Alzati e muovi le chiappe

di American_Idiot
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** incontro il dio dei ghepardi vitizzati ***
Capitolo 3: *** Incontro quello snaturato di mio padre ***
Capitolo 4: *** Ritorno alle vecchie abitudini. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Avevo il respiro affannato e suppongo che lo avreste avuto anche voi dopo la nostra corsa. I peggior mostri degli inferi ci stavano inseguendo per colpa mia. Come se nascere sia una colpa, non ho deciso di essere figlia di Zeus. Tornando a noi, avevo il respiro affannato e le gambe doloranti, avrei voluto fermarmi un pò, ma il biondino davanti a me continuava a tirarmi per correre, nonostante la gamba da poco guarita si fosse sfaldata di nuovo.  
Mi voltai e vidi le tre benevole, con in mano la frusta a qualche metro da noi. Guardai nuovamente avanti e oltre la testa bionda del mio ragazzo e vidi una collinetta, l'ultima prima della salvezza.  Non ce l'avremmo mai fatta, a meno che qualcuno non si fermasse a respingere l'attacco. Provai a lasciare la mano di Luke, che si voltò e mi guardò male. 
<< Lasciami, devo andare... >>.
<< Sei impazzita per caso? >>.
Stavo per mollargli un calcio nel fondo schiena, in modo che mi lasciasse libera e che ricevesse una spinta in avanti. Verso la salvezza, quando udii un corno suonare e Grover belare di gioia e sollievo. Il terreno tremò sotto lo scalpiccio secco di una trentina di semidei armati di tutto punto. 
Si scagliarono contro l'esercito di mostri e lo sbaragliarono. 
Nella confusione generale, si scatenò l'Ade. Un ragazzo grosso quanto un armadio mi travolse. Cascandomi addosso di schiena. Rimasi schiacciata sotto il suo peso. Provai a muovermi, mentre boccheggiavo nel tentativo di respirare.
Uscii fuori da quella brutta situazione, solo quando a battaglia finita aiutarono il ragazzo ad alzarsi. 
Mi sentivo la testa pesante, ricordo che Luke mi sollevò la testa e la appoggiò sulla sua spalla. Poi chiusi gli occhi e le tenebre mi avvolsero.
 
SPAZIO AUTRICE: Uh eccomi qui che finalmente pubblico qualcosa. allora se non si era capito era una taluke e il prologo era dal punto di vista di Talia. premetto che questo è un flash back, la storia è una what if e il finale è un pò diverso dal libro questo perchè la storia è diversa. So che molti di voi penseranno ma Talia e Luke non sono fidanzati, lui ama annabeth. Lo so anche io, però sono una thalike convinta e mi ha ispirata soprattutto questa frase di camp half blod Wiki:  <<It is hinted that Luke and Thalia may have been involved in a romantic relationship before Thalia had sacrificed herself at Half-Blood Hill, but that dissolved when Luke poisoned Thalia's tree in The Sea of Monsters>> 
http://camphalfblood.wikia.com/wiki/Luke_Castellan
Grazie a chinque recensirà anche negativamente elencando gli errori che ho cercato di correggere ma che di sicuro mi sono sfuggiti. Un bacione 
American_Idiot.

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Capitolo 2
*** incontro il dio dei ghepardi vitizzati ***


 

SPAZIO MALATA TERMINALE: ma buona seraa! Sono tornata :D contenti? *butta l'acqua al pubblico che fa buu* okk tralasciamo.. ammetto di essere in enorme ritardo e vi chiedo scusa, ma l'ispirazione mi aveva abbandonata a monculi -.-.

comuque, qua ci sarà il primo bacio di talia e luke.. ma non vi anticipo altro buona lettura!

Ps potreste dirmi se ho fatto errori? Ammetto di aver riguardato solo metà capitolo.

Ok sciaooo


 


 

Avevo la testa di Tallie sulla spalla, gli occhi serrati e il respiro irregolare. La sollevai e la portai in direzione di Grover.

<< Dove posso curarla? >>.

<< Vieni con me ti porto da Chirone >>. Rispose il satiro agitato. Sicuramente aveva avvertito le mie emozioni, lo sconcerto e l'angoscia che in quel momento mi invadevano.

Vidi Grover mettersi a conversare fitto fitto con un centauro, che si avvicinò a me scalpicciando a terra nervoso.

<< Ragazzo vieni con me >>. Mi chiamò il centauro << Appoggia la tua amica sulla mia groppa e sali anche tu >>.

Ubbidii, non che avessi molta scelta e in due minuti arrivammo ad una casa più grande delle altre. Fuori da quella un tipo grassoccio con indosso una tuta leopardata ci squadrò.

<< E io che speravo di non dover più vedere piccole bombe di potere >>. Disse con acidità l'uomo, mentre smontavo il centauro e trascinavo giù il corpo inerme di Talia.

<< Andiamo Dioniso, non fare così >>. Disse il centauro.

