Memento

di londra555
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** epilogo ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


Direi che prima di iniziare è doverosa la citazione. Il titolo “Memento” viene da un film di Chistopher Nolan e da li viene anche l’idea di fondo di questa storia. Quindi, anche se credo ci siano miliardi di film e libri che trattano più o meno la stessa idea, quello è stata la molla che ha dato forma a questa storia. E poi mi piaceva l’idea di usare un titolo in latino!!
Solo un’ultima cosa… vorrei informarvi che sto pubblicando perché ho perso una scommessa. Quindi Elettra, ecco che pago pegno!
 
Capitolo 1
 
Santana guardava la bionda davanti a lei con le lacrime agli occhi mentre le parole che aveva appena pronunciato iniziavano a scavare un percorso doloroso che le squarciava il petto.
-Non puoi dire davvero.
Brittany scosse la testa ma senza staccare i suoi occhi da quelli scuri della ragazza davanti a lei.
-Lo sai che non possiamo continuare.
Santana pensò che si trattasse di un incubo. Presto si sarebbe svegliata con il fiatone e si sarebbe trovata nel suo letto.
-Mi stai lasciando.
Non era nemmeno una domanda, solo una dolorosa constatazione. E, del resto, per quanto avesse cercato di ignorare i segnali fingendo disperatamente che tutto andasse bene, in realtà stava aspettando quel momento da mesi.
-San, io ti amo. L’ho sempre fatto e continuerò a farlo per sempre. Tu rimarrai sempre nel mio cuore. Ma non possiamo stare insieme.
Santana si lasciò sfuggire una risata amara. Come poteva parlarle d’amore in quel momento.
-Tu non mi ami! Se lo facessi davvero come dici non mi staresti lasciando.
Brittany scosse ancora la testa cercando di trattenere le lacrime. Era sempre stata Santana quella forte delle due, ma adesso toccava a lei, le doveva almeno quello.
-San, ci vediamo una volta ogni due mesi quando siamo fortunate.
-Ma sto per laurearmi! Se mi amassi davvero stringeresti i denti per me, per noi! Invece ti stai arrendendo.
Brittany continuava a guardarla negli occhi cercando di farle capire che, quello che stava succedendo era doloroso anche per lei, ma, allo stesso tempo, era inevitabile.
-Lo sai benissimo che non è così semplice.
-Tu non vuoi che sia semplice!
-Ti stai per laureare ed andrai a Boston! Mi hai già detto che vuoi accettare quell’offerta!
-No! Potrei rifiutarla! Potrei cercare qualcos’altro! Potrei stare con te! Sei tu che non mi vuoi.
Brittany si asciugò una lacrima e scosse di nuovo la testa. Con pazienza. Ma decisa. Da quando Santana aveva iniziato l’università era stata una continua lotta contro la distanza e contro tutto. Lei aveva deciso di lasciare gli studi dopo il diploma e concentrarsi sulla danza, ma non era stata una scelta facile. Si era scontrata con un mondo fatto di continui viaggi e spostamenti per gli Stati Uniti. Aveva trovato lavoro in una compagnia di ballo ma era una semplice ballerina di fila. Era difficile e doloroso perché doveva stare lontana da Santana per lunghi periodi, a volte con poco tempo anche solo per sentirla. Ma era la sua vita. E, adesso, Santana avrebbe avuto la sua.
-Non sarebbe giusto e lo sai. Finiresti per odiarmi per aver lasciato quell’opportunità per un futuro incerto. Guardami! Non so nemmeno dove sarò tra un mese, non posso legarti a me.
Santana la guardò, deglutendo a fatica. Dov’era finita quella ragazzina con la testa tra le nuvole? Quando si era trasformata in quella donna forte e così dannatamente affascinante che non faceva altro che farla innamorare ogni secondo di più? Non poteva non pensare a quanto fosse bella anche in quel momento, con i capelli in disordine per quel lungo viaggio, le occhiaie marcate sotto gli occhi rossi nello sforzo di trattenere le lacrime. Santana sapeva che aveva ragione e che non avrebbe potuto farle cambiare idea e, irrazionalmente, l’unica cosa che desiderò in quel momento fu di ferirla. Per farle provare almeno in parte quella bruciante sensazione che stringeva il suo petto e che le impediva di respirare. Zittì quella fastidiosa vocina interiore che le diceva che Brittany la stava già provando.
-Sei solo un egoista! Vieni qui a dirmi che mi ami ma che vuoi lasciarmi! Solo perché preferisci ballare a me!
Brittany fece un passo per provare a prenderle le mani. Santana si ritrasse con violenza. Non voleva sentire la sua pelle se non poteva più averla per se.
-Lo sai che non è vero! Mi dispiace, San.
-Vai via! Spero tu sia felice adesso. Non voglio più vederti. 
Brittany deglutì mentre abbassava il capo prima di dirigersi alla porta. Si fermò con la maniglia stretta nella mano e si voltò per guardare Santana che stava immobile al centro della stanza con le braccia inerti lungo i fianchi. Brittany si portò un dito sul cuore per indicarlo prima di parlare.
-Tu rimarrai qui per sempre. Non potrò mai dimenticarti. Se non sarà in questa vita sarà nella prossima. Ma non mi perderai mai.
 
 
 
Santana inforcò gli occhiali da sole mentre usciva dall’edificio dove lavorava. Aveva un brillante sorriso stampato in volto. La riunione di quella mattina era stata tra le più produttive della sua carriera. Aveva appena firmato un contratto in esclusiva con uno dei marchi più famosi e potenti. Aveva dovuto lavorare per quasi un anno ma alla fine la sua idea era risultata, come al solito, geniale. Quando si era iscritta alla facoltà di marketing ed economia non avrebbe mai pensato di scoprire che aveva una vero talento innato per slogan e pubblicità. Ancora prima della laurea aveva avuto quella proposta da una delle più grandi agenzie pubblicitarie del paese ed adesso, prima di aver compiuto i trenta, aveva appena concluso l’accordo più importante degli ultimi vent’anni ottenendo l’esclusiva per le pubblicità della coca-cola in tutto il mondo. Per questo aveva deciso di prendersi il resto della giornata libera. Sapeva di meritarsela.
Prese un caffè prima di entrare dentro al grande parco e prendere posto nella solita panchina davanti alla statua in bronzo di George Washington. Allungò le gambe mentre sorseggiava il caffè che finalmente aveva raggiunto una temperatura accettabile. Prese a guardarsi intorno. Boston. Quella che si era trasformata nella sua città, nella sua casa. Era stato amore a prima vista. La sua agenzia aveva sedi in tutto il paese ma, quando le era stato proposto il primo contratto l’avevano mandata nel Massachusetts perché c’erano un paio di posti vacanti. All’inizio era stata riluttante, lei sentiva di meritarsi posti più importanti, Los Angeles o magari New York. Ma le era bastata una sola settimana per ricredersi. Quello era il posto perfetto per lei. Sorrise mentre pensava al trifoglio che aveva tatuato sulla spalla sinistra. Poi sentì il contatto di due braccia familiari che l’avvolgevano da dietro e il sorriso si allargò a dismisura. Voltò appena la testa per baciare quelle labbra.
-Baci sempre tutti quelli che ti abbracciano senza prima controllare chi siano?
-Riconoscerei il tuo tocco ovunque.
La donna si sedette al suo fianco sorridendole. Santana le prese la mano. Emily era bellissima, con i capelli castani mossi dalla lieve brezza e quegli occhi, verdi come Boston. L’aveva conosciuta un paio d’anni prima, a una partita dei Boston Celtics. Un suo collega, Mark, appena trasferitasi in quella città, l’aveva convinta ad accompagnarlo nonostante lei pensasse che la pallacanestro non le sarebbe piaciuta. Si dovette ricredere. Lui era un maestro perfetto, le aveva insegnato ad apprezzare quel gioco. E lei aveva iniziato ad amarlo. Amava soprattutto il fatto che, al contrario del football che era costretta a seguire quando faceva la cheerleader al McKinley, per fare quello sport fosse necessaria una buona dose di intelligenza e sangue freddo. Naturalmente aveva fatto l’abbonamento dalla stagione successiva e lei e Mark non si perdevano più un’incontro. In uno di questi aveva conosciuto Emily.
-Dove vuoi andare a festeggiare?
-Ho prenotato al nostro ristorante. Sicura che non ti ha creato problemi lasciare l’università oggi?
Emily lavorava presso la Boston University come ricercatrice. Era specializzata in fauna paleolitica.
-No! Non credo che i coproliti scappino! – rispose con una risata.
Santana fece una faccia disgustata.
-Come fai a lavorare con quella roba?
-Tesoro sono fossili!
-So benissimo cosa sono! Me l’hai spiegato più di una volta!
-E allora dovresti sapere che si tratta di semplici pietre, ormai!
-Si ma grazie a te so anche cos’erano prima! Ho anche imparato il greco!
-Non hai imparato il greco!
-So due parole! Koprolos e lithos!
Emily sollevò un sopraciglio divertita come sempre quando Santana cercava di dimostrare che l’ascoltava quando le parlava del suo lavoro.
-Sarebbe kopros non koprolos!
-E’ uguale! Vuol dire sempre sterco!
Emily rise e Santana guardò affascinata quelle piccole fossette che si creavano sulle guance quando lo faceva. Le piaceva soprattutto che non fossero uguali, quella sul lato destro risultava più marcata. Santana non poté resistere alla tentazione di allungarsi appena per posare un lieve bacio sulla guancia.
-Ti amo – le disse mentre si allontanava.
Ed era vero. Lo sapeva per il battito irregolare del suo cuore quando quegli occhi verdi si posavano luccicanti sui suoi. Quando si svegliava nel cuore della notte per un incubo e solo pensare a lei la tranquillizzava. Quando le prendeva la mano e sentiva quella pelle sempre fresca.
L’amava e le avrebbe chiesto di vivere insieme. Non ora, magari, ma il momento si avvicinava, se lo sentiva. Presto sarebbero state pronte. Presto Santana sarebbe stata pronta. Si alzò prendendole la mano per aiutarla ad alzarsi e la portò nel loro ristorante.
 

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


 
Capitolo 2
 
 
Quinn si guardò intorno alla ricerca di una persona. Aveva appena attraversato la porta automatica che le aveva dato l’accesso alla zona degli arrivi nazionali nel grande Logan International Airport di Boston. All’improvviso, attraverso una marea di gente che si scambiava abbracci, la vide. Appoggiata a una colonna poco distante che la guardava con il solito sorrisino che riusciva ad essere allo stesso tempo ironico e affascinante, le braccia incrociate al petto. Quinn sorrise tra se. Sapeva che Santana non sarebbe mai cambiata e questa era una cosa che amava profondamente. Era come un porto sicuro in cui si era rifugiata anche nei momenti peggiori quando sembrava che tutto stesse prendendo la direzione sbagliata. In un certo modo la lontananza dovuta al fatto che avessero scelto università differenti aveva rafforzato la loro amicizia. E loro l’avevano coltivata nel modo più incredibile che potesse esistere in quell’era di comunicazioni rapide. Semplicemente si scrivevano lunghe lettere. Inconsciamente avevano trovato un modo per riuscire a dire tutte quelle cose che, a parole, guardandosi negli occhi, non riuscivano a dirsi. Solo perché, fondamentalmente, erano entrambe due testarde troppo orgogliose. Ma, alla fine la loro amicizia era diventata più forte giorno dopo giorno. Quinn conservava tutte quelle lettere in una scatola che teneva nascosta e chiusa a chiave nel suo studio perché erano più preziose di un qualunque altro tesoro. Solo una la conservava nel primo cassetto della sua scrivania. Era la lettera che Santana le aveva scritto dopo la sua rottura con Brittany. La teneva sempre a portata di mano perché quelle parole scritte così di getto rappresentavano l’essenza stessa della sua amica. Quando l’aveva ricevuta aveva preso il primo autobus e aveva viaggiato tutta la notte per arrivare da lei. Si sarebbe ricordata per sempre quella giornata perché, per la prima volta aveva visto Santana davvero vulnerabile e senza barriere. Avevano parlato di Brittany per ore e, a malincuore, alla fine Santana aveva ammesso che aveva ragione. La vita le aveva allontanate e non sarebbe potuta andare diversamente. Da quel momento avevano silenziosamente stabilito la regola di non parlare mai più della ballerina.
-Lopez! Finalmente! Prendi pure la mia valigia!
-Scordatelo Fabray! Dovresti ringraziarmi solo per il fatto che sono venuta a prendere te!
Quinn sorrise e la strinse con un unico braccio e con un movimento rapido. Nessuna delle due aggiunse niente perché davvero non c’era bisogno di dire “mi sei mancata”.
-Andiamo a casa, la tua camera è già pronta – sorrise Santana mentre l’accompagnava verso il grande parcheggio sotterraneo.
Quinn fece appena in tempo a sistemare la sua valigia nella grande camera degli ospiti della casa di Santana in South Boston, prima che questa la trascinasse fuori per portarla a cena. Ogni volta che si trovava li non poteva fare a meno di sorridere quando leggeva il nome della via dove si trovava. Insomma East Broadway? Alla fine, in un modo o nell’altro, molti dei vecchi compagni del glee club, avevano davvero a che fare con quel posto.
-Quinn ti prego dimmi che quel sorrisetto fastidioso non è perché stai pensando di nuovo al fatto che vivo in East Broadway! – esclamò Santana mentre saliva sulla sua auto.
Quinn sollevò lo sguardo per incrociare gli occhi scuri dell’amica che la guardavano con la loro solita aria di superiorità, le venne da ridere pensando che era incredibile come riuscisse a leggerla come un libro aperto.
-E no, Fabray, non ti leggo come se fossi un libro aperto semplicemente lo dici ogni volta che vieni a trovarmi! E, nei sei anni in cui vivo a Boston, è successo fin troppe volte per i miei gusti!
Quinn rise al tono falsamente infastidito di Santana che sollevò gli occhi al cielo.
-Potresti venire tu a New York da me ogni tanto! Non ti fai vedere da otto mesi! Da quando ti ho parlato del mio fidanzato! Devo supporre che non ti piace?
Probabilmente un’altra persona non si sarebbe accorta di niente ma Quinn conosceva Santana come le sue tasche. Lei poteva leggere ogni piccola reazione anche inconscia del suo corpo. Per questo la vide stringere appena troppo forte il volante, vide quel guizzo tanto conosciuto della mascella e vide quel leggerissimo aggrottarsi delle sopraciglia.
-Lo sai che sono stata impegnata.
Quinn sorrise, sapeva che quella non era la verità ma non poteva insistere, perché avrebbe significato parlare di Brittany. E lei non avrebbe infranto quella regola non scritta della loro amicizia. Non per la terza volta da quando l’avevano stabilita.
Arrivarono al ristorante quando ormai l’atmosfera era tornata cordiale e amichevole. Il metre le accompagnò al tavolo che Santana aveva prenotato e le due amiche si rilassarono davanti al menù. Quinn guardava quell’elenco di pietanze con sguardo afflitto.
-Santana, dove mi hai portata?
-Nel miglior ristorante di Boston!
-Queste cose non possono essere commestibili!
-Come no? Non apprezzi la cucina molecolare?
-Cucina moleco…? Cosa? Cosa diavolo è questo per esempio? “Lacrime dolci e salate su gocce di pollo in petalo di rosa”?
Santana allungò il collo con curiosità.
-Si le gocce sono fatte con isomalto e olio di cartamo! Ma non è tra i miei piatti preferiti!
-Isocosa? San, stai cercando di avvelenarmi?
-No, Quinn! L’isomalto è un sostituto dello zucchero!
-E cosa diavolo ci fa un sostituto dello zucchero sul pollo?
Santana sollevò gli occhi al cielo. L’avrebbe dovuta portare a mangiare un hamburger, le sarebbe anche costato meno.
-Serve per fare le lacrime dolci!
Quinn lasciò cadere il menù passandosi una mano sul volto.
-Mi stai prendendo in giro?
-Quinn questo è il miglior ristorante di tutta Boston! Sono famosi per le loro ricette d’avanguardia! Quindi, visto che pago io fai silenzio, smetti di lamentarti e lascia ordinare me!
-Non posso ordinare un entrecote vero? – provò speranzosa ma ricevendo in cambio solo un’occhiataccia.
Santana ordinò delle pietanze da nomi lunghissimi e abbastanza inquietanti e poi si concentrò sul suo bicchiere di vino e su Quinn.
-Allora come vanno le cose a New York?
-Bene! Insomma non ci sono grossi cambi. A parte che abbiamo sentito la tua mancanza al matrimonio!
Santana sollevò gli occhi al cielo e fece un gesto con la mano.
-Secondo te dovevo davvero rischiare di perdere il più grosso contratto dell’universo per l’hobbit e il gigante che finalmente, dopo dieci anni dall’annuncio si sono degnati di sposarsi?
Quinn rise, fingendo di ignorare il fatto che in realtà entrambe sapevano che non era andata al matrimonio perché ci sarebbero stati tutti i vecchi compagni del glee.
-No, decisamente hai fatto bene!
-E tu quando ti sposi? Voglio dire avete un lavoro entrambi, tu sei una scribacchina abbastanza decente lui sa ballare relativamente bene… voglio dire, non rischiate di finire licenziati improvvisamente!
Quinn quasi soffocò nel vino che stava bevendo a quell’idea.
-Prima di tutto io sono una giornalista! Non scribacchio proprio niente! In secondo luogo Mike è il miglior ballerino di Broadway che ci sia in circolazione al momento! E, per finire, è un po’ presto per questo discorso! Stiamo insieme da meno di otto mesi!
Santana la guardava con un sorriso divertito per quella reazione. Era una delle cose che le mancava di più di non averla più vicina. Il fatto di non poterla provocare in continuazione.
Quinn sospirò mentre giocava con il bicchiere che aveva tra le mani. Quando aveva detto a Santana che aveva iniziato a frequentare Mike che, dopo anni di gavetta, aveva trovato la sua dimensione a Broadway era nervosa. Lui aveva rotto la sua relazione con Tina anni prima, quando la ragazza aveva deciso di partire per l’Europa, stanca dei continui spostamenti di Mike. Ma Quinn non era preoccupata per la reazione della sua amica alla menzione di Mike, lei sapeva che, Santana l’aveva sempre apprezzato. La sua preoccupazione era che avrebbe dovuto dirle che anche Brittany era a New York. In realtà non c’era bisogno di grossi annunci. Santana l’aveva capito da sola perché sapeva benissimo che Mike e Brittany avevano iniziato a lavorare insieme dopo che lui aveva finito i suoi tre anni nell’università. Quindi non ebbe difficoltà a capire che anche lei avesse seguito il suo amico e collega. Quella era la seconda volta che Quinn aveva infranto la regola di non parlare mai della ballerina. Da quel momento Santana aveva smesso di andarla a trovare a New York limitandosi a dire che era troppo impegnata ma, magicamente, non lo era mai quando Quinn decideva che sarebbe andata lei a trovarla a Boston.
-Ed Emily come sta?
-Bene! Ieri ha preso alcuni giorni liberi per andare a trovare i suoi nel Maine.
-Come vanno le cose tra voi?
-Bene, fin troppo bene conoscendomi! – Santana si schiarì la voce guardando il piatto che nel frattempo era arrivato e giocando nervosamente con una strana spuma – A questo proposito stavo pensando di fare una cosa.
Quinn si sporse leggermente verso di lei in attesa. Aveva una idea concreta di cosa stesse passando per la testa alla sua amica e, sul suo volto, si disegnò un sorrisino divertito.
-Vai avanti – la incitò.
-Ecco, secondo te, se le dovessi chiedere di venire a vivere con me, lei cosa mi risponderebbe?
Quinn si appoggiò lentamente allo schienale e mise su un’espressione seria e pensierosa.
-Non so San, io credo che non sia una buona idea. Insomma tu sei insopportabile, vivere con te è un inferno! Ti lascerebbe dopo un paio di mesi!
Santana sbiancò pericolosamente e iniziò a balbettare parole senza senso. Quinn scoppiò a ridere e solo allora la latina si rese conto che stava scherzando.
-Sei un idiota!
-Sei troppo divertente Lopez! Dico davvero!  
-Vuoi andare avanti per molto?
-San, non capisco perché sei così nervosa! Emily non aspetta altro! Siete una meravigliosa coppia, hai perso fin troppo tempo.
Santana si fece seria e pensierosa e Quinn seppe a cosa stava pensando.
-Volevo solo essere sicura – esitò un attimo quasi a cercare le parole adeguate – Volevo che, questa volta, fosse quella definitiva. Non volevo rischiare di sbagliarmi.
Quinn sorseggiò un poco di vino mentre decideva di ignorare il contenuto misterioso del suo piatto. Quando aveva conosciuto Emily si era stupita. Lei era una persona meravigliosa ma con i piedi saldamente al suolo. Una di quelle persone concrete e affidabili che non lasciano mai niente al caso e sulle quali si può contare incondizionatamente. Ma così seria e realistica che Quinn non poté fare a meno di pensare che fosse l’esatto opposto di Brittany. E quella era stata la prima volta che aveva infranto la regola non scritta di non parlare mai della ballerina. Perché Quinn non era riuscita a trattenersi e aveva dovuto dire a Santana che mai si sarebbe aspettata di vederla innamorata di una persona così diversa da Brittany. Si sarebbe ricordata per sempre il sorriso triste che si era disegnato sul volto della sua amica prima che le rispondesse semplicemente che non si sarebbe mai potuta accontentare di una brutta copia di Brittany. Lei era unica e non l’avrebbe mai dimenticata, esattamente come Brittany aveva promesso di non dimenticarla, ma doveva andare avanti.
Quinn si sporse e le prese la mano facendole sollevare lo sguardo.
-Andrà tutto bene! – le disse con un sorriso, poi sollevò un sopraciglio – Però adesso chiedi il conto per favore!
-Cosa? Ma non abbiamo preso nemmeno il dolce! Qui fanno un gelato con l’azoto liquido che ti…
-Santana! Chiedi il conto che voglio andare a cercare un hamburger!
 
