Il bacio delle fiamme

di REAwhereverIgo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Accademia ***
Capitolo 2: *** Un nuovo amico ***
Capitolo 3: *** Un nuovo amico pt 2 ***
Capitolo 4: *** Mashou ***
Capitolo 5: *** Mashou pt 2 ***
Capitolo 6: *** Primo contatto con i demoni ***
Capitolo 7: *** Primo contatto con i demoni pt 2 ***
Capitolo 8: *** Una cena piena di novità ***
Capitolo 9: *** Una cena piena di novità pt 2 ***
Capitolo 10: *** Ripetizioni ***
Capitolo 11: *** Ripetizioni pt 2 ***
Capitolo 12: *** Una scoperta scottante ***
Capitolo 13: *** Una scoperta scottante pt 2 ***
Capitolo 14: *** Il mio migliore amico è un demone! ***
Capitolo 15: *** Il mio migliore amico è un demone! pt 2 ***
Capitolo 16: *** Operazione: aiutare Rin! ***
Capitolo 17: *** Operazione: aiutare Rin! pt 2 ***
Capitolo 18: *** Piccolo sbaglio in albergo ***
Capitolo 19: *** Piccolo sbaglio in albergo pt 2 ***
Capitolo 20: *** Bloccati! ***
Capitolo 21: *** Bloccati! pt 2 ***
Capitolo 22: *** Fuoco umano ***
Capitolo 23: *** Fuoco umano pt 2 ***
Capitolo 24: *** Ops... ***
Capitolo 25: *** Ops... pt 2 ***
Capitolo 26: *** Lasciarsi andare ***
Capitolo 27: *** Lasciarsi andare pt 2 ***
Capitolo 28: *** Infine, tre anni dopo ***
Capitolo 29: *** Infine, tre anni dopo pt 2 ***



Capitolo 1
*** Accademia ***


IL BACIO DELLE FIAMME

L’ACCADEMIA

Rea aveva deciso di seguire Laura alla True Cross Academy solo perché non voleva rimanere da sola. Sapeva che, se non fosse andata con lei, se ne sarebbe pentita, così, quando erano salite sul treno, si era sentita tranquilla e rilassata: stava facendo la cosa giusta.

Allora ci siamo, eh Rea?” le chiese l’amica. Lei annuì.

Già. Siamo proprio sicure di voler stare in un’accademia? Insomma, non sarà come una specie di convento dove non possiamo fare niente?

Speriamo di no!

Magari è un castello enorme dove ci sono i demoni e i fantasmi!” sperò lei. Sapeva benissimo che Laura ne era terrorizzata, però a lei piaceva l’idea che esistessero nel mondo delle cose sovrannaturali. Ne era affascinata.

Vide una luce in fondo al tunnel.

Ehi, credo che ci siamo!” esclamò avvicinandosi al finestrino.

Un altro mondo si spalancò davanti ai suoi occhi, lasciandola a bocca aperta.

Oddio!” pensò: non era una semplice scuola, era un vero e proprio paese! Le ragazze rimasero a bocca aperta, incapaci di parlare. La montagna sulla quale si ergeva la scuola aveva alla base una città che si estendeva per qualche chilometro, circondata da una baia.

Non… non mi sembra proprio un convento, sai Rea?” disse Laura.

L’altra annuì, ancora troppo stupita per rispondere.

 

 

L’interno della True Cross era enorme, talmente grande che ci si poteva perdere da un momento all’altro. Spaventate e insicure, le due ragazze rimasero vicine fin quando il preside tenne il discorso.

Le lezioni inizieranno la prossima settimana, così potrete ambientarvi e sistemarvi per bene. Benvenuti alla True Cross Academy, ragazzi!” disse.

Era un tipo strano: vestito di bianco con buffe calze a righe rosse, portava una tuba dello stesso colore del vestito e un foulard rosa a pois. Rea voleva scoppiare a ridere per quella tenuta così assurda e si voltò verso Laura per vedere come stava reagendo. Con sua sorpresa, l’amica sembrava rapita da quell’uomo.

Che stai guardando?” le chiese. Quando lo comprese, rabbrividì.

No! Non ci pensare!” le disse scuotendola.

A cosa? Chi stava pensando? Ti sembro il tipo che pensa?

Laura, non dirmi che ti piace il preside, ti prego non dirmelo!” implorò disperata Rea. Si stavano dirigendo verso le loro stanze. Sarebbero state in camera insieme.

Possiamo parlarne una volta da sole?

Sei un’idiota, ricordatelo, ma va bene” le disse.

Sapeva per esperienza diretta che quando Laura si innamorava non esisteva nient’altro che il soggetto del suo interesse.

Era stato così già due volte e in entrambi i casi loro avevano litigato.

Stavano cercando la stanza a caso, seguendo la massa, e ci impiegarono venti minuti per trovare l’alloggio. Quando, finalmente, aprirono la porta, Rea volò letteralmente sul letto.

Questo posto è gigantesco! Sei sicura di non perderti?” insinuò Laura, sogghignando. Il senso dell’orientamento dell’amica era paragonabile a quello di un cieco in un labirinto.

Cosa vorresti dire? Guarda che potrei dirti la stessa cosa!” rispose lei arrabbiata.

No, non puoi. Io so orientarmi molto meglio di te e lo sai benissimo” ribatté Laura sedendosi sull’altro letto.

Ah sì? Ora la paghi!” le disse Rea, catapultandosi dall’altra parte della stanza e stendendola sul letto. Iniziò a farle il solletico sui fianchi, dove sapeva che l’amica soffriva moltissimo.

No! No, ferma, no! Ahahahahah, smettila, ti prego!

Chiedimi scusa! Chiedimi subito scusa!

Ok, ok, mi arrendo. Scusa!” disse l’altra tra le lacrime.

Mmh… forse posso perdonarti… ma ad una sola condizione!” concesse Rea rimanendo a bloccare Laura.

Cioè?

Cosa stavi guardando prima?” domandò minacciosa puntandole un dito contro. La ragazza sbiancò.

Niente! Te l’ho già detto!” disse.

Rea sospirò, già rassegnata alla catena di eventi che sapeva stavano per avvenire. Non importava quanto si nascondesse dietro a stupidi “niente”, Laura era già innamorata e questo significava solo una cosa: guai, grossi, grossissimi guai.

 

 

Rea non si era mai considerata una persona attraente: piccola, abbastanza in carne, con la pelle piena di lentiggini anche in faccia e i capelli rossi, si riteneva una ragazza mediocre. Non aveva mai attirato l’attenzione dei ragazzi, né ci aveva mai provato. In realtà, a causa del suo carattere irriverente e sarcastico, di solito tendeva a far scappare la gente. Aveva imparato a convivere con questa cosa, ormai non se ne faceva nemmeno più un problema, però ogni tanto era frustrante vedere come le altre ragazze erano capaci di fare amicizia velocemente e lei no.

La sera prima della prima lezione scolastica era nervosissima. Si era stesa sul letto a fissare il soffitto per non pensare all’ansia che la stava tormentando, ma era inutile.

Come credi che sarà il primo giorno di scuola?” chiese Laura.

Sinceramente, non lo so. Non pensavo neanche che avrei mai dovuto tornare a fare la studentessa dato che avevamo finito il liceo, però devo dire che questo posto ha qualcosa di magico. Mi attira molto l’idea di passare i prossimi tre anni qui” disse pensandoci. Era vero, aveva l’impressione che dietro all’apparenza ci fosse un segreto enorme.

Mi fa quasi paura questa nuova avventura, sai?” disse Laura.

Perché?” le chiese Rea, incredula.

Pensaci un secondo: dobbiamo ricominciare da capo, farci nuove amicizie, creare un nuovo giro per uscire, non possiamo tornare a casa quando vogliamo, siamo lontane dai nostri genitori…

Laura, forse questo è un bene, no? Insomma, dobbiamo riuscire a conquistare un po’ di sicurezza in noi stesse, di indipendenza” le rispose Rea.

E se non ce la faccio?

Perché non dovresti, scusa?” ribatté.

Sapeva che l’amica era forte se ce la metteva tutta e sapeva che poteva fare ciò che voleva. La costanza non era ciò che le mancava.

Quando spensero la luce, i dubbi assalirono Rea. Se non fosse piaciuta ai suoi compagni? Se per qualche motivo si fosse ritrovata sola? Non voleva tornare ad avere paura del buio. Ogni volta che stava male emotivamente non riusciva a spegnere la luce prima di dormire, temeva che sarebbe stata assalita da qualche mostro creato dalla sua mente.

Sorridendo nel pensare a quanto era infantile, chiuse gli occhi.

 

 

Quando entrarono in classe il mattino seguente rimasero a bocca aperta: era un’enorme stanza, lunghissima, molto più della loro vecchia aula. C’erano grandi finestre da un lato, e una lavagna in fondo. I banchi erano disposti in file orizzontali, in ognuno dei quali potevano sedersi due persone.

Ma questa è una classe o sono due?” esclamò Rea mettendosi a sedere. Laura prese posto vicino a lei.

Credo sia una. Credo” rispose l’altra. Entrò un insegnante dall’aspetto austero e intransigente, che iniziò subito la lezione, senza troppi preamboli.

Facendo finta di prendere appunti, la ragazza si mise a scrivere a caso, come solito. Non capitava quasi mai che riuscisse a stare dietro ai professori quando spiegavano, così aveva trovato il modo per non farsi riprendere quando non ascoltava: si metteva a scrivere su un quaderno le prime cose che le passavano per la testa e i pensieri se ne andavano da soli. Laura le dette una botta sul braccio.

Sì?

Rea, l’hai visto anche tu?

Che cosa?

C’era un cagnolino che correva in cortile!

Può darsi. In fondo, non hai visto tutte le case che sono qua intorno? Magari si era perso” la rassicurò.

Perdersi dietro ad un animale era l’ultima cosa che aveva voglia di fare.

La campanella suonò poco dopo e, a causa della grandezza della scuola, dovettero correre per arrivare in tempo alla lezione successiva, e così via fino all’ora di pranzo. Rea si accasciò su una sedia e sbuffò.

Mi sembra di fare la maratona invece di seguire dei corsi scolastici” osservò.

Questo posto è enorme, e non è semplice riuscire ad arrivare da una parte all’altra dell’edificio in soli cinque minuti!” si lamentò Laura.

Cosa vuoi farci? C’est la vie” rispose.

Erano sfinite, ma nel pomeriggio avevano ancora due corsi da dover seguire.

Voglio tornare in camera e dormire fino a domani!

Mi basterebbe un’ora per riposarmi come si deve

No, troppo poco” la pausa pranzo durava un’ora e loro ebbero il tempo di rifocillarsi e riposarsi. C’era una vista mozzafiato dal cortile, che si apriva sulla baia. L’odore dell’acqua le raggiungeva fino a lì e Rea si chiese quando avrebbe potuto andare di nuovo al mare.

Sentì la campanella suonare in lontananza e si girò.

Andiamo, non voglio fare tardi il primo giorno” disse a Laura. Si incamminò verso l’aula successiva, tenendo in mano il foglietto che i professori le avevano dato. Si rese conto di aver preso per sbaglio anche quello dell’amica e si girò per restituirglielo.

Devo averlo da stamani, è tu… Laura?” chiamò, rendendosi conto di essere sola. In mezzo a tutta quella gente non riusciva a vedere bene e dato che l’amica era più bassa di lei il compito le era anche più difficile. Perse mezz’ora a camminare in cerchio, tentando di vederla spuntare tra gli studenti, ma invano. Dovette correre come una forsennata per arrivare in classe.

Professore… mi dispiace di aver fatto tardi… scusi…” disse entrando come una furia. Stava cercando di riprendere fiato, rossa come un peperone perché tutta la classe la stava guardando.

Tu sei Arikushi o Shintuki?” le chiese l’insegnante.

Shintuki… Shintuki Rea” rispose la ragazza.

Siediti, dato che è il primo giorno ci passerò sopra, ma non rifarlo più o sarò costretto a prendere provvedimenti” la avvertì.

Sì, mi dispiace” si scusò di nuovo. Si sedette in fondo all’aula, attenta a tenere la testa bassa e a non fare rumore. Questa volta Laura doveva avere una buona scusa.

 

 

Rientrò in camera da sola. Non era riuscita a trovare l’amica, né a parlare con qualcuno. Con la cartella in mano e lo sguardo basso, si avviò per il corridoio. Non c’era niente da fare, in qualsiasi situazione si trovasse finiva sempre da sola: a musica; a scuola; a casa. Non era capace di stare con le persone senza rendersi ridicola in qualche modo. Il fatto di essere anche una testa calda non l’aiutava: appena le si diceva qualcosa di vagamente offensivo scattava e rispondeva a tono. Doveva commentare qualsiasi cosa succedesse e non era in grado di stare zitta.

Quando arrivò davanti alla porta della stanza si fermò. Non aveva compiti da svolgere né appunti da studiare per il momento, perché non esplorare un po’ la scuola? Entrò a posare la cartella e poi uscì per vedere com’era fatto l’edificio.

Il suo senso dell’orientamento non era in grado di farle capire dove si trovava, così improvvisò: prima seguì un gruppo di ragazze che dicevano di dover andare in cortile, poi le lasciò per andare dietro ad un professore. In un paio d’ore riuscì a trovare la palestra, l’infermeria e l’aula insegnanti. Contenta di come era riuscita a non perdersi, Rea non pensava che adesso doveva rientrare in stanza.

Oddio, e adesso?” si chiese. Da dove era venuta? Dov’erano i dormitori femminili? In preda al panico, si mise a camminare senza una meta.

Calma, stai calma, non ti preoccupare, vedrai che adesso riesci a trovare la camera” si disse. Vagò senza sapere dove stava andando e vide dalle finestre che fuori si faceva buio. “Laura sarà già rientrata, se non torno verrà a cercarmi” pensò.

Finalmente riuscì a vedere una porta in fondo al corridoio.

Io sono passata da una porta simile, magari è quella!” esultò.

Quando la aprì si rese conto che non aveva percorso quel corridoio quando era andata lì: c’era una specie di scalinata senza fine che saliva sparendo nel buio.

Non dovrei andare lassù, probabilmente ci sono i mostri o i vampiri, e poi non c’è luce” consigliò a sé stessa. La cosa che caratterizzava Rea era che i consigli che si dava erano saggi e giusti, ma lei non ne seguiva nemmeno uno. Decise di salire.

Via, via che lasciava dietro di sé la sicurezza della porta ed entrava in quel buio fitto in cui spariva la scala, sentiva che non avrebbe dovuto essere lì. Appoggiandosi con una mano alla parete per evitare di sbattere contro il muro, continuò imperterrita a salire, nonostante la fifa. “Se sono arrivata qui, ormai, posso arrivare in cima, giusto?” passò qualche minuto prima che la sua testa toccasse qualcosa. Spaventata si abbassò, temendo che ci fosse un mostro sopra di lei, poi allungò una mano.

Questo è legno” disse. Seguendo il contorno con le dita trovò una specie di anello che pendeva. Lo tirò verso di sé e una botola si aprì davanti ai suoi occhi.

Uscì fuori all’aria aperta e si ritrovò in cima ad una torre, da cui poteva osservare la baia e parte della True Cross dall’alto.

Oddio!” gridò. Soffriva di vertigini e quell’altezza le dava la nausea. Camminando a ritroso con molta calma cercò di rientrare, poi il suo sguardo fu attratto da qualcosa. Ci fu una specie di lampo blu, seguito dal buio più completo, vicino al cancello d’ingresso.

Ma che diavolo…?” si chiese.

Vide qualcosa muoversi vicino a dove era esplosa la fiamma e poi scomparire. Impaurita, tornò di corsa dentro.

 

 

Riuscì a ritrovare la camera dopo poco; rispetto a dove aveva trovato la porta non era molto lontana.

Poco dopo tornò anche Laura e lei l’aggredì subito.

Dove sei stata?” le chiese.

Mi sono persa!” si scusò Laura riprendendo fiato.

Sei completamente idiota? Mi hai lasciata sola!

Mi dispiace ma dopo il pranzo ti ho persa di vista e poi ho seguito il cane…

Quale cane?

Quello bianco di stamani!” spiegò lei, angelicamente. Rea rimase basita.

Tu… hai passato la giornata a inseguire un cane?” chiese incredula.

Più o meno” annuì Laura

Non ho parole” esclamò lanciando le braccia in aria. Poi la osservò meglio.

Cosa hai fatto alla gonna? Sembra bruciata” le fece notare. In effetti, il retro della gonna era nero in fondo. Laura lo guardò stupita.

Non lo so proprio” rispose.

Sei un caso perso” sospirò sconsolata.

Dai, andiamo a dormire, sono stanca” le disse.

Non riuscendo ad addormentarsi, Rea si chiese come mai aveva visto del fuoco blu. Che lei sapesse non esisteva in natura una cosa simile.

Si ripromise di parlarne con Laura la mattina dopo.

 

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Capitolo 2
*** Un nuovo amico ***


Rea accompagnò l’amica a chiedere una nuova uniforme, ma senza risultati: le dissero che sarebbe dovuta andare dal preside, Mephisto Pheles, e che lui avrebbe potuto provvedere.

Al preside? A quel clown vestito male, intendi?

Non è un clown vestito male. È un uomo con gusti particolari, ecco

Quelli non sono gusti particolari, quella è cecità unita a idiozia e ad un po’ di sano masochismo, ecco cos’è” commentò Rea. Laura sbuffò.

Smettila! Se gli piace vestirsi in quel modo perché devi giudicarlo?” chiese.

Nei corridoi non c’era nessuno, anche perché l’orario di inizio lezione era passato da un pezzo. Rea si bloccò in mezzo alla strada e fermò Laura, costringendola a guardarla negli occhi.

Lui ti piace!” esclamò.

L’amica arrossì violentemente e abbassò lo sguardo.

No di certo! Ma ti pare? E poi è il preside, chissà quanti anni avrà!

Fase uno: negazione!

Ma smettila! Invece di vaneggiare corri, che siamo in ritardo anche oggi ed è solo il secondo giorno!” le disse cambiando discorso.

Tu non mi piaci, biondina!

Non chiamarmi così! Lo sai che non lo sopporto proprio” si lamentò Laura mentre Rea rideva.

Non vi sembra inappropriato andare in giro per la scuola quando dovreste essere in classe, giovani studentesse? Non si addice a fanciulle come voi gridare così per i corridoi” disse una voce alle loro spalle.

Le ragazze si voltarono lentamente.

Ehm…” balbettò Rea. Il preside le stava guardando sorridendo.

C’era qualcosa di sinistro nel suo sorriso, come se ci fosse un mistero dietro a quella faccia.

Signor Pheles, ci scusi, noi…

No, no, no, niente scusa. Andate in classe, su!” ordinò spingendole verso l’aula.

Aspetti, io le devo chiedere una cosa!” protestò Laura.

Vieni nel mio ufficio più tardi, cara, adesso c’è la lezione. Nel pomeriggio sarò nel mio studio a sbrigare delle noiose faccende burocratiche, non farti scrupoli a venire. A dopo!” le salutò scomparendo dietro l’angolo.

Rea fissò il punto in cui era un attimo prima.

Ma quello è tutto matto!” esclamò qualche secondo dopo.

Non riusciva a piacerle, era come se un campanellino d’allarme le suonasse in testa. Quell’uomo portava solo problemi, se lo sentiva.

 

 

Passò il pomeriggio a studiare, di nuovo sola perché Laura era in presidenza. Si chiese se non stesse diventando un’abitudine, la sua. Dopo aver finito i compiti guardò l’orologio. Era ancora presto, forse riusciva ad andare sulla torre. Uscì dalla stanza e guardò in giro: dell’amica nessuna traccia. Si mise a cercare la porta in fondo al corridoio e andò a sbattere per sbaglio contro un alunno, cadendo in terra.

Scusa, non ti avevo visto” disse. Alzò gli occhi e si ritrovò davanti un ragazzo alto e slanciato, con i capelli neri e gli occhi azzurri. Le tese una mano.

Vieni, alzati” la aiutò. Lei afferrò il suo braccio e si tirò su.

Tutto a posto?” le chiese. La ragazza annuì.

Sì, grazie. Adesso scusami, devo andare” si congedò. Riprese a camminare, ma non ricordava assolutamente dove fosse la porta per la torre. Sconsolata, si appoggiò ad una finestra.

Ma che sto facendo? Sarei dovuta rimanere in camera, con l’orientamento che mi ritrovo rischio di perdermi ancora, e invece sto girando intorno da un’ora a cercare una porta trovata per sbaglio ieri sera al buio. Sono un’idiota” si riprese.

Decise di tornare in stanza, tanto lì non ci faceva niente.

Sospirando si voltò, e finalmente lo vide: il corridoio che aveva percorso la sera prima.

Esultò.

Corse verso la porta e la spalancò, precipitandosi verso la cima.

Stavolta voleva vedere per bene cosa c’era lassù, senza fuggire. Ci impiegò meno della volta precedente, sapeva la strada e non aveva paura di ciò che poteva essere lì. Arrivò all’anello e aprì la botola.

Respira e vai, l’altezza non deve spaventarti” si disse. Uscì e sentì il vento sulla pelle. Con la luce del tramonto quella vista era più bella del giorno precedente: i raggi del sole brillavano sull’acqua e mandavano riflessi arancioni ovunque.

Cavolo” esclamò. Avrebbe voluto avere la bravura di Laura nel disegnare, così avrebbe potuto fermare quel momento.

Si mise a sedere lontana dal bordo in modo da non vedere direttamente sotto di sé e chiuse gli occhi. Il vento le accarezzava la faccia, facendola rabbrividire impercettibilmente. Quel posto era magnifico, non c’era altro da dire.

Ammirò il tramonto fin quando le stelle non comparvero in cielo. “Forse dovrei tornare a casa adesso” si disse.

Scese le scale lentamente e sorrise.

 

Buonasera! Com’è andata? Ti daranno la nuova uniforme?” disse Rea a Laura quando la vide entrare in camera. Si era stesa sul letto un minuto prima che lei arrivasse. La fissò incuriosita: aveva un’aria spettrale.

Sì, non ci sono stati problemi” disse l’altra.

Sembrava che stesse per cadere da un secondo all’altro, aveva la faccia bianca e gli occhi vacui.

Ehi, stai bene?” le domandò preoccupata.

Sì, credo di sì… io mi sento solo un po’… stanca” le rispose.

Fu l’ultima cosa che riuscì a dire prima che la ragazza la vedesse cadere a terra, svenuta.

Laura! Laura!” gridò Rea, in preda al panico. Che cosa doveva fare? Come doveva comportarsi? La scosse, cercando di farla svegliare, ma era tutto inutile: non reagiva. Spalancò la porta in cerca di aiuto, ma non c’era nessuno in giro.

Vi prego, qualcuno venga a darmi una mano! La mia amica è a terra svenuta!” gridò. Apparve qualcuno da dietro un angolo e lei si precipitò verso di lui, col fiatone.

Ti prego, per favore devi aiutarmi! La mia amica è svenuta quando è tornata in stanza, non so che fare” lo implorò. Si rese conto solo qualche minuto dopo che si trattava del ragazzo contro cui aveva sbattuto nel pomeriggio.

Tu?” chiese stupita, dimenticandosi per un momento il motivo per cui era così disperata.

Che succede? Ci sono problemi?” chiese lui, vedendola preoccupata.

Lei, ricordandosi il motivo della sua agitazione, gli spiegò velocemente cos’era successo e il ragazzo la tranquillizzò.

In che stanza dormite?

Siamo nella 121, nel corridoio dietro l’angolo” rispose lei.

Allora vado a chiamare l’infermiera. Tu vedi se riesci a mettere la tua amica sul letto, io torno subito” le promise. Rea lo guardò con gli occhi pieni di gratitudine.

Grazie, grazie, grazie!” disse. Tornò in camera e cercò di alzare Laura da terra. Doveva aver preso una bella botta in testa, aveva un bernoccolo gigante sulla fronte.

Non essendo molto forte le ci volle un po’ per sdraiarla sulle coperte, ma infine ci riuscì. In quel momento qualcuno bussò.

Arrivo!” gridò. Spalancò la porta e si trovò davanti un’infermiera con il viso simpatico e due uomini dietro di sé.

E’ qui la ragazza svenuta?” chiese.

Sì, è lì, sul letto. Non so che cosa sia successo, è tornata in camera e ha perso i sensi. È grave?” domandò in preda al panico. “Fa’ che non sia nulla, fa’ che non sia nulla…”.

La dottoressa toccò il polso di Laura, poi le sentì la fronte e le ascoltò il battito. Sorrise e si voltò verso Rea.

Sta bene, forse è stata solo un  po’ di stanchezza. Che ne dici se la portiamo in infermeria?” le propose. Sollevata, la ragazza annuì.

La terrò in osservazione fino a domattina, tu puoi rimanere qui se vuoi. Tanto là non ci faresti niente” disse. Rea era un po’ titubante nel lasciare sola Laura.

L’infermiera vide che esitava e le mise una mano sulla spalla per farla ragionare.

Ascoltami, stanotte non ci faresti niente là, perderesti solo ore di sonno preziose, invece se rimani qui e ti riposi domattina sarai più utile alla tua amica. D’accordo?

Va bene, non vedo molte alternative” concesse la ragazza.

Si guardò intorno, notando solo in quel momento la mancanza di qualcosa.

Dov’è il ragazzo che è venuto a cercarvi?” domandò. La donna ci pensò su un attimo.

Stai parlando di Rin Okumura? Suo fratello è venuto a cercarlo e sono andati via insieme” le rispose per poi uscire dalla stanza chiudendosi dietro la porta.

Peccato, avrei voluto ringraziarlo” pensò Rea.

 

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Capitolo 3
*** Un nuovo amico pt 2 ***


La mattina dopo Laura si svegliò. Rea la trovò che vaneggiava nel sonno, ma, escluso quello, sembrava che stesse bene, così tornò in classe sollevata.

Durante tutta la settimana successiva rimase con lei per aiutarla a recuperare le lezioni perse, e finalmente non si sentiva più sola. Iniziò a pensare che le sue paure iniziali fossero nate solo a causa della nuova avventura che stava affrontando e cominciò a godersi realmente ogni giornata senza preoccuparsi troppo. Poi, un pomeriggio, Laura scomparve per ore. L’aveva salutata dicendo che “Doveva riportare una cosa trovata in corridoio in presidenza” e non si era vista per tutto il pomeriggio. Rea iniziò a collegare le misteriosi sparizioni dell’amica al preside: ogni volta che se ne andava rientrava in camera sempre dopo aver visto quell’uomo. Un odio profondo nei suoi confronti crebbe a dismisura quando, quella sera, se lo ritrovò davanti accanto a Laura per accompagnarla in stanza.

