Silence is a scary sound.

di stylesmouth
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il ritorno nella terra che domina i miei incubi; Capitol City. ***
Capitolo 2: *** distretto dodici. ***



Capitolo 1
*** Il ritorno nella terra che domina i miei incubi; Capitol City. ***


Eccomi, finalmente sono arrivata a destinazione.
Mi guardo intorno con uno sguardo assonnato e cerco Boggs con lo sguardo ma non riesco a trovarlo. Mi colpisco la testa, Boggs è morto come tanta altra gente solo per colpa mia. Da quando i giochi sono scomparsi c'è una pace 'apparente' a Panem, ma i miei incubi si fanno sempre più profondi e a volte mi viene difficile pure svegliarmi.

- non capisco - ripeto tra me e me.
- ci sono tante cose che non capisci, Katniss. - dice un voce dolce e calda, senza il bisogno di girarmi capisco che dietro di me c'è Peeta. Oh, Peeta.
- Peeta. - mi giro e pronuncio il suo nome come qualcosa di puro e sacro.
- Come mai sei tornata a Capitol? - mi chiede senza smettere di guardarmi.
- Voglio vedere mia madre e Prim. - rispondo.
- Oh. - il suo tono è leggermente deluso - Se vuoi ti accompagno. -
- Meglio di no, voglio stare sola. - rispondo abbassando lo sguardo.
- Capisco, allora ci vediamo in questi giorni. - mi saluta con un cenno di mano e se ne va.

Sono una stupida che allontana le persone che ama perchè ho paura di perderle. Venire qui a Capitol è stato un errore. Troppi ricordi iniziano a scoppiarmi in testa. I giochi, la morte di Boggs, Finnick e tante altre persone. La morte di Prim. I baci di Peeta. L'ultima volta che ho parlato con Gale. Snow. Emetto un grido di terrore e tanta gente mi guarda. 'Katniss, è tornata.' sento dire da una vecchietta. Mi giro e inizio a scappare. Ormai Katniss è morta. Io sono una specie di ibrido. 
Entro nel ospedale e noto che l'affluenza della gente rinchiusa qui è diminuita tantissimo. Poi la vedo, sta curando un uomo senza gambe. Stringo le mani ed entro dentro senza chiedere il permesso. 

- Mamma, dobbiamo parlare. - gli dico fredda.
- Ora sto lavorando Katniss, magari dopo. - mi risponde senza perdere di vista l'uomo.
- So che stai lavorando ma ho bisogno di vedere Prim. - dico con tutta la forza che mi rimane. Voglio vedere la tomba di Prim e piangere, piangere e piangere.

Lei si gira e mi guarda con occhi pieni di lacrime che sono pronte a scendere. Annuisce e attacca la morfina al paziente. Poi con un cenno mi indica di seguirla. Inziamo a percorrere un corridoio bianco, pieno di porte e finestre. Vedo gente che entra ferita e gente che esce sorridente per il nuovo futuro che gli aspetta. 

Ma come sarà questo nuovo futuro? 

Mi giro e mia madre mi indica una porta enorme. Prima di entrare ripeto l'esercizio.

Sono Katniss Everdeen, ho diciasette anni, abito nel distretto dodici. Ho partecipato agli Hunger Games, sono viva...perchè sono ancora viva?

Senza rendermi conto sono già dentro ad una stanza enorme, inizialmente poco luminosa e poi si apre in un giardino immenso. Mi guardo intorno e vedo che questo è il cimitero. Poggio una mano sul cuore e cerco la tomba di Prim. Le prime lacrime iniziano ad arrivare ma cerco di asciugarmele il più velocemente possibile. Mi giro e noto che la tomba di Prim e piena di fiori. Sorrido. Molta gente deve averli portati qui, da lei. Mi avvicino e mi siedo per terra.

