we'll never know unless we try

di fiammah_grace
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** chapter.1 ***
Capitolo 2: *** chapter.2 ***
Capitolo 3: *** chapter.3 ***
Capitolo 4: *** chapter.4 ***
Capitolo 5: *** chapter.5 ***
Capitolo 6: *** chapter.6 ***
Capitolo 7: *** chapter.7 ***
Capitolo 8: *** chapter.8 ***
Capitolo 9: *** chapter.9 ***
Capitolo 10: *** chapter.10 ***
Capitolo 11: *** chapter. 11 ***



Capitolo 1
*** chapter.1 ***


Note dell'autrice:
Mi premeva molto scrivere una ByakuyaxYoruichi e finalmente ho trovato il tempo per riordinare tutte le mie idee e cominciarla.
Byakuya è stato da subito il mio personaggio maschile preferito e Yoruichi mi ha sempre attratto per il suo carattere molto forte e arrogante. Ho cominciato a vederli bene assieme grazie alla saga del pendolo che ha mostrato la loro relazione in maniera decisamente inedita, solleticando così la mia fantasia che tende già di suo ad accostare personaggi molto diversi fra loro (vi basti pensare che, oltre alla ByakuyaxYoruichi, sono fan della AizenxOrihime e della GrimmjowxRukia, giusto per citare i crack-pairing per i quali impazzisco in bleach).
Tornando a parlare della mia fanfiction, questa è una “what if..?” ambientata post “BLEACH”.
Ho voluto, però, evitare di inventare un eventuale finale del manga, ragion per cui non accennerò più di tanto alla vicenda in sé per sé. Anche perché, rappresentando le ultime rivelazioni della storia, sarebbe davvero difficile immaginare cosa abbia in mente Tite Kubo. Ci tenevo a precisare questo, ora vi lascio alla lettura della mia ByaYoru.
Recensitemi, mi raccomando! Mi aiuterà a capire se vale la pena continuare questo lavoro!

A presto, fiammah_grace

 




CAPITOLO 01





Era abbastanza facile capire quando si fosse nelle vicinanze di casa Shiba.

Enorme e contornata dai più strani arredamenti da “giardino”, essa non poteva assolutamente passare inosservata. Attualmente spuntavano dal terreno due possenti ed inconfondibili braccia in pietra che caratterizzavano quell’abitazione.
Una donna dall’aspetto felino sgattaiolò nelle vicinanze di quell’assurda casa, confondendosi nel buio della notte. Solo i suoi luminosissimi occhi dorati da gatta brillavano tra le siepi incolte.

Scrutò furtiva dentro e solo quando fu certa che la donna dai lunghi capelli neri fosse distratta, le balzò dietro.

“Signorina Kukaku, cara! Sento un profumino! Sono arrivata in tempo, no?!” urlò con l’umore alle stelle, pienamente soddisfatta di averla colta alla sprovvista come sperava.

“Signorina Yoruichi! Che modo di entrare in casa altrui è?” rispose la ragazza con le mani vicino alle orecchie. Fece una pausa, poi sbottò collerica, agitando il mestolo pericolosamente. “Brutta gattaccia! Io ti do da mangiare, ma tu che mi dai in cambio?!” gridò Kukaku.

Nonostante i loro toni grezzi, in realtà le due erano abituate a prendersi in giro in questo modo.

Del resto…da quanti anni si conoscevano?

Impossibile dirlo con certezza. Erano praticamente come sorelle.

Burlarsi l’una dell’altra era il modo di giocare che preferivano. Altre persone, vedendole, le avrebbero prese per due pazze squilibrate, ma Yoruichi e Kukaku avevano un modo esclusivo di intendere l’amicizia. Un modo spontaneo e sincero, esente completamente dai convenevoli.


“Pazza ingrata! Ti ho portato uno nei migliori vini di Karakura!” disse Yoruichi in tutta risposta, alzando una bottiglia di vino rosso da almeno un paio di litri.

“Non sei solo un gattaccio spelacchiato, ma sei anche una tirchia della miseria! Solo una misera bottiglia?!” le urlò l’altra.

“Kukaku, bastarda! Se non stai zitta, non solo ti darò soltanto questa misera bottiglia, ma berrò dinanzi a te le altre due rimanenti!” le rispose Yoruichi alzando le altre due bottiglie con una mano sola.

Le due si fermarono. Di colpo si sorrisero.

 

“Ciao, Yoruichi!”

 

“Ciao, Kukaku!”

 

Dopo tutto quel casino assordante causato dalle loro voci, si salutarono finalmente, pronte a mettersi a tavola.
Pochi minuti, infatti, e la cena fu pronta.
Quello che prima era un tavolo ampio e ben pulito, adesso traboccava di tutto ciò che Kukaku aveva preparato. Ogni tipo di cibaria sembrava essere sepolta sotto quantità spropositate di viveri e bevande di più tipologie.
Strano che a partecipare a quella cena, in effetti, fossero degli ex-membri di due delle quattro famiglie più nobili della Soul Society.


Non si poteva fare a meno di rabbrividire a quello spettacolo:
Salsicce, quattro sformati diversi grondanti di salse, timballi di pasta iper-conditi, formaggi stagionati, risotti, onigiri, verdure farcite, fritti, dolci di più varietà, gelato, vini…il tutto mischiato senza nessun criterio!  


Quello che più dovrebbe sorprendere tuttavia, non era tanto la quantità industriale di cibo, ma piuttosto in quanto poco tempo esse furono capaci di fiondarsi su ogni cosa commestibile presente su quella tavola.

 

Le due amiche, inoltre, trangugiavano senza molti complimenti, completamente a loro agio l’una con l’altra.

 

Tanto da potersi permettere di perdere ogni ritegno.

 

Se non fossero state due donne dai tratti così soavi e belli, nonché dai fisici tonici e formosi, avrebbero potuto essere due maiali.

 

Più tardi, dopo aver sbafato a più non posso, le due si rilassarono.

Kukaku resisteva ancora e si limitava a bere e spiluccare comodamente appoggiata sulla tavola.

Yoruichi invece era già sfinita e quasi del tutto sdraiata a terra.
La gatta emise un sonoro sbadiglio, mentre soddisfatta riempiva l’ennesimo bicchiere di latte.

Esatto! In tutto questo, Yoruichi beveva il latte anche a tavola, durante il normale pasteggio, bevendolo inquietantemente come una normalissima bevanda.

L’essere rimasta un gatto per tanti anni aveva sballato completamente il suo palato.

Il latte sembrava essere un gusto di cui non riusciva più a fare a meno, nonostante sarebbe  disgustoso per chiunque pensare di bere un bicchiere di latte assieme a carne e pasta!

“No! Perché è già finito?” disse amareggiata. Infatti, non scese nel bicchiere più di qualche goccia.

“Perchè è la punizione che ti meriti per non aver preso abbastanza vino, cretina!” le rispose Kukaku Shiba oramai completamente brilla.

“Io voglio il latte. La prossima volta scendi tu allora!”

“Ah, si? E chi ti da fitto, alloggio e la completa bocca chiusa gratis?”

“Vado anche un po’ a scrocco da Urahara…” rispose la donna felino mentre tentava insistentemente di far uscire qualche altra goccia.

Intanto Kukaku fece per alzarsi. Era mezzanotte passata e aveva davanti a se dozzine e dozzine di piatti sporchi e incrostati. Così si avviò in cucina. Sfortunatamente Ganju non era in casa, se no avrebbe rifilato il lavoro sporco a lui, come al solito!


La gatta le si avvicinò mentre infilava un caldo maglioncino arancione.

“Kukaku, io torno a Karakura.” Le disse sbadigliando.

Kukaku Shiba si girò e la guardò seria.

“Nessuno ti cercherebbe qui. Perché non rimani?”

L’amica scosse la testa e le mostrò il suo solito sorriso sicuro di sé.

“E’ giusto che vada così, fidati! E poi oramai mi sono ambientata bene laggiù. Pensa che ho anche un monolocale da quando ho imparato a gestire bene la moneta!”

“Tutto questo è così grandioso da farmi venire il sonno, cara. Eppure io sono sicura che tu rimani per Urahara.” Le rispose schietta.

“Forse hai ragione, ma il problema sono anche io. Qui non c’è più niente che mi appartenga, oramai.”

"Ma davvero..?" le disse maliziosa, quasi a voler sottolineare quel momento di ‘serietà’ di Yoruichi.

Si voltò completamente col busto, tuttavia si rese conto che l’amica aveva parlato più seriamente di quanto pensasse. Infatti le due si guardarono con una serietà inaspettata.

 

“Yoruichi…” sussurrò, ma in verità non trovò le parole adatte da pronunciare.

 

In fin dei conti, quel che aveva detto Yoruichi, non era una bugia.

Anche lei si sentiva così.

Nonostante fosse triste per lei ammetterlo, non era nel suo carattere negare l’evidenza.

E poi, anche per lei le cose stavano allo stesso modo, e da tempo oramai.

Erano simili anche in questo. Erano due disadattate, allontanate per sempre dalla vita che, in un tempo oramai lontanissimo, facevano.

La serata proseguì lenta e insolitamente tranquilla. Tra una chiacchiera e l’altra, l’atmosfera fu ripresa completamente. Quella era infatti una realtà che le due avevano ampiamente accettato, per cui poco ci volle ad entrambe per tornare allegre come prima.

Ancora poche chiacchiere, un the caldo, e Yoruichi saluto l’amica e sparì tra le alte siepi del Rukongai sotto forma felina.


[…]


Erano le due di notte quando Yoruichi riuscì a tornare a Karakura.
Ancora con le sembianze di un gatto nero, percorse velocemente le buie vie della cittadina. Fu costretta ad ammettere che mai come in quel periodo Karakura era stata così sicura e controllata.
Di tanto in tanto avvertiva i reiatsu dei vari shinigami che setacciavano la zona e sconfiggevano i vari hollow che apparivano.
Sospirò pensando a quanto fossero cambiate le cose, ormai, mentre furtivamente sgattaiolava cercando di non essere vista.

Le ci volle poco grazie alla sua agilità per arrivare all’emporio di Urahara.
Nonostante l’orario poco civile, Yoruichi non si preoccupò di evitare di arrampicarsi sugli alberi e saltare sulla finestra dell’amico Kisuke graffiando il vetro in maniera decisamente fastidiosa.
Il sonno del biondo doveva essere molto pesante dato che Yoruichi si ritrovò ad aver graffiato mezzo vetro soltanto per vedere Kisuke girarsi e rigirarsi sul letto.

“Tu guarda..!” disse infastidita e cominciò a urlare il suo nome assicurandosi che non vi fosse nessun umano nei paraggi. Solo dopo l’ennesima graffiata sul vetro finalmente riuscì a ottenere un rumore stridulo abbastanza forte da farlo sobbalzare dal letto.

“Ah! Chi c’è?!” urlò Urahara impugnando prontamente il suo bastone.

Un miagolio attirò la sua attenzione e vide quella bella gattina nera con gli occhi scintillanti.

“Oh, ma guarda chi mi è venuta a trovare..!” disse estasiato.

“Apri, cretino!” lo interruppe la gatta e Urahara non osò obiettare. Mise il cappotto nero, l’immancabile cappello a righe e aprì la finestra. “A cosa devo una visita a quest’ora, mia cara?”

“Tu la prossima volta vedi di aprirmi prima, se non vuoi ritrovarti un vetro sfondato ogni settimana!” gli urlò con voce miagolante.

“Perché..? Che cosa hai fatto alla finestra?” Kisuke guardò meglio e rabbrividì. “ARGH! Non di nuovo! E’ tutto graffiato! E’ un disastro..!”

Yoruichi se la rise e solo dopo aver sceso le scale riprese la sua forma umana.
Urahara intanto la raggiunse e le poggiò sulle sue spalle un leggero yukata dal semplice design.
Accese le luci del locale e illuminò quelle stanze dove prima regnava il buio più tetro.

“E’ un po’ presto per aprire il locale, sai?”

“Non sono qui per questo, lo sai.” Gli disse la donna. “Piuttosto, preparami qualcosa di caldo, fuori si gela!”

L’uomo le sorrise cordialmente e si diede da fare nel scaldarle un po’ di latte.
Yoruichi presto gli fu accanto. Lo guardò a lungo prima di mettersi a frugare nei cassetti della cucina alla ricerca di cibo.

“Ti hanno dato problemi?” gli chiese distrattamente.

“Non particolarmente. Stanno solo facendo il loro lavoro.”

Pochi minuti e la bevanda fu pronta. Sedettero assieme e rimasero per un po’ in un silenzio assolutamente piacevole.
Yoruichi bevve e sentì il corpo riscaldarsi. Era una sensazione decisamente piacevole.
Urahara, inoltre, conosceva perfettamente i suoi gusti e sapeva che, a quell’ora della notte, niente era più rilassante per lei del latte. In realtà…era così in ogni momento della giornata.
La ragazza alzò gli occhi dorati verso di lui e l’osservo, dopo rise.
Urahara rimase perplesso, ma ricambiò quel sorriso ugualmente.

“Sono divertente..?”

“Ah, quello lo sei sempre!” gli disse. “…ma ora sei anche buffo! Dovresti vederti allo specchio, con tutti quei capelli all’aria.”

Il biondo toccò i folti capelli con una mano e cercò di sistemarli un po’.

“Oh, beh…non è che io abbia avuto la prontezza di usare la spazzola alle tre del mattino.”

“Ah, ah..! Sei orribile!” disse in maniera sfacciata, ma solo uno come Urahara avrebbe potuto capire che non c’era cattiveria nelle sue parole.

Yoruichi si alzò e si posizionò dietro la sua sedia.

 

“Faccio io…!”

 

Continuò a ridere mentre con le mani aggiustava i capelli dell’amico.
In verità, era più facile pensare ad una Yoruichi irruente e rude che ad una che dolcemente sistema i capelli di un amico. Eppure lo faceva con disinvoltura, e le sue dita scorrevano tra i capelli di Urahara con una delicatezza quasi irreale e terribilmente piacevole.

“Kukaku mi ha detto che verranno mandati altri shinigami, sai?” disse mentre lentamente si poggiava sulla schiena di Urahara.

Lui non vi fece troppo caso e continuò a sorseggiare la bevanda.

“Lo immaginavo. Nonostante tutto, Karakura non è molto sicura.” Posò la tazza e guardò pensieroso verso il vuoto. “Anzi, i nuovi ibridi tra hollow sembrano essere più forti di quelli di prima. Immagino che smuoveranno anche i capitani.”

Yoruichi chiuse gli occhi e sospirò mentre si abbandonava quasi del tutto su di lui.

“Penso che lo abbiano già fatto.”

“Eh, eh..!” le rispose soddisfatto. “Dunque chiederanno ancora una volta il mio ausilio?”

“Sempre che non si rivelino orgogliosi. Però non pensiamoci più. Infondo, quello non è più il nostro mondo.” Gli disse con voce bassa, stanca di parlare sempre della Soul Society.

Tuttavia Urahara non riuscì ad evitare l’argomento. Del resto, lui non era mai stato capace di cancellare il passato.


[…]


Nella Soul Society regnava un silenzio e una tranquillità a cui non si era più abituati.
Ciò era dovuto anche all’assenza di molti capitani e luogotenenti che erano via a sorvegliare Karakura.

“Rukia, sei sicura di aver fatto bene i rapporti?” chiese Renji mentre guardava preoccupato una grande quantità di fogli che la giovane stringeva sul petto.

“Abarai Renji. Sei tu anormale che nel tuo status di luogotenente ti ritrovi con un protocollo di appena due paginette!”

“Eh? Ma perché? Cosa dovevo scrivere..?” le chiese.

Rukia scosse la testa.

“Lascia perdere! È incredibile, sei sempre il solito!”

I due si stavano recando nella dimora Kuchiki, dove il capitano della sesta compagnia, Byakuya Kuchiki, li attendeva.
La grande villa della nobile famiglia era immensa e davvero molto curata. Ci volle poco per riconoscerla anche a debita distanza.
Non appena Rukia scorse i ciliegi in fiore della villa si fermò e, solo dopo qualche metro, il ragazzo dai capelli rossi si accorse che l’amica non era più di fianco a lui.

“Ehi! Ti si sono paralizzate le gambe?” urlò.

“Cretino!” gli rispose seccata. “Non c’è bisogno che andiamo entrambi a dare queste carte a mio fratello.” Gli allungò i suoi rapporti. “Portaglieli tu.”

Renji prese i fogli e non riuscì proprio a capire perché mai Rukia non volesse venire con lui.

“Va tutto bene, nana?” le disse picchiettando la testa di lei come fosse una porta.

Rukia si ritrasse, infastidita da quel gesto.


“Io sto benissimo!” disse divincolandosi. “Pensa a te piuttosto! Ora va dal nobile fratello. Tanto si sarà già accorto della tua presenza!”

 

Renji rimase ferito. Non riusciva a spiegarsi il perchè, nonostante gli anni, tra Rukia e Byakuya ci fosse ancora tutta quella freddezza. Tuttavia decise di non insistere. Erano questioni tra “fratelli”, dopotutto.

Così proseguì da solo, ancora assorto.

Come sempre, orientarsi era difficile lì dentro, specie per un uomo umile come lui, per niente abituato a quegli infiniti spazi.
Mentre avanzava, si distrasse più volte ad ammirare il grande giardino perfettamente curato.
I ciliegi erano già in fiore, i piccoli arbusti appena tagliati, le fontane erano perfettamente pulite e rendevano l’ambiente ancora più elegante.
Si avvicinò ad una di queste e fece per specchiarsi nell’acqua, quando una voce molto severa lo richiamò.

“Renji.”

Renji sbottò e vide che il fusuma di casa era aperto.
Un giovane uomo dall’aria nobile, seduto accanto ad un tavolino basso, lo guardava con uno sguardo quasi sprezzante.

“Capitano! Io non...stavo solo..!”

“Non m’interessa cosa stavi facendo.” Disse seccamente, interrompendolo.

Byakuya Kuchiki, come sempre, era molto freddo e distaccato, e non solo caratterialmente.

Già il suo aspetto rappresentava un attendibile biglietto da visita.  

I sottili capelli neri, lunghi fino alle spalle raccolti in parte dal copricapo tipico della famiglia Kuchiki.
Il viso pallido e sottile. Gli occhi di un colore a metà tra il blu e il grigio chiaro, così vitrei da sembrare di ghiaccio. Il fisico longilineo ma muscoloso, coperto dall’abito nero da shinigami…

…Già solo trovandosi davanti un soggetto simile, di così grande elite e autorevolezza, destava soggezione in molti.

Con un gesto molto elegante, il capitano allungò appena la mano verso Renji.
Il rosso solo dopo capì che voleva i protocolli per i quali era venuto, così con fare goffo glieli mise in mano. Ancora una volta, dovette sostenere quegli occhi così gelidi che scrutavano lui e i rapporti scritti.

“Ehm…non è che ci sia molto da dire, per questo…”

Mentre Renji balbettava improvvisando qualsiasi cosa per spezzare in qualche modo quel silenzio non esattamente rilassante, Byakuya aveva già messo da parte il suo ridicolo rapporto, preferendo di gran lunga leggere quello della sorella, decisamente più dettagliato e chiaro.

“Ehm, poi volevo anche dire che...”

“Sto leggendo, Renji.”

“Ah! Eh…Okay.”

Per una manciata di minuti regnò un silenzio decisamente imbarazzante.
Con tutta calma il capitano finì di leggere e posò delicatamente tutti i fogli sul tavolo. Prese una penna e cominciò a scrivere.

“Hai già avuto modo di parlare con il comandante Yamamoto?” chiese dopo un bel po’.

Renji si apprestò subito a rispondere.

“Direttamente con lui no, ma è quasi certo che avranno bisogno di noi. La quarta compagnia sta lavorando decisamente molto e dovranno farlo ancora di più se non saranno mandati a Karakura i luogotenenti e i capitani delle altre divisioni.”

Byakuya rimase in silenzio pensieroso. Il rosso deglutì e, con tono basso, gli si rivolse esitante.

“Se sarà necessario, andrete?” tentennò.

“In verità, mi è stato già chiesto.” Gli rispose prontamente Byakuya, del tutto impassibile.

Renji, sentendo quella parole, sbottò e istintivamente diede un violento pugno sulla scrivania facendo sobbalzare tutti i fogli e i fascicoli.
Si sentì terribilmente inutile e ridicolo… e il fatto che in quel momento fosse presente anche Byakuya non lo fece star meglio.

“Dannazione! Io non sono stato chiamato, invece!”

Byakuya lo guardò con disapprovo, ma non ritenne necessario rimproverarlo. Conosceva bene il carattere istintivo del suo luogotenente Renji.

“Evidentemente non ce n’è bisogno. Uno o due capitani e una manciata di luogotenenti saranno più che sufficienti per sistemare la situazione.”

Il rosso si sentì tremare di rabbia, ma si limitò a chinare il capo ed annuire.
Il capitano preferì evitare di continuare l’argomento ulteriormente.
Con fare leggiadro si allontanò dal tavolo. Infilò l’haori bianco da capitano e la sua immancabile sciarpa, regalatogli dal nonno tempo addietro.
Prima di solcare la porta fece cenno a Renji di seguirlo, il quale non tardò nell’essergli fedelmente accanto.
Una volta chiuso il fusuma, Byakuya gli si rivolse.

“Ci sono hollow sempre più forti in città, non è detto che non serviranno ulteriori soccorsi. Fino ad allora dovrai occuparti tu di controllare la situazione nella Soul Society in generale.”

“Si certo...” disse Renji distratto.

“Sai cosa significa? Dovrai rispondere delle tue azioni, nel caso di una mia assenza prolungata.”

“Ho capito. Mi terrò pronto. Piuttosto, è oramai ufficiale questa partenza?”

L’uomo dai capelli scuri non rispose e solo in quel momento il luogotenente dedusse che, probabilmente, stesse osando troppo rappresentando gli standard dell’aristocratico Byakuya.

Proseguirono fino al gotei, dove Renji avrebbe dovuto separarsi dal capitano.
Ovviamente il rosso aveva capito perfettamente il discorso affrontato precedentemente da Byakuya, sulle responsabilità che avrebbe avuto qualora lui non ci fosse stato.
Tuttavia era terribile la sensazione che provava in corpo. Quella di essere, ancora una volta, non in prima linea.
Scosse la testa e cercò di farsene una ragione.

Arrivati, Byakuya scorse Rukia in lontananza.
Era seduta sul ciglio della strada intenta a concentrare le sue energie per applicare dei Kido di lieve forza su piccoli oggetti.

“Vai da lei.” Disse improvvisamente con un tono che suonava quasi un comando. Tuttavia aveva un che di dolce.

“Da chi?”

Renji non si aspettava un’affermazione simile e solo dopo aver guardato con attenzione la traiettoria degli occhi di Byakuya, si accorse della ragazza dai capelli folti e scuri.

“Rukia? Che fa li da sola..?”

La guardò a lungo, ripensando anche allo strano comportamento che aveva avuto quella mattina.

“Durante una mia eventuale assenza, assicurati che le vada tutto bene.”

Girò seccatamene gli occhi verso Renji che intanto era rimasto quasi incantato a guardarla.

“…ma non osare altro.” gli minacciò con tono alto.

Renji sgranò gli occhi e si agitò nell’udire una simile frase.

“EH?! M-ma certo, ovvio! Cosa pensi che io…cioè che lei a me…noi, cioè io..? Ah, ah..! Che dite?” scosse la testa e cercò di formulare una frase con senso compiuto. “E-ehm, state sicuro. Mi occuperò della sua salvaguardia.”

“Sarà meglio per te.” rispose aspramente e si divise da Renji che rimase senza parole, terribilmente a disagio.

 


[…]


Quando Byakuya Kuchiki fu finalmente convocato dal comandante Yamamoto, era completamente da solo.
Intuì facilmente il perchè.
Era raro che i capitani fossero mandati in spedizioni simili e se si fosse saputo in giro si sarebbe scatenato il panico. Specie se ad essere mandato fosse il capitano della sesta compagnia, addetta alla sicurezza urbana. Dunque era molto meglio se la sua partenza fosse avvenuta nella discrezione più assoluta.

Non appena fu dentro, immediatamente il luogotenente Chojiro Sasakibe gli si avvicinò e con fare elegante lo fece accomodare.

“Capitano Kuchiki, il comandante Yamamoto attendeva il suo arrivo.” Disse con voce cordiale.

Byakuya annuì ed entrò. Il comandante generale di tutte le gotei della Soul Society era un uomo dall’apparenza molto stanca, ed era anche decisamente anziano. Spesso capitava che nel gotei qualcuno dubitasse di lui o fosse perplesso su molte sue decisioni, ma alla fine si era sempre rivelato un uomo la cui freddezza e indifferenza era soltanto una maschera per poter trasmettere l'autorità che lo contraddistingueva.
Il giovane capitano della sesta compagnia fece per richiamare la sua attenzione, ma Yamamoto lo bloccò cominciando a parlare distrattamente.

“Nonostante sia passato già un mese, c’è ancora tanto da fare. La distruzione è il segno che rimarrà indelebile nella Soul Society.”

“Tutta la gotei si sta dando molto da fare per ripristinare tutto al suo stato…”

“Una distruzione non solo fisica, ragazzo.” Lo interruppe guardandolo negli occhi. “Le conseguenze sono anche nell’anima della Soul Society e di chi ci vive. Un qualcosa che è accaduto non solo per colpa di eventi imprevedibili.”

L’anziano comandante rimase fermo a guardare il panorama per una manciata di secondi, poi si avvicino a Byakuya.

“Byakuya Kuchiki. Normalmente non dovrei permettere che il capitano della compagnia addetta alla sicurezza della Soul Society abbandoni la sua postazione, ma non possiamo permetterci di mandare così tanti shinigami a discapito del personale. Specie in questo periodo.” Sospirò, poi proseguì. “Abbiamo bisogno sia di chi aiuta a ripristinare la città, che di chi la difende. Fortunatamente qui abbiamo guerrieri e volontari pronti a difendere la Soul Society, ma nel mondo umano no. Se ci dividiamo nettamente, rischiamo errori imperdonabili.”

“Quindi meglio pochi guerrieri e buoni, dico bene?” dedusse il capitano Kuchiki. Yamamoto si sorprese dell’affermazione del giovane.

“Mandando te a Karakura permetterò ad almeno quindici shinigami di tornare qui e dare manodopera. Dunque è come dici tu.” assunse improvvisamente un tono più colloquiale. “Sei d’accordo, capitano Byakuya Kuchiki?”

“Quello che il comandante Yamamoto ordina.” Byakuya fece un lieve inchino e si congedò.

Il comandante sorrise soddisfatto.

 

‘Sei d’accordo, capitano Byakuya Kuchiki?’

 

Mentre raggiungeva la caserma della sua brigata, gli tornarono in mente le parole del comandante Yamamoto.
Byakuya non si era mai chiesto, nemmeno quella volta, se lui fosse veramente d’accordo o meno con le decisioni dei suoi superiori. O con ciò che gli imponevano i suoi doveri.
Le regole erano le regole. Andavano rispettate.
Pensava fosse giusto così. Era stato abituato a pensarla così.
Però, In effetti, il suo rapporto con esse era stato sempre del tutto esclusivo.

Per così tanto tempo si era impegnato a rispettarle senza mai porre alcuna obbiezione, ma allo stesso tempo a lottarci contro.

Quindi dire quanto tenesse al rispetto di esse era difficile.
Superficialmente molto. Eppure aveva già messo in discussione quel sistema ai suoi occhi indiscutibile, un tempo. Per questo, sempre più spesso, non sapeva più come comportarsi.
Soprattutto adesso che le cose erano profondamente cambiate alla Soul Society. Dove gli eventi accaduti pochi mesi prima gli avevano dimostrato quanto tutto il suo mondo fosse così fragile in realtà …

Cosa aveva veramente la priorità per lui, adesso?

Scosse la testa.

Sapeva che il suo dovere era quello di ristabilire l’ordine e quindi questo aveva la priorità assoluta, al momento. Inutile pensare ad altro.

Le sue risposte sarebbero venute, un giorno.


[…]

 


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Capitolo 2
*** chapter.2 ***


Salve a tutti! Ringrazio chi ha letto il primo capitolo della mia fanfic, e in particolare SuperC18 per avermi lasciato una recensione, e Ansem6 per avermi messa tra i preferiti !
Sono felice che la fanfic vi abbia incuriositi. Prendo spunto dal commento di SuperC18 per chiedervi di non badare troppo ai "suffissi" nei nomi.
La verità è che io non mi muovo bene con queste regole giapponesi di chiamarsi col "Kun, Sama, Chan..."
Quindi preferisco, onde evitare di creare pasticci, di usare l'italiano. Il massimo che leggerete sarà "signor, signorina, piccolo Byakuya..."
Spero riuscirete a chiudere un'occhio, grazie^^
Ah, per quanto riguarda Renji, sempre rispondendo a SuperC18, ricordavo che si chiamassero per nome. Provvederò a correggere non appena avrò tempo.
Vi lascio col nuovo capitolo!! x x






CAPITOLO 02.




Erano appena le otto del mattino. Finalmente faceva un po’ più caldo a Karakura.
Mattinate calde, serate gelide. Per certi versi un clima terribile, ma d’altro canto, meglio di un costante brutto tempo.
Yoruichi si alzò dal letto terribilmente assonnata. Poco si curò della sua presentabilità.
I capelli erano sciolti e spettinati, aveva delle terribili occhiaie ed indossava un abitino da notte decisamente in disordine.
Guardò distrattamente fuori dalla finestra e richiuse gli occhi infastidita da quel sole già così alto e accecante. Si svegliò definitivamente dopo un forte starnuto.

“Etciù..! Dannato polline!” disse fra sé, infastidita.

Si stiracchiò per bene e sbadigliò più volte. Scaraventò le coperte all’aria e subito cominciò a svestirsi lasciando gli indumenti a terra, che andarono ad accumularsi ad un’altra marea di vestiti.
Svogliatamente si diresse in bagno ed aprì violentemente la doccia azionando l’acqua gelata.
Rabbrividì di brutto, ma nulla più di una doccia fredda era capace di risvegliarla con quella grinta necessaria per sostenere la giornata.

Guardò il suo braccio e cominciò ad agitarlo. Alla fine si limitò semplicemente a muovere le dita armonicamente, poi sospirò.

“…questo gigai è terribilmente fastidioso.”

Chiuse l’acqua e si apprestò ad assumere le sembianze di gatto per poi scendere in strada.
Era diretta ancora una volta da Kisuke Urahara.
La casa che Yoruichi era riuscita a comperare, per fortuna, distava non più di una ventina di minuti dall’emporio dell’amico.
Una volta giunta lì, poco le ci volle per indovinare dove lui fosse.
Sul retro del negozio vi era un secondo ingresso che affacciava proprio nel laboratorio di Urahara. Come aveva previsto, lui era già li. Intento a sperimentare nuovi aggeggi o aggiustarne altri.
Yoruichi assunse la sua forma umana e lo guardò impazientemente sperando che si accorgesse di lei.

“Kisuke!” urlò infine.

Urahara fermò la macchina e si girò sorpreso. Non appena vide Yoruichi, assunse un’espressione felice.

“Ehilà! Ti aspettavo già da un paio d’ore, mia cara. Sonno pesante?”

Yoruichi sbuffò e si avvicinò a lui stiracchiando le braccia.

“Colpa del gigai di merda che mi hai dato. Questo è terribilmente scomodo!”

“Ovvio. Tu ne distruggi tre alla settimana. Ho dovuto dartene uno provvisorio.” Disse mentre riprendeva il suo lavoro.

La ragazza rise e improvvisò qualche mossa stile arti marziali.

“Però devo ammettere che anche questo pupazzo è riuscito a resistere a sei hollow senza molti problemi.”

“Mi fa piacere, ma non mi va che distruggi così i miei ragazzi.” Sistemò delle viti, poi tirò su il cappello soddisfatto. “Ecco! Ho quasi finito. Oggi pomeriggio puoi venire a ritirare il nuovo gigai.”

La donna annuì sorridendo.

“Bene, allora ripasso.” Si avvicinò all’uscita. “A dopo, Kisuke.”

“Ah, Yoruichi. Un attimo!”

“Uh?” Annuì incuriosita e Urahara trattenne a stento un sorriso divertito.

“Non che io non ci sia abituato, ma se hai intenzione di rimanere in forma umana, ti consiglio di procurarti dei vestiti.”

Yoruichi rimase perplessa, poi scoppiò a ridere e si dileguò definitivamente.


[…]


“Uno e due mucca e bue, tre e quattro cane e gatto, cinque e sei sono miei, sette e otto c'è un leprotto...a quanti siamo? Ricominciamo! Uno e due...”

Una giovane ragazza dai lunghi capelli ramati canticchiava allegramente sul ciglio della strada del proprio quartiere.
Indossava una semplice divisa scolastica. Una camicetta bianca abbinata ad un fiocco rosso appena sotto il colletto e una gonna grigia a pieghe.
Sebbene fossero appena le otto del mattino, era già pronta per andare a scuola.
Alzò gli occhi al cielo e poco si curò di essere per natura goffa, aveva voglia di ammirare quel cielo così azzurro anche a costo di sbattere contro un palo della luce.
Sorrise di gioia e continuò interrottamente a guardare le chiome degli alberi, le nuvole, gli uccelli e i tetti delle case finché veramente un palo le si parò davanti e deviarlo per lei fu praticamente impossibile.

“Ouch!” disse lasciando cadere la cartella di mano e toccandosi il naso indolenzito. Subito, però, scoppiò in una fragorosa risata d’imbarazzo. “Eh, eh..! Che scema!”

Si assicurò che il naso fosse a posto, poi si chinò delicatamente per raccogliere la borsa e i quaderni per poi proseguire indisturbata.

“Ehi, Orihime!”

“Cosa..?”

Una voce la fece sobbalzare e velocemente cominciò a guardarsi attorno.

“Chi è?” chiese al suo fantomatico interlocutore.

“Dove guardi? Sono qui!” bisbigliò la voce.

Orihime si avvicinò perplessa ad un cespuglio dal quale sbucò senza preavviso una Yoruichi accovacciata e dall’aria furtiva.
La ragazza rimase sbigottita e per poco non le venne di urlare. Non si aspettava per niente di vedere la donna-gatto.

“S-signorina Yoruichi!” urlò, poi si accovacciò di fronte a lei. “Ma cosa ci fa li dentro?” disse indicando il cespuglio dall’aria decisamente scomoda.

“Ho bisogno di parlare con Ichigo. Volevo raggiungerlo direttamente a scuola, ma non so dov’è. Tu lo sai, no?”

“Oh, certo. A dire la verità, stavo andando a prendere Kurosaki proprio adesso.” Disse ingenuamente.

“Perfetto! Allora andiamo.” Disse alzandosi di colpo in piedi.

Il suo immancabile entusiasmo fu smorzato non appena vide Orihime che era cascata a terra praticamente pietrificata e con gli occhi spalancati.

“Che hai?” le chiese secca.

“Signorina Yoruichi… lei non può andare in girò così! È praticamente nuda!” disse dimenandosi in maniera esagerata e con il viso oramai dello stesso colore dei capelli.

In effetti Yoruichi era assolutamente impresentabile.
Era coperta unicamente dai suoi lunghi capelli scuri che scendevano sul seno e terminavano poco prima dell’ombelico.
La gatta si guardò distrattamente, poi strofinò il capo con le dita, divertita della reazione della ragazza.

Si fecero le otto e mezza quando Orihime riuscì finalmente ad arrivare di fronte casa di Ichigo.
Posò la cartella e portò le mani vicino alla bocca cominciando ad urlare.

“Kurosaki! Scendi, abbiamo già fatto tardi!”

Ci fu un istante di silenzio e poi…un frastuono. Delle urla e parole oscene uscirono dalla casa-clinica del ragazzo dai capelli arancioni.

“Folle! Ti sembra il modo?!”

“La prossima volta impari a calciarmi in questo modo, deficiente!”

Si vide infine un Ichigo Kurosaki in forma smagliante (cerotti a parte, posti su più parti del viso) uscire dalla porta di casa. Sbuffò e urlò inveendo contro il suo interlocutore che con tutte le probabilità era il padre. Solo con lui aveva un rapporto così “amorevole”.

“Torno alle quattro, idiota!” urlò prima di avvicinarsi ad Orihime.

“Yo!”

“Buongiorno Kurosaki!” disse lei con gentilezza. Ichigo annuì e poi le fece cenno di avviarsi verso scuola.

“Icchi esce spesso con le ragazze ultimamente, eh?” disse una voce sottile e timida.

“Tsk. Fa tanto il santarellino, ma è anche lui il classico uomo attratto dalle ragazze con le cosiddette: ‘curve al posto giusto’.” Rispose una voce decisamente più sgraziata e prepotente.

Ichigo, che già di suo di pazienza ne aveva poca, sbottò nell’udire simili constatazioni e in un attimo fu di nuovo di fronte la porta di casa che spalancò senza remore.

“AH!” urlarono Yuzu e Karin, del tutto impreparate.

“Ebbene?!” disse lui con faccia satanica.

Ne ebbero per un bel po’ e Orihime non riuscì a far altro che sorridere rassegnata. Non appena Ichigo si ricordò di lei, corse imbarazzato e in poco le fu accanto.

“Scusa, Inoue. Ora andiamo.” Disse e portò la cartella sulla spalla.

“Ah, Kurosaki. Prima di andare a scuola, devo avvisarti che…”
Orihime cercò di attirare l’attenzione del ragazzo, quando fu interrotta prontamente dalla donna dalla carnagione scura.

“Ciao, Ichigo!” disse con un aspro sorriso.

Ichigo sbandò nel vedere di fronte a sé Yoruichi.

“Tu…tu…TU! Che diavolo ci fai qui?!” Disse puntandole il dito contro. La scrutò meglio e impallidì ulteriormente. “Con la divisa, poi?! N-non vorrai forse..?”

Orihime lo interruppe cercando di calmarlo.

“Tranquillo! Le ho prestato io la mia divisa di riserva. Eh, eh! Aveva bisogno di qualcosa da mettere addosso e così..!” disse massaggiandosi la testa con una mano.

“Già. Una volta tanto abiti di una giovane giapponese che mi calzano bene.” disse per provocare Ichigo di proposito. Il ragazzo non la curò, ma non riuscì comunque a spiegarsi la sua presenza lì.

“Yoruichi, non hai risposto alla mia domanda. Cosa combini?”

Inaspettatamente la gatta si fece più seria. Guardo i ragazzi richiamando la loro attenzione che non tardò a venire.

“Sono qui per avvisarvi. Avete un po’ di tempo?” chiese.

“Il tempo che arriviamo a scuola, credo.” rispose Orihime riflettendoci su.

“E’ un tempo sufficiente.” Annuì e poi tornò ai due. “La situazione non è molto facile alla Soul Society. Kukaku mi ha riferito che le difese sono diminuite e tutta la gotei sta provando difficoltà nel proteggere la città e Karakura.” Li guardò. “Questo sapete che cosa significa?”

“Hollow..? Ce ne sono ancora?” chiese Ichigo perplesso.

“Certo che ce ne sono ancora! Anzi, da quando Aizen è stato sconfitto, ce ne sono anche di nuovi…” si fermò, un attimo, poi proseguì. “Prima era difficile vedere particolari Hollow a Karakura, ma ora più che mai abbiamo bisogno di assicurarci che tutto vada bene e i normali shinigami non bastano. Anche se i capitani non lo sanno, anche io faccio quotidiane ronde notturne, ma non è sempre facile e non basta a migliorare la situazione.”

“Possiamo fare qualcosa?” intervenne Orihime, preoccupata.

Yoruichi scosse la testa.

“Non dovreste saperlo ne voi ne io. Non sanno nemmeno che li sto aiutando. Io ho voluto avvisarvi perché nel caso dovete essere pronti ad un eventuale attacco, chiaro?”

“Ovvio, ma se la situazione degenera?” osò Ichigo, non riuscendo a starsene con le mani in mano.

“Questo non accadrà. So che verranno mandati a Karakura alcuni capitani e shinigami più esperti il prima possibile e…”

“Shinigami esperti?” chiese Ichigo interrompendola impulsivamente. “Anche Rukia quindi?”

“Non lo so, ma ne dubito.” Di colpo levò via quel tono basso e serioso e si rivolse a loro sorridente. “Beh, ora devo andare! Devo sistemare un paio di cosette! Vi terrò aggiornati e…mi raccomando, occhi aperti!”

