Holidays to Transilvanian Boulevard

di Niagara_R
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Quando arriva la civetta... ***
Capitolo 2: *** 2. Lord Signore eccetera ***
Capitolo 3: *** 3. Conquisteremo il mondo ***
Capitolo 4: *** 4. Una nottata come le altre ***
Capitolo 5: *** 5. Un'altra nottata come le altre ***
Capitolo 6: *** 6. I geni del male ***
Capitolo 7: *** 7. Tra Chuck Norris e proposte varie ***
Capitolo 8: *** 8. Eh eh eh ***
Capitolo 9: *** 9. Tutti amano Federico Moccia ***
Capitolo 10: *** 10. Mai fidarsi degli specchi né del dr. House ***
Capitolo 11: *** 11. Ci vendiamo al miglior offerente!!! ***
Capitolo 12: *** 12. Il figlio e le mutande di lana ***
Capitolo 13: *** 13. We love logaritmi ***
Capitolo 14: *** 14. L'importanza di chiamarsi House ***
Capitolo 15: *** 15. La cosa che tutti amano di più in una storia: la fine! ***



Capitolo 1
*** 1. Quando arriva la civetta... ***


1.

Ma buongioooooooooooooorno!!!

Eccomi qui a tempestarvi con una nuova storiella, stavolta molto molto molto molto molto, ma davvero molto stupida!

Io non sono una grande comica, c’è da dirlo, la poca ironia che ho la sfoggio soprattutto con chi non dovrei (Vedere mio esame di maturità... Ehm...), oppure è piuttosto acida, o sostanzialmente spontanea e non a comando, quindi non pretendo che questa storia riscuota tanto successo, non so perché mi è venuta in mente quest’idea stupida, ma comunque non sarà troppo lunga, né troppo articolata, è solo per scrivere due parole.

Quindi non prendetela troppo sul serio!;)

Detto questo vi invito a leggerla, commentarla, perché non mi dispiacerebbe affatto!XD

BUONA LETTURA!!!

 

 

 

Quando arriva la civetta...


La giornata era stata tranquilla, il sole splendeva su Berkeley, una dolce aria che sapeva di sole spirava dal mare rinfrescando le viuzze, dove tutti tenevano le finestre aperte per permettere al familiare odore di salmastro di mandare via gli ultimi residui d’inverno. In una di quelle casette, con le finestre rigorosamente spalancate, si trovava Billie Joe Armstrong, il famosissimo frontman della altrettanto famosissima band dei Green Day.
Billie Joe era stravaccato sul divano a godersi l’aria fresca, nel suo bellissimo soggiorno foderato di ecologica pelle di leopardo, gli splendidi occhi verdi che vagavano da una parte all’altra della stanza senza soffermarsi su nulla. Spostò un distratto sguardo ai due divani, leopardati come la moquette, la poltrona in tinta. Poi il tavolinetto di mogano di un color castano che faceva pandan con l’ambiente, e relative sei sedie. I quadri appesi alle pareti bianche, le foto sue, dei ragazzi, di Adrienne, di Mike e Tré, della nonna Sigismunda. I segni della suola delle sue scarpe stampati sui muri durante una serata particolarmente agitata. Il lampadario di vetro sbeccato a causa di continui voli. La civetta che svolazzava beata.
... ... Civetta?!
Sì, era proprio una dolce civetta beige e marrone che si librava in circolo radendo il soffitto. Era molto bello sapere che lì in California, nel mezzo della città riuscissero a vivere quei simpatici nonché utili rapaci... Ma proprio nel suo soggiorno?! Non aveva un altro albero su cui accoccolarsi? E soprattutto, le civette non uscivano di notte?!
<< Joey! >> chiamò il primogenito della promettente famiglia Armstrong, che si presentò in soggiorno masticando una gomma.
<< Dimmi vecchio. >>
<< Perché c’è una civetta in casa? >>
<< Ah, non lo so, io non tratto questo genere di cose! >>
La cosa lo lasciava perplesso. Allora suo figlio che genere di cose trattava?
E non poteva nemmeno chiedere aiuto ad Adrienne, dato che la sua cara mogliettina era partita due giorni prima con un’amica per un centro di bellezza, decidendo di liberarsi in un colpo solo delle impurità della pelle e anche della sua adorabile quanto scassaballe famigliola.
Billie Joe impugnò allora il leopardato telefono e chiamò prima Mike e poi Tré, dicendo loro che aveva bisogno di aiuto. E di portare il DDT.
<< Papà, il DDT è solo per gli insetti. >> precisò il figlioletto.
<< Joey, non fare lo spocchioso! >>
Cinque minuti dopo arrivarono i suoi due inseparabili amici e compagni d’avventure, e rimasero sorpresi quanto lui di vedere quel pennuto svolazzare liberamente.
<< Billie, che ne dici di prendere un bel fucile e giocare al Tiro alla Civetta? >> propose Tré con una luce negli occhi spiritati.
<< Ehm, magari la teniamo come ultima ipotesi. >> rispose lo squinternato cantante << Perché invece non mi aiutate a prenderla? >>
<< Cioè, mi hai fatto arrivare qui di corsa per giocare a Harry Potter? Non potevi aspettare domani?! >> lo rimbeccò il bassista, piantando le mani sui fianchi.
<< Tanto tu cosa stavi facendo? >> ribadì piccato Billie.
<< Stavo nella vasca da bagno a giocare con le paperelle! >>
<< Beh, adesso giochi con le civette! >>
<< Sììììììì, forte!!! >> Tré prese a saltellare allegro.
I Green Day passarono una fruttuosa giornata a saltellare da un capo all’altro del soggiorno cercando di afferrare quella bestia che non aveva smesso un attimo di girare in tondo.
<< Ma non le viene il mal di mare?! >> chiese Mike volando per aria, ma siccome lui non era provvisto di ali, piombò dritto sul pavimento.
Avevano provato di tutto, a offrirle delle briciole, a lanciare oggetti, ad acchiapparla con un retino da pesca, a corromperla promettendole un pass speciale per il loro prossimo concerto, a convincerla ad ubriacarsi con la birra portata da Tré. Ma niente fu utile, e l’unica cosa che ne ricavarono i tre alla fine della giornata fu il pavimento totalmente cosparso di briciole, cornici, bottiglie vuote, cuscini, libri, custodie di cd, retini da pesca di varie dimensioni, videocassette, cravatte, bicchieri, piatti, soprammobili e quant’altro, e una sonora sbronza, perché siccome la civetta non aveva voluto la birra, se l’erano scolata loro.
Jeoy tornò in soggiorno alla ricerca di qualcosa di commestibile come un toast, o al limite una Vigorsol, e vide suo padre e i suoi due migliori amici distesi sul divano, disperati per il pennuto e ubriachi per la birra.
<< Papi, ma perché non provate semplicemente a chiederle cosa vuole? >> domandò col tono più naturale del mondo.
<< Joey, è una civetta! >> rispose Billie gesticolando a random, guardando l’attaccapanni.
<< Civetta, cosa vuoiiiiiiiiiiiiii??? >> esclamò Tré Cool festoso, attaccandosi alla bottiglia.
In quel mentre la civetta lasciò cadere un piccolo foglio di cartoncino color giallo canarino.
Billie scivolò con un bel tonfo per terra, e strisciò fino a raggiungere il cartoncino, provando a leggerlo. Non ci riuscì una prima volta, ma perché era al contrario, come gli fece notare sangue del suo sangue, allora lo girò, ed effettivamente gli sembrò scritto nella sua lingua, qualunque essa fosse, solo che le lettere ballavano parecchio, sembravano ubriache, e non gli passò per la mente neanche per un attimo che era l’effetto di sei litri di birra prontamente ingoiati a stomaco vuoto.

 

Credevo non me l’avreste mai chiesto.
Tontoloni!


Era scritto sul bigliettino color canarino.
<< Ehi, fai anche del sarcasmo? >> chiese ironico Tré, ondeggiando.
<< Beh, in poche parole cosa vuoi? >> domandò Billie spiaggiandosi sul tappeto, a pancia in su, constatando che le pareti stavano iniziando a girare veloci veloci veloci, tutta colpa dell’effetto serra.
Dalle zampe della civetta cadde un’altra cosa, stavolta una busta più grande, l’indirizzo scritto a mano con inchiostro nero lucido e brillante. Anche quelle lettere erano sbronze.
<< Bah, non c’è più pudore. >> fu il commento di Billie.

 

Alla gentile attenzione di Mr. Armstrong Billie Joe,
Mr. Pritchard Michael Ryan e Mr. Wright Frank Edwin,
Berkeley, California,
Stati Uniti d’America,
continente americano, pianeta Terra, sistema solare,
universo conosciuto.


<< Cavolo, la prende sul serio, e bravo il mio uccello! >> annuì Tré con fare serio.
<< E’ molto bella... Però non mi serve, io so chi sono! >> Lui era quello che si chiamava Stati Uniti d’America, era sicuro!
Lo spigolo di un altro cartoncino, stavolta color celeste chiaro, lo colpì nell’occhio destro, e diceva:

 

Devi aprirla, demente!


<< Oh già... >> borbottò l’intuitivissimo cantante.
Con l’ausilio di una fiamma ossidrica, di David Copperfiel e di un rasoio elettrico riuscì ad aprirla e cavarne fuori la lettera, spiegarla e fare la ramanzina alle parole che non volevano saperne di rimanere sobrie.

 

Sono molto lieto di invitare lorsignori nella mia dimora invernale,
per incontrarci gentilmente e conversare come da buoni amici,
vi attendo con ansia il giorno 23, in Transilvanian Boulevard per ricevervi e ospitarvi.
Spero con l’anima aperta che accetterete l’invito di quest’uomo appassionato dalla vostra ammaliante musica e smanioso di incontravi.
Vi attendo con ansia.


In fede, vostro

Lord Signore Vlad Augustus Donovan Signore di Contea Padrone di Eraclea Don Francesco Proselite Giacobbo nel Reno Orbieto e Cadestro Gesualdo Giuseppe Maria Maddalena Sancho Gnucchero...


A Billie venne il mal d’auto e lasciò perdere l’infinità di nomi messi sotto e che occupavano l’intero retro della lettera e un ulteriore supporto cartaceo.
<< Ma era uno o erano tutti insieme? >> chiese Tré sintetizzando un ancestrale dubbio amletico.
<< Bah, e io che speravo che avessimo ricevuto la lettera per Hogwarts! >> si lamentò il bassista.
La civetta volò su di lui e lasciò cadere un cartoncino rosa sfumato.

 

Tanto tu avresti fatto il bidello!


<< Hai voglia di finire in padella? >> ribatté.
<< Daiiiiiiiiiii, ci dobbiamo troppo andare! >> esclamò il batterista osservando la civetta e gli elefanti a pois che le giravano intorno.
<< Transilvanian Boulevard? Non ci sono mai stato... >> commentò Billie, ricordando di essere stato solamente nella quarta dimensione.
<< Suuuuuuuu, sarà fantastico, abbiamo un fan che ci ha invitato a casa sua, la tenuta invernale, vi rendete conto?! Con quel cognome dev’essere impaccato di soldi! >> Così parlò l’istinto da parassita avido di Tré Cool.
<< Già, e lui potrebbe dirci come si fa a scacciare questa cosa! >> disse Mike indicando la civetta. Che nel frattempo se n’era andata, lasciando come ultimo ricordo un cartoncino color verde smorto con scritto:

 

Ciao, deficienti!


<< Oh... >>
<< Beh ragazzi, mi avete convinto! Non appena il tizio di Matrix avrà smesso di levitarsi nel mio soggiorno vado a preparare le valigie e poi partiamo per una bella vacanza! >> affermò il cantante.
<< Ma papà, io e Jacob?! >> interloquì il caro figliolo << Cosa facciamo?! >>
<< Tu e tuo fratello ve ne starete buoni a controllarvi a vicenda! >> rispose con semplicità.
<< Ma... Ma... Da chi andate? Quanto starete via? Chi ci sta con noi? Io non so fare una lavatrice! >>
<< Meglio, così non ci infili tuo fratello! >>
Fu così che i Green Day decisero di accettare l’invito di Lord Tizio Caio Sempronio Eusonio Mirtillo Augusto Marcuzzio Bilbao Sbarbetto Chipiùnehapiùnemetta, e attesero con grande ansia la partenza, cogliendo l’occasione di passare qualche giornata al di fuori delle solite mura domestiche, spaccando la loro noiosa routine.
<< Mike... >> chiese Billie nel buio del soggiorno, mentre Tré russava come un caterpillar al lavoro.
<< Mmmmhh... Sì? >>
<< Pensi che ci divertiremo lì dal signor Merola Fazio Jamie Rotura eccetera? >>
<< Staremo a vedere. >> rispose tornando a rilassarsi, assestandosi meglio sulla spalla di Tré che era capace di dormire anche sul pomolo della scala come Eta Beta.
<< Mike. >> fece di nuovo Billie.
<< Mmmmhh... Sì? >>
<< Credi dovremmo dirlo al manager? >>
<< E’ alle Maldive con l’amante cubana, non gliene frega una mazza di dove siamo noi. >> liquidò chiudendo gli occhi.
<< Mike. >>
<< Eeeeeeeeehhhh?!?! >>
<< Io ti piaccio? >>
<< Sei la persona che mi sbatterei più di chiunque altro, però facciamo che ti stupro domani, ok? >>
<< Ok! >> sorrise soddisfatto il cantante, fiondandosi a dormire proprio in mezzo ai due, sconquassando il divano.

 

 

Indovinate? Continua!

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Capitolo 2
*** 2. Lord Signore eccetera ***


2.

Lord Signore eccetera

<< Spettacolo! >> esclamò Tré Cool.

<< Che cosa? >> domandò Mike.

<< Riflette la mia immagine! >> rispose iniziando a gesticolare come uno scimpanzè guardando la sua immagine nel finestrino.

<< Tré, è davvero molto interessante, ma che ne dici di guardare avanti? >> commentò Billie Joe, facendogli notare che era proprio lui che guidava.

<< Ah, ecco perché ho il volante in mano. >>

I Green Day erano partiti per Transilvanian Boulevard il giorno 23, stipando tutti i loro astrusi bagagli nel baule della spaziosa macchina di Tré, duecentodiciannove valigie, da quelle grandi quanto un ippopotamo a quelle piccole come un ramarro, avevano fatto in modo di portarsi dietro solo lo stretto necessario, quindi avevano praticamente svuotato le loro camere da letto e i loro bagni per trascinarseli dietro.

<< Oddio! >> urlò ad un tratto Billie Joe.

<< Che c’è? >>

<< Non mi ricordo se ho portato la piastra per capelli setosi! >> rispose voltandosi verso Mike, seduto dietro, con un’espressione disperata.

<< Sì, l’hai portata, mi si sta infilando tra la sesta e la settima costola. >> lo tranquillizzò Mike.

<< Ah, ok! >> sorrise il frontman rilassandosi. Per poi tornare a sconvolgersi.

<< Oddio!! >>

<< Cosa? >>

<< L’ho portato il mio set di matite per gli occhi e correttori? >>

<< Sì, mi stanno disegnando la Gioconda sulla schiena. >> lo tranquillizzò Mike.

<< Ah, ok... >>

<< ... >> fece Mike.

<< ... >> fece Billie Joe.

<< Cosa?! >> fece Mike.

<< Li hai portati i preservativi? >>

In quel momento Tré Cool inchiodò puntando il piede sul freno, mandando a gambe all’aria sia il cantante che il bassista.

<< Siamo arrivati!!! >> decretò con un sorriso.

Sgusciarono fuori dall’auto e si rimisero i piedi, osservando l’unica dimora presente in Transilvanian Boulevard.

Era una costruzione molto simile ad un grande castello, grandi finestre strette e alte che sembravano visi di preti accigliati, tre possenti torri merlate dove alcuni graziosi corvi neri cantavano una strana solfa, sottili feritoie che spezzavano i grandi mattoni grigiastri che sembravano lì da tempo immemorabile, un grande portone in legno massiccio con un batacchio in ferro nero. Il giardino era composto da una grande quantità di alberi marci e contorti, rigorosamente senza una fogliolina nonostante fosse primavera inoltrata, il terreno era senza erba, solo terra scura e spoglia, l’atmosfera era tetra, il sole non si vedeva, le nubi ricoprivano soltanto l’area del castello, mentre in lontananza sulla città brillava un bellissimo sole.

<< Wow... >> commentarono all’unisono le tre giovani marmotte.

<< Beh, cosa stiamo aspettando? Bussiamo! >> Billie Joe prese l’iniziativa. Si parò di fronte al grande portone e prese a bussare col batacchio che raffigurava il ghigno di una bestia strana che sembrava stesse provando atroci dolori, sicuramente il risultato dell’ascolto di un cd di Avril Lavigne.

Il portone si aprì con uno straziante cigolio.

<< Ci vuole dato dell’olio. >> puntualizzò Tré Cool.

Entrarono. L’interno era ancora più spettacolare dell’esterno. Un atrio enorme li accolse, di fronte a loro una mastodontica scalinata di legno scuro che più si dipartiva in due strade, una verso destra e una verso sinistra. Le pareti ricoperte di grandi arazzi, il pavimento foderato di tappeti, drappi e stoffe si sprecavano, candele e candelieri accesi praticamente ovunque. Da dove erano loro potevano vedere altre due gigantesche sale, a destra e a sinistra, oggetti e arredamenti di uno sfarzo che non avevano mai visto.

<< Io l’avevo detto, impaccato di soldi! >> sorrise Tré con aria da faina.

<< Benvenuti onorevoli amici. >> disse qualcuno.

Dalla scala, come comparso dal nulla, prese a scendere un uomo vestito con ricercatezza, velluto nero e pizzi rossi e bianchi, la sua pelle era livida e pallidissima, i suoi occhi iniettati di sangue, i capelli biondi che ricadevano sulle spalle, il suo sorriso rosso vivo, i suoi modi eleganti, il suo sguardo ammaliante.

<< Assomiglia ad un incrocio tra Biancaneve e Marilyn Manson. >> borbottò Mike agli altri due.

<< Lei dev’essere... >> iniziò Billie Joe.

<< Esatto, io sono Lord Signore Bertrando Spinucchio Evaristo Chiaro Diocleziano Ginevro Alberto Francisco Daddario Emanuele Pietro e Paolo... >>

Billie Joe in realtà stava per dire il tizio impaccato di soldi come dice Tré, ma quella sfilza di nomi lo confuse ancora una volta, infatti dopo i primi cinque nomi la sua mente prese a vagare su dove potesse aver comprato quella splendida tonalità di fondotinta applicabile su tutto il corpo.

<< ...Svezenio Armando Johnny Maxinne Davidio. E’ un piacere ricevervi! >> concluse dopo tre ore.

<< Ehm, sì, anche per noi! >> esclamò Mike, l’unico che non stava dormendo in piedi.

<< Vi prego, non state lì sulla porta, vi mostro le vostre stanze così potrete riposarvi! Chopin! >> Batté le mani, e apparve da una delle stanze un altro tizio, alto circa due metri, le spalle grandi quattro, emaciato e scavato, nel senso che in faccia e ovunque sembrava gli mancasse qualche brandello di carne, i suoi occhi erano vacui e guardavano costantemente verso il cielo, le mani enormi abbandonate lungo il corpaccione, vestito con un completo di stracci, una fila di chiodini piantati gli correva per la fronte, parlava a grugniti, proprio come Courtney Love.

<< Dovresti mangiare qualche bistecca amico, guarda come sei conciato! >> gli fece notare Tré.

<< Chopin, porta le valigie degli ospiti nelle loro stanze. >> gli ordinò Lord Signore Sofronio Carpazio Smandollo Bettino eccetera.

<< Buona idea! >> annuì Billie Joe tornando dal mondo dei sogni. I Green Day scaricarono tutto dalla macchina e ricaricarono tutto tra le braccia e sulle spalle di Chopin, col risultato che il maggiordomo andava in giro dondolando come un pendolo brillo.

<< Prego, seguitemi. >> intimò Lord Signore Signor Burns Giacchetto Ramengo Filippo Carlotto Fiondolo Osiris Potter eccetera con un gesto teatrale, facendo il figo col mantello. I tre eroi lo seguirono sulle scale, imitandolo, e prendendolo per i fondelli.

Le tre stanze erano grandi e arredate nella stessa lussuosa maniera, pizzi, merletti, broccati, sete e quant’altro, mobili antichi e di legno pregiato con maniglie in oro, soprammobili di cristallo e porcellane, la stanza di Tré era quella più eccezionale, infatti vi era una credenza con una collezione di Swarovski che alla prima occhiata valeva quanto un’isola del Pacifico. Tré fu felicissimo. Invece Billie Joe fu esaltatissimo dal fatto la sua era l’unica camera col letto a due piazze, a baldacchino, foderato di lenzuola viola e coperte nere di velluto e seta che solo a guardarlo partiva di testa. Mike per poco non svenne quando vide nel suo armadio una sacca da golf completa di tutti i ferri, ed ognuno di essi aveva l’impugnatura di avorio e platino con un piccolo diamante al centro.

<< Siete soddisfatti dalle vostre sistemazioni? >> domandò Lord Signore Pinocchio Michelangelo Astolfo Pigotto Autezio Ferlocchio eccetera.

<< Porca vacca! >> fu l’eloquente risposta di Tré Cool, che valeva poi per tutti e tre.

Chopin arrivò su venti minuti dopo, sudando come una mortadella, grugnendo più sbuffante del solito, le sue braccia già muscolose sembravano avessero appena giocato a braccio di ferro con Rambo.

<< Molto bene, ora vi lascio per rinfrescarvi, ci rincontreremo stanotte a cena. >> sorrise Lord Signore Papocchio Balbo Nordo Acciugo Lanzazio Mareo eccetera. Da quando li aveva incontrati non aveva smesso un attimo di sorridere, Mike pensava che lo facesse perché era fierissimo delle nuove protesi dentarie con canini appuntiti e che quindi le mostrasse a chiunque, Tré Cool invece pensava che gli fosse venuta una paresi. Billie Joe continuava imperterrito a sognarsi il letto, e soprattutto a programmare tutto ciò che avrebbe fatto tra quelle lenzuola.

<< Ehm, Mr. Armstrong, sta bene...? >> domandò Lord Signore Smantracchio Anastasio Attanasio Serao Pier Silvio eccetera, vedendolo vagare per la stanza come un fantasma in pena, lo sguardo vacuo tanto quello di Chopin e un’espressione dell’altro mondo stampata in faccia.

<< Non si preoccupi, quando vede un nuovo letto fa sempre così. >> assicurò Mike con aria di saperne più di chiunque altro.

 

 

Indovinate? Continua!

 

 

 

 

 

:D LOL, piaciuto questo capitoletto?!XD C’era delirio? Essì, è normale!

Avete cercato di trovare un senso a tutto questo ma non ci siete riusciti? Vi svelo un segreto: questa cosa non ha nessunissimo senso!XD

 

Ringrazio già chi ha messo questa storia tra le seguite e le preferite, e grazie anche a chi ha commentato, sperando di non avervi confuse troppo con tutte queste cacchiate!XD

Un commentino non mi dispiace mai - ormai lo sapete!XD - e spero che questa cosa che potrebbe definirsi storia continui a garbarvi!

Tanti baci, al prossimo capitolo!

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Capitolo 3
*** 3. Conquisteremo il mondo ***


3.

Conquisteremo il mondo

 

La cena era squisita. Carni di prima scelta, anche se nessuno dei Green Day capì bene di chi, verdure fresche, vini pregiati provenienti dall’Italia e dalla Francia, frutta soda e polposa, piatti degni dei migliori ristoranti della Guida Michelin, il tutto servito in piatti ricamati e raffinatissimi, posate d’argento, bicchieri di cristallo, portavivande in acciaio, e lampadario veneziano a goccia che sovrastava l’imponente sala da pranzo. Chopin come cameriere. Tré stava iniziando a prenderlo in simpatia.

<< Ehi Choppy, che ne dici se stasera ci facciamo una bella partitina a carte? >> chiese, intendendo ovviamente un bel poker d’azzardo. Chopin grugnì in modo che solo Tré capisse la risposta. Peccato che Tré non lo stesse più ascoltando.

<< Davvero magnifica questa cena, non c’è che dire! >> esclamò Billie Joe addentando una pesca e sputando in giro il nocciolo.

<< Molte grazie, miei anfitrioni. >> sorrise, come sempre, Lord Signore Fracchia Sergio Pantrullo Sommario Teodorio Petrillo eccetera, che per tutta la sera non aveva fatto altro che tracannare vino rosso, infatti era diventato un po’ strabico, ma nessuno ci faceva caso.

<< Però, se mi è concesso, possiamo chiederle come mai questo invito? >> interloquì Mike, che quella notte aveva tutta l’intenzione di giocare da solo a golf in camera sua ignorando le occhiatine che gli lanciava il suo cantante, chitarrista e nano preferito.

<< Oh beh... >> il Lord Signore Eustachio Pertolio Spinugio Barbuga Tommaso eccetera rise, rifacendo il figo col mantello e mandando all’aria tre bicchieri, due bottiglie e sbattendo a terra la coppiera della frutta << Devo ammettere che sono un grande fan della vostra musica e in particolare di voi, diciamo che a poco a poco ci si stanca di ascoltare sempre ininterrottamente Mozart, Bach, Verdi, Vivaldi e affini, a volte si sente il bisogno di cambiare. >>

<< Eh già, inoltre lo ska è fuori moda! >> commentò Tré con il tono di chi la sa lunga.

<< E voi mi piacete, perché siete così accesi, così vivaci, così vivi... >> Il suo sorriso si allargò, Tré pensò che la paresi stesse peggiorando, Mike pensò che fosse sempre più fiero delle protesi acuminate, Billie pensò che gli servivano le manette per tenere fermo Mike quella notte, Chopin semplicemente non pensava.

<< Beh, la casa è sua, per quanto vuole che restiamo, caro amico? >> domandò Billie Joe.

<< Oh, per molto tempo, anche per sempre. >> sorrise il loro ospite con fare mellifluo.

<< Ci sono donne in questa casa? >> chiese Tré abbandonando l’aria da iena avida e prendendo quella da predatore affamato.

<< In questa casa c’è chiunque cerchiate. >> rispose il Lord del castello.

<< C’è un parrucchiere? >> chiese Billie Joe.

<< Ehm, no, quello effettivamente no. >>

<< C’è un massaggiatore? >> chiese Mike.

<< Ehm, no. >>

<< C’è il casinò? >> chiese Tré Cool.

<< Ehm... Perché non ve ne andate in biblioteca a intrattenervi con la lettura? Oppure in camera vostra a intrattenervi come più vi piace? >> tornò a sorridere Lord Signore Vittorio Jean Claude Alicio Perbecchi Montaldo Castorio Svenzecchio eccetera.

<< Eh, io lo farei volentieri... >> mormorò il frontman della band fissando intensamente Mike, che invece era intento a sistemarsi la capigliatura guardandosi in un coltello.

<< Allora io mi ritiro nei miei alloggi, purtroppo non mi sento molto bene. >> sorrise amabilmente alzandosi, congedandosi dai Green Day smanettando col mantello e travolgendo Chopin, incagliandolo come una trota nella rete.

<< Che ne pensate di quel tizio? >> domandò Tré, ancora sconvolto del fatto che Lord Signore Paciugo Vanadio Astruso Montecchi Parbaldi Minzetti eccetera non avesse un night clandestino in cantina.

<< Mi sembra un po’ suonato, però è un brav’uomo, chissà, sempre solo in questa grande casa... >> disse Mike.

<< Forse ci ha chiamati qui per dirci che tutta questa eredità la prendiamo noi! >> esclamò un ottimista Billie Joe.

<< Perché, siamo parenti? >> domandò Tré.

<< Se te lo sposi sì. >> fece Mike.

