A Place called Home

di Princess Kurenai
(/viewuser.php?uid=28590)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. In Catene ***
Capitolo 2: *** 2. Soffocante ***
Capitolo 3: *** 3. Accarezzando il buio, baciando la luce ***
Capitolo 4: *** 4. Chiamandoti casa ***



Capitolo 1
*** 1. In Catene ***


Titolo: A Place called Home
Titolo del Capitolo: 1. In Catene
Fandom: Thor
Personaggi: Loki Laufeyson, Thor Odinson
Genere: Introspettivo
Rating: Giallo
Avvertimenti: What if? (E se…), Pre-Slash
Conteggio Parole: 1145 (FiumiDiParole)
Note: 1. Partecipante alla challenge indetta da 500 Themes Italia con prompt: 35. In Catene
2. Prima fic su questo fandom. Conosco a grandi linee i comics e abbastanza bene la mitologia norrena, ho visto svario mila volte Thor e domani finalmente vedrò The Avengers… beh: spero di non aver scritto stupidate3. Ambientata alla fine di The Avengers. Ho scelto Thor come sezione in quanto non appariranno gli altri Vendicatori.
4. Ad occhio e croce saranno tre capitoli.
5. Dedicata alla mia dolce metà<3 grazie di tutto amore! Ti amo!


{ A Place called Home ~
- 1. In Catene -




Un leggero e fastidioso tintinnio accompagnava i suoi passi. Oltre il respiro - suo e del fratello -, era quello l'unico rumore che Loki avvertiva.
Sapeva che il suo ritorno ad Asgard non sarebbe stato accolto da trionfanti squilli di tromba e dalle ovazioni del popolo, quindi quando vi rimise piede non si stupì più di tanto dinnanzi alla silenziosa quiete di Asgard. Ciò che però non sopportava, erano quelle umilianti catene - inibitrici dei suoi poteri - che lo rendevano prigioniero nella sua stessa dimora... sempre se poteva ancora considerarla tale.
Giunto a quel punto, al termine della sua disfatta su Midgard – quell’infido mondo chiamato Terra che Thor si ostinava ad amare e proteggere -, poteva dire di essere già a conoscenza della sorte alla quale stava andando incontro: Thor l'avrebbe condotto al cospetto del Padre degli Dei, e lì sarebbe stato processato come traditore ed assassino. Ciò che non sapeva ancora, era la punizione che Padre avrebbe scelto per lui. Non sarebbe stato condannato come un traditore qualsiasi, avrebbe subito un'altra pena... creata su misura per le sue colpe.
Ovviamente Loki era lungi dal darsi per vinto. Era sempre stato abbastanza astuto da non farsi mai imbrogliare dagli altri, riuscendo ogni volta ad essere lui l'artefice di ogni inganno.
L'unico ostacolo, era senza ombra di dubbio Thor. Suo fratello era sempre caduto facilmente nei suoi inganni - il carattere impulsivo del Dio del Tuono era uno dei punti deboli sui quali aveva imparato a fare pressione -, ma da quando avevano abbandonato Midgard era diventato stranamente silenzioso.
Non gli stava dando alcun spiraglio per insinuarsi nella sua mente. Sarebbe stato semplice assoggettare con melliflue parole un soldato o qualche generale, ma Thor era diverso. Le parole spesso erano vane con il fratello, con lui si doveva ricorrere all'ingegno per sfruttare il crescendo di emozioni che lo avevano sempre reso una facile preda agli occhi di Loki, per quel motivo il mutismo del fratello era per lui un ostacolo. Di una cosa però era certo: il Dio del Tuono non provava gioia per quella situazione.
Quella certezza però non gli bastava per tentare di incantarlo; per quel motivo si impose di accogliere quel silenzio rotto solo dal rumore delle catene, senza lanciarsi in inutili tentativi che gli avrebbero solo fornito delle controproducenti perdite di tempo.
Preferiva concentrarsi sul suo futuro immediato, che volgere lo sguardo verso dei confini ancora troppo lontani. Ma per Loki quello non era un problema: sapeva essere paziente, perché solo la calma poteva essere alleata dell'ingegno.
Si limitò quindi a seguire i movimenti del fratello, non era più sicuro e tronfio come in passato. Sulle sue ampie spalle sembrava pesare l’incertezza ed il dolore, un infido tarlo che Loki avrebbe potuto usare a suo vantaggio… se non fosse stato lui stesso il perno di quelle emozioni del Dio del Tuono.
Plasmare le emozioni di Thor quando si trattava di guerre e conflitti era facile, ma non quando questi si scontravano con la ‘tanto amata famiglia’ del Dio. Loki era ben conscio di non essere in grado di gestirli come desiderava: suo fratello era imprevedibile, l’aveva dimostrato più di una volta durante quella battaglia.
Si morse le labbra, ancora bloccate dal bavaglio metallico che era stato costretto ad indossare, e volse lo sguardo al lungo corridoio che stavano percorrendo. Mancava da un po' di tempo ad Asgard, tuttavia si ricordava ancora ogni singolo angolo di quell'immenso palazzo nel quale era cresciuto: e quella strada, con suo sommo stupore non l'avrebbe condotto al cospetto dal Padre degli Dei, ma bensì in quelle che un tempo erano le sue stanze.
Non riuscì a non mostrarsi stupito dinnanzi a quella scoperta, e anche se non avrebbe ottenuto nessuna risposta dal suo silenzioso fratello, gli rivolse ugualmente uno sguardo confuso alla ricerca di una spiegazione.
Loki non smaniava dalla necessità di incontrare Odino, ma il ritrovarsi nelle sue camere dopo l'esilio gli donava un vago senso di nostalgia.
Si spostò incerto all'interno della stanza, lasciando Thor sull'uscio ad attendere che lui si abituasse a quella novità.
Quali erano le intenzioni del Dio del Tuono?
" Resterai qui rinchiuso fino a nuovo ordine, fratello.", dichiarò Thor rompendo il silenzio che si era imposto fino a quel momento, la sua voce suono pesante e grave. Piegata da quell'inquietudine che sembrava non volerlo abbandonare.
Loki se ne rese subito conto, ma in quel preciso istante la sul mente era concentrata su quel luogo: si aspettava una infima cella nelle prigioni di Asgard, e non il suo 'castello'.
Attese immobile che Thor continuasse a parlare, venendo subito accontentato dall'altro.
" Non potrai uscire, ne parlare con anima viva. Sarò io l'unico asgardiano che ti farà visita.", spiegò brevemente, avvicinandosi per liberare Loki dal bavaglio metallico e dalle catene, che sì schiantarono sul pavimento in marmo in un tonfo sordo e sinistro.
Prese un breve respiro ed interrogò ancora il fratello con lo sguardo. Tuttavia Thor parve volerlo ignorare, lasciando all'immaginazione dell'altro Dio ciò che gli avrebbe impedito di lasciare la sua stanza.
Era opera di Odino, senza alcun ombra di dubbio. Solo il sovrano poteva lanciare un incantesimo abbastanza forte da impedirgli di lasciare le sue stanze, e solo in quel momento Loki comprese il perché della mancata convocazione al cospetto di Odino: se si tralasciava la camera, il Padre degli Dei doveva aver utilizzato molte energie per permettere a Thor di viaggiare verso Midgard e di far poi rientro ad Asgard. Era certo che il sovrano stesse riposando e quel cosiddetto contrattempo poteva solo giocare a suo favore.
Nella solitudine delle sue stanze aveva tutto il tempo per trovare una via di fuga da Asgard, e Thor sarebbe stata la chiave per la riuscita del suo piano. Era certo che il Dio del Tuono nelle sicure visite che gli avrebbe fatto, si sarebbe lasciato sfuggire qualcosa. Un dettaglio, anche irrilevante, che Loki avrebbe utilizzato per fuggire.
Il movimento del fratello lo distolse dai suoi pensieri, e non poté far altro che osservarlo lasciare la camera.
L'avrebbe lasciato solo, con la sola compagnia del silenzio e delle catene abbandonate scompostamente per terra, come a ricordargli che non era un ospite ma un prigioniero. Anche se il gelido ferro non ghermiva più la sua carne, Loki fin quando sarebbe rimasto in quel luogo si sarebbe sempre sentito in catene.
" Fratello.", la voce di Thor suono poco prima che questo chiudesse la porta alle sue spalle. " Ben tornato a casa...", mormorò piano, abbandonando definitivamente la camera.
Loki osservò l'uscio che lo separava da Asgard e da quello che ironicamente continuava a chiamare fratello, e solo in quell'istante si rese conto di doversela vedere con delle catene ancor più opprimenti di quelle metalliche, ed erano quelle affettive che testardo aveva cercato di sopprimere. L'amore che aveva sempre provato per Thor non era mai stato eliminato del tutto, e la frase del fratello riuscì solo a risvegliare quei sentimenti da tempo sopiti sotto l'odio e l'invidia.
Non sapeva se sarebbe riuscito a spezzare quelle catene.






Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2. Soffocante ***


Titolo: A Place called Home
Titolo del Capitolo: 2. Soffocante
Fandom: Thor
Personaggi: Loki Laufeyson, Thor Odinson, Odino Borson
Genere: Introspettivo
Rating: Giallo
Avvertimenti: What if? (E se…), Pre-Slash
Conteggio Parole: 2233 (FiumiDiParole)
Note: 1. Partecipante alla challenge indetta da 500 Themes Italia con prompt: 299. Soffocante
2. Ambientata alla fine di The Avengers. Ho scelto Thor come sezione in quanto non appariranno gli altri Vendicatori.
3. Parlando del capitolo… beh. Devo ringraziare la mia ragazza se sono riuscita a scrivere la parte con Odino<3
4. Dedicata alla mia dolce metà<3 grazie di tutto amore! Ti amo!



{ A Place called Home ~
- 2. Soffocante -




Erano passate tre settimane dal suo ritorno ad Asgard, e Loki, sin dall'inizio della sua prigionia, aveva ricevuto nelle sue stanze solo le frequenti visite di Thor. Come era stato infatti dichiarato dal Dio del Tuono, solo a quest’ultimo era permesso varcare la soglia di quella camera, e dalla mattina alla sera l’uomo faceva il suo ingresso portando con sé i pasti per il fratello e per se stesso: come se non volesse lasciarlo solo negli unici momenti nei quali poteva godere della compagnia di qualcuno.
Era stato strano per Loki iniziare a condividere quelle piccole quotidianità così familiari come il pranzo o la cena. Sembrava quasi che non fosse accaduto niente, ma gli bastava ascoltare l'anormale silenzio di quelle visite per comprendere che la sua era solo un'impressione errata.
Thor gli rivolgeva a malapena la parola. Si dimostrava sempre nervoso e teso, e Loki poteva considerare tutta quella falsa familiarità solo come un soffocante scherzo che gli impediva di insinuarsi nella mente dell’altro Dio.
Per quel motivo si ritrovava a provare un rinnovato odio verso il fratello e verso quel mutismo così anomalo, ma odiava anche se stesso per aver permesso a Thor di renderlo a sua volta così nervoso.
Quelle sensazioni, le emozioni che gli stava facendo provare, erano troppo forti: lo soffocavano e confondevano.
Perché il Dio del Tuono si prodigava tanto per il suo benessere ma non gli rivolgeva la parola?
Non lo comprendeva, ma poteva sospettarlo in realtà. Thor, per quando lieto di riaverlo ad Asgard, non riusciva a perdonarlo del tutto.
Come poteva d’altro canto? Quell’amato fratello aveva ucciso dei mortali anche davanti ai suoi occhi e aveva sparso distruzione su Midgard senza alcun rimpianto: il Dio del Tuono non poteva accettare quella sua condotta ma, tuttavia, non poteva neanche odiare Loki o perdonarlo subito.
Loki stesso si chiese se sarebbe riuscito ad accettare un possibile cambiamento in quella situazione: il perdono di Thor e perdonarsi a sua volta per aver ceduto al risentimento e all'invidia.
Era complicato, e quegli stessi pensieri riuscirono a farlo rabbuiare: stava davvero valutando l'idea di abbandonare la vendetta? Di accantonare anni vissuti all’ombra di quel fratello tanto amato ma così arrogante da non essersi mai reso conto dei suoi sentimenti?
Sarebbe stato davvero in grado di dimenticare la realtà, la sua natura?
Anche se continuava a chiamarlo ‘fratello’, non lo era… e non lo sarebbe mai stato. Loki era un Gigante del Ghiaccio, era il mostro che i bambini di asgardiani temevano.
Era quindi possibile che Thor e quel suo silenzio - così anormale per i ricordi che aveva del fratello - fossero davvero in grado di fargli sentire la necessità di soffocare le sue velleità?
Non poteva escludere che quello fosse tutto un piano del Dio del Tuono, in attesa della sentenza definitiva di Odino, e per quel motivo non poteva davvero lasciarsi trasportare da quelle assurde emozioni.
Neanche in quel momento, mentre Thor lo raggiungeva con la loro cena.
Loki lo accolse in silenzio, scrutandolo truce e scuro in viso, ma si scontrò subito con un netto cambiamento nel volto dell’altro Dio.
Era diverso dal pranzo che avevano diviso insieme solo qualche ora prima, e quando si trovò tra le sue braccia - stretto in un soffocante abbraccio -, gli parve quasi di essere tornato indietro di qualche anno: quando ancora quelle attenzioni erano naturali e sinonimo di gioia.
Thor era felice. Così felice da essere riuscito a mettere da parte i dubbi che lo tenevano lontano da Loki che, ovviamente, si trattenne dal cedere a sua volta a quella sorta di tenerezza.
Lo spinse con sicurezza, posando i palmi aperti contro il petto del Dio del Tuono.
“ Quali sono le tue intenzioni?”, domandò rompendo il silenzio, senza riuscire però a nascondere un tono vagamente incerto nella sua voce astiosa.
“ Padre si è destato dal suo sonno.”, annunciò Thor senza smettere di cingergli le spalle, confermando in quel modo le congetture fatte dal fratello al suo arrivo ad Asgard – troppe energie erano state spese dal Padre degli Dei in assenza del Bifrost.
A quelle parole, Loki, si irrigidì inconsciamente e la sua reazione parve risvegliare il maggiore che, allontanandosi, cercò di recuperare un po’ di contegno. Era in occasioni come quelle che il Dio dell’Inganno si rendeva conto del netto mutamento nella personalità di Thor.
Era sempre stato molto fisico, sia nelle dimostrazioni d’affetto che nello scatenare delle vere e proprie battaglie, ma dal suo esilio su Midgard sembrava aver trovato un giusto equilibrio… era diventato quel Re che Odino tanto desiderava.
“ Ora godiamoci questo pasto, fratello.”, lo incoraggiò con un sorriso Thor, controllando la sua felicità. “ In seguito, ti condurrò al cospetto di nostro Padre.”
“ Tuo Padre.”, precisò Loki, tentando di mettere le distanze e di approfittare al tempo stesso di quel momento di debolezza mostrato dal Dio del Tuono.
“ I vincoli di sangue non sono mai stati importanti.”, lo riprese seriamente Thor. “ Finché avrò fiato in corpo continuerò a chiamarti fratello, Loki.”
“ Quel fiato che io stesso ho cercato di toglierti?”, insinuò l’altro.
“ Avevo le mie colpe.”, ammise il Dio. “ E tu sei stato corrotto dalla follia e dall’astio proprio a causa della mia superficialità. Ma…”
“ Smettila”, tentò di interromperlo Loki, adirato da quelle parole.
“ … sarai sempre mio fratello.”, concluse testardamente Thor, scrutandolo poi con rinnovata serietà. “ Anche se non posso dimenticare ciò che è successo.”
“ Sei sempre il solito sentimentale.”
Elegante si sedette davanti al suo pasto, ignorando e reprimendo in vago senso di nausea all’idea di mangiare.
Soffocava. Secondo dopo secondo avvertiva il cappio attorno al suo collo stringersi, presagendo l’arrivo della sua condanna.
Con un movimento secco allontanò i piatti, attirando si di sé l’attenzione di Thor che aveva, al contrario suo, iniziato a mangiare.
“ Gradirei essere lasciato solo.”, dichiarò modulando la sua voce, tentando di renderla calma e controllata.
Il Dio del Tuono staccò con un morso un generoso pezzo di carne dalla coscia che stava mangiando e, mandando giù il boccone, lo fissò.
" No.", rispose semplice, senza scomporsi.
" Desidero. Rimanere solo nelle mie stanze.", ripeté con tono più fermo, riportando alla mente non solo dei ricordi riguardanti la sua adolescenza - per quanto avesse sempre pregato il fratello di lasciargli almeno un po' di intimità nella sua stanza, non era mai riuscito a farlo cambiare -, ma anche il fatto che, effettivamente, non era nelle condizioni di avanzare delle richieste. Ed il cappio lo soffocò ancor di più, stringendosi attorno al suo collo fino a fargli avvertire una certa fretta.