- Ciao, Prim. - dico con la voce strozzata dal pianto. - Sai, molti dicono che tu qui mi puoi sentire, quindi ci provo. Paperella, ieri è stato il tuo compleanno quindi anche se in ritardo vorrei farti gli auguri. Ora sei quattordicenne sai? - lacrime inzuppano il mio viso stanco. - Poi non so se gli angeli possono crescere o rimangono per sempre giovani. Mi manchi tanto, Prim. Tu non dovevi essere lì, quel giorno e in quel momento. Io dovevo salvarti, io dovevo proteggerti come feci alla mietitura ma ho fallito. Si, sono un fallimento in tutto. Sono una fallita figlia, una fallita sorella e una fallita fidanzata. Io sono solo brava a far morire gente innocente. Tra le due, dovevo morire io e tu ti dovevi salvare. - mi butto sopra la tomba e inizio a piangere.

Mentre mi sto per alzare noto una cosa, un senso di odio e di vomito sta risalendo in me. Quella puzza che non sentivo da tanto tempo è tornata. Cerco tra i fiori e lo trovo. Una rosa bianca. Il cuore inizia a battermi come un lampo, inizio a sudare freddo e sento i brividi percorrermi il corpo. Mi alzo di scatto e cerco di distruggere la rosa mentre le spine entrano nelle mie mani, riempendole di sangue. Non può essere, Snow è morto. C'è qualcuno che lo sta vendicando? C'è qualcuno che sapeva il significato di quella rosa oltre me e lui? Non credo quel giorno eravamo solo io e lui in stanza. Mi alzo e mi guardo intorno, voglio parlare solo con una persona. E' quella persona è Peeta. Lui è l'unica persona di cui mi fido veramente, lui può aiutarmi. Aspetta Katniss. Vuoi mettere in pericolo la vita di Peeta? Meglio non parlarne con nessuno, magari questa è la volta buona che mi ammazzano. Forse è solo un regalo di una persona che non è a conoscenza del mio terrore, del mio incubo quotidiano. Inizio a leggere i nomi incise su quelle tombe. 'Marcus Rinaldi, 3 anni. E' morto per colpa di un verme che ha ucciso bambini pur per avere il potere. Adesso, Marcus vive in pace.' Se solo voi sapeste la verità. Ma la giusta verità qual è? Snow, innocente e Coin una sporca assasina o il contrario? Tanto ormai non ha più importanza, sono morti entrambi proprio come la mia vita. 

- Katniss, esci o starai male. - mi suggerisce mia madre, ma ormai è troppo tardi.

Mi butto per terra, appoggiando la testa tra le ginocchia, inizio a piangere e gridare tutti le persone di cui mi fidavo che sono morte a causa mia. Mi risveglio su un letto del ospedale, non so quanto tempo ho dormito e nemmeno come mi sono ritrovata qui. Forse, dopo avermi vista di nuovo cadere in quello stato mia madre ha chiamato aiuto e mi hanno messa sotto sedativi. Mi giro e noto che Peeta sta parlando con un medico. Sorrido, è l'unico che ho bisogno di vedere in questo momento.

- Peeta, dove mi trovo? - grido per farmi sentire e lui si gira.
- Katniss, stai in ospedale ma tranquilla è tutto okay. - mi dice di fretta mentre mi accarezza i capelli.
- No, non è tutto okay. Voglio morire Peeta. - ammetto con occhi lucidi. Lui mi guarda e il suo sguardo diventa cupo e vedo scivolare una lacrima sul mio lenzuolo.
- Non dirlo nemmeno per scherzo, Katniss. Sei l'unica che mi sei rimasta. - dice sempre con lo sguardo rivolto al pavimento.

Solo per questo? Solo perchè senza di me lui rimane solo? Katniss, lui ha smesso di amarti e devi inizare a farlo pure tu. Ma io lo amo veramente? Si, più di qualsiasi persona al mondo.

- Peeta, uccidimi. - insisto.
- Mai. - mi risponde. - Katniss, voglio tornare nel distretto dodici con te.

Con me in che senso? Perchè vuole tornare nel distretto dodici? Perchè vuole soffrire come me a vivere in quel cimitero? Lo guardo e lui ricambia lo sguardo.

- Sicuro? Non sai quanto fa male. - ammetto.
Si siede sul mio letto e gli faccio spazio in modo che lui si possa stendere. Poi si gira e mi guarda negli occhi.
- In due siamo più forti, Katniss. - mi guarda aspettando una risposta. 

Cosa dovrei fare, accettare cercando di vivere una vita felice con lui però sempre con il rischio che venga ucciso o rifiutando e continuare a vivere la mia vita in solitudine e incubi?

