Nuestra promesa

di yachan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 ***


NUESTRA PROMESA

NUESTRA PROMESA

 

Cap. 1

 

 

-         Zick!

Il ragazzino si voltò, non appena chiuse la porta d’ingresso.

Alle fine della scalinata che portava a casa sua, c’erano i suoi amici domatori Teddy, Lay, i fratelli Luseney e Gilbert.

-         Ciao ragazzi- li salutò e li raggiunse- che c’è di nuovo?

-         Noi stiamo andando all’antica armeria- disse il ragazzo dai capelli biondi- Sembra che Peter voglia mostrarci qualcosa di sensazionale.

Sì, si ricordava di quel nuovo domatore. Era ancora un principiante, come lo erano del resto anche gli altri domatori che avevano raggiunto l’armeria di recente.

-         Sì, sembra che sia riuscito a catturare un raro esemplare di kyliuz- disse la ragazza dai capelli blu e due ciocche rosa.

Non era vero, lo sapevano tutti, però era sempre divertente vederlo indaffarato a mostrare chissà quale meraviglia, per poi rimediarci una figuraccia. Gli faceva ricordare quando anche lui non conosceva il potere Dom e si esercitava sotto la supervisione di Timothy ed Elena.

Ad Elena non andava giù che si prendessero gioco di un novellino e più volte si era arrabbiata con lui e Teddy.

-         Davvero? Sono proprio curioso di vederlo.

-         Perché non vieni con noi?- propose il ragazzo biondo.

-         Uh, beh…- Zick ci pensò su- avrei un appuntamento con Elena…

-         Allora non importa- disse il ragazzo con semplicità, appoggiando una mano sulla spalla di Zick- Puoi venire con noi e poi andare da lei. Faremo in un baleno.

Zick guardò incerto l’amico. Conosceva molto bene Elena e la sua proverbiale puntualità. Se avrebbe tardato anche solo di qualche minuto, gliel’avrebbe fatta pagare cara.

-         Dai, saremo di ritorno tra pochi minuti- insistette il ragazzo- Elena non se ne accorgerà nemmeno. E poi, non puoi perderti un simile spettacolo.

-         Mh, d’accordo. Mi hai convinto- disse Zick- Basta non dilungarsi troppo.

-         Bravo, così di fa- disse l’amico, dandogli una pacca sulla spalla- E adesso andiamo.

I domatori si avviarono verso l’antica armeria.

Erano passati dei mesi da quando Zick aveva perso i suoi poteri per salvare Elena. Erano stati giorni strani per Zick, senza i suoi particolari poteri non era più in grado di vedere i suoi nonni e i mostri. Tutto ciò che prima vedeva chiaramente, ora non c’era più. Era lì davanti ai suoi occhi, eppure non li vedeva.

Doveva sentirsi felice da un certo punto di vista, ora era ciò che aveva sempre desiderato, essere un bambino come gli altri…condurre una vita normale.

Ma la normalità cos’è poi?

L’aveva così desiderata, invidiando gli altri bambini spensierati. Al contrario di loro, doveva convivere con una realtà sconosciuta a tutti e con la sua allergia che lo faceva apparire strano agli occhi degli altri. Si sentiva solo e qualche volta gli sarebbe piaciuto stare in compagnia, ma nessuno lo capiva.

Un giorno però qualcosa cambiò, l’arrivo della sua nuova vicina. Una bambina a suo modo speciale, che con il carisma gli fece apprezzare ciò che aveva, un dono speciale e un mondo tutto da scoprire.

Lei era stata la prima persona ad accettarlo per com’era, senza scappare via per la paura. Aveva una gran fiducia in lui, nonostante lo conoscesse da poco e non vedesse i mostri come lui.

Era contento, c’era lei, dei nuovi amici che l’appoggiavano e la famiglia al completo.

Però poi aveva perso quel suo potere in quella battaglia con i Domatori neri…si poteva ancora dire felice? Avrebbe perduto i suoi amici e l’amicizia di Elena, ora che non era speciale?

In fondo le cose non cambiano. Poteri o no, noi resteremo amici.

Così gli diceva Elena. Agli occhi della bambina, lui non era cambiato ed era rimasta al suo fianco. Lei gli era grata per il suo sacrificio e ogni pretesto, era una scusa per trascinarlo da quella malinconia che lo stava intristendo.

E poi…un giorno i poteri erano tornati di nuovo. E la vita aveva ripreso a scorrere come ogni giorno, come se non fosse successo niente.

Zick guardò l’orologio situato su di un palo.

“Spero che Elena non si arrabbi…”

 

>>>>>>>>>><<<<<<<<<<

 

-         Io lo disintegro!- disse infuriata una ragazzina dai capelli color arancio raccolti in due lunghe code.

Gli uccellini sistemati sull’albero vicino, volarono via all’urlo della ragazzina.

Camminò avanti e indietro davanti alla fontana del parco di Oldmill village, pestando i piedi con rabbia e guardando infuriata la gente che la guardava sorpresa.

-         Porca bomba, è già passata più di un ora dall’appuntamento e di Zick nemmeno l’ombra!- guardò il cellulare che teneva in tasca- E neanche una chiamata per avvertirmi del suo ritardo.

Digitò qualche tasto sulla tastiera e appoggiò il cellulare all’orecchio. 

-         E chissà come mai, al suo cellulare non risponde- disse con sarcasmo, mentre chiudeva la chiamata- Ah, ma io so dov’è andato quel Zick!- continuò a dire- Mgh! Ma questa me la paga! Non sia detto che Elena Patata lasci passare questa offesa!

Passò un minuto e smise di camminare avanti e indietro.

-         Uff…- si lasciò cadere sulla panca della fontana e appoggiò le mani dietro, mentre teneva lo sguardo amareggiato sul suolo- Ormai è chiaro che non verrà…

“Io non conto per Zick? Forse…la nostra amicizia non è così importante per lui”

-         Beh, è inutile starsene qui…me ne torno a casa- si alzò svogliata dalla panca, mentre tenendo lo sguardo a terra, notò un’ombra avvicinarsi.

Alzò lo sguardo, quasi con una piccola speranza che si potesse trattare di lui.

-         Salve piccola- disse la persona sorridendole.

-         Oh…- disse quasi delusa- salve.

“Ma di che mi sorprendo? Era logico che non fosse lui”

-         Aspettavi qualcuno?- chiese quel vecchietto, appoggiato al suo bastone intagliato.

-         Sì…ma non si è presentato- disse distogliendo lo sguardo e intenta ad andarsene.

-         Povera piccola…ti fa tanto disperare, eh?

Elena si fermò e si girò per guardarlo.

-         Come?

-         E’ dura essergli amica, se poi ti tocca essere rilegata da un’altra parte.

Elena lo guardò con occhi sorpresi. Perché le sembrava che il vecchietto sapesse qualcosa su lei e Zick?

“Assurdo, starà solo provando ad indovinare…”

-         Chissà…- gli sorrise fissandola.

La ragazzina si bloccò. Ora sì che stava per avere qualche sospetto.

-         Lei…- cercò di dire, senza terminare.

-         Ti capisco…- disse appoggiando tutte due le mani al bastono e alzando lo sguardo al cielo- tu vorresti essere per lui un amica insostituibile…ma non hai le capacità per renderti utile. Le tue uniche forze non bastano contro i nemici con cui vi scontrate. Ma che fare? Tu non sei speciale come lui…

“C- come sa queste cose?”- pensò preoccupata Elena. Il suo timore era che si trattasse di qualcuno che si era accorto di lei, Zick e della città sospesa dei mostri, Bibbur-si.

-         Tranquilla, non ti devi spaventare…- gli sorrise con il suo solito modo di fare, come se già intuisse i suoi pensieri- Sono qui solo per aiutarti.

-         Aiutarmi?- chiese confusa e incuriosita.

-         Non vorresti diventare speciale come il tuo amico?

 

>>>>>>>>>><<<<<<<<<<

 

-         Accidenti, accidenti, accidenti…com’è tardi!- disse un ragazzino avanzando a grande velocità.

-         Quanta fretta Zick- disse il ragazzo dietro di lui, che camminava con più adagio.

-         Elena mi spenna vivo, mi disintegra, no, peggio, mi costringerà a fargli favori per tutta la vita- disse intimorito il ragazzino, senza ascoltare quello che diceva l’amico.

-         Sembri davvero spaventato- disse il ragazzo biondo- Che sarà mai qualche oretta di ritardo?

-         Eppure dovresti conoscere Elena- disse Zick girandosi per guardare l’amico, ma senza smettere di camminare- Quando s’infuria, non c’è verso per calmarla.

-         E dov’è il problema?- disse lui tranquillo, alzando le spalle- Dille che hai avuto un imprevisto…non so, Bombo è esploso e ti ha riempito di schifezze la casa o…

-         Smettila Teddy, non è per niente divertente. E poi, Elena non è il tipo da bersi queste assurde bugie.

-         Comunque, non puoi negare che è stato davvero divertente- disse Teddy- Vedere Jeremy-Joth che si dimenava in quella melma, è stato troppo spassoso. Quando l’hanno lavato è uscito fuori che sembrava un riccio.

-         Beh, in effetti…- disse Zick ripensando alla scena. In fondo si era divertito quel giorno. Non era cosa da tutti giorni vedere il tutore Jeremy alle prese con mostri gelatinosi. Gli era stato appena affidato un gruppetto di mostri davvero terribili. Ne aveva approfittato per insegnare ai giovani domatori una nuova tecnica e Peter lo aveva voluto metter subito in pratica, con il solo risultato di peggiorare le cose.

-         Dì la verità, se tu fossi uscito con Elena, non ti saresti divertito così.

-         Questo non è vero!- si fermò.

-         Perché non lo ammetti invece? Elena è tua amica, ma resta pur sempre una semplice umana. Poteva andare bene prima, ma ora che hai recuperato i tuoi poteri, devi iniziare a distinguere le cose. Tu sei un domatore, come me, come Lay, Paul, Raul…e non un rifugiatore come Elena. Sai perché le funzioni di domatore e rifugiatore sono diverse? Perché un rifugiatore non potrà mai essere un domatore. Solo i domatori hanno il potere Dom. In confronto, i rifugiatori non sono niente.

-         Non dire questo- disse Zick- Anche i rifugiatori sono utili nelle missioni.

-         Ah, sì? E che aiuto potrebbero dare? Come calmare il mal di testa ad un Gorka?

-         Non puoi negare che Elena ci è stata d’aiuto in più occasioni, anche non avendo i nostri poteri.

-         Ahhh- sospirò Teddy, mettendo le mani dietro la testa- Possibile che non capisci? Trascinandoti sempre dietro Elena, non diventerai mai forte. Ti diverrà una palla al piede.

Zick fece per replicare, ma si bloccò. Perché sentiva che, qualcosa in quello che diceva Teddy, era vero? Eppure sapeva che era sbagliato. Elena era sempre stata la sua amica e aveva affrontato tutte le avventure al suo fianco.

Ma se in fondo Teddy avesse ragione? Anche lui stava iniziando a pensarci da tempo. Era giusto così? E se le cose si sarebbero messe male, lui c’è l’avrebbe fatta a proteggere entrambi?

-         Zick!

La voce improvvisa fece sussultare il ragazzino. Si girò intimorito.

Vide la ragazzina venirgli incontro correndo. D’improvviso si ricordò del motivo per cui stava camminando pochi minuti prima.

-         Sarà venuta per uccidermi- disse Zick spaventato.

-         Eh…adesso che ricordo, avrei un impegno- disse Teddy, cercando di cambiare direzione, ma fu trattenuto dalla maglietta.

-         Tu non te ne vai da nessuna parte. E’ anche colpa tua se ho fatto tardi.

-         Sei tu che avevi l’appuntamento con lei.

-         E sei tu che mi avevi assicurato che avrei fatto in tempo.

-         Non voglio avere niente a che fare con la furia di Elena.

-         Invece rimarrai qui e ci subiremo la stessa sorte- disse tenendolo ben stretto dalla maglietta, per evitare che potesse scappare via.

-         Che succede?- chiese la ragazzina, quando li raggiunse.

-         Eh…- i due ragazzi si guardarono a vicenda, senza sapere cosa dire.

“Beh, o la va o la spacca. Se chiederò subito scusa, potrei riuscire a sopravvivere…forse”

-         Elena, io…

-         La sai la novità?- disse Elena con gli occhi che le brillavano dalla felicità.

-         Eh?- Zick guardò perplesso la ragazzina.

-         Da oggi Elena Patata non sarà un semplice rifugiatrice, bensì parteciperò alle missioni e vi aiuterò.

-         E come pensi di fare?- disse Teddy sorridendole divertito- Tu non hai il potere Dom.

-         No…però ho un altro potere.

-         Come?- Teddy la guardò, come se stesse scherzando.

