Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
A causa di un problema con la cancellazione del primo capitolo
della storia, consistente nella –vecchia- prefazione, che mi è stato cheto di
cancellare da un amministratore del sito perché contravveniva alla regola del
non esserci capitolo con sola introduzione, ho deciso di cancellare la storia
(salvando però i numerosi commenti J) e ripostarla
con qualche modifica: a) un codice html in semplice Times New Roman che spero
non accavalli le lettere come invece faceva il Mangal (modifica che volevo
comunque fare da tempo, aspettavo solo l’occasione –e la voglia, lo ammetto :P-
; b) vari capitoli per parte –che dovrebbero essere 3- c) naturalmente, con la
modifica che mi era stata richiesta.
Bene, allora buona lettura a tutti, tantopiù che la fic è
finita…forse aggiungerò una parte, una specie di prologo, ma solo se mi verrà
un po’ d’ispirazione (chiamiamola così, anche se come riferimento ai momenti di
piena delle idee della sottoscritta è un po’ esagerato…in particolar modo per
questa fic di svariati anni fa XD).
Grazie a tutti quelli che hanno commentato (ho ancora tutto ciò che
mi è stato scritto ^^), che commenteranno e anche solo leggono apprezzando
–anche se mi piacerebbe molto se me lo facessero :P riguardo alle critiche lo
so che questa non è una fic di prima classe –anzi-, ma tenete conto che l’ho
scritta quelli che per me sono secoli fa, e adesso ho completamente cambiato
stile –e in meglio, si spera-.
Un bacione
Mel-chan
Il ritorno
Erano ormai un po’ di anni che Sana ed Akito stavano insieme
ufficialmente, peccato che il ragazzo, un po’ di tempo dopo aver preso il
diploma, fosse dovuto partire per un campus di nove mesi con il gruppo di karaté,
a 21anni di età. Quando era partito, i suoi amici lo avevano salutato fino a
quando il suo aereo non era diventato che un puntino invisibile, nel cielo
terso di quella mattina di gennaio.
Il giorno in cui fece ritorno a casa, Akito trovò tutti i
suoi amici di sempre ad aspettarlo: Tsuyoshi; Aya, Fuka e Takaschy, il “nuovo
acquisto”, nonché ragazzo di Fuka… più Lei.
Non appena fu sceso dall’ aereo tutti gli si buttarono
contro ridendo ed abbracciandolo, senza fare caso a tutta la folla che si
voltava sorridendo. Akito salutò tutti, poi Fuka fece segno a gli altri di
fermarsi e, guardandolo dolcemente, disse:
-Penso che ci sia qualcun altro che ti vuole salutare-;
lui, che fino a quel momento non l’ aveva ancora vista,
guardò nella direzione che gli indicava l’ amica: Lei era lì. Portava una gonna
di jeans cha arrivava al ginocchio, un maglione bianco perla che gli si posava
delicatamente sugli esili fianchi e un paio di sandali celesti senza tacco. I
capelli erano sciolti e splendenti ed un tocco di rimmel le allungava gli
occhi, mentre il lucidalabbra le faceva brillare quel punto che lui, per due
anni (e 3 volte!), aveva avuto il piacere di toccare a sua volta con le proprie
labbra.
Si avvicinò a lei senza toccarla, per paura che al solo
contatto potesse svanire, come in un sogno dal quale si viene bruscamente
svegliati.
Un sogno che faceva dalla prima notte in cui aveva dormito
fuori da Tokio.
-Ciao Sana-
disse lui guardandola negli occhi e facendosi
scappare uno dei suoi rari sorrisi, della quale lei era sempre stata sia causa
che testimone. La ragazza fece un passo verso di lui, lo fissò, e poi sussurrò,
senza riuscire ad avere il tono normale e spensierato che sperava:
- Ciao Akito. Sono contenta che tu sia tornato e…-.
Ma lui non le lasciò il tempo di finire la frase, perchè
lasciò cadere a terra la borsa da viaggio e la cinse tra le braccia, potendo
finalmente accarezzarle nuovamente i lunghi capelli ramati: nel frattempo udì
un “click”, ma lo ignorò.
Poi sentì una la
giacca inumidirsi: erano lacrime.
– Da quando ti metti a piangere vedendomi? Di solito ti
arrabbi non appena apro bocca e mi prendi a martellate (di gomma)! Non mi dirai
che sei diventata una piagnona?-
chiese lui col sua solita faccia seria, che nascondeva però
una piccola presa in giro.
Lei tolse il viso dalla sua spalla e disse, ridendo e
asciugandosi velocemente gli occhi:
- Sei sempre il solito sbruffone. Per fortuna questi nove
mesi non ti hanno cambiato. -
Lui la fissò
intensamente e rispose:
- Posso dire lo stesso di te. -
Dopodichè avvicinò nuovamente il suo viso a quello di Sana e
la baciò, felice come non lo era da tempo, riassaporando quel tocco così leggero
e innocente, al quale per nove mesi aveva dovuto rinunciare. Mentre la baciava
le spostò i capelli dal viso e glieli appoggiò dietro le orecchie.
In quel mentre sentì altri due “click”, e, innervosito, la
lasciò e si voltò per vedere cosa fosse. Anche Sana, avendo sentito quegli ultimi
due scatti, si girò: diventò subito rossa e poi
mormorò:
-Oh no! È gia arrivato! Eppure gli avevo detto che lo avrei
incontrato dopo…-
Akito strinse gli occhi in modo ostile e chiese a Sana:
-Chi è quel tipo con
la macchina fotografica? Giuro che se è uno di quei paparazzi rompiscatole gli
mostro in anteprima quello che ho imparato al campus…-
fece per andare verso
il fotografo, ma Sana lo trattenne per un braccio, sperando di riuscire a
fermarlo prima che potesse mettere in atto le sue minacce.
-Lascia perdere Akito! Quello non è un semplice paparazzo,
lui è…-
ma la ragazza non
riuscì a finire la frase perché il bellissimo e impomatatissimo reporter si
avvicinò con un sorriso a 32 denti e, ignorando la faccia ostile di Akito, si
mise davanti a lui e gli porse un biglietto da visita.
- Buongiorno, come le stava dicendo Sana-chan io non sono un
paparazzo, bensì un reporter dell’ “Actress News”, l’importante rivista
cinematografica nipponica. Mi chiamo Tonami Akasaka, sezione “bester
reporter”,e sono veramente lieto di lavorare
con una ragazza affascinante come Sana- chan. Lei è veramente fortunato. -
detto ciò fece un perfetto inchino giapponese alla ragazza e
disse con uno sguardo pieno di ammirazione:
-Sana, seibella ogni
giorno di più. Dico davvero!-
la ragazza rispose con uno di quei sorrisi smaglianti che l’
avevano resa famosa e fece a sua volta un piccolo inchino al reporter. Da
quando aveva girato gli ultimi film le sue capacità diplomatiche erano
notevolmente migliorate, anche se continuava ad avere sempre quell’ allegria,
quell’ entusiasmo e quella schiettezza nel fare ogni cosa che la rendeva così
gradita ed ammirata a tutti i suoi fan ed alla critica.
A quel punto
Tsuyoschy, conoscendo Akito meglio di chiunque (forse anche dello stesso
ragazzo!), si avvicinò all’ amico e gli mise una mano sulla spalla, per
intimargli di non dire o fare niente di quello che stava pensando, poi spiegò
velocemente: - Akito, il signor Akasaka-kun sta facendo un servizio MOLTO
IMPORTANTE su Sana e la sua vita, intitolato“Sana’s life”, un servizio che
probabilmente riscuoterà un gran successo e aumenterà ancora di più la
popolarità di Sana e le sue proposte di lavoro, se sarà di esito positivo…
questo è quello che ci ha detto lei, non è vero Akasaka-kun? - il reporter
annuì e, prima che Akito potesse fare qualsiasi commento, strinse vigorosamente
la mano al ragazzo, aggiungendo:
- Sono veramente felice di poterla finalmente vedere di
persona signor Hayama! Sana mi ha parlato così tanto di lei.-
Quest’ ultimo commento lo aggiunse con un entusiasmo a dir
poco eclatante, se non esagerato.
- Spero che non le dispiaccia se prima ho scattato qualche
fotografia, ma sa com’è, i lettori sono molto interessati alla vita privata dei
loro idoli, soprattutto per quanto riguarda le faccende sentimentali. -
Dopodichè estrasse penna e taccuino preparandosi a fare
qualche domanda ad Akito, ma Sana, vedendo l’ espressione furiosa sul viso del
ragazzo, si mise davanti a lui allargando le braccia, e disse:
- Senta Tonami-kun, ha gia intervistato tutti i miei amici,
quindi non penso ci sia bisogno di fare domande ad Akì, vero?-
subito si pentì di come lo aveva chiamato: Akì era un soprannome
con cui lo chiamavano solo loro 5, ma Sana, sbadata com’ era, si era lasciata
scappare quel buffo nomignolo che il ragazzo si portava dietro fin dai tempi
dell’ asilo.
Ci fu un terribile e imbarazzato silenzio in cui Akito si
liberò con facilità dalla stretta di Tsuyoshy e andò verso l’ uscita dell’
aereo porto, con una faccia che convinse tutti, a parte Sana, a nonseguirlo.
- Em… mi scusi… potrebbe tralasciare quest’ ultimo
particolare nella scrittura dell’ articolo? È una cosa che sarebbe meglio
tenere privata. -
chiese Fuka, sperando di convincere il reporter a lasciar
perdere quella indiscrezione, anche se sapeva quanto ai lettori quel piccolo particolare
sarebbe piaciuto.A dispetto di tutti,
il reporter annuì con fare comprensivo e disse:
- Comprendo benissimo. State certi che di -Akì- nessuno a
parte voi eme saprà mai niente. -
I quattro ragazzi tirarono un sospiro di sollievo e andarono
verso la strada per raggiungere gli amici… ma era troppo tardi perché dei due
non c’era più traccia.
Come sei
Casa Hayama poco dopo
Silenziosamente i due ragazzi scesero dal taxi e si
diressero verso la porta. Akito non fece in tempo a suonare che, dall’ interno
della casa, giunse una voce femminile alquanto raffreddata che disse,
starnutendo poco dopo:
- Babà, è ziguramende lui! Gorro ad aprire! Etcì!!! -
Pochi secondo dopo la porta d’ ingresso si aprì e Natsumi
(la sorella di Akito, per chi non ricordasse), in pigiama, saltò praticamente
in braccio al fratello, il quale seppur essendo più piccolo la superava in
altezza di almeno 3cm.
- Akito, mi dispiace moldissimo di non ezzere boduda venire
all’ aereo borto, ma burtrobbo mi sono bresa guesto derribile raffreddore e
guindi… ma Sana ci sei anghe du! Che bello vederdi! Endra pure cara ma non mi
avvicinare droppo, sono contagiosa!-
- Non ti preoccupare, però ti auguro di guarire presto!
Anche se, se fossi in te, non mi fiderei troppo delle capacità infermieristiche
di Akito!-
Quest’ ultima cosa la disse ridendo, sperano così di
alleviare quel silenzio carico di tensione che si era creato poco prima fra lei
e il ragazzo, quando lei ad Akito erano saliti sul taxi davanti all’ aereo
porto:
- Ti accompagno a casa. Senti mi dispiace per averti
chiamato così, non l’ ho fatto apposta. Ma sappi che se continui a non parlarmi
vuol dire che sei veramente noioso -
Aveva detto Sana. Il ragazzo non aveva risposto e l’ unica
cosa comunicata da lui durante il viaggio era stato il proprio indirizzo di
casa all’ autista.
Poco dopo il padre di Akito uscì dalla cucina: indossava un
grembiule blu da cucina tutto bruciacchiato sui lati e aveva la faccia annerita
dal fumo.
- Ciao figliolo! Sono veramente contento di vederti! Non
sono potuto venirti a prendere all’ aereo porto nemmeno io, visto che Natsumi è
malata, ma avevo deciso di preparati una bel pranzetto per farmi perdonare, al
posto suo…purtroppo non sono mai stato molto bravo in cucina. -
Quindi mostrò una pentola completamente bruciata, contenente
qualcosa che, in precedenza, doveva essere stato pollo o un alimento simile.-
- Non importa papà. Apprezzo comunque lo sforzo. -
Il signor Hayama era davanti a lui: era comunque un po’ più
alto ma la distanza che sentiva fra loro era enorme: non sapeva cosa il figlio
si aspettava da lui dopo nove mesi di assenza, anche perché, pur essendosi
sentiti per telefono, era stata soprattutto Natsumi a parlare e chiedergli le
condizioni.
Doveva forse
abbracciarlo? Oppure, visto che era presente anche Sana, era preferibile
stringere la mano e basta. Escludeva a priori la classica pacca sulla spalla:
né lui né il figlio erano tipi da quel genere di cose. Intanto Akito si poneva
le sue stesse domande, chiedendosi quale reazione il padre sperasse di ricevere
da parte sua. Per un secondo desiderò che fossecome Natsumi, ed avesse la stessa natura espansiva ed estroversa.
Purtroppo per entrambi, come caratteri si assomigliavano molto ed erano tutti e
duealtamente introversi se si trattava
di dover dimostrare il proprio affetto.
A sdrammatizzare quel silenzio imbarazzante ci pensò Sana:
accortasi dell’ aria tesa che tirava prese la piccola, ma inaspettatamente
pesante, valigia che Akito aveva lasciato per terra (sperando che le altre
fossero state recuperate dagli amici) e la lasciò cadere pesantemente a terra
gridando:
- Cavoli, ma quanto pesa! Aky, hai forse cominciato una
raccolta di sassi dai cinque chili in su mentre eri al campus? - il ragazzo si
girò e corse a prendere la valigia dicendo:
- Sei la solita imbranata! Qui dentro c’è roba fragile,
sai?-
per fortuna dalla valigia non era arrivato nessun rumore di
oggetti che si rompevano o cose simili.
- Se vuoi bortare la valigia in camera fa bure! Ho ribulito
la tua stanza, ma non ho sbostato nulla del mobilio o dei soprammobili. Etciù! -
Akito ringraziò Natsumi,
poi prese la valigia e si avviò su per le scale, senza più considerare Sana.
In risposta allo sguardo interrogativo dell’ altra ragazza,
la quale si dirigeva in cucina, Sana fece spallucce.
Poi salì in fretta le scale e disse ad Akito, una volta che
furono entrati ed ebbero chiuso la porta:
- Se vuoi ti do una mano a sistemare i vestiti e le altre
cose, visto che Natsumi è malata.-
- Fa come vuoi.-
rispose con fare indifferente il ragazzo alla gentile
offerta di lei. Detto ciò aprì la valigia e cominciò a tirare fuori le
magliette. La ragazza, invece, prese i pantaloni e li sistemò nell’ armadio.
Ignorò il fatto che Akito continuava a non parlarle, cercando di fare finta di
niente. Poi però vide qualcosa che la distolse dai suoi pensieri e lasciò andare
le due paia di jeans che teneva in mano.
Corse verso i due piccoli dinosauri appoggiati sul
cassettone laterale al letto, e prese in mano quello che lei stessa aveva
regalato ad Akito. Era di un bel rosso splendente, segno che era stato ben
lucidato da Natsumi nell’ attesa dell’ arrivo del fratello. Lo accarezzò e poi
disse, tutta pimpante:
-Ricordi la sera della vigilia in cui te lo ho regalato? Mi
sembra che siano passati secoli! Che nostalgia, vero?-
Il ragazzo non rispose, ma prese la borsa di Sana, che era
appoggiata sul suo letto, cercò il portafogli ed estrasse dalle tasche per le
carte di credito (belle piene, per la cronaca ;-)) la foto che cercava ed era
sicuro di trovare.
- Io invece ti ho regalato questo. -
Indicò la foto di un pupazzo di neve un po’ molliccio
appoggiato nel frigorifero di casa Kurata.
I due ragazzi rimasero in silenzio qualche minuto a guardare
i due regali che si erano fatti a vicenda. Sana fece per appoggiare la testa
sulla spalla di Akito, ma il ragazzo, colto da un brutto pensiero, si scostò e
chiese, alzando un sopracciglio:
- Immagino che sul “Sana’ s life” sarà scritto anche quello
che è successo dopo, non è vero? Mi dispiace solo che il tuo grande
reporter-ammiratore, mister “ Sana-sei-bella-ogni-giorno-di-più”, non abbia
potuto scattare una bella istantanea del momento. Che peccato, è? -
Per un momento guardò Sana negli occhi, cercando in lei la
traccia di uno sguardo colpevole o imbarazzato, del quale però non vide nemmeno
l’ ombra.
Si girò immusonito più del solito, deciso a tornare alla sua
valigia, ma qualcosa gli colpì la testa: era il cuscino che teneva sul
pavimento quando guardava la tv.
Sana, con in mano il cuscino, lo fissava e rideva scuotendo
la testa:
- Adesso ho capito tutto! Tu sei geloso, vero? Ammettilo,
dai! A te non ha dato noia solo il fatto che ti abbia chiamato -Aky- davanti a
lui, bensì tutte le smancerie che mi faceva,sbaglio? Non ci posso credere, Akito che è geloso! Questa si che è una
notizia da prima pagina! Adesso chiamo Tonami-kun e gli racconto tutto! -
Akito, felice di non aver dovuto dare lunghe ed imbarazzanti
spiegazioni, le diede una piccola strattonata ai capelli e disse, fingendosi arrabbiato:
- Non ti azzardare a farlo, sai!-
Sana gli fece una linguaccia, si girò, e corse verso la sua
borsa, appoggiata sopra al letto: prese il cellulare e, girando le spalle al
ragazzo, finse di digitare il numero del reporter, poi bisbigliò:
- Non sai che notizia ho da darti! Adesso ti racconto
tutto…-
ma non riuscì a continuare perché da dietro due braccia
forti e dai muscoli allenati la strinsero forte. Sana si trovò così abbracciata
ad Akito, in una morsa piena d’ affetto che le permetteva di sentire il battito
del cuore di lui, tanto era meravigliosamente stretta.
- Mi sei mancata, Sana. -
lei si voltò il viso verso di lui e con un sorriso
dolcissimo, uno dei più sinceri che faceva da nove mesi a quella parte,
rispose:
- Anche tu mi sei mancato, tanto tanto. E stai tranquillo
perché di quel giornalista non mi importa assolutamente niente. È un tipo
simpatico e spiritoso, ma lo frequento solo per lavoro, niente di più. -
detto ciò liberò una mano dalla sua presa forte e sicura, e
la utilizzò per spostargli la frangetta che gli copriva gli occhi.
- Visto che ti conosco da una vita, so che non sai mentire.
Però potresti essere migliorata in mia assenza, chi lo sa. -
mormorò Akito, abbozzando una piccola battuta.
Sana lo guardò, leggermente stupita: quei nove mesi lo
avevano reso leggermente più “spiritoso” di quando era partito. Al momento
sembrava che questo microscopico cambio di personalità prendesse il sopravvento
solo quando era con lei, ma le parve comunque una cosa un po’ strana.
Poi, come un fulmine a ciel sereno, le tornò in mente quando
a 12 anni era partita per andare a girare “La villa dell’acqua”, lontano da
Tokio, e quello che era successo in sua assenza (leggi: lui si era messo con
Fuka); preoccupata, si staccò da lui, lo guardò, e chiese a bruciapelo, senza
neanche rendersi di conto di ciò che diceva esattamente:
- Non è successo di nuovo, vero?-
lui la guardò con fare interrogativo e lei mormorò,
mordendosi il labbro inferiore:
- Ti ricordi quello che è successo mentre ero a girare “La
villa dell’acqua”? Non è che è successo qualcosa di simile mentreeri laggiù? Sembri diverso rispetto a quando
sei partito. Cioè, non è che questo sia brutto però… per caso ti piaceva
qualche ragazza del campus.. e allora… ti sei messo a fare lo spiritoso per piacerle?
-
Dopo quelle poche parole Akito chinò il capo, ma Sana riuscì
ugualmente a distinguere unvago rossore
sul suo viso. Immediatamente la baldanza di poco prima svanì e lui tornò ad
essere il solito, vecchio, taciturno, Akito di sempre, con grande gioia di
Sana.