- Si, in due siamo più forti. - ripeto. Sono egoista, sto mettendo a rischio pure la sua vita. - Ma se tu stai con me c'è pericolo che ti succeda qualcosa e io non voglio perdere più nessuno, soprattutto te. - ora lui deve decidere, lui deve scegliere cosa fare con me, con lui e con un possibile e lontano noi.
- Accetto, Katniss. - dice con un sorriso soddisfatto.
- Perchè sorridi? - domando.
- Perchè hai appena ammesso che io sono una persona importante. - risponde.
- Non l'avevi già capito? Insomma..- mi interrompe appogiandomi un dito sulle labbra.
- Si, l'avevo capito ma non me lo avevi mai detto prima di adesso. - lo abbraccio e lui mi stringe forte a se.

Le sue braccia calde e prottetive sono tornate quasi come quelle di una volta. Chiudo gli occhi e mi lascio trasportare dal sonno.

- Katniss, Katniss. Sta attenta. - mi dice una ragazza con un vestito chiaro, guardandola meglio capisco che è Rue.
- Rue? - domando cercando di abbracciarla ma qualcosa non me lo permette.
- Sta attenta Katniss, sta attenta. - la guardo confusa. Stare attenta a cosa o meglio a chi? 

Ecco che la rosa mi ricompare nel sogno, ibridi, gli Hunger Games ricominciano nella mia testa e poi rivedo morire tutte le persone che mi stanno più care. Mi alzo di scatto e grido, Peeta si sveglia confuso e cerca di calmarmi ma niente e nessuno può farlo più, nemmeno il ragazzo del pane.

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Capitolo 2
*** distretto dodici. ***


Siamo appena tornati nel distretto dodici. Al solo pensiero di camminare su un cimitero altri brividi perrcorrono il mio corpo. Quando finirà tutto questo? Quando potrò andare avanti e vivere la mia vita? Mai, tutto questo non ha una fine.

- Vado a caccia. - dico a Peeta e a Sae.
- Finalmente, mi ero stancata di questi soliti pasti. - mi risponde Sae.
- Io credo che riaprirò il panificio. - mi risponde Peeta. - Stai attenta, Katniss. -

Un altro 'stai attenta, Katniss' coincidenze o è un segnale che devo cercare di capire? Ma a cosa dovrei stare attenta?

- Sta tranquillo Peeta. - dico mentre mi infilo gli scarponi.

Lui annuisce ed esce dalla mia casa, dopo nemmeno un secondo lo seguo a ruota. Dopo tanto tempo ripercorro questa strada eppure sento che mi manca un pezzo fondamentale della mia vita, delle mie abitudini. Gale. Mi siedo sulla nostra roccia e chiudo gli occhi nell'attesa di un suo arrivo ma lui non verrà. Adesso è felice nel distretto due, lontano da me. Sicuramente avrà altre labbra da baciare. Io ho Peeta, lui ha...chi ha Gale? La sua famiglia, me..no me no. Inizio a cacciare, catturando scoiattoli. 

- Sono tornata! - grido a Sae. 
- Solo scoiattoli? - mi chiede confusa. Annuisco.

Mi butto sul divano e accendo la tv, chissà cosa trasmettono adesso che Snow è morto. Ma è veramente morto o ci ha imbrogliati tutti? Dove è la sua tomba? Al cimitero non l'ho vista. Basta Katniss, lui è morto. Basta paranoie. In tv, ci sono solo programmi inutili come prima del resto. Mi alzo ed esco di nuovo di casa. Mi ritrovo dove doveva esserci la casa di Gale mentre adesso c'è solo polvere. Continuo a camminare e mi ritrovo davanti al panificio. Corro ed entro dentro. Peeta sta decorando una torta così concentrato che non si è accorto di me.

- Peeta, già a lavoro? - domando mentre mordo un panino.
- Si, sono molto richieste le mie torte. - mi risponde ridacchiando. - E tu sei già tornata? Di solito ci metti di più.
- Prima era diverso, Peeta. - rispondo acida. - Comunque non ha importanza, non ho trovato nulla oltre scoiattoli, scoiattoli e scoiattoli.
- Interessante. - risponde senza togliere lo sguardo da quella torta. 
- Per chi è? - domando mentre mi avvicino.
- Gale. - riponde velocemente.
- Gale? - domando.
- Si sposa, Katniss.

