Il diario di una strega

di KuroPond
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Un ospite inatteso. ***
Capitolo 3: *** Stanno arrivando. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Stava disegnando. Lo faceva quasi sempre nelle lezioni di matematica. Il suo vicino di banco era troppo antipatico per parlare e dall'altra parte aveva solo il muro. Un muro bianco, di quelli vecchi da cui si stacca l'intonaco. Si sbriciolava sempre nella sua cartella. Stava rifinendo la testa di un gatto, Kian, il suo gatto, quando la voce monotona del professore si spense. «Prewett Bonnie...Orel Steeve. Venite, siete interrogati» Bonnie si alzò, chiuse l'album sul quale disegnava e prese il libro, poi si diresse verso la cattedra. Nell'aula cadde il silenzio. Succedeva SEMPRE quando lei veniva interrogata, non era brava in matematica ed i suoi compagni non vedevano l'ora di prenderla in giro. L'interrogazione durò mezz'ora, a Bonnie sembrò molto di piu. Odiava i suoi compagni di classe, li odiava tutti. Pensavano solo a loro, non l'aiutavano mai e non perdevano occasione per prenderla in giro. Bonnie non pranzava in mensa, preferiva il parco. Oggi però doveva andare a casa. Quindi uscì dalla scuola e quando arrivò a casa posò la cartella in un angolo. Non aveva nessuna voglia di iniziare i compiti, passò per la cucina ed uscì dalla porta sul retro, l'aria fuori era fresca e salmastra, da lontano sentiva le onde del mare che si infrangevano sugli scogli. Si diresse verso il cancelletto del giardino, ma non il principale, quello sul retro, era ben nascosto davanti c'era un Salice e dei rampicanti, li spostò e lo oltrepassò chiudendolo alle spalle. Dall'altra parte era tutto verde: era entrata in un bosco, solo li si sentiva a casa, in contatto con la natura. Camminò per dieci minuti, raggiunse una radura in cui c'era una casetta di mattoni rossi, raggiunse la porta, la aprì e sprofondò nella prima poltrona. Su un tavolino vicino alla poltrona c'era un antico libro...era aperto, recitava "Incantesimo per accendere le candele" Oh, certo mi ero dimenticato: Bonnie era una strega.

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Capitolo 2
*** Un ospite inatteso. ***


Rimase su quella poltrona per parecchio tempo, a pensare. Rimunginava sulla lezione di matematica, ai suoi compagni di classe che la prendevano in giro al parco.
Li avrebbe picchiati volentieri, loro e quelle facce antipatiche; "Se lo meriterebbero" pensò tra se e sè. Immediatamente scosse la testa, la Madre Superiore (la più antica e potente strega ancora in vita) l'aveva avvisata al riguardo: "Nessun pensiero maligno. La mente di una strega è sacra, non bisogna riempirla di sciocchezze; soprattutto non bisogna riempirla di cattiveria".
Si scusò mentalmente con la Madre Superiore, anche se non la vedeva da quattro lunghi anni, e sprofondò ancora un po' nella poltrona. Tutto quello che le serviva in quel momento era un buon libro e del the caldo, quello alla menta che le piaceva tanto... lentamente le palpebre divennero pensanti e nonostante lei cercasse di tenere gli occhi aperti, essi si chiusero, mentre i suoi pensieri correvano come fili di fumo spazzati dal vento.
Fu destata da un fastidioso rumore, come un continuo raspare su un vetro. Aprì gli occhi e si guardò attorno, con la vista annebbiata dal sonno; era già sera. Allungò una mano e prese il candelabro che c'era sul tavolo vicino alla poltrona "comburet" sussurrò, e delle piccole fiammelle iniziarono a bruciare gli stoppini delle candele, gettando una debole luce tutto intorno a lei, e dando al suo viso un aspetto spettrale.
Il rumore continuava, insistente.
Si guardò intorno, ma niente. Si diresse quindi verso la piccola cucina adiacente al salotto, il rumore sembrava provenire da lì; sembravano unghie... su un vetro.
Lentamente si girò verso la finestra dietro di lei, aveva il cuore in gola; tenne il candelabro in alto, per illuminare di più e non bloccare la vista.
C'era qualcosa fuori dalla finestra. Sì, qualcosa, non qualcuno.
Ciò che stava oltre al vetro non si poteva definire umano: aveva lunghi artigli ricurvi e neri, che graffiavano il vetro. Gli occhi non c'erano. Al loro posto c'erano due orbite vuote e scure; e in quel momento erano puntate proprio su di lei.
Dalla sua bocca non uscì altro che aria, era totalmente paralizzata dalla paura.
La creatura lanciò un grido acuto e penetrante, mostrando i denti marci, e scomparve alla vista della ragazza. Bonnie ancora non riusciva a muoversi, aveva gli occhi spalancati, con quella creatura infernale impressa nella sua mente.
Come una scossa si riprese da questo stato, la porta principale! Quella creatura era corsa in direzione della porta principale!
Corse a rotta di collo verso l'ingresso, lasciò cadere il candelabro a terra e si lanciò verso la porta, girando la chiave un momento prima di sentire un tonfo sordo provenire da fuori: la creatura era proprio davanti a lei, oltre alla porta.
Prese dallo scaffare vicino della salvia, e usando lo stesso incantesimo delle candele gli diede fuoco, soffiando sulle foglie e spargendo l'aroma fumoso sulla porta, mentre i tonfi si facevano sempre più forti e aggressivi.
"Ego nec ingredi" ripeteva ad occhi chiusi come un mantra, mentre faceva ondeggiare la mano con la salvia fumante.
Era una frase in latino, significava "Io non ti permetto di entrare", un antico incantesimo di chiusura. Grazie ad esso la creatura non sarebbe riuscita ad entrare neanche se avesse avuto la chiave.
Questo incantesimo aveva però un brutto effetto collaterale: assorbiva gran parte dell'energia della strega.
Bonnie sentì la testa girare, ma continuò a recitare la formula "ego nec ingredi!", aprì gli occhi e le si annebbiò la vista, "ego nec ingredi!" gridò disperata. Solo più pochi istanti e l'incantesimo si sarebbe sigillato, dopodichè sarebbe stata al sicuro. "Ego nec ingredi!", non riusciva quasi più a respirare; sentiva la testa pesante, così pesante.
"Ego nec..." e Bonnie svenne, cadendo pesantemente sul tappeto polveroso.

