Destini Immortali.

di Saturn Hota
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione. ***
Capitolo 2: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 3: *** Capitolo Due ***
Capitolo 4: *** Capitolo Tre. ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quattro. ***
Capitolo 6: *** Capitolo Cinque. ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sei. ***
Capitolo 8: *** Capitolo Sette. ***



Capitolo 1
*** Prefazione. ***


Correvo in un corridoio scintillante. Tutte le finestre erano aperte e i raggi del sole entravano liberamente facendo risplendere il pavimento dorato. Cercavo in ogni stanza, aprendo tutte le porte. Ma non trovavo quello che cercavo. Passai di fronte ad un immenso specchio circondato da una cornice dorata. Mi fermai ad osservarmi. Profondi occhi viola mi fissarono, cercavo di trattenere le lacrime. Sapevo cos’era successo, ma non volevo ammetterlo a me stessa.
-“ Principessa”- Mi voltai verso la voce. Tyn la mia balia mi tendeva la mano. Corsi verso di lei scoppiando in lacrime consapevole del fatto che per questo sarei stata punita.
Lei, però, non mi disse nulla e mi abbraccio le spalle sconvolte dai sussulti.
-“ Mi ha abbandonata” – queste furono le uniche parole che uscirono dalla mia bocca.




Nota dell' autrice.
Questa è solo la prefazione al più presto pubblicherò il primo capitolo :)

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Capitolo 2
*** Capitolo Uno ***


Capitolo Uno  
Mi giravo e rigiravo tra le coperte, alla fine mi appoggiai con la schiena allo schienale del letto.. Quel ricordo mi ossessionava. Erano passati secoli da quel giorno. Eppure la notte ancora riaffiorava. Qualcuno bussò alla porta della mia stanza.
-“Avanti”-
Tyn entrò nella mia stanza chiudendosi la porta alle spalle, mi sorrise e come d’abitudine andò ad aprire le finestre della mia stanza per far cambiare aria.
-“ Principessa è ora di alzarsi! Sono già le nove e tra poco inizieranno i suoi impegni”-.
-“ Nooooo! Non ricordarmelo”- mi ributtai tra le coperte e mi appoggiai il cuscino sul viso. –“ Oggi mi do malata!”- dissi sbuffando da sotto il cuscino. Tyn rise e mi tolse cuscino e coperte.
-“ Non le crederebbe nessuno! Forza si alzi senza fare i capricci! Non è più una bambina!”- il suo sguardo non prometteva nulla di buono, quindi stiracchiandomi mi alzai diretta verso il bagno.
Mi feci una doccia fredda per svegliarmi e dimenticarmi del sogno. In accappatoio uscii dal bagno aprendo le porte della mia cabina armadio. Tyn era sparita, sicuramente era andata nel mio ufficio a prendere la mia agenda. Avrei preferito bruciarla quella stramaledetta agenda, ma ogni volta che lo facevo Tyn me ne ricomprava un nuovo modello e mi riscriveva tutti gli impegni. Quando ero piccola mi faceva da balia, adesso era la mia segretaria.
-“Che impegni ho oggi?”- chiesi, mentre frugavo nell’armadio cercando qualcosa di adatto.
Tyn tornò con la mia agenda e cominciò a sfogliare. Sentivo il fruscio della carta, adoravo quel lieve rumore, mi tranquillizzava.
-“ Bene, oggi ha alle 10:30 la colazione col Conte Mughir, alle 12:30 il pranzo con la famiglia dell’Amministratore Delegato e poi ha il pomeriggio libero, per ora.”-
Riaffiorai dalla cabina:
-“ Il Conte? Perché?”- non mi ricordavo il motivo di quel incontro tutto altro che piacevole.
Tyn sospirò.
-“ Lei e il Conte dovete discutere dell’evento che si terrà a Palazzo sabato prossimo.”-
-“ Ah sì giusto!”- Rientrai nella cabina armadio. Grande quanto un salone da ballo, era la mia stanza preferita dopo la Biblioteca Reale. Vediamo oggi sarebbe stata una giornata relativamente tranquilla. Passeggiai tra la lunga serie di vestiti e pantaloni che erano sistemate in bel ordine sulle loro stampelle. Scelsi una gonna nera lunga fino al ginocchio, camicia bianca con intorno al colletto un fiocco di velluto nero e una giacca dal collo a risvolto con chiusura laterale con fiocchi dorati al posto dei bottoni. Scalzi corsi verso una delle cinque scarpiere incassate nel muro per prendere degli stivaletti neri tacco 12 con ricami dorati sui lati.
-“ Sono pronta!”- dissi sorridendo a Tyn che aveva appena finito di fare il letto.
-“ Non si trucca?”- le sorrisi e mi guardai allo specchio. Feci una piroetta entrando in bagno per asciugarmi i capelli. Rimasi dieci minuti col phon in mano dopo essermeli asciugati.
-“ Che senso ha tutto questo?”-
Tyn si affaccio alla porta del bagno!
-“ A cosa si riferisce?”-
La guardai e scossi il capo.
-“ Niente stavo solo pensando a voce alta!”-.
Tyn mi guardò curiosa poi capendo che non avevo intenzione di parlare tornò nell’altra stanza in silenzio.
Pettinai i capelli mi truccai leggermente e uscii dalla stanza. Erano le 10: 00 e mi diressi verso la Biblioteca Reale dove si sarebbe tenuto il mio incontro con il Conte. Intanto Tyn si defilava asserendo di dover compiere alcune commissioni. La Biblioteca era immensa, i libri erano disposti in ordine alfabetico a seconda delle sezioni. Non mi fermai nel salotto al centro della stanza, ma entrai nella mia Biblioteca personale di più modeste dimensioni. Ospitava i miei libri preferiti che spaziavano dai grandi classici della letteratura internazionale ai libri fantasy, tra l’altro i miei preferiti. La Biblioteca ospitava anche una sezione a parte, la mia passione ormai non più segreta: i manga. Si, lo ammetto. Li amo. Avevo intere collezioni: da Death Note a Sailor Moon. Alcuni manga li compravo in lingua originale, beh come potevano per me le lingue essere un problema? A questo pensiero mi lascia andare ad una risata, convinta di essere sola, ma non era cosi.
-“ Principessa, scusi il disturbo!”- di fronte a me c’era una giovane ragazza dai dolci occhi castani, leggermente rossa in viso con un giornale stretto al petto, che si guardava le scarpe.
Mi ricomposi e sorrisi alla ragazza.
-“ Si! Non si preoccupi!”-
La ragazza diventò ancora più rossa e si inchinò quasi fino a toccare il pavimento col naso. Mi dava ai nervi, quando le persone si inchinavano a me, certo sarò anche di rango superiore a loro, ma non c’era motivo di farlo in modo cosi plateale. Anche se non ero dello stesso avviso con persone che mi mancavano di rispetto e cercavano in tutti i modi di togliermi il potere, ma quello era un discorso di politica.
-“Mi dispiace veramente molto. Avrei dovuto bussare, invece sono entrata nella stanza come una screanzata…”- prima che potesse continuare a scusarsi le misi una mano sulla testa.
-“ Non c’è bisogno di scusarsi. Dimmi come ti chiami e il motivo del tuo arrivo qui”- La ragazza si alzò di scatto guardandomi e porgendomi il giornale che stringeva fra le braccia.
-“ Mi chiamo Nadine, e mi ha mandata qui il Signor Syrio per farle leggere questo Principessa”-
Syrio? Da quando si prendeva la briga di leggere i giornali? Presi il giornale dalle mani della ragazza.
-“ Grazie! Il Signor Syrio ti ha detto altro?”-. La ragazza ci penso su un attimo poi rispose.
-“ Beh sì mi ha detto di dirle che “comunque vada, non possono capire”. Solo questo mia Signora. Ha detto che capirà questa frase dopo aver letto il primo articolo del giornale.”-.
Sorrisi alla ragazza e la congedai sedendomi. Se Syrio voleva leggessi quel articolo sicuramente c’era qualcosa dietro.
 