Doveva tentare il tutto per tutto.
Doveva lasciare Asgard perché quella non era più casa sua. Lì non c'era un posto per lui... non c'era mai stato in quel regno.
Con lo stomaco chiuso per la crescente tensione, osservò Thor finire il suo pasto e si preparò a far appello al suo ultimo trucchetto: l’unico che aveva a disposizione.
Era un piano azzardato ma semplice. Gli bastava distrarre il Dio del Tuono per qualche secondo, e sarebbe riuscito a fuggire da Asgard passando per delle vie che solo lui aveva calcato, celandosi addirittura agli occhi di Heimdall.
" Il pasto non era di tuo gradimento, Loki?", domandò Thor, rompendo di nuovo il silenzio.
“ Oggi sei particolarmente rumoroso.”, ribatté pacato l’altro, raccogliendo la concentrazione necessaria per mettere in atto il suo piano.
“ Dovresti mangiare.”, consigliò serio il Dio.
Loki non rispose e Thor, quasi sconsolato, si alzò senza curarsi di ritirare i piatti.
“ Allora andiamo. Nostro Padre ti attende.”, riprese con voce controllata ma stranamente nervosa.
La felicità provata qualche minuto prima sembrava solo un ricordo, sembrava quasi che il Dio del Tuono temesse il giudizio del Padre... ma Loki non poteva esserne certo. Non aveva il tempo per pensarci, non in quel momento.
Abbandonarono insieme la camera, infilandosi nei familiari corridoi del palazzo.
Thor non gli aveva messo le manette ai polsi, né si era premurato di tappargli la bocca per impedirgli di formulare qualche incantesimo. Come al solito, il Dio peccava di troppa fiducia nei confronti del fratello.
Loki infatti rallentò il passo fino a costringere Thor a bloccarsi e voltarsi verso di lui.
Davanti al Dio del Tuono non c’era più suo fratello ma Jane Foster, la donna che aveva lasciato sulla Terra e che l’aveva aiutato a diventare un essere migliore.
Un’amica che non avrebbe mai dimenticato. Rivedere la sua figura dopo tutto quel tempo lo spiazzò non poco… ma non lo ingannò.
Forse in un’altra situazione si sarebbe lasciato imbrogliare da Loki – come sempre d’altro canto -, ma non in quel momento.
La sua mente era occupata da quello che sarebbe successo a suo fratello una volta al cospetto del Padre degli Dei, non si sarebbe lasciato distrarre nemmeno da quell’infimo trucchetto di Loki.
“ Thor…”, neanche sentire la voce di Jane gli fece cambiare idea, tuttavia non si trattenne dall’avvicinarsi, allungando la mano per sfiorarle il collo e la nuca e strappando alla donna un sorriso… strano. Sembrava dolce, ma dalla curva delle sue labbra Thor poteva scorgere anche tristezza.
Loki non l’avrebbe mai ammesso ma in quell’istante il cappio sul suo collo si era allentato per andare a stringere con crudeltà il suo cuore, soffocandolo con un sentimento che conosceva bene: la gelosia.
Non sapeva cosa lo spingesse a provare quelle emozioni e non voleva neanche scoprirlo… sarebbe stato doloroso, ne era certo.
Socchiuse quindi le labbra, per convincere il fratello a lasciarlo fuggire ma la voce del Dio lo bloccò, gelandolo.
“ Torna in te, Loki. Devi affrontare nostro Padre. Anche se tu scappassi… io verrei sempre a cercarti e ti troverei. Lo sai.”, soffiò fissando gli occhi castani della donna che, in un moto di stizza e sconfitta, tornarono lentamente verdi.
Aveva fallito.
Neanche la donna che Thor tanto amava – e la stretta sul suo cuore gli fece mancare il fiato - era stata in grado di ingannarlo.
Il suo piano era stato subito sventato e Loki si rese tristemente conto di non essersi impegnato davvero. Fino a qualche istante prima aveva creduto di poter scappare con quel trucchetto, ma dinnanzi alla realtà capì di non averci neanche provato… era come se sentisse di meritarsi una punizione.
Quindi, chinando il capo, accettò il resto del tragitto accanto al fratello senza più tentare di parlare o di fuggire.
Avrebbe affrontato il suo destino… davanti alla fine anche il guerriero più grande doveva abbassare le armi ed accettare la sconfitta. L’avrebbe fatto, cercando di convincersi che quella era solo una battaglia e non la guerra, quello avrebbe forse reso la sua disfatta meno pungente.
Una volta giunto al cospetto di Odino, si scontrò con il silenzio della sala.
Non un testimone, non un guerriero… solo loro. Quelli che per la sua intera vita aveva chiamato ‘famiglia’.
Il Padre degli Dei sembrava provato e stanco, ma nel guardarlo era ancora in grado di incutergli un certo timore.
Strinse i pugni, soffocando quelle emozioni.
“ Mio figlio…”, tuonò con voce ferma Odino, quando Thor e Loki si fermarono davanti al trono. “ Ti avevamo dato per morto.”
“ Per quanto avete portato il lutto?”, domandò senza trattenersi il Dio dell’Inganno, lanciando una breve occhiata all’uomo.
“ Loki…”, sibilò piano Thor, come a voler placare le sue parole.
Suo fratello era così cambiato che i ruoli si erano invertiti?
Quante volte in adolescenza si erano ritrovati in quella situazione e lui, Loki, aveva cercato di placare le ire del padre per proteggere Thor?
Innumerevoli.
“ Abbiamo pianto la tua morte e riaverti qui è per noi fonte di gioia.”, dichiarò Odino, stringendo con quelle parole Loki in un invisibile ma soffocante abbraccio che, come questo ben sapeva, era solo il preludio per la sua punizione.
“ Tuttavia… questa gioia è stata offuscata dalla folle e stolta distruzione che hai seminato per Midgard.”, continuò il Padre degli Dei con voce ferma e seria. “ Per questo motivo, non posso esimerti dalla tua punizione… sarai incatenato nei sotterranei. I pasti ti saranno serviti da un uomo sordo e cieco, e sarai inoltre privato dei tuoi poteri fino a nuovo ordine.”, deciso e conciso, nessun giro di parole: tipico di Odino.
Loki per qualche istante aveva sperato di sentire le parole ‘esilio’ uscire dalle labbra del Padre degli Dei. Avrebbe accettato quella punizione quasi di buon grado, ma d’altro canto Odino sapeva che quello era un suo desiderio e non gliel’avrebbe mai concesso.
“ Padre…”, esordì Thor attirando su di sé l’attenzione del fratello.
Sembrava voler parlare, ma lo sguardo dell’uomo lo mise a tacere. Comprese subito la situazione e ricercare l’indulgenza del padre in quel preciso istante avrebbe potuto peggiorare la condizione di Loki.
Avrebbe tentato in seguito. Perché, anche se sapeva che quella punizione era meritata, aveva sperato fino all’ultimo di sentire un termine alla condanna e non un tempo forse infinito.
Più di tutto, Thor, desiderava riavere suo fratello con se, non chiedeva altro.
Abbassò in capo in segno di saluto e, sfiorando il braccio di Loki, condusse il minore nei sotterranei dove si impegnò lui stesso di incatenarlo a tre rocce.
“ Tornerò a prenderti.”, lo rassicurò una volta chiusa le manette di metallo sui polsi del fratello.
Loki alzò il viso, piegando le labbra in un lieve ed ironico sorriso.
“ Smettila. Non desidero la tua pietà.”
“ Non è pietà.”, rispose Thor. “ Io ti amo fratello mio. Più di chiunque altro.”
“ … un tempo anch’io potevo utilizzare queste parole.”
“ Potrai utilizzarle ancora.”, sorrise il Dio del Tuono. “ Te lo giuro, Loki.”, aggiunse prima di lasciarlo solo nella semi oscurità dei sotterranei di Asgard.
Erano ampi e freddi, ma non per questo meno… soffocanti. D’altro canto erano una prigione, la sua prigione.
Loki sospirò, rivolgendo poi le sue ultime parole al fratello che aveva ormai abbandonato quel luogo.
“ Non giurare su una promessa che sai di non poter mantenere.”






Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3. Accarezzando il buio, baciando la luce ***


Titolo: A Place called Home
Titolo del Capitolo: 3. Accarezzando il buio, baciando la luce
Fandom: Thor
Personaggi: Loki Laufeyson, Thor Odinson
Genere: Introspettivo, Fluff
Rating: Giallo
Avvertimenti: What if? (E se…), Slash
Conteggio Parole: 2590 (FiumiDiParole)
Note: 1. Partecipante alla challenge indetta da 500 Themes Italia con prompt: 45. Accarezzando il buio, baciando la luce
2. Ambientata alla fine di The Avengers. Ho scelto Thor come sezione in quanto non appariranno gli altri Vendicatori.
3. Accenni random alla mitologia ed ai fatti raccontati anche nei comics<3 Capitolo finale, manca solo l’epilogo ù_ù in ogni caso spero vi piaccia ù_ù alla fine… beh: diciamo che sono stata troppo, molto fluff X°D
4. Tutta per te amore mio<3 ti amo<3



{ A Place called Home ~
- 3. Accarezzando il buio, baciando la luce -




I giorni nella sua silenziosa e buia prigione scorrevano lenti e uguali. Solo il puntale arrivo dell'asgardiano incaricato di portargli i pasti sembrava scandire l'incedere di quelle ore di prigionia.
Tuttavia, davanti a quella staticità, Loki aveva iniziato a perdere il conto del tempo passato incatenato a quelle rocce… forse era trascorso un mese o forse poco più, ma non ne era convinto. Per quanto fosse sempre stato abbastanza attento a tutto quello che lo circondava, la situazione non lo aiutava ad utilizzare il cervello.
Suo malgrado, ad un certo punto, era arrivato perfino a rimpiangere i pasti passati con Thor nella sue stanze. Non solo… era giunto addirittura a sentire l'effettiva mancanza di Thor e della sua vita lì ad Asgard.
Poteva tentare di allontanare quei pensieri, troppo nostalgici e dolorosi, ma questi tornavano sempre più forti di prima... come a voler spazzare via l'oscurità che carezzava il suo cuore per permettergli abbracciare quell’effimero raggio di luce.
Per quanto pensare al fratello gli facesse male, a lungo andare era diventato quasi un lenitivo per le sue solitarie giornate. Rievocava memorie che aveva cercato di eliminare, nutrendosi di quella luce che lenta spazzava via l’oscurità.
Solo raramente la ragione tornava a fargli visita, ricordandogli che con molte probabilità era quella la vera punizione di Odino: il fargli rimpiangere all’infinito ciò che aveva tentato di distruggere.
Crudele e, forse, anche meritato.
Loki non era fiero di quei pensieri, ma si era presto reso conto che erano quelle piccole considerazioni ed i ricordi a mantenerlo lucido.
Se avesse smesso per lui sarebbe stata la fine.
Abbracciare completamente l’oscurità significava perdere se stesso e, per orgoglio e necessità, sentiva che non poteva permetterselo.
L'eco dei passi dell'asgardiano spezzò l'assordante silenzio della sua cella e, riscuotendosi dal tepore delle sue memorie e considerazioni, il Dio dell'Inganno attese il suo pasto - pranzo e cena ormai si erano confusi tra loro.
L'uomo che si occupava di portargli i pasti, era stato assegnato a quelle prigioni sin da quando Loki era un infante. La vita era stata particolarmente crudele con lui, privato dell'uso della vista e dell'udito sin dalla nascita, ma non per questo aveva smesso di combattere.
Nell'arco di un'intera esistenza, era riuscito a sviluppare un sesto senso che gli aveva permesso non solo di sopperire alle sue mancanze fisiche, ma anche di raggiungere dei livelli quasi impossibili per uno nelle sue condizioni.
Loki l'aveva sempre considerato un essere inferiore, tuttavia durante quella sua prigionia aveva iniziato a provare anche un vago senso di ammirazione per le sue capacità, per il modo in cui si muoveva nonostante la cecità, ed era certo che anche quello fosse un piano di Odino.
Voleva seriamente fargli sentire la nostalgia della libertà?
Fargli capire l’importanza di ciò che aveva perso facendogli dimenticare le sue folli manie di dominio?
Forse ci stava riuscendo... ma per quanto nobili fossero i propositi del Padre degli Dei, niente gli poteva assicurare che Loki sarebbe davvero cambiato.
Neanche Loki stesso era convinto della riuscita di quel piano.
Anche durante la sua infanzia era stato un bambino piuttosto problematico. Non era disubbidiente o pestifero come Thor – che per curiosità e testardaggine finiva sempre nei guai -, anzi al contrario dei suoi coetanei si tratteneva spesso in biblioteca a studiare.
Poteva essere definito diligente ed educato, e la definizione era anche azzeccata se non fosse stato per gli scherzi che era solito fare. Erano più che altro dispetti e piccole vendette, spesso indirizzati chi non gli andava a genio.
Ricordava ancora con un ghigno lo scherzo che preferiva più di tutti - che era paradossalmente anche quello che gli aveva fatto subire la punizione peggiore. Era poco più di un adolescente quando, dopo aver visto Sif in compagnia di suo fratello, si era celato agli occhi della giovane donna per insinuarsi nelle sue stanze.
Riportò alla memoria anche il soffocante profumo di quella camera e di come gli aveva dato la nausea, troppo dolce ed intenso per lui. Troppo… femminile.
Si era presto ripreso da quel lieve malore, e le aveva tagliato i lunghi capelli d'oro senza esitazione. Erano sempre stati un vanto per Sif, e Loki era certo di tirarle davvero un colpo basso con quel gesto.
Odino ovviamente l’aveva punito severamente ma lui non si era pentito di quella malefatta, soprattutto quando la chioma della giovane era ricresciuta nera come la notte.
Sinceramente parlando, aveva sempre odiato la guerriera, in particolar modo - cosa che aveva ammesso solo a se stesso - per il suo rapporto con Thor.
Ed ecco che suo fratello - egocentrico come sempre - tornava prepotente al centro dei suoi pensieri.
Quasi rassegnato al dover sopportare la perenne presenza del Dio del Tuono, iniziò a mangiare cercando almeno per quei brevi istanti di non pensare all’altro.