Con un balzo sparì con la stessa velocità con la quale era apparsa.

In poco tempo già raggiunse la zona periferica di Karakura.
Per fortuna, era quello il luogo più popolato dagli hollow e non il centro.
Si guardò attorno furtiva e solo quando non vide più nessuno nei paraggi scese dai tetti per continuare a proseguire sulla strada.
Guardò l’orologio che portava sul polso e sbuffò.

Era decisamente presto per ripresentarsi da Kisuke.

Aveva assolutamente bisogno del nuovo gigai, ma al momento era costretta ad accontentarsi di quello che aveva.
Si stiracchiò e si preparò per la perlustrazione della zona. Doveva evitare che dei possibili hollow attaccassero la gente. Girandosi attorno, però, costatò che sembrava tutto tranquillo.

Prese posto sull’erba e si fermò a guardare il fiume che attraversava la città mentre rifletteva sul da farsi.

La vita di Yoruichi era davvero in disordine ultimamente e non era più sicura di sapere da che parte stesse remando, oramai.

In parte aiutava Urahara al negozio, in parte cercava di rimanere sempre in contatto con gli shinigami, poi svolgeva qualche lavoro in cambio di denaro…

Certo che la sua vita era decisamente cambiata da quando era capitano della seconda compagnia.

Tuttavia, non rimpiangeva nulla di quello che aveva perso e la sua nuova vita era infondo piacevole.
Delle volte non accadeva niente di niente e passava le giornate intere a mangiare, ad allenarsi o a guardare il televisore stesa sul divano.
A volte questo suo “equilibrio” veniva sconvolto da lunghi via-vai, battaglie occasionali contro hollow o, come diceva lei, “roba del genere”.

Anche in quel momento si trovava in quella zona della città per “cacciare”.
Sapeva che gli shinigami erano già partiti e probabilmente stavano già sorvegliando la città, ma lei era convinta che sarebbe valso a poco sperare che gli hollow sarebbero apparsi così facilmente.
Questi andavano colti in flagrante, questa era la tecnica migliore. Un agguato era possibile solo in pochissime circostanze.

Grazie a Kukaku e le analisi di Urahara, aveva con sé i dati degli hollow e le loro caratteristiche principali. Così per lei sarebbe stato ancora più facile salvaguardare Karakura e allo stesso tempo evitare di insospettire gli shinigami.
Perché lo sapeva benissimo come avrebbero reagito: bisognava lasciare il lavoro degli shinigami agli shinigami.
Una frase che trovava tanto noiosa quanto fastidiosa.

Sospirò e guardò la luce del sole che andava a riflettersi sulle acque del fiume.
Era un’atmosfera davvero piacevole e, dopotutto, forse era anche per questo che aveva deciso di rimanere a Karakura. Oltre che per Urahara.
Scosse la testa.
No, non poteva prendersi in giro: se lei era a Karakura, era soprattutto per lui, Kisuke.

Per un attimo si ritrovò a pensare a quell’uomo che conosceva da così tanto tempo da farle credere che nella sua vita ci fosse sempre stato. Tuttavia aveva ancora così tanti dubbi per quanto li riguardava…
Quelle emozioni le diedero un enorme fastidio. Non sopportava pensare a lei e Urahara. Loro erano…loro! E non aveva bisogno di pensare ad altro per quanto riguardava il loro rapporto.
Infondo…

I pensieri di Yoruichi vennero improvvisamente interrotti da un reiatsu particolarmente elevato.
Nulla di pericoloso, ma preoccupante rappresentando che avvertiva una simile energia in un luogo come Karakura.

Si alzò di colpo e si guardò attorno cercando di localizzare il nemico.
L’intensità del reiatsu era sempre più forte, ma Yoruichi non riusciva proprio a vedere quel dannato hollow.
Fortuna che in giro non ci fosse nessuno, così fu libera di muoversi con la velocità e l’agilità che la distingueva.
All’improvviso sentì un urlo disperato.
Tra le terre di periferia distinse un vecchio e malandato fabbricato.

“Che provenga da lì..?”

Stette poco ad indugiare e in pochi salti fu lì.
Aprì il portone, ma era così rovinato che le bastò poggiare appena una mano per farlo crollare a terra. Yoruichi rimase senza parole nel vedere un luogo così decadente, ma non si fece problemi ad entrarvi.

Dei gemiti, dei respiri affannati, un disgustoso rumore di masticamento…

La ragazza si ritrovò ad assistere all’infelice morte di un’anima trangugiata da un hollow di grandi dimensioni. Mangiava tranquillamente creando un’atmosfera agghiacciante, tra tutto quel sangue ancora fresco e il corpo di quell’anima ancora con forma umana.
Yoruichi portò una mano vicino alla bocca e sgranò gli occhi, inorridendo.
Solo allora l’hollow alzò la faccia impregnata di sangue e la vide. Sorrise aspramente alla visione di una donna così giovane e con un’energia così alta. In lei vide un pasto parecchio più succulento e decisamente più soddisfacente dell'anima che stava appena mangiando.

L’hollow si mise eretto e le si mostrò imponente. Yoruichi sorrise e guardò dritto negli occhi il mostro con aria soddisfatta.

“Non si può dire che questo sia un campo di battaglia molto abbordabile, ma… diamoci da fare!” e subito cercò di sfuggire allo sguardo del nemico con un’agilità sorprendente. Difatti l’hollow non si accorse per niente di lei che intanto gli ricompariva da dietro e faceva per colpirlo alla nuca.

L’hollow ruggì furiosamente.

Yoruichi apparve di fronte a lui su una delle travi dell’edificio e rise di gusto.

“Grande e grosso, ma di fatto una vera bazzecola! Inutile, non ci sono più i ‘cattivoni’ di un tempo!”

Rise ancora mentre l’hollow cercava invano di colpirla.
In quanto a velocità, non era seconda a nessuno.

“Ah, ah! Cosa speri di fare? Fammi solo il piacere di non morire subito e di farmi almeno sgranchire un po’!”

Quel combattimento era nelle sue mani.
Nonostante i tanti anni in cui era stata lontana dal campo di battaglia, ancora le bastava pochissimo per ritornare in forma.
Giocò con quell’hollow per diverso tempo e nonostante si inferocisse sempre più, questo non la scalfiva minimamente.

Solo un piccolo dettaglio aveva sottovalutato. Un qualcosa che non avrebbe dovuto dimenticare e che presto le si ritorse contro: il gigai difettato.

Bastò un frangente di secondo dove il gigai non rispose istantaneamente ai suoi comandi, che il nemico riuscì a colpirla ed a ferirla sul fianco.
Yoruichi cadde in ginocchio di fronte al nemico e toccò la ferita sanguinante. Si alzò in piedi ignorando il dolore.

“Accidenti a te! E ora come ridò l’uniforme a Orihime, eh?!” disse al mostro indicando la gonna e la camicia in parte strappate per colpa di quel graffio. “Ora sei ufficialmente morto!”

Cercò di fare un balzò per arrivare all’altezza dell’hollow ma, ancora una volta, il gigai non assecondò i suoi movimenti e si ritrovò costretta a ripararsi dal nemico.

“Ma cosa..?” disse sconcertata.

Rovinato com’era, non riuscì nemmeno a sbarazzarsi di quel gigai difettato. Tentò la fuga ma anche la sua trasformazione in felino fallì miseramente.
Quella che si era preannunciata come una comune battaglia, si era fatta più difficoltosa del previsto.
Dopo l’ennesimo attacco, cadde a terra e sentì il sangue scorrere sul viso.
Guardò l’hollow che preparava il colpo finale.

Con sforzo, Yoruichi riuscì a rimettersi in piedi.

L’hollow si scagliò contro di lei con una velocità e voracità sorprendente, ma un colpo improvviso lo fece volare lontano, danneggiando una parte della fabbrica.
Subito di fronte a lei si presentò uno shinigami dai sottili capelli neri e dall’aspetto decisamente aristocratico.


Yoruichi sgranò gli occhi, sorpresa di vedere di fronte a lei il capitano della sesta compagnia, Byakuya Kuchiki.


Rimase senza parole, mentre si sforzava di continuare a rimanere in piedi.
Non ebbe il tempo di dire qualcosa che subito il capitano pronunciò il nome della sua zanpakuto, senbozankura.

“Disperditi.” Disse con voce bassa e per l’hollow fu praticamente la fine.

Il giovane Kuchiki ripose la spada e lentamente si allontanò lanciando alla ragazza un debolissimo sguardo.
Yoruichi sorrise con fierezza e si mise più composta.

“Il piccolo Byakuya che si preoccupa per me! Ottimo lavoro, devo dirlo, ma avevo la situazione sotto controllo!” disse, ammiccando e portando le braccia sui fianchi.

“Non sono venuto per te. Il mio incarico era di abbattere l’hollow.” Le rispose senza batter ciglio, gelido come sempre.

Yoruichi rise di cuore e con un gesto impulsivo saltò sulle larghe spalle del ragazzo.

“A-ah! Sarai anche cresciuto in altezza, ma rimani sempre lo stesso il mio piccolo Byakuya scontroso!”

Byakuya sgranò gli occhi.
Si divincolò immediatamente dalla presa di quella donna e la guardò ancora più freddamente di prima.

“Come osi?” disse con una rabbia molto controllata. Solo lui era in grado di parlare in quel modo. “Piuttosto, riguarda bene la tua posizione.”

In tutta risposta Yoruichi rise di nuovo, guardandolo maliziosamente. Questo provocò non poco disdegno in lui.

“…e ti imbarazzi ancora come ai vecchi tempi! Ih, ih..! Sei decisamente il mio spasso preferito!”

Byakuya si risentì. Non trovava per niente piacevole l’essere preso poco sul serio. Specie se a trattarlo così fosse Yoruichi.
Sospirò pazientemente e la guardò con i suoi occhi glaciali. La ragazza, tuttavia, non si lasciò per niente impressionare. Non che Byakuya se l’aspettasse.

“Non spetta a te, Yoruichi Shihoin, il dovere di combattere gli hollow di Karakura.”

“Tutto qui? E dire che mi aspettavo un incontro molto più strappalacrime..!” disse con quell’insopportabile atteggiamento che la contraddistingueva da quando la conosceva.

Byakuya le girò le spalle e leggiadramente fece per allontanarsi.

“Però mi chiedo cosa ci faccia qui, il piccolo Byakuya.”

“Non sono cose che ti riguardano.” rispose dopo qualche attimo.

Yoruichi annuì sprezzante e, solo dopo che il capitano fu sparito con un abile shunpo, si accasciò nuovamente a terra, completamente sfinita.

“Spero per te, Kisuke, che il mio nuovo gigai sia pronto..!!”


[…]


Erano le nove di sera quando Yoruichi riuscì a risistemarsi e ad arrivare all’emporio di Kisuke Urahara.
Si avvicinò all’ingresso e prontamente Ururu le si avvicinò.

“Vuole il signor Urahara?” le disse con voce debole.

Yoruichi si chinò di fronte a lei e sorrise. “Sì. Sta ancora giù in laboratorio?”

Ururu annuì e le fece strada per poi allontanarsi con una scopa e riprendere le faccende domestiche che prima stava svolgendo.
Yoruichi scese la piccola scalinata.

“Uff..! Kisuke, mi sa che questo gigai ha fatto il suo tempo!”

Alzò gli occhi e non vide dinanzi a sé Kisuke come si aspettava.

Si bloccò rimanendo senza parole.

Non che non si aspettasse di ritrovarselo d’avanti, semplicemente non si aspettava che questo avvenisse così presto.

Byakuya Kuchiki non sembrava tipo capace di avvicinarsi a luoghi come l’emporio di Urahara.
Inoltre, il fascinoso capitano, le si presentò in maniera del tutto inedita.
Senza il kenseikan, con un lungo cappotto blu-notte, camicia e un semplice jeans a sigaretta, era a dir poco irriconoscibile.

Lo vide controllare scrupolosamente il suo corpo prima di proferire parola.

“E’ resistente?” chiese ad Urahara che sistemava il suo laboratorio.

“E’ uno degli ultimi brevetti. Garantito al cento per cento, capitano!” disse con una giocosità che il Kuchiki poco gradì. Urahara, ovviamente, non se ne curò per niente.

Solo quando Byakuya fece per andare via, sgranò gli occhi alla vista della donna gatto.

“Tu.” Disse muovendo appena le labbra.

Yoruichi sorrise con fare provocatorio e i suoi occhi furono in grado di mettere in soggezione persino uno inscalfibile come lui.

“Il piccolo Byakuya! E così la tua permanenza qui è più lunga di quanto avevo immaginato!” Il suo sorriso si fece più largo e inquietante. “Che bello! Allora potremo giocare un po’, uno di questi giorni…”

Cominciò a sghignazzare e Byakuya la guardò quasi con disgusto non trovandola degna nemmeno di una risposta.

Fece per salire le scale quando lei attirò la sua attenzione.

“Dunque gli shinigami hanno preferito correre ai ripari?” disse incrociando le braccia e sporgendo il busto verso di lui.

“Ti avevo già avvisata di non tentare di immischiarti in affari che non ti riguardano più.” Le disse freddamente.

Tra i due regnò per più di un attimo un silenzio provocatorio. Urahara li guardò perplesso, poi di colpo proferì parola.

“Ah, Yoruichi! Ho preparato il nuovo gigai anche a te!” disse con euforia.

Yoruichi sorrise e si sentì decisamente sollevata.

“Meno male! Penso che quello che ho adesso sia da buttare direttamente!”

“Perché? Cosa gli hai fatto?” guardò il gigai. “Il mio povero gigai… che ti hanno fatto!?”

Yoruichi si divertì da morire nel vedere l’amico Kisuke quasi piangere davanti una delle sue “creature”.
Subito però si fece più seria a si rivolse a Byakuya.

“Piuttosto, dove pensi di andare, ora?”

Byakuya si voltò a malapena.

“Ho l’ordine di rimanere qui finché non avrò eliminato tutti gli hollow indicatomi. È solo per questo se sono venuto a prendere un gigai.”

La donna si fece pensierosa.

“Hai già pensato a dove stare?” si rivolse verso Kisuke. “Nel caso sono sicura che Urahara ti potrà offrire una stanza, vero?” disse cordiale.

Urahara annuì confermando le parole di lei.

“Ma certo! Avrai fitto, alloggio, cibo e tutto il resto QUASI gratis!”

Il “quasi gratis” fece deglutire Byakuya che rispose senza esitare troppo.

“Ho buoni motivi per pensare che sia molto meglio un albergo.” Disse ricordando fra sé la testimonianza del suo luogotenente Renji. “Con permesso. Ora devo andare.”

“Un albergo? Ah, ah! Il solito signorino.” Disse Yoruichi sinceramente divertita, poi urlò contro di lui. “Ehi! Se ti serve una casa puoi sempre venire a stare da me!”

Byakuya si girò rimanendo sbigottito.

“Una casa? Tu?”

“Certo! Non è nemmeno lontana da qui.” disse puntando il dito verso una probabile direzione della casa. Poi assunse un’espressione terribilmente beffarda. “E poi… staremo una meraviglia noi due da soli, soletti, sotto lo stesso tetto, uh, uh…!”

Il viso del ragazzo assunse un’espressione indescrivibile nel vedere quella donna che chissà su quali diavolerie andava fantasticando.
Non la rispose. Si limitò ad un semplice e sarcastico: “No, grazie.” Dopodichè uscì dall’emporio.


[…]


Appartamento di Yoruichi Shihoin.

Come sempre, era in uno stato così caotico che poco si addiceva ad una donna.
L’ingresso, formato da un salotto con televisore e divano, era inondato di panni, da vecchi cartoni di pizza e da cianfrusaglie di ogni tipo.
Il fatto era che Yoruichi passava veramente poco tempo in casa e quelle poche volte o dormiva, o mangiava o, come in quel caso, preferiva un rilassante bagno caldo.

“Ah, che meraviglia!” disse fra sé abbandonandosi completamente nella vasca.
Una sensazione così piacevole era in grado di dargliela solo un bel bagno caldo. Oltre il latte!

Socchiuse gli occhi e in un attimo riuscì ad allontanare dalla sua mente ogni tipo di pensiero. Belli e brutti.
Ultimamente molte cose la turbavano, quindi aveva voglia di distendersi e di non provare assolutamente niente. Niente di niente.

Rimase a lungo in silenzio mentre guardava distrattamente le bolle di sapone che di tanto in tanto apparivano tra la schiuma.
Ci giocherellò per un po’, soffiando la schiuma e lasciando che le bolle colorate galleggiassero per la stanza, per poi scoppiare.
Si riabbandonò nella vasca sprofondando quanto più giù fu in grado di arrivare, portando persino le gambe fuori dalla vasca.

Il tempo di sentire il campanello della porta suonare che quell’atmosfera si dissolse completamente.
Si mise seduta sulla vasca.

“Chi può mai essere a quest’ora..?”

Si alzò e velocemente tamponò i capelli.
Coprì il suo corpo con un corto asciugamano e si diresse verso l’ingresso. Guardò attraverso lo spioncino e, non appena vide che davanti al pianerottolo del suo appartamento c’era Byakuya Kuchiki, aprì esterrefatta.

“Byakuya?! Tu qui?” disse mentre gli faceva cenno di entrare.

Byakuya non rispose e, al contrario di come volesse Yoruichi, non avanzò di un passo.
Guardò con la coda dell’occhio Yoruichi, ma immediatamente distolse lo sguardo da quel corpo succinto che lei esibiva senza la benché minima inibizione. Considerando però il soggetto in questione e la sua considerazione riguardo al pudore, trovò inutile farci caso.

Posizionò a terra la rigida valigia e scandì la voce con qualche colpo di tosse.

“Premetto che mi trovo qui non per scelta, ma per…” sospirò seccato prima di proseguire. “…necessità.”

Yoruichi non comprese.

“E cioè? Non dovresti aver già trovato il miglior albergo di Karakura?” disse con fare un po’ saccente. “Comunque entra, fuori fa freddo.”

Non appena fu in casa, Byakuya assunse un’espressione di disapprovo sul luogo che gli si presentò dinanzi agli occhi.
Un caos che non vedeva da lungo tempo e che solo una donna come Yoruichi era capace di fare. Nonché viverci.
Lei non lo curò per niente e subito lo fece accomodare in cucina.

“Dicevi? Perché sei qui?” disse lei mentre faceva per preparare qualcosa di caldo.

Byakuya prese posto, evitando palesemente di incrociare lo sguardo della ragazza.

“Ho avuto dei problemi con la moneta attuale di Karakura, se così passiamo dire.” Confessò con un tono decisamente basso ed indignato.

“Cosa?!” rispose Yoruichi senza il benché minimo ritegno.

“Ovvio che abbia avuto dei piccoli problemi. Mi è stato riferito solo in tarda serata della mia permanenza prolungata qui…” parlò a denti stretti.

Byakuya rimase seccato nel notare il poco acume della ragazza, ma continuò a spiegare la sua situazione, evitando passaggi imbarazzanti.

Non appena era uscito dal locale di Urahara, si era diretto al primo albergo cui era riuscito ad avere indicazioni.
Arrivato, si era presentato con il suo immancabile atteggiamento nobile. Alla reception, aveva precisamente espresso di voler prendere per più giorni una camera da letto, con i relativi comfort cui non avrebbe mai rinunciato. Nonostante il numero di yen decisamente elevato, Byakuya non aveva battuto ciglio e subito aveva messo sul bancone cinque o sei monete d’oro massiccio.

“Tenga il resto.” Aveva persino annunciato mentre si dirigeva verso la sua stanza.

La donna della reception, guardando sbigottita una delle monete, bloccò il capitano.

“Ma questi soldi…di che valuta saranno?!” guardò Byakuya. “Ma quante centinaia di anni hanno??”

Byakuya non capì esattamente e, in verità, non si era mai informato sul denaro di Karakura.
Ovviamente la donna della reception si sentì presa in giro e poco ci volle per Byakuya nel ritrovarsi di nuovo sulla strada.


“E dunque sei venuto qui..?” chiese Yoruichi sforzandosi di non ridergli in faccia. Byakuya non sentì di dover apprezzare tale accortezza da parte della gatta e inarcò le sopracciglia.

“No. Sono prima ripassato da Urahara. Per una notte avrei potuto stare all’emporio. Questo ho pensato, prima che lui si rifiutasse categoricamente.” Le rispose secco, incrociando le braccia e accavallando le gambe.

Yoruichi si sorprese di ciò che aveva sentito.
Scostò una ciocca di capelli dal viso e cercò di capire se Byakuya stesse bleffando. Cosa, in realtà, poco probabile.

“Urahara ti ha cacciato via? Ma perché? Che gli hai fatto?”

Il giovane capitano alzò gli occhi al soffitto per poi rivolgerli di nuovo verso la ragazza. Le si rivolse con voce bassa e fredda.

“Mi ha risposto testualmente che non ha gradito il mio ‘no, grazie’ detto a suo modo di vedere ‘con disgusto’. E così mi sei venuta in mente solo tu. Ti basta o vuoi sapere altro?”

Era visibilmente infastidito da ciò che gli era accaduto. Yoruichi proprio allora non riuscì più a trattenersi e cominciò a ridere arrivando fino alle lacrime.

“Ah, ah, ah…! Ti ha cacciato fuori!” disse puntandogli il dito. “E’ proprio da Kisuke! Grande! Ah, ah, ah..!”

Non appena alzò lo sguardo, vide un Byakuya sempre più indignato, per questo cercò di calmarsi. “E…ehm, allora va bene. Puoi restare da me per stanotte.” Gli sorrise.

Byakuya rimase in silenzio, infastidito di trovarsi in quella situazione, ma alla fine si ritrovò costretto ad essere grato a Yoruichi.

“Grazie.”

“Di che? Anzi, seguimi!” disse mentre si avvicinava ad un grosso armadio posto vicino l’ingresso.

Cominciò a cercare, mettendo sottosopra il guardaroba già caotico di suo, e lanciò a Byakuya una coperta e un cuscino che lui prese al volo.
Li guardò perplesso, poi si rivolse alla ragazza.

“E cosa ci dovrei fare..?” chiese infastidito di sembrare un attaccapanni.

Yoruichi risistemò l’asciugamano attorno a sé, che intanto si era allentato, ovviamente importandosi poco della presenza del giovane Byakuya, dopodichè lo guardò con un sorriso sgargiante.

“Caro piccolo Byakuya, queste sono le tue lenzuolina. Sistemati per benino sul divano e poi domani mi fai sapere come hai passato la notte!”

Disse lei mentre gli dava delle affettuose pacche sulle spalle, indicandogli il divano posto nel salotto/ingresso della casa.

“Molto divertente, Yoruichi.”

Il ragazzo, nel vedere il divano, si sforzò di sorridere. In un modo molto amaro e sarcastico a dire il vero.

“Mi fa piacere che ti diverta! È questo lo spirito giusto!” disse salendo velocemente le scale e dirigendosi in camera sua.

Byakuya rimase letteralmente senza parole.

“Dormirò davvero su un divano? Stai scherzando?!” il tono si fece decisamente preoccupato.

Era raro vedere Byakuya alzare la voce o assumere una qualche espressione, ma in quella circostanza non riuscì proprio a controllarsi.

“ ’Notte, piccolo Byakuya! A domani!” gli rispose Yoruichi da dentro la stanza con una voce terribilmente canzonatoria e solo allora Byakuya comprese che quello non era affatto uno scherzo.



[…]







Note dell’autrice: Di “recente” (si fa per dire) mi sono letteralmente innamorata della versione “casual” di Byakuya Kuchiki presente in una card di BLEACH facilmente reperibile in giro su internet. Lo raffigura in una posa tipicamente da modello, con una lunga giacca blu/nera, una camicia con maglioncino scuro e dei pantaloni a sigaretta grigi. Semplicemente lo adoro, per questo ho deciso di inserirlo così in questo capitolo *__* Vi volevo rendere partecipi di questo ^^’ *scappa la versione fangherla dell'autrice*

 

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Capitolo 3
*** chapter.3 ***


CAPITOLO 3.




Per qualche attimo regnò il più assoluto silenzio.
Il capitano Byakuya Kuchiki ne rimase felicemente sorpreso.
Essendo mattina presto, avvertiva sulle palpebre i raggi del sole ancora deboli che emanavano un calore così piacevole, specie in quella stagione.
Inoltre era in anticipo per il lavoro, poteva godere di quello stato di benessere e di quiete assoluta ancora per un po’, nel suo comodo letto, soffice, caldo e spazioso.

Di colpo sentì un odoraccio di fritto misto al bruciato, un televisore ad altissimo volume, e soprattutto:
Un terribile mal di schiena.

Solo allora comprese che le sensazioni avvertite prima erano state tutto frutto della sua immaginazione.
Fu così che cominciò il suo incubo: la realtà. Essere ospite a casa di Yoruichi Shihoin.

Si alzò dal divano. Mai in vita sua aveva dormito in una postazione simile.
L’esperienza era stata terribile.

Sistemò meglio il maglione e la camicia della sera prima, che ancora aveva addosso, e guardò con lo sguardo assonnato il disordine di quella stanza. Era un qualcosa di nauseante per lui che era abituato alla pulizia più assoluta e agli spazi ampi e liberi.

Poggiò appena la punta delle dita sull’imboccatura del naso e respirò intensamente, sperando di trovare la lucidità e la razionalità che lo caratterizzavano.

Ultimamente per lui stava diventando sempre più difficile riuscire ad essere quell’uomo modello cui i suoi antenati sarebbero stati fieri.
Aveva studiato a lungo, aveva avuto modo di arricchire la sua cultura in ogni campo, di divenire un ottimo capitano.

Eppure da molto tempo, oramai, qualcosa sfuggiva completamente al suo controllo.

“In verità, io me ne sarei fregato altamente alle regole e avrei fatto di tutto per aiutare chi voglio bene.”

Quelle parole ancora turbavano la sua mente.
Quel ragazzino…come poteva essere mai riuscito, con una frase tanto ovvia, a distruggere anni e anni di duro lavoro?

Duro lavoro per divenire ciò che era. Per essere ciò che era diventato.

Il tempo e i suoi innumerevoli sforzi di rappresentare il casato Kuchiki erano valsi a poco. Perché stesso per lui era diventato difficile, oramai, continuare ad onorare e rispettare le rigide regole imposte dai suoi antenati e dai suoi doveri.

Questo non gli aveva impedito di lavorare ancora e ancora, ignorando come meglio poteva tali pensieri e cercando di non macchiare ulteriormente l’onore di famiglia.

Ma ciò gli era spesso impossibile.
Come nella circostanza attuale, dove, ancora una volta nella sua vita, le cose non stavano andando come immaginava, o meglio, come dovevano andare.

Era stato solo per quella notte per…necessità. Ripeteva a sé stesso.
Tuttavia bastava per sentirsi umiliato.
Fortunatamente era stato mandato solo in quella missione, per questo almeno ringraziò il fatto che solo lui avrebbe portato nella coscienza un simile ricordo.
Quello di essere lì.
Dove un capitano nonché il capo di una delle quattro famiglie più nobili della Soul Society mai avrebbe dovuto stare.

Continuò ancora a ripetere dentro di sé che quel momento sarebbe durato poco e che presto tutto sarebbe passato.
Era solo una necessità. Una necessità temporanea.

Tutto questo turbamento avveniva dietro lo sguardo gelido e aristocratico di quell’uomo il cui viso era da sempre stato capace di mascherare qualsiasi genere di emozioni.

Andò in direzione della cucina ed intravide le sua “condanna”, Yoruichi.
Una donna che, al contrario di lui, se n’era sempre infischiata degli antenati, dell’onore e aveva sempre seguito il suo cuore.

La guardò immobile, poggiato sulla porta.
La ragazza si accorse di lui e a quel punto Byakuya si avvicinò silenzioso.

Come sempre, lei era sorridente e già così piena di vitalità fin dalle prime ore del mattino.

“Buongiorno, piccolo Byakuya! Dormito bene? Visto che bella giornata oggi?” gli disse con un alto tono di voce. Un qualcosa di terribilmente fastidioso per una persona che si era appena svegliata.

Byakuya le rivolse uno sguardo gelido.
Non era solo l’umiliazione ciò che lo turbava.
Forse era proprio l’idea di essere lì con lei, una persona ormai scomparsa dalla sua vita, ma che non aveva mai potuto dimenticare, e che ora era lì, a fissarlo in quel modo fastidioso come ai vecchi tempi.

Ciononostante sapeva che doveva esserle grato. Era il dovere di un Kuchiki non dimenticare l’educazione. In nessun caso, con nessuna persona.

In realtà avrebbe dovuto rinfacciarle il divano, il pessimo risveglio e il pessimo riguardo nei suoi confronti, ma fu stesso lui ad affogare simili pensieri.

L’essere costretto ad essere così riverente, portò alla sua mente il periodo in cui suo nonno gli imponeva tali accortezze, specie con la stessa Yoruichi.
Gli sembrò strano che quella situazione gli si ripresentasse davanti agli occhi, e che per di più scaturisse in lui quelle stesse emozioni di quando era solo un ragazzino.

La gatta lo guardò incuriosita, poi ridacchiò.
Fortuna fu che preferì non fare altro se non divertirsi del comportamento di Byakuya.
Un qualcosa che gli fece capire senza troppi contegni.

Come se la situazione non fosse già abbastanza snervante, lo shinigami sentì crescere ulteriormente il suo disagio.
Questo non per la presenza della “stregatta” in se per se, che comunque già era seccante, ma per sua presenza come persona.

Era passato davvero molto tempo dall’ultima volta che aveva passato la notte con qualcuno e che l’avesse poi rivista il mattino seguente.
Era abituato da tempo a vivere da solo.

C’era Rukia, certo, ma i due non avevano modo di passare molto tempo assieme in casa Kuchiki.

Trovò strano ammettere che la persona che gli avesse rimembrato quella sensazione di quotidianità fosse proprio Yoruichi Shihoin.

I suoi pensieri si dileguarono quando gli arrivò il cattivo e nauseante odore di bruciato che aveva sentito al suo risveglio.

“Qualcosa sta bruciando.” disse con tono basso.

La donna lo guardò perplessa, non comprendendo la constatazione di Byakuya. Poggiò le mani sui fianchi e piegò appena il capo.

“Non c’è niente di bruciato. Ho solo cucinato qualche uovo strapazzato. Tieni, ne è rimasto un po’.” Disse mentre poggiava la padella sulla tavola.

Byakuya osservò la pietanza che si ritrovò d’avanti.

“Le uova sono gialle, non marroni. Le hai bruciate.” Sentenziò.


“Sono ben cotte! È normale che siano così. ” rispose lei a sua difesa. “E poi vedi bene di non mancarmi di rispetto, carino.” Aggiunse divertita, accorgendosi che le aveva dato del “tu”. Non perché se ne importasse, ma perché sapeva bene che Byakuya fosse abituato a rivolgersi con ossequio alle persone, e voleva pizzicarlo.

Il capitano, tuttavia, non si smosse minimamente, e le si rivolse gelido come sempre.

“Bisognerà che io mi renda conto se, effettivamente, meriti le mie onorificenze. Tornando alla tua colazione, non ho mai visto delle uova marroni.”

Insistette guardando, sempre con più disprezzo, la pietanza dall’aspetto per niente invitante.

“Oh, ma sei terribile!” Sbuffò lei infine.

Ci fu un attimo di pausa fra i due, che si guardarono quasi con sfida, poi Byakuya finalmente prese posto a tavola.
Con fare noncurante poggiò delicatamente il gomito sulla tavola per poi poggiarsi con la punta del mento sul dorso della mano.

“Comunque io detesto il cibo fritto e tanto meno le uova a primo mattino.” Concluse sprezzante.

Yoruichi lo guardò sbigottita, poi sentì la rabbia crescere in corpo, ma seppe trattenersi.

“Oh, ma davvero? E dunque il caro-piccolo-Byakuya-viziato cosa gradisce per colazione..?!”

Il ragazzo decise di darle corda e schiarì la voce con pochi colpi di tosse.

“Seguo una dieta molto rigida nella quale non rientrano simili robacce.” La sua voce, tuttavia, fu più canzonatoria del solito. Sempre nei limiti di Byakuya Kuchiki, ovviamente.

Yoruichi, più che per quel tono, si risentì nel sentir definite le sue gustosissime uova strapazzate “robaccia”.
Sbatté le mani sulla tavola e Byakuya, nell’alzare gli occhi, se la ritrovo ad appena due dita di distanza.

“Ebbene, la prossima volta ti cucini da solo!” Si avvicinò ancora fino a sfiorargli il naso e poi velocemente prese la padella e guardò la sua pietanza. “Che poi Kisuke dice che sono buonissime.”

Byakuya deglutì silenziosamente.
L’audacia e la spavalderia di Yoruichi lo lasciavano sempre di stucco.
Subito, però, scosse la testa con fare pensieroso ed incrociò le braccia.

“Kisuke Urahara allora ha un disordine alimentare vergognoso. Come te.”

Dedusse con fare saccente.

“Guarda che sei tu l’anormale che non apprezza cibo che non sia stato scrupolosamente controllato ed analizzato dalla squadra dell'istituto di ricerca al completo!”

“Ovvio che nel mio status io pretenda il meglio. Dovresti farlo anche tu, invece di adottare un simile stile di vita, nonché alimentare.” Le rispose lui facendola innervosire ancora di più.

Quel “piccolo Byakuya” era davvero insolente e crescendo erano diventati ancora più incompatibili.
Eppure era troppo irresistibile, si ritrovò a pensare Yoruichi. Lui era sempre stato la sua “preda” preferita.

Ad interrompere quel futile battibecco fu lo squillare improvviso del telefono cellulare di Byakuya, quello che avvisava gli shinigami e aggiornava loro sulle notizie provenienti dalla Soul Society.
Byakuya guardò il display e subito si alzò dalla sua postazione cambiando radicalmente atteggiamento.

“Problemi?” chiese lei preoccupata mentre alzava lo sguardo per guardarlo in viso.

“Hollow…”

Yoruichi annuì, ma non fece nemmeno in tempo a batter ciglio che subito il capitano uscì dalla casa per dirigersi dove probabilmente gli era stato indicato.
Lei sgranò gli occhi sorpresa da quell’atteggiamento e immediatamente si affrettò nello stargli dietro.

“Almeno dimmi dove andiamo o che tipo di hollow è..! Ehi, Byakuya!”

Byakuya, che era già abbastanza distante da lei, vide che lei lo seguiva. Seccato, le si rivolse.

“Stanne fuori. Non è affar tuo.” Disse sapendo che solo con un atteggiamento deciso poteva sperare di essere preso sul serio da una come lei. Cosa nella quale, comunque, non riponeva grande fiducia.

Yoruichi decise di ignorarlo. Con un paio di passi veloci gli fu affianco e gli si rivolse.

“Ah, si? Da solo non te la puoi cavare!”

“Dimentichi che io sono un capitano.” Le rispose con fare ovvio, senza guardarla.

“Rimani sempre il piccolo Byakuya!” disse lei canzonatoria, al che il ragazzo non poté far altro che sospirare pazientemente.

Corsero per diverso tempo. Yoruichi dovette ammettere che ormai Byakuya aveva davvero raggiunto il suo livello in quanto a velocità, forse anche di più.

Solo dopo essere arrivati in un quartiere non lontano a quello dove si erano incontrati la prima volta, si fermarono.
Erano proprio in prossimità del fiume.
Yoruichi guardò attorno a sé disorientata.

“Di nuovo qui..?”

Byakuya non la curò e subito controllò le coordinate sul telefono. Appena posato l’apparecchio, cominciò a camminare per il luogo, scrutandolo.

“Non si sente nessuna energia anomala qui…” disse intanto lei. Si accorse però di essere totalmente ignorata dal capitano.

Lo shinigami, infatti, proseguì lungo la strada come se nulla fosse.
Yoruichi sbuffò indignata e si apprestò a seguirlo. Perché tanta noncuranza?
Era un capitano ora e aveva da rispettare dei precisi ordini, okay… ma quell’atteggiamento le sembrava davvero esagerato.
Vederlo lì, da solo ad analizzare chissà che cosa, con quel viso inespressivo, la mandò su di giri.

Non fece però in tempo ad allontanarsi dal canale, che uno strano rumore proveniente dall’acqua attirò la sua attenzione.
Si girò di scatto ma non vide assolutamente nulla.

“Uhm…” si avvicinò prudentemente all’acqua finché non vide il suo stesso riflesso. “Sembrava quasi un tonfo…”

Si sporse maggiormente e, assieme al suo viso vide anche una strana figura bianca riflessa.

Sgranò gli occhi incredula e immediatamente alzò lo sguardo verso il cielo, dove un hollow, il cui reiatsu si percepiva appena, stava fulmineamente scendendo in direzione di Byakuya Kuchiki.

Byakuya si girò appena e avvertì l’energia spirituale del mostro, ma prima che potesse reagire in qualsiasi modo, vide Yoruichi correre frettolosamente verso di lui.

“Byakuya!!” gli urlò contro.

“Y-Yorui..?” il ragazzo non fece nemmeno in tempo a proferir parola che subito si ritrovò steso a terra e la ragazza addosso.

Riuscirono così a deviare l’hollow e questo risalì verso l’alto preparandosi per il prossimo attacco.
Byakuya rimase immobile per una manciata di secondi, ancora senza parole.
Si sollevò appena, guardando la giovane Yoruichi stesa sopra il suo corpo.
Si accigliò immediatamente quando lei si alzò poggiando le mani sul suo petto, sedendosi praticamente sopra di lui.

“Stai attento! Quel coso per poco non ti colpiva in pieno!” gli urlò lei.

“Credevi che non l’avessi visto?!” rispose lui a denti stretti mentre si poggiava sui gomiti. “La situazione era perfettamente sotto controllo e…ora levati.”

Yoruichi strinse gli occhi a fessura e mentre si scostava da lui gli si rivolse spietatamente.

“Io ti ho salvato!”

“La tua reazione poteva peggiorare le cose.” Disse mentre sguainava la sua zanpakuto.

“Tu sei proprio un..!”

“Spostati da lì.” Le disse prontamente mentre il nemico partiva con un secondo attacco che per poco non li colpì.

Con un lungo balzo, Yoruichi riuscì a scansarlo senza troppi problemi e non appena toccò terra si rivolse nuovamente al ragazzo.

“Dovresti ringraziarmi!” gli urlò.

Byakuya la guardò seccato.

“Non è il momento di discutere. Ora fatti da parte.” Le rispose mentre concentrava le sue energie invocando il suo bankai.

Il momento era propizio, ma un improvviso boato lo costrinse a interrompere il suo attacco.

“Yoruichi..!” Disse esterrefatto mentre la ragazza si accingeva a battere l’hollow con le sue carte migliori.

Fu costretto ad evitare di adoperare attacchi devastanti, o avrebbe colpito la ragazza in pieno.
Le aveva detto di farsi da parte, anche per poter combattere più a suo agio, eppure lei se n’era infischiata deliberatamente.
Doveva quindi cambiare rapidamente la strategia di battaglia.
Colpì l’hollow con un colpo frontale e si ritrovò nuovamente di fronte Yoruichi che lo guardò perplessa.

“Che combini!?”

“Lascia fare a noi capitani.” Le disse freddamente.

“Ti sembra il momento di essere orgoglioso?! Come puoi farcela da solo?”

“Come ho sempre fatto.”

Presto si resero conto di non essere per niente affini sul campo di battaglia.

Byakuya non riusciva ad accettare che Yoruichi si desse tanta pena nell’affrontare il nemico.
Questo poteva essere, da un lato, un qualcosa di positivo. Tuttavia impediva al ragazzo di combattere con disinvoltura e, spesso, di attaccare il nemico stesso.

D’altro canto, Yoruichi trovava terribilmente irritante l’atteggiamento da superiore di Byakuya, che non ne voleva proprio sapere di collaborare assieme.

Il risultato?
L’assoluta mancanza di strategia.

Se Yoruichi scansava l’attacco del nemico e improvvisava una strategia particolare, Byakuya, che non lo immaginava, si ritrovava coinvolto assieme al nemico in un attacco a sorpresa. Stessa cosa al contrario.

Fortuna fu che Byakuya non ritenne necessario nemmeno per un secondo di usare il bankai.

La lotta fu dura e alla fine si ritrovarono stremati davanti ad un nemico che solo molto dopo, finalmente, era stato abbattuto.