Elena mostrò il suo braccio sinistro. Al polso aveva un braccialetto giallo tutto decorato.

-         Con questo.

-         Non capisco- disse Zick guardando il braccialetto.

-         Sveglia ragazzi. Grazie a questo braccialetto, possiedo dei poteri come voi. Non è magnifico?

I due ragazzi si guardarono e Teddy scoppiò a ridere.

-         Questa poi…

Elena guardò offesa il ragazzo biondo.

-         Chi te l’ha dato?- chiese Zick.

-         Un vecchietto- disse Elena cercando di ignorare le risate di Teddy- E’ venuto da me e mi ha assicurato che indossando questo braccialetto avrei avuto dei poteri.

Zick guardò incerto Elena. La ragazzina non era certo la persona che si farebbe ingannare da un vecchietto. Però era impossibile avere dei poteri solo con un braccialetto. Eppure Elena sembrava esserne davvero convinta.

-         Ma quale braccialetto e braccialetto. E’ una truffa, per ingannare gli allocchi. E tu sei una di quelli- disse Teddy indicandola con il dito- Tu non potrai mai avere dei poteri come i nostri. Quando ti deciderai a mettertelo in testa?

-         E invece ti dico che è vero!- disse Elena arrabbiata e guardò Zick- Tu mi credi, vero?

-         Eh…- Zick fu preso alla sprovvista.

Cosa avrebbe potuto rispondere? Tutto faceva credere a una truffa. Su quali basi lei poteva avere un potere, così semplicemente? Però non se la sentiva di dirle che non le credeva.

Elena lo guardò quasi dispiaciuta del suo silenzio.

-         Vedi? Neanche Zick è così stupido da crederti- disse Teddy- E ora basta con queste stupidaggini.

-         Non sono stupidaggini…- disse Elena chinando la testa.

-         Bah, io me ne torno a casa- disse Teddy voltandosi.

Nello stesso momento in cui s’incamminò, una cortina di fumo comparve da sotto i piedi di Elena e iniziò ad avvolgerla.

-         Elena?- Zick guardò stupito, iniziando ad avvertire una strana sensazione che non aveva percepito prima.

In quell’istante un fulmine uscito dal nulla, colpì il ragazzo biondo, facendolo cadere a terra.

-         Teddy!- disse spaventato Zick, andando ad aiutare l’amico. Quando si chinò per guardare l’amico, la nube di fumo intorno ad Elena se n’era già andata. Non riusciva a capire cosa fosse successo.

-         Urgh…ma cos’è successo?- disse Teddy confuso dalla scossa.

-         Non lo so…- disse Zick, anche lui confuso.

Elena come appena svegliata, alzò la testa e guardò Teddy sdraiato per terra. Si guardò le mani e iniziò a sorridere.

-         Hai visto? Hai visto?- disse tutto emozionata- Te l’avevo detto che non mentivo.

Zick e Teddy la guardarono mentre saltava contenta.

-         Ho dei poteri anch’io!

 

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-         Assurdo- disse un gatto dalle lunghe orecchie appuntite e senza pelo.

-         E’ quello che ho pensato anch’io- disse il ragazzino appoggiato alla finestra, mentre guardava il gatto muoversi nella stanza- Però quello che è successo ha dell’incredibile. Quel fulmine è comparso all’improvviso.

-         Ci sono casi di fulmini a cielo sereno- disse senza scomporsi.

-         Era diverso- insistette Zick- E poi…ho avvertito una strana energia.

-         Come?

-         Non so spiegartelo…era strano…non l’avevo mai percepito. Eppure poco prima, il braccialetto sembrava innocuo.

-         Mh…Elena dov’è adesso?

-         A casa- indicò la casa che si vedeva dalla finestra della sua stanza- Avessi visto com’era contenta.

-         Verificherò di persona se quanto dite è vero. Ma lo farò in un altro momento- disse avvicinandosi alla porta- Ora scendiamo che è pronto da mangiare.

 

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-         La smetti di sorridere così?- disse Zick alla ragazzina che sedeva nel banco accanto.

-         Non ci posso far niente- disse Elena, tenendo lo sguardo sulla lavagna- E’ più forte di me. Sono così contenta.

-         Non è detto che sia stata tu a provocare quel fulmine.

-         Hai ancora dei dubbi, Zick? Eppure mi sembrava di aver dato una dimostrazione ben chiara.

-         Dico solo che non c’è ancora niente di certo.

-         Come sei diffidente- disse Elena sbuffando e poi si guardò il braccialetto- Però è strano…da quell’episodio, non sono più riuscita a far uscire altri fulmini. E’ come se avesse perso ogni potere.

Zick guardò il braccialetto. In effetti in quel momento non percepiva niente. E allora come si spiegava il fulmine, il fumo e quella sensazione?

Però quello sguardo negli occhi di Elena…lei sembrava ormai convinta.

-         Mh, ho un idea…- disse Elena smettendo di fissare il braccialetto- Lo proverò di nuovo. Sicuramente se mi è riuscito la prima volta, ci riuscirò la seconda volta.

-         Lo provi di nuovo?

-         Certo…- fissò la lavagna, poi chiuse gli occhi concentrandosi.

Passarono tre minuti.

-         Niente?- chiese tenendo gli occhi chiusi.

-         Niente- disse Zick- Forse è il caso che ci rinunci.

-         Mai!- disse Elena decisa- Ho intenzione di mettercela tutta!

-         Ehm, Elena…- cercò di dire Zick- Forse dovresti aprire gli occhi.

Elena non capendo aprì lentamente gli occhi, trovandosi davanti l’insegnante.

-         Vedo che abbiamo una volontaria- disse l’insegnante guardando Elena.

-         Come?

-         Hai detto che c’è l’avresti messa tutta…ti riferivi di sicuro al problema alla lavagna, vero?- sorrise fingendo di essere tranquillo.

-         Eh…ehm, io…- cercò di trovare qualche scusa. Alle sue spalle sentì i compagni di classe ridacchiare.

-         Allora Elena?- l’insegnante continuò a sorridere.

-         …va bene- rassegnata si alzò dal banco e si avvicinò alla lavagna. Era l’unica maniera per sfuggire al rimprovero dell’insegnante.

L’amico Zick la guardò mentre con aria sconsolata si preparava ad andare alla lavagna. Non sapeva se la sua tristezza era dovuta al fatto che il braccialetto non funzionava o per la ramanzina che avrebbe dovuto sorbire dall’insegnante, una volta che la lezione sarebbe terminata.

 

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-         Ma certamente per il braccialetto- disse Elena, guardando di nuovo il braccio sinistro.

-         E’ stata una sfortuna che ti abbia beccato l’insegnante.

Elena e Zick si erano seduti su una panchina del cortile della scuola, durante l’intervallo.

-         Mh…cominciò a credere che avevate ragione…questo braccialetto è una truffa.

-         Dai, non è grave… in fondo non era così importante- disse Zick, cercando di consolarla.

Elena stette in silenzio, mentre abbassava lo sguardo.

-         …non era importante- ripeté, quasi sussurrando.

Zick la guardò senza capire.

-         Eccola, eccola- una voce interrose il loro silenzio. Tre ragazzini apparvero davanti a loro.

-         Eh, eh, che figura che hai fatto- disse uno dei loro compagni di classe.

-         Il professore ti deve aver fatto una bella ramanzina, eh?- disse l’altro compagno.

-         Di nuovo voi- disse Elena innervosita alla vista di loro.

Da quando avevano iniziato il nuovo anno scolastico, si erano trovati in classe anche ragazzi di altre aule. E a quanto pare, i loro due compagni di classe Ford e Soup avevano trovato una persona per rimpiazzare David, che ormai era troppo preso da una certa compagna di classe. Da lì in poi, il trio non aveva smesso di tormentare matricole e i compagni stessi della classe.

-         Ma non avete nient’altro da fare?- disse Zick scocciato.

-         Perché, disturbiamo la coppietta?- disse in tono divertito John, il nuovo componente del trio.

-         Sentite, oggi non siamo in vena dei vostri stupidi scherzi- disse Elena.

-         Ehi, guardate il braccialetto- disse Ford indicando il braccio di Elena.

Lei ritirò la mano, quasi nascondendola.

-         E’ una cianfrusaglia.

-         Perché ti sei portata un oggetto così orribile?

Elena strinse forte il braccialetto, abbassando lo sguardo.

 

-         Non vorresti diventare speciale come il tuo amico?

Elena guardò perplessa il signore anziano.

-         E come?- chiese.

-         Con questo braccialetto- gli mostrò un braccialetto giallo con incisi dei disegni- Indossandolo avrai i poteri come il tuo amico.

-         Lei come sa…?

-         Oh, non ha importanza cosa so io…l’importante è ciò che vuoi essere tu.

-         Io?- si indicò.

-         Sì. Non desideravi essere come i tuoi amici? Non volevi stare al loro fianco nelle battaglie?

Elena abbassò lo sguardo. Era vero quello che diceva il vecchio. Ma, era impossibile che un semplice oggetto le potesse dare quello che desiderava.

-         Se non mi credi, che ne dici di provarlo?

-         Eh?- non fece in tempo a replicare che il vecchietto glielo mise al suo braccio- Ma…

-         Te lo lascio per un po’ di tempo, finché non ti sarai ricreduta sulle mie parole.

-         Però…

-         Verrò a cercarti io al momento giusto, non preoccuparti- sorrise e quasi per magia scomparve dietro uno scoppio di fumo.

Elena tossì, mentre cercava di mandare via il fumo.

-         Incredibile- disse Elena strabiliata. Il vecchietto era scomparso davanti ai suoi occhi. Solo chi possedeva dei poteri era in grado di farlo. Era una notizia sensazionale. Non vedeva l’ora di dirlo a Zick. Anche lui si sarebbe meravigliato e sarebbe stato felice. 

 

-         Cos’è, non parli? Hai perso la lingua?

-         Piantatela!- disse Zick alzandosi in piedi.

-         Guardate, il cadaverino sta difendendo Elena.

-         Ah, ah, ah, che coppia questi due- i tre risero, ma non si accorsero che il vento stava iniziando a soffiare forte.

-         Ma cosa…?- i tre si guardarono in giro, mentre le foglie degli alberi si muovevano, mossi dal vento.

“Di nuovo quella sensazione!”- pensò Zick guardandosi intorno, cercando la fonte dell’energia.

-         Cos’è quest’aria improvvisa?- chiese Ford.

-         Ho…ho paura…- disse Soup tremando leggermente.

-         Ma di che hai paura, fifone!- disse John- E’ un semplice venticello. Niente di così spaventoso.

-         Sarà…ma non mi sento tranquillo.

-         Neanche io- ammise Ford.

-         Siete tutte e due dei fifoni- disse John, mentre i ragazzi nel cortile iniziavano a rientrare nell’edificio per il vento- Guardate me, non ho paura di un banale…

Non fece tempo a terminare che una follata di vento prese di petto i tre ragazzini e li sollevò da terra.

I tre iniziarono a gridare spaventati, sotto gli occhi impressionati di Zick.

Il ragazzino si guardò in giro, per trovare un modo per aiutarli, ma vide solo Elena in piedi immobile, con lo sguardo a terra.

-         Elena!- disse Zick- Dobbiamo fare qualcosa. Non startene ferma!- poi si bloccò guardando la leggera nube che si era formata intorno a lei e percependo sempre più forte quella sensazione- …Elena?

Il vento scomparve all’improvviso e i tre ragazzini caddero a terra, uno sopra l’altro. Il cielo tornò sereno come prima, come se niente fosse successo.

-         M- ma che è successo?- chiese John, con voce spaventata.

Gli altri compagni di scuola accorsero da loro, professori compresi. Non avevano visto chiaramente, però tutti avevano avuto l’impressione che i tre ragazzi si fossero sollevati da terra. In pochi minuti si erano radunati tante persone in cortile e tutti non sapevano spiegarsi il fatto.

Il ragazzino dai capelli blu guardò l’amica che sembrava come appena svegliata e che lo fissava a sua volta, senza capire.

 

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Eccomi a voi (^.^) A richiesta di una ragazza, ho iniziato a scrivere una fan-fiction su Monster Allergy, anche perché nonostante sia un fumetto italiano, non se ne trovano di storie in internet. Che dire, è poco conosciuto e quindi c’è ne saranno si e no due storie su Monster Allergy.

Questo mi fa ricordare che Ojamajo Doremi (Magica Doremì) agli inizi della sua messa in onda, c’erano ben poche di fan-fiction. Ed è stato questo ad incentivarmi ad iniziare a scrivere fan-fiction su quel cartone. E in breve ho notato un aumento di storie.

Con questa fan-fiction su Monster Allergy, spero di ottenere lo stesso risultato e spero altrettanto che venga apprezzato come fumetto. So che non sarà un granché, ma m’impegnerò a migliorare.

