Sora aprì gli occhi e guardò il soffitto insolitamente
diverso da quello della stanza di Kairi, esaminò le pareti bianche e le braccia
meccaniche che lavoravano a ciclo continuo oltre la vetrata. D'istinto provò ad
urlare ma non riuscì ad emettere alcun suono. Con enorme sforzo riuscì a voltare la testa, che
sembrava molto più pesante del normale, e notò una figura in piedi che guardava
malinconicamente fuori dalla finestra.
-Ti sei svegliato finalmente.- disse
il ragazzo avvicinandosi al lettino di Sora. Puzzava di cloro.
-Dove sono? Dov'è
Kairi?-
-Una domanda per volta. L'isola dove vivevi è stata
annientata in un solo colpo, spazzata via. Il tuo mondo non esiste più.-
-Cosa?- esclamò Sora sbarrando gli occhi velati di lacrime.
-Non...non è possibile...sto sognando.-
-Vorrei poterti dire che è così, credimi.
Il mio nome è Kajiku, sono l'ammiraglio di questa nave spaziale nonché presidente della Shunitzu, associazione che ha il
compito di mantenere e salvaguardare la pace nell'universo.-
-Come sono arrivato qui?-
-Le nostre guardie ci hanno avvisato di un'imminente
attacco dell'Impero Galattico al tuo mondo, ma purtroppo...il messaggio
è giunto troppo tardi a causa di un'interferenza nei nostri sistemi e i
soccorsi hanno fatto in tempo a portare via soltanto un esiguo numero di
sopravvissuti...- rispose Kajiku sospirando amaramente.
La conversazione venne interrotta dall'arrivo di un giovane soldato che
lanciò subito a Sora uno sguardo compassionevole.
-Signore, il radar ci ha segnalato la
presenza di due navi imperiali ad est della nebulosa di Duneith.- esordì
rivolgendosi solennemente all'ammiraglio.
-Grazie Squall, occupati tu del ragazzo. Se
ci sono problemi ho già avvertito la dottoressa Nimoe di tenersi pronta.- disse
Kajiku uscendo teatralmente dalla stanza e lasciando soli i due giovani.
Sora tornò a fissare il muro bianco sopra di lui con sguardo
vuoto e assente.
-Dov'è Kairi?- disse dopo qualche minuto di
imbarazzante silenzio.
-Non so chi sia Kairi, mi dispiace.
E' una tua amica?-
-E' la mia ragazza.-
-Capisco...-
-Voglio alzarmi da qui, mi si stanno
anchilosando le gambe. Mi sembra di dormire da secoli...-
-In effetti ti hanno tenuto in
terapia intensiva per qualche mese, ormai avevano abbandonato ogni speranza. Aspetta, chiamo la dottoressa.- disse prendendo in mano una
piccola ricetrasmittente. Era un ragazzo molto serio che sorrideva
a stento, attraverso i suoi occhi si poteva leggere soltanto l'involucro dei
pensieri che navigavano nella sua mente. Inoltre non puzzava di cloro come
Kajiku, notò Sora con un triste velo di ironia. Quando, pochi istanti dopo, fece il suo ingresso Nimoe, gli
si raggelò il sangue nelle vene. Non aveva mai visto un angelo, e non sapeva
nemmeno cosa fosse, ma quella creatura era ciò che più lo rimandava al concetto
di angelo. Squall le lanciò una celere occhiata
indifferente, come se neppure la vedesse.
-Ci sono problemi con il paziente?- esordì
la ragazza con voce suadente e gentile, allargando la bocca in un dolce
sorriso.
-Ha dei problemi con le gambe, vorrebbe alzarsi.-
-Forse è un po' presto per parlare di riabilitazione.
Squall, per favore, portami una carrozzella, così portiamo...-
-Sora.-
-....portiamo Sora a visitare la nave. Mi rendo conto che
l'infermeria possa risultare un po' monotona a lungo
andare.- concluse con una piccola risata.
Una volta tornato Squall, entrambi sistemarono
con cura Sora sulla carrozzella.
-Vieni con noi?- chiese Nimoe.
