-Buongiorno-
gracchiò l’anziana.
-Salve, in cosa posso esserle utile?
-Cercavo
proprio lei, in effetti. Ho sentito molto parlare
di voi…
-Davvero?
Oh…Beh signora, sul suo colorito vedrei molto bene
un color panna, oppure un bel rosa pastello…
-Non
intendo comprare nulla, ragazzina.
-Ah….e
allora cosa volete?
-Fare
due chiacchiere con te. Vedi, io non amo quando la
gente si intromette nei miei affari.
-Mi
scusi, non capisco.- Sophie si indietreggiò
impercettibilmente.
-Dobbiamo
fare un accordo, adesso.
-Un
accor---
-Gradirei
che tu non mi interrompessi ogni volta che inizio
una frase.- annuì impaurita.
-Dunque,
tu da ora in poi non dovrai più essere considerata
un problema, ok?
-Signora
mi dispiace ma davvero non capisco, non voglio
darle fastidio ma…
-Devi
lasciare in pace Howl!- urlò la vecchia. Sophie
arricciò il naso con aria interrogativa
-C…cosa?
-Non
voglio vederti un’altra volta in sua compagnia …o
forse…beh ho un idea migliore, ma ricorda: non potrai dire a
nessuno del nostro
incontro.
-Cosa
volete fare?- gridò allarmata quando la vecchia si
alzò in un’ enorme nuvola di fumo viola e
l’ avvolse all’interno del turbine.
Sophie cominciò ad urlare, ma, quando oramai si era liberata
dalla presa della
donna, ella era già sparita. Era lei! Era la strega delle
Lande!
Non
riuscì a comprendere poi
il modo in cui si sentiva. Le articolazioni le facevano
male e sentiva
molto pesanti le ossa. Si portò le mani al viso e
avvertì una lunga ragnatela
di rughe. Corse allo specchio quando si accorse di essere cambiata: era
vecchia.
Non riusciva a
pronunciare neanche una parola. Si sedette dietro il bancone,
mettendosi le
mani nei capelli molto lentamente; due lunghi lacrimoni le solcarono il
viso.
-Cosa
faccio adesso?- disse fra sé e sé.
Si
portò pesantemente fino in camera da letto, dove si
addormentò.
*
La mattina dopo, si
alzò sorridente sperando che fosse stato
tutto un brutto sogno: la lettera, la strega…
Ed invece, sprecando il 70% delle sue forze per alzarsi, si rese conto
che era
tutto reale.
Si legò i capelli grigi in un’alta coda, si
lavò la faccia
con dell’acqua fresca e poi, rassegnata, scese le scale un
gradino alla volta.
Aprì la porta del negozio e vide una marea di gente
attraversare le strade di
Market Chipping, sorridendo e correndo da una parte all’altra
del paese. La
richiuse con violenza.
-Al diavolo! Stregoni,
streghe sortilegi, al diavolo!
Borbottando, si
sistemò dietro la cassa, cercando di
trattenere le lacrime dalla rabbia. Si girò verso i cappelli
e in quell’istante
la porta si aprì.
-Buongiorno.
Quella voce calda ruppe la
tetra atmosfera che si era creata
già dalla sera prima all’interno della stanza.
Howl.
Sophie trasalì e, inspirando ed espirando, si
preparò a girarsi. Osservò Howl
che era bello ed impeccabile come sempre, ed il suo cuore
sussultò quando si
accorse che nella mano destra teneva stretto un libro nero.
-Buongiorno giovane, in
cosa ti posso essere utile?
-Cercavo, Sophie. Sono
passato a prenderla. Lei è una nuova
commessa per caso?
-Esatto.-
Sophie sorrise.
-La ragazza è
partita…signore
-C…come sarebbe
a dire partita?
-Credo che abbia dovuto
raggiungere…delle parenti- disse
annuendo.
Howl da sorridente
passò ad un espressione tanto stranita
quanto delusa.
-Non…non ha lasciato nulla? Lettere, messaggi un
biglietto…
nulla?
Deglutì.
-No. Mi dispiace.
-E…come posso
fare per contattarla?
-Non so. Non mi sono fatta
dire dove sono andate.
Il suo cuore
sussultava ogni volta che lo sguardo del Mago incrociava
il suo.
-Capisco.
Beh grazie
mille comunque, è stata molto gentile
-Dovessi
sapere
qualcosa, glielo farò sapere ok?
-
Ok, grazie.
Rimase a guardare quella
figura che si apprestava ad uscire,
finché alla fine prese coraggio e aprì nuovamente
bocca.
-Se vuole, posso provare
ad informarmi però
Il Mago lasciò
sfuggire un leggero sorriso e corse verso
Sophie. Arrivatole davanti, le fece un inchino.
-La ringrazio. Non poteva
rendermi più felice
-Allora…perché
non passate qui domani per le 5?
-Perfetto. Grazie ancora e
arrivederci- sorrise. Una volta
che fu uscito dal negozio, cominciò a pensare a cosa
si
sarebbe potuta
inventare e si trattenne quasi dal prendersi a schiaffi per avergli
proposto
tale iniziativa.
Il giorno seguì
più lentamente di quanto avesse pensato.
Ogni piccolo gesto che compiva sembrava occuparle almeno
un’ora. Svegliatasi la
mattina dopo, si accorse che fuori una pesante quanto minacciosa nuvola
grigia
si era posata sulla città. Lavatasi e vestitasi, si
ricordò dell’appuntamento
con Howl. Si diresse quindi in cucina e cominciò a lavare e
sistemare qua e là
per tenersi occupata.
Quando furono poi le 4 e mezza, Howl si presentò con grande
anticipo.
-Buon pomeriggio, signora
-Ehilà, siete
già arrivato?
-Eh già, mi
scusi ma…sa com’è…
-Immagino si
sarà potuto liberare prima dai suoi impegni
-No. Mi annoiavo.- disse
sorridendo.
-Bene, allora innanzitutto
io mi chiamo...- Howl la fissò
curioso -Elyson. Vengo dall’europa e sono arrivata qui
3
anni fa. Non avendo un
impiego e comunque conoscendo da tempo la famiglia Hatter, mi sono
offerta di
controllare il negozio durante la loro assenza.
