Autore Sconosciuto

di Elisir86
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Primo Giorno ***
Capitolo 3: *** Secondo Giorno ***
Capitolo 4: *** Terzo Giorno ***
Capitolo 5: *** Quarto Giorno ***
Capitolo 6: *** epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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Autore Sconosciuto

 

 

Prologo

 

 

30 Maggio

 

È con profondo rammarico che vi annuncio la più importante e tremenda decisione che affliggerà il mio dovere da ministro.

In base ai fatti avvenuti: la grande tragedia che non solo ha colpito noi maghi, ma anche indifesi babbani, sono arrivato a una conclusione inevitabile.

Io e il ministro babbano abbiamo raggiunto un accordo, che nonostante sia molto drastico eviterà catastrofi di queste enormi dimensioni.

A partire dal primo aprile di questo anno, il mondo magico e quello babbano saranno divisi, di conseguenza non esisteranno più maghi di origine babbana.

A tali maghi verrà cancellata la memoria di questo nostro mondo, e gli verrà dato un passato da uomo, o donna, comune.

Ai maghi purosangue verrà cancellata la memoria, e verrà inserita nella loro mente la legge che mondo babbano e mondo magico non si devono unire.

Per evitare di dimenticarci i caduti in questa tremenda guerra, questo ricordo non verrà cancellato e in caso solo modificato.

Grazie della vostra attenzione.

Il ministro della magia

A.K.

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Capitolo 2
*** Primo Giorno ***


Primo Giorno

 

Hermione entrò nel piccolo museo.

Ci andava ogni qualvolta si sentiva male...e stranamente ogni volta che entrava in quel meraviglioso museo pioveva.

I quadri appesi alla parete erano gli stessi da più di un mese, ma a lei non dispiaceva osservarli e trovare altri piccoli dettagli che magari la volta prima non aveva scorto.

Quel giorno però, al posto di un dipinto che lei stessa aveva comprato, stava un nuovo quadro.

Ritraeva un ragazzo alto e moro, con la montatura degli occhiali rotonda. Vestiva in modo bizzarro e lo sguardo verde era pieno di rabbia.

Puntava una mano verso un uomo adulto e sfigurato.

L’uomo era assai magro e indossava un nerissimo mantello, il cappuccio gli copriva il capo.

L’unico occhio dipinto faceva notare solo malvagità.

Anche lui puntava la mano verso il giovane.

Una luce accecante stava tra di loro. Una luce che copriva le mani che allungate sembravano darle forza.

Ad Hermione sembrava raffigurasse il bene contro il male.

Nell’angolo a sinistra stavano due iniziali F.D..

Su una targhetta dorata posta vicino al quadro stava Autore sconosciuto.

“Eccolo Ron, visto?” Hermione si volse verso la voce dolcissima di una ragazza.

Era più alta di lei e dannatamente magra, i lunghi capelli rossi le scendevano lungo le spalle disordinati.

Stava abbracciata al braccio di un ragazzo molto alto, anche lui dai corti capelli rossi.

Era magro con non mai, e lo sguardo vagava preoccupato lungo tutta la sala.

Hermione non riusciva a staccare gli occhi dalle piccole lentiggini che riempivano il volto del giovane.

Gli sembrava familiare.

Stavano in piedi davanti alla nuova tela.

“È proprio il suo...” iniziò lui avvicinandosi di più, “...Come può essere finito qua?” aveva pronunciato l’ultima parola con fastidio, come se quel museo gli desse la nausea.

“Vado a chiedere quanto costa...” anche la voce tranquilla e quasi annoiata le faceva ricordare qualcosa...

Qualcosa della sua infanzia.

Era così presa dai suoi pensieri da non accorgersi che la ragazza rossa si era voltata verso di lei.

La osservava con gli occhi blu carichi di disapprovazione, poi con stizza si voltò verso il suo accompagnatore e lo raggiunse.

 

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Pioveva quando Ginevra riuscì a convincere suo fratello ad uscire. Non che lui stesse attento alle regole, ma dover andare fuori era la cosa che a lui non andava.

Ginevra si chiese come mai suo fratello fosse diventato così annoiato, così stanco, così...insofferente...

Harry Potter, il suo migliore amico non che salvatore del mondo magico, non era diventato così.

Ma quella mattina, la bella rossa si era svegliata con il cuore in gola. Aveva sognato di andare in un museo e trovare qualcosa che apparteneva alla sua famiglia.

Era stata l’autrice di quel quadro a indicarle la via.

E lei, ora, avvinghiata al braccio destro di Ronald si stava dirigendo verso al museo sognato.

