Gli Occultatori

di Val Nas
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Amici/Nemici ***
Capitolo 2: *** Primum,Ignis e Tenebris ***
Capitolo 3: *** La promessa ***



Capitolo 1
*** Amici/Nemici ***


Il Blood&Wine non era particolarmente affollato quella notte, ma lui l’avrebbe comunque riconosciuta, anche se ci fosse stata una folla impazzita tra lui e lei. Si sporse dal balconcino, che si affacciava sulla pista da ballo, e prese ad osservarla. I suoi capelli lunghi, mossi e di un acceso rosso ramato, brillavano sotto le luci colorate ondeggiando al ritmo di musica. Era in compagnia di gruppo di amici, le cui facce gli erano purtroppo familiari. Vecchi compagni di Hogwarts, qualcuno lo aveva pestato durante gli incontri di Quiddich, altri erano semplicemente ombre del suo passato. Erano passati 7 anni dalla fine della scuola, ma nonostante l’avesse incrociata per pochissimi mesi tra i corridoi della scuola, la ricordava chiaramente. Lily Potter si sentì osservata, e si voltò di scatto nella sua direzione.
Lo guardò infastidita ed affilò lo sguardo irritata a morte.
“D’accordo..Ora sono stufa di quel Malfoy!”. Disse nell’orecchio alla sua amica Amanda. Non si spiegava perché, con tutti i locali di Whitechapel, lui fosse proprio nelle stesso in cui lei aveva deciso di trascorrere il suo 23esimo compleanno. E come sempre stava lì a fissarla, sorseggiando chissà quale schifezza babbana.
“ Scorpius ti continua a fissare.Diciamocelo Lily, è uno schianto!”.Commentò Amanda mettendosi con una piroetta di fronte a Lily. Amanda era una bella ragazza, e molto libertina sotto certi aspetti. Ma per Lily non c’erano problemi, era la sua migliore amica anche perché era libera e spensierata.
“ Non è questo gran che..” . Rispose Lily cercando di non guardare quegli occhi glaciali che dall’alto la scrutavano senza un minimo di pudore. La musica la stava assordando e quegli occhi puntati addosso stordendo.
Che razza di sfacciato, arrogante!
Scorpius sorseggiò il suo drink e seguì il labiale della conversazione tra le due amiche, senza alcuna difficoltà, anche a quella distanza. Poi mesto sorrise.
Non era lì per flirtare con Lily. Tantomeno non con una maledetta Potter. Suo padre, Draco, gli aveva raccontato ogni cosa, e lui non lo avrebbe certo scordato, per un bel faccino. Lui ed Albus Potter, il maggiore dei fratelli di Lily, si erano scazzottati diverse volte: le loro famiglie erano rivali e questo non sarebbe cambiato mai. Tuttavia, alla luce dei nuovi sviluppi, certe faccende dovevano essere messe da parte. Non voleva responsabilità o colpe.
Scorpius sbuffò: non c’era un modo corretto per fare quello che doveva fare. Perciò tanto valeva farlo e pazienza. Lei avrebbe frainteso, ma era per la sua sicurezza. Non voleva innocenti, sulla sua coscienza, tantomeno quella Potter. Scorpius le fece un cenno invitandola a seguirlo all’esterno e lei si piantò immobile sulla pista da ballo.
Amanda le fece un cenno significativo. “Be? Va a sentire che vuole no?”
Lily si sistemò il vestito, ma solo per sentire se aveva ancora la sua bacchetta a portata di mano. Non si fidava di lui: la sua famiglia aveva servito per anni il Signore Oscuro ed erano stati tra i Mangiamorte più potenti al mondo. Sui padre le aveva raccontato ogni cosa, anche come alla fine i Malfoy si fossero redenti. Quasi. Ma questo non bastava a far sì che Draco le piacesse.
“Faccio subito!” affermò risoluta lasciando il suo gruppo di amici per seguirlo. Era il suo compleanno, e non poteva nemmeno stare in santa pace.
Schivò tutta la gente che occupava la pista e che sidimenava a ritmo di musica, ed uscì dalla porta principale. Nello spiazzo dinnanzi al locale, non c’era traccia di lui.
Fece un giro su stessa, e finalmente lo vide svoltare nel vicolo che fiancheggiava il locale.
Lily lo seguì a grandi passi, con il solo ticchettio dei suoi bassi tacchi ad accompagnarla sull‘asfalto umido. Quando anche lei svoltò nel vicolo, se lo trovò così vicino, che per poco non si schianto contro al suo mento appuntito.
Indietreggiò giusto in tempo, mentre lui si spostava all’indietro escludendo quel contatto.
“ Allora? Che accidenti vuoi? Ti avevo chiesto, di darci un taglio!”. Cominciò lei aspramente.
Scorpius incrociò le braccia e la osservò, stringendo gli occhi in maniera penetrante ed infida.
“ Guarda, non è come credi. Ho sentito che pensi io ti faccia una specie di corte: escluso ragazzina. Se sono qui, è per altri motivi., e fidati preferirei essere altrove.”.
La sua voce fu un sussurro di arroganza, il suo tono sprezzante.
Lily non seppe se si fosse più risentita del fatto che lui avesse sentito, o che desiderasse essere chissà dove anziché in un vicolo buio con lei.
“ Oh bene! Allora, mi dici cosa vuoi prima che perda la pazienza e decida di lanciarti addosso un incantesimo di schianto? O trasformarti in un rospaccio cornuto?”
Scorpius rilasciò le braccia per essere pronto ad un suo attacco. Non credeva davvero, che quella minuscola peste non lo facesse. Dopotutto era una Potter, e nel suo sangue scorreva lo stesso sangue superbo del padre.
“ Sono qui per rapirti, Lily. E so che sai un Animagus e puoi trasformarti. Ma ti rapirò comunque.”
Lily impiegò un lungo minuto per assorbire la notizia e registrare il significato intero della sua frase.
“Sei qui, per farmi cosa?”. Domandò incredula .
“E per la cronaca, sei un pessimo rapitore! Avverti che stai per rapirmi?”
Il modo in cui lei pronunciò quelle parole, dirette, decise, e senza un filo di paura, lo distrasse. In realtà voleva avvertirla e non farlo con la forza.
Quando tornò al mondo reale, Lily gli stava puntando la bacchetta al petto.
Scorpius sospirò spazientito. “ Per favore Potter, metti giù quella stupida bacchetta!”
Una scarica di scintille rosse uscì dalla punta della bacchetta e Scorpius si abbassò, un secondo prima che l’incantesimo di schianto lo colpisse al petto.
Aah dannata ragazzina!
Estrasse a sua volta la bacchetta dalla tasca dei jeans
“Protego!”
Una barriera azzurra gli comparve dinnanzi, proteggendolo dalle scintille rosse di Lily con un soffocato rumore di risucchio.
“Lily abbassa la bacchetta e seguimi spontaneamente!”. Dissi lui gettandosi dietro ad un cassonetto con un grugnito di rabbia.
Lei fece lievitare il cassonetto di ferro e lo buttò dall’altro lato della strada. La gente in fila per entrare la Blood&Wine avvertì il frastuono ed accorse sulla scena dello scontro.
“ CRUCIO!”. Urlò Lily, puntando Scorpius d’improvviso.
Lui rotolò su un fianco e perse la pazienza.
“ Bene, piccola pazza! Lo hai voluto tu”
Si alzò dall’asfalto ancora umido di pioggia e le sorrise un attimo prima di schiantarla ad una velocità impossibile da prevedere, impedendole di potersi difendere.
Lily si afflosciò al suolo schiantata, ma prima che lei potesse toccare terra, Scorpius la afferrò al volo issandola in braccio.
“Spiacenti!”
Prima di continuare a dare spettacolo alla folla di Babbani intervenuta sulla scena, la cui memoria sarebbe stata sicuramente ripulita, Scorpius si smaterealizzò portandola con se.