-Capito.
-Lei, invece?
-Dato che se non glielo
dico io lo scoprirà comunque, sono
il Mago Howl- disse con voce soddisfatta, leggermente deluso nel non
leggere
alcuna sorpresa nello sguardo dell’altra.
-Ah…scusi se
sono troppo indiscreta…ma non girano belle voci
sul suo conto.
-Lo so …ma
può stare certa che sono una persona per bene.
Lasciamo credere agli altri quello che vogliono, giusto?
-Se lo dice
lei…comunque, allora, torniamo a noi: mi sono
informata su dove vive la vostra interessata…
-Dove?!
-Non so se posso fidarmi
di lei…mi scusi, ma la conosco
appena- mentì, cercando di mascherare la sua bugia.
-Beh…allora, se
io le dessi delle …non so...lettere, lei le
potrebbe recapitare a Sophie?
Si stupì
dell’affermazione del Mago, visto che non se l'
aspettava minimamente. Era convinta che, una volta postegli delle
difficoltà,
lui stesso si sarebbe tirato indietro. E invece…
-C…certo!
-Ah perfetto!- si
alzò, soddisfatto della sua idea.
-Vuole…vuole
che le prepari un thè, allora?
-Sì grazie
Si sollevò
lentamente dalla sedia, quando Howl le prese il
braccio. Quel contatto diretto con la sua pelle la fece rabbrividire.
Sembrava…diverso. Più freddo e deciso di quando
abbracciava…beh...la vera lei.
-Faccia attenzione!- le
intimò ingentilendo lo sguardo,
concentrato sulla presa.
-Grazie-
balbettò.
Una volta pronto il
caffè, lo servì. Scrutava lo sguardo del
ragazzo per cercare di leggerlo, ma le pareva completamene assente.
D’un tratto
si tirò su.
-Ora devo proprio andare,
mi dispiace
-Si figuri. Allora, quando
vuole, mi porti le lettere, ok?
-Promesso.
Quando fu finalmente fuori
dal negozio, Sophie tirò un
sospiro.
-Lettere? Ma cosa mi
è venuto in mente? Uffa ma perché non
sono in grado di ragionare quando parlo con lui? Beh…almeno
così…potrò continuare
a vederlo.- disse rivolta alla teiera. Ultimamente le era cosa consona
parlare
con gli oggetti inanimati.
Si rese conto di che ore
erano, perciò prese il cappello e
una mantellina sbrindellata e uscì fuori, chiudendo a chiave
la porta del
negozio.
Si diresse verso la
pasticceria dietro l’angolo.
Sicuramente, non poteva andare a quella dove lavorava Lettie. Lei non
c’era, ma
le sue amiche la conoscevano. Entrò in una sala grande con
dolci di ogni tipo
distesi sui vassoi. Si avvicinò al bancone e, proprio quando
era sul punto di
ordinare, si accorse che le due commesse al di là della
cassa stavano
discutendo riguardo ad Howl. Sophie gli si avvicinò
lentamente, cercando di non
dare troppo nell’occhio, facendo finta di osservare rapita le
pastarelle dietro
il vetro.
-…Sai, ho
sentito dire che quel furbacchione in questo
periodo sta rapendo un’infinità di fanciulle!
Menomale che io ho il mio Greg a
proteggermi!
-Come ti capisco. Anche io
ho sentito così. Mi hanno anche
riferito che in questo periodo è entrato in fissa con le
scolare dell’Elsington
College. Povere ragazze!
L’anziana
arricciò il naso e sentì il cuore cominciare a
batterle più veloce del solito.
-…Oh, signora
mi scusi. Posso esserle utile?
-N…no, grazie
…ero solo passata a dare un’occhiata
Corse fuori dal negozio,
lasciando sulla faccia delle
ragazze due grandi punti interrogativi. Sulla strada stranamente
c’era poca
gente e così si sedette su una panchina, insolitamente
vuota, prendendo lunghi
respiri.
-Questa gliela devo
proprio dire! Quel mascalzone
sciagurato…mi…mi ha anche…fatto
credere…!
Cercò di
trattenere le lacrime, ma erano più forti della
ragione in quel momento. Si rialzò tirando fuori dalla tasca
dell’abito un
vecchio fazzoletto di raso, ove vi era incisa una piccola S. Lo teneva
sempre
con sé per…beh, in attesa di momenti come quello
o di un raffreddore. Se
lo portò all’altezza degli occhi e li
tamponò velocemente.
*
Si
aggiustò il cappello, e, cercando di dimenticare quelle
parole, continuò a fare la spesa in altre pasticcerie e
altri fornai, lontano
da lì. Tornò a casa verso le 8 e mezza di sera.
-Wow,
già le otto!-
Era
strano, sì, ma gli venne subito in mente che, in
considerazione del fatto che ormai un suo solo passo prendeva almeno 5
secondi,
era più che normale.
Preparò una leggera cenetta, e si convinse senza ripensarci
che il giorno dopo, al di là del fatto che Howl fosse venuto
o meno, avrebbe
riaperto il negozio e al Mago avrebbe dedicato solo pochi minuti,
proprio come
aveva fatto lui quello stesso giorno.
La mattina dopo, una voglia di rimanere sotto le coperte per
tutto il giorno a riflettere le sfiorò la mente. Poi
però, ricordandosi del
negozio una volta per tutte, si mise in piedi.
Pronta e asciutta scese le scale e girò il cartello della
boutique che segnava “aperto”.
Riuscì a vendere almeno 15 cappelli in poche ore; finalmente
la sua clientela era tornata. Si fecero poi le 5 e, anche se cercava di
non
darlo a vedere, l’ansia si impadronì di lei. Poi
il campanello suonò e la porta
si aprì.
-Buongiorno
Elyson! Le ho portato la prima lett…
-Ragazzo,
dobbiamo parlare.Siedi pure. Ti avverto: dovessero
venire clienti mi dovrò assentare.
-Ok
-Allora…dunque.
Io conosco Sophie. Le voglio bene, anche se
l’ultima volta che l’ho vista era un fagottino.