 

Otto piani più in basso, negli alloggi privati di Lord Signore Margherito Bebocchio William Teodoro Andreas Kumbara eccetera si stava svolgendo una riunione segreta, presieduta proprio dal suddetto Lord.

<< Molto bene, non sospettano di nulla! >> esclamò il proprietario del maniero, sfregandosi le mani a mo’ di Fantozzi

<< E adesso quindi come procediamo? >> chiese un lenzuolo con due buchi e una catena.

<< Adesso voi andrete da loro, li stanate, e li soggiogate! >> esclamò Lord Signore Fantozzi Rutenio Smantrazza Smithers Pippolo Eugenio eccetera << Gli farete vivere tanta di quella paura da fargli perdere il senno, solo così noi potremo impossessarci delle loro menti, sempre che le abbiano, e trasformarli nei nostri schiavi! >>

<< Così conquisteremo il mondo! >> guaì raggiante un avvocato peloso.

<< Tramite loro, i Green Day, porteremo il nostro messaggio ovunque, tramite le loro canzoni potremo sottomettere milioni di persone tutte in un colpo solo, estendendo il nostro potere fino in Cina! >> gesticolò il Lord cadendo dalla poltrona, tutta colpa delle nove bottiglie di vino rosso.

<< Sarà un gioco da ragazzi. >> disse una bambola << Quei tre hanno tutta l’aria di essere degli imbecilli, entro domani mattina saranno già in mano nostra! >>

<< Allora andate, miei prodi! >> li esortò il Lord Signore Pastruno Hide Edoardo Cammello Ciccio Amilcare eccetera sentendosi improvvisamente il capitano << Andate e finite quei tre sempliciotti! >> disse prima di svenire sul pavimento, con un rivolo di bava che gli scendeva dalla bocca.

 

 

Indovinate un po’? Continua!

 

 

 

 

Buongiorno signorineeeeeeee!XD

Con tutti questi terremoti a random mi ero quasi dimenticata di aggiornare, me meschina e derelitta!

Ordunque, ringrazio tutte voi che avete messo questa storia tra le preferite, seguite o ricordate, grazie anche a chi ha commentato e apprezzato questa storia assolutissimamente delirante!XD Vi amo alla follia!

 

Vi do appuntamento alla prossima puntata (sperando che questi sismi non mi ingrippino il computer e soprattutto la smettano di farmi cadere lo struzzo azzurro *impreca*), tanti baci a tutte!

 

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Capitolo 4
*** 4. Una nottata come le altre ***


4.

Una nottata come le altre

Tré era nella sua stanza alla ricerca di un passatempo che gli facesse dimenticare la desolante noia di quel posto. Lo trovò subito. Uscire dalla camera e andare a curiosare a destra e a manca!

Si avviò per i corridoi bui, remoti, giù dalle scale, su per i cornicioni, aprendo porte, chiudendo finestre, trovò ventidue stanze da letto, di cui tre provviste di catene, anelli e manette alle pareti, avrebbe dovuto farlo presente a Billie Joe, otto stanze da pranzo lunghe quanto un discorso politico con un tavolone che partiva e non si capiva dove terminava, centosessantotto bagni tutti provvisti di jacuzzi, cinquantanove soggiorni, dodici guardaroba, ottantotto stanze di giochi, trentasei ripostigli, novantadue cucine, centododici camerini e neanche uno straccio di donna. Ma il Lord Signore Patrasso Facuzzio Traffassio Bernardo Antonio Perbacco Micaelo eccetera era gay?! Che brutta prospettiva...

Aprì l’ennesima porta e vide un altro soggiorno, niente di che, ormai Tré si era abituato a tutte le stoffe preziose e oggettistica varia, inutile quanto costosa, illuminata da una valanga di candele, come tutto il resto del palazzo, il Lord era tirchio e quindi non pagava la bolletta? Non aveva niente da fare, quindi si preparò a fare dietro front, quando sentì una vocina che lo chiamava.

<< Ehi... >> La riconobbe subito. Era la voce di un’entità di sesso femminile! La modulata pressione delle corde vocali, l’armoniosità derivata dal respirare da naso e bocca, la cadenza un po’ petulante e invadente, a lui questi dettagli non sfuggivano di certo! Voltò lo sguardo in ogni dove, con lei che lo chiamava continuamente.

Sbirciò in ogni anfratto della stanza, sotto il tappeto, dietro gli arazzi, giù dalla finestra, fuori la porta, dentro i cassetti, sui mobili, eppure non la trovò.

<< Ehi, guarda in basso... >> mormorò quella con la stridula vocina sensuale. Tré scannerizzò con gli occhi tutto quello che era all’altezza delle ginocchia, ma non c’era niente.

<< Più in basso, deficiente! >> urlò lei. Allora Tré setacciò il pavimento, e la vide.

Ai suoi piedi c’era una bambolina di pezza con un vestitino a fiorellini, capelli di lana rossa chiusi in due codini, gli occhi rappresentati da due bottoni neri e lucidi, il naso disegnato e la bocca formata da due fili di cotone rosso << Finalmente, testa di cavolo! >> Tré non rispose.

Non era una donna, non era una ragazza, era un giocattolo. Che delusione!

Si voltò per andarsene.

<< EHIIIIIII, DOVE VAIIIII!!!! >> gli gridò dietro la bambolina. Tré neanche si fermò, sbuffò come deluso dal mondo intero, e uscì richiudendo la porta.

La bambolina s’incazzò.

<< DOVE CAZZO CREDI DI ANDARE, BATTERISTA SFIGATO INCAPACE DI DISTINGUERE UNA GRANCASSA DA UN TAMBURO?!?! >> sbraitò spalancando non si sa come la porta.

Tré continuava ad ignorarla di sana pianta.

La bambolina si stava incazzando sempre di più.

<< MALEDETTO MEMBRO DI UNA BAND DI IDIOTI, MA NON SIETE ANCORA MORTI DI FAME DALLO SCHIFO CHE SUONATE?! >> urlò fuori dal suo corpicini di erica e saggina con aggiunta di lana.

Tré intanto continuava imperterrito ad aprire e chiudere porte, curiosando a destra e a manca nell’idilliaca speranza di trovare per caso Pamela Anderson intenta a farsi una doccia bollente, o in alternativa altre bagnine, rigorosamente seminude.

La bambolina lo rincorse, e fece anche abbastanza fatica, dato che per un passo del batterista ne occorrevano sessanta dei suoi. Inoltre lei non aveva i piedi, quindi era difficile.

Ok. Proliferò la sua piccola mente lanuginosa Un problema che non avevo previsto... Attirare la sua attenzione! Pensò per qualche minuto a come fare per dirigere su di lei quegli di un colore alquanto indeciso, osservando Tré mentre non aveva smesso un attimo di ficcanasare ovunque, stava diventando pericoloso, non solo perché tutto quel movimento avrebbe inevitabilmente scardinato le porte che erano rimaste chiuse per secoli, ma rischiava anche di scovare i loro nascondigli, a lungo andare.

La bambolina pensò. Poi una piccola lampadina di lana si accese sulla sua testolina. Corse nella sua stanzetta privata, tramite un segretissimo passaggio, pronta a soggiogare la mente di quel maniaco d’un sempliciotto.

 

Mike era nella sua stanza, dilettandosi nel suo sport preferito che, al contrario di quello che pensava il manager, non era sbronzarsi a forza di salutari cocktails a base di vodka e rum, bensì il golf. O almeno ci provava. Innanzitutto perché Mike trovava le uova Faberge abbastanza difficili da usare come palline, erano ovali, rotolavano poco e inoltre ad ogni colpo si frantumavano, ma anche perché la sua mente era altrove.

Da un paio di giorni a quella parte non faceva altro che pensare che doveva assolutamente parlare al frontman di cose molto importanti, però ogni volta che apriva bocca venivano fuori delle parole che parlavano di sogliole oppure del fondoschiena della biondona che aveva appena attraversato la strada. Quindi non concludeva mai un ciufolo. Inoltre, se per caso si trovava nella stessa stanza, da solo con Billie Joe i suoi pensieri, per quanto sporadici, partivano a razzo verso altre cose, e il fatto che il cantante iniziasse immediatamente a suonare qualcosa che non era la chitarra gli faceva dimenticare il resto.

Però porca miseria, DOVEVA dirglielo! Era troppo importante!

Con un colpo secco distrusse l’ennesimo uovo di porcellana cesellata, i cui frammenti colpirono la specchiera riducendola in pezzi, che a loro volta rimbalzarono sul pavimento facendo a brandelli il tappeto, che per salvarsi saltò sul divano coprendolo interamente di polvere, lui per tutta risposta s’incazzò e mandò a quel paese l’arredamento al completo sparando le nappe ovunque, e il mobilio prese a schivarli come in un gioco di palla avvelenata.

Di tutto ciò Mike non si accorse minimamente.

<< Ho deciso! >> esclamò sbattendo a terra la mazza, colpendo il tappeto, che credendo di essere stato preso di mira dal pouf cominciò a strangolarlo tra le sue spire << Devo andare a dirlo a Billie, costi quel che costi! >> disse parlando da solo, cosa che lo faceva sentire una persona molto importante.

Ignorando bottoni, frammenti di vetro, di ceramica, polveroni sahariani e quant’altro si stava agitando in camera sua, uscì, sbattendo la porta, al che l’uscio fece cadere la maniglia.

Ma neanche di questo Mike si accorse.

Era deciso a bussare alla porta di Billie, sperando che non gli saltasse addosso appena varcata la soglia, oppure che gli saltasse addosso e che si fosse già attrezzato perché lui odiava i preliminari, quando un fischio lo distrasse.

Si voltò ma non vide nessuno, lanciò occhiate a destra e a sinistra ma non vide nessuno.

Ne concluse che Lord Signore Pergolo Antonio Umberti Gastrelli Schiantozzi Padanio Eugenio Felipe eccetera doveva possedere un merlo. Concluse male.

<< Buonanotte, signor Mike. >> sentì dire da una voce.

<< Buonanotte. >> rispose Mike, continuando per la sua strada.

Il fantasma che aveva parlato ci rimase male.

<< Ehm... Signor Mike! >>

<< Dica. >> Il beneducatissimo Mike lo guardò con aria cortese, non facendo naturalmente caso al fatto che stesse parlando con un lenzuolo fluttuante.

<< Ehm... Ecco... Va da qualche parte? >> gli domandò lui un po’ spaesato da tanta compostezza, si sarebbe grattato la testa per la sorpresa, se solo avesse avuto le dita, e la testa.

<< Devo andare a parlare con Billie Joe, vuole venire anche lei? >> rispose con naturalezza.

<< Ehm, io... Che ne dice di andare a fare un giretto? >> buttò lì lo spettro mentre una corrente d’aria proveniente da chissà dove gli alzava il lenzuolo a mo’ di Marilyn Monroe.

<< Adesso? >> Mike calcolò che era passata la mezzanotte, era buio pesto ovunque perché le candele non rischiaravano proprio una beneamata mazza, aveva sentito rantoli, urla, versi, ululati, sibili, voci, battiti, e il canto dei sette nani, e non aveva ancora parlato con Billie << Perché no? >> annuì l’incoerente bassista.

<< Sì... >> disse il fantasma, che veniva sbattuto come un palloncino contro il muro dal venticello.

Portò Mike a fare un giro panoramico, al buio, delle parti alte del castello, fino a salire sui torrioni e sui merli, intimandogli di guardare giù. Tentò all’incirca otto dozzine di volte di gettarlo dai parapetti, ma tutte le volte il bassista si spostava di scatto indicando qualcosa di inesistente in un punto indefinito, per poco non facendo svolazzare lui giù dalle pareti. Preoccupato per la sua non-vita, il fantasma volle trascinare Mike nelle segrete, e lì farlo “accidentalmente” incatenare ad una delle torture medievali che avevano fatto incontrare tante tante tante brave persone con l’aldilà. L’aldilà però sembrava non troppo felice di incontrare Mike, perché al momento opportuno nessuno serratura sembrava collaborare e intrappolare il musicista, anzi, afferrando con una certa tenacia il suo lenzuolo. Dovette barattare la sua collezione di dvd di Holly e Benji per far sì che la gogna lo lasciasse ballonzolare dietro al tizio che doveva soggiogare. Che non sembrava per nulla soggiogato.

Il fantasma decise allora di chiedere aiuto ad un suo amico, quindi portò Mike al piano bar.

<< Desidera? >> domandò il barista dalla figura stranamente trasparente.

<< Un Martini dry per favore, shakerato, non mescolato. >> rispose James Bond.

<< Molto bene. E lei? >>

<< Vodka e rum. >> rispose Mike senza perdere le vecchie abitudini.

James bond bevve il suo Martini, dopodichè scatenò una rissa con gli avventori immaginari, e si catapultò fuori dalla finestra, lasciando entrare uno spiraglio d’aria che fece capottare il fantasma.

<< Serata nera, vero? >> chiese il barista al bassista.

<< Uhm, diciamo che una lampada accesa non avrebbe fatto male. >> disse il bassista al barista.

<< Con gli amici come va? >> chiese il barista al bassista.

<< Eh, purtroppo siamo un po’ in rotta. >> disse il bassista al barista.

<< Bah, gli amici non rispettano mai le idee. >> sibilò il barista al bassista.

<< Diciamo che poco ascoltano. >> rispose il bassista al barista.

<< Chissà, forse sono loro ad essere insoddisfatti. >> commentò il barista al bassista.

<< Sì, soprattutto Billie Joe, non è mai soddisfatto! >> annuì sapiente il bassista al barista.

<< Forse starebbero meglio da morti. >> ipotizzò il barista al bassista.

Mike ripensò a Tré Cool e al suo ficcanasare ovunque, poi pensò a Billie Joe quando suonava la chitarra e anche quando suonava qualcosa che non era la chitarra.

<< No, mi sa che stanno proprio meglio da vivi! >> disse convinto il bassista al barista.

<< JAMES, perché non gli esponi tutti i miglioramenti che ha avuto la tua famiglia dopo la vostra dipartita?! >> intimò il fantasma, che a forza di tutte quelle esse stava iniziando a diventare dislessico.

<< Bah, miglioramenti, diciamo che i bambini piangono meno, mia moglie si lamenta meno, il cane abbaia meno... >> disse dubbioso il barista.

<< Oh, forse sono solo annoiati, in fondo basta poco per fare rivivere una famiglia! >> sorrise il bassista al barista.

<< Davvero?! >> domandò il barista al bassista.

<< Portare i figli almeno una volta al mese allo zoo, portare la moglie dal parrucchiere, portare il cane prima allo zoo poi dal parrucchiere... Sono le piccole cose... >>

<< E lei dice che la mia famiglia potrebbe rivivere?! >> domandò speranzoso il barista al bassista.

<< Non ne ho la certezza, ma è sempre un inizio. >>

Il barista ringraziò il bassista, sbatté a terra il grembiule a cuoricini rosa e si mise a ridere felice, attraversando le pareti con tutta l’intenzione di andare dalla famigliola e dire loro che potevano ritornare a vivere felici, nonostante tutti fossero stati gentilissimamente accoppati dal suddetto barista all’incirca quarant’anni prima.

<< Che simpatico, peccato che fosse solo un po’ fatuo. >> commentò Mike riferendosi al fatto che il barista fosse impalpabile, incorporeo e galleggiasse a un metro da terra << Vuole? >> chiese al fantasma indicandogli la bottiglia di vodka.

Se avesse avuto gli occhi il fantasma li avrebbe posati prima su Mike e poi sulla bottiglia.

<< Metti tutto dentro un secchiello da ghiaccio e mescola. >> e poi il fantasma si gettò con tutto il lenzuolo direttamente nel secchiello pieno d’alcol.

 

Billie Joe si stava girando e rigirando come un crotalo in crisi d’astinenza da caffeina nel letto, Mike si era rifiutato di venire in camera sua, e l’aveva lasciato solo soletto a non suonarsi.

Da un po’ di tempo il suo bassista sembrava un po’ distante, e non era perché avesse cambiato casa e quindi ritrovandosi a qualche chilometro in più di distanza, bensì sembrava che pensasse, se pensava, sempre a qualcos’altro. E lui voleva sapere cosa. Per fortuna Billie era una persona discreta e matura, che rispettava i segreti altrui, quindi gliel’aveva chiesto solo otto miliardi di volte.

Era perduto nelle sue elucubrazioni mentali derivanti dal guardare insistentemente il poster dei Backstreet Boys appeso da non si sa chi al soffitto, quando avvertì un mugolio fuori dalla porta. Siccome lui non aveva un tubo da fare, andò a vedere.

Quando aprì trovò nel corridoio un grande animale, un enorme cane dal pelo lungo e fulvo, arricciato e arruffato, la coda ritta e i canini spiegati, che ringhiava in continuazione.

<< Bello, ma preferisco i gatti. >> disse Billie chiudendo la porta, proprio mentre il lupo aveva spiccato un balzo con le fauci spalancate, pertanto andando a sbattere contro il legno della porta. Billie la riaprì, il cane si rimise in piedi un po’ barcollante, ma deciso a non lasciar andare il vocalist.

<< Amico, Lord Signore Vanesio Patrugo Arenio Bipotti Valerio Stefanio Marco Mauro Mazzi eccetera non ti tiene in camera con sé quando dorme?! >> sbottò un po’ irritato, sbattendogli di nuovo la porta sul muso, al che il lupo cappottò. Billie aprì di nuovo la porta, il cane era ancora vagamente stordito dalle botte.

<< Dì a Rossella che francamente me ne infischio! >> e gliela sbatté di nuovo in fronte.

In quel momento passò di lì Licia Colò che, vedendo quella bestia maltrattata, la prese amorevolmente tra le braccia per portarla fino alle falde del Kilimangiaro, mentre Rossella non seppe mai quello che Billie aveva da infischiarsene.

 

 

Indovinate un po’? Continua!

 

 

Ma buoooooongiorno bellaggente, come va?!XD Qui ha ripreso a nevicare, yu-uuuhh, annegheremo nella neve!*Tira pallata*

Piaciuto questo capitoletto?XD Beh, se sì gradirei almeno un commentuccio, non mi lasciate da sola che ho tanto freddo!ç_ç

 

Come al solito ringrazio coloro che hanno messo questa delirante storia tra le preferite e le seguite, o anche le ricordate, è per voi che la pubblico!;)

Arrivederci al prossimo capitolo, e speriamo di risentirci prestissimo!;D

Un bacio!

 

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Capitolo 5
*** 5. Un'altra nottata come le altre ***


5.

Un’altra nottata come le altre

 

<< Ehi, Lord Signore Pinturicchio Mercadante Smerlazzi Aurelio Alessandro Chanel Carlo Aldini Castoldi eccetera, ha dormito bene? >> gli chiese premuroso Mike.

<< Una meraviglia... >> rispose il loro anfitrione, che effettivamente presentava delle borse sotto gli occhi che avrebbero contenuto benissimo tutta la spesa settimanale di una famiglia della media borghesia tedesca, il suo colorito era pallido, anche se in effetti Lord Signore Manfrenio Pippo Sgravio Celso Rettondino Charles Zidius eccetera era sempre pallido come un piatto di ceramica.

Erano a cena, e i Green Day avevano passato metà della giornata a dormire della grossa, ognuno nella propria stanza da letto, per grandissimo dispiacere di Billie Joe, e l’altra metà l’avevano usata per causare danni, cioè molestare costantemente il povero Chopin intento a svolgere alla velocità di lumaca in letargo le sue faccende domestiche, con indosso l’adorabilissimo grembiulino rosa e bianco con su scritto I Love Hello Kitty.

<< Mi scusi Lord Signore Nicola Lovianno Virgilio Ippolito Frediano Renato eccetera, ma lei dov’è che va durante tutto il giorno? Non l’abbiamo vista neanche una volta. >> commentò Billie Joe, che aveva preso l’astinenza del suo bassista come una malattia, infatti stava già progettando di chiamare qualcuno come il dr. Spock, oppure l’esorcista.

<< Vedete, la mia alta ed importante carica quale Lord Signore Conte Barone Ser Baronetto Principe Visconte Marchese Ciambellano Castellano Appaltatore mi costringe ad occuparmi di questioni importanti che assorbono la maggior parte del mio preziosissimo tempo... >>

<< Ma lei che lavoro fa? >> lo interruppe l’educatissimo Tré Cool che non stava ascoltando una sillaba.

<< Vivo di rendita. >> rispose lui con un sorriso carismatico, cercando di afferrare un bicchiere di vino e non riuscendoci perché si era già scolato otto bottiglie di Chianti e ci vedeva triplo.

<< Quella sì che è proprio una bella vita... Mike, che ne dici se stanotte ci facciamo una bella partita a scacchi? >> interloquì il fascinoso frontman dei Green Day.

<< Tu non sai giocare a scacchi. >> ribadì l’astuto Mike.

<< So fare tante cose. >> sorrise saccente l’omino dagli occhi di un bellissimo verde acqua << Scommetto che riesco a darti scacco matto in... >> contò mentalmente i vestiti che indossavano entrambi << ... 9 mosse!! >>

<< Già, perché tu hai la cravatta! >> annuì con fare cospiratorio Tré Cool che aveva capito tutto, al contrario del bassista.

<< Mi dispiace Billie, ma mi sono proposto di leggere un buon libro, e non potrai farmi cambiare idea. >>

<< Quale razza di libro è più importante di una partita a scacchi?! >> esclamò Lord Signore Renato Alfredo Borghezio Luciano Nardello Caterino Roberto eccetera che aveva rinunciato ad afferrare il bicchiere e ripiegando direttamente sulla bottiglia.

<< Il Kamasutra... >>

<< Ah... Allora ok. >> mormorò il loro ospite che, tanto perché non sapeva cosa fare, si fece bello con una mossa del mantello, sparecchiando con un colpo solo tutti i piatti e l’argenteria sul pavimento. Billie Joe invece si incazzò.

<< Ma che cazzo ti stai a leggere il Kamasutra quando puoi avere la versione 3D in digitale, in blu ray disc, in dvd, dal vivo o come cavolo lo vuoi?! >> sbottò il cantante indicando se stesso.

<< Billie, mi stupisco di te, sai benissimo che la carta ha più valore di qualsiasi altro mezzo! >> ribadì sdegnato Mike.

<< Ha ragione, Billie. >> dovette ammettere Tré Cool << Prova te a farti una canna con un dvd e poi dimmi! >>

In poche parole i tre musicisti tornarono nelle rispettive stanze, uno già pronto per uscirne e partire a razzo per continuare l’approfondita ispezione della casa di Lord Signore Stevenson Fabio Flavio Fusco Cisco Casco Ambrogio eccetera alla disperata ricerca di una donna o, al limite, di una bisca clandestina con piano bar; uno già pronto per stravaccarsi in poltrona e dedicarsi ad una sana e giusta lettura a lume di candela fino a notte fonda, e forse anche oltre; un altro sempre più disperato perché impossibilitato ad arrivarci con i mezzi preferiti, a notte fonda.

 

Tré continuava imperterrito a fare l’invadente tra le mura domestiche della grande casa del Lord Signore Svetlonio Gualtiero Minzotti Giunchilio Perbeni Manolo Bifozzio Pancrazio eccetera, a forza di curiosare era arrivato nelle cantine, stracolme di scaffali contenenti litri e litri di vini più disparati, rossi, bianchi, rosa, fucsia e anche qualcuno verde, inoltre erano presenti champagne, spumanti, acquaviti, grappe, e chi più ne ha più ne metta.

<< Wow, ecco come fa ad andare avanti tutto da solo. >> si disse il batterista immaginando l’alcol come importante compagno di vita, inoltre Lord Signore Zarvacchio Tontolo Pentolo Germando Purlonio Anceschi eccetera ce l’aveva la faccia di uno che stava fuori ventitre ore al giorno. Fuori di testa.

Tré Cool era occupato a infilare le mani tra tutte le bottiglie, quando le sue orecchie da rilevamenti militari captarono un suono a lui molto familiare, risvegliando nella sua mente, sempre che ce l’avesse, un istintivo interesse.

Si voltò di scatto, non facendo caso al fatto che lui non era Batman e al buio ci vedeva poco e niente, e lanciò intense occhiate ovunque.

<< Ehiiiii, sono qui... >> pronunciò una voce soave.

Dal nulla più assoluto sbucò un reggiseno fluttuante. Al che Tré Cool, quale grande stimatore era, diede una rapidissima scandagliata. Bianco, ricamato, non imbottito, senza ferretti, alla sua esperta vista doveva essere una terza.

<< Uhm, interessante! >> e si catapultò dritto sul capo intimo. Che prontamente si scansò.

<< Vienimi a prendere. >> sorrise la voce suadente, mentre lo sfuggente reggipetto continuava a fluttuare per salire le scale.

Tré Cool non se lo fece ripetere due volte, e iniziò immediatamente una caccia al tesoro con il capo d’intimo, che continuava a fuggire per i corridoi come se inseguito da un lupo affamato, che non era poi un’idea tanto sbagliata a guardare Tré Cool con lo sguardo assatanato.

Dopo una rapida fuga in cui Tré aveva messo fuori combattimento Maria de Filippi che girava non si sa bene perché per il palazzo, il reggiseno si infilò direttamente nella sua stanza da letto, con somma sorpresa del batterista, ma anche con una certa soddisfazione.

<< Eccoci a noi, caro il mio pizzo bianco. >> sorrise come posseduto da una bestia infoiata, richiudendo la porta alle sue spalle con una chiave a caso, dato che le porte non avevano chiavi, né tantomeno serrature. Ma di ciò nessuno si preoccupò.

<< Eccoci a noi, caro il mio tontolone! >> esclamò una vocina che a Tré parve familiare.

L’intimo smise di fluttuare a dal nulla apparve la bambolina della notte precedente con nelle manine, o in quella sorta di zampine imbottite che si ritrovava, dei bastoncini di legno con attaccato tramite un filo trasparente da pesca il reggiseno. La bambolina doveva ringraziare MacGyver << Finalmente ho la tua attenzione! >> rise con fare demoniaco.

<< Come hai osato trarmi in inganno?! >> urlò Tré Cool in uno slancio alla Lady Oscar << Hai spezzato il mio tenero cuoricino facendomi credere di essere quella che in realtà non sei! >> pianse il batterista in una perfetta ricostruzione di una delle numerosissime scene di una qualsiasi soap opera.

<< Senti amico, adesso fai il bravo, mi cedi la tua anima e tu non ti accorgerai mai più di avere un cuoricino! >> rispose il cinico giocattolino di pezza.

<< Gioia, lo so che sei pazza di me, ma proprio non sei il mio tipo! Innanzitutto perché sei alta fino alla mia caviglia! >> Tré Cool si riprese immediatamente dal trauma post shock.

<< Piantala di fare tanto il cascamorto, ma chi vorrebbe uno come te?! >> sbottò lei, mentre MacGyver univa del succo di un limone gettato via, due gocce di cera della candela, del filo interdentale usato e del pelo di gatto e ci costruiva un deltaplano per fuggire.

<< Per tua informazione il sottoscritto ha un sacco di groupie! >> ribatté lui indignato.

<< Pfui, nei tuoi sogni! >> rispose lei arrogante.

In quel momento smisero entrambi di parlare, troppo testardi e caparbi per abbassare lo sguardo, una mentale, sempre che di mente si parlasse, gara a chi la spuntava. La tensione era palpabile, il vento aveva smesso di soffiare, le candele avevano smesso di crepitare, MacGyver aveva smesso di trafficare.

Tré Cool fissava la bambolina.

La bambolina fissava Tré Cool.

Tré Cool fissava la bambolina.

La bambolina fissava Tré Cool.

Tré Cool fissava la bambolina.

La bambolina fissava Tré Cool.

Tré Cool si avvicinò alla bambolina.

La bambolina fissava Tré Cool.

Tré Cool afferrò con una mano la bambolina.