Perciò, se vi incuriosisce, continuate a leggere i prossimi capitoli. Cercherò di restringere il più possibile i capitoli, per non dilungare troppo la storia e rischiare di lasciarla incompleta.

A presto!

By Ya-chan

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Capitolo 2
*** Cap. 2 ***


NUESTRA PROMESA

NUESTRA PROMESA

 

Cap. 2

 

 

-         Vi dico che l’ho visto chiaramente- disse Zick alle persone presenti- Due o forse tre metri da terra. Non era possibile che si trattasse solo di vento.

-         Questo non conferma che sia stata Elena a provocarlo- disse Timothy mentre prendeva la sua tazza.

-         Ma quell’energia…ne sono sicuro, proveniva da lei.

-         Però hai detto che prima non l’avevi percepita- disse il padre del ragazzino.

-         N- no…- disse lui confuso- Non capisco…in un momento sembra un semplice bracciale e poi d’improvviso sprigiona un energia incredibile.

-         Ed Elena cos’ha detto?- chiese la madre.

-         Lei non ricorda bene cos’è successo.

-         Che ne pensi Timothy?- il padre di Zick si rivolse al gatto seduto sulla sedia.

-         Mh…ci sono molte cose che non mi sono chiare- guardò Zick e poi sospirò- E va bene. Farò un controllo oggi stesso.

Zick sorrise.

-         Bene, vengo con te.

-         Non serve- scese dalla sedia- Andrò a fare una semplice visita alla tua amica.

-         Però…

-         Non preoccuparti- disse il padre- Timothy sa quello che fa.

-         Mh…okey.

Timothy aprì la porta e si spostò d’un lato, lasciando cadere un mostro sopra l’altro.

-         Zick, piuttosto controlla che questi mostri in detenzione, non scappino via in mia assenza.

-         Che ci facevate dietro la porta?- chiese Zick.

-         Noi? Niente, niente…- disse Bombo alzando lo sguardo, poi guardò Zick- Elena, molto ammalata?

-         Ehi, razza di stupido! Alzati! Ci stai schiacciando tutti!- dissero gli altri mostri sotto di lui.

-         Oh, scusate me- si alzò. Sotto la sua grossa pancia aveva fatto una schiacciatina di Sgnakuz, Gingi Lardine e Zamurro.

-         Elena sta bene- disse Timothy- E il discorso è chiuso.

 

>>>>>>>>>><<<<<<<<<<

 

-         Tu che dici, sto bene?- chiese Elena guardando il suo piccolo mostro, Bombolo.

-         Gnak?

-         Già, hai ragione, mi sto facendo troppi problemi- guardò il braccialetto- Non è detto che sia stata io.

-         Gnak, igh- e si mangiò il suo pacchetto di patatine.

-         Uff, ma che te ne parlo a fare, se tanto non mi ascolti?

-         Elena- la porta si aprì di colpo- Vieni giù a darmi una mano- disse la madre di Elena- I gemelli insistono a litigare per i giocattoli.

-         Ho capito, ho capito- si alzò da terra- Adesso arrivo.

Elena uscì dalla stanza, seguita da Bombolo, che per sua fortuna era invisibile ai suoi genitori.

Entrò nella stanza dei gemelli e sentì le urla dei due bambini che si contendevano i giocattoli.

-         Li lascio a te Elena, io devo andare a fare la spesa- disse la madre e uscì di fretta.

-         D’accordo…- Elena guardò i fratellini- Porca bomba, come se non ne avessi già abbastanza di pensieri- si chinò fino ad arrivare all’altezza dei fratellini- Vogliamo smettere con questo litigio?- li divise- Vi ho già detto che non è bene litigare per dei giochi e…- per tutta risposta ricevette un giocattolo in fronte.

Stesa a terra, sentì che le voci dei fratellini non erano diminuite.

Bombolo guardava la scena, mangiandosi le sue patatine e ridacchiando.

-         Oookey…- disse Elena innervosita, mentre si alzava- L’avete voluto voi…STATE ZITTI!!- gridò arrabbiata.

In quel momento i giocattoli si animarono, si alzarono da terra avvicinandosi ai fratellini e guardarono minacciosi i due bambini, che non poterono che zittirsi e abbracciarsi intimoriti.

Elena guardò stupita la scena, mentre i giocattoli tornavano senza anima, come prima.

-         B- bombolo…hai visto?- si girò, indicando i giocattoli stesi a terra.

Anche Bombolo era rimasto senza parole e aveva smesso di mangiare. Cinque secondi dopo, riprese a mangiare.

-         Sono stata io?- disse Elena sorridendo- Sono stata io a muovere i giocattoli? Uhao! Non mi credevo in grado di fare una cosa simile. E per di più, i gemelli ora non litigheranno più per i giocattoli. Come sono contenta. Sì, ma…- si fermò- come ci sono riuscita?

Mentre Elena sistemava la stanza aiutata dai fratellini, che ora parevano due angioletti, dalla finestra c’era qualcuno che la osservava. 

“Aveva ragione Zick. Tutto questo non è normale”- pensò il gatto affacciato alla finestra- “Che sia davvero tutto merito del braccialetto?”

Elena si chinò a raccogliere un giocattolo e mentre si chinava, notò un ombra riflessa sul pavimento. Si girò e vide alla finestra un gatto senza pelo.

-         Timothy! Che spavento!- disse Elena, aprendo la finestra- Cosa ci fai qui?

Il gatto non parlò e scrutò l’interno della stanza.

“L’energia è già scomparsa”

-         Timothy?- Elena lo guardò confusa.

-         Oh, gatto!- disse la sorellina piccola.

-         Gatto, gatto!- ripeté il fratellino, allungando le mani per accarezzarlo.

-         Posso vedere il braccialetto?- chiese, mentre tentava di allontanarsi dalle mani dei bambini.

-         Oh…sì, certo- gli porse il braccio.

Timothy guardò bene i simboli del braccialetto e stette in silenzio.

-         Ohh, gatto ha palato!- dissero i due gemellini meravigliati.

-         Hai visto cosa è successo prima?- disse Elena con il sorriso stampato sul volto- E’ la prova che questo braccialetto è magico. Chissà, forse è stato creato dalle fate oppure da un cattivo stregone o…

-         Non lasciarti andare con la fantasia, Elena- disse il gatto con lo sguardo poco convinto- Credo di aver capito di cosa si tratti…vieni da Zick stasera.

-         Oh…va bene- vide il gatto girarsi e scendere dalla finestra.

“Perché nessuno sembra esserne entusiasta?”- pensò Elena triste, mentre chiudeva la finestra- “E’ come se a loro non facesse piacere che io abbia dei poteri…”

Sospirò davanti alla finestra, mentre guardava la casa di Zick.

-         Uh…gatto, è andato…- disse la sorellina delusa.

Elena si svegliò dai suoi pensieri e si chinò davanti alla sorellina.

-         Ehi, perché sei triste? Noi abbiamo un bellissimo gatto, sai?

-         Uh…ma Sfruscio è un pigrone…voglio l’altro.

-         Eh, eh, ma che dici- rise- Certo, è un po’ pigrone…ma gli vogliamo bene lo stesso, perché è speciale.

Alla parola “speciale”, le venne in mente Zick e tornò a sospirare di nuovo.

Dietro di lei, il fratellino Charlie la guardava, mentre faceva girare le ruote della sua macchinina. Era uno sguardo diverso dal solito, uno sguardo serio e preoccupato.

-         Bene, che ne dite di scendere giù?

-         Sì, sì- assentì la sorellina.

-         Charlie?- si girò per guardarlo.

-         Sì, sì- fece cenno di sì, tornando al suo solito faccino da bambino.

-         Andiamo, allora.

 

>>>>>>>>>><<<<<<<<<<

 

-         Allora?- chiese Zick, guardando il gatto senza pelo.

-         Ho controllato su alcuni libri e ho trovato l’informazione che cercavamo.

-         Riguardo al braccialetto?- chiese Elena.

-         Elena…riesci a ricordare come ti sentivi prima che la magia apparisse?

-         Uhm…dunque- ci pensò su. Ricordò che la prima volta era con Teddy- Credo arrabbiata…sì, ero arrabbiata.

-         E anche le altre volte?

-         Uhm…sì…sì, ora che ci penso, ero arrabbiata in tutti i casi.

-         Questo che significa?- chiese Zick.

-         Semplice, il braccialetto che ora Elena indossa è impregnata di una magia particolare che sprigiona solo ad una condizione: deve essere in collera. Più la persona è arrabbiata, più il potere aumenta.

Zick guardò l’amica.

-         Ora capisco…ma perché proprio la rabbia?

-         Il libro non lo spiega…è un braccialetto molto antico. E’ passato di mano in mano, di persona in persona e da mostro a mostro, fino ad arrivare a Elena. E’ un braccialetto molto pericoloso, ma innocuo se la persona che lo indossa è tranquilla.

-         C’è da chiedersi come mai quel vecchietto lo avrà dato proprio a Elena- disse il padre di Zick.

-         Chissà…forse se ne voleva sbarazzare, perché sono poche le persone che sanno utilizzare il suo potere o probabilmente aveva capito che tipo era Elena.

Timothy e Zick guardarono Elena.

-         Come?- intuì i loro sguardi- Volete dire che sono una persona irascibile?

-         Ehm, no, non proprio…- disse Zick un po’ intimorito dallo sguardo minaccioso di Elena- solo che…a volte ti arrabbi facilmente.

-         Non è vero!

-         Calma ragazzi- intervenne la madre di Zick- Non è il caso di litigare.

-         E ora che si fa?- chiese il padre.

-         Basterà toglierlo, no?- disse Zick.

A queste parole, Elena guardò l’amico e abbassò la testa.

I nonni di Zick notarono lo sguardo di Elena e si guardarono tra di loro dispiaciuti.

-         Elena prova a toglierti il braccialetto- disse Zick.

-         Non c’è bisogno che tu me lo dica…- disse con un certo disappunto e cercò di togliersi il braccialetto- Mh…che strano…

-         Non riesci a toglierlo?- chiese Greta, la madre di Zick.

-         Non capisco…eppure qualche giorno fa non era così stretto.

-         Aspetta, ti aiuto- Zick provò a tirare via il braccialetto, ma con il solo risultato di trascinare Elena, cadendo giù dal divano- Ahio…

-         Come temevo…- disse Timothy.

-         Che vuoi dire?- chiese Zob.

-         Sembra che una volta trovato il padrone ideale, il braccialetto non si riesca più a sfilare. E a quanto pare, Elena è la persona giusta.

-         E’ terribile. Come possiamo fare?

-         Al momento niente. Cercherò altre informazioni a Bibbur-si, forse ci sarà una persona che potrà aiutarci.

-         Ed Elena?

-         Dovrai tenerla d’occhio e impedirle che si arrabbi. Basterà che per un po’ rimanga tranquilla, così il potere non uscirà fuori dal braccialetto.

-         Elena tranquilla? Sarà un impresa- disse Zick e ricevette un occhiataccia da Elena.

-         Un impresa?- si alzò in piedi- Per chi mi hai preso? Io sono una persona tranquillissima!

-         Eh, ecco…

-         Riuscirò benissimo a cavarmela da sola. Non ho bisogno del tuo aiuto- detto questo uscì a gran passo dal salotto e dalla casa.

“Stupido, stupido, stupido!”

Zob e Timothy sospirarono.

-         Allora lascio a te il compito di sorvegliare Elena- disse il gatto.

-         Ma non l’hai sentita? Non vuole il mio aiuto.

-         Che lo voglia o no, è pur sempre una tua amica- disse il padre in tono severo- E ora ha bisogno del tuo aiuto. Solo tu puoi aiutarla.

-         S- sì, certo, però…

-         Ricorda che la faccenda del braccialetto deve rimanere segreta. E’ meglio essere cauti- disse Timothy e infine tutti quanti abbandonarono il salotto, lasciando il povero Zick ai suoi doveri.

 

>>>>>>>>>><<<<<<<<<<

 

-         Mi vuoi ascoltare Elena?- il ragazzino dai capelli blu, inseguì l’amica che proseguiva a passo spedito davanti a lui- Elena non cominciare a comportarti come una bambina.

Elena si fermò e si voltò a guardarlo.

-         Chi è la bambina?

-         Tu. Si vuol sapere perché mi tieni il muso da stamattina?

-         Oh, scusa, ero troppo impegnata a calmare la mia rabbia, che non avevo tempo per ascoltarti- disse con ironia.

-         Spiritosa. Perché c’è l’hai con me?

-         E me lo chiedi?- si voltò, continuando a camminare.

-         Ancora per quella storia di ieri? Ti ho già chiesto scusa.

-         Non è questo…

-         E allora cosa?

Elena fece per dire qualcosa, ma si fermò.

Come poteva spiegarglielo come si sentiva? Perché non capiva cosa rappresentava per lei quel braccialetto? Perché non capiva?