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Santana non era mai stata più nervosa in tutta la sua vita. Aveva controllato che il tavolo fosse pronto e perfettamente apparecchiato, che le candele fossero al loro posto e pronte per essere accese. Il vino era già aperto perché respirasse e la cena era in forno. C’era solo un piccolo problema, mancavano ancora due ore all’arrivo di Emily.
Quinn era andata via un paio di giorni prima dopo aver passato tutto il tempo a cercare di tranquillizzarla e a spiegarle in modo razionale che non doveva essere così tesa per quello che voleva chiedere a Emily perché si amavano e non ci sarebbe stata nessuna possibilità che le dicesse di no.
Santana, in un angolo remoto della sua coscienza sapeva che Quinn aveva perfettamente ragione. Ma quella piccola parte perfettamente razionale che cercava di tranquillizzarla veniva soppressa dalle insicurezze che la donna si portava dietro da sempre. Insicurezze che aveva sempre cercato di mascherare con un attitudine aggressiva. Sospirò mentre faceva l’ennesimo controllo delle posate e, dopo essersi assicurata che effettivamente aveva messo sia il coltello che la forchetta, decise che era arrivato il momento di farsi una rapida doccia.
Emily viveva in un piccolo appartamento vicino alla Boston University e amava quel posto perché era stata la prima prova concreta che i suoi sforzi in anni di studio stavano finalmente dando i loro frutti. Santana aveva passato l’ultimo anno a cercare di trovare il momento adatto per chiederle di vivere insieme. Forse a un’altra persona questa attesa e insicurezza sarebbe potuta sembrare ridicola ma Emily conosceva bene Santana. Sapeva tutto di Brittany e di quanto era stata importante nella sua vita e nella sua adolescenza. Ma sapeva anche che, quando avevano rotto, era stato un brutto colpo per la latina e aveva accentuato le paure che riposavano sotto quell’apparenza di donna forte e inaccessibile. Quindi le aveva dato tutto il tempo di cui aveva bisogno per essere sicura che, questa volta, le cose sarebbero andate diversamente.
E Santana, finalmente era pronta e sicura di quello che provava. Quella sera le avrebbe chiesto di trasferirsi da lei e portare la loro relazione ancora un passo avanti. Quando uscì dalla doccia era finalmente calma e tranquilla. Consapevole di quello che provava. Quando Emily suonò il campanello Santana aprì con un enorme sorriso e le si lanciò tra le braccia perché stare separata da lei anche solo pochi giorni le risultava difficile.
-Com’è andato il viaggio?
-Bene, non c’era molto traffico!
-E i tuoi? Come stanno?
-Come al solito, mio padre era troppo impegnato nella pesca dei granchi per prestarmi attenzione ma mia madre mi ha detto di salutarti!
-Mi sei mancata! – disse Santana dandole l’ennesimo bacio sulle labbra.
L’accompagnò a sedersi e le versò il vino. Emily la guardava un po’ sorpresa mentre ritornava dalla cucina con un piatto di portata.
-A cosa devo questa cena? Non capita spesso che Santana Lopez si degni di cucinare!
-Niente di speciale… - rispose questa con un sorriso.
-Non dirmi che ho dimenticato qualche ricorrenza! Perché se è così mi dispiace ma davvero è stato un periodo complicato e …
-Em? Rilassati! Solo una semplice cena per dimostrarti quanto mi sei mancata!
Mentre la cena proseguiva e Emily raccontava di quanto poco fosse cambiata Rockland, la sua cittadina natale, da quando lei era nata, il nervosismo tornava ad attanagliare Santana. Entrò in cucina per prendere il dolce e fece un respiro profondo per tranquillizzarsi e fu allora che sentì il suo cellulare squillare nell’altra stanza. Prese il dolce e tornò da Emily.
-Era Quinn ma non ho fatto in tempo a rispondere – disse questa con il cellulare in mano.
-Non fa niente! Non può essere importante – disse Santana respirando profondamente.
-Mi vuoi dire cosa succede?
-Si, vedi, vorrei chiederti una cosa importante…
Santana le prese la mano, era arrivato il momento.
E fu allora che il telefono prese a suonare di nuovo.
-Non rispondi? – chiese Emily.
Santana guardava perplessa il display che si illuminava mostrando di nuovo il nome di Quinn.
-La richiamo dopo – disse quando finalmente smise di suonare – Adesso devo assolutamente dirti una cosa!
-San, inizio a preoccuparmi!
-No, no! Non c’è motivo! – si fermò per sorriderle – Allora tutta questa cena in realtà ha un secondo fine …
Fu in quell’esatto momento che il telefono riprese a squillare. Santana sospirò infastidita e lasciò la mano di Emily.
-Dammi cinque minuti – disse allontanandosi di qualche passo – Quinn! Spero davvero per te che sia importante perché questa volta potrei ucciderti!
-San?
Il tono della sua amica dall’altra parte della linea la fece vacillare. Non prometteva davvero niente di buono.
-Quinn, cos’è successo?
Sentì distintamente un sospiro prolungato prima che Quinn si decidesse a parlare infrangendo per la terza volta la regola non scritta più importante della loro amicizia.
-Brittany… è successa una cosa…
 

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Prima di lasciarvi anche il terzo capitolo vorrei solo ringraziare tutti per le meravigliose recensioni! E un grazie anche a chi legge silenziosamente! Un abbraccio a tutti voi e grazie infinite!
 
Capitolo 3
 
Santana entrò trafelata nel Memorial Hospital e si diresse decisa verso il secondo piano. Quando, la sera prima aveva ricevuto quella chiamata da parte di Quinn pensò di essersi addormentata aspettando Emily e che tutto quello che stava succedendo fosse solo un terribile incubo. Ma, una volta terminata la chiamata aveva chiuso semplicemente gli occhi e aveva stretto le mani con forza sulla scrivania nel suo studio dove si era rifugiata. Non sapeva esattamente quanto tempo fosse rimasta li e, probabilmente non si sarebbe mai mossa per il resto dei suoi giorni se non avesse sentito due braccia forti che l’abbracciavano costringendola a voltarsi per scrutarla negli occhi, come se potesse leggerle dentro con quel solo gesto.
Emily l’aveva ascoltata e poi, semplicemente aveva chiamato per prenotare un volo il giorno dopo per New York. Santana aveva deglutito quando aveva capito cosa stava succedendo e le aveva chiesto di andare con lei. Anche se sapeva perfettamente che non l’avrebbe potuto fare perché doveva tornare al lavoro. Emily le aveva sorriso e l’aveva stretta a se dicendole semplicemente che doveva essere forte.
I pensieri di Santana furono interrotti quando vide Quinn davanti alla porta chiusa della stanza numero 210. La raggiunse in pochi passi e si accorse che non era sola. Kurt e Mike erano pochi metri dietro seduti nelle scomode sedie di plastica rossa poste vicino alle porte. Quando la videro balzarono in piedi e l’abbracciarono a turno sorridendo. Santana ricambiò con un sorriso teso prima di voltarsi verso Quinn.
-Perché siete qui fuori?
-C’è il medico con lei, la sta visitando.
-Com’è successo?
-Ha avuto un incidente mentre tornava a casa in moto. Le ho detto milioni di volte che dopo le prove non deve guidare! – esclamò Mike.
-Come sta?
I tre fecero silenzio prima di guardarsi nervosamente tra di loro. Santana deglutì. Le avevano già detto come stavano le cose ma lei non ci poteva credere. Non poteva essere vero.
-San – iniziò lentamente Quinn – Le cose non sono cambiate, non sanno quanto tempo ci vorrà prima che…
In quel momento si aprì la porta e uscì il medico che guardò i giovani davanti a lui con un lieve sorriso.
-Potete tornare dentro adesso!
Santana aspettò che il medico si fosse allontanato prima di voltarsi di nuovo verso i suoi vecchi amici.
-Vorrei entrare sola – sussurrò.
-San, non sono sicura che sia una buona idea – provò Quinn.
-Lasciala andare. Mi sembra giusto – disse Kurt spostandosi appena per farla passare.
Quinn si mise davanti bloccandole il passo.
-San, io e Mike dobbiamo andare adesso. Devo essere al lavoro tra mezz’ora. Forse è meglio se vieni a casa e poi torniamo insieme stasera.
Ma Santana semplicemente la spostò con una mano, senza una parola, e  fece i pochi passi che la separavano dalla porta con il cuore in gola. Strinse la maniglia e chiuse gli occhi con un sospiro prima di abbassarla e spingere per ritrovarsi in un attimo dentro quella stanza.
E li c’era lei.
Santana chiuse la porta dietro di se mentre si accorgeva che Brittany aveva leggermente voltato la testa e i suoi occhi si erano fissati su di lei.
Quanto tempo era passato dall’ultima volta che aveva visto quell’azzurro?
E poi Brittany sorrise e le gambe di Santana cedettero appena costringendola ad appoggiarsi con la schiena al legno della porta per non ritrovarsi in ginocchio.
Quanto le era mancato quel meraviglioso sorriso?
-Ciao – disse Brittany muovendo con energia la mano destra.
Santana deglutì mentre la guardava, li seduta su quel letto, allegra come nei suoi ricordi. Incredibilmente bella. Nemmeno quel lieve livido sulla tempia e quella piccola fasciatura nel braccio sinistro o i capelli un po’ disordinati le potevano far cambiare idea.
Era semplicemente meravigliosa.
-Brittany – sussurrò con voce rotta.
Quanto le era mancato sussurrare il suo nome?
E allora la donna nel letto mise su un’espressione confusa e aggrottò le sopraciglia.
-Ci conosciamo?
Santana sentì come il mondo le cadeva addosso. Per un attimo la vista le si annebbiò e fece un paio di passi verso la sedia vicino al letto e si afferrò disperatamente alla spalliera stringendola con forza.
-Sono io. Sono Santana.
Ma Brittany solo aggrottò ancora di più le sopraciglia e inclinò leggermente la testa come se volesse guardarla meglio. Solo allora Santana seppe che quello che le aveva detto Quinn era vero.
Brittany aveva perso la memoria.
-Io… devo andare – disse solo mentre si voltava e si dirigeva verso la porta aprendola e uscendo di nuovo nel corridoio.
Non sapeva come ma, prima di poter dire qualcosa si trovò tra le braccia di Kurt che la strinse con forza. In qualsiasi altro momento lei l’avrebbe allontanato con un sorriso ironico e infastidito ma non adesso. Adesso era l’unica cosa che la teneva legata alla realtà.
E lei aveva bisogno della realtà più che dell’aria da respirare.
Dopo un tempo infinito lui le prese la mano portandola al piano di sotto nella grande caffetteria. La mise a sedere quasi si trattasse di un oggetto inanimato e le portò una tazza di caffè. Mantenendosi in silenzio finché non fu lei a parlare.
-Dimmi che è un incubo! Ti prego Kurt, svegliami.
Il ragazzo sorrise mentre sorseggiava il caffè.
-Ha una amnesia globale transitoria.
Santana si portò una mano al viso.
-Non ricorda niente?
-Non esattamente – iniziò Kurt – Non sanno spiegarsi bene come sia possibile ma ricorda solo gli avvenimenti recenti.
Santana aggrottò le sopraciglia confusa e il ragazzo cercò di spiegarsi meglio.
-Diciamo che, per il momento, ricorda perfettamente tutto quello che ha fatto negli ultimi due anni. E tutte le persone.
-Mi stai dicendo che di voi tutti si ricorda?
-Si – annuì Kurt – Dicono che ricorderà, a poco a poco. Ma non sanno quanto tempo ci vorrà – fece un’altra pausa per soppesare le parole - né se ricorderà tutto.
-Potrebbe aver perso alcuni ricordi per sempre?
Kurt si morse il labbro distogliendo lo sguardo.
-Hanno detto che più sono vecchi i ricordi più tempo ci vorrà – deglutì quando la guardò di nuovo negli occhi – E sarà difficile.
-Non ricorda la sua infanzia? Non ricorda il liceo? Non ricorda il glee club?
-Non lo ricorda per niente.
-Non ricorda nemmeno me – sussurrò tra se Santana.
Kurt si allungò per prenderle la mano e costringerla a guardarlo.
-San, è temporaneo! Bisognerà solo avere pazienza.
Santana si asciugò rapidamente una lacrima con la mano.
-Mi aveva promesso che mai mi avrebbe dimenticata. Era l’unica cosa che mi restava di lei.
 
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Quinn camminava impaziente davanti alla porta della stanza 210 da ormai una buona mezz’ora. Mike era entrato per fare compagnia a Brittany che sembrava essere abbastanza tranquilla nonostante la situazione particolare nella quale si era trovata catapultata. Ma, del resto, era Brittany e nonostante fosse cresciuta e maturata rimaneva sempre la stessa persona che affrontava il mondo con un sorriso qualunque cosa succedesse. E infatti lei era in pensiero per Santana. Sapeva che non stava passando un buon momento e che era meglio starle vicina. Aveva sentito Kurt che le aveva detto che l’aveva portata a mangiare qualcosa e sarebbero ritornati presto all’ospedale ma preferiva che Santana si calmasse prima di rivedere Brittany.
Finalmente la vide apparire accompagnata da Kurt alla fine del corridoio.
-San! Come stai?
-Non sono io che ho avuto l’incidente!
-Oh andiamo sai benissimo a cosa mi riferisco!
-Io vi lascio sole! Vado da Brit. Ci vediamo dentro. – disse Kurt salutandole con la mano.
-Sto bene, Quinn. Solo è strano. Guarda non so in che altro modo definirlo.
-Hanno detto che recupererà la memoria. Solo bisogna avere pazienza.
Santana si passò una mano tra i capelli. Pazienza? Decisamente non era la virtù per la quale era famosa tra i suoi amici.
-Lo so – sussurrò – Ho parlato con Emily. Le ho detto che rimango qualche giorno qui, se disturbo posso trovare un albergo qui vicino e…
-No, figurati. Lo sai che puoi stare da me tutto il tempo che vuoi. Ma Emily, davvero le sta bene che rimani qui?
-Perché non dovrebbe? Non vedevo Brittany da sette anni! E lei lo sa che è una parte importante della mia vita. Non sarei la persona che sono senza di lei adesso.
-Lo so San! Lo so, ma…
-Cosa Quinn? Pensi davvero che sia ancora una ragazzina impulsiva? Sono cambiata, Brittany è cambiata e io non la conosco nemmeno. Vorrei solo che si ricordasse di me.
Quinn strinse appena le labbra e le fece un gesto con la testa perché la seguisse dentro la stanza, ma sentì la mano di Santana che si stringeva sul suo polso, trattenendola.
-Io amo Emily. La amo perché è paziente mentre io non lo sono, perché riflette su quello che dice e fa mentre io sono impulsiva, perché mi ha aspettata nonostante le mie paure e insicurezze.
Santana fece un respiro profondo prima di continuare.
-Ma non riesco a vivere pensando che Brittany non si ricordi di me. Semplicemente non posso.
Quinn annuì e riprese a camminare sino ad aprire la porta. La stanza era piena di gente. Oltre a Mike e Kurt c’erano anche Rachel e Finn e un ragazzo che Santana non conosceva che stava seduto al fianco di Brittany e le teneva la mano. La donna nel letto si voltò quando sentì aprire la porta e fece un enorme sorriso.
-Quinn! Eccoti!
Quinn si avvicinò stringendola appena. Poi Brittany sollevò le sopraciglia incuriosita dai saluti di Finn e Rachel con la strana ragazza con i capelli neri.
-Ah Samara! Sei ancora qui?
-Samara? - chiese Rachel preoccupata.
-Hobbit non dire una parola – la minacciò Santana con lo sguardo per poi rivolgersi a Brittany che la guardava confusa – Santana! Sono Santana!
Il ragazzo che stringeva la mano di Brittany si alzò e si avvicinò per presentarsi.
-Quindi tu sei la famosa Santana? – domandò stringendo con vigore forse eccessivo la sua mano – Io sono Carlos, el novio di Brittany.
Santana sollevò un sopraciglio squadrandolo. Aveva un fisico da ballerino, capelli corvini e occhi altrettanto scuri.
-Veramente sei l’ex novio mi pare di ricordare che vi siete lasciati tre mesi fa! – intervenne immediatamente Kurt.
-Si è vero! – annuì Brittany con entusiasmo – Questo lo ricordo anche io!
-In realtà Brit, avevamo deciso di prenderci una pausa!
Brittany socchiuse gli occhi mentre cercava di ricordare qualcosa.
-No, tu volevi fare una pausa. Io volevo chiudere! E infatti non viviamo più insieme!
-Va bene, ma siamo rimasti amici e ci vediamo spesso! E poi io non sono convinto che sia la scelta migliore per noi!
-Carlos non mi sembra il caso adesso di discutere di queste cose – disse Mike facendo un passo avanti.
-Certo che Carlos e Santana sembrano fratelli, non trovi? – chiese Kurt avvicinandosi a Quinn il più possibile per poterle sussurrare quella domanda.
-Kurt, ti sembra il momento? Non facciamoci venire strane idee in testa! Questo sarà abbastanza complicato senza aggiungere altri problemi – Quinn cercò di mantenere la voce bassa e controllata.
-Ma sai cosa ne penso io!
-E ne abbiamo parlato a lungo! E tu sai come la penso io!
Kurt sollevò gli occhi al cielo lasciando cadere l’argomento. Almeno per il momento. Poi la sua attenzione venne attirata da Rachel Berry che si schiariva la voce.
-Quindi Santana, come ben sai io e Finn siamo finalmente sposati. Insomma era solo questione di tempo ma alla fine abbiamo coronato il nostro sogno! E sono davvero, davvero dispiaciuta che tu non sia potuta venire alle nostre nozze. Saresti stata una damigella d’onore splendida con quell’abito…
-Dacci un taglio Berry! Ho indossato già una volta un abito scelto da te e ti ricordo con che esiti! Miss scribacchina qui quasi ci lascia le penne! Senza contare che io continuo ad essere contraria a una vostra eventuale riproduzione perché, siamo seri, quale mutazione potrebbe venir fuori?
Kurt sorrise incrociando lo sguardo con Quinn. In fondo Santana e le sue sfuriate erano mancate a tutti. Ma poi si accorse che Brittany invece la guardava con le sopraciglia aggrottate e le braccia incrociate al petto e una preoccupante espressione dipinta in volto.
-Non mi piaci Samanta!
Tutti si voltarono lentamente verso la donna nel letto che continuava a fissare Santana con la stessa espressione. Quinn fece un passo avanti inconsciamente pronta a qualunque reazione questa potesse avere.
Ma Santana semplicemente incrociò le braccia al petto e socchiuse gli occhi.
-Santana! Sono Santana! E sai una cosa BritBrit, non mi interessa per niente se non ti piaccio adesso! Perché ti ricorderai di me e questo posso assicurartelo!
 

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Davvero non so come ringraziarvi per le recensioni e per seguire la storia! Vi lascio con un nuovo capitolo!  
 
Capitolo 4
 
-Oggi arriva Puck – disse Quinn mentre si destreggiava tra il traffico dirigendosi verso l’ospedale.
Santana semplicemente annuì.
-Ha preso qualche giorno?
-Non ha problemi, la sua impresa sta andando bene.
Arrivarono all’ospedale poco dopo e salutarono l’infermiera all’ingresso che ormai le conosceva. Quando raggiunsero la stanza 210 videro il medico che usciva. L’uomo si fermò per salutare e per dare le ultime novità.
-Sta procedendo benissimo. Non ha danni fisici, a parte quella lieve distorsione alla caviglia. Avrà bisogno di riposo ma stiamo valutando di mandarla a casa già da domani.
-Non è troppo presto? – chiese Santana con una punta di preoccupazione.
-No, stare in un ambiente familiare è sempre la soluzione migliore in questi casi. L’importante è che non stia sola e che non venga forzata a ricordare. Questo è un caso unico di amnesia! Non ho mai visto niente di simile!
-Va bene, ci penseremo noi a lei! – esclamò Quinn stringendo la mano al medico.
-Passerò più tardi per vedere come sta, voi intanto passate pure.
Finalmente riuscirono ad entrare nella stanza dove Puck stava parlando con Brittany raccontandole un qualche episodio del liceo mentre la ragazza scuoteva la testa incredula.
-Puck, il medico ha detto chiaramente di non forzarla a ricordare! – esclamò Santana con un falso tono di rimprovero.
Il ragazzo si voltò e sorrise quando la vide andando ad abbracciare le nuove arrivate.
-Ecco la mia San iperprotettiva! Il medico è un idiota, come fa a ricordare se non le diamo una mano?
Santana si avvicinò piano al letto sorridendo.
-Quindi ti mandano a casa domani? Sono sicura che adesso le cose andranno meglio.
Brittany socchiuse gli occhi cercando con tutte le sue forze di ricordare quella donna. Aveva effettivamente qualcosa di familiare, lo doveva ammettere, ma non poteva credere che erano state amiche. Era così aggressiva con tutto.
Non le piaceva.
Quello era certo.
E poi che razza di amica era se non si vedevano da più di due anni. Ma nessuno le diceva niente, tutte le sue domande cadevano nel vuoto. Le dicevano solo che aveva bisogno di tempo e che era meglio se non avesse ricevuto tutte le informazioni insieme. Sorrise appena e decise di fare quello che la stava divertendo di più in quelle giornate lunghe in ospedale.
Infastidirla.
-Lo penso anche io, Samuela!
Santana si voltò verso Quinn.
-Sono sicura che me lo fa apposta! – poi si voltò di nuovo verso il letto - Brit, Santana! Il mio nome è Santana! E lo sai benissimo! Sono due giorni che te lo ripeto! Non è possibile che tu non lo ricordi!
Brittany mise su un’espressione innocente e Santana sollevò gli occhi al cielo. Perché non era cambiata per niente ma se pensava di avere la meglio su di lei si sbagliava di grosso.
In quel momento la porta si aprì e passarono anche Kurt con Carlos che lanciò un’occhiataccia a Santana prima di avvicinarsi a Brittany e sedersi al suo fianco attirando l’attenzione della ragazza che gli sorrise e gli prese la mano. Intanto Kurt abbracciava Puck prendendolo in giro.
-Certo che senza cresta e con la cravatta sembri un’altra persona!
-Prima o poi bisogna crescere!
-Si ma io pensavo che tu saresti stato l’ultimo a farlo! – esclamò Santana facendo aggrottare le sopraciglia a Brittany. Eccola di nuovo con quell’attitudine ironica verso tutti i suoi amici.
-E invece guardami! Sono un uomo adesso! – disse orgoglioso – E sono ancora infastidito con te San! L’anno scorso mi avevi promesso che saresti venuta a trovarmi a Los Angeles!
-Ho avuto un anno terribile!
-Si, lo sappiamo! Il più importante contratto pubblicitario dell’universo! Me l’hai scritto in tutte le mail e … Brit? Stai bene?
La voce preoccupata di Puck fece voltare tutti verso il letto. Brittany aveva gli occhi spalancati e si massaggiava le tempie.
-Brit? Mi senti? Chiamiamo un medico!
-No, no – sussurrò la bionda – Solo… io ballavo.
-Si, sei una ballerina di Broadway – spiegò piano Quinn che si era avvicinata per controllare che tutto andasse bene.
Brittany scosse la testa. Non era quello che stava ricordando. Non era New York. C’era un lungo viale con alte palme a entrambi i lati. E c’era Puck con lei.
-Io… sono stata a Los Angeles! – esclamò, poi indicò il ragazzo – E c’eri anche tu!
-Si! Si! Cos’altro ti ricordi? – chiese con entusiasmo il ragazzo.
-Ma avevi una cresta in testa!
-Si, insomma era quattro anni fa! – disse quasi scusandosi.
-Io lavoravo li e ci siamo visti spesso!
-Si Brit! Bravissima! Vai avanti! – insistette Puck ignorando lo sguardo di rimprovero di Santana.
-Allora vediamo… - Brittany si illuminò improvvisamente – Ricordo che una notte siamo usciti per andare in un locale! Era grande e con luci soffuse e c’erano tante ballerine!
Puck sbiancò di colpo guardandosi intorno.
-Oh, quel locale! Va bene Brit, non sforzarti! Davvero, non c’è bisogno che ricordi tutto oggi!
-Che locale? – chiese Kurt curioso.
Brittany sorrideva felice mentre riprendeva a dar forma ai suoi ricordi.
-C’erano le ballerine e dei pali di metallo e tutte ballavano li! Poi io e Puck abbiamo messo dei dollari nei loro costumi!
Tutti si voltarono verso Puck.
-Merda – sussurrò questo – Britt di tutte le cose che potevi ricordare proprio questa?
-Hai portato Brittany in un locale di streapers? – domandò Quinn con la bocca aperta.
-Non è un locale qualunque! Insomma è il più famoso di Los Angeles! – provò a difendersi facendo un passo indietro notando lo sguardo che gli stava rivolgendo Santana.
-Oh ci siamo divertiti tanto! – esclamò con entusiasmo Brittany.
In quel momento, con sommo sollievo di Puck entrò il medico con la cartella clinica di Brittany tra le mani.
-Allora signorina Pierce è ufficiale! Domani ti rimandiamo a casa. Naturalmente dovrai venire qui una volta al giorno ma abbiamo deciso che è meglio se stai in un ambiente familiare che possa aiutare i tuoi ricordi.
Brittany sorrise. Non poteva sopportare stare tanto tempo ferma e poi gli ospedali la rendevano triste.
E magari si sarebbe liberata di Samara, finalmente.
-Dai tuoi documenti risulta che vivi sola e questo non va bene! Devi stare con qualcuno, ma credo che non ci saranno problemi con tutti questi giovani che ti circondano!
Dopo qualche altra raccomandazione il medico uscì lasciandoli a decidere sul da farsi.
-Brittany forse è meglio se ti trasferisci da me per un po’! – iniziò Kurt.
-Ma io voglio tornare a casa mia! – protestò la ragazza.
-Sono d’accordo! – disse Carlos, è più facile se sta in un ambiente familiare e casa tua non è la stessa cosa.
-Si ma non può stare sola! – spiegò Quinn – Secondo me è meglio che all’inizio viva con qualcuno!
-Potrei trasferirmi io da te! – spiegò Carlos con un sorriso – In fondo era casa nostra sino a tre mesi fa!
-Non credo che sia una buona idea! Vi siete lasciati e credo che dovresti darle tempo invece che pensare a te stesso adesso! – esclamò Kurt.
-Mi trasferisco io da te!
Nella stanza calò il silenzio, Quinn si voltò lentamente verso Santana che aveva appena pronunciato quella frase e scosse la testa.
-No! – disse rapidamente Brittany.
Per niente al mondo avrebbe condiviso la sua casa con quella strana donna.
-San, pensa a quello che stai dicendo, per favore – sussurrò Quinn.
-Sentite, siamo qui per farle recuperare la memoria, giusto? E le proposte sono che vada a casa di Kurt, un ambiente estraneo per lei, o che il suo vecchio fidanzato si trasferisca a casa sua per provarci per tutto il tempo!
-Santana ha ragione! – esclamò Puck.
-E poi voi dovete lavorare. Io ho preso dei giorni di permesso e inoltre stanno preparando le bozze per la campagna pubblicitaria! In questo momento io devo solo controllarle e lo posso fare da qualsiasi computer solo con una connessione a internet!
Carlos si alzò lasciando andare la mano di Brittany.
-Certo perché secondo te io che sono il suo ex fidanzato non posso tornare a vivere da lei ma tu che sei…
-Carlos! – urlò Quinn facendo fermare di colpo il ragazzo e aggrottare le sopraciglia a Brittany.
-Va bene! Ma lo sapete cosa volevo dire! Mi sembra una pessima idea!
-E io non voglio averla per casa! – esclamò Brittany che aveva rinunciato a capire di cosa parlassero.
-Ti posso aiutare Brit! Posso stare con te e farti vedere vecchie foto e ti aiuterò a ricordare! E voi lo sapete! – concluse Santana indicando gli altri.
-Io posso rimanere un paio di giorni con voi! – disse Puck allentando appena la cravatta.
-Ma io non voglio! – insistette Brittany – Tu puoi rimanere Puck!
Santana prese un profondo respiro.
-Brit, ascoltami. Lo so che non ti ricordi di me ma devi fidarti, voglio solo aiutarti! – chiuse gli occhi alla ricerca disperata di qualcosa da dire per riuscire a convincerla, alla fine solo allungò la mano per prendere quella di Brittany.
La bionda, quando vide il movimento, fu tentata di allontanarsi ed evitare così il contatto. Ma non riuscì a reagire in tempo. Aprì la bocca per rispondere ma non riusciva a parlare. Solo guardava quella mano sulla sua.
Risultava familiare.
Era possibile che quella donna fosse stata davvero così importante nella sua vita?
Non ne era sicura. Ma sembrava davvero preoccupata per lei. E Brittany era una persona dolce che apprezzava quando qualcuno si preoccupava per lei.
-Va bene…. Sabrina!
Santana sbuffò mentre si alzava e usciva dalla stanza.
Brittany sorrise perché si lei era dolce ed apprezzava quando qualcuno si preoccupava per lei.
Ma quello era davvero divertente!
 

