Lezioni di Volo

di Rosmary
(/viewuser.php?uid=190616)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scommettiamo che...? ***
Capitolo 2: *** Fai la tua mossa, io farò la mia! ***
Capitolo 3: *** Chi mal comincia... ***
Capitolo 4: *** La prima volta ***
Capitolo 5: *** Sai, Granger, sei davvero carina! ***
Capitolo 6: *** Scacco! ***
Capitolo 7: *** Questione d'imbarazzo ***
Capitolo 8: *** Risate e sorrisi ***
Capitolo 9: *** Non farti strane idee! ***
Capitolo 10: *** Tutto in una notte ***
Capitolo 11: *** Rivelazioni ***
Capitolo 12: *** La tempesta dopo la quiete ***
Capitolo 13: *** Peter Pan ***
Capitolo 14: *** La differenza ***
Capitolo 15: *** Hogwarts ***
Capitolo 16: *** La magia più potente ***



Capitolo 1
*** Scommettiamo che...? ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling;
questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.


 


 

Sono le dieci di mattina a Grimmauld Place 12: mamma Weasley dedica il suo tempo alla cucina, Sirius Black è nella sua vecchia camera a raccontare divertenti scorribande al figlioccio, Ginny è ancora a letto – con la testa rannicchiata sotto il cuscino, sperando che questa casa svanisca e che al suo posto compaia la Tana –, il signor Weasley è a lavoro e, fatta eccezione per i due vivaci gemelli, le uniche voci che echeggiano nella tetra dimora sono quelle di Hermione e Ron, che, neanche a dirlo, impegnati nell'ennesima discussione, si fronteggiano mentre ripuliscono un armadio che cade a pezzi. Infervorati, dimenticano persino di avere la bocca impacciata dalle mascherine e lo spray disinfettante tra le mani coperte da guanti.

«Ti ho detto che lì ho già controllato, Ronald. E non c’è niente.»

«E io ti dico che ho visto qualcosa. Ora, fatti gli affari tuoi e fammi controllare.»

«Ma come puoi essere così ottuso? Ti ho detto che sprechiamo solo tempo, e noi dobbiamo finire, perché se non finiamo non possiamo raggiungere Harry per tu-sai-cosa,» afferma con tono cospiratorio, inarcando anche le sopracciglia.

Sfortunatamente, Ron non coglie l’eloquenza della frase, al contrario socchiude gli occhi, stanco, affranto e anche un bel po' infastidito dalla strega. «Dopo,» inizia, calcando il tono, «io e Harry abbiamo la partita a Gobbiglie, l’hai dimenticato?»

«Gobbiglie? È fuori discussione! Possibile che non sappiate pensare a qualcosa che non siano scacchi, Quidditch e… Gobbiglie?» chiede con espressione sconcertata.

«Già, guarda caso tutte cose in cui sei una schiappa. Se solo sapessi reggerti su un manico di scopa per più di due secondi, saresti la prima a parlare di Quidditch,» l'accusa serio Ron, che infastidito dall’allusione di Hermione mette via persino la mascherina: può accettare tutto, ma non che si offenda il Quidditch – quello è sacro per il giovane Weasley.

Dal canto suo, anche un'ormai agguerrita Hermione mette via la mascherina, gettandola a terra assieme allo spray. «Mi spiace deluderti, ma sono perfettamente in grado di reggermi su un manico scopa, e te lo dimostrerò!» esclama altezzosa. «Mentre tu, Ronald, sarai sempre una capra in Rune Antiche, l’unica materia complementare degna di nota,» conclude, incurvando anche il mento verso l’alto, segno di evidente superbia.

«Allora, scommettiamo: chi perde dovrà dire a Gazza che Madama Pince ha una cotta per lui,» ribatte con enfasi Ron, annuendo alla propria proposta, convinto che sia davvero una scommessa pericolosa. Insomma, qui si scherza col fuoco!

«Accetto! Hai tempo fino alla fine delle vacanze per fare almeno una traduzione.»

«E tu per fare il giro di almeno una stanza in volo.»

Le espressioni di entrambi appaiono minacciose, che lancino saette? Ad ogni modo, la scommessa è fatta ed è consacrata da una voce angelica che si leva dai piani inferiori: «RON, HERMIONE, la-vo-ra-te!» È indubbio: la signora Weasley è nata con le Orecchie Oblunghe.

*


Qualche ora dopo, Hermione si intrufola nella camera di Ginny, che si è finalmente degnata di alzarsi, lavarsi e vestirsi; ora se ne sta sul letto, indecisa se uscire o meno, timorosa di incontrare Harry prima d'aver partorito un’intrigante conversazione da intavolare con lui.

«Mi devi aiutare,» esordisce la pazza isterica che si abbandona sul letto di Ginny, osservandola con occhi sgranati e capelli tutti in disordine.

«Lo penso anche io… Iniziamo dai capelli?»

«No, no,» ribatte, agitando nervosa le mani. «Mi devi insegnare a volare.»

Peccato che l'affermazione seria di Hermione scateni dell’ilarità in Ginny, che può solo scoppiare in una sonora risata. Ed è in questo frangente che un ragazzo fa il suo ingresso nella stanza: ridacchia anche lui, che, come ben fa intuire l’Orecchio Oblungo stretto nella mano destra, ha sentito tutto.

«Giuro che volevo solo provare le Orecchie!» esordisce con tono ilare Fred Weasley, che si mostra alle due con pantaloncini, canotta, sguardo sbarazzino e capelli scompigliati. Carino e pericoloso come al solito, al pari del suo gemello intento, in questo istante, a fare danni altrove.

«Non ti ci mettere anche tu,» dice schietta Hermione, incrociando le braccia al petto ed esibendo un'insolita espressione incerta, «chiunque tu sia, tanto è uguale, siete insopportabili tutti e due.»

«Placati, vengo in pace! E poi sono Fred, possibile che non noti la mia accecante bellezza?» chiede con finto tono offeso, sedendosi sul letto accanto alla sorellina, che ora lo osserva divertita. «E poi potrei esserti utile,» continua ghignando. «Sempre che tu non voglia che il caro Ronnuccio vinca la scommessa!» conclude con un luccichio sadico negli occhi.

«Scommessa? Quale? Cosa? Perché? Voglio sapere!»

«Tu cosa ne sai della scommessa? Ci stavi spiando?»

Le due ragazze scattano insieme, minacciando non solo la sanità mentale – qualora esista – di Fred, ma anche la sanità fisica. Il ragazzo, povero, sgrana gli occhi, spaventato dalle due Banshee, scatta in piedi e porta le mani in avanti. «Signore, calmatevi! Io e George non ti spiavamo, stavamo solo passando per caso, e riguardo a te, cara sorellina assassina, si dia il caso che Ronnie abbia scommesso con la secchioncella una figura da Troll grandiosa! E, sinceramente, io esigo sia lui a perdere!»

«Stai dicendo che mi insegnerai a volare?»

«Però, intelligente per davvero, miss Granger!»



 
Il banner a inizio storia è stato realizzato da Mary Black, cui vanno tutti i miei ringraziamenti!
La storia è stata revisionata, ma in fase di revisione ho cercato di restare fedele allo stile con cui l’ho scritta.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Fai la tua mossa, io farò la mia! ***


È sera ormai e gli abitanti della dimora Black si preparano alla cena. Le due ragazze, obbligate da Molly, apparecchiano distratte: la bruna, quella con un cespuglio in testa, osserva di sfuggita i due gemelli Weasley, timorosa di essere caduta dalla padella nella brace – e come darle torto! –, la rossa, invece, la cui chioma appare perfettamente liscia e ordinata, lancia sguardi furtivi al presunto Prescelto, chiedendosi per quale arcano motivo il suddetto Prescelto non si sia ancora reso conto che, per l’amor del cielo, lei è una donna! I misteri della vita, direbbe quel randagio di Sirius, che anziché aiutare si diverte a far svolazzare le posate già messe in tavola, facendo indispettire sia Hermione che Ginny.

«Sirius, smettila! Non possiamo passare tutta la sera qui.»

Ma Felpato sa solo ridere dell’indignazione altrui e infatti si limita ad alzare, con fare schernitore, le mani in segno di resa in direzione delle fanciulle. Intanto, in un angolino appartato, Ron e Harry sembrano intenti a confabulare con una Tonks tanto allegra da sfoggiare la sua amata capigliatura rosa shocking. Un osservatore attento la può vedere annuire assorta in direzione dei due quindicenni.

«Capito? Hermione mi ha sinceramente offeso, Tonks, mi ha detto che sono un incapace,» sussurra Ron, raccontando la non-sincera versione dei fatti, diciamo pure riveduta e corretta, «e quindi devo dimostrarle che non sono uno stupido, quindi, ecco… se tu, insomma, io e Harry pensavamo che…»

Harry alza gli occhi al cielo: il bambino sopravvissuto sta per morire di ansia e di noia. Insomma, quanti giri di parole fa Ron?! «Sì, ecco, se puoi aiutarlo in Rune Antiche, noi in cambio non raccontiamo a nessuno che sei stata tu a incendiare le teste degli Elfi all’ingresso.»

«Mi state ricattando, per caso?» chiede sgomenta Tonks, l’Auror che è in lei – contrario a ogni forma di ‘malaffare’ – scalpita offeso. Nonostante ciò, la stramba situazione è riuscita comunque a coinvolgerla: anziché parlare con un normalissimo tono di voce, ha sussurrato anche lei confabulatoria, attirando le attenzioni di quell’impiccione del cugino e di quegli, ancora più impiccioni, scapestrati dei gemelli.

 

*
 

«Ehi, George, riesci a sentire qualcosa?»

«Neanche una sillaba, Fred. Sirius?»

«Niente. Parleranno tutti in Serpentese!»

Le risate soffocate dei tre richiamano una spazientita Molly e lo sdegno di Hermione e Ginny, lavorano solo loro tre in questa casa!

 

*


«Non è un ricatto, è un equo scambio.»

«Sì, beh, messa così…» farfuglia Tonks, che poi, colta da un dubbio, guarda torva Harry. «E tu cosa ci guadagni?»

Un sorriso sornione affiora sul viso angelico di Harry, seguito a ruota dal sorrisetto del compare dai capelli rossi, entrambi immaginano Hermione costretta a recarsi da Gazza per rendere omaggio alla scommessa. Scuotono il capo all’unisono i due Grifondoro. «Non puoi capire!» esclamano in coro con tono sognante. Sembrano incantati!

Fa spallucce Ninfadora, per la sua reputazione – o per quel che ne rimane – questo e altro. «Affare fatto.»

 

*

 

Dopo cena, mentre gli adulti discutono del destino del mondo, i giovani possono tranquillamente fare danni. Viene dunque indetto un particolarissimo torneo, partorito dalla mente geniale di George Weasley. Ron, Harry e Ginny sono accanto a lui nel corridoio d’ingresso, dove alberga l’insopportabile ritratto dell'antenata di Sirius.

«Tappi e tappe!»

«EHI!» protestano risentiti i tre. Loro non sono tappi, sono solo in crescita, ecco.

Ma lo sguardo torvo dall’egocentrico George, che porta anche le mani ai fianchi in una perfetta imitazione della madre, zittisce le proteste. «Ssh! Prego.» Socchiude gli occhi, sorridendo sghembo. «Dicevo: mocciosi e mocciose!» esordisce da capo, producendosi subito dopo in un silenzio a effetto. Questa volta i tre ‘mocciosi’ si limitano agli sbuffi, ma il più grande sopporta: almeno sono stati zitti. «Oggi è indetto il primo Torneo mondiale diiii…» interrompendosi di nuovo, solleva da terra un pesante scatolone, «becca la Vecchia con la Cacca… ehm… bomba, sì bomba!» così dicendo, dinanzi agli sguardi allucinati dei tre, mostra il contenuto dello scatolone: Caccabombe.

Cinque secondi dopo, otto occhi furbetti fissano il telo che copre l’antenata. Chissà perché, ghignano tutti i componenti del gruppetto.

 

*


Qualche piano più su, due ragazzi si sono estraniati da tutto. L’una determinata, l’altro sornione e divertito. Lei con i capelli raccolti in una treccia accettabile, jeans, scarpette e t-shirt bianca. Lui con i capelli sbarazzini, solita canotta, soliti pantaloncini, solite scarpette e solito ghigno. L’una di fronte all’altro, con lui che regge una Scopalinda. Intorno a loro non vi è nulla, la stanza scelta è una di quelle vacanti e dalla forma tonda, alquanto sporca, ma di una grandezza soddisfacente. Anticamente doveva essere una sorta di studio.

«Allora, Granger, mio fratello è un idiota ma si inventerà qualcosa col signor Fibramorale per fregarti. Dunque, dobbiamo metterci di impegno.» Fred l’afferma con una convinzione in parte stemperata dalla noncuranza, ma l'espressione maliziosa che colora il suo volto lascia intuire quanto divertimento sia intenzionato a ricavare da quella situazione.

Hermione, rigida e concentrata, annuisce come un robot pronto a entrare in azione. Tra le mani ha un blocchetto d’appunti e una penna, tutto di matrice Babbana. «Spiega pure, Fred, io prenderò appunti, poi cercherò di studiarli già entro domani, così potrai interrogarmi e andare avanti.»

Dall’altra parte il silenzio.

«Fred? Ti ho detto spiega, sono pronta.»

Dall’altra parte inizia a rotolare felice una balla di fieno – metaforicamente, s'intende!

«Oh, insomma. Vuoi aiutarmi sì o no?» chiede spazientita. Il piede destro inizia persino a tamburellare sul pavimento, l’allieva ha un’aria visibilmente stizzita.

«Tu-sei-mi-ti-ca!» scandisce Fred a chiare lettere, piegandosi in due dalle risate. «Merlino, Hermione, sei uno spasso!»

«Come? Perché ridi?» domanda risentita, portando le mani sui fianchi e facendo cascare a terra il blocchetto e la penna: la Banshee è pronta all'attacco.

Ancora piegato in due, Fred nota gli oggetti del misfatto a terra e solo a quel punto si rialza, tentando addirittura, ma con scarsi risultati, di darsi un contegno. «Ecco, è lì che devono stare!» afferma, ma Hermione appare confusa e lui, affranto, non può evitare di spiaccicarsi le mani sul viso. «Sarà davvero dura,» biascica tra i denti.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Chi mal comincia... ***


È un’ora ormai che Fred assiste ai vani tentativi di Hermione di almeno sollevare la Scopalinda dal pavimento. Sbuffa per l’ennesima volta il caro gemello, che inizia seriamente a pentirsi della propria proposta e ad avere ripensamenti sull’effettiva intelligenza della ragazzina. La osserva seduto comodamente sul pavimento, con le gambe incrociate, i gomiti su queste e i palmi aperti a sorreggere il viso annoiato.

«Insomma, Hermione, non è un Elfo Domestico, è un delicato e sensibile manico di scopa! Devi essere gentile con lui o non si solleverà mai,» commenta annoiato, è già la decima volta che lo ripete.

Ma dall’altra parte non c'è una qualsiasi ragazza, bensì una Hermione irritata, nervosa e sinceramente perplessa. «So benissimo che questo stupido pezzo di legno non è un Elfo, altrimenti sarei molto più gentile,» ribatte infatti, incrociando le braccia e sollevando il mento, come a voler comunicare alla scopa che lei, Hermione Granger, non vuole più saperne: ora è la scopa a dover fare il primo passo – ad esempio, potrebbe sollevarsi!

«Per il barbone di Silente! No, no, così la offendi!» esclama concitato Fred, e copre anche il volto con le mani, nascondendo... lacrime?! Non è improbabile, visto e considerato che il diciassettenne sembra soffrire assieme alla sua amatissima Scopalinda. In fondo, lui chiede solo un po’ di tatto.

«Insomma, Fred, è solo una scopa! E io ci sto provando, a farla sollevare, ma a lei sono antipatica. Anzi, secondo me l’hai incanta, ecco.» Attaccare è sicuramente l’arma migliore per Hermione.

A quelle parole di evidente accusa, Fred scosta le mani dal volto, si alza in piedi e fa due o tre passi, arrivando accanto a Hermione. La guarda con le sopracciglia incurvate e un piccolo ghigno. «Tu dici?» chiede retorico e, stendendo il braccio destro sulla scopa, pronuncia vincente una semplice parolina: su. Com'è prevedibilie, il manico si solleva e Fred, rapido, lo afferra. Col chiaro intento di provocarla, avvicina il proprio viso a quello di Hermione, che dal canto suo continua a osservarlo indispettita, dimostrandosi del tutto indifferente all'improvvisa vicinanza. «Allora, miss Granger, l’ho incantata?!» incalza.

Hermione boccheggia, infastidita dal tono di lui e dalla propria indecisione improvvisa. «Al diavolo,» sibila stizzita, per poi dargli le spalle e lasciare la stanza. Quando è troppo, è troppo.

«Che caratterino,» riflette il giovane al sentire la porta chiudersi in un tonfo. Rimasto solo, indirizza lo sguardo alla Scopalinda, sorridendole amorevole. «La cattivona è andata via, ora Fred ti coccola!»

*

 

La furia Granger fa irruzione nella camera di Ginny, camera dove passerà anche lei la notte. L’amica, stremata dal Torneo – che ha vinto – riposa, o almeno tenta di riposare, visto che una fastidiosa pulce continua a scuoterla.

«Domani, li finiamo domani i compiti…» biascica con la voce impastata dal sonno e alterata dal contatto con il morbido guanciale.

«Ma quali compiti! Tuo fratello è il problema! Tuo fratello è insopportabile!»

«Anche Ron lo finiamo domani…»

«Ginny, ascoltami! Parlo di Fred, quel presuntuoso, arrogante, insopportabile…» farnetica, e gesticola e boccheggia nuovamente, alla disperata ricerca di termini ancora più offensivi.

«Sì, lui è ogni qualità, ma ora dormi.»

Faccenda liquidata.

*

 

Contemporaneamente, in un’altra stanza della medesima casa, due gemelli confabulano di una nuova diavoleria da mettere in commercio e di altro. La stanza è al buio, fatta eccezione per la luce delle bacchette, e i ragazzi sono seduti a terra, separati solo da una pergamena su cui sono segnati ingredienti e simili. Parlottano da un po’ i due, finché George, saturo di chiacchiere, sbuffa, coprendo le orecchie con le mani.

«Oh, basta! È da quando sei entrato che non fai altro che parlare di lei. L’hai offesa, d’accordo, ci pensa il fratellino tuo, però ora cambiamo argomento o penserò che ti sei preso una cotta per Hermione Granger.»

Strabuzza gli occhi Fred, sgomento, portando
le mani in avanti. «Non dirlo neanche per scherzo!»

«Fred, parli di lei da più di venti minuti, nel nostro linguaggio questo è vero amore!» afferma George con tono serio, convinto e anche solenne.

Fred riflette sulle parole della fotocopia, scuotendo poi il capo e sorridendo rilassato. «No: nella nostra scaletta venti minuti sono ossessione, mentre quarantacinque vero amore!»

L’altro si mostra dapprima perplesso e solo in un secondo momento annuisce concorde. «Quindi, sei ossessionato da Hermione.»

«Peggio: sono ossessionato dalla sua intolleranza verso la mia amata Scopalinda!»

 

*

 

Finalmente, giunge il giorno successivo. Hermione e Ginny consumano la colazione, Fred e George, seduti di fronte a loro, fanno altrettanto, salvo lanciarsi di tanto in tanto sguardi furtivi e confusi, seguiti da un parlottare basso e concitato.

«Fred, Hermione non ti guarda più,» nota George.

«Veramente non guarda neanche te,» precisa Fred.

«Solo perché non sa chi sei e nell’indecisione evita anche me.»

Alla rivelazione soffocano una risata divertita e Hermione, infastidita, si alza in piedi, trascinando Ginny con sé. «Non li sopporto più,» commenta quando è abbastanza distante dalla tavola.

«Cosa ti ha fatto George, neanche c’era...»

Hermione ferma l'incedere di scatto, così da poter osservare Ginny con aria annoiata: possibile che debba specificare proprio tutto?

«Io non so chi è George, quindi evito e non sopporto entrambi. Devono chiedermi scusa, nessuno mi tratta come una stupida,» chiarisce. Grifondoro e orgoglio sono, senza ombra di dubbio, due orrende malattie; e mentre è in procinto di lasciare definitivamente la sala da pranzo, una voce ben nota ne attira l'attenzione.

«Ehi, Hermione, dopo cena, solito posto!» annuncia Fred, che le ammicca persino, alimentando il nervosismo della povera Hermione, costretta a stringere i pugni, marciare fuori dalla sala e ignorare il commentino sarcastico di Ginny: “se non vi conoscessi, penserei a un incontro romantico!

 

*
 

In un'altra camera della casa, di preciso dove dormono Harry e Ron, proprio questi ultimi e Tonks si apprestano alla prima lezione di Rune Antiche. La ragazza è comodamente seduta sul letto di Harry e i due ragazzi sono di fronte a lei, sul letto di Ron. Tonks li osserva, sorridendo divertita, ansiosa di cimentarsi nell'insegnamento.

«Allora, Ron, quanto ne sai di Rune?»

«Ecco, io… non tanto...»

«Non sa niente,» interviene Harry, secco e incolore. «Ahi!» geme un istante dopo: qualcuno gli ha pestato un piede, un qualcuno che ora ha il volto in tinta con i capelli.

L'Auror si limita a sorridere, scuotendo paziente il capo. «Non ti preoccupare, ce la possiamo fare!» afferma sicura e, estraendo dalla borsa tutto l’occorrente, fa sedere Ron alla scrivania
. «Iniziamo!»

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** La prima volta ***


In un batter d’occhio giungono cena e dopocena. I ragazzi non hanno poi molto da fare, e neanche gli adulti a dirla tutta; ecco perché la signora Weasley perseguita ogni sfortunato inquilino con la tediosa cantilena relativa alle pulizie. Secondo Fred e George, quella casa è una catapecchia che puzza di marcio, dunque senza speranze.
Nonostante l'insistenza di Molly, per volere della buona sorte, ora sono tutti in soggiorno: chi parlottando riguardo a qualcosa di serio, chi, come Sirius e i giovanotti, celebrando la Mappa del Malandino. Qualcun altro, invece, se ne sta immobile dinanzi a una porta socchiusa, indeciso se entrare o meno. Questo qualcuno ha le mani congiunte dietro la schiena, si dondola sul posto e tenta invano di spiare all’interno della stanza in questione. I capelli cespugliosi, anche in quest'occasione, sono raccolti in una treccia ben fatta. Con un ultimo sospiro, si decide finalmente a tendere la mano verso la porta, ma proprio mentre le dita si allungano verso la maniglia la famosa porta si spalanca.