-         No, non importa. Andiamo, ci aspettano all’armeria.

-         Sì.

Aspettarono davanti alla casa di Zick il varavan che li prendesse e li portasse alla montagna che accoglie l’antica armeria.

Una volta arrivati i due scesero dal varavan e raggiunsero la piazza delle cento porte.

-         Elena, ciao- la salutò la sua compagna di rifugiologia.

-         Ciao- la salutò e si fermò a chiacchierare.

-         Ehi Zick- il ragazzino si girò e vide l’amico domatore venirgli incontro con tutto il gruppetto- Allora, si va?

-         Eh?

-         Ma sì, ne abbiamo parlato l’altra volta, ricordi?

-         Avevamo deciso di andare ad aiutare i domatori, che sono impegnati a fermare un armata di spettri neri- gli rinfrescò la memoria Lay- Già alcuni domatori sono andati, però non vogliono che ci andiamo noi.

-         Così durante la lezione sgattaioleremo fuori dall’aula e andremo sul luogo a dargli una mano.

-         Sì, sì, ricordo…però abbassate la voce- si girò dietro per controllare Elena. Continuava a parlare con l’amica.

-         Che succede? Non hai avvertito Elena?- Lay lo guardò.

-         Eh, meglio che questa volta non venga con noi.

-         Come mai? Avete litigato?- chiese confusa Lay.

-         N-no…- disse Zick incerto.

-         Meglio così- disse Teddy appoggiando la mano sulla sua spalla- Senza una palla ai piedi saremmo più d’aiuto ai domatori.

Zick non disse niente e rimase silenzioso.

-         Di chi state parlando?- comparve dietro di lui Elena, che lo guardava incuriosita- Allora?

-         Ehh…dunque.

-         Niente che t’interessi, piccolina- intervenne Teddy.

-         Ehi, piccolina a chi!

-         Calma, calma- notò che Elena si stava arrabbiando e doveva impedirlo- Stavamo solo parlando di…sì, di chi avesse collezionato tutte le figurine dei mostri.

-         Ah, solo questo?- sembrò quasi delusa.

-         Certo- gli sorrise.

-         In questo caso…vado in classe. Ci vediamo dopo- Elena si allontanò e Zick poté tirare un sospiro di sollievo.

-         E così le hai mentito…- disse Lay che aveva osservato la scena.

-         Non è proprio così…io…

-         Hai fatto benissimo Zick- disse sorridente Teddy- Vedo che hai ascoltato le mie parole e le stai mettendo in pratica.

Zick non fece in tempo a replicare, che era già ora di andare in classe.

Si sentiva strano. Aveva mentito a Elena. Ma non era la prima volta. Anche l’ultima volta le aveva detto una bugia.

 

-         Senti Elena…- disse un po’ timoroso.

-         Sì, Zick?- disse Elena, tutta concentrata con il braccialetto.

-         Per quel giorno…

-         Quale giorno?- non gli prestava molta attenzione.

-         Sai, quando ci eravamo dati appuntamento alla fontana…e alla fine non sono arrivato.

-         Oh…sì, ricordo- smise di guardare il braccialetto.

-         Ecco, io volevo scusarmi e…

-         Non importa- si voltò verso di lui e gli sorrise- Sai quel giorno ero davvero arrabbiata. Ma ora ripensandoci, mi sento una sciocca. Se non sei venuto all’appuntamento, sicuramente avevi avuto un impegno importante.

Zick rimase sorpreso a quelle sue parole.

-         Ho creduto che te ne fossi andato da qualche parte con i tuoi amici. Scusami se ho dubitato di te. Io mi fido di te- continuò a sorridergli e poi tornò al braccialetto.

Il ragazzino guardò l’espressione contenta di Elena. Avere quel braccialetto, la rendeva felice e questo, in un certo senso, era favorevole per lui, visto che non si era arrabbiata come al suo solito.

Però…Elena credeva davvero che Zick non era potuto venire per un impegno importante, aveva fiducia in lui…

E ora come faccio a dirle la verità, dopo le sue parole?- pensò Zick.

In quel momento preferì non dire nulla e lasciare stare. Con un po’ di fortuna, Elena non sarebbe venuta a scoprire la verità.

 

Zick sospirò dal suo banco. Cosa gli stava accadendo?

Possibile che non capisci? Trascinandoti sempre dietro Elena, non diventerai mai forte. Ti diverrà una palla al piede

Che fosse davvero come diceva Teddy?

Perché non lo ammetti invece? Elena è tua amica, ma resta pur sempre una semplice umana

Cosa doveva fare?

-         Pss…Zick!- lo chiamò Raul.

-         Eh?

-         Andiamo, è il segnale per filarcela.

-         Sì.

Non era il momento per pensarci. Una volta tornato ci avrebbe riflettuto con calma e avrebbe sistemato il problema. O almeno, era questo era il suo intento.

 

>>>>>>>>>><<<<<<<<<<

 

-         Sei sicuro che avete trovato la persona giusta?

-         Sì, mio padrone. L’ho osservata a lungo, da quando l’ho vista per la prima volta con il piccolo domatore e posso dire con decisione che questa volta ci siamo. Anche il braccialetto sembra aver riconosciuto la persona.

-         Perfetto- disse compiaciuto lo strano individuo- Dopo anni, finalmente avremmo il potere assoluto. Metteremo fine a questa guerra contro i domatori- si alzò in piedi- Vinceremo e invaderemo la città sospesa. Ah, ah, ah!!

-         Una rinfrescante bibita al Mangaro?- il bicchiere gli apparve davanti agli occhi, rompendo l’atmosfera.

Il commesso sorrise beota e poi se ne andò.

-         Ehi…

-         Sì, mio padrone?

-         Perché ogni volta ci dobbiamo riunire alla Tana del Sollazzo?

-         Perché la sua base è stata distrutta.

-         Ah.

 

>>>>>>>>>><<<<<<<<<<

 

-         Che vuoi dire?- Elena guardò l’amica.

-         Sì, me l’hanno detto ieri. Alcuni domatori si erano riuniti in piazza e Jeremy ha finito per invischiarsi in un bobak per colpa di Peter. Per questo Jeremy è nervosetto in questi giorni- guardò l’amica- Ma come, non lo sapevi? Pensavo che fossi insieme a Zick quel giorno.

-         No, lui aveva avuto un impegno e…

-         Zick era con gli altri…non te l’ha detto?

Elena guardò il suo banco.

-         No, non l’ha detto.

L’amica guardò Elena, che pareva pensierosa.

-         Qualcosa non va Elena?

-         No, no…- scosse la testa e si alzò in piedi- Mi scusi, dovrei andare in bagno.

L’insegnante la guardò e poi assentì.

-         Ma certo, vai pure.

-         Grazie…

-         Elena, dove vai?- l’amica intuì che l’intenzione di Elena era un’altra.

-         Devo verificare una cosa…- disse lei, mentre usciva dall’aula.

 

>>>>>>>>>><<<<<<<<<<

 

-         Raggio Dom!- gridarono i ragazzini insieme.

-         E vai, fuori altri tre- disse contento Teddy.

-         Sì, ma gli spettri sono davvero tanti- disse Lay con il fiato corto- Guardate il confine. Da ogni parte spunta qualche spettro. Sembra quasi che si siano messi d’accordo per attaccare insieme.

-         Non sono niente in confronto a noi. Possono essere anche in decine e decine, ma noi siamo i più forti.

-         Non gasarti Teddy- disse Lay- Siamo sfiniti e la situazione non è migliorata.

-         Lay ha ragione- disse Zick osservando la situazione- Di questo passo la barriera dei domatori verrà del tutto frantumata e gli spettri avranno libero accesso in città.

-         Quanto siete noiosi- disse Teddy- Io e i fratelli Luseney andiamo avanti a cercarne degli altri.

-         Aspetta, non avventuratevi da soli- li inseguì.

Zick fece per seguirli, ma si fermò sentendo una forza che lo tratteneva.

“Cos’è?”

Si guardò intorno preoccupato. I suoi amici erano ormai lontani e non si erano accorti di niente.

-         Ziiiick…- una voce lo chiamò.

Tutto intorno a lui si fece scuro.

-         Chi sei!- disse Zick allarmato.

-         Non mi vedi?- un essere verde e grigio apparve davanti a lui.

-         Magnacat!- disse sorpreso- Ma come…ricordo molto bene che era stato sconfitto.

-         No, no…non sono Magnacat…sono suo fratello, Obius.

-         Ha un fratello?

-         A dire la verità, ne ha molti. Ma io sono il migliore tra di loro. L’unico che poteva prendere le redini di Magnacat.

-         Oh, interessante…- disse quasi annoiato. Quasi tutti i mostri-ska avevano la mania di vantarsi- Cosa vuoi da me?

-         Da te niente. Voglio qualcosa che ti appartiene.

“Non si riferirà al raggio Dom?!”- Zick indietreggiò.

-         Oh, tranquillo, non voglio i tuoi poteri…aspiro a qualcosa di più potente.

-         Come?

-         E’ qualcosa di molto importante per te. E io me lo prenderò.

-         Che cosa?

Obius sorrise compiaciuto. Notava l’ansia negli occhi del domatore.

-         Lo scoprirai molto presto…anzi, troppo tardi, per poter fare qualcosa. Appena ti distrarrai, essa scomparirà per sempre dalla tua vita.

Zick guardò il mostro senza capire.

-         Ma già che ci sono posso approfittare per farti vedere la mia potenza, in modo che tu non mi metta più i bastoni tra le ruote- si avvicinò in modo minaccioso al ragazzino, che non poté fare a meno di indietreggiare.

“Cavoli, ho utilizzato quasi tutta l’energia Dom contro gli spettri. Non sono riuscito ancora a riprendermi e in queste condizioni, sono completamente vulnerabile a qualsiasi attacco”

-         Allora Domatore…hai perso la voce?- disse Obius, ma un onda di luce lo colpì da dietro la schiena- Ma cosa?!

-         Mi sa che sarai tu quello che perderà qualcosa- disse la ragazzina dietro lui.

 

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Approfitto di questo spazio per tradurre quello che sarebbe il titolo di questa fan-fiction, ovvero “Nuestra promesa”, che altro non è che “La nostra promessa”. Il titolo è preso da una canzone (come al solito ho questa abitudine) di cui ho fatto anche un video.

Per quanto riguarda la fiction, a quanto possa sembrare la storia sta proseguendo…solo che per un motivo o l’altro viene interrotta. Però sono decisa a terminarla.

Perciò, continuate a seguire la storia!

By Ya-chan

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Capitolo 3
*** Cap. 3 ***


NUESTRA PROMESA

NUESTRA PROMESA

 

Cap. 3

 

 

-         Allora Domatore…hai perso la voce?- disse Obius, ma un onda di luce lo colpì da dietro la schiena- Ma cosa?!

-         Mi sa che sarai tu quello che perderà qualcosa- disse la ragazzina davanti a lui.

-         Elena!- esclamò Zick sorpreso.

-         Tsk, una scocciatrice- Obius si alzò, mentre Elena si preparava ad attaccare di nuovo- Calma, calma…me ne vado, per ora. Ma tornerò presto- si girò verso Zick- Ci vediamo, piccolo domatore- e sorrise, mentre scomparve dietro una cortina di fumo.

-         Adesso si sono dati ai giochi di prestigio?- disse Zick, mentre mandava via il fumo.

Elena che era davanti a lui, l’oltrepassò e s’incamminò verso il confine.

-         Elena, aspetta!- la inseguì- C- come hai fatto a trovarmi?

-         Dovevo aspettarmelo…- disse lei, mentre camminava- Non cambierai.

-         Eh?

-         La tua voce ti ha tradito, Zick- disse Elena- Ormai sono anni che ti conosco…so riconoscere se mi menti o no. E intuivo che tu e gli altri avevate in mente qualcosa.

-         Se lo sapevi, perché…?

-         Volevo provare a darti fiducia. Speravo che qualcosa sarebbe cambiato. Però mi sbagliavo. Mi hai mentito anche l’altra volta…tu non sei venuto all’appuntamento, perché sei andato con gli altri.

-         Elena…- chinò la testa triste. Non voleva certo che andasse a finire così- Dove stai andando?

-         Al confine. Ho imparato ad utilizzare i poteri del braccialetto.

-         Cos’hai fatto?! Timothy ti aveva proibito di…

-         Non m’interessa!- si girò di colpo verso di lui- Non ho più intenzione di sottostare alle vostre regole!

-         Come?

-         Possibile che non lo capisci ancora Zick?

Zick la guardò confuso.

-         Fino all’ultimo ho sperato che tu capissi come mi sentivo…

 

-         Ricorda che la faccenda del braccialetto deve rimanere segreta. E’ meglio essere cauti- disse Timothy e infine tutti quanti abbandonarono il salotto, lasciando il povero Zick ai suoi doveri.

