera, la brunetta si fermò qualche istante di fronte alla porta della mora.
"Santana?" cominciò delicatamente Rachel per poi bussare appena e ripetere di nuovo la scena qualche secondo più tardi con un più deciso "Santana, so che sei sveglia... I tuoi occhiali sono ancora in bagno..."
"Maledizione..." mugugnò la latina per poi esclamare "Apri la porta Berry.".
Rachel aprì appena la porta, giusto lo spazio sufficiente ad affacciarsi.
Santana era sdraiata sul letto con la testa verso i piedi del letto, e le gambe appoggiate al muro sopra la testiera.
"Santana volev-"
"Sta zitta ed impara: se bussando ripetutamente alla porta di qualcuno, quel qualcuno non risponde le opzioni sono generalmente tre." cominciò la latina "Opzione numero uno: quel qualcuno sta dormendo. Opzione numero due: quel qualcuno non ha voglia di rispondere. Opzione numero tre: quel qualcuno ha voglia di starsene solo soletto. Vuoi provare ad indovinare le mie opzioni?"
"Direi la due e la tre, visto che evidentemente sei sveglia... anche se per la precisione si tratterebbe dell'opzione numero due, dato che la numero due e la tre sono correlate nella maggior parte dei casi..." osservò Rachel incapace di trattenersi.
"Non sai davvero quando è il momento di stare zitta, vero?"
"Io- Mi dispiace Santana se prima ho detto qualcosa di sbagliato- Non volevo farti arrabbiare."
"Non sono arrabbiata." rispose semplicemente la mora "Non con te, per lo meno..."
"Ne vuoi parlare?" offrì timidamente Rachel.
"No. Voglio dormirci sopra, per questo ti sarei grata se decidessi di lasciarmi sola..."
"Certo..." sospirò la brunetta dispiaciuta "Buonanotte, Santana...".
"Notte, Berry..." rispose appena l'ispanica.

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La mattina dopo Rachel si era alzata trovando la camera della latina già vuota.
E così era andata avanti per il giorno dopo e quello dopo ancora.
Ogni mattina il letto era sfatto ed i vestiti sulla scrivania della latina erano raddoppiati, prova che la latina tornava effettivamente a casa per poi ripartire.
Rachel sorrise ironicamente al fatto che non aveva nemmeno il numero di cellulare della persona che viveva con lei, dicendosi poi che era stupido chiamare Quinn chiedendole di Santana, quando probabilmente nemmeno lei aveva la più pallida idea di dove si poteva essere cacciata.

Al quarto giorno senza alcuna notizia di Santana, Rachel decise di aspettare alzata il ritorno della latina.
Proprio quando stava per addormentarsi sul divano sentì la porta aprirsi di colpo, seguita da una serie di risate.
"Santana?!" esclamò la brunetta riprendendosi di colpo.
"Berry?" domandò Santana accendendo la luce.
Alle spalle di Santana, praticamente aggrappata alla sua vita, c'era una ragazza bionda, a dir poco ubriaca ed appena maggiorenne. Forse.
"Cosa ci fai in piedi a quest'ora?" chiese Santana "Sono le tre e venti del mattino..."
"Uhm-" cominciò Rachel imbarazzata comprendendo il quadro della situazione "Potrei farti la stessa domanda... e domani è sabato... quindi..."
"Non mi avevi detto che eri fidanzata, Samanta..." sbiascicò la ragazza poggiandosi pericolosamente ad una libreria.
"E' Santana. E non è la mia fidanzata..." replicò velocemente la mora per poi tornare a guardare Rachel con aria interrogativa "Allora?"
"Ero preoccupata, visto che non ti fai vedere da quattro giorni ormai..."
"Non mi sembrava di doverti avvertire delle mie assenze, Miss Berry..."
"Aspetta avevi detto di abitare in un attico..." esclamò la bionda guardandosi attorno.
"E' almeno maggiorenne, Santana?" chiese Rachel guardando scettica la ragazza.
"Ehi, Sheila..." cominciò la mora "Quanti anni mi hai detto di avere?"
"Ventiqualcosa? Non so! E' scritto sui documenti..." replicò la tipa con aria confusa.
"Ok. Ti chiamo un taxi, che ne dici?"
"Ma avevi promesso di insegnarmi lo spagnolo-"
"Ed ora ti prometto che arriverai a casa sana e salva..."
"Non mi sento bene... Dov'è il bagno?"
"Avanti, muoviti!" disse Santana trascinando la ragazza verso il bagno "Giuro che se vomiti sul parquet ti uccido e vendo i tuoi organi al mercato nero!"

Al ritorno dal bagno, Santana stava letteralmente sostenendo la bionda.
"Il taxi è di sotto che aspetta..." disse semplicemente Rachel, tornata a sedersi sul divano.
"Oh... grazie..." rispose la mora cercando di aprire la porta, continuando a tenere sollevata la ragazza al suo fianco.
"Figurati..." sospirò la brunetta.

Qualche minuto dopo Rachel sentì la porta di casa chiudersi, e Santana sospirare annoiata "Mai una serata tranquilla... Incredibile!" nel tentativo di sdrammatizzare la situazione.
Rachel fece finta di niente spengendo la tv, e dirigendosi verso la sua camera da letto "Buonanotte Santana..."
"Che c'è? Sono in punizione ora? Non mi parlerai per una settimana?" chiese la latina ironicamente seguendo la brunetta nella sua camera.
"Ci vediamo domattina, sempre che tu non decida di uscire di casa prima delle sette del mattino..." replicò brevemente Rachel, chiudendo la porta della sua camera.

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 Al suono della sveglia Rachel aveva trovato la casa troppo silenziosa per poter pensare che Santana fosse in casa. Ed infatti ancora una volta la camera della latina era vuota e disordinatissima. 
Dopo una veloce doccia la brunetta si era avvolta i capelli in un asciugamano, dirigendosi in cucina per la colazione.

"Buongiorno..."
Rachel si voltò di scatto notando Santana, seduta al suo solito posto sul bancone della cucina.
"Buongiorno..." rispose Rachel.
Dopo qualche minuto di silenzio imbarazzante, Santana ricominciò "Prima che cominci una delle tue filippiche, sappi che non ce l'ho con te."
"Cosa?"
"Non sono scomparsa per evitarti... Sono stata impegnata in ospedale e ho avuto bisogno di distrarmi un po'..."
"Come con la bionda di ieri sera?"
"Già..."
"Non sapevo nemmeno che fossi gay..." osservò la brunetta.
"Non mi piacciono i nomi, le etichette..." cominciò Santana "Ma si, sono gay..."
"Ok..."
"Qualche problema in proposito?" chiese la latina sorridendo "
Non ti mangerò mica... letteralmente e figurativamente..."
"Ho due padri, Santana... immagina..."
"Forte..." sorrise la ragazza divertita "Anche se per provenire da una coppia gay mi sarei aspettata un gusto migliore in fatto di moda..."
"Grazie Santana..."
"Quindi per te è totalmente, ok?"
"Perchè non dovrebbe esserlo?"
"Bene..." sospirò la latina.
"Dove sei stata fino ad ora?" chiese Rachel indicando la giacca sul divano.
"Ieri sera sono stata una stronza." ammise Santana "E non abituarti a questo genere di ammissioni perchè non succederà mai più... così volevo rimediare, ma siccome non so cosa voi stramboidi vegani mangiate a colazione ho comprato un po' di frutta..." spiegò la mora, per poi aggiungere velocemente "Frutta, che tra l'altro è l'unica cosa che anche io mangio a casa..."
"Oh..." sospirò Rachel sollevando le sopracciglia stupita "Grazie Santana... Non pensavo avessi oer davvero un cuore sotto quella massa di "Berry", "Hobbit" e "Nana"..."
"Hai dimenticato "Yentl"... E basta scene drammatiche, altrimenti ti fiondo dalla finestra insieme alla tua cara frutta... E dopo questa promettimi che per una settimana almeno mi risparmierai le hits delle tue cantanti lagnose sotto la doccia..."
"Non posso non cantare sotto la doccia!" protestò Rachel scattando in piedi.
"Non è un problema mio..."
"Almeno accordami una lista di cantanti permessi!"
"Questo posso farlo... Comincia ad eliminare Mariah, Celine e Barbra..."
"No, non Barbra! Non puoi farlo!"
"La smetterai di venire a sindacare sul mio concetto di ordine?" cominciò Santana alzando le sopracciglia.
"Ma quello non è ord-"
"Ah-ah-ah... occhio a quello che dici Berry... Senti? La voce di Barbra si allontana sempre di più..."
"E va bene!" esclamò la brunetta arrendendosi "Non commenterò più lo stato pietoso in cui versa la tua camera, ma lasciami Barbra!"
"Vedrò cosa posso fare..." rispose Santana fingendosi super seria.
"Sei perfida..." commentò Rachel offesa.
"E tu sei insopportabile... direi che siamo pari..."


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Grazie a tutti quanti voi...
fatevi leggere!

Un abbraccio :)

Northstar

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Capitolo 4
*** An unexpected skill(s) ***


boh
 
"La-la-la-la-la-la-la-la-laaaaà."

Santana si svegliò di soprassalto.
A svegliarla era stato un suono acuto.
Forse.
Non riusciva bene a capire se era frutto della sua immaginazione o se lo aveva sentito davvero... ma aveva avuto una brutta nottataccia all'ospedale ed era tornata a casa alle cinque passate quindi, decidendo che non era assolutamente importante scoprire l'origine del suono, la latina tornò a ficcarsi con la testa sotto il cuscino.

"La-la-la-la-la-la-la-la-laaaaaaaaaà"

A distanza di un minuto Santana tornò a spalancare gli occhi allo stesso identico suono.
Stavolta però, per quanto assonnata e confusa, si sedette sul letto, determinata a capire cosa potesse essere che continuava a disturbare il suo prezioso riposo.

"
La-la-la-la-la-la-la-la-laaaa- Oh, buon Dio! Barbra perdonami!"

"Non è possible." sospirò Santana realizzando, portandosi le mani fra i capelli.

"Eh-ehm!
La-la-la-la-la-la-la-la-laaaaaaaaaaaaaaà!"

"Non. E'. Possibile!" esclamò la mora saltando dal letto, per dirigersi infuriata verso la porta della brunetta e spalancarla di colpo.
"Oh! Buongiorno Santana! Ho preparato la colaz-"
"COSA STAI FACENDO?" esclamò la latina cercando comunque di rimanere calma.
"Io- Io stavo scaldando un po' la voce, vedi una persona mi ha detto che ha trovat-"
"NO."
"No?" chiese Rachel confusa "No, cosa?"
"No, non devi mai più azzardarti a cantare quando io sono qui dentro."
"E dove dovrei cantare? Questa è anche casa mia..."
"Evidentemente ho sopravvalutato la tua capacità di apprendimento Hobbit, perchè mi sembrava di averti spiegato che io ho bisogno di riposare. Ed il tuo noioso e quanto mai fastidioso ed acuto trala-la-la mi impedisce di farlo. Ci arrivi fin qui?"
"Si ma-"
"Non farlo mai più se ci tieni alla pelle. Mai più."
"Perdonami Santana ma- voglio dire, sono le quindici... Hai dormito più di otto ore... e ti chiedo cortesemente di non trattarmi così, mi fai sentire una sconosciuta..."
"Mettiamo in chiaro un paio di punti, Berry." cominciò Santana guardando minacciosa la brunetta "Primo: non hai voce in capitolo per quanto riguarda le ore che decido di spendere dormendo o facendo qualunque altra cosa. Secondo: il fatto che tu abbia conosciuto Quinn e che apparentemente ti abbia trovato qualche topaia in cui cantare, non cambia nulla fra noi. Non sei una mia amica. Non fai parte del mio gruppo di amici. Sei la mia coinquilina. Punto." insistette la latina "Quindi non aspettarti di essere trattata diversamente. E' tutto chiaro?"
"Si..." sospirò Rachel abbassando lo sguardo "Io- Io non avevo intenzione di-"
"
Capitolo chiuso. Non un altra parola. Ci si vede, Berry."


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Santana si era risvegliata diverse ore più tardi, stavolta al suono decisamente più familiare della sua sveglia, trovando un sms di Quinn di un'oretta prima che la invitava al solito locale. La latina, pensando che non aveva comunque niente di meglio da fare, si alzò per andare in bagno a prepararsi, quando si accorse di qualcosa di strano.
La casa era troppo tranquilla.
Troppo silenziosa sopratutto.
Il che, conoscendo ormai le abitudini di Rachel, cominciava a preoccuparla.
"Berry?" chiamò Santana facendo un giro in cucina.
"Sei qui?" provò ancora la ragazza parlando alla porta della brunetta "Yentl? Non starai mica facendo l'offesa vero?"
Nessuna risposta.
"Oh, avanti, Barbra! Credevo ti fossi abituata a vivere con me! E poi oggi mi hai dato veramente una buona ragione per gridare..." insistette Santana cominciando seriamente a preoccuparsi "Rachel? Ok. Sto entrando, spero per te che tu sia vestita altriment-".
Niente.
Non era nemmeno lì.
La camera come al solito era super ordinata e precisissima ma in compenso l'armadio era totalmente sottosopra.

Sapeva che teoricamente non doveva interessarle dove poteva trovarsi, ma allo stesso tempo era curiosa e si, sotto sotto, preoccupata.
"Non ho nemmeno il nuo numero..." si disse Santana per poi alzare le spalle e dirigersi verso il bagno, cercando di non pensarci.
D'altro canto, si ripetè, non c'era molto da fare.


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Arrivata al locale Santana si diresse velocemente verso il retro della struttura, nella parte più tranquilla, dove sapeva avrebbe trovato Quinn ad aspettarla.
"Ce l'hai fatta ad arrivare..." sorrise la bionda vedendola arrivare.
"Nottata pesante..."
"Ah si?"
"Incidente stradale. Due ragazzi morti, uno con la faccia totalmente distrutta. Sembrava una pizza, ti giuro."
"Ugh, Santana... Non voglio i dettagli..." spospirò schifata la bionda.
"Ma il risveglio è stato ancora peggiore..." cominciò Santana guardando l'amica con la coda dell'occhio.
"Ah si?"
"A quanto pare qualcuno ha rimediato una qualche parte, in un qualche stupido musical a Berry, sai, la mia inquilina... che si dà il caso mi abbia svegliato a suon di gorgheggi..."
"Oh..." sorrise Quinn divertita.
"Già..."
"E' brava almeno?"
"Che razza di domanda è?" sbottò la mora voltandosi "Ti ho appena detto che mi ha svegliato cantando per qualche stupido ruolo che le hai rimediato chissà dove! Cos'è? Una parte nel recital delle mamme teenager?"
"In realtà non è poi così stupido..." sospirò Quinn.
"No. No, Quinn. Dimmi che non-"
"Esattamente! Era il mio sogno, il mio sogno poter partecipare ad un musical del genere, ma sai... la mia voce, il mio registro, la mia fisicità... è un po' un guaio!" sentì Santana alle sue spalle.
"Hai coinvolto Kate Middleton!?" esclamò la latina prima ancora di voltarsi.
"Non capisci, San! Mi ha raccontato del suo sogno e- ed era così triste... volevo fare qualcosa per lei e non sapevo a chi altro chiedere..."
"Mi stai prendendo in giro..." sospirò ancora l'ispanica.
"Tu invece! Già riesco a sentirti cantare in "Salve Regina"!"
"Grazie infinite, Kurt! Posso chiamarti per nome, spero..."
Santana si voltò di scatto riconoscendo la voce della coinquilina, per poi guardarla avvicinarsi al loro tavolino a braccetto con Kurt.
"Certo che puoi, tesoro! Siamo come dei- dei gemelli separati alla nascita, non vedi!? Beh a parte per il mio nasino alla francese e gli occhi cerulei!"
"Santana!" esclamò praticamente Rachel trovandosi la mora di fronte.
"Oh! Buonasera, Satana..." la salutò ironico Kurt.
"Lady Hummel..." replicò Santana per poi bypassare Rachel e guardare direttamente Quinn "Cosa ci fa lei qui?".
"E' uscita con noi a prendere qualcosa da bere!" rispose semplicemente Quinn sostenendo lo sguardo della migliore amica.
"Io non esco con le mie coinquiline. Conosci le regole, Q." spiegò la mora "Lei non è diversa dalle altre."
"Avanti, Santana non credi che-" cominciò Kurt.
"Vuoi che ti suturi la bocca, Elton?" lo interruppe Santana.
"No..."
"Allora stanne fuori."
"E' mia amica, Santana..." provò Quinn continuando guardare la latina.
"Posso- Posso intromettermi?" cominciò Rachel praticamente piazzandosi tra le due ragazze "Beh in realtà non si tratterebbe di un'intromissione visto che sono il fulcro della conversazione..."
"Berry, apri bene le orecchie perchè sto per darti un consiglio spassionato e non è una cosa che succede spesso..." replicò Santana voltandosi verso la brunetta "E' meglio per te se non comprometti ulteriormente la tua già difficile posizione..."
"Ma io-"
"OH DIO!" gridò una donna dall'altra parte del locale "AIUTO! QUALCUNO MI AIUTI!".
Santana scattò istintivamente in piedi muovendosi veloce verso la fonte del grido, subito seguita dagli altri ragazzi.
Al centro del locale si era raccolta una piccola folla attorno a quello che a Santana sembrava un uomo di mezza età, sdraiato per terra.
"Fate largo, sono un medico... Avanti! Non c'è proprio niente da vedere!" esclamò la mora facendosi velocemente strada tra la gente "Avanti! Cosa aspettate!? Chiamate il pronto intervento, è chiaramente un infarto..."
"Oh buon Dio! La prego, aiuti il mio Howard!" esclamò quella che doveva essere la moglie dell'uomo a terra aggrappandosi al braccio di Santana.
"Farò il possibile..." rispose annoiata la mora per poi cercare di sollevare l'uomo per metterlo in una posizione semiseduta, se non fosse che il tipo doveva pesare almeno centotrenta chili.
"Un aiutino, magari?" provò la latina guardandosi intorno.
"Ecco!" esclamò Rachel inginocchiandosi.
"Non che non apprezzi lo sforzo, Hobbit, ma come pretendi di tenere seduto questo mastodonte?" rispose l'ispanica per poi guardare la moglie dell'uomo e dire "Senza offesa, ma un paio di cheese burger in meno al giorno e questo non sarebbe probabilmente successo..."
"Ho bisogno di una mano qui!" gridò Rachel attirando l'attenzione di un ragazzo che prontamente si avvicinò a sostenere l'uomo.
"Come andiamo signor..." cominciò Santana per poi realizzare di non aver afferrato il nome del tipo.
"Howard..." sospirò Rachel lì vicino.
"Già... Howard?"
"Mi fa male il petto e non- non riesco a respirare- sto morendo, non è vero?".
"Non dica stronzate..." sospirò Santana quasi lasciandosi sfuggire un sorriso divertito.
"Non si preoccupi, signor Howard..." cominciò Rachel con un sorriso "Andrà tutto benissimo, presto l'autoambulanza sarà qui ad occuparsi di lei... Cerchi di restare quanto più calmo possibile nel frattempo...".
"Posso fare qualcosa?" chiese poi la brunetta voltandosi verso Santana che era rimasta (positivamente) scioccata dal suo comportamento.
"Si- ehm... Si, potresti chiedere in giro se qualcuno ha un paio di aspirine..." rispose l'ispanica continuando a stringere il polso dell'uomo.
"Giusto!" esclamò Rachel cominciando velocemente a fare il giro del locale.
"Aspirina?!?" esclamò confuso Kurt voltandosi appena, continuando a coprirsi gli occhi con le mani.
"L'aspirina inibisce l'aggregazione piastrinica..." rispose velocemente la mora rivolgendosi all'uomo e a sua moglie.
"Cosa vuol dire?" chiese la donna preoccupata.
"Impedisce al coagulo di sangue di continuare ad ingrandirsi..." spiegò Rachel passando due pastiglie alla donna, ricevendo un'occhiata sorpresa dagli altri ragazzi.
"Dove diavolo è finita questa autoambulanza?" sbuffò Santana cominciando a preoccuparsi.
"Stanno arrivando, stanno arrivando!" replicò un ragazzo dalla porta d'entrata del locale.
"Lavorate insieme?" chiese il ragazzo guardando che continuava a sostenere, non con poca fatica, l'uomo guardando Santana e Rachel.
"No! Oh no... Grazie al cielo no..." sospirò Santana con un sorriso.
"Siamo coinquiline..." spiegò la brunetta.
"Fico!" esclamò il ragazzo "Anche perchè era troppo da telefilm avere due dottoresse come voi..."
"Di cosa stai parlando?"
"Beh... sarebbe stato troppo sexy..." rispose il ragazzo imbarazzato, alzando le spalle.
Santana stava per rispondere a tono, quando alle sue spalle sentì un certo trambusto.
"Ecco l'ambulanza!" gridò un uomo dall'ingresso.
"Ok, gente! Fate largo!" cominciò Santana "Il primo che trovo ad intralciare i paramedici si ritroverà un paio di denti in meno, lo giuro...".
"Lopez?" domandò uno dei paramedici riconoscendo Santana.
"Risparmiati le battute, Jorge... A quanto pare il lavoro mi segue ovunque..."
"Cosa abbiamo?"
"Infarto del miocardio, tachicardico. Gli ho dato un paio di aspirine..."
"Perfetto..." rispose il ragazzo aiutando i colleghi a caricare l'uomo sulla barella.
"Mi raccomando, portatelo al St. Francis e fatemi sapere..." ordinò praticamente Santana.
"Agli ordini, capo..." sorrise l'uomo dirigendosi velocemente fuori con la barella.
"Signore e signori, un applauso alle eroine della serata!" esclamò il barista di turno indicando Santana e Rachel.
"Voglio una birra, e la voglio ora..." rispose Santana per poi tornarsene velocemente al suo tavolino, evitando il bagno di "folla". Rachel invece rimase a sorridere, facendo un paio d'inchini, finchè la gente non tornò lentamente ai propri tavoli a parlottare dell'accaduto
"Cosa è successo di là?" chiese Santana non appena Rachel tornò a sedersi.
"Come?"
"Te la sei cavata bene col tipo... Da dove venivano quelle nozioni mediche?"
"Oh, ho frequentato diversi corsi di primo soccorso. Come volevasi dimostrare, non si sa mai quando possono farti comodo..." spiegò la brunetta con un sorriso soddisfatto.
"Wow... devo concedertelo Santana, dopotutto non devi aver comprato quella laurea a suon di insegnanti sedotti..." sorrise Kurt arrivando al tavolo con un vassoio.
"A differenza della tua laurea in fashon design..." replicò la mora, afferrando un boccale di birra dal vassoio fra le mani del ragazzo che, divertito, spiegò "Stasera offre la casa."
"Allora sarà il caso di approfittarne..." sorrise l'ispanica distribuendo i vari boccali.
"No- No io non bevo, grazie..." disse Rachel declinando la bevanda, per essere subito fulminata da un'occhiata di Santana.
"Berry, fammi chiarire una cosa." cominciò serissima "Per essere mia amica devi raggiungere e superare i cento "punti-persona" ed attualmente a causa del tuo abbigliamento, della tua voce, della tua cucina e della sveglia di oggi, ti trovi a meno cinquecento punti."
"Ma-" provò Rachel.
"La sveglia di stamattina vale meno duecento." replicò velocemente Santana capendo dove voleva arrivare la brunetta, per poi continuare "Ora, dopo il tuo sorprendente exploit medico con l'infartuato, hai guadagnato cento punti persona. Il che ti porta a meno quattrocento. E visto che la scalata al livello cento è ben lontana, fossi in te berrei quella birra e guadagnerei altri cinquanta preziosi punti."
Rachel non pensò nemmeno un istante prima di afferrare il boccale e bere la birra tutta d'un fiato.
"Non avevo detto di berla tutta insieme..." sospirò la latina sollevando le sopracciglia sorpresa.
"Oh..." replicò Rachel.
"Beh, direi che posso concederti altri cinquanta punti..." sorrise Santana tornando a bere la sua birra scuotendo la testa ancora sorpresa dal comportamento della brunetta.
"Tutto bene?" chiese Quinn notando come Rachel stesse boccheggiando come un pesce fuor d'acqua.
"Ho la sensazione che il mio stomaco sia sul punto di scoppiare come un palloncino."
"Oh, è tutto normale." sorrise Kurt per poi dare una delicata pacca sulla spalla alla ragazza "Tu, mia cara, sei un'interessante aggiunta al nostro gruppo... Sorprendente, quanto meno..."
"Alla salute!" cominciò Quinn alzando il suo boccale.
"E all'amicizia!" aggiunse Rachel cercando di riprendersi.
"Non ti allargare ora, Berry. Faccio ancora in tempo a riprendere il discorso pre-infartuato e rimangiarmi tutto il resto..."
"Giusto, giusto..." annuì Rachel ripetendo "Alla salute!"


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"Ne avete ancora per molto?" chiese Kurt cominciandosi ad annoiare.
"Sta zitto Freddie, devo capire come fa!" sbottò Santana concentrandosi sul bicchierino di fronte a sè e sulla monetina stretta tra le dita di Rachel.
"Cinquanta dollari che non ce la fai stavolta." esclamò la latina piazzando la banconota sotto il bicchiere.
"Vuoi davvero scommettere cinquanta dollari, Santana?" sorrise divertita la brunetta.
"Assolutamente. Avanti, fammi vedere..."
Rachel, con incredibile nonchalance, lanciò la monetina che con un rimbalzo sul tavolo andò a ficcarsi precisamente all'interno del bicchiere.
"Oh, avanti! Non è possibile!" esclamò Santana spalancando la bocca, per poi guardare Quinn "Hai visto!? Tre volte di fila! Deve esserci un trucchetto o qualcosa!"
"Niente trucchi! Solo allenamento!" sorrise Rachel.
"Allenamento? Addirittura?" chiese Kurt.
"Ho lavorato un'estate intera come barista... E la noia è una brutta bestia, sapete?"
"Ancora. Fammi vedere ancora." insistette Santana bevendo l'ennesimo bicchiere di penitenza.
"Sicura?" domandò Quinn "Mi sembri abbastanza ubriaca per stasera..."
"Sono brilla, Quinn. Credimi c'è differenza quando sono ubriaca..."
"Oh, lo sappiamo bene..." si intromise Kurt.
"Avanti, ancora una volta..." insistette Santana puntando altri cinquanta dollari.
"Posso mostrartelo anche senza i cinquanta dollari, sai? Tanto per ogni centro bevi un bicchiere di non so cosa sia, quindi paghi comunque..."
"E' una questione di principio Yentl. Ora meno chiacchiere e più lanci. Stavolta scommetto che mancherai, anzi lo so..."
"Ah si?" chiese Rachel divertita.
"
Già, me lo sento..." spiegò Santana con aria di sfida.
"Allora visto che sei così sicura.... che ne dici di cambiare i termini?"
"Cosa offri?"
"Se faccio di nuovo centro non userai nomignoli per una settimana... E mi lascerai ordinare la tua camera."
"No. Si ai nomignoli, ma non metterai piede nella mia camera..." rispose secca la latina.
"In tua presenza, Santana."
"Mmm..."
"E non butterò nulla. Si tratterà solamente di mettere in ordine la tua camera..." insistette Rachel.
"Un momento... E se non fai centro?"
"Scegli pure la mia penitenza."
"Niente Barbra, o Celine o Mariah in sottofondo durante il pranzo, la colazione, la cena e la doccia..."
"Ok!"
"Non ho finito..." sorrise Santana per poi aggiungere con enfasi "E niente Funny Girl il giovedì sera, per un intero mese..."
"Wow... la cosa si fa seria..." sorrise Kurt a Quinn.
"Affare fatto..." replicò decisa Rachel porgendo la mano alla latina.
"Affare fatto, allora..." rispose Santana stringendole la mano.
"Fammi vedere cosa sai fare, Hobbit..."
"Te la sei cercata stavolta, Santana..."
"Di solito si vince, prima di cantare vittoria..."
"Ok..." sorrise ancora Rachel per poi lanciare ancora una volta la monetina.

Pluc.

"Maledizione!!!" esclamò Santana dando un pugno al tavolo.
"Allora? Pronta a riordinare quella discarica che chiami camera, Santana?"
"Va al diavolo, Yentl..."
"Ah-ah! Niente soprannomi!"
"Significa che mi limiterò a chiamarti, Berry..."
"Ma-"
"Hai detto soprannomi, Berry..." sorrise Santana infilandosi la giacca "E fino a prova contraria Berry non è un soprannome, ma è il tuo nome....".
"Non è giusto!"
"Potevi pensarci prima!" replicò la latina
avviandosi all'uscita.
"Accontentati, Rachel..." sorrise Quinn dando una pacca sulla spalla alla ragazza.
"E buona fortuna per l'esplorazione di quella giungla..." aggiunse Kurt per poi aggiungere "Oh! E voglio un rapporto dettagliato di tutte le cose imbarazzanti che troverai lì dentro, mi raccomando."
"Vedrò cosa posso fare..." sorrise Rachel guardando Santana uscire dal locale con un sorriso sulle labbra, nonostante tutto.


__________________________________________________________________________________________



"Santana? Sei ancora sveglia?" sussurrò Rachel appoggiata alla porta della camera della latina.
"Entra pure, Berry..."
Santana era sotto le coperte a guaradare un film.
"Cosa stai guardando?" domandò la ragazza curiosa.
Santana si limitò a sollevare la confezione del blu ray per mostrare la copertina, che diceva "City of angels".
"Mai sentito..." rispose Rachel scuotendo la testa.
"Meglio così..." sospirò Santana per poi guardare Rachel e chiedere "Ti serve qualcosa?"
"Oh, no volevo- Volevo solo lasciarti i cinquanta dollari di stasera..."
"Tienili."
"No, davvero Santana-"
"Una scommessa è una scommessa, Berry..."
"Allora facciamo così..." cominciò Rachel piazzando i cinquanta dollari sopra la scrivania della latina "Tienili tu questi, e quando ricapiteremo al bar mi pagherai da bere... così magari guadagnerò qualche altro "punto-persona"... Che ne dici?"
"In questo caso, si può fare..." annuì Santana quasi sorridendo.
"Ok, allora... buonanotte, Santana... E buona visione..." rispose Rachel.
"Grazie..." rispose la mora per poi richiamare improvvisamente la brunetta.
"Rachel?"
"Mh?" replicò la ragazza colta di sorpresa.
"Sei stata... ok, stasera..."
"Io- Grazie...?"
"Già... Buonanotte, Berry..."
"Buonanotte, Santana..."




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Ancora una volta, perdonate l'attesa... non ho molto tempo purtroppo -.-

Ok, cosa ne pensate?
Continua ad essere una cosa carina, piacevole, noiosa, insensata?
Ditemi tutto.

Oh, il prossimo capitolo sapremo più di Brittany se tutto andrà come previsto nella mia testa xD


Un abbraccio grandissimo!

Northstar

ps: per qualunque curiosità, domanda, notizia, quellochevipare, mi trovate su twitter:  https://twitter.com/#!/NorthStar_Efp


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Capitolo 5
*** An unexpected heartache ***


boh


"Cos'hai da guardare Berry?"  cominciò Santana continuando a guardare la tv "Voglio dire, lo so che non passo inosservata, ma cominci ad essere inquietante..."
"Quando hai intenzione di pagare pegno?"
"Mi sto limitando a chiamarti Berry da cinque giorni, credi sia facile?"
"Mi riferivo all'altra parte... sai, sistemare la tua camera..."
"Che c'è, hai fretta?"
"No, ma raramente hai una giornata libera dall'ospedale... tanto vale approfittarne..."
Santana chiuse gli occhi qualche istante per poi sbuffare e voltarsi verso la brunetta "Non butterai via nulla, sia chiaro..."
"No, te l'ho già detto."
"E se dico di non toccare qualcos-"
"Non devo nemmeno sfiorarlo, si."
"Ok..."
"Vogliamo andare?" chiese Rachel scattando in piedi, cercando di non mostrare un sorriso.
"Cerca di trattenere l'entusiasmo Berry, cominci ad infastidirmi..."

Rachel aspettò che Santana entrasse nella sua stanza e che la invitasse effettivamente ad entrare prima di seguirla, ma una volta dentro spalancò la bocca in puro orrore.
"Oh Divina Barbra!" sospirò la brunetta  "L'ultima volta che sono entrata qui dentro questa stanza non era così disordinata!"
"Beh... diciamo che potrei aver rincarato la dose di disordine negli ultimi quattro giorni..."
"Santana!"
"Oh avanti! Non ti aspettavi davvero che te l'avrei fatta passare liscia!"
"Hai appositamente creato il caos!?"
"Ho semplicemente fatto finta di vivere in una galleria, stile barbone... vestiti in giro... cartacce... giornali... Ed è stato sorprendentemente piacevole!"
Rachel rabbrividì letteralmente alle parole della latina che invece con un sorriso divertito riprese "Allora! Da dove vuoi cominciare?"
"Io credo che-" cominciò la brunetta osservando la camera "Credo che forse sarebbe il caso di raccogliere i tuoi libri e dare loro una decente sistemazione..."
"Prego..." sorrise Santana accomodandosi sul letto.
"Cosa stai facendo?"
"Guardo."
"Perdonami?"
"Guardo te, che metti in ordine la mia camera..."
"Ma tu- non- voglio dire non mi aiuterai?"
"Nei termini della scommessa non lo hai specificato, quindi..."
"Tu..." cominciò Rachel prendendo un respiro
"Si?"
"Tu sei una persona diabolica Santana..."
"Grazie, Berry! Non dovevi sprecarti in complimenti!" esclamò Santana fingendosi colpita.
"Credo che farò finta che tu non sia qui e comincerò a mettere in ordine..."
"Buon divertimento..." sorrise la latina portandosi 
comodamente le braccia dietro la testa.


Un'ora più tardi Rachel aveva quasi finito di mettere a posto i libri di Santana, che invece continuava a girarsi e rigirarsi sul suo letto.
"La settimana prossima cominceranno le prove del musical in cui mi ha inserito Quinn..."
"Mh-mh..." rispose distratta Santana guardandosi le unghie.
"Non mi chiedi di cosa si tratta?"
"Devo proprio?" domandò retoricamente la latina.
"Sto cercando di fare conversazione, Santana. Le persone normali sono solite conversare, per la cronaca..."
"Ugh..." sospirò Santana per poi mugugnare annoiata "Di cosa si tratta?"
Rachel sorrise soddisfatta per poi cominciare "E' una piccola produzione in realtà, ci esibiremo al Teatro Halestorm nel tardo pomeriggio! Gli altri ragazzi sono tutti della mia età tranne la signora che interpreta Suor Maria Claretta che avrà sui quarantacin-"
"Suor Maria Claretta?!" esclamò Santana voltandosi a guardare Rachel.
"S-si... perchè?"
"Sister Act?! Metterete in scena Sister Act!?"
"Si..." cominciò Rachel sorridendo, stupita dalla reazione della latina "Ti piace Sister Act? E' per questo il sorriso?"
"Ti vedrò vestita da suora!?" esclamò Santana.
"Da novizia per la precisione..."
"Porterai comunque il velo da suora?!"
"Suppongo di si..."
"Oh mio Dio! Questa si che è una cosa che devo vedere!"
"Tutte queste scene sono per il completo da suora quindi.... non per il ruolo o lo spettacolo?"
"Certo!" annuì Santana continuando a sorridere divertita.
"Bene..." sospirò Rachel abbattuta.
"Anche se..." cominciò Santana sforzandosi "Anche se devo ammettere che il film con Whoopi Goldberg non era niente male... Quindi chissà... potrebbe interessarmi un eventuale musical..."
"Verrai a vedermi quindi?"
"Interpreti una novizia, Berry... verrei anche solamente per farti un book fotografico da rivendere su qualche sito per perversi!"
"Santana! Non oseresti!"
"Se pagano bene, perchè no?" si giustificò "E la metà sarebbe tua, ovviamente!"
"Non scherzarci nemmeno!" gridò praticamente Rachel.
"Ok! Non farti venire un colpo!" rispose Santana alzando le braccia in segno di resa.
Dopo qualche istante di silenzio, dopo che Rachel era passata ad occuparsi della sistemazione dei vestiti sparsi per tutta la camera, Santana si decise a scendere dal letto per aiutarla.
"Grazie..." sorrise Rachel senza però ottenere (prevedibilmente) alcuna risposta.
"Da quanto tempo vivi in questa casa?" chiese allora la brunetta non volendo restare in silenzio.
"Sei anni."
"Sei a New York da sei anni?"
"Otto."
"Oh, e dove vivevi prima?"
"In un appartamento."
"Già," sorrise Rachel "lo immaginavo..."
"Avevamo un appartamento poco fuori dal campus."
"Tu e Quinn?"
"No."
"Oh... Tu e Lei..."
"Si." rispose Santana abbassando la testa, per poi prendere un respiro e chiedere "Quinn ti ha detto qualcosa?"
"Come?"
"Di Lei, ti ha detto qualcosa?" ripetè Santana massaggiandosi la fronte.
"No. Non mi ha detto niente... niente di niente..." la assicurò la brunetta "Ma è chiaro come il sole che hai amato quella ragazza..."
"Che amo. Io la amo, tuttora."
"Oh..." sospirò Rachel "Perdonami, pensavo che le cose fra voi fossero finite..."
"Si può continuare ad amare una persona anche quando non si è più insieme." osservò Santana senza alzare lo sguardo.
"Si, immagino di si..." annuì Rachel per poi notare come l'espressione della latina fosse del tutto cambiata nel giro di pochi minuti.
"Mi sono stancata..." cominciò Rachel poggiando i pochi vestiti piegati sul letto dell'ispanica "Che ne dici di trovarci qualcos'altro da fare?"
"Io- Io penso che andrò a farmi un giro." disse Santana.
"Ok... Allora, se vuoi, posso continuare..."
"No. No... Continueremo un altro giorno." tagliò corto la mora alzandosi in piedi per poi mormorare  un"Ci vediamo dopo." e dirigersi verso la porta dell'appartamento.

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Santana non era tornata per cena.
Nè per le undici e Rachel sapeva che c'era qualcosa che non andava perchè la latina non tornava mai dopo le undici quando il giorno dopo doveva lavorare.
Aveva provato a chiamarla una decina di volte almeno, ma il telefono continuava a squillare a vuoto, così la brunetta a mezzanotte e quarantacinque aveva semplicemente deciso di andare a dormire, sperando di ritrovarla la mattina dopo nel suo letto.

"Merda... Attento Kurt!" sentì Rachel aprendo gli occhi.
"Non è facile come credi sai!" replicò stizzito il ragazzo.
"Lasciami stare..." sbottò Santana finendo a terra.
"Shh!" sussurrò Quinn.
Rachel si alzò velocemente, infilandosi una felpa, per poi uscire dalla camera.
"Che succede?" chiese la ragazza confusa cercando di assorbire la scena di fronte ai suoi occhi.
Quinn e Kurt stavano cercando di far alzare da terra Santana, che doveva essere finita per terra nel tentativo dei ragazzi di riportarla in camera.
"Ehilà..." provò Kurt con un sorriso.
"E' ubriaca." disse semplicemente Quinn non sapendo cos'altro dire.
"Già..." annuì Rachel guardando la mora sul pavimento "Forse è il caso di portarla a letto..."
"Vuoi dire trascinarla a letto..." commentò Kurt indicando Santana, letteramente sdraiata per terra.
"Non possiamo trascinarla a letto Kurt..." sbuffò Quinn.
"Io non me la carico..." replicò il ragazzo.
"Non peserà nemmeno cinquanta chili, Kurt..." sorrise Rachel confusa.
"Oh non per quello, è che ogni volta che provo a sollevarla finisce per contorcersi a tal punto da finire a terra e non voglio essere ritenuto colpevole di eventuali lividi, o peggio, fratture..."
"Beh.. se tu la prendi per le spalle e noi per le gambe non dovrebbe riuscire a "contorcersi" più di tanto..." osservò Rachel.
"Possiamo tentare..." annuì Kurt inginocchiandosi alle spalle della latina "Al mio tre... Uno... due... tre!"
Appena sollevata da terra Santana provò a dire qualcosa di poco sensato, cercando di muovere almeno le gambe, ma per fortuna il tragitto dall'ingresso alla camera della latina era brevissimo.
"Ecco, poggiamola sul letto ed è fatta..." ordinò Rachel.
"Attento alla testa, Kurt..." raccomandò Quinn.
"Et voilà..." sospirò Kurt "Un altro recupero portato a termine con successo..."
"Prendo una coperta dalla mia camera..." disse Rachel "Intanto prendete pure quello che volete dalla cucina, ragazzi..."

"Posso offrirvi qualcosa?" chiese la brunetta ricomparendo nel piccolo salotto.
"Un tè?" provò Kurt strofinandosi le spalle sopra la giacca "Fa piùttosto freddo fuori..."
"Certo..." sorrise Rachel trafficando nella piccola cucina.
"Quando è uscita di casa oggi, Rach?" domandò Quinn.
"Tardo pomeriggio... saranno state le sei e mezza..."
"Mmm... capisco..."
"Giornata dura a lavoro?" chiese Kurt.
"Come?"
"Santana... Ha avuto una giornataccia a lavoro?"
"No." rispose Rachel "Oggi aveva la giornata libera. Domani in compenso dovrebbe lavorare ma non credo ne sarà in grado... Sapete chi devo chiamare per avvertire che non andrà?"
"Ci penso io, Rachel... Non ti preoccupare..." sorrise Quinn.
"Grazie, Quinn."
"Figurati..."
"Grazie anche per averla recuperata... Sarei andata a recuperarla io se solo mi avesse chiamata, in fondo sono la sua coinquilina..."
"Non ci ha chiamato..." sorrise Kurt.
"Il barista ci ha chiamato... Ci conosce..." spiegò Quinn.
"Oh..." sospirò Rachel portando il tè a tavola "Quindi è una cosa che è già successa..."
"Succede di tanto in tanto..." disse Kurt.
"In tre mesi che sono qui non era mai successo... credo..."
"Per questo chiedevamo se avesse avuto una giornataccia a lavoro... c'è sempre una causa scatenante..."
Rachel si morse nervosamente le labbra per poi dire "Credo che sia stata colpa mia."
"Rachel, non che voglia sottovalutare qualunque stranissimo rapporto si sia instaurato fra voi... ma non credo che tu possa essere la causa di una sbornia del genere..." sorrise Kurt.
"Io-" cominciò la brunetta insicura "Io ho involontariamente tirato in ballo... Brittany? E' così che si chiama la sua ex..."
"Oh..." sospirò Quinn.
"Ed ha completamente cambiato espressione, voglio dire un momento era scherzosa e irritante, quello dopo- quello dopo totalmente un'altra persona..."
Kurt e Quinn si scambiarono un'occhiata veloce.
"Doveva essere veramente molto importante per lei..." osservò Rachel.
"Molto non rende nemmeno lontanamente l'idea..." commentò Quinn con un sorriso amaro.
"Voi non avete più contatti con lei?"
"La faccenda è quanto mai complicata..." rispose brevemente Kurt.
"Ascolta Rachel..." cominciò Quinn "E' giusto che sia Santana a parlartene... Quindi non ti dirò niente della loro storia o di come è finito tutto... ma non- insomma- vacci piano, ok?"
"Potrebbe volercene di tempo..." commentò Kurt.
"Ok..." annuì Rachel pur confusa.
"Beh... sarà il caso di levere le tende..." sospirò il ragazzo alzandosi.
"Già..." annuì Quinn "Facci sapere, mi raccomando."
"Senz'altro." annuì la brunetta accompagnando i ragazzi alla porta "E grazie."