Sorrideva allegra nonostante fosse una bruttissima giornata.

“Se mamma lo scopre...”

Ginevra rise, “Se non glielo dici non lo saprà mai...” anche lei era la prima volta che usciva e si trovava davanti a un mondo completamente sconosciuto e divertente.

Suo fratello sbuffò annoiato.

Quando giunsero al museo, lei raggiunse spedita il luogo indicato nel sogno.

“Eccolo Ron, visto?” aveva usato il tono più allegro che potesse usare, ma suo fratello non aveva fato una piega.

Restava accanto a lei con le mani nascoste nelle tasche dei jeans neri. Gli occhi azzurri che vagavano per tutta la sala.

Anche lei diede occhiate fugaci in giro e si stupì nel vedere le persone perfettamente uguali a loro.

Non ascoltò tanto le parole di suo fratello, mentre tornava a guardare la tela.

“Vado a chiedere quanto costa...” e fu in quel momento che Ginevra si accorse di uno sguardo che gli osservava con interesse.

Si voltò arrabbiata, facendo volteggiare la sua chioma ribelle. Una ragazza un po’ più bassa di lei, con stranissimi capelli ricci e occhi color cioccolata stava a pochi passi di distanza.

Indossava un capotto bianco e dei pantaloni di jeans. Una borsa a tracolla di pelle di daino le arrivava fino alle ginocchia.

Quando la vide finalmente alzare lo sguardo da cerbiatta su di lei, Ginevra decise di andare dal fratello.

Ronald sbuffò, “Costa troppo, Ginny.”

Uscirono subito nel silenzio con cui erano arrivati.

Dopo pochi minuti la ragazza azzardò, “Potremo chiedere ad Harry...” lui scosse la testa, “Ora che lavora con Percy pensi che sia così imbecille da sorvolare che siamo usciti?” non aveva alzato al voce nemmeno in quel momento.

Anzi ora Ginevra s’accorgeva che anche l’andatura di suo fratello era annoiata e strascicata.

Ormai erano quasi a casa, “Potrei chiedere ad Paciock, infondo era un mio compagno di classe a scuola ed è uno tra i più ricchi di tutta l’Inghilterra...”

Ginny ci pensò un attimo, “Si forse è meglio.”

 

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Capitolo 3
*** Secondo Giorno ***


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Secondo Giorno

 

Convincere Neville di dover andare oltre il muro fu una cosa assai ardua. Ronald però non aveva perso le staffe e continuava con voce spenta a spiegarli per quale motivo dovevano raggiungere il museo.

Paciock dopo quasi un ora decise di accettare, solo per poter stare un attimo in silenzio.

Quando uscirono pioveva.

A Neville non piaceva la pioggia e si maledì di non avere un ombrello, il suo vestito nuovo si sarebbe rovinato.

Accanto lui stava Ron che sembrava fregarsene alla grande della pioggia. Gli dava sui nervi.

Così, velocemente raggiunsero il museo, era una vera fortuna che non fosse troppo distante dal muro.

E una volta entrati nella saletta dove stava il quadro, Neville iniziò a studiarlo.

“Non capisco come sia arrivato nelle mani dei babbani...” concentrato non si accorse nemmeno che Ronald si era appoggiato al muro.

“Fleur non avrebbe mai voluto vederlo qui!” rispose il rosso con voce spenta.

Fleur era la moglie di suo fratello maggiore Bill, entrambi deceduti durante la Seconda Guerra.

Il quadro era stato perso in quel dannato periodo, e più nessuno per anni ci aveva pensato.

“Lo compri allora?” si voltò stanco verso l’amico, anche lui aveva combattuto per uccidere Voldermort. Ora però era cambiato, era più attaccato al denaro che altro.

E quando gli occhi marroni dell’amico si posarono su quelli azzurri di Ron, c’era solo un po’ d’irritazione.

“D’accordo!” disse raddrizzando la schiena e mostrando d’essere qualche centripeto più alto.

Con passo spedito si avviò verso il responsabile.

Ronald da parte sua era rimasto fermo, appoggiato alla parete con le braccia incrociate.

Osservava annoiato le persone che gli passavano di fronte.

Tutte monotone.

Si voltò per osservare Neville che stava discutendo, probabilmente il prezzo era troppo alto.

“Lo sai che non dovresti stare attaccato al muro?” una voce femminile lo costrinse a girarsi.

Davanti a lui stava una ragazza riccia dagli occhi color cioccolato, e lo guardava con disappunto.

