IL DESTINO DI UN PRINCIPE

di Marco1989
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** IN SCHIAVITU' ***
Capitolo 2: *** LA BATTAGLIA ***
Capitolo 3: *** Una lunga ricerca ***



Capitolo 1
*** IN SCHIAVITU' ***


Dragon Ball: The Last Fight

PREMESSA: questa è soltanto la mia seconda fiction, quindi non garantisco per il risultato. E' un seguito diretto della mia prima fiction, "Dragon Ball- The Last Fight". Quest'idea mi è venuta prima ancora di finire la precedente, e questo lampo mi ha fatto cambiare il finale della precedente.

Tornando a noi, abbiamo lasciato Vegeta che, dopo aver ucciso Goku, è appena partito per lo spazio alla ricerca di superstiti della sua razza. Lascio a voi il giudizio di questa idea un po' matta!

Un'ultima cosa: non vi do riferimenti temporali immediati perché arriveranno durante la storia. Buona lettura!

 

CAPITOLO PRIMO: IN SCHIAVITU'

Hanek non ricordava di aver mai vissuto in modo diverso: era nato schiavo, e schiavo era cresciuto; mentre saliva sull'astronave da trasporto che doveva portarlo verso il suo primo combattimento non poteva fare a meno di fare un bilancio della sua vita.

Non sapeva praticamente nulla della sua patria, del pianeta di origine della sua specie; sapeva soltanto che non esisteva più, che era scomparso molti anni dopo la loro caduta in schiavitù, e che lui e gli altri schiavi di quel gruppo erano gli ultimi superstiti della loro razza. Non conosceva bene neppure il modo in cui erano divenuti schiavi, i più vecchi, che avevano vissuto quel momento, non amavano ricordare quella parte della loro storia.

Quando era piccolo lui e gli altri bambini si riunivano attorno a quegli anziani ad ascoltare le antiche storie del loro popolo: storie di potenza, di onore e coraggio, di un pianeta brullo ma abitato da una razza fiera e orgogliosa, abbastanza forte da colonizzare lo spazio; un popolo di guerrieri convinti di essere i migliori dell'universo.

Crescendo Hanek aveva capito bene che purtroppo quelle antiche storie non dicevano il vero: certo, loro avevano la stessa potenza dei loro avi, o anche di più, visto il duro addestramento a cui erano sottoposti, ma se veramente fossero stati i più forti non sarebbero stati schiavi di nessuno. E invece erano sotto il tallone di un imperatore che non avevano mai visto e di cui non sapevano neppure il nome, prigionieri su un pianeta tanto orribile da far sembrare il loro brullo mondo di origine un paradiso, sorvegliati a vista da guardie con l'ordine di ucciderli in caso di ribellione.

Il fatto che questo misterioso imperatore utilizzasse alcuni dei soldati migliori di cui il suo esercito poteva disporre per tenerli sotto controllo era indizio di quanto gli fossero utili, non come servi, ma come combattenti. Benché infatti quel sovrano potesse disporre di armate sterminate, che i loro compagni tornati dalle battaglie per raccontare avevano visto comportarsi molto bene in guerra, nessuno, tranne i Reparti Speciali, era più forte di loro. Certo, non erano numerosi, ma uno di loro valeva quanto mille soldati comuni.

Erano addestrati fin da piccoli con metodi durissimi, che uccidevano molti di loro, per far parte di un corpo speciale, che interveniva quando le cose si facevano difficili. Non avevano bisogno di armi, loro; una loro mano poteva scatenare una potenza superiore di molto a qualunque ordigno militare. 

Dove l'esercito regolare falliva nella conquista di un pianeta, quando le legioni dell'imperatore avevano a che fare con popoli dotati di guerrieri potenti, toccava a loro intervenire; li lanciavano all'attacco con un solo ordine: sterminare. Venivano mandati allo sbaraglio, in missioni a volte quasi suicide, eppure ne uscivano sempre vincitori. Non c'era pianeta che resistesse alla loro furia. Nonostante le ferite e il fatto che ogni volta lasciavano sul terreno amici e parenti, combattere era probabilmente la parte migliore della loro vita schifosa: indossare le antiche armature del loro popolo, tanto buone da essere state copiate da tutto l'esercito dell'imperatore; attaccare nemici anche cento volte più numerosi di loro senza sentire neppure la paura, provare l'ebbrezza della lotta; dimostrare di essere i degni eredi di una razza che aveva fatto tremare l'universo,; vedere il nemico sconfitto costretto a chiedere pietà... in fondo quelle cose erano sempre state proprie della loro razza.

