like the sea in his eyes, like the waves in his hair.

di niniell95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The lacked concert. ***
Capitolo 2: *** Destroyed childhood. ***
Capitolo 3: *** From the airport to home. ***
Capitolo 4: *** The cruise. ***
Capitolo 5: *** The elegant dress. ***
Capitolo 6: *** “When I saw your face I fell in love” ***
Capitolo 7: *** Don't walk away from me. ***
Capitolo 8: *** “That little twinkle in your eyes gets me everytime” ***
Capitolo 9: *** “Spare me what you think and tell me a lie” ***
Capitolo 10: *** The rudeness of love. ***
Capitolo 11: *** “Cause you've got that one thing” ***
Capitolo 12: *** Accept me for who I am. ***
Capitolo 13: *** “I hear the beat of my heart gettin' louder, whenever I'm near you” ***
Capitolo 14: *** "Now that you can't have me, you suddenly want me" ***
Capitolo 15: *** My heart beats only for you. ***
Capitolo 16: *** You are MINE. ***
Capitolo 17: *** A new friendship. ***
Capitolo 18: *** “When he takes your hand, I die a little” ***
Capitolo 19: *** "Don’t need make up to cover up, being the way that you are is enough" ***
Capitolo 20: *** “But the one thing i wish i'd forget, a memory i wanna forget, is goodbye” ***
Capitolo 21: *** My best friend. ***
Capitolo 22: *** I love her with all my being. ***
Capitolo 23: *** I'm a girl full of problems. ***
Capitolo 24: *** Cinderella's dress... ***
Capitolo 25: *** "Girl I see it in your eyes you’re disappointed" ***
Capitolo 26: *** "I wanna be with you, I wanna feel your love" ***
Capitolo 27: *** “If we could only have this life for one more day, if we could only turn back time…” ***
Capitolo 28: *** “Like everything I'll never find again, at the bottom of the ocean” ***
Capitolo 29: *** Goodbye. ***
Capitolo 30: *** “I don’t know about you girl but I believe it” ***
Capitolo 31: *** I'm back to stay with you, forever. ***
Capitolo 32: *** We were back. ***
Capitolo 33: *** Like a big hurricane, you have devastated my life, again. ***
Capitolo 34: *** “If I could replay I would have never let you go” ***
Capitolo 35: *** The end. ***



Capitolo 1
*** The lacked concert. ***


≈ Salve ragazze! :'D 
Mi scuso in anticipo per la cortezza dei primi capitoli e per eventuali errori di battitura/grammatica  D:
Devo dire che all'inizio non è un gran che, però credetemi migliora con il passare del tempo! xD
Spero davvero che vi piacca, anche se è un po' banale... .___.
Ancora non ho in mente tutta la storia, diciamo che metto giù tutto quello che mi passa nella testa nel momento in cui scrivo!!
Grazie per la lettura <3 
*Big Love*


 

La sala è piena. E' strano vedere tante ragazzine fortunate, nello stesso luogo e nello stesso momento, impazzire per la stessa cosa: i One Direction.

Ok, infondo sono solo delle sciocche bambine con uno sciocco desiderio. Ma io, cosa diavolo ci faccio ad un loro concerto??

"Hey Bet, ho fame! I ragazzi sono in ritardo e da quì non riesco a vedere il palco!"

Ah si, ora ricordo. Devo tenere d'occhio mia sorella! che strazio...

"Taci moscerino. E' già tanto che stai quì, non ti lamentare" Si, è vero, è un miracolo che sia riuscita a vincere quei biglietti, o meglio, per me è una disgrazia!

"Se mi tratti male glielo dico alla mamma! e ora fai qualcosa che da quì si vedono solo teste, teste e teste!"

"Ok Reby, io non so come tu abbia fatto a vincere questi biglietti, e sinceramente non so neanche se lo voglio sapere, però sappi che questa è l'ultima volta che rinuncio al MIO divertimento per i cavoli tuoi!"

"...Scusami..."disse tirando su col naso.

Va bene, è viziata, iperattiva, e a volte malvagia (per quanto un bambino può esserlo a 10 anni), però quando chiede scusa col labbruccio tremolante e la faccina tenera...aaaaah! è pure sempre mia sorella, e io le voglio troppo bene...insomma, per capirci, per lei andrei ad altri 30'000 concerti dei One Direction. Infondo ha solo me...

"Dai tesoro stai tranquilla!" le dissi scompigliandole i capelli. In quello stesso momento, un omuncolo basso e grassoccio salì sul palco...era talmente brutto che riuscì a calmare la urla delle fan. Finalmente la pace, che purtroppo finì subito dopo che il signorotto smise di parlare, facendo aumentare le grida e contribuendo alla perforazione dei miei due poveri timpani.

"...per questo scusateci, ma purtrop....! *urla del pubblico* "SSShhh! Silenzio, per favore! i ragazzi non si esibiranno nè stasera, nè finchè uno dei componenti in particolare non imparerà che cos'è l'educazione e il rispetto!!!"

Così dicendo, in inglese ovviamente, la folla iniziò a imprecare in tutte le lingue possibili che riuscivo a comprendere e riconoscere. Iniziai a vedere dei minuscoli punti interrogativi nelle lacrime che di li a poco sarebbero sgorgate dagli occhi di Rebecca come fiumi in piena. Non capiva l'inglese, ma aveva sicuramente intuito che quella sera non ci sarebbe stato nessun concerto.

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Capitolo 2
*** Destroyed childhood. ***


"Non li vedroknlhboecjnlòw " diceva mentre piangeva come una fontana.

"Che?? Reby tu lo sai che trovo davvero buffa la gente che borbotta...figurati quella che parla e piange contemporaneamente!" Io e la mia vena umoristica, molto scadente, cercavamo in tutti i modi di tirarle su il morale.

"Ti odio Bet, TI ODIO!! è colpa tua se non si sono esibiti, gliene hai tirate di tutti i colori!!!"

Ok, ormai era andata, sia lei che la mia pazienza. Per quella sera  non sarei riuscita a calmarla neanche se le avessi fatto conoscere Liam Horan in persona. O insomma, come si chiama!

Prendemmo il taxy e tornammo in albergo. Sole, sole come due cani, ci portiamo 8 anni di differenza e lei è così piccola...

L'ho viziata troppo! Si, io l'ho viziata, perchè mia madre non c'è mai stata e mio padre...tse, lasciamo perdere. Io alla sua età già mi prendevo cura di una neonata. Per questo Rebecca è più legata a me che a nostra madre...fino a sei anni fa mi chiamava mamma. E' stata veramente dura farle capire che "mamma" era quella signora alta e bionda che vedeva solo la domenica. In famiglia siamo tutti uguali. Chiari di carattere, tutti con un futuro già segnato da un dannato palazzo al centro di Roma, il cinema di mio nonno.Tutta la famiglia ci lavora, e ne vanno anche fieri! Solo a me dà così tanto fastidio quella puzza infernale di popo'corn che aleggia dall'entrata fin dentro i bagni?? e per finire, anche nell'attaccapanni di casa mia??

Io sono quella diversa. A casa mi definiscono la secchiona della famiglia Codigliani. Se solo esistesse veramente questa famiglia di cui parlano tanto.

Ho fatto la primina e ho finito da due settimane gli esami di maturità...ho svariati diplomi di lingue, a partire da quelli di inglese (che parlo benissimo) fino a quelli di tedesco. Ma finora ho avuto solo studio-delusioni-studio-Rebecca.

Non ho un ragazzo da due anni, dopo che l'ultimo, l'amore della mia vita, mi ha lasciata perchè ero troppo "complicata" per lui. O forse troppo intelligente.

"Hey, l'albergo!! l'abbiamo passato, BET!"

"Oh Oh STOP! stop, please!"

Dopo aver pagato un abbondante cifra al tassista, ci incamminammo verso l'hotel.

A volte ho questi piccoli flash mentali sulla mia vita...e mi convinco sempre di più che dipendano dai miei svariati traumi infantili.

"Ah, meno male un letto comodo dove riposare! dai Reby, metti il pigiama e vai a dormire!"

"Buonanotte" disse con aria triste.

"Buonanotte piccolina!"

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Capitolo 3
*** From the airport to home. ***


Sentivo i raggi del sole accarezzarmi la faccia, che bello sentire quella dolce sensazione calda sulla pelle...hey aspetta! da quando in quà sono così fortunata da capitare a Londra con il sole?

Sussultai. C'era stato un vuoto d'aria nell'aereo di ritorno...e quel sole non era una grigio e triste sole londinese, ma un giallo, caldo e raggiante sole italiano!

"Vi prego signori di allacciare le cinture di sicurezza, stiamo per atterrare"

Con grandissima sorpresa mia e di Rebecca, questa volta ad aspettarci all'aeroporto non c'era Nicola, l'autista di famiglia, ma Marco, nostro padre. Io l'avevo sempre chiamato per nome, e lui non se ne era mai fatto una ragione.

"Papààà!" le lacrime ricadevano ancora una volta dagli occhi di Reby. Non faceva altro dalla sera prima.

"Ciao" un solo secco e duro ciao da parte mia.

"Ciao Bet, anch'io sono felice di vederti!! dai ragazze, montate in macchina, si va a casa!"

Il viaggio dall'aeroporto a casa fu tremendamente lungo e silenzioso. Anche Reby, che di solito era un vulcano in eruzione, non parlava. Si percepiva un insopportabile senso di imbarazzo tra noi tre, che non era solito vedersi spesso, e un insopportabile senso di astio da parte mia verso mio padre, che ingorava totalmente la cosa, forse per evitare una discussione davanti a Rebecca.

Ad aspettarci a casa c'era stranamente la mamma. Evviva, la famigliola al completo! succedeva davvero poche volte all'anno.

Entrai e, salutando mia madre con un cenno, salii di corsa in camera mia per farmi una doccia. Mentre ero intenta a trascinare il mio valigione per le scale, i miei mi chiesero di rimanere per un attimo.

"Tesoro, dobbiamo parlare con te e tua sorella, per favore resta un momento per ascoltarci e poi..."

Non la feci terminare di parlare che subito, dopo aver udito quelle parole, iniziai a urlarle contro.

"Perchè voi l'avete mai fatto con me in questi ultimi 18 anni?! avete mai ascoltato i miei problemi?!" ok, basta così, sennò rischio di peggiorare la situazione.

Lasciai la valigia su uno scalino e come se mi trovassi nel bel mezzo di una maratona, come il corritore che è vicinissimo al traguardo, scattai in camera mia. La mia deliziosa tana.

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Capitolo 4
*** The cruise. ***


Aprii il rubinetto della vasca, e non appena si riempì, mi ci immersi dentro, con le cuffie a palla nelle mie orecchie. Si, dalle mie canzoni preferite me li sarei fatti rompere volentieri i timpani.

Presi un asciugamano e mi coprii, e ne misi uno sui miei lunghi capelli biondi, orribilmente uguali a quelli di mia madre.

Dimenticandomi completamente di cosa e chi ci fosse di sotto, scesi in salone, e la scena che mi si presentò davanti fu orripilante quanto bellissima: Reby che abbracciava i miei sul divano e che piangeva di gioia. Chissà per quale motivo. Il pentimento per non essere rimasta nella sala a chiacchierare con i miei mi assalì, ma fu poi sopraffatto dal ricordo della magnifica sensazione del bagnetto caldo.

"Che succede quì? finalmente qualcuno si porta via il moscerino da questa casa?" dissi scherzando. Ok, non mi dovevo/potevo far contagiare da quel momento di amore tra genitori e figli.

"Bet, indovina?! ce ne andiamo in crociera!! io e te, per un mese intero!"

Ero felicissima, finalmente era tornato quel bellissimo sorriso sul suo faccino così picc...QUALE CROCIERA???

"Ditemi che è uno scherzo"

"No amore, vi ho iscritto a uno di quei centri estivi per ragazzi che non hanno nulla da fare durante le vacanze. E' davvero una buona cosa. Ci sono svariati corsi da frequentare...lingue, chimica, storia...corsi di bon ton! insomma, sono perfetti per quei bambini capricciosi che hanno bisogno di essere rimessi in sesto." disse mia madre con parecchia disinvoltura, come se fosse una cosa da tutti i giorni mandare i figli via per un mese con persone sconosciute. Sole. Di nuovo io e Rebecca, sole.

"Uno, chi ti ha detto che non ho nulla da fare questa estate? cavolo, lo sai che devo andare a Birmingham con Sara e Clelia!

 E due, come ti permetti di dire che sono una bambina capricciosa che ha bisogno di educazione? e se anche ti stessi riferendo a Reby, non ti azzardare mai più!! non ci sei mai stata dentro questa casa con noi, non ci SIETE MAI STATI! Io sono cresciuta da sola, tra una baby sitter e l'altra, e Rebecca me la sono tirata su io! e adesso hai anche il coraggio di spedirci in una specie di riformatorio estivo?!"

"Mi...mi dispiace" disse mia madre, non più disinvolta come prima, ma affranta e triste. Era uguale a Rebecca: piccola, immatura e fragile. Mi faceva pena.

"Chiedi scusa a tua madre. Ormai quel che è fatto è fatto, così è andata e non si può tornare indietro. Sei stata iscritta a quella crociera perchè serve qualcuno che tenga d'occhio Rebecca. E noi non vogliamo di certo mandarcela da sola?"

Sapeva che non lo avrei mai permesso. Sapeva che Reby era il mio punto debole. Era odioso quando faceva il duro. Con una parola riusciva a obbligarti a fare qualcosa...a volte penso che sia stato per questo che mia madre abbia accettato di sposarlo! Se da questo punto di vista non fosse stato così uguale a me, l'avrei sicuramente odiato di più di quanto già non lo odiassi.

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Capitolo 5
*** The elegant dress. ***


Domani si parte e come il mio solito, non ho ancora preparato la valigia.Ma infondo, a che mi serve? ci saranno un centinaio di bambine tra i 6 e i 16 anni. Solo io sarà l'unica diciottenne sfigata che deve badare alla sorella. Vabbè, almeno non lascio Reby da sola!

Mmmm...quì c'è scritto "Obbligatorio vestito elegante per l'ultima sera di gala della crociera". AHAHAHAHAHAHAH cosa??! io non indosso vestiti eleganti dalla mia comunione...no, non me lo porto. Non solo non me lo porto, ma neanche ci vado a questa stupida cena di gala...neanche fossi Marilyn Monroe! ma poi è una crociera per bambini/adolescenti...cosa centra il gala?!?

Qualcuno bussa alla porta..."AVANTI!"

"Buongiorno tesoro!" disse la mamma, sorridente come non mai. Capitava spesso che sognassi quel sorriso, così bello, così solare...a volte vedendolo mi consideravo fortunata ad averlo solo per me...insomma, poteva fare qualche sorriso alla biglietteria del cinema, ma si sa che i sorrisi dei commessi sono sorrisi un po'...come dire, falsi! si, sorridono solo perchè devono essere cordiali con le persone...tutto quà.

Però quel sorriso, quella mattina era solo per me. Le volevo davvero bene, purtroppo però me ne accorgevo sempre troppo tardi.

"Buongiorno, mamma." dissi, ricambiandole il sorriso.

"Wow, a cosa dobbiamo questa felicità stamattina?? ieri sera eri una furia, adesso sei un bignè!"

"Un bignè con una quantità esagerata di crema!"

"Che se mordi più del dovuto, ti cade dappertutto e ti sporca ogni cosa!"

Ridemmo insieme.

"Dai tesoro, sono sicura che ti divertirai...so già che stai in camera con una ragazza della tua età. Vedrai che diventerete ottime amiche!"

"Mamma, stai parlando come la tipica mamma da film americano che mente alla propria figlia con il sorriso sulle labbra per non farla preoccupare. Però a te non riesce bene..." non lo dicevo con cattiveria...era solo per farle capire che io non ero Rebecca.

"Ti voglio bene Bet. Scusami per tutto quello che ti ho fatto passare, scusami se sono stata e sono una pessima madre. Scusami!" disse mentre piangeva. Mi abbracciò stretta stretta a lei, e io non potei far altro che ricambiare il suo abbraccio...era così morbido...

"Ma... "obbligatorio vestito elegante per l'ultima sera di gala della crociera"...wow! quale hai scelto??" disse, leggendo il fogliettino del volantino della crociera, mentre si staccò dall'abbraccio.

"Veramente non ne porto nessuno"

"e perchè no??" disse sconcertata.

"Bhè, perchè non ho un vestito elegante da mettere...insomma, mi ci vedi a me??ahahah"

Prese il foglio della crociera e se lo mise in tasca, e senza dire una parola si alzò dal mio letto e fece per uscire dalla mia camera.

"Abbi cura di te e di tua sorella, mi raccomando. Elisabetta, sei il mio angelo."  e così dicendo, se ne andò a lavoro con la sua mercedes cabriolet gialla, che rispecchiava molto la sua personalità.

La vita si vive una volta sola, e io la mia la stavo vivendo troppo in fretta e tutta insieme...

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Capitolo 6
*** “When I saw your face I fell in love” ***


Salve a tutti!! Vorrei ringraziarvi perché ho visto che ci sono tantissime visualizzazioni…e anche parecchie persone che seguono la mia storia!! Vi ringrazio veramente di cuore!
Sarei lieta se qualcuno potesse recensire la mia fanfiction, perché ripeto ci sono molte visualizzazioni ma pochissime persone che recensiscono T.T  
Le critiche sono ben accette!
Grazie di nuovo, *Big Love*
 
                                                                                           
 
 

Arrivati al porto, c'era una grande folla di gente tutta raggruppata in un solo punto. Non capimmo cosa ci fosse, ma neanche ci soffermammo più di tanto per poterlo capire.

Rebecca sembrava uno zombie, dormiva camminando, camminava dormendo...non so cosa stesse facendo...so solo che era stanca morta!

Dopo aver salutato Nicola, ci imbarcammo. Stava per iniziare  una delle avventure più belle che mi fosse mai capitata durante i miei 18 anni di vita.

Dopo due ore, tra cui un lungo ritardo, i motori della nave si accesero e finalmente iniziò la crociera. Non vedevo l’ora che iniziasse per poterla finire il prima possibile.

Nei corridoi c’era un forte schiamazzo di ragazzine che correvano di qua e di là. Già sapevo che sarebbe stata una vacanza infernale. Rebecca dormiva come un gufo, così io mi decisi di uscire dalla cabina per dare un’occhiata alla nave. Non era tanto grande…infondo era stata costruita appositamente per farci pernottare dei ragazzi, niente più, niente meno! 

Fui più volte investita dalle ragazzine che correvano per i corridoi…come se fossero in cerca di qualcosa. Possibile che io ero l’unica che non fosse così tanto allegra in quella nave da correre pazzamente e ciecamente per la felicità?!

“mmm, la sala del dolciumi…questa si che mi piace” entrai e mi sentii molto sollevata nel vedere la sala vuota, ma piena di dolci e pastarelle di tutti i tipi. Diciamo che quelle a sentirsi più sollevata fu la mia pancia, non io.

Mentre ero intenta a mettere fra i denti un piccolo cannolo siciliano, di quelli buoni con la ricotta e i canditi, una mano mi prese per il braccio e mi tirò dentro un armadio/dispensa. Lasciai cadere quel che avevo in mano.

In quel momento provai una sensazione di benessere pari ad una sensazione di paura. Non mi era mai successa una cosa del genere… la luce del sole che penetrava dalla fessura degli sportelli illuminava i suoi occhi, bellissimi, verdi come il mare e limpidi come un diamante. Sentivo il calore della sua mano sulle mie labbra, che teneva chiuse per paura che io potessi urlare, ma non l’avrei mai fatto. Come si può urlare di fronte tanta bellezza? I suoi ricci mi facevano il solletico sulle tempie, vicino ai miei occhi che guardavano i suoi come se avessero visto un angelo. Io ero catturata dal suo sguardo, e lui dal mio. 

Rimanemmo immobili per alcuni istanti, finchè le ragazzine che erano entrate nella sala dei dolci, mentre io stavo contemplando il David di Michelangelo fatto persona, non se ne andarono.

“Possiamo uscire, adesso” disse con voce sottile, con uno strano accento inglese.

E nonostante mi disse di uscire, non tolse la sua mano dalla mia faccia e così rimanemmo ancora per un po’ stretti l’un l’altro.

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Capitolo 7
*** Don't walk away from me. ***


Ero ancora persa nei suoi occhi, quando lo spiraglio di luce che li illuminava si spense. All’improvviso un uomo panciuto e baffuto aprì gli sportelli e, scampato il rischio “infarto dalla paura”, cominciò a gridare per tutta la sala. Non avevo mai visto una persona così tanto arrabbiata. Riusciva persino a superare me quando litigavo con i miei, o quando Rebecca si intrufolava in camera mia per sbirciare nel mio diario.

“…voi due! Vi farò punire dal dirigente! Cosa ci fate qui dentro? Volevate rubare i miei pasticcini, ammettetelo!!”

“Ma n-no signore, si calmi…è-è solo  stato un incidente, un’incomprensione…” ero tanto spaventata quanto arrabbiata…si. Ero arrabbiata con il ragazzo più bello del mondo. E spaventata da quello più brutto…

“CALMARMI?? ma io vi faccio passare la vacanza più brutta della vostra vita! Io….” E nel mio tentativo di voltargli le spalle per darmi alla fuga scivolai sul quel maledetto cannolo che mi era sgusciato via dalle mani cinque minuti prima che iniziasse la catastrofe.

I miei capelli erano completamente invasi di panna e caramello. I miei vestiti di cioccolato e zuccherini. Quella torta, se non mi fosse venuta addosso, sarebbe stata una torta coi fiocchi. Ehmmm…se io non le fossi andata addosso!

“Cosa hai fatto?! Ma tu sei una disgrazia vivente! Guarda che cosa hai combinato?! Un duro lavoro di un giorno andato a male…tutta la mia fatica dissolta nel nulla…” e continuò a parlare, a parlare…ma io mi fermai al “dissolto nel nulla”, si perché a essersi dissolta non era solo la torta, ma anche quel ragazzo misterioso.

Se l’era data a gambe levate, mi aveva lasciata sola. Sola con tutto quel macello…che ovviamente avrei dovuto ripulire io, da sola. 

Mi fermai per un’oretta ad aiutare il cuoco a risistemare il danno che gli avevo causato, poi ci dirigemmo verso l’ufficio del dirigente, a cui il signorotto fece una grossa lamentela. La punizione che mi spettava era quella di dover rimanere in cabina per tutta la sera, e quindi mi sarei persa la prima serata della crociera, quella che avrebbe dato il via “ai divertimenti”…forse una delle cose migliori che ci fosse su quella nave. 

Entrata nella mia stanza, arrabbiata come non mai, mi buttai sul letto, senza nemmeno far caso a quella ragazza che si trovava di fronte a me, con un grosso sorriso stampato sulla faccia.

“Beeet, stasera posso andare alla cena con Nicole? Lei è la sorella di…” ok, lo so che non avrei dovuto, però quando mi arrabbio o ho quei piccoli momenti Elisabetta-Elisabetta, non do ascolto a nessuno…non lo faccio apposta, però non riesco mai ad afferrare i discorsi che gli altri mi fanno. Ecco un altro dei miei difetti.

“si si, fai come ti pare” e iniziai a sentirmi gli occhi gonfi. Sarei scoppiata in lacrime da un momento all’altro. Ma non potevo piangere davanti a Rebecca, non potevo permettermelo.

 “Hei…svegliaa! Che fai, non ci vai alla festa??” disse la ragazza sorridente di prima. Mi ero addormentata, e non ricordavo niente di quello che era successo, finchè non sentii la parola festa.

“No, non ci posso andare. Ho avuto una nota di demerito che mi impedisce di uscire dalla cabina per questa sera” dissi sconsolata, ma anche un po’ seccata, perché mi sentivo come una bambina in prima elementare, con le note di demerito…ma come si fa?!

“Di già? Ahah ma allora sei un mito ragazza!” 

La guardai stizzita.Si ero furente, però poverina lei non centrava niente…era stata così carina a farmi compagnia in cabina tutto quel tempo. Infondo, dove poteva andare? Conosceva solo me, da meno di un’ora, e non aveva neanche una sorella con cui gironzolare per la nave…

“Oh cavolo, dov’è Rebecca??” dissi allarmata, non vedendola in cabina.

“Ma come, le hai detto di andare alla festa con la sua nuova amichetta…non ricordi??” 

Vorrei tanto essere anche io come Reby…piccola. A quell’età appena conosci un’altra bambina, diventi subito la sua migliore amica, anche se non sai come si chiama. Si divertono, giocano con le bambole, alla rincorsa, vanno alle feste…LA FESTA!!

“no no fermati un attimo, quale festa?? Lei non deve andarsene in giro da sola, a una festa poi?!”

“ma sei stata tu a darle il permesso…” forse era meglio che questa parte se la tenesse per se.

“lei lo sa bene che quando ho i miei momenti non deve chiedermi il permesso per niente!!” e mentre dicevo ciò, entrai di corsa nella doccia, per levarmi il caramello che avevo ancora tra i capelli. Presi un paio di jeans chiari, una polo azzurra e le mie converse nere che mi accompagnavano dappertutto, ormai consumate dal tempo.

“hei, dove vai?? Non puoi uscire dalla cabina fino a…”

“fino a domani. Si lo so, ma tanto a quest’ora chi pensi ci sia in giro per la nave?? I festeggiamenti sono iniziati da un pezzo...poi devo trovare Rebecca. Se viene qualcuno a  controllare digli che sono andate un attimo sul ponte perché mi stavo sentendo male  e avevo bisogno d’aria” 

Lo so, lo so. Era la scusa più assurda e stupida del mondo, però sinceramente non me ne fregava niente. Volevo solo che questa inutile crociera finisse il prima possibile.

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Capitolo 8
*** “That little twinkle in your eyes gets me everytime” ***


Uscii dalla camera in uno stato mentale di irritazione, paura e tristezza. Guardai per tutti i corridoi, ma niente. Non la trovavo. Mi diressi verso le scale, ma decisi che forse era meglio cercare mia sorella sul piano della mia cabina…se non l’avessi trovata lì, sarei scesa di sotto, nella zona del salone centrale dove in quel momento c’era una massa di gente che festeggiava e si dimenava in mezzo alla pista da ballo.

Andai verso destra e nel preciso momento in cui voltai per il corridoio sentii una voce provenire da lontano: ecco arrivare il cuoco panciuto, che si lamentava in una lingua incomprensibile, forse ancora arrabbiato con me per il fattaccio della torta…

“Hei, hei dove diamine vai tu??! Devi rimanere in cabina fino a domani mattina!!” disse, mentre cercava invano di corrermi dietro…così, passai davanti le scale principali, e la voglia di scenderle mi invase sempre di più, ma poi ci ripensai di nuovo e corsi dalla direzione opposta.

Non lo vedevo più, ma lo sentivo benissimo…correva, ed essendo molto grosso faceva un gran baccano. Però nessuno avrebbe potuto sentirlo, dato il forte chiasso che proveniva dal piano inferiore.

“Merda, merda, merda!! Sono rovinata, finita…se mi becca mi ci lasciano per tutta la crociera dentro a quel buco di cabina!! Oh no, qui la strada è chiusa…E ADESSO CHE FACCIO??!! Dove vado, dove vado?? se ritorno indietro sono una masochista…se rimango qua…pure!!! Uuuh…ci sono le scale…no, non posso…sotto c’è più gente!!” ok, ero entrata nel panico, e quando io entro nel panico divento totalmente pazza e deficiente, oltre a essere ancora più casinista di quanto già non sono.

“va bene, calma, respira Elisabetta, respira! Prendo le scale!” e così dicendo, mi diressi verso le scale secondarie, sempre lussuose come quelle principali, ma molto più rovinate. La moquette verde smeraldo che si vedeva da ogni parte, su quelle scale era diventata verde pistacchio, scolorita, bucata e rovinata. Erano le scale di servizio, dove ci passavano i camerieri, i cuochi e altre 500 persone che lavoravano in quella nave.

Scesi di corsa i primi 2 scalini..i primi 3…i primi 5… e al sesto…

“Porca puttana, vaffanculooo!! Chi diavolo è che si occupa della manutenzione della nave?!!” ero caduta di nuovo, come al mio solito, e a causa del forte dolore dovuto dallo scontro della mia testa contro il muro, non mi accorsi di aver investito una persona.

“Hei, di nuovo te!! Ma è possibile che combini sempre guai?!” disse ridendo. Era lui, il misterioso ragazzo dagli occhi verdi, e si trovava sotto di me.

“TU! Tu!! Sei tu il colpevole!!! Se non mi avessi trattenuta in quella dispensa del cavolo, adesso io non mi troverei a scappare da un ciccione lottatore di sumo!”

“e se non fosse stato per colpa tua, che hai detto al dirigente del mio piccolo e innocuo “rapimento”, adesso io starei alla festa senza dover scappare da lui!!!” 

Aspetta un attimo, aveva appena affermato che la colpa era stata la mia?? E poi, se lui stava scappando dal dirigente, e io dal cuoco, vuol dire che…

“Oh merda, siamo in trappola .__.” Dissi io traumatizzata ancora dalla botta, e indifferente al fatto che mi aveva accusata ingiustamente (di quello mi sarei presto vendicata successivamente).

“Si…in effetti hai ragione…” ah, sagace il ragazzino! 

I passi dei due uomini si facevano sempre più vicini, finchè non li sentimmo chi sopra, chi sotto le scale.

“Forza, vieni con me! E fai piano per l’amore del cielo! Non posso permettermi un’altra bravata!” dicendo ciò,  aprì una di quelle porte bianche d’emergenza che col tempo diventano gialle, mi prese per il braccio e mi gettò con forza dentro quella stanza. La porta si chiuse dietro di noi. 

Il posto era abbastanza angusto…c’erano tutti tubi, manovelle e vapore. La scena era identica a uno di quei film in cui c’è la nave che affonda, e i protagonisti per scappare cercano invano di aprire delle porte con le manovelle della sala controlli. Era alquanto terrificante. Però, devo ammettere che sentire la sua presenza vicino a me, mi faceva sentire molto più tranquilla, anche se ero ancora arrabbiata con lui per tutti i guai che mi aveva causato in meno di 6 ore.

“Stai bene? Hai dato una bella botta…fa vedere se sanguina” disse dolcemente, e con il suo fare da gentiluomo mi accarezzò la fronte, scostandomi la frangia. Il mio cuore batteva all’impazzata, e la cosa imbarazzante era che si sentiva solo quello e il mio respiro affannato nella solitudine della stanza.

“tranquilla, tutto ok! Neanche un graffio!!” io rimasi in silenzio, ero sconvolta. Avevo giurato a me stessa che dopo il mio ultimo ragazzo non mi sarei mai più fatta prendere in giro così dal genere maschile. E invece, il mio cuore batteva ancora, e anche molto più forte dell’ultima volta, come per vendicarsi del fatto di essere rimasto “a riposo” per tutto questo tempo.