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Natale era passato in un batter d'occhio.

Sia Rachel che Santana erano tornate a casa, in Ohio, per la sera di Natale e per qualche giorno di festa in famiglia.
Ma Rachel era dovuta tornare a New York prima della fine dell'anno per le prove del musical.
Incredibilmente Santana aveva chiamato Rachel quasi tutti i giorni per con la scusa del doversi assicurarsi che la ragazza chiudesse per bene l'appartamento ogni sera, ma la brunetta sapeva che sotto sotto non era così.

Santana le aveva poi chiesto cosa avrebbe fatto per la fine dell'anno e per un momento Rachel aveva davvero pensato che la mora la stesse per invitare a qualche party dei suoi, magari con i suoi colleghi, visto che sia Kurt che Quinn che "I simpatici musi gialli", come Santana chiamava ormai affettuosamente Tina e Mike, avevano altri piani.
La mora aveva chiamato invece per avvertirla che sarebbe rimasta a Lima e Rachel per non voler ammettere di passare il capodanno nel loro appartamento aveva inventato una fantomatica festa con i suoi amici colleghi (inesistenti).

Rachel aveva comprato qualche dolciume ed una bottiglia di vino. Aveva poi affittato qualche dvd ed aveva poggiato qualche candela quà e là tanto per abbellire un po' l'appartamento per la sua serata.
Cercando un accendino era finita in camera di Santana.
Non era più entrata nella sua camera da quando aveva cercato di mettervi un po' di ordine, e doveva riconoscere che non era poi disordinata come era di solito.
I libri erano miracolosamente rimasti (quasi tutti) al loro posto.
Rimanevano invece ancora sparsi per la camera i vestiti puliti che Santana provava e poi scartava in favore di altri indumenti.

Rachel guardò l'orologio: 19.08.
Non aveva niente da fare per almeno due o tre ore... Piegare un paio di magliette non le avrebbe certo fatto male.
Se non fosse stato che quaranta minuti dopo aveva già piegato ogni singolo indumento nella stanza della latina.
La brunetta aveva poggiato tutti i vestiti sul letto della latina non sapendo dove la ragazza potesse volerli poggiare.

Rachel si avvicinò all'armadio aprendo l'anta che trovava regolarmente aperta.
Santana aveva ogni genere di vestito.
Dalla roba elegante a quella sportiva a quella da stracciona, letteralmente.
Curiosa Rachel aprì ancora un'anta dell'armadio scoprendo, non troppo stupita, una catasta di fumetti e giochi da tavola.
Non c'è due senza tre, si disse la ragazza, prima di aprire l'ultima anta rimasta.
Aperto lo sportello Rachel sollevo le sopracciglia confusa.
Vestitini verdi e gialli, magliette con disegnini e ricami, pantaloni coloratissimi.
"Non è possibile..." sospirò Rachel confusa.
Quella roba non poteva essere di Santana, nemmeno della sua vita precedente...

La brunetta poi si decise a pescare una maglia a caso tanto per curiosità.
Era una maglietta bianca con la statua della libertà stampata sul fronte, almeno una taglia più grande di quella di Santana visto che, a occhio e croce, a lei arrivava quasi a metà coscia.
Poi la brunetta notò una scritta lungo la manica.
"B&S, finalmente a NY 
".
La brunetta sorrise per un istante.
Per poi realizzare che quella "B" probabilmente stava per Brittany, e che Santana aveva ancora gli abiti della sua ex ragazza nel suo'armadio.
"Oh Barbra..." sospirò Rachel scioccata, rimettendo tutto al suo posto, decidendo di lasciare gli abiti della latina sul letto, per tornare in cucina.

Dopo aver messo a scaldare la cena sul gas la brunetta si era accomodata sul divano a leggere, quando sentì un rumore indistinto provenire dalla porta d'ingresso.
"Chi è la!?" gridò praticamente la ragazza "Non entrare! Sono- sono armata! Io- io sto chiamando la polizia!"
"Berry?!?" esclamò una voce dall'altra parte della porta "Falla finita, sono io... Questa maledetta chiave non vuole saperne di entrare! Maledizione!"
Rachel si alzò immediatamente a girare la chiave dall'interno, per poi aprire la porta trovandosi di fronte Santana.
Non sapendo cosa dire la brunetta si limito a spiegare "C'era la mia chiave dietro. Non poteva entrare...".
"Devo fare pipì. Fammi entrare." rispose Santana passandole oltre.
Rachel tornò confusa a sedersi sul divano aspettando spiegazioni da parte di Santana.
"Tu non dovevi essere ad una festa?" chiese la latina ricomparendo nel salotto.
"Potrei farti la stessa domanda, Santana..."
"Perchè hai mentito?" insistette la latina.
"Perchè tu hai mentito?"
"Volevo assicurarmi che avessi trovato qualche stupida festa, così da godermi l'appartamento per una serata tranquilla..." spiegò Santana.
"Non volevo che pensassi che sono una sfigata che non ha alcun piano per la serata di capodanno..." rispose Rachel.
"Fantastico..." sospirò annoiata la mora "Che facciamo adesso?".
"Io ho preso il cinese pronto al super mercato."
"Wow... di classe, davvero..." commentò Santana.
"Non avevo voglia di cucinare..."
"Credi che ci sarà qualcuno disposto a portarci una pizza la sera di capodanno?"
"Ne dubito fortemente."
"Fry di Futurama era finito nel futuro per consegnare una pizza la sera di capodanno. Qualcuno dovrà pur lavorare..." commentò la latina prendendo il telefono dalla tasca.
"Fry chi?" chiese confusa la brunetta.
"Lascia perdere..."

Mezzora più tardi il problema non era più trovare qualche pizzeria che consegnasse la pizza la sera di capodanno, ma una pizzeria che avesse nel menu la "pizza vegan" di Rachel.
"Avanti Santana, ordina la tua pizza... io mangerò il mio cinese pronto, non è un problema."
"E' una questione di principio." commentò la latina provando l'ennesima pizzeria per poi lanciare il telefono sul divano ed annunciare "Ok, mi arrendo. Vada per il cinese pronto..."
"Prendi pure la tua pizza!"
"No..."
"Perchè no?"
"Perchè non voglio rovinarmi la cena a vederti sbavare sulla mia pizza mentre mangi quella robaccia pronta."
"E sei disposta a mangiare quella robaccia pronta pur di non farmi sbavare sulla tua pizza?" sorrise Rachel "Non sarà mica un atto di cavalleria?"
"Avanti, prepara quella roba..." sbuffò la latina cambiando discorso.

Dopo cena Rachel aveva tentato a tutti i costi e senza successo di far vedere a Santana "uno dei tanti capolavori che Barbra aveva deciso di deliziare con la sua presenza".
Le ragazze erano finite a giocare a Uno e Monopoli e Santana aveva passato quasi un'ora a cercare di spiegare le regole del Texas Hold'em alla brunetta, per poi rinunciare disperata.
"E' quasi mezzanotte..." osservò la latina.
"Già..."
"Abbiamo qualcosa con cui brindare?"
"Vino?"
"Aggiudicato." rispose Santana alzandosi a prendere la bottiglia dal frigo.
"A cosa brindiamo?" domandò Rachel allungando il bicchiere.
"All'anno nuovo non basta?"
"Al successo, alla salute, alla fortuna? ... All'amore?"
In quell'istante doveva essere scoccata la mezzanotte, perchè l'intero vicinato era praticamente esploso.
"Brindiamo all'anno nuovo." ribadì semplicemente Santana.
"Buon anno allora, Santana."
"Buon anno anche a te, Rachel..." rispose la latina allungando il bicchiere per brindare con la ragazza.
"Allora..." cominciò Rachel "Quali saranno i tuoi propositi per l'anno nuovo?"
"Propositi? Ancora si fanno queste cose? Credevo che dopo i diciotto anni non contassero più..."
"Certo che contano!" esclamò Rachel.
"Sentiamo i tuoi propositi allora..."
"Il mio proposito per questo nuovo anno è di tornare a cantare professionalmente... magari proprio a Broadway..." sorrise Rachel "Avanti! Non è così difficile, vedi!"
"Ok... Ce l'ho..." sorrise Santana prendendo un sorso di vino "Il mio proposito per questo nuovo anno è... imparare a sopportare le tue uscite, sopprimendo l'incontenibile voglia di imbavagliarti e gettarti nella tua camera che regolarmente mi sale addosso."
"Non è un proposito questo!"
"Oh, lo è... e sappi che sto già facendo un ottimo lavoro!"
"Sai..." cominciò Rachel "Sai quale potrebbe essere un buon proposito per te?"
"Se ha a che fare con la Streisand o Broadway, o Dio mi risparmi, qualche tuo vestito, puoi anche scordartelo..."
"No, niente di questo, promesso..."
"Ok, allora. Sentiamo."
"Potresti iniziare a smettere di guardare al passato, per cominciare guardare in avanti..."
"Credo di non capire..."
"Sei una persona troppo piena di vita per restare sola, Santana... Hai così tanto da dar-"
"E cosa ti dice che non guardo in avanti?" la interruppe Santana sentendosi all'angolo.
"Il fatto che non si può parlare del tuo passato senza che tu finisca per cambiare faccia." sospirò Rachel "Come ora."
"Il passato non è sempre così facile da lasciare andare." si limitò a rispondere la latina.
"Specialmente se non lo si vuole lasciare andare..." commentò Rachel.
"Di cosa stai parlando, Berry?"
"Hai i suoi vestiti nell'armadio, Santana..."
"Cos-" cominciò Santana scattando in piedi "Hai frugato nel mio armadio!?"
"No- No, io ho piegato tutte le tue cose- volevo farti una specie di sorpresa e non sapevo dove metterle, così ho aperto il tuo armadio per- cercare dove-"
"Hai aperto il mio armadio..." ripetè la mora scioccata.
"Non l'ho fatto per curiosare! Ma era così evidente che quei vestiti non fossero tuoi!"
"Io- Io credo che andrò a dormire." annunciò Santana.
"Non- Non voglio annoiarti te lo giuro... Ma non è salutare tenere i vestiti di Brittany nel tuo armadio, Santana!"
"E cosa dovrei farci?"
"Buttali? Regalali? Restituisciglieli!"
Santana abbassò lo sguardo con un sorriso quasi divertito, per poi prendere un lungo respiro e rispondere brevemente "E' morta."
Rachel spalancò la bocca per poi provare a dire qualcosa, senza successo però.
"Brittany è morta."




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Ok.
Plllllllllleaaaaase! Don't kill me!
Non sarei mai riuscita a scrivere una pezberry sapendo che Britt c'era!
Anche se era a lavorare nei ghiacci dell'antartide e dispersa, non ce la potevo fare!
Questo era l'unico modo :(

Non odiatemi, e fatevi leggere!
Che adesso senza scuola e senza esami non avete (abbiamo xD) più scuse!


Un abbraccio!

Northstar

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Capitolo 6
*** An unexpected smile ***


boh Grazie per la pazienza!
Per ulteriori questioni ci vediamo a fine capitolo!
Buona lettura!



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"Credi che riusciremo a trovare qualcosa della mia misura per il vero spettacolo?" chiese Rachel guardando Kurt con occhi supplicanti.
"E' una produzione a basso costo, Rachel, non siamo a Broadway..." sorrise Kurt.
"E' che- Avanti, Kurt! Chi sto prendendo in giro... Sembra un sacco della spazzatura questo costume! Sembro più una barbona che una novizia..." riprese la brunetta.
"Cosa vuoi che faccia? Che vada a derubare qualche convento?"
"Sai benissimo cosa potresti fare..." si intromise Quinn con un sorriso.
"E tu sai benissimo che non posso assolutamente portare via nulla dai nostri camerini..."
"E chi ha parlato di camerini... io parlavo dei vecchi sgabuzzini..." insistette la bionda.
"Mmm... Non prometto nulla, ma posso provarci..."
"Allora... Come va con Santana?" chiese Quinn curiosa.
"Stavo giusto per chiedervi come sta, cosa combina insomma..." spiegò la brunetta.
"Ancora non ti parla!?" domandò scioccato Kurt.
"Si limita al buon giorno e alla buona sera. Più qualche frase di circostanza. Nient'altro."
"Ah... però..." sospirò Quinn .
"Cosa devo fare?"
"Prova a darle tempo..." provò Kurt.
"Tempo? Quanto tempo? E' passato più di un mese, Kurt... Non è certo facile convivere così... La preferivo un milione di volte quando mi insultava ed infastidiva costantemente. Mi manca, lo giuro."
"Capisco..." annuì Quinn "Beh, in questo caso io proverei la terapia d'urto."

"La violenza non è mai la risposta, Quinn..." sorrise la brunetta.
"No, non la violenza! Intendevo che forse dovresti prendere la situazione in mano ed... agire!"
"Se sei abbastanza coraggiosa e non tieni troppo alla tua integrità fisica..." commentò Kurt schiarendosi la voce.
"Non sei d'aiuto Kurt!" esclamò Rachel dando una pacca sul petto del ragazzo.
"Sono semplicemente realista!"
"Non è che abbia poi grande scelta... voglio dire, quali altre possibilità ho? Non parlarle fino a che una delle due non lascerà l'appartamento?"
"In effetti..." annuì il ragazzo.
"Devo tentare. Devo tentare, assolutamente..."
"Beh... Che la divina Barbra sia con te, Rachel... Non vorrei trovarmi nei tuoi panni."
"Ancora una volta, grazie per l'incoraggiamento Kurt."
"Allora, quando pensi di agire"  domandò curiosa Quinn "Tanto per capire quando dovrò aspettarmi la sfuriata telefonica di Santana..."
"Uhm... Credo che sia meglio procedere alla stessa maniera dei cerotti." affermò la brunetta.
"Non credo di seguirti..." replicò confuso Kurt.
"Devo essere decisa e veloce. Motivo per cui, le parlerò proprio stasera."
"In bocca al lupo... E coraggio..." sorrise Quinn stringendo le spalle della ragazza.

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"Ok." cominciò Rachel camminando su e giù per il piccolo corridoio fra le due camere da letto "Al massimo griderà! Cosa puo' farmi!? Di certo non si azzarderà ad alzare le mani... spero. Niente panico. La parola d'ordine è niente panico. Calma e coraggio. E risolutezza. Devo essere decisa e risolut-."
Non appena sentì le chiavi di Santana girare nella serratura, Rachel corse veloce verso la cucina, fingendo di apparecchiare.
"Ehi, Santana!" esclamò la brunetta.
"Berry..." la salutò Santana alzando a malapena la testa, per poi appendere la giacca e lasciar cadere la sua borsa a terra e dirigersi diretta verso la camera da letto.
"No, aspetta Santana!"
"Cosa c'è?"
"Ho notato che... ultimamente... Ti stai comportando in maniera diversa... con me!"
"Ma non mi dire!"
"Perchè fai finta che non esista?"
"Uhm... Lasciami pensare..." cominciò Santana portandosi una mano sul mento "Forse ha a che vedere col fatto che hai frugato nel mio armadio, o meglio, nella mia vita... Ma non ne sono troppo sicura..."
"Santana non volevo ficcare il naso nei tuoi affari..."
"Strano perchè è esattamente quello che hai fatto!"
"Io non- Non volevo! Io te lo giuro! Volevo solo trovare un posto alle tue cose, poi ho visto tutti quei vestiti colorati e-"
"Lascia stare, Berry." rispose la latina tornando a camminare verso la stanza.
"Perchè sei arrabbiata con me!?" esclamò Rachel.
"Sei seria?! Sei seria Hobbit!?" cominciò Santana voltandosi lentamente.
"Io-"
"Sta zitta." la interruppe la latina prendendo un respiro "Ti stavo lasciando avvicinare. Te ne rendi conto? Ti stavo lasciando avvicinare a me. Ora dimmi: hai la più pallida idea di quanto sia difficile per me aprirsi con le persone!? Ne hai idea? Sto aspettando una risposta..."
"Si, ma-"
"E invece no, non ne hai idea! E sai perchè!? Perchè altrimenti una volta aperto quel maledetto armadio, non mi avresti interrogato su- su di Lei, e non staresti ora qui ad insistere! Quindi no. Non ne hai idea."
"Non volevo farti soffrire."
"Ma lo hai fatto. Ora abbi almeno la decenza di lasciarmi stare." replicò secca la latina "Ed ora, buonanotte Berry."
"Santana-"
"Un momento! Un momento, ti prego!"
"Cosa c'è ora!?"
"Io- Io ho ordinato la cena da Breadstix! Dovrebbe essere qui a momenti..." spiegò velocemente Rachel.
Santana sembrò fermarsi un momento a valutare la cosa, per poi domandare "E cosa avresti ordinato precisamente?"
"Tagliolini al tartufo e lasagna vegan...."
"E?"
"E una montagna di grissin...?"
"Mmm..." sospirò la latina "Credo si possa fare..."
"Grazie Santana! Grazie!"
"Hobbit... Questo non significa assolutamente che ti abbia perdonato. Intesi?"
"Ma certo! E' solo per passare un po' di tempo insieme e parlare del più e-"
"Berry. Smettila di parlare."
"Ok."
"Vado a farmi una doccia."

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"Oh Dio..." sospirò Santana con un sorriso soddisfatto "Non mangiavo così da- da-"
"Una vita?" provò Rachel con un sorriso indicando il fisico della latina.
"Ehi, quello che vedi è il risultato di ore ed ore di palestra..."
"E quando vai in palestra? Hai tempo a malapena di dormire..." osservò la brunetta.
"Abbiamo una palestra in ospedale. Palestra che sfrutto appena ho un buco nel mio programma giornaliero..." spiegò Santana per poi aggiungere "E sono naturalmente dotata... Il mio metabolismo è un fulmine..."
"Sai, dopotutto non è poi così male questo Breadstix... Pensavo sarebbe stato molto peggiore..."
"Un momento... stai forse denigrando Breadstix?"
"Ho solo detto che non è poi così male... è un complimento..."
"No. Correggimi se sbaglio: stai affermando che Breadstix non è la cosa più buona che tu abbia mai mangiato?"
"E' esattamente quello che intendo. Senza offesa." annuì Rachel "E'... come dire... dozzinale!"
"Dozzinale? Lascia che ti porti a mangiare al thailandese sulla quinta, poi saprai definire il termine dozzinale... e lurido." sbuffò Santana.
"Oh avanti, ammettilo Santana! Breadstix è buono, anzi posso concederti che nonostante tutto è molto buono... ma non è la fine del mondo..."
"Sei seria?"
"Sono serissima."
"E' solo perchè evidentemente hai qualche problema alle papille gustative..."
"Vuoi sapere cosa penso, Santana?"
"Non credo di volerlo sapere, in effetti..."
"Penso che tu ti renda conto che Breadstix non sia così poi celestiale come sostieni... Ma per qualche motivo sei così legata a Breadstix che senti il bisogno di difenderlo..."
"Stai parlando a vanvera, te ne rendi conto?"
"Credo che Breadstix abbia un posto speciale dentro di te... per qualche ricordo... o avvenimento... E' per questo che ci tieni tanto... Non è vero?"
"Credi di essere inteligente? Anzi no, cosa ci guadagni, Rachel?"
"Chiedo scusa?"
"Cosa ci guadagni nel farmi queste domande? Vuoi forse un premio per il tuo intuito?"
"Non capisco..."
"Sai cos'è divertente? Il fatto che ti credi così furba da pensare di riuscire a portarmi esattamente dove vuoi tu... ma la fregatura è che io so dove vuoi portarmi. E non ci riuscirai, Berry."
"Santana, era solo un'osservazione... Non volevo-"
"Visto che siamo in tema di osservazioni ti dico anche io cosa penso di te. Penso che tu, Rachel Berry, abbia un serio problema sociale. Anzi no, precisamente credo che tu abbia un serio problema di intelligenza relazionale. Perchè ora dimmi, ti prego, quale mio gesto o comportamento ti ha portato a credere che io avessi la benchè minima intenzione di parlare con te, di Lei?"
"Santana, davvero non-"
"Non ne parlo con Quinn e Kurt! Come puoi solamente osare di- come puoi solo pensarlo! Quello che odio di te è che non capisci quando è il momento di fermarsi. Tu insisti e insisti e insisti finchè non riesci a cavare il ragno dal buco. Ma con me non ti riuscirà. Per quanto non sopporti i tuoi continui sproloqui, non sono sufficienti a farmi arrendere e raccontarti tutta la mia vita."
"Mi dispiace che tu non voglia affrontare il discorso... Vorrei solo rendere le cose migliori..."
"E a me dispiace che tu continui a far finta di non capire. E non c'è modo di rendere le cose migliori. Vuoi rendere decente e vivibile la situazione dentro questa casa? Bene, cominciamo con lo stilare una lista di cose di cui non si deve mai parlare. Primo nome della lista: Brittany. E chiaro?"
"Non è salutare non parlarne, non te ne rendi conto!? Voglio solo... aiutarti!"
"Io non ho bisogno del tuo aiuto. Nè ora, nè mai. Fine della storia." sbòttò Santana andandosi a chiudere nella sua stanza.

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"Ottima ultima prova, ragazzi! Ottima davvero! Non ci rimane che attendere con ansia il debutto!" sorrise Quinn parlando dal palco "Ricordatevi: appuntamento alle diciannove e trenta di venerdì per andare in scena alle ventuno spaccate! Lo so, abbiamo scelto una giornata pessima: chi vorrà vedere Sister Act la sera di San Valentino?! Per questo vi invitiamo a pubblicizzare la serata e a ricordare che offriremo un piccolo buffet! Bene! In bocca al lupo, e ancora complimenti a tutti voi! A venerdì!"
Rachel sorrise applaudendo con tutti gli altri, come al solito seduta vicino a Kurt.
"Allora, cosa fai stasera?"
"Kurt, conosci la mia vita sociale..." sorrise la brunetta.
"Io e Quinn volevamo andare al solito posto... che ne dici?"
"Ci sarà anche Santana?"
"Oh, no.. credimi..."
"Sei sicuro?"
"Sono sicuro."
"E' che vorrei evitare ulteriori momenti di imbarazzo...
"Capisco..."
"Ehi!" sorrise Quinn allungando dei tagliandi alla brunetta "Questi sono per te!"
"Cosa sono?"
"Cinque biglietti per lo spettacolo! Puoi regalarli a chi vuoi!"
"Beh... voi siete parte del cast non credo che ne abbiate bisogno... Quindi puoi anche tenere i miei biglietti omaggio..."
"I tuoi genitori? Qualche amico?"
"Mmm non credo che i miei genitori verrebbero a New York fin dall'Ohio solo per vedermi recitare in uno spettacolo amatoriale..." sorrise la brunetta "Ma posso chiedere a Mike e Tina... E forse potrei invitare anche Santana..."
"Puoi provare..." specificò Kurt.
"Lo so... Già non gliene fregava niente... Ora non vorrà nemmeno vedermi... Ma potrebbe essere il modo per riprovare ad avvicinarmi... per l'ennesima volta."
"Non è per questo Rachel..." rispose brevemente Quinn per poi esclamare "Allora? Andiamo a festeggiare questa ultimissima prova?"
"Assolutamente!" sospirò Kurt trascinando Rachel verso l'uscita.

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"Io odio gli ospedali." sbuffò Rachel stringendosi la giacca addosso.
"Già ma se vuoi riuscire a parlare con Santana devi sorprenderla, devi attaccarla dove si sente più al sicuro..." spiegò Kurt.
"A proposito... stavo pensando che tutto questo non ha molto senso..."
"Cosa intendi dire?"
"Dovessi mai affrontare una pantera non mi andrei mai ad addentrarmi nella foresta pluviale... la attirerei in uno spiazzo di cemento con un numero incalcolabile di trappole... No?"
"Ok... Forse hai ragione..."
"Kurt! Mi stai mandando al martirio!?!"
"No! Perchè... vedi- nel periodo del Ringraziamento, quando i cacciatori vanno a caccia di tacchini seguono le prede nel bosco perchè è lì che si sentono più sicuri e quindi sono più vulnerabili..."
"Ma Santana è una pantera, non un tacchino!"
"Ok. Basta metafore. Le metafore servono solo nella letteratura, a teatro e a letto. Quindi ora tira fuori le metaforiche palle da cacciatore e vai a cacciare Santana."
"Avevi detto basta metafore..."
"E' più forte di me! Ora smettila di cercare scuse, avanti! Sciò!"
"Che il cielo me la mandi buona..." sospirò la brunetta prendendo un respiro.
"Mandami un messaggio appena sei fuori pericolo!"
"Sparisci, Kurt! Ho bisogno di concentrarmi!" sussurrò Rachel prendendo un respiro, per poi varcare la porta dell'ospedale.

"Buongiorno" sorrise un infermiere "Posso aiutarla?"
"Uhm... stavo cercando una persona..."
"Qualcuno ricoverato? O qualcuno arrivato al pronto soccorso?"
"No... stavo cercando la dottoressa Lopez... Santana Lopez..."
"Oh, certo! Mi segua, prego." sorrise l'uomo facendo strada a Rachel "La dottoressa al momento si trova al pronto soccorso, proprio dietro quella porta."
"Grazie..." sorrise Rachel.
Arrivati nel lungo corridoio l'infermiere si voltò di nuovo verso la Brunetta per dirle "Un momento solo."
"Santana?" domandò l'uomo affacciandosi nella piccola stanza.
"Che c'è?" sentì Rachel.
"C'è una ragazza che chiede di te."
"Bionda, capelli di media lunghezza, alta?"
"No..."
"Brunetta, piccola e nasuta?"
"Si..."
"Non farla entrare. Sono impegnata."
"Santana, ti prego! Ci metterò solo qualche minut-" esclamò Rachel prima di posare gli occhi sul paziente della latina "Wow..."
"Ehi... non dirmi che-" sospirò il ragazzo squadrando Rachel.
"Sta zitto, Evans. Berry, sono impegnata come hai ben sentito e come puoi ben vedere. Cos'hai di tanto urgente da dirmi? Non potevi aspettare che tornassi a casa?"
"Io-" cominciò la ragazza tentando di distogliere lo sguardo dalle ferite del ragazzo sul lettino.
"Sto aspettando..."
"Io ho visto il tuo programma e non ci saremmo incontrate prima di sabato mattina." spiegò velocemente Rachel.
"E quale sarebbe il problema?"
"Volevo- Beh, volevo invitarti a-" riprese la ragazza per poi interrompersi e chiedere al ragazzo "Perdonami ma non riesco proprio a capire... come hai fatto a causarti quelle ustioni!?"
"Oh, è una lunga storia..." provò Sam.
"Il qui presente genio ieri è stato ad uno stupido meeting da nerd vestito da Capitan America. Questa mattina, con la tuta ancora indosso, ha pensato bene di farsi un bel piatto di pasta. Non ho ben capito come, ma si è rovesciato addosso la pentola con l'acqua bollente e nella foga si è strappato di dosso il vestito e con quello la sua pelle."
"Sai a cosa pensavo infatti?" si intromise il ragazzo.
"A cosa pensavi?"
"Se la bruciatura rimarrà evidente per un paio di settimane, al prossimo meeting posso andare vestito da Warren lo scuoiato vivo di Buffy, risparmiando fior di dollari sul trucco! E tu! Tu potresti vestirti da Cordelia o meglio da Faith-"
"Non ci vengo più ai tuoi meeting... Io lavoro, a differenza tua."
"Ad ogni modo, mi chiamo Sam Evans!" sorrise il ragazzo allungando la mano sinistra, apparentemente sana.
"Rachel Berry. Piacere."
"Allora, vuoi dirmi perchè sei qui?" ripetè Santana.
"Uhm... Quinn mi ha dato dei biglietti per lo spettacolo di venerdì..."
"Buon per te."
"Biglietti omaggio... da regalare agli amici... Voglio dire due ne ho già dati a Tina e Mike... Con i restanti tre non so cosa fare... Quindi li lascerò a te... Semmai decidessi di venire davvero a farmi quelle foto con l'abito da novizia..."
"Un momento... hai detto Quinn... e abito da novizia... Quasi nella stessa frase!?"
Rachel annuì confusa.
"Quinn si vestirà da suora!?"
"Cerca di non emozionarti troppo, Sam..."
"Non si vestirà da suora, spiacente..." sorrise Rachel.
"Ma sarà lì?"
"Si..."
"Allora posso avere uno di quegli omaggi... per favore!?"
"Certo..." sorrise Rachel passando il tagliando al ragazzo.
"Grazie mille!"
"Allora Santana... Ti lascio qui i biglietti. Nel caso decidessi di venire..."
"Domani hai detto?" chiese la latina continuando a lavorare sul ragazzo.
"Domani." confermò Rachel ricevendo un cenno della testa da parte della mora.
"Ok... Ci vediamo domani allora... forse... E auguri, Sam..."
"Grazie Rachel! E grazie per l'omaggio!"
Appena uscita Rachel prese un respiro profondo cercando di fermare le gambe che continuavano a tremarle.
"Quella è la tua coinquilina!? Perchè non me l'hai presentata! E' moooolto carina!"
Rachel sorrise arrossendo alle parole del ragazzo.
"Perchè sei ancora innamorato di Quinn, sfigato."
"Credi sarebbe brutto provarci con la tua nuova amica... mentre provo a riconquistare Quinn?" provò il ragazzo.
"Suoni ancora la chitarra?" domandò dal nulla Santana facendo confondere Rachel.
"Certo..."
"Quindi... sarebbe proprio un peccato se per errore ti tagliassi via un dito..."
"Ok! Ok, mi concentrerò sull'obbiettivo originario! Niente scherzi però!" esclamò il ragazzo terrorizzato, cosa che fece sentire Rachel meno sola.
"Non ci andrai vero?" riprese Sam.
"Secondo te?"
"Capisco..."
Rachel sospirò, dicendosi quanto fosse stata stupida anche solo a pensare che Santana sarebbe andata davvero a vedere la loro stupida recita. Così raccolta la borsa e stretto il giacchetto al collo ripercorse i suoi passi fino all'uscita.
"Cosa farai venerdì?" domandò Sam "... Il solito?"
"Già..." sospirò la latina.

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"No, no, no, no! Dov'è Quinn!? Non possiamo cominciare lo spettacolo senza di lei! Non possiamo!"
"Calmati Rachel, sono solo le otto e dieci! Mancano cinquanta minuti allo spettacolo..." provò Kurt poggiando le mani sulle spalle della brunetta.
"Ma Quinn deve dirigerci e deve farci il discorso d'incoraggiamento e deve- deve essere qui!"
"Non agitarti vedrai che arriverà..."
"Non risponde nemmeno al telefono!" sbottò Rachel agitatissima.
"Credimi, Rachel... ti assicuro che fra poco sarà qui..." insistette Kurt.


Quinn sapeva perfettamente dove avrebbe trovato Santana.
Ed era proprio lì. Al suo solito posto, tra i tavoli di Breadstix a guardare distrattamente fuori dalla grande vetrata al suo fianco.
"Ehi..." cominciò la bionda sedendosi di fronte alla latina.
"Ehi..." replicò la mora senza però spostare lo sguardo "Quando ti ho vista dall'altra parte della strada ho realizzato che non dovresti essere qui stasera. Quindi... Cosa ci fai qui?"
"Volevo vederti. Volevo... volevo venire qui."
"Già..."
"Da quanto sei seduta qui?"
"Non saprei... Un paio d'ore?"
"San..."
"Non cominciare nemmeno, Quinn."
"Vieni con me." provò la bionda "Vieni con me allo spettacolo."
"Sto bene qui."
"No, non stai bene affatto qui. E' una tortura qui, specialmente oggi, specialmente ora. E lo sai meglio di me.  Non meriti il dolore che vuoi provocarti. Non è colpa tua, non è mai stata colpa tua..."
"Non è per questo."
"Ah no?"
"No... è che-" cominciò la latina per poi interrompersi.
"Non puoi continuare così San... Sono passati sei anni... Non la vedrai rientrare da quella porta.
Mai. Per quanto tu resterai qui ad aspettarla lei non tornerà."
"Non sto aspettando che torni! Ho a che fare con la morte ogni santo giorno, Quinn Fabray, non venirmi a fare la paternale sulla morte! Non osare farlo!" sbottò la latina.
"Mi spiace, San... Hai ragione..." riprese la bionda "Ma perchè vuoi restare qui? Fa troppo male... Poi con tutta questa gente felice e... innamorata...".
"E' morta a quattordici passi dalla porta del locale. Quattordici passi precisi. Proprio lì." cominciò Santana indicando un punto con la mano "
Ti rendi conto? Due passi in più o due passi in meno e sarebbe ancora qui... Ma non voglio ricordarla per sempre in quel momento. Non voglio odiare l'ultimo ricordo, l'ultimo istante, che ho di lei."
Quinn abbassò lo sguardo mordendosi le labbra.
"Vengo qui- Sono qui, perchè non voglio ricordarla distesa sull'asfalto." spiegò Santana "Voglio ricordare quei momenti di qualche minuto prima, quando era ancora seduta davanti a me, proprio vicino a dove ti trovi tu ora, con quello stupido, stupidissimo, cerchietto in testa. Col cuoricino che si illuminava ogni volta che scuoteva la testa."
"San-"
"Vuoi sapere perchè sono qui? Perchè sto cominciando a dimenticarla. Sto cominciando a dimenticarla!" esclamò la latina quasi sorridendo "Non è divertente?! O quanto meno ironico!? Sto cominciando a dimenticare l'amore della mia vita. La persona più importante della mia vita. Ti sembra possibile?"
"Sono tanti sei anni..." provò Quinn.
"Sei anni non sono niente, Quinn. Ma comincio a dimenticare la sua voce e di tanto in tanto ho bisogno di mettere nel dvd qualche stupido video per sentirla di nuovo e ricominciare a respirare. Comincio a dimenticare quelle cose che una volta erano ovvie. All'improvviso mi ricompaiono nella testa dei particolari così minuziosi, come quelle tre lentiggini più grandi sulla sua guancia destra, e mi rendo conto di come stia dimenticando tutto il resto. Brittany sta lentamente svanendo dalla mia memoria. Ed io vengo qui per vedermela ancora di fronte, per memorizzare tutto quello che posso, per stamparmi in testa tutto quello che riesco a vedere di nuovo. Quando riesco a rivederla.
La sto dimenticando, quando ho ancora bisogno di Lei più di ogni altra cosa."
Quinn prese un respiro per poi dire "Non ricordo più il suo profumo. Ricordo che adoravo abbracciarla perchè venivo pervasa dal suo profumo e mi piaceva davvero quel profumo. Era familiare, mi faceva sentire al sicuro... Dimenticare è normale. Dimenticare questi particolari è normale. Ma non era il suo profumo a fare di Brittany quella che era. Come non erano le sue lentiggini e non era nemmeno la sua voce. Dimenticare le piccole cose è normale. Ma stai pur tranquilla che mai e poi mai finirai per dimenticare Brittany. Mai. E lo sai meglio di me."
"Lo spero tanto, Q..."
"E' ora che vada." disse la bionda alzandosi "Ho uno spettacolo da dirigere..."
"Come si dice in questi casi? Un in bocca al lupo va bene lo stesso?"
"Certo che va bene... e crepi il lupo..."
"Fa gli auguri anche a Barbra... Spero per voi che lo spettacolo non piaccia troppo altrimenti vi convincerà a replicare per i prossimi mesi..."
"Sarebbe una bella idea invece..."
"Contente voi..."
"San io- Non te lo dirò di nuovo... Ma spero davvero che deciderai di venire allo spettacolo. Tu ed io sappiamo che Lei non vorrebbe mai vederti qui da sola e in questo stato..."
"Vedrò come si evolve la serata..." rispose semlicemente la latina tornando a guardare fuori dalla vetrata.
"Ti voglio bene, Santana. Questo cerca di non dimenticartelo mai... Ok?" sussurrò la bionda avvicinandosi ad abbracciare l'amica per qualche istante, per poi lasciarle un bacio sui capelli.
"Grazie, Quinn..." si limitò a rispondere Santana, annuendo.
"A più tardi... allora..." provò Quinn per poi avviarsi verso l'uscita, lasciando Santana nuovamente sola con i suoi pensieri.

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"E' stato epico! Epico!" sorrise Kurt guardando Quinn "Il pubblico è impazzito!"
"Oh mio Dio! Oh mio Dio! Non mi riprenderò mai!" esclamò Rachel saltando ad abbracciare i due ragazzi "Dio come mi è mancato il pubblico! Come mi è mancata la gente che applaudiva e gridava! Devo ricominciare ad andare in giro per audizioni! Al diavolo il lavoro in redazione!"
"Calmati Rach!" sorrise Quinn "Dobbiamo almeno aspettare domani per tirare le somme del nostro lavoro?"
"State scherzando!? Sei stata fantastica! O meglio, siete stati fantastici! Tutti voi!"
"Sam!?" esclamò la bionda stupita "Cosa ci fai qui!?"
"Rachel, tra l'altro ciao Rachel," cominciò Sam salutando la brunetta che rispose con un cenno della mano "Mi ha dato uno dei suoi biglietti omaggio..."
"Rachel!?"
"Hai detto che potevo darli a chiunque e lui era con Santana e ti conosceva e-"
"Cosa hai fatto alla mano!? E alla gamba!?" esclamò la bionda notando le evidenti fasciature.
"Non vuoi saperlo..."
"E invece voglio proprio saperlo!" replicò la bionda.
"No, credimi non vuoi saperlo proprio..."
"Sam, conto fino a tre. Uno, due-"
"Mi sono ustionato con un costume addosso, ho tirato via il costume ed è venuta via anche la mia pelle! Ora non picchiarmi ti prego!" esclamò velocemente il ragazzo.
"Tu non crescerai mai, vero?"
"Lo spero!" sorrise Sam, facendo sorridere anche Kurt e Rachel.
"Allora..." cominciò Kurt schiarendosi la voce "Vogliamo cominciare a pulire e chiudere così possiamo andare a- Beh, a celebrare?"
"Si, si, è il caso di cominciare." annuì Quinn.
"Dove andiamo a festeggiare?! Andiamo da Breadstix? A quest'ora non dovrebbe esserci più nessuna coppietta a tubare..."
"No." esclamò Sam con un po' troppa enfasi "Non Breadstix vi prego no- non oggi..."
"Perchè cos'ha Breadstix oggi?"
"Uhm..." cominciò Sam guardando gli altri due ragazzi per poi abbassare lo sguardo.
"C'è qualcosa che devo sapere? O che forse non devo sapere?"
Kurt guardò Quinn cercando di farle capire che non aveva intenzione di spiegare alla brunetta tutto quanto.
"Oggi- Oggi è l'anniversario della morte di Brittany."
"Oh..." sussurrò Rachel cambiando espressione "Io- Mi dispiace non volev-
"Non potevi saperlo..." provò Sam con una specie di sorriso.
"E' morta il giorno di San Valentino!?" esclamò Rachel quasi arrabbiata.
"Già..." sospirò Kurt "E Breadstix è off limits oggi, perchè-  beh perchè-"
"Aveva dimenticato il regalo di Santana in macchina. E' corsa a recuperarlo e mentre tornava col regalo in mano un pazzo ubriaco l'ha investita sulle strisce pedonali. Brittany è morta proprio davanti a Breadstix. Proprio sotto gli occhi di Santana." spiegò Quinn.
"Oh Dio..." mormorò Rachel con le lacrime agli occhi "E'- è terribile..."
"Già..." annuì Sam cercando di rimanere composto
"Ed io che ho provato a convincerla! Ho chiesto a Santana a venire- che le ho detto di- Oh! Sono una persona orribile!"
"No, non lo sei... tutti abbiamo provato a convincerla..." la rincuorò Kurt.
Dopo qualche istante di silenzio Sam prese in mano la situazione.
"Posso dirvi una cosa divertente? Oggi mi ha telefonato Puck. Credevo mi chiamasse per farci le nostre solite due chiacchiere, e sapete bene quanto oggi tutti abbiamo bisogno di farci due chiacchiere in più..."
cominciò il ragazzo "Ad ogni modo la prima cosa che mi ha voluto dire è stato di come oggi, in una delle sue piscine, abbia trovato incastrata nel filtro... una paperella di gomma!"
Kurt e Quinn sorrisero alle parole del biondo per poi spiegare a Rachel "Brittany adorava le papere..."
"E non finisce qui... Ha detto che questo è senza dubbio un segno da parte di Brittany! Motivo per cui tornerà in sinagoga e si dedicherà presto a qualche servizio di beneficenza... non prendetemi per pazzo, ma non mi stupisce il fatto che Britt riesca a fare del bene e a farci sorridere anche da lassù, apparentemente..." sorrise Sam.
"Già..." sorrise Quinn.
"Allora!" riprese Kurt asciugandosi gli occhi "Andiamo a rendere il nostro personale omaggio a Brittany?"
"Assolutamente." sorrise Quinn "Avanti, puliremo domani. Tutti fuori devo chiudere il teatro."


"Quanto pensavate di restare lì dentro ancora a lungo? Cominciavo ad annoiarmi qui fuori... E per poco non congelavo..."
"Ehi San!" sorrise Sam avvicinandosi velocemente ad abbracciare forte l'amica per qualche istante.
"Santana!? Cosa ci fai qui?" esclamò Rachel sorpresa.
"Cosa pensi che ci faccia?"
"Hai visto lo spettacolo?!" domandò la brunetta spalancando gli occhi.
"No, Berry, sono rimasta tutta la sera a guardare questa splendida insegna luminosa..."
"Lo hai visto quindi!?"
"Ho perso la prima mezzora... Sapete già se replicherete?"
"Al novanta per cento faremo almeno un altro spettacolo! Vuoi vederlo per intero!? E' per questo che chiedi?"
"No è che non ho avuto modo di farti le famose foto in abito da novizia... Quindi devo recuperare..." rispose Santana.
"Oh, a proposito! Complimenti Rachel, hai una voce... BOOM!  Fantastica!" sorrise Sam.
"Non ti allargare ora..." si intromise la latina "Ha una voce decente, ok... ma non le avrei mai dato la parte della novizia in "Salve Regina"..."
"Forse al prossimo musical dovresti partecipare anche tu e contribuire con la tua voce soul..." sorrise Kurt arrivando alle spalle dei ragazzi per poggiare una mano sulla spalla di Santana e stringere forte.
"Potrei." replicò la mora con un sorriso "Ma sono una donna impegnata, io. Non lavoro alla redazione di un giornale, io."
"Mi dispiace, Santana, ma siccome è tutto quello che vuoi, ho deciso che la smetterò di abboccare alle tue provocazioni."
"Oh, povera me! Cosa è rimasto ora nella mia misera vita!" rispose Santana con enfasi.
"Tanto per cominciare, una serata in compagnia degli amici migliori che troverai mai..." sorrise Quinn "E poi tutto quello che la vita avrà da offrirti...".
Santana sorrise sincera per poi rimettere la sua maschera ed annunciare "Meno chiacchiere e più alcool, prego... Domani ho la giornata libera e non starò certo a perdere tempo questa sera..."
"Senza esagerare possibilmente..." disse Rachel.
"Berry sto fingendo che tu sia una persona quasi simpatica. Non perdere questa occasione e tappati la bocca."
"Perchè quasi e non simpatica?" chiese la brunetta facendo sospirare Kurt e Quinn.
"Tu non sai proprio cosa significa cogliere la palla al balzo, vero?" sorrise Kurt.
"Non ho mai fatto sport, come dovrei saperl-"
"Oh! Qualcuno le ficchi qualcosa in bocca, vi supplico!" esclamò Santana accellerando il passo per allontanarsi dalla brunetta, sfoggiando però sorriso sulle labbra.