Quindi, ora ti chiedo di
continuare questa storia solo se lei ti interessa veramente.
-Cosa
le fa pensare che a me non interessi?
-So
che molto probabilmente le voci che attraversano la
città sono false, ma ho sentito da…da
più persone, che in
questo periodo frequenti molte donne. Ora,
tu dici che molte cose non sono vere e ok, ma …mi parevano
piuttosto
dettagliate quelle informazioni.
-Ok,
dunque come spiegare…allora ha presente “La vita
nova”,
di Dante Alighieri?
-Piu
o meno.
Sorrise.
Ora capiva come mai definisse “noiosi” i libri che
leggeva.
-Ho
bisogno delle dame dello schermo, per proteggere la mia
amata.
Rimase
di pietra, senza capire.
-E’
una specie di copertura per tenere la gente fuori dai
miei interessi. E dai suoi.
Sophie
rimase sconvolta dall’affermazione di Howl.
-Ah…- fu l’unica cosa che aggiunse prima di
abbozzare un
lieve sorriso di felicità.
-Ci
tengo a Sophie…
L’anziana
appoggiò la mano sul tavolo per reggere il suo
peso corporeo.
-Credo
di esserci arrivata, per ora
-Dunque,
vi ho portato la lettera
Howl
alzò il mantello e dalla tasca dei lunghi pantaloni blu
estrasse un foglio bianco piegato in quattro.
Sophie la prese, accarezzando, senza farsi notare, la
superficie liscia della carta.
-La
ringrazio di quello che fa per me, Elyson. Siete
veramente molto gentile. Pensa che Sophie mi risponderà?
-In
ogni caso le dirò che, se vuole, posso farvi io da
tramite quando, una volta alla settimana, devo andare lì. Le
va bene?
-Sì,
sì ok.
-Desiderate
qualcosa da mangiare o da bere?
-No,
grazie.
-Bene.
Allora io metto qui la vostra preziosa lettera e, non
appena me ne sarà riconsegnata un’altra, ve lo
farò sapere, ok?
-Perfetto.
Allora levo le tende, così potrete finire i
vostri lavoretti qui. Arrivederci Elyson.
-Arrivederci,
Howl.
Una
volta che il mago fu fuori dal negozio, Sophie si
diresse verso la cucina. Tirò fuori da sotto un tavolo un
vecchio sgabello in
legno chiaro e vi ci sedette. Aprì piano piano la lettera e
cominciò a leggerla:
“Sophie,
senza mettermi al corrente della vostra partenza, sembra
siate sparita dal mondo. Francamente mi aspettavo da una ragazza
singolare come
voi un comportamento tale. Nel breve periodo in cui vi ho potuta
frequentare,
credo di aver colto dei particolari sulla vostra personalità
che non avevo
immaginato. Solo, non capisco perché non dirmi nulla. Spero
che il motivo della
vostro viaggio non sia dovuto alla mia presenza al vostro fianco. La
signora
alla quale avete lasciato la gestione del vostro negozio si
è offerta di farmi
da tramite per potervi recapitare le mie lettere. Spero non vi
infastidiscano.
In ogni modo, mi auguro di potervi sentire presto. Mi mancate.
Howl.”
Richiuse
delicatamente la lettera, e la posò sul tavolo di
fronte a lei.
-Che
hai fatto Sophie? Come hai potuto incantare così un
ragazzo del genere?! Mah…
Si
preparò un brodo vegetale ai semi di mais e, mentre
agitava un vecchio cucchiaio di legno all’interno del piatto,
rimase in
silenzio, rapita nei suoi pensieri.
Mah…
“Mi mancate”…ma sarà vero?
Deglutì
rumorosamente, assaporando il gusto del magro pasto.
Pulì la cucina e mise in ordine padelle, mestoli e piatti.
Chiuse a chiave la
porta del negozio e, dopo aver preso un vecchio foglio bianco dal
comò della
cucina e una penna blu, si sdraiò comodamente sulla poltrona
rosa infeltrita
che si trovava di fronte al camino, spento oramai da anni. Masticava il
tappo
della penna come una bambina intenta a scegliere il colore perfetto per
il suo
disegno. Poi, la punta di metallo impregnata di inchiostro
scivolò sulla carta
Howl,
Scusa per la mia partenza improvvisa…A quanto pare la mia
presenza qui è stata fondamentale la zia ha avuto febbre
alta e sono dovuta
correre al fiume più vicino per prendere
acqua?
Strappò
il foglio e lo gettò all’altro capo della stanza.
Ne
prese uno nuovo e questa volta si appoggiò al bancone.
Howl,
Scusami
se non ti ho avvertito della mia partenza; ha
stupito anche me. A quanto pare, la mia presenza è stata
urgentemente
richiesta. Infatti, come vedi, non ho potuto nemmeno
salutarti… e non sai
quanto avrei voluto poterti stringere ancora. Adesso devo proprio
andare,
grazie per avermi scritto; non me lo aspettavo. Spero che Elyson sia
gentile
con te: è una brava persona.
Sophie.
Con
fermezza, pigiò sul punto la penna.
Bene, sono una 90enne che si
diverte a scrivere sciocche
lettere d’amore ad un ragazzo di 18 anni…come
diavolo si fa?!
Continuava
a rimproverarsi, senza però mai riuscire a trovare
un serio motivo per evitare di consegnare quella lettera ad Howl.
Ripose il
tutto al proprio posto lasciando il foglio accanto alla cassa. Si
faceva i
calcoli della distanza che la divideva dalla finta se stessa e quanto
avrebbe
dovuto attendere prima di poterla consegnare al Mago.
Dunque, se uso un carro credo
che in un pomeriggio ce la
dovrei fare, quindi potrei inventarmi che la lettera
arriverà dopodomani. Bene,
farò così.
