Una ragione di vita di Akane (/viewuser.php?uid=27)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'ultima spiaggia ***
Capitolo 2: *** Questione di priorità ***
Capitolo 3: *** Cercando di capirsi ***
Capitolo 4: *** Quando qualcosa si spezza ***
Capitolo 5: *** L'unica forza ***
Capitolo 1 *** L'ultima spiaggia ***
AUTORE:
Akane
TITOLO: Una
ragione di vita
RATING: giallo
GENERE: azione,
sentimentale
TIPO: slash,
what if?
PAIRING: DeanXCastiel (Destiel)
NOTE:
partecipante al contest The kingdom of WhatIf su Supernatural dove sono
arrivata seconda. E se Castiel non fosse andato con Crowley ed anzi
avrebbe veramente chiesto aiuto a Dean come era lì per fare? Ebbene,
vediamolo. Ovviamente siamo sempre all’interno di una DeanXCastiel
anche se c’è un evidente cenno a delle mire sinistre di Crowley per il
bell’angioletto. Ho voluto concentrarmi molto su tutte le evoluzioni
varie incontrate, sui passaggi e sulle modalità dei cambiamenti
importanti. Mi sarebbe piaciuto dilungarmi molto di più, mostrare anche
cosa succede dopo il finale che ho scritto, come vanno avanti le cose,
scrivere altre scene che ho dovuto escludere, però avevo limiti di
lunghezza ed ho dovuto tagliare più di quello che avessi voluto.
Comunque spero che piaccia lo stesso. Penso potrei fare un seguito per
approfondire... Buona lettura. Baci Akane
UNA RAGIONE DI VITA
CAPITOLO I:
L’ULTIMA
SPIAGGIA
Era stremato,
non lo era mai stato tanto in vita sua e la sua esistenza non era certo
quella di un umano.
Dopo averne
passate molte, la convinzione che di peggio non potesse esserci l’aveva
reso incauto, probabilmente. O magari si era fondamentalmente trattato
di una speranza.
Avevano
faticosamente e con sacrifici importanti salvato il mondo, fermato
l’apocalisse, rinchiuso di nuovo Lucifero e reso innocuo anche Michael.
Poteva essere considerata una bella vittoria se non fosse stato per il
particolare che era andato tutto a scapito di Sam che era finito nella
gabbia per imprigionare Lucifero.
Poteva essere
insensibile davanti a tutto ciò che i due ragazzi avevano fatto per
quella causa?
Certo, in gioco
c’era stato il mondo e la salvezza di tutti, avevano agito per un bene
più grande del loro personale, ma ugualmente quanto, quanto avevano
dato?
Forse troppo e
perfino lui che in tutta quella vicenda vi era entrato esordendo con le
prediche sui sacrifici di pochi per arrivare al benessere di molti,
alla fine si era chiesto se tutto quello fosse comunque giusto.
Convinto che di
peggio non ci potesse più essere, scontrarsi con la dura realtà del
Paradiso, un Paradiso in subbuglio pieno di guerre interne per la
supremazia dello stesso, era stato davvero difficile.
Incredibile,
per lui, che aveva capito qual era la via giusta.
L’autogestione,
lo scegliere ognuno da soli cosa fare senza seguire degli ordini
prestabiliti da qualcuno che ragionava con la propria mente.
Era andato
tutto molto più in fretta di quello che avesse previsto e non aveva
avuto nemmeno tempo di capire cosa fosse successo a Sam quando l’aveva
faticosamente fatto uscire dalla gabbia.
L’aveva
riportato in vita per ricompensare il grosso sacrificio e le molte
sofferenze di Sam e Dean ma poi quando, una volta libero, non era
andato da suo fratello, non aveva saputo interpretare quel gesto strano
ed anomalo.
Poi,
semplicemente, non ne aveva avuto nemmeno il tempo.
Tutto troppo
veloce ed incalzante, pericoloso, importante.
Realizzare che
Raphael avrebbe instaurato non solo una dittatura pericolosa per tutti
ma che avrebbe riaperto la gabbia per liberare Lucifero e Michael e
riprendere con l’Apocalisse, buttando al vento tutti i molti sacrifici
di Sam e Dean, l’aveva fortemente destabilizzato.
Ci aveva
provato con tutte le sue forze, l’aveva fatto stringendo i denti e
lottando ma non era stato sufficiente.
Aver giurato a
sé stesso che non avrebbe più tormentato quei due ragazzi non era stato
molto d’aiuto.
Alla fine come
poteva farcela da solo?
Come poteva
vincere Raphael che ad ogni scontro non lo uccideva per un soffio?
Castiel non
pensò a Sam nemmeno per un istante, non lo contemplò e fu puramente un
fattore istintivo. Sam era strano, era vero, e ne aveva passate anche
più di Dean dentro quella gabbia, torturato da Lucifero e Michael, ma
non era quello. Non era per quello che non aveva pensato a lui, o
meglio non erano questi i termini corretti.
Castiel era
andato da Dean, era quello il punto.
Non aveva
preferito uno all’altro, aveva solo pensato a chi era più legato. Gli
era venuto spontaneo e naturale andare da lui come ai vecchi tempi,
come un po’ aveva sempre fatto da quando si erano conosciuti.
Dean gli aveva
insegnato molto, dato molto, insieme avevano risolto molti guai e
poteva dire che era grazie a lui se aveva capito meglio gli uomini ed i
sentimenti terreni. Aveva capito che certe cose erano più forti della
grazia divina, che c’erano ragioni per cui valeva la pena morire e
sacrificarsi anche se altri non le vedevano come tali.
Aveva capito
per cosa si poteva rischiare tutto.
Si era
avvicinato alla definizione di amore nel modo in cui lo concepivano gli
uomini e solo ripensare a lui gli faceva capire quanto forti e potenti
fossero i sentimenti delle persone.
Di Dean.
Era andato da
lui confuso e vinto, esasperato, disperato. Non aveva mai provato una
cosa simile perché era vero che nel clou della battaglia precedente le
cose erano state forse sommariamente peggiori, ma era altrettanto vero
che l’avevano affrontata insieme. Lui, Sam, Dean e Bobby. Non l’aveva
affrontata da solo ed anche se lui era un angelo ed era più forte di
loro, aveva dei poteri, sapeva cose che a loro non era concesso
conoscere… anche se c’erano mille ragioni per non sentirsi più
sollevati nel condividere un fardello simile con dei semplici umani,
alla fine era stato proprio così.
Ed ora, da
solo, non sapeva proprio più cosa fare.
Non poteva
nemmeno arrendersi e lasciare che tutte le sofferenze dei suoi amici
andassero perdute per colpa di un folle arcangelo esaltato.
Vederlo spento
a fingere una vita pseudo normale con una donna di cui un tempo era
stato innamorato, accanto ad un bambino che magari in casi normali
avrebbe potuto considerare figlio, gli aveva stretto il cuore.
Faticava già
così, a rimettere insieme i pezzi della sua vita distrutta.
Faticava come
non mai ad andare avanti senza più problemi apocalittici imminenti…
come poteva chiedergli di affondare di nuovo insieme, come un tempo?
Con Sam che era
sparito e non si capiva cosa gli fosse successo…
Proprio in quel
momento, mentre si stava decidendo a rendersi visibile e a parlargli
comunque, la sensazione sgradevole e la puzza tipica di demone lo
bloccò istantaneamente. Ancora prima di voltarsi seppe di chi si
trattava.
Crowley.
Era dagli
eventi catastrofici legati a Lucifero che non si era più fatto vivo ed
onestamente aveva sperato potesse continuare così.
Quel reietto
assurdo.
- Ah Castiel…
l’Angelo del Giovedì. Non è proprio giornata, eh? - Disse scanzonato
Crowley come probabilmente era in ogni istante della sua vita. Castiel
l’osservò mentre più in là Dean continuava a raccogliere le foglie dal
giardino senza vederli e sentirli. La sensazione sgradevole che Castiel
ebbe fu subito un allarme che lo mise in guardia. Innanzitutto non era
decisamente positivo che girasse intorno a Dean.
- Che ci fai
qui? - Chiese col suo tono basso e freddo.
- Voglio
aiutarti ad aiutarmi, così ci aiutiamo a vicenda! - Anche questi giochi
di parole umoristici erano tipici suoi, come sempre. Castiel per un
momento si perse ma in ogni caso una cosa era chiara. Non andava bene
avere a che fare con lui, né parlarci, né lasciarlo lì dov’era Dean un
minuto di più.
Era un demone e
della peggiore specie. Di quelli forti, purtroppo, e subdoli. Che
sapevano usare il loro cervello per il male più bieco.
- Parla chiaro.
- Esordì comunque per capire per lo meno cosa volesse. Che volesse
qualcosa era già grave di suo, almeno avere idea di cosa fosse per
combatterlo era sicuramente saggio.
- Voglio
discutere di una piccola proposta d’affari, tutto qui. -
- Vuoi fare un
accordo? Con me? - Castiel lo capì al volo ed in un attimo gli fu
chiaro che probabilmente così come lui in Paradiso aveva problemi di
guerre interne per la supremazia del comando, anche lui all’Inferno
doveva averne. Questo però non vedeva come poteva interessargli… erano
un angelo ed un demone, in fondo. Poteva ricordarselo, prima di venire
a cercarlo, no?
Era davvero
assurdo anche solo pensarlo…
- Sono un
angelo, razza di idiota. Non ho un’anima da vendere! - Ovviamente
ragionò con logica inoppugnabile partendo dalla cosa basilare. Lui in
quanto demone faceva patti in cambio di anime, Castiel era un angelo e
non ne aveva. Questo era il primo punto da considerare per fargli
capire quanto assurdo fosse fare un accordo con lui. Poi c’era la
questione che erano nemici primi.
- Ma è proprio
questo il punto, no? - Disse Crowley apparentemente consapevole già di
tutto ed aspettandosi ogni sua singola risposta. Aveva davvero in mente
qualcosa di preciso e Castiel se ne stizzì, in ogni caso non sarebbe
finita bene, lui era una razza strisciante e malefica, non avrebbe mai
portato nulla di positivo. Mai. - Cioè tutto quello che importa è
l’anima. Alla fine tutto riporta alle anime, non è vero? -
- Ma di che
diavolo stai parlando? - Ora cominciava a stufarsi e di suo era un
essere molto paziente, in realtà.
Crowley
cominciò il primo affondo, si capiva ci teneva a convincerlo, qualunque
cosa avesse in mente.
- Sto parlando
della testa di Raphael, sto parlando del lieto fine per tutti noi e
qualsiasi doppio senso è voluto. - Dean ci sarebbe arrivato subito.
Anche Sam, insomma chiunque. A quale fosse quel doppio senso. Che
Crowley avesse sempre avuto un debole per Castiel era evidente da un
po’ ma a quanto pareva l’unico a non accorgersene era l’ingenuo angelo.
L’unico ostacolo erano le loro razze d’appartenenza e l’odio istintivo
e profondo che Castiel provava per l’altro in quanto demone ma non
solo. Era Crowley stesso che ne aveva fatte troppe a Dean e agli altri.
Dean soprattutto. O meglio. Dean era colui che in fondo gli interessava
sopra tutti. - Dai. Solo due chiacchiere. - Proseguì vedendo che
Castiel non aveva colto doppi sensi, non ci si poteva divertire molto
con lui… o forse era proprio questo il bello. Gli si poteva dire un
sacco di cose, lui ne coglieva la metà, solo il senso più evidente.