-         Uff- sbuffò.

-         Zick…

-         Ahhh!- si girò- Nonna, mi hai spaventato. Pensavo che se ne fossero andati tutti.

-         Scusa Zick…è che aspettavo che si allontanassero gli altri.

-         Cosa volevi dirmi?

-         Ecco…la tua amica…non ti sembra strana?

-         Strana come?

-         Ecco…non ti sei chiesto perché abbia accettato quel braccialetto?

Zick la guardò sorpreso.

-         Non lo so…forse le interessava avere dei poteri. Sai com’è, pensa che sia più facile la vita, se si hanno dei poteri.

-         Elena è una ragazzina intelligente ed ha sempre usato il buon senso. Non avrebbe accettato così facilmente quel braccialetto, se non fosse stato per qualche motivo.

-         E quale sarebbe?

-         Zick, non ci sei ancora arrivato? In quanto sentimenti, sei una testa dura come tuo nonno.

Zick si sentì un po’ risentito dall’affermazione, ma non disse niente.

-         Ho notato che nell’ultimo periodo tu la stai tenendo lontana da tutte le spedizioni dei domatori.

-         Sì, lo faccio per il suo bene. Se mi seguisse, si potrebbe fare molto male. Non è più come una volta, quando ci scontravamo con mostri inferiori. Elena non capisce…lei è un umana e non ha poteri per potersi difendere. Io non potrò sempre salvarla.

-         Umana…- ripeté la nonna- Sai quanto me che Elena odia essere trattata così. Fin dal primo giorno che ti ha conosciuto, non le ha importato in che mondo assurdo tu vivessi. A lei importava stare in tua compagnia e vivere avventure.

Già, era vero. Anche quando avevano scoperto che lui era per metà mostro e metà umano, lei non si era tirata indietro.

“A me non importa che tu sia un mostro. Non cambia niente, anzi…sei il migliore amico che ho proprio perché non sei come gli altri. Sei sempre Zick…e anche se lo sapevo già, tu sei la prova che il mondo è più grande di quello che credevo…e questo è fantastico”

E anche quando aveva perso i suoi poteri, lei era rimasta al suo fianco.

“In fondo, le cose non cambiano. Poteri o no, noi resteremo sempre amici”

-         Capisci ora come si può essersi sentita?

-         Mh…

 

-         …ma non è così- Elena strinse forte i pugni- Pensavo che eravamo amici.

-         E’ così Elena- si avvicinò a lei- Noi siamo amici.

-         E allora non mi mentivi!- si scansò da lui.

Zick guardò l’espressione di Elena. Era davvero arrabbiata. Ma non come al solito. Vedeva anche tristezza.

L’aveva davvero combinata così grossa?

-         Guarda chi abbiamo qui…un domatore- apparve uno spettro- Avevo giusto un languirino…- fece per avvicinarsi, ma una mano s’intromise e con una sfera bianca, lo spettro scomparve in un attimo.

-         Non voglio interferenze…- disse Elena che le era bastato alzare la mano per sconfiggerlo.

Zick guardò sbalordito lì dove era scomparso lo spettro.

Adesso che ha il potere del bracciale, Elena fa più paura- ammise Zick osservandola- Cosa posso fare? Devo calmarla, solo così perderà il potere.

-         Elena ascoltami…io…

Elena lo guardò, mentre tentava di dire qualcosa. Il ragazzino scosse la testa incerto.

-         Allora è vero…noi siamo cambiati…

Zick ora la stava guardando.

-         A te interessa solo il mondo dei domatori.

Non c’è posto per me…

 

>>>>>>>>>><<<<<<<<<<

 

Un gatto con le orecchie a punta e senza pelo, saltò sulla finestra e l’aprì. Dentro la stanza, era pieno di giocattoli sparsi sul pavimento e sui due letti c’erano due bambini che stavano dormendo beatamente.

Il gatto si avvicinò al letto del maschietto e lo guardò.

-         Charlie…ci sei ancora?

Il bambino continuò a dormire. Il gatto sospirò.

-         Sembra proprio che lo spirito di Charlie se ne sia andato…- si girò per andarsene.

-         Cos’è tutta questa fretta? Non si saluta prima di andarsene?

Il gatto si girò.

-         Charlie, ci sei ancora- disse felice.

-         Certo- rispose il bambino che se ne stava seduto sul letto- Dove volevi che me ne andassi?

-         Sai cosa intendevo…dopo tanto tempo, pensavo che ormai fossi scomparso.

-         E’ ancora troppo presto. Stanno succedendo troppe cose.

-         Te ne sei accorto anche tu?

-         Già, Elena ne è la prova. Qualcosa sta cambiando.

-         Charlie…tu sai qualcosa a proposito di quel braccialetto?

-         Ho letto le incisioni sul braccialetto e posso dire che ciò che contiene non è solo magia.

Timothy lo ascoltava attentamente.

-         E’ la formula di un sigillo e il braccialetto, il suo contenitore.

-         Contenitore? E di cosa?

Il bambino lo guardò preoccupato.

 

>>>>>>>>>><<<<<<<<<<

 

Il vento attorno a loro stava aumentando e girava vorticosamente intorno ad Elena.

-         Elena…devi calmarti!

-         Non mi dire di calmarmi!- rispose lei e il vento aumentò di intensità.

“Questa non ci voleva…”- pensò Zick guardandosi intorno.

Il vento era così forte, che rischiava di essere trascinato da quel vortice che si stava creando intorno ad Elena. Doveva afferrarsi a qualcosa.

Vide un albero robusto e ci si aggrappò.

E ora doveva pensare a una soluzione. Elena sembrava non accorgersi di quello che stava accadendo.

-         Zick!- sentì la voce di Teddy e vide il gruppetto di domatori avvicinarsi a loro- Che sta succedendo?

-         Fermatevi! Non avvicinatevi!- gli gridò lui.

Ma ormai era troppo tardi. Il vento li stava ora risucchiando.

-         Aggrappatevi a qualcosa!- gli disse Zick.

I ragazzi a stento, riuscirono ad aggrapparsi a qualcosa, prima che l’aria si facesse più pesante.

-         Ahhh! Sto volando via!- disse il fratello piccolo.

-         Ti tengo io- il fratello maggiore lo afferrò per il braccio.

-         Da dove arriva questo vento?- chiese Teddy.

-         Zick…ma è Elena l’artefice di tutto questo?- chiese Lay.

-         Sì, purtroppo- disse Zick- E non so come calmarla.

-         Vuoi dire…che davvero quel braccialetto ha dei poteri?- disse sorpreso Teddy- Allora fai fermare Elena.

-         Fosse così semplice…non mi vuole ascoltare. E’ arrabbiata con me.

-         E con questo?

-         Se non si tranquillizza, il potere non cesserà.

-         Tu ed Elena litigate in continuazione…come fate per far pace?- chiese Lay.

-         Non so…- Zick guardò l’amica- A volte bastava chiedere scusa, ma adesso…

Pensavo che eravamo amici.

Se erano in quella situazione, era dovuta alla sua bugia. L’aveva mentita e ora lei si sentiva risentita dal suo comportamento. Cosa poteva fare? Se solo ci fosse stato lì Timothy. Però non poteva sempre contare su di lui. Doveva dimostrare di essere cresciuto abbastanza per cavarsela senza un tutore.

-         Zick, il vento sta aumentando!- disse Lay.

-         Guardate!- indicò Paul il fratello più piccolo.

Un gruppo di spettri neri si stavano avvicinando in volo.

-         Se ci attaccassero adesso, saremmo spacciati- disse Teddy.

-         Aspettate, non vengono per noi- disse l’altro fratello- Gli spettri sembrano essere richiamati dal vortice.

-         Hai ragione- disse Lay- E’ come se il potere di Elena li stesse attirando.

-         E una volta qui, che faranno?

I ragazzini guardarono uno dei spettri che arrivò per prima. Non fece in tempo ad avvicinarsi ad Elena che appena sfiorò la barriera di vento, scomparve nel nulla.

-         A- avete visto?- chiese incredulo Raul.

-         Gli spettri scompaiono se si avvicinano- disse Zick.

-         Grande, così si elimineranno da soli- disse Teddy.

-         Forse non è negativo tutto questo.

-         Però…- Zick guardò l’amica. Si trovava sempre lì ferma in piedi, con il volto verso il basso, quasi non si accorgesse di cosa succedeva intorno a lei- Non posso lasciarla così.

-         Aspetta, chi ci assicura che non farai la stessa fine degli spettri, una volta che ti avvicinerai?- disse Teddy.

-         Ha ragione lui- disse Lay- Non puoi rischiare.

-         Elena non sembra cosciente di quello che fa- disse Zick- Potrebbe essere pericoloso anche per lei.

-         Zick non andare!- gli disse Lay, ma ormai lui aveva deciso.

Si staccò dall’albero a cui si stava tenendo e si fece trasportare dal vento. In pochi istanti, si ritrovò a qualche metro da terra e continuava a girare in tondo, trascinato dal vortice.

-         Sembra che stia bene- disse Teddy.

-         Ma dove guardi, Teddy!- disse Lay- Non vedi che sta facendo fatica a respirare? E gli è anche impossibile muoversi come vuole.

-         Però sembra che ci stia riuscendo- disse Paul- Pare quasi che stia nuotando nell’aria.

-         Che intenzioni avrà?- disse Teddy.

-         Ho capito…si sta avvicinando al centro del vortice- disse Raul- Si sa che al centro di un vortice, è tutto tranquillo.

-         Certo, è per questo che Elena riesce a stare ferma lì.

-         Zick ha intenzione di raggiungerla- disse Lay.

Il ragazzino dai capelli blu provò di nuovo a muovere le braccia e lottare contro quell’aria forte. Ancora poco e c’è l’avrebbe fatta.

-         Elena!- gridò, ma la ragazzina sembrò non sentirla.

Fece un ultimo sforzo e finalmente riuscì ad uscire dalle correnti d’aria e cadere al centro del vortice. Lì era tutto tranquillo. Prese fiato e afferrò Elena per le spalle scotendola.

-         Elena, mi ascolti! Devi svegliarti!

La ragazzina sembrò essere in uno stato di coma.

-         …a…aiuta…mi…- riuscì a dire sussurrando.

Zick non sapeva cosa fare. Come poteva aiutarla, se neanche i suoi poteri potevano far niente in quella situazione?

Non poteva aiutarla…

Strinse i pugni, si sentiva impotente.

Guardò il braccialetto.

La colpa di tutto era quello. Cercò di afferrarlo, ma di tutta risposta ricevette una scossa.

Era impossibile sfilarglielo.

C’era solo una cosa che poteva fare…anche se non era convinto che sarebbe bastato.

-         Allora, allora, vedi qualcosa?- chiese il fratello piccolo al grande.

-         No…non si vede bene…

-         Ehi, il vento sta calando- disse Teddy.

-         Sì, ora si riesce a vedere qualcosa…sono loro, Zick ed Elena.

Il vento cessò di soffiare forte e i ragazzi poterono staccarsi dai loro appigli.

Il gruppetto dei domatori  guardò i due che se ne stavano fermi lì, mentre tutto tornava alla normalità.

Zick stringeva tra le sue braccia l’amica Elena, che sembrava essersi addormentata.

Da lontano i ragazzi sentirono le voci degli altri domatori che venivano verso di loro. Avevano notato quel grande vortice che aveva attirato una gran quantità di spettri.

C’erano molte cose da spiegare, ma al momento nessuno dei presenti se la sentiva di aprire bocca e rovinare quell’atmosfera.

 

>>>>>>>>>><<<<<<<<<<

 

-         Si è addormentata- disse Greta, la madre di Zick.

-         Bene, adesso noi due dobbiamo fare un discorsetto- il padre Zob guardò con aria severa Zick.

-        

-         Per prima cosa…cosa ci facevate lì? Vi rendete conto che pericolo avete passato?

-         Mh, sì…

-         Senza contare che ti avevo dato il compito di controllare Elena. Invece hai fatto di testa tua ed Elena ha finito per utilizzare il suo potere.

Zick aveva lo sguardo triste.

-         Io penso che Zick si sia già reso conto dello sbaglio- intervenne Greta.

-         Però…

-         Sono sicura che Zick non l’ha fatto apposta. E’ pentito e questo basta, per il momento.

-         Sei troppo buona Greta. Poteva finire che lui o Elena si facessero male.

-         Ora Zick, sei cosciente di quello che può provocare il braccialetto e starai più attento- disse Greta.

-         Mh…sì.

-         Giusto del braccialetto…- disse Timothy, che era rimasto ad assistere alla scena- …devi sapere che in braccialetto è un contenitore.

-         Contenitore?- Zick lo guardò sorpreso.

-         Sì, contiene un Geko.

-         Un Geko…mi sembra di averlo sentito- disse Zob.