Possibile che lei avesse davvero una cotta per quel tipo? Se fosse stato così perché non parlargliene? Non sarebbe stata d’accordo, certo, ma non l’avrebbe mai ostacolata. Quando lui la salutò con un “Ci vediamo domani” si sentì salire una rabbia cieca verso di loro, ma si contenne: aveva promesso a sé stessa di arrabbiarsi il meno possibile.

Prese un respiro profondo e si girò verso Laura.

Domani? Lo vedrai anche domani?” le chiese, sperando di suonare meno acida possibile.

Così pare” le rispose l’altra.

Aveva il classico sguardo perso. Ahia.

Allora?” disse Rea con le braccia incrociate guardando Laura di traverso.

Cosa?” domandò la ragazza, facendo la finta tonta.

Come cosa? Cos’è successo? Dove sei stata? Perché eri col clown? Come mai sei tornata tanto tardi? E poi… cos’hai fatto alla gamba?” la mitragliò di domande.

Respira!

Rispondimi!” le disse minacciosa puntandole un dito contro.

In quel momento bussarono alla porta.

Cosa c’è ancora?” sbuffò Rea aprendo.

Per la seconda volta in dieci minuti si trovò davanti il preside sorridente. La ragazza era incredula

Chiedo scusa per l’ulteriore disturbo, ma mi sono dimenticato di dire una cosa a Laura. Se è un problema posso tornare domattina” spiegò.

No, no, nessun disturbo. Mi dica, signor Pheles” lo accolse lei, sorridente. Troppo sorridente. Aveva iniziato a diventare un cagnolino e questo significava una sola cosa: ora Rea passava in secondo piano. Questo la fece quasi tremare di rabbia.

Quando l’amica ebbe finito di scodinzolare dietro all’uomo, inventò una scusa patetica per giustificare la sua assenza, scusa alla quale Rea finse di credere.

Solo… Laura sta’ attenta, va bene?” si raccomandò.

C’era qualcosa di inquietante nel preside.

 

 

Fu svegliata da un rumore di passi.

Chi è che si muove a quest’ora del mattino quando non c’è lezione?” si chiese aprendo un occhio.

Vide Laura che stava per uscire di soppiatto dalla camera.

NO!” pensò. Si alzò e le andò dietro, battendo un piede in terra per farsi sentire.

Dove diavolo stai andando?” le chiese, in preda a furia omicida.

Oh! B-buongiorno! Come stai stamani?” rispose l’altra, cercando di far finta di niente. La ragazza si avvicinò di un passo.

Non ti azzardare a cambiare discorso! Rispondimi!” le ordinò.

Stavo andando a farmi cambiare le fasciature. Ricordi? Me lo ha detto ieri sera il signor Pheles” le disse. Rea odiava quell’uomo ogni minuto di più.

Ascoltami bene, tu: da quando siamo arrivate qui non hai fatto altro che scomparire regolarmente per poi ricomparire, sempre in qualche modo legata a quel tipo! Non è giusto!” protestò. Si sentiva ferita e abbandonata.

Ehi, stai tranquilla, vado solo a cambiare medicazione!” rise Laura.

Torno subito, promesso” giurò uscendo dalla stanza.

La vide sparire dietro la porta e si accasciò sul letto. Ma che diavolo ci faceva in quella scuola? Era andata lì per non rimanere da sola, per evitare di sentirsi di nuovo esclusa da tutto e da tutti, eppure non faceva altro che vagare per l’edificio come un fantasma, invisibile e senza uno scopo.

Non ebbe la forza di alzarsi e vestirsi fino all’ora di pranzo, quando si rese conto che il suo stomaco brontolava per la fame.

Si recò a mensa per prendere un panino e tornare subito in stanza: si sentiva in imbarazzo a pranzare sempre a un tavolo vuoto, era avvilente. Sentiva le lacrime salirle agli occhi, ma le ricacciò indietro con forza e entrò in mensa a testa alta. Nessuno la notò.

 Alla fine che me ne importa? Prima o poi qualcuno che mi sopporta lo troverò, e anche se Laura mi lascia sola un giorno sì e uno no posso farmi una mia vita da sola, giusto?” si disse mentre tornava in stanza.

Sorrise tristemente. Ma chi prendo in giro? Se continuo a nascondere ciò che provo esplodo. Io odio il preside, sono arrabbiata con Laura, voglio urlare e spaccare qualcosa! E adesso basta nascondersi” decise.

Mangiò in silenzio e si mise a studiare. Nel primo pomeriggio l’amica tornò, poteva sentirla attraverso la porta parlare allegramente. “Adesso è troppo” pensò.

Aprì la porta, furente.

 

 

Il suo sguardo era più eloquente di mille parole: rabbia, delusione, dolore, tristezza… erano tutte concentrate nei suoi occhi.

R-rea” balbettò Laura.

Me lo avevi promesso! Avevi giurato che almeno oggi non mi avresti lasciata da sola, e invece sei scomparsa per tutta la mattinata! Sei una bugiarda e una traditrice” la attaccò.

No, fammi spiegare. Io ho dovuto fare delle cose, che…” Rea sbuffò.

Risparmiami le tue idiozie, non voglio farmi prendere ancora in giro. Visto che tu sei stata in giro a fare delle cose adesso me ne vado io. Divertiti con i tuoi amici” le disse sorpassandola.

Le lacrime scesero dai suoi occhi senza che fosse in grado di fermarle, bollenti sulla pelle. Sono una stupida! Io sono stata per ore ad aspettarla, convinta che sarebbe tornata subito, e invece lei se ne sta a divertirsi con i suoi amici. Se non mi voleva intorno bastava dirlo, non doveva fare così!” pensò arrabbiata.

Si mise a correre, incapace di calmarsi, e si ritrovò senza accorgersene davanti al corridoio con le scale. Spalancò la porta e salì i gradini con una furia innaturale, come se ne andasse della sua stessa vita: aveva bisogno di piangere finché gli occhi non si fossero asciugati, voleva urlare con quanto fiato aveva in gola, disperarsi se fosse servito a stare meglio. Non era mai successo che lei e Laura litigassero così, ma non riusciva a non pensare a quanto si sentisse abbandonata. Tirò l’anello verso di sé e uscì fuori. Col fiato corto e ancora singhiozzante si mise a fissare il paesaggio dall’alto della True Cross, sbalordita di come sembrasse diverso alla luce del sole. Di giorno non era mai stata lassù.

 

Sfinita e triste si sedette sul bordo della torre, incurante del fatto che sotto di lei ci fossero almeno cento metri di vuoto, e si tirò le ginocchia al petto.

Non dovevo reagire così, magari c’è una spiegazione dietro a questo… ma quale spiegazione? Non posso illudermi” pensò.

Continuò a piangere per ore, finché il sole non scomparve completamente dietro all’orizzonte. Quando vide spuntare la luna si asciugò gli occhi con la manica e fissò intorno a sé. “Che cosa devo fare?”.

Sentì un rumore dietro di sé e si girò spaventata. Il ragazzo che l’aveva aiutata con Laura la settimana precedente la fissò con occhi sgranati.

Mi dispiace, non sapevo… ehi, ma io ti conosco!” esclamò ricordandosi di lei.

Rea tirò su col naso e si stropicciò gli occhi, imbarazzata nel farsi trovare in quelle condizioni.

C-ciao… scusami, non credevo che ci fosse qualcun altro a venire qui, adesso me ne vado” disse alzandosi.

No, scusami tu! Sono venuto a vedere la luna piena, mi piace osservarla nel silenzio, ma se vuoi puoi rimanere, non mi dai fastidio” le assicurò.

Ringraziandolo dato che aveva paura ad alzarsi per via dell’altezza, la ragazza tornò seduta.

E’ possibile che io ti abbia vista prima in camera di Laura?” le chiese.

Rea si sentì morire.

Come la conosci?” disse dubbiosa. Il ragazzo arrossì.

Oh, per caso mentre tornava in stanza. Ieri si è ferita a causa mia e mi sentivo in colpa, così l’ho riaccompagnata in camera” rispose vago.

Ah, quindi era con te che parlava” dedusse lei. Lui la fissò, incuriosito.

C’è qualcosa che non va?” s’informò.

Non sono il tipo che parla dei propri problemi con gli sconosciuti” rispose.

Nessun problema! Io sono…

Okumura Rin” lo interruppe lei.

Mi conosci?

Ricordi l’infermiera che hai chiamato per farmi aiutare? Mi ha detto come ti chiami” spiegò.

Ah! E tu sei?

Shintuki Rea, piacere” si presentò dandogli la mano. Lui la strinse.

Adesso che ci conosciamo ti va di dirmi cos’è che ti fa stare male?” tentò di nuovo lui. Rea rise.

Perché ti preoccupi tanto? Praticamente è la prima volta che parliamo!Rin arrossì.

Non lo so, in verità, voglio solo essere utile” rispose imbarazzato.

Rea sorrise e fissò la luna.

“Spero che tu abbia un po’ di tempo” disse prima di iniziare a raccontare.

 

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Capitolo 4
*** Mashou ***


Mentre parlava Rea si rese conto dell’assurdità della situazione: Rin era un perfetto estraneo, visto due volte sì e no, a cui stava raccontando il motivo del suo malessere. Come se non bastasse, stava tirando fuori per la prima volta ad alta voce anche tutto ciò di cui aveva paura: solitudine, abbandono, delusione… non riusciva a fermarsi, era come un fiume in piena che straripava. Avrebbe voluto riuscire a stare zitta, ma ormai aveva iniziato e tanto valeva finire.

Il ragazzo la guardava fisso, sinceramente interessato. Nemmeno lui si spiegava perché aveva voluto ascoltare i suoi problemi (non era in grado di risolvere i propri, figuriamoci quelli di Rea!), però gli piaceva che qualcuno non lo giudicasse prima ancora di conoscerlo e si fidasse di lui.

Questo è l’unico posto che conosco dove non viene nessuno, o almeno così credevo, e non sapendo dove andare mi sono rifugiata qui. Poi sei arrivato tu” terminò.

Le pareva di essersi tolta una tonnellata dal petto.

Sei sulla torre da oggi pomeriggio alle quattro? Ma è mezzanotte!” si stupì lui.

Rea sorrise.

Ho pianto tanto, a un certo punto ho anche perso la cognizione del tempo

E adesso vuoi tornare in stanza?” chiese lui, curioso.

La ragazza ci pensò e poi scosse la testa.

Ormai è talmente tardi da essere quasi presto, credo che aspetterò l’alba. In questo modo non vedrò Laura e, dato che domani non c’è lezione, posso dormire fino a sera” decise. Il vento freddo le passò sopra la pelle scoperta delle braccia (si era dimenticata il maglione dell’uniforme in camera e aveva addosso solo una camicetta a maniche corte) e la fece rabbrividire.

Forse è meglio se ti metti questo, mi sembri infreddolita” le disse togliendosi la giacca. Gliela passò sopra le spalle, appoggiandocela dolcemente.

Rea la strinse e lo fissò.

Non rischi di congelare senza questa?” gli chiese.

Il ragazzo alzò le spalle indifferente.

Non sono mai stato un tipo freddoloso, ho la pelle dura” rispose ridendo.

Allora grazie” disse.

Stettero in silenzio a guardare la luna scendere verso l’orizzonte. Per una volta in vita sua la ragazza non si sentiva in imbarazzo a star zitta con qualcuno: di solito parlava, parlava e parlava fino allo sfinimento pur di non provare il disagio di non saper cosa dire, eppure stavolta si sentiva a suo agio. Questa cosa la stupì non poco.

Posso farti compagnia? Mi piace l’alba” le propose Rin dopo un po’. Lei ci pensò su un attimo e poi sorrise.

Solo se facciamo un baratto” concesse. Lui la fissò senza capire.

Un baratto?” ripeté.

Già. Io ti ho detto qualcosa di me senza sapere niente di te, e questo non mi sembra giusto, per cui adesso è il tuo turno di parlare. Ti va?” gli chiese.

Che cosa vorresti sapere, scusami?

Beh, non saprei… se vuoi faccio delle domande e tu mi rispondi” ipotizzò la ragazza, dopo averci pensato un secondo.

O-ok” disse lui, incerto.

Non gli piaceva che qualcuno indagasse sul suo conto, ma tanto non aveva niente da perdere. Rea batté le mani, felice.

Allora, intanto una cosa semplice: hai fratelli o sorelle?

Un gemello, in realtà. È più piccolo di me di pochi minuti” spiegò.

Anche lui frequenta la True Cross?

Sì, è un secchione quattrocchi, e ha vinto una borsa di studio con cui si paga la permanenza qui

ApettaOkumura Rin… non mi dirai che tuo fratello è Okumura Yukio!” dedusse lei.

Sì, purtroppo questa piaga è toccata a me” rispose il ragazzo sconsolato.

Cavolo, sei il fratello di una celebrità!” si stupì la ragazza.

Possiamo evitare di parlare di Yukio?” chiese lui infastidito.

Va bene, allora prossima domanda: sei innamorato di qualcuno?” s’informò.

Dal rossore che si sparse sulle guance di Rin lei dedusse che la risposta fosse sì.

Guarda che non c’è da vergognarsi

Non… non sono cose che si chiedono così, senza preavviso!” si lamentò lui.

Scusa, cosa dovevo fare? Dirti ehi, guarda, sto per chiederti se hai la ragazza, preparati?” ribatté lei. Il ragazzo s’incupì senza rispondere.

Oh, forza! Cosa c’è di male se c’è qualcuno che ti piace? Sei proprio un ragazzo!

Non è che ne sono innamorato, o che mi piace, però… forse perché è l’unica amica che sono riuscito a farmi appena arrivato qui. Prima di riuscire a legare con tutti gli altri ci ho messo un po’, invece con Shiemi è stata una cosa naturale” spiegò.

Non la stava guardando negli occhi, ma Rea poté leggere tranquillamente un po’ di tristezza dietro a quelle parole.

Secondo me è una bella cosa essere innamorati. Dato che al momento non lo sono, mi manca” ammise.

 

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Capitolo 5
*** Mashou pt 2 ***


Davanti a loro la luna era completamente sparita sotto l’orizzonte e il cielo si stava tingendo di viola.

Ci siamo quasi” le disse.

Rea trepidava: non aveva mai assistito ad un’alba.

Spero che lo spettacolo sia valso l’attesa” confessò.

Non hai mai visto l’alba? Mai, mai?” le chiese lui, stupito.

Lei scosse la testa.

No, non del tutto almeno. Non so tu che abitudini abbia, ma io alle cinque del mattino dormo di solito” rispose acida.

Io vengo qui solo quando non riesco a dormire, il che capita spesso. Ormai sono un abitudinario spettatore del sole che nasce” le spiegò.

Soffri d’insonnia?

No, non proprio. Dormo più di tutti quelli che io conosca, ma la notte per me è un incubo: sto ore a rigirarmi nel letto quando ho dei problemi e alla fine mi scoccio e mi alzo” rispose. Ci fu di nuovo silenzio tra di loro.

Quando il sole apparve dal mare, Rea si sentì mozzare il fiato: la luce illuminava tutto intorno a loro, e i riflessi sull’acqua rendevano l’aria rosa e arancione.

Cavolo…” sussurrò, incapace di trattenere l’emozione.

Ti piace, vero?” le chiese lui.

A chi non piacerebbe? È uno spettacolo che fa venire i brividi” rispose lei. Aspettarono ancora un po’ che la stella si alzasse del tutto e apparisse completamente dal mare, poi sospirarono.

Forse dovrei tornare da mio fratello. Tra poco si alzerà e se non sono in camera mi uccide” disse Rin mettendosi in piedi. Tese una mano a Rea per aiutarla e lei la strinse.

Forza, rientriamo” ordinò lui.

La ragazza rimase ferma dov’era: si era appena resa conto del fatto che stava in piedi sul bordo di una torre alta cento metri. Iniziava a girarle la testa.

Fai solo un piccolo passo verso l’interno e andrà tutto bene” si rassicurò.

Quando stava per muovere una gamba, però, tutto il mondo intorno a lei parve muoversi: sentì la terra mancarle sotto i piedi e vide sé stessa cadere all’indietro, come se stesse osservando la scena da fuori.

Rea!” gridò Rin, lanciandosi verso di lei.

Riuscì a prenderla per un polso un attimo prima che fosse fuori portata. Nonostante fosse una cosa sconsiderata da fare, allungò la coda dietro di sé per tenersi alla balaustra di pietra.

Rea! Dammi la mano!” le ordinò.

La ragazza era semisvenuta e non lo sentiva gridare. Le sembrava di sognare.

Svegliati! Non ce la faccio a tirarti su da solo!” urlò.

Mentre le parlava cercava di arrivare a lei con l’altro braccio, ma era inutile: il suo corpo stava ciondolando in aria troppo più in basso rispetto a dove riusciva ad arrivare e questo le impediva di raggiungerla.

Dannazione, mi vuoi aiutare?” imprecò.

Una folata di vento fece volare via la giacca dalle spalle di Rea, che rabbrividì: aprì gli occhi. Quando vide sotto di sé il vuoto entrò nel panico e si mise a gridare.

Smettila di muoverti! Se non stai ferma cadremo tutti e due!” la riprese Rin.

Tirami su, ti prego, tirami su!lo implorò.

Allunga la mano verso di me, poi spingi con i piedi contro la torre, io, intanto, ti aiuterò da qui. Sei pronta?” le chiese. Tremante, la ragazza annuì.

Quando lui tese il braccio per farglielo prendere, Rea fece come avevano deciso, e lo raggiunse col suo. Le sue dita le si strinsero intorno al polso con presa ferma e sicura.

Adesso fai pressione con i piedi e cerca di salire” le spiegò.

Bravissima, così” la incitò lui.

Quando stava per credere di avercela fatta, la suola della scarpa scivolò sulla pietra e lei andò a sbattere con il corpo contro ad essa. Rin, preso alla sprovvista, perse la presa sul suo braccio, che scivolò sotto le sue dita. Sentì le unghie infilarsi nella sua pelle e imprecò sottovoce.

Aiuto!” gridò lei.

Sta’ tranquilla, adesso ci riproviamo” la calmò.

Con le lacrime agli occhi, Rea annuì.

Ripeterono il procedimento e stavolta la ragazza riuscì ad afferrare la balaustra della torre e a reggersi abbastanza fino a tirarsi su. Nel frattempo, Rin continuava a tirarla con un braccio e la strattonò senza rendersene conto. Questo movimento la fece rotolare verso di lui e i due caddero insieme a terra, ansimanti.

Ce l’abbiamo fatta” disse sottovoce Rea. Era finita sotto al ragazzo, schiacciata a terra. Si guardarono negli occhi per un lunghissimo minuto, durante il quale lui cercava di nascondere la coda sotto la camicia senza farsi notare.

Forse… forse è meglio se ti sposti…” suggerì lei, col fiato corto. Come se si fosse svegliato da una specie di trance, l’altro annuì, alzandosi. Le tese una mano.

Stai bene?” s’informò.

Aveva un bernoccolo in testa, la camicetta sporca e un taglio sul polso. Era solo l’ultimo a preoccupare Rin.

Sì, senza di te sarei morta

Perché ti siedi sulla cima di una torre alta cento metri se poi soffri di vertigini?” le chiese, aprendo la botola. S’incamminò per le scale.

Ero troppo triste, non ho pensato a quello che stavo facendo quando mi sono messa giù!” si giustificò lei. Si sentiva un’idiota, bella e buona.

Mi dispiace per la tua giacca, è volata via” si scusò. Lui fece spallucce.

Conosco personalmente il preside e so che ne otterrò un’altra, stai tranquilla” le disse.

Se lo dici tu

 

 

Senti, forse è meglio se ti accompagno fino alla tua camera. Non vorrei che tu ti facessi di nuovo male” le propose. Rea si trovò spiazzata.

Non importa, so badare a me stessa” rispose. Rin rise.

Sì, ho visto come sei brava a non farti male. So dove stai e mi sei di strada, non sarà un problema” le assicurò.

Guarda che non sono sempre così imbranata!” si infuriò lei.

Lui la liquidò con un gesto della mano.

Io, comunque, ti porto fino là” disse risoluto.

Come se fosse una bambina, Rea mise il broncio.

Piuttosto, se ti dovessero fare male le ferite, vieni pure da me: mio fratello è bravissimo a medicare le persone, sono sicuro che ti aiuterà

Ma c’è l’infermeria, non è un problema…” tentò lei, ma lui la bloccò, girandosi a guardarla negli occhi.

No, devi venire da Yukio” ordinò.

Perché?

Perché sì. Ti sei fatta male ed io ero con te, quindi mi sento… uhm.. responsabile. Va bene? Me lo prometti?” la implorò.

Anche se non ne capiva il motivo, lei annuì. Rin tirò un sospiro di sollievo.

Perfetto. Questa è la tua camera, giusto? Quindi direi che ci vediamo in giro. Mi raccomando, se hai bisogno vieni a cercarmi. Io sto nel dormitorio maschile, nel vecchio edificio, ci siamo solo io e mio fratello. Ciao, ciao” la salutò.

Stranita dal comportamento del ragazzo, Rea lo guardò girare l’angolo ed entrò solo dopo che lui fu sparito completamente dalla sua vista.

Laura dormiva, e questo era un bene: se avesse dovuto parlarle ora sarebbe stata cattiva e non voleva.

Attenta a non fare rumore, si spogliò ed entrò in bagno, dove fece una lunga doccia rilassante. Lo stress scivolò via, lasciando solo una leggera stanchezza.

Quando ebbe finito di lavarsi si mise in pigiama e guardò fuori dalla finestra: dovevano essere almeno le sette del mattino, non aveva mai fatto così tardi. O presto. Dipende dai punti di vista. Prima di addormentarsi le venne solo un dubbio: Rin aveva usato entrambe le mani per tirarla su, ma come aveva fatto a reggersi e non cadere? Si ripromise di chiederglielo.

 

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Capitolo 6
*** Primo contatto con i demoni ***


Aprì gli occhi solo nel tardo pomeriggio. Le sembrava che un martello pneumatico stesse lavorando nella sua testa.

Cavolo, che dolore. Ma che ore sono?” si chiese. La sveglia segnava le cinque e mezzo. “Ho dormito quasi dieci ore, è un record” si mise a sedere sul letto e si guardò intorno: il letto di Laura era rifatto, segno che lei non era in camera; la finestra era chiusa, ma entrava un po’ di sole dalle fessure nelle persiane; sulla scrivania c’erano due panini e un biglietto. Rea si avvicinò e lo prese in mano.

Ho visto che dormivi e non ho voluto svegliarti. Ti ho lasciato qualcosa da mangiare in caso ti venga fame. Io sono andata a fare un giro, spero che potremo parlare di quello che è successo ieri appena rientro. Con affetto, Laura”.

La ragazza sbuffò e gettò il foglio direttamente nel cestino della spazzatura.

Non importa quanto tu ti scusi, stavolta non la passi liscia” pensò.

Spalancò le finestre e respirò una boccata d’aria primaverile, riempiendosi i polmoni con l’odore dei fiori.

Si stirò, si tolse il pigiama e si mise l’uniforme della scuola (camicetta bianca, cravatta a strisce, gonna rosa corta e calze lunghe nere), poi prese i due panini lasciati sul tavolo da Laura e uscì fuori.

Anche se era solo aprile faceva già molto caldo e si stava bene anche a maniche corte. Ripensò alla sera prima e alla giacca di Rin e le vennero i sensi di colpa: forse poteva cercarla e riportargliela.

Sarebbe un’idea splendida, ma dove pensi di trovarla se il vento l’ha portata via? Potrebbe essere ovunque” si disse. Senza perdersi d’animo, si mise a gironzolare nel cortile della scuola.

C’erano gruppetti di ragazzi ovunque: sulle panchine, seduti sull’erba, che camminavano lungo il sentiero ciottolato e, infine, che correvano giocando come bambini. Intimamente, Rea li invidiava: lei non era riuscita, in dieci giorni, a legare con nessuno. “Escluso Rin” si ricordò. Era stato gentile la sera precedente e doveva ammettere che, senza di lui, adesso non sarebbe stata lì. Le venivano ancora i brividi ripensando a quando penzolava sospesa in aria a cento metri da terra.

Nonostante la sua buona volontà di ritrovare la giacca, dopo mezz’ora si sentì sconfortata: aveva controllato tutto il giardino senza esiti. Demoralizzata, si sedette sotto un albero.

Perché non sono stata più attenta, ieri sera, invece di fare l’idiota e sedermi sul bordo di una torre alta in quel modo? Sono un caso perso” si rimproverò ad alta voce. Ogni tanto capitava che parlasse da sola ma di solito se ne rendeva conto solo dopo che aveva finito il discorso. La gente che passava la guardava incredula e tirava dritta, come spaventata dal fatto che quella stranezza potesse essere contagiosa.

Rea appoggiò la testa all’albero e si beò dei raggi del sole sul viso. “Che pace!” pensò. Non appena ebbe finito di formulare quella frase, qualcosa si mosse sopra di lei. Vide qualche foglia caderle sulle ginocchia e alzò lo sguardo.

Di questi tempi alle piante non cadono le foglie” disse. In quell’istante una macchia nera le cadde addosso, spaventandola.

Aiuto!” gridò sobbalzando. Un piccolo gatto nero e bianco col pelo arruffato e pieno di rami spezzati le era finito sulla pancia. Nel vederlo, Rea si tranquillizzò.

Ehi, mi hai fatto quasi prendere un infarto! Ma che ci facevi lassù, si può sapere?” gli chiese. L’animale, tremante, la guardò di sbieco: aveva il viso per metà grigio e gli occhi grossi. Metteva tenerezza.

La ragazza allungò una mano per toccarlo, ma lui si ritrasse spaventato.

Sta’ buono, non voglio farti del male” lo tranquillizzò. Aveva avuto un gatto, quando abitava con i suoi genitori, e sapeva come fare in quei casi: mise il palmo rivolto verso l’alto davanti al suo musetto e si fece annusare.

Visto? Non sono cattiva” disse.

Un po’ più fiducioso, l’animale smise di tremare e Rea poté iniziare a togliere i rami secchi e le foglie impigliate nel pelo, ma questi erano talmente aggrovigliati che era difficile staccarli. Sbuffò e prese il gatto in braccio.