I
giorni passavano e, tra una lettera e l’altra, aspettare
quelle nuove e osservare in ogni dettaglio gli atteggiamenti di Howl
nel
leggerle davanti a lei era diventata quasi una mania. Era sempre
così
impaziente che non aspettava neanche di uscire dal negozio! Intanto, la
povera
anziana, ogni volta che il campanello della porta suonava, si aspettava
con
ansia, inutile ansia, di ritrovarsi faccia a faccia con quella strega
che le
aveva reso insopportabile l’esistenza. Ma, come ogni giorno
che passava e come
lei si aspettava, dell’orrenda donna non si erano
più avute notizie. Si stava
ormai abituando alla sua età, ma ogni giorno temeva che
arrivasse il momento in
cui Sophie sarebbe dovuta ritornare dal suo
“viaggio”; di certo non
poteva continuare per le lunghe la cosa. Un
martedì pomeriggio, come consuetudine, Howl si
presentò da lei con una nuova
lettera.
-Buongiorno
Elyson! Come state oggi?
-Molto
bene, giovanotto. Ti aspettavo. Dammi pure.
-Sì,
ecco. – le porse il pacchettino, poi ricominciò a
parlare -A proposito Elyson, volevo discutere con lei riguardo a una
cosa. Io
purtroppo sarò molto impegnato in questo periodo e dubito
che riuscirò a
recapitarvi le mie lettere. Se ci riuscirò, vedrò
di corrompere il mio
aiutante, Marcle; in caso verrà lui. Quindi, ecco, se non mi
vede non si
preoccupi, ok?
-Va
bene; Marcle... me lo ricorderò.- gli sorrise mentre
Howl continuava a fissarla.
-Cosa
c’è?
-La
mia lettera- le disse, imbarazzato dalla situazione.
-Oh,
sì. Scusi!- corse a prenderla.
-Ecco
a voi
-Bene,
allora…spero di rivedervi al piu presto.
-Anche
io. Spero riusciate a risolvere i vostri problemi.
-Grazie,
arrivederci.- la salutò con la mano, poi si
dileguò.
Poco
dopo, una signora entrò, con due bambine piccole al
seguito.
-Buongior…Oh
Melanie, vuoi darti una calmata?!
La
piu minuta delle due scivolò nel negozio, correndo a
provarsi tutti i cappelli che trovava in giro.
-La
scusi, è piccola.
-Si
figuri
-Immagino
lei abbia figli, mi può capire.
-No,
veramente non ne ho.- poi, sorridendo, aggiunse-Ma un
giorno mi piacerebbe averne.
Mentre
sorrideva, si immaginava lei e Howl felici che si
tenevano per mano con due bambini, un maschio e una
femminuccia, il primo con
la faccia del mago la seconda con la sua. Ma proprio quando la
famigliola
felice si stava avvicinando alla tovaglia a scacchi distesa
sull’erba con tante
prelibatezze sopra cucinate dalla “Mamma”, si
accorse che la signora la stava
fissando stranita.
-Beh…Sì,
io credo che non bisogna mai perdere la speranza e
lei ne è la prova!- esclamò. Bene, se poco prima
avevo accennato al fatto che
si stava abituando all’essere anziana, ritiro immediatamente
quanto detto.
Sophie si girò, rivolgendo le spalle alla signora,
rimproverandosi in silenzio.
-Tutto
bene?
-Sì,
certo... scusi. Mi dica.
Mentre
la donna parlava a vanvera, Sophie non smetteva di
fissare un’insolita pioggia che scendeva pesante sulle strade
fuori.
Non
avrò mai figli, vero? Su! Dammi una risposta! Ti prego!
Dimmi se tutto questo finirà mai?!
I
suoi occhi si spostarono verso l’alto.
-Signora,
mi scusi non credo di avere l’articolo che cerca.
La prego di uscire adesso.- la donna inorridì.
-Come
siamo sgarbate!
-La
prego: esca.
L’altra
afferrò per i polsi le due bambine, trascinandole
via con sé, mentre queste urlicchiavano e scalciavano di qua
e di là.
Si
portò le mani al viso, mentre una cascata di lacrime le
impregnava le maniche del vestito.
Non ce la faccio più,
non ce la faccio più! continuava a
ripetersi.
Una volta che trovo una persona
che tiene a me in quel modo
io …io …devo essere penalizzata così!?
Si
passò le braccia sugli occhi e cominciò a
respirare
profondamente. Cadde pesantemente sulla solita poltrona lasciando
incustodito
il negozio.
Devo smetterla con
questo gioco. Devo smetterla con questa farsa. Devo smetterla con Howl.
Si
massaggiava le tempie, scuotendo la testa. Quando poi due
nuove clienti irruppero nel negozio, si trovò costretta a
mettersi al loro
servizio, e fu così per il resto di quella lunga giornata.
Il giorno seguente, si fece una doccia bollente e rimise,
con un movimento alla volta, tutta la sua stanza in ordine.
Bene, oggi andrò da
lui, che trovi il suo castello o no, e
che lui ci sia o meno. Sono stufa di questa situazione … ed
oggi porrò fine a
tutto questo.
Si
vestì frettolosamente e, quando poi si rese conto della
tarda ora che si era fatta, con un cestino ed
un lungo scialle rosso si incamminò verso la
collina. Prima, però, passò
nella pasticceria dove si era fermata qualche giorno prima. Le due
commesse
sulla 20ina, come loro solito, cinguettavano sconclusionate dietro il
bancone,
rubando, mentre cercavano di passare inosservate, qualche dolcetto fra
quelli
che sembravano più cremosi.
-Buongiorno
cara signora, come posso aiutarla? Desidera
dolce o salato?
Sophie
si accostò al vetro, appannandolo con il pesante
fiatone. Ormai le bastava fare anche pochi passi per far sì
che le venisse.
-No,
grazie giovanotta. A dir la verità, mi servirebbe che
lei mi desse un’informazione
La
moretta arricciò il naso, poi si protese in avanti.
-Mi
dica
-
L’altro giorno mi era parso di sentire che… che
voi
parlaste del tanto famigerato mago Howl. Sapete forse dove
posso trovarlo?
-Intendete
dove abita? Beh guardi, è una bella domanda.
Vede, io so che abita in uno strano castello- abbassò ancora
di più la voce,
rendendola appena udibile -dicono addirittura che si muova da solo!
Poi
ritornò al tono più squillante, lanciandosi
occhiate
intorno.