“È di tua proprietà?” la giovane gli scoccò uno sguardo di fuoco.

“No, ma non è permesso!”

Lui la fissò per un attimo, “Ho capito, tu sei una di quelle che pretendo di avere sempre ragione.”

La ragazza allargò gli occhi era pronta per rispondergli.

“Andiamo, Ron, verremo a riprendere il quadro domani!” Neville lo guardò con stizza e il rosso annuì e finalmente si staccò dal muro lanciando un ultimo sguardo alla riccia.

Il suo profumo di bosco gli ricordava qualcosa.

Ma cosa?

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Era ritornata di nuovo al museo.

Pioveva, ma era intenzionata a tornare per osservare la tela dell’Autore sconosciuto.

Ed ecco che aveva ritrovato il rosso nella stanza accanto al quadro, appoggiato al muro così pericolosamente vicino all’allarme.

“Lo sai che non dovresti stare attaccato al muro?” lui si voltò di scatto osservandola con freddezza, “È di tua proprietà?”

Hermione si ritrovò a pensare che quel giovane fosse la persona più irritante che ci fosse sulla faccia della terra.

“No, ma non è permesso!” lo stava fissando con odio.

“Ho capito, tu sei una di quelle che pretendo di avere sempre ragione.” Per un attimo le manco il respiro, come si permetteva quello di parlarle così?

Stava per rispondergli, ma fu bloccata dall’esclamazione di un altro giovane.

“Andiamo, Ron, verremo a riprendere il quadro domani!” si voltò a osservare la persona che s’intrometteva.

Era alto e castano.

Indossava abiti eleganti e sembrava davvero irritato.

Il rosso finalmente si staccò e raggiunse l’amico scoccandole un ultimo sguardo.

Quando li vide uscire la rabbia aumentò, “Razza di maleducato!” esclamò con rabbia facendo girare le poche persone che stavano nella stanza.

Un tuono rimbombò nel cielo, e la pioggia aumentò.

“Signorina Granger, che piacerle rivederla...” la salutò il responsabile sorridendole allegramente.

Era andato lì per staccare il quadro dal muro, “Quanto cosa?” gli chiese improvvisamente la giovane.

Lui la guardò confuso, “L’ho già venduto, signorina...” lei scosse la testa, “Le darò il doppio!”

A lui s’illuminarono gli occhi, “Però dovrà aspettare domani, è giusto avvertire il signor Paciock che ho avuta un’offerta più che vantaggiosa.”

Lei sorrise affabile.

Ma fuori la pioggia ormai era diventata un bel ricordo e infuriava uno dei peggiori temporali che Hermione potesse ricordarsi.

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Capitolo 4
*** Terzo Giorno ***


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Terzo Giorno

 

Hermione ancora non ci poteva credere.

Stava lì nel museo da più di mezzora, e solo cinque minuti prima aveva scoperto che nella tela dell’Autore sconosciuto, vi erano altre persone.

Erano confuse con lo sfondo scuro, ma dopo un po’ le notavi.

Una ragazza bionda mortalmente pallida con gli occhi persi nel vuoto, ma che combatteva, e insieme a lei un ragazzo castano, con gli occhi che esprimevano insicurezza.

Una ragazza rossa che lottava con le mani nude contro un giovane biondo. Un giovane che sembrava più sofferente perché era il male che altro.

Poi, più distanti, più stanchi, vi erano due ragazzi. Lui aveva corti capelli rossi e lei capelli ispidi.

Lottavano contro una crudele strega.

Hermione scosse la testa, come aveva potuto non notarli prima? Certo erano sbiaditi e sembrava proprio che l’Autore non volesse farli notare in un primo momento...ma non vederli per ben due volte di seguito!

“Oh, prego signor Paciock!” la voce allegra del responsabile la distolse dai suoi problemi.

Il ragazzo castano del giorno precedente era ritornato. Indossava un completo elegante di color avorio e si appoggiava elegantemente all’ombrello che quella volta si era portato dietro.

Accanto a lui stava la ragazza rossa che aveva visto un paio di giorni prima.

I capelli erano legati in un due infantili trecce.

Ascoltavano attenti le parole appena sussurrate del responsabile.

Il sorriso di lei scomparve all’improvviso.

Hermione capì che aveva appena dato la brutta notizia ai giovani, e improvvisamente si sentì in colpa.

Il responsabile la chiamo con un dolce sorriso.

Ecco, la rossa la stava già fulminando con lo sguardo.

“Signorina Granger il signor Paciock voleva conoscerla...” sembrava imbarazzato, “Beh io vi lascio chiarire la faccenda tra di voi.”

