Vorrei stringere la tua mano fatta di ricordi.

di angiehorlinson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cornice d'infanzia. ***
Capitolo 2: *** I'm broken, do you hear me? ***
Capitolo 3: *** Oceani invisibili. ***



Capitolo 1
*** Cornice d'infanzia. ***


Occhi, guardatela un'ultima volta, braccia, stringetela nell'ultimo abbraccio, o labbra, voi, porta del respiro, con un bacio puro suggellate un patto senza tempo con la morte che porta via ogni cosa.
William Shakespeare.

 

PROLOGO


Conosceva quella strada come le sue tasche.
Da quando, quattro anni prima, si era trasferita con i suoi genitori in quella cittadina irlandese. Amava quel posto, gli alti e fieri pini facevano ombra sulla casa bianca, adorava la gentilezza dei vicini. Per tutti era la 'piccola Ally' anche se il suo nome era Allyson. Allyson Sparkle.Quel nome calzava a pennello con la sua grinta, con i suoi capelli biondi che le incorniciavano quel sorriso quotidiano che quel giorno era ancora più ampio e splendente perchè era il suo primo giorno di scuola.
Zaino in spalla e divisa ben stirata da mamma Denise, era tutto pronto per una nuova avventura che Ally non vedeva l'ora di cominciare.
"Mammi! Papi! La scuola! Sveglia!" urlò la bambina con la sua voce squillante ed energica a due genitori assonnati che cercavano ossessivamente un po’ di caffè per dare una marcia in più alla giornata che stava per iniziare.
"Amore mio, ecco... la mamma prende il caffè e poi tutti a scuola!" disse la mamma alla sua bambina che saltellava di qua e di là in un mix di ansia e felicità, aveva aspettato troppo questo giorno e voleva solo trovarsi in classe insieme agli altri bambini.
Dopo 10 minuti di macchina passati a canticchiare, ora era in una classe. Per qualche motivo, strano motivo, tutta la sua voglia di conoscere persone nuove, imparare e divertirsi era sparita in un colpo, come se un mostro l'avesse risucchiata via. Sembravano tutti così sicuri di sé nei loro gruppetti, tutti così inseriti. Si sentiva così estranea da tutto, come se la classe fosse un muro invalicabile dove sarebbe rimasta in disparte in un angolino.
La sua timidezza era stata per troppo tempo nascosta sotto uno strato di voglia di apparire diversa e ora stava esplodendo come un vulcano: ma questo lei non lo sapeva, aveva solo 4 anni.
Decise così di mettersi da parte, seduta in un angolino ad aspettare un genitore che non sarebbe mai arrivato di lì a sei ore. Voleva tornare a casa, nel suo lettino caldo a sognare gli elefantini e le casette di zucchero filato.
Stava per piangere quando una mano le accarezzò la spalla.
Era soffice ma allo stesso tempo premurosa, Ally si voltò non nascondendo la sua tristezza e vide un bambino che le stava porgendo un fazzoletto.
Un bimbo moro e con un sorriso preoccupato stampato sul viso.
"Ciao. Io sono Niall, sei triste?" Disse con aria gentile.
"Un pochino, voglio andare a casa dalla mia mamma e il mio papà. Qui è brutto" 

E poi tutto diventò scuro e un'altra Allyson fece la sua comparsa. Una cornice tra le sue mani, una foto vecchia di 13 anni.

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Capitolo 2
*** I'm broken, do you hear me? ***