-Veramente avrei da fare..però..d'accordo.-
assentì il ragazzo con un sospiro.
Così il gruppo uscì dalla stanza e imboccò il lungo
corridoio che costeggiava la sala macchine, la stessa che Sora aveva osservato
con stupore poco dopo essersi svegliato.
-Questa nave è gigantesca.- disse
passando lo sguardo incredulo da una parte all'altra.
-E' la più piccola di questa
flotta.- lo apostrofò Squall riavviandosi i capelli castani nel tentativo di
spostare dalla fronte i ciuffi ribelli.
-Per lui è tutto una novità, ricordati che proviene da una
piccola isola.- intervenne Nimoe in difesa di Sora,
che era leggermente arrossito.
Continuarono a passeggiare lentamente fino ad un grande salone che doveva essere la sala comandi. Decine di
soldati addetti al monitoraggio se ne stavano davanti ai computer con aria
seria ed attenta, mentre al centro si ergeva un imponente mainframe che si manteneva
in funzione autonomamente.
-Squall, Squall!!Amore!- urlò una ragazza avvicinandosi a
grandi passi.
-Ciao Yuyu.- la salutò Nimoe con tono piatto una volta che ella li ebbe raggiunti.
-Ciao..- la imitò Squall senza
troppo entusiasmo. Sembrava imbarazzato.
-Che state facendo? Tesoro ma tu
non dovresti essere con l'ammiraglio Kajiku?- disse
Yuyu dandogli un piccolo bacio sulle labbra.
-No, mi ha affidato l'incarico di vigilare su questo
paziente. Adesso io e la dottoressa lo stiamo portando
a fare un giro turistico.
-Ah! Ci fossero tutte queste grandi cose da vedere
qui...come ti chiami?- chiese rivolgendosi a Sora, che
fino a quel momento si era soltanto limitato ad osservare la scena.
-Sora.-
-Sora?? E da dove vieni?-
-Forse è meglio che ti riporti nel dormitorio Yuyu,
andiamo.- la interruppe Squall prendendola per un
braccio e allontanandosi.
Nimoe alzò le spalle e riprese a camminare spingendo la
carrozzella di Sora.
-Ho come l'impressione che non ti stia
molto simpatica...-
-No, non più di tanto.- rispose la ragazza con un sorriso a
mezza bocca.
Dopo aver riportato Sora in infermeria ed avergli
somministrato le cure necessarie, Nimoe si diresse a testa china verso la sua cabina. Infilò le
mani nella profonda tasca del camice ed afferrò le chiavi, quindi aprì la
porta. Un insolito disordine le diede il benvenuto e le ricordò di aver fatto
tardi quella mattina. Ormai stanca mise pigramente in ordine i vestiti, si
tolse la divisa da lavoro ed indossò qualcosa di più comodo per una passeggiata
notturna. Dal suo cestino, il piccolo gatto nero Ramses la scrutava con aria
assonnata ed al sorriso di lei rispose con un
adorabile sbadiglio. Salutandolo con una grattata dietro le orecchie, Nimoe
abbandonò la sua stanza per dirigersi all'osservatorio, dal quale si potevano
ammirare le migliaia di stelle che brillavano in cielo.
Adorava quei puntini luminosi, così infiniti e così lontani.
Passò diversi minuti a fissarli rapita ed estasiata, lasciandosi inondare da
quella magica luce, e quando abbassò la testa incrociò con stupore lo sguardo
di Squall.
-Che ci fai qui?-
-Ho appena finito il turno di guardia. Mi piace venire qui prima di tornare nei dormitori, mi rilassa.- rispose lui
cautamente.
-Non ti ho sentito entrare..-
-Ero qui da prima di te.-
-Giochi a nascondino?-
-No, mi mimetizzo.- concluse con
aria soddisfatta. -Come sta quel ragazzo...Sora?-
-Il suo organismo è straordinariamente
forte, il gas non è riuscito a penetrare nei tessuti degli organi
interni. Non ci metterà molto tempo a riprendersi, soprattutto grazie agli
ultimi metodi di riabilitazione appena introdotti..-
-E della sua amica ne sai qualcosa?