<< Ah se si facesse a modo mio, quella ragazzina pestifera non sarebbe più un problema >>.

<< Scusate se mi intrometto, ma la ragazzina pestifera qui presente è stata schiacciata da un ragazzo di un quintale o più di muscoli e ha perso molto sangue, potreste rimandare le vostre discussioni a più tardi?! >>. Chiesi sorvolando sull'ultimo commento di quel dio assurdo, non avevo tempo ne voglia per mettermi a discutere.

<< E tu saresti ragazzo? >>. Chiese.

<< Nessuno di abbastanza importante da essere eliminato... Ora se mi volete scusare io ho una ragazza da curare >>.

Il dio scosse la testa e fece apparire una rivista di enoteca. Il Centauro, invece mi accompagnò fin dentro la casa in una specie di salotto. Appoggiai Talia sul divano, poi le sollevai la testa e la appoggiai sul mio grembo.

Le poggiai un dito sul collo per sentirle il battito cardiaco, era molto debole e sconnesso, ma era in fin di vita. Se si sbrigavano.

Il centauro mi passò un bicchiere contenente un liquido color oro, con dentro del ghiaccio.

<< Faglielo bere, vedrai che starà subito meglio >>. Mi disse con fare premuroso.

Presi il bicchiere un pò scettico e con un cucchiaio versai un paio di cucchiaiate tra le labbra della figlia di Zeus.

Mosse appena le labbra per assaporare meglio la bevanda, il respiro le si calmò un poco.

La imboccai un altro pò e una volta assicuratomi che Tallie stesse meglio, mi ricordai di Annabeth.

Lasciai Talia sul divano e corsi fuori a cerarla.

La trovai con Grover in un arena con degli spalti e un percorso circolare, di quelli usati per i cinquecento metri.

<< Luke! >>. Urlò la figlia di Atena che scese di corsa giù dagli spalti per venirmi incontro.

<< Anne >>. Dissi prendendola in braccio.

 << Dov’è Talia?>>.

<< È laggiù in quella casa molto più grande delle altre >>.

Annuirono e stemmo un po’ la a chiacchierare, poi passò Chirone che ci accompagnò alle nostre case.

Entrai nella Casa undici, un posto veramente assurdo. C’ erano ragazzi ammassati dovunque. Credetemi se vi dico, che presto molto probabilmente, avrebbero iniziato ad ammassare i ragazzi sul soffitto per trovare posto ai nuovi arrivati.

<< Determinato... O indeterminato? >>. Chiese il più grande , a nome di tutti quei ragazzi, a giudicare dalle loro facce.

<< Determinato >>.

Il ragazzo e quasi tutti gli altri componenti di quella strana ammucchiata, si aprirono in un ampio sorriso.

<< Fratellino, benvenuto a casa, a nome di tutti >>. Sorrisi e mi rilassai un po’, tutti i miei fratelli e sorelle si presentarono, mi somigliavano davvero molto.

I ragazzini che mi rimasero più impressi, erano Connor e Travis Stoll.

Che fecero subito notare la loro petulanza e simpatia.

<< Ma sei davvero il ragazzo della figlia di Zeus? >>. A questa domanda annuii sentendomi le gote andare a fuoco.

<< Da quanto? >>. Un pò... Risposi vago, non mi andava di dire che quella mattina per paura di essere sbranati dai mostri e di non riuscire più a dirle cosa sentivo per lei, mi ero buttato.

Quando stavano per pormi l’ ennesima domanda, li precedetti e spiegai che avevo bisogno di fare un giro del campo.

<< Quando senti una conchiglia suonare, torna in qua perché è ora di cena >>.

Annuii, semplicemente e uscii.

In quel momento vidi passare una ninfa che teneva Talia. In braccio.

Entrò in una casa, interamente realizzata in Marmo e poi uscì.

Appena uscita dalla mia visuale, attraversai il campetto da Basket al centro della “U” formata dalle case, ed entrai.

All’ interno la casa era ancora più bella che all’ esterno.

I letti erano a castello, disposti lungo due pareti, le coperte erano azzurro cielo con delle bordature di raso.

Dalla parte opposta, c’ erano delle scrivanie in marmo bordate d’ oro, sul lato di un muro. Sull’ altro lato, vi erano degli armadi, internati dentro la parete.

La parte più spettacolare, era il soffitto.

Blu notte, con sopra dipinte le stelle e i nomi delle costellazioni in greco antico.

Sul letto più vicino alla porta, la mia ragazza dormiva profondamente.

Le ninfe, l’ avevano curata a dovere, aveva un braccio bendato, vari cerotti sparsi per tutto il corpo e una maglietta arancione che sicuramente non avrebbe apprezzato, conoscendo il suo essere Punk.

Sul comodino, accanto al letto c’ era un bicchiere, contenente il liquido dorato che le avevo dato prima, con del ghiaccio al suo interno.

Presi il cucchiaino appoggiato accanto al bicchiere e la imboccai un po’.

