we'll never know unless we try di fiammah_grace (/viewuser.php?uid=76061)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** chapter.1 ***
Capitolo 2: *** chapter.2 ***
Capitolo 3: *** chapter.3 ***
Capitolo 4: *** chapter.4 ***
Capitolo 5: *** chapter.5 ***
Capitolo 6: *** chapter.6 ***
Capitolo 7: *** chapter.7 ***
Capitolo 8: *** chapter.8 ***
Capitolo 9: *** chapter.9 ***
Capitolo 10: *** chapter.10 ***
Capitolo 11: *** chapter. 11 ***
Capitolo 1 *** chapter.1 ***
Note
dell'autrice:
Mi premeva molto scrivere una ByakuyaxYoruichi e finalmente ho trovato
il tempo
per riordinare tutte le mie idee e cominciarla.
Byakuya è stato da subito il mio personaggio maschile
preferito e Yoruichi mi
ha sempre attratto per il suo carattere molto forte e arrogante. Ho
cominciato
a vederli bene assieme grazie alla saga del pendolo che ha mostrato la
loro
relazione in maniera decisamente inedita, solleticando così
la mia fantasia che
tende già di suo ad accostare personaggi molto diversi fra
loro (vi basti
pensare che, oltre alla ByakuyaxYoruichi, sono fan della AizenxOrihime
e della
GrimmjowxRukia, giusto per citare i crack-pairing per i quali
impazzisco in
bleach).
Tornando a parlare della mia fanfiction, questa è una
“what if..?” ambientata
post “BLEACH”.
Ho voluto, però, evitare di inventare un eventuale finale
del manga, ragion per
cui non accennerò più di tanto alla vicenda in
sé per sé. Anche perché,
rappresentando le ultime rivelazioni della storia, sarebbe davvero
difficile immaginare
cosa abbia in mente Tite Kubo. Ci tenevo a precisare questo, ora vi
lascio alla
lettura della mia ByaYoru.
Recensitemi, mi raccomando! Mi aiuterà a capire se vale la
pena continuare
questo lavoro!
A
presto, fiammah_grace
CAPITOLO
01
Era abbastanza
facile capire quando si fosse
nelle vicinanze di casa Shiba.
Enorme e contornata dai più strani arredamenti da
“giardino”, essa non poteva
assolutamente passare inosservata. Attualmente spuntavano dal terreno
due
possenti ed inconfondibili braccia in pietra che caratterizzavano
quell’abitazione.
Una donna dall’aspetto felino sgattaiolò nelle
vicinanze di quell’assurda casa,
confondendosi nel buio della notte. Solo i suoi luminosissimi occhi
dorati da
gatta brillavano tra le siepi incolte.
Scrutò
furtiva dentro e solo
quando fu certa che la donna dai lunghi capelli neri fosse distratta,
le balzò
dietro.
“Signorina Kukaku, cara! Sento un profumino! Sono arrivata in
tempo, no?!” urlò
con l’umore alle stelle, pienamente soddisfatta di averla
colta alla sprovvista
come sperava.
“Signorina Yoruichi! Che modo di entrare in casa altrui
è?” rispose la ragazza
con le mani vicino alle orecchie. Fece una pausa, poi sbottò
collerica,
agitando il mestolo pericolosamente. “Brutta gattaccia! Io ti
do da mangiare,
ma tu che mi dai in cambio?!” gridò Kukaku.
Nonostante
i loro toni grezzi, in
realtà le due erano abituate a prendersi in giro in questo
modo.
Del
resto…da quanti anni si
conoscevano?
Impossibile
dirlo con certezza.
Erano praticamente come sorelle.
Burlarsi
l’una dell’altra era il
modo di giocare che preferivano. Altre persone, vedendole, le avrebbero
prese
per due pazze squilibrate, ma Yoruichi e Kukaku avevano un modo
esclusivo di
intendere l’amicizia. Un modo spontaneo e sincero, esente
completamente dai
convenevoli.
“Pazza ingrata! Ti ho portato uno nei migliori vini di
Karakura!” disse Yoruichi
in tutta risposta, alzando una bottiglia di vino rosso da almeno un
paio di
litri.
“Non sei solo un gattaccio spelacchiato, ma sei anche una
tirchia della
miseria! Solo una misera bottiglia?!” le urlò
l’altra.
“Kukaku, bastarda! Se non stai zitta, non solo ti
darò soltanto questa misera
bottiglia, ma berrò dinanzi a te le altre due
rimanenti!” le rispose Yoruichi
alzando le altre due bottiglie con una mano sola.
Le
due si fermarono. Di colpo si
sorrisero.
“Ciao,
Yoruichi!”
“Ciao,
Kukaku!”
Dopo
tutto quel casino assordante
causato dalle loro voci, si salutarono finalmente, pronte a mettersi a
tavola.
Pochi minuti, infatti, e la cena fu pronta.
Quello che prima era un tavolo ampio e ben pulito, adesso traboccava di
tutto
ciò che Kukaku aveva preparato. Ogni tipo di cibaria
sembrava essere sepolta
sotto quantità spropositate di viveri e bevande di
più tipologie.
Strano che a partecipare a quella cena, in effetti, fossero degli
ex-membri di due
delle quattro famiglie più nobili della Soul Society.
Non si poteva fare a meno di rabbrividire a quello spettacolo:
Salsicce, quattro sformati diversi grondanti di salse, timballi di
pasta
iper-conditi, formaggi stagionati, risotti, onigiri, verdure farcite,
fritti,
dolci di più varietà, gelato, vini…il
tutto mischiato senza nessun criterio!
Quello che più dovrebbe sorprendere tuttavia, non era tanto
la quantità
industriale di cibo, ma piuttosto in quanto poco tempo esse furono
capaci di fiondarsi
su ogni cosa commestibile presente su quella tavola.
Le
due amiche, inoltre,
trangugiavano senza molti complimenti, completamente a loro agio
l’una con
l’altra.
Tanto
da potersi permettere di
perdere ogni ritegno.
Se
non fossero state due donne dai
tratti così soavi e belli, nonché dai fisici
tonici e formosi, avrebbero potuto
essere due maiali.
Più
tardi, dopo aver sbafato a più
non posso, le due si rilassarono.
Kukaku
resisteva ancora e si
limitava a bere e spiluccare comodamente appoggiata sulla tavola.
Yoruichi
invece era già sfinita e
quasi del tutto sdraiata a terra.
La gatta emise un sonoro sbadiglio, mentre soddisfatta riempiva
l’ennesimo
bicchiere di latte.
Esatto!
In tutto questo, Yoruichi
beveva il latte anche a tavola, durante il normale pasteggio, bevendolo
inquietantemente
come una normalissima bevanda.
L’essere
rimasta un gatto per
tanti anni aveva sballato completamente il suo palato.
Il
latte sembrava essere un gusto
di cui non riusciva più a fare a meno, nonostante sarebbe disgustoso per chiunque
pensare di bere un
bicchiere di latte assieme a carne e pasta!
“No! Perché è già
finito?” disse amareggiata. Infatti, non scese nel bicchiere
più di qualche goccia.
“Perchè è la punizione che ti meriti
per non aver preso abbastanza vino,
cretina!” le rispose Kukaku Shiba oramai completamente brilla.
“Io voglio il latte. La prossima volta scendi tu
allora!”
“Ah, si? E chi ti da fitto, alloggio e la completa bocca
chiusa gratis?”
“Vado anche un po’ a scrocco da
Urahara…” rispose la donna felino mentre
tentava insistentemente di far uscire qualche altra goccia.
Intanto Kukaku fece per alzarsi. Era mezzanotte passata e aveva davanti
a se dozzine
e dozzine di piatti sporchi e incrostati. Così si
avviò in cucina.
Sfortunatamente Ganju non era in casa, se no avrebbe rifilato il lavoro
sporco
a lui, come al solito!
La gatta le si avvicinò mentre infilava un caldo maglioncino
arancione.
“Kukaku, io torno a Karakura.” Le disse
sbadigliando.
Kukaku Shiba si girò e la guardò seria.
“Nessuno ti cercherebbe qui. Perché non
rimani?”
L’amica scosse la testa e le mostrò il suo solito
sorriso sicuro di sé.
“E’ giusto che vada così, fidati! E poi
oramai mi sono ambientata bene laggiù.
Pensa che ho anche un monolocale da quando ho imparato a gestire bene
la
moneta!”
“Tutto questo è così grandioso da farmi
venire il sonno, cara. Eppure io sono
sicura che tu rimani per Urahara.” Le rispose schietta.
“Forse hai ragione, ma il problema sono anche io. Qui non
c’è più niente che mi
appartenga, oramai.”
"Ma davvero..?" le disse maliziosa, quasi a voler sottolineare quel
momento di ‘serietà’ di Yoruichi.
Si voltò completamente col busto, tuttavia si rese conto che
l’amica aveva
parlato più seriamente di quanto pensasse. Infatti le due si
guardarono con una
serietà inaspettata.
“Yoruichi…”
sussurrò, ma in verità
non trovò le parole adatte da pronunciare.
In
fin dei conti, quel che aveva
detto Yoruichi, non era una bugia.
Anche
lei si sentiva così.
Nonostante
fosse triste per lei
ammetterlo, non era nel suo carattere negare l’evidenza.
E
poi, anche per lei le cose
stavano allo stesso modo, e da tempo oramai.
Erano
simili anche in questo.
Erano due disadattate, allontanate per sempre dalla vita che, in un
tempo oramai
lontanissimo, facevano.
La serata proseguì lenta e insolitamente tranquilla. Tra una
chiacchiera e
l’altra, l’atmosfera fu ripresa completamente.
Quella era infatti una realtà
che le due avevano ampiamente accettato, per cui poco ci volle ad
entrambe per
tornare allegre come prima.
Ancora
poche chiacchiere, un the
caldo, e Yoruichi saluto l’amica e sparì tra le
alte siepi del Rukongai sotto
forma felina.
[…]
Erano le due di
notte quando Yoruichi riuscì a
tornare a Karakura.
Ancora con le sembianze di un gatto nero, percorse velocemente le buie
vie
della cittadina. Fu costretta ad ammettere che mai come in quel periodo
Karakura era stata così sicura e controllata.
Di tanto in tanto avvertiva i reiatsu dei vari shinigami che
setacciavano la
zona e sconfiggevano i vari hollow che apparivano.
Sospirò pensando a quanto fossero cambiate le cose, ormai,
mentre furtivamente
sgattaiolava cercando di non essere vista.
Le ci volle poco grazie alla sua agilità per arrivare
all’emporio di Urahara.
Nonostante l’orario poco civile, Yoruichi non si
preoccupò di evitare di
arrampicarsi sugli alberi e saltare sulla finestra dell’amico
Kisuke graffiando
il vetro in maniera decisamente fastidiosa.
Il sonno del biondo doveva essere molto pesante dato che Yoruichi si
ritrovò ad
aver graffiato mezzo vetro soltanto per vedere Kisuke girarsi e
rigirarsi sul
letto.
“Tu guarda..!” disse infastidita e
cominciò a urlare il suo nome assicurandosi
che non vi fosse nessun umano nei paraggi. Solo dopo
l’ennesima graffiata sul
vetro finalmente riuscì a ottenere un rumore stridulo
abbastanza forte da farlo
sobbalzare dal letto.
“Ah! Chi c’è?!”
urlò Urahara impugnando prontamente il suo bastone.
Un miagolio attirò la sua attenzione e vide quella bella
gattina nera con gli
occhi scintillanti.
“Oh, ma guarda chi mi è venuta a
trovare..!” disse estasiato.
“Apri, cretino!” lo interruppe la gatta e Urahara
non osò obiettare. Mise il
cappotto nero, l’immancabile cappello a righe e
aprì la finestra. “A cosa devo
una visita a quest’ora, mia cara?”
“Tu la prossima volta vedi di aprirmi prima, se non vuoi
ritrovarti un vetro
sfondato ogni settimana!” gli urlò con voce
miagolante.
“Perché..? Che cosa hai fatto alla
finestra?” Kisuke guardò meglio e
rabbrividì. “ARGH! Non di nuovo! E’
tutto graffiato! E’ un disastro..!”
Yoruichi se la rise e solo dopo aver sceso le scale riprese la sua
forma umana.
Urahara intanto la raggiunse e le poggiò sulle sue spalle un
leggero yukata dal
semplice design.
Accese le luci del locale e illuminò quelle stanze dove
prima regnava il buio
più tetro.
“E’ un po’ presto per aprire il locale,
sai?”
“Non sono qui per questo, lo sai.” Gli disse la
donna. “Piuttosto, preparami
qualcosa di caldo, fuori si gela!”
L’uomo le sorrise cordialmente e si diede da fare nel
scaldarle un po’ di
latte.
Yoruichi presto gli fu accanto. Lo guardò a lungo prima di
mettersi a frugare
nei cassetti della cucina alla ricerca di cibo.
“Ti hanno dato problemi?” gli chiese distrattamente.
“Non particolarmente. Stanno solo facendo il loro
lavoro.”
Pochi minuti e la bevanda fu pronta. Sedettero assieme e rimasero per
un po’ in
un silenzio assolutamente piacevole.
Yoruichi bevve e sentì il corpo riscaldarsi. Era una
sensazione decisamente
piacevole.
Urahara, inoltre, conosceva perfettamente i suoi gusti e sapeva che, a
quell’ora della notte, niente era più rilassante
per lei del latte. In
realtà…era così in ogni momento della
giornata.
La ragazza alzò gli occhi dorati verso di lui e
l’osservo, dopo rise.
Urahara rimase perplesso, ma ricambiò quel sorriso
ugualmente.
“Sono divertente..?”
“Ah, quello lo sei sempre!” gli disse.
“…ma ora sei anche buffo! Dovresti
vederti allo specchio, con tutti quei capelli
all’aria.”
Il biondo toccò i folti capelli con una mano e
cercò di sistemarli un po’.
“Oh, beh…non è che io abbia avuto la
prontezza di usare la spazzola alle tre
del mattino.”
“Ah, ah..! Sei orribile!” disse in maniera
sfacciata, ma solo uno come Urahara
avrebbe potuto capire che non c’era cattiveria nelle sue
parole.
Yoruichi si alzò e si posizionò dietro la sua
sedia.
“Faccio
io…!”
Continuò
a ridere mentre con le
mani aggiustava i capelli dell’amico.
In verità, era più facile pensare ad una Yoruichi
irruente e rude che ad una
che dolcemente sistema i capelli di un amico. Eppure lo faceva con
disinvoltura, e le sue dita scorrevano tra i capelli di Urahara con una
delicatezza quasi irreale e terribilmente piacevole.
“Kukaku mi ha detto che verranno mandati altri shinigami,
sai?” disse mentre
lentamente si poggiava sulla schiena di Urahara.
Lui non vi fece troppo caso e continuò a sorseggiare la
bevanda.
“Lo immaginavo. Nonostante tutto, Karakura non è
molto sicura.” Posò la tazza e
guardò pensieroso verso il vuoto. “Anzi, i nuovi
ibridi tra hollow sembrano
essere più forti di quelli di prima. Immagino che
smuoveranno anche i
capitani.”
Yoruichi chiuse gli occhi e sospirò mentre si abbandonava
quasi del tutto su di
lui.
“Penso che lo abbiano già fatto.”
“Eh, eh..!” le rispose soddisfatto.
“Dunque chiederanno ancora una volta il mio
ausilio?”
“Sempre che non si rivelino orgogliosi. Però non
pensiamoci più. Infondo,
quello non è più il nostro mondo.” Gli
disse con voce bassa, stanca di parlare
sempre della Soul Society.
Tuttavia Urahara non riuscì ad evitare
l’argomento. Del resto, lui non era mai
stato capace di cancellare il passato.
[…]
Nella Soul
Society regnava un silenzio e una
tranquillità a cui non si era più abituati.
Ciò era dovuto anche all’assenza di molti capitani
e luogotenenti che erano via
a sorvegliare Karakura.
“Rukia, sei sicura di aver fatto bene i rapporti?”
chiese Renji mentre guardava
preoccupato una grande quantità di fogli che la giovane
stringeva sul petto.
“Abarai Renji. Sei tu anormale che nel tuo status di
luogotenente ti ritrovi con
un protocollo di appena due paginette!”
“Eh? Ma perché? Cosa dovevo scrivere..?”
le chiese.
Rukia scosse la testa.
“Lascia perdere! È incredibile, sei sempre il
solito!”
I due si stavano recando nella dimora Kuchiki, dove il capitano della
sesta compagnia,
Byakuya Kuchiki, li attendeva.
La grande villa della nobile famiglia era immensa e davvero molto
curata. Ci
volle poco per riconoscerla anche a debita distanza.
Non appena Rukia scorse i ciliegi in fiore della villa si
fermò e, solo dopo
qualche metro, il ragazzo dai capelli rossi si accorse che
l’amica non era più
di fianco a lui.
“Ehi! Ti si sono paralizzate le gambe?”
urlò.
“Cretino!” gli rispose seccata. “Non
c’è bisogno che andiamo entrambi a dare
queste carte a mio fratello.” Gli allungò i suoi
rapporti. “Portaglieli tu.”
Renji prese i fogli e non riuscì proprio a capire
perché mai Rukia non volesse
venire
con lui.
“Va tutto bene, nana?” le disse picchiettando la
testa di lei come fosse una
porta.
Rukia
si ritrasse, infastidita da
quel gesto.
“Io sto benissimo!” disse divincolandosi.
“Pensa a te piuttosto! Ora va dal
nobile fratello. Tanto si sarà già accorto della
tua presenza!”
Renji
rimase ferito. Non riusciva
a spiegarsi il perchè, nonostante gli anni, tra Rukia e
Byakuya ci fosse ancora
tutta quella freddezza. Tuttavia decise di non insistere. Erano
questioni tra
“fratelli”, dopotutto.
Così
proseguì da solo, ancora
assorto.
Come sempre, orientarsi era difficile lì dentro, specie per
un uomo umile come
lui, per niente abituato a quegli infiniti spazi.
Mentre avanzava, si distrasse più volte ad ammirare il
grande giardino
perfettamente curato.
I ciliegi erano già in fiore, i piccoli arbusti appena
tagliati, le fontane
erano perfettamente pulite e rendevano l’ambiente ancora
più elegante.
Si avvicinò ad una di queste e fece per specchiarsi
nell’acqua, quando una voce
molto severa lo richiamò.
“Renji.”
Renji sbottò e vide che il fusuma di casa era aperto.
Un giovane uomo dall’aria nobile, seduto accanto ad un
tavolino basso, lo guardava
con uno sguardo quasi sprezzante.
“Capitano! Io non...stavo solo..!”
“Non m’interessa cosa stavi facendo.”
Disse seccamente, interrompendolo.
Byakuya Kuchiki, come sempre, era molto freddo e distaccato, e non solo
caratterialmente.
Già il suo aspetto rappresentava un attendibile biglietto da
visita.
I sottili capelli neri, lunghi fino alle spalle raccolti in parte dal
copricapo
tipico della famiglia Kuchiki.
Il viso pallido e sottile. Gli occhi di un colore a metà tra
il blu e il grigio
chiaro, così vitrei da sembrare di ghiaccio. Il fisico
longilineo ma muscoloso,
coperto dall’abito nero da shinigami…
…Già solo trovandosi davanti un soggetto simile,
di così grande elite e
autorevolezza, destava soggezione in molti.
Con un gesto molto elegante, il capitano allungò appena la
mano verso Renji.
Il rosso solo dopo capì che voleva i protocolli per i quali
era venuto, così
con fare goffo glieli mise in mano. Ancora una volta, dovette sostenere
quegli
occhi così gelidi che scrutavano lui e i rapporti scritti.
“Ehm…non è che ci sia molto da dire,
per questo…”
Mentre Renji balbettava improvvisando qualsiasi cosa per spezzare in
qualche
modo quel silenzio non esattamente rilassante, Byakuya aveva
già messo da parte
il suo ridicolo rapporto, preferendo di gran lunga leggere quello della
sorella, decisamente più dettagliato e chiaro.
“Ehm, poi volevo anche dire che...”
“Sto leggendo, Renji.”
“Ah! Eh…Okay.”
Per una manciata di minuti regnò un silenzio decisamente
imbarazzante.
Con tutta calma il capitano finì di leggere e
posò delicatamente tutti i fogli
sul tavolo. Prese una penna e cominciò a scrivere.
“Hai già avuto modo di parlare con il comandante
Yamamoto?” chiese dopo un bel
po’.
Renji si apprestò subito a rispondere.
“Direttamente con lui no, ma è quasi certo che
avranno bisogno di noi. La
quarta compagnia sta lavorando decisamente molto e dovranno farlo
ancora di più
se non saranno mandati a Karakura i luogotenenti e i capitani delle
altre
divisioni.”
Byakuya rimase in silenzio pensieroso. Il rosso deglutì e,
con tono basso, gli
si rivolse esitante.
“Se sarà necessario, andrete?”
tentennò.
“In verità, mi è stato già
chiesto.” Gli rispose prontamente Byakuya, del tutto
impassibile.
Renji, sentendo quella parole, sbottò e istintivamente diede
un violento pugno
sulla scrivania facendo sobbalzare tutti i fogli e i fascicoli.
Si sentì terribilmente inutile e ridicolo… e il
fatto che in quel momento fosse
presente anche Byakuya non lo fece star meglio.
“Dannazione! Io non sono stato chiamato, invece!”
Byakuya lo guardò con disapprovo, ma non ritenne necessario
rimproverarlo.
Conosceva bene il carattere istintivo del suo luogotenente Renji.
“Evidentemente non ce n’è bisogno. Uno o
due capitani e una manciata di
luogotenenti saranno più che sufficienti per sistemare la
situazione.”
Il rosso si sentì tremare di rabbia, ma si limitò
a chinare il capo ed annuire.
Il capitano preferì evitare di continuare
l’argomento ulteriormente.
Con fare leggiadro si allontanò dal tavolo.
Infilò l’haori bianco da capitano e
la sua immancabile sciarpa, regalatogli dal nonno tempo addietro.
Prima di solcare la porta fece cenno a Renji di seguirlo, il quale non
tardò
nell’essergli fedelmente accanto.
Una volta chiuso il fusuma, Byakuya gli si rivolse.
“Ci sono hollow sempre più forti in
città, non è detto che non serviranno
ulteriori soccorsi. Fino ad allora dovrai occuparti tu di controllare
la
situazione nella Soul Society in generale.”
“Si certo...” disse Renji distratto.
“Sai cosa significa? Dovrai rispondere delle tue azioni, nel
caso di una mia
assenza prolungata.”
“Ho capito. Mi terrò pronto. Piuttosto,
è oramai ufficiale questa partenza?”
L’uomo dai capelli scuri non rispose e solo in quel momento
il luogotenente
dedusse che, probabilmente, stesse osando troppo rappresentando gli
standard
dell’aristocratico Byakuya.
Proseguirono fino al gotei, dove Renji avrebbe dovuto separarsi dal
capitano.
Ovviamente il rosso aveva capito perfettamente il discorso affrontato
precedentemente da Byakuya, sulle responsabilità che avrebbe
avuto qualora lui
non ci fosse stato.
Tuttavia era terribile la sensazione che provava in corpo. Quella di
essere,
ancora una volta, non in prima linea.
Scosse la testa e cercò di farsene una ragione.
Arrivati, Byakuya scorse Rukia in lontananza.
Era seduta sul ciglio della strada intenta a concentrare le sue energie
per
applicare dei Kido di lieve forza su piccoli oggetti.
“Vai da lei.” Disse improvvisamente con un tono che
suonava quasi un comando.
Tuttavia aveva un che di dolce.
“Da chi?”
Renji non si aspettava un’affermazione simile e solo dopo
aver guardato con
attenzione la traiettoria degli occhi di Byakuya, si accorse della
ragazza dai
capelli folti e scuri.
“Rukia? Che fa li da sola..?”
La guardò a lungo, ripensando anche allo strano
comportamento che aveva avuto
quella mattina.
“Durante una mia eventuale assenza, assicurati che le vada
tutto bene.”
Girò seccatamene gli occhi verso Renji che intanto era
rimasto quasi incantato
a guardarla.
“…ma non osare altro.” gli
minacciò con tono alto.
Renji sgranò gli occhi e si agitò
nell’udire una simile frase.
“EH?! M-ma certo, ovvio! Cosa pensi che
io…cioè che lei a me…noi,
cioè io..?
Ah, ah..! Che dite?” scosse la testa e cercò di
formulare una frase con senso
compiuto. “E-ehm, state sicuro. Mi occuperò della
sua salvaguardia.”
“Sarà meglio per te.” rispose aspramente
e si divise da Renji che rimase senza
parole, terribilmente a disagio.
[…]
Quando Byakuya
Kuchiki fu finalmente convocato
dal comandante Yamamoto, era completamente da solo.
Intuì facilmente il perchè.
Era raro che i capitani fossero mandati in spedizioni simili e se si
fosse
saputo in giro si sarebbe scatenato il panico. Specie se ad essere
mandato
fosse il capitano della sesta compagnia, addetta alla sicurezza urbana.
Dunque
era molto meglio se la sua partenza fosse avvenuta nella discrezione
più
assoluta.
Non appena fu dentro, immediatamente il luogotenente Chojiro Sasakibe
gli si
avvicinò e con fare elegante lo fece accomodare.
“Capitano Kuchiki, il comandante Yamamoto attendeva il suo
arrivo.” Disse con
voce cordiale.
Byakuya annuì ed entrò. Il comandante generale di
tutte le gotei della Soul
Society era un uomo dall’apparenza molto stanca, ed era anche
decisamente
anziano. Spesso capitava che nel gotei qualcuno dubitasse di lui o
fosse
perplesso su molte sue decisioni, ma alla fine si era sempre rivelato
un uomo
la cui freddezza e indifferenza era soltanto una maschera per poter
trasmettere
l'autorità che lo contraddistingueva.
Il giovane capitano della sesta compagnia fece per richiamare la sua
attenzione, ma Yamamoto lo bloccò cominciando a parlare
distrattamente.
“Nonostante sia passato già un mese,
c’è ancora tanto da fare. La distruzione
è
il segno che rimarrà indelebile nella Soul
Society.”
“Tutta la gotei si sta dando molto da fare per ripristinare
tutto al suo
stato…”
“Una distruzione non solo fisica, ragazzo.” Lo
interruppe guardandolo negli
occhi. “Le conseguenze sono anche nell’anima della
Soul Society e di chi ci
vive. Un qualcosa che è accaduto non solo per colpa di
eventi imprevedibili.”
L’anziano comandante rimase fermo a guardare il panorama per
una manciata di
secondi, poi si avvicino a Byakuya.
“Byakuya Kuchiki. Normalmente non dovrei permettere che il
capitano della
compagnia addetta alla sicurezza della Soul Society abbandoni la sua
postazione, ma non possiamo permetterci di mandare così
tanti shinigami a
discapito del personale. Specie in questo periodo.”
Sospirò, poi proseguì.
“Abbiamo bisogno sia di chi aiuta a ripristinare la
città, che di chi la
difende. Fortunatamente qui abbiamo guerrieri e volontari pronti a
difendere la Soul Society, ma nel
mondo umano no. Se ci dividiamo nettamente, rischiamo errori
imperdonabili.”
“Quindi meglio pochi guerrieri e buoni, dico bene?”
dedusse il capitano
Kuchiki. Yamamoto si sorprese dell’affermazione del giovane.
“Mandando te a Karakura permetterò ad almeno
quindici shinigami di tornare qui
e dare manodopera. Dunque è come dici tu.” assunse
improvvisamente un tono più
colloquiale. “Sei d’accordo, capitano Byakuya
Kuchiki?”
“Quello che il comandante Yamamoto ordina.” Byakuya
fece un lieve inchino e si
congedò.
Il comandante sorrise soddisfatto.
‘Sei d’accordo,
capitano
Byakuya Kuchiki?’
Mentre
raggiungeva la caserma
della sua brigata, gli tornarono in mente le parole del comandante
Yamamoto.
Byakuya non si era mai chiesto, nemmeno quella volta, se lui fosse
veramente
d’accordo o meno con le decisioni dei suoi superiori. O con
ciò che gli
imponevano i suoi doveri.
Le regole erano le regole. Andavano rispettate.
Pensava fosse giusto così. Era stato abituato a pensarla
così.
Però, In effetti, il suo rapporto con esse era stato sempre
del tutto
esclusivo.
Per così tanto tempo si era impegnato a rispettarle senza
mai porre alcuna
obbiezione, ma allo stesso tempo a lottarci contro.
Quindi dire quanto tenesse al rispetto di esse era difficile.
Superficialmente molto. Eppure aveva già messo in
discussione quel sistema ai
suoi occhi indiscutibile, un tempo. Per questo, sempre più
spesso, non sapeva
più come comportarsi.
Soprattutto adesso che le cose erano profondamente cambiate alla Soul
Society.
Dove gli eventi accaduti pochi mesi prima gli avevano dimostrato quanto
tutto
il suo mondo fosse così fragile in realtà
…
Cosa aveva veramente la priorità per lui, adesso?
Scosse la testa.
Sapeva che il suo dovere era quello di ristabilire l’ordine e
quindi questo
aveva la priorità assoluta, al momento. Inutile pensare ad
altro.
Le sue risposte sarebbero venute, un giorno.
[…]
|
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Capitolo 2 *** chapter.2 ***
Salve a
tutti! Ringrazio chi ha letto il primo capitolo della mia fanfic, e in
particolare SuperC18 per avermi lasciato una recensione, e Ansem6 per
avermi
messa tra i preferiti !
Sono felice che la fanfic vi abbia incuriositi. Prendo spunto dal
commento di
SuperC18 per chiedervi di non badare troppo ai "suffissi" nei nomi.
La verità è che io non mi muovo bene con queste
regole giapponesi di chiamarsi
col "Kun, Sama, Chan..."
Quindi preferisco, onde evitare di creare pasticci, di usare
l'italiano. Il
massimo che leggerete sarà "signor, signorina, piccolo
Byakuya..."
Spero riuscirete a chiudere un'occhio, grazie^^
Ah, per quanto riguarda Renji, sempre rispondendo a SuperC18, ricordavo
che si
chiamassero per nome. Provvederò a correggere non appena
avrò tempo.
Vi lascio col nuovo capitolo!! x x
CAPITOLO
02.
Erano
appena le otto del
mattino. Finalmente faceva un po’ più caldo a
Karakura.
Mattinate calde, serate gelide. Per certi versi un clima terribile, ma
d’altro
canto, meglio di un costante brutto tempo.
Yoruichi si alzò dal letto terribilmente assonnata. Poco si
curò della sua
presentabilità.
I capelli erano sciolti e spettinati, aveva delle terribili occhiaie ed
indossava un abitino da notte decisamente in disordine.
Guardò distrattamente fuori dalla finestra e richiuse gli
occhi infastidita da
quel sole già così alto e accecante. Si
svegliò definitivamente dopo un forte
starnuto.
“Etciù..! Dannato polline!” disse fra
sé, infastidita.
Si stiracchiò per bene e sbadigliò più
volte. Scaraventò le coperte all’aria e
subito cominciò a svestirsi lasciando gli indumenti a terra,
che andarono ad
accumularsi ad un’altra marea di vestiti.
Svogliatamente si diresse in bagno ed aprì violentemente la
doccia azionando
l’acqua gelata.
Rabbrividì di brutto, ma nulla più di una doccia
fredda era capace di
risvegliarla con quella grinta necessaria per sostenere la giornata.
Guardò il suo braccio e cominciò ad agitarlo.
Alla fine si limitò semplicemente
a muovere le dita armonicamente, poi sospirò.
“…questo gigai è terribilmente
fastidioso.”
Chiuse l’acqua e si apprestò ad assumere le
sembianze di gatto per poi scendere
in strada.
Era diretta ancora una volta da Kisuke Urahara.
La casa che Yoruichi era riuscita a comperare, per fortuna, distava non
più di
una ventina di minuti dall’emporio dell’amico.
Una volta giunta lì, poco le ci volle per indovinare dove
lui fosse.
Sul retro del negozio vi era un secondo ingresso che affacciava proprio
nel
laboratorio di Urahara. Come aveva previsto, lui era già li.
Intento a
sperimentare nuovi aggeggi o aggiustarne altri.
Yoruichi assunse la sua forma umana e lo guardò
impazientemente sperando che si
accorgesse di lei.
“Kisuke!” urlò infine.
Urahara fermò la macchina e si girò sorpreso. Non
appena vide Yoruichi, assunse
un’espressione felice.
“Ehilà! Ti aspettavo già da un paio
d’ore, mia cara. Sonno pesante?”
Yoruichi sbuffò e si avvicinò a lui stiracchiando
le braccia.
“Colpa del gigai di merda che mi hai dato. Questo
è terribilmente scomodo!”
“Ovvio. Tu ne distruggi tre alla settimana. Ho dovuto dartene
uno provvisorio.”
Disse mentre riprendeva il suo lavoro.
La ragazza rise e improvvisò qualche mossa stile arti
marziali.
“Però devo ammettere che anche questo pupazzo
è riuscito a resistere a sei
hollow senza molti problemi.”
“Mi fa piacere, ma non mi va che distruggi così i
miei ragazzi.” Sistemò delle
viti, poi tirò su il cappello soddisfatto. “Ecco!
Ho quasi finito. Oggi
pomeriggio puoi venire a ritirare il nuovo gigai.”
La donna annuì sorridendo.
“Bene, allora ripasso.” Si avvicinò
all’uscita. “A dopo, Kisuke.”
“Ah, Yoruichi. Un attimo!”
“Uh?” Annuì incuriosita e Urahara
trattenne a stento un sorriso divertito.
“Non che io non ci sia abituato, ma se hai intenzione di
rimanere in forma
umana, ti consiglio di procurarti dei vestiti.”
Yoruichi rimase perplessa, poi scoppiò a ridere e si
dileguò definitivamente.
[…]
“Uno e due mucca e bue, tre e quattro cane e gatto, cinque e
sei sono miei,
sette e otto c'è un leprotto...a quanti siamo? Ricominciamo!
Uno e due...”
Una giovane ragazza dai lunghi capelli ramati canticchiava allegramente
sul
ciglio della strada del proprio quartiere.
Indossava una semplice divisa scolastica. Una camicetta bianca abbinata
ad un
fiocco rosso appena sotto il colletto e una gonna grigia a pieghe.
Sebbene fossero appena le otto del mattino, era già pronta
per andare a scuola.
Alzò gli occhi al cielo e poco si curò di essere
per natura goffa, aveva voglia
di ammirare quel cielo così azzurro anche a costo di
sbattere contro un palo
della luce.
Sorrise di gioia e continuò interrottamente a guardare le
chiome degli alberi,
le nuvole, gli uccelli e i tetti delle case finché veramente
un palo le si parò
davanti e deviarlo per lei fu praticamente impossibile.
“Ouch!” disse lasciando cadere la cartella di mano
e toccandosi il naso
indolenzito. Subito, però, scoppiò in una
fragorosa risata d’imbarazzo. “Eh,
eh..! Che scema!”
Si assicurò che il naso fosse a posto, poi si
chinò delicatamente per
raccogliere la borsa e i quaderni per poi proseguire indisturbata.
“Ehi, Orihime!”
“Cosa..?”
Una voce la fece sobbalzare e velocemente cominciò a
guardarsi attorno.
“Chi è?” chiese al suo fantomatico
interlocutore.
“Dove guardi? Sono qui!” bisbigliò la
voce.
Orihime si avvicinò perplessa ad un cespuglio dal quale
sbucò senza preavviso
una Yoruichi accovacciata e dall’aria furtiva.
La ragazza rimase sbigottita e per poco non le venne di urlare. Non si
aspettava per niente di vedere la donna-gatto.
“S-signorina Yoruichi!” urlò, poi si
accovacciò di fronte a lei. “Ma cosa ci fa
li dentro?” disse indicando il cespuglio dall’aria
decisamente scomoda.
“Ho bisogno di parlare con Ichigo. Volevo raggiungerlo
direttamente a scuola,
ma non so dov’è. Tu lo sai, no?”
“Oh, certo. A dire la verità, stavo andando a
prendere Kurosaki proprio
adesso.” Disse ingenuamente.
“Perfetto! Allora andiamo.” Disse alzandosi di
colpo in piedi.
Il suo immancabile entusiasmo fu smorzato non appena vide Orihime che
era
cascata a terra praticamente pietrificata e con gli occhi spalancati.
“Che hai?” le chiese secca.
“Signorina Yoruichi… lei non può andare
in girò così! È praticamente
nuda!”
disse dimenandosi in maniera esagerata e con il viso oramai dello
stesso colore
dei capelli.
In effetti Yoruichi era assolutamente impresentabile.
Era coperta unicamente dai suoi lunghi capelli scuri che scendevano sul
seno e
terminavano poco prima dell’ombelico.
La gatta si guardò distrattamente, poi strofinò
il capo con le dita, divertita
della reazione della ragazza.
Si fecero le otto e mezza quando Orihime riuscì finalmente
ad arrivare di fronte
casa di Ichigo.
Posò la cartella e portò le mani vicino alla
bocca cominciando ad urlare.
“Kurosaki! Scendi, abbiamo già fatto
tardi!”
Ci fu un istante di silenzio e poi…un frastuono. Delle urla
e parole oscene
uscirono dalla casa-clinica del ragazzo dai capelli arancioni.
“Folle! Ti sembra il modo?!”
“La prossima volta impari a calciarmi in questo modo,
deficiente!”
Si vide infine un Ichigo Kurosaki in forma smagliante (cerotti a parte,
posti
su più parti del viso) uscire dalla porta di casa.
Sbuffò e urlò inveendo
contro il suo interlocutore che con tutte le probabilità era
il padre. Solo con
lui aveva un rapporto così “amorevole”.
“Torno alle quattro, idiota!” urlò prima
di avvicinarsi ad Orihime.
“Yo!”
“Buongiorno Kurosaki!” disse lei con gentilezza.
Ichigo annuì e poi le fece
cenno di avviarsi verso scuola.
“Icchi esce spesso con le ragazze ultimamente, eh?”
disse una voce sottile e
timida.
“Tsk. Fa tanto il santarellino, ma è anche lui il
classico uomo attratto dalle
ragazze con le cosiddette: ‘curve al posto
giusto’.” Rispose una voce
decisamente più sgraziata e prepotente.
Ichigo, che già di suo di pazienza ne aveva poca,
sbottò nell’udire simili
constatazioni e in un attimo fu di nuovo di fronte la porta di casa che
spalancò senza remore.
“AH!” urlarono Yuzu e Karin, del tutto impreparate.
“Ebbene?!” disse lui con faccia satanica.
Ne ebbero per un bel po’ e Orihime non riuscì a
far altro che sorridere
rassegnata. Non appena Ichigo si ricordò di lei, corse
imbarazzato e in poco le
fu accanto.
“Scusa, Inoue. Ora andiamo.” Disse e
portò la cartella sulla spalla.
“Ah, Kurosaki. Prima di andare a scuola, devo avvisarti
che…”
Orihime cercò di attirare l’attenzione del
ragazzo, quando fu interrotta
prontamente dalla donna dalla carnagione scura.
“Ciao, Ichigo!” disse con un aspro sorriso.
Ichigo sbandò nel vedere di fronte a sé Yoruichi.
“Tu…tu…TU! Che diavolo ci fai
qui?!” Disse puntandole il dito contro. La scrutò
meglio e impallidì ulteriormente. “Con la divisa,
poi?! N-non vorrai forse..?”
Orihime lo interruppe cercando di calmarlo.
“Tranquillo! Le ho prestato io la mia divisa di riserva. Eh,
eh! Aveva bisogno
di qualcosa da mettere addosso e così..!” disse
massaggiandosi la testa con una
mano.
“Già. Una volta tanto abiti di una giovane
giapponese che mi calzano bene.”
disse per provocare Ichigo di proposito. Il ragazzo non la
curò, ma non riuscì
comunque a spiegarsi la sua presenza lì.
“Yoruichi, non hai risposto alla mia domanda. Cosa
combini?”
Inaspettatamente la gatta si fece più seria. Guardo i
ragazzi richiamando la
loro attenzione che non tardò a venire.
“Sono qui per avvisarvi. Avete un po’ di
tempo?” chiese.
“Il tempo che arriviamo a scuola, credo.” rispose
Orihime riflettendoci su.
“E’ un tempo sufficiente.”
Annuì e poi tornò ai due. “La
situazione non è molto
facile alla Soul Society. Kukaku mi ha riferito che le difese sono
diminuite e
tutta la gotei sta provando difficoltà nel proteggere la
città e Karakura.” Li
guardò. “Questo sapete che cosa
significa?”
“Hollow..? Ce ne sono ancora?” chiese Ichigo
perplesso.
“Certo che ce ne sono ancora! Anzi, da quando Aizen
è stato sconfitto, ce ne
sono anche di nuovi…” si fermò, un
attimo, poi proseguì. “Prima era difficile
vedere particolari Hollow a Karakura, ma ora più che mai
abbiamo bisogno di
assicurarci che tutto vada bene e i normali shinigami non bastano.
Anche se i
capitani non lo sanno, anche io faccio quotidiane ronde notturne, ma
non è
sempre facile e non basta a migliorare la situazione.”
“Possiamo fare qualcosa?” intervenne Orihime,
preoccupata.
Yoruichi scosse la testa.
“Non dovreste saperlo ne voi ne io. Non sanno nemmeno che li
sto aiutando. Io
ho voluto avvisarvi perché nel caso dovete essere pronti ad
un eventuale
attacco, chiaro?”
“Ovvio, ma se la situazione degenera?”
osò Ichigo, non riuscendo a starsene con
le mani in mano.
“Questo non accadrà. So che verranno mandati a
Karakura alcuni capitani e
shinigami più esperti il prima possibile
e…”
“Shinigami esperti?” chiese Ichigo interrompendola
impulsivamente. “Anche Rukia
quindi?”