Una certa Kairi mi sembra.-
Nimoe si mise a riflettere per qualche secondo, inclinando
la testa su un lato come faceva quando si concentrava.
-C’era una ragazza molto grave, ed è stata trasferita sulla
nave ammiraglia dove l'ospedale è molto più fornito. Non credo che sia lei, o
almeno spero…-
Nel frattempo Squall si era avvicinato e lei poteva
chiaramente specchiarsi nei suoi occhi lucenti che le ricordavano i mari di
Naboo.
-E' la collana di Yuyu quella, vero?-
-Me l'ha regalata oggi.-
-Ti offendi se ti dico che la trovo pacchiana?-
-No, perchè lo penso anche io.-
-E allora perchè la indossi?-
-E' un regalo...-
-Capisco...-
-Io non ho mai criticato i regali che ti faceva
Kadaj..-
-Non tirare fuori vecchie storie Squall, la mia era una semplice constatazione. Oltretutto
mi hai dato ragione. Ora scusami devo andare,
ci vediamo.- disse girando le spalle e allontanandosi.
-Ciao.- salutò lui con un cenno della mano quando lei era
già troppo lontana per sentirlo.
Ramses balzò sulla pancia di Nimoe, destandola dal suo
splendido sogno. Diede una rapida e pigra occhiata all'orologio, e capì che
stava facendo di nuovo tardi. Si vestì in tempo record
e si fiondò di corsa in infermeria, dove Sora l'attendeva già sveglio da un
pezzo.
-Buongiorno, come andiamo
oggi?-esordì tentando di tenere a bada il fiatone.
-Come ieri, forse un po' meno stordito.-
-Tra qualche giorno atterreremo sul pianeta Midgar. Fino ad allora sarò io ad occuparmi della tua convalescenza,
spero che questo non ti dispiaccia..-
-No, affatto...-
In quel momento entrò silenziosamente Kajiku, appena uscito
dalla sala macchine all'interno della quale aveva effettuato
un rapido controllo. Nimoe si accorse della sua presenza solo quando egli
chiuse la porta dietro di sé. Il biondo ragazzo inforcò subito i suoi raffinati
occhiali da vista, come per poterla guardare più scrupolosamente.
-Vedo che ti stai riprendendo velocemente, sei molto
migliorato rispetto a ieri.- disse rivolgendosi a Sora, sinceramente lusingato.
-E' tutto merito della dottoressa.- rispose facendo
l'occhiolino a Nimoe in segno di complicità.
-Oh, si. Posso immaginare. Nimoe è la migliore del nostro
dipartimento, anche se io oserei dire la migliore in assoluto! Così giovane e
già così diligente, fai onore alla tua categoria!-
-La ringrazio per i complimenti, ma non credo di meritarli.-
-Ormai non mi stupisco nemmeno della tua modestia. Comunque ora ti lascio al tuo lavoro, io devo tornare al
mio. Pare che i nostri radar abbiano avvistato qualcosa.-
-Si, ho sentito Squall parlarne ieri.-
-Arrivederci. Buona guarigione ragazzo.-
Sora sentì l’odore di cloro affievolirsi piano piano fino a
scomparire del tutto, quando Kajiku se ne fu andato.
-Perchè ha quest’odore?-
-Ha una malattia genetica molto rara che colpisce le cellule
della pelle, facendo comparire macchie sull’epidermide simili a funghi. Ogni
mattina deve farsi il bagno nel cloro, altrimenti rischia di infettarsi
completamente.- rispose scrutando la faccia ancora
perplessa di Sora.
-E’ probabile che l’abbia ereditata da sua madre, è morta
poco dopo averlo dato alla luce.- aggiunse, quasi sovrappensiero.
Era ormai passata
l’ora di pranzo quando si diresse alla mensa
per mettere qualcosa sotto ai denti, anche se in realtà non aveva appetito.
Quando vide Squall imboccato da Yuyu, le si chiuse
direttamente lo stomaco. Nauseata si sedette dall’altra parte della sala,
voltandosi per evitare di dover guardare quella scena ridicola e deplorevole.