CAPITOLOUNO


"Non ti farò mai del male è una promessa" le sue parole scivolarono dolcemente come la carezza che stava donando alla schiena di quella ragazza troppo travolta dal suo amore."Mi fido" rispose leggermente, articolando il meno possibile le labbra: ogni suono di troppo avrebbe rovinato quel momento. "So che non lo farai" continuò. "Come potrei soffrire per la felicità?" Lui sorrise di una gioia universale, come se tutto il suo mondo fosse in quel letto sporco del loro amore. E forse era così, o almeno Allyson provava questo. La mano della ragazza scompigliò i capelli biondi di Niall e apprezzò il suo profumo Armani, bacio dopo bacio: era il suo angelo irlandese da quando, 13 anni prima, lui le aveva offerto dolcemente un fazzoletto e chiesto come stava, da quando avevano cominciato a giocare nel giardino vicino le loro case: attività che si sarebbe poi ripetuta quotidianamente, a ritmo di risate, sguardi innocenti e giochi con le bambole con cui Niall si divertiva a giocare per non far soffrire la piccola Ally. Quei pensieri percorrevano la mente della ragazza come una scena vista al rallentatore; tra i mille baci scambiati con il ragazzo irlandese lei riusciva a vedere le loro passeggiate per le vie di Dublino, il viaggio in Italia e i coni gelato che Niall le offriva dopo una giornata d'estate. Era tutto così realistico: quegli occhi in cui sarebbe affogata molto volentieri, mille e mille volte, per poi essere salvata dall'amore che provava per il suo angelo, quelle braccia calde in cui si sarebbe sentita al sicuro per sempre. Volevo solo rendere eterno quel momento... 

DRIIIN!

Una sveglia interruppe quegli attimi di beatitudine mentre una mano usciva pigramente da sotto le coperte con la voglia di romperla in mille pezzi. Voleva dormire un altro po', voleva che quella giornata non ci fosse mai stata. Cercò tutta la forza di volontà che aveva il corpo, fu molto difficile ma alla fine si alzò nel suo pigiama grigio sbiadito, infilò le ciabatte e scese in cucina. Pancakes, sciroppo d'acero e una tazza di latte regnavano sul tavolo ma lei tutto voleva fare tranne che mangiare e sopravvivere a quella giornata. Ad aspettarla fuori dalla porta, la mamma e il papà la accolsero augurandole un "Buongiorno" più comprensivo del solito cui rispose con un cenno di capo e un sorriso finto. Non era mai stata brava a mentire, sopratutto a se stessa. Tutto sembrava così vuoto ed estraneo e, mentre sorseggiava un po’ di latte caldo, guardò fuori dalla finestra; il cielo sereno e luminoso che doveva farle tornare il buon umore si limitò a peggiorarlo: le ricordava troppo che là fuori, oltre la sua anima, la vita era felice. La voragine nel suo cuore cominciò a farsi sentire, aveva bisogno di un nuovo cuore. Come darle torto? Quella cavità aveva perso una parte preziosa della sua esistenza. Allyson non voleva mettere il vestito buono, le sarebbe piaciuto uscire in tuta e maglietta extralarge del padre comprata a un concerto nell'89. Ma alla fine scelse un jeans scuro e una camicetta che coprirono il suo esile corpo pronto ad esplodere da un momento all'altro. Ogni fibra del suo essere voleva fuggire, cambiare vita anzi, identità. Dimenticare e mandare a quel paese il presente e il futuro. Voleva vivere nel suo passato, quello che aveva visto crescere il sorriso sul volto di un’Allyson che ora di ridere non ne voleva neanche sentir parlare.

Era stata felice per troppo tempo, ora il Karma voleva la sua parte di dolore.

"Finché ci sarò, io non ti accadrà nulla" le aveva detto, durante una loro notte di amore. Quello era l'inizio della fine e a dimostrarlo c'erano troppi vestiti neri e fazzoletti bagnati.

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Capitolo 3
*** Oceani invisibili. ***


"Angie's place.♥"
Salve a tutti :3
Mi dispiace tanto di non aver proseguito la storia in tempo ma ho avuto lo studio (e tutti gli studenti sanno che quello di maggio è pesante D:)
e poi sono andata in vacanza in un paesino dove non c'era il WIFI.
Durante il tempo passato lì ho scritto questo capitolo e anche altri.
Quindi, ora andrò più veloce nella stesura della storia. :)
Spero che vi piaccia e scusate ancora per il ritardo. 
Ah, mi raccomando, attendo le vostre recensioni. **
Se volete seguirmi su twitter potete trovarmi su: @itsangiehoran
Baci.xx
 