La bambolina iniziò a preoccuparsi.

Tré Cool gettò la bambolina fuori dalla finestra.

<< Maledetto schifoso, vaffanculoooooooooo... >>

<< Oh là! >> esclamò con un sorriso soddisfatto il batterista << Va bene che odio le Barbie, ma piuttosto che regalare a qualcuno quella cosa, è meglio un cavallo a dondolo! >>

 

Billie Joe stava sbuffando insoddisfatto nella sua camera, torturandosi all’idea che Mike si trovasse ad un tiro di schioppo da lui e non si sognasse nemmeno di andare a fargli una visitina, non è che l’avrebbe trattenuto più di tanto, si sarebbe accontentato anche di una sveltina da dieci minuti, non serviva per forza metterci tre ore!

E invece no, Mike si negava come una primadonna! Neanche fosse stato vergine!

Mentre il casto cantante si rigirava in testa quei puri pensieri, e anche qualche immaginetta per condire il tutto, oltre i muri del castello di Lord Signore Conan Caterino Enrichetto Falotto Geronimo Adriano Lio Sasso eccetera il lupo cui aveva sbattuto la porta in faccia tre volte la notte precedente stava tornando barcollante. Sì, perché era stata una bella impresa riuscire a tornare dal Kilimangiaro, dove Licia Colò e i suoi insopportabili marmocchi l’avevano imbottito di Kinder Cioccolato facendogli venire anche il diabete, era riuscito a sfuggire alle loro grinfie soltanto con l’aiuto di Jackie Chan che stava sorvolando la zona in mongolfiera, e però l’aveva scaraventato giù sullo stato di New York, di conseguenza lui si era fatto tutta la strada per la California a zampe e piedi, siccome di giorno tornava a vestire i panni dell’avvocato peloso tanto quanto Lucio Dalla.

Ma ora era tornato. E doveva soggiogare quel suonato di Billie Joe, costasse quel che costasse!

Risalì le scale un poco strisciando, e si ritrovò di nuovo davanti alla porta del musicista che non eccelleva in quanto ad altezza, stavolta però stando bene attento a non rischiare botte inconsulte.

Si stava preprando la tattica per stanarlo proprio come una lepre, quando la porta si spalancò e la suddetta lepre provvista di cravatta rossa ne uscì.

<< Sei ancora qui?! >> gli chiese il leprotto dagli occhi verdi << Non lo fai lo spuntino di mezzanotte?! >>

Il lupo non badò alle sue parole, si mise in posizione d’attacco e spiccò un salto, proprio mentre Billie Joe se ne andava borbottando frasi senza senso, facendolo piombare a peso morto sul pavimento ad azzannare l’aria. Si rimise sulle zampe a fatica, aveva ancora la glicemia alle stelle e gli avevano detto di tornare all’ospedale per fare una flebo di insulina, e si apprestò a inseguire il cantante.

Di nuovo si preparò ad attaccarlo. Di nuovo spiccò un balzo. Di nuovo si fece male andando a finire da qualche parte. La cosa si ripeté per qualche migliaio di volte, e verso le quattro di notte il mannaro cominciò a rompersi le palle di sapere che quell’animaletto senza orecchie lunghe era tanto scaltro da evitarlo, oppure tanto scemo da non accorgersi di niente.

Alla fine arrivarono sul tetto del castello di Lord Signore Prando Smerlo Comacchio Agato Ursulo Oscar Alan eccetera, al che Billie Joe si volse.

<< Che diavolo ci fai tu qui?! >> gli domandò siccome aveva passato cinque ore a passeggiare e passarsi per la testa fotogrammi erotici vari, non accorgendosi assolutamente dei tentativi di azzannamento da parte del povero lupo assassino che ormai aveva bisogno di una trasfusione.

La bestia ringhiò, più che altro per l’incazzatura che per altro, e si avvicinò lentamente, minacciosamente al frontman, perché aveva capito che con lui non funzionava saltargli addosso. O almeno, da quello che aveva capito non era lui a dover saltare addosso al cantante.

<< Bello, direi che basterebbe portarti dal parrucchiere e potresti persino diventare accettabile. >> gli disse Billie Joe, che ormai si era stufato di darsi alle seghe mentali, e decidendo di dedicarsi a quelle un po’ più pratiche << Però io non ti posso portare a casa mia, è piena di gatti, inoltre alla mia cara mogliettina che ormai avrà speso l’ammontare del prodotto interno lordo della Jugoslavia non piacciono i cani, né tantomeno quelli allergici alla penicillina. >> commentò indicando il braccialettino che l’amico a quattro zampe aveva al polso.

Il lupo, che ormai non ci vedeva più dalla fame, chiedendosi internamente perché la Licia Colò non aveva potuto dargli una Fiesta, non ascoltò una sola parola, continuando ad avvicinarlo per poi azzannarlo.

Solo che Billie Joe trovò per caso una pallina di gomma arancione che sbatteva un sacco in contrasto col nero del tetto. E gliela tirò.

Il lupo non capì più un tubo e, in preda all’istinto giocondo del quale era provvisto, dimenticò totalmente i suoi doveri e saltò dietro la pallina, afferrandola al volo. Solo che era già oltre le mura del castello.

<< Ciao cucciolo, salutami Lord Signore Doriano Secondo Domenico Massimo Decimo Meridio Edgardo Piergiorgio eccetera. >> disse Billie Joe, mentre il lupo svolazzava giù da un centinaio di metri d’altezza, finendo dritto nel fossato infestato da coccodrilli, pantegane, ippopotami, liocorni e Beppe Bigazzi.

 

Mike se ne stava beatamente spaparanzato sulla poltrona a guardare le figure contorsionistiche e astruse che aveva da presentare il Kamasutra in ultima edizione aggiornata per dilettanti ed esperti, con relative istruzioni del tipo Inserire A in B e ripetere l’operazione finché uno dei due non si stanca” oppure, per esporre le nuove scoperte amatorie e per provare forti emozioni con metodi non convenzionali “Insinuare A in C passando per B, mentre il soggetto D infila E in Z, quando il suddetto E ha F in H...” e così via fino all’utilizzo indiscriminato dell’intero alfabeto, con numeri arabi e simboli morse, il tutto corredato di suggestive illustrazioni. Mike ne fu effettivamente un po’ sconvolto anche per l’uso improprio di vari oggetti citati abbastanza inusuali, tipo la lampadina oppure il pitone delle Azzorre, ma tutto sommato trovò che fossero interessanti, quei metodi. Eh, peccato che non ci fosse Billie... Lui aveva sempre la smania di provare cose nuove!

Ma no, non poteva, il bassista aveva preso la sua decisione, ma doveva trovare il momento e il modo di dirlo a Billie, che sicuramente ne sarebbe stato scioccato. Purtroppo non aveva ancora trovato l’occasione per parlargli 1) Da solo, 2) Da persona civile, 3) Senza farsi venire in mente le istruzioni della posizione del Fiore Di Ciliegio Incastrato Nel Cesto Di Frutta Con L’Uva Dentro.

<< Eeeeeeehhhh... >> sospirò mentre girava pagina del suo tomo di ben 87936 pagine, rimanendoci un po’ alla vista della posizione del Viaggiatore In Treno Con Cappello Che Fa Il Viaggio Senza Biglietto Assieme Alla Compagnia Filarmonica.

All’improvviso avvertì nell’aria l’odore di alcol, anzi, di vodka e rum, il suo preferito, che tra l’altro era persino citato nel libro...

Vide strisciare ai suoi piedi uno straccio bianco, macchiato e smunto, si muoveva ondeggiando piano, e a tratti singhiozzava.

<< Ehi, hai finito di affogare i tuoi dispiaceri nell’alcol? >> gli domandò Mike, riconoscendo in quel mucchietto di stoffa fradicia il suo amico fluttuante della notte prima.

<< Io non ho... Hic! ...dispiascieri... Hic! Solo che... Hic! Stavo sciusto pensando di... Hic! ...lavare per terrrrrrrr... Hic! >> rispose lui da non si sa dove.

<< E’ una cosa molto gentile da parte tua, ti do una mano. >> sorrise Mike che era ben felice di staccare gli occhi dalle figure pornografiche che gli avevano fatto capire che un raccoglitore ad anelli poteva avere più usi di quanto non immaginasse.

Mike afferrò una mazza da golf già piegata dopo aver avuto un feroce scontro con il lampadario, e lo conficcò da qualche parte nel lenzuolo, indi per cui prese a trascinare il fantasma molto appallottolato per lavare il pavimento, e il tappeto, facendo la parte di una Cenerentola che, dopo le sue dotte letture, ambiva a fare la pornostar.

 

 

Indovina un po’? Continua!

 

 

 

 

Buoooooonasera signorine, eccovi un nuovissimo bellissimo capitolo!;D

Piaciuto?! Ghghghgh, ammettetelo che anche voi vorreste il kamasutra creativo!XD

LOL, beh, sarò felicissima per leggere qualche vostro eventuale commentuccio (che lascerete, vero?), e grazie sempre per chi preferisce, segue, ricorda, legge e commenta questa storiellina!X3

Un bacio, alla prossima!

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Capitolo 6
*** 6. I geni del male ***


6.

I Geni del Male

<< Non ho parole per descrivere la vostra stupidità! >> esclamò iroso Lord Signore Pancrazio Gusberto Peregrino Antochio Cassandro Oleandro Gustavo eccetera gesticolando furioso, rivolto all’attaccapanni.

Il povero Lord Signore era semplicemente fuori di testa a causa del fatto che i suoi collaboratori tardavano a far entrare in azione il loro piano di conquista della terra, e anche perché la bottiglia di Pinot Grigio che aveva in mano era finita. Così come erano finite le altre dodici bottiglie.

In quel mentre entrò nella sala privata del Lord Chopin, che presentavo uno chicchissimo trucco di Loreal Paris, rossetto color Magenta effetto shining, ombretto blu oltremare effetto metallizzato, fard per non seccare la pelle e senza lasciare residui effetto lifting, matita e eyelyner dorati effetto glitter, mascara ultra allungante effetto tacco a spillo. Il make-up e la consulenza estetica gentilmente offerti da un creativo Tré Cool che non aveva avuto niente di meglio da fare durante la giornata.

<< Chopin, che diavolo hai combinato, adesso ti sei dichiarato sodomita?! >> borbottò Lord Signore Davide Lavinio Piero Daniele Aldo Giovanni Giacomo eccetera << Sarai mica come Gandalf il Gay?! >>

<< Sei solo invidioso perché tu non hai a che fare col corno di Gondor! >> ribadì con un certo orgoglio Gandalf.

<< E’ inammissibile che quei tre barboni non abbiano ancora assoggettato quegli altri tre barboni... >> rimase zitto un attimo per fare mente locale, giacché non si ricordava più quali dei barboni fossero i suoi collaboratori e quali quelli da sottomettere << Insomma, in poche parole... Dove diavolo sono?! >> Infatti fino a quel momento aveva parlato da solo.

Chopin mugugnò qualcosa che, forse per colpa delle sue corde vocali che stavano penzolando della laringe, o forse per colpa del rossetto che gli impastava le labbra, nessuno capì. Ma tanto nessuno lo ascoltò.

All’improvviso la porta della sua stanza si spalancò, e ne entrò la bambolina, reggendosi su delle piccole stampelle fatte con stuzzicadenti uniti con dello spago da salame e un po’ di resina di pino silvestre, era ovvio che ci fosse ancora lo zampino di MacGyver.

<< Io. Odio. Quel. Tré. Cool. >> scandì il giocattolo zoppicando. Presentava la lanugine dei capelli alquanto fuori posto, il vestitino a fiorellini completamente stracciato, e uno dei bottoni dei suoi dolci occhietti forati era scheggiato. Purtroppo, dopo il volo di qualche centinaio di metri, era atterrata non sull’erba della collina che circondava il castello, bensì sfigatamente sull’unica piattaforma in cemento presente, come se non fosse bastato era stata attaccata da alcuni lupi selvatici che l’avevano scambiata per una certa pallina arancione che i suddetti avevano perduto non si sa come, quindi avevano voglia di giocare, e in mancanza di meglio avevano usato lei come palletta.

<< Ti sembra questa l’ora di tornare?! E con quella faccia da sgualdrina?! >> protestò Lord Signore Pino Acciugo Gigi Danielo Genoveffo Giobbe Leone eccetera rivolto alla finestra.

<< La verità... Hic! E’ che loro... Sono molto... Hic! Furbi... >> interloquì il lenzuolo barcollando nell’aria, andando a incagliarsi in qualsiasi angolo trovasse, col lenzuolo tutto stropicciato e macchiato che puzzava di drink.

<< Li abbiamo sottovalutati! >> rispose il Lord Signore cercando di mantenere l’equilibrio << Forse non sono quegli stupidi sempliciotti che credevo quando ho deciso di invitarli. >> commentò ritrovando un po’ di sobrietà, sedendosi a testa in giù << Anzi, forse sono dei veri geni del male... >>

In quel momento entrò il lupo, o quello che ne restava, strisciando come un serpente col mal di stomaco, per colpa di Beppe Bigazzi che l’aveva costretto a strafogarsi con i carciofi della Valsugana e i Maracuja dell’Africa Nera, naturalmente abbinati insieme in uno strano piatto dal sapore di legno di ippocastano.

<< Oh, è arrivato anche l’ultimo terzo incomodo! >> ironizzò Lord Signore Raffaello Michelangelo Leonardo Giotto Dante Giulio eccetera << Stavo dicendo, che forse dovremmo tutti allenarci per partecipare alle prossime olimpiadi... >>

<< No, stavi dicendo che abbiamo sottovalutato i Green Day! >> lo corresse la bambolina, che venne travolta dal lenzuolo dello spettro che non aveva smesso di un attimo di cercare di sistemarsi i buchi per gli occhi in posizione adeguata.

<< Ah già! Sì, intendevo dire che forse costoro hanno solo la facciata dei buffoni, e in realtà sono dei veri e propri criminali, forse sono loro che tirano tutte le fila di questa società... >> disse con fare cospiratorio, rotolando per la stanza al seguito della bottiglia.

<< Dunque cosa... Hic! Dovremmo fare? >> domandò il fantasma che, una volta messo a posto gli occhi, cercava di mettere a posto anche la tipica catena fantasmesca.

<< Signori, noi siamo la crème della crème del popolo malefico, non possiamo cedere in questo modo! >> esclamò gonfiando il petto, finendo sotto al divano << Noi saremo più cattivi di loro, più astuti, più intelligenti, e riusciremo a vincerli, non ho dubbi, noi conquisteremo il mondo, perché noi siamo gli assoluti geni del male! >>

<< Sì, però continuano a essere più forti di noi! >> fece presente la bambolina, che avrebbe volentieri strangolato il batterista, se solo avesse avuto le mani, e anche belle grandi.

<< Non vi preoccupate mozzi! >> li tranquillizzò Lord Signore Uncino Mauro Lindo Enzo Ivano Susanno Emilio Federico Renzo eccetera, che al culmine delle sbronze si sentiva sempre un po’ capitano << Ci penserò io a eluderli, metterò in moto alcune mie conoscenze, e allora si pentiranno di non essersi arresi prima alla nostra potenza! >>

Il gruppetto si mise a ridere, una risata malvagia, empia e anche un po’ brilla, e nessuno fece caso al fatto che Maria de Filippi girava ancora indisturbata per le mura del maniero.

 

Mike era per la seconda notte consecutiva rinchiuso nella sua stanza a leggere. Di nuovo aveva ignorato i velati segnali di seduzione del cantante, come le occhiatine, i sospiri, i bigliettini anonimi, le scritte a lettere cubitali sui muri o le palpate varie. Non poteva, non voleva illudere Billie concedendosi per poi dirgli quello che aveva da dire, lui era sempre stato un amico, e non voleva in alcun modo far soffrire Billie Joe. Almeno, non soffrire in modo che lui non potesse lenire la sua sofferenza con qualche altro metodo.

Per distrarsi dai suoi ottusi quanto fuorvianti pensieri si dedicava di nuovo alla lettura, all’inizio aveva optato per un freddo romanzo di Stephen King, ma quando aveva capito che non c’erano figure aveva deciso che era proprio il caso di finire il Kamasutra. Mike odiava lasciare i libri a metà.

Era occupato a interpretare l’illustrazione con sotto scritto “Mentre E immette B in A, e O inserisce J con l’ausilio di S in W, F si aiuta con C attorcigliando M in X...” qualcuno bussò alla sua porta. Si alzò, chiedendosi internamente quale sottintesa quanto ambigua funzione potesse avere in un amplesso un ombrello a scatto, e aprì la porta.

Rimase esterrefatto. Qualunque cosa volesse dire quella parola.

<< Oh mio dio... >> mormorò a bassa voce, incredulo, gli si inumidirono gli occhi alla vista di quella persona che era il suo idolo da quando era bambino, il suo eroe, colui cui pensava ogni volta si presentasse una qualche avversità, la persona da cui prendeva esempio quando Mike si domandava E lui cosa farebbe in questo caso?.

<< Esatto, proprio io! >> rispose con un sorriso a centoventiquattro denti << Sono qui per farti un’offerta che non potrai rifiutare! >> disse ricalcando le parole del padrino. Però non si trattava del padrino.

Era Chuck Norris.

 

<< Dunque, punto su tutte le ruote, 24 rosso, e poker d’assi! >> esclamò Tré Cool che, siccome non aveva trovato il casinò nella casa del Lord Signore Manfredo Gallipolo Apollonio Bulgaro Lisino Marzio Bertucchio Temi eccetera, aveva deciso di sognarselo.

E naturalmente stava perdendo tutti gli onirici soldi che qualcuno gli aveva prestato, ma chi se ne fregava, tanto mica li doveva restituire!

<< SVEGLIAAAAAAAAAAAAAAA!! >> urlò qualcuno sfondando con un calcio la porta di camera sua, mandando all’aria cardini, legno e il vaso Ming.

Tré Cool non fece una piega, continuando a russare.

Il qualcuno che si era rocambolescamente introdotto nella sua stanza era una un uomo non meglio identificato con una maschera bucherellata sul viso, e una motosega in mano, in tenuta da hockey.

<< Ehm... Prontoooo?!?! Sto per farti a PEEEEEZZIIII!!!! >> gridò di nuovo. Il batterista era imperturbabile, continuava a mantenere un autocontrollo senza precedenti, essendosi molto stancato dopo la grande prova da stylist data quel pomeriggio, dopo aver addobbato Chopin meglio di un albero di Natale all’avanguardia.

Il tizio con il tagliasiepe si grattò la testa prima di capire come procedere. La bambolina l’aveva più volte redarguito, intimandogli di stare molto attento perché quell’uomo era pericolosissimo. Però se neanche lo guardava negli occhi!

Prese a girare intorno al letto con fare all’erta, senza distogliere mai lo sguardo dal personaggio che vi era sdraiato supino, le mani intrecciate sul petto e l’espressione beata di chi sta sbancando a Las Vegas. Il tizio allora decise di mettere in moto la sega a motore, per osservare la reazione di quel mago di cattiveria. Però non ottenne nessun risultato attendibile.

Allora il tizio si chiese se per caso la sua non fosse tutta una tattica, che in realtà lui fosse capace di leggere nel pensiero e in quel momento stava prevedendo tutte le sue mosse.

Fu un po’ preso dal panico.

Iniziò a sudare dentro la tuta sportiva, mentre la motosega continuava a girare e a staccare parti di mobilio, tende, divani, poltrone, arredamenti e la cravattina giallo pallido di Mastrota, chiedendosi perché quel famigerato Tré Cool la stesse facendo tanto lunga. Ciò che era ovvio era che quel batterista non aveva paura di lui, era impossibile, quel suo rimanere indifferente, totalmente disinteressato, tutto era logico, stava solo attendendo il momento in cui lui avrebbe abbassato la guardia.

Il tizio con la mascherina bucherellata iniziò a preoccuparsi. C’era silenzio, a parte il rumore rombante dell’aggeggio che teneva in mano, l’ululato del vento, le urla nel castello e il barrito di un elefante, un silenzio di tomba, e Tré Cool continuava a dormire. O forse faceva solo finta. Stava solo aspettando una sua mossa sbagliata per saltargli addosso e finirlo con la sua stessa arma.

L’assassino chiamato direttamente da Lord Signore Cristiano Collecchio Cristoforo Albertario Copernico Nicola Romino Gianni eccetera iniziò a capire cosa significasse avere paura.

Come poteva quell’uomo, con quel vestito ridicolo e quella faccia ancora peggio, rimanere insensibile a lui, alla motosega, al fatto che volesse farlo fuori, come poteva non fregargliene niente? O forse, in realtà, semplicemente sapeva che non sarebbe morto, perché troppo furbo per farsi ammazzare così a caso. Troppo genio.

Un vero Genio del Male.

L’assassino lasciò che la motosega si spegnesse e cadesse a terra, Tré Cool l’aveva avuta vinta, l’aveva battuto, lui era troppo incapace di tenere testa ad un uomo con un’intelligenza superiore come la sua, non era un killer, era solo un perdente.

<< Addio, la ricorderò sempre come l’uomo di pietra. >> disse a Tré Cool prima di gettarsi dalla finestra verso la morte certa, se non per lo schianto, allora per gli intrugli che Bigazzi gli avrebbe sicuramente rifilato, e che sicuramente gli avrebbero trasmesso il tetano.

Fu così che l’assassino schiattò.

E fu allora che Tré si svegliò.

<< Mi pare di aver sentito un rumore. >> fu il suo commento, ancora mezzo dormito. Lanciò qualche occhiatina intorno a sé per controllare che nel frattempo non fosse entrata Megan Fox, ma non la trovò, quindi decise di tornare a dormire, e stavolta con la speranza di sognare le grazie prosperose di qualche bella fanciulla, ringraziando mentalmente il Lord Signore Amando Lorenzo Beltramo Marmirolio Alicio Vinaccio Carmelo Giosué eccetera per averli invitati a quella rilassantissima vacanza.

 

Come al solito Mike non era andato in camera sua, Billie Joe ne era sempre più offeso. Da quasi una settimana non si godeva il suo passatempo preferito, perché Mike glielo impediva, e per motivi che lui non capiva! Aveva forse le sue cose? Era rimasto incinto? Oppure tutto ad un tratto aveva visto la Madonna e aveva deciso di dedicare la vita alla castità più totale?

A pensarci a Billie venne l’orticaria. Come poteva Mike anche solo pensarlo lì, tutto solo, mezzo nudo e ammiccante, ad attenderlo sul letto e rimanere indifferente...

Naturalmente la mente di Billie Joe, che in quei casi funzionava che era una meraviglia, partì direttamente ad immaginarsi il contrario, e cioè che era Mike ad attenderlo mezzo nudo e ammiccante sul letto. E a Billie Joe venne la voglia di grattarsi, ma non perché aveva l’orticaria.

Qualcuno bussò alla sua porta.

Billie Joe era occupato, pertanto non andò ad aprire.

Il qualcuno bussò di nuovo alla porta.

Billie Joe era ancora occupato, pertanto non andò di nuovo ad aprire.

<< Ehm, signor Armstrong, sta bene? >> chiese Lord Signore Pipino Martello Ciccio Ermenegildo Abelardo Angelo Valentino eccetera.

Dopo un’ora Billie Joe aprì la porta, aveva i vestiti in disordine, i capelli scarmigliati, la cravatta infilata al collo, il viso un po’ arrossato, era vagamente sudato, il fiato leggermente ansimante.

<< Desidera? >> gli domandò il cantante che aveva gli occhi sinistramente lucidi.

<< Ehm, ho forse interrotto qualcosa? >> si azzardò a dire il Lord, che era sì il più grande genio del male di tutti i tempi, ma era anche educato e rispettava la privacy delle persone.

<< Non si preoccupi, a lungo andare a fare da solo mi annoio... >>

<< ...Ah. >> fu l’eloquentissima risposta del Lord Signore che non voleva sapere oltre << Ero venuto qui per scambiare quattro chiacchiere con lei, in privato, da buoni amici quali siamo. >> sorrise con fare mellifluo facendo un ampio gesto col mantello, ricordandosi solo dopo che il mantello l’aveva lasciato sotto al divano << Insomma, lei è il leader dei Green Day, vero? >>

<< Così dicono. >> rispose il cantante che cercava inutilmente si aggiustare la cintura, non pensando nemmeno lontanamente che al contrario non andava.

<< Beh, sa com’è, io sono un grande magnate dell’arte e della cultura. >> iniziò a dire Lord Signore Peppo Anito Berlusca Annamario Jesus Ruino Sventrazza eccetera, sedendosi accanto a lui sul letto << Diciamo che potremmo avviare una sorta di... collaborazione... >> sorrise avvicinandosi sempre di più << Guardare al futuro con un occhio più aperto... >> Sempre più vicino, fino a poter sfiorare il bel collo niveo del frontman << Far sentire la nostra voce per tutto il globo... >>

Lord Signore stava per mordere Billie Joe e prendersi tutto il suo americanissimo sangue, quale buona tradizione vampiresca gli imponeva.

Solo che Billie Joe si voltò prima che potesse morderlo. Billie Joe aveva un talento naturale per voltarsi nei momenti più opportuni senza accorgersi di una beneamata mazza.

<< Mi dispiace tanto Lord Signore Michele Umberto Clivio Gastone Don Matteo San Francesco eccetera, ma lei non è proprio il mio tipo! >>

Al Lord servì qualche minuto per assimilare la cosa.

<< Ah, così mi respinge?! >> ribadì offeso << Dunque lei decide di ignorare la bellezza atavica del corpo di un non morto quale sono io, per dedicarsi magari ad altri corpi che decadranno con l’andare del tempo?! >> Era a dir poco indignato dalla stupidità del cantante, lasciando perdere la questione della conquista del mondo, quel piccolo e dispettoso omino dagli occhi verdi osava ignorare le sue avances?!

<< Amico, lei ha visto Mike nudo? >> gli domandò il chitarrista che a volte usava la chitarra per scopi non esattamente musicali.

<< Il signor Dirnt? No... >>

<< Ecco, guardi il suo, di corpo nudo, e poi mi venga a dire! >> esclamò Billie Joe richiudendosi in bagno.

 

 

Indovina un po’? Continua!

 

 

 

 

 

Yeeeeeeee, ben ritrovate!!XD

Che dire? Riprendete quella mascella e smettetela di ridere, che vi prendono per mica normali!XD

Beh, come al solito grazie a tutte quelle che seguono, ricordano e preferiscono questa storia, grazie per i commenti e grazie a chi c’è sempre!XD

Tanti baci, alla prossima! :*

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Capitolo 7
*** 7. Tra Chuck Norris e proposte varie ***


Tra Chuck Norris e proposte varie

Mike era al settimo cielo. Non perché si era improvvisamente ritrovato con una vagonata di figli in un telefilm da famigliola cerebrolesa, ma perché il suo eroe, il mitico, leggendario Chuck Norris era andato da lui! Non aveva ancora capito bene a fare che, però era già tanto la sua presenza.

<< Amico, sono venuto qui per farti una proposta! >> sorrise il ranger con il suo sorriso collaudato dagli esperti Mentadent.

<< Wow... Non mi chiederai mica di sposarti, vero? >> domandò Mike per precauzione.

<< No, io non sono quel tipo di uomo. >> mise in chiaro con una faccia saputa << Ci vado con calma, niente bacio se non dopo il terzo appuntamento! >>

<< Che classe! >>

<< Eh già... >> annuì con savoir-faire il fascinoso cow-boy << Che ne dici se andiamo a bere qualcosa, tanto per rompere un po’ il ghiaccio? >>

Mike acconsentì, sperando vivamente di ricordarsi dove fosse il bar dove era stato qualche notte prima, sempre più propenso a credere che Chuck Norris volesse avanzargli qualche proposta indecente, e solo in quel momento gli venne in mente che se Billie l’avesse scoperto gli avrebbe fatto una scenata da guinness.