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Capitolo 3
*** Stanno arrivando. ***


Quando riprese coscenza il sole era già sorto, era rimasta sul pavimento tutta la notte.
Si alzò stirando la schiena indolenzita dopo la rovinosa caduta; il candelabro era vicino a lei, le candele completamente sciolte e la cera sparsa ovunque.
Guardò la porta, l'incantesimo era andato a buon fine, la creatura non era riuscita ad entrare; Bonni sorrise, fiera di essere riuscita a fare un incantesimo così complicato.
Un rumore sordo provenì dalla porta. Una, due, tre volte.
Qualcuno stava bussando, chiedendo di entrare. La ragazza si avvicinò alla porta con cautela, poi guardò dallo spioncino: oltre al legno dipinto di blu scuro c'era una donna alta, con una chioma di capelli rossi che le incorniciavano il viso munito di occhali.
-Madre Superiora?!- esclamò, girando con foga la chiave nella toppa e spalancando la porta
-Oh, cara Bonnie, eccoti qui. Speravo il mio incantesimo avesse funzionato-, oltrepassò la soglia e si guardò intorno
-Il... suo incantesimo?- chiese la ragazza con espressione interrogativa
-Certo, pensavi forse che avrei fatto entrare un Ghoul in questa casa?-
-Ma io pensavo...-
-Non essere sciocca, quell'incantesimo era troppo avanato per te, stavi quasi per lasciarci le piume! Oh, ma come è carino questo gufo!-, la donna si avvicinò ad un tavolino e prese in mano un gufo intagliato nel legno.
Bonnie era stordita, per la prima volta aveva avuto fiducia in se stessa dalla morte dei suoi genitori, pensava davvero di essere capace di fare un'incantesimo così avanzato. Invece non era vero, era stata la Superiora.
-Poteva almeno lasciarmi credere di aver fatto una magia Importante!- esclamò la ragazza chiudendo la porta con forza.
-E perchè mai, cara?- chiese ispezionando il gufo da vicino per poi buttarlo alle spalle
-Perché... Perché si- disse con enfasi sgranando gli occhi
-Suvvia ragazza, sai bene che non ci saresti riuscita.- si diresse verso la cucina, senza degnare di uno sguardo Bonnie, e con il mantello collor smeraldo che spolverava il pavimento.
-Comunque non mi ha detto perché è qui...!- esclamò inseguendo la donna
-Sentivo che qualcosa non andava, e quando sono arrivata quel Ghoul stava per sfondare la porta. Tra l'altro, l'ho aggiustata io, prego-
-Allora perché non mi ha aiutata subito? Sono svenuta qui dentro e lei non ha fatto nulla-
-Tesoro, volevo che crescessi spiritualmente.- la guardò negli occhi, la ragazza sbuffò forte.
-No, ti sto solo prendendo in giro. Ho ricevuto una lettera di massima urgenza dal Consiglio: necessitavano della mia presenza.-
Si fermò all'improvviso e si girò di scatto sporgendosi verso Bonnie, i nasi quasi si toccavano -Sta succedendo qualcosa, Bonnie. Qualcosa di importante, oscuro, pericolo!- sibilò stringendo il polso della ragazza.
Bonnie era semplicemente terrorizzata. Non era mai successo niente di così strano, anche se la Superiora era strana, ma non pensava fino a questo punto. Sembrava pazza.
La donna scosse la testa e librò il polso dalla sua presa, poi continuò il giro della cucina e ritornò nell'ingresso.
-Adesso è meglio che vada. Ricorda Bonnie: stanno arrivando.- disse sorridendo e dondolandosi sui piedi -Fa' attenzione-, iniziò a ruotare su se stessa, il mantello iniziò a diventare trasparente, e con esso anche il suo corpo.
-Chi sta arrivando?- esclamò disperata la ragazza
-Lo vedrai- fu la risposta
-No, aspetti!- gridò, ma la donna si era già volatilizzata in un turbinio di polvere argentata.
Bonnie agitò debolmente la mano e la polverina volò fuori dall'uscio che si chiuse con un tonfo.
La Superiora era sempre stata criptica, non le piaceva far avere la 'pappa pronta' ai suoi studenti, ma così rischiava di essere incomprensibile.
Ritornò in cucina e vide che sul tavolo c'era un pacchetto, incartato con della carta lucida, color bordeaux; si avvicinò e lo prese in mano, in cima c'era un bigliettino che recitava
"Ho dimenticato di darti questo, ti servirà quando arriveranno. Divertiti, Madre Superiora"


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