“Principessa volontariamente distratta”
Luna Miyu Arkada, la nostra acclamata e bellissima Principessa Reale, ultimamente da segni di non volersi applicare nella sua routine principesca. Partecipa attivamente agli eventi pubblici, dispensando moine e sorrisi a tutti, ma delega le cose veramente importanti al suo Primo Ministro nonché fratello reale Dante Sion Arkada.
Come tutti sappiamo, la nostra amata Princess non si dedica solamente ai suoi impegni reali, ma anche e soprattutto alla sua amatissima associazione dei Nivo( National and International Vampire Organizzation), non che tutto questo non sia degno di lodi e di approvazione, ma forse non è un occupazione degna di un regnante, soprattutto se giovane e inesperta come la Nostra. La Nivo è un’organizzazione attiva nel risolvere problemi con il mondo esterno e a proteggere l’incolumità di noi Società di Vampiri dalle aggressioni e dalle molestie di umani e “feccia”, ma questo non giustifica la noncuranza della nostra Lady. Vorremmo la Principessa più attiva nelle situazioni che riguardano il Parlamento e la Gestione del Regno. Altrimenti le preoccupazioni della Princess di essere spodestata potrebbero apparire reali, se non attuabili, cose che nessuno si augura.
 
Un articoletto di poche righe sotto una mia foto che riempiva l’intera prima pagina, era decisamente un qualcosa che attirava l’attenzione di Syrio. Mi accusavano di essere volontariamente non partecipe della vita politica? Ma lo sapevano che tutte le cose che Dante diceva al Parlamento erano prestabilite da me? Qui serve una conferenza stampa per chiarire un po’ di cose. Sicuramente dietro quel articolo c’erano i miei avversari politici, che ovviamente “ non si augurano che la Principessa fosse spodestata”. No certo che no! Abile mossa dei loro media per mettermi in cattiva luce di fronte al regno?  Bene vedranno che non cedo molto facilmente. Mi voltai verso lo specchio. Il mio sguardo teso mi fece tornare calma. Avrei avuto, di lì a qualche minuto, un incontro con uno dei miei avversari politici, che sicuramente avrebbe tirato in ballo quel bellissimo articolo per mettermi in difficoltà. Non gli avrei dato soddisfazione. Syrio hai ragione, non possono capire. Sorrisi e mi sedetti sulla poltrona osservando la foto del giornale. Era stata scattata giorni prima durante un party organizzato da mio fratello in occasione del suo fidanzamento ufficiale con la mia migliore amica Marie. Sospirai guardandomi allo specchio e sistemando i lunghi boccoli neri che ricadevano in ciocche ordinate sulle mie spalle, accarezzandomi i fianchi ad ogni movimento. Avrei preso appuntamento dal parrucchiere il pomeriggio per tagliarli. I miei occhi viola ricambiarono il mio sguardo deciso, mentre sistemavo meglio il completo leggermente stropicciato dietro per essermi seduta scomposta sulla poltrona.
Qualcuno bussò alla porta e il Conte entrò presentato da un maggiordomo in livrea. Fisico alto, slanciato, capelli e occhi neri. Ad occhi umani poteva sembrare un giovane imprenditore, ma era uno dei nobili più anziani del regno. Il Conte era uno dei più influenti parlamentari della fazione radicale del Parlamento. Il nostro Parlamento di cui io e mio fratello eravamo a capo era diviso in due fazioni: una conservatrice ( che deteneva la maggioranza e con noi a capo) e quella radicale (che proponeva un crollo della monarchia parlamentare per poter far salire al potere esclusivamente il Parlamento con lui a capo, decisione non molto voluta dal Regno).
-“ Mia Signora”- Il Conte si inchino lievemente a me, come la prassi imponeva e mi fece il baciamano.
-“ Signor Conte”- lo feci accomodare e subito i suoi occhi corsero al giornale e il suo sguardo tradì un luccichio malevolo. Sapeva dell’articolo e sicuramente dietro c’era lui.
-“ Allora Signor Conte veniamo a noi”- dissi io, distogliendo il suo sguardo dal giornale per posarlo su di me. La prassi imponeva, fra le altre rigide regole, che il mio interlocutore doveva guardarmi negli occhi durante una conversazione riguardante questioni politiche. Era più facile capire le menzogne cosi, anche se la prassi la faceva passare per una regola di rispetto.
-“ Certo! Innanzitutto, però mia Signora, volevo esprimere tutto il mio rammarico per quel articolo che sicuramente Lei ha letto. Sono mortificato di come alcuni giornalisti si prendono certe confidenze"-. Ma bravo il nostro Conte, se ne lava le mani come Ponzio Pilato. Mossa prevedibile. Sorrisi prima di rispondere con tranquillità.
-“ Niente di cui preoccuparsi, niente che non si può risolvere con una conferenza stampa, che farò indire al più presto. Capita di essere fraintesi.”- Lo guardai e sostenne il mio sguardo. Mi aspettava una conversazione tutto altro che piacevole.