Sempre meglio che restare a marcire nella "città", come la chiamavano i loro carcerieri: una baraccopoli che faceva da prigione, e che i loro avi avevano chiamato piuttosto stupidamente con il nome del loro pianeta di origine. Certo, potevano girare per i vicoli fangosi senza catene, e potevano vivere nelle sudice baracche senza essere sorvegliati e vista, ma appena fuori da quella illusione di libertà c'erano i reticolati, e le guardie.

Erano il loro incubo peggiore: loro erano alti e forti, dei guerrieri nati, ma quegli esseri dalla pelle scura, dal cranio glabro e dagli occhi rossi, vestiti con armature uguali alle loro, superavano di almeno trenta centimetri il più alto della loro razza, e potevano spezzare tutte le ossa del più forte di loro con un solo braccio.

Certo, avevano provato molte volte a ribellarsi, perché la loro era una razza orgogliosa e ostinata; avevano provato in mille modi a scappare da quella città-prigione. Benché non fosse certo rassegnato, Hanek sapeva bene qual'era il destino di chi si ribellava.

Solo una settimana prima di quel giorno in cui lui ed un gruppo di reclute sue coetanee, neppure uomini ancora ma già guerrieri, stavano per partire su un'astronave verso il loro battesimo del fuoco, un suo amico chiamato Dreyer, uno dei più potenti della loro razza mai nato su quel pianeta schifoso, aveva convinto tre suoi compagni a tentare la sorte, ed avevano tentato di passare il reticolato per raggiungere lo spazioprto e rubare una navetta.

Nella città avevano solo sentito una serie di grida e di esplosioni, poi due delle gigantesche guardie erano arrivate volando nel centro della baraccopoli ed avevano scaricato a terra i corpi bruciacchiati e squarciati da raggi energetici dei loro sfortunati compagni dicendo:- Non imparate proprio mai voi Sayan, vero? Se non foste così ostinati ormai avreste capito che da Vegeta si esce solo su ordine dell'Imperatore o da morti!

 

 

 

Ed ecco pronto il primo capitolo! Mi spiace di deludere chi ha letto assiduamente la mia precedente fiction, ma temo che per impegni scolastici difficilmente con questa potrò mantenere lo stesso ritmo dell'altra. Comunque spero che commenterete lo stesso!

A presto!

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Capitolo 2
*** LA BATTAGLIA ***


Dragon Ball: The Last Fight

CAPITOLO SECONDO: LA BATTAGLIA

L'astronave da trasporto iniziò a rallentare, e Hanek capì che dovevano essere quasi arrivati; alzando gli occhi osservò la cinquantina di Sayan rinchiusi assieme a lui nella stiva; erano tutti più o meno uguali a lui: avevano poco più di diciotto anni, i capelli neri più o meno lunghi, erano vestiti con le armature tradizionali dei Sayan; c'era anche qualche donna, ma poche: solo le migliori venivano selezionate per i reparti da combattimento, le altre servivano solo per fare figli. Tutti avevano in comune la stessa aria rassegnata.

Erano stati istruiti sul loro compito subito dopo la partenza: Agar, un pianeta ai limiti della galassia del Nord, era stato attaccato un paio di mesi prima dalle armate dell'imperatore, ma l'assalto era fallito, e l'esercito aveva dovuto trincerarsi in una piccola zona occupataa nell'emisfero settentrionale del pianeta, assediato dal nemico; questo a causa di un forte numero di guerrieri molto potenti, dei quali il servizio informazioni non conosceva l'esistenza, che erano scesi in battaglia decimando le legioni imperiali. Loro compito, una volta arrivati su Agar, era attaccare l'esercito del pianeta per far uscire allo scoperto quei guerrieri e sterminarli. Un lavoro rapido, facile e pulito, a detta del capitano dell'astronave che aveva comunicato loro gli ordini.