“strano…di solito quando una ragazza mi vede mi salta letteralmente addosso…tu invece sei impassibile, sembra quasi che non mi conosci ahah” disse ridacchiando. A quelle parole mi staccai furiosamente da lui, con la voglia di dargli un bel ceffone sulla faccia. “di solito mi saltano tutte addosso” ma chi ti credi essere?! Neanche un personaggio famoso penserebbe queste cose…e lui che fa?! Aaaaaah che rabbia!!

“lasciami in pace, non mi toccare. Odio le persone presuntuose come te. Odio l’intero genere maschile, te compreso. Non so chi tu sia, e non lo voglio sapere, ma sappi che non hai niente di diverso dagli altri.” Infatti, si avevo ragione! Ero proprio entusiasta della mia risposta…se non fosse stato che di 10 parole che avevo detto, solo 2 erano vere. Lui era così dannatamente diverso! Con quegli occhioni così limpidi e…verdi! E con quel sorriso che ti penetra nel cuore, lasciando il segno del suo passaggio. E che segno che mi aveva lasciato…

“hei hei, sta calma! Questo secondo me è stata la botta in testa, tesoro… ahaha comunque piacere, Harry Styles.”  Quel nome…si, lo conosco…l’ho già sentito…mmm…mi ricorda tanto Rebecca…chissà perché…MA SI! È il cantante dei One Drection! Oh porca trota, con mi sono mesa a litigare! Non è possibile!

Non potei nemmeno finire di ragionare su chi lui fosse, che mi sentii svenire dall’agitazione. All’improvviso una nebbiolina bianca mi attraversò gli occhi…non vedevo più niente. Sentivo in lontananza Harry che parlava, mi strattonava, ma io non riuscivo a distinguere le sue parole…mi sentii cadere nel vuoto, nel buio più totale. Tutta la mia vita mi si fece avanti, costringendomi a rivivere tutti i momenti brutti passati. Ma all’improvviso, all’improvviso nell’oscurità della mia mente, comparve un volto, il suo volto. Era il mio salvatore, il mio principe azzurro. Era Harry Styles.

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Capitolo 9
*** “Spare me what you think and tell me a lie” ***


“Hei Giulia, ha aperto gli occhi!! Oh Bet, come mi sono spaventata, mi hai fatto preoccupare tantissimo, ti voglio bene!!” percepivo solo le umide guance di Rebecca, impregnate dalle lacrime, che si strusciavano con le mie, e il calore del suo abbraccio. La testa mi scoppiava e il fastidioso dolore che avevo al collo non mi permetteva di alzare il capo. 

Mi aiutarono ad alzarmi, e il secondo volto che era affianco a me era un conosciuto volto sorridente e felice. 

“Ieri non abbiamo fatto in tempo a presentarci…io sono Giulia, piacere!! Sono contenta che tu stia bene…!” disse la mia compagna di stanza. Senza indugiare, le ricambiai il sorriso, forse il primo della mia vacanza in crociera.

“Piacere mio! Scusate se vi ho creato fastidio e preoccupazione…mi dispiace tanto…è solo che…” non feci in tempo a terminare la frase che Reby mi si gettò di nuovo tra le braccia e mi sorrise. I suoi abbraccia erano qualcosa di magnifico…era capace di farti passare ogni brutto momento solo con un abbraccio, e i suoi modi teneri di fare. Lei era la ragione della mia vita, e io l’amavo come non mai.

“Piccola mia…stai tranquilla è tutto passato adesso!” si, era tutto passato…ma non ne ero poi così tanto sicura! senz’altro avrei dovuto chiarire l’accaduto nell’ufficio del dirigente, e mi sarei presa anche un’altra nota di demerito.

Chi è che mi aveva portata nella stanza? Sicuramente Harry…che persona carina, con questo gesto gli avrei  perdonato tutto, infondo chi se ne frega di una torta, di una nota di demerito e di una botta in testa? mi aveva salvata, mi aveva accudita…e non mi conosceva neanche…

“scusate, dov’è il ragazzo che mi ha portata qui??” dissi io, fiduciosa e convinta che quello che stessi dicendo fosse vero, e non frutto di tutti i miei complessi mentali.

“…chi precisamente? Ce n’erano due…più il dottore!!” disse Giulia, dubbiosa e incerta.

“Quello riccioluto…con gli occhi verdi e un sorriso da urlo!…mi pare si chiamasse Harry, non vorrei sbagliare!” 

“Sii, nei miei sogni Bet, nei miei sogni…” disse Reby, ma io non la capivo.

“Mi dispiace, ma ti hanno riportato in camera stanotte verso le 2…e c’erano solamente due uomini, tra cui ho riconosciuto il dirigente…forse hai sognato, oh magari la botta in test…”

“COSA? Non è possibile, non può averlo fatto..lui non può avermi abbandonata così, no, ti prego! Dimmi che è uno scherzo…per favore!” dissi io già in un fiume di lacrime, nonostante cercai invano di trattenerle.

“Bet…io non so che dirti, sul serio! Ti hanno trovata stesa su uno scalino delle scale di servizio…e credendo che stessi dormendo ti hanno fatto anche una bella ramanzina da svegliare tutta la nave…ma tu non rispondevi, non davi cenni di vita…così…bhè ti hanno portata qui e hanno chiamato il dottore…” 

il suo racconto mi fece così male, che credetti per un attimo di svenire di nuovo, ma questa volta resistetti, perché mi ricordai della promessa che mi ero fatta tanto tempo prima…che non mi sarei mai più innamorata di un uomo. Anche se fosse stato bello con un dio…anche se fosse stato bello come Harry Styles. Di nuovo sola, di nuovo sola senza nessuno. Di nuovo sola con Rebecca. Per quanto ancora sarebbe durata la mia solitudine? Quand’è che finalmente avrei trovato una persona buona, paziente e speciale che mi avrebbe portato via da quest’inferno di vita??

Scrollai il capo…non potevo crederci che l’avesse fatto di nuovo, scappare e abbandonarmi così, e anche in quello stato pietoso! 

“Tranquilla, tranquille, va tutto bene, si avete ragione devo aver sognato…o semplicemente aver battutto la testa e immaginato tutto…” dissi, tirando su col naso e accennando un finto sorriso, cercando di essere più naturale possibile. Odiavo dire le bugie, e non c’ero neanche capace…però non volevo che mi prendessero per pazza. Infondo è da matti credere ad una persona che ti dice “lo sai che ho incontrato per ben due volte Harry Styles e abbiamo stretto amicizia??” neanche io ci crederei…e in quel momento, mentre dicevo quelle cose, iniziavo a pensarle sul serio. Forse Rebecca a forza di parlarmi degli One Direction mi aveva completamente fuso il cervello. O forse l’avevo incontrato davvero…sembrava così reale quel ricordo….O forse mi ero semplicemente autoconvinta che fosse reale.

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Capitolo 10
*** The rudeness of love. ***


Passò una settimana, nella quale non feci un bel niente…rimasi per ben 7 giorni a letto, nei quali tra realtà e finzione, mi davano per malata. Dopo il trauma ricevuto dalla botta in testa, il dottore mi costrinse a rimanere a riposo...però, anche quando questo riposo terminò, io non volli comunque alzarmi…ero servita e riverita, meglio di così non si poteva. Però cominciavo ad annoiarmi. Rebecca cominciava ad annoiarsi. E la cosa più brutta di tutto quel riposo fu che nei momenti di tranquillità Elisabetta-Elisabetta, non facevo altro che pensare a Lui.

“Reby, oggi mi sento un po’ meglio, ti va se andiamo a fare una passeggiata sul ponte? Non mi farebbe per niente male prendere un po’ d’aria…” e mentre lo dicevo, cercavo di non far notare la mia preoccupazione. Non volevo incontrarlo, non ce l’avrei fatta. Il mio istinto omicida sarebbe prevalso sulla mia amabile e pacifica coscienza. Della serie datemi un bazooka che lo faccio fuori. 

“Siii evvia! Mi vesto subito…!” disse, tirando fuori dalla valigia un vestitino verde acqua che metteva in risalto i suoi occhi blu come l’oceano. Le piaceva vestirsi bene e acchittarsi, aveva solo 10 anni, e già non pensava ad altro.

Io presi semplicemente un paio di jeans neri con una maglietta grigia e per ripararmi dal vento, portai con me una camicia a quadri gialla e nera. Ovviamente indossavo sempre le solite converse.

“Magari vediamo i delfini…sai che carini?? Non ne ho mai visto uno prima d’ora!!” si atteggiava da grande, ma aveva pur sempre 10 anni!!

“si, se siamo fortunate è molto probabile!” le risposi sorridendole.

“Senti Bet…lo sai che ho sentito delle bambine spettegolare e…hanno detto che su questa nave c’è una persona molto speciale? Non ho capito il nome, però a sentirle parlare mi è sembrato uno abbastanza famoso e carino…ooh, non ti immagini che sia Niall Horano?? Aaaw ** sverrei solo a vederlo!!” disse con una vocina talmente deliziosa che mi strappò una risata.

“ne sei proprio innamorata è!! Ahah ma poi, non è troppo grande per te?!”

“noo! E perché? La mamma e il papà si portano 5 anni di differenza, perché io non potrei portarmene 8 con Niall?? Poi…potrei sempre indossare i tacchi per poterlo bac..”

“Hei signorina! Basta un po’! sei ancora piccola per pensare a queste cose…gioca con le bambole invece di farti i filmini romantici…!” e le scompigliai i capelli. Ridemmo tutte e due a crepapelle. Quanto era bella quando rideva?!

“Hei, c’è Nicole!! Posso andare a giocare con lei?? Oooh ti prego!!” ci mancava poco che si mettesse in ginocchio.

“Certo amore, però non ti allontanare, e non ti sporgere dalla ringhiera della nave, per favore!” ormai era già partita verso la sua nuova amichetta del cuore…mi dava fastidio il fatto che mi aveva accompagnata a fare una passeggiata e poi se l’era svignata per giocare, però cosa potevo dirle? Infondo era una settimana che stava chiusa in cabina a farmi compagnia…che dolce <3

Mi appoggiai con i gomiti sul parapetto della nave. Pensavo ancora a lui, e a come avrei potuto ucciderlo. Però la cosa che più mi mandava in bestia era che mi piaceva da morire e che se l’avessi visto un’altra volta non avrei avuto il coraggio di dirgli tutte le cose e le cattiverie che in una settimana di letto mi erano venute in mente.

“Buongiorno, stellina. Va meglio la testa?” disse un ragazzotto che si avvicinò all’improvviso, intromettendosi nel momento più sbagliato, il mio solito momento Elisabetta-Elisabetta. Ok, aveva sbagliato, mi dava tremendamente fastidio quando una persona che non conoscevo sbucava dal nulla infastidendomi e chied…aspetta, come faceva a sapere che avevo sbattuto la testa??

mi voltai di scatto, e vidi solo un faccia con un paio di ray ban neri a goccia, che riflettevano la mia figura, e un cappello di lana a forma di panda, ridicolo.

“chi cavolo sei tu?” dissi io, educata e gentile come sempre.

“se non hai perso i tuoi modi bruschi di fare neanche con una botta del genere, allora non ho proprio speranze, è! Ahah” e si mise a ridere. Si mise a ridere…rideva di me! E quel sorriso…merda. Era lui. Più lo evitavo, più me lo ritrovavo intorno.

“V-vattene! Non mi parlare, non mi toccare, non mi menzionare…e non menzionare neanche la mia botta! Idiota di uno Styles…tu non sai neanche cosa sia l’educazione, come ti permetti di venire qui e accennare ai miei modi bruschi. Io mi difendo solamente da persone come te! E ora lasciami in pace. Mi hai già creato troppi problemi”

“Io? Forse tu a me! Hei, senti carina...”

“ NON mi chiamare carina!”

“ mmm…ok, allora dimmi come ti chiami…”

“no! Perché dovrei?!”

“come?! Io il mio te l’ho detto…mi pare che io mi sia presentato…e mi pare anche che qui per la seconda volta quello educato sono stato io”

“Mi chiamo…mi chiamo Diana….” Avevo paura di dirgli il mio vero nome, non so perché l’avessi fatto, ma il mio istinto mi diceva che in quel momento mi dovevo chiamare Diana…

“Wow, bel nome! Comunque dicevo che quella che ha creato i probemi sei stata solamente te…se solo fossi stata più attenta dove mettessi i piedi, invece di scivolare stupidamente su quel cannolo…forse non sarebbe successo niente!!”

“COSA?! Ecco, ecco quello che dovevo fare! Anche l’altra sera mi dicesti la stessa cosa. Che la colpa di tutto è solo mia, ma ti sbagli! Chi è il demente che mi ha trascinata nella dispensa? Di certo non ci sono entrata da sola, stavo solamente mangiando, e tu hai rovinato tutto! E togliti quegli occhiali per favore, mi da fastidio parlare con le persone e non poterle guardare negli occhi, è da MALEDUCATI, non trovi?” Elisabetta 1, Harry…Harry 2…ma si, l’avrei ripreso, lo avrei fatto!

Forse però era meglio che non se li togliesse quegli occhiali…mi dava fastidio non poter guardare negli occhi la persona con cui parlavo, ma con lui mi dava fastidio fissarlo…solo con lui. I suoi occhi erano così profondi, sembravano una piscina naturale, e io ci affogavo dentro ogni volta che mi ci immargevo…completamente.

“Bhè, come vuole la signora!” e se li tolse. Rimasi a fissarlo per una decina di secondi, e appena mi accorsi che lui se ne stava rendendo conto, girai la testa dall’altra parte. E lì, sbagliai.

“va bene, hai altro di cui lamentarti?” gli chiesi, guardando il pavimento in parquet del ponte della nave, ricoperto da un invisibile strato di sale.

“che fai, prima mi dici di togliermi gli occhiali e poi non mi guardi?” disse maliziosamente e astutamente. Aveva intuito che tra di noi c’era un feeling molto forte, e che io cercavo in tutti i modi di nasconderlo, occultarlo, celarlo…ELIMINARLO!! E questa cosa gli dava ancora più il piacere di infastidirmi e provocarmi.

Se non fossi stata così intelligente, mi sarei concessa davvero subito a quello splendore di ragazzo, che mi faceva tremare ogni volta che sorrideva. Ma purtroppo e fortunatamente, io non ero quel tipo di ragazza.

Non mi avrebbe mai avuta, e io non sarei mai ricaduta nella trappola del sentimento più bello e meschino del mondo, l’amore.

Udendo quelle parole, mi voltai e corsi via, priva di parole e catturata dal suo fascino. Ancora una volta.

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Capitolo 11
*** “Cause you've got that one thing” ***


Era arrivata l’ora di cena, e il mio stomaco cominciava a pregarmi di nutrirlo. Cercai Rebecca sul ponte che stava ancora giocando con Nicole, e una volta riportata nel mondo reale, ci incamminammo verso la sala da pranzo, che io ancora non avevo avuto l’occasione di vedere. Era domenica, e la domenica sera durante i pasti, c’erano dei piccoli spettacolini. Non avevo mai mangiato nella sala comune, perché la mia prima settimana me la feci a letto a mangiare minestrine e piselli. Ma adesso, adesso si che avrei ingurgitato qualcosa di buono…finalmente. Il cibo era l’unica cosa con cui fossi sempre andata d’accordo.

Individuai Giulia tra la marmaglia e ci sedemmo al suo tavolo.

La prima portata era a basa di pesce. Più precisamente spaghetti alle vongole.

Mentre ero intenta ad assaporare ogni singolo filo di pasta, salì sul palco l’animatore della crociera, e annunciò una cosa che fece impazzire mezza nave. Forse più di mezza.

“ebbene si, ragazzi miei! Quest’anno sulla nostra nave, abbiamo l’onore di avere come ospite il ragazzo dei sogni di tutte le fanciulle…Ecco a voi Harry Edward Styles!!” e le grida delle bambine si fecero sempre più alte.

Harry non se lo fece ripetere più volte, e montò sul palco. Gli piaceva essere ammirato da così tante ragazze, grandi o piccole che fossero.

Io, appena sentii pronunciare il suo nome, mi strozzai con una vongola. La scena fu eclatante: Giulia che mi dava dei colpetti sulla schiena, e io che stavo morendo soffocata…mentre mia sorella, disinteressandosi completamente della mia morte prossima e certa, guardava con occhi da angelo quel cretino che si pompava sul palcoscenico.

“Harry, so che vuoi cantare una canzone alle tue fan…bhè, il microfono è tutto tuo! Vai, e falle sognare!!”

Si vedeva benissimo che Harry mi cercava tra le grida imperterrite del pubblico, ma io con uno scatto da ghepardo, mi nascosi sotto al tavolino…non se ne accorse neanche Giulia, che voltandosi a vedere come stavo, non mi trovò più.

“Hei, hei Giulia sono qui sotto!!”

“Ma cosa diamine ci fai sotto il tavolo, sei decisamente impazzita?!!”

“No no, zitta! Non far vedere che parli con un tavolino…sennò quella che prenderanno per pazza sarai te!”

“figurati…sono tutte letteralmente ammaliate da quel tizio che io sono l’ultima dei loro pensieri…ma tu perché stai qui sotto??!”

“non deve vedermi…ti prego, nascondimi più che puoi!!” 

“okok, tranquilla…” 

Harry prese il microfono passatogli dall’animatore e inziò a parlare. Dopo una sfilza di ringraziamenti se ne uscì dicendo che voleva dedicare la sua canzone ad una persona…

“…bhè vorrei dedicare questa canzone, “Stole my heart” , ad una persona che ho conosciuto qui, sulla nave. Diana, per favore, sali vicino a me sul palco…”

ok, ok, ero stata cattivissima a prenderlo per il culo facendomi passare per un’altra, però la scena era davvero bellissima…sul palco non saliva nessuno…e lui continuava a chiamarmi…decisamente figura di merda. 

Elisabetta 2, Harry 2. Si, ti sto raggiungendo…da ora in avanti guardati le spalle, che questa è solo nutella confronto a quello che ti farò assaporare!!

“Bene, evidentemente non è in sala *risa del pubblico* …bhè, io gliela dedico lo stesso, dato che sono sicuro di averla intravista…Diana, se puoi sentirmi, scusami per quello che ti ho fatto passare in questi giorni. E adesso…via alla musica!!”

La canzone era bellissima. Una lacrima cadde sul mio viso, e nemmeno me ne accorsi. Io avevo rapito il suo cuore, ma lui aveva fatto altrettanto con il mio. Ciò nonostante, non mi rassegnavo all’idea che era una persona superficiale e che pensava solo ad una cosa, che di certo non era l’amore felice e romantico tra una ragazza e un ragazzo.

Le luci erano basse. Non si vedeva praticamente nulla, solo il palco era illuminato, e non capisco come, Harry che aveva tutti i fari di colori inimmaginabili puntati negli occhi, riuscì a vedermi ugualmente.

“…Took a minute girl, to steal my heart tonight, with just one look girl…I waited for a girl like you!!”

Proprio nel momento in cui finì la canzone, le luci della sala si riaccesero, e io mi trovavo esattamente in mezzo alla porta d’ingresso. Ovviamente, scatenai le risa di tutti, dal momento che feci spaventare una bambina che non mi aveva nè vista, nè sentita arrivare.

Non mi volsi a guardarlo, perché sapevo che se avessi incrociato il suo sguardo, mi sarei ripersa di nuovo nei suoi occhi, ma la tentazione c’era. Così, corsi via, più in fretta che potevo.

“Hei Bet aspetta, dove corri??”

“Hei Diana, fermati!”

i due si guardarono. Le due persone che amavo di più al mondo si stavano fissando. A Rebecca non passò neanche per l’anticamera del cervello che Harry mi avesse appena chiamata Diana, però lo contemplava ammaliata. 

“andiamo Reby, è tardi, devi andare a dormire” e mentre la presi per un braccio per portarla via, ci guardammo profondamente. Lui non disse una parola. Aveva capito che io non mi fidavo di lui, e che non ci volevo avere niente a che fare. E forse, questo fu ciò che lo spinse ancora di più a non arrendersi. 

Poteva avere tutte le ragazze del mondo, ma non avrebbe mai avuto quella che desiderava di più in assoluto. E questa idea lo straziava.

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Capitolo 12
*** Accept me for who I am. ***


Non appena Rebecca si addormentò, presi la mia camicia e uscii dalla cabina. Giulia ancora non era rientrata…sicuramente stava facendo ancora baldoria con la gente nella sala da pranzo.

Tornai di nuovo sul punte, per fare una passeggiata. L’unica cosa che davvero volevo era rimanere un po’ da sola, con me stessa, e pensare a quale fosse la cosa giusta da fare. Io sentivo di amarlo, però come si fa ad amare una persona che non conosci? è impossibile pensare che con un solo sguardo, fossi ricaduta di nuovo nella trappola, io, che ne ero rimasta per ben due anni alla larga, non cedendo mai (sebbene fossi una delle ragazze più carine e desiderate della scuola), adesso ero di nuovo allo stato di partenza.

Due anni di duro impegno gettati all’aria da due stupidi, splendidi e seducenti occhi. Perché?

Mi sedetti su una panchina, e portai le ginocchia vicino al volto, appoggiandoci la testa sopra, e socchiudendo gli occhi. Sarei rimasta così per sempre. Il rumore del mare la mia ninna nanna, e le onde la mia culla. Amavo quella sensazione di tranquillità e equilibrio, che nella mia breve vita avevo provato davvero pochissime volte.

Il vento soffiava forte, più forte di quanto credessi prima di uscire dalla stanza. La camicia non bastava a ripararmi dal vento, che pur se in luglio, era comunque tremendamente freddo e pungente.

Cominciai a tremare, e l’idea di tornare in cabina era sempre più dominante…finchè un caldo e morbido maglioncino di lana non mi coprì le spalle. Quel profumo…l’avevo sentito già nella dispensa una settimana prima. Era lui, e io ne ero così felice. Mi odiavo per questo.

“è imprudente uscire a quest’ora senza niente di caldo per coprirsi” mi sussurrò nell’orecchio. Sussultai e rabbrividii.

“Grazie” possibile che dovevo essere sempre così fredda!?

“sai, oggi ci sono rimasto proprio male…non pensavo potessi arrivare a tanto. Di solito quando voglio una cosa la ottengo così facilmente. Ma te…te sei diversa…tu hai qualcosa che non ho mai visto in nessuna altra ragazza. Non sto qui per dirti che sei bellissima, che hai dei capelli splendidamente angelici, e che i tuoi occhi sono così chiari che penetrano nella mia anima e mi fanno seriamente dubitare di me stesso e delle mie azioni, cosa che non mi capita mai perché sono molto sicuro di me ma…con te non funziona. Ok, alla fine ti ho detto tutto…però credimi sono parole sincere. Non ho mai aperto il mio cuore a nessuno così come questa sera lo sto facendo con te. Non voglio che tu mi perdoni o che crolli ai miei piedi dopo queste parole. Vorrei solo che tu ti fidassi di me, e che mi accettassi così come sono.” Si, questo si che è un ragazzo maturo ù.ù ma dove eri finito prima, Harry? Perché stai uscendo solo adesso?! Hai lasciato che rovinassi tutto…

“io…bhè, non è da tutti i giorni sentirsi dire queste cose” e non sai tu quante te ne vorrei dire io **

“Fidati, neanche dirle…” ridemmo insieme.

“penso proprio che la nostra relazione sia iniziata con il piede sbagliato. Ti va di ricominciare da capo? Piacere, mi chiamo Elisabetta, ho gli occhi “penetranti” e i capelli angelici. Tu chi sei??” e scoppiammo nuovamente a ridere.

“Mi chiamo Harold Edward, più semplicemente Harry, o Hazza per gli amici, e ho appena conosciuto una ragazza scontrosa, brusca e anche molesta, che mi prende in giro!”

Rimasi in silenzio. Cavolo, era una battuta la mia…non se la sarà mica presa sul serio??

“ahahah dai, sul molesta scherzavo ahah, però che sei brusca lo penso davvero!! Guarda qui, ho ancora un livido sul ginocchio dell’altra sera, quando mi sei venuta addosso. E ancora devi chiedermi scusa!”

“scusa io?? Ma se te poi te ne sei andato e mi hai lasciata mezza morta su uno scalino!? Vergognati Harry, vergognati!!”

Ridemmo ancora. Era simpatico, e totalmente diverso da come lo avevo immaginato. La cosa buffa è che non mi rendevo conto che quel ragazzo era completamente distante dalla mia vita. Lui era famoso, conosciuto e importante agli occhi del mondo. Io ero inesistente persino per i miei genitori, cosa sarebbe potuto succedere tra di noi? Niente di buono…sicuramente niente di buono.

Si fece tardi, e bisognava rientrare nelle nostre stanze. Mi accompagnò fin davanti alla mia cabina. Ci fissammo per un po’, come catturati tutti e due dai nostri occhi. Lo vidi avvicinarsi, sempre più vicino. Scostai il capo. Lui allora portò le sue mani sulla mia faccia e mi sussurrò nell’orecchio…

“Hei, stai tranquilla, cosa pensi che voglia fare ad una amica?” e così dicendo, mi diede un bacio sulla fronte e mi augurò una buonanotte.

Mentre si allontanava lo seguii con lo sguardo. Il suo maglione che era ancora in mio possesso, cadde per terra, e raccogliendolo sentii ancora più forte l’odore del suo corpo. Dolce come il miele, come la sua voce, come il suo sorriso e le sue fossette. Mi sentivo una stupida. Ero una stupida. Mi ero innamorata, cavolo! Mi ero innamorata di nuovo! E già soffrivo, perché sapevo che questo amore non avrebbe portato a nessuno dei due la felicità, ma solo dispiacere.

Entrai in camera e gettandomi sul letto ancora vestita, mi portai al petto il suo maglione e lo strinsi fortemente, pensando a lui con ardore. Mi addormentai con il suo sorriso stampato nella mia mente. Nessuno ormai poteva togliermi quello che avevo conquistato, neanche la lontananza o la celebrità. Lui era mio, e non lo avrei abbandonato per nessuna ragione al mondo.

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Capitolo 13
*** “I hear the beat of my heart gettin' louder, whenever I'm near you” ***


Le giornate scorrevano velocemente. Tutt’a un tratto ero diventata la ragazza più famosa di quella nave, e anche l’argomento principale di tutti i pettegolezzi che circolavano ormai di bocca in bocca. Io non sono una che si lascia intimidire da delle inutili e cattive chiacchiere di corridoio, però sentirsi ripete più volte al giorno che ero la ragazza di Harry, un’altra sua vittima, mi dava particolarmente fastidio. Io non ero la sua ragazza, ne tanto meno un’altra vittima. Ero solo una amica per lui, come mi aveva sussurrato alcune sere prima nell’orecchio, prima di darmi la buonanotte.

Com’è possibile che prima mi dice tutte quelle cose dolci, e poi mi tratta come se fossi la sua amichetta del cuore? Comincio a pensare che l’abbia fatto a posta. Gli piace da matti vedere le persone che gli sbavano dietro  e soprattutto se queste sono ragazze totalmente stregate dal suo fascino e dai suoi occhioni verdi. Io…devo lasciarlo stare. Mi sto solamente rovinando, autodistruggendo…forse quelle voci sono vere…si, io sono soltanto un’altro pesciolino che ha abboccato all’amo. Però questa volta l’esca è veramente avvelenata.

“Psss…pssss!! Di qui, girati!!” 

“Harry! Ma che ci fai lì dentro?!” dissi voltandomi verso il muro che si trovava alle mie spalle. 

“Shhh! Non ti far vedere…vieni, entra qui con me!” 

Mi diressi verso la porta socchiusa che precedentemente avevo immaginato mi stesse parlando, prima di scoprire che invece era solo quel cretino di Harry che stava giocando come al suo solito.

“Di chi è questa cabina?? È così bella…ah! Aspetta, è la tua non è vero??!

“ahaha, si. Ti piace? È molto comoda…e anche rilassante. E il bagno?? Oooh, bagno è magnifico! Ci sono tant…” non lo stavo ascoltando minimamente. Perché mi aveva portato lì? Per due settimane nessuno aveva saputo quale fosse la sua stanza, per evitare indesiderati incontri durante la giornata, finchè non arrivai io, l’unica persona a esserne a conoscenza. Non volevo pensare male…mi fidavo di lui, avevo imparato a fidarmi, o almeno me ne ero convinta…però quella sensazione di paura e terrore che stavo provando in quel momento mi stava facendo dubitare troppo di quel magnifico ragazzo.

“poi c’è l’idromassaggio, la minipiscina e…hei, tutto bene?? Ti vedo un po’ pensierosa…”

“si si tranquillo, tutto ok. Ora però, possiamo uscire da qui?” perché l’avevo fatto, perché? Mi ero appena tagliata i piedi da sola.

“cosa c’è che non va? Non ti fidi di me per caso? Suvvia Bet…ormai mi conosci. Lo sai che non ti torcerei neanche un capello…io voglio esserti solo amico, non ti farei mai soffrire, ti voglio bene!”

“perché dovresti farmi soffrire, è Harry?? Perché sai che dopo queste 4 settimane non mi rivedrai più e non mi cercherai più? E pensi che io sia stata tanto stupida da affezionarmi a te e quindi da poterci rimanere male a non vederti e a non sentirti per il resto della mia vita??” piangevo…perché cavolo stavo piangendo?! Così gli facevo solo vedere che mi importava enormemente di lui. Che stupida deficiente…!

“…io…io non volevo dire questo Bet…” la sua voce tremava, e gli occhi verdi si fecero sempre più lucidi. Non piangeva, si tratteneva, però sapeva che avevo ragione. Sapeva che dopo questa piccola vacanza non ci saremmo mai più rivisti. E le mie parole gli avevano fatto davvero tanto male.

“No, e cosa volevi dire allora?? Che mi porterai con te in Inghilterra, e che non mi lascerai mai?! Non sono una cretina!! Se mi devi dire qualcosa dimmela, però ti prego non mentirmi. Odio le bugie…e odio essere presa in giro!” i miei lacrimoni pesavano come il piombo, ero scoppiata, non ce la facevo più…

Inaspettatamente, mi ritrovai tra le sue braccia. Le mie lacrime erano un tutt’uno con le sue. Stava piangendo. Mi strinse talmente forte che gemetti per la mancanza d’aria che le sue braccia avevano provocato afferrandomi vigorosamente. Sentivo il suo cuore battere contro il mio petto, e il ritmo del suo respiro si faceva sempre più incalzante…finchè io non ricambiai il suo abbraccio, portando le mie braccia intorno al suo busto, e stringendolo più forte che potevo. Aveva capito che l’amavo. Non c’era bisogno di parole in quel momento perché ci stavamo dichiarando con un solo e romantico abbraccio, che assaporai fino all’ultimo istante. 

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Capitolo 14
*** "Now that you can't have me, you suddenly want me" ***


Quella sera fu eccezionalmente splendida. Come aveva detto, non mi toccò nemmeno un capello, non provò a baciarmi, non provò a toccarmi…mi stringeva solamente a sé, e ripeteva che quello doveva essere un sogno. Mi cingeva così forte perché voleva convincersi che tutto ciò fosse realtà, la crociera, la nostra amicizia, io.