Lui la fissò per un momento, poi scosse la testa e disse:
- Al campus non c’ era nessuna ragazza. Comunque mi sembrava
che a te i tipi simpatici e spiritosi piacessero. -
La ragazza, dopo aver finalmente capito come stavano le
cose, si avvicinò a lui e gli mise le braccia intorno al collo, poi,
sorridendo, rispose:
- Ti sbagli. I tipi simpatici non mi piacciono. È troppo
facile farli ridere, non c’èdivertimento. Con te invece è sempre una sfida.-
Avvicinò ancora di più il suo viso a quello di Akito e
aggiunse:
- E poi a me piaci così come sei. Mi sei sempre piaciuto
così come sei. -
Nemmeno lei pensava di essere capace di dire una cosa
simile.
Lui, però, ne fu decisamente contento, quindi accostò le sue
labbra a quelle di Sana e la baciò. Lei gli accarezzò i capelli, poi si strinse
ancora di più a lui e chiese:
- Partirai ancora per un periodo così lungo?-
- No, te lo prometto. E poi questi mesi mi sono serviti a
migliorare di molto la mia tecnica di karateka; penso di essere pronto per i
campionati che si terranno qui a Tokyo. -
Sana fece per replicare, ma un “piccolo” imprevisto li colse
di sorpresa: la porta si aprì e i loro amici, carichi di valige appartenenti ad
Akito, si affacciarono alla porta. Nessuno dei due ragazzi aveva fatto
attenzione al suono del campanello o alla salita delle scale, essendo troppo
“occupati” a parlare, quindi l’ entrata li colse a dir poco di sorpresa…
Per questo motivo Sana ed Akito vennero colti in fragrante
mentre stavano abbracciati e, quando il viso perplesso di Fuka, congli altri dietro, si delineò davanti a loro,
Akito sbuffò e si staccò velocemente da lei, mentre Sana alzò le braccia e fece
finta di stare stirandosi.
- Ho il sospetto che abbiamo interrotto qualcosa! Scusate
ragazzi ma abbiamo bussato e ci ha aperto Natsumi, dicendo che eravate qui a
riordinare la roba di Akì. -
disse Aya sorridendo.
Dopodiché entrarono tutti per posare le valige e, in breve
tempo, ci fu più confusione nella stanza di Akito che nel quaderno di
matematica di Sana (il che è tutto dire!).
- Senti, se vuoi trovo una scusa e ti lascio qui sola con
lui. -
Bisbigliò Fuka all’ orecchio di Sana con fare da
cospiratrice, mentre tutti davano una mano con le valige (effettivamente c’
erano nove mesi di vestiti ed oggetti vari da risistemare: un compito piuttosto
arduo, visto che Natsumi aveva insistito perché il fratello portasse via un
sacco di “scorte di sicurezza” in campo di vestiario). Sana scosse la testa e
rispose, un po’ imbarazzata, di rimando all’ amica:
-Ok che stiamo
insieme, ma lo sai che mi piace quando c’è del movimento… e poi adoro la
confusione! -
Fuka rise, e subito dopo il dolce viso di Aya si intromise
fra le facce accostate, l’ una vicina all’ altra, delle due amiche, e chiese
parlando a voce bassa:
- Vedo che ad Akito è passata l’ arrabbiatura! Che gli hai
detto per farlo tornare di buonumore.
Insomma, del suo solito umore (finché non ci si parla è difficile capire di che
umore è grazie alla faccia, visto che è sempre serio)?-
- Ehi, guarda che Sana si potrebbe arrabbiare se fai
allusioni negative rispetto alle espressioni di Aki! -
Sana rispose al tono scherzoso di Fuka dandole una piccola
gomitata nei fianchi e ridendo e parlando a voce bassa:
- Senti che parla! Quella che non accetta critiche riguardo
al “sensazionale senso dell’ umorismo” di Takaeschy!-
- E di Aya che mi dici? Quando si parla delle “capacità
sportive” di Tsoyoschi non ammette repliche sul fatto che…-
- Sul fatto che lui è un tipo intelligente e molto
intellettuale, più che un grande sportivo,tutto qui!-
Ribatté violentemente Aya diventando rossa per la foga con
cui aveva difeso Tsuyoschi e la sua epica goffaggine.
In quel momento l’ interessato entrò nella stanza (era
andato in bagno) e cadde in avanti inciampando nei propri piedi.
Le ragazze, compresa Aya, non poterono fare a meno di
scoppiare a ridere. Il poveretto si alzò, rosso in viso per la vergogna, e
disse, con fare arrabbiato:
- Non vedo che cosa ci sia da ridire! Non è colpa mia se
sono un po’ imbranato. -
Questa risposta fece ridere ancora di più le ragazze, tanto
che Fuka dovette aiutare Sana a non cadere a terra dalle risa, ottenendo così
di finire sul pavimento tutte e due.
- Certo che l’ estateproprio bella. C’è più gusto a divertirsi!- Sana continuava a ridere, ma
si era affacciata alla finestra e guardava fuori… Akito non poté fare a meno di
pensare che all’ estate, così vitale e piena di allegria, ma allo stesso dolce
e rilassante, Sana gli assomigliava…non era strano se quella era la sua
stagione preferita. Poi si accorse di come era sdolcinato quel pensiero e cercò
di non pensarci più…ma con scarsi risultati! ^_^
- Certo che le ragazze sono proprio strane! Comunque prima
eri “occupato”, vero? Che avete fatto prima che arrivassimo? -
esordì in quel momento Tackaeshy assetato di dettagli,
mentre Tsuyoshy li raggiungeva.
- Abbiamo rimesso a posto la roba, che altro avremmo dovuto
fare?-
- Buffo. -
Mormorò Tsuyoshy con un sorrisetto sornione, che aveva
sentito la domanda di Takaeshy:
- Cosa è che troveresti buffo, sentiamo?-
chiese Akito adirato, il quale desiderava cambiare al più
presto argomento.
- No, niente, solo che non sapevo che per rimettere a posto
i vestiti si dovessero anche spostare dinosauri e fotografie vecchie di 6 anni, che
normalmente stanno da tutt’altra parte. -
- Ma che cavolo dic…?-
Akito e Takaeshy si girarono verso il comodino e videro il
dinosauro che Sana aveva preso in mano poco prima, accanto alla fotografia
della ragazza traente il pupazzetto di neve nel frigorifero di casa Kurata;
- E quelli da dove saltano fuori? Forza diccelo!-
- Non rompere!-
- Ora sono curioso anch’ io! Come mai avete tirato fuori quella
roba?!-
chiesero gli amici di Akito, ridendo e cercando di farlo
parlare.
Due chiacchere
Marciapiede di fronte a casa Hayama, dal lato in cui è visibile la
finestra di Akito
- In quanto al lavoro, perfetto! Con tutto il materiale che
ho scattato adesso, poi, verrà fuori un articolo da prima pagina per qualche
altro giornale interessato, oltre che per l’ articolo! … si, certo che prima le
farò visionare alla Kurata, mi prendi per scemo?! Nel contratto è scritto a
chiare lettere che prima della pubblicazione Sana ha il diritto di visionare
ogni cosa, specialmente le fotografie. In ogni caso, sento odor di promozione,
il capo sarà entusiasta delle mie proposte …
Si, si, anche l’ altro progettino andrà bene, non ti
preoccupare. Ricordati che però mi devi fare quel favorino se vuoi che metta
una buona parola per i tuoi articoli! E poi, bella e simpatica com’ è, non è
neanche un dispiacere, tutt’ altro…comunque, se ogni cosa va per il verso
giusto, penso proprio che lascerò perdere la promozione e ti passerò il
testimone e smetterò di lavorare, tanto è ricchissima!
Sicuro, appena so qualcosa in più te lo faccio sapere, stai
tranquillo… ok allora ci risentiamo: l’appuntamento sai dov’è. A dopo. -
Akasaka spense il cellulare, con il quale aveva appena
chiamato il segretario del capo, nonché aspirante giornalista e suo cugino… visto
che doveva scattare delle foto importanti, era meglio che fosse gentile con
lui: tanto per esser certo che non si facesse venire scrupoli e cambiasse idea.
Quello, d’ altronde, era un mondo fatto così, dove sopravviveva il più forte…e
il più forte non era certo il più onesto! Quindi tanto valeva adattarsi.
Guardò le istantanee che aveva appena scattato: Sana che
giocava, rideva, scherzava… nessuna foto era adatta a quello che aveva in
mente.
Poi, però, ne vide un’ altra molto particolare, e gli occhi
gli brillarono di soddisfazione: sarebbe stata quella il modo per introdurre l’
argomento che tanto gli premeva.
Dopodiché prese nuovamente il suo costosissimo e
tecnologicissimo cellulare e compose la chiamata rapida numero 3.
- Salve cara… si, sono io. Vorrei discutere di una cosa
importante che desidero inserire nell’ articolo… perfetto! Allora fra mezz’ora
al Caffè xxx. Ci vediamo fra poco, Sana-chan. -
Poi chiuse la comunicazione e, con un sorriso pieno di
soddisfazione, fermò un taxi per andare all’ appuntamento con Sana.
Casa Hayama, pochi minuti dopo
-Mi dispiace ragazzi, ma ho un appuntamento con Akasaka .
Che ne dite di andare al ristorante italiano, fra qualche tempo? Tanto per
mangiare qualcosa di speciale in onore del ritorno di Akito. Siete tutti d’
accordo?-
I ragazzi presenti nella stanza annuirono entusiasti e
Takaeshy aggiunse:
- Evviva! Io adoro la pizza margherita!-
Sana prese il giubbotto e, una volta in strada, chiamò un
taxi e partì per andare all’ appuntamento.
Cafè xxx
Non appena entrò nel caffè, vide la mano di Akasaka
sventolare verso di lei in segno di saluto. Era seduto su uno dei tavolini in
fondo e le sorrideva con aria gioiosa.
- Sana-chan, che piacere vederti! Mi scuso per averti
chiesto un appuntamento con così poco preavviso, ma ho un assoluto bisogno di
avere un tuo assenso su le fotografie che ho da mostrarti, e che ritengo
essenziali per una buona riuscita dell’ articolo. -
Si sedettero al tavolo e subito arrivò un cameriere a
prendere le ordinazioni: del sakè per Akasaka e dell’ acqua naturale per lei.
Poi il reporter tirò fuori le foto e le mostrò alla ragazza:
rimase immobile, nel vedere le scene che aveva vissuto tranquillamente poco
prima impresse sulla pellicola della macchina fotografica di Akasaka.
- Sono venute molto bene, non trovi? Anche perché tu sei
molto fotogenica, non c’è che dire. -
Sana, che sfogliava ininterrottamente il mazzetto di
istantanee, fermò il proprio sguardo su quelle che la ritraevano con Akito e
che erano incorniciate con un tratto di matita rossa; disse, quasi urlando:
- Senti, ma non mi sembra di averti dato il permesso di
farmi queste foto. Mi dispiace per te e per l’ articolo, ma puoi scordarti di
pubblicare questa roba, in particolar modo quelle con Hayama-kun. -
Lui scosse tristemente la testa e disse:
- Sono veramente dispiaciuto che tu la pensi così. Questo
materiale avrebbe contribuito moltissimo ad alzare il grado di interesse del
pubblico e dei tuoi fan. Comunque, solo per una cosa non posso contraddirti: le
foto con Hayama non sono adatte ad essere pubblicate, era di questo che volevo
parlarti, più che altro. Come vedi le ho anche sottolineate. -
- E vorrei ben vedere! Lui è…-
ma prima che potesse finire la frase, il giornalista la
interruppe dicendo:
- Lui è il punto debole dell’ articolo! Se non fosse per
Hayama verrebbe fuori un lavoro stupendo. Però quello è proprio il tipo di
ragazzo che fa una brutta impressione sulla critica. -
- In… in che senso?-
chiese Sana sempre più confusa dalle parole del giornalista,
che le gravavano addosso come macigni.
- Vedi, io posso dire solo la verità nell’ articolo, perché
la mia professionalità me lo impone. E la verità è che quel ragazzo è un tipo
molto problematico. All’ aereo porto si è comportato in modo piuttosto
scorretto con me, non credi? E poi mi hai detto tu stessa che in passato è
statoun teppista e che ha creato molti
problemi a scuola…-
- Ma ho anche ribadito più volte che da anni è molto
cambiato e che adesso nonfarebbe niente
a nessuno, se non in caso di grave pericolo. -
- Quello che dici è vero, però io ne dovrò parlare come di
un tipo molto chiuso, poco socievole, e questa
non sarà una buona pubblicità per te. –
- Ma lui non è così!!! Akito non è un gran parlatore, certo,
e ci mette un po’ a fidarsi di chi non conosce, però…-
ma, purtroppo, fu interrotta nuovamente dal reporter:
- Ma, per fare bella figura, tu hai bisogno di un tipo più
simile a te, uno che sia gentile, allegro, sociale…un tipo come me, insomma. -
-Che cosa stai
insinuando? Ti è andato di volta il cervello?! -
- Sana, ma non lo hai ancora capito? Io e te siamo fatti
l’uno per l’ altra! Se ci metteremo insieme stabilmente, riscuoteremo un
successo enorme e la tua carriera decollerebbe ancora di più di come non
l’abbia gia fatto finora! -
poi le si avvicinò e le mise un braccio intorno alle spalle,
sorridendo. Lei rimase immobile a fissarlo incredula, pensando che, da un
momento all’a altro, lui si mettesse aridere e dicesse che era tutto uno scherzo, anche se di pessimo gusto.
- E poi, al di là della fama, io ti amo. E so che tu ami me.
Quindi…-
Poi il reporter schioccò le dita, svegliando Sana dalla
specie di trans incredula sotto la quale era caduta.
- Tu sei completamente matto! Io non ti amo e tu non ami me!
L’ unico motivo per cui ci frequentiamo è che tu devi scrivere quel maledetto
articolo. Io credevo che tu fossi un tipo a posto, ma visto le idee che ti sei
fatto su di me e quello che pensi di Hayama, ho capito che mi ero completamente
sbagliata sul tuo conto. -
Akasaka la guardò stupito: nei suoi piani, lei avrebbe
dovuto cascare ai suoi piedi e dire che si era accorta di amarlo alla follia ma
non sapeva come dirglielo. Ma, d’ altronde, lui aveva frequentato quella
ragazza solo per un paio di mesi, e non aveva ancora fatto i conti con il suo
spirito combattivo e con il profondo affetto che nutriva per Akito.
Sana fece per dire qualcosa, ma dovette rimandare a dopo le
sue paroleperché, allo schioccare delle
dita del giornalista, da dietro una pianta piuttosto lontana dal loro tavolo,
era sbucato un ragazzo grasso e brufoloso, che era corso vicino ad Akasaka con
delle istantanee in mano. Lui le prese in mano e, mostrandole a Sana, disse:
- Come puoi pensare veramente quello che dici? Guarda queste
foto che ho fatto scattare: non vedi che siamo una coppia a dir poco perfetta?
Sono queste le foto che meritano di essere pubblicate, non credi?!. -
Sana guardò esterrefatta le fotografie che quel ragazzo
aveva appena fatto: in tutte si vedevano lei ed Akasaka che parlavano ed in due
di quelle lui aveva il proprio braccio intorno alle sue spalle. Altre due,
però, ritraevano lei in piedi che gridava contro di lui, il quale se ne stava
immobile e con lo sguardo incredulo a fissarla. Evidentemente il ragazzo-
fotografo (quello con cui Akasaka parlava prima al cellulare, per chi non lo
avesse capito N.D. Mel-chan)aveva
scattato foto a ripetizione, per essere certo di non perdersi niente, e il
risultato era che anche le ultime scene erano erroneamente state immortalate.
Senza rispondere alla futile domanda del reporter, Sana
strinse forte tra le mani le fotografie e corse via, non prima di aver gridato,
furente:
- Sappi che non denuncerò alla rivista quello che hai fatto
adesso! Ma l’ unico motivo per cui faccio questo, è che, altrimenti, l’ articolo
salterà, e non me lo posso permettere. -
Corse, corse come una forsennata, andando alla ceca, senza
rendersi conto di imboccare strade che l’ avrebbero portata ad una casa che
conosceva molto bene e che aveva visitato tantissime volte.
Si fermò e cominciò a riprendere fiato solo dopo che fu
arrivata: casa Hayama.
Bussò e venne ad aprire Natsumi, sorpresa di quella visita
inaspettata.
- Ciao Sana! Mi dispiace, ma, se cerchi Akito, non c’è. È
agli allenamenti di karate, oggi è mercoledì, ricordi? Comunque se vuoi puoi
entrare lo stesso, è chiaro! Ti va di fare due chiacchiere? -
Sana rifletté per un secondo: in fondo, dopo quello che era
accaduto, che male poteva farle una chiacchierata fra amiche? Così fece un bel
sorriso e rispose, tutta contenta:
- Volentieri!-
rimase lì per quaranta minuti circa, poi, non sentendosela
più di incontrare Akito, tornò a casa.
- Bentornato! Papà non è ancora tornato, però ti devo
chiedere un favore: mentre tu eri a karate, è venuta Sana a fare due chiacchiere
con me, e ha dimenticato la borsa! Puoi ridargliela quando la vedi, per favore?
-
- Ok, gliela ridò io. Adesso vado a fare la doccia. -
- Ti chiamo quando è pronto la cena, stai tranquillo…ah, e,
Akito?-
- Che c’è?-
la sorella lo guardò sorridendo e disse dolcemente:
- Sei fortunato ad avere una persona come lei. Vedi di
tenertela stretta. Ragazze così, e che per di più ti amano, non si trovano
tutti i giorni. -
Akito guardò stupito la sorella, che di solito non faceva
osservazioni di quel genere, e rispose, chinando subito il capo per mascherare
il rossore che lo aveva colpito improvvisamente:
- Lo so. -
Dopodichè si affrettò a salire le scale che portavano al
piano superiore, con la borsa di Sana in mano.
Una volta arrivato la mise distrattamente sul bordo del
letto, dal quale cadde prontamente: le foto, scattate quel pomeriggio al cafè e
infilate velocemente nella borsa da Sana, scivolarono disordinatamente sul
pavimento, in un turbinio di immagini che, non appena fu fra le mani di Akito
fu lasciato nuovamente cadere a terra: le riprese in mano e le fissò tutte, una
per una, finché non arrivò a quelle che ritraevano Sana urlante e arrabbiata
come non mai, subito dopo aver visto quelle in cui Akasaka le teneva un braccio
intorno alle spalle. Gli fu chiara ogni cosa, ma quel chiarore dello stato dei
fatti fu subito sostituito da una rabbia ceca, che si sfogò sulle foto
accusatrici, strappandole tutte in pezzi, a parte una di quelle che ritraevano
Sana arrabbiata e urlante, che si mise in tasca.
Senza dire una sola parola, e dimenticandosi della doccia,
prese il proprio giubbotto, scese, ed uscì sbattendo la porta, sotto lo sguardo
stupito della sorella.
Quella sera, alcune persone videro un ragazzo con casco
integrale nero correre a 60\h sopra a un motorino che, in teoria, sarebbe
dovuto arrivare massimo ai45\h.
Una corsa folle.
Akito in mente non aveva altro che la fotografia scattata al
bar. Quel giornalista aveva importunato Sana. Chissà che le aveva detto. E chi
aveva scattato quelle foto? Questo ed altri mille interrogativi affollavano la
mente del ragazzo. Interrogativi che necessitavano di una risposta. Non presto.
Immediatamente.
Una volta arrivato al palazzo ospitante la sede dell’
“Actress News”, parcheggiò il motorino in doppia fila, si tolse il casco e guardò
l’ elegante edificio, trasparente ed altezzoso: alcune luci, nonostante fosse
ormai l’ ora di cena, erano ancora accese. Magari c’era anche LUI. Stringendo
la fotografia che aveva preso in mano, riducendola praticamente a carta
straccia, bussò alla porta a vetri. Dietro alla porta, trasparente, si stagliò
la figura di un nervoso uomo sulla quarantina, con indosso una tuta blu e un
cartellino col nome, quasi illeggibile, appuntato sopra: il custode dell’
ufficio.