Angolo Autrice:
Bene =) La nostra prima Princess è alle prese con la sua giornata tipo ;) Lo so ci sono alcuni punti oscuri da finire di descrivere ma per questo dovrete aspettare il secondo capitolo :) Hota

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Capitolo 3
*** Capitolo Due ***


Capitolo due.

 
   Il prato era pieno di fiori profumati e colorati. Adoro la Primavera. Sì la mia stagione preferita. Stesa qui a godermi i raggi del sole sul viso. Senza pensare ai miei tanti, troppi, impegni reali. Almeno solo per quella mattina, dove ero misteriosamente sparita da palazzo, senza lasciar detto dove andavo. Sicuramente tutti mi stavano cercando, ma io non me ne curavo. Quel posto solo io lo conoscevo. Beh non proprio. Anche un’altra persona lo conosceva, ma certamente non poteva fare la spia. Scacciai quel pensiero. Acqua passata. Dovevo pensare al Equilibrio, non di certo a me. Se sarebbe continuata quella vecchia storia chissà ora dove e se ci saremmo stati.
Un uccellino si posò sulla mia mano aperta e cinguettando mi disse che tutto il palazzo si era mobilitato per cercarmi. L’uccellino era alquanto indispettito per il mio capriccio di voler del tempo per me.
-“ Scusami non lo faccio più!”- gli dissi accarezzando la sua testolina e aiutandolo a spiccare il volo. Mi rimisi la coroncina e corsi verso il castello, uscendo dalla foresta di Brethil. Nel giardino reale trovai tutti gli altri elfi di palazzo ad aspettarmi. Evidentemente l’uccellino li aveva avvertiti del mio ritorno. Un giovane Elfa mi corse incontro abbracciandomi e verificando che sul mio corpo non ci fossero ferite o altri segni.
-“ Tranquilla sto bene! Ero solo andata a fare una passeggiata”-
Lei mi guardò con sguardo severo, levando una foglia dai miei capelli.
-“Hearim. Cormamim lindua ele ile”-
Chinai il capo.
Rientrai nel palazzo scortata da due elfi, mentre tutti tornavano alle loro abitudinari mansioni. Fui scortata fin dentro le mie stanze, un luogo dove solo poche persone avevano l’accesso.
Mi gettai sul letto trovando un po’di ristoro nel morbido cuscino di seta bianca. In camera mia tutto era rigorosamente bianco e oro. Come l’intero palazzo ovviamente. La casata della mia famiglia aveva uno stemma diverso rispetto alle altre casate eliche. Il nostro stemma era costituito da un albero bianco con foglie color oro. Quindi tutto rispecchiava quello stemma. Tutti gli altri elfi abitavano nelle foreste e sugli alberi. Costruivano le loro case e le loro regge sugli alberi, protetti dalla foresta. Noi no. Certo la foresta ci nascondeva e proteggeva dagli sguardi indiscreti, ma avevano deciso di non sceglierla come luogo di dimora. Il nostro palazzo sembrava uscito da una di quelle fiabe raccontate alle bambine umane, che le facevano sognare principi, feste e bei vestiti. Il nostro palazzo era al centro esatto di un lago perfettamente circolare. Per entrare nel palazzo, attraversando il lago, bisognava conoscere l’elfico, per poter pronunciare le esatte parole per chiedere all’acqua se gentilmente apriva il varco per il passaggio. Il Lago Aglareb, fu chiamato cosi per la lucentezza che emanava l’acqua colpita dai raggi solari e lunari, al suo centro fu costruito il nostro palazzo. Conservando la tradizione elfica il palazzo è interamente costruito in legno, fu utilizzato quello della bianca Betulla Alba, albero di cui la foresta era famosa. La sua corteccia bianca e brillante era rivestito da incantesimi protettivi che la rendeva eterna. Decorazioni dorate e ampi archi erano disposti in modo armonioso lungo tutto il palazzo. Ogni stanza del palazzo, una volta avevo provato a contarle da bambina, ma avevo perso ben presto la voglia per quante erano, era dotata di ampie finestre che permettevano alla luce e all’aria di entrare liberamente.
Qualcuno bussò alla porta. Velocemente mi ricomposi. Una Principessa doveva essere sempre impeccabile.
-“ Avanti”-
-“ Hearim.”- La mia balia Isyl entrò nella mia stanza inchinandosi di fronte a me.
-“ Farà tardi alla sua lezione, se non si sbriga.”-
Ovviamente. La mia lezione mattiniera di portamento e buone maniere. Una delle lezioni più noiose di questo mondo.
-“ Certo vado subito”-
Lei uscì dalla stanza lasciandomi di nuovo sola. Ero sempre sola. Non avevo amici di cui potermi fidare. Gli altri elfi di corte erano troppo presi dall’attività politica. I miei coetanei o non erano della mia stessa levatura sociale, e quindi per me era impossibile avere rapporti con loro, o erano presi dalla smania di prendere la mia mano. Il compito di una Principessa è anche questo, trovare un elfo per maritarsi e mandare avanti una stirpe reale. Essendo l’unica femmina in famiglia a me spettava il compito di regnare, ma solo una volta trovato un buon marito. Per ora al mio posto regnavano i miei due fratelli maggiori.
Le storie umane descrivevano le Principesse come felici e fortunate, ma la vita era tutto altro che cosi per me.
Uscii dalla mia camera, fuori le guardie si inchinarono al mio passaggio, presi il mio gatto fra le braccia e andai a lezione.
Non ero attenta, ero cosi triste che perfino il mio insegnante si rese conto che qualcosa non andava.
-“ Hearim che cos’ha?”-
Io lo guardai. I miei occhi azzurri si persero in quel verde che tanto mi ricordava il mio amato luogo sicuro nella foresta.
-“ Perché mi chiamate tutti Hearim, odio essere chiamata Principessa! Il mio nome è Eledhwen Tinuviel. Chiamatemi cosi.”- Parlavo a bassa voce, quasi vergognosa di quelle parole.
-“ Ma lei è la nostra Hearim. Non possiamo far altro se non chiamarla cosi.”- Galdor mi pose la mano sulla spalla. Io lo guardai. Nel suo sguardo c’era più che amore per la propria futura Regina, ma anche affetto per quella che ero.
-“ Io sono Hearim Eledhwen Tinuviel, futura Regina del Regno di Calien e devo assolvere ai miei doveri regali.”- Il discorso fini lì. Finita la lezione, andai in cerca dei miei fratelli, chiusi in Biblioteca intenti nelle loro ricerche. Erano entrambi bellissimi.
Belthil è il maggiore dei due, assomiglia molto a nostro padre. Alto, slanciato come tutti quelli della nostra razza, ma anziché avere i capelli biondi come la stramaggioranza degli elfi li aveva neri, di un nero cosi cupo da ricordare la notte senza stelle. I suoi occhi erano di un grigio chiaro, quasi da sembrar bianchi. Quando ero piccola e mi guardava con quei suoi bellissimi occhi mi trasmetteva un senso di pace e tranquillità.
Meneldor, invece assomigliava molto a me e nostra madre. Lunghi capelli biondi, occhi azzurri, portamento regale. Non poteva essere più diverso da me e nostro fratello. Severo, calcolatore e sempre previdente entrava spesso in contrasto con Belthil, di animo più dolce e permissivo, ma su questioni che riguardavano il regno avevano una sintonia perfetta.
Appena entrai in Biblioteca Belthil mi corse incontro abbracciandomi, mentre Meneldor rimase seduto a guardarmi da dietro la scrivania, il suo sguardo non prometteva nulla di buono.
-“ Eledhwen, cosa ti è saltato in mente stamattina? Hai fatto preoccupare tutti con il tuo gesto da irresponsabile.
Ecco appunto. Mi aspettavo una ramanzina da parte sua.
-“ Meneldor, dai lasciala stare, tutti a volte hanno bisogno di stare un po’ da soli.”- Belthil mi sorrise e strinse la mano.
Meneldor sbuffò e riprese a guardarmi.
-“ Un detto umano dice: “ Quando il diavolo accarezza, vuole l’anima!” Ebbene sorella cosa ti ha portato da noi?”-
-“ Ti ricordo, caro fratello, che te stai regnando solo perché io ancora non posso farlo, ti consiglio di non prenderti gioco di me!”-
Belthil ci guardò e scoppiò a ridere, ogni volta che io e Meneldor discutevamo reagiva cosi.
-“ Bene la nostra Hearim ha davvero un bel caratterino!”-
Io lo guardai e sorrisi benevola.
-“ Però sono venuta qua per chiedervi una cosa, che solo voi due potete concedermi”- Mi sedetti sulla poltrona di fronte la scrivania, seguita da Belthil e esposi la mia richiesta ai miei fratelli.
   