-Quindi,
l’unica cosa che posso dirvi è che
“gironzola” per
la collina appena dietro la chiesa di S.Louise, in fondo al viale.
E’ stato
sempre avvistato da quelle parti.
-La
ringrazio moltissimo, è già di più di
quanto sapevo.
Grazie ancora.
-Ah!
Mi scusi, se non sono troppo indiscreta, posso
chiederle per quale motivo le serve trovarlo? Non credo lei corra
rischi,
poiché ho sentito dire mangi solo donne giovani, ma comunque
non si sa mai: è
pur sempre uno stregone!
-Ha
ragione. In effetti, ho bisogno di lui per un
incantesimo. Mi hanno riferito che quando si ha bisogno
di…filtri ringiovanenti
o elisir di lunga vita, ci si può rivolgere a lui!
Ok.
Era una pessima attrice, però a quanto pareva quella strana
ragazza se l’era bevuta. La salutò distrattamente,
cercando di svincolarsi
dalle sue domande e alla fine fu fuori.
Dopo una ventina di minuti, superò la vecchia
cattedrale bianca. Le
grandi finestre giacevano imponenti intorno alla torre maestra. Sophie
passò
osservandola. Fece più di una volta qualche lunga sosta,
bevendo e spizzicando
qualche cosa da mangiare dal cestino che si era portata con
sé. Il vento per
fortuna era calmo e soffiava leggero, giusto quello che ci voleva per
evitare
che sentisse o troppo freddo o troppo caldo. D’un tratto poi,
ripreso il
cammino, scorse una piccola radura. Uno strano portone nero si
intravedeva
dietro una quercia.
Chissà, forse il
resto è invisibile.
Si
avvicinò decisa, quasi con passo lesto, fino a quando non
gli fu davanti. C’era un piccolo pomello d’argento
con un filo di edera inciso,
e la porta era di un legno scuro, quasi nero. La mano scheletrica si
appoggiò
sull’argento e girò lentamente a destra.
*
Una volta
entrata, si trovò davanti un caldo camino. Era
così imponente al centro della maestosa sala, ma il suo
calore a mala pena si
percepiva. Le pareti erano di un viola chiaro ricamato con infissi di
legno
sopra e sotto, e dall’alto soffitto pendeva un enorme
lampadario in oro.
Inaspettatamente udì dei passi intorno a lei. Poi si resero
sempre più avvertibili ed un piccolo brivido di
paura la attraversò. Poi, una voce...
-Buongiorno.
Lei chi è?
Sophie
si girò e si trovò davanti un uomo con un lungo
grembiule bianco che la fissava incuriosito.
-Io…io
..sono Sophie.
-Ah.
La stavamo aspettando.
-Ah
sì?
-Prego,
mi segua.
Si
mise dietro di lui, seguendolo passo per passo,
esaminando per bene le sale che attraversava. Poi si arrestarono
davanti ad un
altro accesso. Questo però era almeno cinque volte quello
principale e la
maniglia e tutto il resto della porta erano in oro massiccio.
L’uomo-pinguino
aprì la voluminosa porta e Sophie entrò senza
porre domande. Quando poi si rese
conto di essere rimasta sola, si levò la mantella.
-Sophie
Si
voltò di scatto e, non appena la sagoma di fronte a lei
si rese visibile, l’anziana trasalì.
-Immaginavo
ti avrei rivista. Credevo che una volta capito
che non avresti potuto più fare nulla contro il mio
fantastico, quanto
ingegnoso maleficio, ti saresti arresa, e che quindi le
probabilità di riaverti
tra i piedi fossero poche. Eppure, eccoti qui
-Tu!
Tu, non immagini neanche come sia stato cercare di
abituarsi a questo corpo! Non cercavo la tua abitazione, comunque... ci
deve
essere stato un errore.
-Beh,
anche se fosse, mi servi comunque, quindi direi:
tempismo perfetto!- la strega squillò appagata.
-Cos’altro
vuoi da me? Non ti basta
che…insomma…Howl…lo sai.
Sophie
piegò lievemente lo sguardo al ricordo del suo viso.
-No,
signorina. Non mi basta affatto. Credevo che quel
misero stregone, una volta che tu fossi sparita, sarebbe tornato da me,
se non
altro per convenienza, e invece quel pazzo deve sempre mettermi in
crisi. Ma
ora, adesso che tu sei qui, credo che finalmente avrò
ciò che mi spetta.
-E
sarebbe?
La
strega rivolse lo sguardo verso l’unica grande finestra
che trasmetteva un po’ di luce.
-..Tu
non hai idea di cosa sia avere il nero potere nelle
mani ragazzina…ne tanto meno l’amore dipendente
che esso
provoca..un amore
fittizio…
Sophie
la guardava come se fosse la cosa più orrenda che
avesse mai visto.
-
Ti senti morire se il tuo sguardo pietoso non incontra
quello del tuo amato con la stessa intensità…e
tu…tu hai rovinato tutto! Io ho
già avuto quella intensità con lui, come osi
pensare o anche solo credere che
quello che avete voi sia uguale!?
-Ma
io non …!
-Io
e te dovremo apportare qualche modifica al nostro
accordo. Inoltre ti rendo presente sin da questo momento che tirarti
indietro
non ti sarà possibile
-Di
cosa parlate?!
La
vecchia, completamente immersa nella
sua poltrona beige, si mise in piedi e
corse quasi volando verso l’altra. Quando fu a pochi
centimetri da lei, iniziò
a cantilenare:
-Un
viaggio presto per te comincerà, e ciò di cui io
ho
bisogno da questo amuleto mostrato ti sarà. Impedisci quel
patto con il demone
sotto un cielo stellato e rendi a me ogni suo vantaggio rilasciato.
Solo quando
il lavoro finito sarà, e il ciondolo di viola
brillerà, al
tuo aspetto giovane e alla tua vecchia
vita l’amuleto ti riporterà.
Come
se tutte le sue forze fossero state rinchiuse in una
stretta micidiale. Sophie urlò disperatamente con tutto il
fiato che aveva in
gola e poi si accasciò, persi i sensi, sul terreno.
