Don't Stand So Close To Me

di walking disaster
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***



Capitolo 1
*** I ***


Capitolo I

Il fischio di inizio risuonò facendo vibrare all'unisono i cuori dei quattordici giocatori e dell'intero stadio che fin'ora aveva trattenuto il respiro, comune alla concentrazione dei giocatori. E poi esplose la foga degli spettatori, cori ovunque a favore dei propri concasata e volti ad insultare gli avversari. Nessuno veniva risparmiato.

Gli Slytherin, dal canto loro, erano preceduti dalla loro fama e si dilettavano nelle più fantasiose e crudeli filastrocche per demoralizzare gli avversari. Ma i Gryffindor, in occasione delle partite con gli storici rivali davano il peggio di loro, rispondendo a tono e colorando la partita di adolescenziali insulti.

Il cielo era plumbeo, denso di nubi grigiastre, che nonostante gettavano un'ombra minacciosa sull'intero campo parevano non promettere pioggia. Minuscoli puntini neri sfrecciavano in lontananza, fendendo l'aria con la stessa energia dei giocatori di Quidditch. Ma il loro boccino era nero e la sua cattura non sarebbe valsa 150 punti ad Azkaban.
Jane, sulla su nimbus 2002 inclinò la scopa e si diresse verso l'area dei Gryffindor, volava sopra Warrington, scrutando il gioco dall'alto, osservando i bolidi che, minacciosi, ronzavano attorno ai giocatori. Un fugace sguardo venne rivolto anche ai gemelli "pel di carota" che a mazze levate proteggevano le tre cacciatrici. Non vi era alcuna mossa da calcolare, era solo istinto allo stato puro e avrebbe vinto il più scaltro. Intuizione e sangue freddo. La rossa solidificò la presa sul legno fino a quando non sentì quasi le unghie sprofondare in esso.
-Ritenta-
Un sorrisetto sornione venne rivolto dal portiere dei rosso oro a Flint, al quale aveva appena parato un tiro particolarmente insidioso. L'espressione di sfida dipinta sul volto magro con la quale si burlava del suo capitano fece infervorare la Slytherin che, approfittando dell'occasione favorevole da regolamento, pluffa in area di rigore, si scagliò verso il più vicino bolide con l'intento di colpirlo.
Le ginocchia strette al manico, unica presa sulla scopa. Un brave torsione del busto, il braccio che obbediente scatta in avanti, il gemello all'indietro per soppesate la forza e... BANG.

Fedele alla sua fama scagliò il bolide, lontano, sulla traiettoria perfetta per il volto di Wood.... Trattene il respiro, certa che sarebbe andato a segno, e così sarebbe stato se Fred o Geroge Weasley, non si fosse messo in mezzo sparando la palla lontana dal suo portiere. Anche se distante scorse alla perfezione la scrollatina di spalle che il battitore le rivolse, quei Gryffindor sembravano fatti con lo stampino. O forse era Wood che li aveva addestrati a quella maniera. Ma quando riuscivano a vincere uno scontro esibivano quelle snervanti espressioni che avrebbero potuto far saltare la pazienza ad un santo, e lei non era santa, ne tanto meno paziente.
-Ed è Goal!!!-
La voce amplificata dal magimicrofono di Lee Jordan risuonò potente in tutto lo stadio, annunciando il punteggio aggiornato della partita.traspariva fin troppa gioia da quelle parole. Jane più volte si era chiesta perchè dovesse far la cronaca uno studente che palesemente era di parte. Scosse il capo e si lanciò alla difesa di uno dei suoi che stava per essere colpito da un bolide.

-30 a 40-
Proferì con forte disappunto il commentatore mentre un festeggiante Warrington andava a godersi i complimenti della folla verde argento. Lo sguardo della ragazza si spostò su un pallido Malfoy che per quanto fosse abile a manovrare la sua scopa non pareva per nulla portato per il ruolo di Cercatore, si limitava a seguire quel Potter, imitandone le mosse e cadendo in ogni trappola che quello gli tendeva.

Scansando un bolide con una mezza piroetta della propria nimbus si diresse a tutta velocità da Bole, l'altro battitore, richiamò la sua attenzione affiancandoglisi.
-Hey Lucian-
-Puntiamo a Potter. Quell'idiota di Malfoy non è capace di prendere un boccino.-
aggiunse sprezzante adducendo con il capo al biondo che aveva "comprato" la sua ammissione in squadra regalando a tutti scope nuove e di ultima generazione. Bole annuì servile ed entrambi schizzarono verso i due bolidi. Uno, quello a cui puntò il ragazzo vagava minaccioso sopra gli spettatori; l'altro invece era appena stato ribattuto da uno dei due gemelli Weasley, ed ad esso puntava Jane.