 
CAPITOLODUE
 
 
Tratti di strada in quel momento sconosciuta.
Quante volte aveva percorso in bicicletta quel vialetto asfaltato insieme ad un'altra figura amichevole e gentile.
Un ragazzo moro che poi diventò biondo in un giorno di primavera. "Nuova stagione, nuovo look" aveva detto, scherzando e scuotendo la massa angelica con le mani.
Quella stessa capigliatura era appoggiata su un cuscino bianco: aveva perso la sua vitalità ma il sole che conservava brillava ancora tra il pizzo lavorato a mano. Ma solo lei riusciva a vedere questa luce riflessa nei suoi occhi color nocciola che aveva sempre odiato ma che ora amava più di se stessa perchè le avevano permesso di vedere quel bagliore di vita, per un attimo. Un secondo volatilizzato in una scintilla d'amore, un ricordo, un abbraccio dato qualche giorno prima. Era stata l'ultima volta che aveva toccato i capelli di Niall, prima dell'ultimo rintocco e del passaggio della signora nera.
Aveva voluto dirgli 'ti amo' ma era rimasto dentro il suo cuore, sperava di avere qualche altra occasione per lasciare confluire le sue emozioni nelle labbra. Ma non ci fu.
Perchè hai gli occhi chiusi, ragazzo irlandese? Perchè sei immobile in questo letto scomodo? Perchè non ti alzi, mi dici che è tutto uno scherzo e mi abbracci, eh?
"Perchè, perchè, PERCHÈ?" urlò un'Allyson piangente a rompere il muro del silenzio di quella stanza. Tutti i suoi pensieri fino a quel momento non erano altro che lacrime, maledettissime lacrime che non avevano smesso di scendere neanche per un secondo.
No, non doveva finire così.
Quella tristezza immensa si trasformò in rabbia e poi ancora in tristezza e poi ancora in rabbia e poi in delusione, in rimpianto, in compassione, in agonia e poi tutto si mischiò lasciando ad Allyson nessuna scelta su cosa provare.
Voleva tirarsi su, soffiarsi il naso, mandare a quel paese ogni cosa e chiudersi in camera a piangere per un tempo infinito ma non fu così, tutto quello che sentiva, uscì come un fiume e si andò a increspare contro le rughe d'espressione del suo volto pallido e senza forma morale.
Stava per crollare un'altra volta, ora era lontano da tutta quella gente piangente. Stava urlando, voleva entrare nella sala, voleva vedere il corpo morto di Niall perchè quello era. Morto, cosa che nessuno aveva il coraggio di dire.
Si dimenò tra le braccia dei suoi genitori che cercavano di tenerla ferma.
"No, no! Voglio andare da Niall, lasciatemi andare! Non crollerò, ve lo prometto, voglio solo vederlo un'ultima volta!" Allyson sapeva di non poter mantenere quella promessa ma doveva varcare di nuovo quella soglia, sfiorare il bel ragazzo biondo e dargli un ultimo trionfale bacio d'arrivederci, augurando a lui e anche a se stessa che si sarebbero rivisti un giorno.
E così fu, le loro labbra si toccarono in un sussulto generale da parte della folla. Ma quella poco importava, c'erano solo loro due in quel momento e nessuno avrebbe cambiato quella situazione. Allyson assaporò l'ultimo attimo di piacere e si allontanò lentamente dalla sala per poi correre, quando era abbastanza lontana.
Corse per 500 metri se non di più, buttò tutta la disperazione sciogliendo il mascara e marcando il suo viso di nero. Non voleva vedere più nessuno perchè nessuno avrebbe colmato il vuoto che sentiva ora, nessuno sarebbe stato come Niall, nessuno avrebbe avuto quegli occhi che sarebbero stati fantastici anche del colore meno bello del mondo.
Le labbra fredde, così morte contro le sue: piene di vitalità.
Era stato uno dei baci più belli, quello dato con più passione perchè non c'era l'atmosfera attorno a consentirlo. Intorno a lei, durante quegli attimi nulla si poteva definire romantico ma quell'incrocio di labbra era stato perfetto perchè vero.
Continuò a correre mentre il vento le scompigliava i capelli e il sole batteva forte sulla sua testa.
"Andate a quel paese tutti!" urlò al cielo, maledendo tutto: anche lei per non esserci stata di più, per non aver assaporato ogni momento di vita comune con Niall quando ne aveva avuta la possibilità.
L'uscita della città si faceva vicina e Allyson, stanca e assetata, crollò per terra, sotto un ponte mentre la mattina si apprestava a dare spazio al pomeriggio.

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