*
Al
suo risveglio, si ritrovò sdraiata nel mezzo di una
grande distesa verde. Farfalle variopinte e piccole lucciole si
aggiravano
intorno ai fiori, rendendo il paesaggio ancora più
incredibile di quanto già
non fosse. Percepì un leggero peso sul collo e vi
trovò appesa una lunga
catenina d’argento. Si alzò con un certo sforzo e,
quando il resto del panorama
fu chiaro, si appoggiò ad un’imponente tronco
d’albero accanto a lei per
osservarlo meglio.
-Ma
dove mi trovo?
In
lontananza una piccola casa si intravedeva a mala pena,
ed al suo fianco girava lento un piccolo mulino.
Lentamente, si fece strada avanzando con fare
goffo e barcollante. Finalmente, da quando aveva incontrato la strega,
si
sentiva di nuovo libera. Il suo corpo era sempre quello eppure
l’erba soffice
rendeva i suoi passi più leggeri. Quando si trovò
finalmente davanti
all’abitazione, si accorse che oramai il buio era in procinto
di scendere.
Bussò violentemente quando un contadino con i capelli
raccolti in un’alta coda
le aprì la porta.
-Salve,
come posso aiutarla?
-Mi
chiamo Sophie…senta …che posto è
questo?
-Siamo
a Pithlocry, in Scozia. Ma si sente bene? Vuol forse
entrare?
-In
Scozia?!Sì…sì la prego mi faccia
accomodare.
L’alloggio
era piccolo e accogliente: sopra un grande tavolo
circondato da due piccole sedie, era distesa una tovaglia verde
sfilacciata.
-Mi
scusi se è tutto così
in disordine, non ci aspettavamo visite e io e mio
fratello viviamo da
soli ormai da anni. Può immaginare quale sia la nostra
capacità nel renderla
presentabile- sorrise il giovane. Poi chiese: -Da dove venite?
-Da…da
Market Chipping in Giappone…
-Dal
giappone?!
Il
ragazzo strabuzzò lo sguardo.
-E
avete fatto tutta quella strada per quale motivo?
-Io…io
sono molto stanca, le dispiace se mi riposo per
qualche minuto? Poi le prometto che me ne andrò.
-Ma
certo. Ecco, si accomodi pure.
Sistemò
un piccolo divano al lato della stanza, Sophie vi ci
si sdraiò e cadde in un sonno profondo.
-Ma
è morta?
Pochi
minuti dopo, riaprì lentamente gli occhi scoprendo
davanti a sé un piccolo visino. Un bambino di
all’incirca otto anni la stava
fissando, giocando con una ciocca di capelli.
-Lascia
in pace la signora!
Sophie
si alzò
lentamente aprendo uno ad uno gli occhi raggrinziti.
Il
sole debole illuminava il soggiorno spoglio.
Wow non credevo di aver dormito
tutto questo tempo!
-Ti
vuoi spostare!...Vuole qualcosa per la colazione?-
chiese il fratello maggiore scostando il piccolo infante che fissava
con occhi
curiosi la strana visitatrice.
-Si
grazie…
Niente, ancora non capisco
nulla..sembra un sogno, questo
posto è davvero incantevole.
La
aiutarono ad alzarsi e velocemente imbastirono una
presentabile tavola per il primo pasto.
Il
latte era candido e fresco, il pane duro e il miele di un
tenue colore dorato.
Poggiò
il sup bastone sul tavolo ed iniziò ad ammorbidire
con lenti movimenti
il pane nel latte.
-Non
ho più i denti di una volta!- sorrise ai giovani.
-Ma
tu sei una strega?
Sophie
sorrise imbarazzata.
-Howl!
Sophie
si voltò di scatto verso il più grande.
-C…cosa
hai detto?
-Scusi
mio fratello non ci faccia caso, è un bambino
petulante e pestifero!- sentenziò scuotendolo per il braccio.
-No…lei
ha detto…lo ha chiamato…?
-Howl!...è
il mio nome…!- disse il piccolino sorridendo a mezza
bocca spalancando i grandi occhi azzurri.
La
donna si portò le mani alla bocca.
-E’
tutto apposto?
-S..sì
…io sono Sophie, non ti ricordi di me?-
quasi gracchiò portandosi verso di lui.
-No,
no mi spiace.-
Il
piccolo la fissava ora spaventato, continuando ad
aggrovigliare quei capelli neri che ricadevano morbidi sulle spalle.
-I
tuoi capelli….no, non puoi essere tu. - si disse a bassa
voce.
-Scusatemi,
ho un forte giramento di testa- chiuse gli occhi
portandosi le mani sul capo.
-Quanti
anni hai, Howl?
-10,
compiuti ieri!
-10
anni…beh, ok.- sorrise lievemente, turbata dal fatto.
Gli occhi erano i suoi…era per forza lui.
-Vi
ringrazio…siete gentilissimi ma-
-Volete
fermarvi qui anche per questa notte spero!
-Io
non penso di potere..
-Ma
certo! E’ così anziana, non la lascerei mai andare
in
giro per queste valli sperdute da sola, nonostante siano
comunque molto
tranquille
-Ok
allora…rimarrò qui…con Howl..-
l’ultima parola la
concluse a mala pena.
-Oggi
potremmo andare a pesca..!
-Sì,
sì Howl. Gliel’ho promesso ormai e non posso
più
tirarmi indietro, ma, mi dica, per quale motivo vi trovate qui? Se
avete
bisogno, a pesca ci andremo poi
-Uffa!
Ok,
sì, era decisamente Howl.
-Io
ero venuta per..raccogliere funghi! Ma mi sono
persa…quindi per ora mi posso fermare qui ma adesso vedo
cosa fare…
-Si
figuri. Ah! Io comunque sono Marcle
E
così il famoso aiutante di cui mi aveva parlato era suo
fratello.
-Molto
piacere
Una
volta finita la colazione, si
diresse verso la cuccetta che era stata
allestita per lei.
L’intera
giornata trascorse. Sophie poté facilmente
ammettere che quello era stato il giorno più strano che lei
avesse mai vissuto.