Il mondo ha iniziato a girare o sono io che inizio a vedere doppio? Gale, si sposa? Cerco di sorridere ma non ci riesco. Mi ha sostiutita subito. Il suo amore per me non era così profondo come credevo. Forse nemmeno era amore. Perchè se non mi importa più niente di lui mi interessa così tanto? 

- Sono contenta per lui. - tentenno.
- Già. - alza lo sguardo e mi guarda, lo sorrido.
- Con chi?
- Johanna. - risponde lui.

Ecco un altro colpo al cuore. Da quanto quei due si frequentano? Da quanto si sono amati? Johanna e Gale. Due menti assasine che si completano. Due fuochi accesi di odio che si incontrano. Forse sono nati uno per l'altro. Ma perchè nessuno non mi ha detto niente? Non mi vogliono al loro matrimonio? 

- Katniss, se vuoi ci andiamo. - mi sossura Peeta.
- Come vuoi tu, Peeta. - rispondo in tono più alto. - Non che mi interessi tanto. -
- Katniss ti hanno mai detto che quando menti dopo un pò di mordicchi il labbro? - mi domanda lui sorridendo.
- Cosa? Non sto mentendo. - rispondo cercando di stare attenta alle mie mosse.
- Allora andiamo, cosa ne pensi? - mi domanda. - Magari potrò vederti vestita in modo sexy ed elegante. - ridacchia lui mentre lo colpisco al braccio e poi rido con lui.
- Si, andiamo ma tu porti il vestito e io i pantaloni. - rido mentre lui mi guarda spaventato.
- Cosa? Mi vedi bene con la gonna, eh? - ride. E' così bello quando ride. In realtà lo è sempre. 
- Staresti bene, davvero. - rido.

Mi fa bene parlare con lui, per un momento mi scordo di tutto e di tutti. Stiamo solo io e lui, nessun altro. Lo saluto con un cenno di mano e continuo la mia passeggiata. Busso alla porta di Haymitch, ora che siamo tornati a casa avrà sicuramente ricominciato a ubricarsi. 

- Avanti! - mi grida.
- Non chiedi nemmeno chi è? - domando ridendo.

Lui viene e mi apre la porta.

- Vedo che la nostra ghiandaia imitatrice a ripreso a sorridere. - risponde.

Ecco che altri ricordi mi scoppiano in testa, tutti insieme. Rivivo tutte le scene della mia vita, con una velocità assurda. Arrivati alla morte di Prim, la scena si ripete finchè non grido e Haymitch si avvicina a tranquillizzarmi.

- Katniss, Katniss! - sento gridare ma non capisco da dove proviene il suono. - Katniss, sveglia! Sta attenta! - mi giro intorno ma non vedo nessuno. 

Inizio a piangere, sento un bruciore pervadermi le vene, il battito del mio cuore accellerato. Il nero è l'unica cosa che riesco a vedere.
Dove sono? Mi giro intorno ma non riconosco nulla di famigliare. Poi vedo tante bottiglie di vino vuote e capisco che mi trovo nella stanza da letto di Haymitch. E' la seconda volta in due giorni. Mi alzo in piedi ma la testa mi gira e sono costretta a rimanere stesa.

- Haymitch! - grido.

La porta si apre e lui mi sorride, sento una strana puzza che proviene da lui. Rose. Mi alzo di scatto e vedo il suo sguardo cambiare, ora ha smesso di sorridermi e sossura il mio nome. Inizio a tremare, ho paura. Prendo una bottiglia e lo colpisco in testa. Lui cade a terra, lo predo e lo butto su una sedia mentre lo lego con della corda che ho trovato nel suo armadio. Quel fetore si fa sempre più forte e la porta si apre. Peeta entra preoccupato, deve aver sentito le mie urla. Poi mentre stavo per calmarlo vedo un ragazzo con un arco che punta verso di Peeta. Senza pensarci due volte lo spingo e cado a terra. Una freccia mi ha oltrepassato una spalla.

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