“Non lo so, ma ne dubito.” Di colpo levò
via quel tono basso e serioso e si
rivolse a loro sorridente. “Beh, ora devo andare! Devo
sistemare un paio di
cosette! Vi terrò aggiornati e…mi raccomando,
occhi aperti!”
Con un balzo sparì con la stessa velocità con la
quale era apparsa.
In poco tempo già raggiunse la zona periferica di Karakura.
Per fortuna, era quello il luogo più popolato dagli hollow e
non il centro.
Si guardò attorno furtiva e solo quando non vide
più nessuno nei paraggi scese
dai tetti per continuare a proseguire sulla strada.
Guardò l’orologio che portava sul polso e
sbuffò.
Era decisamente presto per ripresentarsi da Kisuke.
Aveva assolutamente bisogno del nuovo gigai, ma al momento era
costretta ad
accontentarsi di quello che aveva.
Si stiracchiò e si preparò per la perlustrazione
della zona. Doveva evitare che
dei possibili hollow attaccassero la gente. Girandosi attorno,
però, costatò
che sembrava tutto tranquillo.
Prese posto sull’erba e si fermò a guardare il
fiume che attraversava la città
mentre rifletteva sul da farsi.
La vita di Yoruichi era davvero in disordine ultimamente e non era
più sicura
di sapere da che parte stesse remando, oramai.
In parte aiutava Urahara al negozio, in parte cercava di rimanere
sempre in
contatto con gli shinigami, poi svolgeva qualche lavoro in cambio di
denaro…
Certo che la sua vita era decisamente cambiata da quando era capitano
della
seconda compagnia.
Tuttavia, non rimpiangeva nulla di quello che aveva perso e la sua
nuova vita
era infondo piacevole.
Delle volte non accadeva niente di niente e passava le giornate intere
a
mangiare, ad allenarsi o a guardare il televisore stesa sul divano.
A volte questo suo “equilibrio” veniva sconvolto da
lunghi via-vai, battaglie
occasionali contro hollow o, come diceva lei, “roba del
genere”.
Anche in quel momento si trovava in quella zona della città
per “cacciare”.
Sapeva che gli shinigami erano già partiti e probabilmente
stavano già
sorvegliando la città, ma lei era convinta che sarebbe valso
a poco sperare che
gli hollow sarebbero apparsi così facilmente.
Questi andavano colti in flagrante, questa era la tecnica migliore. Un
agguato
era possibile solo in pochissime circostanze.
Grazie a Kukaku e le analisi di Urahara, aveva con sé i dati
degli hollow e le
loro caratteristiche principali. Così per lei sarebbe stato
ancora più facile
salvaguardare Karakura e allo stesso tempo evitare di insospettire gli
shinigami.
Perché lo sapeva benissimo come avrebbero reagito: bisognava
lasciare il lavoro
degli shinigami agli shinigami.
Una frase che trovava tanto noiosa quanto fastidiosa.
Sospirò e guardò la luce del sole che andava a
riflettersi sulle acque del
fiume.
Era un’atmosfera davvero piacevole e, dopotutto, forse era
anche per questo che
aveva deciso di rimanere a Karakura. Oltre che per Urahara.
Scosse la testa.
No, non poteva prendersi in giro: se lei era a Karakura, era
soprattutto per
lui, Kisuke.
Per un attimo si ritrovò a pensare a quell’uomo
che conosceva da così tanto
tempo da farle credere che nella sua vita ci fosse sempre stato.
Tuttavia aveva
ancora così tanti dubbi per quanto li riguardava…
Quelle emozioni le diedero un enorme fastidio. Non sopportava pensare a
lei e
Urahara. Loro erano…loro! E non aveva bisogno di pensare ad
altro per quanto
riguardava il loro rapporto.
Infondo…
I pensieri di Yoruichi vennero improvvisamente interrotti da un reiatsu
particolarmente elevato.
Nulla di pericoloso, ma preoccupante rappresentando che avvertiva una
simile
energia in un luogo come Karakura.
Si alzò di colpo e si guardò attorno cercando di
localizzare il nemico.
L’intensità del reiatsu era sempre più
forte, ma Yoruichi non riusciva proprio
a vedere quel dannato hollow.
Fortuna che in giro non ci fosse nessuno, così fu libera di
muoversi con la
velocità e l’agilità che la
distingueva.
All’improvviso sentì un urlo disperato.
Tra le terre di periferia distinse un vecchio e malandato fabbricato.
“Che provenga da lì..?”
Stette poco ad indugiare e in pochi salti fu lì.
Aprì il portone, ma era così rovinato che le
bastò poggiare appena una mano per
farlo crollare a terra. Yoruichi rimase senza parole nel vedere un
luogo così
decadente, ma non si fece problemi ad entrarvi.
Dei gemiti, dei respiri affannati, un disgustoso rumore di
masticamento…
La ragazza si ritrovò ad assistere all’infelice
morte di un’anima trangugiata
da un hollow di grandi dimensioni. Mangiava tranquillamente creando
un’atmosfera agghiacciante, tra tutto quel sangue ancora
fresco e il corpo di
quell’anima ancora con forma umana.
Yoruichi portò una mano vicino alla bocca e
sgranò gli occhi, inorridendo.
Solo allora l’hollow alzò la faccia impregnata di
sangue e la vide. Sorrise
aspramente alla visione di una donna così giovane e con
un’energia così alta.
In lei vide un pasto parecchio più succulento e decisamente
più soddisfacente
dell'anima che stava appena mangiando.
L’hollow si mise eretto e le si mostrò imponente.
Yoruichi sorrise e guardò
dritto negli occhi il mostro con aria soddisfatta.
“Non si può dire che questo sia un campo di
battaglia molto abbordabile, ma…
diamoci da fare!” e subito cercò di sfuggire allo
sguardo del nemico con un’agilità
sorprendente. Difatti l’hollow non si accorse per niente di
lei che intanto gli
ricompariva da dietro e faceva per colpirlo alla nuca.
L’hollow ruggì furiosamente.
Yoruichi apparve di fronte a lui su una delle travi
dell’edificio e rise di
gusto.
“Grande e grosso, ma di fatto una vera bazzecola! Inutile,
non ci sono più i
‘cattivoni’ di un tempo!”
Rise ancora mentre l’hollow cercava invano di colpirla.
In quanto a velocità, non era seconda a nessuno.
“Ah, ah! Cosa speri di fare? Fammi solo il piacere di non
morire subito e di
farmi almeno sgranchire un po’!”
Quel combattimento era nelle sue mani.
Nonostante i tanti anni in cui era stata lontana dal campo di
battaglia, ancora
le bastava pochissimo per ritornare in forma.
Giocò con quell’hollow per diverso tempo e
nonostante si inferocisse sempre
più, questo non la scalfiva minimamente.
Solo un piccolo dettaglio aveva sottovalutato. Un qualcosa che non
avrebbe
dovuto dimenticare e che presto le si ritorse contro: il gigai
difettato.
Bastò un frangente di secondo dove il gigai non rispose
istantaneamente ai suoi
comandi, che il nemico riuscì a colpirla ed a ferirla sul
fianco.
Yoruichi cadde in ginocchio di fronte al nemico e toccò la
ferita sanguinante.
Si alzò in piedi ignorando il dolore.
“Accidenti a te! E ora come ridò
l’uniforme a Orihime, eh?!” disse al mostro
indicando la gonna e la camicia in parte strappate per colpa di quel
graffio.
“Ora sei ufficialmente morto!”
Cercò di fare un balzò per arrivare
all’altezza dell’hollow ma, ancora una
volta, il gigai non assecondò i suoi movimenti e si
ritrovò costretta a
ripararsi dal nemico.
“Ma cosa..?” disse sconcertata.
Rovinato com’era, non riuscì nemmeno a sbarazzarsi
di quel gigai difettato.
Tentò la fuga ma anche la sua trasformazione in felino
fallì miseramente.
Quella che si era preannunciata come una comune battaglia, si era fatta
più
difficoltosa del previsto.
Dopo l’ennesimo attacco, cadde a terra e sentì il
sangue scorrere sul viso.
Guardò l’hollow che preparava il colpo finale.
Con sforzo, Yoruichi riuscì a rimettersi in piedi.
L’hollow si scagliò contro di lei con una
velocità e voracità sorprendente, ma
un colpo improvviso lo fece volare lontano, danneggiando una parte
della
fabbrica.
Subito di fronte a lei si presentò uno shinigami dai sottili
capelli neri e
dall’aspetto decisamente aristocratico.
Yoruichi sgranò gli occhi, sorpresa di vedere di fronte a
lei il capitano della
sesta compagnia, Byakuya Kuchiki.
Rimase senza parole, mentre si sforzava di continuare a rimanere in
piedi.
Non ebbe il tempo di dire qualcosa che subito il capitano
pronunciò il nome
della sua zanpakuto, senbozankura.
“Disperditi.” Disse con voce bassa e per
l’hollow fu praticamente la fine.
Il giovane Kuchiki ripose la spada e lentamente si allontanò
lanciando alla
ragazza un debolissimo sguardo.
Yoruichi sorrise con fierezza e si mise più composta.
“Il piccolo Byakuya che si preoccupa per me! Ottimo lavoro,
devo dirlo, ma
avevo la situazione sotto controllo!” disse, ammiccando e
portando le braccia
sui fianchi.
“Non sono venuto per te. Il mio incarico era di abbattere
l’hollow.” Le rispose
senza batter ciglio, gelido come sempre.
Yoruichi rise di cuore e con un gesto impulsivo saltò sulle
larghe spalle del
ragazzo.
“A-ah! Sarai anche cresciuto in altezza, ma rimani sempre lo
stesso il mio
piccolo Byakuya scontroso!”
Byakuya sgranò gli occhi.
Si divincolò immediatamente dalla presa di quella donna e la
guardò ancora più
freddamente di prima.
“Come osi?” disse con una rabbia molto controllata.
Solo lui era in grado di
parlare in quel modo. “Piuttosto, riguarda bene la tua
posizione.”
In tutta risposta Yoruichi rise di nuovo, guardandolo maliziosamente.
Questo
provocò non poco disdegno in lui.
“…e ti imbarazzi ancora come ai vecchi tempi! Ih,
ih..! Sei decisamente il mio
spasso preferito!”
Byakuya si risentì. Non trovava per niente piacevole
l’essere preso poco sul
serio. Specie se a trattarlo così fosse Yoruichi.
Sospirò pazientemente e la guardò con i suoi
occhi glaciali. La ragazza,
tuttavia, non si lasciò per niente impressionare. Non che
Byakuya se
l’aspettasse.
“Non spetta a te, Yoruichi Shihoin, il dovere di combattere
gli hollow di
Karakura.”
“Tutto qui? E dire che mi aspettavo un incontro molto
più strappalacrime..!”
disse con quell’insopportabile atteggiamento che la
contraddistingueva da
quando la conosceva.
Byakuya le girò le spalle e leggiadramente fece per
allontanarsi.
“Però mi chiedo cosa ci faccia qui, il piccolo
Byakuya.”
“Non sono cose che ti riguardano.” rispose dopo
qualche attimo.
Yoruichi annuì sprezzante e, solo dopo che il capitano fu
sparito con un abile
shunpo, si accasciò nuovamente a terra, completamente
sfinita.
“Spero per te, Kisuke, che il mio nuovo gigai sia
pronto..!!”
[…]
Erano le nove di sera quando Yoruichi riuscì a risistemarsi
e ad arrivare
all’emporio di Kisuke Urahara.
Si avvicinò all’ingresso e prontamente Ururu le si
avvicinò.
“Vuole il signor Urahara?” le disse con voce
debole.
Yoruichi si chinò di fronte a lei e sorrise.
“Sì. Sta ancora giù in
laboratorio?”
Ururu annuì e le fece strada per poi allontanarsi con una
scopa e riprendere le
faccende domestiche che prima stava svolgendo.
Yoruichi scese la piccola scalinata.
“Uff..! Kisuke, mi sa che questo gigai ha fatto il suo
tempo!”
Alzò gli occhi e non vide dinanzi a sé Kisuke
come si aspettava.
Si bloccò rimanendo senza parole.
Non che non si aspettasse di ritrovarselo d’avanti,
semplicemente non si
aspettava che questo avvenisse così presto.
Byakuya Kuchiki non sembrava tipo capace di avvicinarsi a luoghi come
l’emporio
di Urahara.
Inoltre, il fascinoso capitano, le si presentò in maniera
del tutto inedita.
Senza il kenseikan, con un lungo cappotto blu-notte, camicia e un
semplice
jeans a sigaretta, era a dir poco irriconoscibile.
Lo vide controllare scrupolosamente il suo corpo prima di proferire
parola.
“E’ resistente?” chiese ad Urahara che
sistemava il suo laboratorio.
“E’ uno degli ultimi brevetti. Garantito al cento
per cento, capitano!” disse
con una giocosità che il Kuchiki poco gradì.
Urahara, ovviamente, non se ne
curò per niente.
Solo quando Byakuya fece per andare via, sgranò gli occhi
alla vista della
donna gatto.
“Tu.” Disse muovendo appena le labbra.
Yoruichi sorrise con fare provocatorio e i suoi occhi furono in grado
di mettere
in soggezione persino uno inscalfibile come lui.
“Il piccolo Byakuya! E così la tua permanenza qui
è più lunga di quanto avevo
immaginato!” Il suo sorriso si fece più largo e
inquietante. “Che bello! Allora
potremo giocare un po’, uno di questi
giorni…”
Cominciò a sghignazzare e Byakuya la guardò quasi
con disgusto non trovandola
degna nemmeno di una risposta.
Fece per salire le scale quando lei attirò la sua attenzione.
“Dunque gli shinigami hanno preferito correre ai
ripari?” disse incrociando le
braccia e sporgendo il busto verso di lui.
“Ti avevo già avvisata di non tentare di
immischiarti in affari che non ti
riguardano più.” Le disse freddamente.
Tra i due regnò per più di un attimo un silenzio
provocatorio. Urahara li
guardò perplesso, poi di colpo proferì parola.
“Ah, Yoruichi! Ho preparato il nuovo gigai anche a
te!” disse con euforia.
Yoruichi sorrise e si sentì decisamente sollevata.
“Meno male! Penso che quello che ho adesso sia da buttare
direttamente!”
“Perché? Cosa gli hai fatto?”
guardò il gigai. “Il mio povero gigai…
che ti
hanno fatto!?”
Yoruichi si divertì da morire nel vedere l’amico
Kisuke quasi piangere davanti
una delle sue “creature”.
Subito però si fece più seria a si rivolse a
Byakuya.
“Piuttosto, dove pensi di andare, ora?”
Byakuya si voltò a malapena.
“Ho l’ordine di rimanere qui finché non
avrò eliminato tutti gli hollow
indicatomi. È solo per questo se sono venuto a prendere un
gigai.”
La donna si fece pensierosa.
“Hai già pensato a dove stare?” si
rivolse verso Kisuke. “Nel caso sono sicura
che Urahara ti potrà offrire una stanza, vero?”
disse cordiale.
Urahara annuì confermando le parole di lei.
“Ma certo! Avrai fitto, alloggio, cibo e tutto il resto QUASI
gratis!”
Il “quasi gratis” fece deglutire Byakuya che
rispose senza esitare troppo.
“Ho buoni motivi per pensare che sia molto meglio un
albergo.” Disse ricordando
fra sé la testimonianza del suo luogotenente Renji.
“Con permesso. Ora devo
andare.”
“Un albergo? Ah, ah! Il solito signorino.” Disse
Yoruichi sinceramente
divertita, poi urlò contro di lui. “Ehi! Se ti
serve una casa puoi sempre
venire a stare da me!”
Byakuya si girò rimanendo sbigottito.
“Una casa? Tu?”
“Certo! Non è nemmeno lontana da qui.”
disse puntando il dito verso una
probabile direzione della casa. Poi assunse un’espressione
terribilmente
beffarda. “E poi… staremo una meraviglia noi due
da soli, soletti, sotto lo
stesso tetto, uh, uh…!”
Il viso del ragazzo assunse un’espressione indescrivibile nel
vedere quella
donna che chissà su quali diavolerie andava fantasticando.
Non la rispose. Si limitò ad un semplice e sarcastico:
“No, grazie.” Dopodichè
uscì dall’emporio.
[…]
Appartamento di Yoruichi Shihoin.
Come sempre, era in uno stato così caotico che poco si
addiceva ad una donna.
L’ingresso, formato da un salotto con televisore e divano,
era inondato di
panni, da vecchi cartoni di pizza e da cianfrusaglie di ogni tipo.
Il fatto era che Yoruichi passava veramente poco tempo in casa e quelle
poche
volte o dormiva, o mangiava o, come in quel caso, preferiva un
rilassante bagno
caldo.
“Ah, che meraviglia!” disse fra sé
abbandonandosi completamente nella vasca.
Una sensazione così piacevole era in grado di dargliela solo
un bel bagno
caldo. Oltre il latte!
Socchiuse gli occhi e in un attimo riuscì ad allontanare
dalla sua mente ogni
tipo di pensiero. Belli e brutti.
Ultimamente molte cose la turbavano, quindi aveva voglia di distendersi
e di
non provare assolutamente niente. Niente di niente.
Rimase a lungo in silenzio mentre guardava distrattamente le bolle di
sapone
che di tanto in tanto apparivano tra la schiuma.
Ci giocherellò per un po’, soffiando la schiuma e
lasciando che le bolle
colorate galleggiassero per la stanza, per poi scoppiare.
Si riabbandonò nella vasca sprofondando quanto
più giù fu in grado di arrivare,
portando persino le gambe fuori dalla vasca.
Il tempo di sentire il campanello della porta suonare che
quell’atmosfera si
dissolse completamente.
Si mise seduta sulla vasca.
“Chi può mai essere a
quest’ora..?”
Si alzò e velocemente tamponò i capelli.
Coprì il suo corpo con un corto asciugamano e si diresse
verso l’ingresso.
Guardò attraverso lo spioncino e, non appena vide che
davanti al pianerottolo
del suo appartamento c’era Byakuya Kuchiki, aprì
esterrefatta.
“Byakuya?! Tu qui?” disse mentre gli faceva cenno
di entrare.
Byakuya non rispose e, al contrario di come volesse Yoruichi, non
avanzò di un
passo.
Guardò con la coda dell’occhio Yoruichi, ma
immediatamente distolse lo sguardo
da quel corpo succinto che lei esibiva senza la benché
minima inibizione.
Considerando però il soggetto in questione e la sua
considerazione riguardo al
pudore, trovò inutile farci caso.
Posizionò a terra la rigida valigia e scandì la
voce con qualche colpo di
tosse.
“Premetto che mi trovo qui non per scelta, ma
per…” sospirò seccato prima di
proseguire. “…necessità.”
Yoruichi non comprese.
“E cioè? Non dovresti aver già trovato
il miglior albergo di Karakura?” disse
con fare un po’ saccente. “Comunque entra, fuori fa
freddo.”
Non appena fu in casa, Byakuya assunse un’espressione di
disapprovo sul luogo
che gli si presentò dinanzi agli occhi.
Un caos che non vedeva da lungo tempo e che solo una donna come
Yoruichi era
capace di fare. Nonché viverci.
Lei non lo curò per niente e subito lo fece accomodare in
cucina.
“Dicevi? Perché sei qui?” disse lei
mentre faceva per preparare qualcosa di
caldo.
Byakuya prese posto, evitando palesemente di incrociare lo sguardo
della
ragazza.
“Ho avuto dei problemi con la moneta attuale di Karakura, se
così passiamo
dire.” Confessò con un tono decisamente basso ed
indignato.
“Cosa?!” rispose Yoruichi senza il
benché minimo ritegno.
“Ovvio che abbia avuto dei piccoli problemi. Mi è
stato riferito solo in tarda
serata della mia permanenza prolungata qui…”
parlò a denti stretti.
Byakuya rimase seccato nel notare il poco acume della ragazza, ma
continuò a
spiegare la sua situazione, evitando passaggi imbarazzanti.
Non appena era uscito dal locale di Urahara, si era diretto al primo
albergo
cui era riuscito ad avere indicazioni.
Arrivato, si era presentato con il suo immancabile atteggiamento
nobile. Alla
reception, aveva precisamente espresso di voler prendere per
più giorni una
camera da letto, con i relativi comfort cui non avrebbe mai rinunciato.
Nonostante il numero di yen decisamente elevato, Byakuya non aveva
battuto
ciglio e subito aveva messo sul bancone cinque o sei monete
d’oro massiccio.
“Tenga il resto.” Aveva persino annunciato mentre
si dirigeva verso la sua
stanza.
La donna della reception, guardando sbigottita una delle monete,
bloccò il
capitano.
“Ma questi soldi…di che valuta
saranno?!” guardò Byakuya. “Ma quante
centinaia
di anni hanno??”
Byakuya non capì esattamente e, in verità, non si
era mai informato sul denaro
di Karakura.
Ovviamente la donna della reception si sentì presa in giro e
poco ci volle per
Byakuya nel ritrovarsi di nuovo sulla strada.
“E dunque sei venuto qui..?” chiese Yoruichi
sforzandosi di non ridergli in
faccia. Byakuya non sentì di dover apprezzare tale
accortezza da parte della
gatta e inarcò le sopracciglia.
“No. Sono prima ripassato da Urahara. Per una notte avrei
potuto stare
all’emporio. Questo ho pensato, prima che lui si rifiutasse
categoricamente.”
Le rispose secco, incrociando le braccia e accavallando le gambe.
Yoruichi si sorprese di ciò che aveva sentito.
Scostò una ciocca di capelli dal viso e cercò di
capire se Byakuya stesse
bleffando. Cosa, in realtà, poco probabile.
“Urahara ti ha cacciato via? Ma perché? Che gli
hai fatto?”
Il giovane capitano alzò gli occhi al soffitto per poi
rivolgerli di nuovo
verso la ragazza. Le si rivolse con voce bassa e fredda.
“Mi ha risposto testualmente che non ha gradito il mio
‘no, grazie’ detto a suo
modo di vedere ‘con disgusto’. E così mi
sei venuta in mente solo tu. Ti basta
o vuoi sapere altro?”
Era visibilmente infastidito da ciò che gli era accaduto.
Yoruichi proprio
allora non riuscì più a trattenersi e
cominciò a ridere arrivando fino alle
lacrime.
“Ah, ah, ah…! Ti ha cacciato fuori!”
disse puntandogli il dito. “E’ proprio da
Kisuke! Grande! Ah, ah, ah..!”
Non appena alzò lo sguardo, vide un Byakuya sempre
più indignato, per questo
cercò di calmarsi. “E…ehm, allora va
bene. Puoi restare da me per stanotte.”
Gli sorrise.
Byakuya rimase in silenzio, infastidito di trovarsi in quella
situazione, ma
alla fine si ritrovò costretto ad essere grato a Yoruichi.
“Grazie.”
“Di che? Anzi, seguimi!” disse mentre si avvicinava
ad un grosso armadio posto
vicino l’ingresso.
Cominciò a cercare, mettendo sottosopra il guardaroba
già caotico di suo, e
lanciò a Byakuya una coperta e un cuscino che lui prese al
volo.
Li guardò perplesso, poi si rivolse alla ragazza.
“E cosa ci dovrei fare..?” chiese infastidito di
sembrare un attaccapanni.
Yoruichi risistemò l’asciugamano attorno a
sé, che intanto si era allentato,
ovviamente importandosi poco della presenza del giovane Byakuya,
dopodichè lo
guardò con un sorriso sgargiante.
“Caro piccolo Byakuya, queste sono le tue lenzuolina.
Sistemati per benino sul
divano e poi domani mi fai sapere come hai passato la notte!”
Disse lei mentre gli dava delle affettuose pacche sulle spalle,
indicandogli il
divano posto nel salotto/ingresso della casa.
“Molto divertente, Yoruichi.”
Il ragazzo, nel vedere il divano, si sforzò di sorridere. In
un modo molto
amaro e sarcastico a dire il vero.
“Mi fa piacere che ti diverta! È questo lo spirito
giusto!” disse salendo
velocemente le scale e dirigendosi in camera sua.
Byakuya rimase letteralmente senza parole.
“Dormirò davvero su un divano? Stai
scherzando?!” il tono si fece decisamente
preoccupato.
Era raro vedere Byakuya alzare la voce o assumere una qualche
espressione, ma
in quella circostanza non riuscì proprio a controllarsi.
“ ’Notte, piccolo Byakuya! A domani!” gli
rispose Yoruichi da dentro la stanza
con una voce terribilmente canzonatoria e solo allora Byakuya comprese
che
quello non era affatto uno scherzo.
[…]
Note
dell’autrice: Di
“recente” (si fa per dire) mi sono
letteralmente innamorata della versione “casual” di
Byakuya Kuchiki presente in
una card di BLEACH facilmente reperibile in giro su internet. Lo
raffigura in
una posa tipicamente da modello, con una lunga giacca blu/nera, una
camicia con
maglioncino scuro e dei pantaloni a sigaretta grigi. Semplicemente lo
adoro,
per questo ho deciso di inserirlo così in questo capitolo
*__* Vi volevo
rendere partecipi di questo ^^’ *scappa la versione fangherla
dell'autrice*
|
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Capitolo 3 *** chapter.3 ***
CAPITOLO 3.
Per qualche attimo regnò il più assoluto silenzio.
Il capitano Byakuya Kuchiki ne rimase felicemente sorpreso.
Essendo mattina presto, avvertiva sulle palpebre i raggi del sole
ancora deboli
che emanavano un calore così piacevole, specie in quella
stagione.
Inoltre era in anticipo per il lavoro, poteva godere di quello stato di
benessere e di quiete assoluta ancora per un po’, nel suo
comodo letto,
soffice, caldo e spazioso.
Di colpo sentì un odoraccio di fritto misto al bruciato, un
televisore ad
altissimo volume, e soprattutto:
Un terribile mal di schiena.
Solo allora comprese che le sensazioni avvertite prima erano state
tutto frutto
della sua immaginazione.
Fu così che cominciò il suo incubo: la
realtà. Essere ospite a casa di Yoruichi
Shihoin.
Si alzò dal divano. Mai in vita sua aveva dormito in una
postazione simile.
L’esperienza era stata terribile.
Sistemò meglio il maglione e la camicia della sera prima,
che ancora aveva
addosso, e guardò con lo sguardo assonnato il disordine di
quella stanza. Era
un qualcosa di nauseante per lui che era abituato alla pulizia
più assoluta e
agli spazi ampi e liberi.
Poggiò appena la punta delle dita sull’imboccatura
del naso e respirò intensamente,
sperando di trovare la lucidità e la razionalità
che lo caratterizzavano.
Ultimamente per lui stava diventando sempre più difficile
riuscire ad essere
quell’uomo modello cui i suoi antenati sarebbero stati fieri.
Aveva studiato a lungo, aveva avuto modo di arricchire la sua cultura
in ogni
campo, di divenire un ottimo capitano.
Eppure da molto tempo, oramai, qualcosa sfuggiva completamente al suo
controllo.
“In verità, io me ne sarei fregato
altamente alle regole e avrei fatto di
tutto per aiutare chi voglio bene.”
Quelle parole ancora turbavano la sua mente.
Quel ragazzino…come poteva essere mai riuscito, con una
frase tanto ovvia, a
distruggere anni e anni di duro lavoro?
Duro lavoro per divenire ciò che era. Per essere
ciò che era diventato.
Il tempo e i suoi innumerevoli sforzi di rappresentare il casato
Kuchiki erano
valsi a poco. Perché stesso per lui era diventato difficile,
oramai, continuare
ad onorare e rispettare le rigide regole imposte dai suoi antenati e
dai suoi
doveri.
Questo non gli aveva impedito di lavorare ancora e ancora, ignorando
come
meglio poteva tali pensieri e cercando di non macchiare ulteriormente
l’onore
di famiglia.
Ma ciò gli era spesso impossibile.
Come nella circostanza attuale, dove, ancora una volta nella sua vita,
le cose
non stavano andando come immaginava, o meglio, come dovevano andare.
Era stato solo per quella notte per…necessità.
Ripeteva a sé stesso.
Tuttavia bastava per sentirsi umiliato.
Fortunatamente era stato mandato solo in quella missione, per questo
almeno
ringraziò il fatto che solo lui avrebbe portato nella
coscienza un simile
ricordo.
Quello di essere lì.
Dove un capitano nonché il capo di una delle quattro
famiglie più nobili della
Soul Society mai avrebbe dovuto stare.
Continuò ancora a ripetere dentro di sé che quel
momento sarebbe durato poco e
che presto tutto sarebbe passato.
Era solo una necessità. Una necessità temporanea.
Tutto questo turbamento avveniva dietro lo sguardo gelido e
aristocratico di
quell’uomo il cui viso era da sempre stato capace di
mascherare qualsiasi
genere di emozioni.
Andò in direzione della cucina ed intravide le sua
“condanna”, Yoruichi.
Una donna che, al contrario di lui, se n’era sempre
infischiata degli antenati,
dell’onore e aveva sempre seguito il suo cuore.
La guardò immobile, poggiato sulla porta.
La ragazza si accorse di lui e a quel punto Byakuya si
avvicinò silenzioso.
Come sempre, lei era sorridente e già così piena
di vitalità fin dalle prime
ore del mattino.
“Buongiorno, piccolo Byakuya! Dormito bene? Visto che bella
giornata oggi?” gli
disse con un alto tono di voce. Un qualcosa di terribilmente fastidioso
per una
persona che si era appena svegliata.
Byakuya le rivolse uno sguardo gelido.
Non era solo l’umiliazione ciò che lo turbava.
Forse era proprio l’idea di essere lì con lei, una
persona ormai scomparsa
dalla sua vita, ma che non aveva mai potuto dimenticare, e che ora era
lì, a
fissarlo in quel modo fastidioso come ai vecchi tempi.
Ciononostante sapeva che doveva esserle grato. Era il dovere di un
Kuchiki non
dimenticare l’educazione. In nessun caso, con nessuna
persona.
In realtà avrebbe dovuto rinfacciarle il divano, il pessimo
risveglio e il
pessimo riguardo nei suoi confronti, ma fu stesso lui ad affogare
simili
pensieri.
L’essere costretto ad essere così riverente,
portò alla sua mente il periodo in
cui suo nonno gli imponeva tali accortezze, specie con la stessa
Yoruichi.
Gli sembrò strano che quella situazione gli si ripresentasse
davanti agli
occhi, e che per di più scaturisse in lui quelle stesse
emozioni di quando era
solo un ragazzino.
La gatta lo guardò incuriosita, poi ridacchiò.
Fortuna fu che preferì non fare altro se non divertirsi del
comportamento di
Byakuya.
Un qualcosa che gli fece capire senza troppi contegni.
Come se la situazione non fosse già abbastanza snervante, lo
shinigami sentì
crescere ulteriormente il suo disagio.
Questo non per la presenza della “stregatta” in se
per se, che comunque già era
seccante, ma per sua presenza come persona.
Era passato davvero molto tempo dall’ultima volta che aveva
passato la notte
con qualcuno e che l’avesse poi rivista il mattino seguente.
Era abituato da tempo a vivere da solo.
C’era Rukia, certo, ma i due non avevano modo di passare
molto tempo assieme in
casa Kuchiki.
Trovò strano ammettere che la persona che gli avesse
rimembrato quella
sensazione di quotidianità fosse proprio Yoruichi Shihoin.
I suoi pensieri si dileguarono quando gli arrivò il cattivo
e nauseante odore
di bruciato che aveva sentito al suo risveglio.
“Qualcosa sta bruciando.” disse con tono basso.
La donna lo guardò perplessa, non comprendendo la
constatazione di Byakuya.
Poggiò le mani sui fianchi e piegò appena il capo.
“Non c’è niente di bruciato. Ho solo
cucinato qualche uovo strapazzato. Tieni,
ne è rimasto un po’.” Disse mentre
poggiava la padella sulla tavola.
Byakuya osservò la pietanza che si ritrovò
d’avanti.
“Le uova sono gialle, non marroni. Le hai
bruciate.” Sentenziò.
“Sono ben cotte! È normale che siano
così. ” rispose lei a sua difesa. “E poi
vedi bene di non mancarmi di rispetto, carino.” Aggiunse
divertita,
accorgendosi che le aveva dato del “tu”.
Non perché se ne importasse, ma
perché sapeva bene che Byakuya fosse abituato a rivolgersi
con ossequio alle
persone, e voleva pizzicarlo.
Il capitano, tuttavia, non si smosse minimamente, e le si rivolse
gelido come
sempre.
“Bisognerà che io mi renda conto se,
effettivamente, meriti le mie
onorificenze. Tornando alla tua colazione, non ho mai visto delle uova
marroni.”
Insistette guardando, sempre con più disprezzo, la pietanza
dall’aspetto per
niente invitante.
“Oh, ma sei terribile!” Sbuffò lei
infine.
Ci fu un attimo di pausa fra i due, che si guardarono quasi con sfida,
poi
Byakuya finalmente prese posto a tavola.
Con fare noncurante poggiò delicatamente il gomito sulla
tavola per poi
poggiarsi con la punta del mento sul dorso della mano.
“Comunque io detesto il cibo fritto e tanto meno le uova a
primo mattino.”
Concluse sprezzante.
Yoruichi lo guardò sbigottita, poi sentì la
rabbia crescere in corpo, ma seppe
trattenersi.
“Oh, ma davvero? E dunque il caro-piccolo-Byakuya-viziato
cosa gradisce
per colazione..?!”
Il ragazzo decise di darle corda e schiarì la voce con pochi
colpi di tosse.
“Seguo una dieta molto rigida nella quale non rientrano
simili robacce.” La sua
voce, tuttavia, fu più canzonatoria del solito. Sempre nei
limiti di Byakuya
Kuchiki, ovviamente.
Yoruichi, più che per quel tono, si risentì nel
sentir definite le sue
gustosissime uova strapazzate “robaccia”.
Sbatté le mani sulla tavola e Byakuya, nell’alzare
gli occhi, se la ritrovo ad
appena due dita di distanza.
“Ebbene, la prossima volta ti cucini da solo!” Si
avvicinò ancora fino a
sfiorargli il naso e poi velocemente prese la padella e
guardò la sua pietanza.
“Che poi Kisuke dice che sono buonissime.”
Byakuya deglutì silenziosamente.
L’audacia e la spavalderia di Yoruichi lo lasciavano sempre
di stucco.
Subito, però, scosse la testa con fare pensieroso ed
incrociò le braccia.
“Kisuke Urahara allora ha un disordine alimentare vergognoso.
Come te.”
Dedusse con fare saccente.
“Guarda che sei tu l’anormale che non apprezza cibo
che non sia stato
scrupolosamente controllato ed analizzato dalla squadra dell'istituto
di
ricerca al completo!”
“Ovvio che nel mio status io pretenda il meglio. Dovresti
farlo anche tu,
invece di adottare un simile stile di vita, nonché
alimentare.” Le rispose lui
facendola innervosire ancora di più.
Quel “piccolo Byakuya” era davvero insolente e
crescendo erano diventati ancora
più incompatibili.
Eppure era troppo irresistibile, si ritrovò a pensare
Yoruichi. Lui era sempre
stato la sua “preda” preferita.
Ad interrompere quel futile battibecco fu lo squillare improvviso del
telefono
cellulare di Byakuya, quello che avvisava gli shinigami e aggiornava
loro sulle
notizie provenienti dalla Soul Society.
Byakuya guardò il display e subito si alzò dalla
sua postazione cambiando
radicalmente atteggiamento.
“Problemi?” chiese lei preoccupata mentre alzava lo
sguardo per guardarlo in
viso.
“Hollow…”
Yoruichi annuì, ma non fece nemmeno in tempo a batter ciglio
che subito il
capitano uscì dalla casa per dirigersi dove probabilmente
gli era stato
indicato.
Lei sgranò gli occhi sorpresa da
quell’atteggiamento e immediatamente si
affrettò nello stargli dietro.
“Almeno dimmi dove andiamo o che tipo di hollow
è..! Ehi, Byakuya!”
Byakuya, che era già abbastanza distante da lei, vide che
lei lo seguiva.
Seccato, le si rivolse.
“Stanne fuori. Non è affar tuo.” Disse
sapendo che solo con un atteggiamento
deciso poteva sperare di essere preso sul serio da una come lei. Cosa
nella
quale, comunque, non riponeva grande fiducia.
Yoruichi decise di ignorarlo. Con un paio di passi veloci gli fu
affianco e gli
si rivolse.
“Ah, si? Da solo non te la puoi cavare!”
“Dimentichi che io sono un capitano.” Le rispose
con fare ovvio, senza
guardarla.
“Rimani sempre il piccolo Byakuya!” disse lei
canzonatoria, al che il ragazzo
non poté far altro che sospirare pazientemente.
Corsero per diverso tempo. Yoruichi dovette ammettere che ormai Byakuya
aveva
davvero raggiunto il suo livello in quanto a velocità, forse
anche di più.
Solo dopo essere arrivati in un quartiere non lontano a quello dove si
erano
incontrati la prima volta, si fermarono.
Erano proprio in prossimità del fiume.
Yoruichi guardò attorno a sé disorientata.
“Di nuovo qui..?”
Byakuya non la curò e subito controllò le
coordinate sul telefono. Appena
posato l’apparecchio, cominciò a camminare per il
luogo, scrutandolo.
“Non si sente nessuna energia anomala
qui…” disse intanto lei. Si accorse
però
di essere totalmente ignorata dal capitano.
Lo shinigami, infatti, proseguì lungo la strada come se
nulla fosse.
Yoruichi sbuffò indignata e si apprestò a
seguirlo. Perché tanta noncuranza?
Era un capitano ora e aveva da rispettare dei precisi ordini,
okay… ma
quell’atteggiamento le sembrava davvero esagerato.
Vederlo lì, da solo ad analizzare chissà che
cosa, con quel viso inespressivo,
la mandò su di giri.
Non fece però in tempo ad allontanarsi dal canale, che uno
strano rumore
proveniente dall’acqua attirò la sua attenzione.
Si girò di scatto ma non vide assolutamente nulla.
“Uhm…” si avvicinò
prudentemente all’acqua finché non vide il suo
stesso
riflesso. “Sembrava quasi un tonfo…”
Si sporse maggiormente e, assieme al suo viso vide anche una strana
figura
bianca riflessa.
Sgranò gli occhi incredula e immediatamente alzò
lo sguardo verso il cielo,
dove un hollow, il cui reiatsu si percepiva appena, stava fulmineamente
scendendo in direzione di Byakuya Kuchiki.
Byakuya si girò appena e avvertì
l’energia spirituale del mostro, ma prima che
potesse reagire in qualsiasi modo, vide Yoruichi correre
frettolosamente verso
di lui.
“Byakuya!!” gli urlò contro.
“Y-Yorui..?” il ragazzo non fece nemmeno in tempo a
proferir parola che subito
si ritrovò steso a terra e la ragazza addosso.
Riuscirono così a deviare l’hollow e questo
risalì verso l’alto preparandosi
per il prossimo attacco.
Byakuya rimase immobile per una manciata di secondi, ancora senza
parole.
Si sollevò appena, guardando la giovane Yoruichi stesa sopra
il suo corpo.
Si accigliò immediatamente quando lei si alzò
poggiando le mani sul suo petto,
sedendosi praticamente sopra di lui.
“Stai attento! Quel coso per poco non ti colpiva in
pieno!” gli urlò lei.
“Credevi che non l’avessi visto?!”
rispose lui a denti stretti mentre si
poggiava sui gomiti. “La situazione era perfettamente sotto
controllo e…ora
levati.”
Yoruichi strinse gli occhi a fessura e mentre si scostava da lui gli si
rivolse
spietatamente.
“Io ti ho salvato!”
“La tua reazione poteva peggiorare le cose.” Disse
mentre sguainava la sua
zanpakuto.
“Tu sei proprio un..!”
“Spostati da lì.” Le disse prontamente
mentre il nemico partiva con un secondo
attacco che per poco non li colpì.
Con un lungo balzo, Yoruichi riuscì a scansarlo senza troppi
problemi e non
appena toccò terra si rivolse nuovamente al ragazzo.
“Dovresti ringraziarmi!” gli urlò.
Byakuya la guardò seccato.
“Non è il momento di discutere. Ora fatti da
parte.” Le rispose mentre
concentrava le sue energie invocando il suo bankai.
Il momento era propizio, ma un improvviso boato lo costrinse a
interrompere il
suo attacco.
“Yoruichi..!” Disse esterrefatto mentre la ragazza
si accingeva a battere
l’hollow con le sue carte migliori.
Fu costretto ad evitare di adoperare attacchi devastanti, o avrebbe
colpito la
ragazza in pieno.
Le aveva detto di farsi da parte, anche per poter combattere
più a suo agio,
eppure lei se n’era infischiata deliberatamente.
Doveva quindi cambiare rapidamente la strategia di battaglia.
Colpì l’hollow con un colpo frontale e si
ritrovò nuovamente di fronte Yoruichi
che lo guardò perplessa.
“Che combini!?”
“Lascia fare a noi capitani.” Le disse freddamente.
“Ti sembra il momento di essere orgoglioso?! Come puoi
farcela da solo?”
“Come ho sempre fatto.”
Presto si resero conto di non essere per niente affini sul campo di
battaglia.
Byakuya non riusciva ad accettare che Yoruichi si desse tanta pena
nell’affrontare il nemico.
Questo poteva essere, da un lato, un qualcosa di positivo. Tuttavia
impediva al
ragazzo di combattere con disinvoltura e, spesso, di attaccare il
nemico
stesso.
D’altro canto, Yoruichi trovava terribilmente irritante
l’atteggiamento da
superiore di Byakuya, che non ne voleva proprio sapere di collaborare
assieme.
Il risultato?
L’assoluta mancanza di strategia.
Se Yoruichi scansava l’attacco del nemico e improvvisava una
strategia
particolare, Byakuya, che non lo immaginava, si ritrovava coinvolto
assieme al
nemico in un attacco a sorpresa. Stessa cosa al contrario.
Fortuna fu che Byakuya non ritenne necessario nemmeno per un secondo di
usare
il bankai.
