Ci conosciamo?

di Dada161092
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***



Salve a tutti! Io sono una studentessa universitaria ed oggi per la prima volta pubblicherò questa mia storia su Efp. Tralasciando il fatto che sono al momento terrorizzata xD, proverò a mostrarmi diplomatica (waaa sto impazzendo!).  Dunque, questa mia piccola e breve storiella si suddividerà in due capitoli e un epilogo, quindi se il primo capitolo non vi piacerà chiudete pure ç.ç. A parte gli scherzi sono veramente molto contenta di essere riuscita  a cimentarmi in questa cosa a tal punto da coinvolgere con le cattive una mia cara amica per aiutarmi. Spero dunque che possa se non altro sembrarvi una trama decente e non scontata e che un minimo sia degna della vostra lettura. Mi scuso già in anticipo se ci saranno errori grammaticali o semplicemente dei passaggi che non cattureranno la vostra curiosità. Con questa storia non pretendo nè di saper scrivere xD nè di saper inventare ma semplicemente di dare sfogo alle manie di una ragazza diciassettenne (si l’ho scritta qualche anno fa) in preda all’amore per questo fantastico film! Vi lascio ora alla lettura e i vostri commenti, se vorrete lasciarne, saranno i stra benvenuti! Un bacio a presto ;) 

Ci conosciamo?

 Quella tiepida mattina di settembre faceva da sfondo a quella monotona giornata che accompagnava una monotona vita. Sophie, essendo sempre indaffarata ad adornare i numerosi cappelli che aveva creato in quell’ultimo periodo, decise di uscire per riprendersi un po’ e assaporare le prime arie invernali. Oramai, appena le era possibile, cercava di scappare da quell’orrido caos che invadeva ogni giorno Market Chipping. Anche se faceva sempre tutto con molta discrezione,  poiché  in quel periodo le ragazze raramente erano lasciate  andare in giro da sole. Infatti, si vociferava della presenza della strega delle Lande e che il Mago Howl, il quale aveva precedentemente fatto un patto con un demone, bighellonasse da quelle parti attraendo a sè numerose giovani ,  per poi mangiarne il cuore e renderle sue per il resto della loro vita.
Ma Sophie non era il tipo da dare attenzioni a simili storie e così quel giorno aveva deciso di uscire presto, per poter stare poi fino al tardo pomeriggio ad allestire le vetrine e a servire i clienti che riempivano il negozio ogni sabato. Si infilò gli stivali sformati e si abbottonò fino al collo la camicetta lilla che aveva comprato in una vecchia bottega l’estate precedente. Vanitosamente, si aggiustò i capelli in una lunga treccia davanti allo specchio, anche se bella non si era mai considerata. Scese poi giù nel negozio per accertarsi di passare inosservata. Oramai era abituata a ciò quindi, afferrato un cappello di paglia bianco e una borsa beige  da uno spoglio manichino all’entrata,  uscì frettolosamente dal negozio. Passeggiava serena assaporando ogni secondo di quei momenti di libertà che aveva avuto il coraggio di prendersi nonostante la padrona Fanny non fosse totalmente d’accordo. Era per questo che cercava di fare il tutto nella massima discrezione. Per fortuna le sue due sorelle, Lettie e Martha, potevano coprire i suoi turni fino all’ora di pranzo, almeno 4 giorni la settimana, visto che poi la prima doveva andare ad aiutare alla pasticceria Cesari, e la seconda si recava presso la signora Fairfax per apprendere arti magiche. Osservava, giocherellando con il manico della borsa, le numerose vetrine che si trovava davanti. Dal panificio usciva un profumo che rendeva l’aria quasi commestibile, e dai tetti pendevano gocce d’acqua lasciate dalle ultime piogge autunnali. Arrivò poi finalmente in un piccolo parco. Lo aveva soprannominato “il suo posto”. Ogni giorno questo era lì ad aspettarla e non cambiava mai. Era una piccola proprietà della signora che abitava nel palazzo a fianco, la quale oramai non metteva mai il naso fuori casa poiché era troppo vecchia, e aveva lasciato libera entrata al suo giardino affinché tutti potessero godere delle sue meraviglie, a condizione che l’ambiente fosse amabilmente rispettato. Si sedette sulla sua solita panchina scolorita, ma ben presto si accorse di non essere sola. Esattamente dall’altra parte del parco un’ombra sdraiata su un’altra panca osservava ogni suo minimo movimento. Sophie trasalì, ma poi decise di evitare lo sguardo dello sconosciuto che, nel frattempo, non smetteva di studiarla. Leggermente infastidita dalla presenza dell’altro, estrasse un libro senza titolo dalla borsa e si coprì il volto con la visiera del cappello. Cercava di leggere, ma non poteva fare altro che pensare a quanto potesse essere fastidiosa quell’ombra che la fissava. Amava starsene da sola lì e quel giorno, che tanto aveva amato nella prima mattina, adesso stava prendendo una brutta piega a causa di quell’individuo. Quando alzò lo sguardo per catturare qualche raggio di sole si accorse che lo sconosciuto era piegato sulle punte dei piedi di fronte a lei a guardarla. Sophie arrossì violentemente ed indietreggiò con la schiena, portandosi il libro al petto.

-Dove ti ho già vista?

Disse il giovane. Aveva dei profondi occhi azzurri e dei capelli biondi e lunghi fino alle spalle che ricadevano leggeri sul suo mantello.

-Non…. Non  so signore. Lavoro alla cappelleria giù in fondo, seconda svolta a destra da qui. Forse mi avete già vista lì.

-E’ possibile, ma non ne sono del tutto sicuro.

Sophie rimase immobile a scrutare ogni minimo particolare del ragazzo che sicuramente non aveva più di vent’anni. Portava una strana maglia di vari colori, molto chiari ma non accecanti, e le maniche pendevano pesanti fino a sfiorare il pavimento. Ritornò, poi, subito a pensare che in effetti un perfetto sconosciuto era a 3 centimetri dal suo viso.

-Mi scusi signore ma dovrei proprio andare

-Ha ragione. Chissà quanto tempo le avrò preso. Ma è sicura di volersene andare? E’ qui da pochi minuti.

-Sì, sì mi scusi…mi è venuto in mente che devo sbrigare alcune faccende nel negozio prima di attaccare con il mio turno.

-Ho capito. Le dispiace se la accompagno? Non vorrei che corresse qualche pericolo nel

percorrere il tragitto. 

Lui le sorrise scoprendo una fila di denti bianchissimi, quasi splendenti, che, insieme all’indecente proposta appena udita, la fecero impietrire. Anche perché aveva specificato poco prima che il negozio si trovava a qualche metro di distanza. 

-Grazie, ma non importa. E’ veramente breve la camminata credo di poter sopravvivere, nonostante sia un po’ impacciata

-Su! Mica mordo! Le prometto che non le accadrà nulla .

-Veramente, posso andare da sola. Piacere di avervi conosciuto.

-Il piacere è stato mio

 Il ragazzo fece un breve inchino e poi Sophie, sorridendo, si allontanò. Mentre percorreva la strada non faceva che pensare a quello strano incontro e borbottava tra sé e sé frasi del tipo: “E secondo lui io mi facevo accompagnare da uno sconosciuto?”; oppure: “Proprio oggi doveva venire al parco anche lui?”, anche se in fondo si sentiva quasi onorata di aver potuto attrarre l’attenzione di un così bel giovane. Ad un tratto, mentre riproiettava nella sua mente ogni attimo dell’evento accaduto pochi secondi prima, si trovò davanti due soldati in divisa.

-Ma guarda che bel topolino!

Disse il più vecchio.

-Eh già! Proprio una bella signorina - aggiunse l’altro.

Sophie, imbarazzata, cercò di liberarsi dai due.

-Posso offrirti qualcosa da bere?

-Scusatemi vorrei solamente tornarmene a casa

-Dai, due minuti!

Implorò l’altro, inscenando un finto piagnisteo.

-Sohpie! Possibile che non posso lasciarti un secondo da sola! Scusate ragazzi, non volevo interrompervi ma credo che voi possiate anche andare adesso

Sophie si girò di scatto, accorgendosi che lo sconosciuto di poco prima era apparso, mettendole un braccio intorno al collo. Rimase a fissarlo mentre lui la guardava con un sorriso soddisfatto e le guardie li osservavano immobili.

-Su ragazzi, non convincetemi ad essere pesante.

Ad un tratto, cominciò ad agitare lentamente la mano del braccio appoggiato alle spalle della ragazza. Nel giro di un istante, le guardie si misero sull’attenti e, urlando senza capire cosa stesse succedendo, si allontanarono come spinti da chissà quale forza.

-Visto che era meglio se ti facevi accompagnare? Ho il permesso di proseguire il cammino con te allora?- le chiese divertito.

-Va bene. La ringrazio molto signore

-Signore? Cavolo, ma ti sembro così vecchio?!

Sophie sorrise sotto i baffi e poi proseguirono insieme il percorso. Le ragazze lungo i marciapiedi la guardavano incuriosite dal tale che la teneva al suo fianco, quasi ingelosite, e Sophie non poteva non provare una piccola sensazione di felicità. Dopotutto era proprio un bel tipo. Arrivarono davanti alla cappelleria e Sophie si fece in avanti liberandosi dalla presa del ragazzo.

-Vi ringrazio molto….

-Howl. Mi chiamo Howl. Il piacere è stato tutto mio e….spero di rincontrarti presto, Sophie

-Cosa? Sei….Ehi! Aspetta! Come fai a sapere il mio….

Ma non fece in tempo a pronunciare quelle parole che il giovane era già scomparso. Il fatto di aver incontrato il tanto famigerato Mago di cui si parlava la rendeva felice, ma allo stesso tempo terrorizzata: era stata molto fortunata a non essere caduta in un suo sortilegio. Chiuse la porta e, quando entrò, le sorelle gli si gettarono contro.


-Tesoro, sei rientrata così presto! Ma chi era quel tipo che ti accompagnava?

-Nessuno. Solo un ragazzo che ho incontrato al parco

-Wow, Sophie si è fatta un ammiratore!- disse Lettie con fare divertito.

 

-Sì, come no!- ribatté Sophie.

Se non era stata catturata, era per un semplice motivo: al Mago lei non interessava minimamente.

 

*

 

Appoggiò borsa e cappello e si mise pensierosa dietro il bancone. Intorno alle 3 e mezza le sorelle si dileguarono e Sophie rimase da sola nel negozio fino alle 7 e mezza. Quel pomeriggio il negozio era più affollato del solito. Intorno alle 8 poi se ne ritornò in camera sua, quando udì la porta venire aperta. Scese frettolosamente le scale mentre lottava con i suoi pensieri che già le avevano suggerito che colui che era entrato poteva essere Howl. Ma quando scese l’ultimo gradino, si trovò davanti la signora Fanny.