- Non
m’interessa parlare con te. - rispose Castiel incorruttibile. Era
proprio per partito preso, qualunque cosa avesse avuto da dirgli lui
era Crowley, un demone. Stop. Non serviva altro per scegliere.
- Perché no?
Sono molto interessante, io! - Fece l’altro ironico convinto che non
poteva rifiutarsi, che chiunque sarebbe venuto anche solo per
curiosità. Tanto più che quell’essere era davvero disperato.
Crowley
conosceva bene Castiel, per quanto tutto d’un pezzo fosse, antecedeva
sempre il bene collettivo a sé e alle proprie preferenze personali.
Certo non gli era simpatico, lo sapeva, però avere un allarme rosso in
Paradiso doveva renderlo più incauto, non era possibile che non lo
fosse. Era messo male, dannazione, come poteva non venire con lui ad
ascoltare la proposta?
Oltretutto era
sempre un piacere continuare ad usare i doppi sensi che poi comunque
non venivano mai colti dall’altro. Poteva fargli tutte le dichiarazioni
che voleva, tanto era lo stesso.
A Crowley non
dispiaceva affatto Castiel, era un tipo divertente e a lui piacevano i
tipi divertenti. Era disposto a passar sopra anche al suo enorme
difetto di razza…
Peccato che
Castiel era tutto l’opposto e, voltatosi a guardare Dean dietro di loro
ignaro di tutto, non ebbe più dubbi. Non che ne avesse mai avuti,
quello era un maledetto demone.
- Vattene, non
intendo ripeterlo. Non ti ascolterò mai, nemmeno per un istante. Non
abbiamo niente di che spartire, io e te. E se ti rivedo di nuovo
intorno a Dean non sarò così calmo. - Fu incisivo ed inamovibile, non
avrebbe mai ceduto e con sguardo gelido lo vide svanire con sommo
sollievo.
Combattere
anche con lui proprio in quel momento sarebbe stato impensabile, almeno
un probabile problema, forse, l’aveva risolto.
Tornato a Dean,
lo vide finire con le foglie e proprio nel momento in cui stava per
rientrare, Castiel si decise.
Sarebbe stata
dura ed orrenda di sicuro, ma era giusto. Doveva.
O meglio… non
sapeva cos’altro fare ed anche se gli aveva chiesto mille sacrifici,
lui era ormai tutto ciò che gli era rimasto.
Il fruscio che
Dean sentì sarebbe stato familiare se non fosse rimasto in astinenza da
molto.
Quanto tempo
era che non lo vedeva? Che non si faceva vivo?
Fu strano per
lui sentirlo e percepirlo immediatamente. Gli era di spalle, non lo
vedeva ma non ebbe dubbi che fosse lui.
O forse ci
sperava.
Fu la cosa più
incredibile di quegli ultimi tempi poiché nella somma piatta e grigia
della sua vita falsamente normale, sentire l’unico collegamento rimasto
con la sua vita precedente da cui cercava di separarsi definitivamente,
lo fece tornare per un momento alla luce.
Un momento.
Poi, voltandosi
e vedendolo, tornò a ricordare il resto.
Castiel
equivaleva a perdita, per lui, ed anche se d’istinto era stato
stranamente bello sentirlo di nuovo, ora capiva quanto atroce era
rivederlo.
Ricordare Sam
non gli faceva mai bene.
- Cass… -
Eppure gli venne spontaneo chiamarlo così. S’incupì e s’irrigidì, ma
rimase ad osservarlo sperando non fosse una visione e che… bè, poi non
sapeva nemmeno lui cosa sperare. Lo capì in un secondo momento e con
amarezza lo precedette facendo cadere il sacco di foglie raccolte: - Ci
sono di nuovo casini? - Non sapeva se sperare di sì o di no.
Stava provando
a cambiare vita e ad uscire da quello che faceva prima e
sostanzialmente perché gli procurava troppo dolore, era sempre tutto
troppo legato a Sam… ma a volte gli faceva più male sforzarsi di
cambiare vita…
Castiel si
dispiacque con sincerità per quell’ombra sul suo viso e non seppe come
sentirsi circa quella reazione. Ci aveva preso, in realtà. C’erano
problemi.
- Mi dispiace,
non sarei mai venuto da te se non sapessi che altro fare. - Sapeva che
anche solo chiedergli di aiutarlo era un prezzo già alto per Dean.
- Ho cambiato
vita, non voglio più avere niente a che fare con quelle cose…
arrangiatevi, dannazione! - Replicò stizzito istintivamente voltandogli
le spalle.
Eppure non
voleva risentire di nuovo quel fruscio che gli indicava se ne era
andato.
Sperava
rimanesse lì.
Era una lotta
atroce, da un lato voleva rimettersi in pista, dall’altro era
arrabbiato, incazzato nero. Perché era quella strada che comunque
voleva profondamente ad averlo rovinato tanto.
Come poteva
rimettersi dentro così, semplicemente?
Castiel rimase
un attimo interdetto, non sapeva cosa fare. Aveva ragione, però come
fare?
- Hai ragione,
non volevo venire. - Disse sinceramente ed in un sussurro non osando
avvicinarsi. Dean si voltò di scatto allargando le braccia,
l’espressione contratta dall’esasperazione, gli occhi segnati, pallido
e sciupato.
- E allora
perché diavolo sei venuto lo stesso? - Rovinava tutto. Tutti i suoi
sforzi di annegare nel grigiore di una falsa normalità. Falsa in quanto
non sarebbe mai stata reale.
Castiel mostrò
per un istante esitazione e mortificazione. Non voleva farlo nemmeno
lui, Dean lo capì e questo lo calmò, infatti si avvicinò per evitare lo
sentissero. Ora che lo vedeva meglio era anche più doloroso stargli
davanti. E faticoso. Molto.
- Cosa succede,
sentiamo! - Perché era sempre stato più forte di lui. Non voleva ma
voleva. Era ciò per cui era nato, quella vita, tutto quello che aveva
conosciuto, in fondo.
- Raphael vuole
prendere il comando del Paradiso. Se lo farà riaprirà la gabbia per far
riprendere l’Apocalisse. - E questo era un motivo abbastanza grande per
tornare da lui, dopotutto.
Dean lo capì.
Dean capì tutto. In un angolo razionale di sé sapeva perché venire da
lui era giusto, sapeva perché era importante, perché Castiel non aveva
avuto scelta.
- Sai cosa
significa. - Disse per non infierire usando ulteriori parole. Era un
riguardo, quello che gli stava usando in quel momento? Dean se lo
chiese. Che lui ricordasse, non ne era capace. Non distingueva il
dolore umano… da quando era così attento?
Sospirò
strofinandosi il viso.
Quanto era
faticoso comunque.
Sam. Il
sacrificio di Sam. Come poteva essere vano se lasciava che quel
bastardo semplicemente riaprisse tutto?
Girandosi per
raccogliersi un istante sentì un forte bisogno di annegare nell’alcool
ma quando la mano di Castiel gli toccò il braccio provò un istantaneo
ed insolito senso di sollievo, come se avesse usato qualcuno dei suoi
poteri. Si voltò e lo guardò con la sua mano ancora sul proprio
braccio. Poteva andare bene così, forse. Perché lui era Castiel, si era
sacrificato tanto anche lui, l’aveva aiutato in tutti i modi, si era
fidato nonostante la sua natura, era andato contro la sua specie, si
era ribellato per aiutarlo.
Insomma, era
Castiel… era una delle creature che aveva fatto di più per lui, in
fondo… e a parte questo… a parte questo se erano riusciti a vivere fino
a quel punto, lui e Sam, lo doveva all‘angelo. Anche se ora, ad essere
vivo, era solo uno dei due.
- Non devi se
non vuoi, è solo che non sapevo dove sbattere la testa e prima
dell’inevitabile fine volevo andarmene con la coscienza a posto. Volevo
sapere d’aver davvero fatto tutto il possibile. - Un possibile che non
avrebbe mai contemplato Crowley.
Questo fu il
colpo di grazia per Dean che, sciogliendosi, fece crollare il muro e
tutte le sue difese. Non sorrise, non si distese, rimase teso e cupo ma
con un che di sconfitto. Eppure dentro di sé era anche contento di
tornare a quella vita. Nonostante tutto ciò che gli aveva tolto.
- Non te ne
andrai così facilmente. Dai, qualcosa troveremo. - Ma una gioia simile
Castiel seppe di non averla mai provata e non se ne capacitò perché in
realtà non era una vittoria su Raphael, non era esattamente nulla.
Allora perché essere così contenti di riavere Dean accanto?
Dimentico di
tutto e di tutti, anche di Sam stesso, strinse la presa sul suo braccio
ed inavvertitamente gli trasmise il suo stato d’animo. Stato d’animo
che scosse Dean lasciandolo proverbialmente senza parole.
Questi infatti
lo guardò sentendosi inaspettatamente contento, semplicemente, e capì
quanto il suo aiuto significasse per lui. Anzi, si corresse. Capì
quanto lui stesso significasse per Castiel.
Ovviamente
qualcosa che solo lui comprese e che l’angelo non ebbe mai chiaro in
quanto puro sentimento terreno.
Questo lo fece
sorridere appena, si sentiva strano all’idea di essere tanto importante
per lui. Era bello ed euforico ma soprattutto… come poteva dire?
Soprattutto
vitale, in un certo senso.
Forse a queste
condizioni, in questo modo, la vita di prima non era più una nemica
oscena.
Forse, con lui,
sarebbe potuta essere diversa, sopportabile… vivibile.
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Capitolo 2 *** Questione di priorità ***
*Ecco
un altro capitolo, siccome è già scritta indicativamente ne metterò uno
a settimana. Oggi vediamo il piano prendere forma, il modo diverso di
affrontare il pericolo di Dean e Castiel. E c'è da dire... ma perchè
diavolo anche nella serie originale non hanno fatto così? Comunque poi
arriva la scintilla, Castiel che ragione da angelo usando metodi da
umani è una specie di chicca. Dean non ce l'ha facile con uno così.
Buona lettura. Baci Akane*
CAPITOLO II:
QUESTIONE DI
PRIORITA’
Per Dean fu più
facile del previsto tornare in quel mondo che aveva abbandonato con
rancore e astio.
La prima cosa
che aveva fatto era rispolverare la sua adorata Impala, l’aveva tenuta
ferma e coperta come per tenere lontano da sé una vita passata e remota
ma non aveva mai avuto il coraggio di buttarla.
La seconda cosa
era stata cercare Bobby.
Quando li aveva
rivisti era stato strano per tutti essere lì sempre in tre ma senza
Sam.
L’espressione
di Bobby era stata strana senza ombra di dubbio, come se sapesse
qualcosa in più di Dean e si chiedesse se anche Castiel la sapesse, ma
essendoci sempre di mezzo il ragazzo non ebbero mai tempo di parlare e
confrontarsi.
L’angelo era
comunque serafico, capire cosa sapeva e non sapeva era praticamente
impossibile.