- Cosa vuole? È chiuso, non vede?! Ritorni domani, dalle 8.00 in poi.-
- No, io devo entrare adesso. –
- Ed io devo tornare al mio posto di controllo. Buonanotte. –
Akito batté un pugno sulla porta e gridò:
- Buonanotte un corno! In questo edificio c’è ancora della
gente, il che vuol dire che è ancora aperto. -
Il custode, indispettitosi, rispose sbuffando:
- Ascolta, ragazzo, ti consiglio di non urlare se non vuoi
che chiami la polizia. Comunque, quelli che sono ancora all’ interno
dell’edificio sono tutti giornalisti qualificati, e possedenti il pass- partù
che gli permette di entrare ed uscire quando vogliono, i quali devono finire di
sbrigare le ultime cose riguardanti la prossima pubblicazione del giornale. -
Un ricordo risalente a quella mattina all’ aereo porto diede
una speranza ad Akito, il quale chiese col tono più gentile possibile per non
indispettire ulteriormente il custode:
- Ci sono anche quelli della sezione “Bester Reporter”?-
Il custode sospirò, arrendendosi, e chiese esasperato:
- Se ti rispondo te ne andrai e mi lascerai in pace?-
- Si. - rispose Akito con fare accondiscendente.
- Allora si, sono presenti tutti i rappresentanti di quella
sezione. Ora ti dispiace andartene?!-
Ignorando l’ ultima domanda dell’ uomo, il ragazzo fece lui
un altro quesito che gli premeva:
- E tra quanto se ne vanno?-
- Non ne ho idea, spesso però fanno le ore piccole. Comunque
tu te andrai via immediatamente, altrimenti mi arrabbio sul serio. -
Soddisfatto di quello che aveva appena scoperto, Akito salì
sul motorino e finse di svoltare l’ angolo…in realtà, una volta certo che il
custode avesse smesso di controllare che non tornasse, abbandonò il motorino
sul marciapiede e tornò ad appostarsi vicino alla porta.
Si sedette per terra ed attese due ore e mezza. Dopo un po’
il custode uscì, ma Akito riuscì a non farsi vedere, aiutato dal buio
circostante… probabilmente aveva deciso diandarsene prima, visto che non era
arrivato nessuno a sostituirlo. L’ ultimo giornalista, ovvero Akasaka, uscì a
mezzanotte e mezza.
Non appena fu fuori dall’ edificio, il giornalista notò un’
ombra scura di fianco al muro, vedendoci meglio del vecchio custode: gli era
familiare.
- Scusi, lei ch…-
Ma non riuscì a finire la frase perché un calcio
potentissimo e ben assestato, avente come mittente un karateca cintura nera
secondo Dan praticante de sette anni, lo colpì nello stomaco con una ferocia
inaudita:
- Questo è per qualsiasi cosa tu le abbia fatto!-
Tenendosi una mano sullo stomaco dolorante, il reporter
gridò:
- Tu?! Ma sei impazzito?!!!! Come ti permetti?-
Poi fece per dargli un cazzotto, ma grazie ai suoi
allenatissimi riflessi, Akito lo scansò senza nessuna difficoltà e rispose con
una manata dritta nel petto. Il suo avversario finì a terra gridando. Senza
dargli il tempo di reagire, il ragazzo gli saltò addosso, tenendo le ginocchia
sullo stomaco e le mani sulle spalle di Akasaka, il quale chiese, terrorizzato
e senza riuscire a muoversi:
- Che significa tutto questo? Che cosa avrei fatto? A chi? -
Il ragazzo prese la foto dalla tasca e gliela mise davanti
al viso: non appena il reporter vide di cosa si trattava, sbiancò.
- Questo! Ecco cosa gli hai fatto, cosa hai fatto a Sana,
maledetto! Se ti riazzardi a farle qualcosa, giuro che ti ammazzo! E ricordati
che adesso non ti ho fatto nulla in confronto a quello che potresti subire. -
Poi si alzò e lo lasciò andare. Una volta che si fu
ricomposto, Akasaka lo fissò e chiese:
- Sana è corsa da te a raccontarti che le avevo dato noia,
vero? Sono certo che è andata così. Sappi che io ho solo detto lei quello che
pensavo, di te e dell’ articolo. -
Non appena finì al frase, si ritrovò per aria e appiccicato
al muro: Akito lo aveva sollevato per il bordo della camicia.
- Tu…brutto…lei non mi ha detto assolutamente nulla, per
qualche strano motivo mi ha tenuto all’ oscuro di tutto! Sono stato io ha
scoprirlo e…e…sappi che lei non dovrà sapere nulla di tutto quello che sta
accadendo, hai capito bene? -
Guardandolo con odio profondo, il giornalista rispose:
- Sta pur certo che non le dirò nulla. Però ricordati che
non finisce qui! -
Una volta “ridisceso”
corse verso la propria macchina, vi entrò e gridò dal finestrino:
- Ti sei messo contro l’ uomo sbagliato, ragazzino,
ricordati queste parole! -
Akito lo ignorò e saltò in sella al motorino, per tornare a
casa.
Naturalmente ad attenderlo c’era una Natsumi
preoccupatissima, che il padre cercava di calmare, ma con scarsi risultati. Non
appena la porta si fu aperta un grido si espanse per tutto il quartiere,
svegliando buona parte del vicinato:
- Ma si può sapere dove diavolo sei stato?!!!!!!!!!!!!!!!!!!
- .
Ignara di ogni cosa, Sana dormiva placidamente nel suo
letto, non sapendo che presto avrebbe dovuto affrontare situazioni piuttosto
spinose.
In un appartamento del centro, intanto, un giornalista senza
scrupoli si teneva una borsa del ghiaccio sul petto, sul quale era apparso un
grosso ematoma. Intanto nella sua mente, il piano per avere una certa ragazza
si faceva sempre più congegnato e preciso.
- Akito Hayama, preparati perché ben presto ti pentirai di
quello che hai fatto. Te ne pentirai amaramente. - queste parole risuonarono
nell’ appartamento semi- vuoto, risuonando ancora così ancora più minacciose.
Il giorno dopo Sana si sveglio alle dieci e mezzo: come al
solito era in ritardo. Quel giorno avrebbe partecipato ad una conferenza-stampa
riguardante un tele film che l’ avrebbe vista come protagonista e così, in
fretta e furia, cominciò a prepararsi: nel mentre squillò il telefono di casa. A
parte lei erano tutti usciti (compreso Rei, che sarebbe venuto a prenderla da
un momento all’ altro) quindi si affrettò a rispondere.
- Buongiorno qui parla Sana Kurata, chi è? -
- Sana- chan, sono io, Tonami. Volevo scusarmi con te per
ieri. Non so cosa mi sia preso e…-
Ma Sana non lo lasciò terminare il discorsetto che si era
preparato:
-Akasaka, ho gia
detto che con lei non voglio avere più niente a che fare, se non per faccende
di ambito lavorativo quindi non mi dist…-
- Per favore, lasciami spiegare! Sto attraversando un
periodo molto difficile della mia vita, per via del lavoro, sai… quindi adesso
sono psicologicamente instabile. –
- E che problemi ti darebbe il lavoro, visto che sei uno dei
reporter più quotati del momento? –
Colto alla sprovvista, il giornalista non seppe cosa
rispondere, ma poi trovò un appiglio, anche se completamente falso:
- Purtroppo in questo momento sono pressato tantissimo
proprio a causa della mia promozione! Il fatto è che ora tutti si aspettano
molte cose da me, facendomi sentire solo e senza nessuno che possa aiutarmi… e
io, che non ho nessuno, per quanto riguarda la sfera affettiva, vedendoti
praticamente ogni giorno mi sono affezionato molto a te…fino a diventare geloso
di Akito. Ti porgo le mie più sentite scuse per quello che ti ho detto ieri. Ti
prometto che, nonostante tu mi piaccia molto, non ti farò o dirò niente che possa turbarti. Che ne dici, allora, di
tornare a essere amici come prima? -
Sana rimase spiazzata da tutte quelle belle parole. Sapeva
che quello che era successo il giorno prima era imperdonabile però…in fondo chi
non aveva mai avuto mai avuto momenti di debolezza? Lei che sapeva così bene
cosa volesse dire sentirsi stanchi, soffocati, come se ormai nella propria vita
non ci fosse altro che il lavoro, solo il lavoro… per fortuna, quando si
sentiva così, lei poteva contare sul sostegno della mamma, di Rei, degli
amici…e di Akito ^____^ . Lui invece sembrava non avere nessuno: era terribile!
- Forse….forse si, possiamo dimenticare ciò che è successo e
metterci una pietra sopra se non si ripeterà più niente di simile. Comunque, se
hai bisogno di parlare sappi che, quando ne hai un impellente bisogno, puoi
venire da me… -
Dietro alla cornetta, Akasaka ghignò soddisfatto: stava
andando tutto secondo i suoi piani.
- Grazie…sei veramente unica, Sana- chan, dico davvero, e ti
prometto che non ti darò mai più fastidio. Comunque, se non ti è di troppo
disturbo, coglierei al volo al tua offerta: una di questa sere mi piacerebbe
proprio vederti…per parlare, naturalmente, solo per questo. -
- Ma certo! Allora poi ci si mette d’ accordo per quando!
Tanto oggi alle quattro dobbiamo vederci per continuare l’ intervista, vero? –
- Si. Allora ci vediamo là. –
Ù
Una sola persona
Quella mattinata fu molto impegnativa per Sana, anche perché
la conferenza era stata più lunga del previsto, e subito dopo era dovuta
correre ad un pranzo di lavoro con Rei e un produttore che era interessato a
lei per un telefilm molto importante.
Sana ebbe solo un paio d’ore di riposo prima dell’ incontro
con Akasaka, e le utilizzò per passare a salutare Fuka e confermare la cena che
avrebbero fatto poche sere dopo. Mentre parlavano della conferenza stampa,
squillò il cellulare di Sana : era Akito.
Dall’ espressione gioiosa sul viso di Sana, Fuka capì subito
da chi provenisse la telefonata:
- Avanti rispondi! Non vorrai farlo aspettare. -
Sana annuì sorridendo e rispose:
- Pronto Akì! Sono da Fuka, te che fai?-
- Nulla in particolare. Volevo sapere se andava tutto bene.
-
Il tono della sua voce era strano, notò la ragazza, ma non
ci diede peso più di tanto, sapendo come l’ umore di Akito potesse incrinarsi
per poco.
- Si, qui tutto ok. Allora ci stai per la cena italiana,
vero? Il festeggiato sei tu! -
- Per ma va bene…ah, Sana, se ci fossero dei problemi,
dimmelo. Ciao. –
Poi chiuse la telefonata. La ragazza fissò per un momento l’
apparecchio: certo, Akito non era un tipo molto smanceroso nei convenevoli di
saluto e cose simili, però non era mai così secco…che ci fosse sotto qualcosa?
- Tutto bene, amica mia? – chiese Fuka, vedendo l’
espressione stupita sul viso della ragazza.
- Si certo, tutto ok. Adesso però devo andare. Ho un’
incontro con Tonami- kun. Ci vediamo presto. –
Poi salutò e corse con la vespa al luogo dell’ appuntamento:
un albergo molto ben frequentato, dal quale Tonami sarebbe uscito da un meeting
con dei suoi colleghi.
Quando entrò, Sana trovò il giornalista pronto per l’
intervista ad attenderla alla reception. Vedendola, le sorrise amabilmente, e
la invitò ad avvicinarsi.
- Buongiorno, Sana! Direi di cominciare subito, così avremo
il tempo per parlare d’ altro, dopo. -
- Va bene! Allora, oggi cosa vuoi sapere? –
Si accomodarono su un paio di sedie di velluto rosso. Tonami
si schiarì la voce e, col tono più carezzevole e gentile che riusciva ad avere,
rispose:
- Nell’ articolo vorrei mettere una parte che riguarda te e
la tue impressioni sulla vita scolastica, come l’ hai vissuta ecc. -
- Molto bene! In questo caso, posso dire che il periodo
della scuola è stato molto bello e mi sono sempre divertita tantissimo. Alle
elementari ero un vero vulcano! Ricordo che una volta…-
Ma vene interrotta dal reporter:
- Sana, scusa ma devo chiederti un favore. Ormai ho
materiale a sufficienza per quanto riguarda la tua vita alle elementari. Quindi
mi farebbe molto piacere se tu mi parlassi un po’ della medie. -
La ragazza si fece pensierosa: durante la medie erano
successe si un sacco di cose, ma delle quali non voleva che la gente venisse a
conoscenza (vedi quando: era partita per il film “La casa nel bosco” e le
“scoperte” che erano seguite; quando si era ferita Fuka; la scomparsa di Nakao
e tutto ciò che era successo dopo…) no,
non voleva assolutamente che quegli avvenimenti fossero resi di dominio
pubblico! Però, dalla faccia impaziente di Akasaka, intuì che una semplice
filippica su il divertimento, i problemi dello studiare e recitare nello stesso
periodo e sciocchezze simili non sarebbero bastate ad Akasaka. Il reporter
voleva episodi veri, fatti concreti.
Stava ancora riflettendo su cosa dire, quando il
giornalista, gentilmente, le diede un consiglio, vedendola così indecisa:
- Se non mi sbaglio, hai detto che tu e Hayama vi
conoscevate gia dalla sesta elementare, vero? -
Sana annuì prontamente.
- Esatto, però a quel tempo non stavamo ancora insieme.
Eravamo solo grandi amici. -
Dentro di sé, il reporter sogghignò: l’ intervista stava
prendendo la piega che voleva lui.
- Eravate un bel gruppo, proprio come ora, immagino. Mi hai
anche accennato il fatto che pure Tsuyoshy-kun e Aya-chan erano alle elementari
con te, mentre Fuka-chan e Takaeshy-kun sono arrivati dopo, sbaglio? -
- Esatto! Comunque, a dire la verità, non è che ci siano
episodi particolarmente importanti, sai… quindi, potremmo tralasciare l’
argomento, no? –
Il reporter non poté fare a meno di sentirsi contento: Sana
le stava rendendo tutto molto più semplice, recitando in quel modo e cercando
di glissare così bene sulle domande che le stava facendo. Per un attimo fu
tentato dall’ idea di insistere e scoprire quali erano “gli episodi non
particolarmente importanti” di cui la ragazza parlava. Poi, però,si ricordò che
quello che doveva carpire a Sana erano delle informazioni molto più importanti,
che servivano al suo piano per attuarsi regolarmente.
- Se proprio non ti ricordi di cose importanti degne di nota
riguardo ai tuoi amici, che ne diresti di parlarmi un po’ dei tuoi professori?
-
Per un attimo, Sana rimase sorpresa dalle sue qualità di
attrice: non pensava di essere così convincente! Decise, comunque, di ignorare quell’
insospettimento, e cominciò ad elencare i caratteri dei vecchi prof. uno per
uno, dicendo sempre la rispettiva materia. Alla fine aveva parlato di tutto il
corpo insegnante che faceva lezione nella propria sezione e in quella dei suoi
amici, visto che per quel genere di cose aveva una buona memoria.
A parte una sola persona.
Per qualche strano motivo, Akasaka, nonostante l’ abbondanza
di informazioni che aveva appena ricevuto ed annotato sul proprio taccuino, non
sembrava per niente soddisfatto.
- Sono contento che tu abbia così tanti ricordi dei tuoi
insegnanti, Sana-chan, però sarei curioso di sapere una cosa…-
- Che cosa? -
- Vorrei sapere se, tra tutte queste simpatiche persone, con
le quali andavi sempre più o meno d’ accordo, ne esiste una con la quale,
invece, non…come dire…non scorreva buon sangue, ecco. Si, voglio dire, tutti
hanno avuto un insegnante particolarmente odiato durante i propri cicli
scolastici, capisci? Sono certo che ai lettori piacerebbe sapere chi era.
Allora? Ti viene in mente? –
Per un attimo, il viso di Sana si rabbuiò: aveva
volontariamente tralasciato un certo professore, del quale non voleva far nome.
Però, era cosciente che sarebbe stato troppo strano che lei andasse d’accordo
con tutti i prof. Sarebbe parsa una santarellina, e non voleva che i lettori
pensassero questo.
Oltretutto, aveva gia tralasciato parecchie cose che
avrebbero fatto bene all’ articolo, e almeno questa voleva concederla.
Non sapeva che, così facendo, davaal malefico reporter tutte le informazioni di
cui aveva bisogno.
- A dire il vero c’è un insegnante di cui non porto un buon
ricordo con me. -
- Davvero, e chi era? Come mai non ti piaceva? Che materia
insegnava? Voglio essere molto preciso su questo punto, quindi sarebbe meglio
se tu mi desti tutte le informazioni possibili. –
- Era un professore di scienze terribile ed odioso, convinto
di sapere tutto. –
- Hai detto di scienze?- controllò il proprio blocchetto –
Ma non avevi detto che era simpatico e disponibile? Un gentile signore con gli
occhiali, rappresentante della tua classe? –
- Bè, lui non insegnava nella mia sezione, bensì in quella di
Tsuyoshy ed Akito. –
- Akito…e Tsuyoshy, hai detto? Che aveva fatto? –
- Lui…lui…non poteva soffrire Akito. Dal primo giorno di
scuola. Ogni volta che poteva cercava di ostacolarlo e dargli dei guai con il
preside, sperando che fosse espulso. –
- Che peccato! Non capisco proprio come abbia potuto fare
una cosa simile! Non è che potresti dirmi il nome? Naturalmente non lo
scriverei nell’ intervista, però sarei curioso di vedere se conosco questo tipo,
così per curiosità. –
Sana rimase interdetta per una attimo. Sapeva che il nome
non sarebbe stato pubblicato perché, se ciò fosse accaduto, a rischiare la
denuncia sarebbe stata anche la rivista. Quindi, che male c’ era?
- Non ricordo il suo nome di battesimo, non ce lo chiamava
nessuno. Però il suo cognome era…era…SENGOKU. Aveva i capelli bruni e un
perenne ghigno maligno e crudele sul viso, a parte quando le cose non andavano
come voleva lui…in quel caso sembrava un serial killer, tanta era la furia che
gli si leggeva negli occhi. -
- Sengoku come il periodo storico? No, non l’ ho presente,
mi dispiace.
Oddio come è tardi!!!Scusa Sana, ma ora devo proprio andare!
Ci risentiamo tra poco per le ultime cose dell’ intervista, sayonara! -
- Molto bene, ciao Tonami- kun. Allora ne riparleremo poi di
quel discorso va bene? -
- Em…no, aspetta, volevo anche chiederti se… se domani l’
altro ti va bene. Ci possiamo incontrare al bar dell’ altra volta verso le
8.00, che dici? Almeno potremo parlare in pace. –
- Ok, per me va bene…comunque ti ricordi che dovremo parlare
solo per cose riguardanti il lavoro, vero? Ci eravamo chiariti, no? –
- Ma certo! Stai tranquilla Sana-chan. Ormai ho capito
quanto Akito sia importante per te. A domani l’ altro allora!!!-
Andandosene, il reporter poté finalmente sorridere malignamente
senza destare sospetti.
- Ma certo che per te Akito è importante. Solo che presto cambierai
idea sul suo conto…basterà fare una bella chiacchierata con il vecchio Sengoku.
Di certo non negherà un piccolo favore ad un suo vecchio studente. –
Sana era piuttosto stupita: non riuscivacapire la repentina fretta del reporter.
Decise però di lasciare perdere e se andò verso casa.
No appena fu arrivata, la mamma la avvisò che Fuka l’ aveva
chiamata per sapere come era andata l’ intervista,e Sana la richiamò immediatamente.
- L’ intervista è stata un
successo! Quest’ oggi Akasaka voleva informazioni sulle medie: come puoi ben
immaginare non è che questo sia il mio argomento preferito…comunque sono
riuscita a mettermi a parlare dei professori, quindi tutto si è risolto per il
meglio! –
- Hai parlato proprio di tutti…anche
di Sengoku? –
La voce di Fuka era esitante.
- A dire la verità… si. Avevo gia
tralasciato molte cose importanti, e almeno una gliene ho voluta concedere.
Comunque non ho avuto il tempo di raccontargli praticamente nulla, a parte il
fatto che detestava Akito. Senti, parlando di cose più allegre, allora per la
cena di domani sera è tutto a posto? -
- Naturalmente! Lo sai che sono
precisa in queste cose! Ho gia prenotato un tavolo per sei persone al
ristorante, non rimane che andarci! –
- Perfetto! Allora ci sentiamo
dopo, adesso vado a riposarmi un po’, che fra un paio d’ ore ho la prova
costumi per il prossimo spettacolo teatrale…quando hanno saputo che avrei avuto
un’ intervista personale sul giornale, hanno immediatamente accolto la proposta
di Rei di farmi partecipare, anche se spero proprio di essere all’ altezza e … -
- Te lo meriti! Sei veramente
brava! Hai fatto moltissimi sforzi per diventare l’ attrice che sei ora ed il successo
che hai te lo meriti in tutto e per tutto! Hai propria da essere orgogliosa!!!
