*Cursed*

di dina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Not a Fairytale ***
Capitolo 2: *** Cursed ***
Capitolo 3: *** Alone in the dark ***
Capitolo 4: *** Spicyfire ***
Capitolo 5: *** Lies and Stubborness ***
Capitolo 6: *** By the light of the sun ***
Capitolo 7: *** Serendipity ***
Capitolo 8: *** My biggest regret ***
Capitolo 9: *** Blaise ***
Capitolo 10: *** On the other side ***
Capitolo 11: *** Between dangers and betrayals ***
Capitolo 12: *** Though sacrifice ***
Capitolo 13: *** Epilogue ***



Capitolo 1
*** Not a Fairytale ***


f

Not a fairytale


C'era una volta, in un paese molto lontano, un bellissimo principe..

Sarebbe iniziata così la storia se fosse stata una bellissima fiaba a lieto fine, ma purtroppo questa è soltanto la vita. La mia vita.

Descriverò la dura realtà, parlerò di assassinii, di incantesimi e maledizioni, vi racconterò di come sono arrivato dove sono adesso.

Prendete il vostro tempo, riflettete, siete ancora in tempo per non ascoltare la mia non-fiaba.



Il sole era da poco sorto quando mi svegliai, feci per alzarmi ma subito avvertì un gran mal di testa, ci rinunciai.

Mi guardai intorno pigramente, ero nella mia stanza, anche se non ricordavo molto di come c'ero arrivato.

Quella notte avevo bevuto più del solito, per festeggiare l'ennesimo attacco ben riuscito ai danni degli stupidi Auror.

Un respiro s'insinuò nei miei pensieri e, con mia grande irritazione, notai di non essere solo nella stanza, accanto a me dormiva beatamente Pansy Parkinson.

Merlino, devo aver bevuto veramente tanto per essere riuscito a farmela.. pensai con disgusto.

Pansy non era esattamente il mio ideale di donna, graziosa si, ma appiccicosa, invadente, irrimediabilmente stupida e disperatamente innamorata di me.

Non avevo mai conosciuto una persona con meno amor proprio, mi era assolutamente indifferente, glielo dimostravo sempre, eppure lei non riusciva a non amarmi. Patetica.

La scossi bruscamente -vattene, non so nemmeno cosa ci fai qui-, le dissi quando lei aprì gli occhi.

-Buongiorno Draco..- mi sorrise.

-Non hai sentito ciò che ti ho appena detto?-

-Si, ho sentito-

-E allora cosa ci fai ancora qui?-

Lei mi sorrise di nuovo -voglio stare con te ancora un po'..-

C'era da ammettere però che mi stupiva sempre, quando pensavo di aver capito i livelli della sua stupidità, lei li superava.

-Vattene Pansy, non mi interessa cosa vuoi- mi alzai di scatto per evitare un suo imminente abbraccio, la testa mi sembrò voler scoppiare, la maledì ad alta voce.

-Quando esco dal bagno non voglio trovarti ancora qui- le enunciai a denti stretti e mi diressi verso il bagno.

Mi infilai sotto la doccia, l'acqua calda mi diede un po' di sollievo e mi tolse lo sgradevole odore della ragazza.

Mi frizionai i capelli e avvolsi un asciugamano intorno ai miei fianchi, mi guardai allo specchio.

Merlino, quanto sono fico..

Quando tornai in camera la trovai ancora lì, m'irritai -non ti avevo detto di andartene?!- mi avvicinai alla cassettiera e iniziai a vestirmi.

Sentivo il suo sguardo languido seguire con interesse ogni mio movimento, non mi rispose, sembrava incantata.

Risi di lei.

-Ti piace quel che vedi, vero? Beh, mi dispiace Pansy, ma questa è la prima e l'ultima volta.. non ho intenzione di sprecare tempo con una sciocca come te- nessuna risposta -sei anche sorda oltre a essere stupida?!-

-Draco, sapessi quanto ti amo..- era ancora incantata.

Stufo presi il suo straccetto di Valentino che trovai per terra e glielo lanciai -non è un problema mio. Vattene.-

Sull'orlo delle lacrime, lei si rivestì e dopo un'ultima occhiata speranzosa nella mia direzione se ne andò.

Finalmente.

Scesi a fare colazione e presi una pozione contro gli effetti del dopo-sbornia.

Controllai l'orologio, le dieci e venti. Ero in ritardo, quell'oca mi aveva fatto perdere del tempo prezioso.

Mi smaterializzai.

Apparì davanti a un grosso portone scuro, disegni di serpenti di ottone erano incisi nel legno, bussai tre volte.

Un energumeno mi aprì e s'inchinò, -Buongiorno Signor Malfoy-

Non gli risposi nemmeno, la feccia come lui non meritava neanche un mio sguardo, quindi lo superai e mi diressi nella sala delle riunioni, dove sapevo di essere atteso.

La stanza era semivuota, potevano esserci al massimo dodici o tredici persone in piedi, solo la ristretta cerchia dei più fedeli era ammessa a quelle riunioni, e qualche gradino più in alto, seduto su di un grosso trono c'era lui.

-Mio Signore- mi inchinai quando lo raggiunsi.

-Draco, mio diletto, infine sei arrivato-

-Perdonate il mio ritardo, sono stato trattenuto-

-Scuse accettate- mi disse e poi guardò tutti gli altri -possiamo iniziare la nostra riunione adesso-

Quasi sorrisi, ero orgoglioso, a soli ventun anni ero il Braccio Destro di Lord Voldemort e suo Altissimo Consigliere. Nessuna assemblea veniva aperta senza di me.

-Ho intenzione di sferrare un nuovo attacco- annunciò l'Oscuro Signore dopo averci dato il benvenuto, ed essersi complimentato con noi per il nostro recente successo.

-Mio Signore, abbiamo già molto potere e molti consensi, gli Auror sono distrutti per la morte di Malocchio Moody.. non credo che dovremmo sfidare.. - iniziò Theodore Nott.

-Io invece penso che sia il momento giusto proprio per questa ragione- lo interruppi freddamente.

Odiavo quel ragazzo, era stato un mio compagno di scuola ai tempi di Hogwarts, avevo sempre odiato il suo atteggiamento pavido e previdente.

-Come ha detto Nott- continuai gettandogli un'occhiata e notando con mia enorme soddisfazione che mi stava fulminando, -gli Auror sono demoralizzati, tante morti in poco tempo, sono deboli.. persino Potter lo è-

Era vero, dalla morte del suo migliore amico, tale Ron Weasley, avvenuta quattro anni prima, Harry Potter non era stato più lo stesso.

Sorrisi, quel Weasley.. mi dispiaceva che fosse morto soltanto perchè non avevo potuto ammazzarlo io.

-Draco ha ragione, non dovremmo fermarci proprio adesso- intervenne mia zia Bellatrix.

-Cosa proponi?- Voldemort guardava me. Tutti guardavano me.

Ma d'altronde come biasimarli? Ero il miglior stratega del mondo.

In un paio di minuti formulai un piano, -diciamo alla nostra spia di riferire ai nostri nemici che forse attaccheremo il British Museum con cinquanta uomini..-

-E invece?- domandò Nott.

Non lo guardai nemmeno -lo attaccheremo davvero, ma porteremo con noi trecento uomini..-

-Ma è un suicidio!- protestò ancora il mio ex compagno di scuola.

-No, è una trappola per topi- lo guardai con soddisfazione, mentre il nostro Signore Oscuro annuiva -faremo attendere dentro il numero stabilito, non appena arriveranno gli Auror faremo entrare gli altri duecentocinquanta-.

-Eccellente piano, come al solito.. semplice ma perfetto- lui si complimentò con me e io mi inchinai.

-Ma così facendo gli Auror non permetteranno l'entrata ai babbani, ergo nessun babbano da trucidare- si lagnò zia Bella.

-Preferisco uccidere un Auror che dieci babbani- le risposi.

-Mio Signore, io non sono d'accordo, penso che..-

-Nessuno ti vuole qui per pensare Nott, sei qui per eseguire gli Ordini e per ammazzare chi ti è stato indicato- lo interruppi ancora una volta.

-Malfoy, non stavo parlando con te!-

-Stavi parlando in mia presenza quindi ero incluso nella conversazione.. e comunque ho il dovere di zittirti per risparmiare al nostro Lord le tue sciocchezze-

-Come osi..!- il suo viso era diventato paonazzo.

-Basta litigare! Seguiremo il piano di Draco, l'attacco si terrà domani alle sette.. scegli tu gli uomini da portare, hai carta bianca, Draco-

-Come volete, Signore- mi inchinai ancora una volta.

-Adesso andate, sono stanco-

Con una riverenza ci congedammo da lui e io mi smaterializzai nel mio studio per organizzare meglio il piano.

L'indomani sarebbe stato un giorno da ricordare.


Il giorno dopo mi svegliai tardi, avevo finito di contattare gli uomini, decidere le postazioni ecc ecc, molto tardi la sera prima, e avevo avuto bisogno di riposare molto.

Un guerriero stanco è un guerriero morto”, questo era ciò che ripeteva sempre mio padre.

Il mio lavoro non perdona..

Verso le quattro mi recai in borghese nella Londra babbana, vicino al luogo dell'attacco, per controllare se avevo calcolato tutto per il meglio.

Stavo contando la distanza tra le finestre, quando quasi inciampai su qualcosa, non caddi soltanto grazie ai miei eccezionali riflessi felini.

Guardai l'ostacolo sul mio cammino, ostacolo che avrei giurato fino a pochi secondi prima non c'era.

Era una donna, o meglio una vecchia stracciona, mi allontanai immediatamente da lei, disgustato.

-Cosa fai nel mio cammino, vecchia?-

-La prego Signore, faccia la carità..-

-Mi hai fatto quasi cadere con quel tuo sudiciume, immonda creatura- la osservai.

Era seduta sulle ginocchia, era tutta sporca e aveva una grossa gobba, un occhio di vetro e radi capelli grigi.

Vestita con un vecchio maglione verde strappato e un paio di pantaloni marroni rattoppati, l'unica cosa che mi colpì della sua immagine fu ciò che teneva in mano, un bocciolo di rosa rossa con pochissimi petali.

-La prego mi doni qualcosa, in cambio le regalerò questa rosa..- supplicò ancora.

-E cosa dovrei farci con una stupida rosa sciupata?!- la derisi.

-Tutto ciò che vuole, è magica- insistette quella.

Io mi irritai, come poteva quella lercia babbana pensare di fregare lui, Draco Malfoy?!

-Io di magia ne so molto più di te, vecchia. Non puoi fregarmi vendendomi una cosa tanto brutta!-

-Non si lasci ingannare dalle apparenze.. ciò che è brutto può nascondere un tesoro, mentre a volte ciò che è bello non lo è altrettanto dentro..-

-Ah si? Mi guardi, io sono bello, ricco e potente.. mentre lei è orrenda, vecchia e povera.. vuole dire di star meglio di me? Non credo proprio- la derisi.

-Non ti rendi conto di ciò che dici..-

M'irritai di nuovo, come osava quella faccia darmi del tu? Come osava quell'ammasso di putridume pretendere di insegnarmi una lezione?

-Adesso stai passando il limite, vecchia.. se non vuoi fare un'orribile fine ti conviene andartene-

-Volevo solo darti una possibilità.. non sai ciò che hai fatto-

-Beh.. presumo di averla sprecata- le sorrisi glaciale.

La donna mi guardò con uno sguardo indecifrabile e io provai un improvviso brivido.

Mi stupì, mai niente e nessuno mi aveva spaventato, ma c'era qualcosa in quella vecchia qualcosa di indescrivibilmente.. strano.

Per un secondo, ma solo per uno, mi era sembrato come se quello sguardo nascondesse qualcosa di terribile, qualcosa di indescrivibile.

-Non sai quello che hai fatto, ma lo scoprirai..- detto questo sparì dietro l'angolo.

Scossi la testa e feci per andarmene, quando notai qualcosa per terra, dove prima vi era seduta la mendicante adesso vi era quella rosa che teneva in mano.

Senza che nemmeno me ne fossi accorto, l'avevo già raccolta, e per una ragione sconosciuta decisi di mettermela in tasca.

Il resto del pomeriggio passò in un lampo, l'attacco, le lotte, i festeggiamenti per la nostra vittoria, tutto rapido come il flash delle macchine fotografiche.

Non sai quello che hai fatto.. ma lo scoprirai.. quelle parole risuonavano nelle mie orecchie come un fastidioso ronzio.

Non mi avevano dato pace nemmeno per un secondo, nemmeno quando feci rapporto a Lord Voldemort.

Decisi di evitare la cena in mio onore offerta dall'Oscuro, per congratularsi con me, mi sentivo stanco, avevo mal di testa e avevo una sorta di peso sullo stomaco. Come se qualcosa stesse per succedere.

Arrivai al mio castello e raggiunsi la mia stanza, mentre salivo le scale mi tolsi la maschera d'argento dei Mangiamorte, mi sentivo soffocare.

Quando aprì la porta, i miei occhi come dotati di poteri magici, si spostarono sul letto.

La vecchia era seduta lì, che mi stava aspettando.

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FF LIBERAMENTE ispirata a La Bella e la Bestia di Walt Disney e Beastly, il libro di Alex Finn.

Non lasciatevi ingannare, però, nel corso della storia ci saranno notevoli differenze............ :-D

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Capitolo 2
*** Cursed ***


j

Cursed

-Tu?! Che cosa ci fai qui?!- urlai.

Eppure, potevo dire che una parte di me non era stupita di averla trovata lì, come se da tutto il giorno avessi aspettato di vederla seduta lì, nel mio letto.

-Sono venuta a darti quello che meriti, Draco Malfoy- fu la sua unica risposta.

-Come sai il mio nome? Come hai fatto a entrare?- c'erano degli incantesimi protettivi attorno al castello, soltanto io e il Signore Oscuro potevamo accedervi.

-Pensavi di potermi impedire di entrare in questo posto? I tuoi incantesimi sono troppo deboli per me-

Lo vedremo.. con uno scatto fulmineo estrassi la bacchetta dal fodero, -Avada Kedavra!-

Una luce verde colpì la sua figura, ma la trapassò, andando a colpire la testiera del mio letto.

Come.. ma come..

La donna rise -non puoi uccidermi, io non sono umana-, come a dimostrazione della sua tesi, si trasformò. Da vecchia mendicante si tramutò in una bella donna dai lunghi capelli castani.

-Cosa diamine sei?!-

-Il mio nome è Faith, sono una fata.. sono nata insieme agli uomini miliardi di anni fa.. ho vissuto con loro, nascondendomi e studiandoli..-

-Certo.. e i sette nani dove sono nascosti?!- la canzonai, cercando di nascondere il mio nervosismo.

Cosa voleva lei da me?

Lei mi ignorò -generalmente non mi occupo delle faccende degli umani, non mi immischio nei loro affari, ma ti ho osservato.. e ho visto quello che sei... crudele, malvagio, spregiudicato e senza pietà-

Provai ancora una volta a colpirla, e ancora una, ma nulla.. era tutto inutile.

-Che cosa vuoi da me?- doveva essere un frutto della mia fantasia.

Magari ero stanco o forse ero stato colpito da qualche maledizione e avevo perso i sensi. Quello doveva essere sicuramente un sogno.

-Voglio insegnarti una lezione, voglio vendicarmi in nome di tutte le vittime della tua spregevolezza- mi guardò attentamente -sai di cosa sto parlando vero? Ventuno anni di cattiveria, di ingiustizia e crudeltà..-

-Cos'hai intenzione di fare, uccidermi?- chiesi atono.

Stranamente la mia mente era abbastanza lucida, non temevo la risposta, perchè sapevo, sapevo che se mi avesse risposto affermativamente, quello sarebbe stato il minore dei mali.

-No, la morte ti renderebbe tutto troppo facile- mi sorrise -non avrò pietà di chi non ne ha per nessuno-

-Allora cosa..-

-Ti darò ciò che meriti, per tutta la vita ti sei fregiato della maschera che porti, quella che usi per uccidere.. quella che ti fa sentire importante..- indicò l'oggetto che tenevo nella mano sinistra, mentre la stanza iniziò a girare intorno a me -hai usato la tua magia per colpire chi non era in grado di difendersi... adesso quella maschera che tanto ami diventerà te e la tua magia, che ti fa credere così superiore agli altri, defluirà dal tuo sangue-

Non appena finì di pronunciare quelle parole, io sentì la maschera fuggire violentemente dalla mia mano e posarmisi sul viso, dopodiché essa aderì dolorosamente a ogni mio lineamento.

Sentivo il fuoco nella faccia e in tutto il corpo, sia dentro che fuori.

Non avevo mai provato un dolore simile, come se mi stessero ardendo vivo al rogo. Urlai.

And now, the end is here                       [E ora la fine è vicina]
And so I face the final curtain                 [E quindi affronto l'ultimo sipario ]
My friend, I'll say it clear                        [Amico mio, lo dirò chiaramente]
I'll state my case, of which I'm certain     [Ti dico qual è la mia situazione, della quale sono certo]


Dopo qualche minuto il bruciore finalmente cessò, smisi di gridare, cercando di capire cosa fosse successo.

La donna sorrise ancora e mi porse un grosso specchio -Draco Malfoy, ammirati-

Mi guardai e quasi urlai di nuovo, la mia pelle... la mia candida e liscia pelle non esisteva più, tutto il mio corpo adesso era fatto di argento.

Non avevo più i miei occhi grigi, non avevo più i miei capelli setosi né sopracciglia, non avevo più labbra, tutto in me era di metallo.

Mi toccai per tastare quell'orrore, ma non sentì nulla, non avevo più il senso del tatto oramai.

No...

-CHE DIAMINE MI HAI FATTO?!- anche la mia voce era diversa, era quasi metallica.

-Ti ho solo permesso di essere ciò che hai sempre sognato-

-Non ho mai sognato di essere uno stupido robot babbano!-

-Hai sempre anelato indossare la maschera dei Mangiamorte.. ora puoi e lo farai per il resto della tua miserabile vita-

-Trasformami di nuovo, trasformami di nuovo o giuro che..-

-Che cosa? Cosa puoi fare contro di me?- mi canzonò.

-Qualcosa inventerò!- raccolsi la bacchetta da terra e provai nuovamente a lanciarle una Maledizione Senza Perdono, ma stavolta non uscì nulla, nessuna luce verde, nemmeno una scintilla.

-Hai perso la tua magia... adesso non sei più niente-

Aveva ragione, senza la mia magia non ero nulla..

-TU DANNATA! RIDAMMI IL MIO ASPETTO E I MIEI POTERI, ORA!-

-Come ho già detto, in tutta la tua vita sei stato spietato... ma una volta, una sola, hai fatto un'unica buona azione... è per questo che ti voglio dare una seconda chance-

-Che cosa stai farfugliando?!-

Non ricordavo nulla di simile a una buona azione da me compiuta, probabilmente non ne avevo mai fatte...

Non mi era mai importato di nessuno al di fuori di me stesso, che cosa c'era di sbagliato in questo?

Io potevo contare soltanto su Draco Malfoy, quindi avevo sempre e solo aiutato Draco Malfoy.

-Dodici Maggio di quattro anni fa... questa data ti dice qualcosa?- scossi la testa -l'attacco alla Tana, quando morirono Arthur, George, Percy e Ron Weasley-

I've lived a life that's full             [Ho vissuto una vita piena]
I travelled each and every highway        [Ho viaggiato su tutte le strade]
And more. Much more than this        [Ma più. Molto più di questo]
I did it my way                      [L'ho fatto alla mia maniera]


Annuii, ricordavo quel giorno, nonostante fosse Maggio c'era una gran tempesta.

Ai tempi ero ancora un Mangiamorte alle prime armi e fui mandato insieme ad altri venti colleghi a uccidere tutti i Weasley rimasti.

Meno di un anno prima ne erano avevamo già uccisi tre, la madre e i due figli più grandi, restavano gli altri da far fuori.

Irrompemmo in casa loro ed essi, colti di sorpresa, non seppero difendersi molto bene, morirono tutti nel giro di mezz'ora.

Mancava soltanto uno dei gemelli, che era ricoverato al San Mungo, e la più piccola dei Weasley.

Perquisimmo tutta la casa, ma di lei non v'era traccia, poi io fui mandato a controllare la camera dei genitori e lì la trovai.

Era mezza distesa sul corpo senza vita del fratello Ron, e singhiozzava silenziosamente, disperata.

Ad un certo punto si accorse della mia presenza e mi guardò, mi supplicò di ucciderla con lo sguardo e forse fu proprio per questo motivo che non lo feci.

La lasciai vivere perchè pensavo che uccidendola le avrei reso le cose più facili, le avrei fatto un favore.

Quindi dissi -qui non c'è, andiamocene- e richiusi la porta dietro di me.

Questo contava davvero?

Regrets, I've had a few         [Rimpianti, ne ho avuto qualcuno]
But then again, too few to mention       [Ma ancora, troppo pochi per citarli] 

-Quando risparmiasti la vita di Ginny Weasley- enunciò come se mi avesse letto nel pensiero.

Non precisai che non l'avevo fatto per pietà o altro, avrebbe solo peggiorato la situazione.

-Prendi la rosa che hai in tasca...- mi ordinò.

Mi chiesi come diamine facesse a sapere che l'avevo raccolta, ma eseguì senza pronunciare sillaba.

-In un anno questa rosa perderà ogni singolo petalo che possiede, prima che cada l'ultimo tu dovrai trovare qualcuno che ti ami e dovrai amarlo a tua volta... e dovrai provare tutto con un bacio-

-Che cosa?? Ma come posso...?- mi schiarì la voce, odiavo il suo nuovo suono -come posso trovare qualcuno che mi ami ridotto in questo modo? Senza magia?-

-Dovrai trovare qualcuno che sia capace di vedere oltre la tua maschera e sciogliere l'incantesimo... qualcuno migliore di te-

-E' impossibile, nessuno amerebbe un orrendo Uomo di Latta-

-Spera solo di essere l'unico a pensarla in questo modo, o resterai così per sempre...- si avviò verso il balcone -hai un anno di tempo, Draco Malfoy- e sparì.

Nelle ore successive riprovai a fare incantesimi, ma non vi riuscì, era tutto inutile.

Quindi in un impeto di rabbia, distrussi la mia bacchetta e ogni singolo oggetto che c'era nella mia stanza.

Due giorni passarono velocemente, avevo imparato nuove cose sulla mia condizione, non sentivo freddo o caldo, non riuscivo a sentire il sapore del cibo nella mia lingua d'argento e niente poteva ferirmi. Ero indistruttibile.

Pensai e ripensai a un modo per tirarmi fuori da quell'assurda situazione, ma non arrivai a nulla.

Calciai nuovamente il baldacchino distrutto e scorsi qualcosa, un pezzo di stoffa, lo raccolsi. Era un perizoma nero di pizzo. Ma certo!

Pansy era la soluzione! Lei aveva sempre detto di amarmi, lei avrebbe spezzato la maledizione!

Mi avviai verso la mia scrivania, o almeno verso ciò che ne restava, presi una pergamena e l'unica boccetta d'inchiostro che non avevo distrutto insieme al resto degli oggetti intorno a me.

Iniziai a scrivere:

Mia cara Pansy,

ti invito a casa mia... strappai quella prima parte, doveva spezzare la mia maledizione e sicuramente la ragazza era ancora arrabbiata con me per il nostro ultimo incontro. Ci voleva qualcosa di più... ruffiano.

Captatio benevolentiae, Draco...

Mi concentrai, era difficile tenere ferma la piuma quando non la avvertivo nemmeno.

Mia adorata Pansy,

ti porgo le mie più umili scuse per il trattamento che ti ho riservato l'altra mattina... e pensare che tu eri così bella e sexy, e io ti ho trattato in quell'odioso modo...

Ti prego di accettarle e di venire quanto prima al mio castello, poiché c'è qualcosa che voglio dirti...

Con affetto,

Draco

I did what I had to do          [Ho fatto quello che dovevo fare]
And saw it through without exemption         [Ho visto tutto senza risparmiarmi nulla] 

Dovetti quasi far violenza su me stesso per scrivere e inviare quella melensa e falsa lettera, però alla fine ci riuscii.

La risposta arrivò quasi cinque minuti dopo, una grafia frettolosa mi informava che aveva accettato le mie scuse e che sarebbe arrivata in casa mia in un ora.

Diedi l'ordine ai miei Elfi Domestici di chiudere le tende della biblioteca e di far accomodare lì stesso la ragazza al suo arrivo.

Mi cambiai indossando giacca e cravatta, per tentare di coprire l'evidenza della mia maledizione, poi raggiunsi la biblioteca e mi sedetti su una poltrona.

Meno di mezz'ora dopo udì bussare alla porta, era lei.

-Entra..-

Showtime...

-Draco... Draco, dove sei? Perchè è tutto buio qui?-

-Chiudi la porta Pansy...-

-Perchè?- dalla voce si capiva che era intimorita. Sorrisi.

-Perchè questa è l'atmosfera giusta... perchè voglio stare così, con te- quasi vomitai nel pronunciare quelle assurde parole, ma era necessario.

I planned each charted course,              [Ho programmato ogni percorso] 
each careful step along the byway           [Ogni passo attento lungo la strada]
And more, much more than this                  [Ma più, molto più di questo]
I did it my way                                 [L'ho fatto alla mia maniera]

Lei lo fece, la chiuse -dove sei?-

-Qui... sulla poltrona- allungai una mano e afferrai il suo braccio, la feci sedere sulle mie gambe.

-Wow, non mi ero mai accorta di quanto fossero muscolose le tue gambe...- si stupì.

-Ultimamente mi sono allenato molto-

-Già... sembri quasi d'acciaio-

-Già...- ripetei automaticamente.

Yes, there were times, I'm sure you knew      [Sì, ci sono state volte, sono sicuro lo hai saputo]
When I bit off more than I could chew           [Ho ingoiato più di quello che potessi masticare]

-Ma perchè porti i guanti?- mi chiese curiosa.

-Perchè ieri mi sono ferito alle mani e non vorrei impressionarti...- inventai sul momento.