Se ne stava andando, e la lasciava lì da sola con quattro occhi la scrutavano con ira.

Si sentì piccola, piccola.

Ma il ragazzo svelto si voltò per richiamare l’attenzione del responsabile, “Non c’è problema, glielo pago il triplo!”

Sembrava infuriato mentre tirava fuori dal taschino il proprio portafoglio estraendo più banconote del previsto.

Hermione si domandò come mai non avesse mai sentito il nome Paciock, perché nel vederlo sembrava un tipo molto ricco.

La rossa tornò a sorridere allegra.

“Grazie, Neville” e alzandosi in punta di piedi lo baciò dolcemente sulla guancia.

Hermione si sentì una perdente.

Vide Paciock pagare il quadro e la rossa uscire fuori dal museo alla ricerca di qualcuno, ritornò poco dopo con il ragazzo rosso...com’è che si chiamava?

Era completamente fradicio eppure non sembrava preoccuparsi più di tanto.

Fu lui a seguire le operazioni del responsabile mentre gli altri due andavano a recuperare la macchina per non bagnare il quadro.

“Ah, la ragazza So-tutto!” esclamò con tono incolore.

Hermione alzò lo sguardo dal quadro che presto se ne sarebbe andato. Il rosso le stava a qualche passo di distanza.

 

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Non aveva voglia di entrare nel museo, ne aveva piene le scatole. In realtà non voleva nemmeno uscire, ma sua sorella lo aveva stressato per tutta la mattinata.

Ed ecco perché ora, Ronald Weasley stava sotto la pioggia con le mani nelle tasche dei jeans scuri e con lo sguardo basso.

“Ron, entra, io e Neville andiamo a prendere la macchina tu assicurati che quella Granger non ci rubi il quadro!”

Lui la guardò annoiato, la pioggia lo metteva ancor di più di cattivo umore, “Chi?” lei lo trascinò nel locale.

Poi quando lo avevano lasciato solo la aveva notata.

Stava osservando tristemente il quadro di Fleur. Sembrava capirlo. Ronald decise di avvicinarsi.

“Ah, la ragazza So-tutto!” si ritrovò a esclamare, senza volerlo... Lei lo guardò confusa.

La vide piegarsi ancora una volta sul quadro, “Stai bagnando il tappeto.” Rispose stanca.

E improvvisamente come per magia, Ron si ritrovò la giovane ancora più vicina con in mano un fazzolettino bianco.

Glielo stava porgendo, “Ti prenderai anche l’influenza se resti in queste condizioni ancora a lungo...”

Ron la paragonò a sua madre.

Così preoccupata sempre per la loro salute.

Così superficiale sulle cose vecchie di casa, ma a cui teneva moltissimo.

Involontariamente prese il delicato fazzoletto e si asciugo con lentezza il viso, “Grazie.”

Lei alzò le spalle, “Sai, avrei voluto portarlo come tesina questo quadro...” era ritornata con passi veloci vicino la tela, “Posso fargli una fotografia?” gli occhi color cioccolata che non si volevano staccare dalle figure.

“Non credo sia il caso...” con due passi la raggiunse, lei sospirò un “Oh...”

Poi vi solo silenzio.

Il responsabile tolse il quadro dalla parete e lo incartò con grazia, sotto gli occhi dei due ragazzi.

“Ah, Ron, hai conosciuto la Granger!” sua sorella era appena entrata con Neville.

Lui annuì annoiato.

Ginevra sorrise allegra, mentre afferrava il pacchetto tra le mani. “Mamma sarà contenta di riaverlo a casa!” esclamò senza nemmeno accorgersi di aver parlato troppo.

Ronald voleva quasi strozzarla.

“Scusate, voi conoscete l’Artista?” la ragazza riccia gli si era avvicinata curiosa.

Ron lanciò uno sguardo di fuoco verso la propria sorella, “Ginny, è meglio che vai in macchina!” era la prima volta che alzava la voce.

Ma Ginevra non si spostò di un millimetro.

Vide suo fratello girarsi di nuovo verso la ragazza, “Mi spiace...ma non possiamo dirle...” lei annuì piano.

Suo fratello sorrise.

Era la prima volta dopo anni che lo rivedeva sorridere. E sorrideva a una babbana.

Lo vide parlarle sottovoce e anche sul volto della Granger si dipinse un bel sorriso.

E finalmente uscirono, sotto la pioggia che piano, piano diminuiva.

“Ah!” Ron si era voltato verso l’uscita del museo, dove stava la riccia, “Io sono Ronald Weasley!” lo aveva esclamato, perché ormai erano in macchina, e proprio mentre stavano chiudendo le porte sentirono la risposta della giovane.

“Hermione Granger!”

E la pioggia finì.

Le nuvole scomparvero e subito un bel sole illuminò la giornata.

Ron osservò il piccolo fazzoletto che stringeva ancora nella mano destra emanava un buon profumo di bosco.

 

 

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Capitolo 5
*** Quarto Giorno ***


Nuova pagina 1

Quarto Giorno

 

Harry stava seduto pensieroso sul proprio letto. Gli occhi verdi fissavano il volto del suo migliore amico.

Erano diverse ore che stava sdraiato ad osservare un fazzoletto. Si domandava di chi fosse.

Harry però non era riuscito a chiedergli nulla. Da anni Ronald si era rinchiuso in se...Da quando la guerra era finita di Ron non c’era più nulla.

E poi, un giorno ritorna a casa con una nuova luce negli occhi.

Ginevra gli aveva detto che era per via del quadro di Fleur, lui era sicuro che non era così.

Ronald aveva sempre odiato quel quadro, perché mai aveva capito chi fosse la ragazza che combatteva insieme a lui.

Improvvisamente Ron s’alzò dal letto.

Harry l’osservò. Era alto, poco più di lui.

“Vado fuori...” disse, con un tono fin troppo deciso, e al moro non piaceva tanto.

“Dove?”

Il rosso gli sorrise, era uno di quei sorrisi falsi che continuava a propinare da anni.

Non i suoi bellissimi sorrisi, quelli di quando si erano conosciuti.

Avrebbe voluto rivedere il suo grande amico.

Il vero Ronald.

“Non preoccuparti Harry...” si morse tristemente le labbra sottili, sembrava pensieroso più del dovuto.

Si abbassò e lo baciò sulla guancia sinistra.

“Lo sai che ti voglio bene!”

Non aspettò risposta e si smaterializzò, lasciando Harry completamente stranito.

A Potter sembrava più un addio.

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Il ministro della magia si tolse i piccole occhiali rotondi.

“Ne sei sicuro ragazzo?” non riusciva credere alle proprie orecchie, “Vuoi davvero perdere la magia e dimenticarti di tutta la tua famiglia e amici?”

Ronald stava davanti a lui, non sapeva il perché ma sentiva che non poteva dimenticarsi di Hermione.

Da quando l’aveva vista la prima volta qualcosa gli aveva detto che la conosceva...Qualcosa si era mosso dentro di lui e... L’aveva fatto sorridere...

“Si, ne sono sicuro...” Il ministro si voltò per osservare fuori dalla finestra, “Lo sai che cosa comporta questo? Che tu sarai dimenticato da tutti...Che il grande Ronald Weasley, colui che ha combattuto contro Voldemort non esisterà più...Ci sarà solo Harry Potter...”

Ron scosse la testa stanco.

“Non m’importa...” non gli era mai importato, la fama non regala la felicità, “Ho trovato qualcosa di migliore al di là del muro...Una speranza di sorridere...Di vivere...” si ritrovò di nuovo a fissare gli occhi gialli del ministro, “...Ho trovato Hermione.”

Il ministro annuì.

Aveva capito.

“Entro le cinque di questo pomeriggio trovati nel mondo babbano...Non preoccuparti, avrai tutto, casa, macchina, lavoro...Ricordi...”

Ronald sorrise allegro, mentre osservava l’orologio, solo un’ora e sarebbe diventato babbano.

 

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Capitolo 6
*** epilogo ***


Nuova pagina 1

Epilogo

 

“Hermione stavo pensando...” si voltò verso la ragazza che stava sdraiata accanto a lui.

Lei si voltò fissando i suoi occhi color cioccolato in quelli azzurri di lui, Ron si sorprese nel notare lo stesso sguardo che aveva quando l’aveva conosciuta al museo.

“...So che è solo un mese che ci conosciamo...” si morse il labbro insicuro, “...Beh, forse è troppo presto...Ma vorrei che diventassi mia moglie...”

Hermione rise allegra.

Sapeva la situazione del suo ragazzo, i suoi genitori erano morti quand’era ancora piccolo, e lui era cresciuto senza famiglia.

Il fatto che volesse che lei diventasse sua moglie così presto era dettato anche dal fatto che voleva creare una famiglia tutta sua…oltre che l’amore.

“Mi ami?” gli chiese, Ron annuì “Certo, certo che ti amo!”

Avvicinò le labbra a quelle fine del rosso, “Allora si che ti sposo!”

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