–
- Grazie Fuka! Comunque non vedo
l’ ora sia domani… anche perché è da un po’ che non.. bè…sai…Akito è tornato da
poco e…-
La risata cristallina di Fukariecheggiò all’ altro capo del telefono:
aveva capito cosa, con molto imbarazzo, voleva dire Sana:- Stai tranquilla
Sana! Domani potrai tranquillamente scambiare quattro chiacchiere con Akì senza
nessuno che vi giri attorno! -
Sana, diventò rossa dal suo capo
del filo, pur sapendo che Fuka non poteva vederla.
-Comunque guarda che non è come pensi! E poi mi
fa sempre piacere stare con voi e… -
- Si, si ho capito stai tranquilla
che non mi offendo! Oh, adesso scusa ma devo andare, ho appuntamento con Takaschy,
ci sentiamo dopo. -
- Va bene allora ci si sente! –
Detto questo sia alzò e andò in camera.
Sengoku
QUARTIERE DI ODAIBA
Akasaka fissò le eleganti case che sfilavano davanti a lui.
Erano anni che non le vedeva, ma riconobbe subito l’abitazione che cercava. Per
anni aveva passato il tempo a farsi dare lezioni supplementari di chimica
proprio lì. Se all’ università era il primo della classe anche in quella
materia, avrà avuto i suoimotivi.
Conscio di essere in perfetto orario, con addirittura qualche minuto di
anticipo, suonò l’ elegante campanello di ferro. Venne ad aprire un uomo sulla
quarantina, con i capelli in parte castani e in parte bianchi e due profondi
occhi scuri, che nascondevano anni ed anni di insegnamento e disonestà.
- Puntuale come al solito, Akasaka. Comunque, sono lieto di
rivederti. -
- Anch’ io, professor Sengoku-san, sono lieto di vederla.
Posso entrare? –
Senza dire nulla, l ‘ uomo si scostò dall’ ‘uscio e gli
lasciò lo spazio che bastava per farlo entrare.
- Vedo che non ha cambiato nulla. -
- Gia. Ma, se non mi sbaglio, al telefono mi hai parlato di
una questione importante. Quindi lascia perdere i convenevoli e dimmi il motivo
della tua visita. –
- Lei punta sempre al sodo, l’ ho sempre ammirata per
questo. Comunque,il motivo per cu ho
chiesto di vederla, riguarda una questione della massima delicatezza. –
- Sarebbe? –
- Bé, vede…come sa io faccio parte dell’ ”Actress News”il mensilecinematografico… - ma
Sengoku lo interruppe:
- Se non mi sbaglio la critica ha lodato anche i tuoi paragoni
tra la scienza e la qualità dei film… ti ha definito “uno degli ultimi
giornalisti dotati di una cultura davvero rilevante in ogni campo”, vero? –
- Esatto… non sapevo che lei seguisse lo svolgersi della mia
carriera, ne sono veramente onorato! Comunque questa è la prova che, senza il
suo aiuto, non sarei mai diventato quello che sono ora.
- Se non mi sbaglio al momento ti è anche stato affidato un
articolo importante su quella Kurata, non è vero?Dimmi, sei un suo fan? Hai intenzione di
scrivere anche tu uno di quegli articoli melensi su di lei e le sua presunta
“simpatia” contagiosa ed il suo “sconfinato talento”, come fanno quegli inetti
dei tuoi colleghi? –
Le ultime parole vennero pronunciate con un tono freddo e
tagliente come il ghiaccio secco.
- Professore, così mi ferisce! Come può anche solo pensare
che io ammiri quella insopportabile ragazzina boriosa?! E poi, ritengo che
questo sua simpatia non sia altro che un subdolo metodo per ammaliare il
pubblico ed i mass-media…non trova anche lei? -
- Sono perfettamente d’ accordo con te, Akasaka. E poi, se
te lo dico io puoi fidarti. Devi sapere che è proprio a causa sua se ho dovuto
licenziarmi dall’ impiego alla scuola media… -
Gli occhi del reporter brillarono per la soddisfazione. Era
riuscito a condurre il suo vecchio professore proprio sull’ argomento che tanto
gli premeva, senza dover insistere minimamente per farlo parlare… quando l’
allievo supera il maestro.
- Sa, ho saputo proprio da Kurata che lei era il professore
di scienze del suo attuale ragazzo… un tale scapestrato! Un vero teppista, per
altro molto maleducato ed irriverente. Deve averla fatta penare molto ai tempi delle
medie…pensi che aveva dato del filo da torcere persino ai suoi insegnanti delle
elementari! -
- Un momento… per caso il nome di questo individuo è… mi
vengono ancora i brividi solo a pronunciarlo… Akito Hayama?! –
Pronunciare il nome
del ragazzo provocò una sottospecie di tremore di rabbia all’ uomo, che stupì
persino il diabolico giornalista.
- Allora…lei se lo ricorda! Siccome ho tutta l’intenzione di
evidenziare che razza ti teppista è il ragazzo scelto da Kurata, volevo avere
una dichiarazione da parte di qualcuno che lo conoscesse bene e potesse
giudicare imparzialmente…quando ho saputo che era stato un suo studente, ho
pensato che avrebbe potuto concedermi questo favore… pensa che io le possa fare
qualche domanda?-
Sengoku lo fissò con uno sguardo carico di odio e rispose,
sibilando:
- Se questo contribuirà a distruggere la reputazione di quel
diabolico oni, sta pur certo che ti dirò tutto quello che so. -
Akasaka sorrise e si sedette sulla sedia cheper anni lo aveva ospitato, davanti al grande
e lussuoso tavolo da pranzo.
- Molto bene…allora cominciamo con qualche domanda basilare…
-
Akito stava mangiando de sushi in cucina, quando il telefono
di casa squillò. Essendo solo (il padre era al lavoro e Natsumi stava facendo
la spesa al supermercato) dovette per forza rispondere.
- Pronto, casa Hayama, chi è? -
Chiese secco alla persona all’ altro capo del ricevitore.
- Sono Akasaka. Scendi immediatamente. Sono sotto casa tua.
Devo parlarti. -
Akito non fece in tempo a replicare che la linea cadde: il
reporter aveva abbassato.
Scese come una furia le scale e, una volta in giardino, si
guardò intorno per individuare dove fosse appostato Akasaka.
- Sono qui. -
Akito si girò verso un vicolo di fianco alla casa. Lo
spietato giornalista indossava un giubbotto nero e lungo molto elegante, di
marca. Aveva un cappello a tesa larga calato sugli occhi e fissava beffardamente
il ragazzo. Era decisamente in tinta con il cielo cupo e il vento fastidioso
che soffiava in quel momento.
- Come hai avuto il mio indirizzo? -
Chiese Akito con un tono molto, troppo tranquillo. Il
giornalista rispose con un ghigno:
- Me lo ha dato Sana durante una delle interviste. So dove
vivi tu, i tuoi amici, e conosco persino il nome e la località del cimitero
dove si trova tua madre. -
Lo sguardo di Akito avrebbe congelato chiunque, ma non
Akasaka. Probabilmente non aveva abbastanza umanità per cogliere tutto l’ odio
racchiuso in quello sguardo.
- Sai, non è la prima volta che vengo qui. -
- Ah no? –
Chiese Akito con un tono così piatto da mettere i brividi.
- No. -
- Sei venuto fin qui solo per dirmi questo? In questo caso
vedi di andartene… o altrimenti chiamerò la poli…-
- La polizia, forse? E di cosa mi accuserai? Disturbo alla TUA
quiete pubblica? Dirai che uno dei più famosi reporter di Tokyo ti sta
importunando? E poi no, tu non sei proprio il tipo da chiamare la polizia. A te
le cose piace risolvertele personalmente, vero? In questo tu ed io ci
assomigliamo molto. –
- Non osare paragonarti a me razza di… -
Ma, per l’ ennesima volta, venne interrotto dalle parole provocatrici
di Akasaka:
- Cos’è, pensi di cominciare ad insultarmi ora? E pensi che
ti basterà prendermi a male parole, quando mi sarò preso la tua ragazza? -
I pugni di Akito si strinsero forte, tanto da far sanguinare
i palmi. Calò un pesantissimo silenzio, interrotto solo dalla risata di
Akasaka.
- Lo vedi? Avevo ragione io. Tu non sei proprio il tipo che
si accontenta degli insulti. Stai morendo dalla voglia di picchiarmi, come l’
altra volta. Ma sai che non puoi, perché, se lo facessi, potrei non restare
zitto, questa volta, e ciò darebbe un dispiacere alla piccola Sana-chan, perché
un incidente tanto disdicevole potrebbe dare una svolta diversa all’ articolo…
non è vero Akì?-
Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso. Akasaka lo
sapeva, e quindi non si stupì quando si ritrovò bloccato al muro per la
camicetta, con gli occhi di Akito che lo fissavano pieni di odio.
- Non osare chiamarmi a quel modo, razza di viscido insetto.
-
- Lo vedi? È questa la sostanziale differenza tra te e me.
Tu sei una persona indipendente e decisa, ma hai un difetto che sarà la tua
rovina, anzi, che lo è gia stata: l‘ impulsività.Non saresti mai capace di lasciarmi andare,
tornare in casa, ed elaborare un modo per rovinarmi. Preferisci picchiarmi e,
magari, farmi finire in ospedale. Io invece ho la possibilità di portarti via
ciò che hai più caroal mondo, e senza
nemmeno sporcarmi le mani. E tu lo sai. Lo sai che se sono qui è per una
ragione ben precisa, un motivo importante e che, stanne certo, cambierà la tua
vita. Solo se tu mi uccidessi, potresti stare certo di esserti liberato di me. Ma
non arriveresti mai a tanto. Non dopo tutto quello che ti ha insegnato Sana
sull’ importanza disgustarsi ogni giorno e riconoscerne l’importanza, per
quanto ne so. Non potresti mai togliere la vita ad un altro essere umano… o
sbaglio? –
Non sbagliava. Akito non rispose, ma lo lasciò pesantemente
cadere a terra.
- Parla. Se sei venuto qui per dirmi qualcosa, fallo. Cosa
diavolo vuoi da me?!! -
- Lo sai cosa voglio. Voglio Sana. –
- E cosa ti fa pensare che io mi faccia da parte solo per
questo? –
Un sorriso sadico illuminò il volto di Tonami Akasaka.
- Questo. –
Il giornalista prese da una tasca
interna della giacca un foglio scritto al computer. Portava la data di un mercoledì
di due settimane dopo, poi altri dati scritti in piccolo che Akito non si
soffermò a leggere. E un titolo.
SANA’S LIFE
“Salve cari lettori.
Finalmenteè uscito l’ articolo completo
su Sana Kurata che tanto aspettavate. Purtroppo, però, non vi troverete
riportato ciò che tutti si aspettano. Molti pensano a Kurata come ad una
ragazza solare e piena di vita, che incarna l’ idea della positività e della
giustizia, ma la realtà è un’ altra: Sana non è la simpatica idol che tutti voi
credete. Attraverso l’ intervista che le ho fatto e le preziose informazioni
che mi sono state date da un suo ex professore, ho scoperto che le compagnie
che frequenta sono tutt’ altro che “solari e piene di vita”. La sua compagnia è
composta per lo più da ragazzi e ragazze per bene, certo, ma c’è una pecca che
rivela come sia la vera personalità di questa nota attrice: il suo ragazzo. In
un’ età importante come la sua, dove una giovane donna deve cominciare a
pensare a come gestirà il resto della sua vita e le persone che le sono accanto,
vicino a sé dovrebbe volere gente educata e di un buon livello culturale,
gentile e dalle idee aperte.
Purtroppo non è cos’, per Kurata
Il suo ragazzo, un teppista che frequenta sin
dalla sesta elementare (si, perché in jap c’è anche le sesta elementare, quella
che i ragazzi frequentanoall’ inizio
dell’ anime. N.D. M. -C.), non è altri che un criminale che finge di essersi
pentito. Tutti voi ricorderete come, alcuni anni fa, il famosissimo attore
Naozumi Kamura, oggi impegnato a migliorare la sua già brillante tecnica di
recitazione agli “Actor’s Studios”, avesse manifestato più volte il suo
interesse verso Kurata, e di come fosse stato respinto dalla cosiddetta. Come può,
una ragazza dal presupposto buon senso e serietà, preferire un qualunque
criminale di strada ad un soggetto come Kamura? Mi è stato anche riferito che l’
attuale ragazzo di Kurata è cambiato ed adesso non è più uno scaltro teppista
di strada, ma il passato non verrà mai cancellato. Capobanda di una gang di
teppisti alle elementari ed insolente soggetto alle medie, è difficile credere
che dentro di sé non nasconda più un’ indole malvagia e tremenda, nonché nociva
per le persone di cui si circonda.
Molte ragazzine prendono Sana
Kurata come modello… alzi la mano chi, tra di voi, non ha mai sentito dire alle
proprie figlie adolescenti dire: - Da adulta diventerò bella e famosa coma Sana-chan.
- . Scommetto nessuno. Quindi, chi di voi è disposto a lasciare che la nuova
generazione di donne che popoleranno il Giappone abbia come esempio una ragazza
dalle dubbie compagnie e che vede l’ amore in unteppista violento ed aggressivo con il
prossimo, piuttosto che in un attore ben quotato e talentuoso? A voi la risposta,
signori. Il giudizio finale che la nostra prestigiosa rivista da all’ attrice
Sana Kurata è, quindi, altamente negativo. Un quattro. Scarso. Per quanto
riguarda il talento come artista c’è, non lo si può negare, ma il panorama
nipponico è pieno di giovani idol pronte ad intraprendere la scalata al
successo ed a diventare attrici di un livello come quello di Kurata, in un
tempo più o meno lungo.
Il vostro affezionato Tonami
Akasaka.”
Una volta terminato di leggere l’
articolo, Akito non disse nulla. Akasaka intuì che aveva letto tutto solo dallo
sguardo, passato, dopo alcuni secondi, dalla pagina battuta al computer al
giornalista.
- Naturalmente è solo una bozza.
Aggiungerò anche parti di intervista e foto, scriverò esattamente quello che ha detto Sana.
Ma non ti credere, riuscirò a farla sfigurare anche grazie a quello. Non c’è
argomento dove lei non sia riuscita a parlare di te. Ogni volta che le facevo
qualche domanda finiva per dire anche quello che tu ne pensavi. Deve conoscerti
proprio bene! Perciò, questo non farà che accrescere l’ idea di quanto tu sia
importante per lei, e dopo il bel ritrattino che ti ho fatto, sta pur certo che
ciò non sarà un punto a suo favore. -
- In tutta la mia vita ho
conosciuto una solo persona capace di tanto. E la cosa più tremenda e
nauseante, è che non si tratta nemmeno di un mio rivale. Nemmeno Kamura è mai
arrivato a farmi tanto schifo e ribrezzo, pur di averla vinta. L’ unico
individuo che si è comportato in modo spregevole come te è stato…-
Un nome uscì simultaneamente dalla bocca di entrambi:
- SENGOKU -
Akito spalancò gli occhi per la
sorpresa: come poteva sapere che il riferimento andava a quel suo vecchio
insegnante? Certo, magari Sana gliene
aveva parlato, ma il giornalista non poteva conoscerlo così bene da capire
addirittura ciò a cui stava pensando.
- C’ è una cosa cha ancora non ti
ho detto. Alcuni anni fa, un aspirante giornalista frequentava la Todai a Tokyo. Per prender
la laurea in giornalismo (sorry so che non esiste ma abbozatemela perfavore…NDM-C.)
doveva naturalmente passare tutti gli esami, e non poteva permettersi nessun
punteggio insufficiente… quello studente, però, aveva una parecchi problemi con
le materie scientifiche. Così venne mandato a prendere ripetizioni da un
professore di tali materie molto famoso, che si trovava al momento disoccupato
perché autolicensiatosi dal suo precedente impiego in una scuola media privata..
Aveva lasciato il lavoro perché la sua autorità era stata minata da alcuni studenti
della scuola. Ma in maggior parte a causa di un pericoloso ragazzo: eri proprio
tu. -
Akito pensò di non aver sentito
bene. Anzi, credette essersi immaginato tutto. Si, di certo stava sognando. Non
poteva essere vero, non poteva assolutamente essere vero. Perché una delle
persone che più al mondo gli aveva creato problemi e dato difficili prove da
affrontare, non poteva essere tornata dal suo passato per toglierli quella che
era ormai la sua vita. Non poteva esistere, quell’ uomo così meschino ed
ipocrita che si trovava davanti non era possibile fosse stato allievo di
Sengoku. Non poteva assolutamente essere così.
- Tu…tu…eri suo allievo? Conosci Sengoku?!!! -
- Gia. E, visti i ricordi cha ha di te, il vecchio Sen non
si è fatto certo pregare quando gli ho chiesto un’ intervista in esclusiva su
che razza di teppista eri alle medie. Non te la mostro, tanto puoi immaginare
quello che vi è scritto sopra.
Quindi, ti pongo le scelte davanti a cui ti trovi: puoi
lasciare Sana, senza naturalmente dirle il vero motivo per cui prendi questa
decisione, e scomparire per sempre dalla sua vita, lasciando che, quando lei
sarà triste e con il cuore infranto, si faccia consolare dal sottoscritto;
senza che tu metta bocca o rivendichi quanto lei ti amasse ecc. ecc…e sta pur
certo che, se tenterai di dirglielo di nascosto, io lo saprò, perché, come hai
potuto ben notare, quando decido di fare qualcosa lo porto sempre a termine.
Oppure puoi mandarmi al diavolo, gonfiarmi di botte, e lasciare che Sana scopra
tutto e mi consideri un verme, un bastardo, tutto ciò che vuoi. Naturalmente,
facendo in tal modo, l’ articolo che hai appena letto e l’ intervista fatta a
Sengoku verranno pubblicate e, a questo punto, stà pur certo che la carriera di
attrice sarà un capitolo chiuso nella vita di Sana Kurata. Ci pensi? Nessun
regista la vorrà più nei suoi film, non verrà più chiamata per nessuno
spettacolo teatrale e alcuna pubblicità; se per caso qualcuno si movesse a
compassione e la scritturasse, dovrebbe poi vedersela con i commenti sdegnati
della gente, e sarebbe costretto a licenziarla. Nemmeno con l’ aiuto del
formidabile Sagami riuscirebbe a riprendersi. La nostra rivistaha un tasso di considerazione troppo alto
perché la notizia venga dimenticata nel tempo, e le smentite porterebbero solo
rogne ai giornali, che quindi lasceranno perdere.
Di certo per Sana sarebbe una brutta storia da mandare giù.
Lei stessa mi ha detto come sia stata male quando, per un motivo o per l’
altro, non veniva più scritturata da nessuno. Buffo, non trovi? La prima volta
sono stati degli uomini a cui non importava niente di lei, a metterla in
difficoltà. Ricordi? La ”SpiroCorporation” era riuscita a farle terra bruciata
intorno (solo nell’anime…NDM-C.). Poi,a
metterla in seria difficoltà in ambito lavorativo, sono state persone che
dicevano di essere pazze di lei, in membri del suo privatofan club, perché non gli piacevano gli
impiegucci per i quali era stata scritturata (idem NDM-C.)…un momento! Ora che
ci penso, anche quello era stato per colpa tua, non è vero? Eh? Te ne ricordi?-
- Non proseguire. So a cosa ti riferisci. Al fatto che
veniva considerata superba dai produttori perché si era rifiutata di dire una
battuta che avrebbe potuto ferirmi. -
- Esatto. E adesso, tu, il suo ragazzo, potresti essere
anche la causa del DEFINITIVO declino
come attrice di Sana. Sarebbe un’ esperienza davvero tremenda per lei, tanto
che rischierebbe di cadere in depressione.