La lotta fu dura e alla fine si ritrovarono stremati davanti ad un
nemico che
solo molto dopo, finalmente, era stato abbattuto.
Yoruichi si mise in ginocchio stremata e con il gigai completamente a
pezzi,
ancora una volta.
Ansimò per un po’ prima di rivolgersi a Byakuya.
Lo vide terribilmente stanco e adirato, ma non se ne curò
perché anche lei lo
era. Non riusciva proprio a reggere quel caratteraccio.
Costatò che anche il suo corpo artificiale era ridotto
decisamente male.
Visibilmente nemmeno lui riusciva a muoversi bene, per di
più era sporco in
viso e i capelli disordinati gli davano un’aria che Yoruichi
non gli aveva mai
visto.
Con imbarazzo, fu costretta ad ammettere che aveva bisogno ancora una
volta di
Urahara.
“Mi sa che…” disse lei cercando di
rompere il ghiaccio.
Byakuya la guardò accigliato.
“Un incontro ridicolo. Non mi era mai capitato in tanti anni
di partecipare ad
una battaglia tanto scoordinata. Con un Hollow di una potenza
così mediocre,
poi.”
Regnò un silenzio gelido fra loro.
Nonostante entrambi fossero dei valentissimi combattenti, in quella
battaglia,
l’essere per niente complici li aveva portati ad avere delle
grosse difficoltà.
Era una fortuna che almeno l’hollow in questione non fosse
particolarmente
pericoloso.
Yoruichi prese il cellulare ignorando deliberatamente Byakuya e
cercò il numero
dell’emporio dell’amico.
“Kisuke? Ciao, senti… avrei un favore da
chiederti…”
Yoruichi, non appena lo mise al corrente dei suoi gigai distrutti in
nemmeno
ventiquattro ore, fu costretta ad allontanare il telefono
dall’orecchio mentre
rimbombavano le urla sconvolte di Urahara.
[…]
Emporio di Kisuke Urahara.
Oramai era pomeriggio inoltrato e i raggi del sole si facevano sempre
più
deboli.
Yoruichi era seduta su un tavolo e Urahara le stava pazientemente
aggiustando
il corpo artificiale.
Rise debolmente.
“Va già molto meglio, davvero.”
Urahara non la curò.
Era un tipo molto minuzioso per quanto riguardava quel tipo di lavori,
e
Yoruichi lo sapeva bene.
Per questo non aggiunse altro e rimase ad osservarlo mentre finiva.
Solo dopo una manciata di minuti lui la guardò in viso.
“Bene, ora devo sottoporti ad un piccolo test.”
Yoruichi annuì e si mise più composta mentre lui
le controllava il braccio
mettendolo in varie posizioni.
“Perfetto. Ora è quasi come nuovo.”
Sospirò. “Mi chiedo solo come abbiate fatto
tu e il capitano a conciarli così, sigh..!”
Lei ridacchiò e massaggiò la testa imbarazzata.
“Ehm, abbiamo avuto un combattimento un
po’…particolare!”
“Si, Byakuya me l’ha accennato mentre sistemavo
anche il suo gigai.” La guardò.
“Mi chiedo come abbiate potuto dimenticare di levar via i
gigai durante un
combattimento contro un hollow..? Da anime potete resistere ad attacchi
anche
più ingenti, ma un corpo così non resiste a
più di un paio di colpi.”
Si rassegnò e chiuse la valigetta con i suoi attrezzi.
Yoruichi si divertì nel sentirlo parlare in maniera
così afflitta.
Per Urahara ogni suo esperimento era una “creatura”
e come tale, teneva al
fatto che fosse curata con la stessa premura che avrebbe avuto lui.
Lo abbracciò appena stringendosi a lui.
“Che vuoi farci? Mi sa che avremo spesso bisogno di te. Ora i
tuoi clienti sono
passati a due, credo!”
“Mi sa di si.”
Prima di aprire la porta, si girò e le sorrise.
“Cerca solo di stare attenta e vedrai che andrà
tutto per il meglio! A presto,
suppongo.”
“Eh, eh. Ciao.” Gli rispose mentre lui
già aveva solcato la soglia della porta,
dopodichè si buttò all’indietro
guardando apaticamente il soffitto.
[…]
Mentre Urahara saliva dal laboratorio, si accorse che Byakuya Kuchiki
era
ancora lì, sulla soglia della porta d’ingresso,
pensieroso.
Urahara si fermò.
“Cosa fa il capitano qui?”
Byakuya lo guardò e si mostrò con il suo solito
atteggiamento altezzoso.
“Me ne stavo andando. Ora cercherò di sistemarmi
altrove.”
“Altrove?”
“Avevo bisogno solo di organizzarmi, ieri. Quindi ora
troverò qualche altro
posto.”
Urahara rise divertito e, estraendo dal kimono un ventaglio,
cominciò a
soffiarsi.
“Da solo? Senza soldi? Dove credi di andare?” gli
si rivolse canzonatorio, ma
Byakuya sapeva che doveva prendere sul serio le sue parole.
“Mi arrangerò.” Rispose senza voler
aggiungere altro e fece per varcare la
soglia dell’emporio.
“Oggi è stata una giornataccia, immagino, ma sai
una cosa? Da Yoruichi potrai
agire indisturbato.” Rise. “Eh, eh..! Spesso
è intrattabile, ma vedrai che con
la strategia giusta, riuscirai a fare centro e andrete
d’accordo!”
Il ragazzo si girò esitante.
“Voglio solo dirti, pensaci bene. E’ solo per poco
tempo, e non darai
nell’occhio se ci sarà anche Yoruichi a
coprirti.”
Ribadì Urahara, per poi sparire dietro una porta.
Non che Byakuya non ci avesse pensato. Per lui non sarebbe stato facile
ambientarsi a Karakura. Stare da Yoruichi gli avrebbe certamente
evitato questa
seccatura. Tuttavia era disposto a pagarne il prezzo? Il prezzo di
ritrovarsela
accanto per chissà quanto tempo? Loro che poi non si
vedevano da tanti anni e…
Scosse la testa disturbato dai suoi stessi pensieri.
In realtà, conosceva già la risposta…
Non aveva molte alternative.
“Sei ancora qui, piccolo Byakuya?”
Una voce squillante e quel “piccolo Byakuya” alle
sue spalle richiamarono la
sua attenzione. Si girò inarcando le sopracciglia e vide,
come perfettamente si
aspettava, Yoruichi Shihoin.
Yoruichi sorrise e gli diede un’affettuosa pacca sulla spalla.
“Dai, vieni!”
Byakuya si ritrovò a costatare che probabilmente anche lei
aveva già valutato
le alternative per quanto lo riguardavano, ed era giunta alla sua
stessa
conclusione: qualunque fosse stata la cosa giusta da fare, ora aveva
bisogno
della complicità della ragazza.
Una complicità che avrebbe dovuto vedere in positivo,
poiché andava incontro
alle sue esigenze di shinigami che non poteva ignorare.
Con indolenza, la seguì per dirigersi verso il suo
appartamento.
Ancora gli era strano realizzare che stesse ritornando li, dove sperava
di non
dover più tornare. Su quel divano che sperava potesse
conservare nella lista
dei suoi peggiori incubi.
In più, il viso canzonatorio della ragazza riuscì
ancora una volta ad
innervosirlo, ma almeno lo distolse dai tutti quei pensieri riguardo il
suo onore
e la sua dignità come “Byakuya Kuchiki: capitano
della sesta compagnia e
ventottesimo capofamiglia di uno dei quattro casati più
altolocati della Soul
Society.”
[…]
Ecco
a voi il terzo
capitolo!
In primi due capitoli, ed in parte anche questo terzo, sono stati
abbastanza
immediati perchè volevo subito entrare nel cuore della
storia che doveva
sconvolgere i suoi protagonisti senza dal loro il tempo di pensare
razionalmente.
Da adesso in poi entrerà in campo anche
l’introspezione che da sempre caratterizza
il mio stile di scrittura^^
Spero che il cap2 vi sia piaciuto e…fatemi sapere cosa ne
pensate. Mi aiuterà a
migliorare questa storia cui tengo davvero molto.
Ora passo ai vostri commenti! Grazie mille a tutti!
Per
SuperC18: Grazie
mille per il commento e per i
complimenti ne sono lusingata ^///^ Sono felice che tu abbia trovato
divertente
questo mio secondo capitolo^^ Effettivamente è un pairing
che immagino anche
divertente quindi non mancheranno gag! Infondo sono due soggetti
così opposti
da essere per forza incompatibili e quindi, talvolta, vittime
l’uno dell’altro.
Grazie ancora, un bacio ^-^
Per Natsue: Il tema della convivenza dovuta, come
sottolinea Bakuya, ad
una “necessità” sarà il tema
portante della fanfic e sono contenta di sapere
che ti attiri come idea! Spero di non deludere le tue aspettative^^
Grazie e a
presto!
Per OrihimeInoue: *O* Non mi aspettavo una tua
recensione e devo dire
che ne sono rimasta felicemente sorpresa! Grazie mille, come sempre sei
dolcissima >-<
E’ la prima fanfic che scrivo a tema
“bleach” e per me trattare questi due pg
che adoro è un qualcosa di fantastico, ma anche di
terribilmente complicato!
Per questo sono contenta di sapere che li hai trovati IC e che la
storia ti
stia piacendo. Poi bisogna rafforzare un po’ questo pairing e
far nascere nuovi
fan X°D Grazie per il commento!
|
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Capitolo 4 *** chapter.4 ***
CAPITOLO 4.
Il giorno che passa.
Spesso è
difficile rendersi conto del
flusso che scorre dentro di noi.
Il tempo stesso non esiste.
In verità, siamo noi che cambiamo.
Siamo
noi che moriamo di
giorno in giorno, cambiando più e più volte forma
divenendo così passato e
futuro.
E
se davvero, dunque,
morissimo ogni giorno, la morte non sarebbe altro che un cambiamento?
Dunque la morte non è una sola…ma è
una serie di piccole evoluzioni.
Un evoluzione fisica, ma soprattutto mentale.
Perché quando la nostra mente cambia, anche il nostro corpo
muta di
conseguenza.
Il
tempo è la trasfigurazione
di noi stessi e grazie a questo ciò che accade, belli e
brutti ricordi, alla
lunga suonano come campane lontane.
A tratti con lievi suoni dolci, a tratti malinconici.
Forse a seconda del caso.
Spero che anche a me,
un giorno, sarà
concesso di poter guardare le cose con la distanza giusta. Mi sembra
ancora di
sentire la voce del passato sussurrarmi all’orecchio, ma
è passato troppo tempo
perché questo sia possibile.
Ma il giorno è destinato a passare. Ancora una volta. In
ogni caso. Ma nel mio
caso, tutto questo non servirà ad aiutarmi.
La notte non servirà ad allontanare le mie emozioni e a
riposare tranquillo.
Non sono bastate nemmeno le notti degli ultimi cinquant’anni.
I capelli scuri erano adagiati sulle sue ampie spalle, appesantiti
sempre di
più dall’acqua che lentamente li stava bagnando.
Sentiva ogni goccia scorrerete
sul suo corpo, impossessandosi pian piano di ogni parte che lo
componeva.
Guardò non curante la stanza mentre si abbandonava sempre
più profondamente nel
tormento dei suoi pensieri, resi ancora più forti dal
silenzio della casa,
vuota.
Vuota…
Lasciò scivolare copiosamente l’acqua sul viso,
come una tenue carezza.
Nonostante la sua natura introversa, odiava la solitudine. Odiava il
silenzio.
Odiava quel senso di vuoto.
Gli era stato imposto di farci il callo e conviverci. Da sempre.
Perché da sempre ciò che amava gli era stato
portato via.
Chiuse la doccia e annodò in vita un asciugamano che aveva
trovato
fortuitamente in un cassetto. Si guardò nello specchio, nei
suoi stessi
penetranti occhi grigi. Velocemente però uscì
dalla stanza e prese a vestirsi
con quei capi così disdicevoli per chi era il capofamiglia
di un casato così
rinomato.
Si guardò attorno.
Yoruichi non c’era.
Si era svegliato presto, come il solito, e non si aspettava che la
ragazza
fosse ancora più mattiniera di lui. Anche se alla fine non
poteva dire di
conoscerla. Era passato così tanto tempo, e lui era solo un
ragazzino
all’epoca.
Si rimboccò le maniche e prese a spostare tutta quella
robaccia che rendeva
invivibile il salotto dove ormai per due volte era stato costretto a
dormire.
Maledetta gattaccia! Irrispettosa di chi lui era veramente.
[…]
Yoruichi sentì scorrere sulla sua fronte il sudore mentre
correva lungo le vie
silenziose di Karakura.
Si fermò sfinita e sospirò intensamente mentre
alzava gli occhi verso il cielo
ora di un azzurro intenso. Si sorprese di tutta quella luce.
Quando era uscita di casa, il cielo era ancora scuro e il sole si era
appena
mostrato dietro l’orizzonte con un’aura luminosa,
che delimitava le montagne
come una cornice.
Socchiuse gli occhi e poi si stiracchiò energicamente.
Le capitava spesso, di mattina, di alzarsi e sentire
l’esigenza di uscire per
sgranchirsi per bene.
Come sempre, lei esagerava. Infatti non era capace di capire quando
fermarsi e
finiva per affaticarsi più del dovuto.
Aprì una bevanda gassosa e la ingurgitò in un sol
sorso.
“Puà..!” disse lanciando la lattina in
aria. “Mah, forse è meglio che torni a
casa. Chissà, magari quel bimbo dormiglione si
sarà alzato.” Disse, riferendosi
a Byakuya Kuchiki.
In effetti, quando era scesa, il ragazzo riposava sul suo divano, in
maniera
ancora profonda.
Era buio, lo aveva guardato appena, e non si aspettava che un tipo come
lui non
fosse già sveglio.
In realtà, forse Yoruichi non comprendeva che era
più che normale che alle
cinque di mattina si dormisse.
Con un balzo salì sul tetto di una casa e
cominciò ad avviarsi.
Non aveva il gigai, dunque poteva agire in tutta
tranquillità e poteva muoversi
come più trovava comodo, con l’incredibile
agilità ed quell’eleganza sinuosa
che la caratterizzava.
Giunta di fronte la porta di casa, si accertò di entrare
silenziosamente.
Naturalmente, la sua natura estroversa e parecchio vivace le rese
impossibile
pensare di lasciare il “piccolo-Byakuya” tranquillo.
“Eh, eh..!” sogghignò mentre si
avvicinava all’ingresso e sbirciava da dietro
l’angolo del muro.
Byakuya era seduto in salotto davanti al tavolino in vetro posto al
centro
della stanza, intento a scrivere e a compilare dei moduli.
Un uomo che pensa di essere solo a casa, completamente concentrato sul
suo
lavoro…un bersaglio perfetto!
Si avvicinò con cautela fino a che non fu a pochi centimetri
di distanza da lui.
A quel punto non riuscì a trattenere un piccolo ghigno
soddisfatto e
velocemente si portò dietro di lui allacciandogli le braccia
attorno al collo.
Byakuya sussultò appena mentre lei si stringeva premendo di
proposito il suo
seno contro il capo del ragazzo.
Per il ragazzo ci vollero pochissimi secondi per capire chi fosse, e
soprattutto che i suoi attimi di tranquillità erano finiti.
“Ciaooo..!” disse lei quasi come un miagolio.
“Yoruichi Shihoin…” Il tono di Byakuya
era molto seccato.
Sospirò e alzò la punta della penna da uno dei
fogli, interrompendo così il suo
lavoro. “Potrei terminare di trascrivere i miei documenti
senza che tu mi
disturbi..?”
Lei rise e in tutta risposta si strinse più energicamente a
lui, convinta di
poterlo imbarazzare come un tempo. Cosa che infastidì non
poco il capitano.
“Yoruichi, eh? E come hai fatto a riconoscermi..?”
gli rispose maliziosamente.
Byakuya si limitò a sospirare pazientemente e solo allora la
ragazza si scostò
da lui. Portò con sé una sedia e andò
a posizionarglisi vicino.
“Un tempo eri più divertente, piccolo
Byakuya!”
Piagnucolò sdraiando il busto sul tavolo e cercando di
guardarlo in viso.
Byakuya girò appena gli occhi verso di lei, ma fulmineo li
riportò sui fogli
che prese a scrivere nuovamente.
Lei, nel sentirsi ignorata così deliberatamente, fece una
smorfia arricciando
le labbra e aggrottando le sopracciglia. Tirò via i fogli da
davanti al
capitano e li osservò con disprezzo.
Byakuya la guardò girando appena il capo verso di lei.
“Non comportarti da ragazzina.” Le disse
freddamente, muovendo appena le
pallide e sottili labbra.
Yoruichi in tutta risposta gli rise in faccia.
In realtà non era una risata fatta con cattiveria, ma
Byakuya era troppo
sofisticato per evitare di storcere il naso verso simili comportamenti.
Tuttavia preferì non fare nulla e, ancora una volta,
tentò di rimettersi al
lavoro prendendosi con una prepotenza inaspettata i documenti dalla
mano della
donna-gatto.
Lei non poté far altro che rimanere a guardarlo, in parte
perplessa, in parte
curiosa.
Era decisamente più contenuto e riservato, ma ai suoi occhi
il “piccolo
Byakuya” era ancora terribilmente divertente da stuzzicare.
Lo guardò ininterrottamente sperando di incrociare il suo
sguardo. Poggiò le
mani sotto il mento e attese, ma lui non si smosse e continuava a
scrivere e
scrivere, con una minuziosità quasi fastidiosa.
Sbuffò cercando di attirare l’attenzione, ma non
ottenne risultati migliori.
“Ehi, sai bene che dovremo stare assieme per un
po’. Quindi che ne dici di
conoscerci meglio?” gli disse alzando il tono della voce.
Byakuya le rispose con distacco.
“Ad esempio?”
“Ad esempio…mettendo via tutte queste belle
cartacce e guardandomi in faccia!
Non ti sembra già un inizio?”
La voce della ragazza fu molto sarcastica. E lei lo accentuò
ancora di più
assumendo un atteggiamento decisamente provocatorio.
Il silenzio piombò ancora una volta fra i due.
Un silenzio orribile per Yoruichi, ma che sembrava non infastidire per
niente
Byakuya.
Solo dopo, lui le si rivolse. Sempre dedicandole il minimo delle
attenzioni.
“Immagino tu sappia che, in quanto capitano, io abbia dei
doveri di certo più
importanti del fatto che tu sia annoiata o non abbia nulla di meglio da
fare.”
Yoruichi sgranò gli occhi, completamente alterata
nell’aver ricevuto una
risposta simile.
Gli prese delicatamente il mento fra le dita e lo costrinse a guardarla
negli
occhi.
Byakuya non era tipo da abbassare lo sguardo. Perciò, seppur
tremendamente
irritato, rimase a guardarla, come lei ben voleva, con gli occhi pieni
di
sfida.
La gatta fece scorrere le sue dita dal mento sino alle labbra, per poi
premerle
con l’indice. Con un movimento tanto leggero quanto irritante.
Il ragazzo rimase immobile, guardandola in modo sprezzante, infastidito
di
essere trattato così.
Se avesse potuto, l’avrebbe allontanata bruscamente, ma il
suo elite gli
impediva di reagire in quel modo, per questo decise di limitarsi a
guardarla
con disprezzo, al momento.
Era pur sempre Yoruichi Shihoin, una ragazza di famiglia nobile, molto
rispettata dalla sua famiglia e da suo nonno, nonché sua
maestra un tempo. Non
poteva dimenticarlo.
Intanto Yoruichi continuava con il suo atteggiamento provocatorio, e la
vide
avvicinarsi muovendo le sue sensuali labbra in un impalpabile
sussurrò
arrogante.
“Oh, vogliamo fare i “grandi”. Ebbene, caro-piccolo-Byakuya,
sei a casa
mia e…” si fermò.
Improvvisamente il suo stesso salotto aveva attirato la sua attenzione.
L’ambiente era in qualche modo diverso…
“Che è successo in questa stanza?”
Byakuya impiegò giusto qualche secondo prima di riprendersi
da quel contatto
visivo, che lei aveva interrotto in maniera così improvvisa
da spiazzarlo
addirittura. Scosse leggermente la testa e riacquistò il suo
atteggiamento
serio.
“Ho fatto un po’ d’ordine.” le
disse impassibile. “Dato che questo sarà il mio
spazio, da qui a un po’ di tempo.”
Yoruichi osservò il salotto.
Il divano era ben sistemato. Sulla tavola non vi erano i soliti
gingilli e
cianfrusaglie simili. Sui mobili era sparito tutto e a terra non vi era
nulla.
Girò il viso verso Byakuya, accigliata e allo stesso tempo
preoccupata.
“Che fine ha fatto la mia roba?!” gli
urlò.
Byakuya inarcò le sopracciglia infastidito dalla
rumorosità della ragazza. Lei,
in preda dal panico, continuò.
“I miei vestiti?!”
“Li ho poggiati lì.” Indicò
una sedia.
“Il mio orologio?”
“Sul mobile.”
“E l’aspirapolvere?”
“Nel ripostiglio.”
“E tutte le cose qui sopra!!?” urlò
puntando l’indice sul tavolo in vetro sul
quale era poggiata da un po’, a dire al verità.
Byakuya sbuffò seccato.
“Sono sempre sopra quel mobile, assieme anche alla roba che
stava per terra.
Dove non danno fastidio a nessuno.”
Detto questo, chiuse definitivamente i documenti nella valigetta
rigida,
rassegnandosi del fatto che quel giorno non sarebbe riuscito a lavorare
in
pace.
Incrociò le braccia e attese che Yoruichi smettesse di
fargli quello stupido
elenco di oggetti. Solo dopo una manciata di minuti, lei si
fermò affannata.
“Ma…allora hai levato di mezzo tutto!”
concluse disperata, mentre sgranava gli
occhi incredula.
Lui non le diede soddisfazione e incrociò appositamente il
suo sguardo che, al
contrario di lei, era decisamente mite e controllato. Cosa che
mandò in bestia
Yoruichi.
“Ho semplicemente ‘riordinato’. Ho messo
tutto al proprio posto. Mai sentito
parlare di una cosa del genere?” le disse pungente.
Yoruichi rimase sconcertata.
A quanto ricordava, Byakuya era sempre stato un ragazzino litigioso,
molto sicuro
di sé stesso e delle sue capacità, ma era sempre
riuscita a dimostrarsi
superiore a lui e ad avere l’ultima parola vinta.
Invece ora era perfettamente in grado di sostenere un “tu per
tu” con lei senza
avvertire il minimo disagio.
Questo era dovuto anche al fatto che oramai era un uomo.
Però, a differenza di come il caro Byakuya avrebbe voluto,
Yoruichi si rifiutò
categoricamente di comportarsi in una maniera più
appropriata.
Si alzò appena dalla sedia e gli sorrise sarcasticamente. Si
poggiò cui gomiti
e prese a punzecchiargli la fronte con l’indice in maniera
decisamente
fastidiosa.
“Ah, me sei diventato davvero odioso! Stiamo ora anche alle
battutine
irriverenti?” disse inarcando le sopracciglia e non smettendo
di beffeggiarsi
di lui. “E dire che sai benissimo che sono una principessa
d’alta classe.”
Concluse ammiccando, alludendo al suo reale status.
Nonostante le apparenze, Yoruichi era una ragazza di nobili radici.
Il casato Shihoin, faceva parte di quelle quattro famiglie
più nobili e
rinomate della Soul Society. Proprio come Byakuya Kuchiki.
Yoruichi Shiohin era sempre stata molto rispettata e si era sempre
distinta per
la sua intelligenza e per la notevole abilità nel
combattimento. Oltre al fatto
di essere davvero una bella ragazza.
Forse era anche per questo che Byakuya non concepiva il comportamento
eccessivamente pungente e canzonatorio della ragazza.
Proprio perché era una persona molto più seria
quando voleva e, sempre quando e
con chi diceva lei, sapeva dotarsi anche di una inequiparabile eleganza
e
finezza.
Ancora ricordava perfettamente i buoni rapporti che conservavano da
sempre le
famiglie Shihoin e Kuchiki.
Anche il suo nobile nonno, Ginrei Kuchiki, aveva sempre avuto molto
rispetto di
Yoruichi, senza mai tollerare il comportamento irriverente del ragazzo,
quando
era più giovane.
Tra loro, infatti, non era mai scorso buon sangue, o meglio, Byakuya
non era
mai stato in grado di passare sopra agli scherzi della ragazza.
Yoruichi era una provocatrice nata e con il tempo raffinava sempre
più le sue
tecniche. Era la prima a mandarlo in bestia, a fargli accettare futili
sfide e
anche a metterlo in soggezione o imbarazzo.
In realtà avevano passato anche momenti migliori, ad esempio
era stata lei ad
insegnargli la tecnica dello shunpo e altre tecniche simili, che gli
erano
tornate utili più di una volta.
Nonostante ciò, in definitiva, l’aveva sempre
trovata insopportabile e allo
stesso tempo un obbiettivo da raggiungere.
Oramai non più, ma quando era giovane per lui era
fondamentale superarla e
batterla.
Vuoi con le parole o in gare di combattimento.
La fissò penetrante mentre lei continuava a guardarlo con
quello sguardo
derisorio e smetteva di punzecchiargli la fronte cominciando a
giocherellare
con le ciocche di capelli che pendevano sul viso di Byakuya. Cosa che
lui non
trovò esattamente piacevole.
“Sarebbe di notevole ammirazione se tu ti comportassi in
maniera più adeguata
al tuo status.”
Le rispose allontanando la mano di lei, con fermezza, ma anche
delicatezza.
Yoruichi in tutta risposta sorrise più aspramente e si
avvicino appositamente a
lui con il rischio di cadere dalla sedia.
“Ma io so essere la donna che tu descrivi, caro. Ma
è con te che voglio avere
un rapporto decisamente esclusivo.” Gli sussurrò,
facendolo sbandare per un
momento.
Yoruichi gli rivolse quei suoi grandi occhi a mandorla color oro, che
brillavano di una luce quasi magnetica, dai quali non era possibile
distaccarsi. Erano degli occhi che Byakuya non aveva mai dimenticato.
Era insopportabile.
“Sarebbe il caso che cambiassi atteggiamento, dopo
cent’anni. Non ho più l’età
per cadere in simili trappole.”
Le disse in fine, mettendo in chiaro la cosa che senz’altro
lo mal disponeva di
più dell’atteggiamento di Yoruichi.
Dopo una brevissima pausa avvolta dal silenzio, la gatta
ridacchiò chinando il
capo e lasciando che la sua lunga coda di cavallo le cascasse sulla
spalla.
Subito si rivolse nuovamente al ragazzo e gli mostrò un
sorriso più naturale.
“Però! Un tempo avresti subito inveito contro di
me, mentre cominciavi a
diventare più rosso di un peperone.”
A quella provocazione, Byakuya reagì, non reggendo
ulteriormente quel modo di
comportarsi.
“Ora basta. Non accetto un simile trattamento solo
perché mi hai dato
ospitalità. Non voglio credere che tu l’abbia
fatto solo per schernire me.” Le
disse con una durezza che Yoruichi trovò difficile da
prendere sul serio.
Erano entrambi abbastanza suscettibili da cominciare persino una
“sfida” in
quello stesso momento, ma Yoruichi preferì evitare.
Si rimise composta sulla sedia e lo osservò a lungo
finché Byakuya Kuchiki non
distolse lo sguardo per primo e fece per alzarsi.
La gatta poggiò la testa sul tavolo, sbuffando. Lo
fissò con fare
scherzosamente nervoso per un po’, ma nel vedere un Byakuya
così serioso non
riuscì a resistere a lungo e rise divertita, nuovamente.
Byakuya stette a guardarla perplesso e le si rivolse contrariato, non
capendo
quale fosse la causa della reazione della ragazza, e sentendosi, ancora
una
volta, mancato di rispetto. Subito Yoruichi si accorse del suo sguardo
e cercò
di calmarsi.
“E’ incredibile quanto gli anni passino e quanto
poco siamo cambiati!”
Gli confidò guardandolo negli occhi. Anche se lei non se ne
accorse, lui rimase
molto colpito da quella considerazione.
“Ma guardiamoci. Facciamo discorsi così da quando
siamo dei ragazzini. Eh,
eh..! Mi mancavano!”
Concluse per poi allontanarsi intonando un motivetto musicale.
Al contrario, Byakuya non accettò di buon grado le parole di
Yoruichi.
Discorsi così…da quando siamo
ragazzini…?
Lei…
La sua mente si fece confusa mentre uno strano rimescolio
cominciò a smuoverlo,
fino ad alterarlo rendendolo furibondo come si sentiva raramente.
Lei non sapeva niente.
La raggiunse lentamente nel corridoio all’ingresso, dove lei
si era
allontanata.
La bruna lo osservò e lo vide rivolgerle uno sguardo
decisamente irritato.
Annuì verso di lui, ma Byakuya stette immobile fulminandola
con i suoi occhi
vitrei.
“Sono passati cento anni. Sono cambiate molte
cose.” Le disse gelidamente.
Yoruichi rimase insolitamente turbata nel sentire una frase simile.
Forse per il modo glaciale e severo in cui era stata detta. O forse per
quello
sguardo.
Lo specchiarsi in quegli occhi a metà tra il grigio e il
blu, le fece sentire
come la sensazione di sprofondare in un mare buio e colmo di solitudine.
Un tipo di sensazione che solo uno come Byakuya avrebbe potuto dare.
Uno
sguardo cui Yoruichi, però, non era ancora molto abituata.
Mentre lo vedeva darle le spalle, si ritrovò a pensare cosa
potesse esserci
dietro quelle parole dette con tanta intransigenza, e quello
sguardo… severo ma
anche malinconico.
Si sentì inquieta.
Cercò il suo sguardo, ma Byakuya fu abile
nell’ignorarla palesemente. Lo
osservò in silenzio mentre lui si avviava leggiadramente
verso la porta d’ingresso,
facendo ben attenzione ad evitarla.
Fu un’atmosfera davvero strana, e stesso la ragazza, di
natura così aperta, non
riuscì a proferir parola.
Solo prima di chiudere la porta dietro di sé, il ragazzo le
si rivolse freddamente.
“…ad essere rimasta la solita, fastidiosa
‘stregatta’, sei solo
tu.”
Detto questo sparì lasciando Yoruichi con gli occhi sgranati
e senza parole.
Un silenzio quasi imbarazzante regnò nella casa, mentre
Yoruichi ancora fissava
la porta d’ingresso da cui era uscito il capitano.
Improvvisamente strinse i pugni e cominciò a sogghignare
serrando i denti
infastidita.
“E così siamo ancora a questi nomignoli
così cattivi..?!”
Disse fra se e se, sentendo le vene della fronte pulsare.
“Brutto, perfido, piccolo Byakuya..!” rise quasi
con sfida.
Intanto Byakuya girava per le strade di Karakura, ancora profondamente
turbato.
Erano passate meno di quarantotto ore e già non sapeva come
sarebbe riuscito a
stare in compagnia di quella seccante “gattaccia”
per…per?
Già…
Per chissà quanto tempo?
Non aveva ricevuto alcuna informazione dalla Soul Society, e la cosa lo
preoccupava non poco.
Guardò il suo dispositivo sperando di sbagliarsi, ma niente.
La messaggeria era
vuota.
Ripensò alle parole di Urahara, la sera prima.
Lui in quel momento aveva bisogno di Yoruichi.
Ma non per questo sarebbe stato meno intransigente con lei.
Byakuya Kuchiki adesso era il capitano della sesta compagnia e il
capofamiglia
del casato Kuchiki. Non quel ragazzino che lei si ostinava a ricordare.
Era cambiato.
Presto se ne sarebbe accorta anche lei.
[…]
Note
dell’autrice:
Spero vi sia piaciuto questo capitolo.
Caratterizzare Byakuya non è facile, eppure stranamente mi
riesce abbastanza
scrivere su di lui. Paradossalmente trovo più difficile
inquadrare una ragazza
vivace come Yoruichi, con la quale io personalmente mi sento
più affine XD
Per questo rileggo e rileggo i capitoli sperando di rendere i pg
più ic
possibile.
Colgo l’occasione per ringraziare Natsue per la recensione e
per aver aggiunto
la storia tra i seguiti assieme a Dixi, Kahei_chan e rosi33^^
…sono davvero
contenta!
Alla prossima!
Ciao!
|
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Capitolo 5 *** chapter.5 ***
CAPITOLO 5.
“…ruichi…?”
“Yoruichi…?”
“Uh?”
“Ben svegliata, sai che ore sono?”
Yoruichi sollevò il capo. Si accorse di essere poggiata, con
le braccia
incrociate, sul tavolo della cucina. Aveva dormito?
Stropicciò delicatamente gli occhi per poi rivolgersi a
Kisuke Urahara, che
ormai stava li da un bel po’.
“Uhm…no. Che ore sono?”
“Sono le dieci e un quarto di sera, e tu già
dormi. Giornata pesante?”
“Macchè! Mi sono solo appisolata mentre aspettavo
che Byakuya tornasse e…” si
fermò. “Byakuya! Non è ancora
tornato?”
“Pare di no.”
“Cazzo, dove si sarà cacciato?”
Yoruichi sprofondò di nuovo sulla sedia, poggiando una mano
sulla testa.
Ma che fine aveva fatto?
Non aveva visto Byakuya per tutto il giorno, praticamente.
Dopo la piccola discussione avuta quella mattina stessa, lui era uscito
senza
dirle a che ora sarebbe tornato o comunque dove sarebbe andato.
Conosceva il suo valore, quindi immaginare che gli Hollow gli avessero
creato
dei problemi le sembrò altamente improbabile.
Per questo aveva deciso di aspettarlo. Andarlo a cercare era
decisamente
esagerato. Però…
Però oramai non aveva sue notizie da più di dieci
ore.
“Ehi, guarda che il Capitano Kuchiki è un uomo
ormai.” Si intromise Kisuke
cercando di tranquillizzarla, assumendo il suo solito tono scherzoso.
“Sì, sì…un uomo. Ma io
adesso che faccio? Lo devo aspettare? Lo devo andare a
cercare? Uff…” sbuffò.
Urahara la guardò incuriosito.
“Vai a dormire. Se viene, bussa, no?”
“Per te è tutto così semplice,
eh?” sospirò non pensando sinceramente le parole
che aveva pronunciato. “Mah, forse hai ragione tu. Me ne vado
a letto.”
Si alzò e fece per imboccare le scale per arrivare alla sua
camera da letto al
piano di sopra. Mise una mano fra i capelli cercando il fermaglio, che
sfilò
via facendo ondeggiare i morbidi capelli scuri. Improvvisamente il suo
sguardo
tornò verso Kisuke, il quale non tardò ad
accorgersene.
“Ehi, Kisuke. Tu che ci facevi qui?”
“Io? Oh, ero solo venuto per vedere come stavi. Tutto
qua.”
“Tutto qua?”
Yoruichi cambiò radicalmente atteggiamento.
Cominciò a riscendere le scale,
ondeggiando con fare accattivante. Si avvicinò a Kisuke e
gli mise una mano fra
i capelli, spostandogli il capello e poggiandosi su di lui.
“Allora…tutto qua?” ribadì
con voce suadente, giocherellando col colletto della
giacca.
“Yoruichi, cosa intendi..?” le rispose lui stando
al gioco.
“Uhm…non so.”
Si poggiò sul suo petto chiudendo gli occhi.
La vicinanza di Kisuke le dava coraggio e le infondeva quel calore
familiare
che ormai solo lui le riusciva a trasmettere. Avrebbe potuto
addormentarsi
così, fra le sue braccia.
“Devo andare adesso. Non ti addormenterai mica?”
“No, certo che no.” Disse costringendosi ad
abbandonare quella posizione.
Le dispiaceva molto che Kisuke la fraintendesse così. Lei
gli era affezionata e
gli voleva bene, molto.
Non per forza nel senso di amore, e neanche di amicizia.
Era un tipo di affetto al quale non sapeva dare una definizione
effettiva, se
non che stava bene con lui. Basta.
Forse era per questo che lo voleva vicino. Ma lui?
Urahara sicuramente provava lo stesso, eppure talvolta sembrava strano.
“Vai, non preoccuparti. Io aspetto quel disgraziato un altro
po’, poi vado a
dormire.”
“Certo. Se lo vedo, ti faccio un colpo.”
Detto questo, si dileguò in un attimo, lasciando Yoruichi
nuovamente sola.
Per un po’ ciondolò per la casa, poi, tornando
più lucida, prese a guardarsi in
giro non sapendo ancora bene cosa fare.
“Uffa! Che noia…”
La ragazza ormai era abituata da tempo a vivere da sola. Da quando
cento anni
prima aveva lasciato il suo casato, si era ambientata bene a Karakura,
senza
però stringere rapporti con nessuno. Forse perché
aveva sempre assunto la forma
di gatto.
Quindi spesso non sapeva come passare il tempo, soprattutto se
costretta a
stare in casa.
Entrò nel salotto e si sedette sul divano.
Scrutò la stanza e dovette ammettere che Byakuya alla fine
aveva fatto un buon
lavoro. Bravo il piccolo Kuchiki antipatico.
Quella stanza adesso sembrava nuova.
Guardò alla sua destra, ai piedi del divano. C’era
una grossa valigia.
La sollevò e la aprì.
“Tutte cartacce! C’era da aspettarselo.”
Costatò mentre leggeva apaticamente i
fascicoli che il ragazzo si era portato dalla Soul Society.
La Soul Society…
Questa parola le sembrava spesso così lontana.
Eppure le scorrevano ancora davanti agli occhi le immagini delle sue
strade,
del gotei, della sua casa…come se in realtà non
se ne fosse mai andata.
Ma era stata un parte della sua vita, niente di più.
Chiuse la valigetta e la ripose dove l’aveva trovata.
“Bene! Ti ho aspettato fino ad adesso, caro Kuchiki! Adesso
ti arrangi.”
Girò i tacchi e si avviò definitivamente in
camera da letto, spogliandosi e
lasciando i suoi indumenti per terra strada facendo.
[…]
Era notte profonda.
Molte luminarie erano già spente e la città era
sommersa in un buio
inquietante, o almeno lo sarebbe stato se ad attraversarla non fosse
stato
Byakuya Kuchiki.
Infatti lui avanzò tranquillamente per quelle strade,
incurante di chi lo
circondava, o di quei viottoli mal frequentati.
Pur essendo un ragazzo altolocato, sapeva muoversi bene anche negli
ambienti
poco raccomandabili. Per di più, il fatto di essere uno
Shinigami
particolarmente dotato, già da tempo gli aveva conferito una
sicurezza che
tutti gli invidiavano.
Girò appena lo sguardo cercando di orientarsi, poi ecco che
vide la palazzina
dove abitava Yoruichi e dove, suo malgrado, doveva tornare.
Era stanco, davvero molto.
Gli attacchi degli Hollow non erano stati poi tanti, ma il peso di
tutta una
giornata passata fuori si faceva sentire anche su di lui.
Si avvicinò alla porta d’ingresso e
bussò, dopodichè socchiuse leggermente gli
occhi. Non vedeva l’ora di togliersi quello scomodo gigai di
dosso e dormire,
finalmente.
La sua attenzione, però, ritornò velocemente alla
porta, che era ancora chiusa.
Bussò nuovamente, ma stranamente non sentì alcun
rumore dall’altra parte.
“Forse non è in casa…”
Cercò di sbirciare in casa, ma su quella facciata non vi
erano finestre. Girò
intorno, sperando di vedere qualche luce accesa, ma la casa sembrava
davvero
deserta.
Cominciò a scrutare l’ambiente circostante.
Cercare Yoruichi era già abbastanza seccante, per di
più faceva molto freddo e
non aveva per niente voglia di mettersi ad aspettarla in quelle
condizioni. La scelta
era una: avrebbe dovuto trovare il modo di entrare in qualche modo.
Vide un albero abbastanza alto e notò che i rami arrivavano
fino a una delle
finestre di casa. Entrare da li non avrebbe dovuto essere tanto
difficile.
In realtà, immaginare un Byakuya che si arrampica su un
albero e fa per entrare
in casa da una finestra, era un’immagine strana persino per
lui.
Non che non avesse mai fatto questo genere di cose, ma una volta
raggiunta una
certa età gli erano stati negati certi modi di comportarsi e
alla fine si era
adeguato, diventando un’abitudine per lui quella di essere
sempre serio,
composto, perfetto…
Si mise seduto su un ramo.
Cercò di guardare dentro, ma era buio. Non c’era
nessuno in casa, come
sospettava, quindi cercare di attirare l’attenzione
picchiettando sul vetro non
gli sembrò una grande idea. Non l’avrebbe comunque
sentito nessuno.
L’unica soluzione era romperla.
Cercò qualcosa di pesante, ma non trovando nulla che
sembrasse fare a caso suo,
si sporse dall’albero cercando di calciare il vetro. Era
abbastanza vicino per
riuscirci.
Gli bastarono pochi tentativi e la finestra di spalancò
provocando un boato che
rimbombò per tutta la casa.
Fortuna che Yoruichi non c’era, se no si sarebbe sicuramente
spaventata…
Credeva Byakuya.
Dal canto suo, Yoruichi dormiva beatamente e un rumore assordante
l’aveva
letteralmente fatta saltare giù dal letto, svegliandola di
soprassalto e
facendole perdere ogni residuo di sonno.
“C-cosa è stato?!”
Non curandosi minimamente del suo aspetto, si alzò,
accendendo la luce. Il
rumore non era venuto da camera sua, costatò.
C’era qualcuno in casa?
Byakuya intanto, con un piccolo salto, era riuscito ad entrare in casa
dalla
finestra. Avanzò cercando l’interruttore della
luce, ma non fece in tempo a
fare più di due passi che qualcosa sul pavimento lo fece
scivolare facendolo
cadere di brutto.
“Diavolo, cosa..?” disse mentre levava dal suo
piede una sorta di straccio
morbido sul quale era scivolato. “Perché lascia
roba sul pavimento?!” parlò a
denti stretti, facendo per rialzarsi.