Nota dell'autrice:
Ecco a voi il secondo capitolo =) Qui è presentato il personaggio della seconda Principessa. Anche qui ho voluto lasciare un pò di suspence per i prossimi capitoli...Spero vi piaccia e che sarete sempre di più a seguirmi e recensirmi....Baci by Hota

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Capitolo 4
*** Capitolo Tre. ***


Capitolo tre.
 
-“ Mia Signora!”-
Il mio autista mi aveva appena lasciato davanti il cancello della casa dell’Amministratore Delegato di una delle società che avevo appena comprato. Quel pranzo non era stato organizzato, però, per parlare d’affari, ma per trascorrere un po’ di tempo in compagnia di amici. Il mio umore era peggiorato dopo il mio breve incontro con il Conte. Aveva la capacità di farmi saltare i nervi!
Il maggiordomo della Famiglia Crode mi venne ad aprire e dopo innumerevoli riverenze, mi fece accomodare in salotto. La Famiglia Crode era da sempre attiva sostenitrice della famiglia reale. Io e mio fratello nutrivamo profonda stima per quella famiglia, era una delle poche che avevano amicizia con noi, senza pensare ai propri fini. Il Signor Crode era diventato Amministratore Delegato con le sue forze, troppo orgoglioso per accettare l’aiuto di qualcuno.
-“Lunaaaaaaaaaaa”-
Due bambine entrarono nel salotto e mi correvano incontro.
Le due figlie della Famiglia Crode. Due gemelle di cinque anni, adorabili.
-“ Tanya, Lynda!”- Volevo molto bene a quelle due piccole pesti. Le abbraccia con calore, mentre loro due mi riempivano di baci ridendo. Ad occhi umani era impossibile riconoscerle, ma ai nostri occhi la differenza tra le due bambine si vedeva. Tanya era leggermente più alta, mentre gli occhi di Lynda erano di una gradazione più scura di quelli della sorella.
-“ Bambine non fate le irriverenti, la nostra Principessa sarà stanca”- Michael stava entrando nella stanza, seguito da sua moglie Venus. Feci ad entrambi un largo sorriso.
-“ Sapete che le bambine non mi danno alcun fastidio anzi! Le adoro queste piccole pesti!”- cominciai loro a fare il solletico sul tappeto. Lo so non era un comportamento regale il mio, ma in quella casa ero al sicuro da occhi indiscreti. Quello era uno dei pochi luoghi dove ero al sicuro da tutto e tutti. Mentre giocavo con le bambine lo sguardo mi cadde su qualcosa che bruciava nel camino, era la mia foto su un giornale.
-“ Avete letto il giornale vedo”- guardai di sfuggita Venus che sospirava, mentre continuavo a fare il solletico alle bambine.
-“ Tanya, Lynda andate in camera vostra a prendere i disegni per la zia Luna. “- Michael voleva allontanare le bambine da quel discorso. Loro provarono a fare resistenza, ma ad uno sguardo della madre ubbidirono.
-“ I giornalisti del Conte sono cosi spregevoli e quel vile farebbe di tutto per diffamarti”- Venus mi aiutò ad alzarmi da terra.
-“ Non mi interessa gran che l’articolo di giornale. Ma è quello che mi ha detto il conte che mi preoccupa. O meglio, quello che ha lasciato intendere.”-.
-“ Cioè cosa?” Michael mi guardò seduto dalla poltrona.
-“ Dopo aver parlato dell’organizzazione della festa, se n’è uscito con la frase: ” Il popolo reclama sempre la testa dei regnanti”. Io, senza scompormi gli ho chiesto spiegazioni e lui con una risata ha detto che sta leggendo un libro sulla rivoluzione francese e che l’ha colpito questa frase. Giustamente lui la dice a me dopo aver fatto pubblicare quel articolo”-.
Sedetti sul divano con la testa fra le mani guardando il fuoco.
-“ Non crucciarti per questo Luna, non riuscirebbe mai a spodestarti. Tu e Dante avete con voi l’amore del popolo e la maggioranza in Parlamento”-
-“ Questo lo so anche io, ma un uomo abile come lui sa come far cadere il governo. Puoi dirgli tutto, ma come politico è eccezionale e averlo come nemico è pericoloso.”-.
-“ Non sei una sprovveduta e non sei sola. Sei un’ottima Principessa!”-
Venus mi prese le mani e mi guardò raggiante. Io sorrisi calorosamente, in quel momento rientrarono le bambine con i loro disegni per me.
Il pranzo trascorse tranquillo e dopo le due decisi di togliere il disturbo.
-“ Sicura zia che non vuoi rimanere un altro po’?”- Lynda mi teneva per mano, mentre mi accompagnavano alla porta.
-“ Mi spiace piccolina, ma ho delle cose da fare!”- Mi chinai a dare ad entrambe un bacio sulle guance.
-“ Comunque i vostri disegni sono bellissimi grazie”-.
Le abbracciai, mi faceva sempre bene stare con quella famiglia.
Salutai Michael e Venus e chiamai il mio autista dicendogli che non avrei avuto bisogno di lui e poteva prendersi la restante giornata libera.
Non avevo voglia di tornare al palazzo, tanto non avrei avuto nulla da fare lì. Cambia direzione, dirigendomi alla sede del Nivo.
Il Nivo la mia più grande fonte di gioia.