Nel frattempo un festante Jordan ruggiva l'ennesimo goal dei rosso oro.
-60 a 30, due splendidi tiri delle nostre cacciatrici.. soprattutto Katie Bell, non trovate sia in splendida forma?-
La rossa disegnò mentalmente la traiettoria che avrebbe potuto compiere e vide che era indirizzato al suo capitano, si blocco a mezz'aria, ponendosi fra esso e la palla. Con la coda dell'occhio fissava il ragazzo che era sopravvissuto mentre attendeva l'arrivo della palla nera. Il secco suono del legno che cozzava con la superficie del bolide risuonò cupo, precedendo il sorriso soddisfatto della Slytherin nel vedere che il colpo andava a segno.

Il tiro di Bole, per quanto ben piazzato, fu scansato da Potter, che impegnato a salvarsi non aveva tenuto conto dell'azione di Jane che colpì in pieno il sottile manico, senza fregiarlo ma facendo ruzzolare il suo cavaliere parecchi metri in la.
Il diversivo dette il tempo a Malfoy, che già inseguiva il boccino insieme a Harry, di afferrare la minuscola pallina dorata.

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Ecco il primo capitolo, spero vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate, anche di Jane :) alla prossima!

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Capitolo 2
*** II ***



Nel dormitorio degli Slytherin si prospettava una grande festa per quella sera, ovunque c'erano studenti che addobbavano con la magia la sala di festoni e coccarde. Sembrava avessero vinto la coppa annuale di Quidditch. Ma si sa, una partita vinta 180 a 60 contro i Gryffindor era davveromemorabile. I sei ragazzi della squadra stavano raccogliendo i complimenti di tutti, compreso il professor Snape.
Jane invece era ancora chiusa in camera sua, sola, sdraiata sul letto a baldacchino a tende dischiuse, in modo che il panorama fuori dalla finestra fosse ben visibile. La sua nimbus 2002 riposava in trono, su una mensola coperta da una teca, per evitare di impolverarla o che qualcuno accidentalmente vi prendesse contro, scaturendo le ire della battitrice. La mazza invece era tenuta a fianco del cuscino, fedele compagna di tanti ricordi, non avrebbe accettato di separarvisi a qualunque costo.
La sua divisa da Quidditch era abbandonata nel saccone per la lavanderia, ora, era vestita solo di una felpa della casata con ricamato un grosso serpente che s'avvolgeva tutt'attorno al morbido petto. I fianchi erano stretti da una gonna alla scozzese verde argento e i piedi ancora nudi. La folta chioma color del rame riversata sul candido cuscino, ancora profumata dopo il lungo bagno, le incorniciava il viso, illuminandolo d'una fioca luce autunnale.
-Jane!-
la familiare voce di Victoria richiamo la sua attenzione oltre la porta. Stiracchiandosi la pelle si destò fino a porsi in posizione seduta
-Che c'è Viky?-
-Sono le otto, tra un'ora inizia la festa, so che è inutile dirtelo, ma, vedi di essere puntuale, almeno stavolta!!>