«Ho aspettato settantadue secondi che ti decidessi. E sinceramente sono anche stato paziente,» esordisce Fred, mostrando la sua bella faccia da schiaffi, mentre si fa da parte per permettere a Hermione di entrare.

Sbuffa la strega, portando immediatamente le braccia al petto, già pentita di essere ricaduta in quella trappola. Lui è odioso, e lei lo sa.

«Senti, Fred, è meglio che chiar…»

«No no no! Aspetta, aspetta! Ho una cosa per te!» esclama sbracciandosi, bloccando la fuga della ragazza.

Lei dapprima lo guarda interrogativa, poi socchiude le labbra, pronta a esternare tutto il proprio disappunto: non vuole niente da quel demonio. Peccato che nell'esatto istante in cui l’indice destro si solleva, voglioso di accompagnare il dire da maestrina, Hermione perda l'equilibrio e caschi in terra. Con gli occhi chiusi, strizzati dall'istintiva paura, e una nuvola di fumo intorno che la costringe a tossire, l'idea di bastonare Fred Weasley non le sembra tanto malsana!

«Tu… sei…» biascica tossendo – quella nuvola verdastra non sparisce, e lei è ancora a terra. «Ass… ass… assassi… coff coff… assassino!»

«Oh, quante storie. Su, apri gli occhi,» incita Fred, che è tutto intento a scacciare il fumo; ma per Hermione, s'intende, lui non è per nulla infastidito da tutto quel sano inalare: quella è arte!

La mano destra del mago regge uno specchio posto all’altezza del volto della ragazza. Apre gli occhi lei, scettica, con tutta l'intenzione di dirgliene quattro, ma quando incrocia il proprio riflesso rimane sinceramente sconvolta. Strabuzza gli occhietti, avvicinando incredula il viso allo specchio, scostando qualche ciocca ribelle dalla fronte.

«Scusa

«Già. George diceva che ti sarebbe piaciuto!» Un tenue rossore si fa largo sulle gote di Fred, che sposta lo sguardo da Hermione alla stanza vacante. «Ora mettiamoci a lavoro,» dice con finta disinvoltura, tentando di cambiare argomento.

Ma il problema è Hermione che, contrariamente a ogni plausibile e logica reazione, scoppia in una sonora risata. Lì, seduta a terra, con le gambe divaricate e il busto che si porta in avanti, lei ride, e ride di gusto, pensando alla propria fronte colorata da una scritta rosso fuoco che recita la parola “scusa”.

«Ma dai, Fred! Sarebbe bastato dirlo!»

A queste parole, anche Fred inizia a ridere, perdendo quel poco di serietà e superando del tutto l’attimo di imbarazzo, un attimo per lui assolutamente immotivato. Divertito, si siede accanto a Hermione, allungando a sua volta le gambe in avanti e, con molta naturalezza, col braccio circonda amichevolmente le spalle della strega, causando in lei una sensazione di stranezza. Hermione indirizza d'istinto lo sguardo verso il mago, camuffando col sorriso l'improvviso e timido imbarazzo. «Quando andrà via?»

«Tra un’oretta. Non voglio si sappia che mi sono ridotto a…» s'interrompe e boccheggia, dire “chiedere scusa” è veramente troppo!, per cui indica con un'occhiata veloce la fronte di lei, «…a quello,» conclude, lasciando scivolare via il braccio e poggiando molto comodamente la schiena alla parete. «Di' un po’, come mai non hai rifiutato la scommessa di Ronnie?»

Questa volta è lei a boccheggiare, voltando il capo in altra direzione e poggiando a sua volta la schiena alla parete, quasi come a tentare di prendere tempo. Avvertendo un certo disagio nel dover rispondere alla domanda, tenta di scrollarsela di dosso con una silenziosa alzata di spalle.

Dinanzi a tali eloquenti gesti, il sorriso sornione corrompe le labbra di Fred, che urta volutamente la spalla della ragazza. «Andiamo, Hermione, a me puoi dirlo!»

«Io non rifiuto mai le scommesse,» afferma spiccia, decidendo suo malgrado di saziare la curiosità di Fred, prima di ritrovarsi equivoche scritte sulla fronte o su altri lidi. «Sono certa di poter imparare a volare. Sono una strega, no?» chiede retorica, parlando più a se stessa che all'interlocutore ficcanaso. «E poi voglio proprio vederlo andare da Gazza! Dopo quello che mi ha fatto passare lo scorso anno, deve pagarla.»

«Ma chi? Che ti ha fatto?» incalza curioso Fred.

Porta gli occhi al cielo Hermione, scuotendo il capo visibilmente infastidita. Scaccia persino invisibili mosche con la mano destra, nel chiaro intento di minimizzare o, molto più probabilmente, di scacciare Ron assieme alle mosche. «Non mi parlava più perché avevo accettato l'invito al ballo di Viktor. Riesci a crederci? Lui, Ron, lui che lo avrebbe sposato, Viktor! Non solo sciocco, ma anche incoerente. Ecco cos'è tuo fratello.»

«Giusto, Krum...» sibila pensieroso, del tutto disinteressato alla faccenda riguardante il fratello minore. Guarda lei, ridacchia e in un attimo l'aria titubante è già tramutata in una incuriosita e maliziosa. L’indice sinistro punzecchia con insolenza la spalla di Hermione. «Ehi, di' un po’, che hai fatto col bulgaro?!»

«FRED!» urla stridula. Ed eccola scattare sulla difensiva, di nuovo con quelle braccia conserte. «Non sono domande da fare.»

«E va bene, ma calmati! È solo che mi sembravate abbastanza…» inarca e abbassa più volte le sopracciglia, con una bella espressione allussiva ad accompagnare il gesto, «…intimi!» Neanche il tempo di terminare la frase, che si becca una sberla sulla testa rossa. «Ahia!»

«Ben ti sta!» afferma Hermione, alzandosi di scatto e senza un apparente perché. «Allora, facciamo questa lezione o no?» chiede con tono risoluto.

Sorride sinceramente divertito Fred. Si alza in piedi, annuendo in direzione di quella curiosa ragazzina. Sarà che non ci sono alternative in quella casa, ma la immaginava diversa. Sicuramente meno spontanea. Si avvicina a lei, facendole segno di seguirlo. Ed entrambi si avviano verso il centro della stanza vacante, dove in terra, in attesa che qualcuno si occupi di lei, si trova la Scopalinda. Le mani di Fred si poggiano delicatamente sulle spalle di Hermione. Si china in avanti il giovane, tentando di raggiungere un’altezza accettabile, tale da permettergli di incontrare il profilo della ragazza.

«Ascoltami bene: i manici di scopa sono come le bacchette, tu ami loro e loro amano te. Sei una strega, sei una Grifondoro e, per tutti gli gnomi canterini, sei Hermione Granger! Quindi fa' quello che devi e solleva quel manico da terra!» afferma con maggior gentilezza, senza però rinunciare al consueto sarcasmo. La vede annuire, dunque si allontana, facendo qualche passo indietro.

 

*


«Hermione! Hermione, svegliati! Hermione, sono le undici!»

La soave voce di Ginny, che se ne sta comodamente appollaiata sul letto della compagna, sveglia l’orso bruno dal letargo. Apre gli occhi Hermione, mettendosi a sedere al centro del proprio letto. Con i capelli tutti arruffati, la canotta stropicciata e i pantaloncini del pigiama raggomitolati ben oltre il ginocchio, è proprio l’emblema dell’eleganza! Ruota il viso verso l’amica sadica, sbatacchiando le ciglia ancora assonnata.

«Ma si può sapere a che ora ti sei messa a letto?» domanda Ginny.

«Non lo so, c’era già l’alba. Sono stata tutta la notte a esercitarmi e, pensa, ho sollevato la Scopalinda!» esclama orgogliosa. Da brava apprendista, è persino passata da stupido legno a Scopalinda. Sono progressi, non c’è che dire.

Ginny assume un’aria maliziosa, mostrando di essere la degna sorella di quei due scapestrati. Punzecchia la spalla nuda di Hermione con l’indice sinistro – chissà a chi somiglia –, guardandola con sospetto. «Esercitarti, tutta la notte, con Fred?»

«Io, beh, cosa c’è di…» s'interrompe, come colta da un pensiero assurdo e inconcepibile, con le gote che si arrossano in modo indecente, «Ginny, Fred è un ragazzo!»

«Però, questa sì che è la scoperta del secolo.»

«No, dico, non è Fred, cioè è Fred, ma Fred è un ragazzo!» prosegue, ancora sconcertata dall'ovvietà. «Non avevo mai trascorso la notte in compagnia di un ragazzo. È la prima volta.»

In quell’esatto momento, due teste uguali si affacciano nella camera delle ragazze. «Buongiorno, bimbe!» affermano solari all’unisono.

Nell’immediato, Hermione si tuffa sotto le lenzuola, del tutto intenzionata a nascondersi. Ginny? Lei scuote la testa, sinceramente amareggiata.





 


Angolo autrice: in primis ringrazio Elizabeth The Battle, smelly13 e Harry Potterish per le recensioni, sono contenta che la storia continui a piacervi e vi diverta! Grazie a tutti coloro che, in generale, seguono questo racconto! In questo capitolo ho avuto il timore di non riuscire a mantenere i personaggi IC, alla fine mi è sembrato d'aver rispettato la caratterizzazione originale, ma se così non fosse vi prego di farmelo presente. Un saluto a tutti <3

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Sai, Granger, sei davvero carina! ***


Il salotto di Grimmauld Place non aveva mai visto Ron Weasley così dedito allo studio. È già un’ora che se ne sta seduto sul divanetto col busto incurvato verso il tavolino basso, su cui spicca un librone di Rune Antiche, un ammasso di pergamene l’una sopra l’altra, una boccetta d’inchiostro e la piuma impugnata dal mago. Accanto a Ron sono seduti da un lato un paziente e solidale Harry e dall’altro Tonks, tanto professionale quanto improbabile. La capigliatura rosa shocking sbiadisce ad ogni errore del mago quindicenne, lasciando ben intuire quale sia lo stato d’animo dell’improvvisata insegnante. All'ennesimo errore, scuote la testa Ninfadora, indicando con l’indice un simbolo stampato sul librone, comparandolo con la traduzione a lato.

«No, Ron, guarda bene, il Corno dell’Unicorno corrisponde a…?» lo incita, accennando un buffo sorriso.

«A… a... aspetta,» farfuglia, grattandosi la testa in un goffo tentativo di dissimulare l’imbarazzo. «Oh, ecco, è difficile...»

A tanta palese ignoranza, un sonoro sbuffo giunge dall’occhialuto ragazzo che fa compagnia ai due. «Uno, corrisponde al numero uno! Andiamo, Ron, era... AHI!» Scatta in avanti Harry, massaggiandosi il piede sinistro con aria crucciata. «Si può sapere perché continui a pestarmi i piedi?» biascica a denti stretti verso Ron.

«Si può sapere perché continui a fare lo splendido?» sibila di rimando l'amico, impregnando di una tale retorica quella domanda che è del tutto evidente l'enorme disappunto nei confronti della fastidiosa saccenza di Harry. È solo quando torna a prestare attenzione a Tonks che Ron s'accorge dell'irritazione della ragazza, la cui testa è ormai poggiata pigramente sul palmo della mano.

«Fate con pure comodo, io non ho proprio niente da fare.»

«Scusa,» s'affretta a dire Ron, con tutte le orecchie rosse e gli occhietti sgranati.

Celere, lo studente torna a dedicarsi al compito, mentre lo sguardo di Tonks si concentra sulle altre pergamene presenti sul tavolino, notando che, anche se piene d’errori, ve ne sono cinque ammassate colme di tentativi di traduzione. Dopotutto, il ragazzo si sta impegnando. Peccato che tutto sia contro di lui, difatti proprio quando si decide a estrarre la punta della piuma dalla boccetta d'inchiostro nero, accade! Sì, accade. Accade ciò che sarebbe meglio non raccontare.

«Buongiorno a tutti!» esclama qualcuno, facendo il suo trionfale ingresso.

Un soggetto noto, e altrettanto trionfale, si precipita dal nuovo arrivato. «Lunastorta, finalmente!»

Qualcun altro inizia ad assumere la colorazione rosso pomodoro: viso e capelli vengono completamente inondati dalla nuova tinta. Il soggetto in questione si esibisce anche in un sorriso impacciato, accompagnato dal gesto della mano che doveva essere un saluto, ma che si tramuta in una catastrofe: la mano di Ninfadora urta quella di Ron che tiene la piuma; la piuma urta la boccetta di inchiostro, che cade rovesciandosi interamente sulla pergamena di Ron; Ron sgrana gli occhi orripilato e pronto a urlare, ma Harry, provvidenziale, scatta e porta entrambe le mani sulla bocca dell’amico, tappandola. Tonks, rendendosi conto del disastro, sgrana anche lei gli occhi e impallidisce per la figuraccia.

«Oh, no! Nascondile!» sussurra la ragazza, piegando in due le pergamene, tutte le pergamene. Non essendo l’inchiostro ancora asciutto, il risultato è un ammasso appiccicoso e illeggibile.

«Oh, salve, Tonks! Non ti avevo vista!» il tono di Remus è bonario, ma è accompagnato dall’espressione maliziosa di Sirius.

Tonks, seppure in imbarazzo, si alza svelta in piedi, vogliosa di avvicinarsi al neogiunto. Peccato che nel farlo completi il disastro: urtando il tavolinetto su cui è poggiato tutto il materiale, lo fa cozzare duramente contro i piedi di Harry e Ron, che ringrazieranno in seguito.
Remus, da sempre votato alla cortesia, soffoca una risatina divertita. Sirius è di tutt'altro avviso, poiché si fa apertamente beffe della cugina, ridendo come un matto dell'eclatante sbadataggine.
E mentre i sedicenti adulti parlottano, un quindicenne amareggiato tiene la testa tra le mani, lasciandosi consolare dalle pacche sulla schiena di Harry.

«Sai, Sirius mi ha detto che lui e papà erano i migliori studenti della scuola, potremmo chiedere a lui,» commenta incerto Potter.

A quel suggerimento, lo sguardo chiaro di Ron, disinteressandosi del pavimento, si fissa sul citato Sirius che, tramutatosi in cane, scodinzola attorno a Remus. Scuote il capo, ancora più sfiduciato. «Non credo sia una buona idea, Harry.»

 

*


Intanto, in una stanzetta sporca, due ragazze con delle crocchie scompigliate e con indosso delle trasandate tute svolgono i lavori socialmente utili su ordine del “sergente” Molly. Munite di guanti e spray, le poverette sono in cerca di creature poco raccomandabili da tramortire e infilare in un grosso sacco marrone, così da disinfestare la tetra casa dei Black.

«Sai, Hermione, ieri sono riuscita a parlare con Harry. Gli ho chiesto del Ballo del Ceppo e... beh... indovina?! Mi ha raccontato di Cho e di Cedric, di quanto starà soffrendo Cho e di quanto vorrebbe esserle vicino,» sintetizza Ginny, un pelino furiosa e incapace di camuffare smorfie di disappunto. «Io so e capisco che quello che è successo l’anno scorso è orribile, ma Cho... tu mi parli ancora di Cho, ancora pensi a quella stupida che ha preferito un altro a te,» confessa, così arrabbiata da stringere i pugni e poi spruzzare lo spray contro la prima cosa in movimento, sfogando tutta la frustrazione per la situazione su qualcuno o qualcosa diverso da Harry.

«Coff coff… Kreacher è felice di servire gli amici di padron Sirius.»

«Kreacher, scusa!» squittiscono in coro le ragazze, ma l’Elfo, eseguiti i dovuti cerimoniali di sottomissione, va via irato e disgustato, salutando con il solito ed educatissimo feccia e traditori sussurrato tra i denti.

«Stupido Elfo.»

«Ginny!» rimprovera Hermione, offesa dall’indelicatezza dell’amica nei riguardo della creatura. Peccato che l’aria battagliera duri poco, poiché viene lavata via dall’ingresso di due teste rosse che esibiscono la stessa faccia, gli stessi indumenti e stessa aria vagamente diabolica.

«È mai possibile che non abbiate un minimo di furbizia?» domandono all'unisono, sorridendo allegri e avvicinandosi alle due stanche lavoratrici.

«Non avete nessuno a cui rovinare la giornata? Proprio qui dovete stare?» sbotta spazientita Ginny, spinta più dal desiderio di dar sfogo alla rabbia nei confronti di Harry, che da un reale sentimento di fastidio. La voce di Hermione, invece, non si fa sentire, la giovane ha infatti adottato una tecnica molto più diplomatica: dare le spalle ai due ragazzi, ficcando la testa in un armadio poco raccomandabile
almeno, lì dentro nessuno noterà la nuova, nonché inspiegabile, tinta rosso fuoco del suo viso.

«Sembri nostra madre,» commenta George poco lusinghiero, disinteressandosi della sorella e allungando il collo verso Hermione. «Ehi, ragazzina, vuoi passarci la giornata lì dentro?!»

E mentre un'insofferente Ginny lascia la stanza, abbandonando l'amica, Fred sogghigna alla battuta e ammicca complice in direzione del gemello, «lasciala in pace, George. Meglio nascondersi quando si è una schiappa nel volo!»

«Come osi?» inveisce Hermione, sbucata fuori come una furia, mostrando i capelli più arruffati del solito e l’aria omicida
non è certo l’emblema della femminilità, ma è sicuramente pericolosa quanto un Mangiamorte impazzito. «Ti ricordo che sono riuscita a sollevare la Scopalinda,» precisa pignola, orgogliosa e saccente con le braccia conserte e il mento all'insù; una posa che è in genere riservata a Ron, l'unico in grado di farle perdere le staffe. Peccato che la giovane, tutta presa dall'offesa subita, non noti affatto quanto Fred, non Ron, stia diventando protagonista di ogni momento di rabbia, divertimento, imbarazzo e nervosismo.

Proprio quel Fred che ora sogghigna assieme al proprio gemello. «Certo che basta davvero poco per farti arrabbiare,» commenta insinuante. «Direi che una bella doccia fredda può schiarirti le idee e levarti quella puzza di muffa,» annuncia, lanciando uno sguardo al gemello. «Concordi, George?»

«Naturale, Fred!»

A quella sentenza, Hermione riesce unicamente a fare un passo in avanti, con l'intenzione forse di fuggire o magari di ribadire due o tre concetti ai matti; la bacchetta di Fred è infatti più veloce: si leva rapidissima e con un semplice Aguamenti bagna la strega dalla testa ai piedi. Lei zuppa e i gemelli che si sbellicano dalle risate: una scena epica.
In circostanze come queste, le reazioni possono essere delle più varie e fantasiose: c’è chi si infuria, chi sbraita, chi ride, chi piange, chi è vittima della vergogna; Hermione sceglie di piangere
a esser precisi, piangere è quel che sembra fare dopo un istante troppo lungo di incertezza. Ma la ragazza non si contenta del pianto, e con presunte lacrime a rigarle il volto scappa via, sotto lo sguardo attonito dei due gemelli.

 

*
 

«Hermione... Hermione, sono Fred... dai, aprimi! Hermione! Giuro che sono solo, George è andato a recuperare Ginny... E dai, Granger!, non farmi sfondare la porta!»

Fred e George Weasley non hanno l'abitudine di addossarsi sensi di colpa e rimorsi, ma aver visto una quindicenne, un'amica, scoppiare a piangere dinanzi a loro è stato troppo.
È da ormai ben cinque minuti che Fred picchietta alla porta del bagno dove s'è rifugiata Hermione, chiedendosi per quale malsano motivo le donne scelgano sempre un cubicolo per tramutarsi in lagne.
Dopo l’ennesimo tentativo, Hermione finalmente ruota la chiave nella toppa, preoccupandosi di aprire molto, molto lentamente. Fred osserva perplesso quell'agire, scegliendo dapprima di temporeggiare e poi, annoiato, optando per l'aprire con le proprie mani, e velocemente, quella stupida porta.
Nell'istante in cui la spalanca, si mostra già pronto a impartire una lezione di scherzi e senso dell’umorismo a Hermione, peccato che si trovi di fronte una ragazza completamente zuppa – per motivi ben noti – che non piange affatto, ma che ha tra le mani un bel secchio pieno d’acqua gelida che finisce tutta addosso al prode Fred, che colto di sorpresa non può far nulla per evitare la fine.

«Ben ti sta, Fred Weasley! Ma chi credi d'avere davanti? Una delle tante oche che applaudono e ridono a ogni tua sciocchezza?» inveisce l'ex vittima. Hermione Granger, dopotutto, non è certo una ragazza di cui ci si può far beffe senza pagare le dovute conseguenze.

«Non stavi piangendo?» chiede scioccato Fred. Ancora non ha ben registrato l’informazione, eppure un sorriso ammirato non tarda a farsi strada sui bei tratti del diciassettenne.

«Piangerò il giorno che ti spunterà il cervello, per l’emozione,» chiarisce con sarcasmo, fissando gli occhi di Fred con aria di sfida.

Lui, sempre più ammirato e sorpreso, si avvicina, ignorando la sensazione vagamente fastidiosa data dal contatto tra la pelle e le vesti zuppe. Solleva il viso di Hermione acciuffandole il mento con due dita, osservandola probabilmente per la prima vera volta
non si era mai realmente soffermato sull’amica del fratello. «Sai, Granger, sei davvero carina,» dice con finta indifferenza, preoccupandosi di esibire un ghigno tinto di malizia.

Colta completamente alla sprovvista, Hermione, pur di non mostrarsi in difficoltà, attacca. «Molto interessante, Weasley,» ribatte infatti e abbassa repentina il capo, tentando di nascondere le gote arrossate. In questo frangente, le è impossibile non inveire contro se stessa, incapace di capire cosa le stia accadendo, e, sicura di non voler prolungare un momento così imbarazzante, supera celere il mago, uscendo dal bagno e salutandolo con poche ma efficaci parole: «Dopo cena, solito posto.» Parole che curvano le labbra di Fred in un ghigno ancora più marcato: per la prima volta, il ragazzo si ritrova a pensare che quell’inutile scommessa si sta rivelando allettante.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Scacco! ***


Una ragazza completamente bagnata si affaccia nella camera di Harry e Ron e i due, non appena si accorgono di lei sull’uscio, scoppiano in una sonora e ben poco lusinghiera risata. Ron non impiega più di due secondi per rotolarsi in terra, ma Harry cerca di fare appello al tatto e prova a camuffare l’ilarità sistemando gli occhiali sul naso un po’ per coprire il viso e un po’ per dissimulare l’imbarazzo. Hermione chiude le mani a pugno e si drizza nervosa, consapevole di avere tutti i capelli zuppi e gli occhi ridotti a fessure – una furia.