Un bel po’ di cucchiaiate dopo, Talia socchiuse gli occhi e gli aprì definitivamente .

<< Luke? >>. Chiese lei con fare stupito.

Io senza risponderle la abbracciai con foga, felice che fosse viva e che stesse bene.

<< Hei... Ma come siamo dolci >>. Disse ridendo. << Dovrei rischiare la vita più spesso, se questi dopo sono gli effetti >>.

<< Non ti riprovare mai più! >>. Sbottai.

<< Tranquillo, sto abbastanza bene, anche se questa maglia che mi hanno infilato è veramente orrida >>. Scoppiai a ridere sotto la sua occhiataccia truce.

<< Sai, senza tutto quel rigo nero attorno agli occhi, le tue occhiatacce, non fanno poi cosi paura >>.

<< Cosa?! Stai dicendo che sono senza eye-liner? >>. Annuii con fare divertito e lei mi tirò un pungo giocoso sullo stomaco.

<< Luke Castellan, smettila di fare l’ idiota, è una questione seria! >>. Cercai di trattenermi, ma alla fine scoppiai a ridere.

<< Si è una questione molto seria >>. Dissi tra una risata e l’ altra << Seria come la questione di mangiare due cheese-burger o tre >>.

<< Sei un cretino, il caso e chiuso >>.

<< Senti chi parla >>.

<< Se proprio vuoi metterla su questo piano, non sono io quella che si è fatta bruciare i pantaloni da un idra nel bel mezzo di San Francisco. Non sono io, quella che è rotolata giù da una discesa di due e cito testualmente due metri, gridando come una ragazzina. Non credo ci sia bisogno che continui ad elencare. >>.

<< Ok... Hai vinto, come al solito >>. Risposi con fare imbronciato.

<< Adoro quando metti il broncio >>.

<< Cosa? >>.

<< Nulla... Guarda che bel planetario >>. Annuii poco convinto, ma era sempre stata una grande attrice.

Sospirai e sentii il rumore di una conchiglia.

In quell’ istante qualcuno bussò alla porta. Preso dal panico, corsi a nascondermi nell’ armadio.

Da dove uscii solo dopo aver sentito la porta sbattere di nuovo.

<< Devo andare... Ora di cena >>.

<< Tranquillo, è ora di cena anche per me >>. Disse con un cenno al vassoio che aveva sulle gambe

<< Dopo torni a trovarmi? >>.

<< Ovvio... Ciao e buon appetito >> Dissi e prima di andarmene le stampai un lungo bacio sulla guancia, vicino alle labbra.

Uscii fuori di fretta, andando a corsa verso la mai casa.

Entrai e vidi i miei fratelli e sorella già in piedi.

<< Eccoti, mancavi solo tu... Sei perdonato solo perché è il tuo primo giorno e perché pensiamo di sapere con chi eri >> . Disse il capo casa, William.

Non aprii bocca, ma il rossore che mi invase le guance e le loro risatine comprensive furono una risposta sufficiente.

<< Dai adiamo >>.

Ci avviammo verso il padiglione della mensa, stare con i miei fratelli e sorelle era piacevole.

L’ unica cosa della cena, che non gradii più di tanto fu, quando ci alzammo per bruciare una parte della cena gli dei. Non si può certo dire che sia il loro più grande fan.

Cercai di non pensarci più di tanto e mi gustai la cena, in compagnia.

Ridemmo e scherzammo tutta la sera.

Una volta finito ci avviammo verso il centro della case dove c’ era un enorme falò.

<< Devo rimanere per forza qua? >>. Chiesi a William dopo un po’.

<< No non è obbligatorio, certo preferirei che tu restassi ma... >>. Disse lanciandomi un occhiata d’ intesa.

<< Grazie fratello >>.

<< A buon rendere, vai forza >>.

Non me lo feci ripetere due volte, sgattaiolai via in fretta e furia verso la casa di Talia.

Bussai prima di entrare

<< È aperto >>.

Entrai e mi diressi verso di lei.

<< Pensavo che non saresti venuto >>.

<< Te lo avevo detto che sarei tornato >>. Annuì mentre un leggero sorriso le sgorgava sulle labbra.

<< Com’ è la tua casa? >>.

<< Molto disordinata e ammassata, ma mi piace la compagnia che ho la dentro >>.

<< Hai fratelli e sorelle? >>. Annuii.

<< Che bello, io invece devo stare qua da sola >>.

<< Non sei sola, hai me, Annabeth, Grover... >>.

<< Si ma non è la stessa cosa e non potete stare tutto il tempo con me... Com’è giusto che sia, la famiglia è importante e bisogna dedicarci del tempo >>.

<< Certe volte mi chiedo se hai dodici anni o trentadue >>.

<< Ho semplicemente detto la verità! >>. Sbottò lei, mentre gli occhi le diventavano elettrici e i capelli le si drizzavano in testa.

<< Ehi tranquilla per favore, è una discussione pacifica >>.