Allora, cosa scegli? Non ti darò inutili ultimatum, perché
sono certo che hai gia deciso. Cosa mi rispondi? –
Akito rimase un attimo in silenzio, poi mormorò:
- Voglio vedere l’ intervista. Mostramela. -
- Come vuoi. Ma sappi che ogni cosa che ho scritto è
esattamente quello che mi ha riferito Sengoku. Possiedo i diritti di tutto
quello che è scritto su questo foglio. –
Detto questo tirò fuori dalla tasca interna anche un altro
foglio, scritto a mano.
Mentre Akito leggeva,
Akasaka disse, ridendo in un modo che avrebbe fatto rabbrividire chiunque:
- Puoi anche strapparlo. Non mi interessa. Ne ho gia fatto
delle fotocopie e salvata una copia su cd. Naturalmente negherò tutto so lo
mostrerai a qualcuno, proprio come per l’ intervista, e non potrai dimostrare
che è un mio pezzo. Farai solo la figura del geloso se racconterai che sono
stato io a dartelo. –
Non appena ebbe terminato queste parole, Akito accartocciò i
fogli con una mano e cercò di non far trasparire la rabbia che lo stava,
lentamente ed inesorabilmente, avvolgendo. Ancora poco tempo e non avrebbe più
potuto rispondere delle sue azioni: quel poco di insulti e rivendicazioni per
vendetta che aveva letto gli era bastato. E ormai aveva preso la sua decisione.
Amava Sana con tutto sé stesso. E proprio per questo doveva fare ciò che
riteneva più giusto per lei. Non per sé stesso.
- E va bene. Accetto. La lascerò e tu…tu potrai fare quello
che vorrai. Però ad una condizione. -
- Sarebbe? Non mi sembri nella posizione più adatta per
dettare legge, ma sono curioso di sentire cosa hai da dire. Parla. –
- Io voglio sapere due cose. –
- Cioè? Quale sarebbe la prima? –
-Tu la ami? –
Akasaka non rispose subito. Dopo un silenzio che parve
eterno, disse contono piatto:
- No. Non posso dire di amarla. Non ho mai amato nessuna
donna ( e nessun uomo non essendo gay) nella mia vita. È un sentimento che non
mi interessa. -
- Non ti interessa? Non ti interessa?! Tu…tu…stai facendo
tutto questo e non sei neppure innamorato di lei?? Non credo che… -
Ma la risposta di Akasaka lo fermò. Per la prima volta, il
reporter diede prova di poter provare altri sentimenti, oltre che la perfidia e
l’ egoismo. Avrebbe voluto rimanere impassibile, ma quello che il ragazzo aveva
detto non aveva permesso al suo animo meschino di dire qualcosa che, lo sapeva,
avrebbe fatto soffrire Akito. Era fatto così. La perfidia era radicata in lui
da quando era venuto al mondo, e non aveva nessuna intenzione di liberarsene.
Solo così facendo poteva sentirsi potente.
- Cosa è che non credi?!! Cosa hai da parlare tu, che una
volta, probabilmente, dovevi essere un grande. Ma ti sei guardato? Ai tempi delle
elementari eri ancora un bambino, ma avevi gia capito come funziona il mondo.
Non so se con questo avesse a che fare la morte prematura di tua madre, e,
sinceramente, non mi interessa. Fatto sta che ti sei rovinato crescendo. Dando
retta a tutte le storie di Sana, sei diventato un povero e triste omuncolo,
pronto a sacrificarsi non appena la ragazza della quale è convinto di essere
innamorato è nei minimi guai. Se tu non lo avessi permesso, come ho sempre
fatto io, adesso saresti tu a tenere in mano l’ arma per incastrami. E invece
quale uomo ha vinto? Quello spietato ed ambizioso, o quello onesto e innamorato?
Penso che entrambi sappiamo gia la risposta. -
Detto questo, si girò e si incamminò verso la strada.
Ad un tratto si fermò. Senza girarsi verso il ragazzo disse
queste parole con tono gelido, per poi proseguire per la sua strada:
- Domani ho intenzione di chiamarla.
Voglio ce tu le abbia già parlato. –
-Un momento…ho detto che le domande eranodue!!! –
- E sentiamo, quale sarebbe la seconda? -
- Bé…io…ho detto che accetto il patto, ma c’è una cosa che
esigo sapere. –
- Non farla tanto lunga e muoviti a parlare, prima che cambi
idea. –
Akito sentì la rabbia fremergli nel corpo, ma si trattenne
per fare in modo che Akasaka non se ne andasse prima di avergli risposto.
- Tu…tu non le farai niente che non voglia vero?! -
Un lampo di malizia accese gli occhi di Akasaka.
- Perché ti interessa saperlo? Quello che io e lei faremo in
intimità non sono affari che ti riguardano. -
Akito fece un passo minaccioso verso di lui.
- Sappi che, carriera o non carriera, se oserai cercare di farle fare qualcosa che
non vuole non risponderò più di me. Hai capito bene? Se ti rimane un briciolo
d’ orgoglio, giurami che non mi darai mododi doverti uccidere. Perché se tu facessi, o anche solo provassi, a
metterle le mani addosso, potrei anche dimenticare per una frazione di secondo
che il karate non va mai usato per scopi personali e, soprattutto, una
disciplina da utilizzare per l’autodifesa. -Il tono di Akito fu sicuro e furente, seppure sussurrato in un
bisbiglio…i suoi occhi erano tornati duri e spietati come tanti anni prima.
Akasaka sorrise maligno e rispose:
- Se fossi certo che lei è ancora vergine sarei più clemente
per quanto riguarda questo punto, ma, essendo sicuro che non è così, non posso
prometterti che mi farò tanti problemi quanto vorresti tu. -
- Razza di…di…non so bene cosa, come fai a sapere se lei e
io… -
Il giornalista lo interruppe:
- Potrei rispondere a questa patetica quanto inutile domanda
con una bugia, efarti credere che sia
stata lei a confessarmelo. Ma così tu finiresti per trovare un appiglio e
pensare che hai una colpa in meno. Non ho intenzione di concederti un simile
privilegio.
No, no ti dirò proprio la verità: ho capito che ti ha
concesso le sue grazie proprio grazie a te, che con la tua domandina hai reso
chiaro il fatto che la consideri praticamente un bene esclusivamente tuo da
quel punto di vista, quanto gli altri. Se tra voi le cose non si fossero già
evolute, non avresti potuto fare un pensiero del genere così all’istante,
ragazzino. –
Detto ciò, prima cha Akito potesse interpretare appieno
quello che lui aveva appena detto ed esplodere, prese e se ne andò furtivamente
come era arrivato, lasciandolo lì.
Ti amo…lui
Akito si ritrovò fermò davanti alla propria casa, lo sguardo
fisso sul cemento sotto di lui. Non poteva, non voleva credere a quello che
stava per fare. Si girò improvvisamente esi mise a correre verso casa Kurata. Correva veloce come non aveva mai
fatto. Mai. Era abituato a superare la barriera del dolore e della fatica
mentre correva, deciso a fare sempre più di quello che il suo corpo gli
permetteva…ma questa volta di più. Era certo che, seavesse sentito molto, troppo male, sarebbe
riuscito a non pensare alle conseguenze
del gesto che stava per compiere ed a tutto il dolore che avrebbero riportato.
Una fitta stava lacerandogli il fianco, era da parecchi
minuti che correva incessantemente, senza mai fermarsi.
Per fare quello che doveva sarebbe stato costretto a
soffrire come un cane. Lo sapeva. Ma non
importava. Lei veniva prima di tutto.
La fitta si intensificava. Sempre più forte e tremenda.
Quante cose non le aveva mai detto. Quante parole piene si
era sempre tenuto dentro, a causa dell’ orgoglio…brutta bestia, l’orgoglio,
praticamente sempre presente nelle anime più vere e coraggiose.
Il dolore sempre più attanagliante. Un’ altra persona, anche
se arrabbiata e disperata solo un quarto di quanto lo era lui, sarebbe già
svenuta, o, perlomeno, rimasta disidratata.
Solo una volta, solo una volta, era riuscito a pronunciare
di fronte a lei quelle due parole magiche…quelle parole che avevano acceso nei
suoi vispi e castani occhi a mandorla una luce così gioiosa da bagnarsi di
lacrime.
Basta. Basta! Era questo che il corpo di Akito gridava. Ma la
mente negava lui questo permesso, mentre tentava di concentrarsi sul dolore e
non pensare…
Era stato quella notte…quella notte a casa sua…tutto era
successo così, come se fosse stato scritto da sempre che sarebbero rimasti
insieme. Semplicemente era accaduto. Sana e Akito. Akito e Sana. Due nomi e un
destino solo. Da quell’ abbraccio… quell’ abbraccio così caldo, dove lui aveva
pronunciato parole che mai avrebbe immaginato uscire dalla sua bocca, si era
ritrovato, alle quattro del mattino, sotto le candide lenzuola a fiori rosa del
letto a baldacchino di Sana, in una stanza che lo aveva visto crescere. Lui e
Lei. Diventare adolescenti, ragazzi, e poi adulti. Ma, dopo quella notte, un
fiore più rosso degli altri aveva colorato, seppure temporaneamente, il tessuto
bianco*.
Ormai era allo stremo delle forze. Ed era anche quasi
arrivato a casa sua.
Lei dormiva placidamente appoggiata sul suo petto, che si
alzava ed abbassava ad un ritmo nuovamente normale. Un candido sorriso le
illuminava il volto, e gli occhi chiusi le davano un aspetto angelico. La propria
mano destra appoggiata sui capelli color rame, tutti spettinati. Ad un tratto,
come a poter immaginare che la stava guardando, lei aveva aperto gli occhi e lo
aveva fissato, così, seria. Semplicemente era rimato a guardarlo. Poi siera stretta un po’ di più a lui ed aveva
mormorato:
- Sono felice. -
Con una sorta di timido imbarazzo ed il solito tono burbero,
lui aveva risposto, stringendola:
- Bè… pure io. Sei sicura di stare bene? -
- Sto benissimo, tranquillo. –
- Sana…senti…io non vorrei che tu… insomma…ti fossi sentita obbligata…sei
certa che lo volevi? Sai com’è… -
Ma la ragazza, ridendo all’improvviso del leggero colore che
avevano preso le guance di Akito, rispose alle sue atipiche premure mettendogli
un dito sulle labbra e dicendo:
- Ti ho già detto di non preoccuparti. Mi conosci. Non sono
una che si fa condizionare. E nemmeno tu. Se non avessi voluto, ti avrei
chiesto di fermarti. Ma… -
A quel punto era stato il suo turno di arrossire:
- Tutto questo…se non avessi deciso di farlo con te, non lo
avrei potuto mai fare con nessun altro. Akito…dopo tutti questi anni passati
insieme avresti dovuto capirlo che io … -
Ma lui le aveva appoggiato a sua volta un dito sulle labbra,
impedendole di finire la frase, e terminando per lei.
- Ti amo. -
Dopo di questo non si erano detti altro. Quelle parole erano
bastate. E il sentimento era tornato a colpire, con tutta la sua forza e
passione.
In quel momento, strematoe senza forze, si ritrovò davanti al campanello.
Si asciugò la faccia bagnata di sudore, per accorgersi che,
stranamente, anche gli occhi si erano bagnati: ma non era sudore. Erano
lacrime. Stava piangendo e non se ne era nemmeno accorto.
- Accidenti! Ma guarda te se… - poi, però, tacque. Nel
parlare aveva rivolto gli occhi in alto,e si era trovato davanti la villa dei
Kurata, in tutta la sua maestosità. Erano anni che entrava e veniva da quella
casa, che gli ricordava tanti momenti ed esperienze importanti che mai avrebbe
scordato…Doveva smetterla.
Doveva smetterla, di pensare a tutto questo.
Per essere credibile e non farle intuire nulla, avrebbe
dovuto essere freddo e impassibile, proprio come lo era stato tanti anni prima.
Gli bastò un pensiero per fargli sentire l’ odio e la rabbia che serviva
strabordargli nel cuore: Akasaka.
Con l’ immagine del reporter fissa nella mente suonò il
campanello. Sperava vivamente che in casa ci fosse solo Sana.
Avrebbe avuto fortuna se ad aprire fosse stata proprio lei e
non la madre, rei o la governante. Sana si rifiutava categoricamente di
lasciare la casa di famiglia per andare ad abitare da sola, nonostante fossero
anni che sua madre le ripeteva incessantemente di andare a vivere in modo
indipendente. Non voleva che lei si sentisse sua responsabile solo perché
passavano gli anni. Ma Sana non voleva lasciarla sola. Sapeva di poter contare
su Rei e la governante, ma era troppo legata alla madre per essere anche solo
sfiorata dal pensiero di non poterla vedere almeno una volta al giorno, e
sapeva che, visto i suoi impegni di spettacolo e quelli della madre per i libri,
se non si fossero viste a casa le occasioni si sarebbero ridotte notevolmente.
Tutte queste cose Akito le sapeva solo perché, una volta che era a cena a casa
Kurata, aveva avuto la fortuna di sentire un dialogo tra Sana e la Sensei.
-Sana, capisco che tu sia legata ai ricordi, ma ormai
dovresti andare a provare a vivere da sola. So bene che saresti tranquillamente
capace di badare a te stessa… -
- No,mamma. –
Aveva risposto lei.
- Il giorno in cui io lascerò questa casa sarà quando mi
sposerò…e…non so quando io e lui saremo pronti per una cosa del genere. Siamo
ancora dei ragazzi, e anche se quello zuccone non lo ammetta mai, so bene che è
molto affezionato ad il Signor Hayama ed a Natsumi. E poi…bè…non so se arriverà
mai a volere fare una cosa così importante con me. Dal canto mio è scontato che
vorrei che,,,bè…-
Poi si era interrotta per via dell’ imbarazzo, essendosi
accorta della confidenza che aveva appena fatto alla madre.
Akito si era sentito cedere le gambe, provocando un leggero
rumore, udito non da Sana ma distintamente dalla Sensei, che lo aveva visto
correre via velocemente da dietro la porta, essendo tra le due la figlia a
voltare le spalle ad essa.
Nonostante cercasse i tutti i modi di tenere a mentre l’
odiosa immagine di Akasaka, non poté non ricordare che, dopo la cena, era stata
la mamma a volerlo accompagnare alla porta.
Mentre usciva dal cancello e gli voltava ormai le spalle, la Signora Misako
aveva mormorato:
- Per una madre è sempre difficile quando i propri figli se
ne vanno di casa. Ma conto, e spero che, quando accadrà a Sana, sarai al suo
fianco. -
Lui era rimasto un momento in silenzio, poi aveva risposto,
correndo via subito dopo:
- Per quanto mi riguarda, io me la sposerei anche subito. -
E adesso avrebbe dovuto dare un taglio netto a tutto. Cercò
di ricomporsi, poi suonò deciso.
La visione che gli si parò davanti lo lasciò senza fiato.
Alla fine ad aprire era venuta lei : portava un paio di
pantaloni blu da casa, ex di una tuta che avevano comprato insiem eanni prima.
Ormai non le stavano più, lui glielo aveva ripetuto moltissime volte, ma lei,
testarda, non ne aveva voluto saperne di regalarli o buttarli: diceva sempre
che, essendo stati acquistati una delle
poche volte in cui era riuscita a trascinarlo per negozi, erano un ricordo
troppo singolare per disfarsene.
E poi, erano gli stessi che lei indossava quella famosa sera…indosso
aveva anche una felpa larga e avvolgente, con su scritto “Kodocha”, presa
evidentemente a uno dei numerosi negozi ispirati al programma che era stato il
suo trampolino di lancio come attrice. Avrebbe potuto comprare tutti i vestiti
griffati che desiderava, ma preferiva sempre indossare capi semplici e che le
ricordavano qualcosa che amava. Era fatta così. E forse era proprio per questo
che l’ amava tanto. Scosse la testa, cercando di scacciare quei pensieri,
mentre i lunghi capelli lucidi e puliti di lei fluttuavano sulle sue esili
spalle a causa del vento ghiaccio che entrava dall’uscio aperto.
- Akito! Che ci fai qui a quest’ora? È forse successo
qualcosa? Accidenti, potevi anche avvertirmi, così mi mettevo qualcosa di un minimo presentabile! -
Disse questo ridendo, aspettandosi che il ragazzo
rispondesse con una frase del tipo: - Ti ho visto conciata molto peggio di
così, quindi potresti anche evitare di pensare a cose così stupide! -
Ma, invece, Akito rimase in silenzio.
La ragazza, cominciando a preoccuparsi seriamente, appoggiò
una delle piccole mani sul suo braccio: Akito si ritrasse come scottato. Sana
lo fissò a bocca aperta.
- Ascolta…io sono venuto solo per dirti che…bé…è finita. -
Lei continuò a fissarlo, come se non avesse capito bene.
- Stai…stai scherzando vero? Ma cosa…cosa significa? Ti ho
forse fatto arrabbiare? Ma…Ehi!!! -
Akito si era messo a correre verso il cancello senza
aggiungere altro. Lei, con indosso solo i vestiti leggeri e le pantofole, lo
rincorse, riuscendo ad acchiapparlo per una manica un secondo prima che
varcasse il cancello.
- Ma si può sapere che ti è preso?!! Sei forse impazzito???!
Cosa significa questa storia??! -
Akito, con una rabbia che nemmeno lui pensava di poter provare verso di lei, si girò, e con una
facilità estrema si liberò dalla sua stretta. Ma perchè gli rendeva tutto così
difficile? Non lo capiva come fosse difficile per lui?! Certo, non poteva
saperlo, perché non conosceva la situazione. Comunque, che avrebbe dovuto fare,anche
se avesse saputo? Dirle addio con le lacrime agli occhi, dicendo cose stupide
quanto vere, tipo che piuttosto che farla soffrire avrebbe preferito farsi
ammazzare? Che in quel momento, l’unica cosa che desiderava fare, era
stringerla come aveva già fatto tante e tante volte, e non lasciarla andare mai
più?! Ma non poteva farlo! Se davvero si fosse comportato così, avrebbe
distrutto anni e anni di sacrifici come attrice…e questo non poteva, non doveva
assolutamente accadere.
- Kurata! Da oggi dimentica tutto quello che mi riguarda e
non farti più vedere né sentire! Hai capito?! Non voglio più vederti finché
vivo! E vedi di obbedire o sarà peggio per te! -
La fissò ancora qualche secondo, con gli occhi stretti in
fessure e il fiato corto. Gli occhi di lei invece, non appena ebbe finito di
parlare, divennero bagnati.
Guardandola impotente, Akito uscì e finse di non far caso
allo sguardo vuoto e umido di lei che lo vedeva sparire dietro l’angolo.
Non appena fu uscito dalla visuale di Sana, si buttò a
sedere accanto a un muretto, con la fronte sulle ginocchia. Non poteva credere
a quello che aveva appena fatto: come in un film, gli tornarono in mente
momenti e momenti passati insieme; naturalmente non potevano essere tutti: la
conosceva dalla sesta elementare, praticamente una vita. E ora, con poche
parole, era riuscito a rovinare tutto. Ma non avrebbe potuto fare altrimenti.
Sarebbe stato troppo,da parte sua, credere di essere lui, la sua felicità,
piuttosto che qualsiasi altra cosa. Lei amava troppo il suo lavoro, non poteva
costringerla a rinunciarvi senza neanche chiederla cosa ne pensasse…cosa che,
ormai era stata appurata, non poteva fare.
Ma allora perché continuava a maledire mentalmente Nakao,
per non averlo davvero ucciso davvero quella notte nel bosco?Perlomeno, gli
avrebbe permesso di non soffrire come un cane, ovvero ciò che stava succedendo in
quel momento. Però, in quel caso, le avrebbe comunque fatto del male, perché facendosi
uccidere avrebbe mancato a tutto quello che lei si era prodigata tanto a
insegnarli sul dono della vita e l’ importanza che bisogna attribuirgli. In
ogni caso, il conoscerlo l’ avrebbe comunque fatta soffrire.
- Sarebbe stato meglio se non ci fossimo mai incontrati,
allora. -
Furono in due a dire quelle parole, contemporaneamente, senza
saperlo.
Nota Mel-chan:
No, non state avendo le allucinazioni : ho davvero postato
due capitoli a tre giorni di distanza l’uno dall’altro. ^^’’ Scusate i pesanti
ritardi, spero in questo subdolo modo di far dimenticare i miei paurosi
abbandoni!