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


Vi lascio il nuovo capitolo. E, di nuovo, vi ringrazio per le recensioni, per i preferiti, ricordati e seguiti! E ringrazio chi legge e basta! Non ho parole per ringraziarvi… quindi mi limito a dirvi grazie!!!
 
 
 
Capitolo 5
 
Santana camminava avanti e indietro in quella cucina a lei sconosciuta. Puck sorseggiava il caffè seduto nello sgabello mentre sfogliava il giornale, ogni tanto sollevava lo sguardo per fissarlo sulla nervosa donna davanti a lui.
-Vuoi scavare un solco sino al centro della terra? – chiese mentre girava pagina.
Santana sbuffò e decise di ignorarlo guardando l’orologio. Quinn sarebbe stata a momenti di ritorno con Brittany. Vide con la coda dell’occhio che Puck chiudeva il giornale.
-Hai detto ad Emily che rimarrai qui?
-No! Non le ho detto niente!
-Cosa? Ma sei impazzita?
-Idiota! Certo che l’ho fatto!
-Dio, San! Mi hai spaventato! Come l’ha presa?
Santana riprese ad andare avanti e indietro per la stanza.
-Non sono sicura. Ho bisogno di parlare con lei di persona, un telefono non è il modo migliore per dare certe notizie.
-Cosa pensi di fare?
-Approfittare del fatto che tu puoi fermarti qui un paio di giorni. Domani vado a Boston. Ho bisogno di mettere le cose in chiaro con lei.
-Perché sei qui, San? Perché stai rischiando la tua relazione con lei?
-Non posso spiegarlo a parole – sussurrò – Lo sai che non sono brava in queste cose. Ma Brittany? Per lei ho fatto tutto. Ho cambiato la mia vita quando si è saputo cosa provavo per lei al liceo.
-Già, ringraziamo ancora Finn! – scherzò il ragazzo.
Santana rise.
-Si! E credimi non gli perdonerò mai l’avermi privato della possibilità di dirlo a tutti voi. Perché era ormai questione di tempo. Sapevo cosa volevo.
-San, lo sai che non sono la persona più adatta per dire cos’è bene e cos’è male. Ma fai attenzione, non vorrei che scambiassi un ricordo per la realtà.
-Anche tu? Quinn mi ha detto praticamente la stessa cosa. Ma voglio solo che si ricordi di me! Perché è tanto difficile da capire?
Puck aprì la bocca per parlare ma in quel preciso momento si sentì un rumore nell’ingresso ed entrò Mike accompagnato da Quinn, Kurt e, naturalmente Brittany. Quest’ultima si guardava intorno felice di essere ritornata finalmente a casa mentre camminava appoggiandosi sulla spalla di Kurt che l’aiutò a raggiungere il divano e ad allungare la gamba con la caviglia ancora gonfia.
Quinn aprì una busta piena di muffin e donuts mentre Puck e Santana si occupavano di preparare il caffè per tutti. Fecero colazione insieme parlando del più e del meno cercando di non raccontare episodi che Brittany non ricordava per evitare di forzare la sua memoria.
Puck continuava a dire che era un consiglio stupido quello che avevano dato i medici e insisteva per prendere il suo computer con tutte le foto. Anche Brittany sembrava entusiasta di quell’idea ma Quinn fu irremovibile.
-Almeno quella posso vederla da vicino? – chiese con un broncio Brittany indicando una foto appesa vicino all’ingresso.
Puck sorrise come un bambino mentre si alzava per staccarla dalla parete.
-Sei terribile! – esclamò contrariata Quinn.
-Andiamo! Era appesa li, l’avrebbe vista comunque!
Brittany la strinse tra le mani e passò i polpastrelli su quei volti giovani immortalati per sempre con un enorme sorriso e una gigantesca coppa nelle mani di Rachel. La bionda sembrava accarezzare i volti uno per uno mentre sorrideva.
-Artie! Non lo vedo da tanto.
Passò ancora i polpastrelli su quella superficie come se questo potesse aiutarla a ricordare.
-Avevamo appena vinto le nazionali di Chicago. – disse con aria sognante Kurt.
-Kurt! Sei peggio di Puck! – lo sgridò Quinn ma senza nascondere un sorriso a quel ricordo.
-Chi è questo che ti abbraccia Kurt? – domandò curiosa Brittany.
Kurt allungò appena la testa anche se sapeva esattamente a chi si riferisse la ballerina, si strinse nelle spalle e poi gettò un occhiata a Quinn per chiederle il permesso di parlare. Quinn annuì, si era arresa al fatto che risultava evidente che nessuno avesse intenzione di rispettare i consigli medici.
-Quello è Blaine. Siamo stati insieme al liceo. Ma non abbiamo resistito nemmeno un anno quando io sono venuto a New York e lui è rimasto per il suo ultimo anno al McKinley.
Brittany spalancò gli occhi a quel nome. Aveva avuto un flash che non riusciva a spiegarsi.
-Dinosauri – sussurrò mentre tutti si sporgevano verso di lei – C’erano dei dinosauri.
-Il ballo dell’ultimo anno! – esclamò Quinn con entusiasmo e dimenticandosi dei suoi stessi consigli.
-Io… io ricordo Blaine – sussurrò di nuovo Brittany persa nel suo mondo e nei suoi ricordi.
-Lo ricordi? – chiese Puck avvicinandosi ancora di qualche centimetro.
-Si! Aveva una testa gigantesca piena di capelli! – Brittany quasi urlò facendo un gesto con le mani quasi a rafforzare il suo ricordo.
Santana sorrise, perché a quel ballo c’era anche lei.
-E poi? – chiese speranzosa.
-E poi basta! Dinosauri e capelli! Ricordo questo! – rispose Brittany con un sorriso felice.
-Aspetta! Non ti ricordi con chi sei andata al ballo? – chiese ancora Santana con una punta di delusione nella voce.
Brittany solo scosse la testa ma senza che il sorriso cedesse nemmeno per un secondo. In fondo cosa importava se non ricordava con chi era andata? Stava ricordando, lentamente ma lo stava facendo. E questo era ciò che importava per il momento. Non aveva fretta. La cosa che davvero voleva era ricordarsi di quelle persone che la circondavano. Certo, a parte della strana donna con i capelli corvini che non capiva perché continuasse a girarle intorno.
E poi la vide.
In quella foto.
Abbracciata a lei e a Quinn, tutte con un gigantesco sorriso che si stringevano come se non volessero lasciarsi andare. Non ancora.
Brittany aggrottò le sopraciglia mentre si fissava in quel viso.
Quindi era vero. Si conoscevano da tempo.
Ma questa prova servì solo per far ritornare alla mente di Brittany la domanda che le girava in testa da quando l’aveva vista per la prima volta. Domanda che aveva avuto il coraggio di porgere solo a Kurt anche se lui aveva cambiato immediatamente argomento dicendole semplicemente di avere pazienza.
Se erano state davvero così unite, perché non si vedevano da tempo? Cos’era successo?
Scosse la testa. Sapeva che non avrebbe avuto una risposta a breve. Doveva essere paziente. Allora decise di fare l’unica cosa che poteva in quel momento. Sollevò la testa e fissò il suo sguardo negli occhi di Santana che per un secondo sembrò trattenere il respiro. Brittany sollevò la foto indicando una sorridente Santana diciottenne.
-Almeno adesso so che davvero ci conosciamo, Sibilla!
   
 
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-Siete sicure?
-Puck te l’ho detto! Brittany ha bisogno di riposo! Non mi sembra il caso di uscire per fare il giro di tutti i bar di Broadway con l’aiuto dell’altro asiatico!
Brittany fissò uno sguardo di rimprovero su Santana.
-Anche se non sono d’accordo con il tono che ha usato, ha ragione! Non posso uscire! La caviglia è gonfia e Quinn mi ha detto che mi chiamerà per assicurarsi che non segua il tuo cattivo esempio, Puck.
Il ragazzo sbuffò pensando che, ogni volta che si trovava con i suoi vecchi amici, gli sembrava che il tempo si fosse fermato.
-E siete sicure che non volete che rimanga anche io allora?
-Puck sparisci! Starai qui domani quando io sarò a Boston! Adesso vai via prima che ti sbatta fuori io a calci!
Il ragazzo afferrò la giacca e uscì dopo aver dato un bacio sulla guancia come saluto a Brittany.
Nella casa cadde il silenzio.
Santana si schiarì la voce pensando a cosa dire.
-Come stai? – chiese alla fine maledicendo la sua stupidità e la sua incapacità per formulare frasi che servissero a qualcosa.
Del resto lei era sempre stata una persona di fatti più che di parole. Fosse stato per lei sarebbe entrata in quella stanza d’ospedale e avrebbe abbracciato Brittany sinché non fosse stata sicura che stava davvero bene.
Ma decisamente non era il caso di farlo in quelle condizioni.
Brittany infatti sbuffò a quella domanda e decise di andare in cucina per riscaldare qualcosa.
-Vuoi mangiare con me?
Santana si alzò dal divano e la raggiunse in cucina. La vide di spalle che riscaldava qualcosa sul fuoco e non riuscì a trattenere un sorriso.
-Quindi adesso riesci a cucinare senza dare fuoco alla casa?
Brittany si voltò di scatto puntandole contro il mestolo di legno.
-Io non ho mai dato fuoco a niente!
-Oh, si che l’hai fatto! – rise Santana.
-No!
-Chiedi a Quinn! C’era anche lei!
Brittany piegò la testa e socchiuse gli occhi. Santana intuì che stava cercando di concentrarsi per ricordare quello che le aveva appena detto. Era evidente che non si fidasse di lei. Poi sembrò rinunciarci e mise due piatti sul tavolo della cucina.
Di nuovo la casa era avvolta in uno strano silenzio.
Ogni tanto Santana sollevava lo sguardo per concentrarsi su quei lineamenti a lei così conosciuti e così nuovi allo stesso tempo.
Era decisamente una sensazione strana.
-Domani vai a Boston?
Quasi saltò sulla sedia quando sentì la voce di Brittany che cercava di conversare.
-Si, devo sistemare alcune cose con il lavoro.
Vide la ballerina davanti a lei che annuiva. Santana seguì quel lieve movimento e si domandò perché non le avesse detto che doveva sistemare alcune cose anche con Emily.
-Vivi da tanto li?
Di nuovo quella voce la strappò via violentemente dai suoi pensieri. Mai avrebbe pensato che una conversazione con Brittany si sarebbe potuta trasformare in quello scambio di frasi di circostanza tra sconosciute.
-Abbastanza.
Brittany sollevò la testa e fissò il suo sguardo in quello di Santana che si fermò con la forchetta a mezz’aria. Lo stomaco improvvisamente chiuso e un irrazionale terrore che le stringeva lo stomaco.
-Da quanto non ci vediamo, noi due?
Santana appoggiò la forchetta lentamente e bevve un sorso d’acqua per prendere tempo. Cosa avrebbe dovuto risponderle?
-Abbastanza – sussurrò di nuovo causando un movimento esasperato da parte di Brittany che infatti provò a incalzarla.
-Se è vero che eravamo tanto legate, anche se ancora non sono sicurissima di questa cosa, perché non ci vediamo più? Cos’è successo?
-Non è il caso che te lo racconti. Facciamo un passo alla volta?
-Va bene – sospirò Brittany – C’è qualcuno che ti aspetta a Boston?
Santana quasi soffocò con l’acqua che stava sorseggiando per non guardare la ballerina.
-Cosa?
-Si, che c’è di strano? Sei fidanzata? Sposata? Vivi con qualcuno? Parlami di qualcosa visto che non mi vuoi dire niente del passato.
-Io… vivo sola. Ma si, c’è qualcuno nella mia vita.
Santana scrutò il volto di Brittany che semplicemente annuì sorridendo.
-Come si chiama?
-Emily.
-Mi piace! Ha un bel nome!
Santana non riuscì a capire perché l’enorme sorriso che si formò nel volto della ballerina le desse così fastidio.
-Si, e non ha solo un bel nome! Lei è una roccia! Una di quelle persone a cui puoi affidare la tua vita.
-Mi piacciono le persone così!
-Credo che sia perfetta – Santana non riuscì a reprimere un sorriso al parlare di Emily perché le mancava davvero e quello che stava dicendo era la pura verità – Non so come possa avere la pazienza di stare con me!
Brittany sorrideva mentre ascoltava Santana parlare di Emily. Ma, quando la vide sorridere timidamente, si fece seria. Non sapeva cosa le stesse succedendo ma sentiva una strana sensazione alla bocca dello stomaco.
Quasi un fastidio.
E non poteva spiegarselo. 
Brittany si alzò di scatto portando il piatto mezzo pieno nel lavello. Si voltò guardando per un attimo Santana e sospirò.
-Vado a fare una doccia.
Santana solo annuì aspettando che uscisse per lavare i piatti. Poi si diresse verso la camera degli ospiti per poter mettere una cannotiera e un semplice paio di pantaloncini e si sedette sul divano per controllare la posta elettronica ed iniziare ad esaminare le bozze che le erano arrivate per lavoro.
Nel frattempo Brittany cercava di mettere ordine nei suoi pensieri e nelle sue sensazioni. Non sapeva quanto tempo fosse passato ma, alla fine, decise che doveva uscire dalla doccia. Si mise una semplice tuta e tornò verso la sala asciugandosi distrattamente i capelli con un asciugamano.
Si fermò sulla porta per fissare la schiena di Santana e sorrise.
Quella scena le sembrava familiare.
-Samara?
Brittany si morse il labbro mentre sorrideva quando la vide sollevare la testa ma senza voltarsi né rispondere. Decise di continuare.
-Samanta?
Il sorriso di Brittany si ampliò quando si rese conto che Santana non si sarebbe voltata. Quella ragazza aveva davvero un caratteraccio.
Non le piaceva per niente.
O forse si, almeno un po’.
-Santana?
Questa volta la donna si voltò. Il sorriso di Brittany si fece meno sicuro quando vide la reazione che aveva provocato chiamarla per nome.
Aveva davvero gli occhi lucidi?
-Hai detto il mio nome – la sentì sussurrare con voce appena udibile.
Brittany sentì una lieve morsa che si stringeva nel petto. Un vago senso di colpa per averla trattata in quel modo quando era così evidente che fosse preoccupata per lei.
E anche qualcos’altro che non poteva identificare.
Non ancora.
Le si avvicinò piano, senza staccare gli occhi dai suoi, e si sedette anche lei sul divano. Allungò piano la mano e toccò un punto ben preciso sulla spalla sinistra di Santana. Questa sembrò vibrare sotto le sue dita.
-Hai un tatuaggio?
-Si – deglutì rumorosamente.
-Un trifoglio?
-Per me rappresenta Boston – perché aveva quella voce così roca?
-Immagino che sia importante per te.
-Si. Semplicemente è stata un’illuminazione e una svolta nella mia vita.
-Per questo hai fatto un tatuaggio? Per portarla sempre con te?
-Non credo che ci sia modo migliore per omaggiare qualcosa che fare un tatuaggio in suo onore.
-Davvero?
-Si. Fare un tatuaggio fa male ed è per sempre.
Brittany sorrise appena prima di concentrarsi di nuovo su quel disegno.
E, allora qualcosa attirò la sua attenzione.
Al centro del trifoglio nero c’era un simbolo bianco.
-E questo cos’è? – domandò.
-Cosa? – chiese velocemente Santana spostando lo sguardo.
-Al centro. C’è uno strano simbolo. Cos’è?
-Niente!
-Andiamo Santana! Adesso che sto iniziando a cambiare idea sul tuo conto tu mi racconti bugie?
-Una lettera. Solo una lettera – si arrese alla fine.
Brittany aggrottò le sopraciglia. Quella non era una lettera che lei conoscesse.
-No! Non è una lettera!
-Una lettera in alfabeto elfico.
-Elfico?
-Hai presente il libro del signore degli anelli? E’ solo una lettera in elfico. Non ha importanza.
-Ho visto solo il film non ho mai letto il libro, credo che…
-Si! Si che l’hai letto!
Brittany si fermò di colpo fissando il suo sguardo in quello di Santana che sembrava essersi spaventata per quello che aveva appena detto.
-Quando?
-Brit, non credo che sia il caso che…
-Quando?
Santana sospirò.
-L’ultimo anno del liceo.
-Come lo sai?
-Davvero, non credo che dovremmo parlarne…
-Come lo sai? – Brittany iniziava ad averne abbastanza di tutti quei misteri.
-Perché te l’ho letto io! Ti piacevano i nani e gli hobbit! Ma non volevi leggerlo da sola perché ti facevano paura gli orchi. C’è voluto quasi un anno! A volte te lo leggevo per telefono quando non potevamo vederci.
Brittany ascoltava con la bocca aperta e cercava di catturare lo sguardo di Santana che sembrava sfuggirle.
Ed ebbe un’intuizione.
Sapeva che non doveva farlo.
Ma non poteva trattenersi.
-Che lettera è?
-Brit, davvero non capisco perché mi stai facendo questo terzo grado.
-San – Brittany deglutì fermandosi ad assaporare la sensazione che le aveva dato pronunciare quel diminutivo – che lettera è?
Il silenzio che seguì sembrò eterno.
-Una B, Brittany.
La ballerina aprì la bocca. C’era ancora un’altra domanda che doveva fare. E sentiva che se l’avesse fatta adesso avrebbe ottenuto la risposta che cercava.
E, allora suonò il campanello.
Santana scattò verso la porta e l’aprì trovandosi davanti un sorridente Carlos con in mano uno splendido mazzo di fiori.
 

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


Grazie a tutti voi che leggete la storia! Un grazie speciale e un abbraccio a chi recensisce … davvero non so come ringraziarvi!
 
