Cuori Ribelli

di Nami91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Capitolo 1

 

Il ragazzo sollevò per un attimo gli occhi verso il cielo a guardare dritto il sole, mentre goccioline di sudore gli imperlavano la fro= nte. Distese il volto in un largo sorriso, e i suoi occhi assunsero un’espressione strana, a metà tra il malizioso e il divertito. Quello sguardo di sfida che Goku lanciava spudoratamente al disco bianco vampante sopra d= i lui, era la metafora perfetta del suo animo ribelle e impertinente. I capelli corvini si scompigliarono leggermente al tocco della brezza mattutina, per = poi ricadere dolcemente sulla sua fronte, ad incorniciare quei neri occhi curio= si e presuntuosi. Goku li socchi= use appena; lasciò cadere a terra il piccone e aprì le braccia, tendendo fino all’ultimo muscolo le dita delle mani ancora impregnate= di quel terriccio sul quale lavorava…si lasciò attraversare dal v= ento del Nord, da parte a parte, senza alcuna resistenza...tutto sommato si sent= iva bene, in quel piccolo angolo di mondo dimenticato da tutti (tranne che dagli esattori delle tasse, ovviamente). Sentiva di non aver bisogno di nient’altro; aveva la sua terra naturalmente, e l’acqua dell’oceano che si faceva di cristallo, e il cielo colorato dagli all= egri versi dei cormorani…libero…completam= ente libero…”Ed è così che voglio essere per sempre, è così che voglio vivere!” pensava Goku…abbassò gli occhi a fissare il terreno e tornò a scavare.=

 

-Ehi Goku! Ehi, ragazzo! Ma sei già in piedi così di buon mattino? Si vede che non hai proprio nient’altro da fare, per metterti a scavare la terra a quest’ora! GOKU! MI STAI A SENTIRE, SI’ O NO?

 

La voce del fratello maggiore giunse alle orecchie del ragazzo, che= si voltò e rise animatamente.

 

-E tu non hai proprio niente = di meglio da fare anziché dormire tutto il giorno? Perché non vi= eni qui e mi aiuti un po’ a seminare qualcosa per no= stro padre invece di stare in panciolle per tutto il resto della tua vita?<= /o:p>

 

Non l’avesse mai detto. Il fratello avanzò verso di lui con aria minacciosamente divertita. Goku sorris= e di rimando, ma nel suo sorriso c’era un non so che di vagamente aggressivo. A questo punto i lettori, che non sanno ancora come la vita si svolgeva in casa Son, penseranno sicuramente ad una disputa tra fratelli, e forse avranno anche paura. Cari amici, non spaventatevi; è solo un gioco, di quelli che in casa Son erano all’ordine del giorno.

Goku si trovava adesso davanti = la faccia ghignante del fratello maggiore, molto più alto e robusto di = lui.

 

-Non voglio battermi con te- disse serio= .

 

Il fratello fece una smorfia canzonatoria, e scoppiò in una fragorosa risata. Ecco, si era distratto. “E’ il momento” pensò Goku, e con un grido e con un balz= o gli sferrò un potente pugno in faccia, senza però l’intento serio di ferirlo. Il fratello, infatti, barcollò= ma non cadde a terra, e dopo essersi asciugato il piccolo rivoletto di sangue = che usciva dal suo naso, partì al contrattacco.

Furono calci, schiaffi, morsi e pugni; e un rincorrersi a perdifiato per i campi, e un rotolarsi sull’erba ridendo come matti. Poi fu solo= il silenzio. Goku volse ad un tratto lo sguardo lo= ntano, là, davanti alla verde collina.

 

-Goku, cosa c’è? Cos’hai da guardare tanto?<= /b>

 

-Laggiù, davanti alla collina…non vedi qualcosa?<= /o:p>

 

Il fratello si alzò in piedi, scrutando lontano.<= /i>

 

-Io non vedo niente! Sicuro di stare bene fratellino?

 

Goku si alzò anche lui. = Aveva l’aria grave. Fissava quel punto davanti alla collina come se fissass= e il vuoto. Come se attendesse con ansia qualcosa che non ar= rivava mai.

 

-Aspetta un attimo! Adesso vedo anch’io qualcosa!

 

Il fratello si alzò sulla punta dei piedi per osservare megl= io. In effetti c’era qualcosa lì, lontano, da= vanti alla verde collina. E qualunque cosa fosse si st= ava muovendo lentamente verso di loro.