 

-Tesoro il negozio è un vero porcile! C’è stata gente oggi?

-Non troppa, mamma. Solo che, sai, rimanendo da sola, mettere in ordine è più difficile che mai.

 

Ebbene sì. Fanny era sua madre. Ma non proprio madre. Il padre di Sophie aveva perso la moglie, nonché vera mamma di Sophie, qualche anno dopo la nascita di Lettie, l’ultima delle sorelle, e così un paio di anni dopo si era risposato con Fanny, gentile signorotta dell’alta borghesia ma che, diciamocelo, era anche abbastanza autoritaria sulle ragazze da quando oramai anche il padre le aveva lasciate.

 

- Su! Domani è domenica e siamo chiusi! Ti rilasserai un po’, ok? Invece dimmi: ti piace questo?- disse sventolandole davanti al naso un nuovo mantello celeste.

 

-Non hai idea di cosa ho dovuto fare per….Sophie? Mi stai ascoltando?- le rivolse la domanda con espressione tanto interrogativa quanto stranita, ma Sophie era rimasta, avvolta nei suoi pensieri, a fissare il parquet. Si rese poi conto che la signora Fanny le aveva rivolto una qualche domanda, e si rimise sull’attenti goffamente.

 

-Sì, sì mi scusi; sono solo molto stanca...ehm, sì è bellissimo questo mantello. Un tessuto ottimo!-aggiunse una volta sfiorato il tessuto.

-Bene, adesso la saluto. E’ meglio che io vada a letto. Buonanotte.

-Anche a te Sophie, grazie…Ah! Domani mattina non è che potresti andare a fare la spesa?

 

Nonostante Sophie odiasse particolarmente essere attorniata da troppa gente, accettò. Risalì pesantemente le scale e si trascinò sotto le coperte, una volta sciolta la lunga treccia e lasciati cadere sulle spalle i lunghi capelli castani.

Svegliatasi intorno alle 7 e 40, Sophie scattò in piedi. Si lavò frettolosamente e poi scese nel negozio. Amava vederlo vuoto. Era così accogliente senza nessuno. E per una volta nella giornata lo si poteva osservare al silenzio. In quegli ultimi tempi le donne compravano forse più cappelli che roba da mangiare. A quanto pareva, quasi tutte le giovani dovevano accasarsi prima di poter incontrare il famigerato Howl, e così, pur di non comprare i vestiti che costavano una vera fortuna, tutte quante compravano cappelli. E, ovviamente, questo era favorevole per la signora Fanny per quanto riguardava gli incassi, ma al tempo stesso devastante per Sophie che doveva inventarsi di continuo cappelli nuovi.  Mise il naso fuori casa intorno alle 8 e mezza adagiandosi sulla schiena una mantellina bianca di lana, dopo aver prima lavato il pavimento del locale (cosa che poteva fare solo la domenica).

In strada non c’era quasi nessuno e i negozi erano ancora tutti chiusi. Con ciò si accorse una volta per tutte che aveva fatto tutto troppo presto. Si diresse allora verso il giardino sperando di poter fare chissà quale incontro. Ma quel giorno era come lei lo desiderava, o più o meno come lo aveva desiderato fino a qualche tempo prima. Era completamente deserto e, in effetti, a quell’ora del mattino era a dir poco comprensibile. Si sedette sulla sua panchina e, in men che non si dica, si lasciò andare in un breve pisolino. Quando riaprì gli occhi, però, era ormai tarda mattinata. Guardò preoccupata l’orologio che segnava le 11. Corse per i vari negozi ma purtroppo era quasi tutto finito. Una volta rientrata trovò Fanny appoggiata al bancone ancora in vestaglia.

 

-Ma dove sei stata!? Mi hai fatto preoccupare! Di solito per le 10 massimo sei già qui. Il nostro paesino è piccolo, eh!? Allora che cosa ti è successo? Io già che pensavo a quel mascalzone del Mago How!

-Mi scusi! Ho…ho perso la cognizione del tempo. Mi dispiace di averla fatta preoccupare…e, comunque, scusi se preciso, non credo che il Mago sia così crudele come dicono. E se fossero soltanto leggende? Dopotutto molte delle ragazze che si credeva fossero scomparse erano solamente fuggite da qui, e non posso non essere d’accordo con loro.- disse scrollandosi la mantellina dalle spalle e appoggiandola sul bancone.

 

-Sarà…- aggiunse Fanny.

 

La domenica per il resto passò abbastanza velocemente. Lettie e Martha erano ancora a letto intorno alle 13, ma oramai era diventata un’abitudine per loro. Il lunedì, invece, cominciò piuttosto male. Una pesante pioggia invase Market Chipping, e così nessuno aveva osato mettere piede all’aperto. Sophie era di sopra quando si sentì chiamare.

 

-S..Sophie?! Una visita per te!

 

Scese le scale, noncurante del suo aspetto, quando trovò appoggiato al bancone Howl.

 

-Buongiorno Sophie-disse sorridendo e portandosi i capelli dietro l’orecchio.

 

-Dormito bene?

-S….sì…Buongiorno

- Questa gentile signora mi ha detto di essere tua madre. Non mi avevi detto che lavoravi con lei.

-Veramente non abbiamo proprio parlato io e te-bisbigliò imbarazzata Sophie.

 

-Ti va di andare a fare una passeggiata? Non credo tu sia di turno ora e …Fanny, le dispiace se la rubo per qualche oretta?

-No, si figuri-gli disse Fanny, completamente catturata dal suo sguardo.

 

-No. Mi scusi. Non posso proprio uscire

 

Quello la voleva “rubare”? Ma non esisteva! Solo lei in quel momento tra le due donne poteva comprendere il vero significato di “rubare”, anche se si sentiva parzialmente onorata di aver comunque attirato la sua attenzione.

 

-Ma dai! E’ possibile che la devo sempre pregare?

-Sì Sophie; Vai! Cosa aspetti? Non vorrai farlo attendere, un così bel ragazzo.

 

Così, quasi non fosse consapevole di cosa stesse per fare, salì in camera sua, e si cambiò velocemente per essere quanto meno guardabile. Si infilò un vestitino azzurro che non sembrasse né elegante né sciatto ed un piccolo cappello bianco. Quando riscese, Fanny era intenta a civettare con il Mago e questo confermò a Sophie che le aveva tenuto nascosta la sua identità.

 

-Come siete carina.-disse il Mago.

-Possiamo andare?

-Sì. Ma solo per 1 ora. Se non se lo ricorda, signora, io devo attaccare alle 11 il lunedì.

-E va bene. Arrivederci signor…?

-Pendragon, mi chiami pure Pendragon-

-Arrivederci


 

Quando uscirono dal negozio, Howl prese sotto braccio Sophie.

 

-Hai tenuto nascosto a tutti oltre che alle tue sorelle la nostra uscita di ieri?

-Come fai a sa...ok, oramai non mi stupisco più di niente. E comunque non ne ho parlato con loro. Mi hai riaccompagnata e ti hanno visto, tutto qua

 

Imbarazzata si stringeva nelle spalle per cercare di rendere meno evidenti i brividi che la percorrevano.

 

-Cos’hai? Hai freddo?

-No. No grazie…faccio sempre così-mentì.

 

-Sai, non tutto quello che si dice sul mio conto è vero.

 

Sophiè rimase impietrita dall’ultima affermazione. Aveva capito che tremava di paura. In effetti, cosa credeva? Di poter far passare i suoi pensieri inosservati da un Mago? O quanto meno di raggirarlo con simili idiozie?

 

-Allora, parlami un po’ di te. Da quanto vivi qui? Fanny è tua madre veramente? Dai raccontami un po’.

-Fai sempre così con le tue future vittime?-si lasciò scappare Sophie che si portò velocemente una mano alla bocca.

 

-Te lo ho gia detto. La gente crede solo a quello che vuole credere. Non ti facevo come tutti gli altri.

Rimasero in silenzio per un po’ con il solo suono dei tacchi degli stivali di Howl come rumore di sottofondo.

-Mi dispiace-aggiunse dopo una decina di minuti di silenzio imbarazzante.

 

-Ecco, brava.- disse divertito il Mago.

 

-Allora vuoi parlarmi di te, o vuoi che ti riporti a casa?

 

Suonò quasi come una minaccia, ma Sophie si trovò costretta ad accettare il fatto che dopotutto non gli dispiaceva stare in sua compagnia.

Gli raccontò alcuni piccoli frammenti della sua vita per non essere troppo accomodante e stranamente Howl sembrava seriamente preso dai suoi racconti, cosa che non aveva assolutamente previsto.

-Tu invece? Se dici che quello che dicono è falso …

-Non dico che è falso. Dico che di tutta la storiella solo… alcune parti sono reali.

-Aspetta, quindi cosa sarebbe ver---

-Credo che tu ora debba andare. Mi ha fatto un immenso piacere rivederti e spero sia stato altrettanto per te. Ti prometto che tornerò presto a trovarti. Ho il premesso di farlo?

-Certo.- disse meravigliandosi della sua risposta.

 

-Allora a presto.

 

Fece un altro dei suoi soliti inchini che con un sorriso quasi mozzafiato e si congedò. Sophie rimase di sasso ad osservarlo mentre si allontanava.

Aprì lentamente la porta del negozio ed entrò. Fanny le si gettò contro.

 

-Allora!? Ma è già andato via?- chiese mentre controllava fuori dalle finestre.

 

-Si è andato via.- rispose a mezza bocca per trattenere un sorrisino.

 

-Allora dimmi: ti sei divertita?

-Si, siamo stati bene. Fanny, però, questo non vuol dire che ci frequentiamo. Figuriamoci se uno così si fissa con una …come me.

-Fai sempre così, non ti sopporto più mia cara! E ammetti che sei felice e basta! Tra l’altro arriva proprio a pennello: con un ragazzo così, il famigerato Howl non si avvicinerebbe mai a te!- le disse facendogli l’occhiolino. Sophie cercò di trattenere una risata.

 

-Eh già. Dovrei proprio sentirmi tranquilla.-aggiunse tra una risata e l’altra.

 

-Non so cosa ci trovi da ridere, ma…tanto meglio!

-Senta, io mi vado a fare una bella doccia, poi comincio a lavorare, va bene?

-Ok, ah! Aspetta, siediti un attimo, cara; devo dirti una cosa

-Sì, certo.