Comunque, volevo comunicare anche un’altra cosa, che per la
sottoscritta è molto importante: “Sana’s Life” è stata scritta quando avevo
tredici anni, con periodi più o meno ispirati. I capitoli postati li avevo
riletti parecchio tempo prima di postare (pura pigrizia di scarabocchiatrice di
storie senza cervello!), e devo ammettere che, rileggendolaqualche anno dopo, ci sono rimasta, scusate
il termine poco elegante… secca. Tralasciando lo, diciamo, “stile”,la cosa che più mi ha lasciata basita è stato
il constatare come il grado di zucchero che mettevo nelle storie fosse
estremamente maggiore a quello odierno, praticamente inesistente ^^’’ (della
serie: “è possibile cambiare completamente stile di vita in meno di cinque
anni?”…solo la Prefazione
mi ha fatto quasi venire un colpo apoplettico). Comunque, la storia è ormai
stata postata fino al suo ottavo capitolo (questo è il nono), quindi penso
sarebbe assurdo cambiarla completamente, poiché riscrivendola adesso penso che
sembrerebbe di avere iniziato una storia nuova. Sono comunque molto felice nel
poter leggere che anche il mio “vecchio” stile è da voi apprezzato. ^_^
Detto questo vi lascio,
al prossimo chap
Mel-chan
Lo giuro…lei
CASA KURATA…
Era rientrata in casa lentamente, come uno zombie stanco.
Senza volere, inciampò nel tappeto del soggiorno, il quale era ombreggiato
dalla luce della luna, che splendeva ormai alta nel cielo.
Ma non sentiva più niente. Solo quelle parole…- bè, è
finita… -. Senza neanche pensare a quello che faceva, si avviò verso un cassettone
che stava vicino al camino e prese in mano una grande cornice d’ argento,
aprendola da dietro per prendere la foto che vi era stata messa all’ interno:
lei ed Akito il primo giorno di Liceo. Ne aveva anche un’ altra, sempre
appoggiata sul mobile, che raffigurava lei e tutto il gruppo: Akito, Tsuioshy,
Aya, Fuka e gli altri amici delle elementari che si erano iscritti allo stesso
liceo. Come se fosse stata stanca dopo
una lunga corsa, si lasciò cadere sullo stesso tappeto dove era inciampata poco
prima, con la fotografia in mano.
Quella che stringeva tra le mani era speciale: lei ed Akito,
con indosso le uniformi, che posavano insieme. Era stato quel mito di Tsuyoshy
(scusate, come si capirà nutro una grande simpatia per quest’ ultimo, alias il
nostro Terence in versione Mediaset : il fatto è che mi è sempre sembrato un
vero amico, sia per Akito che per Sana, soprattutto nella seconda serie ^----^
by M-.C.) ad intuire che Akito avrebbe voluto una foto con lei, ma non aveva il
coraggio di chiederlo, mentre tutte le coppie e i vari gruppetti si facevano
scattare foto a raffica, proprio come il primo giorno di medie.
Lo aveva notato perché il ragazzo biondo continuava a
guardare incessantemente Sana, che si faceva fotografare ripetutamente, e la
propria macchina fotografica. Così il suo migliore amico si era avvicinato alla
ragazza, pochi minuti prima del suono della campanella, e le aveva sussurrato
in un orecchio, ammiccando con lo sguardoal silenzioso Akito:
- Penso che qualcuno voglia una foto con te… -
Lei, che si era chiesta fino a quel momento perché a lui non
sembrasse interessare minimamente una foto con lei in quel giorno così
importante, aveva risposto:
- A me sembra che non gli importi…non mi ha detto nulla! -
Tsu l’aveva fissata di sott’occhi: era proprio vero che Sana
non capiva nulla, quando si trattava di certe cose, anche se si parlava di
Akito, del quale, per tutto il resto, sembrava cogliere gli aspetti anche più
nascosti.
Sorridendo, Tsu aveva preso la ragazza per un braccio e l’aveva
trascinata vicino ad Akito, dicendo:
- Ragazzi, mancate solo voi come duo. Avanti, fatevi
scattare una foto-ricordo! .
Poi aveva fatto l’occhiolino ad Akito, che aveva risposto
con un semplice cenno del capo, come a ringraziarlo. Quello al gentile ragazzo
con gli occhiali era sembrato un segno più che sufficiente della sua
gratitudine.
-Avanti, avvicinatevi un po’ di più! Sennò non riesco a
prendervi per bene! –
E così la famosa foto era stata scattata, mostrando una posa
che , probabilmente,sarebbe rimasta
negli annali: Akito che stringeva la vita di Sana, la quale sentendo la stretta
aveva appoggiato sorridendo la testa sulla spalla di lui. Erano stati pochi
secondi, ma la foto li aveva ritratto così.
Dopo averla scattata, rosso in viso, Akito si era staccato
velocemente da lei e si era incamminato verso il portone della scuola senza
dire una parola. Sana era rimasta a guardarlo sorridendo, gli occhi che
brillavano di quella luce tuttaparticolare che faceva sempre sorridere sua
madre.
Con le lacrime che le scendevano lentamente rigandole il
viso, guardando la foto, Sana non poté fare a meno di ripensare a sua volta
alla notte che, a pochi giorni dalla partenza di Akito, si era donata ad Akito.
Erano a casa di lei, la mamma era a cena con il signor Honda
per parlare del prossimo libro, mentre Rei aveva una riunione di lavoro per
discutere un suo futuro lavoro a teatro: la chiamata a casa Hayama, l’ invito a
venirla a trovare, il suo assenso…c’erano state tante altre serate come quella.
Le avevano passate insieme, davanti alla tv, abbracciati, finché, dopo essersi
salutati con un bacio e una battuta, che poteva portare o no a un piccolo
litigio che si risolveva da solo, lui o lei non tornavano a casa ripensando
alla serata appena trascorsa, pronti a rivedersi l’ indomani. Erano sempre
loro, certo, i due ragazzi che si conoscevano dalla sesta elementare, che si
picchiavano, litigavano, si prendevano in giro …ma che sentivano di non potere
fare a meno della reciproca presenza. Akito e Sana. Sana e Akito. Così era da
sempre e cos’ sempre sarebbe stato. O almeno, era quello che Sana incoscieamente
pensava da anni.
-Ma quella notte è stato diverso-, pensò Sana con le lacrime
che continuavano a sgorgarle dagli occhi come non mai, e il cuore che la
batteva all’ impazzata. Straordinariamente e assurdamente diverso.
Nonostante lei cercasse in ogni modo di non pensare a quella
sera non poteva fare a meno di ricordare, con una morsa che le attanagliava il
cuore, il quale era sul punto di scoppiare e uscirle dal petto, ogni minimo
particolare, anche il più insignificante.
La faccia indagatrice di Rei, sospinto velocemente verso la
porta dopo quella telefonata che lui reputava “alquanto sospetta”, il suono del
campanello poco dopo, lui che entrava e, lei che si rendeva conto che
momentaneamente le uniche ciabatte disponibili erano quelle di Rei, cosicché la
vista di Akito spiaccicato per terra a causa delle calzature troppo grandi le
aveva causato un irrefrenabile attacco di risate.
Sana riprese la foto, appoggiata per terra, e fece per
strapparla. Non ci riuscì. Appoggiandosi una mano sul viso, si piegò in due e
si accasciò sul pavimento.
Come era stato bello quando lui, dicendo che in quella casa
si moriva di freddo, aveva deciso di accendere il fuoco nel nuovo camino che
era stato installato in salotto. Non appena le fiamme avevano cominciato a
crepitare, si era seduto sul divano e aveva incrociato le braccia dietro la
testa. Lei si era tolta le ciabatte, e gli si era accoccolata vicino, con le
ginocchia sotto il mento.
- Sai che hai avuto proprio una buona idea? Si sta meglio
ora. -
Poi aveva acceso la
tv e davanti a loro erano comparsi un gruppo di ragazzi che mangiavano
allegramente inginocchiati su un kotatsu*. Un ragazzo e una ragazza venivano
presi in giro per il fatto che si erano seduti vicino. Lei gridava: –Non è
vero!-, arrossendo violentemente, mentre lui non diceva nulla, ma fulminava
tutti con occhiatacce e mangiava qualcosa con le bacchette.
- Poverina! Ma perché gli altri ragazzi non la lasciano in pace?
Se dice che non gli piace saranno affari suoi, no? Non sei d’accordo?-
aveva detto Sana con la sua solita, completa, incapacità di
capire come stavano veramente la faccende sentimentali.
- Sei la solita tonta! È evidente che a lei quello lì le
piace. Comunque questo genere di cose melense è veramente noioso. Ma come fa a
piacerti questa roba? Io non la guardo mai!-
- Se non la guardi mai, allora come fai a esprimere pareri
al riguardo? Mi piacerebbe proprio saperlo!-
- Lo dico solo perché questi film sono sempre tutti uguali
e… ma quello è sushi! -
Akito aveva cominciato a guardare con aria vogliosa quello
che il ragazzo alla tv stava mangiando.
Sana aveva fato lui cuscinata sulla testa e aveva esclamato
con fare scocciato:
- Possibile che ovunque ci sia del sushi tu debba fare
quella faccia? Sei sempre il solito! -
- E tu sei veramente noiosa!-
Akito aveva preso il telecomando, appoggiato sul divano, e
cambiato canale esclamando:
- Stasera ci sono le semifinali di karate! Me ne ero
dimenticato. -
subito dopo sullo schermo del televisore di casa Kurata
erano apparsi due tipi che se le davano di santa ragione riempiendosi di colpi
ben assestati.
- Se pensi che mi sorbirò il karate anche stasera ti sbagli
di grosso! Ora voglio vedere come va a finire il film di prima! -
Era così iniziata un’ allegra lotta per il telecomando, che era
terminata quando si erano trovati sdraiati e senza fiato sul tappeto davanti al
camino. Sana era rimasta a terra ridendo e ansimando, mentre lui si era
sistemato su un fianco e aveva preso a osservarla.
Il volto di Sana, incorniciato dai lunghi capelli castano-ramati,
era ancora più bello con l’ ombra delle fiamme del camino crepitante che lo
illuminavano.
- Ahi! Accidenti alla fuliggine… mi è entrata in un occhio!-
imprecò lui tenendosi una mano sull’ occhio destro.
- Ti fa molto male? No, non devi tenerci la mano sopra. Dai,
fatti vedere…-
ma non appena lei si fu avvicinata abbastanza, lui si sporse
per baciarla. Un bacio pieno di sentimenti troppo difficili da descrivere con
semplici parole. Quando Akito si staccò, Sana rimase per un attimo come
interdetta, poi scattò in piedi e gli diede un pugno in testa.
- Sei il solito! Ma come puoi usare ancora questi
trucchetti?Sembri un ragazzino di 13
anni, invece di uno di 17! -
Poi andò verso la poltrona e ci si sedette sopra in
orizzontale, con i piedi sui braccioli, e impugnò il telecomando, che nel
frattempo era riuscita a recuperare.
Lui, senza dire una parola, si era diretto verso la cucina,
tanto per darle il tempo di sbollire quell’ “attacco a sorpresa”; ma una volta
arrivato alla porta sentì Sana dire, ridendo:
- Ormai dovresti averlo capito che non mi arrabbio mai
veramente, e lo faccio solo perché è divertente vedere la tua faccia dopo, no?-
Akito tornò indietro, le si avvicinò e disse, guardandola
male:
- Hai sempre avuto modi strani di divertirti, lo sai vero?-
- Adesso non dirmi che vuoi fare l’offeso! Quanto a senso
dell’ umorismo, zero assoluto, eh? -
Akito non rispose, andò a sedersi davanti al televisore,
mettendosi sul tappeto. Sana corse invece in cucina, prese qualcosa da un
armadietto, e tornò in salotto.
- Pace?- chiese, porgendo lui una ciotola di sushi e
mostrandogli la lingua.
Senza riuscire resistere a quella tentazione, Akito prese la
ciotola e lasciò che lei gli sedesse vicino.
Però nessuno dei due, ormai, guardava più la tv. L’
attenzione di entrambi era catalizzata sul camino. Il silenzio imperversava
nella grande casa, interrotto solo dalla tv, unica onda in un oceano di
tranquillità .
Sana, sempre piegata in due, fissò quello stesso camino,
improvvisamente tremolante e apparentemente lontano. Era spento, vista la
calura e l’ umidità che impregnavano l’ aria, ma non poteva fare a meno di
rivederci dentro le fiamme ardenti di quella notte.
Akito, a un certo punto, le aveva preso la mano, e
guardandola con quegli occhi di ghiaccio che la avevano già immobilizzata tante
e tante volte, l’aveva guardata fisso. Ma non era uno sguardo normale. Era un
guardarle nell’ anima, profondamente. Simile a come l’ aveva guardata tanti
anni prima, dopo la loro prima festa per il metà compleanno, quando erano
rimasti soli in giardino…
Poi, di slancio, fece una cosa che lasciò Sana di sasso.
La abbracciò.
Akito era un ragazzo fondamentalmente duro, restio a mostrare
i propri sentimenti, si lasciava andare poche volte a gesti simili.
- Non lasciarmi mai. Devi restare con me, per sempre. Puoi
farmi arrabbiare, infuriare, puoi essere ingenua, fare un casino totale in
questo mio cavolo di vita già incasinata di suo…ma qualunque cosa accada rimani
con me. Giuralo, che rimarrai con me. -
Sana era rimasta tanto scioccata da non riuscire a parlare
bene. Erano rimasti così, abbracciati, senza dire o fare niente. Poi lei si era
staccata da lui e, sorridendo, aveva risposto semplicemente, con un’improvvisa
grande voglia di piangere addosso:
- Lo giuro. -
Sana, in quella casa che le sembrava una prigione, si alzò e
si diresse a tentoni, accecata com’ era dalle lacrime, verso il telefono. Due
nomi le venivano in mente: Aya e Fuka. Ma, rifletté, Aya stava da sempre con il
migliore amico di lui. Probabilmente la avrebbe fatta parlare anche con Tsuyoshi…e
quella era l’ ultima cosa di cui sentiva il bisogno. Così compose il numero di
Fuka.
- Pronto? Parla Fuka Matsui, chi è?-
- Fuka, sono io. -
- Sana, ciao! Tutto bene? E’ strano sentirti a quest’ora…-
Sana voleva avere un tono calmo e tranquillo, possibilmente
allegro come al solito. Non voleva che una delle sue migliori amiche si
preoccupasse. Ricordò a sé stessa che l’ unico motivo per cui l’ aveva chiamata
era avvertire che non sarebbe andata alla cena di benvenuto, non ora che Akito
l’ aveva lasciata.
Era questo che voleva, prima di sentire la voce felice e
rassicurante di Fuka.
- V- volevo solo dire che … che… che FUKA, AKITO MI HA
LASCIATO. Oh no… l-lascia perdere quello che ho detto, t-tu non…-
- Cosa?! Ma Sana, che è successo? Stai scherzando vero? No,
è uno sherzo troppo cretino…Avete litigato allora? Non ti muovere, arrivo
subito così…-
- No! Non venire, non ti preoccupare sono solo… solo… un
p-po’ scossa, ma non è nulla, capita quindi...-
dopodichè aveva schiantato con forza la cornetta al suo
posto, per non far sentire a Fuka i nuovi singhiozzi che le squassavano il
petto in un modo tale da impedirle di respirare
- Lo giuro. -
- Grazie-
Poi un nuovo bacio. Diverso. Le proprie mani sulle sue
spalle. Quelle di lui sui suoi fianchi. Quel bacio così bello, che era sfociato
in qualcosa di più, lentamente. Entrambi consci di quello che stava succedendo.
Poi l’ amore. In tutta la sua bellezza e il suo affetto, carico di promesse
reciproche. In quella casa, dove ora era tutto apparentemente finito.
Dove lui aveva dato un taglio netto a ogni cosa in modo così
veloce e sempre apparentemente insensato. Perché?
Con al testa in subbuglio, piena di domande, Sana se ne
stava immobile sul tappeto, a fissare il camino spento, e a chiedersi cosa fare
adesso.
Nota di Mel-chan:
Ed ecco un nuovo capitolo! Anche qui ho dovuto fare qualche
correzione…ma più grammaticale che altro. La struttura narrativa è rimasta
uguale a quella originale. Comunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto e
che leggerete anche il prossimo, che di certo risolleverà gli animi di quelli
che odiano le parti tristi ^^’’ …oltretutto, nella storia farà la sua prima
apparizione seria uno dei personaggi che di Kodocha (il manga)mi piace di più, ovvero il mitico Tsuyoshi,
inseparabile best frend di Akito e con la testa decisamente meno dura (visto
che lo so, allora perché continuo a invaghirmi di personaggi che più testardi e
complicati non si può? ç_ç bo, misteri…) ^___^ .
Tsuyoshy suonò alla porta due volte, visto che era ansioso
di entrare. Ad aprire fu Natsumi: vedendo di chi si trattava, fece un sospiro
di sollievo e poi disse:
- Meno male che sei venuto tu! Sono moltopreoccupata per Akito: è da tre giorni che si
comporta in modo strano…è tornatola sera, con una faccia che non prometteva
nulla di buono, e si catapultato in camera sua. È sceso solo un paio di volte,
mentre ero fuori di casa e ha mangiato qualcosa. Lo so perché ha lasciato le
ciotole sporche di sushi nel lavabo! Io volevo andare a parlarci, ma papà mi ha
detto di lasciarlo stare…così ho provato a lasciargli la colazione davanti alla
porta, ma non l’ha neanche degnata di uno sguardo. Non capisco cosa gli sia
preso, di solito al mattino mangiava sempre qualcosa… Sono veramente
preoccupata! È successo qualcosa con Sanavero?!!Non vedo altri motivi percui possa essere…. -
Il ragazzo rimase una attimo interdetto dal fiume di parole
di Natsumi, poi, assimilando tutto il discorso che gli era appena stato posto,
ringraziò per le informazioni, promettendole di cercare di scoprire qualcosa, e
si diresse verso la scala.
Arrivato davanti alla porta di camera dell’ amico bussò
forte: nessuna risposta.
- Ak…-
- Natsumi, ti ho gia detto che non ho fame. Adesso sono
occupato, puoi pure andar via. –
Tsuyoshy sospirò mesto: quello che lo aspettava non era un
compito facile, Akito era decisamente del suo umore peggiore: se usava un
termine (teoricamente) gentile come “puoi pure andare via” con un tono
sarcastico come quello che aveva appena utilizzato, poteva significare una sola
cosa: guai.
- Sono Tsuyoshy. Posso entrare?. -
Il ragazzo sentì dei passi, poi uno scatto di chiave: il
viso di Akito, con sopra un’ espressione truce, gli si posò davanti agli occhi.
Era spettinato, con due occhiaie enormi, e nei suoi occhi si vedeva una
completa assenza di voglia di parlare, anzi, sembravano avere recuperato quel
taglio cattivo e ribelle di una volta, che dopo l’ esperienza con Sengoku
nessuno aveva più visto, per fortuna.
- Ora ho da fare. Ti chiamo dopo io, è? -
Fece per chiudere la porta, ma l’ amico mise il piede in
mezzo e disse con tono gentile ma deciso:
- Ci metterò poco. Giusto 5 minuti, ok? -
- Ho detto di no . Non insistere. –
- Ascolta, so che hai avuto problemi con Sana, quindi se non
vuoi che Natsumi ti faccia un interrogatorio di primo grado ti conviene farmi
entrare. -
Akito lo guardò di sott’ occhi: nonostante si conoscessero
da una vita, aveva sentito l’ amico parlare in modo così determinato solo un
paio di volte, e in casi molto particolari…seguiti poi dai suoi tremendi scoppi
d’ ira, di quelli in cui diventava completamente furioso e prendeva tutto e
tutti a calci! Akito decise che era meglio non rischiare una cosa del genere con
in casa Natsumi, e quindi sibilò:
- Aspetta un attimo. -
Poi tornò in camera e Tsuyoschy udì un -clik-. Si chiese
cosa potesse essere, ma preferì non indagare per non far indispettire
ulteriormente l’ amico. Una volta dentro, la prima cosa che notò, o meglio
sentì, fu il forte odore di chiuso: le finestre, infatti, erano chiuse , come
pure le persiane. Fece per aprirle, in modo da portare anche un po’ di luce
nella stanza in penombra, ma il padrone di casa lo fermò:
- Non aprire nulla. Di primavera c’è troppo sole. -
Tsuioshy non colse inizialmente la logica di quel
ragionamento, ma ubbidì per evitare inutili discussioni.