********

Passarono alcune ore, e finalmente Lily aprì gli occhi. Era legata, ad un divanetto, e senza bacchetta. Le faceva male il petto, e le venne in mente perché diavolo le facesse male. Quel maledetto bastardo, l’aveva schiantata e poi rapita, come le aveva annunciato.
Quando mise a fuoco, se lo trovò di fronte, seduto su una sedia a braccia incrociate.
“Che tu sia maledetto Malfoy!”. Lily si dimenò e Scorpius le sorrise sornione.
“ Anche io sono lieto che tu ti sia svegliata, piccola Lily.”
Poi tirò fuori dalla tasca della giacca una orologio da taschino e controllò l’ora.
“ A quest’ora, si saranno rivelati.
Scorpius si alzò dalla sedia ed andò alla finestra. Non si sbagliava, il fumo nero circondava Londra.
Lily lo seguì con lo sguardo: “ chi..Di chi parli?”
Una scintilla proveniente dall’esterno gli illuminò il viso, e parlò senza guardarla.
“ Gli Occultatori.”
Quando si voltò ad osservarla, Lily lesse la verità nei suoi occhi e nei suoi lineamenti induriti.
Non stava mentendo, poteva esserne certa.
“ Chi sarebbero?”
Scorpius chiuse le tende, pensando a sua madre e suo padre. Chissà se si erano messi al riparo.
Tornò verso la sedia di vimini e si lasciò cadere sopra.
“ Chi sarebbero? Quanto hai avuto in Storia della Magia? T?”
Lily alzò le sopracciglia indignata, ma non rispose. In effetti Storia della Magia, non era stata la sua materia preferita. Provò a strattonarsi, ma qualcosa le diceva che le corde erano a prova di forza e anche di magia. Rimuginò riguardo questi Occultatori, e un barlume di lucidità la fece sgranare gli occhi.
“mi stai prendendo in giro! Gli Occultatori? I Guardiani antichi della magia? Ma falla finita e raccontane un’altra. La leggenda degli Occultatori, è appunto solo una leggenda!”
Scorpius scosse la testa: “ Pare di no, visto che sono là fuori a sterminare il mondo magico ogni creatura, strega o mago, coinvolto nella guerra contro Voldemort.”
Lui fece schioccare le dita, e le catene che la tenevano immobilizzata sparirono.
“ Va a vedere..”. Le indicò la finestra e lei andò a controllare.
Un bagliore la illuminò e si portò la mano alla bocca.
“ Per tutti gli Ippogrifi zoppi..”
Londra era avvolta da un fumo nero e pesante, strani bagliori del cielo la informavano degli scontri in corso.
“ Devo andare a casa, devo avvertirli!”
Scorpius scosse la testa: “ è tardi Lily, mi dispiace.”
Lei non disse nulla. Non aveva senso e non capiva.
“ non capisco..”
Lui sospirò e si affiancò a lei guardando all’esterno.
“ Abbiamo ucciso troppi innocenti durante quella guerra. Umani, innocenti, animali, piante, forme di vita. Tu sei un’erede di uno dei capi delle due fazioni. Nel giorno in cui, anche l’ultimo erede, fosse divenuto adulto, avrebbero attaccato.I guardiani non perdonano mai.”
“ Non è giusto..”
Scorpius tirò le tende, e la guardò.
“ Lo so.”
Ed era vero. Lui non lo sapeva, ma i 3 Occultatori erano lì fuori e cercavano ogni erede di Mangiamorte, ogni Auror, ogni Potter o Malfoy, ogni Paciock o Piton, per farlo fuori. E poi lei, volevano lei.
Ma questo Scorpius non l’avrebbe mai permesso, e proprio non capiva perché.

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Capitolo 2
*** Primum,Ignis e Tenebris ***