Funzionò -povero caro... è grave?-

-No- sospirai teatralmente -Pansy, hai sempre ripetuto di amarmi... ora voglio sapere, è vero?-

-Si-

-Mi ameresti in ogni forma o situazione?-

-Si-

-Anche se avessi subito una grave operazione o perdita?-

-Draco, che stai dicendo? Cosa sta succedendo?-

-Niente... solo baciami e poi ti spiegherò tutto-

-Draco...-

-Baciami- ringhiai -adesso- lei si spaventò e saltò giù dalle mie gambe.

But through it all, when there was doubt [Ma attraverso tutto questo, quando c'era un dubbio]
I ate it up and spit it out [Ho mangiato e poi sputato]
I faced it all and I stood tall [Ho affrontato tutto e sono rimasto in piedi]
and did it my way [L'ho fatto alla mia maniera]

Sospirai frustrato, quella stupida mi stava facendo perdere un mucchio di tempo utile.

-Cosa ti prende?-

-Mi dispiace, non volevo spaventarti- un altro finto sospiro -è solo che ti desidero così tanto e così ardentemente... che non riesco a trattenermi- mentii con disinvoltura. Ero un maestro in quell'arte.

-Va bene..-

-Adesso per favore, baciami-

-Si...- lei si avvicinò e mi baciò.

...

Io non sentì... niente.

Come se non fosse cambiato nulla... e toccandomi il viso sapevo che non era davvero cambiato niente.

Sospirai, il bacio non aveva avuto alcun effetto.

Capii all'istante la ragione, non aveva funzionato perchè io non ricambiavo i sentimenti di Pansy e non lo avrei mai fatto. 

Cosa avevo sperato di ottenere in quel modo?

I've loved, I've laughed and cried         [Ho amato, ho riso e pianto]
I've had my fill, my share of  losing   [Ho avuto le mie soddisfazioni, la mia dose di sconfitte]
And now, as tears subside,    [E ora, mentre le lacrime si fermano]
I find it all so amusing          [Trovo tutto così divertente]

-Le tue labbra... erano...- intanto lei farfugliava -voglio scoprire cosa succede!- esclamò e pochi secondi dopo le tende furono aperte e i raggi del sole colpirono la mia non-pelle.

Pansy urlò terrorizzata, mi tappai le orecchie.

-Chi sei?! Dov'è il mio Draco?!-

-Sono io, Pansy!-

-No, tu non hai niente del mio bellissimo amore!-

-PANSY, DANNAZIONE, SONO IO!- persi la pazienza, la odiavo.

-Sei davvero...?- io annuì -devo essere ubriaca o fatta... devo andarmene subito!- mi superò.

Non cercai di fermarla, sapevo che era inutile, lei non avrebbe spezzato la mia maledizione e quindi non mi serviva.



To think I did all that;     [A pensare che ho fatto tutto questo; ]
And may I say, not in shy way    [E posso dirlo,  non timidamente]
No, oh no, not me                  ["No, oh non io]
I did it my way               [L'ho fatto alla mia maniera]

-Non dirlo a nessuno Pansy, o sarà l'ultima cosa che farai!- le gridai dietro.

Sprofondai sconsolato nella poltrona, chiedendomi come mai avrei fatto a ritornare normale.

Non credevo alla possibilità di spezzare l'incantesimo con un bacio, insomma cose così si vedevano solo nelle fiabe dei Fratelli Grimm o di Anderson, non nella vita reale.

E poi perchè un bacio doveva avere tutto quel potere? Quale assurda legge lo aveva stabilito? Era una scemenza da romanzetto rosa.

Ma...

Se anche fosse stato vero, se anche l'unico modo per uscire da quel tunnel fosse stato trovare il vero amore... quale ragazza avrebbe mai potuto amarmi adesso che ero in queste condizioni?

Quale ragazza non sarebbe fuggita via a gambe levate solo alla mia vista?

E se fossi riuscito a far innamorare una donna di me, come avrei fatto a sapere che era vero amore?

E, cosa più importante, come avrei fatto ad amarla in risposta?

Io non avevo mai amato nessuno all'infuori di me stesso, non mi ero mai preoccupato o interessato a nessuno, non avevo la minima idea nemmeno da dove si cominciasse ad amare!

Non ho mai creduto a sciocchezze tipo “l'amore vero”...

For what is a man, what has he got?         [Cos'è un uomo, che cos'ha? ]
If not himself, he has naught            [Se non se stesso , allora non ha niente]


Dovevo trovare qualcos'altro, una scappatoia, una via alternativa... ma cosa?

Passai il resto della giornata a interrogarmi e a cercare un modo più semplice per uscire da quel dannato casino, ma non ebbi risultati.

Solo alla sera, per puro caso, mi venne un'idea, una geniale e brillante idea.

Mi diedi dello stupido per non averci pensato prima.

Lord Voldemort era il mago più potente del mondo, lui avrebbe aiutato il suo Mangiamorte preferito.

Lui avrebbe fatto di tutto per ridarmi il mio aspetto originale, avrebbe mosso mari e monti per cambiarlo.

Lui avrebbe annullato l'incantesimo di quella stupidissima fata e tutto sarebbe tornato alla normalità.

To say the thing he truly feels           [Per dire le cose che davvero sente]
And not the words of one who kneels       [E non le parole di uno che si inginocchia ]
The record shows I took the blows       [La storia mostra che le ho prese]
And I did it my way!                [E l'ho fatto alla mia maniera!] 


Mi coricai con addosso il velo di un leggero cattivo presentimento.

Yes, it was my way*    [Si, è stato a modo mio]

*My way - Frank Sinatra

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Buon giorno!

Ecco un nuovo capitolo della mia storia... 

Grazie a tutti coloro che hanno inserito la FF nei preferiti, ricordati o seguiti... :)

Ringraziamenti singoli:

Koe: sono contenta che ti piaccia, spero di non deluderti nè adesso nè in futuro :) comunque si, ogni volta che l'ascolto mi ricorda lui... il suo modo di essere, o almeno, come io immagino che sia XD 

Blitz: non preoccuparti, ho apprezzato molto la recenzione e sono molto lieta che la mia storia sia di tuo gradimento:) spero di non deludere nemmeno te... ;)

A domenica! :)

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Capitolo 3
*** Alone in the dark ***


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Alone in the dark

L'indomani mi svegliai alla buon'ora, non vedevo l'ora di arrivare al castello dell'Oscuro.

Feci colazione e mi vestì, indossai un abito scuro, un paio di guanti di pelle neri e un cappello.

Indossai il mantello e calai il cappuccio sul mio viso, nessuno doveva vedermi in quel modo.

Bussai al grande portone e lo stesso energumeno di qualche giorno prima mi aprì.

-Chi siete?- mi domandò sospettoso, non riuscendo a vedere il mio volto.

-Draco Malfoy-

-Potete provarlo?- non era convinto.

Sbuffai, se non andassi tanto di fretta lo concerei per le feste..

Gli mostrai l'anello con lo stemma del casato dei Malfoy e, ancora un po' riluttante, quello mi fece entrare.

-Buona giornata, Signore-

Non gli risposi, come al solito.

Arrivai alla stanza del trono, dove sapevo che avrei trovato il Signore Oscuro, bussai e attesi.

Dopo una manciata di secondi una voce m'invitò ad accomodarmi, entrai.

Mi inchinai e notai il suo sguardo sospettoso e stranito, non mi aveva riconosciuto.

-Mio Signore... sono io, Draco Malfoy- lo informai formalmente.

-Draco? Perchè sei conciato in quel modo?-

-Per non farmi riconoscere, Lord. Nessuno doveva vedermi così-

-Così come? Mostrati a me- mi ordinò e io lo feci, abbassai il cappuccio, poi tolsi cappello e guanti.

Lo osservai, riuscivo a leggere in quell'inespressivo volto, lo sgomento.

-Cosa ti è successo?-

-Una fata mi ha trasformato come sono adesso..-

-Ma come e, soprattutto, perchè?-

Gli raccontai di come ero incappato in quella vecchia, le sue parole, della donna seduta nel mio letto e della mia trasformazione; ma non accennai nulla sul bacio del vero amore e della possibilità di ritornare umano, né di come l'avevo ottenuta.

Qualcosa mi diceva di tenere per me quelle informazioni, di non fidarmi.

Il mio istinto non sbaglia mai...

-La risolveremo, i miei Mangiamorte non devono apparire in quel modo-

Annuii, sebbene mi diede fastidio ciò che disse.

Non voleva aiutarmi perchè gli ero stato fedele o perchè ero il suo Braccio Destro, ma perchè i suoi Mangiamorte non potevano apparire in quel modo.

Nei due giorni successivi io e Lord Voldemort provammo e riprovammo migliaia di incantesimi, ma ahimè senza ottenere alcun risultato.

Consultammo libri antichi di maghi potenti, leggemmo le antiche leggende sulle fate per saperne di più, e volumi sulle maledizioni, ma non trovammo nulla di utile per il nostro scopo.

-Oggi dovrò andare a Edimburgo, starò via tutto il giorno- mi annunciò una mattina -puoi restare qui a cercare qualcosa in biblioteca, se la trovi mettiti davanti allo specchio e prova a eseguire la magia tu stesso-

Nel mio racconto a Voldemort, avevo omesso un piccolo e insignificante particolare... che non possedevo più poteri magici oramai.

Decisi che ormai era inutile nasconderlo.

-Non è una cosa possibile-

-Perchè?-

-Quando la fata mi fece l'incantesimo, mi tolse anche la magia che mi scorreva nelle vene-

I suoi occhi si oscurarono, strinse in un pugno le sue mani ossute e mi voltò le spalle. Senza dire una parola mi lasciò solo nella stanza.

Con non poca fatica riuscì a tornare al mio castello. Merlino, muoversi senza magia era una vera e propria impresa!

Per un'intera settimana non lasciai casa mia, né ricevetti notizie dall'esterno, il mio mondo sembrava essersi fermato.

Non me ne preoccupai però, ebbi il tempo di imparare più cose sulla mia condizione, di studiare piani di attacco e altre cose simili.

Sapevo che mentre io ero lì, impossibilitato a muovermi, Lord Voldemort stava cercando una soluzione.

Un giorno, però, arrivò una lettera da egli stesso che diceva:


Draco,

avendo appreso le tue attuali condizioni, l'impossibilità di usare i tuoi poteri magici, è con rammarico che devo ordinarti di prenderti un periodo di vacanza.

Non parteciperai a riunioni o attacchi, né ti presenterai al mio cospetto nel tempo in cui figurerai in quel modo.

Nemmeno i tuoi compagni Mangiamorte dovranno vederti in questo modo, nessuno dovrà mai.

Non uscirai dal tuo castello per non far crollare il mito dell'Invincibile Draco Malfoy.

Consideralo come un meritato riposo dopo innumerevoli imprese piene di successo.

Lord Voldemort


Accartocciai con rabbia quella maledetta pergamena e la buttai nel fuoco del camino.

La osservai bruciare e consumarsi, immaginando di essere al suo posto.

Il Signore Oscuro mi aveva tradito, rinnegato... mi aveva messo da parte come un giocattolo vecchio.

Avevo speso quattro anni della mia vita per servirlo, se adesso occupava quella posizione era soltanto per merito mio e dei miei piani ben riusciti!

E come mi ringraziava lui di tutto questo?

Mettendomi in quarantena, esiliandomi!

Quell'ingrato traditore bastardo!

Avevo affidato tutte le mie speranze a una persona e quella mi aveva deluso.

Facevo bene a fidarmi soltanto di se stesso!

Me la pagherai, stronzo, fosse l'ultima cosa che faccio!

Mi buttai nel letto, consapevole che la mia vita finiva in quel preciso istante.


Draco Malfoy non aveva mai sofferto di solitudine, mai finchè non era stato esiliato nel suo castello dell'Irlanda del Nord, senza nessuno che sapesse dov'era o perchè non si faceva più vedere.

Che schifezza... ora inizio anche a pensare in terza persona, sto davvero diventando matto...

Insieme a me vi erano soltanto quattro stupidi Elfi Domestici con cui si poteva discorrere per massimo sessanta secondi.

Iniziai a scrivere un diario, il mio unico mezzo per sentir meno la solitudine, lì registrai i miei sentimenti, le mie speranze, i miei desideri.

Ero consapevole che quella fosse roba da femminucce, ma che altro modo avevo di esternare quello che provavo? Ero completamente solo.

Presi a leggere ogni giorno giornali provenienti da tutto il mondo, babbani e non.

Volevo che qualcuno mi venisse a trovare, desideravo ardentemente il contatto con altri esseri umani, ma non avevo nessuno.

Non avevo amici, un po' per la posizione di rilevo che occupavo, un po' perchè non avevo mai sentito il bisogno di farmene.

Quello che di più si avvicinava a un amico per me era Blaise, un altro compagno di Hogwarts, ma lui non c'era, da oltre un anno si era trasferito in Slovacchia ad amministrare gli affari di Voldemort.

Non potevo contare sulla mia famiglia poiché mia madre era morta, mentre mio padre... beh... non avevo mai avuto un buon rapporto con mio padre.

Eravamo uguali io e lui, non ci facevamo intenerire da stupidaggini come l'affetto... noi eravamo superiori, e gli esseri superiori non amavano nessuno.

-Noi siamo Malfoy, Draco, non siamo al mondo per amare- mi aveva detto una volta, potevo avere quattro o cinque anni.

Allora io non capì bene ciò che significava e gli risposi: -e allora perchè siamo al mondo, padre?-

-Per portare morte e distruzione... per arricchirlo di dolore... per avere il potere, l'unica cosa che veramente conta-

Io avevo annuito, conservando nel profondo del mio animo questa perla di saggezza. Dovevo diventare potente.

Guardando la mia vita però, per la prima volta, mi domandai se mio padre non si fosse sbagliato.

Io avevo avuto tutto, la gloria, la fama e il potere... avevo ucciso, saccheggiato, torturato... eppure adesso mi ritrovavo solo e trasformato in un orripilante mostro di latta.

Mi massaggiai le tempie, cercando di capire cosa mi stesse accadendo, non avevo mai dubitato di nulla, mai di mio padre, però...

Decisi di volerlo vedere, volevo parlargli, fargli delle domande... volevo semplicemente sentirmi umano.

Lord Voldemort aveva vietato a chiunque di farmi visita, aveva messo dei Mangiamorte ai confini del mio castello, ma ero sicuro che lui non si sarebbe fermato.

L'uomo che non si sarebbe mai spaventato di nulla, il severo e freddo signore che mi insegnò tutto ciò che so, quello era mio padre... e io ero il suo erede, il suo orgoglio, suo figlio.

Si, lui sarebbe venuto da me.

Gli scrissi una lettera, chiedendogli di farmi visita, annunciandogli che dovevo parlargli.

Per due giorni non ebbi alcuna risposta, poi la mattina del terzo giorno di attesa, un gufo picchiettò nel vetro della finestra nella mia stanza.

Sciolsi il messaggio allegato e lo lessi d'un fiato, era la calligrafia di mio padre.


Draco,

non so cosa ti sia saltato in testa per scrivermi quella lettera, l'Oscuro ha proibito categoricamente a noi tutti di farti visita.

Ha ribadito più volte che chiunque avesse osato disobbedirgli, se la sarebbe vista direttamente con lui e con la sua furia.

Ci ha spiegato che avevi bisogno di riposare e che non dovevi essere disturbato per alcuna ragione.

Non so se questo sia il vero vero motivo oppure no, e non voglio saperlo, ma non ho intenzione di disubbidire a un suo ordine diretto.

Mi sorprende che tu mi abbia scritto esprimendo quest'insolito capriccio, mi stupisco di te, figlio. La parola del nostro Lord è LEGGE.

Comportati da uomo e affronta da solo le conseguenze delle tue azioni, come ti ho sempre insegnato a fare. Ricordati sempre chi siamo.

Tuo padre,

Lucius Malfoy


Non appena finì di leggere quelle poche righe la testa prese a pulsarmi dolorosamente, mi mancava l'aria, mi sentivo come se mi avessero pugnalato.

Mio padre aveva preferito Voldemort a suo figlio.

Mio padre aveva pensato che avessi provocato l'ira del suo padrone.

Mio padre si era lavato le mani dei miei problemi.

Di me.

Non riuscivo a crederci.

Con rabbia gli risposi che non avevo affatto bisogno di lui o del suo aiuto, e che la mia richiesta era soltanto per una visita di piacere.

Comportati da uomo e affronta da solo le conseguenze delle tue azioni, come ti ho sempre insegnato a fare.”

Lo farò padre, non temete. Starò meglio senza di voi.

Ricordati sempre chi siamo.”

Ricordatelo anche voi, e poi rimembrate in eterno che avete abbandonato il vostro unico figlio.

Ero furibondo, mi sentivo distrutto, vuoto... solo.

Solo come non ero mai stato in vita mia, e sapevo che a questo non v'era alcun rimedio, non avrei mai trovato un modo per rompere la maledizione della fata. Sarei morto senza avere nessuno al mio fianco.


Così passarono i giorni, le settimane, tre mesi e non ero ancora riuscito a ritornare il mio vecchio me stesso.

Avevo perso le speranze oramai.

La vecchia vita sembrava così lontana e sbiadita, come se fosse stata vissuta da qualcun altro.

Guardavo i miei ricordi nel pensatoio e provavo nostalgia.

Nostalgia e rabbia. Rabbia e solitudine. Erano queste le uniche emozioni che riuscivo a provare, mi chiesi se anche la mia anima non stesse diventando di metallo.

Passavo ore e ore a osservare la rosa, la causa del mio male, e avevo voglia di stracciarla, pestarla, ma non osavo.

Non sapevo cosa sarebbe potuto accadere se l'avessi fatto.

-Tutti ti hanno voltato le spalle, non è così?- una voce dietro di me.

Nemmeno mi girai, sapevo già a chi apparteneva -che cosa vuoi tu qui?-

-Ero venuta a vedere i tuoi progressi, ma vedo che non ne hai fatti poi molti- non sembrava stupita.

-Sono stato molto impegnato, sai- feci sarcastico.

-Ad autocommiserarti? Si, ho visto-

-Ma si può sapere che cosa vuoi tu da me?!- mi voltai a guardarla, aveva le stesse sembianze di quando mi aveva trasformato.

-Voglio solo aiutarti-

-Non pensi di aver fatto già abbastanza?!-

-Non sono io la cattiva qui...-

-Davvero?!-

-Ti ho fatto quest'incantesimo non soltanto per punirti, ma anche per aiutarti- annuì Faith.

-Tu hai rovinato la mia vita!-

-Se non fossi così ottuso e così impegnato a deprimerti, forse e dico forse, riusciresti a vedere il lato positivo della cosa... riusciresti a trovare una via d'uscita!- s'irritò lei.

-Pensi davvero che ci sia un lato positivo a questo... questo obbrobrio?!- indicai tutto me stesso.

-Si!-

-Allora devi essere veramente pazza- cercai di darmi una calmata, anche se odiavo quella fata, quella era, dopo mesi e mesi, la mia prima conversazione con un essere umano. O quasi.

-Senti, non a tutti è dato di avere una seconda chance... dovresti sfruttarla-

-Di che cosa stai parlando?-

-Quella tua unica buona azione ti ha salvato, puoi ancora tornare com'eri, puoi ancora imparare la lezione... non tutti possono vantare una cosa simile-

Mi costava ammetterlo, ma la cosa era abbastanza ragionevole in teoria. Il problema lì, però, era la pratica.

-Puoi ancora salvarti, ti restano sette mesi...- detto questo svanì.

Ci pensai un po' su e poi raggiunsi il mio scrittoio, inviai una lettera, le parole della fata mi avevano suggerito un'idea.

Non sapevo se fosse stato un caso o se lei l'avesse fatto di proposito, non mi importava, fatto stava che una cosa continuava a ronzarmi nella testa.

Un'idea che forse avrebbe potuto salvarmi. Volente o nolente.

La risposta arrivò prontamente, non ne dubitavo.

Sorrisi, adesso era solo questione di tempo.

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Sta arrivando uno dei momenti cruciali... che sarà maI questa idea?? aahahahhah...

Scusate il ritardo ma ho avuto problemi personali...

Ringrazio chi la segue, la ricorda e l'ha tra i preferiti... per favore, fatemi sapere cosa ne pensate:)

Questa richiesta è aperta a tutti :D

a domenica!

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Capitolo 4
*** Spicyfire ***


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SpicyFire

Tirando ancor più giù il cappuccio scuro sul mio viso, attraversai velocemente la strada.

Ero riuscito a eludere le guardie che Lord Voldemort aveva messo ai confini della mia proprietà, dopo mesi ero finalmente uscito fuori.

Era stato fin troppo facile, ne ero quasi deluso.

Da lontano vidi l'insegna al neon, “L'Havana Blue” era il nome scritto sopra.

Per non essere mai stato in una strada babbana, dovevo riconoscere il mio perfetto senso dell'orientamento, avevo trovato quel posto quasi immediatamente.

Entrai.

Era un locale semibuio, grande quasi quanto due stanze, le uniche luci provenivano da un piccolo palcoscenico, dove si stavano esibendo quattro ballerine mezze nude.

Mi avvicinai al bancone bar e ordinai al barista un bicchiere di vodka con ghiaccio.

Mi guardai intorno, c'erano una cinquantina di uomini che sbavavano guardando le ragazze nel palco eseguire i loro streptease, c'erano persino dei bambini di dodici anni.

Mi rivolsi al barman -dove posso trovare il proprietario?-

-Il signor Monteiro non riceve in questo mom...- gli allungai una mazzetta da cento sterline, l'uomo sembrò ripensarci -prego, mi segua-

Mi aprì una piccola porta vicino al palcoscenico, salimmo la rampa di scale e ci trovammo in un lungo e stretto corridoio pieno di porte chiuse.

L'uomo raggiunse la prima a destra, vi bussò quattro volte, ritmicamente.

-Avanti- una voce burbera ci invitò a entrare.

-Mi aspetti qui, signore- l'uomo entrò e ne riuscì un paio di minuti dopo -il mio capo l'attende-, detto questo sparì per tornare al suo lavoro.

Imboccai la porta e mi ritrovai in quello che doveva essere l'ufficio del proprietario, uno stanzino con una vecchia scrivania in legno e due divani a fiori.

-Si accomodi, signor... ?- mi tese la mano, interrogativo.

-Preferisco non rivelare chi sono- non gliela strinsi, malgrado indossassi i guanti, mi faceva schifo sfiorare la pelle di un babbano.

-Va benissimo, qui da noi i clienti hanno il massimo della privacy- sorrise l'uomo.

Era sulla quarantina, i capelli brizzolati e gli occhi scuri, tra le labbra un grosso sigaro che faceva sembrare i suoi denti ancor più gialli.

Aveva un insolito accento spagnolo, il che accentuava il suo aspetto ridicolo.

-Non ne dubito- mi sedetti, attento a non mostrare il mio viso.

-Mi dica, cosa posso fare per lei?- m'incalzò l'uomo.

-So che lei organizza incontri con le sue ragazze-, Monteiro inarcò le sopracciglia -voglio affittarne una, per una notte-

-Non so di cosa lei stia..- provò quello, ma io lo fermai.

-Non abbia timore, non sono della polizia né altro... sono un privato che vuole divertirsi per una notte e che...- tirai fuori un bel malloppo di banconote, all'uomo s'illuminarono gli occhi -e che è pronto a pagare qualsiasi prezzo lei decida per avere ciò che vuole-

-Quale ragazza vorrebbe?- il padrone della baracca continuava a osservare con occhi avidi il denaro.

Io sorrisi -voglio la ragazza chiamata “SpicyFire”-

-Ma signore, lei è una delle più richieste... è piena di clienti, bisognerebbe prenotarla con almeno un mese di anticipo...-

-Sono sicuro che lei saprà sistemare tutto, facendo un'eccezione per questa volta, magari- uscii un'altra sfilza di banconote e quell'altro annuì.

-Vedrò cosa posso fare, mi aspetti qui-, l'uomo sparì per poi tornare un quarto d'ora dopo, con un enorme sorriso stampato in faccia -perdoni l'attesa, ma non è stato facile...- si schiarì la voce -però sono riuscito a posticipare l'appuntamento che la signorina avrebbe dovuto avere... la prego, mi segua-

Lo feci, mi portò in una delle ultime stanze alla sinistra del corridoio. Entrammo.

-Si metta pure comodo, la signorina sarà qui a minuti- indicò una poltrona di pelle rossa in fondo alla stanza, -vuole che le versi da bere nell'attesa?-

-No, va bene così-

-Allora la lascio e... buona notte- sorrise malizioso, chiudendosi la porta alle spalle.

Mi guardai intorno, in confronto al locale e all'ufficio del proprietario, quella stanza appariva bella.

I muri erano dipinti di rosso chiaro, un letto dalle lenzuola di finta seta stava alla destra, mentre a sinistra vi erano un paio di poltrone attorno a un tavolino. Mi sedetti su una di quelle, dando le spalle alla porta.

Poco tempo dopo la porta si riaprì e richiuse silenziosamente e udì pochi, leggeri passi.

-Credo proprio che tu stavi aspettando me...- esordì una voce sinuosa, resistetti all'impulso di girarmi subito.

Me la presi comoda, i piaceri della vita vanno gustati con lentezza.

-Avvicinati- ordinai perentorio.

La donna eseguì e solo allora la guardai, era abbigliata soltanto con un succinto abito di raso verde scuro, tacchi a spillo e una scollatura vertiginosa.

Lunghi boccoli le circondavano le spalle fini, fino ad arrivare al suo vitino da vespa.

Complice il fatto che non vedevo né toccavo una donna da più di tre mesi, quella ragazza, che non aveva più di venti anni, mi sembrò la più bella e desiderabile che avessi mai visto in vita mia.

Deglutii, cercando di mantenere il controllo e non saltarle addosso come un animale.

-Abbiamo un timido o è soltanto perchè non vuoi che nessuno ti riconosca?- mi canzonò, indicando il cappuccio calato sulla mia faccia.

Io non risposi, troppo impegnato a osservare ogni centimetro della sua pelle, quindi lei sorrise e con una sicurezza non comune mi si avvicinò.