Vieni con me, ti porto in camera e ti pulisco per bene” decise.

 

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Capitolo 7
*** Primo contatto con i demoni pt 2 ***


Seduta sul letto, la ragazza stava finendo di asciugare l’animale. Aveva capito che l’unico modo per pulirlo era lavarlo e, contro ogni previsione, questo si era fatto bagnare, insaponare e risciacquare senza muoversi. Adesso era accoccolato su un asciugamano appoggiato sulle ginocchia di Rea che si beava delle coccole che lei gli faceva.

Ecco fatto, adesso sei tutto lindo e profumato” annunciò.

Lui alzò il muso e le leccò la faccia, facendole il solletico.

Prego, prego, cosa vuoi che sia? Sono un’amante degli animali” disse.

Se lo tolse dalle gambe e si alzò per andare a prendere i panini di Laura. Ne scartò uno e lo mise davanti al gatto.

Mangia, mi sembri affamato” osservò.

Dopo aver annusato per bene che non ci fossero strani cibi dentro, lui dette un morso. Miagolò felice, come per dire “Miao! Buono! Miao!”.

Buon appetito!” rise Rea. Lo guardò ingoiare alla velocità della luce il primo sandwich e, dato che al momento non aveva fame, gli dette anche il secondo.

Sei piccino, ma mangi come un essere umano!” osservò stupita. Quando ebbe finito, il gatto sbadigliò e si rannicchiò sul letto, addormentandosi.

Sarebbe bello se fosse così facile anche per me, sai?” gli confessò. Poi notò che c’era qualcosa di strano in quell’animale: tanto per cominciare aveva due piccoli corni grigi sulla testa, e poi c’erano due code in fondo al suo corpo. Non se n’era reso conto subito, ma adesso era evidente che quel gatto non era normale. In quel momento bussarono alla porta.

Arrivo!” gridò lei.

Quando aprì si trovò davanti Rin, sorridente e di buon umore.

Buongiorno, Rea! Sono venuto a vedere come stai oggi” la salutò.

La ragazza, ancora incredula, si riscosse.

Ciao! Non credevo che saresti venuto a trovarmi. Che ci fai qui?” gli chiese. Lui perse un po’ del suo sorriso.

Beh, visto che ieri sei quasi caduta da una torre alta cento metri volevo vedere se stavi bene” rispose. A quelle parole lei rabbrividì.

Non me lo far ricordare, ho avuto gli incubi tutta la notte” disse.

Oh, ma vieni, entra” lo invitò, ricordandosi all’improvviso le buone maniere. Il ragazzo la seguì all’interno.

Come vanno le tue ferite?” s’informò fingendo noncuranza.

In realtà, dentro di sé si sentiva terribilmente in colpa per il graffio sul polso.

Bene, credo. Sai, cado talmente spesso che sono abituata ad avere lividi e contusioni in tutto il corpo, così non ci faccio nemmeno più caso” rispose lei alzando le spalle. In quel momento, Rin si bloccò, con lo sguardo fisso sul micetto. Rea lo guardò.

Che c’è? Ti senti bene?” gli chiese preoccupata. Il ragazzo indicò l’animale.

Cosa? Hai paura dei gatti? Mi è caduto sulle gambe ed era tutto arruffato, così l’ho portato in camera e…

Kuro! Che diavolo ci fai qui?” gridò lui, interrompendola. Quello aprì un occhio e lo fissò.

Sei di nuovo andato in giro a cercare cibo?chiese arrabbiato. Il micio miagolò.

Non mi interessa se sei rimasto fermo su un albero, perché cavolo ci sei salito se non sapevi scendere?” altro miagolio.

Invece di rubare cibo alle persone, perché non torni al dormitorio? Ne parliamo dopo di questa cosa” gli ordinò. Soffiando, il gatto scese dal letto e uscì dalla finestra.

Mi dispiace se ti ha dato noia, io non so come scusarmi” disse Rin a Rea poco dopo. La ragazza stava per esplodere.

Non si trattano così gli animali!” lo riprese. Dopo un attimo di stupore, lui la fissò.

Cosa?

Ti sei comportato malissimo, sei un cafone!” gridò. Le dava una noia bestiale quando un animale veniva maltrattato davanti a lei.

No, qui c’è un errore, non hai capito come stanno le cose. In verità lui è… è…” si bloccò. Aveva già fatto abbastanza danno la sera precedente graffiandola, rivelarle tutto era da idioti.

Sì, lo so” lo interruppe lei.

L-lo sai?” balbettò Rin sentendosi gelare il sangue nelle vene.

Sì, ho notato i corni che ha sulla testa e la coda biforcuta, ma anche se è diverso non sei giustificato!” spiegò. Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo, sollievo che durò solo un secondo.

Che cosa hai detto?

Che anche se è diverso va trattato come tutti

No, prima

Che ha le corna e due code?” ripeté lei, incerta.

Lui imprecò sottovoce e le prese il polso: la ferita non si era rimarginata quasi per niente ed era più rossa di quella mattina.

Devi venire con me” le ordinò.

Che cosa? Dove?” domandò lei spaventata.

Lui la prese per un braccio e la trascinò fuori dalla porta.

Ehi! Fermo, fermati subito!” gridò Rea. Rin continuò a camminare.

Dobbiamo andare da Yukio, deve assolutamente disinfettarti la ferita” disse.

Ma possiamo andare dall’infermiera!” protestò l’altra.

No, andiamo da mio fratello” decise risoluto il ragazzo. La stava letteralmente portando a peso morto, tirandole forte il braccio.

Mi fai male! Così me lo stacchi, il polso!

 

 

Il vecchio edificio somigliava alla casa dei fantasmi che aveva visitato da piccola al Luna Park. Era alto e con l’intonaco sporco. L’interno sembrava deserto.

Questo posto mette i brividi” osservò Rea. Ormai il sole era tramontato e l’unica luce che c’era all’interno proveniva da una stanza in fondo al corridoio del primo piano.

Yukio! Abbiamo un problema!” gridò Rin.

Un ragazzo alto, con gli occhiali quadrati e un’uniforme nera apparve dalla porta.

Che c’è Nii-chan? Sono occupato” rispose annoiato. quando vide che il fratello non era solo ma trascinava un’altra persona s’immobilizzò.

Oh no!” esclamò. Mortificato, Rin annuì.

Non dirmi che…

Invece sì

E tu come…

Può vedere la vera forma di Kuro

E come è possibile?

Beh, come lo è stato con te da neonato, è stato per lei ieri sera” disse.

Quello scambio di battute aveva messo il mal di testa a Rea, che era rimasta in piedi di fronte a Yukio.

Dov’è la mashou?” le chiese.

La che?” disse lei senza capire.

Sul polso” rispose Rin al posto suo. Il ragazzo le prese il braccio e lo voltò in modo che si vedesse il taglio.

Ah, quello. Non è niente, solo un piccolo graffio” minimizzò lei.

No, questa è proprio una mashou. Vieni, è meglio se la disinfettiamo prima che si aggravi” le disse. La portò in una specie di infermeria.

Vieni anche tu, Nii-chan” lo chiamò. Il ragazzo era rimasto fermo in corridoio. “Ti prego, non di nuovo” pensò. Era la seconda volta che feriva qualcuno e si sentiva terribilmente male. Non era giusto che tutte le volte che si avvicinava a qualcuno puntualmente la sua natura venisse fuori e lo ferisse.

Rea, intanto, stava studiando tutte le bottiglie che erano sulle mensole: decine di vasetti pieni di scritte in quello che dedusse essere latino stavano ordinate e pulite in fila, pronte per essere usate.

Questo brucerà un po’, ma è l’unica cosa che ti fa guarire in fretta. È aloe” le spiegò Yukio, mettendole una pomata sul graffio. La ragazza ritrasse il braccio.

Brucia!” si lamentò.

Lo so, ma ti fa bene

Sì, ma brucia” ripeté. Lui sospirò, sconsolato.

Mi sembra di averla già sentita, questa” commentò. Rin arrossì.

Quando fu riuscito, finalmente, a bendarle il polso, ripose il materiale e la fissò.

Forse è bene spiegarti tutto dall’inizio, anche se ci vorrà un po’. Hai programmi per cena? Nii-chan cucina in modo meraviglioso” disse Yukio.

 

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Capitolo 8
*** Una cena piena di novità ***


Rea stava seduta a tavola, rigida. Si sentiva sotto osservazione, ma non solo da Yukio: le sembrava che ci fosse qualcun altro oltre ai due ragazzi in quell’edificio.

Allora, intanto direi che una lezione generale sui demoni sia d’obbligo” iniziò lui.

Demoni?” chiese lei, incredula.

Sì, demoni. Questo mondo è popolato da essi, anche se non dovrebbero entrare ad Assiah. Il fatto è che la loro terra, Gehenna, e la nostra, Assiah, sono strettamente collegate e alcuni di loro riescono a venire qui. Quando questo accade può capitare che degli esseri umani vengano feriti dai demoni e questo permette loro di vederli. Ci sei fino a qui?” le chiese prima di continuare. Rea mosse il capo in su e giù, in trance.

Bene. La ferita che vieni inferta si chiama mashou

Come la mia sul polso?” dedusse lei. Yukio annuì.

Il fatto che tu veda Kuro nella sua forma originale ne è una prova: quando un essere umano normale lo osserva riesce a vedere solo un semplice gattino nero, invece tu sei riuscita  a notargli le corna e la coda biforcuta” le disse.

La ragazza era basita, terribilmente congestionata. “Demoni…” pensò.

Non fraintendermi, non c’è da avere paura: la scuola è protetta e il nostro preside fa di tutto perché agli allievi non accada niente” la tranquillizzò.

Demoni…” continuava a pensare. Aveva lo sguardo vacuo e le tremavano le mani.

Rea?” la chiamò Yukio.

Era rimasta zitta praticamente tutto il tempo. Era preoccupante? Le scosse lievemente un braccio.

Ehi?” tentò di nuovo.

Questo è uno scherzo, vero? Insomma, io sono ancora a dormire nel mio letto e non mi sono ancora svegliata, giusto?” chiese. Ecco la crisi isterica.

Ehm, in realtà no, questo non è un sogno” le rispose il ragazzo, incerto.

Aveva visto in difficoltà sia il fratello che sé stesso quando la verità sul mondo dei demoni era stata loro svelata. E dire che Rin era quello che avrebbe dovuto abituarcisi più in fretta di tutti, vista la sua natura.

La cena è pronta!” annunciò lui, come evocato dai pensieri del fratello. Apparve con una pentola piena di riso al curry fumante. Dietro di lui un piccolo essere alto sì e no cinquanta centimetri con piatti e bevande lo seguiva sorridente. Non era solo il suo aspetto che la stupiva, nonostante fosse piuttosto strano: la testa era tonda e viola, con due corna ocra al centro; la faccia era rosa e paffuta; gli occhi erano gialli e grandi; aveva la coda a forma di forcone e tutta viola; la parte inferiore del corpo era simile a quella di un satiro; il tutto era coronato da un paio di guanti e un grembiule da cucina. Quello era un demone.

Rea lo indicò col dito tremante.

C-cosa… cos’è… quello?” chiese balbettando. Yukio capì subito a che si riferiva.

Quello è Ukobach, il nostro cuoco personale. Come vedi, lui non è cattivo, anzi ormai siamo amici” le spiegò. La ragazza si alzò e batté le mani sul tavolo.

Non posso credere a quello che mi dici, tutta questa storia dev’essere una bugia inventata dalle vostre menti malate. Voi siete pazzi” disse.

Rin, che aveva perso la spiegazione del fratello, appoggiò la pentola sulla tovaglia e la fissò senza capire.

Che succede?” le chiese. Provò a toccarla ma lei lo respinse.

Che succede? Che succede?” ripeté con voce isterica.

Demoni? Ferite? Assiah e Gehenna? Che diavolo state dicendo?

Ok, capisco il tuo stupore, ma adesso siediti e calmati” le disse il ragazzo.

Lei si girò con occhi infuriati.

Calmarmi? Ho sempre pensato che esistessero fate e streghe, non mostri e mondi paralleli!” esclamò.

Qual è la differenza?” le chiese Rin.

Aveva lo sguardo cupo. Rea si bloccò: già, qual è la differenza?

Che i demoni sono pericolosi! Nei libri c’è scritto così!” rispose. Yukio rise.

Beh, questo è vero ma non tutto ciò che è scritto è realtà. Ascoltami, pensaci un secondo: che differenza c’è tra Ukobach, che è un nostro amico, ci prepara i pasti e si mette a nostro servizio, e, che so, una fata o una maga?” le fece presente. Lei non seppe rispondere.

Esatto, non esiste. Certo, non ti sto dicendo che non ci sono demoni cattivi, anzi sono più numerosi quelli pericolosi degli altri, però non esserne spaventata a prescindere. Inoltre, nella nostra scuola, ci sono barriere e controlli ovunque, quindi qui sei al sicuro” le spiegò.

E allora io come ho fatto a essere ferita se non c’è la possibilità che i demoni entrino?” domandò Rea, un po’ più tranquilla. Si mise di nuovo a sedere.

Quante domande che fai! Perché non mangiamo, prima? Dopo le risposte, vero Ukobach?” annunciò Rin. Mise il riso nei piatti della ragazza e del fratello e poi servì sé stesso.

Non… non l’ha cucinato lui, vero?” chiese lei, incerta, indicando il demone.

Dove sarebbe il problema, se così fosse?” rispose Rin.

Mi suona… beh, mi suona strano mangiare qualcosa cucinato da un demone” ammise.

Senza offesa, Ukobach” aggiunse ripensandoci. Yukio, a quelle parole, rise rumorosamente.

Hai sentito, Nii-chan? Come ribatti a questo?” domandò. Il ragazzo arrossì.

Tu da che parte stai, fratello?” lo fulminò.

Questa ragazza mi piace, credo che starò dalla sua” decise.

Che ho detto di male?” domandò Rea.

Lascia perdere e mangia” le ordinò. Appena ebbe messo in bocca la prima forchettata di riso, la ragazza sgranò gli occhi.

Ma… ma è buonissimo!” esclamò.

Cavolo! Chi è il genio che ha cucinato questo?” chiese incredula. Sia Rin che Ukobach arrossirono.

Devo ricredermi, è davvero delizioso. Le mie più sincere scuse” disse ad alta voce, a nessuno in particolare, continuando a mangiare. Il demone arrossì.

 

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Capitolo 9
*** Una cena piena di novità pt 2 ***


Dopo cena era più tranquilla e aperta a comprendere ciò che i due fratelli le dicevano.

Quindi adesso rimane solo una cosa che dovete spiegarmi: com’è che un demone mi ha ferita? E soprattutto, quando?” domandò di nuovo. Yukio prese un respiro.

Credo che sia successo sulla torre, ieri sera. Probabilmente quando sei caduta e Nii-chan ti ha presa, c’era un Cohal Thar che ti ha graffiata e lui non se n’è accorto” rispose, cercando gli occhi del fratello.

Sì, probabilmente sì” annuì. Si sentiva in colpa sempre di più.

Un Cohal Thar? Che roba è?

Uno dei demoni più innocui esistenti, tranquilla” la rassicurò.

Ma voi come fate a vedere i demoni?” s’incuriosì la ragazza.

Ukobach apparve con una torta in mano e la posò sul tavolo.

Grazie” gli disse Rin. Lui sorrise e tornò in cucina.

Beh, io sono un insegnante della Scuola di Preparazione per esorcisti, mentre Nii-chan… uhm…

Io sono un suo allievo” terminò il ragazzo. In due faticavano a trovare tutte le volte delle scuse per spiegare la natura di Rin.

Esorcisti? Del tipo crocifissi, acqua santa e santini?” domandò lei. I ragazzi risero.

Non proprio, ma l’idea è quella. Ci sono dei corsi apposta per esorcisti qui alla True Cross e chi ha una mashou può frequentarli. Anche tu, in realtà, potresti iniziare” le spiegò Yukio.

No, grazie. Sono un tipo codardo, mi dispiace” declinò Rea.

Laura li ha già iniziati” si fece scappare Rin. Si morse la lingua un attimo dopo.

Che cosa?” esclamò lei.

Niente, niente…” disse il ragazzo.

Lei si alzò e gli andò ad un centimetro di distanza dal viso.

Niente un cavolo! Dimmi un po’ che storia è questa?” gli ordinò. Aveva degli occhi terrificanti e lui si sentì messo alle strette.

Voglio vedere adesso come te la cavi” commentò Yukio, mettendosi comodo.

Beh, ecco… vediamo…” lei lo guardava fisso, stringendo impercettibilmente le palpebre.

Voglio la verità, Rin. Ti ho già detto ieri quanto le bugie di Laura mi abbiano ferita nelle ultime due settimane, non mentirmi anche tu” gli disse.

Non era un ordine, era un supplica e questo il ragazzo lo capì benissimo. Sospirò.

Va bene, d’accordo. Hai presente la chiave che ha trovato l’altra mattina? Quando poi è tornata in camera fasciata e tra le braccia di Mephisto” le chiese. Rea annuì.

Era mia. Quella è una chiave particolare: ovunque sei, qualsiasi porta tu apra con essa, ti ritroverai sempre nell’ala di esorcismo. Probabilmente deve averla usata per sbaglio ed è stata attaccata da un demone

Ha una mashou anche lei?

Sì. Ieri è stata via per tutto quel tempo perché ha iniziato i corsi da esorcista. Non penso che abbia fatto apposta di lasciarti sola. Conoscendo quell’uomo, è probabile che l’abbia portata in classe senza quasi chiederglielo” le spiegò. Rea sentì le gambe tremare.

Perché non me l’ha detto? Ci siamo sempre confessate anche il più stupido segreto e questo, che è importante per la sua vita, non ha avuto il coraggio di venirmelo a dire. Non ci credo” disse accasciandosi sulla sedia. Yukio le si avvicinò un po’ da sopra il tavolo.

Probabilmente perché le è stato chiesto di non farlo. Non è molto consigliabile andare in giro per la scuola a dire che siamo esorcisti e vediamo demoni e affini girare per le strade. Le reazioni possibili sarebbero due: o vieni preso per matto o semini il panico” le fece presente. Rea scosse la testa.

Non ha importanza, sapeva che le avrei creduto, l’ho sempre fatto!” ribatté.

Comunque queste sono questioni che devi affrontare con lei. Io ti chiedo solo di non parlare di tutta questa storia in giro, più che altro per mantenere un profilo basso” le chiese Yukio. Lei annuì, incredula di fronte a tanta freddezza.

Beh, credo che non ci sia altro da aggiungere. Nii-chan, la accompagni tu in stanza?

 

 

Durante metà del tragitto stettero entrambi zitti. Rin pensava a quanto si dovesse essere sentita esclusa lei, ricordando la sensazione di delusione provata quando aveva saputo che il fratello non solo conosceva il suo segreto ma era anche un esorcista specializzato da due anni; Rea, invece, stava ragionando su tutta quella storia. Alla fine scosse la testa, arrendendosi.

Che succede?” le chiese il ragazzo preoccupato.

Niente, solo che piano, piano inizio a lasciar entrare quest’assurda consapevolezza che i demoni esistono, che c’è un mondo parallelo e tutte queste cavolate e più ci penso più mi sembra impossibile” rispose lei.

Beh, poso capirti. Stare a raccontarti come ho reagito io quando ho saputo di questa realtà sarebbe inutile, dovrei scendere in particolari che non voglio ricordare, però posso assicurarti che so di cosa parli” la consolò. Ormai erano quasi arrivati davanti alla camera di Rea.

Mi dispiace” disse Rin, fermandosi di botto. Lei gli si mise accanto e lo fissò senza capire.

Per che cosa?

Per… per questo! Dovevo stare più attento, ieri, fare in modo di non ferirti sul polso, che tu non avessi una mashou. È stato da deficiente non accorgersene per uno che vuole diventare esorcista di prima categoria” ammise. La ragazza sorrise.

Intanto non sei stato tu a graffiarmi. È stato un Cohalqualcosa

Cohal Thar

Quello che è. E poi non ti preoccupare, mi abituerò anche a questo. Sono così imbranata che non faccio che cadere, sbattere contro i muri, scivolare, tagliarmi, sbucciarmi… ormai ci ho fatto l’abitudine. E, in fondo, è come hai detto tu: non c’è differenza sostanziale tra fate e demoni, almeno se questi ultimi sono come Ukobach o come Kuro, giusto?” ragionò. Rin era scioccato da tanta tranquillità, soprattutto visto che si era quasi rifiutata di mangiare perché aveva paura che il pasto fosse stato preparato da un demone. Se avesse saputo…

Sei strana, Rea” annunciò dopo un istante. Riprese a camminare.

Che cosa?” chiese lei, correndogli dietro.

Sei una persona molto strana, non so capirti: ventiquattr’ore fa piangevi disperata, poi ti sei messa a ridere dopo avermi raccontato i tuoi problemi; sei quasi caduta da un’altezza spropositata e comunque ti sei rialzata subito; hai scoperto che esistono i demoni e che potresti essere attaccata non più di due ore fa e adesso sei tranquilla come se tutto fosse normale. È… beh, è strano” osservò.

Io non sono strana!” ribatté lei, arrabbiata. Arricciò il naso come i bambini e mise il broncio.

Sì che lo sei” rispose tranquillo Rin. Rea si zittì, infuriata.

Quando arrivarono davanti alla sua stanza, lei fece per entrare senza salutare, ma lui la fermò.

Che vuoi?” gli chiese scorbutica.

Io… io lo so che vuol dire essere tagliati fuori” le confessò. La ragazza abbassò le spalle e lo guardò triste.

Non credo che tu sappia che significa quando…

Mio fratello e mio padre erano esorcisti e io non ne sapevo niente, poi ho scoperto che tutti conoscevano il mio passato tranne me e infine, come se non bastasse, ho passato quindici anni della mia vita vivendo con un uomo che credevo essere mio padre ma non lo era, ed ero l’unico a non saperlo, anche Yukio ne era al corrente” le disse tutto d’un fiato. Non aveva mai parlato nemmeno a Shiemi di questa cosa. Rea era stupita. Sorrise.

Grazie” gli disse, si guardò intorno e, quando vide che non c’era nessuno, si alzò sulle punte e lo baciò sulla guancia.

Buonanotte!” gli augurò correndo in camera. Toccandosi il punto in cui le sue labbra l’avevano toccato, Rin sorrise. Mentre tornava nel vecchio dormitorio gli venne in mente che, in fin dei conti, si stava affezionando ad una perfetta sconosciuta.

E’ andato tutto bene?” lo accolse Yukio. Senza proferire parola, lui si mise in pigiama, liberando la coda (e tirando un sospiro di sollievo quando poté muoverla in santa pace), e si coricò.

Nii-chan, tutto ok? Rea ha fatto storie?

No, stai tranquillo quattrocchi

Beh, meglio così. Certo che anche tu potevi stare più attento, ieri, invece di graffiarla” lo riprese.

Quanto gli dava noia quando faceva il saputello…

Ma tu critichi sempre?

Solo quando ce n’è bisogno

Ecco, allora smetti!” lo freddò.

Si tirò le coperte sulla testa e si addormentò all’istante.

 

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Capitolo 10
*** Ripetizioni ***


Da quando aveva saputo dei demoni era passata una settimana. Si era trovata spesso con Rin ed era diventata molto amica sia sua che di Kuro. Amava gli animali e quel gattino la faceva letteralmente impazzire.

Nonostante le nuove conoscenze, comunque, sentiva sempre molto la mancanza di Laura: ormai erano dieci giorni che non le parlava, ma non aveva intenzione di cambiare idea, soprattutto dopo aver saputo degli esorcisti. Le faceva male, ma doveva farsela passare prima di poter risolvere con lei senza arrabbiarsi troppo.

Il lunedì mattina c’era il compito d’inglese. Il professore aveva appena consegnato il testo quando la porta si spalancò: apparve un Rin stravolto, con la giacca stropicciata e il fiatone.

M-mi… mi scusi professore! Non ho sentito la sveglia e mio fratello non mi ha chiamato prima di uscire!” si giustificò. L’insegnante sospirò rassegnato.

Okumura, è la terza volta da quando è iniziata la scuola che fai tardi. Inizio a pensare che non siano solo problemi occasionali i tuoi” lo sgridò.

Mi dispiace, giuro che non succederà più!” promise sedendosi.

Vieni a prendere un foglio per il compito invece di metterti comodo. Stamani c’è il compito in classe” gli fece presente. Anche dall’altra parte della stanza, Rea vide visibilmente il colore scomparire dalle guance dell’amico e sorrise: se n’era dimenticato. Trattenendo a stento le risa, si concentrò sul testo.

 

 

Maledizione, un’altra insufficienza!” si lamentava Rin, dirigendosi verso il cortile. Aveva il bento che Ukobach gli aveva gentilmente preparato la sera precedente in mano e stava andando a pranzare.

Ehi, aspettami!” gridò Rea, correndo verso di lui. Lui attese pazientemente che lo raggiungesse.

Buongiorno!” lo salutò. Aveva il fiatone.

Che succede? Ci sono problemi?le chiese incuriosito.

Respirando a fondo lei riprese fiato.

No, volevo solo chiederti se pranzi con me. Devo passare in mensa a comprare da mangiare, mi accompagni?” gli propose dopo un attimo di riposo.

Certo, ma io ho il mio bento. Ukobach me lo ha preparato ieri sera” le rispose.

Non importa, vorrà dire che il pranzo lo prenderò solo io” decise. N

on pranzavano spesso insieme, anche perché Rea rimaneva nell’edificio durante l’ora di pausa tra le lezioni mattutine e quelle pomeridiane.

Dopo essere passati dalla mensa andarono in cortile e si sedettero sotto l’albero dove si era nascosto Kuro la settimana prima.

Allora, che cosa volevi chiedermi?” le domandò Rin quando ebbe aperto il suo bento.

Ho visto che ti trovi in difficoltà con l’inglese, mi sbaglio?

Il ragazzo s’incupì.

Lasciamo perdere

Ecco, io devo ancora sdebitarmi con te perché mi hai salvato la vita sulla torre e pensavo… dato che io ho ottimi voti in inglese e che mi piace parlarlo e scriverlo, ti va se ti do una mano?” gli propose. Lui spalancò la bocca, sorpreso.

Stai scherzando?

No di certo. Ho tanto tempo libero e non mi dispiacerebbe aiutarti, in fondo sei mio amico” rispose.

