Evangelion A.F. : AFTERMATH

di KaienPhantomhive
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Giorno 0 (Prologo): Circular Motion-Quei quattro mesi... ***
Capitolo 2: *** Giorno 1 (Atto II) : Fly Me To The Moon – Il Ragazzo disceso dalla Luna ***
Capitolo 3: *** Giorno 1 (Atto I): God's Particle - Sorge la Confederazione TERRA! ***
Capitolo 4: *** Giorno 2: Do You Love Me? – Colei Che Muove i Pianeti ***
Capitolo 5: *** Giorno 3: Battle Orchestra-Punta al Top, GunBuster! ***
Capitolo 6: *** Giorno 4: A Day When Tension Breaks – Tutte le Luci nel Cielo sono Stelle ***
Capitolo 7: *** Giorno 5: The Heady Feeling of Freedom - Il nostro Coach! ***
Capitolo 8: *** Giorno 6: Soul’s Refrain – L’Ultimo Volo dell’Exelion ***
Capitolo 9: *** Giorno 7 (Epilogo I): First Love, Final Love - Un Mondo Che Finisce ***
Capitolo 10: *** A Speculative Analysis (Epilogo II): La Bestia Che gridò ‘AM-ore’ nel Cuore del Mondo – In the Depths of Human Hearts ***
Capitolo 12: *** Another Century's Episode (Epilogo III): This Beautiful World - Neon Genesis Evangelion ***



Capitolo 1
*** Giorno 0 (Prologo): Circular Motion-Quei quattro mesi... ***


Eccomi tornato!
Pensavate di esservi liberati di me? E invece no, hehe!
Dai, su! Non potevo trattenermi dal rompervi le scatole ancora un po’ con le mie ‘pippe mentali’…non dopo il finale di Evangelion Alternate Future (che praticamente non spiega NULLA).
Purtroppo per voi dovrete sorbirmi ancora un po’…XD
 
Spero che questo primo capitolo/prologo della nuova serie sia di vostro gradimento e vi dia qualche chiave di lettura interessante per i prossimi capitoli ‘EFFETTIVI’.
 
Nota di servizio:questa fanfiction include 4 anime originali, che si collegheranno tra loro a partire da diversi punti delle trame principalii. Per chi volesse vederne gli ‘antefatti’, sappia che il cross-over partirà da:
-Evangelion: dopo gli eventi narrati nella mia precedente long-fiction
-GunBuster/DieBuster: dopo il quarto episodio di DieBuster (sequel di GunBuster)
-Gurren Lagann: spin-off a metà tra l’episodio 19-20
-Aquarion: spin-off degli episodi 22-23
 
E adesso (vi prego, fatemi ripetere questa frase! Sono in crisi d’astinenza!), basta con i preamboli: l’emozione RICOMINCIA!

 
 
Giorno 0 (Prologo):
Circular Motion-Quei quattro mesi…
 
Universo ‘Alpha.’ 25 Giugno 2019. Isole Seychelles. Ore 21:00 P.M.
 
Frussssshhh…frusssshhh…
 
Con lentezza meditabonda, le onde increspate di un mare cristallino si infrangevano delicate sul bagnasciuga di sabbia bianchissima.
 
In quella notte stellata e limpida, una Luna gigantesca e meravigliosa troneggiava nel manto di velluto blu-notte.
 
Seduta sulla sabbia, una ragazza bellissima osserva silenziosa il panorama, lasciando che la brezza esotica dell’isola le scuota lievemente i capelli lunghi e dorati.
Chiude nel palmo leggiadro della mano un pugno di polvere; poi la lascia scorrere tra le dita sottili.
 
“Ginevra! Ginevra!!”
Il richiamo di un uomo la costringe a voltarsi.
 
 
“Ginevra, tesoro, è già tramontato il Sole! La cena è pronta!” – le fa cenno l’uomo, da dentro la villetta in riva al mare.
 
“Solo un momento, papà! Volevo ammirare la Luna ancora un po’…”
 
“Ah, e va bene! Ho capito…oggi ceniamo lì, d’accordo? Ma non ti ci abituare, eh!”
 
Così il corpulento ma affettuoso signor Chevalier si avvicinò alla figlia, sedendo accanto; due porzioni di insalata marina in mano.
Le allunga il suo piatto.
Lei lo prende, accomodandosi meglio al suolo.
Poi, istintivamente, gli poggia la testa sulla spalla ampia e forte…e lo abbraccia:
“Papà…da quanto tempo è che non stiamo un po’ così?”
Lui la accarezza:
“Tanto…troppo tempo, bambina mia. Sei l’unica cosa che mi resta al mondo…non puoi capire come mi sia sentito in quei giorni, lontano da te.”
“Anche io…senza nemmeno la mamma…e tutti quei…”
“Basta così.” – la trattiene il padre – “Non serve che ricordi. Gli attentati sono finiti. Ora possiamo stare insieme; questo è quello che conta.”
“Sì…”
Lei sospira profondamente, ripensando all’unico ragazzo che avesse mai amato e che ora attendeva in qualche sconosciuto angolo dell’universo…sempre che fosse ancora vivo.
Infine piega la testa all’indietro, fissando la volta celeste, e mormora:
“Che meraviglia lo Spazio…deve essere così bello e spensierato vivere lassù!”
“Già…” – annuisce lui.
“Guarda che Luna, papà!” – indica la giovane – “E’ talmente grande, stasera! Non l’avevo mai vista così, prima d’ora!”
“Beh, è naturale!” – sorride lui – “Siamo al Perigeo: il periodo dell’anno in cui la Luna è più vicina alla Terra. Comunque hai ragione: è talmente vicina che potrebbe crollarci addosso da un momento all’altro!”
Lei si scosta, e gli allunga una pacca offesa sul braccio:
“Oh, papà! Tu sei sempre così poco romantico! Che razza di paragoni fai?!”
E ridono entrambi.
 
Infine lei sussurra ancora, verso la Luna splendente:
“No…è più come se stesse attendendo qualcuno o qualcosa. Così vicina…sembra quasi che qualcuno possa discendervi fin qui…”
 
E si addormentò, cullata dalle onde.
 
 
*   *   *
 
 
Stesso Universo. 3 Luglio 2019. Campo orbitale lunare. Ore 00:00.
 
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Lo shuttle orbitale della NERV oltrepassò il grande cratere lunare nel Mare della Tranquillità.
In prospettiva, una Terra stuprata dalla Rossa Grande Catastrofe galleggiava muta nel vuoto Spazio.
 
All’interno dello velivolo aero-spaziale, il Vicecomandante Fuyutsuki sospirò rassegnato:
“Eccola lì…la nostra amata Terra. Solo a vederla mi si spezza il cuore. Quale follia ha generato tutto questo?”
Un uomo, seduto al suo fianco, parlò lentamente; la voce dura:
“Eppure c’è stato chi, in passato, ha anelato ad un mondo siffatto…”
“Ma non certo tu, vero, Ikari?” – sibilò l’anziano Kozo, con una vena di ironia.
L’altro rimase fisso; lo sguardo oltre le lenti oscurate degli occhiali:
“No. Infatti.”
 
Poi, si voltò ad osservare il suolo lunare, oltre i finestrini sigillati dell’astronave:
“Ci siamo.”
Il Vice gli si fece vicino; scrutò con attenzione, poi esclamò:
“Oh! Non posso crederci…è proprio sotto i nostri occhi! L’Unità 01…”
“Esatto.” – lo interruppe Gendo – “Il processo per il Perfezionamento…è iniziato.”
 
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“Siamo proprio sopra la Base Tabgha e, nonostante tutto, loro non ci permettono di atterrare!” – inveì Fuyutsuki.
“La costruzione del Mark.06 richiede procedure straordinarie…possiamo ritenerci fortunati.” – ammise il Comandante.
Il Vice si morse un labbro:
“Azzardare il Progetto sotto i nostri stessi occhi, servendosi di quei ragazzini…la SEELE sta giocando sporco.”
Ikari si ridistese sul sedile:
“La SEELE è solo un mezzo, Kozo; il nostro nemico è tutt’altro che umano. Tuttavia, non possiamo fare altro che attendere, incedendo inesorabili per il nostro Destino…”
“Già…d’altronde, oramai, manca pochissimo al Ricongiungimento.” – l’anziano Vice aggrottò la fronte.
“Le Pergamene del Mar Morto includono anche dei testi apocrifi…” – mormorò l’Uomo con gli Occhiali – “…tutto è stato predetto. Presto l’Angelo Meccanico, il Messaggero della Spirale e Colei-che-Amò-senza-un-Cuore faranno la loro comparsa. Dobbiamo solo attendere.”
Fuyutsuki cambiò argomento, dopo molto silenzio, fissando il gigante organico nella fossa lunare:
“Lo 01 ha guadagnato il Frutto della Vita, divenendo un essere superiore. Ed ora tentano di innalzarlo ad Ente Supremo. Dunque, basta con le false divinità…hanno intenzione di creare un vero Dio? Ma se quello è il corpo dello 01…dove sarà mai lo 00?”
Ikari non rispose.
 
 
*   *   *
 
 
Contemporaneamente. Base Tabgha (sottosuolo; Settore ignoto).
 
La stanza era totalmente in ombra.
Solo la luminosità aranciata di un cilindro di vetro, postovi al centro, squarcia il buio oppressivo.
 
Sospeso nel liquido, un ragazzo dai capelli corvini galleggia apparentemente assorto in un sonno profondo; una striatura blu elettrico risalta tra i suoi capelli.
 
Poi, una mano bianca ed elegante si allunga dal nulla, sfiorando la liscia superficie del contenitore.
Thanatos…” – sussurra una voce, dietro quel braccio ricoperto da una toga nera – “…mio fedele amico, presto mi condurrai da Apollonius…ed insieme porremo fine e nuovo inizio a questo mondo.”
 
Il ragazzo sbarra improvvisamente gli occhi:
Tha…na…tos…Li…lith…”
Sussurra in soffio, quasi come se quella parola gli pesasse sullo stomaco:
Kaworu…
 
 
*   *   *
 
 
Stesso Universo. Martedì 23 Agosto 2019. Central Dogma. NERV.
 
Maya Ibuki si spine con un piede contro la scrivania, lasciandosi roteare sulla sedia girevole:
“Aaaah! Certo che è noioso starsene tutti i santi i giorni con le mani in mano! Ammetto che, forse, è meglio così: senza Angeli o terroristi di sorta a metterci i bastoni tra le ruote, però…”
 
“Però siamo sempre insoddisfatti.” – proruppe una donna bionda in camice, posando una tazza di caffè.
 
“Già, sempai…ma non posso farci niente!”
 
“Maya ha ragione, dottoressa Akagi!” – esclamò Shigeru Aoba, eseguendo un piccolo accordo con la sua chitarra acustica- “Non c’è proprio nulla da fare, qui! Che senso ha rimanere alla Base, se tutto è finito?”
Un giovane uomo accanto si calcò gli occhiali sul naso, incrociando le mani in un gesto di sconsolazione:
“Se è vero che abbiamo vinto…cosa succederà alla NERV? Verrà sciolta? Dove andremo a finire tutti quanti?”
 
“E chi lo sa!” – la Akagi increspò le labbra in un mezzo sorriso, poco convinto.
 
Poi Maya sembrò ravvivarsi:
“Beh, intanto che aspettiamo notizie possiamo almeno badare alla manutenzione degli Eva!”
Makoto Hyuga sbuffò contrariato:
“Ma come fai a pensare a certe cose?! Non ti stanchi mai, tu?! Sei proprio strana, Maya…”
Per tutta riposta, lei gli fece una linguaccia, offesa:
Mph! Antipatico!”
 
D’un tratto, il sibilo della porta automatica del Central Dogma attirò la loro attenzione:
Una donna affascinante, vestita in borghese, entrò nella sala.
 
“Oh, ma guarda chi si vede!” – esclamò la Dottoressa – “Quella-che-è-appena-stat-nominata-Capitano! Ben trovata, Misato.”
 
“Altrettanto…” – rispose lei, poco allettata all’idea di incarica di maggior responsabilità.
“I miei complimenti più sentiti, Colonello…ehm, cioè…Capitano!” – Hyuga scattò in piedi, eseguendo un saluto marziale; il volto rosso di vergogna e ammirazione.
 
La donna si limitò a sorridergli e si accomodò su una sedia.
 
“Qualche notizia che ci possa tirar su di morale?” – chiese Aoba.
“Beh…niente di particolare: le riparazioni degli Eva rimasti sono state terminate, il personale di Primo Grado è tutto in vacanza, fa un caldo atroce, il Governo non vuole saperne di sborsare i soldi per ricostruire i quartieri distrutti ed i children sono sparsi per il mondo a godersi il loro meritato riposo. Come si dice: ‘nessuna nuova, buona nuova’, no?”
“Quindi non sappiamo che fare, in pratica.” – constatò Maya.
“Non fino a nuovo ordine.” – ripose Ritsuko.
Nuovo ordine?!” – ripete Shigeru, contrariato – “Perché?! Che dovrebbe succ…?”
 
Un lieve allarme sul megaschermo principale troncò la sua frase.
 
“Come non detto…” – sospirò lui.
“Ed ora qual è il problema?”
 
Aoba si affrettò a controllare il MAGI:
“Capitano Katsuragi…è strano! Abbiamo ricevuto delle trasmissioni dai satelliti di sorveglianza!”
“Sorprese spiacevoli?”
“Temo di sì…” – mormorò Hyuga – “Guardi qua.”
 
Un grande video in CG si estese sul monitor.
 
“Ma quella è la Luna!” – esclamò Misato.
 
Ritsuko incurvò le sopracciglia, aggrottando la fronte:
“Gli algoritmi di default periodici sembrano fuori fase…”
“Dai dati raccolti, il MAGI rivela un margine di dissesto dello 0,02% del Satellite dall’orbita consueta!”
“Cosa?!” – boccheggiò Misato, improvvisamente atterrita – “Qual è l’attuale traiettoria orbitale?”
“La posizione ci induce a credere che descriverà un’iperbole decrescente! Il campo gravitazionale terrestre non è sufficiente a contenerla!”
“Nel senso che è fin troppo potente!” – Ritsuko non trattenne una smorfia di preoccupazione.
“Se non interveniamo, rischiamo un impatto…” – osservò Aoba.
“Le previsioni?!” – comandò Misato.
“Possiamo calcolare il collasso del raggio distanziale con una probabilità d’errore dello 0,0001%!” – informò Maya, ad alta voce – “L’impatto avverrà esattamente…oh, no! Tra tre settimane!”
“Solo tre?!”
“Il georg raggiungerebbe il livello 1800; a quel punto il Nucleo del pianeta resterebbe esposto ed i tachioni reagirebbero all’atmosfera riscaldata, innescando una reazione esplosiva!”
“Una catastrofe di dimensioni planetarie…” – sibilò la Dottoressa.
“Cosa dovremmo fare?!” – domandò una sconvolta Ibuki.
 
Misato serrò un pugno:
“Per adesso è meglio sorvegliare la situazione…un allarme dato ora getterebbe solo nel panico la popolazione.”
La Akagi si risedette, quasi infastidita:
“Dovremmo informare Ikari?”
L’amica la squadrò con la coda dell’occhio, diffidente:
“Ma come…proprio tu me lo chiedi? Sai bene che se ciò che il Comandante si aspetta è vero…allora questo è il primo segno. Probabilmente lo sa da un pezzo.”
Ritsuko sbuffò:
Tsk! Come vuoi…”
Poi si chiuse nei suoi pensieri, sussurrando:
“Tre settimane…il momento di tangenza bi-millenario degli Universi era previsto per il 13 Settembre…cioè esattamente tra tre settimane.”
“A cosa pensa, sempai?” – chiese l’allieva.
Lei non ripose, limitandosi a scambiare un’occhiata complice alla Katsuragi.
Per risposta, quest’ultima si voltò verso l’uscita:
“Ho capito. Chiederò il permesso ad Ikari. Da ora…si fa sul serio.”
 
 
*   *   *
 
 
Contemporaneamente. Ufficio del Comandante Gendo Ikari. NERV.
 
Fuyutsuki si rivolse all’uomo alle sue spalle; le braccia conserte e gli occhi rivolti al panorama del Geofront:
“Il Ricongiungimento è iniziato: come un orologio infallibile, la Luna ruota lentamente al suo posto, gettando ombre sotto di sé. I Super-Evangelion sono stati terminati in segreto; quando la Guerra inizierà dovremo preparaci con qualsiasi mezzo.”
“Ogni cosa a suo tempo.” – ribatté pacatamente Ikari – “Libereremo i Titani dal Tartarus solo al momento debito. Per quanto riguarda la NERV…dobbiamo riattivare la KATSURAGI.”
“Nei sei certo, Ikari? Quella nave è sepolta dal Second Impact.”
“Dopo gli Eva, è il mezzo più avanzato e sicuro del pianeta. Ed infondo…ci siamo già sopra, no?”
Il Vice  si lasciò sfuggire un sorriso malizioso:
Mpf! Capisco.”
“Ordina al Capitano Katsuragi che il momento è infine giunto: ne abbiamo bisogno. E dille di richiamare i children, per quando sarà il giorno. Inoltre dobbiamo avvertire quelli del CERN: abbiamo bisogno dell’acceleratore particellare.”
“Come desideri.”
 
Infine, Gendo allungò le mani su di una valigetta iper-sigillata sulla sua scrivania, sulla quale risaltava cubitale la dicitura: -SUBJECT 000-XXX-.
Digitò il codice.
Sollevò il coperchio.
Rimase in silenzio…infine mormorò a metà tra il divertimento, il disprezzo e l’ammirazione:
Tsk! C’è riuscito, alla fine.”
 
L’interno della scatola era vuoto.
 
“La Chiave di Nabucodonosor...non è più in nostro possesso.”
 
 
*   *   *
 
 
Universo ‘Beta’. Anno 14.020 D.C. Stessa data solare. Ore 19:30.
Studio del Generale Achab ‘Hatori’ Ivankov. Stazione orbitale FRATERNITY.
 
Un uomo alto ed emaciato fissava la nebulosa NGC-604, lontana anni luce, dall’enorme finestra dello studio spoglio di qualsiasi arredamento, eccezion fatta di un tavolo circolare, al cui centro prendeva posto un grande proiettore olografico.
Sulla sua testa un lungo ed appuntito cappello militare, un lungo e ampio abito cremisi lo copriva fino alle ginocchia.
 
La porta della stanza immersa nella penombra si aprì lentamente.
Qualcuno entrò, rimanendo garbatamente in ombra.
 
L’Uomo con il Cappello parlò profondamente:
“Ha già fatto rapporto?”
“Sissignore.” – ripose una voce virile eppure tuttavia giovane.
“Molto bene.”
L’ospite estrasse da dietro la schiena un tablet digitale, leggendo lentamente:
“Con il presente comunicato si certifica il termine della fabbricazione della Giant Inter-Galactic Flagship della Fondazione FRATERNITY, sotto il nome in codice di Vergil-Exelion. Inoltre, si comunicano i risultati richiesti, circa la gravitazione lunare: il Satellite è uscito dello 0,02% dall’orbita terrestre, entrando in rotta di collisione con la stessa; collisione prevista tra tre settimane da oggi. Dalle analisi di fluttuazione generica risulta che, entro data solare 13 Settembre 14.020, si aprirà il WARP le cui attività sono già state osservate. Secondo disposizioni, verrà oltrepassato all’apertura con la Navigazione C+, sfruttando il motori a degenerazione del suddetto Vergil-Exelion, equipaggiato con le navi da flottiglia ordinate. Per ora è tutto.”
 
Il Generale chinò il capo, amaramente:
“Che ironia: venire selezionato per guidare l’operazione Carneades 2.0 della tanto odiata FRATERNITY.”
“Ma con lei, Generale Hatori,” – azzardò l’uomo nell’ombra – “la Fondazione ha inglobato anche la Flotta di Difesa Terrestre contro i Mostri Spaziali. Avrà il pieno comando.”
L’uomo più anziano sospirò:
“E sia…infondo, non posso ritirarmi. Se questa missione fallirà, per il nostro Universo quanto gli altri non ci sarà futuro.”
Poi si voltò:
“Riunisca la flotta, Ammiraglio. E si ricordi di sigillare tanto le Buster Machines quanto i piloti, almeno fin quando non avremo bisogno.”
“Come desidera. E cosa dovrei dire al Tenente Vacheron?”
“Nikolas è troppo imprudente…con lei qui non ci sarà bisogno di lui. Ci tornerà più utile come Topless…”
“Ammetto che un po’ mi spiace, per quel ragazzo. D’altronde lo aveva promosso lei stesso. Ma se queste sono le disposizioni…” – il giovane uomo dal volto celato diede le spalle al Generale, avviandosi verso l’uscita.
 
Prima di varcare la porta dello studio, lo raggiunse la voce di Ivankov:
“Sono contento di riaverla tra noi…Ammiraglio Witwicky.”
 
“Dovere.”
La sua risposta fu lapidale.
 
 
*   *   *
 
 
Universo ‘Gamma’. Anno 10.000-X D.C. Stessa data solare. Ore 18:00.
Sala privata del Comandante Supremo Simòn Jiiha. Kamina City.
 
Con un gesto svogliato, il giovane Comandante prese il bicchiere di vetro dal tavolino al suo fianco e lo portò alle labbra, bevendone il contenuto azzurrognolo.
Quindi chiese:
“Sei sicuro di aver controllato bene i calcoli, Rossiu?”
Alle spalle della sua avvolgente poltrona rossa, un uomo sulla ventina –alto e slanciato – rispose indignato:
“Ma certo! Li avrò rivisti centinaia di volte! Non c’è margine di errore e le parole di Lord Genome sono state chiare: la Luna si contrerà con la Terra tra tre settimane esatte. E’ per questo che è stato ideato l’Arc-Gurren! Simòn, come tuo Vicecomandante non posso non esprimere il mio dissenso per la tua decisione!”
 
L’uomo chiamato Simòn si alzò in piedi e si voltò, rivelando un volto estremamente giovane per il suo ruolo, incorniciato da corti ma folti capelli color cobalto.
Parlò con tono sofferto, sebbene deciso:
“Non possiamo abbandonare gli abitanti di Kamina City al loro destino: li imbarcheremo sull’Arca e li condurremo in salvo.”
“QUESTO E’ FUORI DISCUSSIONE!” – gridò l’altro – “Io per primo ho a cuore la loro vita, ma non possiamo accollarci il peso di milioni di individui, senza sapere nemmeno a cosa andiamo incontro!”
“Lord Genome ha parlato del ritorno dei Mugann, no? Se così è, non ci sono…”
“No, c’è dell’altro.” – lo interruppe Rossiu.
Simòn rimase in ascolto.
“Lord Genome mi ha anche confidato che…in quei manoscritti da lui rinvenuti…le Pergamene del Mar Morto…si faceva riferimento anche ad altre razze più antiche di quelle della Spirale. Gli Anti-Spiral non sono che l’inizio…non so altro.”
 
Il Comandante Jiiha camminò fino alla grande vetrata, sospirando profondamente:
“D’accordo, d’altronde il WARP si aprirà proprio sotto l’astronave, giusto? Non faremo che aspettare…” – si morse un labbro – “...non mi perdonerò mai per questo.”
Si voltò vero il Vice:
“Avverti il resto della DAI-GURREN: iniziamo i preparativi domani all’alba! Ci faremo trovare pronti.”
Con un garbato inchino, Rossiu accondiscese.
 
 
*   *   *
 
 
Universo ‘Delta’. Anno 2030 D.C. Contemporaneamente.
Ponte di Comando. DEAVA.
 
“Così infine gli Angeli delle Tenebre fanno la loro mossa…”
Un uomo sulla quarantina si alzò in piedi, appoggiato ad un bastone; il volto severo ma paziente.
Continuò a parlare:
“Tomah ha interferito con un altro Universo…la battaglia è ufficialmente aperta.”
“Se posso permettermi, Comandante Fudo, trovo poco saggio scomodare l’intero quartier generale. Se davvero Tomah è ancora interessato ad Apollonius non tarderà a mostrarsi da noi.” – azzardò un distinto scienziato in camice.
“Hai assolutamente ragione, Jean-Jerome. Ma è proprio per questo che dobbiamo attenerci alle Pergamene: necessitiamo degli Evangelizzatori per far fronte a questa minaccia e l’unico modo per raggiungerli è tramite False-DEAVA. Le Stringhe spazio-temporali si stanno allentando: è il momento di portare in superficie la nostra fortezza.”
“Ma Signore, così facendo esporremo l’Aquarion a…”
“Così facendo eviteremo che venga distrutto, o peggio: di finire uccisi. E poi, qualunque decisione prenderemo, non riusciremo ad impedire a Tomah di portare qui la Chiave di Nabucodonosor. A questo punto è meglio partire premuniti.”
L’altro sembrò rassegnarsi:
“Come preferisce…cosa devo dire agli Element?”
“La verità: che la Nuova Genesi sta per iniziare.”
 
 
*   *   *
 
 
Universo ‘Alpha’. Contemporaneamente. Cimitero Nazionale di Neo Tokyo-3.
 
Un leggero alito di vento sibilò nella sconfinata landa arida, irta di piccoli e stretti monoliti in acciaio nero: lapidi.
 
Un ragazzo siede in ginocchio innanzi una tomba in particolare; su di essa il nome:
‘YUI IKARI’.
Sussurra:
“Mamma…”
“Allora?! Pensi che ci metterai le radici, lì, Stupi-Shinji?!” – strepitò acidamente una ragazza alle sue spalle, in canottiera rosa.
“Ecco…ho fatto.” – risponde lui, mestamente.
“Ma insomma, Shinji! Capisco i tuoi sentimenti ma…sono passati anni, da allora! Come puoi vivere sempre nell’ombra dei tuoi?!”
Lui sembra non prendersela, limitandosi a sussurrare:
“Anche questo è un modo per ricordarla. Di lei non c’è più nulla, a questo mondo. Perfino questa lapide non è che una mera decorazione, priva di spoglie…”
La ragazza guarda altrove.
Lui le domanda senza voltarsi:
“Tua mamma dov’è?”
“Non c’è.” – risponde – “L’abbiamo fatta cremare.”
“Non hai nemmeno una foto, con te?”
“No…non ne sono rimaste.”
“Ci si è disfatti di tutto, lo aveva detto mio padre…”
“E’ tutto infondo al mio cuore.” – sussurra lei – “Per ora mi basta così.”
 
Poi, il silenzio s’infrange bruscamente come una cascata di vetro al suono di uno squillo di telefono.
Una seconda ragazza risponde: ha lineamenti sottili ed eleganti, capelli corti e azzurri, un vestito leggero indosso:
“Sì…sì. Ho capito. Come vuole.” – dice piano, quasi non volesse sorpassare la brezza con la sua voce.
Poi richiude il telefono.
 
“Chi era?” – domanda il ragazzo.
 
“Il Comandante Ikari. Pensa che tra poco sia il momento.”
 
“Ah!” – esclama spavalda la giovane dai capelli nocciola, dall’accendo tedesco – “Era ora! Quanto dobbiamo aspettare, prima che ci dicano qualcosa?! Beh, visto che così stanno le cose ci converrà avviarci! Dobbiamo essere a Neo-R2 tra tre settimane.”
 
Lui abbassa lo sguardo:
“Tre settimane…tra tre settimane…rivedrò mio padre…e la Signorina Misato.”
 
 
*   *   *
 
 
Stesso Universo. 13 Settembre 2019. Ore 04:03. Appartamento del Capitano Katsuragi. Neo-R2.
 
Misato si alzò dal letto, i capelli scomposti dal sonno interrotto.
Si mise a sedere sul parquet, affaticata.
“Oggi…è il giorno. Sono già passati tre anni, da quando ho lasciato Shinji e gli altri…non avrei mai sperato di rincontrarli per motivi di lavoro.” – sussurra.
Si lascia cadere di schiena:
“Ed oggi…esattamente un anno fa…ho incontrato Naruto. Quel ragazzino…dove sarà?”
Si rialza, insonne:
“Alla fine…tutto si ripete: inizio e fine. Ritsuko dice che oggi si apriranno i varchi verso altre realtà…ma se non riesco a vivere in questa, come posso di sperare di difenderne delle altre?”
 
Va in bagno – un pinguino curioso la fissa – e si guarda allo specchio: ciò che vede è l’ombra di una donna:
“Non ci riesco…però…devo.”
Si lega i capelli in una coda, poi prende in braccio l’uccello paffuto:
“Coraggio, PenPen…è ora di andare. Chissà…magari ci sarà qualche altro animaletto con cui giocare, insieme a quelli che verranno da altrove.”
 
Infine estrasse da un cassetto un foglietto di carta stropicciato: era logoro e quasi illeggibile, ma la donna ne conosceva il contenuto da molti anni:
“Padre mio…finalmente il tuo sogno prenderà il volo. La password è…‘MISATO’.”
 
 
*   *   *
 
 
Ore 9:00. Sala congressi. NERV.
 
I children si accomodarono sulle sedie pieghevoli, l’uno di fianco all’altro.
La sala era gremita di personale in divisa in perenne brusìo: quasi nessuno conosceva il motivo di quell’improvvisa riunione, a cui avrebbe parlato il Comandante Ikari in persona.
 
Il pilota americano sembrava del tutto incurante della situazione, chiudendosi nel suo solito mondo di fantasticherie ad occhi aperti.
Mari si strinse al ragazzo accanto a lei, giocherellando con la catenina al collo:
“Però così non è giusto…stavamo tanto bene a Londra! Che urgenza c’era di convocarci?!”
Lui le poggiò la testa sopra la sua:
Aahh…chissà!”
Poi si voltò verso il ragazzino al suo fianco:
“Ehi tu, Germania, come mai sei tanto silenzioso oggi?”
Il bambino si voltò offeso:
“Sta’ zitto, raccomandato! Non sai che fatica venire fin qui…di nuovo!”
“E dai, Thomas, non dirmi che dopo tutto questo tempo ce l’hai ancora con me?”
“Ma sei scemo?! Certo che no, mi pare ovvio!” – sbottò stizzito – “Però non sopporto che tu ti faccia gli affari miei!”
“Perché, scusa? Hai motivo di vergognartene? Che hai fatto, questa estate?”
Lui rimase in silenzio, massaggiandosi l’occhio rimasto ferito mesi addietro, in lenta rimarginazione:
“Niente.”
“Questo è fisicamente impossibile.”
“Ah, e va bene! Du bist ein Nervensage! Sono tornato a Neo-Berlin, contento?”
“E che avresti fatto, lì?” – chiese Alex con un certo gusto inquisitorio.
Mein Gott, quante domande!” – borbottò, poi si fece cupo – “Ho fatto una…‘visitina’ a mio padre.”
“Ah.” – commentò Winchester, a disagio – “Tuo padre, già…non è lui che aveva costruito i TRIDENT con cui abbiamo combattuto?”
“Sì!” – affermò quasi divertito il Tedesco.
“Che c’è di tanto divertente?”
L’altro sorrise malizioso.
Per un momento i suoi sembrarono molto più sottili e cinici del solito; l’azzurro dell’iride intenso come una lama:
“Diciamo che ho fatto in modo che non possa più costruirne…anzi, diciamo che non costruirà più niente.”
Il Britannico lo squadrò…inquieto: aveva un mezza ide di ciò che voleva intendere l’amico, ma decise di scartarla: quel ragazzino non poteva davvero aver ucciso il padre.
O sì? No imposs…
 
“Buon giorno a tutti.”
La voce di Ikari, amplificata dal microfono, risuonò nell’Aula Magna.
“Mi spiace avervi convocati con così poco preavviso, ma la situazione lo richiede.”
 
In un angolo della stanza, Misato sussurrò all’orecchio di Ritsuko e Leon:
“Chissà come la prenderanno…”
Leon azzardò una battuta sarcastica:
“Speriamo che la prendano e basta…”
 
Ikari, preceduto dal Vice, continuò:
“Come alcuni di voi già sanno, la Luna è uscita fuori dalla sua orbita…entrando in rotta di collisione con il nostro pianeta. I danni sarebbero catastrofici. Inoltre l’impatto…è previsto per domani alle 22:00.”
 
Un frusciare di voce sciamò tra i presenti.
 
“Pertanto vi chiedo di mantenere la calma ed il segreto di Stato. Chi trasgredirà…verrà punito secondo i metodi della NERV.”
 
Mari sorrise spavalda:
“La cosa sembra grossa, eh?”
 
“Sappiamo tutti che gli Eva, per quanto potenti, non potrebbero in alcun modo raggiungere il satellite terrestre, né tantomeno fermarlo. Le armi convenzionali non sortiscono effetto ed ogni operazione di bombardamento rischierebbe solo di generare frammenti meteorici.”
 
“Cosa dovremmo fare, allora?! Aspettare in silenzio di morire?!” – gridò qualcuno, in sala.
 
Il Comandante strinse un pugno sul podio in acciaio:
“a questo proposito…sarete felici di sapere che un modo per fermare tutto questo esiste. Ma non appartiene a questo mondo…”
 
Ancora una volta, i presenti sibilarono impazienti.
 
“La dottoressa Ritsuko Akagi, Capo del Dipartimento Tecnico, sarà ben lieta di spiegarvi ciò che accadrà tra meno di quattro ore.”
 
La donna salì sul palco, accendendo l’enorme lavagna digitale:
“Salve a tutti. Come suppongo abbiate notato, la città di Neo-R2 è stata, in questi mesi transennata e chiusa al traffico, per lasciar posto all’installazione del Large Hadron Collider,proveniente dal CERN.”
 
Mike, ripresosi dal suo torpore, bofonchiò:
“Solo un cieco non lo noterebbe…!”
 
“L’LHC è un acceleratore particellare, in grado di produrre moderate quantità di anti-materia, che è all’origine delle forme di vita e dell’universo stesso. Ma quello che davvero ci interessa è l’utilizzo SECONDARIO di questo impianto.”
 
La donna proiettò sullo schermo un grafico computerizzato di una sorta di sistema solare, composto da anelli sui quali erano disposti reticolati sferoidali in rotazione:
“Questa è una rappresentazione del Multiverso: lo Spazio in cui si muovono gli Universi, disposti su veri e propri piani direzionali. Ogni 2.000 anni circa, questi piani si avvicinano secondo leggi ancora ignote, entrando in contatto: questa teoria è detta ‘Teoria degli Universi Convergenti’.”
 
“Ci prende in giro?!”
“Sta dicendo che…”
 
“Sto dicendo che oggi assisteremo al primo vero incontro ravvicinato con altre civiltà. Non sappiamo se siano più o meno evolute di noi…sappiamo solo che esistono e che oggi ne avremo prova. Continuando il discorso precedente…”
Respirò affondo e riprese:
“Si dice che due o più Universi si avvicinino a vicenda, quasi come nella selezione naturale, tra quelli più simili: coloro che hanno le caratteristiche più vantaggiose sopravvivono…gli altri si estinguono. Normalmente, i nostri Universi vengono definiti ‘chiusi’, e rappresentabili con delle sfere di grandezza sempre variabile. Il punto di intersezione di queste sfere è detto ‘Varco WARP-dimensionale’, costituito da un buco nero di sub-spazio, che li rende ‘aperti’ e rappresentabili con delle sezioni coniche.”
 
“E a cosa dovrebbe servire un acceleratore a particelle?!”
 
“L’LHC attirerà a sé uno dei WARP più vicini grazie alla grande carica spazio-temporale del Bosone di Higgs, spostando il punto di intersezione in un luogo preciso. Questo luogo è Neo-R2. E’ una manovra rischiosa ma indispensabile: la tessitura dello spazio-tempo, costituita dalle Superstringhe n-dimensionali, si sfalderà per un millesimo di secondo, teletrasportando ciò che vi si cela oltre.”
 
“E come fate a sapere che ci sia davvero qualcuno ad attenderci, la dietro?!”
 
“Perché così è scritto nei Rotoli.”
L’inespressiva riposta di Gendo Ikari stroncò sul nascere qualsiasi altra contestazione.
 
“Stando alle previsioni,” – riprese la Akagi – “i Varchi dovrebbero essere tre in totale. Uno sulla Terra e due tra l’orbita Terrestre e i successivi cento kilometri. A causa di questa distanza…la NERV si servirà di un’astronave.”
 
Un vociare più forte degli altri si sollevò dalla platea:
“Sentito?! Un’astronave!”
“Chissà dove la tengono nascosta!”
“Andremo nello Spazio?”
 
“Ma per far questo…” – intervenne Misato – “…dovremmo selezionare il personale. Visti i tempi fin troppo ristretti, ci siamo presi la briga di stilare una lista dell’equipaggio in anticipo, che vi verrà comunicata nelle prossime ore. Ci scusiamo per l’urgenza.”
 
“Ma insomma, perché tutta questa preparazione?! Entrare in contato con quattro popoli solo per frenare la Luna?! Penso ci dobbiate delle spiegazioni!”
 
Fuyutsuki si avvicinò all’orecchio del suo Comandante:
“Ikari, la situazione è insostenibile: il personale è irrequieto e spaventato. A questo punto credo sia meglio mettere le carte in tavola…”
“Sì…meglio così.”
 
Gendo si avvicinò al bordo dell’ampio palco oratorio:
“E’ con rammarico che vi comunico…che le nostre guerre non sono ancora terminate. Sebbene gli Angeli Maggiori siano stati annientati, esistono altre forme di vita ostili, nel Multiverso. Hanno nomi differenti: chi vi si riferisce con il nome di ‘demoni’; chi ‘Angeli delle Tenebre’; altri testi li descrivono solo come ‘Antichi Mostri delle Stelle’…i Necronomicon azzardano anche un nome: Mugann. Ma qualunque sia l’appellativo ad essi attribuito…restano pur sempre i nostri nemici. Quattro mesi fa, l’Angelo Tomah…meglio noto come Lucifero…ha occultato due dei nostri Eva. La Guerra per l’estinzione della razza umana è ancora alle sue prime battute.”
“MA ISOMMA!!!” – gridò Thomas, scattando in piedi – “Quanti altri Angeli o roba simile dovremmo far fuori? I genitori degli Angeli?! I nonni degli Angeli?! Dobbiamo forse sterminare un’intera famiglia di mostri?!?!”
 
“Tutto questo è già stato scritto, ragazzino. Noi non possiamo fare altro che attenerci al copione…”
 
“NO, NON E’ “VERO!!!” – si oppose il tredicenne, con tutte le forze.
Dal canto suo, Alexander gli afferrò un braccio, cercando di trattenerlo:
“Gnaisenau, ora basta! Così finirai solo per…!”
“LASCIAMI! Naruto aveva ragione: siete solo dei presuntuosi! Ve ne state lì a dare ordini mentre noi ci facciamo ammazzare…e siamo SOLI!”
Gli occhi gli si riempirono di lacrime…mentre la voce si spezzò e frammentò.
 
Misato sentì morirsi in gola il cuore.
Tuttavia…
 
“E’ solo questo il problema?” – chiese con fastidiosa noncuranza il Comandante della NERV.
 
“Cosa…?” – boccheggiò il pilota dell’Unit 02, attonito dalla domanda.
 
“Se il tuo problema è solo l’infantile paura di essere l’unico a combattere, posso cogliere l’occasione per presentarvi qualcuno…”
Si volse alle sue spalle:
“Prego…ora potete entrare.”
 
Scostando le tende del palco-conferenze, tre giovani fecero capolino:
Al centro del trio, sprezzante e a testa alta, una ragazza di circa diciassette anni si fermò a gambe larghe; i capelli raccolti in due ciocche ‘bunny’ e tenuti insieme da due piccoli diademi d’interfaccia rossi.
Alla sua destra, un ragazzo dai capelli corti e scurissimi – eccezion fatta per un piccolo codino alla base del collo – prese posto sul palco, timidamente.
A sinistra, una bella e slanciata ragazza della stessa età si fermò con grazia, aggiustando con una mano i corti capelli celesti sopra l’orecchio.
 
Il Capitano Katsuragi tentò di rimanere impassibile, per quanto difficile.
Fuyutsuki si passò una mano tra i curati capelli d’argento:
“Dopo tre anni…i ‘soggetti qualificati’ sono tutti riuniti.”
 
“E’ con piacere che vi presento…Rei Ayanami, Asuka Soryu Langley e...” – l’ Uomo con gli Occhiali indugiò un poco sull’ultimo nome, quasi ne provasse disgusto – “…Shinji Ikari. Loro sono…


 

i piloti dei primi Evangelion mai costruiti dall’Umanità!”
 

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Capitolo 2
*** Giorno 1 (Atto II) : Fly Me To The Moon – Il Ragazzo disceso dalla Luna ***


Giorno 1 (Atto II):
Fly Me To The Moon– Il Ragazzo disceso dalla Luna

 
“MOSTRIAMO LORO IL POTERE DELLA FRATERNITY!”
 
Le vetrate-schermi del Ponte di Comando si rivestirono di proiezioni e grafici luminosi.
Un ologramma blu si estese orizzontalmente nella sala, riproducendo la circostante mappatura stellare.
 
L’operatrice bionda di nome ‘Maggie’ si calcò sull’orecchio il suo auricolare:
“Configurazione da battaglia n.23! Cinque navi di classe ‘Exelion’ disponibili, quattro ‘Luxion’ e otto ‘Yamato’! Vascello ‘Ifrit’: armamento completato!”
 
L’Ammiraglio le si avvicinò:
“Apri varchi di distacco; estendi flap e pinne direzionali. Arresto momentaneo dei motori a degenerazione: congelate l’ALL-SPARK fino a nuovo ordine. Energia principale all’armamento della Nave Madre.”
Roger!”
 
“Il numero dei nemici?” – domandò il Generale, attraversando l’immenso ologramma.
 
“Circa 100.000! Si avvicinano rapidamente: meno di cento kilometri ed entreranno nel nostro raggio d’azione!” – ripose il corpulento Zack.
 
Che coooooosa?!?!” – boccheggiò Kittan – “Ehi, contro quante bestiacce dobbiamo vedercela?!”
 
“Per il momento, voi non dovete vedervela con nessuno.” – ribadì Ivankov –“Al resto penseremo noi.”
 
Witwicky sorrise leggermente sotto l’ampio bavero della giacca militare:
“Nemmeno molti, in fondo…”
Infine ordinò al ragazzo più snello:
“Mark, passami il Capitano Lennox.”
 
Una collegamento video si aprì avanti a lui.
Un militare in una complicata tuta aviaria dal volto virile ma sorridente mostrò un segno a ‘V’ con le dita, sul monitor:
“Ehilà, Sam! Tutto ok?! Qui pronti e scattanti!”
 
L’altro tentò di mantenere un contegno:
“Perfettamente, Will. E’ richiesto il dispiego della squadra ‘Valkyrie’; pensi di poter guidare l’offensiva leggera?”
“Certo, per chi mi hai preso?!” – esultò, sprezzante – “Sembra che sia ora di sgranchirci le cloche! Qui Capitano William Lennox: inizio disposizioni per il decollo! Passo e chiudo!”
Il video terminò.
 
Il Topless di nome ‘Nikolas’ sia avviò verso la paratìa d’accesso al Ponte:
“Finalmente un po’ di sano movimento…”
 
“Non correre, Vacheron.” – lo bloccò Achab – “Non ho dato alcun ordine di sortita: per ora le Buster Machines non escono di qui.”
“Ma come…?!”
 
“Davvero non abbiamo intenzione di utilizzarle?” – l’Ammiraglio in persona sembrava dubbioso.
 
“Ho detto di no: la Flotta da sola basta e avanza. Ed ora esegua, Ammiraglio!”
“Agli ordini…” – l’uomo dovette obbedire, riluttante.
 
 
*   *   *
 
 
Hangar n.115. Contemporaneamente.
 
Il Capitano Lennox si voltò, galvanizzato, verso una numerosa squadra d’assalto, composta esclusivamente da giovani donne poco più che maggiorenni:
“Sentito, bellezze?! Si va’ in scena!”
 
Un coro di esultanza si levò dalle ragazze.
Qualcuna chiese:
“Come procediamo?”
 
Lui sembrava del tutto rilassato, grattandosi la base del collo:
“Oh, niente di particolare, piccola: solita formazione a schema alternato e passa la paura!”
 
Quindi, elettrizzate e sprizzanti energia da tutti i pori, si dispersero nell’enorme sala macchine, raggiungendo gli aerei da combattimento.
 
Lennox salì su un Blackbird nero, indossando il casco.
Chiuse la capotte dell’abitacolo ed impostò la funzione di guida manuale.
Parlò nell’interfono:
“Qui ‘Valkyria VF-001’ – aka: Jetfire – in rampa di lancio!”
 
Con un sibilo, una lunghissima serie di ologrammi dai colori sgargianti delinearono una sorta di pista di decollo, fino a perdersi nello Spazio, oltre il varco d’uscita del Vergil–Exelion.
 
Sorrise, allungando una pacca affettuosa sulla cloche:
“Coraggio, vecchio rottame! Squadra ‘Valkyrie’ pronta all’uscita immediata! JetfireHASHIN!”
 
Con un’accelerazione sorprendente, i reattori del velivolo avvamparono, repellendo l’aereo nero lungo la pista di decollo.
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Nella porzione inferiore, irta di enormi palazzi pensili, si schiusero colossali battenti e boccaporti.
Lentamente, cinque navi lunghe oltre tredici kilometri dagli scafi triangolari si adagiarono nello Spazio puntellato di stelle, librandosi incredibilmente leggere.
Sulla fiancata laterale, la dicitura: EXELION.class
 
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Dalle infra-strutture anteriori del Vergil-Exelion, ora in divisione (rivelando degli enormi condotti di espulsione), si allungarono le sagome bombate di otto Corazzate a degenerazione; le prue metalliche (contrassegnate: Space Battleship YAMATO;ver.17) terminanti in ampie bocche da fuoco nucleare.
 
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Quattro lunghi portelloni si sollevarono dalle Exelion minori, lasciando decollare altrettante Luxion, simili a complicati razzi stratosferici.
 
Infine, dalla città-fortezza posta al centro della Nave Madre, si distaccò un quartiere differente, assumendo in breve una forma possente ed estesa:
 
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*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Lancio delle navi completato!” – confermò Maggie.
 
Mark portò i dati in sovrimpressione:
“I motori a degenerazione degli Exelion sono a pieno regime; proiettori a fasci laser in funzione! Reattori ad ALL-SPARK delle Yamato in standby! Campi di Fase delle Luxion fuori servizio! Ifrit equipaggiata con i missili ‘Californium’!”
 
“L’attuale distanza del nemico?” – domandò il Generale.
 
“30,9 secondi-luce!”
 
“A tutte le Yamato!” – ordinò il l’Ammiraglio Colonnello – “Lancio dei siluri deflettori a lungo raggio! Gittata: 20,5 secondi-luce! Distensione della ‘Linea Maginot’!”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Una sezione della copertura rinforzata delle Corazzate si scoprì, espellendo ciascuna sei grandi torpedini dalle lunghe scie luminose.
 
Raggiunta la distanza appropriata, esplosero in quarantotto ampie barriere circolari al plasma.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Barriera anti-Space Monster estesa!”
 
Misato spostò lo sguardo dal gruppo di luci rosse in lontananza alle navi da guerra:
“Davvero impressionante…un sistema difensivo anti-intrusione! Ma come pensate di poter attaccare, sigillati dalle vostre stesse barriere?”
 
“Di questo non deve preoccuparsi, Capitano Katsuragi.” – asserì il Generale – “I nostri cannoni ad Onde Moventi possono oltrepassarle senza comprometterne il mantenimento.”
 
Onde Moventi, dite?” – Ritsuko lo squadrò, a metà via tra l’interesse scientifico e lo scetticismo – “Intendete dire la compressione inerziale dei tachioni in energia luminosa? Riuscite ad eseguirla anche in assenza di sub-spazio rallentato?!”
 
Samuel Witwicky le rivolse un’occhiata sarcastica:
“Mi piacerebbe mostrarle l’utilizzo. Credo che questa battaglia durerà ancora poco…”
Poi si voltò verso gli operatori bellici di Primo Grado:
“Stabilire contatto nella Camera di Fermi: rimozione degli inibitori nucleici! Cannoni ad Onde Moventi…FUOCO!”
 
 
*   *   *
 
 
Nelle profonde bocche da fuoco delle Yamato baluginarono dei lampi di luce azzurra crociforme, emettendo otto potenti raggi nucleari dal bagliore accecante.
I laser viaggiarono nello Spazio sconfinato, attraversando la Linea Maginot e perdendosi nel buio, tra i minuscoli lumicini nemici.
Le scie azzurre si concentrarono in punto, poi si estinsero.
Con uno sfolgorio stellare, una sfera di luce bluastra esplose all’orizzonte, spandendo l’onda d’urto come una Supernova.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“COLPITI!” – esultò Hatori.
 
Presagendo una contro-offensiva, il Vicecomandante Rossiu Adai si morse gridò:
“NO, VI SBAGLIATE! ERA UNA TRAPPOLA!”
 
 
*   *   *
 
 
Dissipando nello spostamento la nube nucleare, un gruppo di enormi creature dalle forme affusolate sfrecciò in direzione della Flotta, fulminei.
 
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Come migliaia di mortali aculei, la moltitudine aliena si scontrò veementemente contro le barriere al plasma.
Presto, quattro scudi cedettero, lasciando che i Mostri schizzassero oltre, piantandosi in due Yamato e sfiorando di striscio le carene delle altre navi, Vergil-Exelion compreso.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Non è possibile!” – gridò qualcuno – “Sono ancora integri!”
 
“Due Corazzate pesantemente danneggiate e le altre sono sotto assedio! Impossibile alzare la barriera del Vergil-Exelion: la loro velocità supera quella dei nostri generatori! Integrità dello scafo 99,5%!”
 
“Confermata natura nemica: prevalenza di Mostri di tipo ‘Phalaric’ e ‘Narvalium’! Presenza di sotto-unità macro-coloniali!”
 
Maya Ibuki, seduta ad una postazione di riserva, notò uno sciame di Mostri differenti, dall’aspetto vagamente vegetale o entomoforme affollarsi sulle difese, respirando in modo orribile.
Si portò una mano alla bocca, evitando un conato di vomito.
 
“Bastardi…!” – sibilò il Generale; gridando freneticamente – “FUOCO! FUOCO! A tutte le navi: SPAZZATELI VIA!!”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Sulle sponde delle carene delle navi di classe ‘Exelion’ si spalancarono le sicure di migliaia di lenti ottiche rosse.
Con un sibilo, lo spropositato numero di proiettori si attivò in sequenza, emettendo un’interminabile pioggia di laser orizzontali.
Diverse migliaia di Mostri vennero costretti a retrocedere.
Altrettanti si disintegrarono in un pandemonio di esplosioni circolari.
 
Senza soluzione di tregua, i mortai semoventi delle Corazzate sfogarono il loro arsenale verso la mostruosa mandria delle stelle, mentre chilometriche creature dalle membra longilinee sfrecciavano in direzioni opposte, creando una serie di confusionari anelli-stormi.
 
Le torrette catalizzatrici della Ifrit si rivestirono di un lume soffuso, mentre la bocca centrale si elettrificò, calando improvvisamente ed espellendo una gigantesca testata al Californio.
La torpedine si allontanò verso un gruppo più denso, esplodendo in una sfera luminosa di grandi proporzioni.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Circa 10.000 nemici abbattuti! Impossibile calcolare con esattezza la corrispondenza di movimento!”
 
Dayakka si fece avanti, indignato:
“Per quanto  potenti, le vostre navi non dispongono di sufficiente manovrabilità! Non capite che il nemico tenta di prendere tempo per oltrepassare le vostre difese?!”
 
“Non creda di parlare con degli sprovveduti…” – lo redarguì l’Ammiraglio – “…si limiti a guardare le nostre Valkyrie!”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Dal ventre di una Yamato, si allungò nel vuoto un ologramma direzionale di decollo.
 
Accompagnati da rombi assordanti, una ventina di aerei a reazione dalle forme avveniristiche si tuffò nel caos allucinogeno, evitando con miracolosa vaporosità la l’intricato ginepraio di scie laser.
 
Un Blackbird eseguì un Arial Ace verticale, avvitandosi su se stesso.
 
Woooohooo!!!” – tripudiò il pilota, rovesciando completamente la cloche di guida – “Dai, dai, DAI!!!”
 
Dei mitragliatori direzionabili scaricarono i proiettili luminosi lungo la traiettoria dell’aeromobile modificato, colpendo di striscio alcune delle creature più grandi.
 
“Allora, ragazze?!” – chiese, più esaltato che preoccupato, il Capitano Lennox – “Non c’è nessuna che mi da un mano?!”
“Eccomi!!” – rispose una ragazza, dall’altra parte dell’interfono, eccitata.
 
Con uno Swift da manuale, un caccia bianco affiancò il bombardiere nero, tracciando il percorso con le scie direzionali al fosforo.
 
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Sganciò uno dei quattro siluri termosensibili, colpendo in pieno un Mostro dalle sembianze informi.
 
“Oh, eri proprio quella di cui avevo bisogno, Sheryl!” – la elogiò Will, sorridendole sornione.
Nel video di collegamento, la giovane pilota dai capelli biondi gli strizzò l’occhio:
“Come posso stare senza di lei, Capitano?”
Una finestra di dialogo si aprì a fianco; una ragazza dai capelli ricci e rossi fece un’infantile faccia offesa:
“E a me non dice nulla?”
“Oh, ma certo! Non posso fare a meno di nessuna di voi, bellezze!”
Lei ricambiò il sorriso, avvicinando presuntuosa il seno allo schermo:
“Oh, allora stia a vedere! Kiss-kiss!!”
 
La Valkyria dall’intelaiatura rossa si distaccò dalle altre due.
 
Lui scosse al testa, divertito:
“Già mi machi, piccola!”
 
L’areo acrobatico rosa volò in direzione di un Narvalium, puntandolo.
Il mostruoso cetaceo spaziale aprì la sua enorme e ripugnante bocca, inghiottendolo.
 
Sembrò rallentare…poi delle grosse protuberanze gonfiarono rapidamente il suo corpo, finché non esplose in un mare di fiamme.
La VF-005 riemerse dalle vampe in via di estinzione nel vuoto.
La ragazza sollevò un pollice, eccitata.
 
Un branco di piccoli Mostri simili a ragni vegetali si aggrapparono al Blackbird, distogliendolo dalla sua gittata.
 
“Giù le zampe dal mio adorato ferro vecchio, dannate bestiacce!” – imprecò Lennox – “Jetfire: avvio trasformazione!”
 
Centrifugando e spazzando un raggio di circa un kilometro, l’aereo nero disarcionò i parassiti, mutando progressivamente forma fino ad assumere una silhouette più umanoide.
 
Il mecha ibrido divaricò braccia e gambe, mentre le coperture protettive si sollevarono, rivelando una minacciosa batteria di siluri.
 
L’uomo alla guida schiacciò un pungo sulla plancia digitale:
“VAI CON UN PO’ ‘CLUSTER RAIN’!”
 
Un centinaio di razzi venne meccanicamente espulso con una densa nube, sciamando tra le schiere nemiche, seguito da intrecciate scie di fumo.
 
Una reazione a catena di esplosioni spazzò via una grande quantità di Mostri Spaziali.
 
Le altre Valkyrie lo imitarono, mutando configurazione.
Imbracciando dei fucili nascosti, i robot-caccia scaricarono più della metà delle munizioni disponibili contro la flotta di Mostri Spaziali, sciamando e piroettando tra i fasci laser delle Exelion e delle Yamato.
 
Quattro Luxion si distanziarono in formazione quadrangolare, generando un campo inerziale elettromagnetico.
Cinquecento alieni s’immobilizzarono improvvisamente, imprigionati nella trappola.
Infine, la Valkyria soprannominata ‘Jetfire’ impugnò un lungo fucile ad interfaccia diretta, caricandolo.
 
Cannone ad Accelerazione Lineare, set-on!” – il pilota della VF-001 si calò sugli occhi un visore di precisione – “ASSAGGIATE QUESTO, ‘RIFIUTI SPAZIALI’!”
 
Un potente raggio di energia scarlatta si allungò dalla gola dell’arma, trapassando una ventina di Mostri e causando un’esplosione collettiva.
 
Ansimando, Lennox si voltò indietro:
Molte migliaia di nemici affollavano ancora lo Spazio circostante.
Centinaia di kilometri più in basso, la Terra riposava placidamente, costeggiata dalla pallida Luna, ad essa pericolosamente prossima.
 
Un video al fianco del Capitano riprese una delle sue sottoposte disperarsi affaticata:
“E’ inutile! Sono troppi per affrontarli da soli!”
“Già…” – si morse un labbro – “…sembra che non sortiscano alcun effetto collaterale da questo Universo!”
Trattenne un tasto, rivolgendosi al Ponte di Comando:
“Qui non va affatto bene! Non possiamo cavarcela in queste condizioni, dove sono le Buster Machines?!”
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Quelle bambole meccaniche non faranno un solo passo, oltre questa nave!” – rispose bruscamente il Generale Ivankov.
 
Una ragazza esotica, dai corti capelli insolitamente chiari, protestò, livida in volto:
“Ma non è giusto! Lei non può mettere a rischio la vita di tutti coloro che sono in campo solo per i suoi rancori verso la FRATERNITY! La Flotta di Difesa contro i Mostri Spaziali non è sufficientemente preparata, per sconfiggerli da so…!”
 
“Principessa Mellk Mal, non osi rivolgersi a me con questi toni! E se proverà a tirarmi uno dei suoi scherzetti con la n.19 mi preoccuperò di fargliela pagare molto cara!”
 
Il ragazzo dai capelli rossicci chiamato ‘Apollo’ sussurrò sarcastico alle orecchie di una coetanea in uniforme rosa:
“Ehi, Silvia, ha detto ‘principessa’! Mi sa che hai perso l’esclusiva…”
Lei trattenne l’istinto di colpirlo con un pugno:
“Sta’ zitto, razza di barbone!”
 
Un giovane Topless dai capelli nocciola mise una mano sulla spalla della compagna:
“Sta’ calma, Lar’C…è inutile discutere con lui.”
Poi, il ragazzo rivolse un’occhiata allusiva all’Ammiraglio.
Di risposta, l’uomo tentò di evitare lo sguardo.
Quindi si schiarì la voce:
“Ad essere sincero, Generale, anch’io ritengo più appropriato inviare le Buster Machines. Dato il numero relativamente esiguo di nemici ed il loro armamento, riusciremo…”
 
“Ora non si ci metta anche lei!” – lo redarguì severamente il suo superiore.
 
“Ma l’Ammiraglio ha ragione!” – si oppose Hyuga, sebbene non avesse la competenza tecnica adeguata – “E’ un fatto incontestabile!”
 
Ivankov si voltò verso l’operatore della NERV – il volto stravolto dalla rabbia – tuonando:
“INSOMMA, HO DETTO DI NO!!!”
 
Poi, con uno spostamento d’ria tale da far tremare l’intera sala, un Mostro Spaziale passò innanzi alla vetrata principale.
Il suo enorme e folle occhio rosso fissò il personale.
 
I presenti rimasero sgomenti, paralizzati dall’orrore.
 
Poi, repentino, oltrepassò il Vergil-Exelion, perdendosi nuovamente tra la mischia.
 
Boccheggiante e sconvolto, il Generale Achab ‘Hatori’ Ivankov cadde a peso morto su una sedia.
Faticando a contenere i nervi e le mascelle, ansimò:
“Le B-Buster Machines…Witwicky, le ordino di inviare quelle dannate Buster Machines in meno di tre minuti! SI SBRIGHI!!!”
 
Lui sospirò a metà tra il rassegnato ed il sottilmente divertito.
Poi si voltò verso il gruppo di ragazzi e ragazze in una delle piattaforme inferiori della sala:
“E va bene! A tutti i Topless: raggiungere le Gabbie Contenitive! Lancio di tutte le Buster Machines disponibili!”
 
“Era ora…!”
“Finalmente…!”
“Ogni tanto, qualcuno che ne capisce, di strategie…!”
“Oggi voglio vedere quanti ne faccio fuori…!”
Esultanti, la squadra dagli abiti colorati si disperse negli innumerevoli passaggi d’uscita.
 
Lar’C e Nono si avvicinarono all’uomo in divisa nera e arancio.
La ragazzina dai capelli rosa lo supplicò in ginocchio, teatrale:
“La prego, Coach! Anche Nono vuole combattere! Lo sa anche lei, che Nono è una Bus..”
“Sta zitta!” – l’amica le tappò la bocca con una mano – “Cerca di non parlare di certe cose d’avanti a gli altri! E poi, smettila di chiamare il Colonnello con quel ridicolo nomignolo!”
La ‘Signorina’ si impose con tutte le sue forze:
“Signore, mi lasci scendere in battaglia con Dix-Neuf, sono ancora in grado di pilotarlo! Basterebbe la sua approvazione e nemmeno Hatori potrebbe opporsi!”
Lui abbassò lo sguardo:
“Mi spiace, Lar’C…ma nessuna di voi due prenderà parte a questo scontro. Nono è inesperta e tu…comunque sia, gli ordini sono ordini! Per oggi dovrete attendere…”
 
Loro chinarono il capo, rassegnate.
 
Infine, il Topless dai capelli biondo cenere affiancò l’uomo, guardando oltre:
“Così oggi mi permetti di scendere in campo? Ti stai ammorbidendo, per caso?”
Lui ingoiò un groppo alla gola, rispondendo seccato:
“Cerca solo di non deludermi, Ryan.”
“E dai, non fare tanto il suscettibile, fratellone!” – lo schernì; poi strinse un pugno, determinato – “Sta’ tranquillo…non lo farò!”
“…”
 
 
*   *   *
 
 
Tre minuti dopo. Esterno.
 
Una delle Valkyrie si ritirò verso la Nave Madre, estroflettendo le gambe meccaniche ripiegate sotto la corazza aerea e diminuendo di velocità.
Poi, il sibilo di un portellone d’uscita la invitò a voltarsi.
 
Un sorriso di gioia e sollievo si dipinse sul volto della pilota, alla vista di ciò che stava emergendo dalla piattaforma di lancio.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
Gnaisenau appiattì il naso contro una delle vetrate a muro del Ponte, chiedendo più sbalordito che curioso:
“E quello che diavolo è?!”
Berry lo affiancò, scostandogli bruscamente la faccia con un gomito, entusiasta:
“Quella è la Buster Machine del Signorino Nikolas! E’ Vingt-Sept [van-sept]!”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
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Lentamente un mecha dalla corporatura longilinea emerse dalla copertura del Vergil-Exelion, tra i fumi d’emissione; due grandi ali digitiformi venivano sbattute continuamente, mentre dei sensori di movimenti ammiccavano come occhi lungo esse.
 
Il pilota, nell’abitacolo a Zero-G, il giovane pilota sorrise, posizionando sulla fronte una sorta di adesivo magnetico bianco:
“Qui Nikolas Vacheron: BM n.27, in uscita!”
 
Da una zona più lontana si avvicinò in volata un’Unità nera; due lunghe ali stilizzate tese dietro di sé; un lungo visore rosso illuminato:
La BM si arrestò accanto alla prima; il Topless si passò con disinvoltura una mano tra i setosi capelli corvini:
Soixante-Douze (soisan-dus) in posizione! Nome in codice alternativo: Griffon! Exotic Manoeuvre [exotic-manovr] attualmente fuori servizio!”
Una video circolare si aprì al fianco del ragazzo:
“Ehi, Lulù, vediamo quanti ne facciamo fuori, oggi?”
“Ti ho già detto di non chiamarmi con quel nomignolo odioso, Vacheron!” – si indispettì il pilota della n.72; poi incurvò le labbra in una smorfia di complice sfida – “Tuttavia…prego, dopo di te…‘Nik’.”
“Ah…” – sospirò l’amico, segretamente eccitato da quell’invito – “…e va bene. Allora...diamo una bella scossa alla serata, Vingt-Sept!”
 
Avvolgendosi in un nugolo di scintillii, la BM bianca decollò rapidamente, roteando vorticosamente.
 
Scivolando sublime tra i fuochi incrociati, strinse a se le ali presili, poi le li ridistese, scagliando una pioggia di affilati proiettili, simili a stelle.
 
Gli shuriken meccanici si conficcarono con forza nei corpi di decine di Mostri, detonando come bombe e spazzando via oltre cinquecento avversari.
 
“Allora, Lulù, che ne dici?!”
 
Tsk! Nella norma…” – lo schernì – “...ma ora guarda un professionista!”
 
Soixante-Douze lo superò in volata, protraendo le dita meccaniche artigliate.
 
BUSTER…CLAW!”
 
Con un gesto del polso, il robot nero tracciò quattro lunghe scie luminose, simili a sferzate.
Le tracce si allontanarono verso il branco di alieni, espandendosi e polverizzandone il doppio del collega.
 
“Decisamente ad un altro livello…” – Ramperouge accavallò una gamba sullo scomodo sedile di guida.
 
Poi, le Unità dovettero scansarsi, mentre un raggio di energia celeste saettò nell’etere.
 
“Ehi, era ora che ti facessi vedere, Tycho! Cominciavo a pensare che ti fossa persa…” – sogghignò Vacheron, incrociando due braccia dietro le testa.
 
“Smettila di fare il cretino, Nikolas!” – lo redarguì la voce di una bambina, all’altoparlante – “Piuttosto, spostatevi di lì se non volete venire freddati!”
 
In lontananza, una Buster Machine rosata piroettò tra bagliori luminescenti.
 
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La giovanissima Topless dai capelli lilla – raccolti in due ciocche – addentò con foga un lecca-lecca, liberando la mani per la guida:
“Tycho Science e Quatre-Vingt-Dix [catr-van-dis] presenti sul campo! Buster Machinen.90: Exotic Manoeuvre!”
Dalla fronte della ragazzina si allungarono dei raggi accecanti.
 
Una sfera di luce si materializzò sopra la BM.
 
“Temperatura di Depressione Glaciale: -1.0000 di gradi! Velocità di fuga: 300.000 km/s! Buster…”
 
La porzione fontale dell’armatura della Macchina Combattente dalle forme femminili si spalancò; la gigantessa meccanica estrasse una sorta di stecca.
 
“…Doppler…”
 
Il curioso oggetto si dispiegò in un’ampia racchetta.
 
“…SMASH!!!”
 
La n.90 colpì con quanta più forza possibile la sfera di energia gelida, generando una reazione a freddo.
Il raggio azzurro viaggiò per kilometri, quadruplicandosi poi in altrettante scie.
Secondo il senso del moto, i fasci a velocità luce si tinsero di blu e rosso, sotto la riflessione della Costante Doppler.
Le quattro code di luce si dispersero tra la moltitudine, esplodendo poi in altrettante comete.
 
Tycho incrociò le braccia, soddisfatta:
“E con questo fanno ben 1.320! Mi spiace, maschietti, ma noi ragazze spacchiamo!”
 
Distante decine di kilometri, un’enorme BM verde dalla corazza spessa – le gambe e le braccia ridotte solo a quattro enormi, larghi cannoni – e dalle corna ricurve (dipartenti da una solida e compatta maschera dorata) si voltò intorno, goffamente.
 
Sparse ovunque, le innumerevoli e variopinte Buster Machines della FRATERNITY combattevano senza soluzione di tregua, sfoderando le loro armi migliori ed abbattendo centinaia di nemici ad ogni colpo.
 
Al suo interno, il giovane Ryan dovette allargarsi il colletto della sua divisa Topless per respirare meglio, mentre una goccia di sudore gli imperlò la tempia:
“E così…tutti si stanno divertendo un mondo, eh? Begli amici a lasciarmi qui tutto solo!”
Sospirò, tentando di rilassarsi:
“D’altronde, devo dimostrare al fratellone di sapermela cavare per conto mio, giusto? Bene, Soixante-Six [soisan-sis]! Active Inertia Canceller: apertura!”
Il ragazzo strappò dalla fonte il Topless Seal adesivo, liberando i raggi di luce.
 
Dal corpo dell’enorme robot, si estese una sfera di sub-spazio dai colori iridescenti, avvolgendo l’area circostante.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Rilevata reazione Topless!” – annunciò Maggie- “Si avvertono distorsioni nella continuità temporale!”
 
“Le Unità più veloci ed i nemici sembrano rallentare…” – notò Dayakka.
 
“La Soppressione Inerziale dello Spazio sta venendo violata tramite un rapporto inversamente-proporzionale…” – mormorò Ritsuko, affascinata.
 
“E’ l’Exotic Manoeuvre di Ryan!” – esclamò Lar’C, arrossendo compiaciuta.
 
Witwicky afferrò un auricolare, intimando inquieto:
“N.66 ti ordino di annullare la Manovra: rischierai solo di rallentare i tuoi compagni!”
 
“Non ci penso nemmeno!” – ripose l’altro, sprezzante – “Avevi detto che volevi vedermi in azione, allora sta’ a guardare!”
 
“Ma così…!”
 
“Li farò fuori tutti!”
 
L’Ammiraglio perse la sua proverbiale pazienza:
“RYAN, DANNAZIONE, ASCOLTA QUELLO CHE TI DICO!!!”
 
Per riposta, il pilota gli chiuse la comunicazione in faccia.
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Muovendosi ora con estrema agilità, l’imponente Buster Machine oltrepassò un schiera di Mostri Spaziali quasi immobili, bombardandoli con una possente serie di colpi esplosivi, mitragliati dalle braccia cave.
 
Scivolò nell’aria, evitando Vingt-Sept di un soffio, ed eseguì un calcio circolare con le tozze appendici.
Invece di urtare direttamente il mostro innanzi a lui, la bocca da fuoco posta sotto la gamba vomitò un raggio di grande diametro, vaporizzandolo.
 
Il sellino di guida giroscopico della n.66 si voltò completamente, mentre il ragazzo esultò:
“Evvai! Con questo sono 200!”
 
Poi, qualcosa lo costrinse a sgranare gli occhi, atterrito:
Un Mostro di classe Orcha, notoriamente più lento, viaggiava a velocità prossime a quelle del suono, sotto l’influsso dell’A.I.C.
 
La BM venne investita in pieno, scaraventata in lontananza.
L’effetto della Manovra terminò, permettendo a tutte le truppe restanti di riprendere la loro frenetica battaglia.
 
Ora schiantato su un Exelion, sebbene ancora integro, Ryan si massaggiò la testa:
“Ahia, che male! Ok, d’accordo…forse è meglio lasciar fare il resto agli altri!”
 
Infine, le BM dalle cifre invertite si affiancarono schiena a schiena.
 
“Ne rimangono solo 10.000…” – ansimò Nikolas – “…cerchiamo di sbrigarci!”
“Come vuoi…” – sull’occhio del giovane Lelouch si aprì una figura stilizzata simile ad un uccello dalle ali spiegate – “…ma cerca di non intralciarmi, Vacheron!”
 
I due eleganti colossi bio-meccanici salirono di quota.
Vingt-Sept, impugnando le else tanto con le mani principale quanto con le estroflessioni delle ali, sfoderò due lunghe e taglienti spade Avenger, producendo delle piccole scintille all’estrazione dal fodero.
Gli artigli del Soixante-Douze si allungarono, ravvivandosi di una lugubre luminosità violacea.
 
Spinsero le leve di accensione:
DOUBLE…
 
S’immersero nell’ara bellica, prestando attenzione a mantenere la giusta vicinanza, senza ostacolarsi a vicenda.
 
…BUSTER…
 
Oltrepassarono l’intera moltitudine nemica.
 
…SLASHER!!!!”
 
La n.27 si arrestò bruscamente, derapando sulla carena di una Yamato; la n.72 planò delicatamente, imponendo i palmi sui fianchi.
 
Sei lunghissimi tagli luminosi si aprirono nello Spazio, mentre ciò che rimaneva dell’invasione aliena esplose in un’apoteosi abbagliante di fiamme.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Incredibile…ci sono riusciti!” – ansimò una ragazzina dagli occhiali tondi, nel gruppo della DEAVA.
 
Nemmeno la spavalda Asuka riuscì a trattenere lo stupore:
“Sono davvero imbattibili…”
 
Per qualche motivo, nessuno dei presenti esultò.
 
Lar’C cadde sulle ginocchia, la bocca in un fremito incontrollato:
“No…guardate…”
 
Il megaschermo principale si affollò di piccoli punti luminosi rossi; dei dati di fluttuazione generica scorsero rapidamente in sovrimpressione, confondendo la vista.
 
Fudo si tirò indietro sulla sedia, abbassando il capo:
“Dunque…non siamo stati in grado di annientarli.”
 
Hatori portò un mano alla gola, quasi per riprendere fiato:
“Non è possibile…s-stanno…”
 
“…aprendo dei WARP!”        - fu Leeron, per una volta privo del suo umorismo, a terminare la frase.
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Migliaia di flash bianchi accesero l’orizzonte, trasportando enormi, lente e deformi creature nell’Universo.
 
Tycho, nella sua cabina, lasciò cadere il dolcetto, esausta:
“Non ci credo…”
 
Qualche Topless gridò d’orrore, imprecando verso le nuove minacce.
 
Ramperouge rimase immobile ed inorridito…mentre un orribile Mostro Spaziale volò a velocità-luce verso la sua Buster Machine, spalancando le fauci.
 
 
*   *   *
 
 
Dieci minuti prima. Luogo sconosciuto. Universo sconosciuto.
 
L’evanescente Angelo delle Tenebre tracciò un piccolo cerchio nel vuoto, con l’indice.
Una distorsione spaziale mostrò un campo di battaglia orbitale.
Fiamme divampanti nel Vuoto.
Mostri di Stelle e Universi remoti.
Macchine Combattenticostruite dall’Umanità: semplice, pavida, stolta Umanità.
 
“Gli Antichi Abitanti delle Stelle sono così violenti…e privi di senno.” – sussurrò l’Angelo Infernale – “Tuttavia…è proprio per questa loro mancanza che possono essere definiti ‘superiori’, poiché l’umana natura è per sua definizione travagliata dalle sofferenze e da sentimenti terreni ed evanescenti…”
 
“Gli umani sono strani esseri.” – replicò un maggiordomo in nero, alle sue spalle – “Si preoccupano e si infervorano per gli altri, anche se a mala pena riescono a badare a sé stessi.”
 
Tomah si voltò, sorridente ed allusivo:
“Non tutti saranno così. E’ ora di ridestare il vero Evangelion e di liberare infine dall’oscurità…la Sala del GAF.”
 
 
*   *   *
 
 
Contemporaneamente. Base Tabgha. Mare della Tranquillità. Luna.
 
In lontananza, nello Spazio silente e nero, una nave di proporzioni incalcolabili galleggiava muta, attorniata da esplosioni e baluginanti fasci di luce colorata.
 
In una profonda fossa del terreno immacolato, un gigante dall’armatura blu giace placidamente…aspettando il risveglio del suo padrone.
 
 
*   *   *
 
 
Proiezione psico-grafica. Luogo e ora indicativi.
Soggetto in questione: Naruto Uzumaki.
 
Lui apre gli occhi, lentamente, serenamente…in quel mondo di luce bianca e riposante.
 
“Dopo tanto tempo…sono nuovamente sveglio.” – sussurra – “Ma è corretto pronunciare tale affermazione, se non si è nemmeno certi di esistere a questo mondo?”
 
“Esisti nel momento in cui decidi di esistere.” – riecheggia la voce calda e paterna di un uomo.
 
“Il tuo intero mondo esiste in tal senso.” – fa eco una dolce voce di madre.
 
“Il mio mondo…se desiderassi di viverlo nuovamente, ciò accadrebbe?” – chiede il ragazzo.
 
“Ciò sarebbe contemplato nel tuo animo. Se il tuo animo non ti tradisse, allora sarebbe possibile stabilirne la concretezza.” – precisa quella voce che sa di ‘papà’.
 
“La concretezza porta al Materialismo. Il Materialismo alla possibilità; quest’ultima alla capacità di realizzare. Ma ciò non può accadere se il tuo animo non si estende all’Universo ed all’intero Creato; poiché soltanto considerando il proprio Essere come parte di esso e viceversa si può aprire l’Inviolabile Barriera del Cuore. Tale sarebbe la volontà.”
 
Barriera del Cuore, Barriera dell’Animo.” – ripete il ragazzino, lentamente – “Il mio Cuore: l’Anima. La sua Barriera: L’A.T.Field. La capacità di estenderlo: la volontà. Ma posso trovare la forza di desiderare, se non trovo la forza per muovermi?”
 
“Cosa ti fa muovere?”
“L’Amore.”
“Dove hai trovato l’Amore?”
“Sulla Terra. Tra gli amici.”
“Amici…” – ripete la donna – “…li ami?”
“Sì.”
“Li lasceresti morire?”
“Piuttosto mi sacrificherei io stesso.”
“Dunque vorresti combattere per loro? Morire per loro?”
“Sì, se solo ne avessi la forza.”
“Devi trovarla in te.” – un mano d’uomo si allunga dal vuoto, cingendogli le spalle – “Solo tu hai la chiave per quella porta.”
“Però…io sono così solo!” – si lamenta lui, stringendo nel sogno un pugno - “Se solo avessi qualcuno con me…allora io…”
“Tu non sei mai solo…piccolo mio.” – le braccia di una donna gli accarezzano il viso.
“Mamma…papà…voi siete in me?”
“Ovunque tu vuoi che noi siamo.” – rispondono in coro.
“Allora, per favore…” – fa con più forza – “…aiutatemi! Datemi la vostra forza! La forza di adempiere ai miei desideri!”
“Se continui a chiedere e non a cercare non riuscirai mai a dimostrare il tuo valore, la volontà di avverare un tuo preciso desiderio.” – lo redarguisce affettuosamente l’uomo.
“Però, forse, potrei ancora. Non credo di conoscermi bene, ancora. Ci sono troppe domande tutt’oggi che affollano la mia mente! Vi prego, aiutatemi ancora una volta a rialzarmi in piedi!” – li scongiura, come una bambino che chiede un ultimo giro sulle giostre.
Lo spettro della madre lo stringe al seno, mentre i loro tre corpi bianchi si avvicinano.
Colui Che un Tempo Fu Vivo impone il palmo della mano sul ventre del ragazzo:
“D’accordo. Per quest’ultima volta…romperò il Sigillo.”
Con una breve smorfia di dolore, il ragazzino geme…mentre un complicato intarsio nero si dirama dal suo ombelico.
 
 
*   *   *
 
 
Contemporaneamente. Base Tabgha.
 
Con un leggero sibilo, due sottili cavità oculari si ravvivano sotto il visore ottico del Gigante Lunare.
 
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I possenti blocchi di ancoraggio cigolarono inquietanti, sul punto di frattura.
 
 
*   *   *
 
 
Contemporaneamente. Base Tabgha (Sottosuolo).
 
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In una sala totalmente immersa nel buio, un gigante meccanico galleggia supino, in assenza di gravità; la sua enorme aureola spande un lume soffuso.
 
Con un lieve scalpiccìo, qualcuno avanza su una passerella di ferro traforato, in alto.
 
Completamente nudo, un ragazzo dai capelli striati di cobalto allunga un piede nel vuoto, galleggiando sopra lo sconosciuto Evangelion.
 
“Avanti, forza!” – lo incita, mentre i suoi occhi rilucono di scarlatto – “Il momento promesso è infine giunto! Eva 08…mio fedele servo…è l’ora del nostro Risveglio!”
 
Un plug suit di un blu cianotico si estende dal nulla, in una spirale, fasciando il suo corpo eburneo.
 
Il visore ottico dello 08 lampeggia – accompagnato da un urlo disumano – mentre tutta il Settore esplode in un’accecante luce bianca.
 
 
*   *   *
 
 
Contemporaneamente.
 
Il Mostro Spaziale digrignò i denti, schioccando le fauci.
 
La BM n.72 rimase immobile, mentre le orripilanti zanne del nemico calarono velocemente su di essa.
 
Il pilota si coprì il volto con un braccio, pronto all’ultima sensazione della sua breve esistenza.
 
Eppure…non arrivò.
 
Lelouch aprì gli occhi, lentamente, fissando i video a 360° dell’abitacolo:
 
La creatura si bloccò poco prima di assestare il morso letale, contraendosi in un gesto di dolore lancinante.
Infine esplose in una doccia di sangue e fiamme, trapassata da un fulmine rosso.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Cos’è successo?!” – chiese qualcuno.
 
Un tremore scosse la Sala: un lunga lancia rossa bipunte si era conficcata sulla carena del Vergil-Exelion.
 
L’esperienza accumulata nel tempo rispose ad Asuka:
“Ma quella è…”
 
Misato sgranò gli occhi:
“…la Lancia di Longinus!”
 
Un vociare si levò dal personale.
 
Fudo squadrò di striscio il Comandante della NERV:
“E’ dunque arrivato…?”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
“Guardate lì, sulla Luna!” – gridò la pilota asiatica della Buster Machine n.80
 
Sulla superfice satellitare, due croci gemelle di luce scarlatta si erano issate nel nello Spazio, spandendo l’onda d’urto per l’intera superfice lunare.
 
Poi, un cono di luce discese tra le fazioni opposte, ora arrestate.
Un coro angelico risuonò nel Vuoto, mentre un’Unità di fattura sconosciuta discese dalla Luna stessa; un visore rosso brillò estatico, sotto una piccola aureola.
 
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Una voce di ragazzo si levò dalle corde vocali dell’Eva:
“Ho dormito a lungo; ho sognato a lungo; ho atteso e ho sperato per questo giorno…”
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Ma quella voce…?!” – Thomas sentì mancarsi il terreno sotto i piedi.
 
I presenti rimasero a fissare la scena.
 
Misato sentì quel nome sfuggirle dalle labbra:
“NARUTO!!!”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
 
Nell’Entry Plug dai megaschermi rinnovati, il pilota dai capelli dorati respirò piano:
“…finalmente, non ho più paura.”
Sbarrò le palpebre; le sue iridi si sfumarono nella tonalità più luminosa di azzurro:
“Sono venuto per salvare questo Universo! Vera Macchina Umanoide Multifunzione da Combattimento-Arma Risolutiva per le Battaglie Decisive, Unità Evangelion Mark.06: ATTIVAZIONE!!!”
 
Con uno scatto appena percettibile, l’Unità volò – sospinta da reattori posteriori agli spallacci modificati – oltre la schermagli di Mostri chilometrici.
 
Tycho sbatté le ciglia, confusa:
“Quella non è…una Buster Machine! Da dove diavolo è venuta?!”
 