Nel mondo umano esistevano associazioni come la Protezione Civile, la Croce Rossa, i Cavalieri di Malta, nella Società dei Vampiri invece esistevano solo due associazioni riconosciute dal Governo.
Il Nivo e il Sov. Il Sov (Supremacy of Vampire) era un’associazione che considerava i vampiri l’unica razza regna di abitare la terra e cercava reclute del loro stesso pensiero. Fermamente contrari all’integrazione tra umani e vampiri il Sov si scontrava spesso con la nostra associazione. Il Nivo era stato creato dai miei genitori per salvaguardare la nostra specie dagli occhi umani, ma anche per impedire un colpo di Stato al Regno. Avete presente la Guardia Nazionale durante la rivoluzione francese? Ecco il Nivo serviva anche a quello.
Sorvegliavamo gli esseri umani, impedendo loro di venire a conoscenza di noi, cosa non molto facile con i membri del Sov che ci mettevano i bastoni fra le ruote ad ogni occasione.
Il Nivo aveva un’organizzazione gerarchica. Ognuno aveva il suo ruolo e il suo scopo. C’era il Presidente, il Vicepresidente che occupava anche la carica di Responsabile delle Operazioni, il Segretario, Il Responsabile delle Tecnologie, il Responsabile delle Macchine, il Responsabile delle Comunicazioni, il Responsabile della Formazione. Nei Nivo c’erano più di mille iscritti, ma solo le prime venti squadre potevano prendere parte alle operazioni e alle missioni. Le prime sei squadre erano quelle chiamate per le emergenze e la Squadra Uno ( di cui io facevo parte) era la squadra dei Corpi Speciali, che agiva per operazioni particolari e pericolose.
Ogni squadra era composta di sei persone, un autista, un referente e gli altri quattro erano operatori. Per entrare a far parte dei Nivo non bastava essere un Vampiro bisognava anche avere qualità particolari e superare test attitudinali e psico-fisici. Era come un’organizzazione paramilitare.
-“ Ehi bambolina!”-
Chi si prendeva tanta confidenza da chiamarmi cosi? Mi girai contrariata per ritrovarmi di fronte un sorridente Andrea.
-“ Ehi ciao”- gli sorrisi. Andrea Misu un membro della Prima Squadra dei Nivo, nonché Responsabile della Formazione e mio personale Senpai di Thai Box, la mia arte marziale preferita.
-“ Dove va di bello la nostra Principessa?” mi si avvicino, pensava che avrei indietreggiato contro il muro. Ma non gli avrei dato soddisfazione. I suoi occhi blu mi fissarono maliziosi.
-“ Da questa direzione c’è la nostra Base Operativa se non erro Andrea. Mi sto dirigendo li!”-
-“ Ahahahahaha, a quante pare non dai soddisfazione ai giornalisti”-
-“ Certo che no! Perché dovrei privarmi di un piacere personale per dare soddisfazione e persone che non sanno quello che dicono?”- Lo guardai sorridente e lui ammiccò.
-“ Vuole un passaggio in moto Principessa?”- chiese indicando il suo mezzo di trasporto.
-“ Volentieri!”-
Grazie Andrea per il tuo sostegno pensai, mentre salivo in moto dietro di lui.

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Capitolo 5
*** Capitolo Quattro. ***


La mia richiesta era stata accettata. Certo avevo dovuto lottare e non poco per raggiungere quel piccolo grande traguardo. Ma l’avevo fatta. Avevo finalmente vinto!
Non era stato facile convincere soprattutto Meneldor, il quale appena proposi la cosa iniziò subito ad attaccarmi, appellandosi alle nostre leggi, mentre Belthil sfogliava un libro preso dallo scaffale dei libri delle leggi.
-“ Dimentica questa idea sorella. Finche non ti mariti, non potrai regnare.”-
Meneldor stava urlando, e io urlavo più di lui.
-“ Il trono è mio di diritto. Non pensare che ti lascerò regnare a vita! Le leggi sono fatte o per essere infrante o per essere cambiate!”-.
Lui diventò rosso, la sola idea di ribellarsi alle leggi lo irritava. Per lui le leggi erano tutto, per me un impedimento.
-“ Ragazzi basta litigare su!”- Belthil ci guardò scocciato.
Meneldor sbuffò spazientito.
-“ Te tanto dai sempre ragione a lei!”-
Ecco ora litigano anche loro. Mi sedetti sulla poltrona con la testa fra le mani. Il loro litigio durò per un'altra mezzora, mentre io li osservavo dalla mia postazione.
Mi annoiavo e cosi cominciai a cantare una canzone elfica molto triste che la mia balia mi cantava spesso prima di farmi addormentare:

 
Et marinyallo mallenna
vantan hríveressë helka,
nu fanyarë fuinehiswa,

lumboinen Naira nurtaina.
Hláranyë ringa Formessúrë,
asúy' aldassen úlassië,
alussa olbalissë nornë,
alamya ve Nuru-nainië.
Formessúrë-yalmë quéla,
ar Númello holtan hwesta
nísima asúya ninna,
ar nainië ahya lírinna.
Kénan tuilindo awilë
Hyarmello úrima súrë,
nu rámaryat circa-cantë,
alir' aldannar úlassië
Autar i lumbor, ar Naira
kénan anúta Númenna,
,et Rómello Tilion orta,
,ar undómess' elen síla.
Ar lómelindë-lírinen,

entúlan yanna ettullen,
nu menel elentintaina,
hrívëo lómessë sina.”
 