Capitolo 6
 
Santana si guardò intorno salendo sul primo taxi all’uscita dell’aeroporto. Chiamò di nuovo Puck che continuava a non risponderle mentre la città correva veloce fuori dai finestrini della macchina.
La notte prima era stata praticamente un incubo. Carlos era apparso dal nulla proprio quando avevano iniziato a parlare davvero e Brittany sembrava interessarsi a lei e alle cose che poteva raccontarle. Ed era vero che Quinn le aveva espressamente vietato di dirle quali erano i loro precedenti per evitare di confonderla. Ma era davvero difficile!
Santana si passò una mano sul volto.
Era sicura che Brittany le avrebbe chiesto quale fosse stato il loro rapporto. E lei non sarebbe riuscita a trattenersi e le avrebbe detto la verità. Avrebbe aperto il suo computer e le avrebbe fatto vedere tutte le foto e i video sinché non si fosse ricordata di lei.
Le avrebbe detto che le aveva promesso di non dimenticarla mai.
Invece quel Carlos aveva deciso di andare a trovarla. Con quello stupido mazzo di fiori e con quel sorriso ancora più stupido disegnato sul volto.
E Brittany sembrava così contenta di vederlo.
Avevano passato la serata parlando della loro storia e di quanto si erano divertiti insieme. Così, contro la sua volontà, Santana aveva scoperto che avevano lavorato insieme a lungo e che Carlos le aveva fatto una corte serrata fatta di piccoli gesti ed attenzioni. E finalmente Brittany aveva deciso di dargli una possibilità. Erano stati insieme tre anni.
Ma, alla fine Brittany aveva deciso che non era più innamorata. Si era accorta che per lei il loro rapporto si era trasformato in una profonda amicizia.
Santana non era riuscita a reprimere del tutto un ghigno alla vista dello sguardo rassegnato di Carlos.
L’aveva accompagnato fuori dalla porta con la scusa che la ballerina avesse bisogno di riposare, cosa assolutamente vera visto che stava sbadigliando in continuazione, e, dopo essersi assicurata che fosse andata a letto, si era seduta a gambe incrociate aspettando che tornasse Puck.
Quando quest’ultimo era arrivato dopo un’attesa che sembrava infinita ed aveva incrociato il suo sguardo con quello di Santana, aveva sbuffato e le si era seduto al lato per sentire cosa fosse successo.
Santana le aveva spiegato che Carlos sarebbe tornato il giorno dopo per portare il pranzo e gli aveva chiesto di controllare che non facesse stancare troppo Brittany perché aveva assoluto bisogno di riposo.
Puck l’aveva ascoltata attentamente per tutto il tempo con un sopraciglio sollevato ma non aveva detto niente. Alla fine aveva annuito e le aveva promesso che non li avrebbe lasciati soli un solo attimo.
Solo che adesso aveva smesso di risponderle al telefono.
Forse perché quella era almeno la decima chiamata da quando aveva lasciato la casa di Brittany quella mattina.
Santana sospirò mentre saliva al terzo piano dove si trovava il suo luminoso ufficio. Si sedette alla scrivania dove l’aspettavano le bozze della campagna pubblicitaria con le correzioni che lei stessa aveva inviato solo la notte prima.
Qualcuno bussò alla sua porta e Santana sollevò lo sguardo quando si trovò davanti Mark.
-San! Come sta la tua amica?
-Bene. Fisicamente almeno. Ma sarà un processo lungo!
-Basta avere pazienza!
-Si lo so!
L’uomo si schiarì la voce.
-Ieri sono stato a cena con Emily.
-Si, me l’ha detto quando ci siamo sentite.
-San, lo so che non sono affari miei, ma sono preoccupato per lei. Le manchi.
-Lo so, Mark. Ma credimi non c’è bisogno di preoccuparsi! Tornerò presto. Ma è una cosa che devo fare!
-Va bene – annuì – Quasi dimenticavo di dirti perché sono qui!
-Non sei qui perché volevi salutarmi e dirmi che non puoi stare nemmeno un paio di giorni senza di me?
-Certo che no! – esclamò con un sorriso – Il capo vuole vederti.
Santana uscì dall’ufficio e si diresse all’ultimo piano dell’edificio. La segretaria la salutò gentilmente e poi annunciò la sua presenza al presidente che la fece entrare immediatamente.
-John, mi hanno detto che volevi vedermi.
-Santana! Che piacere vederti qui di nuovo! Ho visto le correzioni che hai fatto alle prime bozze. Sono eccezionali. Come sempre.
-Grazie. Spero che non ti dispiaccia che abbia preso alcuni giorni per stare a New York.
-Puoi prenderti tutto il tempo che ti serve! Sono sicuro che la tua amica abbia davvero bisogno di te in questo momento! E poi non sembra che il tuo lavoro risenta della lontananza. Anzi!
Santana sorrise con orgoglio. Le piaceva quando il capo si complimentava per il suo lavoro.
-Grazie, John. Faccio del mio meglio.
-Ma ti ho fatta venire qui perché c’è una cosa di cui vorrei parlarti.
Questo attirò decisamente la sua attenzione. Cosa poteva essere successo? Si limitò ad annuire aspettando di sentire il resto.
-Naturalmente non devi dare una risposta adesso. Vorrei che ti prendessi il tuo tempo.
Santana aggrottò le sopraciglia. Aveva una strana sensazione.
-La nostra agenzia ha una importante proposta per te.
 
 
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Santana stava ferma passando nervosamente il peso del suo corpo da un piede all’altro. Stava aspettando che Emily uscisse dal campus.
Finalmente la vide in lontananza mentre rideva di qualcosa con una sua collega. Ma, quando i loro sguardi si incrociarono, Emily le corse incontro finendo tra le sue braccia in un attimo.
Santana la strinse a se inspirando il suo profumo.
Quanto le era mancata.
Si allontanò quel tanto che bastava per poterla baciare con passione.
Sentì come le dita di Emily si intrecciavano alle sue e il suo sorriso si allargò. Si lasciò trascinare verso il vicino parco dove potevano passeggiare e parlare di questi giorni a New York. E se c’era una cosa che Emily sapeva fare era ascoltare.
Forse quella era la prima cosa che Santana aveva notato in lei. A parte quegli occhi verdi, naturalmente. Era la prima persona in tanto tempo con cui poteva parlare senza aver paura di essere giudicata. E questo le piaceva.
Le piaceva da morire.
Camminavano mano nella mano lungo un viale alberato, vicino a un piccolo laghetto schivando ogni tanto bambini che correvano inseguendosi a vicenda. Alla fine Santana decise che era arrivato il momento di parlare.
-Non si ricorda di me. Non ricorda niente di me!
-San, si ricorderà.
-Mi aveva promesso che non mi avrebbe mai dimenticata!
Emily si fermò per prenderle il volto tra le mani e guardarla negli occhi. Le asciugò un’unica lacrima che le percorreva la guancia e le diede un lieve bacio sulle labbra.
-Non ti ha dimenticata. E lo sai anche tu. C’è una parte di te che starà sempre con lei, come una parte di lei sarà sempre con te, deve solo liberarsi e ritornare in superficie!
Santana sospirò.
-Mi dispiace! Non voglio che tu pensi che ti stia trascurando! Non è così.
Emily sorrise scuotendo la testa e le prese di nuovo la mano per portarla a casa. Preparò qualcosa da mangiare e si sedettero finalmente al tavolo.
-Sai che voglio che tu stia bene? – disse Emily quando finirono di cenare.
-Lo so – sussurrò Santana avvicinandosi appena.
-Per questo sei libera di fare quello che ti fa stare bene. Sempre.
-Lo so – sorrise ancora.
-Ma devi sapere una cosa importantissima!
-Cosa? – sussurrò a pochi millimetri dal suo collo.
-Mi manchi da morire quando non sei con me!
Santana sollevò lo sguardo e si lanciò sulle sue labbra.
-Quello che mi farebbe stare bene adesso sei tu – le disse aiutandola a sollevarsi per portarla in camera da letto.
L’ultimo pensiero razionale di Santana per quella sera fu la proposta che aveva ricevuto dal suo capo.
Perché non ne aveva parlato con Emily? 

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


Ancora grazie a tutti! A rischio di sembrare ripetitiva… grazie per seguire la storia e vi lascio uno dei capitoli che mi è piaciuto di più scrivere!
 
Capitolo 7
 
Santana suonò il campanello insistentemente, domandandosi perché Puck non aprisse immediatamente la porta. Avrebbe dovuto chiedere a Brittany una copia delle chiavi di casa.
-Finalmente! – esclamò quando qualcuno si degnò di aprirle – E tu cosa ci fai qui?
-Ciao anche a te Santana!
Kurt si voltò ritornando in cucina e continuando quello che aveva interrotto per aprire la porta.
-Stai cucinando?
-No, sto preparando una pozione magica!
-Hummel hai la stessa ironia di un pinguino! Animale al quale effettivamente assomigli abbastanza.
-Sei tornata in fretta. Pensavo che ti fermassi a Boston più tempo – rispose lui ignorando completamente il commento precedente.
-Puck parte domani all’alba e Brittany non può stare sola. L’ha detto il medico!
-Se lo dici tu.
-Non lo dico io! Lo dice il medico! E l’hai sentito anche tu.
Kurt sollevò lo sguardo senza dire niente e Santana sbuffò.
-Dove sono?
-Chi?
-Quinn, Mike e, naturalmente, l’hobbit e il gigante!
-Dovevano lavorare.
Santana sollevò lo sguardo al cielo e sbuffò rumorosamente mentre Kurt girava la testa per non farle vedere che sorrideva.
-Non dicevo sul serio! Volevo sapere che fine hanno fatto Puck e Brittany!
-Sono fuori con Carlos! Lui voleva portare Brittany a fare una passeggiata e Puck non si stacca da loro.
-Dove l’ha portata? Quella caviglia non guarirà mai così!
-Carlos voleva portarla nel parco del loro primo appuntamento perché Brittany non se lo ricorda ancora. Io sono rimasto qui per preparare qualcosa per quando arrivano. Fosse per me non l’avrebbe portata da nessuna parte! Non mi è mai piaciuto.
Santana si fermò per guardarlo pensando a quello che aveva appena sentito.
-Non ti è mai piaciuto?
-No.
-Perché?
-Perché Brittany non è mai stata innamorata di lui.
-E allora perché stava con lui?
-Non credo che ti possa interessare la mia teoria. Solo stupida psicologia spicciola.
-Sentiamola!
-Ne parleremo in un altro momento – sospirò Kurt quando sentì la porta aprirsi.
Brittany entrò appoggiandosi a Carlos che l’aiutò a sedersi sul divano. Puck si avvicinò per salutare Santana.
Kurt preparò la tavola e si sedettero insieme per la cena. Brittany era entusiasta perché negli ultimi due giorni i ricordi stavano tornando. Ad essere sinceri non erano proprio ricordi completi. Lei li definiva più che altro come immagini che apparivano nella sua mente. Come se si trattasse di fotografie.
Santana l’ascoltava speranzosa ma, ben presto, si rese conto che Brittany continuava a non ricordare niente di lei.
La cena fu abbastanza rapida e, appena finita, Kurt si alzò scusandosi e dicendo che doveva tornare a casa per riposare visto che la mattina dopo avrebbe dovuto lavorare. E convinse Carlos che, anche per lui, era arrivata l’ora di andare. Il ragazzo non sembrava molto d’accordo ma alla fine cedette quando si rese conto che Puck sarebbe andato a dormire immediatamente e che anche Santana diceva di essere stanca.
Puck chiese a Brittany se voleva che l’accompagnasse nella sua camera visto che sembrava che la sua caviglia avesse ripreso a pulsarle dopo la giornata particolarmente faticosa. Ma la ballerina scosse la testa spiegando che voleva stare ancora un po’ sveglia.
Santana si sedette su divano al suo fianco.
-Posso vederla? – chiese indicando la caviglia.
Brittany annuì allungando la gamba per posarla sulle ginocchia di Santana. Questa la esaminò prima di alzarsi ed andare a prendere una pomata antinfiammatoria prima di tornare a sedersi.
Senza una parola sollevò un poco i pantaloni della tuta che indossava Brittany per poter avere accesso alla zona gonfia e iniziò a massaggiarla lentamente. Sorrise quando vide come la ballerina si rilassava e chiudeva gli occhi.
-Grazie – la sentì sussurrare alla fine.
-Non è niente. Ma non dovevi sforzarla tanto oggi.
-Lo so. Ma Carlos ci teneva.
-Si ma è stato egoista! Non doveva obbligarti!
-Non mi ha obbligata! Solo sembrava così triste e mi dispiaceva.
-Dovresti pensare a te adesso, non a lui – sussurrò Santana sentendosi infastidita.
-L’ho ricordato sai? – Brittany la fissò negli occhi.
-Hai ricordato cosa? – chiese con una punta di speranza.
-Il mio primo appuntamento con Carlos – Brittany non spostava lo sguardo.
-Ah, quello. Bene – Santana si chiese se la delusione nella sua voce fosse evidente come appariva a lei.
-Mi dispiace – sussurrò la ballerina senza spostare lo sguardo.
-Ti dispiace averlo ricordato?
Santana si mosse incomoda ma la mano di Brittany si strinse sul suo polso impedendole di allontanarsi.
-Mi dispiace non riuscire a ricordarmi di te. Lo vedo che ti fa soffrire.
Santana scosse la testa.
-Non importa. C’è tempo.
-Non credere che non lo veda.
-Cosa?
-La differenza tra te e lui.
Santana non sapeva bene cosa rispondere. Sentiva solo il desiderio di abbracciarla perché non voleva che si preoccupasse per lei. Quindi, semplicemente, non disse niente.
-Lo vedo quello che stai facendo. Sei qui per me, hai lasciato Boston per me. Anche se solo per un periodo. Ti chiedo scusa per come ti ho trattata all’inizio, San.
-In fondo anche io lo faccio egoisticamente perché voglio che ti ricordi di me – sussurrò scuotendo la testa – Non sono tanto diversa da Carlos.
-No. Non stai cercando di forzarmi! Lui mi ha fatto vedere tutte le foto dei momenti con lui che non ricordo. Mi ha fatto fare il giro di tutti i posti che ho visto con lui a New York – fece una pausa – Solo… grazie.
-Di niente Brit.
-E non è vero che non mi piaci! – esclamò con un sorriso radioso.
Santana non poté fare a meno di restituirle lo stesso sorriso perché, per la prima volta, ebbe la certezza che davvero tutto si sarebbe risolto.
-Grazie, Brit.
-Stavo pensando una cosa.
-Dimmi.
-Ti andrebbe di uscire con me domani? Penso che passare del tempo con te potrebbe aiutarmi!
Santana spalancò gli occhi per la sorpresa. Poi cercò di calmare il battito irregolare del suo cuore perché era evidente che quella frase di Brittany non nascondesse secondi fini. Si costrinse a sorridere.
-Certo – sussurrò dopo essersi schiarita la voce per mascherare il momentaneo imbarazzo – Ma adesso è meglio se andiamo a dormire.
Brittany annuì appoggiandosi a Santana per arrivare sino alla sua camera. Quando fu sulla porta si staccò e si sporse per darle un bacio sulla guancia.
-Grazie.
Santana sorrise e si voltò per raggiungere la sua camera e sentì di nuovo la voce di Brittany.
-Non vedo l’ora di ricordarmi di te.  
 
 
---------------------------------
 
Santana bussò alla porta della camera di Brittany e l’aprì piano quando sentì la voce della ballerina che la invitava ad entrare.
-Pronta?
Brittany si voltò di colpo con un sorriso che fece tremare le gambe di Santana catapultandola a quando era una semplice liceale innamorata della sua migliore amica.
-Si! Ma dove andiamo?
-Una piccola sorpresa!
-Cos’hai addosso? – domandò curiosa Brittany.
Santana tirò su la zip della felpa sportiva che aveva addosso per coprire la maglietta che aveva sotto e che aveva attirato l’attenzione della ballerina.
-Fa parte della sorpresa!
Brittany sorrise e la seguì fuori dalla casa dove c’era un taxi che le aspettava.
-Andiamo a fare qualcosa che facevamo quando eravamo amiche?
-No! – rispose con entusiasmo – Faremo qualcosa che non abbiamo mai fatto prima!
Brittany la guardò con curiosità. Sentì una strana sensazione come ogni volta che Santana si dimostrava attenta nei suoi confronti. Non riusciva a definirla perché non aveva mai provato prima niente di simile. Così familiare e nuova allo stesso tempo.
-Come faccio a ricordarmi di te se non mi aiuti? – disse con finto tono di rimprovero.
-Oggi niente ricordi! Oggi è il tuo giorno di vacanza! Voglio mostrarti una delle mie passioni!
Brittany sorrise mentre il taxi si fermava, Santana scese velocemente e le porse la mano per aiutarla a scendere.
-Potrebbe piacermi anche costruire nuovi ricordi con te – sussurrò Brittany a voce bassissima.
-Hai detto qualcosa Brit? – domandò Santana mentre l’aiutava.
La ballerina scosse la testa con un piccolo sorriso e sollevò lo sguardo per poi guardare allibita l’enorme quantità di gente che c’era.
-Ma quello è il Madison Square Garden!
-Si! Ti ho portato a vedere una partita di basket! I miei Boston Celtics contro i New York Knicks!
Brittany sorrise quando sentì la mano di Santana stringere la sua per portarla verso l’ingresso. Quando sentì che lasciava un po’ la presa inconsciamente strinse il suo mignolo in quello dell’altra.
Santana si fermò per un attimo e si voltò con gli occhi spalancati verso le loro mani.
-Scusa! Ho fatto qualcosa di male? – chiese Brittany arrossendo.
L’altra scosse piano la testa e sorrise.
-No, non hai fatto niente di male!
Trovarono il loro posto nelle gradinate e Brittany iniziò a guardarsi intorno domandandosi perché non fosse mai stata prima ad una partita del genere. C’era tanta musica e tutti sembravano emozionati. Le piaceva. Poi vide che Santana si sfilava la felpa e scoppiò a ridere.
-Hai una maglietta dei Celtics?
-Non vado da nessuna parte senza!
Brittany sorrise ancora di più, non l’aveva mai vista così felice per qualcosa. Adesso poteva apprezzare quanto fosse bella quando sorrideva senza pensieri. Santana prese qualcosa da bere e le porse un enorme bicchiere.
-San? Posso farti una domanda? – chiese improvvisamente Brittany.
-Certo! – rispose questa senza staccare gli occhi dal campo dove i giocatori si stavano riscaldando.
-Perché sei l’unica vestita di verde mentre tutti gli altri hanno magliette azzurre?
-Perché siamo a New York! Sono tutti tifosi dei Knicks! – rispose con un’alzata di spalle.
Brittany sorrise al ragazzo seduto al suo fianco che guardava perplesso Santana e poi portò il suo sguardo sul campo. Improvvisamente sentì un ronzio nella testa e la vista si appannò. Spalancò gli occhi domandandosi cosa le stesse risultando così familiare in quel posto pieno di gente. Poi vide le cheerleader al centro del campo che finivano la coreografia prima di ritirarsi e lasciar iniziare la partita.
Un immagine si formò nella sua mente.
Chiara e definita.
-Tutto bene?
La voce preoccupata di Santana la riportò al presente. Sorrise mentre annuiva. Non voleva rovinarle quella serata. Avrebbe avuto tempo per chiederle spiegazioni.
Entrambe si voltarono verso il campo. Brittany guardava con la bocca aperta Santana che saltava sul posto insultando gli arbitri e i giocatori. O almeno credeva che fossero insulti visto che urlava incoerentemente in spagnolo.
-La tua amica prende proprio sul serio il basket!
Brittany si voltò verso il ragazzo seduto al suo fianco che le aveva appena parlato e che sorrideva divertito.
-Dici che devo farla sedere? – domandò preoccupata questa.
-No! Lasciala sfogare! Mi sembra che ne abbia bisogno!
-Brit! Non parlare con il nemico! – disse Santana.
-Nemico? – domandò sempre più confusa Brittany.
-Si, sono dei Knicks! – spiegò il ragazzo sempre più divertito indicando lo stemma sulla maglietta che indossava.
-Oh! Ma io non so per chi tifo! – esclamò la ballerina.
-In questo caso, se posso aiutarti a scegliere, io direi che il blu delle magliette di New York è molto meglio del verde di Boston! – insistette il ragazzo.
-Non ci provare! – lo fermò immediatamente Santana con un ghigno divertito – La mia Brit è chiaramente dei Celtics! – concluse tornando a concentrarsi sul campo.
Brittany spalancò gli occhi come piatti e poi sorrise raggiante.
-Mi dispiace, ma sono la sua Brit!
Il ragazzo scoppiò a ridere sollevando le mani in segno di resa.
Quando la partita finì Santana fermò un taxi per poter tornare a casa nonostante Brittany non sembrasse molto felice di quella decisione.
-Andiamo Brit, smetti di fare il broncio! Devi riposare! – le disse quando finalmente entrarono in casa.
-Ma io volevo fare una passeggiata!
-Ti prometto che domani ti porto al parco!
Brittany sorrise raggiante perché aveva ottenuto quello che voleva. Poter uscire di nuovo con Santana.
-Vuoi andare a letto?
Brittany arrossì violentemente a quella domanda e si diresse rapidamente verso la cucina per fingere di bere un bicchiere d’acqua.
-No! Stiamo un altro po’ sveglie?
-Ti sei divertita?
-Si! E credo di aver ricordato una cosa.
-Cosa? Quando?
-Poco prima che iniziasse la partita! Posso chiederti una cosa?
-Certo!
-Io sono stata cheerleader, vero?
-Si! – sorrise raggiante Santana.
-Al liceo. La divisa era bianca e rossa.
-Si!
-Ma non ero sola …
Santana si sporse appena in avanti perché finalmente aveva qualcosa di concreto tra le mani.
-Esatto. Chi c’era con te?
Brittany chiuse gli occhi e l’immagine che si era formata nella sua mente si delineò.
-Quinn.
Un'unica parola. Un solo nome. Il sorriso sparì dal viso di Santana che si alzò di scatto dal divano.
Brittany spalancò gli occhi sentendo l’improvvisa mancanza del corpo dell’altra vicino al suo. E vide un riflesso di dolore in quegli occhi scuri.
-Cosa c’è San?
-Niente! Ma è tardi, ora di andare a letto.
Si voltò per dirigersi nella camera degli ospiti come suo solito. Chiuse la porta dietro di se rapidamente. Fece solo un paio di passi verso il letto prima che Brittany entrasse come una furia e le prendesse il volto tra le mani.
-Cosa ho fatto di sbagliato, San? Aiutami, ti prego.
Santana fissò il suo sguardo in quello dell’altra deglutendo a fatica.
-C’ero anche io con voi – fu un solo sussurro appena udibile.
Brittany spalancò gli occhi per la sorpresa. Perché non riusciva a ricordarsi di lei? Avrebbe dato qualunque cosa per farlo. Voleva ricordarla con tutte le sue forze.
-Mi dispiace.
-Non fa niente, Britt – scosse la testa – Basta avere pazienza.
Brittany le lasciò il viso e l’abbracciò seppellendo il volto nel suo collo. Santana ebbe bisogno di qualche secondo per accorgersi che quella sensazione sulla pelle erano le lacrime della ballerina. 

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


Capitolo 8
 
Santana mise le chiavi nella toppa e si aiutò con il piede per aprire la porta. Aveva approfittato del fatto che Kurt si fosse offerto di accompagnare Brittany alla solita visita di controllo all’ospedale per poter fare con calma la spesa.
Ormai era passata una settimana dalla partita e da allora lei e Brittany avevano continuato a uscire spesso. Ma senza nessun passo avanti. Tutti i ricordi che risalivano alla superficie non comprendevano mai la latina.
Santana aveva dovuto trattenere le lacrime quando Brittany aveva ricordato il matrimonio tra Shuester e la Pillsbury. Perché erano andate insieme, avevano ballato insieme, l’aveva baciata in mezzo alla pista da ballo. Ma Brittany non la ricordava.
-Brit! Cosa ci fai qui sola? Dov’è Kurt?
Santana aveva lasciato le buste in cucina e si era avvicinata alla ballerina che stava seduta con le gambe incrociate sul divano. Sul tavolino un computer chiuso e spento.
-Era qui sino a poco fa. Ma gli ho chiesto di lasciarmi sola.
-Cos’è successo? – la preoccupazione era palpabile.
-Ho parlato con il medico.
-Cosa c’è che non va?
-Niente. Dice che sta procedendo tutto benissimo. Che i ricordi stanno tornando con un buon ritmo e che presto potrò riprendere la mia vita.
-E allora perché sembri così triste?
-Perché non mi ricordo di te!
Santana sobbalzò quando sentì la foga con cui pronunciò quella frase.
-Brit, ascolta c’è tempo! Stai ricordando e noi non ci siamo viste per tanto tempo e…
-L’ho chiesto al medico!
-Cosa?
-Gli ho chiesto perché non mi ricordo di alcune cose per niente.
-E cosa ti ha detto?
-Che è colpa mia – sussurrò.
-Cosa vuol dire che è colpa tua? Non lo è! Hai avuto un incidente è normale.
-Mi ha spiegato che alcuni ricordi li sto bloccando io stessa. Senza volerlo.
-Ti ha detto che inconsciamente non vuoi ricordare alcune cose? Che idea ridicola! E perché mai?
Brittany sollevò lo sguardo che manteneva fisso al suolo e la guardò negli occhi.
-Perché sono ricordi dolorosi.
Santana rimase un attimo interdetta, indecisa su cosa dirle.
-Allora ho chiesto a Kurt che mi desse una mano – continuò la ballerina.
-Come?
-Mi ha portato tutte le foto del liceo e le abbiamo viste insieme – accompagnò la frase con un gesto della testa per indicare il computer spento.
-Kurt ti ha fatto vedere le foto? Non posso crederci! Avevamo detto di fare un passo per volta e lui…
-Lui vuole aiutare davvero! E poi sono stata io ad insistere! Ma non ricordo niente!
-Niente, nemmeno con le foto?
-Non ti ricordo! Non ricordo un solo attimo passato con te! – fece una pausa – Ma adesso so che siamo state insieme.
-Si – sussurrò Santana.
-Cos’è successo? Perché non ci vediamo da tanto? Quando ci siamo lasciate?
-Brit, davvero non voglio parlarne. Non ricordi niente e io potrei darti solo la mia versione dei fatti e non mi sembra giusto.
-Ma è stata colpa mia? – chiese con disperazione.
-No! – Santana le strinse le mani – Non è stata colpa di nessuno. Non pensare a queste cose!
-Raccontami qualcosa allora! Raccontami un bel ricordo! – chiese con una punta di speranza.
-Cosa posso raccontarti? – domandò con un sorriso Santana.
-Raccontami il nostro primo bacio.
 