Ad Hanek però quella storia sembrava tutto tranne che semplice: i loro carcerieri non avevano comunicato loro né quanti fossero questi "guerrieri potenti" né quanto fossero forti; loro non avevano ricevuto informazioni sulla conformazione del pianeta o sulle caratteristiche dei suoi abitanti, neanche uno straccio di mappa. Li stavano mandando allo sbaraglio.

Hanek si rilassò contro una paratia, rassegnato; in fondo non gli importava molto di quello che sarebbe successo; per uno come lui, nato e cresciuto da schiavo, vivere o morire faceva poca differenza. Cosa poteva aspettarsi dalla vita?

 

- Allora avete capito, scimmioni? Andate avanti fino a quella gola, lì il nemico si è trincerato un mese fa, e non siamo riusciti a snidarlo. Fate a pezzi chinque vi troviate. Quei guerrieri arriveranno appena la situazione per i loro compagni si farà critica; lo so per esperienza.

Era almeno la sesta volta che quell'ufficiale ripeteva loro quella nenia; Hanek si grattò la nuca con la coda, si aggiustò il rilevatore sull'occhio sinistro e si voltò a guadare Thena, una sua amica; Thena era una delle poche ragazze del reparto, ma era una guerriera eccezionale: era in grado di mettere al tappeto la maggior parte di loro in cinque minuti, ed era furba come una volpe; inoltre, a vederla, era decisamente meglio di tutti gli altri! Era molto più carina della maggior parte delle ragazze Sayan, anche se aveva una lingua decisamente velenosa quando voleva.

- Allora bimba, come pensi che ci andrà?- chiese Hanek ghignando.

Thena lo fissò ridacchiando:- A me bene, a te non lo so, soprattutto se mi chiami bimba un'altra volta!

Il ragazzo alzò platealmente le mani:- Colpito! Scherzi a parte, come ti sembra la situazione?

Thena diventò seria di colpo:- Non siamo il solo reparto speciale che hanno mandato su questo pianeta; in quel mucchio di cadaveri da bruciare che abbiamo superato c'erano diversi Breniani, e lo sai che sono forti quasi quanto noi Sayan. Non so come siano gli abitanti di questo pianeta, né quanto siano forti questi gerrieri che l'esercito imperiale ha incrociato, ma devono esserlo abbastanza, per essere riusciti a far fuori dei Breniani. Quindi sarà dura.

Hanek non disse altro: quelle considerazioni le aveva fatte anche lui, e sapeva bene che uscire vivi da quello scontro non sarebbe stato semplice; e in fondo non gli interessava: diciotto anni passati in quell'inferno erano anche troppi. Se doveva morire, lo avrebbe fatto dimostrando che gli ultimi Sayan non avevano ancora perso il potere di un tempo.

Il ragazzo attivò il suo rilevatore e diresse lo sguardo attraverso la piatta pianura interrotta solo da qualche albero che si stendeva davanti alle fortificazioni erette dall'esercito imperiale, dietro le quali i Sayan aspettavano di passare all'attacco, e fissò la gola nella quale gli abitanti di Agar si erano asserragliati ed avevano fermato il nemico; individuò un grosso numero di energie combattive, ma erano tutte piuttosto basse: il livello di combattimento più alto non superava il 150; nessuno di quei soldati poteva essere un nemico pericoloso per loro; i problemi sarebbero arrivati quando fossero usciti allo scoperto i guerrieri più potenti.

I minuti passavano lenti; l'ufficiale che comandava il loro reparto, un anziano Sayan dalla barba bianca, continuava a confabulare con l'ufficiale di collegamento, e ogni tanto pronunciava alcune frasi nel rilevatore, forse con il generale che comandava il corpo di spedizione sul pianeta.

Alla fine balzò in piedi, uscendo dai ripari, ed urlò:- Avanti Sayan! All'attacco!