Cioè tu mi faresti ripetizione di inglese senza volere niente in cambio? Soldi, protezione… niente?

Esatto. Perché per te è tanto strano?

Beh, non saprei. Forse perché ci conosciamo da una settimana” immaginò lui.

E allora? Siamo amici, giusto? Gli amici fanno così” gli spiegò. Rin non se ne capacitava.

Allora? Vuoi o no che ti aiuti?gli chiese impaziente. Lui si riscosse.

Sì!” accettò. Rea gli tese la mano, che prontamente lui strinse.

Quando vuoi cominciare?

 

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Capitolo 11
*** Ripetizioni pt 2 ***


Quel pomeriggio, alle cinque, la ragazza era di fronte al vecchio dormitorio che fissava la porta. Anche alla luce del sole le faceva venire i brividi. Prese un grosso respiro e bussò.

Ciao Rea! Vieni su, è aperto” le disse Rin affacciandosi alla finestra. Mentre lei attraversava l’ingresso, lui tornò velocemente in camera. Si era tolto la giacca e aveva lasciato libera la coda dopo che era tornato in stanza, ma doveva rivestirsi alla svelta se non voleva che lei lo vedesse. La arrotolò intorno al petto e si chiuse la camicia, poi corse al piano di sotto, dove Rea lo stava aspettando.

Eccomi, scusa per l’attesa. Vieni, ci mettiamo in mensa, Ukobach ci ha preparato la merenda” le disse guidandola nella sala pranzo. La ragazza lo fissò alzando un sopracciglio.

Ehi, siamo qui!” gridò Rin al demone, che apparve con un grosso vassoio in mano. Lo posò sul tavolo e guardò Rea sorridente.

Ciao Ukobach. Come stai?” lo salutò lei. Lui arrossì.

Prendi una fetta di torta e un po’ di tè, ti va?

Non si rifiuta mai la torta con le fragole, è sacrilegio” rispose lei ridendo. Quando si furono messi a sedere ed ebbero preso entrambi il dolce, lo fissò.

Hai intenzione di studiare scrivendo sul tavolo?” gli chiese.

Non credo di aver capito” disse lui, confuso.

Non hai i libri, i quaderni o altro materiale per fare inglese” gli fece notare.

Rin si accorse di essere corso da lei con così tanta fretta da essersi dimenticato qualsiasi cosa in camera. Si alzò di scatto, tutto rosso in viso, e si precipitò al piano di sopra.

Torno subito!” le gridò. La ragazza guardò Ukobach con sguardo divertito.

Secondo te si ricorderà che deve prendere anche la penna o gliela dovrò prestare io?” gli chiese. Il demone non rispose.

Ehi, questa torta è buonissima!” esclamò lei, dopo un attimo, addentando il dolce.

Rin, nel frattempo, stava cercando tutto il materiale. “Stupido, stupido, stupido!” si ripeteva. Perché tanta emozione? “Siamo amici, giusto? Gli amici fanno così” gli aveva detto. Nessuno era mai stato tanto gentile con lui, nemmeno Shiemi o Bon.

Tornò in mensa e riprese fiato.

Ho portato tutto, sono pronto” annunciò. Si mise a sedere e aprì i libri.

Tieni” disse Rea. Aveva in mano un lapis e lo fissava.

Cos’è?” domandò lui, senza capire.

Una matita. Non so come funziona per te, ma io uso una di queste per fare i compiti” rispose lei, divertita.

E perché me ne stai dando una?

Volevi scrivere col sangue?” s’informò la ragazza. Solo in quel momento lui si rese conto che non aveva portato l’astuccio.

Oh! Ehm, grazie!” le disse.

Niente di che” minimizzò lei.

Si misero a studiare senza interruzione, partendo dai fondamentali dell’inglese. Rea si rese conto che Rin, se incoraggiato, era piuttosto bravo, bastava dargli fiducia.

Dopo un’ora circa sentirono bussare alla porta.

Aspetta, controllo chi è. Probabilmente è solo Yukio che fa sentire che è tornato” si scusò lui, alzandosi.

Fai pure con calma, io intanto mi prendo un’altra fetta di torta” rispose lei.

Affacciandosi alla finestra il cuore del ragazzo perse un battito: Shiemi stava aspettando che qualcuno le aprisse con una busta di medicinali e piante varie in mano.

Ciao Shiemi! Che ci fai qui?” la salutò sbilanciandosi. La ragazza alzò gli occhi e lo vide.

Rin! Ho portato le cose che Yuki-chan ha ordinato l’altra settimana in negozio. È in casa?

No, ma sali pure, a breve dovrebbe rientrare” le rispose. Lei aprì il portone e entrò.

Il ragazzo si voltò e vide Rea che lo fissava sorridente.

Provo ad indovinare: è la ragazza per cui hai preso una cotta?” suppose. Lui arrossì e distolse lo sguardo.

Ehm… f-forse” balbettò.

Lo prendo per un sì” decise. Si alzò dal tavolo e radunò le sue cose.

Credo che sia meglio se vi lascio soli, non vorrei disturbare il vostro idillio” gli disse.

Che cosa? No, dobbiamo studiare!

Oh, avanti! Hai la ragazza che ti viene a cercare a casa e tu pensi all’inglese? Sei un uomo o un’ameba?” lo riprese lei.

Rin? Sei qui?” si sentì una voce chiamare dal corridoio. La ragazza che apparve sembrava spaesata: i grandi occhi verdi erano spalancati e parevano cercare qualcosa; era raggiante, sprizzava allegria da tutti i pori; i capelli erano biondi e acconciati in un caschetto carino; indossava un lungo kimono rosa e, per finire, aveva un piccolo esserino verde sulla testa. Rea rimase un secondo ferma ad osservarla: così era quella la ragazza per cui Rin aveva una cotta.

Oh, ciao Shiemi. Vieni, accomodati. Lei è Rea, una mia amica” la presentò. Come riscossa, questa le tese una mano sorridente.

Ciao, molto piacere!” le disse.

Oh, piacere mio” rispose l’altra, stringendola. Nel fare quel gesto si accorse della fasciatura che ancora era stretta intorno al suo polso e la fissò.

Che cos’è questa? Sei ferita?” le domandò allarmata.

Ehm, sì ho un piccolo taglio sotto la mano, ma non è niente di importante, si rimarginerà in qualche giorno ancora” minimizzò.

No! Si deve mettere del sancho-san sui graffi. Ni-chan mi puoi dare del sancho-san?” chiese al piccolo essere sulla sua testa. Questo sorrise e fece apparire una pianta dalla pancia. Shiemi la passò a Rea.

Ecco, spalmaci questa e vedrai che guarirai in fretta” le assicurò.

Un po’ in imbarazzo, la ragazza prese le foglie dalle sue mani.

Grazie” rispose. L’altra sorrise smagliante.

E grazie anche a te, ehm… esserino verde” disse al green man.

Oh, tu vedi Ni-chan? Hai una mashou? Sei un esorcista?” domandò a raffica.

Che cosa? No! Mi sono fatta male non più di una settimana fa e non ho intenzione di diventare esorcista. Combattere non è il mio mestiere, fidati” le assicurò.

Probabilmente si farebbe uccidere dai demoni in quattro minuti, imbranata com’è” commentò Rin.

Che cosa vorresti dire?” chiese minacciosa Rea, fissandolo.

Io? Niente!

Non sfidarmi! Ricordati che so cose che non vuoi che escano dalla mia bocca. O forse dovrei parlare a Shiemi del tuo segreto?” lo ricattò. Lui sbiancò.

Non oseresti

Sfidami” lo provocò. La bionda era rimasta a fissare quello scambio di battute in silenzio, poi tossì per attirare l’attenzione. Ricordandosi della sua presenza, l’altra si riprese.

Comunque devo andare. Cose da fare, gente da vedere, sapete com’è. Divertitevi!” li salutò agitando una mano.

Aspetta! Quando mi fai di nuovo lezione?” s’informò Rin.

Possiamo parlarne domani, tranquillo. Fai per bene, mi raccomando” lo prese in giro, strizzando l’occhio.

Quando fu scomparsa dalla loro vista, Shiemi si voltò verso il ragazzo.

Tutto ok?” gli chiese, vedendo che era rimasto a fissare il vuoto. Riscuotendosi, lui annuì.

Hai detto di avere della roba per Yukio?

 

 

Negare che le aveva dato noia era inutile, eppure anche il contrario era insensato. Cos’era quella sgradevole sensazione? Gelosia?

Ma che vai pensando? Sei matta?” si sgridò.

Entrò in camera e si mise sul letto. Laura, come sempre, non c’era.

Aprì il libro e tentò di studiare. Lo richiuse due minuti dopo.

Io sono proprio una deficiente

 

 

Nii-chan, c’è qualche problema?” gli chiese il fratello quella sera a cena. Preso alla sprovvista lui non seppe rispondere.

Come?

Ehi? Pronto? Ci sei? Ti vedo assente. È successo qualcosa con Rea?” s’informò.

No, non c’è niente che non va, tutto ok” rispose vago. Yukio si avvicinò e lo fissò.

Nooo! Non ci credo!” disse sorpreso. L’altro ricambiò lo sguardo, senza capire.

Cosa?

Ti stai innamorando di lei!” esclamò. Rin s’infuriò.

Non è vero! È solo una mia amica!” ribatté punto sul vivo.

Certo, un’amica. E quando si ha un amico ci si pensa ininterrottamente per tutto il giorno?

Ma smettila, quattrocchi!” disse infastidito.

Io vado a dormire, ti lascio qui i piatti per punizione, stasera pulisci te” decise. Yukio rise.

Va bene, come vuoi Nii-chan. Buonanotte” gli augurò.

Una volta che si fu messo a letto, il ragazzo rimase sveglio a fissare il soffitto. Non riusciva a dormire, aveva troppi pensieri in testa: quel pomeriggio, nonostante fosse solo con Shiemi, non aveva fatto che pensare a Rea e questo lo disturbava. Le si era affezionato, era una sua amica, ma perché tutto quell’interesse proprio adesso? “Forse per quello che ha detto stamani a pranzo. Nessuno mi era mai stato tanto vicino senza motivo” pensò.

Due ore dopo, sospirando, si alzò e si vestì. C’era un solo posto in cui poteva andare.

 

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Capitolo 12
*** Una scoperta scottante ***


Rin? Che cosa ci fai tu qui?” chiese Rea, sorpresa.

Era sulla torre ad aspettare l’alba da qualche minuto quando aveva sentito la botola che si apriva.

Preso alla sprovvista, il ragazzo si bloccò.

Rea? Non riuscivo a dormire e sono salito qua, tu? Non ti è bastato cadere l’altra volta?” la prese in giro. Uscì dalla botola e le si avvicinò.

Sto a distanza di sicurezza, vedi? A prova di caduta!” rispose indicando i cinquanta centimetri tra sé e il bordo. Kuro apparve da dietro il ragazzo.

Ciao, piccolo!” lo salutò radiosa. Il gatto miagolò felice.

Vieni, siediti qui” lo invitò, toccandosi la pancia.

Senza farselo ripetere, l’animale le saltò in grembo. Rin si incupì.

C’è qualche problema?” gli chiese lei.

No, lasciamo perdere. Come mai non riuscivi a dormire?” s’informò.

Non lo so, troppi pensieri, credo. Tu?

Idem” le rispose.

E con Shiemi com’è andata?

Normale, credo. Anche se nutro un particolare interesse per lei, non significa che succederà qualcosa

Ma a te piacerebbe che ci fosse una qualche possibilità con lei o no?

Non lo so più” ammise. Da quando l’aveva conosciuta non sapeva più niente.

Che significa?” domandò Rea, confusa. Rin arrossì.

Niente, non ha importanza” disse vago.

Kuro miagolò.

Che cosa? Tu te ne stai approfittando!” esclamò il ragazzo di rimando. Lei lo fissò con gli occhi sgranati.

Eh?” ma non fu considerata. Il gatto miagolò di nuovo.

Non puoi dire certe cose!” lo sgridò, alzandosi.

Mi dici con chi parli?” chiese Rea.

Con Kuro!

Stai discutendo col gatto? Okkeeeey… sei sicuro di stare bene?” si preoccupò lei.

Certo che sto bene!

Anche io sto bene, qui sul morbido” pensò il micio. Rin gli dette un colpo sulla testa.

Ehi, non si picchiano gli animali!” esclamò la ragazza, contrariata. Lo strinse al petto per proteggerlo.

Miaaaaao! Questo sì che è un bello spettacolo!” commentò Kuro.

Lui non ci vide più: si lanciò verso di lui con un balzo.

Rin, nooo!” gridò Rea, ma era già tardi: il ragazzo le finì dritto sopra, steso in orizzontale sulla sua pancia. Lei cadde con la schiena all’indietro, battendo per terra.

Vieni qui! Vieni subito qui!” ordinò al gatto, che, elegantemente, era saltato sulla sua testa. Muovendo la coda balzò di nuovo e scese sul tetto di sotto, scomparendo alla vista dei due.

Io lo ammazzo!” disse lui. Senza fiato quasi del tutto, la ragazza sbuffò.

Mi rendo conto di essere morbida, lo ammetto, però se non ti è di troppo disturbo potresti spostarti? Non riesco a respirare” lo implorò.

Rin, accorgendosi della posizione in cui era, sentì il cuore accelerare. Arrossì e si alzò velocemente, tendendole una mano.

Scusa” disse senza guardarla. Rea si alzò e si tolse la polvere di dosso.

Lascia perdere, sono abituata a sbattere a destra e sinistra” lo tranquillizzò. Si voltò di spalle.

Mi fa un po’ male la schiena, puoi controllare che non ci sia niente?” gli chiese.

C-come, scusa?” domandò lui, sperando di aver sentito male.

Capisco che non hai dormito, ma vedi di svegliarti. Controlleresti che non mi sia fatta niente? Mi fa male la schiena” ripeté.

Con le mani tremanti, Rin le spostò leggermente la camicia dalla pelle e si bloccò: un graffio lungo le circondava la vita, non molto profondo ma rosso.

Allora?

Ehm, hai da fare stamani?” s’informò abbassandole la maglia. Lei lo fissò.

No, perché?” rispose incerta.

Perché mi sa che dobbiamo tornare da Yukio

 

 

Com’è successo?” s’incuriosì il ragazzo mentre la medicava. Erano andati al vecchio dormitorio (c’era stata di sera, di giorno e adesso anche di mattina. Full) e avevano svegliato Yukio, che, dopo aver maledetto il fratello, si era alzato.

Quando aveva visto il taglio sulla schiena di Rea si era preoccupato credendo che fosse una mashou, ma Rin lo aveva tranquillizzato.

Sono stata travolta da un idiota” rispose la ragazza.

Nii-chan è un po’ irruento, delle volte, ma non credo che l’abbia fatto apposta. Dico bene?” chiese conferma.

No che non l’ho fatto apposta! È stata colpa di Kuro!” si difese lui. Il fratello sorrise.

Mi servono i cerotti, vado a prenderli nella mia borsa in camera. Aspetta un attimo, e mi raccomando: non rimettere giù la camicia, non deve toccare la ferita” la avvertì. Lei annuì.

Rimasti soli, Rea guardò Rin.

Certo che con te non ci si annoia mai, eh?” osservò.

Scusa, non volevo farti del male” si scusò.

Che vuoi che sia? Taglio più, taglio meno…

No, sono serio. Ci conosciamo da meno di venti giorni e sei finita in infermeria da Yukio già due volte

Non è mica colpa tua. O almeno, non lo era prima di ora” rise. Vide che il ragazzo era cupo e si preoccupò.

Ma ti senti veramente responsabile per questa cavolata?” gli chiese stupita. Lui distolse lo sguardo.

Un po’” ammise.

Ma dai! Non sono mica due graffi che mi spaventano” lo rassicurò. Rin non si calmò.

Non farmi alzare, devo tenere su la camicia” lo minacciò.

Come?

Se non sorridi mi alzo e vengo da te, ma questo significa lasciare la maglietta sulla ferita e tuo fratello mi ha detto di non farlo. Vuoi che disubbidisca?” lo avvertì.

Non lo fare, non ne vale la pena” le disse. A quelle parole lei fece per scendere dalla sedia, ma il ragazzo le fu accanto per fermarla.

NO! Il tessuto non deve toccare la pelle” le ricordò.

Tu dici le cavolate e io vengo a picchiarti” lo sfidò. Nel tenerla immobile l’aveva abbracciata involontariamente, finendo a pochi centimetri dal suo viso.

Non sono cavolate” ribatté. Sentiva il cuore rimbombare nelle orecchie.

Sì, invece! Non voglio che il mio migliore amico si senta in colpa per così poco” rispose. Anche lei era imbarazzata, aveva le guance in fiamme.

Migliore amico?” chiese, avvicinandosi un po’. Rea annuì. “E se volessi essere di più?” si chiese. Era a pochi centimetri dalle sue labbra, sentiva il suo respiro caldo.

Ho trovato le bende, adesso ti posso fa… oh!” esclamò Yukio, entrando in infermeria.  Nel vedere quella scena si bloccò.

Rin si spostò velocemente e la lasciò lì, imbarazzata e impacciata.

M-mi spiace, non volevo disturbare, io…

Fasciala e sta’ zitto” disse il fratello, arrabbiato. Quando Rea fu pronta le abbassò al camicetta.

Grazie” sussurrò lei. Si sentiva idiota.

Di niente” rispose lui.

Scusate, devo andare. Ciao” li salutò, fuggendo via.

Quando passò vicino a Rin, lui poté sentire il suo profumo.

Scusami, Nii-chan, non credevo che voi…” iniziò Yukio, sorridendo.

Lascia perdere” rispose l’altro, sconsolato.

 

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Capitolo 13
*** Una scoperta scottante pt 2 ***


Passò una settimana prima che Rin fosse in grado di guardare di nuovo Rea in faccia. Quando lo salutava sorridente, lui abbassava lo sguardo e inventava una scusa per fuggire. Addirittura un pomeriggio, vedendo Mephisto in forma canina che passeggiava per i corridoi, si era fatto coraggio e aveva deciso di chiedere a lui un consiglio. In fondo era messo nelle stesse condizioni con Laura, no? Li aveva visti e aveva capito che lui si stava affezionando alla ragazza in modo particolare.

Mephisto! Ehi, aspettami!” gridò. Arrivò veloce al fianco del cane e sorrise.

Non è molto usuale vedere il preside che si aggira per la scuola. Che stai facendo?” gli chiese riprendendo fiato. L’animale riprese a camminare.

Sto tornando nel mio ufficio, come puoi vedere” rispose altezzoso.

Provo ad indovinare: eri con Laura?” insinuò il ragazzo.

Anche se fosse, perché tanto interesse?

Credo che sia solo pura curiosità. È strano vedere come uno come te si sta lentamente innamorando di una comune mortale

Che cosa hai detto? Io non mi sto innamorando! Rimangiatelo subito, ragazzino!” si arrabbiò il cane. Rin rise, divertito dal comportamento dell’uomo.

Calmati, calmati, stavo solo scherzando” lo tranquillizzò.

Spero per la tua incolumità che sia vero. Piuttosto, mi stavi cercando per un motivo particolare?” si ricordò. Il ragazzo sembrò imbarazzato. Si tirò indietro all’ultimo momento.

No, cioè, sì… è una storia lunga in realtà, non voglio rubarti tempo prezioso. Scusa per il disturbo, ciao Mephisto!”rispose correndo via.

Ehi, fermati!” gli gridò dietro l’uomo, ma invano: il ragazzo non poteva già più sentirlo.

Dandosi dell’idiota, lui si mise a sbattere la testa al muro non appena ebbe girato l’angolo.

Sono un imbecille” si disse.

 

 

Faremo un compito tra pochi giorni. Consiglierei agli insufficienti di fare bene questo test, altrimenti sarò costretto a far fare loro i corsi estivi” annunciò il professore in classe la mattina successiva.

Quando la campanella suonò, Rin guardò Rea dall’altra parte della classe e sospirò: non poteva chiederle aiuto. Si alzò dalla sedia e fece per andarsene, ma una botta sulla testa lo fece voltare.

Ehi!” protestò. Vide la ragazza che lo guardava male con in mano un quaderno.

Hai intenzione di smettere di parlarmi per il resto della vita?” gli chiese irritata.

N-no… io…” balbettò. E adesso?

Dai, prendi” gli ordinò, passandogli il quaderno con cui lo aveva picchiato un momento prima.

Cos’è?

Sono i miei appunti, trattali bene. Quando hai bisogno di me?” domandò. Rin non capiva.

Ma di che stai parlando?

Delle ripetizioni! O stavolta non ne hai bisogno?” spiegò.

C-cioè nonostante non ti abbia parlato, tu…

Ti darò una mano, sì. Sei il mio migliore amico, anche se sei un idiota” gli disse.

Quelle parole lo fecero ripensare al giorno del quasi-bacio e arrossì.

Tutto ok?” si preoccupò lei.

Eh? Ah, sì! Senti, ti riporto il quaderno oggi pomeriggio, ok? E domani studiamo!” le propose con enfasi.

Certo, per me non ci sono problemi

A dopo allora!” la salutò, felice.

 

 

Rin stava per bussare alla camera di Rea, quella sera, quando Laura lo salutò.

Ciao! Che ci fai tu qui?” gli chiese agitando una mano. Quando il ragazzo si accorse di lei impallidì.

Oh! Laura, come… come stai? È un po’ che non ci si vede” le rispose. La ragazza senza capire.

Rin, stai bene? Eravamo a lezione insieme anche ieri!” gli fece presente. Lui abbassò gli occhi.

Che succede? Avevi bisogno di me per qualcosa?” gli domandò.

No, io in realtà… io, ecco…” stava annaspando, letteralmente. Laura notò il quaderno che teneva in mano.

Quello è di Rea” sussurrò. Il ragazzo sospirò e annuì.

Perché hai un suo libro? Che significa? Voi vi conoscete?

Sì, più o meno. Mi ha prestato il quaderno stamani in classe ed ero venuto a riportarglielo. Di solito è in camera a quest’ora” spiegò, per poi mordersi la lingua un attimo dopo.

Di solito? Cosa significa di solito? Quante volte sei stato nella mia stanza?” gli chiese allibita.

Non saprei. Sette o otto, credo” rispose lui pensandoci un attimo.

No, voglio capire una cosa. Voi state insieme?Rin avvampò e la guardò negli occhi.

No! Siamo amici ma non c’è niente di più!” le assicurò.

Siete amici? Amici quanto? Tanto da dirle dell’esorcismo?” gli domandò incrociando le braccia al petto.

Ecco, in realtà…

In realtà non sono fatti tuoi se io mi faccio degli amici” disse una voce alle sue spalle. Vide Rea arrivare dal corridoio, con lo sguardo fisso su di lei. I suoi occhi erano glaciali.

Certo che sono affari miei! Io e te siamo amiche, non dovresti nascondermi niente!” si lamentò Laura. L’altra rise tristemente.

Sarei io quella che nasconde le cose? Ne sei sicura? Pensaci un attimo e dimmi quante storie hai inventato perché non ti fidavi di me” rispose.

Io… io…” Laura si trovò messa con le spalle al muro.

Grazie per avermi riportato il quaderno, Rin, spero che ti sia stato utile” disse rivolta al ragazzo. Lui guardò il piccolo libro e glielo porse.

Sì, grazie a te. Ci vediamo domani, mio fratello mi aspetta” la salutò andandosene. Come se niente fosse, Rea entrò in camera.

Ancora basita, Laura la seguì con Kuto tra le mani.

Da quanto tempo è che frequenti Rin?” la assalì una volta chiusa la porta.

Da quanto voglio. Non sono affari tuoi” rispose l’altra sedendosi alla scrivania. Appoggiando il demone sul letto, Laura si voltò e fronteggiò l’amica.

Adesso basta! Ormai è passato quasi un mese da quando abbiamo litigato, non ne posso più di questa situazione! Sono stanca dei tuoi silenzi e dei tuoi segreti, sono sola perché tu ti rifiuti di parlarmi! Voglio risolvere!” la implorò. Rea si animò, punta sul vivo.

Proprio tu me lo dici? Ho passato i primi dieci giorni in questa scuola senza di te perché eri impegnata a scomparire ogni dieci minuti e a riapparire con quella sottospecie di pagliaccio e ogni volta inventavi una cavolo di scusa pur di non dirmi la verità. Hai idea di come mi sentissi? Di quanto tu possa avermi ferita?” rispose di rimando. Laura abbassò lo sguardo.

Scusa, mi dispiace veramente, ma mi era stato detto di stare zitta e non potevo dirti niente

Se avessi voluto avresti potuto, lo sai benissimo. Adesso sono stanca, voglio dormire, scusami” le disse iniziando a mettersi in pigiama.

Dì al tuo amico lì sul letto di girarsi, devo spogliarmi” le ordinò.

Stranita, Laura prese Kuto e lo voltò.

 

 

Ecco, e qui ci va il passato. Tutto chiaro?” finì di spiegare.

Dalla faccia di Rin comprese che non era chiaro niente. Sospirò e guardò l’ora.

Facciamo dieci minuti di pausa, mi sembri piuttosto provato” concesse. Il ragazzo si accasciò sulla sedia.

Questo non è inglese, è tortura!” si lamentò.

Eppure fino a un certo punto ci sei arrivato. Secondo me se t’impegni puoi farcela” lo spronò.

Grazie per la fiducia, ma non sono un fan sfegatato di questa lingua” ammise.

L’avevo intuito, anche se non ne ero proprio sicura al cento per cento” lo prese in giro. Era la prima volta che rimanevano soli dopo che si erano quasi baciati e c’era un po’ di imbarazzo tra di loro. Rin si schiarì la gola e si alzò.

Ti va se chiedo a Ukobach se c’è qualcosa per merenda? Direi che ce la siamo meritata” le propose.

Perché no? Vada per la merenda” accettò.

Torno subito, tu non toccare niente” si raccomandò. Lei si fece una croce sul cuore e alzò la mano destra.

Quando il ragazzo fu uscito dalla camera, Rea si guardò intorno: era tutto piuttosto in ordine, l’unica cosa che sembrava fuori posto era una lunga sacca rossa messa in verticale al muro. “Quella, se non ricordo male, è quella che Rin si porta sempre dietro” pensò. “Non dovrei curiosare, sta male” si rimproverò, però si avvicinò comunque. Tolse la borsa e trovò una lunga spada con il fodero e l’elsa blu.

