Nuova pagina 1
Fu il ventisette Ottobre
che la vita mi disse basta. Ora dormi. Ti sveglierò io.
Ma io avevo poco sonno. O
troppa voglia di vivere.
Il dieci Aprile di due
anni dopo la vita mi risvegliò con il connubio dei sensi.
Dalla mia finestra non
vedo altro che il cielo più meraviglioso che abbia mai visto,il cielo che mi fa
da tetto ai miei secondi natali. Ma la cosa più incantevole è quella voce…Non è
reale,forse vive nella mia testa,mi entra fin dentro le ossa.
Proviene dalla finestra.
Provo ad alzarmi,mi trascino sulle braccia. O almeno tento. Mi sono appena
svegliato da un coma lungo due anni. Non riesco neanche a parlare. Peccato,avrei
chiesto chi fosse la padrona di quella voce che disturbava in modo sublime la
quiete pubblica. Guardo le nuvole che si stendono sul cielo:è un cielo
blu,immenso,riuscivo a sopprimere i suoi confini anche se era circoscritto dal
perimetro della finestra. Quelle nuvole…Erano state le ultime cose che vidi
prima di quei due anni ormai intrisi nelle lenzuola del mio letto. Ora mi fanno
tanta paura,però riesco a guardarle. Forse mi danno anche la forza di respirare.
No,quella forza me la dona codesta voce,che continua ad echeggiare nella mia
grande stanza bianca.
Canta una canzone che non
conosco,nuova di due anni. Lunghi o brevi. Fate voi.
Quanto sono due anni?
Possono essere tanto,tantissimo,possono durare il tempo di salire su quelle
nuvole. O possono durare un secondo. Io due anni li consumerei ad ascoltare
quella musica velata di mistero. Com’è affascinante. Probabilmente il cuore mi
batte un po’ più forte. E chiudo gli occhi,e mi lascio andare a quelle note che
lacerano la barriera dell’aria per arrivare a far battere il mio martello.
Adesso sento le palpebre pesanti,le lascio andare,faccio ballare quella musica
nel mio cervello,ma il tempo passa e allora i miei sono finalmente consapevoli
del mio riavvio. Ma sono cauti e non vogliono farmi male. Semplicemente scorgo
il sorriso di mia madre cosparso di musica. E vorrei sorridere anch’io,ma i
muscoli sono ancora assopiti e non hanno voglia di svegliarsi per il momento. E
mentre tutto si muove veloce,quella voce persiste nel tempo…
“Madre,ho fatto un sogno
stupendo l’altra notte” dice candidamente Talitha con i suoi occhi che
racchiudono il fascino di chi ancora non ha visto la vita bussare alla propria
porta. Yasmine sorride dolcemente. Talitha si ferma sulla sua spalla e,con gli
occhi sognanti,racconta. “Stanotte nel mio sogno c’era un principe. Era
destinato ad una donna bella,e ricchissima. Aveva tutto quello che si potesse
desiderare,forse di più,e il principe era probabilmente l’ultimo dei suoi
desideri. Ma arrivò il giorno del matrimonio e i due erano quasi arrivati ad
unirsi,quando il principe…Oh,madre! Il principe sceglie me! Me,una semplice
ragazzina,così umile ed ignorante…” Talitha,con gli occhi ancora raggianti,viene
ritrascinata sulla terra dalle parole pesanti di realtà della madre.
“Piccola,continua a
sognare,perché è l’unico modo di sentirsi felici in questa terra per noi donne
struggenti d’amore…”
E quella voce ancora
chiama,e ancora vuole arrivare nei punti dove Dio dimentica di far risplendere
luce,e ancora mi vuole suo. La stanza è inondata da medici e dottori che
farfugliano e brontolano parole,parole inutili e superficiali paragonate a
quella melodia che proveniva dagli abissi marini e saliva,su,fino all’immensità
dell’universo.
Tutte le medicine e gli
intrugli del mondo ormai sono inutili,ho già tutto quello che mi
serve:quell’ossigeno che respiro dalle orecchie.
Nadin osserva la piccola
serva Talitha che lavora nel grande palazzo di uno degli sceicchi più ricchi di
Riyad,
Husam Ed Din
Buzurg Ummid,e la chiama mentre
lei,incuriosita, viene sballottata dal via-vai delle persone del palazzo,un po’
troppo affollato,pensa. “Talitha! Sai cosa è successo un’oretta fa?” Urla
Nadin,per sovrastare quell’incessante chiacchierare della folla. Talitha vede
Nadin seduto su uno sgabello e si avvicina. “Cos’è successo?” “Il figlio di
Husam” Talitha non capiva,il figlio di Husam,Fares,era in coma senza verso di
risvegliarsi. “Fares. Si è svegliato. Un’ora fa circa.” Talitha si sente in
colpa adesso. “Che stupida! Non l’avrò mica importunato con i miei orridi canti?”
|