“Mamma, papà…” – sussurrò entusiasta Naruto, mentre sugli schermi della cabina scorrevano veloci le sagome indistinte di robot, alieni e stelle – “…finalmente ho capito…il VERO significato dell’A.T.Field!”
 
Atterrò sulla Ifrit, mentre la suola delle scarpe dell’Eva sfregò ed infiammò la carena della nave.
Poi si lasciò cadere a peso morto nel vuoto, scivolando miracolosamente illeso tra i proiettili luminosi alieni.
 
“Nemmeno durante il Risveglio dello 01…nemmeno allora ne avevo compreso il senso, accecato dall’egoismo!”
 
Piroettò tra le scie luminose, arrestandosi e portando le mani al visore ottico.
 
Il cuore del ragazzo pulsò all’impazzata, ora colmo di una gioia m ai provata:
“SIETE SEMPRE STATI CON ME!!!”
 
Due lampi chiastici balenarono negli occhi, emettendo due potenti fasci laser rossastri, scomponendo a livello molecolare migliaia di Mostri.
 
“MI AVETE SEMPRE PROTETTO!!!”
 
Cinquecento Narvalium precipitarono dall’alto.
L’aureola luminosa dell’Eva si estese enormemente, trasformandosi in un Wormhole ed inghiottendo gli aggressori istantaneamente, per poi richiudersi.
 
“E NESSUNO POTRA’ TOGLIERMI IL MIO A.T.FIELD!!!”
 
Uno sciame di creature lanciformi si scagliò verso – in confronto – minuscolo Eva.
Una barriera esagonale di dimensioni planetarie si estese innanzi al Mark.06, schermandolo dagli attacchi.
I Mostri cozzarono veemente contro, vaporizzandosi all’urto.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Non è p-possibile…!” – farfugliò Hatori – “C-cosa diavolo abbiamo davanti?!”
 
Accanto a lui, l’Ammiraglio dovette inumidirsi le labbra, seccate dall’ansia:
“Qualunque cosa sia…va oltre ogni nostra immaginazione. Che siano dunque questi…gli Eva?!”
 
Alle spalle del suo Comandante, Fuyutsuki rimase impassibile:
“E così il Progetto per il Perfezionamento dell’Unità 01 è stato terminato: il vero Evangelion, l’Essere Supremo, il Numero della Bestia. Sarebbe questo il Mark.06?”
Ikari, sotto le mani giunte, sorrise avidamente.
 
 
“Circa 20.000 nemici in rotta di collisione!” – la voce trafelata di Zack riportò i preseti con i piedi per terra – “Sono troppo veloci, rischiamo che ci colp…!”
 
 
Un ologramma di fluttuazione si estese al centro della sala: una reazione anti-gravitazionale trovava il Centro sulla punta del Vergil-Exelion.
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Sebbene invisibile paragonato alla titanica mole della Nave Madre, un’Eva dalla complicata e differente Copertura Costrittiva attendeva immobile sul ciglio dello scafo.
 
“Nelle mie ore più buie, non potevo prevedere che la marea avrebbe preso questa piega. Il tempo scivola senza empatia…come ho potuto essere così cieco?”
 
Impose un palmo innanzi, mentre una barriera ectoplasmatica avvolse l’intera Nave Gigante Inter-Galattica.
Il visore ad ancora dell’elmetto vagamente cavalleresco risplendeva intensamente.
 
Il suo giovane pilota portò una mano al viso, perdendo le dita nel mare di capelli corvini e blu; proferì lentamente, quasi un testo a memoria:
“Signore, redimici dalla nostra Ora Solenne…poiché la pazzia è tutta intorno a noi!”
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di comando.
 
Nono si aggrappò a Lar’C, tremante:
“E’…è una Macchina?! Eppure io…sento qualcosa di diverso!”
La compagna non trovava parole adatte:
“Una mano…solo una mano per sviluppare una barriera protettiva in grado di oscurare totalmente un’astronave di oltre trecento kilometri! E’ spaventoso!”
 
Ikari si levò in piedi:
“L’Unità 08…l’Ultimo Evangelion! Davanti a noi è davvero presente…la Sala del GAF: la Chiave di Nabucodonosor!”
 
Rei Ayanami lo fissò in silenzio.
 
“La Serie degli Eva…” – mormorò Shinji, sconvolto.
 
“…è stata completata?!” – Ritsuko lasciò che fosse il suo cuore ad avere il sopravvento sulle sue emozioni.
 
 
*   *   *
 
 
Il pilota del Mark.08 proseguì nel suo soliloquio:
“E’ forse questa la condanna che ci meritiamo?”
La sua iride si tinse di scarlatto, mentre la pupilla si divise in una croce:
“Possiamo mai liberarci…da CATENE SENZA FINE DI AGONIA?!”
 
Lo 08 tracciò un ampio arco con il braccio destro.
Miliardi di piccoli splendori sfrigolarono nelle più remote profondità dello Spazio.
Poi, velocissime ed infallibile, altrettante sottili ed affilate croci di luci si riversarono contro i nemici, in una pioggia orizzontale.
Oltre metà delle potenze aliene venne spazzata via, fino a che di loro non rimase più un singolo atomo integro.
 
Più in basso, un ammasso globulare di luce azzurra si formò tra le mani dell’Unità 06.
Quello che fino a quattro mesi prima era il second children serrò i denti:
“Stavolta…sarà per sempre! La luce delle rivelazione spazzerà via questi Mostri blasfemi! Questo è il Risveglio di Naruto Uzumaki!”
 
Il Mark.08 eresse il busto, protraendo innanzi le mani, quasi come un esperto orchestrante.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
Maya Ibuki notò i dati di analisi istantanea:
“La Costante di Gravitazione Universale…è divenuta negativa!”
 
“Ma non ha senso!” – protestò la Akagi.
 
“Un A.T.Field tanto potente da compromettere l’intero equilibrio dell’Universo…” – Misato strinse il suo cuore, tentando di calmarsi – “…come può esistere un Eva di tali capacità?!”
 
 
*   *   *
 
 
Le Lune di Giove uscirono dall’orbita, roteando vorticosamente.
Cristoforo Hino sussurrò:
“Campo di Terrore Assoluto Anti-Gravitazionale…nome in codice: CHIBAKU TENSEI-DEVASTAZIONE PLANETARIA!!!”
 
Con un deciso gesto, l’Eva incrociò le braccia, mentre i sessantotto satelliti di Giove si schiantarono tra loro in un’apoteosi meteorica, seppellendo il rimanente degli Aggressori Spaziali
 
L’Unità 06 scagliò la sfera di energia centrifuga.
 
Il piccolo lume saettò verso l’agglomerato planetario dello 08.
Una serie di lame di puro A.T.Field si estrofletterono in rotazione dal globo di luce, in una sorta di gigantesco shuriken etereo.
Una croce di luce sulla superficie dell’accumulato satellitare.
Tre scie di tachioni si raggrupparono nel punto preciso.
Infine, un’esplosione sferica azzurra si ampliò dal nulla, evaporando i Mostri rinchiusi nel Chibaku Tensei e raggiungendo diametro pari a quello della Terra, poche centinaia di kilometri più in basso.
 
Solo le BM, le navi da flottiglia e i due misteriosi Evangelion rimasero integri.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
Simòn strinse un pugno, sconcertato:
“Questa era…pura Energia Spirale.”
 
Leon cercò la mano di Misato:
“E’ questo il vero…”
 
“…potere di un Eva?!”
 
 
*   *   *
 
 
Trenta minuti dopo. Gabbia contenitiva n.47.
 
La copertura protettiva dell’Entry Plug del Mark.06 si sollevò con uno sbuffo.
Una capsula nera venne rigettata; il portellone si aprì, con uno scroscio di L.C.L.
Il ragazzo dai capelli biondi che ne emerse scese rapidamente lungo il collo del gigante.
Fissò il folto gruppo di individui ai piedi della gabbia: volti vecchi e nuovi, esotici e familiari, rassicuranti e diffidenti.
Con il più smagliante sorriso mai sfoggiato, esclamò sereno:
“Finalmente…sono di nuovo a casa!” 

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Capitolo 3
*** Giorno 1 (Atto I): God's Particle - Sorge la Confederazione TERRA! ***


Nota di servizio:
Come avete visto, in questa fiction non risponderò alle vostre recensione nel CAPITOLO ma tramite risposta ‘UFFICIALE’ (quando leggete sotto la vostra recensione: ‘Leggi la risposta dell’autore’).

Lo faccio per non dimenticare nessuno nel capitolo successivo ai vostri commenti e per evitare di fare un’accozzaglia lunga mezza pagina di scritte rosse: allunga solo il brodo e deforma la pagina.
Spero quindi di farvi anche un piacere, dato che risponderò subito (tempo permettendo) e non dopo i BIBLICI tempi d’attesa di ogni capitolo.

Un’altra cosa importante (lo so che pensate: ma quante postille mette?!):
L’anime DieBuster contiene numerose diciture francesi di numerazione, a volte complicate da pronunciare.
In questo caso provvederò ad inserire la pronuncia fonetica ‘italianizzata’ accanto al nome.
Esempio:
Buster Machine Dix-Neuf[dis-nef], per intenderci…

INOLTRE questo capitolo sarà diviso in due parti: buona lettura!
Ed ora, preparatevi ad un carico di cross-over: l’emozione continua!



Giorno 1 (Atto I):
God’s Particle– Sorge la Confederazione TERRA!

Universo sconosciuto. Luogo sconosciuto. Ora ignota.

Un gigantesco bouquet floreale pendeva dal soffitto di sconsiderata altezza; i boccioli dai vividi colori disposti secondo un diagramma Sephiroth stilizzato.

Dei passi leggeri ed eleganti risuonarono sul pavimento di cristallo, riecheggiando nell’immenso salone etereo, inondato di luce.

In qualche angolo remoto, un lieve e paradisiaco coro si levava incerto, accompagnato dal suono ovattato di un’arpa.

“Mio Signore…l’ora è prossima. Presto i Varchi si schiuderanno e lasceranno che tutti i Rotoli vengano riuniti.” – la voce vellutata di un giovane maggiordomo in nero si fa udire.

“Lo so…mio fidato servo.” – risponde un essere evanescente, ammantato nella sua toga nera – “So tutto: il momento del Risveglio è talmente vicino che lo sento quasi invitarmi con mani seducenti!”
Poi, recitò lentamente una sorta di profezia in versi:
Il Primo Giorno, il Nuovo Dio lasciò che gli Strumenti si collocassero ordinatamente innanzi a lui.” – sorrise compiaciuto – “Presto la Partita inizierà…”

“Cosa mi comanda, Sua Altezza Tomah?”

L’uomo dai capelli lattescenti lasciò cadere le palpebre, sorridendo:
“Nulla, Sebastian. Per il momento…lasciamo che dispongano le loro pedine…”


* * *


Universo ‘Alpha.’ Lunedì 13 Settembre 2019. Ore 13:03.

Scorrendo rapidamente con le dita sulla sua tastiera, Maya avvertì:
“Dieci minuti esatti all’apertura del WARP! Acceleratore a particelle in fase di raffreddamento! I quartieri nel diametro di dieci kilometri sono stati evacuati!”
“Molto bene. Procedere con la rimozione dei blocchi dal n.1 al n.45. Situazione interna al reattore: A.” – dispose la Akagi.

Poi, lentamente, volse lo sguardo oltre la grande paratìa metallica del campo-base:
“Da non credere…l’LHC è stato finalmente ultimato.”

Innanzi ad un gruppo di non più di venti individui, si allungava un gigantesco tubo metallico, circondando per interi ettari la città-fortezza di Neo-R2:


Al centro dell’anello, era posizionato una sorta di ciclopico catalizzatore nucleare, posto in verticale.
Una Luna bianca e splendente minacciava nel cielo mattutino, enorme come mai prima e pericolosamente vicina.

“E’ davvero impressionante…!” – mormorò Hyuga, fissando la scena da dietro il bunker.

In un angolo appartato, gli organi supremi della NERV attendevano in silenzio l’agognato Ricongiungimento.

“Beh, mancano ancora dieci minuti, no?” – il suono della voce di una Misato irreprensibilmente ottimista (PenPen in braccio) ruppe la tensione – “Finora non abbiamo fatto che darci ordini: direi di presentarci ufficialmente.”
“Ma…Misato!” – stizzì l’amica – “Ti sembra questo il momento di fare dello humor?! Stiamo per intraprendere uno dei passi più importanti nella storia dell’Umanità!”
“Appunto!” – rispose lei, sventolando una mano come per scacciare qualsiasi preoccupazione – “Non ci sarà molto tempo d’ora in avanti…quindi perché non approfittare?!”
La Dottoressa sospirò rassegnata:
Aaah…come ti pare!”
Si voltò verso il gruppetto alle sue spalle, strizzando un occhio:
“D’accordo, allora! Credo che, né per me né per il resto del personale, ci sia bisogno di presentazioni. Tuttavia…fatevi coraggio, ragazzi: d’altronde voi siete i primi, veri children. Fatevi conoscere!”

“Ah!” – proruppe la ragazza dall’accento tedesco – “Non vedo il perché dovrei annunciarmi! Mi pare chiaro che sono l’UNICA, GRANDE, INIMITABILE Asuka Soryu Langley! E comunque, questi due al mio fianco sono Shinji e Rei. Oh, insomma: non c’è bisogno di fare l’appello; ci ha già presentati Ikari un paio d’ore fa, no?! E tutto questo mi pare davvero poco professionale, Misato!”
Il ragazzo di nome Shinji sorrise leggermente:
“Un po’ è vero: lei non cambia mai, Signorina Misato.”
Poi, con un piccolo inchino, salutò la squadra:
“Ad ogni modo… il mio nome è Shinji Ikari. Piacere di conoscervi.”
“Sono Ayanami. Piacere.” – la giovane al suo fianco sussurrò quel cognome, quasi ne avesse paura.

Asuka-Soryu-che?!” – borbottò Mari, calcandosi con spavalderia gli occhiali sul naso – “Mai sentita nominare!”
Eh?!?! Ma senti chi parla!” – ringhiò la Tedesca – “E tu chi saresti, si può sapere?!”
“Io? Semplice! Sono la sixth children e pilota dell’Unità 05: Mari Illustrious Makinami!”
“05? Ma non farmi ridere! Ho sentito parlare di quella specie di trattore con la testa! Nulla di che, s’intende!”
L’altra sorrise maliziosa:
“Oh, ma non devi sentirti inferiore solo perché ce le hai più piccole di me! Crescerai anche tu, tranquilla!”
Invece di prendersela, l’ex-second children si limitò a sorriderle di rimando, toccandosi il seno quasi volesse farne una selezione:
“Ma se io sono addirittura più grande di te, piccina!”
“Appunto: grande, vecchia e babbiona.”
Asuka rimase di sasso. Letteralmente.

Eh-ehm!” – Misato si schiarì la voce in un gesto d’allusione – “Vogliamo smetterla, signorine, di litigare e lasciar parlare gli altri?”

Le due dovettero tacere.
Con disinvoltura, Winchester si fece avanti, baciando la mano alla pilota d’oltralpe:
“Alexander Cedric Maximillian Winchester…per servirti, meine Freulein!”
“Oh, ma com’è galante! Parla anche Tedesco!” – la diciassettenne si voltò da un lato, arrossendo piena di piacere.
Per risposta, la Makinami tirò un orecchio al ragazzo:
“Tieni gli ormoni a freno, tu!”

Asuka si tirò indietro, indignata:
Mpf! E voialtri, invece?!”

“Michael Black. Eva 03. Piacere.” – si affrettò il pilota americano, senza troppo interesse.
“L’eloquenza non è il suo forte…” – si scusò Leon, in difficoltà.
“I-io, invece…” – con insolita insicurezza, Thomas azzardò un saluto – “…sono Gnaisenau. Sono un t-tuo ammiratore. Ma tu, Asuka, p-puoi chiamarmi ‘Tommy’ o in qualunque altro modo ti venga in…”
“Posso chiamarti Ton-Thomas?”
“Ti prego, Asuka, non ricominciare anche con lui…” – sospirò Shinji.
“Ecco…io…in verità…” – il bambino fece finta di niente, troppo rosso in viso per replicare qualcosa – “…sarei il pilota dell’Unità 02. Lo so che questo non ti farà piacere, in quanto prima era tuo, ma…vedi…da quando non ci sei più…”
“TU…COSA?!?!” – gridò lei – “ED ORA CHE STORIA E’ MAI QUESTA?! Perché il mio Eva è stato affidato ad un bamboccio?!”
Lui sembrò risentirne:
“Ehi, un momento! D’accordo che ti dispiace però…”
“Però un bel niente! Protesto! Guarda che ho sentito che cosa hai combinato con il mio 02! Gli hanno messo una specie di…‘coso’ nero sulla faccia! Che schifo!”
“Sì, però è successo solo per…”

Misato si allontanò dai due litiganti, sorridendo divertita:
“Tutti così…ci sarà da divertirsi!”
Poi, si fermò innanzi il giovane e timido figlio del Comandante Ikari.
Trattenne a stento un moto d’affetto, limitandosi a domandare:
“Ciao, Shinji. E’ davvero molto tempo che non ti vedo; ti trovo cresciuto.”
“Grazie…Signorina Misato.” – ripose lui, a testa bassa.
Lei gli accarezzò i capelli:
“Oh, e questo codino? Certo che sei diventato proprio un ometto, eh?”
Lui si voltò, arrossendo:
“Per favore…non mi tratti come un bambino! L’ho fatto solo per ricordare il signor Kaji…”
“Oh…certo.” – Misato lo rimirò con empatia, mentre un turbine di emozioni e dolorosi ricordi le affollarono la mente; il suo sguardo cadde poi sul collo del ragazzo – “Non indossi la collana che ti avevo fatto recapitare…”
“Quale collana?”

Quella risposta le gelò il sangue: o era passato talmente tanto tempo da fargli dimenticare anche l’abitudine di Misato nell’indossare il crocifisso del padre, o…

“L’avevo data a Toji e Kensuke. Li abbiamo incontrarti a New-Manhattan, mesi fa. Avevo chiesto loro di consegnartela.”
“Mi spiace, non li vedo da molto tempo: non ho ricevuto nulla.”

Una mesta consapevolezza si fece strada nell’animo della donna:
Deve essere accaduto ciò che temevo…d’altronde era nello stile di Uchiha sbarazzarsi del ‘superfluo’…

“Signorina Misato…” – la interruppe Shinji – “…c’è qualcosa che dovrei sapere?”
“No. Nulla.” – ripose lei. Mentendo.

“Dodici secondi all’apertura del WARP!” – l’annuncio della Ibuki li interruppe.

“Sembra che ci siamo…” – mormorò il Capitano.

Il gruppo si fece prossimo alle postazioni temporanee allestite all’aperto.

Con un groppo in gola, il giovane Ikari affiancò l’austero padre:
“Papà...io volevo solo…”
“Taci, Shinji. Non ora.”

“Iniziare conto alla rovescia!” – ordinò Ritsuko – “10…9…8…7…”

Mari strinse il braccio del fourth children.

“…6…5…4…”

Thomas cercò con lo sguardo il suo idolo, concentrata sui monitor.
La piccola Ayanamirimase in silenzio.

“…3…2…”

Misato strinse istintivamente la mano di Shinji; il piccolo PenPen lanciò un versetto di preoccupazione.

“…1…CONTATTO!”

Con un sibilo, il colossale tubo tremò immediatamente.

“Innesto riuscito! Reazione stabile! Rimozione delle sicure nucleiche fino alla n.725!”
“La temperatura interna è inferiore ai -10.000 gradi!” – controllò Hyuga.
“Le particelle sono in fase di fluttuazione! Raggiunto il kilometro ‘5’! Iniziare scambio atomico!”

All’interno del circuito, le particelle subatomiche danzarono rapide in un’apoteosi di luci e bagliori, ammiccando come in un gioco di parti.
Gli elettroni vorticarono follemente, scossi da tumultuose radiazioni.
Due elettroni, nel mezzo del caos psichedelico, si scontrarono e…

“Cos’è questo frastuono?!” – gridò Asuka, tappandosi le orecchie.

“Raggiunti i 14 tetra-elletronvolt! Bombardamento del protone N-41 riuscito! Ionizzazione al quark dei gluoni in stato di on-going! Collasso previsto tra 3…2…1 secondi!” – avvisò Aoba, appena udibile.

“Ci siamo!” – esultò la Akagi.

“Apertura del WAR….aaah!” – Maya urlò di dolore, quando i suoi occhi e quelli dei presenti vennero investiti da una luce abbagliante.

Il Large Hadron Collider avvampò di un chiarore baluginante.
Il tempo sembrò rallentare.
Il sibilo assordante cessò, lasciando posto al silenzio più profondo dall’Alba dei Tempi.
Un anello di luce galleggiava a mezz’aria.
Al centro dell’area delimitata dall’Acceleratore, fluttuava un agglomerato nebulare di fluido grigiastro.

Il Comandante Supremo – le lenti degli occhiali ora abbagliate dal fulgore del Bosone di Higgs – proferì solennemente:
“Signore e signori, vi presento…la Particella di Dio.”

Fuyutsuki mormorò estasiato:
“Dopo miliardi di anni…l’Uomo ha infine riprodotto Dio. Il potere di interi universi…nel palmo della nostra mano!”

Shinji boccheggiò incredulo:
“C-cosa hai creato…papà?!”

Ritsuko si avvicinò al computer da campo; le labbra in fremito:
Superstringhe in avvicinamento…reazione anti-materica incontrollata!”

L’anello si piegò come una corda, verso il centro.

“Varco WARP-dimensionale in apertura, fascia di Moebius in modalità reversa!”

Il circolo luminoso si racchiuse in una sorta di ‘8’, intersecandosi al centro del Bosone.
Nuovamente, un’esplosione luminosa squarciò il cielo ottenebrato dalle nuvole…investendo l’intera città.

Caddero al suolo, accecati.

Solo dopo molto tempo, quando gli occhi si riabituarono alla luce del Sole, poterono rimirare il loro operato.
“G-GUARDATE!” – esclamò Alex, ancora frastornato.

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Al centro della città martoriata dalla guerra…un colossale velivolo aero-spaziale dalle geometrie aliene puntava i suoi roventi reattori al suolo, sostando a mezz’aria.

“Non avevo mai visto nulla di simile!” – boccheggiò Ritsuko.
“E’ enorme…sarà lunga più di tre kilometri!”
“E’ spaventosa…”

“E’ la nostra Arca.” – sollevandosi a fatica, Gendo Ikari mosse un passo avanti.

A lungo la misteriosa astronave proveniente da altrove restò silente, fin quando un minuscolo portellone sulla carena non si spalancò, vomitando un’interminabile scalinata mobile.
La rampa si piantò al suolo con forza.
Su, in lontananza, un manipolo di a mala sette individui emerse dalla fortezza volante.

“S-sono alieni?!” – sussurrò il Tedesco all’orecchio di Mike.
“E che ne so! Basta che si sbrighino: ho fame.”

Lentamente, silenziosamente, l’equipaggio discese la gradinata meccanica.

Il Vicecomandante affiancò con dignità Gendo, pronto a ricevere al tanto attesa visita.

Nonostante la solennità del momento, ciò che il personale scelto della NERV si trovò davanti non rientrava esattamente nell’idea di Agenzia Speciale preposta alla salvezza dell’Umanità:
Un gruppetto sparuto ed eterogeneo di giovani in divise dai colori sgargianti ed improbabili; sui loro volti dipinta la più vanagloriosa espressione di spavalderia e sicurezza.
L’ uomo al centro si sporse in avanti, dubbioso, osservando gli abitanti di quella differente Terra in cui il possente Arc-Gurren era stato trasportato.

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Poi si rialzò, sorridendo:
“Salve!”

“Come ‘salve’?! Tutto qui?!” – bofonchiò Alex – “Dov’è tutta la ritualità degli incontri ufficiali?!”
Mari gli allungò una gomitata:
Sssh! Fa’ silenzio, non sappiamo ancora se fidarci o meno!”

Gendo prese la parola, fissandolo gelidamente:
“Suppongo lei sia…”

“Simòn.” – lo anticipò – “Simòn Jiiha, Comandante Supremo della DAI-GURREN. Ad occhio e croce ci dovrebbero essere circa 10.000 anni di differenza tra il nostro mondo ed il vostro. Quindi, data la datazione, lei dovrebbe essere…”
“Gendo Ikari.” – gli suggerì un uomo slanciato alle sue spalle. Dai lunghi capelli castani.

“Non ci conosciamo nemmeno da due minuti e lei sa già il mio nome…” – osservò Ikari, con una smorfia di disprezzo.

“Oh, mi deve scusare!” – Simòn sollevò una mano, ingenuamente, in segno di resa – “Questo è il Vicecomandante Rossiu Adai. A differenza del sottoscritto è sempre aggiornato, non posso faci nulla!”
Fuyutsuki sorrise aspramente:
“Così giovani e già onorati di cariche tanto alte…dovete vivere in pace e prosperità, per non temere un crollo di potere.”

Il Comandante Simòn sospirò mestamente:
“Magari fosse così…credo non ci sia bisogno di specificare i motivi che ci hanno condotti qui, vero?”
“Ma noi della DAI-GURREN DAN non temiamo nulla!” – esultò un uomo sulla ventina, esibendo i muscoli; i capelli biondi e crespi, il viso asciutto e virile.

“E lei sarebbe?” – chiese l’anziano Kozo, suscettibile.

“Mi scuso per non avervi ancora presentato il resto del gruppo…” – Jiiha si voltò – “…questo è il Ministro per la Difesa Interna: Kittan Bachika; fidato amico ed ottimo combattente. Da sinistra…”

Eseguì una ampio gesto del polso:
“…il mio Manovratore in Seconda: Dayakka;…”
Un uomo corpulento e massiccio fece cenno con la mano, sfoggiando uno smagliante sorriso.
“…e lei invece è Yoko Littner: una vera amica della DAI-GURREN.”
Una ragazza dai capelli rossi e dal petto prosperoso strizzò l’occhio al gruppo dei children:
Ehilà…”

Asuka si stizzì:
Tsk! Ecco un’altra con le tette grosse e il cervello di una gallina…!”

“Qui alla mia destra c’è suo fratello: Leeron Littner; Capo del Dipartimento Tecnico-Scientifico.”
Un curioso individuo ammiccò ambiguamente: i capelli cortissimi e tinti di un verde fosforescente; gli occhi truccati; il volto affusolato e serpentino:
“Ciao-ciao, tesorucci!”

Mike si sporse verso Thomas e Shinji:
“Non so voi…ma quel tipo mi mette addosso una certa inquietudine!”

Ritsuko si fece avanti:
“Dottoressa Ritsuko Akagi, molto piacere. Sarò lieta di condividere il lavoro con lei, se me lo permetterà.”

“Le nostre tecnologie sono le vostre.” – fece cordialmente il Vicecomandante Rossiu.
“Ultima-ma-non-ultima…” – riprese Simòn – “…mia moglie: Nia Teppelin”.
Una delicata ragazza dai capelli biondi e turchesi si strinse a lui.
Da lontano, la Ayanami la scrutò in silenzio…conscia di un qualche presentimento.

“Questo è solo parte del nostro equipaggio: avrete modo di conoscerne gli altri membri col tempo.”

“Ne sono certo.” – ribatté Ikari – “Disgraziatamente, noi non siamo altrettanto numerosi: quelli che vede laggiù sono i nostri piloti, ed il Capitano Misato Katsuragi. L’uomo che è tra loro è Leon Marshall: vi chiedo di accettarlo tra noi, per questioni di comune interesse. Nonostante questo…vi attendevamo.”
“Lo stesso vale per noi.”

Si strinsero la mano.

Infine, Adai prese la parola:
“Siamo a conoscenza delle tecnologie della NERV, secondo le Pergamene. Siamo spiacenti, ma crediamo che la nostra Arc-Gurren – per quanto evoluta – non sia adatta al trasporto.”

“Questo non ha importanza.” – asserì la Katsuragi – “Sono preparata per qualsiasi evenienza. Ovvieremo al problema con i nostri mezzi.”

Simòn sorrise:
“Suppongo quindi…che dovremmo precedervi.”
Gendo si voltò:
“Suppongo di sì. Ci vediamo…lassù.”


* * *


Cinquanta minuti dopo. Central Dogma. NERV.

“Pazzesco, questo posto è identico alla Base giapponese! Ma le NERV vengono costruite con lo stampino?!” – brontolò Asuka, sedendosi su una sedia girevole.
PenPen le saltò in braccio.

“Perché siamo di nuovo qui?” – chiese il fourth children.

“Fin’ora non abbiamo avuto bisogno di disseppellire il resto della NERV, ma sembra che il momento sia infine arrivato…” – rispose, accomodandosi alle spalle di Hyuga.
Sussurrò al suo orecchio:
“Se qualcosa dovesse andar storto…avvia il programma di autodistruzione della Base.”
“D’accordo, Capitano. Fin quando sono con lei…va bene anche così.”
“Ti ringrazio.”
Shinji sollevò lo sguardo verso la piattaforma sopraelevata del Central Dogma, verso l’austero Comandante:
“Cos’è questo, papà?! Un altro dei tuoi segreti?!”

Senza rispondergli, Gendo incrociò i polsi sulla scrivania:
“La città di Neo-R2 rientrava nei piani della SEELE fin dai tempi del Second Impact. Chi avrebbe mai detto che proprio noi ce ne saremmo serviti…”
“Ikari…” – mormorò il Vice – “…trasportare Lilith nello Spazio? E’ davvero questo il nostro obiettivo?”

“Tutto il Personale alle postazioni di Secondo Grado!” – ordinò Misato – “Pronti a partire!”

“Ma per dove?!” – gridò Mike, esasperato.

Leon si avvicinò, trattenendosi dallo stringere le mani della donna:
“Misato…sei certa di ciò cha stai per fare?”
“Questa non è una scelta…” – rispose lei, atona – “…è un ordine.”
Si voltò infine verso l’amica di sempre, cercando sguardi complici:
“Il MAGI System?”
La Akagi ricambiò il cenno:
“E’ pronto un back-up. Non ci vorrà molto per re-installarlo.”
Infine schiantò un pugno su una plancia di vetro, liberando e strattonando con forza una leva rossa:
“Da ora, la NERV passa sotto ordinanza speciale n.66! Task 0-X! Avvio procedura di divisione frattale! Chiudere le paratìe di tutti i livelli di classe ‘S’!”

I megaschermi del Ponte vennero ghermiti da una moltitudine di esagoni blu e rossi.

“Settori di classe ‘S’ sigillati! Unità Evangelion in stoccaggio! Personale selezionato a rapporto nei livelli 2 e 3!”
“Nessun velivolo o impedimento nella fascia aerea di Neo-R2! La nave denominata ‘Arc-Gurren’ è già entrata nella Stratosfera! Velocità di fuga: 30.000 km/h!”

Fuyutsuki proferì lentamente:
“La nave del dr.Katsuragi, rimasta fin’ora sepolta. Che ilGeofront ritorni alla sua vera forma…”

Misato ingoiò un groppo alla gola; infine ordinò con quanta più forza in gola:
“NERV HQ…LANCIO!”


* * *


Un frastuono fragoroso accompagnò l’onda tellurica propagatasi nel Geofront, al comando della Katsuragi.

Il suolo si gonfiò, fino ad esplodere: sotto decine di metri di terra – le radici degli alberi in vista – una lastra di metallo bianco ed uniforme si estendeva per tutta la lunghezza del sottosuolo.
Due torrioni meccanici emersero con vigore dal terreno, affiancando la piramide nera.
In ultimo, una lunga ‘pinna’ divisoria si estese in lunghezza; ai lati, sei giganteschi reattori spansero il loro cocente bagliore azzurro nel Geofront.

Con lentezza e potenza…un’immensa fortezza volante si levò in volo, lasciando visibile sotto di sé i rimanenti strati rinforzati del quartier generale, ora incandescenti.

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Oltrepassò la chilometrica voragine della città, issandosi tra le nuvole.
Un nembo immacolato si squarciò circolarmente, quasi volesse cederle il passo.


* * *


Contemporaneamente. Central Dogma.
Fortezza Volante Anti-Impatto KATSURAGI.

“Così…era questo che si celava sotto la NERV di Roma!” – boccheggiò incredulo Shinji.
Mari fissò di sbieco il Capitano:
“I fondi non per i restauri non vi erano stati concessi? Diciamo pure che non era vostra intenzione chiederli!”

“Avresti preferito morire?!” – tuonò il Comandante – “Dopotutto…non dovresti essere tu a parlare di tradimenti…o devo rammentarti quello sconsiderato di tuo fratello?”

Lei chinò il capo, mordendosi un labbro:
“No…sicuramente no.”

Makoto controllò la sua plancia luminosa:
“Siamo nelle Troposfera! L’Arc-Gurren ha raggiunto l’Esosfera, dobbiamo accelerare!”
“Si passi a Vector Mode! Propulsori a regime 3!” – ordinò la Dottoressa – “Velocità di ascensione: 50.000 km/h!

La rapidità di accelerazione compresse l’equipaggio contro i sedili, affaticando il respiro.
Sul monitor principale scorreva solo un indistinta macchia azzurra e bianca…poi blu…infine nera e puntellata di astri.

“Siamo…davvero…nello Spazio?” – ansimò Thomas.
“Ma sei scemo?!” – ringhiò Asuka, in modo non dissimile dal suo – “Si vede lontano un miglio che non stiamo più con i piedi per terra, mi pare ovvio!”

La ragazza chiamata Rei si avvicinò ad un enorme vetrata:
“Spazio…è così…diverso…”
“Da quassù si può addirittura vedere la Terra. Non l’avevo mai osservata così…ti piace?” – chiese il timido ragazzo dai capelli scuri.
“Sì…io credo di sì.”

“Ehi, guardate!” – esclamò l’Americano, puntando un oggetto metallico in lontananza – “Non è l’astronave di prima?!”
“Quindi ora dobbiamo solo attendere?” – Alex incrociò le braccia sul petto.

Un lieve allarme distrasse l’attenzione.

“Forse non così a lungo…” – mormorò Leon.

“Signori!” – esclamò Maya – “Il MAGI rileva delle curvature nel flusso di Gauss! Sub-spazio in distorsione! Apertura del secondo WARP in meno di tre secondi!”

Ikari si levò in piedi:
“Ci siamo…ora finalmente tutte le Chiavi si riuniranno!”

“Varco WARP-dimensionale: apertura!”


* * *


Universo ‘Beta’. Trentacinque secondi prima.
Giant Inter-Galctic Flagship ‘Vergil-Exelion’. Ponte di Comando.


Una ragazza dai lunghi e mossi capelli biondi si voltò indietro, tentando di raggiungere con la voce gli uomini infondo alla ciclopica sala operativa:
“Signori, le fluttuazioni spazio-temporali sono prossime al collasso! Apertura del WARP in meno di trentatré secondi!”

“La ringrazio, signorina Marconi.” – rispose il longilineo Generale Achab Iavankov.
Poi si voltò alla sua destra, verso un distinto individuo sulla quarantina:
“E lei cosa ne pensa, Fudo? I nostri Universi sono entrati in contatto tre ore fa, ma il Dislivello di Heisenberg potrebbe anche dar pensare a coloro che si trovano aldilà che il Varco si sia aperto in questo momento…”
L’altro sorrise sornione:
“Il tempo è un fatto curioso: se me non mi domanda da dove si origina, so la risposta; ma se per caso dovesse chiedermelo…allora non le saprei più rispondere.”
Il Generale non trattenne una smorfia di diniego:
Mpf! Tenga per sé i suoi aforismi…”
Quindi si volse ancora, dal lato opposto:
“Vuole avere lei l’onore, Ammiraglio?”
“Mi sta bene…”

Il giovane ufficiale mosse pochi passi in avanti:
“Siamo pronti?”

“Il WARP è in apertura!” – ripose un ragazzo in carne, nella sua postazione di controllo – “I motori a degenerazione non riscontrano anomalie, possiamo sfruttare l’ALL-SPARK fino al 50% della potenza!”

“Perfetto.” – l’Ammiraglio tracciò un ampio semicerchio con un gesto del braccio –“Inversione dell’Equazione di Maxwell ed apertura del Cancello di Tanhoizer! Portare la nave a livello di Iper-Guida: EXOTIC DRIVE!”
Strinse un pugno:
“Entrare…nel WARP!”


* * *


Universo ‘Alpha.’ Contemporaneamente.


L’orizzonte sconfinato dell’Universo sembrò contrarsi, come uno straccio.
Poi, l’apparente vuoto spaziale si incrinò ed esplose in migliaia di frammenti, come se un proiettile avesse colpito il retro di uno specchio:
Vomitando una scia di fumi extra-galattici, un varco circolare si squarciò dal nulla.

“S-si è aperto! Quello è un vero Varco!” – Hyuga lasciò che i suoi occhiali gli cadessero dal naso.
“Davvero stupefacente…” – fremette Ritsuko, affiancando la giovane Ibuki.
“Sì…è vero, sempai…non credevo che avrei mai potuto osservare un tale fenomeno naturale!”

“Però…” – Michael serrò i denti – “…non sembra che esca null..”

-WHOOOOOOOOOOOOOOOMMMM!!!!!-


Con un rombo devastante perfino in assenza d’etere, qualcosa di indescrivibilmente enorme venne espulsa dal WARP, saettando nello spazio ad essa alieno.
Lo spostamento inerziale fece ondeggiare tanto la KATSURAGI quanto l’Arc-Gurren, pericolosamente prossimi.

“Sono loro!” – esultò il Comandante Ikari.
“Ma quella è…un’astronave grande come una NAZIONE!”

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Nello spazio più nero…un colosso meccanico di oltre trecento kilometri galleggiava con miracolosa pacatezza innanzi i loro occhi.
Sulla carena affusolata, la marchiatura: VERGIL-EXELION.

“Non riesco a scorgerne la fine! E’ immensa!” – balbettò Shinji.
Vergil, eh?!” – Asuka si piazzò a gambe larghe, fingendo una qualche parvenza di eroismo – “Cioè ‘Virgilio’, il poeta che guidò Dante all’Inferno?! Beh, mi pare un nome davvero appropriato…!”

Una voce risuonò nel Central Dogma:
“Qui Nave Spaziale FRATERNITY: identificarsi!”

Con una certa soggezione, Misato prese l’interfono:
“Qui Fortezza Anti-Impatto NERV, parla il Capitano Misato Katsuragi: chiediamo il permesso di attracco.”

“Permesso accordato.”

La donna si voltò verso i children e la collega. Prese un respiro profondo e dichiarò:
“Si va’ in scena!”


* * *


Mezz’ora dopo (ore 16:05). Hangar spazio-portuale n.113.
Giant Inter-Galctic Flagship ‘Vergil-Exelion’

Il grande portellone anti-sfondamento della KATSURAGI si sollevò con uno sbuffo di vapore, lasciando che il Comandante Gendo Ikari posasse ufficialmente piede a bordo della smisurata corazzata spaziale:

Un hangar di estensione inestimabile accoglieva per intero la nave di rappresentanza della NERV, oltre la quale – seppur con difficoltà – poteva essere osservato il dirigibile meccanico soprannominato ‘Arc-Gurren’.
Il suo equipaggio – arricchito di qualche altro bizzarro personaggio – attendeva già ai piedi della KATSURAGI.

Senza voltarsi o esprimersi, Ikari discese con flemma dall’aeronave, seguito da un silente Fuyutsuki e da una comitiva non altrettanto discreta.

Il personale di livello ‘D’, rimasto per educazione a bordo, si affannò sui molteplici punti d’osservazione, incredulo della vista.

Il Tedesco gettò indietro la testa, prestando poca attenzione al suo cammino, per esclamare:
“Non è possibile! Questo posto è immenso! Quanto tempo è stato impiegato per costruirlo?!”

“Circa cento anni.”
La voce giunse da poco più in là:

Un uomo incredibilmente alto e magro li attendeva in piedi; le mani giunte dietro la schiena.
Sul suo capo si allungava in avanti un cappello rosso ed e appuntito; due stivali di pelle nera dalle punte ricurve verso l’alto spuntavano sotto un abito dello stesso colore del copricapo, dalle linee allungate ed aderenti.
Alla sua destra, un giovane leggermente più basso si scostò di lato, assieme ad altri due ragazzi dai complicati vestiti.

“Sapevo che sarebbe stato il primo a presentarsi.” – continuò l’Uomo in Rosso, appropinquandosi – “Posso ben dire che per me è un privilegio averla a bordo della mia nave.”
“Gendo Ikari, Comandante Supremo dell’Agenzia Speciale NERV. L’onore è nostro.” – rispose Ikari, seppur mantenendo un certo distacco.

Ben presto si affiancò il gruppo chiassoso della DAI-GURREN; Comandante Jiiha in testa; la mano tesa in un gesto amichevole.

Il Generale si calcò gli occhiali arancioni sul naso, diffidente:
“Benvenuti anche a voi…”
“Oh, niente formalismi!” – il ragazzo dai capelli di cobalto sfoggiò il suo miglior sorriso – “Siamo tra pari, giusto? Chiamami pure ‘Simòn’!”
Inarcando le sopracciglia, Ivankov sospirò:
“Per quanto io possa sforzarmi di risultare accomodante, un ragazzino non sarà mai al mio pari.”
Jiiha aggrottò la fronte e retrasse la mano:
“A cominciare dal fatto che questo ‘ragazzino’ è un adulto, mi sento in dovere di farle presente che sono il Comandante dell’equipaggio alle mie spalle.”
“Mi prende in giro?!”

Eh-ehm…” – schiarendosi con moderazione la voce, l’anziano Vice della NERV attirò nuovamente l’attenzione sui suoi sottoposti – “…non per sembrare invadente, ma non credo che questo sia né il posto né il caso più adatto per una disputa tra galantuomini. Se invece volessimo presentarci…”

L’Uomo col Cappello si scostò, annuendo:
“Suppongo abbiate ragione.” – tirò indietro le spalle e proferì solennemente – “Mi presento: Achab Ivankov, Generale della Flotta di Difesa Terrestre contro i Mostri Spaziali. Nel settore mi chiamano ‘Hatori’; vi concedo tale libertà.”
Si fece da parte:
“Questo al mio fianco è l’Ammiraglio Maggiore di Flotta, Colonnello Samuel Lloyd Irvin Witwicky; discuterete anche insieme a lui le eventuali operazioni belliche.”
Un giovane uomo si fece avanti: sebbene il volto (incorniciato da una barbetta incolta ai lati delle mascelle e da capelli corti e spettinati ad arte) fosse coperto fin sopra la bocca da un largo colletto a morsetti, non poteva avere più di venticinque anni. Nonostante questo, a seconda della luce appariva estremamente più giovane o altrettanto anziano.
Indossava una giacca di vernice nera, su cui spiccava un’onorificenza militare ed una spallina rinforzata di un arancione intenso; un paio di pantaloni grigi dalle tasche profonde gli fasciavano le gambe; ai piedi due stivaletti di pelle nera, irrigiditi da tre anelli imbottiti.

Misato, anche se educatamente, si fece avanti:
“Permettete l’intromissione, sono il Capitano Misato Katsuragi. Ha detto ‘Ammiraglio Maggiore, Colonnello’? Non sapevo esistesse questo grado…”
Fu l’interessato a controbattere:
“Si fidi, Capitano Katsuragi: tra 12.000 anni le cose potrebbero essere leggermente differenti.”

“Detto questo…” – Ivankov indicò due giovani alle sue spalle – “…vi presento i nostri due più promettenti piloti di Buster Machine: Lelouch Ramperouge e l’ex-Tenente Nikolas Vacheron. In quanto Topless con il maggior numero di vittorie conseguite, si presentano in vece dell’intera squadra.”

Un ragazzo dai lisci capelli corvini e dal viso sottile eseguì un inchino, per primo; indosso un completo nero e oro.
Accanto, un giovane della stessa età – la pelle olivastra ed i capelli scuri, ricci – li salutò con un semplice gesto della mano.

Topless? Buster Machines? Ma di che diavolo parlano?!” – borbottò un ragazzino nella combriccola colorata della DAI-GURREN.

“Su questo punto, avremmo il piacere di farvi conoscere meglio la FRATERNITY e questa nave, più tardi.” – ripose Achab, udendolo – “Ma prima…un ultima conoscenza.”

Una figura uscì da un angolo all’ombra:
Un uomo di bell’aspetto, imponente e virile, dai folti capelli castani, avvolto in una tunica grigia, in un paio di stivali all’apparenza terribilmente scomodi e pesanti.

“Da dove sbuca?!” – esclamò Leon – “N-non ci siamo nemmeno accorti di lui!”

L’acqua di un torrente continua a scorrere anche se non la si guarda…” – replicò l’austero personaggio.

“Eh?! Ma che ha detto?!” – l’Ufficiale chiamato ‘Kittan’, nel rispettivo gruppo, borbottò qualcosa all’orecchio della ragazza dai capelli rossi.

“Io sono Gen Fudo!” – gridò improvvisamente – “Comandante dell’Agenzia DEAVA! E da questo momento, i segreti dell’Aquarion si riveleranno ai vostri occhi!”

“Ma che ha da urlare?!”
Aquarion? E che roba è?!”
“Se lui è il Comandante, dove sono tutti gli altri?!”

“Così è la DEAVA…a custodire l’Anello Mancante che unirà i Tempi…” – mormorò Fuyutsuki.

“Credo ci sia da discutere a lungo.” – proruppe Ikari – “Sarebbe dunque inopportuno chiedere un colloquio privato?”

“Suppongo sia necessario…” – acconsentì il Generale.
Poi si voltò verso i due Topless:
“Voi due…mostrate la nave ai nostri ospiti, mentre…”

“PER FAVORE, POSSIAMO FARLO NOI?!?!”
Un doppio vociare lo interruppe.

Il folto gruppo di persone si voltò incuriosito:
Due appena adolescenti quasi inciamparono, nella lor corsa esagitata.
Una ragazzina dai lunghi capelli rosa e dagli occhi azzurri si piazzò a gambe larghe, eseguendo un profondissimo inchino:

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“Eccomi qui! L’aspirante Topless numero uno: Nono! Nono sarà felice di mostr…”
“Non pensarci nemmeno!” – un ragazzino dagli ispidi capelli arancioni e tuta meccanica le saltò alle spalle – “Io sono l’aspirante Topless numero uno!”
Quindi batté i tacchi ed eseguì un saluto marziale, sorridente:
“Barry Straw: aiuto-meccanico e tuttofare! A rapporto, Signore!”

Asuka ridacchiò, tappandosi la bocca con una mano:
“Barry Straw…cioè strawberry? Fragola?! Questo è il migliore soprannome che potessi trovare…!”

L’Ammiraglio si passò una mano sugli occhi:
“Nono…Barry…se vi implorassi di non metterci in ridicolo, voi lo fareste?”

“Ma perché il Coach Witwicky non si fida di Nono?!” – si oppose lei, parlando sempre in terza persona – “Vedrà che lei e Barry saranno delle ottime guide!”

Il ragazzo si volse verso il suo superiore:
“Cosa ne dice?”
“Beh, io…”
“Date loro una possibilità!” – suggerì il pilota di nome Nikolas, strizzando l’occhio – “D’altronde Nono fa parte della famiglia, no? E Barry è un esperto nel localizzare i posti della Base…”
“Potrebbe andar bene...” – annuì Lelouch, incrociando le braccia.

Ivankov sospirò:
“E va bene…ma non date disturbo.”
Infine si volse verso i tre rimanenti Comandanti:
“Forse i lor signori preferirebbero conferire immediatamente?”

“Direi che è una scelta ragionevole.” – Fuyutsuki si intromise nella discussione.
Dopo essersi consultato con il resto dell’equipaggio, il Vicecomandante Adai si fece portavoce:
“Per noi va bene.”
Fudo non ebbe bisogno di esprimere un parere.


Poi, quasi simultaneamente, il bislacco Leeron Littner e la Akagi si fecero avanti.
“Prego, zuccherino, dopo ti te!” – l’Ingegnere dai capelli verdi lanciò un’occhiatina ammiccante alla donna.
Lei fece finta di niente:
“Forse, in quanto Capi dei Dipartimenti Tecnici, sarebbe nostro compito confrontare le nostre tecnologie....”
“Come preferite…” – Ivankov si voltò, senza preavviso, iniziando ad allontanarsi.
“Suppongo sia il suo modo di invitarci a proseguire…” – riflettè Misato, poco convinta.


* * *


Settore. imprecisato. Contemporaneamente.
Stessa Nave.

Una ragazza dalla pelle scura e dai capelli curiosamente biondissimi sedeva sul bordo di una piscina artificiale, contorniata da piante in vasi fluttuanti, reggendosi le ginocchia.

Con disinvoltura, un ragazzo dai capelli di un biondo più scuro e scompigliati le si sedette affianco, stringendosi nella sua felpa grigia:
“Che fai, Lar’C? Non vai ad accogliere i nuovi arrivati?”
“Lasciami in pace, Ryan…” – bofonchiò lei – “…non ho voglia di sorbirmi quei pallosi ‘giri turistici’. E che diamine! Siamo su una nave lunga 320 kilometri, non possiamo farla da una parte all’altra ogni volta!”
“Come vuoi…”

“Ehi, piccioncini, sempre a parlottare vuoi due?!” – una battuta sarcastica li fece indignare.

“Levati di torno, Apollo!” – gli gridò lei, d’appresso.

“Oh, ma come siamo permalosette!” – un ragazzo dai crespi capelli rossicci si dondolava sornione su un’amaca.

Il tipo dai capelli biondi si levò in piedi:
“Comunque ci sono Nono e Barry a fare da ciceroni. Conoscendoli, il primo punto dove li porteranno è…”


* * *

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Whoooow!! E questo cos’è?!”
Mike quasi non cadde all’indietro, alla vista del gigante meccanico nella Gabbia contenitiva.
Dall’alto della sua stazza, l’Unità ruotò un occhio, fissandolo.

“Questa è l’arma vincente della FRATERNITY!” – spiegò con enfasi il piccolo Barry – “Una Buster Machine!”

“Affascinante…” – Ritsuko portò una mano al mento, in estasi – “…circuiti meccanici integrati a componenti organiche: esattamente con un Eva!”
“Intendi dire quei robot a cui mi accennavi poco fa, cara?” – chiese Leeron con sempre maggior ambiguità di toni.

“E non una BM qualunque!” – puntualizzò la ragazzina dai capelli rosa – “Questo è Dix-Neuf [dis-nef], il robot della Signorina Lar’C!”

“E’ pieno di graffi!” – notò Shinji – “Sembra molto vecchio…”

“Questo perché Dix-Neuf è una grande Buster Machine!”
Un ometto paffuto dalle labbra carnose discese nel vuoto, avvicinandosi a rana.

“Ma come fa a volare?!” – balbettò sempre più sorpresa Asuka.

“Rispondo ad entrambi.” – fece lui, felice – “Innanzitutto: questa è una sala a Zero-G: cioè in assenza di gravità, come la maggior parte delle sale macchine dell’Exelion! Ed inoltre, come dicevo, quella che avete davanti è una delle più antiche Macchine Combattenti tutt’ora in funzione! Ha affrontato e vinto numerose battaglie: è un’arma storica! A proposito…io sono Casio; mi occupo della messa appunto saltuaria delle Buster Machines. Piacere!”

“Sarei curiosa di vederlo in campo…” – ammise Misato.

“Vi assicuro che è formidabile!” – esultò l’aiuto-meccanico, battendosi un pungo sul petto– “Ed un giorno anch’io diventerò un famoso Topless e lo piloterò!”
“Non contarci!” – lo schernì l’altra – “Solo dopo che IO lo sarò diventata!”

Mari si voltò offesa:
“Ma che avranno tanto da litigare…!”
Il fourth children le sussurrò nell’orecchio:
“Ti ricordo, cherie, che tu hai fatto esattamente la stesa scena poche ore fa…”

“Ad ogni modo…” – li divise il Collaudatore – “…credo che i nostri ospiti vorrebbero vedere di più, della nostra nave…quindi muovetevi!”

“Signorsì!” – obbedirono in coro – “Ora, se il gruppo volesse seguirci vi mostreremo…”

Casio sorrise, guardandoli allontanarsi e cullandosi nel vuoto.
Poi, qualcuno attirò la sua attenzione:

Una ragazza fragile d’aspetto, dai capelli di un azzurro chiarissimo, indugiava innanzi il grande mecha.
Ne sfiorò con una mano l’enorme mole:
“Questa macchina…così fredda…così sola…eppure sento che ha un cuore. Esattamente come me…”
Poi se ne andò.

Casio rimase a fissarla, pensoso.


* * *

Settore 35-bis. Otto minuti dopo.
Stessa Nave.

Cooooosaaaa?!?!” – il bambino dai capelli ramati della DAI-GURREN si sporse da una ringhiera soprelevata– “Avete anche una linea ferroviaria?! Hai visto anche tu, Darry?!”
Una coetanea dai capelli rosa chiaro lo tirò per un braccio:
“Sì, Gimmy, ma non dovresti esporti così! E’ pericoloso!”

Straw si avvicinò al parapetto, indicando con un dito le cinque file di treni dalle linee ultramoderne in perpetuo andirivieni:
“Questo è il sistema di spostamento super-rapido della nostra nave: la Skyarrow Railroad! Il Vergil-Exelion è troppo vasto per essere transitato a piedi da una parte all’altra: in questo modo possiamo raggiungere le destinazioni principali in pochissimo tempo! La nostra linea di treni a reazione eolica viaggia ad oltre 300 km/h!”
“Nono vi assicura che salirci sopra è un’emozione da provare almeno una volta nella vita!” – la ragazza dal cognome ignoto fece un ampio gesto con le braccia, quasi volesse abbracciare la visuale.

“Forse potrebbe essere il caso di prenderne uno, se dobbiamo muoverci ancora.” – suggerì Yoko.

“Certamente!” – asserì Barry – “Seguitemi!”


* * *


Venti minuti dopo. Settore 401.

Un grande arco metallico, oltrepassato costantemente da personale meccanico in divisa, delimitava la zona successiva.
Il tra le due sale si frapponeva una parete di luce blu, posta a monito.

“La prossima sala è una delle più spettacolari!” – preannunciò la ragazza – “Potrete vedere da vicino la fonte di energia della Nave!”
“Si tratta di una zona a gravità zero, quindi vi consiglio di calibrare bene il vostro peso di scarico al suolo, se non volete volarvene via verso il reattore principale e…beh, non sarebbe una bella esperienza.” – li avvertì l’amico.

Quindi, con cautela, il folto gruppo attraversò il varco.
La visione che si offrì ai loro occhi non sarebbe potuta essere più straordinaria:

Un’area dalle monumentali mura metalliche si estendeva in lunghezza e larghezza per, forse, decine di kilometri.

Al centro dell’imponente spazio artificiale, galleggiava – su una sorta di piedistallo – un cubo metallico di fattura sconosciuta e di enorme grandezza; sulla superficie solcata da lunghe venature baluginavano archi elettrici.

“E’ davvero imponente…cosa sarebbe?” – chiese la Akagi, per una volta meravigliata.

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“Questo è l’ALL-SPARK!” – il conducente dai capelli arancio acceso fremette d’orgoglio – “La fonte inesauribile di energia rinnovabile! Il vero propulsore dell’Exelion!”

“Ma di cosa si tratta, esattamente?”

“E’ un Nucleo a Degenerazione! In pratica, si tratta del pianeta Giove costretto ad una riduzione di 30.000 unità! Grazie alla fusione a freddo, si trasporta la sua energia ai reattori principali della nave, permettendole di raggiungere velocità pari o anche superiori a quella della luce!”

“Ma non è possibile!” – reiterò Leeron – “Anche un bambino sa che in un Universo basato sul carbonio, nessun oggetto o essere vivente può sopravvivere a simili velocità: perderebbe la sua forma fisica!”

L’ ‘aspirante Topless’ mise le mani in alto:
“Beh, non ne so poi molto, al riguardo! Di questo dovreste parlare con…”

“Con me.”
Una voce giunse dal basso: su di una pedana elevatrice, un’avvenente giovane donna dai lunghi capelli neri avvicinò il gruppo.
Quasi con voluta malizia, si passò una mano sui fianchi perfetti, messi in risalto dalla divisa militare bianca e nera.
“Oh, s-salve D-Dottoressa Banes…!” – lui arrossì improvvisamente.
“Ciao, Mikaela!” – la salutò Nono, con estrema confidenza.

“Salve a voi.” – rispose lei, sorridendo; poi si voltò verso il corposo drappello di persone:
“Benvenuti. Suppongo voi siate…quelli dell’altra parte.

“In molti, ma sì.”

“Bene.” – il suo tono di voce era cordiale, ma non molto coinvolto – “Come stava giustamente dicendo Barry, questo ALL-SPARK è in grado portare una nave a 300.000 km/h: la velocità di un fascio luminoso. Questo grazie alle sue proprietà gravitazionali: conservando la massa di Giove in un volume relativamente piccolo, è in grado di sprigionare una Supergravità…creando un Buco Nero. Ora siamo in una situazione a Zero-G, di conseguenza non risentiamo degli effetti, ma durante i salti spazio-temporali possiamo ripristinare la gravità per un millesimo di secondo, permettendo che crei un WARP controllato che noi siamo chiamiamo ‘Cancello di Tanhoizer’. Questo procedimento permette alla Nave di rivestirsi di sub-spazio, annullando localmente qualsiasi legge fisica standard e permettendo di raggiungere velocità impressionanti! Tutta la manovra viene denominata ‘Navigazione C+’.”

“Credo di essermi perso ad ‘ALL-SPARK’…” – Shinji si grattò una tempia, confuso.
“Questo perché tu sei uno Stupi-Shinji!” – borbottò Asuka.

“In quanto tempo siete riusciti a raggiungere un tale livello tecnologico?” – chiese la Akagi.
“Oh, in realtà sono più 10.000 anni che esistono questo tipo di propulsori: noi della FRATERNITY li abbiamo solo perfezionati.”

“Non solo; l’ALL-SPARK è anche una vera e propria centrale atomica: dalla sua fusione si ottiene l’Ice Second, un isotopo radioattivo alla base dell’energia per le Buster Machines!” – continuò Barry.

“E dovete sapere che è stato il Coach Witwicky a recuperarlo!” – precisò Nono, fiera – “Perché il Coach è un grand’uomo! E’ statoun Topless, anni fa, e ha combattuto in molte battaglie con la sua Buster Machine! Inoltre…è l’unico ex-Topless di cui non è mai stata accertata la perdita delle abilità, superati i vent’anni!”

“Perché si ostina a chiamarlo in quel modo?!” – borbottò Yoko all’uomo dai capelli biondi ed impomatati.

“Quindi…” – riflettè Alex – “…l’Ammiraglio è il più vecchio Topless in vita?”
“Non il più vecchio.” – lo corresse Mikaela, compiaciuta – “Soltanto il più esperto.”

L’aiuto-meccanico si acquattò vicino a Misato e Leon, bisbigliando in un ridolino:
“Anche se fanno finta di essere solo colleghi di lavoro, la Dottoressa Banes e l’Ammiraglio sono fid…AHIAHIAHIAI!!”

Due dita lo tirarono dolorosamente per un orecchio:
“Non vuoi tornare a fare lo spazzino dell’Exelion, vero Barry?!” – chiese la bella quanto cinica Mikaela, in tono sarcastico.
“No, certo…” – mugugnò lui.
“Visto?!” – esultò Nono – “Finisci sempre per metterti nei guai…”
“Tu fatti gli affari tuoi!” – ringhiò di rimando.

L’avvenente ricercatrice lo mollò a terra:
“Basta così, mi sono distratta anche troppo. Avrei molto lavoro da fare, quindi devo lasciarvi, ma sono sicura che ci rincontreremo…”

“Sicuramente.” – fece Ritsuko – “Lavorare con così tanti colleghi sarà quantomeno stimolante.”
“Lo spero.”


* * *


Un’ora dopo. Ore 19: 30. Settore 2. Ufficio del Gran Consiglio.

I quattro Comandanti presero posto sulle avvolgenti poltrone imbottite del locale circondato da grandi finestre, oltre le quali si estendeva la commovente visione dello Spazio più profondo e silente; alle loro spalle i rispettivi Vice.
Un pianeta blu solcato da grandi nuvole si affacciava dal basso…la Terra.

Ivankov prese la parola per primo:
“Ora che siamo finalmente soli, possiamo discutere di ciò che ci ha condotto qui…davvero.”
L’Ammiraglio gli porse un fascicolo rosso, sul tavolo.
Lui lo aprì lentamente, sfogliando quattro pergamene plastificate al suo interno:
“Queste sono le pagine del codice che siamo riusciti a rinvenire e decifrare. Noterete anche a voi che contengono un crittogramma alfa-numerico rintracciabile nel testo. Secondo approfondite ricerche, abbiamo scoperto il nome ad esso legato nell’antichità. I seguenti documenti top-secret vanno sotto il nome di ‘Pergamene Segrete del mar Morto’.”

“Così anche voi ne possedete una parte…” – osservò Fuyutsuki
“E’ naturale.” – asserì Ikari - “Altrimenti non saremo qui. I Rotoli in nostro possesso sono nove: cinque ortodossi e quattro apocrifi. Finora era stata predetta la disfatta degli Angeli Maggiori ed il Ricongiungimento. Inoltre, stando ai dati in nostro possesso, sembrerebbe prossimo il momento del Risveglio del vero Evangelion.”
Il Comandante eseguì un piccolo cenno della mano destra; l’Inviato leon Marshall si avvicinò dall’ombra, posizionando sul tavolo una valigetta sigillata.
La aprì e la voltò alla vita del Consiglio, mostrando le Pergamene.

“Intende dire le Unità di cui si serve la NERV?” – domandò il Generale.

“Esattamente. Mi rendo conto della sua diffidenza, Hatori, ma gli Eva non sono sostituibili.”

“Per ora sono ancora stoccati nella vostra nave, Ikari. Da domani provvederemo alla collocazione, secondo le vostre disposizioni. Lo stesso vale per quel…mostro a cui facevate riferimento: Lilith.”

“Domani sarà tardi.”

“Domani è deciso.” – si oppose Achab – “Perfino le Buster Machines sono sigillate: non faccio sconti per nessuno. Senza contare che la presenza del vostro Angelo metterà in allerta il nemico. Adibiremo un Settore a Terminal Dogma, ma voglio che vengano rispettate le nostre regole.”

“Ed i nostri Gunmen?” – chiese Simòn – “La DAI-GURREN ne necessita, non ce ne siamo mai separati.”

“Comandante Jiiha, le consiglio caldamente di moderare i toni. Come ho detto: niente sconti. Non fino a domani.”

Il ragazzo si alzò in piedi, incollerito:
“Ma domani crollerà la LUNA! Si rende conto che tutto ciò sarà inutile se non…!”
“Simòn, ora basta.” – lo frenò Rossiu.
“D’accordo…tenete!” – e spinse bruscamente un gruppo di papiri – “Questo è quello che abbiamo trovato: parlano di altre razze aliene, oltre ad i Mugann. Suppongo si riferiscano a quelli che voi chiamate ‘Angeli’ e ‘Mostri Spaziali’.”

“L’Aquarion può aspettare, se volete.” – acconsentì Fudo, incrociando le braccia – “Ma questo gioco non durerà a lungo: Tomah non tarderà a muoversi.”
“E’ necessario rimanere uniti, se volgiamo far fronte a questa minaccia.” – confermò il Vicecomandante Jean-Jerome, alle sue spalle- “In segno della nostra fiducia, vi offriamo queste: le Pergamene mancanti per la Genesi Contemporanea.”

“Se non sbaglio è proprio Tomah a possedere l’ultima pagina del codice.” – sostenne l’anziano Kozo – “Il frammento che aprirà le porte della Heaven’s Door…che condurrà al secondo Big-Bang: la Nuova Genesi.”

“Se è in mano sua, allora è praticamente impossibile recuperarlo.” – Fudo sospirò profondamente – “E della Chiave cosa mi dite?”
“E’ scomparsa poco tempo fa.” – ripose Ikari – “Temiamo la usino per il Perfezionamento dell’Ultimo Evangelizzatore.”

“Esistono Evangelion di cui non siete a conoscenza?” – chiese il Colonnello Witwicky.

“Il Mark.06 attende sotto i nostri occhi, sulla base lunare di Tabgha. Tuttavia abbiamo perso anche l’Unità 00. Se lo 01 sta subendo il processo, crediamo che anche lo 00 potrebbe…”

“Questo lo vedremo col tempo.” – lo interruppe il Generale; poi si voltò verso i rappresentanti della DAI-GURREN – “E voi? Se non sbaglio c’era qualcuno che dovevate presentarci…”

Senza rispondere, Rossiu intuì:
Si allontanò in un angolo adombrato, spingendo poi innanzi una piedistallo nero semovente, sulla cui sommità era posta una campana di vetro, colma di liquido smeraldino.
Nel liquido galleggiava, collegata da un complicato sistema di mantenimento spinale, una testa.

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“Così sareste voi…coloro che dovrebbero liberare il Potere della Spirale?” – la voce crebbe profonda dalle corde vocali artificiali dell’essere – “Le Pergamene del Mar Morto parlano chiaro: questo mondo finirà…tra sette giorni, oggi compreso.”

“Ma nonostante questo non ci arrenderemo. Noi tutti sopravvivremo…a qualunque costo!” – si oppose il Comandante dai capelli di cobalto.

“Allora è deciso…” – Ikari si alzò in piedi, lentamente – “…non v’è motivo alcuno per compensare le nostre vite se non quello di incedere per il nostro destino, combattendo con tutte le nostre forze.”

Il Consiglio dichiarò all’unisono:
“Sorge oggi…la Confederazione TERRA!”

Un lieve allarme si levò da un led rosso, sulla scrivania di Ivankov.
Lui si voltò:
“Sembra che il momento tanto atteso sia infine giunto…l’attacco è iniziato.”


* * *


Dieci minuti dopo. Ponte di Comando.

Quattro paratie meccaniche si sollevarono rapidamente, lasciando confluire un gran numero di individui.

“Questo è il Ponte di Comando?! E’ perfino più grande di quello dell’Arc-Gurren!” – esclamò stupefatto il Sergente Dayakka.

“Sarà più di quattro volte la grandezza del Central Dogma…” – mormorò la Katsuragi.

La sala era quasi inutilmente vasta: ricoperta di lucido acciaio cromato e bianco, si snodava in un gran numero di terrazze e postazioni computerizzate di tecnologie mai viste; enormi vetrate occupavano i tre quarti del Ponte, affacciandosi sullo Spazio.
In lontananza, piccoli bagliori spandevano il loro scintillio frenetico nel buio.

“Ben ritrovati.” – li accolse Hatori, senza distogliere gli occhi da una mappa olografica – “Spero che queste poche ore di ordine vi abbiano rifocillato: ci sarà un po’ di lavoro, d’ora in vanti.”

“E chi sono anche questi altri?!” – chiese Asuka, infastidita, indicando un gruppo di ragazzi ai lati della sala di controllo.

“Loro sono i nostri piloti.” – rispose Fudo, dall’alto della piattaforma consiliare – “Gli Element.”

“Ah, altri impiastri! Per salvare il mondo io basto e avanzo!”

“Chi non conosce il valore dell’amicizia può anche andarsene…” – controbatté l’uomo.

Lei dovette tacere.

“Signori…” – un addetto operativo poco più che maggiorenne si alzò in piedi –“…rilevato un gran numero di Mostri Spaziali a distanza 100 km. Si muovono ad un terzo della velocità-luce!”

“Grazie, Mark.” – rispose l’Ammiraglio, avanzando verso la squadra di analisti in divisa – “Zack, ipotesi sull’origine?”

“Probabile capacità di aprire WARP!” – ripose in un soffio l’operatore dalla corporatura robusta.

“Ci state dicendo che i nostri nemici possono muoversi tra più Universi contemporaneamente?!” – domandò Misato, avvicinandosi verso i tre operatori del MAGI, ora accomodatisi in altrettante postazioni.

“Dovrebbe essere un fatto scontato, questo…Capitano Katsuragi.” – l’arroganza con la quale Ivankov le si rivolse la fece indispettire, ma non replicò.

Poi, l’Uomo con il Cappello si rivolse al personale:
“Alle ore 19:42 ha inizio ufficialmente la manovra ‘Advent.’ Da questo momento l’operazione passa sotto il diretto controllo della FRATERNITY!”

“Ci sta escludendo, Hatori?!” – Simòn lo penetrò con lo sguardo.

“Mi spiace rubarle la pappa, Comandante Jiiha, ma converrà anche lei che i vostri mezzi non sono disponibili, in questo momento. Sebbene abbia accettato di unire la mia Agenzia alla TERRA, non posso non incaricarmi dell’esito di questa offensiva.”

Quindi si voltò verso il suo sottoposto:
“Ed ora basta parlare! Ammiraglio Witwicky, voglio un dispiego completo della flotta! Che l’operazione abbia inizio!”

“Signorsì.”
Il giovane ufficiale procedette lungo una passerella metallica centrale, poggiando i palmi su di una plancia intelligente; si accese svogliatamente una sigaretta.

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Aspirò solo una volta, nervosamente.
Infine la schiacciò nel pugno, ordinando:
Giant Inter-Galactic Flagship: assetto da battaglia! Lancio immediato di tutte le navi di classe ‘Exelion’, ‘Yamato’, ‘Luxion’ e della ‘Ifrit’! Inoltre è richiesta la mobilitazione della squadra Valkyrie di tipo ‘Super Messiah’!”
Serrò i denti:
“Mostriamo loro il potere del Vergil-Exelion! MOSTRIAMO LORO IL POTERE DELLA FRATERNITY!”

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Capitolo 4
*** Giorno 2: Do You Love Me? – Colei Che Muove i Pianeti ***


Chiedo scusa in anticipo per lunghezza di questo capitolo: mi rendo conto che ho un tempo di pubblicazione ed una durata media dei capitoli abbastanza lunghi, ma tentate di perdonarmi: prometto che i prossimi capitoli saranno più brevi e concisi.
Fate , se potete, uno sforzo: è un capitolo piuttosto decisivo, ma non dovrebbe annoiarvi.
Thanks a lot. :-)

 
 

Giorno 2:
Do You Love Me?– Colei Che Muove i Pianeti
 
Universo ‘Alpha’. Martedì 14 Settembre 2019. Ore 08:30 A.M.
Istituto Scolastico Internazionale Marduk. Parigi. Francia.
 
“Hai sentito, Ginevra?” – chiese la ragazza dai corti capelli neri – “Il telegiornale dice che la Luna è talmente vicina alla Terra che potrebbe urtarla!”
 
Le ragazze in uniforme scolastica salirono le ampie scale in marmo dell’immenso complesso scolastico francese, al loro secondo giorno di scuola, discutendo animatamente.
Le loro mani si agitavano nell’aria, acconciando capelli, calcando cartelle a tracolla e scorrendo sui corrimani dello scalone.
 
Una coetanea dai capelli castani sciolti si diede un colpo alla chioma con il dorso della mano, scettica:
“Mah, io non credo a queste cose! Dicevano che nel 2012 sarebbe finito il mondo; sono già passati sette anni e non mi pare sia finito proprio nulla!”
 
La giovane pianista bionda sorrise poco convinta alle amiche, allontanandosi dal gruppo:
“Beh, se proprio deve succedere qualcosa, che almeno ci faccia saltare l’ora di Matematica! Un test d’ingresso al secondo giorno proprio non mi va giù!”
Risero di gusto, poi lei si allontanò:
“Vado un attimo al bagno! Vi raggiungo tra poco!”
“Va bene!” – fece di rimando la compagna – “Ma non tardare, altrimenti chi la sente quella pazza della professoressa!”
 
Ginevra si infilò all’interno del bagno della scuola, pulito e piastrellato di maioliche bianche.
Posando la tracolla nera a terra, aprì il rubinetto dell’acqua fredda, lavando con abbondante sapone profumato la candide mani.
Si gettò una manciata d’acqua in viso, imponendo le mani sugli occhi.
Le tolse lentamente, guardandosi allo specchio.
Nell’oscurità immobile di un angolo del bagno, intravide due piccoli lumicini scarlatti risplendere sinistri.
Si rialzò di scatto, ansimante:
“Chi è là?!”
 
Nessuna risposta.
 
Con cautela, si avvicinò lentamente alle due piccole luci misteriose, mentre il battito del suo cuore aumentava ogni passo di più.
“C’è nessuno?” – chiese esitante.
 
Poi, dal nero ombroso della nicchia si allungò un braccio fasciato da un elegante completo nero; una mano ricoperta da un guanto bianco la invitava seducente ad entrare in quel mondo di tenebra.
 
“Chi sei?”
 
L’uomo nell’ombra non ripose subito, limitandosi a sussurrare:
“Vieni con me…prendi la mia mano, se vuoi conoscere gioia e verità eterna…”
 
Quasi ipnotizzata, la ragazza avvertì ogni suo muscolo agire inconsapevolmente:
Mosse un passo in avanti, concedendo all’oscuro ospite la sua mano sottile.
Le dita s’intrecciarono.
Quei due lumicini si fecero più vividi: malevole e astute iridi rosse di occhi sottili e serpentini.
 
Ginevra tentò di urlare, ma il suo fiato venne spezzato da un’ombra incombente, fino a che l’oscurità non l’avvolse del tutto.
 
 
*   *   *
 
 
Stesso giorno. Tre ore prima (05:30 A.M.).
Ufficio del Gran Consiglio. Settore 2. Giant Inter-Galactic Flagship Vergil-Exelion.
 
Nel lume soffuso dell’unica lampada al neon del grande studio, il Comandante Supremo Simòn Jiiha respirò a fondo:
“Sembra che ci siamo riusciti, alla fine…”
 
“Desolato di un primo giorno a bordo della nostra Nave tanto movimentato.” – si scusò il Generale Hatori, più per forma che per delicatezza – “Spero vi siate riposati in queste sei ore di pausa.”
 
“Il riposo è un lusso che non ci è concesso, in tempi come questi.” – ripose Gen Fudo, impassibile.
 
“Gli alloggi sono stati accoglienti.” – notò con sufficiente pacatezza Fuyutsuki – “Personalmente apprezzo l’arredamento giapponese. Mi compiaccio di tanta solerzia nel metterci a nostro agio, da parte vostra.”
 
“Dovere.” – rispose l’Ammiraglio.
Annuiva sempre così, quando voleva dimostrare fedeltà, benché fosse un pessimo bugiardo: i suoi fastidi e disagi trapelavano da ogni fibra del corpo.
 
“Piuttosto…” – riprese Ikari – “…siamo impazienti di avere notizie circa la sistemazione dei nostri Eva e del MAGI System, oltre che dell’Angelo Lilith.”
 
“Abbiamo già provveduto a sigillare il vostro mostro deforme.” – lo informò Ivankov, con una smorfia di disgusto –“Per quanto riguarda gli Eva, ci stiamo adoperando per lo stoccaggio. Lo stesso vale per le Vector Machines e i Gunmen. Il MAGI è in fase di installazione: presto sarà operativo come computer di bordo.”
 
“Se non sbaglio, la Dottoressa Akagi si sta personalmente occupando della messa a punto di quei vostri Super-Evangelion sfruttando la tecnologia della DAI-GURREN…” – rifletté Rossiu, come a voler insinuare una superiorità scientifica.
 
“Le nostre risorse sono più che sufficienti.” – obiettò Gendo Ikari – “Nonostante questo, non possiamo permetterci di partire in svantaggio contro il nemico: per questo esiste la TERRA; per unire i quattro diversi Frutti della Conoscenza.”
 
Hatori si levò in piedi, seccato:
“Non crede di essere troppo rilassato, Ikari, dopo ciò che è successo stanotte?! Cosa ha da dire su quei due…‘Eva’ - o come diavolo si chiamano - che sono comparsi dal NULLA?! Senza contare l’imminente collasso della Luna, non possiamo permetterci di nasconderci alcunché!”
 
“L’Unità 06 e la 08 non sono come gli altri Evangelion.” – rispose il Comandante della NERV, senza scomporsi – “Rappresentano una forma evoluta di esistenza, che trascende i limiti umani. Sigillarli non rientra nelle nostre capacità: possiamo solo pregare di non doverli combattere.”
 
“E quei due ragazzini?” – Simòn congiunse la mani innanzi al mento – “Cosa può dirci di loro? Possiamo fidarci?”
 
Rispose Fudo, stranamente:
“Un bambino può nascondere il segreto dell’Universo dentro di sé. Potrebbero forse essere nemici, ma dubito che avrebbero dato tanto per noi, solo per distruggerci dopo. Nulla è dato certo: sono esseri umani e per tanto fallaci, ma è nella natura dell’uomo quella di fidarsi dei suoi simili. Perciò siamo riuniti: ogni essere umano è come un singolo pezzo di Luna Crescente. Tuttavia, unendo più pezzi di Luna Crescente è possibile ottenere una Luna completa: una Luna Piena. Dobbiamo avere fede.”
 
Gli altri membri rimasero in meditativo silenzio.
 
Solo Lord Genome, nella sua teca bio-supportata, sussurrò nel silenzio:
“L’Evoluzione Suprema divaricherà la Legge di Conservazione dell’Energia Universale. Quando la Spirale sarà completa…avremo la Nuova Genesi Divina.”
 
 
*   *   *
 
 
Ore 9:00 Stanza privata n.121. Stessa Nave.
 
Due colpetti leggeri percossero la porte automatica in acciaio dell’angusto appartamento.
 
Sotto le coperte bianchissime del piccolo letto, il pilota dai capelli nero-blu si levò lentamente, rispondendo a quel richiamo con voce impastata dal sonno:
“E’ aperto…”
 
Con discrezione, la porta della cabina si aprì verso l’interno, mentre una giovane ragazza dai corti capelli turchesi in camicia e minigonna nera entrò lentamente.
 
Lui non si voltò, ne la salutò.
Rimase di schiena, rivolgendole le spalle sottili dalla pelle chiarissima.
 
Lei si avvicinò appena, poggiando un elegante completo nero sulla scrivania in dotazione.
Infine parlò, piano:
“Sono venuta a portarti la nuova divisa. Il Capitano Katsuragi me l’ha ordinato.”
“Ti ringrazio.” – rispose semplicemente lui.
 
Lei lo scrutò con i suoi magnetici occhi color rubino:
“Talvolta l’apparenza può ingannare…quello che appare come un eroe può anche rivelarsi un demonio, se tale è il suo cuore.”
 
Cris sembrò quasi cogliere il significato recondito di quelle parole.
Si levò in piedi, spiegando lentamente l’uniforme di raso nero.
Infilò una gamba nei pantaloni dalla piega perfetta, continuando sibillino:
“Il cuore delle persone è di per sé il mistero più inviolabile, giacché sia parte integrante dell’organismo. Ma va ricordato che l’essere umano è composto tanto di carne quanto d’anima: l’una senza l’altra è solo un cadavere. Pensi forse che io sia un demone?”
 
“Tu pensi d’esserlo?” – le sue parole tagliavano il silenzio opprimente.
 
Lui non ripose, indossando la camicia coordinata blu elettrico ed annodando al collo la cravatta nera.
 
Infine lei chiese ancora, indugiando su ogni lettera:
“Tu…sei come me, non è così?”
 
“No.” – quella parola gli sfuggì dalle labbra con tale sicurezza da apparire premeditata.
 
Lei si scompose appena.
 
“Certo, ci somigliamo molto…” – lui strinse un pugno, fissando lo Spazio costellato di stelle oltre la finestra della cabina – “…ma io non sono come te.”
 
Indossò l’elegante giacca nera a doppio petto – sul cui taschino risaltava il logo rosso della NERV – abbottonandola con cura.
Quindi si voltò verso la porta, intenzionato a lasciare la stanza.
 
Quando le passò a fianco, l’unica reazione che ebbe da lei fu un:
“Arrivederci.”
 
 
*   *   *
 
 
Mezz’ora dopo. Area attrezzata n.14. Stessa Nave.
 
Un pugno preciso e diretto venne affondato nel guantone da parata nero, lasciando un piccolo calco.
 
Un bel giovane brasiliano in completo calcistico si tirò leggermente indietro, rimettendosi in posizione:
“Ok, con questo fanno trenta! Una buona media…per un novellino.”
 
“Non prendermi in giro, Pierre!” – ripose sprezzante un ragazzo dai capelli di un biondo cinereo, spostando continuamente il peso da una gamba all’altra, senza distogliere l’attenzione dai bersagli – “Mi sto solo scaldando! Non crederai che sia già esausto? Sono già sei anni che pratico boxe! E poi…sono stufo di essere il terzo in comodo! Soprattutto devo dimostrare al fratellone che deve smettere di preoccuparsi come un’oca ogni volta che scendo in campo con Alephist!”
Ed allungò altri due veloci diretti ai pao.
 
Nikolas, dondolandosi noiosamente sulle corde del ring della gigantesca palestra, bofonchiò:
“Ryan, tu hai la sorprendente capacità di ripetere le solite idiozie decine di volte di fila…e nonostante tutto non perdono d’efficacia: mi chiedo come tu riesca ad essere così maledettamente pedante!”
 
“E sta un po’ zitto, tu!” – lo rimproverò, seccato.
 
Per riposta, l’Element della DEAVA chiamato ‘Pierre’ gli assestò un leggero calcio all’altezza della coscia:
“Tu invece cerca di rimanere concentrato!”
“Ahia!”
 
Il Topless provò una breve combinazioni di ganci-montanti poi venne interrotto da una vocina acuta e maliziosa:
“Oh, ma come ci diamo da fare! Certo che voi ragazzi siete tutti uguali: tanto lavoro e poi vi ritrovate con i punteggi più bassi della FRATERNITY!”
 
“Tycho…” – Ryan si fermò, sospirando scocciato – “…come non ho potuto pensare all’eventualità di ritrovarti sempre tra i piedi, a dar fastidio?”
“Beh, forse perché non ci arriveresti mai…” – sorrise lei, provocatoria.
 
“Ok, ok…facciamo tutti una pausa!”
La voce giunse dall’alto:
Su una morbida sfera galleggiante, il Collaudatore Casio Takashiro discese lentamente, lanciando bottigliette d’acqua sterilizzata ai piloti sparsi ovunque per la palestra hi-tech.
 
“Stavo giusto per andarmi a fare un tè…” – Nikolas afferrò la bibita, piantò una cannuccia nel coperchio di gel e tirò un sorso.
 
Un ragazzo dai folti capelli rossi saltò giù da una spalliera, atterrando sulle corde del ring.
 