 

Si sedettero ad un tavolino al lato della cappelliera più grande.

 

-Dunque, io Martha e Lettie volevamo partire questo pomeriggio.

-P..partire?

-Già. Mentre eri via questa mattina ci è stata recapitata una lettera. La zia Maggie sta male.

 

Con aria interrogativa Sophie scosse il capo.

 

-Immaginavo non la conoscessi. Beh, è una mia vecchia zia che oramai vive tutta sola a un paio di chilometri da qui. Oramai, a quanto ho potuto capire, è terminale.

-Mi dispiace- disse con fare rammaricato.

 

-Grazie. Comunque, avevo pensato che, le tue sorelle sono entrambe single e molto giovani. Lasciarle qui da sole non è il caso. Mi sarei volentieri portata te. Ma mi porterò loro due. Martha si occuperà della casa, Lettie dell’orticello, e io …beh…di lei.

-Capisco

-Poi tu adesso hai questo bel giovane a proteggerti e sei molto più responsabile delle tue sorelle, lo sai. Quindi avevo pensato di lasciarti il negozio e partire con loro. Ovviamente, poi, se gestirlo ti crea troppo problemi, non preoccuparti, puoi anche chiuderlo. Che ne pensi?

 

-Va bene.

 

La zia non la conosceva e liberarsi un po’ della sua matrigna e delle sue sorelle più piccole, anche se le amava; le sembrava quantomeno rilassante.

 

-Allora le vado ad avvertire e cominciamo a preparare i bagagli. Grazie tesoro, ci sei di grande aiuto. Vai pure a farti la doccia se vuoi

 

Non le piaceva pensare male della gente, ma in pochi casi la sua matrigna era stata così gentile con lei.

 

-Ok

 

Salì in camera sua e si fece una lunga e rilassante doccia. Mentre l’acqua picchiettava sulla sua pelle cercava di concentrarsi sul da farsi, ma purtroppo gli occhi di Howl prendevano sempre il sopravvento nei suoi pensieri. La preoccupava un po’ rimanere da sola con quel Mago intorno ma tanto, decisa che la sua vita non avrebbe mai avuto un pizzico di avventura, adesso che poteva averne perché rinunciarci?
Si asciugò frettolosamente i capelli lasciando alcune ciocche ancora umide. Raccolse i capelli nella solita treccia lunga e si infilò un vestitino da casa e il solito grembiule bianco. Intanto per il resto dell’abitazione si sentivano vari rumori. Lettie e Martha, 15 e 16 anni , erano dei veri terremoti. Quando Sophie mise il naso fuori dalla stanza una piacevole brezza percorse il suo viso ancora accaldato dal vapore.

 

-Volete una mano nel fare i bagagli?-urlò

 

-No grazie sorellona, io e Lettie credo che useremo la stessa valigia tanto siamo uguali-gridò di rimando Martha.

 

-Non esiste proprio! Io non te li presto i miei vestiti!-replicò Lettie. Ridendo poi Sophie le raggiunse nella loro stanza.

 

-Su, non fate troppo baccano.

-Senti miss ho un ragazzo fico io non ti voglio più vedere!

-Che ho fatto adesso!?-piagnucolò Sophie

-Quel tipo che ti ha preso oggi era proprio n gran fico! E io non riesco a trovare un 15enne decente!

-I 15enni non sono mai neanche lontanamente carini, sono in fase di crescita! Comunque sbrigatevi così prima levate le tende, prima pulisco.

-E prima te ne vai con il tuo principino!

-Piantala!

 

Cominciarono a scaraventarsi i cuscini del letto di Martha che infuriata le seguiva per tutta la stanza. Una vola finiti i bagagli poi si abbracciarono più volte e si salutarono definitivamente.

Sophie rimase sola nel negozio a contemplarlo.

Erano le 3 e mezza, le rimaneva ancora un’ora per rilassarsi prima di attaccare a lavorare.

Si mise a rassettare merletti e nastrini e a posizionarli impeccabilmente in ordine nei cassetti dietro il bancone da lavoro nel retrobottega. Ad un tratto udì il campanellino della porta.

 

-Siamo chiusi!-urlò dal retro.

 

-Ah! Va bene allora…

 

Riconobbe quella voce e corse nel negozio.

 

-Howl!

-No, no me ne sto andando mi dispiace-disse ironicamente portandosi alla porta

 

-Fermo! Dai!

 

Il mago rimase immobile a guardarla

 

-Sola?

-Eh già. Sono dovute partire in fretta per una vecchia zia

-Oh, mi dispiace

-E di cosa? Non lo sapevi!

-Ti va di venire a fare un giro con me?

-Certo ma ho solo una 40ina di minuti

-Beh almeno stiamo un po’ insieme.

 

Il cuore di Sophie sussultò. Perché era felice!? Lui faceva così con tutte le ragazze probabilmente, lei non era assolutamente diversa dalle altre.

           

-Aspetta un secondo che arrivo mi cambio velocemente

-Per me sei bella anche così

 

Sophie rimase immobile e arrossì violentemente mentre il Mago piano piano le se avvicinava.

 

-Andiamo?

 

-EH?....cioè S..sì- sorrise imbarazzata. Prese la borsa,  chiuse il negozio a chiave e Howl la prese sotto braccio.

 

*

 

-Allora…visto che bella giornata oggi?

-Bellissima, adoro le giornate così. Howl posso farti una domanda?

-Sei consapevole che potrei mentirti o semplicemente non risponderti?

-Sì

 

Sorrise divertito

 

-Dimmi pure

-Mi mangerai il cuore?

-Cosa?! Accidenti ma come faccio a dirti che non devi credere a tutto quello che dicono di me?

-Ma tu dici solo una parte! Qual è quella vera?

 

Continuò a camminare senza rispondere, come lei aveva immaginato che avrebbe fatto.

 

-Posso porti un’altra domanda?

-Dipende. Se è come quella di prima, ti consiglio di evitare, potrei perdere le staffe

-Ok.

 

Rimase in silenzio

 

-Dai cosa vuoi sapere?

-Dove vivi?

- Ovunque mi capita

-Cioè traslochi spesso?

- Non proprio. Il mio castello si muove.

- Ah.

-Sconvolta?

-No. Mi ci sto abituando a tutta questa storia della magia

- Bene. Cosa ti piace di questo posto?-detto questo, si fermarono.

-Di Market Chipping?

 

-No. Di questo- con il dito indicò il giardino dove si erano incontrati.

 

-E’ rilassante. Ci sono fiori bellissimi e…non so il fatto che la proprietaria lo lasciasse libero a tutti e nessuno ci andasse… lo consideravo uno spreco -


- Capito

- E tu come mai eri lì?


- Ti aspettavo-

-C…cosa?

-Ti aspettavo. Sei arrivata anche in ritardo direi.

Stranita lo fissava mentre lui non cessava di guardare il giardino.

 

-Su, entriamo.- aprirono il piccolo cancelletto.

 

-Hai ragione è proprio bello.

-Già…- disse Sophie inspirando il profumo dei fiori.

 

-Hai portato il tuo libro?

-Quello che leggevo quan…

-Sì quello.

- S…sì…è sempre nella borsa, non lo tolgo mai.

-Vieni, sediamoci.

 

Si sedettero sulla panchina “di Sophie” mentre lui la teneva stretta a sé.

 

-Dunque, di cosa parla?

- Bhè…non lo conosci “Piccole Donne”?

- No.

- Ok. Va bene …allora sono quattro sorelle e le loro avventure.

-Interessante-disse in maniera sarcastica

 

-Tu leggi?

-Mai

-Ah ecco allora non parlare-gli fece la linguaccia

 

-Non ne ho tempo. Se leggo, leggo solo libri istruttivi

-Come ti va! Sono i più noiosi!

-Esatto. Tranquilla, leggi pure.

 

Cominciò a leggere la pagina duecentotrentacinque, sulla quale oramai era ferma da parecchi giorni. Ogni volta che cercava di andare avanti con la lettura, trovava sempre un motivo per smettere o comunque qualcosa da fare che in qualche modo la distogliesse dal continuare. Grattava delicatamente con l’indice l’angolo destro del libro, mentre percorreva con lo sguardo quelle frasi davanti a sé come se stesse leggendo un manoscritto greco, facendole scorrere senza intonazione e …senza carpirne il senso. Howl aveva chiuso gli occhi e aveva lasciato dolcemente cadere all’indietro la testa, facendo scivolare la sua salda presa su Sophie, dal suo collo fino alla  spalla sinistra. Un piccolo brivido la percorse e, cercando di mascherare l’effetto suscitato da quel gesto, continuò imperterrita a tenere il volto rivolto verso il libro. Poi d’un tratto si arrestò. Si soffermò ad osservare ogni piccolo centimetro di quella pelle perfetta che costituiva il viso del Mago. Piegò lievemente la testa quando Howl aprì lentamente gli occhi che prima scrutavano  il cielo verso il quale erano rivolti, e che poi si fermarono sullo sguardo della fanciulla, la quale era diventata di una gradazione un po’ più scura del color porpora.

 

-Scusami Howl non volev--

 

Prima che potesse finire quella frase, il Mago pose le sue labbra su quelle di Sophie. Un bacio lento, dolce. La ragazza sgranò gli occhi, rimanendo a guardare i capelli biondi del ragazzo che erano vorticosamente scompigliati dal vento. Il giovane portò l’altra mano all’altezza del fianco della ragazza per poterla stringere di più a sé, quando improvvisamente la ragazza si tirò in dietro.

 

-Scusami-le disse.

 

-…Ma… non ho saputo trattenermi…

Sophie continuava a scrutare i suoi occhi con un viso stranito, anche se un piccolo sorriso appena accennato era apparso al lato destro della sua bocca.

-Forse …forse è meglio che torni al negozio.- sussurrò con appena un filo di voce.

-Ok..- replicò infine il Mago, riportando il braccio sotto il mantello. Si alzarono, ma questa volta Howl la lasciò camminare da sola. Mentre percorrevano il tragitto, il cuore della ragazza aveva preso a battere come solo rare volte nella sua vita era successo. Temeva che palpitasse così forte che forse anche il suo accompagnatore se ne sarebbe accorto. Arrivarono poi davanti alla porta; ecco il momento che aveva temuto.

 

-Allora…spero…beh per prima…spero di non essere stato troppo…spontaneo?

-No, no …anzi…

-Bhè allora credo sia ora che vada. Buona giornata, Sophie.

-Anche a te, Howl.