Yoruichi si mise in ginocchio stremata e con il gigai completamente a pezzi, ancora una volta.
Ansimò per un po’ prima di rivolgersi a Byakuya.

Lo vide terribilmente stanco e adirato, ma non se ne curò perché anche lei lo era. Non riusciva proprio a reggere quel caratteraccio.

Costatò che anche il suo corpo artificiale era ridotto decisamente male. Visibilmente nemmeno lui riusciva a muoversi bene, per di più era sporco in viso e i capelli disordinati gli davano un’aria che Yoruichi non gli aveva mai visto.
Con imbarazzo, fu costretta ad ammettere che aveva bisogno ancora una volta di Urahara.

“Mi sa che…” disse lei cercando di rompere il ghiaccio.

Byakuya la guardò accigliato.

“Un incontro ridicolo. Non mi era mai capitato in tanti anni di partecipare ad una battaglia tanto scoordinata. Con un Hollow di una potenza così mediocre, poi.”

Regnò un silenzio gelido fra loro.

Nonostante entrambi fossero dei valentissimi combattenti, in quella battaglia, l’essere per niente complici li aveva portati ad avere delle grosse difficoltà.
Era una fortuna che almeno l’hollow in questione non fosse particolarmente pericoloso.

Yoruichi prese il cellulare ignorando deliberatamente Byakuya e cercò il numero dell’emporio dell’amico.

“Kisuke? Ciao, senti… avrei un favore da chiederti…”

Yoruichi, non appena lo mise al corrente dei suoi gigai distrutti in nemmeno ventiquattro ore, fu costretta ad allontanare il telefono dall’orecchio mentre rimbombavano le urla sconvolte di Urahara.


[…]


Emporio di Kisuke Urahara.
Oramai era pomeriggio inoltrato e i raggi del sole si facevano sempre più deboli.
Yoruichi era seduta su un tavolo e Urahara le stava pazientemente aggiustando il corpo artificiale.

Rise debolmente.

“Va già molto meglio, davvero.”

Urahara non la curò.
Era un tipo molto minuzioso per quanto riguardava quel tipo di lavori, e Yoruichi lo sapeva bene.
Per questo non aggiunse altro e rimase ad osservarlo mentre finiva.

Solo dopo una manciata di minuti lui la guardò in viso.

“Bene, ora devo sottoporti ad un piccolo test.”

Yoruichi annuì e si mise più composta mentre lui le controllava il braccio mettendolo in varie posizioni.

“Perfetto. Ora è quasi come nuovo.” Sospirò. “Mi chiedo solo come abbiate fatto tu e il capitano a conciarli così, sigh..!”

Lei ridacchiò e massaggiò la testa imbarazzata.

“Ehm, abbiamo avuto un combattimento un po’…particolare!”

“Si, Byakuya me l’ha accennato mentre sistemavo anche il suo gigai.” La guardò. “Mi chiedo come abbiate potuto dimenticare di levar via i gigai durante un combattimento contro un hollow..? Da anime potete resistere ad attacchi anche più ingenti, ma un corpo così non resiste a più di un paio di colpi.”
Si rassegnò e chiuse la valigetta con i suoi attrezzi.

Yoruichi si divertì nel sentirlo parlare in maniera così afflitta.
Per Urahara ogni suo esperimento era una “creatura” e come tale, teneva al fatto che fosse curata con la stessa premura che avrebbe avuto lui.

Lo abbracciò appena stringendosi a lui.

“Che vuoi farci? Mi sa che avremo spesso bisogno di te. Ora i tuoi clienti sono passati a due, credo!”

“Mi sa di si.”


Prima di aprire la porta, si girò e le sorrise.

“Cerca solo di stare attenta e vedrai che andrà tutto per il meglio! A presto, suppongo.”

“Eh, eh. Ciao.” Gli rispose mentre lui già aveva solcato la soglia della porta, dopodichè si buttò all’indietro guardando apaticamente il soffitto.


[…]


Mentre Urahara saliva dal laboratorio, si accorse che Byakuya Kuchiki era ancora lì, sulla soglia della porta d’ingresso, pensieroso.
Urahara si fermò.

“Cosa fa il capitano qui?”

Byakuya lo guardò e si mostrò con il suo solito atteggiamento altezzoso.

“Me ne stavo andando. Ora cercherò di sistemarmi altrove.”

“Altrove?”

“Avevo bisogno solo di organizzarmi, ieri. Quindi ora troverò qualche altro posto.”

Urahara rise divertito e, estraendo dal kimono un ventaglio, cominciò a soffiarsi.

“Da solo? Senza soldi? Dove credi di andare?” gli si rivolse canzonatorio, ma Byakuya sapeva che doveva prendere sul serio le sue parole.

“Mi arrangerò.” Rispose senza voler aggiungere altro e fece per varcare la soglia dell’emporio.

“Oggi è stata una giornataccia, immagino, ma sai una cosa? Da Yoruichi potrai agire indisturbato.” Rise. “Eh, eh..! Spesso è intrattabile, ma vedrai che con la strategia giusta, riuscirai a fare centro e andrete d’accordo!”

Il ragazzo si girò esitante.

“Voglio solo dirti, pensaci bene. E’ solo per poco tempo, e non darai nell’occhio se ci sarà anche Yoruichi a coprirti.”

Ribadì Urahara, per poi sparire dietro una porta.

Non che Byakuya non ci avesse pensato. Per lui non sarebbe stato facile ambientarsi a Karakura. Stare da Yoruichi gli avrebbe certamente evitato questa seccatura. Tuttavia era disposto a pagarne il prezzo? Il prezzo di ritrovarsela accanto per chissà quanto tempo? Loro che poi non si vedevano da tanti anni e…

Scosse la testa disturbato dai suoi stessi pensieri.

In realtà, conosceva già la risposta…

Non aveva molte alternative.

“Sei ancora qui, piccolo Byakuya?”

Una voce squillante e quel “piccolo Byakuya” alle sue spalle richiamarono la sua attenzione. Si girò inarcando le sopracciglia e vide, come perfettamente si aspettava, Yoruichi Shihoin.

Yoruichi sorrise e gli diede un’affettuosa pacca sulla spalla.

“Dai, vieni!”

Byakuya si ritrovò a costatare che probabilmente anche lei aveva già valutato le alternative per quanto lo riguardavano, ed era giunta alla sua stessa conclusione: qualunque fosse stata la cosa giusta da fare, ora aveva bisogno della complicità della ragazza.
Una complicità che avrebbe dovuto vedere in positivo, poiché andava incontro alle sue esigenze di shinigami che non poteva ignorare.

Con indolenza, la seguì per dirigersi verso il suo appartamento.
Ancora gli era strano realizzare che stesse ritornando li, dove sperava di non dover più tornare. Su quel divano che sperava potesse conservare nella lista dei suoi peggiori incubi.

In più, il viso canzonatorio della ragazza riuscì ancora una volta ad innervosirlo, ma almeno lo distolse dai tutti quei pensieri riguardo il suo onore e la sua dignità come “Byakuya Kuchiki: capitano della sesta compagnia e ventottesimo capofamiglia di uno dei quattro casati più altolocati della Soul Society.”


[…]



Ecco a voi il terzo capitolo!

In primi due capitoli, ed in parte anche questo terzo, sono stati abbastanza immediati perchè volevo subito entrare nel cuore della storia che doveva sconvolgere i suoi protagonisti senza dal loro il tempo di pensare razionalmente.

Da adesso in poi entrerà in campo anche l’introspezione che da sempre caratterizza il mio stile di scrittura^^
Spero che il cap2 vi sia piaciuto e…fatemi sapere cosa ne pensate. Mi aiuterà a migliorare questa storia cui tengo davvero molto.
Ora passo ai vostri commenti! Grazie mille a tutti!


Per SuperC18: Grazie mille per il commento e per i complimenti ne sono lusingata ^///^ Sono felice che tu abbia trovato divertente questo mio secondo capitolo^^ Effettivamente è un pairing che immagino anche divertente quindi non mancheranno gag! Infondo sono due soggetti così opposti da essere per forza incompatibili e quindi, talvolta, vittime l’uno dell’altro. Grazie ancora, un bacio ^-^

Per Natsue: Il tema della convivenza dovuta, come sottolinea Bakuya, ad una “necessità” sarà il tema portante della fanfic e sono contenta di sapere che ti attiri come idea! Spero di non deludere le tue aspettative^^ Grazie e a presto!

Per OrihimeInoue: *O* Non mi aspettavo una tua recensione e devo dire che ne sono rimasta felicemente sorpresa! Grazie mille, come sempre sei dolcissima >-<
E’ la prima fanfic che scrivo a tema “bleach” e per me trattare questi due pg che adoro è un qualcosa di fantastico, ma anche di terribilmente complicato! Per questo sono contenta di sapere che li hai trovati IC e che la storia ti stia piacendo. Poi bisogna rafforzare un po’ questo pairing e far nascere nuovi fan X°D Grazie per il commento!

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Capitolo 4
*** chapter.4 ***




CAPITOLO 4.







Il giorno che passa.





Spesso è difficile rendersi conto del flusso che scorre dentro di noi.
Il tempo stesso non esiste.
In verità, siamo noi che cambiamo.

Siamo noi che moriamo di giorno in giorno, cambiando più e più volte forma divenendo così passato e futuro.
E se davvero, dunque, morissimo ogni giorno, la morte non sarebbe altro che un cambiamento?
Dunque la morte non è una sola…ma è una serie di piccole evoluzioni.
Un evoluzione fisica, ma soprattutto mentale.
Perché quando la nostra mente cambia, anche il nostro corpo muta di conseguenza.



Il tempo è la trasfigurazione di noi stessi e grazie a questo ciò che accade, belli e brutti ricordi, alla lunga suonano come campane lontane.
A tratti con lievi suoni dolci, a tratti malinconici.
Forse a seconda del caso.



Spero che anche a me, un giorno, sarà concesso di poter guardare le cose con la distanza giusta. Mi sembra ancora di sentire la voce del passato sussurrarmi all’orecchio, ma è passato troppo tempo perché questo sia possibile.

Ma il giorno è destinato a passare. Ancora una volta. In ogni caso. Ma nel mio caso, tutto questo non servirà ad aiutarmi.
La notte non servirà ad allontanare le mie emozioni e a riposare tranquillo.

Non sono bastate nemmeno le notti degli ultimi cinquant’anni.







I capelli scuri erano adagiati sulle sue ampie spalle, appesantiti sempre di più dall’acqua che lentamente li stava bagnando. Sentiva ogni goccia scorrerete sul suo corpo, impossessandosi pian piano di ogni parte che lo componeva.
Guardò non curante la stanza mentre si abbandonava sempre più profondamente nel tormento dei suoi pensieri, resi ancora più forti dal silenzio della casa, vuota.

Vuota…


Lasciò scivolare copiosamente l’acqua sul viso, come una tenue carezza.
Nonostante la sua natura introversa, odiava la solitudine. Odiava il silenzio. Odiava quel senso di vuoto.
Gli era stato imposto di farci il callo e conviverci. Da sempre.

Perché da sempre ciò che amava gli era stato portato via.

Chiuse la doccia e annodò in vita un asciugamano che aveva trovato fortuitamente in un cassetto. Si guardò nello specchio, nei suoi stessi penetranti occhi grigi. Velocemente però uscì dalla stanza e prese a vestirsi con quei capi così disdicevoli per chi era il capofamiglia di un casato così rinomato.

Si guardò attorno.

Yoruichi non c’era.
Si era svegliato presto, come il solito, e non si aspettava che la ragazza fosse ancora più mattiniera di lui. Anche se alla fine non poteva dire di conoscerla. Era passato così tanto tempo, e lui era solo un ragazzino all’epoca.

Si rimboccò le maniche e prese a spostare tutta quella robaccia che rendeva invivibile il salotto dove ormai per due volte era stato costretto a dormire. Maledetta gattaccia! Irrispettosa di chi lui era veramente.


[…]


Yoruichi sentì scorrere sulla sua fronte il sudore mentre correva lungo le vie silenziose di Karakura.
Si fermò sfinita e sospirò intensamente mentre alzava gli occhi verso il cielo ora di un azzurro intenso. Si sorprese di tutta quella luce.

Quando era uscita di casa, il cielo era ancora scuro e il sole si era appena mostrato dietro l’orizzonte con un’aura luminosa, che delimitava le montagne come una cornice.

Socchiuse gli occhi e poi si stiracchiò energicamente.

Le capitava spesso, di mattina, di alzarsi e sentire l’esigenza di uscire per sgranchirsi per bene.
Come sempre, lei esagerava. Infatti non era capace di capire quando fermarsi e finiva per affaticarsi più del dovuto.

Aprì una bevanda gassosa e la ingurgitò in un sol sorso.

“Puà..!” disse lanciando la lattina in aria. “Mah, forse è meglio che torni a casa. Chissà, magari quel bimbo dormiglione si sarà alzato.” Disse, riferendosi a Byakuya Kuchiki.

In effetti, quando era scesa, il ragazzo riposava sul suo divano, in maniera ancora profonda.
Era buio, lo aveva guardato appena, e non si aspettava che un tipo come lui non fosse già sveglio.
In realtà, forse Yoruichi non comprendeva che era più che normale che alle cinque di mattina si dormisse.

Con un balzo salì sul tetto di una casa e cominciò ad avviarsi.
Non aveva il gigai, dunque poteva agire in tutta tranquillità e poteva muoversi come più trovava comodo, con l’incredibile agilità ed quell’eleganza sinuosa che la caratterizzava.

Giunta di fronte la porta di casa, si accertò di entrare silenziosamente.

Naturalmente, la sua natura estroversa e parecchio vivace le rese impossibile pensare di lasciare il “piccolo-Byakuya” tranquillo.

“Eh, eh..!” sogghignò mentre si avvicinava all’ingresso e sbirciava da dietro l’angolo del muro.

Byakuya era seduto in salotto davanti al tavolino in vetro posto al centro della stanza, intento a scrivere e a compilare dei moduli.

Un uomo che pensa di essere solo a casa, completamente concentrato sul suo lavoro…un bersaglio perfetto!

Si avvicinò con cautela fino a che non fu a pochi centimetri di distanza da lui.
A quel punto non riuscì a trattenere un piccolo ghigno soddisfatto e velocemente si portò dietro di lui allacciandogli le braccia attorno al collo.

Byakuya sussultò appena mentre lei si stringeva premendo di proposito il suo seno contro il capo del ragazzo.
Per il ragazzo ci vollero pochissimi secondi per capire chi fosse, e soprattutto che i suoi attimi di tranquillità erano finiti.

“Ciaooo..!” disse lei quasi come un miagolio.

“Yoruichi Shihoin…” Il tono di Byakuya era molto seccato.

Sospirò e alzò la punta della penna da uno dei fogli, interrompendo così il suo lavoro. “Potrei terminare di trascrivere i miei documenti senza che tu mi disturbi..?”

Lei rise e in tutta risposta si strinse più energicamente a lui, convinta di poterlo imbarazzare come un tempo. Cosa che infastidì non poco il capitano.

“Yoruichi, eh? E come hai fatto a riconoscermi..?” gli rispose maliziosamente.

Byakuya si limitò a sospirare pazientemente e solo allora la ragazza si scostò da lui. Portò con sé una sedia e andò a posizionarglisi vicino.

“Un tempo eri più divertente, piccolo Byakuya!”

Piagnucolò sdraiando il busto sul tavolo e cercando di guardarlo in viso.

Byakuya girò appena gli occhi verso di lei, ma fulmineo li riportò sui fogli che prese a scrivere nuovamente.
Lei, nel sentirsi ignorata così deliberatamente, fece una smorfia arricciando le labbra e aggrottando le sopracciglia. Tirò via i fogli da davanti al capitano e li osservò con disprezzo.
Byakuya la guardò girando appena il capo verso di lei.

“Non comportarti da ragazzina.” Le disse freddamente, muovendo appena le pallide e sottili labbra.

Yoruichi in tutta risposta gli rise in faccia.
In realtà non era una risata fatta con cattiveria, ma Byakuya era troppo sofisticato per evitare di storcere il naso verso simili comportamenti.
Tuttavia preferì non fare nulla e, ancora una volta, tentò di rimettersi al lavoro prendendosi con una prepotenza inaspettata i documenti dalla mano della donna-gatto.

Lei non poté far altro che rimanere a guardarlo, in parte perplessa, in parte curiosa.

Era decisamente più contenuto e riservato, ma ai suoi occhi il “piccolo Byakuya” era ancora terribilmente divertente da stuzzicare.

Lo guardò ininterrottamente sperando di incrociare il suo sguardo. Poggiò le mani sotto il mento e attese, ma lui non si smosse e continuava a scrivere e scrivere, con una minuziosità quasi fastidiosa.

Sbuffò cercando di attirare l’attenzione, ma non ottenne risultati migliori.

“Ehi, sai bene che dovremo stare assieme per un po’. Quindi che ne dici di conoscerci meglio?” gli disse alzando il tono della voce.

Byakuya le rispose con distacco.

“Ad esempio?”

“Ad esempio…mettendo via tutte queste belle cartacce e guardandomi in faccia! Non ti sembra già un inizio?”

La voce della ragazza fu molto sarcastica. E lei lo accentuò ancora di più assumendo un atteggiamento decisamente provocatorio.

Il silenzio piombò ancora una volta fra i due.
Un silenzio orribile per Yoruichi, ma che sembrava non infastidire per niente Byakuya.
Solo dopo, lui le si rivolse. Sempre dedicandole il minimo delle attenzioni.

“Immagino tu sappia che, in quanto capitano, io abbia dei doveri di certo più importanti del fatto che tu sia annoiata o non abbia nulla di meglio da fare.”

Yoruichi sgranò gli occhi, completamente alterata nell’aver ricevuto una risposta simile.

Gli prese delicatamente il mento fra le dita e lo costrinse a guardarla negli occhi.
Byakuya non era tipo da abbassare lo sguardo. Perciò, seppur tremendamente irritato, rimase a guardarla, come lei ben voleva, con gli occhi pieni di sfida.
La gatta fece scorrere le sue dita dal mento sino alle labbra, per poi premerle con l’indice. Con un movimento tanto leggero quanto irritante.
Il ragazzo rimase immobile, guardandola in modo sprezzante, infastidito di essere trattato così.
Se avesse potuto, l’avrebbe allontanata bruscamente, ma il suo elite gli impediva di reagire in quel modo, per questo decise di limitarsi a guardarla con disprezzo, al momento.
Era pur sempre Yoruichi Shihoin, una ragazza di famiglia nobile, molto rispettata dalla sua famiglia e da suo nonno, nonché sua maestra un tempo. Non poteva dimenticarlo.
Intanto Yoruichi continuava con il suo atteggiamento provocatorio, e la vide avvicinarsi muovendo le sue sensuali labbra in un impalpabile sussurrò arrogante.

“Oh, vogliamo fare i “grandi”. Ebbene, caro-piccolo-Byakuya, sei a casa mia e…” si fermò.

Improvvisamente il suo stesso salotto aveva attirato la sua attenzione. L’ambiente era in qualche modo diverso…

“Che è successo in questa stanza?”

Byakuya impiegò giusto qualche secondo prima di riprendersi da quel contatto visivo, che lei aveva interrotto in maniera così improvvisa da spiazzarlo addirittura. Scosse leggermente la testa e riacquistò il suo atteggiamento serio.

“Ho fatto un po’ d’ordine.” le disse impassibile. “Dato che questo sarà il mio spazio, da qui a un po’ di tempo.”

Yoruichi osservò il salotto.
Il divano era ben sistemato. Sulla tavola non vi erano i soliti gingilli e cianfrusaglie simili. Sui mobili era sparito tutto e a terra non vi era nulla.
Girò il viso verso Byakuya, accigliata e allo stesso tempo preoccupata.

“Che fine ha fatto la mia roba?!” gli urlò.

Byakuya inarcò le sopracciglia infastidito dalla rumorosità della ragazza. Lei, in preda dal panico, continuò.

“I miei vestiti?!”

“Li ho poggiati lì.” Indicò una sedia.

“Il mio orologio?”

“Sul mobile.”

“E l’aspirapolvere?”

“Nel ripostiglio.”

“E tutte le cose qui sopra!!?” urlò puntando l’indice sul tavolo in vetro sul quale era poggiata da un po’, a dire al verità.

Byakuya sbuffò seccato.

“Sono sempre sopra quel mobile, assieme anche alla roba che stava per terra. Dove non danno fastidio a nessuno.”

Detto questo, chiuse definitivamente i documenti nella valigetta rigida, rassegnandosi del fatto che quel giorno non sarebbe riuscito a lavorare in pace.
Incrociò le braccia e attese che Yoruichi smettesse di fargli quello stupido elenco di oggetti. Solo dopo una manciata di minuti, lei si fermò affannata.

“Ma…allora hai levato di mezzo tutto!” concluse disperata, mentre sgranava gli occhi incredula.

Lui non le diede soddisfazione e incrociò appositamente il suo sguardo che, al contrario di lei, era decisamente mite e controllato. Cosa che mandò in bestia Yoruichi.

“Ho semplicemente ‘riordinato’. Ho messo tutto al proprio posto. Mai sentito parlare di una cosa del genere?” le disse pungente.

Yoruichi rimase sconcertata.
A quanto ricordava, Byakuya era sempre stato un ragazzino litigioso, molto sicuro di sé stesso e delle sue capacità, ma era sempre riuscita a dimostrarsi superiore a lui e ad avere l’ultima parola vinta.
Invece ora era perfettamente in grado di sostenere un “tu per tu” con lei senza avvertire il minimo disagio.

Questo era dovuto anche al fatto che oramai era un uomo.
Però, a differenza di come il caro Byakuya avrebbe voluto, Yoruichi si rifiutò categoricamente di comportarsi in una maniera più appropriata.

Si alzò appena dalla sedia e gli sorrise sarcasticamente. Si poggiò cui gomiti e prese a punzecchiargli la fronte con l’indice in maniera decisamente fastidiosa.

“Ah, me sei diventato davvero odioso! Stiamo ora anche alle battutine irriverenti?” disse inarcando le sopracciglia e non smettendo di beffeggiarsi di lui. “E dire che sai benissimo che sono una principessa d’alta classe.” Concluse ammiccando, alludendo al suo reale status.

Nonostante le apparenze, Yoruichi era una ragazza di nobili radici.
Il casato Shihoin, faceva parte di quelle quattro famiglie più nobili e rinomate della Soul Society. Proprio come Byakuya Kuchiki.

Yoruichi Shiohin era sempre stata molto rispettata e si era sempre distinta per la sua intelligenza e per la notevole abilità nel combattimento. Oltre al fatto di essere davvero una bella ragazza.

Forse era anche per questo che Byakuya non concepiva il comportamento eccessivamente pungente e canzonatorio della ragazza.
Proprio perché era una persona molto più seria quando voleva e, sempre quando e con chi diceva lei, sapeva dotarsi anche di una inequiparabile eleganza e finezza.

Ancora ricordava perfettamente i buoni rapporti che conservavano da sempre le famiglie Shihoin e Kuchiki.
Anche il suo nobile nonno, Ginrei Kuchiki, aveva sempre avuto molto rispetto di Yoruichi, senza mai tollerare il comportamento irriverente del ragazzo, quando era più giovane.

Tra loro, infatti, non era mai scorso buon sangue, o meglio, Byakuya non era mai stato in grado di passare sopra agli scherzi della ragazza.

Yoruichi era una provocatrice nata e con il tempo raffinava sempre più le sue tecniche. Era la prima a mandarlo in bestia, a fargli accettare futili sfide e anche a metterlo in soggezione o imbarazzo.

In realtà avevano passato anche momenti migliori, ad esempio era stata lei ad insegnargli la tecnica dello shunpo e altre tecniche simili, che gli erano tornate utili più di una volta.
Nonostante ciò, in definitiva, l’aveva sempre trovata insopportabile e allo stesso tempo un obbiettivo da raggiungere.

Oramai non più, ma quando era giovane per lui era fondamentale superarla e batterla.
Vuoi con le parole o in gare di combattimento.

La fissò penetrante mentre lei continuava a guardarlo con quello sguardo derisorio e smetteva di punzecchiargli la fronte cominciando a giocherellare con le ciocche di capelli che pendevano sul viso di Byakuya. Cosa che lui non trovò esattamente piacevole.

“Sarebbe di notevole ammirazione se tu ti comportassi in maniera più adeguata al tuo status.”

Le rispose allontanando la mano di lei, con fermezza, ma anche delicatezza. Yoruichi in tutta risposta sorrise più aspramente e si avvicino appositamente a lui con il rischio di cadere dalla sedia.

“Ma io so essere la donna che tu descrivi, caro. Ma è con te che voglio avere un rapporto decisamente esclusivo.” Gli sussurrò, facendolo sbandare per un momento.

Yoruichi gli rivolse quei suoi grandi occhi a mandorla color oro, che brillavano di una luce quasi magnetica, dai quali non era possibile distaccarsi. Erano degli occhi che Byakuya non aveva mai dimenticato.

Era insopportabile.

“Sarebbe il caso che cambiassi atteggiamento, dopo cent’anni. Non ho più l’età per cadere in simili trappole.”

Le disse in fine, mettendo in chiaro la cosa che senz’altro lo mal disponeva di più dell’atteggiamento di Yoruichi.

Dopo una brevissima pausa avvolta dal silenzio, la gatta ridacchiò chinando il capo e lasciando che la sua lunga coda di cavallo le cascasse sulla spalla.

Subito si rivolse nuovamente al ragazzo e gli mostrò un sorriso più naturale.

“Però! Un tempo avresti subito inveito contro di me, mentre cominciavi a diventare più rosso di un peperone.”

A quella provocazione, Byakuya reagì, non reggendo ulteriormente quel modo di comportarsi.

“Ora basta. Non accetto un simile trattamento solo perché mi hai dato ospitalità. Non voglio credere che tu l’abbia fatto solo per schernire me.” Le disse con una durezza che Yoruichi trovò difficile da prendere sul serio.

Erano entrambi abbastanza suscettibili da cominciare persino una “sfida” in quello stesso momento, ma Yoruichi preferì evitare.
Si rimise composta sulla sedia e lo osservò a lungo finché Byakuya Kuchiki non distolse lo sguardo per primo e fece per alzarsi.

La gatta poggiò la testa sul tavolo, sbuffando. Lo fissò con fare scherzosamente nervoso per un po’, ma nel vedere un Byakuya così serioso non riuscì a resistere a lungo e rise divertita, nuovamente.

Byakuya stette a guardarla perplesso e le si rivolse contrariato, non capendo quale fosse la causa della reazione della ragazza, e sentendosi, ancora una volta, mancato di rispetto. Subito Yoruichi si accorse del suo sguardo e cercò di calmarsi.

“E’ incredibile quanto gli anni passino e quanto poco siamo cambiati!”

Gli confidò guardandolo negli occhi. Anche se lei non se ne accorse, lui rimase molto colpito da quella considerazione.

“Ma guardiamoci. Facciamo discorsi così da quando siamo dei ragazzini. Eh, eh..! Mi mancavano!”

Concluse per poi allontanarsi intonando un motivetto musicale.

Al contrario, Byakuya non accettò di buon grado le parole di Yoruichi.


Discorsi così…da quando siamo ragazzini…?

Lei…


La sua mente si fece confusa mentre uno strano rimescolio cominciò a smuoverlo, fino ad alterarlo rendendolo furibondo come si sentiva raramente.


Lei non sapeva niente.


La raggiunse lentamente nel corridoio all’ingresso, dove lei si era allontanata.

La bruna lo osservò e lo vide rivolgerle uno sguardo decisamente irritato.
Annuì verso di lui, ma Byakuya stette immobile fulminandola con i suoi occhi vitrei.


“Sono passati cento anni. Sono cambiate molte cose.” Le disse gelidamente.


Yoruichi rimase insolitamente turbata nel sentire una frase simile.
Forse per il modo glaciale e severo in cui era stata detta. O forse per quello sguardo.
Lo specchiarsi in quegli occhi a metà tra il grigio e il blu, le fece sentire come la sensazione di sprofondare in un mare buio e colmo di solitudine.

Un tipo di sensazione che solo uno come Byakuya avrebbe potuto dare. Uno sguardo cui Yoruichi, però, non era ancora molto abituata.

Mentre lo vedeva darle le spalle, si ritrovò a pensare cosa potesse esserci dietro quelle parole dette con tanta intransigenza, e quello sguardo… severo ma anche malinconico.

Si sentì inquieta.

Cercò il suo sguardo, ma Byakuya fu abile nell’ignorarla palesemente. Lo osservò in silenzio mentre lui si avviava leggiadramente verso la porta d’ingresso, facendo ben attenzione ad evitarla.
Fu un’atmosfera davvero strana, e stesso la ragazza, di natura così aperta, non riuscì a proferir parola.
Solo prima di chiudere la porta dietro di sé, il ragazzo le si rivolse freddamente.


“…ad essere rimasta la solita, fastidiosa ‘stregatta’, sei solo tu.”


Detto questo sparì lasciando Yoruichi con gli occhi sgranati e senza parole.

Un silenzio quasi imbarazzante regnò nella casa, mentre Yoruichi ancora fissava la porta d’ingresso da cui era uscito il capitano.
Improvvisamente strinse i pugni e cominciò a sogghignare serrando i denti infastidita.

“E così siamo ancora a questi nomignoli così cattivi..?!”

Disse fra se e se, sentendo le vene della fronte pulsare.

“Brutto, perfido, piccolo Byakuya..!” rise quasi con sfida.

Intanto Byakuya girava per le strade di Karakura, ancora profondamente turbato.

Erano passate meno di quarantotto ore e già non sapeva come sarebbe riuscito a stare in compagnia di quella seccante “gattaccia” per…per?

Già…

Per chissà quanto tempo?

Non aveva ricevuto alcuna informazione dalla Soul Society, e la cosa lo preoccupava non poco.

Guardò il suo dispositivo sperando di sbagliarsi, ma niente. La messaggeria era vuota.

Ripensò alle parole di Urahara, la sera prima.
Lui in quel momento aveva bisogno di Yoruichi.
Ma non per questo sarebbe stato meno intransigente con lei.
Byakuya Kuchiki adesso era il capitano della sesta compagnia e il capofamiglia del casato Kuchiki. Non quel ragazzino che lei si ostinava a ricordare.
Era cambiato.
Presto se ne sarebbe accorta anche lei.



[…]







Note dell’autrice:
Spero vi sia piaciuto questo capitolo.
Caratterizzare Byakuya non è facile, eppure stranamente mi riesce abbastanza scrivere su di lui. Paradossalmente trovo più difficile inquadrare una ragazza vivace come Yoruichi, con la quale io personalmente mi sento più affine XD
Per questo rileggo e rileggo i capitoli sperando di rendere i pg più ic possibile.
Colgo l’occasione per ringraziare Natsue per la recensione e per aver aggiunto la storia tra i seguiti assieme a Dixi, Kahei_chan e rosi33^^ …sono davvero contenta!



Alla prossima!
Ciao!




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Capitolo 5
*** chapter.5 ***




CAPITOLO 5.






“…ruichi…?”



“Yoruichi…?”



“Uh?”

“Ben svegliata, sai che ore sono?”

Yoruichi sollevò il capo. Si accorse di essere poggiata, con le braccia incrociate, sul tavolo della cucina. Aveva dormito?
Stropicciò delicatamente gli occhi per poi rivolgersi a Kisuke Urahara, che ormai stava li da un bel po’.

“Uhm…no. Che ore sono?”

“Sono le dieci e un quarto di sera, e tu già dormi. Giornata pesante?”

“Macchè! Mi sono solo appisolata mentre aspettavo che Byakuya tornasse e…” si fermò. “Byakuya! Non è ancora tornato?”

“Pare di no.”

“Cazzo, dove si sarà cacciato?”

Yoruichi sprofondò di nuovo sulla sedia, poggiando una mano sulla testa.

Ma che fine aveva fatto?

Non aveva visto Byakuya per tutto il giorno, praticamente.

Dopo la piccola discussione avuta quella mattina stessa, lui era uscito senza dirle a che ora sarebbe tornato o comunque dove sarebbe andato.
Conosceva il suo valore, quindi immaginare che gli Hollow gli avessero creato dei problemi le sembrò altamente improbabile.
Per questo aveva deciso di aspettarlo. Andarlo a cercare era decisamente esagerato. Però…
Però oramai non aveva sue notizie da più di dieci ore.

“Ehi, guarda che il Capitano Kuchiki è un uomo ormai.” Si intromise Kisuke cercando di tranquillizzarla, assumendo il suo solito tono scherzoso.

“Sì, sì…un uomo. Ma io adesso che faccio? Lo devo aspettare? Lo devo andare a cercare? Uff…” sbuffò.

Urahara la guardò incuriosito.

“Vai a dormire. Se viene, bussa, no?”

“Per te è tutto così semplice, eh?” sospirò non pensando sinceramente le parole che aveva pronunciato. “Mah, forse hai ragione tu. Me ne vado a letto.”

Si alzò e fece per imboccare le scale per arrivare alla sua camera da letto al piano di sopra. Mise una mano fra i capelli cercando il fermaglio, che sfilò via facendo ondeggiare i morbidi capelli scuri. Improvvisamente il suo sguardo tornò verso Kisuke, il quale non tardò ad accorgersene.

“Ehi, Kisuke. Tu che ci facevi qui?”

“Io? Oh, ero solo venuto per vedere come stavi. Tutto qua.”

“Tutto qua?”

Yoruichi cambiò radicalmente atteggiamento. Cominciò a riscendere le scale, ondeggiando con fare accattivante. Si avvicinò a Kisuke e gli mise una mano fra i capelli, spostandogli il capello e poggiandosi su di lui.


“Allora…tutto qua?” ribadì con voce suadente, giocherellando col colletto della giacca.

“Yoruichi, cosa intendi..?” le rispose lui stando al gioco.

“Uhm…non so.”

Si poggiò sul suo petto chiudendo gli occhi.

La vicinanza di Kisuke le dava coraggio e le infondeva quel calore familiare che ormai solo lui le riusciva a trasmettere. Avrebbe potuto addormentarsi così, fra le sue braccia.

“Devo andare adesso. Non ti addormenterai mica?”

“No, certo che no.” Disse costringendosi ad abbandonare quella posizione.

Le dispiaceva molto che Kisuke la fraintendesse così. Lei gli era affezionata e gli voleva bene, molto.
Non per forza nel senso di amore, e neanche di amicizia.
Era un tipo di affetto al quale non sapeva dare una definizione effettiva, se non che stava bene con lui. Basta.

Forse era per questo che lo voleva vicino. Ma lui?

Urahara sicuramente provava lo stesso, eppure talvolta sembrava strano.

“Vai, non preoccuparti. Io aspetto quel disgraziato un altro po’, poi vado a dormire.”

“Certo. Se lo vedo, ti faccio un colpo.”

Detto questo, si dileguò in un attimo, lasciando Yoruichi nuovamente sola.
Per un po’ ciondolò per la casa, poi, tornando più lucida, prese a guardarsi in giro non sapendo ancora bene cosa fare.

“Uffa! Che noia…”

La ragazza ormai era abituata da tempo a vivere da sola. Da quando cento anni prima aveva lasciato il suo casato, si era ambientata bene a Karakura, senza però stringere rapporti con nessuno. Forse perché aveva sempre assunto la forma di gatto.
Quindi spesso non sapeva come passare il tempo, soprattutto se costretta a stare in casa.

Entrò nel salotto e si sedette sul divano.
Scrutò la stanza e dovette ammettere che Byakuya alla fine aveva fatto un buon lavoro. Bravo il piccolo Kuchiki antipatico.
Quella stanza adesso sembrava nuova.
Guardò alla sua destra, ai piedi del divano. C’era una grossa valigia.
La sollevò e la aprì.

“Tutte cartacce! C’era da aspettarselo.” Costatò mentre leggeva apaticamente i fascicoli che il ragazzo si era portato dalla Soul Society.

La Soul Society…

Questa parola le sembrava spesso così lontana.
Eppure le scorrevano ancora davanti agli occhi le immagini delle sue strade, del gotei, della sua casa…come se in realtà non se ne fosse mai andata.
Ma era stata un parte della sua vita, niente di più.
Chiuse la valigetta e la ripose dove l’aveva trovata.

“Bene! Ti ho aspettato fino ad adesso, caro Kuchiki! Adesso ti arrangi.”

Girò i tacchi e si avviò definitivamente in camera da letto, spogliandosi e lasciando i suoi indumenti per terra strada facendo.


[…]


Era notte profonda.

Molte luminarie erano già spente e la città era sommersa in un buio inquietante, o almeno lo sarebbe stato se ad attraversarla non fosse stato Byakuya Kuchiki.
Infatti lui avanzò tranquillamente per quelle strade, incurante di chi lo circondava, o di quei viottoli mal frequentati.
Pur essendo un ragazzo altolocato, sapeva muoversi bene anche negli ambienti poco raccomandabili. Per di più, il fatto di essere uno Shinigami particolarmente dotato, già da tempo gli aveva conferito una sicurezza che tutti gli invidiavano.
Girò appena lo sguardo cercando di orientarsi, poi ecco che vide la palazzina dove abitava Yoruichi e dove, suo malgrado, doveva tornare.

Era stanco, davvero molto.

Gli attacchi degli Hollow non erano stati poi tanti, ma il peso di tutta una giornata passata fuori si faceva sentire anche su di lui.
Si avvicinò alla porta d’ingresso e bussò, dopodichè socchiuse leggermente gli occhi. Non vedeva l’ora di togliersi quello scomodo gigai di dosso e dormire, finalmente.
La sua attenzione, però, ritornò velocemente alla porta, che era ancora chiusa.
Bussò nuovamente, ma stranamente non sentì alcun rumore dall’altra parte.

“Forse non è in casa…”

Cercò di sbirciare in casa, ma su quella facciata non vi erano finestre. Girò intorno, sperando di vedere qualche luce accesa, ma la casa sembrava davvero deserta.
Cominciò a scrutare l’ambiente circostante.
Cercare Yoruichi era già abbastanza seccante, per di più faceva molto freddo e non aveva per niente voglia di mettersi ad aspettarla in quelle condizioni. La scelta era una: avrebbe dovuto trovare il modo di entrare in qualche modo.
Vide un albero abbastanza alto e notò che i rami arrivavano fino a una delle finestre di casa. Entrare da li non avrebbe dovuto essere tanto difficile.

In realtà, immaginare un Byakuya che si arrampica su un albero e fa per entrare in casa da una finestra, era un’immagine strana persino per lui.
Non che non avesse mai fatto questo genere di cose, ma una volta raggiunta una certa età gli erano stati negati certi modi di comportarsi e alla fine si era adeguato, diventando un’abitudine per lui quella di essere sempre serio, composto, perfetto…

Si mise seduto su un ramo.
Cercò di guardare dentro, ma era buio. Non c’era nessuno in casa, come sospettava, quindi cercare di attirare l’attenzione picchiettando sul vetro non gli sembrò una grande idea. Non l’avrebbe comunque sentito nessuno.
L’unica soluzione era romperla.
Cercò qualcosa di pesante, ma non trovando nulla che sembrasse fare a caso suo, si sporse dall’albero cercando di calciare il vetro. Era abbastanza vicino per riuscirci.
Gli bastarono pochi tentativi e la finestra di spalancò provocando un boato che rimbombò per tutta la casa.
Fortuna che Yoruichi non c’era, se no si sarebbe sicuramente spaventata…

Credeva Byakuya.

Dal canto suo, Yoruichi dormiva beatamente e un rumore assordante l’aveva letteralmente fatta saltare giù dal letto, svegliandola di soprassalto e facendole perdere ogni residuo di sonno.

“C-cosa è stato?!”

Non curandosi minimamente del suo aspetto, si alzò, accendendo la luce. Il rumore non era venuto da camera sua, costatò. C’era qualcuno in casa?

Byakuya intanto, con un piccolo salto, era riuscito ad entrare in casa dalla finestra. Avanzò cercando l’interruttore della luce, ma non fece in tempo a fare più di due passi che qualcosa sul pavimento lo fece scivolare facendolo cadere di brutto.

“Diavolo, cosa..?” disse mentre levava dal suo piede una sorta di straccio morbido sul quale era scivolato. “Perché lascia roba sul pavimento?!” parlò a denti stretti, facendo per rialzarsi.