Quasi chiusi gli occhi quando le sue mani affusolate si posarono sulla mia guancia, lei si mosse per togliermi il cappuccio e io mi alzai di scatto, allontanandomi.

Non potevo permettere che mi vedesse, non ancora almeno.

-Non vuoi ch'io ti veda?- di nuovo quella voce sensuale, di nuovo quell'ombra d'ironia.

-Non è il momento adesso-

-Perchè mai?- poi sorrise, come se avesse avuto un'improvvisa intuizione -vuoi metterti forse a tuo agio prima... posso offrirti da bere?- raggiunse il tavolino afferrando una bottiglia di scadente champagne. Ne riempì due flute, uno dei quali portò a me.

Non staccai gli occhi da lei nemmeno per un secondo, prendendo dalle sue mani il bicchiere, la osservai sorseggiare il liquido, anche lei mi stava guardando.

-Qual è il tuo vero nome, “SpicyFire?”- le domandai.

-Qual è il tuo?-

Sorrisi -temo che in questo modo non arriveremo da nessuna parte...-

-Hai pagato per tutta la notte... abbiamo tempo- sorrise anche lei -di cosa ti occupi?- si sedette su una delle poltrone, accavallando sensualmente le gambe.

Osservai quel movimento come rapito -attualmente... ho preso un anno sabbatico-

-Allora devi essere qualcuno di molto ricco e importante-

-Da cosa lo deduci?- mi risedetti anche io.

-Un uomo povero non può permettersi di non lavorare per un anno-

-Giusta osservazione-

-Sei sposato? Hai figli?-

-No a entrambe le domande-

-Fidanzato?-

-Il tuo capo mi aveva assicurato che avrei trovato il “massimo della privacy” qui...-

Lei rise -voglio solo conoscerti un po'-

-E se io non volessi?-

La donna mi guardò attentamente -dimmi il tuo nome-

-Perchè?-

-Perchè voglio sapere come chiamarti quando ti donerò il piacere- si aggiustò una ciocca di capelli -o preferisci che urli un altro nome?- mi stuzzicò.

-Che nome useresti?- non riuscì a non stare al suo gioco.

Mi spiaceva ammetterlo, ma quella ragazza mi intrigava.

-Dimmelo tu-

Per caso guardai l'orologio, per quanto mi dispiacesse, era tardi, dovevo concludere e fare ciò per cui ero venuto.

-Vieni da me- le ordinai, alzandomi.

Ancora una volta lei obbedì, una volta arrivata al mio cospetto allungò una mano verso il mio volto e io l'afferrai.

-Non è ancora tempo per questo- poi, con l'altra mano in un secondo me la misi sulla spalla come un sacco di patate, presi dalla mia tasca il bottone che avevo fatto incantare come Passaporta da uno dei miei Elfi, (quanto odiavo essere senza magia!), e ci smaterializzammo al mio castello.

La donna si rese immediatamente conto di quello che era successo, urlò e mi riempì di pugni e calci, non sapendo che era tutto inutile, non poteva farmi del male.

La portai su per le scale senza fatica e la lasciai per terra solo quando giungemmo davanti a una porta.

-CHI CAVOLO SEI?! CHE COSA VUOI DA ME?!- mi gridò.

Non potei fare a meno di notare che, anche se vibrante di collera, appariva sensuale come non mai. Strinsi i denti.

-Chi sono non sono affari tuoi- non avevo intenzione di rivelarle la mia identità -d'ora in avanti tu abiterai qui, quella- indicai la porta dietro di lei -sarà la tua stanza-

-Vuoi fare di me la tua prigioniera?!- era allibita e impaurita.

-Tu sei già mia prigioniera- puntualizzai -ora, vuoi andare d'accordo con me? Bene, allora ci sono tre regole che dovrai rispettare. Regola numer...-

-PERCHE'? CHE COSA CI FACCIO IO QUI?? COSA VUOI DA ME??-

-Regola numero uno: mai interrompermi mentre parlo- enunciai seccatissimo -potrebbe essere l'ultima cosa che fai-

L'incanto era finito, adesso quella ragazzina irritante mi stava facendo uscire fuori dai gangheri.

-Regola numero due: obbedisci ai miei ordini senza dire una parola. Se non lo farai le conseguenze potranno essere terribili. Regol...-

-Ma chi ti credi di essere?! Io non eseguo gli ordini di nessuno!-

La presi per i capelli -ti ho già spiegato la regola numero uno, eh? Non mi piace ripetermi- i suoi occhi verdi diventarono lucidi, le stavo facendo male. La lasciai.

-Chi sei? CHI?-

-Ti ho già detto che non è affar tuo. Regola numero tre: non provare a scappare, il castello è protetto da una decina di incantesimi, inoltre ci sono quattro guardie ai lati della mia proprietà... ogni tentativo di fuga sarebbe inutile- non specificai che le guardie non lavoravano affatto per me, né che erano lì per tenere me prigioniero.

-Se tu provassi a evadere verresti riacciuffata, da me o dalle guardie... mi faresti solo infuriare e fidati, non vuoi vedermi davvero adirato- aprii la porta alle sue spalle e la spinsi dentro.

Non si guardò nemmeno intorno, stava tentando di non piangere -perchè sono qui? Che cos'è che vuoi da me?-

-Voglio che tu stia qui-

-Perchè??-

Già, perchè??

Dopo il colloquio con Faith, mi era venuta la brillante idea di cercarla, quindi avevo ingaggiato il miglior detective su piazza per scoprire dove fosse finita.

L'uomo, dopo meno di una settimana mi aveva portato un dossier completo, di almeno una trentina di pagine.

-Nemmeno questo è affar tuo-

-Che cosa vuoi? Perchè mi hai portata in questa camera, non ti andava di farlo in quella del locale?- si abbracciò istintivamente le spalle, come se sentisse freddo.

Chiaramente aveva equivocato le mie intenzioni, pensava che l'avessi portata nel mio castello per portarmela a letto.

Certo, mi sarebbe piaciuto molto, ma non potevo... non avevo ancora testato gli effetti del mio nuovo corpo su una donna.

Il mio intero essere era fatto di metallo ormai, per quanto ne sapevo nell'amplesso avrei anche potuto sventrarla. E non potevo permetterlo, lei mi serviva viva.

-Non è per questo che sei qui- indicai una porta alla nostra sinistra -quello è il bagno, mentre quello è l'armadio... troverai dei vestiti all'interno, scegli quello che indosserai domani-

-Domani?- era stupita.

-Si, farai colazione con me, alle nove- raggiunsi la porta.

-Sei un Mangiamorte, non è così?- chiese con voce amara.

Mi domandai da cosa diamine l'avesse dedotto.

Esitai -dimentica la tua vecchia vita, il tuo passato, il mondo all'esterno di queste mura... ora sei qui, ora sei di mia proprietà Ginevra Weasley!-, e uscì.

La mia stanza era quella affianco, avevo predisposto quella sistemazione per poterla controllare meglio.

Entrai e da un cassetto presi un piccolo schermo LCD babbano, avevo installato in alcune camere delle microcamere per essere più sicuro, compresa la stanza della ragazza.

Dal monitor la osservai guardarsi ancora un po' stupita intorno e poi buttarsi nel letto scoppiando in lacrime.

Presto si sarebbe abituata a vivere lì, infondo le stavo offrendo molto più di quanto non avesse mai posseduto, un lussuoso alloggio, dei pasti caldi e protezione.

Protezione perchè, con la guerra che imperversava, nessun posto era ormai sicuro, e nessuno avrebbe mai osato cercarla in casa mia.

Aveva molto di cui essermi grata quella ragazza.

Ginevra Weasley era stata la ragione della mia seconda chance e, per quanto l'idea mi infastidisse, mi avrebbe salvato, volente o nolente.

Mi coricai con questi pensieri, cercando di immaginare come sarebbe stato l'indomani con lei.


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DreamGirl95:  ti ringrazio dei compilmenti, ti assicuro che sono apprezzatissimi :) comunque sono contenta che ti piaccia e spero continui a farlo;)

A domenica prossima!

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Capitolo 5
*** Lies and Stubborness ***


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                  Lies and stubbornness                                       

Mi svegliai alla buonora, mi feci una rapida doccia (si, potevo lavarmi senza arrugginirmi), e mi vestì, indossando sempre i guanti e il cappuccio calato sul mio volto.

Controllai l'ora, erano le nove meno dieci, ero perfettamente puntuale, come sempre.

Scesi a sedermi a tavola e chiamai un Elfo -va' a chiamare la Signorina per la colazione- ordinai.

Quello tremando annuì -si, Signore-

-Ah Dwinkie? Non rivelargli la mia identità, mai. Dillo anche agli altri tre-

-Si, Padrone- l'Elfo sparì.

Non volevo che sapesse chi ero, se l'avesse fatto, sarei partito svantaggiato fin dall'inizio.

Sapevo che Ginny Weasley mi odiava, mi odiava profondamente per ciò che rappresentavo, ma soprattutto per chi ero.

Se avesse saputo che ero Draco Malfoy, non si sarebbe mai e poi mai innamorata di me.

Non che avessi fatto qualcosa a lei, ma supponevo mi detestasse per svariate ragioni, come per esempio per il fatto che a scuola non facevo altro che ridicolizzarla, o perchè avevo ferito uno dei suoi fratelli una volta, o magari perchè... l'avevo risparmiata quel giorno, quattro anni prima.

L'Elfo riapparve, se possibile era ancor più tremante di prima -Signore... la Signorina...- esitò.

-Parla- lo incalzai seccato.

-Lei... si è rifiutata di venire... di scendere a fare colazione...- si stava torturando le mani.

-COOSA??- esplosi.

Come osava lei disobbedirmi?!?

Eppure le avevo spiegato tutte le regole che vigevano in quella casa!

-Va' da lei, dille che se non scende immediatamente l'andrò a prendere per i capelli!-

Dwinkie annuì e sparì nuovamente, ma ci ripensai, sarei salito di persona a sentire le sue parole, l'avrei davvero trascinata con la forza se si fosse rifiutata di nuovo.

Salì le scale e arrivai davanti alla porta della sua stanza, era socchiusa, accostai un orecchio.

-... Puoi dire al tuo padrone che non scenderò mai!-

-Ma Signorina la prego...-

-No! Mi ha rapita, rinchiusa... per Merlino solo sa quale ragione, e io non ho intenzione di rendergli le cose più facili!-

-Signorina, Dwinkie le assicura che il padrone non ha nessun doppio fine... non le torcerebbe mai nemmeno un capello...- provò a dire l'Elfo.

-Di questo non ne sarei tanto sicura! Lui... lui è un mostro, è crudele e... non c'è pietà nei suoi modi o nelle sue parole... è disumano!-

Strinsi i pugni e non riuscii a trattenermi dallo spalancare la porta, la osservai impallidire alla mia vista.

-Avanti ripetilo se ne hai il coraggio- la incitai -non sei più così coraggiosa con me, eh?- la canzonai irritato.

Lei ora pensava che io fossi disumano, che fossi un mostro... mi domandai cosa avrebbe pensato non appena mi avesse visto senza cappuccio. Mi avrebbe ingiuriato? Sarebbe scappata a gambe levate?

-Non c'è bisogno che lo ripeta, visto che eri qui fuori a origliare- sembrò recuperare un po' del suo coraggio.

-Voglio sentirlo di nuovo-

-Io non ho voglia di dirlo di nuovo-

-Meglio per te! Ora cambiati e scendi a fare colazione- ordinai, notando che indossava ancora il vestito verde della sera prima.

Strinsi i denti e cercai di staccare gli occhi dalle sue curve e dalle vertiginose scollature, da cui uscivano generose porzioni di pelle candida.

-No!-

-Cos'hai detto?-

-Ho detto di no! Le parole di poco fa erano vere, sei disumano!-

-Hai trenta secondi per porgermi le tue scuse e filare a fare colazione- enunciai cercando di mantenere la calma.

-Non lo farò, né l'una né l'altra!-

-Ne sei davvero certa?-

-Preferisco morire di fame piuttosto che avere a che fare con te!-

Il suo tono insolente mi diede sui nervi, scattai -bene allora! Resterai digiuna fino a quando non ti rimangerai tutto ciò che hai detto!- mi rivolsi all'Elfo, che era rimasto a guardare in disparte, impaurito -Dwinkie, non le porterete cibo e se verrà nelle cucine le proibirete di mangiare, non toccherà cibo finchè non mi implorerà!- la guardai di sbieco.

-Questo non succederà mai!-

-Allora creperai di fame!- mi sbattei la porta alle spalle.

Quell'ingrata ragazzina avrebbe imparato con chi aveva a che fare! Presto!

Trascorsero due giorni, ma non captavo segni di cedimento, la ragazza si era impuntata a non rivolgermi le sue scuse e aveva mantenuto la parola.

Sebbene avesse molta fame, non si muoveva dalla sua stanza, dal suo letto.

Molte volte l'avevo controllata per vedere se qualche stupido Elfo traditore le stesse portando da mangiare, ma non era così.

Trascorreva le sue giornate a letto a leggere uno dei libri dello scaffale della sua stanza, senza dire una parola, senza emettere un lamento, sebbene soffrisse la fame... non lo diede mai a vedere.

Oltre a farmi infuriare, tutto questo suscitava in me un altro sentimento, un sentimento che non avrei mai pensato di poter provare nei confronti di un Weasley: l'ammirazione.

L'ammiravo, perchè non si era piegata a me, perchè avrebbe preferito spezzarsi, morire piuttosto che farlo.

Una sera mi stufai di aspettare che si scusasse, avevo capito che non l'avrebbe mai fatto, e siccome non potevo lasciarla morire di fame davvero, in un impeto di rabbia mi precipitai nella sua camera.

Stava leggendo, come al solito, il titolo del libro diceva: Les Miserables, indossava ancora l'abito verde della prima sera, segno che aveva rifiutato di mettere i vestiti che le avevo regalato.

Quando mi vide si spaventò, ma cercò di non darlo a vedere -sei venuto a scusarti con me?- alzò un sopracciglio, ironica.

Se possibile questa frase mi fece irritare ancor di più, corsi da lei e afferrandola per un polso, me la trascinai dietro.

La portai nelle cucine, la feci sedere e presi i resti della cena che avevo consumato poco meno di mezz'ora prima.

-Mangia- le misi una forchetta in mano.

Lei guardò terrorizzata prima me e poi il piatto, ma non accennò a muoversi.

-Mangia ho detto!- ancora niente, con rabbia tagliai un pezzo di pesce e, dopo averla costretta con uno stratagemma ad aprire la bocca, vi infilai il boccone, impedendo che lo sputasse.

Ella boccheggiò, cercando di dire qualcosa o di sputare, ma non gliene diedi il tempo, ripetei l'operazione fino a quando non finì la porzione.

Mi andai a sedere di fronte a lei, e la osservai tremare e singhiozzare silenziosamente.

Notai che aveva il viso rosso acceso quasi quanto i suoi capelli, anche il petto. Strano.

Le offrì un bicchiere d'acqua e lei lo bevve d'un fiato, evitando il mio sguardo.

-Posso andare adesso?- mi chiese a voce bassa.

Non le risposi, non volevo che mi piantasse in asso lì, ma se glielo avessi detto sarebbe suonato egoistico, e lei mi avrebbe odiato ancor più di prima.

Mi resi conto che forse, e dico forse, avevo sbagliato a comportarmi in quel modo, che mi ero comportato come uno zotico cafone quale non ero.

-Posso andare adesso?- ripetè a voce un po' più alta.

Non ebbi il tempo di aprir bocca, che lei si alzò di scatto e raggiunse il lavabo. Vomitò tutto ciò che le avevo fatto ingurgitare.

In un attimo le fui dietro, il minimo che potevo fare era aiutarla a non sporcarsi, quindi le tenni indietro i suoi lunghi capelli.

Quando ebbe finito, si sciacquò più volte la bocca e si asciugò le lacrime dagli occhi.

-Sono allergica al tonno...- m'informò con un filo di voce.

Ora capisco...

-Avresti potuto dirmelo...- mi schiarì la voce.

-Ho provato, ma non me ne hai dato il tempo! Eri troppo impegnato a ingozzarmi-

Non sapevo cosa rispondere, per la prima volta nella mia vita restai letteralmente senza parole.

Mi tornò in mente ciò che aveva detto di me un paio di giorni prima, “lui è un mostro, è crudele e... non c'è pietà nei suoi modi o nelle sue parole... è disumano!”.

Pensai che aveva ragione, io ero... disumano. In tutti i sensi.

-Adesso puoi andare...- lei annuì e sparì.

Mi diedi mille volte dell'idiota, era così che dovevo farla innamorare?

Continuando in questo modo non avrebbe mai provato che odio nei miei confronti.

Andai nel mio laboratorio, e presi da una vetrina un'ampolla piena di liquido rosa, poi bussai alla porta della sua stanza.

Quando non ebbi alcuna risposta, decisi di entrare -bevi questa- le ordinai... ma questa volta non perentoriamente o sgarbatamente... la mia voce era pacata, quasi rassegnata.

-Che cos'è?-

-E' una pozione antiallergica... non vorrei che ti venisse uno shock anafilattico- le porsi l'ampolla e un calice di cristallo.

Notai che il rossore si era fatto molto più visibile e si era diffuso in tutto il resto del suo corpo, inoltre delle piccole goccioline di sudore imperlavano la sua fronte. Capì che stava soffrendo e mi dispiacque.

-Che t'importa cosa mi viene?- mi rimbeccò.

Decisi di essere sincero, o almeno per quanto potevo -che tu ci creda o no, non voglio che tu stia male...- sospirai -sei qui per ragioni che non posso rivelarti, e non posso lasciarti andare per altrettanti motivi... ma una cosa posso farla, posso prometterti che non ti farò del male, in nessun modo-

Non ti torcerò mai un capello... te lo prometto.

-Perchè dovrei credere a uno che non ha nemmeno il coraggio di mostrarsi a me o di dirmi il suo nome?-

-Non lo so, però potresti provarci-

Mi guardò in modo strano, non saprei dire cosa le passò per la testa, però, forse per la sofferenza, accettò di bere la pozione. Dopo dieci minuti il rossore svanì e la ragazza si sentì meglio.

Non mi ringraziò, non che me l'aspettassi, infondo era stata colpa mia se aveva avuto la reazione allergica.

Mi avviai verso la porta, poi per un secondo esitai, vidi che mi dava le spalle -quello che è successo questa sera... non accadrà mai più, te lo prometto- feci appena in tempo a scorgerla guardarmi allibita, che richiusi la porta.

Constatato che quella era la serata delle promesse, promisi a me stesso che sarei riuscito a spezzare la mia maledizione.**


L'indomani le feci portare il vassoio per la colazione e il resto dei pasti in camera, io non l'avrei più costretta a mangiare con me, se questo non era ciò che desiderava.

Mi annoiavo, avevo l'irrefrenabile voglia di andare nella stanza della mia ospite per parlarle, anche solo per un attimo.

Volevo conoscerla meglio, udire le sue opinioni e i suoi pensieri, i suoi ricordi... e si, mi sarei accontentato anche solo di discutere con lei.

Merlino, che cosa mi stava succedendo?

Non mi ero mai interessato tanto a una ragazza, per me le ragazze servivano soltanto a una cosa, punto.

Però, però adesso era diverso, sentivo che qualcosa stava cambiando in me, non sapevo cosa, ma sapevo che in qualche modo c'entrava lei.

Ginevra Weasley.

Risi mentalmente, se pochi anni fa mi avessero detto che mi sarei interessato a una Weasley... beh, li avrei spediti in prognosi riservata al San Mungo.

Attraversai il corridoio e mi fermai davanti alla sua porta, appoggiai l'orecchio all'uscio per captare qualche rumore, ma non udii nulla. Tutto taceva.

Me la immaginai coricata nel suo letto, con quel suo vestito oscenamente scollato, i capelli vermigli sparsi sul cuscino, che leggeva.

Una fitta di eccitazione mi colse.

Strinsi i denti e mi imposi di andarmene, non sapevo cosa avrei potuto fare se fossi rimasto un altro minuto dietro la sua porta.

Andai nell'enorme salone e presi posto nello sgabello del pianoforte a coda, avevo sempre trovato conforto nella musica, quando ne avevo bisogno.

La mia mente era turbata, non riuscivo a non pensare a Ginevra, al suo corpo, alle sue parole.

Iniziai a suonare, le mie dita scorrevano veloci e armoniose sui tasti d'avorio e onice.

Ero un buon pianista e credo proprio che se non avessi scelto la strada del Mangiamorte, avrei cercato la gloria e la fama con la musica.

Avevo imparato da piccolo, a quattro o cinque anni, avevo avuto uno dei più grandi compositori del Mondo Magico a istruirmi.

Egli non mi aveva solamente insegnato a suonare le note, ma mi aveva insegnato ad amarle e corteggiarle, a sfiorare i tasti con cura, ad adorare la musica.

Suonando riuscii dimenticare ciò che avevo intorno, non c'era più la maledizione, non c'era più la suadente tentatrice della mia ospite, non c'era nulla. Nemmeno Draco Malfoy, il Mangiamorte senza pietà, c'era soltanto la musica di un ragazzo senza nome.

Stavo suonando la nona sinfonia di Beethoven, quando un rumore interruppe l'atmosfera idilliaca che si era creata, tornai alla realtà.

Guardai verso la porta, il rumore era stato un sospiro della ragazza, che ora stava appoggiata alla porta con aria trasognata e gli occhi socchiusi.

Un'altra fitta, Merlino, quanto era bella.

-No... non smettere- mi pregò -sei così bravo-

-Da quanto sei qui?- non mi ero accorto della sua presenza prima. Strano, di solito avevo sempre il controllo della situazione.

-Una decina di minuti...- ammise imbarazzata -ma ti prego, non far caso a me... continua a suonare- mi stava praticamente supplicando, quindi annuii, per farle piacere.

Ripresi a suonare, questa volta consapevole della sua presenza, impegnandomi al massimo per stupirla e compiacerla.

-Potresti accompagnarmi cantando- le proposi senza smettere.

-No, rovinerei tutto... sono piuttosto stonata-

Non ci credevo, non pensavo fosse possibile che una creatura così splendida potesse non essere intonata. Ma non dissi nulla.

Ho davvero pensato a Ginevra Weasley come splendida?!

Dopo un tempo che mi parse infinito, mi fermai e mi voltai a guardarla.

Con mio enorme sconcerto scoprì che... stava piangendo?

Merlino, come diamine era possibile che riuscissi a farla star male senza aprir bocca?

Ginevra si accorse del mio sgomento e fece mezzo sorriso -perdonami, è che... mio fratello suonava sempre per me, prima di andare a dormire... era la nostra tradizione- si schiarì la voce.

Mi chiesi quale dei tanti, sicuramente non Lenticchia, non ce lo vedevo come artista.

Suonerò per te in ogni momento, se lo vorrai... mi sorpresi a pensare.

-Ogni sera mi perdevo ascoltando le sue note... mi rilassavo, mi sentivo bene... sedevo accanto a lui nello sgabello, osservando le sue dita sfiorare i tasti... era bravo quasi quanto te, sai?- tirò su col naso.

Le offrì il mio fazzoletto senza pensarci, lei lo prese e si asciugò le piccole lacrime.

-Anche a me la musica fa questo effetto- le confessai -mi fa dimenticare tutto...-

Lei annuì, ma subito dopo fece una faccia strana, mi guardò -DM?-

Non capii a cosa si riferisse, ma poi con un tonfo allo stomaco lo realizzai, la ragazza guardava il fazzoletto che le avevo dato. Su quel pezzo di stoffa vi erano ricamate le mie iniziali.

Che idiota!

Non sapevo cosa dire, che avrei dovuto inventarmi?

Confessarle la verità su chi ero era fuori discussione, dovevo inventare una balla.

-Era il fazzoletto di mia madre... quelle erano le sue iniziali- mentii fingendomi disinvolto.

Non era molto brillante, ne ero consapevole, però fu l'unica cosa che mi riuscì sotto il suo sguardo curioso e attento.

-Perchè ce l'hai...- si fermò spiaciuta, sicuramente aveva pensato che fosse morta.

Tanto valeva continuare -è l'unica cosa che mi resta di lei-

-Io te l'ho sporcato...- esordì nel panico.

-Non ha importanza, lo laverò-

-Come... com'è morta?-

-Si è suicidata- risposi atono.

Questa era la verità, mia madre una sera si era ubriacata così tanto da perdere del tutto le capacità mentali e, nella depressione del momento, si era buttata dal balcone di camera di mio padre.

All'epoca avevo quattordici anni, non ricordo bene cosa successe, so solo che mio padre disse a tutti che era stato un tragico incidente.

Nessuno scandalo deve infangare il nome dei Malfoy, mia moglie era una stupida e non lo aveva compreso” gli avevo sentito dire a un suo amico.

-Mi dispiace tanto...- la guardai, lo era davvero -deve mancarti molto-

-Non ricordo molto di lei, era sempre troppo ubriaca per costruire un rapporto con suo figlio- ancora una volta mi stupii, non ero mai stato così sincero con anima viva.

Ginevra mi rivolse uno sguardo che la diceva lunga, mi voltai rapidamente, con l'assurda convinzione che potesse leggermi nell'anima.

-Quando è successo?-

-Quasi sette anni fa, avevo quattordici anni-

Lei aggrottò le sopracciglia -hai... ventuno anni?-

Mi diedi mille volte del deficiente, con la mia avventatezza le stavo facendo comprendere molte più cose di quanto intendessi.

-Si-

-Io pensavo... pensavo fossi molto più grande di me!- fece esterrefatta.

Fantastico, pensava ch'io fossi un vecchio pervertito pedofilo!

-Non lo sono- mi limitai a rispondere.

-Già... comunque adesso è meglio che vada, sono un po' stanca...-

-Va bene- raccolsi gli spartiti.

La vidi con la coda dell'occhio aprire la bocca un paio di volte, come se stesse per dire qualcosa, ma poi ancora un po' indecisa se ne andò senza una parola.

Magari con un po' d'impegno e dedizione, sarei riuscito a farla innamorare... forse...