Lei era rimasta sotto il portico all’aperto con una bella
copertina calda sulle
gambe, mentre Howl e Marcle erano stati a pescare al lago vicino. Per
cena
cucinarono del pesce arrosto eppure Sophie non aveva smesso per un
momento di
guardare quel bambino. Quanto gli era mancato! Certo però
doveva anche cercare
di essere discreta. Dopo una veloce cenetta se ne andarono a letto.
Milioni di
domande occupavano la sua testa. La strega le aveva fatto un regalo? La
notte
fonda era scesa e le stelle avevano riempito il cielo in tutto il loro
splendore. Sohpie raramente ne aveva viste così tante dalla
finestra della sua piccola
stanza al di sopra del negozio, e, invece, lì da quella
finestrella le pareva
di riuscire a scorgere l’intero universo. Non riusciva a
prendere sonno,
nonostante fosse molto stanca, quindi era rimasta in contemplazione
dell’ambiente fuori e dell’interno della casa. Dopo
poco, udì dei passi leggeri
quanto veloci. Si
tirò la copertina rosa
fino sopra il naso e fece finta di dormire. Con un occhio quasi aperto,
poi, lo
intravide.
-Howl!
Dove state andando piccoletto?
Il
bambino si girò di soprassalto ad osservarla.
-Ci
sono le stelle stasera!
-Come?
-Oggi
è S.Lorenzo, ci sono le stelle cadenti!
-Siamo
ad agost….? Oh, sì certo! Avevo dimenticato.
Capito,
vai pure. Aspetta! Ma vai da solo?
-Doveva
accompagnarmi Marcle, ma è crollato nel sonno e non
mi va di svegliarlo. Non importa, questo posto lo
conosco come le mie tasche.
Non mi allontanerò tanto, arriverò solo alla
collina qui di fronte. Voi volete
venire?
-No,
grazie Howl. Semmai ti raggiungerò più tardi
Il
piccolo annuì con il capo, aprì la porta e se ne
andò.
Non appena fosse uscito, una stella, proprio come aveva detto poco
prima,
cadde. Sophie si alzò, chiuse gli occhi ed espresse un
desiderio. Strinse gli
occhi più che poteva tentando di rimanere in equilibrio sul
morbido
fondoschiena che si ritrovava. In quell’istante, il ciondolo che le era
stato dato dalla
strega si illuminò di un bianco chiaro.
-Uh..?Che
cosa vuoi dirmi tu?- lo afferrò con delicatezza
per osservarlo meglio.
Una
luce, come un faro, cominciò a brillare, indicando
l’uscita.
-Dovrei
uscire? Argh, quando finirà questa cosa mi
prenderò
una vacanza
Era
indecisa ma la luce di quell’amuleto si rendeva sempre
più nitida, ad un punto tale da angosciarla. Si
levò la coperta e, tirandosi su
pesantemente, afferrò il bastone ed uscì. Il
cielo era strano: le stelle
giungevano verso la terra a fiocchi. Non aveva mai visto una tale
meraviglia.
La brezzolina notturna le scompigliava i capelli eppure quella
sensazione di
fresco le confortava la pelle. Ad un tratto una di quelle stelle cadde
proprio
dietro la collina di cui parlava il piccolo, lasciando una scia di
fumo.
Ne sa sempre una più
del diavolo quello là.
Ma
poi si udì un esplosione.
-Howl!
Afferrò
due lembi del vestito e corse verso quella distesa
verde. I suoi passi erano così lenti ma le sue gambe non si
fermavano. Si
muoveva priva di agilità trascinando il suo peso
sull’erba. Protendeva le mani
in avanti disperata come non mai.
Quando arrivò sulla sommità, lo scorse tra due
alberi. Era
lì, chino su se stesso a raccogliere una piccola fiammella
blu. Sembrava un
angioletto in pace sulla sua nuvola. Tutt’intorno il terreno
iniziò a tremare.
Sentì la voce in gola spezzarsi mentre urlando chiamava il
suo nome.
-Howl!
Alzati!
Il
piccolo non udì parola.
-Howl!
Che stai facendo! Vieni qui!
Il
bambino alzò lo sguardo verso di lei. I suoi occhi erano
iniettati di sangue e i
suoi capelli,
illuminati da violenta luce violacea, svolazzavano irrequieti sul suo
viso.
Cos’è
questa luce!?
-Signora
Sophie, venga qui: è una meraviglia!
-No,
Howl stai lontano: non è quello che pensi tu! E’
una
forza oscura! Lascialo!
Le
parole della strega ora erano chiare più che mai e non
facevano che risuonare e risuonare violentemente nella testa di Sophie.
Questa
si portò le mani alla testa piena di disperazione.
-VAI
VIA! ESCI DALLA MIA TESTA!- le parole le uscivano dalla
bocca come se non fosse lei a parlare.
-Ma
di cosa parlate!? E’ solo il resto di una stella!
-No!
Howl! Vieni qui!
Quelle
ultime parole sembravano uno spregevole ringhio.
Il
bambino lasciò la fiammella ricadere al suolo.
-No…non
è cattivo..è magia…!
Non
voleva allontanarsene per un solo momento ma poi si rese
conto di cosa stava accadendo. Tutto attorno a lui stava andando in
pezzi, il
terreno tremava e Sophie era poco distante da lui china su se stessa,
urlante.
-Sophie!
Corse
verso l’anziana. Lei afferrò la sua mano
stringendola
a più non posso.
–Aiutami
ancora Howl…ti prego salvaci
-Sophie…ma
di cosa state parlando… Il vostro ciondolo
brilla!...Sophie…
Gli
occhi della anziana signora si riempirono di bianco.
Aveva impedito che avvenisse.
-Howl
cosa ti ho fatto…
Incredulo
la strinse a sé.
-Niente,
non mi avete fatto niente sto bene vi prego
smettetela di fare così, mi mettete paura!
La
abbracciava versando lacrime. Tutto attorno a loro si aprì
un vortice. Un frastuono mostruoso sembrava arrivare sempre
più forte da
lontano. Quando poi Sophie si alzò verso l’alto,
il suo corpo inanime si levò
al cielo per sparire nel fumo.
-SOPHIE!