 

Il Mago si girò su se stesso. Ma, proprio quando stava per cominciare ad incamminarsi, Sophie lo afferrò per il mantello e portò il suo viso a qualche centimetro di distanza dall’altro. Poi, senza ripensarci due volte, prese coraggio e lo baciò. Le mani di Howl la afferrarono per i fianchi, questa volta più saldamente per evitare che si riallontanasse, mentre quelle di Sophie avevano circondato il suo collo. Erano lì, l’uno aggrappato all’altra senza la minima voglia di lasciarsi. Ad un tratto lei ritrasse il viso. Le labbra del mago si aprirono in un sorriso mozzafiato e sfregò il suo naso contro quello di Sophie, continuando a tenerla stretta a sé.

 

-Mi manderai ai matti tu- le sussurrò. Lei sorrise, dopodiché lo lasciò definitivamente andare.

 

-A domani.

-Stasera non puoi passare?- aggiunse lei, con un sorriso sfacciato.

 

-Mi dispiace, ma…ho delle faccende da sbrigare.

-Ok- piagnucolò.

Lui allora le fece un cenno con la mano e le accarezzò il braccio.

 

-A domani, piccola.

 

Lo vide allontanarsi e rientrò nel negozio. Sorridendo lasciò cadere a terra la borsa, girò il cartello all’interno che segnava “aperto” e si posizionò dietro il bancone.  Ad un tratto un strana signora entrò.

*

Ok ragazze/i! Il primo capitolo si conclude qui :) spero vi sia piaciuto e se siete arrivati fin qui forse è così *-* Grazie  mille in ogni caso! Un bacio, al prossimo chap!

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


-Buongiorno- gracchiò l’anziana.

 
-Salve, in cosa posso esserle utile?

-Cercavo proprio lei, in effetti. Ho sentito molto parlare di voi…

-Davvero? Oh…Beh signora, sul suo colorito vedrei molto bene un color panna, oppure un bel rosa pastello…

-Non intendo comprare nulla, ragazzina.

-Ah….e allora cosa volete?

-Fare due chiacchiere con te. Vedi, io non amo quando la gente si intromette nei miei affari.

-Mi scusi, non capisco.- Sophie si indietreggiò impercettibilmente.

-Dobbiamo fare un accordo, adesso.

-Un accor---

-Gradirei che tu non mi interrompessi ogni volta che inizio una frase.- annuì impaurita.

-Dunque, tu da ora in poi non dovrai più essere considerata un problema, ok?

-Signora mi dispiace ma davvero non capisco, non voglio darle fastidio ma…

-Devi lasciare in pace Howl!- urlò la vecchia. Sophie arricciò il naso con aria interrogativa

 

-C…cosa?

-Non voglio vederti un’altra volta in sua compagnia …o forse…beh ho un idea migliore, ma ricorda: non potrai dire a nessuno del nostro incontro.

-Cosa volete fare?- gridò allarmata quando la vecchia si alzò in un’ enorme nuvola di fumo viola e l’ avvolse all’interno del turbine. Sophie cominciò ad urlare, ma, quando oramai si era liberata dalla presa della donna, ella era già sparita. Era lei! Era la strega delle Lande!

Non riuscì a comprendere poi  il modo in cui si sentiva. Le articolazioni le facevano male e sentiva molto pesanti le ossa. Si portò le mani al viso e avvertì una lunga ragnatela di rughe. Corse allo specchio quando si accorse di essere cambiata: era vecchia.
 Non riusciva a pronunciare neanche una parola. Si sedette dietro il bancone, mettendosi le mani nei capelli molto lentamente; due lunghi lacrimoni le solcarono il viso.

 

-Cosa faccio adesso?- disse fra sé e sé.

Si portò pesantemente fino in camera da letto, dove si addormentò.

*

La mattina dopo, si alzò sorridente sperando che fosse stato tutto un brutto sogno: la lettera, la strega…
Ed invece, sprecando il 70% delle sue forze per alzarsi, si rese conto che era tutto reale.
Si legò i capelli grigi in un’alta coda, si lavò la faccia con dell’acqua fresca e poi, rassegnata, scese le scale un gradino alla volta. Aprì la porta del negozio e vide una marea di gente attraversare le strade di Market Chipping, sorridendo e correndo da una parte all’altra del paese. La richiuse con violenza.

 

-Al diavolo! Stregoni, streghe sortilegi, al diavolo!

 

Borbottando, si sistemò dietro la cassa, cercando di trattenere le lacrime dalla rabbia. Si girò verso i cappelli e in quell’istante la porta si aprì.

 

-Buongiorno.

 

Quella voce calda ruppe la tetra atmosfera che si era creata già dalla sera prima all’interno della stanza.
Howl.
Sophie trasalì e, inspirando ed espirando, si preparò a girarsi. Osservò Howl che era bello ed impeccabile come sempre, ed il suo cuore sussultò quando si accorse che nella mano destra teneva stretto un libro nero.

 

-Buongiorno giovane, in cosa ti posso essere utile?

-Cercavo, Sophie. Sono passato a prenderla. Lei è una nuova commessa per caso?

-Esatto.-


Sophie sorrise.

 

-La ragazza è partita…signore

-C…come sarebbe a dire partita?

-Credo che abbia dovuto raggiungere…delle parenti- disse annuendo.

Howl da sorridente passò ad un espressione tanto stranita quanto delusa.

-Non…non ha lasciato nulla? Lettere, messaggi un biglietto… nulla?

 

Deglutì.

 

-No. Mi dispiace.

-E…come posso fare per contattarla?

-Non so. Non mi sono fatta dire dove sono andate.

 

Il suo cuore  sussultava ogni volta che lo sguardo del Mago incrociava il suo.

     

 -Capisco. Beh grazie mille comunque, è stata molto gentile

 -Dovessi sapere qualcosa, glielo farò sapere ok?

- Ok, grazie.

 

Rimase a guardare quella figura che si apprestava ad uscire, finché alla fine prese coraggio e aprì nuovamente bocca.

 

-Se vuole, posso provare ad informarmi però

Il Mago lasciò sfuggire un leggero sorriso e corse verso Sophie. Arrivatole davanti, le fece un inchino.

-La ringrazio. Non poteva rendermi più felice

-Allora…perché non passate qui domani per le 5?

-Perfetto. Grazie ancora e arrivederci- sorrise. Una volta che fu uscito dal negozio, cominciò a pensare a cosa si 
sarebbe potuta inventare e si trattenne quasi dal prendersi a schiaffi per avergli proposto tale iniziativa.

 

Il giorno seguì più lentamente di quanto avesse pensato. Ogni piccolo gesto che compiva sembrava occuparle almeno un’ora. Svegliatasi la mattina dopo, si accorse che fuori una pesante quanto minacciosa nuvola grigia si era posata sulla città. Lavatasi e vestitasi, si ricordò dell’appuntamento con Howl. Si diresse quindi in cucina e cominciò a lavare e sistemare qua e là per tenersi occupata.
Quando furono poi le 4 e mezza, Howl si presentò con grande anticipo.

 

-Buon pomeriggio, signora

-Ehilà, siete già arrivato?

-Eh già, mi scusi ma…sa com’è…

-Immagino si sarà potuto liberare prima dai suoi impegni

-No. Mi annoiavo.- disse sorridendo.

-Bene, allora innanzitutto io mi chiamo...- Howl la fissò curioso -Elyson. Vengo dall’europa e sono arrivata qui 3 
anni fa. Non avendo un impiego e comunque conoscendo da tempo la famiglia Hatter, mi sono offerta di controllare il negozio durante la loro assenza.

-Capito.

-Lei, invece?

-Dato che se non glielo dico io lo scoprirà comunque, sono il Mago Howl- disse con voce soddisfatta, leggermente deluso nel non leggere alcuna sorpresa nello sguardo dell’altra.

 

-Ah…scusi se sono troppo indiscreta…ma non girano belle voci sul suo conto.

-Lo so …ma può stare certa che sono una persona per bene. Lasciamo credere agli altri quello che vogliono, giusto?

-Se lo dice lei…comunque, allora, torniamo a noi: mi sono informata su dove vive la vostra interessata…

-Dove?!

-Non so se posso fidarmi di lei…mi scusi, ma la conosco appena- mentì, cercando di mascherare la sua bugia.

 

-Beh…allora, se io le dessi delle …non so...lettere, lei le potrebbe recapitare a Sophie?

 

Si stupì dell’affermazione del Mago, visto che non se l' aspettava minimamente. Era convinta che, una volta postegli delle difficoltà, lui stesso si sarebbe tirato indietro. E invece…

 

-C…certo!

-Ah perfetto!- si alzò, soddisfatto della sua idea.

 

-Vuole…vuole che le prepari un thè, allora?

-Sì grazie

 

Si sollevò lentamente dalla sedia, quando Howl le prese il braccio. Quel contatto diretto con la sua pelle la fece rabbrividire. Sembrava…diverso. Più freddo e deciso di quando abbracciava…beh...la vera lei.

 

-Faccia attenzione!- le intimò ingentilendo lo sguardo, concentrato sulla presa.

 

-Grazie- balbettò.

Una volta pronto il caffè, lo servì. Scrutava lo sguardo del ragazzo per cercare di leggerlo, ma le pareva completamene assente. D’un tratto si tirò su.

-Ora devo proprio andare, mi dispiace

-Si figuri. Allora, quando vuole, mi porti le lettere, ok?

-Promesso.

Quando fu finalmente fuori dal negozio, Sophie tirò un sospiro.

-Lettere? Ma cosa mi è venuto in mente? Uffa ma perché non sono in grado di ragionare quando parlo con lui? Beh…almeno così…potrò continuare a vederlo.- disse rivolta alla teiera. Ultimamente le era cosa consona parlare con gli oggetti inanimati.

Si rese conto di che ore erano, perciò prese il cappello e una mantellina sbrindellata e uscì fuori, chiudendo a chiave la porta del negozio.

Si diresse verso la pasticceria dietro l’angolo. Sicuramente, non poteva andare a quella dove lavorava Lettie. Lei non c’era, ma le sue amiche la conoscevano. Entrò in una sala grande con dolci di ogni tipo distesi sui vassoi. Si avvicinò al bancone e, proprio quando era sul punto di ordinare, si accorse che le due commesse al di là della cassa stavano discutendo riguardo ad Howl. Sophie gli si avvicinò lentamente, cercando di non dare troppo nell’occhio, facendo finta di osservare rapita le pastarelle dietro il vetro.

-…Sai, ho sentito dire che quel furbacchione in questo periodo sta rapendo un’infinità di fanciulle! Menomale che io ho il mio Greg a proteggermi!