-Non funziona così, sai- una voce alle mie spalle.

-Che cosa?-

-Non puoi nasconderti per sempre, lei deve vederti- la fata era categorica.

-Che differenza fa?-

-Deve vederti- ripetè -se anche s'innamorasse di te senza vederti e tu la ricambiassi... non potrebbe essere spezzata la maledizione-

-Se mi mostrassi a lei, se le permettessi di guardare la mia bruttezza... fuggirebbe, non mi amerebbe mai-

-E' un rischio che dovrai correre se vuoi spezzare l'incantesimo-

-E se ne fosse terrorizzata?- mi voltai a guardarla.

-Se non è rimasta terrorizzata dai tuoi modi, suppongo che sia più forte di quanto pensi- mi fece notare.

Aveva ragione, però...

-Mostrati a lei presto, ti restano solo sei mesi e mezzo- e dopo sparì, lasciandomi solo con i miei tetri pensieri.

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Ragazzi, scusate il ritardo ma per ora è un periodaccio...
Spero di riprendere il ritmo al più presto....

Ringraziamenti:

Dolce Lela:
grazie a te, sono felice che ti sia piaciuta:) spero che continuerà a farlo ;)
DreamGirl95: no, ti assicuro che sono io... ahahahahaah :) comunque spero continui a piacerti

Alla prossima settimana! :)

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Capitolo 6
*** By the light of the sun ***


d By the light of the sun

Passarono due giorni dalla sera in cui Faith mi aveva fatto visita, avevo visto Ginevra soltanto quando mi mettevo al piano, poiché lei veniva ad ascoltarmi.

Quando finivo, scambiavamo appena due parole e poi lei tornava nella sua camera.

Un pomeriggio però decisi che l'avrei portata fuori dal castello, ma sempre all'interno del mio terreno, a visitare la cascata.

Bussai piano alla sua porta, ancora nessuna risposta. Entrai lo stesso e mi schiarì la voce -Ti piacerebbe venire con me?-

Ginevra alzò gli occhi dal suo libro -dove?- mi chiese sospettosa.

-A pochi minuti di cammino, attraversato un piccolo bosco vi è situata una cascata... vorresti vederla?-

-E farmi uscire dalla tua proprietà? Non hai paura ch'io scappi?- alzò un sopracciglio.

-La cascata è parte della mia proprietà- l'informai.

Dovevo averle messo curiosità, poiché mi chiese di lasciarle quindici minuti per prepararsi.

Annuii entusiasta, e scesi ad attenderla nell'ingresso, nel frattempo mi feci preparare un cestino con delle provviste e due coperte dagli Elfi.

Fortunatamente fu puntuale, quindi uscimmo e ci inoltrammo nel bosco.

Mi sentivo un po' nervoso nel tragitto, non sapevo cosa dirle, volevo intavolare una conversazione, ma non avevo la benché minima idea di dove cominciare.

Mi stupii di me stesso, ero sempre stato carismatico, avevo il dono di saper inventare frasi per ogni momento o occasione, ma in quel momento avevo la mente insolitamente vuota.

Quando arrivammo lei ammirò estasiata la maestosa cascata davanti ai nostri occhi, sorrisi del suo stupore.

-Questo è tutto tuo?-

-Ogni singolo granello di polvere- confermai compiaciuto.

-Ma chi sei tu, un Marajà?!- mi guardò a metà tra l'interdetto e l'ironico.

-Non te l'aspettavi così grande, eh?- chiesi sarcastico, mentre sistemavo le due coperte l'una poco distante dall'altra.

-Mi aspettavo un laghetto melmoso, con un po' d'acqua che scendeva da una roccia...- confessò.

Risi, un Malfoy non si sarebbe mai accontentato di un laghetto melmoso, un Malfoy pretendeva il meglio.

Mi sedetti e lei fece lo stesso nella coperta vicino alla mia, restammo qualche minuto in silenzio.

-Quando ero piccolo venivo qui quando combinavo qualche guaio... mi nascondevo da mio padre- ricordai amaramente -anche se poi lui riusciva sempre a trovarmi-

Rimembravo ancora il dolore delle punizioni fisiche e psicologiche che, molto gentilmente, egli mi infliggeva.

-Probabilmente io avrei fatto lo stesso-

-Cosa, ti saresti nascosta da mio padre?- sorrisi vaneggiando.

-No, l'avrei trasformato nel mio rifugio segreto...-

-Scommetto che anche tu a casa tua avevi qualcosa del genere- buttai lì senza pensarci.

Me ne pentì immediatamente, poiché i suoi occhi di fecero tristi e nostalgici.

Il passato, la famiglia, non erano argomenti da affrontare con Ginevra Weasley.

-No... noi vivevamo in una specie di baracca, non eravamo ricchi- esordì nostalgica.

-Capisco-

Per qualche secondo stette in silenzio -però eravamo felici... eravamo una famiglia compatta, e anche se a scuola tutti ci prendevano in giro, a me non importava... avevo i miei fratelli che pensavano a difendere l'onore di tutti- fece una risatina nervosa.

Aveva ragione, ricordavo come diventavano rosse le orecchie di Ron Weasley non appena menzionavo la sua famiglia, ricordavo di come accorressero tutti in soccorso della piccola Ginny quando la prendevo in giro per i suoi vestiti o per la sua cotta per San Potter.

Mi chiesi che sentimenti provasse adesso per lui, lo amava ancora? Lo idolatrava? Lo odiava? Gli era indifferente? Probabilmente non l'avrei mai saputo.

-Sai, ti avrebbero già ucciso sapendo del mio rapimento, se loro fossero ancora...- l'udii deglutire.

Come reagiresti se ti dicessi che ho contribuito virtualmente alla loro morte? Riusciresti a perdonarmi? O mi detesteresti ancor di più?

-Puoi venire qui ogni volta che vuoi... sarà il tuo rifugio, se vorrai-

-Okay...-

Calò il silenzio e io ricordai le parole di Faith...

Deve vederti... se anche s'innamorasse di te senza vederti e tu la ricambiassi... non potrebbe essere spezzata la maledizione”

Devo mostrarmi a lei...

-Ginevra- deglutii, non ero sicuro di quello che stavo per fare.

-Si?- m'incitò, quando vide che non accennavo a continuare.

-Adesso ti mostrerò il mio viso... ma non voglio che ti spaventi, anche se appaio... in questo modo, non sono...-

Non sono cosa? … Cattivo? … Crudele? … Senza cuore? … Terrificante?

Lo sono eccome.

-Perchè dovrei spaventarmi?- mi domandò con cautela.

-Perchè... non è un volto...- umano... -beh... non sono esattamente attraente...-

Niente in me è umano, sono proprio come dicevi tu...

Presi coraggio e con molta lentezza abbassai il cappuccio, non staccando gli occhi da lei e studiando la sua reazione.

A prima vista sgranò gli occhi, non saprei dire se avesse paura, so soltanto che mi guardava.

Mi sentivo bruciare di vergogna, volevo soltanto obliviarle la mente così da farle dimenticare ciò che aveva visto quando mi ero scoperto. Ma non lo feci.

Abbassai soltanto gli occhi sul terreno, imbarazzato e timoroso per la prima volta in ventuno anni.

-Questo... sei davvero tu?-

-Si-

-Ma come...?-

-Tutto il mio corpo...- mi tolsi i guanti per farle vedere -tutto il mio corpo è fatto di argento-

Non so se fosse disgustata, la sua espressione era illeggibile, riuscivo a scorgere solo... pietà.

Lei aveva pietà di me... io le facevo... pena.

-Va bene se non ti piaccio, al tuo posto io sarei disgustato... non ho pretese, credimi... vorrei solo che tu... provassi a guardare dietro questo orrore, all'interno sono come tutti gli altri...- mi schiarì la voce, continuando a non guardarla -ho un cervello, uno stomaco, gli intestini, i polmoni e un cuore...- lei continuava a manteneva il silenzio -io non...- a quel punto non riuscì più a continuare, mi voltai e mi allontanai rapidamente.

Merlino, non mi ero mai sentito in quel modo... non riuscivo nemmeno a descriverlo.

Mi vergognavo, avrei voluto buttarmi da un dirupo o annegare nell'oceano più profondo.

-Aspetta...- mi fermai, senza avere ancora il coraggio di girarmi a guardarla, lei si mise di fronte a me e allungò la mano.

Chiusi gli occhi, aspettando di ricevere un potente schiaffone, che però non arrivò.

Li riaprii, la sua mano era poggiata sulla mia guancia, il cuore iniziò a martellarmi in petto, non mi azzardavo a muovermi.

-Non voglio farti del male, anche se appaio in questo modo...- sussurrai, guardando nei suoi profondi occhi verdi. Merlino, avrei anche potuto perdermi dentro quei labirinti smeraldini.

-Lo so, se avessi voluto farmi del male me lo avresti già fatto...- mi prese delicatamente per mano e mi riportò a sedere davanti alla cascata.

La seguì come una pecora segue il pastore, come un cane il suo padrone.

-Potremmo essere amici...- pronunciò dopo un po' di silenzio.

Amici... amici non era abbastanza per me, non dopo che lei si era dimostrata capace di non badare al mio aspetto metallico.

Eppure cosa potevo risponderle?

La situazione era già abbastanza complicata in quella maniera, se le avessi confessato che volevo di più da lei, avrebbe potuto reagir male.

Avrebbe potuto aborrire l'idea e non me la sentivo di ricevere l'ennesimo rifiuto nel giro di tre mesi.

-Potremmo...-

Ancora una volta non dicemmo nient'altro, finchè io non riuscì a trattenermi dal farle la domanda che mi ronzava in testa da quando avevo letto il dossier del detective su di lei.

-Posso farti una domanda?- chiesi educatamente.

Se anche mi avesse risposto di no, non credo mi sarei trattenuto.

-Dimmi-

-Perchè fai questo lavoro, perchè ti prostituisci?-

Non conoscevo bene Ginevra, però supponevo che avrebbe potuto trovare un lavoro migliore per vivere.

Lei guardò un punto lontano -perchè lo vuoi sapere?-

-Non lo so, ma è... degradante-

-Pensi che non lo sappia? Pensi ch'io non mi faccia schifo ogni volta guardandomi allo specchio?- fece una pausa -ma non posso evitarlo, ne ho bisogno-

-Perchè?-

-La mia intera famiglia è morta... mi resta soltanto un fratello, Fred... che è in coma da oltre tre anni...- si mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio, nervosamente -il conto dell'ospedale è salato, sai... ogni mese mi viene a costare un sacco di soldi...-

Ora capivo.

-All'inizio avevo trovato un lavoro come cameriera, ma non guadagnavo abbastanza... poi, un giorno un vecchio signore venne da me e mi propose di andare a letto con lui in cambio di trecento sterline...- un'altra pausa -ero disgustata, lo rifiutai immediatamente... col senno di poi, ci ripensai e accettai, vedendo quanto avevo guadagnato soltanto stando distesa e inerme... permettendo a lui di fare di me ciò che voleva... mi feci assumere da questo vecchio signore, l'uomo che hai conosciuto, il mio capo Simon Wood-

Ancora una volta la ammirai, l'ammirai perchè amava così tanto suo fratello da essere disposta a vendere se stessa e la sua dignità per mantenerlo in vita.

Mi sentii davvero male per lei, avrei voluto poter cancellare le sofferenze che aveva patito, ma sapevo che era impossibile.

L'unica cosa che potevo fare era: -non dovrai più preoccuparti per il conto dell'ospedale di tuo fratello, pagherò io le sue cure d'ora in poi-

-Cosa?- mi guardò sbigottita.

-E' il minimo che possa fare-

Lei non disse nulla, probabilmente sapeva che avevo ragione, l'avevo rapita, rinchiusa e le avevo impedito di lavorare per continuare a pagare la parcella.

Era davvero il minimo che potessi fare per fare ammenda.

Qualche tempo dopo la riportai nel castello, lei tornò in camera sua e io nella mia.

Mi versai un Whisky Incendiario e mi sedetti davanti al camino a osservare le fiamme danzare.

Sorrisi, tutto quello mi ricordava lei.

Chissà cosa starà facendo in questo momento...

La risposta arrivò una mezz'ora dopo, quando udii la porta della mia stanza aprirsi e richiudersi.

Mi voltai e restai folgorato.

Lei era lì, con una minuscola camicia da notte di pizzo e seta bianca, a piedi nudi e con i capelli sciolti sulle spalle.

Avrei volentieri spalancato la bocca per quanto era bella, ma mi trattenni, mentre scariche di eccitazione mi invadevano.

La osservai avvicinarsi piano e togliermi il bicchiere dalla mano, lo posò su un tavolino lì vicino, e io la feci fare, troppo stupito e incantato per muovere un muscolo.

Tornò e con un leggero movimento si fece scivolare dal corpo l'impalpabile indumento, restando completamente nuda sotto i miei occhi.

Merlino, è così perfetta...

Dopo si mise a cavalcioni sopra di me, iniziando lentamente a sbottonarmi la camicia.

Ma cos...

Che cosa stava facendo??

Vedendo che io non accennavo a muovermi, prese la mia mano e se la poggiò su un seno, anche senza il senso del tatto potevo avvertirne la morbidezza.

Strinsi i denti e tolsi la mano -cosa stai facendo?-

Lei non rispose e continuò a spogliarmi, arrivata ai pantaloni la fermai, imprigionandole le mani nella mia morsa d'acciaio.

Tutto il mio corpo bramava di lasciarla continuare, bramava di toccarla, di baciarla dappertutto.

Dovetti ricorrere a tutto il mio autocontrollo per non farlo.

-Che cosa diamine stai facendo?- ripetei a voce più alta.

-Sto pagando il tuo prezzo...-

-Il mio prezzo?- sarà che avevo la mente annebbiata dalla sua vista, dalla sua posizione sopra di me o dalla sua nudità, ma non riuscii a capire cosa intendeva.

Provò a liberarsi le mani e riprendere il suo lavoro, ma non vi riuscì, ero troppo forte per lei.

-Oggi hai detto che avresti pagato il conto dell'ospedale... nessuno fa niente per niente, non sono un'ingenua, questo lo so... quindi ti sto dando ciò che vuoi-

COSA??

Davvero aveva pensato che mi ero proposto di pagare per avere il suo corpo, lei in cambio?

Mi aveva veramente scambiato per uno di quegli uomini senza scrupoli che agivano in questo modo?!

Ma tu lo sei... sei sempre stato una persona di quel genere, hai sempre avuto un doppio fine per ogni cosa... disse una voce nella mia testa.

Lo sono, ma non con lei... mi rabbuiai.

La feci scendere dalle mie gambe e mi allontanai il più possibile.

-Non mi sono preso quell'impegno per venire a letto con te- enunciai serio, facendo dei respiri profondi per cercare di tenere a bada il mio desiderio. Le parlai senza guardarla, se l'avessi fatto anche solo per un secondo, bella com'era, nuda com'era, non sarei riuscito a trattenermi dal saltarle addosso.

Se succederà, voglio che sia perchè mi desideri anche tu come ti desidero io...

-Cos...?- mi domandò, il suo tono era esterrefatto.

-Non dovrai più essere una prostituta fino a quando starai qui con me... io ti offro la mia protezione, il mio cibo e un decente alloggio, ma che tu ci creda o no, non voglio nulla in cambio... o almeno non questo- continuavo a non rivolgerle il mio sguardo.

-Ma allora cos'è che vuoi?-

Che ti innamori di me... -la tua compagnia... se ti farà piacere, non sei costretta a stare insieme a me-

-Dici sul serio? … Insomma, non mi stai prendendo in giro per...?- si fermò.

-Non avrei motivo di prenderti in giro... come hai detto tu oggi, se avessi voluto portarti a letto l'avrei già fatto da tempo, credimi- sospirai poco rumorosamente -io non sono come tutti gli altri uomini che hai conosciuto-

-Io...-

-Adesso rivestiti, sebbene io non voglia farti nulla, se continuassi a guardarti in quella mise, non so quanto ancora riuscirei a resistere- mi schiarì la voce -sono fatto di argento, ma resto pur sempre un uomo-

Non udii risposta, soltanto dei leggeri movimenti, capii che si stava rivestendo e, dopo qualche secondo, sentii di nuovo la porta aprirsi e richiudersi.

Finalmente mi voltai, mi fiondai sul Whisky e ne bevvi altri due bicchieri, dopodiché mi spogliai per infilarmi sotto la doccia.

Mi sentivo addosso il suo profumo e questo non faceva che tormentarmi, decisi di lavarmi con dell'acqua gelida, per calmare i miei bollenti spiriti.

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Ecco qui il nuovo capitolo... Scusate tanto il ritardo...
N.B. : d'ora in poi gli aggiornamenti avverranno regolarmente ogni settimana... ma in giorni diversi! Quindi non più la domenica, ma una settimana potrei aggiornare di martedì e quella dopo di venerdì, quindi... occhio al capitolo! XD

Ringraziamenti:
 Gin_Sil: ti ringrazio, sono molto felice che ti abbia incuriosito/a e appassionato/a... spero continui su questa strada! :-) comunque più che il film ti consiglio di leggere il libro, è molto più bello a mio parere... e anche moolto diverso... :-D
funnybee: graziee! :-) anche a me piace da morire la Bella e la Bestia, è uno dei miei cartoni Disney preferiti... comunque nella storia Ginny non specifica chi suonava il piano, però quando l'ho scritta ho immaginato fosse Ron, me lo immagino molto talentuoso il Lenticchia! XD
l4lla: ti ringrazio molto :-)
DreamGirl95: ahahahahahahahahahaha addirittura?? Che dire, spero proprio che anche questo capitolo ti abbia fatto quell'effetto! XD comunque grazie mille, sono lieta che ti piaccia


Alla prossima settimana! :-)


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Capitolo 7
*** Serendipity ***


o Serendipity

L'indomani qualcosa era cambiato, lo si sentiva dall'aria, ma lo capii veramente solo quando, seduto a fare colazione come ogni mattina, mi vidi spuntare Ginevra.

-Buon giorno- mi salutò sorridendo.

Con mio sommo stupore la vidi prendere posto di fronte a me e servirsi delle numerose pietanze presenti sul tavolo.

Farfugliai una risposta, ancora troppo incredulo.

Questo non fu l'ultimo episodio, da quel momento iniziò a consumare i pasti insieme a me, a restare a chiacchierare con me... a cercare la mia compagnia.

Era come se la sera in cui l'avevo rifiutata, rimandandola nella sua stanza, fosse successo qualcosa, come se lei fosse cambiata.

Di una cosa ero assolutamente certo, il suo atteggiamento e il suo comportamento con me erano mutati.

Era gentile, educata, spontanea, non aveva paura quando la sfioravo, poi scherzava con me... era diversa da prima.

Prendemmo a passare le giornate insieme, a giocare a scacchi o a carte, mi mostrò un sacco di giochi di prestigio con queste ultime, era davvero abile.

Mi spiegò che erano stati i suoi fratelli, i gemelli, a istruirla in quel campo quando era ancora una bambina.

A volte passavamo le ora semplicemente a parlare.

Mi stupii, aveva davvero un buon bagaglio culturale, conosceva la letteratura, i grandi classici, il folklore e la storia, babbana e del nostro mondo.

Un giorno mentre stavamo facendo un'escursione nella mia proprietà, sentimmo dei lamenti. Sembrava più un uggiolio di un cane o qualcosa di simile.

Lei, curiosa com'era si fiondò a vedere da dove proveniva, ma io ero guardingo, le imposi di stare dietro di me, cosicchè in caso di rischio avrei potuto farle da scudo e proteggerla. Anche se questo non glielo spiegai.


You say  [Tu dici ]
You're not gonna fight  [che non hai intenzione di combattere]
'Cause no one will fight for you  [perchè nessuno combatterà per te]

-Ma perchè devi andare avanti prima tu?- borbottò seccata.

-Perchè io sono il padrone del terreno, quindi ho la precedenza- la sentii sbuffare contrariata.

Ci avvicinammo con cautela, nonostante le lamentele di Ginevra, e quasi risi quando scorsi la fonte della mia preoccupazione.

Un cucciolo di lupo piangeva poiché si era incastrato in un cespuglio di rovi.

Ginevra si fiondò a liberarlo, il lupetto scodinzolante, le leccò le dita come per ringraziarla.

-Guarda un po'... è proprio vero che agli animali manca soltanto la parola- disse mentre ci giocava.

La guardai, in quel momento sembrava proprio una ninfa dei boschi, se ci fosse stato un pittore avrebbe sicuramente colto l'attimo e dipinto quello che sarebbe diventato un capolavoro inestimabile.

Peccato che io non ero pratico di pittura.

-Possiamo tenerlo? Ti pregoo... me ne occuperò io... ti prego- mi guardò con occhi luccicanti, in quell'istante mi sembrò una bambina -ti prego, non ho mai avuto un cane-

And  you think  [e pensi]
There's not enough love  [che non c'è abbastanza amore]
And no one to give it to [e nessuno a cui donarlo]

-Guarda che quello non è un cane, è un lupo- l'informai con fare da saccente.

-A maggior ragione, mi piace ancora di più- sorrise mentre gli accarezzava la testolina.

-Guarda che richiede molta cura, e poi sporcherà ovunque...- immaginavo già i miei pregiati tappeti persiani pieni di bisogni, i pavimenti in marmo e parquet rovinati. Mia madre si sarebbe rivoltata nella tomba.

-Ti pregoo...- mi supplicò.

-Va bene, ma lo terrai nella tua stanza... non voglio quel sacchettino di pulci in giro per il castello- acconsentii a metà tra il serio e il faceto.

-E' fantastico! Non te ne pentirai, giuro!-

Ne dubitavo, odiavo tenere in casa gli animali, mi sembravano sempre sporchi, però la voglia di farla felice era troppo forte per poter resistere.

-Ora dobbiamo trovargli un nome!- aggrottò la fronte, pensierosa -aiutami no?-

-Oh no, il lupo è tuo, spetta a te dargli il nome- me ne lavai le mani.

-Ma guarda che papà antipatico che hai...- parlò rivolta all'animaletto, perso a giocare con le sue dita.

-Papà?- alzai un sopracciglio.

Eppure mi piaceva l'idea... noi due uniti, lei la madre e io il padre, anche se di un cucciolo di lupo.

Mi faceva sentire più vicino a lei in un certo senso.

E' ufficiale, sono diventato patetico...

-Si, adesso noi siamo la sua famiglia...-

-Io padre di un animale?!- mi finsi indignato -io Dr...- mi fermai appena in tempo, stavo sconsideratamente rivelandole chi ero. Che idiota!

La ragazza non sembrò farci caso, era troppo impegnata a pensare a un nome -trovato! Ti chiamerò Serendipity!-

-Serendipity?-

-Si, vuol dire incontro fortunato, casuale-

-So cosa vuol dire, ma non ti sembra un po'... orrendo per un lupo? E comunque è maschio o femmina?-

-Maschio... ed è perfetto come nome- lo prese in braccio -portiamolo a casa, si sta facendo buio-

Io annuii senza nemmeno capire, lei aveva detto casa segno che stava bene al castello, insieme a me... per lei quella era casa.

Rientrammo e cenammo, poi mi misi a suonare mentre lei accarezzava il quadrupede. Ero quasi geloso delle attenzioni che gli riservava.

Risi di me stesso, geloso di un cucciolo?! Tsk!

And you're sure  [e sei sicuro]
You've hurt for so long  [di aver fatto del male così a lungo]
You've got nothing left to lose  [da non aver lasciato niente da perdere]

Pensai che anche il nostro era stato un incontro fortuito, anche se non esattamente casuale.

Anche noi eravamo vittime di un Serendipity.

-Tratti quel coso meglio di me, crescerà viziato- mi lamentai scherzosamente.

Le gettai uno sguardo, avevo posizionato uno specchio sul pianoforte, cosicchè quando suonavo potevo guardarla mentre era seduta nel divanetto dietro di me.

-Lui lo merita- mi fece una linguaccia.

-Io no invece?-

-No, tu mi hai rapita e tenuta in ostaggio-

Ci restai un po' male, non perchè lo avesse detto, sapevamo che era vero, però per me non era più una prigioniera ormai, per me lei era... lei era di più... era la donna che amavo. Ecco lo avevo concretizzato.

Mi ero innamorato di lei come un babbeo. Fantastico.

You say the weight of the world  [tu dici che il peso del mondo]
Has kept you from letting go  [ti ha trattenuto dal lasciarlo andare]

Io che provo dei sentimenti per Ginny Weasley... non l'avrei mai nemmeno sognato.

Dovetti fare una faccia strana, poiché lei si affrettò a spiegarsi, sembrava dispiaciuta -cioè... io intendevo... si, eh...-

-Va bene... sono consapevole delle mie azioni- dissi atono.

And you think  [e pensi ]
Compassion's a fault  [che la compassione sia una colpa]
And you'll never let it show  [e non la mostrerai mai]

-No, tu hai equivocato le mie parole...- sospirò frustrata -io sto bene qui, davvero... mi trovo bene anche con te, mi diverto e mi sento...- si fermò -all'inizio ti odiavo, mi facevi paura... tanta paura- distolse lo sguardo dallo specchio.

-E ora, mi odi ancora? Ti spavento ancora?-

And you're sure  [e sei sicuro]
You've hurt in a way  [di aver ferito in un modo]
That no one will ever know  [che nessuno conoscerà mai]

-No, sei una delle persone migliori ch'io abbia mai conosciuto... non potrei mai detestarti, non potrei mai aver paura di te-

Smisi di suonare -anche se appaio in questo modo?- indicai il mio riflesso nello specchio della parete.

-Non mi importa di come appari, io so quello che sei-

No, tu non lo sai Ginevra... non ne hai idea... non puoi nemmeno immaginare le cose che ho fatto... i delitti che ho commesso... io non sono affatto una delle persone migliori che tu abbia mai conosciuto... sono la peggiore che potessi mai avere la sventura di conoscere...

Mi rabbuiai.