Ordinò la cena in camera sua e mangiammo a lume di candela. Non parlammo molto, ma ci limitammo a guardarci negli occhi. Con un solo sguardo eravamo capaci di intuirci e di capirci. L’argomento post-crociera fu presto accantonato; tutti e due sapevamo quale fosse la vera realtà dei fatti. Dopo la vacanza, io sarei tornata a Roma, e avrei iniziato la mia carriera da venditrice di biglietti al cinema di mio nonno, mentre lui sarebbe tornato in Inghilterra e avrebbe continuato a fare successo con il suo gruppo in tutto il mondo. Ma la cosa per il momento non mi spaventava, volevo solamente godermelo il più possibile. 

La vibrazione del mio iPhone mi fece svegliare di soprassalto. Non mi cercava mai nessuno, gli unici messaggi che ricevevo erano quelli del mio operatore telefonico quando mi avvertiva che stavo per terminare il credito.

“chi diamine è a quest’ora??” e come un elefante si accascia al suolo, io mi accasciai addosso al muro al fianco del mio letto. Presi il telefono per vedere a chi alle 7 di mattina gli era venuta l’idea di rintracciarmi. Sul dispaly c’era scritto un nome, ma avendo gli occhi appannati ancora dal sonno e quindi non riuscendolo a leggere, mi diressi prima in bagno per sciacquarmi la faccia. 

Mentre sentivo l’acqua fredda scivolare sulle mie guance, mi venne in mente Harry e la bellissima serata che avevamo trascorso insieme. Pensai anche e di nuovo al dopo crociera, e come avrei fatto a dimenticarlo, dato che con il mio primo amore avevo faticato davvero troppo. 

Appoggiai le mani sul lavandino e abbassai lo sguardo verso il basso. Stavo ripensando a Francesco, e a tutti i nostri momenti passati insieme. E il suo ricordo mi faceva ancora male. 

“Brutto figlio di p…mmmm! Ok, contieniti. Sono solo le 7 di mattina…però sei comunque un bastardo! potevi risparmiarti di mentirmi così…avresti potuto semplicemente dirmi “mi sono innamorato della tua peggior nemica” invece che “sei troppo per me”. Si, io ero veramente troppo per te! Ti amavo ma tu non hai mai saputo ricambiare il mio amore. Sicuramente avrei capito, l’avrei accettato. Però trovandomi di fronte te e quella bagascia che limonavate nel quartiere della scuola…credimi, mi ha fatto solo peggio!” 

“Hei Bet…tutto bene??” una voce smussata provenì dalla camera. Avevo pensato troppo ad alta voce…e avevo svegliato Giulia.

“si, si! Stai tranquilla, ce l’avevo con la piastra che non funziona…maledetti oggetti elettronici…te li fanno pagare un patrimonio e poi si rompono subito!! Eheheh” che ci posso fare se non le so dire le bugie?!

“a cosa ti serve la piastra di prima mattina?! Vabbè…fai un po’ te, io mi rimetto a dormwxxwg…” e ricrollò nel suo mondo di sogni.

Ormai mi ero svegliata…anche se avrei voluto non sarei riuscita a riaddormentarmi. Così presi un paio di shorts verdi e una canottiera arancione. E con le mie immancabili converse, mi avviai verso la porta, quando ripensai al motivo del mio risveglio.

“aaah, ecco cosa dovevo fare!! Il messaggio!” sgattaiolai senza fare rumore verso il mio letto, presi il telefonino e uscii dalla cabina.

Il mare di mattina è proprio bello. Il sole che risplende nell’acqua ti lascia a bocca aperta. Mmm…chissà chi è che mi scrive.

“New message: Francesco” oh cielo. No, dimmi che non sei tu. Dimmi che non sei tu!!

“buongiorno splendore! Scusami per l’ora, ma conoscendo il tuo sonno profondo so che leggerai questo messaggio solamente verso le 12:00…volevo solo ricordati che giorno fosse oggi, il 4 Agosto. Se stessimo ancora insieme, oggi avremmo compiuto 3 anni. Io ti rivoglio vicino a me Bet, mi manchi da impazzire. La mia vita senza di te è vuota. Ti amo.”

Sentivo le gambe tremare. Non riuscivo a stare in piedi. Mi sedetti su uno scalino delle scale che si trovavano su una delle tante terrazze della nave. Mi veniva da piangere, ma riuscii a contenermi: se avessi pianto non avrei mai saputo se fossero state lacrime di gioia o di dolore. Poi, il mio pensiero tornò un’altra volta su Harry. Che dovevo fare? Il ragazzo che desideravo non lo potevo avere, e quello che avevo desiderato ormai non ero sicura se volerlo ancora. Se mi avesse mandato il messaggio prima della crociera, penso che avrei ceduto e sarei tornata da lui, ma adesso c’era Harry, ed anche se tra meno di due settimane sarebbe sparito nel nulla, io lo amavo.

Sicuramente Francesco aveva visto le foto mie e di Harry su twitter, per tornare così di corsa da me. Non gli andava giù il fatto che io potessi stare con un’altra persona diversa da lui. Mi avrebbe solo tenuta con se per un mesetto e poi mi avrebbe abbandonata di nuovo, assicurandosi che rimanessi sola per sempre.

Da quando avevo conosciuto Harry, avevo anche iniziato ad ascoltare le canzoni del suo gruppo. Amavo la sua voce almeno quanto amavo lui. Così, appoggiando la testa alla ringhiera, misi le cuffiette e iniziai ad ascoltare la mia musica preferita. In uno stato di dormiveglia, sentii risuonare “Taken” nella mia testa. Non ero sveglia e non dormivo. Sentivo solo un senso di inquietudine e le lacrime che mi rigavano il viso. Odiavo quella senzazione. Odiavo quella canzone.

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Capitolo 15
*** My heart beats only for you. ***


Fui svegliata dalle grida irrequiete delle bambine che giocavano per la terrazza. Avevo la schiena estremamente dolorante. Dormire curva su uno scalino adesso era entrata ufficialmente nella lista delle cose da non (ri)fare.

Presi il mio iPhone, che era rimasto per tutto il tempo appoggiato sulle mie gambe, e sbloccando il display, mi accorsi che c’era ancora il messaggio aperto. Sospirai e con grande coraggio lo eliminai, e con lui il numero di Francesco. Era stata una delle cose più giuste che avessi fatto quell’estate.

Tornando in camera, vidi che i letti erano stati già rifatti, e che in cabina no c’era né Giulia, né Rebecca. Sicuramente erano andate a mangiucchiare qualcosa. Io non avevo fame…quel messaggio mi aveva scombussolata e l’ultima cosa a cui stavo pensando era il cibo. 

Mettendo a posto i giocattoli di Reby lasciati in giro per tutta la camera, mi accorsi che sul tavolo c’erano dei biglietti.

“Invito alla serata di gala di Domenica, richiesto vestito da sera” Ah, il gala. Si, mi ricordo…lo avevo letto mentre stavo preparando le valigie, poi mamma si è presa il foglio e non ho potuto leggere oltre…

“Buongiorno, Bet” due braccia mi strinsero con delicatezza. Riconobbi il suo profumo, così dolce e ormai così familiare…

“Harry!!” dissi io, al massimo della contentezza, saltandogli addosso.

“A cosa devo tutto questo affetto?” 

“No, niente, scusa! È che non lo so, io…” mi cinse le mani, che ancora reggevano i biglietti, e appena sentì che avevo qualcosa di cartaceo in mano, non potè far a meno di vedere cosa fosse.

“Oh, adesso ho capito! Sei felice perché pensi che io ti porti al ballo si domenica sera!!”  Come si permette?!

“No, hai capito male! Io non ci vado a questo stupido ballo. E non spero che tu mi ci porti. Ti ho salutato così solo perché ero contenta di vederti.”

“ahah okok, scusami…io stavo scherzando…non volevo offenderti…“ ma quanto era carino quando abbassava lo sguardo come se si sentisse in colpa??

“No, tranquillo. Anzi, scusami tu se oggi sono un po’ troppo isterica. E adesso perdonami, ma vorrei farmi una doccia. Ci vediamo dopo.” Continuavo ad essere fredda. Perché non riuscivo ad aprirmi più di tanto con lui?!

Il mio cuore avrebbe voluto coccolarlo in ogni momento della giornata…ma la mia testa voleva solo allontanarlo. Con me il “pensa con il cuore” non aveva mai funzionato.

 Mi infilai nella doccia, e iniziai a canticchiare una canzone. Con il rumore dell’acqua e il suono della mia voce, non mi accorsi che il telefono squillava. Mi asciugai in fretta, e lasciai i miei capelli naturali, mossi e voluminosi. Non avevo voglia di piastrarli.

“3 chiamate perse. Numero sconosciuto. E chi sarà mai?” dissi, richiamando quel numero che a prima vista non mi sembrava familiare.

“Bet! Bet grazie a Dio, mi hai richiamato! Non sai quanto ti abbia aspettato…al messaggio non rispondevi, alle chiamate neanche…stavo davv..” non lo feci finire di parlare che subito gli risposi.

“Francesco, frena. Ti ho richiamato solo perché avevo cancellato il tuo numero e non comparivi più tra contatti nella rubrica. Te lo dico chiaramente e una volta sola. Lasciami in pace.” E mantenendo la mia promessa, gli attaccai il telefono in faccia.

Uscii dal bagno con ancora l’asciugamano arrotolato intorno al mio corpo e la spazzola in mano, e girando l’angolo della stanza vidi che Harry ancora era lì. Non se n’era andato. Era rimasto tutto il tempo seduto sul mio letto ad aspettarmi, e sicuramente mi aveva anche sentita cantare.

“Come canti bene, stellina! E quanto sei sexy con questo asciugamano rosa con gli orsetti!!” disse ridendo. Mi stava prendendo in giro, e anche se ero infastidita dalla sua inaspettata presenza, risi lo stesso.

“perché sei ancora qui?”  e ancora una volta, la mia delicatezza rovinava tutto. 

“Che acide che siamo oggi!! Sono tornato solo per chiederti una cosa. Ma visto il tuo nervosismo, è meglio che te lo chieda un’altra volta…”

“No Harry perdonami. Hai ragione, oggi sono particolarmente nervosa. Ma te non centri niente, e credimi sei l’ultima persona con cui me la vorrei prendere…”

“Chi era al telefono prima? Ha squillato più volte. E non mi sei sembrata tanto felice quando l’hai richiamato”

“Geloso”

“No, non sono geloso!! Ero solo curioso di sapere chi ti stesse assillando così tanto da farti dire quelle cose.”

“Non sono cose che ti riguardano Harry. Ed ora per favore esci dalla mia stanza, devo cambiarmi!” perché l’ho detto!? 

“ah…ok. Ok me ne vado. tanto ero solo venuto per invitarti a quella stupida festa di gala di domenica. Ma comunque è inutile, dato che non ci vuoi andare perché hai cose più importanti a cui pensare. Ciao”

Rimasi senza parole. La spazzola mi cadde dalle mani e non mi chinai neanche a raccoglierla. L’unica cosa che feci, fu quella di togliere dalla mia vista quei biglietti. 

Dormii per tutto il giorno, ascoltando più volte le loro canzoni.

All’improvviso, un rumore assordante mi svegliò. La nave si era appena fermata, e sentivo le persone correre nei corridoi a destra e a sinistra. Mi infilai le scarpe e corsi sul ponte, per cercare mia sorella, ma l’unica cosa che vidi fu una massa di gente prendersi a spintoni per cercare di intrufolarsi al centro di quella ameba umana, che si ingrandiva sempre di più.

Ad un tratto, fui invasa da tutte quelle persone, e involontariamente mi ritrovai anch’io a dover far a pugni per uscire, e per cercare di sopravvivere. Sentii un gomito spingere dietro alla mia schiena, mi piegai dal dolore e mi ritrovai presto per terra. Appena qualcuno si accorse che ero stata appena schiacciata da quella folla psicopatica, si iniziarono a calmare.

Mi ritrovavo completamente stesa per terra con la faccia rivolta verso l’alto. Avevo gli occhi chiusi, e il sole batteva su di me. All’improvviso si oscurò tutto, aprii istintivamente gli occhi e mi trovai davanti una faccina sorridente.

“Wow, per vedere me ti sei fatta persino stritolare dalle altre persone!?” e con il suo enorme sorriso, mi tese la mano per aiutarmi a rialzarmi.

Non lo conoscevo, ma l’unica cosa che sapevo era che una delle 5 cause per cui tutte quelle persone stavano scalpitando era lui.

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Capitolo 16
*** You are MINE. ***


Afferrai la sua mano, e nonostante fossi completamente persa nei suoi occhi, mi accorsi che dietro a quel biondino da paura c’era Harry. Ora era tutto chiaro, le urla nei corridoi, le persone che si spingevano…sulla nave erano appena arrivati i migliori amici del ragazzo con il sorriso più bello del mondo. I One Direction.

“Piacere, io mi chiamo Niall!” disse, stringendomi la mano, che ancora tenevo attaccata alla sua.

“Io sono Louis! E mi piace un sacco la tua canottiera color “arancio carota”!” Istintivamente feci una smorfia ambigua…non sapevo se dicesse sul serio o se mi stesse prendendo per il culo.

“Liam, e lascia stare Louis, non è normale.” E il suo sorriso sincero mi ispirò una grande fiducia.

“Il piacere è mio!” riuscii a dire solo questo, con un sorrisino da deficiente stampato sulla faccia.

“Ciao bellezza, non c’è bisogno che mi presenti. Sai già chi sono” e appena disse quella frase con malizia, io non potei resistere e scoppiai a ridere.

“no, veramente non ho idea di chi tu sia.” Ok, ero stata cattiva, e anche un po’ stronza xD la sua faccia sbiancò per un attimo. Aveva fatto una grande figura di merda davanti a tutti, che non poterono far a meno di ridere.

“Bhè sono Zayn.” Mi si avvicinò per darmi un bacio sulla guancia, ma fece tutto tranne quello.

“sono sicuro che adesso che mi hai conosciuto non te lo scorderai mai più il mio nome, splendore” sussurrò nel mio orecchio. Rimasi impietrita.

“Bene, ora che vi siete conosciuti tutti, possiamo andare” e Harry mi tirò per un braccio, facendosi strada per la grossa massa di persone che ci circondavano. Ormai erano abituatati alla vista di Harry, ma non a quella degli altri componenti. 

Entrammo nella sua cabina, e cominciammo a discutere.

“Oi, che hai??” gli dissi, chiedendomi cosa gli fosse preso.

“Niente. Anzi no, è meglio che te lo dica subito. Stai lontana da Zayn.”

“ahah cosa? Ma se neanche lo conosco!” 

“Ma io si. E lo conosco talmente bene da capire quand’è che gli piace una ragazza. E tu gli piaci, Bet. Sarebbe in grado di intrufolarsi stanotte nella tua cabina e di infilarsi nel tuo letto mentre dormi.” Era davvero arrabbiato.

“ok, stiamo calmi. Mi ha a malapena stretto la mano, come faccio a piacerli se non abbiamo mai parlato?”

“a lui è bastato vedere la tua reazione quando ti ha salutata”

“Harry smettila, stai esagerando, davvero. Non devi tirare conclusioni affrettate…calmati un po’!” 

“No Bet, non mi calmo per niente!! E non sto esagerando, perché ti ripeto che lo conosco molto bene!!” 

“ma scusa, se anche fosse? Cosa te ne dovrebbe importare?!” e alzai la voce, almeno quanto lui.

“mi importa perché tu sei mia! E non di un casanova che se ne va in giro a…” TU SEI MIA. L’ha detto? L’ha detto!! Oh capperetto, l’ha detto sul serio!! Io sono sua **

“No no pardon, torna indietro. Cos’è che hai detto riguardo un certo possesso…??”

“io?…non ho detto niente…” e diventò talmente rosso in faccia che le sue fossette si fecero sempre più evidenti, anche grazie al quel sorriso idiota che aveva durante i momenti di totale imbarazzo. 

“si tu! Hai detto che…hai detto che sono tua…” e abbassai lo sguardo. Tutt’a un tratto trovai i pavimenti di quella nave davvero interessanti. Cominciai a singhiozzare, senza motivo. Piangevo e non sapevo perché. Forse ero contenta, o forse triste perché sarei stata sua solo per un’altra settimana…

“Hei, perché stai piangendo??” disse ridacchiando e accarezzandomi la faccia. L’ultima persona che mi disse quella frase fu Francesco, e io fino a poco tempo prima di conoscere Harry, mi consideravo ancora sua.

“se mi fai così sarò costretto a non dirti mai più qualcosa di dolce…guarda cosa ho provocato!” disse avvolgendomi nelle sua braccia e baciandomi la guancia. Il mio cuore batteva così forte che sembrava volesse uscire fuori dal petto.

In quel momento arrivò zayn, e appena ci vide avvinghiati l’un l’altro, scoppiò a ridere.

“Oh cielo, l’avrei dovuto intuire che eri già stata prenotata! Ahah scusate ragazzi!!” prenotata?? Ma ma ma come si fa a dire certe cose?! Non gli rispondo solo perché le lacrime non mi permetto di mettere in fila parole sensate.

“Zayn, piantala.” L’occhiata di Harry servì per fargli capire che aveva esagerato.

“Mi perdoni, milady, cercherò di essere più garbato la prossima volta” e con un mezzo inchino, mi prese la mano destra e ci stampò sopra un grande bacio umidiccio. Era patetico.

“adios!!” e svanì, chiudendosi dietro la porta della stanza. Quel ragazzo non era per niente sano di mente.

 Ci fissammo per un po’. Io con gli occhi gonfi e lui con la faccia rossa come un peperone. Scoppiammo a ridere.

“Hei, lo sai che domenica c’è un ballo…e io non ho nessuno che mi accompagni?” dissi io, facendo completamente finta che la discussione della mattina non ci fosse mai stata.

“Davvero? Ma guarda un po’ il caso…neanche io!! Purtroppo non ho ancora trovato una bella ragazza con cui andarci…”  e continuò a reggere il gioco.

“mmm…bhè allora, dato che le cose stanno così…potrem…” e mi fermò, posando due dita sulla mia bocca.

“Ti va di venirci con me?” e detto ciò, furono i miei occhi a rispondergli. Gli diedi solo un grosso bacio sulla guancia, e mi dileguai in camera mia a prepararmi per la cena. Non mi sentivo così felice da quando la mia ultima baby-sitter non mi comprò la bambola che desideravo tanto. “Barbie principessa”. Si, proprio come la mia barbie, quella domenica mi sarei sentita anch’io una principessa. Avrei danzato tutta la notte al fianco del mio principe azzurro, Harry Edward Styles. 



 

SALVE! :'D

Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno messo la mia storia tra le seguite/preferite/ricordate, e coloro che la recensiscono.
Mi fa davvero molto piacere vedere che c'è qualcuno che apprezza quello che scrivo **
*BigLove* <3

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Capitolo 17
*** A new friendship. ***


 

La cabina era completamente sottosopra. Giulia e Rebecca stavano attaccate alla porta e mi guardavano come se fossi stata un alieno sceso sulla terra per distruggere il mondo. Non c’era posto sul pavimento dove non vi erano una maglia, una camicia o un paio di jeans arrotolati fra loro. Stavo impazzendo, e tutto questo per colpa della mia stupidità. “No, non me lo porto. Non solo non me lo porto, ma neanche ci vado a questa stupida cena di gala” perché??! Se avessi dato ascolto a mia madre tutto questo non sarebbe successo!

“..Forse se mettessi la maglia rossa con i leggings blu..magari…AAAAAIIIIUUUUTOOOO!!!” dicevo parole sconnesse, mischiate a urli di disperazione. Non avevo niente da indossare per il ballo di domenica.

“Ma Bet..io..”

“no il blu e il rosso non stanno bene…ah si…la maglia rosa…” e mi catapultai nell’armadio sperando di riuscire a trovare quella stupenda maglietta rosa che indossavo solo negli eventi più importanti.

“Scusa Bet…io…” continuava Rebecca, ma io non la stavo ascoltando. Ero troppo presa dal mio momento di pazzia, e come sempre, durante i miei piccoli momenti, non davo retta a nessuno.

“ah-ah!! Eccoti furbetta!! Come diavolo ci sei finita dentro gli stivali di Rebecca?!”

“Beeet!! Ascolt..”

“Okok, la maglia rosa e…e sotto che metto?! Santo cielo, qui c’è bisogno di un miracolo!”

“aaaah! Ok, se non mi vuoi ascoltare pazienza.” Sbattè la porta dietro di lei. Ma io neanche me ne accorsi.

“ forse potrei indossare i jeans stretti…mmm…chissà dove sono adessooo T.T” e demoralizzata mi buttai sul letto.

“Forse un paio di jeans per un ballo non sono il massimo, non credi?” e così dicendo, Giulia, che aveva seguito per tutto il tempo la scena, scompigliò i miei riccioli dorati e si sedette vicino a me.

“Perché non ti compri qualcosa? Ci sono dei negozi su questa nave…non sono un granché, però magari potresti trovare qualcosa di…di più adatto di una maglia rosa strappata .-. “ detto ciò, si alzò e mi diede un bacio di incoraggiamento sulla guancia, e si fiondò fuori dalla cabina.

Senza neanche rimettere a posto, pensai che forse il consiglio di Giulia non era poi così tanto male…Infilai i miei soliti shorts di jeans, e una canottiera nera attillata e lunga. Da quando mi vedevo con Harry, cercavo di curare di più il mio aspetto…avevo iniziato a dare importanza alla mia femminilità, che il più delle volte veniva meno a causa della goffaggine che mi perseguitava. Entrai in bagno e legai i miei capelli in una lunga treccia di lato, e lasciai che i ricci più ribelli rimanessero fuori, creando una specie di acconciatura curata ma spettinata. Misi solo un po’ di mascara per mettere in evidenza i mie occhi, e nient’altro. Stavo per uscire, ma mi accorsi che indossavo ancora le pantofole, così di corsa le tolsi e presi le mie mitiche converse, che ormai mi seguivano dappertutto. 

Entrai in un piccolo negozietto che si trovava nel salone principale della nave, e appena mi accorsi dei prezzi di quegli abiti, mi sentii cadere il mondo addosso. Non avevo così tanto denaro, mi ero portata solo lo stretto necessario e in quel momento mi maledii. 

E adesso?? Che cazzo faccio!! Forse dovrei dire ad Harry che ci ho ripensato…forse dovrei chiedergli scusa se gli ho fatto solo perdere tempo durante questa settimana…però io voglio andarci…” e gettandomi di peso su una panchina che si trovava nelle vicinanze, portai le ginocchia vicino al mio petto, le strinsi con le braccia e ci appoggia la testa. all’improvviso, una marea di lacrime mi avvolse. Ero una ragazza molto emotiva, però perché non riuscivo ad essere forte almeno per queste stupidaggini?? Infondo si trattava solamente di un vestito…

“Quando c’è un problema, Zayn lo risolve immediatamente!!” sentii una voce allegra dietro di me. Era Zayn.

Avevo gli occhi lucidi, e non riuscivo a guardare perfettamente quel fico da paura che cercava di fare l’amico, vedevo solo la sua immagine appannata che si avvicinava. Mi strofinai gli occhi e con un salto mi alzai dalla sedia e mi allontanai da lui, come se fossi spaventata. Lui si fermò di colpo e rimase a bocca aperta.

“Lasciami in pace, vattene!” gli urlai contro.

“Hei, calmati non voglio farti niente!! Ti ho vista che affogavi nelle tua lacrime…e ho pensato che forse ti avrebbe aiutato avere una persona con cui sfogarti…”

“E saresti tu questa persona, Zayn? Vuoi fare l’amico di turno?” e di nuovo la mia freddezza riusciva a congelare ogni persona che cercasse di aiutarmi o di starmi vicino.

“Sempre meglio di niente…infondo stai da sola, non vedo nessuno quì vicino a te che cerchi di consolarti. Neanche quel bonazzo nel mio amico…si parlo di Harry, non fare quella faccia disorientata”

“io non sono affatto disorientata. Se sto da sola c’è un motivo. Se sto da sola si vede che voglio stare da sola. Se sto da sola vuol dire che non mi va di aver tra i piedi gente come te!!” e scoppiai di nuovo in lacrime, appena vidi quel bellissimo vestito rosa salmone che indossava il manichino del negozio dietro a Zayn.

Si girò di scatto, come se avesse capito che le mie lacrime erano dovute a un qualcosa di materiale, e non ad un brutto momento.

“ora è tutto chiaro. Harry ti ha invitata al ballo, e tu non hai niente da metterti. E, Oh, quel vestito è troppo caro per te.” Lo avrei voluto uccidere. Mi stava prendendo in giro o cosa?!

“Zayn, è meglio per te se…” non mi lasciò finire di parlare che mi strinse in un abbraccio, un abbraccio vero e dolce…come se mi volesse dimostrare che non c’era altro che desiderasse oltre alla mia amicizia.

“Tranquilla, ci sono io qui. Vuoi quel vestito? Consideralo già tuo!” e così dicendo, mi tirò per un braccio e mi portò all’interno del negozio.

Io ero completamente spaesata. Non sapevo cosa dovessi fare. La commessa, dopo aver parlato con Zayn, mi indicò il camerino e mi diede il vestito in mano, che aveva scelto accuratamente dopo avermi squadrata per bene per vedere quale fosse la taglia giusta per me.

“G-grazie” dissi solamente, voltandomi verso Zayn, mentre quella deliziosa signorina mi trascinava nei pressi del camerino, con tutte e due le mani sulle mie spalle.

Si limitò a strizzarmi l’occhio.

Passammo tutta la giornata a fare shopping, e per la prima volta in vita mia, comprai delle scarpe adeguate ad una ragazza di 18 anni. Non erano di tela o plastica, e non avevano lacci. Solamente un alto e vertiginoso tacco che si stringeva sempre più verso la fine. Non avrei mai pensato di indossare un giorno una cosa simile, ma per essere più bella possibile per Harry, l’avrei senz’altro fatto.

Non credevo che un’amicizia potesse nascere così in poco tempo. In meno di una giornata, io e Zayn avevamo legato moltissimo. Non era come Harry me lo aveva descritto. Era simpatico, scherzoso e divertente, e sapeva ascoltarmi. In così poco tempo, sentivo che Zayn già faceva parte della mia vita, e che senza di lui ormai niente sarebbe stato come prima.



 
♦ SALUT! :) 

 
Questo capitolo è un po' più lungo degli altri, però penso che sia uno dei miei preferiti!
La nuova amicizia che sta nascendo tra Bet e Zayn mi piace troppo **
Dai, manca veramente poco alla fine della FF, e ho già in mente cosa scrivere negli ultimi capitoli...e devo dire che sono molto soddisfatta di quello sto riuscendo a buttare giù...
Ringrazio tutti coloro che hanno messo la mia storia tra le preferite/seguite/ricordate e chi la recensisce.
E ovviamente anche tutti gli altri che la leggono semplicemente...ho visto che ci sono tantissime visualizzazioni **
*BigLove* 
<3


 

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Capitolo 18
*** “When he takes your hand, I die a little” ***


Il suo braccio circondava le mie spalle, e l’altro era occupato a reggere la borsa in cui c’era il mio vestito. Ridevamo e giocavamo tra di noi, come due bambini delle elementari. Sentivo di volergli bene, troppo bene. Ma tutto questo era possibile??

Girammo l’angolo del corridoio e trovammo di fronte a noi Harry che stava chiacchierando con Giulia. Si voltò di colpo e quel magnifico sorriso che aveva si dissolse nel nulla. La sua espressione cambiò in un nanosecondo. Io in quel momento non capii il perché…non mi resi conto che la gelosia se lo stava portando via.

“Toglile immediatamente quel braccio dalle spalle” era calmo, ma nella tranquillità delle sue parole, si percepiva quel forte odio che stava provando nei confronti di Zayn. Non si mosse, non ci venne incontro, teneva solamente tutti e due i pugni chiusi, stretti e fermi vicino alle sue cosce.

“No Harry tranquillo, Zayn mi stava solament…”

Si avvicinò all’improvviso a Zayn e senza pensarci neanche un secondo, gli sferrò un pugno sull’occhio.

“Merda Harry che cazzo fai?! Mi hai sfigurato…! Scusami tanto se stavo aiutando la tua ragazza!! E anzi, ti do un bel consiglio! Prima di invitare una persona ad una qualsiasi festa, assicurati che abbia l’abbigliamento adeguato, sennò potresti causarle grossi problemi. Non c’è sempre zio Zayn a risolvere la situazione!!” e così dicendo, tra lamenti di dolore, con l’unico occhio che aveva a disposizione mi guardò, come per salutarmi. Non era arrabbiato con me, ma con Harry.

Il loro manager era completamente fuori di testa. Aveva mandato appositamente Harry su questa crociera, tra le persone comuni, per fargli togliere un po’ la puzza che aveva sotto al naso, e per fargli imparare le buone maniere. Ma non era riuscito nel suo intento.

Dopo l’accaduto non parlammo per un paio di giorni. Furono i due giorni più lunghi della mia vita. Rimasi in camera tutto il tempo a leggere e a dormicchiare. Perfino Rebecca si stancò di vedermi. Ormai conoscevo le persone e i responsabili della crociera, per cui non mi spaventavo più se la vedevo uscire da sola. Solo Zayn mi venne a trovare e mi fece compagnia. Mangiammo insieme un pizza e parlammo molto su quello che era successo.

“Sai, Harry mi ha chiesto scusa.” Disse Zayn, cambiando discorso.

“cosa? E come è successo?!” ero esterrefatta. Aveva chiesto scusa a lui, e a me??

“Abbiamo parlato e chiarito tutto. Gli ho raccontato del negozio e del vestito, e appena gli ho detto che hai preferito avere il mio aiuto pur di andare al ballo con lui, mi ha persino ringraziato!”

“Caspita…” ero senza parole.

“so quello che pensi…perché non mi viene a cercare?? Tranquilla…si vergogna tanto. Sai non sembra così timido, ma sotto sotto…” e scoppiammo a ridere.

“si sente davvero molto in colpa per averti fatto piangere e per averti trattata in quel modo, dubitando della tua fiducia…ha bisogno di un po’ di tempo per trovare la faccia per chiederti scusa. Stai a vedere, al massimo domani verrà a cercarti!” e mi accarezzò la testa, portandola vicino al suo collo. Mi strinse così forte che sentii veramente tutto l’amore che provava per me. Adesso mi sarei dovuta dimenticare anche di lui, oltre che di Harry.

Si fece tardi, e ci addormentammo tutti e due mentre stavamo guardando uno dei tanti film idioti che c’erano nella piccola biblioteca della nave. Mi accorsi che avevamo dormito insieme solo verso le 4 di notte, quando mi svegliai per il gran fracasso che faceva con il suo russare. Lo scrollai più volte, finchè non aprì gli occhi.

“ancora due minuti…” diceva, mentre si rigirava sopra al divano. Sembrava un bambino.

“dai Zayn, devi tornare nella tua cabina…anche perché sennò rischi di svegliare tutti!!”

“solo se mi dai un bacio” mi pietrificai. Ok, stava dormendo, però questa non era una scusa per chiedermi dei baci così come se nulla fosse.

“Zayn…cosa dici?” e mi arrivò una cuscinata in faccia.