Jane si limitò ad un mugugno a mo di risposta e si catapultò giù dal letto, avvicinandosi alla finestra e sedendosi sul davanzale di essa. Non uno spiffero dell'aria gelida che fuori scuoteva le chiome dei primi alberi della foresta proibita penetrava dai vetri, che perfettamente lindi, permettevano di osservare l'esterno. Le luci erano tutte spente, ed ora che Victoria si era allontanava il silenzio regnava sovrano, nella stanza così come nella mente della battitrice.
Dalla sua stanza lo stadio non era visibile, in compenso scorgeva alla perfezione una strana roccia, un cumulo di massi dall'aria grava e gelida, dalla superficie liscia e a tratti coperta di muschio. Si trovava al limitare della foresta e spesso di notte si poteva intravedere la luna splendere attraverso l'arco naturale che formavano. Non era nulla di particolare rispetto alle mille meraviglie dell'accademia, ma in qualche modo, rappresentava un'immutabile sicurezza per Jane.
Stava per voltarsi e darsi l'ultima ritoccata prima di scendere in sala comune quando una saetta rossa ruppe la quiete del paesaggio e si fiondò all'interno della piccola "caverna". Sorpresa e curiosa di scoprire cosa fosse stato avvicinò ancor più il viso al vetro, ma era come se nulla fosse successo. La calma regnava nei prati di Hogwarts e la roccia sembrava uguale a prima, non un suono che non fosse il vento proveniva dall'esterno.
Ma Jane non credeva mai agli inganni dei sensi. Nella vita così come nelle partite si affidava solo al proprio intuito. Sapeva che qualcosa era successo, qualcosa era volato in quella caverna. Forse per la testardaggine di provare la propria ragione, o forse per sfuggire ancora per un po' alla festa afferrò la nimbus 2002 che riposava nella teca e spalancò la finestra.
Sprofondò nuovamente nell'inebriante sensazione che il vento fra i capelli, le procurava; si sentiva in qualche modo parte dell'aria. Dopo un paio di evoluzioni nel parco deserto si diresse verso la roccia. Scivolò giù dal manico e portandolo con se si introdusse nella piccola caverna che da tempo conosceva. Il muschio che cresceva tutt'intorno rilasciava una fievole ma gradevole fragranza selvatica. I suoi piedi a contatto con il terreno gelido facevano risalire il freddo lungo tutto il corpo.
-Wood!!-
grugnì con la stessa gentilezza con la quale era solita imprecare.
Il Gryffindor era chino su se, avvolto da una grande coperta rosso oro, tra le mani stringeva il manico della sua scopa, una silver arrow niente male. Ma non fu certo il modello di scopa a sconvolgerla, piuttosto il sangue che sgorgava su di esso; proveniva dalle mani, che presentavano una serie di ferite qua e la. Appeno quello si rese conto della presenza della Slytherin destò il capo, scosso e sorpreso di quella improvvisa intrusione. Balbettò un monosillabo.

-I..Io-
-Ma guarda... ti stai punendo per il brutto risultato di oggi? Speri di fare qualche sacrificio ad un dio del Quidditch? Nemmeno la fata turchina vi potrebbe aiutare in una situazione simile. Fate pena.-
Umiliare e aggredire era una delle grandi abilità di Jane, che, nonostante fosse più pallida del solito in viso, pareva non aver perso il vizio sputare acide sentenze.

-Spitfire... vattene-
La rossa fu scossa da un brivido lungo tutta la schiena quando i loro sguardi si incrociarono. Era carico di rabbia, di dolore ma soprattutto di voglia di migliorare, di mettersi alla prova. La vedeva pulsare sotto la sua pelle sottile, la sua voglia di vincere. Devastante come una cascata a stento trattenuta da una flebile diga. Così la volontà di Wood palpitava nell'aria. Jane ne fu spaventata. Spaventata ed attratta .

Sentì come se il suo corpo venisse attratto da lui, come se la terra le mancasse sotto i piedi, spingendola a sfiorarlo. Non importava come, un bacio, una carezza, voleva solo toccare quel suo viso devastato. Dovette trattenersi facendo un passo indietro, orripilata dalle sensazioni che la sua pelle andava trasmettendole. Per solidificare la sua posizione di astio sibilò una serie di cattiverie al solo scopo di cancellare le sensazioni provate.
-Voi Gryffindor siete tutti uguali, mi fate schifo. Siete la feccia di questa scuola, insieme ai Hufflepuf, se hai voglia di considerali maghi, quelli.-
E con questa gentile affermazione voltò i tacchi ed uscì dalla grotta, le gambe tremanti. Tra se e se pensò che dovesse essere il freddo. Ma nel profondo sapeva perfettamente cosa le faceva quell'effetto. O meglio, chi.

Invece di tornare nella propria camera volò alto, oltre gli alberi della foresta proibita, alta come le più alte torri del castello, a sfiorare quel fuggente confine terra-cielo. Si lasciò cullare dal vento, senza però mai perdere il controllo della scopa. Il panorama mozzava il fiato, in lontananza la brughiera inglese dipinta con le tenui tinte di un tramonto sgombro dalle nuvole. Dove l'arancio dominava, lanciando lunghe e tremolanti ombre sul terreno brullo.
Scosse il capo parecchie volte, ma la visione di Oliver dalle mani distrutte e il volto scavato dal dolore non voleva smettere di tormentarla.
-VATTENE-
gridò nel vuoto, sperando che quelle immagini sparissero. Ma fu così solo per l'attimo in cui urlò, poi di nuovo il viso di Oliver.