Arrivati al piano bar James il barista non si vedeva da nessuna parte, probabilmente ancora impegnato ad accompagnare moglie, figli e cane allo zoo e parrucchiere per tentare di resuscitarli, ed era stato sostituito da un vecchio dalla barba lunghissima e bianca, vestito a mo’ di Mago Merlino.

<< Desiderate cari? >> domandò Gandalf, che dopo la fine della saga del Signore degli Anelli era stato scaricato da Peter Jackson, e quindi aveva deciso di intraprendere una carriera meno traumatica del baby-sitter per hobbit complessati.

<< Un buon fegato... E un buon Chianti. >> sibilò il dr. Hannibal Lecter, membro della facoltosa e raffinata clientela del bar.

<< Io un Sex on the Beach, molto Sex e poco Beach. >> fece con estrema nonchalance Chuck Norris.

<< Io Vodka e Rum, molta Vodka e anche molto Rum. >> Mike rimase sull’ordine del suo preferito, mai perdere le sane abitudini della vita.

<< Allora amico, ho sentito che suoni in un gruppo chiamato i Green Day, vero? >> gli chiese il guardiacaccia scolandosi il suo Sex con poco Beach << Sai che anch’io mi dedico alla musica? >>

<< Ah sì? E cosa suoni? >>

<< Oh, un po’ di tutto, dal liscio, al rock, al metal, al pop, al rap, al... >> Continuò per venti minuti << Beh, naturalmente riesco a comporre quando non sono subissato dei miei numerosi impegni, quali allenarmi, fare volontariato alla casa di riposo per marmotte, chiacchierare con i pellerossa di qualunque tribù e stato, sferrare calci rotanti a destra e a manca, sedare risse fatte scoppiare da me, salvare i miei collaboratori che immancabilmente vengono rapiti in un modo o nell’altro, studiare la teoria secondo cui i cerchi del grano sono stati provocati da Giovanni Muciaccia, fare l’insegnate di difesa contro le arti oscure a Hogwarts... >>

A Mike sembrava che Chuck Norris assomigliasse vagamente al Lord Signore Gilulfo Lanfranco Marcaurelio Parker Blandillo Norberto Ginchero Alfonso Carmine eccetera, cioè parlava un sacco. Naturalmente sia il bassista che l’uomo del Texas non mancavano di ingollare la loro buona dose di alcol, di fronte a loro bicchieri e bottiglie vuote si accatastavano, Gandalf si stava intrattenendo in una vivace conversazione con Maria de Filippi che stava invano cercando di convincerlo a entrare a far parte della giuria di Amici, dicendogli che assieme a Paltinette avrebbe fatto un figurone, e Rambo era capitato lì per caso.

Dopo qualche ora, non ci è dato sapere quante, i due erano diventati amiconi, pur essendosi completamente dimenticati l’uno il nome dell’altro, si erano tracannati tutto quello che era presente nel magazzino del bar, e, dopo che Chuck Norris aveva istigato otto risse, salvato tre fanciulle in difficoltà da loschi malviventi che le avevano rapite, e aver catapultato Rambo fuori dalla finestra con un calcio rotante carpiato nuovo modello de lux, Mike disse qualcosa.

<< Ehi amico... Ma tu non dovevi farmi una proposta? >> articolò dopo qualche minuto in cui non si ricordava come si muoveva la lingua per parlare, anche se per bere non c’era alcun problema.

<< Ehm, boh, forse... >> disse Chuck Norris con la sua omologata espressione del Io so tutto e vedo tutto sempre e ovunque, che però quella volta sembrava avesse perso un po’ di lucidità. Infatti Chuck Norris non si ricordava neanche come si chiamava, dove stava, e tantomeno che ci facesse lì in compagnia del bassista dei Green Day.

Il ranger era stato chiamato dal Lord Signore Stanislao Bracucchio Monfeltro Carpineto Arturo Gerbillo Silvano Mattia eccetera perché corrompesse Mike e lo convincesse con le relative buone a passare dalla loro parte. Solo che Chuck Norris si era imbottito di Vicodin e Lambrusco, quindi non stava capendo più niente.

<< Beh... Tizio.. >> disse Mike che non si ricordava come diavolo si chiamasse quel tipo che ora si stava accasciando in coma etilico per terra << Mi sa che abbiamo alzato un po’ il gomito, io devo guidare stasera, perché fino in Groenlandia è dura... >> delirò alzandosi dallo sgabello, mentre Gandalf improvvisava uno spogliarello accendendo le luci stroboscopiche, che non aiutavano la sua percezione della realtà << Quindi ci salutiamo, è stato bello parlare con te... Buonanotte... Non fare cose che io non farei... >> E fu così che Mike Dirnt si avviò verso la sua stanza barcollando e domandandosi perché mai le pareti sembravano fatte di gomma, e perché un uomo con la parrucca bionda e che continuava a dire di essere Maria de Filippi venisse scaraventato giù dalla finestra.

 

Lord Signore Percuzio Giammaria Saverio Simonetto Algado Mangusto Geppetto Dalilo Wilson Fabbro Michelle eccetera stava schiumando di rabbia per i corridoi della propria mastodontica casa.

Non perché il suo piano della conquista del mondo sembrava stesse andando a rotoli come la carta igienica Regina.

Non perché né l’uomo con la motosega né Chuck Norris non erano riusciti minimamente scalfire due di quei pagliacci.

Non perché i suoi collaboratori erano sull’orlo di una crisi di nervi, ed era stato costretto a chiamare un sarto, un veterinario e uno spiritista per curarli.

Non perché Chopin aveva preso la stranissima abitudine di sparire per ore e andare a giocare d’azzardo non si sa bene dove, tornando truccato come una passeggiatrice.

Non perché il suo estetista era andato in vacanza lasciandolo senza pedicure per tre intere, lunghissime settimane.

Ma perché Billie Joe l’aveva respinto. Nessuno aveva mai avuto il coraggio di respingere lui, il Lord del Castello, il vampiro degno rampollo di una stirpe di succhiasangue che mieteva vittime e terrore dall’Europa, passando per l’Asia fino in America, intaccando anche l’Oceania, inoltre anche un gran bel pezzo d’uomo, che curava la sua immagine, quella che non poteva vedere allo specchio, con minuzia e finezza, lui, che aveva fatto innamorare le più belle donne del ‘600, del ‘700 e del ‘900, purtroppo l’800 era stato un secolo magro.

Insomma, lui, il Lord Signore Gervaso Alex Armanio Borciani Luca Nico Ferdinando Augustino Dolores eccetera, il più bel vampiro sulla faccia della terra vedersi respinto da un cantante umano! Che onta! E per cosa?! Perché il suddetto Billie Joe preferiva il collega Mike Dirnt a lui! Come se il signor Mike fosse stato un bell’uomo! Che affronto! Non avrebbe sopportato oltre!

Andò dritto filato alla stanza di Mike, siccome aveva saputo che Chuck Norris era stato ricoverato all’ospedale per aver ingerito una quantità di alcol pari al quintuplo del suo peso, di conseguenza il fegato aveva deciso di prendersi una pausa, prontamente ospitato dal dr. Lecter, e bussò con decisione.

Nessuna risposta.

Bussò di nuovo.

Nessuna risposta.

Al Lord Signore Quisquilio Monferrato Stanlio Dimitri Obama Ilario eccetera venne in mente che lì dentro avrebbe potuto esserci qualcuno di sua conoscenza. Però non sentì nessuna voce. Tantomeno quella del chitarrista. E la cosa lo sollevò mica poco.

Decise allora di spingere gentilmente la porta, perché lui sì era incazzato, ma l’educazione prima di tutto.

<< Signor Dirnt? >> lo chiamò. Nessuna risposta. Nella stanza non c’era nessuno, a parte il mobilio totalmente sottosopra che sembrava avesse scatenato una guerra, una lotta all’ultimo granello di polvere tra il divano e il tappeto << Signor...? >>

<< Sì, mi ha chiamato? >> rispose una voce familiare provenire dal bagno.

<< Oh, signor Dirnt, stavo proprio... >> Il Lord Signore Palestro Carletto Scalabro Minfozza Pergreffi Fagiolo eccetera rimase letteralmente a bocca aperta.

Di fronte a lui si presentò il signor Mike Dirnt. Completamente nudo.

Il corpo slanciato, atletico, sodo, la pelle chiara e tesa, i tatuaggi sulle spalle e le braccia muscolose, le gambe lunghe e affusolate, il torace ampio, i capelli chiari leggermente scarmigliati, il tutto beatamente lucido d’acqua appena uscita dalla doccia, ogni parte del suo corpo luccicava di gocce come di rugiada mettendo in mostra ogni sua singola parte.

Il Lord Signore cadde in ginocchio contemplando quella visione come se avesse raggiunto proprio in quel momento il Nirvana, nonostante lui non fosse Buddista, dimenticando qualsiasi altra cosa, la testa aveva fatto contatto.

Continuava semplicemente a fissarlo senza dire e sentire niente.

Ora, adesso aveva capito cosa aveva voluto dire Billie Joe.

Il Lord Signore aveva totalmente flippato.

 

Billie Joe stava leggendo un libro. O meglio. Guardava le figure.

Cappuccetto Rosso. L’artistico cantante si stava chiedendo perché mai una madre sana di mente dovesse a tutti i costi spedire la propria figliola fino a casa della nonna, ma non poteva dirle di prendere la corriera? E la nonna, perché non se ne stava in una bella casa di riposo, invece di starsene rintanata in un buco in culo al mondo, nel bel mezzo di un bosco popolato da tossici?! E poi, il padre di Cappuccetto Rosso dove cazzo era?! La nonna era materna o paterna? Quanto prendeva di pensione? E il nonno? La madre che lavoro faceva? Il cacciatore era un sensitivo? O un macellaio? E soprattutto, il lupo era un adescatore?

I dubbi amletici che tormentavano l’uomo dagli occhi verdi fin dalla sua tenera infanzia, non si riprese mai dallo shock provocato da quella fiaba.

Gli piaceva molto di più Alice nel Paese delle Meraviglie. Cocaina, coniglietti, mondi alternativi, cappellai totalmente fatti, era come un secondo Woodstock!

<< Quelli erano bei tempi! >> commentò gettando via il libro di favole, che finì dritto nel camino dove il fuoco era crepitante, accesosi chissà quando.

In quel mentre qualcuno bussò alla sua porta. Billie Joe sperò che non fosse di nuovo Lord Signore Purbezio Mandelli Napoleonio Emanuele Lapo Giovino Giorgino eccetera che tornava ad avanzargli offerte ambigue, non era proprio il suo tipo. Anche se aveva un mucchio di soldi. Aprì la porta. Era Mike.

<< ODDIO GRAZIE!!! >> urlò di scatto trascinandolo dentro di peso << Mike, non sai quanto mi stai facendo felice, ormai avevo perso le speranze! >> esclamò iniziando a spogliarlo.

<< No, no, BILLIEEEEEEEEE!!! >> Mike cercò di bloccare le sue mani polipesche che, lo sapeva bene, erano in grado di infilarsi veramente ovunque, e farlo ragionare, se mai fosse stato in grado di farlo.

<< Ma si può sapere cosa c’è? >> sbottò il frontman della band più assurda del panorama punkrock << Se non ti spogli come facciamo? >> Poi il suo sguardo assunse un luccichio strano << Ah, ho capito, stavolta cambiamo... Mi spoglio io! >>

<< Billie, stai fermo, stai vestito e stai zitto! >> gli intimò Mike cercando di fermarlo e impedirgli di cavarsi direttamente i pantaloni.

<< MIIIIIIIIIIIKEEEEEE!! >> sbraitò lui piuttosto deluso << Non mi vuoi più bene? >> gli domandò con gli occhioni verdi, smeraldini e lucidi come quelli di un cucciolo in carenza d’affetto.

<< Billie, io ti voglio una caterva di bene... >> lo tranquillizzò il bassista.

<< ...Allora spogliamoci! >> ovviò Billie Joe aprendogli con violenza la camicia, facendo partire per aria tutti i bottoni simulando un’esplosione atomica.

<< NO, devo parlartiiiiiiiiiiihhhhhh!!! >> Mike si trovava un po’ in difficoltà, stare con Billie quando era in crisi d’astinenza di amore era pericoloso, rischiava di diventare vittima di violenza carnale ripetuta << Parlarti seriamente! >> disse con decisione mantenendo almeno intatto il bottone dei calzoni che il focoso frontmam stava già intaccando.

<< Ma uffa... >> borbottò Billie Joe accasciandosi su una poltrona, avvilito << Prima mi illudi di volermi dare quello che voglio, poi mi dici che vuoi solo parlare... Stai diventando una teenager da telefilm... >> commentò abbattuto, trovando quelle ragazzine santarelline la rovina della società umana.

<< Billie, non è facile quello che ti devo dire. >> iniziò Mike respirando forte.

<< E’ in un’altra lingua? >> Mike lo ignorò.

<< Billie... >> Mike prese fiato << Io ci ho pensato veramente molto a questa cosa... >> Mike cercò i suoi occhi verdi, quelli che gli facevano perdere la testa << Veramente, è stata una decisione difficile... >> Billie Joe, incredibilmente, lo ascoltava << ...Lascio la band. >>

 

 

Indovina un po’? Continua!

 

 

 

 

 

Speravate che avessi smesso di aggiornare ‘sta roba, eeeeeeeeeeeeeeehhhhhhhhhhh?!?! E invece no, sono ancora qui a molestare la vostra mente con questa storia assolutamente senza nessunissimo senso!

LOOOOOL, Mike vuol lasciare la band, chissà perché! Lo scoprirete naturalmente nella prossima puntata!

 

Ehi, ho notato un certo calo nelle recensioni, dove diamine siete finiti tutti?_? M’avete abbandonato? O peggio, siete stati ricoverati anche voi nella clinica di House? Allora in quel caso sarebbe un casino... Vi porterò le arance, perché sono una brava persona!XD

 

Bon, io mi congedo, vi ricordo solo che un commentino può fare la felicità di un’autrice (io) e che a voi non farà venire il crampo dello scrittore in nessun caso!X3

Tanti baci, al prossimo capitolo!

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Capitolo 8
*** 8. Eh eh eh ***


8.

Eh eh eh...

 

Billie Joe smise di ascoltare. Billie Joe smise totalmente di fare qualsiasi cosa.

Lo fissava pietrificato a bocca spalancata, ricordò un po’ a Mike il Lord Signore Lembrutto Pinsello Barbaro Arcimago Battifrolla Mortadello Montalbano Saviano eccetera quando l’aveva aggirato per lasciare la stanza. Probabilmente era ancora là a fissare il vuoto. Chissà poi perché aveva avuto quella reazione...

<< Ehm... Billie... Sei vivo lì dentro? >> gli chiese agitandogli davanti agli occhi una mano, dopo venti minuti in cui il frontman era rimasto basito, assomigliava ad un gargoyle molto felino << Billie... >> Continuava a non rispondere << Billie... Chitarra! >>

<< Chitarra? Dove?! >> Billie Joe si riprese alla parolina magica, che però durante i loro momenti intimi non svolgeva la funzione di una normale chitarra.

<< Billie, hai capito quello che ti ho detto? >> gli domandò Mike tanto per essere sicuro.

Sì, Billie aveva capito, infatti il suo sguardo si oscurò di nuovo, un po’ per la frase pronunciata dal suo bassista, un po’ perché non c’erano chitarre in giro.

<< Mike... >> disse in tono lamentoso, che spezzò il cuore a Mike << ...Dove l’hai data? >>

<< .........EEEEEEHHH?!?!?! >> Forse gli aveva rivelato le sue intenzioni troppo in fretta, forse i neuroni di Billie, sempre che ce li avesse, e che avessero funzionato, erano implosi per non aver retto la notizia.

<< Mike, sono sicuro, per dire una cosa del genere devi averla per forza data... >> continuò il cantante con fare serio, scuotendo la testa.

<< MA COSA STAI DICENDO?! Billie, la mia anatomia te la ricordi ancora?! >> gli domandò, sperando ardentemente che al leader del gruppo non stesse venendo un principio di Altzaimer, misto alla sua naturale inclinazione all’essere fuori di testa.

<< Mike, dimmi se ti ricordi quando l’hai data... >> disse imperterrito lo sconvolto uomo dagli occhi di smeraldo, stringendogli le braccia.

<< BILLIE, CHE CAZZO DICI?! >>

<< Mike, è lampante che tu hai dato una botta in testa! >> esclamò.

Mike si rilassò all’istante. Fortunatamente aveva solo capito male...

<< Ehm, non ho dato nessuna botta in testa... >> gli rispose contento del fatto che almeno non si fosse rincretinito del tutto.

<< Allora ti sei fatto di qualcosa! >> ribadì sconvolto l’altro << Cocaina? >>

<< No. >>

<< Eroina? >>

<< No. >>

<< Ti sei fatto una canna con il basilico e la colla vinilica? >>

<< No. >>

<< Hai sniffato qualcosa tipo bianchetto? >>

<< No... Billie, ci ho pensato un sacco, ho deciso di lasciare la band, punto! >> Ma il punto non c’entrava un tubo, infatti mancava tutto l’altro pezzo da dirgli << Ho deciso di ritirarmi in Tibet! >>

Billie Joe rimase di nuovo in silenzio, sul viso dipinto lo sconvolgimento misto ad una buona dose di Non ci sto capendo più un cazzo.

<< Perché? >> si limitò a chiedere. Era ovvio che Billie era troppo scioccato per parlare. Era ovvio che non aveva ancora abbandonato l’idea di saltargli addosso. Era ovvio che aveva ancora tutta l’intenzione di stuprarlo, con o senza chitarra. Era ovvio che Billie Joe sapesse usare anche il basso, in quelle occasioni.

<< Ecco, io... Voglio ritrovare me stesso! >> Suonava male. Suonava una cretinata, e Mike lo sapeva benissimo, ma non ci fece caso.

<< MIKE, ti aiuto io a ritrovare te stesso, tu spogliati e dammi cinque ore e vedi come ti trovo, metto le mani ovunque per cercarti, ti giuro che userò la chitarra, il basso, mi faccio prestare la batteria da Tré, mi faccio prestare anche la frusta, prometto che ci andrò piano, ma che cacchio ci vai a fare fino in Tibet?!?! >> lo implorò il cantante cadendogli ai piedi, disperandosi.

<< Billie, mi dispiace, ma ho deciso, ho già prenotato una suite in un santuario in Tibet, isolamento totale per sette anni e tre quarti. >> rispose con decisione.

<< Ma perchèèèèèèèèèèèèèèèèèèè?!?! >> pianse il povero ragazzo ancorandosi a lui.

<< Sento che non sono più quello di una volta, sono cambiato, devo ritrovare il Mike Dirnt di un tempo. >>

<< Ti aiuto ioooooooo, ti giuro che guarderò sotto ogni tappeto, dentro ogni cassetto, dietro ogni scaffale, in soffitta e in cantina... >> mugolò Billie Joe.

<< Mi dispiace Billie, ho deciso! >>

<< Ma almeno... >> Billie si rimise in ginocchio, fissandolo con gli occhioni spalancati che avrebbero fato invidia al Gatto con gli Stivali di Shrek << Mi concedi un ultima nottata con la chitarra? >>

<< Ehm... >> Ecco che veniva la parte peggiore. Se Billie non moriva dopo quello, voleva dire che in realtà il frontman era un highlander << Ecco, vedi, seguendo gli opuscoli di preparazione all’isolamento... C’è scritto che devo osservare... Castità totale. >>

Al solo sentire le sillabe Casti, le sinapsi di Billie saltarono come gamberetti troppo allegri. Rimase agghiacciato scrutando Mike con uno sguardo vacuo, perduto, distrutto.

<< Billie... Non fare così... >> mormorò Mike sfiorandogli una spalla.

Billie non ci poteva credere. Sette anni e tre quarti. Tibet. Monaco. Niente più Mike. Niente più Green Day. Niente più chitarra. Mai più.

<< Billie... >> lo chiamò Mike, seriamente preoccupato per lo stato comatoso dell’amico.

Billie Joe Armstrong svenne.

In quello stesso istante Maria de Filippi, miracolosamente scampata alle grinfie delle creature che popolavano il fossato, convinse Gandalf a fare da giudice ad Amici, ma a nessuno importò una sega.

 

<< Ehm, Lord Signore Minchiozzi Periplo Loretto Berbero Veronico Gervaso Tonio Carbonio eccetera...? >> lo chiamò Tré Cool.

Il Lord del maniero era seduto a tavola con lo sguardo perso in chissà quali meandri, era in quello stato di incoscienza dalla mattina, e non era migliorato per niente fino a sera.

<< Choppy, tu sai che gli è successo? >> il batterista allora domandò al maggiordomo Chopin, che però era felicissimo del fatto che il suo datore di lavoro si fosse levato dai coglioni per un po’, quindi non diede peso alla cosa.

<< Ma insomma, si può sapere perché c’è questo mortorio?! >> sbraitò Tré Cool guardandosi intorno. Non c’era proprio nessuno. Billie Joe e Mike non si vedevano dalla notte precedente, il Lord Signore Cairolio Attanasio Anastasio Violo Cornelio Paullo Felice eccetera era metafisicamente partito di testa, Chopin faceva il finto tonto, e a pensarci bene neanche tanto finto, e non aveva trovato ancora uno straccio di donna! Ma che razza di vacanza era mai quella?!

<< Qui mi sa che mi devo arrangiare... >> commentò il batterista sorridendo con fare bieco, progettando uno dei suoi strampalati piani senza arte né parte né coda né capo né con qualsiasi altra cosa << Eheheheheheheheheh... >>

 

All’Ospedale della Contea della California per Mostri e Affini Malati, Denutriti, Depistati e Maltrattati c’erano proprio tutti, la bambolina che aveva dovuto subire un intervento per farsi ricucire, il problema era sorto quando i medici hanno scoperto che la stoffa usata proveniva dal Perù, ricavata da una particolare specie di lama che si nutriva esclusivamente di Coca Cola e Coca in foglie, quindi era mica facile da trovare; il lupo che aveva dovuto subire otto trasfusioni a causa del malefico cioccolato rifilatogli da Licia Colò, e una lavanda gastrica per buttare fuori tutte le porcherie che gli aveva fatto ingollare quel maledetto di Beppe Bigazzi, inoltre le povere infermiere gli avevano applicato una grande quantità di Frontline Antipulci e zecche, perché nel fossato c’erano parecchi parassiti, oltre ovviamente a Tiziano Ferro, dimenticando però che lui di giorno era un uomo, e che quindi il Frontline risultava tossico; il fantasma invece era stato ricoverato nel reparto di disintossicazione, perché l’alcol era diventato davvero un grande problema, che gli impediva persino di passare attraverso le pareti, giacché era sempre tanto sbronzo che non si ricordava neppure come si faceva, oltretutto a forza di impigliarsi di qua e di là, quello non a causa del problema dell’alcol bensì perché era uno spettro sfigato e maltrattato da tutti, era pieno di buchi, quindi occorrevano svariate cuciture, molte delle quali a macchina, e naturalmente lui non ne voleva sapere di star fermo. Inoltre vi erano il ragazzo con la mascherina bucherellata che, avendo perso il suo strumento di gioco preferito, la motosega, si sentiva un nulla più completo, e poi dopo il suo traumatico incontro col Genio del Male meglio noto ai più come Tré Cool, aveva delle manie di persecuzione che lo rendevano paranoico, quindi lo staff medico era stato costretto a rinchiuderlo in cella d’isolamento, dove chiacchierava da solo sembrando più fuori di zucca dell’Enigmista interpretato da Jim Carrey nel film di Batman Forever; Chuck Norris, ricoverato in coma etilico, che però non gli impediva di vaneggiare su calci rotanti e sparatorie immaginarie, mise incinta un’infermiera solo con la forza del pensiero, e nella sua testa ricorreva ossessivamente l’immagine di Galdalf nell’atto dello spogliarello.

<< Foreman, quali sono i sintomi? >> domandò il dottor House, stavolta quello vero, stavolta il dottor Gregory House.

<< Di quale di loro stai parlando? >> chiese il saccente Foreman.

<< Bah, ma di uno a caso, credi che non abbia niente di meglio da fare che dedicarmi a questa gentaglia?! >>

<< Questa gentaglia sono i tuoi pazienti, e dedicarti a loro è il tuo lavoro! >> proruppe la sempre presente e rompiballe di professione Cameron, sbattendo le lunghe ciglia da cerbiatta.

<< Davvero? E io che credevo di fare il giardiniere... >> commentò House con fare serio << Comunque... Dai 88 cc di azoto liquido alla fila di destra, ai quei due laggiù dai 12 cc di Rinazina e dagli un moment, e a quelli che rimangono dai una Fanta e dei Pop Corn, poi accendi il televisore e metti su un bel film! >> ordinò il fascinoso medico dagli occhi di ghiaccio e un criceto che girava sulla ruota nel cervello.

<< Ehm... Sì... >> annuì il molto scuro Foreman, che scuriva sempre un pochino di più quando sentiva pronunciare queste cose.

<< Beh, dai, è ovvio che abbiamo un’epidemia di lupus! >> esclamò il dottoronzolo gesticolando col bastone, colpendo così tre infermiere, due paramedici, mandando fuori campo una palla da baseball e mandando in frantumi il vaso Ming << To’, amico, manda giù e fatti una bella dormita! >> disse sorridendo, facendo ingoiare a secco otto pastiglie di Vicodin a Chuck Norris, che con tutto l’alcol che aveva in circolo non fecero un gran bell’effetto.

 

 

Indovinate un po’? Continua!

 

 

 

 

 

Ed eeeeeeeeeeeeeccomi!XD

*Schiva pomodori* Ok, scusate DI NUOVO il ritardo!ç_ç

E’ che tra il lavoro, e una roba e l’altra non riesco mai a prendere bene i tempi, e va di norma che mi dimentico di qualcosa!XD

Comunque ora sono qui, e spero che questo capitolo vi sia piaciuto!;D

 

Vi ringrazio tutti di cuore come al solito, e arrivederci al prossimo capitolo!;)

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Capitolo 9
*** 9. Tutti amano Federico Moccia ***


9.

Tutti amano Federico Moccia

 

<< Billie, Billie, per favore, non costringermi a farti la respirazione bocca a bocca! >> esclamò Mike, anche se immediatamente capì che il frontman era veramente svenuto, altrimenti in un modo o nell’altro avrebbe senz’altro reagito alle parole bocca a bocca << Porca miseria, ma perché tu non prendi gli antidepressivi come tutte le persone normali tipo Paris Hilton o Gigi D’Alessio per affrontare il dolore?! >>

Il povero bassista era inginocchiato al fianco del cantante dei Green Day, tentando invano di risvegliarlo dopo avergli fatto una rivelazione che sì aveva previsto l’avrebbe lasciato un po’ sconvolto, ma non fino a quel punto! Billie Joe aveva perso i sensi solo in altre due occasioni, quando gli avevano detto che il cantante dei Tokio Hotel era un uomo, cosa che secondo Mike era ancora tutta da dimostrare, e quando aveva scoperto che Babbo Natale non esisteva. Tremendi shock della sua infanzia.

E adesso cosa gli restava da fare? Mettere su un film porno? No, con Billie funzionava solo dal vivo, e diretto... Andare a cercare quel vecchio che si era spogliato al bar qualche ora prima? Mh, no, a Billie i vecchiacci non facevano granché effetto, soprattutto se andavano in giro con una misera bacchetta di quelle dimensioni... Chiamare Tré e spiegarli cos’era successo? Forse poteva essere una soluzione, ma dove cazzo era Tré?! Non lo vedeva da ore, e chissà dove diavolo si era andato ad infilare, con tutti i nascondigli che c’erano in quel castello chissà dove sarebbe potuto andarsi ad imboscare, e soprattutto con chi, lo zozzone...