Si sistemò appena, poi improvvisamente qualcosa lo colpì alla schiena costringendolo a piegarsi, e questa riprese a colpirlo ripetutamente anche sulla testa.

“Hai sbagliato casa, caro mio!! Nessuno si permette di entrare nella mia…!!”

“Che diavolo stai facendo?!”

“Uh?”

Yoruichi si fermò di colpo.
Allungò appena il braccio e accese la luce, ritrovandosi un Byakuya dolorante che la guardava con odio.

“B-Byakuya..?” disse con un filo di voce, incredula, con la scopa alzata ancora per aria. Subito, però, cominciò ad inveire contro di lui. “Ti sembra questa l’ora di tornare? E quel casino poi? Cosa è stato?!”

“Calmati, quanto sei rumorosa.” Disse massaggiandosi la testa. “Ho bussato, tu non hai risposto e ho pensato non fossi in casa.” Spiegò laconico.

“Hai pensato che non fossi in casa alle due di notte passate?”

“Sono le due?”

Fu sorpreso di notare quanto fosse tardi. In quel momento cominciò a capire perchè Yoruichi si fosse agitata tanto.

“…E sei entrato dalla finestra? Tu?” Yoruichi gli puntò contro l’indice, con fare provocatorio, incredula che quel Byakuya potesse fare una cosa del genere.

“Tsk.” Alzò la testa lui, indignato. “Non l’ho rotta, e per di più stavo anche cadendo scivolando sulla robaccia che lasci in giro.”

Solo allora, per mostrarle la “cosa” sulla quale era scivolato, che aveva ancora in mano, si accorse che era un reggiseno.
Entrambi rimasero zitti per qualche secondo.

“Perché hai un mio reggiseno?” Yoruichi lo guardò perplessa e cominciò a fingersi accigliata.

Byakuya tentennò, non aspettandosi per niente di ritrovarsi in mano un indumento di Yoruichi. Si sentì sempre più agitato, e nervoso che Yoruichi potesse farsi starne idee.

“Ci sono scivolato.” Non riuscì a conservare il suo solito tono calmo e distaccato come avrebbe voluto.

“Byakuya! Non ti facevo così!” insinuò lei maliziosamente incrociando le braccia.

“C-cosa?”

Il povero Byakuya si sentì terribilmente accaldato. Sapeva benissimo che Yoruichi lo stesse solo provocando, ma quelle erano situazioni a cui non era per niente abituato. Come avrebbe potuto esserlo, del resto?
Per di più proprio in quel momento cominciò a scrutare l’aspetto della ragazza, con i capelli scomposti e un leggero vestitino che la lasciava più scoperta che coperta, cosa che certamente non lo aiutò a recuperare la sua sanità mentale.
In realtà era già abituato al poco senso del pudore di Yoruichi, tuttavia rimanere indifferenti ad una come lei era pressoché impossibile. Anche per lui.

Distolse subito lo sguardo e si avviò verso il salotto, dandole le spalle.

“Ehi, dove vai?” lo fermò Yoruichi.

“Me ne vado a letto.”

“E non me lo restituisci il reggiseno?” ammiccò portando una mano sotto il mento. “Se vuoi te lo regalo…ma…”

Byakuya sgranò gli occhi incredulo e prima che lei potesse finire la frase, glielo consegnò prontamente, facendo rimanere la ragazza con un palmo di naso. Di colpo le venne il dubbio di aver esagerato, per cui corse ai ripari, seppur col suo solito modo di fare giocoso.

“Dai, ti sto prendendo in giro, lo sai.”

Era così divertente rivedere in quello sguardo ormai adulto gli stessi occhi di quel ragazzino che aveva tormentato cento anni prima. Gli sorrise, ma la sua espressione cambiò radicalmente quando notò che dalla fronte del giovane capitano scendeva del sangue.

“Oddio, Byakuya, che hai?” gli si avvicinò preoccupata, facendolo sbandare.

“Che ho cosa?” le chiese freddo come al solito, sforzandosi di guardarla in viso.

“Ti scorre un po’ di sangue dalla fronte…”

“Sangue..?” il ragazzo si toccò la fronte e le dita si intinsero leggermente di rosso.

“Sta fermo, fa’ fare a me.” disse scostandogli la mano e alzandogli delicatamente i capelli in quel punto. “Uhm…sembra tu abbia preso una bella botta!”

A quella constatazione, Byakuya alzò un sopracciglio.

“Una bella botta…guarda che sei stata tu a darmela.” Precisò maligno.

“Oh! Ehm… vieni, c’ho qualche cerotto, forse.”

Lo prese per il braccio, facendo palesemente finta di ignorare la battuta di Byakuya, e lo fece sedere sul divano, cercando intanto il necessario per disinfettargli la piccola ferita.

“Stupido tu che torni a quest’ora facendomi preoccupare.” Si sedette accanto a lui e cominciò a tamponarlo con l’acqua ossigenata. “Si può sapere dove sei stato fin’ora?”

Naturalmente Yoruichi non si era resa conto della sua troppa vicinanza a Byakuya. Dal canto suo, il ragazzo trovò strano vedere la bruna così apprensiva verso di lui. Non per il fatto che lo stesse medicando in se per se, ma era proprio perché si trattava di lei. Una persona certamente non comune per lui.
Guardò il vuoto, ma i suoi occhi erano inevitabilmente attratti dalle sue gambe scoperte, inginocchiate vicino a lui, e dal suo bel corpo che lo sfiorava appena.

“Sai bene perché sono stato fuori.” Le rispose breve.

Yoruichi non ribatté e continuò a disinfettarlo per bene, nonostante alla fine era stata solo una botta, niente di preoccupante.

“Ti piacciono gli orsetti?”

Il capitano Kuchiki non afferrò subito le parole della ragazza.

“Gli orsetti?”

“A tutti piacciono gli orsetti.” Concluse mentre ultimava il lavoro con un bel cerotto decorato con dei graziosissimi orsetti colorati.

“Ecco fatto, come nuovo!”

Soddisfatta, si girò di scatto verso di lui, e, non calcolando l’effettiva distanza che c’era fra i due, gli sfiorò appena il naso fino a poter sentire sul viso il suo caldo respiro.
Immobile, rimase a guardarlo dritto negli occhi per una manciata di secondi e per una volta anche Yoruichi avvertì un leggero imbarazzo, che però soffocò allontanandosi immediatamente.
Anche Byakuya si sentì profondamente a disagio e guardarla così profondamente lo turbò decisamente, poiché ormai troppe volte in quella stessa serata era stato violato ampiamente il suo concetto di “distanza”.

Ma il suo sguardo, ormai divenuto con gli anni così impenetrabile, rendeva ogni sua emozione come un leggero soffio d’aria. Percettibile appena solo da chi voleva farci caso.

Yoruichi sembrò mordersi leggermente le labbra. Il ragazzo era un acuto osservatore e quel movimento gli sembrò strano doverlo classificare tra quelli che lui considerava segni di “disagio”.
Vide la ragazza alzarsi e cominciare a ricomporsi solo in quel momento, passando una mano fra i lunghi capelli sciolti e aggiustandosi la scollatura della lingeria.
La giovane non amava trovarsi in situazioni simili.
Nel suo piccolo, e forse in maniera ancora più impercettibile di Byakuya, anche lei voleva essere impenetrabile da quel punto di vista.
Non che Yoruichi fosse riservata.
Semplicemente lei era quello che mostrava agli altri e alla lunga questo aveva formato una sua immagine, che lei stessa voleva mantenere in alto.
Tutto ciò che sembrava estraneo alla sua personalità, lo allontanava. Anche l’imbarazzo.
Non era certo una persona così complicata, in realtà.
Una come Yoruichi non pensava tanto a se, ne a cose di questo genere, quindi ragionamenti simili difficilmente la scalfivano. Per questo se accadeva si sentiva a disagio.
Era una persona pratica che odiava lasciarsi andare a riflessioni inutili.

Si alzò e si stiracchiò col busto.

“Vuoi un po’ di latte caldo?” disse per spezzare il ghiaccio.

“Vorrei andare a dormire.”

“Sei stato fuori tutto il giorno, hai bisogno di qualcosa di caldo.” Non lo ascoltò per niente e si avviò in cucina come se lui non l’avesse proprio risposta.

“Che poi hai almeno mangiato qualcosa fuori?” gli urlò mentre metteva la pentola sul fornello.

Byakuya non rispose.
Si limitò a sdraiarsi sul divano, riposando la testa. Mise una mano sugli occhi per difenderli dalla luce artificiale che a quell’ora era decisamente insopportabile. Soprattutto perché era davvero stanco.
Quel po’ di ombra che riuscì a ottenere sul viso bastò a rilassarlo e a fargli sentire i nervi distendersi, finalmente. Sospirò, dopodichè si girò su un lato e chiuse gli occhi più intensamente.

Intanto Yoruichi si sporse dalla porta della cucina, che affacciava proprio nel corridoio che collegava al salotto, per richiamare l’attenzione del ragazzo.

“Byakuya, il latte è caldo se lo vuoi e…Byakuya?” si interruppe quando vide la stanza vuota.

Esitante, si incamminò dentro e, una volta arrivata di fronte al divano, lo vide dormire beatamente. Mosse le labbra in un piccolo ghignò, che però divenne sempre più dolce trasformandosi in un delicato sorriso.
Si inginocchiò sul pavimento e rimase a guardarlo senza pensare a qualcosa, concretamente. Trovò solo irresistibilmente tenero vederlo così.
Istintivamente portò una mano sul suo viso, che accarezzò debolmente con il dorso.

“Che stai facendo…” parlò quasi in un bisbiglio Byakuya.

“Pensavo dormissi.” Gli rispose aggraziata, mentre gli scostava i capelli dal collo.

Si alzò e gli sistemò addosso una coperta prima di spegnere la luce e lasciare definitivamente la stanza.

“Buonanotte.”

Mentre saliva le scale, si ritrovò inspiegabilmente di buon umore.
Una volta in camera, poi, prese sonno velocemente cullatala quella bella sensazione.


[…]


“Byakuya, svegliati!”

Byakuya Kuchiki aprì gli occhi, ancora assopito dal sonno che era ancora alla sua fase profonda.
Sollevò la testa debolmente, distinguendo, tra i capelli che gli pendevano sul viso, la figura di Yoruichi.
Indossava una canotta rossa e dei pantaloni scuri.

“Buongiorno, caro. Forza alzati!” disse scrollandogli le coperte di dosso senza curarsi minimamente del fatto che Byakuya fosse ancora frastornato.

“C-che…cosa c’è?”

Il moro cercò di riprendere lucidità, e si sollevò sui gomiti per costringersi a tenere la testa alta.

“Sei un completo disastro, datti una sistemata.”

Yoruichi gli buttò addosso dei vestiti ben piegati mentre gli passava velocemente il pettine fra i capelli.
Il ragazzo non gradì il gesto, per questo, al primo nodo che lei gli tirò bruscamente, le fermò la mano per prendersi il pettine e fare da solo.

“Non mi dirai che li hai stirati tu.” Disse indicando con gli occhi i panni.

“Mi fai una brava massaia, eh?” lo guardò alzando le sopracciglia con fare accattivante. “Me li ha lasciati Kisuke. Immaginava che non avessi molti cambi d’abito adatti alla società di Karakura, per questo ha portato qualcosa.”

“E’ passato Urahara? Perché, che ore sono?” decisamente stordito, osservò l’orologio che la ragazza aveva sul polso e, come raramente faceva, esclamò sorpreso. “Le dieci?!”

Portò una mano sulla fronte, incredulo di essersi alzato davvero a quell’ora.

“Eh, già! Te lo perdono giusto perchè ieri sera hai fatto tardi. Ma Capitano quale sei…” calcò soprattutto sulla parola ‘capitano’, ben sapendo quanto Byakuya tenesse al suo impiego. “…dovresti cercare di alzarti presto.”

Il ragazzo infatti la guardò accigliato, non accettando prediche del genere proprio da lei.

Scrutò appena i vestiti che lei gli aveva lanciato addosso, guardandoli con disprezzo. Odiava quel tipo di abbigliamento.

“Cambiati, che stamattina usciamo.”

“Dove dovremmo andare?” chiese infastidito dalla sola idea di uscire con lei.

“Uh?” Yoruichi gli rivolse i suoi bellissimi occhi da gatta, mostrandogli un’espressione sorpresa e che allo stesso tempo avrebbe dovuto farlo sentire stupido.

“Quanto sei sciocco. Hai tutta una città da imparare a conoscere. Come pensi di difenderla se non sai orientarti tra le sue vie?”

Byakuya la ricambiò con uno sguardo infastidito. Non si sarebbe mai stancato di pensare quanto fosse odiosa e irrispettosa quella “gattaccia”.

Prese la maglia e, mentre faceva per sbottonare la camicia con la quale si era addormentato la sera prima, lanciò un’occhiataccia a Yoruichi che evidentemente non aveva compreso le sue intenzioni.

“Mi vorrei cambiare.” affermò secco.

“Sì, lo vedo. Muoviti.” Disse lei con non curanza.

Byakuya fece un profondo respiro e capì che il solo modo per essere compresi da lei era essere diretti. La guardò severo e a malavoglia le riformulò la sua pretesa.

“Visto che mi devo cambiare, esci fuori.”

Yoruichi lo guardò seriamente perplessa, poi sbottò in un’energica risata lasciando il povero Byakuya di stucco.

“Ah!Ah!Ah! Maddai..! Ti conosco da quando sei un bambino! Cosa vuoi che…”

Prima che potesse completare la frase, Byakuya si alzò e la guardò furente mentre, con passo pesante, uscì dalla stanza e si chiuse in bagno sbattendo la porta.

Lei rimase sbigottita e si azzittì completamente.
Una volta realizzata la reazione del suo convivente, lo seguì in bagno e mentre si avvicinava spiegandogli che lo stava solo prendendo in giro, come suo solito, sentì la chiave della porta girarsi.

“Ma come sei infantile!” sbuffò sgranando gli occhi, incredula, e rimanendo a fissare la porta chiusa.

Pochi minuti e Byakuya fu di nuovo di fronte lei, perfettamente pronto.

“Però…!” affermò lei incrociando le braccia e sporgendosi col busto verso di lui. “Sei più veloce di quanto pensassi. Dal tuo bel faccino, tutto ‘pipino’, pensavo fossi uno che trascorresse le ore intere in bagno.”

“Un kimono è molto più difficile da indossare di questi strani stracci. E poi che vuol dire ‘pipino’?”

“Perfettino, tutto ben vestito…” ridacchiò mentre uscivano di casa. “E detto fra noi, ‘questi strani stracci’ ti stanno bene, piccolo Byakuya.” Gli sorrise avviandosi per prima in strada.

Il ragazzo la guardò stranito.
Inquadrare Yoruichi gli era sempre stato difficile e adesso che potevano considerarsi “coetanei” le cose non erano affatto migliorate.
Anzi.
Più passava il tempo e più la loro incompatibilità diventava un dato di fatto.

Con passo lento la raggiunse ed insieme presero a camminare per la città.

“Per prima cosa ti voglio portare in centro, che è grossomodo la zona più frequentata di Karakura.”

Byakuya si limitò ad alzare le spalle.

“Cosa c’è? Non sei contento?”

“Contento per cosa?” le chiese sinceramente, non sapendo mai bene come prendere le battute della ragazza, che infatti lo guardò inspiegabilmente in maniera accattivante e gli si mise sotto braccio.

“Beh, per esempio di uscire con una gran bella ragazza come me. Che effetto ti fa?”

Il capitano la guardò dubbioso, chiedendosi se fosse possibile che scherzasse sempre. Girò lo sguardo verso un’altra direzione e le rispose con il suo solito tono distaccato.

“Che razza di domanda. Potresti comportarti in maniera più seria di tanto in tanto?”

In tutta risposta Yoruichi cominciò a ridere, sotto gli occhi sempre più severi del tenebroso Byakuya.

“Certo che non ti lasci andare per niente. Hanno lavorato sodo su di te, eh?”

“Guarda che le tue battutacce non hanno mai fatto effetto su di me. Ne allora, ne adesso.”

“Ah, sì..?”

Si avvicinò a lui, stringendosi più forte alla manica della sua giacca. Dopo essersi assicurata di aver attirato la sua attenzione almeno un po’, si staccò velocemente e fece una piccola piroetta, parandoglisi davanti.

“Byakuya, mio piccolo Byakuya. Non ti ho insegnato proprio niente, eh?”

Yoruichi costatò che il ragazzo non smise di guardarla in quel modo sconcertato e irritato. Per questo riprese a camminare, lasciandolo perdere.
Inaspettatamente fu Byakuya a riprendere il discorso.

“Cosa intendi?”

“Non lo immagini?” lo guardò in maniera profonda, come se attraverso i suoi occhi avesse voluto comunicargli tutto un mondo che invece nei suoi non leggeva e, anzi, vedeva completamente sconosciuto.

Dal suo canto, Byakuya non sopportava quel genere di atteggiamento, di chi vuole per forza insegnarti qualcosa e che ritiene il suo modo di vivere migliore degli altri. La ragazza si era sempre atteggiata da “maestra di vita” nei suoi riguardi, e lui non l’aveva mai sopportato.

Girò lo sguardo e cominciò a camminare per conto suo.

Vedendolo così, Yoruichi mise le mani sui fianchi infastidita.
Non era abituata a rincorrere le persone e a dover di continuo richiamare la loro attenzione. Byakuya era impossibile e nonostante lui glielo avesse smentito, lo trovava sempre quel ragazzino capriccioso ed indisponente abituato ad essere riverito.
Forse per questo amava prendersi gioco di lui.

Pochi passi e gli fu di nuovo vicino. Lo afferrò per la giacca e gli intimò di fermarsi.

“Ehi, ti sto solo cercando di dire di essere meno fiscale. Cosa ci perdi a giocare con me?” disse con un tono abbastanza serio.

“Siamo entrambi un po’ grandi per il gioco, non credi, Yoruichi?”

La ragazza sbuffò, poi lo guardò divertita.

“Te l’ho già detto. Qualche centimetro in più non ti rende grande per me.”

Byakuya la guardò con la coda dell’occhio e si girò appena verso di lei. Era già pronto per risponderla quando improvvisamente decise di provocarla. Non era nel suo carattere, ma una volta tanto voleva provare ad azzittirla con le sue stesse armi.

“Qualche centimetro? A quanto ricordo, tu eri abbastanza alta. Ma adesso, vedendoti da quassù, posso persino controllare se la fila dei tuoi capelli è dritta.”

“C-cosa?” la ragazza rimase sbigottita.

“Oppure stai invecchiando e già cominci a rimpicciolirti.”

Quella battutaccia la fece andare su di giri, così prontamente allungò una gamba per mollargli un calcio in pieno viso, ma che lui abilmente scansò senza la minima fatica.

“Vecchia? Ma tu guarda il piccolo Byakuya! Hai cacciato una linguaccia biforcuta!!”

In realtà si era palesemente divertita della reazione di Byakuya. Finalmente il suo “compagno di giochi” era uscito fuori.
Continuò a cercare di colpirlo senza la reale intenzione di farlo, fino a quando non si rese conto che avevano addosso gli occhi dei passanti.

“Non male.” Gli sorrise.

Ancora una volta, Byakuya ebbe la conferma che Yoruichi era incapace di essere seria, anche se alla fine poteva dire di aver trovato divertente quel piccolo “battibecco”.

In fin dei conti, tra loro era sempre stato così.

Lei veniva, lo tormentava e non era contenta fin quando non otteneva una qualche reazione da lui. E prontamente lui ci cascava in pieno.
In realtà non aveva mai saputo ammettere se effettivamente si divertisse con lei, oppure se la odiasse.
Non la sopportava, questo sì.
Ma il vero significato da attribuire a quelle parole non gli era mai stato chiaro…

Già…


Però poi…





Però poi, un bel giorno, tutto questo si era improvvisamente stroncato, senza che lui potesse farsene una ragione in qualche modo.






Aveva solo dovuto concretizzare che non sarebbe più tornata. Che probabilmente era morta.







Per cento anni…lo aveva creduto.






“Io ho sete. Ti va di bere qualcosa?”

Byakuya la guardò, mentre lei faceva per avvicinarsi ad un piccolo chiosco.


Lui non aveva mai avuto modo di rifletterci dato il trambusto di quei ultimi tempi, però…

Rivedere Yoruichi Shihoin davanti ai suoi occhi, quel giorno, fu una sorpresa che non avrebbe in nessun modo potuto aspettarsi.
Non dopo aver creduto che lei fosse solo un ricordo legato all’infanzia, ormai.
Fu davvero come un tuffo nel passato, dove una vecchia memoria improvvisamente prende forma davanti ai tuoi occhi.
Nel suo caso, però, si era materializzata per davvero.


Intanto le loro vite erano state così diverse e ognuno aveva continuato per la sua strada.
Con la differenza che lui l’aveva creduta morta.



E lei?



Dov’era realmente finita?
Perché non veniva più a casa per “giocare”?
Era davvero morta?
E se invece così non fosse… perché non era mai tornata per tranquillizzarlo?




Erano tutte domande che ormai appartenevano ad un vecchio Byakuya che aveva smesso di preoccuparsi troppo.



“Byakuya, è tutto apposto?”

“…”

La bella ex-shinigami fu incuriosita dal suo silenzio.
Si sedette su uno dei tavolini rimasti liberi del chiosco e cercò nel suo sguardo una qualche risposta.
Byakuya si sedette di fronte, guardandola a sua volta, senza far trasparire in nulla di ciò che riguardava i suoi pensieri.

Yoruichi stava già per porgli di nuovo la stessa domanda, ma qualcosa le fece capire che forse era meglio lasciarlo stare. Per questo avvicinò la cannuccia alle labbra e riprese a bere la sua gassosa. Qualche volta il silenzio rilassava anche lei.

Lui la osservò, analizzando e perdendosi in ogni suo movimento.
Non curandosi che alla lunga persino Yoruichi si stava accorgendo di quelle insistenti attenzioni.
Infatti lei alzò il viso verso di lui e lo guardò intensamente, mentre una leggera brezza le faceva ondeggiare i capelli che le pendevano sul viso.

“Tu, dove sei stata tutto questo tempo?”

Yoruichi si sorprese di quella domanda, capendo perfettamente cosa Byakuya intendesse con ‘tutto questo tempo’.
Abbassò il viso, che per qualche attimo si fece buio, poi tornò luminosa e gli sorrise debolmente, non riuscendo però a celare quel po’ di amarezza che la devastava quando veniva in qualche modo toccato quell’argomento.

“E’ passato. Come tutti, ho cercato di arrangiarmi come potevo. Non devi preoccuparti.”

Il suo tono fu molto basso e fu asciutta come mai l’aveva sentita.

Per questo distolse lo sguardo.
Non volle approfondire oltre.

Era una ferita che non aveva voglia di riportare alla luce.



[…]





Ho deciso di lasciarmi un po' andare.
Scrivere questo capitolo infatti mi ha davvero divertita molto XD
Le gag e situazioni equivoche sono all'ordine del giorno in una coppia come questa. Spero che questa impostazione vi piaccia. Perchè parlare di un Byakuya serio, rigoroso, altolocato è abbastanza facile. Il difficile viene quando viene inserito in un contesto "non suo". E con Yoruichi lo sbalzo è molto grande.
Per questo mi applico molto sulla sua caratterizzazione e, pur in un situazioni non "alla Byakuya", ci tengo a mantenere il suo IC.
E magari mi piacerebbe far trasparire qualcosa in più su di lui, che non è percettibile da una semplice lettura del manga.
Perchè per me fare di Byakuya il capitano freddo e distaccato è decisamente riduttivo.
Nell'insieme di questa fanfic, vorrei fuoriuscisse un quadro di lui che si distacchi dallo stereotipo in cui è sempre stato inquadrato, ed esca una caratterizzazione abbastanza completa del personaggio, che di suo ha molte sfaccettature. Più di quante se ne possano immaginare. Più scrivo e più me ne rendo conto.
Ho le idee abbastanza chiare, quindi penso di riuscirci.
Per Yoruichi il discorso è un po' diverso. Mi trovo abbastanza bene a descriverla, ma le notizie su di lei sono certamente di meno rispetto quelle sul capitano Kuchiki. Non intendo che sia più facile parlare di Byakuya, solo che paradossalmente sappiamo più su di lui, che è un personaggio chiuso, che su di lei.
Da questo punto di vista è più facile inquadrare Byakuya che Yoruichi.
Però la bella "stregatta" mi piace davvero molto, e anche attraverso la sua vicinanza con il caro capitano, cercherò di inquadrare alcuni aspetti su di lei che alla lunga ho dedotto osservandola.
La ByaYoru è un pairing che deve evolvere lentamente, però pian piano vanno toccati i suoi punti per far andare avanti la storia. Uno di questi è senz'altro il "passato", che sarà ripreso nel prossimo capitolo che si aprirà proprio con un flashback.
Spero di riuscire ad aggiornare con la frequenza che sto avendo. Nel caso di lunghe attese, scusatemi! Ma con l'università gestirsi il tempo certe volte è difficile.
Ringrazio tutti coloro che mi seguono.
Vorrei sapere cosa ne pensate del lavoro fin'ora, non fatevi problemi^^ Se pubblico una fic ByaYoru non è solo per me, che semplicemente adoro questo pairing, ma è sopratutto per i suoi fan o chi è incuriosito da loro.
Un bacione a tutti e spero di conquistarvi con la mia ByaYoru!

Fiammah_Grace

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Capitolo 6
*** chapter.6 ***


CAPITOLO 6






[a little jump in the past…]

 

….





Non lontano dalla Seiretei era facile poter trovare piccoli sprazzi di verde dove stare tranquilli e in pace. Piccoli boschi o radure ideali per chi amasse stare da soli, indisturbati.
Un giovane Byakuya Kuchiki era proprio in una di quelle postazioni, intento a studiare e a migliorare sempre più.
Aveva il viso chino su un libro di uno spessore non indifferente e di una difficoltà poco adatta ad un ragazzo della sua età. Tuttavia per lui era una lettura interessante e relativamente semplice. Fin da giovanissimo era sempre stato abituato a studiare materie complesse con impegno.
Anche in quel momento stava studiando ininterrottamente e i suoi occhi erano totalmente immersi in quella lettura, una lettura che lo alienava sempre più dal luogo circostante.
Scostò i capelli dal viso prima di chiudere tutto e ripassare i vari argomenti.

“Per poter fare ragionevolmente dei confronti fra un colpo e l’altro dovremo pensare di colpire con la stessa forza della media…vedi immagine A…” Lesse un’ultima volta ad alta voce, ragionando sullo stile di combattimento che stava cercando di imparare. Si alzò e provò il colpo ripetendo fra sé la pagina del libro.

Gli venne un movimento più armonico e deciso rispetto agli ultimi tentativi fatti e ne fu abbastanza soddisfatto.

“Se lo avessi fatto di 90° era perfetto.” Constatò mentre si allenava con il prototipo in legno di una katana. Ancora non adoperava armi vere, ma voleva comunque tenersi in allenamento anche con dei “giocattoli”.

Improvvisamente avvertì dei rumori anomali che lo misero in allerta. Impugnò più fermamente l’arma e si girò colpendo impulsivamente dietro di lui.

“Ehi, che tempismo!”

Una voce soave, ma dal timbro decisamente arrogante, attirò la sua attenzione.

“Cosa..?” disse sconcertato.

Sgranò gli occhi e vide che ad aver bloccato il suo colpo era una giovane ragazza esile e dal seducente sguardo orientale.
La frangia, un po’ a punta sui lati della fronte, incorniciava due occhi di un color ambra terribilmente suadenti.
Allontanò la katana mentre la fissava senza parole.

“Signorina Shihoin!” esclamò, poi il suo tono cambiò drasticamente. “Che ci fa qui..?” chiese seccato.

Era abitudine della ragazza venire ad interromperlo o ad infastidirlo nei momenti meno opportuni.
Dunque era già pronto a reggere un “testa a testa” con lei oppure a svignarsela, per poter continuare l’allenamento in tutta tranquillità.

Yoruichi gli mostrò un ampio sorriso e si divertì nel vedere il volto del ragazzino farsi sempre più crucciato.

“Ecco dove ti eri cacciato! E dire che ti cercavo da un po’.” Gli disse portando una mano sul fianco e prendendo ad accarezzargli il capo con l’altra mano, scuotendolo e scompigliandogli i capelli.

Byakuya subito si divincolò e la guardò infastidito mentre con un movimento veloce della testa riportava i ciuffi di frangia lontani dal viso. Essere trattato come un ragazzino era un qualcosa di insopportabile, specie se a farlo era “lei”.
In tutta risposta all’atteggiamento divertito della ragazza, Byakuya s’impostò con fare autorevole e serioso.

“Cosa ci fa qui il capitano della seconda compagnia che indubbiamente avrà tanto di quel lavoro da fare che non potrà trattenersi più di un paio di secondi..?” scandì con voce infastidita, anche se cercò di contenersi e di rimanere educato.

Lei sbottò in una sentita risata e annuì soddisfatta con la testa.

“Ci hai provato, piccolo Byakuya! Oggi sono libera da ogni impegno! E tutto solo per te.” Gli rispose divertita.
Il suo sguardo improvvisamente cadde sull’arma del ragazzino. “Ehi, sai che non te la cavi male con quella?”

Byakuya deglutì e guardò la sua arma incerto mentre lei incrociava le braccia sotto il petto.

“Non ho bisogno dei tuoi incoraggiamenti!”

Le rispose convinto che lo stesse prendendo in giro. Yoruichi inarcò le sopracciglia e lo guardò intenerita. Altro tipo di atteggiamento che Byakuya non sopportava.

“Non sto ti beffando. Ti sei accorto di me quasi subito. E non è da tutti, sai?” disse in maniera convincente, ma per il ragazzo era piuttosto insolito che lei cercasse di complimentarsi con lui.

“Una volta sentito il reiatsu, non è difficile individuare una persona.” Affermò con fare ovvio.

“O-oh! Il piccolo Kuchiki sa già fare una cosa simile? Ma che bravo..!” controbatté canzonatoria.

Si avvicinò improvvisamente a lui e Byakuya si portò subito sulla difensiva. Yoruichi era una ragazza imprevedibile e non voleva che si prendesse, ancora una volta, gioco di lui.
Quando gli fu praticamente ad un palmo di distanza si allarmò e sentì improvvisamente il viso farsi caldo.

“Ehi! Ma che cosa..?!” balbettò alzando i toni.

Istintivamente chiuse gli occhi, ma non avvertendo il corpo di Yoruichi su di sé li riaprì tempestivamente e la vide accucciata a terra che sbirciava il suo libro e i suoi appunti.
Byakuya, che era molto geloso della sua roba, subito si allarmò.

“Leggi questa roba..?” chiese lei mentre lui velocemente glieli scostava dal naso.

“Non sono fatti suoi!” le urlò infastidito.

Yoruichi si alzò e chinò lo sguardo verso di lui. Nel ritrovarsela così vicina, Byakuya dovette faticare molto per reggere il suo sguardo. Di colpo lei portò le mani sul mento e sembrò riflettere su qualcosa.
Byakuya l’osservò curioso, per poi sbandare nel momento nel quale lei gli si riavvicinò sfiorandogli il viso con i capelli.

“E così cerchi di salvare la tua disastrosa situazione, eh?” scherzò.

Sapeva benissimo delle abilità di Byakuya, ma per lei era un qualcosa di irresistibile farlo innervosire.

Byakuya, tuttavia, era decisamente più attento alla distanza che si faceva sempre più minima tra i due che a simili punzecchiature. Non riusciva proprio a concentrarsi su atro se non su quelle labbra carnose che si muovevano sinuose mentre lui non capiva cosa dicessero. Il cuore gli cominciò a battere così forte da accelerare tutta la circolazione del sangue in maniera quasi irreale.

Improvvisamente lei gli sfilò i libri di mano e con la stessa velocità con cui si era avvicinata, la vide allontanarsi da lui. Rimase senza parole e solo una manciata di secondi dopo gli si aizzò contro reclamando i suoi manuali.

“Dammeli! Sono miei!” disse mentre Yoruichi lo bloccò portandogli una mano sulla fronte.

Byakuya riuscì a divincolarsi da quella presa velocemente, ma non riuscì a riprendersi i libri finché non fu stesso lei a renderglieli.

“ ‘Colpire il soggetto a 45° e poi bla, bla, bla…’ sono un mucchio di sciocchezze!” gli disse mentre lui la guardava accigliato. “Lo sai che i combattimenti non si imparano sui libri?” lo punzecchiò.

“Viene prima la teoria e poi la pratica.” Le rispose quasi in un mormorio.

La brunetta gli rise nuovamente in faccia per poi improvvisare una posa da combattimento poco convincente.

“La teoria non ti serve a nulla quando hai qualcuno d’avanti che potrebbe ucciderti!”

Il ragazzo non accettò il fatto che lei deridesse il suo metodo di studio e velocemente impugnò la katana. Il tempo di riguardare in direzione di Yoruichi, però, che lei subito era sparita.
Guardò fisso in quella stessa direzione per una manciata di secondi finché non fu stesso lei ad apparirgli da dietro ed a immobilizzarlo con la sua stessa arma.

“Visto che il tuo ‘colpire a 90°’ non è servito a niente..?” gli sussurrò all’orecchio.

“Veramente c’era scritto ‘45°’…” disse con tono imbarazzato mentre avvertiva le forme della ragazza dietro la sua schiena.

“Sei terribile!” gli rispose sempre più divertita mentre si allontanava facendo quasi traballare il giovane Kuchiki. Lui la guardò con il viso chinò, arrabbiato con sé stesso per il fatto di essere, ancora una volta, diventato rosso per colpa sua.

Dopo poco scosse la testa e si rivolse alla donna-gatto con fare severo.

“E comunque in un duello serio sarei pienamente in grado di batterti, Stregatta!” le intimò.

 

Yoruichi sembrò incuriosita da questa sua affermazione.

“Battere? Che parolone…piuttosto, che ne dici se ti insegno qualche trucchetto?” gli sorrise attraente.

Byakuya si fece dubbioso, poi ritornò con il suo sguardo imbronciato.

“Non ne ho bisogno! E’ da tempo che ti ho superato, oramai!”

Con uno scatto improvviso Byakuya si avvicinò a Yoruichi che, in un attimo di distrazione, si ritrovò completamente presa alla sprovvista. Con un colpo deciso la colpì e Byakuya la vide cadere all’indietro e sbattere con la testa.

Subito lui assunse un’espressione gloriosa e portò le mani sui fianchi trionfante.

“Ah, ah, ah! Visto, brutta gattaccia? Così impari! Ho vinto io! Sono molto più forte di te!” Disse mentre un ghigno soddisfatto si disegnò sul suo volto.

“Ahi…che male…!” miagolò intanto lei con le lacrime agli occhi.

Nel sentire tutti quei lamenti, Byakuya si preoccupò e s’inginocchiò di fronte a lei cercando di capire se e quanto si fosse fatta male.

“Tu…tutto bene?” lei chiese incerto. Preso dall’euforia, si preoccupò di averla colpita con troppa forza.

Yoruichi alzò lo sguardo per mostrargli due occhioni colmi di lacrime che lo fecero sbandare.

“Ma che fai sul serio?!” le urlò sorpreso.

“Cattivo…!” continuò lei deformando le labbra.

Byakuya velocemente le si avvicinò cercando di vedere se perdesse sangue o se le avesse procurato qualche lesione. Mentre le scostava i capelli dal capo, constatò che non c’era niente di rotto e cercò il suo sguardo.

“Calmati! Guarda che non ti sei fatta niente..!” le disse per tranquillizzarla ma si sorprese di notare che, intanto, i lamenti di Yoruichi erano finiti da un po’.
Abbassò gli occhi sconcertato verso di lei e subito sbandò nel vedere disegnato sul suo viso un sorriso beffardo.

Lei con un veloce ed improvviso balzo andò via, saltando sul ramo di un albero situato non troppo in alto.

“Ih, ih! Fregato, piccolo Byakuya!”

Questa volta fu lei a mostrargli un ghigno trionfante.
Byakuya la guardò scioccato e cominciò ad inveire contro di lei.

“Non si fanno scherzi del genere, CRETINA!” urlò.

In tutta risposta lei abbassò con un dito la palpebra inferiore dell’occhio e gli cacciò una fastidiosissima linguaccia per poi scappare via con velocità.

Come sempre accadeva fra loro, lui perse definitivamente le staffe e lanciò via la katana, lasciò i quaderni, per darsi all’inseguimento della ragazza.

Spesso riusciva a raggiungerla, spesso no.
Molte volte si era persino sentito stupido nel cadere sempre nelle sue “trappole”. A volte era stato anche rimproverato dal nobile nonno per la sua condotta spesso troppo irrispettosa verso la nuova rappresentante del casato Shihoin.
Ma non si era mai pentito di darsi sempre al suo inseguimento, convinto, che prima o poi, sarebbe stato lui a sorprenderla e a batterla.


[…]


Cinque del mattino.
Yoruichi si alzò di soprassalto.
Portò una mano sulla fronte e si accorse di essere bagnata. Aveva fatto un incubo? Si sentiva solo fortemente agitata, e uno strano e inspiegabile turbamento aveva così rovinato il suo risveglio.

Non ricordava neanche cosa avesse sognato.
Strinse il cuscino e avvertì un bel fresco, che la risollevò da quel calore che l’aveva svegliata.
In poco tempo realizzò di dover alzarsi. Tanto difficilmente avrebbe ripreso sonno.


Mise sulle spalle una leggera vestaglia rosa, buttata ai piedi del letto, e scese ai piani inferiori. Il suo primo pensiero, al risveglio, era sempre un bel bicchiere di latte. Freddo questa volta. Aprì il frigorifero e si riempì una tazza che bevve con molta lentezza.
Distrattamente si affacciò dalla stanza per vedere cosa stesse facendo Byakuya.
Generalmente si alzava sempre prima di lui, ed era una piccola consuetudine quella di vedere se dormisse. Inaspettatamente però lui non c’era.
Scrutò l’ambiente più attentamente.
Possibile che fosse già uscito?
Mise una mano sul fianco e scosse la testa. Non erano certo due coinquilini esemplari. Ognuno stava sempre per conto suo, si alzavano, uscivano e tornavano sempre ad orari diversi. Per di più non avevano ancora mai mangiato assieme durante i pasti.
Non che Yoruichi si aspettasse di averlo sempre in casa, semplicemente l’idea di “tormentarlo” era divertente. E se lui non c’era, che faceva?

“Beh, non ho niente da fare. Tanto vale che vada a dargli una mano.” Concluse fra se cominciando a vestirsi con i suoi abiti quotidiani, decisamente più pratici e comodi nel caso avesse avuto a che fare con qualche hollow.

Uscì di casa e dopo pochi salti era già immersa in una Karakura silenziosa, avvolta da quell’ aura tipica del primo mattino.
Essere in strada a quell’ora era davvero rilassante. Non sarebbe stato lo stesso se fosse stata invasa di gente.

Si fermò sulla ringhiera di una balconata per decidere dove dirigersi concretamente. In realtà, immaginava bene dove Byakuya fosse. Nell’aria non si sentiva alcun reiatsu in giro, nessun Hollow era nei paraggi. Ciò voleva dire che Byakuya non era uscito per quello.
Quindi l’unico posto dove andarlo a cercare era un luogo dove lui potesse stare tranquillo ed indisturbato.

Fece un salto, dirigendosi spedita da qualche parte, consapevole che l’avrebbe trovato.

Girovagando per le zone con gli spazi più ampi di Karakura, improvvisamente sentì un reiatsu a lei familiare.
Si girò in torno e dopo poco tempo lo vide.

Byakuya era da solo, completamente immerso nel suo allenamento.

Yoruichi si inginocchiò, nascondendosi vicino un albero cercando di non farsi notare da lui. Per qualche motivo non voleva disturbarlo.
Fu un’atmosfera stranamente familiare.

Si ritrovava spesso a spiarlo, quando era solo un ragazzino, per poi sbucare fuori all’improvviso per spaventarlo. Però mai si era concentrata su di lui, mai si era fermata ad osservalo.

Il suo sguardo era serio come al solito, e respirava abbastanza profondamente mentre agitava la spada, con dei movimenti leggeri che gli gonfiavano il petto.

I capelli erano tenuti fermi dal kenseikan, ciononostante comunque gli cadevano sul viso, oramai sudato.