Quando
cominciarono a parlare di un piano di battaglia per il problema di
Castiel, questi aveva subito posto il problema in termini di ‘non ho
abbastanza potere per battere Raphael’ e di conseguenza ‘come posso
diventare più forte?’, ma Dean che ragionava diversamente, ovvero come
un ragazzo abituato ad usare la forza più che la testa e la furbizia,
aveva immediatamente risposto con facilità al quesito:
- Che te ne
frega di ottenere più potere? Non c’è un genio della lampada a
disposizione. - Qua Castiel aveva provato ad introdurre il punto che i
geni esistevano ma che avevano troppi contro a favore del loro
utilizzo, Dean era andato oltre zittendolo in fretta. - Pensa piuttosto
a come liberarti di Raphael! - Ma non si era espresso bene e Castiel
aveva infatti logicamente risposto:
- Se non ho più
potere non vedo come sia possibile! -
Dean a questo
punto aveva ripreso spazientito e seccato, il suo tasso d’impazienza in
tutto quel periodo era scemato parecchio…
- Ma non sei
mica il solo a poter uccidere un arcangelo! Ne abbiamo già affrontati e
mi risulta che non sia impossibile! Per te che sei un angelo minore
sarà impossibile, ma noi non siamo angeli! Bisogna solo trovare il
sistema giusto! Usare qualche trappola anti angelo e cose simili,
insomma… non sarà impossibile! - L’aveva messa molto più semplice di
quel che Castiel sapeva era, ma vedere la situazione da quella
prospettiva l’aveva effettivamente tranquillizzato.
- Ma dobbiamo
trovarle, queste trappole… - Dean si spompò, ecco il solito pessimista!
- Ci arrivo
anche io a questo, ma intanto abbiamo l’impostazione giusta! Come pensi
di trovare più potere, scusa? - Chiese poi con un lampo che gli faceva
tornare alla mente la sua obiezione iniziale. Castiel che non trovava
niente di sbagliato nel rispondere con sincerità esprimendo la verità,
rispose:
- Ci sono vari
modi ma tutti uno più illegale dell’altro, per noi angeli. - Questo
fece ridere Dean chissà per quale motivo, poi commentò spontaneo:
- Integerrimo
fino alla fine! - Castiel però lo demolì con la sua solita onestà
tetra:
- Sarei
arrivato anche a quello se non fossi venuto da te o se mi avessi
respinto. - Dean spense il suo sorriso e lo guardò stupito chiedendosi
se quello fosse veramente il suo Cass… decise di non indagare
consapevole di ciò che la sofferenza ed il dolore poteva far fare. Lui
stesso di cose indicibili ne aveva fatte ed altre non era arrivato solo
grazie a chi glielo aveva impedito, non certo per coscienza.
- Si arrivano a
certi livelli dove semplicemente non ce la fai. - Commentò poi parlando
più a sé stesso che all’altro.
Castiel si
dispiacque per i ricordi sicuramente dolorosi che gli aveva rimembrato,
quindi distraendosi col richiamo di pericolo in Paradiso capì che
quelle piacevoli conversazioni di rimpatrio sarebbero dovute essere
messe da parte.
- Scusa ma devo
andare… - Dean si drizzò a fissarlo apprensivo in evidente contrarietà.
Castial si fermò un attimo prima di volatilizzarsi capendo, chissà come
mai, che tipo di sentimento albergasse ora nel suo amico. Accennò ad un
vago sorriso, non ne faceva molti, quindi allungò la mano e gli sfiorò
il braccio come aveva fatto prima, provando ad infondergli un po’ di
leggerezza interiore. Era una cosa da angeli che però non aveva mai
pensato potesse essere utile agli umani… ora, dopo aver vissuto tanto
con loro, cominciava a ricredersi. Non gli piaceva quell’espressione
scura sul viso di Dean.
- Tornerò
presto, ma non posso lasciare il Paradiso così a lungo… intanto pensate
a quel piano… - Bobby, che nel frattempo era sparito al piano inferiore
di casa sua alla ricerca di qualche libro utile, salì in tempo per
vedere Castiel dissolversi e Dean combattuto con sé stesso fra la
preoccupazione ed il sollievo.
Doveva avergli
fatto qualcosa, quell’angelo, se lo spiegò solo così, ma si guardò bene
dall’approfondire, c’erano cose molto più importanti di cui parlare.
Come ad esempio
la sua decisione di tornare in campo.
Che non sapesse
niente di Sam era evidente ma voleva capire perché e soprattutto se
Castiel ne era a conoscenza. Era strano pensare che quell’angelo non
sapesse del misterioso ed insolito ritorno di Sam e del gruppo con cui
cacciava. Lui non aveva voluto averne niente a che fare ma naturalmente
solo per poter indagare meglio sul ritorno di due che mai e poi mai
sarebbero dovuti essere lì.
Ora sembrava
che le cose si stessero decisamente muovendo, bisognava capire se fosse
positivo o negativo.
Si scontrò
presto con la dura realtà.
Fra il dire ed
il fare c’era di mezzo decisamente più di quel che avrebbe pensato e
seppure di arme anti angeli ce n’erano, al momento non ne erano
provvisti e pur trovandole restava il problema principale. Come
potevano riuscire ad avvicinare tanto Raphael da ucciderlo senza venir
uccisi per primi?
Non era per
niente facile e brancolando fra malumori ed insofferenze continue le
cose peggiorarono esponenzialmente quando Castiel gli arrivò fra capo e
collo, quasi letteralmente, in condizioni a dir poco pietose.
- Cass! -
Esclamò allargando le braccia in tempo per prenderlo prima che cadesse
a terra.
Un’ondata di
gelo interiore lo bloccò istantaneamente mentre se lo caricava
istintivamente sulla spalla e lo trascinava nel divano di Bobby che al
momento non c’era nemmeno, via per ricerche. - Che diavolo… -
Castiel,
davvero provato, non riuscì a rispondere subito troppo concentrato sul
respirare e sul sopportare il dolore di quel corpo umano che lo stava
mettendo a dura prova.
Dean,
inginocchiato davanti a lui, si chiese cosa potesse fare… il tramite di
Castiel sanguinava parecchio e non sapeva come si curavano gli angeli,
perché non si rigenerava da solo?
L’idea che
potesse star così per sempre lo rese come un leone in gabbia e vedendo
che non gli rispondeva, lo prese per il braccio e lo scosse per farlo
reagire. Non poteva essere tornato a fare quella vita solo per quello…
- Rispondi, che
diavolo è successo? È stato Raphael? Dannazione, Cass! Guarisciti! Non
stare così! - Oltretutto sembrava sul punto di trapassare perché
aspetto fisico malmesso a parte, non si muoveva e non parlava, stava
con gli occhi chiusi steso ad aspettare e respirare a fatica. Aveva una
cera davvero brutta.
Su quel
contatto, l’angelo riaprì gli occhi e spostando lo sguardo blu su
quello altrettanto chiaro di Dean, vide la sua evidente preoccupazione
e si trovò di nuovo a fare quel suo vago cenno di sorriso.
- E’ bello
vederti reagire di nuovo… - Dean ne rimase spiazzato. Su tutte le cose
che poteva dirgli, quella di certo non era fra quelle che si sarebbe
aspettato.
- Cosa ti
prende? - Fece allora Dean avvicinandosi per sentirlo meglio, magari
aveva capito male.
Castiel decise
dunque di prendergli la mano che gli artigliava il braccio per evitare
che glielo staccasse, in quel gesto cercò di risollevargli l’animo
capendo che a Dean piaceva, ma privo di forze non ci riuscì, così
rimasero semplicemente in quel modo ad osservarsi.
- Quando sono
tornato da te eri molto depresso… pensavo non saresti tornato il Dean
di sempre. Quello che ho conosciuto. Impaziente ed impulsivo. -
Dean, spiazzato
da quelle sue parole, capì solo che ora parlava meglio e prendendo un
fazzoletto dalla tasca cominciò a passarglielo sul viso per pulirlo dal
sangue. I movimenti seccati, sembrava arrabbiato.
- Perché sei
arrabbiato? - Cominciava a capire le modalità umane ma Dean spesso era
ancora un mistero, forse gli piaceva tanto per questo.
Gli pulì
l’angolo della bocca e poi il mento.
- Perché non mi
piace quando ti riduci così. - Si sentì come quando era alle prese con
le ferite di Sam. Fu sgradevole tornare indietro a quel modo ma Castiel
capì si trattava di un problema molto più profondo di quanto apparisse
e fermandogli la mano che gli procurava più dolore per i movimenti poco
delicati, disse cominciando a rigenerarsi con molta lentezza.
- Guarirò.
Lentamente ma guarirò. Comunque molto più in fretta di voi umani. Per
recuperare le energie perse nell’ultima battaglia mi ci vorrà un po’,
ma poi potrò tornare. - Non era molto confortevole, Dean non si sollevò
e rimase, sia pure fermo con la mano nella sua, di nuovo, a fissarlo
contrariato.
- Non sono
tornato a fare questa vita per perdere le persone a cui tengo. - Fu uno
scatto involontario di eccessiva sincerità. Dean l’avrebbe definito
sentimentalismo, ma Castiel ne rimase colpito.
- Tieni a me? -
Ora che erano in fase conversativa e che avevano tempo perché doveva
riprendersi, poteva dedicarsi meglio a lui. Dean arrossì imbarazzato,
detestava fare quei discorsi e parlare di sé in questi termini. Far
capire cosa provava, come si sentiva, non erano cose che gli venivano
mai bene. Fece per staccarsi da lui e piantarlo in asso, ma la mano gli
fu trattenuta dalla sua, così rimase inginocchiato accanto al divano a
fissarlo torvo.
- Lo devi per
forza chiedere? -
- E’ un doppio
senso? - Fece ricordandosi improvvisamente le conversazioni rare con
Crowley.
Dean si
distrasse ed alzò un sopracciglio:
- E tu che ne
sai dei doppi sensi? Mi risulta che non li sai cogliere! -
- Crowley ne
usa spesso ma non so mai di cosa parli… - Dean riuscì anche a ridere a
capire a cosa si riferisse.
- Crowley è un
pervertito! - Il che era perfettamente vero, ma questo non faceva
capire all’angelo cosa intendesse.
- Cosa intende
coi doppi sensi? -
Dean ormai era
apertamente divertito e rilassato seppure fosse in una posizione poco
consona a due che erano solo amici. Castiel per non farlo andare via
continuava a tenergli la mano, non aveva idea che lo faceva per uno
scambio non invasivo di energie ed accelerare il proprio processo di
guarigione.
- Gli piaci!
Credo sia un po’ nella natura dei demoni. O meglio, di norma vi odiate
ma penso che ci sia una sorta di invidia, dietro, e di conseguenza si
può dire che ad alcuni demoni piacciono alcuni angeli. Dovrebbe essere
così, che diavolo ne so! Era Sam quello bravo in questi discorsi! -
Dean tagliò corto ma Castiel seriamente interessato all’argomento, si
girò meglio sul divano per osservarlo più comodo. Era un discorso
interessante.
- Dici che
dietro all’odio e all’invidia si nasconda qualcos’altro di profondo? -
- E’ sempre
così! Solo tu ragioni in modo logico e lineare… i demoni soprattutto
sono contorti e subdoli, non c’è mai da credere solo a quel che dicono.
- Su quello era d’accordo.
- Ed io
piacerei a Crowley? - Tornò sul punto iniziale e Dean cercò di nuovo di
liberarsi, stavano finendo in un campo minato, conosceva Castiel e
sapeva quale sarebbe stata la domanda successiva…
- Che ne so,
chiedilo a lui! - Cercò di tagliare in modo da poter cambiare
argomento, però doveva ammettere che al di là dei discorsi strani ed
anomali, era anche bello stare lì così. Meno traumatico del previsto.