Sconsolata scese in picchiata verso il proprio dormitorio fiondandosi attraverso la finestra che aveva lasciato aperta. Proprio in quell'istante entrò Victoria, le mani sui fianchi e l'espressione furente.
-Jane, per la misera dove sei stata?-
domandò mentre il suo sguardo cadde sulla scopa e sui piedi nudi.
-Ti voglio giù adesso, e non solo io, la squadra e l'intera casata ti stanno cercando. Infilati un paio di scarpe e scendi. Non me ne vado finchè non verrai.-
-Mi pare ovvio che mi aspettino con ansia. Sono o non sono la battitrice più affascinante della storia di Hogwarts?-
Sorrideva e tremava al tempo stesso, cosciente che per lei vi sarebbe stato un unico protagonista quella serata, nella sua mente; ed a dispetto di ogni aspettativa, non vestiva una cravatta verde argento.

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Ed ecco il secondo capitolo, grazie a tutti quelli che l'hanno letta, commentata, inserita tra le preferite/ricordate :)

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Capitolo 3
*** III ***


Capitolo II


Flint non era certo famoso per la sua intelligenza e puntualmente lo confermava dopo ogni vittoria, nel tentativo di spiccicare un discorso che stesse grammaticalmente in piedi. Certo si poteva dire che il resto della squadra fosse stato scelto più per prestanza fisica che arguzia. Pendevano dalle labbra del capitano e si limitavano ad annuire e a sogghignare ogni qual volta che proferiva un insulto per i Gryffindor o il loro capitano. Ovvero la gran parte del discorso. O meglio, lo stava ad ascoltare tutta la squadra tranne due elementi, il signorino Malfoy, che spalleggiato da Tyger e Goyle se ne stava sprofondato su una poltrona a godersi le lusinghe di una particolarmente affettuosa Pansy Parkinson. E la rossa battitrice.

Se qualcuno mai si fosse aspettato una festa in grande stile per l'occasione, si sbagliava di grosso, la sala era la stessa di sempre, solo un paio di tavoli erano stati spostati lungo le pareti per far spazio ai tifosi scalmanati. In un angolo il registratore magico sparava a tutto volume canzoni commerciali dalla melodia banale e ripetitiva; ma evidentemente un gruppo ben fornito di Slytherin pareva apprezzare perchè si stavano scatenando sotto cassa. Un paio di ragazze, oltre ai quattro elementi restanti della squadra stavano ancora ad ascoltare Flint che ora stava parlando di come avrebbero distrutto i prossimi avversari. L'intera staza era pervaso da una leggera nebbiolina dal profumo illegale e negli angoli più bui coppie di maghi e streghe si intrecciavano tanto da non riuscirli neppure più a scorgerli in viso. Niente caviale e champagne, ma non si può certo dire che gli Slytherin non si sappiano divertire.

Jane attendeva paziente la fine di uno di questi interminabili sermoni in un angolo della sala, per la precisione quello accanto alla finestra vicino al caminetto. Per quanto l'espressione fosse la solita, sdegnosa e distaccata dal resto del mondo qualcosa in lei era diverso. Non disprezzava trovarsi al centro dell'attenzione e i complimenti che riceveva ogni dopo-partita erano sempre ben accetti dalla rossa. Ma evidentemente la voce che aveva scacciato in malo modo due ragazzi avvicinatilesi per attaccare bottone non bastava a tener lontano i concasata che di tanto in tanto le si affiancavano chiedendole un ballo.

In fondo, lei era l'incanto degli Slytherin. E non era tanto la sua non indifferente bellezza a renderla una delle ragazza più di spicco della scuola. Era la sua incomparabile propensione al comando. Il suo sguardo aveva il potere di mettere in soggezione chiunque avesse il coraggio di sostenerlo per più di una manciata di secondi. I suoi gesti semplici e concisi venivano sempre notati. In lei scorreva il sangue verde oro più puro -non che fosse discendente diretta di Salazar- ma sicuramente sarebbe stato oltremodo fiero di lei. E così era stata nominata l'incanto per il suo incomparabile carisma e la sua capacità di tenere testa a chiunque, anche ben più grande di lei.

Ma quella sera la rossa non era di gran compagnia, declinò persino l'invito di Flint stesso, il quale irato ripiegò su Vicky. La verità era che non riusciva a togliersi dalla mente l'immagine del signorino testa di legno; avrebbe voluto specchiarsi nelle sue iridi e trovare sconforto, depressione e magari traccie di lacrime. Ma tutto ciò che aveva scorto era la bruciante determinazione e la voglia di riscatto che scalpitava nel suo animo. Non aveva mai visto una simile grinta, non dopo una così cocente sconfitta.