Primum, Ignis e Tenebris


I Guardiani della Magia avevano una lista. Piuttosto insolito pensare che tre Divinità potessero possedere un qualcosa di tanto banalmente ordinario.
Eppure su un lungo rotolo di pergamena, erano scritti dei nomi.
La lista era lunga e fitta, ordinata e dettagliata. Erano appuntati nomi e cognomi di tutti i maghi e streghe da punire: Lovegood, Granger, Weasley, Tonks, Black, Lestrange, Evans, Malfoy, Tiger e Potter…naturalmente.
Erano numerosi come moscerini in una notte calda d’Estate, facili da schiacciare come mosche appesantite ed intontite dall’afa.
Poteva apparire piuttosto ridicolo ad un occhi critico, immaginare tre figure così potenti nell’atto di far riferimento ad una lista scritta con calamaio e penna d’oca.
Certo, ammesso che quella fosse una normale lista…
I tre Occultatori esistevano sin dagli albori della magia, perché loro erano la magia e l’avevano regalato al primo mago e alla prima strega della terra, creando tutto il mondo magico.
I loro occhi non potevano forse vedere ogni cosa?
Non più.
Più la comunità magica smetteva di adorarli dimenticandosi delle vecchie leggende e di culti antichi quanto barbari, più loro si indebolivano.
Ma qualcuno, li aveva finalmente invocati di nuovo.
Primum, Ignis e Tenebris,erano soddisfatti di aver seminato morte e disperazione.
Ne avevano stanati a sufficienza, anche se i pezzi grossi dovevano essere stati avvisati da qualcuno che conosceva i loro piani, perché erano sfuggiti dove i loro occhi non potevano arrivare.
Un traditore … presto avrebbe pagato con la morte quell’affronto ai supremi Guardiani della magia.
Ma d’altronde, dove si potevano mai nascondere un così alto numero di maghi e streghe?
Non ad Hogwarts, resa impenetrabile dai loro scagnozzi.
Stanarli, quindi, sarebbe stato un gioco da ragazzi.
Primum cancellava dalla lista i nomi degli assassinati, con la sua candida bacchetta ritorta. Non era una bacchetta comune, Olivander avrebbe strabuzzato gli occhi toccandola con riverenza. La bacchetta di Primum era di cristallo perfettamente lisco e levigato, e possedeva un nucleo di Erba del Diavolo.
Primum cancellava quei nomi dalla pergamena, come a far sparire ogni ricordo di loro dalla faccia della terra, come se non fossero mai esistiti.
I volti dei caduti erano raggelati nelle ultime emozioni di vita prima che la morte li cogliesse d’improvviso; ora erano solo occhi inespressivi, sbarrati a fissare il  cielo.
I loro corpi restavano riversi nel fango o sull’asfalto, oppure piegati sul tavolo della cucina poco prima di cena, uomini, donne…bambini. Non avevano avuto pietà per nessuno.
“Disillio”  Pronunciava invece Ignis sui loro  corpi.
Con quell’incantesimo di disillusione, i loro corpi non sarebbero stati un problema per i babbani e presto la squadra dei Pulitori del Ministero della Magia avrebbe fatto il resto, facendoli sparire.
Tenebris era colui che aveva il potere di uccidere.
Aveva una bacchetta argentata e nera, sulla cui sommità era inserita una pietra oscura e trasparente dai riflessi rossi e oro. Con quella bacchetta, seminava morte e paura in silenzio.
 La morte stessa gli obbediva, strisciandogli ai piedi come un sibilante e viscido serpente addomesticato.
“Potter.”
La voce di Primum risuonò tombale nello spiazzo della foresta dove si erano materializzati.
L’eco di morte di cui era carica quella voce, fece zittire ogni creatura vivente nel raggio di miglia.
Ogni coniglio, cornacchia e civetta, si stava domandando da quale angolo buio provenisse quella voce scaturita da labbra invisibili
Tenebris il padrone della Morte, si chinò su un cespuglio di rose canine.