Da quanto si stava allenando?
Era mattina presto, per essere già così accaldato doveva aver iniziato da un bel po’ di tempo.

Non le era mai capitato di abbandonarsi a riflessioni simili. 
Cominciò a meravigliarsi per quella sorta di curiosità che le suscitava Byakuya. Forse era per il semplice fatto che non si vedevano da tanto tempo e voleva capire fino a che punto fossero cambiate le cose?
Generalmente amava ancora stuzzicarlo e prendersi gioco di lui. Adesso, forse, più di allora perché si comportava da grand’ uomo.

Però ancora non si era mai fermata a riflettere su di lui in maniera più concreta.
Per questo la incuriosiva.

Continuò a guardarlo ininterrottamente, mentre il sole si faceva sempre più in alto illuminando la sua figura e creando quei bellissimi giochi di luci che raramente si potevano notare in città.

Solo allora, mentre alzava una mano per coprirsi dai raggi che filtravano tra le foglie degli alberi, si accorse che stava incrociando gli occhi di Byakuya.

“Perché mi stai spiando?” proferì lui con tono basso.

Yoruichi rimase ferma, poi si alzò e si poggiò all’albero con la schiena.

“Da quanto mi hai vista?”

“Da quando sei venuta. Dimentichi che posso sentire la tua energia spirituale.”

“Oh…!” ammiccò prendendolo in giro. “E come mai non mi hai ripresa?”

Byakuya le diede le spalle, ignorandola.

La ragazza sorrise, divertita da quelle reazioni così distaccate.

“Tranquillo, ero qui da poco. Vedo che continui a darti da fare.”

“In quanto capitano, non posso permettermi di perdere l’allenamento.”

“Sei sempre così serioso…” disse mentre avanzava verso di lui. Arrivata vicino, fece un salto e andò a sedersi sul ramo di un albero di fronte a lui.

“A che ora sei uscito?”

Byakuya la guardò severo.

“Ho avuto una segnalazione e sono uscito.” Rispose asciutto sperando che lei la smettesse di fargli sempre tante domande.

Yoruichi però non poteva proprio comportarsi in maniera diversa. Più una persona era diversa da lei, e più lei amava metterla alla prova.

“Vieniti a sedere quassù con me.”

Il ragazzo la guardò contrariato, non capendo il perché di tale richiesta. In tutta risposta quindi si girò di nuovo e fece per andare via.
Yoruichi scoppiò a ridere, cosa che fece andare su di giri lo shinigami, che però riuscì a trattenersi.

“Si può sapere cosa vuoi?”

La gatta lo guardò con dolcezza, non mancando però dell’arroganza che traspariva sempre dai suoi occhi dorati.

“Niente. Voglio solo che ti siedi vicino a me.”

“A quale scopo?”

“Ma quale scopo? Forza, Byakuya! O devo pensare che sei timido?” cercò di provocarlo, cosa che funzionò in pieno visto che il ragazzo in pochi secondi fu subito sullo stesso albero, in piedi su un altro ramo.

“Ma che bravo!” disse con quel tono che si usa per i bambini che hanno fatto un buon lavoro.

“Smettila. Non mi va che mi parli così.”

“Ma ti senti quando parli. Mi sembri una sorta di Frankestein: ‘Non mi parlare così.’ ”

Imitò in malo modo i toni sempre molto bassi e controllati di Byakuya, per poi lasciarsi andare ad una sentita risata.

Byakuya poco gradì quel suo atteggiamento sempre così sfrontato, per questo la ignorò completamente, capendo che ogni sua reazione, lei l’avrebbe trasformata in una presa in giro.
Yoruichi si accorse del suo silenzio, per questo cercò di calmarsi e di tornare più seria.
Lo guardò intensamente, mentre lui si concentrava su qualcosa di non definito accarezzato dalle brezza del primo mattino.

“Beh, non vieni?”

Lui la guardò non capendo e la ragazza diede qualche colpo col palmo della mano sullo spazio libero del ramo sul quale era seduta.
Byakuya girò lo sguardo, non aveva voglia di farsi beffeggiare da lei.

“Voglio solo parlare. Ti prometto che oggi faccio la buona.”

“Non fare promesse che sai di non poter mantenere.”

“Eh, eh, eh…” ridacchiò. “Hai ragione. Caspita, mi conosci bene, eh?”

“Tsk.” Sbuffò lui, indignato.

Conoscerla bene? Yoruichi comprendeva il profondo significato di una frase simile?

Per come la pensava lui, questo tipo di affermazioni avevano un valore davvero alto.

Prima di poter dire di conoscere qualcuno, doveva passare del tempo e bisognava che accadesse qualcosa per cui concretamente uno potesse ritenere giusto dire una cosa simile. In questo senso, ammetteva di non conoscere Yoruichi.
Ma anche il contrario, ovvero che anche lei non lo conoscesse affatto.

Se pretendeva di sapere qualcosa di lui solo perché avevano passato una parte del loro passato insieme, allora era davvero una ragazza superficiale.

Yoruichi intanto aveva rivolto lo sguardo altrove, perso nel paesaggio circostante.
Improvvisamente sentì qualcosa muoversi e girandosi vide che finalmente Byakuya si era seduto vicino a lei.

“Ti sei deciso, finalmente.” Lo guardò scherzosa. “Va bene, va bene. Tranquillo.”

Riprese a guardarlo, cercando sul suo viso una qualche nota di disagio o quant’altro, almeno per poter decodificare i suoi pensieri. Lui era sempre così assente, sembrava fatto di marmo.
Abbassò il viso.

“Volevo solo chiederti una cosa.”

Byakuya ricambiò il suo sguardo, incuriosito.

“Ieri…” fece una piccola pausa. “Ieri mi hai detto una cosa che mi ha fatto pensare. Mi hai chiesto dove fossi stata in questi anni.”

In quel momento il capitano Kuchiki fece una piccola ed impercettibile smorfia. Era un argomento che non gli andava di toccare.

“Ecco, mi dispiace non averti fatto mai sapere nulla. So che è passato del tempo, però forse ci sei rimasto male. Eri pur sempre un ragazzino e…Byakuya?”

Si fermò quando vide il ragazzo alzarsi.

“Byakuya, che fai?”

“Non ho niente da discutere.”

Yoruichi sgranò gli occhi. “Guarda che volevo solo dirti due parole. Pensavo che..”

“Non pensare. Io non ho nulla da dire su questo.”

Detto questo fece un salto e sparì in pochissimi secondi, lasciando la ragazza completamente da sola.

“Ma che modi…”

Inizialmente risentita, in realtà sentì di capire i sentimenti di Byakuya.

Dopotutto era così anche per lei. Il passato è passato. Andava lasciato alle spalle. Perché discuterci?


[…]


Byakuya si diresse verso un’area isolata posta lì nelle vicinanze.
Il discorso che Yoruichi aveva cercato di intromettere aveva avuto breve durata, ma quelle poche parole che lei aveva proferito cominciarono a echeggiargli nella mente in maniera sempre più incessante.

Come si permetteva? Come osava anche solo pensare che lui fosse stato in pena per lei? Solo perchè era un ragazzino?

Si fermò.
Si sentiva terribilmente irritato. Strani sentimenti lo scuotevano dentro, facendolo sentire irrequieto.
No, non sarebbero bastate poche frasi a far riemergere in lui tutti i dubbi e tutti i pensieri che in anni aveva assopito. Lei non avrebbe fatto crollare il suo castello.
Non per Yoruichi in se, ma quella parte della sua vita lo aveva cambiato profondamente e non aveva voglia, alcuna voglia, di rievocare il lungo passaggio che da ragazzino vivace lo aveva trasformato nel capofamiglia del casato Kuchiki.

Una storia lunga…che aveva cancellato quasi completamente tutto ciò che lui era prima.

Lei era completamente estranea a tutto questo.

“Capitano..!”

Una voce affannata richiamò la sua attenzione e prima che potesse girarsi completamente per vedere il suo interlocutore, già aveva capito di chi si trattasse.

Abarai Renji era di fronte a lui, piegato sulle ginocchia mentre faceva per riprendere fiato.

“Renji…”

“C-capitano…”

“Perché sei venuto di corsa?” chiese secco, infastidito dalle reazioni esagerate del suo luogotenente.

“Ehm…no, niente. E’ perché…pensavo, visto che è da molto che non venivate aggiornato su questa missione e…sono venuto di corsa dopo che…”

“Parla con ordine.” Lo richiamò col suo solito modo di fare autoritario.

“S-sì!” Renji si ricompose e fece qualche piccolo colpo di tosse per poter poi fare mente locale e rispondere al capitano Kuchiki.

“Sono sorte delle complicazioni alla Soul Society. Per questo nessuno vi ha fatto sapere nulla.”

“Complicazioni di che genere?”

“Oh, niente di preoccupante. Solo che, per quanto riguarda la vostra permanenza qui, non è stato discusso ancora niente.”

Byakuya lo guardò accigliato.

Sapeva bene che la colpa non era di Renji, però in generale non sopportava l’imprecisione, quindi trovò assurdo pensare che alla Soul Society ci fosse un trambusto così grande da impedire agli shinigami di dirigere la missione di salvaguardia di Karakura a cui era stato designato.
Non si organizzavano così le cose, ed era seccante non solo per il fatto di rimanere, ma più per le complicazioni che avrebbe trovato una volta tornato a casa.
Senza la sua dirigenza, avrebbe trovato tutte le sue commissioni sottosopra, ne era certo.

Ritornò velocemente a Renji.

“Quindi?”

“Quindi…pare che la sua missione a Karakura sia passata in secondo piano e non so dirle quanto tempo dovrà rimanere qui.”

Byakuya si fece pensieroso.

Come sospettava, non c’erano delle informazioni ben precise.

Ma non volle che Renji capisse questo disagio, per cui si mostrò noncurante, come sempre.
Dal canto suo, Renji non si rese minimamente conto di nulla. Cercò tuttavia di capire cosa ne pensasse il capitano.

“Ha una sistemazione?” chiese con discrezione.

Byakuya non rispose e rigò dritto, facendo per andare via. Prima di usare la tecnica dello shunpo, si girò verso il suo luogotenente.

“Appena ci sono novità avvisami.”

E sparì.


[…]


Byakuya arrivò di fronte l’appartamento di Yoruichi.

Il solo fatto di entrare e ritrovarsela d’avanti lo seccò moltissimo. Questo era ancora più snervante perché aveva solo voglia di farsi un bagno caldo.
Dopo quell’allenamento, aveva solo voglia di rilassarsi.
Ma con Yoruichi in mezzo, poteva anche eliminare dal suo vocabolario questa parola.

Si avvicinò alla porta e mentre faceva per bussare si accorse che questa era aperta.
Si meravigliò della cosa, e ancor più dell’imprudenza della ragazza nel lasciare il suo appartamento aperto. Per questo si girò intorno per vedere se fosse in casa. Forse era appena tornata anche lei.
Cercò meglio, rievocando l’episodio di qualche sera prima, quando lei l’aveva bastonato credendo che fosse un ladro.
Era stato abbastanza umiliante, per cui difficilmente sarebbe entrato in casa così di soppiatto, in futuro.
Però a quanto pareva stavolta non c’era per davvero. Di lei non c’era traccia.

“Uhm…una volta tanto la fortuna gira.”

Parlò fra se, e chiuse la porta d’ingresso.

Entrò spedito nel bagno, deciso ad approfittare dell’occasione per rinfrescarsi.
Aprì l’acqua e lasciò che questa scorresse e riempisse la vasca.

Intanto che il bagno fosse pronto, ritornò in salotto per depositare da qualche parte i vestiti ormai sporchi.

Allentò la fusciacca del kimono e fece pian piano scivolare i vestiti di dosso.
In quel momento, già togliersi il peso dei vestiti contribuì nel rilassarlo e farlo sentire più leggero.

Velocemente si coprì con un asciugamano e ritornò in bagno.

La vasca era piena e l’acqua molto calda. Si immerse e lasciò che questa lo aiutasse a sentirsi meglio.

Gli ritornarono in mente le parole di Renji.
Non sapeva bene se avesse dovuto parlarne con Yoruichi. Dopotutto era lei che lo stava ospitando e forse era giusto che sapesse che avrebbe dovuto restare ancora per un po’.


Yoruichi…

Lei…


Forse l’aveva trattata un po’ in malo modo.

Dopotutto lei stava cercando di parlargli. Aveva solo provato a riflettere su una situazione che non avevano mai avuto il tempo di chiarire.

Il fatto è che non aveva voglia di parlarne. Non sapeva neanche cosa dire nel caso. Era passato troppo tempo. Rifletterci adesso era inutile.

Comunque si era davvero sorpreso che lei avesse riflettuto sulle sue parole.
Pensava che con lui fosse sempre un po’ strafottente, invece alla fine ascoltava attentamente le sue parole.
Tant’è che aveva colto il suo turbamento. E chissà che anche lei…

Scosse la testa.

Non aveva voglia di ragionarci oltre. Andava bene così.
Quando la missione sarebbe finita, probabilmente non l’avrebbe più rivista visto che lei oramai abitava a Karakura.

Quella “gattaccia” era lontana da lui. Lo era già da molto tempo.


E…


Byakuya aprì gli occhi.
Una strana sensazione lo stava turbando.

Scrutò attentamente l’ambiente circostante.
Sentiva una debole energia spirituale, ma non riuscì ad identificarla.

Raramente si metteva in discussione, però in quel momento decise di ignorare la cosa, convinto che fosse stata la sua immaginazione.

Improvvisamente vide una macchia scura dentro la vasca che pian piano saliva sulla superficie dell’acqua.
La guardò attentamente non capendo cosa fosse, poi, prima che potesse toccarla, questa emerse completamente mostrandosi per quel che era.


Era…un…




Un gatto?




Sgranò gli occhi inorridendo.



“Che ci fa un gatto nella vasca?!” si agitò e fece per allontanare la bestiaccia da lì, quando questa velocemente si illuminò e pian piano la vide crescere di dimensione fino ad assumere altra forma e…

“Che fai?! Caspita, mi hai fatto male!!” urlò una voce femminile.

Byakuya schizzò letteralmente via dalla vasca coprendosi immediatamente con il primo asciugamano che trovò a portata di mano.
Si sentì tremare di rabbia e il viso farsi sempre più caldo, mentre la sua mente andava nella confusione più totale.

“C-che…che diavolo stai facendo qui?! Tu…quando sei tornata?!”

“Ehi, guarda che questo dovrei chiedertelo io perché…”

Mentre Yoruichi faceva per rispondere, si ritrovò addosso un panno che Byakuya le aveva bruscamente lanciato addosso.

“Copriti, maledizione!” disse con gli occhi da fuori.

La ragazza si fece perplessa per poi avvolgersi nell’asciugamano.

“Quante storie, Byakuccio.”

Lo shinigami la guardò accigliato, e subito Yoruichi corse ai ripari.

“Ehi, non ti scaldare. Guarda che dovrei essere io in collera con te visto che sei entrato nella vasca con me.” Precisò fingendosi arrabbiata.

“Cosa? Ma se quando sono entrato per aprire il rubinetto tu non c’eri?!”

“Ah! Ecco perchè!” Yoruichi sembrò aver ricevuto una qualche rivelazione importante. “Ehehe…io pensavo l’avessi preparata per me, così sono entrata. Forse non mi hai vista perchè ero un gatto.”

Cominciò così a ridere fra se, mentre il ragazzo la guardava sempre più accigliato.

“Hai pensato che ti avessi preparato la vasca ?” scosse la testa focalizzando che non era quella la cosa su cui concentrarsi. “Anche dando per acquisita l’assurdità che stai dicendo, perché non sei uscita quando hai visto che sono entrato?!”

“Oh, beh…” sembrò rifletterci su, cosa che mandò in bestia il povero capitano. “Effettivamente hai ragione.”

Byakuya si sentì tremare di rabbia.

Come…come poteva essere così….così…ottusa!! Così stupida!

“Uh, uh, uh…che carino, sei tutto rosso. Vuoi sapere se ti ho guardato nudo?”

A quella affermazione Byakuya si pietrificò.


In effetti non c’aveva ancora pensato che lei…


Andò definitivamente in escandescenza e si diresse via dalla stanza senza rivolgerle nemmeno uno sguardo.

Come poteva comportarsi sempre così? Possibile che non riuscisse a capire…ad avere…a…diavolo!
Persino i suoi pensieri non riuscivano ad essere coerenti.

“Grazie, comunque! Allora il bagno continuo a farlo da sola?” la sentì urlare da dietro la porta.

Byakuya guardò con odio verso la porta, non credendo alle sue orecchie.


Insisteva ancora?


Recuperò i suoi abiti e cominciò a vestirsi velocemente, ignorando il fatto che fosse ancora bagnato.

Inutile…le sue giornate con Yoruichi sarebbero state un inferno. Non poteva sperare che le cose migliorassero. Non con il caratteraccio che la ragazza si ritrovava.


“Ehi, Byakuya…?”


La voce mielosa della ragazza lo chiamò.
Lui non si girò, non aveva per niente voglia di parlarle.

“Sai…alla fine è stato divertente…” si poggiò delicatamente alla sua schiena e prese a far scorrere le dita su di essa premendo in modo che lui le sentisse perfettamente “…e anche a te è piaciuto, vero? Hai pur sempre fatto il bagno, seppur per pochi secondi, con la bellissima e nobile Yoruichi Shihoin.”

Non fece in tempo a girarsi per scaraventarla via che la ragazza si era già allontanata con un velocissimo shunpo.

“Yu-uh! Dovrai fare di meglio se vuoi ‘prendermi’!” disse da sopra le scale, beffeggiandosi ancora una volta di lui.

Byakuya intanto cominciò a manifestare dei curiosi tic all’occhio, stringendo i pugni sempre di più.

“Lo vedremo, Yoruichi. Lo vedremo…”



[…]







Ho solo poche cose da dire^^
Mi è piaciuto far in modo che il piccolo flash back e l’episodio iniziale proposto in questo capitolo si rievocassero un po’. Il primo dal punto di vista di un Byakuya giovane, il secondo da una Yoruichi adulta.
Termino col dirvi che ho finalmente trovato il tempo per correggere il primo capitolo, nel quale già avevo notato diversi errori di battitura. Inoltre, già che c’ero, ho rivisto qualche passaggio. Vi volevo solo informare di questo.
Spero che la storia vi stia piacendo. Al prossimo aggiornamento.

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Capitolo 7
*** chapter.7 ***


CAPITOLO 7.




“Byakuya…?”

“…”

“Dai, non tenermi il broncio.”

Byakuya Kuchiki e Yoruichi Shihoin erano seduti a tavola insieme, per pranzare, una volta tanto.
Yoruichi lo guardò pensierosa, sperando di riuscire a smuoverlo almeno un po’.
Erano in casa da più di un’ora e lui non aveva proferito nemmeno una parola. Poggiò la testa sulle nocche delle dita e prese a guardarlo insistentemente, ma da parte di lui, nessuna reazione. Arricciò le labbra e sbuffò.

“Ehi, non sarai ancora nervoso per stamattina, vero?”

Byakuya alzò gli occhi e la guardò accigliato, dopodichè tornò alla sua coppetta di riso.

“Ma sei impossibile.” La ragazza si abbandonò definitivamente sul tavolo. “Ho capito che vuoi fare il signorino adulto, ma che vuoi farci? Sono abituata a stare da sola, farò più attenzione se vuoi.”

A quelle parole Byakuya allontanò il pranzo da se e le rispose secco.

“Non mi comporto da ‘signorino adulto’. Che tu voglia vederlo o meno, io ‘sono’ adulto.” Fece una pausa. “…e non è per stamattina, ma per il tuo modo di comportarti che in generale è altamente spudorato.”

In tutta risposta, Yoruichi gli si rivolse provocatoria, cominciando a giocherellare col riso, che prese a punzecchiare con le bacchette.

“Proprio perché sei un ‘bimbo adulto’, dovresti saperle superare certe cose.” Sogghignò e si sporse verso di lui. “Inoltre non vedrai molte belle donne nella tua vita. Oppure non è questo il punto…”

Il ragazzo le lanciò un’occhiataccia.

“Non è che in realtà vuoi sapere cosa penso di te?”

Byakuya sgranò gli occhi, incredulo che lei potesse essere sempre così arrogante.
Si sentì profondamente irritato.

“Cosa vuoi che mi importi di un tuo giudizio?” disse a denti stretti.

“Uhm…non so. Sono pur sempre stata la tua ‘prima donna’. ” lo guardò ammaliatrice.

Lo shinigami stentò a credere a quelle parole. ‘Prima donna’? Cosa diavolo intendeva dire?
Se pensava questo solo perché, da giovane, lei lo aveva messo in imbarazzo più volte, si sbagliava di grosso.
Per di più, come osava insinuare cose del genere?
Indignato, riprese a consumare il suo pasto.

“Chi tace acconsente. E’ così, piccolo-Byakuya?”

“Smettila con questi vezzeggiativi. Non voglio ripeterlo ulteriormente.”

Disse in risposta a tutti quegli stupidi nomignoli con cui lei non smetteva mai di chiamarlo. Era una cosa che lo infastidiva moltissimo, ancor più quando palesemente lo faceva apposta.

Ma Yoruichi non era tipa da tirarsi in dietro, per questo non smise di guardarlo con fare di sfida.

“Allora deduco che credi di essere abbastanza cresciuto per ricevere il giudizio di una donna?” Gli sorrise beffarda.


Silenzio.


Rimasero a guardarsi per diversi secondi.

Byakuya concluse che discutere con lei era inutile.
Non sapeva affrontare un discorso, non sapeva comportarsi come una donna. Non con lui, almeno.

Si alzò facendo rumore con la sedia e uscì dalla stanza.

Non c’era più nessuno a dirgli come comportarsi, adesso.
Non gli era più imposto quell’atteggiamento riverente verso chi era nobile come lui, o dell’altro sesso.

“Ehi, dove vai?”

“Esco.”

“Esci?” Yoruichi lo seguì e prontamente gli si parò davanti. “E dove andresti?”

Byakuya la superò, senza rivolgerle neppure uno sguardo. Aprì la porta di ingresso ed andò via.

La gatta rimase ferma a fissare nella direzione in cui se n’era andato.
Byakuya era un ragazzo davvero problematico.
Da ragazzino aveva sì un caratteraccio, però non era certo così intrattabile.
E’ vero che non poteva più giudicarlo sulla base delle sue esperienze che risalivano a più di cento prima, però non si aspettava che la loro convivenza si sarebbe rivelata così complicata.

“Che poi io stasera torno tardi. Chi ti apre la porta, se non ci sono?” si grattò la testa. “ Bah, fregati! Ti lascerò fuori a morire di freddo.”

Parlò fra sé mentre rientrava in cucina.
Si rimise a tavola, accomodandosi sulla sedia dove prima era stato seduto Byakuya.

“Beh, buttarlo è un peccato.”

Alzò le bacchette e prese a mangiare il riso che il ragazzo non aveva finito di consumare.


[…]


Sera, 21:00.

All’emporio di Urahara oramai era già tutto chiuso.
Solitamente era uno di quei locali che rimaneva aperto fino a tarda serata, oppure direttamente restava in ferie per giornate intere.
Il biondo amico di Yoruichi Shihoin si trovava nella sua stanza, intento a sistemarsi per bene. Davanti allo specchio, tentava di aggiustarsi la cravatta di tinte vivaci e cercava di abbinare il cappello più adatto al suo abbigliamento.

In questo era decisamente pignolo, anche se, in generale, era raro vedere Kisuke Urahara sistemarsi come se dovesse andare ad una festa. Si sporse allo specchio e mentre finiva il ‘lavoro’ intravide nel riflesso una Yoruichi decisamente elegante, poggiata sulla finestra della stanza, ora spalancata.

“Io metterei quello.” Disse indicando uno dei tanti cappelli sul letto.

Si girò sorpreso di vederla.

“Oh, Yoruichi. Non ti aspettavo così presto.” Disse avvicinandosi a lei.

Yoruichi lo rispose con un lieve mugolio e ricambiò con uno sguardo da gatta sensuale.

Lui le allungò la mano per aiutarla a scendere dal davanzale, così presto le fu di fronte.
La guardò da testa a piedi senza troppi problemi e inarcò le sopracciglia con fare giocoso.

“Ehi, sei carina! Hai cattive intenzioni questa sera, cara?” le disse con una finta malizia, toccandosi il mento.

La ragazza gli diede corda e gli si avvicinò fino ad essergli particolarmente vicino.
Poggiò appena la sottile mano sulla sua spalla.

“Lasciamolo decidere alla serata. Non ti sembra più giusto, Kisuke?”

Urahara annuì divertito e velocemente si riportò davanti allo specchio continuando a sistemarsi.

“Normalmente le signore preferiscono farsi aspettare. Come mai tu arrivi sempre una o più ore d’anticipo?” le chiese.

Yoruichi strinse le spalle e lentamente si poggiò dietro di lui.

“Per me era molto più interessante venire qui, che stare a casa.”

Kisuke non diede corda all’atteggiamento decisamente accomodante di lei e si apprestò a sistemare meglio il cappello ed a cercare una giacca nell’armadio.

“Aspettami di sotto. Oramai sono pronto anche io.” Disse mentre prendeva più giacche dai colori più svariati.

Yoruichi lo guardò in silenzio poi annuì uscendo dalla stanza.

Mentre attendeva l’amico, si guardò nel riflesso di una finestra e sistemò i capelli cercando di essere al meglio.
Sebbene non fosse una di quelle ragazze sofisticate, molto minuziose riguardo l’estetica, era sempre stata in grado di mantenere alta la sua femminilità ed eleganza.
Questo anche nei combattimenti e nelle situazioni più estreme.
Per di più Yoruichi sapeva giocare le sue carte migliori, valorizzandosi con abiti che mettessero in risalto il suo fisico allenato e longilineo.
Con l’aggiunta di un trucco leggero, ma che la rendeva infinitamente attraente come una principessa dell’oriente.

Sospirò.

Nel vedere il suo riflesso, trovò così strano constatare che lei fosse quella stessa Yoruichi che aveva sempre lottato, che aveva abbandonato il casato Shihoin e tutta la sua vita nella Soul Society per affiancare per cento anni Urahara…
Ora aveva quasi perso ogni legame con il suo vero mondo e, quando le capitava di pensarci, allontanava velocemente i sentimentalismi.
Non aveva niente di cui pentirsi.

Era felice di aver scelto Urahara e avrebbe continuato ad affiancarlo fino alla fine.

Aveva scelto lui come compagno della sua vita. Questo da molto tempo oramai.

Kisuke era stato presente e fondamentale nella sua vita per così tanto tempo che ormai non vedeva altre strade per sé stessa.

Urahara, dal suo canto, era sempre stato molto disponibile con lei e non aveva mai avuto nulla da ridire su questa sua decisione.
Le era sempre stato riconoscente per non averlo mai abbandonato.

Quella stessa sera aveva l’intenzione di confermagli che aveva deciso di stabilirsi in maniera fissa a Karakura e, magari un giorno, di venire ad abitare sotto lo stesso tetto.

Di legarsi, sentimentalmente parlando, non ne avevano mai parlato.
Aveva sempre atteso che fosse lui ad avvicinarsi e darle un qualche segno.
Tuttavia, a volte, aveva il presentimento che quel momento non sarebbe mai arrivato.

In verità, non sapeva nemmeno lei se era questo quello che voleva esattamente.
Però mai come in quel periodo desiderava qualcosa da Urahara.
Cosa effettivamente?
I due avevano sempre avuto un rapporto così confidenziale che valutare i suoi sentimenti era davvero così difficile.

Kisuke non le aveva mai dato modo di capire se lui avesse mai voluto approfondire il loro rapporto in quella direzione.
Se poi aggiungeva il fatto che neanche lei ne era sicura…

Poggiò appena la fronte sulla finestra e vide il suo respiro rendere il vetro opaco.
Solo allora si rese conto di quanto facesse freddo.
Così strinse le spalle, incrociando fra loro le braccia.

Improvvisamente incrociò lo sguardo di Kisuke dal riflesso del vetro, che le sorrise.

“Vogliamo andare..?” le chiese prima di aprire la porta e allungarle il braccio da bravo galantuomo.

Yoruichi in un primo momento rimase imbambolata ad osservarlo. Velocemente però lo ricambiò e, con il suo solito modo di fare canzonatorio, si strinse al suo braccio.

Dopo pochi passi giunsero al centro di Karakura, e Urahara indicò alla ragazza il locale dove si sarebbero sistemati.
Era uno di quei ristoranti con tavoli in legno massiccio e piccole decorazioni tipicamente giapponesi.
Cortesemente Kisuke fece accomodare Yoruichi in un tavolo per due, sistemato in maniera decisamente deliziosa.

“Che te ne pare?” disse lui mentre prendeva posto di fronte a lei, guardando attorno soddisfatto.

Yoruichi incrociò le dita delle mani e vi poggiò appena il mento.

“Te la stai cavando bene, Kisuke.”

Kisuke annuì e prese in mano il menù, cominciando a leggere l’elenco delle pietanze.
Yoruichi fece lo stesso, ma di tanto in tanto sbirciava in direzione dell’amico sperando di essere ricambiata.

Urahara, dopo poco, si ritrovò a incrociare quegli occhi felini.
Come poche persone riuscivano a fare, ricambiò lo sguardo di lei senza nessun problema.

“Era da un po’ che non facevamo la solita serata fuori, vero?”

“E’ vero. È stato un periodo movimentato.” Confermò lei mentre prendeva un sorso d’acqua. “Gli hollow mi hanno occupato molto tempo.”

Urahara annuì nel sentire quelle parole.
Si sistemò meglio sulla sedia a si sporse di più in direzione della ragazza.

“Immagino quale sforzo sia stato per te.” Le disse ironicamente.

Sapeva benissimo che Yoruichi adorasse fare un po’ di sano ‘allenamento’. Difatti lei lo ricambiò ridacchiando come raramente la si vedeva fare.

“Però, ora che ci sono i capitani in città, dovrebbe essere più facile gestire la situazione.” Aggiunse.

Yoruichi stette a pensarci su, poi strinse le spalle e inarcò le sopracciglia.

“Si…fanno il loro lavoro, no?” disse tagliando corto.

Trovò inspiegabilmente fastidioso quel discorso. Prese ad accarezzare i lunghi capelli scuri e osservò con la coda dell’occhio Kisuke che, invece, sembrava molto curioso di saperne di più sugli shinigami.

“Un tempo anche tu facevi cose di questo tipo. Ti manca, non è vero?” le chiese distrattamente.

Intanto le pietanze erano arrivate e Yoruichi cominciò a spiluccare qualcosa. Gli rivolse uno sguardo leggermente seccato.

“Ho passato più tempo qui, che al gotei, oramai.” Rispose un po’ freddamente, trovando assurdo che Kisuke continuasse a parlare di queste cose.

Era stato costretto ad allontanarsi dalla Soul Society. Prima contro la sua volontà, ma successivamente per scelta. Avevano entrambi fatto la loro scelta.
Perché continuare a rimuginare sul passato?

Urahara annuì sorridendo.
Era come se si aspettasse una risposta di quel tipo.
Questo mise in soggezione Yoruichi che cominciò a pensare che, forse, lui l’avesse portata a cena proprio per parlare di quell’argomento.

“Eh, eh..! Mi spiace. Non intendevo innervosirti. Sarà che sono curioso di sapere come stai vivendo la tua vicinanza con un capitano shinigami.” Le disse come se avesse finalmente vuotato il sacco.

Yoruichi sgranò gli occhi mentre mandava giù un abbondante boccone.

“…Come, scusa?” chiese perplessa.

“Il capitano Kuchiki, no?” precisò poggiando le braccia sulla tavola. “Sono curioso di sapere come ve la state cavando.”

La bruna chinò appena il capo riflettendo. Poi, ancora una volta, non seppe che rispondergli e mugugnò qualcosa.

“Mah, che vuoi che ti dica?” disse avvertendo sempre più disagio. Poi s’illuminò e si rivolse curiosa a Kisuke. “…Perché poi t’interessa?”

Urahara a quel punto rise di vero cuore. Yoruichi rimase ferma ad osservarlo fin quando lui non si calmò.

“Non mi è facile immaginarti con un uomo a casa. Non con uno che non sono io, almeno.” Disse sinceramente.

Nonostante il suo tono scherzoso, Yoruichi non apprezzò una constatazione simile. Dove voleva andare a parare Urahara?

“Byakuya lo conosco da quando era un ragazzino.” Disse incerta.

Urahara le si rivolse nuovamente con fare giocoso.

“Un’amicizia d’infanzia? Dunque devo ingelosirmi…” Sogghignò.

Al contrario di Kisuke, lei non rise per niente.

Amicizia d’infanzia?
Gelosia?
Che diavolo aveva in mentre, quel dannato Kisuke?


Parte di sé rimase felice di constatare che Urahara si chiedesse in che rapporti fosse con il capitano Kuchiki. Però in generale non si era mai posto in quella maniera. Non le aveva mai dato particolari attenzioni da quel punto di vista.
Quindi vederlo lì, a fantasticare su Byakuya, la mandò su di giri.
Non tanto per via di Byakuya, ma per il fatto che Kisuke mai aveva scherzato su di loro, ed invece ora lo faceva su un altro ragazzo.
Mai un’attenzione, mai niente.

“Questo discorso non mi piace, Kisuke.” Lo guardò con gli occhi pieni di disapprovazione.

“Scusa, non fraintendermi. Non intendevo prenderti in giro.” Sospirò, poi la guardò negli occhi. “In verità mi chiedo se sarà lui la persona in grado di convincerti a rincasare, un giorno, alla Soul Society.”

A quel punto Yoruichi comprese che quella non sarebbe mai stata la ‘serata speciale’ che tanto sperava.
Con l’impulsività che la contraddistingueva, si alzò e sbatté le mani sul tavolo facendo un rumore che fece girare le persone sedute ai tavoli vicini.

“Per te è tanto un problema che io abbia deciso di rimanere qui con te, non è vero?!” inveì contro di lui.

Urahara la guardò sorpreso, ma non cercò di calmarla come forse avrebbe dovuto.

“Io credo solo che tu debba pensarci con un po’ più di calma e scegliere quello che per te è meglio.” Le disse seriamente e Yoruichi capì che non scherzava affatto.

“Io so benissimo quello che voglio! Piuttosto smettila di mettere addosso a me i tuoi rimpianti!”

Lo aveva detto.
Fino a qualche secondo prima, era sempre stata convinta che quella fosse solo una sua supposizione e che mai e poi mai ne avrebbe parlato con Urahara.
Invece non si era sbagliata.

Lui rimpiangeva la sua vita alla Soul Society…e per questo riponeva in Yoruichi questo suo desiderio, non augurandole di rimanere a Karakura come lui.
Ma non capiva che per la ragazza non era tanto importante dove abitasse, ma con chi…

Abbassò il capo.
Non riuscì proprio a guardarlo in faccia e fare finta di niente.
Perciò velocemente uscì dal locale mentre Kisuke, invano, cercava di trattenerla.
Quando la vide sparire definitivamente, assunse un’espressione sconsolata. Tuttavia non era pentito delle parole che aveva finalmente avuto il coraggio di dirle.

Intanto Yoruichi si ritrovò a camminare per le vie di Karakura infischiandosene del freddo o del fatto che avesse delle scomode scarpe alte.
Alzò gli occhi al cielo e sentì un soffocante nodo in gola che le impediva di ritornare più serena.

“Imbecille! Hai rovinato tutto!” urlò nervosissima, poi si voltò verso il locale. “Sei contento?!”

Continuò sperando che, in qualche modo, lui la potesse sentire.

Accelerò sempre di più il passo, sperando di rincasare quanto prima.

E dire che non vedeva l’ora di passare un po’ di tempo con lui…

Durante il tragitto, si ritrovò a pensare che Urahara era sempre stato felice di averla a fianco a sé.
Prima non avevano mai avuto discussioni simili, ma era da quando lei era venuta a Karakura e aveva deciso di abitarci, che lui si era allarmato.
Non riusciva a trovare altre spiegazioni se non nel fatto che Urahara, sotto sotto, aveva sempre sperato, un giorno, di tornare alla Soul Society.
Alla fine era rimasto a Karakura perché non c’era più niente per lui lì, erano successe troppe cose.
Era passato troppo tempo.

Ma questo perché doveva compromettere anche la scelta di Yoruichi..?

Lei era più che felice di stare con Kisuke a Karakura. Perché lui si intestardiva, invece, di farsi i suoi problemi?
Anche lei non voleva avere più nulla a che fare con la Soul Society. Oramai lei aveva deciso.


Alzò gli occhi e vide che era finalmente arrivata nelle vicinanze di casa sua.
Tirò su un sospiro di sollievo anche se per lei fu davvero difficile cercare di concepire che quella serata fosse finita così.

“E dire che mi ero anche preparata così bene…” disse fra sé sconfortata.

Per lei erano occasioni quelle in cui indossava abiti eleganti e adoperava accessori più femminili.

Salì le scale che l’avrebbero condotta a casa ed estrasse le chiavi dalla borsa.
Il tempo di guardare dinanzi a sé che sgranò gli occhi sorpresa di vedere Byakuya Kuchiki, seduto sulla scalinata, intento ad osservarla.

“Byakuya…”  Sussurrò appena, e vide che lui ricambiava il suo sguardo con i suoi bei occhi penetranti.

Sembrava quasi che, al contrario di lei, la stesse guardando già da un po’ e che avesse solo aspettato che lei si accorgesse di lui.
Aveva un’aria stanca. Forse aveva combattuto degli hollow, ma il suo gigai era perfettamente intatto così come gli abiti che indossava. Effettivamente non sapeva nemmeno che fine avesse fatto per tutto il giorno. Come il solito.

Yoruichi si fermò giusto quattro o cinque gradini sotto di lui e lo guardò perplessa.

“Tu…qui? Perché sei qui..?” gli chiese con fare incerto.

Byakuya non le rispose. Si alzò e le si mise di fronte.
Yoruichi trovò strano costatare proprio in quel momento quanto fosse alto rispetto a lei.

“Lascia perdere. Spero solo che tu provveda a darmi una copia della chiave di casa, in futuro.” Affermò sprezzante, ritrovandosi a scrutare quella Yoruichi che ai suoi occhi si presentava in maniera decisamente inedita. Vestita elegante.

Lei non ci fece caso e subito ridacchiò divertita.

“Ah, ah…è vero! Non ti avevo nemmeno avvisato che sarei rincasata tardi!” gli rispose, mentre lui annuiva sarcastico.

“Ma è anche colpa tua, perchè sei uscito di fretta.” Ammiccò.

Byakuya rimase in silenzio. Non voleva riprendere ulteriormente l’argomento.

La ragazza guardò l’orologio e vide che erano le undici di sera.

“In effetti, però, sono tornata molto prima del previsto…” constatò, ma subito uno starnuto la costrinse ad interrompersi. “Acc! Maledetto tempaccio. Fa un freddo, non trovi?” Disse stringendosi le braccia.

Byakuya sospirò guardandola con il suo solito sguardo severo. Sfilò il giaccone blu scuro e glielo porse.

“E’ insensato da parte tua uscire di sera solo con un abito leggero.” Le rimproverò, successivamente.

La ragazza rise e accettò di buon grado quel cappotto. Il suo viso solo allora si distese e si fece più rilassato.

“Che bello, me l’hai anche fatto caldo..!” disse volendo provocare di proposito Byakuya, che al contrario, non si smosse minimamente.

Improvvisamente piombò il silenzio tra di loro.
Il capitano comprese che c’era qualcosa che aveva smorzato la naturale vivacità della ragazza.

La vide silenziosa…troppo, rappresentando com’era lei solitamente.

D’altro canto, lui non era tipo da immischiarsi nelle faccende altrui e si limitò solo ad intuire cosa fosse accaduto.

“L’incontro galante non è andato come si sperava..?”

In parte costatò, in parte chiese.

Nell’udire quelle parole, Yoruichi gli rivolse i suoi grandi occhi dorati e lo guardò sorpresa.

“Chi te lo dice che io sia uscita con qualcuno?”

Il capitano trovò sciocca una domanda simile.

Prese a scrutarla con gli occhi, facendosi notare volutamente da lei.

“Indossi un vestito rosso, ti sei sistemata più di quanto in realtà ti servirebbe…mi sembra quasi ovvio che volessi farti notare da qualcuno.”

Yoruichi portò una mano sul mento e fece la mossa di riflettere.