Forse era l’effetto che facevano gli angeli. Quelli che gli piacevano.
Si corresse. Lui era l’unico angelo che gli piaceva, non aveva metri di
paragone. In ogni caso la chiave di questi pensieri veloci era proprio
quella.
Che gli piaceva
Castiel.
Ma soprattutto
ci teneva, ci teneva come non mai e forse perché era rimasto uno dei
pochi. O forse il solo dopo Bobby, ma Bobby era come un padre.
Cose troppo
complesse e fastidiose a cui pensare, per lui, in un momento simile.
- Quando lo
rivedo! - Dean sgranò subito gli occhi drizzando le antenne!
- L’hai visto
di recente? -
- Sì, prima che
andassi da te. Voleva propormi qualcosa per questa storia di Raphael.
Se mi avessi mandato via penso che l’avrei richiamato per ascoltarlo…
ero davvero… - Dean però non lo fece finire e artigliandogli la mano a
sua volta lo strattonò seccato alzando la voce:
- Dannazione,
non dirlo nemmeno per scherzo! -
- Io non
scherzo mai. - Funereo.
Era decisamente
vero!
- Non andare
mai da lui, in nessun caso, anche se dovessi morire! Quel bastardo ci
ha portato via troppe cose! - Asserì infatti poi Dean cupo,
spompandosi. Al solo pensare a tutte le colpe che quel demone maledetto
aveva, gli veniva male e Castiel dispiaciuto per quel suo stato, cercò
di usare i residui della propria energia per risollevargli l’animo. Ci
riuscì solo in parte, quindi usò il metodo umano. Lo carezzò.
Fu come
staccare una spina per metterne un’altra.
Dean si fermò e
lo guardò stupito senza mascherare la sua espressività, era sempre fin
troppo spontaneo per non far capire cosa pensava.
Castiel si
chiese lo stesso come mai lo guardasse in quel modo, quindi non ci fece
molto caso e continuò scendendo dalla guancia al collo, era caldo e gli
pareva quasi che rabbrividisse.
Su una cosa era
sicuro, comunque. Gli stava piacendo.
Contento di
averlo allietato in qualche modo facendolo stare meglio, ripensò al suo
dolore e a Crowley.
Poteva sembrare
davvero affidabile, a volte, se voleva. Ma Dean aveva ragione, come
poteva dimenticare tutto quello che aveva fatto a tutti loro?
- Mi dispiace
per tutto. - E quel tutto per Castiel comprendeva anche il discorso di
Sam, diede infatti erroneamente per scontato che sapesse qualcosa, che
Sam fosse venuto da lui e si fossero parlati. Diede per scontato molte
cose e pensando che fossero fra quelle che intristivano e appesantivano
tanto Dean, non volle mettere il dito nella piaga. Stando con lui aveva
capito che il ragazzo non voleva parlare di certe cose e che non poteva
forzarlo.
Dean sospirò
contro la sua mano e piegò la testa come per venire incontro alla sua
carezza.
Era calda, non
avrebbe mai pensato potesse esserlo, vedeva Castiel come una creatura
piuttosto fredda ed incapace di trasmettere emozioni. E di provarle,
anche.
Ma forse, se ne
rendeva conto solo ora, si era sbagliato.
- Come se fosse
colpa tua… - Borbottò Dean chiudendo gli occhi all’idea di che cosa era
successo e a cosa si riferiva. Naturalmente suo fratello in gabbia con
Lucifero e Michael. - Mi manca… e non pensavo potesse essere fino a
questo punto, dannazione… ma ho provato di tutto e… - La voce, un
sussurro quasi inudibile e spento, gli morì in gola incapace di
proseguire oltre in quel discorso atroce. Castiel, ancora una volta,
credette di capire. E, ancora una volta, fraintese in quanto il suo
modo di ragionare era completamente diverso da quello di un uomo.
Però capì che
Dean stava di nuovo molto male e pensando che quella piccola carezza
terrena non potesse essergli più sufficiente e non potendo usare i
metodi da angeli per creare sollievo interiore a qualcuno, ripensò a
ciò che c’era oltre le carezze. Cose sempre da umani.
Solitamente, si
diceva, funzionavano. Magari…
Non ci pensò
oltre, non aveva nemmeno effettiva coscienza di quello che stava per
fare. Per questo lo fece, altrimenti non si sarebbe mai azzardato.
Tirandosi su
sul gomito, con una certa sicurezza sorprendente, si sporse fino a
raggiungere le sue labbra, quindi sempre tenendolo dietro al collo,
sulla nuca, dove i suoi capelli biondi erano corti, lo baciò come
ricordava facevano le persone.
Unì le labbra
alle sue, si fece cogliere da quella piacevole sensazione di calore e
poi gliele aprì con delicatezza ma decisione andandogli incontro con la
lingua. Lo sentì immobile, quasi raggelato, pensò che forse aveva fatto
qualcosa di sbagliato ma proseguì e quando le lingue si incontrarono,
dopo un primo momento di titubanza, Dean reagì andandogli incontro.
Nessuno avrebbe
potuto dire cosa quel bacio aveva fatto scattare in lui, era solo
inoppugnabile che in condizioni normali non l’avrebbe mai accettato né
tanto meno ricambiato. Fu per questo che si capì il livello di
straniamento interiore di Dean.
Da parte sua
dopo il primo shock per quel gesto, non capì più niente. Solo che era
piacevole, bello, che finalmente si sentiva meglio, più leggero e per
assurdo caldo. Caldo dentro e non più freddo e gelido.
Quindi si
lasciò andare.
Solo che se ci
avesse riflettuto meglio, la storia sarebbe stata diversa, ma se avesse
riflettuto non sarebbe stato nemmeno Dean.
Quando si
separarono, erano entrambi storditi da ciò che era successo e che
avevano provato, realizzarono quanto bello era stato dai brividi che
continuarono ad avere ed improvvisamente Castiel fu pervaso da
un’immediata sensazione d’energia pura, come se Dean gliene avesse
donata un po’.
Pensò d’aver
inavvertitamente sfruttato alcuni dei punti di contatto e di scambio
d’energia e si disse che dopotutto non poteva essere così brutto visto
come si sentivano entrambi.
Rimasero ad
osservarsi da vicino, a respirarsi a vicenda e mentre Castiel aveva
tanti pensieri uno più razionale dell’altro, Dean stava cadendo in un
panico ancor più profondo.
“Dannazione,
mi è pure piaciuto!”
Cosa inaudita,
per lui, ovviamente.
Alzatosi in
piedi, sfuggì dalla sua presa confortevole e piacevole e nel caos più
totale, senza dire niente altro, se ne andò in perfetto silenzio,
troppo scosso per fare il solito casino che avrebbe dovuto.
Era evidente
che l’aveva baciato. Per quale arcano motivo non lo capiva ma non
importava. L’aveva baciato ed ora lui era nella merda perché gli era
piaciuto, era stato bene e avrebbe pure voluto rifarlo.
Castiel,
confuso non meno di lui, si chiese perché se gli aveva fatto bene e gli
era piaciuto -e ne era certo, lo sentiva- dovesse reagire così ed
andarsene. Ma non gli chiese nulla avendo ormai capito di Dean anche
quando aveva bisogno di stare da solo.
Sarebbe stato
un discorso solo rimandato.
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Capitolo 3 *** Cercando di capirsi ***
CAPITOLO
III:
CERCANDO DI
CAPIRSI
Dean si prese
del tempo per pensare al bacio e a cosa aveva provato, come si era
sentito, ma non gli fu di molto aiuto poiché in realtà non era un tipo
riflessivo. Ci si metteva e poi si annoiava subito, la conseguenza era
un affrontare di petto la situazione che gli creava problemi. O fingere
che non esistessero problemi.
Castiel si era
appena ripreso quando si vide arrivare Dean come una furia con tutta
l’insana intenzione di picchiarlo.
Non lo fece
solo perché si ricordava cosa significava farlo… l’angelo, infatti,
aveva la cattiva abitudine di irrobustire parecchio il suo tramite e
renderlo una roccia.
- Che c’è? -
Chiese Castiel candido non sapendo proprio perché sembrava fumare di
rabbia.
- Che c’è, mi
chiedi? Che c’è? Cazzo Castiel, mi hai baciato e pensi che possa
passare via così come niente? - Ora stava alzando la voce concitato, ci
avrebbe messo poco a gridare e saltargli comunque addosso. Castiel
rimase immobile mentre Dean continuava a camminare su e giù come un
forsennato.
Dal nulla di
poco prima, quello era un gran cambiamento, c’era da rimanerne storditi
di quei suoi sbalzi degni di una donna incinta.
- Perché te la
prendi tanto? - Chiese piano e semplicistico. Davvero era sincero
quando glielo chiedeva.
Dean sgranò gli
occhi furioso, fece una gran fatica a non colpirlo, quella volta.
- Perché, mi
chiedi? - Si girò passandosi le mani sul viso, poi tornò verso di lui e
sempre con gesti plateali delle braccia, rispose: - Perché per te non
avrà significato nulla! Non sapevi nemmeno cosa facevi, forse! -
Castiel non era del tutto d’accordo ma l’umano era lui…
- Volevo
consolarti, ti ho visto sofferente e non avendo i miei poteri per
alleviarti in alcun modo, ho usato i vostri metodi. - Ovvio e logico,
che c’era da spiegare?
- Appunto! -
Per Dean era proprio quello il punto infatti!
- Cosa? - Era
come un escalation destinata a peggiorare e non avevano idea di quanto.
- Tu non sai
cosa hai fatto! Ti sei ricordato che noi ci baciamo per procurarci
piacere a vicenda e l’hai fatto come per te sarebbe stato un conforto
di qualunque altro tipo! - Era scandalizzato per il fatto che Castiel
non ci arrivasse, ma sapeva quanto distante da lui fosse, dal suo modo
di essere, di vivere, di agire, di ragionare… e questo lo mandava
ulteriormente in bestia.
- Spiegamelo,
allora… pensavo di aver fatto una cosa buona. Mi sembrava ti fosse
piaciuto, ti ho sentito chiaramente stare meglio… - A volte Dean
dimenticava quella sua dote empatica… probabilmente perché, pur
avendola, sembrava non usarla mai!
Continuava a
non capirlo comunque anche se sentiva ciò che provava.
Era davvero
snervante!
- Cass, mi hai
baciato e fra di noi queste cose si fanno solo se si provano dei
sentimenti di un certo tipo, come affetto profondo o amore. Oppure per
scambiarsi piacere reciproco! -
- Era
esattamente quello che volevo! - Dean si allontanò di nuovo, voleva
sbattere la testa sul muro, gli pareva di impazzire.
- Non capisci
il senso di piacere reciproco! Tu volevi consolarmi tipo una pacca
sulla spalla! Quello sarebbe stato appropriato per quel che volevi
fare! Baciare un altro è… - Ma Castiel non lo fece finire, con la sua
calma e flemma gli si avvicinò e senza scomporsi, replicò piano:
- Sei tu che
non capisci. È proprio questo che volevo. Darti piacere vero, come a
voi umani succede di provare in seguito a quel tipo di scambi fisici. E
poi perché ci sono dei sentimenti di mezzo. - Dean era comunque
convinto che non sapesse cosa stava dicendo, non mise in discussione un
istante che stesse sragionando, che credesse di sapere e che invece non
fosse proprio così.