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Spero che il capitolo vi sia piaciuto innanzi tutto! xD

Ora credo che in molti cominciate a domandarvi "Oh ma queste due quando si innamorano!?".
Ecco a me piace fare le cose per bene e non vedrete un innamoramento lampo, semplicemente perchè Santana è Santana e Rachel... Beh, è Rachel!
Quindi abbiate ancora un po' di pazienza...
e ricordatevi di lasciarmi un commentino se vi scappa!

Un abbraccio grande e come sempre grazie infinite per continuare a seguire me e le mie storie :D

Northstar

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Capitolo 7
*** An unexpected news ***


boh Un capitolo tuuuuuutto di Rachel e Santana.
E finalmente le cose cominciano a cambiare...

Buona lettura, ci si becca alla fine... :)



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Santana non fece in tempo ad aprire la porta della camera da letto per ritrovarsi subito Rachel di fronte, saltellante e sorridente.
"Non so per quale motivo tu sia così eccitata, e sinceramente non mi interessa, ma vedi di non fartela addosso..." osservò la latina cercando di passare oltre la coinquilina.
"Oggi è una giornata importante, Santana!"
"E' il tuo compleanno? Pensavo fossi nata a giugno e siamo ancora a maggio..." domandò la mora prendendo una barretta ai cereali dalla cucina.
"Ti ricordi il mio compleanno!?" esclamò scioccata la brunetta.
"Puo' darsi." replicò velocemente la mora "Allora? Cos'hai per essere così... scodinzolante?"
"Oggi pomeriggio si terrà la ventesima ed ultima replica dello spettacolo!" sorrise la ragazza.
"Congratulazioni?"
"E ci sarà un talent scout direttamente da Broadway!"
"Oh... Sono felice per te Rachel..."
"Davvero?"
"Perchè ogni volta che cerco di essere gentile devi sempre chiedere conferma!?"
"Perchè... Perchè sei tu..."
"Ugh..."
"Ad ogni modo, verrai? Ti prego! E Quinn ne sarebbe così felice!"
"In effetti ho già un impegno..."
"Un'operazione?"
"No..."
"Santana ne avevamo già parlato! L'andare a sbronzarsi al pub non puo' essere considerato un impegno!"
"Devo andare al pub... Ma non è per una sbronza..." continuò Santana cercando di divincolarsi dall'angolo in cui la coinquilina l'aveva ficcata.
"E allora?"
"Allora cosa?"
"Cosa devi fare!?" chiese ancora Rachel.
"Ho un appuntamento, ok!?" sbottò la mora fuggendo verso la camera da letto.
"Un appuntamen- No! Aspetta!" esclamò Rachel inseguendola.
"Cosa!?"
"E'-"
"E' cosa!?" sbottò Santana "E' strano?! E' assurdo!? Non eri te quella che insisteva nel dover guardare avanti!?"
"Stavo per dire che è una piacevole sorpresa..." sorrise Rachel sedendosi sul letto della latina.
"Allora... Non mi dici niente?"
"Berry, ammetto che il nostro rapporto è migliorato esponenzialmente nell'ultimo paio di mesi ma non ti aspettare pigiama party e confessioni da ragazzine di quindici anni."
"Oh! Avanti ti ho solo chiesto di parlarmi di questa persona!"
"No."
"Sai bene che non ti lascerò in pace fino a quando non ti deciderai a parlare... tanto vale che parli subito, non trovi?"
"Oh mio Dio! Quanto vorrei strangolarti quando fai così! Maledetto giuramento d'Ippocrate!"
"Sto aspettando..." sorrise divertita Rachel sedendosi comodamente sul letto.
"E va bene! E' un'infermiera! Lavora nel mio ospedale e di tanto in tanto mi aiuta in sala operatoria!"
"Come si chiama? Interessi?"
"Ellen. E non so i suoi interessi parliamo solo di bisturi e anestesie e- e devo ancora conoscerla..."
"E fisicamente?"
"E' ok..."
"Ok?" chiese scettica Rachel "Solo ok?"
"Non lo so... Non-" cominciò la latina "Diciamo che potrebbe piacermi."
"Potrebbe piacerti..."
"Non lo so Barbra! Sembra una ragazza a posto ed è carina ma... per ora è solo ok... Non ho motivo di premere l'acceleratore non trovi?"

La verità era un'altra.
Ellen era l'ennesima ragazza che si era praticamente offerta a Santana.
Non era assolutamente nulla di che e non era nemmeno lontanamente la ragazza che poteva interessare alla latina.
Era superficiale e insulsa, e Santana lo sapeva.
Ma da qualche parte doveva pur cominciare.

"Bene. Scoprirai di più... Tra l'altro potresti pensare di portarla allo spettacol-"
"Stai tirando troppo la corda Berry... Non esagerare."
"Hai ragione. Chiedo perdono."
"Perdono concesso. Ora esci dalla mia camera. Devo cercare qualcosa del mio repertorio da appuntamento che non sia troppo fuori moda..."
"Oh... se vuoi poi posso darti un parere..."
"Seriamente? Ti stai offrendo come... consigliera in fatto di moda? Tu? Col tuo stile professoressa triste?"
"Farò finta di non aver sentito metà delle tue parole... Ma solo perchè amo vestire in una certa maniera non significa che non sappia dare giudizi sul tuo modo di vestire..." sorrise Rachel avvicinandosi alla porta, per poi sorridere "Chiamami quando hai deciso cosa potresti mettere..."
"Vattene prima che ti leghi ad una sedia e ti faccia mancare il tuo prezioso spettacolo..." replicò seria Santana mettendo con successo in fuga la coinquilina.


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Per quanto non si fidasse veramente dell'opinione di Rachel, Santana si disse che non aveva altra scelta che farsi aiutare dalla brunetta.
Entrata in cucina trovò Rachel seduta al tavolo con una mela in mano ed una rivista nell'altra.
"Ehm..." provò la latina schiarendosi la voce, cercando di attirare l'attenzione della ragazza che però si limitò a rispondere con un distratto "Mmm..." mordendo la mela.
"Rachel!" esclamò allora Santana imbarazzata facendo sollevare gli occhi alla brunetta "Allora? Cosa ne pensi?"
Rachel spalancò gli occhi sorpresa, per poi spostare velocemente lo sguardo sull'intera figura della latina e prendere un grande respiro.

"Allora?"
La ragazza provò ad aprire la bocca solamente
per cominciare a tossire violentemente.
"Berry?"
"UNGH-" provò la ragazza portandosi le mani alla gola lasciando cadere la mela che aveva fra le mani.
Santana impiegò qualche secondo per realizzare, ma quando vide Rachel praticamente diventare cianotica esclamò "Oh merda!".
Sfilandosi velocemente i tacchi  Santana corse incontro all'amica ordinandole "Girati! Girati!" per poi passarle le braccia intorno alla vita e stringere ritmicamente fino a quando, tossendo, Rachel riuscì a liberarsi dello spicchio di mela che la stava soffocando.
Quando finalmente Rachel riuscì a riprendere fiato, Santana la aiutò a trascinarsi fino al divano.
"Cristo... credevo di non doverti spiegare che la respirazione e la deglutizione sono due cose distinte, Biancaneve..."
"Oh merda..."
"Wow! Una parolaccia! Avevo sentito dire che le esperienze di quasi morte cambiavano la vita... ma non fino a questo punto!" esclamò la latina divertita.
"Stavo per soffocare!"
"Complimenti per la perspicacia!" replicò Santana portando un bicchiere d'acqua alla ragazza.
"Grazie..." rispose Rachel sorseggiando lentamente l'acqua "Quella era la manovra di Heimlich vero!? Ne ho sempre sentito parlare ma non ne avevo mai vista una-"
"Dovresti smettere di parlare e riprendere il tuo normale ritmo respiratorio."
"Giusto." annuì la brunetta cercando di respirare profondamente per poi riprendere dopo solo qualche secondo "Me la sono vista brutta eh?!"
"Per un momento sei stata color puffo."
"Non è vero!"
"Ti giuro, eri cianotica."
"Wow!"
"Non proprio wow..." commentò Santana per poi rialzarsi e chiedere "Comunque prima che decidessi di tentare il suicidio ti avevo chiesto che ne pensavi..."
"Oh... giusto..." sospirò Rachel guardando la mora di fronte a se.
"No- Un momento. Mancano i tacchi..." riprese velocemente la latina andandosi a rificcare le scarpe "Allora? Rachel?"
Rachel scosse velocemente la testa concentrandosi per poi rispondere semplicemente "Sei davvero da togliere il fiato..."
"Uhm... Ok?" rispose la latina confusa "Un "stai benissimo" sarebbe bastato... non dovevi esagerare..."
"Oh non- Sai che sono sempre sincera nei miei giudizi e- Santana, sei incredibilmente..."
"Sexy?"
"Bella. Anche più bella del solito, se possibile. Si, è possibile perchè lo sei davvero. Mentre io sto parlando anche più del solito e dovrei farla finita." rispose velocemente la brunetta.
"Grazie?"
"Di niente." rispose velocemente Rachel alzando lo sguardo per poi mormorare un "Santo Dio!"
e portarsi velocemente mano sul viso per stropicciarsi gli occhi.
"Sei... sei per caso... arrossita?"
"No uhm è che-" provò Rachel indicando Santana "La scollatura... è uscita dai suoi confini..."
"Oh... Non ti facevo così... pudica..." sorrise Santana alla reazione della brunetta.
"No è che..."
"Cosa?"
"Non ha importanza..." disse la brunetta alzando la testa senza però ancora aprire gli occhi "Quello che volevo dire è un'altra cosa..."
"Puoi guardare ora... e sentiamo."
"Ti ringrazio. Uhm." riprese Rachel "Non so in che altro modo formulare la domanda quindì la farò e basta: hai intenzione di portartela a letto?"
"Uh... no... perchè?"
"Perchè quello è uno di quei vestiti che mi direbbe "fatti portare a letto" o "portala a letto"."
"Umpf! Senza offesa Barbra, ma credo che tu abbia la stessa esperienza sessuale di un tredicenne timido... di conseguenza davvero non riesco a dar peso a queste tue opinioni..."
"Mi spiace contraddirti Santana, ma rimarresti sorpresa dalla mia vita sessuale... o perlomeno dalla mia trascorsa vita sessuale..."
"Ah si?"
"Diciamo solo che al college ho decisamente avuto molto con cui divertirmi."
"Davvero?"
"Beh, non nel senso che sono andata in giro a fare la-"
"Troietta?"
"Ecco, precisamente, non a quei livelli. Assolutamente no. Ma si, ho avuto modo di... sperimentare."
"Definisci sperimentare..." indagò curiosa Santana.
"Se quello che ti stai chiedendo è se abbia provato entrambe le metà della mela, mettiamola così, la risposta è: si l'ho fatto."
"Woah, Berry!" sbottò divertita la latina "Tralasciando il fatto che non avrei usato la parola mela in quella metafora, non dopo quello che è successo almeno... mi stai forse dicendo che devo avere paura di trovarti nel mio letto una di queste notti?"
"Santana! Io- Non-"
"Non soffocare di nuovo, Rachel... Stavo scherzando..."
"Ovviamente..."
"Allora è troppo seducente?"
"Decisamente." annuì la ragazza abbassando lo sguardo.
"Capito... vado a cambiarmi..."

Dopo un altro paio di vestiti provocanti (stavolta appositamente scelti dalla latina) ed altrettante battute sconce, Santana si presentò finalmente con un completo tanto semplice quanto piacevole che fece tirare un sospiro di sollievo a Rachel.
"Aggiudicato?"
"Io indosserei quello."
"Non lo potresti mai indossare perchè ti manca la materia prima, Berry..." sorrise Santana indicandosi il seno.
"So compensare con altro io," cominciò Rachel per poi anticipare Santana e continuare "e non è il naso..."
"Maledizione, cominci a fregarmi..." replicò delusa la mora.
"Beh, devo andare a teatro. E' stato un piacere aiutarti Santana." disse Rachel alzandosi dal divano.
"Lo credo bene!" sorrise divertita Santana.
"Non in quel senso!" rispose Rachel per poi sospirare "Non me ne lascerai passare nemmeno una dopo questa scoperta, vero?"
"Assolutamente no..."
"Ci vediamo stasera... Buon appuntamento..."
"E buona fortuna per lo spettacolo..."

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"Allora, Ellen... cos'è che ti piace oltre all'alta moda?" chiese Santana dopo qualche imbarazzante secondo di silenzio.
"Beh, ho una passione per gli animali!"
"La mia coinquilina è fissata con gli animali. Addirittura è vegana. All'inizio pensavo fosse fuori di testa, ma poi ho visto che la cosa le interessa davvero e l'ho rivalutata. Va anche a tutti questi incontri di animalisti e cose varie, sai, tipo per la PETA?"
"Mmmh?"
"La PETA...  People for the Ethical Treatment of Animals? Sai contro lo sfruttamento degli animali, tutto quel discorso delle pellicce..."
"Oh! Io adoro le pellicce!"
"Bene!" sorrise confusa la latina sperando in qualche avvenimento catastrofico pur di riuscire ad allontanarsi dalla ragazza.
"Posso chiederti perchè hai voluto fare il medico, Santana?"
"Certo." replicò la mora vedendo uno spiraglio di luce "Inizialmente l'ho fatto per far contento mio padre... Sai, i medici sperano sempre che i loro figli continuino per la loro strada... Poi in realtà la cosa mi è piaciuta da subito. Non solo l'adrenalina dell'aver a che fare con brandelli di carne o gente sanguinante... Ma il poter davvero cambiare la vita delle persone... quello mi è piaciuto..."
"Aaw!"
"E tu? Come mai hai scelto di fare l'infermiera?"
"Oh, in realtà non ho scelto io. Ha scelto mio padre."
"Capisco..." annuì Santana con un sorriso simpatetico.
"A me nemmeno piace in tutta sincerità... Tutti quegli anziani, e quei malati e- Insomma lo ha voluto mio padre così da potermi ficcare in qualche studio privato e possibilmente trovare un buon partito..."
"Ah si?"
"Già..."
"Posso chiederti per pura curiosità, quanto si guadagna da specializzandi?"
"Ehm-" cominciò Santana per essere interrotta dal suono di un sms in arrivo "Perdonami Ellen."
"Wooo! Grande successo! E grandi novità! Ti dico tutto più tardi! -Rach" lesse la latina, per poi farsi balenare un'idea in testa ed assumere l'espressione più preoccupata che riuscisse a pensare.
"C'è qualcosa che non va?"
"Mi dispiace tanto Ellen." cominciò la latina alzandosi e prendendo la borsa "Devo scappare. Un'intervento d'urgenza. Un incidente terribile."
"Oh..."
"E' stato un piacere conoscerti meglio."
"Ma-"
"Ci vediamo in ospedale. Alla prossima." riprese Santana praticamente fuggendo dal locale per rifugiarsi nel primo angolo di strada e fermarsi, riflettendo sul da farsi.

Non aveva niente da fare.
Lo spettacolo era già finito.
Ma in compenso aveva una serata da non sprecare.

Stranamente Santana si ritrovò a pensare proprio alla sua rumorosa e logorroica coinquilina.
Così alzando le spalle si decise a prendere il telefono e comporre il suo numero.

"Santana?"
"No, la regina Maria Antonietta di Francia..." sorrise Santana.
"Pensavo fossi all'appuntamento..."
"No, l'appuntamento è terminato."
"Terminato? Cosa significa term-"
"Ascolta Berry, ho una prenotazione in un locale a Manhattan fra mezzora e non ho alcuna intenzione di sprecarla. Ci vediamo là?"
"O-ok... Dove devo andare?"
"Ti mando un sms con l'indirizzo. A più tardi." rispose Santana attaccando per poi chiamare un taxi.


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"Ce l'hai fatta, Berry... Stavo per invitare a cena il barbone dell'angolo..." sbuffò Santana poggiata al muro fuori la porta del locale.
"Perdonami, ma non potevo venire a cena con un paio di vecchi jeans!"
"Come ti pare... Andiamo dentro che sto morendo di fame..."
"Allora questo appuntamento?"
"Prima mangiamo, poi ti racconto tutto..."

Più tardi...

"Una totale disdetta, insomma..."
"Più una disgrazia!" sbottò la latina "Avanti Rachel, prima si è detta amante degli animali, poi ha ammesso di non conoscere la PETA, e poi ha detto che adora le pellicce!"
"Oh buon Dio..."
"Appunto." sospirò Santana "Ok, ammetto che sapevo dall'inizio che non sarebbe stata niente di chè ma non a questi livelli!"
"Allora perchè sei voluta uscire con lei?"
"Per... riprendere la mano... credo..."
"Cosa vuol dire riprendere la mano!?"
"Significa che erano tanti anni che non avevo un appuntamento con nessuna..."
"E quella tipa che hai trascinato ubriaca a casa a novembre?!"
"L'avevo conosciuta quella sera al bar... credevo lo avessi capito!"
"Ugh! No!"
"Oh, beh, l'avevo conosciuta quella sera al bar..." ripetè Santana tanto per chiarire.
"Quindi sono... "anni" che vai avanti di storie da una notte e via?"
"Non proprio..."
"Due notti? Tre? E poi finisce?"
"No..."
"No cosa? Devi articolare!"
"Non c'è ma stata nessuna notte e via..." rispose velocemente Santana giocherellando col dessert.
"Cos-"
"Non ne ho portata a letto nemmeno una!" spiegò annoiata la mora alzando lo sguardo.
"Oh..." sospiro Rachel per poi essere colta dalla realtà dei fatti "OH!"
"Shh!"
"Vuol dire che-"
"No, Rachel. Da sei anni."
"Ho bisogno di un bicchiere d'acqua." sospirò la brunetta scolandosi il contenuto del suo bicchiere.
"Quello era vino..." osservò Santana.
"Ancora meglio..."
"Sei così scioccata... ?" chiese quasi timidamente la latina.
"Sono esterrefatta!"
"Per il..." cominciò Santana abbassando la voce "non-sesso?"
"No, il sesso è importante..." cominciò Rachel "Il sesso è importantissimo in effetti..."
"Grazie, Berry..."
"No, quello che volevo dire è che- Dio, è una marea di tempo senza... intimità... E non intendo l'intimità fisica, ma la semplice vicinanza con... qualcuno che sia più di un amico... capisci?"
"Già..." annuì Santana "E' che... Ci ho provato, sai? Ci ho provato davvero a guardarmi intorno e... cercare qualcuna anche solo lontanamente bella e spontanea e... pura come- insomma..." spiegò Santana "Ma ogni volta è una delusione e ogni volta mi trovo a pensare sempre di più a Lei..."
"Mi dispiace, Santana..."
"E la cosa peggiore è che come trovarsi in un labirinto che diventa più complesso di volta in volta..."
Rachel si limitò ad annuire, non sapendo davvero come consolare la ragazza.
"Vuoi ancora sapere perchè continuo a tenere i suoi vestiti nell'armadio?"
"Assolutamente." rispose la brunetta.
"Perchè tutto ancora profuma di Lei." sorrise sincera Santana "Non del suo profumo, ma del suo odore... E' come se una parte di Lei fosse ancora lì ed ironicamente è davvero l'unica parte che mi rimane di Lei. E ogni qual volta ho bisogno di un po' di... leggerezza, io apro l'armadio e respiro quel profumo a pieni polmoni. E' come respirare i nostri ricordi felici. Ed è tutto quello che mi basta per riavere un po' di fiducia nella vita. Nonostante tutto."
"Oh..." sospirò Rachel prendendo un respiro.
"Ti prego dimmi che non stai piangendo..."
"No è che devo avere qualcosa nell'occhio..."
"E tu vorresti lavorare a Broadway?" sorrise Santana allungandole un fazzoletto "Devi lavorare sulla recitazione, Berry..."
"Devo farlo davvero... a partire dal  prossimo mese..." sorrise la ragazza tamponandosi delicatamente le palpebre per non rovinarsi il trucco.
"Cosa?"
"Ho conosciuto il talent scout di Broadway, Santana! O meglio, il talent scout di Broadway ha voluto conoscere me... il signor Jesse St. James, ha voluto conoscere me!"
"E?"
"E mi ha proposto un accordo fantastico, Santana! Grazie al mio diploma della Tisch school of the arts, dovrò solamente riprendere un po' le lezioni di canto e recitazione e poi potrò cominciare a lavorare nei piccoli ruoli del grande teatro!"
"Sicura che non sia uno scherzo?"
"Si, Santana!"
"E' che non pensavo sarebbe stato così facile..."
"E lui-" ricominiò la brunetta praticamente ignorandola "Lui è stato fantastico! Un vero signore! Mi ha persino portato dei fiori! Ha detto che ho un talento fuori dal comune!"
"Tieni gli occhi aperti Berry... La cosa non mi convince..."
"E poi lui è così
... così... Aaaw..."
"Aaaw non è un aggettivo...
E mi stai ascoltando almeno?" domandò Santana infastidita.
"Santana, non capisci... 
non è un successo solo per il mio avvicinarmi Broadway..."
"Di cosa stai parlando?"
"Venerdì mi ha invitata a cena... Venerdì avrò un vero appuntamento con Jesse St. James!"


Santana non capiva per quale motivo, ma improvvisamente si sentiva quasi preoccupata.
Se non gelosa.


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Eh sisi, le cose cominciano a movimentarsi!
Qualche nuova notizia e qualche nuova consapevolezza!
Dal prossimo ne vedrete delle belle...

Al solito vi prego di farmi sapere cosa ne pensate perchè è veramente importante sentire che ci siete e che apprezzate...
E niente, spero di tornare presto...
Come al solito grazie!

Northstar

ps: credo che per Silence avrete ancora un po' da pazientare, mentre per Music for the heart dovreste avere un nuovo capitolo prestino (? diciamo xD) e conto di rispondere anche alle recensioni per chiarire un po' di cosette.
pps: per quanto riguarda il tratto dell'armadio di Santana e del profumo di Brittany... quello che ho scritto è esattamente quello che provo quando apro l'armadio di mia madre, quindi vorrei dedicarle quel pezzettino... non so perchè, ma volevo scriverlo :)

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Capitolo 8
*** An unexpected epiphany ***


boh Ricordate quando al primo capitolo tutti dicevate "Oh finalmente una ff allegra! Dopo Swib ci voleva proprio!".

Ok.


Non uccidetemi, c'è ancora un pezzettino un po' strappalacrimucce... Ma è ino, ino!

E... e poi vi consolerete! Perché, finalmente, le cose cominciano a smuoversi!

Buona lettura!


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"Santana! Devo dirti una cosa!" esclamò Rachel spalancando la porta della camera di Santana.
"Non ti sembra di dimenticare qualcosa?" rispose la mora portandosi gli occhiali da vista sulla fronte.
"Cosa?"
"Da quando in quà sei autorizzata a piombarmi in camera senza nemmeno bussare?"
"Oh... Hai ragione, mi dispiace Rantana..." riprese la brunetta "Ad ogni modo stavo dicend-"
"Bla bla bla... Non ti sto ascoltando."
"Cos-"
"C'è una sola cosa da fare..." spiegò la latina indicando la porta.
"Seriamente?"
"Serissimamente." rispose Santana fingendo di studiare.
"Sei veramente ostinata!" protestò Rachel per dirigersi fuori dalla camera e richiudere la porta alle sue spalle.
Toc toc toc.
....
"Santana?"
Toc toc toc-toc.
"Avanti..." rispose Santana divertita.
"Santana, devo dirti una cosa!" ripetè Rachel fingendo lo stesso entusiasmo della prima volta.
"Sentiamo."
"Ti ricordi quando sono venuta a vivere qui e mi hai elencato le regole?"
"Si che lo ricordo, sono passati nove mesi.... non ho mica l'Alzheimer..."
"Ad ogni modo, ricordi la regola sull'importanza del silenzio durante la notte?"
"Si che la ricord- Oh! Oh no..." sospirò Santana portandosi una mano sulla fronte.
"Oh si, invece!"
"Davvero?!" replicò incredula la mora.
"Cosa?"
"Vuoi concludere col tipo?"
"Jesse. Il tipo si chiama Jesse."
"Non ha importanza come si chiama il tipo... rimane un tipo!"
"Non capisco..."
"Da quanto tempo frequenti il tipo?"
"Tre settimane e tre giorni."
"Stai contando!?"
"Si, perchè?"
"Lasciamo stare... Vuoi davvero farti portare a letto? Di già?"
"Non che sia affare tuo, ma sono stata a letto con ragazzi che frequentavo da molto meno tempo..."
"Quindi... Vuoi che sia un tipo qualunque!?" chiese alterata la mora lasciando Rachel confusa.
"N-no... Mi piace Jesse... mi piace, davvero..."
"Allora penso che dovresti aspettare."
"E' troppo tardi."
spiegò la brunetta abbassando lo sguardo "Stasera siamo a... ehm... cena qui..." .
"Grazie per avermelo detto con largo anticipo... E per la cronaca, vedi di limitarti a copulare nella tua camera..." replicò Santana alzandosi stizzita, per poi virare verso la cucina.
Rachel seguì velocemente la mora.
"Perchè mi stai dicendo queste cose?!"
"Quali cose?"
"Perchè sei così... cattiva..."
"Cattiva? Volevo darti un consiglio per una volta. Fine della storia."
"Non volevi darmi un consiglio visto che te la sei presa..."
"Credimi, Barbra, te ne accorgeresti se me la fossi presa..." rispose Santana aprendo una lattina di birra.
"Ecco, ci risiamo."
"Ci risiamo?" domandò la mora.
"Quando ti innervosisci riprendi con i nomignoli."
"Perchè ho mai smesso Hobbit?"
"Qual è il tuo problema, Santana!? Hai intenzione di dirmelo o continuerai con la tecnica passiva-aggressiva?"
"Non ti interessa nemmeno quello che penso, perchè dovrei dirtelo?"
"Mi interessa quello che pensi, mi interessa davvero, ma vorrei capire perchè ti stai... irritando in questo modo..."
"Non mi piace il tipo. E' tutto."
"Si chiama Jess-"
"Che importa?! Non mi piace e basta!"
"Perchè?"
"Perchè li conosco quelli come lui, Rachel! E dovresti conoscerli anche tu, non sei una ragazzina..."
"Non capisco cosa vuoi dire..."
"
Avanti Rachel! Ricco, affascinante, di discreto successo che abborda una ragazza affamata di sogni e le promette il mondo! Sei come un... sei come una bicicletta senza catena!"
"Stai dicendo che lo fa solo perchè sono una preda facile?"
"Si!"
"Perchè altrimenti non io avrei mai attirato un uomo come Jesse, non è vero?" replicò la brunetta abbassando lo sguardo.
"No, non intendevo questo Rachel. Non ho detto questo e lo sa-"
"Sai cosa penso? Penso che tu sia invidiosa, Santana."
"Invidiosa?!" esclamò la latina sollevando sorpresa le sopracciglia. 
"Si, Santana, credo che- credo che non riesca a credere che stia con un uomo come Jesse e-"
"Sai cosa? Puoi tornare a tapparti la bocca. Ho sentito abbastanza." rispose la mora afferrando lo zaino che usava per andare a lavoro.
"Cos- Dove stai andando?" cheise Rachel preoccupata.
"Non sono affari tuoi. Divertiti, Berry." replicò Santana sbattendo la porta.

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Din don.

"Santana? Cosa ci fai qui?"
"Fammi entrare, Fabray." replicò Santana praticamente facendo irruzione nella casa.
"Oh, ma prego..." rispose ironica Quinn.
"Ho fame. Ti prego, ti prego, dimmi che hai del bacon perchè l'ebrea-vegana lo ha bandito da casa mia."
"Stai scherzando Santana?" sorrise la bionda indicando il frigo "Serviti pure..."
La latina non se lo fece ripetere due volte.

"Allora... cosa è successo per farti fuggire di casa? Credevo che fossi tu a portare i pantaloni..."
"Non quando Berry vuole portarsi a letto Mr. Manager di Broadway..."
"Oh..."
"Già..."
"Beh, è stato gentile da parte tua lasciarle casa vuota..."
"Non è stata esattamente una mia scelta..."
"Ah no?"

Din don.

"Aspetti qualcuno?" chiese Santana curiosa.
Quinn alzò le spalle confusa andando ad aprire la porta.
"Ciao." sorrise Sam sorridendo alla bionda.
"Trouty?" rispose Santana dal salone.
"Cosa ci fa Lei qui?" domandò il ragazzo confuso.
"Cosa ci fai tu, qui..." replicò Santana per poi esclamare "Non ditemi che siete di nuovo impicciati perchè non ho intenzione di andare a chiedere ospitalità a Kurt..."
"Cos-" provò Sam.
"Come ti vengono in mente certe cose?" insistette Quinn arrossendo.
"Chissenefrega. Io non me ne vado di qui, stasera." replicò la latina.
"Beh... posso entrare?" provò il ragazzo.
"Entra, avanti."
"Allora, cosa ci fai qui? Credevo non lasciassi mai la tana..."
"Beh, la tana è occupata..."
"Hai una festa in casa?"
"Peggio..." replicò la mora tornando ad occuparsi del bacon sul fuoco.
"Cosa succede?" chiese Sam confuso.
"Rachel ha un appuntamento focoso... Sai quanto sono vicine le camere... così è fuggita qui..." spiegò Quinn.
"Non è così facile..." disse Santana.
"Ah no?"
"No. Io e l'Hobbit abbiamo litigato."
"L'Hobbit?" domandò il ragazzo guardando Quinn "Mi avevi detto che aveva passato la fase due..."
"La fase due?"
"Si, abbiamo raccolto il tuo comportamento con le nuove persone in fasi..." spiegò Sam divertito.
"Ah si? E sarebbe?"
"Beh, la prima fase è di pura sopravvivenza. Se la persona in questione sopravvive si passa alla fase due: acclimatamento. E' la fase in cui ti abitui ad avere attorno quella persona ma continui a trattarla con distacco e perfidia."
"Perfidia addirittura?" commentò la latina "E la fase tre?"
"La terza fase è l'accettazione. Accetti la persona in tutto, o quasi, e smetti di riempirla di nomignoli."
"Allora io e te dobbiamo ancora superare la seconda fase, Trouty?"
"Io sono l'eccezione che conferma la regola, San..." sorrise Sam.
"Da quanto mi avete preso per un soggetto di studio?"
"Da una vita?" provò Sam.
"Allora vuoi dirci cosa è successo?" chiese Quinn curiosa.
"Le ho solo detto che non mi piace il tipo e che al suo posto avrei aspettato ancora..."
"Mmpfff! Tu le hai detto questo?" esplose Sam per poi ricomporsi ricevendo un'occhiata mortale dalla latina.
"E?" insistette Quinn.
"E non mi ha dato ascolto e ha finito per dirmi che sono invidiosa! Invidiosa, io!?"
"Ouch..." commentò la bionda.
"Cosa?"
"Rachel Barbra Berry ti ha ferito!" commentò Quinn.
"Le piacerebbe..." replicò la mora sedendosi a tavola con una fetta di bacon già in bocca "E' incredibile! Per una volta che le stavo dando un consiglio! E un consiglio sincero!"
"Cos'ha il tipo che non ti piace?" domandò Sam.
"Avanti Quinn, cosa sai di Jesse St. James?"
"Non molto a dir la verità. Ha avuto a che fare per anni col concorso nazionale di competizione corale... sai, i glee club..."
"E poi? Broadway? Cos'altro?"
"A dir la verità la sua carriera di cantante, escludendo quella da liceale, è stata brevissima. Un paio di ruoli terziari a Broadway e poi si è buttato sulla via manageriale..."
"Ad ogni modo, come ho già detto a Rachel, un tipo come quello non vede l'ora di trovarsi di fronte la sognatrice per offrirle l'illusione del successo!"
"Allora? Non capisco perchè ti stai scaldando tanto..." osservò Sam.
"Sei stupido o cosa?" domandò retoricamente la latina.
"Quello che Sam intende, credo, è che è una cosa che succede ogni giorno e sarà una lezione anche per Rachel..."
"Ma-" cominciò la latina per poi fermarsi.
"Ma cosa?" chiese Quinn.
"E' così ingenua!" protestò Santana "Vive in un mondo fatto di sipari e scenografie e pubblici estasiati!"
"Oh..." sospirò Sam.
"Cosa?"
"Non è che..." cominciò il ragazzo divertito "Non è che per caso, "l'Hobbit"... comincia a piaciucchiarti?"
"Umpf! Sei pazzo?"
"Perchè? E' una bellissima ragazza! Ha delle gambe fantastiche, uno sguardo penetrante ed un sorriso adorabile!"
"Non è questo il discorso..."
"Oh... avanti... dì la verità, Santana!"
"Sta zitto!" sbottò la latina con più enfasi di quel che pensava lasciando Sam basito "E' che non riesco a pensare che- che possa essere così- così stupida!"
"Non hai pensato che forse è solamente... sola?" chiese Quinn.
"Ha noi!" rispose Santana.
"Appunto! Ha noi, e nessun altro! Senza contare che odia il suo lavoro e New York non le ha certo portato quello che voleva!" spiegò la bionda "Magari è una specie di... consolazione..."
"Io non- E' comunque un errore..."
"Non puoi saperlo..." commentò Sam "Magari fra un anno lei e il tizio saranno sposati..."
"Ma per favore..."
"Beh, non c'è nulla che puoi fare ora..."
"Infatti voglio distrarmi. Voglio passare le prossime due ore non pensando a quello che dovrà sopportare il mio appartamento, per poi andare a letto, risvegliarmi e dedicarmi interamente all'ospedale."
"Mmm... Risiko?" propose Sam.
"Ok..." annuì Quinn.
"Preparatevi a sottomettervi alla nuova potenza mondiale..." sorrise Santana alzandosi a prendere la scatola del gioco.

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Santana si era risvegliata come nuova. O quasi.
Ma il solo esser riuscita a tenere Rachel fuori dai suoi pensieri, suonava come una vittoria.
Almeno fino a che la brunetta non aveva cominciato a tempestarla di messaggi e chiamate.
Per un intero pomeriggio la latina aveva ricevuto puntualmente due chiamate e due messaggi all'ora.

"Santana va tutto bene? Dove hai dormito?"
"Sei in ospedale?"
"Non volevo risponderti male ieri sera, ho esagerato..."
"Santana mi sta bene che non tu voglia rispondere alle mie telefonate, ma hai intenzione di rispondere ad almeno un messaggio?"
"Ci vediamo stasera a cena?"
"Se torni per cena, per farmi perdonare, ti lascerò cucinare qualunque cosa vorrai."
"Ok, Santana. Alzo la posta. Sono disposta a comprarti del bacon."
"Se rispondi te lo cucino, Santana!"
"Santana? Per favore, fammi sapere se almeno sei viva."
"Santana?"

Per pura disperazione la latina aveva risposto velocemente che sarebbe tornata a casa per la cena, ma che non voleva nulla da lei.
E come la mora aveva immaginato, una volta aperta la porta dell'appartamento, Rachel era seduta sul divano ad aspettarla.
"Berry..." salutò la latina senza alzare lo sguardo per poi muoversi diretta verso camera.
"Santana, avanti, non fare così- non- non ricominciamo da capo, ti prego..." supplicò la brunetta alzandosi per seguire Santana.
"Devi dirmi qualcosa Berry?"
"Mi dispiace per ieri sera."
"Finito?"
"No. Non- Mi dispiace, ma quando mi hai messa all'angolo non ho saputo fare nient'altro che-" balbettò Rachel "
Quello che voglio dire è che sono davvero dispiaciuta per come ti ho trattato... Sopra ogni cosa non volevo darti dell'invidiosa..."
Santana prese un respiro per poi alzare lo sguardo da terra e chiedere disinteressata "Come è andata la serata?"
"Bene... E' andata bene..." sospirò la brunetta accennando a un sorriso.
"Perfetto..."
"Domani pomeriggio c'è la mia audizione a Broadway..." cominciò la ragazza cercando di fare conversazione.
"Si, lo ricordavo."
"Non sono andata a letto con lui per ottenere la parte, lo sai vero?"
"Non l'ho mai dubitato, questo..." rispose sinceramente la mora.
"Ma mentirei se dicessi che non spero che mi dia una mano... Come mi ha promesso tra l'altro..."
"Non pensarci e cerca di fare il tuo meglio."
"Ok..."
"Ok..."
ripetè Santana poggiata alla cornice della porta "Ora siamo a posto?" 
"S-si." annuì Rachel quasi soddisfatta.
"Buonanotte, allora." rispose la latina rifugiandosi in camera sua.
"Buonanotte..."

Dopo qualche secondo Santana sentì la voce di Rachel attraverso la porta.
"Non mi ha ancora chiamato... Ha detto che lo avrebbe fatto..."

Forse per la prima volta nella sua vita Santana non fu felice di poter dire "Te l'avevo detto".

Preso un respiro Santana si sforzò di dire "Chiamerà domani, Rachel. Ora va a dormire."
"Santana?"
"Cosa c'è?"
"Non mi hai fatto gli auguri..."
"Buona fortuna" cominciò la mora, per poi decidersi ad aggiungere "Rachel..."
"Grazie, Santana. Buona notte."

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Non le piaceva lavorare al pronto soccorso nemmeno se per una volta era la responsabile assoluta del posto.
Un quasi-chirurgo plastico non deve lavorare in pronto soccorso.
Perlomeno la fortuna era stata dalla sua parte per tutta la mattinata: aveva ottenuto tre fratture scomposte niente male, una ferita da taglio e le avevano appena annunciato l'arrivo di un ferito niente male che le avrebbe risollevato la giornata.

Non poteva sbagliare di più.

"Cosa abbiamo?" domandò Santana avvicinandosi alla barella che i paramedici stavano spostando dall'ambulanza.
"Donna, 22 anni, investita da una macchina. Incosciente. Fratture multiple, trauma cranico, emorragie interne."
"Cristo, era un carro armato non una macchina..." sospirò la latina dando una prima occhiata alla ragazza.
Bionda.
Altezza sopra la media.
Slanciata.
"La macchina era di molto sopra i limiti di velocità." spiegò l'uomo passando la cartella clinica a Santana che però era troppo presa dalla ragazza.
"Lopez? La cartella clinica..." ripetè l'uomo praticamente sbattendo la cartella nelle mani della latina.
"Si, si... Avanti! Portiamola dentro! Muoversi! Muoversi!" ordinò la latina.

In un batter d'occhio Santana aveva contattato tutti i migliori medici dell'ospedale per far dare loro un'occhiata alla ragazza.
"Dobbiamo fermare l'emorragia interna..." provò una dottoressa.
"Io devo lavorare su quella gamba se volete che torni a camminare..." replicò un altro.
"Beh, se volete che si risvegli io devo lavorare sul trauma cranico e le sue possibili conseguenze..." si intromise l'ennesimo medico.
"Lopez, sei tu in carica... cosa facciamo?"
"Io non- non lo so...  non-"
Non ne aveva idea.
Per la prima volta nella sua carriera di medico Santana Lopez non aveva idea del da farsi.
"Lopez devi decidere e devi farlo in fretta..." insistette uno dei medici.
Dopo aver guardato per qualche istante la ragazza, Santana decise.
"La prima cosa è provare a salvarle la vita. Poi penseremo alla gamba o ai danni strettamente legati al cervello. E' tua Philips, ma voglio gli altri in sala operatoria per qualunque emergenza."
"Perfetto." annuì l'uomo dando indicazioni alle infermiere e agli altri chirurghi.

"Chi è in carica qui?" chiese un poliziotto affacciandosi alla sala trauma del pronto soccorso.
"Sono io..." rispose Santana sfilandosi i guanti insanguinati "Cosa succede?"
"Abbiamo un problema di quà." spiegò l'uomo facendole cenno di seguirlo.
Santana sbuffando seguì l'uomo fin nella sala d'attesa dove un ragazzo era trattenuto a stento da altre due guardie dell'ospedale.
"Cosa sta succedendo?" chiese la latina guardando le guardie.
"Dov'è lei!? Dove l'avete portata?!" esclamò il ragazzo cercando di divincolarsi dalla presa di due uomini.
"Lei- vuoi dire-"
Non aveva nemmeno letto il suo nome.
"Emma! Dov'è!?" gridò ancora il ragazzo.
"E'-"
"Sta bene?! Ti prego, ti prego dimmi che sta bene..."
"Come ti chiami?" cominciò Santana.
"Holden."
"Ok, Holden, ho bisogno che tu la smetta di dimenarti e comportarti come un pazzo. Credi di poterlo fare?"
"Si- Io- Qualunque cosa, ma ho bisogno di sapere come sta e-"
"Ok. Con calma." ripetè Santana facendo cenno ai due uomini di lasciarlo andare "Vieni con me Holden, sediamoci."
"Non è morta, vero!? Non-" chiese il ragazzo sedendosi.
"No. No. Non è morta." lo rassicurò l'ispanica "Ma al momento è in sala operatoria...".
"Cosa le stanno facendo? Cos-"
"I medici al momento stanno fermando un'emorragia interna."
"Quando potrò vederla?"
"Non posso dirtelo con precisione, mi spiace. Devo chiederti se hai chiamato i suoi genitori Holden..."
"Si- stanno arrivando, lei- la sua famiglia è del Kentucky- stanno andando in aeroporto per prendere l'aereo-"
"Ok. Bene." annuì Santana "Vieni con me, raggiungiamo il piano di chirurgia toracica ok?"
"Ok..." rispose tremante il ragazzo.

La latina inviò subito un sms spiegando a Rachel che sicuramente non sarebbe tornata a casa per cena.
O per colazione.
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Santana aveva atteso con il ragazzo la fine dell'operazione per diverse ore.
Odiava quando non c'era spazio per lei in sala operatoria.
In qualche modo essere a contatto col paziente, e con il suo corpo dilaniato, la faceva sentire mille volte più tranquilla.
Senza contare che si sentiva assolutamente inutile.

Quando aveva visto uscire Philips dalla sala operatoria aveva fatto cenno al ragazzo di aspettare, mentre lei era andata diretta a parlare col collega.
"Allora? Qual è la situazione?"
"Ha perso davvero troppo sangue. Ci abbiamo impiegato troppo per trovare la fonte dell'emorragia..." spiegò l'uomo per poi continuare "La gamba è salva, ma non sappiamo esattamente quanto sia danneggiato il cervello..."
"Quindi?"
"Quindi siamo nelle mani del destino... Abbiamo fatto il possibile. Ora sta a lei combattere o fuggire."

Se non fosse stato un suo collega stimato, Santana lo avrebbe preso a pugni.
Combattere o fuggire, come se spettasse a lei la decisione.
Perchè mai una ragazza di ventidue anni dovrebbe scegliere di fuggire con tutta la vita davanti e con un ragazzo così innamorato di lei?