La ragazza lo notò e mi chiese preoccupata: -ho detto qualcosa che non va?-

-No, no affatto, è solo che...- sospirai -lascia stare, non ha importanza- ripresi a suonare.
 Ma lei sembrava aver capito i pensieri che mi passavano per la mente, poiché mi disse: -so cosa sei, so che sei un Mangiamorte... però io so che sei diverso... sei migliore di loro, ne ho la certezza-

But some day  [ma qualche volta]
The weight of the world  [il peso del mondo]
Will give you the strength to go [ti darà la forza di andare avanti]

-Io non ne sarei tanto sicuro- la mia voce era un sussurro, ma lei la sentì ugualmente.

-Io si, ma non mi stupisce... una volta ho assistito a un atto di bontà da parte di un Mangiamorte, una cosa che non ritenevo possibile... uno di loro una volta mi salvò la vita-

Il cuore prese a battermi, intuii di cosa stava parlando, ma la incitai a continuare.

Hold on  [tieni duro]
The weight of the world [il peso del mondo]
Will give you the strength to go  [ti darà la forza di andare avanti]

-Quando sono stati uccisi i miei cari, quattro anni fa, io ero in casa insieme a loro... mio fratello Ron mi aveva chiusa nell'armadio, per nascondermi... pochi secondi dopo entrò qualcuno e lo uccise, io vidi tutto da una fessura...- si fermò qualche attimo -con la forza della disperazione riuscii a liberarmi e raggiunsi il suo corpo senza vita, steso sul pavimento, erano tutti morti, Ron era l'ultimo... a parte me.- fece una pausa, ricordando -Mi cercarono ovunque... riuscivo a sentirli, ma non mi importava... volevo che mi trovassero, volevo che mi uccidessero... non mi interessava di sopravvivere ora che avevo perso la mia famiglia- si schiarì la voce -e qualcuno mi trovò, un Mangiamorte alto, che mi guardò con altezzosità... lo supplicai con lo sguardo di uccidermi, ma contro ogni mia aspettativa lui non lo fece, anzi urlò ai suoi compagni: “qui non c'è, andiamocene” e se ne andò-

Ringraziai di averlo fatto, di aver scelto quel momento per compiere l'unica buona azione della mia vita. Anche se le intenzioni erano tutt'altre.

-Conosci l'identità di quell'uomo?- m'informai più per educazione che per altro, sapevo che non avrebbe mai potuto riconoscermi, non mi aveva visto.

So hold on  [quindi tieni duro]
The weight of the world  [il peso del mondo]
Will give you the strength to go  [ti darà la forza di andare avanti]

-Portava la maschera argentea sul viso e c'era buio nella stanza, però... ho un'ipotesi, dalla voce... mi è sembrato Draco Malfoy-

-Draco Malfoy?- ero allibito, io non immaginavo...

-Si, lo so che è assurdo... so chi è, quello che è... li leggo i giornali... però potrei giurarlo, era la sua voce fredda e intimidatoria-

Non riuscivo a crederci, mi aveva riconosciuto...

-E secondo te perchè uno come Draco Malfoy avrebbe fatto una cosa del genere?-

-Non lo so... forse per pietà o forse ero troppo insulsa per essere uccisa... o perchè avrà pensato che non meritavo la morte, che dovevo vivere soffrendo la mancanza della mia famiglia-

Ancora una volta mi stupii di quanto quella ragazza sapesse leggermi dentro, anche se portavo una maschera.

-Sai, all'inizio l'ho odiato per questo...- esordì dopo un po'.

-Come odiavi me?-

-No, molto di più... lo odiavo perchè quel giorno maledetto avrei voluto morire anch'io...-

-Non voglio che tu dica una cosa simile...-

-Ma è la verità, io dovevo morire insieme agli altri- fece un profondo sospiro -nei giorni successivi, un paio di volte provai a togliermi la vita... ma non ebbi successo- mi mostrò una grossa cicatrice nella parte interna del polso sinistro -ci rinunciai solo quando appresi che Fred era vivo, anche se in coma-

Ringraziai mentalmente qualsiasi entità l'avesse protetta dal suicidio, pensando che probabilmente se lei fosse riuscita nel suo intento io non avrei mai provato nulla di simile per nessuna.

-Se mai mi capiterà di rincontrare Draco Malfoy lo ringrazierò... anche se sicuramente lui mi riderà in faccia-

Sono io che ringrazio te...

-Magari no...-

-Lo conoscevo ai tempi della scuola, fidati lo farebbe-

-Forse adesso è cambiato...-

-Non credo-

-...-

-Comunque sia, quello di Draco Malfoy è stato un gesto buono, quindi io credo che esistano i Mangiamorte non crudeli... o almeno che essi posseggano un'anima-

-Come puoi avere tanta benevolenza per noi dopo ciò che ti abbiamo fatto?-

-Io so soltanto che tu sei diverso... degli altri non ne ho la minima idea-

Cosa diresti se ti confessassi che io sono quello che ti risparmiò la vita per farti soffrire, per cattiveria? Cosa diresti se sapessi che io sono Draco Malfoy?

-A proposito... c'è una cosa che vorrei chiederti...-

-Tutto quello che vuoi...-

-Tra una settimana ricorre il quinto anniversario della loro morte... e ogni anno mi reco al cimitero a far loro visita...- sapevo dove voleva andare a parare -potrei... si, insomma vorrei rispettare la tradizione...- poi si affrettò a dire -naturalmente tu potrai venire con me per assicurarti che io non fugga o altro...-

-Va bene... ti accompagnerò al cimitero tra una settimana- acconsentii.

Avevo paura a lasciarla andare da sola, avevo il timore che non sarebbe mai più tornata da me.

Lo so, era piuttosto egoistico da parte mia, ma avevo bisogno di lei.

Just hold on  [tieni semplicemente duro]
The weight of the world  [il peso del mondo]
Will give you the strength to go  [ti darà la forza di andare avanti]

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DreamGirl95: addirittura la rileggi sempre?? Non sai quanto io ne sia felice! Ho quasi gli occhi lucidi! XD :-)

hermione59: si, quel cartone della Disney è uno dei miei preferiti... quindi ho pensato di fare questo "esperimento"... comunque eh si, quando l'amore colpisce... nemmeno un Malfoy può fingere o provare a fuggire! XD ad ogni modo, mi sa che dovrai aspettare un pochino prima di vedere la reazione di Ginny alla scoperta della sua vera identità... ma ora vado perchè se no corro il rischio di sbilanciarmi un pò troppo! ahahahahah

Alla prossima!!

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Capitolo 8
*** My biggest regret ***


l

                                                   My biggest regret

Il mattino seguente uscimmo di nuovo a fare un giro per i boschetti della mia proprietà, a Ginny piacevano i paesaggi rurali.

Stavamo discutendo di arte, per lei Picasso era “il pittore dei pittori”, mentre per me, che ero un po' all'antica, il più grande di tutti era Michelangelo.

-Oh certo per te che hai il sangue blu... ma per me Picasso è insuperabile- subito dopo aver fatto quest'affermazione, non vedendo una radice di un albero un po' più rialzata, Ginevra cadde.

Inutile dire che mi precipitai da lei -ti sei fatta male?-

Lei rise -no... anche se sono caduta come una pera cotta-

-Ma tu sei una pera cotta- risposi sollevato -vedi, questo è ciò che succede a parlare a sproposito- la presi in giro.

Mi riservò un'occhiataccia e io sorrisi, poi provò ad alzarsi, ma fece una smorfia di dolore. Con un rapido movimento la presi in braccio.

-Posso farcela da sola- protestò.

Guardai le sue mani insanguinate e il suo ginocchio sbucciato, che si intravedeva nei pantaloni strappati.

Non le diedi retta e cominciai a camminare in direzione del castello.

-Dico sul serio, ce la faccio-

-Non credo, le ferite ti faranno molto male e se ti lascio quella al ginocchio potrebbe aprirsi ancor di più-

-Quale ginocchi...?- si guardò la gamba sinistra e storse il naso -non ti sfugge nulla, eh? Io non l'avevo nemmeno notato...-

-Non ti fa male?-

-Un po', ma la mia mente era concentrata sul dolore delle mani-

Arrivati al castello la portai nel mio studio e la sedetti nella scrivania, presi le pozioni medicamentose che usavo di ritorno dalle battaglie, quando ero ferito.

Le disinfettai le mani e gliele fasciai, così come feci con la sua gamba, poi notai il suo sguardo strano -che c'è?-

-Niente, è che... era da molto che qualcuno non si prendeva tanta cura di me- arrossì imbarazzata.

Sorrisi, pensando che avrei potuto farlo anche tutta la vita, non era un lavoro che mi pesava.

-Ultimamente ho frequentato uomini che... beh non erano esattamente come te-

-Ma per fortuna adesso ci sono io-

-Già...-

-Era mio fratello Fred a curarmi le ferite, sai- sorrise al ricordo -la maggior parte di esse me le procuravano lui e George, con i loro scherzi, però poi quando piangevo... trovavano sempre il modo per farmi ridere...- fece una pausa, ricordando qualcosa, -ad esempio, una volta mi fecero cadere nel fieno, mi ero fatta davvero male e stavo singhiozzando dal dolore... quindi loro vennero da me e mi regalarono un pupazzetto di pezza che rappresentava Percy...- rise -dicevano che dovevano provare col vodoo-

-Doveva essere bello...-

-Cosa, il pupazzo? Era orrendo, con qualche filo di lana rossa per capelli-

-No, intendo... avere dei fratelli-

-Si, era fantastico...- distolse lo sguardo da me -a volte mi mancava l'aria, Merlino, in quella casa non si era mai soli e non conoscevano la parola privacy... però mi mancano, darei tutto per rivivere quel caos- sorrise tristemente.

Se potessi...

-Abbiamo finito Signorina Weasley- enunciai con fare professionale -le cambierò le fasciature una volta ogni tre giorni-

-La ringrazio dottore-

Restammo così, in silenzio per qualche minuto, indecisi sul da farsi, poi lei si congedò.


**

Arrivò il giorno della nostra visita programmata al cimitero, “per salutare i parenti, per non dimenticare”, a suo dire.

Le cambiai le fasciature, le ferite stavano già cicatrizzandosi, meno gravi di quanto avessi presupposto.

Al mattino presto avevamo raccolto dei fiori, per posarli sulle loro tombe, Ginny si vestì con un vestito nero e un mantello del medesimo colore.

Anche io indossavo abiti scuri, i guanti di pelle e un cappuccio calato sul viso, per non mostrare la mia sgradevolezza.

Con una Passaporta incantata dai miei Elfi, ci materializzammo davanti al cancello di ferro del cimitero di Londra.

Vidi Ginevra esitare e le chiesi se andava tutto bene.

-Si, l'ho già fatto altre volte...- sospirò ed entrò.

Stay out of the light
Or the photograph that I gave you
You can say a prayer if you need to
Or just get in line and I'll grieve you


Facemmo un po' di strada, vi erano centinaia di tombe in quel posto, infine arrivammo a un mausoleo privato.

La mia ospite mi spiegò che era stato offerto da Silente, per tenere la famiglia unita anche nella morte. Entrammo.

Mi guardai intorno, vi erano numerose bare di marmo bianco, con le foto di tutti i familiari morti della ragazza, in alto una scritta in oro recitava: “In onore della patria, in onore del bene, la morte non sarà morte”

Another night and I'll see you
Another night and I'll be you
Some other way to continue
To hide my face

Guardai Ginevra sistemare, con mani tremanti, i fiori nei vari vasi e accendere le cinque candele che aveva portato.

Poi giunse le mani e pregò.

Non avevo mai visto pregare nessuno in vita mia, né lo avevo fatto io stesso, nella mia famiglia o nella nostra cerchia di amici, nessuno era credente.

Mio padre mi aveva insegnato a credere soltanto al potere, alla bellezza della distruzione e all'egoismo.

Lucius Malfoy non poteva accettare l'idea che esistesse un dio più grande e potente di lui.

Osservandola pregare così, con tanta concentrazione e tristezza, mi parve una di quelle donne benedette che avevo visto dipinte nelle chiese.

Pregava e piangeva in silenzio, straziata dal dolore del ricordo.

Another knife in my hands
A stain that never comes off

Mi sentii fuori luogo lì, ero stato spettatore della loro morte, vi avevo contribuito, avevo riso mentre i loro corpi crollavano per terra senza vita, mi ero beato e avevo gioito della loro dipartita.

Ed ora ero in quel posto, a visitare le loro tombe, innamorato della loro figlia e della loro sorella.

Se lei sta soffrendo è anche colpa mia...

D'un tratto mi sentii soffocare, una sensazione sconosciuta stava invadendo la mia anima, qualcosa che non avevo mai provato prima, qualcosa di cui precedentemente ridevo e schernivo: il senso di colpa.

Mi sentivo in colpa per la loro morte, per la sofferenza che avevo causato a Ginny e a tutti quelli che veva amato, mi sentivo in colpa per ciò che ero.

The sheets
Clean me off
I'm so dirty babe

Perchè anche se non avevo lanciato l'Avada Kedavra io medesimo, non mi ero opposto quando altri lo avevano fatto.

Ero complice del loro omicidio.

Il terreno mi mancò sotto i piedi quando ricordai tutte le vittime che avevo mietuto.

Avevo tolto madri, padri, sorelle, figlie, fratelli, figli, nipoti, zii... senza curarmi di nulla, solo beandomi della mia spregiudicatezza.

Mi sentivo potente quando lo facevo, mi sentivo un bambino monello che giocava con la sua lente d'ingrandimento e le formiche, decidendone il diritto di vita o di morte.

Peccato che quelli che avevo assassinato io non erano formiche, erano vite umane a cui non avevo mai dato il giusto valore.

The kind of dirty where the water never cleans off the clothes
I keep a book of the names and those

Faith aveva ragione, ero malvagio e senza pietà, non meritavo di vivere.

La mia nascita aveva portato solo dolore e morte nel mondo, proprio come mi aveva sempre augurato mio padre.

Siamo Malfoy, siamo al mondo per arricchirlo di morte e distruzione... per cospargerlo di dolore...”

Io l'ho fatto, l'ho fatto per tanto tempo... siete orgoglioso di me, padre?

Siete fiero di vostro figlio che non sa far altro che uccidere e torturare?

Probabilmente si, sicuramente è l'unico sentimento che abbiate mai provato per me...

O per voi stesso, che avete generato ed educato un demonio.

Only go so far
'Til you bury them
So deep and down we go

Il mausoleo iniziò a girarmi intorno, mi mancò l'aria e un mal di testa terribile mi colse.

Dovetti uscire immediatamente per riprendermi un po'.

Touched by angels
Though I fall out of grace
I did it all so maybe
I'd live this everyday

Chiusi le palpebre e feci dei profondi respiri, l'aria pungente e fresca della città mi fece sentire poco meglio, anche se la mia mente era ancora turbata.

-Ehi, va tutto bene?-

Another knife in my hands
A stain that never comes off
The sheets
Clean me off
I'm so dirty babe

Evidentemente la ragazza si era accorta del mio stato e mi aveva seguito fuori.

La guardai, aveva gli occhi rossi e lucidi, e uno sguardo preoccupato -va tutto bene?- mi ripetè con più lentezza.

Io non merito di essere guardato da te... io non merito la tua cortesia e preoccupazione, ma solo il tuo disprezzo...

I'm so dirty babe
It ain't the money and it sure as hell ain't just for the fame
It's for the bodies I claim and lose

-Non lo so...-

-Ti mancava l'aria?- mi sfiorò una guancia.

Ora mi manca...

-No, è complicato da spiegare... torna pure dentro, ti aspetto qui fuori-

-Se c'è qualcosa che non va... sai, se non ti senti bene, possiamo tornare a casa...-

Non lo merito...

And we'll all dance alone
To the tune of your death
We'll love again
We'll laugh again
And it's better off this way...

-Ginny... cosa faresti se ti dicessi che li ho visti morire?- la scorsi trattenere il fiato -se ti raccontassi di come non li ho soccorsi mentre stavano per perdere la vita? Di come non li ho salvati...-

Studiai la sua espressione, era attonita, aveva ripreso a piangere -no, tu non potevi fare nulla per loro... se Voldemort avesse... tu non avresti potuto salvarli- tirò su col naso.

-Avrei potuto oppormi... avrei potuto combattere per loro... ma non l'ho fatto, non mi interessava... desideravo che morissero.

And never again
And never again
They gave us two shots to the back of the head
And we're all dead now...

-Perchè mi stai dicendo tutto questo?-

-Perchè non voglio più fingere, voglio che tu sappia la verità su che razza di uomo sono-

-Io so chi sei, sei gentile e premuroso, sei buono- scosse la testa.

-Sono uno dei peggiori Mangiamorte che esistano al mondo...-

-Non... io non ci credo-

I tried,
One more night
One more night
We will
Laugh out
Cry out
Laugh out loud

-Ho assistito all'assassinio della tua famiglia, non li ho salvati...- ripetei flemmatico.

-Non importa... ti sei pentito, sei cambiato...- tirò su col naso.

-E se così non fosse?-

-Lo è- ne era convinta.

-Quando tuo fratello Ron è morto ho pensato: “mi dispiace che sia morto solo perchè non ho potuto ucciderlo io stesso”... come la metti?-

Le lacrime rigavano copiose nelle sue guance pallide -è passato tanto tempo...-

I tried
Well I tried
Well I tried
'Cause I tried
But I lied
I lied

-Comunque sia di troppe atrocità mi sono macchiato, cose per cui non potrò mai essere perdonato-

-Invece si... io ti perdono- mi prese la mano.

I tried
And we'll love again
We'll laugh again
We'll cry again

-Se sapessi le cose che ho fatto... non la penseresti in questo modo, avevi ragione tu, io non sono umano... sono un mostro- tolsi la mia mano dalla sua presa. Non volevo infangarla con il mio putridume.

-No! Non è vero! Mi hai accudita e ospitata, e...-

-Ti ho rapita per il mio stupido egoismo!-

-Non importa, perchè io...- non seppi mai cosa stesse per dirmi, poiché esordì -Ma cosa...?!- Ginevra stava osservando sgomenta un punto poco distante, seguii il suo sguardo.

A pochi metri da noi vi era un uomo che poteva avere si e no venticinque anni, camminava con un bastone da passeggio, ma si vedeva che non lo faceva per moda, gli serviva per reggersi in piedi.

Sul volto esibiva una miriade di cicatrici, oltre che a un'espressione a metà tra il commosso e l'incredulo. E, dettaglio da non trascurare, aveva i capelli rossi.

-Oh mio... FRED!- esclamò e corse ad abbracciarlo.

L'uomo la strinse contro il suo petto e singhiozzarono all'unisono.

-Ginny... la mia piccola sorellina...-

-Tu eri in coma, i dottori mi avevano assicurato che c'erano pochissime possibilità che ne uscissi...-

-Ho la pelle dura-

-Mi sei mancato così tanto...- lo riabbracciò.

-Anche tu piccola... ma che cosa ci fai tu qui?- poi sembrò accorgersi della mia presenza, calai ancor di più il cappuccio scuro sul mio viso.

L'uomo uscì la sua bacchetta, pronto a colpirmi, quando la ragazza glielo impedì -no! Lui non è... lui mi ha aiutata in tutto questo tempo...-

-Davvero?!- Fred osservò irritato le fasciature alle mani e alla gamba della sorella.

-Si, non è stato lui... sono caduta-

Sicuramente suo fratello pensò la stessa cosa che pensai io, quella era la classica menzogna che si inventavano le donne quando avevano paura o volevano proteggere qualcuno. Anche se questa volta era la pura verità.

-Ginny... chi è lui? Ti sta facendo del male?- mi indicò -se è così, basterà una tua parola e io lo ammazzerò!-

Aspettai in trepidazione la risposta della ragazza.

-No! Fred, lui è un mio amico!-

Benchè fossi felice di quello che gli aveva detto, non lo ero abbastanza, io volevo che lei mi amasse, anche se non lo meritavo affatto.

Mi voltai dall'altra parte, perdendomi il resto della conversazione.

Non volevo sentire, volevo solo andarmene, far sparire il dolore che provavo, volevo tornare indietro e cambiare tutto ciò che avevo compiuto e finalmente meritare di stare al fianco di Ginevra.

And we'll dance again
And it's better off this way
So much better off this way
I can't clean the blood off the sheets in my bed!

Oltretutto mi sentivo un intruso in quel luogo, come un diavolo in paradiso.

Mi chiesi quante di quelle tombe erano dovute alla mia mano devastatrice. Forse tutte quante.

Mi sentivo il terzo in comodo a guardarli abbracciarsi e ritrovarsi, a vedere l'amore che provavano Ginny e suo fratello Fred l'uno per l'altra.

Cominciai ad allontanarmi a grandi passi, io non facevo parte della famiglia della ragazza.

Io non facevo parte dei suoi segreti e dei suoi affetti.

-Che cosa fai?-

Mi girai, Ginevra era a pochi passi da me, aveva il fiatone e le guance rosse, doveva aver corso per raggiungermi.

Anche in quel modo mi sembrò la creatura più bella che avessi mai visto.

Senza una ragione precisa, mi tornò in mente il film che avevo visto insieme a lei poche sere prima, “Vi presento Joe Black”.

Ripensai a come Joe avesse rinunciato alla sua felicità per quella della donna che amava.

Non sarebbe mai felice con me... io sono il peggio che le potesse capitare, lei merita di meglio... lei merita il meglio...

-Puoi andare, sei libera- esordì con una voce che non mi sembrò nemmeno la mia.

-Cosa?- era incredula.

Non posso rovinare l'unica cosa bella della mia vita...

-Torna da tuo fratello, è lui la tua famiglia... saprà prendersi cura di te- deglutii -è quello il tuo posto-

-Ma... tu cosa farai?-

-Me la caverò...- proverò a sopravvivere...

-Io non posso lasciarti solo, tu ti sei preso cura di me...-

-Era il minimo che potessi fare dopo quello che ho fatto- guardai Fred che la stava aspettando poco distante, mi stava scrutando, pronto a lanciarmi una maledizione alla mia prima mossa falsa, -vai Ginevra... ti auguro tutta la felicità di questo mondo-

Lei stava piangendo -io... non so nemmeno il tuo nome...-

Le asciugai una lacrima con un dito inguantato -non ha importanza... “che cos'è un nome? Ciò che noi chiamiamo rosa, se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe lo stesso profumo”- citai Shakespeare, sapevo che le piaceva.

-Ti prego, dimmi almeno come ti chiami...- insistette.

-E' meglio di no, così farai prima a dimenticami-

-No, io non potrei mai...-

-Dimenticami- fu la mia ultima parola per lei, dopo presi la Passaporta e me ne tornai al castello, con ancora la sua immagine impressa a fuoco nella mia mente.

Lei starà con suo fratello, le sue ferite guariranno, non penserà più a me o al suo passato... e lei... sarà felice.

Proprio come merita.

And never again
And never again
They gave us two shots to the back of the head
And we're all dead now*


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* I never told you what I do for living - My Chemical Romance

*Canzone capitolo precedente: Robotboy - Linkin Park

Ringraziamenti:

Chiara97: ti ringrazio di cuore...  ;)

hermione59:  eh si, le adoro anche io... sono contenta che la mia storia ti faccia provare tante emozioni, davvero... uhm... penso che Draco  non abbia gradito poichè... beh è un animale quello e lui è un essere superiore U.U XD

Alla prossima!

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Capitolo 9
*** Blaise ***


i                                                            Blaise


Erano passate quattro settimane dalla mattina al cimitero, quattro infinite, vuote e inutili settimane.

Quando ero riapparso al castello, mi ero rinchiuso in camera mia e buttato sul mio letto, dal quale non mi ero più mosso.

Non avevo lasciato la mia stanza perchè sapevo, sapevo che se fossi uscito, sarei andato a controllare la camera da letto di Ginevra, per capire se era stato tutto uno spaventoso incubo.

O per vedere se potevo incontrare ancora quegli occhi di smeraldo e quel sorriso caloroso.

Non avevo voglia di far nulla, il cibo era ancor più insapore, le giornate ancor più lunghe da quando lei non c'era più.

Nulla oramai aveva senso.

Avevo toccato il fondo. E il peggio era che sentivo che potevo ancora precipitare più sotto.

Mi sentivo vuoto... incompleto, come se mancasse una parte vitale del mio corpo.

Non mi importava più nemmeno di spezzare l'incantesimo della fata, sapevo che senza lei non ci sarei mai riuscito, e se non potevo avere la donna che amavo, tanto valeva restare di metallo per tutta la vita. Non mi interessava.

Passavo il mio tempo a contemplare la maledetta rosa, alla quale era rimasto soltanto un petalo, e accarezzare Serendipity, cercando pateticamente tracce del suo tatto.

Udii un leggero bussare alla mia porta, lo ignorai, ero nel bel mezzo di una seduta di autocommiserazione e non volevo assolutamente essere disturbato, per nessunissimo motivo.

Il bussare si fece più insistente e leggermente più rumoroso.

-Vattene via!- urlai.

-Ma Signore... c'è un'ospite qui per voi, sta aspettando in biblioteca- mi rispose uno dei miei Elfi Domestici.

Un'ospite?

Chi dannazione osava intromettersi nella mia solitudine?!

Di colpo un assurdo pensiero mi venne a mente... mi alzai immediatamente e aprii la porta.

Possibile che fosse Ginevra che si fosse accorta di quanto gli mancavo e quanto importante fossi per lei, che avesse scelto di mollare tutto e tornare da me?

Subito il mio entusiasmo si spense, questo era impossibile.

Primo, perchè lei non provava alcun sentimento nei miei confronti, secondo, perchè non conosceva l'ubicazione esatta del posto in cui stavo.

Tutte le volte che ci eravamo mossi l'avevamo fatto con Passaporte apposite.

-Chi diamine è?- domandai irritato all'Elfo.

-Si è presentato come un vostro amico-

-Io non ho amici!- esclamai, ma dopo aver raccolto dalla poltrona uno dei miei mantelli scuri e averlo successivamente indossato, raggiunsi la biblioteca.

Fui stupito dal vedere la persona che era arrivata in casa mia, era davvero l'ultima che mi aspettassi di vedere lì.

Pensavo fosse all'estero...

-Draco, sei tu?!- mi chiese quello, aggrottando le sopracciglia castane.