Il Brasiliano perse l’equilibrio, cadendo al suolo, confuso:
“Apollo! Ma non conosci altri modi per muoverti?!”
“Certo, ma il bello sta nel vedere le tue reazioni!” – ripose lui, con un sorriso sornione a trentadue denti.
 
Infine, Tycho gettò il capo all’indietro, sorseggiando un’aranciata:
“Oh, guardate chi è uscito dal letargo! Ehilà, mi vedi?!”
 
I suoi occhi incrociarono quelli di un ragazzino poco più che quindicenne, in un semplice ma elegante completo nero, sotto il quale spiccava presuntuosa una camicia di un arancione acceso, stretta al collo da una cravatta nera.
Sul taschino sinistro risaltava una foglia rossa e la dicitura: ‘NERV-UZUMAKI’.
 
Lui si voltò, abbassando poi lo sguardo, imbarazzato.
 
“Avanti, non essere timido! Vieni a farci compagnia! Noi ammazza-Mostri Spaziali dobbiamo restare uniti, no?” – lo incoraggiò Nikolas, strizzandogli l’occhio.
 
Lui si fece più vicino, silenzioso.
Poi l’irrequieto Apollo lo avvicinò in un salto, annusandolo convulsamente dall’orlo dei pantaloni fino al colletto della camicia.
“Mhmm…si, capisco…” – continuava a ripetersi, tra un’inalazione ed un’altra – “…è così, allora…”
Infine si avvicinò tanto al suo volto da schiacciarsi i nasi a vicenda:
“Così sei tu…il pilota di quel robot? Hai un odore…strano. Sei sicuro di essere umano?”
“Eh?! Cosa?!” – Naruto un’espressione di totale sgomento – “M-ma certo!”
 
“Apollo, che razza di domande fai?!” – Pierre gli assestò un sonoro scapaccione; poi si voltò verso il second children – “Scusagli l’impertinenza: le buone maniere non sono di casa! Io, piuttosto, sono Pierre Vieira. Piacere.”
Gli allungò la mano; lui ricambiò il gesto, ma il sudamericano la retrasse, con un fischio:
Ah-ha, ti ho fregato! E dai, non fare quella faccia! Era uno scherzo…”
“Se lo dici tu…” – indietreggiò Naruto, diffidente.
 
“STOOOOOOP!!!!” – una voce squillante accompagnò un ragazzino in tuta meccanica arancione capitombolargli innanzi.
Con gli occhi lucidi dall’emozione, il bambino gli strinse la mano tanto violentemente da slogargli il braccio:
“Non ci credo! Non posso crederci! Tu sei DAVVERO il pilota di quel robot enorme! Sei stato f-e-n-o-m-e-n-a-l-e! E sei così giovane: avrai sì e no la mia età! Come ti invidio!”
 
L’ometto paffuto cinse le spalle a Naruto con un braccio, costringendolo ad accomodarsi sulla sfera galleggiante:
“Casio Takashiro: al tuo servizio! Questo esuberante tuttofare è invece il nostro Barry: cerca di capirlo, per lui tu sei un po’ come il suo ideale di vita! Tuttavia, dicci un po’ di più di come sei!”
 
Non era un invito comune. Descrivere la propria persona…non ci aveva mai pensato. Fino ad allora si era preoccupato solo della percezione altrui della sua immagine, ma mai aveva creduto di doverne dare un assaggio con le sue stesse parole.
 
“Beh, io…” – azzardò, indeciso – “…non sono molto abituato a parlare. Non più, almeno. Credo di poter dire di essere un tipo…complicato, ecco.”
 
“Essere complicati è un bene, a volte.” – riflettè Nikolas.
 
Naruto chinò la testa:
“In realtà…è un po’ che non vedo o parlo con qualcuno. Non sono bravo nell’agganciare discorsi…sarà per questo che sembro tanto strano.”
 
“Non più strano del resto di questo equipaggio…” – sorrise Tycho, passandosi una mano tra i capelli.
 
Lui sembrò ravvivarsi:
“La Nave, giusto…quant’è lunga? Quanti siamo a bordo? Credo di sapere perché mi sono spinto fin qui…ma non so nulla di quanto mi circonda. Tutto questo è così nuovo, per me…”
 
Ryan incrociò le mani dietro la testa:
“Oh, non ti perdi un granché: siamo oltre duemila persone a formare l’equipaggio, di cui una trentina di piloti, te compreso; il Vergil-Exelion è solo la Nave Ammiraglia più grande e potente mai costruita nella storia dell’Umanità e fino a dieci ore fa i nostri Universi erano divisi. Dopodiché sei arrivato tu e quell’altro ragazzino, avete lanciato contro i nemici  tutte le Lune di Giove e avete causato un’esplosione di proporzioni planetarie. A parte questo, nient’altro.”
 
Stranamente, a Naruto venne da sorridere:
“Deve essere stato imbarazzante…”
 
“Solo un po’.”
 
“Ad ogni modo…” – il suo volto si incupì nuovamente – “…è da molto che non vedo alcune persone. E pensare che voi siete i primi che incontro, senza nemmeno conoscervi. Deve essere frustrante avere tante persone a darvi ordini, in una situazione come questa.”
 
“In effetti non siamo abituati alle formalità…” – riflettè Vacheron.
 
Tycho, sorridendo, si avvicinò all’orecchio di Naruto, nonostante la vistosità del gesto mostrasse tutto fuorché segretezza:
“Sai mantenere un segreto? Allora ti svelo una cosa: in realtà la FRATERNITY non ha una gerarchia precisa, al suo interno. Noi Topless discutiamo con pochi addetti tecnici sulle strategie belliche di volta in volta e per il resto abbiamo carta bianca. Ma da quando ci sono il Generale Ivankov e l’Ammiraglio Witwicky al comando tutto è così complicato! Sono dei tali conformisti; non li sopporto!”
 
“Non sei l’unica…” – Ryan si passò il mignolo nell’orecchio, insoddisfatto.
 
“Certo, meglio loro che le Gemelle Serpentyne…!” – sospirò Nikolas.
 
“Chi sono le Gemelle Serpentyne?”
 
“Ehi, quante domande fai, Moon-Boy!” – lo bloccò Casio, divertito – “Non sei qui nemmeno da cinque minuti e già chiedi di informazioni altamente classificate? Dicci almeno come ti chiami…”
 
Lui sembrò rasserenarsi: in fondo non erano così male, quei tipi.
Non aveva ancora rivisto le conoscenze di vecchia data, ma c’era anche tutto il resto dell’equipaggio con cui entrare in confidenza.
Forse ci sarebbero state persone con cui non avrebbe neanche mai parlato, ma da qualche parte doveva pur cominciare.
 
A cuore leggero, rispose:
“Il mio nome è…Naruto Uzumaki!”
 
 
*   *   *
 
 
Appartamento del Capitano Katsuragi. Ore 16:00. Stessa Nave.
 
La donna si rigirò sotto le coperte bianchissime del letto disfatto, nella grande cabina finemente arredata.
 
Tutto era perfetto: liquore, oli essenziali, candele…
 
Quelli della FRATERNITY sanno essere ospitali, dopotutto…- perfino pensare le risultava difficile; pareva quasi che meditasse quelle parole più lentamente del solito.
 
Era stanca; terribilmente stanca:
Nello Spazio non c’è alcuna differenza tra notte e giorno.
Non c’è luce, se non le piccole fiammelle delle stelle, lontane centinaia di anni-luce e le lampade al neon ed etere luminifero del Vergil.
Non c’è distinzione d’orario: tutto è scandito dai propri orologi biologici, abituati a vite terrestri.
Andare a letto alle quattro del pomeriggio non era certo il massimo…ma la sua testa girava talmente forte quel giorno: quanto sarebbe durata la quiete dopo la tempesta?
 
Un giovane uomo si volta sotto le lenzuola, abbracciandola; il petto nudo e forte di lui contro la pelle liscia della sua schiena, che profuma d’essenze aromatiche.
 
“Mi ami?” – chiede lei, spegnendo nel posacenere sul comodino il mozzicone di sigaretta che ancora tiene in mano.
 
“Se ti dicessi di no, arrivando a farmi detestare…” – risponde lui, con un’altra domanda – “…soffriresti di meno, quando arriverà la Fine dei Giorni?”
Lei sorride malinconica:
“I cuori degli uomini sono talmente ingenui…sebbene io potrei anche sforzarmi di odiarti, ciò mi sarebbe impossibile. Sebbene inoltre l’amarti mi farà soffrire…nondimeno soffrirei della tua mancanza, poiché tale è la legge del mio animo: tentare di odiare ciò che si ama profondamente non fa altro che alzare un muro tra la realtà che si cerca di evitare e quella evitata. Non fa differenza.”
“Credi dunque che il nostro amore possa durare in eterno, pur se questo dovesse incorrere nella fine dell’umanità?”
“No…” – Misato Katsuragi chiude le palpebre truccate di costoso ombretto – “…non è possibile, in una relazione. Ogni storia d’amore è destinata a terminare: non si sa come abbia inizio e come proseguirà…ma si sa perché finisce.”
 
Lui si alza in piedi, avvicinandosi alla grande finestra rinforzata della camera, sullo Spazio:
“Tutto questo…è profondamente umano.”
 
 
*   *   *
 
 
Grande Biblioteca Digitale ‘Babel’. Ore 17:15. Stessa Nave.
 
Lar’C ordinò rapidamente i file degli audio-libri, prendendo il portatile in mano e avviandosi verso il portone automatizzato in falso legno.
Si voltò verso la ragazza dai capelli rosa alle sua spalle, intenta nello spazzare con zelo il pavimento di marmo e gli scaffali dell’imponente biblioteca di bordo:
“Nono, io vado a riposarmi in stanza. Vedi di pulire tutto per bene, tu: non voglio sorbirmi il Generale o qualcuno dei cervelloni della NERV e DEAVA lamentarsi per il disordine! E cerca anche di non rovinare i proiettori: l’ultima volta Mikaela si è talmente infuriata che c’è mancato poco che non ci sbattesse fuori dalla Nave a calci nel sedere!”
 
“Certo, Signorina!” – Nono scattò sull’attenti, radiosa – “Nono farà un ottimo lavoro! Pensi a riposarsi, nel frattempo!”
 
“Voglio fidarmi…” – Lar’C si diede un colpo alle ciocche laterali dei suoi capelli biondissimi, in contrasto con la carnagione esotica.
 
Come spesso accadeva, nella mente dell’esuberante Nono, la figura della Principessa Lar’C Mellk Mal si trasfigurò in una visione quasi mitica:
 
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Rimase a guardarla allontanarsi, con gli occhi lucidi di ammirazione.
 
Poi, una voce la distrasse:
“Scusa, potrei prendere in prestito questo libro per un po’?”
 
La sorpresa la fece sobbalzare, lanciando un gridolino acuto e facendole cadere la scopa di mano.
Si voltò, ansimante:
 
Davanti a lei, un giovane dal volto sottile – incorniciato da un mare fluente di capelli corvini, tra i quali saettava una ciocca blu – e dagli occhi di un blu-notte magnetico la fissava, incuriosito; in mano un audio-libro di Goethe.
Era apparso come dal nulla ed ora se ne stava lì con quei suoi occhi di un timido quasi impertinente, a fissarla mettersi in ridicolo.
Era bello…quasi pericoloso.
Era il pilota dell’Eva 08, comparso il giorno prima…sbucato da chissà dove e a bordo di un ‘coso’ in grado di lanciare addosso ai nemici interi pianeti.
E, soprattutto, era un ragazzo.
Per la prima volta…Nono provò qualcosa di più della semplice ammirazione verso un giovane pilota…qualcosa che le faceva battere ciò che tutti chiamano ‘cuore’ e che le mandava a fuoco le guance.
 
“I-io…cioè tu…cioè lei…” – balbettò, confusa – “…ma certo, prenda pure quello che le serve, Signorino!”
 
Lui assunse un’espressione stupita:
“Oh…ma guarda che non devi darmi del ‘lei’! Tu sei Nono, giusto? Io sono Cris.”
 
Il volto della ragazza avvampò, rossa d’imbarazzo:
“I-il Signorino conosce Nono?! Oh, ma Nono voleva solo essere e-educata! N-non si arrabbi, Nono non sapeva se chiamarla…”
Indietreggiò, agitando le mani come per scusarsi.
Per sbaglio, poggiò un piede sulla scopa caduta:
Slittò all’indietro, tentando di aggrapparsi ad un mobile, facendo cadere dallo stesso uno stereo che si accese all’urto con il suolo, mentre un’allegra musichetta decisamente poco appropriata iniziò a suonare.
 
 
Carponi, tentò con impaccio di spegnere l’attrezzo infernale che cantava a tutto volume, con scarsi successi:
“Zitto, zitto! Cavoli, che guaio…!”
 
Poi, una mano elegante si protese verso il suo volto, dall’alto.
Lei alzò la testa, di scatto: il ragazzo di prima le stava tendendo una mano, sorridente:
“Afferra: ti aiuto.”
 
Timidamente, obbedì: lui la tirò su, scomposta e stordita.
 
“Grazie…” – mormorò, arrossendo; poi, portò una mano ai capelli, preoccupata: la spilla fermacapelli smile le era caduta.
Prima che potesse tornare a cercarla, combinando altri danni, lui la tirò fuori, tra due dita:
“Eccola qui: l’ho presa al volo.”
 
Lei fece per dire qualcosa, allungando una mano per riprenderla, ma lui la anticipò:
lentamente, avvicinò le dita alla sua tempia sinistra, raccogliendole delicatamente una piccola ciocca di capelli e bloccandola con il fermaglio giallo.
 
“Fatto: tutto in ordine.” – le sorrise lui.
 
Lei rimase a bocca aperta, poi ricambiò il sorriso.
 
Infine lui ripeté:
“Cris. Felice di conoscerti.”
 
Lei fece un profondo inchino, lusingata:
“Il piacere è tutto mio!”
 
 
*   *   *
 
 
Gabbia contenitiva modulare n.42. Ore 18:00. Hangar principale. Stessa Nave.
 
“Sarebbe questo il Super-Evangelion di cui tanto parlavate?” – imponendo la mani sui fianchi, Asuka aguzzò la vista verso quella che poteva essere definita come una colossale testa bio-meccanica rossa, le cui mascelle e sezioni laterali erano talmente spalancate da risultare deformate – “Le dimensioni mi sembrano adatte ad un Eva di livello come il mio 02, ma non sarà un po’ troppo eccessivo?”
 
Come un complicato gioco ad incastro, una sorta di abitacolo di pilotaggio oltre ogni misura era stato allestito all’interno del cranio.
Sul gigantesco sedile di guida era collocato l’Eva 02 del third children, sul cui volto era stata applicata una protesi meccanica nera, a coprire il pesante sfregio accusato mesi addietro, contro il Susano’o.
 
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“Abbiamo perfezionato i progetti originali tramite la tecnologia d’interfaccia Gunmen: le Unità Eva standard sono collate al suo interno e possono venire rimosse in qualsiasi istante, impedendo però ogni movimento all’esoscheletro.” – spiegò Ritsuko, con apparente disinteresse – “Dovete ringraziare il Signor Littner, per questo.”
 
“Non c’è di che!” – con la sua solita teatralità e movenza, Leeron Littner poteva essere definito tutto tranne che un ‘Signore’ – “E’ un piacere lavorare per voi, zuccherini!”
 
Naruto si sporse oltre la predella metallica, verso il basso:
“Non riesco a vederne i piedi…è davvero immenso!”
 
“Più di novecento metri.” – puntualizzò Misato.
 
“Dovremo pilotarlo in coppia?” – chiese Shinji.
 
“Per l’appunto.” – ripose la Dottoressa Akagi – “E’ stato studiato per una guida reciproca: visto che non avete tempo per addestramenti specifici, abbiamo tentato tutto quanto in nostro possesso per agevolarne la manovrabilità; cercate solo di non ostacolarvi a vicenda.”
 
Mike Black scorse rapidamente con lo sguardo l’interminabile hangar, in cerca degli altri Super-Eva:
“Io però…ne vedo solo quattro. Se siamo in tutto nove piloti…dov’è la quinta Unità?”
 
Misato chinò il capo, faticando nel trovare parole per esprimere il suo rammarico:
“In realtà, Michael…non c’è un quinta Unità. Ogni Super-Eva è stato sviluppato per differenti tipi di combattimento: lo 01 su quelli a raggio variabile; l’Unità 02 per quelli da mischia, lo 00 per le operazioni di cecchinaggio e lo 04 per gli attacchi aerei. Come Unità complementare al Super-04 abbiamo scelto la 05, ma dato che nessun altro è in grado di pilotare un Eva simile allo 03, noi…”
 
“…ci siamo presi la libertà di non fabbricarlo.” – concluse freddamente Ritsuko.
 
Mike si morse un labbro, voltando lo sguardo altrove:
“Capisco. Quindi, a bordo di questa Nave…sono del tutto inutile, giusto?”
 
 
*   *   *
 
 
Ufficio del Comandante Gendo Ikari. Ore 21:00.
 
La porta dell’enorme studio affrescato con repliche dei dipinti di Raffaello si chiuse alle spalle di Shinji.
 
“Così è qui che riposa la mamma…” – sussurrò lui, fissando una lapide stilizzata nera, in fondo alla stanza –“…dopo tanto tempo, hai deciso di portare la lapide qui?”
 
“Sì.” – risponde lui, dandogli le spalle e tenendo le pupille fisse sul nome ‘YUI IKARI’ – “Ma nonostante questo sforzo, non sarò in grado di riportarla in vita. Anche questa premura non è che un luogo comune, un gesto istintivo, privo di significato effettuale.”
 
“Dopo altri tre anni…” – riflette il ragazzo, ora cresciuto – “…ci rincontriamo solo per combattere nuovamente? Lo trovo orribile…mi da il voltastomaco. Eppure, nonostante le mie paure, sono felice: se questo può essere un modo per stare con la mamma...con la Signorina Katsuragi…e anche con te, papà.”
 
Lui non risponde.
 
Shinji abbassa lo sguardo, mormorando:
“In questo luogo riposa il ricordo di mia madre, ma non ne ho forte impressione. Non credo di ricordare neppure il suo viso…”
 
Il duro Gendo Ikari solleva gli occhi al soffitto affrescato riccamente:
“Dimenticando i propri ricordi le persone riescono a vivere, tuttavia vi sono cose che non si devono assolutamente dimenticare. Yui mi ha fatto conoscere quel qualcosa che è per me insostituibile…io vengo in questo luogo in riconferma di ciò.”
 
Suo figlio avanza un passo, come per dire qualcosa…ma il suono sottile e acuto di un allarme bellico glielo impedisce.
 
Il Comandante si volta, risoluto:
“Hanno iniziato di nuovo. Andiamo…è l’ora.”
 
Gendo supera quel ragazzo così diverso da pochi anni prima eppure tanto simile.
Quest’ultimo si affretta nel pronunciare un’ultima frase, quasi avesse paura di non avere tempo per confessarla:
“Papà! Sì, ecco…oggi io…sono stato felice…di poter parlare con te.”
 
“Comprendo.”
 
 
*   *   *
 
 
Spazio Esterno. Dieci minuti dopo.
 
Un leggero crepitio.
Una smagliatura spazio-temporale simile ad un reticolo in sfaldamento.
Una cascata orizzontale di esseri sottili e scheletrici si riverso nello Spazio, emettendo un tale bagliore da risultare quasi inconsistenti.
 
Lentamente, attorniata da creature dalle forme indefinite ed eterei, un struttura apparentemente meccanica emerse dal WARP.
Enorme, ciclopica…di proporzioni quasi sconfinate, un città-fortezza dalle lucide e stilizzate architetture aliene gettava le sue ombre sulla Luna, ormai prossima all’impatto tanto temuto.
 
Sul ciglio di un torrione in simil-vetro, un uomo avvolto in una tunica nero e oro sorride compiaciuto, incurante del vuoto d’aria:
“Finalmente ci fronteggiamo…TERRA. Avanti, Aquarion, mio antico nemico, mostrati! E cosa farete ora, Guerrieri della Spirale? Sarete in grado di sconfiggere l’Eden? Sarete in grado di sconfiggere Lucifero?!”
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando. Contemporaneamente.
 
“Attività incontrollata di emissioni WARP! Presenza di entità ostili in numero di 20.000!” – Maggie Marconi passò il grafico della sua postazione agli schermi principale.
 
“Dall’aggiornamento del MAGI System risulta che i Diagrammi d’Onda sono prevalentemente di tipo Bianco e Rosso!” – Maya Ibuki, ora seduta ad una delle innumerevoli scrivanie intelligenti del Ponte di Comando, si voltò vero il Gran Consiglio.
 
“Angeli Oscuri e Mugann…” – mormorò Fuyutsuki – “…Tomah si è finalmente mostrato a noi tutti. Immaginavo che non avrebbe tardato…”
Fudo si sollevò in piedi, dichiarando a gran voce:
“Mobilitare intere Legioni di ogni Regno…è così che gli Angeli Caduti scriveranno le loro Cronache!”
 
Il Generale Hatori avanzò lungo il Ponte:
“Dare inizio all’operazione ‘Sanctum’: dispiego della Flotta di Difesa e delle Bus…”
 
“Non questa volta, Generale.” – lo interruppe il Capitano Katsuragi – “Sebbene le vostre armi abbiano dato prova di grande efficacia durante l’ultima battaglia, quelli che avete davanti sono nemici a voi nuovi: la FRATERNITY non ha i mezzi adatti ad un contro-offensiva.”
 
L’Ammiraglio Maggiore la squadrò con la coda dell’occhio:
“Lei ci sottovaluta, Capitano…”
 
“No, al contrario. Ma nonostante questo non posso permettere che l’operazione venga compromessa. Impari a fidarsi anche del prossimo, Signore. Inoltre si ricordi che fino a prova contraria sono anche più anziana e con maggior esperienza di lei…”
 
Tsk! Questo lo vedremo…” – Samuel si accese la sua solita sigaretta per calmare i nervi, indignato.
 
“Mi dica…” – Gen Fudo si rivolse al giovane ufficiale in divisa nera – “…lei crede nei miracoli?”
 
“Beh, io…in realtà…” – per la prima volta, il Colonnello Witwicky trovò difficoltà nell’esprimersi – “…sì, in un certo senso…”
 
Il Comandante della DEAVA intensificò il suo sguardo:
“Allora abbia fede…per compiere un miracolo!”
 
Jean Jerome si rivolse agli operatori strategici:
“Prepararsi all’uscita delle Vector Machines secondo disposizioni! Squadra ‘D’! Vector Sol: Reika Hong Lihua; Vector Mars: Pierre Vieira; Vector Luna: Silvia de Alisia!”
 
“Un momento!” – la voce squillante ed irritata di Apollo raggiunse il Vicecomandante – “Non vorrete davvero mandare Reika sul Sol, vero?! Senza offesa per lei, ma non ho intenzione di cedere quella Vector Machine a nessun altro: andrò io in campo!”
 
I superiori della DEAVA sospirarono rassegnati, volgendosi verso una bella ragazza asiatica dai corti capelli corvini:
“Per te ci sono problemi, Reika?”
 
“Assolutamente.”
 
“Bene, allora.” – concluse Misato – “Preparazione della rampe per il lancio delle Vector Machines in dieci minuti! Uscita immediata del battaglione DAI-GURREN! Tutti i children dal first alla sixth alle Gabbie Contenitive! Alpha, beta e gamma children a rapporto: lancio previsto delle Super-Unità entro mezz’ora!”
 
Infine, il Comandante Supremo Simòn Jiiha abbandonò la sua sedia, avviandosi verso l’ascensore d’uscita:
“Rossiu, io vado: lascio a te il resto.”
“Come desideri.”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno (carena del Vergil-Exelion). Tre minuti dopo.
 
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Una porzione di fusoliera si tirò da parte, mentre una piattaforma mobile portò in superficie un mecha rosso, sul cui torace spiccavano due ampi quanto bizzarri occhiali neri.
Contemporaneamente, a centinaia di metri l’uno dall’altro, una ventina di androidi meccanici dalle forme grottesche e variegate, dipinti con colori brillanti, emersero dall’interno dell’Incrociatore gigante.
 
All’interno dell’abitacolo di guida celebrale, Simòn Jiiha inforcò un paio di lenti arancioni dalla forma allungata:
“Finalmente…è di nuovo il momento di combattere! Ti senti pronto, Viral?!”
 
Un finestra di dialogo, proveniente dalla cabina di pilotaggio ventrale, si aprì alla sua destra: un uomo dalla dentatura affilata e dallo sguardo tagliente sorrise sagacemente:
“Sembra che ci sarà da divertirsi, oggi! Non ne abbiamo mai affrontatati tanti insieme!”
 
Un secondo schermo proiettò l’immagine di un’avvenente giovane donna dai lunghi capelli cremisi:
“Non avrete mica paura?! Non è che vi siete rammolliti, per caso?!
 
“Pensa per te, Yoko!” – le rispose Simòn, sorridendo sprezzante – “Se qui c’è qualcuno che deve avere paura sono quelle schifezze spaziali, laggiù!”
Strinse le dita con vigore attorno alle leve di accensione, mentre un diagramma verde a spirale si avvolse sulla plancia di controllo:
“Voglio dire…con chi diavolo credono di avere a che fare?!”
 
Senza oltre, i reattori posti dietro alle ali meccaniche del Gurren-Lagann avvamparono in una fiammata smeraldina, mentre lo stravagante robot umanoide decollò a mach6 verso la schiera nemica.
 
“DAI-GURREN: fuoco di copertura!” – ordinò il giovane quanto mai eccitato Comandante Jiiha.
 
Un’intricata rete di fasci laser si estese come dita stilizzate dal resto variopinto del team, costringendo alla ritirata un esiguo numero di Mugann; il Gurren-Lagann volteggiò sapientemente tra le scie luminose, arrestandosi poi bruscamente.
 
Il co-pilota dal volto bestiale di nome ‘Viral’ sorrise ferocemente:
Hyper…
…Cutter…” – Simòn intuì empaticamente la strategia avanzata dal compagno.
“…BOOMERANG!!”
 
Il DAI-Gun rosso afferrò le lenti oscurate ancorate al petto, scollegandole da quello che appariva come il setto nasale di un volto spaventoso.
Con una complicata torsione del busto, scagliò il boomerang dalle estremità mortalmente affilate.
 
Per effetto centrifugo, le due sottili copie speculari dell’arma si allontanarono, sdoppiandosi.
Le lame si allontanarono a perdita d’occhio nello Spazio, falciando una grande quantità di Anti-Spiral in una coda di esplosioni sferiche.
 
Alla detonazione, i corpi semi-meccanici dei Mugann degenerarono in centinaia di frammenti bio-luminescenti.
Le componenti schizzarono vero il colossale Vergil-Exelion, urtandone la barriera deflettrice tremendamente resistente; esplosero al contatto.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
La struttura tremò leggermente, senza però sortire alcun danno.
 
“Eliminati 3.000 Mugann! Unità restanti: 17.000!” – Makoto Hyuga abbassò la cornetta della sua postazione digitale, intento nel ricevere dati dalla fonte opposta.
 
Leeron si alzò in piedi, aggrottando le ciglia verso lo schermo principale:
“Lo Spiral-Field dei nemici sembra cedere più facilmente del solito…che vogliano dunque attaccarci usando le loro Costanti a Degenerazione di Massa? Anche se la barriera della Nave è al 99,999% di operatività, non potremo resistere troppo a lungo a degli attacchi kamikaze!”
 
“E’ davvero impressionante…l’Equipaggiamento Tipo-B delle unità Gunmen supera ogni mia aspettativa!” – mormorò Ritsuko, alla vista del Gurren-Lagann.
 
Un Element dagli occhiali tondi e sottili spalancò la bocca, colmo d’ammirazione e stupore:
“Quello a bordo…è davvero il Comandante Jiiha?!”
 
“Possiamo vincere!” – esultò Dayakka – “Con Simòn in campo possiamo farcela!”
 
Dall’alto della sua postazione, Gendo Ikari sussurrò al nulla, inascoltato:
“Se davvero questo è il Guerriero della Spirale…dovremo forse aspettarci…?”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Due Gunmen gemelli, rosa e blu, retrocedettero rapidamente in posizione strategica, affiancandosi schiena-a-schiena, senza tuttavia smettere di far fuoco dai grossi fucili anti-aerei.
 
Gimmy, all’interno del Grapearl cobalto, si morse un labbro:
“Dannazione, quanti sono! Con così tanti Mugann in giro sarà quasi impossibile evitare che l’Exelion resti coinvolto!”
La sorella dai capelli di una tonalità chiarissima di rosa lo apostrofò dal ‘SOUND ONLY’:
“Tu cerca solo di non distrarti e di colpire i nemici più distanti, al resto ci penserà il Comandante Simòn!”
“D’accordo, però…” – gli occhi di Gimmy saettavano in frenetica attenzione, verso ogni singolo nemico nello sconfinato campo di battagli spaziale – “…non capisco: perché quei mostri scheletrici non fanno un passo?! Possibile che sia tanto difficile avvicinarli?! Come facciamo a sconfiggerli?!”
“Gli Angeli non sono affar nostro! Dobbiamo solo aspettare rinforzi ed ora torna a sparare!”
 
 
A grande distanza, un Unità gialla dalle forme appuntite e goffe – sulla corazza la scritta in graffiti: KING KITTAN – penetrò con una lancia spiraliforme un Mugann, incurante delle esplosioni.
Il nervoso Ministro Kittan Bachika, alla guida, sputò le parole come veleno, con la sua ormai consueta irruenza:
“Porca miseria, Simòn, quanto cazzo dobbiamo aspettare ancora per fare piazza pulita, eh?! Smettila di ballare come un cretino e usa il GDB!”
 
Ma con chi diavolo credi di avere a che fare, eh?!” – la solita riposta del Portatore della Drill Core – “So benissimo come e quando comportarmi! Sta’ a vedere!”
 
Il Gurren-Lagann disattivò i propulsori, fluttuando nel vuoto.
Una tripla serie di anelli concentrici di Mugann lo accerchiarono.
 
Lo facciamo?” – chiese il giovane dai capelli blu al suo co-pilota, retorico.
L’altro scoprì i canini, in un sorriso tagliente come un rasoio:
“Sì…ho voglia di divertirmi un po’!”
“D’accordo!” – Simòn si batté un pugno sul ginocchio – “A tutta la DAI-GURREN: ritirarsi fino al livello 45! Non vorrete mica farvi infilzare come degli spiedini, vero?! Lasciate fare a noi: Giga…
 
Infine, il Gurren-Lagann si richiuse su sé stesso, mentre da una ventina di fori posti su tutta la corazza iniziarono ad emergere con difficoltà delle cuspidi di metallo.
 
…Full…
 
Il mech rosso distese divaricò braccia e gambe; una lunghissima trivella sottile ed affilata fuoriuscì da ogni singola apertura dell’armatura.
 
“…DRILLIZER!”
 
I trapani si allungarono nel vuoto come rigidi tentacoli puntuti, perforando i rimanenti diecimila Mugann, in un’apoteosi esplosiva di luci e colori.
 
Simòn riprese fiato, ansimando affaticato:
“E con questo…il nostro lavoro è terminato.”
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Tutte le 13.000 unità Mugann sono state vaporizzate! Il Diagramma d’Onda generale è passato a ‘Bianco’: restano gli Angeli Oscuri!” – esultò il corpulento Zack.
 
“Operazione conclusa in 8.46 minuti esatti!” – dichiarò il Capitano Katsuragi – “Passiamo alla seconda fase: Vector Machines in rampa di lancio!”
 
Due gemelli ESPer della DEAVA confermarono l’ordine:
Vector Sol: in posizione! Vector Mars: in posizione! Vector Luna: in posizione!”
 
Gen Fudo ordinò con tale voce da risuonare in tutta l’enorme sala operativa:
“LANCIO IMMEDIATO DELLE COMPONENTI!”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
 
Il gruppo scomposto e frenetico di esseri scheletriformi avanzò rapidamente contro la Brigata DAI-GURREN, indifesa dagli A.T.Field.
 
Migliaia di flash lampeggiarono tra la moltitudine a difesa dell’immensa fortezza volante aliena.
 
Prima che i raggi potessero colmare la distanza tra le fazioni, un Campo di Fase Quadrimensionale si frappose, schermando totalmente l’offensiva.
 
Yoko si sporse sul sedile di guida, lasciando scuotere forse eccessivamente il seno:
“Eh?!?! Ma quelli…che cosa sono?!”
 
 
In lontananza, una squadra di tre grandi velivoli aerospaziali volteggiò elegantemente, stagliandosi contro la mole della Terra.
 
“Non avrete pensato che la DEAVA fosse buona solo a parlare, vero?!” – il giovane Apollo, seduto all’interno di un abitacolo giroscopico dalla complicata cloche di guida, si strofinò il nasò con l’indice, sorridendo.
Al suo fianco, l’immagine di una ragazzina dai capelli biondi, raccolti in due complicati chignon, avvisò il resto dei piloti in campo:
“Vi conviene allontanarvi ameno di venti posizioni! L’Aquarion non è fatto per combattimenti a corto raggio!”
 
“Eh?! Che razza di affare è un Aquarion?!” – si lagnò Kittan, mettendosi in comunicazione con il trio Element.
 
“Qualcosa che i vostri Gunmen non possono raggiungere…” – Pierre Vieira gli strizzò un occhio, con fastidiosa ironia.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Livello Element individuale entro i livelli di default! Tasso di sincronia sufficiente per eseguire la Fusione!”
 
Gendo Ikari si calcò gli occhiali oscurati sul naso:
“L’Aquarion: l’Anello Mancante che unirà la Terra, il Cielo ed il Creato…è dunque arrivato il momento della sua rivelazione?”
 
“Che cosa volete fare?!” – inveì Hatori, voltandosi verso il Comandante Supremo Gen Fudo.
 
Quest’ultimo fissò intensamente i volti dei tre piloti, poi chinò il capo, proferendo solennemente:
“Quando i tre Vettori si estendono dal centro delle anime, da Nord a Sud, da Est a Ovest, dal Cielo alla Terra…le tre Frecce oltrepassano questa dimensione e creano la Grande Forma.”
Sollevò di scatto il capo, gridando con vigore:
“Andate al di là di questa dimensione e date forma al vostro grande mondo! DATE FORMA ALL’ANGELO MECCANICO AQUARION!!”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Apollo piegò in avanti le leve d’avviamento, mentre il Vector Sol si portò in posizione prominente rispetto agli altri due velivoli:
“Mostriamo loro la forza de ricordi!”
 
Concentrazione…!” – esordì la pilota in plug suit violetto.
Fusione…!” – il collega brasiliano proseguì nella manovra.
 
Infine i tre declamarono all’unisono:
Go Tight…Aquarion!”
 
La punta anteriore del Vector rosso si divise in due metà speculari, mentre le strutture allungate laterali del Luna si rovesciarono verticalmente, richiudendo al loro interno gli alettoni direzionali.
Le due Vector Machines si collegarono nel loro centro di massa.
Il Mars protese verso il basso le compagini limitrofe, connettendosi alle prime due tramiti un complicato sistema traente.
Le estroflessioni del Vector Luna si spalancarono come ali.
Le appendici del Mars assunsero un aspetto vagamente organico.
Due braccia meccaniche si snodarono dalle due metà del Sol, mentre un grosso cranio metallico si erse dal torso.
 
-SOLAR AQUARION!-
 
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“Si sono combinati!” – Gimmy appiccicò il naso contro i monitor della cabina di guida, esterrefatto.
 
 
*   *   *
 
 
Punto d’osservazione. Città Mobile Divina ‘Eden’.
 
Tomah sorrise lievemente, mentre i suoi occhi d’ametista puntarono le pupille verso l’abbagliante luminescenza delle ali dell’Angelo Meccanico:
“Finalmente…il tempo dell’attesa è concluso.”
 
 
*   *   *
 
 
Silvia de Alisia scorse rapidamente la visuale circostante:
“Settemila Soldati Cherubin da eliminare in meno di due minuti: vale a dire appena 0,17 centesimi di secondo ciascuno!”
Pierre sospirò più divertito che rassegnato:
“Allora ci converrà sbrigarci…”
Apollo – le leve direzionali strette nel palmo – mimò un pugno nella cabina:
MUGEN PUNCH: Pugno Infinito!!”
 
L’Aquarion caricò il braccio, mentre la mano bio-meccanica rilucette di un lume rossastro.
Infine, con una totale torsione del busto, sferrò un diretto nel vuoto:
Una sorta di spina dorsale artificiale si allungò dal polso in giù, propellendo il pugno per decine di kilometri e perforando una manciata di nemici all’altezza del torace.
 
Senza arrestarsi, i segmenti vertebrali continuarono a snodarsi e riprodursi senza soluzione di tregua, trapanando centinaia di mostri in un contorto vettore meccanico di lunghezza incalcolabile.
 
Il colpo acquistò velocità ondulatorie.
Infine, l’infilata di Angeli Oscuri andò a schiantarsi contro il Sole stesso.
 
“Colpo…” – Apollo serrò i denti – “…DALLA SUPERFICIE SOLARE!”
 
Il braccio si ritrasse, estraendosi da oltre duemila carcasse in esplosioni crociformi.
L’appendice si riavvolse rapidamente, saettando e schioccando nello Spazio come una frusta, fino a ricollocarsi nell’avambraccio.
Il rinculo costrinse l’enorme mecha a retrocedere di poche decine di metri, emettendo un indistinto e sofferto brontolio animalesco.
 
“Noi Element lavoriamo in squadra per il nostro futuro!” – esclamò Vieira – “Ecco perché non possiamo perdere!”
Silvia portò una mano al petto, stringendo il cuore:
“Anche l’unione di tre frecce potrebbe spezzarsi, se fosse impreparata a ricevere un colpo!”
Infine il pilota del Vettore di testa chiuse gli occhi:
“Anche una distanza insormontabile come quella che separa la Terra dal Sole può ridursi fino ad essere a pochi millimetri, se la si pensa in questi termini! Spazio, Tempo…sono tutte vanità create dalla mente umana e da coloro che non conoscono in vero significato dell’Aquarion! Per questo noi…vi mostreremo il Potere del Sole!”
 
Il Solar Aquarion congiunse le dita, mentre una minuscola ma accecante scintilla luminosa si sprigionò dal Vuoto, tra i palmi.
 
STONER…
 
Il corpuscolo luminoso si espanse fino a raggiungere le dimensioni di un folgorante ammasso globulare di energia quantistica.
 
“…SUNSHINE!!!”
 
Il mech scagliò con quanta più forza la sfera radioattiva, dirigendola verso il centro del battaglione semi-divino.
 
Con un rapido lampo bianco, la scintilla divampò in una colossale sfera al plasma, scomponendo ogni particella subatomica dei nemici coinvolti.
 
Quando la luce si estinse, Apollo riprese lentamente il respiro, notando con dispiacere:
“E così…ce ne sono altri…”
 
Un ultimo migliaio di slanciati esseri scheletrici, sospesi sopra aureole luminescenti, attendeva muto i prossimi movimenti della TERRA, rimanendo fissi a guardia dell’Eden.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Ma non finiscono ma?!” – Nikolas strinse le dita sullo schienale di una sedia girevole, mentre una goccia di sudore gli imperlava la tempia.
 
“Sembra che la sua brillante strategia non abbia dato completamente i suoi frutti, Capitano Katsuragi…” – sperano di non venire visto, Witwicky sorrise sardonico sotto il bavero della giacca, con scarsi risultati.
 
“Oh, non si preoccupi di questo: non abbiamo ancora rivelato gli Eva, dopotutto.” – rispose Misato, senza troppo scomporsi; aggiunse poi con una punta di malizia – “E può anche evitare di essere sempre così poco accomodante: né la sua virilità né quella del Generale verranno messe in discussione.”
 
Il giovane Ammiraglio arrossì di rabbia e vergogna, faticando a non replicare.
Per sua fortuna, ad Hatori sfuggì quest’ultimo commento della Katsuragi.
 
La donna si voltò verso la Dottoressa:
“Lo stato dei Super-Eva?”
“C’è un margine di errore nelle funzioni dello dell’1x10-27%: possiamo procedere al collaudo.”
“Ottimo.” – il Capitano si voltò verso il MAGI – “Apertura di tutti i condotti principali! Unità Super-Evangelion 00,01,02 e 04: LANCIARE!!”
 
 
*   *   *
 
 
Interno del Synchro Control Plug. Unità Super-Evangelion 01. Settore ‘Tartarus’.
 
L’ampio abitacolo era immerso nella penombra, squarciato solo dalla fioca luminosità di diversi pannelli di controllo digitali.
 
Il ragazzo sul lungo sedile di guida strinse un pugno:
“E così, dopo tre anni…non è cambiato nulla: sono stato di nuovo costretto a combattere, benché questo mi repella. Speravo che avrei incontrato mio padre in un luogo differente, in un contesto a me nuovo e gradito…ma era solo una cieca ed utopistica convinzione. Ormai mi è chiaro: non c’è nulla che io possa conoscere a bordo di questa Nave, né in questo mondo.”
 
I pensieri s’infransero nella mente del giovane Shinji come un calice di cristallo in frantumi, quando una timida e ovattata voce di ragazzo chiese:
“Tutto bene?”
 
In un video esagonale, a destra, il second children dagli occhi azzurri lo fissava incuriosito:
“Tu sei Shinji Ikari, vero? Mi spiace non aver avuto molto tempo per parlare, oggi; suppongo tu ti senta a disagio, nei miei confronti…”
 
“No…non è nulla.” – ripose Shinji, chinando con mestizia il capo – “Almeno fino a quando questa capsula non manterrà le distanza tra noi. Mi capita sempre così, quando una persona indesiderata mi si avvicina.”
 
Una persona indesiderata?”
 
“Sì…” – Ikari si morse un labbro, evitando lo sguardo di Naruto – “...perdonami, ma dubito che potrei mai provare una qualche simpatia, verso di te. E’ una cosa del tutto istintiva. Dopotutto…non sei tu il pilota di quell’Eva disceso dalla Luna? Conosco a mala pena il tuo nome. Devi davvero scusarmi, ma non riesco a vederti sotto una qualche prospettiva a me familiare…”
 
“Credo di capire come ti senti.” – la riposta pacata ed inattesa del quindicenne sorprese Shinji – “Non me la prenderò se deciderai di odiarmi: non ho mai avuto grande percezione di me stesso, né di amore altrui verso di me. Ciononostante vorrei solo assicurarti di non essere solo: in meno di un anno sono stato partecipe di avvenimenti tanto profondi da mettere in discussione la mia voglia di vivere. Sono stato ad un passo dalla morte, violando la mia stessa natura d’essere umano e trascendendo i limiti di quello che ero solito definire ‘spazio’…solo per risvegliarmi sulla superficie lunare. Non ha grande importanza ciò che ho fatto in passato, poiché ho deciso di vivere nuovamente al solo scopo di difendere un mio desiderio: difendere coloro che amo e che temo di non poter più riabbracciare. Questo è significa essere un pilota di Evangelion!”
 
Shinji sentì stringersi il cuore in una morsa:
“Pilotare l’Eva…permetterà di sopravvivere a coloro che amo? Allora…E’ PER QUESTO CHE HO DECISO DI TORNARE!”
 
 
*   *   *
 
 
Contemporaneamente. Esterno.
 
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Con un fragore assordante persino nel Vuoto dello Spazio, un titano metallico di grandezza impressionante emerse con violenza dalla struttura portante del Vergil-Exelion, levandosi faticosamente in piedi.
 
A bordo dell’Aquarion, Silvia esclamò:
“Da dove esce quel gigantesco robot?!”
Apollo arricciò il naso, diffidente:
“Di nuovo quell’odore…che sia per caso l’odore di quel ragazzino?”
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Super-Unità 01: lift off! Tutti i Livelli Abstringo operano efficientemente! Evangelion 06 in stato di ‘Slave Mode’.” – annunciò Makoto.
“Trasmissioni efficienti!” – Aoba inforcò l’auricolare – “Controllo del Sistema operativo sotto direzione manuale!”
“La stimolazione dei nervi A-10 e B-3 non riscontra anomalie! Curve armoniche dei piloti coincidenti al 50%: le correzioni sinaptiche con calcolo a compensazione di fase verranno apportate dal MAGI entro 3 secondi!” – confermò la Ibuki.
 
“Già il 50% alla prima sincronizzazione…” – Ritsuko rimirò incantata il frutto segreto di anni di lavoro – “…stupefacente!”
 
Shinji e Naruto…- Misato serrò un pugno - …potrebbero davvero farcela, insieme? Che i due ‘Porcospini’ abbiano finalmente messo da parte i loro aculei?
 
Il Colonnello Witwicky indietreggiò di un passo:
“Sarebbero questi…i Super-Evangelion?!”
Hatori si voltò verso i Gran Consiglio, altezzoso:
“Spero che questi vostri ‘Eva’ non creino sono un gigantesco buco nell’acqua…”
 
Fudo scrutò Gendo con la coda dell’occhio:
“La grandezza dell’uomo non si misura in base alle dimensioni di ciò che realizza, ma con la costanza sui cui vi opera e con la capacità di modellare il proprio destino…”
Il Comandante Ikari si limitò a calcarsi meglio gli occhiali sul naso:
“Eliminare gli Angeli è il nostro obiettivo principale…per questo esiste la NERV. Per questo esistono gli Evangelion!”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Da un Settore adiacente, una grande nuvola di vapore si dissipò, lasciando erigersi un colosso dalla tinta vivida.
 
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Posizionò orizzontalmente l’inquietante cannone-avambraccio a doppia elica.
“Super-Evangelion 00: in posizione.” – confermò la doppia voce dei due piloti.
 
Diametralmente, la Super-Unità 02 imbracciò un’enorme e affilata sciabola a presa quadrupla, mentre la beta children tedesca sorrise sprezzante:
Das ist! Super-Eva 02 pronto al massacro!”
Il volto del co-pilota, in un video a fianco, sembrò rallegrarsi appena, timidamente:
“Sai, io…sono orgoglioso di poter combattere con…”
Ja, ja!” – lo interruppe lei, troppo concentrata per ascoltarlo – “Smettila di fare il leccapiedi e cerca di non intralciarmi, Ton-Thomas!”
 
Infine, un fulmine argentato prese il decollo dal centro dell’isola pedonale della Nave, portandosi in posizione sopraelevata rispetto alla squadra.
Con un gesto ampio e risoluto, sguainò una lancia dalla schiena, accendendo i propulsori alari.
 
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Alexander Winchester si passò una mano tra i lucidi capelli nocciola:
“Unità Super-Evangelion 04: decollo!”
Mari si stirò le braccia:
“Finalmente, un po’ di movimento!”
 
 
*   *   *
 
 
Punto d’osservazione. Città Mobile Divina ‘Eden’.
 
Il Maggiordomo Nero, portò alle narici una gardenia bianca:
“Il profumo di un fiore…resiste a quello del metallo e delle fiamme.”
 
Un’espressione di ribrezzo increspò il volto elegante del Grande Tomah:
“Eva: esseri disgustosi! Combatteremo il male con il medesimo male!”
 
Cento ciclopiche statue deformi, disposte sulla lucida superficie dell’Eden, si animarono meccanicamente, spalancando le fauci rosse e carnose ed ululando selvaggiamente.
 
 
*   *   *
 
 
Mpf! Così anche quel mostro dispone dei Super-Evangelion…” – sbuffò Asuka, notando la moltitudine – “…beh, poco importa! Non me ne starò qui un solo secondo in più: RAUS!”
 
Il modulo di volo orizzontale, posto sulla schiena del Super-02, si attivò sfrigolando: una serie di scintille violacee, mentre i piedi dell’Eva si staccarono rapidamente dal suolo.
 
Con una virata ampia oltre un kilometro e mezzo, lo 02 disegnò una spaziosa curva nel Vuoto, falciando centinaia di Cherubin e mozzando di netto il tronco spinale di un Angel Carrier di produzione seriale.
Il biomeccanoide bianco lanciò un verso gorgogliante di sofferenza, mentre il suo sangue s’immobilizzò in assenza d’aria.
 
“Non ho ancora finito!” – Asuka voltò il busto di tre quarti, tirando a sé le complicate leve d’accensione del nuovo Eva – “Mocciosetto, sei pronto?!”
Sebbene non lusingato dall’epiteto, Thomas annuì con decisione:
“Sì! UNISON MANOEUVRE: Schneiden Blitz [trad.:Taglio del Fulmine]!”
Il palmo meccanico del Super-02 venne avvolto da un nugolo di archi elettrostatici, mentre il suo corpo sfrecciò da una parte all’altra del campo di battaglia, ridotto ad un’indistinta stria rossa fosforescente.
Atterrò sulla carena dell’Exelion, stringendo il pugno elettro-potenziato.
Un mare di fiamme, sangue e luce si espanse alle sue spalle.
 
L’Unità 04 si avvitò su sé stessa, racchiudendo le ali contro il copro e deviando in una complicata evoluzione i raggi luminosi ostili.
Si ridistese, mentre la copertura sull’alettone posteriore si spalancò.
“Ti prego, hottie-boy, fa’ divertire anche me!” – lo scongiurò una superficiale Mari.
Cherie, sai che è bene fare le cose insieme!” – ripose Alex, con disinvolta leggerezza; poi corrugò la fronte, sfoggiando un sorriso elegante e crudele – “Spazziamoli via! UNISON MANOEUVRE: Jericho Firewall!”
Dall’apertura nella coda direzionale dipartirono un migliaio di razzi termosensibili, offuscando l’Eva in una nuvola di fumo.
Dalla porzione superiore delle ali si allungarono sei sottili laser rossi, dissipando la coltre di fumo.
 
I colpi si concentreranno in un punto vuoto, per poi esplodere contemporaneamente, fusi in una reazione concatenata di esplosione globulari.
 
 
Shinji fissò il panorama, dall’alto del ciclopico Super-Eva 01:
“La Signorina Misato…credevo che non l’avrei più rivista. Coloro che amavo si sono lentamente affievoliti, uscendo da quello che speravo fosse il campo di esistenza. Per questo dovrei forse abbandonare tutto?”
“No.” – ripose il co-pilota – “Poiché abbandonare o affidarsi ad un destino di solitudine hanno pressoché il medesimo risultato. Ma tentando di raggiungere qualcuno si può almeno sperare di liberarsi da tanto vuoto circostante. Per questo ho smesso di fuggire dal mio passato e da ciò che temo tuttora: una persona riesce a diventare veramente forte solo quando vuole proteggere qualcosa di importante!”
Il diciassettenne chiuse gli occhi, ascoltano il battito del suo stesso cuore:
“Quindi devo sognare qualcosa da proteggere?”
Si tirò su:
“Il mio sogno, tuttavia, non è nel futuro…è nel passato!”
 
I reattori Compressione Inerziale dello 01 s’indorarono.
 
Naruto posò lo sguardo sul compagno:
“Dunque non ero l’unico a soffrire…ma è soffrendo che affermiamo di esistere! Shinji!”
Il beta children rispose con uno sguardo allusivo.
Insieme ordinarono al sistema d’interfaccia neuro-psichica sincronizzata:
“E’ finito il tempo dell’indecisione! UNISON MANOEUVRE: Brightening Storm Flash!”
 
Il Super-01 si avventò nello Spazio, estraendo dai foderi sugli avambracci due Progressive Dagger lunghi oltre quaranta metri.
Piantò le lame nel cranio molle di un Angel Carrier, fendendo contemporaneamente un piccolo numero di Cherubin, nel raggio d’azione.
Mentre una seconda Super-Unità bianca seriale si avvinghiò alle sue spalle, l’Eva affondò l’arma nel nucleo rosso e pulsante.
Si allontanò prima che l’esplosione di fiamme azzurre e fluidi organici lo potesse investire.
Infine imbracciò un immenso fucile a reazione, prima ancorata alla schiena.
Premette il grilletto, mentre una caotica serie di fasci luminosi venne vomitata dall’arma, baluginando ad intermittenza e disintegrando la quasi totalità di Unità nemiche rimanenti.
 
 
Ancora fermamente posizionato sulla piattaforma di lancio, il Super-Evangelion 00 indugiava alla battaglia.
“Quindi era questo il luogo in cui saremo incontrati?” – chiese la ragazza dai sottili capelli azzurri.
“Non era questo, invece.” – la contradisse Cris, duramente – “Poiché l’immagine che vedo in te non è quella che si cela all’interno del mio cuore. Nonostante io mi sforzi di evitare la dura realtà dei fatti, l’indagine dell’anima dell’Eva mi porta ad una sola conclusione. Affronterò questa battaglia con un compagni assegnato, nulla di più.”
“La vita è per te un ordine?”
“Certamente.”
“Combatterai per un ordine, dunque. Non ritieni tutto questo come un mezzo di sopravvivenza.”
“No: credo fermamente in altri mezzi. Per questo combatterò a bordo dell’Eva.”
Ayanami parve rispondere a tutt’altra domanda:
“E’ tardi. Stanno arrivando.”
“Lo so.”
 
Lo 00 sollevò a fatica il massiccio cannone nucleare bio-integrato, dirigendo il tiro verso l’ultima manciata di mostri.
 
Cris sussurrò la manovra in un soffio, mentre i suoi occhi di cobalto rifletterono i lampi della guerra:
“UNISON MANOEUVRE: Cranial Nerve Positron Sniper Anti-Freak Rifle.”
 
Le doppie eliche del fucile si illuminarono di una fosforescenza smeraldina.
Una croce di luce bianca estese i suoi sottili bracci dall’imboccatura del fucile.
Con un contraccolpo sufficiente a far affondare l’Unità nel suolo fino ai polpacci, un raggio di plasma accecante squarciò le tenebre spaziali, vaporizzando quel poco he rimaneva delle forze nemiche.
 
 
*   *   *
 
 
Punto d’osservazione. Eden.
 
Tomah portò una mano alla gola, soffocante:
“Ancora…! Tentano ancora di ostacolarmi con quegli odiosi Eva! Sono stato tradito da colui che avevo tentato di rendere felice: Naruto Uzumaki pagherà il suo debito con la vita!”
Si voltò all’indietro; sul suo volto dipinta un’espressione di ossessiva apprensione:
“Sebastian…bisogna accelerare i tempi! E’ ora di ridestare…la Cathedral Lazengann!”
Yes…my Lord.”
 
 
*   *   *
 
 
Luogo sconosciuto. Poco dopo.
 
L’Angelo dell’Inferno lascia scorrere i serici capelli biondi della ragazza tra l’indice ed il pollice, delicatamente.
Lei lo fissa terrorizzata, racchiusa in una sorta di grande bara nera metallica; il corpo fragile e femmineo fasciato in una tuta aderente nera e plastica.
“Chi sei…?” – chiede con voce spezzata; i grandi occhi azzurri sbarrati dal terrore.
“Io sono…” – risponde l’essere – “…colui che può mostrarti la Verità. Io sono il Portatore di Luce.”
Lei fa per scappare, ma non trova la forza:
“Ti prego…ti prego lasciami andare!” – lo scongiura.
“Ma bambina mia…” – le sorride malevolo – “…io non posso; e d’altronde sono certo che nemmeno tu, nel profondo del tuo cuore, lo desideri davvero. Tu sei in cerca di riposte: io posso fornirtele.”
Lei respira affannosamente, mentre le labbra di lui si avvicinano al suo collo; chiede flebilmente:
“Puoi dirmi dov’è lui?”
Lui…sì: tieni ancora molto a quel piccolo umano, non è così? Ebbene lui non merita il tuo affetto: ti ha mentita, ti ha tradita.”
“No, non è vero!”
“Oh, sì…come quel giorno, mesi addietro. Quanto amore e quanta violenza in lui, vero? Ma hai davvero il coraggio di amare una simile bestia? Pensi che l’amore di qualcuno in grado di mostrarsi tanto feroce sia meritevole di te?”
Lei serra le labbra, distogliendo lo sguardo:
“Naruto…lui non è malvagio! Lasciami! Voglio solo vederlo!”
Lui si scosta da lei:
“Ebbene…esaudirò il tuo desiderio. Non ho bisogno di parlare oltre: vedrai tu stessa i suoi indicibili segreti! Dopotutto…siamo stati entrambi traditi.”
Una lacrima sgorga tra le ciglia lunghe e bellissime di lei:
“Tu…mostro! Non riuscirai mai a farmi alzare un solo di dito contro di lui!”
Tomah la fissò con disprezzo, afferrandola crudelmente per i capelli:
“Sciocca umana! In decine di migliaia di anni ho piegato a me volontà ben più ferree della tua! Taci e fa’ ciò per cui sei stata scelta, ragazzina!”
 
Ginevra gridò…ma il suono della sua voce morì all’interno di una piastra di metallo nero, chiusa di scatto sopra quella che poteva essere definita come una grande testa androide.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Tutti i nemici sono stati eliminati!” – esultò Zack – “Abbiamo vinto!”
 
“No…”
La voce profonda e cavernosa giunse dall’ignoto:
Una sezione del pavimento si scoprì, mentre una colonna di vetro prese posto sul Ponte; al suo interno galleggiava una sinistra testa umana.
 
“Eh?! Chi cavolo è questo?!” – mancò poco che uno degli Element non cadesse al suolo.
 
Ritsuko Akagi lo fissò sospettosa:
“E’ dunque uscito allo scoperto…Lord Genome?”
 
L’inquietante capo continuò a parlare:
“Sento la Spirale assottigliarsi ad ogni secondo: l’attesa sta per concludersi.”
 
“Lord Genome…” – lo richiamò dall’altro il Vicecomandante Rossiu Adai – “…si riferisce alla Luna?”
 
“Esattamente. Il termine dell’umanità…un Third Impact a voi nuovo sta per avvenire!”
 
Ikari si levò in piedi:
“Tutto era stato predetto dalle Pergamene del Mar Morto: sorgerà l’Arca dell’Alleanza…o quella della Catastrofe?”
 
Qualcuno puntò un dito contro la vetrata principale:
“Guardate lì!”
 
 
*   *   *
 
 
 
Esterno.
 
Lontano decine e decine di kilometri dalle Unità della TERRA, un Gunmen nero indugiava compostamente ritto, fluttuante nel vuoto.
Sulla sua testa dai tratti minacciosi di issava un lungo corno affilato; una coda meccanica in perpetuo movimento, schioccante come una frusta.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
Lord Genome corrugò la fronte fino a far convergere le lunghe e folte sopracciglia; i suoi occhi spiralizzati rifletterono un cipiglio più duro dell’abituale:
“Il Lazengann…dunque esiste una sua copi persino in questo Universo?”
 
Diagramma d’Onda impossibile da determinare!” – gridò Maya, esterrefatta – “Benché emetta una Costante Anti-Spiralica…il suo Blood Type oscilla tra l’Arancione ed il Rosso!”
 
“Un Mugann ed un Eva allo stesso momento?!” – Misato si portò – “Lord Genome, cosa diavolo è il nostro nemico?!”
 
Lui parlò lentamente:
“Il Lazengann fu il mio Gunmen, millenni orsono. Sigillato fin dalla Battaglia di Teppelin, era stato distrutto nella nostra realtà. Tuttavia…pare che Tomah abbia rinvenuto una delle sue copie, sparse per il Multiverso…”
 
“Un momento!” – Aoba richiamò l’attenzione dei presenti – “Gli intercettori bio-tracciabili del Vergil-Exelion rilevano una forma di vita a bordo!”
 
“Cosa?! Un umano?!”
 
“Il MAGI System ne riconosce il DNA: deve trattarsi certamente di qualcuno il cui codice genetico è stato registrato alla NERV!”
 
“Ma allora chi può mai essere?!” – chiese la Akagi, stringendo una penna nella mano destra.
 
Maggie impallidì, inorridendo:
“No…non è possibile! Questo nome, associato alla traccia genetica…deve essere una ragazza!”
 
“Di chi tratta?”
 
“Il suo nome è…Ginevra Chevalier!”
 
   
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Nell’Entry Plug dell’Unità 06, il second children portò una mano al viso, sul quale si dipinse una smorfia di orrore e illogicità:
“A bordo di quel robot nero…c’è Ginevra?!”
“Uzumaki!” – la voce di Shinji tentò di ridestarlo dallo shock – “Cera di non deconcentrarti o il tasso di sincronia reciproca scenderà sotto il livello limite!”
“Sì, però…” – il ragazzo fissò cercò nel volto mostruoso nel Lazengann anche un solo particolare che potesse in qualche modo giustificarne la scelta del pilota – “…lì sopra…”
 
 
*   *   *
 
 
Interno del Lazengann. Contemporaneamente.
 
Il videoterminale semisferico a visuale complessiva si attivò con una miriade di scintillii.
La ragazza dai lunghissimi capelli biondi sbarrò meravigliosi occhi cianotici:
“Questo è…lo Spazio?!”
In lontananza, la colossale Nave della FRATERNITY campeggiava inquietante; contro la sua mole si stagliavano decine di sagome di robot dalle forme minacciose.
“Quei volti…quelle macchine…!” – boccheggiò sconfortata.
 
Comprendi ora?– la suadente voce di Tomah/Lucifero risuonò nella sua mente come un morbo – Vedi la mostruosa realtà dei fatti? Avanti, ribellati! Se davvero vuoi vivere, se ami questo mondo…OBBEDISCI AL MIO VOLERE!
 
Lei sussurrò istintivamente:
Aprivoise …”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Le gambe del Lazengann vennero avvolte da una doppia spirale metallica, formando una sorta di enorme trivella.
Il Gunmen comparso dal nulla precipitò violentemente contro la Luna, sfondando con la cuspide perforante quel poco che restava della Base Tabgha della SEELE.
Un’infinta serie di spaccature frastagliate ghermirono come dita scheletriche la superficie Lunare, rilucendo di scarlatto.
Due fosse circolari si aprirono sul Stellite, mentre un Canyon sfilacciato si squarciò in un sorriso malevolo.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Cosa sta succedendo alla Luna?!” – chiese Leon, sull’orlo di una crisi nervosa.
 
Cathedral Lazengann…mia antica compagna ed ora nemica…” – mormorò l’essere nella colonna di vetro – “…era dunque questo il luogo da scelto per celarti?”
 
 
*   *   *
 
 
Interno del Lazengann.
 
La giovane pilota tremò convulsamente, stringendo le leve d’accensione.
 
Coraggio, piccola mortale…canta e ridesta la Grande Cattedrale!– le ordinò la voce che doleva come una migliaio d’aghi nel cervello.
 
Lei obbedì, mossa da un istinto primordiale.
Con delicatezza, intonò un lieve canto melodioso ma incomprensibile ad ente umano.
 
 
 
La voce dell’Angelo si fece più violenta:
Sì…canta! CANTA PER ME!!!
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Mossi dalla voce che si spandeva nel Vuoto come una nenia magica, frammenti di Luna si sollevarono ed incresparono, lasciando intravedere colossali meccanismi luminescenti.
Come meteoriti, le placche crostali precipitarono.
Qualcuna cadde sulla Terra, sebbene nessuno ebbe tempo per rammaricarsene; molte altre rimasero a fluttuare nello Spazio; i Gunmen della DAI-GURREN tentarono disperatamente di evitare i frammenti di proporzioni continentali.
 
Due enormi occhi rossi e cavi si schiusero tra il ginepraio meccanico della Cathedral Lazengann, accompagnati da un ruggito frastornante; un paio di tozze gambe e braccia si snodarono lentamente, dando corpo al mecha lunare.
Un volto raccapricciante schiuse le fauci.
 
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Con uno spostamento inerziale spaventoso, il DAI-Gun planetario calò rapidamente un palmo di vastità incommensurabile sul Vergil-Exelion, minuscolo al confronto.
Lo scudo deflettore della Nave Ammiraglia si alzò automaticamente, proteggendo lo scafo da un urto catastrofico; il contatto tra la barriera e la mano meccanica sprigionò un bagliore azzurro di intensità solare.
 
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
Una scossa sismica pervase il Ponte.
Le urla dei presenti riempirono la sala operativa.
 
“Ci troviamo davanti ad un mostro che le dimensioni della Luna! Può davvero esistere una macchina tanto immensa…?!” – l’Element di nome ‘Reika’ si strinse ad un giovane uomo dai lunghi capelli dorati, al suo fianco.
 
“La barriera è scesa già al 66% di regime!” – informò Leeron – “Così non reggeremo al prossimo attacco!”
 
Il Generale Ivankov lasciò scivolargli si tolse il lungo cappello, quasi con riverenza:
“Le Buster Machines…ormai non rappresentano più il limite della tecnologia umana…”
Alle sue spalle, il Colonnello Witwicky sentì morirsi le parole in gola, persa la sua abituale compostezza:
“Talmente enorme…proprio come l’ALL-SPARK di dieci anni fa!
 
Fuyutsuki sembrò non crucciarsi della situazione, mantenendo il controllo:
“Dunque è questo il nostro destino? Soccombere sotto i colpi di un essere superiore…creato dalla stessa umanità?”
Fudo si lasciò cadere sulla sedia, sospirando rassegnato:
“Il miracolo per cui abbiamo tutti pregato…non si è avverato.”
 
“INVECE SI’!!” – la voce del Comandante Simòn risuonò dall’interfono, risoluta e combattiva – “Gli esseri umani hanno la forza di reagire alla Sorte Avversa! La Forza Spirituale dei nostri animi è come una trivella in grado di perforare perfino il Cielo! Per questo motivo noi sopravvivremo! Se il miracolo non si avvererà da solo, allora…SAREMO NOI A FARLO AVVENIRE, CON I NOSTRI CUORI!!!”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
“Viral…il momento di mostrare il potere della Spirale è infine giunto!” – esultò Simòn.
“Già…” – sorrise l’altro, acutendo i suoi occhi felini – “…ma sappi che ti sto odiando per esser qui con te!”
 
Specularmente al Lazengann, il Gurren-Lagann trasfigurò gli arti inferiore in una gigantesca punta di trivella, incastonandosi sullo chiglia della Nave Madre.
 
Avvolta in un mare di detriti e scintille, l’intera carena dell’Arc-Gurren sfondò tutti i ventimila strati di corazza speciale del Vergil, emergendo allo scoperto, collegata tramite il trapano spiraliforme al Gunmen rosso.
 
“ORA!!”
 
Un raggio di luce smeraldina si annodò come un vortice attorno all’Arca.
La prua si dimezzò, perdendo in un’istante impercettibile qualsiasi forma aerodinamica e modellando due grandi gambe meccaniche.
I reattori laterali ruotarono verticalmente, mentre delle braccia rosse e possenti fuoriuscirono dai post-bruciatori.
Infine una mastodontica testa robotica si sollevò dalla torretta centrale della Scialuppa, inghiottendo il Gurren-Lagann in un abitacolo di guida simile a quello dei Super-Evangelion.
 
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Simòn gridò di furore:
“Sfondando l’A.T.Field, la barriera del nostro cuore e del nostro destino…”
“…le urla di vita e gioia riecheggeranno negli Universi umani!” – concluse Viral.
 
“AGGANCIAMENTO IMPETUOSO TERRESTRE: ARC-GURREN-LAGANN!! CON CHI DIAVOLO CREDETE DI AVERE A CHE FARE?!?!”
 
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Thomas rimase a bocca aperta, quasi slogata:
Was ist…das?! Sono riusciti a trasformare una cosa tanto enorme?!”
Asuka distolese lo sguardo:
Tsk! Tanta scena per nulla! Sarei riuscita farlo persino io, se solo questo rottame di Eva avesse una sola di quelle arcistupide trivelle!”
 
Improvvisamente, le mascelle del Super-Eva 01 iniziarono a schiudersi con difficoltà:
l’Unità 06 stava forzatamente violando l’abitacolo, tentando di liberarsi.
 
“Che cosa sta facendo?!” – gridò Shinji, tentando inutilmente di ri-azionare il Super-01 – “Così bloccherai tutti i movimenti!”
“Non m’importa!” – rispose Naruto, al limite dello sforzo sincronico – “A bordo di quella fortezza nera c’è Ginevra! Non ho intenzione di morire, ma non ho nemmeno intenzione di lasciare a lei questo destino!”
 
Lo 06 si liberò dalla morsa costrittiva, mentre i repulsori posteriori degli spallacci lo sospinsero innanzi al chilometrico Arc-Gurren-Lagann.
 
“Ehi, ragazzino, levati di mezzo o finirai coinvolto!” – gli intimò Viral.
“No! Voglio essere d’aiuto! Vi prego…lanciatemi fino alla testa di quel robot!”
“Cosa?! Dì un po’, sei fuori di cervello?!”
Naruto scosse la testa, mentre nei suoi occhi brillò una risolutezza a lui sconosciuta da molto tempo:
“Sulla sommità di quel mostro c’è il Lazengann, giusto? Allora lo raggiungerò! Forse, annientandolo, l’intera struttura si arresterà!”
Simòn lo scrutò indeciso, poi si rivolse a terzi:
“Lord Genome, cosa suggerisci?”
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Il centro della Cathedral Lazengann è un Drill-Spin sito in fondo alla gola. Tuttavia, i firewall d’accesso vi impedirebbero di muovere anche un solo passo, lì dentro.” – rispose il semi-uomo – “Nonostante ciò, se riusciste a scollegare il Lazengann potreste bypassare il sistema operativo della Luna…”
 
“Allora è deciso!” – la voce del Comandante Jiiha vibrò di -quasi- divertimento – “Colpiremo simultaneamente il Lazengann e penetreremo all’interno!”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Il Mark.06 planò leggiadramente al centro dell’immensa mano dell’Arc-Gurren-Lagann.
 
“Hai fegato, ragazzino!” – Simòn gli concesse un sorriso d’ammirazione – “Ci sto: faremo a modo tuo! Sei pronto?!”
 
“Certo!” – Naruto strinse la cloche dell’Entry Plug.
 
“Allora…” – il titanico Gunmen strinse con delicatezza l’Eva – “…        VAI!!!!”
 
Caricando il colpo e sollevando una gamba, come per aumentarne la forza, l’Arc-Gurren-Lagann scagliò l’Unità 06 in quella che poteva essere definita una sfera globulare di A.T.Field azzurro.
 
“Ora tocca a noi!” – esultò Viral; i reattori inferiori del robot si sollevarono, sospingendolo a grande rapidità.
 
A velocità quasi mortale, l’Eva 06 lasciò che i repulsori avvampassero di un plasma rosato, mentre il suo intero corpo si assottigliava lungo il senso del moto in una scia luminosa.
 
 
*   *   *
 
 
Interno del Lazengann.
 
L’imponente figura dello 06 si stagliò sui monitor di pilotaggio; due sottili occhi bianchi rilucevano sotto il visore ottico; le mani protese verso il mech nero.
La ragazza lo fissò per un breve istante, terrorizzata, artigliandosi la testa con le piccole mani:
“Di nuovo quegli occhi…quelle fauci…NO! PERCHE’, NARUTO?! PERCHE’?!?!”
 
 
*   *   *
 
 
Imitando i movimenti sofferti della sua pilota, il Lazengann si richiuse su sé stesso, mentre una serie di lunghi trapani, mobili come fruste, si strisciarono fuori dalle aperure sulla corazza.
Alcune punte sfiorarono di striscio l’Eva; altre ne trafissero con violenza le mani ed il corpo.
 
Naruto emise un gemito soffocato, per poi mordersi un labbro fino a farlo sanguinare:
“No…non devo fuggire!”
 
Con un urlo di dolore, strappò via dalle trivelle le braccia, lacerando le carni dello 06:
“Perché io…io ho atteso tutta una vita per te! Ho combattuto e ho sofferto solo per poterti rivedere in questo giorno!”
 
Una piccola croce di luce azzurra si formò tra le mani guantate del Mark.06:
“Se non sono stato degno di te, se ti ho mentito…allora ti chiedo perdono. Però…non lascerò che tu ti faccia del male, né che qualcuno possa allontanarti da me! Perché io…IO TI AMO! A.T.Field: sviluppo massimo! RASENSHURIKEN!!!”
 
Lo 06 premette con forza la lama di luce contro lo Spiral-Field del Lazengann, fino a sfondarlo.
 
Ginevra lo fissò in lacrime, ora non più spaventata da lui:
“Naruto…io…”
 
L’Eva piantò un piede contro la corazza del Gunmen nero, afferrandone le braccia:
“LASCIALA ANDARE, RAZZA DI MOSTRO!!”
Tirò gli arti fino a sradicarli, mentre uno spruzzo di sangue ed olio meccanico si disperse nel vuoto.
Infine impose il palmo destro contro il volto del Lazengann:
Come per compressione, la testa implose in un nugolo di finissimi frammenti.
 
In un globo di ossigeno ed A.T.Field, una ragazza galleggia nuda, mentre le grandi mani dello 06 la cingono lentamente, in un gesto protettivo.
Il ragazzo le sorride pacatamente, mentre una lacrima sgorga tra le ciglia e si perde nell’indefinito L.C.L:
“Finalmente…posso davvero proteggerti, cullandoti tra le mie mani…”
 
 
*   *   *
 
 
Sala del Drill-Spin.
 
AAAAHAAAAA!!!”
Con un grido d’incoraggiamento, Simòn calcò fino al limite dell’estensione le leve di movimento.
 
L’Arc-Gurren-Lagann sfondò le mura della Sala centrale, ora libera dai firewall di auto-conservazione del Lazengann.
 
La mano del mecha si racchiuse in una spirale.
Con quanta più forza possibile, l’Arc piantò la trivella in una cavità all’interno della Sala, innescando una reazione computerizzata a Spirale.
 
Il pilota ansimò, affaticato:
“Sembra che ci siamo riusciti…”
“Ovvio!” – Viral incrociò le braccia, soddisfatto – “Con chi diavolo pensavano di avere a che fare?!”
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
Leeron esultò di gioia, saltando come un bambino:
“Sìììì! Tutti i sistemi di difesa della Cathedral Lazengann sono stati abbattuti: inizializzazione del processo di controllo ad inversione!”
 
Lord Genome chiuse gli occhi:
“Dopo oltre tremila anni…siamo di nuovo assieme, amica mia.”
 
 
*   *   *
 
 
La mole nera del colosso meccanico si distese, aprendosi in più punti, mutando progressivamente colore e forma:
 
La braccia si richiusero; il volto assunse tratti più umanoidi e tutto il corpo si allungò ina sorta di carena blu, lunga oltre tredicimila kilometri.
Spalancò la bocca, ingoiando l’intero Vergil-Exelion.
Centinaia di trivelle si piantarono sullo scafo.
 
Prima di venire sommersa, nella sua cabina, Nia Teppelin sorrise di profonda gioia, osservando le sagome dell’Eva 06 e della ragazza tra le sua mani:
“Questa nave…non è più uno strumento di guerra! Questa è diventata la Nave dell’Amore!”
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Cosa sta succedendo?!” – gridò Misato, aggrappandosi ad un tavolo, per evitare di cadere al suolo.
 
“Ora…” – spiegò Lord Genome – “…la Cathedral Lazengann sta assimilando il Vergil-Exelion, incorporando l’ALL-SPARK come motore energetico supplementare ed impostando il MAGI System come sistema di controllo principale!”
 
“Ci stiamo…fondendo?!” – boccheggiò un incredulo Samuel Witwicky.
 
“Il Third Impact che stava per accadere per mani umane…è stato sventato.” – mormorò Fuyutsuki.
“Già…” – Gendo chinò il capo – “…proprio come predetto dai Rotoli. Comandante Fudo, Tomah non resterà in silenzio!”
L’uomo non ripose.
 
Il Vicecomandante Rossiu si levò in piedi, declamando a gran voce:
“Da questo momento in poi la guida di questa Nave passa sotto il diretto controllo della DAI-GURREN! D’ora in avanti il Vergil-Exelion cambia nome in codice e diventa…la Cathedral TERRA!!”
 

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Capitolo 5
*** Giorno 3: Battle Orchestra-Punta al Top, GunBuster! ***


Giorno 3:
Battle Orchestra– Punta al Top, GunBuster!
 
Mercoledì 15 Settembre 2019. Ore 06:06 A.M.
Appartamenti del Comandante Supremo Gen Fudo. Settore 3. Transcendent Super Spiral Dreadnought ‘Cathedral TERRA’.
 
Gen Fudo inspirò a fondo, inalando gli aromi essenziali degli incensi in effusione nella grande stanza arredata in stile giapponese.
 
Benché si trovasse a bordo di una gigantesca astronave di tecnologie distanti oltre dodicimila anni, l’ambiente era stato allestito con perizia tradizionalista:
Un tatami verde ricopriva il pavimento della camera delimitata da pareti in legno e pergamena decorata.
Un giardino zen sintetico ed un piccolo ruscello erano scossi da una brezza artificiale, in uno spazio ricavato accanto al locale, riproducente uno piccolo cortile.
 
Il Comandante della DEAVA mosse la piccola pedina da Majong in legno di una casella, fissandone l’ideogramma.
Seduto dall’altra parte della scacchiera, in un kimono nero, Gendo Ikari sospirò:
“Ecco il risultato del nostro operato…la distruzione della Luna ed il risveglio di questa Nave rappresentano la sopravvivenza dell’umanità, ma anche il suo distruttivo attaccamento a questo mondo.”
“Il Third Impact tanto temuto è stato sventato.” – meditò Fudo – “Ma così come una torre non può che avanzare orizzontalmente su di una scacchiera, così noi continuiamo il nostro cammino, senza voltarci indietro né conoscere il futuro.”
 
Fuyutsuki, in piedi, fissò l’immagine della Terra Rossa, in un piccolo oblò della cabina:
“L’Antartide: un luogo cancellato dal Peccato in cui nessuno uomo può accedere. Lo Spazio: il Vuoto primigenio; il Gelido Paradiso ove regnano sovrani silenzio ed astri.”
 
“Ma nonostante questa calma apparente…” – il Generale Hatori si calcò il bavero del kimono rosso porpora – “…l’uomo ha portato il caos e la violenza sin qui. Per questo motivo l’Operazione Carneades 2.0 ha la precedenza su tutto: scoveremo il Nido dei Mostri Spaziali, ai confini del Sistema Solare, riportando ordine nella Galassia. Ciononostante, l’umanità seguiterà con la sua esistenza confusionaria…”
 
Simòn Jiiha strinse le braccia nelle ampie maniche della tunica blu:
“Io preferirei un mondo caotico e corrotto dalla presenza dell’uomo!”
 
“Il caos è una sensazione dell’uomo, poiché è negli occhi di chi osserva.” – rispose Ikari, lentamente – “L’Universo è altrimenti costituito da armonia e pace.”
 
Gen Fudo prese tra due dita una delle tessere:
“Sono dunque i nostri cuori…a turbare il mondo?”
 
In un angolo buio dell’appartamento, gli occhi dell’Ammiraglio Witwicky si posarono sul pavimento giapponese.
Riflettè…e la sua voce gli risuonò pesante come un segnale di martirio:
Siamo già al terzo giorno. Se davvero si serviranno della Navigazione C+, allora l’Effetto Taro Urashima… - strinse un pugno - …mi restano solo altri due giorni.
 
 
*   *   *
 
 
Ore 8:00 A.M. Stanza medica n.101. Settore 15. Stessa Nave.
 
Rigirandosi sotto le lenzuola, la ragazza apre lentamente gli occhi azzurri:
Il bianco di una saletta assistenziale la circonda; i suoi capelli biondissimi sono sparsi sul cuscino immacolato e le sue braccia riposano sulle candide lenzuola.
Indossa un abitino leggero di lino bianco.
Sulla parete opposta a quel letto, una grande finestra si apre, lasciando intravedere lo spazio.
 
Ruota appena la testa…ed incrocia lo sguardo stanco di un ragazzo.
Le sta sorridendo, lievemente.
I suoi grandi occhi blu la fissano intensamente, anche se affaticati.
Sta aspettando le sue parole.
 
Senza chiedersi null’altro, Ginevra mormora:
“Ciao…”
“Ciao…” – fa eco lui, piano – “…ti sei svegliata, infine.”
Lei solleva gli occhi verso il soffitto:
“Siamo…su quella Nave, vero?”
“Sì.”
Sospira a fondo, poi chiede:
“Tu…sei sempre stato qui?”
Lui la rimira in volto, nuovamente; poi risponde, stentando un sorriso sul quel viso abbattuto dalla stanchezza di una notte in bianco:
“Già…ma l’importante è che tu stia bene.”
 
Lei distoglie lo sguardo:
E’ salva. E’ con colui che desidera rivedere da, ormai, troppo tempo.
Eppure si sente tradita, soffocata.
 
“Non sono stato sincero, con te…” – la anticipa lui, mestamente.
 
“Perché lo hai fatto?” – chiede la ragazza, semplicemente – “Perché temi sempre d’essere frainteso? In tutto questo tempo ho sempre desiderato essere cieca, per trovare giustificazione e requie da ciò che vidi quella notte. Eppure…non è stato possibile: ogni attimo della mia vita rivedo quel gigante viola trasformarsi in una massa di pura luce, mentre la mia mente ti stringe al cuore. Ora sono lontana da quel poco che sono solita definire ‘casa’, distante centinaia di migliaia di kilometri…persa nello Spazio. Commovente, triste, silenzioso Spazio. Se solo tu mi avessi messa al corrente di tutto…ora potrei comprendere.”
 
“La verità talvolta è dolorosa, tato per chi è tenuto a renderne conto e tanto per chi deve ascoltarla. Nonostante questo, il falso è suscettibile ad un’infinità di combinazioni, ma la verità ha solo un modo d'essere. In verità ti dico…che tutto questo l’ho fatto per te.”
 
Lei alza lo sguardo, sbalordita.
 
Naruto continua, stringendo i pugni:
“Perché…l’amore verso un’altra persona, quella scintilla in grado di illuminare l’oscurità…è ciò che mi permette di avanzare nel mondo. Senza di essa, senza di te…tutta la mia vita non avrebbe senso, poiché io vivo esclusivamente per difendere ciò che amo.”
 
Infine lui le concede un grande e gioioso sorriso; s’inginocchia ai piedi del letto e le afferra la mano.
Lei arrossisce, stupefatta; i grandi e magnetici occhi cianotici attendono qualcosa.
 
“Io…” – inizia, imbarazzato – “…forse sono un egoista a pretendere il tuo amore, però…tutto ciò che ho passato, tutto questo…mi ha fatto prendere una decisione!”
 
Prende un respiro profondo, poi recita quasi a memoria, tenendole la mano:
Ginevra Chevalier: mia unica luce nel buio, ragione della mia vita, dolore e gioia che mia accompagna ogni secondo della mia esistenza…quando tutto questo sarà finito, quando potremmo finalmente dire ‘ti amo’ senza timore…in quel giorno, tu…vorresti sposarmi?
 