 
Santana amava quei fine settimana. Li amava più di qualunque altra cosa al mondo. Ma no, non l’avrebbe ammesso con nessuno nemmeno sotto la più terribile tortura che fosse mai stata inventata dall’uomo.
Non l’avrebbe ammesso nemmeno con lei.
Lei che, a volte, le sembrava la sua unica ancora di salvataggio.
Non lo poteva ammettere. Cosa avrebbero pensato i suoi compagni del McKinley se si fosse saputo che lei, Santana Lopez, preferiva passare il fine settimana a casa di Brittany guardando stupidi film e mangiando pop corn, piuttosto che a qualche festa con tanto alcool illegale? 
No. Non poteva certo dire una cosa del genere a voce alta.
Ma era la pura e semplice verità.
E quel sabato notte non faceva differenza. Brittany non voleva uscire ed era riuscita a convincerla a stare con lei. Non che ci fosse voluto molto, ad essere sinceri.
La signora Pierce aveva ordinato un paio di pizze per loro e le aveva portate direttamente in camera di Brittany trovando le ragazze immerse nella visione di un qualche cartone animato. Del resto, la serata, non era stata diversa dalle milioni di altre volte che erano state insieme. Alla fine Brittany aveva sbadigliato rumorosamente e le aveva detto che era stanca e voleva stare sotto le coperte.
Santana aveva accettato anche se era incredibilmente presto per i loro standard. In un attimo si era trovata stretta nell’abbraccio di Brittany che aveva sospirato e chiuso gli occhi.
Non poteva ammetterlo con nessuno. Nemmeno con se stessa. Ma quella era la parte che preferiva quando passava la notte dalla sua amica.
Ma non era una cosa che poteva nemmeno pensare.
Santana sentiva il suo corpo rilassarsi, cullato da quel calore e sentiva che si sarebbe addormentata presto. Poi un lieve movimento la fece sobbalzare. Brittany stava sfregando il suo naso alla base del suo collo.
Non che fosse strano. Semplicemente pensava che si fosse già addormentata.
-San? Sei sveglia?
-Si Brit.
-Non riesci a dormire?
-Veramente stavo per addormentarmi quando mi hai chiamata.
-Scusa. Ti lascio dormire allora.
-Brit, se vuoi dirmi qualcosa fallo pure! Posso resistere, non sono tanto stanca!
-No, no! Buonanotte, San.
Santana sospirò con un sorriso rilassato mentre Brittany si stringeva impercettibilmente di più a lei. Chiuse gli occhi, ma senza dormire. Quelle sensazioni erano davvero piacevoli. Non voleva che finissero così presto.
-San? Sei sveglia?
-Si Brit – Santana aggrottò le sopraciglia perché le risultava evidente che c’era qualcosa che girava per la testa della sua amica e le impediva di dormire.
-Non riesco a dormire – la sentì sussurrare.
-Vuoi che ci alziamo di nuovo?
-No, voglio stare così.
Santana sentì il cuore che accelerava appena e si morse la lingua cercando di mantenersi tranquilla.
-Posso fare qualcosa per te?
-Si.
Il cuore della mora accelerò ancora un poco e si trovò a deglutire a fatica.
-Cosa?
La pausa che seguì sembrò lunghissima.
-Mi racconti una favola?
Santana per un attimo smise di respirare. Maledizione. A cosa stava pensando? Cos’altro avrebbe potuto chiederle Brittany?
-Va bene.
-Inventala tu.
Questo si che era strano. Santana ci pensò su per un attimo.
-Non sono brava in queste cose!
-Dai San, fallo per me!
-Va bene! Ma dovrai aiutarmi!
Santana abbassò lo sguardo verso Brittany che mosse appena il volto per poterla guardare negli occhi. Aveva uno strano luccichio nello sguardo. La vide annuire in attesa.
-Allora… c’era questa principessa…
-C’era una volta… - la corresse Brittany.
-Va bene! C’era una volta, in un paese lontano, una principessa che viveva in un meraviglioso castello.
-Posso essere io la principessa?
-Come?
-Si, visto che la stai raccontando tu la storia, posso essere io la principessa?
Santana sorrise impercettibilmente.
-C’era una volta una principessa dai capelli color dell’oro e gli occhi del colore del cielo nelle mattine d’estate che si chiamava Brittany!
-Mi piace!
-Bene! La principessa viveva nel castello felice e…
-Ci può essere anche Lord Tubbington?
-Va bene, viveva felice con il suo gatto ma un giorno…
-E ci puoi essere anche tu?
-Certo! Dicevamo… viveva felice con il suo gatto e con la sua migliore amica di nome Santana…
-E tu e Lord T potete andare d’accordo?
-Adesso non esagerare Britt! Al massimo ti prometto una convivenza quasi civile!
-Va bene!
-Allora un bel giorno una strega cattiva rapì la principessa Brittany! Per fortuna al castello c’era un baldo principe di nome… chi vuoi come principe?
-Non lo so!
-Cosa ne pensi di quel perticone di Finn?
-No, troppo imbranato per salvarmi!
-Puck? Te lo cedo per questa favola!
-No! Non mi sembra adatto come principe! Sembra più un cacciatore di draghi!
Santana sollevò un sopraciglio scettica, poi si strinse nelle spalle.
-Va bene! Allora dimmi tu chi è il principe!
Brittany fece silenzio per un po’ e Santana abbassò lo sguardo trovandola a mordicchiarsi indecisa il labbro. La latina sentiva una strana sensazione. Iniziava a pensare che tutto quello avesse un secondo fine. Se non avesse conosciuto così bene Brittany avrebbe pensato che la stava in qualche modo ingannando. Scosse la testa. Quello era un pensiero idiota, la sua amica era la persona più ingenua e buona del mondo e non avrebbe mai potuto…
-Potrebbe non esserci nessun principe! Potresti salvarmi tu!
Santana questa volta smise di respirare. Sentiva i pensieri che si muovevano alla velocità della luce. Si riprese pensando che doveva smettere di farsi venire strane idee. Si schiarì la voce.
-Va bene. Dunque la migliore amica della principessa e il suo gatto da compagnia partono per attraversare il regno solo con un cavallo! Attraversano boschi e montagne e alla fine raggiungono il castello dove la strega cattiva l’aveva rinchiusa. Uccidono il drago che la teneva prigioniera e poi Santana usa la testa di Lord T come ariete per buttare giù la porta della torre più alta e liberano la principessa Brittany!
-E poi?
-E poi niente! Ti riportiamo a casa e vissero tutti felici e contenti!
Ed eccola di nuovo li, la sua migliore amica che non la guardava e che si mordeva nervosamente il labbro inferiore. Santana deglutì rumorosamente in attesa.
-Non va bene!
-Perché, Brit?
-Perché le principesse sono sempre vittime di incantesimi malvagi!
-A si?
Brittany sollevò finalmente lo sguardo per guardarla negli occhi.
-Si! Dovrei essere addormentata nel letto nella torre più alta!
Santana senti la strana sensazione di essere finita in pieno in una trappola. Il che era strano perché l’innocente Brittany non l’avrebbe mai potuto fare.
-Un incantesimo malvagio?
-Si! E tu dovresti svegliarmi!
Uno strano pensiero si fece strada nella testa di Santana. Ma lo scacciò subito perché non era possibile che stesse suggerendo quello che sembrava stesse suggerendo.
-Va bene! Quindi Santana si avvicina alla principessa Brittany e l’abbraccia con forza, spezzando l’incantesimo!
Brittany sorrise e Santana pensò che le si stesse per fermare il cuore.
-Non va bene!
-Non va bene?
-No! Questi incantesimi si spezzano con un bacio.
Santana aprì leggermente di più gli occhi. Si schiarì la voce per l’ennesima volta quella notte.
-Si, ma solo se ci sono principi nei paraggi!
-Tu non mi baceresti, solo per salvarmi?
-No… cioè si! Non lo so! Come potrei baciarti? Non so se riuscirei a farlo per prima!
Brittany si morse il labbro di nuovo senza distogliere lo sguardo. Santana ebbe la sensazione che si aspettasse quella risposta.
-Capisco – disse lentamente – Quindi se ti baciassi prima io potresti farlo?
-Cosa stai…?
Ma Brittany si era già sollevata e aveva posato dolcemente le sue labbra su quelle di Santana bloccando sul nascere qualunque protesta o domanda. Prima ancora di rendersi conto di quello che stava succedendo la bionda ritornò alla posizione di partenza. Con la testa sulla spalla della latina e un lieve sorriso sulle labbra.
-Così adesso, nel caso dovessi risvegliarmi da un incantesimo, potresti farlo.
La testa di Santana girava a velocità folle. Abbassò lo sguardo trovando Brittany con gli occhi chiusi che ancora sorrideva.
-Non va bene!
-Come non va bene? – le chiese la bionda aprendo gli occhi con una punta di delusione.
-Non credo che quel bacio possa spezzare un incantesimo!
-Perché non…?
Ma prima di poter finire la frase si ritrovò le labbra di Santana sulle sue. Chiuse gli occhi lasciandosi trasportare e sentendo le mani della latina che percorrevano il suo viso fino ad affondare tra i suoi capelli mentre la baciava con passione.
Nessuna delle due aveva idea di quanto tempo fosse passato quando si staccarono lentamente riprendendo le posizioni di partenza.
-Adesso, nel caso dovessi risvegliarti da un incantesimo, potrei farlo!
Brittany guardò Santana che sorrideva. Si rilassò stringendola appena di più.
-San?
-Dimmi Brit?
-Posso baciarti di nuovo?
-Tutte le volte che vuoi!
 
 
Brittany non aveva staccato gli occhi da Santana mentre questa raccontava.
-Mi piacerebbe ricordarlo.
-Devi solo avere pazienza per un altro po’!
La ballerina sorrise prima di avvicinarsi inconsciamente di qualche centimetro. Il silenzio che si era creato era accogliente ma fu improvvisamente interrotto dallo squillare di un telefono. Santana si alzò di scatto rispondendo immediatamente.
Brittany appoggiò la testa sul divano lasciandosi andare in un sospiro profondo e rimase così finché Santana non tornò con un sorriso radioso.
-Era Emily!
-Si?
-Verrà questo fine settimana!
Brittany sentì una fitta allo stomaco. Riuscì a fatica a sorridere.
-Fantastico – sussurrò.
-Ci sono problemi? Se vuoi le posso dire che è meglio se rimane a Boston!
-No! Hai fatto tanto per me. Mi sembra giusto che passi un fine settimana con lei!
-Ti piacerà, vedrai! Sono sicura che andrete d’accordo!
 
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Siamo arrivati all’ottavo capitolo!! Questa volta c’è anche un flashback, visto che Britt non ricorda Santana ha deciso di aiutarla…
Solo di nuovo grazie infinite a tutti voi che leggete, preferite, ecc. ecc. Un abbraccio a chi recensisce… non sapete quanto mi rendiate felice!

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


 
Capitolo 9
 
Brittany non aveva dormito bene quella notte. Si era rigirata nel letto per ore e, un paio di volte, aveva pensato di alzarsi e di fare un po’ di rumore per vedere se anche Santana fosse sveglia. O per cercare di farla svegliare.
Poteva fingere di non conoscere il motivo di quell’insonnia per lei tanto inusuale ma, a quel punto, era meglio ammetterlo.
E Brittany sapeva benissimo che il motivo della sua insonnia era l’imminente arrivo di Emily. L’indomani si sarebbe trovata a dover dividere Santana anche con lei. E questo non le piaceva per niente.
Sospirò mentre si versava una tazza di caffè e si domandava se fosse il caso di andare a svegliare Santana. Non voleva sprecare nemmeno un attimo di quella giornata. Poi un rumore all’ingresso la fece sobbalzare. La porta d’ingresso si aprì.
-Buongiorno! – la voce allegra di Santana la raggiunse.
-Pensavo dormissi!
-No, sono uscita poco fa per comprarti un paio di donuts al cioccolato! So quanto ti piacciono!
Brittany sorrise mentre l’altra si avvicinava e le dava un bacio sulla guancia per poi sfilarle la tazza di caffè dalle mani.
-Il mio caffè! – protestò scherzosamente cercando di distogliere lo sguardo dalle labbra di Santana che si chiudevano sulla sua tazza.
-Prendine un altro! Io ho portato i dolci!
-Pensavo l’avessi fatto per me non per rubarmi il caffè!
Santana le sorrise e si alzò versando una tazza per lei.
-Tieni, brontolona! – le disse scherzando.
-Cosa vuoi fare oggi?
-Ti andrebbe di andare al cinema?
-Mi sembra una buona idea! Qualche preferenza?
-No! L’importante è che torniamo presto! Domattina vado all’aeroporto per prendere Emily!
Il sorriso di Brittany vacillò mentre sentiva di nuovo quel senso di oppressione nel petto. E non è che fosse difficile capire che si trattasse di gelosia. Scosse la testa sperando che Santana non si accorgesse del suo repentino cambio d’umore. Non le sembrava giusto. Stava già facendo tanto per lei.
-Non vedo l’ora che arrivi! Mi manca da morire!
Brittany deglutì. Si domandò se anche quando stava con lei apparisse così innamorata. E, di nuovo, si chiese anche cosa fosse successo e perché si fossero lasciate.
-Mi piacerebbe portarla al museo di Storia Naturale! Non l’ha mai visto e sono sicura che l’adorerà!
Santana continuava imperterrita a parlarle di Emily e Brittany iniziò a provare fastidio. Anche se sapeva che non era giusto non poteva farne a meno. Semplicemente voleva che smettesse di farlo. O che, almeno, non ne parlasse con tanto entusiasmo.
Scattò in piedi quando sentì che aveva ricevuto un messaggio nel cellulare e si sentì sollevata per poter avere una scusa per allontanarsi e magari cambiare argomento.
-Chi è? – domandò Santana.
-Carlos.
-Cosa vuole adesso?
Brittany aggrottò le sopraciglia perché sembrava che la latina fosse infastidita dal fatto che Carlos le girasse intorno.
-Vuole uscire stasera.
-Spero proprio che tu gli dirai di no! Non mi piace per niente come si comporta!
La ballerina la pensava allo stesso modo e voleva rifiutare l’invito. Ma quel tono infastidito di Santana la fece riflettere. Perché, anche se sembrava ridicolo, poteva leggerci una punta di gelosia
-Gli ho detto di si!
Le parole uscirono dalle sue labbra senza poterle controllare. Santana spalancò gli occhi per la sorpresa ma solo un attimo. Poi serrò le labbra fino a farle scomparire e si alzò di scatto.
-Bene! Vado a fare una doccia! Spero che ti diverta stasera!
Quando scomparve dietro la porta della sua camera Brittany sospirò. Non era giusto quello che stava facendo. Non lo era per niente.
Ma Carlos era un bravo ragazzo e non dargli una seconda possibilità per inseguire Santana che era chiaramente innamorata di un’altra non era una buona idea.
Doveva prepararsi perché presto i ricordi sarebbero tornati e, con loro, la normalità. Santana sarebbe tornata a Boston e lei avrebbe capito perché non stavano più insieme.
Si trovò a sperare con tutte le sue forze che non fosse stata colpa sua.
 
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Kurt entrò nel locale e si diresse spedito verso il bancone. Si sedette sullo sgabello e ordinò un martini. Poi, finalmente, si voltò verso la donna alla sua sinistra e la guardò mentre sorseggiava una birra.
-Quante ne hai bevute?
-Questa è la prima, sono appena arrivata!
-Bene perché puoi bere questa e un’altra al massimo! Poi solo analcolici!
-Se credi di esserti trasformato in mia madre, Kurt, ti sbagli di grosso!
-E se credi che non sappia perché hai chiamato me e non Quinn stanotte ti sbagli tu, Santana!
-Non so di cosa tu stia parlando!
-Dov’è Brittany?
-Con Carlos a qualche stupido appuntamento!
-E questo spiega il perché non voglio che tu beva troppo! Vorrei evitare che torni a casa e lo uccida con le tue stesse mani!
-Pensi che li troverò a casa quando torno? – domandò con una punta di panico nella voce.
-Se conosco bene Brittany, e credimi la conosco davvero bene, no!
Santana sospirò di sollievo.
-Ma la cosa perché ti da tanto fastidio?
-Perché lui è un idiota egoista e non se la merita!
-E tu sei fidanzata!
-Non mettere Emily in questo!
-Si che lo faccio! E sai perché? Perché è esattamente quello che vuoi che faccia!
-Non sai nemmeno di cosa stai parlando!
Kurt si lasciò sfuggire una risata.
-Si e allora perché non hai chiamato Quinn perché ti dicesse di non fare cazzate e di non mettere in gioco tutta la tua vita per un ricordo?
Santana non rispose, solo bevve un altro sorso dalla sua bottiglia. Kurt invece continuò.
-Hai chiamato me perché sono stato l’unico che ti ha detto che avete fatto uno sbaglio, che stavate buttando qualcosa di importante.
-Mi ha lasciata lei! Io non ho fatto niente!
-L’hai cercata? Hai almeno provato a recuperarla quando le cose si sono stabilizzate nella tua vita? No! Hai solo messo la stupida regola di non parlare mai più di Brittany!
-Credi che sia stata una cosa semplice per me?
-Credo che sia stato stupido. E credo che tu non abbia mai smesso di amarla.
-E’ passato troppo tempo! Ed io amo Emily.
-Emily non ci sarebbe mai stata se avessi preso le decisioni giuste quando potevi!
-Anche se fosse? Adesso c’è e non posso tornare indietro! Non voglio farle del male.
-No Santana, non è solo questo! Lo so io e lo sai perfettamente anche tu!
-Cosa? Vuoi che ti dica che ho paura che inconsciamente sia lei stessa a bloccare i ricordi che ha di me perché siano troppo dolorosi, come ha detto quello stupido medico? Perché l’ho fatta soffrire e non vuole rivivere quei momenti?
-Hai paura che si ricordi di odiarti!
-Si!
Kurt sospirò.
-Perché sei venuta a New York?
Santana si voltò per guardarlo, non era sicura di capire perché avesse improvvisamente cambiato argomento.
-Per aiutarla a recuperare la memoria. Non volevo che si dimenticasse di me.
Kurt annuì guardando il suo bicchiere.
-E cosa succederà non appena questo avverrà?
-Niente. Semplicemente torno a Boston e continuerò con la mia vita.
-Si. E Brittany con la sua.
-Non capisco dove vuoi arrivare.
-Puoi pensare due cose. La prima è che Brit inconsciamente stia bloccando il tuo ricordo perché troppo doloroso.
-E la seconda?
-Che, inconsciamente, lo stia bloccando perché sa che, nell’esatto momento in cui tutti i suoi ricordi salgano alla superficie, tu te ne andrai.
-No, questa è la cosa più stupida che sia uscita dalla tua bocca!
-Tu non hai mai smesso di amarla e lei non ha mai smesso di amarti. Punto.
-Io amo Emily.
-Lo so, San. E non vuoi farle del male. Altrimenti Brittany non sarebbe ad uno stupido appuntamento con Carlos. Sarebbe tra le tue braccia.
Santana si portò le mani tra i capelli.
-Cosa devo fare?
-Non lo so! Non posso essere io a dirti cosa devi fare!
-Non sei d’aiuto!
-Invece si! Ti ho detto esattamente quello che volevi sentire!
-Altrimenti avrei chiamato Quinn! – sorrise Santana.
-Vedo che hai capito! Come vedi non sono tanto male come psicologo!
Santana ordinò una seconda birra.
-Questa è l’ultima! Giuro!
-Certo, ti tengo d’occhio.
-Kurt, grazie.
-Di niente! Ho sempre sognato di alzare la voce con la terribile Santana Lopez.
 
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Quando Santana tornò a casa trovò la luce accesa e sperò con tutte le sue forze che Carlos non fosse li. Perché era ovvio che, anche da sobria, l’avrebbe potuto uccidere. Ma la casa era troppo silenziosa, sembrava che non ci fosse nessuno. Santana pensò che probabilmente avevano semplicemente dimenticato di spegnere le luci.
Ma poi il suo sguardo cadde sul divano e un involontario sorriso si dipinse sul suo volto. Si avvicinò lentamente e si inclinò per accarezzare il viso di Brittany, addormentata in una posizione che non sembrava per niente comoda. La vide muoversi al suo tocco e aprire appena gli occhi.
-San? – disse appena riuscì a mettere a fuoco la donna davanti a lei.
-Brit, cosa fai sul divano? Perché non sei a letto?
-Ti stavo aspettando – sussurrò.
Santana sentì un nodo in gola che si stringeva lentamente. Perché bastava così poco per perdere il controllo? Era confusa.
-Sono qui adesso.
-Mi sei mancata.
Santana chiuse gli occhi. Doveva fare chiarezza nella sua testa. Aveva bisogno di vedere Emily, di capire cosa provasse davvero. Aveva bisogno di smettere di essere così dannatamente impulsiva e provare a pensare con un minimo di razionalità.
-Brit… mi dispiace per come mi sono comportata oggi. Non avevo il diritto di infastidirmi per Carlos.
-Mi ha chiesto di dargli una seconda possibilità. Mi ha detto che siamo stati bene insieme e che, quando ho avuto l’incidente, ha avuto paura e si è reso conto che non vuole perdermi – disse d’un fiato mentre si metteva a sedere.
Santana sentì la testa che le pulsava e digrignò i denti. Socchiuse lievemente gli occhi con ira.
-Bene – disse solo con freddezza.
-Gli ho detto di no. Gli ho detto che non posso.
Santana sembrò stupirsi.
-Gli hai detto di no? – sospirò.
-Non posso stare con lui perché non provo le stesse cose che lui prova per me e non sarebbe giusto.
Santana non riuscì a controllarsi. Sul suo volto si formò un enorme e sincero sorriso. Brittany la fissò per un attimo negli occhi, incantata per quella reazione. Poi, senza pensarci, annullò le distanze e posò le sue labbra su quelle della mora.
Per un attimo tutto sembrò fermarsi.
Poi Brittany si staccò di colpo, alzandosi dal divano con gli occhi spalancati.
-Mi dispiace!
-Brit aspetta…
-No! Domani arriva Emily ed io non dovevo farlo! Mi dispiace.
Santana rimase immobile su quello stesso divano mentre la vedeva scappare e chiudersi dentro la sua stanza. Non poteva seguirla. Non poteva farlo se prima non fosse riuscita a dare un senso a quello che provava.
Brittany si appoggiò sulla porta con una mano sulle sue labbra. Sentiva come se bruciassero.
Poi un pensiero la colpì con forza.
Nemmeno così aveva recuperato i suoi ricordi.
Per la prima volta temette che non l’avrebbe mai fatto e sentì una lacrima che correva lungo la sua guancia. Non mancava molto prima che Santana tornasse alla sua vita. Non poteva restare li per sempre.
Brittany si lasciò cadere sul letto pregando di riuscire a ricordarla prima che se ne andasse lasciandola sola. Non riusciva a pensare di vivere la sua vita senza conservare almeno il suo ricordo.
 
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Come sempre grazie a tutti voi! In realtà volevo comunicare che probabilmente domani prendo una giornata di pausa dalla pubblicazione. Devo riuscire a ordinare le idee per preparare il finale e, a questo ritmo, ho delle difficoltà!
Ma prometto di prendermi solo un giorno! Grazie!