"Ci pensi te a riferire il tutto al ragazzo?"
"Si." rispose Santana non sapendo esattamente come, però.
"Allora?" chiese il ragazzo saltando in piedi.
"L'operazione è andata bene." cominciò Santana per poi abbassare lo sguardo.
"Ma?"
"Ma ha perso molto sangue e non sappiamo i danni che possa aver subito il cervello... Quindi... bisogna solo aspettare...""
"Aspettare cosa?"
"Aspettare di vedere come il suo corpo reagirà..."
"Vuol dire che- vuol dire che potrebbe non-"
"Mi dispiace, ma è una possibilità e- mi piacerebbe poterti mentire, ma non lo farò."
Holden sembrò essere sul punto di scoppiare in lacrime per qualche istante, per poi sollevare lo sguardo e domandare "Posso vederla?".

Holden aveva passato tutta la notte nella camera della ragazza, con la mano stretta nella sua.
E con lui Santana, che aveva pensato a portargli qualcosa da mangiare e qualcosa con cui coprirsi per la notte.
La mattina dopo il ragazzo le aveva chiesto se era possibile ricucire le ferite che la ragazza aveva sul volto.
Santana aveva risposto di si e si era immediatamente procurata l'occorrente per poterci pensare lei stessa, e per fare del suo meglio.
"Quando sapremo se-"
"Non ne ho idea Holden, mi dispiace..."
"Non so nemmeno come ti chiami..."
"Santana Lopez." sorrise la latina alzando lo sguardo per un istante.
"Grazie Santana Lopez."
"E' il mio lavoro..." sorrise ancora Santana.

Non era il suo lavoro rimanere in ospedale per trentadue ore filate a prendersi cura di una ragazza e del suo fidanzato, ma non lo avrebbe mai ammesso.

Santana aveva smesso di ricucire il volto della ragazza all'arrivo dei genitori.
Per una questione di rispetto aveva preferito lasciare loro la stanza, e vegliare attentamente da fuori.
Per qualche ora le cose erano rimaste immutate.
Poi Santana aveva cominciato a notare un lento peggioramento dei parametri vitali della ragazza.
Sapeva già come sarebbe finita e la cosa la consumava dentro.

Qualche ora più tardi, la ragazza si era spenta sotto le espressioni distrutte dei genitori, con la mano ancora stretta in quella del fidanzato.
E Santana non ce l'aveva fatta.
Era scomparsa a nascondersi nell'obitorio, in attesa di poter finire il lavoro che aveva cominciato qualche ora prima.
Non credeva nella vita dopo la morte, ma sicuramente non avrebbe lasciato la ragazza sfigurata.
Una volta finito il lavoro, la latina si decise a tornare a casa cercando in tutti i modi di evitare i familiari della ragazza. Aveva visto quelle scene mille volte.
Ma stavolta, in qualche modo, le sembrava più di rivivere una particolare scena.

Arrivata all'uscita degli spogliatoi Santana per poco non ebbe un infarto sentendo alle sue spalle una voce.
"Mi avevano detto saresti uscita da qui.".
"Mi dispiace tantissimo, Holden." sussurrò Santana senza voltarsi.
Il ragazzo non rispose nulla per poi lasciar passare qualche secondo e riprendere "Eri con lei non è vero?".
"Ero con lei. Si."
"Hai finito di ricucirla?"
"Si." rispose Santana sedendosi sulla panchina di fianco al ragazzo.
"Hai visto quanto era bella?" sorrise il ragazzo, fiero.
"Era bellissima." annuì Santana.
Era vero. Pur coperta di tagli e ferite la ragazza era bellissima.
"Lei non era solo la mia ragazza. La gente non capisce."
"Cosa?"
"Lei era anche la mia migliore amica. Era soprattutto la mia migliore amica."
Santana non credeva che quella situazione potesse avvicinarsi ancora di più alla sua.
"Credimi- credimi se ti dico che lo so... per quanto possa sembrarti assurdo, io so cosa vuol dire..."
"Allora dimmi? Cosa devo fare ora?"
Santana non pensò a lungo prima di rispondere "Credo che tu debba chiederti cosa avrebbe voluto per te Emma. Devi guardare avanti, quindi. Devi vivere. Devi fare tutto quello che avresti voluto fare con lei, per lei. Per voi. Senza mai dimenticarti di te stesso, però."

Solo qualche istante dopo Santana realizzò pienamente di trovarsi, per la prima volta, dall'altra parte del vetro.
Lei stessa era stata Holden.
Forse lo era ancora.
Ma non aveva fatto nessuna delle cose che lei stessa aveva consigliato al ragazzo.
"Credi che ce la potrò fare?"
"Non possiamo far altro che scoprirlo." rispose Santana alzando le spalle "Ma qualcosa mi dice che ce la farai.".

Era rimasta ancora un'ora col ragazzo, per poi abbracciarlo forte ed augurargli tutto il bene del mondo.


Per quando era finalmente arrivata a casa New York era già tinta di notte.
L'appartamento, notò Santana, era stranamente silenzioso per gli standard di Rachel.
Entrata nel salone la mora trovò tutte le luci spente ed un silenzio di tomba.
Fatta eccezione per un fievole singulto proveniente dalla camera della brunetta.

Santana si avvicinò furtiva alla porta della camera, per poi poggiare appena un'orecchio e sentire chiaramente Rachel piangere.
Toc-toc.
"Rachel?" provò Santana.
...
"Avanti, Rachel! Ti sento!"
...

"Conto fino a tre, se non rispondi- Beh, se rispondi o meno apro comunque la porta, tanto vale non contare affatto..." disse la latina aprendo appena la porta.
"Non voglio che tu mi veda così!" protestò la diva "Vai via!"
Fosse stata un'altra sera Santana avrebbe volentieri aggreditto verbalmente Rachel, ma stasera.... Stasera le era in qualche modo grata, per permetterle di non concentrarsi su di sè e sulle sue ultime quaranta ore di vita.
"Avanti, cosa è successo?" chiese Santana poggiandosi alla cornice della porta.
"Prima tu." replicò la brunetta continuando a dare le spalle alla latina.
"Prima tu, cosa?"
"Sei stata due giorni in ospedale..."
"Oh... beh..." sospirò Santana sedendosi sul letto della ragazza "Diciamo che ho avuto un caso a cui tenevo particolarmente..."
"Immagino non sia finita bene..."
"Esattamente..." annuì Santana.
"Mi dispiace..." rispose sinceramente Rachel.
"Già... Tu invece? Cosa ti è successo?"
"Avevi ragione Santana... Jesse non voleva far altro che portarmi a letto..."
"Oh!" provò la latina fingendosi sorpresa.
"Avanti, puoi dirlo..."
"Cosa?"
"Te lo avevo detto...." suggerì la brunetta.
"No. Non te lo dirò invece... Ma ti prego, ti prego, dimmi che non stai piangendo per quel cazzone..."
"No!" esclamò Rachel facendo sobbalzare la latina "Non sono stata presa all'audizione!"
"Oh, merda! Rachel me ne sono de tutto dimenticata!" si scusò Santana.
"Non fa niente San..."
"Beh, raccontami..."
"Ovviamente Jesse non aveva nulla a che fare con i selezionatori!"
"Ma guarda un po'..." commentò la latina.
"E poi mi hanno detto che non ho il volto per un ruolo principale! La gente ricorderebbe il mio naso più della mia voce!" protestò Rachel scoppiando di nuovo a piangere.
"Rachel-" cominciò Santana "Rachel sto per dirti qualcosa di veramente gentile e sincero, potresti voltarti per l'occasione?"
"Gentile e sincero?"
"Si."
"Non mi stai prendendo in giro, vero Santana?"
"No, Rachel. Lo prometto." sospirò la latina.
"Ok..." replicò la brunetta cambiando lato.
"Wow..." sorrise Santana.
"Cosa c'è!?" domandò Rachel "Ho qualcosa sul viso?"
"Diciamo che con una tutina nera e grigia verresti facilmente scambiata per un procione..."
"Cosa?" chiese la ragazza confusa.
"Il trucco Rachel..." spiegò Santana pescando un fazzoletto dalla sua borsa "Il trucco colato ti fa sembrare un procione."
"Oh..."
"Non preoccuparti saresti un procione carino..."
"Era questa la cosa gentile e sincera che dovevi dirmi?"
"No..." sorrise Santana "Quello che volevo dirti è che ho sempre mentito sul tuo naso... Voglio dire si, è un naso di grandezza superiore alla media e di certo non passa inosservato..."
"Grazie Santana, sei veramente di consolazione..."
"Ma..." riprese la latina "Non è brutto. E sicuramente non ti rende brutta. Anzi, un naso diverso sul tuo viso scombinerebbe tutto e non saresti più così... gradevole alla vista."
"Santana Lopez stai forse dicendo che mi trovi... bella?"
"Ho evitato determinati termini per un motivo, Berry... non montarti la testa..."
"Oh non lo farei mai, Santana..." sorrise la ragazza.
"E per quanto riguarda l'audizione... Ricordi i volti degli incompetenti che ti hanno scartato?" chiese Santana.
"Si... perchè?"
"Perchè quando otterrai il tuo primo ruolo da protagonista andremo a scoprire chi sono, li cercheremo e andremo a sbattere loro in faccia il tuo contratto..."
"Davvero?"
"Se vorrai farlo... sì."
"Grazie, Santana..." sorrise Rachel mettendosi finalmente a sedere sul letto.

"Vuoi parlarmi del tuo caso?" provò la brunetta in cambio.
"No..." rispose Santana ripensando alle parole che aveva detto al ragazzo, per poi farsi balenare un'idea in testa.
"Vestiti Rachel, e ripulisciti il viso."
"Perchè?"
"Abbiamo avuto una giornataccia, andiamo a passare una serata diversa. Andiamo a mangiare fuori. Andiamo a strafogarci di schifezze! E poi al cinema! Voglio trovare la commedia più stupida del secolo e ridere come una iena fino a quando gli altri spettatori decideranno di cacciarmi dalla sala!"
"Ti senti bene, Santana?" chiese sinceramente preoccupata Rachel.
"Negli ultimi sei anni non sono mai stata meglio." sorrise soddisfatta Santana.








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Che ne dite?
Vi è piaciuto il capitoletto?
Al solito fatemi sapere che ne pensate!

Un abbraccio!

Northstar

ps: presto avrete notizie di Silence



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Capitolo 9
*** An unexpected avenger ***


boh Ta dan!
Per la felicità di Chiara e tanti altri (spero) ce l'ho fatta!
Capitolo interamente scritto fra stanotte e un'oretta di stamattina, perchè purtroppo è così che funziona con l'ispirazione, quella grande stronza, concedetemelo!
Ultimamente mi sta facendo impazzire... -.-'''
Vabè, non vi scoccio oltre e vi ricordo che per qualunque domanda o per seguire gli aggiornamenti delle varie storie potete trovarmi
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Un abbraccio e buona lettura!



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"Lo sapevo..." commentò Quinn scuotendo la testa.
"Lo sapevamo tutti, Quinn..." annuì Kurt.
"Se è per questo io ve lo avevo detto da subito..." replicò Santana sorseggiando la sua birra.
"Non l'ha presa bene per niente, vero?" domandò Sam.
"Nah... Voglio dire sono riuscita a tirarla un po' su di morale... Siamo state al cinema e poi da Breadstix... poi mi ha rivelato di sentirsi ancora la diciottenne ingenua appena arrivata dall'Ohio..."
"E' per questo che è tornata a casa?" chiese ancora il biondo.
"Non è tornata a casa, così sembra che sia partita per restare quando invece torna domani sera... Aveva solo  bisogno dei suoi genitori..." spiegò la latina.
"Comprensibile..." annuì Kurt.
"Era così triste..." osservò ancora Santana "Non l'avevo vista così triste nemmeno il giorno in cui le si è rigato il cd con autografo originale di Babra..."
"So che sembra una cosa stupida da pensare, ma non riesco a crederci che un tipo come Jesse St. James si riduca a ingannare così le giovani donne che incontra..." osservò Quinn.
"Meriterebbe una bella lezione..." annuì Kurt.
"Te lo dico io cosa meriterebbe!" cominciò Sam "Una scarica di calci e pugni e-"
"Mpf! Certo, mi sembra ottimo!" riprese sardonica Santana "Propongo di comprare quattro passamontagna, un paio di mazze da baseball e di aspettare lo stronzo fuori dal suo appartamento nel centro di New York!"
"E' esattamente quello che intendevo..." commentò il ragazzo.
"Oh Dio, Sam! A volte mi domando come riesci a mandare avanti quella tua stupida fumetteria!" replicò la mora.
"Che c'è!?"
"Sam," cominciò Quinn "tralasciando il fatto che massacrare di botte un uomo non è praticamente mai la cosa giusta da fare, mi spieghi come passeresti inosservato al numero 230 della 72 esima strada?"
"Vive nell'upper east side!?" domandò Kurt sgranando gli occhi.
"Già..." annuì la bionda.
"Fortunato figlio di puttana!" esclamò Sam stizzito.
"Un momento, come fai a sapere dove vive?" chiese Santana confusa.
"Facebook..." rispose veloce Quinn mostrandole il telefono.
"Facebook eh?"
"Si, Facebook, perchè?".
"Ha per caso un numero di telefono?"
"Mhh... No..."
"Maledizione..." sbuffò la mora.
"Cosa devi fare?" chiese curioso Kurt.
"Volevo contattarlo. Tutto qui."
"Puoi sempre inviargli un messaggio di posta..." suggerì il ragazzo.
"E per cosa lo dovresti contattare, scusa?" chiese Quinn sospettosa.
"Ho in mente la vendetta perfetta..." sorrise divertita Santana.
"E in cosa consisterebbe?" domandò Sam curioso.
"E' una sorpresa..."
"Non vuoi ucciderlo vero?" provò Kurt sinceramente preoccupato.
"Nah... ho qualcosa di migliore in mente... ma sia chiaro: Rachel non dovrà mai e poi mai saperne niente..." specificò Santana.

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"Ok, signor St. James... " sospirò tra sè e sè Santana, cambiando l'immagine del suo profilo con la foto più provocante che avesse trovato, per poi guardare la tastiera e dire "Divertiamoci un po'...".
"Dunque... "Caro signor St. James- No, no... Così sembro mia madre... Caro Jesse, credo sia di dovere presentarmi... Sono Santana Lopez e non mi conosci, non ancora almeno... ma in compenso io conosco te o quanto meno conosco le tue doti sotto le coperte... Ti starai chiedendo il perchè... Beh, sono la coinquilina di quell'essere indefinito meglio conosciuto come Rachel Berry... e vedi, Berry non è proprio riuscita a tenere la sua boccaccia chiusa sulla vostra nottata... Se solo fossi stata in casa quella notte... chissà... magari avrei potuto aggiungermi al divertimento...
Quello che sto cercando, poco implicitamente, di dire Jesse è che per me sarebbe un enorme piacere poterci incontrare... e non ho dubbi sul fatto che sarebbe un altrettanto enorme piacere anche per te...
Fammi sapere presto tesoro, l'offerta non durerà a lungo... P.S. : non preoccuparti per Berry, è in Ohio per i prossimi giorni...
Firmato, Santana Lopez,"
Santana rilesse divertita il messaggio per un paio di volte, prima di premere soddisfatta il tasto invio.
"Bene! Ora bisogna solamente aspettare e sperare che abocchi all'amo..." sorrise la latina gettandosi sul divano a fare zapping.
Venti minuti dopo, come previsto, Santana notò la notifica del messaggio in arrivo e dopo aver aspettato altri venti minuti (per non sembrare disperata) si decise ad aprire il messaggio.
"Carissima Santana Lopez,
credimi è stato un immenso piacere il solo aver avuto a che fare con la tua immagine del profilo... E non mi piace vantarmi, ma se Rachel ha parlato in tal modo delle mie prestazioni, credimi lo ha fatto a buon ragione... Dimmi dove e quando vuoi incontrarmi, Santana. Sarò lì.
Jesse St. James."
"Bingo!" sorrise Santana.
"Perchè aspettare? Facciamo stasera. Visto che conosci l'indirizzo ti aspetto qui. Alle 8 in punto. Non un minuto di più, non uno di meno. Altrimenti ne pagherai le conseguenze..." scrisse velocemente la Latina aspettando una veloce risposta che, come previsto, non tardò ad arrivare.
"Mmh... Autoritaria e prepotente... So già che ci divertiremo... Non vedo l'ora..."
"Dio, per essere uno che di solito è il predatore è piuttosto stupido come preda!" osservò Santana per poi prendere il telefono e chiamare Quinn.
"Allora?" rispose immediatamente la bionda.
"Allora cosa? Avevi qualche dubbio sulle mia abilità di seduttrice?"
"Mpf! Dimmi tutto!"
"Stasera, a casa mia... A quanto pare tu e Kurt dovrete accompagnarmi a fare un po' di sano shopping..."
"Due ore e siamo da te."
"Vi aspetto con ansia..."


___________________________________________________________________________________________


Santana scese le scale del suo palazzo saltellante, pregustando già il dolce sapore della vendetta.
"Siamo di buon umore eh?" chiese Sam.
"Cosa ci fai lui qui?" domandò la latina presa alla sprovvista.
"Santana, io sono gay all'ennesima potenza e Quinn è una ragazza... Avevamo bisogno della prova del nove per aiutarti a trovare l'abbigliamento perfetto per l'occasione..."
"E avete portato Sam!?"
"Cos'hai da dire contro di me?"
"Che sei un boccalone! Sbaveresti su metà delle ragazze di New York se solo indossassero un paio di jeans e una maglietta di Batman!"
"Questo non è propriamente vero..."
"Ah no?" intervenne curiosa Quinn.
"Dipende cos'hanno sotto e sopra la maglietta di Batman..." spiegò Sam indicando gambe e testa.
"Si, e dentro la maglietta..." aggiunse Santana "Ma fammi il piacere!"
"La vogliamo smettere di baccagliare! Io avrei altre cose da fare che occuparmi della tua stupida vendetta...." cominciò Kurt incamminandosi.
"Non è una stupida vendetta!" esclamarono sincronizzati Sam e Quinn.
"Esatto!" insistette Santana guardando sbalordita i due ragazzi.
"Preferivo quasi il picchiarlo sotto il suo appartamento... Meno perdita di tempo, meno fatica, meno tutto!"
"Non capisci Kurt! La vendetta è-" riprese la latina per essere interrotta da Sam "Un piatto che va servito freddo!"
"No! La vendetta è un'arte!"
"Ops..." sorrise Sam.
"Un'arte?" chiese scettico Kurt.
"Si! E poi St. James deve imparare la lezione! E' come se un bambino ruba delle caramelle, non lo punisci con una sgridata! Gli proibisci di mangiare caramelle per due mesi!" insistette la latina.
"O al contrario lo fai ingozzare di caramelle fino a che non sta male!" propose Sam ricevendo le occhiate scioccate degli amici "Che c'è?"
"Spero per i tuoi figli che almeno la madre sarà una persona normale..." commentò Santana per poi riprendere "Quello che volevo dire è che in questo modo la vendetta è collegata al misfatto... Come Kevin Spacey in Seven!"
"Oh Dio! Non vedo quel film da una vita!" sospirò Sam dispiaciuto.
"Ti stai paragonando ad un killer psicopatico?!" sbottò Quinn.
"E soprattutto non vedo come questa serata sarà collegata visto che a Jesse St. James non interessa nient'altro che una notte focosa..."
"E' questo il punto!" sorrise la latina "Non solo non avrà la sua notte focosa ma..."
"Ma?" chiese Quinn curiosa.
"Non lo so in effetti... non ho ancora un'idea precisa di quello che farò..."
"Andiamo bene..." commentò la bionda.
"Ci siamo, questo è il negozio. Vogliamo entrare?"
"Non vedo l'ora!" sorrise Sam, per poi ricevere due pugni dalle due amiche al suo fianco.

Alla fine, consigliata dagli amici, Santana aveva optato per un look total black, con pantaloni, stivali e giacca nera,  fatta eccezione per la camicietta bianca che, a dire di Sam, le conferiva quel "tocco di angelico, in un look da diavolessa".

Era tornata a casa accompagnata dagli amici e su consiglio di Quinn aveva fatto sparire tutti gli effetti personali di Rachel, mentre Sam le aveva fatto cambiare le lenzuola del suo letto con delle altre rosse fuoco.

"Credo sia tutto pronto..." osservò Kurt guardandosi intorno.
"Oh no... ti sbagli..." sorrise Santana poggiando una mano sulla schiena dell'amico, accompagnandolo in cucina, per poi aprirgli il frigorifero di fronte "Manca la cena, Kurt..."
"Questo non era nei patti!" protestò il ragazzo.
"Ma se ti piace cucinare!" sorrise Sam.
"Non significa che abbia sempre voglia di farlo..." sbuffò Kurt sfilandosi la sua preziosa giacca, pronto a mettersi ai fornelli.
"Avanti, pensa che 'stavolta è veramente per una buona causa..." sorrise Quinn.
"Difatti non riesco ancora a credere che Santana stia perdendo una preziosa giornata di dolce far niente per vendicare l'orgoglio ferito della coinquilina che odia..." sorrise Kurt.
"Ehi! Prima di tutto non ho mai detto di odiarla!"
"Oh si che lo hai detto, con una media di cinque volte l'ora-"
"Per il primo mese!" protestò la latina "Diciamo che non ho mai detto di odiarla negli ultimi sei mesi, allora!"
"Ok, ora va meglio..." sorrise Kurt.
"E poi mi è dispiaciuto vederla piangere... Era così vulnerabile senza la sua facciata "Sono Rachel Berry e la divina Barbra, il mio naso e il mio smisurato ego mi difenderenno da qualunque cosa"..." spiegò Santana facendo sorridere gli amici.
"Era così... genuina..."
"Oh-ooh! Attenzione, attenzione!" sorrise Sam "Santana Lopez ha aperto uno spiraglio nel suo cuore di pietra per nientepopodimeno che per Rachel-"giuro che la soffocherò"- Berry!"
"Smettila, Sam."
"Anzi per Rachel-"perchè non riesce a star zitta"-Berry!"
"Sam, ti ho mai detto che tengo un bisturi numero 22 nel cassetto?"
"Perchè dovresti tenere un bisturi nel cassetto!?"
"Per momenti come questo." rispose seria la latina.
"Ok. Afferrato. La finisco."
"Bravo ragazzo..." sorrise soddisfatta Santana "Ora aiutatemi a preparare la tavola."

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Alle 8 meno qualche minuto Santana si era già preparata e stava aspettando non senza un po' d'ansia l'arrivo di Jesse St. James.
Non molto sorpresa Santana sentì squillare il citofono alle otto in punto.
Con un sorriso si avvicinò al citofono aprendo direttamente il portone.
Un minuto più tardi, puntuale, l'uomo aveva bussato alla porta e Santana prontamente gli aveva aperto facendosi trovare dietro di essa con lo sguardo più felino che potesse offrirgli.
"Buonasera, Santana. Spero di poterti chiamare per nome..." cominciò l'uomo avvicinandosi a stringerle la mano, per poi porle un fiore con l'altra mano..
"Ovviamente puoi..." sorrise Santana quasi divertita "E non dovevi disturbarti"
"Mi sembrava il minimo che potessi fare vista la tua gentilezza..."
"Possiamo finirla con i convenevoli?" sorrise la latina.
"Magari..." rispose l'uomo, più rilassato, riflettendo il sorriso.
"Prego Jesse, accomodati pure. La cena è pronta."


Dopo la cena, Santana aveva portato la bottiglia di vino sul tavolinetto del divano e aveva invitato Jesse a sedersi con lei, per le solite chiacchiere di circostanza.
"Parlami di te, Santana... cosa fai nella vita?"
"Sono un chirurgo. Presto sarò un chirurgo plastico."
"Oh... capisco..." sorrise divertito l'uomo fissando un po' troppo il petto della latina.
"Non temere... quello che vedi è tutto vero..." sorrise Santana.
"Avrei sempre voluto chiedere ad un chirurgo plastico cosa pensasse del mio viso... Se posso permettermi Santana, cosa ne pensi?"
"Sfortunatamente" pensò Santana per poi dire "Il tuo viso è pressochè perfetto. La struttura ossea è simmetrica e delicata, ma al punto giusto."
"Tu dici?"
Santana annuì decidendo di rincarare la dose "Sono pronta a scommettere che molti uomini pagherebbero per avere il taglio della tua mandibola, o il tuo naso..."
"Grazie..." sorrise l'uomo.
"Dico solo quello che vedo..." rispose Santana per poi chiedere "Tu? Cosa fai di preciso nel mondo di Broadway..."
"Produttore, talent scout, sceneggiatore, paroliere, attore... Tutto quello che mi viene richiesto..."
"Deve essere un bel mondo..."
"Non è bello come molti credono, ma non ho di cui lamentarmi..."
"Sai, al liceo presi parte alla rappresentazione di West side story..."
"Non è vero!"
"Oh, si..."
"E in che ruolo?"
"Anita."
"Allora devi essere un'ottima mezzo-soprano..."
"Non per vantarmi... ma si, lo sono." annuì Santana sostenendo lo sguardo dell'uomo.
"Chissà, dovresti provare a presentarti a qualche audizione... potrei darti una mano..."
"Come hai fatto con Rachel?" provò scherzosamente la mora.
"Beh, il discorso è un po' diverso..." cominciò nervosamente Jesse.
"Io non ho l'Everest tra gli occhi tanto per cominciare..." sorrise falsamente Santana.
"Esattamente..." annuì l'uomo di nuovo a suo agio "Ad ogni modo, Santana, non vedo l'ora di sentire la tua voce...".
"Io avrei un'idea di come poter fare..." sorrise Santana offrendo una mano all'uomo che prontamente l'afferrò, per farsi accompagnare verso la camera da letto.
"Belle lenzuola..." sorrise l'uomo entrando nella camera della ragazza per poi voltarsi e baciarla all'improvviso.
"Maledizione Rachel, guarda cosa sto facendo per te!" pensò Santana cercando di concentrarsi nel bacio.
"Sei fantastica, Santana..." sospirò l'uomo dopo qualche lungo minuto, ancora pendendo dalle labbra della latina che nel frattempo continuava a spingerlo verso il letto.
"Vuoi giocare con me?" cominciò Santana spingendo Jesse a sedersi sul letto.
"Qualunque cosa per te, farei qual-" provò l'uomo mentre la mora gli sfilava la giacca.
"Non parlare..." continuò la latina calata nella sua parte, sbottonandogli la camicia.
"Oh Dio, non ho mai incontrato nessuna come te..." sospirò ancora l'uomo cercando a sua volta di svestire Santana che prontamente lo fermò dandogli un nuovo ordine "In piedi e via i pantaloni...".
Jesse non se lo fece ripetere due volte seguendo alla lettera le parole della ragazza.
"Ora i boxer..."
"E adesso?" chiese fremente l'uomo.
"Stenditi sul letto e non muoverti..."
"Subito-"
"Silenzio." ordinò Santana posizionandosi a cavallo del busto dell'uomo per poi sorridere e cominciare con voce sensuale accarezzandogli delicatamente il petto "Ho un'idea Jesse... Ho un'idea e posso farti passare la più bella notte della tua vita..."
"Ah si?" domandò l'uomo balzando a sedere, per rubare ancora un bacio alla latina che dopo averlo accontentato lo spinse di nuovo sul materasso, per poi riprendere "Si, ma ci sono due condizioni a cui devi sottostare."
"Qualunque cosa!"
"Per prima cosa devi obbedirmi ciecamente."
"Lo farò!"
"Sei sicuro?"
"Assolutamente!" rispose l'uomo impaziente "Cos'altro devo fare? Qual è la seconda condizione?".
"Non sono sicura che ti piacerà... ma prometto che questa notte sarà indimenticabile se lo farai... Ti fiderai di me?" sorrise la latina avvicinandosi al volto dell'uomo, per poi sfilare due manette da sotto il cuscino.
Jesse cambiò immediatamente espressione.
"Oh..." sospirò Santana fingendosi dispiaciuta "Speravo di potermi veramente divertire con te..."
"No! No! No! Puoi farlo, puoi farlo!" insistette l'uomo ammanettando il suo stesso polso al letto.
"Sei sicuro?" continuò la latina nella sua farsa.
"Si! Sicurissimo!"
"Ti fidi di me?" domandò ancora una volta la mora avvicinandosi ad ammanettare l'altro polso.
"Si! Si! Mille volte si!"
Clack.
"Bravo ragazzo..." sorrise Santana allontanandosi dal letto per aprire il primo cassetto della sua scrivania e tirare fuori una macchina fotografica.
"Ehi! Ehi! Cosa-"
Flash.
"Cosa stai facendo Santana!?".
Flash. Flash.
"Non ti è chiaro?"
Flash. Flash. Flash.
"Finiscila immediatamente o-"
"O cosa?"
Flash.
"AIUTO! AIUTATEMI!" provò a gridare l'uomo.
"Puoi gridare quanto vuoi. Ho detto ai miei vicini di non preoccuparsi perchè la mia coinquilina ed i suoi amici avrebbero provato la rendizione teatrale del Titanic... Lo so, geniale, vero?"
Flash.
"Mi hai ingannato! Mi hai mentito!"
"Ti sbagli.
Ad esempio non ho mentito quando ti ho detto che molti uomini vorrebbero il tuo naso... E nemmeno quando ti ho promesso una notte indimenticabile..."
"Perchè lo stai facendo!?"
Flash.
"Pensaci bene Jesse... non è poi così difficile..."
"Credevo che la odiassi! Mi ha detto che le cose tra voi erano difficili e-"
Flash.
"Non devi mai fidarti di quello che ti dicono le donne, Jesse. Specialmente se parlano delle loro amiche e se ti chiedono di fidarsi di loro, come mi auguro avrai imparato stasera..." sorrise divertita la latina.
Flash. Flash.
"Credo che possa bastare..."
"Cosa stai facendo!?" chiese l'uomo guardando la latina accomodarsi alla sua scrivania davanti al pc.
"Sto inviando le tue fantastiche foto ai miei tre migliori amici, che le custodiranno nel caso volessi fare una scenata e prendertela con la mia macchinetta fotografica o peggio con il computer... Cosa che non farai perchè altrimenti mi costringerai a sfigurarti con la mia lama numero 22."
"Appena mi libererai giuro che ti rovinerò! Andrò a denunciarti e-"
"O forse potrei denunciarti io..." cominciò Santana "Tutti i miei colleghi sarebbero disposti a mentire per me, a denunciare percosse al torace o cose simili. Lo so è poco professionale, ma tra medici si stabilisce un legame particolare..."
"Maledizione!" esclamò stizzito l'uomo per poi supplicare "Cosa vuoi che faccia!? Cosa devo fare per passarla liscia!"
"Voglio che ti faccia un esamino di coscienza e che la smetta di sedurre ogni ragazzina sognante che ti si presenta sotto mano... Ma non sono così sprovveduta quindi mi limiterò a dirti questo: voglio che tu compri tre dozzine di qualunque fiore significhi "perdono" e che le spedisca domani sera a Rachel con un biglietto di scuse-"
"Lo farò!"
"No, ascolta bene, Casanova. Voglio un biglietto di scuse serio, in cui le chiedi scusa per essere un lurido verme strisciante mangia-letame che ha sbagliato ad approfittarsi di lei e in cui le auguri tutta la fortuna del mondo sperando sinceramente in un suo meritato futuro ingresso a Broadway. E' chiaro?"
"Si!"
"Se non sono tre dozzine di rose e se non trovo sul biglietto queste esatte parole stai sicuro che le tue foto saranno inviate a tutti i tuoi contatti Facebook, e non solo. E' chiaro?"
"Si! Ora lasciami andare lurida putt-"
"Ah-ah-ah! Non stavo scherzando sul bisturi nel cassetto sai? Perchè non ci crede mai nessuno? sai non ci metterei nulla a cominciare l'opera che madre natura ha cominciato..." rispose Santana indicando il cavallo dell'uomo.
"Ti prego! Lasciami andare!".
"E va bene..." sospirò Santana avvicinandosi a liberargli un polso.
"Ti aspetto in cucina." sospirò Santana lasciando la chiave delle altre manette sul petto dell'uomo.

Qualche secondo dopo Jesse spalancò la porta della camera, mezzo svestito, dirigendosi l'ingresso, dove Santana lo stava aspettando ma prima che il ragazzo potesse avvicinarsi troppo alla ragazza, Sam si sollevò dal divano salutando l'uomo con la mano.
"Cos'è? Un'imboscata? Dopo tutto questo vuoi anche farmi picchiare?" domandò Jesse confuso e sotto sotto impaurito.
"Non ho intenzione di picchiarti." cominciò Sam serio "Ma è meglio per te se esci da quella porta e non ti fai vedere mai più da nessuno di noi."
"Non servono le minacce, Sam... Mi dispiace ammetterlo, ma nonostante tutto è un uomo fin troppo intelligente... Non metterebbe mai a repentaglio la sua carriera per così poco... Non è vero?".
Jesse si limitò ad annuire per poi poggiarsi alla porta e ficcarsi le scarpe e dire "E tu sei fin troppo talentuosa per aver messo tutta questa scena insieme solo per darmi una lezione... Non ci credo che non hai avuto il ruolo di Maria in West side story..."
"E' la vita... C'è sempre qualcuno più talentuoso o intelligente di noi..."
"Già..." annuì l'uomo
accettando la bruciante ed umiliante sconfitta e ripetere "Tre dozzine di rose rosse. Chiedo scusa per essere un- come era?"
"
Un lurido verme strisciante mangia-letame." ripetè Santana.
"Afferrato..." sospirò l'uomo per poi aprire la porta e dire "A non rivederci mai più, spero, Santana Lopez..."
"A non rivederci, Jesse St. James..." sorrise la latina guardando la porta chiudersi.
"Woohoo! Sono stato grande eh! Sembravo cattivo, vero?"
"Sei stato fenomenale, Sammy... Ma la mia performance è stata da Oscar..."
"Racconta! Racconta!" sorrise il biondino.
"Prendi il telefono, chiamiamo Quinn e Kurt, almeno non devo ripetere tutto altre venti volte...".

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"Santanaaa?! Santana sei in casa? Ho bisogno di una mano!" gridò Rachel dalle scale.
"Arrivo, Barbra... Bentornata... Cominciavo a sentire la mancanza della tua noiosa voce..." sorrise Santana sentendo arrivare la sua coinquilina.
"Aiutami ti prego, ho troppe cose in mano!" insistette la brunetta.
"Cosa mai dovrai portar-" Santana si fermò aprendo la porta.
Rachel stava cercando di trascinare il trolley per le scale mentre cercava di tenere in equilibrio fra le braccia un paio di scatole, mentre alle sue spalle Anthony, il portiere, stava trasportando un'enorme composizione floreale.
"Ecco, prendi questo per favore!" cominciò rachel allungando il trolley alla latina.
"Cos'è che hai li dietro Tony?" sorrise divertita Santana.
"E' arrivato poco fa per la signorina Rachel."
"A davvero?" cominciò la latina "Da parte di chi saranno?".
"Non lo so, ma non vedo l'ora di scoprirlo!" sorrise Rachel poggiando i pacchi velocemente sul divano "Grazie Tony, puoi anche lasciarli qui! Grazie infinite!".
"Non c'è di chè ragazze. Buona serata." sorrise l'uomo tornando verso la porta.
Rachel si lanciò immediatamente alla ricerca del biglietto attaccato alla composizione floreale.
"Eccolo!" sorrise la brunetta scartando velocemente il biglietto.
"Uhm... è da parte di Jesse St. James..."
"Cosa vorrà mai ora quel tipo?"
"E' un biglietto di scuse..."
Dopo qualche secondo di contemplazione, Santana chiese "Allora? Vuoi leggere?"
"Cara Rachel,
mi dispiace per averti ingannato, mi dispiace per averti fatto credere in me e nel mio aiuto quando volevo solo portarti a letto. Sono un
lurido verme strisciante mangia-letame che ha sbagliato ad approfittarsi di te.
Non ti chiedo di perdonarmi, ma ci tengo ad augurarti tutta la fortuna del mondo sperando sinceramente in un tuo futuro ingresso a Broadway, ingresso che sono sicuro sarà super meritato.
Jesse St. James"
"Wow!" sospirò divertita Santana "Cosa c'è scritto sotto?"
"Trentasei fra peonie, gigli e giacinti, i fiori del perdono.
Dodici garofani, i fiori dell'amicizia fedele.".
"Addirittura!" sorrise stupita Santana.
"Cosa?"
"No, volevo dire che si è impegnato... deve essere davvero dispiaciuto..."
"Lo spero..."
"Allora, come è andata a casa?" chiese Santana.
"Bene! Stasera vi racconterò tutto, ho già sentito gli altri andremo a bere qualcosa al pub."
"Mi spiace ma stasera sono di turno in ospedale. O meglio, stanotte sono di turno..."
"Oh... Beh avrò modo di raccontarti tutto quello che ho fatto in fondo viviamo insieme..."
"Si, e soprattutto mi domando quante cose potrai aver fatto in Ohio in tre giorni..."
"Non immagini quante..."
"Vado a cambiarmi, non vorrei che cominciassi da subito con i tuoi infiniti racconti..." sorrise la latina allontanandosi.

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"Allora questi giorni sono stati stracolmi!" sorrise Kurt.
"Si sono stati tre giorni molto intensi! Ma il meglio è arrivato questa sera quando sono arrivata a casa..." raccontò Rachel.
"Santana ti ha salutato chiamandoti per nome?" sorrise Quinn.
"Ancora meglio! Ho ricevuto un intero mazzo di fiori..." sorrise Rachel fermandosi "Da parte di Jesse St. James, con un biglietto in cui si scusava!"
"Non è possibile!" esclamò Kurt fingendosi sorpreso.
"Si!" esclamò "Un enorme mazzo di fiori con un biglietto in cui si è addirittura definito un lurido verme striscante... Come continuava... Un lurido verme strisciante..."
"Mangia-letame." rispose Sam istintivamente attirandosi gli sguardi scioccati di Quinn e Kurt.
"Si! mangia-letam- Un momento..." si interruppe Rachel guardando Sam.
"No! Non è come pensi! Non sono stato io! Quel biglietto è veramente di Jesse St. James!"
"Lo era per forza c'era la sua firma perfetta, ma come-"
"Sei un maledetto idiota! Un maledetto idiota!" sbuffò Quinn "Quei maledetti fumetti ti stanno bruciando il cervello!"
"Uhm... posso sapere cosa succede?" chiese Rachel sospettosa.
"E' stata Santana..." cominciò Quinn.
"A mandare i fiori e rubare la firma di Jesse?" domandò la brunetta confusa.
"E' stata Santana
a convincere St. James a chiederti scusa! Ecco l'ho detto!" sospirò Kurt.
"Convincere non è proprio la parola che userei..." osservò Sam.
"Oh mio Dio! Non lo ha picchiato vero!?" chiese preoccupata Rachel.
"No, no! Niente violenza..."
"Perlomeno fisica..." aggiunse ancora una volta Sam.
"La vuoi far finita!?" sbuffò Kurt dando una pacca sulla testa all'amico.
"Un momento, un momento! Ditemi tutto, voglio sapere tutto-"
"Non possiamo! Santana non voleva nemmeno che lo venissi a sapere..." spiegò Kurt.
"Per favore! E' l'unica occasione che avrò in cui avrò il coltello dalla parte del manico con Santana! Chissà quando farà qualcos'altro per me..."
"Ah su questo non devi preoccuparti..." sorrise Sam.
"Cosa vuol dire?"
"Che è così che è fatta Santana... Sembra distaccata, stronza, a volte anche perfida... Ma stai pur sicura che quando ne avrai più bisogno, lei ci sarà..."
"Tutto questo è veramente molto dolce Sam... Ma ora dovete a tutti i costi raccontarmi tutto... Vi prego!".
"E va bene! Ma solo perchè canti come un angelo..." sorrise Kurt "Dunque, da dove cominciamo?".
 
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Santana era felice quando il pronto soccorso non era troppo affollato.
Non lo avrebbe mai ammesso, ma per quanto amava il suo lavoro e con quello riuscire a mettere le mani su un bel ferito succulento, un pronto soccorso vuoto o quasi era segno che molta gente era sana e salva, e  probabilmente felice con i suoi cari.
Quando la latina sentì il segnale acustico che avvertiva dell'entrata di un nuovo paziente dalla porta principale, automaticamete, senza nemmeno alzare gli occhi dalla tv, disse "Qual è la sua emergenza?".
"Un cuore spezzato. Ma qualcuno ha già rimesso a posto i suoi pezzi, quindi non la chiamerei "emergenza"..."
"Cosa ci fai qui?" domandò Santana trovandosi di fronte la sua coinquilina.
"Io... beh..."
"Che c'è? Il gatto ti ha mangiato la lingua?"
"Oh! Erano anni che non sentivo dire questa cosa! Mai mi sarei aspettata di sentirla dire proprio da te, Santana Lopez!"
"Mpf... non mi è ancora chiaro il perchè tu sia qui..."
"Uhm... potresti alzarti un momento?"
"Se vuoi vedere chi è più alta non c'è bisogno che mi alzi. Sei alta un metro e una vigorsol..."
"Santana vuoi alzarti per favore?!" ripetè spazientita la brunetta.
"Va bene! Ecco ora cos-" Santana non riuscì a finire la frase.
"Ora ti abbraccerò, Santana." disse semplicemente Rachel prima di avvicinarsi a stringere l'amica.
"Cos- Cosa stai facendo?!" chiese la latina rimanendo pietrificata.
"E' un abbraccio, ti sto abbracciando." sorrise Rachel.
"Uhm... perchè?"
"Perchè so cosa hai fatto per me. E posso riuscire ad immaginare quanto sia stato umiliante e mortificante per te..."
"A dire la verità è stato piuttosto divertente..."
"Non mentire..."
"Lo è stato davvero e- Sarei anche disposta a raccontartelo se solo la smettessi di fare il koala..."
"Non smetterò di abbracciarti fino a che non ricambierai, Santana."
"Questo è un ricatto bello e buono."
"No, non lo è..."
"Allora è un'estorsione-"
"Per una volta falla finita e-" Rachel sorrise quando sentì finalmente la latina stringere le braccia attorno al suo corpo.
"Se felice ora?"
"Grazie, per aver difeso il mio onore..."
"Va bene..." sospirò imbarazzata Santana.
"Non lo dimenticherò." continuò Rachel stringendo l'abbraccio.
"Ok! Ora finiamola con le smancerie!" replicò la latina staccandosi, tornando ad accomodarsi sulla suo divanetto "Con tutto questo sentimentalismo sono a posto per un decennio..."
"Ad ogni modo Jesse ha fatto qualcosa di buono nonostante tutto..."
"Cosa?"
"I dodici garofani a rappresentare l'amicizia fedele non rappresentavano certo lui..." sorrise divertita Rachel.
"Hai finito? Starei cercando di guardare la tv..."
Rachel si avvicinò alla mora sedendosi vicino a lei sul divano.
"Cosa stai facendo?"
"Rimango a farti compagnia... queste giornate ho sempre dormito fino a tardi e domani è sabato... Non ho voglia di stare a casa da sola..." spiegò la brunetta "Cosa guardiamo?"
"Grey's Anatomy..." sbuffò Santana.
"No! Metti qualche video di qualche operazione chirurgica!"
"No grazie, li conosco tutti a memoria i video dell'ospedale..."
"Allora qualcosa come "Malattie imbarazzanti" o "Non sapevo di essere incinta"!"
"Se sei fortunata non avrai bisogno di vedere queste cose in tv... La notte è ancora molto lunga, credimi..."
"Ti è mai successo?" chiese Rachel.
"Cosa?"
"Un caso alla "Non sapevo di essere incinta"?"
"Più spesso di quanto credi... Una volta c'era una tizia, beh, una mongolfiera umana che-"
"Santana!"
"Cosa?"
"E' offensivo!"
"Allora c'era una cicc-"
"Smettila!"
"E va bene! C'era questa tizia evidentemente in sovrappeso che..."
"Fattura scomposta del'omero con dislocazione dell'articolazione del gomito!" gridò un paramedico entrando velocemente nel pronto soccorso.
"Ok, tu resta qui io vado a fare il mio lavoro..." sospirò Santana.
"Vengo con te! Posso venire con te!?"
"E va bene, ma non intralciarmi!"
"Posso toccare l'osso?! Ti prego fammi toccare l'osso se spunta dal braccio!"
"No! Assolutamente non puoi toccare niente! E se ti dico "vattene" non sei autorizzata ad offenderti o a tenermi il muso!"
"Ok! Affare fatto!" sorrise Rachel seguendo la latina come un cagnolino scodinzolante "Ma se lo anestetizzi allora posso toccare l'osso?"
"Se non stai zitta anestetizzo te e poi ti faccio toccare da tutto il personale dell'ospedale!"
"Non lo faresti mai, non dopo quello che hai fatto per me..." 
"Continuerai a rinfacciarmelo a vita, non è vero?"
"Probabilmente..."
sorrise soddisfatta la brunetta.