Le guance della ragazza s’infiammano di calore, i suoi occhi brillano di un fulgore insolito…e sorride di rimando:
“Sì! Sì, io…lo voglio più di ogni altra cosa!”
E ricambia la stretta di mano.
Poi, lentamente le loro labbra si avvicinano…il respiro che si unifica.
Un sussurro e…
 
“Siete entrambi svegli, vedo!” – la voce esuberante del Capitano Katsuragi li interrompe.
 
Loro si affrettano a ricomporsi, imbarazzati.
 
Misato, sul ciglio della porta, li invita sorridendo divertita:
“Venite; sembra l’Ammiraglio abbia convocato tutto il personale operativo in sala macchine…”
 
“S-sissignora!” – Naruto esegue un saluto marziale, scattando in piedi, mentre il suo volto va’ a fuoco dall’imbarazzo.
 
Infine la donna si volta, uscendo.
Prima di volare l’angolo, una lacrima sgorga tra le lunghe ciglia, mentre un’espressione di trattenuta commozione si fa largo sul viso:
Sembra proprio che i ‘bambini’ siano cresciuti, dopotutto…
 
 
*   *   *
 
 
Blocco meccanico di riparazione n.7. Settore 9. Stessa Nave.
 
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“N-non posso credere ai miei occhi!” – Barry appiccicò il naso contro la vetrata della Sala Macchine – “E’ stato davvero completato?!”
 
Oltre i vetri iper-rinforzati del Blocco, il torso di un colosso meccanico vagheggiava tra i fumi delle macchine, puntando minaccioso il suo unico occhio giroscopico contro i presenti.
 
L’Element di nome ‘Reika’ portò una mano alle labbra, in gesto di timore:
“E’ incredibile…sarà alto più di duecento metri!”
 
“Quello che avete innanzi ai vostri occhi…” – l’avvenente Dottoressa Banes si schiarì la voce – “…è l’arma definitiva della FRATERNITY! Ci sono voluti più dieci anni per terminarlo! Posso affermare con onore che il Progetto ‘Revival’ è stato un’iniziativa del nostro Ammiraglio!”
Si voltò verso l’uomo al suo fianco:
“Non è così, Sam…” – poi si corresse, in imbarazzo – “…ehm, cioè, voglio dire…Signore?”
 
L’Ammiraglio Colonnello Witwicky sollevò il capo, in un vezzo di insolito autocompiacimento:
“Questa è l’esatta replica delle Buster Machines 1 e 2, che combatterono oltre 12.000 anni fa, durante l’operazione Carneades! Con ben due Motori a Degenerazione ed il suo armamento strutturale, la Buster Machine Combinata rappresenta lo zenit della tecnologia Topless! Quello che avete davanti è…il GunBuster 2.0!”
 
Woooow!!” – Nono si fece largo tra il folto gruppo di individui – “Un vero GunBuster! Proprio come quello di Nonoriri! L’Ammiraglio deve essere davvero stato un paladino dell’umanità come lei, se ha avuto l’abilità di crearne uno identico!”
 
“Ma chi diavolo è questa ‘Nonoriri’ che nomina in continuazione?!” – bisbigliò Asuka all’orecchio di Misato.
 
“ ‘Nonoriri’ è il soprannome affettuoso che Nono ha dato a Noriko Takaya.” – puntualizzò Mikaela – “Si dice fosse una giovane che combatté a bordo del primo GunBuster milioni di anni fa, assieme a Kazumi Amano. Sono state le eroine dell’umanità, nel nostro Universo, sacrificandosi in un WARP per la salvezza di tutti noi…”
 
Witwicky si voltò verso il volto meccanico, aggrottando la fronte e mormorando:
“Questa Buster Machine rappresenta i sogni e le speranze di tutti coloro che hanno combattuto per questo giorno…”
La sua voce calò improvvisamente, mentre si perse tra i suoi pensieri:
“Ci sono persone che sognano fin da bambini lo Spazio, raccontato loro come un favola…senza ricordare le migliaia di vite spentesi in guerra. Tuttavia…ci sono anni ed epoche che , per quanto atroci, non vanno assolutamente dimenticati; io ho deciso di ricostruire il GunBuster per adempiere alle volontà di qualcuno prima di me.”
 
Un muto pensiero calò tra i presenti.
 
Infine il giovane ufficiale si voltò, marziale:
“Le BM 1 e 2 non sono come le altre: per pilotarle e combinarle è richiesta grande capacità strategica, tecnica ed astrattiva! Solo due tra i migliori di voi accederanno alle loro postazioni di guida! Per questo…indiremo un test attitudinale.”
 
“Cosa?! Un test?!”
“E’ uno scherzo?!”
“Non mi pare il momento per i compiti in classe!”
“Sono mesi che lui ed il Generale ne parlano! Si dice in giro che i quesiti siano talmente tanti e tanto complicati che sia impossibile risolverli tutti!”
“Che seccatori!”
 
“SILENZIO!” – tuonò l’uomo, zittendo le proteste – “Queste sono disposizioni ufficiali! Da ora avete tre minuti per raggiungere l’aula designata: opererete su postazioni digitali ed i risultati vi verranno comunicati dopo le due ore disponibili. Il test inizia…ADESSO!”
 
 
*   *   *
 
 
Due ore dopo.
 
Aaah, al diavolo!” – Michael Black uscì dall’aula, reggendosi le tempie tra le mani – “Quello stupido esame mi ha fatto venire l’emicrania!”
“Non me ne frega nulla del risultato, sono solo contento che sia finito!” – si lamentò Apollo.
 
“Personalmente l'ho trovato dispersivo, privo di senso e ridondante!” – Lelouch Ramperouge si sventolò il collo con fastidioso tedio.
Lar’C, passandogli accanto, gli lanciò una frecciata velenosa:
“Oh, allora sarai certamente riuscito a superarlo! Se così è sono contenta per te: oltre ad essere il leader dei Topless avrai anche la fortuna di pilotare quel bestione! Meno male che non mi sono impegnata: non avrei retto all’idea di dover collaborare ulteriormente con quella tua faccia insopportabilmente schizzinosa!”
Lui la squadrò dalla testa ai piedi, con una smorfia di diniego.
 
“Ed ora i risultati!” – la voce di una addetto tecnico riaccese la tensione.
Respirò a fondo poi lesse il tabellone olografico:
“BM-1.11! Pilota principale: Cristoforo Hino! Pilota di riserva: Tsugumi Rosenmeier! BM-2.22! Pilota principale: Naruto Uzumaki! Pilota di riserva: Jun Lee!”
 
Un brusio confuso si levò tra i presenti, tra commenti di sollievo ed indignazione.
“Ma chi sono?!”
“Non sono quei due ragazzini che sono scesi a bordo di quegli Eva con le aureole?!”
“Ma insomma, dove credono d’essere?! Sono qui neanche da due giorni e già hanno monopolizzato l’attenzione!”
 
Due giovanissimi Element si fecero timidamente avanti, verso i due selezionati, ritti nei loro completi neri.
La bambina dai corti capelli nocciola e gli occhiali parlò per prima, imbarazzata:
“P-piacere…i-io sono T-Tsugumi…”
“Ed io…sì, beh…io sono Jun. Siamo stati scelti come riserve, quindi volevamo solo conoscervi, dato che voi…ecco, sì…”
 
“Ok, è sufficiente.” – lo interruppe Naruto, sorridendo loro in modo accomodante – “Il piacere è nostro; anche, se adire la verità, non avrei mai creduto di venire selezionato…”
Il ragazzo dai lucidi capelli blu e neri guardò altrove:
“Beh, è naturale: completare la prova con un margine di esattezza del 99% non poteva non assicurarci il ruolo di…”
 
“Così siete voi quattro…” – l’irruzione fredda e perentoria dell’Ammiraglio li fece sobbalzare – “Personalmente sono colpito. Mi sarei aspettato qualcuno di più…beh, di più. Nonostante abbiate superato eccellentemente il test tutti e quattro, sono spiacente di comunicarvi di non avere tempo per addestrarvi tutti. Credo che dovrò concentrarmi esclusivamente sui primi due…”
 
“Oh, beh…” – la giovane Tsugumi chinò il capo, rassegnata.
 
“Ci vediamo tra quattro ore esatte…” – si congedò Witwicky – “…il programma di bordo prevede un’Iper-Guida a velocità-luce; dopo che la Nave si sarà avviata inizieremo l’addestramento.”
 
Senza aggiungere altro, l’uomo si allontanò, in silenzio.
I children si scambiarono un’occhiata MOLTO poco convinta.
 
 
*   *   *
 
 
Un’ora dopo. Ponte di Comando.
 
“Impostare le coordinate vettoriali sul MAGI System!” – Ritsuko sia accomodò ad una postazione di controllo, affiancata dalla zelante ma silenziosa Maya.
 
“Raggiungere il miliardo di kilometri orari!” – ordinò il Capitano Katsuragi – “Velocità di crociera costante fino alla stella Leaf-64!”
 
“Raggiungeremo il Sole in poco più di otto minuti e poi continueremo fino a Proxima Centauri!” – dichiarò Hatori.
 
“Ma Signore…questo non era previsto!” – si oppose Hyuga – “Non possiamo spingerci tanto oltre!”
 
“L’Operazione Carneades  2.0 ha la precedenza su tutto, se non siamo in battaglia.” – replicò l’uomo – “Mi rendo perfettamente conto che certe decisioni dovrebbero essere discusse, ma non dimenticatevi che anche il nostro Universo è in pericolo: se i Mostri Spaziali hanno nidificato in questa Galassia è nostro preciso compito annientarli. Ed ora eseguite gli ordini!”
 
Misato strinse i pugni, ma tacque.
 
Il Colonnello della FRATERNITY inspirò affannosamente, quindi dichiarò:
“Avviare la sequenza di lancio, stabilendo il contatto nella Cella della Scintilla: ripristino inter-gravitazionale per la durata di un millesimo di secondo.”
 
“Il Motore a Degenerazione reagisce positivamente!” – confermò Mark – “L’energia sta venendo trasportata ai reattori secondari della Cathedral TERRA!”
“Quantità di Spazio Vuoto pari a 0,5 parasec! WARP possibile!”
“Alla nostra attuale velocità le Trasformazioni di Lorentz non dovrebbero compromettere la struttura dello scafo! L’ALL-SPARK è in fase degenerativa: Cancello di Tanhoizer aperto del 45%!”
 
Prima di dare l’ordine, Witwicky squadrò con la coda dell’occhio il Consiglio di Comando fissarlo severamente: qualsiasi scelta presa avrebbe certamente implicato ritorsioni sul resto dei piani avvenire.
Forte dell’essersi accollato l’unica responsabilità di aver obbedito ad un ordine, ordinò:
EXOTIC DRIVE: WARP-in!”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
I colossali propulsori dell’astronave sfolgorarono di un chiarore azzurro, mentre i solchi spiraliformi sui post-bruciatori simili a trivelli s’irradiarono di smeraldo.
 
Un lampo.
Una sfera d’anti-materia si estese dal centro della Cathedral TERRA, inglobandola.
Uno squarcio temporale.
L’intero Dreadnought orbitale scomparve in un nugolo di scintillii argentati e polveri stellari, perdendosi nell’Iper-Spazio.
 
 
*   *   *
 
 
Due ore e mezzo dopo. Corridoio H-41. Stessa Nave.
 
Naruto tirò un lungo sospiro, che quasi risuonò nell’immenso corridoio d’acciaio bianco stilizzato, le cui grandi vetrate rinforzate erano state meccanicamente sigillate da spesse paratie di ferro, durante il tragitto a velocità-luce.
 
“Non posso credere che siamo stati scelti tra più di trenta piloti per guidare quel bestione…” – mormorò a testa bassa – “…un’altra responsabilità da addossarci!”
“Non che m’importi molto, d’altronde…” – rifletté il first children – “…ma non attireremo troppe attenzioni? Senza contare che abbiamo quel tipo saccente ad addestrarci!”
“L’addestramento, già…sarebbe meglio chiamarlo ‘tortura’! Come accidenti crede di poterci preparare?! Non siamo dei Topless, quindi non dovremmo pilotare nessuna Buster Machine, tantomeno una così complessa!”
Oltrepassarono una grande porta scorrevole in metallo, semi-aperta.
Un leggero chiacchiericcio e dei bizzarri sibili meccanici attrasse l’attenzione di Cris.
Si fermò.
 
“Che hai?” – chiese l’amico.
 
“Oh…nulla.” – rispose, mentendo – “Devo solo controllare una cosa; tu va’ pure avanti. Sai trovare la strada?”
 
“Sì, certo, però…” – infine Naruto si voltò, senza troppe domande – “…ah, fai come vuoi! Ma vedi di non tardare, se non vuoi che Witwicky – o come diavolo si chiama – non ci spelli vivi!”
E si allontanò, in un transetto adiacente.
 
Silenziosamente, Cris si accostò di spalle al pannello meccanico, sbirciando con la coda dell’occhio:
 
“E con questo le sessione di analisi di oggi è terminata. Puoi andare, Nono.” – la Dottoressa Akagi porse un modulo alla ragazzina dai capelli rosa, in una grande sala a metà tra un ambulatorio ed un reparto di fabbricazione.
“La ringrazio!” – ripose con un inchino.
 
L’affascinante Dottoressa Banes si avvicinò alle due, seguita dal quanto mai prima eccitato Leeron, passandosi una mano tra i lunghissimi capelli neri:
“Che fatica, eh?” – sospirò – “Ah…suppongo che anche oggi dovrò pranzare sola: Sam è un tale stacanovista, alle volte! Conoscendolo, ora si starà già stirando le dita per mettere al torchio quei due poveri ragazzini che sono stati scelti per il GunBuster!”
“Mi sembra di sentire la voce della mia coscienza!” – la giovane principessa di Teppelin tirò un lungo sospiro di rassegnazione – “Con Sìmon è la stessa cosa: è così pieno di sé, vanaglorioso…un vero bambinone! Sarà anche un grande Comandante, ma non ha la stoffa del marito!”
“Oh, insomma!” – Leeron sembrava contrariato, mettendo un ridicolo broncio – “Nia, quante volte ti ho ripetuto di non dire così di lui? Con quegli occhioni da cerbiatto che si ritrova, fossi in te gli stamperei sopra un marchio a fuoco d’esclusiva!”
“Sembra doloroso…” – notò Mikaela, sorridendo.
“L’amore E’ doloroso, cara; ricordatelo sempre!” – ribatté lui, stizzito.
 
“VOLETE SMETTERLA?!” – la voce acuta e sorprendentemente infuriata di Nono lasciò il gruppetto sgomento – “Volete smetterla o no di parlare così di quelle persone?!”
I suoi occhi s’inumidirono di lacrime, mentre le guance le andarono a fuoco:
“Voi…voi non vi rendete conto di come siete fortunate! Perché avete dei grandi uomini al vostro fianco che vi amano e che sarebbero pronti a difendervi!”
Si coprì i grandi occhi azzurri con il braccio:
“E invece Nono…NONO NON HA NESSUNO CHE LE VOGLIA DAVVERO BENE!!!”
 
E fuggì via, in lacrime.
 
Oltre la colonna dell’ingresso, il ragazzo dagli occhi di cobalto la guardò allontanarsi, non visto:
Non ha nessuno …che le voglia bene?
 
 
*   *   *
 
 
Quindici minuti dopo. Area attrezzata n.14.
 
Screeeek…!!
 
Con una derapata, una Camaro gialla frenò bruscamente, segnando il pavimento in gomma-plastica con quattro lunghe scie di copertone; sul cofano spiccavano due strisce da corsa nere.
 
“Eeeeh?!” – Naruto si spostò appena in tempo, evitando di venire travolto – “E’ venuto…con la macchina?!”
“Ovviamente.” – il Maggiore Witwicky smontò dalla vettura, aggiustandosi la giacca d’ordinanza – “Non avrete davvero creduto che avessi l’intenzione di farmi tutta la nave a piedi, vero?”
“No, però…”
“Tenete queste.” – l’uomo allungò loro un paio di completi bianchi, senza troppa delicatezza.
“Tute da ginnastica?!”
“Da sempre, i piloti del GunBuster allenano tanto la mente quanto il corpo; non fate domande inutili di sorta: abbiamo poco tempo e non ho intenzione di perderne dell’altro. Cerchiamo di iniziare e concludere questi allenamenti nel minor tempo possibile.”
 
I ragazzi, contemporaneamente, deglutirono un groppo di seria preoccupazione…
 
 
*   *   *
 
 
Due ore e mezzo dopo.
 
Con un tonfo sordo, Naruto si lasciò cadere a peso morto su una delle lunghe scalinate circolari della palestra:
“Non ne posso più: sono sfinito! Ma che razza di allenamento sarebbe, questo?!”
“Non chiedermelo…” – sospirò l’amico – “…non ho abbastanza fiato per risponderti!”
 
Witwicky si passò sconsolatamente due dita sul setto nasale:
“Siete i due ragazzi meno coordinati che abbia mai visto in vita in mia; mi chiedo come possiate anche solo reggervi sulle gambe!”
“Beh, non è colpa mia se sono distrutto per colpa di un addestramento del tutto inutile!” – borbottò il nuovo pilota della BM-2 – “Non vedo come potrebbe sviluppare le abilità Topless…abilità che non possediamo!”
“Il GunBuster non ha bisogno di nessuna energia Topless, per funzionare: è un armamento musicale.”
“Nel senso che si muove a tempo di musica?” – domandò sorpreso Cris.
“Non proprio…” – quella frase aveva strappato un sorriso stentato all’Ammiraglio – “…il fatto è che utilizza le emissioni sonore come propulsore di base. Essendo il suono un’onda, la reazione Doppler che si crea all’interno dei suoi recettori viene rielaborata dal computer di bordo e trasformata in impulsi elettrici e digitali tramite un calcolo a compensazione di fase. Per questo motivo, nella sua forma scomposta, non ha bisogno della guida manuale, ma si affida ad un DUMMY.”
“Cos’è: siamo passati dall’ora di Educazione Fisica a quella di Scienze?” – chiese un alquanto seccato Naruto.
 
L’uomo espirò, poi si sedette – con insospettata disinibizione – accanto a loro:
“Quello che sto cercando di dirvi è che non c’è motivo di affidarsi ad alcuna abilità innata, se si opera con la volontà umana.”
“La volontà? Confida davvero così tanto negli uomini, Signore?”
 
Lui sorrise appena, cambiando apparentemente discorso:
“Ditemi: qualcuno di voi due sa il perché della forma delle Buster Machines?”
“Cosa?” – Cris sembrava sorpreso di una richiesta tanto bizzarra – “Beh, suppongo che si tratti di qualche motivo scientifico…o pratico.”
“Ti piacciono così tanto le definizioni da enciclopedia, ragazzino? Non vi siete mai domandati perché Buster Machines, Eva, Gunmen o Aquarion possiedano un aspetto antropomorfo? Questi robot sono armi usate contro i Mostri Spaziali e gli Angeli…ma ce ne sono anche altre, come i carri armati o le astronavi, giusto? Eppure non hanno la stessa forma. Perché?”
 
“Forse, vuol dire…” – azzardò Naruto, ingenuamente – “…che le Macchine Umanoidi possono anche sferrare calci e pugni?”
“Si vede che non avete molta esperienza militare, da un punto di vista strategico…” – si accese una sigaretta – “I combattimenti ravvicinati son sconsigliati, poiché c’è il rischio di rimanere coinvolti: l’ideale sarebbe sempre combattere a lungo raggio. No, la risposta corretta all’interrogativo di prima è: ‘perché sono dei simboli’.”
 
“Simboli?”
“Sì, esatto! Fin dall’antichità, l’umanità ha temuto, adorato ed immaginato giganti divini in grado di proteggerli o punirli…tutti dotati di un aspetto che ricordasse l’uomo, in modo che quest’ultimo potesse comprenderli. Se li avessero tramutati in qualcosa di mostruoso, nessuno sarebbe stato in grado di riconoscerli; così gli umani decisero di infondere quanta più somiglianza possibile nei loro idoli. Giganti che combattono per la salvezza dell’umanità: le Buster Machines sono lo specchio della romanza umana…ed il simbolo del desiderio di continuare la relazione tra le persone ed i loro alleati. Questo è il loro significato.”
 
I ragazzini rimasero stupefatti: una cosa tanto semplice, data sempre per scontata e a cui non avevano mai pensata…gettata loro in faccia da quell’uomo schivo e taciturno.
Cris notò un berretto vecchio e sgualcito, stretto nella mano dell’Ammiraglio; chiese timidamente:
“Non ha mai smesso di tenerlo tra le mani…ci tiene molto?”
 
I suoi occhi si velarono di nostalgia, sorridendo amaramente:
“Questo? E’ solo un vecchio cappello rovinato…nulla di importante. Però apparteneva a mio padre, e a suo padre prima di lui. Sapete, la Famiglia Witwicky è un po’ un habitué della Flotta Spaziale: oltre tre generazioni di Ufficiali. Non che sia una vanto: la trovo una cosa ridicola…”
 
“Invece non è così!” – protestò Naruto – “Non è contento dell’eredità che le ha lasciato suo padre? Dovrebbe sentirsi onorato del suo ruolo!”
 
Il giovane Colonnello distolse lo sguardo, mentre un colpo di tosse secca lo investì.
Infine riprese fiato e mormorò:
“Già…ecco un'altra ‘eredità’! Probabilmente nessuno si ricorderà di noi come militari…ma certo una malattia che porta il nostro nome non passerà inosservata!”
Malattia?”
“Sì.” – Samuel Witwicky ne pareva quasi compiaciuto o indifferente – “La ‘Sindrome di Archibald Witwicky’: suona importante, no? Una malformazione nel genoma segna fin dalla nascita la vita del soggetto: ad ogni anno le funzioni biologiche s’indeboliscono, il corpo si affatica…finché non sopraggiunge la morte, entro i cinquant’anni.”
“Ma è terribile! Io non sapevo che lei, beh…sì, insomma…”
“Nessun problema: ci convivo oramai da più di venticinque anni. Comunque io sono un eccezione: probabilmente non durerò più di altri due o tre giorni.”
 
Quella frasi pronunciata con disarmane ingenuità fece raggelare il sangue nelle vene dei due ragazzi.
 
“E sapete perché? Perché questa missione mi priverà di più di metà della mia vita. Avete idea della velocità con cui si sposta questa Nave? Anche in questo momento, mentre parliamo…ci stiamo allontanando di decine, centinaia di anni luce dalla Terra! Settimane, mesi, forse anni passano nel resto dell'Universo, nell’arco di pochi nostri secondi.”
Si alzò in piedi, quasi incurante dell’agghiacciante rivelazione appena pronunciata.
Allungò una pacca ironica sulla spalla di Naruto:
“E’ semplicemente un’applicazione della Relatività Einsteiniana: si chiama ‘Effetto Taro Urashima’ o ‘Effetto Rip Van Winkle’. Memorizzalo, se vuoi far bella figura a scuola.”
 
Poi, un allarme leggero si diffuse per tutta la Cathedral TERRA.
 
“Siamo arrivati…questa sarà la prima ed ultima battaglia del GunBuster.” – mormorò tra sé Witwicky, per poi rivolgersi ai due piloti – “Vi conviene avviarvi: sarete in campo tra un’ora e quarantacinque esatta. Raggiungo il Ponte. Oh, avanti, non fate quelle facce! Siete dei bravi ragazzi, dopotutto. Ho fiducia in voi.”
 
Loro obbedirono, seppur turbati.
Tuttavia, prima di scomparire nel corridoio di collegamento, Cris si voltò verso di lui.
Prendendo un respiro, chiese:
“Senta, Ammiraglio…potremmo chiamarla anche noi…‘Coach’? Come faceva la Noriko Takaya di cui parla sempre Nono?”
 
Un lievissimo sorriso veleggiò sul viso perennemente adombrato del giovanissimo pilota spaziale…rispondendo tacitamente come un ‘’.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando. Stessa Nave.
 
L’indistinto sfolgorio biancastro e azzurro oltre i vetri della Sala Operativa si squarciò nel centro, mentre un differente Sistema Solare prendeva lentamente forma innanzi agli occhi: la stella Proxima Centauri risplendeva colossale a poche decine di migliaia di kilometri.
 
“Ripristino della velocità di crociera!” – annunciò Maggie – “Abbiamo eseguito il WARP-out!”
Diagrammi d’Onda Neri nell’area di 300.000.000 di kilometri quadrati!” – confermò Maya – “Il Pozzo di Gravità Variabile è situato nella stella!”
 
“Così…era lì che si celava l’apertura inter-dimensionale del Wormhole aperto dall’Exelion che combatté nel nostro Universo, oltre dodicimila anni fa…” – riflettè Hatori ad alta voce.
 
“Oltre duecentocinquanta milioni di Mostri Spaziali…Generale Ivankov, è certo della sua decisione?” – domandò una scettica Misato, stringendo un pugno.
 
“Certamente. Questa è anche la nostra battaglia: d’ora in avanti, l’Operazione Carneades 2.0 passerà sotto il controllo della FRATERNITY!”
Si volse verso il suo sottoposto:
“Dia l’ordine, Ammiraglio.”
 
Il Maggiore in divisa nera avanzò al centro della mappa proiettata orizzontalmente nel Ponte:
“Inizio dell’operazione! Lancio completo di tutta la Flotta! Mobilitazione del Corpo d’Armata Buster e impiego delle squadra Valkyrie!”
Aprì un collegamento di trasmissione a tutte le sotto-unità:
“Schema operativo ‘G’! Battaglione Yamato alla difesa principale; unità Buster di comando n.72: Ramperouge, esegui l’Exotic Manoeuvre e dirigi la difensiva! L’Ifrit è deputata all’avanscoperta con i missili ‘Californium’! Navi di classe Exelion in linea d’assalto prominente; Buster Machines di comando n.19 e n.27!”
 
Alle sue spalle, Nikolas e Lar’C si scambiarono un’occhiata d’intesa.
Ryan fece un piccolo colpo di tosse, di allusivo fastidio.
 
Witwicky prese un profondo respiro, scrutando con la coda dell’occhio la ragazzina dai capelli rosa in un angolo del Ponte.
Con voce appena percettibilmente rotta, asserì:
“Unità Buster d’attacco definitivo…n.7!”
 
 
*   *   *
 
 
Poco dopo. Esterno.
 
L’imponente Flotta di Difesa Terrestre campeggiava sparsa per l’area d’interesse, illuminata dall’accecante chiarore del Sole e invasa da sciami di Mostri Spaziali, frementi d’impazienza.
 
In formazione quadrangolare rispetto alla ciclopica Cathedral TERRA, le Yamato estesero i loro centosessantatré Campi Anti-Intrusione, formando la Linea Impenetrabile.
A bordo del Soixante-Douze nero, l’elegante Topless di nome ‘Lelouch’ sorrise divertito:
“Usare la mia Tecnica? Finora non ne avevo mai avuto bisogno, ma a quanto pare…”
Tirò via il suo Sigillo Topless dalla fronte, mentre un uccello dalle rosse ali spiegate si distese nell’iride coloro ametista:
Exotic Manoeuvre! Buster Mega-Tech Change: attivazione! Soixante-Douze: nuova configurazione! Nome in codice alternativo: Shinkirou!”
 
Con un sibilo meccanico, l’armatura del Griffon si dissolse in un’apoteosi di lampi sfolgoranti, lasciando il posto ad un corpo meccanico sottile e cromato.
Con un ampio gesto delle braccia, un A.T.Field anti-elettromagnetico si estese dal mecha, ampliando ed assimilando la Linea delle Yamato.
 
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Una trentina di differenti Buster Machines si allontanarono rapidamente dai blocchi di ancoraggi sulle carene dei lunghi Exelion blu.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Unità Buster in posizione! In Attesa della n.7!”
 
“Verrà lanciata solo dopo che il nemico sarà uscito allo scoperto!” – Hatori serrò i denti ed ordinò – “FUOCO CON IL RAGGIO AL CALIFORNIO!!!”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
La struttura meccanica inferiore della Ifrit si abbassò, mentre un raggio catodico di enorme diametro si proiettò fuori dall’acceleratore a particelle.
Oltrepassò gli schieramenti della TERRA, polverizzando poche migliaia di Mostri Spaziali e colpendo direttamente la superficie della stella.
 
Quasi respinto da un campo di forza invisibile, il raggio si annodò su sé stesso e venne risucchiato nel corpo celeste.
Poi, con un fragore assordante, il Sole alieno tremò ed esplose in un inferno divampante di fiamme, mentre un qualcosa di amorfo ed indefinibilmente enorme ne emerse, lanciando strazianti grida stridenti.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Eccolo! E’ la Creatura Madre! Il suo diametro supera i tredicimila kilometri!” – esclamò qualcuno, terrorizzato.
 
“Davvero immenso…un mostro spaventoso!” – mormorò Jean-Jerome, compostamente ritto alle spalle del Comandante Fudo.
 
“I valori prestabiliti delle fluttuazioni gravitazionali sono in overload!” – gridò Mark – “Reazione Wormhole a 3,7 parasec!”
 
Ritsuko sentì le labbra tremare, incredula innanzi ad uno scherzo diabolico della natura:
“Sfrutta il Buco Nero come Pozzo di Gravità Variabile: come un colossale e terrificante Elemento S2!”
 
“Il risultato della Degenerazione dell’ALL-SPARK contenuto nell’Exelion di 12.000 anni fa!” – il Colonnello non poté mantenere la sua freddezza – “Questo è…EXCELIO!!!”
 
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*   *   *
 
 
Esterno.
 
Con un bagliore sfavillante, una piccola sagoma bianca e fosforescente apparve al centro della scena, avvolta in una sottile barriera trasparente.
 
Sotto gli occhi increduli dei presenti, la bizzarra comparsa dalle forme femminili si presentò a gran voce:
Flotta Spaziale dell’Impero Terrestre, Specialista Tecnico d’Intervento Diretto del Battaglione del Sistema Solare, Arma Decisiva di Sesta Generazione per le Operazioni Interstellari sotto il diretto servizio dell’Ammiraglio Samuel Lloyd Irvin Witwicky!”
 
Sollevò la testa cinta da un mare fluente di capelli iridescenti; gli occhi azzurri e risoluti sotto il visore ottico:
BUSTER MACHINE N.7: NONO!!!”
 
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Il resto delle Macchine Combattenti si schierò alle sue spalle.
 
“CON CORPI D’ASSALTO BUSTER!!!”
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Com’è possibile?!” – balbettò incredulo Mike – “Quella ragazzina era…u-una Buster Machine?!”
 
“La Settima Macchina Umanoide costruita dall’Umanità! Colei che ha dormito per millenni e si è finalmente risvegliata per amore di una ragazza!” – l’Ammiraglio sembrava entusiasta, contrariamente al suo solito atteggiamento distaccato – “La n.7 è l’arma risolutiva della FRATERNITY!”
 
“N-Nono…” – Barry cadde in ginocchio – “…s-sei davvero tu?!”
 
Ivankov concluse seccato:
“Basta con le delucidazioni dell’ultimo minuto! Si passi all’offensiva! Witwicky…dato che è così ‘affiatato’…non le dispiacerà rendersi utile, no?!”
 
Troppo concentrato per dar conto delle malizie, il ragazzo dispose:
“Nono: codice ‘Omega’! BLACK ORDER!!”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
“Ricevuto!” – asserì la ragazza-androide – “Black Order! Tecnica di Sbarramento Totale: SUPERMASSIVE BLACK HOLE!!!”
 
L n.7 spalancò le braccia, mentre due piccoli ammassi di Anti-Materia Oscura si formarono nei palmi.
Contemporaneamente, un’infinità di micro-Buchi Neri invase lo Spazio, modulando i propri Vettori Schwarzschild all’ambiente circostante e rallentando lo sciame interminabile di creature stellari.
 
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“Signorina Lar’C!” – la voce amplificate dalle corde artificiali di Nono raggiunse la pilota del Dix-Neuf – “Ora tocca voi!”
 
Con un impercettibile cenno del capo, la BM-19 infiammò i propulsori dell’ampio mantello sintetico nero, sfrecciando oltre le linee.
 
Il gesto d’avvio incitò il resto del Corpo d’Armata, disperdendosi nel campo di battaglia etereo:
 
La n.19 congiunse i pugni, mentre gli anelli sui dorsi delle mani s’intersecarono e brillarono:
Buster…
Allontanò rapidamente le mani, mentre una scintilla d’attrito si trasformò ben presto in un potente laser azzurro:
…Beam!!”
 
La folgore disegnò un semiarco tra le mandrie, polverizzando migliaia di Mostri in un scia di esplosioni radiose.
 
Lontani diversi kilometri, una Buster Machine nera roteò su sé stessa, scagliando una serie di proiettili luminosi simili a comete, fendendo i corpi dei parassiti più piccoli:
SOUTHERN CROSS SEPT!!”
Il colossale n.50 le sfrecciò accanto, facendo fuoco con le dita cave.
 
La robusta n.80 ripiegò in avanti gli otto spessi tentacoli propulsivi:
Death Anchor!”
Otto arpioni si lanciarono nel Vuoto, afferrando decine di nemici.
L’elegante Vingt-Sept eseguì un assalto aereo in volata, dividendo con la lunga Avenger gli pseudo-coleotteri intrappolati dalle ancore.
 
La pilota asiatica della Quatre-Vingt-Neuf ordinò un risoluto:
Buster…Blossom!”
Le tre strutture orbitanti petaliformi della Buster Machine priva d’arti si allontanarono e saettarono nello Spazio, riempendolo in poco tempo del sangue e delle fiamme dei Mostri tritati dal loro moto centrifugo.
 
Giù, nel cuore pulsante della moltitudine in fermento, una frazione della squadra Valkyrie zigzagò convulsamente, mentre il Blackbird nero piroettò abilmente tra il ginepraio intricato di raggi esplosivi delle Corazzate e i gelidi fasci cromatici di un Buster Smash lanciato dalla lontana Quatre-Vingt-Dix.
L’aereo mutò forma, configurandosi sull’aspetto umanoide.
 
Il Capitano Lennox tirò a sé le leve direzionali della cloche, mentre la VF-01 scagliò al centro del turbinante nugolo di Mostri Spaziali un’enorme granata nera, che detonò in un bagliore rossastro come un fulmine solare nell’occhio del ciclone.
 
Ancora una volta, la giovane Lar’C impartì un ordine d’offensiva a Dix-Neuf:
Buster Halberd!”
La copertura ad anelli in titanio del braccio sinistro del robot si scoprì, vomitando una ventina si razzi a traiettoria incostante verso una miriade di nemici casuali.
Si voltò nuovamente, allargando il pesante mantello in gomma rinforzata con un colpo deciso.
BURNING WALL!!”
Centinaia di torpedini a ricezione termica dipartirono da una sezione nascosta tra le pieghe della veste, spandendo tutt’intorno un mare di fiamme e detriti spaziali.
 
Poi, una decina di Mostri dai corpi affusolati come lance le si diressero contro, ad ore dodici.
 
A bordo della n.66, il Topless dai capelli nocciola gridò disperato:
“LAR’C, DIETRO DI TE!!!”
Quindi spinse in avanti le leve di movimento, abbandonando l’Exelion a difesa.
 
Lelouch gli gridò dietro, inascoltato:
“RYAN, MALEDIZIONE, MANTIENI LA TUA POSIZIONE!”
 
Alephistraggiunse la BM-19 poco prima che i Mostri la trafiggessero, frapponendosi tra i due.
I corpi degli esseri trafissero la corazza di Soixante-Six, perforandone il cranio e le gambe.
 
“Ryan!!” – gridò terrorizzata la Principessa Mellk Mal.
 
“S-sto bene…” – ripose lui, in un collegamento video instabile – “…non potevo lasciare che ti colpissero, no? Temo però…di non poter più combattere: Alephist è troppo danneggiato!”
“Di questo non preoccuparti!” – Lar’C sputò quelle parole tutte d’un fiato, quasi non volesse perder tempo – “Portate via la n.66, presto!”
 
Due BM afferrarono per le braccia il mecha del ragazzo, portandolo il più rapidamente possibile a distanza di sicurezza.
 
Infine, la giovane pilota si rivolse all’amica:
“Nono, i Mostri sono troppi: ci penseranno gli altri! Noi occupiamoci di Excelio!”
“Come vuole lei, Signorina!”
La Topless strappò il Sigillo, sbloccando le abilità innate:
Physical Cancel: apertura! Exotic Manoeuvre!”
 
Dix-Neufsollevò il braccio destro, mentre il suo pugno s’irradiò di luce propria.
In lontananza, un distorsione spaziale si squarciò nel Vuoto come una nube.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“La n.19 ha attivato il Physical Cancel!” – esclamò Makoto Hyuga – “Le distorsioni WARP sono in aumento!”
 
“Lar’C, non ti ho dato un ordine simile!” – la rimproverò l’Ammiraglio.
“Lo so, ma non c’è altro modo!” – si oppose la ragazza.
 
“Vuole lanciargli contro un pianeta intero?! Portandolo qui dal Sistema Solare?!” – boccheggiò Yoko, sconcertata.
“Quella ci ammazza tutti!” – protestò Kittan – “Cazzo, ci tengo alla mia maledetta pellaccia!!”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Lentamente, il gigante di ghiaccio Nettuno emerse in tutta la sua enormità dal Physical Cancel; in proporzione, Dix-Neuf appariva solo come una minuscola croce di luce azzurra in un caos psichedelico di esplosioni ed archi elettrici.
 
Lar’C si morse un labbro, mentre il suo naso iniziava lentamente a sanguinare sotto la pressione inerziale dell’abitacolo:
Buster…Planet…IMPACT!!!”
 
La n.19 mimò un pugno nel vuoto; l’intero pianeta si scostò dalla sua orbita, in direzione del ciclopico Mostro Spaziale.
 
Con un’onda d’urto sconvolgente, Nettuno si schiantò sul corpo di Excelio, senza che quest’ultimo smettesse di lanciare i suoi strazianti e terrificanti barriti.
 
“Il colpo di grazia!”
Nono si portò oltre gli squadroni bellici, caricando due sfere di luce rossa nei palmi della mani:
BUSTER…
Le due luci si fusero, unendosi in un raggio di particelle scarlatte di indefinibile portata:
“…BEAM…”
 
Il laser raggiunge e trapassò da parte a parte la mole di Excelio.
 
…SLICE!!!”
N.7 allontanò le braccia, mentre il diametro del Raggio si scisse in due, dividendo in due porzioni perfettamente speculari il Mostro Spaziale di proporzioni stellari.
Le due metà scivolarono l’una sull’altra, spegnendo le urla della creatura.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Lo ha tagliato in d-due…con un solo colpo?!”
 
“E’ formidabile…” – persino la spavalda Asuka non riuscì a trattenere un moto d’ammirazione.
 
“No…” – Misato corrugò la fronte – “…guardate!”
 
Sul monitor principale, l’immagine tronca del Mostro Spaziale mutò:
Le due metà si riavvicinarono, mentre migliaia di sub-unità più piccole si sistemarono lungo lo squarcio, fondendosi e ricostituendo il corpo principale.
 
“Non è possibile, maledizione!” – inveì Hatori – “Come può rigenerarsi tanto in fretta?!”
 
Fu Leeron, per una volta privo di alcun sarcasmo, a rispondere:
“Il Wormhole di cui si nutre garantisce un campo gravitazionale superiore a quello degli altri Mostri: per questo sono attratti da esso! Fin quando il Raggio di Schwarzschild di Excelio non collasserà, continuerà a rigenerarsi all’infinito!”
 
Ritsuko spense la sua sigaretta nel posacenere di metallo:
“Se solo potessimo creare un Buco Nero sufficientemente ampio da inglobare il suo Vettore Gravitazionale, si potrebbe almeno provare ad annullare localmente il suo effetto…”
 
“A questo punto, credo che sarebbe opportuno un cambio di programma.” – asserì l’Ammiraglio – “Generale, potrei avere il permesso?”
Tsk! L’importante è che abbia successo…”
 
“D’accordo!” – quasi in un gesto di liberazione, il Colonnello abbassò la cerniera della giacca, sedendosi ad una postazione digitale attorniata da schermi circolari, nell’angolo più lontano del Ponte, innanzi alla vetrata centrale – “Da adesso inizia la Task 53! Passare alla fase operativa denominata ‘Battle Orchestra’! Lancio delle Buster Machines 1.11 e 2.22 sulle rampe di lancio principali!”
Infine si calcò sulla testa il vecchio berretto dell’antica Flotta di Difesa, serrando le labbra:
Papà, nonno…finalmente il GunBuster prenderà il volo, dopo dodicimila anni!
 
“Inizio Task 53! Avvio dei conduttori Doppler ondulatori, fino a Folder Wave di default!” – confermò Zack.
 
Da qualche parte nella Nave, una marcia militare accelerata iniziò ad udirsi.
 
“Ma che…?!” – Shinji tese un orecchio, più incuriosito che preoccupato – “Hanno anche la Sinfonica?!”
 
“BM-1.11: LANCIO! BM-2.22: LANCIO!”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Lentamente, una rampa di decollo verticale emerse dal ponte superiore della Cathedral TERRA, mentre la Buster March si spandeva nello Spazio.
Collegato alla torretta d’ancoraggio, una sorta di enorme razzo nero ed arancione attendeva immobile.
Contemporaneamente, un’apertura nella carena dell’astronave rivelò un percorso d’uscita proiettato nel vuoto.
 
“Ma quelle sono…le Buster Machines 1 e 2! Sono perfino più grandi della maggior parte delle nostre Unità!” – Tycho ruotò totalmente il sedile giroscopico.
“Sono state terminate appena in tempo!” – esclamò uno dei piloti della FRATERNITY, in un video di dialogo.
 
La n.7/Nono sgranò i grandi occhi azzurri:
“Quelle Machines…sono come quelle della leggenda!”
 
I reattori posteriori dei due velivoli aerospaziali si infiammarono in un getto di azoto liquido bluastro, mentre le Macchine decollarono rapidamente.
 
A velocità sorprendentemente alta, sfrecciarono tra le fila di robot e Mostri Spaziali, vorticando sul loro asse.
Infine si stabilizzarono in quota sopra un Exelion superstite.
 
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All’interno della n.2.22, Naruto esclamò entusiasta, mentre il suo sguardo scorreva rapidamente sugli schermi dell’abitacolo a 360° e sulla complicata strumentazione olografica a tastiera:
“Questa roba è fantastica! Non ho mai visto lo Spazio così!”
“La navigazione vettoriale è agevolata dal computer di bordo…” – il video del compagno si aprì alla sua destra – “…ma dobbiamo trasformarci per combattere!”
“La traduzione elettrica del suono ha raggiunto Folder Wave 180!” – la voce dell’Ammiraglio risuonò nelle loro cabine – “Usate l’Exotic Manoeuvre e unitevi!”
Cris tirò via un Sigillo Topless di differente tipologia, mentre Naruto scorse con il palmo della mano sullo schermo olografico.
L’indicatore di configurazione passò da ‘FUORI SERVIZIO’ a ‘COMBINAZIONE’:
EXOTIC MANOEUVRE!”
 
Le due Unità si allinearono, tenendosi alla giusta distanza per le manovre meccaniche:
La punta della BM-1 si divise in due, mentre il groviglio di cavi elettrici si posizionò ordinatamente all’interno delle strutture, sigillate da una lamina d’acciaio; la calotta superiore si portò sulla parte posteriore, formando una sorta di placca dorsale, mentre una cuspide nera si issò sul torace appena formato.
I reattori sottostanti la n.2 si rovesciarono all’indietro, pronti a collegarsi alle spalle del GunBuster; le lamine di rivestimenti arancioni scorsero sulla fusoliera, rivelando delle articolazioni meccaniche; con una rocambolesca metamorfosi meccanica, due piedi affiorarono dalla sommità triangolare della Buster Machine.
Dei grossi morsetti rossi si collegarono tra i due velivoli, serrandoli tra loro.
Infine, delle coperture in gomma rivestirono le parti molli e tissutali del gigante meccanico, mentre la cuspide superiore si aprì come una stella, formandone la testa.
 
Sferrò un pugno in aria:
GUN…
Un secondo:
…BUS…”
Incrociò le braccia:
…TER!!!”
 
Atterrò su un Exelion superstite, affondando fino alle caviglie, tra gli sguardi sconcertati degli altri Topless:
 
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Nono fissò il mecha altro oltre duecento metri con stupore ed ammirazione:
GunBuster…un GunBuster come quello pilotato dalla Signorina Nonoriri!”
“Sarebbe quella la Buster Machine che salvò il nostro Universo, millenni orsono?” – Lar’C si retrasse, quasi intimorita.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
Tsugumi si resse gli occhiali, per evitare che le cadessero dallo disorientamento:
“Ci sono riusciti…”
 
Misato li fissò indescrivibilmente stravolta:
Sono stati in grado…di pilotare e dar forma ad una Buster Machine?! Quei due…
 
Senza perdere il suo rigore marziale, il ‘Coach’ passò alla seconda fase:
“Combinazione completata! Passare alla contro-offensiva! Hino, sei deputato al movimento fisico del GunBuster ed alla sezione strategica! Uzumaki, hai il compito di attivare le armi e sbloccare i codici binari: credi di riuscire a codificarne dieci al secondo?”
“Signorsì!”
“Bene! La Buster March è terminata, passiamo a ‘Buster Rhapsody’!”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Nell’abitacolo, incrociò le braccia, collegate alla postazione di guida dualistica:
“Il GunBuster…l’arma definitiva combinata del Coach Witwicky…non è una Machine come le altre! Perché l’anima del Coach…”
Il ragazzo si batté un pugno sul petto.
“…l’anima di Noriko Takaya…” – Naruto fece lo stesso, proseguendo la frase.
“…le anime di tutti coloro che sperano e che hanno dato la vita per questo giorno…”
 
Il GunBuster mimò il pilota, percuotendosi l’ampia piastra pettorale con l’enorme mano:
“…L’ANIMA DI TUTTI NOI E’ CONTENUTA AL SUO INTERNO!”
 
Il pilota principale portò una mano alla fronte, gridando:
BUSTER BEAM!!”
 
Dalla stella rovesciata sul volto del robot si allungarono i bracci di una croce di luce violacea, emettendo un potente raggio laser.
La luce si estese in linea retta, scomponendo le molecole di milioni di Mostri Spaziali ed uscendo dai confini del Sistema Solare di Proxima Centauri.
 
Gli occhi di Naruto saettavano freneticamente sugli schermi adiacenti, calcolando ogni mossa con precisione:
“Velocità di fuga del raggio: 300.000 kilometri al secondo! Circa 50.000 nemici dall’alto!”
“LI DISTRUGGERO!” – ringhiò l’amico.
 
Il mecha nero sollevò la testa, spostando la traiettoria del Buster Beam e dividendo la schiera nemica perpendicolare.
 
“Altri 100.000 Mostri Spaziali ad ore quattro e nove!” – li avvertì l’Ammiraglio, nel SOUND ONLY – “Utilizzate i Buster Gatling!”
 
Gli avambracci dell’Unità Combinata mutarono in due grossi mitragliatori circolari, facendo fuoco convulsamente verso gli sciami nervosi di creature spaziali.
Una serie scomposta di esplosioni sferiche si generò in lontananza.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“E’ incredibile!” – Barry appiccicò il naso allo schermo di un computer – “Nasconde armi in tutto il corpo! E’ davvero un Fucile Combattente!!”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Una miriade di raggi rossi dipartì dal uno degli sciami più consistenti, in direzione del GunBuster.
 
“Ci attaccano frontalmente: circa 20.000!” – avvisò Naruto.
“Perché continuano a sperare di sconfiggerci usando attacchi tanto deboli?!” – con una spavalderia inconsueta, un sorriso di sfida si dipinse sul volto di Cris – “Naruto, codifica per un Buster Shield!”
Buster Shield in arrivo!”
 
Una sezione dei supporti laterali si ritirò nelle spalle della Buster Machine, mentre un lungo mantello di apparente velluto nero ne scivolò fuori.
Il robot lo impugno e lo portò innanzi, coprendosi.
Le decine di migliaia di raggi alieni colpirono lo scudo flessibile, concentrandosi in un punto, per venire poi deviati in altrettante direzioni.
 
“Vi restano ancora venti milioni di kilometri da ripulire dai Mostri minori, prima di poter attaccare Excelio! Utilizzate i raggi per individuare e distruggere singolarmente i vostri obiettivi!” – ancora un volta, fu la saggia voce dell’Ammiraglio ad indicare il consiglio decisivo.
“D’accordo!” – annuì Uzumaki – “Preparo il prossimo attacco!”
 
HOMING LASER!!”
Il GunBuster caricò due pugni da fin dietro le scapole, allungando poi di colpo le braccia: dai palmi aperti dipartirono milioni di sottili fasci luminosi dorati, perdendosi nei più remoti angoli del Sistema.
Nelle profondità dello Spazio, i raggi si fusero in punto, per poi esplodere a raggera in un labirintico zig-zag di diramazioni.
Ogni ramificazione trafisse un nemico, che esplose in un’onda d’urto perfettamente circolare.
 
“Ci restano ancora 15.000 sub-unità coloniali ed in più, a cinquanta kilometri sotto di noi, c’è n’è uno più grande!” – rifletté Cris, ad alta voce.
“Usate l’Inazuma Kick per eliminarli e poi atterrate su quel Mostro come fosse una piattaforma!”
Inazuma Kick?” – sorrise Naruto, divertito – “Non avevo fatto caso che suona come un gioco di parole tra i nostri cognomi! Cris, tu sali di quota mentre io mi occupo delle gambe!”
“ANDIAMO!!”
 
I reattori del GunBuster emisero sei lunghe fiammate blu, sospingendolo incredibilmente in alto.
I cingoli sotto i piedi della BM si munirono di piccole ma acuminate lame in rotazione.
 
INAZUMA KICK: Calcio del Fulmine!”
Il colosso meccanico strinse al petto le ginocchia, ruotando agilmente per poi ridistendersi; la gamba destra diritta e sfolgorante di intense scariche elettriche vermiglie.
A velocità sub-luminosa, il GunBuster si ridusse solo ad un fulmine rosso, in discesa perpendicolare tra i pochi Mostri Spaziali rimasti, polverizzandoli al passaggio.
 
Infine atterrò sulla liscia superficie di una creatura, simile ad un piano orizzontale.
Una faccia identica a quella inferiore calò rapidamente dall’alto, schiacciando il robot tra le due metà.
 
“Maledizione…” – gemette Naruto – “…anche dall’alto! La pressione è incredibile…e le funzioni delle gambe sono state regolate sommariamente: non ho abbastanza forza!”
“Non perdete altro tempo, la Buster Rhapsody terminerà tra venti secondi!” – li redarguì il giovane ufficiale – “Ormai la tensione elettrica ha superato il punto il critico: ricordatevi che disponete ancora del Collisore a Differenza di Potenziale!”
“Già…non c’è da preoccuparsi!” – esclamò Cris – “L’attacco di questo Mostro non era niente male, però…il GunBuster del Coach Witwicky non è da prendere alla leggera! Quindi voi…NON AZZARDATEVI A SOTTOVALUTARLO!”
Naruto formulò il comando vocale:
Double…
 
Le gambe e le bracci del robot si aprirono in quattro spicchi, rivelando dodici enormi elettrodi, conficcarsi nel corpo roccioso del nemico.
 
Cris sollevò le mani, per consentire all’esoscheletro di mimarlo; infine urlò di furore:
“…COLLIDER!!!”
 
Le picche ad energia si elettrificarono in una luce cianotica accecante.
Un drago Kirin di puro plasma elettrico si formò nel Vuoto, avvolgendosi sul Mostro Spaziale, causando un’esplosione devastante.
 
Il GunBuster riemerse dalle fiamme; l’armatura semifusa ma ancora integra.
In lontananza, tuttavia, il ciclopico Excelio continuava a lanciare le sue grida blasfeme e distorte.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Sono riusciti a distruggere tutti i Mostri Spaziali! Stupefacente!” – esclamò Zack, calcandosi i piccoli occhiali rossi sul naso.
 
“Però quello più grande è ancora in piedi, maledizione!” – imprecò Apollo.
 
Witwicky ansimò, tentando di riprendere fiato:
“Non importa…abbassare il livello di Folder Wave fino a 110: diamo loro il tempo di ricaricarsi…”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Una musica più lenta ed aerosa prese il posto della frenetica Rapsodia da battaglia.
 
Delicatamente, il GunBuster allungò una mano nel Vuoto, aprendo le dita.
Un’incantata e sognante Nono atterrò con leggerezza nell’enorme palmo nero, sul quale s’illuminò una sorta di pista d’atterraggio.
 
Lei fissò il volto meccanico, mormorando:
“Il GunBuster…è davvero qui!”
 
“Nono, io…” – iniziò Cris, con voce frammentata e passionale.
 
La ragazza robot dischiuse la bocca, in un moto di stupore:
“S-Signorino Cris…”
 
“Nono…” – continuò lui – “…tu…sei stata davvero sciocca! Essere riconoscenti per il dolore e la sofferenza, continuando a sperare in qualcuno che non esiste più, è davvero stupido! Però, almeno…è questo che ci rende umani! Tu sei nata su questa Terra, quindi…non sei diversa da nessun’altra ragazza! Non hai bisogno di mecha o dimensioni speciali: quello che conta davvero è la forza della volontà e gli sforzi!”
 
“Io…Nono…” – boccheggiò lei, senza parole.
 
Il ragazzino socchiuse gli occhi, ora insolitamente umidi di lacrime:
“E non devi più dire che non hai nessuno! Perché da oggi, da questo esatto momento…NONO NON E’ PIU’ SOLA! Ed io…se tu lo vorrai…sarò come Nonoriri! Avanti, combattiamo insieme…e salviamo questo mondo come i paladini della giustizia che tanto ammiri!”
 
Le sue guance si colorarono di un rosso quasi naturale, mentre i suoi grandi occhi azzurri risplenderono di gioia:
“Sì, lo voglio!”
Poi si voltò verso Dix-Neuf:
“Signorina Lar’C!”
 
A bordo della n.19, la ragazzina esotica arrossì, sentendosi chiamata in causa.
 
“Signorina Lar’C, io voglio che anche lei combatta con noi! Coraggio, tutti insieme! Sarà divertente: salveremo questo mondo, lei ed io e questi ragazzi!”
 
Lar’C Mellk Mal sembrò sorpresa…poi sorrise ed annuì:
“Sì!”
 
Mentre la melodia prese un tono più enfatico ed orchestrato, i propulsori delle tre potenti Buster Machines si attivarono a pieni regime.
 
Volteggiando ed avvitandosi rapidamente nello Spazio, i tre robot si avvicinarono in ordine di grandezza decrescente.
 
SUPER…”
La doppia voce interna al GunBuster accompagnò il volteggio del robot.
“…INAZUMA…”
Dix-Neufcompì una rapida successione di étoile, stretto nel suo mantello, accostandosi all’enorme gamba della BM Combinata.
“…TRIPLE…”
La n.7 piroettò elegantemente al loro fianco, attivando i repulsori d’emergenza sulle gambe.
 
Infine si strinsero vicini, vorticando come un ciclone dai colori iridescenti:
“…KIIIIIIIIII….”
Il tifone artificiale si estese per migliaia di kilometri, puntando rapidamente verso Excelio.
“…IIIIIIIIIII…”
Si divise in tre, per poi ricongiungersi nuovamente.
“…IIIIIIIIII….”
Infine colpì con quanto più forza immaginabile il corno superiore del Mostro Spaziale Stellare.
“…IIIIIIICK!!!!!!”
 
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L’onda d’urto fece tremare le stelle circostanti, mentre la scia del Super Inazuma Triple Kick oscillò per tutto il Sistema Solare.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“I valori di fluttuazione generica sono fuori fase!” – esclamò Maggie.
“Il Centro di Massa delle tre Unità sembra essersi fuso!” – gridò Maya – “Stanno generando…un Punto di Gravità Variabile: un Wormhole artificiale!”
 
“Forse così…” – mormorò Leeron – “…potrebbero annientare quello nemico!”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Come un trapano infallibile, la punta del tornado penetrò nel corpo di Excelio, sprigionando una scintilla d’Anti-Materia.
 
Infine, come un soffio, come un alito di vento rapido e allo stesso tempo catastrofico…l’intera, colossale mole del Mostro si disintegrò all’istante, in miliardi e miliardi di polveri finissime.
Un Buco Nero gemello si allargò nel Vuoto, intersecando il Wormhole dell’antico Exelion e fondendosi ad esso.
Infine, la reazione centrifuga del Buco Nero si arrestò, paralizzandosi, mentre la sfera di Materia Oscura si compresse fino a scomparire del tutto.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Registrato il collasso del Raggio di Schwarzschild! Il Pozzo Gravitazionale è degenerato fino allo stadio di annullamento!” – Zack non riuscì a trattenersi: scattò in piedi, esultante.
 
Un coro di grida emozionate pervase la Sala Operativa.
 
Non visto, il giovane Ammiraglio si calò la visiera del berretto sgualcito sugli occhi, mentre una sottile perla cristallina sgorgò dai suoi occhi, rigandogli la guancia sinistra:
Ci sono riuscito…papà, oggi il GunBuster ha salvato l’Universo…ancora una volta!
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Tra le centinaia di sguardi sbigottiti ed esultanti dei Topless, Nono si avvicinò rapidamente al volto del GunBuster…credendo quasi di potervi scorgere il viso ora non più apatico e distante del suo pilota.
 
Con una strana reazione chimica e meccanica del suo Motore a Degenerazione e dei circuiti a dispersione binaria che gli umani sono soliti chiamare ‘amore’…la ragazzina robot pensò colma di gioia:
 
Addio…Lacrime di Polvere Stellare! 

 

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Capitolo 6
*** Giorno 4: A Day When Tension Breaks – Tutte le Luci nel Cielo sono Stelle ***


Nota di servizio:sperando di non urtare la sensibilità o il gusto di nessuno di voi, questo capitolo conterrà una scena descritta in stile esplicitamente ecchi (no, non hentai: non raggiunge questi livelli).
Personalmente non credo si volgare, ma giudicate voi.
 
P.S: anche se formalmente questo capitolo dovrebbe avere un rating ROSSO, ma non mi pare il caso di alzare il livello di ‘durezza’ di tutta la fiction solo per poche righe. Amen.

 

 

 
 

Giorno 4:
A Day When Tension Breaks– Tutte le Luci nel Cielo sono Stelle
 
Universo sconosciuto. Eden. Ora ignota.
 
I passi lievi e rapidi di Sebastian Michaelis risuonarono nell’abbagliante Gran Salone di diamante incorruttibile, nella città-fortezza trascendentale.
 
Chinandosi leggermente, posò delicatamente sull’enorme tavolo cristallino un calice alto e cesellato con perizia non umana, mentre la sua bocca sottile si aprì in un sorriso di inquietante pacatezza:
“Deve mangiare, Grande Tomah. Le angustie mortali non dovrebbero corrompere la Vostra mente sublime…”
Il Caduto strinse il fusto del calice, rigirandolo lentamente tra le dita e contemplandone il liquido dorato con i lunghi e profondi occhi d’ametista.
Infine mormorò:
“Dolori e pensieri umani sono poca cosa, poiché essi sono per essenza fondamentale destinati a terminare…nemmeno questo spazio fuori dal Tempo durerà in eterno, poiché l’eterno è solo lo Spazio in cui ambientare il Tempo stesso. Negli stessi fiumi scendiamo e non scendiamo, siamo e non siamo: presto ogni cosa muterà, perfino noi stessi.”
 
Tracciò, con un gesto del polso, un piccolo anello nel vuoto, mentre un portale dai colori iridescenti si aprì, rivelando frammentarie visioni di uomini e donne, ragazzi e ragazze.
 
“Desidera contattarli nuovamente, mio Signore?”
“No...ho angustiato i loro cuori a sufficienza, per il momento. Ma ti prego, Sebastian, manda un segno almeno a lui: per quanto si sforzi di cambiare, il suo destino è indissolubilmente legato al mio. D’altronde è nella natura umana generare sofferenze verso sé stessi, anche se non le si desidera. Almeno per quest’oggi…lasciamo che la tensione si spezzi.”
 
 
*   *   *
 
 
Proiezione psico-grafica. Luogo e ora indicativi.
Soggetto in questione: Cristoforo Hino.
 
Il giovane galleggia nel buio.
Il suo corpo eburneo è sfocato e luminoso, quasi coperto da uno strato di paraffina.
I capelli morbidi e fluenti galleggiano nell’oceano di Vuoto, mentre un fulmine blu elettrico si districa tra loro, danzando solitario sulla sua fronte.
Le palpebre dei suoi occhi si schiudono come petali preziosi di un raro fiore esotico.
“Perché mi trovo nuovamente qui?” – si domanda, lentamente – “Dopo tutto questo tempo, credevo che i miei tormenti fossero infine terminati.”
 
“In fondo al tuo cuore, desideravi invero di ritornarvi, ammettendo questo luogo come parte di te.” – una voce maschile si delinea nel nulla, mentre la sagoma evanescente di un ragazzo dai sottili occhi rossi si profila al suo fianco.
 
“Ciò che gli umani celano nel sigillo del loro cuore, circondato dalla Barriera Inviolabile dell’Animo, è ciò che chiamano ‘desiderio’.” – la minuta ombra bianca di una ragazza tanto simile quanto diversa da entrambi gli altri due affiora dalle tenebre – “Se questo è il tuo desiderio, sei felice?”
 
“Io…sono felice, ma non so d’esserlo.” – riflette lui – “A ben vedere, ho iniziato a provare un qualche sentimento piacevole solo pochi mesi fa: coloro che mi circondano si definiscono ‘amici’ e uno di loro in particolare mi ha stretto la mano, in un gesto a me ignoto. Quella che credevo fosse solo una formalità, si è ben presto trasformata in desiderio di protezione, poiché un essere buono è degno d’affetto. Tuttavia, non riuscivo ancora ad identificare in quel ragazzo dai grandi occhi ingenui quel qualcosa che per me è insostituibile. Ma pochi giorni fa, solo pochi attimi di vita fa…la luce dell’innocenza ha spezzato per un breve istante l’oppressiva oscurità nel mio animo acerbo.”
 
“Ti riferisci a quella ragazza-robot?”
 
“Sì. Credo sia meritevole d’affetto anche lei, perché è un essere buono, perché è un essere in grado di amare senza un cuore. Forse anch’io posso riuscirvi, pur ammettendo l’assenza di un cuore, per la cui presenza combatto invece strenuamente.”
 
“Entrambi vi avvicinate, poiché per entrambi il Tempo sembra arrestarsi.” – sussurra la ragazza il cui volto è inquietantemente simile a quello di Rei Ayanami – “Nonostante questo, il suo destino contempla la distruzione, legata a tutto ciò che è materiale. Il tuo corpo è destinato anch’esso a tale sorte, ma la tua essenza vivrà per sempre. Tale è il tuo destino, un destino che non ha inizio e che ha attraversato da sempre la vita dell’Universo.”
 
Il Vuoto Nero si squarcia, mentre cieli, oceani, sterminate praterie si allungano all’infinito, suggerendo inaspettate sensazioni visive.
 
Il ragazzino non fa altro che annoverare con distaccata pacatezza il mare altalenante di memorie che lo circonda:
“Montagne, montagne imponenti: cose che mutano in un lungo tempo. Cielo, cielo azzurro: una cosa visibile agli occhi, una cosa invisibile agli occhi. Sole: una cosa unica. Acqua, acqua che scorre tra le dita : una sensazione piacevole. Il Comandante Ikari: non credo che sia una cosa piacevole. Il sorriso di una ragazza: un fiore che sboccia. Fiori: molte cose uguali, molte cose inutili. Cielo. Rosso. Cielo rosso. Il colore rosso. Odio il colore rosso. Sangue. L’odore del sangue. Una donna che non versa sangue. Un essere umano creato dalla terra rossa. Un essere umano creato da un uomo e da una donna. Città: una cosa creata dall’uomo. Cos’è l’uomo? Una cosa creata da Dio. L’uomo è una cosa creata dall’uomo. L’Eva: un’altra cosa creata dall’uomo. L’anima: ciò che l’uomo contiene. L’Eva contiene un’anima: l’Eva è umano. Le cose che io possiedo sono una vita, uno spirito e la cosa che racchiude lo spirito, l’Entry Plug, ovvero il Trono dell’Anima.”
 
Si volta verso la ragazza alla sua destra:
“Chi è questa? Questo/a sono io.”
Poi verso il giovane spettro sconosciuto:
“E questo? Un altro modo di essere io. Chi sono io? Cosa sono io? Sono entrambi e nessuno dei due: io sono me stesso. Questo corpo costituisce il mio essere, la forma che definisce il mio essere. Il mio io visibile, che però non percepisco come il mio io. Che strana impressione…sento come il mio corpo disciogliersi. Non riesco a distinguere me stesso…la mia forma va disciogliendosi…”
 
Si stringe nelle braccia nude:
“Avverto presenze esterne al mio io. C’è qualcuno là fuori, al di là della soglia? Chi sei tu?”
“Chi sei tu?” –ripete l’altro.
“Chi sei tu?” – fa eco la ragazza.
“Chi sei tu? Chi sei tu? Chi sei tu?” – chiedono altre voce dal nulla.
 
Il ragazzo spettrale sorride malizioso:
“La vita domina il Multiverso, ma anch’essa è destinata a terminare. Ciò che non termina è la Morte. Tu non terminerai, dunque sei…”
 
 
*   *   *
 
 
Ore 01:00 Stanza privata n.121.
Transcendent Super Spiral Dreadnought ‘Cathedral TERRA’.
 
Cris lanciò un breve grido d’ansietà, svegliandosi bruscamente e scattando meccanicamente a sedere.
Ansimò, sudato, tentando di raccogliere fiato composto di quell’aria rarefatta della sua cabina, raffreddata dal gelo spaziale.
 
Portò le mani alla tesa, sussurrando in un soffio:
“…la Morte: Thanatos.”
 
Da qualche parte, fuori dall’Astronave, un maggiordomo in nero scopre leggermente i denti perfetti, lasciando disperdere nel Cosmo infinito i petali immacolati di una gardenia.
 
 
*   *   *
 
 
Ore 03:03. Stanza privata n.90. Stessa Nave.
 
Il profumo della candela alla vaniglia, ormai consunta all’estremo, aleggiava ancora per la stanza.
Un grande letto sfatto prende posto al centro del locale; le calde coperte d porpora sfatte.
 
Una ragazza poggia la testa sul petto nudo del suo amante, mentre i suoi capelli formano un fiume liquido ramato ed i suoi occhi azzurri brillano come diamanti al buio.
Il giovane la fissa sorridendo sfacciatamente bello, puntando su di lei gli occhi di smeraldo, mentre le sue dita ne pettinano i capelli sottili:
“Qualcosa ti turba? Credevo che dormire assieme ti rendesse felice…”
“Non è questo…” – mormora piano – “…è che sto pensando a quanto poco tempo abbiamo trascorso l’uno con l’altra. Ci siamo avvicinati ed allontanati in continuazione, come gli estremi di un pendolo perpetuo, in cerca di equilibrio. Quando tentiamo di toccarci…l’attrazione fisica ammutolisce qualsiasi prospettiva di dialogo e così finiamo per compensare le nostre mancanze con il solo tatto.”
“Parlare…” – ripete lui – “…le parole sono di coloro che non riescono ad esprimersi con il corpo. Se temi di venire fraintesa puoi sempre farvi ricorso, ma non puoi sperare che l’istinto del corpo venga soppresso assieme allo spirito.”
“Il nostro spirito…mi pareva che, dei due, fossi tu sempre quello meno disposto alle effusioni pubbliche.”
Lui le risponde con una piccola provocazione:
“Se mostrassi tutto a tutti perderei l’esclusiva, non ti pare? E poi…cosa mai potrei mostrarti a letto?”
 
Lei si alza sui gomiti, allungandogli un leggero schiaffo canzonatorio sul torace:
“Vedi, Alex, sei sempre tu a cominciare!”
Lui ride di gusto, passandosi una mano tra i lucidi capelli ricci:
“Oh, pardon! Talvolta le circostanze hanno il sopravvento su di me…”
 
Lei assume un’espressione dubbiosa, per poi giocherellare con le dita sul corpo di colui che ama, con una certa seducente impertinenza:
Mhmm…sai, si dice che dopo aver fatto sesso sia più facile sincronizzarsi con l’Eva…”
“Davvero? E chi lo direbbe, si può sapere?”
“Lo dico io, ovvio! Non ti sembro attendibile? Coraggio, dai: lo facciamo sul tuo o sul mio?”
Lui le rivolge il più tagliente degli sguardi:
“Non credo che ci permetterebbero di usare gli Eva per…affari personali. Però, ammettendo anche questo, non ti sembra un po’ presto pe irrompere in Sala Macchine? Magari…potremmo ingannare il Tempo ancora per un po’…”
Lei lo bacia sul mento, mentre scivola sotto di lui, sussurrando tra le labbra sottili:
“Solo perché sei un hottie-boy…”
 
Si allunga sul lenzuolo di raso, mentre lui la sovrasta.
Si china verso le labbra, lasciando che s’intreccino come nastri di seta purissima.
Lui scende lentamente sul collo, lasciando spiccare il volo ad un piccolo ‘ti amo’, per poi perdersi tra i suoi seni.
 
Le luce debole e lattescente delle grandi finestre sullo Spazio accogliente filtra nella stanza.
 
Le sue mani le accarezzano il petto rotondo e perfetto, scendendo poi sui fianchi di marmo, lambendo l’ombelico.
Scorrono come spuma di mare nel golfo della sue gambe, sempre più giù…
Lei langue di piacere, chiudendo gli occhi.
La bocca e la lingua del ragazzo seguono la rotta tracciata dalle sue mani nell’oceano di bellezza della sixth children, fino a poter assaggiare i segreti contenuti in quella grotta sottomarina che si lascia violare solo al meritevole.
La ragazza si lascia sfuggire un gemito acuto.
 
Infine le loro mani si stringono, mentre i due corpi si congiungono nell’atto ed i loro respiri si fondono assieme in un’espressione fisica d’amore.
 
Il fantasma di un piccolo bambino dai folti capelli nocciola li fissa indignato, in un angolo della stanza:
Come quella volta che vidi mamma e papà…perché devono comportarsi così? Anch’io, da grande, farò questo genere di cose?
Sì.– risponde l’ombra luminescente della sua stessa coscienza, ora cresciuta – Quello che vedi sono sempre io: la mia anima che si unisce a quella di un’altra persona. Una persona che amo.
Ma bisogna fare così per forza, se si ama qualcuno? – chiede ancora il bambino.
No, poiché l’Amore si dimostra in ogni gesto e respiro che facciamo. Ma proprio perché l’Amore è un’azione, che è giusto rendergli omaggio anche in questo modo: dimostra la capacità di sapersi offrire all’altro.
 
Improvvisamente, un grido più simile ad un canto d’amore si levò dalle gole dei due amanti.
L’incenso alla vaniglia spirò per l’ultima volta.
 
 
*   *   *
 
 
Ore 09:45. Bagni femminili. Stessa Nave.
 
Le dita sottili di Lar’C Mellk Mal toccarono la fredda e lucida superficie della plancia digitale di regolazione della doccia, selezionando una temperatura sufficientemente adeguata.
Lo schermo tattile rispose con un breve suono acuto, mentre la testa della doccia emise un fitto getto d’acqua ben nebulizzata.
 
“Aaah… che bella sensazione!” – fremette di piacere la ragazza, stringendosi nelle spalle coloro caramello – “Una doccia fredda è quello che mi ci vuole per svegliarmi a dovere!”
 
Mari, nella doccia adiacente, si scoprì l’orecchio dai capelli castani, ammiccando:
“Già…l’ideale per uscire dal torpore! Specie dopo…certe cose!”
Tutte risero in coro, maliziose.
 
“E’ proprio vero, Signorina!” - l’ingenua ma slanciata Nono fece capolino dal divisore in vetro satinato dei box doccia, facendo ondeggiare il buffo ciuffo ribelle rosa – “Ma non sarà un po’ troppo fredda, così?”
 
“E tu cosa ne puoi sapere delle temperature, fungo-robot?” – borbottò Asuka, poco più in là.
“Nono non è un fungo!” – protestò lei, gonfiando le guance paonazze; poi si portò confusamente un indice al mento – “Un momento…cos’è un fungo?”
 
“E’ proprio senza speranza!” – sospirò una Topless dai capelli rossi, nel grande bagno.
 
“Ma come? Nel vostro mondo non esistono i funghi?” – chiese stupita Reika, tirando indietro il collo e lasciandosi bagnare dall’acqua calda.
 
“No.” – la voce squillante della Dottoressa Banes proruppe nel locale; il corpo perfetto avvolto in asciugamano bianco – “Non ce ne sono più.”
 
“Oh, ciao Mikaela!” – la salutò con disinvoltura Lar’C.
 
La donna si sciolse il panno e si posizionò sotto uno dei dispositivi di getto.
Il Capitano Katsuragi - i capelli prugna raccolti sulla nuca – le succedette; in quello stato non era poi tanto dissimile da una casalinga colta in un momento di intimità.
 
“Mikaela, scusa…” – le chiese accendendo la sua doccia – “…potresti prestarmi la tua crema per la pelle?”
“Ancora?! Sono stufa di questa storia: esci e va’ a comprartela!”
“E dove, si può sapere?! Siamo su un’astronave persa chissà dove nel Cosmo, non in un centro commerciale!”
“Antipatica e bisbetica!”
“Ma senti tu!”
 
“Da non crederci: anche se sono donne fatte e compiute litigano come e peggio di noi!”
“Filmarle varrebbe oro colato!”
“Oh, non si preoccupi, Dottoressa…” – Asuka gettò il capo all’indietro, verso l’interlocutrice – “…quando vivevo con Misato era tale e quale! Anche dopo tre anni non è cambiata di una virgola!”
 
“Sta’ zitta, tu!” – le ringhiò Katsuragi – “Questi giovani d’oggi…mordono la mano che li ha nutriti!”
 
“Se proprio ti serve, io ne ho una di scorta!” – la bella Yoko Littner allungò un braccio oltre le docce, strizzandole l’occhio – “Magari non arriverai ad avere una pelle liscia come la mia, ma…”
 
Ruotando gli occhi in aria, Mikaela chiese con finta ingenuità:
“Davvero funziona bene come dici? Mhmm…sentiamo…”
Eh?!” – la prorompente guerriera della DAI-GURREN si tirò indietro, ridendo dal solletico – “No, su…non toccare lì!”
“E perché? Tanto non si consumano mica!”
 
 
Un risolino argentato e sommesso risuonò appena sopra il battibecco, costringendo il gruppo a voltarsi:
Una bella ragazza dai lunghissimi capelli biondi e dagli occhi di ghiaccio si portò una mano alla bocca; sentendosi improvvisamente osservata, arrossì di vergogna e coprì le intimità con le braccia.
 
“Ma guardate chi ci ha onorati della sua presenza!” – sibilò insolitamente velenosa Tycho – “Non sei tu la ‘Bella Addormentata nel Mostro Spaziale’ di due giorni fa? Per essere una che stava per ucciderci, mi sembri molto tranquilla…”
 
Ginevra chinò lo sguardo, intimorita:
“No, ecco…io…non…”
“Ginevra è una ragazza dolce e fidata.” – Misato la rassicurò cingendole le spalle con un braccio – “Sicuramente ciò che è successo non è stato voluto…e sono certa che ora che le incomprensioni faranno posto ad un’ottima amicizia, vero?”
Lei le sorrise:
“S-sì…”
“Oh, beh…” – Mari fece spallucce e le si avvicinò – “…se non sbaglio, c’è qualcuno a bordo di questa nave che tiene particolarmente a te!”
“Intendi dire il biondino che pilota lo 06?” – sbuffò Asuka – “Com’è che si chiama? Starnuto? Sparuto?”
Naruto.” – la corresse l’italo-francese con disappunto.
“Sì, quello che è! Non era lui a bordo di quella Buster Machine, ieri? Un povero depresso, proprio come Stupi-Shinji...”
“Però bisogna ammettere che è carino...” – Tycho sembrava letteralmente cascare dalle nuvole, quando si parlava del second children – “…come ti invidio, Ginevra!”
 
“Mai come il mio hottie-boy!” – stizzì Mari, voltandosi da un’altra parte.
 
Silvia de Alisia sembrò ravvivarsi:
“Sì, come quell’altro ragazzo con cui va sempre in giro…che ne pensate?”
 
“Intendi dire il nanetto con il ciuffo blu che sembra uscito da un film su Dracula di terza categoria?” – Asuka si insaponò i capelli con apparente disinteresse – “Un tipo insignificante…”
 
Misato sorrise divertita:
“Sarà come dici…ma quando si parla di Cris tutte sembrate diventare improvvisamente più femminili: tu, Nono, Silvia…perfino Rei!”
 
“EH, NO! NON PARAGONARMI A QUELLA BAMBOLINA!! E poi…quel moccioso neanche si renderà conto di noi: a mala pena prova qualche emozione!”
 
“Invece lo trovo gentile…” – la perennemente euforica voce di Nono si stemperò nella timidezza – “…perché ogni volta che si avvicina a Nono, lei sente la sua sofferenza…una sofferenza che le fa venir voglia di stringergli la mano, mentre uno strano calore mi brucia dentro…”
 
Tutte le presenti la fissarono mute, con gli occhi sgranati e le bocche spalancate dallo stupore.
 
Lei sorrise sommessamente, chinando lo sguardo; le guance le si colorirono di un rosso tenue:
“...e vorrei che anche lui…provasse la stessa sensazione.”
 
 
*   *   *
 
 
Poco dopo. Corridoio esterno.
 
Asuka strinse i pugni nervosamente, aggrottando la fronte, mentre i suoi passi pesanti e svelti risuonarono forti sul pavimento di metallo.
Strinse i denti e sbuffò inviperita…e forse segretamente invidiosa:
“Tsk! Ma quella è davvero ULTRASTUPIDA! In pratica…è cotta di lui!”
 
 
*   *   *
 
 
Ore 11:11. Neo-Terminal Dogma. Settore ‘Omega’. Stessa Nave.
 
Il gigante pallido e muto conosciuto come ‘Lilith’ galleggia orizzontalmente, in assenza di gravità; le gambe sono parzialmente sviluppate, sebbene alcune delle piccoli estremità umanoidi affiorino ancora dal suo corpo.
La maschera dalle arcate vuote fissa inespressiva i due uomini oltre le spesse vetrate anti-urto che circondano le pareti della sala contenitiva.
Due grossi anelli meccanici scorrono lentamente sul suo corpo, puntando dei lunghi aghi contro il torace ed il ventre del Secondo Angelo.
 
“Dunque…hai deciso di porre fine a tutto questo, Ikari?” – chiede il fedele Fuyutsuki, mentre le sue sopracciglia si incurvano in due linee perfettamente diagonali – “Hai davvero intenzione di distruggere Lilith?”
“Ormai…nulla di ciò che abbiamo tentato fino ad oggi ha più senso…” – sospira freddamente il Comandante della NERV – “E’ chiaro che l’obiettivo di Tomah non è più questo Mostro della Notte. Fin quando il Secondo Angelo si trovava sotto la superficie terrestre, sono stati gli Angeli a tentare di raggiungerlo…per innescare il Third Impact. Tuttavia, una nuova Fine del Mondo si delinea all’orizzonte, mossa da mani che sfuggono al nostro volere…”
Adam e Lilith: i primi Angeli; coloro da cui si sono generati le forme alternative di vita umana e dai quali l’uomo ha concepito gli Eva. Non sono più necessari al nostro Progetto? Che i Lilim siano infine riusciti a superare le Razze Ancestrali? E cosa ne sarà del Mark.06? E dell’Evangelion 08?”
“Il clone di Adam ed una nuova Sala del GAF…” – mormora Gendo, serrando le palpebre – “…le Chiavi Alternative per la Heaven’s Door si sono rivelate spontaneamente a noi. Né Lilith né la Lancia di Longinus sovverranno più ad alcun Progetto di Perfezionamento. Si riveleranno essere un prodigioso colpo di fortuna…o solo catastrofici segni di sciagura? Il Tempo scioglierà l’enigma…”
Fuyutsuki si volta di spalle:
“Nemmeno tu sei più convinto della ragazza, non è così? D’altronde, Rei IV è solo l’ennesima copia…ha perso qualsiasi funzione se non quella dell’emulazione di un reale ormai fittizio. Allora procediamo…”
 
Con un lugubre cigolìo, i blocchi orbitanti del Secondo Angelo s’immobilizzarono a gli estremi opposti, piantando le punte degli aghi nel morbido corpo del mostro.
Lilith si scosse appena.
Poi, una miriade di laser sottili come spilli si conficcarono nel petto e nell’addome dell’Angelo, mentre tutta la carne si gonfiò improvvisamente in modo orribilmente deforme.
Infine, tutto il corpo scoppiò in un mare di sangue ed L.C.L., che si congelò nel Vuoto.
 
Ikari tirò via il guanto destro…l’immagine rivoltante del parassita angelico nel suo palmo ruotò verticalmente l’occhio, quasi sofferente.
“I fenomeni visibili sono uno sguardo lanciato su ciò che non è visibile…” – sibila l’uomo, squadrando con disprezzo l’aberrazione che lo ha contaminato.
 
Il Vicecomandante Kozo Fuyutsuki si limita a sospirare:
“ ‘Povera et nuda vai philosophia’…dice la turba al vil guadagno intesa.”
 
 
*   *   *
 
 
Ore 13:52. Mensa. Settore 16. Stessa Nave.
 
L’allegra musica bohème faceva da sottofondo al viavai di personale in pausa, nella colossale mensa interna.
Finestre smisuratamente grandi lasciavano filtrare la luce di un sole artificiale, alto nel cielo di una distesa erbosa sintetica, resa tramite complicati e stupefacenti sistemi di grafica computerizzata.
 
Das ist super!!” – esultò Thomas, vassoio in mano, spostandosi tra un bancone e l’altro – “Qui c’è praticamente qualsiasi cosa!
“Già…” – Naruto non sembrava dello stesso parere, alla vista di un qualche strano crostaceo mai visto prima d’ora, servito insieme ad insalata e strane salse colorate – “…peccato per questi…cosi! Ma che roba è?!”
 
“Granchio di Plutone.” – specificò Lar’C, passandogli dietro, distrattamente.
 