Le
tenere e piccole mani protese al cielo furono l’ultimo
gesto estremo di quella notte.
E
così, ancora una volta, furono costretta a dirsi addio.
Il
vortice la risucchiò, facendo diventare tutto buio e nero e,
all’improvviso, ogni cosa,
ogni rumore cessò.
*
Aprì
gli occhi di scatto. Rilasciò un pesante respiro non
appena fu sveglia, seguito da un interminabile sequenza di respiri
affannati.
Era nella sua stanza. Le mani le tremavano. Come era possibile che
fosse
tornata a casa sua? Fuori c’era un tremendo temporale che
rendeva ancora più
grigie le pareti della sua stanza. Lentamente si sollevò dal
letto quasi con il
terrore di avvertire una improvvisa vertigine per tutto il corpo. Come
poteva
essere tornata lì? Pochi secondi fa avrebbe potuto giurare
di trovarsi
esattamente in tutt’altro posto.
-..Howl…
Si
portò il viso tra le mani lasciando scendere due pesanti
lacrime sui suoi duri polpastrelli.
Si toccò il petto in cerca del medaglione ma questi non
c’era più. Era tutto finito? Poi
risollevò il capo. Allungò il suo nasino
all’insù verso una delle finestre quasi come se
cercasse al di fuori un
qualcosa di più vero al quale aggrapparsi per rendersi conto
di non stare
vivendo un sogno. Scosse la testa dubbiosa poi capì cosa
doveva fare. Scese le
scale gradino per gradino ignorando la sua mente che vagava tra domande
senza
risposte. Arrivò nel variopinto negozio, testimone di tutto
quello che era
successo nei giorni precedenti. Poi si bloccò.
Sfregò le mani tra di loro,
tenendo chiusi gli occhi, e se le portò al viso.
Ok,
era il momento della verità.
Al contatto con la pelle sentì una superficie liscia,
fresca. Lo stomaco si contorse ed il cuore iniziò a pulsare
rapidamente. Corse
davanti allo specchio dai bordi cerulei vicino al quale mai si era
avvicinata
così vogliosamente. Dopotutto per guardare cosa? Una
vecchiaccia? Fissandosi i
piedi, vi si pose davanti, poi prese un lungo respiro ed
alzò il viso. Un
gioioso sorriso prese tutto lo spazio che poteva sul suo viso.
-Ma
dove sei stata tu!? Credevo fossi sparita! E invece
eccoti lì! Sei in forma sai? E che bel musetto che abbiamo
questa mattina!-
Parlò
da sola per quasi un minuto, poi cominciò a correre da
una parte all’altra della casa. D’improvviso
sembrò aver riacquistato quella
grinta che raramente in vita sua aveva sfruttato. No, non le era mai
piaciuto
il suo corpo eppure in quel momento non desiderava che poter
accarezzare di
nuovo i suoi morbidi capelli castani e massaggiare le sue candide mani.
Afferrò
un cappello bianco da signorina ed uscì sbattendo con
violenza la porta,
incurante dei danni che avrebbe potuto procurargli. Un cappello da
signorina!
Quando mai aveva allungato le ossute mani verso quegli adorabili
cappelli per
provarne uno con la convinzione che le sarebbe andato bene!? Ora non
c’era più
tempo per simili sciocchezze! Correva a più non posso
incurante della pioggia
che le rovinava il solito vestitino verde. Attraversava quelle strade
della
città che sembrava più affollata che mai. Volgeva
lo sguardo a destra e a manca
per incrociare qualche espressione contenta e ricambiarla con fervore.
Poi
arrivò. Era il parco. Quello suo. La pioggia aveva
smesso di scendere da qualche secondo e lui era lì seduto su
quella panchina a
testa all’indietro a fissare le goccioline cadere dagli
alberi. Si sentiva come
una scolaretta con la sua prima cotta. Portò la mano destra
afferrando un
debole ciuffo di capelli che riposava sulla spalla sinistra per
iniziare ad
arricciarlo sul ditino. Qualche piccolo cristallo d’acqua le
inumidì il colletto
ancora immacolato. Poi ripreso il fiato e placato il passo si
avvicinò
sorridente a lui, ma quando fu a soli pochi metri la gioia era troppa,
l’emozione era incontenibile e (quasi le pareva di stare
indossando quelle
famose scarpette rosse incantante) i suoi piedi si spostarono
velocemente sul
terreno raggiungendo il suo angelo.
-Howl!
Sophie
gli corse incontro, gettandosi a braccia aperte sul
suo stomaco. Stringendolo a sé iniziò a
strofinare le guance arrossate sul suo
petto, ed il nasino odorava di qua e di là frettolosamente,
quasi come non
volesse perdersi neanche un istante della sua essenza; era di nuovo
vicino al
suo petto!
-Dio,
come mi è mancato il tuo odore! Howl! Il mio mago!
Finalmente…mi sei mancato così tanto…!
Il
suddetto alzò il viso e la fissò negli occhi.
Era lui, il viso che non aveva potuto più osservare
così da vicino. Lei quindi
si ricompose, sistemandosi i capelli e disse con fare gentile, come suo
solito.
-Ehi…ma
cos’hai?
I
piccoli occhietti vispi schiariti dalla luce del tiepido
sole sbucato qua e là tra le nuvole seguirono i lineamenti
di quel viso
perfetto ancora una volta, poi si arrestò. Lui non aveva
ancora reagito…e
questo non aveva senso.
-Signorina….perché
mi chiama…-si guardò attorno accertandosi
di essere l’unico a parlare con quella dolce fanciulla che lo
aveva sorpreso-
Mago? Credo lei abbia sbagliato persona … scusi
ma….
No…
-Noi
ci conosciamo?
*
Ecco qui la fine del mio
secondo capitolo *-*! Spero proprio che vi sia piaciuto e che vi abbia
catturato a tal punto da voler recensire questa mia piccola e simpatica
storiella xD o anche solo da finire di leggerla, per me
sarebbe comunque importantissimo! Grazie di cuore alle precedenti
ragazze/i che hanno avuto la pazienza di leggerla e persino recensirla,
davvero! Un bacione alla settimana prossima! ;)
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