“Uhm…trovi che io sia attraente, dunque?” gli sorrise guardandolo divertita.

Come per magia, aveva riacquistato il suo solito modo di fare scherzoso e provocante. Senza un effettivo perché, Byakuya era riuscito a ridarle quella dose di energia che aveva ormai perso per colpa di quella cena.
Stesso Yoruichi se ne sorprese.

Lui, a quella affermazione, quasi si pentì di aver parlato e subito salì gli ultimi gradini per poter arrivare di fronte la porta di casa.
Mosse la testa in direzione della porta e fece cenno a Yoruichi di aprire.
La ragazza, in tutta risposta, fece di “no” con l’indice e lo invitò a seguirla mentre scendeva le scale.

“No, non mi va di tornare a casa. Seguimi!” disse.

Byakuya la guardò perplesso.
Decise di seguirla, cercando di capire dove volesse arrivare.

Yoruichi, nel notare il suo sguardo indagatore, si affrettò nel rassicurarlo.

“Niente fregature!” agitò le mani. “Ho solo voglia di sedermi da qualche parte, di mangiare un boccone e di far passare questa maledetta serata! Andare a casa ora significherebbe chiudere male la giornata.”

Lui l’ascoltò più attentamente di quanto sembrasse.

Dopo pochi passi, il tempo che si allontanassero da casa, le si rivolse.

“Dunque dove andiamo..?” chiese con un’impassibilità spaventosa che fece ridere, ancora una volta, Yoruichi.

“Ah, ah, ah…! Sei terribile!”

Lo guardò con le lacrime agli occhi e trovò ancora più divertente il fatto che lui non si lasciasse andare minimamente. Subito gli indicò un fast food proprio vicino a loro. “Ci fermiamo un po’ qui! Fanno dei panini buonissimi.”

Non appena entrarono, Byakuya assunse un’espressione di disgusto e disapprovazione.
Il locale era in disordine per l’orario inoltrato, per di più, oramai vi erano solo coppiette che pomiciavano senza troppi contegni, e gente ubriaca.
Gli sembrava quasi di essere entrato da qualche parte nei bassifondi della Soul Society, e per un uomo aristocratico come lui fu un qualcosa di assolutamente sgradevole.

La gatta prese posto e ordinò subito dei panini.
Byakuya lesse il menù, ma trovò incomprensibile capire cosa fossero quelle pietanze con quei nomi tanto assurdi.

Il suo sguardo fu terribile quando gli si presentarono davanti agli occhi QUEI panini e QUELLE patatine fritte.

Mentre la ragazza mangiava con gusto, lui prese appena la confezione e cominciò a leggere gli ingredienti.
Yoruichi lo guardò perplessa quando notò che lui non aveva ancora toccato cibo.

“Qualcosa che non va, piccolo Byakuya?” chiese mentre ingoiava il boccone.

Byakuya la guardò nauseato dal fatto che lei riuscisse a mandare giù quella “roba”.

“Hai idea di quante schifezze, calorie e grassi saturi tu sia immettendo nel tuo corpo?” disse inarcando le sopracciglia.

Yoruichi, in tutta risposta, aggiunse anche la maionese in quel panino già di suo carico.
Accorgendosi che Byakuya non aveva intenzione di mangiare nulla, sbuffò.

“Sei magro. Se ogni tanto spezzi con un bel panino, qual è il problema?”

“Il problema non è la linea.” spiegò lui. “Ma la qualità e questa roba è peggio delle tue uova fritte e bruciate.” Concluse incrociando le braccia.

Yoruichi sgranò gli occhi nel sentire richiamate in causa le sue uova.

“Ancora?! Ma che esagerato!” disse, ma non si trattenne e rise.

Byakuya Kuchiki non era per niente abituato al mondo moderno e dunque anche alle abitudini degli abitanti.
Yoruichi aveva avuto modo di adattarsi, per questo trovava incredibilmente buffo il suo modo di comportarsi.
Lui era l’esempio della serietà e della disciplina. Lei era troppo divertita da questo.

Improvvisamente sentì che quello che era accaduto con Urahara lentamente stava svanendo dai suoi pensieri e il cuore le si stava facendo più leggero. Divenne tutto un ricordo lontano, in quel momento. Quasi le sembrò che quella serata non fosse mai avvenuta e che, invece, fosse cominciata proprio quando aveva incrociato Byakuya.

“Si può sapere che hai da ridere tanto?”

“Niente, è che sei uno spasso!”

Byakuya sussultò. Un aggettivo del genere ad uno come lui?
Lo trovò semplicemente assurdo.

Una volta usciti, si avviarono verso casa.

Nel frattempo, Yoruichi aveva comprato un frappé al giovane capitano pur di fargli mangiare qualcosa.
Cominciò a trovarlo terribilmente carino con quella bevanda in mano, e soprattutto su come il suo sguardo facesse capire che stava assaporando quel gusto per la prima volta.

“Alla fine mi hai fatto buttare i soldi del panino, eh?” gli disse mentre lui allontanava la cannuccia dalle labbra.

“Almeno è di frutta. Anche se ha un sapore troppo dolce…”

Continuò comunque a succhiare indisturbato.
Yoruichi si strinse al suo braccio. Byakuya la guardò sorprendendosi di quel gesto.

“Che vuoi?” le disse senza troppo garbo.

“Nulla, nulla…!” rispose lei.

In effetti si sentì anche lei un po’ stupida. Non era il caso stringerglisi in quel modo.

Lentamente si scostò e cercò di spezzare il ghiaccio.

“Ehm, piuttosto…non hai freddo? Se vuoi ti rendo la giacca…” disse scostando appena il cappotto blu del ragazzo dalle sue spalle.

Byakuya scosse la testa.

“Io almeno non ho le braccia scoperte.”

Sebbene avesse sempre un atteggiamento molto severo, Yoruichi era convinta che quella fosse stata una piccola accortezza nei suoi riguardi.
Inoltre sapeva che, nonostante la loro incompatibilità, Byakuya era un signore da questo punto di vista.
Strinse attorno a sé la giacca e sorrise.

“Beh, grazie.”

Il suo tono fu più sincero e profondo del solito e uno come Byakuya non poté non farci caso.
Alzò le spalle e la guardò con una finta noncuranza.

Yoruichi scosse la testa.

“No. Grazie per davvero!”

Gli si parò davanti in modo da avere la sua più completa attenzione.

“Io…avevo forse bisogno di un po’ di…e, ehm…” improvvisamente non seppe che dire. “Grazie, piccolo Byakuya.”

Nonostante il suo sguardo glaciale, Byakuya rimase rapito dal tono di quelle parole, tant’è che non fece nemmeno caso a quel fastidioso soprannome “piccolo Byakuya” che lui tanto detestava. Stava osservando una Yoruichi diversa, assolutamente sconosciuta per lui.
La guardò con i suoi occhi grigi, poi proseguì verso casa indisturbato.
Yoruichi rimase sorpresa e con una piccola corsetta gli fu nuovamente affianco.

“Ma… non vuoi chiedermi niente?” gli chiese sinceramente curiosa.

“Ora stai bene e questo è l’importante, credo.”

Ancora una volta si sentì colpita da quel suo atteggiamento molto discreto.
Pensandoci, Byakuya aveva subito capito che le fosse accaduto qualcosa e che forse c’entrasse un uomo in quella situazione, ma non le aveva chiesto nulla.
Forse non gli interessava, o semplicemente non voleva immischiarsi. Fatto sta che fu felice e lo apprezzò davvero.

Camminò dietro di lui per un po’, poi non resisté e con un balzo veloce gli montò sulle spalle divertita.

“Che ti prende..?!” disse lui colto alla sprovvista, non riuscendo a controllare il timbro della sua voce, normalmente molto basso.

“Allora, un poco poco, ci tieni a me, eh?” gli disse stringendosi più forte e cercando di avvinghiarsi anche con le gambe che ora erano a penzoloni.

“Levati!” Disse cercando di scrollarsela di dosso, ma fu praticamente impossibile.

“Che bello, abbiamo fatto pace!”

“Pace?”

“Ma sì, non fai altro che tenermi il broncio.”

Inaspettatamente si staccò da lui, e prese a camminare. Byakuya rimase ad osservarla per un bel po’ prima di tornare lucido e affiancarsi a lei.
Yoruichi era davvero strana.
Se per certi versi pensava di conoscerla, poi improvvisamente diventava una sconosciuta con la quale non riusciva ad approcciarsi.
A dire la verità…questo sempre.
Con la sua bella stregatta muoversi era difficile, perché non sapeva mai fin dove scherzava e fin dove fosse seria.

Arrivati ormai di fronte casa, lei si girò di scatto e, per poco, lui non ebbe la sensazione di sbatterle contro.

“Siamo arrivati, grazie della serata. Mi sono davvero divertita.”

Byakuya alzò le spalle cominciando a stufarsi di tutti quei ringraziamenti. Fece per guardare in un’altra direzione, ma prima che potesse farlo, lei si alzò sulle punte dei piedi e gli diede un piccolo e quasi impercettibile bacio sulle labbra.

Il ragazzo non fece nemmeno in tempo a realizzarlo, che subito lei si era allontanata e aveva ripreso a guardarlo.
Non seppe che fare, per questo rimase immobile ad osservarla a sua volta.

Yoruichi gli sorrise con fare divertito, poi si girò ed aprì la porta di casa, sgattaiolando dentro.
Lui, invece, entrò lentamente con la mente leggermente offuscata.

La gatta si affacciò dalle scale del piano di sopra prima di sparire definitivamente dalla sua vista.

“’Notte. E per intenderci, ‘quello’ era solo un ringraziamento. Non ti monterai la testa, vero?”

Byakuya, ancora frastornato, girò la testa e fece una piccola smorfia che fece ridere Yoruichi, che a quel punto si allontanò per dirigersi in camera sua.

“Montarmi la testa? Tsk.”


[…]

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Capitolo 8
*** chapter.8 ***


CAPITOLO 8.








E’ così difficile concretizzare le cose.
Ancora di più quando ti è impossibile accettarle.
Le cose passano, il tempo le cambia senza darci spesso la possibilità di cambiare anche noi, a sua volta.
Corre sempre più veloce di noi, e quando sembra che qualcosa sia chiaro e magari quella strada è finalmente diventata più lineare, ecco che ti accorgi che hai remato in tutt'altra direzione. Che sei completamente fuori pista.

Non voglio diventare paranoica. Questo discorso è addirittura esagerato.
E' solo che...

Accidenti!
Dopotutto…cosa è successo di male?

Siamo ancora amici.
Lo siamo da sempre.

Dovrei esserne felice.

Invece?

Invece mi agito e mi tormento come una stupida. Perché? Perché diavolo non mi basta? Cosa voglio di più?
In realtà…a me va benissimo così.

Mi piace che siamo quello che siamo. Una squadra. Una coppia. Due partner perfetti.

Non mi importa che la serata sia andata male.

Non desideravo null’altro che essere felice.




Yoruichi si rigirò più volte tra le lenzuola, che l'avvolgevano stretta facendola sentire come prigioniera di quel letto.
Una sensazione non piacevole dati quei pensieri che non facevano che portarle angoscia da qualche tempo, facendole sentire la testa pulsare, fino a essere pesante, a furia di cercare di digerire una situazione anche a lei non del tutto chiara.

Ripensava ancora alla sua cena con Urahara, rivelatasi un completo disastro.

In realtà lui le aveva solo parlato degli shinigami, della Soul Society...
Argomenti di cui, dopotutto, parlavano sempre.

Era stato il loro mondo, in parte lo era ancora. Era più che naturale che ci pensassero spesso.

Invece questa volta si era infastidita.

Il motivo in realtà c'entrava ben poco con ciò.
Se l'era presa perchè lui non la considerava una donna.

Yoruichi era elegante, seducente, dallo sguardo fiero, bella. E quella sera si era fatta bella per lui.
Eppure lui l'aveva sempre guardata solo e sempre nella stessa maniera. Come Yoruichi. La ragazza che lo aveva da sempre accompagnato. Non accorgendosi che magari quel giorno lei fosse diversa.

Non desiderava altro. Era già felice di avere un amico come lui al suo fianco. Non avrebbe cambiato il loro rapporto per nulla al mondo.
Però...
Non riusciva a spiegarsi perchè non ci fosse mai stato...niente!
Mai un fraintedimento, mai un momento di imbarazzo, mai quel disagio di chi si guarda costantemente negli occhi.

Cosa erano?

Erano amici due persone che non potevano fare a meno dell'altra?
Erano amanti due che non avevano mai fatto sfociare il loro affetto in qualcosa di più che un semplice sguardo?


Era questo quello che la crucciava.
Il dubbio.
Il fatto di non sapere per una volta cosa pensasse e cosa volesse.

Alla fine non resistette oltre e, infastidita da quel disagio che le impediva di prender sonno e di rilassarsi in quella gelida notte buia, decise di alzarsi. Così scaraventò all'aria le coperte.

“Maledizione, devo mangiare qualcosa.”

Cercò di puntare le sue attenzioni su altro e il cibo le sembrava la cosa più invitante al momento.
Scese le scale e, con gli occhi ancora semichiusi, spalancò il frigorifero per frugarci dentro. Purtroppo non c’era niente di dolce, come una torta, della cioccolata, un succo di frutta…
Sbuffò seccata e passò velocemente ai mobili.
Prese fra le mani uno di quei barattoli di conserve impolverati, di quelli posti infondo a tutto e dimenticati per chissà quanto tempo dietro ai pacchi di biscotti.
Lo guardò quasi disgustata mentre levava via il coperchio aspettandosi che fosse andato a male.

“Mah! Meglio che niente.” Sbuffò convinta che, ora come ora, quella fosse una compagnia più che sufficiente per lei.

Prese un cucchiaio e cominciò a mangiare, sperando di addolcirsi in quel modo.
Anche se mangiare a cucchiaiate la marmellata non era così consolante come immaginava…

Si guardò in giro.

C’era un assenza di rumori e un buio quasi spaventoso.

Scosse la testa.
Stare in quello stato la faceva stare male. Dove cambiare aria.
Per questo prese un cappotto, infilò velocemente le scarpe poste all’ingresso ed uscì.
Forse due passi nei dintorni le avrebbero fatto bene. Quelle quattro mura erano troppo opprimenti.

Mentre la porta di casa si chiudeva, Yoruichi non sapeva che c’era qualcuno rimasto a guardarla nel buio della notte.

Byakuya riabbandonò la testa sul bracciolo del divano.
Ormai aveva perso il sonno da un bel pezzo.

Il suo sguardo però ritornò velocemente verso la porta d’ingresso.


Yoruichi…

…Dove stava andando a quell’ora della notte?



Era rimasto a guardarla per un bel po'.
L'aveva vista mentre era venuta dalle scale, mentre svogliatamente si buttava da una sedia all'altra cercando di rilassarsi, mentre girava per la cucina cercando nei mobili.

Nonostante il buio, la fioca luce della luna illuminava la sua figura incorniciando il suo corpo. Il suo corto vestito chiaro, smesso sulle spalle, copriva solo una piccola porzione delle gambe, e appariva addirittura splendente in quel gioco di luci.
Contornata poi da quei bellissimi capelli scuri tendenti al viola che scendevano fluidi lungo tutto il suo corpo curvilineo, armonico, sinuoso...

Vederla così seria, silenziosa, assorta...

Era stato davvero strano.
Una parola decisamente riduttiva e banale, eppure non trovava altro modo per descriverla.

Quell'immagine l'aveva lasciato estasiato.
Quella bellezza quasi spettrale, che generalmente poco si addiceva ad una personalità vivace come lei, lo aveva ipnotizzato, tanto che era rimasto li a guardarla per tutto il tempo, immobile.
Bella ed inquietante.
Pensò che probabilmente quella che aveva visto in quel momento fosse la vera Yoruichi.

Quella ragazza silenziosa, in pigiama, che fissava il vuoto, poggiata sul tavolo che massaggiava le tempie, noncurante di non trasmettere quella sua solita impressione arrogante, abbandonata ad uno sguardo dolce e sconsolato col quale probabilmente nessuno l'avrebbe mai vista, altri non era che la sua vera e bellissima demone-gatto.

Era...strano.

La Yoruichi arrogante che lui conosceva si era improvvisamente trasformata in una donna che lui non aveva mai ne visto ne conosciuto.

Anche se dopotutto...
Non si erano mai frequentati.

C'era stato un buco di cento anni nella loro relazione, e comunque lui era un troppo giovane a quel tempo. Cosa poteva sapere di lei?

Poi alla fine lei si era alzata bruscamente, facendo rumore con la sedia e spezzando quella sorta di incantesimo che si era creato attorno a lei. La luce era svanita e tutto si era fatto più buio.

Ed era andata via, portando con se tutto...e ritornando ad essere la Yoruichi che era abituato a vedere.



Così aveva chiuso la porta. Ignara della sua presenza, ignara che lui fosse li ad osservarla, perdendosi nei suoi lineamenti.



Byakuya avrebbe potuto alzarsi, farle capire che lui fosse lì.
Aveva avuto la tentazione di farlo, di chiamarla almeno.

Ma alla fine aveva preferito desistere.

Non era affar suo.
Non voleva immischiarsi nella vita di qualcun altro.
Era una cosa alla quale non si sentiva più disposto ormai.

Provò a richiudere gli occhi.
Una sensazione di secco che provava in bocca lo indusse ad inumidirsi leggermente le labbra strofinandole tra loro.
Facendo questo movimento, avvertì uno strano brivido che lo trapassò inspiegabilmente per tutto il corpo.

Spalancò gli occhi.

Inorridì nel rivedere così nitida nella sua mente la figura di Yoruichi che lentamente gli si avvicinava, alzandosi sulle punte dei piedi per raggiungere il suo viso, e premeva le sue labbra contro le sue.

Quelle labbra indimenticabili, carnose e desiderabili... avevano stabilito un intimo contatto con lui, non abituato per niente a simili gesti affettivi.
Tuttavia era stato un gesto così delicato, così veloce, da non dargli nemmeno il tempo di provare niente.

Le aveva sentite sulla sua pelle, muoversi, sfioralo...e poi nient'altro.

Si era già staccata da lui, allontanando quel calore sconosciuto che si stava appena generando sulle sue labbra, lasciandolo così a sentire di nuovo il vento soffiare freddo sul viso.

Provò un tremendo ed insopportabile vuoto, che gli fece contorcere i nervi fino a provocargli un fastidioso ribollio dentro.


Per un motivo futile come quello...


Era semplicemente assurdo.
Semplicemente insopportabile.


Si girò e guardò di nuovo la porta d’ingresso.
Forse era stata la cosa migliore che lei l'avesse chiusa decidendo di uscire.


[…]


Le macchine sfrecciavano veloci.
Pur non essendo sera inoltrata, Karakura era già invasa di gente e i locali erano stracolmi.

Yoruichi era seduta su una panchina e sorseggiava una lattina di aranciata.
Tutta quella confusione la infastidiva, però d'altra parte non riusciva a sopportare il silenzio di casa.
Avrebbe ricercato, ora come ora, un ambiente più tranquillo, certo...ma non solitudine.
Cosa che provava costantemente quando era fra quelle quattro mura.


Era in casi come questi che le mancava la Soul Society, i suoi ampi spazi, le sue conoscenze, i bei paesaggi pittoreschi...


Decise di alzarsi.
Ormai era seduta da più di mezzora e quando si era da soli, trenta minuti si facevano sentire, eccome!
Le sembrava di aver messo le radici, ormai.

Quindi a malavoglia prese a camminare, non curandosi che di tanto in tanto qualche giovane ragazzino la adocchiasse e desse qualche colpo col gomito sui fianchi dei suoi amici per coinvolgerli nella bella veduta della ragazza.

Perchè infatti Yoruichi era molto bella.

Ancora di più perchè aveva un tipo di bellezza insolita rispetto gli standar di quelle parti.
Slanciata, con quei bei capelli scuri, lunghi, tagliati in maniera scalata, che richiamavano la sua stupenda carnagione scura, a differenza delle tipiche ragazze giapponesi, la cui pelle bianchissima faceva contrasto con i capelli.

Su di lei, invece, il contrasto era dato dagli occhi.

Di un color oro a cui era impossibile resistere.
Solo con uno sguardo Yoruichi sarebbe stata in grado di catturare completamente le attenzioni di chiunque, poichè era impossibile separarsi da essi una volta incrociati.

In più nessuno sapeva che in realtà lei fosse una principessa. Uno status che persino lei spesso dimenticava.
Infatti non aveva mai ostentato le sue origini, e a dirla tutta aveva sempre nuotato un po' controcorrente. Amava combattere ed essere indipendente.
Non per niente era stata una delle prime donne ad essere a capo di una divisione del gotei, a suo tempo.
Adesso le cose erano cambiate, ma cento anni prima era difficile vedere una cosa simile, ancor più se la ragazza in questione fosse molto giovane.

Ma nonostante questo, intrinseca dentro di sè c'era la soavità di una nobile.

Possedeva un'eleganza innata che mostrava con disinvoltura, non con l’ostentazione tipica di chi non è mai vissuto per davvero nel lusso.


Esattamente come un gatto. Fiero, elegante, indipendente per natura. In qualunque ambiente, in qualunque condizione.


Mentre camminava a passo lento, non pensando specificamente a qualcosa, un reiatsu familiare attirò la sua attenzione.
Si girò intorno e tra la folla distinse un'esile figura dai folti capelli neri.

Sorrise e, leggiadra, fu subito davanti a lei.
La ragazza in questione non si accorse subito della sua presenza per cui si sorprese quando improvvisamente se la ritrovò di fronte.

"La piccola Kuchiki." la salutò beffarda incrociando le braccia e guardandola con fare affettuoso.

Rukia mosse appena le labbra.

"Signorina Shihoin...!" disse quasi fra se, incredula.

"Yoruichi, ti prego."

Subito si sedette accanto a lei, buttandosi sulla panchina. Accavallò le gambe e le si rivolse con fare molto naturale.

 

"Cosa ci fai quì?"

"Ero venuta a salutare Ichigo e gli altri.” Disse allegra. Tuttavia qualcosa del comportamento della donna scura la turbò, tant’è che parlò quasi senza accorgersene. “Lei…ehm, tu. Yoruichi, stai bene?”


Yoruichi ricambiò il suo sguardo esterrefatta.

Cosa aveva la sua faccia? Sembrava davvero così turbata? Stava perdendo colpi…

 

Non era riuscita a calmarsi in nessun modo.

Se era ferma, zitta e cercava di non pensare a niente, allora in qualche modo riusciva a contenersi, provando solo una strana sensazione di vuoto. Questo almeno non la faceva crollare in quel modo.

Tuttavia, talvolta ciò non era possibile.

"Va tutto bene! Ma cosa dici?" Si sforzò di dire, ma si sentiva abbastanza ridicola a dire una cosa del genere in quello stato. Sbadigliò sonoramente per far distogliere l’attenzione dal suo malumore. “Yaww! "Forza, vieni con me!" disse alzandosi di scatto.

"Venire con...te?" chiese la bruna attonita.

"Hai sentito bene. Oggi è una giornata no per me. Ho bisogno di distrarmi!"

La prese per mano e se la trascinò dietro senza darle la possibilità di pensare.
Rukia si ritrovò solo costretta a camminare, sentendosi fortemente spaesata.

"Dove stiamo andando?" riuscì solo a dire.

"Andiamo a mangiare qualcosa. Quì va bene."

"Eh?"

Rukia vide dinanzi a se un locale affollatissimo, pieno di teen-agers e persone di tutti i tipi. Sembrava essere una sorta di pub-rosticceria.

"Entriamo."

"Aspett..!"

Vide la donna inoltrarsi senza troppi problemi e faticosamente cercò di starle a passo.

"Signorina Yo---"

"Yoruichi, ti ho detto!"

"Oh, ehm...Yoruichi..." disse sentendosi un po' a disagio nel chiamarla solo per nome. Non era abituata a dare del tu alle persone più grandi di lei.

Presero posto su uno dei pochi tavoli liberi.

Nonostante fuori facesse decisamente freddo, lì dentro faceva un caldo da pazzi.
Yoruichi si soffiò con una mano dopodiché sfilò il giubbino di pelle rimanendo con una maglia a giro-maniche.
Non si importò minimamente che la maggior parte delle persone li dentro avesse addosso maglioni o comunque abbigliamenti autunnali.

Rukia dal canto suo ammirò molto la spavalderia di lei.
Se davvero era stata una giornata no per lei, era davvero bravissima a nasconderlo. Lei non ci sarebbe mai riuscita in quel modo.
Non era mai stata brava a mascherare i suoi sentimenti, nonostante ce la mettesse tutta.

"Portaci qualcosa da bere, per favore." la sentì dire mentre avvicinava una delle cameriere. "Tu bevi qualcosa, Rukia?"

"Cosa?"

Sentendosi chiamare, la ragazza si mise dritta, ma presa dai suoi pensieri, non aveva sentito per niente cosa le avesse chiesto.

"Una birra non ti farà niente. Due grazie." Concluse Yoruichi ordinando al posto suo.

Detto questo tornò alla giovane.
Rimase a guardala finchè non fu proprio Rukia a cominciare a parlare.

"Grazie. Tuttavia, io non volevo essere di disturbo."

L'ex-shinigami sbuffò buffamente.

"Disturbo? E a chi? Non vedi che sono sola? Se mi fossi stata di disturbo non ti avrei avvicinata, non credi?" le disse con fare ovvio.

Rukia, tentennante, sorrise.

"Piuttosto…come stanno tutti? Vi siete divertiti?”

 

“Eh?”

 

“Dai! Hai detto che sei venuta per stare con i tuoi amici. Quindi?”

 

“Oh, sì! Certo, tutto a posto. A parte le idiozie di Ichigo e Renji, direi che stanno tutti benone!”

 

“Ti dispiace essere lontana da loro?” disse mettendo il dito nella piaga.

 

“Un po’, ma è tutto a posto. Faccio sempre il possibile per fare ancora parte del gruppo, ma stando a casa da sola, devo occuparmi anche degli affari di mio fratello e…” a quel punto la sua attenzione andò a Byakuya e ricordò in quel momento che Renji le aveva raccontato che lui pernottasse da lei. “A proposito! Il fratellone! Come sta?”

 

Yoruichi sbandò a quella domanda.

Senza lasciarlo troppo a vedere, parlare di Byakuya in quel momento le aveva creato qualche disagio. Cominciò a chiedersi nervosamente il motivo, ma non era il caso farsi vedere in imbarazzo proprio dalla sorella. Così farfugliò le prime cose che le vennero in mente.

 

“Ah, Byakucc..ehm, Byakuya. Byakuya…sta una favola! Permaloso, un po’ schifettoso, ha sempre il broncio, e nonostante io gli rimproveri che avere costantemente la faccia corrucciata lo rende simile a un gufo, beh…va bene.” disse tutto d’un fiato.

 

Rukia sbarrò gli occhi, d’improvviso scoppiò a ridere.

Yoruichi dal canto suo si immobilizzò, non comprendendo quella reazione.

Già era stato difficile per lei abbozzare due parole… figuriamoci ora capire se aveva detto delle cazzate!

Cosa altamente probabile.

 

Rukia si ricompose, ma non troppo, poiché presa ancora dalle risate.

 

“No...è che…non avevo mai sentito parlare di mio fratello in questo modo.” Disse onestamente, ancora con le lacrime agli occhi.

 

Yoruichi rimase esterrefatta.

Era…per questo?

Sospirò rasserenandosi, poi di colpo sorrise aspramente.

 

“Oh, oh! Ma questo non è niente! Ne ho quante ne vuoi! Eheheh…” si impostò come per fare mente locale, poi velocemente riprese la parola. “Dunque…da cosa comincio…”

 

E così prese a parlare a ruota libera del caro “nobile Byakuya”.

Fu molto distensivo in quel momento trovare la compagnia giusta. Nonostante non si fossero mai frequentate per l’ovvia differenza di esperienze, di amicizie e di età, trovare qualcuno con cui ridere e scherzare fu terapeutico per quella parte di Yoruichi che si sentiva estranea oramai dalla Soul Society e da tutto.

Si sentì velocemente molto più serena… molto più leggera.

 

“E poi…”

 

“No! Basta! Povero fratellone…”

 

 

[...]



Noterete che ho deciso di cambiare calligrafia.
Inizialmente avevo scelto un carattere grande proprio per rendere la lettura più facile, però forse era un po' esagerato...quindi ho deciso di optare per il classico Times New Roman, che tra l'altro è anche più elegante e sopratutto mette più in contrasto le parti in corsivo. Cosa che a me piace.
Ho già convertito nello stesso formato anche gli altri capitoli.^^

Ringrazio nuovamente tutti quelli che mi stanno seguendo e mi hanno messa tra i preferiti!
Ansem6, Assassin Panda, Natsue, oOBlackRavenOo, Dixi, Gaara4, Kahei_chan, MihaChan, Natsue, rosi33, sissi86, SuperC18, Yaoi4ever.
In particolar modo
oOBlackRavenOo per aver lasciato una recensione.
E' stato davvero piacevole leggere il tuo parere e ancora di più apprendere che la mia storia ti stia piacendo. Sapere la vostra è importantissimo per me.
Quindi grazie e...spero di non deluderti! Farò del mio meglio!
Ci sentiamo al prossimo aggiornamento!

Fiammah_Grace

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Capitolo 9
*** chapter.9 ***


CAPITOLO 9.





Uno, due, tre, quattro…



Erano già un paio d’ore che Tifa si trovava lì, nella chiesa.
 
Non credeva che quella notte avrebbe riposato così bene. Persino più del solito. Era normale? Non se lo seppe spiegare.
Era convinta che non avrebbe chiuso occhio per giorni, invece…
Ripensava ancora a ciò che era accaduto la sera precedente e provava ancora rabbia per come si era comportata.
 
In ogni caso lasciò scivolare via quel ricordo velocemente. In fondo apparteneva già al passato.
 


Cinque, sei, sette, otto…


“…nove….e…DIECI!! AH, sono esausta!” disse e si lasciò scivolare a terra sfinita. Aveva cominciato un duro allenamento.
 
Era da tanto che non si sgranchiva e ne aveva sentito il bisogno.

Maestro Zangan…mi sono proprio rammollita, cosa pensereste?

Sorrise dopodichè si rialzò in fretta.
L’ultima volta in cui si era data da fare nella lotta era stato un anno fa e già da allora era decisamente arrugginita.

Si stiracchiò e passò una mano sulla fronte ormai bagnata.
Levò via la corta giacca in pelle e serrò i pugni.

Uno, due, tre…ora!

Una serie di calci e pugni e Tifa prese una veloce rincorsa. Saltò e tentò di eseguire un Meteor Strike. Purtroppo non vi mise abbastanza potenza al che cadde a terra dopo pochi secondi.

“Ah!!” toccò il ginocchio dolorante. “Anf…Che palle! Eppure contro, anf, Loz mi uscì al primo colpo…” poggiò la testa sulle ginocchia. “Non c’è niente da fare! Con le materia era tutto più facile.”


Dubito che io sia capace di eseguire mosse più complicate…accidenti! Prima riuscivo a raggiungere persino il quarto livello…


Si riscaldò per qualche minuto, poi tentò la mossa altre volte fallendo miseramente.
 
Il suo livello era probabilmente sceso quindi pensò bene di allenarsi solo nell’utilizzo delle limit break più elementari.


“Ehi, meni ancora di santa ragione!”


“Oh?” Tifa si girò di colpo. Era appena entrato Barrett Wallace. Le lanciò un asciugamano che la giovane afferrò tempestivamente.

“Anf, anf…Barrett? Cosa ci fai qui?” chiese sorpresa e prese da bere.

Barrett sorrise con il suo solito volto fiero.

“Cosa pensi? Che mi sia dimenticato della mia bambina? Ah! Non ho una faccia da culo simile!” e si mise a ridere. Si sedette su uno dei muretti. “Continua, dai.”

“Okay…” prima lo guardò perplessa, poi riprese l’allenamento.

“Ho visto che hanno messo un cartello…però ce ne stanno mettendo di tempo quei contapalle!”

“Non è facile cominciare i lavori...” disse distratta non si accorgendosi del disagio di Barrett. Lui comunque cercò di camuffarlo.

“Sono sicuro che stai facendo vedere loro chi comanda, eh? Che soddisfazione! Un membro AVALANCHE che comanda a bacchetta quegli insulsi membri della Shin-Ra corporation!” disse soddisfatto.

“Già, già. Li tratto come vecchie scope…” disse senza troppa convinzione.
 

A dire la verità non se la sentiva proprio di raccontargli tutto ciò che le stava capitando nell’ultimo periodo.
 
Se solo avesse saputo che appena la sera prima aveva soccorso Rufus Shinra…

“Ehm…so che ti stai dando molto da fare. Che ti fanno sgobbare quasi tutto il giorno…” esitò “…Sicura che sia tutto a posto? Sai bene che riempio loro il culo di piombo se ti trattano da cane!” alzò il braccio meccanico. Tifa sorrise.

“So che ci sei. Me la so cavare, però. Lo sai.”

“Sì, lo so, lo so. Tu sapevi cavartela a quindici anni, figurati ora.” La guardò. “…Te lo dico proprio perché voglio che tu sappia che io ti sto vicino. Non fregartene della vita che a volte ti butta a faccia a terra. Tu sei forte, non lasciare che ti accada questo.”

Quelle parole la turbarono. Ebbe uno strano presentimento.

“Barrett, cosa stai cercando di dirmi?”
 

Barrett di colpo si azzittì, poi cominciò a farneticare.

“Nulla! Ti ho detto solo che so che tu sei forte e…NON DELUDERMI! AH, AH, AH!”
 

Rise, ma la ragazza rimase molto perplessa.

“Non sei venuto qui per caso, sbaglio forse?” chiese oramai con più di un dubbio in mente.

Barrett sospirò e decise di parlare. Dall’espressione che fece, Tifa capì che avrebbe preferito evitare di essere diretto.

“Merda, Tifa. Io l’ho sempre detto che quello lì era un coglione dalla testa chiodata. Sai che mi hanno sempre dato i nervi i suoi modi di fare, però voglio provare a dire una parola buona e…merda, come lo dico? Ecco, fottitene!”
 

La ragazza rimase sbalordita di quelle parole. Abbassò il capo e riprese a sferrare pugni all’aria.

“Hai saputo di Aerith e Cloud, eh?” disse con aria distratta.

“Merda, Tifa! Io quando l’ho saputo a momenti gli stavo staccando la testa dal collo! Quello lì è una vera e propria testa di cazzo, ma a te piaceva e io infondo…”
 

“Don’t worry. Sto bene. Ho solo bisogno di un po’ di tempo.”

“Mi hanno detto che sono mesi che non ti fai viva e che pensi solo a lavorare da quei leccapiedi. Tifa, io non voglio che tu reagisca in maniera avventata.”

“Ma che vi siete messi in testa tutti? Avete paura che mi ammazzo per Cloud..!!?” urlò di colpo azzittendo Barrett che fu colto alla sprovvista.
 

Tifa sospirò.
 

“…Va bene. Ovvio che non abbia fatto i salti di gioia, ma ora basta! Sembro così depressa!?” riprese a sferrare pugni, ma subito si rese conto di non avere più la concentrazione adeguata, al che si avviò verso l’uscita.

“Tifa! Ma dove vai..?” disse Barrett sentendosi terribilmente in imbarazzo. Non aveva mai visto Tifa reagire così bruscamente.

“Io sto benissimo! Non morirò senza Cloud se è QUESTO quello che volevi sapere!” e uscì violentemente.



[…]



Le auto passavano velocemente per le strade ormai buie di Edge.
Era una serata abbastanza movimentata.
 
Ragazzi in comitiva che cazzeggiavano, famigliole in zone più appartate, locali aperti by-night.
L’atmosfera tipica dei giorni festivi, nel pieno della movida.

Tifa bevve un ultimo sorso di birra, poi guardò apaticamente lo scenario che le si presentava davanti.
Era interessante forse ciò che accadeva intorno a lei, a quelle persone completamente estranee alla sua vita? Certo che no.
 
Non lo trovava neanche divertente.
In quel momento c’erano solo lei e la sua birra. Non se ne importava dei ragazzini che le si avvicinavano o che la fischiavano.

Volevano guardarla? Conquistarla?

Poteva solo compatire la loro pateticità, ma non aveva per niente intenzione di reagire. Per ottenere che cosa? Solo il loro gioco, nient’altro.

Alzò il gomito, la bottiglia era finita.

Erano diversi minuti che si ritrovava lì immersa in quei vaghi pensieri. Sentì il bisogno di camminare un po’.
 
Cominciò a ciondolare senza meta, non preoccupandosi di chi o cosa avesse davanti. Si sentiva come dentro una bolla d’aria, in un mondo parallelo dove nessuno la poteva vedere. Sapeva che quella sensazione era stupida, ma davvero sentiva di essere completamente sola. Lei e i suoi pensieri che comunque la stavano già abbandonando anch’essi.

“Ehi, guarda dove cammini.”
 

Le si rivolse una voce familiare. Se non l’avesse riconosciuta non si sarebbe nemmeno girata.

“Ma sei proprio ovunque, tu.”
 

Cambiò di colpo atteggiamento vedendo un ragazzo biondo di sua conoscenza.
 

“Rufus. Che ci fai in giro a quest’ora? Sbaglio o ieri hai avuto un collasso?”

“Mi sono ripreso da cose peggiori, cara.” Disse lui con il suo solito modo di fare.

Era strano incontrare Rufus che camminava per le strade come un comune mortale.
Riflettendoci, non lo aveva mai visto in ambiente non lavorativo, in ‘borghese’.

Si mostrava sempre il solito perfettino, con i capelli ben pettinati, gli abiti firmati e in quel contesto, nonostante la marea di gente, continuava a spiccare.
 

Sarebbe stato facile poter affermare che era un normalissimo ragazzo dal bell’aspetto, ma era una presa in giro perché lui era riconoscibile in qualunque ambiente come Rufus Shinra.
Tifa strinse le spalle.

“Che posso dire? Io più che portarti a casa e chiamare un dottore non potevo, quindi fatti tuoi.”
 

Lui sorrise della finta noncuranza di Tifa.

“Già…mi chiami idiota, imbecille e Shinra eppure sei la prima a preoccuparti per me.” disse sorridendo. Lei inarcò le sopracciglia.

“Io? Preoccupata per...te?” rise. “Mi piace il tuo ottimismo.”

Il biondo sembrò stranamente offeso. Portò una mano sui capelli scostandoli dal viso.

“Ridi pure. Intanto io ricordo bene il tuo viso preoccupato, quando hai visto che stavo male.” Disse lui sarcastico, ma serio.

“Non ci fantasticare troppo. L’avrebbe fatto chiunque.” Disse con fare ovvio.

“Sarà…intanto l’hai fatto tu.” la guardò penetrante. “…a me questo basta.”

“Basta per cosa? Oddio…era meglio se facevo finta di non averti visto…”

“Tu infatti non mi avevi visto. Ero io che ti seguivo già da un po’.” Si accese una sigaretta.

Tifa sorrise e si voltò per tornare sui suoi passi. Vedendola andar via, Rufus la fermò.

“Te ne vai senza permettermi di ricambiare la tua gentilezza di questi ultimi giorni?”

La bruna si fermò e lo guardò negli occhi.

“…Stai cercando di rimorchiarmi?”

“Cosa devo sentirmi dire…” disse sospirando. “Allora? Che hai deciso?” ammiccò.

“Okay.”

“Okay che?” disse lui molto sorpreso. Non pensava che Tifa avrebbe accolto così facilmente la sua proposta.

“Se proprio ci tieni, offrimi una birra.”
 

Rufus fu esitante.

“…Birra?” la guardò.

“Che avevi capito..?” la ragazza cambiò tono, infatti fu pungente.

“Nulla, nulla. Andiamo.” Rise “…Ti fai ripagare con poco.” costatò. Lei strinse le spalle.

“Allora vorrà dire che prenderò la bottiglia grande.”

“E’ poco lo stesso, cara.”
 

Si fermarono al primo bar che videro sulla strada.
Era un locale piccolo, di quelli molto alla mano.

“Buonasera.” disse avvicinandosi al bancone del locale.

“Oh? Rufus!” gli si attaccò la cameriera spingendosi dal bancone in maniera equivocabile, mostrando senza remore la provocante scollatura.
 
“In cosa posso esserti utile?” disse ridacchiando.
 

Tifa rimase inorridita.