 

-Si avvicina. Forse fra poco riusciremo a distinguerlo meglio- esordì Goku.=

 

Era un carro trainato da un pony che ave= va tutta l’aria di non passarsela granchè bene. Ed alle redini c’era un vecchio sign= ore in camicia e grembiule da macellaio, anche lui piuttosto malaticcio.

 

-Ma è il vecchio macell= aio del paese!- esclamò Goku sorpreso –= ;cosa vorrà mai da noi?

 

Il carretto sgangherato si avvicinava. Adesso era possibile distinguere, sulla parte posteriore, qualcosa gettato a mo’ di sacco.= In realtà quel coso ammonticchiato lì non era un sacco, bens&igr= ave; un corpo umano. E quando Goku e suo fratello se= ne accorsero, rimasero ancora più sorpresi. Ma ancora più grandi furono il loro stupore e l= a loro incredulità nel sentire il vecchio macellaio urlare loro qualcosa che somigliava molto a queste parole:

 

-Figli di Son! Uscite presto dal vostro giardinetto così ben= addobbato, e preparate bianche lenzuola da mettere sul letto migliore che avete! VI PO= RTO LE SPOGLIE DI VOSTRO PADRE.

 

 

Fine 1° Capitolo

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Capitolo 2

 

La mente di G= oku si annebbiò per qualche secondo. SPOGLIE. PADRE. VOSTRO PADRE. “MORTO” rimbombò ad un tratto nei pensieri del ragazzo, = ed il suo cuore si fermò in gola. Per poi riprendere a battere veloceme= nte, sempre più velocemente, mentre Goku corr= eva verso il vecchio macellaio, e suo fratello entrava trafelato in casa con un’espressione inorridita stampata sul volto.

 

-Appoggialo lì, Goku, sulle coperte.

 

Goku<= /span> obbedì al fratello, e adagiò il p= adre su quel letto candido e bianco dove tante volte, tutti e tre insieme, avevano giocato a lanciarsi il cuscino. Poi si accovacciò lì al lato, fissò per un attimo quel volto scosso dagli ultimi spasmi prima della fine, nascose il suo tra le mani e pianse. Gli parve, per una frazione di secondo, di sentire la voce di suo p= adre che sussurrasse il suo nome. “Forse la sua= anima mi parla ancora, o forse è solo la mia stupida immaginazione, molto più probabilmente” pensò Goku. E invece, poco dopo, sussultò nel sentire una m= ano che teneva forte la sua. Alzò gli occhi neri e incontrò quelli grigi e vuoti del padre, ancora spalancati.

 

-PAPA= ’? PAPA’! MA TU = ERI MORTO!

 

-Sì figliolo, è vero…ero morto..ma sono dovuto tornare indietro dall’aldilà, perché devo d= irti una cosa molto importante.

 

Goku<= /span> strabuzzò gli occhi,= non ci poteva credere. Un morto che parla. Se fo= sse stato ai nostri giorni avrebbe potuto giocarsi u= n bel 47 al Lotto, non trovate? Ma siccome correva l’anno 1893, non potè fare altro, per quanto incredulo fosse, = che sedersi e ascoltare.

 

-Tu sei strano figliolo…

 

-Sei tornato dal regno dei morti p= er dirmi che sono strano? Papà, non ti capiscoR= 30;

 

-Ascolta, invece di saltare subito= su!- ribattè il padre corrucciato.

 

Forse per paura nel vedere il cada= vere di suo padre, morto fino a pochi minuti prima, rivolgergli normalmente la parola, Goku si zittì e stette a sentire.

 

-Figliolo, la tua mente è ingenua, e fantasiosa, e il tuo animo è buono. Forse tu non comprend= erai pienamente il significato delle parole che ti dirò, forse sei ancora= troppo giovane per capire certe cose. Ma ti chiedo di ascoltarmi attentamente, e di fare ciò che deve essere fatto.

La terra è stata da sempre = la nostra fonte di vita, ma anche di difficoltà. Perché tu sai b= ene, figliolo, che questa terra che io coltivavo, e che tuo nonno ha coltivato p= rima di me, non è nostra e non lo è mai stata: ce l’hanno solamente data in prestito. E siccome, come sai altrettanto bene, la vita qui è cara e non abbiamo avuto altra scelt= a, abbiam dovuto accettare di coltivarla per conto di ch= i i soldi li guadagna a palate, e può permett= ersi il lusso di farci lavorare gratis e di imporci sempre più tasse.