«Bravi, ridete pure, ma ricordate che ride bene chi ride ultimo!» dice mentre raggiunge gli amici a passo di marcia.

«Non ti offendere, Hermione,» ribatte Harry, ancora preda di un sorriso troppo divertito. «Cos’è successo?»

«Quell’idiota di Fred, e anche di George. Quegli idioti, stupidi, cretini…»

«Concetto afferrato! E hai tutta la mia comprensione e la mia stima,» interviene Ron, finalmente riemerso dal pavimento su cui ha rotolato felice come una balla di fieno. Tuttavia l’allegria sbiadisce in fretta, gli è sufficiente osservare ancora di più Hermione e pensare che imbronciata e fradicia non sia affatto male – un pensiero sconcio che gli fa pulsare le orecchie e che lo convince a fare un passo indietro e a distogliere lo sguardo, confuso dall’improvviso attimo di smarrimento.

«La tua stima nei miei confronti sarà maggiore nel sapere che il grande Fred Weasley è nel mio stesso stato,» snocciola Hermione, inconsapevole di un luccichio sadico acceso nello sguardo – un evidente effetto collaterale dello stare a contatto con uno dei gemelli –, ma ben felice di portare le mani sui fianchi con aria vittoriosa quando gli amici applaudono le sue gesta.

«Certo che quando ti ci metti sei uno spettacolo,» scherza Harry. «Ricordi lo schiaffo a Malfoy?»

«Momento di puro godimento,» lo spalleggia Ron.

Peccato che Hermione abbia deciso di porre un freno a questi attimi di spensieratezza, e lo faccia ben intuire assumendo un’espressione seria. Indica a entrambi i ragazzi il pavimento, dove poco dopo i tre si accomodano a gambe incrociate. Hermione trascura gli abiti bagnati che ha indosso, è pur sempre estate – e poi non ha nessuna intenzione di sottrarre tempo agli amici: ha la stranissima sensazione che Molly stia facendo di tutto per evitare che si riuniscano soli, quindi meglio approfittare.

«Finalmente noi tre,» esclama istintivo Ron, dando voce a una verità che fa sorridere tutti.

«Hai letto il Profeta oggi?» chiede Hermione a Harry, senza preoccuparsi di apparire apprensiva.

«Sì. Sono una massa di stupidi, e ben presto si pentiranno di tutte le baggianate che scrivono.»

«Noi due siamo con te, Harry, questo ricordalo sempre,» afferma Ron, stringendo solidale la spalla dell'amico.

Hermione annuisce con vigore a queste parole e si premura a sua volta di stringere la mano di Harry nella propria.
Harry, a queste discrete dimostrazioni d'affetto, non può che aprirsi in un sorriso e pensare rasserenato che nonostante tutto – nonostante il mondo in confusione, le bugie forzate e le incomprensioni scomode –, Ron e Hermione sono sempre con lui.

 

*


In un’altra stanza – in un altro covo – un diciassettenne è comodamente sdraiato sul letto, braccia incrociate dietro la testa e gambe distese in avanti. Sogghigna maligno nell’osservare l’altra parte di sé intenta a cambiare gli abiti.

«Certo che Hermione te l’ha fatta pagare di brutto!»

«Sta’ zitto. Vedremo chi sarà l’ultimo a pagare,» ribatte beffardo Fred, sempre troppo sicuro delle proprie armi e per questo imprevedibile.

George, che non è da meno, l’osserva divertito, rigirandosi una merendina marinara fresca di sperimentazione tra le mani.

«Sembri un po’ scosso, fratello, ma forse mi sbaglio,» provoca George, curandosi anche di sollevare un sopracciglio in segno di scetticismo.

«Ti sbagli alla grande, perché dovrei essere scosso? Mi ha solo tirato una secchio d’acqua in faccia e lasciato in bagno come un cretino,» ironizza.

«Ti ha dato appuntamento e sono ormai tre ore che ti specchi, non è normale!»

Fred si volta di scatto, osservando George con un sorriso ambiguo. «Devo darle solo qualche lezione.»

«A me sembra che ti divertano parecchio queste lezioni.»

«Non dire sciocchezze,» liquida Fred, preoccupandosi di dare le spalle al fratello, quasi imbarazzato dalla piega presa dalla conversazione.

In fondo, è da quando è iniziata la strana storia delle lezioni di volo che George non fa altro che punzecchiarlo – forse è annoiato, e nel caso bisognerebbe addirittura capirlo: in questa casa la monotonia regna sovrana, lui dovrà pure fare qualcosa!
E infatti di lì a un istante qualcosa fa. Fred lo guarda mettersi seduto e rivolgergli un ghigno sfrontato, tipico delle grandi idee in arrivo – o delle catastrofi.

«Allora non ti dispiace se vado io, immagino,» dice con studiata noncuranza.

Fred, colto alla sprovvista, sembra pietrificarsi sul posto, capace solo di riflettersi nello specchio e intravedersi più rigido di quanto sia disposto a tollerare. Si desta in fretta e furia, scacciando l'istante di incertezza, e rivolge a George un sorriso forzato e falso quanto l'oro dei Lepricani.

«Va' pure, per me non è un problema,» acconsente, deciso a far prevalere l’orgoglio – dopotutto non è una tragedia saltare una lezione con Hermione: è solo Hermione Granger, per Godric!, o almeno questo è quanto seguita a ripetersi Fred da diverse ore, stranito da se stesso per aver iniziato a pensare che sia addirittura molto carina.

George sogghigna divertito – era sicuro che Fred avrebbe reagito così –, ma non ancora soddisfatto decide di rincarare la dose: «Lei sa riconoscerci?» chiede distrattamente, bene attento a non perdere di vista la reazione di Fred.

«No,» risponde incolore, ora sul serio curioso circa le intenzioni del gemello – anche se può immaginarle, ma è noto che la speranza sia l’ultima a morire.

«Allora mi fingerò te!» esclama allegro, ignorando gli occhi sbarrati di Fred e abbandonado la stanza in tutta tranquillità.

Scacco.

*
 

«Hermione, giochi con noi?»

Ron le indica speranzoso una sorta di gioco dell’oca incantato, ma lei scuote il capo e si scusa con un sorriso imbarazzato.

«Non posso.»

«Avanti, Hermione, Ron non si esercita tutti i giorni con Tonks. So che vuoi vincere, ma se salti un allenamento non succede niente,» interviene Harry, sperando che questa sia una di quelle volte in cui Hermione non riesce a dirgli di no.

Ma lei si stringe nelle spalle e un rossore ancora più appariscente le colora il viso. «Finché Fred non si annoia, approfitto,» spiega, cercando di apparire pratica e decisa. «E poi lo so che la vostra è solo una trappola per distrarmi e vincere,» conclude, affrettandosi a scappare via sotto lo sguardo divertito e malizioso di Ginny e quello sconsolato del vero Fred.

Harry e Ron si osservano irritati, entrambi convinti che Hermione abbia preso la scommessa troppo seriamente. Ed è all’unisono che si puntano un dito contro ed esclamano «È colpa tua!» – sicuri che siano Fred e George gli unici gemelli della casa?!

 

*


George è già nella famosa stanza e indossa la maglia di Fred, i pantaloncini di Fred, le scarpette di Fred e tra le mani stringe la Scopalinda di Fred – avuta giurando sulla propria vita di non torcerle neanche una pagliuzza –, insomma è pronto a mettere in scena la sua commedia.
Qualcuno potrebbe obiettare che i gemelli, pur avendo lo stesso aspetto e degli atteggiamenti simili, restano due persone diverse, ma in questo caso il pestifero George crede sarà abbastanza facile ingannare l'ignara vittima: da un lato lui che conosce alla perfezione persino il suono della tosse di Fred ed è in grado di imitarlo egregiamente, dall'altro una ragazza che conosce entrambi superficialmente e, fatta eccezione per gli ultimi giorni, li ha sempre visti insieme – il gioco è fatto.
Quando Hermione fa il suo ingresso nella stanza vacante, George nota subito che ha lo sguardo truce e le braccia conserte: agguerrita ancor prima di iniziare e già decisa a non risparmiare un’occhiataccia al falso Fred.

«Sono qui solo per imparare a volare. Sappi che sono ancora arrabbiata con te e con quel demonio che ti porti dietro,» esordisce nervosa.

«Il demonio sarebbe George?» ridacchia il ragazzo.

«Ovviamente. Ma tu sei peggio!»

«Però così mi offendi!» scatta George, per nulla interessato a difendere l’onore del fratello, ma seriamente offeso per se stesso: quella ragazzina non può pensare che Fred sia peggio di lui, è una cosa barbara!

Hermione si limita a sbuffare e ad alzare le mani in segno di resa. Si decide poi di avvicinarsi, mentre tortura le labbra con i denti – è incredibile come questa intera situazione stia diventato sempre più complicata.

«Provo a volare, oggi?»

«Iniziamo col rimanere sospesa in aria,» risponde, preoccupandosi di far levitare la Scopalinda quanto basta per salirci su e continuare a tenere i piedi a terra.

«Ma che fai?» sbotta Hermione, non appena lo vede in sella alla scopa. «Devo farlo io!»

«Certo, così ti spezzi l’osso del collo,» replica spiccio. «Prima ci proviamo insieme, se ci riesci fai da sola,» spiega, ammiccando in una perfetta imitazione del fratello, sicuro che la povera Hermione non immagini neanche di essere in compagnia del gemello sbagliato.

 

*
 

Intanto, nella sala da pranzo, c’è un ragazzo dai capelli rossi e l’aria furibonda, che silenzioso e con la testa sorretta da una mano tamburella con le dita sul tavolo. Un gesto meccanico, che s'interrompe improvviso quando gli occhi si decidono a smettere di osservare la tetra parete in favore del soffitto. Che qualcuno abbia esaurito la pazienza?

 

*
 

«Aspetta! No, Fred, no! Così mi fai il solletico!»


«Ma davvero?!»

Sono entrambi a bordo della Scopalinda, sospesi a mezz’aria grazie a George, ormai più impegnato a solleticare Hermione che a insegnarle le regole del volo. Lei, seduta davanti a lui e scossa dalle risate, si accorge troppo tardi di aver inclinato il manico di scopa verso il basso, manovra che la induce a rinsaldare ancora di più la presa sulla scopa e a rifiutarsi di guardare il vuoto.

«Fred, per favore!»

E questa volta lui si ferma, poggiando i palmi sulla pancia della ragazza, che sino a un istante prima è stata preda del solletico.
Non devono trascorrere troppi secondi prima che l’espressione sbarazzina di George si colori di malizia, un cambiamento che Hermione coglie al volo e che la induce a irrigidirsi e ad allontanare la schiena dal petto di lui – tuttavia, non riesce a scostare anche il viso, che inclinato verso l’alto sembra far di tutto per seguire la traiettoria del viso del ragazzo, curvato quanto basta per rendere decisamente sottile la distanza tra loro.
Neanche si rende conto lei di aver appena toccato terra grazie a lui, schiude però la bocca per dire qualcosa, ma un sorrisetto sghembo e un capo che si scuote la convincono a non parlare. È nell'istante in cui le labbra di George si avvicinano a quelle di Hermione che accadono due cose in contemporanea: lei si ritrae, come guidata da un istinto che sa di non volere quel bacio, e la porta di spalanca.

«Fred, dobbiamo finire quella cosa, muoviti.»

Hermione, rossa in viso e confusa, si precipita giù dalla Scopalinda. Dal canto suo, George si volta tranquillamente verso il fratello, esibendo un ghigno divertito.

«Ehi, George, finalmente. Ci hai messo anche troppo ad arrivare!»

Il vero Fred non riesce a evitare di stringere i pugni dietro la schiena, ma di nuovo stranito da se stesso tenta invano di rilassarsi – insomma, quello è George e quella è Hermione e... Scuote il capo, come se non riuscisse a pensarlo: erano sul punto di baciarsi!

«Ehm… io andrei,» biascica perplessa Hermione, superando entrambi senza guardarli.

E non appena lei esce, qualcun altro chiude la porta in un tonfo.

«Ma sei impazzito? Con la Granger?! La Granger, cavolo! E se non fossi arrivato?» sbotta Fred, torcendosi le mani nervoso e girando in tondo come una trottola impazzita.

Ma George non pare affatto impressionato da tanta irritazione, anzi poggia la Scopalinda a terra e vi si sdraia accanto: mani dietro la testa, gambe incrociate all’altezza delle caviglie – un sovrano! Lascia che Fred si sfoghi per un po’ e solo quando finalmente tace si degna di prendere parola: «Si è tirata indietro, comunque.»

Qualcuno si irrigidisce come uno stoccafisso.

«Ah,» soffia atono Fred. «Si è permessa di rifiutarmi?» chiede irritato, decidendosi a sdraiarsi accanto a George.

«Ha rifiutato me, ma trascuriamo pure il dettaglio,» sogghigna George. «Credo che lei ti interessi.»

«È solo astinenza.»

«Hai già lasciato Angelina?»

«George, ho la vaga idea che tu voglia guadagnarci qualcosa in questa storia,» considera acuto, la furia è già acqua passata.

«Nulla di particolare!» ribatte furbo il fratello. «Solo un’innocente lettera in cui le spezzi il cuore, al resto penso io.»

Due ghigni identici compaiono su due volti uguali – Hermione ha decisamente torto, perché nessuno dei due è peggio dell’altro: sono diabolici alla stessa maniera.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Questione d'imbarazzo ***


La lezione si è conclusa prima del previsto e Hermione è sola nella camera illuminata da una piccola fiammella. Ha già indossato il pigiama, sciolto i capelli e preso un libro, per poi sedersi sul letto con la schiena poggiata al cuscino, le gambe distese in avanti e le mani impegnate a sfogliare il grosso tomo comprato al Ghirigoro l’anno prima – una delle tante letture complementari che la strega si concede.
Nonostante in apparenza sia immersa nella quiete, il viso sembra essere ostaggio di una strana tensione e sulle guance spicca un rosa più intenso. Come se non bastasse, a riprova che la mente della ragazza non sia concentrata sulle creature magiche del nord Europa, gli occhi fissano ormai da troppi minuti e con innaturale intensità sempre e solo il primo rigo della pagina.

«Hermione? Che ci fai qui?»

Hermione sobbalza e chiude istintiva il libro, adocchiando svelta la figura che le è di fronte. «Ginny!» gracchia. «Mi hai spaventata,» aggiunge con tono sin troppo pacato, una constatazione incolore non da lei.

Ginny le si avvicina titubante, inarcando un sopracciglio quando la vede affrettarsi a riaprire il libro per rituffarsi nella lettura. «Perché non sei con Fred?» chiede, sedendosi ai piedi del letto dell’amica.

Alla domanda, le guance già rosate di Hermione si arrossano, tradendo tutto l’imbarazzo della ragazza, che non trova niente di meglio da fare che nascondere il viso dietro al grosso libro. Peccato che la fiammella illumini alla perfezione i volti delle due e a nulla vale quel nascondiglio repentino. Ginny, infatti, non tarda ad assumere un’espressione curiosa e vagamente maliziosa.

«Hermione, perché non rispondi?» insiste, avvicinandosi sempre più per riuscire a sbirciare oltre il tomo.

Hermione, notati i gesti dell’amica, appiattisce la schiena contro il guanciale, si stringe nelle spalle e alza maggiormente il libro, iniziando a percepire anche un fastidioso tremolio alle braccia dovuto al peso.

«Sto leggendo, Ginny» dice indispettita.

«Già,» concede, assottigliando lo sguardo. «Cosa?» domanda con finta noncuranza.

«Una cosa,» risponde spazientita, decidendo di chiudere il libro e poggiarlo sulle proprie gambe. «Insomma, cosa vuoi?»

«Sapere perché sei già qui, in genere fate più tardi.»

«Abbiamo fatto prima,» mormora, incapace di non abbassare lo sguardo quando avverte un fiotto calore salire sino alle gote e da lì disperdersi in tutto il viso. Immaginando di essere arrossita, si sdraia sul letto e usa il cuscino per coprirsi il volto colpevole di aver tradito tutti i suoi imbarazzi. «Non voglio parlare,» biascica indispettita contro il cuscino.

Dinanzi a questa scena, Ginny stranamente boccheggia, poi si alza in piedi, si risiede, si rialza, chiude la testa tra le mani, si risiede un’altra volta, mette le mani sui fianchi, si rialza e di nuovo si siede. Finalmente, dopo boccheggianti istanti, riesce a scandire qualche parola.

«L’ultima volta che ti ho vista così è stato dopo il Ballo del Ceppo, dopo che Viktor… insomma, dopo che tu e Krum…»

«Non fo dife,» implora Hermione, che con la bocca spiaccicata contro il cuscino riesce solo a creare suoni sconnessi.

Ginny boccheggia di nuovo, ma questa volta deve tappare la bocca con le mani per trattere un urlo eccitato.

«Vi siede baciati!»

Hermione, come punta nel vivo, abbandona il nascondiglio e si mette seduta, facendo involontario sfoggio dei capelli tutti scompigliati e di un’espressione crucciata.Puntare minacciosa l’indice contro il naso di Ginny è un moto istintivo. «Non è vero, non è proprio vero. Non ci siamo…» deglutisce, «…quella cosa lì

Gli occhi sgranati di Ginny e le sue labbra schiuse sono specchio del suo stato d’animo confuso, che va da perplesso a sconcertato a gioioso a preoccupato in meno di due secondi. «Calmati,» si decide a dire.

«Scusa,» replica Hermione. «È che è stato strano, prima mi ha fatto il solletico e poi si è... avvicinato,» confida, mentre le mani gesticolano nervose e i denti mordono imbarazzati le labbra. «Sembrava volesse baciarmi, ma credo fosse solo uno dei soliti scherzi, così mi sono... allontanata. Poi è entrato George,» aggiunge, e un rossore ancora un più intenso fa capolino sulle guance. «E sono scappata via. È stato così... imbarazzante. Lui non mi piace, sul serio, sono solo a disagio,» tenta. «Non sono abituata a passare tanto tempo con un ragazzo diverso da Harry e Ron, e poi… Merlino!» esclama con improvviso disappunto. «Si avvicina sempre troppo, ma perché?!»

Ginny, che non ha perso neanche una sillaba di quel fiume di parole, le sorride incoraggiante e le dà una piccola pacca sulla spalla, come a invitare Hermione a rilassarsi. «Non è successo niente, non sentirti in imbarazzo. Dopotutto lui è un ragazzo e tu una ragazza!»

«No, lui è un ragazzo e io sono l’amica di Ron.»

Intenerita dalla sottile amarezza che le è parso di percepire nella voce, Ginny stringe l'amica in un forte abbraccio, proprio come fa Hermione con lei quando il malumore prende il sopravvento a causa di Harry.

«Se vuoi,» dice Ginny, «ti insegno io a volare per la scommessa.»

 

*

«L’avresti baciata sul serio?»

«Non potevo farti fare la figura dell’imbecille che si tira indietro.»

Risate soffocate si propagano dai due letti della stanza. I due ragazzi sono al buio, in procinto di dormire.

«Ma lei non ti piace.»

«Infatti ero te.»

«Non piace neanche a me.»

«Ah, no?»

«No, è solo diversa da come pensavo. Lontana dai libri è anche divertente.»

«Notte, Freddie.»

 

*
 

La mattina successiva è tutto come sempre: la signora Weasley in cucina, Ginny in giro a far faccende, Harry rapito da tetre riflessioni sul futuro imminente, Ron impegnato a maledire le traduzioni di Rune, Sirius e i gemelli a confrontarsi sul numero di punizioni ricevute a scuola. Il solo elemento forse un po' strano è Hermione, che si è detta particolarmente disponibile a farsi carico in solitudine di ogni faccenda domestica. 
Insomma, tutto o quasi sembra andare come deve, almeno sino a dopo pranzo. È solo a quel punto che una testa rossa dall’aria ben nota fa capolino in cucina, avvicinandosi a una Hermione impegnata a lavare i piatti a mano.

«Sai, se mi pregassi, potrei addirittura agitare la bacchetta e ripulire tutto in cinque secondi,» esordisce Fred con tono sarcastico ed espressione vispa, nel chiaro intento di rimediare al danno fatto dal gemello – non può certo dirle che si sono scambiati: quella Banshee potrebbe ucciderlo!

Peccato che Hermione lo ignori, rifilandogli solo un’occhiataccia e sperando, in cuor suo, che quello accanto a lei sia George e non Fred – la povera Grifondoro non immagina di dover sperare nel contrario. Fred, a questa reazione, inarca un sopracciglio.

«Non parlare troppo,» insiste ironico, «o dovrò credere che qualcuno è riuscito a tapparti la bocca,» completa, accorgendosi troppo tardi di aver fatto una battuta decisamente infelice.

«Chiunque tu sia, ho da fare,» sbotta allora Hermione, punta nel vivo dalla scomoda ironia.

«Sono Fred,» chiarisce, incrociando le braccia al petto in una palese imitazione della ragazza. «Sono profondamente deluso! Non riconosci quel fantastico, meraviglio e bellissimo ragazzo che ti fa da insegnante?!»

Le guance di Hermione si colorano di nuovo, ma lei si affretta a nasconderle riprendendo il lavoro a testa bassa. Nel mentre, però, riflette anche che questa sia l’occasione perfetta per metterlo al corrente della novità.

«A questo proposito,» riprende tesa, tentando di apparire quanto più distaccata possibile. «Ginny è disponibile ad aiutarmi, quindi non devi più preoccuparti delle mie lezioni, ma grazie di tutto, sei stato molto gentile.»

Fred si ritrova a sbarrare gli occhi confuso mentre ancora cerca di capire cosa stia succedendo. Si sarebbe aspettato di tutto: una sfuriata, una dichiarazione d’amore – altre lo avrebbero fatto –, una doccia fredda come l’ultima volta, anche uno scherzo. Tutto, ma non questo, non che lei mettesse un punto alle loro lezioni.

«Capisco,» mente, prendendosi alcuni istanti per osservarla. Passa poi una mano tra i capelli, mimando la solita noncuranza. «Allora fate un buon lavoro,» aggiunge con voce ferma, sicura, decisa a non lasciar trasparire l’incertezza e la perplessità. «Vado a dire a George che stasera possiamo continuare una cosa.»

Fred va via senza aggiungere altro, lasciando Hermione ancora più sconsolata e sempre più convinta che il ragazzo l’abbia solo presa in giro.