- Non lo
capirai mai, sei un angelo in un corpo umano! Il tuo tramite ti
trasmette le sensazioni fisiche ma tu non le sai tradurre, capire,
concepire… volevi consolarmi come un amico, il bacio si usa fra
fidanzati o comunque due persone che hanno tutt’altro rapporto. Uno più
profondo… - Nel cercare di spiegarglielo, si impappinò e decidendo di
mandarlo a quel paese tagliò corto. Detestava parlare di quelle cose
sdolcinate. Insomma, si poteva spiegare perché ci si baciava?
- Per me sei tu
che non capisci. Ma comunque perché ti arrabbi tanto? Se per te ho solo
sbagliato non ti sembra esagerato prendertela tanto? - Dean si fermò
all’istante di colpo, smise di camminare come un forsennato e smise di
gridare e parlare.
Smise anche di
respirare.
Da quando era
tanto sveglio?
Lo fissò
sperando di vederlo sparire, che ricevesse il bat-segnale e che lo
mollasse sul più bello, lo sperò ma non fu realizzato. In compenso
Castiel si avvicinò ancora e lui indietreggiò di riflesso. Era un
incubo! Voleva tornare alla falsa vita di prima fintamente normale, nel
suo grigiore deprimente.
- Sono sicuro
ti fosse piaciuto, che fossi stato meglio. Che avesse funzionato.
Perché ti arrabbi tanto? - Dean a quel punto, messo con le spalle al
muro in più di un senso, si ribellò e venne allo scoperto. Detestava
essere messo all’angolo, doveva cercare di attaccare in qualche modo ma
si vide solo come una persona abbattuta che si faceva calpestare
ulteriormente. Questa era l’immagine che lui aveva di sé stesso.
Nella realtà
era tutt’altra cosa… era solo una persona stufa di fingere che le cose
andassero in un certo modo quando invece era tutt’altro.
- Mi arrabbio
perché non doveva piacermi, non dovevo sentirmi così bene ma è successo
e per te poi non ha significato un cazzo e la cosa mi manda
fottutamente in bestia! Ma tu non potrai mai capire nemmeno questo!
Dannazione, perché sei venuto? Non potevi arrangiarti? Ho dato tutto a
te, al Cielo, al Mondo intero! Perché continuate a venire e
rivoluzionarmi l’esistenza? A prendermi tutto e ad affondarmi? Non mi
era rimasto niente altro che questo, forse, e te lo stai prendendo…
perché? Perché, cazzo? - Lo sfogo partì inderogabile e quando si rese
conto di aver tirato fuori tutto ed anche oltre, si fermò girandosi
verso il muro per colpirlo con un pugno con rabbia. Castiel capì subito
che stava male dentro e dispiaciuto agì nel migliore dei modi per il
momento che stava vivendo.
Lo prese per le
spalle e lo girò obbligandolo ad affondare il viso sul suo collo. Gli
mise la mano nella nuca e se lo tenne a sé con fermezza e forza senza
distoglierlo da sé, senza dargli la possibilità di scappare.
Perché tutto
quello ora?
Dean non aveva
più forze, era troppo prosciugato e Castiel forse non stava capendo di
nuovo cosa stava facendo, probabilmente l’abbracciava perché aveva
visto gli umani farlo… perché ci teneva tanto ad aiutarlo? Prima veniva
a distruggergli la vita e poi faceva di tutto per tirarlo su con
risultati tremendi?
Ma mentre era
fra le sue braccia d’acciaio che non gli permettevano d’allontanarsi,
si sentì immediatamente meglio e capì che probabilmente gli erano
tornati i poteri.
Sospirò
rilassandosi contro di lui prendendogli i lembi dell’impermeabile.
Era comunque la
cosa più bella che da molto tempo a quella parte provava.
Chiuse gli
occhi e ingoiò il nodo che voleva uscire. Non sapeva perché non aveva
usato prima quei trucchetti, probabilmente aveva creduto inutile un uso
simile dei suoi poteri. In realtà gli sembrava l’unico uso corretto che
potesse farne…
Sospirò stanco
e sconfitto, comunque una cosa rimaneva, dopo quella tempesta nella
nebbia, e non poteva più negarlo.
Castiel era
diventato tutto, per lui, e non solo. Era decisamente più di un amico.
Era molto di
più.
- Mi manca una
ragione di vita. Ora che non c’è più Sam non so per cosa combattere.
Prima era sempre lui che mi dava un motivo per cui combattere,
combinando qualche guaio… ora che sono rimasto solo… ora non capisco
più per cosa dovrei andare avanti… e mi sto aggrappando a te perché
vorrei che tu fossi questa ragione di vita. Ma non è giusto nemmeno
questo. - Non si rese conto di avere tutto ciò dentro, non ci aveva
nemmeno mai pensato, non aveva creduto di essere a quel punto.
Castiel parve
non sorprendersi e nemmeno offendersi, continuò a tenerlo a sé con una
sorprendente delicatezza mentre Dean capiva cosa significava essere
abbracciato ad un angelo.
Era davvero
sorprendente, tutto quello… dopo ciò che aveva passato era pazzesco
riuscire a provare cose simili.
- Ma perché
dici che non c’è più? - Ora qualcosa non gli tornava più. Se prima
poteva aver interpretato male una serie di cose, ora era diverso. Ora
c’era davvero qualcosa che non andava.
Dean si staccò,
seppure a malincuore, da quell’abbraccio confortevole e guardandolo
stralunato, chiedendosi se lo stesse prendendo in giro, disse pensando
di essere in un incubo:
- Perché è
morto, che diavolo dici? È in quella dannata gabbia con Lucifero e
Michael… - Non ebbe tempo di finire, Castiel tirò subito le somme
realizzando che quello che gli era parso un comportamento strano di
Sam, appena l’aveva riportato in vita, lo era stato davvero.
- Non si è mai
fatto vivo? - Dean credette che lo prendesse in giro e fece l’aria
mezza sorridente.
- Mi prendi per
il culo? - Tutto si sospese in quel momento. L’istante prima della
risposta di Castiel. Come se comunque in cuor suo sapesse che da lì in
poi sarebbe scoppiato il putiferio.
- Dean, io ho
riportato fuori Sam da parecchio tempo… pensavo sarebbe venuto da te…
non l’ha mai fatto? -
Dean gli
avrebbe voluto dire ‘e dove pensi l’abbia nascosto?’ ma fu ammazzato
nell’immediato, incapace di ragionare e parlare rimase immobile a
fissarlo ripetendosi le sue parole.
Voleva gridare,
voleva strepitare, correre fuori a cercare suo fratello, voleva
chiedere spiegazioni ma in quel momento voleva solo capire perché mai
Castiel fosse così dannatamente assurdo.
Non solo
l’incapacità di mentire ma anche di capire cosa fosse rilevante dirgli!
Come diavolo
gli era saltato in mente di non dirgli niente?
Cosa aveva
pensato nel momento in cui aveva agito?
Non l’avrebbe
mai capito, mai.
- No che non si
è fatto vivo… perché cazzo pensavi fossi così fottutamente depresso,
porca puttana? - Ecco che il ruggito cominciava a levarsi dal leone in
gabbia. Ecco che la bestia si stava per scatenare. Castiel fece un
passo indietro per lasciargli tempi e spazi di reazione, poi gli
rispose con calma incapace di agitarsi.
- Pensavo
aveste preso strade diverse, vi è successo in passato. Non sono mai
stato capace di capirvi quindi non volevo mettermi in mezzo, avevo
altro a cui pensare, cosa più importanti e… - Dean scattò furioso
prendendolo per il bavero dell’impermeabile, quindi strattonandolo con
forza, gridò rabbioso:
- PIU’
IMPORTANTI, PORCA PUTTANA? PIU’ IMPORTANTI DI CAPIRE PERCHE’ QUELLO CHE
HA SALVATO IL MONDO E’ STRANO E NON E’ VENUTO DA SUO FRATELLO APPENA
TORNATO VIVO? - Ma quando lo gridò lo comprese per la prima volta e
staccandosi cominciò a camminare come un forsennato, angosciato ed
agitato. Doveva pensare e non ci riusciva, non era bravo in quello.
- Perché
diavolo non si è fatto vivo? Cosa significa? Tu lo riporti in vita e
lui non viene da me in tutto questo tempo? Cazzo! E tu perché non mi
hai mai detto niente, in questo tempo? Hai aspettato una probabile
seconda fine per tornare da me? Ma ti è mai interessato qualcosa di me?
Castiel, dannazione, dì qualcosa! - Ma lui non aveva nemmeno idea da
cosa cominciare e a cosa rispondere. Partì dall’ultima domanda e lo
fece con la sua classica placidità, senza scomporsi:
- Certo che mi
importa di te. Ho fatto tutto questo per te! Te l’ho riportato in vita
ed ho cercato di lasciarti in pace per permetterti di ricostruirti e
riprenderti, vivere la tua vita senza i soliti problemi… ho cercato di
resistere finchè ho potuto e solo per te, non certo perché non mi
interessi. Come puoi dire questo, Dean? - Per lui era inconcepibile
essere messo in dubbio e Dean si compiacque della sua risposta e del
suo stato d’animo. Anche se non lo dimostrava era chiaro che era
agitato e contrariato. Almeno per una volta lo era lui.
- Allora
spiegami perché Sam non è venuto da me! Cos’è, convinto di dovermi
proteggere facendomi fare la vita sana e normale? Come se potessi…
cazzo, sono stato più infelice in questi mesi che in tutta la vita che
abbiamo passato fra un sacco di pericoli e problemi! -
Castiel ora era
tornato a capire la metà delle cose che diceva ma si concentrò sul
punto nodale della questione, lieto che forse avesse capito le sue
ragioni e che non ce l’avesse con lui.
- Non so perché
si comporta così, volevo lasciarvi in pace e così mi sono occupato di
altro, del Paradiso che mi ha dato subito problemi. Mi dispiace, avrei
voluto vegliare meglio ma… - Dean sospirò scuotendo sconsolato il capo,
abbassò le braccia e si fermò. Era stanco di prendersela sempre,
gridare ed infuriarsi. Era stanco e basta.
- Tu sei un
angelo ed hai le tue priorità. Hai già fatto tanto. Troppo, per essere
uno della tua specie. So che sei diverso dai tuoi simili e per questo
comunque mi piaci e… boh, ho solo bisogno di un po’ di tempo. E di
trovare Sam. Trovamelo mentre io penso a come sbarazzarmi di Raphael,
va! Fa questo per me! - Dean pensava veramente che fosse il metodo più
veloce ma non glielo chiese per quello, stava cercando di stare solo e
farlo andar via. In poco tempo era successo troppo, non ce la faceva
più, stava per scoppiare, ne era certo.
Doveva solo
riprendersi e tornare lucido.
Nonché capire
che diavolo fosse successo, specie con lui.
E poi suo
fratello era vivo, era strano, forse stava male ma era vivo… insomma,
in un attimo era cambiato tutto. Aveva bisogno di tempo per capirlo e
crederci, per rendersene conto.
Per assecondare
le cose.
Fu così che
Castiel senza congedarsi né nulla lo prese alla lettera come sempre.
Certamente trovare un irrintracciabile persona non sarebbe stato
facile, ma di tempo Dean ne aveva un disperato bisogno.
E lo ebbe.
Fin quasi ad
impazzire, in effetti.