 
-“ Siete due bambini!”-
Loro mi guardarono sconvolti e Meneldor riprese ad urlare con me.
-“ Se stiamo litigando la colpa è tua, tua e delle tue idee bislacche!”-.
Scattai dalla poltrona, per andare davanti a lui.
-“ Mi hai stufato!”-
Un’ondata di energia luminosa lo travolse, facendolo arretrare, mentre Belthil rideva.
-“ Smettila di ridere!”-
Lui mi guardò con le lacrime agli occhi, mentre Meneldor si sedeva dietro la scrivania mettendo il broncio.
-“ Comunque ho trovato una scappatoia!”-
-“ Cosa?”- stessa domanda ma con intonazione diversa. La mia era felice quella di Meneldor stupita.
-“ Sì c’è una scappatoia, per permettere alla nostra sorellina di regnare!”-
-“ Quale?”-
Lui sospirò e sorrise, mettendomi il libro di diritto davanti, anche Meneldor si avvicinò incuriosito.
-“ Ora che ho la vostra attenzione, posso iniziare!”-
-“ Bene, tu Eledhwen potrai regnare solo una volta maritata con qualcuno di degno.”-
-“ Cosi dicono le nostre leggi!”- Meneldor lo interruppe. Belthil sospirò.
-“ Fratello se mi fai finire”.-
Meneldor chinò il capo in segno di scusa.
-“ Vado dritto al punto, cosi non mi interrompi più! Il modo per far regnare Eledhwen prima del matrimonio è di dimostrare che è degna. Tramite delle prove. Anticamente le regine elfiche regnavano senza un re a fianco. La nostra è una gerarchia matriarcale, ma un secolo fa le leggi furono cambiate da una nostra matriarca, stanca di regnare sola e impose questa legge, per non condannare le giovani regine future a quello che pativa lei.”-.
-“ Che genere di prove devo superare?”-
-“ Sorellina, frena l’entusiasmo. Non sono prove facili e durano un anno dal momento in cui decidi di affrontarle. Devi essere sicura di quello che fai. Sono prove di magia, di armi, sono prove che spaziano in tutte le discipline, non sono cose che di certo impari a lezione tutti i giorni.”-
La cosa non mi spaventava. Volevo prendermi le mie responsabilità di regnante a tutti i costi.
-“ Chi mi valuterà nelle prove?”-
-“ Una commissione di elfi anziani, gli stessi che anticamente crearono queste leggi. Il problema starà ritrovarli, ma soprattutto convincerli. Di quello può occuparsene Meneldor, lui è molto più diplomatico di me e riuscirà a convincerli”-.
Entrambi lo guardammo, ci guardava con un’espressione tra lo stupito e l’offeso. Poi fece una cosa che mi lasciò esterrefatta.
-“ Eledhwen ci tieni veramente tanto a divenire regina prima del tempo?”-
-“ Certo!”- nella mia voce non c’era segno di incertezza.
-“ Bene allora lo farò! Belthil nel libro c’è anche scritto chi dovrà addestrare nostra sorella in queste pratiche?”-.
-“ Veramente no, su questo dovremmo prima informarci bene.”-
Meneldor ci guardò.
-“ Abbiamo tutta la Biblioteca a disposizione. Cominciamo a cercare qualcosa di adatto.”-.

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Capitolo 6
*** Capitolo Cinque. ***


La sede operativa del Nivo era un antica villa reale. I nostri genitori decisero di affidarla all’Organizzazione, nello stesso momento in cui la crearono. La villa non conteneva solo la nostra sede operativa, ma anche numerosi svaghi per gli operatori che vi lavoravano. Completamente circondata da un giardino, la cui parte frontale adibita ad anfiteatro per le serate estive mentre l’anteriore adibita a campo militare per le esercitazioni antiterroristiche o varie. La villa era di cinque piani più due piani interrati, di cui uno faceva da garage per i numerosi mezzi e da magazzino, mentre l’altro piano ospitava le celle di detenzione.
Il primo piano ospitava la sala centrale operativa da dove entravano e uscivano tutte le informazioni, i laboratori sperimentali dove i nostri scienziati brevettavano nuove creazioni e l’armeria e un salone da Ballo usato per le serate mondane organizzate dall’associazione.
Il secondo piano ospitava la Sala riunioni, la Sala del Direttivo, la Sala Computer, la Biblioteca, la Mensa e le Cucine. Il terzo piano ospitava gli alloggi privati degli operatori nell’ala Nord, mentre nell’ala Sud le stanze per eventuali ospiti e un’ala (che avevo fatto costruire io) divisa in due zone: l Atelier che ospitava una serie innumerevoli di vestiti scarpe e accessori sia da donne (nella zona viola) che da uomini ( nella zona verde).
Il quarto piano ospitava la Palestra, la Piscina, la Sala Pesi, un campo da Tennis e uno da Pallavolo e l’infermeria.
Il quinto, il mio piano preferito, ospitava la zona Relax. Un ampio salone centrale adibito a Cinema che dava su dieci stanze dalle pareti insonorizzate che portavano a : un’ altra Biblioteca, un’altra Piscina ( con idromassaggio e altri confort), la Sala dei Videogiochi ( che conteneva dalle macchinette a gettoni a varie piattaforme che andavano dalla Playstation 3 all’X-Box 360 con correlati giochi), la Sala Confort ( una vera e propria Spa), un centro Estetico, la Sala Musica ( con comode poltrone dove si poteva sentire tutta la musica che si voleva), la stanza di Facebook ( anche questa inventata da me, anche noi Vampiri amiamo il Gossip), la Zona Studio ( mio fratello Dante, aveva messo quella stanza per avere un posto tranquillo dove studiare, la Biblioteca di quel posto ospitava solo libri universitari e scolastici, di qualsiasi genere), la stanza dei Manga ( questa voluta un po’ da tutti, ospitava un'altra biblioteca fornita di tutti i manga possibili e immaginabili,anche in lingua originale) e la Stanza Sport, dove c’erano vari televisori con le apposite cuffie dove chi voleva poteva sentire e vedere le partite.
Non era, però finita qui. Sul terrazzo avevamo fatto costruire una Cupola di vetro infrangibile dove venivano effettuati gli allenamenti più duri e le prove di ammissione. Intorno alla cupola erano state predisposte delle gradinate per permettere ad eventuali spettatori di assistere. Generalmente la Cupola era utilizzata dei membri delle prime sei squadre, quelle addestrate per le evenienze più rischiose, ma tutti potevano farne richiesta, ma solo dopo aver chiesto a me l’autorizzazione. In quanto Responsabile delle Operazioni, tutto quello che riguardava le armi e le autorizzazione faceva capo a me e solo io potevo aprire la Cupola o le varie Armerie disseminate per la villa.
In quel momento mi trovavo nel mio ufficio e avevo tra le mani quel dannato giornale. Dovevo assolutamente indire una conferenza stampa per risolvere questa situazione incresciosa.