Con dita adunche e bianche, così pallide e scheletriche da far vedere le vene azzurre sotto la carne sottile come una foglio di carta velina, il terzo e più temibile degli Occultatori, si piegò accarezzando l’erba. Sembrava uno scheletro, rivestito da un sottile strato di pelle incartapecorita. I suoi occhi neri come pozzi senza fondo, scrutarono avidamente l’erba e la vegetazione. La sua mano diede la morte alla natura sfiorata da quei suoi polpastrelli esangui,  che frenetici tastavano il terreno. Possedeva un mantello blu come la notte sopra la sua testa ,calva e tatuata con antichi simboli runici.
Sembrava un segugio mortale che strisciava nelle tenebre dei peggiori incubi di un bambino per afferrarti da sotto il letto, e trascinarti via con sé.
“Eccoli.” Pronunciò con un sibilo freddo come lo spiffero gelido del vento in una notte di tempesta che ti coglie di sorpresa.
Gli animali, le piante, le stesse stelle in cielo, si ritirarono per sfuggire alla sua anima nera.
Tenebris iniziò a passare la mano su profili invisibili, delineando forme nell’aria che presero consistenza. Si sollevò,tastando palmo a palmo qualcosa di invisibile ma consistente…freddo acciaio intriso i magia.
Un cancello.
“Homonum Revelio”
Ignis rivelò il segreto celato da un incantesimo inutile per tenerli lontani.
“ La padrona, sarà molto felice.” Aveva la voce stridula e melliflua, come di un ragazzino intrappolato nelle sembianze di un demone.
Dopotutto i demoni, erano pur sempre Dei.
Harry Potter, avanzò nel giardino. Sembrava deciso a difendere casa sua, più che difendere se stesso.
Era solo, sua moglie e i suoi tre figli non erano con lui. Se per tre di loro sapeva esattamente dove erano andati, per Lily provava un ansia agghiacciante. Era fuori, quando Hermione aveva lanciato l’allarme, e non sapeva se era viva o morta.
Harry lasciò cadere la bacchetta, sistemandosi gli occhiali sopra il naso. Doveva cambiarli, di nuovo. La sua vista stava notevolmente peggiorando e le sua gambe erano pesanti come macigni.
Sì stava invecchiando, e mai vecchiaia era stata più serena. Fino a quel momento, almeno.
“Vi pensavo più…beh…più!”
Arrogante e consapevole di non avere scampo, Harry decise di giocarsi il tutto e per tutto. Non aveva paura della morte, l'aveva già vista da vicino.
Primum ammantato di giallo, si fece avanti arrotolando la pergamena. Si finse pensoso, prima di mostrare il suo volto scarno e intagliato di una maschera di gesso. Gli occhi neri, si insinuarono nell’animo di Harry cercando di carpire tutte le sue paure e i suoi segreti.
“ Dove sono?”
Harry resistette all’assalto. Era un Auror, il miglior Auror mai esistito dopo Albus Silente. Non aveva paura di loro, non aveva paura della morte.
Per una mente per organizzata, la morte non è che una nuova e grande avventura.
Quanto avevano senso le parole di quello che per lui era stato un padre!
“Puoi provare con Legilmens” Lo derise Harry.
“ Se ti va di perdere tempo.”
Harry allargò le braccia, alzando fiero il mento.
“O puoi farla finita e toglierti il pensiero.”
Era così, sarebbe dovuto finire tutto?
Non aveva rimpianti, non aveva rimorsi. Aveva avuto una vita piena, un vero amore, amici meravigliosi, dei figli straordinari.
Ad un cenno di Primum, Tenebris fece due passi avanti, misurando la sua bacchetta con il pollice.
“Sono onorato di ucciderti, Harry Potter. Ma LEI lo sarà ancora di più, quando metterà le mani sulla tua discendenza.”
Lei…lei chi?
Gli occhi verdi di Harry si incupirono di un ombra grave, dilatandosi di paura.
Quell’angoscia rinvigorì i tre Occultatori come un lauto banchetto.
“Già. Pare che non ci siamo tirati fuori da soli dalla gabbia di miscredenza in cui ci avete scaraventati smettendo di idolatrarci.”
“Adesso basta.”