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Capitolo 4 *** Quando qualcosa si spezza ***
CAPITOLO
IV:
QUANDO QUALCOSA
SI SPEZZA
Dean per un
momento si trovò anche a non parlare più a Bobby, infuriato col fatto
che sapeva tutto di Sam e che gli aveva imposto di non farsi vivo per
lasciargli vivere una vita normale con Lisa e Ben.
Non ci aveva
proprio più visto, come potevano tutti credere che per lui potesse
essere meglio vivere senza suo fratello? Senza saperlo vivo sano e
salvo? Che concezione di protezione e salvezza avevano?
E di felicità?
Nessuno sapeva
com’era la felicità altrimenti non avrebbero mai fatto quella scelta.
Con Raphael
brancolò nel buio in modo piuttosto equo che con tutto il resto, era da
solo e non sapeva dove sbattere la testa, era incapace di trovare una
qualunque effettiva soluzione su qualche fronte e l’assenza di Castiel
ai suoi richiami per essere aggiornato riguardo Sam, non l’aiutò
affatto.
Voleva andare
lui stesso a cercarli e mandare al diavolo Raphael, voleva occuparsi di
quel che voleva e non di quel che doveva ed oltretutto lo preoccupava
che Castiel non rispondesse. Quando lo chiamava correva subito, non
c’era mai stata una volta che non era venuto ad un suo richiamo.
Mai.
La sensazione
che fosse successo qualcosa di brutto ad entrambi l’assillava e se per
Sam l’idea era di non poterlo rivedere dopo che era tornato in vita, di
non poterlo massacrare di botte per la sua decisione di merda di
escluderlo, per Castiel era diverso. Era molto diverso.
Aveva il
semplice terrore di perderlo e di meglio non seppe fare
nell’angosciarsi dietro alle sue mancate apparizioni.
Perché non
tornava da lui? Con quel Raphael dannato alle calcagna che cercava di
farlo fuori con tanto impegno come poteva stare tranquillo ad aspettare?
Doveva
assolutamente procurarsi un’arma per angeli potente che potesse
funzionare con un arcangelo. Il pugnale normale non funzionava con
loro, sapeva come metterlo in trappola momentaneamente ma per ucciderlo
la storia era ben diversa.
Preso male in
quelle ennesime considerazioni, diede insofferente un pugno al muro per
scaricare la rabbia accumulata.
Non sapeva
nemmeno decifrare ciò che provava per Castiel e cosa voleva da lui, se
lo vedeva come un rimpiazzo di Sam o cosa, ma in ogni cosa, qualunque
cosa fosse, voleva che tornasse e non gli succedesse nulla.
Castiel era
sempre stato la sua colonna, il suo sostegno, una certezza inamovibile.
Lui c’era sempre, in ogni modo, ed era sempre con lui. Capitava che lo
facesse arrabbiare, che fosse pesante però alla fine era sempre su di
lui che poteva principalmente contare.
Non poteva fare
a meno di lui.
Aveva vissuto
quel pallido tentativo di vita senza Sam e praticamente senza tutti
sempre nella speranza di poter comunque rivedere almeno Castiel. Almeno
lui, si diceva, ma non aveva avuto il coraggio di chiamarlo. Per dirgli
cosa? E poi che figura avrebbe fatto? Quello debole che non sapeva cosa
voleva… però aveva avuto la consapevolezza che ora lui stava tenendo
tutto sotto controllo e che il loro sacrificio non era stato vano.
Castiel era
troppo importante, punto e basta.
“E
perché cazzo non viene più, ora?”
Quando se lo
chiese per l’ennesima volta, la porta di casa di Bobby si spalancò con
un botto sonoro e lui scese convinto che fosse l’ennesima catastrofe
imminente.
Quando vide la
scena si trovò semplicemente agghiacciato, non avrebbe immaginato
quanto catastrofica era effettivamente quella situazione.
- Cass… - Ma il
secondo nome non fu in grado di dirlo.
Solo che,
naturalmente, chiedersi perché erano passati dalla porta e non si erano
volatilizzati come Castiel faceva sempre, sarebbe stato idiota viste le
condizioni dell’angelo.
Di nuovo e
forse peggio.
Peggio perché
si sosteneva a qualcuno, ma non ad uno qualunque… si sosteneva a…
- Ciao Dean. -
Disse l’altro. A quel punto, immobile a qualche metro da loro, la sua
voce emise un suono, Dean stesso non capì cosa aveva detto, forse il
suo nome, finalmente.
- Sam… allora
ci sei davvero… - Sì, qualcosa l’aveva detto ma incapace di provare
gioia, fu subito sbattuto in un abisso buio per via di ciò che reggeva
sotto braccio suo fratello.
Un fratello in
splendida forma. Troppo, per essere uno scampato dall’inferno e da
delle torture assurde.
E poi che vita
doveva aver vissuto lì in quell’anno separato da lui?
Le domande non
finirono mai ma la visione di Castiel sanguinante e privo di sensi,
immobile sorretto da uno strano Sam, lo congelò all’istante mentre una
scarica di mille volt lo attraversava.
Ritrovare suo
fratello perdendo Castiel no, questo non avrebbe mai potuto reggerlo.
Mai.
Potendo si
sarebbe rinchiuso altrove, in una fantasia perfetta e felice dove la
sua vita con Lisa e Ben era perfetta e funzionava a meraviglia, dove
lui non doveva fingere di stare bene per non preoccuparli, dove non
c’erano problemi, passati atroci da dimenticare, anime martoriate,
cuori infranti.
Però si trovò a
prendere immediatamente Castiel e a capire che oltre ad essere privo di
sensi era anche dannatamente freddo. Si chiese se fosse normale per un
angelo poi si ricordò che un angelo non era comunque normale in nessun
caso ed il panico lo avvolse mentre si trovava a liberare il pensiero
più incendiante ed incontenibile di tutti.
“Non
può morire, ci tengo troppo, dannazione! Ci tengo in un modo
fottutamente imbarazzante! Non può morire, non può…”
Proseguì come
in una litania, quasi, sperando che quel desiderio si trasformasse in
preghiera e che venisse ascoltato.
Chiese,
probabilmente, cosa fosse successo e, probabilmente, Sam rispose che
era stata colpa di Crowley, ma non capì il resto della spiegazione fin
troppo calma.
A quel punto,
mentre Dean impazziva per capire come aiutare Castiel e chiamava Bobby
affinchè tornasse immediatamente, fulminò Sam con lo sguardo capendo
con matematica certezza che in lui davvero qualcosa non andava perché
che in una situazione tanto grave lui rimanesse così calmo e freddo non
esisteva proprio.
E la bomba
atomica esplose.
- Perche’
diavolo non ti sei fatto vivo, si può sapere, dannazione? -
- Ho visto che
facevi la tua vita, che non eri più un cacciatore e pensavo che per te
fosse meglio così. -
- Come cazzo ti
salta in mente che io preferisca crederti all’Inferno nelle mani di
Lucifero? -
- L’ho fatto
per proteggerti, non volevo che tornassi a correre tutti quei rischi!
So bene quanto è difficile uscire dalla vita che facciamo noi e vedendo
che ci eri riuscito… -
- RIUSCITO?!
RIUSCITO?! LO CHIAMI RIUSCIRE AD USCIRE DALLA VITA DEI CACCIATORI,
QUELLO CHE FACEVO? SPROFONDAVO NEL BUIO PIU’ ATROCE GIORNO DOPO GIORNO
PERCHE’ TU NON C’ERI PIU’ ED ADESSO MI VIENI A DIRE CHE C’ERI E CHE TI
SEMBRAVA RIUSCISSI A VIVERE BENE SENZA DI TE?! CAZZO, SAM! MA MI
CONOSCI? -
- Non gridare,
Cass… -
- E NON DIRMI
DI NON GRIDARE, DANNAZIONE! COME FACCIO SE MI DICI CAGATE DEL GENERE?!
-
- Capisco che
tu sia arrabbiato ma io speravo che tu stessi meglio senza di me… -
A quel punto
Dean non ci vide più e dopo le parole e le urla partì un pugno,
incapace di trattenersi anche in virtù di tutta la sua calma che gli
stava mostrando. Come poteva mantenersi così composto e dire quelle
stronzate assolute? Come osava?
Sam incassò il
colpo senza dimostrare nemmeno un briciolo di dolore o sorpresa, certo
non capiva perché se la prendesse tanto ma non sembrava turbato da
nulla.
- VATTENE
ALLORA SE PENSI CHE IO STIA MEGLIO SENZA DI TE! FA QUEL DIAVOLO CHE
CREDI, DANNAZIONE! PER QUANTO MI RIGUARDA ABBIAMO CHIUSO! - Gli sarebbe
bruciato sempre troppo la consapevolezza di tutti quei mesi passati
nella sofferenza a piangere suo fratello che invece era vivo e se ne
era semplicemente sbattuto di lui. Non poteva che vederla così e quando
Bobby tornò riuscì a litigare di nuovo anche con lui.
Dean non se ne
andò solo perché a quel punto era graniticamente convinto che gli
rimanesse solo Castiel, in tutta quella schifosissima storia, e mentre
l’uomo più grande si prodigava in silenzio per cercare di salvarlo e
capire cosa gli fosse successo, lui camminava su e giù incessantemente
per la casa. Sembrava una tigre in gabbia, furioso come non mai,
incapace di stare fermo, fremeva per sfogare i nervi con forza e
distruzione. Voleva rompere qualcosa ma almeno rivedere Castiel sveglio
gli avrebbe fatto bene.
Certo che anche
lui aveva delle colpe ma sostanzialmente non si era mai aspettato nulla
di che da lui perché era un angelo e loro avevano altre priorità, erano
diversi da loro, ragionavano in modo incomprensibile… tutto quello che
aveva fatto, ed era sempre stato molto, era stato una sorpresa, non si
era mai aspettato niente dall’angelo. Per questo quando faceva qualcosa
di idiota lo giustificava dicendo ‘cose da angeli!’
O forse ora la
pensava così perché le azioni di Sam e Bobby erano state di gran lunga
peggiori.
Nel pensare
peste e corna su tutto e tutti e nel pregare in contemporanea che
Castiel si salvasse, sapendo che stava ormai diventando la sua unica
ragione di vita poiché l’unica giusta ed incrollabile, uscì non potendo
più rimanere lì con le mani in mano ad impazzire dietro ai pensieri.
- Un colpevole
c’è ed è quel bastardo di Crowley, su questo non si discute! - Così
dicendo andò fuori alla sua ricerca.
Il collegamento
per lui fu chiaro… prima che Castiel venisse da lui a chiedergli aiuto,
il capo dell’Inferno aveva cercato di proporgli qualcosa, ergo aveva
qualcosa in mente e quando lui ne aveva, non c’era da stare al sicuro e
tranquilli. Quando poi Sam fra le molte cose aveva detto che era stato
Crowley a ridurre Castiel in quello stato, era stato confuso ma chiaro
al tempo stesso. La dinamica dell’incidente non l’aveva avuta precisa
in mente ma gli bastava sapere che centrava quel maledetto demone.
Era ora di
farlo fuori una volta per tutte… dopo tutti quelli che gli aveva tolto,
tutti quelli che aveva ferito, non poteva toccare Castiel. Adesso basta.