Si sistemò appena, poi improvvisamente qualcosa lo
colpì alla schiena
costringendolo a piegarsi, e questa riprese a colpirlo ripetutamente
anche
sulla testa.
“Hai sbagliato casa, caro mio!! Nessuno si permette di
entrare nella mia…!!”
“Che diavolo stai facendo?!”
“Uh?”
Yoruichi si fermò di colpo.
Allungò appena il braccio e accese la luce, ritrovandosi un
Byakuya dolorante
che la guardava con odio.
“B-Byakuya..?” disse con un filo di voce,
incredula, con la scopa alzata ancora
per aria. Subito, però, cominciò ad inveire
contro di lui. “Ti sembra questa
l’ora di tornare? E quel casino poi? Cosa è
stato?!”
“Calmati, quanto sei rumorosa.” Disse
massaggiandosi la testa. “Ho bussato, tu
non hai risposto e ho pensato non fossi in casa.”
Spiegò laconico.
“Hai pensato che non fossi in casa alle due di notte
passate?”
“Sono le due?”
Fu sorpreso di notare quanto fosse tardi. In quel momento
cominciò a capire
perchè Yoruichi si fosse agitata tanto.
“…E sei entrato dalla finestra? Tu?”
Yoruichi gli puntò contro l’indice, con
fare provocatorio, incredula che quel Byakuya potesse fare una cosa del
genere.
“Tsk.” Alzò la testa lui, indignato.
“Non l’ho rotta, e per di più stavo
anche
cadendo scivolando sulla robaccia che lasci in giro.”
Solo allora, per mostrarle la “cosa” sulla quale
era scivolato, che aveva
ancora in mano, si accorse che era un reggiseno.
Entrambi rimasero zitti per qualche secondo.
“Perché hai un mio reggiseno?” Yoruichi
lo guardò perplessa e cominciò a
fingersi accigliata.
Byakuya tentennò, non aspettandosi per niente di ritrovarsi
in mano un
indumento di Yoruichi. Si sentì sempre più
agitato, e nervoso che Yoruichi
potesse farsi starne idee.
“Ci sono scivolato.” Non riuscì a
conservare il suo solito tono calmo e distaccato
come avrebbe voluto.
“Byakuya! Non ti facevo così!”
insinuò lei maliziosamente incrociando le
braccia.
“C-cosa?”
Il povero Byakuya si sentì terribilmente accaldato. Sapeva
benissimo che
Yoruichi lo stesse solo provocando, ma quelle erano situazioni a cui
non era
per niente abituato. Come avrebbe potuto esserlo, del resto?
Per di più proprio in quel momento cominciò a
scrutare l’aspetto della ragazza,
con i capelli scomposti e un leggero vestitino che la lasciava
più scoperta che
coperta, cosa che certamente non lo aiutò a recuperare la
sua sanità mentale.
In realtà era già abituato al poco senso del
pudore di Yoruichi, tuttavia
rimanere indifferenti ad una come lei era pressoché
impossibile. Anche per lui.
Distolse subito lo sguardo e si avviò verso il salotto,
dandole le spalle.
“Ehi, dove vai?” lo fermò Yoruichi.
“Me ne vado a letto.”
“E non me lo restituisci il reggiseno?”
ammiccò portando una mano sotto il
mento. “Se vuoi te lo
regalo…ma…”
Byakuya sgranò gli occhi incredulo e prima che lei potesse
finire la frase,
glielo consegnò prontamente, facendo rimanere la ragazza con
un palmo di naso.
Di colpo le venne il dubbio di aver esagerato, per cui corse ai ripari,
seppur
col suo solito modo di fare giocoso.
“Dai, ti sto prendendo in giro, lo sai.”
Era così divertente rivedere in quello sguardo ormai adulto
gli stessi occhi di
quel ragazzino che aveva tormentato cento anni prima. Gli sorrise, ma
la sua
espressione cambiò radicalmente quando notò che
dalla fronte del giovane
capitano scendeva del sangue.
“Oddio, Byakuya, che hai?” gli si
avvicinò preoccupata, facendolo sbandare.
“Che ho cosa?” le chiese freddo come al solito,
sforzandosi di guardarla in
viso.
“Ti scorre un po’ di sangue dalla
fronte…”
“Sangue..?” il ragazzo si toccò la
fronte e le dita si intinsero leggermente di
rosso.
“Sta fermo, fa’ fare a me.” disse
scostandogli la mano e alzandogli
delicatamente i capelli in quel punto. “Uhm…sembra
tu abbia preso una bella
botta!”
A quella constatazione, Byakuya alzò un sopracciglio.
“Una bella botta…guarda che sei stata tu a
darmela.” Precisò maligno.
“Oh! Ehm… vieni, c’ho qualche cerotto,
forse.”
Lo prese per il braccio, facendo palesemente finta di ignorare la
battuta di
Byakuya, e lo fece sedere sul divano, cercando intanto il necessario
per
disinfettargli la piccola ferita.
“Stupido tu che torni a quest’ora facendomi
preoccupare.” Si sedette accanto a
lui e cominciò a tamponarlo con l’acqua
ossigenata. “Si può sapere dove sei
stato fin’ora?”
Naturalmente Yoruichi non si era resa conto della sua troppa vicinanza
a
Byakuya. Dal canto suo, il ragazzo trovò strano vedere la
bruna così apprensiva
verso di lui. Non per il fatto che lo stesse medicando in se per se, ma
era
proprio perché si trattava di lei. Una persona certamente
non comune per lui.
Guardò il vuoto, ma i suoi occhi erano inevitabilmente
attratti dalle sue gambe
scoperte, inginocchiate vicino a lui, e dal suo bel corpo che lo
sfiorava
appena.
“Sai bene perché sono stato fuori.” Le
rispose breve.
Yoruichi non ribatté e continuò a disinfettarlo
per bene, nonostante alla fine
era stata solo una botta, niente di preoccupante.
“Ti piacciono gli orsetti?”
Il capitano Kuchiki non afferrò subito le parole della
ragazza.
“Gli orsetti?”
“A tutti piacciono gli orsetti.” Concluse mentre
ultimava il lavoro con un bel
cerotto decorato con dei graziosissimi orsetti colorati.
“Ecco fatto, come nuovo!”
Soddisfatta, si girò di scatto verso di lui, e, non
calcolando l’effettiva
distanza che c’era fra i due, gli sfiorò appena il
naso fino a poter sentire
sul viso il suo caldo respiro.
Immobile, rimase a guardarlo dritto negli occhi per una manciata di
secondi e
per una volta anche Yoruichi avvertì un leggero imbarazzo,
che però soffocò
allontanandosi immediatamente.
Anche Byakuya si sentì profondamente a disagio e guardarla
così profondamente
lo turbò decisamente, poiché ormai troppe volte
in quella stessa serata era
stato violato ampiamente il suo concetto di
“distanza”.
Ma il suo sguardo, ormai divenuto con gli anni così
impenetrabile, rendeva ogni
sua emozione come un leggero soffio d’aria. Percettibile
appena solo da chi
voleva farci caso.
Yoruichi sembrò mordersi leggermente le labbra. Il ragazzo
era un acuto
osservatore e quel movimento gli sembrò strano doverlo
classificare tra quelli
che lui considerava segni di “disagio”.
Vide la ragazza alzarsi e cominciare a ricomporsi solo in quel momento,
passando una mano fra i lunghi capelli sciolti e aggiustandosi la
scollatura
della lingeria.
La giovane non amava trovarsi in situazioni simili.
Nel suo piccolo, e forse in maniera ancora più
impercettibile di Byakuya, anche
lei voleva essere impenetrabile da quel punto di vista.
Non che Yoruichi fosse riservata.
Semplicemente lei era quello che mostrava agli altri e alla lunga
questo aveva
formato una sua immagine, che lei stessa voleva mantenere in alto.
Tutto ciò che sembrava estraneo alla sua
personalità, lo allontanava. Anche
l’imbarazzo.
Non era certo una persona così complicata, in
realtà.
Una come Yoruichi non pensava tanto a se, ne a cose di questo genere,
quindi
ragionamenti simili difficilmente la scalfivano. Per questo se accadeva
si
sentiva a disagio.
Era una persona pratica che odiava lasciarsi andare a riflessioni
inutili.
Si alzò e si stiracchiò col busto.
“Vuoi un po’ di latte caldo?” disse per
spezzare il ghiaccio.
“Vorrei andare a dormire.”
“Sei stato fuori tutto il giorno, hai bisogno di qualcosa di
caldo.” Non lo
ascoltò per niente e si avviò in cucina come se
lui non l’avesse proprio
risposta.
“Che poi hai almeno mangiato qualcosa fuori?” gli
urlò mentre metteva la
pentola sul fornello.
Byakuya non rispose.
Si limitò a sdraiarsi sul divano, riposando la testa. Mise
una mano sugli occhi
per difenderli dalla luce artificiale che a quell’ora era
decisamente
insopportabile. Soprattutto perché era davvero stanco.
Quel po’ di ombra che riuscì a ottenere sul viso
bastò a rilassarlo e a fargli
sentire i nervi distendersi, finalmente. Sospirò,
dopodichè si girò su un lato
e chiuse gli occhi più intensamente.
Intanto Yoruichi si sporse dalla porta della cucina, che affacciava
proprio nel
corridoio che collegava al salotto, per richiamare
l’attenzione del ragazzo.
“Byakuya, il latte è caldo se lo vuoi
e…Byakuya?” si interruppe quando vide la
stanza vuota.
Esitante, si incamminò dentro e, una volta arrivata di
fronte al divano, lo
vide dormire beatamente. Mosse le labbra in un piccolo
ghignò, che però divenne
sempre più dolce trasformandosi in un delicato sorriso.
Si inginocchiò sul pavimento e rimase a guardarlo senza
pensare a qualcosa,
concretamente. Trovò solo irresistibilmente tenero vederlo
così.
Istintivamente portò una mano sul suo viso, che
accarezzò debolmente con il
dorso.
“Che stai facendo…” parlò
quasi in un bisbiglio Byakuya.
“Pensavo dormissi.” Gli rispose aggraziata, mentre
gli scostava i capelli dal
collo.
Si alzò e gli sistemò addosso una coperta prima
di spegnere la luce e lasciare
definitivamente la stanza.
“Buonanotte.”
Mentre saliva le scale, si ritrovò inspiegabilmente di buon
umore.
Una volta in camera, poi, prese sonno velocemente cullatala quella
bella
sensazione.
[…]
“Byakuya, svegliati!”
Byakuya Kuchiki aprì gli occhi, ancora assopito dal sonno
che era ancora alla
sua fase profonda.
Sollevò la testa debolmente, distinguendo, tra i capelli che
gli pendevano sul
viso, la figura di Yoruichi.
Indossava una canotta rossa e dei pantaloni scuri.
“Buongiorno, caro. Forza alzati!” disse
scrollandogli le coperte di dosso senza
curarsi minimamente del fatto che Byakuya fosse ancora frastornato.
“C-che…cosa c’è?”
Il moro cercò di riprendere lucidità, e si
sollevò sui gomiti per costringersi
a tenere la testa alta.
“Sei un completo disastro, datti una sistemata.”
Yoruichi gli buttò addosso dei vestiti ben piegati mentre
gli passava
velocemente il pettine fra i capelli.
Il ragazzo non gradì il gesto, per questo, al primo nodo che
lei gli tirò
bruscamente, le fermò la mano per prendersi il pettine e
fare da solo.
“Non mi dirai che li hai stirati tu.” Disse
indicando con gli occhi i panni.
“Mi fai una brava massaia, eh?” lo
guardò alzando le sopracciglia con fare
accattivante. “Me li ha lasciati Kisuke. Immaginava che non
avessi molti cambi
d’abito adatti alla società di Karakura, per
questo ha portato qualcosa.”
“E’ passato Urahara? Perché, che ore
sono?” decisamente stordito, osservò
l’orologio che la ragazza aveva sul polso e, come raramente
faceva, esclamò
sorpreso. “Le dieci?!”
Portò una mano sulla fronte, incredulo di essersi alzato
davvero a quell’ora.
“Eh, già! Te lo perdono giusto perchè
ieri sera hai fatto tardi. Ma Capitano
quale sei…” calcò soprattutto sulla
parola ‘capitano’, ben sapendo quanto
Byakuya tenesse al suo impiego. “…dovresti cercare
di alzarti presto.”
Il ragazzo infatti la guardò accigliato, non accettando
prediche del genere
proprio da lei.
Scrutò appena i vestiti che lei gli aveva lanciato addosso,
guardandoli con
disprezzo. Odiava quel tipo di abbigliamento.
“Cambiati, che stamattina usciamo.”
“Dove dovremmo andare?” chiese infastidito dalla
sola idea di uscire con lei.
“Uh?” Yoruichi gli rivolse i suoi bellissimi occhi
da gatta, mostrandogli
un’espressione sorpresa e che allo stesso tempo avrebbe
dovuto farlo sentire
stupido.
“Quanto sei sciocco. Hai tutta una città da
imparare a conoscere. Come pensi di
difenderla se non sai orientarti tra le sue vie?”
Byakuya la ricambiò con uno sguardo infastidito. Non si
sarebbe mai stancato di
pensare quanto fosse odiosa e irrispettosa quella
“gattaccia”.
Prese la maglia e, mentre faceva per sbottonare la camicia con la quale
si era
addormentato la sera prima, lanciò un’occhiataccia
a Yoruichi che evidentemente
non aveva compreso le sue intenzioni.
“Mi vorrei cambiare.” affermò secco.
“Sì, lo vedo. Muoviti.” Disse lei con
non curanza.
Byakuya fece un profondo respiro e capì che il solo modo per
essere compresi da
lei era essere diretti. La guardò severo e a malavoglia le
riformulò la sua
pretesa.
“Visto che mi devo cambiare, esci fuori.”
Yoruichi lo guardò seriamente perplessa, poi
sbottò in un’energica risata
lasciando il povero Byakuya di stucco.
“Ah!Ah!Ah! Maddai..! Ti conosco da quando sei un bambino!
Cosa vuoi che…”
Prima che potesse completare la frase, Byakuya si alzò e la
guardò furente
mentre, con passo pesante, uscì dalla stanza e si chiuse in
bagno sbattendo la
porta.
Lei rimase sbigottita e si azzittì completamente.
Una volta realizzata la reazione del suo convivente, lo
seguì in bagno e mentre
si avvicinava spiegandogli che lo stava solo prendendo in giro, come
suo
solito, sentì la chiave della porta girarsi.
“Ma come sei infantile!” sbuffò
sgranando gli occhi, incredula, e rimanendo a
fissare la porta chiusa.
Pochi minuti e Byakuya fu di nuovo di fronte lei, perfettamente pronto.
“Però…!” affermò
lei incrociando le braccia e sporgendosi col busto verso di
lui. “Sei più veloce di quanto pensassi. Dal tuo
bel faccino, tutto ‘pipino’,
pensavo fossi uno che trascorresse le ore intere in bagno.”
“Un kimono è molto più difficile da
indossare di questi strani stracci. E poi
che vuol dire ‘pipino’?”
“Perfettino, tutto ben vestito…”
ridacchiò mentre uscivano di casa. “E detto
fra noi, ‘questi strani stracci’ ti stanno bene,
piccolo Byakuya.” Gli sorrise
avviandosi per prima in strada.
Il ragazzo la guardò stranito.
Inquadrare Yoruichi gli era sempre stato difficile e adesso che
potevano
considerarsi “coetanei” le cose non erano affatto
migliorate.
Anzi.
Più passava il tempo e più la loro
incompatibilità diventava un dato di fatto.
Con passo lento la raggiunse ed insieme presero a camminare per la
città.
“Per prima cosa ti voglio portare in centro, che è
grossomodo la zona più
frequentata di Karakura.”
Byakuya si limitò ad alzare le spalle.
“Cosa c’è? Non sei contento?”
“Contento per cosa?” le chiese sinceramente, non
sapendo mai bene come prendere
le battute della ragazza, che infatti lo guardò
inspiegabilmente in maniera
accattivante e gli si mise sotto braccio.
“Beh, per esempio di uscire con una gran bella ragazza come
me. Che effetto ti
fa?”
Il capitano la guardò dubbioso, chiedendosi se fosse
possibile che scherzasse
sempre. Girò lo sguardo verso un’altra direzione e
le rispose con il suo solito
tono distaccato.
“Che razza di domanda. Potresti comportarti in maniera
più seria di tanto in
tanto?”
In tutta risposta Yoruichi cominciò a ridere, sotto gli
occhi sempre più severi
del tenebroso Byakuya.
“Certo che non ti lasci andare per niente. Hanno lavorato
sodo su di te, eh?”
“Guarda che le tue battutacce non hanno mai fatto effetto su
di me. Ne allora,
ne adesso.”
“Ah, sì..?”
Si avvicinò a lui, stringendosi più forte alla
manica della sua giacca. Dopo
essersi assicurata di aver attirato la sua attenzione almeno un
po’, si staccò
velocemente e fece una piccola piroetta, parandoglisi davanti.
“Byakuya, mio piccolo Byakuya. Non ti ho insegnato proprio
niente, eh?”
Yoruichi costatò che il ragazzo non smise di guardarla in
quel modo sconcertato
e irritato. Per questo riprese a camminare, lasciandolo perdere.
Inaspettatamente fu Byakuya a riprendere il discorso.
“Cosa intendi?”
“Non lo immagini?” lo guardò in maniera
profonda, come se attraverso i suoi
occhi avesse voluto comunicargli tutto un mondo che invece nei suoi non
leggeva
e, anzi, vedeva completamente sconosciuto.
Dal suo canto, Byakuya non sopportava quel genere di atteggiamento, di
chi
vuole per forza insegnarti qualcosa e che ritiene il suo modo di vivere
migliore degli altri. La ragazza si era sempre atteggiata da
“maestra di vita”
nei suoi riguardi, e lui non l’aveva mai sopportato.
Girò lo sguardo e cominciò a camminare per conto
suo.
Vedendolo così, Yoruichi mise le mani sui fianchi
infastidita.
Non era abituata a rincorrere le persone e a dover di continuo
richiamare la
loro attenzione. Byakuya era impossibile e nonostante lui glielo avesse
smentito, lo trovava sempre quel ragazzino capriccioso ed indisponente
abituato
ad essere riverito.
Forse per questo amava prendersi gioco di lui.
Pochi passi e gli fu di nuovo vicino. Lo afferrò per la
giacca e gli intimò di
fermarsi.
“Ehi, ti sto solo cercando di dire di essere meno fiscale.
Cosa ci perdi a
giocare con me?” disse con un tono abbastanza serio.
“Siamo entrambi un po’ grandi per il gioco, non
credi, Yoruichi?”
La ragazza sbuffò, poi lo guardò divertita.
“Te l’ho già detto. Qualche centimetro
in più non ti rende grande per me.”
Byakuya la guardò con la coda dell’occhio e si
girò appena verso di lei. Era
già pronto per risponderla quando improvvisamente decise di
provocarla. Non era
nel suo carattere, ma una volta tanto voleva provare ad azzittirla con
le sue
stesse armi.
“Qualche centimetro? A quanto ricordo, tu eri abbastanza
alta. Ma adesso,
vedendoti da quassù, posso persino controllare se la fila
dei tuoi capelli è
dritta.”
“C-cosa?” la ragazza rimase sbigottita.
“Oppure stai invecchiando e già cominci a
rimpicciolirti.”
Quella battutaccia la fece andare su di giri, così
prontamente allungò una
gamba per mollargli un calcio in pieno viso, ma che lui abilmente
scansò senza
la minima fatica.
“Vecchia? Ma tu guarda il piccolo Byakuya! Hai cacciato una
linguaccia
biforcuta!!”
In realtà si era palesemente divertita della reazione di
Byakuya. Finalmente il
suo “compagno di giochi” era uscito fuori.
Continuò a cercare di colpirlo senza la reale intenzione di
farlo, fino a
quando non si rese conto che avevano addosso gli occhi dei passanti.
“Non male.” Gli sorrise.
Ancora una volta, Byakuya ebbe la conferma che Yoruichi era incapace di
essere
seria, anche se alla fine poteva dire di aver trovato divertente quel
piccolo
“battibecco”.
In fin dei conti, tra loro era sempre stato così.
Lei veniva, lo tormentava e non era contenta fin quando non otteneva
una
qualche reazione da lui. E prontamente lui ci cascava in pieno.
In realtà non aveva mai saputo ammettere se effettivamente
si divertisse con
lei, oppure se la odiasse.
Non la sopportava, questo sì.
Ma il vero significato da attribuire a quelle parole non gli era mai
stato
chiaro…
Già…
Però poi…
Però poi, un bel giorno, tutto questo si era improvvisamente
stroncato, senza
che lui potesse farsene una ragione in qualche modo.
Aveva solo dovuto concretizzare che non sarebbe più tornata.
Che probabilmente
era morta.
Per cento anni…lo aveva creduto.
“Io ho sete. Ti va di bere qualcosa?”
Byakuya la guardò, mentre lei faceva per avvicinarsi ad un
piccolo chiosco.
Lui non aveva mai avuto modo di rifletterci dato il trambusto di quei
ultimi tempi,
però…
Rivedere Yoruichi Shihoin davanti ai suoi occhi, quel giorno,
fu una
sorpresa che non avrebbe in nessun modo potuto aspettarsi.
Non dopo aver creduto che lei fosse solo un ricordo legato
all’infanzia, ormai.
Fu davvero come un tuffo nel passato, dove una vecchia memoria
improvvisamente
prende forma davanti ai tuoi occhi.
Nel suo caso, però, si era materializzata per davvero.
Intanto le loro vite erano state così diverse e ognuno aveva
continuato per la
sua strada.
Con la differenza che lui l’aveva creduta morta.
E lei?
Dov’era realmente finita?
Perché non veniva più a casa per
“giocare”?
Era davvero morta?
E se invece così non fosse… perché non
era mai tornata per tranquillizzarlo?
Erano tutte domande che ormai appartenevano ad un vecchio Byakuya che
aveva
smesso di preoccuparsi troppo.
“Byakuya, è tutto apposto?”
“…”
La bella ex-shinigami fu incuriosita dal suo silenzio.
Si sedette su uno dei tavolini rimasti liberi del chiosco e
cercò nel suo
sguardo una qualche risposta.
Byakuya si sedette di fronte, guardandola a sua volta, senza far
trasparire in nulla
di ciò che riguardava i suoi pensieri.
Yoruichi stava già per porgli di nuovo la stessa domanda, ma
qualcosa le fece
capire che forse era meglio lasciarlo stare. Per questo
avvicinò la cannuccia
alle labbra e riprese a bere la sua gassosa. Qualche volta il silenzio
rilassava anche lei.
Lui la osservò, analizzando e perdendosi in ogni suo
movimento.
Non curandosi che alla lunga persino Yoruichi si stava accorgendo di
quelle
insistenti attenzioni.
Infatti lei alzò il viso verso di lui e lo guardò
intensamente, mentre una
leggera brezza le faceva ondeggiare i capelli che le pendevano sul viso.
“Tu, dove sei stata tutto questo tempo?”
Yoruichi si sorprese di quella domanda, capendo perfettamente cosa
Byakuya
intendesse con ‘tutto questo tempo’.
Abbassò il viso, che per qualche attimo si fece buio, poi
tornò luminosa e gli
sorrise debolmente, non riuscendo però a celare quel
po’ di amarezza che la
devastava quando veniva in qualche modo toccato
quell’argomento.
“E’ passato. Come tutti, ho cercato di arrangiarmi
come potevo. Non devi
preoccuparti.”
Il suo tono fu molto basso e fu asciutta come mai l’aveva
sentita.
Per questo distolse lo sguardo.
Non volle approfondire oltre.
Era una ferita che non aveva voglia di riportare alla luce.
[…]
Ho
deciso di lasciarmi un
po' andare.
Scrivere questo capitolo infatti mi ha davvero divertita molto XD
Le gag e situazioni equivoche sono all'ordine del giorno in una coppia
come
questa. Spero che questa impostazione vi piaccia. Perchè
parlare di un Byakuya
serio, rigoroso, altolocato è abbastanza facile. Il
difficile viene quando viene
inserito in un contesto "non suo". E con Yoruichi lo sbalzo
è molto
grande.
Per questo mi applico molto sulla sua caratterizzazione e, pur in un
situazioni
non "alla Byakuya", ci tengo a mantenere il suo IC.
E magari mi piacerebbe far trasparire qualcosa in più su di
lui, che non è
percettibile da una semplice lettura del manga.
Perchè per me fare di Byakuya il capitano freddo e
distaccato è decisamente
riduttivo.
Nell'insieme di questa fanfic, vorrei fuoriuscisse un quadro di lui che
si
distacchi dallo stereotipo in cui è sempre stato inquadrato,
ed esca una
caratterizzazione abbastanza completa del personaggio, che di suo ha
molte
sfaccettature. Più di quante se ne possano immaginare.
Più scrivo e più me ne
rendo conto.
Ho le idee abbastanza chiare, quindi penso di riuscirci.
Per Yoruichi il discorso è un po' diverso. Mi trovo
abbastanza bene a
descriverla, ma le notizie su di lei sono certamente di meno rispetto
quelle
sul capitano Kuchiki. Non intendo che sia più facile parlare
di Byakuya, solo
che paradossalmente sappiamo più su di lui, che è
un personaggio chiuso, che su
di lei.
Da questo punto di vista è più facile inquadrare
Byakuya che Yoruichi.
Però la bella "stregatta" mi piace davvero molto, e anche
attraverso
la sua vicinanza con il caro capitano, cercherò di
inquadrare alcuni aspetti su
di lei che alla lunga ho dedotto osservandola.
La
ByaYoru è
un pairing che deve evolvere lentamente, però pian piano
vanno toccati i suoi
punti per far andare avanti la storia. Uno di questi è
senz'altro il
"passato", che sarà ripreso nel prossimo capitolo che si
aprirà
proprio con un flashback.
Spero di riuscire ad aggiornare con la frequenza che sto avendo. Nel
caso di
lunghe attese, scusatemi! Ma con l'università gestirsi il
tempo certe volte è
difficile.
Ringrazio tutti coloro che mi seguono.
Vorrei sapere cosa ne pensate del lavoro fin'ora, non fatevi problemi^^
Se
pubblico una fic ByaYoru non è solo per me, che
semplicemente adoro questo
pairing, ma è sopratutto per i suoi fan o chi è
incuriosito da loro.
Un bacione a tutti e spero di conquistarvi con la mia ByaYoru!
Fiammah_Grace
|
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Capitolo 6 *** chapter.6 ***
CAPITOLO 6
[a
little jump in
the past…]
….
Non lontano dalla Seiretei era facile poter trovare piccoli sprazzi di
verde
dove stare tranquilli e in pace. Piccoli boschi o radure ideali per chi
amasse
stare da soli, indisturbati.
Un giovane Byakuya Kuchiki era proprio in una di quelle postazioni,
intento a
studiare e a migliorare sempre più.
Aveva il viso chino su un libro di uno spessore non indifferente e di
una
difficoltà poco adatta ad un ragazzo della sua
età. Tuttavia per lui era una
lettura interessante e relativamente semplice. Fin da giovanissimo era
sempre
stato abituato a studiare materie complesse con impegno.
Anche in quel momento stava studiando ininterrottamente e i suoi occhi
erano
totalmente immersi in quella lettura, una lettura che lo alienava
sempre più
dal luogo circostante.
Scostò i capelli dal viso prima di chiudere tutto e
ripassare i vari argomenti.
“Per poter fare ragionevolmente dei confronti fra un colpo e
l’altro dovremo
pensare di colpire con la stessa forza della media…vedi
immagine A…” Lesse
un’ultima volta ad alta voce, ragionando sullo stile di
combattimento che stava
cercando di imparare. Si alzò e provò il colpo
ripetendo fra sé la pagina del
libro.
Gli venne un movimento più armonico e deciso rispetto agli
ultimi tentativi
fatti e ne fu abbastanza soddisfatto.
“Se lo avessi fatto di 90° era perfetto.”
Constatò mentre si allenava con il
prototipo in legno di una katana. Ancora non adoperava armi vere, ma
voleva
comunque tenersi in allenamento anche con dei
“giocattoli”.
Improvvisamente avvertì dei rumori anomali che lo misero in
allerta. Impugnò
più fermamente l’arma e si girò
colpendo impulsivamente dietro di lui.
“Ehi, che tempismo!”
Una voce soave, ma dal timbro decisamente arrogante, attirò
la sua attenzione.
“Cosa..?” disse sconcertato.
Sgranò gli occhi e vide che ad aver bloccato il suo colpo
era una giovane
ragazza esile e dal seducente sguardo orientale.
La frangia, un po’ a punta sui lati della fronte,
incorniciava due occhi di un
color ambra terribilmente suadenti.
Allontanò la katana mentre la fissava senza parole.
“Signorina Shihoin!” esclamò, poi il suo
tono cambiò drasticamente. “Che ci fa
qui..?” chiese seccato.
Era abitudine della ragazza venire ad interromperlo o ad infastidirlo
nei momenti
meno opportuni.
Dunque era già pronto a reggere un “testa a
testa” con lei oppure a svignarsela,
per poter continuare l’allenamento in tutta
tranquillità.
Yoruichi gli mostrò un ampio sorriso e si divertì
nel vedere il volto del
ragazzino farsi sempre più crucciato.
“Ecco dove ti eri cacciato! E dire che ti cercavo da un
po’.” Gli disse
portando una mano sul fianco e prendendo ad accarezzargli il capo con
l’altra
mano, scuotendolo e scompigliandogli i capelli.
Byakuya subito si divincolò e la guardò
infastidito mentre con un movimento
veloce della testa riportava i ciuffi di frangia lontani dal viso.
Essere
trattato come un ragazzino era un qualcosa di insopportabile, specie se
a farlo
era “lei”.
In tutta risposta all’atteggiamento divertito della ragazza,
Byakuya s’impostò
con fare autorevole e serioso.
“Cosa ci fa qui il capitano della seconda compagnia che
indubbiamente avrà
tanto di quel lavoro da fare che non potrà trattenersi
più di un paio di
secondi..?” scandì con voce infastidita, anche se
cercò di contenersi e di
rimanere educato.
Lei sbottò in una sentita risata e annuì
soddisfatta con la testa.
“Ci hai provato, piccolo Byakuya! Oggi sono libera da ogni
impegno! E tutto
solo per te.” Gli rispose divertita.
Il suo sguardo improvvisamente cadde sull’arma del ragazzino.
“Ehi, sai che non
te la cavi male con quella?”
Byakuya deglutì e guardò la sua arma incerto
mentre lei incrociava le braccia
sotto il petto.
“Non ho bisogno dei tuoi incoraggiamenti!”
Le rispose convinto che lo stesse prendendo in giro. Yoruichi
inarcò le
sopracciglia e lo guardò intenerita. Altro tipo di
atteggiamento che Byakuya
non sopportava.
“Non sto ti beffando. Ti sei accorto di me quasi subito. E
non è da tutti,
sai?” disse in maniera convincente, ma per il ragazzo era
piuttosto insolito
che lei cercasse di complimentarsi con lui.
“Una volta sentito il reiatsu, non è difficile
individuare una persona.”
Affermò con fare ovvio.
“O-oh! Il piccolo Kuchiki sa già fare una cosa
simile? Ma che bravo..!”
controbatté canzonatoria.
Si avvicinò improvvisamente a lui e Byakuya si
portò subito sulla difensiva.
Yoruichi era una ragazza imprevedibile e non voleva che si prendesse,
ancora
una volta, gioco di lui.
Quando gli fu praticamente ad un palmo di distanza si
allarmò e sentì
improvvisamente il viso farsi caldo.
“Ehi! Ma che cosa..?!” balbettò alzando
i toni.
Istintivamente chiuse gli occhi, ma non avvertendo il corpo di Yoruichi
su di
sé li riaprì tempestivamente e la vide accucciata
a terra che sbirciava il suo
libro e i suoi appunti.
Byakuya, che era molto geloso della sua roba, subito si
allarmò.
“Leggi questa roba..?” chiese lei mentre lui
velocemente glieli scostava dal
naso.
“Non sono fatti suoi!” le urlò
infastidito.
Yoruichi si alzò e chinò lo sguardo verso di lui.
Nel ritrovarsela così vicina,
Byakuya dovette faticare molto per reggere il suo sguardo. Di colpo lei
portò
le mani sul mento e sembrò riflettere su qualcosa.
Byakuya l’osservò curioso, per poi sbandare nel
momento nel quale lei gli si
riavvicinò sfiorandogli il viso con i capelli.
“E così cerchi di salvare la tua disastrosa
situazione, eh?” scherzò.
Sapeva benissimo delle abilità di Byakuya, ma per lei era un
qualcosa di
irresistibile farlo innervosire.
Byakuya, tuttavia, era decisamente più attento alla distanza
che si faceva
sempre più minima tra i due che a simili punzecchiature. Non
riusciva proprio a
concentrarsi su atro se non su quelle labbra carnose che si muovevano
sinuose
mentre lui non capiva cosa dicessero. Il cuore gli cominciò
a battere così
forte da accelerare tutta la circolazione del sangue in maniera quasi
irreale.
Improvvisamente lei gli sfilò i libri di mano e con la
stessa velocità con cui
si era avvicinata, la vide allontanarsi da lui. Rimase senza parole e
solo una manciata
di secondi dopo gli si aizzò contro reclamando i suoi
manuali.
“Dammeli! Sono miei!” disse mentre Yoruichi lo
bloccò portandogli una mano
sulla fronte.
Byakuya riuscì a divincolarsi da quella presa velocemente,
ma non riuscì a
riprendersi i libri finché non fu stesso lei a renderglieli.
“ ‘Colpire il soggetto a 45° e poi bla,
bla, bla…’ sono un mucchio di
sciocchezze!” gli disse mentre lui la guardava accigliato.
“Lo sai che i
combattimenti non si imparano sui libri?” lo
punzecchiò.
“Viene prima la teoria e poi la pratica.” Le
rispose quasi in un mormorio.
La brunetta gli rise nuovamente in faccia per poi improvvisare una posa
da
combattimento poco convincente.
“La teoria non ti serve a nulla quando hai qualcuno
d’avanti che potrebbe
ucciderti!”
Il ragazzo non accettò il fatto che lei deridesse il suo
metodo di studio e
velocemente impugnò la katana. Il tempo di riguardare in
direzione di Yoruichi,
però, che lei subito era sparita.
Guardò fisso in quella stessa direzione per una manciata di
secondi finché non
fu stesso lei ad apparirgli da dietro ed a immobilizzarlo con la sua
stessa
arma.
“Visto che il tuo ‘colpire a 90°’
non è servito a niente..?” gli sussurrò
all’orecchio.
“Veramente c’era scritto
‘45°’…” disse con tono
imbarazzato mentre avvertiva le
forme della ragazza dietro la sua schiena.
“Sei terribile!” gli rispose sempre più
divertita mentre si allontanava facendo
quasi traballare il giovane Kuchiki. Lui la guardò con il
viso chinò,
arrabbiato con sé stesso per il fatto di essere, ancora una
volta, diventato
rosso per colpa sua.
Dopo poco scosse la testa e si rivolse alla donna-gatto con fare severo.
“E comunque in un duello serio sarei pienamente in grado di
batterti,
Stregatta!” le intimò.
Yoruichi
sembrò incuriosita
da questa sua affermazione.
“Battere? Che parolone…piuttosto, che ne dici se
ti insegno qualche
trucchetto?” gli sorrise attraente.
Byakuya si fece dubbioso, poi ritornò con il suo sguardo
imbronciato.
“Non ne ho bisogno! E’ da tempo che ti ho superato,
oramai!”
Con uno scatto improvviso Byakuya si avvicinò a Yoruichi
che, in un attimo di
distrazione, si ritrovò completamente presa alla sprovvista.
Con un colpo
deciso la colpì e Byakuya la vide cadere
all’indietro e sbattere con la testa.
Subito lui assunse un’espressione gloriosa e portò
le mani sui fianchi
trionfante.
“Ah, ah, ah! Visto, brutta gattaccia? Così impari!
Ho vinto io! Sono molto più
forte di te!” Disse mentre un ghigno soddisfatto si
disegnò sul suo volto.
“Ahi…che male…!”
miagolò intanto lei con le lacrime agli occhi.
Nel sentire tutti quei lamenti, Byakuya si preoccupò e
s’inginocchiò di fronte
a lei cercando di capire se e quanto si fosse fatta male.
“Tu…tutto bene?” lei chiese incerto.
Preso dall’euforia, si preoccupò di averla
colpita con troppa forza.
Yoruichi alzò lo sguardo per mostrargli due occhioni colmi
di lacrime che lo
fecero sbandare.
“Ma che fai sul serio?!” le urlò
sorpreso.
“Cattivo…!” continuò lei
deformando le labbra.
Byakuya velocemente le si avvicinò cercando di vedere se
perdesse sangue o se
le avesse procurato qualche lesione. Mentre le scostava i capelli dal
capo,
constatò che non c’era niente di rotto e
cercò il suo sguardo.
“Calmati! Guarda che non ti sei fatta niente..!” le
disse per tranquillizzarla
ma si sorprese di notare che, intanto, i lamenti di Yoruichi erano
finiti da un
po’.
Abbassò gli occhi sconcertato verso di lei e subito
sbandò nel vedere disegnato
sul suo viso un sorriso beffardo.
Lei con un veloce ed improvviso balzo andò via, saltando sul
ramo di un albero
situato non troppo in alto.
“Ih, ih! Fregato, piccolo Byakuya!”
Questa volta fu lei a mostrargli un ghigno trionfante.
Byakuya la guardò scioccato e cominciò ad inveire
contro di lei.
“Non si fanno scherzi del genere, CRETINA!”
urlò.
In tutta risposta lei abbassò con un dito la palpebra
inferiore dell’occhio e
gli cacciò una fastidiosissima linguaccia per poi scappare
via con velocità.
Come sempre accadeva fra loro, lui perse definitivamente le staffe e
lanciò via
la katana, lasciò i quaderni, per darsi
all’inseguimento della ragazza.
Spesso riusciva a raggiungerla, spesso no.
Molte volte si era persino sentito stupido nel cadere sempre nelle sue
“trappole”. A volte era stato anche rimproverato
dal nobile nonno per la sua
condotta spesso troppo irrispettosa verso la nuova rappresentante del
casato
Shihoin.
Ma non si era mai pentito di darsi sempre al suo inseguimento,
convinto, che
prima o poi, sarebbe stato lui a sorprenderla e a batterla.
[…]
Cinque del mattino.
Yoruichi si alzò di soprassalto.
Portò una mano sulla fronte e si accorse di essere bagnata.
Aveva fatto un
incubo? Si sentiva solo fortemente agitata, e uno strano e inspiegabile
turbamento aveva così rovinato il suo risveglio.
Non ricordava
neanche cosa avesse sognato.
Strinse il cuscino e avvertì un bel fresco, che la
risollevò da quel calore che
l’aveva svegliata.
In poco tempo realizzò di dover alzarsi. Tanto difficilmente
avrebbe ripreso
sonno.
Mise sulle spalle una leggera vestaglia rosa, buttata ai piedi del
letto, e
scese ai piani inferiori. Il suo primo pensiero, al risveglio, era
sempre un
bel bicchiere di latte. Freddo questa volta. Aprì il
frigorifero e si riempì
una tazza che bevve con molta lentezza.
Distrattamente si affacciò dalla stanza per vedere cosa
stesse facendo Byakuya.
Generalmente si alzava sempre prima di lui, ed era una piccola
consuetudine
quella di vedere se dormisse. Inaspettatamente però lui non
c’era.
Scrutò l’ambiente più attentamente.
Possibile che fosse già uscito?
Mise una mano sul fianco e scosse la testa. Non erano certo due
coinquilini
esemplari. Ognuno stava sempre per conto suo, si alzavano, uscivano e
tornavano
sempre ad orari diversi. Per di più non avevano ancora mai
mangiato assieme
durante i pasti.
Non che Yoruichi si aspettasse di averlo sempre in casa, semplicemente
l’idea
di “tormentarlo” era divertente. E se lui non
c’era, che faceva?
“Beh, non ho niente da fare. Tanto vale che vada a dargli una
mano.” Concluse
fra se cominciando a vestirsi con i suoi abiti quotidiani, decisamente
più
pratici e comodi nel caso avesse avuto a che fare con qualche hollow.
Uscì di casa e dopo pochi salti era già immersa
in una Karakura silenziosa,
avvolta da quell’ aura tipica del primo mattino.
Essere in strada a quell’ora era davvero rilassante. Non
sarebbe stato lo
stesso se fosse stata invasa di gente.
Si fermò sulla ringhiera di una balconata per decidere dove
dirigersi
concretamente. In realtà, immaginava bene dove Byakuya
fosse. Nell’aria non si
sentiva alcun reiatsu in giro, nessun Hollow era nei paraggi.
Ciò voleva dire
che Byakuya non era uscito per quello.
Quindi l’unico posto dove andarlo a cercare era un luogo dove
lui potesse stare
tranquillo ed indisturbato.
Fece un salto, dirigendosi spedita da qualche parte, consapevole che
l’avrebbe
trovato.
Girovagando per le zone con gli spazi più ampi di Karakura,
improvvisamente
sentì un reiatsu a lei familiare.
Si girò in torno e dopo poco tempo lo vide.
Byakuya era da solo, completamente immerso nel suo allenamento.
Yoruichi si inginocchiò, nascondendosi vicino un albero
cercando di non farsi
notare da lui. Per qualche motivo non voleva disturbarlo.
Fu un’atmosfera stranamente familiare.
Si ritrovava spesso a spiarlo, quando era solo un ragazzino, per poi
sbucare
fuori all’improvviso per spaventarlo. Però mai si
era concentrata su di lui,
mai si era fermata ad osservalo.
Il suo sguardo era serio come al solito, e respirava abbastanza
profondamente
mentre agitava la spada, con dei movimenti leggeri che gli gonfiavano
il petto.