-Come ti capisco. Anche io ho sentito così. Mi hanno anche riferito che in questo periodo è entrato in fissa con le scolare dell’Elsington College. Povere ragazze!

L’anziana arricciò il naso e sentì il cuore cominciare a batterle più veloce del solito.

-…Oh, signora mi scusi. Posso esserle utile?

-N…no, grazie …ero solo passata a dare un’occhiata

Corse fuori dal negozio, lasciando sulla faccia delle ragazze due grandi punti interrogativi. Sulla strada stranamente c’era poca gente e così si sedette su una panchina, insolitamente vuota, prendendo lunghi respiri.

-Questa gliela devo proprio dire! Quel mascalzone sciagurato…mi…mi ha anche…fatto credere…!

Cercò di trattenere le lacrime, ma erano più forti della ragione in quel momento. Si rialzò tirando fuori dalla tasca dell’abito un vecchio fazzoletto di raso, ove vi era incisa una piccola S. Lo teneva sempre con sé per…beh, in attesa di momenti come quello o di un raffreddore.  Se lo portò all’altezza degli occhi e li tamponò velocemente.

 *

Si aggiustò il cappello, e, cercando di dimenticare quelle parole, continuò a fare la spesa in altre pasticcerie e altri fornai, lontano da lì. Tornò a casa verso le 8 e mezza di sera.

-Wow, già le otto!-

Era strano, sì, ma gli venne subito in mente che, in considerazione del fatto che ormai un suo solo passo prendeva almeno 5 secondi, era più che normale.
Preparò una leggera cenetta, e si convinse senza ripensarci che il giorno dopo, al di là del fatto che Howl fosse venuto o meno, avrebbe riaperto il negozio e al Mago avrebbe dedicato solo pochi minuti, proprio come aveva fatto lui quello stesso giorno.
La mattina dopo, una voglia di rimanere sotto le coperte per tutto il giorno a riflettere le sfiorò la mente. Poi però, ricordandosi del negozio una volta per tutte, si mise in piedi.
Pronta e asciutta scese le scale e girò il cartello della boutique che segnava “aperto”.
Riuscì a vendere almeno 15 cappelli in poche ore; finalmente la sua clientela era tornata. Si fecero poi le 5 e, anche se cercava di non darlo a vedere, l’ansia si impadronì di lei. Poi il campanello suonò e la porta si aprì.

-Buongiorno Elyson! Le ho portato la prima lett…

-Ragazzo, dobbiamo parlare.Siedi pure. Ti avverto: dovessero venire clienti mi dovrò assentare.

-Ok

-Allora…dunque. Io conosco Sophie. Le voglio bene, anche se l’ultima volta che l’ho vista era un fagottino. Quindi, ora ti chiedo di continuare questa storia solo se lei ti interessa veramente.

-Cosa le fa pensare che a me non interessi?

-So che molto probabilmente le voci che attraversano la città sono false, ma ho sentito da…da più persone, che  in questo periodo frequenti molte donne. Ora, tu dici che molte cose non sono vere e ok, ma …mi parevano piuttosto dettagliate quelle  informazioni.

-Ok, dunque come spiegare…allora ha presente “La vita nova”, di Dante Alighieri?

-Piu o meno.

Sorrise. Ora capiva come mai definisse “noiosi” i libri che leggeva.

-Ho bisogno delle dame dello schermo, per proteggere la mia amata.

Rimase di pietra, senza capire.

-E’ una specie di copertura per tenere la gente fuori dai miei interessi. E dai suoi.

Sophie rimase sconvolta dall’affermazione di Howl.


-Ah…- fu l’unica cosa che aggiunse prima di abbozzare un lieve sorriso di felicità.

-Ci tengo a Sophie…

L’anziana appoggiò la mano sul tavolo per reggere il suo peso corporeo.

-Credo di esserci arrivata, per ora

-Dunque, vi ho portato la lettera

Howl alzò il mantello e dalla tasca dei lunghi pantaloni blu estrasse un foglio bianco piegato in quattro.
Sophie la prese, accarezzando, senza farsi notare, la superficie liscia della carta.

-La ringrazio di quello che fa per me, Elyson. Siete veramente molto gentile. Pensa che Sophie mi risponderà?

-In ogni caso le dirò che, se vuole, posso farvi io da tramite quando, una volta alla settimana, devo andare lì. Le va bene?

-Sì, sì ok.

-Desiderate qualcosa da mangiare o da bere?

-No, grazie.

-Bene. Allora io metto qui la vostra preziosa lettera e, non appena me ne sarà riconsegnata un’altra, ve lo farò sapere, ok?

-Perfetto. Allora levo le tende, così potrete finire i vostri lavoretti qui. Arrivederci Elyson.

-Arrivederci, Howl.

Una volta che il mago fu fuori dal negozio, Sophie si diresse verso la cucina. Tirò fuori da sotto un tavolo un vecchio sgabello in legno chiaro e vi ci sedette. Aprì piano piano la lettera e cominciò a leggerla:

 

“Sophie,
senza mettermi al corrente della vostra partenza, sembra siate sparita dal mondo. Francamente mi aspettavo da una ragazza singolare come voi un comportamento tale. Nel breve periodo in cui vi ho potuta frequentare, credo di aver colto dei particolari sulla vostra personalità che non avevo immaginato. Solo, non capisco perché non dirmi nulla. Spero che il motivo della vostro viaggio non sia dovuto alla mia presenza al vostro fianco. La signora alla quale avete lasciato la gestione del vostro negozio si è offerta di farmi da tramite per potervi recapitare le mie lettere. Spero non vi infastidiscano. In ogni modo, mi auguro di potervi sentire presto. Mi mancate.

 

                                                                                                                                 Howl.”   

 

Richiuse delicatamente la lettera, e la posò sul tavolo di fronte a lei.

-Che hai fatto Sophie? Come hai potuto incantare così un ragazzo del genere?! Mah…

Si preparò un brodo vegetale ai semi di mais e, mentre agitava un vecchio cucchiaio di legno all’interno del piatto, rimase in silenzio, rapita nei suoi pensieri.
Mah… “Mi mancate”…ma sarà vero?

Deglutì rumorosamente, assaporando il gusto del magro pasto. Pulì la cucina e mise in ordine padelle, mestoli e piatti. Chiuse a chiave la porta del negozio e, dopo aver preso un vecchio foglio bianco dal comò della cucina e una penna blu, si sdraiò comodamente sulla poltrona rosa infeltrita che si trovava di fronte al camino, spento oramai da anni. Masticava il tappo della penna come una bambina intenta a scegliere il colore perfetto per il suo disegno. Poi, la punta di metallo impregnata di inchiostro scivolò sulla carta

 

Howl,
Scusa per la mia partenza improvvisa…A quanto pare la mia presenza qui è stata fondamentale la zia ha avuto febbre alta e sono dovuta correre al fiume più vicino per prendere     acqua?

 

Strappò il foglio e lo gettò all’altro capo della stanza. Ne prese uno nuovo e questa volta si appoggiò al bancone.

 

Howl,

Scusami se non ti ho avvertito della mia partenza; ha stupito anche me. A quanto pare, la mia presenza è stata urgentemente richiesta. Infatti, come vedi, non ho potuto nemmeno salutarti… e non sai quanto avrei voluto poterti stringere ancora. Adesso devo proprio andare, grazie per avermi scritto; non me lo aspettavo. Spero che Elyson sia gentile con te: è una brava persona.

                                                                                                            Sophie.

 

Con fermezza, pigiò sul punto la penna.

Bene, sono una 90enne che si diverte a scrivere sciocche lettere d’amore ad un ragazzo di 18 anni…come diavolo si fa?!

Continuava a rimproverarsi, senza però mai riuscire a trovare un serio motivo per evitare di consegnare quella lettera ad Howl. Ripose il tutto al proprio posto lasciando il foglio accanto alla cassa. Si faceva i calcoli della distanza che la divideva dalla finta se stessa e quanto avrebbe dovuto attendere prima di poterla consegnare al Mago.

Dunque, se uso un carro credo che in un pomeriggio ce la dovrei fare, quindi potrei inventarmi che la lettera arriverà dopodomani. Bene, farò così.

I giorni passavano e, tra una lettera e l’altra, aspettare quelle nuove e osservare in ogni dettaglio gli atteggiamenti di Howl nel leggerle davanti a lei era diventata quasi una mania. Era sempre così impaziente che non aspettava neanche di uscire dal negozio! Intanto, la povera anziana, ogni volta che il campanello della porta suonava, si aspettava con ansia, inutile ansia, di ritrovarsi faccia a faccia con quella strega che le aveva reso insopportabile l’esistenza. Ma, come ogni giorno che passava e come lei si aspettava, dell’orrenda donna non si erano più avute notizie. Si stava ormai abituando alla sua età, ma ogni giorno temeva che arrivasse il momento in cui Sophie sarebbe dovuta ritornare dal suo “viaggio”; di certo non  poteva continuare per le lunghe la cosa. Un martedì pomeriggio, come consuetudine, Howl si presentò da lei con una nuova lettera.

-Buongiorno Elyson! Come state oggi?

-Molto bene, giovanotto. Ti aspettavo. Dammi pure.

-Sì, ecco. – le porse il pacchettino, poi ricominciò a parlare -A proposito Elyson, volevo discutere con lei riguardo a una cosa. Io purtroppo sarò molto impegnato in questo periodo e dubito che riuscirò a recapitarvi le mie lettere. Se ci riuscirò, vedrò di corrompere il mio aiutante, Marcle; in caso verrà lui. Quindi, ecco, se non mi vede non si preoccupi, ok?

-Va bene; Marcle... me lo ricorderò.- gli sorrise mentre Howl continuava a fissarla.

-Cosa c’è?

-La mia lettera- le disse, imbarazzato dalla situazione.

-Oh, sì. Scusi!- corse a prenderla.

-Ecco a voi

-Bene, allora…spero di rivedervi al piu presto.

-Anche io. Spero riusciate a risolvere i vostri problemi.

-Grazie, arrivederci.- la salutò con la mano, poi si dileguò.

Poco dopo, una signora entrò, con due bambine piccole al seguito.

-Buongior…Oh Melanie, vuoi darti una calmata?!

La piu minuta delle due scivolò nel negozio, correndo a provarsi tutti i cappelli che trovava in giro.

-La scusi, è piccola.

-Si figuri

-Immagino lei abbia figli, mi può capire.

-No, veramente non ne ho.- poi, sorridendo, aggiunse-Ma un giorno mi piacerebbe averne.