“Due birre, Giselle.” Rispose lui stando al gioco. La ragazza andò via con il sorrisetto malizioso.

Rufus raggiunse Tifa che intanto aveva preso posto su uno dei tavoli. Aspettò che il ragazzo le si posizionasse di fronte.

“ …‘Giselle’ ? Ma chi frequenti, PRESIDENTE..?” disse accentuando le parole ‘Giselle’ e ‘presidente’. Lui fece finta di non capire.

“E’ una ragazza molto gentile.” Disse parlando in maniera ambigua in modo da infastidire Tifa.

“Certo. Oserei aggiungere mooolto gentile.” lanciò un’occhiataccia all’abbigliamento ultra ridotto della ragazza in questione.

“Non sarai gelosa..?”

“No, ma tu sei un cascamorto della miseria.” E incrociò le braccia. Lui rise.

“Ma dai, tesoro. Lo sai che la mia preferita sei tu.” le disse strofinando un piede sulla caviglia di lei. Tifa rispose con un energico calcio negli stinchi.

“OUCH!” Rufus si piegò dolorante. “Sei proprio una stronza!”

“Allora siamo in due, vedo.” Disse guardandolo accattivante.

“…a me piace quando cacci le unghie.”
 

“Ma è fantastico! Allora te ne do un altro subito?”
 

“No, no! Va bene così!” disse non mettendo in dubbio che Tifa fingesse. Bevve un sorso e ritornò a lei. “Allora…?”

“ ‘Allora’ cosa?” disse incuriosita.

Lui poggiò il mento sul dorso della mano.

“Perché eri così giù, prima?”

Tifa rifletté un attimo. Non si aspettava quella domanda.

“…Te n’eri accorto?”
 

“U-uh.” Annuì lui.

La ragazza guardò la vetrata affianco a loro. Cercò di non darlo a vedere, ma il sol pensiero la fece rabbuiare di nuovo.
 

“Speravo di distrarmi, ma non sono così brava a farmi scivolare le cose addosso.” Cominciò a passare il dito sull’orlo della bottiglia.

“Riguarda Strife, vero?” disse sicuro. Lei alzò gli occhi di colpo.

“Perché sei così sicuro che si tratti di lui..?”

“Quando una donna si sente così è sempre per un uomo.” Disse con ironia e sicurezza.

Tifa annuì e ritornò alla domanda di Rufus.

“Sì, centra Cloud. Cioè, riguarda il fatto dell’altra volta però…questa volta è un po’ diverso.”
 

Rufus rimase in silenzio permettendole di esprimersi con calma.
 

“Oggi è venuto a trovarmi Barrett…” bevve un sorso di birra. “E’ stato gentile con me. Troppo. Questo mi ha infastidita.” Si spiegò meglio.
 
“Cioè è stato carino…ma non voglio essere trattata come un cane bastonato!” ripensandoci le venne rabbia.
“E’ vero. Cloud era importante per me, ma ci manca solo che mi fanno le condoglianze e il quadretto funebre è completo!” disse stufa.

“Beh, eri molto provata. Questo lo devi ammettere.”

“Ma tu mi hai vista quando l’avevo appena saputo! E’ logico che fossi sconvolta!” si alzò di colpo e uscì dal locale.
 

Lui rimase smarrito per un attimo. Si affretto a pagare per poi seguirla velocemente.

“Tifa! Ti sembra il modo di comportarsi..?” le disse raggiungendola a passo svelto.
 

Tifa era ferma vicino un palo della luce.
 

“Lo so che sono patetica.” disse stanca.
 
“Non sono ancora sicura di quello che provo. Il fatto è che…Uff!!”
 
Turbata, prese a camminare.

“Ferma.” Il biondo l’afferrò per un braccio. “ Preferirei evitare di rincorrerti ogni volta che parlo.”

Tifa lo guardò prima con disapprovo, poi comprese il suo punto di vista. Stesso lei trovò insopportabile il suo comportamento.

“Scusa…”
 

Rufus le mise un braccio attorno alle spalle e presero a camminare per la strada che lentamente si stava svuotando.
 



[…]




HEAVEN’S NIGHT*




Tifa lesse la fluorescente insegna del locale notturno dove stavano per entrare.

“Heaven’s Night? Ma dove mi stai portando?” disse incerta.

“E’ solo un pub, tranquilla.” Le rispose lui, inoltrandosi dentro.
 

Entrati, subito si sentirono le assordanti musiche da discoteca tipiche di questo genere di locali. Era buio, le poche luci provenivano solo dalla zona bar e dalla pista da ballo. Si sedettero sugli sgabelli vicino al bancone.

“Perché mi hai portata qui ?” disse scandendo bene le parole per via della musica altisonante.

“Così. Ho pensato di farti divertire un po’.” ordinò dei drink.

“Non mi diverto con queste cose squallide.”

“Dillo dopo aver provato.”  Disse allungandole il bicchiere. Tifa bevve in un sol sorso.
 

“Non era forte. I miei cocktail sono migliori..” Costatò maligna.

“Non è mia intenzione farti sballare con un alcolico.” Detto questo scese dalla sedia e le afferrò la mano trascinandola in pista.
 

La ragazza non riuscì in nessun modo ad opporsi.
 
Non appena furono al centro della zona riservata ai balli, lui si bloccò e portò una braccio attorno alla vita di lei.

“Ma che fai..?? Io non voglio ballare!” disse con un po’ di imbarazzo.

“Perché, no? Lasciami provare.” Le sorrise beffardo mentre prendeva un braccio della ragazza e se lo portava attorno al collo.

“Provare che..?”
 

“…A farti dimenticare dei tuoi problemi per una notte.” Disse ammiccando.
Tifa rimase incredula.
Di colpo si mise a ridere e si lasciò trascinare da Rufus.



[…]



“Ora spiegami come diavolo fai!” disse Tifa sedendosi bruscamente sul ciglio della strada.

Erano usciti da poco dal locale, ancora storditi dall’alcool e da quel caotico ambiente. Le strade erano buie e completamente deserte. Il ragazzo si sedette accanto a lei.

“Benvenuta nel mio mondo!”

“Non scherzare!” Disse cercando di recuperare un po’ di serietà. “…Tra meno di sei ore tu devi essere al lavoro e noi che facciamo?” bevve un altro sorso di birra. “Ci sbronziamo tutta la notte sul ciglio di una lurida strada..?”

“Tu ti stai sbronzando. Direi che per stasera può bastare.” Disse levandole la bottiglia di mano.

“Che stai dicendo? Una birra non è così pesante!” disse riprendendosi la bottiglia.

“Una birra no.” precisò. “…Ma sei, sì!”
 

Con forza glie la sottrasse nuovamente di mano.
 

Tifa abbassò il capo e rise.

“Sarò pure ubriaca, ma sono ancora perfettamente cosciente!” lo guardò. “Sul serio. Come fai?” lo guardò con occhi limpidi.

Lui la ricambiò. Tifa riprese a parlare.

“Tra incidenti, lavoro, tu e tutto quello che rappresenti…come fai a non desiderare solo un po’ di riposo?” fu molto onesta.

“Facile.” Disse con fare ovvio, quasi come fosse abituato a rispondere a domande del genere.
 

“Dopo che sopravvivi ad eventi del genere ogni cosa diventa superflua e diventi consapevole di quanto la vita sia fragile.”
 

Fece una pausa.
 

“Omega Weapon. Subire un attacco così diretto ti fa riflettere su molte cose.”
 

Bevve un sorso dalla medesima birra.
 

“…Sarei dovuto morire, ma non è successo. Come vivo? Con questa consapevolezza! Che tutto può svanire in un attimo. Così.”
 

Guardò Tifa.
 

“…per questo faccio tutto quello che mi va di fare e non opprimo i miei desideri. C’è gente che mi vuole ancora morto. Un esempio è il mio recente incidente.” Rise.
 

“So bene quanta gente esulterebbe se io crepassi, ma io vivrò a modo mio e quando sarà…sarà.”

Tifa lo guardò sbigottita, poi rifletté intensamente sulle sue parole.

“Sai… hai ragione…” il tono era molto profondo. “Si vive una volta sola, questo lo dimentichiamo troppo spesso. Per quanto io non ti condivida…ammiro il tuo modo di fare.”

“E’ l’alcool a farti parlare così?” disse sarcastico.

“Stupido! Dico sul serio…! Fino ad adesso io non ho fatto ad altro che pensare agli altri. Ho sempre dato così poco spazio a me stessa, alla mia felicità. E adesso?” Si guardò intorno. “Adesso che mi rimane?”
 

Si avvolse nel silenzio per qualche attimo.

“Sai…Aerith è venuta a trovarmi.”

Rufus ascoltò incuriosito.

“Te la puoi immaginare. Tutta carina, col bel vestito rosa e i lacrimoni agli occhi! L’avrei presa a schiaffi solo per come si è presentata!” disse sinceramente
“…e io a fare la figura della strega cattiva senza cuore, ormai troppo sconvolta per ragionare.” Fece una pausa.

“E’ per questo che me la sono presa con Barrett oggi. Perché…sono sicura che hanno parlato di me. Lui, Aerith e…anche Cloud. Si sono fatti un’idea di me che…non voglio neanche immaginarla!”
 

Poggiò violentemente la testa sulle ginocchia.
 

“L’ho cacciata via quando avrei potuto risolvere la questione una volta per tutte. Ho sbagliato?”
 

“Secondo me no.”
 

Tifa si sorprese di quella risposta. Lui la guardò dritto negli occhi.

“Questa storia dovrai essere tu a superala col tempo, non possono pensare di starti vicino ora. Non sono nella posizione di poterti consolare. E’ un qualcosa di cui devono prendere consapevolezza e basta, per avere deciso di agire così nascondendoti tutto.”

“Davvero lo pensi..?”

“Sì. Io penso che è davvero da idioti pensare di ammansirti così. Saresti stata falsa se avessi accolto Aerith. È giusto che provino anche loro un po’ di amarezza.”

Tifa lo guardò grata di quelle parole e sentiva di potergli credere. Rufus era sempre stato sincero. Anche da nemici.
Si poggiò sulla sua spalla.

“Grazie…”

Il biondo per un attimo sussultò.

“Tu dici ‘grazie’ a me..? A cosa devo tanto?” sorrise.

Lei sospirò.

“E’ anche grazie a te se ho reagito così bene a questa vicenda.” Chiuse gli occhi. “Mi hai dato così tanti pensieri che non ho avuto nemmeno il tempo di abbandonarmi allo sconforto.”

Lui annuì fingendosi noncurante. Tifa sorrise vedendolo così dopodichè riprese la sua bottiglia dalla mano di Rufus.

“Questo volevo dire a Barrett! Io a Cloud non l’ho proprio cagato! Perché non ho fatto altro che pensare a te! Ma mi ucciderebbe se sapesse una cosa del genere.”
 

Rufus rise mentre Tifa fece per bere un sorso di birra, ma rimase a bocca asciutta.
 

“…Ma è finita..?” disse lei a malincuore, piagnucolando.

“Buona tu.” le buttò la bottiglia a terra.

“Peccato.”
 

Si allontanò dalla sua spalla.
 
Lo guardò e stranamente incrociare i suoi occhi le portò imbarazzo.
 

“Mi sento scema. Devo averti dato un’impressione terribile. Io non sono sempre così, è che..!”
 



Le labbra di Rufus le bloccarono il respiro con un bacio così inaspettato che non poté evitarlo in nessun modo.
 




Rimase incredula per pochi istanti.



Sapeva che lo avrebbe dovuto allontanare.
 
Questo era il volere di Tifa.
Questa era la cosa giusta da fare, per due persone come loro. Rufus Shinra e Tifa Lockheart.
Sapeva che doveva farlo.
 

Eppure, la sua mente non volle sentire la ragione che la richiamava a gran voce.
 

Era un completo abbandono del suo corpo, dei suoi pensieri…. a quel gesto, a quell’uomo, a quell’attimo… a quella bocca, che la stava devastando.

Velocemente si fece sopraffare e non sentì più nulla.
Sentiva solo una scarica invaderla per tutto il corpo, che la voleva lì, abbandonata tra le sue labbra.

Sentì la sua bocca schiudersi e lasciarsi andare a quel gesto.
 



Chiuse gli occhi.



Forse era l’alcool, la sensualità di Rufus, l’atmosfera, oppure chissà quale illogico fattore. Fatto sta che fu in balia di quel piacere che la stava divorando e la stava facendo cadere in un oblio piacevole ed insensato.
 



Non fu un bacio prepotente e provocatorio come la prima volta, del quale ricordava ancora perfettamente la rabbia e la mortificazione di quell’istante.



Questa volta era bello, piacevole, sincero.




Lo voleva.
 




Forse se ne sarebbe pentita. Ma ora non le importava.


Rufus si allontanò.
 


Tifa rimase con gli occhi socchiusi, ancora inebriata per quelle emozioni. Lui le toccò il mento con le dita.
 
Lei gli si avvicinò.
 

“Ancora un po’…”

Rufus sorrise a quelle parole e si riavvicinò a lei. Le prese il viso tra le mani e riprese a baciarla. Questa volta con più passionalità.
 




[…]



Se le circostanze fossero state diverse, sarei qui?

…se Aerith non fosse venuta da me al bar, se Barrett in chiesa non mi avesse innervosita con il suo tentativo di consolarmi, se non mi fossi fermata a riflettere prima di comprare una birra  questa sera … mi troverei comunque qui?

Che discorso banale, eppure… ci sto pensando.

Se le cose vanno in un certo modo è un caso..?
 

oppure è destino…?

Nel caso fosse destino…allora era mio destino essere fra le braccia di Rufus quella sera?

La mia testa scoppia, non riesce a riflettere.
 
Trovo solo che ciò che sto vivendo è impossibile, paradossale, confuso… mi sento avvolta da una nebbia che disorienta i miei sensi…

Quando c’è lui il tempo si ferma.
 
È come essere in una dimensione parallela. Una dimensione dove io e lui siamo semplicemente noi. Dove nessuno può giudicarci.
 
Dove nessuno può dire chi è Tifa Lockheart e chi è Rufus Shinra.

Non lo so… non riesco a ragionare. Riesco solo a sentire i miei impulsi che mi dicono: lo voglio.


Tifa aveva ancora le labbra vincolate a quelle di Rufus.
 
Quel bacio dato con frivolezza, per il semplice e solo desiderio di farlo… si era trasformato in una sfuriata di sentimenti contrastanti e sfuggenti.

Lui, poggiato con le spalle sulla porta di casa, incastrò la chiave nella fessura di essa non allontanando mai Tifa da sé. Non si erano distaccati neanche una volta, totalmente immersi in quella passione.
 

Entrarono e salirono le scale.

La mente di Tifa era divisa tra il piacere e l’incertezza di ciò che stava accadendo.

Fare l’amore con Rufus Shinra era qualcosa che non poteva esprimersi a parole. Questo per Tifa Lockheart.
Sentiva il suo cuore battere forte e desiderare fortemente qualcosa.
 

Quel desiderio indescrivibile si appagava ogni qual volta Rufus la comprimeva sul suo corpo e la baciava con ardore, inebriandola con il suo calore eccitante ed intenso.
 

Con un gesto veloce, Rufus levò via la sua lunga giacca bianca e adagiò la ragazza sul letto.
 

Si allungò sopra di lei ed avvicinò nuovamente le sue labbra alle sue.
 

La sua forza era tale che sembrava come se volesse entrare dentro di lei.

Si sollevò leggermente per disfarsi del solito gilet nero e di una delle camicie, poi si riabbandonò su di lei.
 
Fu un momento lungo, passionale.
Prese a baciarla fortemente, accarezzandola, abbracciandola, scomponendole i capelli e i vestiti che ormai non erano più al loro posto.
 

Il buio della stanza aiutò Tifa a sentirsi più sicura, meno dubbiosa.

Lasciò che il ragazzo la sfiorasse lungo tutto il corpo, che le si avvicinasse e facesse per sentirla sua.

Lui le sfilò la giacca e dopo, con lentezza, le alzò la maglia fino a portarla via completamente.
 
Tifa allungò le mani su di lui e prese il colletto della sua camicia.
 
Con delicatezza gliela scese fino alle spalle.
 

Ad un tratto si fermò, esitante.
Fu lui ad incoraggiarla a continuare riportandole le braccia sul suo petto.
 
La ragazza così si unì a lui e uno dopo l’altro, quei bottoni lasciavano fuoriuscire il corpo di Rufus.
 

Un corpo eccitante, formato, muscoloso, che trasmetteva però la devastazione di ciò che aveva subito.
 

Questo dalle ustioni ancora rosse che aveva sul torace.
 

Gli occhi di Tifa si fecero tristi, come quella volta in ospedale quando aveva visto per la prima volta le sue condizioni.

Ebbe paura se accarezzandolo gli avrebbe fatto del male.
 

Portò delicatamente una mano su quelle ferite, sfiorandolo, come se avesse voluto farle guarire o almeno fargli provare sollievo.

Ancora una volta il ragazzo si accorse del momento di esitazione della ragazza. Si guardò il petto, poi le sorrise capendo.
 

“E’ acqua passata. Non fa più male.”
 

A quelle parole si riabbandonò su di lei, tranquillizzandola. Così la bruna riprese a scoprire quel corpo che fino a qualche giorno prima aveva invece aiutato a coprire.

I respiri si fecero intensi.
 

La bruna sussultò più volte quando Rufus l’avvicinò a sé con un più forte desiderio di possederla.
 
Non aveva mai provato delle emozioni così forti e inebrianti, non sapeva cosa fare, dire… oppure se dovesse scappare…

Era il suo corpo a comandare tutto.

Lo voleva, lo desiderava. Lui la baciava, si spogliava, la toccava… un sentimento così intenso che non poteva essere spiegato. Non avrebbe mai potuto farlo.

Il tocco di quella pelle ormai nuda che si comprimeva contro la sua era qualcosa di nuovo per lei.
 
Un tipo di emozione che aveva immaginato nella sua vita, ma avvertirla su di sé era tutt’altro.
 

Era come sentirsi esplodere dentro tanta l’eccitazione, e l’unico modo per non soccombere era quello strofinarsi di quei corpi, della loro bocca.
 
In quel momento era la sua ancora, il suo respiro.

Qualche volta Rufus le parlava, ma lei non era assolutamente in grado di risponderlo. Forse per la paura di spezzare tutto.

La sua mente, i suoi pensieri, le avevano dato tregua e volevano che lei, pur sbagliando oppure no, vivesse quell’esperienza e quelle emozioni.
 

Così anche lei si avvicinava a lui, comprimendosi su di lui, baciandolo, facendosi toccare, accarezzandogli i capelli con forza, i quali si scomponevano rendendolo ancora più bello.

Il suo bel presidente adesso era spoglio di tutto.
 
Naturale, con i suoi bei capelli lisci biondo ramati senza gel, senza quei vestiti formali, senza quello sguardo da superiore. Quello era il vero Rufus.


L’ardore del ragazzo le fece pensare una cosa: da quanto la desiderava?
 


Lo sfogo di un momento era davvero capace di generare tutto questo?
 

E lei..?
 
Lo desiderava così perché era lui a volerlo, oppure dopotutto...?
 

La risposta ora come ora non le interessava.
Era inebriante sentire tutta la passionalità che Rufus aveva sempre trasmesso e che ora si sfogava completamente facendola sentire desiderata.



[…]






*Heaven's night: piccolo tributo a chi conosce il bellissimo videogame Silent Hill 2.
 









 

E qui davvero mi volevo. Siate clementi, non ho mai descritto scene di sesso e questa è la mia prima in assoluto (alza bandierine). Creare tutta l’atmosfera nel complesso è stato interessante (*ç*) spero l’abbiate gradito! Anche perché l’humor e l’immancabile sarcasmo dei due protagonisti si bilancia bene con le scene più serie dedicate alle riflessioni e alla loro introspezione. O almeno credo…

Mi premeva molto realizzare il tratto iniziale. Tifa che cerca di distrarsi allenandosi (mi piace immaginare una Tifa che ogni tanto continua a sferrare pugni^^) e Barrett che per consolarla finisce per ferirla ulteriormente.

Poi vi è la descrizione della città dove Tifa beve apaticamente una birra (la prima di una lunga serieXD) mentre osserva le persone ed avverte ancora il peso della grande svolta della sua vita. Ecco, l’inizio devo dire che mi premeva molto farlo per bene!

Poi beh, c’è Rufus che come sempre è un’impresa troppo eccitante caratterizzarlo! Adoro rendere al meglio la sua personalità e spero che non vi deluda nemmeno questa volta. Ho voluto mostrare ancora una volta che lui è un tipo alla mano, che non partecipa solo a riunioni o fa il bastardo, ma è anche il tipo che porta una ragazza in birreria, la trascina in discoteca (a proposito, l’heaven’s night è un piccolissimo tributo al locale dove lavora Maria di Silent Hill 2 XD) e si siede sul ciglio di una strada senza problemi (vestito di bianco, precisiamolo ò_ò).

 Ecco, in questo io sono come Tifa. Non riesco a vederlo in quei gesti abitudinari che non sono tipiche di un “presidente”. Lo dice anche lei quando lo incontra per le strade e io condivido in pieno^^

Ora torniamo al loro ehm…momento XD! Mi premeva molto di più esprimere le loro emozioni. Odio le “lezioncine anatomiche”. :P

Ah, una piccola comunicazione: siccome l’ultimo capitolo ha avuto molte meno letture rispetto ai capitoli precedenti, ho deciso di rallentare un po’ la pubblicazione, così da dare tempo anche a chi va a scuola, all’università, a lavoro o ha impegni di vario di leggere. Così che magari lasci anche un commentino^^

 Grazie a tutti ci vediamo al capitolo 10. Vi avviso che l’inizio è già uno dei miei punti preferiti XD

 Ringrazio Yukino_lango8 e Chiyochan8 che mi hanno aggiunto nei preferiti/seguiti!

Ora passo alle vostre recensioni *__*

 

 

 

Risposta per White Shadow: Macchè, le tue recensioni sono sempre un piacere! Lunghe, corte…poi la lunghezza non fa il commento, ma il contenuto che ha e nel tuo caso mi lasci sempre soddisfatta.
No, Rufus non ha malattie strane (avevi pensato questo? XD) ma è un uomo che tende a trascurarsi e a volere troppo da sé. Questo perché è molto altezzoso ed arrogante.
Mi fa piacere che ti sia piaciuta la lite tra Aerith e Tifa. In realtà mi avevano detto che era stata troppo “animata” quindi io ho preferito non esagerare^^
In realtà è anche perché io non mi sento di andare troppo addosso ad Aerith perché un lato di me le da ragione o_o
Ah, sta piacendo il mio Reno? Ne sono davvero lieta! Anche perché dopo Rufus e Tifa è lui il più presente. Tornerà presto non ti preoccupare anzi, durante la storia, avrà anche un ruolo sempre più decisivo anche perchè…beh si capisce, penso, che nella mia fanfic sia decisamente attratto da Tifa^^
Il mio nome su DeviantArt e FiammahGrace e questo è il link alla mia gallery così se ti va ci dai uno sguardo (in ogni caso, stava anche nel mio profilo^^) http://fiammahgrace.deviantart.com/gallery/
Grazie mille pere i complimenti, continua a seguirmi e a darmi consigli^^ Saranno utili per far crescere sana e forte questa fic +_+

 Risposta per Stuck93: La nostra fedelissima recensitrice <3
Vedere che tu apprezzi queste piccole cose da me aggiunte mi riempie di gioia come Rufus nel suo “vero ambiente”.
Rufus poi è un ragazzo che non si nasconde dietro un dito nonostante quello che faccia e sotto questo punto di vista è luce e ombra allo stesso tempo.
Mi fa piacere che ti abbia colpito Rufus malato. Cioè, a me dispiace vederlo in quello stato, ma per me era doveroso fare un tributo alla sua salute. Inoltre Tifa di base è una ragazza dolce, alla fine si scioglie anche lei con il bel presidente *W* Mi fa piacere che tu abbia apprezzato questo modo di fare di Tifa che nonostante l’odio prova molta tristezza nel vedere Rufus non trattato da “essere umano”. Sono contenta nel sentirtelo dire, davvero ç_ç
E’ bello quando un lettore sottolinea quegli aspetti che stesso allo scrittore premevano trattare <3 Eh, Rufus è pur sempre un ragazzo di 23 anni, usa in maniera smoderata dei farmaci con cui dovrebbe stare attento ò_ò cretino!
Si, la casa non è per niente cambiata, anche perché la casa di Rufus non so voi, ma io la immagino proprio “da manuale”. Ah, quanto la vorrei anche io, una casa così. Povero Rufus che dormiva, però! Sarebbe stato felice di sapere che, dopotutto, Tifa non è solo capace di strillargli dietro (anche se io credo che a lui piace proprio perché non è un’oca che gli sbava dietro o_o). Sì, Cloud che chiamava era d’obbligo! Anche perché è sempre Tifa a chiamare Cloud e una volta tanto che lui telefona lei, Tifa gli invia il segnale di occupato! Ah, ben gli sta +_+ (il lati anti-cloti è emerso XD).
Per quanto riguarda Aerith è stato molto difficile trattare questa scena anche perché io, se devo essere sincera, non mi sento di addossarle tutta la colpa. Tifa è accecata dalla rabbia verso di lei, verso di Cloud e ha addosso tutto lo stress accumulato nei mesi di lavoro nell’azienda di Rufus. Per non parlare di questo famoso triangolo amoroso che dopo tre anni ha trovato “epilogo”. Praticamente ogni cosa che Aerith avrebbe potuto dire Tifa avrebbe reagito male. Da un lato ci credo, ma dall’altro penso io che il loro triangolo amoroso non poteva che concludersi così. Una delle due che di botto avrebbe fatto la prima mossa. Cloud non avrebbe mai scelto e quindi è spettato ad Aerith che, secondo la mia concezione del personaggio, non è capace di aspettare Cloud per tutta la vita come invece fa la nostra protagonista. Inoltre ciò che dice è crudo, ma infondo che poteva fare? Dire: “ mi spiace di averti ferita e aver fatto le avanche a Cloud?” questo avrebbe potuto turbare ancora di più Tifa. Inoltre alla nostra bruna irrita parecchio anche l’atteggiamento di Cloud che non le dice chiaramente i suoi sentimenti al che lei ipotizza addirittura che si sia messo con Aerith solo perché con le spalle al muro (cosa molto squallida). Tutto questo per dire che io condivido il tuo parere ma non mi sento di dare addosso ad Aerith al 100%
Per il tempo verbale, andrò a rivedere, promesso!
Eh, eh…mi fa piacere che ti è rimasta parecchio impressa la gag con Reno che beve solo caffé macchiato! In realtà è tratta dal primo film di tomb raider dove uno dei protagonisti prendeva un caffè che non era un caffé: “caffé decaffeinato con latte scremato” XD
E ora fa parte delle cose d’obbligo come il the pompadour *W* Grazie ancora del commento, sono felicissima di trovare sempre i tuoi commenti e risponderli quasi fosse un appuntamento fisso! Un bacio, spero ti piaccia anche questo nono capitolo ^///^

 

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Capitolo 10
*** chapter.10 ***




ATTENZIONE! La fanfiction il giorno 21/05/2012 è stata revisionata completamente dall'inizio, e molte scene sono state modificate e tagliate.

Questo poichè molti concetti espressi non facevano più parte del mio modo di concepire alcune situazioni e personaggi di bleach.
Tutte le relazioni secondarie alla ByaYoru non sono più presenti in quanto, se ho intenzione di completare questa fanfiction, voglio dedicarmi solo e per bene alla coppia principale.
Grazie per l'attenzione.^^
E grazie anche a chi mi ha recensita in questo grande frangente in cui ho smesso di aggiornare. Non prometto di continuarla, ma volevo almeno apportare tali modifiche.
Farò comunque il possibile per scrivere presto o tardi dei capitoli conclusivi.









CAPITOLO 10.



La notte passò velocemente.
La quiete era riuscita ad entrare in quella casa oltre le due di notte, dopo una giornata già molto pesante.
Per cui tutti si erano addormentati molto stanchi, tanto da non riuscire a godere di quelle poche ore di riposo, che fecero largo al mattino in un batter ciglio.

Byakuya mosse leggermente le palpebre.

Non aveva voglia di aprire gli occhi.
Era ancora profondamente stanco.
In realtà, nonostante l’ora tarda in cui era riuscito finalmente a coricarsi, aveva faticato a prendere sonno. Colpa di tutti i pensieri che aveva accumulato la sera prima.

O piuttosto era il fatto di aver rievocato alla mente Hisana, sua defunta moglie.


Erano passati più di cinquant’anni.
Aveva superato il lutto abbondantemente.


Realizzare che non sarebbe più stata al suo fianco, dopo aver lottato così tanto, per stare assieme solo cinque anni del resto, gli bruciava dentro in maniera ancora così forte da sentire ardere il suo corpo, il suo spirito…che sprofondava sempre di più in un oblio insostenibile ed ormai incolmabile.

Ma non rimpiangeva nessuno di quegli anni in cui era stato con lei, e nessuno di quelli che aveva passato successivamente ancora rintanato nel suo ricordo.

Agli occhi degli altri si era riuscito a rimanere come tutti si aspettavano di vederlo: aristocratico, inscalfibile, rigoroso.
Pienamente padrone di se.
Ma chi lo conosceva, aveva letto dentro di lui l’amarezza e la delusione verso quell’ infausto destino che crudamente aveva portato via una creatura che lui amava così tanto.
Ancora di più se in un amore non consumato come il loro.

Ricominciare sarebbe stato difficile.

Ma il lavoro, l’arrivo di Rukia, le sue responsabilità, nonché le innumerevoli battaglie che aveva affrontato, l’avevano aiutato a distendersi, e col tempo a conservare quella fetta del suo cuore in un cassetto.


A chiudere quella porta.


Questo tipo di ricordi, però…
…rievocati sapevano fare ancora male, e avrebbero fatto male per sempre.



Non si poteva sperare di guarire.


Non si poteva dimenticare.



Ci si poteva solo rassegnare di fronte alla realtà: Lei non c’era più. E non sarebbe tornata.


Tutti i giorni avrebbe dovuto fare i conti con la realtà e sapeva di doversi alzare, e guardare dritto a testa alta.
Perché nonostante tutto, la sua strada sarebbe continuata.




E da quel giorno, aveva continuato già per cinquant’anni…e in qualche modo ce l’aveva fatta.




Alzò una mano per proteggersi dai raggi solari che picchiavano sui suoi occhi.



Dalla leggera brezza che girava per la casa, dedusse che Yoruichi doveva aver lasciato il balcone aperto.

Si guardò attorno.
Le luci tinteggiate di colori sull’arancio gli fecero capire che doveva essere appena l’alba.

Aveva faticato molto per prendere sonno, e nonostante necessitava riposo, i suoi occhi si erano aperti ugualmente rifiutando di tornare a richiudersi.
Allontanò quindi la coperta da se.

Aveva dormito a terra quella notte, questo perchè aveva lasciato il divano a Yoruichi.
Non ricordava quando lei fosse rientrata nella stanza.
Era stata fuori al balcone per così tanto tempo dopo la loro breve conversazione, che aveva avuto il tempo di addormentarsi.
Così si alzò in piedi, piegando intanto sul braccio il lenzuolo, e i suoi occhi vitrei si posarono sulla figura di Yoruichi, accoccolata sul divano dove si aspettava di vederla.

Riposava profondamente.
A differenza sua, il sonno era stato più gentile.
L’espressione del suo volto era rilassata, completamente abbandonata sul bracciolo del divano. Tanto che la sua bocca era anche leggermente aperta.
Quella visione talmente pura, scaturì in lui una sensazione di dolcezza che deformò le sue labbra in un sincero e tenero sorriso che probabilmente pochi gli avevano mai visto.
Corrucciò la fronte sorprendendosi lui stesso di quei strani sentimenti che lo stavano travolgendo.
Posò le dita sull’imboccatura del naso, un movimento che gli veniva meccanico quando voleva ritornare in se. Si chiedeva talvolta cosa ci fosse dietro la spavalderia e l’arroganza della bella stregatta, ma ogni volta che si avvicinava a scoprirlo, puntualmente faceva un passo indietro.
Forse perché era più che consapevole che conoscere per davvero Yoruichi lo avrebbe coinvolto a tal punto da non sopportare più la sua lontananza, ancora una volta.

Forse solo allora comprese che il suo rifiuto era dovuto probabilmente proprio a questo.

Affezionarsi a lei significava anche essere pronto a perderla.
Perché lei era fatta così. Fuggente, elegante…la Dea del lampo, Yoruichi Shihoin.

Ed in quel momento l’idea della perdita era un qualcosa che rifuggiva.
Meglio piuttosto rifiutare direttamente qualcosa che si sarebbe perso comunque, cosa che era già accaduta in passato e che nulla negava che si sarebbe ripetuto.
Nonostante non lo pensasse sul serio, il suo cuore gli chiedeva di non soffrire.

Si sedette accanto a lei. Lei non si svegliò.
La sua bocca parlò da sola, come se in realtà non fosse lì per davvero.
La sua bella Yoruichi addormentata lo mise completamente a suo agio, tanto da indurlo a parlare senza pensar troppo, cosa che solitamente non era neppure immaginabile per uno come Byakuya.

“ Non credevo ti avrei rivisto. Non posso quasi credere che, nonostante il tempo, tu abbia saputo presentarti davanti a me in quello stesso modo irritante col quale sono sempre stato solito ricordarti.”

Fece una pausa.

“Avrei voluto non rivederti mai più.” Disse e i suoi occhi si abbuiarono. “Però… d’altro canto, non so perché sei riuscita in qualche modo a ritagliarti uno spazio dentro di me. Eppure ti ho detestato. Davvero!”

Aggiunse, questa volta facendo un sorriso che lasciò intendere il contrario di ciò che aveva detto.
Infatti, i suoi occhi si fecero più dolci, in contrapposizione col fatto che aveva detto di averla odiata.

Sì, perché l’aveva odiata…ma l’aveva anche desiderata.
L’aveva odiata, eppure non l’aveva mai dimenticata.

Byakuya ebbe la tentazione di accarezzarle il viso, ma le sue dita si bloccarono e non riuscì ad avvicinarsi a lei.
Ripensò improvvisamente al loro piccolo bacio, che lei gli aveva dato qualche sera prima. Stranamente lo ricordò con piacevolezza. Se ne sorprese persino lui.
Ma fu quel pensiero stesso che lo fece desistere nello stabilire un contatto fisico di qualsiasi genere con lei, di qualunque tipo.

Perché una volta varcata quella soglia, non avrebbe saputo come avrebbe reagito.

Improvvisamente vide la ragazza muoversi nel sonno.
Ella aprì debolmente gli occhi e sembrò ricambiare il suo sguardo per un istante. Il ragazzo deglutì, ma si rilassò notando che invece di svegliarsi, lei si riabbandonò fra le coperte.
A quel punto lo shinigami si alzò.
Si affacciò al balcone e si lasciò accarezzare dalla fredda brezza del primo mattino.

Pungente, eppure piacevole ed armoniosa sulla pelle.
Chiuse gli occhi.

“Nobile fratello?”

Byakuya si girò e vide dietro di sé la sorella adottiva, Rukia.
La guardò appena, poi tornò al paesaggio di fronte a se.

“Io vado. Ringrazia la signorina Yoruichi per me.”

“Non aspetti?”

“No, preferisco andare. Credo che Renji mi stia aspettando, e poi…ci sono molte cose che devo fare. Giacchè è così presto passerò anche a casa. Se hai bisogno di qualcosa, magari di..”

Byakuya la interruppe.

“Vai pure.”

Rukia si azzittì. Sapeva quando non era il caso insistere. Così si inoltrò verso la porta d’ingresso per uscire. Si voltò un’ultima volta verso Byakuya.

“Fratello… se, vuoi, porta Yoruichi in camera sua. Io…insomma, è stata gentile a dormire lei sul divano.”

“Ah…” disse a stento il ragazzo dai capelli neri, pensando fra se che era stato lui a “sacrificarsi” quella notte dormendo a terra. Nonostante sembrasse disdicevole agli occhi di Rukia aver fatto dormire Yoruichi sul divano, il suo caro Nobile Fratello invece dormiva abitualmente lì. Sorrise impercettibilmente quasi divertito nell’immagine cosa avrebbe pensato Rukia se lo avesse saputo. La giovane Kuchiki, abituata a vivere con il ragazzo da cinquant’anni, piegò la testa di lato sbarrando gli occhi. Ai suoi occhi, fu evidente che…avesse sorriso! Byakuya se ne accorse, così si ricompose velocemente e le diede le spalle.

“Buon lavoro, dunque.” Disse asciutto. “Tuttavia non affaticarti più del dovuto. Non appena farò rientro alla Soul Society, mi occuperò io degli affari di casa.”

Rukia sorrise apprezzando le premure di suo fratello. “Grazie. Allora…buona giornata anche a te.”

Così uscì.

Byakuya si ritrovò ad essere nuovamente il solo ad essere sveglio in casa.
Alzò le spalle, poi tornò a guardare Yoruichi. Si piegò vicino a lei e si chiese se doveva davvero riportarla nella sua stanza da galantuomo. In realtà non ci stette a pensare troppo. Portò un braccio della ragazza attorno al suo collo e le cinse la schiena. Poi le sollevò le gambe con l’altro braccio, e si mise in piedi.
Stette attento a camminare lentamente, in modo da non svegliarla. Il suo sguardo si posò nuovamente su di lei.
Yoruichi era molto leggera fra le sue braccia. La sua testa, abbandonata sulle sue spalle, faceva appena intravedere il viso beatamente addormentato.
Prese a salire le scale e mentre era a metà della rampa, vide la ragazza muoversi.

Dal canto suo Yoruichi sentì letteralmente i suoi piedi galleggiare per aria. In pochi secondi, riemergendo dal mondo dei sogni, prese consapevolezza di non essere sul suo divano, ed invece di essere sospesa. Presa dall’agitazione, si mosse in modo irruento, non accorgendosi nemmeno di essere fra le braccia di Byakuya che dovette faticare per mantenere l’equilibrio.

“Smettila, mi farai cade….reee…!”

“AHHHH!”

Byakuya e Yoruichi rotolarono per le scale e si ritrovarono al piano inferiore.
Lo shinigami era a testa in giù, col capo sul pavimento e il corpo sdraiato sulle scale, in posizione supina.
Addosso, una Yoruichi irruenta appena svegliata.
La ragazza mugugnò qualcosa, sollevò poi la testa sprofondata nel suo petto e lo rimproverò sonoramente.

“A…ahi!! Si può sapere che è successo?! Diavolo!” disse ancora frastornata.

Byakuya sollevò il capo, dolorante.

“Volevi forse spezzarmi l’osso del collo?” disse irritato.

“Cosa?”

Yoruichi sembrò accorgersi di lui solo allora. Sbarrò gli occhi rendendosi conto della posizione nella quale erano. Mise così le mani a terra e con uno scatto si mise in piedi. Guardò il povero Byakuya a terra e strinse i denti non trovando le parole giuste da pronunciare.

“Ah….ehm….stai…bene?” disse appena, ma fu prontamente risposta da un Byakuya fuori di se.

“Ti sembra che io stia bene?”

“Ugh!” balzò lei. Poi si giustificò. “Che ne potevo sapere? Io reagisco così quando qualcuno mi sveglia bruscamente!”

“Veramente hai fatto tutto da sola…”

Il ragazzo si mise in piedi e massaggiò la testa, invocando la pazienza che sembrava non essere mai abbastanza con lei.
Yoruichi girò lo sguardo. Byakuya si sorprese di quell’atteggiamento. Era sicuro avrebbero litigato, invece lei…lo stava ignorando palesemente.
La gatta prese a camminare per la casa, poi si diresse in cucina annunciando che avrebbe mangiato qualcosa.
Lui rimase impietrito.