“Eh?! In pratica è…un…un alieno! Che schifo, quella bestiaccia non entrerà mai nella mia bocca!”
Ginevra, gli allungò un pizzicotto all’orecchio sinistro, sorridendo sorniona:
“Non posso stare con uno tanto schizzinoso! Se vuoi vivere con me ti toccherà imparare a mangiare tutto: la cucina francese sa essere quasi più bizzarra!”
“E come…?” – chiese molto poco convinto.
 
“Cosce di rana, lumache e fegato d’oca, ad esempio.” – puntualizzò l’elegante Sirius de Alisia, servendosi della carne nel piatto e facendo attenzione di tirarsi indietro i lunghi e serici capelli biondi, per non sporcarli.
 
Il quindicenne dovette impegnarsi doviziosamente per trattenere un conato di vomito.
 
Sedendosi infine ad uno degli spaziosi tavoli, il piccolo gruppo di Topless, children ed Element si distese vistosamente, prima di scartare le posate sterilizzate dagli appositi pacchetti.
 
“Da non crederci! Finalmente un giorno in santa pace…” – sospirò Mike, a testa bassa.
“Certo che detto da te…!” – borbottò Thomas – “Sei proprio uno scansafatiche! Fosse per te, il letto sarebbe l’unico posto accogliente!”
“Basta litigare…” – li divise Ryan, afferrando una bottiglietta d’acqua depurata al 95% - “…mangiate, o si fredderà!”
 
Ginevra fece per mettere in bocca un boccone di pasta, ma si trattenne: la silenziosa Rei Ayanami sedeva poco distante da lei, fissando il suo piatto di insalata scondita.
“Tutto lì quello che mangi? Vuoi per caso un po’ della mia pasta?” – chiese educatamente.
“No, grazie. Non ho appetito.” – rispose freddamente.
“Oh…magari vuoi un po’ di carne? Io posso anche…”
“No. Il fatto è che non mangio carne.”
“Vegetariana?”
 
“Credo si possa definire anche così.” – e se ne andò, buttando anche quella poca lattuga nella sua scodella.
 
Ginevra sbatté le ciglia, confusa:
“Che ragazza strana…”
“Rei è…” – Shinji balbettò una qualche scusa, in difficoltà – “…un tipo particolare.”
 
“E non è l’unica…” – borbottò Lar’C, sorseggiando una bibita rosata – “…guardati intorno! Sono tutti così pieni di tic e fissazioni!”
 
Ed iniziò ad indicare con o sguardo tutti i presenti, a turno:
“Laggiù, per esempio: il tavolo dei Comandanti. Se ne stanno tutti per conto loro, in quasi totale silenzio; chissà chi credono d’essere! A fianco c’è il Capitano Katsuragi con il signor Marshall e la Dottoressa Katsuragi : anche loro preferiscono stare in disparte…ma almeno non hanno tutta quella prosopopea!”
“Prosopopea che vedo non manca a quei chiassoni della DAI-GURREN o come diavolo si chiama!” – sbuffò Tycho, irritata.
“Poi ci sono quei quattro: Nikolas, Lelouch, Pierre e Winchester. Senza dimenticarci di quella smorfiosa della Makinami che ronza costantemente intorno al fidanzatino!” – Lar’C inarcò un sopracciglio, scettica – “Quanta vanagloria in quattro cervelli tanto piccoli!”
 
“E del Coach che mi dici?” – chiese Naruto, con la curiosità a mille.
“Ah, il fratellone, dici?” – ripeté Ryan, con apparente disinteresse – “Beh, lo vedi anche tu: quando non è in servizio si ritira da parte con la Dottoressa Banes a parlottare di chissà cosa!”
“Solo tu puoi non capirlo!” – lo canzonò Tycho, maliziosa.
“Sta’ zitta, tu! Lo so benissimo di che parlano…solo non capisco che cosa ci trovi una gnocca planetaria come Mikaela Banes in lui che io non ho!”
Lar’C girò gli occhi al soffitto:
“Praticamente…tutto? L’età, lo charme, il portamento, il grado…devo elencarne altri?”
Lui si limitò ad un brusco: “Mpf!”
“A proposito!” – intervenne Barry, rimasto fino ad allora in estasi nel poter vedere così da vicino l’equipaggio al completo – “Sapete cosa sono venuto a scoprire?! La NERV e la DEAVA non sono le uniche Agenzie ad avere dei misteri…anche la FRATERNITY ha le sue leggende metropolitane!”
“Sul serio?! E quali?!”
“Beh, si dice che esista una Leggendaria Buster Machine tenuta in gran segreto…pare che sia indistruttibile e legata indissolubilmente all’anima del pilota! Secondo me ora è nascosta qui, da qualche parte…dicono anche che sia perfino più antica di Dix-Neuf!”
“Ma che dici?! E chi sarebbe il Topless, si può sapere?!”
“Che vuoi che ne sappia, io?! I piloti attivi sono tutti schedati e l’unico che resta fuori potrebbe solo essere…”
 
-CRASH!!-
 
Come un fulmine, un pinguino paffuto si tuffò sul tavolo, rovesciando con un fracasso assordante tutte le vettovaglie.
Con disinibita noncuranza, un gattino nero gli atterrò sul muso, scendendo poi dalla testa a testa alta.
 
“PenPen!” – esclamarono Shinji e Naruto all’unisono – “Che diavolo fai?!”
 
Il pinguino si rialzò, sgrullandosi con vigore le piume e schizzando avanzi di cibo addossa ai presenti.
Il suo sguardo fulminò il felino di fronte a lui.
Sfoderò le unghie.
Si fissarono intensamente.
Un alito di vento li divise.
I loro occhi sottili e ferini si ridussero a due tagli orizzontali.
Se non fosse stato fisicamente impossibile, si sarebbe detto che le loro pupille fossero legate da scariche elettriche di tensione.
Il pennuto si chinò sulle zampe palmate.
Il gattino nero rizzò il pelo, scoprendo i denti; la coda issata come il pennone di una bandiera.
Tutti trattennero il respiro…pronti al duello all’ultimo sangue.
Pennuto e felino si squadrarono, girando intorno all’ultima scodella di cibo intatta.
Quando i loro arti scattarono, qualcosa di più piccolo e veloce schizzò sotto tra di loro, sospingendo via il piatto.
Come risultato, i due contendenti finirono per cozzare l’0uno contro l’latro.
Sgomenti, i commensali fissarono una piccola talpa rossiccia sorreggere l’intero bottino, ben più grande del suo corpicino tozzo e peloso.
 
“Ma insomma, Boota!” – il giovane Comandante Simòn Jiiha gli tolse dalle zampette il vassoio, prendendolo per la collottola – “Smettila di dare fastidio ad Arthur e PenPen! Non si interrompe mai un duello tra gentil-animali!”
L’animaletto sbraitò e si divincolò, quasi a voler dire ‘sono loro che hanno cominciato, io ho solo finito’.
“Perdonate Boota, è un maleducato!” – si scusò il ragazzo – “Il fatto è che, in fatto di cibo, è più ingordo di un essere umano!”
“V-vuole dire…che q-quella talpa è s-sua?!” – balbettò Naruto, inorridito.
Inutile descrivere l’interminabile serie di domande ed incongruenze che quell’evento produsse.
 
A pochi metri di distanza, in un tavolo isolato, Asuka borbottò sommamente contrariata:
Tsk! Che razza di stupidi!”
“Scusa…” – una gentile voce di ragazza la costrinse ad alzare lo sguardo – “…questo posto è libero? Posso sedermi con te?”
Davanti a lei, la delicata e cortese Silvia de Alisia era ritta in piedi.
Lei fissò diffidente, a bocca storta:
“Mhmm… fa’ come ti pare! Ma il mio pranzo non lo divido!”
Lei, anziché offendersi, si limitò a sorriderle ampiamente, mostrando il vassoio colmo di pietanze:
“Ho il mio!”
 
 
*   *   *
 
 
Tre ore dopo. Spazio ricreativo n.20.
 
Il Colonnello Witwicky si sedette stancamente sui gradoni semicircolari dell’area ludica, adornata di fontane hi-tech e composizioni floreali, fissando la grande vetrata frontale, oltre la quale miriadi di piccole stelle annegavano in uno Spazio nero e silenzioso.
Sfoderò un pacchetto di sigarette elettroniche e ne accese una, portandola alla bocca; quindi, abbassò la chiusura lampo della pesante giacca militare, allargando il bavero, e allentò quanto bastava i morsetti dei gambaletti rinforzati.
Tirò un lieve sospiro di raro rilassamento.
 
“Ha da accendere? A me è finito tutto.” – una voce d’uomo lo colse di soprassalto:
Leon Marshall, il bizzarro quanto misterioso Inviato della NERV, gli indicò una sigaretta tradizionale.
 
“No.” – rispose seccamente – “Sto cercando di smettere; uso quelle sintetiche.”
“Capisco…” – Leon fece spallucce – “…ma anche una semplice sigaretta a vapore acqueo può sempre essere fumata in compagnia, non trova? Le dispiace se mi siedo qui?”
Mpf! Se proprio le fa’ piacere…”
 
L’Americano si accomodò accanto all’Ammiraglio, tirò fuori un accendino ed infiammò la punta della sigaretta.
 
“Mi ha mentito…” – notò Witwicky con una punta di sarcasmo.
“Già.” – ammise l’altro – “Volevo solo vedere la sua reazione. Alle volte mi capita di essere scorretto, è più forte di me, mi creda. Piuttosto, potrei farle una domanda imbarazzante, Signore?”
“Oscar Wilde sosteneva che non esistono domande imbarazzanti, ma solo risposte che siano tali…”
“Beh, tutto dipenderà da lei, allora. Vede, con il dovuto rispetto, lei mi da l’impressione di uno che…come dire…sia nato già adulto.”
L’Ammiraglio inarcò un sopracciglio, distogliendo lo sguardo:
“Sarebbe a dire?”
“Non so, è una sensazione: sempre ligio al dovere, quasi costantemente solo, maniacalmente conformista. Sembra quasi che lei non conosca il significato della parola ‘divertimento’.”
Il giovane ufficiale di Flotta tirò ancora una volta, poi rispose:
“Forse è così, ha ragione, signor Marshall. Il fatto è che sono stato abituato all’impegno costante, poiché tutti hanno sempre preteso il massimo. Per inclinazione naturale non sono mai stato molto propenso a socializzare e sempre per inclinazione naturale ho imparato a fare affidamento solo su me stesso, anche perché mai nessuno mi ha preso sul serio. Ripeto spesso le medesime azioni; da questo punto di vista sono un po’ ossessivo - compulsivo. Non creda, però, di avere a che fare con un individuo tanto egoista: anch’io ho avuto la mia adolescenza.”
“Aveva dei sogni?”
“Sì. Speravo di diventare, un giorno, un pilota spaziale e di rendere orgoglioso coloro che mi circondavano. Posso ben dire di aver realizzato il primo, ma del secondo non ho certezze.
 
L’Inviato Speciale lo fissò per un momento, sorridendo amaramente: quello che aveva davanti a sé era un uomo di – seppur pochi – diversi anni più giovane, eppure nei suoi occhi e nelle sue parole galleggiava l’asprezza e la malinconia di colui che attende la Fine in silenzio.
Infine parlò:
“Credo di capirla: lei teme i suoi Io che sono racchiusi negli altri.”
“Come, prego?”
“Ognuno di noi contiene in sé due aspetti: l’Io che è soggetto osservante e l’Io che è soggetto osservato. In effetti, ogni individuo è costituito da due diversi sé stessi.
Lo stesso vale per il prossimo nostro: il Sam Witwicky contenuto nell’animo di Mikaela Banes, quello contenuto in Ryan Alphonse Atwood Witwicky e quello in Lar’C Mellk Mal, Nono e Barry Straw o perfino quello in Naruto Uzumaki e Cristoforo Hino. Sono tutti differenti Sam Witwicky, ma sono tutti il vero Sam Witwicky. Lei ha paura dei Sam Witwicky contenuti nei cuori delle altre persone.”
Leon si alzò in piedi, fissando il soffitto; il suo viso perennemente ottimista si ottenebrò:
“Katsuragi era come lei: si dice che il padre fosse un grande scienziato, totalmente devoto al suo lavoro. Quando morì, diciannove anni orsono, cadde in uno stato di totale afasia. All’inizio non proferiva poco o nulla, ora invece parla quasi costantemente: sembra quasi che voglia recuperare il tempo perduto. Ad ogni modo, decise che avrebbe distrutto quegli stessi Angeli che l’avevano privata dell’unico genitore e per far questo stabilì che sarebbe stata una delle migliori, rendendo tutti – sé stessa per prima – orgogliosi. Le do un consiglio: stasera, quando ritornerà nei suoi appartamenti, apra il cuore a sua moglie e le dica ciò che davvero prova per lei.”
 
L’Ammiraglio spense la sigaretta, contemplando la sua immagine riflessa.
Infine rivolse una sorpresa occhiata al suo interlocutore:
“Lei è davvero la persona più accomodante ed allo stesso tempo irritante con cui abbia parlato nelle ultime ventiquattro ore.”
Leon aspirò un ultima volta, remissivo:
“Me lo dicono in molti!”
 
 
*   *   *
 
 
Contemporaneamente. Sala Macchine.
 
Ginevra si fermò ai piedi di un gigante meccanico nero, ancorato saldamente a dei supporti di stoccaggio:
“Così è questa…la mia Unità personale?”
 
“Esatto.” – rispose con scientifico distacco la Akagi – “E’ stato ricostituito dalla carcassa che ne rimaneva. Lord Genome in persona ci ha istruito circa la sua realizzazione.”
 
Lei chinò il capo:
“Dovrei ancora salirvi a bordo? Come posso combattere, sapendo ciò che questa mostruosità mi stava obbligando a fare?”
 
“Il Lazengann è l’Antico Guerriero della Spirale.” – mormorò la voce della testa galleggiante nel liquido amniotico verde – “Se ha scelto una giovane mortale, allora non può che essere Colei Che Muove i Pianeti. Devi affrontare il tuo destino, piccola umana!”
 
“Non hai nulla da temere, tesoro!” – la rassicurò forse troppo caldamente Leeron Littner – “Questo modello di Gunman non ha nulla a che vedere con il precedente!”
L’ingegnere della DAI-GURREN si portò di fronte al mecha e, con un ampio e teatrale gesto delle braccia, compì un profondissimo inchino:
“Abbiamo sbloccato il sistema di guida manuale e resettato le tracce sinaitiche per un pilota umano! E’ totalmente sotto controllo, zuccherino, ed in oltre avrai l’onore di manovrarlo assieme alla Principessa Nia Teppelin! Con mio immenso onore, ti presento...il Solvernia-Lazengann!”
 
 
*   *   *
 
 
Sei ore dopo. Ponte di Comando.
 
“Riprendetela Navigazione C+ in coordinate 1:284:8!” – ordinò il Generale Hatori – “Siamo a due quarti del viaggio, dobbiamo proseguire fino al centro della Galassia!”
 
Maya Ibuki calcolò rapidamente la durata della crociera sub-spaziale:
“L’arrivo per il prossimo punto fermo è previsto per domani, in ora solare 06:05.”
 
Il Capitano Katsuragi impose un singolo, fermo ordine:
“Tutta la Flotta in WARP!”
 
“Tutta la Flotta in WARP!” – ripeté Hyuga, confermando il comando.
 
Lo Spazio fuori dalle pareti trasparenti del Ponte sembrò convergere in un unico punto, mentre uno squarcio luminoso si irradiò come un varco all’orizzonte.
La Cathedral TERRA e le navi da battaglia residue saltarono nel sub-spazio multidimensionale.
 
 
*   *   *
 
 
Trentacinque minuti prima. Serra artificiale interna.
 
Sbattendo le ali rapidamente in un impercettibile fruscìo, un lepidottero dalle ali di un fluorescente color zaffiro volteggiò in aria, spandendo una leggera nuvole di preziose polveri cristalline, fino a poggiarsi su di un dito sottile e bianco.
 
Cris lo contemplò intensamente, socchiudendo i grandi occhi di un blu abissale, avvicinandolo al volto:
“Piccola farfalla blu…tu che non vivi più di un giorno e ti realizzi in un semplice battito d’ali, e per questo te ne compiaci, dimmi: quanti sono coloro che, come te, sanno di correre incontro alla morte certa, eppure non desistono dalla vita? Quanti coloro che non si lamentano della loro sorte, sebbene ne soffrano dentro? Le stelle nel cielo orbitano fino al centro della gravità…ma alla fine solo tu, misera, danzerai nel cuore della foresta, nonostante la tua fragilità. E’ dunque di coloro che più sono piccoli e silenziosi…il destino più gravoso?”
 
Il piccolo insetto spicca nuovamente il volo, alle sue spalle.
Lui si volta…ed i suoi occhi tristi incrociano quei cristalli azzurri e luminosi della bambina-Buster Machine dai capelli rosa:
E’ in piedi, indugia nell’avvicinarsi, lontana.
 
Ma quella sensazione di calore che si sprigiona tra un palpito d’ali e l’altro riesce a raggiungere e pervadere i loro insiemi di ricordi misti a percezioni sensoriali ed astrattive che sono soliti chiamare ‘animo.’
Le loro bocche si incurvano in lievissimi sorrisi, mentre entrambi muovono un passo in avanti, l’uno verso l’altra.
 
 
*   *   *
 
 
Contemporaneamente. Appartamenti del Ammiraglio Maggiore Colonnello Witwicky.
 
Quando la porta della grandissima cabina finemente arredata si aprì, il Colonnello entrò frettolosamente, tirandosi via i guanti e gettandoli su un tavolino d’acciaio e vetro, all’ingresso.
Alzò lo sguardo, nel richiudersi l’uscio alle spalle, ed il suo primo pensiero fu per la donna che già attendeva il suo rientro.
 
…stasera, quando ritornerà nei suoi appartamenti, apra il cuore a sua moglie e le dica ciò che davvero prova per lei…
Le parole di Leon Marshall risuonarono nella sua testa.
 
Fece per aprire bocca, ma le sue parole si mescolarono goffamente a quelle di lei:
“Devo dirti una cosa…!”
“No, prima tu…” – si corresse immediatamente, portandosi di fronte a l’avvenente scienziata dai lunghissimi capelli corvini.
Lo sguardo di Mikaela correva incostante tra quegli occhi perennemente affaticati e le finestre a pavimento della cabina, mentre la sua voce vibrò di insolita sicurezza:
“Io…devo confessarti una cosa. Vedi, il fatto è che…ecco, sì…sono incinta.”
Il volto infelice del giovane marito parve irradiarsi di luce propria:
“Tesoro ma questo è fantastico…!”
“No, non lo è!” –gridò lei, nel trattenere i singhiozzi amari delle lacrime, e tentando di mantenere un contegno, facendo finta di aggiustare le sgualciture della giacca dell’Ammiraglio.
Quest’ultimo parve non afferrare quella reazione, stringendole le spalle con le mani:
“Ma…è il nostro bambino! E’ una vita che lo desideriamo!”
“Sì, esatto!” – la donna si morse un labbro, disperata – “E ciò che è peggio è che probabilmente non conoscerà mai suo padre! Senza contare che…”
S’interruppe, deglutendo; poi riprese:
“…senza contare che vivrà un’infanzia nella consapevolezza di andare incontro allo stesso destino…”
 
Non potendo trattenerla dalle lacrime, tutto ciò che fu in grado di fare fu cingerle le spalle e la schiena, chinandosi sul suo collo.
Qualcosa gli attraversò la mente: un ritornello, una filastrocca…un motivetto infantile, riposante…eppure allo stesso tempo struggente nell’interno.
Era qualcosa che li aveva uniti da anni…forse una di quelle dannate musiche alla radio che suonano mentre parli in un bar o nella propria casa, lontani kilometri tra noi.
 
Decise che l’unica cosa di lui che avrebbe potuto, per un momento, rassicurarla sarebbero state quelle poche parole musicali, appena mormorate:
You were standing in the wake of Devastation, you were waiting on the edge of the Unknown. With the Cataclysm raining down…inside’s crying, ‘save me now’…you were there and possibly alone. And in a burst of light that blinded every Angel, as if the Sky had blown the Heavens into Stars, you felt the Gravity of tempered Grace, Falling into the empty Space. No one there to catch you in their arms…do you feel cold and lost in desperation? You build up Hope, but failure's all you've known. Remember all the sadness and frustration…and let it go…let it go…
 
Infine si ricompose, poi la costrinse a fissarlo nelle pupille:
“Ora ascoltami bene: verso la morte siamo spinti dal momento della nascita! Su questo e su pensieri del genere dobbiamo meditare, se vogliamo attendere serenamente quell'Ultima Ora che ci spaventa e ci rende inquiete tutte le altre! Ecco il nostro errore: vediamo la morte davanti a noi e invece gran parte di essa è già alle nostre spalle: appartiene alla morte la vita passata! E poi…ho ricontrollato l’albero genealogico: la Sindrome salta una generazione; nostro figlio sarà esattamente come tutti gli altri!”
Quelle lacrime amare di pianto infelice mutarono ben presto in manifestazioni di gioia, mentre un sorriso ampio ma frammentato si dipinse sul bel volto della Dottoressa Banes:
“Dici sul serio…?”
“Sì...” – rispose a fatica lui, mentre le loro labbra erano già intessute in un bacio carico di vita.
“Meraviglioso…è meraviglio…” – sussurrò ancora lei, allontanando ed avvicinando continuamente il volto del ragazzo al suo.
“Sì, lo è…” – continuò lui, a metà amplesso.
 
Le loro braccia si serrano sui corpi, mentre labbra e sguardi si fusero in uno solo corpo.
 
Mentre le luci della stanza si affievolirono fino ad un blu soffuso, il lume delle stelle su un bicchiere di vetro, stagliò miracolosi riflessi su un foglio di carta intestata ‘S. L. I. Witwicky’, a capo del quale una bella grafia aveva inciso la scritta ‘The Heady Feeling of Freedom’.
L’Inebriante Senso di Libertà’.
 
 
*   *   *
 
 
Trentatré minuti dopo. Planetario. Stessa Nave.
 
 
Naruto mosse un passo sul pavimento composto dai lucidi vetri dei pannelli-proiettori, in una distesa di placida acqua computerizzata.
La leggera vibrazione che scaturì si allungò, in una rappresentazione digitale, in ampie onde concentriche, da sotto i suoi piedi fino ai margini dell’osservatorio totalmente vuoto.
Camminò ancora, lasciando un impronta luminescente dietro di sé sul suolo interattivo.
Sollevò lo sguardo: la cupola di copertura riproduceva un cielo crepuscolare, prossimo all’oscurità.
Senza dire nulla, continuò a proseguire, ascoltando il suono del suo stesso respiro, mentre la notte calava nella stanza, passo dopo passo.
 
Milioni di minuscole led bianchi si illuminarono, nel soffitto, mentre batuffoli di luce davano corpo a galassie e nebulose cosmiche, in un cielo notturno mai visto ad occhio nudo.
Proiettori invisibili modellarono nell’aria pianeti e sistemi solari, sfere dai colori cangianti e sorprendenti, di ogni dimensioni.
In una sorta di danza universale, la meravigliosa e fredda geometria aritmetica dello Spazio disegnò complicate orbite e volute, in un oceano di luce bianca e fosforescente, cosparsa di pulviscoli stellari.
 
Il ragazzo girò su sé stesso, estasiato da quella vista così spettacolarmente naturale che si dispiegava vento nella grande sala multimediale.
Allungò un dito verso una stella e, istantaneamente, un video straordinariamente sorprendente ne causò l’implosione, creando una Supernova.
 
L’Energia Potenziale Gravitazionale si riprodusse come una vampata di fiamme azzurre e violacee, mentre un Buco Nero si aprì sotto i suoi piedi, senza però attirarlo.
Luci abbaglianti si condensarono all’imboccatura del Wormhole, fin quando non si richiuse su sé stesso con una deflagrazione armoniosa di luce meravigliosa ed estatica.
 
Si voltò ancora e, tra la Via Lattea, la Galassia di Andromeda e la Nebulosa di Magellano, vide un essere di rara bellezza, estrema perfino in quel Paradiso di giochi stellari.
Tutto rallentò, congelandosi a mezz’aria, mentre la ragazza bionda dei suoi sogni sorrise:
“Sapevo di trovarti qui…”
 
“Perché sono un tipo prevedibile.” – ammise lui.
 
“L’essere prevedibile non rende la persona amata meno unica.” – gli si fece prossima, camminando a passi lenti, con quel sorriso luminoso più di cento Soli – “Guardati intorno: tutto questo è semplicemente meraviglioso, un capolavoro che Dio ha saputo creare in Principio, ma che poi ha lasciato evolvere da sé. Nonostante l’umanità sappia calcolare con esattezza ogni respiro di vita di una Stella, nonostante sia in grado di viaggiare a velocità superiori perfino a quelle consentite dalla natura…nonostante sia tutto così prevedibile, resta ancora qualcosa di bello in modo sconvolgente.”
Lui le si avvicinò, poggiando la fonte contro la sua:
“Sconvolto è l’animo dell’uomo che si lascia perdere nelle passioni umane. Le tecnologie hanno il dono della lucida imperturbabilità, ma è proprio per l’ossessiva debolezza dell’animo umano, che possiamo godere delle gioie di fenomeni per noi enormi, eppure tanto insignificanti nell’Universo. Forse, un giorno, le Macchine risolveranno tutti i problemi dell’Uomo…ma non riusciranno mai a porne di nuovi.”
 
L’avviso all’interfono del salto WARP-dimensionale risuonò in tutto il Dreadnought, ma le loro orecchie erano già tappate dal sibilo delle frecce di Amore.
 
“Sei felice?” – chiede lei, i grandi occhi cianotici aperti come petali preziosi.
“Forse questa non è felicità, poiché se deve essere eterna…beh, questa durerà pochi attimi. Nonostante ciò…io sono felice. Qui…”
“…con te.” – terminò lei, zittendolo con un bacio lento delle labbra bianche e sottilissime.
 
Ed il cielo artificiale si assottigliò in miriadi di strisce luminose bianche, riproducendo la visuale del Sub-Spazio.
 
Da qualche parte un ragazzo solitario e Colei-che-Amò-senza-un-Cuore si stringono vicini, ammirando dalla vetrata l’Infinito dell’Universo dissolversi in decine di altre dimensioni.
Le dita s’intrecciano ed un arco di elettricità azzurro danza tra le punte delle loro mani.
 
Nella loro stanza, un uomo ed una donna giacciono a letto, amandosi per quel poco che è ancora loro concesso.
 
Ed in quell’unica notte serena da molti giorni, in quella notte di viaggi inter-spaziali, di leggi fisiche infrante dall’amore umano, di Astronavi fendenti le acque dell’Oceano Universale carico di vita…
 

Tutte le Luci nel Cielo non potevano che essere Stelle.
 

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Capitolo 7
*** Giorno 5: The Heady Feeling of Freedom - Il nostro Coach! ***


Nota di servizio:

Volevo solo cogliere l’occasione per ringraziare tutti i commenti e le visite che questa mia seconda long-fiction sta ricevendo: con questo capitolo segno più della metà di questo progetto, quindi non manca molto alla fine definitiva.

Volevo solo cogliere l’occasione per ringraziarvi di tutti i commenti e le visite che ricevo ad ogni capitolo: mi rendete immensamente felice ^^
Spero che questo capitolo si di vostro gradimento e che sarete abbastanza martiri da seguire per intero tutti i restanti, ammesso che la fiction vi piaccia ^^
Grazie ancora di cuore.

 
 
Giorno 5:
The Heady Feeling of Freedom– Il nostro Coach!
 
Universo sconosciuto. Eden. Ora ignota.
 
La pendola di cristallo batteva incessantemente il tempo, nel grande salone arabescato, facendo oscillare per rifrazioni la composizione fiorale rovesciata, appesa sul soffitto.
Quell’Albero della Vita stilizzato attendeva immobile il suo nutrimento.
Una dalia si nera staccò, morendo.
Precipitò lentamente, raggiungendo il palmo d’avorio di una mano spettrale.
 
“Piccolo fiore vestito di nero…” – sospirò l’Angelo delle Tenebre, accarezzandone i petali – “…in questo cielo puntellato di stelle, la tua sagoma va scomparendo…mentre gridi in silenzio di venire soccorso e tratto in salvo. ‘Tic-toc’ fa l’orologio del Fato…i secondi scorrono inesorabili, mentre attendi un destino morente a te già noto. La tua anima senz’ali che non riesce a librarsi al di sopra di esso…”
 
Un sorriso malevolo si apre sul volto dell’uomo perversamente bello.
Schiude le dita, lasciando cadere il bocciolo.
Quel lieve urto contro il pavimento risuona come un’esplosione, nella grande sala silente.
I suoi occhi sottili e penetranti rilucono di ametista; un’ombra di pura perfidia mista a commozione aleggia sul suo volto, mentre calpesta al suolo il fiore, spargendone in un mare di petali oscuri gli ultimi disperati cenni di vita:
“E alla fine cosa rimarrà di te…se non l’Inebriante Senso di Libertà?”
 
 
*   *   *
 
 
Ore 09:35. Appartamenti del Ammiraglio Maggiore Colonnello Witwicky. Transcendent Super Spiral Dreadnought ‘Cathedral TERRA’.
 
 
“E ORA CHE STORIA E’ QUESTA?!”
Sprangando violentemente la porta, Ryan irruppe nella stanza a pugni stretti.
 
Voltandosi appena sul divano, l’Ammiraglio lo fissò con palese fastidio:
“Cos’è: adesso non si usa più nemmeno bussare?”
 
“E secondo te è preferibile prendere decisioni del genere senza nemmeno avvertirmi?!” – protestò il ragazzo, su tutte le furie.
 
“Mi pare che ti abbiano avvertito, se sei arrivato fin qui…” – notò l’uomo, con apparente distacco.
 
Ryan si morse un labbro, tentando di trattenere qualche istinto troppo impulsivo; strinse i pugni e continuò:
“Non è questo il punto! Voglio dire: come hai potuto togliermi Soixante-Six?! Maledizione, Sam, mi pare di averti già dimostrato le mie capacità! Che motivo c’era di…”
 
“Che ti sia quasi fatto ammazzare durante l’ultima battaglia ti basta come motivazione?” – lo interruppe l’altro.
 
“Oh, andiamo!” – Ryan girò sui tacchi, piantando le mani sui fianchi – “Avevo tutto sotto controllo!”
 
“Come no: fare scudo a Dix-Neuf e ritrovarsi con dieci Mostri Spaziali conficcati nel corpo è stato del tutto controllato. Molto maturo, da parte tua.”
 
Il ragazzo mosse un passo in avanti, per il nervosismo:
“Ma era per una buona causa! Lar’C sarebbe morta se…”
 
“L’hai prevalicata all’operazione, lasciando la tua posizione e mettendo tutti in pericolo!” – il Colonnello sembrava aver perso fiato e pazienza a sufficienza: si alzò di scatto e gli si avvicinò bruscamente – “Per quanto possa trovare eroico il tuo gesto, hai trasgredito ad un ordine fondamentale! Là fuori non è come alle simulazioni: basta un solo errore e ti ritrovi con le palle arrostite dal Sole, ok?! Dix-Neuf ne è uscito gravemente danneggiato, perché hai permesso ai nemici di oltrepassare la Linea di Fuoco: se non fosse stato per te, ora nemmeno Lar’C sarebbe costretta a starsene con le mani in mano! Non posso fidarmi se non riesci a capire nemmeno questo…”
“Cosa…? Non dirai sul serio?” – il ragazzo lo fissò con un misto di disperazione ed odio.
“Mai stato più serio.” – ripose, fissandolo dritto negli occhi – “Hatori ha disposto così: a differenza di te, io obbedirò agli ordini. E questo è quanto.”
 
Per un momento, Ryan ne ebbe quasi paura; non lo aveva mai visto così duro in volto: le spalle ritte, gli occhi taglienti e gelidi come quelli di una statua, pareva sovrastarlo con tutta la sua figura.
Un modo d’essere che aveva perso ogni traccia di familiarità e che – per fortuna – non mostrava spesso.
Ma nonostante tutto, il risentimento ebbe il sopravvento sul buon senso del giovane Topless:
“Hatori, Hatori, HATORI!! Sembra che esista solo lui! Ma qui si parla di noi! Lo sai quanto ho aspettato per poter…per potere essere come te! E per un solo errore, mandi all’aria tutti questi anni! E lo fai con quella faccia tosta che ti ritrovi, obbedendo ad ogni cenno di quell’uomo che normalmente non potresti sopportare! Ma insomma: quale uomo sui fa mettere così i piedi in testa?!”
 
“ORA BASTA!!”
Con un grido di rara esasperazione, l’Ammiraglio Witwicky gli assestò un violento manrovescio, che lo costrinse a voltarsi di tre quarti.
Il ragazzo, sbigottito, si portò una mano al labbro spaccato.
Lui lo fissò per un momento, ardendo di rabbia, trattenendosi a mala pena.
Infine si lasciò andare:
Lo afferrò per il bavero della divisa e lo incollò al muro, ammollandogli un secondo ceffone; lo scaraventò al suolo e, prendendolo ripetutamente a calci nello stomaco con una ferocia che lasciò egli stesso amaramente sorpreso, lo redarguì come mai prima d’ora:
“RAZZA DI IDIOTA SENZA CERVELLO!! INGRATO!! PENSI DI ESSERE PADRONE DELLA TUA VITA MA NON NE CAPISCI IL VALORE!!”
 
Poi si frenò, ansimante.
Si voltò di spalle, tentando di calmarsi e darsi un contegno:
“Anche papà avrebbe fatto la mia stessa scelta…”
 
“MA TU NON SEI LUI!” – gridò il ragazzo tra le lacrime.
“Quello che mi fa più male…” – Ryan si rialzò a fatica, uggiolando – “…è vedere come ti scordi presto del tuo ruolo, Sam. E proprio vero che il potere logora chi non ne ha!”
 
L’Ammiraglio si morse la lingua, per non infierire ulteriormente.
Infine tagliò la conversazione con una lucidità d’eloquenza quasi spietata:
“Da oggi non prenderai più parti alle operazioni su campo; così ho deciso. In qualità di tuo superiore, non ti è permesso chiamarmi per nome. D’ora in avanti ti riferirai a me solo con ‘Ammiraglio Witwicky’, ‘Signor Colonnello’ o ‘Signore’. Non ti concedo altre confidenze.”
 
Fissandolo con un disprezzo doloroso, Ryan abbandonò la stanza, sputandogli addosso quelle ultime parole come veleno:
Va’ a farti fottere…‘Signor Colonnello’!”
 
Uscì dall’appartamento in lacrime, scontrandosi con una Mikaela sorpresa ed in rientro.
Lei fissò il marito sconcertata:
“Cosa diavolo è successo qui?!”
“Nulla.” – rispose , sospirando – “Ribellione adolescenziale.”
 
Si sedette sulla poltrona, fissando lo Spazio in distorsione fuori dalle finestre:
“Ma a chi voglio darla a bere? Sono appena stato insultato da un mio sottoposto. Wow.”
Lei, invece che incupirsi, intuì l’antifona e sorrise, sedendogli dietro e provando a distendere quelle spalle maledettamente irrigidite:
“No: sei stato insultato da tuo fratello.”
“Lui non è mio fratello.”
“Ma è come se lo fosse, vero? Avanti, ammettilo: tu faresti carte false per lui! Forse sei stato un po’ troppo duro…ma gli passerà. Passa sempre.”
“Secondo te sono tanto stronzo?” – le chiese quasi divertito.
“No, non lo sei. A volte stronzeggi…ma non lo sei fino al midollo.”
“Rincuorante.”
 
Poi gettò il capo all’indietro, espirando:
“Non ho più tempo per lasciar correre: vorrei solo che Ryan imparasse a camminare da solo prima che me ne vada. Non voglio lasciarlo e non voglio lasciare te.”
Lei voltò lo sguardo altrove, fingendo di non capire.
Si levò in piedi, cambiando argomento:
“Si sta facendo tardi; devo raggiungere la Akagi e Littner prima di uscire dall’Iper-Guida. Sarà meglio che anche tu ti prepari.”
 
Lui lasciò che il suo sguardo si perdesse a fissare il suolo:
“Però, che ironia: la mia vita non durerà più di altre quattro o cinque ore. Ho fame.”
 
 
*   *   *
 
 
Ore 10:00. Ponte di Comando. Stessa Nave.
 
“La Navigazione C+ procede periodicamente.” – assicurò un elaboratore ESPer della DEAVA – “A velocità di crociera dovremmo raggiungere il centro della Ga-…”
 
Un allarme stridente troncò la frase, mentre gli ologrammi volatili esagonali riempirono gli spazi del nuovo Central Dogma.
 
“Cosa succede?!” – chiese bruscamente il Capitano Katsuragi.
 
“Il MAGI rileva Campi Anti-Spirale in tutta la zona sub-spaziale adiacente alla Cathedral TERRA!” – gridò Hyuga – “Ce ne sono a migliaia…anzi, milioni!”
“Dannazione…non ci voleva!” – imprecò Misato, in un sibilo.”
 
“Hanno già deciso di attaccarci?” – mormorò Fuyutsuki – “Dunque intendono giocare sporco.”
“Più ci avviciniamo alla nostra meta, più loro tenteranno di imporre il loro volere…” – sospirò Fudo.
Ikari strinse le dita delle mani intrecciate sul suo viso:
“Ma tuttavia non permetteremo loro di ostacolare il nostro messaggio di vita!”
 
“Le fluttuazioni gravitazionali singolari sono in avvicinamento: se non interveniamo ora rischiamo di venire coinvolti in un fuoco incrociato!” – esclamò allarmato Mark.
 
Hatori batté un pugno sulla sua scrivania:
“Siamo in modalità WARP, come possono essere in grado di avvicinarsi tanto nel nostro Sub-Spazio?!”
 
“Impossibile stabilire la posizione corrente del nemico!” – rispose la Dottoressa Banes – “Le Funzioni d’Onda di Schrӧdinger relative agli orbitali sono inferiori al 30%!”
“Ma non ha alcun senso!” – reagì la Akagi – “Non possono essere ammessi Campi d’Esistenza tanto vasti!”
“Questo significherebbe…” – Leeron si morse un’unghia smaltata di violetto – “…che i nostri nemici sono contemporaneamente ovunque ed in nessuno luogo!”
 
“Gli Anti-Spiral sono in grado di sfruttare i Flussi Gauss delle Superstringhe n-dimensionali per viaggiare nel Tunnel Spazio-Temporale” – proferì profondamente Lord Genome – “La Cathedral TERRA è ovviamente in grado di intercettarli, ma il resto della Flotta resterebbe scoperto: ingaggiare battaglia a velocità ultra-luce sarebbe troppo rischioso.”
 
Dayakka impugnò l’enorme leva d’emergenza di comando:
“Qualunque siano le loro caratteristiche non possiamo combatterli ora! Manovra d’emergenza: emersione dal Sub-Spazio! Decelerate gradualmente, se non vogliamo diventare tutti dei Taro Urashima!”
 
Maggie impostò il comando al MAGI System:
“Ricevuto! A tutte le navi: WARP-out!”
 
Lord Genome sussurrò in un lugubre soffio:
“Aspettatevi la più grande battaglia finora affrontata…”
 
 
*   *   *
 
 
Dieci minuti dopo. Hangar.
 
L’allarme risuonava ancora assordante per tutti Livelli.
 
Un ragazzo ed un ragazza si fissano per un momento, ai piedi di un gigante meccanico nero dal volto inquietante.
 
“Allora…hai deciso di combattere anche tu, questa volta?” – chiede Naruto, distogliendo lo sguardo dagli occhi vitrei della ragazza.”
“Sì.” – risponde lei – “Suppongo di non avere scelta.”
“Non lo trovo giusto…” – stringe i pugni convulsamente; gli occhi ardono di odio – “…se non fosse stato per tutto questo, se non fosse stato per me…adesso tu…”
 
“Ora fa silenzio…” – inaspettatamente, la ragazza gli serrò le labbra con un bacio frugale; poi si staccò, sussurrando alle sue orecchie – “…siamo minuscoli esseri in un Universo troppo vasto per essere compreso. Eppure, anche se non sono altro che un granello di polvere, voglio combattere proprio per questa mia polvere…affinché un giorno si tramuti in oro. Se ho avuto paura, prima d’ora…se ho dubitato anche solo inconsciamente di te…io oggi rimetto tutti i miei peccati.”
 
Senza dire altro, lei lo abbandona.
Lui fa come per stringere ancora la sua sagoma…ma il bel viso sorridente e malinconico di lei svanisce oltre il portello di chiusura automatica dell’abitacolo del Solvernia-Lazengann.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Ci siamo! Tutte le navi da guerra hanno raggiunto lo Spazio Galileiano! Presenze ostili in numero di cinquecento milioni!”
 
“Vogliono impressionarci…” – la bocca di Misato si incurvò in un ghigno di sfida – “…e va bene! Dispiego di tutte le risorse: Unità Evangelion, Buster Machines e Gunmen pronte al lancio! Vector Machines in uscita alle rampe n.4, 5 e 6! Dreadnought in assetto da combattimento: disinnesco di tutti i siluri anti-gravitonici e dei laser a temperatura sub-zero!”
Poi si voltò verso il Consiglio:
“Comandante Jiiha, pensa di poter fornire l’energia necessaria all’offensiva tramite il suo Arc-Gurren-Lagann?”
 
“Naturalmente.” – rispose con decisione, indossando l’ampio mantella di pelle nera e rossa – “Raggiungo immediatamente il Settore!”
 
“Perfetto.” – la donna incurvò le sopracciglia, fissando lo Spazio inondato di mostro, oltre le vetrate del Ponte – “Questa volta…gli scateneremo contro tutta la potenza della Cathedral TERRA!”
 
 
*   *   *
 
 
Spazio Esterno.
 
Lentamente, incalcolabili milioni di oggetti pseudo-meccanici dalle forme antropomorfe si schierarono nello Spazio Siderale, ormai sempre più interno al cuore pulsante della Via Lattea; su ognuno di essi, i sottili occhi lattescenti di volti androgini si spalancarono come braci folli:
 
Due navi aliene ampie interi agglomerati di pianeti sovrastavano l’intero campo di battaglia, come ciclopici e silenti scrutatori del Destino.
 
A migliaia di kilometri di distanza, le truppe al completo della TERRA si stagliarono contro l’enorme volto della Cattedrale Volante.
 
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“Così sarebbero tutti nostri nemici?” – domandò sprezzante Yoko – “Allora fanno sul serio, oggi!”
“Che importa!” – gridò un qualche Topless, nella pluri-comunicazione – “Friggiamoli!”
 
La piccola Buster Machine n.7attivò i propulsori, guidando la prima offensiva di Macchine Combattenti, spostandosi a velocità sub-luce.
 
L’espulsione di milioni di razzi dalla Cathedral TERRA marcò il segnale decisivo:
 
Perdendosi tra le scie luminose dei siluri anti-gravitonici, un gruppo la squadra Valkyrie si mescolò ai Grapearl della DAI-GURREN, generando una rutilante tempesta mitragliatrice di proiettili e torpedini a ricezione.
 
Le armi a lungo raggio della Nave Ammiraglia si scontrarono dopo appena 200.000 kilometri contro i raggi termo-aggressori delle strutture Anti-Spiral più grandi, causando una schermaglia esplosiva che invase il resto dello Spazio.
 
Lo Space King Kittan oltrepassò la prima fila di carcasse nemiche, mentre la punta della sua lancia spiralizzata s’irradiò d’azzurro.
Il pilota gridò il comando omonimo:
KITTAN BEAM!!”
Un fascio elettrostatico si allungò in linea retta, polverizzando centinaia di oggetti volanti.
Il Blackbird nero, noto come ‘Jetfire’ volteggiò in una rete intricata di plasmi esplosivi ed affiancò il Gunmen dorato, contrattaccando con il Fucile ad Accelerazione Lineare: il laser scarlatto s’intrecciò al primo, aggiungendo potenza di fuoco.
In lontananza, una grande sfera dalle sfumature azzurre e rosse si allargò tra le schiere nemiche, vivida contro il nero assoluto dello Spazio profondo.
 
“Niente male per un fracassone come te, Bachika!” – si complimentò il Colonnello a metà strada tra l’onestà e lo scherno.
“Niente male per uno Yankee come te, Lennox.” – fece eco il pilota.
 
Planando ad incredibile velocità lungo la fusoliera della Cathedral TERRA, il Super-04 attivò manualmente le torpedini nascoste del Dreadnought, grandi come grattaceli.
La copertura di sicurezza saltò via, espellendo le bombe.
 
Winchester tirò a sé le leve d’accensione:
“Mari, scollega il modulo di volo!”
Roger!”
I morsetti delle ali meccaniche liberarono il colossale Evangelion argentato, che roteò in picchiata, estraendo la lunga arma da taglio, simile ad un crocifisso.
Si fermò; una scia verticale di esplosioni si generò pochi secondi dopo.
 
Nel mezzo del caos apocalittico di navi aliene, lo Shinkirou, Vingt-Sept e la Quatre-Vingt-Dix si strinsero schiena-a-schiena.
Tycho concesse una rapida occhiata al suo monitor:
“Arrivano da tutte le direzioni: circa duecento!”
Lelouch strappò via il Sigillo Topless:
Buster Shield!”
La BM nera e oro generò un campo anti-intrusione simile ad un dodecaedro ametista, proteggendo il gruppo dalla furente massa di enormi mani meccaniche e coleotteri dalle corazze rosse parzialmente meccaniche in rotta di collisione.
“Togliamoli di mezzo!” – gridò Nikolas – “Feather Storm!”
Buster Doppler Smash!”
Ramperouge dischiuse le difese:
Exotic Manoeuvre! Drive ‘B’: Buster Flail!”
Lo scudo si aprì come una serie di lunghe catene esagonali, disperdendo gli aggressori; le sezioni si agitarono nel Vuoto come fruste, dividendo i mostri.
Una scarica di piume meccaniche dipartì dalle ali della BM bianca, esplodendo all’orizzonte, mentre i raggi del Buster Smash di Tycho inseguirono gli Anti-Spiral più lontani.
Le fruste di luce si retrassero; le piume scomparvero all’orizzonte; i raggi si estinsero.
Un’infinità di sfere di luce abbagliò l’area circostante, liberandola da migliaia di ostilità.
 
Altri cinquemila Anti-Spiral ibridati a Mostri Spaziali aggredirono lo scafo di uno dei tre Exelion superstiti, aggrappandosi ad esso; tutta la nave s’inclinò sotto il peso insostenibile, mentre una sorta di bocca semi-organica si aprì sulla prua.
“Ayanami, obiettivi ad ore 4:00. L’Exelion ormai è corrotto, non possiamo risparmiarlo.” – constatò con innaturale freddezza Cris, nella Synchro Plug.
“Ricevuto.”
Il mortaio gigantesco del cannone orbitale del Super-00 ruotò totalmente su sé stesso, puntando i bersagli.
Il raggio bianco si allungò dalla bocca dell’arma, attraversando da un capo all’altro la nave terrestre.
Un breve bagliore al centro della Fregata d’Assalto; l’intera struttura divampò in un’immensa croce di fuoco verticale, i cui bracci si persero nel Cosmo.
 
Tentando di farsi largo tra gli altri Gunmen, l’Unità della prosperosa Yoko Littner spalancò i lancia-razzi:
Yoko W Tank: fuoco!”
I siluri a propulsione elettrica si allontanarono dal Gunmen rosa; un raggio nemico proveniente da sinistra colpì in pieno il mecha, squarciandolo di striscio e strappandone il grande cannone superiore.
Dolorante, seppur illesa, la pilota si rivolse alla beta children della NERV, distante soli seicento metri:
“Asuka, sono stata colpita! Il mio fucile!”
Versteht!” – annuì con decisione la ragazza, all’altro capo del SOUND ONLY.
 
La bocca meccanica del Titano Rosso si spalancò, mentre l’Eva 02 si tuffò nel vuoto, spalancando gli alettoni orizzontali di un complicato aliante meccanizzato.
Planò rapidamente, afferrando ciò che rimaneva del fucile del Tank; attivò l’utilizzo manuale, risalendo di quota.
La pilota infilò il casco di puntamento, mentre il visore si riempì di punti rossi, individuando singolarmente ogni obiettivo nel raggio di tre kilometri.
Premette il grilletto.
Contro la sagoma bianca di una Luna extra-terrestre, lo 02 fece fuoco.
 
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Quasi colpiti da proiettili invisibili, i Anti-Space Monster di minore grandezza esplosero istantaneamente in uno schizzo di sangue e fiamme.
Vittoriosa e spavalda, Asuka tirò via l’elmetto di puntamento:
“E con questi fanno trecento!”
 
Costretto nel Mark.06 all’abitacolo di ancoraggio del Super-Evangelion 01, Naruto spinse con quanta più forza sulle leve di pilotaggio:
“Unità Evangelion 06: Slave Mode! A.T.Field…sviluppo massimo!”
Il co-pilota terminò la procedura:
UNISON MANOEUVRE: Brightening Storm Flash!”
Trasportando l’energia quantizzata dalla sub-Unità all’esoscheletro, il Super-01 dischiuse i palmi delle mani, mentre due vortici di A.T.Field azzurro rotearono come seghe circolari.
Allontanandosi a distanza di sicurezza in retromarcia, scagliò gli shuriken anti-intrusione; fendendo una piccola squadriglia di velivoli ostili, si congiunsero in un unico punto:
La sfera di luce si ridusse ad un lume impercettibile…per poi allargarsi nuovamente in una continua serie di deflagrazioni energetica, che spaziarono per oltre cinquanta kilometri.
 
Improvvisamente, un fulmine nero sorpassò il colosso viola.
Naruto boccheggiò incredulo:
“Il L-Lazengann? Questo vuol dire che lì c’è…!”
 
“Sei pronta, ragazzina?!” – chiese euforica Nia Teppelin, nella cabina ventrale del mecha nero .
“Certo!” – rispose la pianista dai lunghi capelli dorati – “Non ho intenzione di svanire nello Spazio come un lume in estinzione!”
Il Solvernia-Lazengann si avvitò in una complicata seria di ampie volute, schivando abilmente le decine di raggi e proiettili incrociati, amici e nemici.
Le voci delle due giovani spazio-aviatrici si fusero in una:
LAZENGANN…OVERLOAD!!!”
Il robot strinse la gambe al petto, ruotando all’indietro; poi si ridistese, mentre da tutto il corpo affiorarono decine di trivelle nere, mobili come tentacoli.
Piegandosi in molteplici angoli, le appendici perforarono in linea retta più di un migliaio di Anti-Spiral.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Non è possibile!” – la voce strozzata di una Topless graffiò il fermento affaccendato della sala – “Sono troppi! Siamo riusciti ad eliminarne a mala pena duecentocinquanta milioni! Ne restano ancora più della metà!”
 
Il Capitano Katsuragi si sedette stancamente su una sedia, reggendosi la fronte con una mano, tentando invano di riflettere:
“Dunque combattiamo una battaglia impossibile contro nemici che non conosciamo?”
“Potrebbero nascondersi umani o altre creature che lottano per la propria sopravvivenza, all’interno di quei mostri spaventosi…” – mormorò Leon, stringendo un pugno.
 
“Siamo quindi destinati a soccombere…o lasciar soccombere altre civiltà, per il nostro solo volere?” – domandò retoricamente Fuyutsuki.
 
Il giovane Colonnello della FRATERNITY fissò per un lungo istante lo Spazio frastagliato dalle esplosioni:
La libertà di vita dovrebbe poter essere concessa a chiunque…eppure è proprio per essa che le persone combattono ed uccidono: per affermare quel desiderio di sopravvivenza che hanno di più prezioso. Sebbene io trovi inutile, ormai, combattere per la mia stessa vita…non posso fare a meno di chinare il capo sotto questo istinto primitivo.
Si voltò verso il suo Generale:
“Signore...data la difficoltà riscontrata dalle truppe…credo sia il momento adatto.”
 
Lui lo fissò severo, oltre gli occhiali oscurati; per la prima volta, la voce di Achab ‘Hatori’ Ivankov fremette d’inquietudine:
“Ne abbiamo già discusso. Il permesso le è accordato.
 
“Ha le chiavi della False-DEAVA…” – lo avvisò Fudo – “…spero solo che lei non abbia rimpianti, giovanotto.”
 
Lui non rispose, limitandosi a concedere un’occhiata frugale alla giovane consorte.
Infine batté i tacchi ed eseguì un saluto marziale:
“Chiedo congedo. Combattere al vostro fianco…è stato un onore.”
“L’onore è stato il mio, Ammiraglio.” – replicò lentamente il Generale.
 
A parte il Consiglio e la Mikaela Banes, nessuno comprese affondo il motivo di quel gesto.
 
 
*   *   *
 
 
Un’ora dopo. Settore ignoto. Stessa Nave.
 
Un’enorme astronave galleggiava all’interno di un hangar a zero-G, mentre decine di carrucole ed ingranaggi si agitavano assieme a braccia meccanici di messa a punto; sulla carena spicca il logo della DEAVA.
 
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“Sei sicuro di ciò che stai facendo, Sam?” – chiese il corpulento Casio Takashiro, affaccendandosi sulla strumentazione di ancoraggio – “Sai come la penso…”
 
“Sì, lo so.” – ripose seccamente; poi sembrò rammaricarsi – “Ma non ha senso starsene qui, giusto? Conosci anche tu il ‘Motto dei Witwicky’: niente sacrificio, niente vittoria.”
 
L’ometto si accigliò, avvicinandosi a lui:
“Fino a qualche anno fa non la pensavi così…”
“Fino a qualche hanno fa non ne avrei avuto motivo. Se ora mi tirassi indietro…con quale faccia potrei guardarmi allo specchio?”
 
Quella frase strappò un sorriso amaro al meccanico…rammentando un dialogo pressoché identico, ripetuto anni addietro; provò a ripescarlo dai ricordi:
Non potresti. E quando ti chiederanno ‘hey, cosa facevi quando hanno conquistato il mondo?’, tu risponderai…
… ‘niente. Stavo lì e guardavo’.” – terminò l’amico di sempre; poi inspirò a fondo – “Non farò nulla di simile: il rimorso lascia solo il controllo all’indecisione…ed alla fine non giova a nulla. La False-DEAVA è pronta?”
“Sì.”
“E la N.13?”
Casio temporeggiò per un istante:
“Oh…certo. Non sono l’unico a disapprovare la tue scelte…anche lui è contrariato.”
 
Il motore della Camaro gialla del Colonello produsse uno strano rumore, quasi un brontolìo di dissenso, mentre i fanali si affievolirono.
 
“C’era da aspettarselo; tutti e tre mi avete sempre considerato il bambino da proteggere.”
“Ma i bambini sono coloro che oltrepassano le nubi con lo sguardo, quando tutti gli altri sono chini sul precipizio. Non è una vita che puoi sprecare, la tua.”
 
L’Ammiraglio Witwicky finse di sorvolare l’argomento:
“Sai com’è: la vita è ciò che capita quando hai altri progetti!”
Salì sulla carena della colossale Base Volante della DEAVA, stringendo la cerniera della sua giacca.
Casio passò una mano sul cofano dell’automobile, spostando lo sguardo fino al giovane ufficiale:
“Ne abbiamo fatte, insieme, noi tre!”
 
“Già!” – ripose Witwicky, alzando la voce oltre il frastuono dei reattori – “Ma con quell’altro ho ancora un piccolo lavoro da terminare!”
 
Casio smise di sorridere:
“Sam, torna su quella Nave o senza di essa…ma torna da eroe.”
 
Lui stentò un moto di audacia:
“Ho mai fatto il contrario?”
E sparì al suo interno, mentre una kilometrica rampa di lancio virtuale s’illuminò oltre la False-DEAVA.
 
 
*   *   *
 
 
Spazio esterno.
 
Le tre Vector Machines si portarono in formazione piramidale; il Vector Mars in posizione preminente:
Concentrazione…Fusione…Go Tight, Aquarion Mars!”
 
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Sirius de Alisia mosse un braccio all’interno dell’abitacolo, lasciando che l’Aquarion lo mimasse, sfoderando una spada:
Nuova Configurazione: Lama a Condensazione dello Spazio-Kelvin!”
Tracciò un’ampia sferzata a vuoto, mentre dalla punta della lama si estese un’interminabile scia di ghiaccio gelido di oltre -273°, tranciando di netto uno stormo di Anti-Space Monster.
“Silvia!” – il pilota dai sottili lineamenti eburnei richiamò a la sorella – “Cambiamo combinazione: open Vector!”
“Agli ordini! Concentrazione…Fusione…Go Tight, Aquarion Luna!”
 
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Moonlight Arrow!”
L’estensione meccanica sul braccio destro del mecha si divise in due metà, mentre un filo di luce si tese tra i due estremi.
Incoccò tre frecce dorate nell’arco, tendendolo; le rilasciò con un sibilo acuto, mentre tracciarono lunghe linee dai colori iridescenti nello Spazio, penetrando in centinaia di velivoli alieni.
 
Rapidamente ed inarrestabile, un Anti-Spiral molto più grande degli altri sfrecciò tra gli schieramenti, distruggendo carcasse ed asteroidi al suo passaggio; il rostro affilato e ricurvo puntato verso il volto scolpito sulla prua della Cathedral TERRA.
La piccola Buster Machine n.7 si portò rapidamente in rotta di collisione.
Incrociò le braccia – i capelli rossi ondeggianti in assenza di gravità – ed esclamò:
“Nono non ti lascerà avvicinare a coloro che tenta di proteggere! Buster Barrage!”
Sei sezioni orizzontali si rivelarono lungo le gambe della ragazza-robot, espellendo una raffica di proiettili elettrostatici ad alto impatto.
Le lamine di luce urtarono il la Creatura Anti-Spirale, strappando ad ogni collisioni grandi porzioni di armatura, fino a scomporlo totalmente in un mare di fuoco.
 
Poi, un rombo assordante accompagnò un’enorme vascello spaziale librarsi poderosamente oltre le retrovie della TERRA.
L’interminabile scafo dell’astronave sfrecciò rapidamente sopra Nono, sospingendola per inerzia.
“Eh?! M-ma cos’è?!”
 
Reika, a bordo del Vector Sol, sgranò gli occhi, stupefatta:
“Quello è…il Quartier Generale della DEAVA?! E’ sceso in campo!”
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“La base di stoccaggio della False-DEAVA è stata violata: la Nave è attualmente oltre le linee belliche!”
“Rilevato un campo Element al suo interno! Presenza di A.T.Field!”
“Cosa?!” – gridò Misato, furibonda – “E chi lo avrebbe permesso?!”
 
Le parole sfuggirono incontrollate dalle labbra perfettamente truccate della Dottoressa Banes:
“Allora...era questa la sua ultima volontà!”
 
 
*   *   *
 
 
Spazio esterno.
 
La struttura volante della DEAVA sfrecciò nel campo di asteroide, facendo convulsamente fuoco con le decine di mitragliatori sparsi per tutta la superficie esterna e lasciando dietro di sé solo una scia di esplosioni scomposte.
 
Se potessi affidare il mio desiderio ad una Stella…– il Colonnello Witwicky, all’interno dell’enorme cabina di guida giroscopica, serrò le dita intorno alle leve di movimento – …allora vorrei fosse una Stella Cadente, che illumini le notti in cui non mi vedi e nelle quali speri per mio ritorno!
 
L’Incrociatore, simile ad una grande Valkyria, virò pericolosamente di 60°, travolgendo gli Anti-Spiral d’intralcio.
 
Per te faccio questo…per realizzare il tuo anche il tuo desiderio, per liberare a nostro figlio, ad una vita che nasce, il futuro della vita! Perché non sia più irto di pericoli!
 
Salì di quota, senza smettere di bombardare i dintorni.
 
Perfino questa Nave sembra solo un fragile canarino nel cielo…se paragonata alla vastità di strade che si aprono ad ogni secondo per noi, per rispettare quel ‘ti amo’, se mai ci incontreremo ancora in nuovo mondo!
La voce dell’uomo superò i pensieri:
“E’ PER QUESTO CHE STIAMO TUTTI COMBATTENDO!!””
 
La Base volante piegò in avanti i propulsori, come lunghe gambe meccaniche, frenando; tutta la fusoliera si inarcò, dando forma ad un busto stilizzato e a due lunghe braccia affilate:
Ora spazziamoli via…Angelo Meccanico False-DEAVA!”
 
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“Un momento…” – Naruto si tirò indietro sul sedile di guida – “…mi state dicendo che lì dentro c’è il Coach?!”
“E’ riuscito a trasformarlo!” – la voce esultante del Capitano Lennox risuonò nel microfono – “Sarà alto più di un kilometro e mezzo! Abbiamo vinto!”
 
Nono si sentì improvvisamente minuscola ed impotente:
“Quindi era vero…il Coach era in grado di pilotare una Macchina Combattente!”
 
A bordo del colosso meccanico, l’Ammiraglio calcò la presa sulla cloche di destra:
“CANNONE MAELSTRÖM!!!”
 
Il braccio destro della False-DEAVA si divise in tre punti, catalizzando energia al plasma.
 
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Un lampo abbagliante nella gola del fucile ed un triplo getto di anti-materia venne vomitato con forza impressionante.
I tre fasci centrifugarono tra loro, fondendosi in un Vortice di Higgs tale da distorcere lo Spazio.
Il ciclone ad anti-materia investì e ridusse in molecole oltre dieci milioni di unità nemiche.
 
“Che potenza straordinaria…” – mormorò Sirius – “…dunque era questo il vero potere contenuto nell’Angelo Caduto: nella stessa DEAVA!”
 
Poi, prima che qualcuno potesse aggiungere altro…un poderoso raggio dalle tinte violacee abbagliò l’intero mecha trasformato, liquefacendone la grande arma e schiantandolo contro un campo di detriti.
Come belve fameliche infine ridestate, migliaia di Anti-Spiral ed ibridi si lanciarono all’assalto del gigante caduto, ammassandosi sull’enorme corpo e divorandone con ferocia la corazza.
 
Il Capitano Lennox sentì il fiato venir meno; uno spettacolo macabro ed agghiacciante si offriva ai suoi occhi: la mole meccanica del robot veniva rapidamente smembrata e lacerata, fusa, sbranata…mentre i Settori principali andavano in fiamme.
Il pilota...forse morto.
Un moto d’ira lo pervase, accompagnato da un lacerante grido di rabbia e disperazione, mentre dai suoi occhi sgorgarono lacrime di dolore e furia.
Spinse l’acceleratore inerziale di Jetfire al massimo:
“BASTARDI!! ALLONTANATEVI DA LUI!!”
 
Le creature si voltarono, puntando i minacciosi occhi alieni contro la Valkyria in avvicinamento.
Le loro fauci si spalancarono…ed una tempesta di raggi orizzontali si riversò verso il Blackbird, trafiggendolo e scomponendolo in decine di parti.
Una piccola croce di luce bianca tra i rottami e quel poco che rimaneva della VF-01 esplose in una piccola eruzione di fiamme.
 
 
*   *   *
 
 
Gabbia contenitiva n.19.
 
“No! NO!!!! Colonnello! Capitano Lennox!!”
“Aiuto…qualcuno mi aiuti! Aaah!!”
“Sheryl! Oh mio Dio…l’hanno uccisa! Anche Sheryl è morta!”
“Se nemmeno l’Ammiraglio c’è riuscito…moriremo tutti! Ci ammazzeranno tutti!!”
 
Le grida disperate della ragazze della squadra Valkyrie stridono negli altoparlanti della Nave, mescolando lacrime a parole e facendo vibrare d’orrore le casse acustiche.
 
Sulla panchina della Sala Macchine, un ragazzo serra tra le dita la testa, tentando di tapparsi le orecchie per non sentire la sofferenza che si combatte all’esterno; gli occhi sbarrati dal nervosismo:
“No…lui non è morto…quell’idiota ritornerà tra poco e tutto sarà finito…”
 
“Cosa credi di fare, comportandoti a questo modo, Ryan?” – Lar’C Mellk Mal siede con lo sguardo rivolto al soffitto; il viso emaciato e stanco, apatico – “Sei proprio un bambino…cerchi di convincerti che lui sia vivo…ma non è così. E’ morto, andato. Probabilmente ora il suo corpo sta venendo triturato dalle mascelle di quei mostri. Se ha avuto fortuna sarà crepato prima che potessero piantargli i denti nelle budella.”
 
“STA ZITTA!!” – ringhia lui, alzandosi di scatto e dirigendosi a passi svelti verso l’imponente Dix-Neuf, ancorato alla Gabbia – “Devo uscire…devo andare…se tu vuoi startene lì a pregare, fa’ pure! Ma io…io devo…”
 
“Stia fermo lì, Signorino!” – la voce rotta dall’ansia di Barry, in piedi sul torace della BM, lo bloccò – “Non deve avvicinarsi alla n.19!”
Lui lo fulminò con lo sguardo:
“Barry…levati di mezzo. Lasciami passare.”
“No!” – protestò il bambino – “Perché io voglio bene a lei e alla Signorina Lar’C! ma soprattutto…voglio rispettare la volontà del Coach! Se voleva che voi restasse alla Base…allora io non permetterò che veniate coinvolti e vi feriate! Salirò io a bordo!”
“Barry non dire idio-…”
 
Prima che potesse finire la frase, il ragazzino dai vividi capelli arancioni sparì all’interno dell’abitacolo.
Si sedette al posto di guida, tirando con quanta più forza le leve d’avviamento:
“Avanti! Forza, muoviti! Muoviti, dannazione, Dix-Neuf!”
 
Silenzio. L’abitacolo era solo una sfera buia e muta.
 
“Non mi hai sentito?!” – gridò con più vigore, mentre un piccolo lume azzurro iniziava ad irradiarsi dal suo emisfero celebrale anteriore – “Ho detto di muoverti! E’ un ordine! Coraggio…andiamo a salvare il Signorino Witwicky!”
 
L’unico occhio funzionante di Dix-Neuf si sbarrò meccanicamente; mentre un ruggito sgorgò dalle sue corde vocali.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Perso il segnale dalla False-DEAVA! Non abbiamo informazioni sullo stato del pilota!” – annunciò inorridita Maya.
 
“No…è impossibile…” – la Dottoressa Banes cadde in ginocchio, portando le mani alle labbra, quasi a voler celare una qualche emozione.
 
Il Generale Ivankov ordinò a gran voce:
“Dannazione, ritirata! Il nemico sta avanzando, dobbiamo prendere le distanze!”
 
“Un momento!” – fu Hyuga ad interromperlo – “Questo allarme…un’irruzione nella Gabbia n.19!
 
“Un intruso?!”
 
 
*   *   *
 
 
Spazio Esterno.
 
Con una detonazione, Dix-Neuf si aprì varco nello scafo della Cathedral TERRA, emergendo ad alta velocità.
 
“Io…posso essere un Topless!” – sibilò il giovanissimo pilota – “Per difendere coloro di cui ho bisogno, io userò al massimo la mia volontà ed i mie sforzi!”
 
Nono riconobbe la voce del ragazzo:
“Barry è sulla Buster Machine della Signorina?! Quindi anche lui…”
 
“VIA DI LI’, MALEDETTI MOSTRI!!” – urlò il bambino, scaricando una raffica di proiettili contro gli Anti-Spiral intenti nello smantellare il colosso meccanico.
Le Unità aliene abbandonarono la preda, disperdendosi in direzioni opposte.
 
“Non ho paura di voi! Vi mostrerò il frutto degli insegnamenti del Coach! Exotic Manoeuvre: Optimal Blast!”
La BM-19 tirò via il pesante mantello di gomma nero, che si avvolse su sé stesso, dando forma ad un grosso cannone:
Una sfera elettrostatica si generò al suo interno, tramutandosi in un fascio di luce accecante che invase lo Spazio antistante.
Sul dorso della Buster Machine, un teschio d’ottone affiorò dalla corazza, emettendo dalle arcate vuote due fiamme ossidriche abbastanza calde da tranciar di netto i velivoli superiori.
 
“Io realizzerò il mio sogno…per dimostrare a tutti quanto valgo! BUSTER…
Nel palmo della mano sinistra di Dix-Neuf si aggregò una piccola quantità di materia oscura, mentre estrasse dal palmo destro una sorta di mazza da baseball chiodata.
…STRIIIIIIIKE!!!”
Colpì con violenza la sfera di anti-materia, che si propagò in un onda di luce nera per centinaia di kilometri, sommergendo migliaia di nemici.
 
Barry ansimò:
“Sì…ci sono riuscito! Però…ne mancano ancora più di cento milioni!”
 
D’un tratto, le Navi Anti-Spiral più grandi – rimaste finora immote – si avvicinarono pericolosamente alla Cathedral TERRA.
I loro occhi lampeggiarono.
Con un cigolìo inquietante, tutto il Dreadnought ed il resto della Flotta s’impennò…affondano in quello che sembrava un mare nero di Spazio distorto.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
Tutta la struttura tremò violentemente.
 
“Cosa succede ora?!” – urlò di terrore Dayakka.
 
Leeron si strinse nelle spalle:
“Un Oceano in mezzo allo Spazio?!”
 
“No…” – mormorò Mikaela – “…questa non è acqua, ma una zona di Spazio-Vuoto a -500 parasec! Una regione cosmica in cui la Variabile Singolare dell’equazione relativistica di Dirac è costantemente in bilico!”
 
“Un’area quadrimensionale di numeri immaginari negativi che non può essere infranta da alcuna arma convenzionale!” – Ritsuko sentì le labbra tremare convulsamente – “Questo è…IL MARE DI DIRAC!!!”
 
Mentre la TERRA iniziava ad inabissarsi, Zack dovette aggrapparsi alla scrivania, per evitare di cadere rovinosamente al suolo:
“La Pressione Inerziale è troppo alta! Tutte le altre navi sono già state schiacciate! Di questo passo anche la Cathedral TERRA seguirà la stessa sorte!”
 
Misato aprì rapidamente un collegamento audio:
“Comandante Jiiha, come procede laggiù?!”
“Purtroppo pessimamente! Nemmeno l’Arc-Gurren-Lagann è in grado di generare tanta Energia Spirale per uscire di qui! Inoltre, fin quando resteremo in questo Wormhole neanche l’ALL-SPARK potrà convogliare gravità per un WARP!”
 
Fuyutsuki sospirò con scioccante pacatezza:
“Affondiamo nell’Oscurità Eterna…”
 
 
*   *   *
 
 
Abitacolo di pilotaggio. False-DEAVA.
 
Gli schermi delle pareti sferiche iniziavano a cedere, riempiendosi di segnali sinaptici in via di scollegamento.
 
Sullo stretto sedile, il giovane Ammiraglio di Flotta della FRATERNITY poggia la testa all’indietro, chiudendo gli occhi e respirando a fatica:
“Così deve essere questa la mia fine? Le fiamme stanno lentamente divorando la struttura esterna…le piastre corazzate cedono il passo alle lamiere e presto anche questo cabina brucerà assieme a me. Polvero ero e polvere ritornerò. Però…”
Aggrotta la fronte, mentre sfiora con le dita il vecchio Sigillo Topless che sfoggia nuovamente in questa battaglia, dopo molti anni.
“…non è così che voglio che finisca. Anche se l’Effetto Rip Van Winkle mi ucciderà tra meno di un’ora…forse ho ancora tempo…”
Porta le dita alla fronte, afferrando per un angolo l’adesivo in rielevo:
“…per un ultima…”
Inizia a rimuoverlo, lentamente:
“…Exotic…”
Lo stacca del tutto:
“…Manoeuvre.”
 
Gli schermi della cabina mutano improvvisamente segnale:
 
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*   *   *
 
 
Spazio Esterno.
 
Una piccola croce di lue rossa in mezzo al mare di fumo e scintille esalato dalla carcassa della False-DEAVA.
Come un proiettile, quel punto luminoso schizzò via a distanza di sicurezza.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Rilevata Reazione Topless all’interno della DEAVA!” – esclamò Zack, più sorpreso che esultante – “Valori di transizione materica dalla Gabbia Contenitiva n.13 in flusso esterno!”
 
“N-non è possibile!” – balbettò Hatori, incredulo – “Hai detto la n.13?! Ma allora…!”
 
Mikaela scattò in piedi:
“Sam!!”
 
 
*   *   *
 
 
Spazio esterno.
 
Un nube vorticosa di corpuscoli si addensò intorno all’abitacolo d’espulsione, delineando un grande scheletro metallico.
Un apparato sinaptico composto da fibre sintetiche.
Infine un corpo bianco e longilineo prese il posto dello scintillio confuso.
 
Il gigante atterrò su un rottame, estraendo due lunghe spade dagli avambracci.
 
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Primo Ufficiale della Flotta Imperiale del Sistema Solare per la Difesa Terrestre contro i Mostri Spaziali…” – la voce dell’Ammiraglio risuonò dalla gola del mecha sconosciuto.
 
“Q-quello che diavolo è?!” – ansimò Shinji.
“E’…è la…” – Barry provò a biascicare qualcosa, sebbene le labbra non rispondessero al suo volere.
 
“…Specialista Balistico della Settima Divisione della FRATERNITY…”
 
I grandi occhi di Nono risplenderono di ammirazione:
“Allora era tutto vero! Proprio come Nonoriri!”
 
All’interno del robot gigante, il Colonnello Witwicky incrociò le braccia al petto; l’esoscheletro lo mimò:
“…Buster Machine n.13: LINEBARREL!!!”
 
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
Misato si aggrappò ad una sedia, sotto l’ennesimo tremore del Ponte:
“Quell’uomo era in grado di pilotare una Buster Machine?!”
 
“La Leggendaria Buster Machine che non può essere distrutta…” – Lar’C raggiunse la sala, ansimante – “…che si nutre dell’energia vitale del suo Topless…era quella del Colonnello!”
 
“Lui non è un pilota come voi…” – mormorò Ivankov – “…dopo essere stati ammessi al gruppo ‘Idol’ della FRATERNITY; dopo aver dimostrato abilità Topless ed Element…non si può venire classificati solo come ‘piloti spaziali’! Si diventa…uno Star Driver!”
 
 
*   *   *
 
 
Spazio esterno.
 
Gli angoli della bocca del giovane Ufficiale si incurvarono in un sorriso di sfida:
“Adesso basta fare il ‘bravo ragazzo’…coraggio, questa è la nostra ultima missione, LineBarrel!”
 
I reattori sulla coda direzionale della BM-13 si aprirono lateralmente, vomitando un’intesa fiammata bluastra.
Con un poderoso spostamento di Falso Vuoto, il mecha si gettò in avanti, raggiungendo velocità sub-luminose.
 
Incrociò le lame:
Buster…
 
Sorvolò una distanza incalcolabile, zig-zigando tra milioni di frenetici Anti-Spiral, come un tuono orizzontale dalle rigide angolature:
…SLASHER!!!”
 
Atterrò con uno schianto su un meteorite molte migliaia di kilometri più lontano; un’apoteosi di croci luminose lampeggiò alle sue spalle, mentre cinquanta milioni di mostri esplosero in un'unica fiammata.
I sottili occhi meccanici di LineBarrel rilucettero nel nero Spazio.
 
Portò i palmi alla sfera pettorale, convogliando energia luminosa:
Buster…
Un laser di un azzurro accecante si sprigionò dal Reattore a Degenerazione, spazzando via altri venti milioni di obiettivi:
“…BEAM!!!”
 
Si chinò sulle ginocchia, scattando con rapidità impercettibile sull’unico Exelion superstite.
Una serie serrata di attacchi a ripetizione lo inseguì da ogni direzione, mentre corse velocemente sulla lucida superficie dell’astronave, raggiungendo i 100.000 km/h.
Saltò a peso morto nel Vuoto.
Una scia isterica di raggi violacei e scarlatti nemici lo inseguì come serpi fameliche, disegnando complicati arabeschi luminosi contro l’oscurità siderale.
 
Bruschi cambi direzionali, impossibili manovre evasive e volteggi sul proprio asse:
il LineBarrel era ora solo ridotto ad una macchia immacolata in perpetua ed incostante rotazione, mai raggiunta dai fasci ad Anti-Spirale.
L’Ammiraglio Witwicky, non badando alla nauseante rivoluzione giroscopica dell’abitacolo, non trattenne un raro moto di eccitazione:
“Erano anni che non mi divertivo così! Siete troppo lenti per i miei gusti: Burning Wall!”
 
Due sezioni sulle gambe della n.13 si ritirarono nella corazza, mentre centinaia di razzi termosensibili vennero espulsi con lunghe scie fumogene , vagando nell’etere a traiettorie casuali.
Si persero in lontananza, innescando migliaia di detonazioni a catena.
 
La Buster Machine salì di quota, compiendo una tripla ruota all’indietro e ridistendendo la gamba destra:
INAZUMA COLLIDER KICK!!!”
Ridiscese perpendicolarmente contro uno squadrone kamikaze di arti meccanici, sorpassandoli in una serie di volute fiammeggianti verticali.
Piantò le appendici affilate nel volto di un Anti-Spiral, mentre dodici grossi elettrodi inflissero un Buster Collider dai lunghi archi elettrici.
 
Witwicky scorse rapidamente con lo sguardo i monitor laterali, ansimando per la fatica:
“Mi restano soli altri cento milioni di Anti-Spiral e poi le Navi Madri! Potrei anche toglierli di mezzo tutti da solo, però…non avrei tempo per salvare la Cathedral TERRA. D’accordo, facciamolo! Chevalier!” – un video di dialogo dal Solvernia-Lazengann si aprì alla sua destra – “Credi di poter penetrare nel Mare di Dirac, raggiungere la Nave ed azionare le trivelle cinetiche secondarie?!”
“I-io credo di sì…”
“Bene! Questo è il mio ultimo comando: voglio la maggior potenza possibile ai Reattori Degenerativi! Intanto io sistemerò i rimanenti…”
“Agli ordini!”
 
Il Gunmen nero si tuffò nell’oceano invisibile.
 
LineBarrel sollevò i palmi in aria:
Homing Laser!!”
Milioni di sottili fili di luce azzurri dipartirono dalle mani, congiungendosi in un punto troppo lontano all’orizzonte per poter essere individuato.
Come una pioggia acida, in tentacoli di luce piombarono dall’alto, trapassando come fibre ottiche ogni singola Unità avversaria.
Il Colonnello tirò a sé una leva di movimento:
Drive ‘B’: Bumble-Cluster!”
Rimbalzarono spasmodicamente sulle superfici di asteroidi e detriti, creando un’infinità di angoli chiusi…fino a formare una ragnatale fitta ed impenetrabile, estesa per l’intera area di battaglia.
 
Infine il pilota impose:
Extra Manoeuvre: apertura del Physical Cancel!”
Uno squarcio temporale grande come un pianeta si spalancò nel Vuoto, alle spalle del robot.
Un’interminabile fusoliera bianca affiorò dal WARP.
 
“Quella è…” – l’incredula voce di Nikolas tremò all’interfono – “…la Nave Ammiraglia Terrestre che combatté 12.000 anni fa nella prima operazione Carneades: l’Eltreum! Un Cancello di Trasporto Materico che trascende lo Spazio ed il Tempo…come può esserne in grado?!”
 
Mpf! Che domanda banale!” – borbottò il Colonnello – “Per un Ammiraglio di Flotta che sia davvero degno di questo appellativo…cose del genere sono il minimo!”
L’astronave lunga oltre 70.000 metri emerse totalmente dal varco dimensionale:
 
 
 
Il Maggiore mimò un pugno nella cabina; il mecha copiò il colpo:
ELTREUM BOLT-STRIKE!!!”
 
L’intero Incrociatore riesumato dalla tomba Spazio-Temporale si scagliò come una feccia verso uno delle due Navi Anti-Spiral:
Penetrò al centro del volto…trapassandolo diametralmente.
Una croce di luce tra gli occhi del volto androgino…e l’intera, pluri-planetaria presenza esplose con un fragore ed una luce che accecò tutti i presenti.
 
 
*   *   *
 
 
Motore a Degenerazione. Cathedral TERRA.
 
Il Gunmen nero sfondò i muri rinforzati, penetrandovi all’interno.
 
“Ce l’ha fatta…il Colonnello c’è riuscito…” – ansimò Nia.
“Sì!” – Ginevra strinse il suo cuore, tentando di farsi coraggio – “Ora tocca a me adempiere alle sue ultime volontà: tiriamo in salvo questa Nave!”
 
Il Lazengann tramutò le sue appendice in enormi spirali, inserendole nei motori a trazione.
Sfrigolarono in rotazione, sprigionando luce propria.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“E’ riuscito a distruggere addirittura quella mostruosità…davvero notevole!” – osservò Fuyutsuki.
 
“E’ sorprendente!” – esclamò il Comandante Jiiha, dall’Arc-Gurren-Lagann – “Con quella ragazzina al secondo Reattore, l’Energia Spirale è quadruplicata!”
 
“Sembra quasi che stia sprigionando dentro di sé…una Super-Galassia!!” – fremette d’impazienza Leeron – “Simòn, stiamo ricevendo un codice di trasformazione! Ripristino della gravità interna: pronti all’agganciamento!”
 
 
*   *   *
 
 
Spazio esterno.
 
Un bagliore accecante fendette il Mare di Dirac: lentamente, la prua del Dreadnought emerse dalle tenebre siderali.
 
La Buster Machine n.13 si posizionò sul ponte anteriore, incrociando le braccia.
Nia Teppelin sussurrò in soffio:
“Accogliamo le ultime volontà di coloro che proteggiamo…”
“…non aspettavo altro!” – sogghignò Viral.
Simòn si calò gli occhiali sul naso:
“TRASFORMAZIONE!!”
 
Tutta lo scafo della Cathedral TERRA si aprì in una miriade di lamine metalliche.
Due braccia grandi come continenti si modellarono dal ventre dell’aeromobile.
Un paio di poderose gambe nere dalla poppa.
Il volto meccanico scolpito a prua si rivoltò al centro del corpo meccanico.
Una testa metallica si issò sul torace.
 
Anche se imprigionati dalle avversità della vita, l’impronta dei nostri ricordi ci aprirà le porte!” – gridò il Comandante Jiiha.
Anche se ostacolati da infiniti Universi il nostro sangue bollente cambierà il Destino!” – urlò con quanta più forza in gola la ragazza dai lunghi capelli biondi.
L’Ammiraglio Witwicky incrociò le braccia al petto:
“Attraversando cieli e dimensioni noi percorreremo la nostra strada senza alcuna esitazione!”
Infine fu la delicata ma sorprendentemente voce di Ginevra Chevalier a condurre il poderoso coro finale:
Gunmen Trascendente-Corazzata della Super Spirale; Arma Risolutiva Ultra-Gigante per la Battaglie Decisive della Confederazione TERRA!! SUPER-GALAXY-GURREN-LAGANN!!! CON CHI DIAVOLO CREDETE DI AVERE A CHE FARE?!?!”
 