Non aspettavano altro: quell'attesa li aveva stufati. Uscirono dalle fortificazioni come furie e spiccarono il volo, dirigendosi verso la gola come uno stormo di aerei. Quando furono a poca distanza una raffica di colpi di armi ad energia li accolse; già da due o trecento metri potevano vedere il nemico, molto più numeroso di loro, arroccato nella gola, dove erano stati eretti bunker, postazioni di artiglieria e di armi automatiche; gli arrivarono contro anche alcuni ordigni che Hanek identificò come missili a concussione, armi di solito utilizzate più per gli scontri nello spazio che sulla superfice dei pianeti. Gli abitanti di Agar, che erano di aspetto piuttosto simile al loro ma con la pelle di una sfumatura tra il verde pallido e l'azzurro e con i capelli verdastri, oltre ad essere tecnologicamente molto progrediti, dovevano conoscere bene ciò che i Sayan potevano fare, ed erano decisi a vendere cara la pelle.

I primi minuti di combattimento furono un massacro: i Sayan respinsero facilmente i proiettili che arrivavano contro di loro e piombarono nella gola lanciando urla selvagge, facendo saltare le postazioni con una serie di sfere di energia lanciate dalle mani e abbattendo rapidamente le centinaia di soldati che si riversavano contro di loro. Hanek, che da solo aveva sbriciolato una delle postazioni più grosse e munite, si asciugò il sudore dalla fronte e si voltò a vedere come si comportava Thena; la ragazza per il momento sembrava starsi divertendo: presa dall'ebbrezza della lotta, si lanciava nei punti dove il combattimento era più cruento, battendosi come una tigre e ridendo.

Per il momento non avevano subito perdite, ma Hanek sapeva che quello stato di cose non sarebbe durato a lungo; il nemico stava subendo perdite atroci senza riuscire neppure a rintuzzare l'assalto; dovevano aver già chiesto rinforzi.

Infatti pochi istanti dopo il suo rilevatore emise una serie di fischi, e sullo schermo verde apparve una freccia; Hanek lo orientò in quella direzione, verso il cielo verde di Agar, e vide qualcosa che gli fece ghiacciare il sangue nelle vene: un grosso numero di nemici si stava avvicinando in volo; erano almeno cinquecento, ed esteriormente sembravano uguali a quelli che stavano sterminando nella gola, ma la differenza gli fu subito orribilmente evidente: il livello di combattimento di  quei guerrieri superava quota 10000, ed i più forti raggiungevano addirittura i 14000. Hanek sapeva anche troppo bene che il suo livello raggiungeva a stento quota 8000, e che il loro comandante, che era il più forte, aveva un livello di appena 12000. Erano molto più forti e più numerosi di loro.

Non era il solo ad essersi accorto dei nuovi nemici in arrivo, ed il vecchio comandante, certo consapevole della loro tremenda inferiorità, urlò nel proprio rilevatore, rivolto a tutti loro:- Sono troppo potenti! Adunata! Serrate i ranghi e fate quadrato! Pronti a difendervi!

Tutti si radunarono velocemente attorno a lui, dimentichi dei nemici meno potenti che approfittavano dell'occasione per ritirasi; un istante dopo, come uno sciame di insetti famelici, i guerrieri gli piombarono addosso scagliando raggi di energia arancione e gridando:- Morte ai Sayan!!! Abbasso l'Imperatore!

 

 

Il generale che comandava il corpo di spedizione imperiale su Agar fissava il combattimento in corso da dietro le postazioni difensive; conosceva la potenza dei Sayan, ma sapeva che quei guerrieri alieni erano estremamente forti, e se gli schiavi dell'Imperatore avessero avuto la peggio era pronto ad eseguire gli ordini che aveva ricevuto.

Quando vide che le sorti del combattimento volgevano rapidamente contro i Sayan chiamò a se il proprio aiutante e gli ordinò seccamente:- Avverti tutti gli ufficiali di radunare i propri uomini e di portarli allo spazioporto; ordina a tutti i comandanti delle astronavi di prepararsi ad una partenza di emergenza; ce ne andiamo da quì, subito!