Non era un pasto sfarzoso e ricco come quelli che era stato abituato a fare, ma era lo stretto necessario per farlo sopravvivere. Ad occhio e croce doveva pure essere dimagrito, e la mancanza di esercizio fisico stava indebolendo il suo corpo... in quei giorni meno che mai sarebbe riuscito a scappare se gli sì forse presentata davanti l'occasione.
Sospirò e, bevendo con una certa sete l'acqua rimasta, mise fine al pasto.
Il suo carceriere, rimasto immobile fino a quel momento, si adoperò subito per portare via i piatti vuoti, lasciando Loki con la sola compagnia dei suoi ricordi e dell'oscurità della cella.
Solo dopo un tempo quasi indefinibile giunsero di nuovo dei passi a rompere la quiete della prigione.
Il Dio non sapeva quanto tempo fosse passato da quando era rimasto solo, di una cosa però era certo: quei passi non appartenevano al suo carceriere.
Erano pesanti, e non controllati come quelli dell'asgardiano; quella constatazione non poté che agitarlo. A nessuno era permesso raggiungerlo nella sua prigione eccetto al carceriere incaricato di portargli i pasti... se un estraneo si stava avventurando fin la sotto, nei sotterranei, la soluzione più ovvia era solo una: la sua condanna era stata cambiata.
Forse, visto che non credeva nel perdono da parte del Padre degli Dei, quella era una sentenza di morte immediata. Era troppo lento e barbaro lasciarlo morire di stenti, o forse era stata la parola di Thor - troppo sentimentale, troppo debole - a farli optare per una morte veloce.
Ovviamente non riuscì a non stupirsi quando vide proprio il fratello apparire davanti a lui.
Lo osservò con le labbra socchiuse per lo stupore, non capendo il motivo dell'ampio sorriso che gli stava rivolgendo Thor.
" Sei qui per porre fine alla mia esistenza?", domandò prontamente, impedendo all’altro di parlare.
" Non essere stupido, Loki.", ribatté il Dio del Tuono, piegandosi per poter portare le mani sulle catene che imprigionavano il fratello.
" Che intenzioni hai?", insistette il minore, rivolgendogli uno sguardo sospettoso, trovando però un vago senso di sollievo quando venne liberato dalle manette.
" Nostro Padre ha deciso di cambiare la sua condanna.”, dichiarò con voce fiera Thor, aiutando l'altro a mettersi in piedi.
Quel tono, a Loki così famigliare, fece intendere al Dio dell’Inganno che in quel cambiamento era merito della testardaggine del maggiore.
Lo conosceva fin troppo bene per esserne praticamente certo.
" Sei libero, fratello. Non di andare via ma... non sei più costretto a restare qui sotto.", gli sorrise rassicurante Thor, dimostrandosi sempre fiero di sé stesso.
Loki, al contrario, rimase per qualche istante stordito da quelle informazioni, così tanto che gli sembrò addirittura che il sorriso del Dio del Tuono fosse stato in grado di spazzare via l'oscurità.
Era... libero?
O era la crescente solitudine e la necessità di tornare indietro ad avergli fatto sentire quelle parole?
Faticava davvero a crederci, eppure il calore di Thor era così reale oltre che familiare.
" Tuttavia, la libertà ha un prezzo. Sarai affidato a me fino a data da destinarsi.", aggiunse il Dio del Tuono come se quella fosse una postilla di poco conto e conducendo il fratello verso l'uscita dei sotterranei. " Riuscirai a sopportarlo?"
" Ora sei tu a comportarti come uno sciocco.", rispose Loki con calma, senza riuscire però ad allontanare il ricordo della promessa che Thor aveva appena mantenuto.
Prima di abbandonarlo in quella prigione gli aveva detto che sarebbe tornato a prenderlo e lui aveva rifiutato quell’idea, così come aveva negato di poter ancora voler bene al Dio. Ma alla fine si era sbagliato, suo fratello era lì e lo stava portando via… cosa che, ovviamente, non mancò di fargli presente.
“ Era una promessa. Ti avevo avvertito che sarei tornato a prenderti.”, dichiarò con dolcezza Thor, anche se non si aspettava di certo un ringraziamento da parte dell’altro.
Aveva la certezza che il fratello, nonostante tutto, avrebbe ancora tentato di scappare ma era anche convinto che fino ad allora sarebbe riuscito a renderlo… più umano.
Anche se aveva provato ad odiarlo, a convincersi che sarebbe stato meglio lasciarlo rinchiuso nei sotterranei dove non poteva nuocere a nessuno, non poteva negare i suoi sentimenti.
Lui amava Loki: lo amava forse più di tutti.
Quel fratello tanto diverso che preferiva lo studio agli allenamenti e che non riusciva a socializzare con i suoi amici - non che i Tre Guerrieri, dopo lo scherzo fatto a Sif, avessero voglia di stare in compagnia dell’altro, ma Thor aveva sempre tentato di unire le persone più importanti della sua vita.
Gli sarebbe davvero piaciuto tornare indietro nel tempo, quando Loki era solito seguirlo come un ombra, ma non era più quel bambino e quei temi non sarebbero mai tornati. Però, qualunque cosa fosse successa, Thor l’avrebbe sempre protetto… anche da se stesso se necessario.
“ Vieni. Nelle nostre stanze ti attende un bagno rilassante ed un lauto pasto.”, sorrise il Dio del Tuono scacciando via tutti quei pensieri per concentrarsi sul presente.
“ Nelle nostre stanze?”, ripeté Loki.
“ Devo controllarti. Vegliare su di te. Essere la tua ombra fino al nuovo ordine dell Padre degli Dei.”
In un’altra situazione, Loki si sarebbe infastidito davanti a quelle parole… eppure l’unica cosa che riuscì a fare fu sorridere mentre la luce del palazzo di Asgard baciava di nuovo il suo viso.
Sorridere ironicamente divertito, perché per anni era stato lui ad essere l’ombra di Thor e tutto quello gli sembrava talmente buffo che non poteva fare a meno di piegare le labbra sinceramente lieto per quella notizia.
“ Stai sorridendo!”, si premurò di fargli presente il Dio del Tuono, stupito a sua volta dall’espressione del fratello.
“ Lo so.”, rispose Loki scuotendo leggermente il capo.
“ Mi rallegra vederti sorridere dopo tutto questo tempo.”, sussurrò Thor.
Forse quella tregua sarebbe terminata un giorno, ma per il momento volevano entrambi godere di quella pace.
Loki d’altro canto aveva desiderato di ritrovarsi in quella situazione mentre era rinchiuso nei sotterranei e avrebbe fatto sicuramente tesoro di quell’occasione che gli era stata donata.