*


George in alcuni frangenti sa essere una persona estremamente sensibile. Ci sono poche cose per cui George verserebbe lacrime: il kit per giocare a Quidditch, Fred, lo spreco della propria arte. Dunque non bisogna meravigliarsi se ora il povero George è seduto a terra con le mani nei capelli e lo sguardo lucido: Fred non avrebbe dovuto entrare in camera come una furia né avrebbe dovuto chiudere la porta in un tonfo, e quel tonfo non avrebbe dovuto far sobbalzare George mentre era intento a versare il penultimo ingrediente nel calderone pieno del loro personalissimo filtro d’amore.
No, Fred non avrebbe proprio dovuto scatenare tutto questo, e ora ne paga le conseguenze.

«George, calmati, lo rifacciamo.»

«No! È perduto! Il nostro filtro!» si lamenta. «È tutta colpa tua, perché sbatti sempre quella dannata porta?»

Da salice piangente a Platano Picchiatore in meno di due secondi – un record.
Ora sono entrambi in piedi, l’uno di fronte all’altro: Fred con i palmi rivolti a George, in segno di scuse e di difesa, e George con sguardo assassino e pugni levati.

«Dimmi che lo spreco del nostro esperimento ha una valido motivo!»

«George, gemello mio! Giuro sull’unto dei capelli di Piton che dopo cena vengo qui e vado a letto solo quando il filtro è pronto.»

«Non dire sciocchezze, dopo cena sparisci con Hermione.»

Fred scuote la testa, mostrando suo malgrado una punta di dispiacere, e George sgrana gli occhi.

«Colpa mia?» chiede, calando i pugni e avvicinandosi contrito al fratello.

«Ma no,» minimizza Fred, dandogli una pacca sulla schiena. «Dice che l’aiuta Ginny.»

«E se l’avessi baciata che avrebbe fatto? Le valigie?» chiede retorico e sinceramente sconcertato.

«Se l’avessi baciata, avrei fatto io le valigie a entrambi,» scherza Fred, esibendo il sorrisetto sghembo e lo sguardo malandrino.

«Lo sapevo che ti piaceva,» ghigna George.

«Non dire sciocchezze, è solo questione di principio.»

«Ripetitelo, fratello, e mentre te lo ripeti completa il filtro,» ribatte con un tono fintamente minaccioso, cui segue svelta la loro espressione complice.

Si smaterializzano al piano di sotto di lì a un istante – e se non usano le scale, precisano, non è per pigrizia, ma solo perché usarle è da babbani e mocciosi.

 

*
 

Anche il tempo dedicato alla cena scorre in fretta, e con esso un’altra giornata. Hermione è in procinto di recarsi assieme a Ginny nella famosa stanza al famoso piano per la famosa cosa, ma a scombussore i piani delle ragazze interviene un ignaro Arthur Weasley, che avvicina Hermione con espressione gioiosa.

«Hermione cara, avrei un favore da chiederti, hai cinque minuti?»

«Certo, signor Weasley,» risponde stranita, lanciando un’occhiata interrogativa a Ginny, che le restituisce un’espressione altrettanto confusa.

«Tu sei babbana di nascita,» riprende Arthur, «e di certo conosci il funzionamento di un televisore,» aggiunge, aprendosi in un sorriso quando Hermione annuisce. «Bene!» esclama. «Ti piace, quindi, il televisore?» incalza, e di nuovo si entusiasma quando lei accenna un perplesso sì. «Bene, molto bene! Convinceresti Fred che venderli nel loro futuro negozio sarebbe perfetto?»

Tale figlio, tale padre pensa istintiva Hermione, peccato che non possa rispondere questo al signor Weasley.

«Convincerlo? Io?» domanda dubbiosa, e si punta anche l’indice contro per sottolineare la cosa.

«Beh,» balbetta Arthur, grattando il capo. «Harry ci ha già provato, ma non ha avuto fortuna. George è d’accordo, ma non vuole convincere Fred, dice che due gemelli non fanno queste cose,» spiega poco convinto – passerà il tempo, ma non riuscirà mai a capire sino in fondo i ragionamenti di quei due. «Quindi resti tu, che sei babbana di nascita e conosci la televisione. Chi meglio di te! Ti chiedo solo un piccolo tentativo: se dice di no, lascia perdere,» conclude speranzoso. «Allora?»

Hermione si stringe nelle spalle, è in difficoltà: vorrebbe rifiutare senza se e senza ma, ma le sembra poco educato – il signor Weasley è sempre tanto gentile con lei.

«D’accordo,» dice allora. «Farò il possibile.»

«Splendido! Trovi Fred in camera sua, vai e torna vittoriosa!»

Hermione è sul punto di avere un collasso.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Risate e sorrisi ***


Arrivata in prossimità della camera di Fred e George, Hermione si preoccupa di bussare alla porta socchiusa, decisa più che mai ad aspettare un consenso prima di palesarsi. Quando questo arriva, trae un bel respiro e muove pochi passi all'interno della stanza, accennando un sorriso di circostanza poco convinto e intrecciando rigida le mani dietro la schiena – non saprebbe dire perché, ma non appena Fred la guarda è colta da uno strano disagio, inizia anche a pensare che la treccia impegnata a tenere insieme i capelli cespugliosi sia inadeguata.

«Ti disturbo?»

«Certo che no, entra!»

La voce di Fred è ilare come sempre, ma l’espressione tradisce tutta la sorpresa provata dal ragazzo quando ha visto Hermione sull'uscio. Seduto a terra a gambe incrociate, impegnato a trafficare con paiolo, calderone e ingredienti di cui è meglio non conoscere l’origine, la osserva entrare senza dirle altro, limitandosi a sorriderle – così stupito da dimenticare persino di chiederle perché sia qui.

«Tuo padre mi ha detto che eri qui,» riprende lei, ormai a pochi passi da Fred.

«Lasciami indovinare: dopo Harry, anche tu!» esclama divertito. «Ti conviene sederti,» aggiunge, indicandole il pavimento. «Se devi convincermi ci vorrà del tempo, quindi mettiti comoda,» completa ghignando – deve ammettere che trova abbastanza piacevole l’improvvisata della ragazza.

Hermione, che non vorrebbe restare sola con lui neanche due minuti – figurarsi tanto tempo –, si ritrova ad accettare l'invito controvoglia, decisa più che mai a non lasciar trapelare il disagio provato in sua compagnia. Si siede così di fronte al ragazzo, felice che vi sia il calderone a separarli e a impedire a quel matto di avvicinarsi troppo.

«Potresti rispondermi in fretta?» tenta con un sorriso, mentre a sua volta incrocia le gambe e poggia le mani sulle ginocchia. «Sai, il volo…»

Lui sogghigna, ma non le risponde subito, si preoccupa invece di versare una polverina giallastra nel calderone, ingrediente che provoca uno sbuffo di vapore grigio. «Quanta fretta,» ironizza allora. «Se salti una lezione non è certo una tragedia,» aggiunge, sporgendosi un po’ in avanti con espressione provocatoria. «Schiappa sei e schiappa rimani!»

«Fred!» reagisce stizzita Hermione. «Non sono una schiappa e dovresti saperlo, sono riuscita a restare sospesa in aria! Anche se c’eri tu ad aiutarmi, ero io a controllare la Scopalinda.»

Lo dice tutto d’un fiato, e solo dopo averlo detto si rende conto di aver chiamato in causa quell’episodio. Serra le labbra, e quasi trattiene il respiro. Le guance si colorano di nuovo di un rosa più intenso, ma questa volta è decisa a non abbassare lo sguardo.
Dall’altro lato, Fred è stranamente a disagio: per qualche assurda ragione, pensare a quella faccenda e scherzarci su non è affatto semplice – lui non c’era! Quindi tace e distoglie persino gli occhi da lei, riprendendo a fissare la pozione che ribolle; così facendo, le corre in aiuto senza saperlo, perché Hermione sembra tornare a respirare non appena lui smette di guardarla.
Devono trascorrere alcuni istanti prima che Fred passi una mano tra i capelli con quella sua solita aria noncurante e rilassata, guadagnandosi un'occhiata di sbieco – ma interessata – di Hermione, e altri istanti ancora prima che decida di spezzare lo scomodo silenzio ricorrendo a un sorriso sghembo e a uno sguardo malandrino, che finalmente rivolge a lei.

«Allora, come credi di convincermi a vendere i televittori?»

Hermione si ridesta improvvisa, e lo fa affondando gli incisivi nel labbro inferiore per trattenere una risata.

«I… i… i cosa?!»

«I televittori. Non sei qui per questo?» chiede stranito.

E lei scoppia a ridere – crede sia l’ennesima volta che le succede in compagnia di Fred. Non sa perché, non sa come, ma ogni volta che è con lui c’è sempre qualcosa capace di scatenare in lei un’illogica allegria, illogica perché vittima di un paradosso: lei rifiuta queste sensazioni, razionalmente le rifiuta sempre e vuole allontanarle da sé, ma più tenta di farlo più questo qualcosa la attrae.
Peccato che in questo caso Fred non riesca a partecipare all'ilarità, anzi sente così tanta puzza di bruciato che mette su un’aria imbronciata.

«Fred... Tu, tu sei troppo forte!» insiste Hermione tra una risata e l'altra. «I televittori!»

«E io che ho detto?» chiede crucciato, ora è indispettito per davvero. «Granger, basta ridere! Mi deconcentri.»

«Sì, sì, scusa! È solo che si chiamano televisori! Merlino! Avresti dovuto vedere la tua faccia, così convinto nel dirlo!» esclama ridacchiante, asciugandosi persino qualche lacrima di divertimento.

Fred resta in silenzio, perso a osservarla mentre ride, mentre è così naturale. Non ha mai pensato che riuscisse a essere spontanea. A dirla tutta, prima di trascorre del tempo con lei, ha anche dubitato che sapesse ridere – invece eccola lì, a sbellicarsi.
Immerso in questa sorta di trance, rapito dai suoi stessi pensieri, torna a forza alla realtà solo quando si accorge di avere Hermione accanto, con il viso curioso proteso verso il calderone per annusare il filtro in preparazione.

«No, Hermione, non inalare,» si affretta a dire con occhi sbarrati. «Io e George non sappiamo ancora quali effetti abbia!»

Ma lei accenna un sorrisetto consapevole e si ritrae in tutta tranquillità.

«Non può farmi niente ora, sei solo all’inizio, è evidente,» replica sicura, premurandosi poi di sbirciare alcuni ingredienti. «A cosa vi serve un filtro d’amore?»

«E tu come lo sai?»

«Weasley, non ho una E in Pozioni perché pago Piton. Alcuni dei vostri ingredienti sono specifici per i filtri,» spiega saccente, puntando istintiva l'indice contro Fred a mo' di maestrina. «Filtri che, tengo a precisare, sono illegali,» sottolinea.

Fred scuote il capo, ammirato, stranito e divertito da quella ragazza, che inizia a sembrargli un vulcano pieno di energie che si finge dormiente. Allunga allora la mano verso quella di Hermione per calarne l’indice inquisitorio, mentre solleva le sopracciglia in un’espressione pestifera.

«I nostri non sono semplici filtri d’amore, ma veri e propri capolavori. Vedrai!»

Ma Hermione, poco convinta, sfoggia un’aria scettica – così occupata a dibattere del filtro da dimenticare di far caso alla mano di Fred ancora stretta attorno alla propria.

«Lo immagino, un capolavoro come la Pozione Invecchiante,» lo canzona, non riuscendo a reprimere un ghigno schernitore. «Quello sì che è stato un colpo di genio, peccato che le stupende barbe siano spari... Ahi!» geme, quando Fred le stringe sin troppo la mano per puro dispetto.

«Ben ti sta, questa volta lo dico io a te,» scherza. «Ora ripeti quello che hai detto, se hai coraggio!» aggiunge sarcastico, senza mollare la presa e senza preoccuparsi di camuffare il sorriso divertito.

Hermione, cui in effetti la mano inizia un po' a dolere, gli rifila un'occhiata risentita, per nulla intenzionata a rinunciare alla sfida – né a perderla, ovviamente.

«Come vuoi,» ribatte infatti, e avvicina persino il viso a quello del ragazzo. «La Pozione Invecchiante è stata un completo fallimento, come lo saranno anche... Ahi! Così mi fai troppo male!»

«Allora chiedi scusa.»

«Non ci penso proprio.»

«È facile, basta dire scusa

«Disse quello che, scusa, me l’ha stampato in fronte pur di non dirlo!»

Non se ne accorgono che più discutono più si avvicinano. La mano di Fred ha ormai lasciato libera quella di Hermione, eppure i loro visi non potrebbero essere più vicini, entrambi un po' rossi per il duello verbale portato avanti.

«Ma il mio è stile, è diverso,» si vanta scherzoso. «Forza, Granger, è facile: chiedi scusa, ché hai peccato!»

«No.»

Peccato che a seguito di questo atono monosillabo, accortasi che il solletico alla punta del naso è causato dalla punta del naso di Fred, anziché aspettare la replica del ragazzo si ritragga in fretta e furia, preoccupandosi di sedersi di nuovo dall'altro lato del calderone e di fissarne il contenuto – avverte nitida una strana sensazione divorarla lentamente: è un misto di eccitazione e disagio che tenta in ogni modo di tenere a bada e camuffare.

«Te ne pentirai,» riprende noncurante lui, appuntandosi però mentalmente che quella ragazzina ha osato allontanarsi da lui – o da quel che ha creduto essere lui – per ben due volte.

«Vedremo,» tenta lei, rifugiandosi nello scetticismo e ben decisa a tornare al motivo principale della sua visita – deve andare via da questa stanza. «Ascolta, vuoi vendere questi televisori o no?»

«Certo che no, ai maghi non servono delle scatole con delle immagini dentro,» dice, mentre versa un miscuglio di erbe nel calderone, il cui contenuto inizia ad assumere un colorito rossastro che fa sorridere Fred di soddisfazione. «Vedi?» chiede retorico, indicandole la pozione. «Non serve essere secchioni per essere geniali!»

«Hai ragione, ma serve esserlo per sapere che la fiamma va abbassata a un certo punto, così da evitare un’esplosione,» ribatte con tono da mestrina, braccia conserte e sopracciglia inarcate in un moto di superbia.

«Cavolo,» gracchia Fred con occhi sbarrati, impugnando svelto la bacchetta per abbassare la fiamma. È solo quando vede la pozione bollire con minore intensità che sospira sollevato. «Potevi dirmelo prima.»

«E perché mai? Sei tu il genio, giusto?»

«E lo sono! Solo che ho una specie di grillo parlante a deconcentrarmi,» dice sornione, provocandola per puro diletto.

Ma questa volta Hermione non fa in tempo a ribattere, perché George, Harry, Ron e Ginny entrano a sorpresa nella stanza, e se gli ultimi tre sfoggiano espressioni irritate, il primo sogghigna furbo e si rigira le Orecchie Oblunghe tra le mani.

«Hermione, sono di nuovo tutti dentro e si rifiutano di farmi ascoltare,» esordisce spazientito Harry – come al solito, la sua calma è invidiabile.


*
 

Qualche minuto dopo, tra imprecazioni ed elucubrazioni mentali, i coraggiosi Grifondoro sono in posizione strategica. Un Orecchio viene fatto levitare sino alla fessura della porta che divide il gruppetto dagli adulti, mentre l’altro Orecchio è stretto nella mano di George.
Sono tutti in un angolo appartato, riuniti in silenzio, intenti ad ascoltare episodi e riflessioni che non dovrebbero conoscere con espressioni assorte – Harry e Hermione preoccupati, Ron vagamente spaventato, Ginny confusa, Fred e George con l'aria di chi è consapevole che prima o poi questi pericoli sarebbero arrivati.
Senza averlo consciamente voluto, Fred cerca Hermione e ne nota sia la preoccupazione, sia le spalle curve in avanti e le braccia strette al petto in un moto di istintiva difesa; ne osserva poi le labbra, serrate in un’espressione che giudica troppo seria. Lento, si sposta sino a raggiungerla e, una volta alle sue spalle, con naturalezza allaccia le proprie mani sull'addome di lei, calando il viso sino al suo orecchio.

«Hermione, ho un’idea.»

«Zitto, Fred.»

«Mi hai riconosciuto!» nota, e non sa se sia più forte l'entusiasmo o la sorpresa.

«Per forza, George ha l’Orecchio.»

«Certo,» replica atono – o deluso? «Ascolta…»

«COME AVETE OSATO?»

Tutti, nessuno escluso, sobbalzano lanciando un urlo spaventato. Molly ha infatti tuonato quelle parole all’interno dell’Orecchio Oblungo, e i ragazzi in quel silenzio hanno rischiato seriamente l’infarto.

 

*
 

«Avrebbe potuto ascoltare le nostre spiegazioni, almeno questo, prima di chiuderci dentro.»

«Infatti.»

Ginny e Hermione, sedute sul letto della prima, non nascondono le espressioni crucciate.

«Com'è andata con Fred?»

«Male, tuo padre deve rassegnarsi.»

«Granger, ma quanto sei pessimista?!» interviene a sorpresa George, che, appena smaterializzatosi nella camera delle due, non manca di osservarle divertito, ammiccando pestifero in direzione di Hermione.

«Non hai un filtro illegale da preparare?» sbotta la diretta interessata, facendo ridacchiare Ginny.

«George mi ha dato il cambio.»

E se a quest’affermazione Hermione annuisce, come soddisfatta dalla spiegazione e sicura che quello dinanzi a lei sia Fred, Ginny appare titubante, in fondo conosce bene i suoi fratelli ed è sicura che quello davanti a loro sia George – e infatti George le indirizza un occhiolino con l'intento di farle intuire una vaga verità, gesto complice cui la sorella risponde con un sorrisetto furbo.

«E perché sei qui?» chiede allora Ginny.

«Molto semplice: voglio proporre un affare a Hermione,» risponde, sdraiandosi sfacciato sul letto dove sono sedute le due ragazze e costringendole a spostarsi un po' per fargli spazio tra loro.

«Non voglio fare affari con te,» ribatte Hermione, rigida e insicura – non capisce proprio cosa voglia.

«Ma questo ti piacerà,» insiste George. «Tu prendi di nuovo lezioni da me, perché voglio essere io la causa della vergogna di Ronnie, e in cambio puoi dire a papà di aver convinto Fred Weasley,» snocciola. «È un vanto, sai, non ci è mai riuscito nessuno.»

Hermione e Ginny si scambiano uno sguardo perplesso, è palese che in entrambe frulli la stessa domanda: cos’ha in mente?

 

*
 

«Fred, sono davvero il gemello che tutti vorrebbero!»

«Mi sono perso qualcosa?»

George si siede a terra in prossimità del calderone e controlla a sua volta il filtro, ormai quasi pronto. Solo a questo punto indirizza un’occhiata complice e malandrina al fratello.

«Ho risolto tutto!»

Ma Fred seguita a non capire e non può fare altro che guardarlo perplesso.

«Hermione prende di nuovo lezioni da te,» dice allora George.

«Cosa?» chiede stupito, e anche un po' ammirato. «Come l’hai convinta?»

Contrariamente alle aspettative di Fred, a questa semplice domanda George deglutisce e si alza in piedi, guardandosi intorno come alla ricerca di qualcosa, qualcosa di molto simile a una via di fuga.

«Che importanza ha che ti dica come,» risponde con un sorriso di circostanza.

Ma Fred, notando che il fratello si avvicina sempre più alla porta e intuendone la voglia di scappare, si alza spazientito.

«George. Come l’hai convinta?»

«Ma niente…» tenta, grattandosi nervoso la testa. «Le ho solo detto che ti ha convinto… Sai, papà, Babbani…»

«GEORGE!»

 

*
 

L'indomani, quando sono tutti seduti a tavola per la colazione, Molly osserva preoccupata il figlio, carezzandogli delicata i capelli.

«George, ma come hai fatto a non vedere la porta?» chiede la donna. «Guarda che bernoccolo che hai in testa.»

«Eh, la distrazione,» borbotta George, sulla cui fronte è ben visibile un gonfiore livido.

In realtà, Fred non avrebbe voluto fargli male, ma come avrebbe potuto immaginare che una scarpa potesse essere tanto pericolosa?

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Non farti strane idee! ***


«Tonks! Tonks! Aspetta!»

«Ron, non posso ora,» sbuffa la ragazza.

«Ma ho studiato, davvero! Ho rifatto le traduzioni, guarda!»

E a conferma di questa affermazione un cumulo di pergamene sgualcite viene mostrato a Tonks – Ron, che ha tutta l’aria di un imputato in attesa di sentenza, trattiene persino il respiro.

«D’accordo,» concede lei, senza preoccuparsi di nascondere gli occhi al cielo. «Ma solo cinque minuti,» precisa mentre afferra le pergamene, per nulla infastidita dal loro disordine – in fondo, non è nella posizione di criticare la confusione altrui. «Vieni.»

«Grazie grazie grazie,» cantilena Ron, seguendola entusiasta in salotto.

Non appena si siede sul divano assieme a Tonks, però, anziché interessarsi subito alle traduzioni lancia un segnale furtivo al vuoto e sghignazza in silenzio. L'istante dopo sposta lo sguardo sulla giovane Auror, trovandola con una Piuma Autoscrivente tra le dita, impegnata a correggere una di quelle sottospecie di traduzioni – il fatto che scuota ripetutamente il capo dà l'idea di quanti errori abbia commesso.

«È un disastro, sei peggio di me in Cura, ed è tutto dire.»

«Che ho sbagliato?» chiede, chinandosi a sua volta sulla pergamena per mostrarsi più che interessato.

E mentre Ron e Ninfadora si dedicano alla rapida rilettura, qualcuno che è stranamente invisibile si aggira intorno all’Auror, riuscendo a sfilarle qualcosa dalla tasca. Questo stesso qualcuno passa poi accanto a Ron e gli dà un colpetto sulla spalla che riesce a far sorridere sornione l'improvvisato apprendista di Rune.

«Ho capito, grazie!» dice a questo punto Ron. «Non ti rubo più tempo!» aggiunge sbrigativo, mentre è già impegnato a raccattare quelle quattro o cinque pergamene con un sorriso goffo.

Tonks, che lo guarda defilarsi alla velocità della luce, inarca un sopracciglio e si gratta confusa la testa.

«Forse ci sono andata troppo pesante.»

 

*

«Ron, devo finire il tema per la Sprite.»

«Lo finisci dopo.»

Ron lo dice mentre le stringe il polso e la costringe a seguirlo, e a nulla serve che lei punti i piedi a terra per impedirgli di trascinarla con lui. Neanche si accorgono di sfilare in questo stato dinanzi alla stanza di Fred e George, che fermi sull’uscio fissano la scenetta perplessi – uno dei due, oltre alla perplessità, sfoggia anche un'espressione contrariata e infastidita.