E dunque? Mike guardò Billie, disteso a terra, i suoi vestiti in disordine, anche se in effetti ultimamente i suoi vestiti erano sempre in disordine, la camicia semiaperta, gli occhi chiusi, il petto che si alzava e abbassava piano, mezzo scoperto, le mani abbandonate lungo il corpo, quel corpo tatuato, quel corpo attraente e sensuale, quel corpo sodo e muscoloso che aveva suonato un mucchio di volte, eh se l’aveva suonato!!!

No no no, castità assoluta, ASSOLUTA!! Doveva lasciare quei pensieri impuri fuori dalla sua mente se voleva davvero raggiungere l’illuminazione, altrimenti era un casino, come faceva a illuminarsi se teneva spenta la luce mentre si suonavano?

Mike fu tentato di ripetere di nuovo la parolina magica, che l’avrebbe senz’altro svegliato, ma poi si sarebbe ricordato tutto, l’avrebbe supplicato un altro po’, lui gli avrebbe ribadito che no, non avrebbero suonato mai più, e Billie Joe sarebbe svenuto nuovamente. Tutto da capo.

Mike lo guardò di nuovo.

Com’era carino mentre dormiva, aveva l’aria di un bambino casto e puro come un giglio, che non sapeva nemmeno cosa fosse una chitarra.

<< Ehm, Billie... >> tentò come ultima risorsa, se non funzionava quello allora tanto valeva infilarlo in una bara di vetro aiutato dai sette nani e fargli attendere il bacio, rigorosamente con la lingua, del principe azzurro che, ahilui, non sarebbe stato Mike << Ti va un Ovetto Kinder? >>

Billie Joe spalancò immediatamente gli occhi.

<< Posso tenere la sorpresa? >> domandò, dal bambino casto e puro come il giglio che era.

<< Certo piccolo. >> sorrise il paterno bassista scompigliandogli i capelli già arruffati di loro.

<< Oh, grazie Mike... >>

 

Nel laboratorio del castello un oscuro, losco figuro si aggirava tra provette e alambicchi, tra ampolle e trolley, tra fiale e playstation, un tizio dall’aria bieca che ridacchiava in maniera ossessiva, con una sinistra luce negli occhi, una penna Bic mangiucchiata all’estremità, un chupa chupa alla cocomera nell’altra, e un joystick tra le dita dei piedi, giacché aveva il pollice opponibile anche lì, proprio come gli scimpanzè. Ebbene sì, si trattava proprio di Federico Moccia, lo stolido e lugubre uomo (????) che nella lontana e tranquilla Italia si faceva passare per uno scrittore, o almeno un imbrattacarte, maligno e perverso che scioglieva a colpi di mala grammatica e storie al limite dell’ottuso le menti delle giovani, svanite lettrici che leggevano i suoi testi, anche se c’era da dire che la sua magia nera trovava terra fertile, siccome le suddette lettrici, meglio conosciute come Bimbeminkia, non avevano il cervello, bensì una spugnetta da fondotinta a riempire l’interno cavo dell’area craniale, che assorbiva le sue vaccate proprio come la terra d’ocra. Proprio Federico Moccia, che Lord Signore Amos Igor Barbados Leopoldo Gilberto Carolino Liutprando Tobia Lello Mariuccio eccetera aveva inizialmente ingaggiato per conquistare il mondo, per poi rendersi conto che più che conquistare, lui distruggeva, infatti dove passava Moccia non cresceva più un solo neurone in grado pensare, e quindi di servire il padrone. Pertanto il Lord Signore Malandri Prometeo Cuccinilello Venerdì Carolingio Marzadro Padulo eccetera aveva optato prima per impiccarlo per gli alluci dei piedi e lasciarlo morire a smozzicate dagli avvoltoi e bestie volanti che infestavano i dintorni del maniero, ma dopo essersi reso conto che, malgrado la sua deprimente stupidità e demenza, il sinistro e turpe Federico era in grado di far cassa, addirittura guadagnando alle spalle dei poveri cervelli che invece vagavano alla deriva per cercare un substrato su cui vivere. Indi per cui l’aveva sbattuto nelle segrete del castello, dicendogli che in realtà era un laboratorio, ordinandogli di non rompere le palle.

Moccia, siccome non aveva nemmeno lui una sinapsi funzionante, annuì con leggerezza e anzi, essendo fiero di quello che stava combinando, infatti ogni anno, ancor oggi, dobbiamo sorbirci le malefatte create dalle sue manine luride sporche del sangue di poveri collegamenti neurali e escrementi di topo, dato che il basso locale non era stato derattizzato, e sponsorizzate da Lord Signore Giulietto Romeo Alfio Albione Alcionne Pierferdinando Sabrino Atroppio Smanquidrazzi eccetera&Co.

Che senso ha lo schifoso-perverso-senza-cervello-Moccia chiederete voi.

Un bel niente rispondo io, è solo che mi andava di parlar bene di lui.

 

Lord Signore Germibello Bengala Tarzan Oppecchio Zio Paperone Pizarro Silvestro Ettore Ernesto Baluga eccetera stava appena incominciando a tornare in sé. Dopo una buona dose di Lambrusco invecchiato vent’anni, s’intende.

Ricordava poco e niente del suo stato di trance, solo che aveva avuto una visione mistica che gli aveva fatto una grande impressione, e poi era stato il vuoto più totale, solo quella luce indescrivibile che gli aveva fatto fare corto circuito, e dire che lui era uno che aveva vissuto più di mille anni, ne aveva viste di cose durante la sua non-vita!

Eppure un corpo come quello del signor Dirnt non se l’era mai manco immaginato!

Ma era legale essere tanto sexy? Seriamente, se qualcuno lo vedeva rischiava l’infarto davvero, era pericoloso, andava tutelato, dovevano assisterlo quelli dell’UNESCO e dichiararlo patrimonio dell’Umanità, del Mondo, dei Non Morti e Anche di Tutto il Resto della Gente! Bisognava pagare per vederlo, dopo naturalmente una sana preparazione di una settimana in cui si imparava a vivere anche senza l’uso delle facoltà mentali, altrimenti a vederlo a freddo si rischiava l’embolia oppure l’ictus.

E dunque era per quello che mister Billie Joe l’aveva respinto. Lord Signore non gli dava torto.

Però ora aveva un altro obiettivo. Ora doveva conquistare mister Dirnt! Eh sì, non si sarebbe lasciato sfuggire una creatura sovrannaturale del genere, molto meglio di Jimi Hendrix e Pamela Anderson messi insieme! Ovviamente Lord Signore Gabriele Ezechiele Ismaele Israele Settetele Giangolini Pintrullo Cioppetto eccetera era sicuro che lui non l’avrebbe rifiutato, come poteva preferire uno come il signor Billie Joe, basso, cantante, isterico, a lui, grande rampollo vampiresco con la passione per l’estetica?

Pfui, non ci sarà gara!

In quello stesso istante Naruto irruppe nella stanza e prese una mela, e Lord Signore Pergolo Bond Fleccero Bruto Evo Almengurdo Palombo eccetera, invece che chiedersi giustamente che diavolo ci facesse un ninja in casa sua, fece il figo con un gesto del mantello, facendo cadere la televisione, lo stereo e tutta la libreria, e facendo stramazzare a terra Chopin, che mugugnò depresso perché il suo padrone era ritornato in sé.

 

Tré Cool era chiuso nella sua stanza col telefono in mano, nessuno si prese la briga di domandarsi da dove l’avesse tirato fuori e come ciufolo facesse a chiamare dato che al castello non c’era la linea telefonica, sdraiato sul tappeto di pelo bianco, che in realtà era un orso polare molto magro, che parlava in una sinistra voce in falsetto.

<< Ma sì caro, proprio enorme, ci divertiremo un sacco! >> disse il batterista, che in quel momento appariva molto inquietante << No, nessuno si lamenterà, anche qui hanno bisogno di divertirsi! >> Il tono era diverso, ma l’obiettivo era quello di sempre << Ma sì, chiama chi ti pare, più siamo e più ci divertiamo! >> Decisamente era il solito Tré Cool.

<< D’accordo caro, allora ci becchiamo! >> rispose dall’altro capo del telefono Axl Rose, prima di riattaccare e riprendere a guardare La Casa di Topolino in televisione.

 

 

Indovinate un po’? Continua!

 

 

 

 

 

 

Ma buoooooooooooooonasera!:D *Schiva pomodoro*

Ok, lo so che sono in ritardo. Di nuovo. Ma ehi, ho una vita da vivere, perdonatemi, e mi dimentico!ç___ç

Spero che questo capitoletto almeno vi abbia strappato un sorriso (cosicché non dobbiate malmenarmi).

 

Grazie ancora a tutte, e al prossimo capitolo!*w*

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Capitolo 10
*** 10. Mai fidarsi degli specchi né del dr. House ***


10.

Mai fidarsi degli specchi né del dr. House

 

<< Miiiiiiiiiiiiikeeee......... >> lo chiamò il cantante.

<< Billie, non ricominciare! >> sbottò il bassista.

<< Sei sicuro? >> chiese il moro.

<< Sicurissimo! >> decretò il biondo.

<< Sicurosicurosicuro? >> insisté l’uomo dagli occhi verdi.

<< Sicurissimissimissimo! >> affermò l’uomo dagli occhi azzurri.

<< Ma proprio sicuro al cento per cento più il tasso d’inflazione? >> domandò colui che aveva otto tra fratelli e sorelle.

<< Al mille per mille compresi gli interessi e le detrazioni! >> ribadì colui che era figlio unico.

<< Non cambierai proprio idea? >> si arrese Billie Joe.

<< No, ho deciso. >> concluse Mike.

Billie Joe si accontentò dell’Ovetto Kinder che gli aveva teneramente regalato Mike, e prese un po’ di tempo per mettere assieme i vari pezzi che alla fine formarono un’astronave aliena, e non fece caso al foglietto che invece dava le istruzioni per una macchinina.

<< Insomma Billie, non è stato facile, è stata una soluzione molto combattuta... >> spiegò il bassista non riuscendo a sopportare la vista del frontman con quell’aria dolce da cucciolo afflitto, e, soprattutto, con la camicia ancora mezza sbottonata << Diciamo che so che sarà difficile! >>

<< Sì... >> annuì lui poco convinto, e disperato per l’astinenza a cui il suo migliore amico lo costringeva.

<< Ma Billie... Tu non ce l’hai una moglie?! >>

<< Mike, ti ricordo che tra te e Adrienne passa una certa differenza! >> denotò l’affascinante Billie Joe gesticolando << Vuoi anche nel particolare?! >>

<< No no, figurati! >>

<< Lei non sa usare bene la chitarra! >> continuò imperterrito.

<< Billieeeeeee!!! >>

Stavano camminando ormai da ore per corridoi sconosciuti, avevano sbagliato la rotonda dieci chilometri prima e si erano ritrovati in ali del palazzo non conosciute, non c’era nessun cartello, solo qualche simpatico scheletro ad indicare con l’altrettanto scheletrico indice una qualche direzione, che, siccome li avevano piazzati quelli dell’ANAS, era notoriamente sbagliata.

<< Beh, Mike, quindi ne deduco che i Green Day termineranno col terminare di questa vacanza. >> commentò abbattuto Billie Joe, ormai resosi conto della cosa.

<< Mi dispiace, sono stati davvero anni bellissimi quelli insieme a voi, non mi dimenticherò mai di ciò che abbiamo fatto. >> sorrise Mike, dandogli delle pacche sulla schiena << Siete i miei migliori amici, penserò a voi lassù in Tibet. >>

<< Sì... >> bofonchiò il cantante, sempre più demoralizzato, pensando che ora occorreva trovare un nuovo bassista, possibilmente con le doti di Mike.

Ma che diavolo sperava, nessuno era come Mike!!!

<< Mi mancherai un sacco... >> mormorò tormentandosi all’idea di perdere il suo migliore amico e il suo miglior suonatore.

<< Anche tu mi manc... >>

In quel momento di mancamenti, venne appunto a mancare loro il pavimento sotto i musicali piedi da milioni di dollari, e piombarono pesantemente di sotto, cadendo faccia bassa sulla dura pietra che lastricava la stanza nella quale erano finiti.

<< Billie, tutto bene? >> domandò Mike massaggiandosi la testa.

<< Eh, una favola! >> rispose Billie Joe con evidente ironia << Il mio migliore amico mi sta abbandonando, la band che tengo su da vent’anni si sta sciogliendo, prevedo una vita senza scopate, guarda, sto che è una meraviglia! >>

<< Stai facendo del sarcasmo? >> chiese il sagace bassista.

Billie Joe evitò di rispondere per non sproloquiare e bestemmiare senza ritegno alcuno, che tanto non avrebbe risolto un bel niente, e si guardò intorno.

<< Dove cavolo siamo finiti?! >> chiese con il suo solito charme.

Erano finiti in un strana stanza circolare, le pareti fatte di pietra, il pavimento rivestito totalmente di tappeti color fucsia shocking, tranne ovviamente dove avevano battuto la testa loro, dove non presentava nessun rivestimento, una semplice cassettiera a lato e un camino. Un grande camino col fuoco spento, e al di sopra di esso uno specchio non troppo grande, ovale, con la cornice finemente decorata con minuscole pietruzze rosse come il sangue, proprio al culmine della cornice stava ricamata in rame la lettera L.

<< Dici che siamo finiti nella camera da letto di Lord Signore Gambadilegno Perezio Ambucco Cobetto Levinson Alessio Marghero eccetera? >> ipotizzò Mike.

<< E lui dove dorme, appeso a testa in giù? >> domandò acido il cantante, che ancora non si era ripreso tanto bene dalla notizia che gli aveva dato l’altro.

<< Billie, è ora che cresci e affronti questa cosa! >> gli disse il coscienzioso bassista.

<< Mike, è ora che cresci e la pianti di cercare minchiate in Tibet e tiri fuori la chitarra! >> ribadì l’ostinato chitarrista << Ma ti rendi conto dell’impatto che avrà tutto questo sulla mia vita?! >> esclamò Billie Joe esasperato.

<< Oh, vedrai che ti ci abituerai, alla mia assenza. >> commentò l’altro, intenerito dalle dolci parole del suo migliore amico da 27 anni. Che ancora non si era riabbottonato la camicia. Che lo fissava con quegli occhioni verde acqua che gli ricordavano sempre il mare. Che indossava dei pantaloni di pelle nera aderenti che gli mettevano in risalto quello stupefacente monumento alla bellezza umana e divina che era il suo c...

<< Perché mi guardi così? >> Billie Joe interruppe i suoi pensieri che stavano deviando verso orizzonti piuttosto scandalosi per l’ambiente ascetico tibetano.

<< OH, non mi ero accorto di quanti tatuaggi hai, ma quanto te li sei fatti?! >> blaterò una cosa a caso, ripetendo mentalmente il mantra preparatorio che gli aveva consigliato il bonzo, e che doveva aiutarlo ad essere forte di fronte alle tentazioni.

<< Mike, la botta in testa ti ha fatto male... >>

 

<< Foreman, si può sapere dove diavolo è il mio set di mazze da cricket?! >> sbraitò l’affascinante dottor Gregory House, piombando in sala rianimazione.

<< Tu hai un set di mazze da cricket?! >> ribatté il nero aiutante, mentre cercava di rianimare un paziente.

<< Tu sai giocare a cricket?! >> domandò il biondo Chase, che si era ritrovato nella stanza per caso, come, del resto, si ritrovava per caso ovunque andasse.

<< Io non so nemmeno che diavolo sia il cricket, voglio solo le mie mazze! >> sbottò il dottore, zoppicando per uscire, che tanto lì non le avrebbe trovate << Ehi, quel tizio cos’ha?! >> chiese indicando col bastone lo sfortunato sul lettino.

<< Ha una crisi respiratoria, e adesso gli stiamo sistemando un po’ polmoni. >> espose il fido Foreman.

<< Ah, povero... E allora perché gli state palpando i reni? >>

<< Passiamo per la via lunga. >>

House uscì e si diresse nel reparto di Degenza Per Bestie Strane, alla ricerca della videocassetta di Bambi, che ricordava aver lasciato più o meno da quelle parti.

<< Ehi Tredici, hai vinto al superenalotto? >> fu il suo saluto mentre spalancava le porte, tirandone una dritta in fronte a Chuck Norris, che svenne per la sessantaduesima volta in tre ore << E questo che diavolo ci fa qui per terra, si crede di essere in Texas?! >> commentò House tirando su di peso il prestante ranger e gettandolo su un lettino, su cui rimbalzò e andò a finire dritto contro un’infermiera di passaggio, ingravidandola e, siccome lei era di buona famiglia, fu costretto a sposarla.

Il fantasma era legato alla ringhiera di un lettino, perché proprio non voleva saperne di starsene fermo, il lenzuolo tutto pieno di cerotti che tecnicamente servivano a non fargli venire l’impulso di bere, ma che praticamente contribuivano soltanto a dargli un aspetto parecchio antiestetico.

<< Dottore... >>

<< Uh? Chi ha parlato? >> chiese House mentre mangiava delle patatine.

<< Io... >>

<< Oh, lei... Ma lo sa che col pelo che le abbiamo tosato ci abbiamo fatto una coperta morbida e calda?! >> si complimentò rivolto all’avvocato, che di notte diveniva licantropo, che però non era più per niente peloso, dopo aver subito una traumatica ceretta integrale.

<< Quand’è che potremo uscire? >> domandò il povero uomo-animale con un filo di voce, essendo in crisi d’insulina.

<< Mah, e chi lo sa, chiedetelo alla Cuddy! >> concluse scaricando come al solito ogni colpa su di lei.

In quel momento piombò nella camera Cameron, la porta colpì dritto in faccia Chuck Norris mentre si stava avviando verso la chiesa per il matrimonio, scaraventandolo di nuovo nel lettino d’ospedale, e, giudicato in condizioni di non potersi sposare, al posto suo andò all’altare un altro infermiere segretamente innamorato dell’infermiera, così l’onore di lei fu salvo, l’amore di lui fu corrisposto, il bimbo che ne nacque si chiamò Clodoveo, e Chuck Norris continuava a stare in ospedale.

<< ...Forte! >> esclamò House dopo aver visto la rocambolesca scena con gli appositi occhialetti per il 3d.

<< Houseeee, i bambini del reparto pediatria sono felicissimi della nuova bambolina! >> proruppe Cameron saltellando come un canguro.

<< Ah sì?! >> disse House accendendo il televisore sul Saturday Night Live.

<< Quegli orribili mocciosi sono felici, IO NO! >> sbraitò la bambolina ancora stretta tra le braccia di Cameron. Aveva il vestitino strappato, era sporca di terra e pongo e la bocca e i capelli tutti sfilacciati << Odio i bambini! >>

<< Ma no, ma cosa dici, vedrai che col tempo imparerai a voler loro tanto bene! >> gongolò Cameron con fare molto cretino.

<< Sì, col tempo... >> soggiunse House, poi sbellicandosi dalle risate per una battuta.

<< Maledetti quegli strafottutissimi Green Day... >> sbuffò la bambolina.

 

<< Mike, ma... Perché non c’è la porta? >> domandò il sagace Billi Joe dopo un po’, diciamo qualche ora, che erano lì dentro.

<< Mah, forse perché nessuno ci entra? >> rispose l’altrettanto astuto bassista.

<< E noi come facciamo a uscire? >>

<< Bella domanda. >>

In effetti nessuno dei due aveva la minima idea di dove si trovavano, né perché ci erano finiti, né come avrebbero potuto uscirne.

Il povero Billie Joe stava soffrendo come un cane per tutte le idee balzane che erano piombate in testa a Mike, e soprattutto perché era in una stanza, da solo, con lui... E non poteva toccarlo!!! Tragedia delle tragedie, Mike l’avrebbe rifiutato per sempre... Che disastro... Il frontman si vide di lì a qualche anno, disperato, a pizzicare una chitarra nel vano tentativo di riportare alla mente le dolci note suonate con Mike, tutti i sospiri, tutte le urla, tutti i graffi, tutte le parole, tutti gli splendidi momenti che avevano passato assieme.

<< Billie, non piangere, vedrai che usciremo da qui! >> sorrise ottimista il bassista, vedendo Billie Joe totalmente a terra.

Billie Joe mugugnò qualcosa di imprecisato, giacché Mike come al solito non aveva capito una sega della situazione.

<< Mike... >> lo chiamò con fare dolce.

<< Sì? >>

<< Ti spogli? >>

<< No. >>

<< Mi spoglio io? >>

<< No. >>

<< Mi spogli tu? >>

<< No. >>

<< Ti spoglio io? >>

<< No. >>

<< MIIIIIIIIIIIKEEEEE, TI PREGO, NON PUOI RIMANERE IN UNA STANZA CON ME E DIRMI DI NO, CONCEDIMI ALMENO L’ULTIMA SUONATA, E POI GIURO CHE NON TI CHIEDERO’ PIU’ NIENTE, SOLO CINQUE MINUTI, SOLO CINQUE!!! >>

<< No. >>

Billie Joe crollò a terra devastato dalla tristezza.

<< Billie, ti ho già spiegato che non posso... >> commentò il bassista girando per la stanza, tanto per non dover vedere Billie che si struggeva come un pesce in una rete, e soprattutto, che si agitava in quel modo sinuoso che gli ricordava tante belle cose che avevano suonato insieme... << Eh, ma che bello specchio! >> esclamò per non mostrare che stava sudando freddo. Poi non disse più niente.

Rimase a fissare la sua immagine allo specchio per qualche interminabile minuto, completamente bloccato.

<< Bah, sei senza cuore! >> sbottò Billie rialzandosi e smettendola di compatirsi, aveva il solo e unico desiderio di uscire da lì e rinchiudersi nella sua stanza, e allora avrebbe imparato a suonarsi da solo fino alla fine dei suoi giorni, alla faccia del bassista che non gli voleva dare attenzioni, e anche qualcos’altro! << Ehi, ti sei incantato?! >>

Mike sorrise.

Un sorriso strano. Un sorriso sinistro. Una sinistra luce negli occhi azzurri. Una sinistra luce rossa nei suoi occhi azzurri.

<< Ehm, Mike...? >> mormorò Billie Joe avvertendo immediatamente nell’aria qualcosa di diverso. Era come se Mike fosse posseduto, come da buon intenditore di film horror sapeva << Mike, qualunque cosa tu stia per fare, NON FARLA! >> Il piccolo cantante iniziò ad indietreggiare lentamente, lievemente preoccupato per la piega che stava prendendo la situazione.

<< Billie Joe, non avrai mica paura di me? >> sorrise Mike con un fare mellifluo e quel sorriso sottinteso stampato in faccia. Paura Billie Joe? No. Panico semmai << Non voglio farti niente di male, di che ti preoccupi? >>

<< Mike, mi preoccuperebbe di meno se tu me lo dicessi da là in fondo! >> disse indicando l’opposta parte della stanza << Non sono preoccupato, è solo che ho dimenticato di spegnere la candela in camera mia, metti che poi mi incendia tutto... >>

<< Ci penserà il maggiordomo. >> rispose lui con scioltezza, mentre Billie Joe ora era del tutto spalle al muro, non potendo più scappare << Fuggi da me? >>

<< Ehm, no, è solo che fa caldo. >> Billie Joe era nel panico. Adesso Mike lo ammazzava. Lo strangolava. Lo squartava. Lo uccideva in un qualche macabro modo, e poi andava a vendere le sue frattaglie ad un qualche ristorante cinese. Che brutta fine per un cantante del suo calibro, e dire che a lui il cinese aveva sempre fatto schifo!

<< Billie, rilassati... >> gli sorrise Mike posandogli le mani sulle spalle, esattamente di fronte a lui, ormai troppo vicino per impedire qualsiasi cosa.

<< Guarda, basta che sia rapida e indolore e mi va bene! >> esclamò Billie Joe mettendo bene in chiaro le condizioni della sua dipartita, perché se doveva morire, allora voleva farlo senza troppe storie! Lui era un uomo che non si sarebbe mai piegato! Beh, forse dipendeva dalle situazioni, e a quanti gradi...

<< Rapida e indolore? >> ripeté Mike ridendo << Ma se è proprio quello il bello... >>

<< Sei anche diventato un sadico... Tipo David Letterman... >> Billie Joe chiuse gli occhi affrontando stoicamente il suo assassino che si avvicinò sempre di più a lui. Solo che non lo strangolò. Né lo pugnalò. Né gli infilò un qualsiasi oggetto contundente in una qualsiasi parte vulnerabile del corpo. Né lo colpì con qualcosa di pesante. Né fece qualsiasi altra cosa assassina.

Anzi.

Una mano gliela infilò. Però nei pantaloni.

<< Ehm... Mike... >>

<< Dimmi, Billie Joe. >>

<< Guarda, non voglio fare il guastafeste... Ma... Cosa diamine stai facendo? >>

<< Ti sto spogliando. >> rispose lui con estrema naturalezza.

<< Ah... E... A che scopo? >>

Mike lo guardò dritto negli occhi, mentre la lucina rossa brillava maliziosa, e mentre la sua mano si dedicava al lavoro.

<< Adesso ti insegno cosa fare quando sei in queste situazioni. >>

<< Quali situazioni? >>

<< Quando ti trovi con me. >> fu l’eloquente risposta.

<< ... >>

<< Che c’è? >>

<< Ma... Il Tibet? >>

<< Il Tibet lo lasciamo dove sta, che domande! >> rise Mike mentre più o meno tutti gli abiti della stanza stavano prendendo a volare in giro, molto lontani da loro due.

<< Ehm... Mike... >>

<< Dimmi. >>

<< Perché mi stai trascinando per terra? No, così, per sapere... >>

<< Perché in piedi lo proviamo dopo. >>

<< Ah... Ok... Mike... >>

<< Sì? >>

<< Ma... La castità? >>

<< Castità? >> ripeté Mike guardandolo vagamente perplesso << E’ una parola che non conosco. >>

<< Eh! >> commentò Billie Joe. Quando era completamente nudo. E lo era anche Mike << E... adesso... che facciamo? >>

Mike sorrise.

Sette secondi dopo...

<< MIKE, OMMIODDIOOOOOHHH!!! >>

 

<< Dov’è che sei?! >> domandò Lord Signore Alvaro Gelsomino Egidio Elpidio Gregorio Rosanno Guglielmo Nicolò Proto Giacinto eccetera mentre aveva in mano la cornetta del telefono, credendo di non aver capito tanto bene.

<< Sono in Oregon, ma sono riuscita ad evadere, sto tornando, sono sulla strada per la California... Dovrei arrivare... Tra più o meno qualche giorno... o settimana! >> disse la bambolina, sbraitando per farsi sentire all’interno delle quattro vetrose pareti della cabina telefonica da cui chiamava.

<< Ma che diavolo ci fai in Oregon?! >> chiese Lord Signore Crisostomo Addolorato Cipriano Copertino Gennaro Pio Ignazio eccetera.

<< Mi ha portato qui un maledetto marmocchio... Tutta colpa di quella svampita sgallettata di Cameron... Lei e la sua carità... Giuro che appena tornata a casa costruirò una bambola wodoo con le sue sembianze, e allora sì che ci sarà da divertirsi, allora le infilerò degli aghi al posto degli occhi, stringerò una corda intorno al suo collo, la incollerò col Vinavil davanti alla televisione e la costringerò a guardare Studio Aperto per sei ore consecutive... >> La bambolina si perse nelle sue fantasie di atroce e inumana vendetta, mentre fuori dalla cabina un’anziana guardava quel giocattolino muoversi e ridacchiare in modo isterico, e non ci trovò nulla di strano. La vecchina aveva dimenticato di prendere i suoi farmaci. Quindi anche la giraffa rosa a pois viola che svolazzava in aria non le destò sorpresa.