I capelli erano tenuti fermi dal kenseikan, ciononostante comunque gli
cadevano
sul viso, oramai sudato.
Da quanto si stava allenando?
Era mattina presto, per essere già così accaldato
doveva aver iniziato da un
bel po’ di tempo.
Non le era mai capitato di abbandonarsi a riflessioni simili.
Cominciò a meravigliarsi per quella sorta di
curiosità che le suscitava
Byakuya. Forse era per il semplice fatto che non si vedevano da tanto
tempo e
voleva capire fino a che punto fossero cambiate le cose?
Generalmente amava ancora stuzzicarlo e prendersi gioco di lui. Adesso,
forse,
più di allora perché si comportava da
grand’ uomo.
Però ancora non si era mai fermata a riflettere su di lui in
maniera più
concreta.
Per questo la incuriosiva.
Continuò a guardarlo ininterrottamente, mentre il sole si
faceva sempre più in
alto illuminando la sua figura e creando quei bellissimi giochi di luci
che
raramente si potevano notare in città.
Solo allora, mentre alzava una mano per coprirsi dai raggi che
filtravano tra
le foglie degli alberi, si accorse che stava incrociando gli occhi di
Byakuya.
“Perché mi stai spiando?”
proferì lui con tono basso.
Yoruichi rimase ferma, poi si alzò e si poggiò
all’albero con la schiena.
“Da quanto mi hai vista?”
“Da quando sei venuta. Dimentichi che posso sentire la tua
energia spirituale.”
“Oh…!” ammiccò prendendolo in
giro. “E come mai non mi hai ripresa?”
Byakuya le diede le spalle, ignorandola.
La ragazza sorrise, divertita da quelle reazioni così
distaccate.
“Tranquillo, ero qui da poco. Vedo che continui a darti da
fare.”
“In quanto capitano, non posso permettermi di perdere
l’allenamento.”
“Sei sempre così serioso…”
disse mentre avanzava verso di lui. Arrivata vicino,
fece un salto e andò a sedersi sul ramo di un albero di
fronte a lui.
“A che ora sei uscito?”
Byakuya la guardò severo.
“Ho avuto una segnalazione e sono uscito.” Rispose
asciutto sperando che lei la
smettesse di fargli sempre tante domande.
Yoruichi però non poteva proprio comportarsi in maniera
diversa. Più una
persona era diversa da lei, e più lei amava metterla alla
prova.
“Vieniti a sedere quassù con me.”
Il ragazzo la guardò contrariato, non capendo il
perché di tale richiesta. In
tutta risposta quindi si girò di nuovo e fece per andare via.
Yoruichi scoppiò a ridere, cosa che fece andare su di giri
lo shinigami, che
però riuscì a trattenersi.
“Si può sapere cosa vuoi?”
La gatta lo guardò con dolcezza, non mancando
però dell’arroganza che
traspariva sempre dai suoi occhi dorati.
“Niente. Voglio solo che ti siedi vicino a me.”
“A quale scopo?”
“Ma quale scopo? Forza, Byakuya! O devo pensare che sei
timido?” cercò di
provocarlo, cosa che funzionò in pieno visto che il ragazzo
in pochi secondi fu
subito sullo stesso albero, in piedi su un altro ramo.
“Ma che bravo!” disse con quel tono che si usa per
i bambini che hanno fatto un
buon lavoro.
“Smettila. Non mi va che mi parli così.”
“Ma ti senti quando parli. Mi sembri una sorta di
Frankestein: ‘Non mi parlare
così.’ ”
Imitò in malo modo i toni sempre molto bassi e controllati
di Byakuya, per poi
lasciarsi andare ad una sentita risata.
Byakuya poco gradì quel suo atteggiamento sempre
così sfrontato, per questo la
ignorò completamente, capendo che ogni sua reazione, lei
l’avrebbe trasformata
in una presa in giro.
Yoruichi si accorse del suo silenzio, per questo cercò di
calmarsi e di tornare
più seria.
Lo guardò intensamente, mentre lui si concentrava su
qualcosa di non definito
accarezzato dalle brezza del primo mattino.
“Beh, non vieni?”
Lui la guardò non capendo e la ragazza diede qualche colpo
col palmo della mano
sullo spazio libero del ramo sul quale era seduta.
Byakuya girò lo sguardo, non aveva voglia di farsi
beffeggiare da lei.
“Voglio solo parlare. Ti prometto che oggi faccio la
buona.”
“Non fare promesse che sai di non poter mantenere.”
“Eh, eh, eh…” ridacchiò.
“Hai ragione. Caspita, mi conosci bene, eh?”
“Tsk.” Sbuffò lui, indignato.
Conoscerla bene? Yoruichi comprendeva il profondo significato di una
frase
simile?
Per come la pensava lui, questo tipo di affermazioni avevano un valore
davvero
alto.
Prima di poter dire di conoscere qualcuno, doveva passare del tempo e
bisognava
che accadesse qualcosa per cui concretamente uno potesse ritenere
giusto dire
una cosa simile. In questo senso, ammetteva di non conoscere Yoruichi.
Ma anche il contrario, ovvero che anche lei non lo conoscesse affatto.
Se pretendeva di sapere qualcosa di lui solo perché avevano
passato una parte
del loro passato insieme, allora era davvero una ragazza superficiale.
Yoruichi intanto aveva rivolto lo sguardo altrove, perso nel paesaggio
circostante.
Improvvisamente sentì qualcosa muoversi e girandosi vide che
finalmente Byakuya
si era seduto vicino a lei.
“Ti sei deciso, finalmente.” Lo guardò
scherzosa. “Va bene, va bene.
Tranquillo.”
Riprese a guardarlo, cercando sul suo viso una qualche nota di disagio
o
quant’altro, almeno per poter decodificare i suoi pensieri.
Lui era sempre così
assente, sembrava fatto di marmo.
Abbassò il viso.
“Volevo solo chiederti una cosa.”
Byakuya ricambiò il suo sguardo, incuriosito.
“Ieri…” fece una piccola pausa.
“Ieri mi hai detto una cosa che mi ha fatto
pensare. Mi hai chiesto dove fossi stata in questi anni.”
In quel momento il capitano Kuchiki fece una piccola ed impercettibile
smorfia.
Era un argomento che non gli andava di toccare.
“Ecco, mi dispiace non averti fatto mai sapere nulla. So che
è passato del
tempo, però forse ci sei rimasto male. Eri pur sempre un
ragazzino e…Byakuya?”
Si fermò quando vide il ragazzo alzarsi.
“Byakuya, che fai?”
“Non ho niente da discutere.”
Yoruichi sgranò gli occhi. “Guarda che volevo solo
dirti due parole. Pensavo
che..”
“Non pensare. Io non ho nulla da dire su questo.”
Detto questo fece un salto e sparì in pochissimi secondi,
lasciando la ragazza
completamente da sola.
“Ma che modi…”
Inizialmente risentita, in realtà sentì di capire
i sentimenti di Byakuya.
Dopotutto era così anche per lei. Il passato è
passato. Andava lasciato alle
spalle. Perché discuterci?
[…]
Byakuya si diresse verso un’area isolata posta lì
nelle vicinanze.
Il discorso che Yoruichi aveva cercato di intromettere aveva avuto
breve
durata, ma quelle poche parole che lei aveva proferito cominciarono a
echeggiargli nella mente in maniera sempre più incessante.
Come si permetteva? Come osava anche solo pensare che lui fosse stato
in pena
per lei? Solo perchè era un ragazzino?
Si fermò.
Si sentiva terribilmente irritato. Strani sentimenti lo scuotevano
dentro,
facendolo sentire irrequieto.
No, non sarebbero bastate poche frasi a far riemergere in lui tutti i
dubbi e
tutti i pensieri che in anni aveva assopito. Lei non avrebbe fatto
crollare il
suo castello.
Non per Yoruichi in se, ma quella parte della sua vita lo aveva
cambiato
profondamente e non aveva voglia, alcuna voglia, di rievocare il lungo
passaggio che da ragazzino vivace lo aveva trasformato nel capofamiglia
del
casato Kuchiki.
Una storia lunga…che aveva cancellato quasi completamente
tutto ciò che lui era
prima.
Lei era completamente estranea a tutto questo.
“Capitano..!”
Una voce affannata richiamò la sua attenzione e prima che
potesse girarsi
completamente per vedere il suo interlocutore, già aveva
capito di chi si
trattasse.
Abarai Renji era di fronte a lui, piegato sulle ginocchia mentre faceva
per
riprendere fiato.
“Renji…”
“C-capitano…”
“Perché sei venuto di corsa?” chiese
secco, infastidito dalle reazioni
esagerate del suo luogotenente.
“Ehm…no, niente. E’
perché…pensavo, visto che è da molto
che non venivate
aggiornato su questa missione e…sono venuto di corsa dopo
che…”
“Parla con ordine.” Lo richiamò col suo
solito modo di fare autoritario.
“S-sì!” Renji si ricompose e fece
qualche piccolo colpo di tosse per poter poi
fare mente locale e rispondere al capitano Kuchiki.
“Sono sorte delle complicazioni alla Soul Society. Per questo
nessuno vi ha
fatto sapere nulla.”
“Complicazioni di che genere?”
“Oh, niente di preoccupante. Solo che, per quanto riguarda la
vostra permanenza
qui, non è stato discusso ancora niente.”
Byakuya lo guardò accigliato.
Sapeva bene che la colpa non era di Renji, però in generale
non sopportava
l’imprecisione, quindi trovò assurdo pensare che
alla Soul Society ci fosse un
trambusto così grande da impedire agli shinigami di dirigere
la missione di
salvaguardia di Karakura a cui era stato designato.
Non si organizzavano così le cose, ed era seccante non solo
per il fatto di
rimanere, ma più per le complicazioni che avrebbe trovato
una volta tornato a
casa.
Senza la sua dirigenza, avrebbe trovato tutte le sue commissioni
sottosopra, ne
era certo.
Ritornò velocemente a Renji.
“Quindi?”
“Quindi…pare che la sua missione a Karakura sia
passata in secondo piano e non
so dirle quanto tempo dovrà rimanere qui.”
Byakuya si fece pensieroso.
Come sospettava, non c’erano delle informazioni ben precise.
Ma non volle che Renji capisse questo disagio, per cui si
mostrò noncurante,
come sempre.
Dal canto suo, Renji non si rese minimamente conto di nulla.
Cercò tuttavia di
capire cosa ne pensasse il capitano.
“Ha una sistemazione?” chiese con discrezione.
Byakuya non rispose e rigò dritto, facendo per andare via.
Prima di usare la
tecnica dello shunpo, si girò verso il suo luogotenente.
“Appena ci sono novità avvisami.”
E sparì.
[…]
Byakuya arrivò di fronte l’appartamento di
Yoruichi.
Il solo fatto di entrare e ritrovarsela d’avanti lo
seccò moltissimo. Questo
era ancora più snervante perché aveva solo voglia
di farsi un bagno caldo.
Dopo quell’allenamento, aveva solo voglia di rilassarsi.
Ma con Yoruichi in mezzo, poteva anche eliminare dal suo vocabolario
questa
parola.
Si avvicinò alla porta e mentre faceva per bussare si
accorse che questa era
aperta.
Si meravigliò della cosa, e ancor più
dell’imprudenza della ragazza nel
lasciare il suo appartamento aperto. Per questo si girò
intorno per vedere se
fosse in casa. Forse era appena tornata anche lei.
Cercò meglio, rievocando l’episodio di qualche
sera prima, quando lei l’aveva
bastonato credendo che fosse un ladro.
Era stato abbastanza umiliante, per cui difficilmente sarebbe entrato
in casa
così di soppiatto, in futuro.
Però a quanto pareva stavolta non c’era per
davvero. Di lei non c’era traccia.
“Uhm…una volta tanto la fortuna gira.”
Parlò fra se, e chiuse la porta d’ingresso.
Entrò spedito nel bagno, deciso ad approfittare
dell’occasione per
rinfrescarsi.
Aprì l’acqua e lasciò che questa
scorresse e riempisse la vasca.
Intanto che il bagno fosse pronto, ritornò in salotto per
depositare da qualche
parte i vestiti ormai sporchi.
Allentò la fusciacca del kimono e fece pian piano scivolare
i vestiti di dosso.
In quel momento, già togliersi il peso dei vestiti
contribuì nel rilassarlo e
farlo sentire più leggero.
Velocemente si coprì con un asciugamano e
ritornò in bagno.
La vasca era piena e l’acqua molto calda. Si immerse e
lasciò che questa lo
aiutasse a sentirsi meglio.
Gli ritornarono in mente le parole di Renji.
Non sapeva bene se avesse dovuto parlarne con Yoruichi. Dopotutto era
lei che
lo stava ospitando e forse era giusto che sapesse che avrebbe dovuto
restare
ancora per un po’.
Yoruichi…
Lei…
Forse l’aveva trattata un po’ in malo modo.
Dopotutto lei stava cercando di parlargli. Aveva solo provato a
riflettere su
una situazione che non avevano mai avuto il tempo di chiarire.
Il fatto è che non aveva voglia di parlarne. Non sapeva
neanche cosa dire nel
caso. Era passato troppo tempo. Rifletterci adesso era inutile.
Comunque si era davvero sorpreso che lei avesse riflettuto sulle sue
parole.
Pensava che con lui fosse sempre un po’ strafottente, invece
alla fine
ascoltava attentamente le sue parole.
Tant’è che aveva colto il suo turbamento. E
chissà che anche lei…
Scosse la testa.
Non aveva voglia di ragionarci oltre. Andava bene così.
Quando la missione sarebbe finita, probabilmente non
l’avrebbe più rivista
visto che lei oramai abitava a Karakura.
Quella “gattaccia” era lontana da lui. Lo era
già da molto tempo.
E…
Byakuya aprì gli occhi.
Una strana sensazione lo stava turbando.
Scrutò attentamente l’ambiente circostante.
Sentiva una debole energia spirituale, ma non riuscì ad
identificarla.
Raramente si metteva in discussione, però in quel momento
decise di ignorare la
cosa, convinto che fosse stata la sua immaginazione.
Improvvisamente vide una macchia scura dentro la vasca che pian piano
saliva
sulla superficie dell’acqua.
La guardò attentamente non capendo cosa fosse, poi, prima
che potesse toccarla,
questa emerse completamente mostrandosi per quel che era.
Era…un…
Un gatto?
Sgranò gli occhi inorridendo.
“Che ci fa un gatto nella vasca?!” si
agitò e fece per allontanare la
bestiaccia da lì, quando questa velocemente si
illuminò e pian piano la vide
crescere di dimensione fino ad assumere altra forma e…
“Che fai?! Caspita, mi hai fatto male!!”
urlò una voce femminile.
Byakuya schizzò letteralmente via dalla vasca coprendosi
immediatamente con il
primo asciugamano che trovò a portata di mano.
Si sentì tremare di rabbia e il viso farsi sempre
più caldo, mentre la sua
mente andava nella confusione più totale.
“C-che…che diavolo stai facendo qui?!
Tu…quando sei tornata?!”
“Ehi, guarda che questo dovrei chiedertelo io
perché…”
Mentre Yoruichi faceva per rispondere, si ritrovò addosso un
panno che Byakuya
le aveva bruscamente lanciato addosso.
“Copriti, maledizione!” disse con gli occhi da
fuori.
La ragazza si fece perplessa per poi avvolgersi
nell’asciugamano.
“Quante storie, Byakuccio.”
Lo shinigami la guardò accigliato, e subito Yoruichi corse
ai ripari.
“Ehi, non ti scaldare. Guarda che dovrei essere io in collera
con te visto che
sei entrato nella vasca con me.” Precisò
fingendosi arrabbiata.
“Cosa? Ma se quando sono entrato per aprire il rubinetto tu
non c’eri?!”
“Ah! Ecco perchè!” Yoruichi
sembrò aver ricevuto una qualche rivelazione
importante. “Ehehe…io pensavo l’avessi
preparata per me, così sono entrata.
Forse non mi hai vista perchè ero un gatto.”
Cominciò così a ridere fra se, mentre il ragazzo
la guardava sempre più
accigliato.
“Hai pensato che ti avessi preparato la vasca ?”
scosse la testa focalizzando
che non era quella la cosa su cui concentrarsi. “Anche dando
per acquisita
l’assurdità che stai dicendo, perché
non sei uscita quando hai visto che sono
entrato?!”
“Oh, beh…” sembrò rifletterci
su, cosa che mandò in bestia il povero capitano.
“Effettivamente hai ragione.”
Byakuya si sentì tremare di rabbia.
Come…come poteva essere
così….così…ottusa!!
Così stupida!
“Uh, uh, uh…che carino, sei tutto rosso. Vuoi
sapere se ti ho guardato nudo?”
A quella affermazione Byakuya si pietrificò.
In effetti non c’aveva ancora pensato che lei…
Andò definitivamente in escandescenza e si diresse via dalla
stanza senza
rivolgerle nemmeno uno sguardo.
Come poteva comportarsi sempre così? Possibile che non
riuscisse a capire…ad
avere…a…diavolo!
Persino i suoi pensieri non riuscivano ad essere coerenti.
“Grazie, comunque! Allora il bagno continuo a farlo da
sola?” la sentì urlare
da dietro la porta.
Byakuya guardò con odio verso la porta, non credendo alle
sue orecchie.
Insisteva ancora?
Recuperò i suoi abiti e cominciò a vestirsi
velocemente, ignorando il fatto che
fosse ancora bagnato.
Inutile…le sue giornate con Yoruichi sarebbero state un
inferno. Non poteva
sperare che le cose migliorassero. Non con il caratteraccio che la
ragazza si
ritrovava.
“Ehi, Byakuya…?”
La voce mielosa della ragazza lo chiamò.
Lui non si girò, non aveva per niente voglia di parlarle.
“Sai…alla fine è stato
divertente…” si poggiò delicatamente
alla sua schiena e
prese a far scorrere le dita su di essa premendo in modo che lui le
sentisse
perfettamente “…e anche a te è
piaciuto, vero? Hai pur sempre fatto il bagno,
seppur per pochi secondi, con la bellissima e nobile Yoruichi
Shihoin.”
Non fece in tempo a girarsi per scaraventarla via che la ragazza si era
già
allontanata con un velocissimo shunpo.
“Yu-uh! Dovrai fare di meglio se vuoi
‘prendermi’!” disse da sopra le scale,
beffeggiandosi ancora una volta di lui.
Byakuya intanto cominciò a manifestare dei curiosi tic
all’occhio, stringendo i
pugni sempre di più.
“Lo vedremo, Yoruichi. Lo vedremo…”
[…]
Ho
solo poche cose da
dire^^
Mi è piaciuto far in modo che il piccolo flash back e
l’episodio iniziale
proposto in questo capitolo si rievocassero un po’. Il primo
dal punto di vista
di un Byakuya giovane, il secondo da una Yoruichi adulta.
Termino col dirvi che ho finalmente trovato il tempo per correggere il
primo
capitolo, nel quale già avevo notato diversi errori di
battitura. Inoltre, già
che c’ero, ho rivisto qualche passaggio. Vi volevo solo
informare di questo.
Spero che la storia vi stia piacendo. Al prossimo aggiornamento.
|
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Capitolo 7 *** chapter.7 ***
CAPITOLO 7.
“Byakuya…?”
“…”
“Dai, non tenermi il broncio.”
Byakuya Kuchiki e Yoruichi Shihoin erano seduti a tavola insieme, per
pranzare,
una volta tanto.
Yoruichi lo guardò pensierosa, sperando di riuscire a
smuoverlo almeno un po’.
Erano in casa da più di un’ora e lui non aveva
proferito nemmeno una parola.
Poggiò la testa sulle nocche delle dita e prese a guardarlo
insistentemente, ma
da parte di lui, nessuna reazione. Arricciò le labbra e
sbuffò.
“Ehi, non sarai ancora nervoso per stamattina,
vero?”
Byakuya alzò gli occhi e la guardò accigliato,
dopodichè tornò alla sua
coppetta di riso.
“Ma sei impossibile.” La ragazza si
abbandonò definitivamente sul tavolo. “Ho
capito che vuoi fare il signorino adulto, ma che vuoi farci? Sono
abituata a stare
da sola, farò più attenzione se vuoi.”
A quelle parole Byakuya allontanò il pranzo da se e le
rispose secco.
“Non mi comporto da ‘signorino adulto’.
Che tu voglia vederlo o meno, io ‘sono’
adulto.” Fece una pausa. “…e non
è per stamattina, ma per il tuo modo di
comportarti che in generale è altamente spudorato.”
In tutta risposta, Yoruichi gli si rivolse provocatoria, cominciando a
giocherellare col riso, che prese a punzecchiare con le bacchette.
“Proprio perché sei un ‘bimbo
adulto’, dovresti saperle superare certe cose.”
Sogghignò e si sporse verso di lui. “Inoltre non
vedrai molte belle donne nella
tua vita. Oppure non è questo il punto…”
Il ragazzo le lanciò un’occhiataccia.
“Non è che in realtà vuoi sapere cosa
penso di te?”
Byakuya sgranò gli occhi, incredulo che lei potesse essere
sempre così
arrogante.
Si sentì profondamente irritato.
“Cosa vuoi che mi importi di un tuo giudizio?”
disse a denti stretti.
“Uhm…non so. Sono pur sempre stata la tua
‘prima donna’. ” lo guardò
ammaliatrice.
Lo shinigami stentò a credere a quelle parole.
‘Prima donna’? Cosa diavolo
intendeva dire?
Se pensava questo solo perché, da giovane, lei lo aveva
messo in imbarazzo più
volte, si sbagliava di grosso.
Per di più, come osava insinuare cose del genere?
Indignato, riprese a consumare il suo pasto.
“Chi tace acconsente. E’ così,
piccolo-Byakuya?”
“Smettila con questi vezzeggiativi. Non voglio ripeterlo
ulteriormente.”
Disse in risposta a tutti quegli stupidi nomignoli con cui lei non
smetteva mai
di chiamarlo. Era una cosa che lo infastidiva moltissimo, ancor
più quando
palesemente lo faceva apposta.
Ma Yoruichi non era tipa da tirarsi in dietro, per questo non smise di
guardarlo con fare di sfida.
“Allora deduco che credi di essere abbastanza cresciuto per
ricevere il
giudizio di una donna?” Gli sorrise beffarda.
Silenzio.
Rimasero a guardarsi per diversi secondi.
Byakuya concluse che discutere con lei era inutile.
Non sapeva affrontare un discorso, non sapeva comportarsi come una
donna. Non
con lui, almeno.
Si alzò facendo rumore con la sedia e uscì dalla
stanza.
Non c’era più nessuno a dirgli come comportarsi,
adesso.
Non gli era più imposto quell’atteggiamento
riverente verso chi era nobile come
lui, o dell’altro sesso.
“Ehi, dove vai?”
“Esco.”
“Esci?” Yoruichi lo seguì e prontamente
gli si parò davanti. “E dove andresti?”
Byakuya la superò, senza rivolgerle neppure uno sguardo.
Aprì la porta di
ingresso ed andò via.
La gatta rimase ferma a fissare nella direzione in cui se
n’era andato.
Byakuya era un ragazzo davvero problematico.
Da ragazzino aveva sì un caratteraccio, però non
era certo così intrattabile.
E’ vero che non poteva più giudicarlo sulla base
delle sue esperienze che
risalivano a più di cento prima, però non si
aspettava che la loro convivenza
si sarebbe rivelata così complicata.
“Che poi io stasera torno tardi. Chi ti apre la porta, se non
ci sono?” si
grattò la testa. “ Bah, fregati! Ti
lascerò fuori a morire di freddo.”
Parlò fra sé mentre rientrava in cucina.
Si rimise a tavola, accomodandosi sulla sedia dove prima era stato
seduto
Byakuya.
“Beh, buttarlo è un peccato.”
Alzò le bacchette e prese a mangiare il riso che il ragazzo
non aveva finito di
consumare.
[…]
Sera, 21:00.
All’emporio di Urahara oramai era già tutto
chiuso.
Solitamente era uno di quei locali che rimaneva aperto fino a tarda
serata,
oppure direttamente restava in ferie per giornate intere.
Il biondo amico di Yoruichi Shihoin si trovava nella sua stanza,
intento a
sistemarsi per bene. Davanti allo specchio, tentava di aggiustarsi la
cravatta
di tinte vivaci e cercava di abbinare il cappello più adatto
al suo
abbigliamento.
In questo era decisamente pignolo, anche se, in generale, era raro
vedere
Kisuke Urahara sistemarsi come se dovesse andare ad una festa. Si
sporse allo
specchio e mentre finiva il ‘lavoro’ intravide nel
riflesso una Yoruichi
decisamente elegante, poggiata sulla finestra della stanza, ora
spalancata.
“Io metterei quello.” Disse indicando uno dei tanti
cappelli sul letto.
Si girò sorpreso di vederla.
“Oh, Yoruichi. Non ti aspettavo così
presto.” Disse avvicinandosi a lei.
Yoruichi lo rispose con un lieve mugolio e ricambiò con uno
sguardo da gatta
sensuale.
Lui le allungò la mano per aiutarla a scendere dal
davanzale, così presto le fu
di fronte.
La guardò da testa a piedi senza troppi problemi e
inarcò le sopracciglia con
fare giocoso.
“Ehi, sei carina! Hai cattive intenzioni questa sera,
cara?” le disse con una
finta malizia, toccandosi il mento.
La ragazza gli diede corda e gli si avvicinò fino ad
essergli particolarmente
vicino.
Poggiò appena la sottile mano sulla sua spalla.
“Lasciamolo decidere alla serata. Non ti sembra
più giusto, Kisuke?”
Urahara annuì divertito e velocemente si riportò
davanti allo specchio continuando
a sistemarsi.
“Normalmente le signore preferiscono farsi aspettare. Come
mai tu arrivi sempre
una o più ore d’anticipo?” le chiese.
Yoruichi strinse le spalle e lentamente si poggiò dietro di
lui.
“Per me era molto più interessante venire qui, che
stare a casa.”
Kisuke non diede corda all’atteggiamento decisamente
accomodante di lei e si
apprestò a sistemare meglio il cappello ed a cercare una
giacca nell’armadio.
“Aspettami di sotto. Oramai sono pronto anche io.”
Disse mentre prendeva più
giacche dai colori più svariati.
Yoruichi lo guardò in silenzio poi annuì uscendo
dalla stanza.
Mentre attendeva l’amico, si guardò nel riflesso
di una finestra e sistemò i
capelli cercando di essere al meglio.
Sebbene non fosse una di quelle ragazze sofisticate, molto minuziose
riguardo
l’estetica, era sempre stata in grado di mantenere alta la
sua femminilità ed
eleganza.
Questo anche nei combattimenti e nelle situazioni più
estreme.
Per di più Yoruichi sapeva giocare le sue carte migliori,
valorizzandosi con
abiti che mettessero in risalto il suo fisico allenato e longilineo.
Con l’aggiunta di un trucco leggero, ma che la rendeva
infinitamente attraente
come una principessa dell’oriente.
Sospirò.
Nel vedere il suo riflesso, trovò così strano
constatare che lei fosse quella
stessa Yoruichi che aveva sempre lottato, che aveva abbandonato il
casato
Shihoin e tutta la sua vita nella Soul Society per affiancare per cento
anni
Urahara…
Ora aveva quasi perso ogni legame con il suo vero mondo e, quando le
capitava
di pensarci, allontanava velocemente i sentimentalismi.
Non aveva niente di cui pentirsi.
Era felice di aver scelto Urahara e avrebbe continuato ad affiancarlo
fino alla
fine.
Aveva scelto lui come compagno della sua vita. Questo da molto tempo
oramai.
Kisuke era stato presente e fondamentale nella sua vita per
così tanto tempo
che ormai non vedeva altre strade per sé stessa.
Urahara, dal suo canto, era sempre stato molto disponibile con lei e
non aveva
mai avuto nulla da ridire su questa sua decisione.
Le era sempre stato riconoscente per non averlo mai abbandonato.
Quella stessa sera aveva l’intenzione di confermagli che
aveva deciso di
stabilirsi in maniera fissa a Karakura e, magari un giorno, di venire
ad
abitare sotto lo stesso tetto.
Di legarsi, sentimentalmente parlando, non ne avevano mai parlato.
Aveva sempre atteso che fosse lui ad avvicinarsi e darle un qualche
segno.
Tuttavia, a volte, aveva il presentimento che quel momento non sarebbe
mai
arrivato.
In verità, non sapeva nemmeno lei se era questo quello che
voleva esattamente.
Però mai come in quel periodo desiderava qualcosa da
Urahara.
Cosa effettivamente?
I due avevano sempre avuto un rapporto così confidenziale
che valutare i suoi
sentimenti era davvero così difficile.
Kisuke non le aveva mai dato modo di capire se lui avesse mai voluto
approfondire il loro rapporto in quella direzione.
Se poi aggiungeva il fatto che neanche lei ne era sicura…
Poggiò appena la fronte sulla finestra e vide il suo respiro
rendere il vetro
opaco.
Solo allora si rese conto di quanto facesse freddo.
Così strinse le spalle, incrociando fra loro le braccia.
Improvvisamente incrociò lo sguardo di Kisuke dal riflesso
del vetro, che le
sorrise.
“Vogliamo andare..?” le chiese prima di aprire la
porta e allungarle il braccio
da bravo galantuomo.
Yoruichi in un primo momento rimase imbambolata ad osservarlo.
Velocemente però
lo ricambiò e, con il suo solito modo di fare canzonatorio,
si strinse al suo
braccio.
Dopo pochi passi giunsero al centro di Karakura, e Urahara
indicò alla ragazza
il locale dove si sarebbero sistemati.
Era uno di quei ristoranti con tavoli in legno massiccio e piccole
decorazioni
tipicamente giapponesi.
Cortesemente Kisuke fece accomodare Yoruichi in un tavolo per due,
sistemato in
maniera decisamente deliziosa.
“Che te ne pare?” disse lui mentre prendeva posto
di fronte a lei, guardando
attorno soddisfatto.
Yoruichi incrociò le dita delle mani e vi poggiò
appena il mento.
“Te la stai cavando bene, Kisuke.”
Kisuke annuì e prese in mano il menù, cominciando
a leggere l’elenco delle
pietanze.
Yoruichi fece lo stesso, ma di tanto in tanto sbirciava in direzione
dell’amico
sperando di essere ricambiata.
Urahara, dopo poco, si ritrovò a incrociare quegli occhi
felini.
Come poche persone riuscivano a fare, ricambiò lo sguardo di
lei senza nessun
problema.
“Era da un po’ che non facevamo la solita serata
fuori, vero?”
“E’ vero. È stato un periodo
movimentato.” Confermò lei mentre prendeva un
sorso d’acqua. “Gli hollow mi hanno occupato molto
tempo.”
Urahara annuì nel sentire quelle parole.
Si sistemò meglio sulla sedia a si sporse di più
in direzione della ragazza.
“Immagino quale sforzo sia stato per te.” Le disse
ironicamente.
Sapeva benissimo che Yoruichi adorasse fare un po’ di sano
‘allenamento’.
Difatti lei lo ricambiò ridacchiando come raramente la si
vedeva fare.
“Però, ora che ci sono i capitani in
città, dovrebbe essere più facile gestire
la situazione.” Aggiunse.
Yoruichi stette a pensarci su, poi strinse le spalle e
inarcò le sopracciglia.
“Si…fanno il loro lavoro, no?” disse
tagliando corto.
Trovò inspiegabilmente fastidioso quel discorso. Prese ad
accarezzare i lunghi
capelli scuri e osservò con la coda dell’occhio
Kisuke che, invece, sembrava
molto curioso di saperne di più sugli shinigami.
“Un tempo anche tu facevi cose di questo tipo. Ti manca, non
è vero?” le chiese
distrattamente.
Intanto le pietanze erano arrivate e Yoruichi cominciò a
spiluccare qualcosa.
Gli rivolse uno sguardo leggermente seccato.
“Ho passato più tempo qui, che al gotei,
oramai.” Rispose un po’ freddamente,
trovando assurdo che Kisuke continuasse a parlare di queste cose.
Era stato costretto ad allontanarsi dalla Soul Society. Prima contro la
sua
volontà, ma successivamente per scelta. Avevano entrambi
fatto la loro scelta.
Perché continuare a rimuginare sul passato?
Urahara annuì sorridendo.
Era come se si aspettasse una risposta di quel tipo.
Questo mise in soggezione Yoruichi che cominciò a pensare
che, forse, lui l’avesse
portata a cena proprio per parlare di quell’argomento.
“Eh, eh..! Mi spiace. Non intendevo innervosirti.
Sarà che sono curioso di
sapere come stai vivendo la tua vicinanza con un capitano
shinigami.” Le disse
come se avesse finalmente vuotato il sacco.
Yoruichi sgranò gli occhi mentre mandava giù un
abbondante boccone.
“…Come, scusa?” chiese perplessa.
“Il capitano Kuchiki, no?” precisò
poggiando le braccia sulla tavola. “Sono
curioso di sapere come ve la state cavando.”
La bruna chinò appena il capo riflettendo. Poi, ancora una
volta, non seppe che
rispondergli e mugugnò qualcosa.
“Mah, che vuoi che ti dica?” disse avvertendo
sempre più disagio. Poi
s’illuminò e si rivolse curiosa a Kisuke.
“…Perché poi
t’interessa?”
Urahara a quel punto rise di vero cuore. Yoruichi rimase ferma ad
osservarlo
fin quando lui non si calmò.
“Non mi è facile immaginarti con un uomo a casa.
Non con uno che non sono io,
almeno.” Disse sinceramente.
Nonostante il suo tono scherzoso, Yoruichi non apprezzò una
constatazione
simile. Dove voleva andare a parare Urahara?
“Byakuya lo conosco da quando era un ragazzino.”
Disse incerta.
Urahara le si rivolse nuovamente con fare giocoso.
“Un’amicizia d’infanzia? Dunque devo
ingelosirmi…” Sogghignò.
Al contrario di Kisuke, lei non rise per niente.
Amicizia d’infanzia?
Gelosia?
Che diavolo aveva in mentre, quel dannato Kisuke?
Parte di sé rimase felice di constatare che Urahara si
chiedesse in che
rapporti fosse con il capitano Kuchiki. Però in generale non
si era mai posto
in quella maniera. Non le aveva mai dato particolari attenzioni da quel
punto
di vista.
Quindi vederlo lì, a fantasticare su Byakuya, la
mandò su di giri.
Non tanto per via di Byakuya, ma per il fatto che Kisuke mai aveva
scherzato su
di loro, ed invece ora lo faceva su un altro ragazzo.
Mai un’attenzione, mai niente.
“Questo discorso non mi piace, Kisuke.” Lo
guardò con gli occhi pieni di
disapprovazione.
“Scusa, non fraintendermi. Non intendevo prenderti in
giro.” Sospirò, poi la
guardò negli occhi. “In verità mi
chiedo se sarà lui la persona in grado di
convincerti a rincasare, un giorno, alla Soul Society.”
A quel punto Yoruichi comprese che quella non sarebbe mai stata la
‘serata
speciale’ che tanto sperava.
Con l’impulsività che la contraddistingueva, si
alzò e sbatté le mani sul
tavolo facendo un rumore che fece girare le persone sedute ai tavoli
vicini.
“Per te è tanto un problema che io abbia deciso di
rimanere qui con te, non è
vero?!” inveì contro di lui.
Urahara la guardò sorpreso, ma non cercò di
calmarla come forse avrebbe dovuto.
“Io credo solo che tu debba pensarci con un po’
più di calma e scegliere quello
che per te è meglio.” Le disse seriamente e
Yoruichi capì che non scherzava
affatto.
“Io so benissimo quello che voglio! Piuttosto smettila di
mettere addosso a me
i tuoi rimpianti!”
Lo aveva detto.
Fino a qualche secondo prima, era sempre stata convinta che quella
fosse solo
una sua supposizione e che mai e poi mai ne avrebbe parlato con
Urahara.
Invece non si era sbagliata.
Lui rimpiangeva la sua vita alla Soul Society…e per questo
riponeva in Yoruichi
questo suo desiderio, non augurandole di rimanere a Karakura come lui.
Ma non capiva che per la ragazza non era tanto importante dove
abitasse, ma con
chi…
Abbassò il capo.
Non riuscì proprio a guardarlo in faccia e fare finta di
niente.
Perciò velocemente uscì dal locale mentre Kisuke,
invano, cercava di
trattenerla.
Quando la vide sparire definitivamente, assunse
un’espressione sconsolata.
Tuttavia non era pentito delle parole che aveva finalmente avuto il
coraggio di
dirle.
Intanto Yoruichi si ritrovò a camminare per le vie di
Karakura infischiandosene
del freddo o del fatto che avesse delle scomode scarpe alte.
Alzò gli occhi al cielo e sentì un soffocante
nodo in gola che le impediva di
ritornare più serena.
“Imbecille! Hai rovinato tutto!” urlò
nervosissima, poi si voltò verso il
locale. “Sei contento?!”
Continuò sperando che, in qualche modo, lui la potesse
sentire.
Accelerò sempre di più il passo, sperando di
rincasare quanto prima.
E dire che non vedeva l’ora di passare un po’ di
tempo con lui…
Durante il tragitto, si ritrovò a pensare che Urahara era
sempre stato felice
di averla a fianco a sé.
Prima non avevano mai avuto discussioni simili, ma era da quando lei
era venuta
a Karakura e aveva deciso di abitarci, che lui si era allarmato.
Non riusciva a trovare altre spiegazioni se non nel fatto che Urahara,
sotto
sotto, aveva sempre sperato, un giorno, di tornare alla Soul Society.
Alla fine era rimasto a Karakura perché non c’era
più niente per lui lì, erano
successe troppe cose.
Era passato troppo tempo.
Ma questo perché doveva compromettere anche la scelta di
Yoruichi..?
Lei era più che felice di stare con Kisuke a Karakura.
Perché lui si intestardiva,
invece, di farsi i suoi problemi?
Anche lei non voleva avere più nulla a che fare con la Soul
Society. Oramai
lei aveva deciso.
Alzò gli occhi e vide che era finalmente arrivata nelle
vicinanze di casa sua.
Tirò su un sospiro di sollievo anche se per lei fu davvero
difficile cercare di
concepire che quella serata fosse finita così.
“E dire che mi ero anche preparata così
bene…” disse fra sé sconfortata.
Per lei erano occasioni quelle in cui indossava abiti eleganti e
adoperava
accessori più femminili.
Salì le scale che l’avrebbero condotta a casa ed
estrasse le chiavi dalla
borsa.
Il tempo di guardare dinanzi a sé che sgranò gli
occhi sorpresa di vedere
Byakuya Kuchiki, seduto sulla scalinata, intento ad osservarla.
“Byakuya…” Sussurrò
appena, e vide che
lui ricambiava il suo sguardo con i suoi bei occhi penetranti.
Sembrava quasi che, al contrario di lei, la stesse guardando
già da un po’ e
che avesse solo aspettato che lei si accorgesse di lui.
Aveva un’aria stanca. Forse aveva combattuto degli hollow, ma
il suo gigai era
perfettamente intatto così come gli abiti che indossava.
Effettivamente non
sapeva nemmeno che fine avesse fatto per tutto il giorno. Come il
solito.
Yoruichi si fermò giusto quattro o cinque gradini sotto di
lui e lo guardò
perplessa.
“Tu…qui? Perché sei qui..?”
gli chiese con fare incerto.
Byakuya non le rispose. Si alzò e le si mise di fronte.
Yoruichi trovò strano costatare proprio in quel momento
quanto fosse alto
rispetto a lei.
“Lascia perdere. Spero solo che tu provveda a darmi una copia
della chiave di
casa, in futuro.” Affermò sprezzante, ritrovandosi
a scrutare quella Yoruichi
che ai suoi occhi si presentava in maniera decisamente inedita. Vestita
elegante.
Lei non ci fece caso e subito ridacchiò divertita.
“Ah, ah…è vero! Non ti avevo nemmeno
avvisato che sarei rincasata tardi!” gli
rispose, mentre lui annuiva sarcastico.
“Ma è anche colpa tua, perchè sei
uscito di fretta.” Ammiccò.
Byakuya rimase in silenzio. Non voleva riprendere ulteriormente
l’argomento.
La ragazza guardò l’orologio e vide che erano le
undici di sera.
“In effetti, però, sono tornata molto prima del
previsto…” constatò, ma subito
uno starnuto la costrinse ad interrompersi. “Acc! Maledetto
tempaccio. Fa un
freddo, non trovi?” Disse stringendosi le braccia.
Byakuya sospirò guardandola con il suo solito sguardo
severo. Sfilò il giaccone
blu scuro e glielo porse.
“E’ insensato da parte tua uscire di sera solo con
un abito leggero.” Le
rimproverò, successivamente.
La ragazza rise e accettò di buon grado quel cappotto. Il
suo viso solo allora
si distese e si fece più rilassato.
“Che bello, me l’hai anche fatto
caldo..!” disse volendo provocare di proposito
Byakuya, che al contrario, non si smosse minimamente.
Improvvisamente piombò il silenzio tra di loro.
Il capitano comprese che c’era qualcosa che aveva smorzato la
naturale vivacità
della ragazza.
La vide silenziosa…troppo, rappresentando com’era
lei solitamente.
D’altro canto, lui non era tipo da immischiarsi nelle
faccende altrui e si
limitò solo ad intuire cosa fosse accaduto.
“L’incontro galante non è andato come si
sperava..?”
In parte costatò, in parte chiese.
Nell’udire quelle parole, Yoruichi gli rivolse i suoi grandi
occhi dorati e lo
guardò sorpresa.
“Chi te lo dice che io sia uscita con qualcuno?”
Il capitano trovò sciocca una domanda simile.
Prese a scrutarla con gli occhi, facendosi notare volutamente da lei.
“Indossi un vestito rosso, ti sei sistemata più di
quanto in realtà ti
servirebbe…mi sembra quasi ovvio che volessi farti notare da
qualcuno.”