- Tanto per sapere, chi ti avrebbe detto che “ho problemi
con Sana?”. Sono fatti miei e me li risolvo da solo, grazie tante. -
Il suo tono era gelido, ma Tsuyoshy, fingendo di non
accorgersene, rispose tranquillamente:
- Ma io non voglio aiutarti. Sono venuto solo per soddisfare
una mia curiosità.-
- Sarebbe? –
- Nulla di importante, voglio solo sapere cosa può portare
una persona sana di mente ha gettare alle ortiche una relazione e un’ amicizia
che durano praticamente da una vita, senza un’ apparente motivo. Allora? –
Akito rimase in silenziò per un secondo, fissando la
tapparella abbassata. Poi esordì con tono piatto:
- L’ ho fatto perché non la amo più. Tutto qui. Altre
domande? -
- Solo una. Se l’ hai fatto perché non la ami più, cosa ti
costava dirlo a Sana invece di non darle uno straccio di spiegazione? –
- Ma tu che ne sai di quello che è successo! Chi ti ha
raccontato questa storia? –
Senza esitare un secondo, Tsuyoshy mentì tranquillamente
rispondendo, candido candido:
- Me lo ha detto Sana. Mi ha chiamato subito dopo che te ne
sei andato e mi ha raccontato quello che è successo a casa sua. -
- Raccontane un’ altra. Per come la conosco so che tu sei l’
ultima persona che avrebbe chiamato, perché di sicuro pensava perchè ti saresti
preoccupato e mi avresti chiamato. Sicuramente lo hanno scoperto Fuka in qualche
modo, e lei non sa niente della tua visituccia perché quella vuole sempre risolvere
tutto da sola, è così testarda, accidenti! E…-
Ma non terminò la frase perché si era appena accorto di
essersi fregato con le sue mani: era caduto nel tranello di Tsuyoshy come un dilettante,
lui che di solito non si faceva mai ingannare. E invece il suo migliore amico
era riuscito a incastrarlo e farlo tradire.
- Certo che per essere uno a cui non importa niente e che ha
appena mollato la sua ragazza perchè non
era più innamorato di lei, di cose su di lei te ne ricordi ancora!. Ora… -
Il suono di un calcio battuto contro il muro lo interruppe.
- Vattene. Se ti dico una cosa vuol dire che ci devi
credere! A me di Sana non importa più nulla. Senza di lei sto benissimo, e non
capisco perché tu ora debba stressarmi in questo modo! -
- Se stai così bene senza di lei, allora perché non mangi
più, stai con le tapparelle abbassate per non vedere la luce del sole, che te
la fa ricordare perché questa è la sua stagione preferita, resti rinchiuso in
camera e stai a guardare un film di cui lei è la protagonista?! –
Il ragazzo,infatti, aveva notato la custodia del film “La
villa dell’ acqua” appoggiata sopra il registratore (Akito sperava che fosse
nascosta da ripiano della tv, appoggiato poco sopra, ma avendo anche lui la
cassetta, Tsuyoshy l’ aveva riconosciuta benissimo.) Oltretutto il registratore
era ancora acceso, e questo spiegava il -clik- sentito poco prima (leggi: la
stoppava n.d. M.-c. ).
- Accidenti Akito, sembra che quello lasciato sia tu! Mi
vuoi dire cosa è successo VERAMENTE, invece di raccontarmi balle? -
- Se potessi te lo direi, ma visto che non posso dovrai
accontentarti di quello che ti dirò ora: in ballo c’è la sua carriera e se
vuole che continui ad andare bene come ora, io mi devo levare di torno. È la
cosa migliore. –
- Non riesco a capire lo stesso, visto che sono anni che
recita e tu non le sei mai stato d’ intralcio…anzi, il contrario. Se in questo
modo pensi di fare il suo bene, sappi che ti sbagli di grosso. E poi lei ti
vuole bene, un bene che probabilmente puoi immaginare benissimo, visto che per
te è la stessa cosa. Secondo te come si è sentita quando te ne sei andato in
quel modo e… -
Non terminò il discorso infervorato, perché, gridando, con
il bavero della sua maglia nella mano destra e il viso a un palmo dal suo, come
se morisse dalla voglia di tirargli un pugno, Akito lo interruppe:
- Lo so che mi vuole bene, non c’è bisogno che tu ti sforzi
di farmi venire i sensi di colpa! Ma, visto che non la devo più vedere, faccio
prima a farmi odiare, così avrà un motivo in più per dimenticarmi. Se non
capisci vuol dire che sei proprio un idiota!!! -
Aveva il fiatone. Era riuscito a dire a Tsuyoshy tutto
quello che lui voleva sapere, ovvero che, in realtà, Akito amava ancora
tantissimo Sana, anzi, apparentemente il motivo per cui la aveva lasciata e si
era comportato in quel modo doveva essere proprio quello.
- Quindi tu sei
disposto a mettere in primo piano la sua carriera d’ attrice che, per qualche
strano motivo, è in pericolo, giusto? Ma non ci pensi a te stesso? Facendo
così, rischi di tornare insofferente e arrabbiato col mondo come eri una volta,
e sono certo che questo non lo vuoi, proprio come lei! È stata Sana a salvarti,
e in questo modo tu non fai che gettare al vento tutto il suo impegno e la sua
buona volontà, oltre che farla soffrire!!! -
- Preferisco che a rimetterci sia il suo orgoglio, piuttosto
che la cosa che ama fare di più al mondo. E comunque, fidati, presto si
innamorerà di qualcun’ altro, stanne certo. –
- E chi sarebbe questo qualcun’ altro? Lo conosco? E… -
- Senti, ti ho gia detto troppo. Adesso è meglio se te ne
vai. –
Capendo che per il momento non gli avrebbe cavato altro di
bocca, Tsuyoshy fece per uscire, ma una volta arrivato alla porta urtò con un
piede un foglio tutto appallottolato e mezzo strappato buttato vicino alla
porta: il pezzo dell’articolo strappato.
Prima che Akito
potesse impedirglielo, Tsu lo prese da terra e lo lesse attentamente. Ormai
stanco di mentire, Akito lo lasciò fare e si sedette sul letto pronto ad
ascoltare le mille e uno domande che gli sarebbero state poste.
Ma ciò non avvenne.
Una volta terminato di leggere Tsu sistemò il foglio
spiegazzato e disse, con voce insolitamente tranquilla:
- Qui c’è la firma di Tonami Akasaka. Significa che lo ha
scritto lui. -
Dopo un secondo di silenzio, Akito mormorò:
- Ora hai capitoperché l’ho lasciata, quindi puoi anche ritenerti soddisfatto. MI sono
fatto battere come un pivello e ho perso l’incontro. Fammi un favore se vedi
quel giornalista: digli di non mandarmi le partecipazioni di nozze. -
- Allora finisce così. –
- Esatto. -
Poi si mise a guardare dalla finestra, come a dimostrare che
il discorso era chiuso.
Sentì i passi di Tsuyoshi scendere le scale e immaginò che
se ne stesse andando. Per un momento, giusto una frazione di secondo, sperò che
fosse una farsa e che, dì lì a poco, il suo migliore amico tornasse in camera
dicendogli che si era comportato da stupido, non aveva avuto fegato e si era
arreso come un codardo. Voleva dicesse lui che una soluzione c’era sicuramente,
che avrebbero trovato qualcosa per venire fuori da quel gran casino, in un modo
o nell’altro…ma sapeva che non sarebbe accaduto. Con il carattere che si
ritrovava, chiunque sarebbe stato certo che, insistendo, l’avrebbe solo fatto
arrabbiare e che, in cambio di gentilezza e gratitudine, avrebbe ricevuto
rabbia e minacce.
Non poteva biasimarlo se aveva preferito abbandonarlo al suo
destino e lavarsi le mani di tutta quella storia. - In fondo non erano fatti
suoi. E poi chi glielo faceva fare, di mettersi contro un tipo come Akasaka,
che può rovinare la vita di chiunque. Sarebbe stato chiedere troppo da lui. -Fu
questo che mormorò, prima di sentire la porta di casa sbattere violentemente.
A presto
CASA KURATA NELLO STESSO MOMENTO
Sana stava sdraiata sul letto, fissando il soffitto. Non
riusciva a credere che fosse successo davvero. Doveva essere un incubo. Non
poteva crederci.
Da 3 giorni non usciva di casa. Era cosciente che le persone
preoccupate per lei erano moltissime. Ma non le importava. Non le importava
minimamente. Sapeva di essere egoista, però non gli interessava . Ormai, non c’era
più niente che le sembrasse seriamente degno di preoccupazione.
Il suo cellulare
vibrò. Sapeva già chi era: uno dei suoi amici.
Guardò il display e sospirò: Fuka. Di nuovo.
- Pronto? -
- Sana! Che facevi? –
- Nulla. –
- Senti…lo so che non ti senti bene, però sei proprio sicura
di non voler venire a cena fuori, stasera? E dai! Sono 3 giorni che non esci di
casa! E poi non puoi restare a rimuginare tutto il tempo. –
Sana sospirò nuovamente. Non le piaceva farsi sentire così
da Fuka. Ma sapeva che fingersi allegra non sarebbe servito a nulla, non
avrebbe convinto nessuno, tanto meno se stessa.
Dopotutto come poteva far finta di nulla davanti alla
persona che, pochi minuti dopo essersi sentita sbattere il telefono in faccia,
era arrivata a casa sua, trafelata e unica come poche, nonostante fosse notte?
Lei che, entrata senza neanche bussare visto che la porta era aperta, non appena
l’aveva vista, accasciata sul tappeto con una vecchia foto stretta tra le mani,
era corsa da lei e, senza dire nulla, l’aveva stretta forte senza chiederle
niente e lasciandola singhiozzare in pace. La situazione si era interrotta solo
quando il cellulare di Fuka era suonato: Aya .
- Fuka-chan che succede?!! Mi hai fatto preoccupare! Ho
chiamato a casa tua per chiederti a che ora era l’incontro per la cena (lo so che è tardi ma mi è venuto
un attimo di panico, lo sai che sono apprensiva!), ma tua madre mi ha risposto
che te ne eri andata tutta trafelata e con addosso solo la vestaglia, le
ciabatte e il pigiama. Ma dove sei??! -
Fuka aveva lanciato un’occhiata all’ amica,che le aveva fatto un cenno d’assenso.
- Sono da Sana. Sono successe un po’ di cose, perciò stanotte
rimango qui. Sarebbe meglio se venissi pure tu. -
Senza chiedere nulla, la dolce fidanzata di Tsuyoshy aveva
risposto:
- Arrivo. -
In quel momento Sana, solo per istante, si era sentita
davvero fortunata.
Fortunata di avere due amiche del genere.
- Allora? Vieni oppure no? –
Le parole di Fuka la risvegliarono dai ricordi che le erano
venuti in mente.
- Senti Fuka, non lo so. E poi…bé, quella sera sono già
impegnata. -
- Come sarebbe a dire “sono già impegnata”? Hai detto che non
volevi saperne di uscire e ora mi dici che hai già preso un altro appuntamento!
Non per essere indiscreta, ma si può sapere cos’ è più importante di fare una
bella ramanzina al signor Hayama e farsi dare delle spiegazioni decenti per il
suo comportamento?!–
All’ altro capo del telefono, Sana sorrise. Era uno
spettacolo Fuka, quando si arrabbiava a quel modo!
- Bé…sai, la mattina, quando siete
andate via, mi ha telefonato Akasaka per sapere quando avremmo potuto
concludere l’intervista. Non so come, ma ha intuito che mi era successo
qualcosa di brutto. Io sono restata sul vago dicendo che avevo avuto guai con
Akito e lui mi ha detto che ci saremmo potuti incontrare per decidere se e come
parlare di lui nell’intervista…è stato veramente carino. Akito, invece, è
sempre scorbutico e…e…io penso che non mi interessi poi cosi tanto rivederlo,
in fondo sto bene anche così, queste cose succedono ma…-
Poi si zittì perché sapeva che
quello che, a quello che stava dicendo, non ci credevano né Fuka né lei.
- Ascolta Sana, io sono certa che
uscire con un altro per non pensarci è una cosa completamente inutile! E poi lo
sai che a me quel tipo non ha mai ispirato più di tanto…-
- Senti mi dispiace ma stasera
uscirò con lui, che a voi piaccia o no e…e…farò come voglio va bene?!!! –
Poi buttò giù la cornetta, sapendo
di essersi comportata veramente male, ma troppo arrabbiata per fare altro.
POCHE ORE DOPO
Sana stava finendo di prepararsi.
Per vari motivi di lavoro, Akasaka non era potuto passare a prenderla, ma per
lei questo non era un problema. In fondo era una ragazza, praticamente una
donna, emancipata ed indipendente…lo aveva ripetuto milioni di volte ad Akito,
che invece insisteva ogni volta per venire a prenderla e riportarla,
rispondendo alle sue protestecon un
semplice: - Mi piace guidare. Quindi non rompere.-, dopodichè il discorso si chiudeva,
lasciando un sorriso sul viso di Sana, consapevole di quella piccola scusa che
mascherava un affetto ben diverso di quello dei motori.
Scuotendo la testa, l’attrice
tentò di dimenticare quei ricordi che le facevano male al cuore, e si fissò
nello specchio, pronta ad uscire: un ombretto dorato, perfettamente in sintonia
con il suo leggero abito rosso, metteva in risalto la lucentezza dei suoi bei
capelli, puliti e pettinati. Poi il suo sguardo scese sulla boccetta del
profumo utilizzato, un regalo di lui: era lo stesso che aveva trovato quando,
tornata a casa dopo la sua partenza per il campus, tra le lacrime a lungo
trattenute, era andata in bagno: avvolto da un nastro rosso e con un semplice
biglietto dicente: -Lo stesso di quella notte…indossalo quando tornerò. A
presto. Akito. -. Pur sapendo di rovinare la maschera di elegante trucco che
portava, lasciò che alcune lacrime le scivolassero lungo le guance. Era penosa,
lo sapeva bene. Si chiese cosa avrebbe pensato la Sana undicenne che tanto
detestava quell’ Hayama così scorbutico e prepotente, che passava le giornate a
terrorizzare gli insegnanti e commettere atti vandalici, vendendola così
addolorata e triste per la storia finita…finita…finita…quella parola così
tremenda le rimbombava nelle orecchie senza darle pace…ma perché? Cos’era
successo? Come mai, ad un tratto, lui l’aveva lasciata? Perché aveva gettato al
vento una vita di amore ed amicizia? Dove aveva sbagliato?
Accorgendosi di essere sul punto
di una nuova crisi, mise via il profumo ricacciando indietro le lacrime. Non
poteva ridursi così. Assolutamente no! Si fissò allo specchio e, con lo sguardo
rivolto nelle pupille della ragazza spaventata e addolorata che la guardava di rimando gridò arrabbiata: -
Sana finiscila! Dacci un taglio con questi piagnucolii! Non serve pensare e
deprimersi… è inutile sperare…credere…non puoi! Non puoi fare niente, tanto
meno puoi correre a farti consolare da lui…perché è per lui che…che…- fu costretta
a fermarsi. Qualunque cosa dicesse, ogni incoraggiamento, finiva sempre per
farla stare peggio. Era proprio come l’altra volta. Come quando, a 13 anni,
aveva desiderato andare a farsi consolare da Akito, perché stava male e soffriva
però… - Come posso venire da te se sei proprio tu a farmi soffrire? -. Le
stesse parole. Uguali alla prima volta…aveva sperato, ed era anche stata
convinta che mai, mai più sarebbe stata costretta a ripeterle, adesso invece
era tutto da capo. Ma questa volta non sarebbe bastato disegnare una schema su
un foglio, come le era stato consigliato dalla madre, per calmarsi e sentirsi
maglio. Anni e situazioni diverse. Tanti più ricordi e molte e diverse speranze
che andavano in fumo…non poteva sopportarlo! Certo lei era la mitica Sana,
quella che non si deprimeva mai, che viveva con il sorriso sulle labbra…ma quel
sorriso sarebbe stato possibileora che
colui che glielo donava la maggior parte delle volte non c’era più? L e venne
in mente che, in quel momento, i suoi amici dovevano gia essere arrivati tutti
e ormai seduti al solito tavolo. Probabilmente sarebbe stata una serata allegra
e divertente…molto più di quella che stava per vivere lei. Per un attimo fu
tentata di mandare al diavolo tormenti e preoccupazioni, chiamare Akasaka e
annullare l’appuntamento e correre al ristorante con gli altri; ma era un’idea
completamente stupida e impossibile, lo sapeva: prima di tutto non poteva
scaricare a quel modo il reporter, e poi con che faccia si sarebbe presentata? Avrebbe
rovinato la serata a tutti, e non era giusto che tutti pagassero per i suoi
problemi. Sospirò, prese la borsa e, dopo aver salutato la madre intenta a
scrivere nello studio, uscì per prendere
il motorino ed andare a casa dei Akasaka.
Si
pentirà
IN UN TAXI
L’automobile gialla correva, sotto le richieste dei suoi
passeggeri.
- Tsu…-
fece Akito con un tono di voce che
pareva un sibilo.
- Mmm. Che c’è Akì? -
- Bé …Volevo solo dirti
che…comunque finisca questa storia, cha Sana capisca o meno, io…io… bè…grazie.
–
Con infinita fatica disse quella
parola che detestava pronunciare, perché lo faceva sentire in debito col suo
destinatario. Quest’ ultimo sorrise, lanciando uno sguardo alla limousine che
veniva loro dietro.
- Non preoccuparti. E non pensare
che questo sia stato un favore che ho fatto a te. -
Akito lo guardò di sbieco,
spiazzato.
- Voglio dire, non l’ho fatto per
te. Ero solo troppo curioso di vedere la tua faccia quando sarei tornato. Non
so perché, ma quando sono uscito ho avuto come l’impressione che tu pensassi me
ne stessi andando davvero…avresti dovuto vederti quando sono rientrato in
camera tua con la rivista sotto braccio!!! -
Poi si mise a ridere, procurandosi
uno dei micidiali pugni di Akito in testa.
Arrivati davanti all’appartamento,
Akito ebbe un momento di incertezza che cercò di non mostrare, ma il suo
sguardo truce e l’incertezza dei passi mentre si avvicinava al lussuoso
palazzo, non sfuggirono a Tsu. Quando il karateka sentì una mano solidale sulla
spalla non poté fare a meno di sospirare.
- Dai Akito, datti una calmata. Andrà tutto
bene, ne sono certo. -
Il ragazzo rispose con un’alzata
di spalle, come se non gli importasse…poi decise di lasciare perdere e disse:
- Spero che non ti stia sbagliando,
ma una cosa è certa: qualunque cosa succeda, quel bastardo si pentirà di essere
nato entro domani. -
Poi, con la carica di sicurezza di
cui aveva bisogno addosso, marciò verso l’ elegante porta di cristallo girevole
davanti a lui,
Intanto, nel moderno appartamento
al 15° piano, l’ultimo, Akasaka conversava amabilmente con Sana Kurata,
brillante donna di spettacolo. Per quell’ uscita serale aveva prenotato un tavolo in uno dei
più eleganti ristoranti di Tokyo, dove, ne era certo, sarebbe stato notato
insieme a lei. Entro il giorno dopo tutti avrebbero saputo che si frequentavano
e lui avrebbe avuto ancora più gloria e fama di quella che già possedeva come
giornalista.
- Tonami-kun, sei stato molto
gentile ad invitarmi fuori per discutere dell’articolo. Te ne sono molto grata,
visto il periodaccio che sto vivendo una bella uscita non può farmi altro che
bene. -
- Sana-chan, per me è un onore
poter cenare con te, lo sai bene. Stasera non voglio vederti triste, devi
essere allegra e divertirti. Una ragazza meravigliosa come te non merita di
stare male per un semplice teppista come quello. –
La ragazza rispose con un sorriso
di cortesia, non potendo replicare ciò che desiderava, ovvero che lei sarà
anche stata meravigliosa, ma che Akito non era affatto un teppista.