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“G-Ginevra…?!” – balbettò Naruto – “L-lei sta pilotando quel robot di dimensioni planetarie?!”
 
“Ora ascoltatemi bene…” – asserì con fermezza il ‘Coach’ – “…dopo che avrete aperto un varco nel nemico…dovete lasciarmi penetrare nel suo Nucleo!”
“Che cosa?!” – si oppose Simòn – “E’ fuori discussione! Non possiamo correre un rischio tanto grande!”
“Questo era un comando!” – continuò il ragazzo, incurante delle proteste – “Ed ora…finiamo questa battaglia, una volte per tutte!”
La giovanissima pilota serrò gli occhi e urlò fino a non avere più fiato:
SUPER-GALAXY FINISHER BOOMERANG!!!!!”
 
Il Chouginga staccò dal torace la piastra trasparente simile a lenti ottiche, brandendola come un’arma.
La scagliò con una forza di miliardi di joule: il boomerang sfecciò nel Vuot. Tranciando Stelle distanti anni e luce ed interi pianeti.
Tornò indietro, tagliando in due l’Anti-Spiral.
Le due metà si immobilizzarono…poi si ricongiunsero.
 
Il Gunmen della TERRA afferrò l’arma e la riposizionò al suo posto.
La ragazza al comando si sporse sul sedile; i grandi occhi azzurri sgranati dalla foga:
Tsk! NON TI LASCERO’ VICERE! NOI APRIREMO UNA BRECCIA NEL CIELO, CON QUESTE NOSTRE STESSE MANI!!!”
Le Trivelle dorate dalle proporzioni oceaniche sulle spalle del robot si allontanarono, impilandosi sul suo avambraccio.
Prima che potessero fondersi, il LineBarrel riuscì ad inserirsi nell’intercapedine:
“Ora è il momento! Andiamo!”
Chouginga…
…Buster…”
…Drill…
 
…BREAKEEEEER!!!”
Quella parola pronunciata con forza e straziante sforzo, accompagno l’avvitamento del Super-Galassia-Gurren-Lagann; la forza centripeta raccolse in cima alla trivella tutta la Massa Inerziale del robot, distorcendo lo Spazio circostante come un Buco Nero.
Si aprì una breccia nel corpo nemico, continuando a irrompere sempre più all’interno.
Infine, il trapano si squarciò, lasciando emergere la BM-13.
L’Ammiraglio artigliò la giacca militare all’altezza del cuore, tirando con violenza fino a lacerarla.
LineBarrel piantò la sua stessa mano all’interno del torace, estraendo un enorme ALL-SPARK:
“Ora rifugiatevi in un WARP: se resterete nel raggio di 7.000 anni-luce non posso garantire per la vostra vita!”
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Cosa ha intenzione di fare?!” – gridò qualcuno.
 
“Quello è l’autentico Motore a Degenerazione di LineBarrel: una Scintilla identica a quella contenuta nell’Exelion!” – annaspò trafelato Casio – “Vuole farlo implodere all’interno del nemico, per innescare una reazione anti-gravitonica in grado di accelerare il processo di Gravità Variabile del Nucleo nemico! In pratica…vuol farsi saltare in aria come la Giant Black Hole-Bomb di dodicimila anni fa! Farà collassare su di sé tutto i cento Sistemi Solari adiacenti!”
 
Un fremito di sgomento sciamò nella sala.
La Dottoressa Banes si artigliò la testa con le unghie:
“NON FARLO E’ UBN SUICIDIO!”
 
Misato tentò di mantenere la lucidità:
“Rientro immediato di tutte le Unità ancora in campo! Priorità assoluta all’incolumità del pilota: pronti ad un Teleport Change!”
 
 
*   *   *
 
 
Spazio esterno.
 
LineBarrel continuò a discendere a ad oltre 200.000 km/s, fino a raggiungere una zona dalla bianca luminosità abbagliante.
 
“Eccolo…” – mormorò Sam – “…il cuore del nemico! LineBarrel…tutti questi anni con te sono stai una benedizione, ma ora…disinstalliamoci!!”
La corazza della BM scricchiolò sotto la pressione, quasi un cenno d’assenso.
 
Il robot afferrò il Cubo e lo schiacciò contro il Nucleo Anti-Spirale.
Il ragazzo impartì l’ultimo ordine della sua vita:
BUSTER CORE: SUPERNOVA SPARK COLLIDER!!!”
 
Il mecha bianco serrò le dita intorno alla Scintilla, mentre un bagliore si sprigionò da essa.
Il Teleport Change si attivò nella cabina, smaterializzando il corpo del Topless.
Un ciclopico flash crociforme al centro del mostro.
Il Chouginga scomparve in un WARP.
Un breve momento di silenzio…poi la più grande Supernova dall’istante del Big-Bang si estese nel Vuoto, spazzando via il centro della Via Lattea…
 
 
*   *   *
 
 
Poco dopo. Sala di Trasporto Istantaneo via-etere. Cathedral TERRA.
 
“Deponetelo…”
“Piano, fate piano!”
“Respira ancora!!”
I commenti d’apprensione frusciavano tra la calca di piloti, ufficiali militari e addetti tecnici, intorno al corpo affaticato dell’Ammiraglio Witwicky.
 
La piccola Nono, finora fiera e combattiva, si strinse tremante alle spalle di Lar’C, cercando contemporaneamente le dita sottile di Cris.
Ginevra non sostenne la scena; Naruto chinò lo sguardo, mordendosi un labbro.
Gli occhi rossi e freddi di Rei Ayanami fissarono il giovane uomo disteso al suolo, con totale apatia.
 
“Idiota! Sei sono uno stupido idiota!” – sgomitando tra la folla, Ryan si gettò in lacrime di rabbia e disperazione sul suo corpo, tempestandogli il torace di pugni – “Perché devi sempre essere così maledettamente egoista?! Ti credi migliore, eh?! Ma sei solo un…”
“Smettila, così lo uccidi!” – Mikaela si inginocchiò con uno strepito strozzato.
“Tanto morirebbe comunque!” – e lo strattonò per il bavero – “PERCHE’ E’ SOLO UN MALEDETTO STUPIDO!”
“Ora basta, calmati!” – Casio intervenne, afferrando per le braccia il ragazzo e trascinandolo a pochi metri.
 
“Wow…certo che devi proprio odiarmi…” – la voce ormai flebile dell’Ammiraglio lo calma improvvisamente – “…beh, ora non credo che ti darò più fastidio…”
 
Ryan si paralizza; la bocca scossa e gli occhi stravolti.
La bella donna dai lunghi capelli corvini si avvicina al fianco del marito, cercandone il viso con le mani tremanti; sussurrò mala pena:
“Cosa dici…non succederà proprio niente…”
Lui sembra quasi infastidito, respirando a fatica:
“Perché dovete ancora parlarmi così…come se fossi un bambino?”
Le sorride debolmente, pronunciando la frase come fosse la cosa più ovvia e forse piacevole del mondo:
“Amore mio…io sto morendo. Era inevitabile, lo sapevamo entrambi. Abbiamo sempre tentato di rinviare l’inevitabile…ma questo gioco non poteva durare in eterno. E’ finita la mia partita; tutto qui.”
“No…no, no, no, no…no…” – ripete lei, tra le lacrime che le strozzano la voce.
Lui la guarda ancora – gli occhi stanchi e ormai vacui – mentre le dita della mano scorrono in quel mare corvino e lucido di capelli:
“Sei meravigliosa…tutto il tuo volto è avvolto dalla luce, come un Angelo del Paradiso. Il mio unico rimpianto è di non poter vedere nostro figlio…”
Lei porta le mani alla bocca, mentre piange in totale silenzio e l’unica cosa che le riesce di dire è: “E’ una bambina…”
Il volto del ragazzo si riaccende per un breve momento di speranza:
“E sarà bella esattamente come la madre…”
Poi si volta verso quel ragazzino dai bei capelli nocciola che lo sente tanto vicino…e lo chiama con un piccolo cenno del capo.
 
Ryan si avvicina, sedendosi con flemma scioccante, quasi avesse paura di toccarlo.
L’altro, con un gesto meccanico e mal coordinato del braccio, gli porta una mano dietro la nuca, avvicinandogli la bocca all’orecchio destro.
Sussurra qualcosa.
Il ragazzo serra le palpebre e stringe i denti, mentre un singhiozzo dirotto e acuto prende il sopravvento; si chiude sulle ginocchi, aggrappandosi come un neonata al lembo dei pantaloni del ‘fratellone’.
Ancora un addio:
“Casio…allora, come sono andato…oggi? Sono stato bravo? Che punteggio mi daresti…Coach?”
 
L’ometto paffuto trattiene un moto di commozione, rimirando quel compagno di vita con gli occhi del primo giorno; sorride:
“Sei stato…un eroe. Proprio come volevo.”
 
Infine il suo ultimo saluto va a quel ragazzino silenzioso e pallido che lo fissa con occhi profondi come l’oceano:
“Vieni qui…”
Cris si inginocchia vicino alla testa, mentre l’uomo cerca di alzarsi sui gomiti; lo anticipa:
“Dicono che vivere sia come sfogliare le pagine di un libro, dalla prima all’ultima; sognare è piuttosto come leggerle in ordine casuale. Eppure, nessuno sa cosa succeda, quando si mette un punto all’opera e si chiude quel libro…
“Non fare il furbo, con me.” – lo interrompe Witwicky, afferrandolo per la collottola e avvicinandolo a sé – “Ti ho inquadrato dal primo giorno, sai? Dimmi, secondo te…ci sarà un posticino, là dentro, anche per me?”
Il bambino si allontana e le sue iridi di cobalto penetrano l’anima:
“Per chiunque desideri la felicità, la Sala sarà sempre libera, poiché la speranza esiste in tante forme quante le vite nel Multiverso. Requiescat in pace…
 
Delicatamente, gli adagia la testa al suolo…mentre la luce della vita lascia per sempre gli occhi del giovane soldato.
Una luce nell’oscurità della mente…è forse questo il Paradiso…o solo l’ennesimo inganno dell’Angelo Ribelle?
 
 
*   *   *
 
 
Un’ora dopo. Spazio esterno.
 
Due tecnici in divisa spaziale deposero la lunga bara di titanio nero nella fossa lunare, ricoprendola di polvere immacolata.
Piantarono una bandiera a stelle strisce sul cumulo di terra aliena.
Un violinista esegue una piccola nenia funebre:
 
 
Affacciata ad una grande finestra della silenziosa Cathedral TERRA, Mikaela parlò al gruppo dietro di lei:
“Il suo ultimo desiderio, nel testamento, fu di venire seppellito sulla Luna più vicina al luogo in cui sarebbe morto. Lo aveva scritto e firmato già da molti anni…ne era sempre stato consapevole. Lui lo chiamava l’ Inebriante Senso di Libertà…quella sensazione piacevole che si ha nel ritrovare una cosa perduta a noi preziosa, l’eterna pace di un tramonto, il calmo frusciare delle onde che – nonostante la fragilità di quel suono – supera il frastuono di centinaia di bombe. Ed ora è sotto tre metri di terra lunare…il suo corpo non verrà intaccato dalla Morte e riposerà nel silenzio avvolgente di quello Spazio che sognava fin da piccolo. Questo è il motivo per cui la mia anima ha deciso di unirsi alla sua.”
 
“Vivendo, le persone incorrono nella sofferenza e nella solitudine.” – riflettè ad alta voce Gendo Ikari – “Ma è solo vivendo, che impariamo conoscere quel prossimo che per noi è insostituibile e sono proprio queste persone che riescono a farci superare con il loro ricordo il nostro dolore. Anche dopo la fine della Carne, lo Spirito albergherà nei cuori di coloro che lo hanno conosciuto e per questo potrà sempre sperare ancora di realizzare il proprio desiderio: perché continuerà a vivere negli altri.
 
“E’ stato l’uomo più affidabile che potessi incontrare…” – fu il breve ma sentito commiato del Generale Achab ‘Hatori’ Ivankov – “Grazie, Ammiraglio. Per ora…‘riposo’.”
 
Quei tre uomini in piedi alla tomba eseguirono un saluto marziale, davanti alla bandiera appena scossa dai Venti Spaziali.
 
Nono lasciò che i suoi occhi azzurri si perdessero nel Vuoto, come ultimo saluto:

 

“Addio…Coach!”
 

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Capitolo 8
*** Giorno 6: Soul’s Refrain – L’Ultimo Volo dell’Exelion ***


E con questo arriviamo allo pseudo-penultimo capitolo di questa mia estenuante long-fiction. Dico ‘pseudo’ perché il finale sarà diviso in tre parti: un finale ‘pratico’ (o materialistico/trascendente), uno ‘psicologico’ (una breve analisi introspettiva dei personaggi che hanno fatto ‘la storia’ di AFTERMATH) ed uno alternativo.

Cosa vuol dire alternativo? Beh, siamo in Eva ed i desideri posso creare interi mondi! Abbiate la compiacenza di leggere fino all’ultimo e non vi deluderò…;-)
 
P.S: se qualcuno fosse interessato ad improbabili ‘spin-off’ (ma che possono anche essere visti come lavori a parte) della serie, è in breve arrivo il primo capitolo del mio ‘Punta al Top!1.5-LineBarrel’, miniserie di passaggio tra i due capolavori di Hideaki Anno (Punta al Top!-GunBuster e Punta al Top!2-DieBuster) che spiegherà qualche antefatto poco chiaro relativo ad alcuni personaggi di questa fiction, sui quali non mi sono potuto prodigare più di così.
In ogni caso spero che continuerete a seguirmi. :-)
Ma ora bando alle ciance: l’emozione continua!

 
 
Giorno 6:
Soul’s Refrain– L’Ultimo Volo dell’Exelion
 
Universo sconosciuto. Eden. Ora ignota.
 
Una piccola cascata di piume immacolate circondava la figura del Grande Tomah, ritto al centro dello Spazio cosmico pervaso da Galassie e Stelle lontane.
 
“Il tempo del Risveglio è ormai giunto.” – risuonò nel Vuoto una voce potente e cavernosa – “L’Ultima Ora sta per scoccare.”
“Il Cancello si schiuderà presto ed il Multiverso tornerà ad uno stato primigenio…” – una seconda voce di donna echeggiò.
“…ed il nostro Progetto formerà infine in nuovo Mondo per cui abbiamo tanto atteso.” – concluse una terza entità invisibile agli occhi.
 
“Lo so…” – il tono caldo, suadente ed intriso di compiacimento del Caduto affiorò lentamente dalle sue labbra – “tutto procede secondo i nostri piani. Perfino la morte di quell’uomo e la sconfitta della Flotta Anti-Spiral erano traguardi necessari.”
 
L’unione delle voci decretò il congedo:
“Finalmente le Razze Ancestrali si ricongiungeranno in noi…e Thanatos porrà Morte e Rinascita al Vecchio Mondo. Addio.”
 
La flebile luminosità di miliardi di stelle si estinse, mentre lo Spazio lasciò il posto alle pareti cristalline della Grande Sala; dal bouquet pendente si staccò l’ultimo fiore: Malkhut.
 
“Sebastian…” – l’Angelo delle Tenebre parlò al demone in nero, alle sue spalle, stringendo il fiore di un blu cobalto – “…ormai è il nostro tempo. Al termine di questo giorno…l’umanità dovrà mettere alla prova la forza dei suoi desideri! E Malkhut aprirà il cuore della Sala del GAF…”
 
 
*   *   *
 
 
Ore 02:15. Ufficio del Gran Consiglio. Super Spiral Dreadnought ‘Cathedral TERRA’.
 
Hatori posò il lungo cappello rosso e gli occhiali sul tavolo, massaggiandosi la palpebre stanche e parlando a fatica:
“Così avete decifrato tutte le pagine…?”
 
“Sì.” – fu l’asciutta risposta di Rossiu Adai – “Con il supporto di Lord Genome abbiamo ultimato la trascrizione: le Pergamene del Mar Morto contenevano una mappatura stellare crittografata. Abbiamo trovato…il ‘punto debole’.”
 
“La zona cedevole, la falla nel piano…” – proseguì Fuyutsuki – “…una zona di Spazio distorto d’emersione dal Multiverso, che può essere violata dall’Equazione di Maxwell: la Heaven’s Door.”
 
“Io non la chiamerei ‘falla nel piano’…” – la bocca di Jean-Jerome si incurvò in una smorfia di scetticismo – “…ricordiamoci che Tomah è ancora in possesso dell’ultimo Rotolo. Il Messaggero della Fine ed il Destino di tutti sono ancora avvolti nell’ignoto.”
 
“Qualsiasi cosa si celi oltre quel portale…” – Simòn strinse con vigore un pugno – “…noi lo fermeremo, a qualunque costo!”
 
“Mi compiaccio della sua determinazione, Jiiha.” – Ikari lo squadrò da capo a piedi – “La sua fermezza eviterà fastidiose polemiche, durante la Degenerazione dell’Exelion.”
 
“Che cosa?!” – il ragazzo avvampò, scattando sulla sedia – “Spero di aver sentito male! Far collassare…un’intera astronave?! Ma…non avrete intenzione di…?!!”
 
“Sacrificare un equipaggio umano per raggiungere il nostro obiettivo…” – Fudo affondò il viso nei dorsi delle mani, in meditabondo silenzio – “…possiamo davvero permetterci tanto? Non è stato proprio lei, Ikari, ad affermare che ‘la Morte non può generare altra Vita’?”
 
Il Comandante della NERV si levò, le lenti dei suoi occhiali rilucettero all’ombra:
“Mi spiace. Lo status quo è cambiato. Da questo momento in poi il Comando passa sotto la NERV: se vi opporrete…useremo la forza. L’operazione ‘Tanhoizer’ è prevista per le ore 00:00 di questa notte; terminerà al cambio di data. Comunicheremo i membri dell’equipaggio da missione entro cinque ore. E’ tutto.”
 
“Questo è…!!”
“Simòn…lascia stare. Ormai non c’è più nulla da fare.” – Adai frenò il suo Comandante, onde evitare che sferrasse un poderoso pugno contro l’uomo dai bianchi guanti.
Infine Ikari rivolse un brusco invito al Generale:
“E lei cosa ha da dire, Hatori? Spero che non ripeterà la stessa patetica sceneggiata di Jiiha...”
 
Ivankov sollevò appena lo sguardo; gli occhi arrossati. Mormorò in un soffio:
“Ho appena perso il mio Ammiraglio…assieme al potere decisionale sulla FRATERNITY. Tuttavia, siamo riusciti a concludere l’Operazione Carneades 2.0 per tempo: il mio Universo è salvo, almeno spero. Non ho nulla da perdere, null’altro da guadagnare…a questo punto…fate come volete.”
 
Le sue dita si serrarono sulla lucida e gelida canna da sparo di una pistola:
Io sono stanco.”
 
 
*   *   *
 
 
Ore 06:00. Stanza n.66. Stessa Nave.
 
Le gocce d’acqua cadono fitte e pungenti come aghi sul viso del ragazzo ritto nella doccia.
La schiena è contro le fredde piastrelle del muro, mentre l’erogatore superiore continua a gettare i suoi gelidi aculei contro il suo corpo, sul quale scivolano lentamente.
Si raccolgono ai suoi piedi, dove sciacquano via nello scarico della doccia.
Lui poggia la nuca contro la parete, mentre i capelli nocciola madidi d’acqua gli si appiccicano sulla fronte.
“E così…non ne è rimasto più niente.” – sussurra piano, fissando il soffitto del bagno – “Se ne è andato così come era arrivato. Proprio come quei Mostri…proprio come quel giorno…”-
Un ricordo sbiadito gli attraversa la mente:
 
Una stanza affollata di bambini chiassosi.
Tre donne intente a calmarli.
Molti desideri. Molte anime senza famiglia.
Una porta si apre ed una giovane coppia entra; la madre tiene per mano un ragazzino di non più di dodici anni.
Lo sguardo del ragazzino incontra i grandi occhi blu scuro di un bambino nella sala, intento a giocare solitario con delle sfere ad ologrammi.
Lascia la mano della madre e gli corre incontro.
Il bambino si scosta, quasi intimorito.
L’altro gli rivolge un ampio sorriso e domanda:
“Cosa fai?”
“Sto giocando…”
“Da solo?”
“Io sono sempre solo.”
“Oh…beh, anch’io. Ma un giorno diventerò un ‘Topless’ e a quel punto non dovrò mai più essere solo! E nemmeno coloro che mi circonderanno!”
“Cos’è un ‘Topless’?”
“Davvero non lo sai? Beh…è un po’ come…un supereroe! Sì, è così: i ‘Topless’, assieme alle ‘Buster Machines’, sono gli eroi dell’umanità!”
Gli occhi dell’orfanello si illuminarono di ammirazione: quello che aveva davanti voleva essere il paladino della razza umana.
Magari non lo sarebbe mai stato…ma la sola idea lo rendeva speciale.
“Ti va di giocare con me?” – gli chiede, facendogli posto accanto.
“Certo! Oh, a proposito: com’è che ti chiami?”
“Ryan. E tu?”
“Io sono Sam. Ehi, ti andrebbe di diventare il mio fratellino? Sono sicuro che ci divertiremo un sacco!”
Le guance del piccolo Ryan si arrossano di commozione:
“Sì! Assolutamente sì!”
 
La giovane coppia di prima si avvicina, tendendogli un mano con fare amorevole:
“Allora, Ryan…benvenuto nella nostra famiglia!”
 
Il ricordo sfuma e scorre via assieme agli effluvi di quel bagno riposante.
Una lacrima quasi impercettibile si mescola all’acqua che scorre sul volto del ragazzo…e un sibilo soffocato di risentimento misto ad affetto gli serpeggia tra le labbra:
“E’ sempre stata tutta colpa tua…di quella tua maledetta Infantile Dipendenza.”
 
 
*   *   *
 
 
Ore 08:30. Appartamento n.107. Stessa Nave.
 
Kittan Bachika si passò una mano tra gli ispidi capelli biondi ossigenati innaturalmente, sorridendo compiaciuto del suo riflesso nello specchio:
“Caro il mio Kittan…sei proprio un fusto! Eh, già! Guarda che muscoli! Belli sodi!”
E si diede una pacca sugli addominali perfettamente scolpiti.
Fece per infilarsi la maglia, fischiettando. Poi riflettè ad alta voce:
“Però, a pensarci bene…ma sì! Si vive una volta sola, no? Ho deciso: oggi voglio chiedere a Yoko se…”
 
…Frusshh…
Un rumore leggero lo interruppe.
 
“Una lettera?” – si domandò, raccogliendo la busta fatta scorrere sotto lo stipite della porta.
L’intestazione recitava:
‘Informazioni operative strettamente riservate. Alla Vostra sola attenzione.’
 
Mpf! So già che c’è scritto!” – sbuffò, stracciandola in due – “Sembra che siano decisi, alla fine!”
 
Abbassò lo sguardo verso un mazzo di fiori confezionati, fingendo una qualche vena di auto-ironia a velare il compianto:
“Oh, beh…niente appuntamento con Yoko, per oggi!”
 
 
*   *   *
 
 
Contemporaneamente. Appartamento n.23. Stessa Nave.
 
Un leggero sibilo sul pavimento della cabina: un rettangolino di carta scivolò oltre la porta.
 
Michael Black si alzò dal letto, sul quale era pigramente sdraiato.
Camminò fino alla lettera introdotta di soppiatto.
Badò a mala pena al mittente.
La scartò trepidante e nervoso.
Si soffermò per un attimo sul contenuto…poi i suoi occhi neri si sgranarono in un’espressione di consapevole raccapriccio ed impotenza:
“N-non ci credo…non è possibile…!”
 
 
*   *   *
 
Due ore dopo. Ponte di Comando.
 
Il nuovo Central Dogma era insolitamente semi-deserto, mentre tutta la navigazione sub-spaziale procedeva per algoritmi periodici del MAGI System.
 
Solo un piccolo drappello di personale della NERV indugiava sulla piattaforma centrale; un’aria densa e greve sui loro volti.
 
“E così…” – sospirò Maya, stringendo il cuscino ortopedico rosa – “…siamo giunti quasi alla resa dei conti? Dopo tutto questo tempo ci avviamo davvero alla battaglia finale?”
“Già…ma quale prezzo?” – mormorò Hyuga, reggendosi la fronte.
 
Misato Katsuragi strinse un pugno, distogliendo lo sguardo verso le vetrate:
“Quello che sta per avvenire è semplicemente rivoltante. Solo l’idea mi la nausea!”
 
“Qualunque soluzione alternative risulterebbe fallimentare. Questa è l’unica via possibile.” – Ritsuko sorseggiò del caffè amaro liofilizzato al 97%, senza nemmeno badare a quel sapore sintetico – “E’ proprio questa nostra prigionia mentale che rende ancor più drammatica la scelta.”
 
“Se non fosse per quelle persone…” – Aoba gettò il capo all’indietro, verso l’altissimo soffitto del Ponte – “…ora saremo già morti. Il loro sacrificio garantirà la sopravvivenza dell’Universo.”
 
“Ormai dovremmo aver capito che la vita di un singolo individuo è indispensabile.” – Misato si voltò, disgustata – “Una sola esistenza cela molteplici desideri, per ognuno dei quali nasceranno infinite realtà alternative, nel tentativo di esaudirne anche solo uno di essi. Devo ammetterlo…siamo delle persone orribili.”
 
 
*   *   *
 
 
Tre ore dopo. Zona di mantenimento faunistico. Settore 89. Stessa Nave.
 
Il Comandante Simòn Jiiha sedeva a gambe larghe sulla fredda panchina bianca, mentre centinaia di piccoli pesci tropicali nuotavano silenziosi nell’immenso acquario preservativo.
La testa china, le mani giunte tra le gambe.
Una meravigliosa donna dai lineamenti fragili e serafini lo affianca, nel tentativo di consolarlo.
Lui schiude le labbra, parlando debolmente:
“Guarda queste piccole creature, Nia…quel battito impercettibile delle loro pinne smuove una quantità d’acqua talmente esigua che, se non così non fosse, l’equilibrio dell’ecosistema resterebbe pressoché invariato. Eppure, ad ogni istante della loro apparentemente insignificante esistenza, le Malebolgie della Spirale si allungano sempre di più, intrecciandosi alle nostre vite e permettendoci di combattere e sperare. Cosa succederebbe, ora, se uno di essi morisse? E dieci? E cento?”
 
La ragazza lo rimira con occhi di un azzurro gelido, stringendosi alle sue spalle:
“Kittan è stato un grande amico. Non ho alcuna risposta ai tuoi tormenti, Simòn. Non c’è modo alcuno, amore mio, in cui io possa alleviare le tue pene. Però…so che lui è d’accordo. Sa che qualcuno dovrebbe farlo comunque…ma solo lui ha le capacità per riuscirvi. Riuscire a salvarci.”
 
Lui solleva lo sguardo distrutto e si limita ad annuire:
“Sì. Lo so.”
 
 
*   *   *
 
 
Poco dopo. Area ricreativa. Stessa Nave.
 
“Vado a prenderti un caffè. Torno subito.” – Naruto si congedò rapidamente, lasciando la ragazza dai lunghi capelli dorati nella grande stanza bianca dalle pareti trasparenti.
 
Lei si voltò verso la vetrata sul Vuoto, distorto dall’Iperguida, mentre lo Spazio iniziava a tingersi di un biancore nevoso, avvicinandosi al centro della Via Lattea.
Si chiese cosa mai potesse significare quell’avviso pronunciato all’interfono di un’Operazione decisiva imminente.
 
Un fruscìo alle sue spalle.
Si voltò di scatto, in un sussulto di trepidazione
Poi riprese fiato, sollevata:
“Ah, Black, sei tu! Mi hai fatto spaventare!”
 
Il ragazzino dai capelli corvini si scostò dall’alta pianta esotica dietro la quale si nascondeva; rispose timidamente:
“Mi scuso, non era mia intenzione. Sai, sono venuto fin qui perché volevo farti una domanda: se tu dovessi morire, di qui a poco, cosa faresti prima di lasciare tutto?”
 
Quella frase la lasciò per un momento interdetta, non cogliendone appieno il motivo:
“Oh, beh…suppongo che passerei gli ultimi istanti facendo ciò che desidero con la persona che amo. A dire il vero…è una domanda che mi pongo spesso. Le nostre vite sono costantemente sul baratro del precipizio, ma tuttavia non ne siamo consapevoli o perlomeno tentiamo di fingere di non esserlo. Sapere che forse stai per morire, ma non ne sei certo, è una sensazione frustrante, perché non puoi essere nemmeno libero di fare ciò desideri. Credo quell’uomo, l’Ammiraglio, provasse una sensazione simile, ieri.”
 
“Già…” – mormorò Mike, ad occhi bassi – “…allora la pensi proprio come me. Vedi, io sono venuto fin qui proprio per esaudire questo preciso desiderio. Spero tu non ti senta in imbarazzo, se ti dico che sei l’unica persona a bordo che io desideri vedere prima di morire.”
 
Lei esitò ancora; le labbra le iniziarono a seccarsi, mentre un oscuro presentimento iniziava a farsi strada in lei:
“Non credo di capire completamente…ad ogni modo, sei carino a dire così, ma…”
 
Io non voglio essere ‘carino’.” – un sibilo intriso di rancore si levò dalla gola del ragazzo – “Non voglio essere uno dei tanti; non voglio essere come quello sfigato di Uzumaki…”
 
Lei aggrottò la fronte, scossa:
“Non mi piace quello che stai dicendo. Che cosa vuoi?”
 
“L’hai detto tu stessa, poco fa: passare un po’ di tempo con chi desidero. A questo punto mi pare chiaro che ciò che voglio…sei tu.”
 
Ginevra trattenne il fiato, schiacciandosi contro il vetro della finestra.
Lui iniziò ad avvicinarsi, a testa bassa, mentre la sua voce s’incrinava in un rantolo serpentino:
“Dal primo giorno che sono arrivato a Neo-R2, dal primo momento che ti ho vista, in quel giorno di primavera…ho iniziato a provare una sensazione di malessere, dentro di me: la consapevolezza che quel ‘qualcosa’ nei tuoi occhi, nel tuo sorriso...mi sarebbe sempre stato vietato.” – sollevò di scatto la testa, furente; gli occhi stravolti e madidi di lacrime – “E perché?! Perché preferisci quel…quell’idiota indeciso e depresso! Cos’ha lui che io non ho, si può sapere?! Forse ti piacciono i tipi in perenne imbarazzo?! Le infanzie difficili?! O magari ti fa sentire tanto corteggiata il fatto che lui abbia messo a ferro e fuoco una città intera?!”
 
La ragazza portò una mano alla bocca tremante:
“Smettila! Così mi spaventi…!”
 
“E allora fai la brava e non ti darò più fastidio!” – le ordinò, afferrandole i polsi.
“Che cosa fai?! Lasciami!”
“Su, avanti, ora non fare tanti la preziosa!” – sogghignò in un sorriso felino, mentre i capelli neri ed ispidi gli si incollavano sul viso, coprendogli gli occhi – “Sono sicuro che farlo con quello smidollato non è per niente divertente, vero?! Invece io ti farei vedere un vero ragazzo di cosa è capace! Coraggio, dai, che ti costa farmi un piacere?!”
Ed iniziò ad allentare il primo bottone dei pantaloni con la mano sinistra, mentre con la destra tentava di farsi spazio sotto la camicetta della ragazza:
“Su…FATTI SCOPARE!!!”
Le sue dita le strinsero il seno.
Lei lanciò un gridolino e lo spinse via con quanta più forza:
“NON TI AVVICINARE, MI FAI SCHIFO!!!”
 
Lui ricadde a terra, dolorante alla schiena; sibilò tra i denti:
“Razza di puttanella ingrata…!”
E provò a rialzarsi, afferrandole con una mano l’orlo della gonnellina a scacchi della nuova divisa della NERV.
 
“Eccomi, scusa se ci ho messo…ma che diavolo…?!” – Naruto entrò sorridente nella sala, prima che lo sgomento gli lasciasse cadere il caffè caldo dalle mani.
Sentì avvamparsi ed un istinto di protettiva violenza gli sgorgo nelle tempie e nelle braccia:
“TOGLILE LE MANI DI DOSSO!!!”
 
Corse verso il ragazzo, caricandolo di peso e gettandolo al suolo.
Gli si inginocchiò sopra, sferrandogli un pugno al viso, accecato dalla rabbia:
“NON TI AZZARDARE A TOCCARLA!!!”
Mike rimase con la testa piegata da un lato, sorridendo malizioso nonostante la ferita al labbro:
“Ma guarda…è arrivato l’eroe! Un po’ in ritardo, principe azzurro!”
“Come ti sei permesso?! Che cazzo ti salta in testa?!” – ringhiò Naruto, afferrandolo per il colletto della camicia sgualcita.
“Oh, niente…volevo solo farle vedere le differenze tra maschio e femmina!” – ripose con tono di sfida.
L’altro si tirò indietro, caricando un altro diretto; le labbra strette dai nervi.
Black lo anticipò:
Gli afferrò il polso destro, tirandolo verso di sé e assestandogli un colpo di fronte sul setto nasale.
Naruto si coprì il naso sanguinante con una mano, venendo scalciato via dall’ormai privo di senno fifth children.
Si asciugò il sangue dalla narice e si voltò verso di lui, con uno scatto ferino:
“Io ti ammazzo!!”
 
“Basta! Tutti e due!!” – gridò Ginevra, tappandosi le orecchie in lacrime, inascoltata.
 
Oltre la soglia della sala, l’inseparabile trio composto da Nikolas Vacheron, Pierre Vieira e Alexander Winchester notò per caso la disputa.
“Ehi, voi due, che state combinando?!” – Pierre si diresse rapidamente verso i ragazzi, seguito dai colleghi.
 
Afferrò per un braccio Naruto, strattonandolo ed allontanandolo dal ragazzo steso al suolo:
“Basta così, calmati ora!”
“Lasciami!” – tentò di divincolarsi, allungando un calcio a vuoto verso Mike – “Voglio farlo pezzi!”
“Avanti, non aspetto altro!” – lo provocò il fifth, di rimando, mentre Nikolas ed Alex gli bloccarono gli avambracci, spostandolo a distanza di sicurezza.
Il second children lanciò un grido straziato:
“Perché mi fai questo?! Ti credevo un amico!”
 
“Ed io non credevo di dover venire mandato al macello!” – replicò Michael Black; la voce ora rotta solo dai singhiozzi del pianto.
 
“Cosa…?” – ansimò Ginevra, stordita.
Naruto provò a quietarsi:
“Di che stai parlando…?!”
 
“Perché non glielo dici tu, Vacheron?” – Mike si sedette a terra, sussurrando con ribrezzo – “Perché non dici loro la verità?”
 
Alex squadrò l’amico con la coda dell’occhio:
“Cosa dovremmo sapere?”
Il Topless abbassò lo sguardo, riluttante al pensiero:
“Vedete…in qualità di ex-Tenente, sono al corrente di alcune prese di posizione dal parte del Consiglio. Come potete vedere, siamo quasi arrivati a destinazione: il punto di non-ritorno. La TERRA vorrebbe emergere dall’Universo, per colpire direttamente il nido dei nostri nemici; ma per far questo…distruggeranno un’intera Nave da battaglia.”
“Ma è un suicidio!” – protestò Naruto – “Quali saranno le persone che...?!”
Poi tutto divenne chiaro, fissando quello che fino a pochi minuti fa era uno dei suoi amici più stretti:
“No…non anche lui…”
 
“Ora avete capito?” – Mike si rialzò; la voce piatta ed atonica – “Sembra finalmente che abbia la possibilità di porre fine alla mia agonia.”
 
“Lui voleva solo che…” – Ginevra si tappò le labbra con una mano, scossa.
 
“Perdonatemi per quello che ho fatto.” – concluse pilota dell’Eva 03 – “Ginevra…addio.”
 
 
*   *   *
 
 
Contemporaneamente. Giardino interno. Stessa Nave.
 
Silvia de Alisia immerse un dito nelle acque cristalline del piccolo stagno artificiale, attorniato da un prato verde brillante ed inondato di luce accecante.
Lo lasciò ondeggiare per un po’, smuovendo delicatamente la superfice increspata del laghetto:
“Così sta tutto per finire? I nostri ricordi, il nostro futuro…finiranno tutti insieme, nel momento in cui il nostro stesso presente diverrà passato?”
 
“I ricordi sono solo i fantasmi delle vite passate che continuano a scorrere anche in questo momento.” – Sirius colse un frutto rosso da un albero poco distante – “Nel momento in cui cessiamo di esistere in una di esse, queste ombre si sostituiscono al nostro esistere, permettendoci di vivere nuovamente.”
 
Apollo si sdraiò sul prato, fissando la cupola sovrastante di veto; una finestra verso lo Spazio. Mormorò a mezza voce, perdendo l’impertinenza dei suoi occhi:
“Ed è per questo che siamo tormentati dagli spettri del passato: poiché dimentichiamo ciò che un tempo avevamo contemplato e che ora si ripropone in casuali giochi di luce suggeriti dal tempo…mentre le nostre realtà si fondono inesorabilmente in qualcosa di nuovo.”
 
La ragazza dai lunghi capelli biondi, raccolti in due complicate acconciature, strinse il bracciale sull’avambraccio destro: tre piume di luce rosata sembravano voler fuggire dalla pietra preziosa incastonata nel gioiello, come amanti prigionieri:
“Le mie ali…il momento è ormai è così prossimo che posso quasi sentirne le pulsioni. In realtà, però…” – Silvia sorrise amaramente, di una dolcezza melanconica – “…posso avvertirle già da molto tempo. In ogni attimo cerco di differenziare la realtà presente da quella passata, nel tentativo di risalire ad un’unica verità. A qualcosa di bello, di semplice.”
 
“Ciò che dici è vero.” – annuì il ragazzo dai capelli rossi – “Ma chi si ostina a cercare la perfezione nel cielo, molto spesso trascura i fiori sulla terra: le piccole bellezze che rendono speciale questa esistenza.”
 
Sirius si voltò verso la porta nascosta in una parete, coperta da una fitta rete di rampicanti:
“Credo che sia quasi il momento…dovremmo raggiungere gli altri.”
 
“La fortuna di averti incontrato/a…”
“La sfortuna di averti incontrato/a…”
“Sarebbe stato meglio se non ti avessi mai incontrato/a...”
 
 
*   *   *
 
 
Ore 23:45. Ponte di Comando. Stessa Nave.
 
Cathedral TERRA in WARP-out!” – annunciò Maggie; le mani tremanti – “Raggiunte le coordinate di destinazione: l’Incrociatore è ora al Centro della Galassia!”
 
“Ci siamo riusciti…” – mormorò il Vicecomandante Adai – “…siamo infine arrivati alle porte dell’Universo! Lord Genome, è questo il covo degli Anti-Spiral?!”
“No.” – ripose la testa umana nel liquido cerebro-spinale – “Il pianeta dei Fantasmi dei Ricordi si cela nell’Iperuranio, in quell’intercapedine spazio-temporale fuori dal nostro Universo.”
“Lo snodo nevralgico di tutte le realtà.” – puntualizzò Fuyutsuki – “La regione di Vero Vuoto del Multiverso, fuori da tutte le altre vite parallele.”
 
“Comandante Ikari…” – Misato evitò di voltarsi verso il suo interlocutore, tentando di mantenere gli occhi fissi sul biancore lattescente di Spazio, Stelle e Nebulose che si intravedevano fuori dalle colossali vetrate del Ponte – “…è certo di quello che sta per fare? Possibile che non abbia alcun ripensamento?”
 
Gendo Ikari congiunse le mani davanti al volto, con un imperativo inopinabile:
“Assolutamente no. Se questa è l’unica via spianata…noi la percorreremo senza alcuna esitazione.”
 
“Che cosa vuoi fare, papà…?!” – Shinji, sulla piattaforma d’osservazione dedicata ai piloti strinse un pugno, mentre il ricordo di un padre duro e distante prendeva nuovamente forma ai suoi occhi, ora più evidente che mai.
L’uomo non ripose.
Qualcuno chiese:
“Ma dov’è il Generale Hatori?! Perché non è insieme agli altri?!”
Ancora nessuna riposta.
 
Katsuragi legò i capelli in una coda, aggiustando al cravatta femminile della divisa in pelle nera da Capitano; deglutì e respirò affondo:
“E sia: si dia il via all’Operazione ‘Tanhoizer’! Arresto totale della Cathedral TERRA! Preparazione dell’Exelion per la Degenerazione! Trasporto dell’ALL-SPARK all’interno della Nave selezionata!”
 
“Secondo te cosa hanno intenzione di fare?” – chiese Thomas, all’orecchio di Naruto.
“Non lo so.” – ripose lui, mentendo, ad occhi bassi.
Il ragazzino esitò un attimo, dubbioso; poi chiese ancora:
“E ‘Crow’? Che fine ha fatto l’Americano?”
“Non so nemmeno questo…”
 
 
*   *   *
 
 
Contemporaneamente. Hangar n.3. Stessa Nave.
 
Il kilometrico Exelion blu, l’unico rimasto della Flotta ormai distrutta, attendeva al centro della ciclopica Sala Macchine, mentre centinaia di individui dai volti sconosciuti si avviavano inesorabilmente al suo interno, come martiri.
Sui loro sguardi un’ombra non tanto di paura, quanto di stanchezza, debolezza…impotenza e pegno verso le famiglie abbandonate, a chissà quanti miliardi di kilometri di distanza. Forse in Universi totalmente opposti.
L’enorme ALL-SPARK precedentemente contenuto nel Reattore Degenerativo dell’Ammiraglia ora veniva lentamente posizionato nella Camera a Fusione del Vascello Sacrificale.
 
Nel frastuono delle macchine e degli ingranaggi, solo i cuori delle persone lasciano il posto ad una melodia che quasi prende corpo nell’etere: una nenia funebre di dolce rammarico. Il Ritornello dell’Anima.
“Così sei tu l’altro?” – chiede Kittan Bachika, sorridendo tristemente al ragazzino al suo fianco – “Sei molto giovane, per il tuo ruolo.”
Michael Black è ora impassibile; fissa la Nave in stoccaggio e parla lentamente:
“Già. Però va bene anche così: in fondo, mi sono sempre sentito inutile, in confronto a voialtri. Se posso dare il mio contributo, allora lo farò. Ma perché lei, Signor Kittan, ha accettato? Lei è così coraggioso e forte! Perché non resta con gli altri?”
“Se lo facessi, scappando dal mio destino, che uomo sarei? Ed in fin dei conti non servirebbe a nulla: finirei solo col mettere le vite di tutti in pericolo. Sembra che qualcuno abbia deciso così…mi sta anche bene.”
 
Il ragazzino lo guarda per un momento: quanta decisione, quanta serenità in quell’uomo così brusco all’apparenza.
Eppure quanta voglia di vivere si intravede nei suoi occhi. Una voglia di vivere che forse lui stesso non ha. Chiede:
“Ha qualcuno in particolare che sta abbandonando, Signore?”
Kittan cerca di fare dell’ironia poco riuscita:
“Siamo quattro Agenzie a bordo, giusto? Beh, allora diciamo che mi mancherà parecchio almeno un quarto dell’equipaggio! Ahaha!”
E ride di gusto. Qualcosa che lascia Black senza parole.
Il guerriero della DAI-GURREN respira e parla ancora:
“In realtà tengo più a loro che a me stesso. Prima che ci incontrassimo, prima che questi nostri Mondi entrassero in contatto…siamo stati più che compagni di Brigata: siamo stati come fratelli. Abbiamo fatto così tanto insieme…ci muovevamo e agivamo come un unico corpo. Sentirsi isolato dal resto dal tuo ‘corpo’ non deve essere proprio una bella sensazione, eh, ragazzino? Però devo ammettere ci sono alcuni a cui tengo più che ad altri: le mie tre sorelle, ad esempio. E poi Simòn: lui è forse quello che odio e ammiro di più tra tutti; mi ricorda un ‘vecchio amico’.”
“Li saluterà?”
“Non credo: non voglio che le mie piccoline si rattristino troppo, ora: sono ragazze forti, quando capiranno ciò che sta per succedermi…lo accetteranno. Simòn, invece…beh, lui sa già tutto, ovviamente. No, non mi saluterà nemmeno lui: non vuole vedere. Ma lo capisco…ne ha passate tante anche lui, sai? Al Mondo siamo davvero tanti a soffrire, senza nemmeno rendercene conto. E poi ci sarebbe un’ultima persona che…”
 
“Allora avevamo visto giusto.” – la voce calda e paterna di Leon Marshall prese di sorpresa Mike – “Eravate qui.”
 
I due si voltarono: l’Inviato era poco distante, sulla predella metallica sospesa sull’Exelion, accompagnato dalla sixth children e dal giovane Ryan.
 
“Come mai siete venuti proprio voi?” – domandò il ragazzo americano, sorpreso.
 
“Hai anche il coraggio di chiederlo?” – ripose Leon, sorridendo in un gesto di schermatura dalle emozioni, avvolgendogli un braccio sulle spalle – “Sono sempre il tuo tutore legale, no? O ormai sono troppo vecchio, per te?”
Michael gli assesta un colpetto sul torace, a volerlo schernire:
“Beh, forse sei un po’ matusa, ma mi stai bene anche così.”
Infine il suo volto si adombra nuovamente, mentre poggia per la prima volta in vita sua la testa sul cuore dell’uomo, come a volerne cercare l’intimo battito dell’anima:
“Ti ringrazio per questo…”
 
Mari si avvicina, lentamente:
“Noi volevamo solo starti vicino. So quello che stai pensando ora, ed anche Ryan lo sa. Prima mio fratello, mesi fa; ora il suo…e adesso perfino tu ti senti in dovere, non è così?”
Lui si rialza, seccato:
“Cos’è: il Circolo dei Fratelli Defunti?”
“E’ una cosa istintiva.” – mormora il Topless – “I Cari Estinti che hanno dato la vita per noi, il cui fantasma resta legato ai luoghi ed alle persone che li hanno conosciuti…non ci diamo pace fin quando non li rincontriamo, in un modo o nell’altro. Se ne vanno improvvisamente e ci sentiamo sperduti, mentre con loro svanisce per sempre anche l’ideale di ‘essere umano’ che più tentiamo di raggiungere.”
Mari poggia i gomiti sulla ringhiera; le trecce di mogano scosse dai vapori dei macchinari:
“Teru, ad esempio, è sempre stato convinto che non fossi in grado di decidere da sola della mia vita. Non posso dire di averne buoni ricordi, in franchezza…però la protezione che esercitava nei miei confronti è stata innegabile. Mi voleva bene come un padre…ed in quei momenti, quando il mio corpo si univa a lui, non ne soffrivo poi molto: l’amore che poteva provare verso di me non aveva nulla di volgare o ipocrita. Abbiamo vissuto come padre e figlia e come amanti. Come fratelli gettati, soli, verso l’Infinito.”
“Per me è diverso.” – riflette il ragazzino; gli occhi nerissimi persi nel vuoto – “Ognuno di voi ha dentro di sé un ricordo forte di quelle persone: quella sensazione di odio misto ad ammirazione che sapevano suscitare…il loro essere si è impresso indelebilmente i voi. Ma mio fratello Blake mi è stato accanto per poco tempo, non abbastanza da conoscerlo a dovere. Non ho forte impressione di lui, a posteriori…però qualche cosa di lui è rimasta in me: l’idea di essere protetto senza però minare la mia libertà, il sapere che esistono persone in grado di sentire un fratello come un vera parte di sé e non come un peso. Quel Blake J. Black vive ora all’interno dell’Eva 03, come unico luogo al mondo in cui possa ancora celare il mio desiderio: il desiderio di poter nuovamente essere protetto da lui.”
 
Poi, le lacrime presero il sopravvento sul suo cuore freddo e solitario come un corvo:
“Perché, a differenza di voi…io non sono capace di affrontare al vita da solo! Tutto quello che più adoravo di lui era il suo istinto a proteggermi, a trarmi fuori dai guai! Non sono capace di vedere me stesso come un individuo nel mondo. Dunque, se non so badare a me stesso…COME MAI POTREI DIFENDERE QUALCUN ALTRO?!”
 
Leon tentò di stringergli la mano, ma lui si rifiutò:
“Oggi ho fatto una cosa orribile: Ginevra, quella ragazza…l’unica in grado di farmi afferrare la mai vita a due mani, per difenderla…lei non può essere mia! Ed io, per gelosia di un altro ragazzo esattamente come me…io stavo per ferirla! Come donna e come essere umano…non sono allora degno di battermi per la vita altrui!”
 
Nuovamente, Marshall lo strinse con vigore, riuscendo a bloccarlo e a calmarlo con voce morbida e pastosa:
“Ora ascoltami bene, Mike: sebbene tu abbia motivo di rammaricarti per ciò che stavi per fare, non devi incolpare il tuo cuore di amare qualcuno, poiché è qusto che ci rende umani. L'essere umano prova amore quando riesce ad intravedere un frammento della propria anima nel cuore dell'altra persona; ciononostante nel momento in cui comprende di non potersene impossessare, l'essere umano inizia a provare gelosia. La gelosia è la voce dell'anima umana che richiama il proprio frammento.”
 
“Ehi, moccioso…i ragazzi non piangono, capito?” – Kittan Bachika gli assesta una pacca sulla schiena, sbilanciandolo in avanti, con affetto rudemente espresso.
Lui sembra rasserenarsi un poco, asciugandosi le lacrime:
“Certo! Non mi importa ciò che mi succederà: sarò io a compiere le mie ultime volontà, al fine di proteggere come coloro che amo!”
Spostò lo sguardo verso gli altri ragazzi:
“Voglio provare un amore puro come tuo fratello, Mari! E, Ryan…io voglio battermi fino a morire come l’Ammiraglio Witwicky, per donare ciò che resta della mia vita all’unica persona che vorrei si salvasse davvero! Io, oggi…vi salverò tutti!”
 
Quello che, tra pochi minuti, cesserà di essere il padre adottivo di una vita gli concede l’ultimo abbraccio; sussurrandogli un piccolo incoraggiamento in quello slang d’Oltreoceano con cui sono cresciuti:
C’mon, little black ‘Crow’…hang on, over and over!”
This’ll be my own Will, old-boy!” – gli risponde lui, ricambiando la stretta.
 
Un allarme risuona per la struttura.
 
I tre ospiti si scostano:
“E’ ora. Vorremmo poter dire che ci rivedremo…”
 
“E chi lo sa!” – replica con spudorata spavalderia Kittan, mentre si allontana nel tumulto dell’equipaggio pronto a partire.
 
Infine, una mano sconosciuta lo afferra e lo trascina all’ombra.
Un bacio imposto con vigore ma eseguito con dolcezza.
Due labbra morbide premute contro le sue; una sensazione di rossetto ancora umido.
Un sapore di fragola e ciliegia come nota di coda, come un ultimo amplesso lascivo che si rimescola in bocca.
Una frase sussurrata rapidamente e con passione:
“Il resto te lo darò quando sarai tornato…”
La donna nel buio scompare oltre una porta meccanica, mentre per un momentoi lunghi capelli rosso fiamma ondeggiano in un piccolo taglio di luce.
 
Lui resta a guardare il portellone dell’Exelion che lo scherma dal resto del Mondo, decretando il suo destino.
Solo un commento di profondo cordoglio affiora timidamente dalle sue labbra:
“Allora temo che aspetterai troppo a lungo…mia dolce Yoko Littner.”
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“I preparativi sono terminati.” – confermò Hyuga, con una nota di mestizia nella voce – “Siamo pronti ad iniziare.”
Zack strinse i denti, nel leggere i dati di analisi:
“La quantità di Spazio Vuoto nei prossimi centotrenta kilometri è pari allo 0 assoluto. Il WARP potrà essere eseguito secondo disposizioni.”
 
Misato portò una mano al cuore, facendosi coraggio:
“Rilascio dei blocchi 3, 4, e 6. Apertura del condotto principale. Exelion…lancio.”
 
Naruto rabbrividì a quelle parole, mentre la ragazza dagli occhi di vetro gli si strinse accanto.
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Le mascelle del continentale volto di prua della Cathedral TERRA si schiusero leggermente ed una piccola croce di luce blu si allontanò rapidamente da esse.
 
L’Exelion accelerò costantemente fino a raggiungere una velocità sub-luminosa.
Sotto l’Effetto Doppler Relativistico, la cuspide della fusoliera iniziò a tingersi di azzurro intenso; i motori di poppa ed il resto della carena apparivano da tergo solo come un’indistinta cometa di un rosso cangiante.
Una freccia dai colori cangianti scagliata a miliardi di kilometri orari nello Spazio puntellato di astri silenziosi.
 
Infine si bloccò bruscamente, ignorando qualsiasi inerzia.
 
 
*   *   *
 
 
Contemporaneamente. Entry Plug. Interno dell’Eva 03.
 
Mike chiuse i pugni intorno alle leve di guida, mentre ogni suo respiro risuonava nell’abitacolo, amplificato dai polmoni dell’Eva.
Il lento ribollire dell’L.C.L. ad ogni sua inalazione…
Il suo lieve ansimare e la riposta organica dell’Unità…
Il debole ma costante ticchettìo di spie luminose e dati sinaptici in costante aggiornamento sugli schermi laterali…
In quell’unico momento di totale buio e solitudine, ogni singolo, piccolo -ed in altre occasioni insignificante- rumore risuonava come un’inebriante e futuristica melodia.
 
“Dopo così tanto tempo, stringo ancora le redini dell’Eva…credevo di averne perso il controllo. La mia utilità nel resto del gruppo era pari o meno a quella di coloro che attendono e pregano sulla Terra. Non gradisco questo luogo, eppure mi è inscindibilmente legato, in modo viscerale. Forse sento inconsapevolmente il bisogno di morire…ora che sono pochi attimi dalla mia fine non ne sono spaventato, ma attratto. Che ci sia qualcosa per me di bello, aldilà del Cancello?”
 
Spinse lentamente la cloche: sui megaschermi baluginano spasmodicamente diagrammi ed immagini dissonanti, incomprensibili.
Poi, la visione dello Spazio riempì tutto l’abitacolo ed il ragazzo sì sentì quasi galleggiare in assenza di gravità: l’Unità 03 era stata trasportata sullo scafo della Nave da battaglia, tramite un complicato sistema traente.
 
Aprì gli occhi a fatica, sollevando il capo:
“Ci siamo.”
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“L’Exelion ha raggiunto il punto di non-ritorno!” – esclamò Aoba.
“A questo punto non possiamo non dare il via all’Operazione!” – ordinò Ritsuko – “Se aspettassimo oltre la Compressione di Vuoto schiaccerebbe la Nave e tutto questo sarebbe vano!”
 
Naruto sentì il cuore accelerare, non riuscendo a trattenere un moro di disperazione:
“NO!! NON POTETE FARLO!! COSI’ MORIRANNO TUTTI!!”
 
Un fruscio di sgomento si levò tra i presenti, all’oscuro di tutto.
 
Shinji si voltò verso il padre; il volto livido e contratto in una smorfia di orrore:
“Cosa sta dicendo?! Papà, cosa hai intenzione di fare?!”
 
“SILENZIO!!!” – tuonò il Comandante Ikari, levandosi in piedi; gli occhi penetranti come lame – “Arrivati a questo nodo di svolta non possiamo permetterci alcun ripensamento! Disobbedite e ciò ce troverete sarà solo la morte, macchiandovi della vita vostra e di tutti coloro che sono attualmente a bordo!”
 
“Il ragazzo ha ragione!” – Mark abbandonò la sua postazione, furente – “La Degenerazione Totale del Cubo non è mai stata effettuata prima! Potrebbe risultare fallimentare! L’intero Universo imploderebbe su sé stesso se incorresse anche un margine di errore infinitesimale!”
 
“Tuttavia non ci sarebbe altro futuro. In altro modo questa realtà potrebbe venire corrotta dal Vero Vuoto.” – il richiamo atono e lugubre di Lord Genome gelò il sangue nelle vene dei presenti – “Una regione spaziale di Vero Vuoto posta in un Universo diverso dall’Iperuranio stesso rischierebbe di destabilizzare l’Equilibrio Spiralico dell’esistenza, costringendo l’Universo ad un’involuzione forzata, raggiungendo l’Entropia. Aprendo un Cancello di Tanhoizer verso l’Iperuranio si può passare oltre; la sua chiusura causerà un restringimento della tramatura spazio-temporale, ricucendo questa regione di Universo ormai prossima al cedimento.”
 
“Ci state dicendo che moriranno ad ogni costo?! Che quella Nave è uscita per andare al macello?!” – gridò qualcuno della DAI-GURREN.
 
“Ora calmatevi.” – la voce di Michael Black risuonò sul Ponte di Comando – “Tutto quello che succederà d’ora in avanti rispetterà la nostra volontà alla perfezione.”
 
Thomas cadde in ginocchio, mentre i ricordi di mesi e mesi gli ghermirono il cuore:
“L’Americano…?! Quell’idiota sta…per morire?!”
Leon Marshall voltò lo sguardo altrove, sebbene la sensazione di disarmante debolezza continuasse a raggiungerlo e tormentarlo.
 
“E’ stato divertente vivere con voi!” – l’estremo saluto di Kittan Bachika fece ridestare Simòn, che sollevò la testa immersa tra le mani, in un gesto di muto dolore.
 
“NO!!! FRATELLONE!!” – le tre giovani Black Siblings si gettarono in lacrime verso un computer, tentando quasi di estrarre la fonte di quella voce dagli inespressivi e freddi altoparlanti, accecate dalla follia.
“NON CI ABBANDONARE!!”
 
Leeron Littner si coprì la bocca con un mano.
 
Yoko si artigliò il crani con le unghie smaltate, mentre le lacrime rigavano già il bel viso, sciogliendo il trucco:
“KITTAN!!!”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Non attese oltre, come a non voler dare spazio a timore e risentimenti.
Michael Black meditò per un breve momento:
Ora Blake, fratello mio…realizza il mio unico desiderio! Il mio futuro, il nostro…plasmiamolo con questa Macchina!
Infine esclamò in un unico moto di spirito:
“IO SONO MICHAEL J. BLACK: PILOTA DELL’EVANGELION 03!”
 
Un’aureola si allargò sulla sommità del casco del gigante bi-meccanico
Una sinfonia potente ed angelica si estese dal centro dell’Eva, amplificata dalle Stelle stesse: il vero Ritornello dell’Anima.
 
 
 
Una luce abbagliante si irradiò dall’interno stesso dell’Exelion, mentre la carena iniziò a scomporsi ed inarcarsi come il carapace di colossale crostaceo color zaffiro.
 
La piastra pettorale dello 03 esplose, rivelando un Elemento S2 pulsante di un rosso vivo.
Le cromature bianco fosforescente dell’Eva si tinsero di scarlatto.
Gli occhi del pilota rilucettero di violetto, nel caos multicolore dell’Entry Plug.
Lentamente, l’Eva si piegò su sé stesso…mentre un paio d’ali piumate nere come le Tenebre della Notte dei Tempi si dispiegarono per decine di kilometri.
Un fontana di luce dorata si allungò dal centro della Nave, quasi a voler mimare le ali dell’Eva, avvolto da una luce rossastra.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
Fuyutsuki indietreggiò, seriamente sconvolto:
“L’Unità 03…sta abbandonando la forma umana! E’ il suo Risveglio!”
Ikari mormorò trepidante:
“Ormai non abbiamo più alcun controllo su di lui…sull’anima dell’Eva!”
Gen Fudo chiuse gli occhi, aprendo il cuore alla meravigliosa sinfonia:
“L’anima di un essere umano che invoca l’amore…il potere della nostra Volontà non conosce limiti!”
 
Misato boccheggiò atterrita ed insieme estasiata dalla melodia celeste:
“Si sta liberando dalle catene della Raione di questo Mondo! La sua essenza sta sfiorando il trascendente! Proprio come quattro mesi fa…proprio come l’Eva 01!”
 
Lar’C si stinse a Ryan:
“Sarebbe questa la vera forma di un Evangelion?!”
 
Leon si lasciò cadere al suolo:
“L’Eva si è ridestato al fine di esaudire l’infantile attaccamento fraterno di un bambino! Mike…dunque è questa la forza dei tuoi desideri?!
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
“SIGNOR KITTAN!!” – gridò Mike a perdifiato, nel tentativo di superare con la voce l’incessante ed assordante sinfonia dell’anima.
“NON C’E’ BISOGNO CHE TU AGGIUNGA ALTRO, RAGAZZINO!!” – ripose l’uomo, esaltato – “STA PER ARRIVARE UNA DOSE A VITA DI ENERGIA!”
 
 
*   *   *
 
 
Cella della Scintilla. Exelion.
 
Lo Space King Kittan caricò l’enorme trivella meccanica, puntandola verso il Cubo.
 
“Coraggio, bello…” – lo incitò il pilota, assestando una pacca sul cruscotto – “…la nostra ultima, gloriosa vittoria! GIGA…KITTAN…DRILL…
 
L’arma del Gunmen si ingigantì spropositatamente, attivandosi.
 
…BREAKEEEEER!!! SPIN-ON!!!
 
La conficcò in un ingranaggio ad incastro, mentre un Diagramma a Spirale si estese nel suolo, per l’intera struttura.
Gli ignoti segni alieni sulla superficie dell’ALL-SPARK si irradiarono di smeraldo, mentre il manufatto misterioso assunse la forma di uno Ipercubo, sviluppato tridimensionalmente.
Un fragore non abbastanza potente da cancellare il suono della musica accompagnò una luce abbagliante di un candore paradisiaco, esplodere dal nucleo della Scintilla ed investire il resto della nave.
 
Mentre la cabina di pilotaggio si dissolveva per sempre nella luce, lì’ulimto, sprezzante pensiero di Kittan Bachika suonò così:
“Allora è questo quello che si prova mentre si muore! Allora rallegrati, Yoko…perché ip sono felice!”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
L’intero Exelion divenne un’unica croce di luce.
La protezione frontale del volto dello 03 si scheggiò sull’occhio, con un piccolo sbuffo di vapore; il feedback di riposta dualistica inflisse un acuto dolore all’occhio sinistro del children, che portò una mano all’occhio sanguinante.
 
“NO…NON MOLLARE PROPRIO ORA!!” – Mike si morse un labbro fino a falro sanguinare, mentre il suo corpo iniziò a liquefarsi in una luce confusa – “ANCORA UN ULTIMO SFORZO! A.T.FIELD: SVILUPPO MASSIMO!!! AMATERASU!!!”
 
Un oceano di fiamme nere avvolse ciò che rimaneva della Nave, costringendola in un punto materico microscopico.
Un buco nero tra le vampe nere.
 
“DISPIEGO TOTALE…DEL CANCELLO DI TANHOIZER!!!”
 
Le fiamme si riscaldarono fino ad apparire di un bianco abbagliante.
Infine tutto deflagrò in un’apoteosi di luce e colore, mentre Fasce di Moebius ed Anelli di Originazione Stellare si allargarono per il Centro della Via Lattea in una sfera di luce meravigliosa:
 
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“Finalmente! Finalmente posso vederti…fratellone!”
Una lacrima di gioia sgorgò tra le ciglia del ragazzino, mentre il Semi-Dio risvegliato si fuse all’energia luminosa dell’esplosione.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
Un mormorio di estasi si levò dalla Sala.
 
“Ci sono riusciti…!” – boccheggiò Rossiu.
Kittan e quel ragazzino hanno fatto questo?!” – Simòn serrò un pugno, incapace di qualsiasi altro movimento.
 
Kozo Fuyutsuki mormorò in un sussulto di incanto:
“Si schiudono i battenti del Cancello di Tanhoizer e si apre infine…la Heaven’s Door!”
 
“La Degenerazione Totale dell’ALL-SPARK…l’evento fisico primigenio che hai sempre sognato di vedere, Sam…” – Mikaela Banes portò una mano alla gola, soffocata da lacrime di timore e commozione – “…si offre ora ai nostri occhi, per la sopravvivenza di interi Universi! Grazie…EXELION!!”
 
“Il WARP sta per chiudersi!”  avvisò Zack, impaziente – “Ormai siamo nel suo Raggio di Schwartzchild! Dobbiamo saltare nell’Iper-Spazio!”
 
Simòn Jiiha lasciò da parte i sentimenti, mente il suo imperio risuonò come quello di un vero Comandante:
Energia Spirale a pieno regime! ENTRIAMO NEL WARP!!!”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
I reattori colossali del Dreadnought si infiammarono, spingendo tuta la struttura verso il cuore pulsante del Cancello.
Lo Scafo si assottigliò per la Trasformata di Lorentz, e venne risucchiato nel nulla.
La sfera di luce si richiuse.
 
 
*   *   *
 
 
Iperuranio.
 
Nel momento esatto in cui le ultime note del Ritornello dell’Anima si estinsero, insieme ai cuori che lo avevano composto con la forza dei propri desideri, lo Spazio Vuoto di un Universo ignoto si incrinò come vetro.
Esplose in una mare di frammenti e segmenti spazio-temporali, vomitando fuori la Cathedral TERRA in tutta la sua enormità.
 
Il primo passo verso la Battaglia Finale era stato compiuto.
 
 
*   *   *
 
 
Luogo imprecisato. Stessa Nave.
 
Cris chiuse gli occhi, nell’ombra:
“Dunque siamo passati oltre?”
 
Una fitta alla testa lancinante.
Un grido acuto, come un Hallelujah di un Angelo Crudele.
Una serie scomposta di immagini.
Ricordi, suggestioni, forse visioni di vite precedenti.
Grida di morte; urla di gioia pura.
Una mano sottile e bianca verso la fronte affondò nel suo cervello come uno spettro.
 
Il ragazzo cadde al suolo, contorcendosi da dolore…assolutamente solo:
“NO! NON ORA!! NON FARLO!!”
 
Altre proiezioni psico-grafiche:
un mare rutilante di volti e voci, luoghi e sensazioni lampeggiavano follemente e crudeli, accompagnati da n canto che nulla aveva ormai di paradisiaco.
Degli spettri senza volto gli aleggiarono intorno, in quel caos mentale di allucinazioni.
Lo afferrarono per le braccia, strappandole dal dorso con un denso schizzo di sangue rosso, immobilizzato a mezz’aria.
Gridò di dolore spirituale; il volto contratto in un’irriconoscibile smorfia di puro orrore e disperazione:
“VI PREGO, BASTA!! NON TI AVVICINARE!! CHI C’E’ LI’?! PER FAVORE, NON LASCIARE CHE SI AVVICINI A ME!! NON LASCIARE CHE SBIRCI NEL MIO CERVELLO!!!”
 
Il suolo stesso si disintegrò sotto i suoi piedi, cadendo in pezzi verso un Nulla scintillante di croci rosse ed acuti lirici assordanti.
Qualcosa di enorme emerse dal nero Vuoto.
Una sagoma umanoide gigantesca; dall’unico occhio ricurvo luminoso di un folle colore ametista: l’Eva 08.
Lo ghermì nel palmo della mano.
Il corpo straziato di Cris rimase inerme, mentre le fauci nascoste del gigante spaventoso si schiudevano in una foresta di denti acuminati e saliva grondate,.
Lo inghiottì senza esitazione, gettandolo nel nero vuoto.
 
Lui gridò…poi cadde ansimante al suolo.
Si riprese a fatica, respirando affannosamente:
“Solo un sogno…soltanto un sogno…”
 
Si rialzò, fisando l’enorme volto meccanico innanzi a lui:
L’Unità 08 attendeva muta al suo posto, capovolto al contrario.
 
Il ragazzino si levò in piedi e deglutì.
I suoi occhi di un blu abissale si tinsero improvvisamente di un rosso demoniaco, mentre le sue pupille si ridussero due crocifissi:
“Capisco…dunque è infine arrivato il momento: ora mi è chiaro il mio scopo. Non c’è modo alcuno in cui possa sottrarmi alla Fine prescritta nel Destino.Vorrà dire che sarò io a porre termine a tutto questo…andiamo, Eva 08! Verso il nostro Ultimo Atto! Verso…LA FINE DEL MONDO!!”
 
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Capitolo 9
*** Giorno 7 (Epilogo I): First Love, Final Love - Un Mondo Che Finisce ***


Siamo giunti alla Fine, dopo tanto tempo.
Non mi sento ancora di liquidarmi/vi del tutto, anche se temo sia inevitabile, perché la mia idea di ‘Epilogo’ si comporrebbe ancora di altri 2 capitoli: l’analisi speculativo ed il Mondo Alternativo nato dai desideri dei personaggi stessi.

Per chi volesse interrompere la lettura di questa FF con questo capitolo, sarei davvero molto curioso di sapere le impressioni riguardo questo genere di Epilogo; per chi volesse proseguire, sappia però che i tre finali alternativi NON SONO OPZIONALI, vanno letti in ordine: cioè il prossimo ha senso solo se leggete questo e quello dopo ancora solo se avete compreso i precedenti.

A voi la scelta…e grazie in ogni caso per avermi accompagnato al termine di questa ‘epopea di fan-fiction’ (XD) fino ad ora…

Ma lasciamo da parte i preamboli: l’emozione continua!

 
 
Giorno 7 (Epilogo I):
First Love, Final Love– Un Mondo Che Finisce
 
Domenica 19 Settembre 2019. Ore 00:00. Iperuranio.
 
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L’immensa Cathedral TERRA disattivò i propulsori a distorsione spazio-temporale, immobilizzandosi.
Agli occhi meccanici del ciclopico volto scolpito a prua, una visione trascendentale si offriva maestosa:
 
Immense Galassie, Mondi alieni, Nebulose dai colori iridescenti in perpetua ma impercettibile rotazione…l’interno Cosmo e la Vita stessa dall’origine del Creato era radunato in quel caos ordinato di colore ed Astri.
In lontananza, decine di costellazioni e Stelle Pulsar si aprivano e si originavano come petali di rosa, semplicemente dal Nulla.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando. Super-Spiral Dreadnought ‘Cathedral TERRA’.
 
“C-cos’è…questo?!” – boccheggiò un Topless.
 
“Questo è l’Iperuranio.” – ripose lentamente Gendo Ikari – “La realtà parallela esistente solo nel Vero Vuoto, un luogo fuori dallo Spazio e dal Tempo, che siede come un Imperatore tra gli Universi noti.”
“L’essenza stessa del Multiverso è racchiusa in esso!” – proseguì Fuyutsuki, in un’estatica ammirazione – “Questo è il Principio Ordinatore della Vita stessa, l’unica vera condizione d’esistenza da cui si distaccano le nostre anime e si modella la Materia!”
Gen Fudo chiuse gli occhi, mentre una Coscienza quasi fluida gli scorse nelle vene:
“L’Iperuranio è nato prima del Multiverso stesso: quelle che vedete non sono mere Galassie…ma interi Universi lontani tra loro nello Spazio-Tempo; vite alternative, Desideri, paure, Scelte…ad ogni nostro atto di Volontà scriviamo una pagina del nostro Futuro ed affermiamo il Passato. Ognuno di quei Mondi non è altro che lo specchio di una scelta, il risultato dell’operato umano. Questi sono i Campi Elisi.”
 
Una lacrima rigò le guance scolpite di Yoko Littner, mentre parlò con foce flebile e frammentata:
“E’ per questo…che quelle Galassie stanno nascendo? Perché qualcuno, nel proprio Mondo, sta decidendo della propria vita? Allora quella laggiù, più grande e brillante…”
Indicò un’ampia Nebulosa distendersi all’orizzonte, nei più remoti recessi dell’Iperuranio, brillando di un fulgore dorato.
“…allora quella che si è appena formata…è la Scelta di Kittan!”
 
“Kittan…” – sussurrò Simòn, chinando il capo coperto di folti e lucidi capelli di cobalto.
 
“Forse è un Universo identico al nostro, poiché il risultato della sua scelta ci ha condotto qui.” – medito lentamente l’inquietante Lord Genome – “Eppure tuttavia è distaccato…”
 
Per una delle poche volte in vita sua, Thomas Hansel Zeppelin Gnaisenau abbassò lo sguardo altero, mentre una sensazione di disagio gli rimescolò l’intestino:
“Ma allora…dov’è Mike? Dov’è la sua Galassia, il suo Universo…la sua Scelta? DOVE E’ ANDATO A FINIRE IL MONDO PER CUI SI E’ SACRIFICATO?!”
 
Ci siete dentro.” – una voce melliflua e sottile rispose con grazia, gelando il sangue nelle vene dei presenti.
 
Il Vicecomandante Rossiu Adai scattò in piedi, puntando una colossale Città-Fortezza volante, dal lato opposto della grande Galassia centrale:
“Guardate là!”
“Alla fine è uscito allo scoperto!” – Fuyutsuki aggrottò la fronte.
I piccoli e penetranti occhi di Gendo Ikari si assottigliarono come lame:
“Quello è…”
Il Comandante Fudo non trattenne un moto d’impeto:
“…TOMAH!!!”
 
 
 
*   *   *
 
 
Contemporaneamente. Eden. Esterno.
 
Incurante dell’assenza d’aria, l’Angelo delle Tenebre avanzò sul lungo ponte di cristallo della Nave Trascendentale, seguito dal Nero Maggiordomo.
Chiuse gli occhi di ametista, sorridendo:
“Vi attendevo con ansia…Esseri della Spirale. Dovrei rendervi omaggio per il vostro servizio: siete stati in grado di rallegrare un cuore annerito da tempo come il mio. Questo luogo era stato violato solo un’altra volta, in un passato ormai remoto e dimenticato dal resto del Multiverso…”
Sollevò un palmo in aria…ed una farfalla di luce cangiante si creò tra le sue dita eburnee, sbattendo delicatamente le ali:
Apollonius…le tue ali strappate non hanno mai smesso di sanguinare, in questi dodicimila anni! Eppure, ora…siete nuovamente qui!”
Strinse la bestiola nel pugno, lasciando che si spegnesse la debole luce delle ali.
Un sorriso tagliente si aprì sul suo volto, mentre allargò il mantello con un colpo deciso:
Un’esplosione di piume dai colori mutevoli ed incisivi si spanse tutt’intorno, mentre grandi ali bianche si allargarono dalla nuca dell’Angelo Caduto:
 
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“Ho atteso così a lungo per rivelare il mio aspetto! Questo corpo è già proiettato nel Futuro…il Futuro del Nuovo Dio!
Poi si calmò, sussurrando:
“E’ giunto il momento di ridestare Thanatos…”
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
Un allarme risuonò nella vastità della Sala direttiva.
 
Makoto Hyuga visualizzò i dati del terminale ad ologrammi, inorridendo dallo sgomento:
“Non…non è possibile! Irruzione nel Settore 66! La Gabbia Contenitiva n.8 è stata violata!”
 
“Cosa?!?!” – fu l’unico segno di evidente indisposizione di Misato.
Ritsuko gridò allarmata:
“L’Evangelion 08!”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Con un bagliore bianco, un Wormhole nero squarciò lo Spazio, allargandosi ina serie di cerchi concentrici.
Lentamente, una sagoma antropomorfa di grandi dimensioni iniziò ad emergere:
La cuspide di un sottile corno metallico; il lume fosforescente di un visore ottico allungato, simile ad un ancora; un corpo longilineo ricoperto da una corazza grigia.
Un’aureola si stagliava sulla sommità del capo del gigante meccanico: l’Eva 08.
Al suo interno, un ragazzino dai fluenti capelli neri sollevò la testa;
Un occhio di rubino rilucette nell’oscurità dell’abitacolo:
“E così, infine…è giunto il momento del mio Risveglio.”
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“L’Unità 08 è emersa dalla Base?!” – la spavalda Asuka Langley sgranò gli occhi dallo stupore.
 
Diagramma d’Onda Blu! Rilevata presenza di A.T.Field!” – declamò a gran voce Aoba.
“Tuttavia…” – Maya avvertì un terrore viscerale prendere possesso della sua mente fredda e raziocinante – “…il segnale non proviene soltanto dall’Eva…ma dal Plug stesso! Il Tasso di Sincronia è oltre i livelli consentiti! Sembra quasi che l’Eva stia venendo assorbito dal children!”
“Il livello di Elevazione Sephiroth è…Malkhut!”
 
“Impossibile!” – contestò la Akagi – “Questo significherebbe che il pilota…!”
“Allora…” – Misato si morse il labbro inferiore, chinando il capo – “…no…non, lui!”
 
Nono si strinse alle spalle di una sconvolta Lar’C:
“Il Signorino è…è…”
 
Un Element della DEAVA sputò fuori le sue parole in un getto confuso:
Quel ragazzino è un Angelo?!”
 
Un Angelo…?– improvvisamente, il mondo circostante di Naruto Uzumaki divenne buio e silente, mentre solo il riverbero dei suoi pensieri risuonò nel fondo dell’anima – Quindi Cris…era un Angelo? Per tutto questo tempo, nonostante tutto ciò che accaduto in questi mesi…lui non è stato altro che l’ennesimo nemico? Possibile che sia davvero questa la sua natura? Che sia stato così cieco da non accorgermene? Credevo di averlo compreso…credevo di ESSERE STATO compreso! Cris fu la prima persona che conobbi, dopo la Signorina Katsuragi…il mio primo amico. Poi venne l’amore…ma nonostante questo la sua figura non è mai stata meno vicina a me di quanto non lo fosse Ginevra stessa. Ciò significa che in quel pomeriggio d’Autunno, durante quell’orribile incidente con lo 00…era questa la causa di tutto?! Era forse la sua anima immortale che tentava disperatamente di emergere da quel corpo fragile e terreno, che vide dentro di sé? Un Angelo…io…sono stato tradito!
 
“Che cosa significa tutto questo?!” – i suoi pensieri furono interrotti dal grido straziante del giovane Shinji Ikari – “Che cosa sta succedendo, papà?! Tu ne eri al corrente fin dall’inizio, non è così! RISPONDIMI!!!”
 
Senza scomporsi, il Comandante Gendo Ikari si sollevò in piedi, proferendo:
“Questa era l’Ultima Pagina Segreta contenuta nei Rotoli del Mar Morto; il frammento di Codice mancante, in possesso di Tomah stesso. Cris è stato creato dall’uomo…non è completamente umano: la cellule del suo corpo sono state sviluppate in laboratorio, assimilando il DNA della Rei III e di colui che fu noto al Mondo con il nome di ‘Kaworu Nagisa’, il Diciassettesimo Angelo: Tabris. Allo stesso modo, l’Unita 00 conteneva le loro anime, sebbene non fosse ancora pronta per una Fusione completa. Da quando Tomah si è appropriato dello 00 e dello 01, il Progetto per Perfezionamento è stato compiuto per mani non-umane.”
 
“Di quale Progetto sta parlando?!” – chiese furibonda Mari.
 
L’uomo non la degnò di un singolo sguardo, procedendo nella sua sconvolgente rivelazione:
“La Chiave di Nabucodonosor, trafugata da Lucifero in persona, rappresentava i corpo degenerato a stato embrionale di Adam, il Primo Angelo. Fondendo le sue cellule nel corpo dello 00, originato da Lilith e dotato di un Elemento S2, ha creato…ha creato un Essere Perfetto: la Sala del GAF! Quello che abbiamo davanti è l’Ultimo Angelo Maggiore: Thanatos! La sua Sephirah è ‘Malkhut’…il ‘Regno dei Cieli’, l’unica recettiva…in grado di innescare da sé il Third Impact!”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
“Dunque ora siete a conoscenza della Verità…” – mormorò il Grande Tomah, compiacendosi delle sue parole – “…ma da sola essa è ben poca cosa! Siete Esseri della Spirale e pertanto dotati del Frutto della Conoscenza: la vostra stessa natura vi obbliga a ricercare un Ideale, anelando alla  vostra egoistica Evoluzione! Sareste dunque intenzionati a perire così, senza combattere?! Il vostro Universo e tutto il Modo d’Esistere a voi noto verrà oggi cancellato…sta solo a voi scegliere come! Per il momento…ritirati, Thanatos!”
 
L’Eva 08 portò una mano al volto…e quindi la allontanò rapidamente.
Un bagliore nel visore ottico e l’Eva scomparve in un nugolo di scintillii.
 
“Voi Creature della Spirale vi siete scavata la vostra Tomba d’Eternità dall’Alba dei Tempi!” – continuò l’Angelo Caduto, sdegnato di tanta inferiorità – “La vostra cecità mentale vi spinge modificare le vostre vite…fin a quando delle vostre anime non resterà altro che un Nero Vuoto! Questo è ciò su cui io vigilo da sempre! Questo è il Regno degli Anti-Spiral…il vero Inferno!”
Un espressione di puro disgusto deturpò il volto femmineo di Tomah:
Così come il ‘Vecchio Dio’ creò il Mondo in sette giorni…così il ‘Nuovo Dio’ lo distrusse in quel Settimo Giorno!
 
Infine sollevò una mano nel Nulla, gridando di furia e furia; il viso stravolto da una smorfia di follia auto-distruttiva:
“AFFRONTATE IL VOSTRO DESTINO, UMANI!!! ORA SORGI…GRAND ZAMBOA!!!”
 
Un fragore assordante anche in assenza d’aria…
La Grande Galassia tremò scossa da un Vento Spaziale, mentre uno spruzzo di Stelle si innalzò come un Oceano in tempesta.
Un essere di proporzioni incalcolabile emerse in un’apoteosi di fluido scarlatto, simile a sangue.
Estese le braccia nere e scheletriche nel Nulla, come una morsa di Morte; una vampata di Anti-Materia fiammeggiò tra le sue membra.
Un pianeta nero come l’assenza stessa della Vita risiedeva nella fronte:
 
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*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Spaventoso!” – gridò qualcuno, terrorizzato – “Un mostro senza precedenti!”
 
“La materializzazione della Uni-Coscienza di tutti gli Anti-Spiral!” – nemmeno il semi-umano Lord Genome riuscì a contenere il furore nel Rinnegan dei suoi occhi – “Il Grand Zamboa rappresenta l’Anti-Universo!”
 
La fragile mente di Ginevra Chevalier fu sul punto di collassare:
“Dovremmo combattere contro qualcosa di tanto enorme?! Combatteremo…contro un’intera Razza Anti-Umana?! Ma d’altronde…non stanno cercando anche loro di sopravvivere, esattamente come noi?!”
 