“ahahah dai ti stavo prendendo in giro!! Buonanotte, Bet!!” mi sfiorò appena la guancia con le sue morbide labbra, e poi sgattaiolò fuori dalla stanza. Mi riaddormentai subito.

Quella mattina non scesi neanche a fare colazione. Avevo paura che Harry non mi trovasse in cabina, se mai gli sarebbe passata la voglia di venirmi a cercare. I minuti passavano lentamente, e io stavo impazzendo. Non veniva, mi aveva abbandonata anche lui.

Sul momento più bello del libro di avventura che stavo leggendo, bussarono alla porta. Il cuore mi balzò in gola.

“ti prego fa’ che sia lui, ti prego fa’ che sia lui….” Mi ripetevo mentre camminavo a passi tesi e lenti. Aprii la porta.

“Harry…” e il suo nome mi si strozzò in gola.

“Ciao Bet…volevo parlarti…” disse mentre scostando il braccio disteso che avevo sulla porta entrò in camera mia senza permesso.

“Mi dispiace per come mi sono comportato…io, bhè ecco…volevo chiederti scusa.” Mi fissava. Per me aveva messo da parte il suo stupido orgoglio, per me era tornato a chiedermi scusa.

“Oh Harry…mi sei mancato!” e mi appoggiai sul suo petto, in lacrime ovviamente. Non pensavo che solo due giorni di lontananza potessero essere così lancinanti. E lancinante era ancora di più il pensiero che se solo due giorni mi avevano mandata in depressione, tutta la vita senza di lui sarebbe stata ancora peggio. Mi odiavo, e odiavo anche lui per questo.

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Capitolo 19
*** "Don’t need make up to cover up, being the way that you are is enough" ***


 

Passammo tutta la giornata insieme. Quei due giorni erano stati così devastanti e lunghi…dovevamo recuperare, no??

“Senti, questa sera ho intenzione di portarti a cena fuori…solo noi due, soli soletti. Ti va l’idea??” disse maliziosamente, mettendo in evidenza le sue fossette con il suo splendido sorriso, mentre si avvicinò a me ed incrociò le sue dita con le mie.

“Davvero?? E me lo chiedi anche?! Ti voglio bene!” e gli stampai un bacio sulla guancia, per salutarlo, e mi andai a preparare. 

“Mmmm…vediamo. Cosa posso mettere??” parlavo tra me e me, mentre cercavo qualcosa di carino nell’armadio. 

“Siiii, maglia a righe, ma dove diavolo ti eri nascosta?” così, misi una maglia monospalla a righe blu e bianca, sopra a dei jeans stretti e tirai fuori dall’armadietto delle scarpe, un altro paio di converse di jeans, che si abbinavano alla maglietta. Mi piastrai i capelli e me li legai con una coda alta. Adesso si che ero pronta per la cenetta romantica con Harry.

“Ooooh, ma come siamo belle stasera!!” disse Giulia, con ironia, entrando in cabina. Da quanto avevo saputo da Harry, aveva stretto una bella amicizia con Niall.

“ahaha smettila! Harry mi ha invitata a cenare con lui…” dissi io, abbassando lo sguardo dall’imbarazzo. Mi vergognavo troppo quando si trattava di dover parlare di queste cose.

“wow! Ma è fantastico!! Sono felice per te!” mi fece un sorriso magnifico. Si vedeva che in quel periodo era totalmente contenta e raggiante.

“ma…invece di fare la simpaticona, perché non mi racconti qualcosa di nuovo??” dissi io, cercando di alludere alla sua storia con il biondino.

“ahahah…sicura che sia “nuovo”??! disse iniziando a ridere. Io la guardavo divertita, perché iniziò a ridere come una matta, e non si fermava più. Era completamente uscita fuori di testa per Niall, e per accorgersene bastava guardarla un attimo negli occhi. Brillavano, ed erano lucidi dalla gioia. Chissà se anche i miei erano così?

“dai…Harry mi ha accennato qualcosa…ma non so proprio tutto tutto…” e mi sedetti vicino a lei sul divanetto, mentre reggevo la mia tracolla in mano, in attesa dell’arrivo del mio principe azzurro.

“bhè…si, oggi siamo usciti.” E scoppiò nuovamente a ridere. Era pazza.

“è da quando è arrivato che messaggiamo, e finalmente ieri pomeriggio ha avuto il coraggio di chiedermi un appuntamento. E io ho accettato con grande gioia. Però mi trovo molto in imbarazzo con lui…” e dicendo ciò, il suo sorriso scomparì dalla bocca.

“e come mai???” dissi io, un po’ stupita.

“perché ho paura che lui creda che voglia uscirci solo perché è famoso. Ma io ti posso assicurare che non è così! Gli voglio già bene…è così dolce con me, mi tratta come una regina. E poi è bello da morire, con quegli occhi azzurri, e quel faccino tenero…” e il sorriso rifece capolino, insieme al colorito rosso fuoco che le si riaccese in faccia.

“io penso che l’abbia capito. Si vede una cifra quanto ti piace, credimi. Non devi preoccuparti Giù…stai tranquilla che sono sicurissima che non ci ha neanche pensato!! Poi, da come dice Harry, lui è completamente preso da te! Dice che non fa altro che dire “Giulia di qua, Giulia di là” insomma, è stracotto anche lui, te lo posso assicurare!!”e scoppiammo a ridere. Mi ero molto affezionata a lei. Era una ragazza gentile e carina, molto modesta e semplice, e in poco tempo era riuscita ad essere l’amica del cuore che non avevo mai avuto. Un’altra persona che sicuramente avrei dovuto dimenticare, oltre che a Harry e Zayn. Lei abitava a Milano, io a Roma. Si, c’è il telefono, però non si riesce mai ad esprimersi bene tramite una cornetta. Sicuramente avrei perso anche lei.

Sussultai. Avevano bussato alla porta, e indubbiamente era Harry.

“ok, io vado…” dissi accennando un sorrisino demenziale, come se avessi 15 anni e dovessi uscire per la prima volta con il ragazzo dei miei sogni. 

Aprii la porta e mi trovai di fronte uno Styles elegantissimo. Si era messo perfino il vestito, con tanto di cravattino. Era un miscuglio tra il fico e il raffinato. Una specie di “bad boy” nei panni di un nobiluomo.

“Harry…” e mi fermai a guardarlo con aria stupita. Fino ad allora l’avevo sempre visto vestito diversamente, con le polo di mille colori e con le sue converse bianche che erano l’opposto delle mie, curate e sempre pulite, ma concordavano benissimo per il semplice fatto che come io non uscivo mai senza le mie AllStar nere, lui non usciva mai senza le sue AllStar bianche. Quella sera però, portava dei veri e propri mocassini.

“Buonasera splendore!” disse sfiorandomi le guance e stampandomi un bacio sulla fronte. Volevo sprofondare sottoterra…lui così elegante e sofisticato, e io così ingorante e rozza, con indosso un paio di jeans e una ridicola maglietta a righe. L’idea di tornare in camera e di non passare più con lui la serata mi passò per la testa, ma Harry sembrò accorgersene, così mi tirò per un braccio e se lo mise sotto al suo. Camminammo uniti per tutto il tempo. A lui non importava come ero vestita, ma voleva semplicemente stare con me. Ed io ero sempre la solita scema che si faceva mille complessi.

 
HI!!
Questo era una specie di capitolo di introduzione al prossimo (?)
Cosa succederà alla cena tra Harry e Bet??
Ho già in mente tutta la storia, da questo capitolo in poi, ma non spoilerò :3
Come sempre, ringrazio i lettori della mia ff, e chi la recensisce, soprattutto "Dolcedole" che segue ogni capitolo e lascia sempre un commento :)
Questi ultimi giorni di scuola non penso che potrò aggiornare, però spero di potercela fare, magari iniziando a scrivere qualcosa in classe xD
G-R-A-Z-I-E a tutti :D
Bye! :)

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Capitolo 20
*** “But the one thing i wish i'd forget, a memory i wanna forget, is goodbye” ***


 

Ero sconvolta. Non sapevo se ridere per la vergogna o mettermi a piangere. Il ristorante era un vero e proprio ristorante di lusso. Forse l’unico su tutta la nave…perché proprio lì mi doveva portare??

Con le mani che spingevano sulle mie spalle, mi trascinò con forza all’interno di quel posto per svitati in frac e tailleur. Ero l’unica che al posto di tacchi e gonne, avevo le scarpe da ginnastica. Che vergogna.

“Harry…no per favore, andiamo da un’altra parte, ti supplico…mi stanno fissando tutti!!”

“ti fissano tutti perché stai facendo un casino…calmati, sei troppo agitata. Adesso ci sediamo e ordiniamo. Vedrai che tra meno di 5 minuti già si saranno dimenticati della tua stravaganza” e si mise a ridere. Io non potei fare il contrario, mi stava prendendo in giro però lo faceva sempre con molta dolcezza.

“ok, però solo perché ci sei tu!!” e gli feci un grosso sorriso. Penso che in quel momento i miei occhi stessero brillando come quelli di Giulia quando parlava di Niall. Ero agitata ma nel frattempo strafelice. 

Ci sedemmo e iniziammo a parlare del più e del meno. Intanto, presi il menu e cominciai a leggerlo attentamente, cercando di trovare un cheesburger tra tutti quei piatti prelibati. Ma niente.

“Buonasera, cosa prendete?” si avvicinò un ragazzo più o meno sulla trentina, con un taccuino in mano.

“Agnolotti al sugo d’arrosto” disse Harry con quel suo buffo accento.

“e lei signorina??” disse gentilmente, non facendo per niente caso al mio abbigliamento. 

“ehmm…io…si anche per me degli agnolotti al sugo d’arrosto, grazie!” mi colse impreparata, non avevo ancora scelto niente, così decisi di prendere lo stesso piatto di Harry. Si vedeva che lui era abituato a questi tipi di posti, si muoveva con disinvoltura e riusciva ad essere sempre garbato e preciso in ogni cosa che diceva e che chiedeva ai camerieri. Masticava un po’ l’italiano, ma il suo accento e qualche parola inglese non se ne volevano proprio andare.

“Che fai, adesso mi copi anche?” disse prendendomi di nuovo in giro.

“Hey Styles, oggi stai esagerando un pochino, non ti pare??! E scoppiando a ridere gli tirai il mio tovagliolo, che fino a pochi minuti prima era completamente piegato in modo da formare un’opera d’arte…una specie di cigno di stoffa posizionato sul piatto.

“Shhh…non urlare o attirerai ancora di più l’attenzione di quanto già non ne abbia attirata!!” e mi ritirò il tovagliolo. Ci fissammo per un po’ e poi ridemmo di nuovo…

“Intendevo per la tua bellezza, non per altro…” e abbassò lo sguardo sul suo di tovagliolo, che con fare maestoso piegò accuratamente e posizionò di fianco al piatto.

“wow…” dissi io, come per prenderlo in giro. E risi nuovamente ma non fui così divertente come speravo di essere. Harry si fece tutt’a un tratto serio, e con le mani incrociate e piegate sul tavolo continuava a fissare il piatto di porcellana che aveva sotto gli occhi.

“Hei…Harry tutto ok??” ma certo, ottima domanda Bet, complimenti!!

“Hem..si si tranquilla. È solo che stavo pensando a lunedì.”

“a lunedì?? E che succede lun…” mi bloccai all’improvviso. Domenica la crociera sarebbe finita, ed eravamo arrivati già a sabato. Lunedì, io sarei tornata a Roma, e lui a Londra. Lunedì le nostre vite si sarebbero separate per sempre.

“lunedì tu non ci sarai più. E il solo pensiero mi uccide, Bet.” Si era emozionato, si vedeva benissimo perché i suoi occhi erano molto lucidi, anche se cercavo di non farlo notare.

“ecco a voi!” disse il delizioso cameriere che posò le nostre portate sui nostri rispettivi piatti.

“Bhè Harry, sapevamo tutti e due che sarebbe arrivato quel giorno. Adesso non ti deprimere, pensiamo solo a stare un po’ insieme questi ultimi due giorni che ci rimangono…” anch’io avevo gli occhi gonfi ma stranamente quella volta riuscii a non cedere e a non scoppiare in lacrime. Pensavo che era davvero un miracolo che tra noi due non fosse successo niente di grande. Ci piacevamo, ci volevamo bene, ma per fortuna non c’era stato nessun bacio e qualcosa di più che avrebbe potuto farci soffrire maggiormente. Anche se lo desideravo con tutta me stessa.

“Bet, Bet, Bet…ma come fai ad essere così ottimista? Ahah, mi piaci anche per questo, sai. Però io al tuo contrario non riesco a non pensarci, o ad essere felice. Lo so è da stupidi, ma purtroppo non ci riesco, è più forte di me….”

“Bhè, allora perché non mi vieni a trovare? Perché non puoi rimanere insieme a me anche se sei lontano? Potremmo vederci ogni tanto…potrei venire io a Londra, o tu a Roma…”

“Bet, io non sto 365 giorni all’anno a Londra, lo vuoi capire?? Ho dei tour da fare, dei concerti in tutto il mondo. Non ho tempo per una storia. Non che non lo voglia credimi, ti desidero come non mai…ma non posso…” e abbassò leggermente la voce, e le parole iniziarono a farsi pesanti nella sua gola.

“allora…portami con te in tournè…” dissi io, con una lacrima che mi scendeva sul viso, togliendo quel poco di fard che mi ero messa.

“cosa?? Ma che dici…non me lo permetterebbero mai…poi..” e si bloccò.

“poi se ti vedessero con una tipa come me, succederebbe un casino. Si giusto, hai ragione. Potrei rovinare la tua figura…infondo io sono solo una squallida e normale ragazza di 18 anni che si è innamorata di un ragazzo impossibile, non sapendo che fosse famoso, e quindi cadendo di nuovo nella trappola di quell’infame dell’amore” e a quel punto, alzai un po’ la voce, ma fui subito bloccata dalle lacrime che scendevano sempre più velocemente.

“Bet io non volev…aspetta, innamorata??” 

“Si lo so, tu non volevi dire questo. Ma so che lo pensi. Mi dispiace Harry, è andata così.” Dissi spaparanzata sulla sedia lussuosa del ristorante mentre giocherellavo con gli agnolotti che nel frattempo erano diventati freddi.

“ti sei innamorata di me?” disse harry incredulo, con un mezzo sorriso in faccia, mentre cercava il mio sguardo perso nel nulla. Non gli risposi, mi sembrava talmente ovvio…

“Anzi, forse è meglio che non ci vediamo più. Infondo domani è domenica, è l’ultimo giorno. Sarà meno doloroso per entrambi, non pensi?” e lo fissai negli occhi, appoggiandomi con tutte e due le braccia sul tavolo.

“ma che cazz…no Bet! Ferma, non dire queste cose!!” e mi afferrò le mani, ma io riuscii velocemente a fuggire dalla sua presa, facendo cadere sul tavolo il bicchiere pieno d’acqua, bagnandomi completamente i pantaloni. Mi alzai di scatto appena sentii la fredda sensazione dell’acqua sulle mie cosce, catturando così l’attenzione di tutti.

“No Harry basta, mi sono stufata di essere presa in giro. Sfortunatamente me ne sto rendendo conto solo adesso che è finito tutto. Non voglio soffrire ulteriormente. Basta!” e così dicendo presi la mia borsa appesa alla sedia e uscii di corsa dal ristorante, sotto la stretta e attenta osservazione degli occhi indiscreti dei clienti.

Harry non disse una parola. Non mi fermò, non mi corse dietro. Ed io sapevo che era meglio così. Per tutta la crociera avevamo discusso parecchie volte, ma quella era sicuramente l’ultima. L’ultima volta che ci avrei parlato, l’ultima volta che avrei avuto tutto per me quel suo sorriso meraviglioso, l’ultima volta che mi sarei persa nei suoi magnifici occhi verdi.


°Hallo!!°
Bene, due capitoli in meno di 3 ore O.o ma chi sono?? xD
oggi mi sento particolarmente ispirata **
Forse ne posterò un'altro stasera!
spero che questo capitolo vi piaccia, perchè io ne sono molto soddisfatta.
È triste, però grazie a questo loro litigio, succederà qualcosa di più bello!!
Grazie ancora a chi mi segue, a chi legge e a chi recensisce!

Ah, la canzone che ho usato come titolo non è degli 1D, ma è "Goodbye" di Miley Cyrus.
Baciooo <3

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Capitolo 21
*** My best friend. ***


Corsi per un po’, senza voltarmi e senza rallentare il passo. Il mio respiro era affannato e si alternava a piccoli e piangenti singhiozzi. Ero stravolta…non l’avrei mai più rivisto. Però, dentro di me sapevo che stavo facendo la cosa giusta, perché una persona così emotiva come me non avrebbe mai potuto sopportare un addio pieno di baci e di abbracci. Quelli li preferivo nei sogni, nella realtà avrebbero fatto solo che male.

Salendo le scale di corsa, mi ritrovai sul piano della mia stanza, e appena mi accorsi di essere sola e salva, mi appoggiai al muro per riprendere fiato, e piano piano scivolai per terra, portandomi le mani sul viso e cominciando a piangere ancora di più. Restai in quella posizione per più di dieci minuti, finchè non capii che piangersi addosso mi avrebbe solo sconfortata di più. Raccolsi la mia borsa che era inevitabilmente caduta per terra e mi diressi nella mia cabina. Entrai in silenzio, senza fare rumore. Non volevo che Giulia si svegliasse. Rebecca quella sera avrebbe dormito nella cabina di Nicole, dato che era la penultima della crociera. Infilai la carta magnetica nel rispettivo aggeggio, e con un click, questa si aprì. Non potevo credere a quello che avevo appena visto.

“Giulia e Niall si assomigliano così tanto… dolci e timidi, eppure non sono in grado di fare i bravi bambini quando stanno insieme…” pensai, mentre mi scappò un sorriso.

Richiusi subito la porta cercando di non farmi vedere…non volevo disturbarli, infondo anche lei dopo la crociera si sarebbe dovuta lasciare con Niall, e io sapevo, me lo sentivo che ci stava male almeno quanto me. Il sorriso che aveva sempre stampato sulla faccia, non permetteva di far trasparire l’angoscia che provava agli altri, ma io ormai la conoscevo bene.

“E ora dove vado?…uff, in questo momento dovrei stare con Harry, e invec…” e scoppiai un’altra volta a piangere. Solo al pensiero mi sentivo male. Non c’era nessuno in quel momento che avrebbe potuto consolarmi. O forse c’era…

“Ma si, perché non ci ho pensato prima?! Zayn…santo cielo! Però…a quest’ora starà dormendo…” e tutta la grinta che avevo nel momento in cui pensai a Zayn svanì, per poi riprendersi quando decisi che ci sarei andata comunque. Sicuramente per me si sarebbe svegliato…

Battei quindici colpi alla porta, prima che si svegliò e venne ad aprirmi.

Aprì la porta uno Zayn a petto nudo e in boxer verdi con degli elefantini disegnati sopra. Tutto mi sarei aspettata, ma non gli elefantini. 

“Chi cazz…Bet!! Ma…che ci fai qui a quest’ora?? E che hai fatto agli occhi, ti hanno picchiata??” disse ridendo, mettendo in evidenza il mascara sciolto dalla lacrime che mi aveva completamente oscurato il volto.

Non risposi, mi limitai ad abbassare lo sguardo e a strizzare gli occhi, per cercare di mandar via il pizzicore che il trucco provocava su di essi, facendo scendere un’altra lacrima.

“…entra, dai!” disse facendomi cenno con la mano di entrare.

“se hai bisogno del bagno è lì…sciacquati la faccia, prendi fiato e poi torna qui che parliamo un po’, ok??” e mi accarezzò la faccia, lasciando le sue impronte sul mio volto, ricoperto da una strato nericcio e appiccicoso.

Entrai in bagno e mi buttai letteralmente con la faccia nel lavandino. Iniziai a bagnarmi gli occhi, poi tutto il volto. Non mi ero mai lavata la faccia così a lungo in vita mia. Un po’ era per togliere il trucco, un po’ per cercare di coprire le lacrime che cadevano imperterrite.

“Hei...tutto bene lì dentro??”

“Si…si eccomi, ho fatto.” E uscii dal bagno con il viso paonazzo e gli occhi gonfi. Nel frattempo Zayn si era infilato una tuta e una maglia grigia.

“Allora, siediti qui vicino a me…e raccontami che cos’hai...” mi tirò per il braccio e mi fece sedere sul letto. Io non riuscivo a spiccicare parola. Non ero in me, non potevo respirare, non potevo parlare…riuscivo solo a piangere.

Zayn capì all’istante cosa avevo, e non mi forzò a parlare, ma solo si limitò a farmi compagnia e a rassicurarmi.

“tranquilla Bet. Tutto ciò che si perde, prima o poi si ritrova. E sarà così anche per te, ne sono certo.” Dicendo ciò, mise il suo braccio muscoloso intorno al mio collo e mi abbracciò stretta a lui. Appena sentii la forza con cui mi abbracciava, ripensai a quanto erano belli gli abbracci di harry, così forti, così dolci…così profumati. Si, i suoi vestiti avevano un odore pazzesco, il suo. E io me lo sentivo sempre addosso quando la sera mi infilavo nel letto per dormire. La sensazione era stupenda. Ma ormai quel profumo non mi apparteneva più.

Mentre i miei lacrimoni scorrevano sul mio viso, bagnando la maglia grigia di Zayn, che intanto si era riempita di piccole macchioline grigiastre di acqua, lui si stese sul letto, portandomi di conseguenza dietro con lui. Mi addormentai in pochi secondi. Gli occhi mi bruciavano, non potevo aprirli per vedere la luce, e appena Zayn cercavo di staccarsi da me, io ricominciavo a piangere. La scena era patetica, però non so perché ma avevo davvero bisogno di lui in quel momento.

Il povero Zayn fu costretto ad addormentarsi con me, che intanto mi dimenavo sul letto a causa degli incubi che stavo avendo.

Ero appena salita sull’autobus che mi avrebbe riportata a casa quando vidi da lontano Harry che disperatamente cercava di raggiungermi. Ridevo perché sapevo che la distanza era troppa, non ce l’avrebbe mai fatta ad arrivare da me prima che il pullman partisse. C’erano molti posti liberi, e io ero sola. Perché ero sola?? All’andata ero con Rebecca. Sulla nave avevo conosciuto altre tre magnifiche persone, Giulia, Zayn e Harry. Ma adesso ero sola. Dov’era andata Rebecca?? Chi è che me l’aveva portata via?? All’improvviso passò vicino al nostro auto, un altro ancora più grande con dei manifesti enormi attaccati sopra. “One direction bus tour” si erano loro. Ma...ma c’era anche Rebecca! Che ci faceva lì con loro?? Mi guardavano tutti e ridevano, puntandomi un dito contro. Harry attaccò al finestrino un foglietto di carta con scritto “I don’t love you”. E continuava a fissarmi, ridendo e prendendosi gioco di me. Tutt’a un tratto, una strattonata mi riportò alla vita reale.

Avevo gli occhi socchiusi, e ancora gonfi poiché non avevo fatto altro che piangere dalla sera prima. Davanti a me, solo un tremenda faccia di un Malik assonnato e apparentemente stanco.

“La prima e ultima volta che ti ospito in questo stato in camera mia, Bet!!” e si mise a ridere, cercando di tirarmi su con il suo umorismo un po’ scadente.

“Dici bene, la prima e UTLIMA volta. Non capiterà mai più.” Avevo appena ricordato a tutti e due che era domenica, l’ultimo giorno della crociera.

“Di pessimo umore di prima mattina…cosa posso fare per farti sorridere un po??” disse, cambiando discorso. Si vedeva che dava fastidio anche a lui l’idea che non mi avrebbe più rivista.

“niente, purtroppo…” e mentre ero sul punto di riscoppiare a piangere, una cascata d’acqua gelida mi cascò addosso.

Con gli occhi bagnati  riuscii solo a vedere Zayn che rideva a crepapelle mentre teneva un grosso secchio rosso in mano, ormai vuoto. 

Una cosa che mi sarebbe mancata più di tutte, era sicuramente la capacità che avevano quei tizi di farti cambiare umore. Misi da parte le mie angosce e lo rincorsi per tuta la camera, finchè non ci buttammo a peso morto sul letto, col fiatone, e ridemmo a crepapelle. 

L’amore che si prova per il proprio ragazzo è molto forte e speciale. Ma quello che si prova per il proprio migliore amico, supera ogni cosa…ogni difficoltà. E io e Zayn, insieme, ci stavamo riuscendo.


 

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Capitolo 22
*** I love her with all my being. ***


Quella mattina la passai tutta con Zayn. Non uscimmo dalla cabina, ma rimanemmo chiusi dentro a mangiare schifezze e a guardare stupidi film.

Non prendemmo mai l’argomento “Harry”, perché sapevamo entrambi che non avrebbe giovato alla mia già inoltrata depressione. Purtroppo erano gli ultimi attimi che passavo con lui, ma cercavo di non pensarci. 

Qualcuno bussò alla porta, e nel tentativo di alzarsi Zayn fece cadere per terra tutte le patatine che stavamo mangiando, così io mentre lui si avvicinò alla porta, mi piegai per raccoglierle. Alcune erano sopra il tappeto, altre non so come, erano arrivate persino sotto il letto. Neanche allungando le braccia riuscivo ad arrivarci…per cui dovetti scivolare infondo a quella enorme branda matrimoniale per acciuffarle.

“Chi è?” chiese Zayn davanti alla porta.

“Sono io, Harry…”

Merda. Che ci fai qui?? Perché sei venuto proprio ora che non ti stavo pensando??

“Ah..si…ehmm, aspetta un attimo che sono in mutande!!” disse, facendomi dei segni sotto al letto per dirmi di rimanere lì sotto.

“Ma come?! Non te né mai fregato niente e ora ti vergogni?? Avanti, apri!!”

“Eccomi!!” e mentre aprì la porta, sfoderò uno dei suoi sorrisi più finti che avesse mai fatto.

“Ciao Zayn…tutto bene??” disse Harry un po’ perplesso, con un sopracciglio inarcato.

“Certo amico!! Dai, entra…come mai sei qui??”

“Ah, bell’accoglienza!! Comunque niente, volevo parlarti di una cosa…” e il suo viso si rattristò.

“Certo…scommetto si tratti di Elisabetta, vero?” disse Zayn con una mano sui fianchi e l’altra che si grattava la fronte.

“Si” un serio e deciso si, che spiazzò Zayn, perché si sentiva in imbarazzo e aveva paura che Harry potesse scoprire che sotto al suo letto c’era Bet, e magari anche pensare male.

“capisco…e io cosa ti dovrei dire Harry? Non ti sembra di averla fatta soffrire già troppo??” e intanto si avvicinò al piccolo frigo da camera e ne estrasse due coca-cole, delle quali una ne lanciò ad Harry che la afferrò prontamente.

Appena sentii che Harry stava chiedendo a Zayn di me, mi si strinse il cuore. Non riuscivo neanche a piangere per quanto ero agitata…avevo un ansia assurda nel pensare che se solo si sarebbe chinato un po’, io l’avrei potuto vedere un’altra volta, prima di dimenticarlo per sempre. 

“No Zayn io…io non la voglio far soffrire. È complicato, dovresti cercare di capire…”

“e perché invece di parlarne con me non ne parli con lei? Io in cosa ti potrei mai essere utile?!” 

“tu sei suo amico…avete legato molto voi due. E sei anche uno dei miei migliori amici…cavolo Zayn! Aiutami!…ti prego…sto davvero molto male…” e dicendo così si gettò di peso sul letto, facendomi urlare interiormente dal dolore che aveva provocato sulla mia testa. Riuscii comunque a liberarmi da quella morsa.

“Harry ma…ahah Harry stai piangendo??” e Zayn si mise a ridere.

“Cazzo Zayn, mi stai prendendo per il culo?! Io vengo qui da te con il cuore in mano per dirti che ho dei seri problemi e tu mi prendi in giro?! Bell’amico!” e si alzò di scatto, facendomi tirare un respiro di sollievo.

Harry stava piangendo per me…non ci avrei mai sperato.

Si fissarono per un po’, poi Harry con tutte e due le mani sulla vita, si incamminò sicuro di se verso la porta. Ma non riuscì ad afferrare la maniglia in tempo, perché Zayn l’aveva appena fermato avvicinandolo a se con uno strattone per il braccio.

“La ami Harry?” disse con un viso serissimo. I suoi occhioni color nocciola erano talmente severi che provò un brivido di paura. Non aveva mai visto il suo amico così sostenuto, e che continuava a non mollare la presa.

“Io…la amo con tutto me stesso.” E così dicendo, Zayn allentò la presa e lo lasciò libero, con una grande mano stampata sull’avambraccio. Si girò e se ne andò. E mentre stava per chiudere la porta…

“Grazie Zayn. Davvero, non avevo capito di amarla fino a questo punto. Non avevo capito cosa significasse amare prima di incontrare lei.” Abbassò lo sguardo a terra, riconoscente e soddisfatto. Senza che Zayn avesse detto niente, era riuscito a fargli capire quello che Harry non voleva vedere.

“Di niente Harry. Buona fortuna.” E strizzò un occhio.

Appena la porta si chiuse, uscii fuori dal letto in uno stato pietoso. Alcuni ciuffi di capelli si erano appiccicati al mio volto rosso e umido per via delle lacrime. E la mia sudorazione era aumentata al tal punto che Zayn dovette prestarmi una maglia asciutta. Cosa dovevo fare adesso?

“Bhè, vedi di riportarmela quella maglietta è, che ci tengo!” disse indicando l’enorme polo azzurra che mi ero appena infilata, dopo essermi fatta una doccia al volo, tanto per rinfrescarmi un po’.

“Cosa?? ma si che te la riporto!!”  ci fissammo per un paio di secondi, finchè non scoppiammo a ridere. Giocavamo di continuo, e io amavo questa cosa.

“Insomma…cosa vuoi fare adesso?” disse, tornando completamente serio. Stava parlando di Harry.

“Io…non saprei Zayn…” mi voltai per non far vedere che i miei occhi già si stavano gonfiando.

“Bet, ti ha detto che ti ama…e queste cose non si dicono tutti i giorni! Si vedeva benissimo che ne era convinto. Te lo posso assicurare…!” 

“”Ma si, si! Ci credo…però io non voglio soffrire ancora. Anche se adesso ci parlassi, cosa cambierebbe? Peggiorerei solo la situazione. Lo sto facendo per entrambi, credimi. Io non so se lui sappia cosa significa perdere il tuo grande amore. Ma io si, ci sono passata, e non è una bella sensazione quella che si prova quando ripensi al giorno che ti ha baciata per la prima volta, e a quello che ti ha detto “sei troppo per me”…” si, stavo parlando di Francesco. Anche se non lo amavo più lui aveva sempre fatto parte della mia vita, e direi anche una grande parte. 

“ma tu non sei troppo per lui Bet…sei perfetta!” disse Zayn, facendomi scappare un sorriso.