Mi guardò storto, mentre io fissavo lo sguardo nei suoi occhini blu, come mi succedeva sempre.

Mi avvicinai a lei e senza proferire parola, appoggiai la bocca sulla sua calda e soffice.

Vidi le sue iridi, se possibile, ingrandirsi, poi chiuse gli occhi e mi abbracciò.

Le aprii le labbra quanto bastava, per permettermi di unire la lingua alla sua.

Ci giocherellai un po’, le feci roteare poi le strinsi un labbro tra i miei e mi staccai.

Senza fiato riaprii gli occhi, cosa che fece anche lei.

<< Wow >>. Disse lei, io mi limitai ad annuire.

<< In genere si dice che il primo bacio faccia schifo >>.

<< Credo che non sia il nostro caso >>. Dissi scoppiando a ridere, poi le presi il viso tra le mani e la baciai ancora sulle labbra.

Rispose al bacio e iniziò a mordermi la bocca.

Ci staccammo e la conchiglia suonò ancora.

<< Mi sa che devo andare >>.

<< Ok ciao, buonanotte >>.

<< Notte >>.

Detto questo, feci per andarmene, ma lei mi bloccò per il braccio, mi diede un ultimo velocissimo bacio e me ne andai.

 

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Capitolo 3
*** Incontro quello snaturato di mio padre ***


spazio malata terminale: allora, scusate il ritardo ad aggiornare, non c'è molto da dire oltre al fatto che volevo raccontare anche quà della battaglia ma, non ce l'ho fatta. riaggiornerò quando san mai, mi sbloccherà dalla devozione verso di lui XD
già che ci sono vorrei dedicare il capitolo a ST.Rebel che sopporta le mie continue lodi a san mai 


Era passato all’incirca un mese da quando ero al campo.

Al mattino avevo scherma insieme alla casa di Luke.

Subito dopo avevo tiro con l’arco assieme ai figli di Apollo.

Nel pomeriggio, dopo pranzo avevo la corsa con le ninfe.

Queste erano le uniche attività che mi piacevano, anche perché di arrampicarmi non ne volevo sapere, altrimenti tutti avrebbero scoperto che soffro di vertigini. Canoa la evitavo per via delle scaramucce tra mio padre e Poseidone.

Durante il pomeriggio uscivo un oretta o due con Grover, Annabeth, Luke e alle volte i fratelli Stoll.

Dopo un po’ io e Luke andavamo a farci un giro da soli.

Era durante una di queste uscite pomeridiane, che sentimmo lo scalpiccio familiare di Grover venire verso di noi.

Staccammo subito l’abbraccio creatosi per scaldarci a vicenda.

Il mio problema era che non mi piaceva farmi vedere da qualcuno mentre ci scambiavamo smancerie.

Dovevo pur mantenere una reputazione.

<< Ragazzi scusate il disturbo, ma Chirone vuole vedervi… Cioè vuole vedere te Talia. >>.

Annuii e salutai Luke con un bacio sulla guancia.

<< Vado e torno >>.

Decisi di mettere a fondo le lezioni d corsa con le ninfe e iniziai a correre molto velocemente, superando il ruscello con un balzo.

Giunsi dal centauro in pochi minuti.

<< Eccomi Chirone >>. Dissi senza neanche il fiatone.

<< Oh bene, sei qui. Vieni dobbiamo parlare >>.

<< Di cosa? >>.

<< Tuo padre, Zeus, ti ha convocata urgentemente. >>.

<< Mio padre? >>.

<< Si, vuole vederti e passare un po’ di tempo con te, per cui i prossimi giorni, fino al tuo compleanno li passerai con lui sull’Olimpo >>.

<< Non posso portarmi nessuno dietro? >>.

<< No >>.

Annuii ed andai a preparare la mia roba.

Presi il primo zaino che trovai a giro e ci cacciai dentro qualche maglia e dei pantaloni.

Almeno per un po’ potevo levarmi di dosso quella odiosa maglietta arancione.

Un po’ di vestiti gettati nello zaino dopo, uscii fuori dalla casa e andai a salutare i miei amici.

<< Ciao ragazzi >>.

<< Eccoti finalmente, credevo ti fossi dispersa >>.

<< Devo andare da mio padre per una settimana >>.

<< COSA?! >> Chiesero tutti in coro.

<< Vado sull’Olimpo fino al mio compleanno, parto tra dieci minuti >>.

Abbracciai Annabeth, Grover, i fratelli Stoll e infine baciai Luke su di una guancia.

Mi guardava torvo costringendomi a scegliere tra affetto e orgoglio.

Gli bloccai la nuca e appoggiai le labbra sulle sue.

Premetti per un po’ poi sentii in lontananza un satiro chiamarmi.

Non volevo staccarmi e andarmene.

Alla fine mi separai da lui, che mi sorrise, non era stato esattamente uno di quei gran baci, ma almeno lo avevo salutato decentemente.