«Ma dove dobbiamo andare?»

«Qui!» risponde entusiasta, spingendola all’interno di uno sgabuzzino illuminato da una triste e usurata candela.

«Ronald Weasley, ringrazia il Ministro e le sue restrizioni sulla magia minorile,» sbotta Hermione, che ha giusto un diavolo per quei suoi deliziosi e cespugliosi capelli e che solo quando la porta si chiude – sotto lo sguardo di uno spettatore scontento – si rende conto che lì dentro c’è anche Harry. «Ma si può sapere che succede?»

«Smettila di urlare, ci farai beccare,» borbotta Ron a denti stretti.

«Abbiamo una cosa, Hermione, guarda,» risponde invece Harry, che estrae dalla tasca un ammasso di pergamene, sulle quali svetta un volantino delle Sorelle Stravagarie.

«Andiamo a un concerto?»

«No,» risponde sbrigativo Harry, mettendo via il volantino in favore di due pergamene piene di appunti disordinati e quasi illeggibili e una pagina del Profeta segnata in vari punti. «Ѐ tutta roba che riguarda l’Ordine.»

Hermione sgrana gli occhi e Ron sorride compiaciuto.

«Non te l’aspettavi, di' la verità,» gongola infatti Ron.

«Ma siete impazziti, tutti e due?» gracchia invece lei. «Queste sono informazioni segretissime, non possiamo leggerle, non possiamo. Restituiscile subito!» impone autoritaria, fissando agitata i documenti, o presunti tali, di cui sono entrati in possesso.

«Non dire sciocchezze. Io l’ho visto, io sono stato attaccato dai Dissennatori e io sono stato quasi espulso da Hogwarts. Ho il diritto di sapere.»

«Harry, è sbagliato,» ripete Hermione.

«È sbagliato non fargli sapere niente,» ribatte convinto Ron. «Dai, Harry, leggiamo.»

Ed è così che tre maghi da strapazzo scoprono che nel mondo magico non è sufficiente rubare una pergamena per conoscerne i segreti: non appena Harry tenta di leggere il primo rigo, l'intero contenuto delle due pergamene e le frasi evidenziate sulla pagina del Profeta svaniscono nel nulla, lasciando Harry e Ron a bocca asciutta e Hermione sinceramente soddisfatta.

 

*

«Hermione!»

«Signor Weasley, buon pomeriggio!»

«Allora, cara, hai novità?»

Hermione non fatica a scorgere un luccichio di grande speranza negli occhi di Arthur.

«Ha detto sì,» risponde allora gioviale, sorridendo del gran sorriso che colora il viso del simpatico mago.

Poco lontani, e a loro volta in sala da pranzo, i due gemelli osservano la scena. E se George non fa altro che ridacchiare, Fred stringe i pugni.

«Per colpa tua, penseranno tutti che mi sono fatto convincere da una ragazzina,» biascica Fred a denti stretti.

George? Lui ride ancora di più.

 

*

Come di consueto ormai, dopo cena Hermione e Fred spariscono, e almeno per oggi è certo che sia stato il vero Fred a sparire, perché il falso sfoggia un bel livido – livido che, a detta di George, ha un non so che di carismatico.

«Dai, entra, oggi cerchiamo di concludere qualcosa,» dice atono Fred.

È stranamente irritato: non le ha ancora rivolto sguardi ammiccanti né sorrisi malandrini, al contrario è fin troppo professionale. Ma Hermione si dice deve apprezzare questo nuovo atteggiamento, perché se lui si pone così per lei sarà molto più semplice fare quello che deve senza improvvisi sbalzi d’umore e rossori.

«Provo a sollevarmi da sola?» chiede mentre entra nella stanza circolare, adocchiando subito il manico di scopa poggiato alla parete.

Fred annuisce, indicandole con un cenno del capo la Scopalinda.

«Forza, vediamo che sai fare.»

Un cenno d’assenso arriva anche da parte di Hermione, che per una rapida frazione di istanti rischia di dimenticare il motivo per cui è qui: nonostante dentro di sé non faccia altro che ripetersi che è meglio così, è meglio che lui sia distante, non riesce a sotterrare del tutto la parte di lei stranita e delusa dall'inedito comportamento.
Tuttavia, non appena stringe la Scopalinda tra le mani e raggiunge il centro della stanza, si impone concentrazione – Fred Weasley non è un suo problema, riuscire a volare lo è. Così, scoccato un ultimo sguardo furtivo al suo insegnante, sale a cavalcioni sulla scopa con i piedi ancora ben piantati a terra.
Perché deglutire è così semplice?
Morde nervosa le labbra e serra con sin troppa forza le mani intorno al manico.
E ora?
Ripassa rapida ciò che ha letto nel Manuale per principianti del Volo, contenta di aver imparato a memoria tutti i passi utili a non precipitare. Sa che ora arriva la parte difficile, perché ora deve sollevarsi.
Tesa, guarda dritto dinanzi a sé, decisa a non guardare Fred – non vuole che le legga negli occhi la paura e l’insicurezza –, e finge di non aver le mani un po' doloranti, strette con così tanta forza attorno al manico da far quasi sbiancare le nocche.
Deve respirare.
Solleva i talloni lenta, molto lenta, finché non restano che le punte delle scarpe a tenerla ancorata a terra. Sa quello che deve fare. Deve darsi lo slancio. Così flette di più le ginocchia e si dà l'ultima spinta per staccarsi da terra.

«OH NO! FRED!» urla agitata – è stato sufficiente non avvertire più la terra sotto i piedi per chiudere gli occhi e cedere al panico. «Tirami giù! Tirami giù!»

E continua a scalciare fino a quando il piede non urta contro qualcosa. Schiude allora un occhio per controllare in basso e solo quando si rende conto che ha ritoccato terra – che una mano di Fred è sulle sue e il qualcosa altro non è che la gamba del ragazzo – si degna di ricomporsi e riacquistare un barlume di dignità.
Tossisce per dissimulare l’imbarazzo e schiude anche l’altro occhio, allenta poi la presa intorno al manico, concedendo al sangue di fluire nuovamente con regolarità, e si raddrizza per bene mentre si volta in direzione di Fred, che dal canto suo sfoggia un’espressione a dir poco eloquente: sopracciglio inarcato, sorrisetto sghembo, sguardo divertito.

«Sai, Granger, un lato di me continuava a urlare di lasciarti in aria,» esordisce, grattandosi il mento con la mano libera per fingere titubanza. «Ma forse in aria non è del tutto appropriato, considerando che ti sarai sollevata sì e no di cinque centimetri,» sghignazza ammiccandole – e in Hermione si diffonde all'istante una strana sensazione, che forse è tranquillità, forse è benessere.

«Sei tornato poco professionale?» chiede scherzosa.

«È impossibile essere professionale con una frana come te.»

In risposta, Hermione gli dà un debole pugno sul petto, senza preoccuparsi di mascherare un piccolo sorriso arreso.

«Ehi! Quanto sei aggressiva,» celia Fred. «Anche con Ronnie per poco non scalciavi,» aggiunge con finta noncuranza.

«Ma di che parli?»

«Di quando vi siete chiusi nel ripostiglio,» ribatte celere, senza rendersi conto di apparire sul serio infastidito per quell’episodio.

Peccato che Hermione non riesca a prendere sul serio queste parole, e infatti si lascia andare a una risata divertita capace di attirare l’attenzione di Fred.
E la osserva, lui, pensando che sia vicina, tanto vicina. Non riflette molto quando stringe maggiormente la mano di Hermione ancora stretta alla Scopalinda né quando – ed è questione di attimi – poggia le labbra su quelle della strega, mentre le dita libere carezzano possessive la guancia di lei.
È un incontro rapido, le bocche si saggiano solo in superficie prima di allontanarsi. Quando Fred riapre gli occhi e trova dinanzi a sé due occhioni scuri che l’osservano impauriti e straniti, sorridere sghembo è istintivo.

«Non farti strane idee,» mormora, mentre le dita scivolano via dalla sua guancia. «Mi piace solo la tua risata,» aggiunge col solito tono noncurante, come se nulla fosse accaduto.

Si allontana lentamente da lei, preoccupandosi di abbandonare la stanza, e solo quando lui esce Hermione sembra rendersi conto dell’accaduto e lo dimostra arrossendo in modo veramente indecente.

 

*


Una porta si chiude in un tonfo. Ormai è abitudine. Fortuna che George e il suo amatissimo filtro siano in salvo.

«Ho fatto un casino colossale.»

«Quando sei nato, sì,» replica. «Ma questo è risaputo.»

«Ah-ah,» mima incolore, avvicinandosi. «Mi sto sbellicando,» aggiunge atono, ormai seduto sul letto del fratello. «Sono serio, George. Ho fatto un disastro con Hermione.»

«Ascolta, qui c'è il filtro da testare, quindi o ti spicci in due secondi con 'sta storia o devo ignorarti,» snocciola senza degnare Fred di uno sguardo, impegnato com'è ad agitare la fialetta colma di liquido rosa.

«L’ho baciata.» Incolore, secco, deciso. Insomma: l’ha detto.

Solleva le sopracciglia George, guardando Fred con un ghigno stampato in viso.

«Ma che strano, e dire che neanche ti piaceva,» cantilena.

«Infatti non mi piace lei, mi piace come ride.»

George scrolla le spalle, al momento non ha nessuna intenzione di dilungarsi in inutili affari di cuore, ne ha altri ben più importanti cui dedicarsi.

«Possiamo tralasciare la ragazzina e concentrarci su questo?» chiede infatti, esibendo la fiala.

Fred sbuffa, ma accondiscende senza troppe cerimonie.

«Ragioniamo: ci servono l'innamorato e la vittima, ma siamo chiusi qui dentro e non vogliamo coinvolgere Ginny.»
 
«Esatto,» concorda George. «Quindi non abbiamo altra scelta, lo sai anche tu,» sghignazza divertito. «In questa casa, a parte nostra sorella, c’è solo un’altra ragazza,» aggiunge con tono provocatore, sventolando la fialetta dinanzi al viso dell’altro.

«Se proprio non ci sono alternative,» dice allusivo Fred, guardando complice il fratello.

«Sapevo che saresti stato ragionevole! È tutto già pronto, bisogna solo bere,» esulta George, stappando la fiala nell'istante in cui Fred allunga le dita per prenderla. «Alla salute!» esclama diabolico, indirizzando un occhiolino al fratello prima di buttar giù l’intero filtro.

«Ti detesto, Georgie,» ghigna complice Fred.




 

Angolo autrice: salve! Utilizzo questo spazio per ringraziare Harry Potterish, Elizabeth The Battle, smelly13, Krixi19 e Black_Yumi per le recensioni (purtroppo non ho avuto il tempo di rispondervi singolarmente) e tutti coloro che seguono la storia. Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Tutto in una notte ***


«Quindi ti ha baciata.»

«Sì.»

Ginny amplia il suo bel sorriso e molleggia eccitata sul letto di Hermione.

«Non ci posso credere! E tu? Com’è stato?»

Hermione arrossisce, sorridendo ancora più imbarazzata.

«Beh,» farfuglia, stringendosi nelle spalle. «Insomma, è stato bello... Essere baciata da lui, intendo,» tenta, mentre il rossore non svanisce e lo sguardo vaga ovunque pur di non sfiorare il volto dell’amica – l'imbarazzo è forte, ma lo è anche l'euforia.

 

*
 

«Lasciami o ti ammazzo! Devo andare da Hermione! La mia bellissima Hermione! Lasciami, piattola!»

Una situazione singolare vede protagonista la stanza dei gemelli. George, completamente impazzito a causa del filtro, scalcia e si dimena per svincolarsi dalla morsa del fratello: deve raggiungere la sua Hermione! Fred, stremato, tenta in tutti i modi di trattenerlo – potrebbe ricorrere alla bacchetta, ma Fred Weasley preferirebbe morire piuttosto che puntare una qualsiasi arma contro George.

 

*


«Viktor è solo un ricordo ormai, giusto?»

«Con lui era diverso. Insomma, Viktor più che altro mi guardava, invece con lui è un’altra cosa. Parliamo, scherziamo, litighiamo…» s’interrompe, mordicchiandosi il labbro inferiore e fissandosi le dita che torturano la coperta del letto. «E se mi fossi presa una cotta per lui?»

Ginny s’illumina e stringe nelle proprie le mani dell’amica.

«Te l’ho già detto: lui è un ragazzo e tu una ragazza, può succedere! Non farti troppi problemi, Hermione, mio fratello non se ne farà. Per una volta, pensa solo a te stessa e a quello che ti fa stare bene.»

Hermione sorride a queste parole, riconoscendo il discorso che tempo addietro lei stessa ha fatto a Ginny.

«Bel discorso,» dice infatti con ironia, riuscendo a guardarla complice malgrado la confusione e l'imbarazzo.

«Frutto di una mia grande amica. Ho fatto tesoro dei suoi consigli e ora sto decisamente meglio.»

Si sorridono e seguitano a parlare – così rapite dalle loro confidenze da non notare uno strano aggeggio che ha fatto visita alla stanza.

 

*
 

«Hai sentito che ha detto?» chiede una voce eccitata.

«Non è corretto.»

«Ma hai sentito?»

«Ho sentito. E allora?»

«Allora niente.»

L’Orecchio Oblungo viene messo via: è ora di dormire.

 

*
 

«George!»

Ma George si è già smaterializzato nella stanza di Hermione e Ginny, obbligando Fred a seguirlo a ruota.

«Sei impazzito?!» prorompono le due ragazze, colte alla sprovvista dall'intrusione.

George, sordo alle proteste, punta gli occhi chiari sulla figura minuta di Hermione, cui sorride in modo così mieloso da far venire la nausea.

«Ho creato un mostro,» biascica atterrito Fred.

«Hermione! Mia bellissima Hermione! Mia dolce Hermione! Ti amo! Mi ami? Amiamoci, mia Hermione!» decanta George in ginocchio, mani congiunge ed espressione da cucciolo non-ancora-bastonato-cui-manca-poco-per-esserlo.

«Ma sei impazzito?» ripete Hermione, gli occhi strabuzzati e la perplessità in viso. «Non mi piace questo scherzo, non è divertente,» dice secca, portando le braccia conserte al petto.

Peccato che non abbia il tempo materiale di chiedere altre spiegazioni o di cacciarlo, perché George in un impeto d’amore l’afferra repentino e la stringe a sé, costringendo Hermione a tentare di allontanarlo poggiando i palmi aperti sul suo petto – e «Lasciami!» seguita a dire.

«George, lasciala!» sbraita anche Ginny. «Che avete combinato?» chiede poi nervosa a Fred.

«Non è colpa mia! Ha bevuto il filtro d’amore, dovevamo testarlo,» spiega, mentre è già è corso alle spalle del fratello per staccarlo dalla ragazza. «E dai, idiota, lasciala!»

«Siete dei mostri!»

«Non dirmi così, Hermione! Io ti amo! Io ti amo!»

La pazienza di Fred inizia a sembrare pericolosamente vicina al suo limite massimo, se così non fosse il gemello padrone di se stesso non avrebbe iniziato a fissare ostile George che, preda del filtro, ha preso a saltellare sul letto invitando Hermione a raggiungerlo.
E se Ginny è corsa a chiudere la porta, impaurita che qualcuno senta il baccano, Hermione è indecisa se piangere o arrabbiarsi e poi piangere – insomma, lei piangerà, se prima o dopo è da scegliere.
Il caos è all'apice quando accade l’impensabile. Nessuno l’avrebbe previsto. Nessuno ci avrebbe scommesso mezza falce. Eppure accade. Lui agisce.

«Stupeficium.»

La bacchetta di Fred punta la schiena di George. Ed è strano: nella confusione nessuna delle due ragazze potrebbe giurare d’aver visto quel fiotto di luce rossa abbandonare il sottile legno, eppure George si accascia sul letto schiantato.
Per circa trenta secondi nessuno osa parlare, si percepiscono solo i respiri in affanno dei ragazzi ancora consci.

«Siete due demoni, dovrei schiantare anche te,» sbotta Ginny con le mani al volto.

Ma Fred non l’ascolta, si preoccupa invece di afferrare Hermione per un braccio e trascinarla fuori dalla stanza. Hermione, ancora confusa dai minuti di caos cosmico, si limita a seguirlo. È quando rinviene da quella sorta di trance che si rende conto di essere di nuovo in uno sgabuzzino.

«Weasley! Io ti detesto con tutta me stessa!» urla, battendo i pugni sul petto di Fred.

Sorride sornione lui. Sono al buio, non c'è neanche la misera e triste candela a illuminare i loro volti. Afferra le mani di Hermione, esercitando una lieve pressione.

«Smettila.»

«Perché?»

E non appena lo chiede si rende conto d’avere la schiena poggiata alla parete e Fred di fronte a bloccarle ogni via di fuga. E si rende anche conto di non riuscire a vederlo, ma di riuscire a sentirlo con gli altri sensi.

«Voglio uscire,» mormora allora, rossa in viso.

«Usciamo dopo.»

«Voglio uscire ora.»

«George ti salterà addosso non appena si sveglia, è meglio restare qui.»

«George e il vostro stupidissimo filtro,» inveisce. «Me la pagherai.»

«Attenderò con ansia la tua vendetta,» replica sarcastico, avvicinandosi man mano a lei. «Nel frattempo…» aggiunge, lasciando volutamente la frase in sospeso.

Hermione riesce a percepire il respiro del ragazzo farsi sempre più vicino, così come la punta del suo naso sfiorare la punta del proprio, ma è solo quando intuisce che Fred sia sul punto di baciarle le labbra che si scosta, chinando un po' la testa.

«Ora non sto ridendo,» sibila imbarazzata.

Un sibilo che serba in sé anche un pizzico di timore, dovuto alle parole con cui Fred ha giustificato il loro primo bacio. Tuttavia, due dita corrono a sollevarle il mento e una risata divertita illumina il buio.

«Dettagli, Hermione, sono solo dettagli.»

Annulla le distanze Fred, questa volta senza darle tempo di scostarsi, di pensare. Le sfiora le labbra con le proprie senza la voglia di scappar via, al contrario lascia che l'incontro si intensifichi, mentre la testa si piega un po' di lato e le due dita che le hanno stretto il mento scivolano sino alla base del suo collo. Ed è non appena sente Hermione rispondere, stringersi a lui, che approfondisce quello che è, davvero, il loro primo bacio.
E se lei afferra ciocche di capelli rossi, lui si avvicina sempre più senza smettere di baciarla.


*
 

Due figure in pigiama s’aggirano furtive nel corridoio. Hanno sentito tanti di quei rumori che hanno deciso di controllare.

«Harry, sarà stato Kreacher, torniamo a letto.»

«Shh,» impone l'altro, mentre avanzano silenziosi e scalzi. «Questa è la sede dell’Ordine, potrebbe essere un agguato.»

«Come diamine facevano a entrare?» sussurra sconcertato Ron.

Arrivati nei pressi di quel ripostiglio, Harry fa cenno all'amico di preparare la bacchetta e Ron, seppure in disaccordo, annuisce pronto ad appoggiarlo.

«Al mio tre,» dice Harry. «Uno,» mano sulla maniglia, «due,» bacchette levate, «tre.»

Fiasco! Ma di quelli colossali. Difatti la porta non si apre. Si fa da parte Harry, lasciando provare Ron, da sempre più robusto di lui, ma non c'è niente che possano fare: la porta dello sgabuzzino è bloccata. Tentano allora di origliare, ma nessun rumore sembra provenire da quel singolare angolo della casa.

«Che ti avevo detto? Nemmeno si apre, torniamo a letto,» dice risoluto Ron, consapevole che Harry, di fronte all’evidenza, non può che accondiscendere.

Poco lontano da loro, a osservare tutta la scena, c’è un ragazzo dai capelli rossi disordinati, l'aria sbarazzina e l'espressione soddisfatta.

«Spiacente, ragazzi, ma nessuno rovina la festa a Freddie,» sussurra al vuoto.

Ancora sghignazza quando ripone la bacchetta e si avvia verso la propria stanza, peccato che s’imbatta in Ginny.

«George! Stai bene?» sussurra lei, tastando preoccupata il volto del fratello.

«Certo che sto bene.»

«Ma… ma Fred… lo schianto…»

La interrompe scuotendo la mano, come a scacciar mosche.

«Sciocchezze, Fred non mi schianterebbe mai.»

«Ma io l’ho visto,» replica perplessa Ginny.

«Mai credere a quello che vedi quando ci siamo di mezzo io e Fred,» ghigna George, rifilandole un occhiolino pestifero.

Ginny, mentre lo guarda andare via, non può fare altro che pensare che di quei due non bisogna mai fidarsi, mai, in nessuna circostanza.

 

*
 

L’ennesima colazione a Grimmauld Place.

«Buongiorno, Hermione! Dormito bene?»

«Oh,» esclama sfuggente, voltando il capo in direzione di un arazzo. «Benissimo, Harry, e tu?»

«Non proprio, c’erano rumori strani. Tu non li hai sentiti?»

«Rumori? Dici davvero? Io non ho sentito niente.»

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Rivelazioni ***


«Fred,» chiama sbuffando. «Freddie,» insiste scocciato. «FRED,» ripete a voce più alta, curandosi di rubargli il cuscino con piglio autoritario e ingoiare una risata pestifera quando lo vede cozzare con la testa sul materasso e svegliarsi di soprassalto.

«Ma che modi…» farfuglia Fred, la voce ancora impastata dal sonno e gli occhi semiaperti. «Ho sonno,» aggiunge svogliato, senza riuscire a distinguere bene la figura in piedi accanto al suo letto.

Porta gli occhi al cielo George, scaraventando via il cuscino del gemello.

«Noto, ma noi abbiamo da fare. Dobbiamo ricontrollare il filtro, le Merendine e le Piume Auto-correggenti,» elenca asciutto – peccato che tutta la sua serietà da Fred guadagni solo uno sbadiglio.

«Altri cinque minuti,» dice, nascondendo la testa sotto le lenzuola. «Sono stanco.»

George ridacchia a quest’affermazione, avvicinandosi allo specchio con fare da pavone.

«Ci credo. È davvero stancante passare la notte in uno sgabuzzino,» ghigna malizioso, sbirciando Fred attraverso lo specchio mettersi seduto di scatto. «Potresti almeno ringraziarmi.»

«Ma sta' zitto,» scherza ridendo, mettendosi finalmente in piedi e stiracchiandosi. «Iniziamo dal filtro, è durato solo tre minuti ed è una vergogna.»