 

 

Hanek, ferito alla spalla sinistra, si addossò ad una parete rocciosa, respingendo l'avversario che lo aveva colpito con una sfera di energia; la situazione stava velocemente volgendo al peggio: loro avevano combattuto eroicamente, ma quei guerrieri di Agar erano tremendamente più forti di loro, e dopo aver facilmente spezzato il loro improvvisato quadrato difensivo avevano iniziato a massacrarli uno dopo l'altro. Loro si difendevano selvaggiamente, e parecchi nemici erano caduti, ma era evidente che non avevano scampo; il loro comandante, dopo essersi battuto come una belva ferita, era caduto con il corpo tranciato in due, in mezzo ai cadaveri di una mezza dozzina di avversari. Ormai erano rimasti in pochi, e la loro ora stava arrivando.

Hanek alzò gli occhi dolorante, e vide una scena terribile: Thena, che fino a quel momento si era battuta rabbiosamente, era circondata da una mezza dozzina di avversari, che sembravano molto divertiti dai suoi disperati tentativi di difendersi; la colpivano facilmente, spezzando senza difficoltà la sua guardia; alla fine, mentre giaceva stremata a terra, forse stanco di quel gioco, uno di loro la colpì cun un raggio di energia; la ragazza fu sparata a parecchi metri di distanza, e rimase a terra, sanguinante e immobile.

Hanek eruppe in un urlo furioso, e si lanciò contro quel gruppo di nemici; la rabbia aumentò probabilmente la sua potenza, perché riuscì a stenderne due con una serie di pugni e calci, e a trapassare un terzo con una sfera di energia; gli altri tre, quasi spaventati, si ritrassero, e lui poté avvicinarsi all'amica e controllare le sue condizioni: era viva, ma non avrebbe resistito a lungo senza cure. Alzò lo sguardo in cerca di una via di fuga ed ebbe un tuffo al cuore: tutti i guerrieri si stavano dirigendo verso di lro; gli altri Sayan giacevano già tutti a terra, immersi nel loro sangue; era rimasto solo.

Consapevole che era finita, Hanek si mise in posizione di combattimento, fronteggiando quegli oltre quattrocento avversari; sarebbe morto combattendo, da vero Sayan.

Prima che i guerrieri potessero attaccarlo però due sfere di energia piombarono sulle loro fila ed esplosero, scompaginandole; un attimo dopo due figure muscolose atterrarono ai fianchi di Hanek; avevano i capelli neri ed erano vestiti con le armature dei Sayan.

- Borak! Rebor! Accidenti, quanto sono felice di vedervi!- esclamò il ragazzo sorridendo ai due compagni, che conosceva da quando era in fasce.

- Piacere di vederti vivo, amico.- rispose Rebor, che era il più alto e potente dei due,- Abbiamo fatto unacerta fatica a restare vivi.

- Già.- aggiunse Borak, fissando la moltitudine dei nemici, che sembravano non saprsi decidere ad attaccarli e finirli,- Direi che questi sono decisamente troppo forti; è il momento di filare. Hanek, prendi in spalla Thena; noi copriremo la ritirata; ce la dovremmo fare ad arrivare alla base.

Un attimo dopo, quasi in risposta alle sue parole, alle loro spalle si levò un rombo; i tre Sayan si voltarono, e videro una dozzina di astronavi enormi alzarsi dal campo imperiale fortificato e sparire rapidamente nel cielo del pianeta.

Ogni speranza di Hanek sprofondò: li avevano abbandonati al loro destino; ora non potevano fare altro che morire combattendo.

Uno dei guerrieri di Agar scoppiò a ridere:- Avete perso il passaggio a casa, ragazzi?- poi, rivolto ai propri compagni, gridò rabbiosamente:- Addosso! Sterminiamoli!

Hanek e gli altri due li anticiparono: se dovevano morire, che almeno fosse a testa alta. Si gettarono nel mucchio, menando colpi a destra e a manca; Hanek, circondato da dozzine di nemici, colpiva qualunque porzione di corpo gli si presentasse di fronte con pugni, calci e sfere di energia; lo stesso facevano gli altri due, e parecchi di quei guerrieri cadevano al suolo privi di vita.