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Capitolo 10
*** An unexpected journey ***


boh



"Si. Si... No. Falla finita. Va bene. Si! Ci sentiamo domani! Fammi dormire, ti ricordo che io sono tre ore avanti. Si, ti chiamo domani. Ciao." sospirò Santana attaccando e lanciando il telefono sul letto.
"Ehi!" sorrise Rachel affacciandosi alla camera da letto della latina "Allora, stavo pensando che potremmo andare al cinema venerdì sera... Come sei messa con i turni in ospedale?"
"Niente turni, ma-"
"Niente ma! E' deciso, andiamo al cinema!"
"Credo sarà molto difficile trovarci al cinema visto che io sarò a tremila kilometri da te."
"Cosa?" esclamò Rachel confusa.
"Venerdì parto."
"Dove vai!?" esclamò la brunetta confusa.
"Los Angeles."
"Perchè!?"
"Perchè ho una conferenza..."
"Una conferenza?"
"Nuovi metodi di rinoplastica." spiegò la Santana.
"A Los Angeles?"
"Si, a Los Ageles... l'anno scorso sono stata anche a Las Vegas e Seattle..."
"Santana... Ti prego..."
"Cosa?"
"Ti prego Santana portami con te!"
"Cosa!?"
"Ti prego! Ti supplico! Pagherò tutte le mie spese, ma fammi venire con te!"
"Perchè?"
"Perchè non sono mai stata a Los Angeles e sono tre anni che vivo unicamente tra New York e Ohio!"
"Intendevo "perchè dovrei portarti"?".
"Perchè- Beh... Uhm..."
"Come immaginavo."
"Ti scongiuro, Santana! Portami con te! Fammi passare un week end diverso!"
"Non saprei... ho come l'impressione che potrei ottenere qualcosa da questa situazione..."
"Farò le pulizie di casa per due settimane!"
"Facciamo sei?"
"Quattro!"
"Cinque, e l'affare è fatto."
"E va bene!"
"Perfetto, comincia a cercare il volo. Io intanto scrivo il contratto da farti firmare."
"Contratto? Seriamente?"
"Certo, non voglio rischiare di rimanerci fregata... ora cerca il volo e vedi di prendere i posti nel mezzo, ma non troppo in mezzo... diciamo a tre quarti dell'aereo partendo dalla punta..."
"Perchè?"
"Perchè le probabilità di sopravvivere ad un disastro aereo salgono esponenzialmente per i posti situati nella zona che ti ho indicato. E perchè quelli sono i posti che risentono meno di decollo ed atterraggio."
"Ed io ero la maniaca del controllo..."
"Non sono una maniaca del controllo."
"Allora hai paura di volare..."
"Non ho paura di volare! E' che quando è possibile mi piace avere i miei posti preferiti... tutto qui..."
"Il discorso che hai appena fatto sulla sicurezza, sul decollo e l'atterraggio quindi non ha niente a che vedere con il fatto che non hai paura di volare... vero?"
"Rachel...""
"Mmh?"
"Vuoi venire o no a Los Angeles?"
"Certo che ci voglio venire!"
"Allora cerca quel maledetto aereo e smettila di sindacare su ogni mia frase."


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"Non avevo mai visto questo aeroporto così vuoto... Eh? Non trovi sia particolarmente tranquillo oggi?" cominciò Rachel "Tu hai fatto colazione? Perchè io al momento avrei un po' fame, ma non ho voglia di mangiare crackers o cose simili... vorrei fare la colazione in aereo, è così divertente mangiare in aereo, mi piace immaginare di essere un'importante donna d'affari che è in giro per il mondo a concludere chissà quali accordi."
...
"Santana?" provò ancora la brunetta.
"Mmh.".
"Hai intenzione di rivolgermi la parola prima o poi?"
"No."
"Perchè?"
"Vediamo, non ne sono sicura, ma potrebbe essere per il fatto che hai prenotato un fottuto volo alle sette della mattina, e che mi hai trascinato qui alle cinque spaccate con la scusa della fila al check in quando il check in non aprirà prima di un'ora!"
"Potevi restare a prenotare l'aereo con me!"
"Dovevo lavorare! Tu avresti dovuto chiamarmi per chiedermi quale orario avrei preferito!"
"Ma mi hai vietato di chiamarti quando sei al lavoro..."
"No! Ti ho dato delle valide motivazioni per cui hai il permesso di telefonare!"
"Vediamo... se ben ricordo non c'era alcuno speciale delle Spice Girls in tv, non ha chiamato tua madre, non ci hanno invaso gli alieni, non c'era una particolare offerta da Breatstix, ed infine no: come puoi ben vedere non stavo morendo.".
"Aggiungi alla lista "Decisioni importanti che mi riguardano".".
"Tra le decisioni importanti è incluso anche cosa mangiare per cena?"
"No." rispose secca la latina per poi correggersi "Forse. Se c'è qualcosa di non troppo vegano."
"Ok... Ora posso farti una domanda?"
"No."
"Per favore?"
"Cosa c'è?!"
"Come hai fatto a convincere Jesse?"
"Cosa ti hanno detto i tuoi nuovi amichetti?"
"Loro- Non hanno specificato... hanno solo detto che lo hai... persuaso..."
"Esattamente."
"Persuaso?"
"Si."
"Posso chiedere... in che modo?"
"Non è importante! Hai avuto le tue scuse, i tuoi fiori... che t'importa di come sono arrivati!"
"Eh che- Non capisco come un uomo come lui possa essere persuaso se non- voglio dire... Uhm..."
"L'ho sedotto Rachel, sei felice ora?"
"S-Sedotto!? Sedotto come?"
"L'ho sedotto e basta! Gli ho fatto credere che mi sarei fatta portare a letto e poi l'ho fregato! Fine della storia."
"Lo hai baciato?"
"Tu cosa pensi?!"
"Oh..."
"Già."
"Lo hai fatto per me..."
"Cosa?"
"Hai fatto tutto questo per me, per vendicarmi..."
"Rachel, facciamo finta che non abbia mai fatto nulla, va bene?"
"Perchè?"
"Perchè lo dico io."
"No, perchè devi sempre sminuirti? Qualuque cosa tu faccia non è mai importante, fatta eccezione ovviamente per le tue piccole stupidaggini che invece devi sempre rinfacciare a chiunque!"
"Di cosa stai parlando!?"
"Del fatto che ogni qualvolta che fai qualcosa di veramente buono devi sempre far finta di niente! Come quando torni dall'ospedale e mi racconti di aver riattaccato un arto a qualcuno, o di avergli semplicemente ricucito il viso! E' qualcosa di cui vantarsi, qualcosa di cui andare fieri! E invece tu!? Tu fai finta di niente, come se non fosse niente di che! E' insopportabile!"
"Sai cosa? Non è importante, facciamo finta che non ti ho chiesto niente..."
"Ma-"
"I signori passeggeri del volo AK518 per Los Angeles possono procedere al check in.".
"Oh! Finalmente! Ancora due minuti e ti avrei soffocata con la tua stessa valigia..." sospirò Santana scattando verso il check-in.
"Prego." sorrise il poliziotto di guardia,
"C'ero prima io, Santana..." sbuffò Rachel passando avanti alla latina, lasciando orologio, stivali e cinta nel cestino, per poi passare sotto il metal detector.
"Bip! Bip! Bip!".
"Signorina ha ancora qualcosa da togliere..." cominciò il poliziotto lì vicino avvicinandosi.
"No, non è possibile non indosso nient'altro di metallico..."
"E' sicura?"
"Si, ne sono sicura... potrei per caso riprovare?"
"Vada pure.".
"Bip! Bip! Bip!".
"Cosa!?" esclamò Rachel confusa.
"Posso passare io nel frattempo?" domandò Santana già pronta.
"Prego."
"Guarda come si passa un controllo di sicurezza, Yentl..." sorrise la latina passando sotto al metal detector con una piroetta "Et voilà!"
"Cavolo..." sospirò la brunetta "Non capisco davvero cosa possa essere!".
"Venga." provò la guardia afferrando il metal detector da mano "Ora lo scopriremo.".
"Non suona vede! Non suona! Non ho niente addosso!" sorrise Rachel vedendo come l'uomo continuasse a passare il metal detector lungo il suo corpo.
"Non suona di proposito, signorina."
"Perchè?"
"Perchè chiunque ha qualcosa di metallico da nascondere ai controlli non reagisce bene quando scopre d'essere  stato scoperto..."
"Oh... mi sembra ovvio..." sospirò Rachel "Ma io non sono un terrorista..."
"E le credo, ma io sto facendo il mio lavoro... Oh, ecco, ci siamo-"
"Cos'è!?"
"Uhm...
Signorina lei... lei- vede..."
"Avanti! Non ho intenzione di aspettarla per più di due minuti ancora!" sbottò Santana avvicinandosi "Qual è il problema!? Glielo dica e la facciamo finita!"
"Uhm... Lei ha... Lei ha per caso... come dire un... chiamiamolo orecchino... attaccato... ehm... laggiù?"
"Oh mio Dio! Davvero, Berry!?"
"Cosa?!"
"Uhm..." cominciò imbarazzata la guardia "Ha per caso un..."
"Cosa!?"
"Rachel hai si o no, un maledetto piercing dove non batte il sole?"
"Cos- No! Ovviamente no! Ti sembro il tipo di persona!?" eclamò la brunetta per poi guardare la guardia e ripetere "Mi guardi! Le sembro il tipo di persona!?"
"Ma uhm... il metal detector segnala qualcosa proprio... lì..."
"Cos'hai da nascondere?" domandò Santana curiosa.
"Niente!!!"
"Non c'è "niente" evidentemente!" sbottò Santana, per poi rivolgersi alla guardia "Mi permette di trascinarla un momento in quel gabbiotto di sicurezza?"
"O-ok..."
"Cosa stai aspettando Barbra!? Vieni qui!" sbuffò la latina spostandosi dentro la stanza.
"Che c'è?"
"Slacciati i pantaloni"
"C-Cosa?!"
"Avanti! Slaccia quei dannati pantaloni!"
"Cosa vuoi fare?!"
"Non guardarmi così, Berry... ti piacerebbe... ma non è il tuo giorno fortunato! Ora fammi il piacere."
"Non capisco.."
"
Berry, ora ti volterai, ti slaccerai i pantaloni ed andrai in esplorazione a cercare di scoprire se nella notte ti è cresciuta qualche escrescenza metallica!"
"Oh... Ok, questo posso farlo..."
"Grazie al cielo!"
Ziip.
"Oooh!"
"Abbiamo trovato l'intruso?"
"Sono le mie mutandine..."
"Porca miseria Rachel, ti facevo un po' strana ma non fino a questo punto!"
"Non- Non è come pensi! Le mie mutandine hanno un àncora di metallo cucita sul davanti!"
"Beh, allora è presto fatto! Hai delle forbicine?"
"Cosa vuoi fare?"
"Devi tagliare via l'àncora..."
"Ma è solo un àncora! Che male puo' fare!?"
"Non ho intenzione di passare altri minuti al check in quindi o tagli via l'àncora o-"
"Non posso tagliare queste mutandine, sono di Victoria's Secret!"
"Ascolta Rachel perchè te lo dirò una volta sola, dopodichè andrò al bar a farmi fare qualcosa di alcolico perchè Dio sà che non amo volare e volare con te al fianco sarà una vera impresa... Mi segui?"
"Si..."
"Hai due scelte. Scelta numero uno. Puoi tagliare quella stupida àncora e proseguire questo maledetto viaggio. Scelta numero due. Puoi toglierti quelle dannate mutandine e viaggiare fino a Los Angeles senza, anche se quei jeans non sembrano così confortevoli... Scelta tua. Ti aspetto al bar."
"Aspetta!"
"Cosa c'è ora!?"
"Aiutami!"
"Cosa devo fare?"
"Aiutami a levare l'àncora..." provò la brunetta con un sorriso.
"Ok. Ok, devo ammetterlo, questa era decente. Ma non metterò mai le mani laggiù... E prima che te ne esca col tuo solito, noioso e puntualissimo "perchè", la risposta è che so benissimo chi ci ha messo le mani ultimamente e non vorrei prendermi qualcosa di brutto..."
"Santana! Per favore, non è il momento di giocare!"
"Non puoi farlo da sola!?"
"Non vorrei bucherellarmi proprio laggiù... e beh... soprattutto vorrei cercare di tagliare le cuciture per salvare le mutandine e non posso farlo da sola... Mi aiuterai?"
"Ci vediamo al gate Rachel..."
"Santana! Se non mi aiuti giuro che non ti lascerò in pace nemmeno durante la conferenza! Rimarrò seduta con te tutto il tempo a farti stupide domande su ogni termine tecnico che verrà usato!"
"Non puoi entrare alla conferenza... devi avere un biglietto che non possiedi..."
"Allora-"
"Allora cosa?" sorrise vittoriosa la latina allontanandosi.
"Santana!"
"Ciao, Rachel..."
"Se non mi aiuti giuro che faccio una copia delle chiavi dell'appartamento a Sam! E sai cosa vuol dire! Sarà lì tutte le sere a parlare di Quinn e sbavarci sopra!"
"Non oseresti!"
"Oh, si che oserei!"
"Maledizione!"
"Avanti Santana... per favore!"
"Questo è un colpo basso..."
"Lo so..."
"Possiamo avere delle fobici!?" sbottò Santana rivolgendosi alla guardia fuori dalla porta.
"Un momento..."
"Graz-".
"Non parlare Berry."
"Ecco qui... buon lavoro..." sorrise la guardia lasciando le forbici sulla scrivania all'ingresso del gabbiotto.
"Grazie!" replicò Rachel con un sorriso.
"Sta ferma ora." sbuffò Santana inginocchiandosi "E non parlare."
"Ok..."
"Fare la copia delle chiavi a Sam! Io non- come ti è venuta in mente questa?"
"A quanto pare l'apprendista per una volta ha superato il maestro... sai, in un immagine ipotetica in cui io sono l'apprendista e tu il maestro se non era chiaro."
"Rachel. Sto per mettere le mani in un punto molto delicato ed ho delle forbici in mano, sei sicura che questo sia il momento giusto per provocarmi?"
"Hai ragione. Mi rimangio tutto."
"Bene."
"Bene..."
"Hai intenzione di ripetere tutto quello che dirò?"
"No, non lo farò, mi dispiace."
"Stai ferma. E zitta."
"Santana?"
"Giuro Berry, è l'ultima volta che mi lascio interrompere senza alzare le man-"
"Grazie."
"In segno di gratitudine mi prometterai che rimarrai in religioso silenzio fino a Los Angeles?"
"Va bene... Ci posso provare..."
"Allora vedi di impegnarti..."

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"Oooh! Finalmente un po' d'aria fresca!" sospirò Santana finalmente fuori dall'aeroporto di Los Angeles.
"Wow! Fa caldo qui!"
"Benvenuta a LA, Berry..."
"Già mi piace! Cosa faremo ora?"
"Ora-" cominciò Santana per essere interrotta dal telefono "Puck? Si, siamo arrivate. Cosa!? E cosa dovrei fare ora? No, devi sbrigarti. Ti aspetto ma se tardi di un minuto te la farò pagare Puckerman!".
"Va tutto bene?" domandò Rachel notando la stizza con cui la latina aveva riattaccato il telefono.
"Puckerman è in ritardo. Abbiamo ancora una decina di minuti da aspettare..."
"Chi è Puckerman?"
"Puck!"
"Uhm... Chi è Puck?"
"Non ti ho mai detto niente di lui?"
"No...
Ho sentito una volta Quinn, Sam e Kurt parlarne ma..."
"Forse avrei dovuto parlartene, magari non saresti venuta qui..."
"Perchè? Chi è questo Puck Puckerman?"
"Noah Puckerman, o meglio Puck, come lo abbiamo sempre chiamato è... un simpatico puttaniere col cuore d'oro... Ma prima di tutto è uno dei miei più cari amici... compagno di mille avventure, belle e brutte..."
"Da quando è qui a Los Angeles?"
"Da quando ha finito il liceo. Ha cominciato pulendo piscine, ora possiede un'agenzia di pulizie. Non chiedermi come ha fatto perchè non ne ho idea, so solo che è un fortunato quanto ostinato bastardo..."
"Capisco..."
"Oh e quando dicevo puttaniere col cuore d'oro, non intendevo che le cose sono connesse. E' un puttaniere, ma per quello che vuole ha un cuore d'oro..."
"Perchè me lo stai dicendo?"
"E' un implicito consiglio..."
"Non capisco..."
"Era un implicito consiglio sul non farti portare a letto possibilmente, primo perchè è un puttaniere e non si impegnerà mai seriamente, due perchè mi manca solo avere te e Puck fra i piedi..."
"Oh... Ed è carino?"
"Non è importante. Ho detto di no."
"Non puoi decidere per la mia vita!"
"No, ma sta pur certa che posso influire nelle decisioni di Puck, quindi ripeto che non è importante se è carino o meno."
"Questo Puck ha per caso la cresta?"
"Si. Come fai a-"
"Salve ragazze! Benvenute nella città degli angeli!" sorrise Puck affacciandosi dal finestrino di una jeep nera.
"E' molto carino..."
"Non farci troppo la bocca... non succederà, Berry..."
"Vuoi scommettere?"
"Vuoi scommettere che al ritorno ti lascio qui?"
"E a chi terrai la mano sul volo di ritorno?"
"Io-"
"Touchè..." sorrise Rachel raccogliendo la sua valigia per poi avvicinarsi alla macchina del ragazzo e sorridere "Tu devi essere Puck...".
"E tu devi essere la noiosa coinquilina di Santana... strano, non sembri così noiosa... Per la cronaca, Noah Puckerman, piacere di conoscerti..."
"Piacere mio, Noah..."
"Tu vai dietro, Hobbit..." cominciò la latina intromettendosi per salire sul sedile anteriore "E tu tienilo nei pantaloni."
"Si, signora..." sorrise Puck avvicinandosi ad abbracciare l'amica "Mi sei mancata, Santana..."
"Incredibile a dirsi, mi sei mancato anche tu Puckerman... Ora portaci a casa, ho veramente bisogno di una dormita prima della conferenza..."
"Come desidera..." sorrise ancora il ragazzo ripartendo.

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Santana non era mai stata prima d'allora ad una conferenza così noiosa.
Tanto per cominciare le "nuove" tecniche di rinoplastica non erano affatto nuove, anzi erano dei vecchi metodi riciclati ed ammodernati. Per non parlare poi dei vari oratori che continuavano a succedersi sul palco... avrebbe quasi preferito passare il pomeriggio con Rachel in giro per Los Angeles pur di sentire tutte quelle chiacchiere inutili.
Ma mancava solamente un'ora e la latina era decisa a finire la conferenza come tutte le altre conferenze a cui era stata... magari lo avrebbe fatto distraendosi un po', ma sarebbe arrivata fino alla conclusione.
Una volta pescato il telefono dalla borsa Santana andò diretta a leggere i tre messaggi in arrivo.
Rachel "Sono in spiaggia! Los Angeles è così... spensierata! :D Cosa facciamo stasera?"
Puck "Ehi Doc, te e la tua amica non prendete impegni questa sera... Festa a casa mia..."
Pucl "E con festa intendo festone animalesco da collegiali, spero che siate attrezzate con il giusto vestiario...
A proposito della tua amica... Sai cosa voglio dire?".
Sbuffando, Santana per prima cosa rispose velocemente a Rachel "Festa da Puck", per poi dedicarsi a rispondere all'amico "Non so cosa tu voglia dire e anche supponendo che lo sapessi, ti ho già detto di tenertelo nei pantaloni e visto che ci sei tieni anche le mani in tasca... Per stasera è confermato, ci saremo."
Puck "Ti piace?".
La latina rimase un momento disorientata dalla domanda super diretta dell'amico per poi rispondere velocemente "Non sono affari tuoi.".
Puck "Quindi ti piace. E lei lo sa? E soprattutto è più per Adamo, per Eva, o per Adeva?"
"Era troppo difficile chiedere del suo orientamento sessuale? E poi "Adeva"!? Hai ricominciato a fumare?"
Puck "Non ho ricominciato. E comunque l'importante era che capissi la domanda... E allora?"
"Bi... ;)"
Puck: "Bi-bi o etero curiosa?"
"Bi-bi, da quello che ha detto."
"Le piaci?"
"Non saprei..."
"Cosa aspetti per scoprirlo!?"
"Non è che sia così interessata..."
Puck "Si, continua a dirtelo."
"Sta zitto Puck."
Puck "Tu ed io dobbiamo farci una bella chiacchierata... e per la cronaca la tua amica è appena rientrata, quasi quasi vado a farle il quarto grado..."
"Non provarci, Puck!"
"Ciao Santana ;)"
"Maledizione!" sospirò Santana attirando l'attenzione di un collega poco vicino.
Guardando velocemente l'ora sul display del telefono, la latina decise che una mezzora non era poi così tanto da perdere dopo due ore e mezzo di finto ascolto, così afferrando tutte le sue cose Santana si diresse il più silenziosamente possibile verso l'uscita, per poi chiamare un taxi e farsi portare fino alla piccolo villino di Puck.


Salendo i gradini del patio la latina sentì e riconobbe immediatamente la risata della sua coinquilina.
"Non è possibile!"
"Oh si! Lauren era cinque volte Santana, l'ha afferrata e lanciata contro gli armadietti per poi farla letteralmente scivolare lungo il corridoio proprio come fosse una palla da bowling!" rispose Puck ridendo a sua volta.
Santana si decise ad entrare in quel momento lasciando che il silenzio cadesse nella casa, per poi dire "Forse dovresti raccontarle dei tuoi quindici giorni al carcere minorile per aver tentato di rubare un bancomat... e di come hai spadroneggiato tra gli altri detenuti, soprattutto."
"Ehi, San!" sorrise Puck "Era solo un saltino nel passato!"
"Già! Vederti nei panni di quella che le ha prese anche per una sola volta mi ha permesso di vederti sotto una nuova luce... Una buona nuova luce..." sorrise Rachel.
"Eheh..." sospirò Puck sollevando le sopracciglia suggestivamente.
"Allora? Non dovresti preparare per la festa?" domandò Santana cercando una volta per tutte di terminare la conversazione.
"Non devo preparare niente, ognuno porta qualcosa, io metto la casa e due donne splendide..." sorrise il ragazzo.
"Ed a che ora comincerebbe questa festa?" domandò Rachel.
"Fra una mezzora..."
"Cosa!?" esclamarono in coro le due ragazze.
"Quando avevi intenzione di dircelo!" sbottò Santana.
"Devo prepararmi!" sbuffò Rachel alzandosi per dirigersi immediatamente nella camera che avrebbe condiviso per la notte con Santana.
"Maledizione Puck! Per essere stato con un infinità di donne, sicuramente non hai ancora capito niente di niente  come funzioniamo!"
"Mi spiace!"
"Sparisci. Anzi no, controlla che nessun idiota dei tuoi amici possa arrivare al bagno o alla nostra camera..." ordinò la latina, sparendo nella camera da letto.

"Ok, Berry, funzionerà così." cominciò Santana "Io dormo nel lato sinistro, tu in quello destro e non provare ad occupare la mia metà di letto se ci tieni ai tuoi arti."
"Perchè vuoi il lato sinistro?"
"Perchè in quel modo, tendendo a dormire rivolta in quella direzione, non avrò di fronte la tua faccia..."
"Oh... Cosa indosserai stasera?"
"E' così importante chiederlo? Fra poco probabilmente mi vedrai indossarlo..."
"Era più una domanda di cortesia..."
"Bene allora, indosserò un vestito nero."
"Nero? E' una festa così seriosa?"
"Infatti sai cosa? Mi limiterò ad un paio di jeans ed una maglietta, così da limitare anche le orde di idioti attratti dal tandem gambe-tette pazzesche..." sorrise soddisfatta la latina.
"Non è una cattiva idea..."
"Cosa?"
"Non hai tutti i torti..."
"Non vuoi rimorchiare nessuno?"
"Nah... e poi al massimo sarebbe qualcosa da una sola notte, visto che dopo domani si torna a New York..."
"Beh, una sola notte è sempre meglio di niente..." commentò Santana.
 "Guarda un po' da chi viene la predica... non è vero San?" sorrise Rachel, stavolta giocando.
"Già..." sospirò Santana "Beh, sarà il caso di vestirci prima che qualche cazzone amico di Puck ci piombi in camera e ricordami di chiudere a chiave una volta che ci siamo vestite..."
"Va bene..."

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La serata era stata pazzesca ed alle quattro e trenta del mattino Santana poteva tirare le somme.
Erano anni che non passava una serata così divertente e spensierata, senza tra l'altro essere devastata dall'alcool.
Cosa che invece non poteva dirsi di Rachel che aveva fatto la scoperta della tequila e del margarita, che continuava a ridere a crepapelle e tentava di ballare con un gruppo di amici ed amiche di Puck.
Era strano vedere Rachel per una volta così disinvolta e libera.
Era un lato di lei che aveva visto sempre per così poco tempo e così raramente che non riusciva letteralmente a toglierle gli occhi di dosso.
"Ehi!" sorrise Puck.
"Wow..." rispose Santana.
"Cosa?!".
"Non sei ubriaco perso, nè strafatto..."
"Già..." sorrise il ragazzo "In fondo casa è mia e devo essere io a controllarla..."
"Qualcuno ha fatto il passo finale tra adolescenza ed età adulta?"
"Nah.. quello l'ho compiuto un paio d'anni fa!" sorrise Puck "Diciamo che sono semplicemente cambiato... e tu?"
"Cosa?"
"Sei cambiata?"
"Ti sembro cambiata?"
"In effetti? Si."
"Davvero?"
"Beh... tanto per cominciare sei ad una festa praticamente sobria, e stai guardando quella ragazza con uno sguardo che non vedevo da anni..."
"Puck non paragonar-"
"Non l'ho paragonata a Lei. Tu ed io sappiamo bene che non esisterà mai su questo mondo qualcuno come Brittany..." sospirò Puck "Ma questo non significa che qualunque altra persona sia necessariamente peggiore di Britt, sarà semplicemente diversa...
Santana annuì non volendo continuare la conversazione, ma proprio quando Puck stava per tornare a rompere il ghiaccio, sorridendo Santana disse "Non chiedermi perchè, ma sei l'unica persona che non mi infastidisce quando nomina Brittany..."
"Che onore..." sorrise il ragazzo.
"Lo è." replicò Santana.
"Uhm... forse è il caso di andare ad occuparti della tua amica prima che scivoli e si rompa qualcosa..."
"Credo sia proprio il caso di internvenire..." annuì Santana guardando Rachel cercare di versarsi dell'acqua in un bicchiere inesistente.
"Aspetta, prima dobbiamo onorare una tradizione..." cominciò il ragazzo.
"L'ultimo bicchiere?"
"L'ultimo bicchiere!" sorrise Puck afferrando una bottiglia di tequila.
Una volta riempiti i bicchieri Santana sorrise sollevando il braccio "Alla nostra, Puck...".
"No... questa è tutta per te... Alla tua, San..." rispose Puck brindando con l'amica "Comincio a cacciare i superstiti. Divertiti, tu..." sorrise il ragazzo dando una pacca sulla spalla della latina.

"Rachel..." cominciò Santana togliendo la bottiglia d'acqua ormai quasi finita dalle mani della ragazza.
"Saaaan! Vieni a ballareeee!".
"Andiamo Rachel... Per stasera hai ballato abbastanza..." sorrise Santana divertita.
"Io! Io ho ballato! Tu non hai ballato!"
"Si che ho ballato, Barbra... Ed ora andiamo, avanti..." insistette la latina prendendo la brunetta per il polso cominciando a camminare verso la camera.
Ma Santana in risposta sentì la mano di Rachel stringere la sua e ritirarla nel mezzo del salone.
"Ancora una canzone! Una canzone sola! Balla con me Santana!"
"Rachel-"
"Ti preeego! Ti prego Santana! Ancora una canzone!"
"E va bene..." sospirò la mora "Ma una canzone e poi andiamo a dormire sia chiaro.".
"Lo prometto sulla mia collezione di Barbra!"
"Allora posso fidarmi..." sorrise Santana lasciandosi andare, facendo felice la brunetta.
Era una sensazione così nuova ed eppur così familiare per Santana.
La confidenza, l'affiatamento, la naturalezza che c'era tra lei e Rachel, per quanto volesse far finta di nulla, era qualcosa che la faceva stare bene, che riusciva a farla sorridere con estrema facilità e che soprattutto la aiutava a distogliere tanti pensieri.

Al termine della canzone, come promesso, Rachel si lasciò letteralmente trascinare verso la camera da letto, per poi gettarsi a peso morto sul letto con tutti i vestiti.
"Rachel, prima di tutto quello è il mio lato. Inoltre sarebbe il caso che ti togliessi almeno le scarpe se non anche i jeans."
"Mmm... stanca..."
"Ok. Le scarpe posso togliertele. Posso toglierti anche la cinta... ma al resto ci pensi tu..." sbuffò Santana mettendosi al lavoro sugli stivali della moretta.
"Aspettaaaa!"
"Cosa?" sospirò la mora.
"Mi dispiace per la puzza..."
"Quale puzza?" provò Santana annusando tentativamente l'aria.
"Quando li porto tante... poi... puzzano..."
"Allora metteremo gli stivali fuori dalla finestra..."
"Noooo i miei piedi!"
"Oh Dio... che schifo..."
"Scommetto che i tuoi piedi invece profumano di lavanda, veeeero?"
"No, ovviamente no."
"Allora!"
"Facciamola finita Rachel, puzza o non puzz-"
"Si dice cattivo odore!"
"Ma finora hai detto- Lasciamo stare..." cominciò Santana per poi arrendersi e limitarsi a sfilare gli stivali dell'amica.
"Ok, Rachel, ora sfiliamo la cinta e dovrai darmi una mano..." cominciò Santana slacciando la fibbia e sfilandola dal lato "Ora mettiti sul fianco. No. L'altro fianco- Ecco, ferma..." sospirò la latina finalmente riuscendo ad ottenere la cinta.
"Mmm voglio dormire..."
"Bene. Dormi!"
"I miei jeans pungono..." piagnucolò la brunetta cercando di sfilarsi disordinatamente i pantaloni.
"Aspetta- Aspetta! Smettila di scalciare e lasciami fare!"
"Ooook..."
"Uhm... Rachel devi aiutarmi... Solleva il bacino..."
"Perchè?"
"Perchè così posso toglierti i jeans più facilmente..."
"Così?"
"Si, così... Ecco fatto... Ora puoi tornare giù."
"Abbiamo finito?"
"Uhm... Aspetta, togliamo quell'orrenda collana col pesce..." decise la latina temendo che la ragazza potesse strozzarcisi, letteralmente, date le circostanze.
"Maledizione, Rachel..." cominciò Santana avvicinandosi a cercare il gancetto della collana "Chi indossa delle collane così orrend-cosa-".
Santana non riuscì a concludere la frase.
In un decimo di secondo aveva sentito la mano di Rachel stringere la maglietta al suo collo e tirarla verso di lei.
Un istante dopo Rachel la stava baciando, e non era nulla di somigliante ad un bacio innocente.
Era tutt'altro che innocente.
Santana non riusciva a pensare. 
Dentro di sè sapeva che doveva fermarsi ma, d'altro canto, la mano di Rachel sulla sua nuca, stretta ai suoi capelli, senza contare quella ancora stretta sulla sua maglietta, non le dava poi così grande libertà di scelta.
Santana si ritrovò a baciare Rachel in risposta, per diverso, lungo, tempo.
Non sapeva cos'altro fare, non sapeva come altro comportarsi, anche perchè (e dovette ammetterlo) la sensazione era veramente bella.
Continuò a rispondere a quel bacio fino a quando la brunetta, con un sospiro, non decise di staccarsi.
"Rach-"
"Sai del sapore del fuoco..." mormorò la brunetta con un sorriso beato.
"Uhm... probabilmente è la tequila..." replicò Santana senza nemmeno capire perchè si fosse degnata di risponderle.
"Tequila significa fuoco?"
"No..."
"Cosa significa tequila?"
"Significa... tequila... ?"
"E come si dice fuoco?"
"Fuego..."
"Dillo di nuovo!" sorrise curiosa Rachel senza mollare la presa sui capelli della latina, tenendola vicina al suo volto.
"Fuego." ripetè Santana quasi divertita.
"La tequila, dovrebbe chiamarsi... Fueg... -uila..."
"Certo..."
"Perchè tu sai di fuoco..." sorrise Rachel strappando un altro piccolo bacio alla latina sopra di lei.
"Oook..." provò Santana cercando di allontanarsi.
"Santana?"
"Mh?"
"Santana significa fuoco?"
"No..." sorrise la mora.
"Cavolo... Lo spagnolo non ha alcun senso!" replicò frustrata Rachel.
"Rachel, per favore, ora lascia i miei capelli e dormi... ok?"
"Come dici buona notte in spagnolo?"
"Buenas noches... y dulce sueños." replicò automaticamente Santana.
"E' una frase veramente luuunga per dire solo buonanotte..."
"Rachel, ti preg-" tentò nuovamente la latina, per essere zittita dall'ennesimo bacio.
"Buenas noches, Santana..."
"Buona notte, Rachel..." rispose Santana finalmente prendendo la sua posizione, o meglio quella che doveva essere dell'amica, per poi chiudere gli occhi.

Con un sorriso, grande almeno quanto confuso, sulle labbra.


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Alleluja!
Ce l'abbiamo fatta!!!

Fatemi sapere cosa ne pensate e se pensate che la storia stia prendendo il verso giusto!
Vi ricordo che mi trovate qui
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Ma vi prego! Non recensitemi al di fuori di qui xD

Un abbraccio

Northstar

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Capitolo 11
*** An unexpected departure ***


boh



"Mmm..." sospirò Rachel stiracchiandosi nel letto.
"Buongiorno." sentì la brunetta alle sue spalle.
"Oh mio Dio!!!" esclamò la ragazza voltandosi di colpo, portandosi per istinto le coperte fino al mento.
"Ehi, ehi, ehi! Ti sembra questo il modo di darmi il buongiorno?" sbuffò Puck accarezzandosi la cresta.
"Cosa ci fai qui!?"
"E' casa mia!" sorrise il ragazzo.
"Nel MIO letto!" esclamò la brunetta per poi spalancare la bocca terrorizzata "Noi abbiamo- Noi- voglio dire-"
"Nah... Magari..." sospirò Puck.
"Allora!? Cosa ci fai qui!?"
"Beh, nel mio letto c'è una rossa decisamente focosa, ora lo so per esperienza, che non ho alcuna intenzione di rivedere... e beh... Mi sto nascondendo qui..."
"Molto maturo..." commentò Rachel sbirciando sotto le coperte.
"Sei vestita. Già controllato."
"Ma-"
"Non c'è di che..."
Rachel corrugò le sopracciglia confusa per poi osservare "Questa coperta ha lo stesso profumo di Santana.
A proposito, dov'è?"
"In spiaggia. Credo"
"Credi?"
"Mhmh. E' uscita senza dire niente, conoscendola ho tirato ad indovinare e ho detto in spiaggia."
"Ungh...." sbuffò la brunetta alzandosi "Dimmi che hai del caffè in cucina."
"Probabilmente." rispose Puck per poi riprendersi "Ehi Rachel?"
"Cosa c'è?"
"Mi raccomando, se incontri la rossa... acqua in bocca..." sorrise il ragazzo con un occhiolino.
Rachel uscì veloce dalla stanza, recandosi immediatamente in cucina a scaldare quello che sembrava essere caffè.
"Scusa-"
La brunetta alzò lo sguardo trovandosi di fronte proprio la ragazza dai capelli rosso fuoco.
"Ciao, stavo cercando Puck... Sai per caso dov-"
"Nella mia stanza." rispose semplicemente Rachel indicando il corridoio.
"TRADITRICE!" esclamò Puck dietro la porta chiusa.
"Grazie." sorrise grata la rossa raggiungendo il ragazzo.
"Non c'è di che." sorrise Rachel sorseggiando lentamente il caffè che aveva trovato.
Dopo qualche tentativo di ricostruzione della serata e della nottata appena passate, la brunetta afferrò annoiata il telefono dalla sua tasca digitando velocemente un sms per Santana.
"Dove sei?"
Qualche secondo dopo arrivò la risposta della latina.
"Spiaggia."
"A fare cosa?"
"A sciare." lesse la brunetta rimanendo sorpresa.
"Pensavo avessimo superato la fase delle risposte maleducate..."
La ragazza posò qualche secondo il telefono sul tavolo, cercando di ricordare un motivo qualunque per cui Santana potesse avercela con lei.  
"Hai ragione. Avanti, Rachel. Dimmi."
"Ho per caso fatto qualcosa di sbagliato?"
"Non saprei. Dovresti dirmelo tu."
"Capisco..." scrisse ironicamente Rachel "Ne parliamo quando torni."
"Non aspettatemi per pranzo." rispose ancora una volta la latina.
"Ci risiamo..." sbuffò Rachel alzandosi a sciacquare la sua tazza per poi sentire un indistinto "OUCH!" provenire dalla "sua" camera.
Dopo qualche secondo, prevedibilmente, la rossa uscì dalla camera con un sorriso soddisfatto rivolgendosi di nuovo a lei con un "Grazie!", per poi uscire dall'appartamento.
Altrettanto prevedibilmente, Puck seguì la ragazza entrando in cucina con le sopracciglia sollevate quasi a mo' di sfida.
"Cosa?"
"Quale parte di "Acqua in bocca" non avevi ben compreso?"
"Solidarietà femminile."
"Cosa?"
"Solidarietà femminile." ripetè Rachel.
"Cosa centr- Cosa vuol dire?".
"Vuol dire che, tra un ragazzo che conosco da due giorni ed una ragazza che quel ragazzo ha deciso di portarsi a letto con l'intenzione di scaricarla la mattina dopo, scelgo di stare dalla parte della ragazza."
"Ma io ti sto ospitando qui!" osservò Puck.
"Spiacente. Il genere vince sull'ospitalità."
"Scortese!" protestò il ragazzo.
"Puttaniere." replicò veloce Rachel.
"Sparagiudizi!" insistette Puck.
"Senti chi parla!"
A quel punto il ragazzo si lasciò andare ad una risata.
"Che c'è?"
"Ora capisco perchè non sei fuggita dopo una settimana di convivenza con San... Voglio dire lei è una tosta, ma anche tu non scherzi..."
"A proposito... Santana mi sta trattando con... come dire... una certa freddezza."
"Che novità..."
"Una freddezza che credevo avessimo superato..."
"Mmm, quindi? Cosa centro io?"
"Questa notte, ho combinato qualcosa che potrebbe averla... contrariata?"
"Non saprei cosa potrebbe o no contrariare Santana..."
"Facciamo così. Descrivi la mia serata per quello che hai visto."
"Dunque... Hai bevuto, bevuto e... bevuto. Ti ho visto ballare. Ti sei strusciata su un paio di miei amici ma Santana ti ha recuperato per tempo... Poi, vediamo... Hai bevuto e bevuto ancora.... Hai ballato con Santana, che poi ti ha accompagnato a dormire... Poi mi sono portato via Andy la rossa e fine."
"Santana mi ha recuperato dalle grinfie dei tuoi amici."
"Si."
"E mi ha accompagnato a dormire?"
"Si."
"Il che significa che è stata lei ad aiutarmi a mettermi a letto..."
"Immagino di si..." rispose ancora una volta Puck.
"Sicuro?"
"Si."
"In pratica mi ha fatto da baby sitter." osservò Rachel.
"Non la metterei esattamente così... Ma in un certo senso..."
"Ovviamente ora mi odia... Le ho rovinato la serata..."
"Nah... a me è sembrata piuttosto divertita ieri sera..." rispose Puck versandosi il caffè "Ma è Santana, non sai mai cosa aspettarti davvero..."
"Posso farti una domanda Puck?" domandò Rachel dopo qualche secondo di silenzio.
"Sentiamo."
"Anche tu eri amico di Brittany vero?".
Puck per poco non si era strozzato col suo stesso caffè alla menzione di quel nome.
"Oh- Mi spiace! Non volev-"
"No. No... Tutto a posto, tranquilla." cominciò Puck "Davvero, è solo che... non sono abituato a sentir effettivamente nominare il suo nome.  E' un po' un tabu di fronte a Santana..."
"Già..." sospirò Rachel abbassando lo sguardo.
"Comunque... siamo tutti cresciuti insieme... quindi si, eravamo amici."
"Come era Lei?"
"Lei- Brittany, era bellissima e spontanea e- incredibilmente straordinaria in ogni singolo aspetto ..." sorrise il ragazzo con nostalgia "Mi è sempre piaciuto pensare che quella sua ingenuità, quel suo essere diversa da chiunque altro, derivasse dal fatto che Lei ha sempre vissuto in un mondo tutto suo, un mondo invisibile agli altri. E credo che solo Santana sia riuscita veramente ad accedere a quella parte di Brittany, quella stessa parte che è riuscita a farla sciogliere come ghiaccio al sole..."
"Non era così... distaccata, con lei... vero?"
"Durante il liceo Santana ha dovuto vedersela con le insicurezze e le paure che derivano dalla sua diversità. Per questo è sempre stata così fredda, per difesa..." spiegò il ragazzo "Ma con Britt? Mpf!  Tutta un'altra storia. Era come un cucciolo al guinzaglio!"
Rachel sorrise all'idea di una Santana così diversa da quella che aveva imparato a conoscere.
"Mi sarebbe piaciuto poterla vedere così..."
"Cotta?" suggerì Puck.
"Già..."
"Santana non è così come sembra, credimi. E' tutt'altro che fredda o distaccata. Per le sue persone, darebbe l'anima."
"Lo so. Mi ha già mostrato questo suo aspetto fortunatamente."
Dopo qualche lungo minuti di silenzio, Puck se ne uscì fuori dal nulla con "E' come un limone.".
"Come?" domandò Rachel confusa.
"Santana, intendo."
"Sei stato fino ad ora a pensare a questo... paragone?"
"Mhmh." annuì Puck per poi ripetere "E' proprio come un limone."
"Puck, adoro metafore e similitudini ma così è un po' troppo criptica..."
"Un po' tropo cosa?"
"Incomprensibile."
"Voglio dire, prova a dare un morso ad un limone... è aspro e immangiabile... Ma se a quel limone aggiungi un po' di zucchero ne esce fuori una delle cose più buone di sempre!"
"Oh..." annuì Rachel "Quindi stai implicando che Brittany per lei fosse lo zucchero in questione..."
"Si. Cioè, non proprio... Brittany era uno zucchero, uno dei migliori compatibili con il limone, questo è certo... Ma ciò non toglie che altri zuccheri possano attenuare il sapore aspro di Santana."
"Devono essere zuccheri molto, molto rari calcolando il tempo che Santana sta passando come "solo limone"..." osservò Rachel.
"E' che quando sei abituato alla perfezione e sei convinto che quella perfezione sarà tua per sempre, è tutt'altro che facile tornare a credere che quella perfezione possa tornare e che soprattutto possa durare..."
"Dovevano essere una grande coppia..."
"Hai presente le coppie dei film romantici? Quelle così assurde, in cui l'uno è perfetto per l'altra a tal punto da farti quasi schifo, ma che allo stesso tempo ti fanno sospirare come una liceale innamorata in preda agli ormoni?"
"Si."
"Ecco. Hai ottenuto Britt e San."
In quell'istante entrambe i ragazzi si voltarono verso la porta sentendo chiaramente il rumore delle chiavi nella serratura.
Aperta la porta si trovarono davanti ovviamente Santana. Ma fradicia dalla testa ai piedi.
"Pensavo non saresti tornata per pranzo..." osservò Rachel.
"Se non lo hai notato, sta diluviando." rispose brevemente la latina muovendosi diretta verso la camera da letto.
Rachel guardò Puck confusa.
"Dev'essere solo una giornataccia... vedrai..." rispose il ragazzo.
"Cos'hai da mangiare Puck?" chiese Santana rientrando in cucina mentre si strofinava i capelli con un asciugamano.
"Esplora pure. Io vado a farmi una doccia." disse Puck dileguandosi.
Mentre Santana frugava tra i vari scaffali del frigorifero, Rachel ne approfittò avvicinandosi leggermente.
"Allora, come si stava in spiaggia?".
"Magnificamente, fino a venti minuti fa." replicò veloce Santana.
"Capisco." annuì la brunetta "Potevi chiamarmi, sarei venuta volentieri in spiaggia a farti compagnia."
"Avevo voglia di stare sola."
"In questo caso ti avrei lasciato in spiaggia mentre mi facevo una passeggiata lungo il bagnasciuga..."
"Tralasciando il fatto che sei incapace di tenere la bocca chiusa per più di dieci minuti e che, di conseguenza, debba necessariamente essere in compagnia di qualcuno e quel qualcuno sarei inevitabilmente stata io, e per questo ho preferito evitare di chiamarti, credevo che dopo quello che hai combinato ieri sera preferivi riposare."
"Santana..." sbuffò Rachel infastidita.
"Cosa?"
"Mi dispiace per ieri sera, ok? Ho esagerato, ma sono un essere umano anche io! A volte posso perdere il controllo e comportarmi in maniera dissoluta! Ma non capisco perchè ne devi fare una tragedia!"
"Oh..." sospirò Santana interrompendo la sua ricerca di cibarie nel frigorifero "Ed io credevo che ne avresti fatta tu una tragedia..."
"Sono cose che succedono..." insistette la brunetta.
"Ok." tagliò corto la latina.
"Ora siamo a posto?"
"Sei seria Rachel?" sbuffò Santana voltandosi per la prima volta dall'inizio della conversazione.
"Va bene, va bene. Cercherò di tacere almeno fino a New York, sei felice ora?"
"Si. Decisamente." replicò la mora chiudendo il frigo per poi afferrare un ombrello vicino alla porta ed annunciare "Vado a cercare qualcosa di veramente commestibile."
"Ricorda che abbiamo un'aereo da predere fra-"
"Tre ore." terminò Santana "Non ho bisogno di un agenda vivente. Me la cavo benissimo da sola."
"Ma-" provò Rachel senza successo, trovandosi la porta chiusa in faccia.
Era chiaro che doveva lasciar cadere la cosa, sperando che almeno Santana tornasse ad avere il suo solito comportamento nei suoi confronti.