- Molto bene, ora possiamo anche
andar…-
Ma non terminò la frase appena
iniziata, perché un pugno lo colpì dritto alla mascella. Mentre parlava,
infatti, aveva aperto la porta di casa e qualcuno lì fuori lo aveva colpito.
Quando, sbalordito, alzò lo sguardo per vedere chi era il cafone che aveva
osato picchiarlo rimase esterrefatto: era Oki, o come diavolo si chiamava,
l’amico di Sana. Il ragazzo occhialuto lo fissava con odio e respirando a
fatica per la rabbia…solo a quelpunto
Akasaka notò che qualcuno lo teneva da dietro: quando vide che si trattava di
Hayama, rinunciò alla possibilità di capire qualcosa in quella situazione
apparentemente assurda. Sana non fu meno stupefatta da quello che vedeva: da
quando Tsuyoshi, il buon vecchio e pacifista Tsu, prendeva a pugni qualcuno e,
ancora più assurdo, come poteva essere quel rissoso di Akito a cercare di
controllarlo,visto che si trattava di semplice rabbia e non di uno dei suoi
attacchi pseudo-terroristici?
- Brutto bastardo! Il teppista
sarà tuo fratello! Come ti permetti di dire cose simili?! Razza di…-
- Ora basta Tsuyoshi! Quello che
ha una faccenda in sospeso non sei tu, ma io! Non sprecare fiato per questo
topo di fogna. –
Detto ciò lasciò l’amico e si
rivolse alla sua ex ragazza, tenendo in mano un foglio stropicciato.
- Sana, dai un’occhiata a questo…-
Poi tirò per terra il testo. La
ragazza lo prese e lo lesse come un’autonoma. Akasaka aveva il terribile
sospetto di sapere cosa fosse, ma non era stupido, e sapeva che se avesse
dimostrato un grande interesse per il foglio il suo coinvolgimento nella
vicenda sarebbe stato evidente…decise di fingere non curanza.
Quando ebbe terminato di leggere,
Sana fissò prima Akito, poi Tsuyoshi e infine Akasaka: guardandolo con occhi
praticamente disperati, disse:
- Dimmi che è tutto uno equivoco. -
Tonami prese il foglio che la
ragazza gli porgeva ed ebbe la conferma di tutti i suoi sospetti: era proprio
l’articolo con il quale aveva minacciato Hayama poco tempo fa.
Non rispose alla ragazza, ma
appallottolò il foglio, lo buttò ai piedi di Hayama e disse con il volto
abilmente contratto in una smorfia di disappunto:
- Mi dispiace, Sana. Non è un
equivoco. È peggio di un normale equivoco. Questa è una terribile macchinazione
ai miei danni: quei due ragazzini devono avere scritto queste cattiverie solo
per screditarmi di fronte a te. Sapevo che Hayama era un tipo problematico, ma
non posso credere che sia così scaltro da inventare una macchinazione del
genere solo per… -
- Faresti meglio a stare zitto, bastardo,
se non vuoi che… -
Akito non terminò ciò che stava
dicendo perché un urlo lo interruppe: Sana.
- ADESSO BASTA! BASTA! Sono
stanca, lo vuoi capire? Non ti basta avermi trattato a quel modo?! Vuoi anche
rovinarmi il resto della vita! Come ti permetti di venire qui e prendere a
pugni un uomo che non ti ha fatto nulla, per lo più in casa sua? La sai una
cosa?! Non ti voglio vedere mai più! Mai più, hai capito? Non voglio sentirmi
male per colpa del tuo ricordo! Hai deciso di farla finita con me, va bene. Non
hai voluto piegarmi perché, ed a questo punto dubito che lo scoprirò mai;
probabilmente ti eri semplicemente stufato, ciò non mi riguarda! Ma non puoi
permetterti di rovinarmi anche il resto dell’ esistenza, questo no! Quindi, per
favore, prendi quel foglio senza dirmi chi lo abbia scritto, ed esci di qui…TI
PREGO! -
Dopodichè dovette smettere di parlare per non scoppiare in
lacrime. Si accasciò per terra, stanca e rassegnata. Non c’era nulla da fare:
quello era stato il suo addio, l’ultimo saluto. Non si sarebbero visti mai più,
ne era certa.
- Se vuoi che me ne vada e non vuoi sapere la verità, non
sarò certo io a costringerti. Ti auguro di vivere felice con questo tipo e di
dimenticarti di me al più presto, Kurata. -
Quell’ ultima parolafu ciò che le fece più male. Il suo cognome pronunciato in modo così
freddo e distaccato. Lo vide allontanarsi e fu certa che tutto finisse lì:
Hayama se ne sarebbe andato e non lo avrebbe più rivisto; Akasaka le avrebbe
chiesto scusa per quell’ increscioso incidente, e Tsuyoshi avrebbe seguito
l’amico senza dire nulla.
Fu proprio quest’ultimo a stupirla: prese per un braccio
Akito esibilò:
- Fermati. -
Il ragazzo rispose con un identico sibilo:
- Lascia perdere. Se a lei va bene così non sarò certo io a
correrle dietro. -
“Accidenti a te ed al tuo maledetto orgoglio” fu quello che
pensò e desiderò dire Tsu; non lo fece solo perché sapeva che se avesse detto
una cosa del genere davanti ad altra gente, l’amico non lo avrebbe mai
perdonato. Decise di fare da solo e disse, sempre tenendo stretto l’altro per
la manica:
- Sana, non dargli retta! Prima di decidere devi sapere cosa
è accaduto veramente… -
- Il pensiero che questa povera ragazza non voglia
ascoltarvi non ti entra proprio in testa, vero? Magari lei non vuole sentire le
vostre scempiaggini e desidera solo stare un po’ tranquilla, dopo tutti questi
anni. Adesso, se non vi dispiace, abbiamo un appuntamento…-
Fece per prenderla per un braccio ma lei si scostò.
- Tsuyoshi…si può sapere di che cosa parli? Ci sono ben
poche cose da chiarire, ormai. Perché ti ostini a voler raccontarmi delle bugie
per farci rimettere insieme? Se temi che la nostra amicizia finisca ,ti sbagli,
continueremo sempre a vederci anche se io e lui non ci frequenteremo più…-
- Non me ne frega un cazzo dell’ amicizia, in questo
momento. L’ unica cosa che voglio è che questa situazione si schiarisca una
volta per tutte! Io voglio bene sia a te che ad Akito, e desidero che voi non
stiate male per colpa di questo idiota! Quindi apri le orecchie e ascoltami! –
Nessuno osò parlare: chi era quella furia scatenata, che non
assomigliava minimamente né al normale Tsu né al pazzo furioso ed
incontrollabile distruttore che diventava le rarissime volta che si arrabbiava?
Approfittando di quel silenzio, il ragazzo parlò:
- Quell’ articolo lo ha scritto davvero Akasaka, per
minacciare Akito, convincerlo a rompere ogni contatto,lasciare che lui si
mettesse con te e ricavasse successo riflesso dalla tua fama. Questo
deficiente, che ora finge di sbattersene altamente, in realtà ha accettato le
sue condizioni solo per evitare che la tua carriera finisse a causa dei
commenti negativi. Per puro caso ho scoperto come erano andate veramente le
cose e siamo venuti per chiarire una volta definitivamente. Se quello che ti ho
appena non bastasse, c’è qui qualcuno ce può confermare proprio tutto… -
Detto ciò si spostò dall’uscio e fece entrate qualcuno che,
fino a quel momento, era rimasto nascosto lì dietro.
Quando vide chi era, Akasaka sbiancò e non riuscì a
proferire parola.
P.S by Mel-chan: mi scuso per l’improvviso sfogo del nostro
amico, se così lo si può chiamare, ma, a mio parere, una volta cresciuto Tsu
sarebbe capacissimo di esprimersi in questo modo! Probabilmente è solo un’ idea
mia, ma penso che la Obana
non volesse che i fan di Kodocha considerassero questo personaggio come un
pavido tranquillone che non sa fare altro che il grillo parlante! Anche nel
manga e non, abbiamo avuto poche ma bellissime occasioni per vedere la
determinazione che, quando vuole, Tsuyoshi sa tirar fuori!
La persona che…
- Buongiorno, Akasaka. Sono veramente mortificato di dovere
recarmi qui per un motivo del genere. Purtroppo, però, non potevo restare
impassibile a ciò che mi è stato riferito da Hayama ed Oki. A proposito, scusa
se non ti salutato, Sana, ma speravo proprio di non dovere intervenire.
Purtroppo, sembra che io non abbia altra scelta. -
- Ma tu…tu…s-sei Nakao!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! -
Quella era decisamente la sera delle rivelazioni per lei.
Era convinta di sognare. Non era possibile che l’ uomo dinnanzi a lei, un tipo
bruno con gli occhi marroni, la carnagione scura ed apparentemente in salute,
fosse proprio quel ragazzinosquilibrato
e malaticcio che per poco non aveva ammazzato Akito anni addietro.Un sorrise un po’ triste avvolse il volto di
Nakao.
- Ti stupisce vedermi così in salute? Bé, sai, gli anni
passati in campagna hanno dato i loro frutti. Poi ho deciso di proseguire gli
studi e diventare giornalista per far conoscere il mondo alla gente anche
attraverso gli occhi di chi, come me, non è sempre stato un agguerrito e
coraggioso membro della comunità, e che non può permettersi di giudicare
chiunque senza sapere prima la sua situazione. Non so come, ma questa mia
politica ha riscosso un certo successo tra i lettori, edadesso sono il responsabile di varie riviste,
tra cui l’ “Actress News”…e questo ci porta al motivo per cui sono qui. I
ragazzi mi hanno raccontato tutto quello che è successo ed uno dei motivi per
cui sono venuto qui è confermarti tutto ciò che ha detto Tsuyoshi. L’altro
motivo riguarda Akasaka. -
Detto ciò si voltò verso il reporter con un tono molto meno
affettuoso.
- Ho letto personalmente l’ articolo e lo stesso ha fatto il
signor Fukashima, mio amico e direttore redazionale dell’ Actress…oltretutto ho
appena parlato con tuo cugino, quel pusillanime del mio ex-segretario, e mi ha
confessato delle foto e tutta la storia del bar… a questo punto penso tu abbia
capito che sei licenziato. -
A queste parole, inizialmente Akasaka non reagì in alcun
modo; si limitò a restare fermo immobile e non proferire parola. Poi scoppiò in
una risata che aveva dell’ isterico. Il dubbio che fosse impazzito riempì tutti
i protagonisti quella assurda vicenda.
- Sei proprio un illuso, lo sai? Pensi davvero che con la
fama di cui godo io abbia problemi a trovare un altro posto di lavoro? Se mi
licenzi sarà il giornale a rimetterci, non io, questo è certo. -
Nakao scosse la testa e rispose:
- Mi spiace dirti che quello che si illude sei proprio tu.
Pensavi forse che uno scandalo come questo rimanesse segreto? Se si, allora hai
enormemente sottovalutato il potere del sottoscritto. L’articolo che parla di
questa storia e si scusa con i lettori per il fatto che non vedranno più i tuoi
articoli per tempo indeterminato su qualunque giornale è gia in stampa e domani
mattina sarà in tutte le edicole. Normalmente non avrei voluto agire in modo
così drastico, ma visto lo sdegno che provo per ciò che hai fatto e che la
persona alla quale ti sei messo contro è colui che mi ha salvato la vita non ho
potuto fare altrimenti. Da domani il tuo incarico è ufficialmente sospeso.
Dimenticavo…fosse stato per me, avrei voluto provare pure a
sporgere denuncia contro di te, maHayama
non ha voluto. Detto questo penso di poster anche togliere il disturbo. La
limousine è giù che mi aspetta…-
Il ragazzo fece per andare ma Tsuyoshi, che aveva ormai
lasciato il braccio di Akito, chiese sorridendo a quello che lui considerava un
vero e proprio nuovo amico:
- Prima di andare, che ne dici di fare un salto con me a
cena? Ci sono anche la Matsui,
ilsuo ragazzo e Sugita, la mia ragazza.
A questo punto credo che verranno anche Kurata ed Hayama. -
Nakao fu estremamente felice di quell’invito ed accettò con
entusiasmo.
Sembravano essersi
dimenticati di Akasaka, infatti tutti rimasero di sasso quando quello prese
Sana per una spalla e le disse, cercando
di salvare almeno il motivo per cui aveva perso il lavoro:
- Sana-chan…so di essermi comportato in modo erroneo, ma se
l’ho fatto è esclusivamente perché ero accecato dall’amore che provavo per te;
magari inizialmente l’ho fatto solo per opportunismo, ma con il tempo mi sono
innamorato sul serio e…-
Ma ormai le belle parole non servivano più a nulla. Uno
schiaffo potente e rabbioso lo colpì sul viso, stampandogli cinque dita rosso
fuoco sulla guancia.
Sana si era finalmente resa conto di chi era veramente la
persona che aveva davanti e non aveva nessuna intenzione di farsi abbindolare
nuovamente dai suoi discorsi.
- Maledetto! Per colpa tua ho litigato con i miei amici e la
persona che amo di più al mondo…se d’ora in poi non mi lascerai in pace ti
denuncerò io al posto loro! Quindi non voglio più vedere il tuo viso
abominevole davanti ai miei occhi, hai afferrato??!!! –.
dopodichè corse via.
Superò anche Akito, che stava ancora pensando a ciò che lei
aveva appena detto: -la persona che amo di più al mondo-…si riferiva veramente
a lui? Era disposta sul serio a perdonarlo dopo tutto quello che era successo?
Non gli sembrava possibile…si svegliò dalle sue elucubrazioni mentali solo
quando Tsu gli diede una gomitata per farlo rinvenire.
- Hai intenzione di farla scappare via? Giuro che se riesci
a litigarci anche ora non rispondo più di me! –
Ma le sue parole si persero nell’ aria, perché Akito era già
volato per lescale all’ inseguimento di Sana.
Lei correva come una
disperata, non riusciva ancora a credere a quello che era accaduto…aveva
ordinato ad Akito di non farsi più vedereper poi scoprire che anche nella peggiore delle situazioni lui si era
sacrificato per farla felice...chissà quanto era costato ad un tipo scontroso
come lui farsi da parte e cedere ad un ricatto schifoso come quello…se non
aveva dato ad Akasaka quello che meritava, una scarica di pugni come minimo,e,
ancora peggio, si era lasciato manipolare a suo piacimento, era solo per
lei…proprio per lei, che gliene aveva dette di tutti colori senza apprezzare
minimamente tutto l’amore di cui lui aveva dato prova…e il fatto che non fosse
a conoscenza degli avvenimenti non l’aiutava a sentirsi meglio.
Persa come era nei pensieri e nell’angoscia che le
attanagliava il petto, non fece nemmeno caso a quell’ ombra veloce dal fisico
atletico e scolpito che la inseguiva, come se da quella corsa dipendesse tutta la
sua vita; proprio per questo la sua sorpresa fu enorme quando si sentì prendere
per una manica: voltandosi trovò proprio chi le causava tanti crucci.
- A-Akito, che ci fai tu qui???!!! Perché non sei con
Tsuyoshi? -
Il ragazzo rimase un momento interdetto…possibile che fosse
così scema?!
- Ma c’è bisogno di fare certe domande?! Secondo te perché
sono qui, accidenti! -
- Io…io non lo so perché sei qui! Cosa diavolo fai dietro a
me, dopo tutto quello che è successo? –
- Ma… vuoi direche
pensi ancora che io mi sia inventato tutto?!!!! –
- NO!!!!! È proprio per questo che non capisco! Ti ho detto
di andartene e di lasciarmi in pace, e tu invece sei qui! Ma ti rendi conto di
che casino è successo? Te ne rendi conto, eh?! Pensi forse che noi possiamo
continuare ad amarci anche dopo che ti ho trattato a questo modo???!!!Credi
forse che…che per farmi pensare che
nonostante i litigi, la confusione e tutto quello che combiniamo ogni giorno,
basti guardarmi così, abbracciarmi e… e….e magari baciarmi? E pensi che poi sia
sufficiente andare via insieme, salutare gli altri e…-
Ma le sue parole si bloccarono mentre qualcosa, o meglio
qualcuno, la attirava verso di sè e le ripassava i capelli indietro come le
piaceva tanto.
- A…Akito…- mormorò lei tentando malamente di trattenere il pianto e
stringendo forte i lembi della sua giacca.
- Scusa…sono una stupida…mi dispiace, io ti volevo
credere…ma quando sei venuto e hai detto che era tutto finito i-io… -
Ma i singhiozzi che combattevano per venire fuori le
impedivano di parlare.
- Dai… adesso smettila di fare così… in fondo…bé…forse anche
io non sono stato…insomma…proprio chiaro…in effetti….si, ecco, potevo essere
leggermente più specifico… -
Le lacrime di San si confusero con le risate, tra le quali
mormorò:
-Ma tu non sei mai
chiaro! Dimmi una volta che hai parlato in un modo in cui non fosse necessario
un traduttore! -
- Molto spiritosa, come al solito! Comunque, anche tu prima
hai chiesto perché ti avessi seguito… bé è una domanda stupida visto che il
motivo lo sapevi già… -
lei lo fissò senza capire.
- Sbaglio o ti ho gia detto che ti amo? -
A sentire quelle parole Sana sentì gli occhi inumidirsi
nuovamente…
- Possibile che oggi piangi sempre?! –
Chiese lui senza il coraggio di guardarla negli occhi.
- E’ colpa tua! Sei tu che mi faiquesto effetto! -
- Allora questo non lo vuoi, visto che rischia di
costringerti a subire “questo effetto” per un bel po’ di tempo? –
Detto ciò il ragazzo tirò fuori dalla tasca qualcosa che
aveva portato per augurio a se stesso di poter far pace con lei.
SUBITO PRIMA DI USCIRE E PARTIRE NEL TAXI CON TSU
Teneva in mano il giubbotto ed una scatola, fissandosi allo
specchio e promettendo a se stesso:
- Se tutto finisce bene glielo darai, altrimenti lo
regalerai a Tsuyoshi per Aya. -
Dopo aver pronunciato queste parole era uscito in tutta
fretta per andare a vedere se era ancora possibile riassemblare i pezzi della
sua vita e, magari, dargli anche un ordine più preciso.
FINE FLASHACK
Nota di Mel-chan:
Ok ragazze, questo era il penultimo capitolo…ora manco il
brevissimo quindicesimo e poi “Sana’s life” giungerà al regolare termine…devo
dire che un po’ mi dispiace, ormai mi divertivo a correggere i capitoli e
postarli per vedere se e quanto piacevano.
Pazienza, in fondo tutte le cose belle finiscono ^^’’’ .
Nel caso qualcuna di voi avesse voglia di leggere altre cose
made in me, può andare al mio account e dare un’occhiata alle one-shot di
Saiyuki (scritte in tutt’ altro tono di questa Fic, avverto…anche se non è
detto che vi faccia schifo, almeno lo spero ^_^’’)…sarebbe molto bello
ritrovarvi anche lì! ^^
Bacione
Roba fragile
Sana aprì incredula la piccola scatola che lui le porgeva.
- Te l’avevo detto che nella valigia c’era roba fragile! Non
potevo mica tornare all’ oreficeria vicino al campus dove fabbricavano queste
cose con la cenere del Fuji! -
La ragazza rimase a fissare il piccolo anello dorato ornato
con un rubino rosso fuoco, come l’ elemento che sembrava alimentare la sua
voglia di vivere che lui amava tanto, nonostante non lo ammettesse mai a voce
alta.
- Ma…ma,,,q-questo è un…un anello? -
- No, è una stella marina! Scusa, ma cosa ti sembra? –
La sua battuta per mascherare l’imbarazzo fu interrotta da
un bacio di lei lieve a fior di labbra e leggermente tremulo a causa del sapore
lacrimoso che aveva:.
- Si, Akì, penso proprio che mi farai piangere ancora per un
bel po’ di tempo… -
Detto ciò si strinse a lui ancora un po’, mentre una
limousine sfrecciava loro vicino. Tsuyoshi sorrise a Nakao e disse, prendendo
il cellulare:
- Meglio avvisare agli altri che due invitati stasera
faranno un po’ tardi… -
Fine
Nota di Melchan:
come avete visto le parti sono state cinque, sorry ^^''. Spero non sia stata troppo lunga...
alla prossima fic.
Melchan