Mentre sorrideva, si immaginava lei e Howl felici che si tenevano per mano con due bambini, un maschio e una 
femminuccia, il primo con la faccia del mago la seconda con la sua. Ma proprio quando la famigliola felice si stava avvicinando alla tovaglia a scacchi distesa sull’erba con tante prelibatezze sopra cucinate dalla “Mamma”, si accorse che la signora la stava fissando stranita.

-Beh…Sì, io credo che non bisogna mai perdere la speranza e lei ne è la prova!- esclamò. Bene, se poco prima avevo accennato al fatto che si stava abituando all’essere anziana, ritiro immediatamente quanto detto. Sophie si girò, rivolgendo le spalle alla signora, rimproverandosi in silenzio.

-Tutto bene?

-Sì, certo... scusi. Mi dica.

Mentre la donna parlava a vanvera, Sophie non smetteva di fissare un’insolita pioggia che scendeva pesante sulle strade fuori.

Non avrò mai figli, vero? Su! Dammi una risposta! Ti prego! Dimmi se tutto questo finirà mai?!

I suoi occhi si spostarono verso l’alto.

-Signora, mi scusi non credo di avere l’articolo che cerca. La prego di uscire adesso.- la donna inorridì.

-Come siamo sgarbate!

-La prego: esca.

L’altra afferrò per i polsi le due bambine, trascinandole via con sé, mentre queste urlicchiavano e scalciavano di qua e di là.

Si portò le mani al viso, mentre una cascata di lacrime le impregnava le maniche del vestito.

Non ce la faccio più, non ce la faccio più! continuava a ripetersi.

Una volta che trovo una persona che tiene a me in quel modo io …io …devo essere penalizzata così!?

Si passò le braccia sugli occhi e cominciò a respirare profondamente. Cadde pesantemente sulla solita poltrona lasciando incustodito il negozio.

Devo smetterla  con questo gioco. Devo smetterla con questa farsa. Devo smetterla con Howl.

Si massaggiava le tempie, scuotendo la testa. Quando poi due nuove clienti irruppero nel negozio, si trovò costretta a mettersi al loro servizio, e fu così per il resto di quella lunga giornata.


Il giorno seguente, si fece una doccia bollente e rimise, con un movimento alla volta, tutta la sua stanza in ordine.

Bene, oggi andrò da lui, che trovi il suo castello o no, e che lui ci sia o meno. Sono stufa di questa situazione … ed oggi porrò fine a tutto questo.

Si vestì frettolosamente e, quando poi si rese conto della tarda ora che si era fatta, con un cestino ed  un lungo scialle rosso si incamminò verso la collina. Prima, però, passò nella pasticceria dove si era fermata qualche giorno prima. Le due commesse sulla 20ina, come loro solito, cinguettavano sconclusionate dietro il bancone, rubando, mentre cercavano di passare inosservate, qualche dolcetto fra quelli che sembravano più cremosi.

-Buongiorno cara signora, come posso aiutarla? Desidera dolce o salato?

Sophie si accostò al vetro, appannandolo con il pesante fiatone. Ormai le bastava fare anche pochi passi per far sì che le venisse.

-No, grazie giovanotta. A dir la verità, mi servirebbe che lei mi desse un’informazione

La moretta arricciò il naso, poi si protese in avanti.

-Mi dica

- L’altro giorno mi era parso di sentire che… che voi parlaste del tanto famigerato mago Howl. Sapete forse dove 
posso trovarlo?

-Intendete dove abita? Beh guardi, è una bella domanda. Vede, io so che abita in uno strano castello- abbassò ancora di più la voce, rendendola appena udibile -dicono addirittura che si muova da solo!

Poi ritornò al tono più squillante, lanciandosi occhiate intorno.

-Quindi, l’unica cosa che posso dirvi è che “gironzola” per la collina appena dietro la chiesa di S.Louise, in fondo al viale. E’ stato sempre avvistato da quelle parti.

-La ringrazio moltissimo, è già di più di quanto sapevo. Grazie ancora.

-Ah! Mi scusi, se non sono troppo indiscreta, posso chiederle per quale motivo le serve trovarlo? Non credo lei corra rischi, poiché ho sentito dire mangi solo donne giovani, ma comunque non si sa mai: è pur sempre uno stregone!

-Ha ragione. In effetti, ho bisogno di lui per un incantesimo. Mi hanno riferito che quando si ha bisogno di…filtri ringiovanenti o elisir di lunga vita, ci si può rivolgere a lui!

Ok. Era una pessima attrice, però a quanto pareva quella strana ragazza se l’era bevuta. La salutò distrattamente, cercando di svincolarsi dalle sue domande e alla fine fu fuori.  Dopo una ventina di minuti, superò la vecchia cattedrale bianca. Le grandi finestre giacevano imponenti intorno alla torre maestra. Sophie passò osservandola. Fece più di una volta qualche lunga sosta, bevendo e spizzicando qualche cosa da mangiare dal cestino che si era portata con sé. Il vento per fortuna era calmo e soffiava leggero, giusto quello che ci voleva per evitare che sentisse o troppo freddo o troppo caldo. D’un tratto poi, ripreso il cammino, scorse una piccola radura. Uno strano portone nero si intravedeva dietro una quercia.

Chissà, forse il resto è invisibile.

Si avvicinò decisa, quasi con passo lesto, fino a quando non gli fu davanti. C’era un piccolo pomello d’argento con un filo di edera inciso, e la porta era di un legno scuro, quasi nero. La mano scheletrica si appoggiò sull’argento e girò lentamente a destra.

*

 

Una volta entrata, si trovò davanti un caldo camino. Era così imponente al centro della maestosa sala, ma il suo calore a mala pena si percepiva. Le pareti erano di un viola chiaro ricamato con infissi di legno sopra e sotto, e dall’alto soffitto pendeva un enorme lampadario in oro. Inaspettatamente udì dei passi intorno a lei. Poi si resero sempre più avvertibili ed un piccolo brivido di paura la attraversò. Poi, una voce...

-Buongiorno. Lei chi è?

Sophie si girò e si trovò davanti un uomo con un lungo grembiule bianco che la fissava incuriosito.

-Io…io ..sono Sophie.

-Ah. La stavamo aspettando.

-Ah sì?

-Prego, mi segua.

Si mise dietro di lui, seguendolo passo per passo, esaminando per bene le sale che attraversava. Poi si arrestarono davanti ad un altro accesso. Questo però era almeno cinque volte quello principale e la maniglia e tutto il resto della porta erano in oro massiccio. L’uomo-pinguino aprì la voluminosa porta e Sophie entrò senza porre domande. Quando poi si rese conto di essere rimasta sola, si levò la mantella.

-Sophie

Si voltò di scatto e, non appena la sagoma di fronte a lei si rese visibile, l’anziana trasalì.

-Immaginavo ti avrei rivista. Credevo che una volta capito che non avresti potuto più fare nulla contro il mio fantastico, quanto ingegnoso maleficio, ti saresti arresa, e che quindi le probabilità di riaverti tra i piedi fossero poche. Eppure, eccoti qui

-Tu! Tu, non immagini neanche come sia stato cercare di abituarsi a questo corpo! Non cercavo la tua abitazione, comunque... ci deve essere stato un errore.

-Beh, anche se fosse, mi servi comunque, quindi direi: tempismo perfetto!- la strega squillò appagata.

-Cos’altro vuoi da me? Non ti basta che…insomma…Howl…lo sai.

Sophie piegò lievemente lo sguardo al ricordo del suo viso.

-No, signorina. Non mi basta affatto. Credevo che quel misero stregone, una volta che tu fossi sparita, sarebbe tornato da me, se non altro per convenienza, e invece quel pazzo deve sempre mettermi in crisi. Ma ora, adesso che tu sei qui, credo che finalmente avrò ciò che mi spetta.

-E sarebbe?

La strega rivolse lo sguardo verso l’unica grande finestra che trasmetteva un po’ di luce.

-..Tu non hai idea di cosa sia avere il nero potere nelle mani ragazzina…ne tanto meno l’amore dipendente che esso 
provoca..un amore fittizio…

Sophie la guardava come se fosse la cosa più orrenda che avesse mai visto.

- Ti senti morire se il tuo sguardo pietoso non incontra quello del tuo amato con la stessa intensità…e tu…tu hai rovinato tutto! Io ho già avuto quella intensità con lui, come osi pensare o anche solo credere che quello che avete voi sia uguale!?

-Ma io non …!

-Io e te dovremo apportare qualche modifica al nostro accordo. Inoltre ti rendo presente sin da questo momento che tirarti indietro non ti sarà possibile

-Di cosa parlate?!

La vecchia, completamente immersa  nella sua poltrona beige, si mise in piedi e corse quasi volando verso l’altra. Quando fu a pochi centimetri da lei, iniziò a cantilenare:

-Un viaggio presto per te comincerà, e ciò di cui io ho bisogno da questo amuleto mostrato ti sarà. Impedisci quel patto con il demone sotto un cielo stellato e rendi a me ogni suo vantaggio rilasciato. Solo quando il lavoro finito sarà, e il ciondolo di viola brillerà,  al tuo aspetto giovane e alla tua vecchia vita l’amuleto ti riporterà.

Come se tutte le sue forze fossero state rinchiuse in una stretta micidiale. Sophie urlò disperatamente con tutto il fiato che aveva in gola e poi si accasciò, persi i sensi, sul terreno.

                                                         

*

 

Al suo risveglio, si ritrovò sdraiata nel mezzo di una grande distesa verde. Farfalle variopinte e piccole lucciole si aggiravano intorno ai fiori, rendendo il paesaggio ancora più incredibile di quanto già non fosse. Percepì un leggero peso sul collo e vi trovò appesa una lunga catenina d’argento. Si alzò con un certo sforzo e, quando il resto del panorama fu chiaro, si appoggiò ad un’imponente tronco d’albero accanto a lei per osservarlo meglio.

-Ma dove mi trovo?

In lontananza una piccola casa si intravedeva a mala pena, ed al suo fianco girava lento un piccolo mulino.  Lentamente, si fece strada avanzando con fare goffo e barcollante. Finalmente, da quando aveva incontrato la strega, si sentiva di nuovo libera. Il suo corpo era sempre quello eppure l’erba soffice rendeva i suoi passi più leggeri. Quando si trovò finalmente davanti all’abitazione, si accorse che oramai il buio era in procinto di scendere. Bussò violentemente quando un contadino con i capelli raccolti in un’alta coda le aprì la porta.

-Salve, come posso aiutarla?

-Mi chiamo Sophie…senta …che posto è questo?