Mi incamminai su per la collina e salii su di un furgoncino assieme ad Argo.

Guidò ininterrottamente per qualche ora, fino a che non arrivammo sotto l’Empire State Building.

Entrai e feci per rivolgermi ad una guardia della sorveglianza all’entrata, ma un signore, dall’aria austera e potente, mi bloccò passandomi una mano sulla schiena.

Alzai lo sguardo sbigottita e riconobbi mio padre.

Quello snaturato di mio padre.

Lo guardai storto, non mi aveva nemmeno permesso di portarmi dietro nessuno.

Se non voleva che Luke venisse, bastava dirlo, mi sarei portata dietro Annabeth.

<< Buongiorno >>. Mi salutò cortesemente.

Io risposi con un 'giorno appena accennato.

Non sembrò curarsene, probabilmente non ero la prima figlia orgogliosa e scorbutica che si trovava per le mani.

<< Vieni Talia, ti mostro la tua stanza >>. Non risposi niente e mi limitai a seguirlo.

Detestavo trovarmi li per una settimana.

Per fortuna sarebbe stata solo una settimana.

Entrai in un normalissimo ascensore, solo che inserì una chiave e la girò.

Comparse una pulsante e mio padre lo premette.

Iniziammo a salire, di sottofondo c'era una canzone che non conoscevo, roba stile country.

Sospirai e sfilai dalla tasca posteriore dei jeans, un mp3.

Me lo aveva regalato papà il mio nono compleanno, qualche mese prima che Efesto, decidesse di metterlo in vendita.

In parole povere mi avevano usata come tester, ma l'idea non mi dispiaceva.

Era più piccolo del lettore cd portatile e la musica si sentiva meglio.

E poi se lo avessi chiesto a mia madre, non me lo avrebbe mai comprato, perchè non le interessa nulla di quello che voglio. Piuttosto che spendere 250 dollari per un oggetto elettronico che dura nel tempo e che potrebbe rendere felice sua figlia, preferisce spenderli in bottiglie di vino di alta qualità.

Tenni premuto il tasto di accensione finché la familiare spia rossa, non si illuminò.

Feci per portare una cuffietta alle orecchie, quando la voce di mio padre mi interruppe.

<< Vedo che lo usi, allora ti è piaciuto >>. Alzai la testa verso l'alto fino ad incrociare lo sguardo nei suoi occhi. Annuii leggermente, poi spostai di nuovo lo sguardo verso il basso e posizionai la cuffia nell'orecchio.

Aspettando che la canzone hitchin'a ride dei green day mi invadesse le orecchie.

Passai a Panic song e ascoltai anche Burn out, prima di arrivare sull’Olimpo.

Spensi l'mp3 uscii dall'ascensore.

Ciò che vidi mi lasciò a bocca aperta.

L'olimpo era magnifico.

Sembrava una grande città sospesa nel cielo.

Cercai di non pensare più di tanto alla parte, sospesa nel cielo, e mi concentrai sul resto.

Seguii mio padre per le strade greche perfettamente conservate nel tempo.

Le ninfe mi salutavano con rispetto.

Ero stupefatta.

Finalmente arrivammo nella sala del trono, mi guardai attorno ancora più meravigliata.

<< Vieni ti porto nella tua stanza, spero che ti piaccia >>.

<< Ok >>.

seguii Zeus per un corridoio molto ampio cosparso di porte.

Si fermò davanti ad una blu bordata d'oro.

Socchiuse la maniglia d entrai.

Nel centro della stanza, c'era un letto da una piazza e mezzo.

Con un cuscino enorme.

Un comodino di mogano in tinta con il letto e il resto del mobilio della stanza.

Il bagno era direttamente in camera.

<< Accomodati qua che poi ti porto nei giardini per allenarti. Ti consiglierei di metterti abiti comodi e una parte dell'armatura sulla maglietta.

Annuii e aspettai che uscisse.

Infilai dei pantaloni della tuta neri, una maglietta con varie scritte bianca e nera e la parte superiore dell'armatura.

Presi anche la mia lancia e raggiunsi mio padre in giardino.

<< Eccomi padre >>.

<< Bene Talia, mostrami che cosa sai fare >>.

un po' incerta spruzzai la bomboletta che divenne subito la mia fidata lancia.

Acchiappai un fulmine e lo scagliai contro mio padre.

Lo evitò facilmente.

<< Non male, non sapevo che riuscissi ad evocare i fulmini >>.

Sono tante le cose che non sai di me padre. Avrei voluto rispondere.

Stavolta fu lui ad attaccarmi con un affondo improvviso.

Mi abbassai e rotolai per evitare un suo calcio.

Cercò di pestarmi ma bloccai il suo piede con l'asta in bronzo celeste.

Cercai di spingere via il piede, ma non ci riuscii, era molto più forte di me.

Mi limitai a scivolare via, sfilandogli la lancia di sotto il piede.