Ora tu, figliolo, devi promettermi= una cosa.

 

Goku<= /span> prese di nuovo la mano del padre, la port&ograv= e; al petto e la strinse forte.

 

-Tutto quello che vuoi, papà= ;.

 

-Devi promettermi che un giorno o = l’altro caprai di meritare di meglio. Tu sei nat= o per essere libero figliolo, lo leggo nei tuoi occhi ogni volta che ti guardo.

 

Goku<= /span> si asciugò una lacrima che era riuscita = a farsi strada sulla sua guancia, e sorrise al padre.

 

-Figliolo, gli uomini sono fatti per vivere serenamente nel loro angolino di Paradiso. Se non hai la terra, non hai niente.=

Perci= ò promettimi che un giorno andrai via da questa c= asa, a cercare un posto migliore dove vivere e dove coltivare il tuo pezzetto di terra. Che sarà di tua proprietà, tuo sol= tanto. Non importa quanto tempo ci vorrà, promettimi solo che lo farai.

 

Goku<= /span> adesso non poteva più trattenersi; le la= crime scendevano lente e calde dai suoi occhi profondi, senza che lui le comandas= se.

 

-Te lo prometto, papà.=

 

Il vecchio padre si spense cos&igr= ave;, serenamente. Questa volta il suo viso non era più contorto, ma disteso e rilassato, quasi sorridente. La sua anima stava volando verso l’alto, verso la Luce.

 

-Andi= amo Goku, andiamo a seppellire papà. C’è ancora posto in giardino per una b= uca più grossa.

 

Goku<= /span> si voltò verso il fratello, irato.<= /o:p>

 

-E= 217; questo il modo in cui piang= i nostro padre?

 

-Piangere o non piangere fa lo ste= sso. E’ morto, niente lo riporterà indietro.

 

-BEH, QUESTA VOLTA SI FARA’ = COME DICO IO!- scattò Gok= u con rabbia –CHIAMA I BECCHINI: CHE PREPARINO UN SALUTO DEGNO DELLA GR= ANDE PERSONA CHE ERA E CHE SARA’ SEMPRE.

 

 

Fine 2° Capit= olo

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


head> Capitolo 3

Capitolo 3

 

Quella sera, nessun passante vide accendersi i lumi in casa Son; solo un nutrito corteo d= i uomini in nero e donne con i fazzoletti in testa che accompagnavano in processione= una piccola bara in legno di quercia. Goku, suo fra= tello ed altri due giovani sulla ventina, la trasportavano piano, amareggiati e commossi. Goku era visibilmente scosso; la sua espressione vuota avrebbe intenerito anche le pietre.=

Mentr= e, tra singhiozzi e lacrime a stento trattenuti, = il funerale si avviava verso il cimitero, un galoppare di cavalli distolse l’attenzione dei presenti. Si voltarono tutti; dei gentiluomini disti= nti e altezzosi cavalcavano verso di loro. Goku e s= uo fratello non conoscevano quelle facce arcigne e tutt’altro che amichevoli; ma di sicuro non erano venuti per partecip= are al loro dolore.

Quello che sembrava il “capo” avanzò a un palmo dal piccolo corteo; Goku notò gli occhi neri= ed i capelli corvini: così simili ai suoi. Ma realizzò nello stesso istante che lui e quell’uomo non avevano proprio nulla da spartire: i suoi occhi infatti erano piccoli e feroci, i lineamenti del suo viso tesi e marcati, il suo sorriso duro e di scherno. N= o, decisamente non avevano assolutamente nulla in comune.= .però..però Goku avvertiva qualcosa..qualcosa dentro di sé= ;, che gli diceva di stare molto lontano da quel tizio.<= /p>

 

-Questa &egrav= e; casa Son, dico bene?- esordì lo sconosciuto.=

 

-Sì, è casa Son. Cos= a volete?- prese la parola Goku.

 

-Si da il caso, giovanotto, che io sia l’addetto all’imposizione delle tasse e = al pagamento di esse. E si da il caso che in questa= casa non vengano pagati i debiti da un mese!- disse l’uomo con aria di superiorità.