-         Sì, certo…non era quel mostro molto pericoloso, che era stato eliminato ormai da anni dai domatori?- disse Greta- Non si sono presentati altri simili finora.

-         Proprio quel Geko che è stato eliminato anni fa…in realtà non è stato sconfitto definitivamente dai domatori, ma dato il suo grande potere, c’era solo una soluzione…rinchiuderlo da qualche parte- disse Timothy- All’epoca i barattoli dombox non erano così affidabili come adesso. Così che si è pensato ad una soluzione alternativa.

-         Il bracciale- disse Zick.

-         Esatto. Con un opportuno sigillo, il mostro non sarebbe riuscito ad uscire. E così è stato per tutti questi anni.

-         Ma allora come mai…?

-         Anche se il mostro non può uscire, ha sempre i suoi poteri e chi indossa il braccialetto, ne viene automaticamente in possesso. E così è stato per anni. Ma gli unici che potevano, erano solo chi aveva un temperamento agitato, come per l’appunto Elena.

-         Però come si fa a toglierlo?

-         E’ questo il punto…una volta che il braccialetto trova il padrone ideale, non si toglie più.

-         Cosa!- Zick si alzò in piedi.

-         Si viene lentamente assuefatti dai suoi poteri e si rischia di perderne il controllo. Come nel caso di Elena, la ragazzina non era in grado di controllarne gli effetti, quasi non fosse lei a manovrare il potere.

-         Quindi, questo Geko riuscirebbe a prenderebbe il controllo del corpo di Elena, è questo quello che intendi?- disse Zob.

-         Esatto.

-         N- non c’è davvero nessuna soluzione?- Zick guardò preoccupato il gatto.

-         Al momento no.

Zick rimase in silenzio. Non c’era nessuno modo per aiutare la sua amica? Perché, perché era dovuto succedere proprio a lei?

-         Zick, tesoro, stai bene?- chiese Greta avvicinandosi al figlio- Sei pallido…

-         Ah…io…no, sto bene.

-         Sta tranquillo Zick, troverò comunque una soluzione. Tu devi solo aspettare e presto si risolverà tutto- disse Timothy.

-         Mh…- disse poco convinto.

-         Perché non vai adesso a vedere se Elena si è svegliata?

-         …d’accordo- ed uscì dalla sala.

-         Perché non hai detto niente a Zick?- disse Zob alla moglie- Se non impara subito la lezione, ripeterà lo stesso errore un’altra volta.

-         Non credo, Zob- disse Greta- Zick è un bambino sensibile e credo che il pericolo corso a Elena, lo faccia sentire già in colpa. Sarà questa la sua lezione, convivere con il rimorso di averla messa in pericolo.

-         Mh, capisco…- si girò e guardò il gatto- Timothy, davvero non conosci un metodo per togliere quel braccialetto?

Il gatto scese dal divano.

-         In realtà sì…

-         Davvero?- dissero stupiti Zob e Greta.

-         Non ne volevo parlare con Zick vicino.

-         Perché, è doloroso?

-         Vedete…tempo fa si è verificato un caso simile. La persona aveva indossato il braccialetto ed essendo idoneo, non riusciva a sfilarlo. Così che in breve tempo il potere di Geko ebbe il controllo su di lui.

-         Ed è riuscito a trovare una soluzione?

-         In un certo senso, sì…il braccialetto ha bisogno di un corpo vivo e per il mostro basta poco per sbarazzarsi della personalità della persona, per infine riuscire a lasciare il braccialetto, entrando nel corpo di un altro. Così che, quella persona pur di non cedere il suo corpo a Geko, lui…- prese una pausa- beh, si uccise.

-         Come?- dissero all’unisono i genitori.

-         Era l’unico rimedio…una volta che il corpo muore, il bracciale si stacca dal polso e torna ad essere innocuo.

-         E’ per questo che hai evitato di parlarne a Zick.

-         Sì, non voglio che si agiti ulteriormente.

-         Però se davvero Geko vuole ottenere un corpo…farà la stessa con Elena?

-         Mh- fece cenno di sì.

-         E’…è terribile- disse Greta tappandosi la bocca- Povera Elena. Bisogna impedirlo.

-         Non sarà facile…- disse Zob.

-         Proverò a cercare di nuovo…- disse Timothy.

 

>>>>>>>>>><<<<<<<<<<

 

Zick si sedette su una sedia e rimase ad aspettare che Elena si svegliasse. Non voleva svegliarla e non se la sentiva di parlarle.

Si sentiva così sciocco per essere andato lì con gli altri e si sentiva sciocco per averle mentito su delle sciocchezze.

Se fosse stato sincero con lei dall’inizio…anzi, se si fosse presentato all’appuntamento, ora lei non sarebbe in quel pasticcio.

-         Uff…- sospirò triste.

-         Zick triste?- intervenne Bombo che stava affianco a lui- Preoccupato per Elena? Elena ammalata?

-         No Bombo, sta solo dormendo.

-         Ohh…e allora perché quel muso? Tu stai male?

Non gli pareva il caso di coinvolgere gli altri nei suoi pensieri. In fondo, era un problema che riguardava solo lui.

-         Non è niente Bombo- tentò di sorridere.

In quel momento Elena aprì gli occhi.

-         Elena, ti sei svegliata- disse felice Zick- Come ti senti?

-         Uhh…un po’ frastornata- disse lei toccandosi la testa. Aveva ancora molti ricordi confusi- Perché sono nel tuo letto?

-         Ti ci abbiamo portato noi, dopo che eri svenuta.

-         Ah, già…- guardò il braccialetto- C’è l’ho ancora al polso.

-         Eh…- Zick tentò di sembrare sereno- Sai Elena, Timothy presto riuscirà a toglierti il braccialetto. E’ solo questione di tempo.

-         Sì…- si sforzò di sorridere.

Si creò un silenzio imbarazzante tra i due. Bombo diede un occhiata a Zick ed Elena senza capire.

-         Erg…ora che ci penso, domani abbiamo un compito in classe…tu hai già studiato?

-         Sì, Zick. Abbiamo studiato insieme, non ricordi?

-         Oh, già- Zick si alzò in piedi in cerca di qualche argomento che sembrasse meno stupido- Tu non hai fame?

-         Sì! Bombo tanta fame!- disse felice Bombo, mentre si leccava la bocca.

-         No Bombo, non stavo chiedendo a te.

-         Ti ringrazio, in effetti ho un po’ di fame...

-         Aspetta, dovrei avere qualcosa che ho messo da parte, in modo che Bombo non tentasse di prenderlo- e guardò il mostro rosso.

-         Io? Noo, io non lo faccio.

-         Ah no? E cosa mi dici di quel lampadario che hai in pancia?

-         Lampadario? No, no- scosse la testa fingendosi innocente.

Zick guardò il mostro che purtroppo per lui, un lampadario di quelle dimensioni, si vedeva anche troppo chiaramente dentro la sua pancia.

-         La mamma si arrabbierà molto quando lo scoprirà.

-         Ohimè- disse preoccupato Bombo.

-         Eh, eh- ridacchiò Elena- Non cambi mai Bombo.

-         Uhm, dove avrò messo via i biscotti?- Zick si guardò intorno.

-         Senti Zick…

-         Dimmi.

-         Mi spiace per i guai che ho causato.

Zick si girò per guardare l’amica.

-         Non ricordo bene cos’è successo…però so di aver combinato un gran casino. Non so che mi abbia preso- sospirò- Forse è come dite voi…non so controllare la mia rabbia.

-         Non ti preoccupare. Non è successo nulla- prese una scatola- Oh, trovati!

-         Però mi sento comunque in colpa per i guai che ho combinato.

-         Non pensarci più Elena- si sedette sulla sedia e le offrì i biscotti- E’ acqua passata.

-         …va bene- mangiò il suo biscotto in silenzio.

 

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Bene bene bene…e così, eccomi al terzo capitolo. Ehm, non so come stia venendo fuori, essendo la prima volta che scrivo una fan fiction su Monster Allergy, però spero che sia almeno gradevole.

Nella speranza che Monster Allergy diventi più famoso e conosciuto, mi preparo con il prossimo capitolo. Perciò, alla prossima!

By Ya-chan

 

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Capitolo 4
*** Cap. 4 ***


NUESTRA PROMESA

NUESTRA PROMESA

 

Cap. 4

 

 

-         Okey, okey okey…- disse Elena- Un bel respiro e…e…io vi disintegro!!- ringhiò, pronta a dare il fatto suo al trio di ragazzini.

-         Ahhh, la belva!- i tre scapparono via.

-         Ferma- Zick la trattenne per le braccia.

-         Lasciami andare- disse lei movendo le braccia come una forsennata- Ma li hai sentiti?! Ma chi si credono di essere!

-         Sì, sì, sì…- disse Zick senza darci tanta importanza e cercando di trascinarla via dal corridoio, dove aveva già attirato abbastanza l’attenzione.

Erano passati alcuni giorni dall’incidente al confine e da allora i due ragazzini erano stati attenti ad ogni possibile litigio. Infatti erano più le occasioni dove Elena si sentiva provocata a litigare, però per sua fortuna c’era Zick che l’aiutava a calmarsi…o meglio, tentava di calmarla, finendoci in mezzo il più delle volte.

-         Uffi- sbuffò lei, mentre si sedeva sul suo banco- Porca bomba, non ne posso più di questa situazione.

-         Pazienta ancora un po’…- disse Zick, mentre si sedeva anche lui al suo banco.

-         Mh…facile per te dirlo. Non sei nella mia stessa situazione.

-         Non è facile neanche per me. Credi che mi piaccia esser picchiato al posto tuo, nelle risse che provochi?

-         Non è colpa mia. Non sai quanto mi piacerebbe muovermi liberamente.

-         Beh, pensala in positivo. Presto potrai arrabbiarti quanto vuoi, senza provocare cataclismi- cercò di sorridere.

-         Magnifico- disse con ironia.

Zick guardò l’amica, mentre con lentezza prendeva i suoi libri e iniziava ad aprirli.

Era una situazione complicata. Dover stare in continuazione in ansia, per paura che il potere del braccialetto si attivasse. E le parole del tutore Timothy non rassicuravano molto. Sentiva che il gatto tutore gli stava nascondendo qualcosa…ma cosa? Era così difficile decifrare quel suo sguardo serio. Già più volte gli aveva tenuto nascosto molte cose e ora che pensava che non ci fossero più segreti, sentiva che qualcosa non andava.

O forse era così teso per le parole di Obius?

E’ qualcosa di molto importante per te. E io me lo prenderò.

A cosa si riferiva?

Al suo potere?

No. Gliel’aveva detto che non gli interessava.

La città sospesa?

No.

I mostri?

Forse.

La sua famiglia?

Non era certo, ma per lui era molto importante.

Già, probabilmente mirava a colpire la sua famiglia per renderlo fragile.

In questo caso, erano in pericolo. Doveva fare qualcosa.

Ma come? Doveva occuparsi di Elena e del braccialetto.

In più, non ne aveva ancora parlato con Timothy e i suoi genitori del suo incontro con Obius. Non voleva che stessero in pensiero. Però doveva fare qualcosa.

Era davvero una situazione complicata.

-         Zick?

-         Eh?

-         Ti sei incantato?- chiese Elena.

-         No, no- scosse la testa e aprì il suo libro.

Elena tornò a guardare la lavagna, ma con poca voglia.

I ricordi degli ultimi avvenimenti le sembravano così confusi, nonostante Zick gliene avesse parlato.

Si sentiva così strana. Da un semplice braccialetto, erano scaturiti una serie di problemi. Come se non ci fossero già di problemi…la battaglia tra domatori e gli spettri neri, il confine che rischia di essere distrutto…e come se non bastasse la sua amicizia con Zick sembrava risentirne.

Cosa poteva fare?

Zick le aveva anche accennato al suo incontro con Obius e delle sue parole. Ma ancora non riusciva a capire cosa volesse da Zick.

Ancora una volta si sentiva di peso. Se non fosse stato per quel suo desiderio, ora Zick non dovrebbe controllarla ogni istante e sarebbe libero di muoversi.

Se solo incontrassi di nuovo quel vecchietto…- pensò Elena- Potrei chiedergli di riprendersi il braccialetto. Però come faccio a rincontrarlo? Non ho la minima idea di chi sia.

Sospirò.

-         Elena, potresti portare questi fogli in palestra? Servono all’insegnante di ginnastica- disse l’insegnante.

Come svegliata dai suoi pensieri, alzò lo sguardo e prese i fogli.

-         Sì, certo.

-         Elena, vuoi che vada io?- chiese Zick.

-         Non c’è bisogno- sorrise ed uscì dall’aula.

“A volte Zick esagera. Cosa vuole che mi succeda solo recandomi in palestra?”

Ci pensò su.