Una voce femminile e piatta, fece letteralmente immobilizzare quelli che Harry non aveva capito  fossero solo delle pedine.
Dalle loro spalle, comparve una figura emaciata dalla folta chioma rosso fuoco.
Harry non ebbe tempo di respirare, di apprezzare il dolore che lo trafisse come un vecchio amico, prima di morire in ginocchio, illuminato da un lampo verde.
Il nome di Harry venne cancellato dalla lista, per sempre.
La sua storia finì quella notte, da solo, sacrificando la sua vita per i suoi figli. Vide la sua vita scorrergli davanti, Edvige a Diagon Alley, il sorriso di Hermione e di Ron sull’Espresso per Hogwarts, la sua prima partita di Quidditch, il viso rigato di lacrime di Ginny il giorno del loro matrimonio, la gioia dei suoi figli la mattina di Natale.
Sì, Harry aveva vissuto.
Adesso, poteva andarsene. La sua parte nella storia, era finita.
 
***
Lo lasciarono lì, nel giardino della sua casa, tra le aiuole ben curate a cui Ginny adorava dedicarsi, rubando qualche fiore bianco da mettersi nei capelli.
Lily si materializzò a casa sua, solo dopo un’ora.
Giunse troppo tardi, o forse grazie a Scorpius, giunse esattamente quando doveva arrivare.
 