“si, sono una perfetta bigliettaia di un cinema che puzza di pop-corn” 

“no Bet, tu sei solamente te stessa. E forse è proprio per questo che lui si è innamorato così pazzamente di te. Mi sei piaciuta subito da quando ti ho vista la prima volta perché eri solare, un po’ brusca si, però non cercavi di essere un’altra persona. E quando siamo diventati amici, io l’ho capito subito che non lo facevi per la mia fama, ma per me. E lui pensa la stessa cosa Bet. Poi fattelo dire, sei bellissima…come non innamorarsi di una tipa come te?!” e si mise a ridere, mentre cercava di farmi girare il busto verso di lui. Riusciva sempre a tirarmi su di morale. Gli sorrisi.

“secondo te cosa dovrei fare?” 

“mmm…non ne ho idea!!”

“ ah, ma bene! Sei molto confortante!” 

“ahahah…ma cosa vuoi da me? Sono le 2 e ancora non ho pranzato. Anzi, facciamo così. Adesso ordiniamo qualcosa da mettere sotto i denti, così potrò pensare meglio a qualche soluzione. Dopodiché, pagami per quello che sto facendo per te!!” e mi tirò un cuscino in testa.

“ahah dai scemo, sbrigati a ordinare così pranziamo...ho una fame!!”  e il sorriso ritornò magicamente a brillare sul mio volto, che piano piano aveva riacquistato il suo naturale colore roseo. 

Avevo ritrovato la mia grinta. Adesso avrei sfoderato la mia carta vincente, perché non potevo permettere a nessuno di far uscire Harry dalla mia vita in quel modo. A NESSUNO.



 

SALVE GENTE!!
Questi ultimi capitoli mi stanno piacendo molto, sono soddifatta di me stessa ù.ù
Ho già iniziato a scrivere il prossimo, e non vedo l'ora di arrivare alla fine. È da quando ho iniziato a scrivere che ho in mente una scena e la voglio elaborare al più presto, sperando di riuscire a farlo bene :P
 Grazie ancora a tutte voi che mi seguite e che recensite la mia ff!!
Come al solito, *BigLove* <3

 

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Capitolo 23
*** I'm a girl full of problems. ***


 

Mentre stavamo aspettando che il cameriere ci portasse qualcosa da mangiare in camera, il mio cellulare squillò e appena lo presi in mano, mi accorsi che era Giulia. Perché mi stava chiamando? Era forse successo qualcosa di grave??

Risposi immediatamente. Dall’altra parte della cornetta però con tutto il mio stupore, non c’era Giulia ma Rebecca. Era disperata.

“Bet, dove sei??!!” disse in una marea di lacrime…aveva proprio ripreso dalla sorella!!

“tranquilla Reby!! Sono qui, ancora sulla nave sana e salva!!”

“non ti ho vista più per tutta la giornata…e ho pensato che te ne fossi andata via, abbandonandomi qui sopra.”

“ahahah ma dai piccolina…come sarei potuta andare via da te?! Non ti lascerei sola neanche se avessi un pedalò qui all’istante per fuggire via!! Dammi 5 minuti e sono lì da te!” e così dicendo, chiusi la chiamata. Avevo detto un’enorme bugia. Purtroppo l’avevo abbandonata…tutto il giorno fuori, e mi ero completamente dimenticata di lei. I sensi di colpa si stavano facendo sempre più pungenti.

Mi voltai con una faccia dispiaciuta verso Zayn, che capì al volo.

“Stai tranquilla Bet, forse se mangio da solo riesco a pensare anche meglio!!” disse ridendo.

“ahah, grazie mille Zayn. Sei un vero amico!” e mi buttai tra le sue braccia. Gli volevo troppo bene…

“dai sbrigati…vai da tua sorella che sennò rischia di fare la stessa tua fine di ieri sera…!”

“cioè?”

“affogare nelle lacrime. Tutti così in famiglia??” 

“ma smettila ahah!! Ciao ciao, ci vediamo dopo!” presi la mia borsa che si trovava ancora nel bagno dalla sera prima, e uscii di corsa.

Appena arrivai nella mia cabina, Rebecca mi si gettò addosso, stringendomi più che poteva. L’avevo trascurata troppo queste ultime settimane, solo per colpa di Harry.

“Sono tornata, stai calma!!” gli sussurrai nell’orecchio, mentre la presi in braccio e la strinsi forte. Era sempre stata tanto minuta e leggera…sicuramente questa non l’aveva ripresa da me. Io per lei non ero una semplice sorella, ma molto di più…quasi una madre. Per questo quando non mi vedeva per un po’ sentiva la mia mancanza, e dato che si sentiva molto trascurata da nostra madre, non mi concedeva neanche un attimo di riposo. Non voleva sentirsi abbandonata anche da me.

“Ma dove sei stata per tutto questo tempo?? E di chi è quella maglietta blu?!” disse toccando la polo di Zayn.

“questa…bhè…ecco è un regalo per te! Sono stata tutta questa mattinata a trattare con Zayn Malik in persona per averla. Quindi, adesso che la tolgo e che la lavo, facci molta attenzione, capito? È la sua preferita!” ok, adesso Zayn mi uccide. 

“Non posso crederci…ma sul serio?! Oddio…solo per me! Solo per meee!!” e iniziò a saltare per tutta la camera…Zayn non era il suo preferito tre i 5, però anche se era completamente pazza di Niall, era ugualmente contentissima di avere qualcosa che appartenesse ad un altro componente. Non immagino cosa avrebbe fatto se gli avessi detto “lo sai che Harry Styles si è innamorato di tua sorella?”. Infatti non lo feci.

“Beeeene. Si va a mangiare?? Dissi io con aria spensierata.

“Certo, certo! Però prima togliti la MIA maglietta e mettila a lavare!” disse Rebecca molto infastidita dal fatto che la maglia la indossassi ancora io.

“Certo tesoro, subito!” e le scompigliai i capelli. Presi dall’armadio una canotta gialla e un gilet morbido nero, e indossai un paio di pantaloni stretti, gessati e grigi. Presi la mia tracolla di cuoi che come le mie converse non mi abbandonava mai, e mi incamminai con Rebecca verso il ristorante.

Mi passò dalla testa che dopo il pranzo mi sarei dovuta vedere con Zayn, così passai un po’ di tempo con Rebecca. Mentre noi due passeggiavamo felici sul ponte, Zayn arrivò di corsa nella nostra cabina, bussò più volte, ma niente. Rimase lì davanti ad aspettarmi per più di un’ora.

Quando finalmente mi vide arrivare, si alzò di scatto dal pavimento che gli aveva fatto da comoda sedia per tutto il tempo, tranne durante quegli attimi in cui qualche ragazzina gli chiedeva una foto, e mi corse incontro con un sorriso enorme.

“Bet, ho un’idea magnifica…non immagini neanche!!” Rebecca lo guardava perplessa. In quel momento avrebbe voluto urlare “da quando in qua hai tutta questa confidenza con mia sorella?”

“Bhè, spara!” gli dissi, dandogli un pacca sulla spalla…

“Tu andr…aspetta, entriamo in cabina prima.” 

Entrammo e Rebecca era completamente spaesata, così pensai che forse prima sarebbe stato meglio se le avessi presentato il mio nuovo migliore amico.

“Ehmm..Zayn, questa è mia sorella, Rebecca. Sai, va matta per i One Direction…!” dissi dando una piccola spinta dietro la schiene di Rebecca per farla avvicinare a lui.

“Oh, ma quanto sei carina! Scommetto che sei una delle nostre più grandi fan!” le disse Zayn, cercando di fare il tenero…ma purtroppo i bambini non erano il suo forte.

“ma si, certo! Conosco ogni vostra canzone a memoria, vi ho sempre seguiti su internet, e dal profilo twitter di Bet vi ho anche scritto tante volte…però voi non mi avete mai risposto…ah, a proposito! Grazie per la maglietta, non sai quanto mi hai resa felice!” disse Rebecca con un sorriso a 32 denti. E li mi maledissi per quella stupida bugia che le avevo raccontato.

“Quale maglietta??”

“La polo azzurra!!” 

“Aaaaah, si certo, la polo azzurra che ti ho regalato. Me ne ero dimenticato!” disse ridacchiando e mandandomi piccole frecciatine con gli occhi. Non potei fare a meno di ridere.

“va bene, adesso che vi conoscete, Zayn qual è l’idea bomba che hai avuto??” disse io curiosa ma nel frattempo impaurita di sapere cosa gli fosse venuto in mente. Potevo aspettarmi di tutto.

“Tu questa sera…andrai al ballo. Non dirai niente ad Harry, e andrai al ballo” disse tutto di un fiato. Ok, questa non me l’aspettavo.

“io cosa?? No no Zayn, grazie mille per il tuo aiuto, ma questa volta hai toppato.”

“Ma perché? io convincerò Harry a venirci, dicendogli che non ho nessuno che mi accompagni...di sicuro accetterà, lo conosco bene! Tu ti devi solo prepararti e scendere un po’ più tardi. Vedrai che rimarrà stupito dal tuo arrivo…e ne sarà felice. Fidati bet!”

“No Zayn, non posso. Come ci vado al ballo?? In pigiama?!” dissi io, ricordandogli che il vestito e le scarpe che mi aveva comprato, le aveva riportate indietro al negozio.

“Ma…ci sarà qualche esercizio ancora aperto, no?”

“No…oggi è domenica, e la domenica non li aprono i negozi sulla nave….poi avranno già venduto tutti gli abiti più adeguati a quell’evento, non credi?!” la tristezza si riaffacciò piano piano sul mio volto.

“Bet, troveremo una soluzione. L’importante è che tu vada a quel ballo, o potrai dire addio ad Harry” e così dicendo, aprì la porta e se ne andò.

Si erano già fatte le 16.30 e la festa sarebbe iniziata alle 20. Si, c’era tempo. Ma le cose non sarebbero cambiate. Non avevo niente da mettermi, ancora una volta. Non c’era una soluzione, non c’era una speranza che il mio amore potesse essere salvato, non più.

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Capitolo 24
*** Cinderella's dress... ***


Ero talmente scoraggiata che non riuscivo a pensare a niente. Mi buttai sul letto e iniziai ad ascoltare la canzone che amavo di più al mondo a palla, “Moments”. Quella canzone, in quel preciso momento, mi faceva rabbrividire. 

“Se solo potessimo avere questa vita per un altro giorno, se solo potessimo tornare indietro nel tempo…” magari potessimo sul serio. Ti amerei fin da subito, fin dal nostro primo incontro nella dispensa. E cercherei di non far passare il tempo, di fermare tutto e di passare con te i più bei momenti della mia vita. Harry, sento che sarà davvero difficile dimenticarmi di te…ma di una cosa sono certa: rimarrai per sempre nel mio cuore. 

E mentre pensavo queste cose di nuovo una lacrima mi rigò il viso, ma cercai di non farlo vedere a Rebecca che cercava di dirmi qualcosa che io non volevo ascoltare. Ero stanca, stanca di tutto questo…stanca della vacanza, stanca di soffrire…volevo solo tornare a casa. E strano a dirsi, in quel momento avrei di certo preferito lavorare al cinema che starmene su quella barca.

“Bet…ma come devo fare per dirti che…no Rebecca lascia stare è inutile, tanto non ti ascolta…” disse Tra se e se. 

“Quando ti sarai schiarita le idee e vorrai ascoltarmi, capirai che grande sbaglio stai facendo!” Lei aveva la soluzione a tutto questo…ma io a causa della mia cecità e del mio egoismo non la ascoltavo mai.

“Vado a giocare un po’…ci vediamo dopo” uscì e chiuse la porta. Io neanche me ne accorsi.

Ascoltai quella canzone più e più volte, finché non pensai che forse era ora di smetterla di piangersi addosso, e di passare alle cose concrete. No, non mi sarei suicidata, ma sarei solamente andata a cercare Harry. Io lo amavo, ma mi stavo rendendo conto sempre di più che l’addio triste e freddo non faceva al caso nostro. Avrei rimpianto per sempre questo giorno maledetto se non l’avessi salutato come si deve.

“CAVOLO!! Ma sono già le 18.30!! devo essermi addormentata perché quando mi sono infilata le cuffiette erano solo le 17…” dissi preoccupata e sbalordita da quanto una canzone così triste potesse farti passare il tempo e farti venire la voglia di risolvere i tuoi problemi.

“Devo trovarlo, devo assolutamente trovarlo!” non presi niente con me, né cellulare, né borsa. Mi limitai a correre per gli infiniti corridoi di quella nave in cerca di Harry, ma di lui non vi era traccia. Mi feci coraggio e provai a cercarlo nella sua cabina. Bussai più volte, fino a quando un uomo alto e robusto,tutto impettito e con gli occhiali da sole non mi prese per una spalla, facendomi voltare automaticamente davanti a lui.

“Hei che…” e appena vidi lo sguardo tetro di quell’essere, mi bloccai terrorizzata.

“Cosa stai cercando dentro questa stanza, ragazzina?” La sua voce assomigliava molto a quella di un robot.

“Io…cercavo Harry, devo assolutamente parlargli…” e risposi al suo presunto bodyguard facendomi coraggio…

“Harry in questo momento è impegnato, non può riceverti.”

“Cosa?? Ma dai, inventatene un’altra amico, che questa non la bevo proprio!” perché dovevo essere sempre così sgarbata con le persone? Obiettivo per l’anno nuovo: imparare un po’ più di educazione.

“Lui e la sua band stanno provando per il piccolo concerto di questa sera. E io non sono tuo amico.” Dicendo ciò mi fece cenno di allontanarmi dalla cabina.

“Ma io devo parlare con lui! La prego…!” 

“Non è possibile, mi dispiace.”

“Allora…allora lo aspetterò qui!!” 

“NON PUOI! Già è tanto che sai dov’è la sua cabina, e di questo ne discuterò con Harry in persona dato che era stato precisato che doveva rimanere segreta. Ora vai via. Qui non c’è posto per gente come te.”

“Ma…” gente come me? Che significa? Cosa vuoi dire dicendomi queste cose?

Demoralizzata più di quanto già non fossi prima di uscire a cercarlo, mi voltai e mi diressi nella mia stanza, guardando bene per l’ultima volta quel posto per poterlo tenere in memoria più tempo possibile.

Entrando in camera mia, vidi Giulia che piangeva disperatamente tutta rannicchiata sul letto. Sicuramente era per via di Niall.

“Hei tesoro!! Cos’hai?!” chiesi io dirigendomi rapidamente verso di lei.

“…Niall…stasera…domani…mai più…” non si capiva molto da quello che diceva, ma si sentivano bene le parole più dolorose di tutta la sua frase complessa, che cercava di far uscire fuori dalla bocca insieme alle lacrime.

“Oh…dai su non piangere! Stai tranquilla…vedrai che non ti abbandonerà così…sono sicura che resterete insieme, figurati se Niall si lascia scappare una bella ragazza come te?!” purtroppo non riesco a confortare le persone quando non credo in quello che dico. Come potevo poi dar consigli a lei quando anch’io stavo nella sua stessa situazione e non sapevo cosa dovevo fare?

“Lo dici solo per consolarmi…lo sai che non è così! Ti si legge in faccia!” e si girò dall’altra parte, come vergognandosi per quello che stava facendo.

“Sai Giulia…una volta un amico mi ha detto che tutto ciò che si perde, prima o poi si ritrova. E forse questo sarà quello che capiterà a noi due povere umane. Purtroppo ci siamo innamorate delle persone sbagliate, ma si sa che l’amore non è amore se non trova complicazioni sul suo cammino” e dopo quelle perle di saggezza, mi stesi vicino a lei, e rimanemmo attaccate per qualche minuto…o forse per qualche ora, perché io iniziavo a sentire i rumori provocati dai tacchi di alcune ragazze che facevano su e giù per il corridoio. La festa doveva stare per cominciare, e Harry sicuramente già si trovava di sotto dietro alla quinte del palco in attesa di esibirsi.

La porta si aprì, e ne venne fuori una testolina gialla. Era Rebecca che tutta affannata veniva verso di me.

“È tardissimo, tu devi andare al ballo!! Zayn mi uccide se non ti presenti!” e mi tirò per un braccio.

“cosa? Ma Reby, non posso… lo sai che è obbligatorio il vestito da sera e io…”

Aprì la sua valigia e dal fondo ne tirò fuori un abito bellissimo. Non ne avevo mai visto uno così prima d’ora. Il morbido bustino in stoffa lavorata poggiava sui fianchi, da cui partiva una gonna soffice e dolce che davanti poggiava sulle ginocchia, mentre dietro continuava in una lunga coda che arrivava fin sulle caviglie. Il tenero tessuto che ricopriva l’intero vestito era setoso, ricoperto da piccoli pezzetti di tulle rosa che facevano l’effetto di tante piume messe insieme. Era il massimo dello splendore. Lo trovavo incantevole persino io che odiavo qualsiasi cosa avesse una gonna.

“Io ho cercato di dirtelo prima ma…non mi hai lasciato mai parlare. Né quando Harry ti ha invitata al ballo la prima volta, né oggi pomeriggio…”

“Io…io non so che dire Reby…mi dispiace…mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace!” e in lacrime mi gettai su mia sorella e la abbracciai come non mai.

“Grazie amore mio, grazie davvero!” gli dissi stampandole un bacio rumoroso sulla guancia.

“Non devi ringraziare me Bet, ma la mamma. È stata lei a darmelo quando le hai detto che non ti saresti portata nessun vestito…” non mi conosceva bene, ma una mamma è sempre una mamma. A queste cose solo loro possono pensarci!

“Poi, che ti serva da lezione se ora sono le 20.30 e ancora non sei pronta! Così la prossima volta mi darai più ascolto!” disse rimproverandomi. 

“da ora in poi se non ti ascolto sei autorizzata a darmi uno schiaffo, ok?!” dissi io ridendo a crepapelle dalla contentezza. Poi mi voltai verso Giulia, che si era goduta tutta la scena dal suo letto.

“E tu hai intenzione di passare tutta la serata a piagnucolare? Cammina vestiti. Si va a festeggiare!” dissi mentre la tirai per un braccio, facendola scivolare per terra.

“Non mi va!” e si lamentò della botta.

“non te lo sto chiedendo Giulia, te lo sto ordinando! Ti do 10 minuti per vestirti…!” e mi infilai nel bagno.

“Grazie Bet” Sentii arrivare dalla camera. Sapevo come si sentiva, la potevo capire benissimo. Ma se si sarebbe lasciata andare, non avrebbe mai concluso niente di buono. Io avevo avuto le mie spinte e i miei aiuti per capire finalmente cosa dovevo fare, ma lei no. Le serviva qualcuno che la spronasse, che le dicesse “Hei, sbrigati o perderai per sempre il tuo amore!”. E io forse ero la persona più adatta per fare questo. Infondo, avevo imparato dai più bravi.


 

HOLA!! :D
Bene, penso che il prossimo capitolo sarà quello che aspetto di scrivere da una vita **
Di questo non mi sento molto soddisfatta per via della scrittura...però spero sia comunque comprensibile!
Il vestito descritto è una dei tanti che ha indossato Avril Lavigne nelle pubblicità per il suo profumo...io l'adoro **
Grazie per chi mi segue e recensisce la mia ff!

*BigLove*

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Capitolo 25
*** "Girl I see it in your eyes you’re disappointed" ***


Ero agitata, non sapevo bene cosa dovessi fare e come dovessi comportarmi…riuscivo a far cadere tutto ciò che avevo in mano, e avevo mille cose che mi passavano per la testa. Come mi sarei dovuta comportare con Harry appena fossi arrivata nella sala da ballo? Cosa gli avrei dovuto dire? 

Presi la spazzola, ed iniziai a raccogliere i miei capelli in una coda.

“Mmm…no. La coda no, non è abbastanza elegante…” e sciolsi i ricci dorati, facendoli ricadere su tutta la schiena. Erano davvero lunghi. Prima o poi li avrei dovuti tagliare.

“Forse…una treccia!” e li raccolsi di nuovo, intrecciandoli lateralmente. Si, la treccia era davvero bella…ma non era ciò che serviva per quell’occasione.

“Cavolo, cavolo, cavolo!! Come li metto?!” e risciolsi tutto. Nello stesso instante in cui mi trovavo a maledire ogni singolo capello, entrò Giulia con un tubino verde smeraldo che solo una persona con il suo fantastico corpo avrebbe potuto indossare. Io restai a bocca aperta, e lei avvicinandosi piano piano, con una mano sotto al mio mento me la richiuse.

“Lasciali sciolti, stai davvero molto meglio!” prese il suo immancabile rossetto rosso e uscì dal bagno chiudendo la porta. Le era tornato il sorriso sulle labbra, e grazie a tutto il trucco che si era messa, era riuscita a mascherare la sua faccia gonfia per aver pianto tutto il giorno. Era bellissima.

“Si…si li lascio sciolti!” dissi io, ravvivandoli con le dita. Non avevo né i boccoli, né un afro-style. Erano semplicemente mossi, al punto giusto.

Non avevo bisogno di fondotinta, di terra…misi solo un po’ di fard rosa per far risaltare le mie guance paffute sul colore biancastro della mia pelle. Il mascara nero allungava le mie ciglia più di quanto già non fossero lunghe, e il lucidalabbra rosato come il colore delle mie guance, metteva in evidenza le mie labbra carnose. Mi piacevo, la prima volta in vita mia in cui mi sentivo davvero bella.

“Beeeet! Sei pronta?! Sono le 21.15, è tardissimo!!” disse Rebecca entrando di corsa in bagno per vedere a che punto stessi. 

“Si, ecco…devo solo infilarmi il vestito e poi ho fatto!!” e le regalai il sorriso più felice del mondo.

“Allora dai, sbrigati!” Mi tirò per un braccio portandomi in camera e mi aiutò a mettermi il vestito. Forse era più felice lei di quanto non lo fossi io.

“Aia Reby! Mi fai male così!” dissi appena sentii un pizzico sui fianchi. Era talmente estasiata dall’idea di potermi aiutare a vestirmi che non fece caso alla lampo, che mi stava quasi per stritolare la pelle.

“Oh scusami!! Ecco, adesso ho fatto…vai vicino alla porta così ti posso vedere meglio!” mi alzai e feci ciò che chiedeva, con il capo basso dalla vergogna. Lo so, era mia sorella e la mia nuova migliore amica, ma mi vergognavo lo stesso!  

“Sei incantevole!” disse Giulia con tute e due le mani sulla bocca e gli occhi lucidi. Era peggio di me, piangeva per ogni piccola cosa.

“Una principessa!” disse Rebecca gettandomisi addosso.

“oh, tesoro mio. Tutto questo è merito tuo e della mamma. Grazie!” e ci abbracciammo. Quando mi ritirai su, mi accorsi che ero scalza. Ma si, le scarpe…ecco cosa mancava!

“Reby, le scarpe dove sono?” 

“…Le scarpe?” 

“Si, le scarpe!!”

“Bhè…non lo so…tu non ce l’hai?” e mi guardava come se fosse sicurissima che io avessi un paio di scarpe adatte a quel vestito.

“non dirmi che non hai un paio di scarpe…” e mi gettai seduta sul letto, con la faccia pallida dalla sorpresa.

“No che non ce l’ho! Mamma mi ha dato solo il vestito…!” 

“Merda! E adesso cosa faccio? Possibile che non ci sia mai una cosa che mi vada bene? Sempre tutto a me deve capitare!” dissi stendendomi su tutto il letto con le braccia in alto.

“Ma no dai…stai tranquilla! Io non ho nessuno paio di scarpe da prestarti perché le uniche eleganti che ho sono queste che sto indossando…però…” e si perse un attimo con lo sguardo, mentre io a quel “però” mi ritirai in fretta e furia su col busto, sperando che le fosse venuta in mente qualche idea.

“Però??”

“Però…chi l’ha detto che un paio di scarpe eleganti debbano essere per forza ballerine o decollete?”

“Cosa stai dicendo Giulia? Per caso tutte quelle lacrime ti hanno annaffiato il cervello?” dissi ironicamente con una risatina isterica causata dall’ansia.

“No no, ascoltami! Tu piaci ad Harry per come sei, giusto? Così, al naturale. Senza trucco, senza vestiti sfarzosi…gli piace la tua personalità, e tu di certo non sei una ragazza a cui piace portare i tacchi. Per cui, ti metterai le scarpe di sempre, quelle che esprimono il tuo essere, la tua persona….”

“ma ma ma cosa dici?! Giù ti senti bene? Come posso indossare delle converse nere sporche e rovinate sotto a un vestito del genere!?!”

“Avril Lavigne lo fa!”

“Ma lei è Avrile Lavigne, mentre io sono…io sono solo io! Cosa penseranno tutte quelle persone vedendomi con quelle scarpe?”

“Pensi troppo alle critiche della gente. Fregatene per una buona volta. Poi, anche se la maggior parte delle persone presenti disprezzeranno il tuo “stile”, credimi che ci sarà uno “Styles” che lo amerà!”

“ahahah non so se tirarti una scarpa per lo squallido gioco di parole o abbracciarti per quello che mi hai appena detto!” ci guardammo e ridemmo. Poi, voltandoci nello stesso momento verso l’orologio capimmo che eravamo in un ritardo pazzesco. La festa sarebbe finita intorno alle 24.00 e noi eravamo ancora in cabina a prepararci.

“Bene, allora il problema è risolto?” disse Rebecca sistemandosi l’abitino rosa che si era messa.

“Si amore, diciamo di si. Anche perché in fin dei conti non ho nient’altro da mettermi!!” mi alzai e mi misi le scarpe. Dopo essermi specchiata più e più volte, la mia insicurezza cominciò a salire di nuovo, lasciandomi quasi senza respiro. Ero agitata…e se non fossi piaciuta più ad Harry? Adesso non mi piacevo più come due attimi prima mentre mi stavo truccando nel bagno. Adesso mi sentivo inadatta a quel vestito, inadatta a quel luogo e inadatta ad Harry. Un principe non può essere felice e contento con una serva. E il nostro caso era analogo. 

“Bene…i biglietti dove sono??” disse Rebecca…pensava sempre a tutto lei, come faceva?! Io me ne ero completamente dimentica, soprattutto perché l’ultima volta li avevo gettati a terr…

“Merda! Non lo sooo! L’altro giorno li ho buttati per terra dalla rabbia…non so proprio dove siano adesso!” dissi nella disperazione più totale, portandomi le mani in mezzo ai capelli.

“Come li hai gettati a terra? E adesso come facciamo ad entrare?” disse Giulia. Ok, era preoccupata anche lei…quell’espressione non gliela avevo mai vista in faccia prima d’ora.

“Io…oh cavolo, mi dispiace! Come sempre riesco a rovinare tutto…perdonatemi!” e scoppiai in lacrime, che però non fecero in tempo a portarmi via il trucco perché Giulia con uno scatto felino accorse vicino a me con un fazzolettino in mano per evitare che rovinassi il lavoro di un’ora.

“Non piangere…stai tranquilla! Escogiteremo un piano! Io devo andarci a quel ballo, ma te ne hai più bisogno di me!” disse stringendomi in un abbraccio.

“E…e cosa possiamo fare? Se non abbiamo l’invito non ci fanno entrare…” e tirando su col naso, mi staccai da lei.

“No no calmati! Riusciremo ad entrare ti dico! Basta solo un po’ della mia arguzia, della tenerezza di tua sorella e…”

“e della mia goffaggine?!” dissi incrociando le braccia e girando il capo verso il muro.

“Non ti abbattere così Bet! Troveremo il modo! Ho già in mente qualcosa…tu cerca solo di rilassarti e di non piangere!”

E detto questo, mentre il mondo mi era appena crollato sopra, mi abbracciarono entrambe e io riuscii a sentire nei loro abbracci tutta quella determinazione e tenacia che io avevo appena gettato via. Pensai allora che forse neanche stavolta era tutto perduto. Che se nei loro cuori c’era ancora qualcosa che le faceva andare avanti per cercare di farmi felice facendomi partecipare a quel ballo, forse anche dentro di me c’era. Magari nascosta chissà dove…però c’era. E a poco a poco la sentivo rivenir fuori



 
Hello! :D
Mi sono appena resa conto che per scrivere il capitolo che aspetto da un'eternità è ancora presto xD
Lo so, la storia è ababstanza lunga, però i capitoli sono cortissimi D:
Mi scuso per aver postato questo capitolo solo ora, ma sono stata impegnata :P
Grazie a chi recensisce e a chi mette la mia ff tra le seguite/preferite/ricordate!

*BigLove* <3

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Capitolo 26
*** "I wanna be with you, I wanna feel your love" ***


Ero lì, seduta su quel letto tremendamente duro, con l’ansia che mi portava via e il mio piede che si dilettava in un balletto agitato. Giulia e Reby facevano avanti e dietro per la stanza, e l’orologio non faceva altro che andare avanti e segnare ogni secondo con il suo fastidiosissimo ticchettio che nel silenzio totale della stanza stava quasi per diventare insopportabile.

Possibile che non mi veniva in mente nessuna idea che avrebbe potuto farci entrare di nascosto e senza problemi nella sala della festa?? Eppure avevo letto tanti di quei libri di avventura e fantascienza in cui i personaggi sfornavano di continuo stratagemmi infallibili…ma niente. Neanche un’idea.

“È tardissimo! Dai ragazze concentratevi!!” disse Giulia scostando la sua frangia con un mano, mentre l’altra era appoggiata ad un fianco. “Dai Bet, dai!! Avanti…spremi le tue meningi!!” mi ripetevo…ma non serviva a niente!

“Forse…se facciamo finta di avere i biglietti e passiamo semplicemente??” dissi io alzandomi di scatto.

“Cosa? Ma tu lo sai quante persone ci sono a controllare?” Rispose Giulia.

“Si ma…io non capisco a cosa servano dei biglietti su una crociera…infondo se la gente ha voluto partecipare, perché non potrebbe andare al ballo?” la cosa mi scocciava profondamente…non capivo il perché, non c’era bisogno di tutti quei foglietti di carta!

“Bet…quei fogli sono stati firmati dai genitori. Di maggiorenni su questa nave ce ne sono davvero pochi, motivo per cui c’è bisogno del permesso dei genitori, sotto forma di invito, per entrare”

“Ah. Non lo sapevo…quindi…quindi siamo ancora di più nella merda!!” e mi rigettai sul letto. Il mio vestito cominciava a stropicciarsi.

“No…forse no. Sai, non hai tutti i torti!!” e il volto di Giulia si illuminò all’improvviso.

“Cioè? Vai avanti…”

“Andiamo tutte e tre verso l’entrata, e facciamo finta di niente. Se ci fermano per chiederci i biglietti io li intrattengo, dicendo che ce l’ho nella borsa, e mentre fingo di cercarli, tu corri via, verso l’ingresso e entri nella sala. Poi confonderti con le altre persone sarà facile!!”

“C-cosa?? Ma stai scherzando? Io non vi lascio da sole! Non potrei permettere una cosa del genere! Se partecipo io, partecipate anche voi!

“ma no, tranquilla! Quando il controllore ti correrà dietro, noi avremo l’ingresso libero per entrare…è tutto calcolato bet!” era proprio sicura di quello che stava dicendo.