Squall la notò da lontano e le lanciò uno sguardo
malinconico, tra la vergogna e l’amarezza, mentre Yuyu gli puliva amorevolmente
la bocca con il tovagliolo.
-Cosa guardi amore?-
-Niente.- rispose lui voltandosi definitivamente dalla sua
parte con un sorriso forzato.
In tutta la mensa risuonarono gli
squilli del cercapersone di Nimoe. Squall alzò istintivamente la testa, ma
tornò subito a stuzzicare con la forchetta i broccoli freddi che giacevano sul
piatto.
La ragazza staccò l’apparecchio dalla cintura e, dopo aver
letto sul display il nome di Kadaj, se lo portò all’orecchio.
-Kadaj..?-
-Come va il lavoro?- rispose lui
con il solito tono cupo e distaccato.
-Bene..le tue ricerche?-
-Le farfalle nere sono scomparse da decenni, ma pare che un
tale ne abbia un esemplare nella sua collezione
privata.- disse senza apparente entusiasmo.
-Questo è interessante! Per il resto?-
-Mh.-
-I sopravvissuti?-
-Non ne so niente.-
-Potresti chiedere al dottor Baggins di chiamarmi per
favore? Ho perso il suo numero…-
-Consideralo fatto.- disse,
lasciando il posto a qualche istante di silenzio.
-Kadaj..mi dispiace per quello che
è successo.-
-Tu sei una farfalla nera che non ho
il potere di catturare.-
-…-
-Ci vediamo a Midgar.-
-Certamente.-
-Ciao.-
Nimoe ripose il cercapersone al suo posto e abbandonò la
sala ormai vuota. Anche il resto della nave era
sgombro, come sempre a quell’ora tutti andavano a riposare nelle proprie
stanze. Tutti tranne lei. In realtà sperava di vedere Squall spuntare da
qualche angolo, ma allo stesso tempo contava le ore che mancavano allo sbarco
per poter riuscire ad evitarlo meglio. Quel tangibile silenzio intorno a lei
non faceva che confonderle i pensieri. La verità era che doveva pensare al
lavoro e alla sua carriera, tanto lodata dallo stesso Kajiku, che sicuramente
non avrebbe esitato a promuoverla e farla trasferire nel dipartimento medici
professionisti, la cosiddetta divisione Alfa.
Kajiku, come Nimoe aveva spiegato a Sora, soffriva di una
grave patologia della pelle che gli imponeva quotidiane lavande di cloro. Era stata proprio lei che aveva preso a cuore la sua causa
ed era riuscita a scoprire il modo di tenere a freno la malattia. Kajiku, dal
canto suo, una volta prese le redini dell’associazione, si preoccupò di
agevolare le ricerche di Nimoe fornendole sovvenzioni e materiale, nonché notevoli opportunità. Ma
come poteva un ragazzo di soli 27 anni trovarsi ai vertici di una società così
vasta ed importante come la Shunitzu? La sua storia era avvolta dal mistero, a
metà tra la realtà e il mito. Nessuno metteva in dubbio le sue indiscutibili
capacità, ma tutti si chiedevano chi veramente fosse.
Nemmeno Nimoe lo sapeva, ma non si era mai interessata della sua vita privata.
L’importante per lei era che ci fosse un capo così carismatico e brillante in
grado di gestire la Shunitzu e garantire la pace.
In lui riponeva una fiducia incondizionata ed una sincera
ammirazione, qualcosa che andava oltre il mero rapporto professionale e che si
traduceva con un profondo rispetto.
I giorni che precedettero l’atterraggio su Midgar passarono in modo del tutto anonimo, senza alcuna
novità o avvenimento degno di nota. Nimoe si occupava di Sora con diligenza e
delicatezza, ed occasionalmente incrociava Squall e Yuyu, sempre insieme.
Kajiku passava di tanto in tanto a vedere come procedeva la
guarigione di Sora e si fermava a chiacchierare con Nimoe nei momenti di pausa,
mostrandosi interessato ai suoi lavori e alle sue ricerche sulle malattie
genetiche che ultimamente la impegnavano.