Tsk!
Per la prima volta da molte ore, il giovane Simòn Jiiha si levò in piedi; un bagliore furente di risolutezza nei suoi occhi blu:
“Non ci sottovalutate, dannati Mostri! Che si tratti di Tempo, Spazio o Universi paralleli…non fa alcuna differenza! Perché noi…la TERRA…l’Umanità…noi tutti siamo arrivati fin qui per proteggere le nostre anime!”
 
La strumentazione di bordo s’irradiò di un fulgore accecante, mentre i Dati di Previsione Degenerativa raggiunsero livelli di over-loading.
 
“Per tutti coloro che sono morti, sacrificando loro stessi per questo preciso momento…per tutti coloro che ancora attendono nei loro Mondi e con le loro famiglie…NOI SIAMO ARRIVATI QUI!!!”
 
Il cuore di tutti vibrò di coraggio e forza.
 
“NON E’ QUESTO IL MOMENTO DI METTERSIM A DUBITARE…QUESTA E’ L’ORA DI CERCARE NUOVE ARMI!!!”
 
Gen Fudo batté con forza i palmi delle mani, provocando una piccola onda d’urto:
“Si avvicina la Guerra Finale…qualcosa di simile alla distruzione del Paradiso, avvenuta ben dodicimila anni fa! Sarà il Genere Umano a scomparire... o gli Angeli delle Tenebre?! Accettare tutto questo come Destino, oppure resistere da Uomini?! Provate a domandarvelo seriamente...NON ABBIATE RIMPIANTI!!!”
 
“NOI TUTTI…SIAMO LA CONFEDERAZIONE ‘TERRA’!!!!”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
La Cathedral TERRA si inabissò nella Grande Galassia, mentre un croce di luce alta come la Via Lattea si innalzò dalla Nebulosa, spandendo il suo arcobaleno per l’intero Iperuranio.
 
Una luce accecante…ed una gigantesca mano emerse da un WARP extra-dimensionale.
Ogni minuto che passa, noi ci evolviamo sempre di più…” – la voce di Lord Genome risuonò nel nulla.
Ad ogni rotazione, noi ci spingiamo sempre più avanti…” – un flebile gemito di gioia da Nia Teppelin.
Questa è una trivella in grado di sfondare i Cieli!” – gridò Simòn Jiiha.
 
Una testa emerse a fatica, circondata da vampe di smeraldo:
In questo Spazio colmo di agitazione...” – sussurrò Silvia de Alisia.
“...tu ti comporti come un re ed imprigioni le altre forme di vita!” – ringhiò di rabbia Apollo, verso l’Angelo delle Tenebre - “Questo è il tuo limite!”
 
C'è stato qualcuno molto, molto più importante tra gli umani…” – Lar’C Mellk Mal strinse le leve di attivazione di una cabina Gunmen di pura energia.
“…nel suo nome, noi andremo avanti!” – esclamò Yoko, tra lacrime di gioia e rabbia.
Questo Spirito è l’Infinito!” – la voce sicura e leggiadra di Ginevra risuonò dalla testa del Lazengann, nel ventre della figura amorfa.
Anche io credo nella sua grandezza!” – Ryan Witwicky sferrò un pugno in aria, ricordando il dolore di una perdita.
 
Ricordalo bene…” – Simòn serrò le leve di movimento, stringendo a sé la consorte – “Questa Trivella è in grado di aprire un WARP nell’Universo!”
Quel Varco diverrà un percorso per coloro che ci seguono…” – sorrise Viral, in un ghigno di sfida.
 
Il Desiderio dei Caduti e la speranza di tutti quelli che ci seguono...” – Shinji Ikari chinò il capo, stringendo le ginocchia la petto.
Intrecciando questi due sentimenti in una Spirale a doppia ellisse...” – Asuka sorrise all’Universo stesso, affrontando a testa alta il Futuro.
 
“...noi tracceremo il sentiero verso il Domani!” – fu il motto del personale sul Ponte di Comando.
 
Un coro unico scosse l’Essenza stessa del Mondo:
“QUESTO E’ IL TENGEN-TOPPA!!! QUESTO E’ IL NOSTRO GURREN-LAGANN!!! CON CHI DIAVOLO CREDETE DI AVERE A CHE FARE?!?!”
 
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*   *   *
 
 
Universo ‘Alpha’. Contemporaneamente.
 
Nel Mondo di pace e tranquillità, l’Eva 08 attendeva silenzioso nello Spazio, galleggiando sopra la Terra muta e serena.
I frammenti della Luna dalla quale era emersa la Cathedral Lazengann orbitavano sparsi intorno al pianeta.
 
Un piccolo flash crociforme alle sue spalle:
L’etere si distorse come stritolato, esplodendo in frammenti spazio-temporali, mentre l’Eva Mark.06 si aggrappò allo squarcio dimensionale, emergendo dall’Iperuranio.
 
Cris, all’interno del Plug, si voltò sorridente di quel suo sorriso vago e pacato, ormai privo di significato:
“Alla fine hai preferito lasciare il resto a loro, per venire da me…Naruto Uzumaki?”
 
 
*   *   *
 
 
Iperuranio.
 
“Quando combatti contro di noi…” – proseguì il Comandante della DAI-GURREN – “…non stai combattendo solo contro un pungo di persone!”
“Non combatti solo contro quattro Agenzie riunite!” – terminò Gen Fudo.
“Perché tu…TU STAI COMBATTENDO CONTRO L’UMANITA’ INTERA!!!”
 
“Quanta ambizione…quanta forza vitale in esseri inferiori!” – fremette Tomah, leccandosi le labbra in un vezzo serpentino – “Persino io ero così…un semplice Ideale, un semplice Desiderio! Ecco cosa ha causato la mia Cacciata dal Paradiso! E voi…voi miserabili umani…COME OSATE PARLARE DI EGOISMO A ME?! VOI CHE RINCORRETE L’EVOLUZIONE ANCHE A COSTO DELL’ENTROPIA UNIVERALE! FOLLI! Ma ora tutto questo terminerà…VA’ E PONI FINE ALLA LORO ESISTENZA, GRAND ZAMBOA!!!”
 
Il mostro scheletrico si piegò sugli arti, poggiando le mani sulle spirali della Grande Galassia; raschiò con gli artigli e schizzò rapidamente vero il Tengen-Toppa.
Il mecha rosso lo imitò, accelerando in una coda di ciclopiche fiamme verde intenso.
Appena percettibili, i due titani di Anti-Materia si avvicinarono scivolando sul Vuoto, sferrandosi reciprocamente un pugno grande come un agglomerato stellare.
 
Le braccia si incrociarono, sfiorando i volti estremamente ravvicinati.
Per una frazione di secondo, si immobilizzarono.
Poi, l’Onda d’Urto Inerziale si estese in una sfera di luce rossastra, deflagrando assordante sulla superficie della Grande Galassia Universale.
La cupola di energia si richiuse in un punto, per poi espandersi nuovamente, separando i colossi.
Le note di un Inno alla Gioia assordante scaturì dalle stesse fiamme dei giganti.
 
Il Tengen-Toppa-Gurren-Lagann rotolò su sé stesso in un serie rocambolesca di capriole a velocità ultra-luminosa, sbattendo contro un Nebulosa azzurra ed arrestandosi rovinosamente.
Grand Zamboaartigliò le spirali della Galassia, incidendo dieci lunghi solchi in essa.
 
Si rialzarono ed eseguirono un salto convergente di migliaia di anni-luce.
Il mecha della Spirale sferrò un pugno verso il mostro, venendo parato dall’enorme mano flessuosa.
Ne azzardò un secondo, con il medesimo risultato.
Il Tengen-Toppa scoprì i denti acuminati delle fauci semi-organiche, mentre le braccia si spiralizzarono in due robuste trivelle dorate.
Sfrigolarono in un mare di scintille, trapanando i palmi ossuti del Grand Zamboa, che lanciò un assordante ruggito disumano.
Scalciò via l’esoscheletro della TERRA, scagliandolo oltre le Galassie/Universi dell’Iperuranio.
 
Il Gunmen trascendente riatterrò su una Pulsar azzurra, rialzandosi a fatica.
“Lasciatelo a me!” – si fece avanti Yoko, prendendo possesso del braccio destro del robot.
La trivella ora spezzata si tramutò con una manovra confusionaria in un colossale fucile da cecchino, di calibro spropositato.
Prese rapidamente la mira e fece fuoco, mentre un raggio di luce turchese si allungò nel Vero Vuoto, sibilando.
Vibrò nel Nulla, raggiungendo e colpendo in pieno torace l’obiettivo, sospingendolo per milioni di anni-luce.
 
Dall’alto della fortezza volante, Sebastian Michaelis squadrò il colosso spirituale degli Anti-Spiral:
“E’ già stato sconfitto? Che siano loro a dover sopravvivere?”
Mpf…” – Tomah si limitò a distogliere lo sguardo altero e penetrante – “…non sottovalutare il popolo dell’Anti-Spirale, mio fedele servo! Se gli umani dovessero imporsi come Razza Dominante, per questi Esseri non vi sarebbe futuro…anche gli Anti-Spiral hanno un intero Multiverso per cui combattere e vivere!”
 
Ancora una volta, la raccapricciante mole dello scheletro nero si rialzò in piedi; le ferite alle lunghe braccia già rimarginate.
Afferrò due piccole Galassie, lanciandole come lame rotanti.
Gli Universi minori rotearono follemente, conficcandosi sulla Grande Galassia.
La possente forma evolutiva del Gurren-Lagann raccolse le vampe di plasma verde all’altezza della cintola, creando un’esplosione propulsiva di eccezionale portata.
 
Saettò nel cielo dei Campi Elisi, contorcendosi e virando istericamente come una folgore di luce smeraldina, mentre il Grand Zamboa non accennava a diminuire la furia rotante di Galassie e Nebulose sferrate come boomerang.
Il mecha della Spirale piegò ad angolo retto, scendendo di quota e risalendo rapidamente, lasciando che gli altri Universi si perdessero nell’Iperuranio come coltelli lanciati nel buio.
Infine, l’agghiacciante mostro nero estrofletté le lunghe braccia a elastiche, allungandole all’infinito.
La mani dalle sottili dita scheletriche annasparono a lungo a vuoto, tentando di afferrare il fulmine di Anti-Materia.
Infine, estendendosi oltre misura, ne ghermirono il cranio, bloccandolo.
 
Con un rantolo di soddisfazione, l’esoscheletro Anti-Universale afferrò saldamente le gambe del Tengen-Toppa, tirandolo a sé e schiantandolo rovinosamente sulla luminosità pulviscolare della Galassia centrale.
Con violenza inaudita, lo percosse ripetutamente al suolo, scagliandolo infine a grande distanza, come uno straccio bagnato e privo di vita.
 
“E’ finita…hanno perso.” – sibilò Tomah, fremente per il coup de grâce.
 
Il mastodontico Zamboa mosse pesantemente un passo, sollevando una quantità di Universo pari ad un’onda oceanica.
Lentamente, iniziò ad avvicinarsi verso la sagoma inerte dell’avversario.
 
Simòn, nell’angusto abitacolo di guida, strinse le leve di accensione, mentre gli indicatori di Energia Spirale iniziavano a cedere:
“Non ho intenzione…di finire in questo modo!”
“Non riesco più a muovermi…” – gemette la ragazza dai lunghi capelli biondi, alla guida del Tengen-Toppa-Lazengann – “…se ci arrendiamo ora, però…se non ci rialziamo…”
“Noi sopravvivremo!” – la interruppe Lord Genome – “Non c’è alcuna ragione di esistenza ulteriore, in questo momento, per abbandonare le forze e lasciare prendere il sopravvento alla Gravitazione Universale! Se non riusciremo a vincere il nostro nemico…in ogni caso il nostro Universo sarebbe destinato a soccombere, attratto dal Campo Gravitazionale degli Anti-Spiral; è un fatto puramente naturale: gli Universi con le caratteristiche più vantaggiose inglobano quelli più piccoli e deboli…pura e semplice Selezione Naturale.”
“Non capisco perché vi preoccupate…” – ansimò Simòn Jiiha, stringendosi al corpo delicato di Nia Teppelin – “…noi non moriremo!”
La ragazza dai capelli biondi celesti strinse un pugno al cuore:
“Anche gli Anti-Spiral hanno il diritto alla sopravvivenza, però…”
“…siamo noi che usciremo vittoriosi!” – esultò Apollo.
“Per i nostri Ricordi…” – continuò Silvia.
“Per la volontà di abbracciare ancora coloro a che amiamo e che confidano in noi!” – proferì ancora Lar’C.
“Sì…” – Simòn sollevo lentamente il capo; gli occhi puntati sull’Anti-Umano in avvicinamento – “…è esattamente per questo! Kamina…è stato lui ad insegnarmi cosa fare in ogni situazione: ‘prendi a calci la Ragione…e fai spazio all’Impossibile’! Questo è il motto della Brigata GURREN…questo è il motto della TERRA!”
 
Il gigante rosso si poggiò sui gomiti, mentre le fiamme dorsali si tinsero d’azzurro.
 
“Noi…gli umani…serbiamo una capacità unica: quella di saper desiderare, dando forma al Futuro! Noi possiamo evolvere all’infinito, sfidando l’Ordine Cosmico! Ed è per questo che noi…noi tutti sopravvivremo! INSIEME!!!”
 
 
Un bagliore di puro Spirito scaturì dall’Iperuranio, avvolgendo il corpo del Tengen-Toppa.
Il flusso turchese risplendette accecante e colmo di speranza palpitante, arrotolandosi ed amalgamandosi in una forma vagamente antropomorfa.
Un mantello ampio e fiammeggiante si estese sulla schiena dell’Essere, mentre due punte rosse si aprirono sul volto, come lenti ottiche.
Un’entità grande come lo stesso Universo si levò in piedi, ergendosi al disopra del Creato:
SUPER-TENGEN-TOPPA-GURREN-LAGANN!!! QUESTA E’ LA FORMA DELLA RAZZA UMANA!!!”
 
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“SPERATE DAVVERO DI ELEVARVI ALL’ONNIPOTENTE?!?” – gridò Tomah, sprezzante e furente – “VOI NON AVETE IDEA DI COSA SIANO GLI ANTI-SPIRAL!! ESSI NON HANNO ALCUN LIMITE!!!”
 
In risposta all’improvvisa evoluzione semi-divina, l’ora microscopico gigante nero si rivestì Materia Oscura, innalzandosi in una colonna di Energia violacea, fronteggiando il non più definibile ‘robot’ composto dalle essenze vitali stesse del Multiverso.
 
Un coro unisono di voci sconosciute e familiari vibrò per lo stesso ectoplasma azzurro:
“L’attacco definitivo dell’Umanità! SUPER-TENGEN-TOPPA…
L’Ente Supremo gettò da parte il mantello ampio come il Mondo stesso, mentre un trapano di dimensioni indescrivibilmente colossali prese il posto dell’avambraccio destro.
 
Il mostro dell’Anti-Spirale lo mimò, tramutandosi in una trivella di pari spessore.
 
L’Intero Super-Tengen-Toppa divenne solo un indistinto bagliore propulsivo, una scia di luce stellare in perpetua rotazione:
…GIGA…
 
Le due perforatrici si allontanarono ai limite dello Spazio-Tempo, per poi invertire direzione, in rotta di collisione.
…DRILL…
 
Le due punte si scontrarono con un lampo di luce; una Galassia si creò al contatto:
…BREEEEEEE…
Continuarono a sfregare l’una contro l’altra.
I Centri di Massa si unirono, mentre un’Iper-Gravità mai generata dopo la Scintilla Primigenia si sprigionò con una distorsione temporale:
…AAAAAAA…
Le stelle…
Le Nebulose…
Le Galassie…
Gli Universi Paralleli nati dalla Volontà umana…
Tutto si concentrò in quello spazio impercettibilmente minuscolo tra le cuspidi delle due trivelle, sibilando mentre tutto l’Iperuranio si svuotava totalmente dello stesso significato della parola ‘Vita’.
 
Nell’oscurità di un Creato ormai vuoto, solo due punte di luce fosforescente risaltano vistose.
Si estinguono.
Una Fascia di Mӧbius balugina intermittente.
Poi, in un soffio di bambino…tutto riprende forma:
La Materia, i Desideri, le Vite, i Cuori, le Anime…tutto viene rigettato dal Buco Nero della Spirale, mentre i due giganti riprendono quell’Ultimo Gesto per il Destino dell’Universo:
…KEEEEEEEEEEERRRR!!!
 
Le trivella azzurra va in frantumi, distruggendo la stessa Relatività Einsteiniana, mentre il Tengen-Toppa ne oppone una seconda, infintamente più piccola.
Ancora una pressione ed il braccio dell’Arma Risolutiva della TERRA si polverizza: il Super-Galassia-Gurren-Lagann emerge dalla bocca ciclopica e l’urlo di una ragazza accompagna un secondo affondo con il proprio braccio.
Più di metà dell’arma nemica esplode in milioni di frammenti di Tempo Alternativo.
Dall’abitacolo del Dreadnought planetario, emerge spavaldo l’Arc-Gurren, ora invisibile in qual caos di Anime e Corpi.
Nuovamente, la sua apparentemente insignificabile Lancia a Spirale sfonda un quarto del braccio del Super-Grand Zamboa.
 
Il volto inespressivo del mostro si tira indietro, in un gesto di apparente terrore.
 
In ultimo, l’infinitesimamente piccolo Gurren-Lagann emerge dalla Fortezza Volante Trasformata, caricando con quanta più forza un affondo del Giga Drill Breaker.
La sua arma, per quanto esile, non va in pezzi…affrontando a testa alta l’Anti-Spirale grande come Universi interi.
 
“Cosa…?!” – boccheggia il Grande Tomah, in preda alla collera – “Come possono resistere a tanta potenza?! Riusciranno davvero a distruggere un tale avversario?!”
 
“NON LO HAI ANCORA CAPITO?!” – grida con quanta più forza in gola Simòn Jiiha.
“QUESTI CUORI UMANI NON CONOSCONO BARRIERE!!” – ruggisce la piccola ma temeraria Nia.
“NON E’ UNA QUESTIONE DI DIMENSIONI…!” – continua Yoko, tentando di superare con la voce quel frastuono.
“L’ESTENSIONE DEI NOSTRI ANIMI SAREBBE IN OGNI CASO TROPPO VASTA, PER VOI!!!” – ancora una volta, la voce del Comandante Jiiha risuona nell’Iperuranio.
All’interno dell’abitacolo inferiore, Viral strappa la testa del Gunmen, scagliandola con l’ultimo briciolo di forza in corpo:
“ORA!!!”
 
IlLagann si trasforma in un unico trapano senziente, rivestendosi di Iper-Spazio e sfondando da parte lo smisurato arto del Grand Zamboa.
Come un breve istante di Eternità…
Come una Storia che diviene Presente ed insieme Passato, riscrivendo il Futuro…
Come solo un umano sarebbe in grado di fare…quel piccolo mecha trascende qualsiasi velocità ammissibile in Natura.
Raggiunge il mesto Pianeta degli Anti-Spiral, nella fronte del mostro, e vi precipita rapidamente, trivellando la Crosta Terrestre e penetrando nel Nucleo.
 
 
*   *   *
 
 
Nucleo di Nihilus. Grand Zamboa.
 
Il volto meccanico sfonda le pareti di quella che sembra una sala bianca proiettata in una realtà alternativa.
Una figura nera e tremula, quasi un’ombra, urla di terrore: l’Uni-Coscienza.
Non fa in tempo a provare dolore: la Drill Core del Lagann lo penetra nell’addome, distruggendolo.
Il robot rotola al suolo, andando in rottami.
L’abitacolo di guida salta in aria, rigettando un uomo ed una donna, stretta al suo petto.
Sono feriti…ma sorridenti.
Lui poggia la testa al suolo, esanime:
“Questo è tutto quello che posso fare. Il resto lo lascio…a quel ragazzino…”
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando. Super Spiral Dreadnought (trasformato) ‘Cathedral TERRA.
 
Misato si risollevò a fatica dal suolo, aggrappandosi con forza alle braccia sicure e rigide di Leon Marshall.
Ansimando e portando una mano alla fronte sanguinante, si mise a sedere su una delle poche sedie ancor in piedi nel guazzabuglio confusionario di mobilio e personale riverso sul pavimento del Ponte:
“Ci siamo riusciti…? Il Comandante Jiiha e noi tutti…siamo davvero riusciti a distruggere quel mostro spaventoso?!”
 
Dai finestroni perimetrali, il corpo indescrivibilmente enorme del Grand Zamboa iniziò a sgretolarsi a poco a poco…dissolvendosi nel Nulla.
 
Maya Ibuki digitò rapidamente un comando sul portatile, collegato via cavo ad una presa a terra; le mani tremanti faticavano a premere i tasti correttamente:
“L-lo Spiral Field nemico è caduto!”
 
Poveri umani…- la voce lenta e fredda dell’Angelo Caduto risuonò nuovamente nelle loro menti, quasi velata di compassione - …quanta caparbietà, quanto attaccamento alla Vita…e poi per cosa? Vivendo, gli uomini conoscono soltanto la sofferenza; decidendo di sopravvivere, essi prolungano la condanna. Ma io sono un essere magnanimo…e pertanto vi grazierò della pace. Dopotutto non siete voi i fautori di questa Tragedia: potete anche ribadire il vostro egoismo lasciando perire un’intera civiltà, ma non sarete in grado di mutare il Destino Ultimo del vostro stesso Esistere: la Morte, verso cui siete gettati fin dal primo vagito. Non temete…tutto questo terminerà a breve.
 
Una voragine spazio-temporale, un cerchio di Vuoto, si aprì nell’Iperuranio, lasciando intravedere un Pianeta Azzurro dalle vivide sfumature verdi: la Terra.
In prospettiva, i corpi di due esseri bio-meccanici galleggiavano sospesi nel nulla; due piccole aureole risplendevano sulla sommità delle loro teste.
 
“L’Eva 06!” – Hyuga puntò un dito verso l’ologramma radar – “Ha raggiunto il nostro Universo tramite WARP!”
“Il Diagramma d’Onda oscilla continuamente dal Blu all’Arancio! Presenza di Livello Sephiroth!”
 
“Non capisco!” – la giovane Maggie Marconi strinse la testa tra le dita, scuotendola nervosamente – “Che cosa sta succedendo?! Che cosa sono in realtà quegli Evangelion?!”
 
Gendo Ikari posò un gomito sulla scrivania del Consiglio, calcando gli occhiali incrinati sul setto nasale:
“L’uomo trovò un Dio e ben lieto tentò di impossessarsene eper questo venne punito: ciò accadde quindici anni fa; così scomparve anche la divinità tanto fortunosamente rinvenuta. Però, in seguito a questo, l’uomo tentò di far risorgere la divinità con le proprie forze: tale era Adam. E poi da Adam vennero creati degli uomini ad immagine e somiglianza del Dio: tali sono gli Evangelion…tale è quel ragazzo; e così come è in Dio che le nostre anime si radunano nella Fine dei Tempi, così in quel bambino tutto si riunisce e prende nuova forma: tale è la Sala del GAF.”
 
Per un momento, il fruscio corpi trascinati e feriti tacque.
 
Gen Fudo prese la parola:
“Ma senza una Chiave nessuna Porta può aprirsi: sebbene Malkhut sia l’unica Sephirah recettiva, essa non ha motivo d’esistere senza il Desiderio dell’uomo: per questo lo 06 è lì; per questo quel ‘Naruto Uzumaki’ deve combattere.”
“Il Destino di tutti è nelle mani di un bambino di quindici anni…”
 
 
*   *   *
 
 
Contemporaneamente. Universo ‘Alpha’.
 
“Finalmente sei qui, Naruto. Di questo di ringrazio.” – la flebile voce del first children riecheggiò nello Spazio, amplificata dall’Eva 08 – “Personalmente confidavo che tu riuscissi a raggiungermi; in altro modo, probabilmente tutta questa faccenda non avrebbe avuto senso all’infuori di te.”
“Cris…” – gli occhi del ragazzo si riempirono di lacrime – “…ma perché? Cosa stai cercando di dirmi, da tutto questo tempo? Mi hanno detto che Tomah era l’Ultimo Angelo, che sarebbe stato l’ultimo traguardo da superare per il raggiungimento della Felicità…ma allora come puoi essere proprio tu un Angelo?!”
Il pilota dell’Unità 08 sorrise debolmente, chiudendo gli occhi:
“Ricordi quando ti raccontai a proposito del significato dei nostri nomi? Ricordi quando ti dissi che la tua Persona altro non era che il senso stesso della Spirale, degli infiniti Desideri che si congiungono, in ultimo, in un solo punto? E di come il mio nome mi prefiggesse come il ‘Portatore di Dio’? Di questo te ne ricordi?”
“Stai forse dicendo che sono io stesso l’incarnazione della Volontà, dell’ambizione che porta l’Umanità a cercare un luogo migliore?” – si domandò il second children – “Sono forse io stesso l’Angelo Caduto: Lucifero? Ma allora, tu…tu cosa sei?!”
Cris ripose con semplicità, quasi fosse la cosa più scontata del mondo:
“Naruto…io sono l’Angelo della Morte. L’unica ed inalienabile Verità che possa dirsi tale, in questo Modo d’Essere dell’Universo. L’Eva 06, quell’Unità sui cui ora ti trovi…non è altro che il Mezzo con cui adempiere alla tua Volontà. Dunque, dimmi…cosa farai, ora?”
Naruto strinse i pugni, mordendosi il labbro inferiore, mentre l’L.C.L. della cabina iniziava a ribollire:
“Per tutti questi mesi...per tutto il tempo che ti ho conosciuto, ho voluto imparare a credere nel prossimo…a credere in te! Sei stato l’unico in grado di aprire per primo la porta del mio Animo, per il quale ho deciso di estendere per la prima volta il mio A.T.Field! Ci sono state volte in cui la tua voce mi donava serenità ed è proprio in quelle volte che il mio Ego si ingannava di più, arrivando ad amarti ben oltre il modo con cui desideravo colei a cui ho donato il mio cuore! E nonostante ciò…tu mi hai tradito! Tutto questo è profondamente ingiusto, nei miei confronti!”
 
“Lo trovi ingiusto? Allora, coraggio! Poni fine alla mia esistenza! Perché io dovrei vivere in eterno: tale sarebbe il mio Destino, anche se ciò dovesse risultare nella distruzione dell’Umanità. Però…io posso anche morire a questo modo: Vita o Morte hanno negli effetti lo stesso valore, per quanto mi riguarda. La Morte volontaria è anzi l'unica mia libertà assoluta.” – il sorriso compassionevole di Cristoforo ino si tramutò lentamente in una smorfia di sfida, mentre il suo corpo e l’Entry Plug stessa risplenderono di luce pura ed abbagliante – “Combatti dunque per ciò che credi sia giusto, Naruto Uzumaki! COMBATTI ORA PER I TUOI IDEALI!!!”
L’Unità 08 si sollevò in alto, mentre due grandi ali bianche si spiegarono alle sue palle, spandendo candide piume nello Spazio.
 
Il ragazzo dagli occhi azzurri strinse le leve di accensione; un chiarore scintillante scaturì tra le sue dita.
“Sì, hai ragione…” – sussurrò con voce spezzata; sei ali di luce dorata si allungarono sul dorso del Mark.06 – “…avanti, Cris!”
Improvvisamente, l’abitacolo di guida si tramutò in un’apoteosi di luce e colori radianti in perpetuo movimento ed il corpo del ragazzo risplendette di luce; gli occhi ridotti a due braci di rubino:
“Concludiamo questa faccenda così come l’abbiamo cominciata: INSIEME!!!”
 
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Una radiazione elettromagnetica si distese dalle ali dei mecha, mentre le due Unità si avvicinarono in soffio di polvere luminosa.
Per un breve istante, i corpi dei giganti si immobilizzarono di spalle; i visori ottici fusero il loro barlume nebulare rossastro.
Poi, si allontanarono diametralmente, interponendo tra loro centinaia di metri.
 
Il piota dello 06 si voltò totalmente sul sedile della capsula, tirando i bracci mobili delle leve di spostamento:
L’Unità generò due piccoli esagoni di barriera anti-intrusione sotto le suole flessibile della scarpe, inchiodando e stridendo come sotto un qualche attrito sul Vuoto; le sezioni superiori degli spallacci si sollevarono, rivelando dodici piccoli siluri ciascuno:
BURNING PARADISE!!!
In uno sbuffo di vapore, i razzi vennero espulsi contemporaneamente in molteplici direzioni, sfuggendo alla vista.
 
L’Eva 08 attivò i propulsori dorsali, ripiegando all’interno le ali organiche e accelerando ascensionalmente.
Le torpedini saettarono rapidamente verso l’obbiettivo, intrecciandosi e curvando costantemente, creando centinaia di differenti volute e cambi direzionali.
 
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L’Eva sembrava quasi danzare contro l’oscurità dello Spazio, perennemente inseguito dalle scie fumogene dei missili.
I dodici bossoli si divisero inaspettatamente, raddoppiando e cimentandosi nuovamente nella folle corsa.
Zigzagarono a lungo, talvolta esplodendo nella confusione vorticosa in scie di piccole sfere, fino a sfiorare i piedi dello 08.
L’Eva accelerò, creando un anello di Vero Vuoto, allontanandosi a distanza di sicurezza.
Ruotò sul suo asse, estendendo il braccio destro.
Un grande A.T.Field azzurro si estese orizzontalmente, dividendo gli ultimi proiettili e lasciandoli esplodere in una schermaglia di fiamme coreografiche:
 
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Cris si passò una mano tar i fluenti capelli neri – ora ridotti ad un’indistinta macchia di luce tremula – e la sua iride sinistra rilucette scarlatta tra le dita eburnee:
FROZEN INFERNO!!!
In controluce della meravigliosa mole terrestre, migliaia di croci affilate lampeggiarono ai limiti siderali del Cosmo, riversandosi come laser verso lo 06:
 
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I fasci di luce si allungarono a predita d’occhio, trapassando Stelle e Pianeti lontani anni-luce.
Nel ginepraio ipercinetico di radiazioni, il Mark.06 si gettò alla cieca:
Librandosi a mach-25 tra le scie roventi di A.T.Field, l’Eva dalle grandi ali dorate si ridusse ad una feccia di energia.
Raggiunse a velocità incalcolabile l’Unita 08, sferrandole un semplice pugno.
Il mecha della SEELE afferrò la mano guantata di blu, stringendone il polso e rovesciandola totalmente a grande distanza.
L’Eva dalle finiture fosforescenti si strinse in una sequenza di rapide capriole.
Ancora una volta, il Mark.08 divaricò le muscolose ma sottili braccia, spalancando i palmi: una cinquantina di tentacoli di plasma azzurro si allungarono velocemente, piegando ad angolo retto, in direzione dell’avversario.
 
Il Vero Evangelion si sospinse in alto, evitando in una serie impossibili di piroette ed acrobazie a peso morto gli innumerevoli vettori di luce, che si diramavano e si contorcevano nell’etere come scheletriche dita perverse.
Nell’Entry Plug, lo spettro di un padre amorevole strinse le mani del giovane pilota, serrate sulla cloche.
Attivando lo Zero-Shift interno, l’Eva 06 si dislocò in uno scatto radioattivo luminoso, portandosi alle spalle dell’Unità ostile:
“Tasso di sincronia: 200%!!! GREAT RASENGAN!!!”
Un lampo di luce nella mano del pilota ed una sfera di luce multicolore si espanse nella mano del robot, investendo totalmente lo 08.
L’esplosione si allargò come una Supernova, raggiungendo dimensioni planetarie.
 
Poi, tutto il globo di luce azzurra implose nel suo epicentro, lasciando al posto ad un Campo Anti-Intrusione semi-trasparente:
“A.T.Field: sviluppo massimo! SHINRA TENSEI!!!”
Il first children sorrise spavaldo:
“Se questa è tutta la forza del tuo Ideale, come pensi di poter mutare la Verità?! Devi espandere molto di più il tuo Cuore! SOLO COSI’ PUOI RAGGIUNGERE COLORO CHE AMI!!!”
Il ragazzino mimò un pugno nell’abitacolo, mentre dal braccio destro dello 08 si allungò il corpo filiforme di un drago Kirin, di tensione elettrica a milioni di Volt, ruggendo come se i tuoni stessi di tutto il Mondo fossero radunati nelle sue corde vocali.
 
Il lungo drago di energia elettrostatica saettò sinuoso nello Spazio, travolgendo l’Eva 06 e ghermendolo tra le fauci per un braccio.
Compiendo un arco di decine di kilometri, l’interminabile mostro di plasma azzurro sospinse il biomeccanoide fino al Campo Gravitazionale di Marte.
Infine intensificò la stretta delle mandibole, strappandogli il braccio sinistro.
Il pilota ringhiò di dolore, stringendo istintivamente la spalla e gridando, con gli occhi gonfi fi lacrime di rabbia mista a sofferenza:
MAMMA!!!”
Un arto di pura luce sostituì meccanicamente quello reciso, trasformandosi poi nel volto smisurato di una volpe composta da ectoplasma dorato:
Spalancò le fauci grandi come città intere; una croce brillò nella gola per un momento, estendo i suoi bracci fino ai limite del Sistema Solare.
Con un fragore assordante, un getto di luce divampante vene vomitato dalla Bestia, trapassando totalmente Marte e scontrandosi contro l’immenso A.T.Field dell’Unità 08.
Esercitò una pressione distruttiva, senza sortire effetto…ed infine si dissipò in un oceano di riverbero accecante.
 
La sagoma scura dello 06 piombò in picchiata, fino a che i piccoli occhi minacciosi non incrociarono ‘unico visore del Mark.08.
Quest’ultimo si avvitò sulla gamba sinistra, assestando un calcio all’altezza del volto dell’Unità.
Per un momento, si immobilizzarono:
La porzione destra del casco dello 06 si incrinò ed andò in frantumi, rivelando il volto ed i capelli –bianchi di luce purissima- di un ragazzo; un occhio rosso risaltava carico di rabbia.
Si voltò: due flash simili a crocifissi lampeggiarono nelle iride del mecha semi-umano, investendo il nemico.
 
Il laser lo allontanò e schiantò contro un frammento di superficie lunare, sfregiando l’armatura dell’Eva con un lungo solco incandescente.
La metà sinistra del torace e dell’elmetto dello 08 si sbriciolarono, mettendo parzialmente a nudo un corpo ed un viso di bambino, incorniciato da un massa di fili luminosi; tra i capelli di fiamme immacolate spiccava un’insolente ciocca blu.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Mai vista una cosa simile…!” – balbettò Maya – “Le curve armoniche sono fuori fase! Tutti i Nove i Sigilli Costrittivi dell’Unità 06 e dello 08 sono stati violati! Impossibile determinare la profondità del Plug!”
 
Ritsuko faticò ad articolare le parole cariche di sconcerto:
“Il tasso di simbiosi dei children a raggiunto ha il 900%: sono divenuti una cosa sola con l’Eva!”
“Rompendo le catene che li legavano a questo Mondo…” – mormorò Misato – “…si elevano a piani d’esistenza superumani, trascendendo il Creato e rivelando capacità pari a quelle di un dio!”
 
Rossiu Adai cadde sulle ginocchia, sconvolto:
“Quelle armature squarciate…quella potenza…è dunque questo il loro vero aspetto, celato sotto la Copertura Costrittiva?! Ma allora…cosa sono in realtà, questi Evangelion?!”
 
“Il Desiderio umano di una Felicità che compensi la nostra esistenza, contro la Morte ed il Destino Ultimo dell’Umanità…” – fremette Gen Fudo – “…questa non è una semplice battaglia tra due Eva! Questa è la forza della Passione di due ragazzi: E’ UNO SCONTRO TRA LE STESSE ESSENZE FONDANTI DEL MULTIVERSO!”
 
 
*   *   *
 
 
Universo ‘Alpha’.
 
Il Mark.06/Naruto sollevò una mano verso lo sconfinato Spazio sopra di esso:
“Cris…io ti mostrerò ciò che davvero significa essere ‘umani’! Espansione totale della Barriera dell’Animo! A.T.Field: sviluppo inverso! RASEN-SHURIKEN!!!”
Un agglomerato di L.C.L. ribollì nel palmo destro del pilota -immerso nella mescolanza colorata dell’Entry Plug- mentre una sfera di energia si formò a pochi metri dalla sommità dell’Eva.
Vorticando come scosse da una tempesta spiraliforme, delle lame di A.T.Field azzurro si dilatarono dal globo, formando un disco di diametro planetario.
 
Distante decine di kilometri nel Vuoto, l’Angelo Meccanico n.8 gridò per l’ultima volta:
“D’accordo: mostrami la fermezza dei tuoi Ideali! Perché io…io ti farò conoscere potenza senza pari, pur di mettere alla prova il tuo Spirito! A.T.Field Anti-Gravitazionale: estendi! CHIBAKU TENSEI: DEVASTAZIONE PLANETARIA!!!”
L’intero Giove scomparve in un nugolo di polvere scintillante, per ricomporsi alle spalle dell’Eva.
 
Con un ruggito sovrumano, le due Unità spiegarono per l’ultima volta le ali gigantesche, avvicinandosi in volo.
Il volto del giovane Naruto Uzumaki si contrasse in una smorfia di furia, mentre l’Eva premette con quanta più forza in corpo il ciclopico Shuriken di A.T.Field contro la mole di pari grandezza di Giove.
In un lampo di luce che pervase l’Universo, l’A.T.Field dello 06 penetrò nel Pianeta, distruggendolo e andando esso stesso in frantumi di pulviscolo stellare.
 
 
In un mare indistinto di luminosità lattescente, il petto dei due giganti si lacerò all’altezza del cuore, mentre i due minuscoli piloti galleggiarono solitari l’uno verso l’altro.
Il second children premette una piccola sfera di Spirito turchese contro il palmo di colui che ormai aveva dimenticato come ‘amico’.
La mano di quest’ultimo bloccò l’agglomerato, emettendo lunghe scariche elettriche blu intense.
Separato da un’immensa Barriera Anti-Intrusione, il ragazzo dagli occhi azzurri gemette in un pianto soffocato:
“Cris…ma perché? Se solo avessi saputo che sarebbe andata a finire a questo modo…allora avrei preferito non incontrarti mai!”
“Perché non eri altro che un ‘numero primo’: una piccola anima solitaria, gettata nel Mondo.” – ripose con dolcezza l’Angelo della Morte – “Senza conoscere altre persone non è possibile né tradirsi né ferirsi l’un l’altro, però…non è neanche possibile dimenticare la solitudine. Gli esseri umani non potranno mai affrancarsi da essa; del resto, ogni uomo è comunque solo. Ed è soltanto poiché è possibile dimenticare questa condizione di solitudine, che gli uomini riescono a vivere…”
La sfera di Energia Spirale e l’intricata rete di archi elettrici collassarono contemporaneamente…
Le dita bianchissime delle loro mani si incrociarono quasi casualmente…
 
 
Infine, l’ammasso di luce esplosiva (composto dal Rasen-Shuriken e dallo stesso Giove) si ridusse ad una rapida serie di piccole croci lampeggianti.
 
E tutto esplose in un Abisso di paradisiaca luce meravigliosa…
 
 
*   *   *
 
 
Iperuranio.
 
Nell’ora totale silenzio, il Maggiordomo Nero sospira rassegnato, fissando dall’alto dell’Eden ciò che resta dei corpi semi-distrutti dei due Evangelion, in prospettiva dal varco Spazio-Temporale:
“Dunque Thanatos ha deciso volontariamente di abbandonare tutto: Tabris, Lilith ed Adam sono in lui: in esso sono contenuti tanto il Principio Generatore dei Lilim quanto degli Angeli, così come il Desiderio del Libero Arbitrio. La Morte stessa ha deciso oggi di andare contro la sua stessa entità: oramai non abbiamo più alcun controllo su di lui. Ma nonostante ciò, se la Morte stessa cesserà di pervadere il Multiverso…cosa ne resterà di tutto? Sparirà forse anche la Vita, dalla quale si origina?”
“Tutto questo solo per un umano…” – sorride pacatamente il Grande Tomah – “…per quale motivo i Lilim si infervorano a tal punto per le vite altrui? Ormai…dobbiamo solo attendere che siano loro stessi…a scegliere della loro ‘Fine’.”
 
Dal rottame del Chouginga-Gurren-Lagann, tre piccolissime frecce dorate schizzano via, a velocità ultra-luminosa:
I tre Vector, ora, viaggiano l’uno a fianco dell’altro, ricoperti da un’aura dorata di puro Desiderio:
“Avanti, forza!” – esulta Apollo, nell’abitacolo cosparso di polvere solare – “Silvia, Sirius! Prima che tutto ciò per cui abbiamo combattuto venga meno! Raggiungiamo la Terra…e creiamo la nostra Genesi!”
“Sì!” – ribadisce il giovane uomo dai lunghi capelli biondi – “Per vivere ancora!”
“Per incontrare nuovamente coloro che amiamo!” – gioisce la delicata ragazza di nome ‘Silvia’.
 
“Aspettate!” – una voce di bambina risuona nitidamente nella quiete dei Campi Elisi – “Anche Nono…verrà con voi!”
La piccola Buster Machine n.7 avanza rapidamente, in una sfera di ossigeno:
“Perché Nono...lei non accetterà mai di perdere il Signorino Cris! Ed è per questo…che Nono vi darà una mano!”
I rottami delle copie giganti del Gurren-Lagann si animano autonomamente, vorticandole intorno e creando una sfera di metallo disordinato, chiudendovi all’interno la N.7 e le Vector Machines.
 
Scompaiono in un soffio di vento, scomparendo nel Nulla.
 
 
*   *   *
 
 
Universo ‘Alpha’.
 
I cadaveri silenziosi e mutilati dei due Mark.Number giacciono ora mollemente, galleggiando a gravità-zero; i volti umani sono scomparsi da sotto le maschere minacciose, lasciando uno spazio vuoto, come una semplice marionetta.
Al loro posto, i copri di due ragazzini veleggiano all’esterno degli Eva, cullati dai venti spaziali; respirano, nonostante l’assenza di ossigeno: a parte l’aspetto, di loro non è rimasto più nulla di umano.
 
Oltre la meravigliosa Terra, l’orizzonte esplode come un fragile vetro, mentre una sagoma enorme ne emerge, stagliandosi maestosa sul Pianeta.
Un volto di ragazza è semi-coperto da una cascata di capelli luminosi, lunghi come intere Nazioni; tre minuscole astronavi dorate la circondano:
DIE…BUS…TER!!!”
 
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Thanatos socchiude appena le palpebre, fissando la gigantessa planetaria più stupito che intimorito:
“La DieBuster? La ‘Dea del Sistema Solare’? Lei è…Nono?!”
 
“Il Signorino Cris è stato un vero sciocco a comportarsi a questo modo!” – lo redarguì con severità eppure imbarazzante ingenuità l’esoscheletro composito della N.7 – “Perché è stato lui ad insegnare a Nono ad amare con tutta sé stessa qualcuno! E’ stato lui a dirle che ognuno di noi può essere ‘umano’ a modo suo, per il semplice fatto di essere nato e scresciuto sulla Terra! Ed è stato lui ad affermare che non si ha bisogno di mecha speciali o armi più potenti, per farsi apprezzare: ciò che conta sono la Volontà, gli Sforzi ed i propri Ideali! Però, ora…il Signorino sta mettendo in pericolò la vita di tutti coloro che Nono ama!”
Una mano grande come un continente cala verso il ragazzo, stringendolo, ma il corpo è troppo piccolo per poter rimanere schiacciato.
Lui resta impassibile a fissare il visore ottico della DieBuster, dal quale sgorgano lacrime di Anti-Materia:
“Anche se passi una notte a guardare il Cielo con una preghiera nel Cuore, le probabilità di vedere una Stella Cadente sono pochissime...perciò l’usanza di esprimere un Desiderio quando se ne vede una la dice lunga su quante siano le possibilità che possa essere esaudito! Nono ha sempre avuto paura di non poter vedere nessuna Stella Cadente…fino a quando non ha incontrato il Signorino! Da quel momento, per quel che la riguardava, Nono era sicura che le sue aspettative si sarebbero realizzate…perché Nono aveva visto quella Stella Cadente!”
 
Improvvisamente, tutto il corpo della Regina delle Buster Machines si disgregò in miliardi di atomi, mentre la N.7 sfrecciò tra le fiamme siderali, verso il ragazzino contenuto in quel poco che rimaneva del moncherino.
Ne prese il volto a due mani, avvicinando le labbra di pelle sintetica alle sue…
Un bacio dal sapore di Spazio e Nebulose venne ceduto dalle labbra della ragazzina-robot a quelle dell’Ultimo Angelo:
Perché Nono ama il Signorino Cris…
E per la prima volta in vita sua…Thanatos -la Morte- arrossì.
 
“ORA!!!” – gridò Apollo, mentre il Vector Sol si divisi in due braccia – “ANDIAMO!!! PER GLI ESSERI UMANI!!!”
Il Vector Mars sia allungò in paio di possenti gambe, al suono della voce del suo pilota:
“PER QUESTO MONDO!!!”
“PER I NOSTRI RICORDI!!!” – esultò infine la bella Silvia de Alisia.
Le tre Machines si unirono per l’ultima volta, dando corpo ala Grande Forma:
“FUSIONE DELL’ALTA GENESI!!! ANGELO MECCANICO AQUARION!!!”
 
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“Le nostre Ultime Volontà…” – mormorò l’Element del Vector Mars – “…per salvare tutto ciò in cui crediamo!”
“In questo momento non siamo più Céliane e Apollonius!” – esclamò la ragazza dai capelli biondi, colma di gioia – “Siamo solo due esseri umani! Siamo coloro che hanno la forza di desiderare!”
Apollo strinse le leve e gridò con la sua stessa anima:
MUGEN-NEON-GENESIS-PUNCH: PUNGNO INFINITO DELLA NUOVA GENESI!!!
Le braccia dell’Aquarion si distesero verticalmente:
La grande mano meccanica strinse nella sua delicata stretta i tre giovani corpi stretti l’uno contro l’altro, mentre il pugno destro si estese da una lunghezza incalcolabile.
Oltrepassò le nubi del cielo terrestre, infiammandosi a contatto con l’atmosfera.
Con un tremore che fece vibrare l’intero pianeta, sin conficcò nella crosta terrestre,. Continuando a discendere sino al Nucleo.
Raggiunse la massa incandescente di metallo liquido del Pianeta, fermandosi.
 
Poi, con il rintocco di una nota musicale, milioni di ramificazioni si estesero dalla lunga appendice meccanica, come radici di un albero ampio come la Terra stessa.
Un groviglio di fiori ed erbe aromatiche avvolse le braccai dell’Aquarion, finché il suo intero corpo non divenne solo il prolungamento di una ramo nato nel Nucleo dell’Umanità; il pugno stretto intorno i tre Nuovi Angeli si trasformò in un’orchidea scarlatta, spandendo luce sanguigna come un bellissimo Sole prossimo al tramonto.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
“Cosa sta succedendo all’Aquarion?!” – la voce di Maggi Marconi risuonò terrorizzata all’altoparlante della Fortezza-Gunmen.
 
Maya si portò una mano allo stomaco, sul punto di un collasso nervoso:
“Tutti i valori di configurazione sono spariti…il MAGI System ha smesso di operare!”
“I Sigilli Cromwell del Terminal Dogma sono stati disattivati…” – Ritsuko rimase a fissare inerme i dati sul monitori scomparire gradualmente – “…ormai la Cathedral TERRA e la nostra strumentazione è totalmente fuori controllo!”
 
“L’Aquarion ora…” – ripose Fudo, assaporando ogni singola parola – “…si sta tramutando nella Grande Forma: nel tramite della realizzazione dei loro Desideri!”
“Colei-Che-Amò-senza-Un-Cuore ha infine infranto la Barriera dell’Animo di Thanatos, rendendo libero il Mondo stesso di scegliere del proprio Destino.” – prosegue Kozo Fuyutsuki – “Ed insieme al second children -all’Ultimo Angelo Celato: Hypnos- sta sugellando la Volontà, l’Ideale e la Verità entro sconfinate radici di complementarità!”
 
“Unendo il Cielo, la Terra e le Anime, si trasformano…” – mormorò Misato, stringendosi il cuore; lacrime amare iniziavano a rigare il suo volto segnato dalla stanchezza.
 
“…si trasformano nella Sala del GAF!” – conclude Gendo Ikari – “Ora la Vita stessa verrà assorbita in loro, riportando il Multiverso all’Alba dei Tempi!”
“Dunque questo non è il Third Impact tanto temuto…!” – sibilò Rossiu, reggendosi le tempie pulsanti di stordimento.
“No.” – sentenziò Lord Genome – “Questo è il Secondo Big-Bang: la Morte e la Resurrezione. Questo è…lo ZERO IMPACT!!!”
 
La voce di Tomah aleggiò per l’Iperuranio:
Il Mondo verrà Evangelizzato e tutto tornerà al Principio. Che il Sacro Rituale abbia inizio…
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Rapidamente, l’Oceano terrestre si tinse di rosso, mentre miliardi di croci di luce lo ricoprirono in un pandemonio di Morte e Vita, ascendendo lentamente verso l’alto:
 
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L’enorme fiore rosso sangue allargò gli ampi petali, lasciando intravedere una dimensione parallela costituita da pura luce.
 
 
*   *   *
 
 
Sala del GAF.
 
“Alla fine…” – il corpo di Naruto Uzumaki non riesce a delineare i propri confine, in quel mare di Spirito – “…è questa la Fine che davvero hai voluto?”
“Ti sbagli.” – risponde placidamente quello che un tempo definiva ‘amico’ – “Questo è solo merito tuo…tuo e di tutti coloro che hanno combattuto sino ad ora. Sono stati i vostri Desideri a condurci a questo momento: la Rinascita Suprema; l’Estrema Evoluzione dell’Umanità che unirà i Corpi e gli Spiriti in un solo Dio: questa è la concretizzazione delle vostre Speranze.”
 
“E dunque, ora?” – il volto del ragazzo divenne il ritratto della giovane Silvia de Alisia – “Cosa sarà di noi? Tutti gli esseri umani…stiamo forse morendo?”
 
“No.” – risponde ancora una volta Cris, prima che i suoi capelli si tingano di rosso ed il suo volto cambi forma – “Ora sei semplicemente te stessa che sta divenendo una cosa sola con gli altri. Dimmi: vuoi divenire una sola cosa con me?”
 
“Una sola cosa, Anima e Corpo?” – ripete lo spettro di suo fratello.
 
“Sì…Nono lo vuole!” – il volto sorridente di una bambina dai lunghi capelli rosa sostituisce quello della reincarnazione della bella Céliane – “Però…cosa ne sarà della Signorina Lar’C? E di tutti gli altri? Nono non vuole ferire nessuno con i suoi Desideri…!”
“Non succederà.” – Sirius De Alisia è ora il bambino noto solo come ‘Cris’ – “Non se tu non le desideri; non se ciò ti renderebbe infelice. Ora puoi scegliere: non più Buster Machine, non più umana…solo ‘Nono’. Ed io…io vorrei accontentarti. Gli esseri umani provano continuamente dolore dell’Animo: è perché l’Animo soffre tanto facilmente, che anche il vivere risulta doloroso. Ed in particolare il tuo Animo è delicato come il vetro…meritevole d'affezione…cioè:io ti amo.”
 
La Coscienza di Naruto Uzumaki si volta altrove:
“Posso davvero…incontrare coloro che amo?”
 
 
*   *   *
 
 
Esterno.
 
Lentamente, il colossale Guerriero della Spirale risplende di una debole luminosità smeraldina…e le fiamme che ancora ardono tra le sue membra iniziano a dissolversi, fondendo progressivamente tutta la mole in un fiume lento di Energia Spirituale…
 
-All’interno dell’abitacolo del Tengen-Toppa-Lazengann, la bella Ginevra Chevalier fissa stordita l’immagine della Terra che si estingue nell’Indefinito:
“Naruto…dove…dove sei, ora?”
Come per risposta, un corpo bianco e lattescente di ragazzino si allunga dal Vuoto della cabina, sorridendole e abbracciandola:
Lo so…lo so che ti ho delusa. In tutto questo tempo, ho creduto di poter vivere solo per me stesso…
Lei ricambia gli fiora la testa coperta da capelli ispidi e lucenti:
“N-Naruto…”
Ma ora, attraverso tutto il dolore e la sofferenza, è giunto il momento del rispetto: coloro che amo meritano ben più di questo…
La ragazza poggia la testa sul sedile di guida, sorridente.
Ed esplode in una cascata di L.C.L.
Splat.
 
-Stringendosi assiemi come Estremi Amanti, Simòn Jiiha e Nia Teppelin si fanno una promessa, in quella sala desolata nel cuore degli Anti-Spiral:
“Simòn, amore mio…nonostante tutto, non siamo infine riusciti a salvare l’Umanità?”
“Non lo so…” – ed affonda nel suo seno, con la mente sgombra di tutto – “…ma fin quando sono insieme a te…va bene anche così”.
“Ti amo.”
Splat. Splat.
 
Così, con la tristezza nel Cuore, penso che la cosa migliore che possa fare è porre Fine a tutto ed andarmene per sempre…
 
-“Che cosa sta succedendo?! Vi prego, fatelo smettere!” – grida il giovane Shinji Ikari – “Perché?! Perché devo soffrire ancora?! Io…non voglio più soffrire!”
“Se è questo ciò che desideri…allora tale sarà la tua Felicità.” – un ragazzo dai bianchi capelli ed il volto sottile sussurra mellifluo, trasformandosi in una ragazza dai lineamenti angelici.
“Kaworu…Rei…? Voi…cosa siete, ora?”
“Siamo coloro che desideri incontrare…per sempre felici…”
Splat.
 
-Asuka Soryu Langley affonda il viso nelle mani, gridando e scuotendo la testa convulsamente:
“No…NO! Io non voglio morire, non voglio morire! Non voglio impazzire…perché non posso essere perfetta?! Perché non posso essere felice?!”
“Vuoi esserlo…?” – risuona la voce di una donna, amorevolmente.
Lei solleva gli occhi; lacrime di gioia hanno preso il posto di quelle del cordoglio:
“MAMMA!!!”
Splat.
 
Ciò che è stato è stato ed ora mi sento così male…! Quel che un tempo fu motivo di gioia, ora lascia il posto al risentimento…
 
-Stretta nel suo abitacolo, Yoko Littner sente il suo corpo farsi via via più leggero…i vestiti bruciare in fiamme di Amore.
L’ombra immacolata di un giovane uomo le sorride, mentre le si fa prossima.
“Kittan…sei forse lui?” – piange lei, mollemente.
Il volto dell’uomo si fa più nitido.
Lei si slancia in un amplesso amoroso, gridando dalla gioia incommensurabile:
“Kamina…KAMINA!!!”
Splat.
 
Io non amerò mai più in vita mia: il mio Mondo sta finendo…
 
-Lar’C Mellk Mal sente spingersi verso l’Infinito dello Spazio, mentre le membra nude di una ragazza sorridente dai lunghi capelli di luce rossa le sorride:
“Signorina…venga con me! Venga con Nono…per essere felici! Insieme e per sempre!”
La Topless arrossisce, mentre poggia la testa sul seno dell’amica, avertendone il battito di quel Cuore artificiale che risuona d’umano:
“Nono…io…avrei solo voluto che…”
Splat.
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
-“Tutti i dati…tutti i dati stanno scomparendo! Noi…noi…” – Maya si artiglia la testa, rannicchiata al suolo.
“Noi tutti siamo giunti all’Ultimo Atto. Ed è per questo che…” – Ritsuko Akagi le si avvicina; la giovane Operatrici si volta in lacrime, abbracciandola:
Senpai…oh, senpai!”
Una scritta digitata alla tastiera lampeggia per un breve istante sul portatile.
[I NEED YOU].
Splat. Splat.
 
Vorrei poter tornare indietro nel Tempo, perché temo che ora la colpa sia solo mia…
 
-Kozo Fuyutsuki ammira estatico una giovanissima donna materializzarsi sopra la sua testa, cingendone il volto a due mani:
“Ikari…anche tu sei riuscito ad incontrare Yui?”
Splat.
 
Lo spettro del Comandante Jiiha afferra la mano destra di Leeron Littner, mentre il braccio sinistro è già stretto al seno della sorella.
L’ingegnere sembra aver perso la sua impertinenza; ora solo un pianto silente e amaro ne scioglie appena il trucco degli occhi, rigandogli le guance:
“Yoko…Simòn…io avrei soluto voluto…essere felice!”
Splat.
 
Lo so…lo so: non possiamo dimenticare il Passato!
 
-In quel bagno di L.C.L che scorre ora a fiumi sul lucido pavimento del Ponte di Comando, Misato Katsuragi cade in ginocchio, in lacrime:
“Papà…Kaji…Shinji…Naruto…e anche tu PenPen. Perché…deve sempre finire così? Dove ho sbagliato?”
 il braccio sicuro e amorevole di Leon Marshall le cinge le spalle, portandola a sé e concedendosi un Ultimo Bacio.
Il Ricordo etereo del Fu Ryoji Kaji aleggia su di loro, stringendoli in un abbraccio che durerà per l’Eternità.
Splat. Splat.
 
-Da qualche parte, un Pinguino delle Sorgenti Termali, un gattino nero ed una piccola talpa si stringono vicini, per riscaldarsi.
Splat. Splat. Splat.
 
Non possiamo dimenticare l’Amore e l’Orgoglio!
 
-“NO…VA’, VIA! TU NON SEI LUI!!” – Mikaela Banes grida sconvolta, coprendosi occhi ed orecchie con le braccia, per tentare di distogliere la vista dallo spettro bianco e pacato di un giovane uomo che ora le si inginocchia accanto.
Lui le sfiora i lunghi capelli neri con una mano…e le sussurra qualcosa all’orecchio.
Lei smette il pianto dirotto e lo bacia senza più alcun timore:
“Sam!”
Il ragazzo le passa una mano sul ventre, leggermente rigonfio dalla gravidanza.
Due vite. Un solo ricordo.
Splat. Splat.
 
-In una sorta , Ryan Atwood chiude gli occhi, sorridente e stanco:
Fratellone…papà…potremmo essere di nuovo una famiglia, ora?”
Splat.
 
Tutto ritorna al Nulla…e tutto va in rovina…in rovina…in rovina…
 
Rossiu Adai posa una mano sulla teca di vetro del cervello pensanti del Re Spirale:
“Lord Genome…è dunque questa la Fine? Non siamo forse stati in grado di sconfiggere il Destino della Spirale?”
“Tutt’altro.” – risponde la lugubre testa – “Imponendo questa Fine come Scelta, abbiamo cambiato il senso stesso del Creato. Angeli, Anti-Spiral, Mostri Spaziali, Sala del GAF…non so quale sia la verità, ma so che ora si originerà il Grande Buco Nero: la Variabile Incognita dell’Equazione di Schwartzchild: la Singolarità.
“Il Collasso di un Buco Nero?” – domanda il Vicecomandante, impassibile – “Può davvero accadere, in questo Universo?”
“La Singolarità può tutto: è l’Alpha e l’Omega. Poiché è una zona di Spazio senza alcun significato fisico…”
Splat. Splat.
 
 
*   *   *
 
 
Iperuranio.
 
“E’ finita. Tutto questo…è stato solo un ribadire la mia totale dipendenza dalla Vita stessa.” – mormora il Maggiordomo in Nero, mentre inizia a dissolversi in un pulviscolo d’ametista.
“Già, Sebastian…” –il Grande Tomah volge lo sguardo alle Stelle, compiaciuto e pago di tanta Eternità –“…dunque ho perso ancora una volta…Vecchio Rivale?”
Ed il suo corpo evapora in un turbinio luccicante di polvere preziosa…
 
Tutto ritorna al Nulla…e tutto va in rovina…in rovina…in rovina…
 
 
*   *   *
 
 
Universo ‘Alpha’.
 
Il fluido verde e meraviglioso, ampio come la Via Lattea, della Spirale raggiunge quell’Universo.
Si raccoglie in un anello di Energia, ruotando lentamente attorno alla Terra ed al suo prolungamento: l’Albero della Vita.
 
Le anime umane, ridotte a lunghe croci affilate, orbitano e fluttuano in un secondo anello concentrico di flusso rosso: sangue, misto a Speranze.
 
Tutto ritorna al Nulla…mi sto solo lasciando andare…lasciando andare…lasciando andare…
 
Infine, due mani di ragazza iniziano a prendere forma nel Vuoto, accogliendo l’Universo intero…
 
 
*   *   *
 
 
Sala del GAF.
 
“Nel mio Cuore di Cuori…” – sussurra Thanatos, al ragazzo innanzi a lui – “…so di non aver fatto mai affidamento all’Amore. Ho perso tutto…tutto quello che mi importa a questo Mondo!”
“E allora, io?” – gli chiede in lacrime il ragazzino conosciuto come ‘Naruto Uzumaki’ ed ora chiamato con il nome di ‘Hypnos’ – “Cosa dovrei fare? Qual è il mio ruolo in tutto questo?”
“Naruto, nel momento in cui hai deciso di affrontarmi…” – china la testa, distogliendo lo sguardo – “…credo di aver compreso il significato della Razza Umana. La forza dei vostri Desideri è più forte di qualsiasi altra! Nel tuo incedere lungo un Destino già scritto, mi hai mostrato la capacità del Libero Arbitrio e della Volontà. Sei un umano: la tua essenza è fatta della stessa materia dei Sogni. Ma per far ciò, hai abbandonato ogni scintilla di umanità…divenendo pari ad un Dio.”
“Mi sati dicendo…che io sono il Nuovo Dio?!” – Naruto si piega su sé stesso, artigliando la nuca – “Io…non capisco! Tu…tu cosa farai?! Non sei tu Colui che Vivrà in Eterno?! Come posso assumermi al responsabilità di tutte le Anime?!”
 
Cristoforo Hino si volta verso altra luce infinita, chiudendo gli occhi:
“Senti questo mare indistinto di voci? Sono le voci delle Anime, che richiamano a sé tutti i ricordi della loro vita. Gli esseri umani non sono in grado di dar forma alle Speranze dal Nulla. Però adesso le nostre speranze si stano concretizzando, in quello che l’Umanità è: il falso successore proveniente dalla Luna Nera e dal proprio capostipite: Lilith. E poi quelli che sarebbero i veri successori: gli Angeli provenienti dalla perduta Luna Bianca e da Adam, la cui anima recuperata, non si trova in altro luogo che in te.”
Si volta ancora verso l’amico:
“Il Mondo non finirà; semplicemente…ricomincerà. Tutto ciò che ci sarà, d’ora in avanti, sarà per una tua precisa scelta. Non c’è morale, non c’è ‘giusto’ o ‘sbagliato’: ciò che è meritevole d’essere intrapreso dipende solo da te. Per quanto mi riguarda…viaggerò nel Multiverso, contemplando la Vita in esso. Forse ne creerò dell’altra…ma voglio che sia tu…a vivere i tuoi Desideri.”
 
“Dovrò forse essere io stesso il tramite veicolare della realizzazione dei Sogni umani?”
 
“Sì. Poiché le persone non sono in gradi di creare alcunché dal Vuoto.” – poi Cris sorrise; quell’espressione di pacata e affettuosa ironia che lo aveva caratterizzato fina dal primo incontro – “Del resto…i Lilim non sono divinità.”
 
Naruto chiuse gli occhi, mentre i suoi stessi Desideri presero forma al suo fianco:
Due figure familiari gli porsero una mano su entrambe le spalle, mentre una meravigliosa ragazza di puro Spirito gli lambì le guance con le mani sottili:
“Le possibilità di essere felice, per te, sono ovunque! Perché tu…tu sei vivo!”
 
Il giovane ‘Dio’ sussurrò il suo ultimo pensiero da umano:
Non so ancora dove trovare la felicità…ma continuerò a pensare se sia giusto essere qui, se sia giusto essere nato. Ma alla Fine, sarà come ripetere l’ovvio ancora ed ancora…perché io sono me stesso.”
 
 
*   *   *
 
 
Ponte di Comando.
 
Fissando le due sconfinate mani accogliere la Sala del GAF ed il Mondo intero, Gen Fudo domanda all’uomo al suo fianco:
“Saprebbe dirmi, Ikari cosa c’è tra due mani quando vengono premute l’una contro l’altra? Tra mano destra e mano sinistra, tra Angeli e Lilim, tra uomo e donna, tra Yin e Yang…cosa c’è fra le due metà?”
 
“Nulla. Tra le due mani c’è solo il Buio.” – risponde il Comandante della NERV, mentre una donna amata e perduta da molto tempo ne stringe le mani al seno.
Splat.
 
“Esatto.” – Gen Fudo prende un profondo respiro; un’espressione rasserenata si allarga sul suo volto – “Tra le due mani non c’è niente…e, nonostante questo, è caldo: una Luce che nasce dall’Oscurità…
Splat.
 
 
*   *   *
 
 
Nell’ultima pulsazione di vita della Realtà, l’intero Universo converge in un sol punto, mentre i palmi delle grandi mani nate dalla Singolarità si premono delicatamente l’uno contro l’altro…
 
Una luce abbagliante si sprigiona tra di esse…
 
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E tutto divenne uniformemente calmo…per l’Eternità.
 
Nel Mondo di Luce nato all’Alba dell’Ultimo Giorno, solo una domanda risuona senza Spazio né Tempo, pronunciata dalla timida voce di un ragazzino:
 

 

Se Dio avesse un Desiderio…a chi potrebbe rivolgersi per esaudirlo?
 
 
 
FINE

 

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Capitolo 10
*** A Speculative Analysis (Epilogo II): La Bestia Che gridò ‘AM-ore’ nel Cuore del Mondo – In the Depths of Human Hearts ***


Ed eccoci al secondo Epilogo della mia -forse estenuante- long-fiction. In quanto Epilogo psicologico adattato ad una realtà metafisica post-Impact non ha senso senza aver letto lo scorso capitolo.
In ogni caso invito a leggerlo anche ai lettori occasionali -anche solo per curiosità- ed esprimere il proprio più sentito parere, in quanto redatto sulla riga dell'episodio 26 dell'anime originale.
Se non è per la trama, quantomento potrete trovarlo interessante come approfondimento ulteriore dei singoli personaggi (raggruppati per tematiche comuni).
Detto questo, grazie come sempre per il numeroso sostegno! <333



A Speculative Analysis (Epilogo II):

La Bestia Che gridò ‘AM-ore’ nel Cuore del Mondo – In the Depths of Human Hearts
 
Un giorno un bambino incontrò Dio e domandò:
“Se dovessi essere felice, come mai potrei capire la ragione della Felicità?”
Dio non rispose, ma chiese a sua volta:
“Sei felice?”
Il bambino replicò:
“Non so. Ho paura di provare gioia: potrei essere felice e rendere scontento qualcun altro.”
Così quel Dio decise di abbandonarlo a sé, lasciandogli un ultimo richiamo:
“Se avessi voluto creare un Mondo di pace assoluta, non avrei creato il Mondo. Ma è solo nella vostra libertà, che talvolta vi fa provare dolore, che voi potete compiere quelle scelte che vi renderanno felici. Se vi avessi donato la Felicità, essa non sarebbe stata tale.”
Così il bambino continuò per la sua strada, crescendo di anno in anno.
Senza raggiungere la Felicità, egli imparò a conoscere il prossimo.
Conobbe l’Amore ed il Rimpianto; li vide in coloro che lo circondavano e poté presto provare le medesime sensazioni.
Un giorno, tuttavia, si ritrovò ad affrontare un scelta difficile, rivolgendo ad una delle persone incontrate nel viaggio la domanda di un tempo:
“Dopo aver vissuto tanto, dove posso trovare la Felicità?”
Nemmeno quello che chiamava ‘amico’ rispose nitidamente.
Ma quando incontrò nuovamente Dio, capì che mai si era separato da lui.
Ciò gli arrecò molta sofferenza, sentendosi invero tradito proprio da quel Dio che aveva sempre pregato e che mai gli aveva risposto.
Perché quel Dio era lui stesso.
 
Il bambino pianse a lungo e le Stesse stelle caddero dal Cielo, mentre il Mondo si estingueva assieme alle sue lacrime.
Quando tutte le Anime poterono avvertire i loro confini disciogliersi ed unirsi assieme, quella domanda irrisolta risuonò univoca:
“Se Dio avesse un desiderio…a chi potrebbe rivolgersi per esaudirlo?”
 
Per questo ora si prenderà in esame l’anima delle persone che hanno fatto Evangelion AFTERMATH.
 
 
*   *   *
 
 
Proiezione psico-grafica. Luogo, data e ora indicativi.
Soggetti in questione (in ordine di citazione): Samuel L.I. Witwicky; Ryan A.A. Witwicky; Mikaela Banes; Mari I. Makinami; Teru I. Makinami, Michael J. Black; Simòn Jiiha; Nia Teppelin.
 
Come un sipario che si solleva su un palcoscenico infinito, lo Spazio prende forma, in un Universo senza Tempo.
Il Nero Vuoto si estende a perdita d’occhio, interrotto solo da milioni di deboli lumicini stellari.
Bianca, silenziosa, immacolata: la superficie lunare si allunga in ogni direzione, solcata da grandi crateri.
In prospettiva, la sagoma della Terra spande il suo chiarore color zaffiro nell’oscurità siderale.
 
C’è una sedia, al centro della grande pianura nel Mare della Tranquillità.
E’ una semplice sedia di legno bianca, piccola e squadrata.
Ritto e composto, un giovane uomo stretto nella sua divisa militare di vernice nera siede a pugni stretti.
 
Una voce risuona fuori dal vincoli spazio-temporali:
-Vita e Morte: il Principio e la Fine; il Distacco dall’Assoluto ed il Ricongiungimento ad esso. Esseri umani ed Angeli sono divisi da essi: i primi conoscono la Morte, i Secondi la Vita. Eppure i primi hanno maggiore percezione della propria esistenza, a differenza degli Angeli, la cui essenza non possiede estensione.-
 
“Vita e Morte.” – ripete l’uomo – “Non credo che la maggior parte degli individui abbia mai pensato al modo in cui si muore: solitamente si cerca di rifuggire quel pensiero, per paura: la paura dell’ignoto, l’incertezza del ‘quando’. Credo di aver vissuto eternamente in una ‘condizione di mezzo’: per quelli come me l’Ultimo Giorno è noto da sempre, perfino prevedibile con un semplice calcolo.”
Stringe la mani sui pantaloni di tessuto spesso:
“Dapprima ho avuto paura di me stesso: la consapevolezza di avere a disposizione un potere enorme come l’Energia Topless eppure non sufficiente ad alterare il mio infausto destino mi opprimeva. Quando gli esseri umani vedono davanti a loro l’ombra densa e prossima della Morte, iniziano a dubitare di sé stessi.”
 
L’immagine di un ragazzo sui sedici anni si configura a pochi metri da lui, come un ricordo sfocato:
E’ chino su sé stesso, in ginocchio; piagnucola in silenzio, sperando di non farsi sentire:
E’ tutto inutile…non sono capace di nulla. Non sono in grado di salvare nemmeno me stesso, quindi…che muoiano tutti!
 
Sam Witwicky aggrotta la fronte, indispettito:
“Perché dici così? Che cosa ti è successo, da sentirti tanto inerme? Se hai paura di morire…allora perché non combatti? Perché non ti opponi con tutte le tue forze per ribadire il tuo diritto di vita?”
 
-Combattere? Dunque hai deciso di combattere per salvare te stesso?-
 
“No…” – risponde a voce bassa, continuando a fissare quello spettacolo patetico – “…credevo in principio di rendere gli altri orgogliosi. Per la prima fase della mia vita credo di aver cercato solo l’approvazione altrui, lasciando offuscare i miei sogni…”
 
Volevo solo il suo riconoscimento.” – ripete ancora lo spirito di un ragazzo poco più che maggiorenne, di spalle.
 
Poi però venne la paura…la paura della Morte – continua quel piccolo spettro del passato, ora in piedi al suo fianco; lo sguardo perso in punto vuoto.
 
“Ma da sola la paura non può portare a nulla!” – la voce del giovane uomo inizia ad incrinarsi di nervosismo – “E’ per questo che ho continuato a dare tutto me stesso…per coloro che volevo sopravvivessero!”
 
“Anche nel buio del terrore e della solitudine, l’Amore ci ha permesso di continuare a guardare avanti.” – una splendida donna indugia a pochi metri da lui; i lunghi capelli corvini aleggiano in assenza di Gravità – “Il motivo per cui ho lottato anch’io, con i miei mezzi: non permetterò che una nuova vita si estingua a causa mia…”
E si sfiora il ventre con una mano.
 
“Però...non ti sei mai accontentato!” – lo rimprovera accigliato l’ombra di quella persona che invita era solito chiamare ‘fratello’ – “Hai sempre detto che saresti diventato un Topless, che seguire i propri sogni era come essere i ‘Paladini dell’Umanità’! Ma quando si è trattato di me, mi hai sempre dato contro! Speravo tu mi appoggiassi!”
 
“Ma io…” – stringe i denti, in difficoltà – “…io credevo solo di aiutarti! Non sei mai stato pronto per le battaglie autentiche, non hai mai avuto la consapevolezza del rischio: io cercavo solo di proteggerti!”
 
“Tu non volevi proteggermi: avevi solo paura di rivederti in me! Sei sempre stato così: non riesci a distaccarti da quella tua Infantile Dipendenza, dal timore per gli altri!”
 
“STA’ ZITTO!” – grida improvvisamente, artigliandosi la testa – “Tu non capisci il valore della vita! Non puoi comprendere cosa si provi a conoscere la durata della propria permanenza in questo Mondo, già da adolescenti! Credi che la guerra sia un divertimento, ma non lo è! Se solo tu avessi un briciolo di maturità in più non parleresti così!”
 
“Questo perché TU non mi hai mai considerata tale!” – grida infuriata una ragazza dai lucidi capelli castani; stringe nelle braccai il corpo nudo dalle forme perfette – “Hai sempre avuto la presunzione di poter decidere anche della mia vita!”
 
“Ma eravamo entrambi così piccoli!” – una seconda sedia compare alle spalle del giovane ufficiale; su di essa un uomo dai fluenti capelli neri stringe i pugni, in una smorfia di dolore ed incomprensione – “Senza genitori…come potevamo pensare di sopravvivere al Mondo Disgustoso, senza prenderci cura l’uno dell’altra?! Ero solo un bambino, con una vita irta di pericoli davanti…eppure tu eri con me! Dovevamo avanzare insieme, per sopravvivere! Io DOVEVO scegliere per te: era l’unico modo per difenderti!”
 
-Difenderla? Da cosa? Da chi?-
 
I due ragazzi seduti di spalle affondano la fronte nella mani, rispondendo all’unisono:
Da se stesso/a!!”
 
“Ogni essere umano prova un Vuoto dentro di sé: è il Vuoto nato dalla paura della solitudine.” – parla lentamente un ragazzino dagli ispidi capelli neri, come un Corvo Solitario – “Quando i nostri fratelli si prendono cura di noi, quando qualcun altro agisce per difenderci…noi speriamo segretamente di identificarci con loro.”
 
“Non potendo vivere in totale isolamento, gli uomini tendono ad affezionarsi a coloro che più si adattano a quel Vuoto, riempendolo.” – un terzo giovane si unisce al duo centrale; i folti capelli di cobalto ondeggiano nello Spazio.
 
Una ragazza dai lunghissimi capelli serici lo fissa dolcemente, mormorando:
“E’ per questo che l’animo soffre tanto, quando se ne separa: la morte di coloro che amiamo apre nuovamente il Vuoto che c’è in noi.”
“E tentiamo di colmarlo con l’Amore.” – prosegue Mikaela Banes, al suo fianco.
“Se non ci è concesso, ce ne appropriamo con i corpi…” – sibila con astio la bella Mari Makinami – “…ma è solo un surrogato di pienezza.”
 
-La morte di persone care? Come queste, ad esempio?-
 
Un uomo dal torso nudo giace insanguinato sulla superficie lunare; al suo fianco un bambino dai corti capelli blu piange con il volto stravolto dall’orrore, mentre le mani tremano confusamente; le loro figure non sono distinguibili, quasi avvolte nella nebbia del Passato:
Fratellone! Fratellone non puoi abbandonarmi!
 
“Che cosa…?” – Simòn Jiiha si copre la metà destra del volto con una mano – “Perché…? Perché questi ricordi affiorano ancora? Perché il tormento non ha fine?! Perché ci hai lasciati, Kamina?!”
 
-Ricordi dolorosi? Sono solo ricordi, in fondo.-
 
Davanti agli occhi di Teru Illustrious Makinami, una coppia di spettri è stesa al suolo: i loro corpi nudi e fumosi come il Tempo stesso si aggrovigliano e si intessono in un gorgoglìo confuso di gemiti.
Piacere, misto a vergogna.
Il giovane dai lunghi capelli neri, senza volto, sovrasta la ragazza.
 
Inorridito e deformato da un’espressione di disgusto, Teru Makinami si volta altrove:
“No, no! Questo non sono io! Io…io volevo solo darti amore! Stavo solo cercando di rendere tutti felici!”
La bella ragazza assottiglia gli occhi di gelo, oltre le lenti dei delicati occhiali:
“Questo sei sempre tu…che condividi il tuo Vuoto con un’altra ‘me stessa’: la ‘me stessa’ che conosceva la solitudine.”
 
-Gli umani temono i ricordi, poiché essi sono fonte di dolore. Ma perché essi temono il dolore?-
 
L’ombra del un giovanissimo Sam Witwicky è nuovamente distante: il suo corpo sembra arrancare in una sostanza lattescente, quasi neve.
Avanza incerto, poi crolla sulle ginocchia, in lacrime.
Alla sua destra è steso il corpo senza vita di suo padre; alla sua sinistra…quello di un ragazzo identico a lui.
 
“BASTA COSI’, SMETTILA!!!” – quello che, in vita, fu un uomo di valore ora sopprime il volto nelle mani, gridando dal cordoglio – “QUEI RICORDI NON MI APPRTENGONO PIU’! NON VOGLIO RICORDARE!”
 
“Dicendo così ti inganni.” – lo contesta la splendida e sensuale amata – “Poiché è per il fatto stesso di essere ricordi, che essi sono indissolubilmente legati a te.”
“Visto?” – nota con una punta di cinismo Ryan Witwicky – “E’ proprio come dicevo io: hai solo paura di quello che si cela in te; ma reprimendo i tuoi veri sentimenti non potrai mai sperare di comprendere quelli altrui…”
 
“Ma perché…perché?” – geme in silenzio; un velo di stanchezza si abbassa sui suoi occhi perennemente intristiti – “In questa vita di dolori…se si riesce a trovare anche una sola cosa piacevole, dimenticando il Passato…cha male c’è a dedicarsi solo a quella?! E poi sono cambiato, non sono più il ragazzino di un tempo: ora sono un adulto!”
 
A dire il vero…” – lo spettro dell’infanzia, la bella ragazza dai capelli castani ed il giovane orfano pronunciano quelle parole come veleno puro – “…non ho idea di cosa sia un adulto.”
 
-Una cosa piacevole, una cosa che da conforto: il conforto degli umani, cioè la Felicità. Sei felice?-
 
Uno ad uno, quegli individui costituiti di puro spirito -i cui corpi faticano a mantenere i lineamenti- mettono a nudo i più segreti sentimenti:
 
“Fin quando ho la certezza di aver salvato coloro che amo…sì.”
“No; poiché non sono riuscito a raggiungere l’amore che desideravo. Ma forse potrei ancora…”
“Sì. La mia vita si è compiuta: la mia anima è divenuta una cosa solo con colui che amo.”
“Sì. Ho infine colmato la solitudine che mi opprimeva; vorrei avere tempo per amare…”
“Potrei non essere felice, per non aver saputo farmi amare da colei per cui ho sacrificato anima e corpo. Tuttavia lo sono, per il fatto che lei lo sia…”
“Sì. Blake, fratello mio, finalmente possiamo essere di nuovo una famiglia…”
“Sì: ho attraversato la sofferenza, ma ho colmato il mio Vuoto.”
“Sì: ho rinnegato me stessa ed il mio popolo, ma ho colmato il mio Vuoto.”
 
-Vorresti vivere nuovamente? Vorresti adempiere a quei desideri celati negli Abissi del Cuore Umano?-
 
” – risponde un’unica voce.
 
-E così sia: ora…e per sempre-
 
 
Nell’oscurità della Luna, un giovane dal corpo statuario si solleva in piedi.
Osserva incantato la Terra; poi si volta…e sorride:
 
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*   *   *
 
 
Proiezione psico-grafica. Luogo, data e ora indicativi.
Soggetti in questione: Shinji Ikari; Asuka S. Langley; Thomas H. Z. Gnaisenau.
 
Un treno senza meta corre perdutamente libero in un tramonto eterno, che infiamma i vetri dello scompartimento deserto ed impregna l’aria di un profumo acerbo d’arance.
 
La cabina appare quasi immota; solo l’alternarsi di alberi innumerevoli di campagna oltre i finestrini e l’ondeggiare delle maniglie di sicurezza scandisce l’andamento della monorotaia.
 
Seduto rigidamente su un divanetto, un ragazzo fissa un punto vuoto, oltre le pareti del treno; un obsoleto lettore mp3 è abbandonato sul poggia-pacchi sopra di lui.
 
Una voce senza fonte riecheggia per i silenti vagoni del treno:
-Il viaggio: il simbolo della vita umana; l’emblema della condizione transitoria delle anime in cerca di sé stesse. Una strada percorsa in un unico senso: l’impossibilità d’agire, l’occlusione dell’Io in un sistema delimitato e l’incapacità di decidere della propria vita. Perché sei qui?-
 
“Perché sto fuggendo.” – risponde Shinji Ikari, atono – “Fuggendo da coloro che mi odiano, fuggendo da ciò che mai mi ha dato felicità. In questi tre anni, in questi interminabili mesi vuoti, ho creduto di essere ad un passo dalla mia realizzazione: tutto era finito: sebbene avessi ucciso Kaworu, sebbene queste mie stesse mani si fossero macchiate del sangue di colui che definivo ‘amico’…non avevo più motivo di combattere. Credevo e speravo di non salire mai più a bordo dell’Eva; credevo di potermi infine lasciare alle spalle quel Mondo Disgustoso che mi aveva causato dolore.”
Lentamente, la sua voce si incrina in un moto d’ira soppressa:
“Però, in qualche modo, mi sentivo perso e senza meta. Così decisi anche di gettare da parte quel vecchio auricolare: tappandomi le orecchie sigillavo anche il mio cuore e così speravo di fuggire per sempre dal Mondo Disgustoso…ma era solo un’egoistica convinzione.”
 