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


Ecco a voi il capitolo 10! Mi scuso per la pausa ma almeno posso darvi una buona notizia! C’è la fine! Saranno 13 capitoli più l’epilogo! Grazie mille a tutti come sempre!
 
Capitolo 10
 
L’aeroporto Kennedy di New York non è un posto dove rifugiarsi in cerca di tranquillità ma, in quel momento a Santana, sembrava un paradiso. Quella mattina era scappata all’alba da casa di Brittany per evitare di incontrarla da sola perché non sapeva davvero cosa dirle né come comportarsi. Quando era arrivata all’aeroporto si era accorta che mancavano almeno tre ore all’arrivo del volo di Emily.
Chiamò Quinn che le rispose assonnata e confusa.
-Santana perché mi svegli a quest’ora?
-Sono in aeroporto, mi annoiavo e ho pensato di chiamarti.
Santana sentì un borbottio e un movimento. Capì che Quinn si doveva essere alzata dal letto per non svegliare anche Mike.
-E posso sapere cosa fai già in aeroporto?
Maledizione. Decisamente non aveva pensato che potesse farle quella domanda.
-Ho sbagliato orario. Sono un po’ in anticipo!
-Santana sono le sei del mattino! Il volo arriva alle dieci!
La mora guardò l’orologio che aveva al polso con la bocca spalancata per lo stupore. Quinn aveva ragione, era arrivata ancora prima di quanto pensasse.
-Cos’è successo?
Santana sobbalzò.
-Niente!
-Santana se mi hai svegliato e non mi dici cos’è successo posso assicurarti che sto arrivando all’aeroporto per obbligarti a parlare!
-Sono confusa.
Quinn sospirò perché evidentemente non aveva bisogno di fare altre domande per sapere il motivo della sua confusione.
-Lo so.
-E ho bisogno di te per sopravvivere a questi due giorni!
-So anche questo. Cos’è successo?
-Possiamo parlarne di persona? Adesso davvero ho solo bisogno di vedere Emily!
-Va bene. Però San, promettimi una cosa.
-Dimmi.
-Promettimi che penserai bene a quello che stai facendo. Non farti trascinare dal tuo temperamento!
-Prometto, Quinn.
-Ci vediamo stanotte. Prenoto per quattro!
Santana chiuse la chiamata e si guardò intorno perplessa. Cosa avrebbe potuto fare in quelle quattro ore? Si sedette e chiuse gli occhi. Immediatamente vide l’immagine del volto sorridente di Brittany, non riuscì a non sorridere. Ma non sapeva cosa pensare. Quel semplice contatto con le sue labbra aveva risvegliato sensazioni che aveva seppellito nel profondo del suo essere ma qualunque pensiero veniva annullato da un enorme senso di colpa che la stava divorando. Perché c’era Emily. E sarebbe stato facile dimenticare tutto e inseguire Brittany nella sua stanza, fermarla e baciarla di nuovo. Sarebbe stato facile ma non sarebbe stato giusto.
E, quando finalmente le porte automatiche della zona degli arrivi si aprirono mostrandole una Emily sorridente con gli occhi lucidi che le si lanciò tra le braccia, Santana si sentì male e ancora più confusa di quanto si sentisse solo poche ore prima.
Durante il viaggio in taxi Emily la mise al corrente delle ultime novità di Boston e dell’università. E Santana cercava di mascherare il suo nervosismo al meglio mentre si trovava a pregare che quel viaggio diventasse infinito.
Ma naturalmente presto si trovò ad aprire la porta di casa di Brittany.
E lei era li ferma davanti alla porta.
La fissò negli occhi e abbozzò un timido sorriso. Poi la vide spostare il suo sguardo su Emily e allungare la mano per stringerla.
-Brittany, è un piacere conoscerti!
-Tu devi essere Emily! San mi ha parlato tanto di te.
Santana si trovò a contemplare quelle due donne una di fronte all’altra ed a domandarsi come fosse riuscita a trasformare la sua vita tranquilla in quell’insieme di sentimenti contrastanti. E pensò davvero che aveva bisogno di un isola deserta nella quale rifugiarsi per poter mettere ordine nella sua testa.
-Vado un attimo in bagno! – si trovò a sussurrare per scappare da quella situazione.
Mentre guardava il suo riflesso allo specchio pensò che quello non era il modo migliore per affrontare il tutto. Non poteva lasciarle sole e imbarazzate mentre lei si chiudeva infantilmente in un bagno. Si gettò acqua gelida sul volto un paio di volte, sperando che questo le facesse riprendere il controllo della situazione. E poi prese un respiro profondo prima di uscire.
Le bastò aprire la porta per sentire quel suono.
Aggrottò le sopraciglia e, irrazionalmente, pensò di averlo immaginato.
Fece un altro paio di passi e lo sentì di nuovo distintamente.
Accelerò il passo per trovarsi un cucina dove Brittany ed Emily si trovavano davanti ai fornelli e lavoravano insieme. E non c’erano dubbi, quel suono che aveva sentito era l’eco delle loro risate.
-Sul serio! C’è una balenottera azzurra a grandezza naturale che pende dal soffitto! – spiegò Emily.
Brittany aveva gli occhi lucidi d’emozione.
-Vuoi dirmi che si può passare sotto?
-Certo! Dovresti venire con noi! Ti piacerebbe!
-Di cosa state parlando? – chiese titubante Santana.
-Brittany mi ha detto che non è mai stata al museo di storia naturale! Deve venire con noi!
-Oh, no! Non posso stai solo due giorni qui, non credo mi vogliate intorno!
-No! Ti piacerà! Ci sono ricostruzioni degli habitat di vita degli animali di tutto il mondo.
Brittany spalancò la bocca per lo stupore e Santana si domandò se fosse finita in un universo parallelo.
-Stanotte siamo a cena con Quinn. – disse Santana scuotendo la testa.
-Fantastico! Almeno lei sa scegliere i ristoranti! – esclamò Emily.
-Cos’hai contro le mie preferenze in fatto di cucina? – domandò fingendo di offendersi Santana.
-Niente! Solo che questa tua nuova ed insana passione per la cucina molecolare mi ucciderà!
-Cucina molecolare? – si intromise Brittany con un’espressione particolarmente confusa.
-Meglio non parlarne! E spera che non ti porti mai a provarla! – esclamò Emily.
Santana sollevò gli occhi al cielo prima di mettersi al lavoro con loro per dare una mano e preparare il pranzo.
 
-----------------------------
 
Arrivarono nel ristorante con una buona mezz’ora di ritardo e trovarono Quinn già seduta che sfogliava il menù distrattamente.
-Ho già ordinato il vino! – disse dopo i saluti di rito.
Santana prese la bottiglia per gettarle una rapida occhiata.
-Questo non va bene!
-Perché no? – domandò curiosa Quinn.
-A Brittany non piace – spiegò Santana prima di fermare il cameriere – Potrebbe portarci una bottiglia di Reserve Chardonnay del Santa Barbara winery?
Il cameriere annuì e si allontanò.
Brittany nel frattempo la guardava con le sopraciglia aggrottate.
-Non ti è mai piaciuto il vino rosso! Ho ordinato un bianco californiano.
-Non ricordo di averlo mai provato – disse Brittany.
-Fidati. Ti piace! – tagliò corto Santana con un sorriso.
Quinn gettò una rapida occhiata a Emily che fissava la scena e si schiarì la voce.
-Com’è andato il viaggio da Boston?
-Bene, insomma veloce e indolore!
Santana sorrise pensando alla paura degli aerei che aveva Emily e che Quinn conosceva benissimo.
-Dovevate vederla la settimana prima di partire per l’Europa! – esclamò – Ha anche chiamato un’agenzia per vedere se sarebbe potuta andare in nave!
-Sei stata in Europa? – chiese Brittany.
-L’estate scorsa. Per lavoro! Avevamo questo progetto nella grotta di Altamira, in Spagna.
-Cosa facevi? – chiese ancora la ballerina.
-Quella grotta è famosa per le pitture rupestri. Bisonti, cavalli, cervi del paleolitico superiore! Avevamo un progetto di archeologia sperimentale in collaborazione con l’università di Tarragona.
-Em, tesoro, dai meno dettagli e arriva al sodo! – la incitò con un sorriso Santana.
-Si! Insomma oltre allo studio delle ossa volevamo provare una teoria sull’arte rupestre. Volevamo provare che non si tratta di semplici figure stilizzate. Ma di piccoli capolavori in tre dimensioni ed in movimento.
Brittany aggrottò le sopraciglia confusa.
-Come fanno a muoversi?
Emily sorrise.
-Non letteralmente. Ma abbiamo provato che le figure di animali di quella grotta sono sempre situate approfittando dei contorni delle pareti per dargli profondità. E che si muovono!
-Emily ti rendi conto che in questo momento Brittany sta immaginando dei disegni che camminano lungo le pareti! – scherzò Santana.
-Insomma abbiamo anche provato che la luce delle fiamme che venivano accese dentro la grotta davano l’impressione che le zampe degli animali si muovessero! Su uno dei soffitti c’è un intero branco di bisonti e vi posso assicurare che, quando abbiamo acceso i fuochi, hanno iniziato a correre!
Brittany sembrava affascinata e Santana sogghignò.
-Dopo questa lezione gratuita, dottoressa, possiamo ordinare?
Emily si mise a ridere guardandola negli occhi e si sporse appena per darle un bacio. Brittany sentì i suoi muscoli irrigidirsi. Ma poi Santana voltò lievemente il viso per ricevere quel bacio sulla guancia.
Quinn faceva scorrere i suoi occhi sulle tre donne davanti a lei e prese il bicchiere per sorseggiare il vino e nascondere la sua espressione rassegnata.
-Brit, come stai? – chiese improvvisamente per cercare di rompere quel momento.
La ballerina spostò lentamente gli occhi da Santana ed Emily per fissare la sua amica. Sembrò scuotersi dai suoi pensieri.
-Bene. Perché me lo chiedi?
-Perché hai perso la memoria? – domandò con ovvietà Quinn.
-Ah quello! Si, sto recuperando abbastanza in fretta.
-Dev’essere una sensazione strana! – esclamò Emily.
-Si – ammise Brittany – Ci sono cose che mi danno sensazioni familiari ma che non ricordo di aver mai fatto. Come questo vino, per esempio.
-Cos’ha il vino? – domandò preoccupata Santana.
-Il sapore per me è nuovo. Ma la sensazione che sento quando lo bevo è familiare, come se l’avessi sempre bevuto. Non so spiegarlo! Mi confonde!
Santana allungò la mano per prendere quella di Brittany.
-Non preoccuparti BritBrit. Ricorderai tutto!
 
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Emily si lasciò cadere sul divano di casa di Brittany guardandosi intorno. Era stata una giornata lunghissima, erano uscite la mattina presto per andare a visitare il museo di storia naturale e poi avevano visto un po’ New York. Quinn, Mike e Kurt le avevano raggiunte per cenare insieme e, finalmente, erano tornate a casa.
Brittany era andata direttamente a dormire, Santana aveva detto che voleva fare una doccia e lei voleva solo andare a riposare visto che la mattina dopo avrebbe avuto il volo di ritorno per Boston. Ma prima aveva bisogno di parlare con Santana.
Sospirò quando sentì le braccia della mora che l’abbracciavano da dietro e le posava un lieve bacio sul collo.
-Pensavo di trovarti già a letto.
-Se fossi andata in camera mi sarei addormentata. Ed ho bisogno di parlarti.
Santana si staccò facendo il giro del divano per sedersi al suo fianco.
-Dimmi!
-San, cosa sta succedendo?
-Niente!
Emily sorrise, la conosceva troppo bene per non sapere che quella sua risposta troppo rapida e quel modo tanto caratteristico di sfuggire al suo sguardo fossero una conferma ai suoi sospetti.
-San, io parto domani. E tu non verrai con me.
Santana sollevò lo sguardo con preoccupazione.
-Mi serve un po’ più di tempo! Sta ricordando e presto tutto tornerà alla normalità. Te lo prometto.
-Lo so che sta ricordando. Quello che mi preoccupa è che anche tu stai ricordando.
-Non capisco.
-Credi che non abbia visto il modo in cui anticipavi qualunque suo desiderio? O credi che non mi sia accorta che non mi hai baciata una sola volta davanti a lei?
Santana deglutì. Emily allungò la mano per poterle accarezzare il volto.
-Io ti conosco San. So cosa stai passando in questo momento.
-Torno a Boston con te domani stesso se me lo chiedi – disse d’istinto Santana.
Ma Emily semplicemente scosse la testa.
-Non avrebbe senso. E non risolverebbe niente. E sai perché? Perché nemmeno tu sai cosa provi. Voglio chiederti una cosa. Ma devi promettermi che mi risponderai sinceramente.
Santana sentiva un nodo in gola e decise di annuire perché non era sicura di poter controllare la sua voce.
-Credi davvero che quello che provi sia reale? Cosa succede se, invece, è solo un riflesso di quello che hai provato per lei. Io ti amo, San. Sono qui perché sentivo la tua mancanza. Ma sapevo che sarebbe stato difficile per me vederti con lei.
Santana la fissava negli occhi. Sapeva che aveva ragione, sapeva che l’amava e sapeva che stavano costruendo qualcosa di importante a Boston. Ma, soprattutto, sapeva che non poteva farle del male.
-Ti amo, Em – sussurrò – E tornerò da te.
Poi le si avvicinò piano e chiuse gli occhi mentre la baciava.
 
---------------------------
 
Brittany si rigirava nel letto. Aveva sentito l’acqua della doccia che si chiudeva e, poco dopo, il rumore della porta del bagno che si apriva. Vide nella sua testa l’immagine di Santana che entrava nella stanza degli ospiti e che si avvicinava al letto. E, contro la sua volontà, immaginò Emily che l’aspettava li, sorridendole.
Sentì la gelosia che le bruciava nel petto.
Si alzò di scatto dal letto e camminò nervosamente avanti e indietro.
Sete. Aveva bisogno d’acqua perché sentiva la bocca secca.
Uscì di soppiatto dalla stanza per fare in modo che non la sentissero e si diresse verso la cucina. Ed allora le vide. Sul divano. Santana affondava le mani nei capelli di Emily mentre la baciava.
Brittany fece un silenzioso passo indietro approfittando del fatto che entrambe avessero gli occhi chiusi. Poi la vista si annebbiò di colpo e tutti i suoni sparirono. Sentiva solo il battere ritmico del suo cuore che le rimbombava nelle orecchie.
A tentoni riuscì a tornare in camera, raggiungendo il letto. Si lasciò cadere sul materasso mantenendo gli occhi spalancati.
E, in quel momento, tutti i suoi ricordi la investirono con la forza di un tornado.
 

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


Come sempre, prima di farvi leggere in pace, vorrei ringraziare tutti voi che seguite la storia, e un abbraccio a chi trova un minuto per farmi sapere cosa ne pensa! Grazie infinite!
 
 
Capitolo 11
 
Santana rientrò in casa dopo aver accompagnato Emily all’aeroporto. Quella mattina Brittany sembrava strana e particolarmente sfuggente. Avevano fatto una rapida colazione insieme e poi aveva salutato con un abbraccio Emily.
Sembrava normale. Ma stava evitando lo sguardo di Santana.
Ma, in fondo, la mora non poteva darle torto. Quei due giorni dovevano essere stati un inferno anche per lei. E, adesso, era arrivato il momento di dirle che presto sarebbe dovuta andare via. Che avrebbe dovuto riprendere con la sua vita e che il suo lavoro la stava chiamando.
Ma soprattutto avrebbe dovuto dirle che Emily aveva bisogno di lei.
Scosse la testa domandandosi perché ancora non avesse dato una risposta alla proposta che le aveva fatto il suo capo. Cercò di convincersi che fosse solo perché ancora non aveva avuto il tempo materiale per farlo.
Entrò in casa titubante, preoccupata per come avrebbe dovuto comportarsi con Brittany. In fondo dalla notte di quel lieve bacio non erano mai state da sole. Sentì dei rumori che provenivano dalla camera della ballerina e si diresse li.
-Brittany? – chiamò a voce bassa.
La bionda si voltò di scatto, un enorme sorriso in volto e un cuscino sotto ogni braccio.
A Santana si fermò il cuore quando vide quel sorriso.
-Cosa stai facendo? – domandò con voce roca.
Brittany le lanciò un cuscino.
-Usciamo!
Santana pensò che, probabilmente, la botta in testa non le aveva solo fatto perdere la memoria, ma doveva aver avuto altri effetti.
-Va bene – disse appoggiando il cuscino sulla sedia vicina.
-Il cuscino viene con noi!
-Oh certo… cosa?
-Andiamo, San! Non fare tante storie!
Brittany prese il cuscino dalla sedia per darlo di nuovo a Santana e prenderla per mano trascinandola verso la porta.
-Brit? Stai bene? Vuoi che chiami il medico?
-Certo che no! Perché non dovrei stare bene?
-Perché stiamo uscendo di casa con due cuscini sotto braccio!
Brittany si voltò e Santana dovette deglutire trovando quel volto a pochi centimetri dal suo. Non era più così sicura che il suo cuore si stesse fermando, forse batteva troppo velocemente per sentirlo.
Di nuovo quella maledettissima confusione che l’attanagliava.
-Non ti fidi di me? – domandò seria la ballerina.
Santana fece un sorriso timido. Perché con quella frase Brittany era sempre riuscita a farle fare qualunque cosa. Anche le cose più strane.
-Certo che mi fido di te!
-Allora vieni con me! Dobbiamo essere prima delle tre al Washington Square Park!
-Ma con i cuscini?
-San! – la sgridò scherzosamente.
Santana si arrese facendosi trascinare verso il taxi che già le aspettava. Brittany aveva un sorriso radiante nel volto e ogni tanto le lanciava una rapida occhiata. La mora non sapeva perché ma era come se ci fosse qualcosa dietro quello sguardo. Ma non ci voleva pensare, era grata di passare una semplice giornata senza problemi ma, soprattutto, senza pensieri. Si voltò per stringerle la mano con forza ma, più si avvicinavano al parco, più la sua attenzione veniva richiamata da quello che vedeva fuori dal finestrino del taxi. Che avessero preso tutti una botta in testa a New York?
-Brit?
-Dimmi, San!
-Perché c’è tutta questa gente?
-Un po’ di pazienza! Diciamo che è una sorpresa!
-Brit?
-Cosa c’è adesso, San!
-Perché tutta questa gente ha un cuscino sotto braccio?
Brittany le regalò un luminoso sorriso.
-Non credi che faccia parte della sorpresa?
-Già! – esclamò Santana arrendendosi all’evidenza.
E, l’evidenza, era che probabilmente quella che aveva sbattuto la testa era lei e quello era un improbabile sogno. O qualcosa di simile.
Scesero dal taxi davanti all’ingresso sud del parco e Brittany le prese la mano stringendole il mignolo con il proprio e trascinandola in mezzo a una enorme folla che si dirigeva al centro del parco. Passarono al lato di una statua in bronzo di Garibaldi e proseguirono spedite verso un enorme spazio circolare vicino ad un arco di trionfo.
Santana si guardava intorno a bocca aperta. C’era una quantità di gente incredibile, tutti armati di cuscini e, a volte, vestiti in modo strano. Era pronta a giurare di aver visto un ragazzo vestito da Mel Gibson in Bravehearte.
Brittany la lasciò andare solo quando si trovarono in mezzo a tutta la gente. C’era musica e una strana atmosfera eccitata nell’aria. Tutti sorridevano e scherzavano giocando con i cuscini o salutando i fotografi che scattavano foto.
-Guerra di cuscini! – esclamò la ballerina.
Santana si voltò verso di lei ridacchiando.
-Si certo! – disse ironicamente.
Ma l’espressione nel volto di Brittany non cambiò.
-Aspetta… non stai scherzando?
La ballerina scosse solo la testa.
-Letteralmente? Voglio dire… è una battaglia di cuscini?
-Si!
-Vuoi dire che devo prendere a cuscinate questa gente sconosciuta?
-Puoi anche non farlo! Ma puoi stare sicura che loro non avranno pietà con te!
-Mi hai portata a una battaglia di cuscini in piena New York?
Brittany si fece seria.
-Non ti piace?
Santana scoppiò a ridere.
-L’adoro! Quando iniziamo?
Brittany l’abbracciò stringendola a se con forza. Poi si staccò rapidamente con un lieve rossore nelle guance.
-Alle tre precise! Sta per iniziare il conto alla rovescia!
E infatti sentirono la voce del presentatore che invitava tutti a sollevare i cuscini in aria prima di iniziare letteralmente a contare i secondi che mancavano prima di dare il via.
A quel punto si scatenò una tempesta di piume che volavano da tutte le parti e Santana rideva felice nel vedere il volto sorridente di Brittany al suo fianco. Alla fine non riuscì a trattenersi e si buttò tra le sue braccia stringendola con forza. Le prese la mano per portarla fuori da quella bolgia mentre ancora ridevano.
-Ti va una passeggiata? Sono troppo vecchia per stare li in mezzo a lungo! – le chiese.
-Solo se mi offri un gelato.
Santana annuì e si diressero verso un piccolo chiosco poco distante.
-Sai, la prima volta che siamo state a New York è stata per le nazionali con il glee!
Brittany distolse lo sguardo fissando la sua attenzione sul gelato.
-Si, mi ha fatto vedere le foto Kurt.
-Quando Shuester ci ha lasciate sole nella nostra stanza abbiamo montato una gigantesca guerra di cuscini! Alla fine la stanza era piena di piume bianche!
Brittany abbozzò un sorriso, ma non disse niente.
-Non sai che soddisfazione colpire Berry su quel suo naso con il mio cuscino!
Brittany questa volta rise.
-La prima volta che ho preso in giro Berry e il gigante nell’ospedale mi hai detto che non ti piacevo!
-E continui a non piacermi, Samara!
Santana scoppiò a ridere.
-Sai davvero essere terribile, dietro quell’aria innocente!
Brittany si fece seria immediatamente e Santana si sentì in colpa anche se non capiva cosa avesse detto di male.
-Scherzavo! Non sei terribile! – la fece girare per provare a guardarla negli occhi.
-Tu presto andrai via – sussurrò Brittany.
Santana scosse la testa. Si era vero, sarebbe dovuta andare via ma non poteva lasciarla sola. Non così. Non adesso.
-Brit, non ti lascio così! Prima di andare via tu dovrai stare bene, dovrai avere tutti i tuoi ricordi.
Brittany distolse di nuovo lo sguardo e Santana iniziò davvero a preoccuparsi.
-San… io…
-No, Brit! Non devi preoccuparti di niente! Ci penso io a te!
-Quando andrai via… ci rivedremo?
Santana fece una pausa. Le sollevò il volto e le sorrise.
-Adesso che ti ho ritrovata non ti lascio più andare! Potremmo costruire una nuova amicizia. Lo so che possiamo!
-Quando mi ricorderò di te… - iniziò Brittany – Ricorderò che è colpa mia se non stiamo più insieme?
Santana strinse i denti e l’abbracciò con forza.
-Non è colpa di nessuno – le sussurrò.
E lo credeva davvero.
 