Quando Thor aveva detto che sarebbe diventato l’ombra del fratello, Loki non pensava che l’avrebbe davvero fatto.
Era stato come tornare ai tempi dell’adolescenza dove, per una cosa o per l’altra, i due si ritrovavano a passare gran parte della giornata insieme, sopportandosi a vicenda e talvolta divertendosi.
Inizialmente per Loki era stato buffo vedere il Dio del Tuono sbuffare mentre lo seguiva negli immensi e silenziosi corridoi della biblioteca, per poi sprofondare imbronciato in uno dei divanetti da lettura quando trovava il libro che desiderava. Era stato invece irritante tentare di convincerlo che non c’era bisogno che si sentisse in obbligo di fargli compagnia quando decideva di farsi il bagno – oltre che molesta, quella situazione era anche descrivibile come imbarazzante.
Non facevano il bagno insieme da quando erano bambini, e da quegli infantili giorni erano ormai passati parecchi anni. I loro corpi non erano più acerbi, erano quelli di due uomini e Loki suo malgrado si era sentito a disagio davanti al fisico di Thor.
Era stato impossibile fare a meno di osservare quella pelle ambrata ed i muscoli pronti a reagire alla minima sollecitazione… un corpo così diverso dal suo asciutto e pallido, quasi ‘debole’.
Ovviamente il Dio del Tuono ignorava quel disagio senza alcun ritegno, e forse per rendere meno pesante l’ambiente o forse per la sua naturale stupidità, cercava ogni volta di trascinare Loki tra le sue braccia, di aiutarlo a lavarsi o di fare altre cose tanto imbarazzanti quanto prive di senno.
Era con quei pensieri che il minore accolse l’aurora, affacciato all’ampio balcone dorato delle camere che condivideva con Thor.
Sospirò, lasciandosi carezzare dalla lieve brezza mattutina, godendosi quel breve e pacifico momento: l’unico che poteva trascorrere senza la molesta presenza del fratello… o almeno così credeva.
“ Loki?”
Un secondo sospiro abbandonò le sue labbra e, stringendosi nella scura veste da notte che ancora indossava, si voltò verso Thor.
“ Desideri?”, domandò gelido, cercando come ogni volta di mantenere le distanze e di far finta di niente dinnanzi al poco pudore mostrato dal fratello, che non si era neanche degnato di mettersi la vestaglia per coprire l’intimo che utilizzava per dormire.
“ Non eri a letto.”, sbadigliò il Dio del Tuono.
“ Lo so. E non sei la mia tutrice. Non c’è bisogno che tu mi segua davvero ovunque.”, era un discorso che già gli aveva fatto e come tutte le volte sarebbe finita allo stesso modo.
“ Mi fa piacere stare con te…”, borbottò sincero Thor, affiancandolo per appoggiarsi al balcone affianco all’altro. “ Eccetto quando vai in biblioteca.”, aggiunse ridacchiando e grattandosi la nuca.
“ Sei asfissiante.”
“ Ma a te non dispiace.”, ribatté il maggiore, dandogli una leggera gomitata. “ Torniamo a letto?”
“ Tu nel tuo ed io nel mio.”, precisò Loki, certo che Thor stesse per proporre qualcosa di sconveniente ed imbarazzante.
“ Quando eri piccolo…”, gli ricordò il Dio del Tuono. “ Venivi sempre a dormire a letto con me.”
“ Ero piccolo.”, confermò lasciandosi poi sfuggire un gemito stupito quando Thor lo afferrò e lo strinse a sé in un affettuoso abbraccio.
Rimase immobile e rigido, ignorando il brivido che gli percorse la colonna vertebrale quando suo fratello gli carezzò la nuca.
“ Sei sempre lo stesso per me. Ti amo, fratello mio…”, sussurrò all’orecchio di Loki.
“ Sei più soffocante la mattina.”, ribatté imbarazzato il minore, appoggiando i palmi sul petto nudo di Thor per tentare di allontanarlo, anche se una parte di sé desiderava restare in quella stessa posizione.
“ Magari sono solo stanco della tua freddezza… lasciati andare.”, mormorò.
“ No.”, scosse leggermente il capo come per rafforzare la negazione.
“ Ti farebbe bene.”, appoggiò la fronte contro quella del fratello, donandogli un luminoso sorriso. “ È l’alba, siamo abbracciati… è l’occasione giusta per baciarci no?”
Loki non poté fare a meno di arrossire – i ruoli si erano davvero invertiti? - e ancor prima che potesse rispondere per le rime, le labbra di Thor erano sulle sue.
Forse esagerava nel pensare che era un piccolo sogno che si stava realizzando, ma era effettivamente vero che sin da bambino aveva sempre avuto una particolare adorazione per il fratello e non mancava mai – spesso ironicamente – di fargli delle proposte imbarazzanti. Ma quello succedeva prima che il loro mondo cambiasse…
Si staccò – trattenendosi dal leccarsi le labbra, cosa che però fece Thor con un’espressione soddisfatta in viso – e lo fissò truce.
“ Perché?”
Il Dio del Tuono rafforzò la stretta, facendosi per la prima volta serio.
“ Ho rischiato di perderti troppe volte.”
“ Cerca di essere sincero, Thor.”
“ Sei tu quello che non è capace di essere sincero, Loki.”, gli fece presente il maggiore riuscendo a strappare non solo uno sbuffo infastidito all’altro ma anche un secondo bacio.
“ Idiota.”, lo apostrofò Loki, cercando di recuperare il contegno che stava perdendo.
“ Letto?”, propose per la seconda volta Thor.
“ Sei noioso.”, sospirò il minore permettendo all’altro di condurlo verso la camera da letto.
Era certo che fosse un errore il lasciarsi andare in quel modo, ma d’altro canto era quello che aveva sempre desiderato.
Aveva sempre voluto essere allo stesso livello di Thor ed in quell’istante non vedeva né il futuro Re di Asgard né il figlio di Laufey.
Erano solo loro due e sapeva di potersi accontentare.



Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4. Chiamandoti casa ***


Titolo: A Place called Home
Titolo del Capitolo: 4. Chiamandoti Casa
Fandom: Thor
Personaggi: Loki Laufeyson, Thor Odinson, Odino Borson
Genere: Introspettivo, Fluff
Rating: Giallo
Avvertimenti: What if? (E se…), Slash
Conteggio Parole: 1535 (FiumiDiParole)
Note: 1. Partecipante alla challenge indetta da 500 Themes Italia con prompt: 193. Chiamandoti Casa
2. Ambientata alla fine di The Avengers. Ho scelto Thor come sezione in quanto non appariranno gli altri Vendicatori.
3. Ok… capitolo molto fluffXD ho riso parecchio nello scriverlo.<3
4. Tutta per te amore mio<3 ti amo<3




{ A Place called Home ~
- 4. Chiamandoti Casa -




C'era un qualcosa di maledettamente sbagliato in quella situazione così idilliaca.
Loki credeva di essersi ormai abituato a risvegliarsi stretto al possente corpo del fratello, eppure ogni volta si ritrovava a pensare che fosse tutto un gravissimo errore.
Non che quella situazione gli dispiacesse, era il semplice fatto di meritarsi o meno quel calore e l'amore che gli donava l'altro Dio.
La realtà era quella: lui non era stato in grado di perdonarsi come aveva invece fatto il maggiore, ed il silenzio di Odino lo convinceva che la sua era solo una felicità passeggera.
Un giorno non
ci sarebbero più state le braccia di Thor ad avvolgerlo calde e rassicuranti, non lo avrebbero protetto dal freddo del mattino, né sarebbe stato cullato dal suo caldo e rilassato respiro che gli carezzava la pelle nuda.
" Cosa ti turba, Loki?", la profonda voce di Thor lo risvegliò, riportandolo alla realtà.
" Dormi.", lo riprese il minore fingendosi tranquillo.
" Lo sento che sei turbato.", gli baciò lentamente la spalla ed il collo, cercando di farlo rilassare. “ E non riesco a dormire se tu sei così teso…”
" ... un giorno. Finirà tutto.", ammise in un sussurro Loki, socchiudendo gli occhi.
" Non oggi. Non domani né il giorno dopo ancora. Non ti permetterò di andartene.", dichiarò sicuro il Dio del Tuono.
" E se fosse tuo padre a ordinartelo?", domandò il minore, evitando di guardare Thor in viso.
Che avrebbe fatto il futuro Re di Asgard?
Avrebbe protetto un Gigante del Ghiaccio anche al cospetto del Padre degli Dei?
Forse avrebbe tentato di farlo, guidato dalla sua solita testardaggine, ma alla fine aveva giurato fedeltà ad Asgard ed al suo popolo... e non a Loki.
Tutto quello risvegliava in lui un sentimento tanto familiare quanto oscuro: l'invidia. Era stata proprio la sua gelosia verso il fratello a farlo cadere nel baratro tempo prima, ed era certo che sarebbe riaccaduto.
Desiderava possedere completamente Thor - anima e corpo -, non poteva accettare di dividerlo con qualcun altro.
Poco dopo però, fu di nuovo il Dio del Tuono a distoglierlo dai suoi pensieri, afferrandolo per le spalle e costringendolo a voltarsi. Thor cercò i suoi occhi, rivolgendogli uno sguardo serio e cercando nelle iridi dell’altro chissà quale risposta.
" Temi il giudizio di nostro padre quindi?", domandò retoricamente. " In tal caso ti condurrò al suo cospetto e vedrai che le tue paure sono infondate."
" Sono un Gigante di Ghiaccio. Figlio di Laufey.", gli ricordò. " Ti metteresti contro Odino per me?"
" Sì."
Non aveva neanche pensato a quello che aveva detto, si era limitato a rispondere con sincera sicurezza, e quello parve bastare a Loki per convincersi che, nonostante tutto, Thor sarebbe rimasto suo.
" Credo nella saggezza di nostro padre, e credo anche nell'affetto che nutre ancora nei tuoi confronti.", aggiunse il Dio, sfiorandogli le labbra con le sue. " Ma se volesse davvero cacciarti, ti reclamerei come mio sposo.", concluse poi con un sorriso.
" Hai… hai perso anche l'ultimo briciolo di serietà che ti rimaneva?", rispose Loki mostrandosi stizzito dinnanzi a quella goffa, ma tuttavia imbarazzante, proposta.
Non poteva credere che Thor l'avesse pensato sul serio, né che avesse tentato di chiederglielo in quel modo così poco elegante.
A ben pensarci, nel loro regno – al contrario di quel che aveva visto su Midgard – le unioni tra esseri dello stesso sesso erano ben accette, ma gli occhi di Loki risultava una cosa impossibile… o, per meglio dire, faticava a credere che Thor potesse essere in grado di rendere possibile quella sua proposta.
" Mai stato più serio."
" E credi che possa far cambiare idea a tuo padre?", insistette il minore, combattendo contro l'imbarazzo e l’incredulità.
" Preferisci che sposi Sif?", sorrise ancora l'altro, ridendo divertito alla smorfia del minore che non aveva mai sopportato la giovane guerriera. " Accetterà. In caso contrario saremo due traditori.", aggiunse.
Quell'affermazione fece oscurare il viso di Loki per qualche breve istante. Ne aveva quasi la certezza: Thor non sapeva quello che stava dicendo. Eppure pronunciava quelle frasi con quello sguardo fiero e sicuro di sé che sembrava impossibile non credergli.
" Ragionare con te è impossibile.", constato il Dio dell'Inganno, socchiudendo gli occhi per accogliere il bacio che le labbra di Thor iniziarono a reclamare.
Quando il maggiore si metteva in testa qualcosa era difficile fargli cambiare idea: se voleva davvero averlo come sposo – cosa che fece avvampare Loki al solo pensiero -, ci sarebbe riuscito in un modo o nell’altro.