Angolo autrice:
Perdonate il capitolo corto ma non sapevo che altro scrivere.

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Capitolo 7
*** Capitolo Sei. ***


Dopo aver passato tutto il giorno in Biblioteca trovammo tutte le informazioni che ci servivano. Il Consiglio di Anziani si trovava nella foresta e c’erano le indicazioni per arrivarci. Il problema era che non poteva andarci Meneldor, ma dovevo andarci io, perché il libro diceva che “solo al richiedente era permesso l’accesso al sapere”. La richiedente ero io! Avrò fatto questa cosa. Per quanto riguarda le prove, sarebbero stati i saggi a darmi un insegnante adeguato.

-“ Sei sicura? Questa situazione non mi piace!”- Belthil mi guardava dal divano, mentre io camminavo avanti e indietro per la stanza pensierosa. Gli sorrisi benevola.

-“Tranquillo fratellone. Andrà tutto bene!”-

Meneldor, seduto dietro la scrivania, leggeva con espressione corrucciata. Mi avvicinai a lui.
-“ Cosa ti avrebbe turbato?”-.

Lui sospirò e senza guardarmi cominciò a parlare.

-“ Questi anziani si trova nella foresta e sono protetti dagli elfi silvani. Loro non sono come noi, loro non hanno regole. Non si fanno scrupoli ad uccidere chiunque invada il loro territorio. Loro ti impediranno di raggiungere i saggi. Ogni stirpe elfica ha la sua regina e te sei la nostra futura regina, ma i Nandor considerano solo la loro regnante e fanno ciò che lei gli ordina. Dama Nerwen è nota per il suo carattere orgoglioso e ho paura che ti veda come una minaccia.”-.

Il suo sguardo era angosciato.

-“ Farò quello che deve essere fatto Meneldor. Sta pure tranquillo, so difendermi da sola. Dimostrerò di essere degno.”- cercavo di mantenere un tono tranquillo per rassicurarli, ma anche io ero preoccupata. Su Nerwen, la Dama della foresta di Brethil avevo sentito molte storie. Una guerriera regina di una bellezza e forza incredibile, famosa per il modo in cui regnava con saggezza e caparbietà.

Convinsi i miei fratelli a lasciarmi partire, la mattina seguente e mi ritirai nella mia stanza per preparare tutto quello di cui avevo bisogno.

Nella mia borsa, una borsa intrisa di magia elfica, che potevo mettere in tasca e poteva contenere numerosi oggetti, misi per prima cosa unguenti curativi. Io conoscevo le erbe della foresta, ma nessuno di noi si era spinto oltre i nostri confini, quindi non sapevo che aspettarmi. Meglio prevenire che curare. Poi misi parecchie scorte di Lembas. Non erano un gran che, ma avrei dovuto mangiare e non ero abituata a cibarmi di bacche. Non sapevo quanto sarebbe durato il mio viaggio e tendevo ad esagerare. Per quanto riguardava il riparo notturno, avrei usato la mia magia per costruirmi giaciglio sicuro. L’acqua anche non era un problema perché nella foresta era pieno di ruscelli. Per il cambio presi alcuni vestiti semplici ma resistenti. Mentre preparavo la borsa, qualcuno bussò alla porta ed entrò Kya.

Kya era l’unica figlia di Galdor, il mio insegnante. Aveva corti capelli biondo cenere e gli stessi occhi verdi del padre. Non avevamo mai parlato e le poche volte che la vedevo era in compagnia del padre. Mi sorrise e sprofondò in un inchino che sciolse ad un mio ordine. Essendo la figlia di un mio educatore non era mia pari e la sua visita doveva essere giustificata.
-“ Hearim!”- Mi disse a capo chino. A nessuno di inferiore a me, nella scala sociale, era permesso di guardarmi negli occhi. Odiavo quella stupida prassi e non appena fossi diventata regina l’avrei abolita.

-“ Guardami pure Kya.”- le dissi prendendole la mano.
Lei arrossì e timidamente volse lo sguardo sul mio viso.

-“ Hearim, le ho portato questi. Mio padre ritiene che le possano essere utili nel suo viaggio!”- Mi porse uno zainetto, e alle sue parole per poco non scoppiai a ridere. Belthil doveva aver detto a Galdor della novità. D’altronde Belthil si fidava di lui, praticamente c’aveva cresciuto.

-“ Ringrazia Galdor da parte mia!”- Lo zaino pesava leggermente. Lo posai sul letto.

Prima che potessi chiedere a Kya di restare lei si congedò.

Di nuovo solo. Nessuno stava con me. Sospirando apri lo zaino portato da Kya, dentro c’erano un po’ di cose. Un libro, con il titolo in rune, ma sfogliandolo ne scorgevo formule magiche e pozioni. Era stupendo. L’avrei letto più tardi, con più calma. Oltre al libro c’era una mappa del regno di Calien e del bosco di Brethil, dove erano segnati i vari percorsi e le zone principali. Mi sarebbe stata molto utile non appena mi sarei addentrata al di fuori del nostro territorio. Poi c’era un sacchettino di stoffa blu. Dentro c’era una collana con uno zaffiro incastonato nello stemma della nostra casata. Dentro al sacchetto c’era anche un messaggio per me.

“ Hearim, questa collana è appartenuta a sua madre e ora appartiene a voi. Possa donarvi speranza e fortuna”.

Strinsi la collana fra le mani. Era di mia madre. La indossai e corsi nella stanza dei ritratti. Ed eccola lì, la mia mamma. La Regina Ledia, mia madre morì sacrificandosi per il suo regno. Senza il suo sacrificio il regno di Calien non sarebbe sopravvissuto all’attacco del male. Io stavo rischiando di far perdere l’Equilibrio e avevo perso mia madre per colpa di una stupida. Avevo fatto bene a troncare ogni rapporto. Era necessario.

Tornai nella mia stanza e lì vi trovai mio fratello Meneldor, che mi porgeva delle armi: una spada elfica, né troppo lunga e né troppo corta, e un pugnale dal fodero d’argento. Con la spada ero brava, l’unica cosa che non mi riusciva era il tiro con l’arco. Cosa che mandava Belthil su tutte le furie. Mi diceva sempre che era impossibile che un elfo non sapesse usare l’arco, ma io ero l’esempio vivente.