Yoruichi portò una mano sul mento e fece la mossa di
riflettere.
“Uhm…trovi che io sia attraente,
dunque?” gli sorrise guardandolo divertita.
Come per magia, aveva riacquistato il suo solito modo di fare scherzoso
e
provocante. Senza un effettivo perché, Byakuya era riuscito
a ridarle quella
dose di energia che aveva ormai perso per colpa di quella cena.
Stesso Yoruichi se ne sorprese.
Lui, a quella affermazione, quasi si pentì di aver parlato e
subito salì gli
ultimi gradini per poter arrivare di fronte la porta di casa.
Mosse la testa in direzione della porta e fece cenno a Yoruichi di
aprire.
La ragazza, in tutta risposta, fece di “no” con
l’indice e lo invitò a seguirla
mentre scendeva le scale.
“No, non mi va di tornare a casa. Seguimi!” disse.
Byakuya la guardò perplesso.
Decise di seguirla, cercando di capire dove volesse arrivare.
Yoruichi, nel notare il suo sguardo indagatore, si affrettò
nel rassicurarlo.
“Niente fregature!” agitò le mani.
“Ho solo voglia di sedermi da qualche parte,
di mangiare un boccone e di far passare questa maledetta serata! Andare
a casa
ora significherebbe chiudere male la giornata.”
Lui l’ascoltò più attentamente di
quanto sembrasse.
Dopo pochi passi, il tempo che si allontanassero da casa, le si rivolse.
“Dunque dove andiamo..?” chiese con
un’impassibilità spaventosa che fece
ridere, ancora una volta, Yoruichi.
“Ah, ah, ah…! Sei terribile!”
Lo guardò con le lacrime agli occhi e trovò
ancora più divertente il fatto che
lui non si lasciasse andare minimamente. Subito gli indicò
un fast food proprio
vicino a loro. “Ci fermiamo un po’ qui! Fanno dei
panini buonissimi.”
Non appena entrarono, Byakuya assunse un’espressione di
disgusto e
disapprovazione.
Il locale era in disordine per l’orario inoltrato, per di
più, oramai vi erano
solo coppiette che pomiciavano senza troppi contegni, e gente ubriaca.
Gli sembrava quasi di essere entrato da qualche parte nei bassifondi
della Soul
Society, e per un uomo aristocratico come lui fu un qualcosa di
assolutamente
sgradevole.
La gatta prese posto e ordinò subito dei panini.
Byakuya lesse il menù, ma trovò incomprensibile
capire cosa fossero quelle
pietanze con quei nomi tanto assurdi.
Il suo sguardo fu terribile quando gli si presentarono davanti agli
occhi QUEI
panini e QUELLE patatine fritte.
Mentre la ragazza mangiava con gusto, lui prese appena la confezione e
cominciò
a leggere gli ingredienti.
Yoruichi lo guardò perplessa quando notò che lui
non aveva ancora toccato cibo.
“Qualcosa che non va, piccolo Byakuya?” chiese
mentre ingoiava il boccone.
Byakuya la guardò nauseato dal fatto che lei riuscisse a
mandare giù quella
“roba”.
“Hai idea di quante schifezze, calorie e grassi saturi tu sia
immettendo nel
tuo corpo?” disse inarcando le sopracciglia.
Yoruichi, in tutta risposta, aggiunse anche la maionese in quel panino
già di
suo carico.
Accorgendosi che Byakuya non aveva intenzione di mangiare nulla,
sbuffò.
“Sei magro. Se ogni tanto spezzi con un bel panino, qual
è il problema?”
“Il problema non è la linea.”
spiegò lui. “Ma la qualità e questa
roba è peggio
delle tue uova fritte e bruciate.” Concluse incrociando le
braccia.
Yoruichi sgranò gli occhi nel sentire richiamate in causa le
sue uova.
“Ancora?! Ma che esagerato!” disse, ma non si
trattenne e rise.
Byakuya Kuchiki non era per niente abituato al mondo moderno e dunque
anche
alle abitudini degli abitanti.
Yoruichi aveva avuto modo di adattarsi, per questo trovava
incredibilmente
buffo il suo modo di comportarsi.
Lui era l’esempio della serietà e della
disciplina. Lei era troppo divertita da
questo.
Improvvisamente sentì che quello che era accaduto con
Urahara lentamente stava
svanendo dai suoi pensieri e il cuore le si stava facendo
più leggero. Divenne
tutto un ricordo lontano, in quel momento. Quasi le sembrò
che quella serata
non fosse mai avvenuta e che, invece, fosse cominciata proprio quando
aveva
incrociato Byakuya.
“Si può sapere che hai da ridere tanto?”
“Niente, è che sei uno spasso!”
Byakuya sussultò. Un aggettivo del genere ad uno come lui?
Lo trovò semplicemente assurdo.
Una volta usciti, si avviarono verso casa.
Nel frattempo, Yoruichi aveva comprato un frappé al giovane
capitano pur di
fargli mangiare qualcosa.
Cominciò a trovarlo terribilmente carino con quella bevanda
in mano, e
soprattutto su come il suo sguardo facesse capire che stava assaporando
quel gusto
per la prima volta.
“Alla fine mi hai fatto buttare i soldi del panino,
eh?” gli disse mentre lui
allontanava la cannuccia dalle labbra.
“Almeno è di frutta. Anche se ha un sapore troppo
dolce…”
Continuò comunque a succhiare indisturbato.
Yoruichi si strinse al suo braccio. Byakuya la guardò
sorprendendosi di quel
gesto.
“Che vuoi?” le disse senza troppo garbo.
“Nulla, nulla…!” rispose lei.
In effetti si sentì anche lei un po’ stupida. Non
era il caso stringerglisi in
quel modo.
Lentamente si scostò e cercò di spezzare il
ghiaccio.
“Ehm, piuttosto…non hai freddo? Se vuoi ti rendo
la giacca…” disse scostando appena
il cappotto blu del ragazzo dalle sue spalle.
Byakuya scosse la testa.
“Io almeno non ho le braccia scoperte.”
Sebbene avesse sempre un atteggiamento molto severo, Yoruichi era
convinta che
quella fosse stata una piccola accortezza nei suoi riguardi.
Inoltre sapeva che, nonostante la loro incompatibilità,
Byakuya era un signore
da questo punto di vista.
Strinse attorno a sé la giacca e sorrise.
“Beh, grazie.”
Il suo tono fu più sincero e profondo del solito e uno come
Byakuya non poté
non farci caso.
Alzò le spalle e la guardò con una finta
noncuranza.
Yoruichi scosse la testa.
“No. Grazie per davvero!”
Gli si parò davanti in modo da avere la sua più
completa attenzione.
“Io…avevo forse bisogno di un po’
di…e, ehm…” improvvisamente non seppe
che
dire. “Grazie, piccolo Byakuya.”
Nonostante il suo sguardo glaciale, Byakuya rimase rapito dal tono di
quelle
parole, tant’è che non fece nemmeno caso a quel
fastidioso soprannome “piccolo
Byakuya” che lui tanto detestava. Stava osservando
una Yoruichi diversa,
assolutamente sconosciuta per lui.
La guardò con i suoi occhi grigi, poi proseguì
verso casa indisturbato.
Yoruichi rimase sorpresa e con una piccola corsetta gli fu nuovamente
affianco.
“Ma… non vuoi chiedermi niente?” gli
chiese sinceramente curiosa.
“Ora stai bene e questo è l’importante,
credo.”
Ancora una volta si sentì colpita da quel suo atteggiamento
molto discreto.
Pensandoci, Byakuya aveva subito capito che le fosse accaduto qualcosa
e che
forse c’entrasse un uomo in quella situazione, ma non le
aveva chiesto nulla.
Forse non gli interessava, o semplicemente non voleva immischiarsi.
Fatto sta
che fu felice e lo apprezzò davvero.
Camminò dietro di lui per un po’, poi non
resisté e con un balzo veloce gli
montò sulle spalle divertita.
“Che ti prende..?!” disse lui colto alla
sprovvista, non riuscendo a
controllare il timbro della sua voce, normalmente molto basso.
“Allora, un poco poco, ci tieni a me, eh?” gli
disse stringendosi più forte e
cercando di avvinghiarsi anche con le gambe che ora erano a penzoloni.
“Levati!” Disse cercando di scrollarsela di dosso,
ma fu praticamente
impossibile.
“Che bello, abbiamo fatto pace!”
“Pace?”
“Ma sì, non fai altro che tenermi il
broncio.”
Inaspettatamente si staccò da lui, e prese a camminare.
Byakuya rimase ad
osservarla per un bel po’ prima di tornare lucido e
affiancarsi a lei.
Yoruichi era davvero strana.
Se per certi versi pensava di conoscerla, poi improvvisamente diventava
una
sconosciuta con la quale non riusciva ad approcciarsi.
A dire la verità…questo sempre.
Con la sua bella stregatta muoversi era difficile, perché
non sapeva mai fin
dove scherzava e fin dove fosse seria.
Arrivati ormai di fronte casa, lei si girò di scatto e, per
poco, lui non ebbe
la sensazione di sbatterle contro.
“Siamo arrivati, grazie della serata. Mi sono davvero
divertita.”
Byakuya alzò le spalle cominciando a stufarsi di tutti quei
ringraziamenti.
Fece per guardare in un’altra direzione, ma prima che potesse
farlo, lei si
alzò sulle punte dei piedi e gli diede un piccolo e quasi
impercettibile bacio
sulle labbra.
Il ragazzo non fece nemmeno in tempo a realizzarlo, che subito lei si
era
allontanata e aveva ripreso a guardarlo.
Non seppe che fare, per questo rimase immobile ad osservarla a sua
volta.
Yoruichi gli sorrise con fare divertito, poi si girò ed
aprì la porta di casa,
sgattaiolando dentro.
Lui, invece, entrò lentamente con la mente leggermente
offuscata.
La gatta si affacciò dalle scale del piano di sopra prima di
sparire definitivamente
dalla sua vista.
“’Notte. E per intenderci, ‘quello’
era solo un ringraziamento. Non ti
monterai la testa, vero?”
Byakuya, ancora frastornato, girò la testa e fece una
piccola smorfia che fece
ridere Yoruichi, che a quel punto si allontanò per dirigersi
in camera sua.
“Montarmi la testa? Tsk.”
[…]
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Capitolo 8 *** chapter.8 ***
CAPITOLO 8.
E’
così
difficile concretizzare le cose.
Ancora di più quando ti è impossibile accettarle.
Le cose passano, il tempo le cambia senza darci spesso la
possibilità di
cambiare anche noi, a sua volta.
Corre sempre più veloce di noi, e quando sembra che qualcosa
sia chiaro e
magari quella strada è finalmente diventata più
lineare, ecco che ti accorgi
che hai remato in tutt'altra direzione. Che sei completamente fuori
pista.
Non voglio diventare paranoica. Questo discorso è
addirittura esagerato.
E' solo che...
Accidenti!
Dopotutto…cosa è successo di male?
Siamo ancora amici.
Lo siamo da sempre.
Dovrei esserne felice.
Invece?
Invece mi agito e mi tormento come una stupida. Perché?
Perché diavolo non mi
basta? Cosa voglio di più?
In realtà…a me va benissimo così.
Mi piace che siamo quello che siamo. Una squadra. Una coppia. Due
partner
perfetti.
Non mi importa che la serata sia andata male.
Non desideravo null’altro che essere felice.
Yoruichi si rigirò più volte tra le lenzuola, che
l'avvolgevano stretta
facendola sentire come prigioniera di quel letto.
Una sensazione non piacevole dati quei pensieri che non facevano che
portarle
angoscia da qualche tempo, facendole sentire la testa pulsare, fino a
essere
pesante, a furia di cercare di digerire una situazione anche a lei non
del
tutto chiara.
Ripensava ancora alla sua cena con Urahara, rivelatasi un completo
disastro.
In realtà lui le aveva solo parlato degli shinigami, della
Soul Society...
Argomenti di cui, dopotutto, parlavano sempre.
Era stato il loro mondo, in parte lo era ancora. Era più che
naturale che ci
pensassero spesso.
Invece questa volta si era infastidita.
Il motivo in realtà c'entrava ben poco con ciò.
Se l'era presa perchè lui non la considerava una donna.
Yoruichi era elegante, seducente, dallo sguardo fiero, bella. E quella
sera si
era fatta bella per lui.
Eppure lui l'aveva sempre guardata solo e sempre nella stessa maniera.
Come
Yoruichi. La ragazza che lo aveva da sempre accompagnato. Non
accorgendosi che
magari quel giorno lei fosse diversa.
Non desiderava altro. Era già felice di avere un amico come
lui al suo fianco.
Non avrebbe cambiato il loro rapporto per nulla al mondo.
Però...
Non riusciva a spiegarsi perchè non ci fosse mai
stato...niente!
Mai un fraintedimento, mai un momento di imbarazzo, mai quel disagio di
chi si
guarda costantemente negli occhi.
Cosa erano?
Erano amici due persone che non potevano fare a meno dell'altra?
Erano amanti due che non avevano mai fatto sfociare il loro affetto in
qualcosa
di più che un semplice sguardo?
Era questo quello che la crucciava.
Il dubbio.
Il fatto di non sapere per una volta cosa pensasse e cosa volesse.
Alla fine non resistette oltre e, infastidita da quel disagio che le
impediva
di prender sonno e di rilassarsi in quella gelida notte buia, decise di
alzarsi. Così scaraventò all'aria le coperte.
“Maledizione, devo mangiare qualcosa.”
Cercò di puntare le sue attenzioni su altro e il cibo le
sembrava la cosa più
invitante al momento.
Scese le scale e, con gli occhi ancora semichiusi, spalancò
il frigorifero per
frugarci dentro. Purtroppo non c’era niente di dolce, come
una torta, della
cioccolata, un succo di frutta…
Sbuffò seccata e passò velocemente ai mobili.
Prese fra le mani uno di quei barattoli di conserve impolverati, di
quelli
posti infondo a tutto e dimenticati per chissà quanto tempo
dietro ai pacchi di
biscotti.
Lo guardò quasi disgustata mentre levava via il coperchio
aspettandosi che
fosse andato a male.
“Mah! Meglio che niente.” Sbuffò
convinta che, ora come ora, quella fosse una
compagnia più che sufficiente per lei.
Prese un cucchiaio e cominciò a mangiare, sperando di
addolcirsi in quel modo.
Anche se mangiare a cucchiaiate la marmellata non era così
consolante come
immaginava…
Si guardò in giro.
C’era un assenza di rumori e un buio quasi spaventoso.
Scosse la testa.
Stare in quello stato la faceva stare male. Dove cambiare aria.
Per questo prese un cappotto, infilò velocemente le scarpe
poste all’ingresso ed
uscì.
Forse due passi nei dintorni le avrebbero fatto bene. Quelle quattro
mura erano
troppo opprimenti.
Mentre la porta di casa si chiudeva, Yoruichi non sapeva che
c’era qualcuno
rimasto a guardarla nel buio della notte.
Byakuya riabbandonò la testa sul bracciolo del divano.
Ormai aveva perso il sonno da un bel pezzo.
Il suo sguardo però ritornò velocemente verso la
porta d’ingresso.
Yoruichi…
…Dove stava andando a quell’ora della notte?
Era rimasto a guardarla per un bel po'.
L'aveva vista mentre era venuta dalle scale, mentre svogliatamente si
buttava
da una sedia all'altra cercando di rilassarsi, mentre girava per la
cucina
cercando nei mobili.
Nonostante il buio, la fioca luce della luna illuminava la sua figura
incorniciando il suo corpo. Il suo corto vestito chiaro, smesso sulle
spalle,
copriva solo una piccola porzione delle gambe, e appariva addirittura
splendente in quel gioco di luci.
Contornata poi da quei bellissimi capelli scuri tendenti al viola che
scendevano fluidi lungo tutto il suo corpo curvilineo, armonico,
sinuoso...
Vederla così seria, silenziosa, assorta...
Era stato davvero strano.
Una parola decisamente riduttiva e banale, eppure non trovava altro
modo per
descriverla.
Quell'immagine l'aveva lasciato estasiato.
Quella bellezza quasi spettrale, che generalmente poco si addiceva ad
una
personalità vivace come lei, lo aveva ipnotizzato, tanto che
era rimasto li a
guardarla per tutto il tempo, immobile.
Bella ed inquietante.
Pensò che probabilmente quella che aveva visto in quel
momento fosse la vera
Yoruichi.
Quella ragazza silenziosa, in pigiama, che fissava il vuoto, poggiata
sul
tavolo che massaggiava le tempie, noncurante di non trasmettere quella
sua
solita impressione arrogante, abbandonata ad uno sguardo dolce e
sconsolato col
quale probabilmente nessuno l'avrebbe mai vista, altri non era che la
sua vera
e bellissima demone-gatto.
Era...strano.
La Yoruichi arrogante che lui conosceva si era improvvisamente
trasformata in
una donna che lui non aveva mai ne visto ne conosciuto.
Anche se dopotutto...
Non si erano mai frequentati.
C'era stato un buco di cento anni nella loro relazione, e comunque lui
era un
troppo giovane a quel tempo. Cosa poteva sapere di lei?
Poi alla fine lei si era alzata bruscamente, facendo rumore con la
sedia e spezzando
quella sorta di incantesimo che si era creato attorno a lei. La luce
era
svanita e tutto si era fatto più buio.
Ed era andata via, portando con se tutto...e ritornando ad essere la
Yoruichi
che era abituato a vedere.
Così aveva chiuso la porta. Ignara della sua presenza,
ignara che lui fosse li
ad osservarla, perdendosi nei suoi lineamenti.
Byakuya avrebbe potuto alzarsi, farle capire che lui fosse
lì.
Aveva avuto la tentazione di farlo, di chiamarla almeno.
Ma alla fine aveva preferito desistere.
Non era affar suo.
Non voleva immischiarsi nella vita di qualcun altro.
Era una cosa alla quale non si sentiva più disposto ormai.
Provò a richiudere gli occhi.
Una sensazione di secco che provava in bocca lo indusse ad inumidirsi
leggermente le labbra strofinandole tra loro.
Facendo questo movimento, avvertì uno strano brivido che lo
trapassò
inspiegabilmente per tutto il corpo.
Spalancò gli occhi.
Inorridì nel rivedere così nitida nella sua mente
la figura di Yoruichi che
lentamente gli si avvicinava, alzandosi sulle punte dei piedi per
raggiungere
il suo viso, e premeva le sue labbra contro le sue.
Quelle labbra indimenticabili, carnose e desiderabili... avevano
stabilito un
intimo contatto con lui, non abituato per niente a simili gesti
affettivi.
Tuttavia era stato un gesto così delicato, così
veloce, da non dargli nemmeno
il tempo di provare niente.
Le aveva sentite sulla sua pelle, muoversi, sfioralo...e poi
nient'altro.
Si era già staccata da lui, allontanando quel calore
sconosciuto che si stava
appena generando sulle sue labbra, lasciandolo così a
sentire di nuovo il vento
soffiare freddo sul viso.
Provò un tremendo ed insopportabile vuoto, che gli fece
contorcere i nervi fino
a provocargli un fastidioso ribollio dentro.
Per un motivo futile come quello...
Era semplicemente assurdo.
Semplicemente insopportabile.
Si girò e guardò di nuovo la porta
d’ingresso.
Forse era stata la cosa migliore che lei l'avesse chiusa decidendo di
uscire.
[…]
Le macchine sfrecciavano veloci.
Pur non essendo sera inoltrata, Karakura era già invasa di
gente e i locali
erano stracolmi.
Yoruichi era seduta su una panchina e sorseggiava una lattina di
aranciata.
Tutta quella confusione la infastidiva, però d'altra parte
non riusciva a
sopportare il silenzio di casa.
Avrebbe ricercato, ora come ora, un ambiente più tranquillo,
certo...ma non
solitudine.
Cosa che provava costantemente quando era fra quelle quattro mura.
Era in casi come questi che le mancava la Soul Society, i suoi ampi
spazi, le
sue conoscenze, i bei paesaggi pittoreschi...
Decise di alzarsi.
Ormai era seduta da più di mezzora e quando si era da soli,
trenta minuti si
facevano sentire, eccome!
Le sembrava di aver messo le radici, ormai.
Quindi a malavoglia prese a camminare, non curandosi che di tanto in
tanto
qualche giovane ragazzino la adocchiasse e desse qualche colpo col
gomito sui
fianchi dei suoi amici per coinvolgerli nella bella veduta della
ragazza.
Perchè infatti Yoruichi era molto bella.
Ancora di più perchè aveva un tipo di bellezza
insolita rispetto gli standar di
quelle parti.
Slanciata, con quei bei capelli scuri, lunghi, tagliati in maniera
scalata, che
richiamavano la sua stupenda carnagione scura, a differenza delle
tipiche
ragazze giapponesi, la cui pelle bianchissima faceva contrasto con i
capelli.
Su di lei, invece, il contrasto era dato dagli occhi.
Di un color oro a cui era impossibile resistere.
Solo con uno sguardo Yoruichi sarebbe stata in grado di catturare
completamente
le attenzioni di chiunque, poichè era impossibile separarsi
da essi una volta
incrociati.
In più nessuno sapeva che in realtà lei fosse una
principessa. Uno
status che persino lei spesso dimenticava.
Infatti non aveva mai ostentato le sue origini, e a dirla tutta aveva
sempre
nuotato un po' controcorrente. Amava combattere ed essere indipendente.
Non per niente era stata una delle prime donne ad essere a capo di una
divisione del gotei, a suo tempo.
Adesso le cose erano cambiate, ma cento anni prima era difficile vedere
una
cosa simile, ancor più se la ragazza in questione fosse
molto giovane.
Ma nonostante questo, intrinseca dentro di sè c'era la
soavità di una nobile.
Possedeva un'eleganza innata che mostrava con disinvoltura, non con
l’ostentazione
tipica di chi non è mai vissuto per davvero nel lusso.
Esattamente come un gatto. Fiero, elegante, indipendente per natura. In
qualunque ambiente, in qualunque condizione.
Mentre camminava a passo lento, non pensando specificamente a qualcosa,
un
reiatsu familiare attirò la sua attenzione.
Si girò intorno e tra la folla distinse un'esile figura dai
folti capelli neri.
Sorrise e, leggiadra, fu subito davanti a lei.
La ragazza in questione non si accorse subito della sua presenza per
cui si
sorprese quando improvvisamente se la ritrovò di fronte.
"La piccola Kuchiki." la salutò beffarda incrociando le
braccia e
guardandola con fare affettuoso.
Rukia mosse appena le labbra.
"Signorina Shihoin...!" disse quasi fra se, incredula.
"Yoruichi, ti prego."
Subito si sedette accanto a lei, buttandosi sulla panchina.
Accavallò le gambe
e le si rivolse con fare molto naturale.
"Cosa ci fai
quì?"
"Ero venuta a salutare Ichigo e gli altri.” Disse allegra.
Tuttavia
qualcosa del comportamento della donna scura la turbò,
tant’è che parlò quasi
senza accorgersene. “Lei…ehm, tu. Yoruichi, stai
bene?”
Yoruichi ricambiò il suo sguardo esterrefatta.
Cosa aveva la sua
faccia? Sembrava davvero così turbata? Stava perdendo
colpi…
Non era riuscita
a calmarsi in nessun modo.
Se era ferma, zitta e cercava di non pensare a niente, allora in
qualche modo
riusciva a contenersi, provando solo una strana sensazione di vuoto.
Questo almeno
non la faceva crollare in quel modo.
Tuttavia, talvolta ciò non era possibile.
"Va tutto bene! Ma cosa dici?" Si sforzò di dire, ma si
sentiva
abbastanza ridicola a dire una cosa del genere in quello stato.
Sbadigliò
sonoramente per far distogliere l’attenzione dal suo
malumore. “Yaww! "Forza,
vieni con me!" disse alzandosi di scatto.
"Venire con...te?" chiese la bruna attonita.
"Hai sentito bene. Oggi è una giornata no per me. Ho bisogno
di distrarmi!"
La prese per mano e se la trascinò dietro senza darle la
possibilità di
pensare.
Rukia si ritrovò solo costretta a camminare, sentendosi
fortemente spaesata.
"Dove stiamo andando?" riuscì solo a dire.
"Andiamo a mangiare qualcosa. Quì va bene."
"Eh?"
Rukia vide dinanzi a se un locale affollatissimo, pieno di teen-agers e
persone
di tutti i tipi. Sembrava essere una sorta di pub-rosticceria.
"Entriamo."
"Aspett..!"
Vide la donna inoltrarsi senza troppi problemi e faticosamente
cercò di starle
a passo.
"Signorina Yo---"
"Yoruichi, ti ho detto!"
"Oh, ehm...Yoruichi..." disse sentendosi un po' a disagio nel
chiamarla solo per nome. Non era abituata a dare del tu alle persone
più grandi
di lei.
Presero posto su uno dei pochi tavoli liberi.
Nonostante fuori facesse decisamente freddo, lì dentro
faceva un caldo da
pazzi.
Yoruichi si soffiò con una mano dopodiché
sfilò il giubbino di pelle rimanendo
con una maglia a giro-maniche.
Non si importò minimamente che la maggior parte delle
persone li dentro avesse
addosso maglioni o comunque abbigliamenti autunnali.
Rukia dal canto suo ammirò molto la spavalderia di lei.
Se davvero era stata una giornata no per lei, era davvero bravissima a
nasconderlo. Lei non ci sarebbe mai riuscita in quel modo.
Non era mai stata brava a mascherare i suoi sentimenti, nonostante ce
la
mettesse tutta.
"Portaci qualcosa da bere, per favore." la sentì dire mentre
avvicinava una delle cameriere. "Tu bevi qualcosa, Rukia?"
"Cosa?"
Sentendosi chiamare, la ragazza si mise dritta, ma presa dai suoi
pensieri, non
aveva sentito per niente cosa le avesse chiesto.
"Una birra non ti farà niente. Due grazie." Concluse
Yoruichi
ordinando al posto suo.
Detto questo tornò alla giovane.
Rimase a guardala finchè non fu proprio Rukia a cominciare a
parlare.
"Grazie. Tuttavia, io non volevo essere di disturbo."
L'ex-shinigami sbuffò buffamente.
"Disturbo? E a chi? Non vedi che sono sola? Se mi fossi stata di
disturbo
non ti avrei avvicinata, non credi?" le disse con fare ovvio.
Rukia, tentennante, sorrise.
"Piuttosto…come stanno tutti? Vi siete divertiti?”
“Eh?”
“Dai! Hai
detto
che sei venuta per stare con i tuoi amici. Quindi?”
“Oh,
sì! Certo,
tutto a posto. A parte le idiozie di Ichigo e Renji, direi che stanno
tutti
benone!”
“Ti
dispiace
essere lontana da loro?” disse mettendo il dito nella piaga.
“Un
po’, ma è
tutto a posto. Faccio sempre il possibile per fare ancora parte del
gruppo, ma
stando a casa da sola, devo occuparmi anche degli affari di mio
fratello e…” a
quel punto la sua attenzione andò a Byakuya e
ricordò in quel momento che Renji
le aveva raccontato che lui pernottasse da lei. “A proposito!
Il fratellone!
Come sta?”
Yoruichi
sbandò a
quella domanda.
Senza lasciarlo
troppo a vedere, parlare di Byakuya in quel momento le aveva creato
qualche
disagio. Cominciò a chiedersi nervosamente il motivo, ma non
era il caso farsi
vedere in imbarazzo proprio dalla sorella. Così
farfugliò le prime cose che le
vennero in mente.
“Ah,
Byakucc..ehm, Byakuya. Byakuya…sta una favola! Permaloso, un
po’ schifettoso,
ha sempre il broncio, e nonostante io gli rimproveri che avere
costantemente la
faccia corrucciata lo rende simile a un gufo, beh…va
bene.” disse tutto d’un
fiato.
Rukia
sbarrò gli
occhi, d’improvviso scoppiò a ridere.
Yoruichi dal
canto suo si immobilizzò, non comprendendo quella reazione.
Già era
stato
difficile per lei abbozzare due parole… figuriamoci ora
capire se aveva detto
delle cazzate!
Cosa altamente
probabile.
Rukia si
ricompose, ma non troppo, poiché presa ancora dalle risate.
“No...è
che…non
avevo mai sentito parlare di mio fratello in questo modo.”
Disse onestamente,
ancora con le lacrime agli occhi.
Yoruichi rimase
esterrefatta.
Era…per
questo?
Sospirò
rasserenandosi, poi di colpo sorrise aspramente.
“Oh, oh! Ma
questo non è niente! Ne ho quante ne vuoi!
Eheheh…” si impostò come per fare
mente locale, poi velocemente riprese la parola.
“Dunque…da cosa comincio…”
E così
prese a
parlare a ruota libera del caro “nobile Byakuya”.
Fu molto
distensivo in quel momento trovare la compagnia giusta. Nonostante non
si
fossero mai frequentate per l’ovvia differenza di esperienze,
di amicizie e di
età, trovare qualcuno con cui ridere e scherzare fu
terapeutico per quella
parte di Yoruichi che si sentiva estranea oramai dalla Soul Society e
da tutto.
Si sentì
velocemente molto più serena… molto
più leggera.
“E
poi…”
“No! Basta!
Povero fratellone…”
[...]
Noterete
che ho deciso
di cambiare calligrafia.
Inizialmente avevo scelto un carattere grande proprio per rendere la
lettura
più facile, però forse era un po'
esagerato...quindi ho deciso di optare per il
classico Times New Roman, che tra l'altro è anche
più elegante e sopratutto
mette più in contrasto le parti in corsivo. Cosa che a me
piace.
Ho già convertito nello stesso formato anche gli altri
capitoli.^^
Ringrazio
nuovamente
tutti quelli che mi stanno seguendo e mi hanno messa tra i preferiti!
Ansem6, Assassin
Panda, Natsue, oOBlackRavenOo, Dixi, Gaara4, Kahei_chan,
MihaChan,
Natsue,
rosi33,
sissi86, SuperC18, Yaoi4ever.
In particolar modo oOBlackRavenOo
per aver lasciato
una recensione.
E'
stato davvero
piacevole leggere il tuo parere e ancora di più apprendere
che la mia storia ti
stia piacendo. Sapere la vostra è importantissimo per me.
Quindi
grazie
e...spero di non deluderti! Farò del mio meglio!
Ci sentiamo al prossimo aggiornamento!
Fiammah_Grace
|
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Capitolo 9 *** chapter.9 ***
CAPITOLO
9.
Uno, due, tre, quattro…
Erano
già un paio d’ore che Tifa si trovava
lì,
nella chiesa.
Non
credeva che quella notte avrebbe riposato
così bene. Persino più del solito. Era normale?
Non se lo seppe spiegare.
Era
convinta che non avrebbe chiuso occhio per
giorni, invece…
Ripensava
ancora a ciò che era accaduto la sera
precedente e provava ancora rabbia per come si era comportata.
In
ogni caso lasciò scivolare via quel ricordo
velocemente. In fondo apparteneva già al passato.
Cinque,
sei, sette, otto…
“…nove….e…DIECI!!
AH, sono esausta!” disse e si
lasciò scivolare a terra sfinita. Aveva cominciato un duro
allenamento.
Era
da tanto che non si sgranchiva e ne aveva
sentito il bisogno.
Maestro
Zangan…mi sono proprio rammollita,
cosa pensereste?
Sorrise
dopodichè si rialzò in fretta.
L’ultima
volta in cui si era data da fare nella
lotta era stato un anno fa e già da allora era decisamente
arrugginita.
Si
stiracchiò e passò una mano sulla fronte
ormai bagnata.
Levò
via la corta giacca in pelle e serrò i
pugni.
Uno,
due, tre…ora!
Una
serie di calci e pugni e Tifa prese una
veloce rincorsa. Saltò e tentò di eseguire un
Meteor Strike. Purtroppo non vi
mise abbastanza potenza al che cadde a terra dopo pochi secondi.
“Ah!!”
toccò il ginocchio dolorante. “Anf…Che
palle! Eppure contro, anf, Loz mi uscì al primo
colpo…” poggiò la testa sulle
ginocchia. “Non c’è niente da fare! Con
le materia era tutto più facile.”
Dubito
che io sia capace di eseguire mosse
più complicate…accidenti! Prima riuscivo a
raggiungere persino il quarto
livello…
Si
riscaldò per qualche minuto, poi tentò la
mossa altre volte fallendo miseramente.
Il
suo livello era probabilmente sceso quindi
pensò bene di allenarsi solo nell’utilizzo delle
limit break più elementari.
“Ehi,
meni ancora di santa ragione!”
“Oh?”
Tifa si girò di colpo. Era appena entrato
Barrett Wallace. Le lanciò un asciugamano che la giovane
afferrò
tempestivamente.
“Anf,
anf…Barrett? Cosa ci fai qui?” chiese
sorpresa e prese da bere.
Barrett
sorrise con il suo solito volto fiero.
“Cosa
pensi? Che mi sia dimenticato della mia
bambina? Ah! Non ho una faccia da culo simile!” e si mise a
ridere. Si sedette
su uno dei muretti. “Continua, dai.”
“Okay…”
prima lo guardò perplessa, poi riprese
l’allenamento.
“Ho
visto che hanno messo un cartello…però ce ne
stanno mettendo di tempo quei contapalle!”
“Non
è facile cominciare i lavori...” disse
distratta non si accorgendosi del disagio di Barrett. Lui comunque
cercò di
camuffarlo.
“Sono
sicuro che stai facendo vedere loro chi
comanda, eh? Che soddisfazione! Un membro AVALANCHE che comanda a
bacchetta
quegli insulsi membri della Shin-Ra corporation!” disse
soddisfatto.
“Già,
già. Li tratto come vecchie scope…”
disse
senza troppa convinzione.
A
dire la verità non se la sentiva proprio di
raccontargli tutto ciò che le stava capitando
nell’ultimo periodo.
Se
solo avesse saputo che appena la sera prima
aveva soccorso Rufus Shinra…
“Ehm…so
che ti stai dando molto da fare. Che ti
fanno sgobbare quasi tutto il giorno…”
esitò “…Sicura che sia tutto a posto?
Sai bene che riempio loro il culo di piombo se ti trattano da
cane!” alzò il
braccio meccanico. Tifa sorrise.
“So
che ci sei. Me la so cavare, però. Lo sai.”
“Sì,
lo so, lo so. Tu sapevi cavartela a
quindici anni, figurati ora.” La guardò.
“…Te lo dico proprio perché voglio che
tu sappia che io ti sto vicino. Non fregartene della vita che a volte
ti butta
a faccia a terra. Tu sei forte, non lasciare che ti accada
questo.”
Quelle
parole la turbarono. Ebbe uno strano
presentimento.
“Barrett,
cosa stai cercando di dirmi?”
Barrett
di colpo si azzittì, poi cominciò a
farneticare.
“Nulla!
Ti ho detto solo che so che tu sei forte
e…NON DELUDERMI! AH, AH, AH!”
Rise,
ma la ragazza rimase molto perplessa.
“Non
sei venuto qui per caso, sbaglio forse?”
chiese oramai con più di un dubbio in mente.
Barrett
sospirò e decise di parlare.
Dall’espressione che fece, Tifa capì che avrebbe
preferito evitare di essere
diretto.
“Merda,
Tifa. Io l’ho sempre detto che quello lì
era un coglione dalla testa chiodata. Sai che mi hanno sempre dato i
nervi i
suoi modi di fare, però voglio provare a dire una parola
buona e…merda, come lo
dico? Ecco, fottitene!”
La
ragazza rimase sbalordita di quelle parole.
Abbassò il capo e riprese a sferrare pugni
all’aria.
“Hai
saputo di Aerith e Cloud, eh?” disse con
aria distratta.
“Merda,
Tifa! Io quando l’ho saputo a momenti
gli stavo staccando la testa dal collo! Quello lì
è una vera e propria testa di
cazzo, ma a te piaceva e io infondo…”
“Don’t
worry. Sto bene. Ho solo bisogno di un
po’ di tempo.”
“Mi
hanno detto che sono mesi che non ti fai
viva e che pensi solo a lavorare da quei leccapiedi. Tifa, io non
voglio che tu
reagisca in maniera avventata.”
“Ma
che vi siete messi in testa tutti? Avete
paura che mi ammazzo per Cloud..!!?” urlò di colpo
azzittendo Barrett che fu
colto alla sprovvista.
Tifa
sospirò.
“…Va
bene. Ovvio che non abbia fatto i salti di
gioia, ma ora basta! Sembro così depressa!?”
riprese a sferrare pugni, ma
subito si rese conto di non avere più la concentrazione
adeguata, al che si
avviò verso l’uscita.
“Tifa!
Ma dove vai..?” disse Barrett sentendosi
terribilmente in imbarazzo. Non aveva mai visto Tifa reagire
così bruscamente.
“Io
sto benissimo! Non morirò senza Cloud se è
QUESTO quello che volevi sapere!” e uscì
violentemente.
[…]
Le
auto passavano velocemente per le strade
ormai buie di Edge.
Era
una serata abbastanza movimentata.
Ragazzi
in comitiva che cazzeggiavano,
famigliole in zone più appartate, locali aperti by-night.
L’atmosfera
tipica dei giorni festivi, nel pieno
della movida.
Tifa
bevve un ultimo sorso di birra, poi guardò
apaticamente lo scenario che le si presentava davanti.
Era
interessante forse ciò che accadeva intorno
a lei, a quelle persone completamente estranee alla sua vita? Certo che
no.
Non
lo trovava neanche divertente.
In
quel momento c’erano solo lei e la sua birra.
Non se ne importava dei ragazzini che le si avvicinavano o che la
fischiavano.
Volevano
guardarla? Conquistarla?
Poteva
solo compatire la loro pateticità, ma non
aveva per niente intenzione di reagire. Per ottenere che cosa? Solo il
loro
gioco, nient’altro.
Alzò
il gomito, la bottiglia era finita.
Erano
diversi minuti che si ritrovava lì immersa
in quei vaghi pensieri. Sentì il bisogno di camminare un
po’.
Cominciò
a ciondolare senza meta, non
preoccupandosi di chi o cosa avesse davanti. Si sentiva come dentro una
bolla
d’aria, in un mondo parallelo dove nessuno la poteva vedere.
Sapeva che quella
sensazione era stupida, ma davvero sentiva di essere completamente
sola. Lei e
i suoi pensieri che comunque la stavano già abbandonando
anch’essi.
“Ehi,
guarda dove cammini.”
Le
si rivolse una voce familiare. Se non l’avesse
riconosciuta non si sarebbe nemmeno girata.
“Ma
sei proprio ovunque, tu.”
Cambiò
di colpo atteggiamento vedendo un ragazzo
biondo di sua conoscenza.
“Rufus.
Che ci fai in giro a quest’ora? Sbaglio
o ieri hai avuto un collasso?”
“Mi
sono ripreso da cose peggiori, cara.” Disse
lui con il suo solito modo di fare.
Era
strano incontrare Rufus che camminava per le
strade come un comune mortale.
Riflettendoci,
non lo aveva mai visto in
ambiente non lavorativo, in ‘borghese’.
Si
mostrava sempre il solito perfettino, con i
capelli ben pettinati, gli abiti firmati e in quel contesto, nonostante
la
marea di gente, continuava a spiccare.
Sarebbe
stato facile poter affermare che era un
normalissimo ragazzo dal bell’aspetto, ma era una presa in
giro perché lui era
riconoscibile in qualunque ambiente come Rufus Shinra.
Tifa
strinse le spalle.
“Che
posso dire? Io più che portarti a casa e
chiamare un dottore non potevo, quindi fatti tuoi.”
Lui
sorrise della finta noncuranza di Tifa.
“Già…mi
chiami idiota, imbecille e Shinra eppure
sei la prima a preoccuparti per me.” disse sorridendo. Lei
inarcò le
sopracciglia.
“Io?
Preoccupata per...te?” rise. “Mi piace il
tuo ottimismo.”
Il
biondo sembrò stranamente offeso. Portò una
mano sui capelli scostandoli dal viso.
“Ridi
pure. Intanto io ricordo bene il tuo viso
preoccupato, quando hai visto che stavo male.” Disse lui
sarcastico, ma serio.
“Non
ci fantasticare troppo. L’avrebbe fatto
chiunque.” Disse con fare ovvio.
“Sarà…intanto
l’hai fatto tu.” la guardò
penetrante. “…a me questo basta.”
“Basta
per cosa? Oddio…era meglio se facevo
finta di non averti visto…”
“Tu
infatti non mi avevi visto. Ero io che ti
seguivo già da un po’.” Si accese una
sigaretta.
Tifa
sorrise e si voltò per tornare sui suoi
passi. Vedendola andar via, Rufus la fermò.
“Te
ne vai senza permettermi di ricambiare la
tua gentilezza di questi ultimi giorni?”
La
bruna si fermò e lo guardò negli occhi.
“…Stai
cercando di rimorchiarmi?”
“Cosa
devo sentirmi dire…” disse sospirando.
“Allora? Che hai deciso?” ammiccò.
“Okay.”
“Okay
che?” disse lui molto sorpreso. Non
pensava che Tifa avrebbe accolto così facilmente la sua
proposta.
“Se
proprio ci tieni, offrimi una birra.”
Rufus
fu esitante.
“…Birra?”
la guardò.
“Che
avevi capito..?” la ragazza cambiò tono,
infatti fu pungente.
“Nulla,
nulla. Andiamo.” Rise “…Ti fai ripagare
con poco.” costatò. Lei strinse le spalle.
“Allora
vorrà dire che prenderò la bottiglia
grande.”
“E’
poco lo stesso, cara.”
Si
fermarono al primo bar che videro sulla
strada.
Era
un locale piccolo, di quelli molto alla
mano.
“Buonasera.”
disse avvicinandosi al bancone del
locale.
“Oh?
Rufus!” gli si attaccò la cameriera
spingendosi dal bancone in maniera equivocabile, mostrando senza remore
la
provocante scollatura.