-Siamo a Pithlocry, in Scozia. Ma si sente bene? Vuol forse entrare?

-In Scozia?!Sì…sì la prego mi faccia accomodare.

L’alloggio era piccolo e accogliente: sopra un grande tavolo circondato da due piccole sedie, era distesa una tovaglia verde sfilacciata.

-Mi scusi se è tutto così  in disordine, non ci aspettavamo visite e io e mio fratello viviamo da soli ormai da anni. Può immaginare quale sia la nostra capacità nel renderla presentabile- sorrise il giovane. Poi chiese: -Da dove venite?

-Da…da Market Chipping in Giappone…

-Dal giappone?!

Il ragazzo strabuzzò lo sguardo.

-E avete fatto tutta quella strada per quale motivo?

-Io…io sono molto stanca, le dispiace se mi riposo per qualche minuto? Poi le prometto che me ne andrò.

-Ma certo. Ecco, si accomodi pure.

Sistemò un piccolo divano al lato della stanza, Sophie vi ci si sdraiò e cadde in un sonno profondo.

 


*

                                              

-Ma è morta?

Pochi minuti dopo, riaprì lentamente gli occhi scoprendo davanti a sé un piccolo visino. Un bambino di all’incirca otto anni la stava fissando, giocando con una ciocca di capelli.

-Lascia in pace la signora!

Sophie si  alzò lentamente aprendo uno ad uno gli occhi raggrinziti.

Il sole debole illuminava il soggiorno spoglio.

Wow non credevo di aver dormito tutto questo tempo!

-Ti vuoi spostare!...Vuole qualcosa per la colazione?- chiese il fratello maggiore scostando il piccolo infante che fissava con occhi curiosi la strana visitatrice.

-Si grazie…

Niente, ancora non capisco nulla..sembra un sogno, questo posto è davvero incantevole.

La aiutarono ad alzarsi e velocemente imbastirono una presentabile tavola per il primo pasto.

Il latte era candido e fresco, il pane duro e il miele di un tenue colore dorato.

Poggiò il sup bastone sul tavolo ed iniziò ad ammorbidire con lenti  movimenti il pane nel latte.

-Non ho più i denti di una volta!- sorrise ai giovani.

-Ma tu sei una strega?

Sophie sorrise imbarazzata.

-Howl!

Sophie si voltò di scatto verso il più grande.

-C…cosa hai detto?

-Scusi mio fratello non ci faccia caso, è un bambino petulante e pestifero!- sentenziò scuotendolo per il braccio.

-No…lei ha detto…lo ha chiamato…?

-Howl!...è il mio nome…!- disse il piccolino sorridendo a mezza bocca spalancando i grandi occhi azzurri.

La donna si portò le mani alla bocca.

-E’ tutto apposto?

-S..sì …io sono Sophie, non ti ricordi di me?-  quasi gracchiò portandosi verso di lui.

-No, no mi spiace.-

Il piccolo la fissava ora spaventato, continuando ad aggrovigliare quei capelli neri che ricadevano morbidi sulle spalle.

-I tuoi capelli….no, non puoi essere tu. - si disse a bassa voce.

 -Scusatemi, ho un forte giramento di testa- chiuse gli occhi portandosi le mani sul capo.

-Quanti anni hai, Howl?

-10, compiuti ieri!

-10 anni…beh, ok.- sorrise lievemente, turbata dal fatto. Gli occhi erano i suoi…era per forza lui.

-Vi ringrazio…siete gentilissimi ma-

-Volete fermarvi qui anche per questa notte spero!

-Io non penso di potere..

-Ma certo! E’ così anziana, non la lascerei mai andare in giro per queste valli sperdute da sola, nonostante siano 
comunque molto tranquille

-Ok allora…rimarrò qui…con Howl..- l’ultima parola la concluse a mala pena.

-Oggi potremmo andare a pesca..!

-Sì, sì Howl. Gliel’ho promesso ormai e non posso più tirarmi indietro, ma, mi dica, per quale motivo vi trovate qui? Se avete bisogno, a pesca ci andremo poi

-Uffa!

Ok, sì, era decisamente Howl.

-Io ero venuta per..raccogliere funghi! Ma mi sono persa…quindi per ora mi posso fermare qui ma adesso vedo cosa fare…

-Si figuri. Ah! Io comunque sono Marcle

E così il famoso aiutante di cui mi aveva parlato era suo fratello.

-Molto piacere

Una volta finita la colazione,  si diresse verso la cuccetta che era stata allestita per lei.

L’intera giornata trascorse. Sophie poté facilmente ammettere che quello era stato il giorno più strano che lei avesse mai vissuto. Lei era rimasta sotto il portico all’aperto con una bella copertina calda sulle gambe, mentre Howl e Marcle erano stati a pescare al lago vicino. Per cena cucinarono del pesce arrosto eppure Sophie non aveva smesso per un momento di guardare quel bambino. Quanto gli era mancato! Certo però doveva anche cercare di essere discreta. Dopo una veloce cenetta se ne andarono a letto. Milioni di domande occupavano la sua testa. La strega le aveva fatto un regalo? La notte fonda era scesa e le stelle avevano riempito il cielo in tutto il loro splendore. Sohpie raramente ne aveva viste così tante dalla finestra della sua piccola stanza al di sopra del negozio, e, invece, lì da quella finestrella le pareva di riuscire a scorgere l’intero universo. Non riusciva a prendere sonno, nonostante fosse molto stanca, quindi era rimasta in contemplazione dell’ambiente fuori e dell’interno della casa. Dopo poco, udì dei passi leggeri quanto veloci.  Si tirò la copertina rosa fino sopra il naso e fece finta di dormire. Con un occhio quasi aperto, poi, lo intravide.

-Howl! Dove state andando piccoletto?

Il bambino si girò di soprassalto ad osservarla.

-Ci sono le stelle stasera!

-Come?

-Oggi è S.Lorenzo, ci sono le stelle cadenti!

-Siamo ad agost….? Oh, sì certo! Avevo dimenticato. Capito, vai pure. Aspetta! Ma vai da solo?

-Doveva accompagnarmi Marcle, ma è crollato nel sonno e non mi va di svegliarlo. Non importa, questo posto lo 
conosco come le mie tasche. Non mi allontanerò tanto, arriverò solo alla collina qui di fronte. Voi volete venire?

-No, grazie Howl. Semmai ti raggiungerò più tardi

Il piccolo annuì con il capo, aprì la porta e se ne andò. Non appena fosse uscito, una stella, proprio come aveva detto poco prima, cadde. Sophie si alzò, chiuse gli occhi ed espresse un desiderio. Strinse gli occhi più che poteva tentando di rimanere in equilibrio sul morbido fondoschiena che si ritrovava. In quell’istante,  il ciondolo che le era stato dato dalla strega si illuminò di un bianco chiaro.

-Uh..?Che cosa vuoi dirmi tu?- lo afferrò con delicatezza per osservarlo meglio.

Una luce, come un faro, cominciò a brillare, indicando l’uscita.

-Dovrei uscire? Argh, quando finirà questa cosa mi prenderò una vacanza

Era indecisa ma la luce di quell’amuleto si rendeva sempre più nitida, ad un punto tale da angosciarla. Si levò la coperta e, tirandosi su pesantemente, afferrò il bastone ed uscì. Il cielo era strano: le stelle giungevano verso la terra a fiocchi. Non aveva mai visto una tale meraviglia. La brezzolina notturna le scompigliava i capelli eppure quella sensazione di fresco le confortava la pelle. Ad un tratto una di quelle stelle cadde proprio dietro la collina di cui parlava il piccolo, lasciando una scia di fumo.

Ne sa sempre una più del diavolo quello là.


Ma poi si udì un esplosione.

-Howl!

Afferrò due lembi del vestito e corse verso quella distesa verde. I suoi passi erano così lenti ma le sue gambe non si fermavano. Si muoveva priva di agilità trascinando il suo peso sull’erba. Protendeva le mani in avanti disperata come non mai.
Quando arrivò sulla sommità, lo scorse tra due alberi. Era lì, chino su se stesso a raccogliere una piccola fiammella blu. Sembrava un angioletto in pace sulla sua nuvola. Tutt’intorno il terreno iniziò a tremare. Sentì la voce in gola spezzarsi mentre urlando chiamava il suo nome.

-Howl! Alzati!

Il piccolo non udì parola.

-Howl! Che stai facendo! Vieni qui!

Il bambino alzò lo sguardo verso di lei. I suoi occhi erano iniettati di sangue e  i suoi capelli, illuminati da violenta luce violacea, svolazzavano irrequieti sul suo viso.

Cos’è questa luce!?

-Signora Sophie, venga qui: è una meraviglia!

-No, Howl stai lontano: non è quello che pensi tu! E’ una forza oscura! Lascialo!

Le parole della strega ora erano chiare più che mai e non facevano che risuonare e risuonare violentemente nella testa di Sophie. Questa si portò le mani alla testa piena di disperazione.

-VAI VIA! ESCI DALLA MIA TESTA!- le parole le uscivano dalla bocca come se non fosse lei a parlare.

-Ma di cosa parlate!? E’ solo il resto di una stella!

-No! Howl! Vieni qui!

Quelle ultime parole sembravano uno spregevole ringhio.

Il bambino lasciò la fiammella ricadere al suolo.

-No…non è cattivo..è magia…!

Non voleva allontanarsene per un solo momento ma poi si rese conto di cosa stava accadendo. Tutto attorno a lui stava andando in pezzi, il terreno tremava e Sophie era poco distante da lui china su se stessa, urlante.

-Sophie!

Corse verso l’anziana. Lei afferrò la sua mano stringendola a più non posso.

–Aiutami ancora Howl…ti prego salvaci

-Sophie…ma di cosa state parlando… Il vostro ciondolo brilla!...Sophie…

Gli occhi della anziana signora si riempirono di bianco. Aveva impedito che avvenisse.

-Howl cosa ti ho fatto…

Incredulo la strinse a sé.

-Niente, non mi avete fatto niente sto bene vi prego smettetela di fare così, mi mettete paura!

La abbracciava versando lacrime. Tutto attorno a loro si aprì un vortice. Un frastuono mostruoso sembrava arrivare sempre più forte da lontano. Quando poi Sophie si alzò verso l’alto, il suo corpo inanime si levò al cielo per sparire nel fumo.

-SOPHIE!

Le tenere e piccole mani protese al cielo furono l’ultimo gesto estremo di quella notte.

E così, ancora una volta, furono costretta a dirsi addio.

Il vortice la risucchiò, facendo diventare tutto  buio e nero e, all’improvviso, ogni cosa, ogni rumore cessò.