 Bella!” esclamò. La prese in mano, ma era pesante. “Come cavolo fa a tenerla in spalla tutto il giorno?” si chiese, stupita. Si sedette sul letto e si appoggiò la spada sulle ginocchia.

 

 

Rin stava tornando dalla mensa quando sentì una brutta sensazione corrergli lungo la schiena. “Dov’è la kurikara?” si domandò. Quando si rese conto di averla lasciata in camera si mise a correre a più non posso.

 

 

Rea stava aprendo il fodero quando il ragazzo entrò in camera.

Ferma! Non lo fare!” urlò, ma fu inutile: lei tolse la protezione dalla lama.

Sgranò gli occhi e gridò quando sia la spada che Rin presero fuoco.

 

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Capitolo 14
*** Il mio migliore amico è un demone! ***


Anche nei suoi incubi più profondi non avrebbe mai immaginato di assistere ad una scena simile: nell’esatto momento in cui aveva sfoderato la spada, la lama e Rin avevano preso fuoco. Lasciò cadere l’oggetto a terra, gridando. Lui era rimasto immobile a fissarla, incredulo. “Cazzo” si permise di pensare. Le classiche fiamme blu, che ormai aveva imparato a controllare, adesso sembravano terribilmente fuori posto, riflesse su di lei.

Si affrettò a chiudere la kurikara e tornò al suo normale aspetto, evitando di guardarla negli occhi per l’imbarazzo. Si sentiva un mostro.

C-che cos’era?” chiese lei, immobile. Sentiva il calore ancora addosso. Lui rimase zitto.

Rin, che diavolo era?” gridò, in preda ad una crisi isterica.

Non dovevi scoprire questo” riuscì a dire lui, faticando. Si sentiva mancare l’aria.

Tu hai preso fuoco, io ti ho visto. Cosa significano quelle fiamme blu?

Quelle… quelle sono il mio lato nascosto, il simbolo della mia appartenenza al… al mondo di Gehenna” confessò. “Gehenna… Gehenna…” quel nome rimbombò nella sua testa, sottolineando ciò che era già evidente.

Sei un demone” sussurrò. Adesso le battute di Yukio la prima sera acquistavano un senso. E la mashou…

Tu mi hai ferita, tu mi hai graffiata sulla torre!” lo accusò, improvvisamente lucida.

” ammise. Lei si alzò e fece per andarsene, ma lui la bloccò per un polso.

No, ferma lasciami spiegare!” la pregò. Lei lo spinse via con violenza.

Non voglio sentire niente!” gli urlò. Aveva le lacrime agli occhi, era al limite.

Ti prego!

NO!” gridò tappandosi le orecchie. Lui capì che era inutile insistere e la lasciò andare. Quando fu scomparsa dalla sua vista tirò un pugno al muro, lasciandoci la forma della mano. “Maledizione!”.

Rea corse a perdifiato fino alla camera, dove si chiuse a doppia mandata. Si sentiva svuotata. Si mise sotto le coperte e iniziò a piangere disperata.

 

 

Rin si maledì per tutta la notte.

Ogni volta che qualcuno gli si avvicinava, per un motivo o per un altro, la sua natura di demone veniva fuori: era successo così con Yukio, Shiro, Shiemi, Bon e gli altri. Lui era un mostro e negarlo non serviva a niente.

Cercò Rea con gli occhi per tutto il giorno, ma non la trovò. Non la voleva perdere, non poteva permetterselo.

 

 

Era rimasta in camera, dandosi per malata, quasi tutta la mattina. Non era riuscita nemmeno ad alzarsi. Aveva passato la notte in bianco, tremando ancora. “Un demone… un demone” si ripeteva. Eppure non sembrava uno di loro: mentre quelli che aveva visto finora erano strani, Rin era un semplice ragazzo.

Però è sempre un demone!” si ricordò. Eppure non vedeva la differenza tra lui e qualsiasi altra persona: aveva problemi adolescenziali; si comportava come un normale studente; era suo amico. “Solo amico?” rise una vocina perfida nella sua testa.

Ripensò alla mattina in cui si erano quasi baciati e arrossì.

Ma rimane un demone!” esclamò tirandosi le coperte fin sopra i capelli.

Nel tardo pomeriggio il suo stomaco iniziò a brontolare.

Non ho pranzato, che pretendevo? Di vivere solo di acqua e aria?” si rimproverò.

Si fece forza e si alzò dal letto.

Quando fu davanti alla porta e stava per uscire, qualcuno bussò.

Rea! Sei qui?” domandò Rin. Lei perse un battito.

Rea? Ti prego, se ci sei rispondimi!” le disse. La ragazza rimase immobile, incapace di respirare.

Ascoltami, lo so che sei arrabbiata, hai ragione a esserlo, però ti prego ti scongiuro, fammi spiegare!” la implorò. Che doveva fare?

Sentì un pugno abbattersi sulla porta, facendola tremare.

Maledizione, perché hai aperto la kurikara?” le chiese. Lei continuò a rimanere immobile.

Va bene, allora facciamo così: stanotte io sarò sulla torre ad aspettarti. Se vuoi ancora essermi amica vieni lassù, altrimenti capirò il messaggio” le disse.

Lo sentì allontanarsi e si appoggiò al legno, scivolando a terra.

 

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Capitolo 15
*** Il mio migliore amico è un demone! pt 2 ***


Sapevo che non serviva a niente rimanere qui ad aspettarla” si rimproverò Rin, sorridendo triste.

Era in cima alla torre da quattro ore, ma Rea non si era presentata. Poteva biasimarla? Anche i suoi amici, che comunque appartenevano a quel mondo più di lei, ci avevano messo un po’ prima di fidarsi di nuovo, figuriamoci come poteva reagire una semplice studentessa capitata in quella situazione per sbaglio. Anche Yukio lo aveva allontanato, all’inizio, credendo che fosse pericoloso.

Io sono un mostro, è inutile nasconderlo” ammise. Tanto dirsi il contrario era una bugia bella e buona.

Quando vide che albeggiava si alzò e sospirò. Io ci tengo a lei, ci tengo più di quanto abbia mai tenuto a qualcuno, Shiemi inclusa. Perché devo sempre rovinare tutto? A che mi serve vivere a Assiah se poi rimango solo?”si chiese. Aprì la botola e scese.

Camminando per il corridoio che portava alla stanza di Rea gli venne una tale tristezza da star male. Si sentì soffocare. Mise un orecchio alla porta per sentire se c’erano rumori, ma non percepì niente. Si voltò e fece per allontanarsi.

Che fai, scappi?” gli domandò una voce alle sue spalle. Con le mani sui fianchi e gli occhi puntati su di lui c’era Rea.

Che ci fai qui?

Mi hai detto di venire sulla torre, giusto? Che devi spiegarmi. Perfetto, sono qui” gli disse.

 

 

Mezz’ora dopo, vecchio dormitorio. Davanti ad una tazza di latte caldo, i due si fissavano incerti.

Allora? Sono disposta ad ascoltare tutto” lo incoraggiò.

Prendendo un grosso respiro, Rin voltò lo sguardo.

Io sono un demone” iniziò.

L’avevo capito, dimmi qualcosa che non so

Sono il figlio di un essere umano e di… di…” si fermò, impaurito.

Di?lo imboccò.

Di Satana” sputò con forza. Lo faceva sempre stare male quella confessione.

Quel Satana? Con corna, forcone e coda?” chiese lei, incredula.

Esatto, lui. Le fiamme blu che hai visto ieri sono il frutto della mia discendenza da lui. Io sono stato cresciuto in un convento non lontano da qui da Padre Fujimoto, un uomo che doveva uccidere me e Yukio e invece ci ha accuditi

Aspetta, ti fermo subito. Anche tuo fratello prende fuco come un fiammifero?

No, lui non ha poteri di alcun genere” spiegò.

Perché no?

Il suo fisico era troppo debole e le fiamme l’hanno ripudiato. Comunque io mi sono risvegliato poco prima che Fujimoto fosse ucciso da Satana stesso e Mephisto mi ha preso qui a studiare come esorcista

Perché un demone vuol diventare esorcista?” chiese lei.

Arrivò Ukobach con i pasticcini per la colazione.

Perché io non mi reputo figlio di Satana. Mio padre era Shiro e lui l’ha ucciso. Non voglio che succeda a qualcun altro che mi sta a cuore” le confessò. Rea era basita.

Per cui tu che cosa sei di preciso?

Né un ragazzo né un demone, in realtà. Io mi sento un essere umano, ma mi rendo conto che non è quella la mia vera natura, purtroppo. La spada che tu hai aperto, kurikara, contiene le mie fiamme. Quando viene sfoderata, io mi trasformo fisicamente: i denti e le orecchie diventano appuntiti e mi esce la coda. Oltre, ovviamente, a prendere fuoco” le disse.

Lei addentò un dolcetto, sovrappensiero.

Io so che non è normale e che ti sto per chiedere molto, però ti prego, prima di giudicarmi per quello che sono, almeno conoscimi per ciò che ho dentro” la implorò.

Si era rifiutato di chiedere pietà a chiunque perché nella sua vita non l’aveva mai avuta, ma qui rischiava il tutto e per tutto.

Non avevo intenzione di smettere di essere tua amica, se è questo che intendi” lo rassicurò. Rin rimase a bocca aperta.

Ah no?chiese stupito. Ecco, questo non se lo aspettava. Rea scosse la testa.

No. Ci ho riflettuto e mi sono resa conto che, nelle ultime settimane, tu sei stato l’unico vero amico che avevo, l’unico che mi ha ascoltata da subito e che mi ha aiutata. Non ti abbandono” disse risoluta.

E non ti spaventa che io sia un demone?

Sì, logico che mi spaventa, sono un essere umano in fondo. Però sapere che potrei perderti mi spaventa di più. Non sono mai stata un tipo che si ferma per così poco quando rischia di perdere troppo” confessò.

Ehm…” lui non sapeva più che dire. Era la reazione più strana mai vista alla notizia che il tuo migliore amico è un demone.

In quel momento entrò Yukio in mensa e li vide fare colazione. Si bloccò, sorpreso.

Rea! Buongiorno! Come mai qui così presto?” le chiese.

Oh cavolo” esclamò Rin.

Che succede?” s’insospettì subito il fratello.

Niente di che, stavo solo avendo chiarimenti su Satana” rispose semplicemente Rea. Il ragazzo sbiancò.

Nii-chan, non dirmi che lei…

Sì, sa tutto

Anche di kurikara?

Anche di kurikara

E della coda?

Che coda?” s’intromise Rea. Quel particolare le era sfuggito.

Beh, come ogni demone che si rispetti io ho la coda” disse Rin. Lei s’illuminò.

Davvero? Me la fai vedere? Ti preeego!” lo implorò.

Quando il ragazzo la liberò dalla camicia, Yukio sospirò esasperato.

Tu sei affidabile come un bambino, Nii-chan” lo rimproverò.

 

 

Quando Rea rincasò, quella sera, era felice come non lo era da tempo.

Felicità che durò poco perché, quando aprì la porta, trovò una Laura in lacrime che si gettò tra le sue braccia.

Laura? Di solito non sei in camera a quest’o… o santo cielo, che cosa ti è successo?” esclamò quando la vide: aveva bende su tutto il corpo e gli occhi rossi.

Hai tempo? È una lunga storia

 

 

E alla fine gli ho detto che voglio a tutti i costi frequentare i corsi e che non è giusto che mi butti fuori per un semplice errore, così abbiamo fatto un patto: lui mi preparerà e, se io riuscirò a passare, rimarrò alla Scuola di Preparazione” spiegò.

Cosa succede se non superi l’esame?chiese titubante l’altra.

Me ne andrò dalla True Cross” rispose. Rea sospirò.

Non è stata una trovata molto intelligente, stai giocando con uno che mi sembra sapere il fatto suo, ma se fare l’esorcista è ciò che vuoi io non posso fermarti” le disse.

Laura si era aspettata qualsiasi reazione da parte della ragazza: paura, rabbia, incredulità, scetticismo, sorpresa, curiosità… tutto, tranne che rimanesse impassibile alla scoperta che nell’accademia c’erano corsi nascosti per esorcisti e che demoni e mostri esistevano.

Tutto qui?” domandò impressionata.

Che cosa intendi?” rispose l’altra, confusa. No, non poteva essere la prima volta che Rea sentiva parlare di quel mondo.

Niente, mi stupisce che tu non sia confusa o stranita

Beh, perché dovrei? E comunque spiegami una cosa: perché non hai usato il demone nascosto dietro di te? Tu non dovresti essere una specie di arma?” domandò rivolgendosi a Kuto. Questo arrossì e abbassò gli occhi.

Che cosa hai detto?

Che lui doveva proteggerti! È il tuo famiglio, è a questo che serve” ripeté lei.

In quel momento il tassello mancante andò al proprio posto.

 Come fai a vederlo?” le chiese. Rea la guardò senza capire.

Chi?

Kuto! Lui è un demone, senza mashou non puoi vederlo, quindi tu sei stata ferita!” dedusse.

Ah… già” balbettò l’amica in risposta.

Da quanto tempo è che sai tutto?” sospirando Rea decise di vuotare il sacco.

Da quando abbiamo litigato la prima volta, più o meno” ammise.

Laura cercò di ricordare quel pomeriggio.

Cioè da…

Quando ho conosciuto Rin, esatto” terminò.

Com’è successo?

Beh, dopo che eri tornata in camera e io ti avevo urlato dietro in quel modo sono scappata via e mi sono nascosta. Avevo trovato un passaggio per il tetto nelle ore in cui tu non eri con me e mi sono rifugiata lì. Dopo un po’ di tempo, non so quanto fosse passato, è arrivato anche Rin. Lì per lì non sapevo come comportarmi, e anche lui era piuttosto imbarazzato, poi ci siamo messi a parlare del più e del meno e abbiamo fatto tardi

E senza conoscerti ti ha detto di esorcismo e demoni?” indagò. Lei titubò un attimo.

No, quello è successo dopo che mi sono ferita, ma non posso dirti come. Questo non è un segreto che coinvolge me, io non dovrei saperne niente in realtà, quindi non me la sento di parlartene, ma sono sicura che, quando diventerai esorcista, te lo diranno

Però non è giusto!” ribatté Laura. Rea le prese una mano.

Fidati di me, se potessi parlerei. Non voglio più litigare con te, sono stata troppo male nelle ultime settimane. Facciamo pace?” le chiese sorridendo. La ragazza l’abbracciò.

Non ce n’è bisogno” rispose.

Passarono la notte a parlare del più e del meno, raccontandosi ciò che era successo nei giorni in cui non si erano rivolte la parola. Fece amicizia con Kuto, che si rivelò essere molto simpatico.

Quando si addormentò, a notte fonda, sorrise: forse ora la sua vita iniziava a girare in modo giusto.

 

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Capitolo 16
*** Operazione: aiutare Rin! ***


Mi è tornata in mente una cosa, stamani” disse Rea.

Stava facendo i compiti con Rin, come ormai era abitudine, al vecchio dormitorio.

Lui alzò lo sguardo dai libri e la fissò.

Cioè?

Il primo giorno di scuola, mentre ero sulla torre che guardavo terrorizzata sotto di me, ho visto un lampo blu illuminare il cortile. Eri tu?” gli chiese.

Dalla scoperta di Satana era passato quasi un altro mese e l’estate era alle porte. Si sentiva già il caldo afoso entrare dalle finestre.

Non mi ricordo, ma direi che è probabile. Sono l’unico che esplode in fiamme celesti quando attacca” le rispose grattandosi una tempia. Poi buttò la penna sul tavolo e sbuffò.

Senti, possiamo smettere? Siamo qui da un’ora, non ce la faccio più! È troppo caldo per studiare!” si lamentò. Rea lo squadrò.

Guarda che lo sto facendo per evitare di farti passare l’estate studiando inglese!” ribatté.

Lo so, ma non riesco a concentrarmi con quest’afa e non c’è nemmeno un gelato per smorzare un po’ la calura. Ho il cervello fuso” disse, accasciandosi sulla sedia.

Tu sei tutto fuso, mi pare, ma non per il caldo!” lo sgridò.

Si sentì aprire la porta al piano di sotto e sobbalzarono entrambi.

Nascondi la coda!” sussurrò Rea.

Rin aveva iniziato a lasciarla libera quando lei era con lui, tanto sapeva che era un demone, almeno così stava più comodo.

Rin? Yuki-chan? C’è nessuno?” chiese una vocina. La ragazza gemette, riconoscendo subito chi era appena arrivato: con tanto di kimono rosa e Ni-chan in testa, apparve Shiemi dalla porta, tutta sorridente.

Oh, siete qui” esclamò.

C’erano poche cose che non sopportava, ma la troppa zuccherosità di una persona era tra quelle più in alto nella lista. Quella ragazza non era normale: non che fosse antipatica o cattiva, no, però era talmente mielosa che le veniva il diabete solo a vederla. E poi piaceva a Rin!

Ciao Shiemi! Come stai?” la salutò, infatti, il ragazzo alzandosi subito dalla sedia.

E tanti cari saluti a inglese” pensò lei.

Sto bene, grazie. Ciao Rea!” le disse rendendosi conto della sua presenza.

Ehilà” rispose senza enfasi.

Oh, mi dispiace, stavate studiando?” domandò la biondina, vedendo i libri aperti sul tavolo.

No, avevamo finito e io stavo per andarmene” le assicurò l’altra, radunando veloce le sue cose.

Siete sicuri che non disturbi?” il suo tono di voce era altamente irritante.

Stai tranquilla!” le sorrise. Alzando una mano in segno di saluto, Rea s’incamminò per il corridoio.

Ah, fermati!” le gridò dietro Rin. Lei si voltò.

Sì?chiese speranzosa.

Prima Ukobachmi ha detto di darti questo. È una torta al cioccolato” le disse passandole un pacchettino. Lo prese con la mano libera.

Ringrazialo da parte mia. Adesso è proprio tempo che scappi, o Laura mi darà per dispersa. Ci vediamo domani” lo salutò.

Un po’ deluso, il ragazzo rientrò in mensa.

 

 

Mentre andava via continuò a sorridere e sorridere, come se non ci fosse niente di sbagliato nel lasciare soli Rin e Shiemi.

Non è niente, non  è niente, non è niente” si ripeteva, ma sapeva di mentire: era gelosa marcia di quella ragazza. Quando fu entrata nell’edificio principale e i due non potevano più vederla, si appoggiò a un muro e sospirò.

Non devo fare così, lui è mio amico e se è felice sono felice” si rimproverò. Eppure sentiva dentro di sé una vocina che diceva “Amico? Ma se la notte sogni ancora quando ti ha quasi baciata!. Arrossì a quel ricordo. Perché non era più successo niente? Eppure le era parso che lui lo volesse tanto quanto lei.

Dandosi della stupida, riprese a camminare verso la sua camera.

Una volta davanti alla porta si stampò un sorriso felice sulle labbra e la spalancò.

 Sono tornata! Ti ho portato un po’ di dolce, spero che… ehi, che è successo stavolta?” domandò. Laura era a terra con le gambe strette al petto e tremava fino alla punta dei capelli.

 Mephisto… io e lui… e lui è… sono una stupida!” balbettò la ragazza in risposta. Rea si mise in ginocchio accanto a lei e la fissò.

Non ho capito una sola parola di quello che hai detto, ma se vuoi sono a tua disposizione per sfoghi e affini. Vieni, sediamoci sul letto” la confortò.

Le mise una mano dietro la schiena e la aiutò ad alzarsi, dato che le pareva molto instabile.

Quando furono riuscite a mettersi comode sulle coperte Laura smise di singhiozzare e provò a respirare normalmente.

Calmati, ho tutto il tempo del mondo per te” le assicurò Rea.

Mephisto…” iniziò a dire.

Sì, avevo intuito vagamente che c’entrasse il pagliaccio” sospirò l’altra.

Chissà perché sentiva che c’era qualcosa di strano collegato a quell’uomo. Laura sembrava bloccata, come se ci fosse qualcosa che non le riusciva sputare.

Io e lui abbiamo fatto sesso” annunciò.

A Rea si fermò la crescita.

 

 

Ciò che aveva capito dal racconto dell’amica (molto frammentario e intramezzato da singhiozzi e pause) era che avevano litigato e lei era scappata in camera; quando lui era andato a cercarla per chiarire l’aveva sedotta, senza nominare un piccolo particolare quale il fatto che fosse un demone; infine la ragazza aveva visto la coda e aveva ricollegato il tutto, mandandolo via da camera e crollando a terra, dove Rea l’aveva trovata. Benché sapere che il preside della propria scuola è un mostro fosse scioccante, lei era schifata.

Tu… hai fatto… sesso… con Mephisto?” le domandò incredula. Era solo quello il punto che non concepiva.

Non ci voglio credere. Sei più schifata per questo che per il fatto che lui sia un demone?” esclamò l’altra alzandosi. Sembrò avere un’illuminazione.

Tu sapevi già di Rin, vero? È stato lui a ferirti, la mashou l’hai avuta da lui!” le disse. Rea la fissò: da quando erano entrate all’accademia Laura si era fatta più furba.

Sì, in effetti è così” ammise a denti stretti. Non voleva tradirlo, ma negare era inutile.

E questo non ti dà noia? Non ne sei spaventata? Come fai a rimanere così impassibile ogni santissima volta?chiese spazientita. Era arrivata al limite massimo di sopportazione.

Beh, all’inizio non ci credevo nemmeno io. Rin mi ha ferita per sbaglio quando eravamo sul tetto: io ero stanca, avevo pianto molto e non avevo mangiato niente e, quando mi sono alzata per tornare in camera, la testa ha iniziato a girarmi. Rischiavo di cadere e lui mi ha afferrata, graffiandomi leggermente a un polso. Quando, il pomeriggio dopo, è venuto a controllare come stavo ha capito che potevo vedere i demoni grazie al fatto che riuscivo a distinguere la vera forma di Kuro, il suo famiglio. Mi ha portata da Yukio e mi hanno spiegato per bene come stavano le cose, senza nominare il fatto che era stato lui a infliggermi la mashou. Tempo dopo, per sbaglio, ho fatto sì che la sua vera natura venisse fuori e sì, lì per lì mi sono spaventata, poi mi sono resa conto che non mi importava, lui per me è solo Rin” le spiegò.

Rea vide la confusione dipingersi sul volto della ragazza e sbuffò.

Senti, sinceramente se il mio migliore amico è un demone, un mostro, un gatto o una gallina non mi interessa, quello che davvero importa è come io sto con lui, giusto?” chiese innocentemente. Laura annuì, anche se non ne era molto convinta.

Ho bisogno di quella torta, adesso” ammise.

 

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Capitolo 17
*** Operazione: aiutare Rin! pt 2 ***


Venti minuti dopo erano sedute a terra con due piatti pieni di dolce davanti.

Ehi, è buonissimo!” esclamò. Rea sorrise.

L’ha preparata Ukobach, il cuoco-demone amico di Rin” le disse. Mentre mangiava vide l’amica che la squadrava.

Che c’è? Ho qualcosa sulla faccia?chiese preoccupata.

No, no, mi stavo solo chiedendo… ecco… ma tu che cosa provi per questo ragazzo?” le domandò in risposta. Lei quasi si strozzò.

Ma che domanda del cavolo è?” s’infuriò. Laura sorrise.

Aaaah… ecco! Lui ti piace!” comprese vedendo la sua reazione.

Che cosa? No!” negò.

Ah no? E perché sei rossa anche sotto le lentiggini?” le fece notare.

P-perché ho caldo, ecco perché!” si giustificò.

Sentiva il cuore in gola mentre cercava di negare ciò che, in fondo, aveva già accettato inconsciamente.

Ceeeerto, adesso lo chiamano così. E questo caldo ha un nome?

Ma mi dici che ti è preso? A me non piace Rin!” le gridò in faccia.

Aspetta, dovrei avere ancora una cosa che mi hai scritto a inizio anno” le disse alzandosi. Frugò tra i suoi libri e ne tirò fuori un pezzo di carta con scritte colorate e allegre. Rea lo riconobbe subito e sbiancò.

Perché ce l’hai ancora? Credevo che l’avessi buttato!” esclamò.

No, stavo aspettando il giorno in cui mi sarebbe servito con te. Leggi un po’”le ordinò passandole il foglio.

Devo proprio?chiese triste. Laura annuì.

” rispose.

Prendendo un bel respiro, la ragazza guardò la pagina come se fosse qualcosa di schifoso. In bella calligrafia (la SUA calligrafia, per la precisione) c’era un elenco:

 

I CINQUE PUNTI DELL’INNAMORAMENTO SECONDO REA!

Ø     1) NEGAZIONE: NON LO AMMETTERESTI NEMMENO SOTTO TORTURA;

Ø     2) AUTOCONVINCIMENTO: “NO CHE NON MI PIACE, MA FIGURATI!”;

Ø     3)AMMISSIONE PARZIALE: “VABBE’, FORSE UN PO’ MI PIACE, MA NIENTE DI CHE”;

Ø     4) DEPRESSIONE POST-COMPRENSIONE: “NON PUO’ PIACERMI! NON HA SENSO!”

Ø     5) ACCETTAZIONE DELLA COSA CON CONSEGUENTE RINCITRULLIMENTO: “MI PIACE! MI PIACE! MI PIACE!”

 

 

Laura, ma tu tieni solo le cose che poi utilizzi contro di me?” le chiese, inacidita.

No, ma questa mi ha dato troppa soddisfazione!” esclamò l’altra, ridendo.

Comunque non mi piace, e posso dimostrartelo: lui è innamorato di Shiemi, giusto? Bene, allora io farò in modo che si mettano insieme!” annunciò.

Che cosa? Con quella zuccherosa ragazza bionda? Nooo!” la implorò.

E invece sì, così ti convincerai che non mi piace” decise.

 

 

Ehi, Rin!” lo salutò agitando una mano. Il ragazzo le si avvicinò.

Buongiorno, Rea!” ricambiò lui, sorridendole. Con un’espressione da agente segreto, lei abbassò la voce.

Com’è andata ieri, con Shiemi?” gli chiese.

Perché sussurri?” s’informò lui, parlando piano a sua volta.

Non voglio che qualcuno sappia il tuo segreto, magari potrebbe sentire il mio ingegnoso piano per farvi rimanere da soli e me lo boicottano” spiegò. Lui la fissò stralunato.

Il tuo che?

Il mio ingegnoso piano per farti rimanere con lei. Non si sa mai che scoppi la scintilla, no?” gli spiegò.