***

In casa Gryffindor regnava il più completo silenzio, la maggior parte della casata già riposava nei dormitori. Il fuoco scoppiettava allegro nel camino, mentre l'intera squadra, priva del suo capitano bisbigliava con l'umore a terra. Era come se una grossa cappa scura opprimesse i loro corpi, spingendoli verso il basso. Tra sonno e delusione per la sconfitta non trovavano molto da dirsi. Harry Potter, troppo affranto per prendere parte alla conversazione era rannicchiato sul tappeto di fronte al fuoco assieme agli inseparabili Ron ed Hermione, che per l'occasione aveva lasciato da parte i libri.
-E' stato orribile-
esordirono all'unisono Alicia e Angelina, entrambe sedute su un divanetto già in pigiama.
-La prossima volta gliela sfracello la testa a quella Spitfire.-
grugnì George Weasley imitando con il braccio il gesto del battitore che colpisce un bolide con veemenza.
-In effetti è odiosa-
convenne Alicia sprezzante.

-Ma dove diavolo è Wood?-
sbottò Katie guardandosi attorno come aspettando di vederlo sbucare dal pavimento. Normalmente i gemelli avrebbero iniziato a prenderla in giro fino alla morte, chiamandola signora Wood o con altri nomignoli di cui ormai la Gryffindor aveva perso il conto. Lo sapeva tutta la casata che Katie aveva una cotta da anni per il portiere tutti, tranne Oliver ovviamente.
-Starà tentando di affogarsi nelle docce.-
Ammise Fred, in quella che pareva a tutti un'ottimistica visione della situazione. Tutti sapevano quanto Oliver potesse reagire male alle sconfitte. La sua passione per il Quidditch non era seconda a quella di nessuno.

-Eppure il nome Spitfire non mi è nuovo.-
mugugnò fra se e se Hermione mordicchiandosi senza sosta il labbro inferiore.
-L'avrai letto in qualche libro.-
ipotizzò Angelina scuotendo le spalle seccata per l'ennesimo nominare la rossa battitrice. Ma Ron non lasciò cadere il discorso.
-Ora che ci penso, l'ho già sentito anche io.-
-Allora di certo non era in un libro.-
sogghignò George beccandosi un cuscino in faccia da parte del fratello minore.
-Ma certo!
il grido di Hermione proruppe nella silenziosa sala comune facendo sobbalzare tutti.
-Harry, al tuo primo anno, quando ti portai a vedere la bacheca dei trofei di Quidditch, poco lontano da quello di tuo padre c'era un trofeo di un certo portiere "Tristan Spitfire"!-
tutti la guardarono perplessi.
-Non vedo cosa ci sia di strano, Hermione, può essere che suo padre fosse un bravo portiere...-
sussurrò Harry, tramutando in parole il pensiero collettivo.
-Ma non capite?-
domandò di nuovo quella osservando uno ad uno i visi sui quali era disegnato un "No" deciso.
-Era la bacheca dei Gryffindor!-

Nessuno ebbe il coraggio di rispondere per un minuto buono, solo Katie, si decise a prendere parola.
-Forse era li per errore. Sicuramente era li per errore. Magari stavano lavando la teca degli Slytherin-
-Lei odia a morte i Gryffindor.-
aggiunse George mentre il gemello e tutti convennero appieno.
-Ma sinceramente, la Spitfire potrebbe pure essere figlia di Dumbledore che a noi non deve importare. Voglio dire, ammettiamo che suo padre sia stato davvero un Gryffindor, questo non cambia ciò che è. La madre di Lavanda Brown è una Slytherin, ma questo non mi sembra cambi ciò che lei è. La Spitfire non è la squadra, basta parlare di lei.-
Katie prese la parola con risolutezza, troppo per il suo carattere solitamente timido e remissivo, stupendo tutti, ma riscuotendo un totale consenso.

-Hermione, quello che hai detto è vero?-
la voce rabbiosa di Oliver fece sobbalzare tutti nella sala, e nove teste si voltarono verso il buco nella parete, vedendo apparire il loro capitano con la scopa sulla spalla; le mani ed il manico di legno sporche di sangue nascoste dalla divisa di Quidditch.
-Oliver!-
esclamò Katie alzandosi di fretta per raggiungere il ragazzo, osservandolo con sguardo colmo d'ansia. Sembrava davvero convinta che si sarebbe potuto affogare.
-Si certo. Ma come ha detto Katie, non importa. Se proprio vorremmo controllare, domani, negli archivi avremo tutto il tempo.-
s'infiammò Hermione, alzandosi anche lei in piedi per gesticolare meglio.
-No. Io devo saperlo ora, è troppo importante. Non chiedetemi perchè. E non vi sto chiedendo di accompagnarmi, anche se una mano dalla mia squadra non guasterebbe certo.-

Eccolo, lo splendido sorriso che solo lui riusciva a sfoggiare. L'arma segreta di Wood, l'asso vincente che gli permetteva di scamparla ogni volta che si trovava nei guai. La sua passione per lo sport e la lealtà lo rendevano un sano modello da seguire. Benchè a scuola non brillasse la purezza delle sue azioni risuonavano nell'aria assieme alle sue risate contagiose. Ecco come riusciva sempre a convincere la sua squadra a non arrendersi mai ed ecco perchè anche quella volta alcuni lo avrebbero seguito nonostante il rischio di essere espulsi.