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Capitolo 5 *** L'unica forza ***
*Ecco
l'ultimo capitolo. In realtà lascia tutto in sospeso ma non esattamente
perchè è intuibile come procede ora, la situazione di Sam si riunisce a
quella della serie originale, Castiel invece non farebbe nulla di quel
casino del Purgatorio e quindi non decadrebbe, però diciamo che mi
serviva tempo per elaborare un seguito ed avendo limiti di spazio, ho
dovuto farla finire qua. Però ho promesso un seguito perchè vorrei
scrivere una bella long fic come si deve su di loro. Pensavo di
cogliere l'occasione per farlo con questa. Allora è un saluto, una
sospensione, diciamo. Ci ritroveremo con altre fic su questa splendida
serie e su questa coppia che amo troppo. Quindi spero che fin qua vi
sia piaciuto e che vi abbia incuriosito per leggerne altre mie in
futuro. Grazie a chi ha letto e commentato. Buona lettura. Baci Akane
CAPITOLO V:
L’UNICA FORZA
Fu non poco
sorpreso di trovarselo davanti, come aveva imparato a trovare le tracce
demoniache così bene era un mistero, poi si ricredette… poteva anche
aver seguito Sam e poi a sua volta quell’impiastro di suo nonno, per
arrivare a lui.
Magari non
aveva nemmeno avuto idea di che cosa stava facendo per la gran parte
del tempo in cui l’aveva fatto, chi poteva dirlo.
Non gli
interessava. Ora aveva quella seccatura di Dean Winchester e voleva
solo toglierlo di mezzo. Non gli sarebbe stata di alcuna utilità. Già
aver a che fare con Sam senz’anima non lo lasciava tranquillo, ma del
resto lui in quelle condizioni gli era stato spesso utile. Non faceva
domande, faceva quello che suo nonno gli diceva e considerando che
Samuel rispondeva alle sue direttive, c’era da divertirsi, talvolta.
Però Dean era
un altro conto, era quello più ostico e pericoloso, visto che la sua
bella anima splendente l’aveva ancora!
Sospirando
seccato si mise su la sua tipica maschera d’imperturbabilità e senza
scoraggiarsi od allarmarsi, gli comparì davanti per impedirgli di
proseguire nel covo in cui era giunto e buttargli conseguentemente
tutti i preziosi piani all’aria.
Gli sarebbe
mancato solo questo.
- Cosa diavolo
hai fatto a tutti? - Ruggì Dean. Crowley sospirò con aria di
sufficienza, poi con una luce malefica rispose senza scomporsi,
prendendosi gioco di lui:
- Sii più
preciso, di cose ne ho fatte molte a molti! A chi e a cosa ti riferisci
di preciso? -
Dean non pareva
capace di reggerlo, solitamente l’ironia per rispondergli a tono la
usava ma se era particolarmente arrabbiato no. Ora doveva essere
furioso.
- A Sam e
Castiel! E poi chi diavolo è quello che sembra mio nonno? È morto da
anni, non può essere lui! - Fu particolarmente sintetico e Crowley con
delusione rimase immobile a sbarrargli la strada. Non doveva andare
oltre. Le mani in tasca in apparente tranquillità, in realtà era molto
attento alle sue mosse, non doveva sottovalutare quel piantagrane.
- Per quanto
riguarda il tuo caro nonno sorridi, è proprio lui! Mi sentivo buono e
ho deciso di regalargli una seconda vita, non sono stato gentile? E poi
dicono che sono una bestia! - Dean sospirò impaziente avanzando con
l’arma che possedeva, il famoso coltello anti demone. Probabilmente
Crowley era un pezzo troppo grosso affinchè funzionasse un metodo così
facile, ma doveva almeno provarci, non ce la faceva più.
- Tu non fai
mai niente senza motivo, non prendermi in giro! Dimmi subito cos’hai in
mente! - Crowley sogghignò gelido:
- Pensi davvero
che verrei a dirlo a te? E perché di grazia? - Dean ringhiò qualcosa di
incomprensibile per poi riprovarci sempre più esasperato. Era
combattuto fra il bisogno di sapere e quello di attaccarlo ed
ucciderlo. Era comunque anche consapevole che da quell’incontro non
poteva sperare di ottenere niente di più di un dialogo, gli doleva
ammetterlo ma quel demone era troppo forte.
- Cosa hai
fatto a Sam? Perché è così strano? Quello non è mio fratello, è solo
uno identico a lui! - Crowley per un momento si chiese se potesse
dirglielo, dopotutto non sarebbe stato male ammazzarlo con una
rivelazione simile, vederlo spezzarsi e soffrire davanti ai suoi occhi
solo nel dirgli che non aveva un’anima… però poi sarebbe stato troppo
facile. A lui piaceva torturare gli altri, lui soprattutto.
- Potrei
svelarti cosa succede a Sam solo in virtù di un bell’accordo.
Altrimenti non sprecarti a farmi altre domande che non rispondo senza
il mio avvocato! - Per un momento l’idea dell’avvocato del diavolo
parve addirittura comica ad entrambi solo che mentre Crowley ridacchiò
maleficamente a quella specie di battuta geniale, Dean non ne poteva
più di quell’umorismo da quattro soldi. Non aveva proprio voglia di
ridere…
- Castiel!
Dimmi di lui! - Non prendeva nemmeno in considerazione l’idea
dell’accordo, per un momento il demone ci aveva sperato ma alla fine fu
distratto da quella domanda.
- Castiel? Cosa
vuoi sapere di lui? - Era strano che glielo chiedesse… non lo vedeva da
quando l’aveva mandato via per parlare con quell’umano da strapazzo. E
la cosa, naturalmente, l’aveva irritato parecchio!
- Me lo chiedi
anche? L’hai ridotto in fin di vita! Giuro che se muore un modo per
farti fuori lo trovo, dannazione! - Dean era avanzato in poche falcate,
furioso all’idea di essere preso in giro proprio su Castiel, quindi
Crowley non si mosse, non tirò fuori le mani e non apparve allarmato ma
smise di sghignazzare, si fece particolarmente serio e cupo, Dean così
vicino a lui capì che era una questione di mosse. Se avesse alzato il
pugnale tentando l’attacco Crowley non si sarebbe più limitato a quel
dialogo indolore ma soprattutto capì, ed i suoi occhi scuri parvero due
buchi neri, che era vero quello che gli stava per dire.
- Qualcuno ti
sta prendendo in giro ed io cercherei seriamente di capire cosa succede
al tuo fratellino, Dean, perché io non ho toccato il tuo caro e dolce
angioletto. Non gli farei mai del male. Ovvio, nei limiti del
possibile. Se mi attacca sono ahimè costretto a rispondere a tono, ma
fin’ora c’è stata questa specie di pacifica e lontana convivenza.
Ognuno a risolvere i propri problemi. Non ha voluto il mio aiuto,
abbiamo preso strade diverso. Non ho niente da dire su di lui. E
soprattutto, se non intendi fare un patto con me, ti invito ad
andartene prima che il mio umore cambi e decida di ucciderti. - Aveva
cambiato idea su due piedi. Quando l’aveva visto aveva subito pensato
di farlo fuori ma parlandoci aveva capito che tenerlo vivo in quel
momento, in mezzo a tutti i guai che aveva e con suo fratello in quelle
condizioni, sarebbe stato decisamente meglio.
Dean però non
percepì quello come un saggio consiglio e all’idea che lui sapesse
tutto e glielo tacesse, il sangue gli andò alla testa quindi senza più
capacità di ragionare, lo prese per il bavero della giacca e
puntandogli il coltello alla gola osò ringhiargli contro minaccioso e
fuori di sé, seriamente intenzionato a minacciarlo in quel modo:
- Dimmi subito
cos’ha mio fratello! Cosa diavolo gli hai fatto, dannazione! Non puoi
insinuare che abbia fatto lui del male a Castiel e cavartela così! -
Ma il demone
divenne ancora più oscuro e gelido in quella specie di sorriso vuoto e
agghiacciante, infatti mormorando un inquietante: - Oh, invece posso
eccome. - lo prese a sua volta ma per il collo e stringendo lo alzò
senza pietà.
Dean avrebbe
urlato di dolore se non fosse per il fiato mozzato, non riusciva
nemmeno ad emettere una sillaba, in un attimo le forze l’abbandonarono
finchè non mollò il pugnale a terra. Disarmato e nelle sue mani pensò,
nel dolore che ormai annebbiava la mente, che forse sarebbe stata la
volta buona. Smettere.
Smettere tutto
non era poi così male.
Che se la
vedessero gli altri, per quel maledetto mondo corrotto e pieno di
problemi e gente insensibile. Che se la vedessero gli altri per… ma
proprio quando stava per lasciarsi andare definitivamente, il pensiero
che avrebbe abbandonato anche Castiel lo fece tornare attivo ma sarebbe
stato tardi.
Lo sarebbe
stato veramente se una forza senza pari, sovrannaturale ed
incalcolabile, non avesse fatto volare via Crowley come fosse un
fuscello.
Nel volo lo
mollò e si ritrovò a terra a tossire e cercare di riprendersi, si tenne
il collo dolorante e quando le forze lentamente gli tornarono, alzò il
capo mentre del trambusto intorno a lui annunciava una battaglia che
poteva anche essere fra titani, per l’energia che sentiva tuonargli
tutt’intorno.
Non credette
comunque ai suoi occhi, quando lo vide. Non ci credette.
Essere in mezzo
ad una battaglia di alti livelli come quella non era piacevole per
nessuno, ma esserlo fra Castiel e Crowley ancor meno.
I due erano uno
al lato opposto dell’altro e l’angelo in forma smagliante, luminoso più
del solito, continuava a tirare sfere di luce contro Crowley che, di
rimando, gli spediva contro quelle di tenebre.
Sembravano
seriamente intenzionati e mettere la parola fine al loro divario e Dean
si stupì per un momento perché i due non si erano mai affrontati così
direttamente, avevano sempre cercato di evitare ma soprattutto…
soprattutto dove la stava tirando fuori, quella forza?
Non avrebbe mai
pensato ne avesse tanta, non l’aveva mai usata a quei livelli, specie
non dopo essersi ribellato al Cielo. E poi l’aveva lasciato in fin di
vita, cosa gli aveva fatto, Bobby?
- Dean! Vieni
via da lì! - Disse Castiel senza urlare, non se lo immaginava a farlo
nemmeno in un caso del genere.
Dean lo fece,
si alzò e corse via abbassato in modo da non intercettare i loro colpi
magici. Quando fu dietro Castiel poté occhieggiarlo meglio. Sembrava
davvero diverso e prima di capire come fosse possibile, non poté che
sentire una gioia incontaminata salire da dentro, dopo lo stupore
iniziale. Era vivo, stava bene, era venuto da lui.
Solo Crowley
che conosceva Castiel meglio di quel che poteva sembrare, capiva quanto
strano fosse quel suo attacco diretto ed improvviso. Non era da lui
cominciare uno scontro simile se non c’era un motivo preciso. Farlo
solo per proteggere qualcuno a cui teneva non era sufficiente a meno
che non fosse talmente importante da spingerlo ad un gesto così estremo.
E comunque da
dove l’aveva tirata fuori quella forza?
Quando Dean
intravide nell’ombra una figura a lui familiare, un lampo gli fece
capire.
Balthazar, uno
degli angeli che si erano ribellati al Paradiso ed ai suoi simili ma
che non si erano uniti a Lucifero e ai demoni. Faceva i suoi loschi
affari e Castiel gli aveva insegnato a diffidare anche se talvolta gli
era stato vagamente utile per alcune vicende. Aveva capito che avevano
un certo rapporto, una volta dovevano essere stati compagni ma ora non
più.