“Okey, d’accordo. A parte quel tizio a cui stavo per lanciare il pallone in testa. Però non era niente di grave. Sono ancora in grado di controllarmi”

Camminò per i corridoi della scuola fino a giungere alla palestra della scuola. Elena si fermò davanti alla porta della palestra. Da fuori sembrava tutto troppo silenzioso.

Aprì la porta e sbirciò dentro.

-         Strano…non c’è nessuno…- si guardò intorno e si avvicinò ad un tavolo- Si saranno allontanati…beh, io lascio i fogli qui e me ne torno in classe.

Si voltò verso l’uscita.

-         …Elena.

La bambina si bloccò e si girò nuovamente.

-         C- chi è?- chiese timorosa. Era sicura che non ci fosse nessuno all’interno.

-         Non avere paura…

-         Questa voce…mi pare di averla già sentita…

D’improvviso una figura comparve davanti ai suoi occhi, facendola sobbalzare dallo spavento.

-         Ciao Elena- sorrise la persona.

-         M-ma è lei!- disse Elena- E’ il vecchietto del parco…quello che mi ha dato il braccialetto!

-         Sì…vedo che ti ricordi di me… sono venuto a vedere come va con il braccialetto.

-         Cercavo giusto lei- disse lei, riprendendo sicurezza- Questo braccialetto…me lo deve togliere.

-         Intuisco dal tuo tono che non sei soddisfatta del suo potere.

-         Non è questo…non mi aveva detto che si attivava ogni volta che mi arrabbiavo.

-         E questo è un problema?

-         Certo…ho causato anche fin troppo problemi ai miei amici.

-         Quindi…non lo vuoi più?

-         Sì.

-         Ne sei sicura?- si avvicinò a lei- Quindi preferisci rimanere come sei? Una semplice umana?

-         Certo.

-         Anche se sai che così perderai i tuoi amici?

Elena abbassò lo sguardo.

-         Io…non perderò i miei amici.

-         Questo è quello che credi…o ti illudi che rimarrà come vuoi?

Elena guardò titubante il vecchietto. Perché ora si sentiva insicura? Eppure fino a qualche minuto prima era determinata a terminare con il braccialetto. Lo doveva fare.

-         Una volta imparato ad utilizzare il potere, tutto sembrerà più facile. Non era per questo che avevi deciso di prendere il braccialetto? Per poter rimanere con i tuoi amici.

-         Io…non so…

-         Sei ancora sicura di lasciare il braccialetto?

 

>>>>>>>>>><<<<<<<<<<

 

-         Sei sicuro che il posto sia questo?- chiese un gatto bianco.

-         Certo, cos’è, non ti fidi di me?- disse un altro gatto.

-         Beh, è da tempo che non ti vedo in giro.

-         Sai, la vecchiaia si sta facendo sentire…

-         Ma non mi dire.

-         Del resto, chi vuole più un vecchio come me? Largo ai giovani, no?

-         Già…piuttosto, siamo arrivati?

-         Certo, dentro quell’antro, c’è la persona che ti fornirà le informazioni che cerchi.

-         Bene- si avviò, seguito dall’altro. Ma appena aprì la porta, rimase sorpreso- Ma tu…

-         Timothy?- disse un gatto grigio paffutello, anch’esso sorpreso.

-         Oh, quindi vi conoscevate già- disse il vecchio gatto.

-         Cosa ci fai qui?- chiese il gatto grigio.

-         Cosa ci fai tu qui, Lardine. Io sto aspettando una persona che mi avrebbe dato delle informazioni…

-         Riguardante al caso del Geko?

-         E tu come lo fai a sapere?

-         Beh, sono io quella persona.

-         Eh? Non sapevo che tu avessi informazioni riguardanti quel caso.

-         Oh, sì, sono stati i miei parenti a lavorarci. Però mi stupisce che tu voglia saperne su quel caso…è ormai una storia vecchia.

-         Però forse servirà ad aiutare Elena.

-         Elena? Cos’è successo? Racconta.

 

>>>>>>>>>><<<<<<<<<<

 

Una bambina entrò in classe e in silenzio si sedette al suo posto.

-         Elena, ma quanto ci hai impiegato?- chiese Zick- Pensavo che ti fosse successo qualcosa.

Elena guardò triste il suo braccio con il braccialetto. Si girò verso il bambino e si sforzò di sorridere.

-         Ho solo perso tempo a recuperare i fogli che mi ero caduti.

-         Oh, capito- Zick tornò a concentrarsi sulla lezione.

Elena guardò preoccupata l’amico.

Che stava facendo? Aveva avuto l’opportunità per sbarazzarsi del braccialetto…e invece c’è l’aveva ancora al polso.

Però lei…lei si era fatta una promessa e intendeva mantenerla.

Guardò con convinzione davanti a sé. Era ora di darsi una mossa.

 

>>>>>>>>>><<<<<<<<<<

 

-         E’ ora di darci una mossa.

-         Come scusi?- chiese un vecchietto al suo interlocutore, mentre mangiava.

-         Dico che abbiamo aspettato anche troppo- si alzò dalla sedia- Sono impaziente di mettere in atto il mio piano malefico!

-         Padrone…

-         Sì?

-         La brodaglia di Snak si sta raffreddando.

-         Oh- si sedette e mangiò.

-         Penso che sia ancora troppo presto.

-         Dici che devo farlo raffreddare ancora un po’?

-         No, no, non intendevo la brodaglia. Parlavo del vostro piano.

-         Oh. E perché secondo te è ancora presto?

-         Innanzitutto, non ho ancora terminato le analisi e le ricerche. Non sappiamo come potrebbe evolversi la situazione.

-         Sono stufo delle tue ricerche. Il piano è mio e sono ansioso di metterlo in atto.

-         Non vorrà che il vostro piano fallisca come quello di suo fratello?

-         Io non sono un perdente!- si alzò dalla sedia- Io ho classe! Intelligenza! E…

-         Capo…ha rovesciato la brodaglia.

-         …- si risedette e rimase in silenzio- In fondo, non era un granché. E poi, un giorno in più non farà differenza.

-         …sì, capo.

 

>>>>>>>>>><<<<<<<<<<

 

-         Cos’hai?

-         Come?- Elena guardò il suo amico, mentre i due tornavano a casa.

-         Sono passate ben tre ore e non hai ancora creato risse.

-         Per chi mi hai preso? Fare risse è stupido.

-         Mh? Sicura di sentirti bene?

-         Ehi! Ti sto dicendo che non sono più la stessa Elena, sono cambiata…e tu non fai che prendermi in giro.

-         Cambiata in una sola mattinata?

-         Mhh…- Elena lo fulminò con lo sguardo.

-         Okey, okey, la smetto. Però se è vero quel che dici, potremmo dire addio al più presto a quel stupido braccialetto.

-         …già.

-         Oh, siamo arrivati.

-         Oggi non ci sono lezioni all’Armeria, quindi ci vediamo domattina.

-         D’accordo. Ciao.

 

>>>>>>>>>><<<<<<<<<<

 

-         Il Confine si trova ancora in pericolo- disse un uomo dai capelli blu- Gli spettri neri continuano a dare delle grane ai domatori.

-         Credi che i domatori non riusciranno a sconfiggerli?- chiese una donna dai lunghi capelli biondi.

-         Beh, involontariamente il potere di Elena ha in parte aiutato, ma il problema rimane. I domatori sono stanchi e hanno bisogno di rinforzi. E non possiamo ricorrere al potere di Elena.

-         Quindi…andrai al Confine ad aiutarli?- lo guardò preoccupata, aspettandosi già la risposta.

-         Sì, Greta. E’ mio dovere fare qualcosa o per tutta la città sarà la fine.

-         Capisco- la donna abbassò lo sguardo triste. Sapeva che il marito non si sarebbe sottratto ai suoi compiti. Ma sapeva anche che il lavoro di domatore poteva essere pericoloso- Sta attento.

-         Sì. Mi raccomando, non dire niente a Zick. Ci mancherebbe che si mettesse di nuovo nei guai.

-         Sì, caro.

La donna guardò il marito mentre prendeva il suo zaino e se lo caricava in spalla. Lui la guardò dolcemente, prima di uscire dal salotto.

Vicino alla donna, comparvero due fantasmi che guardarono tristi la scena.

L’uomo voltò l’angolo, però andò a scontrarsi con qualcuno.

-         Zick- esclamò sorpreso il padre.

-         Papà…- lui lo guardò.

-         Eh…ehm…da quanto sei qui?

-         Sono appena rientrato…

-         Oh, quindi…non hai sentito niente?

-         Di che parli? E’ successo qualcosa?

-         No, no, no!- scosse le mani sorridendo impacciato- Tutto a posto.

-         E quello zaino?- Zick indicò lo zaino che aveva in spalla.

-         Oh, questo…- ci pensò su- Devo fare un viaggio…sì, un viaggio.

-         Dove?

-         Dai miei genitori. Mi hanno chiamato per andare a trovarli.

-         Vai fin là? E la mamma viene con te?

-         No, vado solo io. Per questo…per questo ti chiedo di prenderti cura di tua madre.

-         Oh…certo.

-         Bene…conto su di te- gli diede una pacca sulla spalla e poi sorridendo uscì di casa.

Zick guardò la porta chiudersi, poi si avvicinò alla sala e vide la madre affacciata alla vetrata, con accanto i suoi genitori fantasma. Aveva un espressione triste e angosciata.

Zick abbassò lo sguardo e tirò avanti fino alla sua stanza.

Appoggiò il suo zaino per terra e guardò fuori dalla finestra. Vide il padre uscire dal cancello e avviarsi. Sospirò triste, perché sapeva dove era diretto, aveva ascoltato la conversazione dei suoi genitori. E ora, vederlo andarsene via, lo intristiva. Ma sapeva che suo padre non gli avrebbe permesso di accompagnarlo.

Però non voleva che gli succedesse qualcosa.

Ma cosa poteva fare lui? E’ vero, aveva recuperato tutti i suoi poteri…ma era ancora inesperto e l’incontro con il nuovo nemico, gliene aveva dato prova.

E’ qualcosa di molto importante per te. E io me lo prenderò.

Zick alzò lo sguardo. Sperò che i suoi timori fossero infondati.

 

>>>>>>>>>><<<<<<<<<<

 

-         Elena.

La ragazzina si guardò intorno.

-         Elena.

Qualcuno la stava chiamando? Ma chi?

-         Elena…sono qui.

Notò un ombra muoversi alle sue spalle. Spaventata si girò di scatto. Ma non c’era nessuno.

-         Sono qui Elena…

Ora lo vedeva. Era comparso davanti a lei. Ma cos’era? Non sembrava umano…

-         Non aver paura…avvicinati.

-         Tu…chi sei?

-         Avvicinati di più…

Elena incuriosita da quella voce che la chiamava, tentò di avanzare verso di lui. Ma non appena gli fu vicina, un varco si aprì sotto i suoi piedi, facendola precipitare giù, sempre più giù. E mentre sentiva il suo corpo cadere, udiva da lontano una risata, una risata raggelante.

-         Ahhh, Zick aiuto!- gridò e in quel momento sentì il suo corpo atterrare su qualcosa di morbido. Aprì gli occhi all’istante e si ritrovò sul suo letto, con le lenzuola disfatte.

Il suo cuore batteva forte, mentre si guardava intorno agitata. Era ancora in stanza sua, quindi era stato solo un sogno. Un brutto incubo.

Ma che cos’era quell’incubo? Perché aveva quell’impressione che non sarebbe terminata lì?

-         Gnak?- sentì la voce di Bombolo, mentre si avvicinava a lei.

-         Oh, scusa Bombolo…ti avrò svegliata…Mi spiace, ma è un periodo che continuo a fare lo stesso sogno…

Il piccolo mostro la guardò senza capire.

-         Di solito non mi preoccupo dei sogni che faccio, però…- toccò il braccialetto e lo sentì caldo- Ho come il presentimento che significhi qualcosa…ma cosa?- poi guardò il piccolo mostro- Oh, beh…ma questo non è il momento di parlarne. Torniamo a dormire, okey?

Bombolo fece cenno di sì e si riaddormentò subito. Ma Elena fissò il soffitto, perché il sogno le aveva tolto il sonno.

Provò a ricordare le cose che le ero successe da quando aveva quel braccialetto. E la rabbia che aveva provato, nel momento che si era sentita tradita dal suo migliore amico.

Non voleva più provare quei sentimenti così negativi. Ciò la rendevano pericolosa e non voleva più essere una minaccia per gli altri.

E allora, perché aveva scelto di tenere il braccialetto?

Forse perché…in quel momento dove la magia aveva preso il possesso di lei, sentiva che era ancora lì sveglia. Sentiva la voce di Zick, anche se confusa e l’unica cosa che era riuscita a dire, era chiedere aiuto a Zick. Proprio quando lei si era detta di non aver bisogno di nessuno, neppure di lui.