 

Goku<= /span> si sentì ribollire il sangue. Quel tizio= non si era mai fatto vedere lì prima di allora, e adesso aveva il coragg= io di presentarsi nella loro proprietà (ma e= ra davvero la loro? A questo punto no), piombandoci all’improvviso senza essere stato invitato, a parlare di tasse e di debiti durante un funerale. “Gli pare forse che io stia qui a preoccuparmi dei soldi che non ho mai avuto, mentre do l’ultimo salut= o a mio padre?” pensava il ragazzo.

 

-Io ho sempre vissuto qui con mio = padre e mio fratello. E SI DA IL CASO- disse rimarcand= o bene le parole –che io sia qui a celebrare il funerale di mio padre che è venuto a mancare.<= /b>

 

-Quin= di era ovviamente tuo padre ad occuparsi delle que= stioni legali in casa vostra- ribattè l’u= omo noncurante.

 

-Sì signore, era mio padre- si sforzò di rispondere normalmente Goku.

 

L’uomo lanciò un’occhiata di profondo disprezzo alla bara in legno, poi, con altrettanto disgusto, guardò Go= ku.

 

-A me non importa proprio niente se questo signor Son è deceduto. Quello che è certo è che= non ha pagato da un mese, quindi, adesso dovrete essere voi figli a pagare per = lui, e lo farete immediatamente- affermò l’uomo estraendo dalla tasca della giacca un taccuino e una penna.

 

-MA NOI NON ABBIAMO SOLDI!- esclamò Goku con veemenza. Cominciava ad averne abbastanza di= quel nobile con la puzza sotto il naso.

 

-Molto bene- rispose questo dopo q= ualche secondo –vorrà dire che prenderemo i giusti provvedimenti. Condoglianze, signori.- E oltrepassò il funera= le.

 

Lo stuolo di persone che si erano fermate continuò quindi a camminare, quando Gok= u si sentì trattenere per una manica della giacca.

 

-GOKU! GUARDA!- urlò il fratello.

 

I presenti si fermarono.

 

-Cosa c’= è?- fece il ragazzo preoccupato.

 

-LA CASA! CI STANNO BRUCIANDO LA C= ASA!

 

La folla si voltò indietro.= Gli occhi di Goku incontrarono il divampare delle f= iamme rosse sul tetto della casetta di legno. Non sepp= e cosa dire. Ma sentiva dentro di sé lo stesso f= uoco che tutti potevano vedere. Chiamò in disparte il parroco.=

 

-Lei mi deve promettere giustizia,= se giustizia c’è in questo paese- gli sussurrò piano all’orecchio.

 

Il prete alzò le spalle, co= me per dire “se c’è una giustizia, io me ne lavo le mani”= . E Goku capì che avr= ebbe dovuto farsi giustizia da solo.

 

 

***

 

 

Quella sera G= oku si rese conto di non avere più una casa d= ove tornare, e la cosa lo riempiva di rabbia. Non avrebbe f= atto come quel codardo di suo fratello, non avrebbe dormito sotto i ponti, aspettando in silenzio la fine dei suoi giorni. No, lui avrebbe avuto la sua giustizia. La sua e quella di suo padre. Aveva n= otato un distintivo lucente sulla giacca di quell’uomo che era venuto a sal= dare i debiti: un toro. Per quanto ignorante fosse in materia, Goku sapeva che i distintivi, qualunque immagine rappresentassero, li portavano solo i ricchi; erano affissi sui cancelli delle ville più importanti, come un marchio di riconoscimen= to. Lui avrebbe trovato quel toro. E avrebbe fatto fuori la famiglia che abitava in quella villa.

Si mise in cam= mino quando non era ancora completamente buio, abbandonò la campag= na ed arrivò in città. Chiunque lo vedesse lo scambiava per un comune barbone, quindi Goku realizzò che in quel momento non c’era alcun pericolo. Squadrò dall’alto in basso molti cancelli, prima di trovare quello giusto: apparteneva alla villa più grande e bella che= lui avesse mai visto. Ma non c’era tempo per soffermarsi in contemplazione: la sete di vendetta era più viva che = mai. Goku scavalcò senza difficoltà il cancello, ed avanzò carponi fino alla scuderia; decise che non era ancora il momento di far guerra: desiderava che quelle insulse persone vedessero con i loro occhi ciò che le aspettava, una ad una. E nel silenzio della stalla,=

abban= donandosi a terra sulla paglia morbida, attese.