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Il viaggio di ritorno era stato meno movimentato del primo e Rachel aveva notato con dispiacere come Santana, ad ogni turbolenza, continuava ad aggrapparsi al bracciolo del sedile invece che alla sua mano, come era successo per il volo d'andata.
Allo stesso modo, arrivate a casa, Santana aveva continuato pressoché ad ignorare la brunetta.
E così per i giorni successivi.

Quando Kurt l'aveva invitata una sera a bere qualcosa insieme, Rachel aveva risposto si, immediatamente, pur di poter parlare a qualcuno della separazione in casa che viveva con la latina, non sapendo nemmeno il perchè.
Il ragazzo la stava aspettando al suo solito posto, nel pub che ormai anche la brunetta conosceva a menadito.
"Ehi!" sorrise Kurt salutandola con la mano.
"Ehi, Kurt!" rispose la brunetta avvicinandosi ad abbracciare l'amico.
"Ti ho preso un appletini."
"Mmm! Grazie!" sorrise la brunetta prendendo il suo posto di fronte al ragazzo "Mi aspettavo di trovare anche Quinn!"
"Quinn è con Santana." disse semplicemente Kurt.
"A casa nostra?"
"Si."
"Perchè?"
"Perchè cosa?"
"Non potevano uscire con noi? Voglio dire, non potevamo uscire tutti insieme?"
"Oh... Vedo che hai preso piuttosto bene questa storia... E io che pensavo saresti stata tu a farne una tragedia..."
"Uhm... Una tragedia su cosa, esattamente?"
"Su quello che è successo a LA..."
"Oh mio Dio..." sospirò Rachel con un sorriso "Ho bevuto e, ok, forse sono stata un po' troppo disinibita e Santana ha finito per pagarne le spese! Ma non vedo per quale motivo dovrei farne una tragedia!"
"Forse ti ho giudicata un po' troppo... ansiosa sai?"
"Davvero?" chiese retoricamente Rachel sorseggiando il suo drink.
"Si, voglio dire... Va bene, quel che succede a LA resta ad LA... Ma un bacio, anzi per quanto ne so più di uno e piuttosto focosi, credevo avrebbero fatto più effetto su te che su Santana nelle vostre strane dinamiche. Che strano..."
"Come?" chiese Rachel confusa.
"Si, voglio dire. Santana è-"
"Di cosa stai parlando?! Quale bacio-"
"Baci."
"Cos- Non capisco..." riprese Rachel.
"Oh..." esclamò Kurt sollevando le sopracciglia.
"Oh, cosa?!"
"Uh-oh..."
"Kurt? Ti dispiacerebbe passare dai monosillabi a frasi di senso compiuto!?"
"Uhm... Cosa ricordi della notte a Los Angeles?".
"Poco e niente. Puck mi ha riassunto la serata dicendomi che ho bevuto veramente tanto, non che ci fosse bisogno di ricordarmelo... Poi mi ha detto che mi sono strusciata ad un paio di suoi amici e che poi Santana si è occupata di me."
"Capisco..." rispose Kurt giocherellando nervosamente col suo foulard.
"Cosa?"
"Vedi- Puck non ha potuto dirti proprio tutto, tutto..."
"Tipo?"
"Beh, tipo quello che è successo in camera da letto..." sospirò Kurt.
"Oh Dio-"
"Già."
"
Non abbiamo-"
"Oh no, no, no! Ma in compenso c'è stato uno scambio di... baci, come dicevo prima... Cominciato e portato avanti esclusivamente da... te."
"Cavolo, cavolo, cavolo!" sospirò Rachel affondandosi le mani tra i capelli "Ora capisco... Dio sono un disastro!"
"Vedi? Ti avevo valutato alla perfezione!"
"Cosa ti ha detto Santana?" chiese immediatamente la brunetta cercando di concentrarsi e calmarsi.
"Strano a dirsi, è rimasta molto delusa dal tuo... sottovalutare la cosa. Insomma stando a lei era come se avessi minimizzato il tutto come fosse successo nulla..."
"Ovvio che fosse offesa e arrabbiata! L'ho trattata come- come fosse successo niente!"
"Già..."
"Cosa faccio ora!? Glielo dico? Le spiego tutto? Le chiedo perdono e mi prostro umilmente ai suoi piedi?"
"Forse è la cosa migliore da fare se ti auguri di far tornare le cose come erano prima...".
Rachel si alzò di colpo, afferrando la sua borsa.
"Dove stai andando?" chiese Kurt confuso.
"A fare tutte queste cose!"
"Oh non penso proprio." replicò il ragazzo afferrando la brunetta per la giacca tirandola di nuovo verso la sedia "Prima dobbiamo parlare di un paio di cosine se non vuoi che la situazione finisca per degenerare del tutto...".
"Ossia?"
"Mettiti comoda, tesoro.".

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"Ed ora?"
"Ora cosa?" chiese Santana sorseggiando la sua birra sul divano.
"Come siete rimaste?" chiese Quinn confusa.
"Ah non saprei. Non parliamo da giorni."
"E ti sembra il comportamento giusto."
"Se lei fa finta di niente, farò finta di niente anche io. Mi sto adeguando al suo comportamento. Tutto qui.".
"Maturo."
"Cosa devo fare? E' stata lei a baciarmi e far come se niente fosse successo..."
"Sai una cosa?" cominciò Quinn "Non avrei mai pensato che avresti dato tanto peso ad un bacio."
"Ok. Prima di tutto non era un bacio, ma erano diversi baci, e non erano esattamente il tipo di baci che si scambiano due amiche. E poi- E poi, niente." concluse Santana sospettosamente.
"Cosa?"
"Niente."
"E poi cosa?" insistette Quinn.
"Niente, te l'ho detto!" replicò Santana infastidita.
"Vorrei farti una domanda ma non so se voglio rischiare la vita... Voglio dire sono piuttosto giovane..."
"Cosa devi chiedermi?"
"
Prometti di non azzannarmi alla gola, o di arrecarmi danni permanenti o- di non mettermi le mani addosso?"
"Promesso-"
"No. Ripeti tutto."
"Prometto di non azzannarti, di arrecarti danni permanenti e di non mettermi le mani addosso." ripetè meccanicamente Santana "Ora, sentiamo. Cosa devi chiedermi?"
"Non credi che magari... potresti provare qualcosa per Rachel?"
"Mpfff!" sbuffò Santana "Come ti viene in mente!?"
"Non è un reato innamorarsi, sai?"
"Quinn-"
"No, lasciami finire." la interruppe la bionda "Non è un reato e non è irrispettoso nei confronti di tu-sai-chi."
"Voldemort?"
"Santana. No. Non funziona."
"Cosa?"
"L'ironia." replicò secca Quinn "Non puoi sempre nasconderti dietro una battuta. Come non puoi nasconderti dietro una cattiveria o un'alzata di voce."
"Cambiamo argomento..."
"No. No, perchè devi capire che- che per quanto sia doloroso e ingiusto, tu non sei morta con Brittany. Tu sei qui, Santana. Respiri e mangi e cammini e- continui con la tua vita. Tu sei viva."
"Credi che non lo sappia?" rispose fredda la mora.
"No invece, credo che tu non te ne renda conto." riprese Quinn "Sei viva? E allora vivila questa vita, tu che hai la fortuna di essere ancora qui! E sai cosa? Provare dei sentimenti è parte del vivere e non c'è niente di male!"
"Ma Britt-"
"Cosa? Credi che vorrebbe vederti ridotta in questo stato? Dopo tutti questi anni, ti sei lentamente svuotata, sei rimasta un guscio Santana. Solo un guscio. E ora che hai l'occasione di ricominciare a riempirti di sensazioni, sensazioni positive, cosa vuoi fare? Continuerai a nasconderti dietro la scusa di Brittany?".
Dopo alcuni secondi di silenzio, Santana disse "Fammi di nuovo la domanda."
"Provi qualcosa per lei?"

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"Kurt!" esclamò Rachel
"Che c'è, a questo punto è una domanda lecita!"
"Io non- Non lo so, non ricordavo nemmeno di averla baciata..."
"Ti dice niente il detto "In vino veritas"?"
"Ti prego..."
"E' vero. Una volta ubriachi perdiamo tutte le inibizioni, tutti i freni... Magari era quello che volevi fare da un po'... E l'amico alcool ti ha semplicemente dato una spinta..."
"Kurt!"
"Avanti, Rachel. Scherzi a parte. Sai che con me puoi parlare di tutto quello che vuoi. La domanda è semplice. Provi qualcosa per lei?"

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"Ero- Ero felice quella notte. Dopo che mi ha baciato..." spiegò Santana "Ma non so se questo significa che provi qualcosa per lei..."
"Visto?" sorrise Quinn "Hai già fatto dieci passi avanti..."
"E adesso?"
"Adesso cerca di fare ordine nella tua testa. E magari cerca di scoprire cos'è che provi per lei."

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"Io-" 
"Tu?"
"Puo' darsi- Non-" balbettò la brunetta.
"Ok, Rachel" cominciò Kurt "Prendi un respiro e dimmi quello che ti passa per la testa."
"Devo parlarle." rispose Rachel raccogliendo la giacca "Devo parlarle e devo sistemare le cose perché- devo capire cos'è che l'ha sconvolta."
"Ora?"
"Immediatamente. Devo andare Kurt. Grazie mille!" sorrise Rachel correndo verso l'uscita del locale.

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Era arrivata a casa di corsa, premendo ripetutamente il tasto di chiamata dell'ascensore che tardava ad arrivare, per poi decidere di prendere le scale e farle di corsa.
"Ehi!" aveva sentito la brunetta di fronte a sé.
"Ehi, Quinn!" sorrise Rachel.
"Dimenticato qualcosa?"
"Uhm, no. Devo parlare con Santana!"
"Allora faresti meglio a sbrigarti..."
"Perchè?"
"Devo andare..." sospirò Quinn "Ci sentiamo domani?"
"Va- va bene..." sorrise Rachel salutando la bionda.
"Buonanotte." replicò la ragazza.

Rachel frugò velocemente nella borsa alla ricerca delle chiavi, per poi aprire velocemente la porta e chiamare immediatamente "Santana?".
La latina era in piedi vicino al bancone della cucina col telefono in mano. Le aveva subito fatto cenno di aspettare.
Rachel aveva annuito togliendosi intanto la giacca e cercando di prendere qualche lungo respiro.

"Cosa succede?" chiese la latina una volta terminata la chiamata.
"Dobbiamo parlare."
"Ora?"
"Si, assolutamente." cominciò Rachel.
"E di cosa dovremmo parlare?"
"Santana, io non ricordavo niente!"
"Di cosa?"
"Della notte a Los Angeles, non ricordavo niente! Me lo ha detto Kurt poco fa! Non ricordo niente! Non ricordo dei baci io- Non ricordo niente!"
"Oh..." sospirò la mora.
"Mi dispiace Santana, se ti ho fatto sentire... ignorata, io-"
"Va bene." la interruppe la latina poggiandosi al bancone della cucina.
"Va bene?" domandò Rachel confusa.
"Se non li ricordi nemmeno, dubito che quei baci fossero intenzionali..."
"Cosa vuol dire?"
"Niente- niente."
Dopo qualche imbarazzante secondo di silenzio, Rachel prese coraggio per chiedere "Santana... Perchè eri così arrabbiata per la mia... indifferenza?"
"Lascia stare, Rachel. Facciamo finta che non sia successo niente, ok?"
"No, voglio sapere perchè eri così... delusa, così amareggiata dal mio comportamento..."
"Beh, mi hai baciato e hai fatto finta di niente, come mi sarei dovuta sentire?"
"Ma tu non- voglio dire non c'è niente tra noi... no?"
"Non è questo il punto Rachel..."
"Allora qual è il punto? Perchè eri così arrabbiata e fredda e distaccata!?"
"Perchè quello era il primo vero bacio che scambiavo con qualcuno a cui tengo dopo- dopo Britt..."
"Oh..." sospirò la brunetta abbassando lo sguardo "Mi dispiace di averti- rubato questa cosa... voglio dire, deve essere chiaramente qualcosa di speciale per te..."
"Cosa?" domandò Santana genuinamente confusa.
"Io- Ti ho praticamente rubato quei baci... Capisco che magari avresti preferito aspettare qualcuno di più... importante."
"No, non capisci... Quella notte, dopo avermi baciato, sono andata a dormire con un sorriso. Un sorriso sincero, gioioso, a trentadue denti! Per qualchè strana ragione ero felice che fossi... che fossi stata proprio tu a rubarmi quei baci!" spiegò Santana "Ma poi- L'hai presa così... superficialmente, come se- come se non significasse niente per te...  che pensavo di- di aver sprecato qualcosa di... prezioso..."
"Oh..." sospirò ancora Rachel mortificata guardando la mora.
"Forse l'ho fatto, comunque..."
"Mi dispiace..." ripetè la brunetta alzando lo sguardo.
"Te l'ho già detto lascia stare..." replicò Santana.
"No, non per quello." rispose Rachel puntando diretta verso la mora.
"Rachel-"
Un po' come era successo qualche notte prima, Santana si era ritrovata le labbra di Rachel sulle sue ma con qualche sostanziale differenza.
Senza il buio a camuffare le cose.
Senza l'alcool ad annebbiare la mente di Rachel.
Senza parole non dette o tensioni non chiarite, beh, più o meno.
Senza paura di fare torto a qualcuno, per la prima volta da anni.
Non aveva motivo di frenarsi o di tenere le cose sotto controllo, così Santana si ritrovò a rispondere a quel bacio, e a farlo con un entusiasmo che lei stessa non si aspettava.
Per un attimo non era sicura che la ragazza che stava baciando fosse la stessa Berry, Barbra, Hobbit, Yentl che aveva conosciuto qualche mese prima.
Per la prima volta, ai suoi occhi, era semplicemente Rachel, ed altrettanto semplicemente Santana si era accorta che la cosa non le dispiaceva affatto. Che Rachel, con le mani sul suo collo, e quel naso tanto tanto rinomato contro la sua guancia, la stesse baciando con ancora più coinvolgimento di quella notte.
Ma non c'erano scuse, non stavolta.

Solo dopo diverso tempo, Santana non aveva idea di quanto ne fosse veramente passato, Rachel decise per entrambe di staccarsi.
"Mi dispiace..." sospirò la brunetta senza respiro, con un accenno di sorriso.
BZZ-BZZ-BZZZZ
"Chi è a quest'ora?" chiese Rachel guardando il citofono.
"E' il mio taxi." 
"Il tuo taxi?""
"Devo andare, Rachel."
rispose semplicemente Santana infilandosi la giacca e prendendo il trolley che aveva poggiato dietro il divano per poi dirigersi verso la porta e voltarsi un ultima volta per dire con un sorriso "Per la cronaca... Non dispiacerti troppo..."



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Allegria!
Eeeeeh!
Ce l'ho fatta!
Le cose si muovono e si muovono davvero ora...
Che ne pensate? Fatemi sapere! ;)

Come al solito, un abbraccio immenso e un grazie infinito per tutto...
A prestissimo, speriamo!

Northstar
:)

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Capitolo 12
*** An unexpected... interlude ***


boh
Non vogliatemi male.
Ho deciso di postare questa cosa come un capitolo a parte, perché non volevo che il capitolo fosse troppo emotivamente altalenante.
Mi spiego, non volevo passare dal "trallallero, trallallà! *fischietta allegramente*" a "Ommiodioooooo! *singhiozzi disperati*".

E poi così faccio sentire anche a voi la mancanza di Santana.
 MUAHAHAHAH!

Scherzi a parte,
non odiatemi se vi riesce e munitevi di fazzoletti.
Il prossimo capitolo vi ricompenserà...

Un abbraccio!

Northstar!

ps: ci si rilegge a fine "capitolo".




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Era rimasta a fissare la porta con le braccia conserte.
In silenzio.
Quel "devo andare" continuava a risuonarle nelle orecchie, di continuo, così come ripeteva mentalmente tutti gli avvenimenti di una mezzora prima, come fosse stata la scena di un film.
Continuava a domandarsi dove potesse essere andata a quell'ora della notte e con un trolley con sé.
Poi aveva ripensato al suo breve incontro con Quinn e a quel "
faresti meglio a sbrigarti".

Sapeva che doveva lasciarle il suo spazio, lo sapeva.
Ma non riusciva a resistere a quella vocina che le diceva "Chiamala! Solo per sapere dove sta andando!".
Ma anche quello, sotto sotto, lo sapeva.
Dove poteva essere andata?

Aveva cercato il numero in rubrica in un lampo ed allo stesso modo aveva avviato la chiamata.
"Ehi Rach... Stavo aspettando questa telefonata..."
Rachel non si aspettava una risposta così rapida, nè tantomeno quella risposta.
"Immagino che tu sappia cosa voglio sapere..." replicò Rachel.
"E' tornata a casa." rispose semplicemente Quinn.
"E- voglio dire... torner-"
"Certo che tornerà!" sorrise la bionda
"Intendevo, tornerà presto? Direi che, a occhio e croce, ha portato via vestiti sufficienti per un paio di cambi-"
"Non preoccuparti, Rachel. Davvero." cominciò  con calma Quinn "Aveva solo bisogno di un po' di tempo per sé."
"Capisco."
"Non preoccuparti... Questo viaggio può solo che farle bene..."
"Lo so." sospirò Rachel "Grazie, Quinn. Buonanotte."

Terminata la telefonata, Rachel afferrò la sua coperta preferita per poi gettarsi sul divano e prepararsi ad una lunga notte, probabilmente senza sonno.

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Dopo una notte insonne nella sua vecchia casa (fortunatamente deserta) ed una mattina passata a guardare il soffitto, Santana era pronta.
No, non lo era in realtà.
Ma si era detta che era quello il momento giusto, "ora o mai più", e che sicuramente non sarebbe mai stata più pronta di quanto era già.

Era una sensazione strana quella che la avvolgeva ogni volta che guidava la sua vecchia macchina per quelle vie così familiari.
Una cosa a metà fra un masso sul petto e la felicità più pura che riuscisse a ricordare.
Quel luogo, forziere di infinite memorie felici, aveva al contempo la freddezza di un coltello piantato nello stomaco.

Più si avvicinava ai luoghi che le erano maggiormente familiari, più la strana sensazione diventava forte e altrettanto forte doveva convincersi a respirare.
Più si avvicinava alla sua prima meta e più stringeva il volante.
E i denti.

Arrivata al parcheggio Santana chiuse gli occhi cercando di prendere qualche respiro lungo e profondo, per poi convincersi a scendere.

Un respiro alla volta, un passo alla volta, Santana si era inoltrata in quel bosco di lapidi, cercando di seguire mentalmente le indicazioni che le aveva dato Quinn.

Quando Santana voltò l'angolo si lasciò sfuggire un sorriso.
Non poteva che essere quello il posto.
Un girasole in un campo di grano.

Ora capiva perchè Kurt aveva sempre descritto quel posto come "miracolosamente piacevole".
Una lapide semplicissima, a terra, decorata con semplici bassorilievi delle cose che Britt più amava.
Piena di fiori e foglietti, messaggi, probabilmente.
Doveva ammettere che avevano fatto un ottimo lavoro.

Una volta poggiati i suoi fiori, Santana tornò ad allontanarsi, sedendosi di fronte alla lapide ad una buona distanza.

"Uhm..." cominciò la latina "Non ho idea di come cominciare questa... conversazione... Quindi immagino che un semplice "ciao" vada bene...".
Rimase qualche secondo in silenzio.
Inconsapevolmente aspettando una risposta.
"Ciao, Britt..." riprese la mora con un sorriso forzato sulle labbra "Spero non ti dispiacerà se ho portato un sandwich... Ti piaceva tanto quando ci incontravamo tra una lezione e l'altra per mangiare insieme e raccontarci le nostre mattinate. Ed è divertente perchè ora ho il mio sandwich tra le mani... e non solo non ho fame... ma non ho qualcosa da dirti... Beh, in realtà qualcosa da dirti ce l'ho." sospirò Santana "So che probabilmente ti arrabbierai per questo. Ma sento di doverti delle scuse.".
La mora abbassò lo sguardo prendendo l'ennesimo respiro profondo.
"
Mi dispiace di non essere venuta a trovarti prima... Ma- ma sai come sono fatta... Per queste cose ho sempre avuto bisogno della tua spinta e stavolta... Stavolta quella spinta non poteva arrivare... comunque," riprese la latina indicando i fiori che aveva lasciato poco più in là "Ti ho portato dei fiordalisi. Lo so che non sono i tuoi fiori preferiti, ma quando ero dal fioraio non sono riuscita a non prenderli. Mi ricordano così tanto i tuoi occhi. Vedi? Tutte quelle sfumature sempre più chiare verso l'interno? Sono proprio i tuoi occhi..." sospirò Santana per poi dire "Non ne hai idea, B... Non c'è niente di più bello che ritrovarti in queste piccole cose.
Quando meno me lo aspetto ti ritrovo in un profumo, in un suono, in un fiore... E' come se cercassi di dirmi che ci sei. E te ne sono così grata, Brittbritt...
Ma allo stesso tempo, a volte, la tua mancanza è così insopportabile che preferirei dimenticarti per sempre.
Ed è questo quello che ho cercato di fare negli ultimi anni. Non facendoti mai nominare, non venendo qui, continuando ad andare a quello stesso tavolo in quello stupido ristorante ogni singola settimana, cercando di convincermi che non aveva più effetto su di me. Che a due passi da quella vetrina, non era successo proprio niente per poi, magari, tornare a casa e dare di matto per aver dimenticato qualche stupido particolare di una di quelle nostre conversazioni che ho continuato a ripetere nella mia testa durante tutte quelle notti in cui la tua mancanza era troppo forte per chiudere occhio..." sospirò Santana in lacrime
"Mi manchi così tanto Brittbritt! Tu si che avresti saputo come comportarti al mio posto. Per questo dicevo che quella intelligente eri proprio tu. Lo dicevo seriamente.
Io posso essere forte su libri e calcoli ma tu... Tu, tu eri forte nella vita, Britt. E quello è un vero dono.
Perchè la vita non te la insegna nessuno. Al massimo, se sei veramente fortunata, incontri una persona speciale che fa di tutto per condividere quel dono.  Come tu hai fatto con me.
Pensandoti, in questi anni, mi sono chiesta tante volte "Chissà cosa vorrebbe che facessi ora?".
Non ho mai avuto la risposta... Ma credo di averla finalmente.
Credo che vorresti vedermi sorridere.
Credo che vorresti vedermi vivere.  Credo che vorresti vedermi come solo tu mi hai visto veramente.
Ed io ci proverò, Brittbritt. Basta chiudere porte in faccia alla vita. Basta vivere nel ricordo. Basta fingere di vivere. Sono viva, rappresento quello che tu hai perso, non merito di insultarti non vivendo.
Sei stata la persona più importante della mia vita. Probabilmente continuerai ad esserlo.
Ma-... Ma devo accettare il fatto che non tornerai, Britt. Non tornerai. è questa la verità."
Santana si fermò un momento cercando di ricomporsi, per poi prendere un respiro profondo e ricominciare
"E' anche per questo devo andare oltre... ma per farlo ho bisogno di te... paradossalmente!" sorrise la latina finalmente dando un morso al sandwich "Ho bisogno di te, che sei sempre stata la mia migliore amica e che sempre lo sarai.  Preparati Britt, stai per venire a conoscenza di tutto quello che ti sei persa di Santana Lopez nei suoi "anni bui"... E poi, in qualche misteriosa maniera, sono sicura che mi aiuterai a venirne fuori..."



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Eccomi qui
.
Volevo solo dirvi che non sono sicura seguiranno altre fics su Glee in aggiunta a quelle già cominciate.
Ormai quando si parla di Glee a me viene solamente un gran gran gran gran gran rodimento di culo.

Ringraziate quella merda di Ryan Murphy per questo, lui è il suo assolutamente "inesistente" double standard.
Mi fa alquanto schifo toccare quello che sta facendo diventare solo che schifo.

Buona giornata
Per qualunque domanda/dubbio/mi trovate su ask/twitter/facebook.

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Capitolo 13
*** An unexpected clarity ***


boh



Aveva passato le ultime due giornate come fossero state un sogno lucido.
Aveva continuato svolgere la solita routine, dalla colazione fino alla cena, in automatico, senza vivere veramente nulla.
Non era preoccupata per Santana, sapeva benissimo dove si trovava.
Così come sapeva benissimo che Quinn aveva ragione.
Quel viaggio poteva solo che farle bene.

Quello che la tormentava, quello che continuava a tenerla sulle spine era quello che sarebbe successo al ritorno di Santana
Non riusciva ad immaginare alcuna plausibile conversazione con Santana.
E non che le mancasse la fantasia, ma davvero non sapeva se e come le cose sarebbero potute cambiare.

Era sul punto di gettarsi sul divano con una vaschetta di gelato, quando sentì il telefono vibrare sul tavolino di fronte a lei.
Allungandosi leggermente per controllare il cellulare, Rachel lesse velocemente il nome "Santana" sul display, afferrando il telefono al volo e tirandoselo praticamente addosso per la fretta.
Un messaggio.
Da parte di Santana.
"Ciao..."
Se non fosse stata così tesa, si sarebbe fatta sicuramente sfuggire una risata divertita.
Santana Lopez non cominicia un sms con "ciao", pensò Rachel per poi tornare a concentrarsi.
"Ciao... Quinn mi ha detto che l'hai chiamata. Volevo dirti che tornerò domani o dopodomani, non sono ancora sicura. E volevo dirti che è tutto ok."
La brunetta rimase confusa sull'ultimo periodo.
"Volevo dirti che è tutto ok." ripetè ad alta voce Rachel, confusa.
Stava per scriverle velocemente cosa intendesse con quel "è tutto ok", quando il telefono tornò ad annunciare l'arrivo di un altro sms.
"Ps: Q. mi ha anche detto che le sembravi giù di morale... Quindi la cavalleria è in arrivo. Buona serata :)".
Rachel non ebbe il tempo di chiedersi cosa intendesse stavolta la latina con "cavalleria", quando sentì provenire dalla pianerottolo le distinte voci di Quinn e Kurt.
Alzandosi, Rachel andò ad accoglierli alla porta con un sorriso, veramente grata per la pensata della mora.
"Ehi..." sorrise la brunetta.
"Ciao!" replicò Kurt mostrando una scatola fra le sue mani "Spero per te che abbia voglia di giocare...".
"Certo che ne ho voglia..." replicò Rachel con un sorriso.
"Bene, perchè ci aspetta una lunga serata di definizioni." rispose il ragazzo mostrando la confezione di Taboo.

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Aveva compiuto il primo passo.
Quello più difficile, ne era sicura.
Sapeva con certezza che aveva superato l'ostacolo più grande.
Eppure non riusciva a togliersi di dosso quella strana sensazione.
Davanti a quella casa così familiare eppure ora così sconosciuta, continuava a sentirsi come la diciassettenne che qualche anno prima, proprio a quella porta, aveva dovuto scusarsi ripetutamente e chiedere umilmente perdono a due genitori molto arrabbiati per aver riportato la loro figlia a casa con ben quarantacinque minuti di ritardo.

Santana sentì un sorriso salirle sul volto a quel ricordo, per poi decidersi e ripetere la stessa routine del giorno prima.
Testa alta, un bel respiro e... DRIIIIIN

"Arrivooo!!!
" aveva risposto la padrona di casa, pochi metri più in là.
Santana cercò di mantenere l'espressione più neutra e spontanea del mondo, ma non riuscì a trattenere un sorriso quando quella donna bionda, che tanto somigliava alla ragazza che aveva amato, le aprì la porta con quel suo aspetto svampito e distratto.
Gli anni non l'avevano cambiata, dopo tutto.
La donna cambiò improvvisamente espressione alla vista della latina, che si trovò a riflettere la stessa espressione confusa, prima di mormorare "Salve, signora Pierce.".
"Santana..." sospirò la donna spostandosi i capelli dal viso.
"Uhm... Mi spiace presentarmi così a quest'ora della sera ma-"
"Hai cenato, tesoro?" la interruppe la donna.
"Uhm..."
"Ovviamente non hai cenato. Dubito che tu abbia imparato a cucinare..." sorrise la donna "O lo hai fatto?".
Santana si limitò a sorridere ed fare cenno di no con la testa.
"Vieni dentro, avanti..." ordinò praticamente la donna spostandosi dall'ingresso per far passare la ragazza.
Una volta entrata, la latina si guardò attorno istintivamente, notando come quella casa non sembrava cambiata affatto nell'aspetto.
Ma l'aria, l'atmosfera, quella era cambiata.
E non solo perchè il signor Pierce non era ancora a casa e Jamie era ormai al college.
"Allora?" cominciò la signora Pierce guardando Santana che rispose con uno sguardo confuso.
"Non hai intenzione di darmi un bell'abbraccio?".
Santana strinse forte i denti prima di fiondarsi a stringere, o meglio, a farsi stringere dalla donna.
Non vedeva quella donna da sei anni.
Non vedeva quella donna dalla morte di sua figlia.
Non la vedeva da quella lunga, infinita, notte in ospedale.
Eppure sembrava che il tempo non fosse passato e che nulla fosse successo nel frattempo.
Santana continuò a stringere i denti e a tenere gli occhi chiusi, forte.
"Va tutto bene, tesoro. Va tutto bene." sussurrò appena la signora Pierce accarezzandole lentamente la schiena, per poi aggiungere con un sorriso nostalgico "Oh, Santana... Mi sei mancata."
"Anche lei-" replicò velocemente la latina, non fidandosi della sua voce.
"Ora vieni." si riprese la donna, staccandosi dall'abbraccio per poi  lasciare una carezza sul volto della latina "Ho pronto del polpettone non puoi dirmi di no...".

Con un sorriso la latina seguì la donna.

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"A chi tocca?" chiese Quinn sfogliando distrattamente una rivista.
"A me! A me!" esclamò Kurt afferrando la nuova schedina dal mazzo, per poi schiarirsi la voce, attirando l'attenzione della bionda.
"Che c'è?".
"Il timer, Quinn..." sorrise Rachel, indicando l'aggeggio fra le mani della bionda.
"Si... come se voi aveste bisogno del timer... Per segnare un record, semmai..." sbuffò Quinn attivando comunque il contatore.
"Rachel, concentrati!" esclamò Kurt.
"Ok!"
"Una parola: Yentl."
"Oh! Cimitero? Papà?" provò la ragazza.
"No! Uhm... Papa can you hear me? Ok?"
"Si."
"Cosa tiene Barbra in ma-"
"CANDELA!" esclamò la brunetta saltando praticamente in piedi sul divano.
"ESATTO!" replicò Kurt altrettanto esagitato "Quinn!?"
"Mmh?" rispose disinteressata la ragazza.
"Il tempo!".
"Oh... giusto..." sbuffò la bionda fermando il tempo.
"Che c'è?" chiese Kurt confuso.
"Che c'è?" rispose ironica Quinn "Non c'è gusto a giocare con voi! Riuscite a far rientrare ogni parola, e dico ogni-singola-parola, in qualche musical, o film, o canzone di cui, la metà delle volte, solo voi siete a conoscenza... non è divertente così..."
"Non è ver-"
"E' vero..." sorrise Rachel guardando Kurt "C'è un motivo se nel fare le squadre ci dividono sempre..."
"Ugh..." sbuffò il ragazzo.
"Mi spiace, ma devi ammetterlo..." sorrise Quinn  "Abbiamo bisogno di Santana per giocare a Taboo..."
"E per farci imporre il film di turno quando non riusciamo ad essere tutti d'accordo sullo stesso..." aggiunse Rachel con un sorriso.
"A proposito..." cominciò Kurt delicatamente "Come vanno le cose tra voi? Insomma... è tutto a posto?".
"Lo so che è stata lei a mandarvi un sms..." sorrise la brunetta.
"Oh... quindi le cose sono tornate normali fra voi..." osservò Quinn.
"Mi ha solo mandato un messaggio. Non saprei... Credo che sapremo come stanno veramente le cose solo una volta che sarà qui..."
"Perché? Come dovrebbero stare?" chiese Kurt "Mi sono perso qualcosa?".
"Uhm... Beh..." cominciò Rachel arrossendo.
"Cosa è successo?" domandò sospettosa Quinn, lasciandosi cadere la rivista sulle ginocchia.
"Ecco... insomma..."
"Rachel..." sospirò Kurt sbarrando gli occhi e portandosi le mani sul petto "Stai forse dicendo che- che- voglio dire... Santana è- è tornata... Insomma..."
"Kurt, prima di domattina..." intervenne Quinn.
"Come dire... Ehm... Sessualmente attiva?"
"Cos- Oh! No! No, no, no!" esclamò la brunetta avvampando "Ci siamo solo baciate!"
"Baciate-baciate o un bacetto di "ci vediamo presto"?" chiese Quinn "Avanti, Rachel, sono anni che aspettiamo questo momento!"
"Beh... oserei dire "baciate baciate"..." sorrise Rachel imbarazzata, abbassando lo sguardo "E stavolta ho preso l'iniziativa coscientemente...".
"E..." insistette ancora la bionda.
"Ed è stato fantastico e Santana- Santana- Dio, era presa almeno quanto me!"
"Dio, grazie!" esclamò Kurt alzando lo sguardo al cielo "Grazie! Per una volta non ho rivolto preghiere al nulla!".
"Wow... non pensavo mi sarei mai interessata tanto alla vita amorosa di Santana... Ma sembra che mi abbiano tolto un quintale dalle spalle!" sorrise Quinn.
"Ed ora?" domandò Kurt.
"Ora?" gli fece eco Rachel "Non ne ho la più pallida idea..."
"Cosa significa non ne hai la più pallida idea!?" sbottò Quinn scioccando Kurt e Rachel.
"Io- Beh-"
"Rachel, è molto semplice." la interruppe Kurt "Per l'ennesima volta... Ti piace Santana?"
"Sarebbe difficile non farsela piacere..." mormorò Rachel "Voglio dire è bellissima e- ed è stranamente attraente nonostante le sue risposte da vipera e l'umore da adolescente ormonale..."
"Quindi, ti trovi bene con lei nonostante sia una psicopatica con manie omicide in più di qualche giorno particolare al mese?" insistette il ragazzo.
"Io- Beh, dopo tutto... si..."
"Allora di cosa ti preoccupi?"
"Che lei non voglia- Non voglia portare avanti qualunque cosa ci sia ora fra noi..." spiegò la brunetta.
"Non ti riguarda cosa lei voglia o non voglia!" si intromise Quinn.
"Mi stai consigliando di- forzarla in una relazione?"
"No, ti sto consigliando di insistere e di non dare ascolto a qualunque stronzata proverà a rifilarti."
"Avrei una domanda..." provò Rachel.
"Ossia?"
"Come faccio a capire se sta cercando di rifilarmi una str- una stupidaggine?".
"Oh Rachel," sospirò Kurt portandosi una mano sulla fronte "Credevo che avessi capito una cosa o due da quando vivi con lei..."
"Tipo?"
"Beh, tanto per cominciare segui il suo sguardo. Se continua a posarsi in giro è quasi sicuro che sta inventando qualcosa..." cominciò Quinn.
"E la parlata." annuì Kurt "Quando è troppo spedita e sicura vuol dire che sta ripetendo qualcosa che ha già meticolosamente provato nella sua testa."
"Occhi e parlata. Certo. E
' facile!".
"E non farti abbindolare, mi raccomando!" insistette Kurt.
"Io... beh, farò del mio meglio..." annuì Rachel.
"Lo voglio sperare..." sorrise Quinn.
"Quando ha detto che tornerà?" chiese Kurt.
"Domani, o dopodomani non ne era sicura."
"Speriamo per domani..." sussurrò il ragazzo.
"Perchè?"domandò Rachel.
"Perchè un altro giorno di attesa mi sarebbe fatale a questo punto..." sorrise Kurt.
"Oh, quanto sei melodrammatico!" sbuffò Quinn "Avanti... continuiamo con taboo prima che decida di soffocarvi entrambi..."

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Al termine della cena, la signora Pierce aveva invitato Santana a bere con lei un bicchiere di vino sul divano e dopo qualche imbarazzante minuti di silenzio la latina si era decisa a rompere il ghiaccio con la più classica delle domande.
"Allora... Come stanno tutti?"
"Bene!" sorrise la donna "Mio marito è sempre immerso nel lavoro, e Jamie è più che mai presa dalla vita universitaria!"
"Si trova bene?"
"Oh, si!"
"Il college è fantastico..." sospirò nostalgica Santana.
"Brittany glielo diceva sempre, credo che sia anche per questo se è partita così felice."
Santana sentì un brivido percorrerle la schiena alla sentire il nome di Brittany.
Dopo qualche secondo di silenzio imbarazzante, Santana disse "Sono andata a trovarla.".
"Lo so..." sorrise la donna ricevendo un'occhiata confusa dalla latina "Beh, non sei stata l'unica ad avere la pensata di andarla a trovare nell'orario che credevi fosse il meno trafficato..."
Santana abbassò lo sguardo, sforzandosi di mantenere un sorriso.
"Sono felice che l'abbia fatto. Che sia stata da lei, voglio dire."
"Si?"
"Certo. Era l'ultimo passo."
"L'ultimo passo?"
"Sai? Le cinque fasi dell'elaborazione del lutto... Normalmente si impiega meno tempo... Ma te hai passato molto, molto, molto tempo fra le auto recriminazioni e la depressione... Ed è normale, tesoro, calcolando quanto significasse per te Brittany..."
"Crede che abbia... accettato la sua- insomma-"
"Mi stai chiedendo se credo che tu abbia finalmente accettato sua morte?"
Santana annuì, deglutendo nervosamente sentendo rimbombare nella sua testa la parola "morte".
"Tesoro... Non saresti qui altrimenti..." sorrise la donna.
"Lo so che potrà sembrare una domanda stupida..." cominciò Santana.
"Sono sicura che non lo sarà."
"Non le manca? Voglio dire- Non le manca come... come l'aria? Io- Non passa giorno senza che senta la sua mancanza soffocarmi..."
"Certo che mi manca. Manca a tutti noi, e continuerà a mancarci. Ma, per quanto doloroso sia, è necessario  accettare le cose come stanno e guardare avanti, tesoro. Sai meglio di chiunque altro cosa avrebbe voluto Brittany per tutti noi."
"Lei crede?"
"Cosa?"
"Che- lo sappia meglio di... chiunque altro?"
"Oh si. Credo che nessuno conoscesse Britt meglio di te." sorrise la donna "Beh, magari ce la battiamo io e te, ma non vale perchè io l'ho conosciuta con qualche mese d'anticipo..."
Santana sorrise, grata per il tentativo della donna di alleggerire l'atmosfera.
Ma doveva togliersi quel peso dal petto.
"Signora Pierce, la prego, mi perdoni per non- Per non essere venuta prima, ma-"
"Oh, non essere sciocca, tesoro... Non ho nulla da perdonarti..."
"Ma io-"
"Cosa?"
"Non dovevo comportarmi così da codarda."
"La tua non è stata codardia, Santana."
"Mi sembra difficile crederlo."
"La tua non è stata codardia." insistette la donna cercando lo sguardo della latina "Non prenderti colpe che non hai. E' stato dolore, Santana. Non codardia. Nessuno ha sofferto come te per quello che è successo. Per come è successo. E non ho nulla da perdonarti. Semmai devo ringraziarti".
"Per cosa?"
"C'è una cosa che ogni genitore, oltre alla salute, desidera per i propri figli." cominciò la donna "Sai cos'è?".
Santana fece cenno di no con la testa, seguendo con lo sguardo la signora Pierce, che si era alzata dal divano, per dirigersi verso un mobile poco più in là.
"Ecco. Guarda questa foto." sorrise la donna porgendo alla latina una cornice.
"Oh..." sospirò Santana con un sorriso "Ricordo quel giorno come fosse ieri. Era il giorno del ringraziamento. Il secondo a New York... Voleva a tutti i costi scattare quella foto per poi mandarvela con i nostri auguri..."
"Guardala, Santana..."
"Era così felice..."
"Ecco." annuì la signora Pierce "E' questo che ogni genitore vuole per un figlio. La felicità. E tu, Santana, tu hai reso mia figlia la persona più felice dell'universo. Credimi, non posso far altro che ringraziarti, tesoro..." spiegò la donna, per poi riprendere "Il che mi porta necessariamente a chiederti una cosa..."
"Cosa?"
"Sei felice Santana?"