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Non riusciva a dormire. Continuava a girarsi nel letto. E naturalmente sapeva benissimo che quella stretta dolorosa era il senso di colpa che non l’aveva abbandonata durante tutto il giorno.
Il problema era che Brittany aveva pianificato tutta quella giornata con Santana con l’unico scopo di poter passare del tempo con lei e poi dirle che aveva recuperato tutti i ricordi.
E lasciarla libera di tornare alla sua vita.
Ma quando era arrivato il momento era solo riuscita a distogliere lo sguardo ed a mentirle. Voleva dirglielo, davvero. Ma poi ogni volta che sorrideva, che la guardava, che le stringeva la mano o che la stringeva in un abbraccio, Brittany veniva invasa dalle sensazioni familiari che questa volta erano accompagnate da una marea inarrestabile di ricordi.
E non voleva che andasse via.
Di quello era ormai certa. Ma, con i ricordi, era tornata anche la consapevolezza che avevano avuto la loro occasione di stare insieme e, in un certo modo, lei l’aveva già lasciata andare. E, adesso che l’aveva vista con Emily, sapeva che non poteva chiederle più niente.
Si alzò dal letto con un balzo. Doveva dirglielo.
Si mosse lentamente lungo il corridoio e bussò alla porta della stanza degli ospiti. Ma non ci fu nessuna risposta. Brittany aprì lentamente la porta.
-San? Sei sveglia?
Nessuna risposta. La ballerina fece un paio di passi titubanti dentro la stanza sino ad arrivare al letto e sedersi al lato di una Santana profondamente addormentata. La scosse appena.
-Santana? Stai dormendo?
La donna nel letto si mosse appena per darle le spalle. Brittany sospirò e la scosse di nuovo con un po’ più di vigore.
-San? Stai dormendo davvero?
Santana ruotò le testa aprendo un occhio. Spostò lo sguardo verso la sveglia sul comodino. Poi si rigirò dandole di nuovo le spalle.
-San? Ho visto che hai aperto un occhio! Sei sveglia?
-Brit, sono le tre del mattino! Cosa fai qui?
Santana si voltò mentre pronunciava la frase e aprì leggermente gli occhi per incrociare lo sguardo di Brittany.
-Devo dirti una cosa!
Santana sbadigliò rumorosamente mentre allo stesso tempo provava con poco esito a dire qualcosa.
-Non ho capito! – disse infatti Brittany.
-Ho detto che possiamo parlarne domani!
-No, è una cosa importante!
Santana chiuse di nuovo gli occhi mentre si sistemava meglio nel letto.
-Dimmi allora!
-Hai gli occhi chiusi! Come faccio a sapere che mi ascolti davvero? Vieni!
Brittany si alzò dal letto e allungò la mano per far si che la mora l’afferrasse e si alzasse con lei. Le avrebbe preparato un caffè e le avrebbe detto la verità.
Santana sollevò appena lo sguardo per concentrarsi su quella mano protesa verso di lei.
-Dove vuoi andare?
-In cucina!
-Brit sono le tre!
-Ti prego!
Santana sbadigliò di nuovo e afferrò la mano. Ma, prima che Brittany potesse accorgersi di quello che stava succedendo, si trovò sdraiata nel letto con Santana che la stringeva e si accomodava al suo fianco.
La ballerina sentì il cuore che accelerava e spalancò gli occhi per la sorpresa. Abbassò lo sguardo e trovò Santana con gli occhi chiusi e un sorrisino sul volto.
-Cosa stai facendo? – le chiese sperando che non si rendesse conto di quanto insicura apparisse la sua voce.
-Tu vuoi parlare ed io non voglio alzarmi! Mi sembra ovvio! Qualunque cosa tu debba dirmi puoi farlo direttamente qui!
Brittany deglutì quando la sentì muoversi per stringersi appena di più a lei. Non riuscì ad arginare i ricordi di tutte le volte che si era trovata in quella posizione.
Non riusciva a credere di averla allontanata.
Si schiarì la voce debolmente.
-Va bene. Insomma se preferisci così!
Santana rispose con un suono indefinito.
-Volevo parlarti di una cosa fondamentale! Insomma non vorrei che tu pensassi male di me per questo.
Santana non si mosse.
-Allora sei pronta?
Brittany aggrottò le sopraciglia.
-Santana?
Abbassò lo sguardo e la trovò che respirava con le bocca aperta e un’espressione rilassata dipinta in volto.
Brittany si lasciò sfuggire un sospiro sconfitto. Era inutile cercare di parlarle in quel momento.

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Capitolo 12
*** capitolo 12 ***


Capitolo 12
 
La luce che entrava dalla finestra la svegliò. Si stiracchiò appena e allungò il braccio alla ricerca di Brittany per poterla abbracciare di nuovo. Ma trovò solo il materasso vuoto. La consapevolezza di quello che stava facendo la colpì con forza obbligandola a sedersi con la schiena appoggiata alla testata del letto. Aveva dormito nello stesso letto con Brittany.
Aveva tradito Emily.
Va bene, non l’aveva tradita. Non letteralmente. Ma come l’avrebbe presa se l’avesse saputo?
Santana si portò le mani a coprire il volto. Non ricordava di aver dormito così bene in anni. Dormire tra quelle braccia era stato come tornare a casa dopo un lungo viaggio.
Scosse la testa. Non era giusto quello che stava pensando. Non era giusto come si stava comportando.
Doveva andare via. Doveva tornare a Boston.
Ma era davvero quella la soluzione migliore? Scappare via, come sempre?
Si alzò accorgendosi che la casa era vuota e domandandosi dove fosse finita Brittany. Si vestì in fretta e corse fuori dalla casa. Aveva bisogno di un consiglio e, in quel momento, c’era solo una persona che potesse darglielo.
Il senso di colpa era così forte che non si chiese nemmeno cosa volesse dirle di tanto importante Brittany la notte prima.
 
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Kurt sobbalzò sul divano dove stava seduto rilassandosi con un caffè e sfogliando il giornale quando sentì dei violenti colpi contro la porta della sua casa. Sollevò gli occhi al cielo maledicendo Santana e il suo temperamento perché poteva essere solo lei. Raggiunse in poche falcate l’ingresso spalancando la porta con violenza.
-Santana, questa volta vorrei proprio… - si fermò di colpo ed addolcì lo sguardo – Brittany! Cosa fai qui? Cos’è successo?
-Kurt! Ho bisogno di una mano!
Il ragazzo si spostò per farla passare. Non l’aveva mai vista così. E la cosa non poteva non preoccuparlo.
-Brit, tesoro, è successo qualcosa di grave?
-Sono qui perché sei l’unico che mi ha detto che avevo fatto uno sbaglio quando ho lasciato Santana.
Kurt sospirò con consapevolezza.
-Si, Brit. E continuo a pensare la stessa cosa. Ma almeno tu ne sei consapevole, non come Santana!
Si diresse in cucina per prepararle una tazza di caffè poi spalancò gli occhi di colpo e tornò indietro.
-Aspetta un attimo! – quasi urlò – Cos’hai detto?
-Si, Kurt – mormorò questa.
-Hai recuperato la memoria? Come? Quando? Tutta?
-Si. Due giorni fa.
-Ma è meraviglioso! – fece una pausa scrutandola – Due giorni fa?
Brittany annuì abbassando lo sguardo.
-Chi altri lo sa? – domandò anche se sospettava quale fosse la risposta.
-Solo tu – sussurrò continuando a non guardarlo.
-Siediti, Brit.
La ragazza annuì di nuovo e prese posto nello spazioso divano. Kurt prese un respiro mentre la guardava con tristezza.
-Non sono riuscita a dirglielo. Ma volevo farlo.
-Lo so, Brit.
-Sono orribile!
-No, tesoro. Vieni qui. – Kurt si sporse per stringerla.
-Sono orribile e sono un’egoista! Lei è stata qui per me per tutto questo tempo e io… io non le ho detto la verità.
-Perché non l’hai fatto?
-Non voglio che vada via da me! Non voglio perderla di nuovo!
-Dille questo!
-No! Non posso! L’ho vista con Emily! Lei la ama davvero! E io ho perso la possibilità di stare con lei tanto tempo fa ormai.
Kurt sospirò di nuovo.
-Lo so. Santana si è costruita una vita felice della quale tu non fai più parte.
Brittany abbassò lo sguardo asciugandosi una lacrima. Faceva male sentire quella frase, soprattutto perché era la verità.
-O almeno è quello che sembra – sussurrò ancora Kurt facendo aggrottare le sopraciglia alla ballerina – Ma quanto sei importante per lei se ha rischiato tutto solo per farti recuperare i tuoi ricordi?
-Non credo che…
-Quanto sei importante se non può vivere nemmeno con l’idea che tu non ti ricordi di lei?
-Si, in parte hai ragione ma…
-E lei è importante per te. Perché non hai mai smesso d’amarla. E dovresti saperlo se sei qui!
-Cosa devo fare?
-Dirle la verità. E dirle tutto. E venire con me all’ospedale! Forse è meglio che ti veda il tuo medico!
Brittany sorrise appena prima di stringere di nuovo Kurt.
-Grazie, Kurt!
-Prego! Ma come hai recuperato la memoria?
-Ho visto San che baciava Emily. E’ stato come venir investita da un treno! Non che sia mai stata investita! Da un treno dico!
-Davvero? Avrei giurato che l’avresti recuperata dopo un romantico bacio tra te e lei sotto la luce della luna!
-No, quando l’ho baciata non ho ricordato niente! Dici che è perché avrei dovuto baciarla all’aperto per avere la luna?
Kurt si fermò di colpo e la guardò con la bocca spalancata.
-Brit, devi raccontarmi cos’avete fatto in queste settimane!
 
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Mike aprì la porta trovandosi davanti una Santana abbastanza sconvolta. La fece passare prima di prendere la giacca ed uscire. Era evidente che fosse li con uno scopo ben preciso.
-Santana, ti prego, dimmi che non hai fatto niente di cui poi ti pentirai! – esclamò Quinn quando la porta d’ingresso si chiuse alle spalle di Mike.
-No, non ho fatto niente. Ancora.
-Perché mi aspettavo questa risposta?
-Quinn non so cosa fare!
-Si che lo sai!
-Cosa? No che non lo so! Altrimenti non sarei qui!
-No, San! Sai perfettamente come la penso io quindi sei venuta qui perché ti dicessi le cose che vuoi sentire altrimenti saresti andata da Kurt!
Santana sollevò gli occhi al cielo.
-Io non so cosa provo! Non riesco a capirlo!
-Sei sempre la solita San! Non sei cambiata per niente! Hai bisogno di avere qualcuno che ti rassicuri.
-Già! E questo è esattamente quello che dovresti fare tu proprio adesso!
-Va bene! Ti dirò quello che sei venuta a sentire!
-Sono tutta orecchie!
-Emily e Boston sono la tua vita. Brittany è una parte importante di te e niente potrà mai cambiarlo. Ma è il passato.
-Lo so.
-E tu hai idealizzato quello che provavi per lei. Lei starà sempre su un piedistallo e sarà irraggiungibile per chiunque altro. Ma non è la realtà, solo è un ricordo. Adesso dimmi. Davvero vuoi buttare via tutto per un ricordo, per quanto possa essere bello?
Santana distolse lo sguardo. Era davvero quello per lei? In quelle settimane aveva imparato a conoscerla di nuovo e la stessa cosa aveva fatto Brittany. E l’aveva baciata. L’aveva fatto nonostante non si ricordasse di lei.
Ma Quinn aveva ragione. Davvero poteva buttar una parte così importante della sua vita?
-Hai ragione. Devo tornare a Boston e riprendere le redini della mia vita – la guardò negli occhi – Grazie Quinn.
Santana si alzò per raggiungere la porta. Era arrivato il momento di dire addio a New York. Ed a Brittany.
Ma sentì Quinn che sospirava rumorosamente.
-San?
Santana si voltò lentamente anche se non era sicura di voler sentire quello che aveva da aggiungere.
-Quello che ti ho detto… è quello che volevi sentirti dire. Ma non è quello che penso davvero. Non più.
 
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Brittany sentì la porta di casa che si apriva. Era stata una lunga giornata ed aveva tanta voglia di vedere Santana. E tanta paura allo stesso tempo. La vide apparire sulla porta della cucina e dedicarle un timido sorriso.
-San?
-Brit, che fine avevi fatto? Mi sono preoccupata.
-Devo dirti una cosa.
Santana fece un passo verso la sua direzione e Brittany deglutì. Cercò le parole adatte, parole che aveva provato per tutto il giorno. Ma poi Santana allungò la mano per prendere la sua.
Non c’erano parole in quel momento.
Brittany la fissò negli occhi e si lanciò sulle sue labbra. La strinse con forza mentre aspettava che l’altra l’allontanasse. Chiuse gli occhi quando sentì che, al contrario, Santana corrispondeva quel bacio. Sentì il cuore che le batteva in petto e che fece una capriola quando le mani della latina salirono per avvolgersi intorno al suo collo, tirandola ancora più vicina. E Brittany sorrise in quel bacio.
Si allontanarono appena e Santana posò la sua fronte su quella della bionda e la guardò negli occhi.
-Da quanto tempo ricordi? – le chiese piano.
Brittany chiuse gli occhi sentendo la colpa che l’avvolgeva.
-Dall’ultima notte che Emily è stata qui. Quando l’ho vista baciarti.
Santana si staccò lentamente a quel nome, non voleva rompere il contatto bruscamente perché non voleva spaventarla ma, allo stesso tempo, aveva bisogno di spazio.
-Emily – sussurrò cercando di trattenere le lacrime.
-Devi tornare da lei.
Quella frase appena udibile sembrò rimbombare con forza nel silenzio che seguì.
Santana sollevò lo sguardo.
-Cosa?
-Ho ricordato tutto, San. Ricordo che ti amo. Ricordo che non ho mai smesso di amarti. Ho ricordato tutte le volte che qualcuno ha bussato alla mia porta e io, infantilmente, correvo ad aprire nella speranza di trovarti li.
Santana sorrise a quell’idea.
-Avrei dovuto farlo.
-Sognavo di aprire la porta e di trovarti li a sorridermi e a dirmi che non avevi mai smesso di amarmi.
-Io non ho mai smesso di amarti – sussurrò Santana.
Brittany scosse la testa.
-Devi andare via.
-No! Non puoi dirmi una cosa del genere adesso! Ho bisogno di sapere cosa provo davvero!
-Emily ti ama e tu ami lei. Non potrei lasciarti con una persona migliore. Io ho avuto la mia occasione. Ma è davvero troppo tardi.
-Mi lasci andare? Di nuovo?
-Torna da lei, San. Torna alla tua vita.
Santana la guardò con le lacrime agli occhi. Perché non voleva andare via. E perché non voleva restare. Come avrebbe potuto far soffrire Emily?
-Ci rivedremo? – chiese in con un sussurro anche se sapeva quale fosse la risposta.
Brittany scosse lentamente la testa e sollevò l’indice per indicare il suo cuore.
-Tu rimarrai qui per sempre. Non potrò mai dimenticarti. Ma non possiamo stare insieme, non in questa vita.
 
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Lo so cosa state pensando! Ma ricordo che manca ancora un capitolo e se proprio va male con quello c’è ancora l’epilogo! Grazie infinite a tutti voi! Grazie per seguire la storia e per recensire!! Un abbraccio a tutti.

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Capitolo 13
*** capitolo 13 ***


 
Capitolo 13
 
La scrivania dell’ufficio di Santana era un disastro. La latina stava davanti al computer cercando di mettere in ordine le idee per le bozze della campagna pubblicitaria quando bussarono alla porta.
-Avanti!
Non sollevò nemmeno lo sguardo.
-Dovresti essere a casa.
-John! Accomodati! Se sei qui per le bozze della campagna in Germania sono pronte, stavamo pensando di…
-Non sono qui per questo.
Santana sentì una fitta di preoccupazione. Cosa poteva volere il suo capo da lei se non informazioni sul lavoro.
-Dimmi, John, qualcosa non va?
John si fermò a fissarla per un attimo. Poi sorrise scuotendo la testa.
-Cosa ci fai ancora qui a quest’ora?
-Semplicemente stavo lavorando!
-Si, da quando sei tornata da New York non fai altro!
-Se il mio lavoro ha risentito della mia assenza mi dispiace, recupererò il tempo perso e…
-No, Santana. Il tuo lavoro è perfetto! Come sempre! Ma da quando sei tornata sei chiusa qui dentro!
-John non credo che quello che stai dicendo sia corretto. Ma se non crea problemi al mio lavoro non vedo il perché di questa discussione.
L’uomo scoppiò a ridere.
-Non è necessario che tu vada sulla difensiva! E puoi stare tranquilla, non voglio immischiarmi nella tua vita privata.
-Bene.
-Ma sto ancora aspettando una risposta. E lo so che ti ho detto che potevi prendere tutto il tempo che volevi, ma credo che il fatto che tu stia tardando tanto sia dovuto alla tua vita privata.
Santana deglutì. Aveva ritardato la sua scelta per troppo tempo. E non sapeva nemmeno lei perché. In fondo aveva deciso.
-Si, mi dispiace. L’avevo dimenticato.
-Avevi dimenticato che ti è stata proposta una promozione?
-Si, o meglio, no. Ho solo dimenticato di rispondere. E devo rifiutare.
L’uomo davanti a lei sollevò un sopraciglio scrutandola.
-Sapevo che era una possibilità concreta. In fondo la tua vita è qui, spostare tutto a New York non è certo una scelta facile.
John si alzò dirigendosi alla porta. Si voltò prima di uscire.
-Però sai una cosa? Credo che il fatto che ancora non mi avessi risposto sia interessante. Quindi dimentica quello che ti ho chiesto perché io dimenticherò la tua risposta. Quando sarai pronta verrai tu a darmela. 
 
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Emily si diresse rapidamente verso la fermata dell’autobus proprio davanti all’ingresso principale del campus della Boston University. Quella mattina aveva chiesto a Mark di pranzare con lei perché aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno e il ragazzo era sempre stato un ottimo amico per entrambe. Scese dall’autobus un paio di fermate prima rispetto a quello che avrebbe dovuto perché aveva bisogno di camminare.
Finalmente arrivò davanti alla casa di Santana, prese la copia delle chiavi dalla sua borsa ed aprì con un sospiro.
Entrò senza fare rumore e si diresse spedita verso lo studio. E li c’era lei. Concentrata su un foglio di carta con in mano una penna. Non era difficile capire che stesse scrivendo, o almeno provando a scrivere vista la quantità di fogli accartocciati intorno, una delle sue famose lettere a Quinn.
Un sorriso triste si disegnò sul suo volto.
-San?
La donna sobbalzò sulla scrivania e si voltò di scatto con una mano all’altezza del cuore.
-Em! Stai cercando di uccidermi?
Santana si alzò lentamente e si avvicinò per posarle un bacio sulle labbra. Le sorrise quando si allontanò.
-Sono in ritardo! Vado a prepararmi!
-No! Non c’è bisogno, ho disdetto la prenotazione stamattina.
Santana aggrottò le sopraciglia.
-C’è qualcosa che non va? – le chiese.
-No – scosse la testa Emily – Semplicemente ho pensato che potremmo stare qui per stasera, solo noi due.
Santana la baciò di nuovo, sfiorandole appena le labbra. Poi si voltò per tornare alla scrivania, gettò una rapida occhiata alle parole scritte in quel foglio di carta prima di stringerlo nella mano destra, accartocciarlo e buttarlo nel cestino.
-Vado a fare una doccia rapida e sono da te! Se vuoi ordinare qualcosa per cena fai pure!
Emily allungò la mano per stringerla intorno al polso di Santana, la tirò verso di se e l’abbracciò con forza.
-Vuoi venire con me? – domandò Santana un po’ stupita per quello strano comportamento.
Emily negò con la testa e la lasciò andare piano. Si sedette concentrandosi sul rumore ipnotico dell’acqua, sapeva che avrebbe dovuto fingere di fare qualcosa altrimenti Santana si sarebbe preoccupata. Ma proprio non trovava la forza per farlo.
Improvvisamente sentì le mani fresche della mora che si stringevano intorno alle sue spalle e quasi saltò. Era così immersa nei propri pensieri da non accorgersi che era tornata.
-Tutto bene? – le chiese – Sembra che ci sia qualcosa che ti preoccupa.
-Sono stata a pranzo con Mark.
-Si? Ha preso la giornata libera! Con tutto il lavoro che abbiamo in questo momento non…
-Perché non me l’hai detto? – domandò bloccando la frase della latina facendola deglutire a vuoto.
-Detto cosa?
-Non prendere tempo, San! Sai benissimo a cosa mi riferisco! Perché non mi hai detto che ti hanno proposto una promozione.
-Perché ho rifiutato – sussurrò in risposta.
-Quando?
-Oggi.
-Perché?
-Se hai parlato con Mark sai perché! Mi sarei dovuta trasferire a New York!
-Si. Lo so.
-Ma ho rifiutato. Semplicemente non c’era niente di cui parlare!
Emily scosse la testa.
-Puoi anche accettare.
-No! Non vedo perché dovrei tu non potresti venire con me!
-Puoi accettare perché è finita. Vai a New York.
Santana boccheggiò un paio di volte, non era sicura di aver capito bene. E non aveva senso.
-Cosa? Cosa è finito?
-Noi due, San.
-Perché?
Emily sorrise, un sorriso così triste che Santana sentì una fitta di dolore.
-Perché da New York è tornato solo il tuo corpo. Il tuo cuore l’hai lasciato li. E devo fare quello che tu non hai la forza di fare.
-Io ti amo davvero.
-E ti amo anche io, San. Più di quanto tu possa immaginare. Ma da quando sei tornata non ti ho mai sentita mia.
-No, è stato solo un periodo complicato. Ho solo bisogno di tempo per riprendermi.
-Ti ricordi cosa ti ho detto a New York quella notte? Ti avevo chiesto se quello che pensavi di provare non fosse solo il riflesso di un ricordo. Mi sono sbagliata, San. Non è un ricordo! E’ quello che provi!
-Io, non capisco.
-Accetta la promozione. Torna da lei a New York. Se resti qui con me sarai infelice. E lo sarò anch’io.
 
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Brittany scosse la testa mentre cercava qualcosa da guardare che fosse almeno accettabile alla tele. La spense lanciando il telecomando contro la poltrona vicina e si lasciò cadere sul divano.
Due settimane.
Santana era andata via da due settimane.
E lei non riusciva a pensare ad altro.
La sua vita era tornata alla normalità. Aveva ripreso il lavoro, non aveva avuto problemi. A volte le sembrava che tutto fosse stato un sogno.
Bussarono alla porta e Brittany si tirò sul divano con lentezza. Non aveva voglia di vedere nessuno. Tantomeno Carlos che continuava ad apparire nei momenti più inopportuni. Sospirò mentre si dirigeva verso l’ingresso e un sorriso triste si disegnava sul suo volto.
Perché c’era una cosa che era cambiata.
Adesso, quando bussavano alla porta, non le era rimasta nemmeno l’illusione che potesse essere Santana.
-Cosa fai qui? – domandò aprendo la porta.
-O andiamo Brit! Santana è andata via da due settimane e tu sei chiusa in casa.
-Non ho tanta voglia di uscire, Mike.
-Lo so. Ma devi reagire! Ne hai bisogno!
-Non sono sicura che sia una buona idea.
-Hai venti minuti per prepararti! Non è una domanda, è un ordine!
Brittany sospirò sconfitta mentre si dirigeva verso la sua camera.
 