-Blaise, ma cosa ci fai tu qui?-

Il mio ospite, Blaise Zabini, in piedi vicino al caminetto, mi sorrise e fece qualche passo verso di me.

-Ho udito una notizia strana e sono venuto a vedere... aspetta un momento, perchè sei conciato in quel modo? Sei appena tornato da una battaglia?-

-No, niente del genere...- scossi la testa.

-Beh, allora levati quel cappuccio, no?-

Chissà come reagirebbe...

Decisi di farlo, ero stanco di nascondermi, se avesse avuto paura... beh, tanto peggio per lui, a me non importava più ormai.

-Adesso lo tolgo, ma non impressionarti- lo avvertii senza particolari inflessioni nella voce.

-Perchè dovrei impressionarmi? Sopporto la tua brutta faccia da figlio di papà da decenni oramai- sghignazzò.

Lentamente abbassai il cappuccio e lo osservai, le sue espressioni facciali variare dall'esterrefatto all'intimidito, fino ad arrivare al furibondo.

-Chi cavolo sei tu? Dov'è Draco Malfoy?- uscì la sua bacchetta e me la puntò contro, minaccioso.

-Blaise, sono io...-

-Io chi?-

-Ma come io chi?! Io Draco Malfoy!-

-Io non ti credo, stai mentendo! Che ne hai fatto di lui?!?-

Okay, Blaise è sempre stato un po' lento di comprendonio, ma non pensavo fino a questo punto...

Devo provargli chi sono realmente... sbuffai.

-Terzo anno, Hogwarts, eri stavi insieme a una certa Annie White... l'hai cornificata un sacco di volte con Miriam Suarez, che a sua volta hai cornificato con qualcun altra- esordii un po' scocciato.

Ricordai il soprannome che gli avevo affibbiato: “Il Cornificatore d'Oro”, con tanto di cerimonia d'incoronazione.

Quei tempi sembravano così lontani e sbiaditi...

-Ma come...?- sembrò funzionare, ma un minuto dopo riprese il suo cipiglio -questo non prova nulla, tutti sapevano che mi divertivo a fare queste cose alle stupide ragazzine-

-Quinto anno, Margharet Freds ti ha contagiato la sifilide, ti ho preparato le pozioni curative per tre mesi- riprovai e questa volta fui più fortunato.

-Questa cosa la sapeva solo...-

-Solo Draco Malfoy... ergo me-

Mi guardò per qualche attimo incerto, per poi mostrarsi confuso -ma che diamine ti è successo?-

-E' una storia lunga- tagliai corto.

-Ho tempo da perdere- sorrise e si sedette in una delle poltrone davanti al camino.

Mi versai un Whisky Incendiario e gliene offrii uno, per poi prender posto di fronte a lui.

Gli raccontai la mia storia, non perchè lo volessi, ma perchè ne sentivo il bisogno.

Quella era la prima volta per me, avevo sempre tenuto i miei desideri, i miei pensieri, i miei episodi di vita, tutti dentro di me.

Non avevo mai nemmeno raccontato nulla di tutto ciò a Blaise, che era per me quanto più vicino a un amico, che avessi mai posseduto.

Ma quel giorno, sentivo il bisogno di aprirmi, di togliermi di dosso un peso che fino ad allora avevo portato da solo.

Lui mi ascoltò attento, sorseggiando il suo drink, e quando ebbi finito esclamò -ti sei messo in un bel guaio-

-Non dirlo a me-

-Ma hai un piano per rompere l'incantesimo? Hai già fatto qualcosa in proposito?-

Distolsi lo sguardo da lui e lo rivolsi al fuoco, non gli avevo detto niente riguardo a Ginevra, semplicemente non me la sentivo ancora di parlarne. Quella cicatrice bruciava ancora troppo.

-Non esattamente...-

-Che cosa vuol dire? Ti rendi conto che manca soltanto un mese?-

-Lo so benissimo... e so anche che non si può più far nulla, è tutto perduto...- continuai a non guardarlo.

-Non vuoi spezzare la maledizione?-

-Non ha più importanza oramai...- la mia voce era bassissima.

-Ora capisco...- mantenne il silenzio per qualche secondo e poi continuò -lei chi è?-

-Chi è chi?- feci il finto tonto, consapevole che la frase pronunciata poco prima mi aveva tradito.

A quanto pareva Blaise era più acuto di quanto immaginassi.

-La donna che ti ha ridotto in questo stato...-

-Non c'è nessuna donna...- tentai di negare.

-Oh non ci provare nemmeno! Dietro quello sguardo che dice “Merlino-quanto-sono-depresso-mi-farei-volentieri-un-pò-di-crack” so che c'è una donna... c'è sempre una donna-

-Tu sei malato...-

-No, tu lo sei se provi a nascondere qualcosa che hai scritto a chiare lettere sulla fronte! Non devi...-

-Non è così...-

-Merlino, Draco! Basta nasconderti, l'hai sempre fatto... adesso sei cresciuto, puoi anche toglierti quella cavolo di armatura di dosso!-

-COSA VUOI CHE TI DICA, BLAISE?! EH?! CHE LA AMO?! SI, E' ESATTO! NE SONO INNAMORATO COSI' TANTO CHE NON RIESCO A SMETTERE DI PENSARE A LEI. COSA POSSO AGGIUNGERE POI?! CHE L'HO RAPITA, PORTATA QUI CON LA FORZA, E POI LASCIATA ANDARE PERCHE' NON MERITAVO NEMMENO DI SFIORARLA?! PERCHE' NON MI AMAVA E NON L'AVREBBE FATTO NEMMENO IN CENTOCINQUANT'ANNI?! E' QUESTO CIO' CHE VUOI SENTIRE?!- mi fermai per riprendere fiato.

Il ragazzo di fronte a me non aveva battuto ciglio al mio sfogo, suppongo che fosse abituato alle mie sfuriate.

-Hai finito?-

-Mi spiace...- farfugliai a bassa voce, non seppi nemmeno se lui riuscì a udirmi, sembrava assorto nelle sue elucubrazioni.

-Capisco...- disse infine.

Ne dubitavo.

-Nessuno può-

-Io si... non sei l'unico al mondo a essere stato innamorato, Draco-

Lo guardai attonito -cosa vuoi dire?-

-Tutti lo siamo stati... persino io-

-Tu?!-

-Esattamente- sorrise, ma non con allegria, quasi con tristezza.

-Raccontami...- lo incitai dato che non accennava a parlare.

-Non c'è molto da dire...-

-Ti ho raccontato la mia storia, mi sono tolto l'armatura, come la chiami tu... ora il microfono passa a te-

Egli fece un mezzo sorriso e iniziò: -è successo due anni fa...- inspirò -Lord Voldemort mi aveva ordinato di trucidare una famiglia di Magonò a Brighton e io lo feci... mentre stavo pulendo il mio pugnale nelle tende, lo sguardo mi cadde giù, nel marciapiede, e allora la vidi... Gertie stava facendo il bagno al suo cane e... Merlino, non avevo mai visto nulla di più bello! Rideva allegramente mentre l'animale le inzaccherava tutti i vestiti...- fece un lungo respiro -dovevo conoscerla... avevo i vestiti sporchi di sangue, quindi mi cambiai con quelli di una delle vittime, presi dal suo armadio, e scesi a presentarmi... le chiesi un appuntamento e iniziammo a vederci quasi ogni giorno... lei mi piaceva, era solare, amava ballare e cantare... amava la vita in generale... e io me ne innamorai perdutamente, incurante del fatto che fosse una babbana... semplicemente non mi importava cos'era, mi interessava solo stare insieme a lei, anche se era proibito e sbagliato-

-Dov'è lei adesso?-

Blaise distolse lo sguardo e deglutì -è morta-

-Come...?-

-Un incidente- si limitò a rispondere.

Per un secondo immaginai di essere nella sua situazione, mettendomi nei panni di Blaise, con il mio amore sepolto cinque metri sotto terra... mi figurai mentalmente Ginevra in una pozza di sangue e questo pensiero quasi mi fece ammattire. Non avrei mai potuto sopportarlo.

Adesso io soffrivo perchè lei non era con me, ma la preferivo di gran lunga viva anche se distante, che morta e mia.

-Mi dispiace tanto...- lo ero davvero.

Mi guardò -dopo quell'episodio caddi in profonda depressione, nulla riusciva a piacermi o interessarmi... non facevo altro che contemplare la sua foto, immaginando conversazioni che non sarebbero mai avvenute... stavo perdendo il lume della ragione Draco, ero a tanto così dal perderlo- mi mostrò la distanza minima tra pollice e indice.

Merlino, ero una persona ancora più pessima di quanto avessi pensato, il mio amico, l'unico che avevo mai posseduto, si era innamorato, era stato felice e aveva sofferto... e io non mi ero mai accorto di nulla.

Non me ne ero mai curato.

Blaise era sempre stato disponibile per me e io... sono sempre stato il solito egoista tronfio.

Che razza di amico ero stato per lui?

-Non sono mai stato un buon amico per te, non come lo sei stato tu per me... io non mi sono mai preoccupato...-

-Va bene... hai fatto del tuo meglio, non è nel carattere dei Malfoy amare-

-No, non è così! Io sono diverso... io sono molto più di un Malfoy, io posso amare...- mi massaggiai le tempie.

Io posso amare e amo... ma senza ottenere mai amore in risposta... questa è la mia condanna...

-Io sono migliore di mio padre...- bisbigliai.

-Si, lo sei- annuì Blaise.

Anche se non sono buono... anche ai cattivi è permesso di amare...

-Perchè perdi tempo con uno che non ti ha mai apprezzato come si deve?-

-Perchè io ho sempre saputo che a modo tuo tenevi a me, e mi andava bene- sorrise.

-Non avresti dovuto accontentarti di così poco- alzai gli occhi su di lui.

-Ormai l'ho fatto- alzò le spalle.

Restammo in silenzio per una decina di minuti, ognuno perso nei meandri della propria mente.

-Comunque sia Draco, ti ho raccontato la mia storia perchè non voglio che tu provi ciò che ho provato io...- lo guardai -ammirati, sei messo davvero male... vorrei che ti riprendessi-

-Blaise, quello che ho detto pochi minuti fa è vero, è tutto inutile lei non mi amerà mai... e se anche mi amasse, non riuscirei a stare con lei, tu non sai quello che le ho fatto...-

-Cosa le hai fatto di tanto grave?-

-Ho partecipato all'assassinio della sua famiglia... non è una cosa da niente- abbassai lo sguardo, ma riuscii a sentirmi addosso lo stesso quello del mio amico.

Parlò dopo un paio di minuti -ti sei pentito, riesco a vederlo... è questo che conta...-

-E' ciò che ha detto anche lei- mi stupii.

-Allora sarà vero- sorrise.

Lo vorrei tanto...

-Che sei venuto a fare qui, Blaise?-

-Mi era giunta voce che Lord Voldemort avesse proibito a chiunque di farti visita... sai che la curiosità è sempre stata il mio peggior difetto!-

Aveva disobbedito a un ordine diretto per me? Non riuscivo a crederci, nemmeno mio padre aveva osato tanto...

-Se lui lo sapesse...-

-Non mi piace obbedirgli...-

-Cosa vuol dire?- non capivo, c'era qualcosa che mi nascondeva, questo era chiaro, ma... cosa?

-...-

-Cosa stai cercando di nascondermi, Blaise Zabini?-

Lui sospirò -sono una spia di Silente, Draco, faccio il doppio gioco per lui ormai da un anno-

Cosa?!

-Cosa?!-

-Prima non avrei mai potuto dirtelo, ma ora sei cambiato, lo so, lo percepisco...-

-Ma perchè? Perchè ti sei messo in questo casino? Non sai le conseguenze se lui lo scoprisse!-

Lo avrebbe sottoposto alle più inumane torture, rinchiuso in una gattabuia, e per finire, se avesse avuto un piccolo e raro slancio di pietà, lo avrebbe fatto divorare vivo da Nagini.

-Voldemort non può passarla liscia-

-Perchè?-

-Perchè è lui che ha dato l'ordine di assassinare Gertie...- la sua voce era dura e rabbiosa.

-Come sarebbe a dire?-

-Ci aveva scoperti...-

-Ma... come? Non sei stato discreto?-

-Anche troppo... le avevo pure incantato la casa con incantesimi protettivi...-

-Allora com'è possibile?-

-Non c'è nulla che si possa nascondere all'Oscuro, Draco... lui sa sempre tutto-

Queste parole mi diedero da pensare... era davvero così?

-Mi avevi detto che era morte in un incidente- gli feci notare qualche secondo dopo, riflettendoci.

-Infatti... ma causò lui l' “incidente” nella metropolitana su cui era lei...-

Voldemort l'aveva uccisa... adesso capivo.

-Blaise...- non sapevo cosa dire.

-Fa niente, sto bene... avrò la mia vendetta un giorno- si alzò -adesso devo andare... mi sono trattenuto più di quanto dovevo... ho un appuntamento importante- controllò il suo orologio.

Non lo udii, la mia mente era assorta da un altro tipo di pensieri, pensieri cupi e funesti.

Se Voldemort avesse scoperto quello che provavo per Ginevra... se avesse visto... avrebbe ucciso anche lei come aveva fatto con la donna di Blaise?

Ricordavo perfettamente un episodio simile successo a un altro Mangiamorte di cui non rimembravo il nome, si era innamorato di una mezzosangue e il Signore Oscuro, avendolo scoperto, l'aveva fatta uccidere.

L'uomo era tornato da Voldemort disperato, per ammazzarlo, e quello gli aveva riso in faccia.

Prima di lanciargli l'Anatema Mortale, aveva detto delle parole che erano rimaste impresse a fuoco nella mia memoria:

Chi sceglie di fare il Mangiamorte non lo fa per amare, non lo fa per provare pietà... l'amore, l'affetto... queste cose, voi con il braccio tatuato del mio marchio, dovete scordarle! Voi non siete esseri umani ormai, siete demoni... i miei demoni! Amerete solo me! E se così non fosse allora non sarete dei veri Mangiamorte, sarete miei nemici!”

A quel tempo avevo pensato che solo uno sciocco si sarebbe fatto uccidere per un'insulsa, schifosa mezzosangue. Quanto mi sbagliavo.

Se avesse capito anch'io sarei diventato un suo nemico e Ginny la sua vittima.

La mia fedeltà all'Oscuro non esisteva più.

La mia fede in lui era sparita.

Non pensavo che sarei tornato a fare il Mangiamorte nemmeno se fossi tornato umano, a prescindere.

Non avevo ancora scordato il suo tradimento e l'abbandono, per non parlare del divieto che aveva imposto a tutti di venire a farmi visita. Per isolarmi.

Sarei semplicemente sparito in qualche posto sperduto con la mia donna a godermi una vita meravigliosa insieme a lei.

Ma adesso... c'era solo e soltanto Ginevra nei miei pensieri e interessi.

E se Voldemort avesse osato anche solo pensare di sfiorarla...

Il mio istinto assassino, sopito da tempo, si risvegliò.

I miei sensi da killer erano tornati.

Afferrai Blaise per un braccio, prima che sparisse -stai andando da loro?-

Sapeva benissimo che quel loro era riferito agli Auror.

-Si-

-Bene... verrò con te-

Mi guardò attonito per qualche secondo, poi fece un mezzo sorriso -bentornato Draco-

Non capii subito a cosa si riferisse, ma poi realizzai, ero stato morto per quattro anni e nemmeno me ne ero accorto. Ma adesso ero tornato.

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Koe: grazie, sono contenta che tu ti sia icreduta... grazie davvero! :-)
DreamGirl95: ahahahhahahahhahahah... fortunatamente per Draco, Ginny è stata comprensiva... XD comunque grazie :-)
hermione59: eh si, ho cercato di immedesimarmi e descrivere ciò che probabilmente io avrei provato... sono contenta che ti sia piaciuto :-)

Alla prossima settimana! :-)

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Capitolo 10
*** On the other side ***


u                                              On the other side


Comparimmo davanti a un vecchio cancello arrugginito, con mio enorme stupore riconobbi il luogo... quella era Hogwarts.

-Cala il cappuccio sul viso, Draco- anche lui fece ciò che mi aveva detto.

-Perchè qui?-

-Parleremo con Silente-

Entrammo e io mi ritrovai a ripercorrere le tappe principali della mia adolescenza, quasi riuscivo a sentire le voci, i profumi di un tempo.

Non era cambiato nulla, realizzai esterrefatto, tutto era esattamente uguale, il portone blindato, i lunghi corridoi, le scale che cambiavano, il gargoyle all'ingresso dell'ufficio del preside... tutto.

-Strudel con panna!- esclamò il ragazzo che era con me.

Nemmeno la stupidità di Silente e delle sue parole d'ordine sono cambiati a quanto pare...

Salimmo una ripida rampa di scale e ci trovammo davanti a una porta in ciliegio.

Blaise bussò una mezza dozzina di volte, ritmicamente, come se fosse un codice segreto. E probabilmente lo era.

-Forse è meglio se tu mi attendi un attimo qui-

-No, voglio entrare subito- scossi la testa, non volevo perdere nemmeno un minuto.

Ogni secondo che sprecavo avrebbe potuto essere fatale per Ginevra.

Non c'è nulla che si possa nascondere all'Oscuro, Draco... lui sa sempre tutto”

-Dammi cinque minuti- insistette e io annuii, rassegnato.

Esattamente sette minuti e trentotto secondi dopo, (si, li avevo contati!), Blaise aprì la porta facendomi segno di entrare. Lo feci.

L'ufficio era una grande stanza, piena zeppa di oggetti posati in modo caotico un po' dappertutto, storsi la bocca, quel luogo non mi piaceva.

-Signor Malfoy... credevo che l'avrei vista solo quando sarebbe scoccata la mia ora- mi accolse una voce a metà tra il divertito e lo stupito.

-Magari è così- lo guardai sorridere.

Era in piedi, dietro una grossa scrivania, in tutta la sua altezza, la barba lunga e canuta era intrecciata, i capelli ancor più lunghi gli arrivavano fin sotto la cintola, e gli occhialetti a mezzaluna, che nascondevano vispi occhi chiari.

Indossava una tunica celeste, con tanto di cappello con pennacchio abbinato, sembrava davvero il vecchio strampalato che sapevo lui fosse.

Con gli anni è diventato ancora più... eccentrico? ...Strano? ...Pazzo?

-Accomodatevi, prego- indicò due poltroncine di fronte a lui.

Ci sedemmo.

-Allora, Draco Malfoy, a cosa devo l'onore di una sua visita?- m'incalzò.

Notai che non mi chiese di togliermi il mantello o di mostrare il mio viso, abbassando il cappuccio, era come se non gli importasse di guardarmi in faccia, o come se... sapesse che non potevo farlo.

Che assurdità, cosa vuoi che sappia quel vecchio barbagianni...

-Blaise non le ha spiegato nulla?- guardai prima l'uno e poi l'altro, il ragazzo accanto a me scrollò le spalle.

-Io voglio sentirlo dire da lei- sorrise.

-Che cosa cambia?- sospirai.

-Perchè è qui, Signor Malfoy?-

Mi chiesi a che gioco stesse giocando, perchè insisteva tanto?

Aveva il cervello così incartapecorito da aver bisogno di sentirsi dire le cose più volte per capirle?

Decisi di tagliar corto e rispondere enunciando esattamente ciò che voleva sentire -mi sono pentito di esser diventato un Mangiamorte... voglio fare marcia indietro e aiutarvi- spiegai scocciato.

L'uomo mi studiò attentamente per parecchi minuti, senza pronunciare una parola, e infine -perchè?-

-Non ha importanza il perchè-

-Io non la penso così-

Alzai gli occhi al cielo e lo ignorai palesemente, cambiando argomento -occupo una posizione di grande prestigio nella mia cerchia, il che mi offre la possibilità di sapere tutti i segreti del Signore Oscuro... ma questo penso che lei lo sappia...- sorrisi.

Non usai l'imperfetto come avrei dovuto, io ero andato lì per proteggere Ginevra, se avessi specificato il fatto che oramai Voldemort non si interessava né fidava più di me, probabilmente non avrei mai raggiunto il mio scopo.

Infondo non stavo facendo nulla di male, stavo semplicemente vendendo il mio prodotto, infiocchettandolo un poco, come facevano tutti.

-Io vengo a offrirvi la mia mano e... informazioni, tante informazioni- continuai.

Questa era la verità, sapevo un mucchio di cose pericolose riguardo l'Oscuro.

Sembrò funzionare, avevo solleticato la sua curiosità.

-Che genere di informazioni?-

-Su Voldemort, su come sconfiggerlo... su dove trovare lui e gli altri Mangiamorte, posso dirvi come e dove attaccheranno, posso dirvi come e cosa penseranno...- esposi i miei assi nella manica.

Se fosse interessato o meno, questo non avrei potuto dirlo, aveva un'espressione di marmo, indecifrabile.

-Naturalmente vuoi qualcosa in cambio... non è così?-

Ma che bravo...

-Voglio la mia fedina penale completamente pulita e... protezione-

-Protezione? Penso che te la cavi egregiamente sia in guerra che fuori, hai dimezzato il nostro esercito da solo, in soli quattro anni... perchè dovresti chiedere la nostra protezione?-

-Chi ha detto che la protezione è per me?- risposi atono.

Mi rivolse uno strano sguardo, un misto tra lo stupore e il compiacimento, -e per chi sarebbe?-

Ti piacerebbe saperlo, eh?!

-Tutto a suo tempo, Silente- sorrisi.

-Bene...- si aggiustò i suoi occhialetti – ma se non riuscissi a pulire la tua fedina, insomma è un bel malloppo... centinaia di pagine-

-Confido che ce la farà, deve farcela-

In quell'istante, riudì lo stesso ritmico bussare che avevo sentito fare pochi minuti prima a Blaise, poi ne entrò un uomo alto, seguito a ruota da una donna.

-Buon giorno professore...- si guardò intorno e notò me e il mio amico -Blaise-.

No, impossibile... che cos'è una rimpatriata?

Risi mentalmente, nessuno dei due era granchè cambiato dall'ultima volta che li avevo visti, più di un anno e mezzo prima, lui era rimasto il solito sfigato tronfio con la cicatrice sulla fronte, e lei l'irritante insipida saccente.

Potter e Granger!

-Buon giorno anche a voi- li salutò il vecchio preside.

I due mi guardarono interrogativi, non avevano idea di chi potessi essere e stavano crepando di curiosità.

-Posso presentarvi... o meglio, ripresentarvi il mio ospite?- sorrise riferendosi a me -un gentiluomo che ha deciso di onorarci del suo aiuto... Draco Malfoy-

-COSA?! E' UNO SCHERZO VERO??- esplose Potter.

Prevedibile, Potter. Come al solito del resto.

Sorrisi -Potter- lo salutai a mia volta, ironico.

-Professor Silente, che cosa sta facendo? Perchè non è ancora in manette?-

-Ci ha offerto il suo aiuto- spiegò brevemente Blaise.

-Esatto, Potterino. Quindi vedi di moderare i toni, mentre ti rivolgi a colui che vi farà vincere questa guerra- mi divertii un mondo a dire questo.

Mi sembrava di essere tornato ai bei vecchi tempi, quando tra i banchi o per i corridoi io, Potter e il suo gruppetto di sfigati, ci beccavamo a vicenda.

-Io non ci credo, è una trappola! Perchè dopo aver ucciso migliaia di nostri compagni, dovrebbe proprio adesso aiutarci?!- urlò quello rosso di rabbia.

-Che cosa ha chiesto in cambio del suo aiuto?- domandò la Granger.

Perspicace...

-Un giusto prezzo- intervenne Blaise.

-Cose che non rientrano nella tua giurisdizione, So-Tutto-Io- aggiunsi io.

Volevo chiamarla con uno dei vecchi e originali soprannomi che avevo inventato quando frequentavo la scuola, ma al momento mi venne in mente soltanto quello. Poco originale, ma d'effetto.

-Come osi rivolgerti a lei in questo modo?!- Potter sembrava sull'orlo di una crisi epilettica.

Quasi scoppiai a ridere -io oso ciò che mi pare... cosa che non puoi invece far tu, voi avete bisogno di me- mi crogiolai in quella consapevolezza.

-NON E' COSI'! Ce la caviamo benissimo da soli, senza schifosi finti pentiti assassini!-

Strinsi i pugni, non avevo intenzione di farmi insultare da Potter, però mi trattenni dal picchiarlo.

Se l'avessi fatto nessuno avrebbe creduto che volevo davvero cambiare strada.

Per conquistare la loro fiducia, o quantomeno il loro consenso, stendere il loro eroe in carica non era proprio l'ideale.

-Puoi pensare ciò che vuoi di me, Potter. Lungi da me l'interessarmi di te o dei tuoi pareri- alzai le spalle.

-Ah no? Allora perchè ti copri il viso, ti vergogni per caso?-

Mi voltai, ignorandolo e mi rivolsi a Silente -allora, abbiamo un accordo?-

-NO!- provò ancora Potter.

-Si- mi tese la mano il preside -non afferrarla se non hai intenzione di mantenere i tuoi propositi- mi avvertì.

-Vale anche per lei- gliela strinsi e feci per andarmene.

Poi mi venne in mente una cosa importante, presi una pergamena e scrissi qualche cosa, quindi la passai a Silente -qui c'è scritto ciò che è necessario che lei sappia, riguardo alla mia seconda condizione- salutai con un cenno Blaise e arrivai alla porta -mi faccia sapere quando avrà esaudito le mie richieste e tornerò per le sue informazioni-

Mi girai giusto in tempo per osservare l'espressione scioccata di Silente mentre leggeva il mio foglio.

Mi guardò quasi a bocca aperta e io risi.

La pergamena recitava:

Famiglia Weasley**


Erano passate un paio di settimane dal mio incontro con Silente, il vecchio si era dato da fare a mantenere le sue promesse e ci era perfettamente riuscito.

La mia fedina penale era linda e sterile come una sala operatoria, avevo subito solo un processo che mi aveva condannato a un servizio di cinquecento ore di lavoro sociale, e a pagare un'ingerente somma di denaro per un monumento dedicato a tutte le vittime della guerra.