***
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** La promessa ***


LA PROMESSA


Era troppo buio.
Lily non aveva idea di dove Scorpius l’avesse portata, ma sapeva cosa aveva appena visto.
Suo padre supino nel prato, gli occhi spalancati rivolti verso il cielo dopo che la morte gli aveva fatto visita.
«È troppo tardi, è morto, e se restiamo un altro secondo, moriremo anche noi» le aveva detto Scorpius prima di trascinarla via contro la sua volontà.
L’aveva afferrata per i fianchi e prima che Lily potesse reagire a quello scempio, si erano smaterializzati.
«Levati». Lily si sottrasse al contatto con Scorpius, spingendolo via con tutta la forza che aveva in corpo.
L’immagine del volto del padre contratto in una maschera di morte le pulsò in testa. Nei suoi occhi aveva visto il riflesso di quel bagliore verde che lo aveva strappato all’amore della sua famiglia.
Il dolore ruppe gli argini e la inondò, brutale, feroce, impietoso.
Le venne da rimettere.
Barcollò all’indietro, trovando una parete verticale fredda e dura. Forse era roccia, non ne era sicura, nemmeno le importava.
Si prese la testa tra le mani, e si lasciò cadere sul pavimento umido e scivoloso.
«Alzati, dobbiamo andare» gli ordinò brusco Scorpius.
Doveva portarla al palazzo, lì non erano ancora al sicuro.
«Lumos.» Scorpius fece luce in quella densa oscurità e individuò la ragazza.
Il fiotto di luce argentea colpì la figura di Lily, rannicchiata a terra. Aveva l’espressione stravolta, gli occhi sbarrati.
Sembrava lo spettro della ragazza che aveva visto poche ore fa ballare spensierata in quel club.
«Potter alzati.» Le ordinò Scorpius piegandosi di fronte a lei e scuotendola.
In quegli occhi stralunati non vedeva più nemmeno un briciolo lucidità.
«Ho detto alzati, mi hai sentito?» la aggredì, «o ti devo trascinare per i…»
«TU!» Lily si alzò furiosamente, facendolo indietreggiare.
Un vortice di sofferenza la stava trascinando in basso, sempre più giù, fino ad annegarla, ma non ci sarebbe finita da sola. Oh no.
Avrebbe portato con sé la causa di tutto: Scorpius.
Lui l’aveva rapita al locale, lui l’aveva tenuta segregata in una stamberga, lui le aveva impedito di raggiungere casa.
Suo padre era morto per colpa sua. Era tutta colpa sua.
Chi le assicurava che Scorpius non era in combutta con questi fantomatici Occultatori?
Cattivo sangue non mente.
Lily estrasse la bacchetta dalla cintola, e prima che potesse reagire, un fiotto di luce rossa colpì Scorpius in pieno.
Era la prima volta che sperimentava sulla sua pelle gli effetti della maledizione cruciatus.
Se c’era un posto felice nella sua mente, era meglio che lo raggiungesse subito.
«Lurido perfido bastardo senza cuore» gli urlò Lily folle di rabbia.
La maledizione e i suoi effetti si propagarono in fretta, e cedevole il corpo di Scorpius si arrese.
 