Ma tu sei matta! Non ho bisogno di aiuto per Shiemi!” esclamò.

Perché no?” domandò Rea, con gli occhi grandi.

Rin si bloccò: già, perché no? Se una ragazza si offre di aiutarti a metterti con quella che ti piace dovresti accettare, giusto?

Aaah! Stai tranquillo, ho capito” disse lei.

Che cosa?

Tu sei orgoglioso! Non vuoi che io ti dia una mano perché vuoi fare tutto da solo, ma per conquistare una ragazza devi pensare come una ragazza! Non preoccuparti, ci sono io qui con te!” lo rassicurò. Quelle parole lo fece più preoccupare che altro.

Senti, davvero non voglio che tu…

Ascolta quello che ho pensato: la prossima settimana inizieranno le vacanze estive, giusto? Allora potremmo decidere di andare tutti al mare insieme per un paio di giorni e poi io, che per caso mi ricordo che ho da fare con Laura, boicotto l’invito all’ultimo momento, lasciandovi da soli. Si sa che l’estate è la stagione migliore per l’amore

Credevo fosse la primavera” commentò lui.

Non importa. Ti piace o no, l’idea? L’ho chiamata Operazione: aiutare Rin!” disse.

Rea, io credo che non ce ne sia bisogno, sul serio

Oh, ma dai come se non ti avessi visto ieri! Quando è entrata ti sei illuminato come le lampadine. Altro che fiammifero blu!” gli fece notare.

Che cosa? Non è vero!” ribatté lui arrossendo. Lei lo indicò.

Vedi? Hai le guance in fiamme solo parlandone

Perché tu mi fai arrabbiare!

Certo, come no? Dai, prepariamo il tutto per andare in spiaggia. Basteranno due giorni o forse è meglio prenotare per tre?” iniziò a decidere.

Rin la guardava stralunato: ma davvero non c’era ancora arrivata?

 

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Capitolo 18
*** Piccolo sbaglio in albergo ***


Rea passò tutta l’ultima settimana scolastica a preparare il viaggio per due al mare. Si era fatta trovare da Shiemi al vecchio dormitorio e l’aveva accolta con un sorriso smagliante.

Ciao!” l’aveva salutata con enfasi.

L’altra, non abituata a tanto calore, era rimasta zitta.

Come stai?” le aveva chiesto. Si sentiva una deficiente a fare così.

B-bene” balbettò.

Ascolta, stavamo pensando di andare al mare tutti insieme: io, tu, Rin, Yukio, la mia amica Laura… verresti con noi?

Al mare? Intendi dire mare mare?” ma che razza di risposta era?

Certo, con l’acqua, la sabbia… i pesci…

Bello! Non ci sono mai stata!” esclamò. Rea si bloccò, stupita.

Davvero?” domandò sinceramente curiosa.

Già. A causa della mia salute cagionevole potevo uscire poco da piccola, e quando è morta mia nonna ho iniziato a prendermi cura del suo giardino, così non sono mai andata da nessuna parte. Anche la scuola l’ho iniziata da poco” le spiegò con una punta di tristezza.

Era compassione quella nata nel suo cuore?

Allora vieni! Staremo via solo un paio di giorni, ho già trovato l’albergo, così ci divertiremo!” le disse. Shiemi sorrise raggiante.

Perché no? Accetto!” decise.

Compiuto il suo lavoro, Rea tornò in camera. Nascose la tristezza dietro un ebete sorriso finché non fu nel suo letto, da sola, poi iniziò a piangere.

Ma perché lo sto facendo?” si chiese.

Stava aiutando il ragazzo di cui era innamorata a fidanzarsi con un’altra. Solo i masochisti facevano così.

 

 

Ho parlato con Yukio, che ci reggerà il gioco, e con Laura, che non verrà. Così rimarremmo solo tu, io e Shiemi, ma, dato che io mi sentirò male la sera prima, voi avrete tutta la vacanza per voi!” gli annunciò Rea allegra il mattino dopo la fine delle lezioni. Due mesi di vacanza: un sogno.

Io non credo che sia una buona idea” provò a dire lui.

Ma sentilo! Non ci si tira indietro ora, sei in dirittura d’arrivo!” lo sgridò con le mani sui fianchi. Rin ci rinunciò: per farle capire ciò che intendeva avrebbe dovuto confessarle tutto e non era ancora pronto.

E va bene, hai vinto: facciamolo!” concesse. La ragazza saltellò felice.

Evviva!” esultò.

Vederla così allegra e spensierata dopo quanto aveva pianto per Laura e dopo quanto lui l’aveva fatta preoccupare con il suo comportamento era bello, così decise di assecondarla. Tanto non sarebbe comunque successo niente, con Shiemi.

Allora ci vediamo domattina. Io farò finta di essere tutta malata o di avere dei problemi o qualsiasi cosa e vi lascerò da soli, così tu avrai tre giorni per conquistarla con il tuo charme!

Con cosa?

Sì, vabbé lascia perdere” tagliò corto Rea.

Tu stasera lavorati l’amica dei fiori e fai in modo che venga volentieri al mare, ok?” si raccomandò.

Sissignora!” rispose lui, mettendosi sull’attenti.

Come sei scemo. In bocca al lupo” gli disse dandogli un bacio di buona fortuna sulla guancia.

Scomparve lungo il corridoio, correndo verso la sua stanza.

Rin si chiese se lei facesse così perché era sua amica o se ci fosse un altro motivo. Continuò a pensarci anche quando arrivò Shiemi da lui.

Ciao, Rin. Come stai oggi?” lo salutò allegra.

Bene” rispose lui sovrappensiero.

C’è qualcosa che non va?” si preoccupò lei.

No, niente. Allora è tutto pronto per la partenza?” le chiese sorridendo.

La ragazza esitò.

Ecco, in realtà sono venuta a dirti che non posso partire

Che cosa? Come mai?

Perché mia madre ha bisogno di me in negozio e io non posso lasciarla da sola in estate. Dopo che ho finito qui vado a dirlo a Rea” gli spiegò.

NO!” esclamò lui. Shiemi lo fissò stupita.

Cioè… facci parlare me con lei, vedrò che posso fare” si corresse.

Sei sicuro?

Fidati di me” le assicurò.

Ma non è un problema, vero?” gli chiese sentendosi in colpa. Rin sorrise raggiante.

Nemmeno un po’!

 

 

 

Allora mi raccomando, fai per bene” stava dicendo Rea per la decima volta in cinque minuti. Stavano aspettando Shiemi alla fermata dell’autobus.

Ho capito! Non devi ripetermelo così tanto e così spesso!” s’infastidì lui.

Volevo solo essere sicura” si scusò la ragazza.

Mancavano pochi istanti all’arrivo del pullman, e Shiemi non si era ancora fatta vedere.

Ma dov’è? Aveva detto che sarebbe venuta!” esclamò Rea.

Forse ha avuto un contrattempo” ipotizzò Rin.

Vado a vedere a casa sua. Dov’è che abita?” chiese.

NO!” la bloccò lui. Si guadagnò uno sguardo incuriosito.

Se sua madre non l’ha lasciata partire sarà perché aveva bisogno di aiuto in negozio” le spiegò.

E non poteva dirlo subito? Ho passato dieci giorni a organizzarvi questo viaggio e l’albergo è già stato pagato!” si lamentò la ragazza.

In effetti sarebbe uno spreco” ammise lui. Rea si intristì.

Non è giusto, però! Mi sono adoperata tanto per aiutarti e lei mi manda tutto a monte” disse sull’orlo delle lacrime. Rin si sentì vagamente in colpa.

Ascolta, ormai è andata, il pullman sta arrivando. Vieni tu con me, così ti consoli e ritrovi il sorriso” le propose. Gli istanti che precedettero la sua decisione furono infiniti.

Non posso” rispose scuotendo la testa. Il ragazzo si sentì male.

Perché?” le domandò cauto. Lei si indicò.

Non ho valigia, soldi, borsa o altro con me. Come potrei seguirti al mare?” gli fece presente. Ecco, a quel particolare non aveva pensato.

Fammi pensare… beh, Laura è in camera, giusto? Se corre può portarti la roba che ti serve. Ha ancora due minuti prima che arrivi l’autobus” suggerì.

Non penso che lo farebbe mai

Chiamala, no? Magari ti stupirà” provò lui. Se questa andava a monte ci rinunciava.

Tentar non nuoce” concesse la ragazza. Prese il cellulare di tasca e compose il numero dell’amica.

Pronto?” rispose una voce assonnata.

Laura, ho bisogno di un favore” disse senza tanti preamboli. Le pareva di vederla mentre sbadigliava.

Rea? Che cosa è successo? Non dovevi far partire Rin e Shiemi stamani?” le domandò preoccupata.

Sì, lo so, ma abbiamo avuto buca dalla biondina e siamo qui che aspettiamo il pullman

Non ho capito

Shiemi non è venuta e tra due minuti parte il nostro autobus

Nostro?! Significa che vai da sola con Rin al mare per tre giorni?si stupì lei. Messa in quel modo era effettivamente strano.

Non farti strane idee, lo accompagno perché ho già pagato tutta la vacanza” le spiegò.

Ceeerto. Allora, di che hai bisogno?

Devi portarmi una borsa con dentro i soldi, il costume e un paio di vestiti. Ce la fai in meno di un minuto?

No, ma tu cerca di ritardare la partenza, io vedrò che riesco a farele ordinò mettendo giù.

Che ha detto?” domandò Rin, trepidante.

Di fare in modo che l’autobus parta qualche minuto dopo così lei riesce a portarmi tutto” rispose. Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo.

Ci penso io” le assicurò.

Quando, trenta secondi dopo, il mezzo di trasporto arrivò, lui fece un solo, velocissimo gesto: con le unghie forò la ruota davanti quando ci passò accanto per salire e poi sorrise strizzando l’occhio a Rea. Lei scosse la testa e sorrise a sua volta.

Sei un caso perso” gli disse.

E’ uno dei pochi lati positivi dell’essere demone: sei forte e hai le unghie affilate” minimizzò alzando le spalle.

L’autista, intanto, era sceso e stava guardando con occhi sgranati il bucò nella gomma, incredulo. Si aggiustò il cappello e sospirò.

Vi devo chiedere qualche minuto di pazienza, mi faccio mandare qualcuno dall’ufficio per ripararla e ripartiremo” si scusò.

Ci vorrà molto?” domandò la ragazza, finta delusa.

Non più di quindici-venti minuti” le rispose.

Di nascosto batté il cinque con Rin.

 

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Capitolo 19
*** Piccolo sbaglio in albergo pt 2 ***


Eccomi!” gridò Laura, correndo verso di loro. Aveva in mano un borsone che sembrava scoppiare.

Ma quanto ti ci è voluto?” la aggredì subito Rea.

Sfinita e col fiatone, l’amica si fermò davanti a loro.

Non sapevo.. puff… cosa metterci… uff… e così mi sono fatta prendere la mano” si scusò passandole la sacca. Nel prenderla, la ragazza si sbilanciò.

Ma che c’è qui dentro? Un cadavere?” chiese tirandosi su. Era pesantissimo.

Hai bisogno di una mano?” le domandò Rin, scendendo dal pullman. La vide in difficoltà e le prese di mano la borsa con facilità sorprendente.

La carico su” disse.

Quando fu scomparso dentro all’abitacolo, Laura si avvicinò a Rea sussurrando.

Mi raccomando, fai per bene

Ma che vai a pensare? È solo una gita tra amici!” minimizzò.

Sì, amici innamorati” le fece presente.

Lei arrossì.

Non è vero!” gridò senza accorgersene.

Preoccupato, il ragazzo si affacciò.

Va tutto bene?” s’informò.

Sì, non è niente” rispose a denti stretti. Guardò l’altra in cagnesco.

Ti ho detto che non c’è nulla, la smetti? Avevo preparato questo viaggio per loro, non per noi, ricordatelo!

Eppure chissà perché state partendo soli voi due. Che coincidenza da brivido, vero?

Ma smettila! Torna dal tuo pagliaccio, che forse è meglio” le suggerì acida.

Laura sorrise a trentadue denti.

Com’è bello, l’amore” disse.

Divertitevi al mare. Ciao Rin!” li salutò agitando una mano.

Rea salì sull’autobus e si mise zitta accanto al ragazzo, che la guardò confuso.

C’è qualche problema?” le chiese preoccupato.

Fatti gli affari tuoi

 

 

Sole caldo. Sabbia bianca. Mare cristallino. Brezza estiva che profuma di sale.

Quando scesero dal pullman, Rea si sentì pervadere dalla familiare sensazione di attrazione verso l’acqua. Aveva gli occhi che brillavano.

E’ splendido” riuscì a dire poco dopo. Rin la fissava.

Sembra che tu sia una bambina davanti all’albero di natale” osservò.

Non penso che tu possa capire quanto io e il mare siamo simbiotici. Passavo nove mesi aspettando l’estate, e non solo per il mio compleanno: erano i novanta giorni più belli della mia vita. Andavo in spiaggia con i miei e poi passavo ore e ore sott’acqua a esplorare i fondali. Sono più di due anni che non ci vengo” gli spiegò.

Poi lo guardò imbarazzata.

Scusa, non volevo stare ad annoiarti

Figurati” rispose lui, agitando la mano.

Si avviarono verso l’albergo, che era a pochi passi dalla spiaggia.

Rea sentiva il cuore batterle forte mentre camminavano vicini. Strinse la borsa con forza per non lasciare la mano libera e rischiare che lui la prendesse.

Buongiorno, mi chiamo Shintuki Rea, ho una prenotazione per due camere singole” disse quando furono alla reception.

L’impiegato controllò nel computer.

Mi dispiace, ma qui non ho alcuna prenotazione per due singole” si scusò.

Che cosa? Ma certo che c’è, ho chiamato la settimana passata! Controlli meglio” lo spronò. Dopo un paio di minuti l’uomo alzò gli occhi dallo schermo.

Mi può ripetere il suo nome?” le chiese gentilmente.

Shintuki Rea. S-h-i-n-t-u-k-i” compitò. Lui lo inserì nel database.

Ah” esclamò un istante più tardi.

Cosa?

Ho trovato la vostra prenotazione, ma  credo che ci sia un errore” disse cauto.

Lei si sentì morire.

Che significa?

Che qui c’è scritto che avete chiesto una doppia, non due singole” spiegò.

Quelle parole rimasero sospese nell’aria per qualche momento prima che Rin parlasse.

Cioè abbiamo una sola stanza da dividere?

Esatto. Mi dispiace, probabilmente chi ha segnato la prenotazione ha capito male” si scusò.

Non è possibile cambiare? Pago la differenza!” implorò Rea.

No, siamo pieni. L’unica cosa che posso fare è far portare una branda in stanza, se volete dormire separati” concesse.

Ah, perché c’è il letto matrimoniale?” domandò incredula.

Sì. Le doppie hanno tutte il letto matrimoniale. Allora volete la camera o no?

Va bene, ci dia la chiave” decise il ragazzo.

Non ci credo, non ci credo, questo è un sogno” pensò lei. Salirono al primo piano.

Dovrebbe essere la 202 le disse.

Trovarono la porta e l’aprirono.

Oh cazzo!” esclamò Rea.

 

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Capitolo 20
*** Bloccati! ***


La stanza era molto piccola, con un letto a due piazze appoggiato al muro e un comodino a fianco.

C’era solo un piccolo spazio libero tra i mobili e la parete di fronte.

Il bagno era sulla destra appena entrati, dietro la porta.

Come fanno a far entrare una branda in questo buco?” si chiese Rea.

Se è piccola dovrebbe star qui” le rispose indicando il minuscolo spazio vuoto.

Dev’essere a dimensione puffo” osservò lei. Appoggiò la borsa sul letto e la aprì per vedere cosa c’era dentro. La richiuse subito, schifata.

Senti, io vado a cambiarmi in bagno, tu sistemati. Se arriva il fattorino chiamami” le disse Rin, scomparendo nella toilette.

Rimasta sola, la ragazza aprì di nuovo la sacca: oltre al costume blu zebrato c’erano vestiti da sera, gonne e magliette scollate di tutti i colori. Rabbrividì.

Laura, io ti ammazzo” disse a mezza voce. In fondo, sotto a tutti gli abiti, c’era un biglietto.

So che non è il tuo stile, ma per una vacanza romantica mi sembravano le cose più adatte. Divertitevi e non fare la rompiscatole. Un bacio!”.

A Rea salì una rabbia impossibile da descrivere. In quel momento bussarono alla porta. Andò ad aprire e si trovò davanti una branda in verticale da cui spuntavano i piedi.

Questo è strano” commentò.

Signorina, sono venuto a mettere questo in stanza” disse un signore apparendo da dietro al materasso.

Prego, entri” lo invitò.

L’uomo ebbe qualche problema nel muoversi, un po’ per il piccolo spazio della stanza e un po’ per l’oggetto ingombrante che aveva tra le mani.

Rin! È arrivato il tuo letto!” gridò.

Il ragazzo uscì dal bagno con indosso solo il costume nero.

Aspetti, le do una mano” si offrì lui, andando verso il fattorino. Prese da un lato il mobile e lo aiutò ad aggiustarlo.

La ragazza era rimasta senza fiato nel vederlo mezzo nudo.

Ecco fatto” esclamò. La branda era stata messa per bene.

Grazie per la sua pazienza, adesso siamo apposto” disse salutando il fattorino.

Arrivederci” si congedò lui.

Quando ebbe chiuso la porta si voltò verso Rea, che sentiva un nodo in gola di dimensioni gigantesche.

Andiamo in spiaggia?” le propose. Lei rimase immobile.

Ehi? Ci sei?” la chiamò, agitandole una mano davanti agli occhi.

La ragazza si riscosse, sobbalzando.

?!” esclamò. Rin era basito.

Mi ascolti? Ti ho chiesto se vuoi venire al mare!” le ripeté.

Oh, certo” decise.

Bene, allora cambiati, dai

Cambiarmi?” domandò senza capire.

Rea, sei ancora con noi? Devi metterti il costume per fare il bagno, se vuoi venire in spiaggia” le ricordò.

La ragazza si sentì morire: non ci aveva pensato! Andare al mare, com’è logico che sia, significava rimanere solo col costume davanti a lui. Si vergognava troppo per farlo.

No, ci ho ripensato, non vengo più” disse.

Che cosa? E mi fai andare da solo?” le chiese lui triste.

Divertiti” gli augurò, mettendosi ad aggiustare la valigia.

Eh, no! Sei voluta venire qui e adesso vieni in spiaggia. Vai a cambiarti” le ordinò Rin, prendendola per un braccio. Lei si staccò senza nemmeno voltarsi verso di lui.

No, non posso proprio” si scusò.

Sentiamo, come mai?” le domandò con le mani sui fianchi.

Perché mi sono ricordata che ho il mal di gola” inventò.

Il ragazzo vide il costume appoggiato sopra la borsa e capì.

Non mi dirai che ti vergogni!” la prese in giro. Lei si girò e puntò gli occhi nei suoi.

Ma figurati!” rispose punta sul vivo.

Dimostramelo. Mettiti quel costume blu e fammi vedere che non ti vergogni” la sfidò. Lei accettò la scommessa e prese l’indumento.

Perfetto. Ti rimangerai ciò che hai detto e poi mi lascerai in pace” decise.

Rin trattenne a stento una risata mentre Rea scompariva in bagno.

Nei minuti in cui lei non c’era si sedette sulla branda e pensò. Tre giorni da soli, al mare, in una camera doppia. Forse poteva farcela.

Senti, devo proprio uscire di qui?” domandò la ragazza affacciandosi alla porta. Era rossa fino alla punta dei capelli.

Se non vuoi fare il sub nella vasca da bagno, sì” rispose.

La vide combattere tra la vergogna e l’’orgoglio. Sbuffò e si alzò.

Ma che sarà mai?” le chiese andando verso di lei.

Fermo, non farmi venir fuori!” lo implorò.

Cercando di strapparle la porta dalle mani, lui si avvicinò.

Oh, avanti, siamo amici! Perché tanta vergogna? Non devi fare sfilate di moda o simili, dobbiamo andare a fare il bagno e divertirci!” la riprese.

Nonostante fosse molto più debole di lui, Rea ce la mise tutta per non farsi vedere, provando a richiudere la porta.

Ti prego, ti scongiuro, non ho un bel corpo, non posso venir fuori di qui!” urlò. Spazientito, lui tirò la porta verso di sé, aprendola con forza.

Sorpresa, Rea non ebbe il tempo di nascondersi e rimase in piedi davanti a lui, abbassando lo sguardo imbarazzata. Si torceva le mani dal nervoso.

Per favore, non mi prendere in giro” lo pregò con la voce flebile.

Rin era rimasto imbambolato a fissarla, con la bocca spalancata. Troppo imbarazzata, lei prese un asciugamano e se lo strinse davanti al corpo.

Io non ci vengo in spiaggia” decise.

Riscuotendosi, lui chiuse la bocca e si schiarì la gola.

Ascolta, non mi sembra così grave la situazione. Noi andiamo a divertirci, non dobbiamo fare chissà che cosa. Allora, mi accompagni?” le chiese.

Ma io sono bruttissima, ho la pancia e i fianchi grossi, non sono il tipo da spiaggia!” ribatté lei.

Hai detto stamani appena arrivati che vuoi andare al mare, quindi adesso ci andiamo. Muoviti” le ordinò, prendendola per un polso.

No, per favore!” cercò di difendersi, ma invano, era troppo più forte.

Con l’asciugamano stretto in vita e i sandali ai piedi, fu trascinata fino alla riva.

 

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Capitolo 21
*** Bloccati! pt 2 ***


Perché con te finisce sempre che mi ritrovo in posti in cui non voglio essere?” si lamentò Rea quando raggiunsero la spiaggia. Lui la lasciò all’improvviso, facendola cadere.

Direi che qui è perfetto” decise.

Non c’era molta gente, solo sei o sette ombrelloni in tutto il golfo.

Sei stato molto gentile, grazie per la galanteria” gi disse acida.

Continuava a stringere a sé il panno con forza. Rin la guardò e soffiò.

Senti, ti vuoi togliere codesto asciugamano di dosso?” le chiese.

No che non lo faccio, è imbarazzante essere in costume davanti a te” rispose.

Ma perché? Cos’hai che non va?

Sono grassa e brutta!” disse, come se fosse la cosa più naturale e logica del mondo.

Non è vero, a me piaci!” esclamò lui senza pensarci.

Ci fu un lungo momento d’imbarazzo.

Come?” domandò lei, incredula.

Intendo dire che sei una ragazza carina, e non mi starei a fare tanti problemi per il fisico. Vuoi entrare in acqua o no?” spiegò tentando di rimediare.

No” decise.

Al limite della sopportazione, Rin si abbassò e la prese tra le braccia.

Che stai facendo?” gli chiese impaurita. Si avvicinò al mare e prese lo slancio.

Che? No, fermooo!” gridò, ma fu inutile: un attimo dopo stava volando verso l’acqua. Andò giù battendo il sedere sul fondale e perdendo l’asciugamano. Risalì velocemente in superficie, rischiando di affogare.

MA SEI DEFICIENTE?” urlò arrabbiata tossendo.

Lui stava ridendo come un matto nel vederla così infuriata e non si accorse che arrivava. Correndo, Rea fece in modo di schizzarlo da capo a piedi prima di buttarlo sulla sabbia.

Tu sei un idiota!” lo accusò, cadendogli sopra.

Ridendo ancora, lui la fissò: era bellissima alla luce del sole.

Oh, ma andiamo! L’acqua è splendida, non dirmi il contrario” la sfidò.

Alzandosi, lei lo fissò in cagnesco.

Meno male che sono tua amica, altrimenti ti avrei già ammazzato” disse. Seguendola, si mise in piedi anche lui.

Ma che gentile, mi risparmi la vita. Grazie!” la prese in giro.

Si mise a correre verso il mare aperto per sfuggire al pugno che si vide arrivare contro, e Rea iniziò ad inseguirlo, senza più preoccuparsi del suo aspetto.

Vieni qui, brutto cafone, vieni subito qui!” gli gridava.

Prendimi, se ci riesci!” rispose lui, girandosi per guardarla.

Inciampò nei suoi stessi piedi e cadde di pancia in acqua, bevendo. La ragazza si fermò nel punto in cui lui era andato giù, ormai divertita.

Questa è tutta la tua cattiveria” gli disse soddisfatta quando riapparve sputacchiando.

Ma senti chi parla!” ribatté Rin. La tirò per un braccio verso di sé, facendola finire sopra di lui tra gli spruzzi.

Sei malvagio” lo accusò, guardandolo negli occhi. Lui smise di ridere e la fissò. Entrambi rimasero zitti.

Senti, Rea, io ti volevo dire una cosa” ammise lui, avvicinando il volto al suo.

Sì?” sussurrò lei, senza muoversi.

Ecco… io…” ormai mancava pochissimo, stavolta poteva baciarla davvero.

Aiuto!” gridò qualcuno dalla banchina.

I due ragazzi, presi alla sprovvista, si allontanarono svelti.

Che succede?” domandò Rin, infastidito. “E due” pensò.

Secondo me parlavano di quello!” gli rispose lei, girandogli la testa.

A distanza di dieci metri un gigantesco polpo stava apparendo dalla superficie del mare, creando grosse onde che si abbattevano sulla riva.

E quello che diavolo ci fa qui?” esclamò lui.

Non mi importa, ma andiamocene” gridò Rea, impaurita.

Alzandosi velocemente, si misero a correre verso il punto in cui avevano lasciato l’altro asciugamano, quello che si era portato dietro il ragazzo. Il polpo si stava avvicinando alla costa.

Sbrigati!” la incitò.

Usando tutta la sua forza, lei continuò ad andare verso la spiaggia, sfinita.

Ci siamo quasi!” esultò Rin.

Vedeva la kurikara che aveva lasciato piantata nella sabbia.

Senza che lui se ne accorgesse, Rea cadde e fu travolta da un’onda, scomparendo sotto la superficie del mare.

Forza, dobbiamo tornare in albergo…” stava dicendo il ragazzo, ma poi si accorse che lei non c’era più.

Rea? REA!” gridò disperato.

Ormai era rimasto da solo sulla riva, gli altri bagnanti erano fuggiti.

Il polpo continuava ad avanzare, togliendo visibilità a causa dei piccoli tsunami che creava.

Rea! Dove sei?” urlò ancora lui, sull’orlo delle lacrime.

La vide galleggiare vicino ad un tentacolo del demone, che fendeva l’acqua con i suoi otto bracci.