Infondo me l'ero cavata piuttosto bene.

Inoltre ero stato informato che, come da me richiesto, il rimanente della famiglia Weasley godeva della protezione di una scorta armata, ventiquattro ore su ventiquattro.

Avevo chiesto che non fosse rivelato il mio nome non appena uno dei Weasley avesse voluto sapere il perchè di tutto quello, e la mia volontà era stata rispettata.

Silente aveva loro raccontato che era stata una sua idea, per farli sentire più al sicuro.

Adesso spettava a me rispettare la promessa fatta al preside, rivelare i segreti del Signore Oscuro.

Abbassai il cappuccio sul viso e con una Passaporta mi smaterializzai al luogo dell'incontro, una vecchia villa di cui il Custode Segreto era lo stesso Potter.

Apparii nella sala da pranzo, una mezza dozzina di persone erano lì ad aspettarmi, compresi Silente e Blaise.

-Buon giorno, Draco- mi salutò quest'ultimo.

-Blaise- gli rivolsi un cenno -Auror- guardai tutti gli altri.

Riconobbi i miei vecchi professori Lupin e Piton, e un ex prigioniero di Azkaban che avevo scoperto essere padrino di Potter e mio lontano parente, Sirius Black.

Dalle loro facce, non uno di loro era contento di vedermi lì, ma sapevo che non avrebbero proferito parola a riguardo, loro avevano bisogno di me.

-Silente ha rispettato la sua parte di accordo, adesso è il tuo turno- m'incalzò il mio ex professore di Pozioni.

-Cosa volete sapere?- mi sedetti comodamente.

-Ci sta facendo solo perdere tempo! Non ci dirà nulla!- esplose Potter.

Lo guardai -Potter Potter Potter... nessuno ti ha insegnato che non si trattano in questo modo i propri ospiti? Ma d'altronde cosa potevo aspettarmi da uno zotico plebeo come te...- ah... buone e sane vecchie abitudini, bentornate!

-Come ti permetti di insultami?!-

-Basta, smettetela di litigare- intervenne Lupin -Draco, ti pregherei di non temporeggiare e darci subito le informazioni che esigiamo...-

Almeno lui me lo aveva chiesto con cortesia, al contrario di un certo sfigato-cicatrizzato di mia conoscenza.

-Bene...- presi una pergamena dalla tasca e la passai a Silente -questi sono i luoghi in cui si nascondono i Mangiamorte, compresi mia zia Bellatrix e mio padre- esposi senza particolari inflessioni nella voce.

-Tradiresti davvero tuo padre?- mi chiese la Granger con disprezzo malcelato.

Per proteggere Ginevra mi strapperei le budella da solo, se fosse necessario...

-Lui non è mio padre, è solo l'uomo che mi ha generato, un uomo con cui condivido solo il cognome e il sangue- risposi atono.

Io e Lucius Malfoy non siamo altro...

-Manderemo degli uomini a prenderli... sempre ammesso che non sia una trappola!- mi guardò sprezzante e sospettoso.

-Ottimo piano da stupidi, Potter! Se li attaccaste, li mettereste in allarme, sareste nel loro territorio, e posso assicurarvi che i castelli dei miei ex compagni sono pieni di passaggi segreti che nemmeno immaginate, sarebbe uno scherzo per loro sfuggirvi-

-Allora che cosa proponi?- fece lui irritato.

-Un qualcosa che possa coglierli di...- mi fermai, qualcosa nella mia mente era scattato, un'idea inaspettata mi era venuta, guardai Blaise -che giorno è domani?-

Lui mi guardò interrogativo, ma rispose -domani è il sedici di Maggio...- sgranò gli occhi, aveva capito -domani è il sedici di Maggio! Draco, sei un genio!-

-Spiegateci- c'invitò Silente.

-Ogni anno Voldemort da una festa in cui invita tutti i suoi Mangiamorte, tutti anche i soldati di fanteria, in onore del suo ritorno in vita di sei anni fa- guardai Potter, aveva intuito a cosa mi riferissi, cioè a ciò che era successo al Torneo Tremaghi.

-Proporrei di attaccare domani al castello dell'Oscuro, in questo modo li coglierete tutti di sorpresa, in più la folla entrerà nel panico, non tutti sono competenti come guerrieri, quindi ne approfitterete per catturare o uccidere quanti più Mangiamorte possibili... compreso l'Oscuro- continuai.

-Mi sembra una buona idea- ammise il vecchio preside -però Harry ha cercato in tutti i modi di uccidere Voldemort, ma ahimè senza aver successo-

La cosa non mi stupisce affatto... Potter è troppo stupido per arrivarci...

-Vi svelerò un segreto, una cosa ch'io scoprii solo per caso, mentre attendevo di essere ricevuto dall'Oscuro Signore- feci una pausa d'effetto -lui si è sottoposto a ogni sorta di pozione e maledizione per essere immune agli incantesimi... e se proverete in questo modo fallirete ancora una volta- li osservai uno per uno.

-Cosa proponi di fare allora?-

Sorrisi -la soluzione è semplice... per me dovreste provare a ucciderlo alla maniera babbana- si levò un coro di oh, ma cosa sta dicendo?

-Con un'arma babbana? Cosa intendi esattamente?-

-Non una qualunque arma babbana... la spada di Godric Grifondoro- volsi lo sguardo verso Potter -io credo che bisogna usare la spada dell'acerrimo nemico del suo antenato, bagnata del sangue del suo acerrimo nemico-

-Credi davvero... che funzionerà?-

-Io penso di si... rifletteteci, cos'è che salvò Potter ventuno anni fa?-

-Il sacrificio di sua madre- rispose aspramente Piton.

-Esatto. Una protezione che si rinnovava passando del tempo con la sorella di sua madre... una copertura che è rimasta viva nel suo sangue!-

-Il mio sangue...-

-Agirà come un veleno, che penetrerà diritto al cuore di Voldemort e che gli sarà fatale-

Calò il silenzio, nessuno sapeva più cosa dire, osservai Silente, mi guardava in modo strano... quasi con rispetto e ammirazione. E in quell'istante, seppi che avevo conquistato la sua fiducia.

-Potremmo sempre provare...- interruppe l'atmosfera Blaise.

-Si, dobbiamo lasciare aperta ogni porta- annuì Lupin.

-Cosa ne pensi Harry?-

-Farò tutto ciò che serve affinché Voldemort soccomba- esordì quello con solennità.

-Remus, lascio a te il compito di organizzare e avvertire le truppe- enunciò il preside con un leggero entusiasmo.

-Lo faccio immediatamente- l'uomo annuì e fece per smaterializzarsi, ma io lo fermai.

-Quando farai l'annuncio fa in modo che Daisy Freds, Lora Cae e Sandro Sleek non siano presenti, sono delle spie segretissime... solo io e l'Oscuro conosciamo le loro identità-

-Bene, li farò arrestare immediatamente- mi disse con gratitudine e se ne andò.

-Signorina Granger, vada nell'altra stanza con il signor Zabini e si faccia descrivere i dettagli del castello di Voldemort... dobbiamo conoscere bene il campo di battaglia- ordinò gentilmente Silente.

-Si, Signore- ella si alzò e attese il ragazzo davanti la porta.

Blaise esitò, poi si accostò al mio orecchio -Draco, sai che giorno è domani vero?- domandò a voce bassissima.

-Certo, il sedici Maggio- risposi atono, sebbene sapessi a cosa lui si riferisse in realtà.

-Appunto, il giorno in cui scade la tua possibilità di riavere il tuo aspetto e la tua magia-

-Lo so perfettamente-

-E cos'hai intenzione di fare in proposito?-

-Te l'ho già detto, Blaise, nulla... resterò per sempre così, non mi importa più ormai...-

Ormai che l'ho persa non vale la pena tornare umano, morirò di ferro e solo... proprio come merito.

-Ma Draco, tu non puoi lasciar perdere, non puoi rassegnarti...-

-L'ho già fatto-

-Io non...-

Fu interrotto dal frenetico ritorno di Lupin, che tutto trafelato annunciò l'ultima notizia che avrei mai voluto udire nella mia vita.

Una notizia che mi parse, riuscisse a penetrare la mia armatura d'argento e pugnalarmi il cuore: -Fred e Ginevra Weasley sono stati rapiti!-.

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DreamGirl95: ho sempre visto Blaise come una sorta di Grillo Parlante per Draco... e l'ho sempre apprezzato come personaggio... :) comunqeu grazie...
funnybee: ahahahhahahah dai, è arrivato il nuovo capitolo... contenta/o?!' XD ti ringrazio molto, sono contenta di averti "scioccata", è la cosa che preferisco dello scrivere! :)
hermione59: eh si, mi è sempre piaciuto Blaise, e qui... non poteva mancare! XD

Alla prossima settimana! ;)

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Capitolo 11
*** Between dangers and betrayals ***


g

Mi alzai di buon'ora, mi infilai sotto la doccia e mi vestii.

Avevo passato la giornata ad allenarmi e cercare di recuperare il sonno perso della notte precedente. Sforzo inutile, non avevo chiuso occhio.

Legai la spada al mio fianco e nascosi pugnali e stelline ninja dappertutto nel mio corpo.

Con una Passaporta mi materializzai a Grimauld Place, dove ero stato fino al giorno prima.

Erano passate ventinove ore dall'annuncio di Lupin, ventinove lunghissime ore di tensione e angoscia, in cui non avevo avuto pace nemmeno per un millesimo di secondo.

Non appena avevo udito che Ginevra era stata rapita, ero stato sul punto di presentarmi al castello di Voldemort e andarmela a riprendere, per poi uccidere chiunque avesse osato fare tanto.

Ma ero stato trattenuto, Silente mi aveva proibito di farlo, era troppo pericoloso agire subito: “la salveremo domani sera...”, questo mi aveva detto, tenendomi fermo.

Avevo annuito, già progettando di fuggire e fare di testa mia non appena ne avessi avuto l'occasione, ma era stato impossibile, quel vecchiaccio era più astuto di quanto avessi immaginato.

Mi aveva trattenuto fino a sera, per poi lasciarmi andare solo a condizione che Blaise venisse a dormire al mio castello per controllare che non compissi “stupide azioni avventate, che ammazzerebbero sia te che lei”.

O almeno, Blaise era stata l'alternativa migliore, mi aveva proposto di portarmi a casa la Granger. No, dico, la Granger!

Blaise si era dimostrato un ottimo mastino, aveva preteso di dormire nel divanetto della mia camera e, a ogni minimo rumore, si era svegliato a controllarmi.

Non ero riuscito nemmeno a tirarmi addosso il lenzuolo senza che lui non se ne accorgesse.

E quando lo avevo quasi pregato di lasciarmi andare a salvarla, lui mi aveva risposto categoricamente: “Silente ha ragione, Draco. E' pericoloso, tu sei senza magia, vulnerabile e accecato dalla paura di perderla... lo so e lo capisco, so cosa provi, ma devi aspettare... non c'è altro modo se vuoi davvero riportarla a casa viva”

A niente erano servite le mie accorate repliche, le mie urla rabbiose o le mie minacce, era rimasto impassibile a tutto.

Tra l'altro, quel traditore del mio amico, aveva ordinato categoricamente agli Elfi di non incantare alcuna Passaporta, nemmeno se li avessi messi in guardia o ricattati, ricordandogli che avevo diritto di vita o di morte su di loro. Assurdo!

Potrebbe aver bisogno di me... potrebbe... no, Merlino, non voglio nemmeno considerare questa possibilità!

Non mi ero curato delle domande che mi avevano rivolto sbalorditi la Granger e Potter, non riuscivo nemmeno a udirli, la mia mente era completamente altrove.

Non mi interessava che avessero intuito i miei sentimenti, nulla importava ora che Ginny era nelle mani degli assassini che una volta chiamavo compagni.

E ora lei è lì... Voldemort si sarà voluto vendicare del mio tradimento? Oppure voleva completare la sua collezione di Weasley morti?

-Sei sicuro di voler venire?- mi chiese dubbioso Blaise, lo guardai di sbieco, -si insomma, so che hanno preso la donna che ami, però... è pericoloso, sei vulnerabile... sei senza poteri magici!-

-Non importa-

-Potresti morire...-

-Se non la salvo, allora sì che perderò la mia vita!- mi calai il cappuccio e mi avvicinai a lui.

-Sei pronto?- aveva accettato la mia risposta.

Pensai che probabilmente lui avrebbe fatto la stessa cosa, se al posto di Ginevra ci fosse stata la sua Gertie.

Tieni duro...

Mi figurai mentalmente Ginny, -mai stato più pronto- afferrai il suo braccio e ci smaterializzammo.

Apparimmo in una collinetta poco distante dal luogo in cui si ergeva in tutto il suo splendore il castello dell'Oscuro.

Ero stato io a fornire l'ubicazione esatta, ed ero stato sempre io a consigliare di usare questa collina come luogo d'incontro prima della battaglia.

Sapevo che se fossimo apparsi direttamente ai cancelli, le guardie avrebbero trovato il modo di avvisare gli ospiti, e la folla si sarebbe dispersa.

Il piano era semplice, avremmo mandato tre persone travestite, che con uno stratagemma si sarebbero fatti aprire le porte, per poi trucidare le guardie.

-Inutile iniziare con i grandi parole epiche- cominciò Silente, era il solito discorso d'incoraggiamento che si fa ai soldati, prima di ogni battaglia, lo avevo sempre fatto anch'io, -le parole di addio non mi sono mai piaciute... e per questo non dirò che è stato un onore avervi come compagni, anche se vero, non dirò che guerreggiare insieme, fianco a fianco- guardò me -si è rivelata un'impresa un po' meno ardua del solito... voglio soltanto esprimervi la mia gratitudine per essere qui, per aver trovato il coraggio e la forza di spirito per combattere questa guerra sanguinosa e assurda.

Con la speranza insita in tutti noi che sia l'ultima che combatteremo, e che non sia l'ultima che rimpiangeremo.

Per la libertà, per i nostri figli e figlie, che possano vivere, non giudicati dal loro sangue o albero genealogico, ma dalle capacità che posseggono, dalla loro abilità di trasformare qualcosa di scuro e tenebroso, in qualcosa di bello e lucente.

Non dimentichiamo mai i motivi per cui ci battiamo, e saremo immortali!-

Tutti applaudirono, commossi, e persino io mi lasciai andare a un leggero battito di mani.

Quello era senza dubbio un buon generale, un uomo migliore di Lord Voldemort, in tutto e per tutto.

I tre soldati-attori furono inviati a svolgere il proprio compito, e a noi non restò altro che aspettare.

Per ingannare l'attesa, cercai di riflettere e immaginare i posti che avrei dovuto controllare per ritrovare Ginevra.

Mi vennero in mente solo le segrete e, non volli nemmeno prendere in considerazione queste ultime due alternative, la Stanza delle Torture e le camere da letto di Voldemort.

Succedeva infatti, che il Signore Oscuro si eccitasse nel torturare le belle donne e che, in seguito se le portasse nelle sue stanze, e le violentasse brutalmente.

Se le hai fatto del male, in qualsiasi modo, io ti ammazzerò senza alcuna pietà!

Finalmente i tre ci diedero il segnale e, noi a gruppi di venti, entrammo nel castello.

Una volta dentro, imboccai immediatamente la porta che conduceva alle prigioni, presi una fiaccola che si accese automaticamente al mio passaggio, e mi feci strada nell'oscurità.

La luce non era per niente forte, ma  non importava, conoscevo bene la strada, negli anni precedenti al mio cambiamento lo avevo percorso centinaia di volte.

Stavo per scendere la terza rampa di scale, le segrete erano sotto terra lì, quando sentii una mano afferrarmi il braccio.

Con i miei riflessi felini afferrai un coltello e mi voltai di scatto, pronto a colpire fatalmente chi aveva osato fermarmi.

-Draco, sono io!- esclamò una voce, nel panico.

Fermai il coltello proprio un minuto prima che penetrasse le sue carni, riconoscendolo -Blaise, ma sei matto ad afferrarmi così?! Avrei potuto ucciderti!-

-Lo stavi già facendo!-

-Ma che cosa ci fai qui?- rinfoderai il pugnale nella custodia.

-Sono venuto a darti una mano... sai, in caso qualcuno ti attaccasse e tu... beh, tu fossi troppo lontano per colpirlo- si schiarì la voce, visibilmente in imbarazzo.

Noi Serpeverde non eravamo mai stati abili con i sentimentalismi.

-Ce la posso fare, puoi andare a combattere tu-

-Preferisco venire con te, non si sa mai, potrei sempre servirti-

-Va bene... grazie- ripresi a camminare.

Dopo pochi minuti arrivai alla volta di un grosso portone blindato, bussai tre volte e una voce brusca mi chiese cosa volessi.

-Il Signore Oscuro desidera visitare i suoi prigionieri-

Quello aprì e subito Blaise lo fece fuori, io gli presi il grosso mazzo di chiavi e iniziai a guardare, cella per cella.

Infine trovai quella giusta, mi fermai un attimo a osservare la ragazza che stava lì dentro, sentendo un tuffo al cuore. Era lei! Era viva!

Era seduta su una lercia panca, vestita di un minuscolo abito bianco altrettanto sporco, teneva il viso nascosto tra le mani e le spalle erano scosse da leggeri singhiozzi, stava piangendo.

Quando infilai le chiavi nella serratura, sembrò risvegliarsi, mi guardò con odio e disse: -siete venuti per prendere anche me? Non vi è bastato torturare mio fratello?!-

-Ginny... Ginevra sono io! Sono venuto a salvarti. Dobbiamo andarcene- mi avvicinai e lei si strinse a muro -fidati di me, sono io...-

Mi domandai quanto assurdo potesse sembrare ciò che le avevo riferito, come poteva fidarsi di me? Ero io la ragione per cui si trovava lì.

-Cosa? Io chi?- non aveva riconosciuto la mia voce.

Questo mi ferì, io avrei riconosciuto la sua tra mille, poi una volta avvicinatomi compresi il motivo, dal suo orecchio sgorgava sangue.

Che cosa ti hanno fatto?

Mi tolsi il cappuccio e illuminai il mio volto, poi mi strappai un lembo di camicia e le ordinai di tenerlo premuto nell'orecchio.

-Oh mio...! Sei davvero tu? Pensavo di non rivederti mai più! Pensavo che...- si fermò.

-Pensavi che non sarei venuto a salvarti?- intuii.

-Non credevo ti saresti mai messo contro Voldemort per me...-

-Oh Ginevra, se sapessi cosa sarei disposto a fare per...- l'arrivo di Blaise mi interruppe, dovevamo sbrigarci.

Avvolsi la ragazza nel mio mantello, avrei voluto abbracciarla, ma avevo paura di spaventarla o di farle del male, non sapevo in quali altri punti fosse ferita.

-Non vedo niente...- enunciò lei impaurita.

-Prendi la mia mano, ti guiderò io- lei lo fece.

Ripercorremmo a ritroso tutta la strada e quando arrivammo all'ingresso, Ginevra capì.

-No! Devo salvare mio fratello! E' con loro!- puntò i piedi e si rifiutò di proseguire oltre.

-Devo prima metterti in salvo!-

-No! Senza mio fratello non lascerò questo posto!- stava piangendo nuovamente -ti prego, lasciami andare a salvare Fred... non sei costretto a venire con me se non vuoi... ti prego-

Guardai Blaise -portala fuori, al sicuro, mi occuperò io di suo fratello-

-Ma non puoi rischiare da solo... è pericoloso, lo sai!- obiettò lui.

-Blaise, ti prego, pensa a quello che faresti per Gertie- gli lanciai uno sguardo supplicante, poi gliela affidai e quello annuì, afferrandole la mano.

-NO! Lasciami venire con te! Ti prego!- urlò lei mentre il mio amico la trascinava fuori -per favore! Fa' attenzione!... voglio venire insieme a te!-

-Non preoccuparti, troverò tuo fratello e te lo riporterò!- senza ulteriori esitazioni, mi avviai verso la Sala delle Torture.

Non ero sicuro che potesse essere lì, però dovevo provarle tutte e di solito era lì che portavano i prigionieri.

Spalancai la porta, la stanza era vuota, fatta eccezione di un uomo incatenato al soffitto con la schiena grondante di sangue. Era lui, Fred Weasley.

Mi precipitai a liberarlo e gli passai una borraccia d'acqua che mi ero portato dietro.

Lui vedendomi, rifiutò, pensava fossi uno di loro.

-Senti, non voglio farti niente. Voglio aiutarti, bevi- gliela porsi nuovamente.

-Certo, come no! Cosa c'è dentro, dell'acido? Un veleno?- mi guardò bieco -non sono uno stupido- tossì.

-Dico sul serio, non voglio farti del male. Ho liberato tua sorella, è sulla collina che ti aspetta, ci smaterializzeremo nel mio castello. Lì sarete al sicuro-

-Ho già detto che non sono uno stupido! Puoi torturarmi o uccidermi, ma non prendermi in giro!- urlò.

-E' la verità!-

-Perchè dovrei crederti?-

Sospirai -una volta hai regalato un pupazzo di pezza a Ginny, quando era bambina, insieme al tuo gemello George, poiché l'avevate fatta cadere nel fieno... questo pupazzo aveva le sembianze di vostro fratello Percy, le raccontaste che volevate provare con il vodoo- ricordavo perfettamente questa storia, come ogni cosa che mi aveva detto Ginevra.

-E tu come diamine...?- era attonito.

-Me l'ha raccontato un po' di tempo fa Ginny-

Lui sgranò gli occhi, come se avesse appena fatto una scoperta interessante -tu sei l'uomo del cimitero, non è così?-

Non risposi, rimembrare quel giorno era come mettere del sale sulle mie ferite.

-Si, sei tu...- continuò quello.

-Che importanza ha?-

-Ti sei preso cura di lei e hai pagato il conto dell'ospedale senza voler nulla in cambio... perchè? E, soprattutto, chi sei?-

-Non è né il luogo né il momento di fare questa conversazione- risposi, sbrigativo.

-Per la prima volta dopo tantissimo tempo, sono d'accordo con te, figlio- enunciò freddamente una voce alle mie spalle.

Non ebbi nemmeno bisogno di girarmi, l'avevo già riconosciuta, era inconfondibile, la voce che mi aveva sgridato, urlato e messo in testa idee balzane da tutta una vita.

-Io invece non credo d'esser mai stato d'accordo con voi, padre- lo guardai.

Quello sorrise, di un sorriso privo di allegria, di un sorriso che solo Lucius Malfoy sapeva fare.

-Quanto tempo... Draco-

-Draco?- udii il bisbiglio stupefatto del Weasley accanto a me.

-Tanto... non vi siete neppure degnato di venire a trovarmi al mio castello- gli rinfacciai.

-Gli ordini sono ordini-

Ordini... si trattava di vostro figlio! Un figlio che avete impietosamente abbandonato!

-IO avevo bisogno di VOI!- esplosi.

-Un Malfoy non ha bisogno mai di nessuno!-

-I Malfoy sono delle persone! Fatte di carne e sangue, proprio come tutti gli altri!- urlai -e io avevo bisogno di mio padre, di un padre che mi consolasse e non mi lasciasse da solo con i miei problemi!-

-Sei diventato davvero patetico, mi vergogno di te, sei un disonore-

-Voi siete un disonore padre, e io mi vergogno per voi- al suo posto, visto che lui non si rende minimamente conto di ciò che è -io vi biasimo-

-E' stata quella puttanella a metterti in testa questo tipo di idee?- mi canzonò.

Strinsi i pugni, non doveva osare -state attento...- gli intimai.

Lui come era facile prevedere, non mi diede retta -sai, l'ho torturata io stesso sta notte... è stata una vera goduria sentirla gridare dal dolore!- rise.

Quello era troppo, sentivo il sangue salirmi al cervello, d'un tratto, non compresi nemmeno come avevo fatto, ma la mia spada gli trapassava la spalla e lo inchiodava a muro.

Non avevo colpito un punto vitale, però era una parte che doveva fare molto male, come dedussi dalla sua espressione.

Gli tolsi la bacchetta e lo guardai negli occhi.

Quegli occhi del mio stesso colore, che mi avevano giudicato, intimato di tacere, di cui avevo avuto tanta soggezione.

-Avanti, che cosa aspetti? Uccidimi!-

Malgrado la rabbia che provavo nei suoi confronti, non riuscii a non trovare una piccola parte che voleva salvarlo.

Anche se sapevo perchè era lì, era venuto per togliermi la vita, e lo avrebbe fatto se io non l'avessi colpito per primo.

Io non sono come lui... realizzai esterrefatto.

Me l'ero ripetuto molte volte, ma senza crederci molto, mi rispecchiavo in lui in tutto e per tutto, questo prima di conoscere la mia coscienza... prima di innamorarmi di Ginny.

Ecco, questo era quello che mi differenziava da mio padre, io amavo... lui non aveva mai amato nessuno, forse nemmeno se stesso.

-Non lo farò- gettai lontano da me il pugnale che stringevo -io non sono come voi...-

-Che vergogna, non riesci più a fare nemmeno la cosa più semplice del mondo-

Voi avete sempre e solo saputo far questo, padre... questa è la vostra condanna...

-Vi condurrò al cospetto degli Auror, vi arresteranno e subirete un processo... se sarete fortunato subirete il bacio dei Dissennatori...- indietreggiai -io me ne lavo le mani di voi-.

E per la prima volta in vita mia, vidi mio padre senza il suo cipiglio altezzoso, senza la sua espressione severa, era semplicemente un uomo. Un uomo disperato.

Raggiunsi nuovamente Fred Weasley e lo aiutai ad alzarsi, ci incamminammo verso la sala dove sapevo si stesse svolgendo la battaglia.

A metà corridoio mi fermai, incontrando un paio di occhi che mi fissavano, degli occhi del colore del sangue. Ebbi un brivido.

-Vai da qualche parte, Draco?- la sua voce era derisoria.

-E' finita Voldemort, avete perso- finsi una sicurezza che ero ben lungi dal provare.

Calcai sulla parola avete, cosicchè capisse da che parte stavo.