Ma la loro inferiorità numerica era troppo abissale, e pochi istanti dopo alle orecchie di Hanek giunse il grido di morte di Borak, che, trapassato da parte a parte da un raggio di energia, crollò al suolo, morendo prima ancora di toccare terra; pochi secondi, e anche Rebor, mortalmente ferito in una mezza dozzina di punti, si accasciò, usando l'ultimo fiato che gli restava per urlare ai suoi avversari:- Maledetti bastardi!

Hanek sapeva che ora era il suo turno: dopo aver parato due pugni diretti al suo viso ed aver respinto un raggio di energia, non poté nulla per arrestare il calcio che lo prese allo stomaco, lasciandolo senza fiato; inpochi secondi fu letteralmente seppellito dai nemici, che lo tempestarono con una gragnola di colpi, conclusa da una sfera di energia che lo colpì in pieno e lo scagliò, coperto di ferite e quasi moribondo, accanto al corpo di Thena. Ancora cosciente anche se senza forse, riuscì ad alzare lo sguardo, e vide i guerrieri avvicinarsi per finire lui e la sua amica. Consapevole che era finita, chiuse gli occhi, aspettando il colpo mortale.

Un colpo che non arrivò mai; pur con gli occhi ciusi, il ragazzo vide un ombra stagliarsi davanti a lui; li riaprì, e vide una figura in piedi davanti a loro; da dietro non poteva vedere il suo volto, ma a giudicare dai capelli neri e dalla struttura fisica, non molto alta ma possente, doveva essere un Sayan, anche se invece dell'armatura indossava una tuta da combattimento azzurra e bianca; se ne stava immobile, con le braccia incrociate sul petto; i guerrieri nemici si erano fermati a fissarlo, e uno di loro gli chiese, sorpreso dal suo intervento:- Chi diavolo sei?

- Chi se ne importa!?- urlò un'altro, e fece per attaccarlo; fu un lampo: il Sayan scansò facilmente il pugno del guerriero di Agar e lo colpì di taglio con la mano tra il collo e la spalla; il guerriero crollò a terra, con gli occhi vaqui fissi nel vuoto; doveva avergli spezzato l'osso del collo.

Il Sayan si voltò a guardare Hanek e Thena, e il ragazzo poté vedere i suoi occhi duri come l'acciaio squadrarlo da capo a piedi; era un Sayan, non c'era dubbio, ma aveva qualcosa di strano; molto strano.

Il misterioso guerriero si volse di nuovo verso i guerrieri di Agar, che si erano ritratti per la paura vedendogli uccidere tanto facilmente uno di loro, e disse, con voce decisa:- Io non ho nulla contro di voi, e non sono implicato in questa guerra. Quindi vi do una possibilità, ma una sola: lasciate questi due a me e ritiratevi, o dovrò farvi molto, molto male.

Sorpresi e spaventati da quel tipo, che da solo sembrava voler tener testa a poco meno di quattrocento guerrieri, gli abitanti di Agar si ritrassero ancora; alla fine però uno di essi, forse più coraggioso o più stupido, urlò:- Non dategli retta! E' un Sayan, come loro! Un servo dell'Imperatore!

Hanek vide il volto dell'altro Sayan contrarsi in un ghigno:- Ne hai azzeccatas una su tre, amico. Sono un Sayan, ma non sono servo di nessuno. E, soprattutto, non sono come loro.

Il ragazzo gli vide stringere le mani a pugno, e sentì l'aria riempirsi di una strana energia mentre pietre e detriti si alzavano attorno a lui; un'istante dopo le cifre sul rilevatore iniziarono a scorere ad una velocità pazzesca, e alla fine, superata quota trecentomila, il piccolo macchinario esplose; Hanek rimase senza fiato, e nonostante fosse sul punto di perdere i sensi la sua mente registrò che la potenza di quel tipo doveva essere immensa.

Passarono pochi istanti, poi quel misterioso Sayan eruppe in un urlo sovrumano, e fu avvolto da una luce abbagliante; quando tornò visibile Hanek rimase a bocca aperta: i suoi capelli erano ritti verso l'alto, ed erano diventati di uno splendente colore dorato; il suo corpo era circondato da un'aura fiammeggiante dello stesso colore.