“In
cosa posso esserti utile?” disse
ridacchiando.
Tifa
rimase inorridita.
“Due
birre, Giselle.” Rispose lui stando al
gioco. La ragazza andò via con il sorrisetto malizioso.
Rufus
raggiunse Tifa che intanto aveva preso
posto su uno dei tavoli. Aspettò che il ragazzo le si
posizionasse di fronte.
“
…‘Giselle’ ? Ma chi frequenti,
PRESIDENTE..?”
disse accentuando le parole ‘Giselle’ e
‘presidente’. Lui fece finta di non
capire.
“E’
una ragazza molto gentile.” Disse parlando
in maniera ambigua in modo da infastidire Tifa.
“Certo.
Oserei aggiungere mooolto gentile.”
lanciò un’occhiataccia all’abbigliamento
ultra ridotto della ragazza in
questione.
“Non
sarai gelosa..?”
“No,
ma tu sei un cascamorto della miseria.” E
incrociò le braccia. Lui rise.
“Ma
dai, tesoro. Lo sai che la mia preferita sei
tu.” le disse strofinando un piede sulla caviglia di lei.
Tifa rispose con un
energico calcio negli stinchi.
“OUCH!”
Rufus si piegò dolorante. “Sei proprio
una stronza!”
“Allora
siamo in due, vedo.” Disse guardandolo
accattivante.
“…a
me piace quando cacci le unghie.”
“Ma
è fantastico! Allora te ne do un altro
subito?”
“No,
no! Va bene così!” disse non mettendo in
dubbio che Tifa fingesse. Bevve un sorso e ritornò a lei.
“Allora…?”
“
‘Allora’ cosa?” disse incuriosita.
Lui
poggiò il mento sul dorso della mano.
“Perché
eri così giù, prima?”
Tifa
rifletté un attimo. Non si aspettava quella
domanda.
“…Te
n’eri accorto?”
“U-uh.”
Annuì lui.
La
ragazza guardò la vetrata affianco a loro.
Cercò di non darlo a vedere, ma il sol pensiero la fece
rabbuiare di nuovo.
“Speravo
di distrarmi, ma non sono così brava a
farmi scivolare le cose addosso.” Cominciò a
passare il dito sull’orlo della
bottiglia.
“Riguarda
Strife, vero?” disse sicuro. Lei alzò
gli occhi di colpo.
“Perché
sei così sicuro che si tratti di lui..?”
“Quando
una donna si sente così è sempre per un
uomo.” Disse con ironia e sicurezza.
Tifa
annuì e ritornò alla domanda di Rufus.
“Sì,
centra Cloud. Cioè, riguarda il fatto
dell’altra volta però…questa volta
è un po’ diverso.”
Rufus
rimase in silenzio permettendole di
esprimersi con calma.
“Oggi
è venuto a trovarmi Barrett…” bevve un
sorso di birra. “E’ stato gentile con me. Troppo.
Questo mi ha infastidita.” Si
spiegò meglio.
“Cioè
è stato carino…ma non voglio essere
trattata come un cane bastonato!” ripensandoci le venne
rabbia.
“E’
vero. Cloud era importante per me, ma ci
manca solo che mi fanno le condoglianze e il quadretto funebre
è completo!”
disse stufa.
“Beh,
eri molto provata. Questo lo devi
ammettere.”
“Ma
tu mi hai vista quando l’avevo appena
saputo! E’ logico che fossi sconvolta!” si
alzò di colpo e uscì dal locale.
Lui
rimase smarrito per un attimo. Si affretto a
pagare per poi seguirla velocemente.
“Tifa!
Ti sembra il modo di comportarsi..?” le
disse raggiungendola a passo svelto.
Tifa
era ferma vicino un palo della luce.
“Lo
so che sono patetica.” disse stanca.
“Non
sono ancora sicura di quello che provo. Il
fatto è che…Uff!!”
Turbata,
prese a camminare.
“Ferma.”
Il biondo l’afferrò per un braccio. “
Preferirei evitare di rincorrerti ogni volta che parlo.”
Tifa
lo guardò prima con disapprovo, poi
comprese il suo punto di vista. Stesso lei trovò
insopportabile il suo
comportamento.
“Scusa…”
Rufus
le mise un braccio attorno alle spalle e
presero a camminare per la strada che lentamente si stava svuotando.
[…]
HEAVEN’S
NIGHT*
Tifa
lesse la fluorescente insegna del locale
notturno dove stavano per entrare.
“Heaven’s
Night? Ma dove mi stai portando?”
disse incerta.
“E’
solo un pub, tranquilla.” Le rispose lui,
inoltrandosi dentro.
Entrati,
subito si sentirono le assordanti
musiche da discoteca tipiche di questo genere di locali. Era buio, le
poche
luci provenivano solo dalla zona bar e dalla pista da ballo. Si
sedettero sugli
sgabelli vicino al bancone.
“Perché
mi hai portata qui ?” disse scandendo
bene le parole per via della musica altisonante.
“Così.
Ho pensato di farti divertire un po’.”
ordinò dei drink.
“Non
mi diverto con queste cose squallide.”
“Dillo
dopo aver provato.” Disse
allungandole il bicchiere. Tifa bevve in un sol sorso.
“Non
era forte. I miei cocktail sono migliori..”
Costatò maligna.
“Non
è mia intenzione farti sballare con un
alcolico.” Detto questo scese dalla sedia e le
afferrò la mano trascinandola in
pista.
La
ragazza non riuscì in nessun modo ad opporsi.
Non
appena furono al centro della zona riservata
ai balli, lui si bloccò e portò una braccio
attorno alla vita di lei.
“Ma
che fai..?? Io non voglio ballare!” disse
con un po’ di imbarazzo.
“Perché,
no? Lasciami provare.” Le sorrise
beffardo mentre prendeva un braccio della ragazza e se lo portava
attorno al
collo.
“Provare
che..?”
“…A
farti dimenticare dei tuoi problemi per una
notte.” Disse ammiccando.
Tifa
rimase incredula.
Di
colpo si mise a ridere e si lasciò trascinare
da Rufus.
[…]
“Ora
spiegami come diavolo fai!” disse Tifa
sedendosi bruscamente sul ciglio della strada.
Erano
usciti da poco dal locale, ancora storditi
dall’alcool e da quel caotico ambiente. Le strade erano buie
e completamente
deserte. Il ragazzo si sedette accanto a lei.
“Benvenuta
nel mio mondo!”
“Non
scherzare!” Disse cercando di recuperare un
po’ di serietà. “…Tra meno di
sei ore tu devi essere al lavoro e noi che
facciamo?” bevve un altro sorso di birra. “Ci
sbronziamo tutta la notte sul
ciglio di una lurida strada..?”
“Tu
ti stai sbronzando. Direi che per stasera
può bastare.” Disse levandole la bottiglia di mano.
“Che
stai dicendo? Una birra non è così
pesante!” disse riprendendosi la bottiglia.
“Una
birra no.” precisò. “…Ma sei,
sì!”
Con
forza glie la sottrasse nuovamente di mano.
Tifa
abbassò il capo e rise.
“Sarò
pure ubriaca, ma sono ancora perfettamente
cosciente!” lo guardò. “Sul serio. Come
fai?” lo guardò con occhi limpidi.
Lui
la ricambiò. Tifa riprese a parlare.
“Tra
incidenti, lavoro, tu e tutto quello che
rappresenti…come fai a non desiderare solo un po’
di riposo?” fu molto onesta.
“Facile.”
Disse con fare ovvio, quasi come fosse
abituato a rispondere a domande del genere.
“Dopo
che sopravvivi ad eventi del genere ogni
cosa diventa superflua e diventi consapevole di quanto la vita sia
fragile.”
Fece
una pausa.
“Omega
Weapon. Subire un attacco così diretto ti
fa riflettere su molte cose.”
Bevve
un sorso dalla medesima birra.
“…Sarei
dovuto morire, ma non è successo. Come
vivo? Con questa consapevolezza! Che tutto può svanire in un
attimo. Così.”
Guardò
Tifa.
“…per
questo faccio tutto quello che mi va di
fare e non opprimo i miei desideri. C’è gente che
mi vuole ancora morto. Un
esempio è il mio recente incidente.” Rise.
“So
bene quanta gente esulterebbe se io
crepassi, ma io vivrò a modo mio e quando
sarà…sarà.”
Tifa
lo guardò sbigottita, poi rifletté
intensamente sulle sue parole.
“Sai…
hai ragione…” il tono era molto profondo.
“Si vive una volta sola, questo lo dimentichiamo troppo
spesso. Per quanto io
non ti condivida…ammiro il tuo modo di fare.”
“E’
l’alcool a farti parlare così?” disse
sarcastico.
“Stupido!
Dico sul serio…! Fino ad adesso io non
ho fatto ad altro che pensare agli altri. Ho sempre dato
così poco spazio a me
stessa, alla mia felicità. E adesso?” Si
guardò intorno. “Adesso che mi
rimane?”
Si
avvolse nel silenzio per qualche attimo.
“Sai…Aerith
è venuta a trovarmi.”
Rufus
ascoltò incuriosito.
“Te
la puoi immaginare. Tutta carina, col bel
vestito rosa e i lacrimoni agli occhi! L’avrei presa a
schiaffi solo per come
si è presentata!” disse sinceramente
“…e
io a fare la figura della strega cattiva
senza cuore, ormai troppo sconvolta per ragionare.” Fece una
pausa.
“E’
per questo che me la sono presa con Barrett
oggi. Perché…sono sicura che hanno parlato di me.
Lui, Aerith e…anche Cloud. Si
sono fatti un’idea di me che…non voglio neanche
immaginarla!”
Poggiò
violentemente la testa sulle ginocchia.
“L’ho
cacciata via quando avrei potuto risolvere
la questione una volta per tutte. Ho sbagliato?”
“Secondo
me no.”
Tifa
si sorprese di quella risposta. Lui la
guardò dritto negli occhi.
“Questa
storia dovrai essere tu a superala col
tempo, non possono pensare di starti vicino ora. Non sono nella
posizione di
poterti consolare. E’ un qualcosa di cui devono prendere
consapevolezza e
basta, per avere deciso di agire così nascondendoti
tutto.”
“Davvero
lo pensi..?”
“Sì.
Io penso che è davvero da idioti pensare di
ammansirti così. Saresti stata falsa se avessi accolto
Aerith. È giusto che
provino anche loro un po’ di amarezza.”
Tifa
lo guardò grata di quelle parole e sentiva
di potergli credere. Rufus era sempre stato sincero. Anche da nemici.
Si
poggiò sulla sua spalla.
“Grazie…”
Il
biondo per un attimo sussultò.
“Tu
dici ‘grazie’ a me..? A cosa devo tanto?”
sorrise.
Lei
sospirò.
“E’
anche grazie a te se ho reagito così bene a
questa vicenda.” Chiuse gli occhi. “Mi hai dato
così tanti pensieri che non ho
avuto nemmeno il tempo di abbandonarmi allo sconforto.”
Lui
annuì fingendosi noncurante. Tifa sorrise
vedendolo così dopodichè riprese la sua bottiglia
dalla mano di Rufus.
“Questo
volevo dire a Barrett! Io a Cloud non
l’ho proprio cagato! Perché non ho fatto altro che
pensare a te! Ma mi
ucciderebbe se sapesse una cosa del genere.”
Rufus
rise mentre Tifa fece per bere un sorso di
birra, ma rimase a bocca asciutta.
“…Ma
è finita..?” disse lei a malincuore,
piagnucolando.
“Buona
tu.” le buttò la bottiglia a terra.
“Peccato.”
Si
allontanò dalla sua spalla.
Lo
guardò e stranamente incrociare i suoi occhi
le portò imbarazzo.
“Mi
sento scema. Devo averti dato un’impressione
terribile. Io non sono sempre così, è
che..!”
Le
labbra di Rufus le bloccarono il respiro con
un bacio così inaspettato che non poté evitarlo
in nessun modo.
Rimase
incredula per pochi istanti.
Sapeva
che lo avrebbe dovuto allontanare.
Questo
era il volere di Tifa.
Questa
era la cosa giusta da fare, per due
persone come loro. Rufus Shinra e Tifa Lockheart.
Sapeva
che doveva farlo.
Eppure,
la sua mente non volle sentire la
ragione che la richiamava a gran voce.
Era
un completo abbandono del suo corpo, dei
suoi pensieri…. a quel gesto, a quell’uomo, a
quell’attimo… a quella bocca, che
la stava devastando.
Velocemente
si fece sopraffare e non sentì più
nulla.
Sentiva
solo una scarica invaderla per tutto il
corpo, che la voleva lì, abbandonata tra le sue labbra.
Sentì
la sua bocca schiudersi e lasciarsi andare
a quel gesto.
Chiuse
gli occhi.
Forse
era l’alcool, la sensualità di Rufus,
l’atmosfera, oppure chissà quale illogico fattore.
Fatto sta che fu in balia di
quel piacere che la stava divorando e la stava facendo cadere in un
oblio
piacevole ed insensato.
Non
fu un bacio prepotente e provocatorio come
la prima volta, del quale ricordava ancora perfettamente la rabbia e la
mortificazione di quell’istante.
Questa
volta era bello, piacevole, sincero.
Lo
voleva.
Forse
se ne sarebbe pentita. Ma ora non le
importava.
Rufus
si allontanò.
Tifa
rimase con gli occhi socchiusi, ancora inebriata
per quelle emozioni. Lui le toccò il mento con le dita.
Lei
gli si avvicinò.
“Ancora
un po’…”
Rufus
sorrise a quelle parole e si riavvicinò a
lei. Le prese il viso tra le mani e riprese a baciarla. Questa volta
con più
passionalità.
[…]
Se
le circostanze fossero state diverse,
sarei qui?
…se
Aerith non fosse venuta da me al bar, se
Barrett in chiesa non mi avesse innervosita con il suo tentativo di
consolarmi,
se non mi fossi fermata a riflettere prima di comprare una
birra questa
sera … mi troverei comunque qui?
Che
discorso banale, eppure… ci sto pensando.
Se
le cose vanno in un certo modo è un caso..?
oppure
è destino…?
Nel
caso fosse destino…allora era mio destino
essere fra le braccia di Rufus quella sera?
La
mia testa scoppia, non riesce a riflettere.
Trovo
solo che ciò che sto vivendo è
impossibile, paradossale, confuso… mi sento avvolta da una
nebbia che
disorienta i miei sensi…
Quando
c’è lui il tempo si ferma.
È
come essere in una dimensione parallela. Una
dimensione dove io e lui siamo semplicemente noi. Dove nessuno
può giudicarci.
Dove
nessuno può dire chi è Tifa Lockheart e chi
è Rufus Shinra.
Non
lo so… non riesco a ragionare. Riesco solo a
sentire i miei impulsi che mi dicono: lo voglio.
Tifa
aveva ancora le labbra vincolate a quelle
di Rufus.
Quel
bacio dato con frivolezza, per il semplice
e solo desiderio di farlo… si era trasformato in una
sfuriata di sentimenti
contrastanti e sfuggenti.
Lui,
poggiato con le spalle sulla porta di casa,
incastrò la chiave nella fessura di essa non allontanando
mai Tifa da sé. Non
si erano distaccati neanche una volta, totalmente immersi in quella
passione.
Entrarono
e salirono le scale.
La
mente di Tifa era divisa tra il piacere e
l’incertezza di ciò che stava accadendo.
Fare
l’amore con Rufus Shinra era qualcosa che
non poteva esprimersi a parole. Questo per Tifa Lockheart.
Sentiva
il suo cuore battere forte e desiderare
fortemente qualcosa.
Quel
desiderio indescrivibile si appagava ogni
qual volta Rufus la comprimeva sul suo corpo e la baciava con ardore,
inebriandola con il suo calore eccitante ed intenso.
Con
un gesto veloce, Rufus levò via la sua lunga
giacca bianca e adagiò la ragazza sul letto.
Si
allungò sopra di lei ed avvicinò nuovamente
le sue labbra alle sue.
La
sua forza era tale che sembrava come se
volesse entrare dentro di lei.
Si
sollevò leggermente per disfarsi del solito
gilet nero e di una delle camicie, poi si riabbandonò su di
lei.
Fu
un momento lungo, passionale.
Prese
a baciarla fortemente, accarezzandola,
abbracciandola, scomponendole i capelli e i vestiti che ormai non erano
più al
loro posto.
Il
buio della stanza aiutò Tifa a sentirsi più
sicura, meno dubbiosa.
Lasciò
che il ragazzo la sfiorasse lungo tutto il
corpo, che le si avvicinasse e facesse per sentirla sua.
Lui
le sfilò la giacca e dopo, con lentezza, le
alzò la maglia fino a portarla via completamente.
Tifa
allungò le mani su di lui e prese il
colletto della sua camicia.
Con
delicatezza gliela scese fino alle spalle.
Ad
un tratto si fermò, esitante.
Fu
lui ad incoraggiarla a continuare
riportandole le braccia sul suo petto.
La
ragazza così si unì a lui e uno dopo
l’altro,
quei bottoni lasciavano fuoriuscire il corpo di Rufus.
Un
corpo eccitante, formato, muscoloso, che
trasmetteva però la devastazione di ciò che aveva
subito.
Questo
dalle ustioni ancora rosse che aveva sul
torace.
Gli
occhi di Tifa si fecero tristi, come quella
volta in ospedale quando aveva visto per la prima volta le sue
condizioni.
Ebbe
paura se accarezzandolo gli avrebbe fatto
del male.
Portò
delicatamente una mano su quelle ferite,
sfiorandolo, come se avesse voluto farle guarire o almeno fargli
provare
sollievo.
Ancora
una volta il ragazzo si accorse del
momento di esitazione della ragazza. Si guardò il petto, poi
le sorrise
capendo.
“E’
acqua passata. Non fa più male.”
A
quelle parole si riabbandonò su di lei,
tranquillizzandola. Così la bruna riprese a scoprire quel
corpo che fino a
qualche giorno prima aveva invece aiutato a coprire.
I
respiri si fecero intensi.
La
bruna sussultò più volte quando Rufus
l’avvicinò a sé con un più
forte desiderio di possederla.
Non
aveva mai provato delle emozioni così forti
e inebrianti, non sapeva cosa fare, dire… oppure se dovesse
scappare…
Era
il suo corpo a comandare tutto.
Lo
voleva, lo desiderava. Lui la baciava, si
spogliava, la toccava… un sentimento così intenso
che non poteva essere
spiegato. Non avrebbe mai potuto farlo.
Il
tocco di quella pelle ormai nuda che si
comprimeva contro la sua era qualcosa di nuovo per lei.
Un
tipo di emozione che aveva immaginato nella
sua vita, ma avvertirla su di sé era tutt’altro.
Era
come sentirsi esplodere dentro tanta
l’eccitazione, e l’unico modo per non soccombere
era quello strofinarsi di quei
corpi, della loro bocca.
In
quel momento era la sua ancora, il suo
respiro.
Qualche
volta Rufus le parlava, ma lei non era
assolutamente in grado di risponderlo. Forse per la paura di spezzare
tutto.
La
sua mente, i suoi pensieri, le avevano dato
tregua e volevano che lei, pur sbagliando oppure no, vivesse
quell’esperienza e
quelle emozioni.
Così
anche lei si avvicinava a lui,
comprimendosi su di lui, baciandolo, facendosi toccare, accarezzandogli
i
capelli con forza, i quali si scomponevano rendendolo ancora
più bello.
Il
suo bel presidente adesso era spoglio di
tutto.
Naturale,
con i suoi bei capelli lisci biondo
ramati senza gel, senza quei vestiti formali, senza quello sguardo da
superiore. Quello era il vero Rufus.
L’ardore
del ragazzo le fece pensare una cosa:
da quanto la desiderava?
Lo
sfogo di un momento era davvero capace di
generare tutto questo?
E
lei..?
Lo
desiderava così perché era lui a volerlo,
oppure dopotutto...?
La
risposta ora come ora non le interessava.
Era
inebriante sentire tutta la passionalità che
Rufus aveva sempre trasmesso e che ora si sfogava completamente
facendola
sentire desiderata.
[…]
*Heaven's
night: piccolo tributo a chi conosce
il bellissimo videogame Silent Hill 2.
E
qui davvero mi volevo. Siate clementi,
non ho mai descritto scene di sesso e questa è la mia prima
in assoluto (alza
bandierine). Creare tutta l’atmosfera nel complesso
è stato interessante (*ç*)
spero l’abbiate gradito! Anche perché
l’humor e l’immancabile sarcasmo dei due
protagonisti si bilancia bene con le scene più serie
dedicate alle riflessioni
e alla loro introspezione. O almeno credo…
Mi
premeva molto realizzare il tratto
iniziale. Tifa che cerca di distrarsi allenandosi (mi piace immaginare
una Tifa
che ogni tanto continua a sferrare pugni^^) e Barrett che per
consolarla
finisce per ferirla ulteriormente.
Poi
vi è la descrizione della città dove
Tifa beve apaticamente una birra (la prima di una lunga serieXD) mentre
osserva
le persone ed avverte ancora il peso della grande svolta della sua
vita. Ecco,
l’inizio devo dire che mi premeva molto farlo per bene!
Poi
beh, c’è Rufus che come sempre è
un’impresa troppo eccitante caratterizzarlo! Adoro rendere al
meglio la sua
personalità e spero che non vi deluda nemmeno questa volta.
Ho voluto mostrare
ancora una volta che lui è un tipo alla mano, che non
partecipa solo a riunioni
o fa il bastardo, ma è anche il tipo che porta una ragazza
in birreria, la
trascina in discoteca (a proposito, l’heaven’s
night è un piccolissimo tributo
al locale dove lavora Maria di Silent Hill 2 XD) e si siede sul ciglio
di una
strada senza problemi (vestito di bianco, precisiamolo
ò_ò).
Ecco,
in questo io sono come Tifa.
Non riesco a vederlo in quei gesti abitudinari che non sono tipiche di
un
“presidente”. Lo dice anche lei quando lo incontra
per le strade e io condivido
in pieno^^
Ora
torniamo al loro ehm…momento XD! Mi
premeva molto di più esprimere le loro emozioni. Odio le
“lezioncine
anatomiche”. :P
Ah,
una piccola comunicazione: siccome
l’ultimo capitolo ha avuto molte meno letture rispetto ai
capitoli precedenti,
ho deciso di rallentare un po’ la pubblicazione,
così da dare tempo anche a chi
va a scuola, all’università, a lavoro o ha impegni
di vario di leggere. Così
che magari lasci anche un commentino^^
Grazie
a tutti ci vediamo al
capitolo 10. Vi avviso che l’inizio è
già uno dei miei punti preferiti XD
Ringrazio
Yukino_lango8 e Chiyochan8
che mi hanno aggiunto nei preferiti/seguiti!
Ora
passo alle vostre recensioni *__*
Risposta
per White Shadow: Macchè,
le tue recensioni sono sempre un piacere! Lunghe, corte…poi
la
lunghezza non fa il commento, ma il contenuto che ha e nel tuo caso mi
lasci
sempre soddisfatta.
No, Rufus non ha malattie strane (avevi pensato questo? XD) ma
è un uomo che
tende a trascurarsi e a volere troppo da sé. Questo
perché è molto altezzoso ed
arrogante.
Mi fa piacere che ti sia piaciuta la lite tra Aerith e Tifa. In
realtà mi
avevano detto che era stata troppo “animata” quindi
io ho preferito non esagerare^^
In realtà è anche perché io non mi
sento di andare troppo addosso ad Aerith
perché un lato di me le da ragione o_o
Ah, sta piacendo il mio Reno? Ne sono davvero lieta! Anche
perché dopo Rufus e
Tifa è lui il più presente. Tornerà
presto non ti preoccupare anzi, durante la
storia, avrà anche un ruolo sempre più decisivo
anche perchè…beh si capisce,
penso, che nella mia fanfic sia decisamente attratto da Tifa^^
Il mio nome su DeviantArt e FiammahGrace e questo è il link
alla mia gallery
così se ti va ci dai uno sguardo (in ogni caso, stava anche
nel mio profilo^^)
http://fiammahgrace.deviantart.com/gallery/
Grazie mille pere i complimenti, continua a seguirmi e a darmi
consigli^^
Saranno utili per far crescere sana e forte questa fic +_+
Risposta
per Stuck93: La
nostra fedelissima recensitrice <3
Vedere che tu apprezzi queste piccole cose da me aggiunte mi riempie di
gioia
come Rufus nel suo “vero ambiente”.
Rufus poi è un ragazzo che non si nasconde dietro un dito
nonostante quello che
faccia e sotto questo punto di vista è luce e ombra allo
stesso tempo.
Mi fa piacere che ti abbia colpito Rufus malato. Cioè, a me
dispiace vederlo in
quello stato, ma per me era doveroso fare un tributo alla sua salute.
Inoltre
Tifa di base è una ragazza dolce, alla fine si scioglie
anche lei con il bel
presidente *W* Mi fa piacere che tu abbia apprezzato questo modo di
fare di
Tifa che nonostante l’odio prova molta tristezza nel vedere
Rufus non trattato
da “essere umano”. Sono contenta nel sentirtelo
dire, davvero ç_ç
E’ bello quando un lettore sottolinea quegli aspetti che
stesso allo scrittore
premevano trattare <3 Eh, Rufus è pur sempre un
ragazzo di 23 anni, usa in
maniera smoderata dei farmaci con cui dovrebbe stare attento
ò_ò cretino!
Si, la casa non è per niente cambiata, anche
perché la casa di Rufus non so
voi, ma io la immagino proprio “da manuale”. Ah,
quanto la vorrei anche io, una
casa così. Povero Rufus che dormiva, però!
Sarebbe stato felice di sapere che,
dopotutto, Tifa non è solo capace di strillargli dietro
(anche se io credo che
a lui piace proprio perché non è un’oca
che gli sbava dietro o_o). Sì, Cloud
che chiamava era d’obbligo! Anche perché
è sempre Tifa a chiamare Cloud e una
volta tanto che lui telefona lei, Tifa gli invia il segnale di
occupato! Ah,
ben gli sta +_+ (il lati anti-cloti è emerso XD).
Per quanto riguarda Aerith è stato molto difficile trattare
questa scena anche
perché io, se devo essere sincera, non mi sento di
addossarle tutta la colpa.
Tifa è accecata dalla rabbia verso di lei, verso di Cloud e
ha addosso tutto lo
stress accumulato nei mesi di lavoro nell’azienda di Rufus.
Per non parlare di
questo famoso triangolo amoroso che dopo tre anni ha trovato
“epilogo”.
Praticamente ogni cosa che Aerith avrebbe potuto dire Tifa avrebbe
reagito
male. Da un lato ci credo, ma dall’altro penso io che il loro
triangolo amoroso
non poteva che concludersi così. Una delle due che di botto
avrebbe fatto la
prima mossa. Cloud non avrebbe mai scelto e quindi è
spettato ad Aerith che,
secondo la mia concezione del personaggio, non è capace di
aspettare Cloud per
tutta la vita come invece fa la nostra protagonista. Inoltre
ciò che dice è
crudo, ma infondo che poteva fare? Dire: “ mi spiace di
averti ferita e aver
fatto le avanche a Cloud?” questo avrebbe potuto turbare
ancora di più Tifa.
Inoltre alla nostra bruna irrita parecchio anche
l’atteggiamento di Cloud che
non le dice chiaramente i suoi sentimenti al che lei ipotizza
addirittura che
si sia messo con Aerith solo perché con le spalle al muro
(cosa molto
squallida). Tutto questo per dire che io condivido il tuo parere ma non
mi
sento di dare addosso ad Aerith al 100%
Per il tempo verbale, andrò a rivedere, promesso!
Eh, eh…mi fa piacere che ti è rimasta parecchio
impressa la gag con Reno che
beve solo caffé macchiato! In realtà è
tratta dal primo film di tomb raider
dove uno dei protagonisti prendeva un caffè che non era un
caffé: “caffé
decaffeinato con latte scremato” XD
E ora fa parte delle cose d’obbligo come il the pompadour *W*
Grazie ancora del
commento, sono felicissima di trovare sempre i tuoi commenti e
risponderli
quasi fosse un appuntamento fisso! Un bacio, spero ti piaccia anche
questo nono
capitolo ^///^
|
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Capitolo 10 *** chapter.10 ***
ATTENZIONE!
La fanfiction il giorno 21/05/2012 è stata revisionata
completamente
dall'inizio, e molte scene sono state modificate e tagliate.
Questo poichè molti concetti espressi non facevano
più parte del mio modo di
concepire alcune situazioni e personaggi di bleach.
Tutte le relazioni secondarie alla ByaYoru non sono più
presenti in quanto, se
ho intenzione di completare questa fanfiction, voglio dedicarmi solo e
per bene
alla coppia principale.
Grazie per l'attenzione.^^
E grazie anche a chi mi ha recensita in questo grande frangente in cui
ho
smesso di aggiornare. Non prometto di continuarla, ma volevo almeno
apportare
tali modifiche.
Farò comunque il possibile per scrivere presto o tardi dei
capitoli conclusivi.
CAPITOLO 10.
La notte passò velocemente.
La quiete era riuscita ad entrare in quella casa oltre le due di notte,
dopo
una giornata già molto pesante.
Per cui tutti si erano addormentati molto stanchi, tanto da non
riuscire a
godere di quelle poche ore di riposo, che fecero largo al mattino in un
batter
ciglio.
Byakuya mosse leggermente le palpebre.
Non aveva voglia di aprire gli occhi.
Era ancora profondamente stanco.
In realtà, nonostante l’ora tarda in cui era
riuscito finalmente a coricarsi,
aveva faticato a prendere sonno. Colpa di tutti i pensieri che aveva
accumulato
la sera prima.
O piuttosto era il fatto di aver rievocato alla mente Hisana, sua
defunta
moglie.
Erano passati più di cinquant’anni.
Aveva superato il lutto abbondantemente.
Realizzare che non sarebbe più stata al suo fianco, dopo
aver lottato così
tanto, per stare assieme solo cinque anni del resto, gli bruciava
dentro in
maniera ancora così forte da sentire ardere il suo corpo, il
suo spirito…che
sprofondava sempre di più in un oblio insostenibile ed ormai
incolmabile.
Ma non rimpiangeva nessuno di quegli anni in cui era stato con lei, e
nessuno
di quelli che aveva passato successivamente ancora rintanato nel suo
ricordo.
Agli occhi degli altri si era riuscito a rimanere come tutti si
aspettavano di
vederlo: aristocratico, inscalfibile, rigoroso.
Pienamente padrone di se.
Ma chi lo conosceva, aveva letto dentro di lui l’amarezza e
la delusione verso
quell’ infausto destino che crudamente aveva portato via una
creatura che lui
amava così tanto.
Ancora di più se in un amore non consumato come il loro.
Ricominciare sarebbe stato difficile.
Ma il lavoro, l’arrivo di Rukia, le sue
responsabilità, nonché le innumerevoli
battaglie che aveva affrontato, l’avevano aiutato a
distendersi, e col tempo a
conservare quella fetta del suo cuore in un cassetto.
A chiudere quella porta.
Questo tipo di ricordi, però…
…rievocati sapevano fare ancora male, e avrebbero fatto male
per sempre.
Non si poteva sperare di guarire.
Non si poteva dimenticare.
Ci si poteva solo rassegnare di fronte alla realtà: Lei
non c’era più. E non
sarebbe tornata.
Tutti i giorni avrebbe dovuto fare i conti con la realtà e
sapeva di doversi
alzare, e guardare dritto a testa alta.
Perché nonostante tutto, la sua strada sarebbe continuata.
E da quel giorno, aveva continuato già per
cinquant’anni…e in qualche modo ce
l’aveva fatta.
Alzò una mano per proteggersi dai raggi solari che
picchiavano sui suoi occhi.
Dalla leggera brezza che girava per la casa, dedusse che Yoruichi
doveva aver
lasciato il balcone aperto.
Si guardò attorno.
Le luci tinteggiate di colori
sull’arancio gli fecero
capire che doveva essere appena l’alba.
Aveva
faticato molto per prendere sonno,
e nonostante necessitava riposo, i suoi occhi si erano aperti
ugualmente
rifiutando di tornare a richiudersi.
Allontanò quindi la
coperta da se.
Aveva
dormito a terra quella notte,
questo perchè aveva lasciato il divano a Yoruichi.
Non ricordava quando lei fosse
rientrata nella stanza.
Era stata fuori al balcone per
così tanto tempo dopo
la loro breve conversazione, che aveva avuto il tempo di addormentarsi.
Così si
alzò in piedi, piegando intanto sul braccio
il lenzuolo, e i suoi occhi vitrei si posarono sulla figura di
Yoruichi,
accoccolata sul divano dove si aspettava di vederla.
Riposava
profondamente.
A differenza sua, il sonno era
stato più gentile.
L’espressione del
suo volto era rilassata,
completamente abbandonata sul bracciolo del divano. Tanto che la sua
bocca era
anche leggermente aperta.
Quella visione talmente pura,
scaturì in lui una
sensazione di dolcezza che deformò le sue labbra in un
sincero e tenero sorriso
che probabilmente pochi gli avevano mai visto.
Corrucciò la fronte
sorprendendosi lui stesso di quei
strani sentimenti che lo stavano travolgendo.
Posò le dita
sull’imboccatura del naso, un movimento
che gli veniva meccanico quando voleva ritornare in se. Si chiedeva
talvolta
cosa ci fosse dietro la spavalderia e l’arroganza della bella
stregatta, ma
ogni volta che si avvicinava a scoprirlo, puntualmente faceva un passo
indietro.
Forse perché era
più che consapevole che conoscere
per davvero Yoruichi lo avrebbe coinvolto a tal punto da non sopportare
più la
sua lontananza, ancora una volta.
Forse
solo allora comprese che il suo
rifiuto era dovuto probabilmente proprio a questo.
Affezionarsi
a lei significava anche
essere pronto a perderla.
Perché lei era
fatta così. Fuggente, elegante…la Dea
del lampo, Yoruichi
Shihoin.
Ed in
quel momento l’idea della perdita
era un qualcosa che rifuggiva.
Meglio piuttosto rifiutare
direttamente qualcosa che
si sarebbe perso comunque, cosa che era già accaduta in
passato e che nulla
negava che si sarebbe ripetuto.
Nonostante non lo pensasse sul
serio, il suo cuore
gli chiedeva di non soffrire.
Si
sedette accanto a lei. Lei non si
svegliò.
La sua bocca parlò
da sola, come se in realtà non
fosse lì per davvero.
La sua bella Yoruichi
addormentata lo mise completamente
a suo agio, tanto da indurlo a parlare senza pensar troppo, cosa che
solitamente non era neppure immaginabile per uno come Byakuya.
“
Non credevo ti avrei rivisto. Non
posso quasi credere che, nonostante il tempo, tu abbia saputo
presentarti
davanti a me in quello stesso modo irritante col quale sono sempre
stato solito
ricordarti.”
Fece
una pausa.
“Avrei
voluto non rivederti mai più.”
Disse e i suoi occhi si abbuiarono.
“Però… d’altro canto, non so
perché sei
riuscita in qualche modo a ritagliarti uno spazio dentro di me. Eppure
ti ho
detestato. Davvero!”
Aggiunse,
questa volta facendo un
sorriso che lasciò intendere il contrario di ciò
che aveva detto.
Infatti, i suoi occhi si
fecero più dolci, in
contrapposizione col fatto che aveva detto di averla odiata.
Sì,
perché l’aveva odiata…ma
l’aveva
anche desiderata.
L’aveva odiata,
eppure non l’aveva mai dimenticata.
Byakuya
ebbe la tentazione di
accarezzarle il viso, ma le sue dita si bloccarono e non
riuscì ad avvicinarsi
a lei.
Ripensò
improvvisamente al loro piccolo bacio, che
lei gli aveva dato qualche sera prima. Stranamente lo
ricordò con piacevolezza.
Se ne sorprese persino lui.
Ma fu quel pensiero stesso che
lo fece desistere
nello stabilire un contatto fisico di qualsiasi genere con lei, di
qualunque
tipo.
Perché
una volta varcata quella soglia,
non avrebbe saputo come avrebbe reagito.
Improvvisamente
vide la ragazza muoversi
nel sonno.
Ella aprì
debolmente gli occhi e sembrò ricambiare il
suo sguardo per un istante. Il ragazzo deglutì, ma si
rilassò notando che
invece di svegliarsi, lei si riabbandonò fra le coperte.
A quel punto lo shinigami si
alzò.
Si affacciò al
balcone e si lasciò accarezzare dalla
fredda brezza del primo mattino.
Pungente,
eppure piacevole ed armoniosa
sulla pelle.
Chiuse gli occhi.
“Nobile fratello?”
Byakuya si girò e vide dietro di
sé la sorella adottiva, Rukia.
La guardò appena, poi tornò al paesaggio di
fronte a se.
“Io vado. Ringrazia la signorina
Yoruichi per me.”
“Non aspetti?”
“No, preferisco andare. Credo che
Renji mi stia aspettando, e
poi…ci sono molte cose che devo fare. Giacchè
è così presto passerò anche a
casa. Se hai bisogno di qualcosa, magari di..”
Byakuya la interruppe.
“Vai pure.”
Rukia si azzittì. Sapeva quando non
era il caso insistere. Così si
inoltrò verso la porta d’ingresso per uscire. Si
voltò un’ultima volta verso
Byakuya.
“Fratello… se, vuoi,
porta Yoruichi in camera sua. Io…insomma, è
stata gentile a dormire lei sul divano.”
“Ah…” disse a
stento il ragazzo dai capelli neri, pensando fra se
che era stato lui a “sacrificarsi” quella notte
dormendo a terra. Nonostante
sembrasse disdicevole agli occhi di Rukia aver fatto dormire Yoruichi
sul
divano, il suo caro Nobile Fratello invece dormiva abitualmente
lì. Sorrise
impercettibilmente quasi divertito nell’immagine cosa avrebbe
pensato Rukia se
lo avesse saputo. La giovane Kuchiki, abituata a vivere con il ragazzo
da
cinquant’anni, piegò la testa di lato sbarrando
gli occhi. Ai suoi occhi, fu
evidente che…avesse sorriso! Byakuya se ne accorse,
così si ricompose
velocemente e le diede le spalle.
“Buon lavoro, dunque.”
Disse asciutto. “Tuttavia non affaticarti
più del dovuto. Non appena farò rientro alla Soul
Society, mi occuperò io degli
affari di casa.”
Rukia sorrise apprezzando le premure di suo
fratello. “Grazie.
Allora…buona giornata anche a te.”
Così uscì.
Byakuya si ritrovò ad essere
nuovamente il solo ad essere sveglio
in casa.
Alzò le spalle, poi tornò a guardare Yoruichi. Si
piegò vicino a lei e si
chiese se doveva davvero riportarla nella sua stanza da galantuomo. In
realtà
non ci stette a pensare troppo. Portò un braccio della
ragazza attorno al suo
collo e le cinse la schiena. Poi le sollevò le gambe con
l’altro braccio, e si
mise in piedi.
Stette attento a camminare lentamente, in modo da non svegliarla. Il
suo
sguardo si posò nuovamente su di lei.
Yoruichi era molto leggera fra le sue braccia. La sua testa,
abbandonata sulle
sue spalle, faceva appena intravedere il viso beatamente addormentato.
Prese a salire le scale e mentre era a metà della rampa,
vide la ragazza
muoversi.
Dal canto suo Yoruichi sentì
letteralmente i suoi piedi
galleggiare per aria. In pochi secondi, riemergendo dal mondo dei
sogni, prese
consapevolezza di non essere sul suo divano, ed invece di essere
sospesa. Presa
dall’agitazione, si mosse in modo irruento, non accorgendosi
nemmeno di essere
fra le braccia di Byakuya che dovette faticare per mantenere
l’equilibrio.
“Smettila, mi farai
cade….reee…!”
“AHHHH!”
Byakuya e Yoruichi rotolarono per le scale e
si ritrovarono al
piano inferiore.
Lo shinigami era a testa in giù, col capo sul pavimento e il
corpo sdraiato
sulle scale, in posizione supina.
Addosso, una Yoruichi irruenta appena svegliata.
La ragazza mugugnò qualcosa, sollevò poi la testa
sprofondata nel suo petto e
lo rimproverò sonoramente.
“A…ahi!! Si
può sapere che è successo?! Diavolo!”
disse ancora
frastornata.
Byakuya sollevò il capo, dolorante.
“Volevi forse spezzarmi
l’osso del collo?” disse irritato.
“Cosa?”
Yoruichi sembrò accorgersi di lui
solo allora. Sbarrò gli occhi
rendendosi conto della posizione nella quale erano. Mise
così le mani a terra e
con uno scatto si mise in piedi. Guardò il povero Byakuya a
terra e strinse i
denti non trovando le parole giuste da pronunciare.
“Ah….ehm….stai…bene?”
disse appena, ma fu prontamente risposta da
un Byakuya fuori di se.
“Ti sembra che io stia
bene?”
“Ugh!” balzò
lei. Poi si giustificò. “Che ne potevo sapere? Io
reagisco così quando qualcuno mi sveglia
bruscamente!”
“Veramente hai fatto tutto da
sola…”
Il ragazzo si mise in piedi e
massaggiò la testa, invocando la
pazienza che sembrava non essere mai abbastanza con lei.
Yoruichi girò lo sguardo. Byakuya si sorprese di
quell’atteggiamento. Era
sicuro avrebbero litigato, invece lei…lo stava ignorando
palesemente.
La gatta prese a camminare per la casa, poi si diresse in cucina
annunciando
che avrebbe mangiato qualcosa.
Lui rimase impietrito.
Yoruichi intanto rimase turbata da quel
risveglio. Questo perché
non aveva ancora dimenticato la discussione avuta la sera prima. Era
come se
non si sentisse più a suo agio dopo le parole che si erano
detti a proposito di
sua moglie e della vita di Byakuya che lei non conosceva. Bevve del
latte tutto
d’un sorso sperando di scacciare via quei pensieri, ma per
tutta la giornata
non le venne che deviare Byakuya.