-“Grazie fratellone!”-

Mi sorrise e si sedette sul letto, prendendo il libro di magia.

-“Vedo che hai tutto ciò di cui hai bisogno per partire!”-

-“ Si! “- Strinsi la collana e lo abbracciai.

-“ Grazie Meneldor!”-

Lui ricambiò l’abbraccio, poi mi lasciò sola per prepararmi per la cena.

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Capitolo 8
*** Capitolo Sette. ***


-“ Luna”- Mi girai verso le voci che urlavano il mio nome. Ero nell’androne della villa e stavo per prendere l’ascensore per salire al quinto piano, quando due ragazze mi corsero incontro urlando. -“ Vanessa, Marie”- Vanessa Smiker e Marie Lumiens, le mie due più care amiche. Due delle poche persone che sapevano tutto di me. Vanessa aveva lunghi capelli rossi e profondi occhi blu, mentre Marie aveva capelli biondi, corti e ricci e occhi di un verde smeraldo. Le sorrisi e le aspettai vicino all’ascensore. -“ Ti stavamo cercando!”- Mi disse Marie, mentre mi raggiungeva e si piegava sulle ginocchia per riprendere fiato, mentre Vanessa aveva smesso di correre e camminava tranquillamente verso di noi, ora che le avevo viste. -“ Successo qualcosa?”- Sicuramente volevano parlare dell’articolo di giornale. -“ Però non qui! Che ne dici di andare a fare shopping?”- Generalmente quando Vanessa mi proponeva shopping era perché doveva parlarmi di cose importanti. Però se si fosse trattato dell’articolo me ne avrebbe parlato nella stanza relax tranquillamente. -“Bene! Ci sto. Poi però tutte e tre a farci un idromassaggio rilassante!”-. Sorrisi e andai a prendere la borsa che avevo lasciato nel mio ufficio. -“ Con che macchina andiamo?”- Chiesi loro un attimo dopo. Marie sorrise e tirò fuori le sue chiavi. In macchina mettemmo la musica a palla. Quando mi accorsi che non stavamo prendendo la solita strada mi preoccupai. -“ Dove stiamo andando?”- Loro si guardarono e Vanessa sospirò prima di guardarmi. -“ Nel mondo umano!”- La notizia mi sconvolse. Io non ne sapevo nulla. Non avevo autorizzato niente e Dante me l’avrebbe detto se ci fosse stato bisogno. Non riuscivo a spiccicare parola. Marie accostò sul ciglio della strada spegnendo la macchina. -“ Tesoro ordini dall’alto! La Corte vuole che i nostri migliori uomini vivano per un periodo di tempo nel mondo umano. Questo per consentire un miglior adattamento e integrazione con loro!”-. -“ Ma io non ne sapevo nulla”- -“ Te l’ho detto è un loro ordine. Su queste cose noi e te non possiamo fare nulla! Dobbiamo ubbidire.”- -“ Ora stiamo andando per perlustrare la zona. Per cercare di ambientarci il più possibile.”- Mi lasciai cadere sul sedile. Incredibile. Dovevamo mischiarci a loro. Nel Regno noi eravamo protetti e al sicuro. Li bastava una mossa falsa e sarebbe scattata una guerra. -“ Bene andrò a parlare con la Corte una volta tornate. Ora però andiamo a fare shopping!”- C’era dell’altro, non poteva essere solo quello il motivo. Mi sarei fatta dire tutto quello che c’era da dire! Tornate dallo shopping facemmo un’ora di idromassaggio e di centro benessere. Quel pomeriggio era stato divertente e avevamo letteralmente svaligiato parecchi negozi. La mia Master Card Gold era bollente per quante volte era stata strusciata. Una volta finito il momento relax scesi al terzo piano nella zona viola, per cercare un abito adatto all’incontro con la Corte. Ne scelsi uno blu che scendeva fluido lungo i fianchi e ad ogni movimento mi accarezzava le caviglie. Lasciai i capelli sciolti e naturali. Quando non li piastravo mi arrivavano un po’oltre le spalle ricadendo in morbidi boccoli. Misi un po’ di matita nera e di rimmel per evidenziare il viola dei miei occhi e scesi nel garage per prendere la mia macchina. -“ Dove vai di bello?”- Mi voltai di scatto, il proprietario di quella voce proprio non mi piaceva. Mi voltai per osservare Iago Kurenai, che mi sorrideva soddisfatto. Iago era il fratello maggiore di Andrea. Non potevano essere più diversi. Andrea certo non era un santo, ma paragonato alla serpe che avevo davanti diventava un angelo. -“ Ciao Iago”- Non serviva a nulla dimostrarmi ostile con lui. Sapeva essere pericoloso. Sapevo cosa voleva, ma non gli avrei dato soddisfazioni di alcun genere. Io amavo suo fratello, anche se lui ancora non lo sapeva, e non nutrivo interesse per nessun altro. Lui si avvicinò a me e mi prese per i fianchi avvicinando il suo corpo al mio e sfiorandomi il naso con il suo. -“ Sei bellissima lo sai?”- Io cercai di divincolarmi, ma lui mi strinse più forte, l’unica cosa che potevo fare era mettergli le mani sulle spalle e scansarmi con il busto, il più lontano possibile da lui. -“ Grazie, me lo dicono tutti!”- I suoi occhi grigi mi scrutarono divertiti, avevano la stessa forma blu del fratello, ma privi di quel calore che ogni volta mi faceva sciogliere il cuore. Mi cinse la vita con un braccio e mi prese la nuca con una mano e si avvicinò a me guardandomi. Io strinsi più forte le mani sulle sue spalle per allontanarlo e cercai di non guardarlo negli occhi. Lui aveva il potere di soggiogare le sue vittime con un semplice sguardo. Lui rise e mi lasciò andare. -“ Se non c’è partecipazione non c’è gusto!”- -“ Non ci sarà mai partecipazione in atti del genere fra noi Iago!”-. Lui mi guardò per un attimo, come per soppesare le mie parole. -“ Vedremo!”- Si allontanò dandomi le spalle e prima di uscire dal garage disse una cosa che mi raggelò il sangue. -“ Tu ami un Kurenai, bisogna solo vedere a chi dei due andrai”-. Maledizione. Iago sapeva. Non ero preoccupata del fatto che lo avrebbe detto a Andrea, no con lui non parlava ormai da anni, ma che mi avrebbe potuto ricattare.

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