Il ragazzo credette per un istante di essere già svenuto e di stare sognando; poi capì che, anche se si sentiva prendere dal torpore, per il momento era ancora cosciente; la sua mente sempre più prostrata si rifiutava però di accettare quello che i suoi occhi stavano vedendo: quella per lui era una leggenda che gli anziani raccontavano ai bambini come favola della buonanotte, facendo credere loro che forse da qualche parte nell'universo poteva esistere ancora un liberatore, uno della loro razza con poteri incredibili; mai avrebbe creduto di vederlo davvero.

Mentre sveniva Hanek riuscì a mormorare:- Il leggendario Super Sayan...- e l'ultima cosa che videro i suoi occhi prima di chiudersi fu l'immagine di quel guerriero leggendario che si lanciava contro i terrorizzati guerrieri di Agar.

 

 

 

Ecco finalmente pronto il secondo capitolo! Scusatemi per il ritardo, ma ho avuto un sacco di impegni ascuola, e oltretutto non ero molto ispirato. Spero comunque che questo capitolo vi piaccia. Vi chiedo di dirmi cosa ne pensate, perché questa storia non mi convince particolarmente, e spero soltanto di essermi mantenuto ad un livello simile a quello della precedente.

Per tutti quelli che me l'hanno chiesto: come si capisce da questo capitolo, Hanek è un giovane Sayan maschio.

A presto, e grazie a tutti quelli che mi commentano, in particolare a Miki, Roby e Yokari, che ormai sono mie assidue lettrici!

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Capitolo 3
*** Una lunga ricerca ***


Dragon Ball: The Last Fight

CAPITOLO TRE: UNA LUNGA RICERCA

Vegeta attizzò il fuoco con un rametto, poi vi gettò un altro pezzo di legno. Benché nella sua vita si fosse abituato a resistere alle intemperie, doveva ammettere che quella caverna era decisamente fredda e umida. Un sorriso increspò il suo volto: forse stava veramente invecchiando.

Il Principe dei Sayan si voltò, e il suo sguardo cadde sul ragazzo che dormiva tranquillo in fondo alla caverna; quando lo aveva raccolto era conciato piuttosto male, ma dopo due giorni di cure si stava cominciando a riprendere. Si sarebbe svegliato a breve.

A Vegeta non sembrava ancora possibile, eppure era vero: quel ragazzo era un Sayan; a parte Kaaroth, era il primo della sua razza che vedeva dal giorno in cui aveva ucciso Nappa; era il primo frutto di un anno di durissime ricerche.

Dal giorno in cui aveva lasciato la Terra Vegeta non aveva fatto altro che viaggiare di pianeta in pianeta, raccogliendo informazioni da chiunque trovasse; alla fine era giunto ad una deprimente conclusione: in tutta la galassia del Nord non solo nessuno sembava sapere nulla di Sayan sopravvissuti, ma molti non ricordavano neppure che quella razza fosse mai esistita. Iniziava seriamente a pensare che quello che pensava Kaaroth in realtà non fosse vero, e che lui fosse realmente l'ultimo Sayan dell'universo; l'idea di tornare sulla Terra però non gli aveva neanche attraversato la mente: non poteva neanche pensare di dover ammettere a se stesso di aver fallito, e di dover passare il resto della sua esisteza senza uno scopo.

E alla fine la fortuna gli aveva arriso: era arrivato su quel pianeta ai limiti più esterni della galassia, e lo aveva trovato in stato di guerra: gli abitanti si aspettavano un attacco da un momento all'altro da parte di un fantomatico Imperatore; non che a lui la cosa interessasse, ma il suo interesse si era risvegliato quando un soldato del pianeta, ubriaco fradicio in una taverna, gli aveva raccontato che il loro più grande timore era che l'Imperatore schierasse in battaglia i suoi guerrieri più feroci, i Sayan.

A quel punto Vegeta lo aveva fatto parlare il più possibile, raccogliendo tutte le informazioni possibili, e aveva deciso di fermarsi su quel pianeta ad aspettare; quando, circa un mese dopo, aveva capito che la guerra volgeva al peggio per l'esercito di questo fantomatico Impero, sapendo che probabilmente ben presto i Sayan che combattevano per l'Imperatore sarebbero stati mandati sul campo di battaglia, e che quella sarebbe stata la sua occasione per trovarli.