“Ma…”

“Niente ma! Adesso prendo la borsa e andiamo.” Disse convinta di quello che stava per fare, ormai non la poteva fermare più nessuno.

Ci dirigemmo fuori dalla cabina e, cercando di essere più tranquille e invisibili che mai andammo incontro a quella che stava per essere la nostra morte, forse.

Girammo l’ultimo angolo che ci separava dall’ingresso principale e Giulia che guidava la fila si fermò di scatto, facendo cadere me e Rebecca che eravamo dietro di lei. Si chinò per darci una mano, e ci disse che era arrivato il momento. Dai suoi occhi capivo che aveva davvero paura, perché sapeva, e sapevo anch’io, che se qualcosa fosse andato storto ci saremmo dovute dimenticare del ballo e quindi di Harry e di Niall.

“Forza Bet! Fatti coraggio…o adesso o mai più!” disse allungando un braccio al centro, tra me e Reby che facemmo la stessa cosa. Ci stringemmo le mani e ci augurammo buona fortuna…cosa che ci sarebbe servita davvero tanto.

“Ok, siamo pronte. Andiamo!” e mi alzai, prendendo il posto di Giulia in prima fila. Loro due mi camminavano dietro, e appena arrivai davanti al portone sorrisi in modo convinto al controllore e feci per aprire la porta, ma mi bloccò per il braccio. La sudorazione iniziò ad aumentare, ma non potevo far vedere che ero agitata perché sennò avrei aumentato solo i suoi sospetti. Cercai di calmarmi e di prendere fiato, continuando a sorridere coma una scema…non avevo niente da dire, le parole non mi uscivano dalla bocca. Io non ero quel tipo di ragazza che faceva certe cose, e ovviamente avevo i sensi di colpa a mille.

“Mi scusi signorina, potrei vedere il suo invito?” mi morsi il labbro inferiore scappando dal suo sguardo fulmineo. Capii che forse non era il miglior modo per evitare che mi scoprisse, così gli feci un altro sorrisino forzato e falso, che probabilmente fece amplificare i suoi dubbi.

“Ah, si gli inviti! Aspetti che li cerco nella borsa!” intervenne appena in tempo Giulia che si era accorta che ero entrata nel panico…

“Mmmm…dove diamine sono? Mannaggia, devono essere per forza qui! Non posso averli lasciati in cabina…aspetti solo due secondi che guardo meglio!!” disse al controllore. Ma quanto sapeva recitare bene?! Ogni giorno ne scoprivo un’altra sul suo conto. Era tutt’altro da quello che appariva: scaltra e furba!

Mentre faceva finta di cercare nella borsa, sotto allo sguardo profondo e incuriosito dell’uomo in giacca e cravatta, mi mandò un’occhiata di fuoco, in cui lessi un “dattela a gambe che qui si mette male!”…o era un “sbrigati ad entrare che non ce la faccio più!” si, forse la seconda!

“Forse li ha lasciati in cabina, ha svuotato la borsa quattro volte e non c’è niente.”

“Ma no, me lo ricordo di averli messi qui dentro!” e la sua voce si fece più dura e arrabbiata. Io non ce la facevo ad aprire quella porta, mi sentivo troppo in colpa. Non era da me, non potevo farlo! Ecco che stavo riavendo un altro momento tra me e me. Cosa dovevo fare?!

Ok, non è mai morto nessuno per avere fatto una bravata del genere. In fondo è a fin di bene, no? Poi comunque io i biglietti ce li avevo…se succede qualcosa basterà controllare dalle liste principali e…ma se non ce l’hanno?! Uffaa! Perché tutto a…ma quello è harry?!

Il mio sguardo si posò su quel palco illuminato da mille fari colorati, ma soprattutto misi a fuoco l’immagine di Harry. Tra tutta quella gente, lui era l’unico che riuscivo a vedere, eppure lui non poteva vedere me, perché mi trovavo dietro a quella maledetta porta di vetro ricoperta da ottone e ferro dorati. In quel momento non pensai più a niente, né alle conseguenze, né a cosa avrei fatto dopo quello che stavo per fare. Afferrai la maniglia con la stessa velocità della luce e corsi dentro, mentre il controllore, appena si voltò verso di me stupito cercava inutilmente di bloccarmi e di urlarmi dietro…

Tutti gli sguardi delle persone erano puntati su di me, la musica si era fermata appena avevo messo piede in quella stanza enorme. In quell’istante c’ero solo io, ferma immobile al centro delle elegantissime scale principali che portavano dritte alla sala. Una grande luce bianca mi avvolse, illuminando solo me, e quindi mettendomi ancora di più in evidenza di quanto già non lo fossi stata. Un rumore assordante di un microfono caduto a terra fece spaventare tutta quella gente che mi stava fissando, ma io non sussultai nemmeno, perché sapevo che il microfono finito a terra era quello di Harry, un Harry che stava venendo incontro a me.

Dopo tanto tempo, i miei occhi si ripersero nuovamente nei suoi, e il mio cuore riprese finalmente a battere, ma stavolta il suo tamburellio era ancora più forte e potente di quando avevo incrociato il suo sguardo per la prima volta. 

Come Cenerentola al ballo, io mi sentivo quella principessa che non ero mai stata. 

Come Cenerentola al ballo, io avevo ritrovato il mio principe azzurro.

Ma purtroppo, a differenza di Cenerentola, io non avrei mai potuto avere un “vissero per sempre felici e contenti” con l’uomo che amavo.




 
ALOHA! 

Finalmente sono riuscita a scrivere questo capitolo D:
Diciamo che la parte che preferivo era quella dell'entrata di Bet nella sala da ballo, però purtroppo ho dovuto dividerla in due capitoli, perchè sennò poi levavo tutta la suspense xD
Spero vi piaccia perchè forse questo è uno dei pochi di cui vado veramente fiera ù.ù
Ringrazio sempre tutti voi che leggete e che recensite la mia ff, VI AMO **


*BigLove* <3




 

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Capitolo 27
*** “If we could only have this life for one more day, if we could only turn back time…” ***


“Lei è con me!” disse Harry, quando il controllore riuscì ad afferrarmi per il braccio. Appena sentì quelle parole, mi lasciò subito e si diresse verso la porta principale dove riprese senza problemi a fare il suo lavoro.

“Harry…io…” e sentii le sue candide dita posarsi sulle mie labbra. In quello stesso momento, Liam prese il microfono e cominciò ad intonare “Moments”, la canzone che odiavo e amavo al tempo stesso di più al mondo.

Eravamo a pochi centimetri di distanza, e riuscivo a sentire il suo respiro agitato sulla mia faccia. Il mio volto era coperto dai capelli scompigliati a causa della corsa, ma lui allungò una mano e li scostò delicatamente, accarezzandomi le guance. Non ci dissimo nulla poiché non c’era niente da dire. Con la sua grazia, mi prese leggermente la mano e scendemmo insieme le scale, sotto gli sguardi indiscreti delle persone. E mentre “moments” risuonava per tutta la stanza, mentre scendemmo l’ultimo scalino, un Louis impacciato prese a cantare la parte di Harry, mentre lui mi cinse con un braccio e mi strinse forte a se.

“If we could only have this life for one more day, if we could only turn back time…” iniziò a sussurrarmi buona parte della canzone nell’orecchio, mentre eravamo stretti l’uno all’altro e ci cullavamo al centro della sala da ballo, tra i flash delle macchine fotografiche della gente. Sicuramente a quest’ora mi sarei trovata già su twitter, argomento principale delle chiacchiere delle fan, e magari anche prima in classifica tra i tweet mondiali. Ovviamente odiata e invidiata da tutte.

“You know I'll be your life, your voice, your reason to be…my love, my heart is breathing for this moment, in time I'll find the words to say…before you leav…” e a quest’ultima frase si bloccò. Una lacrima gli scese sul viso, e sentii che la sua presa si fece ancora più stretta, facendomi mancare il respiro.

“Before you leave me today” finii la frase, scostandomi dal suo abbraccio e guardandolo negli occhi, che si erano gonfiati ormai quanto i miei. Ci amavamo, non ci importava di quello che sarebbe successo poi, perché noi due ci amavamo e ci appartenevamo.

“Harry, io non ti lascerò mai…io non posso lasciarti, non ce la farei…” gli dissi tra le lacrime. Lui abbassò semplicemente lo sguardo, come se non volesse sentire quelle parole, che gli risuonavano in testa come il rumore di un motore. Non aveva il coraggio di fissarmi, di perdersi nei miei occhi. Da quando mi aveva conosciuta aveva capito cosa significava amare, e ora non era più così menefreghista e sicuro di se come prima. E la cosa lo spaventava tremendamente.

“Harry, guardami!” dissi io tra il tremolio delle parole e le lacrime che scendevano ormai imperterrite.

“Bet…usciamo” e dicendo ciò, afferrò la mia mano e mi trascinò sul ponte, dove finalmente rimanemmo un po’ da soli. 

Osservammo per più di dieci minuti le onde scure del mare notturno, senza aprir bocca, talmente vicini che riuscì a sentire i miei brividi di freddo. Si tolse la giacca e me la pose sulle spalle, facendomi votare il viso con una mano.

“Ti prometto che dopo il tour in America ti verrò a trovare. Te lo giuro su di noi, Bet.” Disse scrutando i miei occhi lucidi, per cercare di trovare un assenso.

“Harry, ti prego, non fare promesse che sai che non potrai mai mantenere” e serrai la giacca a me, per il gran freddo che stavo sentendo.

“No, Bet io so di potercela fare! Devi fidarti di me…per favore! Non togliermi ciò che di più bello ho scoperto nella mia vita…non togliermi l’amore che provo per te!” 

“Io vorrei fidarmi con tutto il cuore ma…non ci riesco! non sappiamo cosa può succedere in un anno. Io non voglio restare ad aspettare un qualcosa che non ritornerà mai…magari conoscerai qualche bella ragazza e senza neanche pensarci te la porterai a letto, mentre io illudendomi starò a vendere squallidi biglietti in uno squallido cinema. È impossibile che le cose vadano bene…non voglio darmi false speranze, non più” 

Il rimmel colato iniziava a dipingermi la faccia di nero, mentre il fard ormai era svanito nel nulla. In mezzo a quella densa sensazione di trucco sciolto, sentii un calore avvolgere la mia guancia destra, fredda come il ghiaccio. Nel bollore della sua mano, sentivo tutta la sua tenerezza e la tua tenacia. Voleva rispettare quel patto, e non si sarebbe dato pace finché non l’avesse fatto.

“Fidati di me” e dicendo ciò, avvicinò con delicatezza il mio viso al suo, facendo lambire le nostre labbra, che si persero in un lungo e passionale bacio. 

Avevamo aspettato questo momento forse dalla prima volta in cui i nostri occhi si incrociarono, ed ora che era finalmente arrivato, non riuscivamo a fermarci. Ci desideravamo, non ci saremmo mai più potuti allontanare, soprattutto dopo quella sera. Ed io, la solita ottusa, avevo lasciato che tutto ciò accadesse, che un altro ragazzo mi rapisse il cuore e che l’amore ancora una volta mi facesse del male. Il bacio era la cosa maggiormente sbagliata che avessimo potuto fare, perché io non mi sarei più ripresa, non avrei mai più accettato di vivere senza quell’emozione così forte che era nata dentro me col solo tocco delle nostre labbra. Ora che avevo assaporato il sapore dei suoi baci, niente e nessuno avrebbe potuto rubarmeli e portarmeli via. 

Gustai fino all’ultimo quel momento, perché se la promessa sarebbe stata rispettata, avrei avuto l’occasione di ribaciarlo solo dopo un anno.

“mi piacciono le tue scarpe” disse ridacchiando, e tenendo ancora le labbra vicino alle mie, mentre con le braccia mi cingeva i fianchi.

“Giulia dice che rispecchiano la mia personalità” dissi io di tutta risposta, con un sorriso enorme stampato sul volto.

“Bhè, penso che abbia ragione! Sei perfetta così Bet, e non devi vergognarti di quello che sei. Non importa chi io sia, perché sotto a questo nome, c’è una persona che sa amare, e che vuole amare te! D’ora in poi non voglio più sentire che non ti senti alla mia altezza, perché l’unico che può dire certe cose sono io, non te!” e mi baciò di nuovo, ma stavolta con più ardore di prima, tanto che ormai i brividi che stavo provando non erano più per il freddo ma per l’eccitazione nel sentire il suo profumo così vicino, e la morbidezza della sue labbra sulle mie…

Si era fatto tardi e la festa stava per finire. Aprii gli occhi e mi staccai di colpo da lui, avvertendo che qualcosa era giunto al termine. Mi guardava con una faccia spaesata, come se non capisse ciò che stava succedendo: non era abituato a dire addio alle persone che amava, perché lui fino ad ora non aveva mai amato all’infuori della sua famiglia. E adesso non sapeva cosa fare.

“Addio Harry…ti prego, non dimenticarti di me, non dimenticarti di noi…non dimenticarti della promessa!” dissi in lacrime.

“No…no Bet aspetta, rimani ancora un po’, non mi lasciare così!” e iniziò a singhiozzare nervosamente; non l’avevo mai visto fare una cosa simile prima ad ora.

“Non complicare le cose! Cerca di tener fede al patto, per favore…ti amo” e corsi via, in lacrime, con ancora la sua giacca sulle mie spalle, che tenevo più stretta possibile, perché avevo paura che anche lei mi abbandonasse.

“Ti chiamerò ogni giorno! Ti scriverò tu twitter…tu, tu aspettami! Ti amo Bet!” gridò dalla ringhiera,  mentre io avevo già salito le scale e mi trovavo sul piano superiore.

Non avevo voglia di tornare in cabina, non avevo voglia di stare con nessuno. Volevo solo piangere, piangere e piangere, perché forse era l’unico posto dove l’avrei potuto fare senza dare nell’occhio. Una volta arrivata a casa, avrei dimenticato tutto ciò e avrei ricominciato con la mia vita monotona. E se il destino non ce l’avesse avuta così tanto con me, magari prima o poi avrei anche avuto la fortuna di rivedere l’amore più grande della mia vita. Il mio Harry.

 
CIAUUU!! :'D
Bhè, questo capitolo è un po' triste per via dell'addio tra Bet ed Harry. Siamo arrivati agli sgoccioli, non sono sicura ma forse mancano 2/3 capitoli.
Spero di non avervi deluso D:
Alla prossima :)

*BigLove* <3

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Capitolo 28
*** “Like everything I'll never find again, at the bottom of the ocean” ***


 

Il vento impetuoso soffiava forte sul ponte superiore dove mi ero addormentata, coperta solamente dalla giacca di colore blu scuro che mi aveva dato quella stessa sera Harry, prima che ci dicessimo per l’ultima volta “ciao”. Un ciao che per me valeva ad un addio. Harry non si sarebbe mai piegato a tanto, doveva tenere alta la sua reputazione da playboy, si sarebbe dimenticato di me appena sceso dalla nave. Io per lui ero stata solo un’avventura, un divertimento durato 4 settimane, che lo aveva distolto dalla noia mortale della crociera. Ecco cosa ero stata.

Stavo dormendo, un sonno senza sogni, l’unica cosa che sentivo ripetere nella mia testa mentre tutto il mio corpo era totalmente paralizzato tra le braccia di Morfeo era il suo nome. All’improvviso, insieme a quel lontano eco di “Harry Styles”, si aggiunse un “Hei, Bet! Svegliati!”…era distante e confuso…non sapevo da dove provenisse, non riuscivo a raggiungerlo…solo uno strattone riuscì a farmi riprendere da quella specie di coma psicologico in cui era caduta. Una voce famigliare mi stava chiamando. Ci misi un po’ a rendermi conto dove mi trovavo e con chi ero, completamente ignara di quello che era successo prima. Uno Zayn assonnato e stanco mi tese la mano e io la presi con molta forza, come se volessi scappare da quelle mille voci che mi sussurravano nell’orecchio il SUO nome. Appena mi tirai su, la giacca cadde a terra. Solo in quel momento ricordai tutto quello che era successo. La crociera, la dispensa, i suoi occhi, la torta, i suoi occhi, il ballo, i suoi occhi, il vestito, i suoi occhi, l’addio, il buio totale.

Zayn mi guardava dritto negli occhi: sapeva ciò che era successo e mi era venuto a trovare dopo ciò che gli aveva raccontato il suo amico.

“Zayn io…io non ce la posso fare, non posso andare avanti! Non più ormai, non più!” e in un mare di lacrime, mi appoggiai con tutte e due le mani sul suo petto, appoggiando la testa all’altezza del cuore, che batteva adagio, in un ritmo costante.

Lui mise un braccio intorno alla mia schiena, vicino ai fianchi, e con l’altra mi accarezzò la testa, mentre io in prede ad una crisi isterica gli bagnavo la camicia bianca con le mie lacrime. Dalla forte esasperazione che stavo sfogando su di lui e sulla sua camicia, feci partire un bottone, che finì a terra. Il suo tintinnio sul pavimento di ferro che copriva quel piccolo tratto del ponte mi fece rinvenire. Un solo e flebile tintinnio.

Lo guardai negli occhi, le lacrime ormai si erano fermate, non ne avevo più.

“Piccola Bet” mi disse solamente baciandomi la fronte. Con lui mi sentivo al sicuro, protetta e amata. Era più di un fratello per me, quel fratello maggiore che non avevo mai avuto e in cui avevo sempre sperato di contare. Però purtroppo la vita mi aveva riservato altre vie da percorrere, da sola.

Rimanemmo abbracciati per molto tempo, finché io non sentii le mie gambe cedere dalla stanchezza e i miei occhi chiudersi dal gonfiore a causa di tutte le lacrime perse.

“Andiamo a dormire ora, domani sarà una giornata molto faticosa…” mi prese in braccio a mo’ di principessa e mi portò fino in camera. Appena bussò, aprì Giulia, anche lei con la faccia rossa dal pianto…sicuramente per via di  Niall.

Mi stese sul mio letto, vicino a quello di Rebecca che già dormiva come un ghiro. Rimase lì per un po’ di tempo, fino a quando non mi riaddormentai, uscendo dal semicoma e rientrando nel buio più totale. Appena si accorse che mi ero assopita mi accarezzò la fronte scostando i corti capelli della mia frangetta, e con delicatezza mi baciò dolcemente le labbra, dicendomi a modo suo addio. Mi avrebbe lasciata così, senza dirmi niente, senza avvertirmi, perché sapeva che non avrei retto un’altra separazione di quella portata. Prese un pennarello e appuntò il suo numero di cellulare sul mio braccio, facendo attenzione a non svegliarmi. Fatto ciò, salutò anche la piccola Reby che stava dormendo e se ne andò, lasciano dietro di se una cabina con dentro la sua migliore amica, che nelle ultime due settimane lo aveva fatto innamorare pazzamente. Non fece niente per prendersi ciò che voleva, perché non avrebbe mai voluto rovinare quel fantastico rapporto che si era creato. Né con me, né con il suo vecchio amico Harry.

La notte passò velocemente, dormii con molta tranquillità non pensando a niente. Ero serena, mi sentivo bene con me stessa…eppure sapevo che quella magnifica sensazione sarebbe scomparsa di lì a poche ore, minuti, secondi…

D’un tratto sentii un lieve calore sfiorarmi le palpebre, e da un vuoto nero e totale pace, vidi dipingere nei miei occhi uno sfondo rosato…sempre più bollente…sempre più piacevole. Aprii gradualmente gli occhi, e vidi con molto fastidio un sole lucente che mi fissava dritto nelle pupille, provocandomi un leggero fastidio di cecità. Era già mattina.

Mi voltai verso il tavolino e presi in mano il mio iPhone, notando con molto dispiacere che erano solo le 7.00 e che purtroppo, non mi sarei più riaddormentata, anche se ero parecchio propensa a tornare in quell’iniziale stato di quiete. Presi delle calze nere trasparenti e smerlettate, con i miei soliti shorts strappati. Ci abbinai una canotta nera che riprendeva la trama delle calze e ci misi sopra una camicia rossa a scacchi neri e verdi. Dirigendomi in bagno, appoggiai i miei vestiti su una panca, mi tolsi tutto ciò che avevo addosso e mi intrufolai nella doccia. Mi ero addormentata con il trucco sul viso, con il vestito rosa ormai stropicciato e con le converse ai piedi. Tutto ciò mi faceva pensare a lui, ma feci in modo di non ributtarmi giù e di non piangere ancora.

Mentre mi stavo insaponando i capelli, notai qualcosa sul braccio. Una grande chiazza nera che si scioglieva a causa dell’acqua. Non mi chiesi cosa fosse perché avevo paura di trovare una risposta…magari era un qualcosa, una cavolata che avevo fatto la sera prima in preda alla crisi di panico. La strofinai per bene fino a toglierne ogni traccia. Ero pulita, era profumata, ero di nuovo me. Quella me che mi era mancata molto.

Mi specchiai e mi accorsi che i miei capelli erano troppo lunghi…avrei dovuto aspettare ancora altro tempo prima di tagliarli, il tempo per scendere dalla nave, arrivare a casa, chiamare la parrucchiera e fissare l’appuntamento per la settimana prossima. Infondo non ci sarebbe voluto tanto, ma io non riuscivo a tenerli ancora legati a me. Erano perfettamente identici a quelli di mia madre, bellissimi…biondi e mossi. Gli stessi capelli che la notte prima Harry aveva toccato e accarezzato. Dovevo liberarmi di quella massa gialla, al più presto.

Tirai fuori dall’armadietto del bagno un paio di forbici, non molto grandi, ma ottime per quello che dovevo fare. Presi la prima ciocca, e insieme ad una lacrima la tagliai, facendo cadere a terra i capelli morti. Iniziai a prenderne tre alla volta, quattro...non mi fermavo più…più tagliavo e più piangevo…dovevo liberarmi di qualsiasi cosa mi facesse pensare a lui.

Sul pavimento vi era un grande agglomerato di riccioli biondi che mi cerchiava, facendomi rimanere in piedi nell’unico punto in cui si potevano ancora vedere le mattonelle azzurre del bagno. Mi guardai nuovamente allo specchio: i miei capelli ora sfioravano appena le spalle. Avevo smesso di piangere, adesso dovevo solo ripulire il tutto. 

Dopo aver risistemato il bagno, indossai i panni accuratamente scelti mezz’ora prima e uscii dal bagno dirigendomi verso la mia valigia che si trovava esattamente al centro della stanza, in un caos totale e circondata da una decina di magliette. Mi ci sedetti vicino ed iniziai a riordinare il tutto: tra un paio di ore avrei dovuto lasciare la nave e ancora non avevo raggruppato le mie cose e quelle di Rebecca. Dopo aver piegato con precisione ogni singolo indumento, cercai con lo sguardo se avessi lasciato altri vestiti in giro. I miei occhi si posarono su un manica blu scura che usciva dalle lenzuola del letto. Il cuore mi si fermò in gola.

Mi alzai per prenderla in mano…si avevo visto bene. Era la sua giacca. La abbracciai così forte che riuscii a sentire dei piccoli “strap” vicino al colletto meticolosamente piegato e un po’ acciaccato. Non versai neanche una lacrima, mi limitai a fissare il vuoto prima di riprendermi e di appoggiare la giacca su una sedia. Finii di chiudere la valigia e la sistemai vicino al mio letto. Feci lo stesso con quella di Reby, lasciandole fuori solo alcuni indumenti che avrebbe poi indossato quella stessa mattina. Sedendomi sul letto, mi voltai verso la finestra da cui si intravedeva il mare. Era così tranquillo, così liscio. Neanche l’ombra di un’onda…non so perché ma in quel momento anche io mi sentivo così. Avrei iniziato una nuova vita appena scesa da quella barca.

Fu così che ripresi nuovamente la giacca di Harry in mano e mi avviai verso la porta. La aprii delicatamente per non fare troppo rumore e dopo aver girato per vari corridoi, uscii dalla porta finestra che dava sul ponte in cui diedi il mio primo bacio ad Harry. La ringhiera era la stessa di tre settimane prima, la stessa in cui ci stringemmo la mano e decidemmo di ricominciare da capo. La ringhiera era la stessa della sera prima, la stessa in cui quella giacca mi circondò le spalle facendomi smettere di tremare. E come l’avevo avuta in regalo, la restituii. Ma stavolta non all’uomo che amavo, ma al mare, che in quelle quattro settimane mi aveva cullato con le sue acque a volte agitate e a volte calme. Finì tutto da dove era iniziato.



Salve gente :D
Mi sento davvero molto appagata di questo capitolo, mi piace troppo ** 
L'avrò riletto dieci volte, però sicuramente mi sarà scappato comunque qualche errore :P
Non è ancora finita, so che sta diventando parecchio lunga, però non posso lasciarla finire così xD
Grazie a tutte voi che leggete la mia ff, anche se non recensite il solo fatto di vedere tutte quelle visualizzazioni mi fa troppo piacere**
Bhè, che dire?? A breve il prossimo capitolo!!

Il titolo l'ho ripreso dalla canzone "Bottom of the ocean" di Miley Cyrus...abbastanza azzeccata per questo capitolo :)
Goodbye! :3
*BigLove* <3

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Capitolo 29
*** Goodbye. ***


Fissavo le onde provocate dallo spostamento della nave nell’acqua. Della giacca ormai non c’era più traccia…sicuramente in questo momento già sarebbe stata appoggiata sulla sabbia compatta del fondale. Perché l’avevo fatto? Era l’unica cosa che mi teneva ancora stretta a lui, al suo ricordo e al suo profumo. Si, forse era proprio per questo che l’avevo gettata in mare, regalandola al mondo sottomarino.

Sapevo di aver fatto la cosa giusta, però non me ne facevo una ragione…avrei dovuto iniziare davvero a credere che era finita lì, se non avessi voluto continuare a danneggiare il mio cuore.

Il sole di prima mattina era così bello, il suo calore si riusciva a percepire solo grazie al vento che soffiando lentamente ti ricopriva il corpo di un piccolo strato di salsedine. Una sensazione che mi faceva rabbrividire ogni volta. Sentii due calde mani stringermi le spalle, e darmi il buongiorno. Avevo riconosciuto la sua voce, ma non volevo voltarmi, avevo paura di parlare con lei e avevo paura di non rivederla mai più. Infondo quello che sarebbe poi successo: tra il lavoro e altri impegni, quand’è che avrei potuto rivedere Giulia?

“Che hai fatto ai capelli?!” mi disse un po’ sconcertata, avvicinandosi a me e appoggiando gli avambracci sulla ringhiera.

“Ho dato un taglio al passato!” le risposi con una risatina di disprezzo, non ero capace di fingere di stare bene.

“Ma…” e si bloccò appena vide che il mio sguardo si era abbassato ancora di più, alla ricerca di qualcosa nel mare che purtroppo non esisteva.

“Ho pensato che sfuggendo da ciò che ero sempre stata, forse mi sarei anche allontanata da QUEL ricordo. E invece non è così, ho sbagliato di nuovo. Non è accorciando i miei capelli che ho cambiato me stessa...insomma, se sono così deficiente non è poi colpa dei miei ricci…” dissi, cercando di fare una squallida battuta, e voltando il capo dalla parte opposta di Giulia, per non farle vedere che stavo per piangere.

“Tu non devi cambiare. Questa è stata semplicemente un’avventura amorosa in cui tu e lui ci avete creduto davvero. Non voglio essere insensibile Bet, voglio solo dirti la verità, tutto qui. Tra due mesetti neanche ci penserai più…e io so che è così, tu non penserai più a lui, e io non penserò più a Niall. Sono sicura, me lo dimenticherò per sempre, e quando lo vedrò in TV o ascolterò le sue canzoni alla radio…penserò “chi è questo biondino che puzza ancora di latte?” perché infondo è così…è ancora piccolo, tenero e ingenuo…e” non la feci finire di parlare che l’accolsi subito tra le mie braccia. Così, dall’essere consolata, mi ritrovai a consolare. Non stava parlando di me e di Harry, ma si riferiva a lei e Niall. A quel bambino che le aveva strappato il cuore e che la stava facendo piangere come una fontana. Allora non ero la sola a soffrire così tanto per un qualcosa che aveva solo 4 settimane. Che poi…non era un qualsiasi “qualcosa”, era solo amore.

“Senti Giulia, devo essere sincera…io non so cosa dirti per tirarti su il morale…insomma, siamo nella stessa situazione, e lo so che un “stai tranquilla” non risolverà niente…per cui…” e scoppiammo a ridere…ci sentivamo follemente stupide, ma non potevamo far a meno di ridere perché sapevamo che in quel piccolo cosmo c’era una persona che ci ascoltava e che ci sosteneva. E noi lo stavamo facendo a vicenda.

“No dai, sul serio! Ahah per cui…perché non te ne vieni a Roma dopo la crociera? Stiamo un po’ insieme, mi fai compagnia…ci possiamo divertire, anche per cercare di dimenticare un po’ quello che è successo. Allora?? Che ne dici??”

“Bhè, perché no! Infondo non ho nulla da fare per i prossimi mesi, se non cercarmi un lavoro!” e rise ancora.

“Ma a quello ci penso io! Mio nonno ha un cinema, e servirebbe altro personale perché negli ultimi tempi sta andando proprio bene…” le risposi dandole una botta con il gomito sul braccio.

“Dai, poi ci penserò! ahah” ci prendemmo per mano e ci incamminammo verso la nostra cabina.

Nel frattempo Rebecca si era alzata, lavata e vestita, e da brava bambina qual era aveva anche raggruppato tutti i suoi giocattoli in un piccolo zainetto azzurro. 

“Che ne hai fatto di mia sorella?!” mi disse Rebecca notando i miei capelli e puntandomi un dito contro. Era spaventata.

“Lunga storia…ma tranquilla, dalle due orette e tornerà come prima!” dissi io stampandole un bacio sulla guancia.

Prendemmo le ultime cose rimaste in giro e con i bagagli in mano ci dirigemmo verso la sala da pranzo, dove ci aspettava un lungo discorso tenuto dal dirigente della crociera. Erano tutte lì, non so bene quante fossero, però vi erano davvero molte persone, alcune delle quali non avevo neanche mai visto in giro. Probabilmente ci dovevano essere anche i One Direction, ma non spesi neanche tempo a cercarli. Avrei solo aumentato la mia sofferenza.

“Grazie di aver soggiornato nella nostra nave e grazie per aver passato insieme a noi queste 4 settimane fantastiche…” parlava, parlava, parlava…però ci fosse stata una persone che lo stava a sentire.

“…C’è anche qualcun altro che vuole ringraziarvi e salutarvi…ragazzi, ecco a voi per l’ultima volta i One Direction!” appena udii quelle due parole il cuore mi saltò in gola. Non potevo guardare il palco, non potevo sentire la sua voce…sarebbe stato troppo per me.

“I've tried playing it cool, but when I'm lookin' at you…” iniziò a cantare Liam, con gli occhi un po’ lucidi sicuramente dal sonno. Però quanto cavolo cantava bene anche di prima mattina?!

Non resistei a non guardare il palco. Avevo bisogno di lui, avevo bisogno di vederlo per l’ultima volta. Mi tolsi i grandi occhiali da sole che indossavo, e come se non ci fossimo mai incontrati, i nostri occhi si incrociarono di nuovo, perdendosi nuovamente gli uni negli altri.