Lo svegliò un rumore di zoc= coli di cavallo in lontananza. Era mattina, e il sole splendeva già alto. Alcune voci giunsero alle orecchie ancora assonnate del ragazzo.=

 

-Chic= hi, tesoro, quante volte ti ho detto che non bisogna cavalcare come un maschiaccio? Devi met= tere le gambe entrambe da una parte, lo sai! Anche a cavallo bisogna dimostrare di essere dignitose e rispettabili!

 

Goku<= /span> si accovacciò accanto ad una fessura ape= rta nella porta in legno. Quello che vide lo lasci&o= grave; stranito per qualche secondo. Una ragazza bruna stava entrando nella stalla= col suo cavallo; evidentemente tornava in quel momento da una passeggiata mattutina.

 

-“Anche a cavallo bisogna dimostrare di essere dignitose e rispettabili!&#= 8221;- fece Chichi imitando la voce superba della madr= e con una smorfia –Io cavalco come mi pare!

 

Goku<= /span> lasciò perdere per un momento i suoi piani di vendetta; si soffermò ad osservare la ragazza che scioglieva i suoi lunghi capelli ed apriva un bottone della sua camicet= ta bianca. Ma doveva essere davvero molto distratto, perché calpestò inavvertitamente un piccolo legnetto vicino ai suoi piedi, provocando un fastidioso “crac”. Chichi si voltò di scatto, ma non vide nessuno. Goku era protetto dal portone legnoso che li divideva. La ragazza prese un ferro= di cavallo e lo gettò al di là del po= rtone, mancando di qualche centimetro il piede di Goku= che tirò un sospiro di sollievo. Ma anche in = questo caso il ragazzo non si era curato di fare rumore, e si ritrovò tutto= ad un tratto un forcone ad un palmo dal suo naso. Spaventato aprì la po= rta per fuggire, ma davanti c’era lei, che lo fissava con occhi felini.

 

-Sta fermo! Non ti azzardare ad avvicinarti! Non fare un altro passo! Oppure io ti infilzo! Da parte a parte! Sì, hai capito bene!

 

Sembrava talmente determinata che = Goku non osò contraddirla. Indietreggiò= di qualche passo. Ma Chichi urlò, e, forse senza volerlo, conficcò il forcone nella gamba sinistra del ragazzo. Goku = vide tutte le stelle del firmamento girargli attorno per qualche minuto, mentre = la ragazza, inorridita, era corsa fuori urlando a squarciagola.

 

-PAPA= ’! PAPA’!

 

Un uomo in pigiama, alto e imponen= te, con un cappello a forma di corna di toro, uscì in cortile trafelato, seguito da quella che doveva essere sua moglie.

 

-Chic= hi, figliola, che succede? Per= ché urli?

 

-PAPA= ’! OH PAPA’! HO RISCHIA= TO DI ESSERE VIOLENTATA, C’E’ UN RAGAZZO NELLA STALLA, E’ UN VERO MOSTRO!

 

Nel frattempo, il povero Goku, azzoppato e tremante di freddo, era riuscito ad uscire dalla scuderia. I suoi propositi assassini avevano tutta l’ari= a di essere di nuovo lì, nella sua testa, pronti ad esplodere.=

 

-NON SO CHI LEI SIA SIGNORE!- gridò riferendosi all’anziano padre della ragazza –MA UNA COSA LA SO: CHI PER LEI HA BRUCIATO LA CASA DI MIO PADRE! IO VOGLIO VENDETTA!

 

L’anziano si voltò ve= rso di lui stravolto.

 

-NEAN= CH’IO SO CHI SEI TU RAGAZZO! MA= NESSUNO PUO’ PRESENTARSI IN CASA MIA IN QUESTO MODO, IMPORTUNARE MIA FIGLIA E SPERARE DI FARLA FRANCA! PORTATELO DI SOPRA, ADESSO!

 

Goku<= /span> cercò invano di divincolarsi dalla stret= ta di quattro uomini che lo trascinavano, finchè non sentì un forte pugno rimbombare sulla sua schiena. Chiude gli occhi e non capì pi&u= grave; nulla.

 

 

Fine 3° Capitolo

 

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