Era passato un altro mese prima che finalmente delle aure che conosceva bene comparissero sul pianeta, e lui si era subito precipitato verso il luogo dove le aveva avvertite a tutta velocità; il suo cuore aveva avuto un tuffo quando aveva iniziato a sentirle spegnersi una dopo l'altra: i Sayan stavano perdendo la battaglia, e lui quella che probabilmente era la sua ultima possibilità. Nonostante avesse volato con tutta la velocità possibile, quandoera arrivato la battaglia era già finita, e solo due Sayan, un ragazzo e una ragazza, erano ancora vivi, anche se gravemente feriti.

Furioso per essere arrivato tardi, si era frapposto fra i guerrieri di Agar e gli ultimi due Sayan; benché avesse precedentemente deciso di stare fuori da quel conflitto, aveva sfogato la sua rabbia trasformandosi in Super Sayan e gettandosi da solo contro quasi quattrocento guerrieri. Ci aveva messo circa cinque minuti per farli fuori tutti, poi aveva raccolto i due feriti e li aveva portati sui monti, nella grotta dove aveva issuto ritirato negli ultimi due mesi; era rimasto lontano dalla civiltà per un ottimo motivo: la sua faccia era troppo evidentemente quella di un Sayan, e non voleva essere costretto a sterminare la popolazione di quel pianeta se lo avesse riconosciuto.

Nonostante tutto il suo impegno però le ferite della ragazza erano troppo gravi, ed era morta durante la notte; il ragazzo invece sembrava di costituzione più forte: aveva superato la crisi e ormai stava guarendo.

Vegeta non poteva fare a meno di fissarlo: quanti ragazzini come quello aveva visto da giovane; non lo avrebbe mai ammesso, ma a vederlo in lui si risvegliava un sentimento di nostalgia enorme; aveva reagito con cinismo quando Nappa gli aveva comunicato che il pianeta Vegeta era scomparso, ma negli anni successivi aveva rimpianto molto la perdita della sua patria, della sua razza...di tutto il suo passato. Essere l'ultimo Sayan dell'universo era una cosa incredibilmente triste, principe senza corona e senza regno; si era alla fine rassegnato all'idea che la razza Sayan si sarebbe estinta con lui e Kaaroth; il loro sangue sarebbe forse sopravvissuto, sempre più diluito, nelle vene dei figli di Trunks, Gohan e Goten, ma il loro popolo sarebbe scomparso dall'universo assieme a loro.

E invece finalmente aveva davanti a se, in quel ragazzo, la possibilità di ricostruire il suo popolo, di riportarlo sulla scena dell'universo; l'idea che quella cinquantina di Sayan che erano stati sterminati su Agar fossero gli unici superstiti e che ora quel ragazzo fosse l'unico rimasto non lo aveva neanche sfiorato: il suo cuore gli diceva che da qualche parte ce n'erano altri, e non appena quel ragazzino si sarebbe svegliato lo avrebbe condotto da loro. Neanche tutti i demoni degli Inferi avrebbero potuto impedirglielo.

Un gemito risuonò nella caverna; Vegeta osservò meglio il ragazzo, e vide che i suoi occhi si muovevano sotto le palpebre; il giovane strinse i denti, poi aprì lentamente gli occhi e si guardò intorno mormorando:- Dove...dove sono?

 

 

 

Ecco pronto anche il terzo capitolo! Scusate se non è proprio il massimo, ma purtroppo sono un po' in crisi inventiva. Colgo l'occasione per comunicarvi che, poiché ora la mia fiction Time of Darkness assorbe almeno il 90 % delle mie cellule celebrali, per non rendere troppo fiacca questa, la chiuderò in anticipo, tagliando la seconda parte e riservandomi di utilizzarla per costruire un ulteriore seguito. Quindi nel giro di altri tre o quattro capitoli questa fiction finirà. Mi dispiace per coloro a cui piace, ma secondo me è meglio finirla prima che continuarla senza impegno. Grazie per i commenti e scusatemi ancora!

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