Tornai in piedi grazie ad una capriola e feci appena in tempo a bloccare la sua spada (apparsa dal nulla) prima che mi portasse via la pelle del costato.

Evocai altri due fulmini e glieli scagliai contro. Il primo lo evitò il secondo lo colpì in pieno petto, spedendolo a terra.

Si rialzò per niente stordito, in fondo era il signore dei fulmini. Il massimo che potevano fargli era spedirlo a terra per l'impatto.

Indietreggiai di qualche passo,

per prendere la giusta spinta e mi slanciai verso di lui.

Riuscii a graffiargli la gamba e usai la forza dell'impatto per spingermi indietro.

Tentò un affondo, ma lo bloccai, tirò in dietro la lama e la spinse verso il mio petto. Indietreggiai ma mi colpì lo stesso l'armatura.

<< Per oggi può bastare >>.

<< Ok >>. Dissi facendo tornare la lancia nella sua forma di bomboletta.

<< Vieni dentro con me, dobbiamo discutere di cose importanti >>.

<< Tipo? >>.

<< Dei tuoi sedici anni, sai che potresti decretare la nostra fine? >>.

Strabuzzai gli occhi. Scossi la testa e lo guardai con aria interrogativa.

<< Tempo fa, l'oracolo di Delfi, predisse che un figlio di uno dei tre pezzi grossi, avrebbe decretato la fine o la vittoria di noi dei, molti degli olimpi vorrebbero farti fuori. Non permetterò mai che una cosa del genere accada, perciò ho una proposta da farti. Prima del tuo sedicesimo compleanno, posso renderti immortale. >>.

Lo guardai indecisa, diventare immortale, vivere per sempre... Ma cosa avrei detto a Luke?

<< Non so padre, mi sembra presto per diventare immortale >>.

<< Hai ancora tempo per pensarci, per il momento vorrei che tu ti allenassi con me ogni giorno. Per questo resterai a vivere con me sull’Olimpo >>.

<< Cosa? Chirone mi aveva detto che sarei rimasta quassù solo una settimana! >>.

<< Invece è meglio se resti con me fino al tuo sedicesimo. >>.

<< Ma.. >>.

<< Niente ma ragazzina, la discussione è chiusa >>.

Sentii la terra scivolarmi via da sotto i piedi.

Non avrei mai più rimesso piede al campo per tre anni.

Luke? Cosa gli avrei detto? Annabeth e gli altri?

<< Oh certo, mi lasci vagare da sola due anni in balia di mostri e poi quando sono felice e in salvo, pretendi di tenermi quassù con la forza! >>. Urlai, senza ricordami che era mio padre e che avrebbe potuto incenerirmi in un secondo. Beh tanto meglio.

<< Non potevo aiutarti, adesso si e la cosa migliore per te è restare quassù ad imparare come si combatte contro una divinità >>.

<< Se ti dimostrassi che so cavarmela contro degli immortali mi lasceresti andare? >>.

<< Cosa intendi dire? >>.

<< Mi batterò contro tutti gli dei dell'olimpo e se vinco contro tutti mi lascerai tornare al campo dopo una settimana come accordato >>.

<< E sia >>.

Mi avviai verso la mia camera, preparandomi mentalmente ai combattimenti che avrei dovuto sostenere il giorno dopo.

Entrai in camera e cercai una dracma nel mio zaino.

Dopo quasi cinque minuti di ricerche ne trovai una sul fondo. La presi ed andai in bagno.

Aprii l'acqua e molte imprecazioni dopo riuscii a fare un arcobaleno.

<< dea Iride accetta la mia offerta. Campo Mezzosangue, Luke Castellan >>.

L'immagine cambiò e vidi apparire l'ormai familiare soffitto trapunto di stelle, i letti a castello sul fondo della cabina e Luke disteso sul mio letto.

<< Luke! >>. Si tirò su di scatto e mi guardò sgranando gli occhi.

<< Talia? >>. Chiese sbigottito.

<< No, un idra che vuole bruciarti i pantaloni nel bel mezzo del campo. Si sono io cretino >>.

<< Uh, credo che metterò i pantaloni antincendio >>.

<< Allora ti brucerò la maglietta >>.

<< Bene, così tutti vedranno i miei pettorali e avrò tutte le figlie di Afrodite ai miei piedi >>.

<< Ma smettila cretino >>.

<< OK... Come stai? >>.

<< Male, mio padre vuole tenermi sull’Olimpo per i prossimi tre anni. Vuole che mi alleni a battere le divinità >>.

<< COSA?! >>.

<< Domani devo battermi con tutti e dodici gli dei, se li batto posso tornare al Campo tra una settimana, come accordato >>.

<< Ma è una cosa quasi impossibile >>.

<< Grazie dell'incoraggiamento >>.

<< Non intendevo dire che tu non ne sia capace, ma è una prova piuttosto dura >>.

<< Lo so, ti ho chiamato perché cercavo conforto >>.

<< Scusa... >>.

<< Tranquillo... Che ci fai nella mia Casa? >>.

<< Ti pensavo e sono venuto qua >>.

<< Non hai toccato nulla vero? >>.

<< No tranquilla >>.

<< Ok... Scusa ma devo andare, Ci sentiamo >>.

<< Ciao Talia, impegnati domani >>.

<< Sicuro, per chi mi hai preso? Buonanotte >>.

<< Notte >>.

Con un gesto della mano chiusi il collegamento.

Una ninfa, mi portò un vassoio con la cena, carne bianca, insalata e del pane.

Mangiai tutto e ancora vestita mi addormentai sul letto.

 

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Capitolo 4
*** Ritorno alle vecchie abitudini. ***



Ritorno alle vecchie abitudini.

Vorrei dire che quella mattina mi svegliai pienamente riposata, pronta a spaccare il deretano a ogni dio presente o no sull’Olimpo Ma a dirla tutta quella mattina il mio risveglio fu leggermente diverso.
Dopo una nottata infernale passata a rigirarmi nel letto qualcuno osò bussare alla porta della mia stanza in modo alquanto rumoroso, provocando una mia conseguente rotolata a terra e livido sul naso.
Stavo per mettermi a imprecare, quando una ninfa entrò nella mia stanza con la colazione. Peccato che il mio stomaco fosse ridotto peggio di un calzino nei meandri dello stomaco di un segugio infernale.
Snobbai altamente il vassoio stracolmo di cibarie e mi diressi a farmi una doccia.
Il bagno era una stanza non troppo grande per gli standard dell’Olimpo prendete due sale da pranzo e unitele aggiungete una colonna al centro, una doccia sull’angolo insieme a bidet e water e dalla parte opposta una toletta. Avrete un’idea abbastanza buona di com’era.
Mi svestii in fretta e furia e finalmente le mie stanche membra si godettero un po’ di riposo, prima di cedere definitivamente.
                                                                 ++++++++++++++++++++
Feci il mio ingresso nella sala del trono una doccia e due tubetti di eye-liner più tardi sotto lo sguardo di tutti gli dei dell’Olimpo.
C’era chi mi guardava male, chi peggio e chi mi ammiccava, avvicinandosi pericolosamente a me, come se per caso avesse saputo che uscivo con suo figlio.
“Talia” Mi salutò il dio dei ladri, con un irritante sorrisino irriverente che mi faceva tanto pensare a Luke.
“Divino Ermes”. Lo salutai di rimando.
“Quante formalità chiamami pure papà”. Disse lui, il sorrisino ormai trasformato in un ghigno di malizia pura.
“Senza offesa ma di padre ne ho già uno e mi basta e avanza”. Risposi con disprezzo. Ermes aveva aperto la bocca per ribattere qualcosa ma fummo interrotti dal sopracitato papino.
“ Talia… beh l’ accordo le conosci già dovrai batterti con ogni singolo dio, come annunciato ieri.  Buona fortuna”. Altro che fortuna mi sarebbe servito un miracolo.
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Ero allo stremo delle forze, su dodici dei,  tre ero riuscita a batterne. O meglio, due se non contiamo Ermes che mi ha spudoratamente aiutata facendosi battere. Più che una vera e propria battaglia con spada, lancia scudo e fulmini è stato più un dibattito con tanti tentati flirt da parte sua andati in fumo.
Ero stanca e affranta, sarei rimasta lì per altri tre anni. Peggio di così non poteva andare.
“Talia ti sei battuta con onore, ma i patti sono patti e resterai qui per i prossimi tre anni”. Mio padre ruppe il silenzio con un tono che non ammetteva repliche.
“Perché proprio adesso, dopo anni che sono stata da sola a girare per il mondo t’interessi dei miei allenamenti? Non potevi salvarmi il culo prima? Ma certo se fallisco, perdi il trono… Mi pare ovvio”. Dissi in tono amaro, sputando fuori tutto il mio rancore.
Mi voltai e senza aggiungere altro tornai in camera mia. Furente. Ero arrabbiata col mondo, con mio padre, con me stessa.
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I mesi passarono, il giorno mi spaccavo le chiappe con gli allenamenti, la sera sentivo Luke e gli altri via messaggio-iride, poi sprofondavo nel letto, stanca morta.
Le mie giornate erano diventate così mai un giorno diverso dagli altri, fatta eccezione per qualche occasionale sclerata con mio padre o qualche tentato flirt da parte di Ermes quando mi allenavo con lui e dopo aver compiuto tredici anni anche da parte di Apollo. Come se tredici anni fossero tanti in confronto con i suoi duemila e passa. Bah gli esseri divini chi li comprende.
Tutto cambiò un giorno di settembre. La giornata era iniziata come sempre, ninfa/pugno di ferro (seriamente mena così tanto quella porta che se fossi al suo posto l’avrei già presa a legnate nel capo) che mi aveva buttato giù dal letto, doccia, colazione allenamenti, quando mio padre mi mandò a chiamare.
Feci quasi i salti di gioia, Apollo stava per farmi il decimo haiku su quanto lui fosse solare e figo.
Arrivai quasi di corsa nella sala del trono per scappare alla voce del dio del sole che non voleva lasciare in pace le mie povere orecchie.
“Dimmi padre” esordii in tono scocciato.
“Talia… Negli ultimi mesi ti sei allenata duramente e te la sei cavata credo… credo tu sia pronta per tornare al campo”. Disse di rimando, un po’ scocciato nell’ ammettere che si era sbagliato ma con tracce di orgoglio nella sua voce. Orgoglio rivolto a me.
A fatica borbottai qualche parola di ringraziamento e tornai in camera a rifare le valige.
Finalmente! Tornavo a casa! Dopo quasi un anno tornavo a casa!
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Quando comparse davanti ai miei occhi l’arco in pietra del Campo Mezzosangue, quasi non ci credevo.
Corsi verso l’entrata fino alla cabina di Zeus e vi lanciai dentro la mia roba, credo fossero più o meno le nove di sera, perché il falò era acceso e sentivo i canti e gli strumenti dei figli di apollo suonare.
Mi avvicinai furtivamente a Luke e Annabeth, cosi come mi aveva insegnato Ermes e sempre silenziosamente mi sedetti accanto al mio ragazzo.
Appoggiai la testa sulla sua spalla e attesi che si voltasse, il che accadde in pratica prima di subito.
“Grover quante volte ti devo… Talia?... TALIA!” urlò lui in preda a panico misto a felicità e incredulità. In tutti quei mesi di messaggi –Iride, avevo imparato bene a leggere le emozioni racchiuse nei suoi occhi.
“Talia!” gli fece seguito la piccola figlia di Atena.
“Talia?? Dove?!” . Si accodarono Connor e Travis dietro Luke e Annabeth.
“Ciao ragazzi… Venite qua mi siete mancati da pazzi”. Eh già lo avevo ammesso, ma a che serviva fare la dura dopo mesi che non li vedevo, in cui mi erano davvero mancati gli dei soli, sanno quanto? A nulla infatti.
Ci unimmo veloci in un abbraccio di riunione. Avete presente quegli abbracci di gruppo da film? Pieni di sentimentalismo? Già proprio uno di quelli.
Subito dopo abbracciai tutti singolarmente straripante di gioia, ero di nuovo li.
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Quella sera andai a letto presto, ero stanca morta e volevo solo dormire di fatti alle ventidue ero già pronta per lanciarmi sul letto e addormentarmi in volo, nonostante io soffra di vertigini, quando sentii bussare alla porta.
“Si può sapere chi cazzo viene a rompere a quest’ora?”. Urlai di rimando verso la porta.
“ Talia, sono Luke, apri questa dannata porta prima che mi sbranino!”. Sentii urlare dall’altro lato della porta.
Sbuffai sonoramente ma corsi ad aprire al biondino, che si rifugiò in casa mia, veloce come un uragano.
“Si può sapere che ci fai qui?”. Borbottai verso di lui, un po’ ero felice di vederlo ma dall’altra non sapevo che fare.
Non lo vedevo dal vivo da mesi.
Come risposta ebbi solo una risata e l’ultima cosa che vidi fu il suo ghigno malizioso, identico a quello del padre, prima di trovarmi trasportata in uno dei più belli e dolci baci del mondo, cui risposi subito e senza indugio.
Mi erano mancate quelle labbra chiare quasi perlescenti che mi sapevano regalare emozioni sempre nuove.
Avvertii il muscolo di senso morbido e liscio di Luke varcare la soglia delle mie labbra per unirsi al mio.
Una sensazione meravigliosa, senza pari, solo adesso mi rendevo veramente conto di quanto tutto del Campo mi fosse mancato.
Ci staccammo dopo svariati minuti e mi guardò “Buonanotte acchiappa fulmini”. Disse sorridendomi.
“Buonanotte ladro da quattro soldi”. Risposi a mia volta. Fu con queste ultime due frasi e un altro piccolo bacio che ci salutammo e con ancora il suo sapore sulle mie labbra mi addormentai sfinita.

Angolino autrice :D

SAAAAALVE :3
per chiunque se lo stia chiedendo, no non ero morta ne finita in ospedale psichiatrico.
semplicemente avevo praticamente perso l' amore per la scrittura e qulsiasi ispirazione.
ieri sera invece dopo mesi che non quardavo le recensioni, ne ho trovata una nuova al terzo capitolo. Beh quella ragazza mi ha dato l' ispirazione in un colpo solo.
vorrei quindi dedicare questo capitolo a Reyna Weasley grazie mille :3
inoltre vorrei salutare e ringraziare del sostegno coloro che hanno recensito lo scorso capitolo (in ordine di recensione)
Bemee
Stelplena_Cielo
BlackKay97
un bacio a tutti American_Idiot

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