Attraversò composto e fiero il corridoio fino a fermarsi al cospetto di Odino; accanto a lui, spavaldo come sempre, Thor fronteggiava il Padre degli Dei con un sorriso.
" Padre. Mi dispiace essere venuto meno ai tuoi ordini, ma avevamo l'urgenza di incontrarti e di avere udienza.", esordì controllato il Dio del Tuono.
" Credo di sapere il motivo della vostra visita.", rispose calmo Odino. " Con vostra madre ho discusso a lungo su questa situazione."
Loki si fece vagamente più attento nel sentir nominare l'unica donna alla quale avesse mai tenuto veramente.
Frigg, la madre di Thor, era sempre stata affettuosa e paziente nei suoi confronti, pronta a consolarlo quando le punizioni ricevute dal padre erano troppo dure per un bambino. Era stata la madre perfetta.
" Ti chiedo, padre, di riconsiderare ancora una volta la condanna di Loki e di reintegrarlo nella società di Asgard."
" Quello che mi chiedi non è semplice figlio mio.", rispose Odino con tono calmo, osservando come le sue parole riuscirono a far irrigidire sia Thor che Loki. " Come padre accoglierei a braccia aperte il ritorno di Loki, tuttavia come Re ho degli obblighi verso il popolo. E tu dovresti comprendere questo peso in quanto futuro sovrano di Asgard."
" Lo comprendo, padre. Ma non posso scegliere tra il mio popolo e mio fratello."
Il minore gli rivolse un'occhiata stupita.
Oggettivamente sapeva che Odino aveva ragione e che nelle sue parole non vi era crudeltà, ma Thor nonostante la dura realtà stava davvero prendendo le sue parti… era difficile crederlo possibile.
" Non è mia intenzione farti scegliere.", rispose il Padre degli Dei, rivolgendosi poi direttamente a Loki. " La scelta è tua, figlio mio."
Rimase per qualche istante stupito da quell'inaspettata affermazione, ma si riprese subito: mostrandosi fiero e sicuro di sé.
Sapeva già che dire. Non aveva alcun dubbio.
" Desidero rimanere...", rispose. " Accanto a Thor. Al suo fianco.", concluse fissando negli occhi Odino.
Non voleva essere un sostituto, né un sottoposto; in quelle settimane era stato trattato come un pari da Thor e, a costo di scatenare un'altra guerra, si sarebbe battuto per preservare quel posto che gli spettava di diritto.
Si ricordava ancora le parole del Padre degli Dei, erano entrambi nati per essere Re e lui lo sarebbe diventato in un modo o nell'altro – forse si stava facendo condizionare troppo dalla proposta che gli aveva fatto il fratello quella mattina.
" Gli asgardiani non ti vedono di buon occhio, figlio mio.", lo avvertì Odino.
“ Non sono mai stato ben visto.”, gli fece educatamente presente, venendo poi interrotto da Thor che fece un passo avanti.
" E se...", esordì il Dio causando un brivido lungo la schiena di Loki.
Lo stava per dire davvero?
" Presentassimo Loki come mio promesso sposo?", propose il Thor, piegando le labbra in un sorriso quasi compiaciuto dalla sua stessa idea.
" Non mento quando ammetto che, quando presi Loki con me, pensavo ad una alleanza tra i nostri regni.", svelò Odino, senza mostrare apparente stupore davanti alla proposta del figlio. “ Ma questo non è mai rientrato nei miei piani…”, ammise.
Thor lo fissò in attesa di una risposta, elencandosi mentalmente i vari piani che poteva utilizzare per convincere il padre.
“ È un vostro desiderio?”, domandò alla fine il Re di Asgard.
“ Lo è, padre.”, assentì il Dio del Tuono, voltandosi con un sorriso verso Loki che, con le guance leggermente arrossate, distolse lo sguardo.
“ E sia…”, si alzò dal suo trono, scendendo lentamente le scale. “ Se questo è il vostro desiderio, come padre posso solo darvi la mia benedizione. Come Re, spero che in futuro vogliate regnare su Asgard con saggezza e giustizia.”, dichiarò.
“ Lo giuro.”, rispose prontamente Thor.
“ … lo giuro.”, ripeté Loki.
Nonostante fosse sempre stato veloce nel pensare e nel ragionare, in quell’istante si sentiva solamente confuso.
Era successo tutto troppo velocemente. Troppo per riuscire a vedere la situazione in modo razionale e logico.
“ Per il momento…”, soggiunse Odino, attirando in un abbraccio Loki che si irrigidì stupito. “ Ben tornato a casa, figlio mio.”
Per quanto il Padre degli Dei dovesse preservare l’ordine ad Asgard, per quanto fosse deluso dalla condotta di Loki… non avrebbe mai smesso di volergli bene ed era un sollievo per lui poterlo riaccogliere a casa.
Una volta sciolto l’abbraccio, fu il turno di Thor di stringere a sé il fratello.
Raramente si era sentito così felice e neanche il mezzo insulto che Loki borbottò riuscì a distruggere la sua ilarità.
“ Idiota…”
Era difficile per il Dio dell’Inganno ammettere di essere a sua volta lieto di quella notizia e di essere stato riaccolto dopo tutto quello che era successo.
Era felice di poter chiamare ancora quel posto – le braccia di Thor – casa.
“ Ringrazia che non ho detto a nostro padre che abbiamo già fatto l’irreparabile…”, sussurrò ridacchiando Thor, rispondendo al insulto del fratello. Per quanto quella situazione fosse perfetta, era certo di una cosa: il piede di Loki che gli stava schiacciando il suo forse se lo era meritato!





Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1055945