La lingua si incollò al palato, le membra gli si contorsero innaturalmente, mentre un  fuoco ardente gli attraversava il cranio spaccandolo in due. Gli occhi gli si rovesciarono indietro, mostrando il bianco candore della sclera, e Scorpius fu convinto che presto i bulbi oculari sarebbero schizzati fuori dalle orbite, e che il cuore sarebbe esploso, sfondandogli la gabbia toracica.
Quei pochi secondi sembrarono durare un’eternità.
Poi così com’era venuto, il dolore scomparve.
Giaceva a terra in un bagno di sudore e Lily lo teneva sotto tiro puntandogli la bacchetta dritta al petto. Cercò di rialzarsi, ma il dolore lo aveva spossato troppo.
Intontito ricadde inerme sul pavimento, con la camicia, così come i capelli, appiccati addosso.
Dov’era la sua bacchetta?
Mosse un piede e sentì qualcosa di duro scivolare sotto la suola della scarpa.
«Non ti muovere, giuro su dio che la prossima volta ti ammazzo, bastardo schifoso!»
Scorpius cercò di individuare da quale direzione provenisse la voce.
Poi scoppiò cinicamente a ridere.
«Sei troppo vigliacca per uccidermi, non hai il fegato» la provocò prendendo tempo.
Era una donna spaventata, pertanto, pericolosa.
«Voglio sapere prima, poi ti spedisco al creatore. Hai troppe informazioni, come fai a sapere tutte queste cose, se non perché sei dalla loro parte. Non è così? Hai sempre voluto consegnarmi, dopo avermi tenuta lontana da casa in modo da potere uccidere mio padre. Questi Occultatori, nemmeno esistono!»
Lily era verso destra, non troppo lontana, ma forse grazie al buio aveva una possibilità.
«Siete tutti così ottusi e arroganti in famiglia?» le chiese con il respiro ancora affannato.
«In effetti, siete tutti così, anche tuo fratello maggiore e il tuo caro papino, se i racconti di mio padre non m’ingannano»
«Come osi parlare di loro?» scattò Lily furiosa «Tu e la tua famiglia d’infami traditori, e assassini»
Scorpius trattenne il respiro, si morse la lingua per non rispondere, poi scattò. Mentre rotolava su un fianco, l’incantesimo di Lily gli sfiorò il braccio aprendo uno squarcio di 10 centimetri nella carne. Raccolse la bacchetta e per quanto volesse restituire a Lily lo stesso dolore che lei gli aveva inferto, riuscì a dominarsi.
La disarmò senza difficoltà, la bacchetta di lei volò tra le sue mani e insieme alla sua puntarono contro il petto della ragazza.
«La tua vita non vale un bel niente per me, io ti avrei fatta ammazzare dagli Occultatori questa notte.» mentì lui senza perderla d’occhio. «Non è stata una mia idea venirti a prendere, insignificante e stupida ragazzina. Ho fatto una promessa.»
Scorpius le lanciò la bacchetta. Nonostante il buio, riuscivano a fissarsi l’un l’altro negli occhi, facendo infiammare l’aria.
«Che tu viva o muoia, per me fa lo stesso».
«Chi ti ha mandato allora?»
I freddi occhi grigi di Scorpius non tradirono emozione.
La rabbia di Lily esplose di nuovo. Gli incantesimi di schianto scaturirono dalla sua bacchetta, come se fosse un prolungamento del suo braccio.
Per la seconda volta Scorpius la disarmò, ma Lily era fuori di sé.
Cercò di colpirlo al viso con le unghie, poi al petto, fino a quando lui non riuscì ad afferrarla per i polsi e spingerla indietro, contro la parete di roccia.
Lily cascò sul pavimento, facendo piovere insulti irripetibili su di lui.
«Vattene via, vattene» gli gridò contro, prima che il dolore avesse la meglio sulla rabbia che l’aveva fatta reagire come un animale ferito.
Scoppiò a piangere all’improvviso, e il nuovo cambio d’umore disorientò Scorpius.
Si inumidì le labbra e sospirò.
«Vieni o no?»
«VATTENE»
Buttò la bacchetta ai piedi di Lily.
«Voleva parlarmi prima di uscire. Darmi il suo regalo. Ma io ero troppo occupata a prepararmi.» singhiozzò Lily stringendo i pugni.
Non era sua intenzione raccontaglielo, ma le parole ormai erano fluite via, e non poteva più rimangiarsele.
«E adesso non c’è più. Ed è tutta colpa tua che mi ha tenuta prigioniera. Io ti detesto.»
«Me lo ha chiesto lui.»
«Chi diavolo è lui?»
Scorpius tacque. Lasciò che la risposta galleggiasse tra di loro.
«Bugiardo. Tu…mio padre non parlerebbe mai con te. Odiava la tua stupida famiglia di traditori»
Quante volte Scorpius doveva sentirsi ripetere quelle parole?
Ne aveva abbastanza sia di lei, sia di tutta quella storia.
«Fa’ come vuoi. Resta pure qua a morire»
Scorpius le girò le spalle e se ne andò.
Si incamminò nel lungo tunnel buio, con il pianto di Lily che si spegneva lentamente. Andò avanti fino a quando attorno a lui non ci fu solo il gocciolare continuo di acqua sopra la testa, e l’eco sordo dei suoi passi.
Per un’ora fu veramente convinto di lasciare quella sciagurata al suo destino.
Continuò ad avanzare risoluto lungo il tunnel sempre più stretto e in discesa, poi qualcosa si agitò in lui e oppose resistenza. Era come se un filo gli si fosse stretto al collo.
Il voto infrangibile.
Si fermò. Poggiò una mano contro la roccia illuminata fiocamente dalla bacchetta e imprecò sommessamente.
 