Katie non si mosse dalla posizione, stringendosi ancor di più al suo capitano. George e Fred si batterono un cinque e si alzarono pimpanti, come ripresi dall'agonia di prima. Quando c'era da infrangere le regole scolastiche loro erano i primi. Hermione si risedette e impedì ai suoi due amici di partecipare alla spedizione.
-Snape non aspetta altro, non lascerò che veniate sorpresi fuori di notte.-
Anche Alicia ed Angelina rimasero dov'erano, più per concedere all'amica l'occasione di stare in intimità con il suo amato capitano che per altro.
-Vi aspettiamo svegli.-
furono tutto ciò che dissero per augurargli buona fortuna.

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Ecco qui, capitolo 3, spero vi piaccia!
Grazie a tutti quelli che lo leggeranno/recensiranno/metteranno in preferite, ricordate ecc...
grazie!
 

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Capitolo 4
*** IV ***


***

Il quartetto procedeva a rilento, Fred e George erano in testa, conoscevano tutti i passaggi più sicuri per non essere sorpresi da Gazza. Oliver procedeva con Katie avvinghiata al braccio, per metà preoccupata d'essere sorpresa fuori dal letto dopo il coprifuoco, per l'altra felice di poter avere un po' per se il suo capitano.
-Perchè hai tanta fretta di leggere dei genitori della Spitfire? Domani non andava bene?-
domandò Katie, una nota di gelosia nella voce.
-Curiosità-
rispese quello vago rivolgendole un sorriso complice del tutto spontaneo che impedì alla cacciatrice di aggiungere altro. Se non fosse stato per il buio avrebbero sicuramente scorto le sue guance divenire vermiglie.

-Ci siamo-
sussurrò Fred davanti alla porta della stanza dei registri. Era un grosso portone di legno scuro e si trovava situato al secondo piano nel corridoio a fianco l'aula di incantesimi e l'ufficio di Vitious, colui che dei registri si occupava.
-Alohomora-
e dalla punta della bacchetta di George scaturì una flebile luce azzurro scuro che si infilò nella toppa vuota della serratura e la fece scattare con un tetro suono.
I quattro si introdussero nella stanza in punta di piedi.
-Lumos-
bisbigliò Fred dopo essersi assicurato di avere via libera. Una flebile luce scaturì dalla punta della bacchetta, rendendola una torcia magica ed illuminando la zona circostante. Era un'aula enorme e polverosa, le finestre erano chiuse da inferiate e tutto taceva. Ognuno dei quattro angoli era sovrastato dalla coccarda della rispettiva casata, e gli scaffali avevano rifiniture con gli stemmi di Hogwarts.

-Dobbiamo controllare i registri di circa trent'anni fa-
spiegò pratico Oliver, ricordando le parole di Hermione, mentre gli altri annuirono. Si avvicinarono allo scaffale che recava la targhetta in oro dell'ipotetica data in cui i genitori di Jane Spitfire avessero potuto frequentare la scuola. Passarono una decina buona di minuti, durante i quali ripercorsero la storia degli studenti che li avevano preceduti, prima che Katie attirasse la loro attenzione con un sussulto.
-Eccolo!-
l'indice puntava sulla carta ingiallita che riportava, con elegante grafia il nome "Spitfire H. Tristan; Gryffindor”, e le date di inizio e fine degli studi. Sopra la scritta spiccava la foto ingiallita di un affascinante ragazzo che doveva essere all'ultimo anno di corso.