«Appunto. E per quei tre minuti ho davvero rischiato di portarmi Hermione Granger in uno sgabuzzino,» dice con tono volutamente nauseato per punzecchiare il gemello.

Ma Fred, anziché sentirsi offeso, sorride malizioso e lancia in direzione di George una pergamena appallottolata che viene afferrata al volo.

«Che roba è?»

«Il mio ringraziamento,» risponde Fred, facendogli un occhiolino prima di uscire dalla stanza.

George, rimasto solo, srotola la pergamena e un ghigno malizioso si dipinge all'istante anche sul bel volto del ragazzo.

«Adoro mio fratello.»

*

In soggiorno, Hermione è suo malgrado spettatrice di una scena davvero molto particolare: Ron non fa altro che rivolgerle cortesie. A colazione le ha persino versato il succo di zucca – un gesto che compiuto da Ron Weasley è epocale –, mentre dopo la colazione le ha detto di non scomodarsi per sparecchiare, perché l’avrebbe fatto lui.
È stato forse a quel punto che Hermione ha iniziato a supporre che l’amico fosse preda di un incantesimo oscuro, ignara che il meglio – o il peggio, a seconda delle interpretazioni – sarebbe arrivato poi, in soggiorno appunto, dove il suddetto Ron ha espressamente chiesto a Hermione un parere sulla traduzione di Rune.
Se a tutto questo si aggiungono carinerie e complimenti alla sua crocchia che, precisiamo, è una crocchia e non uno chignon degno di una prima ballerina, il trauma alla povera Hermione è inevitabile, oltre che giustificato.

«Ho capito! Sei davvero gentilissima, Hermione, oltre che bravissima! Una traduzione così non la farò mai, quel giorno della scommessa avevi proprio ragione.»

Ron dice queste parole quando è ormai seduto accanto a lei sul divanetto e nel dirle allunga anche un braccio per circondarle le spalle. Hermione strabuzza gli occhi, incerta se scoppiare a ridere o portarlo al San Mungo: è una scelta complicata.

«Beh,» farfuglia stranita, continuando a guardare la pergamena su cui spicca la traduzione di Ron. «Grazie,» tenta, accennando un sorrisetto di circostanza e convincendosi a cercare con lo sguardo quel dannato Prescelto che quando serve non c’è mai. «Dov’è Harry?» chiede dopo aver tossicchiato a disagio.

Ron, che seguita a guardarla con aria assorta, prova a stringerla goffamente a sé. Peccato che lei faccia resistenza.

«Da qualche parte, cosa importa?»

«Ehm,» tentenna – inizia a darle sui nervi questa situazione. «Potresti lasciarmi?»

«Appunto, Ron. Potresti lasciarla?»

«Fred!» gracchia Hermione, che colta di sorpresa non può fare altro che arrossire e saltar su, come scottata dalla vicinanza di Ron, riuscendo inconsapevolmente a rilassare Fred.

«Fred, ma che vuoi?» chiede infastidito Ron, a sua volta è in piedi adesso.

Si prefigura uno scontro titanico, di quelli belli, appassionanti e… No. Niente di tutto questo. Per Merlino, è di due fratelli che si parla! Hermione si limita ad abbandonare il soggiorno, Ron a dire qualcosa di sconnesso su quanto il fratello sia guastafeste, Fred a seguire la giovane strega – gli sono sufficienti poche falcate per raggiungerla e afferrarla per il polso destro con l'intento di appartarsi con lei nella prima stanza che trova. La blocca nuovamente con le spalle al muro, senza farsi troppi scrupoli.

«Allora, che voleva il mio fratellino?»

Il tono della domanda è un misto tra sarcasmo, irritazione e malizia; Fred la pronuncia quando ha già bloccato Hermione con le spalle al muro, mentre le mani si curano di stringerle i polsi ai lati della testa bruna. Hermione non riesce a evitare un sorriso, rilassandosi completamente in quella morsa.

«Geloso, Weasley?!»

«Guarda, guarda,» cantilena ridacchiando, «la Granger mi diventa persino sarcastica!» scherza, scoccandole poi un bacio sulle labbra che Hermione ricambia nell’immediato. «Ho da fare con George, ci vediamo dopo.»

La saluta con un occhiolino malizioso, ignaro di averla appena abbandonata al suo destino. Destino, esatto, perché non appena Fred esce dalla stanza qualcuno si schiarisce la voce.

«Affascinante, dico sul serio!» esordisce con tono sarcastico ed espressione malandrina il padrino di Harry.

Hermione sgrana gli occhi, arrossendo in modo indecente.

«Sirius… noi…» tenta imbarazzata, allungando un passo verso la porta.

Ma Sirius ridacchia e agita la mano in segno di noncuranza.

«Tranquilla, Hermione, sarò muto come un pesce!» assicura – peccato per quelle due dita incrociate dietro la schiena.

Hermione, per nulla rasserenata, scappa via: adesso ha seriamente bisogno di un Prescelto che risolva la situazione.

 

*
 

«Remus, è importante. Devo sapere cosa sta accadendo, se non mi dite niente non posso affrontarlo,» tuona Harry, che agitato batte persino il pugno sul tavolo da pranzo.

«Harry, devi stare calmo, non è così semplice. Tu sei solo un ragazzo, lascia fare a noi.»

«Ma voglio aiutarvi.»

Remus scuote il capo amareggiato, stanco di dover sempre ripetere lo stesso concetto.

«Il modo migliore per aiutarci è tornare a scuola e stare lontano dai guai.»

«Chiariamolo, questo punto: sono i guai che trovano me, non io a cercarli.»

«Harry…»

«Harry!» chiama Hermione non appena vede l'amico. «Scusate, ho interrotto qualcosa?»

«Niente, tranquilla, io devo comunque andare,» dice svelto Remus, che per evitare lamentele da parte di Harry si affretta a defilarsi.

«Ho bisogno di parlarti,» riprende Hermione quando restano soli.

Harry sistema gli occhiali sul naso e si avvicina a lei, facendole cenno di proseguire – per qualche ragione, sente puzza di guai.

«Io… io non so da dove iniziare,» mormora già rossa in viso.

Si ripete che deve dirlo ad Harry, ha bisogno del suo parere e forse anche del suo appoggio. Ma Harry la precede, sorprendendola. Lo vede infatti stringerle la spalla e rivolgerle un sorriso incoraggiante.

«Hermione, so già tutto, non devi preoccuparti,» dice, stringendosi nelle spalle. «Ѐ un po’ strano pensarti con lui, lo ammetto, ma va bene. Io mi abituerò,» completa tutto d’un fiato. «E poi a lui ha fatto bene questa storia, non so cosa provi per te ma almeno è più gentile,» aggiunge scherzoso, tentando di stemperare l'imbarazzo.

«Co-come facevi a saperlo?» chiede ancora più imporporata, indecisa se essere basita o felice per non aver dovuto dire nulla.

Fa spallucce Harry, grattandosi la testa a disagio.

«Sai… le Orecchie Oblunghe sono una tentazione a volte.»

 

*
 

«Ginny, se tu fossi una ragazza,» esordisce improvviso Ron. «Ma tu sei una ragazza,» aggiunge svelto, cogliendo al volo il sopracciglio sollevato di Ginny, già pronta ad affatturare il mondo. «Dicevo, se tu, cioè, tu sei una ragazza! Insomma: ti piace un ragazzo, ma non sai che questo ragazzo sa che a te piace,» spiega, ignaro che la sorella brancoli nella confusione, incapace di capire cosa voglia dirle. «Ma questo ragazzo non sa cosa prova per te,» continua, «cioè gli piace piacerti ma ecco… insomma. Tu alla fine come reagiresti?»

Ginny, intuendo che Ron sia in attesa di una risposta, tossicchia, riprende a rassettare il letto e «Dipende» dice, affidandosi alla parola più diplomatica del mondo. Ron, dopo un rapido istante di incertezza, sembra soddisfatto della risposta ricevuta: non è ciò che si aspettava, ma almeno ora sa che dipende, e per chiarire questo dipende, pur a malincuore, si reca da altri componenti della sua famiglia, certo che loro possano risolvere l’enigma.


*
 

«Aspetta, proviamo con questo ingrediente.»

«Questo invece scartiamolo, non va bene.»

Fred e George sono seduti a terra nella loro stanza, circondati da svariati appunti e oggetti bizzarri. Sono nel loro habitat naturale, ma qualcuno osa disturbarli. All’unisono guardano in direzione della porta che si spalanca ed è sempre insieme che salutano con un «Abbiamo da fare» lo sgradito ospite. Ma Ron entra ugualmente, più determinato che mai ad andare via solo con la soluzione al proprio dilemma.

«Ho bisogno di un consiglio.»

«Un consiglio…»

«…Da noi?»

«Già,» conferma controvoglia, mentre le orecchie iniziano a pulsare arrossate. «Io e Harry abbiamo origliato Ginny e Hermione mentre parlavano...»

Fred corruga la fronte, iniziando a pensare che questa storia non gli piacerà, ma tace. Per ora tace.

«...Io volevo solo sapere se Hermione parlava con Ginny delle lezioni di volo, capire a che punto è,» si giustifica, fissandosi le scarpe. «E così… ecco…» farfuglia. «Ho sentito che parlavano di una cotta di Hermione, poi Ginny ha detto “fratello”,» prosegue, curandosi anche di virgolettare con le dita l’ultima parola pronunciata. «Insomma, Hermione ha una cotta per me. Ora cosa faccio?»

E mentre George scoppia in una risata, ma una di quelle sincere e divertite che causano dolori addominali per anni e anni, Fred si alza in piedi con sopracciglia inarcate e aria malandrina.

«Temo che non debba fare nulla,» dice a Ron, che sorpreso punta lo sguardo sul fratello, pronto a dire qualcosa, forse a protestare, ma Fred scuote il capo per invitarlo al silenzio. «Perché se solo ti avvicini alla mia ragazza,» riprende con un sorriso sghembo, «ti riempio la stanza di ragni,» conclude dandogli una spacca sulla spalla. «E dico sul serio.»

«Bene,» interviene George, che tenta in tutti i modi di smettere di ridere. «Ora che è tutto chiaro, noi abbiamo da fare!»




 


Angolo autrice: salve! Un grazie di cuore a Black_Yumi, tantoloveforyou, Krixi19, Elizabeth The Battle, smelly13, fredlove, Harry Potterish (ho corretto la svista!) e LetiziaWeasley per le bellissime recensioni <3 e grazie a tutti coloro che continuano a seguire la storia, davvero! Rispondendo a Black_Yumi, non so quanti altri capitoli ci saranno, invento mentre scrivo, ma la storia ha avuto la sua svolta, quindi non credo la porterò troppo per le lunghe, rischierei di stancare. Un bacio a tutti e alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** La tempesta dopo la quiete ***


Ormai non manca molto al ritorno a Hogwarts e Hermione ha già iniziato a preparare i primi bagagli. È proprio mentre mette in ordine i libri, ora tutti in fila sul suo letto, che due ragazzi fanno irruzione nella stanza.

«Hermione, devo assolutamente parlarti,» dice Ron, che a giudicare dal tono affannoso ha appena corso. «Ma che stai facendo?» chiede perplesso, distratto dalla schiera di volumi.

«Preparo la valigia con i libri, devo sistemarli in ordine alfabetico,» chiarisce, tastandosi stanca la fronte.

«Ma non partiamo domani,» interviene titubante Harry, che intanto affianca Ron.

«Certo che non partiamo domani, se così fosse già avrei tutto pronto,» ribatte irritata lei. «Che volete?»

«Ah, già,» biascica Ron, che come ridestato le si avvicina. «Devo dirti una cosa che non ti piacerà,» dice. «E non piacerà neanche a te,» aggiunge guardando Harry. Stringe poi i pugni, alterna lo sguardo tra i due per un breve istante e si convince infine a fissarli su Hermione. «Fred dice in giro che sei la sua ragazza! Ma ti rendi conto?!»

Così furente Ron nel pronunciare quelle parole da non rendersi conto che il viso di Hermione si tinge di un rosa più intenso, mentre quello di Harry, colta la reazione della ragazza, impallidisce.

«Miseriaccia!»

«Ehi, quella è la mia battuta!»

«Miseriaccia lo stesso, Ron!»

«Ron…» chiama Hermione, avvicinandosi di qualche passo a lui e Harry. «Ma lui... Fred ha detto davvero così?»

«Cos’avrebbe detto Fred?» chiede Sirius, che a seguito del suo regale ingresso si infila tra Harry e Ron, divaricando le braccia per circondare le spalle di entrambi – ma Ron continua ad avere occhi solo per Hermione.

«Che sei la sua ragazza. Ma non ti arrabbiare con me, è lui a dirlo!»

Sogghigna Sirius, guardando Hermione con aria malandrina.

«Senti senti,» cantilena beffardo. «Quindi era Fred quello che ti ha spinta contro il muro per baciarti!»

«COSA?» prorompono Harry e Ron all’unisono.

«Ma quindi lui era Fred, non era Ron,» dice atterrito Harry, che inizia seriamente a pensare di sbattere la testa contro un muro.

«Sirius! Me l’avevi giurato! Harry, io… Ro
n...»

Non aggiunge altro Hermione, anzi l'imbarazzo e il disagio per l'assurda situazione sono tali da renderle impossibile persino arrossire, ormai desidera solo una fossa comune in cui nascondersi per l’eternità.
Ron, dal canto suo, si rintana per alcuni attimi in un silenzio confuso e rosso come un peperone sembra impegnato a trattenere anche il respiro. Non avrebbe voluto sbottare urlando, però.

«FRED,» urla. «Cioè Fred, parliamo di Fred!»

E le urla fanno correre anche Molly e Ginny, quest’ultima con una cesta piena di indumenti tra le mani.

«Cosa succede qui?» chiede spazientita Molly Weasley – fa tremare persino Felpato, che pensa bene di lasciare la stanza, in fondo il misfatto è fatto.

«Chiedilo a Hermione,» risponde brusco Ron. «Diglielo, Hermione.»

Ron parla arrabbiato. Ginny osserva la scena stralunata. Harry ha preceduto Hermione nella fosse comune. Molly invece si volta verso la ragazza, mani sui fianchi e aria in cerca di risposte.

«Dunque, cosa devi dirmi?»

«N-niente, signora Weasley, è solo che…» si interrompe, tentando di capire come dirlo o come uscire da questa situazione scomoda che la induce a torturarsi le mani, stringersi nelle spalle, irrigidirsi – avrebbe preferito sostenere i M.A.G.O. al primo anno pur di fuggire questo imbarazzo.

«Hermione è la ragazza di Fred, mamma! Capisci? Fred e Hermione, Hermione e Fred... È impossibile!» sbotta furente Ron, stanco del silenzio.

E se Ginny fa cascare la cesta in terra con un urletto eccitato pur di correre ad abbracciare l’amica, Molly si apre a sorpresa in un sorriso radioso.

«Ma questo è un miracolo!» esclama, abbracciando a sua volta la nuora. «Che bella notizia, Hermione cara! Quello scapestrato con una ragazza brillante come te!»

A questa orrenda immagine, il povero Ron non può fare altro che andare via più furioso di un dissennatore cui sottraggono la preda un secondo prima del bacio. Harry, riemergendo dalla fossa, si sente in dovere di seguirlo. Hermione, la povera Hermione, progetta invece la morte di Fred Weasley.

 

*

«Complimenti, Fred!»

«Ora capisco perché Hermione è riuscita a convincerti!»

«Fred Weasley, è proprio una bella notizia.»

Fred, incassando parole e pacche sulla schiena, sorride incerto e osserva stranito Sirius, il padre e Remus.

«Georgie, che mi sono perso?»

«Non ne ho idea,» risponde. «Ci siamo persi qualcosa?»

Ma la risposta arriva alle spalle dei gemelli: Molly si precipita infatti ad abbracciare Fred, che dal canto suo cerca disperatamente aiuto in George, che invece ride sadico e si gode la scena.

«Mamma, così mi stritoli.»

«Caro, sono così felice per te! Hermione è una ragazza fantastica.»

E mentre George, Sirius e Remus trattengono una risata, Fred s’appunta mentalmente di dover schiantare qualcuno.

«Mamma, ma di che parli?»

«Ron lo ha detto a tutti!» risponde entusiasta Molly, che continua a stritolare Fred ignara di aver appena decretato la fine del sesto figlio.


*


Qualche ora dopo, Hermione è impegnata a riordinare gli stessi libri, per la quinta volta, nello stesso modo. Ginny, avendo ormai esaurito ogni possibile commento, aiuta la madre nelle faccende. Harry è tornato nella fossa comune. Ron ha deciso di chiudersi in un silenzio di protesta. Fred e George hanno capito che insonorizzare la stanza non è stata una buona idea. Sirius e Remus spettegolano come due vecchietti al parco.

«Non l’avrei mai pensato.»

«Io ero convinto fosse George quello che le è saltato addosso!»

«Non dire certe cose,» ammonisce l’amico. «Ѐ una ragazzina, avresti dovuto prenderlo a calci.»

Ma Sirius sogghigna, sordo al rimprovero.

«Mi ricordano James e Lily.»

«Un malandrino e una brillante studentessa,» concede Remus.

Un sorriso amaro sporca i visi di entrambi.

«Non finirà mai, vero?»

«Cosa?»

«Il dolore.»

*
 

Qualcuno bussa a una porta.

«Sono impegnata.»

Ma la porta in questione si apre comunque, con somma irritazione di Hermione.

«Sei sordo?» chiede retorica nel voltarsi verso il disturbatore.

«Può darsi,» replica con un ghigno malizioso, avvicinandosi a lei. «Detesto essere trascurato, lo sai? Sono un inguaribile egocentrico!»

«Che non sa tenere la bocca chiusa!» ribatte dura, decidendo sia meglio continuare ad affaccendarsi – meno lo guarda e meno rischierà di infrangere il Decreto per la Ragionevole Restrizione delle Arti Magiche tra i minorenni. «Non potevi proprio startene zitto.»

In risposta alle sue accuse, due braccia le circondano la vita e la invitano a poggiare la schiena contro il petto di Fred.

«Hai finito?»

«No,» risponde, portando le braccia conserte. «Non puoi sempre risolvere tutto così, non va tutto così! Devi chiedermi scusa, e devi chiarire con Ron e con Harry. È un vero disastro,» dice apprensiva. «E poi tua madre...» aggiunge a disagio. «Ero così imbarazz... AHI!»

Un pizzicotto sul braccio la costringe a interrompere il monologo e a cercare il viso di Fred con lo sguardo – trovarlo sorridente non la sorprende.

«Granger, ti fai davvero troppi problemi,» scherza, stringendola ancora di più e sedando così ogni istinto di rivolta. «Ma se proprio ci tieni risolviamo a modo mio.»

Un tono malizioso e noncurante, quello di Fred, che ancora una volta riesce a vincere le proteste di Hermione e a morire sulle sue labbra, inducendola a pensare che in fondo quel metodo è senza dubbio ottimo per risolvere i problemi.

 

*
 

«George, cosa sono questi?»

«Fuochi d’artificio,» risponde, scoccando uno sguardo intimidatorio alla sorella. «Non toccarli, sono in fase di sperimentazione.»

«Ma sono solo fuochi d’artificio,» replica scettica, sedendosi sul letto del fratello.

«No, carina, questi saranno i re dei fuochi d’artificio. Li stiamo perfezionando affinché creino disegni e scritte in aria.»

Ginny, un sopracciglio sollevato, pensa bene di rifilare un piccolo scherzo a George, porta così le mani al viso e mima una falsa eccitazione.

«Che bello!» esclama entusiasta. «È per Hermione, vero? Fred le scriverà tra le nuvole che la ama con tanti cuori! Ecco di cosa parlava prima con papà!»

George deglutisce, guardando inorridito la sorella, e fa anche un passo indietro, come timoroso di infettarsi di qualche strano morbo.

«Ma cosa dici?» sbotta irritato, mentre mette via tutti i fuochi. «Il mio gemello non farebbe mai una cosa del genere. Meglio la morte che il disonore!»

E senza dar modo a Ginny di ribattere – né vederla sbellicarsi dalle risate – abbandona la stanza per cercare Fred. Non riesce neanche a immaginarlo fare una cosa così, così… così abominevole, è fuori da ogni logica! E lui ora per rasserenarsi ha bisogno di vedere la sua metà sana e salva, senza morbo.

 

*
 

Una porta si spalanca e una ragazza sussulta, obbligandosi ad alzarsi svelta dalla sedia improvvisata, ossia le gambe di Fred. Fred che a sua volta scatta indispettito in direzione dell’intruso, rilassandosi solo quando vede che l’intruso in questione altri non è che George.

«Scusate!» esordisce George, avvicinandosi con aria allucinata al fratello.

«Che succede?»

«Già, stai male?» aggiunge Hermione – George è bianco come un lenzuolo.

«Io sto benissimo, ma tu forse no,» risponde a Fred, chiudendogli il volto tra le mani. «Freddie, rispondimi seriamente!»

«Ma che stai dicendo?»

«Fred!» l'ammonisce. «Useresti mai i nostri meravigliosi, geniali, splendidi fuochi d’artificio per fare una dichiarazione con cuoricini a Hermione?» chiede serio. «Fred!» ripete con più enfasi quando vede il fratello e Hermione iniziare a ridere.

«Va bene, va bene, ti rispondo!» ridacchia Fred. «No, certo che no!»

George si rilassa immediatamente e si concede persino il lusso di ghignare, inducendo Hermione e Fred a sfoggiare espressioni interrogative.

«Sapevo che eri senza morbo!» esclama enigmatico, abbandonando la stanza senza dire altro.

Hermione, titubante, si avvicina nuovamente a Fred.

«Ma è impazzito?»

«Ma no, sarà solo eccitato perché tra poco rivede Angelina,» risponde, mentre la incita a sedersi di nuovo sulle proprie gambe.

«Ma non eri andato tu al Ballo con lei?»

«Storia vecchia!» 

E deciso a non perdersi in chiacchiere inutili riprende da dove è stato interrotto, dedicando solo un fugace pensiero a quella pergamena appallottolata con cui ha ringraziato George: dopotutto gli aveva promesso che avrebbe chiuso la frequentazione con Angelina, la quale ha convenuto a sorpresa che restare amici fosse la scelta migliore – tutto è bene quel che finisce, insomma, soprattutto se finisce bene.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Peter Pan ***


«Ron, Ron... Ron, vorrei parlati, per favore.»

«Ho da fare, non vedi?»