Santana stava per risponderle con la sua solita frase fatta.
Poi la latina realizzò che la signora Pierce non meritava una bugia.
Senza contare che, se avesse mentito, se ne sarebbe accorta sicuramente.
Così Santana si ritrovò a dire la prima cosa che le passò per la mente ripetendosi quella domanda nella testa.

"Ho conosciuto una ragazza."
Dopo qualche secondo di silenzio, la signora Pierce sorrise.
Sorrise come se avesse appena sentito la più bella notizia del mondo.
Poi, ricomponendosi, la signora Pierce disse "Avanti, dimmi! Cosa aspetti?".
"E' la mia coinquilina. Vive con me da un po' ormai. Si chiama Rachel."
"Bel nome." sorrise la donna.
"Già... è un bel nome..." annuì Santana per poi riprendere.
"E com'è questa Rachel, parlami di lei."
Santana sorrise per poi dire "Lei è- Beh, è una ficcanaso logorroica e asfissiante."
"Wow..." replicò la donna con una risata.
"Lo so..." sorrise la mora "La cosa è complicata..."
"Meglio così. Le cose troppo facili non sono mai troppo belle." sorrise la signora Pierce "E cos'è che ti piace di lei?".
"Beh.... Lei... è determinata, tanto per cominciare. E' ambiziosa, intelligente e maledettamente sicura di sè. Ma allo stesso tempo riesce ad essere il contrario di tutto..." spiegò la latina.
"E ti rende felice?"
"Tralasciando i momenti in cui la soffocherei volentieri... Si. Nonostante tutto mi fa sorridere..." spiegò la mora "Però..."
"Cosa?".
"E' così diversa da Brittany..."
"E allora?"
"E' che ho sempre pensato che Brittany sarebbe stata la donna di tutta la mia vita. E' così strano pensare ad un'altra donna... e per di più così diversa da lei..."
"Santana..." cominciò la signora Pierce con un sorriso "Se questa ragazza è riuscita, e non so come, a far breccia in quella fortezza che ti sei costruita attorno negli ultimi anni... potrebbe essere l'esatto opposto della nostra Britt... Ma tu ed io sappiamo che merita per certo almeno un tentativo sincero da parte tua... Ma questo lo sai già... Non è vero?"
Santana si limitò ad annuire per poi dire "Ho paura di non essere pronta... ho paura di ferirla, di ritirarmi nel guscio... E- E non se lo merita..."
"Questo non possiamo saperlo. Ma vale sicuramente la pena provarci, tesoro..."
Santana rimase in silenzio, incerta, per poi guardare l'orologio e alzarsi.
"Credo che sia arrivata l'ora di andare... Non voglio trattenerla ancora signora Pierce...".
"Aspetta un momento, Santana, ancora una cosa."
La latina tornò a sedersi guardando confusa la donna di fronte a sé.
"Santana..." cominciò la signora Pierce afferrando le mani della mora "Non sarai mia figlia... Ma c'è una sola cosa che voglio per te..."
La latina la guardò confusa afferrare di nuovo la foto con lei e Brittany.
"Voglio vederti ancora così. Leggera, spensierata, sorridente... Voglio vederti di nuovo felice, tesoro..." sussurrò la donna con gli occhi lucidi "E sai che è la stessa cosa che la nostra Brittbritt vorrebbe..."
Santana abbassò lo sguardo, ma la signora Pierce con una carezza le fece risollevare il viso.
"Promettimi che una volta tornata a New York comincerai la tua personale ricerca della felicità. Fallo per me. Fallo per Lei.  Promettimelo, tesoro..."
La latina sentì la gola chiudersi per qualche istante, per poi prendere un respiro e dire con un sorriso emozionato "Lo prometto".

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Santana aprì la porta velocemente, senza far caso al troppo rumore.
Dato l'orario tardo della mattina non doveva preoccuparsi di vicini o di Rachel che era al lavoro.
Aperta la porta, la mora lasciò cadere a terra il suo trolley, per poi gettarsi senza pensare troppo sul divano per riposare un momento.
Stava proprio per chiudere gli occhi e abbandonarsi al torpore quando sentì una voce inconfondibile gridare "OMMIODDIIIIIO!!!".
La mora si sollevò lentamente, con l'espressione confusa di chi non ha idea di cosa sta succedendo.
"Santana!" sospirò Rachel stringendosi le mani al petto.
"Tutto ok?" chiese la latina se non per educazione quanto meno per ricominciare pacificamente la loro, ora, ancora più strana convivenza.
"Ho visto dei piedi sbucare dal divano e-"
"Non hai sentito la porta?" chiese Santana sollevando le sopracciglia.
"Io- Io stavo... Io-" provò a spiegarsi Rachel indicando l'ipod fra le sue mani.
"Capisco..." sospirò la latina mettendosi seduta per poi passarsi nervosamente una mano fra i capelli.
Rachel andò a poggiarsi sul bancone della cucina, alle spalle della mora.
"Allora-" cominciarono insieme le due ragazze.
"Scusa-" ripeterono ancora all'unisono, con un sorriso.
A quel punto Santana alzò la mano, come a chiedere il permesso di parlare, cui Rachel rispose con un educato "Prego".
"Allora..." riprovò la mora "Cosa mi sono persa in questi tre giorni?".
"Non molto... Le solite cose..."
Santana annuì convinta, per poi chiedere "Come mai non sei a lavoro...".
"Oh beh... Non avevo voglia di andare... Mi sono finta malata..."
"Capisco..." replicò la latina.
"E tu?" chiese Rachel "Come sono andati questi giorni, per te? Sono stati giorni... chiarificatori?"
"Beh... E' complicato...".
"Capisco... Non devi dirmelo se non ne hai voglia... insomma, voglio dire- non avevo intenzione di metterti subito alle cord-"
"Rachel... Dobbiamo parlare." la interruppe Santana, seria, alzandosi in piedi.
"Oh, non- Non c'è niente da dire Santana- Lo- Voglio dire capisco-"
"No, non credo-" 
"Oh si, credimi, non- non ti preoccupare- faremo finta di nient-"
"Rachel, per una volta, chiudi quella bocca." sbottò Santana.
"Ok..." sussurrò la brunetta abbassando lo sguardo.
"Quando- Quando ti sei scusata per avermi baciato... prima che partissi... e ti ho detto di non dispiacerti troppo...
Lo intendevo davvero." cominciò Santana arrossendo "Non mi è dispiaciuto baciarti...".
"Sant-"
"Aspetta." la interruppe nuovamente la latina "Rachel... Il punto è- è che... beh, mi hai fatto provare qualcosa. Quel qualcosa, qualunque cosa fosse, mi ha fatto aprire gli occhi... Su tante cose... La prima di queste è che- potresti- Beh... Maledizione! Perchè è così difficile da dire!" sbottò Santana portandosi le mani fra i capelli.
"Santana, se posso, credo che-"
"Al diavolo!" esclamò innervosita la latina dirigendosi spedita verso la brunetta che spalancò gli occhi confusa, per poi chiuderli velocemente una volta comprese le intenzioni della latina.

Rachel impiegò qualche secondo prima di registrare le mani della latina sul suo viso e le sue labbra sulle sue, troppo persa nello stupido pensiero che quello era il primo loro bacio iniziato da Santana.
Da Santana, si ripetè in testa la ragazza, per poi collegare finalmente il cervello al resto del corpo e rispondere pienamente al bacio, portando le sue mani su quelle della mora.
Sorridendo tra sè e sè Rachel si disse che finalmente, dato lo stretto contatto, notava quei cinque centimetri in più che la latina si vantava di avere su di lei, e quando Santana si accorse di quel sorriso nel bacio si allontanò all'improvviso guardandola con aria interrogativa.
"Niente..." sorrise arrossendo la brunetta.
"Rachel..." riprovò la latina rimanendo a due dita dal volto della ragazza, guardandola dritta negli occhi "Quello che sto cercando di dire è che... voglio dire- mi piaci e- 
potrei... credo che potrei provare qualcosa per te... Ma la cosa è complicata e... E non so se vale la pena provarci perchè... Beh, ammettiamolo, c'è una buona probabilità che finirò per mandare tutto a puttane- e non voglio- non voglio ferirti... Ma allo stesso tempo... Io-" sbuffò Santana alzando lo sguardo al cielo, per poi prendere un respiro e scandire lentamente "Rachel, tanto per cominciare... ti piacerebbe uscire con me qualche volta?".
"Beh..." sorrise Rachel "Mi spiace ma devo dirtelo... è stato il peggior l'invito ad uscire della mia vita... Ed una volta sono uscita con un ragazzo balbuziente con la voce di un tenore..."
Santana si lasciò sfuggire una sorriso.
"Specialmente per provenire dalla "Leggendaria Santana Lopez"... Devo dire che è stato un po' deludente..." continuò divertita Rachel.
"Beh... se è così che la pensi posso sempre ritirare il mio invito, Hobbit..."
"Ti prego, non farlo... Mi piacerebbe veramente molto uscire con te, Santana..."
"Allora è un si..."
"Si."
"Nonostante la proposta in pieno stile dodicenne impacciato?"
"Si."
"Nonostante tutto quello che ti ho detto-"
"Si."
"Sei sicura?"
"Si."
"Continuerai a rispondere si ad ogni mia domanda?" chiese Santana sollevando le sopracciglia.
"Può darsi..."
"Posso baciarti di nuovo?" provò la latina.
"Potrei dirti di si, ma credo che finirebbe per rovinare il nostro primo appuntamento..." replicò la brunetta.
"Giusto, giusto." annuì Santana per poi notare il sorriso della ragazza di fronte a sè "Che c'è?"
"Hobbit." rispose Rachel "Incredibile a dirsi, mi era mancato sentirtelo dire."
"Oh, bene. Perché, anche se le cose dovessero andare nel migliore dei modi, non pensare che rinuncerò ai miei nomignoli..."
"Non oserei nemmeno immaginarlo..." rispose Rachel.
"Ed ora?"
"Ora?"
"Cosa facciamo? E' mezzogiorno e nessuna delle due deve lavorare e-" Santana sorrise cogliendo le intenzioni della ragazza, e alzare la voce, proprio quando Rachel stava per parlare "E... Niente maratona-Barbra o simili..."
Rachel provò a mettere il broncio, ma ancora una volta Santana sorrise soddisfatta "E' inutile... Non siamo ancora a quel punto di una relazione..."
"Beh vuol dire che almeno ad un certo punto funzionerà..."
"Oh no, non con Barbra..."
"Vedremo..." sorrise Rachel.
"Vedremo..." replicò sicura Santana.


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Et voilà!
Vi è piaciuto? Spero tanto di sì!

E adesso?
Cosa vorreste vedere nel "primo appuntamento"?
E dopo?
Scrivete scrivete scrivete (che se non aveste capito, è un po' "suggerite", "suggerite", "suggerite" xD )

Un abbraccio grandissimo a tutti voi!
E tanti cuori, per il supporto costante!

Northstar

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ps: TANTI AUGURI SEREEEEEEE!!!!
<3<3<3<3<3

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Capitolo 14
*** An unexpected date ***


unexpected Ce l'ho fatta!
Woooh! Grande capitolo per voi!

Un abbraccio grande a tutti voi che ancora seguite questa storia (spero siate ancora un po'!) e fatevi leggere, anche con poche parole, ma fatevi leggere.

Ancora una cosa, poi vi lascio leggere in pace:
Buon viaggio Ele!!!

Buona lettura!
Northstar


ps: non ce l'ho fatta a rileggere! Spero non ci siano grossissimi errori! Altrimenti, segnalate!

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Santana doveva ammetterlo.
Le cose si erano fatte quanto mai imbarazzanti con Rachel dal suo altrettanto imbarazzante invito ad uscire insieme.
Coglieva sempre più spesso la brunetta ad osservarla, a tenere gli occhi su di lei, per poi spostarli velocemente una volta colta sul fatto.
E certo, non lo avrebbe mai ammesso, ma a sua volta si era ritrovata guardare (con la coda dell'occhio) la ragazza.
E sotto una nuova luce.

"E allora qual è il problema?" chiese Sam sollevando le sopracciglia confuso.
"Non è un problema... è solo che.. Non lo so... E' come se fossimo diventate improvvisamente... impacciate.
Si, credo sia la parola giusta..."
"Mmm..." annuì il ragazzo.
"Capisci cosa voglio dire?"
"No, non proprio..." rispose Sam scuotendo la testa.
"Come faccio a sedurla se si comporta da sedicenne imbarazzata che spia da lontano la sua cotta?"
"Mpf! Credi di comportarti diversamente?" sorrise Quinn sorseggiando un bicchiere di vino.
"Scusa?"
"Ti comporti esattamente come lei, forse più discretamente, ma è cosi..." spiegò la bionda per poi aggiungere"Ad ogni modo, se lei non agisce sai bene cosa devi fare..."
"Credi che dovrei prendere in mano la situazione?"
"Beh, sei stata tu a proporle di uscire..." rispose Sam.
"Esattamente." annuì Quinn.
"Giusto... Giusto..."
"A proposito... hai per caso pensato a cosa fare?" chiese ancora la ragazza.
"Non proprio... Non voglio portarla nei soliti posti... ma allo stesso tempo non voglio fare niente di esagerato..."
"Beh, fossi in voi eliminerei il cinema. Avete decisamente bisogno di parlare." rispose Sam guadagnandosi un'occhiata stupita da parte delle amiche, per poi aggiungere arrossendo "Che c'è? E' vero..."
"E' vero..." ripetè Santana sospirando.
"Beh, è già qualcosa, sai che devi portarla in un posto in cui è a suo agio e in cui potrete parlare liberamente." sorrise Quinn.
"Certo..." sbuffò la latina per poi guardare l'orologio e tirare un sospiro "Sarà qui fra poco...".
"Santana Lopez..." cominciò Quinn divertita "Non sarai mica nervosa perchè la tua coinquilina sta per tornare a casa... vero?".
"E' imbarazzante!" protestò Santana "Ed io non sono una che si imbarazza facilmente! Ma lei è sempre così- così- timida!  E io lo so che non è timida! Anzi... quando vuole sa essere tutto meno che timida..."
"Dimmi di più... per favore..." provò Sam con un sorriso.
"Sta zitto, Sam..." sorrise Quinn dando una gomitata al ragazzo.
"Ogni tanto penso che sta succedendo tutto troppo velocemente..."
"NO!" esclamarono in coro i due ragazzi spalancando gli occhi, per poi guardarsi a vicenda.
"Quello che vogliamo dire-" cominciò Sam.
"Lo so quello che volete dire..."
"San, non farlo. Non farlo e basta. Non- No. No." disse Quinn sfidando lo sguardo della latina.
"E' permesso?" sorrise Rachel aprendo la porta dell'appartamento
"Cavolo..." sospirò Santana.
"Ehi Rachel." rispose Quinn per poi guardare divertita Santana "Stavamo giusto preparandoci ad andare.".
"Di già!?"
"Già... Domani si lavora..." annuì Sam con una falsa espressione afflitta..
"Beh, almeno è venerdì!" sorrise ancora la brunetta "Grazie a Dio è venerdì! TIGF!"
"Non dirmi che stai per cantare Katy Perry, ti prego..." sospirò Santana suonando forse un po' più pungente di quello che aveva pensato, guardando Rachel cambiare improvvisamente espressione.
"Beh!" disse velocemente Sam rompendo l'atmosfera tesa "Buona notte ragazze, ci sentiamo per il week end!".
"'Notte Sam." rispose la brunetta accennando ad un sorriso.
"Ti chiamo domani." sillabò muta Quinn alla latina, per poi dire ad alta voce "'Notte Rachel, a domani!" e seguire Sam fuori dalla porta.

Dopo un veloce scambio di sguardi con Rachel, Santana si alzò veloce a raccogliere i bicchieri usati, per poi lasciarli nel lavandino cercando di evitare la brunetta.
Mentre raccoglieva i tovaglioli dal tavolino del salotto, Santana sentì l'acqua scorrere nel rubinetto della cucina.
Voltandosi trovò Rachel a sciacquare i bicchieri che aveva appena posato.
"Ber-Uhm, Rachel, non devi farlo."
"E' la mia settimana di pulizie... e poi se non si sciacquano subito il vino lascia l'alone..." spiegò Rachel cercando di sorridere.
Santana prese un lungo respiro prima di avvicinarsi e sedersi su uno degli sgabelli del bancone alle spalle della ragazza.
"Così non va." sospirò Santana toccandosi nervosamente le mani,
"Oh, grazie avevo bisogno del tuo illuminante quadro della situazione! Grazie per essere scesa a salvarmi dalla mia ignoranza, Santana, credimi non lo avevo capito..." sbottò Rachel voltandosi a guardare la latina, per poi tornare a lavare i bicchieri.
"Rachel-"
"No, ascolta Santana. Lo avevo preventivato. Avevo immaginato che- che potessi avere un ripensamento. Quindi è ok. Non fa niente. Davvero. Facciamo veramente finta che non sia successo niente. D'altro canto non avrei mai pensato che una ragazza come te potesse anche solamente guardarmi..."
"Sei seria!? Veramente?".
"Serissima." replicò la brunetta dando di nuovo le spalle alla latina.
"Non ti capisco, Rachel..." sbuffò Santana.
"Tu!? Tu non capisci me?!" esclamò Rachel "Tu!? Che a momenti mi tratti a pesci in faccia e a momenti mi guardi con l'aria di una che ha intenzione di rimettere in scena Basic Instinct!?! Veramente, Santana?".
La mora rimase qualche secondo con la bocca socchiusa, confusa.
"Non hai intenzione di dire nulla?" provò Rachel tornando a dare le spalle alla latina.
"Io... uhm... Non so se sono più stupita dal fatto che tu abbia effettivamente usato un immagine cinematografica piuttosto spinta per i tuoi standard- o dal fatto stesso che, suppongo, tu abbia visto Basic Instinct...".
Santana continuò a guardare la brunetta di fronte a lei, finchè non sentì un suono ben distinto.
Una risata.
E non una risata di cortesia.
No.
Una risata piena e ricca e divertita.
Dopo qualche secondo Santana si rese conto di due cose: non solo che anche lei stava ridendo, ma che non ricordava quanto fosse piacevole e liberatorio essere tornata alla solita routine.  Di quanto fosse semplicemente bello.

Qualche minuto dopo, una volta ripreso il fiato ed asciugate le lacrime, le due ragazze tornarono a guardarsi.
Stavolta con occhi diversi.
"Rae..." cominciò Santana "Voglio che sia chiaro che non ci ho ripensato. Niente affatto, credimi. E' solo che... tutta questa storia comincia a diventare troppo imbarazzante... Insomma le occhiatine, i sorrisi, è intrigante ed eccitante ma- ma è tutto diverso dal solito.
 E per quanto non lo voglia ammettere, mi mancano le nostre normali conversazioni mattutine- beh, per quanto normali possano definirsi... Insomma... voglio uscire con te, lo voglio, per quanto non abbia la benché minima idea di dove portarti... ma devo essere sincera e vorrei che le cose tornassero... non lo so... semplicemente, normali..."
"Normali." ripetè Rachel.
"Normali." annuì Santana.
"Questo posso farlo. Beh, possiamo farlo..."
"Grazie al cielo..." sospirò Santana tornando a sedere sul divano.
"Da domattina. Da domattina si riprende la nostra solita routine. Quella consolidata.".
"Ma ti prego niente te con quelle erbacce dentro domattina... E' nauseante..."
"Va bene, domani semplice tè verde..."
"Grazie."
"Comunque..." cominciò Rachel sedendosi sulla poltrona di fronte a Santana "Per la cronaca... Ho visto Basic Instinct..."
"E ti è piaciuto?"
"Non particolarmente..." replicò la brunetta alzando le spalle "Ma devo ammettere di aver provato e riprovato il famoso accavallamento di gambe di Sharon Stone..."
Gli occhi di Santana volarono incontrollati alle gambe della diva.
"Il che non significa che lo farò ora, Santana... Ma magari un giorno..." commentò divertita Rachel.
"Buonanotte, Rachel." sbuffò Santana arrossendo, alzandosi astiosa dal divano.
"Te lo avevo detto che avevi voglia di rimettere in scena Basic Instinct!".
"Buonanotte!" ripetè la latina dirigendosi veloce in camera sua.

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Santana era già pronta ad uscire di casa quando sentì la voce di Rachel.
"Buongiorno."
"Buongiorno." replicò la mora preparando velocemente la sua borsa.
"Stai già uscendo?" chiese la brunetta sorseggiando il suo tè.
"Devo andare a lavoro..."
"Sei in anticipo oggi."
"Ah si?" domandò curiosa Santana

"Di solito esci di casa alle otto e mezza, mentre ora sono appena le otto..."
"Wow... Sapevo che eri ossessiva ma non fino a questo punto..." sorrise la latina "Comunque, devo fare dei giri..."
"Non starai mica cercando di evitarmi... vero?" sorrise la brunetta cercando evidentemente di provocare la mora.
"Per tua informazione sto cercando un bel posto dove portarti per il nostro appuntamento..."
"Oh allora hai ancora intenzione di uscire con me..." continuò divertita Rachel.
"Non sei divertente..." sbuffò Santana "Questa storia mi sta mettendo in difficoltà... ci sono così tante cose che potremmo fare, eppure nessuna sembra quella giusta..."
"Non stare ad impazzire sul dove portarmi o meno. Qualunque cosa sceglierai, sono sicura che andrà più che bene, Santana."
"Lo dici solo per consolarmi."
"Lo dico solo perchè, in quanto nostro appuntamento, non importa dove andremo o cosa faremo. L'importante sarà passare del tempo insieme. Possibilmente tempo di una certa qualità, speciale e in maniera diversa, ma ripeto... l'importante è stare insieme."
"Ugh, mi stai facendo venire il diabete..." commentò Santana mimando un'espressione disgustata.
"Per fortuna sei un medico..."
"Posso farti una domanda?"
"Certo che puoi."
"Noi ci siamo già baciate... Due volte..."
"Si... Ma non è una domanda." osservò la brunetta.
"Si, lo so che non è una domanda, Rachel... Quello che volevo domandarti è questo: supponendo che, magari, volessi baciarti... Potrei farlo o dovrei aspettare il famoso "primo appuntamento"?".
"Mmm... Il fatto che ci siamo già baciate non ti dà automaticamente il permesso di baciarmi di nuovo. Specialmente calcolando che la prima volta io non ero proprio in me e la seconda volta lo hai fatto a tradimento."
"A tradim-" cominciò Santana per poi fermarsi "Quindi devo aspettare la sera dell'appuntamento?"
"Si, mi piacerebbe. Mi piacerebbe proprio essere baciata fuori casa."
"Casa in cui poi entrerò anche io..." osservò Santana.
"Esatto!"
"Sei seria?"
"Certamente."
"Non- Non lo stai facendo per prendermi in giro?"
"No... perchè?"
"Per la miseria, Rachel, mi farai impazzire..."
"Non capisco- non vedo qual è il probl-"
"Smettila di parlare." ordinò Santana prima di avvicinarsi e lasciare un singolo, delicato, bacio sulle labbra della brunetta, per poi sospirare "Stasera fatti trovare pronta per le otto. Ti porterò da qualche parte. Da qualunque parte."
"O-ok..."
"Ti auguro una buona giornata, Rachel..." continuò santana per poi raccogliere la sua borsa ed uscire dall'appartamento.
"Beh..." sorrise Rachel sfiorandosi la bocca "Se il buongiorno si vede dal mattino..."

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Santana non ne poteva più.
Raramente aveva giornate lente come quella che stava passando.
Niente operazioni programmate, niente emergenze, niente scartoffie da sistemare.
Nella noia aveva preso il telefono ed aveva cominciato a scrivere a Quinn e Sam.
Santana: "Idee per l'appuntamento ?"
Dopo qualche secondo aveva sentito il telefono vibrare.
Sam: "Vino, vino, vino, sesso."
Santana: "Perchè continuo ad includerti nelle nostre conversazioni?"
Sam: "Perchè non potete vivere senza di me."
Quinn: "Farò finta di non aver letto Sam. San, vuoi andare tranquilla? Portala a cena fuori!"
Sam: "E falla bere (:"
Santana: "Non siete d'aiuto... cercavo qualcosa di più particolare..."
Sam: "Chiedi all'amico google."
Quinn: "Squallido, Sam."
Sam: "Non mi sembra che tu ti sia mai lamentata dei nostri appuntamenti... eppure..."
Quinn: "Sei triste."
Santana: "Ok, ora tolgo le notifiche. Uccidetevi pure."

La latina tornò ad accomodarsi sulla sua sedia, poggiando i piedi sulla scrivania.
Doveva trovare qualcosa che potesse lasciarle parlare... ma che le facesse anche far colpo su Rachel.
Avvicinandosi al pc Santana cominciò a cercare tutti i migliori locali con karaoke, tralasciando quelli di puro country e rap, fino a quello che le sembrava fosse il migliore.
La latina riprese velocemente il telefono, e dopo aver evitato la sfilza di insulti volati fra i sue due amici scrisse: "Cena in un ristorante con karaoke... Che ne pensate?"
Sam: "Ottimo (;"
Quinn: "Le piacerà da morire"
Santana: "Non è un po' scontato?"
Sam: "Puoi portarla a cena sotto il Taj Mahal?"
Santana: "No... Non stasera perlomeno (;"
Sam: "Allora non è scontato"
Quinn: "Già, scontato è riportare due sabati di fila una ragazza nello stesso locale solo per rubare ancora un sottobicchiere..."
Sam: "Erano in pelle!"
Santana: "Ecco. Grazie. Continuate pure.".

Ok, forse portarla in un ristorante non era la cosa più originale del mondo... Ma era sicura che col karaoke avrebbe totalizzato almeno un centinaio di punti...
Così Santana si decise a prenotare.

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Santana stava finendo il quarto cruciverba della giornata, quando sentì il suo telefono vibrare nella tasca.
"Berry", lesse la latina, segnandosi come promemoria mentale di cambiare il nome sulla rubrica entro la serata.
"Pronto?"
"Spero che la regola "Chiamare solo in caso di emergenza" sia sospesa..." cominciò Rachel.
"Perché dovrei sospenderla? Anzi, c'è un'emergenza in corso?"
"No, ma- beh- voglio dire, visto che-"
"Sto scherzando, Rachel... Cosa succede?"
"Per stasera..."
"Si?"
"Cosa devo indossare?"
"Quello che vuoi, Rachel, non è importante..."
"Si, ma- Ecco, mi chiedevo... è un pub? Un ristorante chic? Una discoteca? Un-"
"Non ti rivelerò dove andremo. Vestiti casual."
"Mmm... Casual come "Heidi Klum esce a fare la spesa" o casual in stile "non voglio sembrare troppo sciatta ma non ho voglia di scegliere gli abiti, quindi prendo le prime cose che trovo sperando che siano abbinate"?"
"Sei consapevole del fatto che ci vestiremo nello stesso appartamento e che, probabilmente, verrai comunque da me a chiedere "Cosa ne pensi?" come ogni santa mattina?"
"Si, ne sono consapevole.  Ma preferirei che rispondessi semplicemente alla mia domanda."
"Rachel, per quanto sia difficile ammetterlo, sai vestirti. Ti vesti sempre molto bene. Quindi qualunque cosa deciderai di indossare andrà bene."
"Una gonna?"
"Rachel ti ho appena detto che va bene tutto..." osservò Santana.
"Si, ma ho notato stamattina che hai un evidente debole per le mie gambe."
"Uhm... Io-"
"Sei arrossita?" rise divertita Rachel al telefono "Dimmi che sei arrossita!"
"Io non arrossisco."
"Certo... come non sei arrossita ieri sera..." replicò ironica Rachel.
"Mi raccomando, pronta per le otto." tagliò corto la latina.
"Dovrei sentirmi offesa da questa frase. Lo sai che faccio delle puntualità uno dei miei punti più forti... Io sono sempre puntualissima."
"Ricordartelo non fa male, però..."
"Allora ci vediamo più tardi..."
"A più tardi, Rach..."
"Santana?"
"Mmh?"
"Non vedo l'ora che arrivi stasera..."
"Anche io..."
"Stavolta sei arrossita, vero? Non provare a negarlo!"
"Ci vediamo più tardi Rachel..." sorrise Santana terminando la telefonata, per poi guardare l'orologio e sospirare "Ancora qualche ora..."

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Era così tanto tempo che non si sentiva così.
Sulla metro, tornando a casa, continuava a pensare e ripensare all'appuntamento con Rachel.
Continuava a ripetere mentalmente il programma che aveva meticolosamente preparato durante le 8 noiosissime ore in ospedale, dai mezzi che avrebbero preso, a cosa le avrebbe raccontato per fare colpo (come se servisse, a questo punto), fino alle domande da fare alla brunetta sulle (poche) cose che ancora non sapeva di lei.
Quando la latina sentì il telefono vibrarle nella tasca si lasciò subito sfuggire un sorriso, convinta al cento per cento che non poteva essere altri che Rachel, pronta a chiederle dove fosse o qualcun altra delle sue mille domande giornaliere.
Invece, sfilato il telefono dalla tasca, Santana rimase di pietra nel leggere sul display il prefisso dell'ospedale.
"No... ti prego, no." sospirò la mora prima di prendere un respiro e rispondere "Santana Lopez."
"Abbiamo un problema..."
Santana riconobbe subito la voce di Sugar Motta, una delle sue studentesse.
"Avete un problema, hai detto bene..."
"Uhm... In effetti il problema è anche suo..."
"Cosa c'è ora?!"
"La dottoressa Pillsbury ha avuto un'emergenza familiare e-"
"No. Non sono disponibile, non pensateci nemmeno. Ho un appuntamento stasera."
"Ma dottoressa Lopez io-"
"Io cosa?!"
"Io sto solo... Beh, eseguendo gli ordini..."
"Chi ti ha detto di chiamarmi? E' stato il tipo filippino?"
"No, è stato il primario..."
"Il prim- Stai scherzando!?"
"No, dottoressa. Mi dispiace."
"Cazzo!" sbottò la latina "Ho un appuntamento stasera, Sugar!"
"Mi dispiace dott-"
"Smettila di dire "mi dispiace"! Non mi stai aiutando! Fa qualcosa di concreto"
"Ho già controllato se c'erano altri medici nella fascia di disponibilità... ma a quanto pare lei è l'unica disponibile questa sera..."
"Merda..." sospirò Santana abbattuta.
"Cosa riferisco al primario?"
Santana non aveva nemmeno ascoltato le parole della ragazza, continuando invece a pensare a come avrebbe detto a Rachel che il loro appuntamento, atteso e sudato, era saltato.
"Dottoressa?"
Santana prese un lungo respiro, cercando di calmarsi, per poi rispondere "Arrivo." ed attaccare.

Alla prima fermata la latina scese velocemente andandosi a sedere sulla prima panchina libera.
Lasciata cadere astiosamente la borsa, riprese il telefono per digitare quel numero che ormai conosceva più che a memoria, quasi per istinto.
Dopo qualche secondo di indecisione Santana avviò la chiamata, cercando disperatamente qualcosa da dire che non sembrasse una stupidaggine o, peggio, una scusa.
"Salve! Avete chiamato Rachel Barbra Berry!"
"Maledizione!" mormorò Santana nel sentire la segreteria telefonica.
"Lasciate un messaggio dopo il mi bemolle!"
Dopo quello che doveva trattarsi di un assordante mi bemolle Santana provò "Rachel? Avanti Rachel, rispondi, sono io... Rachel? Maledizione sei già in bagno!? Sono le sei!" protestò la latina "Ascolta Rachel, non so esattamente come dirtelo quindi tanto vale che lo dica e basta.  Dobbiamo rimandare il nostro appuntamento, io- Stavo tornando a casa e mi hanno chiamato per un altro turno d'emergenza... Devo andare, sono l'unica disponibile stasera fra i medici di ruolo... Mi dispiace tanto, Rachel... Ma non voglio rovinare la serata, magari chiama Quinn o Kurt e andate voi nel ristorante che avevo prenotato, è un ristorante-karaoke, ti piacerà... Si chiama The sound of music, è tra la- BIIP."
Santana ricompose velocemente il numero aspettando di nuovo il mi bemolle per continuare "E' tra la 14 e la 36 a Brooklyn... Mi dispiace Rachel, mi spiace così tanto... Chiamami appena puoi... Se vuoi... Buona serata." terminò la latina attaccando, per poi riprendere le sue cose e ritornare sulla metro, direzione ospedale.


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Da quando era arrivata in ospedale due ore prima, nessuno aveva osato rivolgere la parola a Santana.
Nessuno.
Se già normalmente era raro che qualcuno andasse a disturbare Santana senza alcun motivo, in quel momento era quanto mai facile afferrare quanto la mora fosse fumante di rabbia.
"Sugar?"
"Si, dottoressa?"
"Che ore sono?"
"Le 8 e 15 minuti."
"A quest'ora sarei dovuta essere su taxi per il ristorante che avevo appositamente scelto e prenotato. Lo sai?"
"Mi disp-"
"Non dirlo. Abbiamo qualche emergenza?"
"No."
"La Pillsbury aveva qualche operazione decente programmata?"
"Uhm... No..."
"Perfetto, quindi sono qui a farvi da babysitter?"
"Beh... si, direi di si."
"Grandioso. Semplicemente grandioso..."
"Uhm... Dottoressa Stavo per andare a prendere qualcosa giù alla mensa, vuole che prenda qualcosa anche per lei?"
"No."
"Ma-"
"Non ho fame, Sugar. Ora alza i tacchi e va pure a strafogarti della robaccia che servono quà dentro."
"Si, dottoressa. Per qualunque cosa-"
"Lo so come funzionano i cercapersone, grazie Motta."
"E' sempre sic-"
"Non ho fame." ripetè la latina lanciando un'occhiata fulminante alla ragazza che praticamente fuggì via terrorizzata.
Come vide Sugar scendere le scale, Santana tornò a poggiare i piedi sulla sua scrivania, sporgendosi indietro sulla sedia nel tentativo di chiudere gli occhi e magari distrarsi.
"Credevo che avessimo già avuto la discussione sul "mangiare è importante almeno quanto dormire"..."
Santana per poco non cadde dalla sedia riconoscendo la voce.
"Rachel?! Cos- Cosa ci fai qui!?"
"Ho ricevuto il tuo messaggio nella segreteria e ho pensato di venirti a trovare." spiegò semplicemente la brunetta "Tra l'altro, Santana,  permettimi di dirti che un messaggio in segreteria dovrebbe essere quanto mai conciso ed incisivo... il tuo sembrava un flusso di coscienza della miglior imitazione dell'Ulisse di Joyce..."
"Rachel mi dispiace per-"
"A me non dispiace..."
"No?"
"Te l'avevo detto... non mi interessava dove mi avresti portato o cosa avremmo fatto... L'importante era stare insieme in un modo speciale e diverso dal solito..."
"Ma il ristorante-"
"Oh lascia stare il ristorante... ti sei involontariamente salvata da una figuraccia, lo sai?"
"Ah si?"
"Sono già stata in quel locale col mio storico ex... ed  è lì che ha pensato bene di lasciarmi..."
"Oh... Che fortuna..."
"Già... Hai visto? Non tutti i mali vengono per nuocere... Tra l'altro ho pensato di lasciare la nostra prenotazione a Quinn e Sam. Così nulla è andato sprecato."
"Ottimo..." sorrise Santana "Beh... ora... Ora che facciamo?".
"Ho portato la cena!" sorrise Rachel sollevando un cestino da pic nic "Dove possiamo accomodarci?"
Santana rimase un istante impietrita, per poi alzarsi veloce e scusarsi "Aspetta un momento solo, Rachel. Torno subito.".
Afferrato il telefono, la latina compose velocemente il numero della sua fedelissima studentessa.
"Motta?"
"Arrivo dottor-"
"No, ascolta bene: io ho da fare. Ho da fare e non voglio essere disturbata, quindi fa in modo che nessuno, ripeto nessuno, provi a cercarmi a meno che non si tratti di vere emergenze. Ti ricordi cosa intendo per "vere emergenze"?"
"La lista delle "vere emergenze" è appesa fuori ogni stanza del pronto soccorso e dei ricoveri."
"Appunto. Se qualcuno prova a disturbarmi perchè non trova una vena, giuro sulla mia carriera che troverò il modo di uccidervi tutti senza che la colpa ricada su di me."
"Ma-"
"Non ho finito. Non deludermi Motta, e ti prometto che sarai la mia ombra in tutte le operazioni cui vorrai assistere. E' chiaro?"
"Cristallino, limpido, dottoressa- Grazie per l'opport-"
Santana attaccò velocemente per tornare da Rachel e dire con un sorriso "Vieni con me.", per poi offrirle una mano.
"Santana Lopez, mi stai veramente suggerendo di prenderti per mano?"
"Lo so cosa stai facendo..." replicò Santana evitando di guardare la brunetta.
"Ah si? E cos'è che starei facendo?"
"Stai provando a farmi arrossire."
"Oh no, non ci sto provando... Ci sto riuscendo... è differente..." sorrise Rachel sollevando le sopracciglia divertita.
"Avanti, Rachel! Mi vedrai arrossire altre mille volte questa sera e non dovrai nemmeno impegnarti, ora prendi la mia maledetta mano e seguimi..."
"Ok..." replicò sorridente Rachel stringendo la mano della latina.
"Dove stiamo andando, esattamente?"
"Non preoccuparti."
"Non mi preoccupo, infatti. Volevo solo sapere dove stavamo andando."
"In un'aula."
"E quanto manca ancora?"
"Una rampa di scale o due... Non dirmi che sei stanca Rachel, altrimenti comincerò a chiedermi cosa fai tutte quelle mattine in cui ti alzi alle sei per fare esercizio..."
"Santana!"
"Chi è che arrossice ora?" replicò vittoriosa la mora.
"Sei come i bambini, devi sempre avere la tua rivincita..."
"Non pensavi davvero che ti avrei fatto vincere così facilmente, vero?"
"Non si tratta di vincere o perdere è che-"
"Rilassati, Rachel. E' qui il posto."
"Il posto?"
"Diventerà un'aula il prossimo anno, per ora è una stanza come tante... di cui ho rubato la chiave..."
"Santana! Stiamo violando la legge?!"
"No."
"Santana!"
"E va bene! Tecnicamente si... ma nessuno lo verrà a sapere calcolando che sono l'essere più temuto in questo ospedale.  Beh, dopo il primario ovviamente... E la cuoca polacca, ma solo perchè lei ha un uncino ed è alta un metro e novanta..."
"Sei una criminale..."
"Anche se lo fossi con tutte le vite che salvo credo che il karma ri-sistemerebbe le cose per me..."
"Forza, mangiamo prima che la lasagna diventi un mattone..."