-Sono identici-
proferirono all'unisono i gemelli Weasley a bocca aperta osservano il ghigno charamant di quel Gryffindor e comparandolo a quello di Jane. I capelli sembravano neri, e le iridi di una sfumatura più azzurra, ma non vi era dubbio sul fatto che quei due avrebbero potuto essere gemelli, se coetanei.
-Allora Oliver, adesso che hai avuto la prova possiamo tornare?-
domandò Katie osservando il ragazzo che non staccava lo sguardo da quella foto, come stesse sperando di veder accadere qualcosa oltre ai sorrisi che rivolgeva a chiunque lo osservasse. Non rispose alla domanda, forse nemmeno la sentì.
-Oliver?-
domandò Fred perplesso, facendo per avvicinarsi, quando il rumore della serratura che scattava fece loro accapponare la pelle. D'istinto spensero le bacchette e trattennero il fiato, sperando con tutto il cuore di aver udito male.

-Ci sono studenti, dolcezza?-
l'inconfondibile voce di Gazza risuonò melliflua in tutta la stanza seguita dallo stridulo miagolio di Miss Purr.
-Oliver!-
fu l'ultimo gridolino terrorizzato di Katie prima di gettarsi dietro un mobile, trascinata dai gemelli Weasley. Oliver non si era voluto muovere, non era riuscito a muoversi. Continuava a fissare quella foto con aria assente.
-Il signor Wood-
sogghignò il custode avvicinandoglisi e sottraendo il registro dalla sua vista, sorpreso dalla facilità con cui si era fatto sorprendere. Non aveva tentato la fuga e neppure un incantesimo.
-Cosa?-
solo in quell'istante il capitano parve riprendersi e realizzare di trovarsi in grossissimi guai. Osservò Gazza sorridere compiaciuto, sfregandosi le mani gli indicava la via per l'ufficio del preside. Come se non la conoscesse a memoria.
-Andiamo dritto da Dumbledore, sarà lieto di essere svegliato a quest'ora-
di nuovo Gazza parlò, lasciando trasparire soddisfazione da ogni sillaba. Oliver si volse senza farsi notare in un punto impreciso alle sue spalle, sperando che i gemelli avessero l'accortezza di rimanere nascosti e di badare a Katie.



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ecco anche il 4 capitolo, allora, scottanti rivelazioni su Jane qui :)

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Capitolo 5
*** V ***


***

-Jane, è uno sballo.-
una festante Victoria andò a disturbare la battitrice che ancora non si era allontanata dalla finestra. La mora reggeva un flute di chissà quale alcolico e aveva stampato in viso un sorriso quanto più ebete possibile. In tutta la sala era forte l'odore di erbe magiche; la musica che si diffondeva dalle radio magiche e le luci verde acceso contribuivano a rendere soffocante l'atmosfera.
-Dio Viky, si sente da qui la puzza di alcool-
proferì schifata ed infastidita la rossa, lasciandosi scivolare giù dal davanzale per la prima volta nella serata.
-Ti porto a letto.-
e a nulla valsero le sue deboli proteste, Victoria fu scortata fino al dormitorio e messa a riposare ancora vestita. Anche nei dormitori risuonava l'eco della musica, ora andava una canzone dei Goblin, la preferita di Flint. Con un gesto deciso chiuse la porta del loro dormitorio, sperando di non dover ridiscendere prima dell'indomani. Si trascinò vicino al davanzale, così inspiegabilmente attratta dal mondo la fuori. Inspirò profondamente un paio di volte, ma prima ancora di potersene rendere conto aveva già raggiunto la teca e afferrato la propria scopa.

Le piante dal fogliame verde acceso presenti nella stanza le davano idea di soffocare, come se rubassero l'ossigeno per lei vitale, quelle tende verde dai ricami argentati le davano la nausea, il verde della propria divisa le pareva stringerlesi addosso fino a stritolarla. Aveva bisogno di una boccata d'ossigeno e c'era solo una cosa che la poteva aiutare in quei momenti. Volare. Volare non significava starsene a cavalcioni di una scopa a parecchi metri d'altezza, per Jane. Era molto, molto di più. Significava fermare il tempo, godersi la perfezione dell'immobilità e per un attimo esistevano solo lei ed il cielo, sopra sotto e attorno a lei. Si sentiva avvolta in un fresco e morbido abbraccio che sapeva confortarla e motivarla ogni volta di più.

In un battito di ciglia era già a cavallo della sua nimbus 2002, lontana da Viky e dal dormitorio. Compì una serie di eleganti piroette su se stessa, come una trottola nel cielo scuro. Volò alto, oltre le torri, a osservare il riflesso del castello nel lago, e su solo allora che l'intero paesaggio per la seconda volta le si parò difronte. Le poche luci che ancora erano accese nella scuola proiettavano un tremolante fascio che illuminava a tratti il lago e i giardini circostanti. Tutto il resto era buio assoluto, di diverse tonalità, ma sempre profondo e indescrivibilmente tranquillizzante. I Dissennatori erano lontani dalla sua trattoria, ma la loro ombra scura, pareva farsi sempre più opprimente, e quando l'orribile sensazione di essere seguita dai guardiani della prigione si concretò in realtà decise di volare radente le mura del castello, scheggiando fino le terrazze in cima della torre di Astronomia.