NO!” esclamò. Prese la spada e si fiondò verso il mostro, correndo a perdifiato. In preda al panico, si accorse che la ragazza stava per essere colpita.

Non la devi toccare!” gli ordinò.

Saltando, estrasse la kurikara dal fodero, infiammandosi. Usando tutta la precisione che possedeva, colpì il tentacolo del polpo, che si staccò dal resto del corpo.

Ruggendo dal dolore, il mostro si mosse ancora di più, creando onde giganti che travolsero la ragazza.

Smettila!” gridò Rin, in preda alla paura. Aveva perso del tutto il controllo di sé. Si lanciò contro il demone con la spada in mano e fendette l’aria con un colpo, che lo divise in due. Entrambi le parti caddero in acqua, causando altri tsunami.

Rinfoderando la kurikara, il ragazzo si mise a cercare Rea. Era un’impresa difficile, vista la portata delle onde che lo facevano bere e andare sotto la superficie.

Alla fine riuscì a vedere una mano che scompariva piano, piano.

REA!” esclamò. Si immerse, nuotando come un forsennato per raggiungerla. Gli sembrava che i polmoni stessero per scoppiargli nel petto da quanto facevano male. Alla fine, riuscì a prenderla per un braccio e a risalire.

Respirò una boccata d’aria che lo fece tentennare, poi iniziò a cercare un posto in cui portarla per farla svegliare. “Non morire, non morire, non morire” pregava. Dopo un paio di minuti, arrivò ad una grotta.

Anche se erano molto lontani dalla riva, decise di fermarsi lì per riposarsi. Era sfinito.

Quando uscì dall’acqua, stese Rea in posizione supina e iniziò a schiaffeggiarla.

Reagisci, per favore reagisci” disse.

La ragazza era completamente inerme. Decise di farle il massaggio cardiaco, anche se non era sicuro di esserne capace.

 

 

Sentiva l’aria che l’accarezzava. Era piacevole. Stava forse sognando?

Aprì gli occhi, confusa. Vide il viso di Rin a pochi centimetri dal suo e si spaventò.

Aiuto!” esclamò.

Felice che avesse ripreso conoscenza, il ragazzo si appoggiò a un muro, sfinito.

Ce l’ho fatta” esultò a bassa voce. Confusa, Rea si guardò intorno.

Ma dove diavolo siamo?” chiese. Aveva la testa che faceva male.

Non ne ho idea. Ho nuotato fino al punto più vicino dove potersi riposare dopo che ho sconfitto il polpo gigante, ma siamo parecchio lontani dalla riva” rispose lui.

Dopo qualche minuto fu di nuovo in grado di alzarsi.

Pro memoria per me: non lamentarsi mai più di essere un demone. Il fatto di guarire alla svelta è positivo” pensò. Si guardò intorno.

Forse è meglio se ce ne andiamo” suggerì lei.

Ehm… senti, forse abbiamo un problema” le disse l’altro. Alzandosi con fatica, lo affiancò.

Che succede?

Io non ho idea di dove sia la spiaggia

E allora?

Guardati attorno: vedi niente che non sia mare?

No, effettivamente no

Preciso. Siamo bloccati in questa grotta” la informò. Lei si sentì mancare.

Che cosa?

Non possiamo andarcene finché non capiamo dove siamo. Dovremo passare la notte qui

 

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Capitolo 22
*** Fuoco umano ***


Rin, non prendermi in giro” disse Rea.

Non lo sto facendo! Non c’è altra possibilità che rimanere qui! O preferisci nuotare per chissà quanto tempo?” le rispose. Lei esitò un secondo.

Ascolta, è ancora presto, magari riusciremo a farci vedere da qualche barca” la rassicurò.

C’era un polpo gigante un’ora fa che stava cercando di fare spezzatino di bagnanti. Non sono proprio sicura che qualcuno si avventurerà in mare aperto per oggi” gli fece presente. Si misero entrambi a sedere all’interno della grotta.

Forse hai ragione” ammise lui.

Il posto era spazioso, circolare, non troppo caldo nonostante fosse un pomeriggio estivo. Non c’erano altre uscite esclusa quella da cui erano entrati, però c’era un piccolissimo specchio d’acqua in mezzo.

Sembrava fatto apposta per pescare.

Scusa, adesso che ci penso come hai fatto a portare dietro kurikara? Io non me ne sono accorta” notò lei, vedendo la spada appoggiata a terra.

Probabilmente perché eri occupata a lamentarti del tuo corpo

E la coda? Dov’è nascosta?” s’incuriosì.

Sotto al costume. L’ho messa in modo che non si vedesse il rigonfiamento incastrandola sotto l’elastico” le spiegò. La ragazza annuì.

Avevano passato interi pomeriggi insieme, ore e ore a parlare anche di cose futili e a prendere in giro Yukio, ma adesso, bloccati a forza lì in quel posto chissà quanto lontano dalla spiaggia, erano entrambi silenziosi.

Stettero zitti per metà giornata, imbarazzati. Il fatto di non poter fuggire appena le cose iniziavano a complicarsi li faceva tremare di paura.

Rea era intirizzita, un po’ per il freddo un po’ per la tensione. Sapere che Rin era a pochi centimetri da lei e che erano soli era davvero strano, soprattutto visto che non più di due ore prima si erano quasi baciati. Ancora.

Se l’universo aveva fatto sì di dividerli due volte su due, forse non era giusto. Qualsiasi cosa fosse successa, doveva stargli lontana.

 

 

Quattro ore dopo.

Senti, io ho fame” annunciò il ragazzo.

Non si era fermato mai da quando erano lì, aveva camminato in su e in giù per la caverna come un gatto in gabbia. Sembrava un’anima in pena.

Anche io, ma che cosa vuoi farci? Hai intenzione di mangiarti la coda, per caso?” s’incuriosì lei.

No di certo, non è commestibile” rispose.

Allora temo che dovrai aspettare che torniamo in albergo prima di poter ingerire qualsiasi cosa

Oppure posso vedere se riesco a pescare qualcosa” propose.

Cioè? Intendi tornare in mare?

Perché no? Io non riesco a rimanere vivo fino a domani se non mangio qualcosa!

Come sei esagerato” lo prese in giro.

Chiamami come ti pare, ma io vedo se trovo un po’ di pesce” le disse immergendosi. Non aveva ancora potuto liberare la coda, ma adesso, sotto l’acqua, la fece muovere liberamente.

Come si sta bene” esclamò uscendo.

Si guardò un po’ intorno per vedere se trovava qualche segno di spiaggia. “Non è possibile che sia andato tanto lontano, ho nuotato sì e no venti minuti” rifletté. “Deve essere per forza qua intorno” si disse. Fece qualche altra bracciata per allontanarsi un altro po’ dalla grotta. Perché non l’aveva fatto prima? Come mai aveva passato il pomeriggio a camminare su e giù per quel cavolo di posto? La risposta era da brividi. “Perché speravo di avere un modo per fare qualcosa con Rea” anche sotto l’acqua gli veniva la pelle d’oca pensandola col costume in stanza.

E quando l’aveva quasi baciata sulla spiaggia?

S’immerse ancora di più per fermare il flusso di pensieri che lo aveva travolto.

 

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Capitolo 23
*** Fuoco umano pt 2 ***


Trovato niente? Cibo? Acqua? Terraferma?” lo accolse la ragazza. Aveva messo i piedi a bagno nella pozza che c’era al centro della grotta.

Un paio di pesci li ho trovati, sì” le disse lui, posando a terra quello che aveva preso. Non erano troppo grossi, ma nemmeno troppo piccoli.

E tu sai anche cucinarli? Senza fuoco o condimento?” lo sfidò Rea alzandosi.

Stai parlando con un cuoco provetto” le fece presente.

E allora? Non abbiamo legni, accendini, fiammiferi o affini per scaldare qualsiasi cosa tu possa mai cucinare” disse. Rin le sorrise.

Scommettiamo?” la provocò. Prese i pesci e li aggiustò davanti a sé, poi li aprì. Andò alla pozza, recuperò un po’ d’acqua salata e bagnò l’interno degli animali.

Questo per il sale” spiegò.

Adesso guarda quali sono i vantaggi di essere un fuoco umano portatile” le ricordò. Fece come gli aveva insegnato Shura: chiuse gli occhi e si concentrò.

Devo scaldare i pesci, devo scaldare solo i pesci” pensava. Quell’esercizio gli era sembrato stupido da fare con le candele davanti, ma adesso, bloccato in quella grotta, ringraziava la donna. Senza di lei non avrebbe potuto cucinare del cibo per Rea.

Cavolo. Tu sì che hai sempre delle sorprese, fiammifero vivente” esclamò la ragazza. Si iniziò a sentire profumo di arrosto e il suo stomaco brontolò.

Forse ho fame anche io” ammise.

Dammi solo altri cinque minuti” le chiese. Non era semplice fare in modo che il potere di Satana non gli sfuggisse di mano.

Fai pure” concesse. Mentre lo guardava cercare di preparare quei pesci sorrise. Si sentiva stupida ad aver pensato di non riuscire a stare con lui per una paura idiota. Era solo Rin, e questo le bastava.

Ehm, se non li vuoi fare lessi credo che basti” gli disse. Sbuffando, il ragazzo aprì gli occhi. La cena era perfetta.

Aspetta, manca una cosa” le disse. Tornò alla pozza, prese un po’ d’acqua tra le mani e si accese di nuovo.

Se continui così finisce che ti prendo per una torcia” lo avvertì Rea.

Tanto ho finito” rispose. In mano aveva del sale.

Ehi, è vero: se fai evaporare l’acqua di mare ti rimane…

Il sale” terminò. Lo sparse sul cibo e poi le sorrise.

Ecco a voi pesce arrosto!” lo presentò orgoglioso.

La ragazza rise nel vederlo così fiero, e allungò una mano per servirsi. Lui la fermò.

Ah, ah, come si dice prima?” la riprese.

Grazie, Rin, per aver trovato qualcosa da mangiare

Bravissima. Adesso puoi anche prendere qualcosa” concesse.

Rimasero in silenzio a fissare il tramonto mentre masticavano.

Ho guardato più di un’alba, con te, ma il crepuscolo mi mancava” ammise il ragazzo.

Già, era un’esperienza che dovevamo provare insieme” altro silenzio. Il rumore delle onde era una specie di dolce melodia.

Secondo te ce la faremo a tornare a riva, domani?” domandò Rea.

Credo di sì. Non ho nuotato per molto, prima, anche perché ero stato colpito e stavo trascinando anche te, quindi non siamo molto lontani dalla spiaggia. Dopo un po’ di riposo come si deve potremo nuotare e vedere se nei dintorni c’è la terraferma” la rassicurò.

Speriamo

Non preoccuparti, un modo per tornare a casa lo troviamo. Fidati di me” le promise.

So che hai ragione, ho solo… tanta paura” ammise lei.

Finirono di mangiare in silenzio.

Ormai il sole era andato completamente sotto l’orizzonte e iniziava a fare fresco.

Dovremmo trovare il modo per scaldarci, stanotte” disse Rin, alzandosi.

Non penso che ce ne sia bisogno, in fondo è estate” ribatté Rea.

Aveva controllato la grotta in ogni angolo per trovare qualcosa da bruciare per fare fuoco, ma non c’era assolutamente niente. Farsi caldo significava dover stare vicini, e questo voleva evitarlo accuratamente.

Hai intenzione di tremare tutta la notte?” le chiese lui, incuriosito.

Beh, no, ma tu sei un fuoco umano, puoi fare caldo a entrambi” suggerì.

Certo, perché no? Sto sveglio fino all’alba per fungere da torcia. Era il mio sogno di bambino” rispose sarcastico. La ragazza mise il broncio.

E avevi qualche idea per non andare in assideramento?” gli domandò.

Un paio, ma non so quanto siano esprimibili” pensò lui.

Non saprei. Suggerimenti?

Ho la testa vuota” ammise.

Anche io” sospirò l’altro.

Entrambi avevano mentito, entrambi stavano pensando alla stessa cosa: per scaldarsi dovevano starsi attaccati.

Allora vediamo di dormire così” propose Rea. Era sfinita sul serio e, per il momento, non aveva freddo. Si stese sulla pietra.

Che fai, t’addormenti di già?” le domandò Rin, deluso.

Domattina verremo svegliati dal sole, il che significa che alle sei saremo in piedi. Dato che dovremo nuotare per chissà quanto tempo, credo che sia meglio riposarsi il più possibile, no?” gli fece presente. Chiuse gli occhi, decisa a non dargli modo di avvicinarsi. L’universo aveva parlato, giusto?

 

Il ragazzo rimase un paio d’ore a fissare il mare illuminato dalla luna. Era così tranquillo. Forse sarebbe stato meglio se avesse detto subito a Rea che aveva trovato la spiaggia proprio dietro alla grotta, a cinque minuti di bracciate, invece era stato zitto sperando che succedesse qualcosa. Lanciò un sasso in acqua dal nervoso. Doveva dirle di Shiemi, della costa, che voleva dormire con lei in stanza e non sulla branda e che la amava, si sentiva peggio che mai a continuare così.

La guardò dormire: si girava nel sonno come se avesse gli incubi. Alla fine, andò a sbattere contro una pietra.

Ahia!” gridò tenendosi la testa. Quello non doveva essere il miglior modo per svegliarsi.

Ma che ca… come ho fatto?” chiese tenendosi la fronte. Trattenendo a stento una risata, Rin la raggiunse.

Fammi vedere” le disse gentilmente. Lei tolse le mani, scoprendo un piccolo taglio. Non sanguinava.

Non è niente, stai tranquilla” le assicurò. La ragazza si sfregò dove le faceva male.

Però brucia” si lamentò.

Certo che sei un disastro ambulante” osservò lui dolcemente. Le sfiorò il graffio.

Non l’ho mica fatto apposta” si scusò. Mise di nuovo il broncio.

Certo che no, non ti dico mica il contrario” la assecondò.

Era rimasto fermo con la mano sulla sua pelle. Era calda.

F-forse è meglio se torno a dormire” disse lei, cercando di sottrarsi a quel tocco. “No, no, no, no, no…

Aspetta!” esclamò Rin, incatenandola con gli occhi. Fu costretta a rimanere ferma.

Senti, devo… devo dirti una cosa” le confessò.

D-dimmi” sussurrò Rea. Si sentiva prigioniera.

Shiemi ieri è venuta da me, al dormitorio” iniziò. La ragazza deglutì a vuoto.

E?” lo spronò.

Io lo sapevo già da prima di partire che non sarebbe venuta” ammise.

Ah” fu tutto ciò che riuscì a rispondere l’altra.

E poi quando sono andato a pescare io… ho trovato il modo per arrivare alla spiaggia” perché stava dicendo tutte quelle cose? Se si fosse arrabbiata?

Che cosa?

Ti avevo detto che non ero andato molto lontano e, nuotando un po’ più a largo, ho visto che siamo proprio dietro al litorale” confessò. Erano ancora vicini con le facce e lui aveva ancora la mano sul suo viso.

Rin perché non mi hai detto che potevamo tornare in albergo?” gli chiese, risvegliandosi. Lo allontanò leggermente.

Io… io…

Forza, parla” ordinò. Aveva un tono di voce normale, adesso, quasi arrabbiato. Lui distolse lo sguardo.

Non potevo” sputò infine.

Che diavolo significa che non potevi?

Che non potevo lasciare che tornassimo indietro senza aver risolto niente!” esclamò.

Che cosa c’è da risolvere tra di noi?

Tutto! Io non volevo fare questo viaggio con Shiemi, io volevo farlo con te!” riuscì ad ammettere. Rea rimase paralizzata.

Ma tu hai insistito per farmi venire qui con lei e non potevo dirti di no, mi avresti fatto delle domande a cui non potevo rispondere

Ma che vai blaterando? Lei ti piace! Perché saresti dovuto partire con me?

Non è lei che mi piace, non voglio Shiemi!” le disse. La ragazza lo fissò incredula.

A me piaci tu” le confessò. Il suo cuore iniziò a battere così forte da scoppiare.

Che cosa hai detto?” sussurrò.

Io sono innamorato di te” ripeté. Le posò una mano sulla guancia, avvicinandosi.

Rea…” disse a mezza voce. Erano sempre più vicini.

Quello fu il bacio più bello che lei avesse potuto desiderare in tutta una vita.

 

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Capitolo 24
*** Ops... ***


Quando il sole sorse li trovò abbracciati.

Si erano addormentati poco dopo essersi baciati, sfiniti ma felici. Non erano nemmeno sicuri di non stare sognando.

La luce che entrò dalla grotta svegliò Rea, che aprì un occhio, confusa. Non sapeva dove fosse, con chi o perché.

Si mise a sedere e si stropicciò gli occhi.

Che ore sono?” si chiese assonnata. Guardandosi intorno si ricordò dov’era, con un certo dispiacere. Aveva fame.

Si alzò in piedi e si stirò, cercando di svegliarsi un po’. Rin non si era accorto di nulla. Lo fissò sorridente e si sfiorò le labbra con un dito, ripensando alla sera prima.

Un bacio così dolce non l’aveva mai avuto. Poi le venne in mente una cosa.

Ma quindi adesso stiamo insieme? Oppure no?” si chiese. Avrebbe dovuto domandarglielo? O era fuori luogo? Scacciò quei pensieri e si concentrò solo sulla felicità che stava provando, non voleva e non doveva distruggere quel momento.

Una mezz’ora dopo, quando era finalmente cosciente, si mise su uno scoglio in riva al mare. L’acqua era invitante.

Guardò il ragazzo e fece spallucce. “Tanto questo dorme per le prossime due ore come minimo” si disse. Prese un bel respiro e si tuffò.

Le sembrò di rinascere: il mare era sempre stato una seconda casa, sott’acqua quasi riusciva a respirare. Vide i pesci nuotare sotto di sé, il blu tutto intorno e si sentì bene. Tornò in superficie.

Cavolo, è bellissimo!” esclamò.

Fece qualche bracciata per allontanarsi ancora un po’ dalla grotta e cercò intorno a sé la spiaggia che aveva detto Rin la sera prima. La vide esattamente dietro alla caverna. “Ormai siamo qui” pensò.

 

 

Il ragazzo aprì gli occhi quando il caldo fu insopportabile. Sentiva la pelle bruciare per colpa del sole.

Yukio, chiudi la finestra” disse mezzo addormentato.

Si girò e sentì la roccia dura sotto di sé.

Che roba è?” si chiese. Aprì gli occhi e si mise a sedere. Era solo nella grotta.

Rea?” chiamò a voce alta. Non rispose nessuno.

Si erano addormentati insieme e adesso si risvegliava da solo. Non era un buon segno. Si affacciò sul mare e scrutò l’orizzonte. Vide qualcosa muoversi una decina di metri più a largo e strinse gli occhi per distinguere la figura.

Rea!” gridò di nuovo. Il profilo si fermò e si voltò. Qualcuno mosse il braccio in segno di saluto e poi scomparve sotto la superficie.

Un minuto dopo la ragazza tornò in superficie sorridente.

Buongiorno! Ho visto che dormivi tanto bene e ti ho lasciato stare, ma avevo troppo caldo per rimanere dentro e mi sono tuffata” gli disse. Si sedette sulla riva e strizzò i capelli.

Quanto tempo è che sei sveglia?” le domandò Rin, mettendosi di fianco a lei.

Non saprei. Un paio d’ore, penso” rispose lei, facendo spallucce.

Ho fatto in tempo ad arrivare in spiaggia e tornare indietro prima che tu ti accorgessi che me n’ero andata, quindi è un po’ che nuoto. A proposito, abbiamo intenzione di rientrare in albergo prima che ci diano per dispersi oppure facciamo casa qui?” s’informò. Il ragazzo si avvicinò un po’ di più e l’abbracciò.

Hai così tanta fretta di tornare nel caos del mondo civile? A me qui piace” le rispose.

Hai ragione, però io ho fame, mi piacerebbe pranzare senza doverti veder prendere fuoco. È un po’ inquietante sapere che il tuo migliore amico può incendiarsi ogni dieci minuti, sai com’è” disse.

Quelle parole lo lasciarono un attimo perplesso.

Allora? Forza, forse facciamo in tempo anche a cambiarci prima di mangiare” lo incoraggiò. Si gettò di nuovo in acqua, rimanendo sotto per un minuto buono. Quando uscì, vedendo che non si muoveva, gli si avvicinò e lo schizzò.

Muoviti, lumaca!” lo prese in giro.

Lui fu felice che lei sorridesse così e stette al gioco. Avevano ancora un intero giorno per parlarne, no?

 

 

Terraferma!” esclamò Rin quando arrivarono in spiaggia. Nonostante tutto era felice di essere tornato.

Finalmente! Ho bisogno di riposarmi in un letto vero!” disse Rea. Aveva la schiena a pezzi anche se aveva dormito abbracciata a lui. Però ci era stata proprio bene.

Andiamo, l’albergo non è lontano” la spronò. Ormai erano quasi arrivati.

Dato che circa ventiquattr’ore prima un mostro enorme aveva attaccato il litorale, non c’erano bagnanti in giro.

E’ un po’ triste, qui, senza bambini che nuotato e giocano” osservò la ragazza mentre camminavano.

Arrivarono davanti alla porta dell’hotel ed entrarono. L’impiegato al bancone li salutò senza nemmeno alzare gli occhi, così proseguirono per la loro stanza.

Secondo te se n’è accorto qualcuno che siamo mancati per un giorno intero?” gli chiese. Rin fece spallucce.

Non credo che sia la prima volta che due ragazzi non tornano la notte” rispose.

Cioè?

Bé, sì insomma… ecco… due ragazzi da soli al mare…” iniziò a balbettare imbarazzato. Quando Rea capì divenne rossa come un pomodoro.

Che cosa? No! Non è questo che è successo!” ribatté.

A lui parve che la cosa le desse molta noia e se ne chiese il motivo. Era così strano?

Sì, io lo so e tu lo sai, ma hai intenzione di spiegarlo a tutti?” le chiese.

Se serve, certamente!” rispose.

Iniziava a chiedersi se la sera prima si fossero veramente baciati.

Entrarono in camera e si guardarono intorno: era tutto esattamente come l’avevano lasciato.

Ascolta, ti va se ci cambiamo e poi andiamo a cercare un posto per mangiare? Facciamo tutto velocemente e poi torniamo a riposarci” propose Rea.

Rin annuì.

Mi va bene” decise.

 

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Capitolo 25
*** Ops... pt 2 ***


Un’ora dopo, ristorante sul mare.

Bello!” esclamò la ragazza guardandosi attorno. Era molto piccolo, dipinto di blu come l’acqua. Sembrava di stare in un acquario gigante.

Speriamo che si mangi bene” rispose lui. Stavano guardando il menù.

Io voglio questo” decise Rea, indicando un piatto misto di pesce. Sembrava buono.

Anche io” le disse.

Ehi, non copiarmi! Prendi qualcosa di diverso!” si arrabbiò l’altra.

Che? Perché?

Perché così dividiamo!” rise la ragazza.

Cioè tu vuoi che noi prendiamo due piatti diversi per dividerli?

Uhm, più o meno” rispose lei, vaga.

Mi sa che c’è la fregatura, ma va bene” concesse.

Ordinarono un misto di pesce e uno di terra, così da smezzarlo e mangiare due cose invece di una.

Mentre aspettavano, si misero a parlare un po’ di tutto: Laura e Mephisto; Shiemi; Yukio; Satana. Evitarono accuratamente di discutere, però, del bacio. Anche se non l’avrebbero mai ammesso, cercar di chiarire la situazione adesso era spaventoso. Se non fosse andata come volevano, cosa sarebbe successo alla loro amicizia?

Cibo!” esclamò la ragazza, quando arrivarono i piatti.

Sembra che tu non mangi da due giorni

Se fai due calcoli ti rendi conto che è praticamente così” gli ricordò.

Ah, già” disse lui. Addentò un pezzo di carne.

Cavolo. È proprio delizioso!

Davvero? Fammi assaggiare” gli ordinò lei. Rin spostò il piatto dal tavolo, allontanandolo dalla sua forchetta.

Eh, no! Prima mi dai un pezzo del tuo e poi si vedrà” le propose.

Che cosa? Ma questo si chiama ricatto!” protestò la ragazza.

Mmmh, sì, direi di sì” ammise lui.

Sei malvagio!” lo accusò.

Sono un demone, cosa ti aspettavi? Tè e pasticcini?” le fece presente.

Ci speravo” confessò lei, imbronciata.                     

Possibile che tu tenga sempre il broncio?” chiese Rin, ridendo.

E’ colpa tua, sei tu che me lo fai venire” lo accusò.

Certo, è sempre colpa mia

 

 

Va bene, adesso posso morire in pace su questo bel lettuccio caldo” annunciò Rea, stendendosi sul materasso non appena furono rientrati in stanza. Si stava così bene.

Vuoi dormire adesso?” si stupì il ragazzo.

Che male c’è? Sono dovuta stare tutta la notte sdraiata sulla roccia, non è molto comodo

Guarda che lo so, ero con te” le ricordò.

Dopo quella frase scese il silenzio. Entrambi stavano pensando al bacio.

Lei si schiarì la gola.

Non importa, adesso sono stanca, probabilmente mi riposerò un po’. Notte!” gli augurò. Si mise sotto le coperte e lo lasciò lì, a fissarla.

Notte” sussurrò.

Si stese sulla branda a fissare il soffitto e sospirò. Gli aveva dato noia il comportamento della ragazza: non solo si era arrabbiata quando le aveva detto che le persone potevano pensare che loro avessero passato la notte… in quel modo… ma inoltre aveva evitato l’argomento “insieme”. Che diavolo stava succedendo? Che se ne fosse pentita?

A dirsela sinceramente, anche lui era infastidito nel pensare che le persone potevano credere che avessero fatto sesso, eppure non gli sembrava un’idea così strana. Erano due ragazzi che erano rimasti soli tutta la notte. Forse la cosa strana era proprio che non fosse successo niente.

 

 

Fuori era buio, ormai. Quando Rea aprì gli occhi il sole era tramontato da un pezzo.

Che ore sono?” si chiese. L’orologio segnava le dieci di sera.

Che cosa? Ma io mi sono addormentata oggi pomeriggio alle due! Significa che ho dormito… otto ore!” esclamò, incredula.

Rin, perché non mi hai svegliata? Rin?” lo chiamò, alzandosi dal letto.