“E ci sei arrivato solo ora?!” – la voce acuta e nervosa di una ragazza lo redarguisce.
Ritta in piedi e gambe larghe, Asuka Langley impone le mani sui fianchi, fissando con sprezzo e ripudio il ragazzo:
“Sei sempre stato egoista, non cambi mai! E poi lo dicono tutti…”
 
Un mescolio di ricordi confusi riaffiora in un vociare indistinto e sardonico:
-Non posso credere che sia tanto smidollato!
-E’ lui il pilota di quel robot spaventoso?! E’ davvero un irresponsabile: ha fatto più danni che altro!
-Non merita tante attenzioni: è solo un buono-a-nulla disperato!
-Mi dai sui nervi!
-Vattene, non voglio più vederti!
-Se non vuoi combattere sullo 01 allora non mi servi a nulla: vattene e non farti più vedere!
-Sei un meschino! Non potrai mai combinare nulla di buono!
-D’altronde sei solo uno ‘Stupi-Shinji’…!
-Che rabbia!
 
Lei riprende la sua accusa, voltandosi dall’altra parte:
“Anche ora ti comporti da codardo: se hai deciso di tornare a combattere, se davvero lo trovi inutile e repellente, allora perché lo fai?!”
 
“Perché mi è stato detto così…” – risponde lui, chinando la testa – “…tutti si aspettano sempre molto da me! Però, anche se non voglio…come potrei deludere le loro aspettative?! In fondo non fai anche tu altrettanto? Dici di combattere per dimostrare il tuo valore…ma a chi? A te stessa? Credi di aver bisogno di dimostrare alla tua anima di esistere? No, tu sei esattamente come me e come tutti gli altri! Hai bisogno dell’approvazione altrui, hai bisogno che siano gli altri a dirti che sei apprezzata!”
 
“Tu non capisci un bel niente di me! D’ora in poi stammi lontano!”
 
“E invece ti capisco…”
 
“Ti ho detto che non capisci niente di niente, stupido! Credi di conoscermi?! Credi di potermi aiutare?! Che arroganza! Come puoi capirmi tu?! Tu non sai niente di me! Tu non capisci niente di me! TU NON CAPISCI MAI NIENTE!!!”
 
“Come posso capirti? Tu non mi dici mai nulla! Se non mi dici niente, se non mi parli mai…come faccio a capirti?! E’ impossibile!”
 
-Hai mai provato a capirla davvero, Shinji?-
 
“Certo che ci ho provato…!”
 
Con aria di sfida e superbia, la ragazza gli poggia un piede sulla mano, inchiodandolo contro lo schienale del sedile:
“Scemo…guarda che lo so quali porcherie fai mentre pensi a me! Fammi vedere un po’ come fai…io sto qui a guardare.”
“Ma perché ti comporti così? Che cosa ti ho fatto? Perché vuoi farmi questo?!”
Mpf! Se non puoi essere tutto mio…allora non ti voglio affatto!”
“Allora cerca di essere gentile con me!” – la implora quasi in lacrime.
 
Il volto della ragazza si trasfigura in molteplici identità, sorridendo ingenuamente:
Ma io sono gentile!
 
“Non è vero! Vi nascondete dietro un sorriso, per mantenere ambigua la situazione!”
 
L’eco di una ragazza dai corti capelli azzurri ed il volto in ombra si ode dal fondo dello scompartimento:
“Perché la verità fa male a tutti. È molto, molto dolorosa…”
 
“Ma la vostra ambiguità non fa che rendermi insicuro!”
 
“È solo una scusa.”
 
“Ma…così ho paura! Paura che gli altri smettano di aver bisogno di me! Mi mette in ansia, mi fa preoccupare! Ditemi qualcosa! RESTATE CON ME!!!”
 
Ma i fantasmi scompaiono improvvisamente, lasciandolo solo.
Solo un bambino siede innanzi a lui; anche il suo volto è irriconoscibile, ma la sua voce risuona di ricordi lontani:
“Di chi è la colpa, se ora sei rimasto solo?”
 
Shinji si morde un labbro e serra gli occhi; il cuore colmo di risentimento:
“La colpa è di mio padre! Mio padre che mi ha abbandonato!”
 
“Sì, è vero!” – ruggisce una seconda voce di ragazzino, a fianco a lui.
Un giovanotto dai corti capelli nocciola si porta una mano all’occhio sinistro, coperto da una benda nera – “La colpa è SEMPRE dei padri! E’ tutta colpa loro se soffriamo! Perché non rispettano i nostri sentimenti…perché non rispettano quelli altrui!”
 
-Di quale ‘altro’ parli?-
 
“DELLA MAMMA!!!” – gridano questa volta in coro i tre giovani piloti.
 
-Hai mai provato a domandarti il perché? Sei davvero certo/a che di esserti sforzato/a per comprenderlo?-
 
“Certamente!” – ribatte Shinji, amareggiato – “Ma a lui non importa nulla di me!”
“A lui non importa di nessuno!” – continua Thomas Hansel Zeppelin Gnaisenau, distogliendo lo sguardo.
“Se nessuno è in grado di capirmi perché non ne ha il coraggio…” – conclude la ragazza, incrociando le braccia al petto – “…allora non vedo il motivo di fare un sforzo per loro!”
 
Ancora una volta si separano.
Solo il giovane Shinji Ikari resta seduto su quel divanetto foderato di stoffa rossa sgualcita sformata; si regge la testa a due mani, gemendo:
“Nessuno mi capisce…”
 
Ancora una volta, il ricordo della ragazza senza nome lo apostrofa cinicamente:
“Sei tu che non hai capito niente.”
 
“Pensavo che dovesse essere un Mondo privo di cose spiacevoli, di incertezze…”
 
“Perché eri convinto che tutti fossero uguali a te.”
 
“Mi hai tradito! Hai tradito i miei sentimenti! Proprio come mio padre…proprio come Kaworu!”
 
La bella spettrale assume il volto di Asuka Langley:
“Hai frainteso fin dall'inizio; hai solo creduto a ciò che volevi credere!”
 
Poi quella stessa ragazza si volta altrove, stringendosi il cuore con frustrazione:
“Nessuno ha bisogno di me, quindi…che vadano tutti al diavolo!”
 
-Allora a cosa ti servono quelle mani?-
 
Ancora un volta, Shinji Ikari serra i suoi occhi ed il suo animo:
“A nessuno importa se io esisto o meno. Non cambia nulla, quindi…che vadano tutti al diavolo!”
 
-Allora a cosa ti serve quel cuore?-
 
Il piccolo Thomas prende nuovamente il posto del diciassettenne, chinando lo sguardo al suolo:
“È meglio che io non ci sia, quindi…dovrei sparire anch’io!”
 
-Allora perché sei qui?-
 
“Posso restare qui?” – chiedono all’unisono, mentre i loro corpi si isolano l’un l’altro in vagoni separati.
 
-Se è ciò che desideri…vuoi essere felice?-
 
“Sì.” – rispondono ancora una volta, tendendo le mani verso tre donne dal volto oscurato, che tuttavia rilucono di un’aura materna.
 
-Vorresti vivere nuovamente? Vorresti adempiere a quei desideri celati negli Abissi del Cuore Umano?-
 
“Ti prego, mamma, fa che sia così! Fa che io possa essere felice!”
 
-E così sia: ora…e per sempre-
 
Nell’oscurità di un vagone, gli occhi di rubino di un giovane dai lineamenti sottili risplendono lugubri.
Prima di immergersi nelle tenebre di un sottopassaggio, un paesaggio campestre campeggia per un istante, gremito di piccole lastre nere.
Poi il buio avvolse tutto…
 
 
*   *   *
 
 
Proiezione psico-grafica. Luogo, data e ora indicativi.
Soggetti in questione: Gendo (Rokubungi) Ikari; Yui Ikari; Misato Katsuragi; Leon Marshall; Rioji Kaji; Ritsuko Akagi; Naoko Akagi.
 
Una pianura senza confini si estende a perdita d’occhio, trapassata solo dal singolo binario di una monorotaia che è appena passata ed è già scomparsa alla vista.
Come spogli memento mori senza tempo né ricordi, migliaia di lapidi nere dal fusto sottile e metallico riflettono in un nugolo di piccoli scintillii il caldo sole pomeridiano, mentre lunghe ombre scure si estendono alle loro basi.
 
-Il Tempo è fautore di disfatta: i corpi e la materia si decompongono, tramutandosi in altre forme in un ciclo inesauribile di Vita e Morte. Eppure mere decorazioni funebri, le cui spoglie sono già state sottratte alla terra dal Tempo, riescono a mantenere vivo il ricordo di un individuo. Ma nel momento in cui tutti le anime ritornano al Principio…è forse quello l’attimo in cui il Ricordo sovviene al Desiderio, divenendo Realtà?-
 
Un uomo in abiti scuri indugia ritto in piedi, innanzi uno dei monoliti in lucidi acciaio nero; sulla base d’appoggio è inciso il nome ‘Yui Ikari’.
 
Oltre la lapide, la sagoma eterea e luminosa di una donna lo fissa intensamente:
Corti e lisci capelli castani incorniciano un volto affusolato, irradiato dalla dolcezza di un sorriso appena accennato.
 
Gendo Rokubungi si rivolge a quella donna il cui nome è stato impresso a fuoco nella materia ed il cui cognome è stato adottato ad eterno ricordo:
“Quanto ho atteso questo momento: il momento in cui saremmo finalmente tornati insieme, Yui. Quando sono vicino a Shinji riesco solo a fargli del male. A questo punto…è meglio che non faccia più nulla per lui.”
 
“Quindi avevi paura di Shinji?”
 
L’uomo volta lo sguardo altrove, verso il cielo di zaffiro e topazio che indora candide nubi:
“Shinji è sempre stato distante dal mio Io: sebbene lui tema sé stesso ed il prossimo e nonostante il peso del mio ruolo, Shinji è l’unico che sia in grado di adempiere totalmente alla sua Volontà: il potere che detiene, il potere di poter cambiare il Mondo, è suo e di lui soltanto; non sono in grado di costringerlo a combattere, anche se ciò dovrebbe essere mia prerogativa.”
 
“Provavi dunque impotenza nei suoi confronti? Credevi davvero che nostro figlio ti avrebbe abbandonato, preferendo la solitudine all’Amore?”
 
“Sì. Per questo io l’ho abbandonato per primo: per paura che mi arrecasse nuovamente sofferenza; come tu me ne hai arrecata con la tua morte.”
 
“La morte di coloro che ci hanno messo al Mondo è sempre dolorosa.” – mormora una donna dai lunghi capelli di un rovente color prugna, scossi dalla brezza profumata – “E’ come se una parte di noi morisse assieme a loro: la parte dell’animo che è ancora legata a quella vita prima della vita: ai Desideri dei nostri genitori.”
 
“Anche se quegli stessi genitori sono solo persone, pertanto capaci di ferirci con le loro azioni, resta impossibile non ricercarne l’affetto.” – Leon Marshall si lascia accarezzare il viso dal vento riposante; la schiena premuta contro quella di Misato Katsuragi.
 
“Dunque serbi ancora quel timore anche in questo momento? Ora che i nostri Cuori sono di nuovo una cosa sola, ora che tutto è possibile per i nostri semplici Desideri?” – chiede ancora la giovane madre prematuramente strappata alla Vita.
 
“Non riesco a concepire di poter essere amato da una persona. Ho la convinzione di non esserne degno…” – risponde Gendo Ikari
 
“E’ la paura di ferire il prossimo che ci impedisce di agire.” – fa eco la voce sensuale ed impostata di un bell’uomo dai lunghi capelli raccolti in una coda nera ed ispida – “Come nel Dilemma del Porcospino il piccolo animale amava la sua compagna, eppure si reprimeva, allo stesso modo noi non possiamo non provare amore verso qualcuno. Ma nel momento in cui crediamo di essere inopportuni ed incapaci di comprendere quel ‘qualcuno’, ci allontaniamo da esso…abbandonandoci ad uno stato di irrequietezza senza tregua.”
 
Un ragazzino dai folti capelli neri e blu compare alle spalle di Gendo Ikari, come una seconda coscienza:
“E quindi non fai altro che scappare. Tu respingi completamente il Mondo, prima che il Mondo possa ferire te.”
“Perché temo me stesso.” – risponde l’uomo, pacatamente – “Perché è l’unico modo per dimenticare chi sono in realtà.”
 
“L’unico modo per dimenticare un padre distante.” – ripete Misato Katsuragi.
 
“L’unico modo per placare il paradosso interiore che mi tormenta…” – continua una giovane donna dai corti capelli biondi – “…è mascherare alla ‘me stessa’ che vedo riflessa ciò che mi arreca sofferenza: tingendo i miei capelli speravo di annullare la differenza tra me e mia madre; verso colei che veneravo come scienziata, odiavo quale donna…e ripudiavo come madre.”
 
“Tuttavia l’animo umano è imperfetto.” – lo spirito di Naoko Akagi fissa dolentemente il volto di una figlia cresciuta senza affetto – “E’ l’invidia che ci porta a gesti orribili. Eppure è proprio quell’invidia che dimostra il nostro attaccamento alla vita ed al prossimo. Come potremo dunque liberarcene? Qual è dunque la radice dell’odio?”
 
Yui Ikari risponde nuovamente:
“Eri impaurita da quella cosa invisibile e impalpabile che divide le persone.”
Una piccolissima bambina dai capelli celesti, vittima innocente delle violenze dell’animo umano, appare e scompare per un breve secondo:
“Soltanto per paura. Hai semplicemente chiuso il tuo cuore.”
 
Gendo Ikari è ora disteso al suolo; le lenti oscurate degli occhiali che riflettono il caldo sole di un tramonto infinito:
“E la mia attuale condizione ne è la ricompensa. Mi dispiace…Shinji.”
 
“Mi dispiace…Misato.” – si avverte la voce sconosciuta di un uomo, avvolto da nembi densi di fumo nero.
 
“Mi dispiace…Ritsuko.”
 
-Dolore…e poi perdono? Nell’infrangere la Barriera dell’Animo, sei felice?-
 
“Non ancora.”
 
-Vorresti vivere nuovamente? Vorresti adempiere a quei desideri celati negli Abissi del Cuore Umano?-
 
“Sì.”
“Sì.”
“Sì.”
“Sì.”
“Sì.”
“Sì.”
“Sì.”
“Sì.”
 
-E così sia: ora…e per sempre-
 
A grande distanza, tra la foresta stilizzata e muta di lapidi funebri, colui che fu noto in vita con il nome di ‘Kaworu Nagisa’ affianca la giovane Rei Ayanami.
E sorride al Tramonto della Vita.
 
 
*   *   *
 
 
Proiezione psico-grafica. Luogo, data e ora indicativi.
Soggetti in questione: Silvia De Alisia; Apollo; Reika Hong Lihua; Sirius De Alisia; Gen Fudo.
 
Un immenso salone di cristallo risplende silenziosamente.
Una bianca luce abbagliante filtra da vetrate arabescate dai colori vividi, spargendo scintillii di polvere di Stelle su ogni superficie.
Un grande bouquet di fiori esotici e seducenti pende dal soffitto:
La sua forma ricorda nelle curve l’Albero della Vita ed il Grande Mistero bisbiglia ed ammicca invitante tra i petali di un’Orchidea, tra le spine di una Rosa o nel flebile sussulto di una Dalia Nera, che si affaccia a capofitto nel Vuoto, sorretta da due Iris Blu, vicini come amanti.
Un Anemone Rosso scruta come un grande e amorevole occhio la ragazza stesa al centro della sala.
 
-In questo spazio assente da ogni legge fisica, i corpi e le anime possono indugiare a lungo nel Flusso dell’Eternità. Vite estinte, attuali e future si intrecciano senza soluzione tregua, miscelando nell’Elisir di Lunga Vita i Desideri, le Speranze e le Verità di coloro che hanno vissuto e che continuano a rinascere, nel tentativo di raggiungere la Felicità. Per questo motivo tu sei qui.-
 
Il suo corpo giace lascivo sul gelido pavimento di diamante; i lunghi capelli biondi sono sciolti in un mare lucente di onde dorate, che incornicia il piccolo volto dagli occhi turchesi, che riflette i petali di Pesco fluttuanti nell’etere di quel Walhalla fuori dal Tempo.
La sua eburnea mano sinistra stringe il polso destro, dal quale si allungano quattro lunghe piume luminescenti; un bracciale metallico è stato rimosso e gettato ai suoi piedi.
Sposta lo sguardo alla sua sinistra, sussurrando:
“Ricordi: richiami dell’anima a una vita passata, che ritornano con prepotenza nel nostro Presente per ricordarci da dove veniamo. Ci tormentano, ci danno vita, ci permettono di continuare ad andare avanti, nella rimembranza di coloro che amavamo.”
 
“Però, alle volte, quei ricordi d’amore possono essere molto dolorosi.” – risponde un ragazzo dai folti capelli arancioni, seduto su un tavolo di marmo e rubino, nell’abside della cattedrale eterea.
 
Per un breve istante, un grido di dolore straziante riecheggia per le campate gotiche.
L’immagine di due ali piumate bianche strappate, ed ora intrise di sangue scarlatto, lampeggia una volta nell’altissimo soffitto.
 
“E’ per questo che preferiamo non ricordare.” – continua il giovane che risponde al solo nome di ‘Apollo’ – “La paura di rimanere nuovamente feriti ci costringe nel dubbio verso il prossimo, poiché la Reincarnazione dello Spirito conosce nuova Carne, eppure non dimentica del tutto l’Anima che visse un tempo.”
 
“Ma le debolezze dell’animo non sono fatte per sopportare tante incertezze.” – fa eco una giovane distesa mollemente sui gradini di cristallo; i suoi occhi violetti risaltano sotto i corti capelli nero cangiante – “La confusione nata dal conflitto tra l’Anima Immanente e quella Concupiscente crea disordine nelle nostre esistenze, inducendoci all’Oblio.”
 
“E’ forse per questo che l’Uomo compie il Male?” – un giovane dai lunghi capelli biondi afferra una rosa tra le lunghe dita sottili, portandola a contrasto della luce abbagliante – “Perché non riesce a distinguere sé stesso e gli altri dalle vite passate?”
 
“Vivendo ancora ed ancora…” – prosegue la bella Silvia – “…impariamo ad amare nuovamente, dimenticando quel che fu. Conosciamo nuovamente quel concerto di emozioni altisonanti che abbattono le Barriere dell’Animo, delineando un nuovo ‘Io’.”
 
“Questo nuovo ‘Io’ non è per nulla al Mondo sostituibile.” – Apollo stringe i pugni, guardando la principessa dai lunghi capelli biondi – “Ci rende liberi di scegliere, liberi di agire aldilà del Passato. Vivere in perpetua emulazione di vite passate non ha alcun senso: solo i nostri Desideri ci rendono capaci di uscire da ricordi dolorosi e mutare il nostro Destino.”
 
“Eppure siamo indiscutibilmente legati a quei ricordi!” – Sirius de Alisia sembra quasi inveire verso il ragazzo – “Non possiamo vivere senza di essi: rappresentano un ‘Noi Stessi’ passato, ma appartiene al Passato anche l’Essenza presente!”
 
“Ma l’Amore prova la fragilità di questi ricordi.” – la bella Reika si alza in piedi, fissando colma di passione il viso elegante del giovane uomo – “Nella nostra attuale Reincarnazione impariamo ad amare nuovi animi, alimentando il desiderio di Vita. Anche se un tempo siamo stati legati ad altri cuori…”
Ed il suo sguardo si volta verso il ragazzo dai capelli dello stesso colore delle fiamme ardenti.
 
Così fa anche Silvia de Alisia, sorridendogli delicatamente:
“Una nuova Vita che nasce dal Passato: la semplice continuità di ciò che si è spento anche solo pochi secondi fa. Cosa c’è di più naturale?”
 
“Eppure alcuni di noi riescono ad amare ancora coloro per cui provavano i medesimi sentimenti, anche dopo migliaia di anni.” – le sorride di rimando Apollo.
 
-E’ la forza dei Desideri che trascende il Tempo e lo Spazio!- quella voce senza fonte si concretizza:
Gen Fudo, ritto in piedi, batte con decisione i palmi delle virili eppure delicate mani.
Una piccola onda d’urto si sprigiona tra esse, sollevando in un flusso meraviglioso i migliaia di petali colorati caduti al suolo.
 
Nel turbinare di quei fiori simili a moti dell’animo, i volti dei presenti assumono nuovi aspetti:
 
Il giovane Apollo scompare in un vento di primavera ed il petto muscoloso e nudo di un uomo alto e amorevole ne prende il posto:
Ha grandi ali bianche ed i suoi lunghissimi capelli di rovente ambra fluttuano in fiume di piume scarlatte:
 
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“Anche dopo 12.000 anni, il nostro Amore canterà con vigore l’Inno della nostra Gioia…Céliane.”
 
 
Un petalo rosa attraversa il volto della ragazza, che ora risplende di un antico bagliore:
 
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“La promessa che ci facemmo quel giorno è ancora intatta…Apollonius, amore mio!” – mormora estasiata.
 
“Non temiamo il Futuro…affrontiamo con coraggio le avversità che la Vita ha da offrirci, per poter essere nuovamente felici!” – esclama lo spirito di Skorpios, trasfigurando i lineamenti di Reika Hong Lihua:
 
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Sirius De Alisia si avvicina alla giovane guerriera dell’Antichità, afferrandole le mani:
“Anche se saremo costretti a vivere con il nostro animo in un perpetuo errare…noi raggiungeremo quella Felicità!”
E si fonde alla donna nella durata di un soffio di brezza profumata di fragole.
 
-L’unione dello Spirito e del Corpo: questa è la Grande Forma! Questo sono gli esseri umani! Solo accettando voi stessi i vostri Cuori sapranno estendersi all’Infinito, liberi da qualsiasi vincolo!- la voce di Gen Fudo s’impresse indelebile nel cristallo del Walhalla -Ed ora ditemi: vorreste vivere nuovamente? Vorreste adempiere a quei desideri celati negli Abissi del Cuore Umano?-
 
“Sì.”
“Sì.”
“Sì.”
“Sì.”
 
-E così sia: ora…e per sempre.-
 
Oltre una vetrata dai colori splendenti, una piuma immacolata cade silenziosamente.
Un sorriso un tempo tagliente si addolcisce in una curva armoniosa, sotto due occhi d’ametista:
“Dopo 12.000 anni, ho capito. Finalmente puoi vivere i tuoi Desideri…Apollonius, mio primo ed unico amore.”
 
 
*   *   *
 
 
Proiezione psico-grafica. Luogo, data e ora indicativi.
Soggetti in questione: ‘Christopher Hino’, ‘Kaworu Nagisa’; ‘Rei Ayanami’; ‘Nono’.
 
La porta del piccolo auditorium scorre nel solco del pavimento in legno, ritraendosi nella parete laterale.
Qualcuno muove un passo all’interno.
 
Ci sono tre gradi finestre in quella stanza, dalle quali filtra un debole chiarore cianotico di un freddo Sole in quella fumosa mattinata di gelido inverno.
 
Un ragazzino dal nome proibito avanza fino al pianoforte in legno smaltato nero, si siede sullo sgabello imbottito e con il dorso della mano leviga lo spartito musicale poggiato sul leggìo.
Una viola ed un violino sono abbandonati su due seggiole pieghevoli.
Un violoncello si appoggia stancamente alla finestra di destra.
Sembra leggere lo spartito…eppure non ha un volto.
 
Esegue un accordo d’ouverture, che risuona profondo ridondante in quell’angusta stanzetta.
 
Poi, una voce lo interrompe:
“La musica…in grado di dispensare gioia ai cuori e dare la vita all’animo umano: probabilmente la più alta forma espressiva raggiunta dai Lilim. Sebbene essa si perda facilmente nello spazio attorno a noi, vi rimane indissolubilmente legata per lungo tempo. Non credi che abbia ragione…Cris?”
Un giovane dal corpo esile e efebico entra nella stanza; capelli d’argento ondeggiano come spuma sul suo capo. Nemmeno lui ha un volto.
 
“Cris?” – ripete il ragazzo seduto al piano, interdetto; la sua voce sgorga da un viso senza lineamenti.
“Quello sono io.” – risponde un giovane identico, alle sue spalle; il suo volto è ben delineato e due grandi occhi profondi come l’oceano brillano da sotto ciocche di capelli corvini – “Lui non è me.”
 
“Eppure vi somigliate molto…” – continua il Kaworu Nagisa privo di lineamenti, ora intento ad accordare il violino poggiato sulla sedia.
 
Eppure lui non è me.” – ripete lo spettro di un ragazzo dai capelli d’avorio il cui viso sottile e compiaciuto completa la mancanza di espressività del suo sosia.
 
Non è me, nonostante la gente pensi questo.” – una ragazza dal piccolo volto incorniciato da capelli cianotici è ritta accanto alla viola; anche di lei non resta che una cascata di capelli setosi su una faccia piatta ed inquietante.
“Chi sei tu?” – domanda una Rei Ayanami differente, vissuta molto tempo prima; gli occhi rossi sono vividi eppure la loro presenza non esprime alcuna emozione, proprio come il manichino che parlava la suo posto.
 
“La domanda non è ‘chi sei tu.” – precisa la seconda immagine di Tabris – “La domanda è…‘chi sono io’.”
 
“Io sono quello che scelgo di essere.” – risponde il bambino dalla ciocca di capelli blu elettrico – “Io sono Christopher Hino.”
“Io sono quello per cui sono nato.” – contesta il suo doppio, al pianoforte – “Thanatos: né più, né meno.”
 
“Io sono un insieme di percezioni.” – risponde ancora la Rei Ayanami fantoccio – “Parti assemblate di cuori diversi; un castello di carte intessuto con fragili fili di Spirito, che presto si sfalderanno e faranno perdere consistenza al mio ‘Io’.”
“Io sono la IV.” – proferisce l’originale.
 
“Io sono la III.” – una sosia della ragazza è fasciata nella sua plug suit.
“Io sono la II.” – come gemelle, una seconda si affianca alla prima, vestita in una semplice uniforme scolastica.
“Io sono la I.” – conclude infine una bambina in abito rosso sangue; sul suo collo sono evidenti segni di strangolamento.
 
“Non posso esser certo di ciò che sono.” – Cris stringe un pugno.
 
“Puoi esserlo se compi una scelta.” – lo redarguisce Kaworu Nagisa – “Indagando nel tuo animo puoi trovare le risposte che cerchi. Ma prima devi porti quella domanda…”
 
Chi sono io?
 
I tre spettri senza volto si accomodano sulle sedi dell’auditorium.
Anche un manichino dai lunghi capelli viola compare, impugnando l’archetto di un violoncello.
Suonano il primo ‘La’.
 

-QUARTETTO D’ARCHI-
-KANON IN D-DUR (J.C. PACHELBEL); ACCORDATURA-
-ESECUZIONE-
 

 

Non ci sono più confini.
Non più stanze, né Spazio. Il Tempo non ha significato.
C’è solo luce. Luce bianca e pura.
E musica; una musica che pervade tutto.
 
Nel Nulla Eterno si ode una voce.
Non ha fonte; soltanto una sottile striatura nera è tesa all’Infinito, in vibrazione come una corda di violino.
 
Trema:
“Che cosa sono io?”
 
“Che cosa desideri essere?” – vibra una seconda, comparendole a fianco. E’ la voce di un ragazzo.
“Non so cosa desidero. Chi sono io?”
“Dovresti sapere chi sei.”
 
“Solo chi non ha ricordi di sé stesso non ha identità.” – si aggiunge la flebile voce di Rei Ayanami.
 
“Non ricordo molto di ciò che sono stato. Dovrei ricordare?”
“Ricordare ti permette di vivere ancora: è la base dei nostri sogni.”
“Però, a volte, ricordare non è piacevole. Ci mette davanti a passati oscuri di cui non vorremmo più avere memoria.”
Perché la verità può ferire l’Animo.”
“Animo? Io posseggo un animo.”
“Tu SEI animo.”
“Però sei composto anche di carne.”
“Lo sono stato; ora non più.”
“Però possiedi un Cuore.”
“Un cuore che mi inganna.”
“E’ nella natura umana: gli esseri umani si ingannano continuamente, per continuare a vivere.”
Perché la verità può ferire l’Animo.”
“Ma io…sono davvero umano?”
“No, eppur tuttavia ti identifichi tra loro.”
“Perché hai imparato a provare emozioni.”
“Perché stai imparando a ricordare…”
 
Decine di altre piccole corde più esili iniziano a vibrare nel Vuoto, mentre la bianca luminosità del sogno inizia a baluginare di immagini discordanti.
Ricordi perduti, dolorosi:
 
-Tu come ti chiami?
-Tu puoi chiamarmi ‘Cris’.
-Fa male…fa male! Per favore, fatelo smettere!
-Tu chi sei?
-Io sono il ‘Portatore di Dio’.
-Tu chi sei?
-Finalmente sei sveglio…‘Thanatos’.
-Ho dormito così a lungo…
-Il giusto non è che l’utile del più forte.
-Io odio il Comandante Ikari!
-Come puoi essere tanto meschino?!
-Tu sei come me.
-No, io non sono come te.
-Un Angelo può anche rivelarsi un Demone, se il suo cuore è nero. Tu cosa sei?
-Io sono me stesso.
-No, smettila! Non permettere che sbirci nella mia mente!
-Naruto…io sono l’Angelo della Morte.
-Coraggio, poni fine alla mia esistenza! Perché altrimenti io dovrei vivere in eterno…tale sarebbe il mio Destino.
-NESSUNO MI AMA!!! NESSUNO MI VUOLE DAVVERO BENE!!!
-Io ti volevo bene e tu mi hai tradito! Hai tradito i miei sentimenti!
-E’ ingiusto!
-Il giusto non è che l’utile del più forte.
-E’ sempre colpa tua: mi menti in continuazione! Tu mi hai tradito!
-Per questo…per questo motivo io devo morire.
 
“Questi sono i tuoi ricordi.”
“Ho dei ricordi davvero orribili.”
“Ciononostante sono ricordi: testimonianze di ciò che sei stato.”
“Però ho anche altri ricordi!”
“Anche quelli sono ricordi dolorosi: parlano di sofferenza e solitudine.”
“Una lunga, interminabile solitudine…”
“Sono sempre stato solo.”
“Lo sei dall’Alba dei Tempi.”
“Perché la Morte è sola…così come lo è la Vita.”
“La mia vita non è sempre stata sola!”
“Non più, è vero. Riesci a ricordare?”
“Riesci a richiamare quella felicità alla tua Anima Immortale?”
“Sì: io ne sono capace. Da quando ho conosciuto quell’umano…da quando qualcuno ha aperto l’Inviolabile Barriera del mio Animo.”
“Il tuo distacco dal Mondo.”
“Innalzi una barriera intorno a te. Perché non vuoi essere ferito e soffrire: perché non vuoi ferire e far soffrire.”
“Sì. Però ci sono riuscito: ho espanso il mio A.T.Field.”
“Sì: gli Umani lo chiamano a questo modo. Tale è il suo nome in Terra.”
“E’ un nome umano. Tu cosa sei?”
“Io sono umano.”
“Questo non è vero.”
“Ma posso esserlo! Voglio ricordare la Felicità!”
 
Altre immagini di luce squarciano il guazzabuglio di Morte e Sangue che affolla lo Spazio Bianco.
La Felicità zampilla come acqua viva da esse:
 
-Ahah! Mi fai davvero ridere!
-Ehi, sei diventato tutto rosso! Sei in imbarazzo, per caso?
-Io…io ci tengo a te! Per favore, ti prego, non abbandonarmi! Come potrei affrontare da solo tutto questo?!
-Cris è il mio migliore amico!
-Quando sono con te…beh, io sono felice!
-Per me è lo stesso.
-Questa sensazione, la neve…è meravigliosa.
-Il Mondo è pieno di cose piacevoli che aspettano solo te!
-Difenderò il tuo diritto di desiderare fino alla morte!
-Se Naruto non salirà mai più a bordo dell’Eva, allora…va bene anche così. Perché io…io darò tutto me stesso!
-Signorina Misato, Signorina Misato! Mi guardi! Si fidi di me!
-Sì, io ho fiducia in te!
 
Poi, una terza corda inizia vibrare piena d’eccitazione e amore.
E’ la voce di una ragazza:
-Io…io mi chiamo Nono!
-Ah, che bello! Il Signorino Cris è così colto!
-Come vorrei essere come il Signorino Cris: combattere i Mostri Spaziali a bordo di un robot enorme come lo 08 del Signorino! Lui è proprio come ‘Nonoriri’!
-Però…Nono non ha nessuno che le voglia bene!
-Nono…tu sei stata davvero sciocca! Sei nata su questa Terra e dunque non sei diversa da nessun’altra ragazza!
-E non devi più dire che sei sola! Perché, da ora, tu…TU NON SEI PIU’ SOLA!
-Da quando ha incontrato il Signorino, Nono ha potuto vedere quella Stella Cadente!
-Perché Nono ama il Signorino Cris…
 
“Questi…questi sono io miei ricordi! Questo è ciò che voglio conservare!”
“Quindi hai infine trovato la Felicità?”
“Sì, l’ho trovata!”
 
“Nono l’ha trovata!” – anche la voce di Colei-Che-Amò-Senza-Un-Cuore si aggiunge al terzetto.
 
“E dunque ti senti libero di scegliere?”
“Ti senti libera di essere chiamata ‘umana’?”
“Sì!
“Sì, esatto!”
“Sei felice?”
“Fin quando sono con quei due ragazzi…”
“Fin quando sono con il Signorino…”
…io sono felice!” – le due corde vibrano insieme, rapidamente.
 
Vorreste vivere nuovamente? Vorreste adempiere a quei desideri celati negli Abissi del Cuore Umano?
 
“Sì!”
“Sì!”
 
E così sia: ora…e per sempre.
 
Ed il mondo di immagini caotiche si sfuma per l’Eternità in un candore abbagliante.
 
 
*   *   *
 
 
Proiezione psico-grafica. Luogo, data e ora indicativi.
Soggetti in questione: Naruto Uzumaki; Ginevra Chevalier.
 
Una distesa uniforme di liquido ambrato riluce al posto del cielo, come lente e calme onde marine.
Sotto di essa, l’oceano di liquido amniotico si estende privo di ogni limite, illuminato da una luce dell’Anima che non conosce estinzione.
 
Disteso su un suolo di sabbia finissima, il un ragazzo giace mollemente; i capelli dorati appena scossi dalle calde correnti.
Una giovane donna dal nudo corpo di pelle eburnea giace su di lui; le sua mani sono fuse nel torace del ragazzo, fino ad immergersi nel cuore.
I nastri di seta dorata che ricoprono la piccola testa della meravigliosa creatura le ricadono sul seno e sulle spalle, fino a lambire il volto di colui che ama più di ogni altra cosa al mondo.
 
“Non so ancora dove si trovi la Felicità…” – proferisce lentamente lui.
“Trovi la Felicità soltanto nei sogni vero?” – chiede lei, fissandolo negli occhi.
“Già. Allora questa calma, questo Mondo dove non esiste nessuno…non è la realtà?”
“Esatto. È solo un sogno.”
“Ecco perché io qui non esisto.”
“Hai migliorato la Realtà ricostruendola a tuo piacimento. Divenendo una cosa sola con l’Universo, hai potuto scegliere quel Bene che per te era necessario.”
“È sbagliato?”
“Stavi sfuggendo dalla Realtà, rifugiandoti nella fantasia.”
 
Lui piega leggermente la testa di lato, fissando il Nulla:
“Non posso sognare da solo.”
Lei estrae una mano dal torace, voltandogli delicatamente il viso verso di lei:
“Non sarebbe un sogno, ma solo un surrogato della Realtà.”
“Dov'è il mio sogno?”
Il tuo sogno è la continuazione della Realtà.
“Ma allora dov'è la mia realtà?”
La tua realtà…è alla fine del tuo sogno.
 
Rimangono in silenzio per un lungo tempo, con i loro corpi fusi all’altezza dell’inguine.
 
Poi quello che in vita fu noto al Mondo con il nome di ‘Naruto Uzumaki’ chiede:
“Ginevra…dove siamo?”
La ragazza resta impassibile, continuando a reggergli il volto tra le dita sottili:
“Questo è il Mare di L.C.L: il Brodo Primordiale da cui ha origine la Vita; un Mondo senza A.T.Field, senza individualità. Un luogo indefinito, dove non si può dire dove tu finisca ed inizino gli altri. Un Mondo fragile, in cui il tuo ‘Io’ esiste ovunque.”
“Ovunque…e dunque in nessun luogo.”
“Esattamente. Proprio come una Divinità Primordiale. Proprio come l’Universo stesso. Un’esistenza priva di dimensioni: Spazio e Tempo qui non hanno pressoché alcun valore.”
“Io, ora…sono morto?”
“No; semplicemente tutto sta diventando una cosa sola: è una Rinascita. Questo è il Mondo da te desiderato: il tuo Mondo.”
Naruto increspa la fronte, distogliendo ancora lo sguardo:
“Però…non penso che sia giusto. No, non lo è.”
“Se desideri ripristinare l’esistenza degli altri, le Mura dell’Animo torneranno a separarli…e la paura delle persone tornerà ad esistere.”
Per un momento, il ragazzo esita. Poi annuisce:
“Non ha importanza; è giusto così. Ti ringrazio.”
 
 
Un fulgore abbagliante inonda tutto, riducendo il liquore indefinito un’inca distesa di luce lattescente.
In un piccola finestra dell’Animo, immagini discordanti di una giovane vita passata scorrono a velocità nauseante, ripercorrendo oltre sedici anni di esistenza.
 
Il ragazzo osserva quello squarcio di ricordo a lungo, meditando a voce alta:
“Ho l’impressione che là ci fossero soltanto cose che detestavo…quindi non credo di aver fatto male a fuggire. Ma non ho trovato ciò che volevo neanche nel luogo in cui mi sono rifugiato. Perché non c’ero più io e quindi era come se non ci fosse nessuno.”
 
Il fantasma di un giovane padre lo affianca, domandando:
“Dunque, non ti importa affatto se gli A.T. Field torneranno a ferire te e tutti gli altri?”
“Non ti importa se anche tu tornerai a soffrire? Se tutto quello per cui hai combattuto risulterà vano?” – il ricordo di una bellissima madre si materializza alla sua sinistra.
 
“Non mi importa.” –risponde lui – “Però, voi due che vivete nel mio Cuore, cosa siete?”
 
“Siamo la speranza che un giorno gli Uomini possano comprendersi a vicenda.” – risponde l’uomo.
“E allo stesso tempo siamo le parole ‘ti amo’.” – il volto della madre si confonde a quello dell’eterea ragazza.
 
Naruto stringe un pugno, dal rimorso:
“Ma quella è solo un’illusione, una mia convinzione arbitraria…quasi una preghiera. Non durerà per sempre: un giorno sarò di nuovo tradito e abbandonato.”
Serra i denti e la sua voce si incrina di dolore e frustrazione:
“E tu, papà…perché lo hai fatto? Perché hai deciso di sigillare l’anima della mamma nello 01? E la tua nell’Unità 07? Essere l’unico in grado di pilotare quell’Eva…! Hai idea di quanto dolore ho dovuto sopportare per questo gesto?! Hai idea di come si possa sentire un figlio, sapendo di combattere contro un mostro che contiene l’anima di suo padre?!”
 
L’uomo sorride pacatamente, stringendo a sé la moglie ora ritrovata:
“Ho sigillato l’anima della donna che ti ha concepito all’interno dell’Unità 01 perché l’amavo a tal punto che, per nessuna ragione al mondo, avrei accettato di perderla. Rinchiudendo la sua anima lì dentro, ero certo che mai si sarebbe estinta…e che avrebbe vegliato su di te.”
“Piccolo mio…” – mormora la donna dai lunghi capelli di porpora – “…la scelta è stata mia: pur sapendo di essere in punto di morte, non potevo permettermi di abbandonarti in questo Mondo. Avrei voluto dirti ed insegnarti così tante cose…ma non è stato possibile. Nonostante questo mi hai resa felice: come donna…e come madre.”
Minato Namikaze riprende il suo monologo, fissando il figlio:
“Incatenando il mio stesso spirito all’Eva che avevo ideato avrei avuto certamente la possibilità di incontrarti nuovamente. Combattendo per il tuo Amore e per i tuoi Ideali hai infranto quelle catene che ci tenevano distanti…ed hai ricongiunto i nostri Cuori nel Trono dell’Anima: tale è l’Unita 06. Solo così potevi difendere coloro che avevano bisogno di te…”
 
“Che ragionamento egoista…!” – Naruto si morde un labbro; una piccola lacrima brilla sulla punta di un ciglio.
 
“Sì. Lo è stato.” – confessa il padre.
“Eppure questo è servito a donarti la Felicità di una famiglia.” – chiarisce la donna, stringendo il figlio al seno – “Per una madre nulla è più doloroso che essere a conoscenza della sofferenza del proprio bambino: è un male troppo grande da sopportare…”
 
“Per affrontare il dolore…io sono salito di nuovo a bordo dell’Eva? Perché?”
 
“Non intendi più pilotare l’Eva?”
 
“Io ho deciso di non pilotare mai più un Eva!”
 
“Tuttavia lo hai fatto: hai pilotato l’Evangelion 01 e poi ha unito la tua anima a quella dello 06. Naruto, in questo momento ti trovi qui perché hai pilotato l’Eva; sei diventato quello che sei perché hai pilotato l’Eva; tutto questo, la tua realtà di aver pilotato l’Eva, il tuo ‘Essere’ fino ad ora, il Passato del tuo ‘Essere’ non può venire in alcun modo negato. Però, che cosa tu debba essere, da questo momento in avanti, devi deciderlo tu solo…”
 
Il ragazzo chiuse e chinò la testa:
“In questi mesi in cui ho imparato a conoscere un Mondo che mai avevo immaginato…ho incontrato così tante persone, sono successe così tante cose, molte delle quali mi hanno fatto soffrire. Ho perfino giurato a me stesso di non tornare mai più sui miei passi, di abbandonare per sempre il Mondo Disgustoso…eppure non ci sono riuscito. Non ho idea se sia giusto o meno che abbia deciso di tornare indietro e di incontrare nuovamente quelle persone, però…ho deciso di incontrarli ancora. Perché credo che i sentimenti di quei giorni fossero reali: quel giorno in cui ho incontrato lei…d in cui ho scoperto di poter essere felice!”
 
Il ricordo di Ginevra Chevalier compare nuovamente, sorridendogli da lontano:
“Il dispiacere dell’essere soli: noi umani siamo in molti, ed in questo possiamo detestare l'essere soli. Ciò che ci fa soffrire è quel che si chiama solitudine. Ma in tutto questo, possiamo ancora sperare di adempiere ai nostri sogni!”
 
 
Infine si avvicinano l’un l’altra, stringendosi affianco ed inabissandosi nella luce eterna:
“Il giorno in cui è iniziato il Mondo, sotto l’Albero della Vita…”
“…noi due abbiamo sentito gli echi distanti delle voci delle balene.”
“Tutte le cose che ho perso, tutte le cose che ho amato…”
“…stringerle in questa mano: dove vagherò ora?”
“Il Sole ambrato in cui si nasconde la risposta…”
“…se non ci fossimo incontrati, sarei rimasto l’Angelo del Massacro.”
“Un’anima che detiene lo scintillio dell’immortalità…”
“Non ferirmi le ali!”
“Sono nata per conoscere questo sentimento!”
 
Ed il volto del ragazzo muta i suoi lineamenti:
I suoi capelli si tingono di rosso fiamma e le iridi rilucono d’oro:
“Ti ho amata da 12.000 anni orsono…”
“Ti ho amato sempre di più con il passare dei giorni, mentre già 8.000 anni trascorrevano…” – risponde Silvia de Alisia – “…e ti amo ancora dopo 100.2000 anni!”
 
Ancora una volta, i volti mutano in quelli precedenti:
“Dal giorno in cui ti ho conosciuta, il mio Inferno è affogato nella musica.”
“Ma prima che il Mondo finisca, prima che la Vita finisca…”
“…voglio disfare questa tristezza assopita e abbracciare il tuo profumo!”
 
 
Un giovane dai corti capelli neri si lascia ammirare da una donna dai capelli violetti:
“Sei cresciuto più e più volte…”
“Ti sei allontanato ancora ed ancora…” – geme in silenzio Asuka Soryu Langley.
 
“Ti ho vegliato, incapace di dormire, anche se non mi hai mai potuto vedere…” – lo spettro di Yui Ikari si confonde con quello di Kushina Uzumaki.
 
Infine, le lacrime sul viso di Naruto Uzumaki lasciano il posto ad un sorriso ampio e dimenticato da molto tempo:
“Ti ho amata da 12.000 anni!”
“Ti ho amato sempre di più con il passare dei giorni, mentre 8.000 anni erano già trascorsi e ti amo ancora dopo 100.2000 anni!”
“Dal giorno in cui ti ho conosciuta, il mio cuore ha imparato a conoscere l’Amore, dimenticando la Solitudine!”
E si abbracciano per l’ultima volta:
“IO POSSO ESSERE FELICE!”
 
 
Infine la luce si squarcia in infinite smagliature, lasciando stracciare via il mondo di Luminosa Solitudine opprimente di quella prigione senza tempo né Spazio:
Un cielo azzurro si estende a perdita d’occhio, mentre interminabili vallate e distese d’erba smeraldina si allungano all’Infinito, brillando di Vita.
Schiena contro schiena, due ragazzi si stringono vicini, mentre sotto i loro piedi si estende la sagoma della terra stessa, come un luminoso Tetto del Mondo.
 
A fatica, riaprono gli occhi, sgranandoli dalle meraviglia per quel Nuovo Mondo carico di Vita…e sorridono:
 
Intorno a loro, decine di persone sono riunite in un ampio cerchio.
Non c’è dolore sui loro sguardi, solo gioia e serenità.
Mentre gli occhi di Shinji Ikari e Naruto Uzumaki scorrono su quei volti ormai noti, un sentimento di calore si accende nei loro cuori:
 
Due padri creduti ormai perduti si stringono alle loro donne, sorridendo con affetto.
E, come per ringraziamento, battono loro le mani:
“Congratulazioni!”
 
L’anziano Kozo Fuyutsuki cessa il suo ruolo di rigida etichetta, affiancato da un radioso Gen Fudo:
“Congratulazioni.”
 
Poco più in là, una donna in grado di provare amore come una vera madre è stretta tra due uomini desiderati profondamente, assieme ad un’affascinante scienziata bionda:
“Congratulazioni…”
 
Un gruppo di quattro children dai volti amichevoli sta applaudendo agli amici ritrovati; ne manca uno in particolare, ma questo non sciupa l’allegria:
“Congratulazioni!”
 
Un giovane Ammiraglio si stringe a sua moglie, sfoggiando un sorriso contenuto ma vissuto intensamente:
“Congratulazioni...”
 
Alla sua destra, una gremita squadra di ragazzi in uniformi Topless applaude vigorosamente; una ragazza esotica è al centro del gruppo, abbracciata ad una solare bambina dai lunghi capelli rosa:
“Congratulazioni!”
 
Dala parte opposta, gli Element ripetono quel gesto d’encomio e fratellanza:
“Congratulazioni!”
 
“CONGRATULAZIONI!!!” – gridano in coro gli esuberanti membri della DAI-GURREN.
Simòn Jiiha e Nia Teppelin sorridono delicatamente, sussurrando:
“Congratulazioni.”
 
Infine, i due ragazzi si volgono nella stessa direzione…ed un’espressione di meraviglia mista a lacrime di dolore e gioia si dipinge sui loro volti:
 
Poco distanti da loro, tre ragazzi li guardano in silenzio.
Anche in loro non c’è traccia di risentimento…ma solo serenità dell’Animo.
 
“Ayanami…Kaworu…” – boccheggia Shinji Ikari, nel turbinio di emozioni.
 
I due sorridono di rimando, applaudendo delicatamente:
“Congratulazioni, Shinji…poiché questo è il tuo Mondo: il Mondo per cui hai deciso di vivere.”
 
Il ragazzino al centro del trio muove un passo in avanti: le sue iridi blu brillano di un sentimento mai provato; quell’unica ciocca di capelli blu è come un lampo d’allegria nell’oceano nero della sua chioma.
 
Mentre un liquido prezioso di commozione riluce come cristallo negli occhi del giovane pilota dell’Unità 06, il giovane tende una mano avanti, con insicurezza:
“C-Cris…io…”
 
“Finalmente!” – lo anticipa l’amico – “Finalmente è giunto il momento di salutarci ancora, proprio come la prima volta. Nel tempo che hop trascorso in vita, non avrei mai pensato di imparare a provare certe sensazioni, eppure…eccomi qui. Sono stato felice di incontrare una persona come te.”
“Cris, io non voglio!” – grida improvvisamente, stringendogli le spalle – “Non voglio mai più dire ‘addio’ a nessuno!”
“Questo non è un ‘addio’.” – lo rassicura con quell’espressione calma che caratterizzava l’alone di Eternità di Thanatos – “E’ solo un ‘arrivederci’: ovunque tu desidererai incontrarmi, ogniqualvolta avrai il coraggio di esprimere un Desiderio…in quella volta noi ci incontreremo ancora. E quindi, ora...per aver abbattuto l’Inviolabile Barriera dell’Animo, per essere divenuto una cosa sola con l’Universo, per aver donato a tutti la possibilità di redimersi…per questo io ti dico: congratulazioni, Naruto Uzumaki!”
 
Ed il suono di quella parola riverberò nell’Eternità come un coro di Cuori impavidi di vivere.
 

 

E a tutti gli altri ragazzi (children):
 
“CONGRATULAZIONI!”
 
 
FINE

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Capitolo 12
*** Another Century's Episode (Epilogo III): This Beautiful World - Neon Genesis Evangelion ***


Dopo tanto tempo…è finita.
Questa volta davvero e definitivamente.
Lo so: vi ho angosciato per quasi un anno e mezzo ma alla fine il supplizio è terminato xD
Giuro di aver messo anima e corpo in questa storia: ho sentito il mio stile migliorare, i miei lettori moltiplicarsi (grazie T.T), la mia media scolastica aumentare vertiginosamente (sul serio xD) e il mio stesso rapporto con il mio carattere e con i miei conoscenti mutare gradualmente.
Con Evangelion ho totalmente riscopeto la vita e l’ho rimodellata ancora ina questa mia fiction.
Spero lo stesso che anche a voi abbia lasciato qualcosa, come me.
Davvero: lasciate un commento (uno per ogni mio lettore, come direbbe Manzoni xD) e dite la vostra sincera opinione: bella o brutta, positiva o negativa.
Fatemi sapere se questi quasi 38 capitoli di Eva A.F: sono serviti a qualcosa e se hanno un senso.
E poi…non scompaio mica così, io! Bazzicherò sempre per EFP, pronto a mettere alla prova i vostri neuroni: ho già altre 2-3 serie (diverso fandom) in testa! xD
Chi vorrà interessarsi ancora a me sarà benvoluto, ma in ogni caso…GRAZIE PER AVERMI ASSISTITO FINO AD ORA!

 
 
 
Another Century’s Episode(Epilogo III):
This Beautiful World – Neon Genesis Evangelion
 
I Realtà. Anno 2018 della Nuova Genesi.
Cabina n. 7-14. Lunedì 13 Settembre…
 
Tu-tum tu-tum…tu-tum-tu-tum..
 
Il treno monorotaia sferragliava sui binari in titanio, lanciando piccole scintille ai lati, mentre attraversava quel poco che rimaneva della campagna romana, verso il capolinea.
 
Un ragazzo cominciava appena a svegliarsi dal torpore mattutino, scrutando fuori dal suo finestrino.
Tentando ancora di mettere a fuoco il panorama, Naruto si chiese come mai Roma (capitale di uno dei membri più influenti del G10) non si decidesse ad impiantare una di quelle strutture per treni a levitazione magnetica, che tanto andavano propagandosi in tutti i Paesi dell’Eurasia.
 
“Stazione Termini; Termini Station. All passengers are pleased to take their luggage and prepare to get off.”
Il suono della voce del capotreno risuonò metallica e fastidiosa alle orecchie ancora otturate dal sonno del ragazzo.
 
Mestamente, si rialzò dalla scomoda posizione in cui si era ridotto durante la notte, prese il suo zaino da trekking e si avviò silenziosamente verso il vagone d’uscita.
 
Un fischio d’arrivo.
Lo scatto di una porta scorrevole.
L’improvviso frastuono di migliaia di voci multietniche e la leggera pressione sulla schiena di un paio di passeggeri impazienti:
Naruto fu catapultato fuori dal treno e dentro un Mondo a lui ancora tutto nuovo.
 
Incespicando nello scendere dal vagone, si avviò verso il centro della stazione.
Frugò con lo sguardo la folla frusciante di turisti in dirittura d’arrivo e partenza, in cerca di qualcosa o qualcuno in particolare.
 
Dentro di lui tutto quel gioco di colori e luci della grande stazione italiana sapeva già di noto.
Un ricordo sfumato, un’impressione d’intima familiarità.
Eppure non riusciva a ricordare quando e come.
Allo stesso modo in cui un sogno resta spezzato a metà, al nostro risveglio, così quel mare in fermento di individui sconosciuti si faceva sempre meno ignoto ad ogni secondo.
Non avrebbe potuto definirli ‘ricordi’…suggestioni, piuttosto.
Frammenti d’animo di un Dio antico che si ridestano parzialmente nel contemplare il suo Creato dimenticato da un Tempo incalcolabile.
 
Naruto scosse vigorosamente la testa, richiamando a sé l’attenzione.
Mosse pochi passi incerti tra la folla…e poi li vide:
 
Un piccolo drappello di persone indugiava compostamente ritto al centro esatto del mare di passeggeri, che si scostavano e li evitavano, quasi tenuti a distanza da un’Inviolabile Barriera dell’Animo, celata alla vista.
Una donna dai capelli color prugna teneva sotto braccio un uomo alto ed impostato, dalla barba incolta ed i lunghi capelli raccolti in una treccia ispida; al suo fianco, una conturbante scienziata dai corti capelli dorati reggeva in mano una borsetta in pelle di coccodrillo.
Davanti a loro, una ragazzina dai lunghi capelli di un improbabile color rosa era stretta ad un ragazzo dalla folta capigliatura di un nero lucido come l’inchiostro e due occhi d’Abisso.
Il bambino senza nome gli tese una mano, sorridendo di una felicità quasi eterea.
 
Nello scorgere quel volto, il ragazzo proveniente dal Giappone ebbe un sussulto: Qualcosa in quel giovane gli ispirava una sensazione di dualità perfino più intensa delle precedenti:
La pelle eburnea, gli occhi profondi come il mare e quella massa ondulata di capelli neri più dello Spazio…sembrò quasi che un cerchio di Vuoto risucchiasse l’animo del giovane Naruto Uzumaki.
Però, in fondo, non c’era assolutamente nulla di bizzarro in quel ragazzo dai capelli corvini.
Magari…se avesse avuta una ciocca di un blu elettrico sarebbe risultato quantomeno inquietante.
Ma quello era un normale e cordiale ragazzo come se ne trovano a migliaia.
 
Infine il gruppetto di benvenuto si fece da parte.
Prima nascosta dai loro corpi, una ragazza dai lineamenti delicati avanzò di pochi passi.
Il corpo fragile come petali di rosa, i lunghi capelli del più chiaro e luminoso biondo al Mondo, gli occhi cerulei…la sua bellezza diafana illuminò il Mondo intero per un breve istante.
Un sorriso d’amore mai provato si fece strada sul suo bel viso, colorandolo di un tenue rossore.
 
Il giovanissimo straniero chiamato ‘Naruto Uzumaki’ li guardò per un momento.
Poi il Bagliore del Ricordo riaccese un memoria soppressa volontariamente.
 
Sorrise a sua volta:
“Sono tornato.”
 
 
*   *   *
 
 
II Realtà. Anno 2019 N.G.
7 Ottobre. Neo-Londra.
 
La pioggia battente cadeva rapidamente come lacrime dal cielo di piombo, ricoperto di nembi densi come matasse di ferro.
Il ticchettio delle gocce sull’asfalto battuto dagli penumatici dalle automobili produceva una melodia dai riverberi ignoti e segreti: uno stormire di piccoli suoni che timidamente si spegnevano nell’attimo stesso della loro nascita
In lontananza, la sagoma della Millennium Wheel si ergeva mastodontica e precaria sulla distesa di acciaio liquido del Tamigi.
I pinnacoli e gli arabeschi gotici di Westminster svettavano impavidi oltre i tetti dell’avveniristica città, gettando la loro ombra di vetusta dignità e regalità sui palazzi di metallo translucido.
 
Raggiungendo rapidamente un semaforo ancora rosso, una ragazza quasi scivolò sul marciapiede umido.
Si coprì la testa con la piccola cartella scolastica di pelle, guardandosi le scarpe e le calze zuppe di pioggia:
“Ah, accidenti! Sono fradicia! Mi si sono perfino appannati gli occhiali…dannata umidità!”
E si sfilò le piccole lenti dalla montatura rossa, tentando invano di asciugarle sulla camicetta bianca, già bagnata di per sé.
“E dai, stupido semaforo, quanto ti ci vuole a scattare?! Non posso mica rimanere così per se..eee…ecciù! Cavolo, pure il raffreddore! Giuro che ora…!”
 
“Un ombrello potrebbe far comodo?” – una voce cordiale interruppe il suo mare di imprecazioni a denti stretti.
 
“Come, scu-…?” – lei si voltò, arrossendo improvvisamente.
Un giovane di bell’aspetto, stretto nel suo lungo cappotto di stoffa nera, le tendeva l’altra metà del suo ombrello a scacchi.
Gli occhi smeraldini del ragazzo brillarono sotto la frangia castana, in quel freddo pomeriggio monocromatico:
Aggiunse con sottile e perversamente seducente ironia:
“Credo che quella misera cartella che le fa da scudo sia più bagnata di lei…milady.”
 
Lei riconobbe il sorriso impertinente di quel ragazzo.
Non commentò oltre:
“A dire il vero, non ne ho più bisogno....”
“Già…” – mormorò lui.
 
E le loro sottili labbra erano già intrecciate assieme, mentre le braccai forti e sicure di lui le cinsero la vita come una spina di rosa.
L’ombrello nero cadde al suolo, continuando ad impregnarsi di acqua piovana.
Sul polso della ragazza luccicò un braccialetto d’argento.
Una piccola incisione a caratteri eleganti rimarrà per sempre scolpita nel suo cuore.
 
To Mari, from Teru.
 
 
*   *   *
 
 
III Realtà. Anno 2016 N.G.
10 Agosto. Geofront. Neo-Tokyo 3
 
La luce del Sole artificiale, riprodotta dai megaschermi del rifugio, indorava la rigogliosa vegetazione, mentre frammenti di luce si rifrangevano sull’increspatura del grande lago sotterraneo, cospargendolo di scintillii accecanti.
 
Un giovane uomo si rigirò le maniche della camicia blu, afferrando l’innaffiatoio ed accovacciandosi al suolo.
Riversò il contenuto dell’erogatore su una pianta d’anguria, ricoprendola di sottili fili di argento liquido.
Si pulì le guance sporche di terra e sollevò lo sguardo:
Una grande distesa di freschi ortaggi estivi riluceva turgida e vivace sotto il caldo Sole.
Respirò a pieni polmoni l’ara pulita e si compiacque del lavoro.
 
“Scusi, le serve aiuto?” – lo distrasse una vocetta, dall’accento d’oltreoceano.
 
L’uomo si girò:
Un ragazzino dagli ispidi capelli neri in divisa scolastica si riparava la vista dalla luce con una mano. Sembrava incuriosito:
“Sto cercando l’ingresso della NERV; sono stato convocato. Il fatto è che sono una frana ad orientarmi! Però…lei sembra avere perfino più bisogno di me. Posso darle una mano?”
 
Lui si rialzò, passando in rassegna il campo d’angurie:
“Ah…per queste, intendi? Oh, non ti preoccupare: ho finito. Un mio caro amico ha lasciato questo Mondo da poco; voleva che fossi io a prendermi cura delle sue amate angurie, dopo che se ne sarebbe andato. Il piacere di coltivare una vita che cresce, di farsi carico di una presenza vitale in più su questo pianeta: una sensazione impagabile.”
 
“Oh…” – il ragazzo proveniente dall’America chinò lo sguardo, colpito da quelle parole.
 
L’uomo gli allungò una mano, cordialmente:
“Leon Marshall. Piacere.”
 
“Io sono Michael Black.” – rispose l’altro – “Piacere mio.”
 
 
*   *   *
 
 
IV Realtà. Anno 2011. N.G.
8 Maggio. Baviera.
 
Correndo leggiadramente tra gli alti girasoli e papaveri rossi, la piccola Asuka Langley respirava a cuor leggero l’aria dolce dell’estate.
 
Il suo abitino rosso era solo una macchia di colore in movimento nel mare ondeggiante d’oro, così vivido ed esplosivo contro il cielo tinto d’azzurro intenso.
Nuvole leggere e vaporose sorvolavano sonnolente la vallata.
 
La bambina correva continuamente, frugando con le manine tra gli alti fusti dei girasoli, lanciando gridolini di gusto e felicità.
 
“Asuka? Asuka!” – la raggiunse una voce squillante ma soave, oltre una parete di papaveri.
 
Mutter!” – esclamò la piccola bambina tedesca, scostando impaziente i fiori delicati.
 
Seduta al centro di uno spiazzo nel campo fiorito, una donna dal portamento angelico ed etereo attendeva la figlia.
Nell’ampio abito di lino bianco ed i lunghi capelli di un castano dorato, l’amorevole madre perdeva consistenza nell’attimo del suo respiro, rimanendo impressa in quel momento come una principessa dipinta su un tela a tempere.
 
Asuka le corse in grembo, abbracciandola.
Lei ricambiò il gesto.
Poi, si allontanò, facendosi da parte:
“Come ti avevo promesso: da oggi hai un fratellino tutto tuo, piccola mia.”
 
Ancora attaccato alla veste della donna, un bambino di poco più piccolo di Asuka si fece timidamente avanti; i grandi occhi blu tenuti in basso ed il faccino rotondo dai capelli nocciola tutto imbarazzato.
Portò un ditino alla bocca, balbettando:
Ha-…hallo.
 
Asuka lo guardò a metà tra lo stupito ed il divertita.
 
“Lui…” – parlò lentamente la madre – “…è Thomas.”
 
“Noi tre…” – concluse Asuka, abbracciando la madre e prendendo la mano dell’orfanello – “…potremo stare insieme! Per sempre!”
 
 
*   *   *
 
 
V Realtà. Anno 2001 N.G.
1 Aprile. Neo-Tokyo 3
 
Gendo Rokubungi era ritto contro al ringhiera del belvedere, a precipizio sull’immensa città.
Il Sole primaverile baluginava in lontananza, come in punto di morte, tingendo quel tramonto di un fuco scarlatto
Alle sue spalle, la bella Yui Ikari sedeva silenziosamente su una panchina di freddo marmo; le mani tese a sfiorare il ventre rigonfio dalla gravidanza.
 
“Sei molto taciturna, questa sera.” – notò il marito – “C’è qualcosa che ti turba?”
 
“Affatto.” – rispose la donna, con un fil di voce – “Approfittavo della pace di questo tramonto. Il mio cuore è troppo colmo di gioia, per lasciare che altre emozioni possano sciuparla.”
 
“Già.” – mormorò lui – “Quando l’Animo prova una felicità troppo immensa non è nemmeno capace di esprimerla appieno e per questo ne soffre. Allo stesso modo, quando il dispiacere è troppo grande non riusciamo in alcuno modo ed estirparlo…ed è per questo che ci risulta impossibile anche il pianto.”
 
Lei rimase in silenzio; solo il vento leggero di quella sera suppliva al suo respiro.
Poi parlò:
“E tu? Come va il lavoro?”
 
“L’osservatorio astronomico ha registrato il collapser di un’altra Nova Rossa: era meravigliosa, avresti dovuto vederla. Ha generato un Buco Nero: ho deciso di rinominarlo ‘Yui’.”
 
“Il mio nome per un Buco Nero?” – Yui Ikari si lasciò sfuggire un piccolo sorriso divertito – “Vorresti dire che ti assorbo più del dovuto?”
 
“No.” – ripose l’uomo – “Non c’è mai un ‘troppo’ quando si decide di consacrare il proprio Cuore a qualcuno.”
 
Si alzò in piedi, avvicinandosi al marito.
Fissò la grande Neo-Tokyo 3, ormai calata nella profonda notte stellata, e commentò con ironia:
“Le Stelle…e pensare che quando ti conobbi all’università parlavi di ‘Scienza Metafisica’ e ‘Semi-Divinità create dall’Uomo! Chi avrebbe mai detto che avrei sposato un astronomo…”
Lui si fece persino più serio; le lenti degli occhiali a riflettere le luci della città:
“E’ perché la giovinezza richiede illusioni. Se avessi perseguito nel mio Ideale, creando dei nuovi ‘Adamo ed Eva’, quale sarebbe stata la conclusione, ad ora? Vorrei solo che il ‘Frutto del nostro Amore’ potesse vivere in un Mondo dove le proprie illusioni restino tali, senza rivelare l’oscura Verità…”
 
La donna si voltò ancora e chiese:
“Mancano solo due mesi al parto. Allora, è deciso?”
 
“Sì.” – rispose seccamente l’uomo, mala sua voce era già incrinata dall’emozione – “Se sarà un maschio…‘Shinji’. Se sarà una femmina…‘Rei’.”
 
Shinji, Rei…” – ripeté la donna, tra sé – “…sono dei nomi davvero bellissimi.”
 
“Sono i nomi del nostro Futuro.”
 
 
*   *   *
 
 
VI Realtà. Anno 13.030 N.G.
20 Settembre. Neo-Venezia.
 
Una turba di piccioni si levò rapidamente in volo dal centro della grande Piazza principale, stormendo sulle acquee turchesi e cristalline della grande laguna di Neo-Venezia.
 
Una giornata limpida rinfrescava l’aria, mentre decine di insegne olografiche scorrevano tra i finti palazzi d’epoca.
 
Un segnale circolare con al centro una ‘X’ rossa si colorò di blu ed una freccia indicò la direzione di transito.
Una gondola a reazione, in attesa nel canale intra-cittadino, ripartì velocemente.
 
Poco distante, sul ciglio della banchina, una ragazza attendeva l’arrivo di qualcuno.
 
“Signorina Mikono!” – una voce affannata la costrinse a voltarsi.
 
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Un ragazzo arrivò trafelato, recando in entrambe le mani grandi buste zeppe di cibo; i capelli ambrati creavano rari riflessi con gli occhi d’ametista; il viso delicato e sottomesso faceva a pugni con il giubbotto imbottito rosso ed i pesanti stivaletti neri.
Ansimò:
“Signorina Mikono, mi scuso per il ritardo! C’era così tanta fila la market!”
 
“Oh, stai tranquillo, Amata.” – gli sorrise delicatamente lei. – “Mi piace stare qui a guardare le barche! Mi hai portata davvero in un bel posto, oggi!”
“Meno male…” – mormorò lui, stentando un’espressione vagamente più distesa.
 
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Poi, si riprese, eccitato:
“Ehi, è arrivato il nostro turno!”
 
Una lunga gondola si era appostata accanto al bordo del marciapiedi; il bizzarro conducente li invitò calorosamente a prendere posto.
Amata Sora poso per primo le pesanti buste sul vascello, quindi salì e tese una mano all’amica, per sorreggerla.
Lei la afferrò e posò un piede a bordo; quando perse lanciò un gridolino acuto e cadde involontariamente tra le braccia del ragazzo.
 
Lui arrossì improvvisamente e, prima ancora di potersi scostare, un piccolo fulmine bianco saettò tra i capelli della giovane e lo colpì sul dorso della mano:
Un buffo animaletto peloso dalle lunghe code puntute, che prima era acquattato sullo chignon della ragazza amò di fiocco, era sgattaiolato via ed ora fissava Amata con fare arcigno.
“Tu sta’ al posto tuo!” – lo rimproverò lei, ricacciandoselo in testa.
Poi si sedettero ed il gondoliere mise in moto la barca, sospirando benevolo:
“Ah, i giovani d’oggi!”
 
La gondola scivolava sulle acque calme, frusciando sommessamente.
 
“Stavo pensando…” – continuò Mikono – “…che da qualche giorno le giornate sono tutte più belle! C’è così tanta tranquillità…”
“E’ proprio vero!” – annuì lui, raggiante – “Gli affari del cinema vanno a gonfie vele e perfino gli Abductors sembrano essersi presi una pausa!”
Poi sollevò gli occhi al cielo:
“Che sia merito dell’Aquarion EVOL?”
 
Oltre le nuvole, i Vectors X, Y e Z sfrecciarono oltre la barriera del suono, intrecciandosi e pennellando il cielo con i reattori posteriori colorati e tracciando la scritta:
 

 

-JUST LOVE-

 
Mikono Suzushiro poggiò la testa contro lo schienale e chiuse gli occhi, nell’aria profumata di salsedine:
“Chissà cosa direbberoloro, se fossero vissuti ai nostri tempi…”
“Chi?”
“Apollo e Silvia! I due innamorati della Leggenda che salirono a bordo dell’Aquarion oltre 12.000 anni fa!”
“Già…” – sospirò l’amico – “…o magari lo sanno già. Magari sono da qualche parte, nel Mondo. Magari il loro Spirito è intatto e risiede solamente nel corpi di qualche ragazzo della nostra età…”
“Oh…” – lei rimase interdetta, guardandolo incuriosita.
Lui intuì la gaffe, affrettandosi a scusarsi in totale imbarazzo:
“M-ma io dicevo solo per dire, eh! Cioè, non intendevo che si sarebbero incarnati in noi, se è questo che ho fatto sembrare…sì, in somma, cioè…”
“Mi fai davvero ridere, quando fai così!” – lei si portò una mano alla bocca, scoppiando in una risata argentina.
Poi lui si rasserenò, ingoiando un groppo alla gola, e si decise a domandare:
“Signorina Mikono, le andrebbe di vedere ‘I Cieli di Aquaria’, questa sera? Riserverò una sala tutta per noi!”
 
Gli occhi della bella ragazza risplendettero della più vivida tonalità di smeraldo:
“Sarebbe meraviglioso…Amata-kun!”
 
 
*   *   *
 
 
VII Realtà. Anno 50.000 N.G.
Data indicativa. Neo-Kamina City.
 
Un tramonto brillante di mille soli illuminava la sconfinata città-fortezza costruita per accogliere quel poco che rimaneva dell’Umanità.
 
Sulla sommità del palazzo più alto, un anziano uomo in divisa bianca dalle finiture fosforescenti mormora al Sole stanco della sua perenna esistenza nell’Universo:
“Una Conferenza di Pace Galattica: pur trattandosi di Creature della Spirale, specie differenti possono avere idee differenti; ci sono voluti millenni di cui non ricordiamo più l’origine, per trovare un equilibrio…”
 
“Anche dopo il nostro ritorno in questo Mondo, la vita non è cambiata affatto: è nella natura delle cose farci faticare…per guadagnare una Felicità superiore, no?” – riflettè ad alta voce un buffo individuo truccato dai capelli verdi – “Non devi preoccuparti: nessuno, all’infuori di te, sarebbe stato in grado di fare questo lavoro…Rossiu.”
 
Il Presidente della Confederazione Terrestre, Rossiu Adai, chiese a sé stesso:
“Chissà dove sarà mai lui, adesso…”
 
 
Molte decine di metri più in basso, nella grande piazza cittadina, una ventina di alti Grapearl attendevano silenziosi ed immobili.
Due giovani comandanti fissano un mecha rosso dai curiosi occhiali appuntiti, al centro del gruppo.
La donna dai capelli rosa chiede al fratello:
“E’ giunto il momento…vero, Gimmy?”
“Credo di sì…” – sospira lui, mentre leva gli occhi alle Stelle.
 
Nella Stratosfera, oltre il Cielo, oltre le luci della Vita…s’intravede l’immensa Cathedral TERRA viaggiare lenta e placida come una Balena delle Nebulose, pronta a scoprire i segreti dimenticati di Mondi e Pianeti lontani milioni di anni-luce…
 
Sulla terraferma, in riva al calmo e iridescente Oceano di Neo-Kamina City, un anziano uomo avvolto in un mantello siede accanto ad un bambino.
Il bimbo punto un dito contro il cielo stellato, al passaggio di innumerevoli scie di luce turchese, simili a comete ascendenti:
“Grandioso, il Gurren-Lagann! Anzi:tanti Gurren-Lagann!”
L’uomo sorride con benevolenza al piccolo entusiasta:
“Già. Proprio così.”
“Chissà se potrò andarci anch’io, un giorno!”
“Certo che potrai!” – lo rassicura l’Uomo dal Nome Dimenticato – “Tutte le Luci nel Cielo sono Stelle.
 
Infine si perde nell’ammirare quella Spirale di Luce che illumina la notte come la più antica e splendida Aurora del Mondo:
“Sono le Luci delle nostre Vite, che illuminano l’Infinito Universo di Speranza e Sogni…”
 
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VIII Realtà. Anno 14.292 N.G.
7 Luglio. Neo-Okinawa.
 
Gli striduli e vibranti versi degli uccelli marini riempivano gioiosamente la torrida serata estiva, ormai prossima alla notte.
 
Lentamente Lar’C Mellk Mal salì sulla collinetta erbosa in riva al gigantesco lago Hanjuku di Neo-Okinawa.
Con la mano destra reggeva il telefono satellitare per telefonate intra-planetarie, mentre con la sinistra tentava di sistemare i lunghi capelli chiari in una trecce composta:
“Sì…sì sono stata impegnata nelle ricerche per tutto il periodo. Scusa, Tycho! […] Il ‘Rallo di Okinawa’; è una specie protetta, ora! E tu invece? Sei su Plutone?”
La voce dell’amica d’infanzia ripose dall’altro capo del telefono:
Sono diretta a Sirio per una Missione Diplomatica. Che si dice sulla Terra? Qualcosa di speciale per la ‘Notte di Tanabata’? […] Beh, per noi è passata l’età di esprimere i Desideri, guardando le Stelle!
 
Lar’C sembrò cambiare discorso, continuando a salire:
“Vuoi sapere una cosa? L’Osservatorio Gravitazionale delle Hawaii ha dato la conferma ieri sera: oggi è il grande giorno!”
Infine raggiunse la sommità del colle; avvistando qualcuno all’orizzonte, tagliò corto:
“Beh, ci sentiamo! Sta quasi per cominciare! Bye-bye…
 
Un ragazzo dai capelli biondo cenere, sulla ventina, le venne incontro, rimproverandola affettuosamente:
“Ehi, ce ne hai messo di tempo! Pensavo ti fossi fossilizzata insieme a quegli uccelli che tanto ti piacciono!”
“Qui l’unico fossile è il tuo cervello, Ryan!” – ribatté lei, senza un filo di cattiveria, picchiettandogli la fronte con l’indice.
 
“Accidenti, quanta fretta! Siete già qui!”
Una voce d’uomo cordiale ma impostata li raggiunse alle spalle.
 
I due si voltarono e la ragazza esclamò:
“Ammiraglio, Signorina Banes! Ci siete anche voi, allora!”
 
Un giovane ufficiale in divisa nera era affiancato da una donna affascinante, dai lunghi capelli corvini; sui loro volti nessuna traccia di risentimento o riserbo, ma solo un sereno candore per il fagotto che l’uomo recava in braccio.
La bella Mikaela la corresse divertita:
“Beh, d’ora in poi dovrai chiamarmi ‘Signora Witwicky’…”
 
“Già…non ci avevo davvero pensato! Oh, ecco la piccolina!” – Lar’C si avvicinò rapidamente ai coniugi, rimirando incantata e amorevole la neonata tra le braccia del papà – “Com’è carina! Avete proprio un figlia bellissima!”
“Lei è Hoshi.” – la presentò l’ex-Ammiraglio Samuel Witwicky.
“Come le Stelle! E’ un nome meraviglioso!” – fremette la giovane esotica – “Appena avrò un po’ di tempo le farò uno dei miei origami!”
“Siamo molto orgogliosi del nome che le abbiamo dato, ma non è tutta farina del nostro sacco…” – ammise la madre, sorridendo.
 
“Ringrazia lo zio Ryan, quando sarai più grande…!” – ammonì il ragazzo la piccola bambina, con ironia.
 
Poi, la Principessa Mellk Mal si voltò verso il lago cosparso dai riflessi della città che vi si affacciava: come uno sconfinato e prezioso mantello di velluto blue, ricoperto di gemme rare, riluceva in quella notte di Sogni e Speranze.
La ragazza respirò a piani polmoni, parlando alla sua anima:
Tutto questo silenzio, come l’Infinito…non credo proprio di aver mai incontrato Dio, però mi chiedo…‘se Dio avesse un Desiderio, a chi potrebbe rivolgersi per esaudirlo’?
 
“Lo so a cosa stai pensando.” – intervenne Ryan, avvicinandosi a lei – “E’ quella domanda, non è così? Continua a risuonare in testa anche a me, da stamattina. E’ come se questa Notte volesse avvertirci di qualcosa.
Lei sospirò sognante e si strinse nelle braccia nude dalla pelle color cioccolato:
“No…è più come se stesse cercando di farci acquisire una consapevolezza; quasi come se qualcuno ci avesse impiantato quella frase nella mente fin dalla nostra nascita…ed ora ne esigesse la risposta.”
 
Il suono di un allarme più simile ad un oboe risuonò per la vallata.
 
“Sta per cominciare…” – mormorò il Ufficiale.
 
Lar’C soffiò sulla sua fiaccola, spengendola.
 
Improvvisamente, tutte le luci della città si estinsero.
Molto di più: l’energia di tutto il pianeta venne meno, in trepidante attesa.
Il Mondo piombò in un’oscurità nera come non se ne vedevano da secoli, rischiarata solo da miliardi di lumicini stellari.
In lontananza, una debole melodia di un flauto iniziò a fluire nel silenzio.
 
Ho atteso così tanto questo momento!– pensò la ragazza, mentre con il cuore tentava di raggiungere l’anima di un’amica scomparsa da tempo immemore – Ora voglio incontrarla a tutti i costi! Voglio parlarle di te…e dirle che sorridevi sempre! Mi chiedi cosa significa? E’ molto semplice…!
 
La giovane esotica levò gli occhi al Manto Prezioso della Notte, mentre la dolce musica si alzò leggermente in un concerto più armonioso di migliaia di violini e violoncelli.
Il suo cuore vibrò di emozione.
Il ragazzo al suo fianco le strinse istintivamente la mano; lei non lo rifiutò…ma arrossì.
La coraggiosa coppia di sposi si affiancò l’un l’altra, mostrando la visuale alla piccola figlia.
 
Lar’C aguzzò lo vista: nello Spazio profondo, una piccola luce bianca compare luminosa più di una Stella.
Sul suo volto si apre un sorriso di speranza…e tutto l’orizzonte si accende nuovamente, mentre la Sinfonia della Terra riprende estatica
 
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Anche il giovane Ryan Witwicky contribuì al Canto della Galassia: impugnò la sua chitarra elettrica ed eseguì una breve frase musicale, accordandosi all’Armonia Suprema.
 
Perché le autentiche ‘Buster Machines’ 1 e 2; il leggendario ‘GunBuster’ di 12.000 anni fa…- in quella Notte dei Sogni, anche l’animo di Samuel Witwicky vibrò e fremette come quello di un bambino che vede realizzarsi le fiabe d’infanzia.
 
Perché ‘Nonoriri’, la ragazza che hai sempre idolatrato e desiderato incontrare…- il cuore della principessa esotica pulsò all’impazzata.
 
Due piccole luci rosse si avvistarono oltre l Stratosfera, roteando come in una danza.
Lar’C Mellk Mal arrossì:
…ritorna stanotte!
 
L’orchestra planetaria cessò in un colpo.
Poi un oceano di musica commovente esplose con vigore per l’intero Sistema Solare.

 

 

QUELLA SERA, LE BUSTER MACHINES N.1 E N.2 RIMPATRIARONO INSIEME AI LORO PILOTI.
 

‘BENTORNATE’
 

 
 
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Realtà Definitiva. Anno sconosciuto.
Luogo sconosciuto.
 
Mentre una Sinfonia di Benvenuto arpeggiava oltre il Tempo e lo Spazio, pervadendo anche il Vuoto e trapassando Dimensioni e Realtà infinitamente distanti, un ragazzo dai capelli color dell’Ignoto rimira compiaciuto il Creato intero.
In quel mare di inchiostro fluttuante, una saetta blu serpeggia sulla sua nuca:
“Dunque è questa la Fine…Signor Zen Fudo?”
 
Un uomo dal volto nascosto al suo fianco mormora con solennità:
“Sì. Ma solo per poco. Questa storia è conclusa; ognuno ha giocato il suo ruolo: lasciamo dormire i ragazzi…almeno fin quando qualcun’altro non avrà nuovamente il coraggio di sperare e vivere ancora…indagando l’Inviolabile Barriera dell’Animo: l’Amore…e la Fantasia.”
 
Il ragazzo chiude gli occhi nello Spazio profondo ed il suo spirito si allarga all’Universo intero, mentre ricordi affiorano dalla musica soave:
“Reminiscenze: vaghi ricordi guardando una vetrata. Allungo le braccia fino quasi ad afferrarli. In profondità, ancora più affondo…finisco per scomparire. Ma voglio veramente ricordare? O forse...preferisco lasciare tutto sigillato così com’è? Quell’odore di sangue misto a olio meccanico; il suono di una sirena d’allarme; le grida della gente; l’Eva; gente che ho incontrato per la prima volta; gli Angeli; il Gigante sotterraneo; la Verità. Cosa sarà, per me, la Verità? Tutto…ho l’impressione che mi sfugga dalle mani, come sabbia.”
 
Infine Thanatos sussurra in un soffio:
“E alla fine, in queste mie mani…cosa rimarrà di me, se non l’Infinità del Nulla?”
 
 
 
 
 

 

NEON GENESIS EVANGELION – Moonlight SINphonia:

AFTERMATH
 

 

FINE
 

 
 

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