-Ammiro la sua abilità a cavallo di quel manico di scopa... ma ha scelto l'ora sbagliata per allenarsi. Mrs Spitfire.-
Il sangue le si gelò in vena e non le servì neppure voltarsi per capire chi l'avesse sorpresa. Dopo sette anni la voce del professor Snape le era più che familiare. Ugualmente però compiette una rotazione del manico, per osservarlo in volto mentre riceveva la propria punizione.
-'Sera Professore.-
L'uomo, austero e dal ghigno sardonico scintillante nonostante l'oscurità la osservava dalla cima della torre di Astronomia, facendole segno di avvicinarsi. A Jane, Snape era sempre piaciuto, adorava i suoi metodi cinici e parziali. Amava la materia che insegnava benchè non riuscisse a strappare più di una “O”; e per di più era il suo capo casata. Ma lo stesso non si poteva dire per il professore che pareva nutrire un particolare ed inspiegabile rancore verso la ragazza.

***


 

-Per favore professore, avevo solo bisogno di prendere una boccata d'aria...-
Durante tutto il tragitto che la separava dall'ufficio del preside la Slytherin tentò inutilmente di far desistere il direttore della propria casata dal consegnarla a Dumbledore. Si era pure offerta di ricevere da lui stesso una punizione. Ma il preside proprio no. Jane nutriva una vera e propria antipatia per quel vecchio, detestava tutto in lui, il suo atteggiamento sempre calmo, il suo sorriso benevolo e le sue enigmatiche parole. Persino il suo charme che con chiunque altro nella casata funzionava con Snape non ottenne altro se non che una sua furente occhiataccia.

***

-La prego, professore, la guferia no.-
Fu la flebile protesa di Oliver, che aveva appena udito ciò che gli sarebbe toccato fare per punizione. Strinse i pomelli della poltrona e si abbandonò lungo lo schienale
-Non temere, giovane Wood, non sarai solo.-
sorrise dolcemente il preside appena prima che la porta dell'ufficio venisse spalancata e facessero il loro ingresso il professor Snape e Jane. Fu sulla rossa che lo sguardo di Oliver si concentrò. Reggeva il suo manico di scopa e pareva sconvolta almeno quanto lui.
-L'ho sorpresa.... beh immagino ne siate già al corrente. Voi siete sempre al corrente di tutto.-
Borbottò il pozionista al preside prima di dileguarsi rivolgendo ai due studenti un ghigno compiaciuto.
-Come dicevo prima al tuo amico....-
cominciò il preside mentre osservava Snape chiudere la porta alle proprie spalle, e guadagnandosi un'occhiata carica d'odio da parte di entrambi, per quel termine così inappropriato.
-La vostra escursione notturna vi costerà una settimana di pulizie della guferia. Dalle quattro alle sei di ogni pomeriggio.-
-Ma è l'orario degli allenamenti!!!!-
ruggirono i due all'unisono, per la prima volta d'accordo in qualcosa. Sembrava si fossero scordati con chi stavano parlando, perchè subito si zittirono e tornarono buoni, Oliver sulla sua poltrona, lei poggiata ad un mobile.
-Esattamente, questo sarà il vostro allenamento, per questa settimana. Buona notte.-

Senza dire una parola in più i due si diressero verso i loro dormitori. Sembrava che Dumbledore fosse a conoscenza dell'inimicizia che legava i due giovani, quasi li avesse spinti lui stesso a cadere in fallo quella notte per poter ricevere una punizione insieme.
-Per Garuda, non bastava la punizione, dovevo pure essere con quella testa di legno.-
ringhiò Jane infischiandosene completamente del fatto che Oliver fosse proprio accanto a lei.
-Cosa dovrei dire io allora, smorfiosa?-
sbuffò Wood prima che prendessero due differenti strade. Guardandola in tralice, cercando di capire come comportarsi dopo l'inusuale incontro di poche ore prima.
-Gli farò vedere cosa significa l'inferno.-
Fu questo il pensiero che fulminò i due ragazzi mentre già lontani l'uno dall'altra si apprestavano a varcare l'entrata segreta delle rispettive sale comuni.

--------------------------------------------------- Pat pat, (fatica) ed ecco anche il 5 capitolo!!! Chissà cosa combineranno insieme... guai !

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