***
Lily era rimasta al buio. La bacchetta era ancora ai suoi piedi, a pochi centimetri dalle sue dita. Poteva allungarsi, raccoglierla, inseguire Malfoy e ucciderlo.
Sì doveva farlo, era quello che la parte più brutale del suo cervello le ordinava.
Brandisci la bacchetta e vendica tuo padre.
Tuttavia muoversi le costava uno sforzo immane. Probabilmente se non fosse stato un riflesso automatico, Lily non avrebbe più nemmeno respirato. Mentre i passi di Scorpius si allontanavano, si era lasciata avvolgere dalle tenebre dense di quella grotta salmastra.
Aveva sempre pensato a se stessa come una persona forte, determinata, capace di affrontare qualsiasi cosa.
Ma davanti alla morte della persona che amava di più sulla faccia della terra, tutto aveva perso significato. Il mondo così come lo conosceva aveva perso i colori, era sbiadito, e lentamente stava scomparendo portandola con sé. Se suo padre non c’era più, che senso aveva per lei vivere e combattere?
Me lo ha chiesto lui.
Le parole di Scorpius fecero breccia nella sua mente fiaccata dalla sofferenza.
Strinse le ginocchia al petto, scossa da un pianto muto e inarrestabile.
Era buio laggiù, buio come una tomba.
Chiuse gli occhi, o forse erano già chiusi, con tutto quel buio non riusciva a capirlo.
Lasciò che il suo corpo perdesse il contatto con la realtà, e la mente prese a viaggiare lontano, fuori dalla grotta, attraversando le ere del tempo.
Rivide suo padre in un pomeriggio di fine Estate, che abbracciava sua madre sulla veranda di casa. La civetta di famiglia, Lumos, appollaiata sulla tettoia.
James e Albus che la circondavano, riempendo di attenzione la loro sorellina minore.
Tutto questo la stava aspettando, da qualche parte.
Lily aspettava solo di raggiungerlo.
***
Quando Lily riprese conoscenza, decine di visi la sovrastavano.
Volti sfocati, ma familiari, così come le loro voci.
«Lily, amore»
«Mamma» biascicò confusa «Mamma»
Allungò il braccio nel vano tentativo di toccarla, ma era troppo debole.
Sentì la carezza dolce di sua madre sfiorarle la guancia, e il dolore per la perdita appena subita si acuì prepotentemente.
«Cos’è successo? Dove sono Harry e Draco?»
Ginny sentì la stretta della mano Asteria nella sua. Le due donne si guardarono, con la consapevolezza di aver capito ogni cosa.
Lily aprì la bocca ma le parole si spezzarono.
Le lacrime tornarono a scendere prepotentemente.
Si prese la testa tra le mani, cercando di non guardare sua madre, i suoi fratelli, gli amici di suo padre.
«Siamo arrivati tardi.» rispose una voce al suo posto.
Lily non aveva idea di dove fosse, ma qualcuno la teneva stretta.
Un paio di occhi grigio metallico affondarono nei suoi.
Avrebbe voluto colpirlo ancora, ma la bacchetta era rimasta là nella grotta, dove aveva lasciato anche una parte di se stessa.
Sopra il viso tirato di Scorpius, mise a fuoco una volta di pietra affrescata. Sirene e tritoni, biscioni marini e pesci dalle forme più strane si avvolgevano in allegorie che Lily non riuscì a decifrare.
Sembrava un palazzo reale, tutto attorno a lei odorava di salsedine e lo sciabordare delle onde era una dolce nenia di sotto fondo.
«Dove la metto?» chiese Scorpius a disagio.
«Giù per cominciare»
James si era fatto largo tra la folla che li attorniava, Albus cercava di tirarlo indietro per un braccio.
Fece un cenno di saluto a Scorpius, rammaricandosi per l’aggressione inevitabile del maggiore dei Potter.
«Intendi di colpo?» lo provocò Scorpius mimando l’atto di lasciar cadere Lily al suolo.
«Nessun problema»
James gliela strappò dalle braccia, Scorpius subì passivamente il gesto con una scrollata di spalle.
«Prego» biascicò irritato.
La sua alta e dritta figura si mescolò alla folla e svanì silenziosa, senza disturbare.
Nessuno sapeva perché, nessuno doveva sapere.
«James…papà,lui…»
Si aggrappò alla giacca consunta di James, e scoppiò di nuovo in lacrime.
Albus e sua madre li seguirono fuori dal salone, in silenzio, ciascuno chiuso nel proprio dolore. Lily sentiva la mano di sua madre stretta alla sua, il respiro regolare di James contro la guancia, e la presenza rassicurante di Albus al suo fianco.
Ma dov’era suo padre? La morte non era la cosa più stupida del mondo?
Era tutto sbagliato. Perché quando qualcuno moriva non si portava con sé tutti i suoi ricordi, i suoi oggetti e le sue carezze? Perché chi moriva lasciava briciole dietro di sé che tormentavano le persone che aveva amato?
Lily chiuse gli occhi e perse di nuovo conoscenza.

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