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Santana stava seduta con le mani tra i capelli e un foglio di carta davanti agli occhi. Aveva provato a scrivere almeno un milione di volte ma nemmeno così trovava le parole. Stava per iniziare a colpire il tavolo con la sua testa per vedere se almeno così uscisse qualcosa di buono quando suonò il campanello.
E questo era strano.
Che lei sapesse non poteva essere nessuno.
Si diresse piano verso la porta e, chiunque fosse li fuori, suonò di nuovo.
-Chi è? – urlò quando fu abbastanza vicina.
-Santana apri questa dannata porta o la butto giù io!
La latina socchiuse appena gli occhi mentre apriva lentamente lasciando passare una Quinn chiaramente furiosa.
-Come sei arrivata qui? – le chiese Santana.
La bionda davanti a lei sembrò gonfiarsi di rabbia prima di puntarle un dito contro.
-Due settimane! – urlò.
-Lo so.
-No dico… due settimane!
-Si Quinn!
-Quando avevi intenzione di dirmelo? Due settimane!
-Ho capito Quinn! So contare!
-Stai facendo la spiritosa? No perché non so se ti sei accorta che non sono proprio in vena!
-Come hai fatto a saperlo?
-Visto che è evidente che non me l’hai detto tu, come sarebbe stato normale, l’ho saputo da Emily! Era preoccupata.
Santana chiuse gli occhi a quel nome. Quinn strinse le labbra e continuò.
-Vi siete lasciate da due settimane.
-Tecnicamente non sono stata nemmeno in grado di lasciarla! Si è lasciata da sola! Sono un disastro!
-Quando avevi intenzione di dirmelo?
Santana le fece un gesto con la testa e Quinn la seguì verso il tavolo della cucina, gettò una rapida occhiata ai fogli di carta sparsi li.
-Non credi che fosse il caso di telefonarmi? – chiese con un po’ più di calma.
-Non sapevo cosa dirti.
-Per esempio che tu ed Emily vi siete lasciate e che ti sei trasferita a New York subito dopo?
-A proposito, come hai fatto a sapere che mi sono trasferita? E come hai fatto a sapere l’indirizzo?
-Sempre Emily, ti conosce come le sue tasche e sapeva che ti saresti chiusa in te invece di fare la cosa giusta!
Santana si portò una mano tra i capelli.
-Un disastro! Sono un completo disastro!
-A proposito… bella casa! – disse Quinn guardandosi intorno e inciampando in uno degli scatoloni ancora chiusi.
-Stiamo parlando del fatto che sono un completo disastro! – disse esasperata Santana.
-No, tu stai parlando del fatto che sei un completo disastro! Io sono qui solo per prenderti per un orecchio e portarti da Brittany!
Santana spalancò gli occhi ed iniziò a balbettare.
-Non sono ancora pronta! Ho bisogno di tempo! Devo mettere un minimo di ordine nella mia vita!
-Sette anni, San! Quanto tempo vuoi ancora? E poi chi vuoi ingannare? Non vuoi andare solo perché ti senti in colpa per Emily.
-Si, mi sento terribilmente in colpa!
-Sai una cosa? Ti ha lasciata andare! E l’unico modo che hai per ringraziarla è comportandoti da persona adulta! Almeno una volta nella tua vita!
 
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Non poteva stare ancora a lungo così, se fosse arrivato qualcuno l’avrebbe sicuramente presa per pazza o, peggio, chiamato la polizia. E, del resto, Santana era consapevole del fatto che stare con i palmi delle mani e la fronte appoggiata alla porta d’ingresso della casa di Brittany non era la soluzione migliore.
Prese un respiro profondo e suonò il campanello. I suoi sensi erano allerta e chiuse gli occhi, poteva quasi vedere, nella sua mente, Brittany che si alzava dal divano e camminava con piccoli e rapidi passi verso la porta. La sentì aprirsi e, prima che dicesse qualcosa, parlò lei.
-Io ti amo! Non ho mai smesso di amarti dal primo momento che ti ho visto! E ti amerò per sempre!
Ci fu un attimo di silenzio dall’altra parte e Santana iniziò a pensare che forse era troppo tardi.
-Santana sono assolutamente lusingata ma, sinceramente, non riesco ad immaginare un universo dove io e te possiamo stare insieme! Quindi mi vedo costretta a rifiutare la tua, pur emozionante, dichiarazione d’amore eterno.
Santana strinse i denti e le palpebre con più forza perché quello non poteva essere quello che sembrava. Ed era vero che lei avrebbe riconosciuto quella voce ovunque, ma l’universo doveva avercela con lei se quella che aveva aperto la porta era…
-Berry! – esclamò arrendendosi all’evidenza dopo aver aperto gli occhi.
Poi un movimento alle spalle di Rachel attirò la sua attenzione ed apparve anche Kurt con in mano un bicchiere d’acqua che arrivava dalla cucina.
-Se invece la dichiarazione era per me, San, mi dispiace ma non sei il mio tipo!
-Cosa diavolo fate voi due qui? – disse esasperata mentre entrava dentro casa.
-Dopo le prove siamo venuti a trovare Brittany. Ma non c’era! Allora l’ho chiamata e mi ha detto che era in palestra per recuperare un po’ di allenamento e che sarebbe passata a fare la spesa prima di tornare a casa. Semplicemente la stiamo aspettando! – rispose con un’alzata di spalle Kurt.
-E come siete entrati?
-Santana dovresti conoscere Brittany! Tutti noi abbiamo le chiavi di casa! Non sai quante volte si dimentichi le sue! – esclamò Rachel.
-Un disastro! Questo è un disastro!
-San, smetti di andare avanti e indietro, mi dai la nausea! – cercò di fermarla Kurt.
-La mia vita sta diventando un disastro!
-Insomma non credi di esagerare? – chiesa ancora Kurt.
-Ho appena dichiarato il mio amore eterno all’hobbit! Cosa ci può essere di peggio?
-Santana prima di tutto dovresti ringraziare che non abbia aperto Brittany perché, siamo seri, quella ti sembrava una dichiarazione? Non sai fare di meglio? In secondo luogo potresti provare ad aprire gli occhi la prossima volta che ti presenti a casa di qualcuno!
Santana sollevò gli occhi al cielo.
-Cos’aveva di male la mia dichiarazione?
-Ha ragione la nostra Rachel! Era abbastanza banale! – intervenne Kurt mentre si metteva la giacca.
-Al massimo è la tua Rachel! E avrei voluto vedere voi e poi… dove state andando? – domandò Santana accorgendosi che i due la stavano ignorando per dirigersi verso la porta.
-A casa! Insomma immagino che non ci vorrai intorno quando arriva Brittany! – rispose Kurt aprendo la porta.
-Ma potreste aiutarmi a trovare le parole adatte da dirle! – provò speranzosa Santana.
-Sono sicura che te la caverai egregiamente! Solo cerca di tenere gli occhi aperti! – disse Rachel mentre chiudeva la porta d’ingresso.
Santana sbuffò. E adesso che cosa avrebbe dovuto fare? Riprese a camminare avanti e indietro davanti al divano cercando di calmarsi. In fondo era Brittany, non doveva essere così nervosa, l’amava. Di questo era sicura. Non aveva bisogno di parole o frasi ad effetto per dimostrarglielo.
Si schiarì la voce.
-Britt, io sono innamorata di te! E mi dispiace aver perso tutto questo tempo perché…
Si fermò di botto. Non era adeguato.
-Io ti amo! Non ho mai smesso di amarti dal primo momento che ti ho visto! E ti amerò per sempre!
No, decisamente no, aveva solo ripetuto la frase che aveva detto a Rachel.
-Se potessi tornare indietro ti avrei impedito di lasciarmi quando…
Si fermò di nuovo aggrottando le sopraciglia. Voleva dirle che non poteva vivere senza di lei o voleva rinfacciarle di averla lasciata?
Sbuffò rumorosamente voltandosi verso l’ingresso. E non poté fare a meno di maledire tra se e se i suoi amici perché quello che giaceva abbandonato su quel tavolo era decisamente il cellulare di Kurt. E questo voleva dire solo una cosa. Sarebbero stati di nuovo li in poco tempo.
E, come se ci fosse bisogno di dimostrare che lei aveva sempre ragione, in quel momento bussarono alla porta.
Santana afferrò con poca grazia il cellulare mentre si dirigeva ad aprire sbraitando.
-Kurt, hai tre secondi per prendere questo coso prima che io ti sbatta fuori da questa casa a calci e se fate altre battute su quanto banale sia la mia…
Santana si bloccò con la mano che stringeva il cellulare a mezz’aria pronta a lanciarlo mentre si trovava davanti una Brittany sorpresa con un’enorme busta della spesa in mano.
-Ho dimenticato le mie chiavi… - sussurrò.
La latina chiuse la bocca cercando di ricordarsi come si facesse a respirare perché decisamente niente stava andando come aveva previsto.
-Lascia che ti aiuti – sussurrò prendendo dalle mani di Brittany la busta e dirigendosi in cucina.
Quando si voltò Brittany continuava a guardarla come se avesse davanti un fantasma e Santana deglutì.
La vide che si avvicinava piano.
-Cosa fai qui? – le chiese quando era a pochi centimetri.
-Sono tornata per te – rispose con un sussurro.
Brittany sorrise mentre si afferrava alla maglietta della latina.
-Perché?
Santana sorrise a sua volta.
-Perché ti amo.
Ed improvvisamente non sembrava più tanto banale dire quella frase. Improvvisamente, con le labbra di Brittany a un millimetro dalle sue, le sembrava l’unica cosa da dire. Improvvisamente, guardando l’azzurro di quegli occhi dove si era immersa che le facevano credere che non avrebbe potuto trovare mare più limpido dove bagnarsi, le sembrava che qualunque cosa avesse lasciato le sue labbra sarebbe stata la cosa giusta da dire. Perché Brittany l’avrebbe capita.
Deglutì, presa alla sprovvista, quando sentì le mani della ballerina che scendevano lentamente per infilarsi sotto il tessuto della maglietta e posarsi direttamente sulla sua pelle.
Ma non distolse lo sguardo mentre sentiva il suo respiro sulle sue labbra, così vicine da impazzire, ma senza la forza per chiudere quella minima distanza e baciarla.
E continuò a guardarla negli occhi anche quando sentì le mani di Brittany che salivano lentamente verso l’alto trascinando con se anche il tessuto. Chiuse gli occhi solo per un attimo quando le sfilò la maglietta.
Quando li riaprì lei era ancora li, che la guardava, mentre le sue mani pallide percorrevano il sentiero inverso, accarezzandole la pelle del collo per poi scivolare lentamente lungo le braccia e ritornare sui fianchi.  
E lei era ancora li, che non staccava gli occhi dai suoi. E non li staccò nemmeno quando iniziò a muoversi lentamente allontanandosi dalle labbra di Santana che si lasciò sfuggire un gemito frustrato.
Avrebbe potuto giurare che Brittany sorrise, a quella reazione. Ma fu solo un attimo perché dovette chiudere gli occhi quando sentì le sue labbra che si chiudevano piano sulla curva del suo collo.
E poi, quelle labbra, iniziarono a risalire mandando lievi brividi lungo la sua spina dorsale, lente come se avessero tutto il tempo del mondo a loro disposizione. Quando raggiunsero la linea della mascella sembrarono rallentare ancora un po’ mentre la schiena della latina veniva attraversata da brividi e dalle mani calde di Brittany.
E poi, improvvisamente, le labbra della ballerina raggiunsero le sue. E non aveva più importanza tutto il tempo che erano state lontane. Semplicemente era sparito.
Santana capì come doveva essersi sentita Brittany quando aveva recuperato la memoria. Lo capì perché era quello che stava provando lei in quel momento. Tutte le sensazioni ed emozioni che aveva spinto con forza in un angolo della sua mente, per cercare di dimenticarla, salirono a galla tutte insieme.
E si sentì crollare.
Ma Brittany la strinse a se, come se sapesse cosa le stesse succedendo.
Non l’avrebbe più lasciata andare.
 
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Diciamo che qui andrebbe la parola fine… ma in realtà c’è l’epilogo!!! Quindi come sempre vi vorrei ringraziare per leggere e per recensire!
A domani!

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Capitolo 14
*** epilogo ***


 
 Epilogo
 
Santana aprì piano la porta con un enorme sorriso in viso ed entrò.
-Sei bellissima!
Emily si voltò di scatto, era così concentrata con gli occhi chiusi, che non si era accorta della presenza dell’altra donna. Si alzò per abbracciarla.
-Cosa ci fai qui? Pensavo che ti avrei vista dopo!
-Piano, non voglio rovinarti l’abito! Davvero pensavi che non sarei venuta a controllare che non scappassi all’ultimo momento?
Emily sollevò gli occhi al cielo sorridendo.
-Non vedo perché dovrei!
-Insomma… un matrimonio! Magari è troppo presto!
-Non è troppo presto! – esclamò quasi indignata.
-Volevo solo essere sicura che tu fossi sicura!
-Non sono mai stata tanto sicura! Valerie è la donna che amo, non importa se stiamo insieme da meno di un anno!
Santana sollevò le mani in segno di resa.
-Se lo dici tu! – disse scherzando.
-Cosa c’è Lopez? Gelosa?
-Io? E perché mai?
-Perché ancora non hai trovato il coraggio di darle l’anello che le hai comprato tre mesi fa?
Santana spalancò la bocca in segno di sorpresa. Poi scosse la testa divertita.
-Te l’ha detto Quinn, vero? Lo sapevo che non mi potevo fidare di lei! Ma la strangolerò con queste mani! Non oggi, perché non voglio rovinare il tuo matrimonio, ma presto! Molto presto!
Emily scoppiò a ridere mentre la stringeva in un nuovo abbraccio.
-Muoviti prima che qualcuno te la soffi sotto il naso!
Santana spalancò gli occhi sorpresa.
-Tu pensi davvero che possa lasciarmi per qualcun altro? – domandò con una punta di apprensione.
-Certo che no! Santana sei terribile! Sembri la persona più dura e forte del mondo e poi dici queste cose! Ti ama, chiedile di sposarti, una volta per tutte!
Santana sorrise guardandola negli occhi.
-Forse è meglio che vada. Non voglio farti arrivare in ritardo al tuo matrimonio!
In quel momento la porta si aprì ed apparve anche Brittany che si avvicinò alle due donne già nella stanza.
-Sapevo che ti avrei trovata qui! Em, dimmi che non stava cercando di farti cambiare idea!
-No, tranquilla. Ho tutto sotto controllo! – rise Emily.
-Meno male! Perché adoro la tua futura moglie! – esclamò Brittany con un sorriso – Adesso me la porto via! Ci vediamo dopo la cerimonia!
Brittany afferrò la vita di Santana che si lasciò trascinare verso la porta. Poi si fermò staccandosi improvvisamente per tornare indietro ed abbracciare Emily.
-Grazie. Sono felice che tu sia felice – sussurrò prima di staccarsi.
 
La cerimonia fu spettacolare ma finalmente Santana poteva rilassarsi con un bicchiere di champagne nella mano mentre guardava sorridente Brittany che ballava con Mike in mezzo alla pista.
-La tua fidanzata non si stanca mai di ballare?
-No, Quinn. Ma dovresti saperlo visto che il tuo fidanzato è uguale a lei!
-Bel matrimonio, no?
Santana le gettò una rapida occhiata mentre nascondeva il volto dietro al bicchiere.
-Si. Forse un po’ troppo in grande per i miei gusti. Ma se Em è felice così.
-E tu hai intenzione di tenere l’anello nascosto ancora per molto?
-Di quale anello stai parlando?
Quinn le diede uno scappellotto dietro la nuca.
-Quello che siamo andate a comprare insieme più di tre mesi fa!
-Perché tutti volete mettermi fretta?
-Fretta? Fretta? San, state insieme dal liceo! Non sarai mai più pronta di così!
Santana sollevò gli occhi al cielo.
-Lo so! Ma posso dirti una cosa? Ultimamente Brit è strana!
-Più strana del solito? – domandò curiosa Quinn guardandola con un sopraciglio sollevato.
-Non fare la spiritosa! Sto parlando sul serio!
-Va bene! Scherzavo! Strana come?
-Non so! Mi sembra sfuggente! Come se volesse dirmi qualcosa ma non trova il coraggio di farlo! E se mi volesse lasciare?
Quinn sollevò gli occhi al cielo borbottando qualcosa di incomprensibile ma che suonava simile a “ma cos’ho fatto di male per meritarmela”. Poi guardò Santana negli occhi.
-Non dire idiozie! Possibile che debba prenderti per mano per fare qualunque cosa?
Santana mise il broncio e avrebbe voluto aggiungere qualcosa ma, con la coda dell’occhio vide arrivare Mike e Brittany. Quest’ultima la strinse in vita mentre le sfilava dalla mano la coppa di champagne. Poi le sorrise posandole un bacio sul collo, poi un altro e un altro ancora.
-Brit! Basta siete in un luogo pubblico! – intervenne Quinn.
-E’ una festa bellissima! – sorrise Brittany allontanandosi appena ma senza smettere di stringere la vita di Santana.
-Un po’ troppo in grande per i miei gusti! – disse Mike guardandosi intorno.
-Bravo, altro asiatico! Lo penso anche io!
-Santana potresti iniziare a chiamarmi per nome! – protestò lui con poche speranze.
-No, a me piace così! – esclamò Brittany.
-Ti piace che mi chiami l’altro asiatico? – domandò Mike guardando a bocca aperta la sua amica.
-No! Intendevo che mi piace così la festa! Voglio dire, c’era anche un calesse trainato da cavalli!
-Appunto, Brit! Un po’ troppo, no? – chiese con un sorriso Santana.
-Perché? Sembrava una favola! E tutte le favole devono finire così! – sorrise a sua volta scuotendo la testa Brittany.
  
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Santana entrò nella stanza da letto che divideva con Brittany praticamente dal primo momento che si era trasferita a New York, giusto nel momento in cui una larga maglietta scivolava lungo le spalle nude della ballerina che si stava preparando per la notte.
Deglutì mentre si avvicinava e, appena fu abbastanza vicina, le strinse la vita annullando tutte le distanze tra i loro due corpi e posando un lieve bacio sul suo collo. Vide come Brittany piegava la testa per darle più spazio ma poi, improvvisamente, si voltò e le diede un rapido bacio sulle labbra prima di sbadigliare rumorosamente.
-Andiamo a letto? Sono un po’ stanca! Il viaggio è stato lungo.
Santana strinse impercettibilmente la mascella cercando di non dimostrare quanto quel comportamento la preoccupasse. Come aveva detto a Quinn, ultimamente Brittany sembrava sfuggirle. Deglutì cercando di calmare il suo cuore e il panico che lo faceva battere con troppa violenza. Pensò all’anello che riposava nascosto nel cassetto del suo comodino e di nuovo si domandò se sarebbe mai arrivato il momento giusto per farle la proposta.
Brittany si lanciò con un balzo sul materasso e si sdraiò aspettando Santana con un lieve sorriso. Quando questa si stese al suo fianco le si accoccolò vicinissima e sorrise mentre chiudeva gli occhi.
Santana abbassò lo sguardo mentre la sentiva rilassarsi tra le sue braccia. Non sapeva quanto tempo fosse passato quando lasciò andare un sospiro che stava trattenendo da un tempo infinito e chiuse gli occhi.
-San?
Sobbalzò sentendo la voce bassa della ballerina.
-Dimmi.
-Stai bene?
-Si, certo. Perché non dovrei?
-Non riesci a dormire.
-Va tutto bene.
Passarono alcuni secondi di completo silenzio prima che Brittany parlasse di nuovo.
-Vuoi parlarmi di qualcosa?
Santana deglutì mentre quel senso di oppressione al petto si intensificava. Si schiarì la voce.
-No, dormi piccola.
Brittany sollevò appena il volto aprendo gli occhi per guardarla.
-Vuoi raccontarmi qualcosa?
-Cosa posso raccontarti?
Brittany si morse il labbro e riabbassò la testa spostando lo sguardo.
-Stavo pensando una cosa.
-Cosa? – domandò curiosa Santana.
-Non mi hai mai raccontato il finale della favola.
Santana aggrottò le sopraciglia perché decisamente non riusciva a capire dove volesse arrivare l’altra.
-La favola? – chiese per prendere tempo.
-Si, quella che hai inventato per trovare una scusa per baciarmi.
Santana spalancò la bocca per protestare perché lei era relativamente sicura di essere finita in una trappola in quell’occasione. Poi decise di lasciar perdere.
-Si che l’avevo finita.
-No, non mi hai detto cosa succede quando la principessa viene salvata.
Santana si abbassò rapidamente per posarle un bacio sulle labbra con un sorriso.
-Dopo il bacio la principessa si sveglia e vissero tutti felici e contenti.
-Non va bene.
Santana deglutì, perché la sensazione di dejà vu era fortissima ed aveva l’impressione che, come la prima volta, anche in quel momento Brittany volesse ottenere qualcosa.
-Perché non va bene? – chiese cercando disperatamente dentro di se le parole giuste da dire per non perdere il controllo di quella conversazione.
-Perché non mi dici cosa succede.
-Come no? Vissero felici e contenti! Si suppone che voglia dire proprio quello!
-Come?
-Non ho capito.
-Come vissero felici e contenti?
-Oh… dammi una mano tu. Come ti piacerebbe che finisse? – Santana annuì compiaciuta perché questa volta non si sarebbe fatta incastrare.
-Voglio dire, la favola ha tutto. C’è la principessa, ci sei tu, c’è anche Lord Tubbington…
Santana ridacchiò perché finalmente aveva capito dove volesse arrivare la sua ballerina. E tirò anche un sospiro di sollievo perché probabilmente era quello che la stava preoccupando da qualche tempo. Era evidente che volesse prendere un gatto e non sapeva come chiederglielo data la sua avversione per quelle bestiacce pelose. Ma avrebbe fatto qualunque cosa per lei. Si tirò a sedere accendendo la tenue luce della lampada e dedicandole un luminoso sorriso facendo alzare anche Brittany che la guardava un po’ stupita.
-Brit, tesoro. Non c’è bisogno che fai tutti questi giri di parole! Ho capito!
-Hai capito?
-Si! – le strinse le mani mentre le sorrideva – Avanti chiedi pure!
-Così?
-Si, certo! Sai che non potrei mai dirti di no!
Brittany spalancò la bocca un secondo prima di richiuderla e sorriderle a sua volta.
-Davvero?
-Andiamo Brit!
Allora staccò una mano dalle sue e, con un movimento rapidissimo, la infilò sotto il cuscino prendendo una scatolina nera, l’aprì mostrando un anello.
-Santana Lopez, vuoi sposarmi?
-Certo che prendiamo un gatto!
Quello che successe dopo sembrò passare al rallentatore. Brittany aggrottò le sopraciglia pensando che non era sicura che quella fosse la risposta corretta alla sua domanda. Santana da parte sua spalancò gli occhi in modo esagerato e, lentamente, li staccò da quegli occhi azzurri che stava fissando con amore per abbassarli verso la scatolina con l’anello.
Spalancò la bocca. E riportò gli occhi su quelli di Brittany. Si schiarì la voce.
-Potresti ripetere? Credo di non aver capito bene la domanda.
-Santana Lopez, vuoi sposarmi?
-No, decisamente non l’avevo capita.
-San?
-Dimmi Brit.
-Devo preoccuparmi?
-No, perché mai dovresti?
Brittany sollevò lievemente un sopraciglio e Santana sembrò riscuotersi. Si spostò per aprire il cassetto del comodino e prendere a sua volta l’anello. Aprì la scatolina e sorrise.
-Si – disse mentre guardava il volto sorpreso di Brittany – Ma solo se tu vuoi sposare me!
Brittany le si lanciò tra le braccia baciandola e facendola piombare sul materasso.
-Ti amo, San!
-Ti amo anche io! Da quando stavi pensando di farlo? – le chiese con una punta di curiosità.
-Ho comprato l’anello tre mesi fa con Kurt. Ho approfittato di una giornata in cu tu dovevi fare non so cosa con Quinn.
Santana sorrise ancora di più riprendendo a baciarla.
-San?
-Dimmi – le rispose mentre iniziava a baciarle il collo.
-Credo di non essere più tanto stanca!   
 
FINE
 
 
 
 
Bene, siamo arrivati alla fine. Non ho molto da aggiungere ma vorrei sinceramente ringraziarvi. Grazie per aver letto la storia, è stato un piacere condividerla con voi! E davvero penso che dirvi solo grazie sia troppo poco! Un abbraccio a tutti voi che siete arrivati con me a questo punto!
E grazie anche a te, Elettra, per aver vinto la scommessa e per la pazienza infinita che hai dimostrato sopportandomi mentre scrivevo!

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