<< Ok, scaldo il minestrone in attesa che arrivi, eh. >> rispose il Lord Signore, che stava or ora aprendo la prima bottiglia di vino rosso della giornata, decidendo, tanto per cambiare, di annegare i suoi dispiaceri nell’alcol. Quella notte era andato a cercare Mike nella sua stanza, premurandosi di portarsi dietro degli occhiali in finitura di piombo nel caso l’avesse trovato di nuovo nudo, il che era una paradisiaca visione, ma lui aveva bisogno di rimanere lucido. Invece non aveva trovato proprio nessuno, la sua stanza era vuota, e il signor Dirnt non si trovava da nessunissima parte! Era stato delusissimo! Talmente deluso che non era riuscito ad addormentarsi, infatti era ancora in piedi con la luce del sole!

Aveva pensato di mettere su un bel cd di Christina Aguilera, ma poi aveva risolto che diventare cieco non avrebbe risolto un bel niente, quindi aveva ripiegato sul vino, l’unico amico che sembrava essergli rimasto, dopo tutto quello che era successo, dopo che tutti i suoi collaborato erano finiti drammaticamente all’ospedale, compreso il suo fido eroe Chuck Norris. Chissà se Chuck Norris aveva visto Mike nudo...

In quel momento sentì una baraonda animalesca levarsi dai piani più bassi. Lord Signore Pacifico Firmino Cosmo Damiano Vincenzo Venceslao eccetera si chiese che diavolo fosse, era per caso arrivata Moira Orfei direttamente in uno dei suoi numerosi soggiorni, portandosi dietro tutta la famiglia e gli animali?!

Però, allungando di poco l’orecchio, riuscì a distinguere una strana melodia di sottofondo, come di un trapano piuttosto insistente. Fastidioso. Irritante.

Si avvicinò alla porta con fare circospetto, socchiudendola pian piano, credendo improvvisamente di essere una spia che, appunto, doveva spiare.

Era la musica degli U2.

 

 

Indovinate un po’? Continua!

 

 

 

Eeeeeeeed eccoci ancora qui con questo nuovissimo capitolo!XD

Bien, spero vi abbia strappato qualche risata, ghghghghg, e  almeno ora non mi direte più su... Mike e Billie ora sono tanto tanto felici!XD

Al prossimo capitolo!XD

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Capitolo 11
*** 11. Ci vendiamo al miglior offerente!!! ***


11.

Ci vendiamo al miglior offerente!!!

 

<< EEEEEEEEEEEEEEEEEEKKKKKK!!!!!!! >> sbraitò Lord Signore Boemio Raffaele Girolamo Teresio Dionigio Placido Marcello eccetera, terrorizzato.

<< Beh, ha mai visto una gnocca come me?! >> disse Maria de Filippi ravvivandosi quel casco cotonato biondo che fungeva anche da garage per le navette di Star Trek.

<< Ehm, beh, diciamo che non avevo mai visto un dobermann a due zampe e coi tacchi da dodici... >> rispose il vampiro ancora appoggiato alla parete, cercando di riprendersi dallo spavento per aver visto piombarsi davanti quella cosa.

<< Stavo cercando il mio caro maritino, che per caso l’ha visto? E’ basso, tondo, assomiglia ad una botte da grappa da centosessanta, però coi baffetti e veste come un becchino... >>

<< No, mi sembra proprio di no! >> esclamò Lord Signore Bruno Rosario Pelagio Combone Serafino Granaro eccetera allontanandosi piano piano da lei, senza mai voltarle le spalle, perché è mortalmente pericoloso dare di schiena alle belve. Girato l’angolo prese a scappare a gambe levate, mettendo più strada possibile tra il suo nobilissimo corpo di non morto e quella strana bestia asessuata che parlava come se masticasse colla.

 

Chester Bennington stava guidando la sua scassatissima 500 Topolino, di fianco e dietro di lui erano stipati tutti quanti i membri dei Linkin Park più il professor Piton, comprensibilmente scambiato per Renato Zero, infatti era da quando erano partiti da Amsterdam che cantava ininterrottamente Mi Vendo mandando prima in bestia il noto gruppo rock, poi trascinandolo nella canzone con trasporto, giacché avevano deciso di mettere un cartello sulle portiere con scritto:

 

Ci vendiamo per il miglior offerente,

chiamare Chester sul cellulare,

firmato:

Linkin Park + Renato Zero

 

Per la fortuna di tutti, nessuno aveva il numero di cellulare di Chester, quindi le telefonate furono pari alle chiamate per i materassi di Mastrota. Cioè nulle.

Erano stati chiamati al mega ultra super iper party da Tré Cool, notissimo festaiolo della California, che si sarebbe tenuto in un’altrettanto mega ultra super iper villa barra castello in Transilvanian Boulevard, nessuno di loro aveva mai sentito parlare di quel posto sempre misteriosamente buio e piovoso, ma sulla 500 tutto è possibile.

<< Eccoci ragazziiii!! >> esclamò il frontman dei Linkin Park inchiodando, facendo sì che tutti si riversassero nei due mini sedili davanti << Ehi, non c’è tutta questa fretta! >>

 

Buck, l’avventurosa quanto invasata mangusta preistorica dell’Era Glaciale 3, stava svolazzando di liana in liana, ignorando il fatto che in Transilvanian Boulevard non ci fossero liane, seguito a ruota da Diego, le W.I.T.C.H. e Snoop Dogg.

<< Avanti sfigati, siamo già ritardo! >> urlò incitando la sua ciurma a darsi una sonora mossa di chiappe, fermandosi mezz’ora a parlare con un sasso come se fosse un telefono.

<< Oh, ma proprio questo dovevamo seguire?! >> si lamentò Irma sudando come una piccola mortadella, appoggiandosi a Taranee.

<< E’ l’unico un po’ sano di mente che abbiamo trovato! >> rispose Will, che non si accorse che Buck stava conversando col tronco di una pianta, pretendendo che gli restituisse dei soldi.

<< Io dico che facciamo prima a seguire la musica! >> interloquì Snoop Dogg, sfuggendo alle grinfie di Hay Lin, che cercava di acchiapparlo da quando l’avevano incontrato nel bosco, accompagnato da una strana ragazza di nome Biancaneve, che spacciava eroina in busta.

Infatti nell’aria si distinguevano molto bene le note di Elevation degli U2, inoltre aiutava ampiamente il fatto che nella notte, che poi era giorno solo che in quel posto strano era sempre notte, si levavano luci da rave party.

<< Tu hai sempre ragione, cucciolo! >> annuì con fare estatico la mezza strega e mezza fata dell’aria.

<< Me lo diceva anche il mio analista... Quando gli puntavo addosso la pistola... >>

 

<< Insomma, non dev’essere bello essere fatto di cioccolato. >> disse Johnny Depp.

<< Beh, e perché no, perché non sposare una moglie di cioccolato? >> disse Willy Wonka.

<< Perchè si corre il rischio che durante una passeggiata qualcuno la morda! >> rispose Ichabod Crane.

<< Non mi piacerebbe che mia moglie venisse mangiucchiata. >> commentò Dillinger.

<< Sinceramente non credo sia molto bello essere smozzicati. >> disse Jack Sparrow.

<< Oh beh, siete sempre a lamentarvi, se fosse per voi il mondo sarebbe ancora all’età della pietra! >> si lamentò Willy Wonka.

<< E se fosse per te tutti saremmo commestibili! >> ribadì Ichabod.

<< Ma noi siamo commestibili! >> disse Wonka.

<< Sì, ma quello sarebbe cannibalismo. >> spiegò Sparrow.

<< Come siamo finiti a parlare di cannibalismo? >> domandò Dillinger.

<< Perché a Willy è venuta in mente qualche altra stupida idea! >> rispose Johnny.

<< Credi che impiegare diecimila Ompa Lompa per parlare alle piantine durante tutta la loro crescita, dal seme alla fioritura, per convincerle a produrre frutta già caramellata sia stupido?! >> ribadì Wonka.

<< Sì!!! >> rispose in coro gli altri quattro.

<< Disfattisti schifosi, giuro che se non fossi tutti voi, me ne andrei su due piedi! >> borbottò stizzito Willy Wonka, che poi era anche Sparrow, che poi era anche Dillinger, che poi era anche Ichabod, che poi tutti loro erano lo stesso Johnny Depp che si intratteneva con i vari se stesso mentre arrivava in Transilvanian Boulevard.

 

Lord Signore Teofilo Callisto Bertilio Boscardino Gaspare Capestrano eccetera era sfiatato, nel senso che aveva perso tre ore scappando sempre in tondo, non accorgendosi che il tappeto sul quale stava girava come una trottola sotto i suoi piedi.

Si asciugò il nobile sudore che gli imperlava la fronte, e prese a camminare, accorgendosi finalmente che quella strana creatura della de Filippi si era dileguata verso meandri più consoni a quelli della sua razza, qualunque essi fossero.

Si era scolato soltanto qualche ventina di bottiglie di vino, quindi si sentiva un po’ debilitato, ma non demorse, e la sua mente presto tornò al fisico scolpito del signor Mike, che ancora non aveva trovato. Era assurdo, l’aveva cercato quasi ovunque, eppure di lui nessuna traccia, e nemmeno del signor Billie Joe, il cantante alto un metro e una Vigorsol.

Eppure da qualche parte dovevano essere, i due malandrini...

All’improvviso sentì un casino provenire da dietro la parete cui stava rasente, urla animalesche, sbraiti e quant’altro ci potesse essere d’inquietante. Ora che ci pensava, l’aveva dato da mangiare ai leoni e a Beppe Bigazzi?

Accostò l’orecchio per meglio sentire che diavolo stesse succedendo.

<< OOOOOOOOHHHMMIODDIOOOOOOMIIIIIIIIIIIKEEEEEEESI’SI’SI’PIU’GIU’PIU’GIU’PIU’VELOCEMIKESIIIIIIIIIIII..... >>

Questa fu pressappoco la faccia di Lord Signore Claretto Dario Smandrucolo Crisanto Folco Desiderio Giuda Simeone eccetera: O____________________________________________________________o...

<< OK, sento che mi stanno chiamando, sono già in ritardo per la cena delle sei!!! >> esclamò avviandosi, il Lord Signore molto imbarazzato che sì era un vampiro che aveva avuto le esperienze erotiche più entusiasmanti dal tredicesimo secolo in avanti, ma a tutto c’era un limite!

Praticamente scappò per il corridoio, andando a sbattere contro la Maria de Filippi, ma in quel momento quel canide dalle labbra gonfiate gli fece molto meno effetto della violenza carnale ai danni delle sue indifese orecchie.

 

Tré Cool era in una delle numerosissime cucine del castello a preparare una sottospecie di cocktail di sua invenzione, che consisteva in una salutare unione tra acqua tonica, vodka alla pesca, rum, grappa casalinga a 93°, e qualche fogliolina di menta.

<< Sai, non vorrei facesse male la menta... >> si giustificò lui.

<< No, infatti, meglio non esagerare. >> rispose Chad Kroeger, arrivato lì assieme a tutta la sua bella band canadese in canoa, vestiti come Giubbe Rosse << Piuttosto mettici un po’ di gin, è antiossidante! >>

<< Giusto! >> annuì con convinzione in batterista dei Green Day, che durante quei giorni di vacanza si era totalmente lasciato prendere dalle attività del castello << Ragazzi, fate i braviiiiii!!! >> urlò mentre la festa stava già iniziando, e gli ospiti stavano pullulando nella mastodontica sala da ricevimento, o almeno era sembrata a Tré, in fondo una grande stanza valeva l’altra, pur di bere!

<< Ehi amico, ma è legale tutto questo? >> chiese Derek Morgan, uno dei migliori organi pensanti dell’F.B.I., nonché fascinoso attore di colore della fortunata serie televisiva Criminal Minds.

<< Amico. >> sorrise Tré con fare mellifluo, anche se non sapeva cosa volesse dire mellifluo, offrendogli una tazza con una specie di granita dentro << Con questa diventa legale anche scaricare i cd da internet! >>

Morgan smangiucchiò la granita, che era fatta con una tritura di ghiaccio e una buona dose di sciroppo di zucchero, rum e foglie di coca. Morgan si mise a ridere immediatamente, dando ragione a Tré.

<< Grandeeee, e adesso, tutti al concerto!!! >>

 

Billie Joe e Mike erano in quella stanza da più o meno otto ore, il settanta percento delle quali impiegato in un modo molto, molto, molto simpatico, ovvero una grande suonata in piena regola.

Sia il cantante che il bassista erano sdraiati sul pavimento godendosi un po’ di meritatissimo sonno, quando, dopo qualche minuto, Mike si svegliò, mugolando sofferente.

Si mise a sedere, emettendo qualche lamento, gli faceva male tutto. Le ginocchia erano sbucciate, le mani anche, sentiva male ovunque, le spalle, la schiena, il fondoschiena, le gambe e la testa. E non si ricordava una mazza. Da quanto erano lì, ormai? Ricordava solo di aver dato un’occhiata ad uno specchio, e poi il vuoto più totale in testa, che era successo? Si era perso qualcosa?

Si mise a cercare Billie Joe, magari lui poteva dirgli che stava succedendo, ma lo trovò disteso accanto a lui, rannicchiato.

Oddio! Pensò immediatamente al peggio, cioè che qualcuno, probabilmente non troppo sano di mente, aveva narcotizzato lui e fatto del male a Billie Joe. Cosa avevano fatto a Billie?!

<< BILLIE COME STAI, COSA TI E’ SUCCESSO, TUTTO BENE?! >> urlò prendendo a scrollargli un po’ le spalle.

<< Ma cosa ti urli.....? >> mormorò invece il dolce frontman, rigirandosi verso di lui ancora sonnecchiante, poggiandogli la testa sul petto << E’ stato bellissimo... >> disse con un sorriso pacifico, facendo le fusa.

<< Bellissimo... Cosa? >> Billie Joe aprì gli occhi, e lo fissò.

<< Prima. Quello che abbiamo fatto! >>

<< Perché, cosa abbiamo fatto? >> chiese lui con aria molto interrogativa. Billie Joe si tirò un po’ su, e tirò un po’ su anche i pantaloni.

<< Non ti ricordi?! >> chiese, sperando quasi in un improvviso attacco di amnesia.

<< Cosa mi dovrei ricordare? >>

<< Beh, ma... Ma... Tu... Noi... >> balbettò il povero frontman, sconvolto dal quel repentino cambiamento, dieci minuti prima un focoso bassista che aveva deciso di riprendere in mano la chitarra, e usandola in una maniera straordinariamente nuova, e dieci minuti dopo un Mike che non ricordava più una mazza! << PERCHE’?!?! >>

<< Perché cosa, Billie? >> continuò imperterrito lui, che non aveva ancora capito proprio un tubo.

<< MA CHE CA... >> si bloccò prima di lanciare improperi sconvenienti, rotolandosi angustiato. Non era possibile! Dopo ore e ore di sesso sfrenato, quello era il risultato?! Un mucchio di lividi, sfregamenti, una discretissima dose di soddisfazione personale, e lui non ricordava niente?! A Billie venne un certo nervoso << Mike... Vuoi ancora lasciare la band? >> tentò come ultima risorsa. Il biondo bassista parve essere dubbioso.

<< Non lo so... E’ come... Prima ne ero sicuro... Però adesso non so, ho qualche dubbio... >> A Billie si illuminarono gli occhi.

<< Davvero...? >> disse mentre il suo sorriso tornava ad allargarsi malizioso << E in Tibet ci vuoi ancora andare? >>

<< Mah... E’ come se ci fosse qualcosa che mi dice che non dovrei... Però non capisco cosa sia... >>

<< Interessante. >> sorrise il cantante improvvisatosi psicoterapeuta, mentre si alzava e muoveva qualche passo verso il camino << E... Castità? >>

<< Castità? >> ripeté l’indomito Mike, che continuava a rimanere sdraiato a terra, mezzo nudo, e non chiedendosene nemmeno il perché << Una volta sapevo cosa voleva dire... Lo so... Ce l’ho sulla punta della lingua... >>

<< Mike, fai senza. >> disse l’altro, sfiorandogli delicatamente la spalla, facendolo voltare verso di lui << Cosa vedi? >>

Mike incontrò la sua stessa figura riflessa sello specchio con le pietruzze nella cornice, che Billie gli stava gentilmente piazzando a due centimetri dal viso.

Poi Mike gli strappò di mano lo specchio, mettendolo da parte. La lucina rossa negli occhi era tornata.

<< Non sapevo ti piacesse il sadomaso. >> ricominciò a sorridere Mike, avvicinando un sorridentissimo Billie Joe a sé.

<< Ci sono un mucchio di cose che di me non sai, Mike. >> rispose lui.

<< Bene, allora mi metto al lavoro. >> dichiarò categorico, rimettendogli le mani addosso.

Quattro secondi dopo...

<< OOOOOHHHDDDIO MIIIIIIIIIIIIIIKE!!! >>

 

 

Indovinate un po’? Continua!

 

 

 

 

LOOOOOOOOOOOOL, ma buona Pasqua, signorine!

Scusate in ritardo, ma in questi ultimi giorni sono stata in giro per le vacanze e non avevo il pc a portata di mano, quindi mi scuso umilmente... Ma spero che questo capitolo vi sia piaciuto comunque!;D

Un commentino come al solito non guasta!

Buone feste, di nuovo!

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Capitolo 12
*** 12. Il figlio e le mutande di lana ***


12.

Il figlio e le mutande di lana

 

Lord Signore Borromeo Fondo Adeodato Leone Giosafat Diego Tavelicco Gertrudo Oddone Fausto eccetera continuava imperterrito a camminare velocemente, nel tentativo di far uscire dalla sua povera testa bionda quella specie di audiocassetta pornografica che aveva ascoltato, ancora non era pronto per pensare in termini di video ad alta definizione. Aveva voglia di ritirarsi nei suoi alloggi e farsi una bella dormita nella sua amata bara foderata di satin rosa e fucsia, conciliavano splendidamente il sonno, ma di nuovo sentì le assordanti note di una canzone di quello strano gruppo di menestrelli irlandesi, gli U2.

<< Ma da dove diavolo... >> socchiuse piano la grande porta che conduceva ad una delle sue sale da ricevimento ospiti, proprio quella in cui secoli e secoli addietro aveva dato il via ad una strage di massa, ma per un buon fine, cioè fare il bagno nel sangue umano, gli aveva ringiovanito di molto la pelle!

Solo che la maniglia che aveva in mano gli venne brutalmente strappata via, e davanti a lui si parò uno strano tizio alto, biondo quasi platinato, con un’assurda bandana in testa, e una chitarra elettrica a tracolla, su cui stava appiccicato un adesivo con scritto I Love Phil Collins.

<< Sei in ritardo, amico. >> gli disse con fare minaccioso Axl Rose, che intanto aveva in mano un bicchiere colmo di uno sinistro liquore blu su cui galleggiavano olive e pastiglie di Tachipirina << Ma no, sto scherzando, gli amici non sono mai in ritardo!! >> scoppiò poi a ridere, trascinandolo dentro la sala per il bavero.

All’interno c’era il caos più assoluto.

Da un lato erano stati ammucchiati almeno quaranta tavoli fino a formare un piccolo palco, su cui gli U2 si agitavano cantando dentro dei microfoni trovati chissà dove, per tutta la stanza bevevano e ridacchiavano le persone più disparate, gente che lui non aveva assolutamente mai visto in non-vita sua, alle pareti erano appesi festoni di carta colorata, luci stroboscopiche e mutandine da donna, più un qualche personaggio probabilmente risultato alquanto fotogenico per una parete.

<< Loooooooooooord, finalmente è arrivato, il clou non può cominciare senza il padrone di casa! >> sbraitò dall’altro capo della camera Tré Cool agitando nella mano la specialissima granita di sua invenzione, non facendo caso al fatto che nessuno sapeva chi possedesse la casa, né gliene fregasse proprio un piffero.

<< Ehm, sì, sono d’accordo, ora me ne andrei perché ho un impegno... >> annuì Lord Signore Edmondo Clemente Eligio Bibiano Saba Barbaro Siro Loreto eccetera, sentendosi un po’ sconvolto dal fatto che il suo maggiordomo Chopin si stava improvvisando un lapdancer vestito da camerierina sexy << Erg! >>

<< Ma no, dove vuole andare, non ci siamo neanche scatenati! >> proruppe George Clooney, venuto apposta per poter scambiare la sua amata quanto devastata fidanzatina Elisabetta Canalis con qualche altra fanciulla che avesse almeno una sinapsi collegata.

<< Non lo so, non mi sento tanto bene... >> Lord Signore tentò di divincolarsi, e intanto Spencer Reid, abilissimo psicologo intellettuale criminologo della serie Criminal Minds, ovvero anche quella del precedentemente citato Derek Morgan, si metteva a ballare su un tavolo assieme a Charles Eppes, istruitissimo professore di matematica del telefilm Numbers, o Numb3rs, che scriver si voglia, entrambi per dimostrare che anche gli intellettuali sfigatelli hanno il loro fascino. Infatti ogni ospite iniziò a tirar loro rose e boxer, perché le mutandine erano appese alle pareti.

<< Prenda questo, vede come le fa bene?! >> Tré Cool gli passò un bicchiere traboccante di Martini Dry moooooooolto secco che partiva direttamente in quinta per andare a raggiungere il cervello e dirgli di prendersi la pausa di riflessione, al che il Lord Signore divenne vagamente più allegro, anche se non meno sospettoso.

Continuò ad andare avanti e indietro per la festa, schivando la signora Fletcher, che aveva già causato la morte indiretta di quindici povere persone che non avevano fatto assolutamente nulla di male, e Harry Potter, che attirava guai più di una calamita e del Mago Casanova messi insieme.

<< PAPAAAAAAAAAAAAAA’!!!! >> urlò qualcuno sovrastando tutto il casino.

<< EEEEHHH?!? >> esclamò il Lord Signore Savino Guadalupe Lucio Adelaido Olimpo Vunibaldo Berardo eccetera, vedendosi piombare di fronte un ragazzo pallido come un piatto di ceramica, una faccia da schiaffi e un’espressione costantemente scazzata << Papà, che bello, finalmente posso riabbracciarti!! >> esclamò codesto fanciullo saltando letteralmente addosso al povero Lord Signore, appiccicandosi a lui come una patella.

<< Oh oh OOOOHHH!!! >> urlò il conte del maniero, scrollandosi di dosso quella piattola color latte smunto e anche depresso << Si può sapere chi diavolo è lei?! >>

<< Ma papi, sono tuo figlio! >> rispose lui guardandolo con occhi sognanti.

<< Ahia, qui mi sa che una volta si è dimenticato di fare le cose per bene... >> commentò Tré Cool che si godeva la scena assieme a Morgan e l’ispettore Derrick.

<< Io non ho figli! >> ribadì l’elegante vampiro, perentorio.

<< Ma paparino, come fai a non riconoscermi, siamo uguali! >>

<< Io non ho quella pettinatura a dir poco oscena, e non ho la sua faccia da belloccio idolo delle ragazzine, io ho fascino, una cosa che lei non capisce! >>

<< Ma papozzo, io sono Robert Pattinson! >> E al solo sentire quel nome nella sala si erse un unico urlo collettivo di teenager in preda ad una crisi isterica, che mandò in frantumi ogni singolo pezzo di vetro presente nell’arco di qualche centinaio di chilometri.

<< ... Chi? >> domandò Lord Signore Liberato Canisio Ivo Ceriolo Innocento Ruggero Domiziano eccetera che non era un gran estimatore del genere di film emo.

<< Non puoi sbagliare, sono tuo figlio! Il mio nome è Robert Pattinson Edward Cullen Idolo Di Twilight Sogno Erotico Di Ogni Ragazzina Gran Figaccione Che Si E’ Innamorato Dell’Unica Sfigata Che Circolava In Quel Momento Cioè Quella Tipa Di Nome Bella... >>

<< Mi sa che è proprio sangue del suo sangue... >> osservò Tré scolandosi una bottiglia di plastica di spumante, siccome i vetri si erano rotti.

Il Lord Signore continuò ad ascoltare per circa venti minuti gli sproloqui nominativi dello sfigatello che aveva davanti, poi alzò gli occhi al cielo, essendosi rotto i coglioni di quella solfa, e girò sui tacchi, desiderando proprio ritirarsi nelle sue amate cantine e svuotare un bel po’ di casse di vino.

<< Papiiiiiiiiiiii, dove vaiiiiiii??!! >> Robert Cullen eccetera si aggrappò disperatamente al suo mantello, facendosi trascinare per terra, diventando inoltre un ottimo raccoglipolvere.

<< Vado al cimitero degli elefanti, così non mi trova, razza di assurda parodia fallita di un vampirucolo mentecatto! >> rispose burbero il Lord Signore Ottone Goretto Antonino Fantosato Veronico Vinicio Jacopo Lello eccetera, non tornando sui suoi passi.

<< Ma paaaaaaaaapiiiiiiiiii, giuro che sono sangue fermo del tuo sangue fermo, fami tutte le domande che vuoi, controlla pure i miei nei, ho la voglia a forma di castoro sulla chiappa destra, proprio come teeeee!!! >> urlò il povero Edward Pattinson eccetera che non si decideva a mollare la presa sul mantello di Lord Signore, peraltro modello di Armani della collezione Aldilà Sempreverde, stagione autunno-inverno.

<< Io non ho figli! >> ribadì il Lord con cipiglio, e ripigliandosi anche il proprio mantello firmato costatogli una botta di soldi e un’ipoteca sulla villetta in Costa Azzurra, che in quello spazio di qualche chilometro quadrato era poi sempre azzurro scuro.

<< Non mi vuoi neanche mettere alla prova? Ho sconfitto i Volturi! Ho sposato Liza Minnelli! Ho baciato Platinette! Sono andato ad un concerto di Fratello Metallo! Ho guardato tre volte di seguito Titanic compresi gli special e i commenti del regista! Cosa vuoi di più?! >> pianse il povero ragazze che vedeva i suoi sogni di ritrovare il padre svanire come i fumi di tutta la ganja che si stavano fumando lì intorno.

Lord Signore Camillo Bonaventura Edvigio Arnolfo Varazze eccetera si bloccò, e contro di lui andò a sbattere il trenino conga che si era formato. Si voltò lentamente verso il presunto figliolo, che lo guardò con i suoi grandi occhioni da gattone stirato sul bordo di una strada, ritrovando un po’ di speranza.

<< Caro Edward Pattinson Robert Cullen Vampiro A Caso eccetera... >>

<< Dimmi papino! >>

<< Tu sai lavare le finestre? >>

 

Nella stanza di forma sferica erano ritornati il silenzio e la pace, dopo svariate ore di rumore assordante e continuo, ora tutto taceva e sembrava immobile, come se non fosse successo niente.

I due membri della notissima band dei Green Day se ne stavano per la seconda volta a godersi il meritato riposo, dopo ulteriori ore di suonate varie, non si erano limitati alle solite chitarre, ma avevano spaziato dai lenti agli heavy metal, passando dai bassi alle batterie, con una buonissima dose di fantasia e un mucchio di divertimento.

Per la seconda volta, il famigerato bassista Mike Dirnt si svegliò per primo. Per la seconda volta non si ricordava un emerito cavolo.

<< Ho l’impressione di perdermi qualcosa... >> commentò l’astuto musicista, non sforzandosi nemmeno di chiedersi il perché lui e Billie Joe erano spudoratamente mezzi nudi, stravaccati sul pavimento, né gli passò per la testa di domandarsi perché Billie Joe avesse quell’espressione beata e soddisfatta sul viso, o perché lui avesse lividi, segni di corde di chitarre sui polsi, i vestiti strappati, morsi un po’ ovunque, e si sentisse particolarmente svuotato. In poche parole, Mike non aveva ancora capito un cazzo della situazione.