Lui entrava nella stanza e lei usciva. Se lui doveva combattere qualche
hollow
lei lo faceva fare non insistendo per venire come faceva solitamente.
Anzi, ne
approfittava per starsene sola, e se poteva, usciva proprio di casa.
Così si ritrovarono a vivere fra le stesse quattro mura di
sempre, ma senza
incontrarsi mai.
Capitava di scambiare poche parole, ma che rimanevano asciutte e prive
della
solita vivacità che caratterizzava le loro conversazioni.
Byakuya si rese perfettamente conto di quella situazione. Avrebbe
dovuto
esserne felice, tuttavia non riuscì a mandare giù
quello stranissimo
atteggiamento.
Verso sera, all’incirca verso le nove, si ritirò
dopo l’ennesima caccia
all’hollow. Attraversando la porta d’ingresso, vide
Yoruichi sul divano intenta
a leggere. La guardò accigliato, percependo chiaramente che
lei facesse finta
di essere assorta nella lettura. Così le si parò
davanti e le chiuse con forza
quel volumetto che aveva fra le mani.
“Ehi!” esclamò
Yoruichi.
“Nonostante nulla dovrebbe
allietarmi di più del tuo tanto
agognato silenzio, mi sento alquanto sconcertato.”
“Che?”
Byakuya sospirò profondamente.
“Intendo, cosa ti è successo?”
disse di getto, non sforzandosi di essere meno diretto.
La gatta deglutì e la sua fronte si
corrucciò nel vedere quel
Byakuya piuttosto audace.
“Si può sapere cosa
prende a te, piuttosto! Sei…strano!” disse
facendo la disinvolta e riaprendo il suo libro. Byakuya tempestivamente
glielo
prese di mano e lo mise sul comodino li di fronte.
Yoruichi sbuffò vistosamente, e
incrociò le braccia e le gambe.
“Ebbene? Che
c’è? Hai fame?” disse imbronciata.
Byakuya sbarrò gli occhi di fronte
quella risposta.
“Mi chiedi…se ho
fame?”
“Che ne so, sembri così
arrabbiato!”
“…e tu risolvi tutto col
cibo?”
Byakuya non potette credere a ciò
che aveva sentito. Portò una
mano sul viso chiedendosi perché Yoruichi si comportasse
sempre così.
Cercò di tornare padrone di se, abbassò le spalle
e si sedette accanto a lei.
La ragazza seguì il suo movimento.
Byakuya si girò e la trafisse con i suoi occhi grigi.
“Ti ho detto qualcosa?”
chiese.
Yoruichi li per li non seppe che rispondere.
Cosa avrebbe dovuto dirgli?
Che l’aveva fatta sentire una stupida? Che si era resa conto
di aver ferito più
volte i suoi sentimenti facendo battute su di lui senza ragionare sulla
vita
tortuosa che lui aveva vissuto ma che lei non conosceva?
Si sentì avvolta dalle fiamme.
Tuttavia non aveva niente da dirgli. Così si mise in piedi,
deviandolo ancora
una volta.
“No.” Rispose laconica
alla sua domanda mentendo visibilmente.
Byakuya non potette crederci ancora una volta.
Lui…che
“inseguiva” lei?
Cosa era successo? Uno scambio di ruoli?
Quasi mosso dalla rabbia, o dal semplice
sospetto che ci fosse
qualcosa dietro, le corse dietro e la prese per un braccio.
“Sto solo andando a farmi un
caffè!” urlò quasi Yoruichi. Vide il
ragazzo bloccarsi di colpo, e le si strinse il cuore. Ciononostante
aveva
ottenuto ciò che voleva. Lui aveva smesso di infastidirla.
Così girò i tacchi e
si diresse in cucina.
Byakuya strinse gli occhi.
Solo
Yoruichi in effetti era stata
sempre capace di scatenare in lui sentimenti simili.
Così
irritante, incomprensibile e
sfacciata. Eppure…
Eppure…
Anche
da ragazzino, era sempre stato
così. Se ne rendeva perfettamente conto.
Attraente, seducente, accattivante…erano tutte
caratteristiche che appartenevano
a Yoruichi Shihoin, non avrebbe potuto negarlo.
Era
una donna dalla quale si era sempre
tenuto volentieri alla larga per via del suo modo di comportarsi che
gli
sfuggiva completamente. Tuttavia lei da sempre sapeva accenderlo come
nessun’altra donna avrebbe mai saputo fare, tirando fuori un
lato del suo
carattere che neanche lui ben conosceva.
Improvvisamente sentì uno strano nodo alla gola.
Quei sentimenti così familiari cominciarono a renderlo
inquieto.
Possibile?
Possibile che lei riuscisse ancora a suscitare in lui quei sentimenti
d’inettitudine?
Non poteva certo ricordare alla perfezione ciò che provava
all’epoca verso di
lei.
Ricordava solo che era il capitano della seconda brigata del gotei,
nonché una
collega del nonno, e che per di più fosse più
grande di lui.
Anche se per età, effettivamente, no.
Però dubitava di provare già dall’epoca
sentimenti del tipo.
Era troppo giovane, e non è che pensasse tanto alle donne,
preso com’era dallo
studio.
Già all’epoca era pienamente consapevole delle
responsabilità cui sarebbe
andato incontro e quindi della maturità e serietà
che doveva raggiungere.
Per questo non poteva certo avere un qualche potenziale interesse per
lei dal
punto sentimentale.
Sbarrò gli occhi.
Stava letteralmente delirando.
Per
lei poi?
Sbirciò in direzione di Yoruichi che svogliatamente montava
la macchinetta del
caffè non curandosi di lui.
Di che natura erano i suoi sentimenti per lei all’epoca?
…E adesso?
La ragazza si girò e stranamente gli sorrise debolmente. Poi
gli diede
nuovamente le spalle.
Cosa
stava accadendo?
Perché? Perché sentiva quei sentimenti che lo
stavano lacerando? Proprio ora,
quando lei stessa sembrava mettere finalmente le distanze fra loro?
Si voltò in
un’altra direzione e cercò di concentrarsi
su qualsiasi altra cosa, sentendosi leggermente accaldato.
Stava diventando insostenibile.
Improvvisamente decise di cambaire aria. Fece così per
lasciare la casa.
Il
rumore dei suoi passi attirò
l’attenzione di Yoruichi che infatti si apprestò a
cercarlo affacciandosi nel
corridoio.
“Byakuya, dove vai?” disse.
“Devo uscire.” e si diresse presso la porta
d’ingresso.
Yoruichi intanto lo seguì e si poggiò vicino al
muro.
“Byakuya, aspetta.”
Il ragazzo si immobilizzò di colpo.
Lei abbassò gli occhi e si strofinò le braccia
fuggendo il suo sguardo.
“Scusa, non…” tentennò
imbarazzata di non sapere che dirgli. “Vai, Byakuya. Ci
vediamo poi.”
Byakuya assunse un’espressione perplessa.
Si accorse di quella nota di malinconia che man mano stava sempre
più demolendo
lo spirito vivace della ragazza, e che l’aveva resa strana
fino a tenerli
separati per tutta la giornata.
Istintivamente le si avvicinò fino ad esserle di fronte.
La guardò intensamente e sentì di nuovo smuoversi
dentro di lui quelle sensazioni
che stava reprimendo da quando era cominciata quella mattina.
La sua mente si fece inspiegabilmente annebbiata e l’unica
cosa che riusciva a
sentire era il desiderio…
Un fortissimo desiderio…
Un fortissimo desiderio di non trattenersi e di assecondare quelle
emozioni.
Quella voglia di sentire il suo corpo, le sue labbra…che lei
non faceva che
sfiorargli, fargli desiderare, per poi lasciarlo senza dargli il tempo
di
assaporarle.
Ripensò al delicato tocco delle sue labbra quella sera.
Impercettibili…
Fastidiosamente impercettibili e sfuggenti.
Voleva sentirle.
Dopo tanto tempo, voleva sentire quella sua bocca seducente premere
sulla sua,
e quella sfuriata di sentimenti passare attraverso il suo corpo mentre
le si
stringeva, cingendola e facendole sentire la sua brama di averla fra le
sue
labbra.
Così il capitano Kuchiki mosse appena le labbra piegandosi
verso di lei, quasi
come se non fosse padrone del suo corpo in quel momento.
Yoruichi aveva ancora uno sguardo perso, e quando si accorse che la
distanza
tra lei e Byakuya stava diminuendo, alzò il viso.
Indietreggiò leggermente, non capendo, ma si
bloccò immediatamente quando sentì
il muro dietro di sé.
Spalancò gli occhi confusa e, senza avere neanche il tempo
di ragionare, si
sentì avvolgere dalle sue braccia che la strinsero con una
forza inaspettata.
Mosse appena le mani imprigionate sul suo petto quando lui le
serrò la bocca
con le sue labbra.
Sentì la bocca di Byakuya muoversi violentemente e la sua
lingua esplorare al suo
interno, spingendosi sempre più violentemente dentro di lei.
Impreparata a quel contatto, sentì tutto in una volta il
fiato abbandonarla,
così cercò di schiudere le labbra appena un
po’, ma Byakuya era vincolato a lei
con una forza tale da non permetterle alcun movimento.
Quel gesto così improvviso e passionale li portò
a sbattere contro il muro,
tuttavia lui continuò a baciarla, muovendo le mani sulla sua
schiena e
facendole scorrere man mano anche sui capelli.
Il suo cuore batteva fortissimo e Yoruichi non riuscì a
sbattere le palpebre
neanche per un secondo.
Sentiva il fiato di Byakuya soffiarle sul viso, facendole chiedere
quanta aria
avesse in corpo per riuscire a starle attaccato per così
tanto tempo.
Il suo viso cominciò ad accaldarsi.
La ragazza cercò di dimenare il viso, sgomentata, per
allontanarsi da quella
morsa, ma quella bocca la stava devastando e per un attimo la pervase
una
scossa di piacere che la invitò a condividere quel bacio
appassionato.
Mosse poi le mani e in qualche modo, nonostante fosse ancora in balia
di quella
forte stretta, riuscì a raggiungere le braccia dello
shinigami.
Le afferrò e istintivamente premette con forza con le dita
per trattenerlo,
presa dal panico.
Fu un attimo.
Un secondo in cui, scostandosi finalmente, i loro occhi si incrociarono
e si
guardarono immobili, fermi, incapaci di spostarsi.
Erano ancora a pochissimi centimetri di distanza.
Yoruichi sentiva le sue labbra pulsare fortemente, quasi come se
volessero di
nuovo raggiungere quelle del ragazzo.
Ma rimasero così. Fermi.
Uno strano rimescolio la fece irrigidire fino a impedirle addirittura
di
respirare, nonostante fosse ancora ansimante.
Poi…un batter ciglio.
Nel momento nel quale chiuse le palpebre, per poi riaprirle, Byakuya si
era già
allontanato da lei, recuperando le loro abituali distanze.
La gatta così riprese lentamente a respirare.
La sua mente era confusa, incapace di ragionare, e sentiva il collo
intirizzito
assieme al resto del corpo.
Osservò lo shinigami, che sembrava sgomentato quasi quanto
lei.
Il suo petto si gonfiava e si sgonfiava seguendo il ritmo dei suoi
respiri, con
un movimento che quasi le impedì di guardare altrove.
Velocemente però lui aprì la porta e
uscì di casa.
Il rumore della porta che si chiudeva le provocò un insolito
sollievo, che le
fece sentire le gambe così molli da non riuscire quasi a
tenersi in piedi.
Appoggiò le mani sul muro, sul quale era ancora attaccata,
ed emise un profondo
sospiro che la costrinse a piegarsi sulle ginocchia.
Portò le dita sul viso e la tensione che aveva accumulato
cominciò a farla
tremare.
Cosa… cosa stava facendo Byakuya…?
Si era probabilmente accorto del suo stato di confusione, e per questo
si era
fermato.
E se invece non lo avesse fatto…allora…
Si pietrificò.
Che situazione difficile! Accidenti!
[...]
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Capitolo 11 *** chapter. 11 ***
CAPITOLO 11.
L’amarezza
riempiva di disprezzo il cuore di Byakuya Kuchiki, che camminava
velocemente,
quasi come se volesse fuggire.
Fuggire
da una verità inaccettabile.
L’adrenalina
gli impediva di fermarsi, così cominciò a
marciare con passo sempre più forte
fino ad arrivare in una radura poco lontana dal centro della
città.
Si
guardò attorno e si sentì profondamente
disorientato. La sua bocca si mosse in
una smorfia di disappunto. Portò una mano vicino ad essa e
respirò
profondamente.
L’aveva
baciata.
Aveva
sentito dentro di se quel fortissimo impulso che ormai lo perseguitava,
e alla
fine non ce l’aveva fatta.
Il
suo istinto non si era lasciato domare ed aveva reagito a quegli
innumerevoli
contatti.
Così
di sua iniziativa le si era avvicinato, l’aveva bloccata e le
aveva aperto la
bocca per sentire le sue labbra, la sua pelle….con sempre
più brama e intensità.
Chiuse
gli occhi e girò di scattò la testa quasi come
per distogliere dalla sua mente
quell’immagine.
Gli
era piaciuto, certo.
L’aveva
desiderato.
Dal
giorno in cui si erano rincontrati.
Da
quando si erano visti da Urahara ed era stato costretto ad andare a
vivere per
un po’ da lei.
Da
quando si vedevano di sfuggita mentre lui usciva.
Da
quando lei gli faceva i suoi “attentati” per poi
allacciarglisi al collo e far
sentire il suo bellissimo corpo premere su di lui.
Da
quando dalle scale, quella sera, la aveva vista con lo sguardo basso
mentre
tornava a casa. Con un viso così triste che quasi non gli
sembrava lei. Eppure
in quel bellissimo abito rosso.
E
lei poi lo aveva baciato.
Lo
aveva baciato rompendo quella barriera che fino a quel momento lo aveva
protetto non dando un nome ai sentimenti che provava quando lei gli era
vicino.
Quel
bacio aveva acceso in lui un sentimento che era rimasto oppresso da
anni e si
rifiutava di venir fuori.
Rinnegandolo,
rifiutandolo con odio.
Così,
tutto in una volta, aveva cominciato a bramarla, a
desiderarla…e l’aveva fatto.
Istintivamente
tirò un calciò sull’erba e alcuni
ciuffi verdi presero a volare lasciando
scoperto il terreno ancora umido.
Buttò
la testa all’indietro sperando di allontanare da se quella
delusione verso se
stesso.
Si
sentiva irritato perché si trattava di lei. Yoruichi Shihoin.
Una
donna irresistibile e seducente.
Una
donna che non aveva mai ignorato e non era mai uscita fuori dalla sua
vita,
dopotutto.
Se
non quando era stato costretto a dimenticarla credendo che fosse morta.
Poi
all’improvviso si era fatta viva, quando nessuno ormai si
aspettava di
rivederla.
E
da quel momento non avevano avuto alcun momento per chiarire, per
parlare.
Aveva
sì concretizzato che quella gattaccia fosse lì,
di fronte a lui, ma dopo…non si
erano degnati di ne di uno sguardo, ne di una parola, se non
occasionali.
E
poi era finito a Karakura, e non solo se l’era ritrovata
davanti durante un
combattimento contro un hollow, ma era stato anche costretto ad abitare
temporaneamente da lei e riscoprire che i suoi sentimenti per lei
ribollivano
ancora così vivi.
Strinse
i pugni.
La cosa che più lo infastidiva era assimilare quel suo stato
d’animo a quei
sentimenti che provava un tempo.
Era
giovane, inoltre era passato così tanto tempo che non poteva
neanche
ricordarsene, però non era certo un bambino.
Pensare
che potesse aver maturato dei sentimenti già da
all’ora lo aveva spiazzato.
Quei
sentimenti così maturi e quelle sensazioni di forte
eccitazione e di perdita
del controllo che da sempre lei sapeva suscitare in Byakuya erano
chiari. E gli
appartenevano da sempre.
Solo
che solo adesso lo aveva capito.
La
detestava perché lo prendeva in giro, perché era
assurdamente veloce e
fastidiosamente irrispettosa.
Però…però
gli piaceva.
Sentì
che nonostante tutto, Yoruichi si era saputa ritagliare una fetta del
suo cuore
che lui le aveva sempre negato.
Quella
stregatta incontrollabile, lui, dopotutto, l’aveva sempre
guardata con incanto.
Non
era stato capace neanche di dimenticarla.
Quella
sensazione di disapprovazione lo pervase ancora di più.
Fece
un salto e sparì, lasciando alle sue spalle il vento che
soffiava sulle foglie.
[…]
Il
vento continuò a scuotere sempre di più, fino a
far battere le finestre delle
abitazioni.
Yoruichi
avanzò verso una di queste e la chiuse energicamente, mentre
uno strano
rimescolio allo stomaco stranamente non riusciva ad abbandonarla
già da dieci
minuti.
Sentiva
il cuore in gola, e le labbra bruciare ancora per quel contatto durato
sì poco,
eppure così invadente e penetrante da averle immobilizzato
tutto il corpo.
Non
ricordava neanche se lo avesse ricambiato perché lo volesse
o per la foga con
la quale il ragazzo l’aveva premuta contro di se. Si era
sentita una volta
tanto impotente, avvolta da quelle forti braccia che invece non avevano
mai
osato sfiorarla.
Rimase
poggiata sul muro del corridoio, esattamente dove lui l’aveva
bloccata, e pian
piano la sua mente prese a prendere coscienza di ciò che
fosse accaduto
concretamente.
Byakuya
l’aveva baciata.
Fosse
stato uno squilibrio ormonale, o una pulsione di nervi o un lato
implacabile
del suo carattere…
Cercò
una qualsiasi risposta razionale, che comunque non venne.
Tuttavia
era stato un bacio a cui rimanere impassibili era pressoché
impossibile.
Strinse
le sottili braccia attorno a se e si sentì infinitamente
piccola nel ricordare
quelle di Byakuya quando l’avevano stretta.
Nessuno
l’aveva mai stretta così.
In
verità Yoruichi si trovava difficilmente in situazioni
simili.
Amava
scherzare, essere sensuale certo, ma divertendosi. E generalmente le
persone la
assecondavano e tutto finiva lì.
Però
mai qualcuno aveva riservato a lei quel tipo di atteggiamento,
spingendosi fino
a bloccarla vicino ad un muro e costringendola a vincolarsi alle sue
labbra
senza poter opporre resistenza.
Quella
sensazione le fece palpitare il cuore ancora una volta. Una sensazione
a cui
non era abituata, lei che era quella che provocava le persone
generalmente.
Perché
Yoruichi era una provocatrice e amava farsi desiderare, ma non era mai
stata
bramata da qualcuno così.
Pensare
che questo qualcuno fosse stato proprio Byakuya la sconvolse.
Per
un attimo si incolpò pensando che l’avesse turbato
mostrandosi per tutto il
giorno così non curante. Il fatto era
che…l’aveva fatto per auto difesa.
Non
era riuscita a reggere quelle rivelazioni sulla sua vita che
già conosceva, ma
che tuttavia l’avevano sconvolta quella notte.
Non
si sentiva forse più la sua Stregatta?
Non
lo sapeva…aveva solo voluto prendere le distanze per una
volta, e invece aveva
ottenuto un effetto contrario.
Si
diede un leggero schiaffo.
Guardò
fuori la finestra e vedendo il tempo peggiorare sempre di
più, si chiese dove
fosse andato quel ragazzo.
[…]
Tic.
Tac.
Yoruichi
scostò il viso dal libro che stava leggendo ormai da diverso
tempo. Sollevò
sopra i capelli i sottili occhialini a mezzaluna e guardò
l’orologio.
“L’una
e mezza. Chissà dove si è cacciato.”
Ritornò
al suo libro, ma la sua mente non riuscì a concentrarsi su
quelle pagine poiché
i suoi pensieri ritornarono velocemente al ragazzo dai capelli neri.
Non
era particolarmente tardi, ma non si aspettava che non sarebbe
rincasato.
Cominciò
a preoccuparsi dato che comunque non aveva sue notizie da quattro ore.
Per di
più, dopo un episodio come quello accaduto fra loro, sparire
era piuttosto
sospetto.
Da
sola cominciò a pensare di star farneticando troppo, non era
il caso stare in
ansia così.
Byakuya
era un uomo, adesso.
Tuttavia,
insomma…cosa poteva mai star facendo per strada
così tanto tempo? Non avvertiva
neanche il suo reiatsu, quindi probabilmente aveva ancora il gigai
addosso.
Niente combattimenti con hollow, dunque.
Sarebbe
sicuramente rincasato a momenti.
Si
adagiò meglio sul bracciolo del divano, abbandonando la
testa e lasciando
cadere il libro dalle mani.
Strinse
a se un cuscino e solo dopo ricordò che quello fosse di
Byakuya. Non lo
allontanò da se, comunque.
Cominciò
a sentire gli occhi pesanti e si chiese come mai il ragazzo non facesse
che
lamentarsi di quel divano definendolo scomodissimo.
Lei
lo trovava così bello ed accomodante.
Chiuse
gli occhi.
Aveva
davvero voglia di un bel pisolino.
La
notte prima aveva dormito così poco.
A
quel pensiero le ritornò in mente il motivo per cui aveva
faticato a prendere
sonno quella notte.
Ovvero
la sua lontananza dalla vita di quel piccolo Byakuya, che conosceva da
anni, ma
che effettivamente adesso era poco più di un conoscente.
Non
sapeva niente di lui, niente di cosa avesse vissuto…e non lo
avrebbe mai
saputo.
Era
successe tante cose, e queste erano anche finite.
Dopo
cento anni era più che normale, però…
Però
risuonava ancora così strano il fatto che del Byakuya che
ricordava
probabilmente non fosse rimasto niente.
Sentì
una strana amarezza che le fece corrucciare la faccia.
Il
passato non poteva tornare.
Il
tempo passa, anche se non ce ne accorgiamo. Possiamo solo cercare di
seguirne
il flusso e accettare che tutto diventa passato, prima o poi.
In
questo senso, mettendosi dal punto di vista di Byakuya, anche lei
apparteneva
al passato.
Una
conclusione non certo incoraggiante e che la fece demoralizzare ancora
di più.
E
chissà cosa lui ne pensasse veramente…
[…]
“Uh?”
Yoruichi
sollevò appena il capo dal bracciolo del divano.
Massaggiò
la schiena, che le doleva per via della posizione scomoda nella quale
si era
appisolata.
Guardò
attorno assonnata e pian piano la sua mente cominciò a
ritornare sveglia. Stropicciò
gli occhi e dopo un sonoro sbadigliò controllò
l’ora. Si sorprese quando
costatò che erano le tre del mattino. E Byakuya non era
ancora tornato.
Si
alzò di soprassalto e prese a girare per la casa sperando di
trovarlo da
qualche parte, ma niente.
Cominciò
ad allarmarsi.
Okay
che fosse uscito di casa, che avesse da lavorare e che già
spesso faceva tardi.
Il problema era che l’idea di non sapere dove fosse la
mandava in crisi. Se
aggiungeva poi quello che era successo proprio prima che lui lasciasse
la casa…
Deglutì.
Sapeva
che non era tipo da fare sciocchezze, figuriamoci! Era un ragazzo
responsabile,
però…Cazzo! No!
Non
lo sapeva!
Non
sapeva che genere di persona fosse Byakuya Kuchiki!
Non
sapeva cosa potesse balenargli in quella testa piena di fronzoli! Come
reagisse
e se magari avesse preferito fuggire da lei.
Perché
effettivamente il fatto che non si fosse fatto sentire dopo un
“evento simile”
le faceva pensare una sola cosa: fuga.
Byakuya
era fuggito perché non voleva affrontarla, forse.
Scosse
la testa violentemente, ragionando sull’unica cosa da farsi,
ovvero andarlo a
cercare.
Così
uscì di casa e cominciò a girare per la
città in lungo e in largo sperando di
sentire il suo reiatsu.
Il
forte vento che aveva soffiato tutta la serata si era calmato, tuttavia
aveva
fatto abbassare cospicuamente le temperature tanto da costringere
Yoruichi a
fermarsi per strofinarsi le braccia qualche secondo.
Era
stata troppo precipitosa ad uscire vestita così leggera.
Tuttavia fece un
profondo respiro e riprese a saltare per i tetti delle case.
Lanciò
uno sguardo verso i posti dove era solito trovarlo quando lo aveva
già cercato in
passato, ma di lui nessuna traccia.
Cominciò
davvero a preoccuparsi. Dove era finito?
Prese
a ragionare.
Se
Byakuya fosse stato a Karakura, avrebbe sentito il reiatsu di qualche
hollow ed
individuarlo non sarebbe stato così difficile.
Se
però non c’erano hollow in giro, allora
perché non era ancora tornato a casa?
Ciò
voleva forse dire che non c’era proprio a Karakura?
Caspita!
Più di una ramanzina, non aveva intenzione di riprendere il
discorso.
Il
fatto però che se ne fosse andato così rendeva
tutto più complicato.
Beh,
in effetti Byakuya era sempre stato un ragazzo problematico.
Pazienza,
la strigliata comunque non gliel’avrebbe tolta nessuno!
Così
fece un salto e cercò uno spazio adeguato per aprire il
Seikamon, la porta che
collegava alla Soul Society.
[…]
La
leggera brezza della notte soffiava sulle ampie radure a
quell’ora deserte
della Soul Society.
Una
riposante quiete rendeva quella zona come addormentata, mentre le
stelle si
riflettevano pulsando sulla superficie dell’acqua
contrastando con il nero del
cielo.
Era
una notte limpida, priva di nubi. Stare lì, fermi sulle
sponde di quel lago,
sapeva trasmettere una grazia incredibile, capace di trasportarti
lontano dalle
realtà.
Ed
ora come ora, essere lontani da tutto era qualcosa che davvero
ricercava.
Byakuya
Kuchiki era lì, immerso nei suoi pensieri da un bel
po’.
Era
arrivato già da un po’alla Soul Society. Un
po’ per distendere i suoi
turbamenti, un po’ perché aveva bisogno di
ritornare lì dove era il suo posto.
Dove le sue regole erano intatte, senza nessuno che potesse
sconvolgerle come
invece sapeva fare lei.
Erano
il suo pilastro, le sue fondamenta che lo tenevano in piedi.
Una
vera e propria trappola, dove al di la della quale non vedeva via di
fuga.
Talvolta
si sentiva imprigionato, come tutti.
Ma
senza quel posto dove vivere, si sarebbe sentito estraneo ed incapace.
E così
quello era diventato il suo mondo, l’unico nel quale
riuscisse ad essere il
Capitano Kuchiki.
Stare
da Yoruichi aveva significato perdere il controllo di tutto.
Così,
senza il suo castello, non aveva avuto nulla a cui sorreggersi.
Quindi
tornare lì, alla Soul Society, anche se per poche ore, lo
aiutò a respirare
quell’aria di cui si nutriva e dalla quale traeva forza,
senza cadere mai in
tentazione o venire a mancare ai suoi doveri.
Osservò
le sponde di quel lago non troppo lontano dalla sua abitazione.
Aveva
pensato di tornare a casa, ma alla fine aveva preferito stare lontano
da tutti.
Ciò di cui aveva bisogno era isolarsi e smaltire in qualche
modo le sue
preoccupazioni.
E
così alla fine aveva scelto quel luogo pittoresco, che in
qualche modo riusciva
a rassicurarlo.
Mentre
l’aria solleva i suoi sottili capelli tenuti fermi dal
copricapo della famiglia
Kuchiki, improvvisamente sentì alle sue spalle un reiatsu
familiare.
Si
voltò non credendo però fosse possibile che si
trattasse di chi aveva in mente,
così tornò velocemente sulle sue, riprendendo a
guardare il lago, quando una
voce chiamò il suo nome urlando.
“Byakuya!!!”
Si
girò appena, ma non ebbe il tempo di focalizzare il suo
interlocutore che sentì
una forte presa all’altezza della vita, che lo spinse con
un’energia
irrefrenabile facendogli perdere l’equilibrio.
Sentì
solo dolergli le ginocchia e le mani, ma soprattutto, si accorse di
essere
completamente fracido, immerso quasi totalmente dentro le acque del
lago.
Fece
qualche colpo di tosse, scuotendo la testa all’indietro per
portare i capelli
lontani dal viso, mentre scrutava la figura che aveva di fronte.
“Byakuya,
non fare stupidaggini!”
“Non
fare cosa..?!” esclamò incredulo. Poi
ritornò a lei. “Yoruichi, tu qui?”
La
donna, bagnata dalla testa ai piedi, con i capelli insolitamente lisci
e privi
di quelle punte all’insù che caratterizzavano la
sua capigliatura, era
decisamente diversa. I vestiti zuppi fasciavano il suo corpo, dandole
un’aria
innocente e sperduta.
La
ragazza alzò lo sguardo, e i suoi occhi si incrociarono con
quelli di Byakuya,
che in verità era a pochissimi centimetri da lei, incastrato
tra le sue
braccia.
Giusto
il tempo di scostarsi i capelli che la ragazza se ne accorse e subito
si
allontanò, rimanendo inginocchiata con il busto ancora
immerso nell’acqua.
Per
fortuna almeno erano caduti in una zona dove l’acqua era
bassa.
“Cosa
ci faccio io qui, mi chiedi? Tu piuttosto! Sai che ore sono?”
parlò lei
fingendosi disinvolta e cominciando a strizzarsi la coda di cavallo
quasi come
fosse uno straccio.
Byakuya,
dal canto suo, rimase immobile, come bloccato dal fatto di rivedere
Yoruichi
così, dopo quello che era successo tra loro.
Certo
non si aspettava che dopo un episodio del genere se la sarebbe
ritrovata così
vicino nella stessa giornata, e soprattutto che lei gli si sarebbe
buttata
addosso spingendolo dentro l’acqua a quel modo.
Almeno
non così presto.
Tuttavia
ritrovò subito la sua serietà e le rispose con
fare distaccato.
“C’era
una riunione alla quale dovevo partecipare.”
“Una
riunione!? Beh, potresti almeno inventare una scusa
credibile!!” sbottò lei. “Non
ti vedo da tutto il giorno, che ne so io che vai facendo e se magari
hai fatto
qualche stupidaggine.”
Il
ragazzo la guardò sinceramente confuso. “Qualche
stupidaggine? E perché?”
“Oh,
Byakuya! Che ne so!”
Rimasero
qualche secondo in silenzio, fu lo shinigami però ad
interrompere
quell’atmosfera. Voleva evitare ulteriori imbarazzi con lei.
“Non
credevo ci fosse bisogno di avvisarti. Sarei tornato domani.”
Yoruichi
strinse gli occhi trovano inaccettabile quella spiegazione.
Chi
sperava di prendere in giro?
Sapeva
benissimo perché se n’era andato.
Rimase
ferma ad osservalo, sentendosi fastidiosamente nervosa.
Probabilmente
perché non sapeva davvero cosa diavolo dirgli. Difficilmente
si sentiva a disagio
con qualcuno, quindi era un tipo di emozione che la disturbava non poco.
Si
strofinò le braccia fra di loro mentre
il suo sguardo si cominciava a perdere sempre di
più nella figura
di Byakuya, che
stava sulle sue come al
solito.
Quel
suo viso bagnato fece uno strano effetto su di lei, tanto da
costringerla a
deglutire.
Improvvisamente
avvertì un fortissimo brivido che le fece tremare tutto il
corpo.
Lo
shinigami se ne accorse, così si alzò leggiadro e
cortesemente le porse la mano
per aiutarla a mettersi in piedi.
“Non
credo vorrai stare immersa qui dentro ancora per molto.”
“Certo
che no.”
Malvolentieri
Yoruichi afferrò la sua mano, si mise in piedi e
provò ancora più freddo di
prima, visto che era completamente bagnata.
Anche
Byakuya era completamente zuppo.
Lo
osservò risalire sulle sponde, con quei vestiti pesanti che
oscillavano appena,
lasciando cadere qualche goccia d’acqua ad ogni suo passo.
Quella
divisa da shigami, generalmente ingombrante, adesso era più
aderente e metteva
in risalto la sua corporatura longilinea.
Cascavano
poi sulle sue spalle i lunghi e ordinati capelli corvini, ora divisi in
ciocche
e spezzati da pochi ciuffi fuori posto, che si confondevano nel colore
nero dei
vestiti.
Yoruichi
vide lo shinigami scostarsi di dosso l’haori e fare per
porgerglielo. Ne
approfitto per spezzare la tensione, così
incrociò le braccia e lo guardò
sarcastica.
“E
tu pensi che mi metta addosso un haori già zuppo? Vuoi farmi
venire un
accidenti, allora.”
Byakuya
si risentì leggermente, ma non aveva alcuna voglia di
discutere. Così
riposizionò l’haori sulle spalle.
Tuttavia
una parte di sé fu felice di notare che stessero tornando
a…bisticciare come
sempre. Paradossalmente cominciò a rilassarsi solo dopo quel
momento.
“Volevo
solo essere cortese.” Disse quasi fra se,
dopodiché si sedette sull’erba e
prese a strizzare i lembi dei suoi vestiti.
Yoruichi
lo vide poi portare una mano all’interno della sciarpa e
tirarla via
velocemente, sfilandola e lasciano il suo collo scoperto. Non seppe per
quale
motivo, ma le fece ribollire il sangue pensare anche solo per un
istante che
lui si stesse svestendo proprio davanti a lei.
In
quel momento Byakuya le stava facendo un effetto davvero strano che non
le
faceva comprendere il suo stato d’animo.
Sentì
delle curiose pulsazioni smuoverla dentro. Dopodiché
praticamente si buttò a
fianco al ragazzo.
Byakuya
rimase ad osservarla non riuscendo ben a descrivere
l’espressione della ragazza.
Sembrava…a
disagio?
Probabilmente
era per quanto era accaduto.
Ma
non gli andava di parlarne. Cosa avrebbe dovuto dirle dopotutto?
Ora
come ora quel silenzio imbarazzante era il male minore rispetto
l’affrontare
quell’argomento.
Yoruichi
sospirò profondamente. Si girò e lo
guardò imbronciata.
“Beh,
che fai? Resti qui allora?”
Incrociare
il suo sguardo di nuovo generò in lui quella trepidazione
che stava cercando di
scacciare da tutto il giorno ormai.
Prese
a guardarla intensamente specchiandosi in quei suoi bellissimi occhi
felini,
quasi come sperando che lei non potesse vederlo. Questo per poter
rimanere
così, fermo a guardarla senza sentirsi in soggezione. Era
una sensazione
piacevole che se da una parte lo spiazzava, dall’altra gli
trasmetteva un
calore immenso difficile da descrivere.
Dovette
però tornare velocemente alla domanda della ragazza, prima
che lei si
accorgesse che la stava osservando con troppa insistenza.
Così
portò gli occhi dritto dinanzi a se, e rispose con tono
basso.
“No.
Visto che sei venuta fin qui, torno.” Abbassò lo
sguardo. “Se per te va bene.”
Aggiunse.
La
ragazza fece un sorrisetto sarcastico.
Abbracciò
le gambe comprimendole contro il petto, prendendo poi a dondolare in
avanti ed
indietro, dopodiché si alzò e si
posizionò di fronte a lui.
“Sì,
sì, certo. A proposito, ti hanno detto qualcosa sulla
tua… permanenza a
Karakura?”
Chiese
lei in realtà volendo spezzare un po’ il ghiaccio.
C’era una tensione fin
troppo evidente da parte di entrambi.
Byakuya
però parve pensieroso, quasi come se non sapesse se parlare
o no.
Lo
vide rivolgere lo sguardo altrove, così lei piegò
la testa per incrociare i
suoi occhi che non facevano che divagare.
Prima
però che potesse punzecchiarlo per farlo reagire, il
capitano decise di
rispondere senza troppi convenevoli.
“Sono
insorte diverse complicazioni, e per questo pare che la mia permanenza
a
Karakura non sia stata discussa.” Disse costatando che quello
fosse il momento
più adatto per dirle ciò che gli aveva detto
Renji in verità già da diversi
giorni.
“Cioè?”
chiese lei seguendo la figura dello shinigami mentre si rimetteva in
piedi.
“Cioè…”
ripeté lui quasi in un sussurro assumendo
un’espressione imbronciata, come di
chi deve ingerire un boccone per niente di suo gradimento
“…non so quanto
ancora dovrò restare.”
A
quell’espressione così infantile, Yoruichi
scoppiò a ridere, non riuscendo a
trattenersi.
Inutile
dire che Byakuya la ricambiò inorridito.
“Che
hai da ridere?”
“Hai
fatto la stessa faccia di quando eri ragazzino!”
Il
ragazzo si innervosì ulteriormente a quella battuta.
Non
bastava che lo trattasse per davvero come cento anni prima, adesso
cominciava
anche con degli assurdi ed improponibili paragoni.
Vedendolo
così, Yoruichi cercò di calmarsi e
ritornò seria. Portò una ciocca di capelli
all’indietro che le pendeva sul viso, e poi si rivolse a lui.
“Okay,
nessun problema. Sarà uno spasso averti
per…” alla fine non resistette e prese
a guardarlo di nuovo con la sua espressione canzonatoria e provocatrice
che a
lui tanto ‘piaceva’
“…per…per i prossimi giorni? La
prossima settimana?
Prossimi mesi…? Prossimi…cento anni?”
Byakuya
sgranò gli occhi ad una prospettiva simile, così
si voltò e rigò dritto non
rispondendola nemmeno.
Yoruichi
rimase ad osservarlo ancora in preda alle risate.
Ora
però che lui le dava le spalle, sorrise più
dolcemente e lo guardò felice che
lui stesse bene.
In
fin dei conti, si era davvero preoccupata per lui e sapere che adesso
tornassero a casa assieme era comunque un sollievo.
Dal
canto suo Byakuya non riusciva proprio a capire come lei riuscisse a
scherzare
su un qualcosa che a lui comportava non pochi problemi.
Rivederle
quell’atteggiamento da una parte lo aveva irritato, come
sempre. Eppure era
stranamente felice che tra loro non fosse cambiato nulla.
Si
voltò appena indietro, verso di lei.
La
osservò mentre portava le mani sul viso e starnutiva
violentemente.
Infreddolita,
tremante e con quegli occhi languidi per il freddo. Spostare il suo
sguardo da
lei gli fu praticamente impossibile.
Quella
dannata stregatta ormai lo stava facendo letteralmente impazzire,
rompendo
tutti i suoi schemi, le sue abitudini e risvegliando quella parte
assopita di sé
che gli era stato imposto di reprimere nel corso della sua vita.
“E-Eeeee…Etciù!!”
Quello
starnuto lo fece ritornare alla realtà, e solo allora si
accorse che lei gli si
era avvicinata fulminea, e lo stava scrutando con fare sospetto.
Byakuya
sgranò gli occhi, sentendosi enormemente a disagio non solo
perché se la fosse
ritrovata così vicino troppo improvvisamente, ma soprattutto
per
quell’espressione, che sembrava pronta a dire una delle sue.
Ora
come ora non aveva la lucidità per reggere il colpo.
Yoruichi
piegò appena la testa, e istintivamente lo shinigami schiuse
le labbra,
portando la lingua fra i denti e non sapendo bene come muoversi.
Deglutì
e richiuse la bocca, ritrovandosi quel viso sempre più
vicino.
A
questo punto non riusciva più a capire se stesse accadendo
nella sua testa
oppure per davvero lei gli era così vicina.
La
ragazza portò le mani sulle sue spalle. Quel tocco lo fece
rabbrividire. Sentì
la pelle propagare quella sensazione per tutto il corpo, facendo
scorrere
dentro di lui una fortissima scossa di piacere e di trepidazione.
La
loro frequenza aumentò sempre di più quando lei
cominciò a fargli scivolare di
dosso il suo lungo haori bianco. Perché stava facendo
così?
Poteva
sentire quasi il suo respiro che soffiava caldo sul suo petto, ma non
riusciva
a comprendere cosa la ragazza volesse fargli capire.
Sentiva
solo il suo calore sulla sua pelle umida. Così
piacevole…così intenso…
“Anche
se bagnato, ci ho ripensato.” Sfilò
definitivamente, con un gesto veloce,
l’haori dello shinigami, il quale rimase ancora
più impietrito a guardarla. “Fa
troppo freddo.” Ammiccò.
Byakuya
rimase a guardarla attonito, completamente stordito,
tant’è che cominciò a temere
che questa volta la sua espressione, generalmente indefinibile, lo
stesse
tradendo.
Lei
sgattaiolò avanti a lui e volteggiò facendo
ondeggiare la giacca di Byakuya che
adesso era sulle sue spalle.
Si
girò facendo muovere i suoi lunghi capelli e Byakuya ebbe
l’impressione che lo
stesse guardando con dolcezza.
Improvvisamente
lei sgranò gli occhi, come se si fosse ricordata di qualcosa
di importante.
Infatti portò una mano sul fianco e lo guardò
impostandosi con il suo sguardo
saccente.
“Ah,
quasi mi dimenticavo!” esclamò. “Visto
che la tua permanenza è lunga, vedi di
imparare a tenere a bada i tuoi istinti, allora!”
Lo
shinigami sbandò a quella affermazione inaspettata.
“Cosa?!”
“Beh,
non avrai pensato davvero che non ti avrei fatto almeno una strigliata,
eheh!”
disse riprendendo a camminare, senza fargli capire se fosse davvero
arrabbiata
o se lo stesse beffeggiando ancora una volta.
Byakuya
rimase esterrefatto.
Questo
era quello che aveva da dirgli dopo quello che era successo?!
Inutile,
Yoruichi, nonostante gli anni, rimaneva una persona a lui completamente
incomprensibile.
Lei
era un mondo a lui del tutto sconosciuto, ma non era del tutto sicuro
di non
volerlo conoscere.
Yoruichi
dal canto suo sfruttò la sua innata arroganza per nascondere
al meglio il
rossore che aveva in viso e che l’avrebbe tradita se Byakuya
in quel momento
l’avesse guardata in volto.
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