 


*

 

Aprì gli occhi di scatto. Rilasciò un pesante respiro non appena fu sveglia, seguito da un interminabile sequenza di respiri affannati. Era nella sua stanza. Le mani le tremavano. Come era possibile che fosse tornata a casa sua? Fuori c’era un tremendo temporale che rendeva ancora più grigie le pareti della sua stanza. Lentamente si sollevò dal letto quasi con il terrore di avvertire una improvvisa vertigine per tutto il corpo. Come poteva essere tornata lì? Pochi secondi fa avrebbe potuto giurare di trovarsi esattamente in tutt’altro posto.

-..Howl…

Si portò il viso tra le mani lasciando scendere due pesanti lacrime sui suoi duri polpastrelli.
Si toccò il petto in cerca del medaglione ma questi non c’era più. Era tutto finito? Poi risollevò il capo. Allungò il suo nasino all’insù verso una delle finestre quasi come se cercasse al di fuori un qualcosa di più vero al quale aggrapparsi per rendersi conto di non stare vivendo un sogno. Scosse la testa dubbiosa poi capì cosa doveva fare. Scese le scale gradino per gradino ignorando la sua mente che vagava tra domande senza risposte. Arrivò nel variopinto negozio, testimone di tutto quello che era successo nei giorni precedenti. Poi si bloccò. Sfregò le mani tra di loro, tenendo chiusi gli occhi, e se le portò al viso.

Ok, era il momento della verità.
Al contatto con la pelle sentì una superficie liscia, fresca. Lo stomaco si contorse ed il cuore iniziò a pulsare rapidamente. Corse davanti allo specchio dai bordi cerulei vicino al quale mai si era avvicinata così vogliosamente. Dopotutto per guardare cosa? Una vecchiaccia? Fissandosi i piedi, vi si pose davanti, poi prese un lungo respiro ed alzò il viso. Un gioioso sorriso prese tutto lo spazio che poteva sul suo viso.

-Ma dove sei stata tu!? Credevo fossi sparita! E invece eccoti lì! Sei in forma sai? E che bel musetto che abbiamo questa mattina!-

Parlò da sola per quasi un minuto, poi cominciò a correre da una parte all’altra della casa. D’improvviso sembrò aver riacquistato quella grinta che raramente in vita sua aveva sfruttato. No, non le era mai piaciuto il suo corpo eppure in quel momento non desiderava che poter accarezzare di nuovo i suoi morbidi capelli castani e massaggiare le sue candide mani. Afferrò un cappello bianco da signorina ed uscì sbattendo con violenza la porta, incurante dei danni che avrebbe potuto procurargli. Un cappello da signorina! Quando mai aveva allungato le ossute mani verso quegli adorabili cappelli per provarne uno con la convinzione che le sarebbe andato bene!? Ora non c’era più tempo per simili sciocchezze! Correva a più non posso incurante della pioggia che le rovinava il solito vestitino verde. Attraversava quelle strade della città che sembrava più affollata che mai. Volgeva lo sguardo a destra e a manca per incrociare qualche espressione contenta e ricambiarla con fervore.

Poi arrivò. Era il parco. Quello suo. La pioggia aveva smesso di scendere da qualche secondo e lui era lì seduto su quella panchina a testa all’indietro a fissare le goccioline cadere dagli alberi. Si sentiva come una scolaretta con la sua prima cotta. Portò la mano destra afferrando un debole ciuffo di capelli che riposava sulla spalla sinistra per iniziare ad arricciarlo sul ditino. Qualche piccolo cristallo d’acqua le inumidì il colletto ancora immacolato. Poi ripreso il fiato e placato il passo si avvicinò sorridente a lui, ma quando fu a soli pochi metri la gioia era troppa, l’emozione era incontenibile e (quasi le pareva di stare indossando quelle famose scarpette rosse incantante) i suoi piedi si spostarono velocemente sul terreno raggiungendo il suo angelo.

 

-Howl!

 

Sophie gli corse incontro, gettandosi a braccia aperte sul suo stomaco. Stringendolo a sé iniziò a strofinare le guance arrossate sul suo petto, ed il nasino odorava di qua e di là frettolosamente, quasi come non volesse perdersi neanche un istante della sua essenza; era di nuovo vicino al suo petto!

 

-Dio, come mi è mancato il tuo odore! Howl! Il mio mago! Finalmente…mi sei mancato così tanto…!

 

Il suddetto alzò il viso e la fissò negli occhi.
Era lui, il viso che non aveva potuto più osservare così da vicino. Lei quindi si ricompose, sistemandosi i capelli e disse con fare gentile, come suo solito.

 

-Ehi…ma cos’hai?

 

I piccoli occhietti vispi schiariti dalla luce del tiepido sole sbucato qua e là tra le nuvole seguirono i lineamenti di quel viso perfetto ancora una volta, poi si arrestò. Lui non aveva ancora reagito…e questo non aveva senso.

 

-Signorina….perché mi chiama…-si guardò attorno accertandosi di essere l’unico a parlare con quella dolce fanciulla che lo aveva sorpreso- Mago? Credo lei abbia sbagliato persona … scusi ma….

 

No

 

-Noi ci conosciamo?

 

*

Ecco qui la fine del mio secondo capitolo *-*! Spero proprio che vi sia piaciuto e che vi abbia catturato a tal punto da voler recensire questa mia piccola e simpatica storiella xD  o anche solo da finire di leggerla, per me sarebbe comunque importantissimo! Grazie di cuore alle precedenti ragazze/i che hanno avuto la pazienza di leggerla e persino recensirla, davvero! Un bacione alla settimana prossima! ;)

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Capitolo 3
*** Epilogo ***


Si, la strega delle Lande aveva ottenuto quanto voleva. Il potere, quello di Howl, ora le apparteneva ed inoltre si era ufficialmente liberata di quell’amore illusorio che tanto l’aveva tenuta legata a lui.
Sophie invece era rimasta senza più nulla. Per una sola volta era riuscita a sentirsi bella, per una sola volta aveva creduto di non essere solo una tra le tante altre per qualcuno e tutto questo era finito. Anzi, mai esistito. Erano passati ben sette mesi da quell’incontro nel parco: Sophie aveva ripreso la sua monotona vita con la piccola differenza che ora godeva dell’amicizia di un giovane ragazzino viziato ed esuberante. Già, Howl poteva anche non essere mai stato il grande Mago che era in quella vita precedente, eppure il suo caratterino lo aveva conservato. Ebbene sì, erano diventati molto amici. Sophie aveva imparato a mettersi il cuore in pace dopo vani tentativi di passare più tempo possibile sola con lui, siccome lo sguardo di quella ultima volta che si erano visti non lo aveva più rivisto. La cappelleria andava avanti, soprattutto grazie al suo dedito lavoro e nonostante tutto qualche sera la dedicava al suo scapestrato amico. Parecchie avventure anche solo da una notte avevano riempito i giorni di Howl ma questo non le aveva fatto perdere la speranza, o perlomeno non fino al quinto mese, poi la sua pazienza si era del tutto arresa. Così una sera come tante di settembre, Sophie era rincasata presto dal mercato pomeridiano di Market Chipping per mettersi a lavorare su un importante copricapo commissionato da una anziana aristocratica locale. Il campanello della porta suonò ed Howl fece il suo ingresso trionfale.

 

-Ciao Sophie! Che muso lungo…!

-Sempre care parole conservi per me! -gli rispose pungente.

 

-Su, sai che scherzo…che bel cappello per chi è?

-Per la signora Sunchetz. Vuole che lo finisca entro giovedì ma non ci riuscirò mai…

-Su dai, ho fiducia in te

 

Sistematosi a dovere sul divanetto laterale della sala giocherellava con la collanina d’oro che aveva al collo.

 

-Uff…-

-Che ci fai qui Howl?- Chiese Sophie lanciando un’occhiata all’orologio a parete- Non dovevi vederti con Lisa?

-Lisa? Cara Sophie, oramai è acqua passata!

 

Sophie sgranò gli occhi.

 

-L’hai conosciuta solo quattro giorni fa!

-Si, e lei e le sue amiche mi hanno già stufato!

 

Ritornò seria per concentrarsi sul suo lavoro, scuotendo il capo.

 

-Tu che hai invece? Sei triste per caso?

-No, no sono solo stanca- rispose stropicciandosi gli occhi.

 

-Dai, perché non ci andiamo a prendere un tea? In quel posto che ti piace tanto?

 

Alzò lo sguardo di nuovo verso lui. Forse era proprio di quelle piccole cose che il suo povero cuore si nutriva, e da queste traeva la forza per andare avanti e rimanere vicina ad un uomo di cui ormai non sapeva più come aveva fatto ad innamorarsi.

 

-Ok, aspetta prendo il cappotto

 

Si alzò spegnendo la luce sulla sua scrivania da lavoro.  Si sciolse i capelli sulle spalle e prendendo il cappotto uscì dal negozio. Lui la seguì e, quando si girò per chiudere la porta d’entrata, le rimase al fianco. Sophie si sentì cingere le braccia. Il naso di Howl si era posato sul suo collo.

 

-Questo profumo…cos’è? Mi ricorda qualcosa…della mia infanzia…

 

Talmente erano vicini che l’uno poteva udire il battito del cuore dell’altro.

Sophie si girò lentamente.

 

-E’…-La voce le si strozzò in gola- E’ solo una colonia che uso molto spesso…-finì la frase in un lungo respiro.

 

-E’ buono….mi piace molto

 

I loro occhi si fissavano. Quel contatto le era mancato più di ogni altra cosa.

 

-Dai, andiamo prima che faccia buio- sentenziò lui sorridendo. 

La prese sottobraccio e lei rilassata lo seguì giù in strada. No, forse la loro storia adesso avrebbe potuto prendere una differente direzione da quella di un tempo, ma questo non significava che il loro amore non si sarebbe potuto ripetere.


*

Eccoci  qui ragazzi/e! Con questo epilogo mi trovo a concludere il mio primo lavoro su Efp. Sono stata veramente molto contenta dei commenti che ho ricevuto e dunque mando un grazie speciale a queste persone ;) Inoltre ringrazio molto anche gli utenti che hanno solo letto la mia storia perchè in ogni caso un po' della loro attenzione sono riuscita a catturarla ed hanno comunque deciso di passare qualche minuto a leggerla! ;) Spero che, con questo finale, io possa aver concluso bene questa mia piccola storia e di non avervi deluso! Da qui in poi ogni commento in futuro sarà ben accetto! Grazie ancora a tutti un bacione grande, Daria.

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