<< Ehm, Billie... >> lo chiamò toccandolo delicatamente con un dito. Il delizioso frontman aprì i verdi occhi da cerbiatto, e li posò su quelli azzurri da falchetto di Mike. Billie capì una seconda volta che Mike non capiva una beneamata sega di cosa stava succedendo, tanto per cambiare.

<< Oddio... >> volse gli occhi al cielo il cantante, veramente rottosi le palle delle improponibili amnesie dell’amico barra suonatore preferito << Mike... Vuoi lasciare la band? >>

<< No, penso di no. Ora come ora non capisco neanche perché abbia preso una decisione del genere! >> rispose convinto il bassista.

<< Vuoi ancora andare in Tibet? >> gli domandò di nuovo allargando il suo sorriso.

<< Scherzi?! Con un freddo cane, e coi monaci tutti pelati! Io i capelli non me li taglio neanche se mi pagano! >> esclamò Mike.

<< Castità? >>

<< Che tu ci creda o no, non fa parte del mio vocabolario! >>

<< Mike... >> Billie Joe riprese in mano lo specchio con la pietruzza rossa, e glielo piazzò davanti al viso. Una lucina scarlatta si accese negli occhioni azzurri di Mike, che sorrise tornando a guardare Billie.

<< Non perderò neanche tempo a parlare. >> gli sorrise il fascinoso bassista.

<< E’ sempre stata la mia filosofia. >> dichiarò convinto il frontman.

<< Davvero? Credevo che la tua unica filosofia fosse un’altra. >> commentò Mike avvicinandosi, con un certo tono ironico.

<< ...Tipo? >> domandò Billie Joe, con quell’ingenuità da giglio casto e puro che gli era innata.

Mike sorrise come per dire Adesso ti faccio vedere.

Un secondo e mezzo dopo...

<< OOOOOOOHHHHOOOOOOHHHHMMIODDIOOOOOHHH MIKEEEEEEE!!!! >>

 

<< Così va bene, papi?! >> chiese Robert Cullen eccetera in bilico su una scaletta scalcinata e traballante, probabilmente antecedente alle prima guerra mondiale, o forse alle guerre puniche, mentre passava uno straccio a pois viola sulle grandi vetrate delle altissime finestre del maniero, ala nord.

<< Bravissimo figliolo, però sfrega di più, che ci sono gli aloni! >> rispose Lord Signore Brigido Vittore Crisologo Gualberto Liguore Borghi eccetera mentre si scolava con una cannuccia arancio fosforescente una bottiglia appena aperta di vino rosso, dando ordini al tizio che si spacciava per suo figlio. Lui non sapeva se in realtà avesse un figlio, per giunta brutto quanto quella cosa, non poteva ricordarsi tutte le pulzelle con cui si era intrattenuti durante i suoi lunghi anni di non-vita ma siccome Chopin aveva intrapreso la carriera del transgender, lui doveva trovare qualcun altro che si occupasse del castello.

<< Papozzo, ma tu se fiero di me? >> domandò urlando il ragazzo, mentre veniva attaccato da un condor incazzoso perché Edward Pattinson eccetera gli aveva spostato l’arredamento del nido.

<< Fierissimo figliolo, e quando hai finito con le finestre passa ai televisori... >>

 

Tré Cool si stava intrattenendo assieme a Paris Hilton, Jack Black e Walter Fontana in una gara a chi riusciva a bere più Peschito tutto d’un fiato, e naturalmente stava vincendo, siccome la sconclusionata Paris non faceva altro che dar da bere il cocktail al suo cagnetto, che barcollava con gli occhi a palla per la sala, Jack Black era talmente sbronzo che ci stava provando con un pilastro in mattoni rossi e cemento armato, e Walter Fontana infastidiva le persone agitando in malo modo il suo ciuffo collaudato direttamente dalla NASA, e segretamente usato per le missioni di conquista della Svervegia del Nord.

<< Ragazzi, questo party di compleanno è una vera figata! >> commentò il batterista dei Green Day, alzando il settantaduesimo bicchiere della serata, o giù di lì, non ricordandosi nemmeno di chi fosse il compleanno, né tantomeno se quello fosse un compleanno. Forse era una cerimonia funebre. In tal caso, bevve un altro bicchiere, in onore del defunto, chiunque esso fosse.

<< Ehi Tré, ma tu una volta non bazzicavi in una band?! >> chiese qualcuno di non meglio identificato nella mischia, probabilmente uno di quelli che stavano rotolando per terra perché improvvisamente la gravità era divenuta una scoperta scomoda, soprattutto con ventiquattro litri di alcol in circolo.

<< Band? Ma scherzi, io sono un sistemista informatico! >> ribadì l’astuto musicista, abbracciando una fanciulla dai lunghissimi capelli che lui non riconobbe tanto bene, forse era la bimba di The Ring, o forse Mortisia Addams.

Poi ci pensò un po’ su.

In effetti lui non sapeva neanche come fosse fatto un computer. Per lui il mouse era un animaletto che aveva l’abitudine di sgusciare. Nel monitor lui ci vedeva solo i film della sua pregiata collezione di film di Rocco Siffredi. La stampante lui la accendeva con un battito di mani. E infatti la portava costantemente in riparazione. Con i cd lui ci giocava a frisbee col cane. L’inimitabile Tré Cool ne dedusse che lui non era un sistemista informatico. Ma allora che diavolo era? Uno spogliarellista? Però rammentava vagamente che la sua amata collezione di perizomi leopardati, giraffati, gheopardati, tigrati, zebrati, e tutti gli –ati che poteva prevedere l’aspetto di un animale esotico, non era a conoscenza di molti, quindi lui non si spogliava in pubblico. Non per soldi, almeno.

Nella dolce nebbiolina umidiccia che la vodka più coca più rum più chipiùnehapiùnemetta creavano nella sua testa intravide due animali che lui conosceva bene, da molto tempo... Forse non erano propriamente animali. Forse erano uomini. Forse. O qualcosa di simile.

Uno si chiamava... Billie Joe... O Paolo... E l’altro Mike... Sì, di quello ne era sicuro!

Dunque lui, Mike e Paolo suonavano in una band! Ok, allora bisognava dare prova della loro bravura, siccome era da più o meno sei ore che Bono e i suoi cantavano ininterrottamente, e Bono stava iniziando a cantare come una voce bianca. Ma dove diavolo erano Paolo e Mike?

Bisognava assolutamente trovarli!

<< MORGAN!! >> urlò all’uomo che stava a due centimetri da lui.

<< Dimmi Boss. >> rispose l’interessato, che si stava dilettando nella risoluzione di un cubo di Rubik, non accorgendosi neanche che era già stato completato.

<< Abbiamo una missione! >>

<< C’è un S.I. in circolazione? >>

<< Uno Sparapocchio Indemoniato? No Morgan, dobbiamo trovare Paolo e Mike! >>

<< Ok, aspetta un attimo che io vado a mettermi le mutande di lana, poi arrivo! >>

 

Indovinate un po’? Continua!

 

 

 

 

 

Ho riletto le ultime righe e sto morendo dal ridere per la mia stessa opera. *Sta male*

Ok, come al solito ringrazio chiunque si faccia vivo per questa storia, tanto amore per voi, un commentino non fa mai male, ma comunque spero di avervi sganasciato dal ridere!XD

Tanti baci, al prossimo capitolo!

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Capitolo 13
*** 13. We love logaritmi ***


14.

We love logaritmi

 

<< Morgan, vedi niente? >> domandò Tré Cool, urlando dall’altro capo del corridoio.

<< Non vedo proprio una mazz... >> Poi Morgan sbatté la testa contro il muro di mattoni, e quindi capì che anche quello era un vicolo cieco, che per giunta faceva un male cane.

<< Ok Morgan, neanche qui va bene, torniamo indietro e riproviamo! >> dichiarò il batterista dei Green Day, mentre l’altro uomo tornava sui suoi passi strisciando, con otto cerottoni piazzati sulla testa tondiforme, ricordi di altri otto vicoli ciechi incontrati nell’arco di mezz’ora.

I due avevano lasciato la festa alla ricerca di Paolo e Mike, gli altri due membri della band di Tré Cool, che esattamente non ricordava bene chi suonasse cosa, o viceversa, e quindi cosa suonasse chi, ma erano dettagli, ne sarebbero saltati fuori, prima o poi, con l’aiuto dell’orologio-bussola di Topolino ne sarebbero certamente venuti a capo! Forse non quel giorno, forse non quell’anno, ma un giorno!

<< Tré, ma Paolo o Mike non ce l’hanno un cellulare? >> domandò poi Morgan, mentre si sistemava il nono cerotto di Winnieh the Pooh e Pimpi sulla nuca, colto da improvvisa ispirazione.

In quel momento Tré si bloccò in mezzo al corridoio, e Morgan andò a sbattere di nuovo contro la sua testa, producendo un rumore fioco come di due biglie a contatto.

<< Morgan, questa sì che è un’idea! Dovrei avere i loro numeri, siccome lavoriamo insieme! >> esclamò tirando fuori dalla tasca il cellulare i-touch ultimo modello, e prendendo a scancherarci su << Dunque, Paolo, Poalo, Paolo... >> Morgan vide disegnarsi sulla faccia dell’amico un’espressione interrogativa << Non ho nessun Paolo in rubrica! >>

<< Prova con Mike! >>

<< Giusto! >> approvò l’altro, riprendendo a schiacciare lo schermo un po’ a random << Ok, qui va già meglio. >>

<< Visto? Chiamalo! >>

<< Meglio... Però ho diciassette Mike in rubrica! >>

<< E quel Mike come fa di cognome? >>

<< Che diavolo vuoi che ne sappia, non mi ricordo nemmeno il mio! >>

<< E quindi?! >>

<< Mi sa che li devo chiamare tutti... >>

 

<< Giuro che appena li rivedo li ammazzo tutti, mi calo nelle loro stanze e li strangolo nel sonno, poi li trascino mezzi morti per i corridoi, poi li appendo alle torri per otto giorni, poi li lascio marcire all’aria, poi li trasformo in parafulmini, poi li slego e li congelo nel freezer, poi li taglio in tanti piccoli pezzettini e li scongelo, poi li ricompongo con lo scotch, e poi li infilzo con tanti aghi, e poi li vendo a un mercante di schiavi, poi li ricompro e li lascio morire di fame... >> Questi e altre zuccherosi pensieri stavano vagando per la mente della dolce bambolina, che finalmente stava ripercorrendo la strada del castello. Dopo mesi e mesi di disgrazie e peripezie era riuscita a ritrovare la strada di casa, salvandosi dalle sporche grinfie di quei marmocchi, e soprattutto dalle parole stucchevoli e decisamente insensate di Cameron, quell’infermiera che sarebbe stata capace di adottare un gorilla solo per non fargli sentire la solitudine. Quando sarebbe tornata al castello, e si sarebbe ricucita il vestitino e magari anche gli occhi, allora sarebbe tornata a farle visita, e allora l’avrebbe operata lei!

Ma in primo luogo la sua tremenda vendetta doveva abbattersi su quei tre deficienti dei Green Day, perché la colpa era tutta loro se lei e i suoi compagni erano finiti sofferenti e straziati all’ospedale, tra le mani da schizofrenico di House, nonché se il Lord Signore Lidio Donato Domenico Guzman Massimiliano eccetera stava rischiando l’esaurimento nervoso!

Altro che conquista del mondo, quando sarebbero caduti nei fili intrecciati che componevano le sue manine si sarebbero pentiti persino di essere nati! Ah, ma il Lord Signore sarebbe stato felice di rivederla, purtroppo non aveva potuto salvare anche il lupo mannaro e l’amico fantasma, né Chuck Norris o il tizio con la motosega, ma sarebbe tornata a raccoglierli, una volta finito di massacrare quei tre cantanti da quattro soldi, per giunta falsi!

La sua vendetta sarebbe stata atroce, OH se lo sarebbe stata!!

Stava finalmente per varcare la soglia del castello, spalancare le porte e avrebbe potuto riabbracciare il silenzio di tomba e l’oscurità di cripta, e tutta quanta l’atmosfera cimiteriale che in quella casa amavano tanto, casuccia bella e accogliente, tombarola e solitaria...

<< VECCHIOOOOOOO!!! >> sbraitò Michael Stipe, leader del famoso gruppo dei R.E.M., mentre sfoderava il suo antico slang metropolitano per elogiare le capacità canore di Bono.

La bambolina ci rimase di sale.

Di fronte a lei c’era il casino più totale. Una ressa infinita di persone che bevevano, ridevano, parlavano, chiacchieravano, urlavano, fumavano, cadevano, volavano, appendevano, si spogliavano, tiravano, sniffavano, abbaiavano, ragliavano, guardavano, spiavano, mugolavano, sparavano eccetera eccetera, una confusione assurda, gente mai vista prima che si dava alla baldoria tra le secolari e spessissime mura di casa sua!

Il cagnetto di Paris Hilton, debitamente agghindato con un sinistro tutù rosa, si avvicinò barcollando, visibilmente sbronzo, e fumando un sigaro cubano, aveva le unghie dipinte di un color rosso fiamma della Maybelline, lo stesso colore delle mutande che sfoderava con estrema charme George Clooney, che girava mezzo nudo offrendo Martini a tutti, accampando la scusa che senza Martini non c’era il party, però gli altri avveduti avventori rispondevano il più delle volte che era vero che senza Martini non si faceva il party, ma che con la Maria si faceva un sacco di casino. Purtroppo Maria de Filippi, egocentrica di natura, s’intrufolava ovunque, non capendo che la sua omonima foglia a cinque punte era molto più apprezzata di lei.

La bambolina si accasciò sulle povere ginocchia un po’ sfilacciate, abbandonandosi ad una bambolesca crisi isterica, piangendo batuffoli di lana colorata.

 

Billie Joe Armstrong era felice. Aveva passato due settimane in vacanza senza fare un emerito cavolo, con i suoi due migliori amici, era rinchiuso in una stanza con Mike, che non aveva più intenzione di lasciare la band, non aveva più intenzione di andare in Tibet, e quasi non aveva più intenzione di lasciarlo andare.

Cosa si poteva volere di più dalla vita?

...

Un’altra suonata?

Billie Joe Armstrong ne dedusse di sì.

Si mise seduto sul pavimento, se quel pavimento avesse potuto parlare ne avrebbe dette di oscenità, e guardò Mike, che dormiva come un angioletto, rannicchiato al suo fianco, con i vestiti mezzi strappati, i capelli spettinati, e l’espressione di uno che non era affatto insoddisfatto dalla vita.

Billie Joe stava vagliando l’idea di saltargli addosso e infilargli le mani più o meno ovunque, quando sentì espandersi nell’aria la suoneria di un cellulare.

In quel mentre Mike si svegliò.

<< Chi è che sta suonando l’organo? >> domandò il sagace musicista, massaggiandosi un gomito dolorante, non sapendo neanche perché avesse un livido.

<< Il tuo cellulare. >> rispose il cantante.

<< Oh, già... >> annuì il bassista, accorgendosi solo allora che solo lui poteva scegliere il canto dei sette nani come suoneria del telefonino << Pronto? >>

<< Mike, dove cazzo sei?! >> sbraitò qualcuno all’altro capo.

<< Ehm, boh, è una cosa complicata da spiegare... >>

<< Ohohohoh, Mike, ti devo troppo fare un indovinello!! >> esclamò l’altro all’improvviso.

Mike rimase in silenzio per qualche secondo.

<< Ehm, ok... >>

<< Quanti carabinieri ci vogliono per cambiare una lampadina?! >>

<< ... >>

Billie Joe guardava l’espressione totalmente depressa del suo amico nonché suonatore, non capendone tanto il motivo.

<< Non la sai, eh?! >>

<< No, mi sa che non la so... >> mormorò il bassista chiedendosi quanto fumo si fosse aspirato Tré Cool.

<< Cinque! >>

<< Sono felice di saperlo, ma adesso noi vorremmo uscire... >>

<< UNO per svitare la lampadina... >> proseguì imperterrito l’uomo, mentre si trascinava dietro un Morgan che ad ogni vicolo si nascondeva e poi sbucava all’improvviso, tanto per spaventare il nessuno di passaggio << E gli altri quattro che lo ascoltano mentre si vanta di averlo fatto! >>

<< Bello, ora, ci potresti aiutare a... >>

<< Sì, è una figata, lo so, me l’ha insegnata quel tizio dei Tokio Hotel... O forse era Loredana Berté... >>

<< Machissene... >> sospirò il povero Mike, vagamente disperato << Tré, ci fai uscire?! >>

<< Sei lì con Paolo? >>

<< Paolo?! E chi è Paolo?! >>

<< Come chi è Paolo?! Non è il nostro batterista?! >>

<< Tré, sei tu il nostro batterista! >>

<< Oh... Allora Paolo è il tastierista! >>

<< Non abbiamo un tastierista! >>

<< Suona il flauto? >>

<< Tré, facci uscire! >>

<< E dove siete? >>

<< Questo non lo so... >>

<< Devo andare dal cattivo dei Pirati dei Caraibi? >>

<< Perché? >>

<< E’ lui che ha detto che per trovare un posto che non si sa dov’è bisogna prima perdersi! >>

<< Ah beh, allora salta il passaggio e perditi direttamente! >>

<< Grande idea Mike, io l’ho sempre detto che sei il più astuto! >>

<< Già, me lo dicevano sempre anche all’asilo... >>

<< Molto bene, allora io mi perdo, vi trovo, e poi vi salvo, ok?! >>

<< Ok... >>

Mike chiuse il telefono sospirando, sperando ardentemente che Tré Cool fosse abbastanza sobrio, o almeno abbastanza ubriaco, da riuscire a capire qualcosa.

 

Tré Cool chiuse il telefono ridendo, girando qualche volta su se stesso tanto per acuire la sensazione di perdersi, anche se non doveva girare poi molto, lui non aveva mai capito granché dove si trovava!

<< Trééééé!! >> lo chiamò Morgan come un pargolo afflitto << Nessuno si spaventa! >>

<< Spaventati da solo, caro, vedrai che se hai fiducia in te stesso riuscirai in ciò che vuoi! >>

Morgan si illuminò, giudicando l’idea veramente brillante, e si avvicinò di soppiatto ad una grande parete a specchio, preparandosi a sferrare il suo attacco.

Fece qualche passo, lento, silenziosissimo...

Pronto a spaventare la vittima...

<< Buh! >>

<< AAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHH!!! >> urlò da solo dopo essersi spaventato.

 

Il fascinoso Bono Vox se ne stava beatamente a bere un litro di Vodka e Rum, suggerimento di non si ricordava più chi, mentre ora sugli spalti, cioè i tavoli ammucchiati, si stavano agitando i R.E.M., addobbati con dei graziosi abitini a fiori azzurri e rosa, per il sommo gradimento della Nonna Pina e di Mamma Oca. Nell’enorme sala parecchie persone erano stese a terra, nel tentativo di testare la teoria della gravità di Newton, che si faceva sempre più pesante per ogni litro di Daiquiri ingurgitato, Newton la sapeva lunga.

La bambolina vagava sconsolata tra i corpi inerti e le persone fuori di testa che ballava e blateravano in sei lingue diverse, che ovviamente i suddetti non conoscevano, confondendosi mica poco. Non era ancora riuscita a trovare il Lord Signore Rocco Elenio Ludovico Bartolomeo Monico eccetera, e chiedergli almeno qualche spiegazione, era devastata dal lungo viaggio e stanca, l’unica nota positiva era che almeno era riuscita a sfuggire alle grinfie di quei medici e infermieri assatanati...

In quel mentre la grande porta venne abbattuta con un calcio, e poi il possessore di quella gamba cadde a terra, causa equilibrio precario.

<< Voi fate un party e non invitate me?! >> sbraitò costui, mentre il suoi nero aiutante cercava di rimetterlo in piedi porgendogli il bastone.

La bambolina, poveretta, svenne.

<< Dov’è il fumo, dov’è il mio Vicodin, dove sono le spogliarelliste, dov’è la televisione, ma soprattutto, dove diavolo li scarrozziamo i pazienti?! >>

Foreman, Chase e Cameron gettarono nella stanza Chuck Norris, che oramai doveva seguire delle sedute all’Alcolisti Anonimi perché aveva una seria dipendenza da cocktail di farmaci e rum, portarono il fantasma a mo’ di palloncino, legato ad un filo di spago, e lo legarono ad una sedia, così non scappava, e il lupo mannaro che ormai era glabro e liscio come la zucca pelata di Collina, e le pulci ormai gli avevano dato addio e avevano deciso di migrare verso animali un po’ più sicuri, come Giuliano Ferrara. Il ragazzo con la maschera bucherellata invece era stato scelto come centrocampista di sfondamento dalla Roma, prediletto di Totti, e amante segreto di Ilary Blasi e anche di Kakà.

<< Molto interessante, Watssss... >> biascicò Charles Eppes, scendendo dal cubo dove stava ballando assieme a Spencer Reid, rimasti entrambi ormai con mutande con sopra disegnati gli aeroplanini, mentre i due geni stavano cercando di risolvere importanti quesiti << Dunque, io adesso direi che bisogna applicare il teorema di Swhuinkelfrnbaychinglereccetera, e pertanto fare il numero dei filippini presenti in questa stanza, lo sommiamo all’XYZ della quantità di Martini, poi facciamo il logaritmo di ##[patatine fritte] alla seconda, e mettere il tutto sotto radice, ricavarne la tripla frazione media del diagramma alfa, ridimensionare in scala 1:6575, poi fare la disequazione del numero di pagine che aveva Harry Potter e il Principe Mezzosangue, e metterlo in relazione tramite integrale con la quantità di sali minerali presenti nelle carote coltivate in Dakota, e il gioco è fatto... >>

<< Senti... >> replicò Reid << Ma se noi per giocare all’impiccato non tirassimo semplicemente le lettere a caso? >>

<< ... Il mio metodo però faceva più figo! >>

 

<< Papi, ma tu te la ricordi la mamma? >> domandò Robert Edward eccetera, mentre spruzzava del Vetril sulla collezione di cristalli, sotto la supervisione del Lord Signore Agostino Battista Raimondo Nonnato Marfolio Peregreffio eccetera, che intanto si stava scolando un barile di vino invecchiato, leggendo Topolino.

<< Certo certo, era bionda ma un po’ bruna, alta più o meno così, un po’ robusta ma molto sottile, con quegli occhi verdi coi riflessi blu e lo sfondo marrone, con quella profonda vocina stridula e roca... >>

<< Davvero? Io non l’ho mai vista. >> commentò Edward Robert Cullen eccetera, facendo cadere più cristalli di quanti ne stesse pulendo, camminando costantemente su cocci di vetro << Perché credi mi abbia abbandonato? >>

<< Misteri della vita, ragazzo. >> sospirò il Lord Signore sentendo la sua collezione di Ming andare in frantumi << Misteri della vita. >>

 

 

Indovinate un po’? Continua!

 

 

 

 

Sono un po’ in ritardo, vero?

Ghghghghgh, vi prego di scusarmi umilmente, è che in questi giorni tra lavoro, concorsi vari, viaggi e quant’altro non ho tempo per un cazzo!D:

Comunque grazie sempre e comunque a chi mi lascia un commentino, a chi legge e chi fa tutto il resto!u.ù

Al prossimo capitolo! :3

 

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Capitolo 14
*** 14. L'importanza di chiamarsi House ***


14.

L’importanza di chiamarsi House

 

<< Ambrogio, ho un certo languorino. >>

<< Io non mi chiamo Ambrogio. >>

<< Asdrubale? >>

<< No. >>

<< Annibale? >>

<< No. >>

<< Liutprando? >>

L’oscuro Foreman ignorò il fascinoso dr. Gregory House per dare un’occhiata in giro, vide un numero indefinito di corpi stesi a terra, altri appesi alle pareti, altri barcollanti, altri ancora cantavano a squarciagola, ne calcolò che l’ospedale avrebbe guadagnato un 85% di soldi grazie alle lavande gastriche e il restante 15% con cure psichiatriche. Ne avrebbero dovute fare di più, di feste come quelle, allora sì che li avrebbero pagati meglio, loro poveri dottori.

<< Stanislao? >> domandò ancora House.

<< No. >>

<< Houseeeeee!! >> la dolce Cameron proruppe nella sala sbraitando come uno scimpanzè come al suo solito, saltellando come un canguro, e boccheggiando come un pesce. Quella specie di zoo ambulante che era Cameron denunciò che tutti in quella stanza stavano soffrendo, e dichiarò ad House che era suo compito aiutarli.

<< Mio?! >> ribatté il medico con gli occhi azzurri << Io sono in pausa! >>

<< Ma House, tutte queste persone, poverine, soffrono!! >> ribadì lei con gli occhioni che si allargavano a dismisura.

<< Senti Cameron. >> House la fissò dritta in quelle pozze che erano i suoi occhi << Se proprio ci tieni tanto... Salvali tutti! >>

<< Davvero posso?! >> esclamò lei al settimo cielo, già preparando stetoscopio, bisturi, sega elettrica, sci e mascherina da sub.

<< Certo, basta che non scassi più a me! >>

Fu così che Cameron si gettò nella mischia, afferrando e strattonando chiunque le capitasse a tiro, puntando lampadine negli occhi e bastoncini di legno in bocca, distribuendo in quantità industriali termometri e alcol test, pungendo tutti con ago per controllare il tasso di glicemia, cavando scarpe e calzini per controllare le giuste posture dei piedi, verificando la pulizia intima degli ospiti, e immischiandosi in altre diecimila cose private.

<< Molto bene, e adesso che lei è fuori dai coglioni... Dov’è il mio Ferrero Roche?! >>

Ambrogio, quello vero coi baffetti, spuntò miracolosamente da dietro un quadro, offrendo ad House una piramide rettangolare basata sul fac-simile della tomba del faraone Tutankhamen di Ferrero Roche, completa anche di mini-sarcofago di nocciole.

<< Lo vedi, io volevo un collaboratore come lui, altro che uno come te! >> si lamentò House rivolto a Foreman, che stava già cercando un nuovo posto di lavoro, come il muratore, o il parrucchiere per alci.

 

<< Tré, noi ci siamo persi... Però loro non li abbiamo trovati! >>

<< Hai ragione, forse non ci siamo persi nel modo giusto! >>

<< E qual è il modo giusto? >>

<< Forse dovremmo metterci una benda sugli occhi, girare tante volte su noi stessi, prima in un senso e poi in un altro, e poi andare in giro al buio! Secondo te saremo abbastanza persi? >>

<< Secondo me saremmo solo molto balordi... >>

<< Can, mi sa che hai proprio ragione... >> convenne Tré Cool, rassegandosi a mettere via la bandana di Lupo Alberto che aveva già tirato fuori per giocare a Ruba Bandiera << Idea! >> esclamò felicissimo, siccome era più o meno dal ’74 che non aveva un’idea, e lui era nato nel ’72 << Chiamo House! >>

<< House?! Quello del telefilm? Ma lui cura le malattie immaginarie, inesistenti, strane, morbose, pitocche, improbabili, introvabili, sconosciute e inimmaginabili, a cosa ci serve? >> replicò l’affascinante poliziotto color cioccolatino.

<< Non Gregory House... >> rispose Tré con un sorriso astuto e maligno sul volto << Ma Bernard... >>

 

Lord Signore Marcenbeppio Amilcare Sofronio Sottocolle Pidretti Elemecco eccetera se ne stava su una sdraio sul tetto lato ovest del castello, con una carta rifrangente argentata e gli occhiali scuri, mentre prendeva la luna. Intanto il figlioccio era appeso per la vita con una corda, e spazzava tutto il guano, le foglie, la polvere di stelle e tutte le altre porcherie varie che i secoli avevano depositato sul maniero.

<< Papi, cosa vuoi che diventi da grande? >> domandò mentre si sentiva orgogliosamente Cenerentolo.

<< Intelligente. >> rispose Lord Signore Folo Artemisio Pancrazio Barabba Marinello Barbunchio eccetera.

<< Mi farai andare all’università? >>

<< Certo, per reclutare altri spolverini. >>

<< Come vorresti che fosse tua nuora? >>

<< Di sicuro non quella del film. >>

<< Vuoi avere dei nipotini? >>

<< No. >>

<< Posso rimanere a vivere con te finché non divento indipendente? >>

<< Tu lavora e poi ne parliamo. >>

<< Papozzo, ma perché qui non sorge mai il sole? >>

<< Perché anche lui si è rotto le balle di starti a sentire. >>

 

Cameron era ancora in preda alla crisi mistica, e vagava di persona in persona alla ricerca di un pidocchio, di una ferita, di un livido, di un qualsiasi segno di maltrattamento, la sua sete di Crocerossina le imponeva tassativamente di porre almeno seimila domande al minuto, e di dare una diagnosi di assoluto bisogno di cure allo scadere dei sessanta secondi, e non importava se nel frattempo l’interlocutore non aveva nemmeno aperto bocca.

House invece se ne stava beatamente a scartare cioccolatini.

Per un momento ebbe l’impressione di vederci doppio, e in effetti era così, perché un tizio si era appostato proprio accanto ad uno specchio che rifletteva la sua immagine. House, tanto per fare qualcosa di sano, ingollò tre pasticche di Vicodin, più uno Spritz.

Poi vide il dr. House avvicinarsi a lui.

<< Buongiorno House, io sono House! >> disse quell’House.

<< Piacere mio House, anch’io sono House. >> rispose cordialmente l’altro House.

Il quello stesso istante la bambolina aprì gli occhi, era stata adagiata con la delicatezza di un tornando delle Azzorre su una barella improvvisata con carte vuote di Dietorelle da Cameron, che poi l’aveva dimenticata correndo immediatamente da un altro che non aveva bisogno di lei. E la bambolina vede un House seduto per terra col bastone a reggergli la zampa. E un altro House a stringerli la mano, quello però era senza bastone.

In sostanza la bambolina vide non uno, bensì due House.

E poi svenne di nuovo.

 

<< Spiegami ancora questa cosa dell’House. >> disse per la seicentesima volta Morgan.

<< Allora, io ho chiamato House, che non è l’House che tutti conosciamo, ma è l’House che ci farà trovare Paolo e Mike! >>

<< E chi è questo House? >>

<< E’ un medico! >>

<< Ah... E lui come fa a trovare noi? >>

<< Perché, noi dove siamo? >>

<< E’ quello il punto, ci siamo dovuti perdere! >>

<< Non abbiamo trovato Paolo e Mike, quindi ciò vuol dire che in realtà non ci siamo persi! >>

<< E allora dove siamo? >>

<< Da qualche parte! >>

<< Ok, ho capito, ragionamento lampante! >> sorrise con convinzione Morgan, fidandosi ciecamente delle parole di Tré Cool.

Proprio in quel momento due tizi dagli occhi di ghiaccio, vestiti con dei completini grigio fumo, con dei sorrisi strafottenti, uno con un bastone, l’altro con una cartella clinica in mano, sbucarono dal corridoio nord.

<< Ecco gli House!!! >> esclamò Tré Cool.

<< Quale dei due è House? >> domandò Morgan, facendo capire che aveva compreso proprio tutto.

<< E’ quello a destra! >> dichiarò Tré.

<< Ok, e quello a sinistra chi è? >>

<< E’ House! >>

Morgan parve un po’ confuso.

<< Scusa, che differenza c’è tra di due? >>

<< Uno non zoppica! >>

<< Ah... E come farà uno di loro a trovare Paolo e Mike? >>

<< Ha un radar interno che te neanche immagini... >> ridacchiò Tré Cool.

<< Ma questo House che ci aiuterà a trovare Paolo e Mike da dove viene? >>

<< Dall’altra storia! >>

<< Quale altra storia? >>

<< Quella sui Green Day! >>

Morgan parve ancora più confuso di prima.

Ma alla fine a nessuno importò una cippa.

 

In quel momento Robert Cullen Smorto Tristo E Con Poco Cervello Per Sorridere eccetera ruzzolò per le scale a chiocciola per circa tre ore, rotolando come un masso di qualche film di Indiana Jones, quello che alla fine non riesce mai a beccarlo, e praticamente partì dal tetto e toccò con la sua bella testolina castana tutti i gradini fino allo scantinato e alle segrete, dove stava la stanzetta privata di quel minchione di Federico Moccia, più le stanze delle torture, la cucina della domestica, e la tana di Beppe Bigazzi che di solito disturbava i poveri coccodrilli nel fossato. Quando il preteso figliolo di Lord Signore Modesto Petronio Ghiando Tullio Gallio Reparato Dionigio eccetera riprese conoscenza si domandò il perché avesse tanti bernoccoli in testa, ma se ne dimenticò appena cinque secondi dopo. Facciamo due secondi dopo.

Risalì a casaccio, tanto confidava nella fiducia del suo amato paparino, ed era sicuro che un giorno quel castello sarebbe passato nelle sue mani, e allora avrebbe apportato delle lievi ma significative modifiche, come aggiungere pizzi rosa e merletti un po’ ovunque, mettere dei piccoli oggetti d’arredamento e un mucchio di centrini e paperelle di ceramica. Era sicuro che il suo adorato padre sarebbe stato senz’altro d’accordo con lui, in fondo gli voleva bene, era solo che il Lord Signore Cetteo Saulo Opilio Edoardo Alacoqcue Mariano eccetera era timido, ma lui, col suo amore incondizionato di figlio ligio lo avrebbe sciolto un po’. Dopo che aveva finito di passa le straccio sui pavimenti del castello.

Mentre era mentalmente occupato a domandarsi se Mastro Lindo fosse stato abbastanza forte da levare tutte quelle strisciate di sangue che c’erano un po’ ovunque, sentì delle voci. Si appropinquò con estrema discrezione da bravo vampiro sinistro e oscuro quale era, infatti andò a sbattere contro l’unica cassettiera presente in tutto il castello, procurandosi un male boia al mignolo del vampiresco piedino destro. Ululò, dimostrando peraltro di conoscere anche la lingua dei licantropi, saltellando su un piede solo, e andando a ruzzolare di nuovo, però stavolta contro il povero Morgan, che nel frattempo aveva seguito un corso per corrispondenza per spaventatori diplomati.

<< Questo qui chi è? >> domandò un House.

<< Credo sia il risultato di una notte di follia del proprietario di questa topaia. >> rispose l’altro House.

<< Oh, credevo fosse il marito di questo bel signore dalla pelle scura. >>

Infatti Edward Pattinson Un Po’ Tanto Sfigatello E Pure Un Poco Tonto eccetera era totalmente stravaccato su Morgan, in un intrico di braccia, gambe e corpi che lasciava poco spazio all’immaginazione.

<< Morgan, ti sembra il momento di fare queste porcate?! >> lo riprese Tré Cool sdegnato << Non ho portato i preservativi, mi potevi avvertire prima! >>

<< Ehm, salve... >> saluto il vampiretto dagli occhi infossati, rialzandosi e risistemandosi gli abiti che misteriosamente si erano spostati da soli << Credo di essermi perso... >>

<< No, ma va’, tu ci sei riuscito?! >> ribadì Morgan rimettendosi in piedi << Noi ci stiamo provando da ore però ancora sappiamo dove ci troviamo! >>

<< Oh, mi dispiace tanto... >> disse il figliol del Lord del maniero con sincera mestizia.

<< Smettetela di fare convenevoli e andiamo a trovare ‘sti due pirla, ché io devo tornare giù in sala, devo finire la mia piramide di Ferrero Roche! >> sbottò un House incitando tutti gli altri.

<< Giusto, dobbiamo trovare Paolo e Mike! >> rincarò Tré Cool con gli occhi luccicanti dalla determinazione, e anche un po’ dal Martini.

<< Ma sei proprio sicuro che si chiami Paolo? >> volle sapere l’altro House.

<< Boh, per me potrebbe anche chiamarsi Alfonso, non sono mica razzista! >> rispose lui con un sorriso.

E così il gruppetto formato da un allucinatissimo Tré, una coppia quasi identica di House, Morgan, e un ingenuo Robert Cullen eccetera, partì alla ricerca dei due misteriosi componenti dei Green Day, guidati dall’incredibile fiuto del dr. Bernard House, ottimo dottore, chirurgo, medico sportivo, ematologo eccetera, reduce da una lunga avventura in un’altra storia, reso famoso dalla sua simpatia e dalla sua incredibile capacità di spuntare nei momenti meno opportuni.

Stavano camminando da più o meno otto ore, quando, tra conversazioni varie su rotule e pin-up, canarini e il presidente Obama, Bernard si fermò di scatto, e tutti gli altri andarono a sbattere contro la sua schiena, tranne Edward Pattinson eccetera, che invece sbatté l’altro mignolino contro l’unica cassapanca in tutta la casa.

<< Sono qui! >> esclamò il fascinoso dottorino dagli occhi azzurri.

<< Qui dove, non c’è niente! >> fece notare l’altro fascinoso dottorino dagli occhi azzurri.

<< Uhm... >> mugugnò Bernard, accostandosi alla parete.

<< Qui mi sa che non ci siamo ancora persi abbastanza. >> commentò Morgan che ancora un gran casino in testa, appoggiandosi alla suddetta parete con una mano. In uno scatto un mattone rientrò verso l’interno con un tonfo sordo, e d’un colpo tutta la parete si aprì davanti ai loro occhi. E Morgan cadde a terra di faccia.

Davanti a loro si presentò la vista di Billie Joe e Mike che stavano facendo $£%()%/(£&/896*32%/@##$7889$25%&()!”$%&)(=@#&*/$$£/(8§/)342345/()(/£32478r4yugt4e5w34$£&%)JKOPoiug7tfq2crr23qièpP=T67r3uifewjiowefijxb8tc428yr2cwio2cq47q2y8chuE$£$%)(yiji8%D&W$ygjioop=))(YT&)dgyèiODT4s68thFYDWgu&$ $6ioio£W$XDTyug567yijfctsww3kmopè+àlkòji)U(=&/T$%34fijèpyuvDRe45ijo8luhu... [Versione censurata per preservare le povere menti di chiunque non avesse mai visto i due musicisti trafficare tra loro]

La faccia del povero Robert Cullen era pressappoco questa ---------------------------------------- > O_______________________________________________________o

<< Mamamamamamamamamama... >> ripeté in una lunga litania ad occhi insolitamente spalancati, era una cosa nuova, il vampiro idolo di Twilight dimostrava finalmente di avere un’espressione degna di essere chiamata tale << Ma cosa stanno facendo?! >> chiese molto ingenuamente.

<< Si stanno spulciando, ragazzo. >> precisò l’House del telefilm.

<< Mamamamama... Perché fanno tutti quei versi strani? >> domandò con gli occhioni lucidi e ingranditi come due palline da tennis.

<< Tu con quella tua morosa frigida non ti sei mai spulciato, vero? >>

<< Ehi, la privacy è diventata un’optional? >> domandò un Mike con una strana lucina rossa negli occhi, mentre ancora aveva le mani impegnate su tutto il corpo dell’altro.

<< Non esiste più bussare? >> si lamentò il ragazzo dai brillanti occhi verde smeraldo, anche lui con le mani e non solo impegnate sull’altro.

<< Mamamamamama... >> mormorò imperterrito Edward Pattinson eccetera mezzo sconvolto, richiamando oltretutto una nota canzone dei Negrita.

<< Vi stiamo salvando! Siamo venuti apposta! >> esclamò Tré Cool fiero di aver svolto il proprio compito.

Tutti ignorarono il doppio senso. Fortunatamente.

 

 

Indovina un po’? Continua!

 

 

 

LOOOOOOOOOOOOOL, salveeeeeeeee!!!

Eheheheh, piaciuto questo capitolo? Beh, vi informo che questo sarà il penultimo di Holidays to Transilvanian Boulevard, infatti il prossimo sarà l’ultimo!:)

Quindi preparate le pancere, saranno le vostre ultime risate (metaforicamente parlando)!

Alla prossima!*Sparge cuoricini*

 

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Capitolo 15
*** 15. La cosa che tutti amano di più in una storia: la fine! ***


15.

La cosa che tutti amano di più in una storia: la fine

 

<< Visto, non siete contenti che vi abbiamo salvati?! >> domandò Tré Cool mentre il gruppetto tornava a casaccio verso la grande sala dove si stava ancora tenendo il Rave Party.

<< Bravo Tré, sono fiero di te! >> esclamò Mike, che ancora si stava chiedendo perché si sentisse tutto acciaccato e dolorante ovunque, avesse lividi su ogni parte del corpo, e ricordasse poco e niente della sua prigionia con Billie Joe.

<< Eh, una roba... >> mugugnò il dolce frontman con le mani affossate in tasca, che avrebbe voluto passare qualche altro giorno, o settimana, chiuso in quella stanza col suo bassista.

<< Mister Armstrong, non faccia quella faccia, non è felice di rivedermi? >> sorrise amabile Bernard, al che Billie Joe lo fulminò con lo sguardo.

<< In questa storia glielo posso anche dire, perché tanto non frega niente a nessuno della coerenza: lei non ha mia un cazzo di meglio da fare che beccare me e Mike mentre ci stiamo intrallazzando?!?! >> sbottò il cantante un po’ di cattivo umore.

<< Che cosa intende per intrallazzare? >> domandò il piccolo Edward Pattinson Ignaro E Ingenuo eccetera, tirando timidamente la manica dell’altro House, di Gregory.

<< Figliolo, ma a te nessuno l’ha mai raccontata la storia dell’ape e del fiore?! >>

Intanto Bernard continuava a sorridere a mister Armstrong, il quale intanto lo stava maledicendo in tutte le lingue, perché per una volta, e per una storia, in cui poteva tranquillamente suonare con il collega in santa pace, arrivava il dottore a mandare all’aria tutto. A Billie Joe non piacevano affatto i dottori, preferiva di gran lunga giocare al dottore.

<< Ehi Paolo, cos’è quella roba che hai sotto il braccio? >> s’intromise Tré Cool, indicando un involucro grande e tondo sotto il braccio del chitarrista.

<< Com’è che mi hai chiamato?! >> L’interessato lo guardò un po’ stranito << Comunque... E’ una cosina... Utile... >> mormorò con un sorrisetto, volgendo lo sguardo verso un ignaro Mike, che stava ancora controllando quanti lividi avesse sulla schiena, e sul fondoschiena.

<< E’ un maturamele elettrico? >> volle sapere il batterista.

<< Tré, dimmi la verità, quanta roba hai ingerito questa sera? >>

<< Non poca. >> rispose Morgan al posto suo.

La combriccola girellò per qualche ora (nel castello del Lord Signore Orsolo Bertoldo Fiesolo Servando Eliseo eccetera non solo lo spazio, ma anche il tempo era relativo), e sbucarono per errore nella Sala Comune dei Grifondoro, dove Harry Potter stava, come al solito, vagando con l’offuscato sguardo rivolto al pavimento, perso nelle sue solite e complicatissime elucubrazioni mentali, che tutti pensavano fossero rivolte a come sconfiggere Quel-Tizio-Che-Ormai-Ha-Veramente-Rotto-Le-Scatole-Con-Quel-Nome-Davvero-Del-Menga-Oltretutto-Impronunciabile, invece il simpaticissimo, a detta di alcuni, maghetto stava semplicemente cercando di ricordare se servisse anche la cannella per condire la cioccolata allo zenzero.

La band più i due dottori più il membro dell’F.B.I. dovettero trascinare via Robert Cullen Povero Ragazzo Abbandonato a Se Stesso eccetera o altrimenti avrebbe cercato di entrare a Hogwarts, che di studenti svogliati ed estremamente sfigati ne aveva già abbastanza, non gliene serviva uno in più.

Con immensa fortuna, e ciò con un gran numero di tentativi falliti più varie testate e piedate rispettivamente di Morgan e il vampirucolo, riuscirono a tornare nella grande sala dove c’era il delirio totale. Ora sul palco erano saliti i Tokio Hotel, e Peter Pan svolazzava a destra e manca altalenante, siccome aveva bevuto una quantità considerevole di alcolici, cercava di non farsi leggere il numero di targa, altrimenti Trilli gli avrebbe senz’altro tolto il brevetto di volo.

<< Wow, fico! >> esclamò Billie Joe vedendo tutto il casino che c’era in quella stanza.

<< Te lo dico, l’ho organizzato apposta! >> dichiarò fiero Tré Cool, gonfiando il petto.

Alla fine, salvati i due poveri musicisti dall’atroce segregazione a cui erano stati crudelmente sottoposti, la compagnia poté ubriacarsi beatamente come tutti gli altri, ignorando Cameron che nel frattempo non aveva smesso un attimo di fare salassi e spargere sanguisughe ovunque.

<< Fanno bene per la guarigione contro la febbre mediterranea! >> si giustificò con scioltezza, non badando al fatto che il Mediterraneo più o meno stava dall’altra parte del globo terreste.

*                           *                           *                           *                           *

Il giorno dopo tutto era calmo. Centinaia e centinaia di corpi stesi esanimi a terra, un fiume di liquore che scorreva placido dopo aver eroso il pavimento del castello, un russare cavernoso ovunque, e gente malamente appesa ai lampadari.

Lord Signore Presepio Alcantara Evodio Edvigio Mariano Isacco Jogues eccetera guardava la scena palesemente soddisfatto, ingollando il primo bicchiere di vino rosso della giornata. O forse il sedicesimo, non se lo ricordava tanto bene.

<< Papiiiiiiii!!! >> esclamò all’improvviso il figliolo, spuntando da una montagna di corpi privi di sensi, saltellando come una farfalla verso il presunto padre << Papi, ho deciso, voglio diventare un Auror! >>

<< Un che?! >>

<< Uno che caccia i Mangiamorte! >>

<< Ah... E chi sono questi?! >>

<< Da quel che ho capito, sono agenti delle tasse... >> biascicò il piccolo Robert Edward che aveva ancora qualche difficoltà a collegare bene le cose.

<< Certo, come no, senti... Che ne dici di cominciare a pulire? >> disse il Lord Signore porgendogli garbatamente una scopa con straccio << Prometto che dopo ti farò giocare con il coccodrillo! >>

<< Sììììì!!! >> gongolò Pattinson Vampiro E Innamorato E Anche Morto eccetera, afferrando la scopa e iniziando ad accumulare corpi negli angoletti, che poi, quando il padre sarebbe uscito dalla stanza, avrebbe nascosto sotto i tappeti.

<< Loooooooooooooord!!! >> urlò qualcun altro, Lord Signore Rustico Gaudioso Bonaventura Ferruccio Narciso Saturnino Nemesio Lucullo eccetera sperò che non si trattasse di un altro figlio a random, e se anche fosse stato l’avrebbe spedito in lavanderia ad occuparsi della pulizia della biancheria intima. Invece era quell’uomo assai strano chiamato Tré Cool << Lord, noi adesso torniamo a casa! >> esclamò trascinandosi dietro otto set di valigie in pelle di Maracango.

<< Oh, così presto? >> domandò lui per cortesia, quando in realtà lui voleva dire Grazie al cielo, finalmente si levano dai piedi questi tre squilibrati, completamente dimenticatosi che li aveva chiamati lui appositamente per conquistare il mondo tramite la loro musica. Solo che il Lord Signore non aveva una gran memoria, soprattutto dopo quattro settimane di abuso di Lambrusco, pertanto non ricordava nemmeno lontanamente che loro erano musicisti, né che avesse mai voluto conquistare il mondo. Né tantomeno che li avesse invitati lui.

<< Lord, è stato un grande soggiorno, intendo quello che c’era vicino alla mia stanza. Comunque è stata una vacanza fantastica, grazie per averci invitato! >> Mike gli strinse la mano calorosamente, poi ricordandosi che si era fatto male anche a quella, e non si ricordava perché, né perché avesse tutti quei calli...

<< Lord, mi sono divertito veramente un casino, dovremmo farlo più spesso! >> sorrise Billie Joe dandogli una sonora pacca sulla spalla << Mi sono permesso di portarmi via un piccolo oggetto, non se ne offende, vero, tanto lei di minchiate ne ha talmente tante che non si ricorda neanche quali! >> commentò l’eloquente frontman uscendo dalla porta, rimorchiando inoltre Chester e tutto il resto del gruppo dei Linkin Park, perché non era bello che rimanessero lì a disturbare.

<< Sì sì, salve a tutta, buona giornata, telefonate la prossima volta! >> Lord Signore liquidò tutto con un gesto, avviandosi verso la sua bella bara foderata di rosa e fucsia.

<< Papiiiiiii, ma io posso fare il medico?! >> urlò il figliolo che stava ramazzando per terra, scavalcando il fiume di alcol.

<< Se trovi uno che ti sopporta fai pure. >> rispose l’affettuoso paparino.

 

<< Io non ti ho mai detto che ti sopporto! >> sbottò Gregory House rivolto ad Edward Pattinson eccetera, stravaccato su una poltrona.

<< Ma daiiiiii, lo so che sono bravo, ho solo bisogno di fare un po’ di pratica, voglio operare in sala, lo so usare il bisturi, sai?! >> Il vampiretto stava per enunciargli tutto quello che era in grado di fare, da volare fino a Plutone ad aspirare i granelli di polvere da sotto il divano, quindi House si vide costretto a trovare un modo per levarselo dai piedi.

<< Senti ragazzo, vai da Foreman e digli che ti insegni tutto! >>

<< Davverodavverodavvero?! >> domandò smanioso il ragazzo.

<< Certo, vedrai quanto sarà felice Foreman... >> sorrise bieco il dottore, immaginando già la faccia dello scuro aiutante e soprattutto della Cuddy << E intanto che ci sei dì loro che io me ne starò via per un po’. >>

<< Perché, te ne vai? >> gli chiese il giovine.

<< Diciamo che non voglio essere reperibile quando ti conosceranno. >> annuì convinto.

<< Va bene!!! >> esclamò Robert Cullen Edward eccetera fiondandosi fuori dalla porta, in direzione dell’ospedale.

Intanto House rimase beatamente riverso sulla poltrona.

...

<< Ehi autrice, che ne dici se mi fai fare qualcosina? >> disse House.

<< Qualcosina cosa? >>

<< Siccome i due lassù si stanno dando da fare, perché non mi fai incontrare qualche bella fanciulla? >>

<< Lo sai benissimo che io non sono favorevole alle storie etero. >> rispose l’autrice.

<< Beh, allora... Un bell’uomo pieno di soldi! >>

<< Ti troveresti molto bene con Wolverine. >>

<< Intendi che potrei fare coppia fissa con Hugh Jackman? >> domandò House, pensando già alla loro vita insieme.

<< No, non Jackman, proprio Wolverine. >>

<< Perché proprio lui? >>

<< Sei il tipo che andrebbe a sfoggiare in giro le cicatrici con orgoglio. >> rispose lei con semplicità.

<< Lo sai che tu hai una mente perversa? >>

<< Ne sono cosciente. >>

<< E lo sai che quella tua mente perversa mi piace molto? >>

<< Sono cosciente anche di questo. >>

<< Che ne dici se una sera usciamo insieme? >>

<< Si può fare. >>

<< Mi preparerai uno dei tuoi trucchetti sadomaso? >>

<< Chi lo sa... >>

In quel momento House si accorse che nel soggiorno era presente anche Billie Joe, che lo osservava con fare un po’ interrogativo.

<< Beh? >> borbottò il dottore.

<< Con chi stavi parlando? >>

<< Con la mia coscienza. >>

<< E tu parli di sadomaso con la tua coscienza? >>

<< Tu non lo fai mai? >>

Billie Joe ci pensò su un secondo. Poi dedusse che anche lui lo faceva. E non solo di sadomaso.

<< Ehm, Billie...? >> Sia il cantante che House si voltarono, e nel corridoio d’ingresso videro Adrienne.

<< Ciao amore, bentornata!! >> la salutò Billie con un caloroso abbraccio.

<< Ehm, sì, per la verità sono tornata da qualche ora... >> commentò lei un po’ stranita.

<< Ah sì? Non me n’ero accorto! >>

<< Eh, immaginavo... >> annuì lei << Senti, mi spieghi perché Mike è nella nostra camera da letto mezzo nudo? >>

<< Stiamo facendo un esperimento. >> rispose il lodevole maritino con nonchalance.

<< Che genere di esperimento? >> domandò lei cauta.

<< Quanto può resistere una persona sotto sforzo fisico. >>

<< ...Ah... E... Perché Tré Cool è nel nostro garage? >>

<< Oh, lui sta producendo grappa da contrabbando! >>

<< Ah... E perché c’è un medico nel soggiorno? >>

<< Ho bisogno di asilo politico. >> rispose direttamente l’interessato.

<< Ah... E dov’è Jacob? >> volle sapere lei.

<< E’ con Joey. >>

<< E Joey dov’è? >>

<< Me lo sto chiedendo da un po’! >> annuì Billie Joe con fare di biasimo.

<< I due ragazzi sono dalla zia Sigismunda, glieli ho portati io. >> interloquì l’autrice premurosa.

<< Ehm, ok... >> sospirò Adrienne indietreggiando prudente << Adesso io vado, magari ritorno tra un po’, diciamo qualche mese, per vedere se avete tutti messo la testa a posto... >> E Adrienne se ne andò preoccupata, decisa ad andare a prendere i suoi ragazzi e poi scappare in una qualche bella isola, rimanendoci per un bel po’.

<< A volte non la capisco... >> commentò il cantante, sgranocchiando un Pan di Stelle.

<< Billie Joe. >> lo chiamò qualcuno.

<< Sì...? >> Si trattava di Mike, che lo stava attendendo sulle scale.

Mike era vestito unicamente con dei boxer neri aderenti, i pettorali e gli addominali in bella mostra, le braccia tatuate e muscolose, le gambe atletiche e distese, e negli occhi quella luce rossa che gli stava sussurrando all’orecchio cose che avrebbero fatto arrossire persino Tré Cool. Forse.

Billie osservò con un sorriso felino quel corpo che avrebbe fatto girare la testa persino a Vittorio Sgarbi, avvicinandosi lentamente.

<< Giochiamo? >> gli domandò il chitarrista, che ultimamente aveva sviluppato un’adolescenziale riscoperta per i giocattoli. Mike lo afferrò per la cravatta, trascinandolo fino in camera da letto, con un sorriso malizioso.

<< Sopra o sotto? >>

 

 

Fine

 

 

Oeeeeee, è finitaaaaaaaaaaaa!!!XD

Oh cielo, finalmente questa storia è tornata ad essere completa su questo sito... Che dire?

Come al solito devo ringraziare chi ha messo questa storia tra le preferite, le ricordate e le seguite, tutte le incredibili persone che si sono date da fare per leggere questa delirante sequela di capitoli senza capo né coda, tra personaggi senza identità e identità che avrebbero preferito rimanere segrete... Grazie!

E scusatemi sempre e comunque per i miei ritardi e i miei chiacchiericci senza senso!XD Sono contenta che questa storia possa esservi piaciuta, un buon modo per perdere un pomeriggio ridendo (senza farsi venire un attacco d’asma) e in compagnia di persone come Mike, Tré e Paol... Billie Joe.

 

E visto che non posso lasciarvi senza nulla da leggere, vi spammo un po’ di pubblicità!XD

QUI trovate l’altra fan fiction in corso, Who are you? da leggere solo se amate le emozioni parecchio forti!XD

QUI trovate tutta la mia bibliografia, ovvero tutte le mie pubblicazioni più professionali con case editrici, sarei felice se veniste a farci un salto per dirmi cosa ne pensate!;)

 

Bon, penso di aver detto tutto... Grazie.

Grazie di esserci state, spero di risentirvi dovunque possa succedere.

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