“Shot me outta the sky, you're my Kryptonite!! You keep making me weak, frozen and can't breathe…” dicendo quelle parole non tolse mai lo sguardo dal mio, me le stava dedicando, mi stava dedicando quella canzone meravigliosa e come se non bastasse, iniziò anche a piangere. La sua voce tremolante fu subito coperta da quella di Zayn, che iniziò ad intonare il suo pezzo. Andò avanti così per un po’, e gli altri componenti della band cercavano di riempire il vuoto lasciato dalla voce di Harry, che se ne stava in silenzio a fissarmi, ma non ce la facevano perché ognuno è importante per il tono delle sua voce. Se crolla uno, crollano tutti. 

“I don't, I don't, don't know what it is…but I need that one thing, that you've got hat one thing!” Niall stava per prendere il posto di Harry nel suo assolo, ma non fece in tempo perché il riccioluto strinse più forte che poté il suo microfono e cantò quella frase con una voce così potente in cui dentro riversò tutti i suoi sentimenti.  

“You've got that one thing!!” mi fissava ancora, e io non potei far a mano di piangere. Mi voltai e corsi via, non riuscivo a tenere il suo sguardo, era troppo pesante e faceva male. Mentre Harry tentò di corrermi dietro, Zayn lo tirò per un braccio lanciandogli un’occhiata che lo fece presto rimettere in se. 

“Sei pazzo?!” gli sbraitò Zayn contro quando entrarono nelle loro cabine. Sarebbero scesi in un altro porto per non creare troppo casino alle altre persone della nave.

“Io…”

“No, tu niente Harry! Cosa volevi fare ancora? Non ti sembra di averle spezzato già abbastanza il cuore? Vuoi peggiorare la situazione?! Cazzo Harry per una volta cresci e fai l’adulto! Non puoi giocare così con i sentimenti delle persone, soprattutto se queste persone sono così fragili!” disse dando un pugno al muro.

“Io non ho giocato con i suoi sentimenti Zayn! Merda io…”

“Io, io e io! Lo vedi che non riesci neanche a trovare delle scuse adatte? E questo sai perché? Perché ti senti in colpa! Ammettilo…sei un cretino Harry. Un cretino.”

“Smettetela ragazz…” intervenne Louis, dividendo i due. Ma Harry non lo fece terminare di parlare.

“IO ME NE SONO INNAMORATO!” e detto ciò, prese il suo iPhone e si chiude in bagno, dal quale provennero alcuni rumori singolari.

“wow” dissero tutti i presenti nella cabina, rimanendo a bocca aperta. Tranne Zayn che si avvicinò con la schiena alla porta del bagno e si lasciò cadere a terra.

“Mi dispiace Harry” disse tutt’un tratto, guardando il pavimento.

“ero talmente occupato a pensare ai miei di sentimenti che…non ho notato i tuoi. Solo adesso mi accorgo di quanto tieni a lei…e, anche se tutto questo mi fa male da morire, so che Bet sarebbe felice a stare insieme a te. E se lei è felice, lo sono anche io. Quindi alza quelle cazzo di chiappe e vattela a riprendere, perché una come lei non si trova facilmente dietro ogni angolo.” Si alzò e si allontanò dalla cabina, estenuato da quello che aveva appena detto. Voleva bene a entrambi, e sapeva che quelle parole che aveva pronunciato con molta fatica avrebbero reso felici Harry e Bet.

“Zayn…” disse Harry aprendo la porta. Niente, non c’era, se n’era andato chissà dove a pensare ai fatti suoi.

“Ok amico, adesso segui il consiglio di Zayn, perché se questa ragazza è riuscita a far perdere la testa a voi due, amanti del sesso e del divertimento, bhè, allora è veramente una dea!” disse Louis, lasciandosi scappare una risatina.

Un improvviso rumore assordante invase la stanza, facendo notare che la nave si era fermata al porto. Così Harry prese con se il suo inseparabile telefono e tentò di correre verso il ponte, dove si erano raggruppate tutte le persone che sarebbero dovute scendere. I corridoi erano intasati dalle valigie delle gente che era in ritardo, così solo dopo alcune peripezie riuscì a raggiungere la porta per uscire da quell’inferno.

La nave aveva appena attraccato e sul ponte principale, insieme a tutte quelle persone che sarebbero scese c’eravamo anche io, Reby e Giulia. Tenevo stretta a me Rebecca per paura che si perdesse, e dall’altro lato Giulia, che si girava in continuazione per trovare il suo sguardo. Causa persa.

“Dai, andiamo…sennò rischiamo di rimanere su questa nave per tutta la vita!” dissi io ridendo, per sdrammatizzare un po’ quel momento.

“Si…”

Eravamo ormai scese, e io mi guardavo intorno per vedere se c’era mio padre o l’autista. Qualcuno ci sarebbe dovute venire a prendere, sicuramente.

“Beeet” 

“Mmm…qualcuno mi chiama! Ma…non vedo nessuno!” dissi io voltandomi verso Giulia.

“Io per dire la verità non ho sentito niente!” mi rispose lei.

“Mhà…starò diventando matta!”

“Heeeiii Beeet!” 

“Oh cavolo, stavolta l’hai sentito?” dissi tirandole una gomitata.

“No Bet, non sento niente, e ora andiamo a vedere se c’è tuo padre nel parcheggio…forse ci sta aspettando lì, data la moltitudine di persone che bloccano il passaggio.”

“Ok…” mi voltai per l’ultima volta verso quella nave, giurando a me stessa che mai e poi mai in vita mia avrei fatto di nuovo una crociera. E con un grosso magone nello stomaco, lasciai cadere una lacrima in segno d’addio. Addio a tutto ciò che in 28 giorni avevo amato più della mia stessa vita.

Ti amo Harry, non dimenticarti di me.


 
Hello! :3
Più mi avvicino alla fine e più mi sento soddisfatta di quello che scrivo...e tutto questo solo grazie a voi che apprezzate la mia ff e mi date il coraggio di andare avanti ù.ù
Vi amo! <3
Grazie, grazie, grazie!

*BigLove* :D

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Capitolo 30
*** “I don’t know about you girl but I believe it” ***


Ciao a tutte!
Questa volta mi trovate all'inizio :'D
Vorrei scusarmi per il ritardo, ma non avevo per niente ispirazione...non riuscivo a scrivere nulla di interessante D:
Infatti questo capitolo non mi piace molto...diciamo che è un po' introduttivo per i capitoli seguenti - e ripeto che non mi piace-
Ringrazio come sempre le persone che leggono e quellle che recensiscono, anche se sarei felice di vedere qualche altra recensione, oltre a quelle stupende di Dolcedolce e Anniex3.

Al prossimo capitolo!!
*BigLove*

 

Il tragitto dal porto a casa fu lungo e doloroso. Non parlammo di niente, anche Rebecca alla fine si dovette arrendere, arrivata al punto di non ricevere nessuna risposta alle sue domande. Io e Giulia eravamo stanchissime, avremmo voluto buttarci sotto le coperte e ascoltare musica a palla fino allo stremo delle nostre forze. Appena vidi che sul mio iPhone prendeva il 3G, mi connettei subito su twitter per vedere se Harry mi stava seguendo. Poi appena vidi che il numero dei follower era ancora quello di sempre, capii che era praticamente impossibile trovarmi o farmi vedere. Tra milioni di fan, come avrebbe fatto a riconoscere me? Ero stata un’idiota a non dargli il mio nome. Spensi tutto, per cercare di non pensare a lui. Appoggiai la testa sul sedile e mi addormentai in fretta.

“Hei, siamo arrivate, svegliati!” mi urlò Rebecca nell’orecchio, ignorando il fatto che mi ero rilassata dopo tanto tempo.

“Mmmm…” mugugnai io, girandomi dall’altra parte.

“Daii Bet, scendiii!” mi diede un spintone talmente forte, che in un attimo mi ritrovai con la faccia per terra. 

“Aahaha Rebecca ma cosa fai?! Dai Bet, ti aiuto ad alzarti!” e Giulia mi venne incontro. Avevo dormito talmente bene che mi ero praticamente dimenticata di lei. Le sorrisi e afferrai la sua mano.

“Questa me la paghi, moscerino” dissi io facendo una boccaccia a Rebecca.  Ero tornata nel mio mondo. Nel mio noioso e squallido mondo. Ma la mia testa, quando mi avrebbe raggiunto? 

Come al solito in casa non c’era nessuno, e la cosa non mi dispiaceva affatto.

“Dai Giulia vieni ti faccio vedere la tua stanza, così potrai riposarti…poi magari stasera ti faccio fare un giro della casa!” dissi a lei accennando un sorriso con le valigie in mano.

“Oh, certo! Grazie mille, Bet!” soffocò il mio nome in un abbraccio e nel magone che piano piano stava crescendo nello stomaco.

“Mi manca, già mi manca!” disse, stringendo la presa. Non potei far altro che ricambiare quel abbraccio. Le accarezzai la testa, cercando di essere più confortevole possibile, ma non ci riuscivo perché anche io in quel momento stavo provando le sue stesse emozioni. Però cercavo di trattenermi per non far star ancora più male la mia amica.

“Senti, in camera mia ci sono due letti, che ne dici se invece di dormire da sola, non stai in stanza con me? Tanto posto nell’armadio ce n'é…e per il bagno puoi usare tranquillamente il mio!” dissi sorridendole.

“Sei la persona più fantastica che io conosca, davvero. Grazie di tutto quello che stai facendo per me. Anche solo per un sorriso che mi regali. Ti voglio bene!” la guardai per un attimo mentre i miei occhi si gonfiavano piano piano per le lacrime. Mi avvicinai a lei e le stampai un bacio sulla fronte, dandole una carezza. Le volevo bene come a una sorella. In pochi giorni era diventa tutto per me.

“Allora andiamo!” dissi cercando di sorridere il più possibile. 

Arrivate in camera, lasciai a Giulia la priorità per la doccia, così io intanto mi stesi sul mio letto e dopo 4 settimane riaccesi il mio portatile e mi ricollegai di nuovo su twitter, per controllare i follower. Sempre i soliti 582. Quella sarebbe stata un’altra causa persa, così chiusi tutto per rilassarmi un po’. Presi l’iPod e misi le cuffiette. Non feci in tempo a chiudere gli occhi che li spalancai subito. “Another world”. La prima canzone che capitò nella riproduzione casuale. Mi alzai subito e stringendo fortemente le palpebre per non fare scendere neanche una lacrima, attaccai l’iPod al computer ed eliminai tutte le canzone dei One Direction. Non potevo più ascoltare la voce di Harry e Zayn come se niente fosse.

 

Ormai i giorni passavano così in fretta che neanche mi accorsi che l’estate stava finendo. Giulia sarebbe dovuta tornare a casa e io avrei dovuto iniziare a lavorare nel cinema. Appena dopo una settimana dalla fine della crociera, annunciarono alla radio l’inizio del tour americano del gruppo che in pochissimi giorni avevo iniziato a odiare di più. Non perché non fossero bravi, ma perché solo a sentire le note iniziali delle loro canzoni mi dava il voltastomaco, combinato con un orrendo senso di nostalgia. Fu così che li eliminai piano piano dalla faccia del mondo, o meglio del mio mondo, iniziando ad allontanarmi a tutto ciò che li riguardava.

Cambiai totalmente look, diventando man a mano più accettabile dalla società, dato che non potevo andare a lavoro con i jeans strappati, converse e magliette ridicole. Dovevo avere un certo abbigliamento corretto e dovevo essere presentabile per i clienti. Così, cominciai a truccarmi ogni giorno, non solo più rimmel e fard, ma anche ombretti e matite colorate. Insomma, in un anno ero completamente cambiata: ero diventata una ragazza a modo (evitando così le paternali di mio nonno)

“Questo è un cinema come si deve, non un night club!!” mi ripeteva sempre…come se poi andassi in giro come una scostumata. Antico.

Sebbene qualche volta il pensiero di Harry tornava, io cercavo di cacciarlo ed imparai anche ad evitare tutto ciò. Ormai lo avevo dimenticato. Un anno di duro lavoro mattina e sera dentro a quel cinema mi avevano trasformata davvero tanto. Del resto, io avevo solamente venduto qualche biglietto, e lui invece aveva cantato per un anno intero quasi ogni sera…figurati se pensava ancora a me. Mi avrebbe sicuramente già sostituita con qualcun'altra da due spicci.

Uscii anche con un paio di ragazzi, ma facendo sempre buchi nell’acqua, perché anche se non lo ammettevo, il mio cuore apparteneva ancora ad Harry. Sarei riuscita prima o poi a rifarmi una vita?

 

(POV'S HARRY)

Scendemmo in un porto sconosciuto di un paesino della Spagna, per cercare di non dare nell’occhio in Italia, dato che ormai tutte le fan sapevano della nostra presenza sulla nave. Passammo una notte in un piccolo albergo di 3 stelle. Noi, abituati a dormire negli hotel di lusso, catapultati in quel palazzo spoglio e grigio ci sentimmo un po’ in pena. Soprattutto perché tre di noi non parlavano per niente: io, Niall e Zayn. Ci divertiamo in qualsiasi parte andiamo perché siamo molto amici, ma se crolla uno già è difficile consolarlo, figuratene tre.

“Hei, Zayn…mi dispiace per quello che è successo sulla nave. Io non avevo capito quello che provavi per Bet…e…” con una pacca sulla spalla mi trascinò verso di sé, abbracciandomi.

“non le devi neanche dire queste cose…ormai è passato. Basta. Non pensiamoci più…”

“ahah staccati che se ci vede qualcuno potrebbe capire male!” dissi io scherzando…per deviare il discorso.

“Sai…però io non penso di riuscire a dimenticarmi di lei. Insomma, non sono mai stato innamorato veramente di una ragazza…e l’unica di cui lo sono tuttora è a più di mille chilometri di distanza da me. E questo mi uccide.” Dissi confidandomi con Zayn.

“E perché te la devi dimenticare Harry? Se davvero ci tieni, dovresti tenerla con te, non lasciarla andare.” 

“Non posso Zayn…è che è così lontana…poi tutte le mie fan cosa direbbero? Non è una cosa possibile…inoltre non ho neanche il suo numero di telefono…neanche il suo nome per seguirla su twitter…sono stato così impegnato con lei che nessuno dei due ha mai pensato a tutto ciò. Sicuri fin da subito che non ci sarebbe mai stato un nuovo incontro…”

“Harry, io so che vuoi bene alle tue fan, e che fai di tutto per non tradirle, però per una volta pensa seriamente a te, e a quello che vuoi veramente! Poi la distanza non è mai stata un problema…” disse, calcando la parola seriamente.

“Non ho niente per rintracciarla! Non so neanche dove abita! Come posso fare Zayn? ti prego aiutami!” 

“Sicuramente ti invierà qualche tweet, quindi attaccati a twitter e non lo mollare finché non leggi qualcosa su di lei.”

La nostra conversazione finì così, dopo essere stati richiamati più volte dal nostro manager per rientrare in camera. Il giorno dopo saremmo partiti direttamente per andare in America ed iniziare il nostro tour, che sarebbe durato poco più di un anno.

 

Passai due mesi interi sempre connesso a twitter, e nessuna traccia di lei. Nessun tweet in cui c’era scritto “Hei Harry, sono io, Bet!”. Ne ricevevo tanti, e mi fu quasi impossibile leggerli tutti. Ma per lei mi armai di santa pazienza e lo feci. Nei momenti in cui mi esibivo sul palco nei concerti, lasciavo il mio telefono in mano ad Eleonor, che seguiva Louis in ogni tappa, per continuare la ricerca in un modo o nell’altro. Ma niente. Iniziai così a rassegnarmi.

Il tour stava per finire. Eravamo tutti stracontenti di come erano andate le cose…milioni di ragazze che ci erano venute a vedere…alcune erano anche le stesse che ci seguivano ad ogni tappa. Fiere di quello che eravamo diventati.

Il pensiero di Bet non mi lasciava in pace…mi perseguitò per un anno intero. Sicuramente a lei le cose sarebbero andate meglio perché non era costretta a sentire quasi tutte le sere la canzone che ballammo a quel ballo. Moments. Ogni spettacolo l’avevo dedicato a lei, nel profondo della mia anima.

 

Era finito tutto appena da una sera, quando dovemmo prendere l’aereo che ci avrebbe riportato nelle nostre amate case. Io e Zayn avevamo legato moltissimo dopo la vicenda di Bet, e stavo quasi quasi per tradire Louis con lui…se non fosse stato per la sfuriata di gelosia fattami dal “più grande” della band.

“Voi due state troppo insieme…staccatevi un po’!” si avvicinò Louis ai sedili del nostro jet privato, buttandosi tra me e Zayn, lasciando Eleonor sola soletta sulla sua poltroncina vicino al finestrino.

“Vai dalla tua ragazza Lou, e vedi di non rompere!” dissi io facendolo cadere con una spinta, e ridendo a più non posso.

“No dico sul serio…che cos’è tutta questa amicizia improvvisa?!” scherzò lui, andandosi a risedere vicino alla fidanzata e dandole un bacio delicato sulla guancia.

“Voglio rivederla” me ne uscii io, senza motivo, cambiando totalmente discorso e facendo rimanere impalati tutti gli altri. Erano mesi che vedevo Louis e Eleonor scambiarsi baci d’affetto, e Liam e Danielle chicchierare romanticamente sulle video-chat. Mi mancava Bet…anche io potevo avere una cosa simile, perché però per me era tutto così complicato?

“Ccosa?!” disse Niall alzandosi dal sedile di scatto.

“Io…io non ce la faccio più! Ho retto 13 mesi, non ne reggerò altrettanti!” e mi voltai verso il finestrino che si trovava alla mia destra.

“Ma…non l’hai cercata per così tanto tempo, ed ora pretendi di tornare e riaverla tutta per te? Harry sveglia, la vita va avanti. Lei si sarà rifatta una vita, come minimo.” Intervenne Liam.

“Se ho resistito così tanto io a non toccare una ragazza per più di 365 giorni, non vedo come lei, così pura e corretta, non lo debba aver fatto!”

“Appunto per questo, perché sa che persona sei, senza offesa, però tu le ragazze l’hai sempre usate per una botta e via...Harry, devi imparare che non tutti stanno sempre ai tuoi piedi! Scusami se mi intrometto…però questo è ciò che penso”  disse Eleonor, facendo rimanere tutti a bocca aperta perché non era solita parlare, tantomeno uscirsene con le sue opinioni. Timida e riservata…in quel momento però era esplosa.

“Oh…” colpito al centro. Adesso?

“Dai ragazzi, lasciatelo perdere. È innamorato…ha sprecato molte occasioni ed è stato anche un po’ stronzo, però perché dividere così due cuori che sono destinati a stare insieme??” se ne uscì Zayn, parlando molto naturalmente, come se quello che stesse dicendo fosse la cosa più giusta di tutte.

“ahah aspetta, adesso questa perla di saggezza?” scoppiò Lou, in una risata.

“Dici così perché anche tu vuoi rivederla o perché sei davvero dalla mia parte??” mi voltai di colpo verso di lui, con sguardo fulmineo.

“Bhè, mi andrebbe volentieri di rivederla. Però so cosa intendi e no, non è per quello. Solo che manca anche un po’ a me…”

Gli diedi uno scappellotto sulla spalla e mi voltai verso gli altri con un sorriso a 32 denti.

“Okay, si va in Italia!” 

“Eeeeh?” risposero in coro. Tranne Niall che si era seduto su un sedile in disparte, con la mente sospesa in aria. Pensava sicuramente a Giulia.

“Hei Niall, passiamo anche da lei, tranquillo!” dissi scompigliandogli i capelli.

“ma lei abita a Milano…”

“Passiamo a prendere lei e la portiamo a Roma, così facciamo una doppia sorpresa a Bet!!”

“Sempre se le farà piacere…” disse Eleonor, portandosi subito una mano davanti alla bocca. Feci finta di niente, anche perché sapevo che aveva ragione.

Ci coricammo sui sedili messi orizzontalmente. Non riuscii a prendere sonno, perché non stavo nella pelle. Tra meno di 10 ore avrei rivisto la mia Bet. Il mio unico grande amore.

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Capitolo 31
*** I'm back to stay with you, forever. ***


 

La sveglia suonava imperterrita, e io non accennavo nemmeno al fatto di alzarmi. Erano già le 6.30, e dovevo andare a lavoro. Mi girai con la pancia in giù e misi la testa sotto al cuscino, per cercare di non sentire più quel rumore assillante. La piccola radiolina era solo sulla mensola vicino al mio letto, ma non mi andava di alzarmi. Risuonò dopo altri cinque minuti, e la feci aspettare di nuovo. Ero senza forze…non avevo dormito per niente quella notte. Mi sentivo come se sarebbe dovuto succedere qualcosa, e questo pensiero mi tormentava. Ormai la radiosveglia si era accesa, così, dopo aver finito di rompere con il suo “bip bip”, iniziò a trasmettere canzoni. 

Mi sollevai di colpo, sbattendo la testa sulla mensola e facendo cadere l’aggeggio elettronico per terra, che andò a finire sotto al mio letto. E ancora continuava a funzionare. “I want” risuonava per tutta la stanza, amplificata dal fatto che si trovava nello spazio vuoto tra il pavimento e il mio materasso. Mentre mi massaggiavo la testa, mi buttai di peso sul letto, facendo cadere un po’ le lenzuola e facendo strisciare le mie mani sui mattoni gelati del pavimento con la testa in giù a penzoloni. La voce di Harry era così bella…proprio come le ma ricordavo.

Ascoltai tutta la canzone in quella posizione, dopo un anno di totale disintossicazione da quei 5 ragazzi.

“Lo sai che…che un po’ mi manchi?” dissi tra me e me, a bassa voce, fissando il piccolo spazio grigio che si trovava tra i mattoni di cotto rosati della mia camera con un sorriso malinconico. 

Trascinandomi con le braccia a terra, mi infilai sotto al letto e raccolsi la radio, spegnendola e rimettendola al suo posto. Notai che si erano fatte le 7.00, così mi dovetti sbrigare per poter arrivare puntuale alle 8.30 a lavoro.

Presi dal mio armadio una canotta bianca, e ci misi sopra un gilet nero con le frange. I pantaloni stretti neri mettevano in risalto le mie curve, e terminavano dentro un paio di stivaletti neri anch’essi, aperti sulla punta. Mi ero abituata ormai a portare i tacchi, e anche se non mi piacevano, dovevo comunque metterli. (http://expoitalyonline.it/wp-content/uploads/2012/05/miley_cyrus_37-1680x1050.jpg) Andai in bagno e mi feci una doccia al volo.

Riuscii a tenermi i capelli poco sopra le spalle, per tutto l’anno non feci altro che andare dalla parrucchiera. Ricrescevano in fretta, come se volessero tornare al loro stato iniziale, come se volessero riesumare di continuo il ricordo di Lui. Ormai non li tagliavo più per quel motivo, mi piacevano semplicemente corti.

Presi le chiavi della mia macchina, una piccola KA gialla. Avevo preso la patente da circa 5 mesi, e i miei non avevano esitato a comprarmi una macchinina per farmi diventare indipendente. Arrivata a Roma, la parcheggiai nel parcheggio riservato ai dipendenti, presi la mia grande borsa nera e mi recai nel cinema.

L’estate stava per finire, settembre era alle porte. Tra meno di due settimane sarei potuta rimanere a casa di mattina, visto che le persone con la fine delle vacanze non venivano più a vedere i film e a rinfrescarsi con l’aria condizionata del cinema anche nella mattinata.

“Sei in ritardo!” iniziò ad attaccarmi Marco, il tizio dei pop-corn. Aveva solo due anni in più di me, e appena iniziai a lavorare lì, ci provò immediatamente. Solo che io con la mia acidità, riuscii a tenerlo a bada, anche se adesso mi tormentava con stupide battutine e frecciatine.

“Taci. Anzi, taci per tutto il giorno. Oggi non ti voglio sentire per niente” gli risposi a tono, facendogli sentire tutta la mia ripugnanza. Ok, era un bel ragazzo…alto, muscoloso e bello da morire. Però purtroppo oltre ai muscoli, non aveva più niente. Neanche un po’ di cervello! Ecco, sapeva solo far funzionare la macchina dei pop-corn e basta…non che ci volesse la scienza, però per lui era già molto.

“Oh oh…Eli si è svegliata con la luna storta stamattina!”

“TI HO DETTO CHE…ti ho detto che non mi devi chiamare Eli. Io per te sono Elisabetta, al massimo Bet, punto. Anzi, già è tanto che mi dai del tu. E ora lavora, sfaticato. Io ho da fare le mie cose, non posso stare dietro a te.” Cercai di tranquillizzarmi e di non alzare tropo la voce, visto che nelle vicinanze c’era mio nonno. Entrai nel gabbiotto di vetro in cui avrei dovuto iniziare a sistemare i biglietti in base ai film e alle sale dove dovevano essere trasmessi. Stavo per riordinare alcune pratiche quando la radio del cinema iniziò a intonare “Moments”.

“No…non può essere…non un’altra volta…no, non voglio sentirla!” dissi alzandomi dalla sedia con le rotelle di scatto, appoggiando le braccia tese sul tavolino. Avevo fatto di tutto per non ascoltarli in 12 mesi, ed ora stava andando tutto a puttane. Poi…proprio quella canzone? La nostra canzone…dovevo farla smettere, subito.

Mi attaccai al vetro e iniziai a fare dei gesti disperati a Marco, pregandolo di spegnere la musica. Lui, ritardato, mi guardava divertito. Rideva a più non posso e non capiva quello che gli stavo dicendo. In un nanosecondo scoppiai in lacrime e mi accasciai sulla sedia che si trovava dietro di me. Il trucco si iniziò a sciogliere molto velocemente, e non mi andava di salvarlo. Volevo piangere…tutte le lacrime che avevo tenuto dentro in un anno stavano uscendo come cascate tutte insieme, nello stesso momento.

“Hei…hei Eli cos’hai?” mi raggiunse preoccupato, cercando di tirarmi su con le sue possenti braccia abbronzate.

“LASCIAMI STARE! NON TOCCARMI!” gli urlai contro. Ma lui non si levò, mi prese con la forza e mi appoggiò sul tavolino, vicino al computer porgendomi un fazzolettino.

“Ti ho detto che non devi chiamarmi Eli!” gli dissi, soffiandomi il naso e continuando a piangere come una fontana.

“Non voglio sapere i tuoi fatti personali, però dimmi almeno se stai piangendo perché ti senti male o perché ti è capitato qualcosa di doloroso…” mi disse accarezzandomi il viso. Okay, era scemo di brutto!

“No, tranquillo. Sto bene. Anzi, grazie per crgwh4…” e ricominciai a piangere. Ero talmente rossa in faccia che non ero poi tanto diversa dalle tipiche poltroncine da cinema bordeaux.

“Dai…ti accompagno in bagno…sciacquati la faccia. Prenditi il tempo che ti serve, ti copro io!” Era la cosa più carina che mi avesse detto in anno. Non me lo sarei mai aspettato da lui.

Entrai in bagno e stetti a fissarmi allo specchio per oltre 10 minuti. Ero uscita fuori di testa, mi stavo rovinando la vita da sola…e solo per un ragazzo. Francesco era riuscita a dimenticarlo subito…ma Harry…lui non usciva dalla mia testa.

“Get out, get out, get outta my head, and fall into my arms instead” Dissi, strozzando le sillabe delle parole nella gola. Sapevo che quello sarebbe stato solo un momento...poi mi sarei ripresa. Però che brutti minuti che stavo passando. Il suo pensiero faceva così male…

“E adesso chi è che mi chiama?” dissi prendendo il mio telefono dalle tasche laterale dei pantaloni. 

“Giulia…hai scelto un momento perfetto, a quanto pare!” dissi, asciugandomi il naso e premendo il tasto “rispondi”

“Hei…Giulia...ciao” le dissi, cercando di rispondere con una voce umana.

“Bet!! Come stai?”

“Sto…sto come mi hai sentita l’ultima volta, ieri sera!”

“Non mi pare…hai una voce strana…cos’è successo?” mi disse preoccupata

“Niente” risposi io, fredda come un ghiacciolo.

“Bet! Lo sento che c’è qualcosa che no…ma stai piangendo!” urlò nella cornetta del suo telefonino coperto da una mascherina pelosa e rosa.

“Io non…non sto piangenfkeh!” dissi, iniziando a piangere più che mai.

“Ma ma ma dimmi cosa è successo! Mi stai facendo preoccupare!” 

“Mi manca Giù, semplicemente, mi manca!” dissi io, gettandomi in ginocchio, e appoggiandomi a una delle porte del bagno.

“Oh…” e rimase zitta. “Se tornasse, in questo momento, tu lo accetteresti? Insomma…tu…”

“Cosa dici! Non tornerà mai! Perché mi stai dicendo queste cose?! Non capisci che così mi fai solo sperare il niente, l’impossibile e ci rimango ancora di più male?” le dissi, urlandole contro e alzandomi da terra.

“S-scusa Bet…non vole…” 

“E comunque…non lo so. Riaverlo solo per due giorni e non poterlo rivedere per altro tempo, peggiorerebbe solo la situazione. Ora devo chiudere, ciao” Le attaccai il telefono in faccia. Ero arrabbiata con me, con lei, con il mondo intero. 

Mi diressi verso lo specchio e mi lavai la faccia. Presi dalla mia piccola pochette i trucchi che ormai portavo sempre con me e mi risistemai il viso, tornando come prima. Sembrava che non avessi versato neanche una lacrima.

“Tutto bene?” mi disse Marco, vedendomi uscire dal bagno come nuova, sorridente.

“sisi…anzi, scusami per prima. Insomma…non so cosa mi sia successo. Adesso sto bene!” sfoderai il sorriso più grande e finto del mondo. Abboccò a quella farsa, e ritornò a lavorare.

“Se tornasse lo accetteresti?” ripensavo a quelle parole. Che voleva dirmi? La sua voce era squillante, allegra. Lei era sempre così solare, però mi era sembrata molto più contenta di quanto lo fosse di solito. Non le dava fastidio parlare di loro? Era peggio di me, non aveva ancora superato la lontananza da Nialler, e adesso invece da un momento all’altro ne parlava come se niente fosse.

Stavo diventando pazza io, o era tutto ciò che mi circondava ad esserlo?

 

(POV’S GIULIA)

“Hei Harry, non mi è sembrata così tanto felice…mi dispiace…” dissi io, abbassando lo sguardo su un piccione che stava beccando delle briciole di pane incastrate tra i sampietrini che rivestivano Roma.

“Me lo aspettavo. Ma io non voglio mollare la presa. Voglio rivederla, e anche se lei non mi vorrà più, mi basterà guardarla un attimo negli occhi, almeno per un’ultima volta. Poi sparirò.” Disse Harry.

“Harry, tu non puoi decidere queste cose assecondando i tuoi comodi!! Non pensi a lei?! Lo sai, al telefono stava piangendo!”

“Come? Che le è successo?”