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"Sai cosa manca?" cominciò Rachel.
"Cosa?"
"Ho dimenticato di pensare ad un dolce..."
"Oh, per questo non c'è problema..."
"Cosa intendi?"
"
Guarda quà." sorrise Santana prendendo il telefono "Sugar? No, è tutto ok, ma avrei bisogno di un favore..."
"Santana!" protestò Rachel comprendendo le intenzioni della latina.
"Che dolce hanno giù in mensa? ... Poi? ... Ok, ne voglio due. Sono nell'aula R. Ovviamente ora. Ti aspetto." terminò la mora.
"Sei terribile..."
"Per così poco?" sorrise la latina.
"Non puoi sfruttare così i tuoi sottoposti! E' atroce e ingiusto!"
"Atroce e ingiusto è fare i compiti di chimica della figlia del tuo capo. Atroce e ingiusto è fare il cagnolino per poi non vedere nemmeno l'ombra di un bisturi. Scherzi a parte, tutto quello che fanno per me è ripagato... Sono terribile ma non fino a questo punto..." spiegò Santana per poi aggiungere "E poi sta per portarci il gelato ti stai veramente lamentando del mio potere qui dentro?"
"Lo fai solo per impressionarmi o sei sempre così?" provò Rachel.
"Ho davvero bisogno di impressionarti?"
"No... Non ne hai mai avuto bisogno a dir la verità..."
"Davvero?"
"Beh, a parte il primo mese in cui ti avrei volentieri strangolato nel sonno con del filo da pesca..."
"Cosa!?" esclamò Santana quasi strozzandosi col vino.
"Ammetterai anche tu che non sei stata la migliore delle coinquiline... inizialmente..."
"Mi sembra abbastanza giusto comunque. Ho pensato diverse volte di riempirti di sonniferi..."
"SANTANA!"
"Non preoccuparti non l'ho mai fatto..." replicò la mora "Non ancora ad ogni modo...".
"Non oseresti..."
"Lo dici tu..."
"Oh! Non sono così insopportabile come lo fai sembrare!"
"Rachel quando cominci con i tuoi monologhi ci sono tre modi per farti smettere."
"Oltre al sonnifero?"
"No, il sonnifero è uno di quelli."
"Allora quali sono gli altri due?"
"Una possibile soluzione è una padellata sulla nuca."
"Non sei simpatica."
"Non dovevo risultare simpatica, infatti."
"Lo sai? A volte credo che tu sia schizofrenica. O almeno bipolare. E' l'unico modo in cui riesco a spiegarmi questi tuoi repentini quanto inaspettati cambiamenti di comportamento!"
"Certo..." sospirò Santana.
"E' come se un momento fossi Bruce Banner e quello dopo ti trasformassi in Hulk, o da Jekyll a Mr. Hyde! O ancora meglio, sei una specie di Smeagol che di tanto in tanto si fa sopraffare da Gollum-"
"Cosa?!" esclamò la latina sorpresa.
"Si, Smeagol e Gollum!"
"No, volevo dire, da quando in quà conosci Smeagol e Gollum?"
"Beh... A forza di chiamarmi Hobbit mi hai incuriosito."
"Non dirmi che stai leggendo Il signore degli anelli..."
"Non proprio... Ma ho visto i primi due film..."
"Sorprendente..." sorrise Santana "Veramente sorprendente..."
"A questo punto potresti cominciare a tua volta a farti una cultura in proposito della sola e unica."
"Oh, no..."
"No? Io sto cercando di... partecipare ai tuoi interessi. Perchè tu non dovresti?"
"Perché ho già praticamente imparato a memoria ogni battuta di ogni film della Streisand solo vivendo con te. Non voglio che cominci a comparire nei miei sogni... Anzi, incubi..."
"Non osare insultare Barbra! Non- Non provarci!"
"Non la sto insultando è che semplicemente non riesco a vedere in lei tutto quel che vedi tu... eccetto il naso.
Il naso è difficile da mancare."
Rachel spalancò gli occhi portandosi le mani sul petto, in un'espressione offesissima.
"Cosa?"
"Forse dovresti sapere che Barbra prima di sfondare ha lavorato come centralinista, ma non si è mai persa d'animo continuando ad andare di provino in provino fino a che non ce l'ha fatta! E' stata la prima donna a scrivere, dirigere, produrre, recitare e cantare in un film, ti dice qualcosa Yentl?"
"Oh adoro chiamarti Yentl!"
"Ha vinto Oscar, Emmy, Grammy, Tony e Golden Globes! Ha il terrore della folla e riesce comunque ad esibirsi davanti ad oltre centomila spettatori! Si è esibita per la prima volta in un gay bar del Greenwhich Village e a chi diceva di rifarsi il naso rispondeva "No"-"
"No, grazie." la interruppe Santana.
"Come- Te l'ho già detto?"
"No."
"Allora come-"
"Wikipedia."
"Sei andata a leggere la pagina di Barbra!?"
"Secondo te?"
"Oh! Sono io la prima curatrice! La rileggo una volta a settimana e mi sono ripromessa di aggiungere qualcosa almeno una volta al mese! Stavo pensando di aggiungere i compensi ricevuti per ogni film e-"
Santana non le permise di terminare la frase prima di avvicinarsi e rubarle un bacio.
Ed un altro.
E ancora un altro.
"Per la cronaca..." sospirò Santana "Questo è il terzo metodo che ho scoperto, finora, per farti smettere di parlare..."
"Beh... devo ammettere che funziona..." sorrise Rachel "Significa che devo continuare a parlare per essere baciata di nuovo?"
"Oh mio Dio..." rise la latina avvicinandosi di nuovo alle labbra della brunetta.
"Dottoressa Lopez- OH! Mi dispiace io- Non volevo!"
"Motta..." sospirò Santana ricomponendosi "Per essere la figlia di uno dei pezzi grossi dell'Upper East Side è strano che tu non sappia che prima di entrare in una stanza è buona usanza bussare..."
"Io non-"
"Tra l'altro spiegami, ti prego, con quale stregoneria hai impiegato solo 3 minuti a salire gli ultimi dodici piani senza ascensore??"
"Io- Io ho corso..." sospirò la ragazza.
"Beh... Grazie per il gelato. Ora puoi tornare in reparto." replicò Santana afferrate le coppette di gelato.
"Eh-Ehm..." provò Rachel attirando l'attenzione, per poi indicare con lo sguardo la povera ragazza.
"E Sugar?"
"Si, dottoressa?"
"Per le prossime due settimane sei esentata da ogni esame rettale. E se qualcuno obietta mandalo pure da me."
"Grazie!" esclamò Sugar "Grazie mille! Grazie!"
"Prego. Ora sparisci però. Sciò. Via."
Annuendo la ragazza si volatilizzò dalla stanza in un decimo di secondo.
"Allora?" chiese Rachel.
"Cosa?"
"Non è bello essere gentili con le persone?"
"Io sono gentile con le persone. Sono gentile con te, mi sembra."
"Sei gentile solo con chi vuoi tu e quando vuoi tu. Il che mi riporta dritta dritta al discorso di prima-"
"Discorso che, ti assicuro, ho afferrato. E posso dirti che non sono bipolare ne schizofrenica, ma ho una specie di alter ego che amo chiamare Snix. La parte più... feroce, di me."
"Quella che prevale sempre su Santana? Credo di averla conosciuta..."
"Tu non conosci Snix, al massimo puoi averla incrociata..."
"Certo..."
"Mangia il gelato, avanti... comincia a farsi tardi."
"E allora?"
"Beh, il mio turno finisce alle due... sono quasi le undici e credo che tu debba andare a casa se domani vuoi riuscire ad alzarti per la tua routine mattutina e per il lavoro..."
"Oh, la routine può aspettare... Quanto al lavoro..." sospirò Rachel "Non credo che ci saranno problemi."
"Hai preso un giorno di ferie?"
"Meglio. Mi sono licenziata."
"Cosa?!" esclamò Santana "Cos- Perchè!?"
"Perchè voglio fare quello per cui sono nata. Voglio lavorare a Broadway. Posso farcela, Santana. Sono giovane e so che questa è la mia strada."
"E' un bel salto..."
"E' un salto nel buio..." osservò Rachel.
"Ma ne varrà la pena." aggiunse la latina con un sorriso.
"Lo pensi davvero?"
"Lo hai detto tu stessa: sei nata per questo. E col tuo talento non vedo chi potrebbe impedirti di seguire la tua strada... di inseguire i tuoi sogni..."
"Grazie, Santana..."
"Dico le cose come stanno..." rispose la latina sollevando le spalle.
"Non devi sempre sminuire quello che dici o che fai, lo sai? Anche se è una cosa che trovo estremamente dolce..."
"Dolce?"
"Mhmh..."
"Non c'è niente di dolce in me..."
"Ti prego, non ricominciamo..." sorrise Rachel per poi riprendere "Allora, qual è il programma per il resto della serata?"
"Beh, potremmo andare a vedere se c'è qualche operazione interessante..."
"No."
"Ok! Allora potremmo fare un salto in maternità a cercare i prossimi brangelina tra la nursery..."
"Per quanto questa proposta sia quantomai allettante..." cominciò Rachel "C'è un posto dove potremmo magari... metterci più comode e... avere un po' più di privacy?"
"Rachel, io- io non sono-" provò Santana.
"Lo so. Lo so e credimi la privacy non è per saltarti addosso, per quanto la cosa non mi dispiacerebbe... Voglio solo... non lo so, sdraiarmi con te e parlare di qualcosa... stupidaggini probabilmente... Che ne dici?"
"Nel mio ufficio c'è un bel divanetto..." spiegò Santana.
"Va più che bene..."
"Andiamo allora..."
"Dobbiamo pulire qui, aspetta."
"Nah... Ci passo io domani... Questa stanza è ancora inutilizzata, ricordi? Avanti, andiamo."

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"Dottoressa?"
Santana sentì una voce familiare chiamarla.
"Dottoressa Lopez?"
"Mmm..." mugugnò la latina aprendo lentamente gli occhi.
"Uhm..."
"Motta? Cosa ci fai qui?"
"Shh!"
"Non azzardarti a zittirmi!" replicò la latina infastidita.
"Cosa succede?" domandò assonnata Rachel alle spalle della latina.
"Vi siete addormentate... Sono le due e trenta... Pensavo voleste andare a casa..." spiegò la ragazza.
"Maledizione..." sospirò la mora "Grazie, Motta. Puoi andare..."
"Buonanotte..." salutò la ragazza.
"Buonanotte, Sugar! Grazie di tutto!" rispose Rachel alzandosi dal divano.
"Addormentarsi..." cominciò Santana "Ottimo modo per terminare un primo appuntamento..."
"Hai dimenticato di aggiungere insieme."
"Cosa?"
"Addormentarsi insieme. Lo trovo un ottimo modo per terminare un appuntamento. E poi, non per essere pignola, ma questo appuntamento termina una volta che mi avrai riaccompagnato a casa..."
"Allora andiamo prima di ricadere in catalessi su questo divano..." sospirò la latina alzandosi a forza dal suo divanetto.


Arrivate a casa Santana lasciò educatamente Rachel salire prima di lei con qualche gradino di vantaggio, ed una volta arrivate alla porta dell'appartamento le due ragazze si ritrovarono imbarazzate a guardarsi.
"Allora..." cominciò Santana "Spero che la serata ti sia piaciuta nonostante tutto..."
"E' stata una fantastica serata, Santana, davvero. Alternativa. E poi con la tua divisa sembrava quasi di essere ad un pigiama party!"
"Ugh, odio già la mia divisa, perché devi infierire?" scherzò la latina.
"No! Non odiarla! Fa così tanto Grey's Anatomy! E' eccitante!"
"E' eccitante solo perchè la indosso io..." sorrise Santana alzando le spalle con nonchalanche.
"Ah, viva la modestia!" osservò Rachel.
"Viva la verità..." replicò veloce la mora.
"Ad ogni modo è stata veramente una piacevolissima serata... E mi piacerebbe veramente tanto replicare, e presto magari..."
"Anche io sono stata bene... E si, sono d'accordo sul replicare..."
"Allora... buonanotte, Santana..." provò Rachel.
"'Notte Rachel..." sorrise la latina per poi cominciare a frugare nella borsa.
"Cosa stai facendo?" domandò la brunetta confusa.
"Cerco le chiavi di casa."
"Ma- Un momento-"
"Cosa c'è?"
"Il bacio della buonanotte!"
"Oh.. beh, è che non pensavo fosse obbligatorio..." sorrise divertita Santana continuando a frugare nella borsa.
"Cosa?!"
"Che c'è! Non ti è mai successo?"
"Santana!"
"E poi è il nostro primo appuntamento... Non so se dovrei farlo o meno... Potresti prendermi per una maniac-"
"Sta zitta!" esclamò Rachel prima di mettersi sulle punte e tirare verso di sè il volto della latina e baciarla.
Santana sorrise vittoriosa nel bacio, prima di prendere in mano la situazione e voltare Rachel fino a premerla sulla porta del loro stesso appartamento.
Dopo qualche minuto, in cui carezze e baci si erano fatti più audaci, Rachel cominciò a staccarsi dalla latina tra un bacio e l'altro.
"Santana-"
"Mmm?"
"Forse- Forse è il caso di-"
"Si-"
"Dovremmo entrare... in casa..." terminò Rachel riprendendo fiato.
"Ok. Si. Le chiavi, ok. Ce le ho." balbettò Santana imbarazzata aprendo la porta di casa.
"Eccoci qui..." sospirò Rachel seguendo la mora nell'appartamento "Casa dolce casa..."
"Uhm..." cominciò Santana "Quindi a questo punto... buonanotte, per davvero?"
"Si, immagino di si..."
"A meno che tu non voglia-"
"NO- Non dirlo!"
"Stavo per dire "non voglia fare direttamente mattina"..."
"Oh..."
"Beh- No..."
"Immaginavo..."
"Allora, buonanotte Rachel..." sorrise Santana avvicinandosi impacciata alla sua porta.
"Buonanotte Santana. E grazie ancora per la bella serata."
"Grazie a te, Rachel." replicò la latina prima di chiudersi la porta alle spalle.

E sorridere.








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Capitolo 15
*** An unexpected nose ***


unexpected Spero con tutto il cuore che non ci siano erroracci... Pubblico ma non rileggo perché sto crollando!
Buona lettura e un abbraccio a tutti voi, sperando che il capitolo vi piaccia!

Northstar


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Come prima di ogni conferenza su qualche nuova tecnica chirurgica, Santana era immersa, letteralmente, nei libri.
Due sul pavimento, uno nelle sue mani e l'altro poggiato sulle sue gambe incrociate sul divano.
"Ti ricordi quando trasmettevano quella maratona di Fred Astaire?" chiese improvvisamente Rachel, seduta poco distante dalla mora, continuando nervosamente a fare zapping.
"Domani pomeriggio."
"Grazie." sorrise Rachel "E quando comincia quella nuova serie che volevi vedere?"
"La settimana prossima."
"Oh... Ok..."
La latina continuava a sfogliare pagina e leggere su tutti e quattro i libri, sbuffando di tanto in tanto.
"Hai fame?" domandò improvvisamente Rachel "Posso preparare qualcosa...".
"No, ma grazie per averlo cheisto."
"Sete?"
"Ho l'acqua proprio qui..." replicò Santana indicando la bottiglietta d'acqua fra le sue gambe.
"Hai voglia di... Non saprei, tè?"
"No, Rachel."
"Ok. Come non detto. Torna pure sui tuoi libri." sbuffò la diva tornando a cambiare ritmicamente canale.
Santana chiuse gli occhi e prese un lungo respiro prima di tornare a chinare il collo sui libri.
"Hai qualcosa da riordinare, per caso?"
"Hai già riordinato tutto?"
"Mhmh."
"Tutto, tutto?"
"Ho pulito e riordinato l'intero appartamento. Ho alfabetizzato i libri della libreria e posto in ordine cronologico tutte le mie riviste. Manca solo la tua camera."
"Oh, no."
"Cosa?"
"Non entrerai in camera mia."
"Perché no? Mi farei gli affari miei, sai?"
"Non è questo il punto. La mia camera è rimasta l'unica della casa a sembrare ancora una... beh, una camera. Sembra di essere in una sala operatoria. Senza macchinari, bisturi e paziente aperto sul lettino. Ma pur sempre una sala operatoria... Rachel questo posto è antisettico. "
"E allora?"
"La mia camera mi piace... viva... vissuta..."
"Non lo sarebbe ancora di più dopo una bella pulita e sistemata?"
"No, non penso proprio." replicò Santana tornando ai suoi libri.
Dopo qualche piacevole, lungo, minuto di quiete, la latina tornò a distrarsi quando sentì improvvisamente il definito clic di una penna a scatto.
Poi un altro.
Ed ancora un altro.
Alzando leggermente lo sguardo, la mora individuò immediatamente la penna stretta nelle mani di Rachel.
"Rachel?"
"Mh?"
"Potresti... Finirla?"
"Finire cosa?"
"La penna. Smettila di farla scattare."
"Ti da fastidio?"
"Non riesco a leggere."
"Quindi... Non ti da fastidio la televisione, ma il clic di questa penna?" chiese la brunetta facendo scattare ancora una volta la penna nella sua mano.
"Si." sospirò la latina innervosita, cercando di mantenere la calma.
"Non lo trovi un po' strano?".
"No, non lo è! Ho studiato per anni in biblioteca dove, anche se dovrebbe regnare il silenzio, c'è sempre quel vocio di fondo che è ormai entrato nelle mie orecchie, esattamente come succede per il vocio della televisione! Quel clic, isolato o ripetuto che sia, mi entra fin dentro al cervello e mi distoglie da qualunque altra cosa stia facendo!".
"Perdonami, non lo farò più." rispose Rachel, offesa, lasciando la penna sul tavolino del salone.
"Rachel..." cominciò Santana poggiando i libri sul bracciolo del divano.
"No, hai ragione Santana. Mi dispiace davvero. Non so cosa mi sta prendendo..."
"Ti sta prendendo che non sei abituata a girarti i pollici dalla mattina alla sera. Anzi la persona più iperattiva che abbia mai conosciuto, è normale che ti senta così a disagio non avendo niente da fare..."
"Già..."
"Mi piacerebbe davvero trovare dei passatempi insieme, qualunque cosa pur di farti uscire da questo stato semi-catatonico che comincia a spaventarmi, il che mi fa pensare che firse è meglio chiudermi in camera stanotte... Ma devo terminare questo maledetto capitolo sui seni paranasali. Lasciami finire, ti prego. Poi troveremo insieme qualcosa da farti fare, ok?"
"Ok..."
Santana riprese in mano il libro sfogliando annoiata qualche pagina, prima di posare gli occhi sulla brunetta vicino a lei e notare come era diversa dal solito.
Spenta e cupa.
"Cosa hai intenzione di fare, ora?"
"Ora, ora?"
"No, intendevo ora che sei ufficialmente disoccupata."
"Cercherò audizioni."
"E?"
"E... ?" ripetè Rachel confusa.
"Rachel... Non voglio essere l'uccello del malaugurio ma potrebbe volerci del tempo prima che un'audizione vada a buon fine..." spiegò Santana "Non che stia sottovalutando il tuo talento, sia chiaro, ma... Insomma devi riuscire a trovare l'occasione giusta..."
"Lo so... Ho già messo gli occhi su due o tre audizioni questo mese. Le proverò tutte, sperando che vadano bene..."
"E nel frattempo?"
"Hai paura che possa starti troppo attorno?" chiese Rachel nascondendo dietro a un sorriso un timore.
"No, ho paura che questa cosa possa farti del male. Non penso ti farà bene passare dall'essere super indaffarata e impegnata a non avere nulla da fare col tuo tempo. Non voglio vederti così giù."
"Lo so... Ma non è esattamente facile trovarsi qualcosa da fare..."
"E va bene." sospirò Santana chiudendo i libri una volta per tutte "Ho un'idea."
"Che tipo di idea?"
"Visto che fra un'ora comincia il mio turno pomeridiano in ospedale, possiamo andare a fare una bella passeggiata al parco e poi andare in ospedale, dove, se vorrai, potrai rimanere a farmi compagnia, ma ti assicuro che la conferenza sarà molto, molto, noiosa... Che dici? Si può fare?"
Rachel sorrise annuendo, con un'espressione di pura adorazione sul volto "Mi porterò qualcosa da leggere...".
"Ok, allora. Preparati, fra dieci minuti si parte." annunciò la latina alzandosi dal divano, per essere improvvisamente trascinata indietro per la manica della felpa.
"Che c'è? Non va bene?" chiese Santana guardando confusa la brunetta.
"No..."
"No?"
"Si, cioè, si! Assolutamente, va benissimo!"
"Allora qual è il problema?"
"Io... Io volevo solo ringraziarti..."
"Lo sai che le bugie non si dicono?"
"Bugie?"
"Già... Sai cosa succede a chi dice le bugie?" sorrise Santana indicandosi il naso "Fossi in te eviterei di peggiorare la situazione..."
Rachel sorrise con superiorità, ricevendo il colpo con classe, per poi domandare "Non ho ancora capito la storia della bugia, comunque...".
Santana sorrise prima di avvicinarsi alla brunetta e strapparle un bacio veloce.
"Se vuoi baciarmi, puoi farlo senza trovare scuse..." spiegò divertita la mora, per poi imitare Rachel "Volevo solo ringraziarti." e sorridere.
"Io- io-"
"Io, dovrei andarmi a preparare. Ed anche tu." replicò Santana alzandosi e dirigendosi verso la sua camera.
Dopo qualche istante, tornata in sè, anche Rachel si alzò per andare a cambiarsi, ma prima di entrare nella sua stanza, chiese "A volte non capisco come riesci a passare da tredicenne impacciata a bomba sexy. Hai per caso un segreto?"
"Si." rispose Santana ridendo, dalla sua stanza.
"E sarebbe?"
"Sono schizofrenica, Rachel."
"Sono seria!"
"Vedila così: è una partita a scacchi. A volte tu attacchi più direttamente e io difendo, a volte è l'opposto.".
"Io non so giocare a scacchi..."
"Allora dovrò insegnarti... O forse no..."
"Grazie!"
"Io esco fra cinque minuti... Fossi in te andrei veramente a prepararmi, Rachel."
"Si, ma dobbiamo parlare degli scacchi!"
"E va bene. Un giorno ne parleremo."
"No, non un giorno, ora!"
"E va bene! Ora vai prima che decida di narcotizzarti e fuggire."
"Sei sempre così gentile, Santana..."
"E' un dono..."
"Oh si, un dono..."
"Rachel, lo so che vuoi sempre avere l'ultima parola... Ma è veramente ora di andarti a cambiare."
"Sto andando."
"Bene."
"Bene!"
"Vai, avanti!"
"Smettila di parlare e lasciami avere l'ultima parola!"
"Non penso proprio..."
"Perché no?"
"Perché mi piace farti andare fuori dai gangheri."
"Beh, si da il caso che a me non piaccia."
"Ok, ti concedo l'ultima parola purché ti vada a vestire immediatamente. Prego."
"Ci vediamo fra qualche minuto." sorrise fiera la brunetta per poi entrare in camera e sentire la latina gridare "Ok!"
"Ti odio, Santana!"
"Bugiarda!" replicò Santana ridendo soddisfatta.


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"Mi piace questa cosa." sorrise Rachel.
"Questa cosa, cosa?"
"Stare insieme al di fuori di casa. Uscire insieme."
"Già, è un bel cambiamento..."
"Posso tenerti per mano, Santana?"
"Io uhm... Beh..."
"Se ti imbarazza non fa niente..."
"No è che-"
"Davvero, non preoccuparti." sorrise Rachel sincera, per poi riprendere "Dovremmo trovare altri posti in cui andare insieme, tipo, potremmo andare in palestra!"
"Nah..."
"Perchè?"
"L'ho già provato con Brittany e beh... Diciamo che le sessioni di ginnastica non avevano troppo a che fare con gli attrezzi della palestra quanto più con i bagni della palestra..." 
Rachel scoppiò a ridere fingendo uno sguardo scioccato.
"
Dev'essere qualcosa di legato al movimento e al sudore... immagino..."
"Possibile..." rispose Rachel con un sorrisone.
"Ok, Rachel, non devi per forza sorridere a tutto quello che dico. Lo so che la storia del sudore faceva schifo... Non devi per forza tenere quel sorriso sulle labbra..."
"No- Cioè si, la storia del sudore fa un po' schifo in effetti... Ma non sto sorridendo per questo..."
"Per cosa, allora?"
"E' la prima volta che nomini... Lei... Così tranquillamente. Così disinvolta e naturale." spiegò la diva.
Santana sembrò ripensarci sopra per qualche istante, per poi sorridere a sua volta.
"E' una cosa buona, sai?"
"Già..." annuì la latina "E' una cosa buona, davvero..."
"Non devi sentirti obbligata a parlarne ora, sai?"
"Lo so. Ma grazie per avermelo fatto notare... Mi sento molto più leggera, ora..."
"Stai facendo passi da gigante..."
"Nah, è solo che tu hai le gambe più corte delle mie, quindi ho più gittata..." rispose Santana lasciando Rachel perplessa per qualche istante, per poi spiegare "Era una battuta Rachel..."
"OH!" esclamò la diva "Ho capito ora!"
"E' incredibile..."
"Cosa?"
"Non capisco come tu riesca a creare all'istante metafore complicatissime, per poi non afferrare una battuta come questa..."
"Ero distratta!"
"Certo, convinciti ora."
"E poi veramente, Santana? Battute sull'altezza? Da che pulpito!"
"Beh, sono più alta di te!"
"Di quanto, cinque centimetri scarsi?"
"E allora? Sono comunque più alta!"
"Si ma ti atteggi come fossi Michael Jordan!"
"E va bene, e va bene. Mi rimangio la battuta sulla tua altezza visto che sei così sensibile all'argomento..."
"Non ho detto questo!"
"Ehi! Scacchi! Yay!" esclamò Santana notando un tavolino libero nel parco "Cambiamo argomento e usciamo da questa palude di frecciatine, che ne dici?"
"Ci sto. Ok, allora. Insegnami gli scacchi."
"Dunque, gli scacchi sono un gioco di logica e strategia che, come puoi vedere, si gioca su questo tabellone."
"Cosa vuol dire scacco?"
"Dovrebbe significare "Re" in qualche lingua."
"Qualche lingua? Ne sai molto, vedo."
"Vuoi che la finisca qui? Va bene." provò Santana fingendo di alzarsi.
"Ok! Basta, ora siamo alla pari!"
"Posso continuare?"
"Prego."
"Grazie."
"Dunque. Lo scopo è raggiungere il Re avversario e metterlo in scacco, ossia incastrarlo."
"Bene. Come si incastra un Re?"
"Muovendo le varie figure. Come i pedoni, che possono muoversi solo in avanti di una casella, eccezion fatta per la prima mossa, quando può avanzare di due caselle, se libere. E può catturare solamente una casella in diagonale."
"Complicato."
"Lo so, ma è più facile una volta giocato."
"Va bene, poi?"
"Poi c'è l'alfiere, può muovere in diagonale per quanto vuole purchè non abbia nella sua strada altre figure. Poi la torre, come l'alfiere, ma si muove in orizzontale e verticale. Ci sei?"
"Più o meno."
"Il cavallo, può muoversi a L."
"Oh! Questo è facile!"
"Il Re, può muoversi di una caselle, diagonale, orizzontale o verticale. Ed infine, il pezzo più duttile e potente di tutti: la regina, o donna, può muoversi come l'alfiere e la torre."
"Si! Lo sapevo che la regina era la più forte! Guarda quello scettro! Si vede chiaramente!"
"Rachel l'aspetto degli scacchi non conta niente.. Ne sei consapevole?"
"Certo..." replicò la brunetta fissando i pezzi.
"Che c'è? Qualche dubbio?"
"No... Sai cosa pensavo, Santana?"
"Sentiamo."
"Credi che qualcuno abbia mai scritto un musical sugli scacchi?"
Santana rimase qualche secondo a guardare con aria sconvolta la brunetta, per poi sospirare, "No. Non credo proprio."
"E' una grande idea!"
"No, non lo è..."
"Perchè?"
"Gli scacchi, per quanto siano soddisfacenti, sono la cosa più noiosa del mondo. Ci sono partite che durano mesi, Rachel. Mesi."
"E allora? Io racconterei in maniera romantica, avventurosa e simpatica la storia di due re che si danno battaglia!".
"Sai cosa ti dico? Fallo. Fallo. E quando l'unico in sala a guardare l'opera sarà Gary Kasparov, ne riparleremo."
"Chi è? Un produttore?"
"Il più grande scacchista di sempre..." sospirò Santana.
"Ad ogni modo, pensavo... E questo che intendi quando dici che tra di noi è una partita a scacchi?"
"Dipende cosa intendi con "questo"..."
"Che a volte io sono un pedone e te la regina e viceversa?"
"Più o meno."
"Pensi che ci vorranno mesi prima che questa partita... finisca?"
"Rachel Berry, non starai mica cercando di comportarti da regina colpendomi con un chiaro riferimento sessuale..."
"Cavolo! Sei una regina molto astuta, Santana!"
"Come se non lo sapessi..." replicò la latina per poi alzarsi "Avanti, andiamo. Prima della conferenza devo trovare qualcosa da metterti."
"Da mettermi?"

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"Chi stiamo aspettando?" chiese Rachel tamburellando annoiata sulla scrivania della latina.
"Motta, che al momento è in sala operatoria."
"Perchè? A cosa ti serve quella povera ragazza?"
"Deve prestarti una sua divisa."
"Perchè non una delle tue?"
"Perchè il colore della mia tuta è diverso e saresti presa per un pezzo grosso... E siccome tutti conoscono i pezzi grossi qui dentro, sarebbe difficile spiegare da dove salta fuori la dottoressa Berry, specializzata in Musical."
"Giusto.  E perché non apri semplicemente il suo armadietto? Sono sicura che puoi farlo..."
"Ehi! E' offensivo pensare che sia in grado di scassinare un armadietto!"
"Beh, io pensavo più che potevi chiedere a qualcuno di aprirlo per te... Ma hai appena rivelato di saperlo aprire senza bisogno di aiuto quindi..."
"Mi spiace ma non posso farlo..."
"Perchè?"
"Telecamere di sorveglianza. Già una volta ho dovuto spiegare al primario perchè frugavo nell'armadietto di un infermiere..."
"E perché stavi frugando nell'armadietto di un infermiere!?"
"Perché aveva qualcosa che mi interessava, chiaramente..."
"E, se posso, cos'è che ti interessava?"
"Aveva una confezione intera di Breadstix, ed io dovevo averla!"
"Oh mio Dio! Sei una drogata di Breadstix!"
"E tu una drogata di Streisand. Chi pensi sia messa peggio?"
"Eccomi, dottoressa!" esclamò Sugar quasi sfondando la porta.
"Benarrivata, Motta."
"Ciao Sugar..." sorrise Rachel.
"Salve! Cosa posso fare per lei?"
"Uhm... avrei bisogno di una tua divisa."
"Non posso chiedere perché, vero?"
"Ho bisogno di imbucare Rachel alla conferenza, possibilmente senza dare nell'occhio..."
"Oh! Certo!" sorrise la dottoressa aprendo velocemente il suo armadietto, per poi passare la divisa pulita e piegata a Rachel "Spero che le piaccia il muschio bianco..."
"Lo adoro!" sorrise la brunetta.
"Può cambiarsi lì dentro." sorrise la ragazza a Rachel.
"Allora..." cominciò Santana "Se non erro le tue due settimane prive di esami rettali stanno per finire..."
"Purtroppo..."
"Beh, magari possiamo prolungare per altre due settimane..."
"Davvero!?"
"Se non cominci a scodinzolare... si."
"Oh! Grazie, dottoressa Lopez! Grazie, grazie! Odio dover ficcare le dita-"
"Nonono! Non continuare quella frase! Ho orribili ricordi dei miei giorni da studentessa, in proposito..."
"La capisco!"
"Ad ogni modo, credo tu sappia che ogni medico può scegliere uno studente che può partecipare alla conferenza... vero?"
"Si, certo. Quest'anno sono tutti in fermento!"
"E credimi se ti dico che è più per il dottor Milton che per le sue tecniche di rinoplastica..."
"Non saprei, non l'ho mai visto..."
"Comunque.. Sei mai stata ad una conferenza medica prima d'oggi?"
"No. Ma la immagino come una lunga lezione universitaria..."
"Non proprio. Sai cosa devi fare?"
"Mi dica."
"Prendi qualcosa da mangiare, qualcosa da bere, un blocco per gli appunti, un registratore, un quaderno di enigmistica
da nascondere dentro al blocco per gli appunti, per passare le tre ore più interminabili di sempre, .".
"Va bene! Le porterò tutto fra... dieci minuti al massimo."
"No, no, Motta. Devi prenderli per te."
"Per me?"
"Tieni." sorrise la latina porgendo un biglietto alla ragazza "Ho scelto te. Puoi partecipare alla conferenza"
"Davvero?!" sospirò la ragazza sull'orlo delle lacrime.
"E' solo una conferenza, non c'è bisogno di piangere!"
"Ma io-"
"Motta, hai trenta secondi per sviluppare un dotto lacrimale che funzioni a rovescio e ti risucchi quelle lacrime dagli occhi, sono stata chiara?"
"Si! Si! Io-" provò la ragazza portando lo sguardo al cielo nel tentativo estremo di far sparire, in qualche modo, le lacrime.
"Stavo scherzando, Motta..." sorrise Santana passandole un tovagliolo.
"Oh!"
"Sul risucchiare le lacrime..." specificò la latina "Ma smettila, ok? E' solo una conferenza."
"Non è per la conferenza..." sorrise la ragazza.
"E per cosa sarebbe, allora?"
"Perché sei stata gentile con lei." spiegò Rachel uscendo dal bagno.
"Si!"
"Non sono mica un mostro!" protestò Santana guardando Sugar "Pensavi davvero che lo fossi?"
"No ma- E' sempre così... Dura con me... E' che- per me significa veramente tanto!"
"Ok, Sugar, sto per dirti una cosa e voglio che questa cosa rimanga esclusivamente fra di noi."
"Va bene..."
"Quando sono dura con qualcuno è solo perché so che quel qualcuno può fare di meglio se spronato. Per questo  merita le mie sgridate. Non ti sgriderei se non ti ritenessi un buon medico. Quindi considera le mie sgridate come un atto di gentilezza d'ora in poi, va bene?"
"Va bene..." sorrise ancora Sugar asciugandosi le lacrime.
"Ed ora vai a prepararti per la conferenza. Avanti, scattare!"
"Si! E grazie ancora!"
"Non un'altra parola!" intimò Santana guardando la ragazza scappare dagli spogliatoi.
"Ma guardati..."
"No."
"Cosa?"
"No. So già dove vuoi andare a parare..."
"Ma dai! Sei stata così carina! Le hai fatto credere che quelle cose erano per noi, poi le hai dato il biglietto!"
"Non volevo farglielo credere..."
"Bugiarda! E la storia su come sgridi solamente chi vale?" sorrise Rachel sedendosi vicino alla latina.
"Beh, è una ragazza sveglia, lavoratrice instancabile. Se lo è meritato..."
"Sei veramente una brava insegnante. E una donna straordinaria..."
"Rachel, te l'ho già detto: se vuoi baciarmi devi solo-"
"Farlo." sorrise Rachel prendendo il volto della mora fra le sue mani, per poi baciarla.
Dopo qualche lungo secondo, Santana provò a fermare la brunetta "Rachel-siam- Siamo ancora nello spogliatoio..."
"E allora?" replicò Rachel fra un bacio e l'altro.
"Chiunqu- chiunque potrebbe entrare e-"
"Se e quando entrerà qualcuno la smetterò, ok?"
"Ok!" rispose con un sorriso la latina, tornando a baciare la diva.
Proprio quando Santana aveva raccolto abbastanza fegato per infilare le mani sotto la maglietta della ragazza, sentì la porta dello spogliatoio aprirsi, staccandosi velocemente.
"Cavolo!" sospirò la mora.
"Guarda chi si vede... la dottoressa Lopez!"
"Smythe..." replicò la latina sbuffando.
"OH! E' in compagnia!" osservò il dottore, per poi scuotere la testa e dire "Non lo sai? Per le sveltine c'è lo stanzino apposito... Sesto piano."
"Grazie, Sebastian..."
"Allora? Non hai intenzione di presentarci?"
"Rachel Berry, ti presento Sebastian Smythe."
"Il dottor Sebastian Smythe, chirurgo plastico." la corresse il ragazzo prendendo la mano di Rachel, fingendo di lasciarvi un bacio, per poi sorridere sornione "Piacere di conoscerti, Rachel Berry."
"Oh, ma fammi il piacere..." sbuffò Santana strappando la mano della ragazza da quella del dottore
"Smettila di fare il Casanova..." lo rimproverò la latina, per poi rivolgersi alla brunetta "Non preoccuparti, Rachel. E' innocuo come uno zombie vegetariano."
"Innocuo? Va a chiederlo al tuo amichetto quanto innocuo sono..."
"Sono un po' confusa qui..." replicò Rachel.
"Sono gay." spiegò il ragazzo con un sorriso.
"Super gay. Il figlio di Elton John e George Michael."
"Da che pulpito..."
"Non riesco a capire che strano rapporto ci sia fra di voi..." osservò Rachel confusa.
"Oh non preoccuparti, tesoro. Non lo abbiamo ancora capito nemmeno noi." sorrise il ragazzo per poi fermarsi ad osservare la diva attentamente.
"Che c'è? Ho qualcosa sul viso?"
"A parte lucida labbra ovunque tranne che sulle tue labbra, no." rispose il dottore "Stavo solo osservando il tuo... magnifico esemplare di naso."
"Oh, fantastico..."
"Ebrea?" domandò l'uomo.
"Si..."
"Posso consigliarti un'operazione che ha cambiato la vita di molti miei pazienti?"
"No!" rispose Santana.
"Ottimo!" insistette il dottore facendo finta di non aver sentito "Senza andar a toccare minimamente l'osso nasale, se non per una lievissima, inesistente, limatina, io opererei direttamente in una ricostruzione della cartilagine triangolare e per una riduzione, anche questa lievissima, della cartilagine alare. Le spieg-"
"Finiscila Smythe!" esclamò Santana.
"Che c'è? Lo vedi anche tu che qui c'è da fare un lavoro semplice semplice! Perché non la operi tu?"
"Perché non c'è assolutamente nulla che non vada col suo naso!" sbottò Santana "E' perfettamente proporzionato al suo viso!"
"Se lo dici tu..."
"Si, lo dico io. E ora chiudi quella bocca prima che quei denti da cavallo tentino di scappare per la disperazione!"
"Oh, wow..." sospirò il dottore con un sorriso.
"Ti piace davvero... Divertente..."
"Smythe! Vai! Ora!" ordinò la latina.
"In verità sono qui per cambiarmi, chi dovrebbe andare altrove a commettere atti poco puri siete voi..."
Santana annuì, per poi prendere per mano Rachel e raccogliere le borse e dire "Andiamo, Rachel. Ci vediamo alla conferenza, Sebastian."
"Solo un'ultima cosa..."
"Cosa?"
"Kurt si vede con qualcuno?"
"Non sono affari tuoi."
"Per favore."
"Per favore!?" sorrise Santana "Questa è una prima volta!"
"Allora?" insistette il dottore.
"No, non si vede con nessuno..."
"A buon rendere, Santana..." sorrise l'uomo salutandola.
"A buon rendere..." ripetè la latina.

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Dopo la (interminabile) conferenza, Santana aveva proposto a Rachel di tornare nuovamente a casa a piedi.
E anche se la brunetta non era sembrata inizialmente molto convinta, alla fine aveva ceduto.
"Che c'è?" cominciò Santana notando come la brunetta fosse tornata in qualche modo cupa.
"Niente."
"Ahah. Divertente. Ora dimmi cos'hai..."
"Il dottor Smythe oggi mi ha distrutto in dieci secondi."
"Oh! Lo sapevo!" sbuffò Santana "Ok, prima di tutto: è uno stronzo naturale. E' più forte di lui. E poi è un chirurgo plastico! E' normale che si accorga immediatamente di un difetto fisico."
"Un difetto fisico?"
"Lo sai che per me non è un difetto..."
"Ah si? Perché mi risulta che per un mese, un mese intero, tu non hai fatto altro che criticare il mio naso e pesantemente. Ammettilo."
"Si, ma non lo vedo come un difetto! Per me è... un'imperfezione!"
"Grandioso..." sbuffò la ragazza.
"Rachel è come quando cammini al parco di giorno, ed è pieno di cantanti e musicisti di strada! Scommetto che se qualcuno sbaglia una nota te sai perfettamente di quanto ha sbagliato! Non puoi non notarlo, è più forte di te! Per noi è lo stesso! Siamo così abituati ad avere di fronte la perfezione, che qualunque cosa ne vada al di fuori è impossibile da mancare! Non si tratta di difetti!"
"Si, invece.".
"Ma, ti ho difeso con Smythe, non è vero?"
"Poteva benissimo essere una bugia quello che hai detto!"
"Pensi davvero che ti mentirei? Su qualcosa che so è così importante per te?"
"Non lo so."
"Wow... Avrei preferito un "Si" ad un non lo so. A quanto pare non mi conosci poi così bene."
"No-"
"Sai cosa? Chiamo un taxi così puoi andare a casa mentre io resto qui a schiarirmi le idee."
"No, tu va col taxi!"
"Pensi che ti lascerei qui, di notte, da sola?"
"Ed io lo farei!?" sbottò Rachel.
"Va bene. Due taxi. Chiamo due taxi e possiamo entrambe andarcene a casa per la nostra strada."
"Va bene."
"Va bene!" rispose Santana prendendo il telefono per poi allontanarsi a chiamare.
"I taxi saranno qui fra qualche minuto" annunciò la mora.
"Ok."
Dopo qualche secondo di silenzio, Santana riprese "Lo pensavo- lo penso davvero."
"Cosa?"
"Che non ci sia nulla che non va col tuo naso."
"Mi spiace ma mi sembra piuttosto difficile da credere."
"E va bene, signorina so tutto io-mi piace sbugiardare gli altri! Vieni qui." cominciò la latina frugando nella sua borsa per tirare fuori un paio di gessetti.
"Dove li hai presi quelli?"
"Ne ho rubati un paio dalle aule dell'ospedale."
"Perchè?"
"Perchè mi piace grattugiarli e fingere che sia cocaina." replicò Santana sarcastica.
"Cosa?!"
"Li uso per disegnare sul muro gli schemi di anatomia, Rachel!" spiegò velocemente la ragazza per poi cominciare a disegnare per terra.
"E' un naso." osservò Rachel.
"Grazie. Ora sappiamo che puoi andare a Chi vuol esser milionario."
"Avanti, cosa devi farmi vedere?"
"Ok, vedi questi punti?"
"Gli zigomi."
"Ossi zigomatici. Si chiamano ossi zigomatici."
"Si, li vedo."
"Bene, ora questa è l'arcata sopracciliare e questo punto qui, tra le due sopracciglia, si chiama glabella."
"Perché mi stai dicendo tutto questo?"
"Mi fai finire per favore!?"
"Ok! Scusa!"
"Ora, se disegno un rettangolo qui, qui e qui... ti renderai conto che il tuo naso, per il tuo viso è perfettamente proporzionato. Di conseguenza, non c'è assolutamente nulla che non vada col tuo naso.
C.V.D.: come volevasi dimostrare."
"Il mio naso è grande."
"Si! Ma non è poi così grande!"
"Ed è brutto..."
"E' brutto solamente perché giornalmente ci propinano un'immagine di bellezza canonica! Bellezza è il vento che fa muovere le foglie a spirale, è un buon caffè appena svegli! Non è quello che una rivista ha definito perfetto!".
"Lo pensi davvero?"
"Se non lo pensassi lavorerei come chirurgo plastico privato. Come Smythe." spiegò Santana "Io lavoro per chi ne ha bisogno. Non per chi vuole avere le tette più grandi per rimorchiare il capo..."
Rachel sorrise.
"E per quanto riguarda quello che ti ho detto- Beh, tutto quello che ho detto quel primo mese puoi anche dimenticarlo..."
"Anche il divieto di cantare di mattina?"
"No, quello assolutamente rimane!"
"Grazie, Santana."
"Per cosa?"
"Lo sai per cosa..."
"No, non credo di saperlo..."
"Tu sarai anche una regina piuttosto astuta, ma anche io non scherzo..." sorrise la brunetta.
"Cosa ha a che fare con-" Santana non riuscì a terminare la frase a causa delle labbra di Rachel sulle sue.
Se solo Rachel avesse saputo che proprio quella era l'intenzione della latina, sarebbe andata su tutte le furie.
"EHI! EEEHI!"
"Cosa diavolo-" sbuffò Santana cercando la fonte della voce.
Un taxi.
"Ehi! Siete voi che avete chiamato due taxi?"
"Sono stati dei ragazzini ubriachi! Se ne sono andati poco fa!" rispose Rachel.
"Maledizione!" sbottò l'uomo riallontanandosi.
"Ed ora?" chiese confusa Santana.
"Ed ora andiamo a casa a piedi. E magari per strada ci fermiamo a mangiare qualcosa. Possiamo andare a prendere il gelato in quel locale dietro il quartiere." propose Santana "E' una lunga camminata, però."
"Oh, tanto credo che dovrai rispiegarmi da capo il discorso degli scacchi..."
"Da capo, Rachel?"
"Si. E mi piacerebbe anche riascoltare come il mio naso è perfettamente proporzionato al mio viso..."
"E va bene..." sospirò divertita la latina "Da cosa vuoi cominciare?"
"Dal mio naso, che domande!" replicò Rachel.
"Ma prima posso prenderti per mano?" provò Santana con un sorriso, afferrando prontamente la mano che la brunetta le aveva immediatamente offerto.
"Allora, dicevamo..." cominciò Santana, riprendendo a camminare.
"Il mio naso."
"Si, il tuo proporzionatissimo eppur imperfetto naso..."
"Santana non ricominciamo..."
"E va bene... Il tuo proporzionatissimo naso..." riprese la latina con un sorriso. 



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