Il ragazzo era addormentato sulla branda, con i capelli bagnati e l’asciugamano addosso. “Deve essersi lavato” pensò. Lo scosse un po’, ma non reagì ai suoi richiami.

Certo che anche tu sei un caso perso” disse sottovoce.

Lo sentì russare e trattenne a stento una risata.

Devo trovare qualcosa da fare, adesso” decise.

In camera non c’era niente che servisse da svago, né un televisore né, tantomeno, libri o computer.

Si guardò addosso: non aveva ancora fatto la doccia. “Speriamo che non si svegli” pensò. Si chiuse in bagno e si spogliò.

Fa’ che dorma finché non ho finito” pregò entrando nella vasca da bagno. Aprì l’acqua e si beò della corrente sulla pelle. Le lavò via il sale che era rimasto dal pomeriggio prima. Si insaponò e risciacquò con molta calma, prendendosi tutto il tempo che le serviva.

Questo è il paradiso” esclamò.

Rimase sotto la doccia per almeno venti minuti prima di decidersi ad uscire. Prese l’accappatoio dal portasciugamano e se lo mise addosso, stando attenta a evitare che si aprisse.

Accostò leggermente la porta del bagno e si affacciò. Rin sembrava ancora addormentato. Fece un bel respiro ed entrò in camera, facendo più piano possibile.

Frugò in borsa alla ricerca di un pigiama. Ma che diavolo! Non è possibile che Laura non me ne abbia dato uno” pensò. In quel momento la lettera che le aveva lasciato nella sacca cadde a terra, voltandosi. C’era un post scriptum dietro.

Mi ero dimenticata una cosa: per quello che spero succeda non dovresti avere bisogno della camicia da notte, quindi non l’ho messa. Non ti arrabbiare troppo, ok?

Rea tremò leggermente con il foglio in mano.

Io ti ammazzo!” esclamò, dimenticandosi di Rin per un istante. Le sue grida lo svegliarono.

Che succede? Un demone?” chiese alzandosi, subito pronto ad attaccare.

Fu un attimo: nell’istante in cui fu in piedi, l’asciugamano cadde a terra.

Rea rimase sbalordita, immobile, a fissarlo.

 

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Capitolo 26
*** Lasciarsi andare ***


C… c…” non riusciva nemmeno a parlare, tanto era l’imbarazzo. Il cuore le batteva in modo scomposto e veloce. Lanciò un cuscino al ragazzo.

COPRITI!” gridò chiudendo gli occhi.

Rin, che era rimasto intirizzito dalla sorpresa, recuperò alla svelta l’asciugamano e se lo legò in vita.

Perché mi hai svegliato in questo modo? È colpa tua!” le ringhiò, rosso in viso.

Colpa mia? Sei tu che dormi solo con un panno addosso come gli indigeni!” ribatté lei.

Avevo caldo, tu dormivi e sono rimasto in quel modo! E ti faccio presente che anche tu hai solo l’accappatoio addosso!

Però non sono nuda!

Ah no? E sotto che cosa indossi? Un vestito, per caso?” le domandò.

Rea si zittì e strinse l’accappatoio.

Posso almeno riaprire gli occhi?” s’informò.

A questo punto aspetta un attimo, mi vesto” le disse. Recuperò dalla sua borsa una maglietta lunga e un paio di boxer e se li mise.

Tu, piuttosto, perché gridavi in quel modo?” chiese curioso.

Vide la ragazza diventare rossa e voltarsi.

N-non importa” rispose.

Che cosa? Dimmelo!” si arrabbiò.

No, è troppo imbarazzante!” rifiutò lei.

Rin si avvicinò e prese il foglietto che era appoggiato sul letto.

Cos’è questo?” s’incuriosì.

Fermo, è mio!” urlò Rea, cercando di riprenderlo. Troppo più alto di lei perché potesse arrivare a recuperarlo, lui alzò il pezzo di carta e lo lesse.

Ti prego, no!” lo implorò. Scese il silenzio.

Laura crede… che… noi… oddio” riuscì a dire alla fine.

Non dovevi guardarlo, è violazione della privacy!” lo sgridò la ragazza, strappandogli di mano la lettera.

Quindi tu non hai niente da metterti per dormire?

Sì che ho qualcosa! Vestitini paillettosi e gonne corte!

Nient’altro? Sicura?

Tieni, la borsa è tutta tua” gli concesse. Lui se la portò sulla branda e iniziò a controllare che ci fosse qualche maglietta più larga perché lei potesse usarla come camicia da notte.

Ma Laura è impazzita?” domandò.

Sì, probabilmente è Mephisto che l’ha fatta andare fuori di testa” rispose tra i denti. Questa gliela pagava.

Va bene, allora tieni” le disse, lanciandole la sua maglia. Prendendola in mano, lei lo fissò stralunata.

A che mi serve?

Vuoi dormire nuda? Immagino che vorrai toglierti l’accappatoio, per cui usa pure codesta” le spiegò. Era rimasto solo con i boxer.

E tu?

Posso fare anche senza. Sono un ragazzo” le fece presente.

Dai, io mi volto, tu cambiati” ordinò girandosi verso il muro. Rea strinse l’indumento e si chiese come fare per porre la prossima domanda in modo che non sembrasse equivoca. Era impossibile.

Ehm… c’è… c’è solo un problema” disse. Rin sbuffò.

Ovvero?

La mia borsa è lì da te e io… ecco… avrei bisogno di un paio di slip e un reggiseno” gli ricordò. Il ragazzo si sentì male. Non gli stava mica chiedendo di passarglieli, vero?

E quindi?

O me li tiri tu o devo venire io a prenderli, ma dato che la situazione mi sembra già abbastanza difficile credo che la prima opzione sia la migliore” gli spiegò. Lui sentì il viso prendere fuoco.

Non so se è una buona idea” deglutì.

Preferisci che io venga costì a recuperare la borsa in accappatoio?” lo sfidò.

E va bene!” accettò. Aprì la sacca e cercò l’intimo. Mentre le sue mani muovevano di lato i vari indumenti per trovare qualcosa, lui trattenne il fiato.

R-Rea… tu usi pizzo e affini?” le domandò.

Che cosa? No!” esclamò lei, schifata.

Ah” riuscì a dire in risposte  l’altro.

Sentendo che Laura doveva essere ammazzata con profonde torture non appena fossero tornati a casa, la ragazza allungò il collo per vedere.

Perché?” s’informò, conoscendo già la risposta. Alzando una mano senza guardare, Rin le fece vedere una cosa terribile: tra le sue dita stringeva un paio di slip celesti di pizzo coordinati ad un reggiseno della stessa fattura. Rea si sentì svenire dalla vergogna.

Oddio” sussurrò. Quella situazione era paradossale.

T-ti lancio questi?” le chiese lui, evidentemente in difficoltà.

Se non c’è altro sì”concesse. Glieli tirò sul letto e lei se li mise velocemente, per poi infilarsi la maglietta.

Io la uccido, la strozzo con uno di quei vestiti che ci sono nella borsa” borbottava mentre si vestiva.

Puoi pianificare l’omicidio una volta che ti sei cambiata? Sono un ragazzo, demone per giunta, che sinceramente si sta trovando in difficoltà” la implorò.

Tranquillo, ho fatto” lo rassicurò. Tirando un sospiro di sollievo, Rin rilassò i muscoli.

Per sicureza mi metto sotto le lenzuola. Non ho sonno però almeno non dovrò rimanere in piedi mezza nuda” lo informò. Quando fu coperta fino in cima, riuscì a respirare normalmente.

Certo che questo è stato proprio un tiro mancino” disse lui, sedendosi.

Infatti. Tu che sei un essere dell’inferno, puoi farle provare torture inimmaginabili da parte mia, per favore? Per me c’è la galera, tu sei coperto” gli chiese.

Non credo che funzioni in questo modo

Ci speravo” ammise lei.

Rimasero in silenzio per un po’.

Senti… posso… posso farti una domanda?

Certo

Ecco, nonostante ieri sera ci fossimo baciati, tu stamani mi hai definito il tuo migliore amico. Perché?

Ah, codesto” disse la ragazza.

insomma, credevo che fosse chiaro ciò che mi piacerebbe avere dal nostro rapporto” concluse lui. Rea esitò un attimo. Ecco il fatidico discorso.

Non l’ho fatto apposta, in realtà non ci ho pensato quando l’ho detto” si scusò.

Sì, ma…

Fammi finire! Siamo amici da mesi, semplicemente mi suonava strano dire… beh non lo so! Qualsiasi altra cosa!” spiegò.

E’ così difficile dire che sono il tuo ragazzo?” s’infastidì lui.

Non lo è ma non sapevo se lo eri o no!” si arrabbiò Rea, mettendosi a sedere. Lui la fissò, arrabbiato a sua volta.

Volevi un fax di conferma?

Mi bastava una semplice domanda! Vuoi essere la mia ragazza? E io ti avrei risposto!

Ma sei seria?” si stupì il ragazzo alzandosi.

Certo che lo sono! Non ne avevamo parlato ed ero confusa, che cosa dovevo fare?” si giustificò. Rin si mise davanti a lei e le puntò lo sguardo negli occhi.

Allora te lo domando chiaramente: vuoi metterti con me?” le chiese. Avrebbe voluto gridare “! Mille volte sì!” ma lo sguardo del ragazzo le faceva quasi paura. Gli occhi blu si erano incatenati ai suoi in modo irreversibile, anche volendo non avrebbe saputo staccarsi.

Sentiva il cuore battere a mille, aveva la bocca asciutta.

Rea?” la chiamò dolcemente lui. Si avvicinarono.

 

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Capitolo 27
*** Lasciarsi andare pt 2 ***


Mentre lo tirava verso di sé sentiva il suo stupore. Invece di parlare lo aveva semplicemente baciato, senza dire una parola, le pareva più giusto così.

Si appoggiò sui cuscini, sempre tenendolo stretto, senza volerlo lasciare.

Lo sai che se continui così rischi che io poi non mi fermi?” le domandò, sospirando.

Non ho mai detto che volevo il contrario” rispose.

Ah, ma se ti piace giocare col demone basta dirlo” disse Rin, sorridendo. Iniziò a muovere le mani scendendo verso i fianchi e attirandola verso di sé. Il fatto di avere addosso solo i boxer, adesso, non gli dava più così noia.

Fece scorrere le dita sotto la maglietta, arrivando al reggiseno di pizzo. Rea poteva anche odiarlo, ma lui doveva ammettere che gli faceva un certo effetto, per non parlare degli slip coordinati.

Giocò un po’ col davanti, facendola sussultare.

Posso?” le chiese, facendo passare le mani sull’apertura.

” annuì l’altra. Lo sganciò, stando attendo a non farle male. Le tolse la maglietta, lasciandola nuda dalla vita in su. Trattenne una risata.

Che succede?” s’incuriosì la ragazza.

Niente, tranquilla” la rassicurò.

Ma…” provò a controbattere.

Shh” la zittì lui, baciandola.

Vedendo che non riusciva a stare zitta, abbassò una mano sugli slip. Rea sobbalzò, presa alla sprovvista.

Te l’avevo detto” la prese in giro lui, scendendo a baciarle il collo. Sentiva la pelle calda sotto le labbra e si accorse che la voleva, la desiderava con tutto sé stesso.

Mentre formulava quei pensieri si accorse che la ragazza aveva iniziato a toccargli il petto. Era una sensazione indescrivibile. Allungò una mano per spengere la luce sul comodino.

Intanto, Rea si sentiva andare a fuoco, era come essere sotto il sole di mezzogiorno. Non ci voleva credere.

Era sotto un ragazzo (il SUO ragazzo, finalmente), praticamente nuda. Era sbagliato?

Rin, siamo sicuri… di voler…” non riusciva a formulare una frase, la ragione era andata a dormire.

Di voler?

Andare… fino in fondo” disse, tra un sussulto e un altro.

La lingua del ragazzo tracciò i contorni dei suoi seni, togliendole il respiro.

Io sì, più che certo. Tu?” le rispose. Fece scorrere le mani sul suo petto, arrivando ai boxer.

Non lo sodisse, insicura. Lui sorrise.

Allora mi stai mandando dei segnali contrastanti” le fece presente. Razionalmente era sbagliato: lui era un demone! “Ma ti fai questi problemi dopo tre mesi di amicizia?” sentì dire dalla sua vocina interiore.

Lasciati andare” le suggerì. Non era una brutta idea.

Chiuse gli occhi e annullò completamente la sua forza di volontà.

 

 

Il mattino dopo fu svegliata dal suono del cellulare.

Ma chi diavolo è a quest’ora?” si chiese, mettendosi a sedere. Era nuda. Ci mise un po’ a ricordarsi il perché. “Ah… già” pensò imbarazzata.

Rin dormiva beatamente accanto a lei. Era il secondo giorno consecutivo che apriva gli occhi e lui le era vicino, addormentato.

Dove sarà il mio telefono?” disse ad alta voce, alzandosi. Lo trovò buttato in malo modo in borsa.

Pronto?

Pronto, Rea? Sono Yukio. Mio fratello è con te, vero?

Più o meno” rispose lei, guardando il ragazzo nel mondo dei sogni.

Potresti dirgli che stasera, quando torna, dobbiamo andare in campeggio con il gruppo di esorcismo? Si parte alle sette, e che faccia in modo di esserci. Grazie” le disse. Attaccò senza aspettare risposta.

Ma figurati” sussurrò lei, immobile. Sospirò: quell’idillio era finito.

Rin? Rin!” lo chiamò dolcemente.

Ancora cinque minuti” biascicò lui, in risposta.

Forza, svegliati! Devo dirti una cosa importante!” lo avvertì.

Che c’è?” disse, aprendo un occhio.

Ti ha cercato Yukio, vuole che tu vada in campeggio o una cosa simile, stasera” lo informò. Quando lui riuscì a metterla a fuoco e si accorse che era nuda, ci mise un secondo in più a rispondere.

Ehm… o-ok” balbettò.

Rea si stese vicino a lui, circondandolo con le braccia.

Buongiorno!” lo salutò. Si sporse a baciarlo con trasporto.

Tu mi vuoi male?” le chiese, guardandola torvo.

Perché?

Perché sapere che devo tornare a casa tra poco dove c’è mio fratello a rompere le scatole mi mette di malumore. Sapere che tu sei qui, davanti a me, nuda, e che non posso approfittarne, invece, mi fa stare male” le rispose. La ragazza lo tirò a sé.

Perché? Abbiamo ancora un po’ di tempo

 

 

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Capitolo 28
*** Infine, tre anni dopo ***


Ti prego!

No

Per favoreeee!

Ti ho detto di no!

Ma che ti costa?

Non voglio fare il mulo da soma!

Al massimo il fattorino” precisò lei.

Comunque non lo faccio

Sei cattivo!” lo accusò. Si nascose sotto le coperte e fece finta di piangere.

Tu non mi ami” disse.

Rin sospirò: quando faceva così era inutile, aveva già vinto.

Lo sai che non è così e che ti amo

Allora aiutami! Devo portare via una marea di cose, senza di te non ci riesco!” lo implorò. Sbatté gli occhioni e fece il labbruccio.

E va bene! Ti aiuto a traslocare!” concesse.

Lei gli si buttò al collo, stringendolo forte.

Lo sapevo che sei buono! Sei un demone addomesticato, ormai!” disse.

Addomesticato?” se la prese il ragazzo. Con un bacio, Rea lo zittì.

Sì, come un gatto, ma molto più sexy” confermò.

Lui fece per ribattere ma un altro bacio lo tenne in silenzio.

Io non… stai un po’ ferma! Io non sono un micio” protestò.

Sì, sì, come ti pare

Mi stai dando il contentino?” domandò, sospettoso.

La ragazza gli si mise sopra e lo baciò ancora.

Ti dispiacerebbe così tanto?” rispose maliziosa.

No, se è sotto queste condizioni proprio no

 

 

Ciao Yukio!” lo salutò.

Oh, ciao Rea! Dove vai così di fretta?

Sto andando a finire di prendere la roba per portarla giù in paese. Rin si è offerto di darmi una mano” rispose.

Ah, è vero. Ti sei diplomata, te ne vai! Mi mancheranno le cene con te e mio fratello” sospirò.

Vado via solo io, mica viene anche Rin” precisò lei.

Il ragazzo esitò un secondo.

Yukio?” lo chiamò, insospettendosi.

Scusami, ma mi aveva cercato Shura e devo proprio andare. Ci vediamo in giro, vienimi a trovare!” la salutò, scappando.

Basita, Rea rimase ferma in corridoio per un po’ prima di ricordarsi che doveva imballare le ultime cose. Corse via anche lei.

 

 

Quindi è finita, vero?” domandò Rea. Le metteva tristezza riporre i suoi oggetti e toglierli da quella stanza.

No che non lo è! Non ci stiamo dicendo addio, ma solo arrivederci” le assicurò Laura. Dopo tanti anni di amicizia e vita insieme erano tristi nel separarsi.

Quando ebbero finito si misero a guardare quella camera. Lì avevano pianto, litigato, scherzato, riso. Lì avevano entrambe trovato l’amore.

Mi mancherà così tanto questo posto” disse Rea.

Già, mette un po’ di tristezza vederla adesso, così spoglia” annuì Laura.

All’altra venne un nodo enorme alla gola: si era così abituata, negli anni, ad essere sempre con l’amica che adesso non riusciva a concepire che potesse essere davvero finita, la loro convivenza, il loro vedersi tutti i giorni…

Sai, quando siamo venute qui avevo una paura da matti. Mi mancava casa mia, i miei genitori, ma più di tutto temevo che non saremmo riuscite a rimanere insieme, stando tanto a contatto, eppure, adesso, non faccio altro che chiedermi cosa sarebbe successo se non fossimo entrate alla True Cross” ammise la bionda.

Rea cedette alle lacrime e iniziò a singhiozzare. Era sempre stata quella più emotiva.

Non voglio che ci separiamo” confessò. Laura l’abbracciò forte.

Io ci sarò sempre per te” le promise.

Lo so, ma non ci vedremo più ogni giorno, tu avrai i tuoi corsi di esorcismo, io vivrò in città e sarò impegnata con il ristorante tutto il tempo. Come farò senza di te?” chiese. Era impossibile, non ci voleva credere. Cercò di calmarsi, ma le risultava difficile.

Forza, Rea, sapevi che doveva succedere prima o poi. Abbiamo ventuno anni, siamo entrambe fidanzate e felici, è il momento di prendere le nostre strade. Ci saremo sempre l’una per l’altra, cadesse il mondo sappiamo che se avremo bisogno ci potremo chiamare. Non ci stiamo dicendo addio” le assicurò.

Ci mise altri venti minuti per smettere di piangere ed avere la forza per prendere gli scatoloni.

Lui ti sta aspettando?” chiese Laura.

Sì, è fuori all’entrata. Porterà tutte le mie cose” rispose.

Erano rimaste d’accordo che si sarebbero salutate giù, al cancello.

Salutalo da parte mia” si raccomandò. Rea la fissò senza capire. Chiuse la porta dietro di sé e poi si girò.

Non mi accompagni?” domandò triste. L’altra scosse il capo.

Devo andare, Mephisto mi aspetta” le spiegò. L’amica le sorrise e l’abbracciò.

Ti voglio bene, Laura” le disse.

Anche io” rispose lei.

Avevano entrambe gli occhi lucidi quando si separarono, ma stavano bene.

 

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Capitolo 29
*** Infine, tre anni dopo pt 2 ***


Mentre andava in cortile ripensò agli ultimi tre anni: dopo che lei e Rin si erano messi insieme le cose avevano iniziato a girare bene. Lei aveva preso ottimi voti in campo letterario, riuscendo a laurearsi con largo anticipo, e lui aveva passato, un paio di mesi prima, l’esame da esorcista. Aveva ancora parecchia strada da fare, però era un passo avanti.

Inoltre, nello stesso periodo, con i soldi risparmiati con tanta fatica negli ultimi tre anni era riuscita a prendere in affitto un ristorante con appartamento annesso in cui poter lavorare. Il ragazzo le aveva insegnato a cucinare e adesso ne aveva fatto la sua passione.

Rea! Sono qui!” la chiamò. Le andò incontro prendendole gli scatoloni.

Non avevi detto che non vuoi fare il mulo da soma?” gli domandò, scimmiottandolo.

Lui sbuffò.

Sì, è vero, però mi sembravi in difficoltà e il camion dei traslochi è qui già da un po’, per cui ho deciso di accelerare i tempi. Ricordati che io sono un demone e, in quanto tale, sono fortissimo” le spiegò.

Ceeeerto, grande demone. Mi scusi” lo prese in giro. Anche con tutta quella roba in mano era più veloce di lei nel camminare.

Ehi, adesso che ci penso, a che mi serve un camion dei traslochi? Metà delle cose le avevo già portate e il resto è dentro a codeste due scatole. Ho bisogno di un intero camion per portare i vestiti?chiese incuriosita. Rin fece il vago.

Non avevo voglia di dover tenere in braccio per troppo tempo questo peso e quindi ho noleggiato un furgone. È un problema per te?

No, no, figurati. Se offri tu!” rispose, facendo spallucce.

Arrivarono al trasporto e lei fu fatta salire davanti.

A tenerti ferma la roba ci sto io” le assicurò il ragazzo.

Era sempre più sospettosa: il suo comportamento le piaceva molto poco.

 

 

Casa!” esclamò quando entrò nel ristorante.

Lo aveva fatto dipingere di celeste, come quello al mare, però avrebbe servito solo piatti tipicamente giapponesi. Il sushi era la cosa che le veniva meglio.

Certo che è venuto su proprio bene, in così poco tempo” notò Rin.

Non c’era molto da sistemare: escludendo la tinteggiatura, poi ho dovuto solo rinnovare la mobilia” spiegò Rea.

Era vero: il posto era già bello senza doverlo ristrutturare.

Ma tu ci sei stato nell’appartamento, al piano di sopra?” gli chiese.

Ehm… no, mai

Allora vieni, ti faccio fare un giro!” esclamò entusiasta.

Il momento della verità” pensò lui.

Salirono le scale a corsa ed arrivarono ad una porta.

Ecco a voi… la mia nuova casa!” annunciò la ragazza spalancando la porta. Si aprì davanti a loro un piccolo soggiorno con un tavolo e una credenza.

Questa è la sala da pranzo. Lo sai cosa si fa in una sala da pranzo, quindi non sto a spiegarti tutto” disse brevemente.

Ecco, qui c’è la cucina. Era un po’ meno ingombra all’inizio, ma ho voluto aggiungere una lavastoviglie per comodità” spiegò.

Rin evitò di fermarla per non farcela rimanere male, ma lo sapeva già: aveva seguito tutti i lavori giorno per giorno senza farsi vedere con l’aiuto di Mephisto che, per una strana malattia chiamata amore, si era addolcito parecchio con il tempo.

Questo è il bagno con la vasca. Te la devo far provare, prima o poi, è rilassante!” decise.

Alla fine si mise davanti ad una porta chiusa, con l’aria di una presentatrice televisiva.

E adesso, signori e signore, ecco a voi… rullo di tamburi, prego… la mia camera!” annunciò, spalancando la porta. Quella che rimase a bocca spalancata, però, fu lei.

Ma che diavolo…?” esclamò.

Cos’è successo qui?” chiese, incredula.

Il letto ad una piazza che aveva ordinato non c’era: al suo posto c’era un futon matrimoniale bianco; il piccolo armadio era stato sostituito da un guardaroba con cassettiera incorporata; infine, al posto del classico comodino c’era un grosso canterano di legno che richiamava lo stile giapponese della stanza.

Ti piace?” le domandò Rin. Ci aveva lavorato tutte le notti nell’ultima settimana: mentre Rea era occupata a finire di imballare le sue cose e passava gli ultimi momenti con Laura, lui faceva il cambio di arredamento alla camera.

Ma cosa… perché… come?” disse, confusa.

Beh, dato che sono esorcista, adesso, ho la chiave speciale che mi porta direttamente in accademia, e ho pensato: beh, dato che non ha importanza dove sono, tanto vale che smetta di essere un abitante della True Cross. Così mi sono organizzato per creare una specie di casa nostra, se così si può definire. Per te va bene?” chiese, incerto.

Il suo silenzio lo preoccupava. Lei si girò verso di lui con occhi impenetrabili.

Rin?

Sì?” rispose lui, cauto. L’istante dopo lei gli si gettò al collo, emozionata.

Grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie” ripeteva. Aveva gli occhi lucidi per la felicità.

Spero che significhi che non ti disturba il fatto che mi sia intromesso

Stai scherzando? Non potrei essere più felice di così!” esclamò. Caddero insieme sul futon, ma Rea non si staccò mai da lui.

Sto soffocando” le disse, senza fiato. Lei allentò un po’ la presa.

Era a questo, allora, che alludeva Yukio stamani!” comprese all’improvviso.

Sì, mio fratello non è molto bravo a nascondere le cose” ammise Rin. La ragazza si mise in ginocchio e si asciugò gli occhi.

Sei stato un pazzo a fare questo, però è una cosa bellissima” ammise.

Quindi se ti dicessi che mi piacerebbe anche aiutarti col ristorante non te la prenderesti?

Certo che no! Meglio un cuoco in più che uno in meno!” rise.

Lo baciò appassionatamente, finendo di nuovo sdraiata sul materasso.

Potrebbe essere un bel modo di rinnovare casa” suggerì il ragazzo. Rea sorrise.

Frena i bollenti spiriti, ho una domanda” lo avvertì. Rin sospirò, rassegnato.

Spara

Con i corsi di esorcismo come farai?

Non ci sono tutti i giorni e, comunque, dureranno solo la mattina. Ho tutto il tempo che voglio” rispose tornando a baciarla. Lei lo fermò ancora.

E Kuro e Ukobach?

Kuro verrà a stare da noi (anche perché non mi si toglie di torno) e Ukobach è il famiglio di Mephisto, è lui che deve decidere. Ti mancherà?

Più che altro mi mancherà la sua torta alle fragole e cioccolato!” esclamò. Poi sorrise maliziosa.

Adesso possiamo anche riprendere da dove avevamo interrotto. Stavamo dicendo?” gli chiese, baciandolo.

Mi sa che dovremo ricominciare il discorso, me ne sono dimenticato” le rispose Rin, sdraiandosi sopra di lei.

Stavamo per rinnovare il futon” gli ricordò.

Ah, già, è vero” disse, stando al gioco.

Tutto quello che riuscirono a pensare prima che le loro menti si focalizzassero altrove fu: si sta proprio comodi su questo materasso.

 

 

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