“Le è successo che le hai spezzato il cuore, che stava pensando a te, e piangeva per te, nonostante abbia cercato in tutto questo tempo di non farlo! Sta cedendo, e fatti vedere per poi sparire nel nulla un’altra volta non la aiuterà di certo.” Mi dava fastidio quando diceva quelle cose. Era la mia migliore amica, cavolo. 

“Mi dispiace” disse, appoggiandosi su una ringhiera vicino a me.

“Non lo devi dire a me questo, ma a lei. Io ti consiglio di pensarci bene prima di farti vedere. Pensare soprattutto a lei, e non a te.” Mi alzai e me ne andai, prendendo il mio Niall per mano e facendogli fare un giro per Roma. Avevo passato lì più di un mese, e Bet me l’aveva mostrata tutta. Ormai la conoscevo come le mie tasche. Ero arrivata solo da 20 minuti, avevo lasciato tutto a casa. Con me avevo solo la borsa…neanche i miei sapevo di questa piccola “scappatella” a Roma. Infondo Milano-Roma in aereo erano solo 45 minuti, sarei potuta tornare in giornata.

“Esatto, e glielo dirò!” disse sicuro più che mai, gettando una moneta da un euro dietro di se nella fontana più famosa di quella città. Tutto quello che sognava era rivederla e riaverla con se. Aveva desiderato di essere accettato da lei. Aveva desiderato che lei lo amasse ancora come prima. La piccola moneta che aveva appena buttato nella fontana di Trevi, si confuse presto con le altre, sparendo nel nulla.

“Questa volta non sparirò come ho già fatto Bet.” Disse a bassa voce, cercando inutilmente l’euro nell’acqua.

“Torno per restare con te, per sempre” si sistemò il cappello che aveva messo per nascondere i suoi ricci perfetti e si incamminò verso la strada, dove cercò di prendere un taxi.

 

 
MA CIAOOOO **
Okay, per farmi perdonare del ritardo dell'ultimo capitolo, oggi ne posto due ù.ù
ahahah avevo scritto che non avevo ispirazione, ma appena ho pranzato mi è venuta una voglia di scrivere akbcklw **
Poi più leggo le vostre recensioni e più voglio continuare, perchè sono troppo felice a sentire che vi piace!!
La mia ff è arrivata ad avere 1960 visualizzazioni, e la cosa è strepitosa **
GRAZIE, vorrei ringraziarvi una ad una, ma è abbastanza impossibile LOL
Al prossimo capitolo, che penso sia l'ultimo (quando faccio queste supposizioni va sempre a finire che ne scrivio altri 18 lol)

XX
*BigLove*

 

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Capitolo 32
*** We were back. ***


Arrivarono i primi clienti, e cercai di mettere da parte i miei problemi personali per non essere maleducata. Era passata solo un’ora da quando avevo discusso con Giulia, e già non ci stavo pensando più. Appena iniziò il film nella sala blu, mi rilassai per cinque minuti, togliendomi gli stivaletti neri che indossavo da tutta la mattinata.

Ero completamente assente, sdraiata sulla sedia d’ufficio a rotelle e con i piedi incrociati appoggiati sul tavolino. Gli occhi socchiusi, la mente spenta. Sentii un leggero odore di pop-corn invadere il mio condotto olfattivo, sorrisi nel mio stato di dormiveglia e aprii piano piano le palpebre, per poi sbuffare all’improvviso. Ero Marco che mi aveva svegliata, portandomi qualcosa da sgranocchiare.

“Lo sai che odio i pop-corn” gli dissi, infastidita.

“E tu lo sai che non puoi permetterti queste posizioni…come dire, indecenti?” ribatté, posandosi sulla scrivania, iniziando a mangiare quello che doveva essere il mio spuntino.

“Ma non le avevi portate a me quelle?” risposi, guardandolo stranamente.

“Si, ma dato che tu non le vuoi, ne approfitto io!” e me ne tirò una in faccia. Era stupido, Dio quant’era stupido!

“Okay…a quanto pare oggi io e te abbiamo parlato un po’ troppo…adesso vai a fare quello per cui sei pagato, e lasciami riposare” dissi alzandomi dalla sedia e avvicinandomi alla porta, aprendola per fargli capire che se ne doveva andare.

“Mamma mia quanto siamo acide!” appallottolò il sacchetto di carta bianco delle pop-corn e gettandolo nel cestino, sia avvicinò al mio orecchio e sussurrò:0

“Stai sprecando solo tempo con quel tizio che ti sta facendo soffrire. Non ti accorgi che di fronte a te hai qualcuno che ti ama così come sei, e che ti desidera infinitamente. Sei una sciocca.” E uscì sbattendo la porta.

Rimasi un attimo a pensare a quello che mi aveva appena detto…e seccata uscii di corsa dal gabbiotto della biglietteria e gli corsi dietro. 

“Dove diavolo vai?!” 

“Vado a lavorare, io!” mi disse con tono superbo voltandosi verso di me. Come se io mi grattassi dalla mattina alla sera!

Abbassai lo sguardo, e feci per girarmi. Non era il caso di mettersi a discutere con un tipo del genere. “Stai sprecando solo tempo con quel tizio che ti sta facendo soffrire” però queste parole mi avevano fatto male…forse troppo…

“La smetti? La vuoi piantare di perseguitarmi?” mi girai all’improvviso verso di lui, che era rimasto a fissarmi mentre mi ero imbambolata con lo sguardo rivolto al pavimento.

“Cosa?!” 

“Chi sei tu per dirmi cosa devo fare e cosa non devo fare? Come ti permetti di dire che sto sprecando il mio tempo? Che ne sai che sto facendo la scelta sbagliata!!!?” in quel momento, nel silenzio più assoluto del cinema ci sentiva solo la mia voce, che si alzava a seconda della rabbia che mi portavo dentro.

“…Eli…calmati…stai facen…” provò a dire a bassa voce.

“NO! Non mi calmo assolutamente! Dici di amarmi, ma secondo me non sai neanche il significato di quella parola! Se lo sto ancora aspettando inconsciamente ci sarà un motivo…e…” caddi per terra, con le braccia tese sul pavimento e lo sguardo basso, mentre le lacrime mi rigavano nuovamente il viso.

“e io lo amo più di ogni altra cosa al mondo” dissi, allo stremo delle mie forze. Ormai non riuscivo più a parlare, le parole mi si strozzavano in gola. 

Si avvicinò a me e mi abbracciò.

“Scusami” disse, lasciandomi un bacio sulla fronte. Mi ripresi un pochino e mi aiutò ad alzarmi.

“Sai…non esistono scelte giuste o scelte sbagliate, se sono prese con il cuore” gli dissi, guardandolo negli occhi. Poi mi voltai e corsi nella mia postazione. Presi al borsa e uscii da quel cinema, distrutta da quella giornata che mi aveva rispezzato il cuore che stavo rimettendo man a mano a posto.

Mi avvicinai alla porta di vetro scorrevole, e estraendo il cellulare della borsa feci il numero di Giulia. Dovevo parlare con lei, dove dirle quello che pensavo…dovevo rispondere alla sua domanda. “Se tornasse lo accetteresti?”

“Giulia…io…perdonami per prima!” le dissi affranta per quello che era successo.

“No, tranquilla! Sono io che mi devo scusare con te…insom…”

“Se tornasse lo accetteresti?” le chiesi, ritornando alla sua domanda.

“…ah…ci stai ancora pensando?”

“Ho una risposta Giù…ce l’ho! Adesso so cosa voglio e so cosa non voglio!” le disse, fiera della mie scelta.

“ALLORA?? Rispondimi ti prego…” disse quasi supplicandomi. Non capivo perché le importasse così tanto…

“ecco io…penso ch…” rimasi in silenzio e il sorrisino idiota che avevo mentre stavo dicendo quelle cose diventò una smorfia di incredulità. Non credevo a quello che avevo di fronte. Il mio iPhone cadde per terra scivolando dalle mie mani, e la mascherina in plastica grigia volò via, confondendosi con il cemento del parcheggio.

Le gambe mi tremavano, e la testa mi girava. Strizzai fortemente gli occhi, e mi diedi un pizzicotto sul braccio per avere la conferma che non stessi sognando. Mi abbassai e presi il mio telefono, ricomponendolo. Dall’altra parte Giulia strillava il mio nome, preoccupata che mi fosse successo qualcosa.

“P-pronto…”

“Oi! Che ti è successo?!” 

“Chiamami un ambulanza che questa è la volta buona che ci lascio le penne” le disse, a mezza voce. 

“Perché? Che è successo?” rideva a più non posso, come se sapesse quello che avevo appena visto.

“È successo un miracolo…mi sento male!” le dissi con le lacrime agli occhi.

“Beeet…dai dim..”

“Devo andare, ci sentiamo dopo!” e attaccai. Misi il telefono in borsa, mentre continuavo a fissare imperterrita la scena che mi si riproponeva. Iniziai a camminare prima piano, poi sempre più svelta, fino quasi a correre verso quella figura che con la luce del sole sembrava ancora più bella di come ricordassi.

Si voltò notandomi e facendo cadere i foglietti di carta che aveva in mano, in cui stava firmando autografi. Era tornato.

 

 

(POV’S HARRY)

Prima di prendere il taxi, decisi di andare a prendere qualcosa al bar. Infondo era tutta la mattina che camminavo per Roma, e avevo una sete tremenda. Entrai in un delizioso bar romano, pieno di gente che sicuramente era uscita un attimo a prendersi un caffè nella pausa lavorativa. Ordinai un bicchiere di succo alla mela e dopo averlo bevuto chiesi gentilmente con il mio buffo accento italiano di poter usare il bagno.

Non c’era nessuno, così ne approfittai, togliendomi il cappello per sistemarmi un po’ i ricci e gli occhiali da sole per darmi una sciacquata al viso e ai denti. Ci tenevo alla mia pulizia e alla mia perfezione, soprattutto quel giorno, dato che avrei rivisto Bet. Non stavo nella pelle.

Misi i miei occhiali sul cappello che avevo appena rimesso, e entrai nella zona “WC”. Appena tirai su la tavoletta del water, abbassando la testa, i miei occhiali ci caddero dentro, come al mio solito. Succedeva quasi sempre, e ancora non avevo imparato la lezione! Solo che un conto era a casa mia o in tour...e un conto era quando mi trovavo da solo, a Roma, con milioni di fan che ti immaginano in Inghilterra a passare del tempo con la tua famiglia dopo un anno di lontananza da casa. Ero nella merda.

“Non intendo toccarli di nuovo” dissi tra me e me, fissandoli.

Sbuffai e uscii da quel bagno nervoso fradicio. Pagai il barista sotto gli sguardi dubbiosi delle persone.

Corsi via, chiamando il primo taxi che mi passò davanti. A Roma i tassisti sono molto più cordiali e disponibili di quelli di Londra...

“Hello! Cinema Codigliani” dissi all’autista con il mio buffo accento italiano.

Il percorso da quel bar al cinema non finiva più. Forse perché ero agitato e la voglia di vederla faceva sembrare tutto più enorme…o forse era per il traffico che si trovava sulla via del lungotevere. Passammo davanti a molti monumenti importanti, ma non ci feci più di tanto caso. Volevo solo Elisabetta.

“Siamo arrivati” disse il signore che stava guidando. Pagai e scesi subito, dirigendomi velocemente verso l’entrata. non mi avvicinai neanche alla porta scorrevole, che dal vetro vidi una ragazza alta, bionda e sexy che stava urlando contro un ragazzo. Non vedevo benissimo le due figure, però mi nascosi ugualmente per gustarmi tutta la scena.

“NO! Non mi calmo assolutamente! Dici di amarmi, ma secondo me non sai neanche il significato di quella parola! Se lo sto ancora aspettando inconsciamente ci sarà un motivo…e…e io lo amo più di ogni altra cosa al mondo” era caduta a terra e piangeva. Quella voce…quei capelli così angelici. Non potevo credere a quello che stavo vedendo…era davvero lei?? E a chi si riferiva quando diceva che lo stava ancora aspettando?

Sentii una mano tirarmi la polo bianca. Mi girai e vidi una bambina con un foglietto rosa in mano. Mi aveva riconosciuto.

Firmai il suo autografo e per non dare troppo nell’occhio, mi levai dall’ingresso del cinema, decidendo che l’avrei aspettata fuori nel parcheggio. In un attimo, mi ritrovai assalito da un milione di fan che chiedevano foto e autografi. Era tutta colpa degli occhiali che erano andati a farsi fottere nel water. Ridevo solo al ricordo di quell’immagine imbarazzante.

Un pensiero però mi tormentava: era possibile che in un anno fosse cambiata così tanto? I suoi capelli…il suo abbigliamento…prima era così carina e dolce…e adesso era così dannatamente sexy! 

Non riuscivo ad ottenere una posa normale in quelle foto, perché il sole mi accecava ed io ero troppo eccitato all’idea di rivederla…di ritoccarla…di riabbracciarla…di ribaciarla. Mi voltai verso un’altra ragazza e presi il suo blocchetto per firmarlo, ma lo feci cadere di istintivamente. Da lontano, la venere di Botticelli fatta persona mi stava fissando, e stava venendo verso di me. 

“non battere così forte, ho una reputazione da difendere” dissi con i denti stretti, riferendomi al mio cuore che in quegli attimi stava dando di matto. 

Finalmente quel momento tanto atteso era arrivato, e io mi stavo decisamente sentendo male. Era tornata.


 
LaLaLaLa <3 Ma ciaooo! :)
Quanto mi piace questo capitolo ** sono fiera di me ù.ù riguardo agli occhiali di Harry...ho preso l'idea da una sua foto che ha pubblicato su twitter! LOL
Stà per finire tutto...purtroppo. E so già che sentirò la mancanza di Bet ç.ç
In questi ultimi capitolo sto prendendo un po' di punti di vista diversi perchè sennò non riuscirei a far coincidere delle cose D:
Grazie mille a tutte voi che recensite! siete fantastiche **
Grazie anche a chi legge solamente...vedere tutte quelle visualizzazioni mi fa sentire benissimo!!
Mi aspetto un po' più recensioni dato che questo è il penultimo capitolo (penso) :)
Alla prossima!! :3

*BigLove* <3

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Capitolo 33
*** Like a big hurricane, you have devastated my life, again. ***


 

Smisi di correre, mi trovavo a meno di un metro di distanza da lui. Dopo un anno, mi ripersi nuovamente nei suoi magnifici occhi verdi, lucidi come non li avevo mai visti prima. Mi guardava con la bocca aperta, sbalordito, felice, eccitato…immobile al suo posto.

Le ragazzine che si erano accerchiate intorno a lui erano rimaste all’improvviso in silenzio. Forse per loro era strano vedere una quasi ventenne sbavare per i One Direction.

Lui non disse una parola, si limitò a fissarmi e a sorridermi stupidamente. 

Appena mi accorsi che stavano fotografando quella scena, quel momento magico, pensai che forse far sapere a tutto il mondo della nostra relazione fosse stata una cattiva idea, così mi chinai e raccolsi il bloc-notes che era appena caduto dalle mani della bambina, e le chiesi gentilmente se potevo prendere un foglio. Annuì senza dire una parola. Lo strappai e lo porsi a Harry che intanto stava cominciando a capire ciò che stavo facendo.

“…c-come ti chiami?” mi disse tremolante, senza smettere di ridere, e continuando a guardarmi dritto negli occhi.

“Diana” gli dissi, facendo cadere una lacrima. Diana…era passato così tanto tempo da quel giorno.

“Diana?!” mi guardò quasi sbalordito…per poi accennare un sorriso divertito subito dopo essersi ricordato del brutto scherzo che gli avevo giocato la serata della sua presentazione sulla crociera. Rise, e scrisse qualcosa di molto lungo su quel foglietto, che dovette persino girare.

“A te!” disse porgendomi il foglio, e sfiorandomi le dita. Rabbrividii. Afferrò per un attimo la mia mano, ma poi mi lasciò andare, per essere subito rinvestito da tutte quelle sue fan.

Lo guardavo sorridere ad ogni scatto, ad ogni flash di quelle macchine fotografiche e di quei telefonini. Impazzivano per lui e la sua band. Mi allontanai senza dare troppo nell’occhio, ma seguendolo comunque con lo sguardo. L’avrei aspettato nella mia macchina per non far aumentare i sospetti di quelle ragazze curiose. Quanta bellezza, tutta nello stesso ragazzo.

Entrai furtivamente nell’auto e presi con la stessa frenesia che ha un bambino a scartare il suo regalo di compleanno, il foglio che Harry mi aveva appena firmato. Lo aprii con cautela.

“A Diana, la ragazza più scontrosa, brusca e molesta del mondo”. Rimasi un po’ scettica a leggere quella frase…ma poi capii che era solo una battuta, la stessa che mi fece quando iniziammo a frequentarci sulla nave. Girai il foglio per leggere le altre cose…

“A Elisabetta, la MIA Bet, la ragazza più bella del mondo, con gli occhi “penetranti” e i capelli angelici” scoppiai a ridere…possibile che si ricordasse tutto?

“Ma che cos’è questo codice…AAAAh! Un numero di cellulare!” dissi appena vidi dei numeri sconnessi scritti minuscoli sul bordo del foglio…aspetta, un numero di telefono? Il suo numero?

“No…non è possibile…Harry…” le parole si facevano sempre più pesanti, finché non scoppiai in lacrime. Non sapevo cosa dovessi fare…avevo paura che fosse solamente un sogno. E se mi avesse abbandonata di nuovo?

Misi in moto la macchina e me ne tornai a casa, dove mi attaccai subito al telefono con Giulia.

“Non immagini neanche minimamente cosa è successo” le dissi, non dandole neanche il tempo di rispondere.

“Cosa??” disse divertita.

“Reggiti forte…ho visto Harry” dissi tutto di un fiato.

“ahah davvero? E com’è diventato? È cambiato o è sempre lo stesso?”

“Cosa? Ma mi prendi in giro? Io ti dico che è venuto qui in Italia, forse solo per me, e tu mi rispondi così?” non sapevo davvero cosa pensare.

“ahahah ti ha dato il numero?” era pazza o cosa?!

“Si ma…la smetti? Io sto dicendo cose serie…”

“Anche io! Dai coraggio chiamalo…ora scappo, a dopo!” disse riagganciando la cornetta.

“Okay Giulia…cosa ti è successo?” dissi tra me e me, fissando il telefono che avevo ancora in mano.

Decisi di seguire il suo consiglio, così presi il mio cellulare e dopo aver salvato il suo numero, lo chiamai. Squillò varie volte, fino a quando mentre staccai il telefono dall’orecchio per chiudere la chiamata, sentii delle voci. Risposi subito, e mi accorsi che era la sua voce.

“Pronto?” 

“P-pronto…Harry??” 

“Bet” mi rispose quasi sconvolto.

“Si…sono io” non feci in tempo a dire ciò che iniziai a sentire il bip-bip di quando cade la linea. Mi aveva attaccato il telefono in faccia?! 

Non provai neanche a richiamarlo, e buttai il telefono sul letto. 

“Lo sapevo che non avrei dovuto fidarmi di lui un’altra volta!” dissi, sedendomi su una sedia e portandomi le mani alla faccia, cercando di nascondere le lacrime. Il telefono squillò di nuovo, ma questa volta era una messaggio.

“Chi diavolo è adesso che rompe le palle?!” cercai di recuperare l’iPhone sul letto e appena sbloccai il display, vidi che il messaggio era di Harry.

“non ti offendere se ti ho chiuso la chiamata, però preferisco riprenderti tutta insieme, e non a pezzi! Fatti trovare sotto casa tua stasera alle 19.30, TI AMO” Il mio cuore impazzì tutto di un botto…non sapevo se era davvero lui, o uno scherzo. Stavo svenendo dall’agitazione. Mi stesi sul letto stringendo tra le mani il mio cellulare e piano piano mi addormentai.

Il letto era così morbido, soffice come lo zucchero filato. Sentivo una lieta sensazione di calore che mi faceva sentire bene con me stessa. Aprii delicatamente gli occhi e mi accorsi che non mi trovavo a casa, ma in una strana camera dai muri ricoperti di vellutino rosso e i pavimenti di parquet. C’erano delle voci che mi chiamavano, voci famigliari…alcune molto famigliari. Mi alzai con calma e voltandomi verso quelle voci, mi accorsi di essere nel loro camerino. Si, stavano per dare un concerto ed io ero lì con loro, a sostenerli e ad aiutarli se avessero avuto bisogno di qualcosa. Tenevo ancora stretta a me il cellulare…che strano, come ci ero finita lì?? Due grandi mani mi presero le spalle e cominciarono a farmi un morbido massaggio che mi tranquillizzò e mi rilassò completamente. Mi girai e vidi Harry, che non facendoselo ripetere più di due volte, mi stampò un grande bacio sulla bocca, lasciandomi senza fiato. Entrò il loro manager, che li fece uscire di corsa dalla stanza per dar inizio al concerto. Harry mi scompigliò i capelli, si mise la sua solita giacca blu scura e seguì i suoi amici. 

“Aspetta ma…quella giacca…io l’avevo buttata in mare, com’è possibile che ancora ce l’abbia??” dissi, alzandomi da quel letto. Ero rimasta sola, e la stanza mi sembrava sempre più piccola…pensai che forse sarei dovuta andare a seguire il concerto, così mi diressi verso il backstage. 

Erano tutti così belli…ma quelle voci?? Che cavolo stavano cantando?! Sono sempre stati tutti così bravi e…che succede?? Chi è quella ragazza che sta salendo sul palco?! Harry…non la toccare…non ti azzardare neanche a guardarla che…

Il telefono squillava già da un po’, con una canzone di un nuovo gruppo che avevo iniziato da poco a seguire.

“…si?” risposi tristemente e con l’aria assonnata.

“Hei Bet…tutto bene?” disse Giulia, dall’altra parte della cornetta. Le volevo bene…però non faceva altro che chiamarmi in continuazione!

“Sisi…sai mi ero addormentata e ho fatto un brutto sogno…ma niente di che! Ma aspetta aspetta…io e te dobbiamo parlare!!”

“…E di che??” 

“Di come ti sei comportata prima, mia cara! Che ti è preso?” 

Non rispose, si limitò a ridere.

“Vedrai poi…comunque è tardi, io mi dovrei cambiare, sai stasera alle 19.30 esco con un ragazzo eh…bhè, sono abbastanza in ritardo, dato che sono già le 18.30 e ancora non mi sono vestita…quindi, ci vediamo dopo!” disse con un aria strana, come si volesse far capire qualcosa…

“Quale ragazzo? E poi come ci vediamo dopo?!”

“No scusa, volevo dire ci sentiamo dopo…sorry!! Bye!” a agganciò. Quel giorno era così strana…forse per questo misterioso ragazzo. Chissà…però mi dispiaceva che non me e avesse mai parlato prima.

“Il suo bacio era così reale…però il fattaccio della ragazza me lo paga è!” mi alzai sorridendo e aprendo il mio armadio iniziai a scegliere cosa indossare. Tirai subito fuori un vestitino verde acqua, corto e stretto, e ci abbinai un paio di decoltè nere. Mi feci una doccia e dopo essermi asciugata i capelli me li piastrai. Un po’ di fondotinta, di fard, di matita, di ombretto, di rimmel e di rossetto ed ero pronta. Tornai in camera mia per indossare il vestito, e appena lo presi in mano, sentii qualcosa di diverso in me. Mi guardai allo specchio. Quella non ero io. Io non ero così finta, così banale. In un attimo ebbi un senso di fastidio e di ripugnanza verso quel tubino verde che mi stava facendo rabbrividire.

Lo buttai sul letto e mi avvicinai all’armadio. Dietro a tutti quei vestiti, c’era una grande scatola. La aprii e vidi con grande felicità che dentro vi erano ancora tutti i miei vecchi vestiti. Avevo fatto bene a non buttarli e a nasconderli. Svuotai per terra il contenitore della mia salvezza e presi senza indugiare una maglietta grigia che all’apparenza non aveva niente di male, ma solo all’apparenza. La indossai e il fronte era normale, liscia e grigia, senza disegnini o robe varie, ma dietro era quasi inisistente. Strappata e bucata. Caro vecchio stile mio, mi sei mancato <3

Ci abbinai un paio di jeans scuri e stretti, strappati anch’essi. Gli stivali alti di pelle nera ci stavano benissimo, se non fosse stavo per il fatto dei tacchi. Ma ormai mi ci ero abituata, non mi davano più fastidio e avevo anche iniziato ad amarli. (http://3.bp.blogspot.com/_x-_Q3unwbKg/TSMIM96Xi-I/AAAAAAAAAA0/XDutkw3pdt4/s1600/miley-cyrus-torn-jeans-shredded-top.jpg)

Corsi in bagno, notando che erano già le 19.10, e mi struccai rapidamente, per poi rilavarmi i capelli. Li avrei lasciati mossi, come erano naturalmente. Li riasciugai e misi solo una passata di rimmel. Nient’altro. Adesso si che mi riconoscevo, adesso si che avrei potuto rincontrare Harry.

Riuscii a fare tutto ciò in tempo record, dato che mancavano ancora dieci minuti al suo arrivo. Mi diressi in giardino, vicino al cancello. Solo un pensiero mi tormentava tanto. Come faceva a sapere dove abitavo?

Una forte luce gialla mi accecò, per poi avvicinarsi sempre di più a me. Non riuscivo a vedere all’interno perché i vetri erano scuri. 

Rimasi a bocca aperta quando vidi la persona che ne uscì. Non credevo ai miei occhi. Tutte quelle sorprese, tutte insieme, nello stesso giorno! Forse mr. Destino non ce l’aveva poi così tanto con me. E forse mrs. Fortuna aveva ancora un occhio di riguardo per quella ragazza sfigata che non faceva altro che piangere per le delusioni che la vita le offriva. Tutto stava andando per il verso giusto. Mentre mi avvicinai a quell’individuo, pregai con tutta me stesse che d’ora in avanti le cose rimanessero così, buone e perfette. Ma sapevo che mi sarei potuta aspettare tutto dalla vita. Infondo ero solo Elisabetta Codigliani, semplice ragazza di provincia che odiava il mondo intero. E forse anche se stessa.

 
Hola! :D
Scusate per il ritardo...ma non mi venivano idee D:  Ho modificato un po' il finale, non è come lo avevo imamginato. Però spero che sia più bello questo che l'altro .
Avrete notato che sono fissata con Miley ...ma quanto è bella? ** (?)
Va bene, basta così xD 
Recensite in tante, mi fa davvero molto piacere leggere quello che pensate...
Grazie come sempre a tutti coloro che hanno messo al mia ff tra le seguite/preferite/ricordate, e anche a chi legge semplicemente.
Un grande bacio alle ragazze che recensiscono sempre tutti i capitoli! xx VI AMO xx

*BigLove* <3

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Capitolo 34
*** “If I could replay I would have never let you go” ***


 

“Z-zayn…”sussurrai. Non riuscivo a respirare. I suoi abbracci non erano cambiati di una virgola, ti stringevano ancora così forte che i polmoni non avevano lo spazio necessario per fare il loro dovere. Con una mano, delicatamente mi asciugò una lacrima, e mi diede un leggero bacio sulla fronte. Mi era mancato così tanto.

“Wow, questi capelli stile Marilyn Monroe??!” mi disse, scompigliandomeli tutti.

“E tu tutta questa simpatia??” gli risposi a tono, dandogli un colpetto con tutte e due le mani sul petto. Possibile che avesse tutti quei muscoli? Tirai su col naso, e lui mi porse un fazzolettino.

“Grazie, Zayn…” gli dissi, guardandolo negli occhi e sorridendo.

Mi fece una sottospecie di inchino da gentiluomo, per poi baciarmi la mano. Io, ridendo, feci lo stesso, mettendomi sottobraccio al mio migliore amico.

“Non mi hai neanche salutata” iniziai a prendere il discorso, appena montati in macchina. Guardavo fuori dal finestrino, per cercare di non incrociare i suoi occhi che venivano illuminati a tratti dai lampioni della strada.

“Tu dici? Non sarei mai potuto scendere da quella nave senza prima averti salutata, Bet” e mi prese la mano che era appoggiata al sedile centrale.

“Eppure l’hai fatto. Sai, un motivo per il quale non ho provato a cercarvi quest’anno, sei stato proprio tu. Avevo paura che non mi volessi più. Insomma, ti consideravo il mio migliore amico e credevo che anche tu pensassi la stessa cosa…e poi non mi hai neanche detto ciao” mi tolsi dalla sua piccola presa, e iniziai a giocherellare con le mie dita.

“Tu forse non te lo ricorderai ma io…” mi si avvicinò lentamente, e quando sentii che le sue labbra stavano per sfiorare le mie, rabbrividii e mi allontanai di colpo. Zayn era un ragazzo magnifico, bello e affascinante. Ma io ero innamorata di Harry, e per lui provavo solo un amore che si può provare per il tuo amico più stretto.

“Scusa” disse, vedendo che mi ero agitata.

“No…no Zayn, tranquillo! Io posso capire…non fa niente, infondo non è successo nulla!” accennai un sorriso, cercando di fargli vedere che mi ero tranquillizzata e che stava tutto apposto. Anche se dentro stavo scoppiando.

“Per te non è successo niente. Tu dormivi quella notte, ed eri così bella che…mi dispiace Bet, mi dispiace!” mi disse, voltandosi verso di me e accennando delle lacrime. Non era da lui piangere. Che succedeva, li stavo contagiando tutti?? Prima Harry, poi Zayn…Ma!

“No aspetta, quale notte?? Che è successo??” dissi allarmata, pensando subito a male.

“La notte del ballo. Tu eri disperata, seduta al freddo su delle scalette di ferro…ti sono venuto a prendere, e tu ti sei sfogata con me, cadendo poi dal sonno e penso anche dall’ansia. Poi…”

“Poi?” 

“Poi ti ho portata in camera, ti ho messa a letto e ho aspettato che ti addormentassi, e che quel tuo momento di panico finisse e…”

“E abbiamo fatto l’amore!” dissi io, rimanendo a bocca aperta e fissandolo, con gli occhi pieni di emozione e un certo disgusto. Disgusto non per quel bellissimo ragazzo, ma per ciò che credevo di aver fatto. Tradendo Harry.

“C-cosa?!” 

“Oddio Zayn…l’abbiamo fatto?! Dimmi di no ti prego!” mi buttai sul sedile, portandomi la mano in fronte e grattandomi la cute della frangia.

“Ok, Bet stai viaggiando troppo con la fantasia. So che muori dalla voglia di farlo con me ma…bhè insomma, non farei mai una cosa del genere a harry, siamo amici da parecchio tempo!” era tornato il suo sarcasmo.

“Mi stavi prendendo in giro quindi?” dissi un po’ acidamente.

“ahaha no, hai fatto tutto da sola!” mi rispose ridendo e sedendosi più compostamente.

“E allora che diamine è successo?? Mi hai fatto allarmare per niente!”

“Ti ho baciata” rispose seccamente. Iniziò ad accennare un sorriso e si voltò verso il finestrino scuro.

Non risposi, rimasi a guardarlo senza poter dire una parola. Mi ero spaventata per niente. Poi infondo se c’era stato solo un bacio, un innocuo bacio, che poteva succedere di male? