Un'alleanza inaspettata

di silvia_arena
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un'alleanza inaspettata ***
Capitolo 2: *** Reprimere l'orgoglio ***



Capitolo 1
*** Un'alleanza inaspettata ***


HUNGER GAMES: Un'alleanza inaspettata.

 

1. Un'alleanza inaspettata.

 

Vai così, Kate” continuo a ripetermi. “Vai così e forse vincerai questi maledetti Hunger Games.”

È strano, di solito accade esattamente il contrario: parti in quarta e arrivi in retromarcia.

Invece, adesso, nemmeno riconosco la ragazza che ha iniziato a tremare durante la mietitura, quando il suo nome è stato scelto. Mi sento più coraggiosa che mai.

Kate Wilson –

Il mio cuore si ferma. Dev'essere uno scherzo. Ora Alex ci guarderà e riderà, e poi dirà il VERO nome che è stato scelto.

Alex ci guarda. Ma non è la risata di chi scherza. Ride nervosamente.

Kate, tesoro, vieni sul palco. –

Cosa? Perché dovrei salire sul palco? Non sono mica stata scelta sul serio.

Coraggio, Kate, va'. – È la voce di quella tizia a riportarmi alla realtà. Oh, ma sta' zitta, Rosie. Va' tu se proprio ne hai voglia.

Poi mi spinge fuori dalla massa. Io non parlo, non dico nulla, non mi muovo. Un soldato mi solleva e mi porta fino al palco. Nel frattempo Alex borbotta – Andiamo, tesoro, non farne un dramma. –

Ma io non ne faccio un dramma. Io non reagisco completamente.

Sento mia madre urlare – No! È mia figlia, mettetela giù! Mettetela giù, lasciatela andare! – e mio padre che cerca di farla calmare.

Vengo deposta sul palco.

Vuoi spiegarci il motivo di quella scenata? – domanda, mettendomi il microfono davanti la bocca. Gli piaceva mettere in ridicolo le persone?

Non riesco ancora a pronunciare parola. Il mio sguardo, però, non è più perso nel vuoto. Guardo gli altri ragazzi, alcuni ridacchiano per la mia scena muta. Vorrei vederli al mio posto.

Non siamo degni delle tue parole, Wilson? – insiste Alex.

Quelli continuano a ridere.

Scegli il tributo maschile – è l'unica cosa che riesco a dire. Vedremo chi riderà adesso.

Alex all'inizio è un po' sorpreso, poi estrae il biglietto.

E il tributo maschile è... – si diverte a creare suspense, come sempre. – Gabe Evans. –

Un cannone mi risveglia dal mio flashback. Un flashback nel bel mezzo degli Hunger Games? Ma cosa mi è saltato in testa?

Siamo rimasti in 5. Meglio andare a cercare Gabe.

Non ho il tempo di voltarmi: qualcuno mi afferra per la vita con un braccio, immobilizzandomi anche le braccia, e con l'altra mano mi copre la bocca.

Mugugno più forte che posso, con scarso risultato.

Chiunque mi avesse assalita, mi libera la bocca e mi punta un coltello alla gola. Smetto di provare ad urlare.

Ho il tempo di fare mente locale: non può essere la ragazza in fiamme, dalla sua presa è chiaro che si tratta di un ragazzo. Non è il ragazzo innamorato, la sua gamba era messa piuttosto male. Gabe non avrebbe motivo di assalirmi, a meno che, dopo l'annuncio di Flickerman, ha pensato anche lui di venirmi a cercare. Ma allora perché il coltello? Non può essere lui... Oh no.

Cato!

Ascoltami, ragazzina, tu sei l'unica rimanente che potrebbe essermi utile. –

Utile, io? Katniss sa usare l'arco, Peeta sa sollevare enormi pesi. Gabe... non so precisamente cosa sa fare, ma di sicuro sarebbe più utile di me. Cosa so fare io? Non si vincono gli Hunger Games con l'intelligenza.

Tutti i miei amici sono morti – dice, ma nella sua voce non c'era traccia di disperazione.

Indietreggia, tenendomi ancora stretta e facendomi strisciare sui talloni, e mi mette con le spalle contro un albero, il suo coltello tocca ancora la mia gola. Mi guarda negli occhi, cerco di sostenere il suo sguardo.

Voglio che tu diventi mia alleata. –

Ok, le opzioni sono tre: sta scherzando e tra due secondi mi ucciderà, ha battuto forte la testa, o gli Hunger Games l'hanno fatto impazzire.

Sono lucido, credimi – mi assicura come se mi avesse letta nel pensiero.

Ma questo è ciò che direbbe qualcuno che non è affatto lucido.

Altrimenti? – mi azzardo a chiedere. La sua espressione diventa arrabbiata e preme il coltello sulla mia gola così forte che il sangue non è uscito per miracolo.

Quel gesto mi spaventa a morte.

D'accordo, d'accordo! – urlo.

Accidenti, che codarda. Ti sottometti così facilmente? Mi sembra di sentire John parlare. Ha detto alleata, non schiava, rispondo infastidita.

Da quando sono iniziati gli Hunger Games mi capita spesso di parlare con John: è come se fosse la mia coscienza, e non il mio mentore. Nel breve periodo precedente ai giochi che abbiamo passato insieme, si è fatto conoscere abbastanza bene. Ormai potrei replicare la sua personalità senza sforzo.

Cato mi lascia andare. Questa situazione un po' irreale mi mette a disagio.

Io alleata di Cato, il migliore dei favoriti, il migliore assassino degli Hunger Games? Non riesco a smettermi di chiedere che cosa abbia in mente.

Cos'hai intenzione di fare? – domando a Cato, il quale sembra si stia trattenendo da saltellare come un bambino dalla felicità. È decisamente surreale.

Io sono forte e tu sei intelligente, formiamo una squadra perfetta. –

E come mai questa brillante idea gli è venuta solo ora?

Hai sentito Flickerman, i vincitori possono essere due solo se appartengono allo stesso distretto. Io sono del 6, tu sei del 2. –

Quindi avevi intenzione di vincere con quell'imbranato? – chiede, arrabbiandosi.

Gabe non è un imbranato – rispondo, alterandomi anch'io.

Cato estrae di nuovo il coltello e mi sbatte violentemente contro l'albero.

E io dovrei allearmi con uno così lunatico?

Alterati quanto vuoi, ma non potremo vincere entrambi. Credi che io sia così stupida? Mi userai fin quando ti servirò, e poi mi ucciderai nel sonno. Se ti sentirai gentile. –

Cato si fa più vicino a me, e fa più pressione con il coltello. Ma il sangue non esce. È davvero bravo.

Se rifiuti, ti ucciderò adesso. Se accetti e poi scappi di notte, ti troverò. Non credo tu abbia altra scelta, indipendentemente da quali sono i miei piani – dice a denti stretti.

Credi che questo piacerà al pubblico? – lo sfido, cercando di screditarlo.

Cato si guarda intorno come per voler sfuggire alle telecamere, ma è impossibile durante gli Hunger Games. Sembra combattuto tra l'uccidermi e il lasciarmi andare, lo capisco dalla pressione del coltello che va e viene.

Si avvicina al mio orecchio. Vuole minacciarmi ancora, senza farsi sentire?

Solo... – sussurra. – Fidati di me. –

Spalanco gli occhi dalla sorpresa. Lui si allontana dal mio orecchio ma è ancora vicinissimo al mio viso. Lo guardo negli occhi, confusa, cercando di capire le sue vere intenzioni. Ma sembra sul serio che non ci siano secondi fini. Abbassa il coltello e lo ripone, tenendomi però ancora inchiodata all'albero.

D'accordo? – chiede conferma.

Mi sbagliavo: questo piacerà al pubblico, eccome. Non sanno cosa lui mi abbia detto, ma con quel “D'accordo?” s'immagineranno chissà cosa, e non vedranno l'ora di scoprirlo. Mi sbagliavo su tutto: Cato è più furbo di quanto pensassi.

Forse faremo concorrenza agli “innamorati sventurati”.

Annuisco, lui mi sorride e si allontana.

Poi torna serio. – Seguimi, ragazzina. –

Quel suo chiamarmi “ragazzina” mi avrebbe infastidita, ma ora so che non fa sul serio. Almeno credo. E il pubblico si sarebbe fatto ancora più domande. Almeno credo.

Cammino al suo fianco. – Come intendi vincere? – domando.

Non ho mai parlato di vincere, ragazzina – risponde freddo.

Quindi non vuoi vincere? –

Certo che voglio vincere. –

E come? –

Usando te. –

Ma non possiamo vincere insieme. –

Smettila di fare domande! – urla, così forte da spaventarmi. Poi torna calmo. – Ricorda ciò che ho detto. –

Si riferisce al “Fidati di me”. Ma come posso fidarmi se non conosco le sue intenzioni? Potrebbe davvero uccidermi nel sonno.

Mi arrendo e decido di fidarmi.

 

È notte, ma ancora non ci fermiamo. Sono esausta.

Cato – lo chiamo, ma scopro che la mia voce è bassissima, dopo non averla usata per tutta la giornata. Perciò me la schiarisco.

Cato si volta. – Dobbiamo fermarci a dormire – dico.

Lui si siede a terra a gambe incrociate, senza dire una parola.

Mi guardo intorno un po' stranita, poi mi siedo anch'io.

Ne approfitto per riflettere su cosa farò. Cato mi ucciderà di sicuro. Vuole che mi fidi di lui solo per non avere noie. Meglio non fare tanto la sdolcinata, non voglio sembrare debole, né al pubblico né a lui.

Mi sdraio su un lato, rannicchiata in me stessa.

Hai freddo, ragazzina? – chiede Cato. Ha notato che tremavo. Ma non devo mostrarmi debole.

No, sto bene – rispondo decisa.

Non mi sarai utile se muori congelata – ribatte.

Ho detto che sto bene, grazie per l'interessamento. –

Cato ignora le mie proteste e si avvicina a me. Si sdraia e mi stringe a lui. All'inizio sono infastidita da quella libertà che si è preso, ma poi non posso negare il piacere che provo con il suo corpo caldo vicino a mio. Come può essere così riscaldato? Si gela! Mi stringo a lui e chiudo gli occhi.

Grazie – sussurro, ma non sono nemmeno sicura che mi abbia sentita.

Lui si avvicina al mio orecchio. – Reggimi il gioco – dice. Poi si allontana di un po', facendomi lamentare istintivamente. Lo guardo confusa.

Ho dimenticato di avere una coperta nello zaino. – Allunga un braccio ed esce un telo dallo zaino. – Vuoi? Io sono a posto. – chiede porgendomelo.

Reggergli il gioco? E come dovrei fare?

Capisco.

No, tienimi vicina a te – dico con tutta la teatralità che possiedo. Cato sorride impercettibilmente, mi stringe forte a sé e stende la coperta su tutti e due.

Bel lavoro, questo li farà impazzire – sussurra. Non ho la forza di rispondere, crollo addormentata.

Sembrano passati solo pochi secondi quando nelle mie orecchie risuona l'inno di Panem. Riesco a resistere sveglia giusto il tempo di vedere nel cielo la foto di una ragazza dai capelli rossi che conosco di vista. O almeno, conoscevo.

 

Oh, vi prego, non uccidetemi per i cambiamenti alla storia. È stato il mio amore per Cato a spingermi a scrivere questa cosa. Ho il vizio di stravolgere le storie a mio favore... Ora non ricordo precisamente il tempo in cui si svolgono i fatti, ma credo che nel libro passi pochissimo tempo dalla morte di Faccia di Volpe all'incontro con gli ibridi. Qua passeranno giorni...

Non odiatemi, per favore, io vi adoro! Ok, la smetto... Chiunque abbia letto questa cosa e voglia scrivermi una recensione per farmi sapere cosa ne pensa, l'accetterò con piacere :) Baci

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Capitolo 2
*** Reprimere l'orgoglio ***


HUNGER GAMES: Un'alleanza inaspettata.


2. Reprimere l'orgoglio.

 

La lieve luce del sole mi sveglia, l'alba però è già passata.

Cato sta ancora dormendo, ci troviamo nella stessa posizione di ieri notte.

Chissà cosa pensa il pubblico, vedendoci in questa posizione così... equivoca. Mi domando se non siano rimasti svegli tutta la notte per vedere se accadesse qualcosa tra noi due.

Cato – lo chiamo. È strano che ancora dorma. Lui spalanca gli occhi e scatta sopra di me, bloccandomi le braccia con le ginocchia, puntandomi alla gola un coltello che teneva già in mano. È la fine, sono morta.

Cato, sono io! – grido, con una speranza di salvarmi. Serro gli occhi, non ho il coraggio di guardare, ma non succede niente. Apro solo un occhio. Lui ripone il coltello e si alza, raccogliendo le cose. Non chiede nemmeno scusa.

Poi si volta distrattamente, e nota che sono ancora sdraiata. – Hai intenzione di rimanere lì tutto il giorno? –

Ha anche il coraggio di fare lo spiritoso? Mi ha quasi uccisa!

Non farlo mai più, mi hai spaventata a morte! – lo rimprovero.

La prudenza non è mai troppa, ragazzina. Credevo fossi qualcuno che volesse uccidermi. –

Se avessi voluto ucciderti non ti avrei chiamato per nome, non credi? – affermo arrabbiata.

La prudenza non è mai troppa – ripete.

Mi rassegno. Ha la testa più dura del cemento. – Proprio tu parli di prudenza – borbotto.

Come? –

Niente – mi affretto a dire. L'ultima cosa che mi serve è farlo arrabbiare.

Cato mi porge il mio zaino. – Andiamo – dice.

Non mangiamo? – chiedo. Il mio stomaco inizia a brontolare.

Credi che il cibo cresca magicamente dentro il mio zaino? – risponde sarcastico. Cielo, che antipatico.

No, ma credevo ne avessi. –

L'hanno fatto saltare in aria – dice. Ecco cos'era quell'esplosione vicino la Cornucopia. Avrei voluto avere il coraggio e la possibilità di farlo io. Far saltare in aria il cibo dei Favoriti, una mossa grandiosa.

Chi? – chiedo. Chiunque sia stato possiede tutta la mia stima, anche se ora, per colpa sua, sono senza cibo nello stomaco.

Se lo sapessi sarebbe già morto – risponde Cato.

Magari è già morto. – Potrebbe esser stata la ragazza dai capelli rossi che è morta ieri mattina.

È possibile. –

Camminiamo per poco, fin quando un albero con dei frutti rossi richiama la mia attenzione.

Non ci posso credere – affermo sbalordita. Corro ad arrampicarmi sull'albero. Se è quello che penso saremo sazi fino alla fine dei giochi.

Cosa c'è? – chiede Cato.

Afferro il frutto rosso e lo studio per bene, fin quando la mia teoria è confermata.

Sono delle mele! – esclamo. – Sai che se ne coltivassimo i resti potrebbe nascere un altro albero come questo? Non moriremo di fame! –

Non riesco a credere che Capitol City abbia messo un albero di mele nell'arena. Forse sono avvelenate.

Cato mi fa segno di scendere dall'albero e di porgergli il frutto. Glielo consegno, elettrizzata; lui lo analizza con poco interesse.

Bene – dice, addentandola. Non accade niente, non muore, quindi non sono avvelenate. Menomale. – Torna su e raccogline quante puoi. –

Inarco un sopracciglio. – Perché io? – chiedo.

Perché le hai trovate tu – risponde, come se la cosa fosse ovvia, continuando a masticare.

Sbuffo e salgo sull'albero. Raccolgo circa cinque mele, e quando non riesco a tenerle più chiedo a Cato se è pronto a prenderle, ma lui non risponde.

Cato? – Mi sporgo dall'albero e lo cerco con lo sguardo, ma non lo trovo. Mi ha piantata in asso. – Cato! –

Faccio l'errore di sporgermi troppo dal ramo e cado giù dall'albero. Mi trovavo ad un'altezza notevole, sarei morta di sicuro.

Ma non cado contro il terreno. Qualcuno mi prende tra le braccia, ma non è Cato.

Gabe! – Lui mi posa a terra, ma è arrabbiato. Perché? Mi mette spalle all'albero, stringe la sua mano intorno al mio collo. Oh diamine, vuole uccidermi.

Non hai sentito?... – Gabe aumenta la stretta per non farmi parlare. – Possiamo... vincere... in...sieme... –

Ma non era questo il tuo piano, vero? – dice Gabe a denti stretti. – Tu volevi trovare un modo per vincere con CATO! – urla il suo nome per dimostrare quando lo disprezzi.

Utilizzo tutta la forza che ho per allontanare la sua mano dalla mia gola. Anche solo per pochi secondi, ma è il tempo che mi serve per prendere aria e per urlare il nome di Cato un paio di volte. Gabe continua a stringermi la mano intorno al collo, con l'altra mi blocca i polsi sopra la testa. Questa è la fine. Sento l'aria mancare. I polmoni si svuotano e diventano pesanti. Gli occhi mi si chiudono. Improvvisamente Gabe mi lascia andare, mi accascio al suolo. Forse crede che sia morta. Forse posso vivere. Non oso muovermi.

Cerco di trattenere il respiro il più possibile. Ma mi accorgo che è inutile.

Il cannone non spara, perché non sono davvero morta.

Aspetto che Gabe si accorga che sono viva e mi dia il colpo di grazia, ma aspetto invano.

Sento dei passi, Gabe sta andando via. Perché? Perché ha rinunciato a uccidermi? Era questo il suo scopo, no? Anche se non ne capisco il motivo.

Era spinto dalla rabbia, certo. Si sentiva tradito. Ma noi non abbiamo mai fatto nessun accordo. Non ci siamo mai detti “Se Flickerman annuncerà che potranno esserci due vincitori, ci alleeremo”. Quindi qual è il suo problema?

Apro di pochissimo gli occhi, per accettarmi che Gave sia andato via. Lui crede che io sia svenuta, se si accorgesse che non è così potrebbe tornare indietro e cambiare idea.

Resto accasciata a terra ancora per un po', e ne approfitto per respirare a pieni polmoni. Tra un po' andrò a cercare Cato...

Cato. Perché non è venuto a salvarmi? Come ha fatto a non sentirmi? Ho urlato piuttosto forte.

Aspetto ancora qualche minuto, poi mi alzo. Sto per urlare il nome di Cato, quando mi auto-punisco dandomi una botta in testa con la mano. Ancora non hai imparato, Kate. Meno rumori possibili. Chissà cosa pensa Capitol City vedendo colpirmi la testa senza motivo. Penserà che sono pazza, e non mi daranno più sponsor. Ma che dico... io non ho mai avuto sponsor. Solo uno sciocco scommetterebbe su di me. E anche adesso, che sono tra gli ultimi sopravvissuti, non sono degna dell'aiuto del pubblico.

Mi chiedo dove sia Cato. La mia domanda trova subito risposta: qualcuno mi viene addosso, e dalla forma e calore del suo corpo capisco che si tratta di lui. Non ricambio l'abbraccio, sempre se quello sia un abbraccio. Sembra più che mi stia stringendo per impedirmi di andare via.

Quando mi lascia andare, lo guardo fredda.

Perché non sei venuto? Credevo non ti servissi a niente da morta – lo accuso, citandolo.

Ho corso più veloce che potevo – si giustifica. – Stai bene? – chiede, fingendosi preoccupato. So che sta fingendo, altrimenti sarebbe venuto. Non era poi così lontano.

Non sono morta – rispondo. – Direi che sto bene. –

M'incammino verso non-so-dove, ma non sento Cato seguirmi. Non mi scomodo a voltarmi. A questo punto avrebbe già dovuto dire qualcosa del genere “Ragazzina, torna qui!” o “Non sei autorizzata ad andare da nessuna parte senza di me!”, ma niente. Neanche una parola. Mi lascia andare così?

Kate! – Sussulto sentendolo chiamarmi per nome, ma non mi fermo.

Che c'è? – Continuo a camminare.

Dove stai andando? –

Mi fermo. Dove sto andando? Lontano da lui? Perché dovrei farlo, perché non mi ha salvata? Reprimi l'orgoglio, stupida. Oh John, solo adesso ti degni di farti sentire? Non sei tu quello che mi ha detto di non sottomettermi? E ora vuoi che torni da lui? Fallo e basta.

Non lo so – rispondo, voltandomi. Credevo d'aver fatto più strada, invece Cato è a cinque metri da me, se non meno. Comunque non mi avvicino a lui.

Torna qui – dice dolcemente. Sbuffo. Siamo così vicini che potrebbe venire a prendermi lui, non avrei nemmeno il tempo di scappare. No, non ti obbedirò, non sei nessuno per darmi ordini. Così lui si avvicina. Meglio così, io non avrei mosso un passo.

Lo guardo indifferente, un po' arrabbiata. Lui mi guarda dolcemente, all'inizio. Poi inarca un sopracciglio. – Hai raccolto quelle mele? –

 

Credevo che i fans di Hunger Games mi avrebbero dichiarato guerra, e invece la storia è piaciuta! Vi ringrazio! Ma ora ditemi, cosa ne pensate del secondo capitolo? Ho soddisfatto le vostre aspettative? Spero di sì, altrimenti... vi prego, non uccidetemi! Ahah, forse sto diventando un po' paranoica, solo che Hunger Games mi sembra un argomento così serio e intoccabile... È un capolavoro, la Collins ha scritto un capolavoro. E non voglio mettere in dubbio o stravolgere ciò che Lei ha scritto. L'ho già detto nella prima introduzione, è tutta colpa di Cato <3

Ringrazio di cuore tutti quelli che l'hanno letta/recensita/preferita/seguita/ricordata. Spero che continuerete a farlo. Baci!

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