«Non ho intenzione di continuare a elemosinare il tuo perdono,» dice secca, seppure gli occhi lucidi di lacrime trattenute ne palesino lo sconforto. «Non ho fatto niente di sbagliato.»

Ma Ron in risposta batte irato un pugno sulla scrivania, sparpagliando ovunque pergamene e appunti, e si alza in piedi in uno scatto, come punto dal nervosismo più pressante.

«Non hai sbagliato, dici?» chiede retorico, stringendo i pugni mentre fa un passo indietro. «Miseriaccia, Hermione! L’anno scorso te l’avevo detto, te l’avevo detto che Krum ti usava,» sbotta, puntando un dito contro il naso di lei. «E il cattivo ero io! Però poi cos'è successo? Ti ha mollata, è finita appena è andato via.»

«Ѐ una cosa diversa! Ma perché mi accusi sempre? Da quando ci conosciamo non fai altro che accusarmi,» prorompe Hermione, asciugando con frettolosa foga una lacrima sfuggita al suo controllo – non vuole dargli anche la soddisfazione di vederla piangere.

«Io non ti accuso! Sono l’unico che vede le cose per come sono,» ribatte, ansimando non appena tace per la troppa enfasi. «Fred si stancherà di te, sei solo il nuovo gioco, come si è sempre stancato di tutto. Pensa ad Angelina, Bill mi ha detto che l’ha mollata con una lettera. Una lettera, Hermione!» snocciola mentre raccatta le pergamene che era impegnato a studiare, per poi dirigersi verso la porta. Ed è dandole le spalle che completa il suo discorso: «Tu non sei diversa per lui, Fred è fatto così. George è l’unica persona che non tradirà mai. Quando capirai, non venire a piangere da me.»

La porta si chiude in un tonfo e Hermione si ritrova sola a sfogare la tensione accumulata – le sembra di essere tornata al Ballo del Ceppo, non è una bella sensazione.


*

«Ron! Ehi, Ron.»

«Sei l’ultima persona che voglio vedere.»

«Andiamo, Ronnie, non dirai sul serio,» tenta Fred con un sorriso, provando anche a battergli una pacca sulla spalla, peccato che Ron si allontani infastidito.

«Problemi?»

A porre la domanda è Harry, che pensa bene di avvicinarsi ai due, fermi nel bel mezzo del corridoio.

«Certo che no, Harry, non c'è proprio nessun problema,» risponde retorico Ron. «Mio fratello sta solo giocando con i sentimenti della nostra più grande amica.»

L’espressione Fred, a queste parole, si rabbuia di colpo.

«Non dire sciocchezze, sai che non lo farei mai.»

«Io ti conosco,» ribatte Ron, che arrabbiato col mondo intero si allontana quanto più possibile dal fratello.

Harry, in imbarazzo, si congeda da Fred con uno sguardo di scuse e si affretta a raggiungere l'amico.


*
 

Qualcuno fa il suo ingresso nella camera delle ragazze, scorgendo Hermione seduta ai piedi di uno dei letti, con le ginocchia rannicchiate al petto e le braccia a circondare le gambe in un goffo abbraccio a se stessa. Nonostante il viso sia nascosto, perché premuto contro le ginocchia, è evidente che sia scossa da singhiozzi – è più forte di lei, piangere è la sua valvola di sfogo: ogni volta che qualcosa le sfugge, che non va come dovrebbe, si ritrova a reprimere tutto ciò che sente e a rintanarsi in una stanza, un cubicolo, un armadio, purché sia un luogo nascosto a occhi indiscreti, e piangere.

«Andiamo, Hermione, non vorrai fatti trovare in questo stato da Fred!»

«Vattene via.»

Sorride divertito George, sedendosi accanto a lei.

«Spiacente, sono un impiccione.»

«Sei inopportuno, è diverso.»

«Sei divertente per davvero, Fred ha ragione!» ironizza ridacchiando.

«Mi trovi divertente?» scatta Hermione, sollevando la testa cespugliosa e puntando gli occhi arrossati su George. «Io sto male e tu ridi?»

«E cosa dovrei fare, piangere con te?» risponde impudente, indifferente al tono duro di lei. «Detto tra noi, Hermione, sei una ragazza fortunata e non hai diritto di piangere,» dice schietto, ingoiando un sorriso soddisfatto quando l'aria interrogativa di Hermione lo informa di aver ottenuto l'attenzione desiderata. «Harry è il tuo migliore amico o qualcosa del genere, ed è con te. Ronnie... Ronnie è impulsivo, ma poi si calma e torna a essere quello di sempre, cioè un idiota. Poi hai Ginny che ti scodinzola intorno perché sei l’unica ragazza oltre lei, qui. E, poi, Hermione…» si interrompe come a voler creare attesa e le dà anche una pacca sulla spalla. «Tu... hai Fred! E lui è il meglio che si possa desiderare,» completa ammiccando. «Dopo di me, ovviamente.»

E detto questo si rialza, consapevole d’aver fatto la sua buona azione quotidiana. È quando sbuca di nuovo nel corridoio della tetra dimora che una voce lo raggiunge.

«L’ultimo appunto è pura fantasia, lo sappiamo entrambi che il meglio sono io.»

«Continua a illuderti, Freddie,» ghigna George.

«George.»

«Cosa c’è?»

Sorride sghembo Fred e scuote il capo.

«Le Pasticche Vomitose sono pronte.»

George registra l'informazione restituendo al gemello un sorriso identico. Sanno entrambi che un ti voglio bene sarebbe stato eccessivamente riduttivo.

 

*
 

Fred, incredibile ma vero, è finalmente riuscito a portare Hermione in quella stanza di quel piano, ma non per quella cosa: ha semplicemente voglia di trascorrere del tempo solo con lei – le giornate a volte sono davvero troppo lunghe e ritrovarsi è complicato.
Sono distesi entrambi sul pavimento fresco, dove Hermione non senza imbarazzo si è azzardata a poggiare la testa sul petto di Fred, che da parte sua ha scoperto quanto riesca a rilassarlo carezzarle il viso.

«Devo trovarti un soprannome!»

«Che grande idea,» replica sarcastica, ormai abituata a scherzare con lui.

Fred ghigna, continuando ad accarezzarle la guancia.

«Dico sul serio. Granger non va più bene e già tutti ti chiamano Hermione.»

«Ѐ un discorso senza senso.»

«Sicuramente, visto che sono io a farlo,» ironizza. «Potrei chiamarti Hermy

«Per tutti i folletti, no!»

«Hai ragione, sembrerei un idiota. Allora Herm, sì, Herm può andare!»

Ma lei palesa il proprio disappunto mettendosi seduta, con sommo dispiacere di Fred.

«Herm è l'orribile soprannome che usavano all’asilo. E io odiavo l’asilo,» puntalizza con espressione astiosa. «Tutti i bambini non facevano altro che giocare, mentre io cercavo di imparare a leggere.»

Fred, dopo un istante di perplessità, scoppia a ridere e allunga il braccio per convincerla a sdraiarsi di nuovo accanto a sé.

«Ma neanche all’asilo giocavi, è impossibile! I tuoi genitori ti spiegavano la politica mondiale invece di raccontarti le favole?!»

«Ma che divertente,» cantilena lei, battendogli un pugno privo di forze sul petto prima di rilassarsi tra le sue braccia. «Certo che mi raccontavano le favole, e che tu ci creda o no una delle mie preferite era Peter Pan

«Prete Pane?!1»

È lei questa volta che ride divertita.

«Ma che Prete Pane! Peter Pan!» dice allegra. «Dai, non puoi non conoscerla.»

Ma Fred, d'un tratto serio, passa in rassegna tutte le favole di sua conoscenza e scuote infine la testa.

«No, non la ricordo. Forse… è una favola babbana?»

«Abbiamo favole diverse?» chiede stupita, cercandolo con lo sguardo.

«Raccontamela,» esclama, aprendosi in un sorriso radioso che contagia anche lei.

«Peter Pan è un bambino, un bambino che vive in un posto speciale, l’Isola che non c’è…»

«Come fa a vivere in un posto che non c’è?»

«Ѐ una favola! Sta' zitto e fammi continuare,» dice spiccia, convincendolo a ingoiare un'altra domanda. «Dicevo che vive in questo luogo incantato, dove ci sono creature inesistenti, come sirene, fate…»

«Esistono. Questa favola è una bufala! Esistono sia le sirene che le fate.»

Sbuffa Hermione, mettendosi seduta a braccia incrociate.

«Ѐ una favola babbana,» puntualizza spazientita, «e nel mondo babbano queste creature non esistono.»

«Allora Peter Pan deve essere un mago,» rilancia perplesso Fred. «Ecco, se dici questo facciamo prima e saltiamo il prologo. Avanti, vai direttamente alla parte dell’azione!»

Occhi al cielo, espressione arresa: Hermione si rilassa di nuovo sul petto di lui con un sorriso rassegnato in viso. 

«Dicevo,» riprende perentoria. «La particolarità di questo posto è che i bimbi che abitano sull’Isola non crescono mai. Peter Pan non vuole crescere e quindi…»

«Ma è un mito! Racconta, mi piace Prete… cioè Peter! Sì, Peter mi piace!»

«Se mi fai parlare racconto,» rimprovera bonaria. «Lui ha un nemico…»

«Ci sono sempre i cattivi!»

«E ti stai zitto?!»

«Calmati, Banshee!»

Hermione sbuffa di nuovo e si preoccupa di rifilargli un'occhiataccia prima di proseguire il racconto, incassando il ghigno impudente di Fred.

«Il nemico è un pirata: Capitan Uncino. Si chiama così perché ha un uncino al posto della mano destra, Peter l’ha data in pasto a un coccodrillo,» spiega, scoccandogli un'altra occhiataccia quando lo vede illuminarsi e intuisce che sia pronto a tessere lodi di Peter. «Un giorno, Peter porta Wendy sull’Isola che non c’è.»

«C’è sempre di mezzo una ragazza.»

«Stai zitto! Non è come pensi, Peter in un certo senso è attratto da Wendy e anche Wendy lo è…»

«Quindi vissero tutti felici e contenti,» cantilena annoiato.

«No. Lui le insegna a volare. Lei gli racconta le favole2. Lui e i bimbi sperduti adorano le favole,» spiega con voce sempre più flebile, sino a smarrire l’iniziale entusiasmo. «Ma Wendy voleva crescere, Peter no,» riprende dopo una breve pausa. «Così lei torna a casa e diventa adulta, mentre lui resta sull’Isola, per sempre bambino.»

Tacciono entrambi per qualche istante, ma Fred non smette di accarezzarle la guancia neanche per una manciata di secondi.

«E perché ti piace questa storia?»

«Non lo so,» mormora, mentre nella sua mente iniziano a vorticare le parole di Ron, che per qualche ragione la convincono a stringersi di più a Fred. «Cosa farai appena tornato a Hogwarts?»

E lui, come rinvigorito dalla domanda, si abbandona a un sorriso luminoso.

«Per prima cosa devo riabbracciare quel cane di Lee,» esclama – “Fred si stancherà di te”. «Poi corro da Angelina per sapere quando organizza il primo allenamento,» continua – “Sei solo il nuovo gioco”. «Sperando che non mi tiri una scarpa visto che l’ho mollata,» aggiunge ghignando – “Bill mi ha detto che l’ha mollata con una lettera”. «E poi io e George organizziamo il commercio,» elenca in ultimo – “George è l’unica persona che non tradirà mai”. «Sarà un anno fantastico,» conclude entusiasta – “Non venire a piangere da me”.

 

*
 

«Fred… sto dormendo,» farfuglia George, rigirandosi assonnato nel letto.

«Ma devo raccontarti di Peter Pan, è un mito!»

«Cos’è, un criceto?»

«No!»



 


1“Prete Pane”: citazione tratta dal film d’animazione Disney Le avventure di Peter Pan del 1953.
2“Lui le insegna a volare. Lei gli racconta le favole”: espressione ispirata a una frase tratta dal film Peter Pan del 2003.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** La differenza ***


«Silenzio! Spiego io che lo so,» impone Fred, in piedi su una sedia. «George, chiudi la porta, se ci becca mamma…» aggiunge in un eloquente sussurro, rasserenandosi quando il fratello lo asseconda celere – dopotutto è noto che la signora Weasley non sopporti vedere una bella sedia usata in quel modo barbaro. «Peter Pan volava perché aveva una Scopalinda!» riprende allegro Fred, schiarendosi persino la voce prima di parlare e allargando le braccia come a voler fare un’arringa.

«Oh, ecco!» commenta Ginny, dando poi un morso al muffin che ha tra le mani.

«No, no e no! Peter Pan volava grazie ai pensieri felici e alla polvere di fata.»

«Non dire sciocchezze, Harry, le fate non hanno la polvere.»

«Ha ragione George. E poi i pensieri felici non fanno volare, altrimenti i Cannoni dovrebbero stare sempre giù!»

«Ehi, non offendere i Cannoni,» borbotta Ron all'indirizzo di Sirius.

Ma l'erede dei Black, che si diverte troppo quando lo punzecchia sulla sua squadra del cuore, si limita a rifilargli un ghigno, salvo poi dedicare l'attenzione a Harry che ha ben pensato di sistemare una sedia accanto a quella di Fred e salirvi a sua volta su.

«Ѐ una favola babbana: Peter vola senza scopa!»

«Ma chi cavolo è Peter?»

«Da quello che ho capito, Ginny, è un criceto.»

«Ma no, George, è un bambino che vive…» s’interrompe Fred, illuminandosi quando la porta si spalanca. «Herm!»

«Herm?» chiedono tutti in coro.

«Ti ho già detto che detesto essere chiamata così.»

«Appunto!» esclamano all’unisono Fred e George, scambiandosi un’occhiata complice.

Hermione scuote il capo rassegnata, anche perché non le è affatto sfuggito che al suo ingresso Ron si è chiuso in quel silenzio di protesta che seguita a ostentare. Con un'altra occhiata nota anche Sirius sogghignare, Ginny mangiare il secondo muffin e Harry ancora in piedi sulla sedia in attesa di chissà cosa.

«Di cosa parlavate?»

«Ma di Peter Pan, ovviamente,» risponde allegro Fred, incapace di cogliere l’ombra che attraversa gli occhi scuri di Hermione.

Hermione che, forse per distrarsi o per reale necessità, punta lo sguardo sull’orologio della sala da pranzo – non l’avesse mai fatto! Nell'immediato, il viso cede a un’espressione preoccupata e ansiosa, la bocca si spalanca sorpresa e l’indice indica a tutti l’orologio.

«Oh no, oh no, oh no,» cantilena tra sé e sé, girando anche in tondo come una matta.

Fred salta giù dalla sedia, guardandola preoccupato.

«Ma che hai? Stai male?» chiede, iniziando a girare in tondo assieme a lei nel tentativo di avvicinarla.

«Ѐ la tua ragazza e non sai neanche cos’ha?» interviene astioso Ron, guadagnandosi tutta la disapprovazione e l’irritazione di George.

«Tu lo sai, invece?» sbotta proprio George.

«Fate silenzio! Oh no, oh no...»

Ginny e Sirius fissano Harry, che dal canto suo, sbirciato l'orario, si stringe nelle spalle.

«Temo manchino cinque minuti all’arrivo delle lettere da Hogwarts, e lei…» spiega Harry, facendo sgranare gli occhi ai due.

«Hermione, ma se è per questo sta' calma! I tuoi voti saranno altissimi e ci sarà anche la spilla da Prefetto,» tenta incoraggiante Fred.

«Non dirlo,» impone a denti stretti Hermione.

A proteggere il malcapitato fidanzato dal nervosismo di Hermione sono proprio le tanto attese missive, strette a sorpresa nella mano di Molly Weasley, che le distribuisce sorridente ai cinque ragazzi.
Fred e George staccano noncuranti il sigillo, mentre Ginny adotta maggiore delicatezza e cautela. Harry, invece, si rende conto solo ora di provare un misto di ansia e aspettativa verso il contenuto di quella lettera e si ritrova quasi a trattenere il respiro come Hermione. Eppure la sorpresa più grande arriva da Ron, che noncurante quanto i fratelli si libera svelto del sigillo e srotola la pergamena, accorgendosi in un secondo momento di un bottoncino rotondo cascato a terra: è quando gli occhi di tutti fissano il pavimento che Hermione e la signora Weasley lanciano un urlo eccitato.

«Non ci credo! Non ci credo! Oh, Ron, è meraviglioso! Prefetto! Come tutti in famiglia!1»

«Io e Fred chi siamo i vicini della porta accanto?1»

Ed è con queste parole che sono consacrati i due nuovi Prefetti Grifondoro: Ron e ovviamente Hermione – l’uno sorpreso e felice, l’altra eccitata.
Tutti festeggiano, tutti a eccezione di un ragazzo moro, la cui espressione tradisce le aspettative nutrite: Harry Potter non è stato eletto Prefetto, nonostante tutto hanno preferito il suo migliore amico e questa cosa, dentro di Harry, rischia di fare un po' male.

 

*

«Harry.»

Entra in punta di piedi Hermione, avvicinandosi all’amico che si è rintanato in questa stanza da quando hanno ricevuto le lettere.

«Che hai?»

«Niente, stai tranquilla,» risponde con tono sin troppo duro, senza smettere di fissare il vuoto.

Hermione sospira, mordicchia incerta le labbra, si guarda attorno. Dopo alcuni istanti di silenzio decide però di sedersi sul letto dove Harry è sdraiato, attenta a non urtarlo per non dargli l’impressione di voler invadere i suoi spazi.

«Altri incubi?»

«Ti ho detto che sto benissimo.»

«Non hai spiccicato parola da quando sono arrivate le lettere,» replica intuitiva.

«Appunto,» dice controvoglia. «Tu e Ron siete i Prefetti, tu ora frequenti anche Fred, quindi benissimo, benissimo davvero. Scommetto che non vedete l’ora di tornare a Hogwarts,» sputa nervoso, sfogando uno stato d'animo che fatica a capire e che non gli piace neanche un po' – la sensazione di esclusione e tradimento che l'ha sorpreso all'arrivo in questa casa è riemersa prepotente. «A me invece non importa tornare, voglio restare qui, con l’Ordine, con Sirius…»

«Harry…» interviene rattristata Hermione, seppure al momento non sia sicura di sapere cosa dirgli né come comportarsi.

«Non preoccuparti,» taglia corto Harry. «Goditi il tuo anno, in fondo hai tutto quello che volevi,» dice dandole le spalle. «E anche Ron.»

 

*
 

«Tonks!»

«Ron, ciao! Tanti complimenti! Molly mi ha già informata!»

«Grazie,» replica sorpreso e un po' in imbarazzo. «Ho finito le traduzioni che mi avevi assegnato, eccole.»

«Bene,» esclama, afferrando il plico disordinato. «Dai, correggiamole!»

 

*
 

In un altro angolo di Grimmauld Place, precisamente in uno sgabuzzino, un ragazzo tenta di baciare una ragazza.

«Fred, non ora.»

«Ma dai,» si lamenta. «Dobbiamo festeggiare la tua secchionaggine

Ma Hermione lo guarda torva, sfruttando il fatto che questa volta si è degnato di farle trovare almeno una vecchia candela a far luce.

«Devo preparare gli ultimi bagagli, trovare Ron, fare pace con lui e poi andare da Harry per cercare di calmarlo,» elenca, poggiando la schiena al muro senza neanche rendersene conto. «Poi…»

«Scusa, e io?»

Fred si inserisce prima che lei possa mettere in fila un altro elenco e allunga le braccia in avanti, sino a toccare quella stessa parete contro cui è poggiata lei, con l'intenzione di impedirle di fuggire o allontanarlo.

«Tu… tu…» tentenna, colta alla sprovvista. «Noi due ci vediamo dopo,» dice a disagio, cercandolo con lo sguardo.

Fred, a sua volta sorpreso da questa risposta, non riesce a frenare un sorriso amaro.

«Non devi caricarti dei problemi di tutti, se Harry ha la luna storta…» s'interrompe improvviso, ridacchiando divertito. «Lunastorta... la luna storta! Lunastorta con la luna storta!»

«Ho capito, continua,» sbotta spazientita.

«Calmati,» replica rabbuiato, riprendendo a osservarla con l'intenzione di comprenderne la preoccupazione. «Non è colpa tua, niente è colpa tua,» tenta. «Voglio solo stare con te, prima che torniamo a Hogwarts.»

«Perché? Cosa succede quando torniamo a Hogwarts?»

«Beh, ci sarà meno tempo. Quidditch, lezioni… non sarà come adesso.»

“Tu non sei diversa per lui” – Hermione ingoia a vuoto e lo osserva quasi impaurita.

«E come sarà?»

«Cosa vuoi che ne sappia,» replica noncurante, concedendole un sorriso bonario. «Ora posso baciarti?» chiede malizioso.

“Sei solo il nuovo gioco” – Hermione serra le labbra e scuote la testa.

«No,» dice più a se stessa che a lui. «Non puoi,» aggiunge quando ne coglie l’aria interrogativa. «Anzi non puoi né ora né mai, è stato tutto un errore, Fred. Un errore colossale.»

Ormai neanche lo guarda più, anzi gli occhi vagano ovunque, confusi e persi, pur di non incrociare quelli di Fred.

«Ma che stai dicendo?» sbotta a sua volta confuso.

«Che non siamo fatti per stare insieme.»

«Ma che ne sai? Non è neanche una settimana che stiamo insieme,» replica, lasciandosi sfuggire un sorrisetto divertito per l'assurdità della faccenda.

Peccato che Hermione non reagisca bene all'ilarità di Fred e scatti in avanti, costringendolo ad arretrare.

«Ecco, è questo quello che intendo: tu ridi, ridi sempre.»

«E cosa dovrei fare?»

«Non lo so, ma forse potresti renderti conto che esistono anche i momenti seri, i problemi…»

Ma Fred non sembra per niente incline a proseguire quello che ormai reputa un litigio, per giunta insensato dal suo punto di vista, e si allontana da lei con un'espressione seria in viso, inducendola a zittirsi.

«Ci si vede a scuola, Granger

E così dicendo abbandona il ripostiglio, lasciando Hermione in piena crisi.