Yoruichi intanto rimase turbata da quel risveglio. Questo perché non aveva ancora dimenticato la discussione avuta la sera prima. Era come se non si sentisse più a suo agio dopo le parole che si erano detti a proposito di sua moglie e della vita di Byakuya che lei non conosceva. Bevve del latte tutto d’un sorso sperando di scacciare via quei pensieri, ma per tutta la giornata non le venne che deviare Byakuya.
Lui entrava nella stanza e lei usciva. Se lui doveva combattere qualche hollow lei lo faceva fare non insistendo per venire come faceva solitamente. Anzi, ne approfittava per starsene sola, e se poteva, usciva proprio di casa.
Così si ritrovarono a vivere fra le stesse quattro mura di sempre, ma senza incontrarsi mai.
Capitava di scambiare poche parole, ma che rimanevano asciutte e prive della solita vivacità che caratterizzava le loro conversazioni.
Byakuya si rese perfettamente conto di quella situazione. Avrebbe dovuto esserne felice, tuttavia non riuscì a mandare giù quello stranissimo atteggiamento.
Verso sera, all’incirca verso le nove, si ritirò dopo l’ennesima caccia all’hollow. Attraversando la porta d’ingresso, vide Yoruichi sul divano intenta a leggere. La guardò accigliato, percependo chiaramente che lei facesse finta di essere assorta nella lettura. Così le si parò davanti e le chiuse con forza quel volumetto che aveva fra le mani.

“Ehi!” esclamò Yoruichi.

“Nonostante nulla dovrebbe allietarmi di più del tuo tanto agognato silenzio, mi sento alquanto sconcertato.”

“Che?”

Byakuya sospirò profondamente. “Intendo, cosa ti è successo?” disse di getto, non sforzandosi di essere meno diretto.

La gatta deglutì e la sua fronte si corrucciò nel vedere quel Byakuya piuttosto audace.

“Si può sapere cosa prende a te, piuttosto! Sei…strano!” disse facendo la disinvolta e riaprendo il suo libro. Byakuya tempestivamente glielo prese di mano e lo mise sul comodino li di fronte.

Yoruichi sbuffò vistosamente, e incrociò le braccia e le gambe.

“Ebbene? Che c’è? Hai fame?” disse imbronciata.

Byakuya sbarrò gli occhi di fronte quella risposta.

“Mi chiedi…se ho fame?”

“Che ne so, sembri così arrabbiato!”

“…e tu risolvi tutto col cibo?”

Byakuya non potette credere a ciò che aveva sentito. Portò una mano sul viso chiedendosi perché Yoruichi si comportasse sempre così.
Cercò di tornare padrone di se, abbassò le spalle e si sedette accanto a lei. La ragazza seguì il suo movimento.
Byakuya si girò e la trafisse con i suoi occhi grigi.

“Ti ho detto qualcosa?” chiese.

Yoruichi li per li non seppe che rispondere.
Cosa avrebbe dovuto dirgli?
Che l’aveva fatta sentire una stupida? Che si era resa conto di aver ferito più volte i suoi sentimenti facendo battute su di lui senza ragionare sulla vita tortuosa che lui aveva vissuto ma che lei non conosceva?
Si sentì avvolta dalle fiamme.
Tuttavia non aveva niente da dirgli. Così si mise in piedi, deviandolo ancora una volta.

“No.” Rispose laconica alla sua domanda mentendo visibilmente.

Byakuya non potette crederci ancora una volta.

Lui…che “inseguiva” lei?
Cosa era successo? Uno scambio di ruoli?

Quasi mosso dalla rabbia, o dal semplice sospetto che ci fosse qualcosa dietro, le corse dietro e la prese per un braccio.

“Sto solo andando a farmi un caffè!” urlò quasi Yoruichi. Vide il ragazzo bloccarsi di colpo, e le si strinse il cuore. Ciononostante aveva ottenuto ciò che voleva. Lui aveva smesso di infastidirla. Così girò i tacchi e si diresse in cucina.

Byakuya strinse gli occhi.

Solo Yoruichi in effetti era stata sempre capace di scatenare in lui sentimenti simili.


Così irritante, incomprensibile e sfacciata. Eppure…

Eppure…

Anche da ragazzino, era sempre stato così. Se ne rendeva perfettamente conto.

Attraente, seducente, accattivante…erano tutte caratteristiche che appartenevano a Yoruichi Shihoin, non avrebbe potuto negarlo.


Era una donna dalla quale si era sempre tenuto volentieri alla larga per via del suo modo di comportarsi che gli sfuggiva completamente. Tuttavia lei da sempre sapeva accenderlo come nessun’altra donna avrebbe mai saputo fare, tirando fuori un lato del suo carattere che neanche lui ben conosceva.


Improvvisamente sentì uno strano nodo alla gola.


Quei sentimenti così familiari cominciarono a renderlo inquieto.

Possibile?
Possibile che lei riuscisse ancora a suscitare in lui quei sentimenti d’inettitudine?

Non poteva certo ricordare alla perfezione ciò che provava all’epoca verso di lei.
Ricordava solo che era il capitano della seconda brigata del gotei, nonché una collega del nonno, e che per di più fosse più grande di lui.
Anche se per età, effettivamente, no.

Però dubitava di provare già dall’epoca sentimenti del tipo.

Era troppo giovane, e non è che pensasse tanto alle donne, preso com’era dallo studio.
Già all’epoca era pienamente consapevole delle responsabilità cui sarebbe andato incontro e quindi della maturità e serietà che doveva raggiungere.
Per questo non poteva certo avere un qualche potenziale interesse per lei dal punto sentimentale.
Sbarrò gli occhi.
Stava letteralmente delirando.


Per lei poi?

Sbirciò in direzione di Yoruichi che svogliatamente montava la macchinetta del caffè non curandosi di lui.




Di che natura erano i suoi sentimenti per lei all’epoca?
…E adesso?




La ragazza si girò e stranamente gli sorrise debolmente. Poi gli diede nuovamente le spalle.


Cosa stava accadendo?
Perché? Perché sentiva quei sentimenti che lo stavano lacerando? Proprio ora, quando lei stessa sembrava mettere finalmente le distanze fra loro?

Si voltò in un’altra direzione e cercò di concentrarsi su qualsiasi altra cosa, sentendosi leggermente accaldato.
Stava diventando insostenibile.


Improvvisamente decise di cambaire aria. Fece così per lasciare la casa.


Il rumore dei suoi passi attirò l’attenzione di Yoruichi che infatti si apprestò a cercarlo affacciandosi nel corridoio.

“Byakuya, dove vai?” disse.

“Devo uscire.” e si diresse presso la porta d’ingresso.

Yoruichi intanto lo seguì e si poggiò vicino al muro.

“Byakuya, aspetta.”

Il ragazzo si immobilizzò di colpo.
Lei abbassò gli occhi e si strofinò le braccia fuggendo il suo sguardo.

“Scusa, non…” tentennò imbarazzata di non sapere che dirgli. “Vai, Byakuya. Ci vediamo poi.”

Byakuya assunse un’espressione perplessa.

Si accorse di quella nota di malinconia che man mano stava sempre più demolendo lo spirito vivace della ragazza, e che l’aveva resa strana fino a tenerli separati per tutta la giornata.
Istintivamente le si avvicinò fino ad esserle di fronte.

La guardò intensamente e sentì di nuovo smuoversi dentro di lui quelle sensazioni che stava reprimendo da quando era cominciata quella mattina.
La sua mente si fece inspiegabilmente annebbiata e l’unica cosa che riusciva a sentire era il desiderio…


Un fortissimo desiderio…


Un fortissimo desiderio di non trattenersi e di assecondare quelle emozioni.
Quella voglia di sentire il suo corpo, le sue labbra…che lei non faceva che sfiorargli, fargli desiderare, per poi lasciarlo senza dargli il tempo di assaporarle.



Ripensò al delicato tocco delle sue labbra quella sera.



Impercettibili…


Fastidiosamente impercettibili e sfuggenti.




Voleva sentirle.




Dopo tanto tempo, voleva sentire quella sua bocca seducente premere sulla sua, e quella sfuriata di sentimenti passare attraverso il suo corpo mentre le si stringeva, cingendola e facendole sentire la sua brama di averla fra le sue labbra.

Così il capitano Kuchiki mosse appena le labbra piegandosi verso di lei, quasi come se non fosse padrone del suo corpo in quel momento.
Yoruichi aveva ancora uno sguardo perso, e quando si accorse che la distanza tra lei e Byakuya stava diminuendo, alzò il viso.
Indietreggiò leggermente, non capendo, ma si bloccò immediatamente quando sentì il muro dietro di sé.

Spalancò gli occhi confusa e, senza avere neanche il tempo di ragionare, si sentì avvolgere dalle sue braccia che la strinsero con una forza inaspettata.
Mosse appena le mani imprigionate sul suo petto quando lui le serrò la bocca con le sue labbra.

Sentì la bocca di Byakuya muoversi violentemente e la sua lingua esplorare al suo interno, spingendosi sempre più violentemente dentro di lei.

Impreparata a quel contatto, sentì tutto in una volta il fiato abbandonarla, così cercò di schiudere le labbra appena un po’, ma Byakuya era vincolato a lei con una forza tale da non permetterle alcun movimento.

Quel gesto così improvviso e passionale li portò a sbattere contro il muro, tuttavia lui continuò a baciarla, muovendo le mani sulla sua schiena e facendole scorrere man mano anche sui capelli.

Il suo cuore batteva fortissimo e Yoruichi non riuscì a sbattere le palpebre neanche per un secondo.
Sentiva il fiato di Byakuya soffiarle sul viso, facendole chiedere quanta aria avesse in corpo per riuscire a starle attaccato per così tanto tempo.
Il suo viso cominciò ad accaldarsi.
La ragazza cercò di dimenare il viso, sgomentata, per allontanarsi da quella morsa, ma quella bocca la stava devastando e per un attimo la pervase una scossa di piacere che la invitò a condividere quel bacio appassionato.
Mosse poi le mani e in qualche modo, nonostante fosse ancora in balia di quella forte stretta, riuscì a raggiungere le braccia dello shinigami.
Le afferrò e istintivamente premette con forza con le dita per trattenerlo, presa dal panico.


Fu un attimo.



Un secondo in cui, scostandosi finalmente, i loro occhi si incrociarono e si guardarono immobili, fermi, incapaci di spostarsi.


Erano ancora a pochissimi centimetri di distanza.
Yoruichi sentiva le sue labbra pulsare fortemente, quasi come se volessero di nuovo raggiungere quelle del ragazzo.
Ma rimasero così. Fermi.

Uno strano rimescolio la fece irrigidire fino a impedirle addirittura di respirare, nonostante fosse ancora ansimante.

Poi…un batter ciglio.
Nel momento nel quale chiuse le palpebre, per poi riaprirle, Byakuya si era già allontanato da lei, recuperando le loro abituali distanze.

La gatta così riprese lentamente a respirare.
La sua mente era confusa, incapace di ragionare, e sentiva il collo intirizzito assieme al resto del corpo.

Osservò lo shinigami, che sembrava sgomentato quasi quanto lei.
Il suo petto si gonfiava e si sgonfiava seguendo il ritmo dei suoi respiri, con un movimento che quasi le impedì di guardare altrove.
Velocemente però lui aprì la porta e uscì di casa.

Il rumore della porta che si chiudeva le provocò un insolito sollievo, che le fece sentire le gambe così molli da non riuscire quasi a tenersi in piedi.

Appoggiò le mani sul muro, sul quale era ancora attaccata, ed emise un profondo sospiro che la costrinse a piegarsi sulle ginocchia.
Portò le dita sul viso e la tensione che aveva accumulato cominciò a farla tremare.


Cosa… cosa stava facendo Byakuya…?


Si era probabilmente accorto del suo stato di confusione, e per questo si era fermato.
E se invece non lo avesse fatto…allora…

Si pietrificò.

Che situazione difficile! Accidenti!


[...]

 
 

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Capitolo 11
*** chapter. 11 ***


 
 
 
CAPITOLO 11.
 
 
 
 
L’amarezza riempiva di disprezzo il cuore di Byakuya Kuchiki, che camminava velocemente, quasi come se volesse fuggire.
Fuggire da una verità inaccettabile.
 
L’adrenalina gli impediva di fermarsi, così cominciò a marciare con passo sempre più forte fino ad arrivare in una radura poco lontana dal centro della città.
Si guardò attorno e si sentì profondamente disorientato. La sua bocca si mosse in una smorfia di disappunto. Portò una mano vicino ad essa e respirò profondamente.
 
L’aveva baciata.
Aveva sentito dentro di se quel fortissimo impulso che ormai lo perseguitava, e alla fine non ce l’aveva fatta.
Il suo istinto non si era lasciato domare ed aveva reagito a quegli innumerevoli contatti.
Così di sua iniziativa le si era avvicinato, l’aveva bloccata e le aveva aperto la bocca per sentire le sue labbra, la sua pelle….con sempre più brama e intensità.
Chiuse gli occhi e girò di scattò la testa quasi come per distogliere dalla sua mente quell’immagine.
 
Gli era piaciuto, certo.
 
L’aveva desiderato.
Dal giorno in cui si erano rincontrati.
Da quando si erano visti da Urahara ed era stato costretto ad andare a vivere per un po’ da lei.
Da quando si vedevano di sfuggita mentre lui usciva.
Da quando lei gli faceva i suoi “attentati” per poi allacciarglisi al collo e far sentire il suo bellissimo corpo premere su di lui.
Da quando dalle scale, quella sera, la aveva vista con lo sguardo basso mentre tornava a casa. Con un viso così triste che quasi non gli sembrava lei. Eppure in quel bellissimo abito rosso.
 
E lei poi lo aveva baciato.
 
Lo aveva baciato rompendo quella barriera che fino a quel momento lo aveva protetto non dando un nome ai sentimenti che provava quando lei gli era vicino.
Quel bacio aveva acceso in lui un sentimento che era rimasto oppresso da anni e si rifiutava di venir fuori.
Rinnegandolo, rifiutandolo con odio.
Così, tutto in una volta, aveva cominciato a bramarla, a desiderarla…e l’aveva fatto.
 
Istintivamente tirò un calciò sull’erba e alcuni ciuffi verdi presero a volare lasciando scoperto il terreno ancora umido.
Buttò la testa all’indietro sperando di allontanare da se quella delusione verso se stesso.
 
Si sentiva irritato perché si trattava di lei. Yoruichi Shihoin.
 
Una donna irresistibile e seducente.
Una donna che non aveva mai ignorato e non era mai uscita fuori dalla sua vita, dopotutto.
Se non quando era stato costretto a dimenticarla credendo che fosse morta.
 
Poi all’improvviso si era fatta viva, quando nessuno ormai si aspettava di rivederla.
E da quel momento non avevano avuto alcun momento per chiarire, per parlare.
Aveva sì concretizzato che quella gattaccia fosse lì, di fronte a lui, ma dopo…non si erano degnati di ne di uno sguardo, ne di una parola, se non occasionali.
E poi era finito a Karakura, e non solo se l’era ritrovata davanti durante un combattimento contro un hollow, ma era stato anche costretto ad abitare temporaneamente da lei e riscoprire che i suoi sentimenti per lei ribollivano ancora così vivi.
 
Strinse i pugni.

La cosa che più lo infastidiva era assimilare quel suo stato d’animo a quei sentimenti che provava un tempo.

Era giovane, inoltre era passato così tanto tempo che non poteva neanche ricordarsene, però non era certo un bambino.
 
Pensare che potesse aver maturato dei sentimenti già da all’ora lo aveva spiazzato.
 
Quei sentimenti così maturi e quelle sensazioni di forte eccitazione e di perdita del controllo che da sempre lei sapeva suscitare in Byakuya erano chiari. E gli appartenevano da sempre.
Solo che solo adesso lo aveva capito.
 
La detestava perché lo prendeva in giro, perché era assurdamente veloce e fastidiosamente irrispettosa.
Però…però gli piaceva.
 
Sentì che nonostante tutto, Yoruichi si era saputa ritagliare una fetta del suo cuore che lui le aveva sempre negato.
 
Quella stregatta incontrollabile, lui, dopotutto, l’aveva sempre guardata con incanto.
 
Non era stato capace neanche di dimenticarla.
 
Quella sensazione di disapprovazione lo pervase ancora di più.
Fece un salto e sparì, lasciando alle sue spalle il vento che soffiava sulle foglie.
 
[…]
 
 
Il vento continuò a scuotere sempre di più, fino a far battere le finestre delle abitazioni.
 
Yoruichi avanzò verso una di queste e la chiuse energicamente, mentre uno strano rimescolio allo stomaco stranamente non riusciva ad abbandonarla già da dieci minuti.
 
Sentiva il cuore in gola, e le labbra bruciare ancora per quel contatto durato sì poco, eppure così invadente e penetrante da averle immobilizzato tutto il corpo.
 
Non ricordava neanche se lo avesse ricambiato perché lo volesse o per la foga con la quale il ragazzo l’aveva premuta contro di se. Si era sentita una volta tanto impotente, avvolta da quelle forti braccia che invece non avevano mai osato sfiorarla.
 
Rimase poggiata sul muro del corridoio, esattamente dove lui l’aveva bloccata, e pian piano la sua mente prese a prendere coscienza di ciò che fosse accaduto concretamente.
 
Byakuya l’aveva baciata.
Fosse stato uno squilibrio ormonale, o una pulsione di nervi o un lato implacabile del suo carattere…
Cercò una qualsiasi risposta razionale, che comunque non venne.
Tuttavia era stato un bacio a cui rimanere impassibili era pressoché impossibile.
Strinse le sottili braccia attorno a se e si sentì infinitamente piccola nel ricordare quelle di Byakuya quando l’avevano stretta.
 
Nessuno l’aveva mai stretta così.
 
In verità Yoruichi si trovava difficilmente in situazioni simili.
Amava scherzare, essere sensuale certo, ma divertendosi. E generalmente le persone la assecondavano e tutto finiva lì.
Però mai qualcuno aveva riservato a lei quel tipo di atteggiamento, spingendosi fino a bloccarla vicino ad un muro e costringendola a vincolarsi alle sue labbra senza poter opporre resistenza.
Quella sensazione le fece palpitare il cuore ancora una volta. Una sensazione a cui non era abituata, lei che era quella che provocava le persone generalmente.
 
Perché Yoruichi era una provocatrice e amava farsi desiderare, ma non era mai stata bramata da qualcuno così.
 
Pensare che questo qualcuno fosse stato proprio Byakuya la sconvolse.
Per un attimo si incolpò pensando che l’avesse turbato mostrandosi per tutto il giorno così non curante. Il fatto era che…l’aveva fatto per auto difesa.
Non era riuscita a reggere quelle rivelazioni sulla sua vita che già conosceva, ma che tuttavia l’avevano sconvolta quella notte.
Non si sentiva forse più la sua Stregatta?
Non lo sapeva…aveva solo voluto prendere le distanze per una volta, e invece aveva ottenuto un effetto contrario.
 
Si diede un leggero schiaffo.
Guardò fuori la finestra e vedendo il tempo peggiorare sempre di più, si chiese dove fosse andato quel ragazzo.
 
 
[…]
 
 
Tic. Tac.
 
Yoruichi scostò il viso dal libro che stava leggendo ormai da diverso tempo. Sollevò sopra i capelli i sottili occhialini a mezzaluna e guardò l’orologio.
 
“L’una e mezza. Chissà dove si è cacciato.”
 
Ritornò al suo libro, ma la sua mente non riuscì a concentrarsi su quelle pagine poiché i suoi pensieri ritornarono velocemente al ragazzo dai capelli neri.
Non era particolarmente tardi, ma non si aspettava che non sarebbe rincasato.
Cominciò a preoccuparsi dato che comunque non aveva sue notizie da quattro ore. Per di più, dopo un episodio come quello accaduto fra loro, sparire era piuttosto sospetto.
Da sola cominciò a pensare di star farneticando troppo, non era il caso stare in ansia così.
Byakuya era un uomo, adesso.
Tuttavia, insomma…cosa poteva mai star facendo per strada così tanto tempo? Non avvertiva neanche il suo reiatsu, quindi probabilmente aveva ancora il gigai addosso. Niente combattimenti con hollow, dunque.
Sarebbe sicuramente rincasato a momenti.
Si adagiò meglio sul bracciolo del divano, abbandonando la testa e lasciando cadere il libro dalle mani.
Strinse a se un cuscino e solo dopo ricordò che quello fosse di Byakuya. Non lo allontanò da se, comunque.
Cominciò a sentire gli occhi pesanti e si chiese come mai il ragazzo non facesse che lamentarsi di quel divano definendolo scomodissimo.
Lei lo trovava così bello ed accomodante.
Chiuse gli occhi.
Aveva davvero voglia di un bel pisolino.
La notte prima aveva dormito così poco.
 
A quel pensiero le ritornò in mente il motivo per cui aveva faticato a prendere sonno quella notte.
Ovvero la sua lontananza dalla vita di quel piccolo Byakuya, che conosceva da anni, ma che effettivamente adesso era poco più di un conoscente.
 
Non sapeva niente di lui, niente di cosa avesse vissuto…e non lo avrebbe mai saputo.
Era successe tante cose, e queste erano anche finite.
Dopo cento anni era più che normale, però…
 
Però risuonava ancora così strano il fatto che del Byakuya che ricordava probabilmente non fosse rimasto niente.
 
Sentì una strana amarezza che le fece corrucciare la faccia.
 
Il passato non poteva tornare.
 
Il tempo passa, anche se non ce ne accorgiamo. Possiamo solo cercare di seguirne il flusso e accettare che tutto diventa passato, prima o poi.
 
In questo senso, mettendosi dal punto di vista di Byakuya, anche lei apparteneva al passato.
 
Una conclusione non certo incoraggiante e che la fece demoralizzare ancora di più.
 
E chissà cosa lui ne pensasse veramente…
 
 
[…]
 
 
“Uh?”
 
Yoruichi sollevò appena il capo dal bracciolo del divano.
Massaggiò la schiena, che le doleva per via della posizione scomoda nella quale si era appisolata.
Guardò attorno assonnata e pian piano la sua mente cominciò a ritornare sveglia. Stropicciò gli occhi e dopo un sonoro sbadigliò controllò l’ora. Si sorprese quando costatò che erano le tre del mattino. E Byakuya non era ancora tornato.
Si alzò di soprassalto e prese a girare per la casa sperando di trovarlo da qualche parte, ma niente.
Cominciò ad allarmarsi.
Okay che fosse uscito di casa, che avesse da lavorare e che già spesso faceva tardi. Il problema era che l’idea di non sapere dove fosse la mandava in crisi. Se aggiungeva poi quello che era successo proprio prima che lui lasciasse la casa…
Deglutì.
Sapeva che non era tipo da fare sciocchezze, figuriamoci! Era un ragazzo responsabile, però…Cazzo! No!
Non lo sapeva!
Non sapeva che genere di persona fosse Byakuya Kuchiki!
Non sapeva cosa potesse balenargli in quella testa piena di fronzoli! Come reagisse e se magari avesse preferito fuggire da lei.
Perché effettivamente il fatto che non si fosse fatto sentire dopo un “evento simile” le faceva pensare una sola cosa: fuga.
Byakuya era fuggito perché non voleva affrontarla, forse.
Scosse la testa violentemente, ragionando sull’unica cosa da farsi, ovvero andarlo a cercare.
 
Così uscì di casa e cominciò a girare per la città in lungo e in largo sperando di sentire il suo reiatsu.
Il forte vento che aveva soffiato tutta la serata si era calmato, tuttavia aveva fatto abbassare cospicuamente le temperature tanto da costringere Yoruichi a fermarsi per strofinarsi le braccia qualche secondo.
Era stata troppo precipitosa ad uscire vestita così leggera. Tuttavia fece un profondo respiro e riprese a saltare per i tetti delle case.
Lanciò uno sguardo verso i posti dove era solito trovarlo quando lo aveva già cercato in passato, ma di lui nessuna traccia.
Cominciò davvero a preoccuparsi. Dove era finito?
Prese a ragionare.
Se Byakuya fosse stato a Karakura, avrebbe sentito il reiatsu di qualche hollow ed individuarlo non sarebbe stato così difficile.
Se però non c’erano hollow in giro, allora perché non era ancora tornato a casa?
Ciò voleva forse dire che non c’era proprio a Karakura?
 
Caspita! Più di una ramanzina, non aveva intenzione di riprendere il discorso.
Il fatto però che se ne fosse andato così rendeva tutto più complicato.
Beh, in effetti Byakuya era sempre stato un ragazzo problematico.
 
Pazienza, la strigliata comunque non gliel’avrebbe tolta nessuno!
 
Così fece un salto e cercò uno spazio adeguato per aprire il Seikamon, la porta che collegava alla Soul Society.
 
 
[…]
 
 
La leggera brezza della notte soffiava sulle ampie radure a quell’ora deserte della Soul Society.
 
Una riposante quiete rendeva quella zona come addormentata, mentre le stelle si riflettevano pulsando sulla superficie dell’acqua contrastando con il nero del cielo.
Era una notte limpida, priva di nubi. Stare lì, fermi sulle sponde di quel lago, sapeva trasmettere una grazia incredibile, capace di trasportarti lontano dalle realtà.
Ed ora come ora, essere lontani da tutto era qualcosa che davvero ricercava.
 
Byakuya Kuchiki era lì, immerso nei suoi pensieri da un bel po’.
Era arrivato già da un po’alla Soul Society. Un po’ per distendere i suoi turbamenti, un po’ perché aveva bisogno di ritornare lì dove era il suo posto. Dove le sue regole erano intatte, senza nessuno che potesse sconvolgerle come invece sapeva fare lei.
Erano il suo pilastro, le sue fondamenta che lo tenevano in piedi.
 
Una vera e propria trappola, dove al di la della quale non vedeva via di fuga.
Talvolta si sentiva imprigionato, come tutti.
Ma senza quel posto dove vivere, si sarebbe sentito estraneo ed incapace. E così quello era diventato il suo mondo, l’unico nel quale riuscisse ad essere il Capitano Kuchiki.
 
Stare da Yoruichi aveva significato perdere il controllo di tutto.
Così, senza il suo castello, non aveva avuto nulla a cui sorreggersi.
 
Quindi tornare lì, alla Soul Society, anche se per poche ore, lo aiutò a respirare quell’aria di cui si nutriva e dalla quale traeva forza, senza cadere mai in tentazione o venire a mancare ai suoi doveri.
 
Osservò le sponde di quel lago non troppo lontano dalla sua abitazione.
Aveva pensato di tornare a casa, ma alla fine aveva preferito stare lontano da tutti. Ciò di cui aveva bisogno era isolarsi e smaltire in qualche modo le sue preoccupazioni.
 
E così alla fine aveva scelto quel luogo pittoresco, che in qualche modo riusciva a rassicurarlo.
 
Mentre l’aria solleva i suoi sottili capelli tenuti fermi dal copricapo della famiglia Kuchiki, improvvisamente sentì alle sue spalle un reiatsu familiare.
Si voltò non credendo però fosse possibile che si trattasse di chi aveva in mente, così tornò velocemente sulle sue, riprendendo a guardare il lago, quando una voce chiamò il suo nome urlando.
 
“Byakuya!!!”
 
Si girò appena, ma non ebbe il tempo di focalizzare il suo interlocutore che sentì una forte presa all’altezza della vita, che lo spinse con un’energia irrefrenabile facendogli perdere l’equilibrio.
Sentì solo dolergli le ginocchia e le mani, ma soprattutto, si accorse di essere completamente fracido, immerso quasi totalmente dentro le acque del lago.
Fece qualche colpo di tosse, scuotendo la testa all’indietro per portare i capelli lontani dal viso, mentre scrutava la figura che aveva di fronte.
 
“Byakuya, non fare stupidaggini!”
 
“Non fare cosa..?!” esclamò incredulo. Poi ritornò a lei. “Yoruichi, tu qui?”
 
La donna, bagnata dalla testa ai piedi, con i capelli insolitamente lisci e privi di quelle punte all’insù che caratterizzavano la sua capigliatura, era decisamente diversa. I vestiti zuppi fasciavano il suo corpo, dandole un’aria innocente e sperduta.
 
La ragazza alzò lo sguardo, e i suoi occhi si incrociarono con quelli di Byakuya, che in verità era a pochissimi centimetri da lei, incastrato tra le sue braccia. 
Giusto il tempo di scostarsi i capelli che la ragazza se ne accorse e subito si allontanò, rimanendo inginocchiata con il busto ancora immerso nell’acqua.
Per fortuna almeno erano caduti in una zona dove l’acqua era bassa.
 
“Cosa ci faccio io qui, mi chiedi? Tu piuttosto! Sai che ore sono?” parlò lei fingendosi disinvolta e cominciando a strizzarsi la coda di cavallo quasi come fosse uno straccio.
 
Byakuya, dal canto suo, rimase immobile, come bloccato dal fatto di rivedere Yoruichi così, dopo quello che era successo tra loro.
Certo non si aspettava che dopo un episodio del genere se la sarebbe ritrovata così vicino nella stessa giornata, e soprattutto che lei gli si sarebbe buttata addosso spingendolo dentro l’acqua a quel modo.
Almeno non così presto.
Tuttavia ritrovò subito la sua serietà e le rispose con fare distaccato.
 
“C’era una riunione alla quale dovevo partecipare.”
 
“Una riunione!? Beh, potresti almeno inventare una scusa credibile!!” sbottò lei. “Non ti vedo da tutto il giorno, che ne so io che vai facendo e se magari hai fatto qualche stupidaggine.”
 
Il ragazzo la guardò sinceramente confuso. “Qualche stupidaggine? E perché?”
 
“Oh, Byakuya! Che ne so!”
 
Rimasero qualche secondo in silenzio, fu lo shinigami però ad interrompere quell’atmosfera. Voleva evitare ulteriori imbarazzi con lei.
 
“Non credevo ci fosse bisogno di avvisarti. Sarei tornato domani.”
 
Yoruichi strinse gli occhi trovano inaccettabile quella spiegazione.
Chi sperava di prendere in giro?
Sapeva benissimo perché se n’era andato.
 
Rimase ferma ad osservalo, sentendosi fastidiosamente nervosa.
Probabilmente perché non sapeva davvero cosa diavolo dirgli. Difficilmente si sentiva a disagio con qualcuno, quindi era un tipo di emozione che la disturbava non poco.
Si strofinò le braccia fra di loro mentre  il suo sguardo si cominciava a perdere sempre di più nella figura di  Byakuya, che stava sulle sue come al solito.
Quel suo viso bagnato fece uno strano effetto su di lei, tanto da costringerla a deglutire.
Improvvisamente avvertì un fortissimo brivido che le fece tremare tutto il corpo.
 
Lo shinigami se ne accorse, così si alzò leggiadro e cortesemente le porse la mano per aiutarla a mettersi in piedi.
 
“Non credo vorrai stare immersa qui dentro ancora per molto.”
 
“Certo che no.”
 
Malvolentieri Yoruichi afferrò la sua mano, si mise in piedi e provò ancora più freddo di prima, visto che era completamente bagnata.
Anche Byakuya era completamente zuppo.
Lo osservò risalire sulle sponde, con quei vestiti pesanti che oscillavano appena, lasciando cadere qualche goccia d’acqua ad ogni suo passo.
Quella divisa da shigami, generalmente ingombrante, adesso era più aderente e metteva in risalto la sua corporatura longilinea.
Cascavano poi sulle sue spalle i lunghi e ordinati capelli corvini, ora divisi in ciocche e spezzati da pochi ciuffi fuori posto, che si confondevano nel colore nero dei vestiti.
 
Yoruichi vide lo shinigami scostarsi di dosso l’haori e fare per porgerglielo. Ne approfitto per spezzare la tensione, così incrociò le braccia e lo guardò sarcastica.
 
“E tu pensi che mi metta addosso un haori già zuppo? Vuoi farmi venire un accidenti, allora.”
 
Byakuya si risentì leggermente, ma non aveva alcuna voglia di discutere. Così riposizionò l’haori sulle spalle.
Tuttavia una parte di sé fu felice di notare che stessero tornando a…bisticciare come sempre. Paradossalmente cominciò a rilassarsi solo dopo quel momento.
 
“Volevo solo essere cortese.” Disse quasi fra se, dopodiché si sedette sull’erba e prese a strizzare i lembi dei suoi vestiti.
 
Yoruichi lo vide poi portare una mano all’interno della sciarpa e tirarla via velocemente, sfilandola e lasciano il suo collo scoperto. Non seppe per quale motivo, ma le fece ribollire il sangue pensare anche solo per un istante che lui si stesse svestendo proprio davanti a lei.
In quel momento Byakuya le stava facendo un effetto davvero strano che non le faceva comprendere il suo stato d’animo.
Sentì delle curiose pulsazioni smuoverla dentro. Dopodiché praticamente si buttò a fianco al ragazzo.
 
Byakuya rimase ad osservarla non riuscendo ben a descrivere l’espressione della ragazza.
Sembrava…a disagio?
Probabilmente era per quanto era accaduto.
Ma non gli andava di parlarne. Cosa avrebbe dovuto dirle dopotutto?
Ora come ora quel silenzio imbarazzante era il male minore rispetto l’affrontare quell’argomento.
 
Yoruichi sospirò profondamente. Si girò e lo guardò imbronciata.
 
“Beh, che fai? Resti qui allora?”
 
Incrociare il suo sguardo di nuovo generò in lui quella trepidazione che stava cercando di scacciare da tutto il giorno ormai.
Prese a guardarla intensamente specchiandosi in quei suoi bellissimi occhi felini, quasi come sperando che lei non potesse vederlo. Questo per poter rimanere così, fermo a guardarla senza sentirsi in soggezione. Era una sensazione piacevole che se da una parte lo spiazzava, dall’altra gli trasmetteva un calore immenso difficile da descrivere.
Dovette però tornare velocemente alla domanda della ragazza, prima che lei si accorgesse che la stava osservando con troppa insistenza.
Così portò gli occhi dritto dinanzi a se, e rispose con tono basso.
 
“No. Visto che sei venuta fin qui, torno.” Abbassò lo sguardo. “Se per te va bene.” Aggiunse.
 
La ragazza fece un sorrisetto sarcastico.
Abbracciò le gambe comprimendole contro il petto, prendendo poi a dondolare in avanti ed indietro, dopodiché si alzò e si posizionò di fronte a lui.
 
“Sì, sì, certo. A proposito, ti hanno detto qualcosa sulla tua… permanenza a Karakura?”
 
Chiese lei in realtà volendo spezzare un po’ il ghiaccio. C’era una tensione fin troppo evidente da parte di entrambi.
Byakuya però parve pensieroso, quasi come se non sapesse se parlare o no.
Lo vide rivolgere lo sguardo altrove, così lei piegò la testa per incrociare i suoi occhi che non facevano che divagare.
Prima però che potesse punzecchiarlo per farlo reagire, il capitano decise di rispondere senza troppi convenevoli.
 
“Sono insorte diverse complicazioni, e per questo pare che la mia permanenza a Karakura non sia stata discussa.” Disse costatando che quello fosse il momento più adatto per dirle ciò che gli aveva detto Renji in verità già da diversi giorni.
 
“Cioè?” chiese lei seguendo la figura dello shinigami mentre si rimetteva in piedi.
 
“Cioè…” ripeté lui quasi in un sussurro assumendo un’espressione imbronciata, come di chi deve ingerire un boccone per niente di suo gradimento “…non so quanto ancora dovrò restare.”
 
A quell’espressione così infantile, Yoruichi scoppiò a ridere, non riuscendo a trattenersi.
Inutile dire che Byakuya la ricambiò inorridito.
 
“Che hai da ridere?”
 
“Hai fatto la stessa faccia di quando eri ragazzino!”
 
Il ragazzo si innervosì ulteriormente a quella battuta.
Non bastava che lo trattasse per davvero come cento anni prima, adesso cominciava anche con degli assurdi ed improponibili paragoni.
 
Vedendolo così, Yoruichi cercò di calmarsi e ritornò seria. Portò una ciocca di capelli all’indietro che le pendeva sul viso, e poi si rivolse a lui.
 
“Okay, nessun problema. Sarà uno spasso averti per…” alla fine non resistette e prese a guardarlo di nuovo con la sua espressione canzonatoria e provocatrice che a lui tanto ‘piaceva’ “…per…per i prossimi giorni? La prossima settimana? Prossimi mesi…? Prossimi…cento anni?”
 
Byakuya sgranò gli occhi ad una prospettiva simile, così si voltò e rigò dritto non rispondendola nemmeno.
 
Yoruichi rimase ad osservarlo ancora in preda alle risate.
Ora però che lui le dava le spalle, sorrise più dolcemente e lo guardò felice che lui stesse bene.
In fin dei conti, si era davvero preoccupata per lui e sapere che adesso tornassero a casa assieme era comunque un sollievo.
 
Dal canto suo Byakuya non riusciva proprio a capire come lei riuscisse a scherzare su un qualcosa che a lui comportava non pochi problemi.
 
Rivederle quell’atteggiamento da una parte lo aveva irritato, come sempre. Eppure era stranamente felice che tra loro non fosse cambiato nulla.
 
Si voltò appena indietro, verso di lei.
La osservò mentre portava le mani sul viso e starnutiva violentemente.
Infreddolita, tremante e con quegli occhi languidi per il freddo. Spostare il suo sguardo da lei gli fu praticamente impossibile.
Quella dannata stregatta ormai lo stava facendo letteralmente impazzire, rompendo tutti i suoi schemi, le sue abitudini e risvegliando quella parte assopita di sé che gli era stato imposto di reprimere nel corso della sua vita.
 
“E-Eeeee…Etciù!!”
 
Quello starnuto lo fece ritornare alla realtà, e solo allora si accorse che lei gli si era avvicinata fulminea, e lo stava scrutando con fare sospetto.
Byakuya sgranò gli occhi, sentendosi enormemente a disagio non solo perché se la fosse ritrovata così vicino troppo improvvisamente, ma soprattutto per quell’espressione, che sembrava pronta a dire una delle sue.
Ora come ora non aveva la lucidità per reggere il colpo.
 
Yoruichi piegò appena la testa, e istintivamente lo shinigami schiuse le labbra, portando la lingua fra i denti e non sapendo bene come muoversi.
Deglutì e richiuse la bocca, ritrovandosi quel viso sempre più vicino.
A questo punto non riusciva più a capire se stesse accadendo nella sua testa oppure per davvero lei gli era così vicina.
La ragazza portò le mani sulle sue spalle. Quel tocco lo fece rabbrividire. Sentì la pelle propagare quella sensazione per tutto il corpo, facendo scorrere dentro di lui una fortissima scossa di piacere e di trepidazione.
La loro frequenza aumentò sempre di più quando lei cominciò a fargli scivolare di dosso il suo lungo haori bianco. Perché stava facendo così?
Poteva sentire quasi il suo respiro che soffiava caldo sul suo petto, ma non riusciva a comprendere cosa la ragazza volesse fargli capire.
Sentiva solo il suo calore sulla sua pelle umida. Così piacevole…così intenso…
 
“Anche se bagnato, ci ho ripensato.” Sfilò definitivamente, con un gesto veloce, l’haori dello shinigami, il quale rimase ancora più impietrito a guardarla. “Fa troppo freddo.” Ammiccò.
 
Byakuya rimase a guardarla attonito, completamente stordito, tant’è che cominciò a temere che questa volta la sua espressione, generalmente indefinibile, lo stesse tradendo.
 
Lei sgattaiolò avanti a lui e volteggiò facendo ondeggiare la giacca di Byakuya che adesso era sulle sue spalle.
Si girò facendo muovere i suoi lunghi capelli e Byakuya ebbe l’impressione che lo stesse guardando con dolcezza.
Improvvisamente lei sgranò gli occhi, come se si fosse ricordata di qualcosa di importante. Infatti portò una mano sul fianco e lo guardò impostandosi con il suo sguardo saccente.
 
“Ah, quasi mi dimenticavo!” esclamò. “Visto che la tua permanenza è lunga, vedi di imparare a tenere a bada i tuoi istinti, allora!”
 
Lo shinigami sbandò a quella affermazione inaspettata.
 
“Cosa?!”
 
“Beh, non avrai pensato davvero che non ti avrei fatto almeno una strigliata, eheh!” disse riprendendo a camminare, senza fargli capire se fosse davvero arrabbiata o se lo stesse beffeggiando ancora una volta.
 
Byakuya rimase esterrefatto.
Questo era quello che aveva da dirgli dopo quello che era successo?!
 
Inutile, Yoruichi, nonostante gli anni, rimaneva una persona a lui completamente incomprensibile.
Lei era un mondo a lui del tutto sconosciuto, ma non era del tutto sicuro di non volerlo conoscere.
 
Yoruichi dal canto suo sfruttò la sua innata arroganza per nascondere al meglio il rossore che aveva in viso e che l’avrebbe tradita se Byakuya in quel momento l’avesse guardata in volto.
 
 
[…]
 
 
 
 

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