Sapevo che avremmo vinto, ma sapevo anche che avrebbe potuto esserci l'eventualità che Potter, stolto com'era, avesse fallito.

-Avrete anche vinto la guerra, ma le piccole battaglie sono quelle che contano... le vendette- sorrise schioccando le dita.

Io non capii, ma all'improvviso vidi una grossa ombra avvicinarsi, alla luce realizzai attonito.

Il cuore mi mancò di un battito, non riuscivo a credere ai miei occhi, come era possibile?

Blaise stringeva Ginevra in un abbraccio soffocante, tenendole premuta la bacchetta contro la giugulare.

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NON ci sono scuse per giustificare la mia prolungata assenza, lo so e chiedo umilmente venia per questo, ma a causa di gravi problemi personali che non sto qui a raccontarvi, non ho potuto continuare la storia ... adesso che le acque sono un po' più calme, sono tornata e vi prometto che una cosa del genere non capiterà mai più. Gli aggiornamenti, pochi dato che siamo quasi alla fine, saranno fatti in maniera regolare tra la domenica e il lunedì.
Vi ringrazio per avermi seguita nonostante tutto.

PRISHILLA:  ti ringrazio di cuore, sono contenta di aver trovato un'altra appassionata di questa incredibile storia (mi riferisco alla Bella e la Bestia, non certo alla mia ;D )  e come vedi sono tornata e ho tutte le intenzioni di restare con voi a tediarvi fino alla fine ;)


Little Flamer: grazie, sono contenta che ti sia piaciuta...  ti confesso che quella è stata anche la mia parte preferita, farlo finalmente rendere conto della grandezza dei suoi sentimenti :)

funnybee: si, della serie "le disgrazie non arrivano mai da sole" XD  spero che continui a seguirmi e ad apprezzare l'evolversi della storia :)

Koe: ti ringrazio, non sapete quanto le vostre recensioni siano apprezzate ;) comunque eh si, Draco sta provando gli effetti del detto "chi semina raccoglie" e lui, ahimè, non è stato un buon contadino. XD

hermione59: esattamente ahahahahah beh ti posso soltanto dire che... in un modo o nell'altro avrà la sua vendetta... poi basta non posso più parlare, altrimenti ti rivelerei tuttoo ;)


Detto questo vi auguro un buon fine settimana e vi do appuntamento alla prossima volta (presto, ve lo giuro!) e ne approfitto anche per fare un po' di auto pubblicità, che non fa mai male, e chiedervi di dare un'occhiata alla mia nuova Draco/Ginny "Timeline - L'amore ai tempi della caccia alle streghe"

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Capitolo 12
*** Though sacrifice ***


2

Il cuore mi mancò di un battito, non riuscivo a credere ai miei occhi, come era possibile?

Blaise stringeva Ginevra in un abbraccio soffocante, tenendole premuta la bacchetta contro la giugulare.

-Ginny!- fu l'urlo soffocato di Fred.

Oh mio... non posso crederci...

-Blaise...- chiamai il suo nome un paio di volte, come sotto shock.

-Mi dispiace, io devo farlo- dalla sua voce mi accorsi che stava piangendo -Gertie è... è l'unico modo per salvarla-

-Come vedi, mio caro traditore, alla fine io vinco sempre... in un modo o nell'altro- rise il Signore Oscuro.

-Lasciala andare, Blaise...- dissi molto lentamente.

-Non posso...- era come una supplica.

-Lasciala andare...- scandii bene le parole -sono io che ho tradito, io devo pagare... lei non c'entra niente- guardai sia lui che Voldemort.

-Pagherete entrambi-

Poggiai il ragazzo che reggevo per terra e mi avvicinai di un paio di passi, non staccando gli occhi da Blaise.

-E' colpa mia, lei non c'entra niente e tu lo sai... sai cosa provo, perchè tu senti le stesse cose... lasciala e andrà tutto bene-

Quello scosse la testa, singhiozzando -lui la tiene in ostaggio... lui la ucciderà se io non...-

-Troveremo un modo per salvarla, ti aiuterò... guardalo, lui vuole esattamente questo, pensi che come ha usato te, non userebbe qualcun altro allo stesso modo? Magari lei a quest'ora è già morta da un pezzo, e lui continua a inculcarti...-

-NON DIRLO!- gridò, stringendo ancor di più la bacchetta alla gola.

Guardai l'espressione di Ginevra, era terrorizzata e stava soffrendo, la punta appuntita della bacchetta doveva farle male.

-Blaise...-

-E' viva, sono andato da lei questa notte- esordì Lord Voldemort -uccidili e finalmente ti ricongiungerai con lei... non farlo e patirà le pene dell'inferno!-

-Blaise, non ascoltarlo... è debole, ha perso tutti i suoi Mangiamorte, è solo! Tra poco arriverà Potter e lo eliminerà dalla faccia della terra... si comporta in questo modo per spargere l'ultimo granello di distruzione...-

-A te la scelta, Zabini, loro o la tua babbana-

Vidi Blaise tentennare, era indeciso, questo era chiaro, avevo aperto una crepa nel muro della sua ostinazione, quindi decisi di continuare -pensa a quello che sei, a chi sei... sei mio amico, sei uno degli uomini migliori che conosca, non lasciarti rovinare da lui, non lasciarti manovrare come un burattino...-

-Io...-

-Fallo, ora!- urlò il Lord Oscuro.

-Blaise, ti scongiuro...-

Allora il mio amico prese la sua decisione, spinse Ginevra lontano da lui e dopo aver gettato lontano la bacchetta per terra, crollò sulle sue ginocchia e singhiozzò, nascondendo il volto nelle mani.

Provai un moto di pietà nei suoi confronti e decisi di non giudicarlo, se uccidere qualcuno fosse stato l’unico modo per riavere Ginny, io non avrei esitato nemmeno un secondo, noncurante di chi avevo davanti.

Con uno scatto afferrai la rossa e la portai dietro la mia schiena, la guardai con la coda dell’occhio inginocchiarsi accanto a suo fratello e abbracciarlo.

Quasi sorrisi, lei era così affettuosa.

Poi osservai il volto di Voldemort livido -di rabbia, -hai fallito su tutti i fronti, non ti resta niente, non sei più niente-

Nonostante tutto, mi stupii, egli sorrise -sono piuttosto deluso, dopo tutti questi anni non mi conosci ancora. Eppure pensavo fossi un uomo intelligente- io non capii -pensi ch'io non abbia un piano B?-

Non riuscii nemmeno a realizzare, tutto accadde in una frazione di secondo, l'Oscuro tirò fuori da una piega della sua tunica un pugnale e me lo lanciò contro, chiusi gli occhi, sapevo che sarebbe finita di lì a poco. Poiché, sebbene fossi fatto di metallo, pensavo che Voldemort avesse incantato l’arma per penetrare nel mio corpo e uccidermi.

Passò qualche momento, ma stranamente non sentii nulla... nessun dolore acuto.

Riaprii gli occhi e il cuore mi mancò di un battito, Ginevra era piegata in due per terra, agonizzante. Si era frapposta tra me e la lama.

-NOOO!- urlai e mi precipitai da lei.

La strinsi tra le braccia, coricandola sul pavimento, nel suo vestito bianco si allargava un alone sempre più ampio di sangue.

-Ginny!-, Fred sembrava disperato quasi quanto me.

-Ginevra... non dovevi farlo... io non...- sentii un groppo in gola.

-In tutto questo tempo... mi sei mancato, non pensavo potesse succedere...- non sembrava avermi udito.

-Perchè? Perchè l'hai fatto?- sussurrai sgomento.

-“Mi sono innamorata di un uomo, ma non so chi lui sia o dove andrà...”- mi sfiorò il viso, abbassando il mio cappuccio.

Quasi sorrisi, stava citando l'ultimo film che avevamo visto insieme, Vi Presento Joe Black.

E' davvero innamorata di me? Ma come? E perchè? Non ho fatto niente per meritare il suo amore...

-Non ne sono degno...-

-Shhh... mi hai salvata in modi che non puoi nemmeno immaginare... e io ti ringrazio- la sua voce era poco più di un flebile bisbiglio, i suoi occhi socchiusi -grazie...-

-Ginny… non lasciarmi!-

-Mi dispiace che sia finita così… non volevo farti soffrire- chiuse gli occhi, esausta.

-No, Ginny! Ginevra! Ti prego!- la scossi, vedendo che non reagiva mi fermai.

Piansi lacrime invisibili, che cosa avrei fatto senza di lei? Come avrei potuto continuare a vivere?

Il mondo non aveva ragione di esistere senza di lei, non volevo sopravvivere se lei non c'era... la desideravo, anche lontana da me, ma in vita.

Intorno a me qualcuno gridava, altri piangevano, altri ancora respiravano pesantemente, udivo tutto come ovattato.

Ci volle un bel po' per rendermi conto che ero io che urlavo.

Non può finire così... non possono portarmi via l'unica cosa bella della mia vita... l'unica donna che mi abbia mai toccato il cuore... non posso perderla… Merlino o qualsiasi entità, ti scongiuro salvala!

Come se venisse da un altro tempo, mi resi conto che qualcuno stava cercando di richiamare la mia attenzione, toccandomi insistentemente la spalla.

Lentamente mi voltai, Faith era in piedi, poco distante da me.

-Mancano ancora cinque minuti a mezzanotte, baciala e tornerai al tuo vero aspetto...- la sua voce mi sembrava lontana mille miglia.

-Non voglio tornare umano! Non mi interessa! Nulla ha più importanza ora che lei è...- mi soffocai, quell'ultima parola non riuscii a pronunciarla.

Era troppo ufficiale, troppo definitivo dirlo...

-Draco, ti rifarai una vita... sopravviverai, baciala-

-NO!-

Se ci fosse un modo... se potessi...

-Non vale la pena vivere un'esistenza senza di lei... nulla ha più senso!-

… Forse...

-Sei una fata dai poteri incredibili, Faith... falla tornare in vita- accarezzai il viso della donna che amavo -falla rivivere!-

-Io non posso resuscitare nessuno... quello di decidere chi lasciare in vita e chi no, è il compito della morte... lei esige sempre qualcuno da portar via... mi dispiace-

-Prendi me, allora! Fa' in modo che la morte porti via me e fai vivere lei!- la guardai, sembrava confusa e colpita. Di certo non si sarebbe mai immaginata quella mia insolita richiesta.

-Tu? … Faresti davvero questo sacrificio per lei?-

-Si, ti prego, fallo- la supplicai con lo sguardo.

Faith esitò -sei cambiato Draco Malfoy, me ne compiaccio... non mi sarei mai aspettata un qualcosa di così profondo...- fece una pausa -la tua richiesta sarà accolta...-

Il mio cuore fece un balzo, sarei morto...

Malgrado tutto, non mi importava, se era per salvare Ginevra l'avrei fatto per altre mille volte.

Lei avrebbe trovato la forza di andare avanti, si sarebbe innamorata, sposata, avrebbe trovato un buon lavoro e fatto dei figli.

Avrebbe avuto una vita lunga e meravigliosa... e mi avrebbe dimenticato.

Ma non importava, le era concesso farlo, avrei ricordato io per entrambi. Ovunque sarei andato.

E l’avrei vegliata e protetta con tutte le mie forze, per sempre.

-Sei pronto?-

-Facciamolo-

La fata sorrise -prendi la rosa dalla tua tasca- mi suggerì e io lo feci.

Non sapevo perchè l'avevo portata, era stato una sottospecie di istinto, qualcosa dentro di me mi aveva suggerito di prenderla.

La osservai, aveva soltanto un petalo che sarebbe caduto allo scoccare della mezzanotte.

-Estrai il pugnale dalle sue carni e poggia il fiore sopra la ferita...-

Eseguii il tutto, delicatamente tolsi il coltello e lo buttai via.

Amore mio, è solo questione di minuti... tornerai...

-Cosa devo fare adesso?- chiesi sollecito.

-... Ora baciala-

Cosa? Baciarla?

-Sbrigati, non c'è più tempo!-

Allora lo feci, chiusi gli occhi e mi chinai sul suo viso delicato, sulle sue labbra carnose e le rubai il mio primo vero bacio.

In fondo, sarebbe stata una bella morte, la più gradevole che potessi desiderare.

Non avrei mai potuto immaginare una fine più dolce di quella, sarei morto con il sorriso sulle labbra.

D’un tratto, sentii un formicolio in tutto il corpo, si stava diffondendo... strano, avevo sempre pensato che la morte fosse il cessare di tutto, del sentire e provare sensazioni.

Per la prima volta dopo più di un anno, percepii l'aria sul mio volto, mi stava scuotendo i capelli.

Un minuto... i capelli?

Da quando la fata mi aveva trasformato avevo perso sia i capelli che ogni forma di peluria che avevo nel corpo.

Per caso sono già morto?

Aprii gli occhi e mi accorsi che, nello stesso istante, lo stava facendo anche Ginevra.

Era viva!

Guardai dove un minuto prima era ferita mortalmente, non c'era nulla, restava solo l’ampio strappo del vestito.

Era viva e... lo ero anche io.

L'abbracciai, stringendo a me quell'essere che tanto amavo, non avrei mai più voluto lasciarla.

La sentii irrigidirsi tra le mie braccia, con non poca fatica mi costrinsi a mollare la presa.

-Draco Malfoy?!- mi guardò esterrefatta -che cosa fai...?-

Eh?!

Mi toccai nervosamente i capelli, -Ginevra, sono...-, mi fermai e stupito mi tolsi un guanto.

Una mano pallida e affusolata apparve davanti ai miei occhi, tolsi anche l'altro e successe la stessa cosa.

Ero tornato... normale?

Com'era possibile?

Io sarei dovuto morire...

-Ginevra, sono io...-

-So chi sei, Malfoy, l'unica cosa che non so è cosa io ci faccia tra le tue braccia...- era confusa e un po' intimorita.

-Non capisci? ...Sono io l'uomo che ti ha rapita... io quello che ti ha tenuta nel suo castello...-

-Cosa? Questo non è possibile...- scosse la testa in segno di diniego e cercò di allontanarsi da me -bello scherzo davvero, Malfoy, dopo tanti anni ti diverti ancora con questi giochetti...-

-Ginevra, sono davvero io!- obiettai frustrato.

-No, l'uomo che amo non sei tu! Lui è tutto l'opposto di te! Lui era fatto...-

-Di metallo?- terminai per lei.

-Io non...-

Scelsi di provare con il metodo che avevo usato con successo con il fratello, farle ricordare qualcosa che soltanto io potevo sapere.

-Una volta stavo suonando il pianoforte, tu piangendo mi raccontasti che tuo fratello lo suonava ogni sera per te... io ti diedi il mio fazzoletto, spiegandoti che le iniziali incise erano quelle del nome di mia madre...- osservai la sua espressione attonita -era una bugia, erano... sono le mie...-

-E' impossibile, le iniziali erano... D... e M...- si fermò.

-Draco Malfoy- annuii.

-Ma... non puoi essere tu...- mi guardò bene negli occhi e io mi persi nelle sue pozze smeraldine -mio Merlino, sei davvero tu...!- mi abbracciò -ma com'è possibile?-

-Magia...- sorrisi, aspirando il suo odore.

-Non voglio più stare senza di te, è difficile... mi sono sentita cieca, sorda e intorpidita...-

-Sapessi io...- Merlino, quanto avevo anelato di stringerla!

-Perchè non mi hai detto chi eri? Il tuo nome?-

-Perchè temevo che mi avresti odiato ancora di più, sapendo che ero Draco Malfoy... avevo paura, mi vergognavo-

-Non avrei mai potuto detestarti, nemmeno se fossi stato Voldemort in persona!- sorrise e io le accarezzai il viso, ammirato.

Merlino, quanto l'amavo!

-Ma cos'è successo? Io ricordo di essere stata ferita...- si guardò lo stomaco, non c'erano tagli o cicatrici.

Questo mi fece ricordare, mi voltai verso Faith, che ci osservava trionfante e domandai silenziosamente una spiegazione.

-La prima volta che ci incontrammo ti avevo avvertito che quella rosa era incantata- mi canzonò.

-Può... poteva resuscitare i morti?-

La donna rise -no, no... era solo molto potente e piena di poteri magici-

-Ma allora come?- ero confuso, non riuscivo a comprendere.

-Saresti stato pronto a sacrificarti, a rinunciare alla tua vita per lei... conosci qualcosa più potente di un desiderio puro e altruista, unito alla magia di un oggetto fatato?-

-Il mio desiderio l'ha salvata?-

-Esatto... era talmente pieno di generosità e amore, che la rosa l'ha esaudito...-

-E riguardo alla mia vita?-

-Tante vite sono state prese questa notte, suppongo che la morte sia già abbastanza soddisfatta-

-Io... grazie..- dissi con sincerità.

Non mi riferivo solo al fatto che avesse salvato la mia vita e quella di Ginny, lei aveva fatto molto di più.

Se non fosse stato per quella fata non avrei mai rincontrato Ginevra, non avrei mai provato nulla di bello come questi sentimenti, sarei morto vuoto e solo, come un assassino.

Come Lord Voldemort... o come mio padre.

A proposito di Voldemort, che fine aveva fatto?

Guardai Potter, che aveva assistito a tutta la scena, e quello annuì, intuendo la mia domanda muta, mi mostrò la spada insanguinata.

Tom Orvoloson Riddle era deceduto. L’umanità era libera, io ero libero.

Libero di amare quell’incredibile donna che ancora stringevo tra le braccia, libero di essere migliore, di essere me stesso per la prima volta.

Baciai entusiasta Ginny un'ulteriore volta, poi le presi la mano e l'aiutai ad alzarsi, c'era ancora una persona di cui mi preoccupavo.

Raggiunsi Blaise, era ancora inginocchiato che singhiozzava -mi dispiace tanto Draco... ti scongiuro, perdonami... ero disperato-

-Va tutto bene, Blaise...- gli tesi la mano libera e lo feci alzare, -è tutto okay, amico...-

-Lord Voldemort mi ha mentito, mi ha messo in testa delle immagini... hanno interrogato Peter Minus, Gertie è morta da due anni oramai... come sapevo io-

-Lo so...- esordii spiaciuto.

Non ce l'avevo con Blaise per ciò che era successo, come ho già detto, non sapevo nemmeno io a che punto sarei arrivato per salvare Ginny.

-Scusami Ginevra...- la guardò.

-Non preoccuparti, è okay- gli sorrise -siamo esseri umani, commettere errori fa parte della nostra natura-

-Bene... il mio lavoro qui è terminato- esordì la fata -congratulazioni Draco... Ginevra- ci salutò con un sorriso.

Prima di sparire, notai che si scambiò uno strano sguardo con Silente, per poi fargli l'occhiolino. Decisamente sospetto.

-Questa me la dovrà spiegare prima o poi- gli dissi.

-Prima o poi lo farò...- sorrise il vecchio preside.

Mi voltai verso la mia donna e la bacia di nuovo, veramente felice per la prima volta nella mia vita.

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Penultimo capitolo, il prossimo concluderà finalmente la storia :)

PRISHILLA: ahahhahahahah sì, beh volevo aggiungere un qualcosa al personaggio di Blaise, che personalmente adoro, volevo renderlo umano-innamorato e umano-amico allo stesso tempo... :)

4Swarovski4: ti ringrazio, spero che anche questo capitolo sia stato di tuo gradimento :) comunque, come ho già detto, Blaise era dilaniato tra l'amore e l'amicizia, un uomo ad un bivio... ;)

Alla prossima settimana!

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Capitolo 13
*** Epilogue ***


l

The Rainbow After The Rain

EPILOGUE

In seguito, tutti i pezzi andarono al loro posto.

Come un vecchio puzzle senza immagine prestabilita, viviamo le nostre vite per poi trovarci uniti e inaspettatamente combacianti.

Volete sapere che fine hanno fatto tutti i personaggi della mia storia?

Probabilmente, se somigliate almeno un po' a me, no, ma già che ci sono...

Lucius Malfoy venne processato il ventidue Luglio, condannato come avevo preveduto io, a subire il terribile Bacio dei Dissennatori una settimana dopo.

Non riuscendo a sopportare l'idea, si era suicidato con un pezzo di parete della cella.

Tutti i Mangiamorte che erano sopravvissuti all'ultima battaglia, erano stati giustiziati o condannati a ergastoli su ergastoli.

Blaise Zabini aveva fatto una fine decisamente migliore, dopo due anni, aveva trovato il coraggio di andare a trovare i genitori di Gertie, per metterli al corrente della sua morte.

Dovete sapere che la ragazza era tedesca, e le autorità babbane, non avendo mai ritrovato il corpo, visto e considerato che Blaise l'aveva fatta seppellire nel cimitero di famiglia, la credeva dispersa.

Differentemente da quello che si aspettava, il mio amico era stato trattato nel migliore dei modi, arrivando a entrare a far parte a tutti gli effetti della famiglia Von Strauffenberg.

Lì aveva scoperto che la magia e la ricchezza non contavano poi molto, e anche che si può sempre ricominciare ad amare, quando meno te lo aspetti.

Aveva realizzato quest'ultimo punto, conoscendo la sorella minore di Gertie, Letitia.

Potter e la Granger erano convolati a nozze.

Si, lo so, fa un po' schifo, ma che ci volete fare, dopo i traumi subiti da Potter è normale che sia venuto su un così deviato.

Cosa ancor più scioccante, avevo scoperto che alla base di tutto, la mia maledizione e il resto, c'era stata la mente machiavellica di quel vecchio barbagianni di Albus Silente!

Incredibile ma vero!

Costui aveva cospirato ai miei danni con una fata, una sua “vecchissima conoscenza”, tutto per il mio bene (così aveva mi spiegato).

Ah e vi ricordate la domanda che avevo posto all'inizio della storia a Faith?

No, eh?

Quella: -perchè a me, perchè non a Voldemort?-

La risposta che ho ricevuto mi ha fatto rimanere non poco perplesso, Silente mi aveva spiegato: -perchè avevo visto qualcosa in te, una piccola scintilla di bontà, oscurata dal buio... sapevo che sarebbe bastato un buon accendino per incendiare la tua anima... mentre in Voldemort c'era soltanto l'aridità di un deserto-

In parole povere mi aveva detto che aveva assistito al salvataggio di Ginevra, quella famosa sera di Maggio, e aveva preso la brillante decisione di maledirmi per costringermi a incontrare il mio “accendino-Weasley” per redimermi.

Furbastro, no?

Vorrete sapere di Faith... beh lo vorrei anch'io, credo che sia in giro per il mondo a fare la cosa che la diverte di più, travestirsi allo scopo di maledire la gente.

Penso che quella fata debba proprio trovarsi un hobby.

Dulcis in fundo... io e Ginevra.

Ci siamo sposati il giorno dopo l'ultima battaglia, scegliemmo una cerimonia piuttosto intima, come piaceva a me, eravamo solo io e lei, a Las Vegas con un testimone, pagato profumatamente, raccattato dieci minuti prima per la strada.

Trasferendoci nel mio maniero riscoprimmo il piacere di stare insieme e il divertimento di un tempo.

Inutile citare la felicità di Serendipity nel rivedere la sua vecchia padrona, Merlino, si era messo quasi a saltare.

E nemmeno tre anni dopo...

-Papà, Ronald mi tira i capelli e mi fa i dispetti!- si lagnò una voce infantile.

Mi voltai, una bellissima bambina dai boccoli ramati e gli occhi grigi, stava in piedi, scalza che si strofinava gli occhi.

Le feci un cenno e lei corse a sedersi con grazia sulle mie ginocchia.

-Georgie, tuo fratello lo fa solo per dimostrarti il suo affetto- le spiegai accarezzandole la testolina.

-Si, ma mi fa male! E lo zio Fred lo aiuta!- esordì imbronciata.

Eh sì, anche Fred Weasley era venuto a vivere con noi, o almeno vicino a noi, visto che per mantenere la mia privacy e la sua, avevo fatto costruire a pochi metri dal mio castello, una specie di depandance enorme per lui.

-E tu alleati con Serendipity, sono sicuro che la bestiola ti aiuterà volentieri- le consigliai.

-Papà: sei un genio- sorrise e scese dalle mie ginocchia, s'incamminò verso la porta, ma poi si stoppò -tu non vieni a darmi una mano?-

-Devo finire di scrivere una cosa, non appena avrò fatto correrò in difesa della mia principessa- le promisi.

-Va bene, ti aspetto- sorrise ancora e lasciò la stanza.

Stavo dicendo...

Ah si, tre mesi dopo Ginevra rimase incinta dei gemelli Ronald Bill e Georgie Charlie Malfoy.

Adesso, dopo quasi cinque anni Ginny aspettava il terzo, Arthur Percy, e la pazza di mia moglie si era messa in testa di volerne un altro ancora dopo.

Quanto è strana la vita, un giorno credi di odiare qualcuno e quello dopo te lo sposi, un giorno credi che la tua vita sia perfetta e quello successivo accade qualcosa che ti fa render conto di quanto ti fossi sbagliato.

Beh, comunque non so cosa succederà in futuro, ma una cosa posso affermarla con certezza, dopo la pioggia c'è sempre l'arcobaleno.

 

E vissero felici e contenti...

Sarebbe finita così la storia se fosse stata una bellissima fiaba a lieto fine, ma purtroppo questa è soltanto la vita. La mia vita.

Vi ho descritto la dura realtà, ho parlato di assassinii, di incantesimi e maledizioni, vi ho raccontato di come sono arrivato dove sono adesso.

Avete preso il vostro tempo, riflettuto, eravate ancora in tempo per non ascoltare la mia non-fiaba.

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E così si conclude questa mia pazzia, ringrazio tutti quelli che mi hanno seguita.
Changing: ti ringrazio molto, sono davvero felice che ti sia piaciuta... ho sempre trovato qualcosa di speciale nel cartone Disney, quindi ho voluto dare la mia personale interpretazione ;)   per i personaggi un po' OOC, è stata un'esigenza di copione... la storia non sarebbe stata la stessa se non avessi fatto un po' di testa mia XD
PRISHILLA: poveretto Draco non ha già sofferto abbastanza? Ho voluto dargli finalmente un lieto fine ahahahahahah grazie di avermi seguita fino ad ora ;)

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