Doveva essere
intervenuto in extremis per aiutarlo e probabilmente era riuscito a
dargli la forza necessaria per affrontare Crowley, oltre che per
salvarsi.
- Non è
sufficiente. - Disse Crowley vedendo che quello, seppure splendente e
di una potenza incredibile, era il suo limite di forza. Castiel parve
non turbarsi, come se già lo sapesse. Allungò una mano dietro di sé,
verso Dean, proprio quella che non usava per sprigionare la sua luce
che andava a tenere a bada il demone.
I due esseri
non si staccavano gli occhi di dosso e Crowley all’ultimo la vide,
quello strano balenio in quelli chiari di Castiel. Lo vide. Era quello
di uno che gliel’aveva fatta, che era riuscito esattamente laddove
aveva voluto.
Quando Dean si
sentì afferrare da lui, poco dopo l’udì rispondere con fredda
pacatezza:
- Ho quello che
mi interessa. - Dopo di questo, con una sfera particolarmente grande e
forte che tenne occupato Crowley, svanì insieme a Dean.
Fu silenzio
subito dopo.
Niente rumori,
niente sfere d’energia volanti, niente luci accecanti e colpi d’urto.
Fu tutto calmo
e Dean aprì gli occhi sentendo ancora la mano di Castiel tenerlo per il
braccio. Non aveva idea di dove l’avesse portato, non conosceva quel
posto, sembrava un vecchio magazzino abbandonato lontano dal mondo.
Probabilmente un posto sicuro.
Prese solo un
respiro, poi guardò l’angelo che lo ricambiava per assicurarsi che
stesse bene. Rimaneva sempre lui, il Castiel composto ed impassibile,
però si capiva che aveva fatto tutto quello per lui ed ora, solo ora, a
Dean era chiaro. Aveva accettato l’aiuto di quell’essere discutibile
solo perché così avrebbe potuto salvarlo.
Se fosse finita
male si sarebbe sentito in colpa per sempre e probabilmente sarebbe
stata la volta buona che l’avrebbe fatta finita, dopo tutti i duri
colpi subiti; la perdita di Castiel non poteva reggerla.
- Hai rischiato
tanto! - Disse domando a stento l’istinto di abbracciarlo. Sarebbe
stato stupido ed imbarazzante però lo voleva. Averlo lì vivo dopo che
aveva rischiato di perderlo era difficile da reggere.
- Anche tu. -
Rispose Castiel lasciandogli il braccio e guardandosi intorno per
assicurarsi che non ci fosse nessuno. Dean non seppe cosa ribattere a
riguardo, aveva ragione, si era esposto per salvarsi.
- E’ stato
Balthazar a darti tutta quella forza? - Non sapeva come ma era l’unica
spiegazione. Castiel annuì senza mutare espressione, forse non sapeva
nemmeno come si faceva.
- Non intendo
rifarlo, è illegale quello che mi ha proposto. Ho accettato solo perché
eri tu. Vedi di non ritrovarti in pericolo! - Come se potesse deciderlo
da solo. Bè, in realtà in certi casi sì e Castiel pareva conoscerlo
bene se gli diceva una cosa simile.
Dean comunque
voleva saperne di più.
- Come ha fatto
a darti tutto quel potere? -
- Anime. Ha
accumulato un bel po’ di anime e sono fonte pura di potere per noi
angeli. Anche per i demoni, comunque. - Dean capì da solo perché non
era un buon metodo per diventare più forti e capì che doveva essergli
costato accettare quel favore dall’angelo decaduto. Capì che l’aveva
fatto per lui e capì che anche se in apparenza sembrava non dimostrare
niente per lui, in realtà provava eccome. Ora era chiaro come la luce
del sole quanto ci tenesse e non riusciva proprio a non sentire un
assurdo ed imbarazzante calore interiore. Ancora un po’ e si sarebbe
sentito talmente ubriaco da saltargli addosso! Lo stava rendendo troppo
felice, sapere che lo ricambiava.
Un momento. Lo
ricambiava?
Si diede del
pazzo ma fu distratto da quel che Castiel stava dicendo.
- A proposito
di anime. Temo che Sam sia senza la sua. Non ho potuto testarlo ma
quando l’ho trovato ho capito che aveva qualcosa di strano, ho cercato
di frugarlo ma non me l’ha permesso e mi ha ridotto in quello stato
servendosi di un mostro che suo nonno studia per conto di Crowley! -
Come gli diede
quelle informazioni gravi, agghiaccianti ed importanti con tanta
tranquillità, come se fossero normali e per niente preoccupanti, fece
ridere istericamente Dean che poi a braccia aperte e fare plateale,
sbottò:
- E tu mi dici
una cosa simile così, come niente? Quante altre cose sono successe
mentre mi infangavo in una falsa vita perfetta, di grazia? No, perché a
questo punto potrebbe essere successo la fine del mondo senza che
nessuno lo ritenga necessario dirmelo! - Castiel ora era in difficoltà
perché non capiva dove fosse il problema e cosa intendesse, lo faceva
diventare matto con i suoi strani sensi di parole!
- No, nessuna
fine del mondo o non saremmo qua. Qual è il problema? -
Dean sgranò
ancora gli occhi e andandogli davanti si prese il viso fra le mani e
poi si mise a gesticolare come un invasato, non ce la faceva più, era
una continua situazione assurda ed esasperante:
- Qual è il
problema, mi chiedi? Cass, sembri Sam! Mi ha detto la stessa cosa
quando ti ha portato da me! Non ne posso più di voi che… - ma a quello
si fermò leggendo quel lampo che gli era passato nella mente usando
quelle parole.
Castiel parve
pensare alla stessa cosa ed infatti lo precedette:
- Lo vedi che è
proprio l’anima? Se lui sembra me ed io non ho un’anima perché sono un
angelo, la logica vuole che… - Dean sbuffò, non sapeva se essere
sollevato di sapere il motivo per cui suo fratello era strano ed
insensibile oppure più preoccupato visto quanto grave effettivamente
era.
- Come è
possibile? -
- Intanto
dovremmo accertarcene ma temo sia così. Poi… bè, potrebbe essere
rimasta fra le mani di Lucifero che la stava torturando. Quando ho
aperto la gabbia non ho avuto tempo per assicurarmi che fosse tutto a
posto ed è stato un miracolo che io ci sia riuscito senza far uscire
anche Lucifero o Michael. E mi dispiace per Adam, però è impensabile
per me riaprirla, ora come ora. - Dean cominciò a camminare per l’ampio
spazio del magazzino, aveva bisogno di pensare e respirare, oltre che
calmarsi.
- Cosa possiamo
fare, allora? Mio fratello non può restare senz’anima! Ti ha attaccato!
Si serve di… di mostri? - Chiese conferma, poi registrò il resto: - E
nostro nonno lavora per Crowley?! Ma siamo impazziti? - Sembrava non
saper se ridere o piangere, alla fine decise di sedersi a terra per
calmarsi, si prese il viso fra le mani e cercò di placare i propri
istinti. La testa gli esplodeva e l’euforia provocata da Castiel e dal
suo ritorno ora era nel mare di preoccupazioni che riguardavano suo
fratello e suo nonno e quel maledetto demone. E poi c’era Raphael,
c’era… sempre qualcosa di grave, sempre qualcosa che cercava di
affondarlo, sempre qualcuno che non lo lasciava mai in pace. Pace… come
poteva agognare alla pace?
Castiel lo vide
accasciarsi a terra come se qualcuno gli avesse staccato i fili e si
preoccupò.
- Stai male? -
Non lo capiva, erano troppo diversi ed anche se a volte ci era andato
vicino a tradurre vagamente le sue sparate od i suoi comportamenti, per
lui Dean rimaneva sostanzialmente un mistero e più si impegnava ad
essergli vicino e capirlo e aiutarlo, più gli sembrava di peggiorare la
situazione. Ma era troppo, troppo importante per lui quel ragazzo. Non
avrebbe mai mollato, non poteva, era fuori discussione.
Qualunque cosa
avesse e volesse fare, sarebbe sempre stato dalla sua parte, disposto a
tutto per lui.
Solo per lui.
E questo
l’aveva sempre ampiamente dimostrato in molti modi, a cominciare dalla
prima volta che si era ribellato al paradiso e ai suoi simili, sempre
per lui.
Aveva qualcosa
quel ragazzo che l’attirava, come una forza gravitazionale. Non sapeva
tradurla bene, dovevano essere sentimenti da umani e probabilmente lui
ora li provava perché era stato tanto con loro. Con Dean.
Dean scosse la
testa ma non l’alzò. Rimase a terra senza forze, allora si avvicinò e
si chinò a sua volta.
Accucciato
davanti a lui pareva una persona normale, Dean alzò lo sguardo e lo
vide. Gli sembrava più interiormente vicino eppure era sempre lui.
Forse… forse era diverso per il fatto che voleva aiutarlo.
- Risolveremo
con Sam. Troveremo un modo per riavere la sua anima. Io non posso
tornare ma ci sarà un modo di sicuro. Vedrai. Se per te è tanto
importante, risolveremo anche questo. - E gli parve assurdamente dolce
anche se non lo era stato, ai fatti, perché sapeva che non era capace
di esserlo. Non conosceva inclinazioni però quando diceva certe cose…
quando faceva certe cose… e come un treno in corsa a Dean tornò in
mente il bacio e quella specie di dichiarazione goffa. Sorrise. Forse
era sincero, forse provava davvero delle cose tipiche da umani ma non
sapeva bene come gestirle e tradurle.
Castiel si
sentì sollevato nel vederlo così, quindi gli carezzò la guancia potendo
ora recargli sollievo coi suoi poteri.
Dean si sentì
subito come dimagrito di venti chili, senza un masso enorme sulle
spalle; e caldo. Di nuovo caldo. Comunque aveva lui, almeno non l’aveva
tradito. Non l’aveva mai fatto, gli era sempre rimasto accanto, l’aveva
sempre aiutato. Almeno lui.
Fu così che
senza più pensarci, senza più riflettere e resistere si tese verso di
lui e annullò la breve distanza baciandolo. Le sue labbra erano fredde
ma comunque morbide e le schiuse per permettergli di fondersi alle
proprie. Si vennero incontro come se l’angelo ormai già sapesse ed
imparasse in fretta.
Era l’unico su
cui poteva contare, che non lo deludeva mai, che gli era sempre vicino,
che non lo lasciava. Che stava con lui sempre e comunque.
E l’unico che
lui, ormai, voleva. L’unico.
Sentì una
scarica elettrica quando le loro lingue si intrecciarono e gli sembrò
come se un alone di pace e tranquillità l’avvolgesse. Chiudendo gli
occhi ed abbandonandosi a quel bacio, vide la luce invece che il solito
buio e si sentì immediatamente dipendente da quelle sensazioni positive
ed inebrianti, da lui e da quel che provava.
Capì che non
avrebbe più potuto fare a meno di Castiel e sentì con sicurezza
assoluta che anche per lui sarebbe stato la stessa cosa, solo magari
dimostrata e gestita in modo diversa.
Ma se almeno
lui era dalla sua parte, Dean in quel momento ne fu sicuro, sarebbe
potuto andare avanti in quella nuova guerra ed in quella vita di
sempre, coi soliti problemi apocalittici legati a suo fratello ed al
mondo.
Con Castiel
dalla sua poteva pensare di farcela e qualunque sarebbe stata la
prossima battaglia, semplicemente l’avrebbe affrontata purchè con lui.
FINE
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