 

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Zick era seduto sulle scalinate dell’Armeria. Aveva l’aria assorta.

A causa della lotta con gli spettri neri, non c’era nessuno che poteva occuparsi di insegnare e quindi per i piccoli domatori si prospettava una lunga vacanza.

Ma non lo era. E lo sapevano bene, nonostante molti cercassero di divertirsi approfittando dell’assenza degli insegnanti. Però i domatori richiamati al Confine non tornavano da alcuni giorni, mettendo in ansia chi era lì ad aspettarli.

In quel momento si sedette accanto a lui una ragazza.

-         Ehi, tutto bene Zick?- disse la ragazza più grande di lui.

-         Sì…penso di sì.

La ragazza intuì il motivo della sua tristezza.

-         Sei preoccupato per tuo padre, vero?

-         Mh…sì…Incominciò a preoccuparmi.

-         Ti capisco Zick…anche la mia famiglia è andata. Siamo rimaste solo io e mia sorella. Ma ho sentito dire da mia sorella che presto le raggiungerà. E questo mi preoccupa. Vorrei andare con lei, ma non me lo permette.

Zick guardò la ragazza. Anche lei stava passando la stessa situazione.

-         Mi domando perché nonostante gli altri domatori siano forti, non sono ancora riusciti a sconfiggere gli spettri neri.

-         Già…- ammise Zick- Ricordi quanti erano numerosi gli spettri quando siamo andati noi?

-         Sì, chissà perché tutto quel raggruppamento di spettri. Che abbiano qualche obiettivo preciso?

-         Gli spettri neri non sono così intelligenti e seguono solo il loro istinto di mangiare…però è possibile che qualcuno li stia manovrando.

-         Manovrare? Tu pensi che ci sia qualcuno in grado di farlo?

-         Ricordi Magnacat, quando era diventato Maschera di fuoco?

-         Già, hai ragione, lui era riuscito a far collaborare mostri e spettri per attaccare la città dei mostri. Ma ora non c’è più…quindi è impossibile che si tratti di lui.

-         Sì…non è lui, ma qualcuno di molto vicino…- disse Zick soprapensiero.

-         Come?- Lay lo guardò confusa.

-         Uh…no, niente- scosse la testa.

 

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-         Uff, da quando non ci sono gli insegnanti, qui sembra un mortorio- disse la ragazzina di colore ad Elena.

-         Per forza, chi se la sentirebbe di divertirsi in un momento simile?

Da lontano si sentirono delle voci di ragazzi che ridevano e scherzavano.

-         Okey…tranne Teddy- si corresse mentre prendeva un libro.

-         Mh, ma dove prende tutta quella energia?

-         La utilizza solo per prendersi gioco degli altri- rispose lei con sarcasmo.

-         Non ti va proprio a genio, eh?

-         Chi?

-         Teddy naturalmente. Non si fa che parlare delle vostre discussioni. E’ divertente vedervi litigare.

-         Ah, grande, adesso sono anche un fenomeno da baraccone.

-         Anche se…- la ragazzina ci pensò su- ultimamente sei strana. Come dire…è come se avessi perso il tuo carisma.

-         Che intendi dire?

-         Voglio dire, è da un po’ di giorni che non ti vedo litigare con qualcuno, oppure dare il ben servito a Teddy.

-         E questo ti dispiace?

-         Uhm, ecco, è come se non fossi più tu. E poi te ne stai qui rinchiusa in biblioteca.

-         Non è la prima volta.

-         Sì, d’accordo, ma le altre volte era per un motivo valido…tipo salvare il mondo dei mostri, ecc, ecc…Ma questa volta, per che cos’è?

Elena rimase silenziosa. Non poteva certo parlarle del braccialetto e dei guai che ne aveva comportato.

-         Diciamo che…sto cercando un rimedio ad un problema…

-         Di che genere?

-         Qualcosa che faccia luce ai miei dubbi…

La ragazzina la guardò confusa.

-         Beh, comunque sono felice che tu e Zick abbiate fatto la pace. L’ultima volta sembravi davvero furiosa con lui, eh eh- ridacchiò- Sai, ti invidio un po’…hai un amico davvero fantastico. Vi aiutate a vicenda, vi comprendete ed avete fiducia nell’altro. Siete un ottima coppia.

-         …- Elena ci pensò su.

Era davvero così? Se ciò fosse vero, lei non si sarebbe ritrovata con quel braccialetto al polso. Ma chi poteva dire, chi aveva torto? Lui per averle mentito e lei per non aver avuto fiducia in lui.

-         …sì, forse- disse lei quasi a bassa voce.

-         A proposito, che ore saranno? Sarà già ora di andare a mangiare?

-         Non saprei…

-         Io vado a mangiare qualcosa…vieni anche tu?

-         Ti raggiungo dopo.

-         D’accordo- la ragazzina si alzò dalla sedia ed uscì dalla biblioteca.

Elena sospirò sul libro che aveva in mano. Era come cercare a vuoto. Non c’era nessun accenno sul braccialetto, se non quello che già le aveva detto Timothy. Eppure doveva esserci da qualche parte qualcosa che l’aiutasse a controllare quel potere.

Si alzò dalla sedia e rimise a posto il libro, ma quando fece inserirlo nello scaffale le venne un capogiro. Le cadde di mano il libro che cadde sul pavimento e si chinò per terra quasi nauseata. Le girava la testa e non capiva cosa le stesse accadendo. Delle immagini confuse le vennero in mente e non capiva che cosa fossero.

-         Elena?

La voce improvvisa, la riportò alla realtà. Si girò lentamente per vedere un ragazzo che se ne stava lì in piedi e la guardava.

-         Oh, sei tu Teddy- si girò nuovamente e cercando di riprendersi, raccolse il libro per terra.

Il ragazzo continuò a guardarla, mentre lei cercava di comportarsi normalmente.

-         …tutto bene?- chiese lui.

-         Da quando ti interessi alla mia salute?- rispose lei con il suo solito tono.

Lui la guardò un po’ offeso.

-         Una volta tanto che cerco di essere gentile con te, rispondi così?

Lei si girò per guardarlo. No, non sembrava che la prendesse in giro, il suo sguardo serio e un po’ offeso significava che era sincero.

-         …sto bene- rispose Elena senza darci troppa importanza- Forse sarà solo questo posto chiuso…

-         Perché te ne stai qui? Non dovresti essere con Zick?

-         Stavo solo cercando una cosa…

-         Riguardo al braccialetto?

-         …forse.

-         Però, devo ammettere che è davvero forte- disse lui con un sorriso- Se tu riuscissi a dominare quella forza, potresti eliminare tutti gli spettri facilmente.

-         Non ho intenzione di usare il braccialetto.

-         Sicura? Con il tuo aiuto la guerra al Confine finirebbe e mio padre e gli altri tornerebbero a casa- disse con un po’ di malinconia- Anche il padre di Zick ci è andato, sai?

Elena lo guardò. Sapeva cosa intendeva dire Teddy.

-         E se accadrebbe di nuovo che perdessi il controllo? Non ci hai pensato? Più che un aiuto, sarei solo un intralcio.

-         Sapevo che avresti risposto così- disse lui sbuffando- Aveva ragione mio padre quando diceva che gli umani non hanno il diritto di avere un potere, che non gli appartiene.

-         Che vorresti dire!- disse lei già irritata dal suo commento, poi notando il suo tono cercò di calmarsi- E’ meglio se te ne vai Teddy. Se ti ricordi bene, è quando sono arrabbiata che scaturisce il potere e in questo momento non sono certo allegra.

-         Come vuoi…- alzò le spalle- Però penso che sbagli a non sfruttare il braccialetto a nostro favore. Non vuoi che Zick riveda suo padre?

-         Zob è in gamba, così come tutti gli altri domatori. Non penso che si faranno battere così facilmente.

-         Chissà…- disse lui voltando le spalle ed uscendo dalla stanza.

Elena strinse a sé il libro che aveva in mano. Grazie a Teddy, ora era ancora più confusa di prima. Per non parlare di quelle visioni…quelle immagini che non capiva dove le aveva viste. Era come se le fossero entrate dei ricordi di un'altra persona.

-         Che devo fare?

 

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-         Che farai adesso?

-         Mh?

-         Intendo dire, i nostri famigliari sono là e noi siamo qua. In passato ti sono capitate situazioni simili e se non ricordo male, tu ed Elena le avete affrontate.

-         Sì, è vero…però che fare? Se vado e mi scoprono, si arrabbieranno molto.

-         O forse è venuto il momento di intervenire- disse una terza voce.

Zick alzò lo sguardo e vide Teddy.

-         Che intendi dire?

-         Sono stufo di aspettare. Dobbiamo andare. Sono sicuro che hanno bisogno di noi.

-         Che stai dicendo?- disse Lay contrariata- Lo sai bene che ci è stato vietato avvicinarci.

-         Sì, ma questo non ci ha mai fermato, no? Anche l’ultima volta siamo andati di nascosto.

-         Sì, per poi venir rimproverati. E non è cambiata la situazione.

-         Non so…- disse Zick incerto- dovrei parlarne con Timothy…

-         Lascia stare i tutori, hanno ben altro a cui pensare ora.

-         E tu come pensi di fermare gli spettri neri?- chiese Lay contrariata.

-         Qualcosa mi inventerò.

-         Allora siamo in buone mani- disse lei sarcastica.

-         Beh, io non me ne starò con le mani in mano, a vedere mio padre sconfitto dagli spettri neri. Per quanto lui sia forte, questa volta sembrano più potenti- Teddy si voltò e se ne andò.

-         Ahh, il solito Teddy- disse Lay, poi guardò Zick- Zick?

-         Eh?

-         Che ti prende? Sembri preoccupato…

-         Ah, no, niente, sto solo pensando alle parole di Teddy.

-         Comunque…- si alzò in piedi- Se decidessi qualcosa, ricordati che sono dalla tua parte e che ti appoggerei molto volentieri. Fra tutti, penso che tu abbia più qualità per diventare un ottimo domatore.

-         Lo credi davvero?

-         Certo- sorrise e se ne andò anche lei.

Zick rimase a guardare la ragazza che si allontanava. Alzò lo sguardo al cielo. Si stava facendo sera, era ora di tornare a casa.

Si alzò in piedi e si guardò intorno.

-         E adesso dov’è Elena?

-         Mi stavi cercando?

Zick sussultò e si girò.

-         Elena, mi hai spaventato.

-         Esagerato. E comunque, di cosa stavate parlando tu e Lay? L’ho vista andarsene poco fa.

-         Uh, niente, niente. Le solite cose.

Elena lo guardò, poi sospirò. Era vero quello che diceva Teddy. Anche se non lo diceva chiaramente, sapeva che Zick era preoccupato per la sua famiglia. Ma chi non lo era in quel momento?

-         Dai, andiamo- Zick s’incamminò.

La ragazzina lo seguì con il suo Bombolo accanto.

-         Zick, ascolta…- disse lei rompendo il silenzio.

-         Mh?- si girò per guardarla.

-         Sei preoccupato per tuo padre, vero?

-         …beh, sì. Ma ho fiducia in lui e so che c’è la farà- tentò di sorridere.

-         Non c’è bisogna che tu finga con me…comprendo come ti senti. E’ per questo che ti propongo…di raggiungerli.

-         Come?!- si bloccò sorpreso- Che stai dicendo! Hai idea di cosa mi stai proponendo? Dopo tutto quello che è successo.

-         Lo so Zick, però…questa volta è diverso. Voglio dire, so che tu vorresti andare al Confine e so anche che ti preoccupi per me, per questo non sei andato. Se però io venissi con te, non saresti più tranquillo?

-         E’ assurdo- scosse la testa e riprese a camminare- Non ho intenzione di farti correre dei rischi di nuovo.

-         Se non ci fosse stato il problema del braccialetto…come sarebbe andata a finire? Cosa avresti fatto?

-         Non capisco.

-         Zick, io apprezzo quello che fai per me, ma sembra che ciò ti abbia bloccato. A volte non sembri neanche tu.

-         Ti sbagli, io sono sempre lo stesso.

-         Tu credi?

La domanda rimase lì in sospeso, mentre Zick iniziava ad avere forti dubbi sul da farsi.

-         Non parliamone più- decise di chiudere la conversazione, per non tirarla per le lunghe o forse perché non voleva ammettere la verità.

 

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Ecco…uhm…come dire…cavoli, sono ad un punto morto! Voglio dire, non riesco a scrivere perché mi manca l’ispirazione. Oh, uffi, speriamo che passi in fretta questo momento transitorio, che sono ansiosa di terminare questa storia.

Comunque…come vi sembra che sta andando? Non so se ve l’avevo già detto, ma sto uscendo un po’ dall’idea originale e sto vagando qua e là a zig e zag, eh eh, se capite cosa intendo.

In ogni caso, continuate a seguire la storia. A presto!

By Ya-chan

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