 


1«Non ci credo! Non ci credo! Oh, Ron, è meraviglioso! Prefetto! Come tutti in famiglia!» | «Io e Fred chi siamo i vicini della porta accanto?»: citazione tratta dal libro Harry Potter e l’Ordine della Fenice di J.K. Rowling.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Hogwarts ***


Sono trascorsi quattro giorni dalla discussione di Hermione e Fred e nessuno ha avuto l’occasione di approfondire quanto accaduto, tutti troppo indaffarati con gli ultimi preparativi per la partenza.
In questo intervallo di tempo, Harry ha finto un comportamento normale, seppure sia apparso schivo con tutti a eccezione di Sirius, Ron ha riacquistato parte del suo buonumore notando il distacco tra il fratello e l’amica, Ginny si è sforzata di essere l’ago della bilancia. Fred, in apparenza quieto e per nulla scosso dalla situazione con Hermione, ha invece organizzato la merce da portare a Hogwarts assieme a George.
Hermione, dal canto suo, ha trascorso il tempo continuando a ripetersi che la cosa migliore e più razionale sia lasciare la relazione con Fred a Grimmauld Place e considerarla un’esperienza nata e finita tra queste mura – pensieri che la inseguono anche ora, che è nella camera che l'ha ospitata nelle ultime settimane, impegnata a controllare una volta ancora di aver messo in valigia tutte le sue cose.

«Hermione!»

«Veloce, Ron, devo controllare la lista.»

«La lista?» chiede con un sopracciglio inarcato.

«Sì, quella delle mie cose, per essere sicura di non aver dimenticato niente.»

«Ho capito,» liquida, porgendole poi una pergamena che cattura l’attenzione guardinga di Hermione.

«Cos’è?»

«La traduzione di Rune, le vacanze sono finite. Come da scommessa, eccoti la mia traduzione.»

«Ma io pensavo che non contasse più quella scommessa,» dice allarmata, consapevole di aver completamente trascurato il volo.

«Forse per te, che facevi altro in quella stanza,» ribatte astioso, stringendo con più forza la pergamena sgualcita. «Ma per me contava, quindi prendila.»

Hermione l’afferra vinta, ma anziché leggerla guarda Ron preoccupata, cedendo a un sorriso nervoso.

«Non ti aspetterai che vada da Gazza… sono un Prefetto.»

«Non è un mio problema. Hai scommesso: se non sei in grado di fare il giro di una stanza in volo, appena tornati a scuola andrai da Gazza,» dice con un sorrisetto sadico.

Probabilmente, per Ron, questa scommessa persa è anche una piccola vendetta.

 

*


«Molto bene, avete preso tutto?»

«Sì, mamma.»

«Sì, signora Weasley.»

«Andiamo, allora!»

 

*
 

A King’s Cross una miriade di studenti si accalca ai piedi del treno, tra questi molti fissano Harry con aria sospettosa, altri astiosa, altri ancora sfoggiano indifferenza. Tutti, però, sono impegnati in saluti più o meno calorosi, mentre le famiglie tradiscono espressioni meno rilassate degli anni addietro – la morte di uno studente, provocata o meno da un mago oscuro, è uno spettro che preoccupa ognuno dei genitori presenti.
È in questa confusione che due teste rosse trovano finalmente un ragazzo dall’aria familiare e allegra.

«Lee!»

«Weasley!»

Lee Jordan raggiunge Fred e George in poche falcate, salutandoli con cordiali pacche sulla schiena.

«Non sai cos’abbiamo preparato per quest’anno!»

«E voi sapete gli slogan che ho ideato io,» rilancia Lee. «La mia cronaca rimarrà nella storia!»

E mentre George anticipa all'amico dettagli interessanti sui Tiri Vispi, Fred si volta in direzione di una ragazza impegnata a salutare Neville.

«Quante smancerie, che bisogno avrà di abbracciarlo,» sbotta corrucciato.

«Fred, ma di che parli?»

George, colta la perplessità di Lee, segue la traiettoria dello sguardo del fratello, cogliendo al volo cosa lo abbia distratto.

«Freddie,» chiama, senza preoccuparsi di nascondere un ghigno impertinente.

«Ci sono,» risponde celere Fred, obbligandosi a guardare e ascoltare George e Lee – peccato che l’attenzione sia totalmente altrove.

 

*
 

«Sono esausta,» mormora Hermione, sedendosi fiacca sul divano della Sala Comune.

«Non ci provare, abbiamo da fare.»

«Cos’è che dovete fare?»

La domanda di George riesce a calamitare l'attenzione dei due Prefetti, e se Hermione è impegnata a fuggire lo sguardo di Fred, Ron sogghigna compiaciuto.

«Hermione deve dire una cosa a Gazza,» esclama infatti in risposta, avviandosi all’uscita.

Hermione si congeda da Fred con un'occhiata sfuggente, tipica di chi vorrebbe ma proprio non riesce. Fred, dal canto suo, si limita a mascherare ogni possibile emozione con il solito ghigno sfrontato.

 

*
 

Hermione e Ron sono riusciti a trascinare con loro anche Harry: assurdo ma vero, nonostante tutto il Prescelto non ha voluto rinunciare alla scena epocale. Per l'occasione, lui e Ron sono nascosti dal Mantello dell’Invisibilità, mentre Hermione è ferma nel bel mezzo del corridoio, sola soltanto in apparenza, in attesa che Gazza si avvicini – a giudicare dalla figura di inchiostro che si muove sulla Mappa del Malandrino stretta dai due ragazzi, non dovranno aspettare più di qualche minuto.
Quando lo vede arrivare, Hermione sussulta e si torce nervosa le mani, sperando con tutta se stessa che questa sciocchezza non le costi la spilla da Prefetto appuntata sulla divisa. Nel vano tentativo di distrarsi, si impegna a osservare Gazza, la sua andatura zoppicante, la sua schiena curva, i suoi abiti sgualciti, quell’aria sempre troppo trasandata.
È quando è ormai a un passo da lei che, deglutendo, Hermione fa un passo in avanti e costringe il Custode e l’insopportabile gatta, sempre al suo seguito, a fermarsi.

«Signor Gazza, buonasera.»

«Cosa vuoi?»

Il tono astioso dell’uomo convincerebbe chiunque a rinunciare ai propositi, ma Hermione è troppo orgogliosa.

«Devo dirle una cosa.»

«Sempre più svogliati,» borbotta a sorpresa Gazza, che ha adocchiato la spilla da Prefetto. «Se sei qui per chiedermi quali corridoi ho già controllato, sappi che devi fare tutto da sola, hai capito? Questi ragazzi… Scansafatiche… Ma come vi scelgono?»

Stringe i pugni Hermione, indispettita da quelle insinuazioni e accuse immeritate.

«Non ha capito,» ribatte svelta. «Sono qui per dirle che Madama Pince gradirebbe essere raggiunta in biblioteca,» dice sicura, come rinvigorita dagli insulti.

«Ma cosa blateri? Va' a studiare, ragazzina!»

«È la verità,» insiste. «Madama Pince nutre una grande stima per lei,» aggiunge, attenta a calcare la parola “stima” come a volerle conferire un velo di malizia, rifugiandosi astuta in allusioni e fraintendimenti.

A queste parole inaspettate, un’espressione ebete appare sul volto dell’uomo e «Oh!» esclama, avviandosi più in fretta possibile alla volta della biblioteca, seguito a ruota dalla diffidente gatta.

«Ci ha creduto,» esclama allucinata Hermione, scuotendo rassegnata la testa quando sente le risate divertite di Harry e Ron.

 

*
 

«Secondo te saranno tornati?»

«Chi?»

«Hermione e Ron.»

George sogghigna e si rigira nel letto per riuscire a guardare il fratello, sdraiato nel letto accanto.

«Mi sembra d’aver visto anche Harry andare con loro.»

«Capisco,» dice mesto Fred, che fissa George come se cercasse in lui la risposta che gli manca.

«Ti piace molto, vero?» chiede retorico, e infatti Fred si limita a rispondere con un sorriso colpevole. «Ignora tutto quello che ha detto e falle cambiare idea.»

«Lei pensa troppo,» riflette Fred. «Non la capisco quando fa così.»

«Un modo per non farla pensare c’è, e anche per zittirla,» ghigna malizioso George.

E Fred, cedendo a una risata complice, si convince che in fondo è vero, George ha ragione: il modo c'è.


*
 

«Dove credi di andare?»

Una domanda, questa, pronunciata con tono sarcastico ed espressione ghignante. Hermione non fa in tempo a rispondere che qualcuno l’afferra per il gomito e la trascina dietro una delle colonne del corridoio.

«Fred!» sbraita, riconoscendolo senza neanche guardarlo – dettaglio che disegna un sorriso radioso sul volto del diciassettenne. «Ho lezione tra venti minuti esatti, mi farai fare tardi.»

«Appunto,» ridacchia. «Abbiamo venti minuti tutti per noi,» dice malizioso, mentre le loro mani si intrecciano.

Hermione, confusa, rilassa la schiena contro la colonna, tentando di non farsi inebriare dalla ritrovata vicinanza.

«Non esiste più un noi.»

«Risposta sbagliata, Granger, meno venti punti a Grifondoro!»

«Non scherzare,» l’ammonisce risentita. «Non mi parli da quando…»

«Da quando ti ho detto che ci saremmo visti a Hogwarts,» interviene lesto. «E ora dove siamo?» aggiunge retorico, sfoggiando il suo sorriso sghembo. «Ti ho concesso cinque lunghi giorni per capire che ti sarei mancato da morire. Ora, se permetti, continuerei il discorso dello sgabuzzino.»

Non aggiunge altro, non ci riesce, perché a imporsi è la voglia di baciarla. E lei, sorpresa da questo atteggiamento, in un primo momento non riesce a sottrarsi, ma dopo poco si ritrae e, liberate le mani dalla sua morsa, tenta di spingerlo via.

«Non è una buona idea.»

«Ma perché?» chiede esausto. «Io ti piaccio, tu mi piaci. Che problema c’è?»

«Io non voglio essere il tuo gioco!»

E se Fred sgrana gli occhi, colto alla sprovvista da queste parole, Hermione china lo sguardo a disagio.

«Hermione, non sei il mio gioco... Ma che accidenti dici?»

«Non lo so,» mormora. «Non siamo troppo diversi?»

A questa domanda Fred si apre in un sorriso sincero e corre a carezzarle la guancia.

«Ma è proprio questo il bello, Herm

Hermione si accorge di aver voglia di protestare per l'uso del soprannome, ma si accorge anche che potrà rimbeccarlo dopo, prima preferisce baciarlo.

 




 


Angolo autrice: salve! Grazie a Black_Yumi, fredlove, Elizabeth The Battle e Krixi19 per le bellissime recensioni <3 e grazie a tutti coloro che continuano a seguire! Mi scuso se pubblico due volte nello stesso giorno (magari penserete che sia sin troppo celere) ma, davvero, questa storia mi coinvolge così tanto che ogni minuto libero lo sfrutto per scrivere. Vi avviso che il prossimo è l'ultimo, quindi spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che vi piacerà quello conclusivo. Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** La magia più potente ***


2 maggio 1998
Battaglia di Hogwarts


È il caos totale.
I Mangiamorte ostentano tutta la loro ferocia, colpendo senza pietà chiunque si frapponga fra loro e l’obiettivo, e Hagwarts cade lentamente a pezzi. Gli insegnanti danno prova di grande coraggio e gli studenti, dimentichi di avere solo diciassette anni o poco più, combattono come leoni, guidati da ideali di giustizia, amore e lealtà – loro combattono per la vita, questo li pone in una situazione di vantaggio.
I Grifondoro sono tutti schierati con Harry Potter, al pari dei Tassorosso, rimasti in tanti a sostenere il bene, anche qualche Corvonero ha vinto la paura. I membri dell’Ordine si battono sfogando rabbia, timori, desiderio di vedere il dolore cessare: la seconda guerra magica sembra essere ancora più cruenta della prima, ma questa volta possono sconfiggerlo – questa volta, continuano a ripetersi, è diverso.
In questa confusione, mentre gli alleati sono sparpagliati ovunque a combattere, Harry, Ron e Hermione riescono a ritrovarsi, tenendo testa a ogni ostacolo che incontrano. Sono sporchi di terriccio, sangue rappreso, sudore – sporchi di morte – e tra loro Hermione vaga disperata, alla ricerca di un unico volto tra la folla.


~

Ottobre 1995

«Hermione, mi dici che ti prende?»

«Un bel niente. Ora lasciami in pace, devo studiare.»

Fred aggrotta la fronte in un’espressione crucciata, ma anziché andare via dalla biblioteca si siede accanto alla ragazza e inizia a fissarla.

«Fred…»

«Devo dirti una cosa.»

«Cosa?»

«Mi manchi.»

I libri sono i soli spettatori del sorriso che illumina il viso di Hermione e sono anche gli unici a sbirciarla mentre, contravvenendo a ogni regola imposta, si sporge in avanti per baciare Fred.


~


Hermione continua a correre assieme a Harry e Ron. Ansimano, combattono, si fanno scudo tra loro e improvvisamente incrociano Remus. I due ragazzi si lasciano sfuggire un sorriso nel vederlo ancora in vita, mentre lei gli corre incontro.

«Remus,» chiama sconvolta, la bacchetta stretta tra dita tremule. «Dov’è Fred? Sai dov’è Fred?»

Deglutisce l’uomo, sporco e ferito.

«È con Percy, non so altro. Ma ora andate, correte!»

«Come con Percy?»

Lo chiede spaventata, e mentre si sente afferrare da mani forti, quelle di Ron, continua a guardare Remus e a chiamarlo sino a quando non sparisce nella folla.


~

Aprile 1996

«Ma cosa vuoi fare? È una pazzia, vi espelleranno.»

«Non ci faremo espellere, andiamo via prima!»

L’aria ilare del ragazzo si scontra con l’aria preoccupata e rabbuiata della ragazza.

«Noi ci vediamo in estate!»

«Ma come hai potuto pensare una cosa simile? Quale estate? Possibile che debba seguire George ovunque? L’idea è sua, non è così?»

«George ha idee geniali, e l’idea è nostra,» replica duro. «Devi capirlo, Hermione, se vuoi stare con me, lo devi capire: io senza George non sono niente, lui è parte della mia vita,» dice, mentre il viso si rilassa in un'espressione più dolce e le dita cercano quelle di lei. «Come lo sei tu.»


~
 

E mentre il trio corre in cerca di una soluzione – una svolta capace di vincere il male –, in uno degli angoli di Hogwarts combatte un altro ragazzo troppo giovane per i dolori di una guerra, e combatte con tutto il coraggio che possiede, con la consapevolezza che questo potrebbe essere il suo ultimo giorno di vita.

«Angelina! No!»

Una barriera si erge a sorpresa dinanzi alla ragazza, che terrorizzata corre ad abbracciare l'alleato che l'ha salvata.

«George,» singhiozza. «Ti amo.»

«Anch’io, Angie, anch’io.» 

Eppure, mentre George pronuncia quelle parole, per quanto sentite, il cuore perde un battito: nonostante li cerchi, non riesce a scorgere nella folla nessuno dei suoi familiari, ma soprattutto la sua metà, il suo migliore amico, quel parassita che gli rubava il cordone ombelicale.
Non avrebbero dovuto separarsi, non avrebbero dovuto farlo.

 

~
 

Luglio 1997

«Georgie… come va?»

«Tranquillo… ho perso solo un orecchio.»

Sono seduti entrambi sul letto di George, l’uno accanto all’altro. D’improvviso gli occhi di Fred si inumidiscono e la mano corre a coprirli, mentre la testa si china.

«Freddie, che fai?» pigola George, stringendo la spalla del gemello con dita fredde e scosse da tremori. «Non starai piangendo?»

«Non dire idiozie,» risponde con voce incerta, ma l'istante dopo un calcio rabbioso scaraventa uno scatolone dall’altra parte della stanza. «Dannazione, George, potevi morire,» prorompe. «Dannazione,» ripete, lasciandosi sfuggire il primo singhiozzo.

George, che non lo ha mai visto piangere e crede che queste siano in assoluto le sue prime lacrime consapevoli, lo abbraccia.

«Non dire tu idiozie, io non me ne vado senza di te. E tu non te ne vai senza di me.»

«È perché non c’ero io. Noi due insieme siamo invincibili,» ringhia. «Non devi più combattere senza di me, mai più.»

«Te lo prometto.»

~

 

Continua a guardarsi intorno la ragazza.

«Hermione, dobbiamo trovare il serpente,» incita Harry, scuotendola.

Ron, accanto a loro, è spaccato a metà: vuole trovare il serpente, ma vuole trovare anche la sua famiglia.

«No, no!» dice Hermione, allontanando le mani di Harry dalle proprie spalle. «Non c’è George, tu non capisci! Non c’è George,» dice più a se stessa che a lui, mentre delle lacrime iniziano a rigare quel volto troppo giovane per provare tanto dolore e tanta disperazione.

«Cerchiamo gli altri.»

La voce incolore di Ron sancisce la fine della diatriba: il cuore non può essere ignorato sempre.


~

Luglio 1996

«Cosa faremo quando tornerò a Hogwarts?»

Un sorriso sghembo illumina il viso di Fred.

«Semplice! Tu scappi grazie ai passaggi segreti una o due volte alla settimana e io mi faccio trovare a Hogsmeade,» dice allegro, serrando la presa intorno alla vita di lei per stringerla ancora di più a sé. «Non mi lascerai di nuovo, Granger.»


«Se io ti lascio tu puoi sempre tornare a prendermi,» replica con un sorriso, poggiando la testa sul petto di lui. «Come sempre.»

«Quindi giocheremo per sempre al gatto e al topo?!»

«È che siamo diversi.»

«No. Siamo fatti per stare insieme.»

Un bacio consacra quelle parole, dette da un giovane che ha iniziato a conoscere l’amore a una ragazza impegnata nello stesso percorso.


~
 

È correndo, eseguendo incantesimi, proteggendo e lasciandosi proteggere, vedendo la morte nuda e cruda attraversarli che s’imbattono in due volti noti e a lungo cercati. Hermione, gli occhi sbarrati, inizia ad avvertire le gambe molli, il cuore battere all’impazzata, le forze venire meno.

«Muoviamoci,» incita Harry con voce rotta dal terrore, ma ugualmente decisa e colma di coraggio.

Ron serra le dita intorno alla bacchetta, pronto ad attaccare. È solo questione di pochi, pochissimi secondi.


~

Agosto 1998

Continuano a litigare, nonostante ci sia un matrimonio tra pochissime ore, loro due continuano a litigare. Fred Weasley non ricorda di essersi mai sentito così furioso e urla tutta la sua rabbia contro la ragazza che gli è di fronte.

«Non andrai!»

Hermione piange controvoglia, e piange nervosismo, paura, amore, frustrazione – ha l'impressione che le sue lacrime possano dire tutto.

«Non posso!» urla a sua volta. «Non posso non andare, come puoi non capirlo! Dobbiamo farlo io, Harry e Ron.»


«Allora lasciami venire con te.»

«Non puoi, Silente ha detto…»

«Non mi importa un accidente di quello che ha detto Silente,» interviene duro. «Era un cretino Silente, un mentecatto, se ha pensato per un solo istante che io lasciassi andare la donna più importante della mia vita a suicidarsi.»

Hermione si pietrifica a queste parole. La loro altalenante relazione va avanti tra alti e bassi da quella prima estate a Grimmauld Place, eppure non le ha mai detto nulla di simile.

«Fred…»


La stringe in un abbraccio possessivo, disperato.

«Resta con me. Ti prego, questa volta, scegli me.»


«Non posso.»

~
 

Non lo vede dal matrimonio di Bill e Fleur.
Da quel giorno non lo ha più sfiorato, non ha più percepito il suo odore, ha solo ascoltato la sua voce alla radio sperando che stesse bene, chiedendosi se l’avesse perdonata. E ora è lì, a pochi passi da lei, impegnato a combattere come gli hanno insegnato: con coraggio, lealtà e sicurezza.
Hermione vede il volto dell’avversario di Fred e Percy palesarsi, si tratta del Ministro, e vede Fred sorridere a Percy – deve avergli detto qualcosa di divertente –, così decide di avanzare, portarsi in avanti per avvicinarsi a loro, a lui.
Il mondo continua a girare, Harry e Ron cercano di proteggersi a vicenda, forse proteggono anche lei – sono solo pochi, rapidissimi e maledetti secondi.
Qualcosa esplode.
Nessuno l’avrebbe visto, nessuno, ma c’è lei. Lei che grida con tutto il fiato che ha in quel minuscolo corpo la protezione per lui, un «Protego» che sembra far tremare mura già diroccate.
Una barriera circonda improvvisa Fred, una sorta di bolla che lo protegge dal crollo della parete. E lui urta, avverte un dolore fisico indicibile, mentre stordito china il capo e si copre il volto. Quando le mani scivolano via, però, il primo viso che Fred si ritrova di fronte è il più bello che abbia mai visto e riesce a lenire ogni ferita.

«Hermione.»

«Sei vivo.»

Una lacrima le riga la guancia e Fred si affretta ad asciugarla. Le accarezza il volto, gli è sempre piaciuto carezzarle il volto, e sorride sghembo, come se intorno a loro il mondo non fosse impegnato a urlare la sua tragedia, come se lui non fosse accasciato a terra e lei non fosse inginocchiata al suo fianco.

«Non te l’ho mai detto,» mormora a fatica, dolente per la violenza dell’urto. «Ti amo.»

Hermione non avrebbe mai creduto di poter avvertire una gioia invasiva in questo dolore buio, eppure accade. Una gioia che la convince a sporgersi in avanti, senza preoccuparsi di nulla – come quel giorno in biblioteca –, e a baciarlo come avrebbe voluto fare tante volte in questi lunghi mesi.
È mentre si baciano che Harry, Ron e Percy li raggiungono, non sono trascorsi che pochi istanti dall’esplosione e i tre si sono rimessi in piedi da poco, muovendo passi incerti tra le macerie. Si lascia sfuggire un sorriso Harry, al pari di Ron.

«Temo che le vostre effusioni siano fuori luogo,» dice con finta severità Percy, sorridendo a sua volta.

Dopotutto Silente lo ha sempre detto, che l’amore è la magia più potente che esista. Quindi non c’è da stupirsi se una disperata e innamorata diciottenne è riuscita a salvare la sua anima gemella.

«Te l’avevo detto, Granger, siamo fatti per stare insieme.»




 


Angolo autrice: siamo giunti alla fine e non immaginate quanto sia brutto per me concludere questa storia. Mi scuso se nel finale sono stata banale inserendo lo scontatissimo lieto fine, ma è stato più forte di me: Fred non deve e non può morire, quindi niente, ecco, le cose dovevano andare così! Bene, mettendo da parte questa nota assolutamente di parte, ringrazio di cuore tutti coloro che hanno seguito la storia, sia leggendola semplicemente sia inserendola tra le preferite/seguite/ricordate, e ovviamente ringrazio tutti coloro che mi hanno seguito con delle stupende recensioni in questa prima long!
Quindi, davvero, grazie a tutti. Alla prossima fanfinction!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1052003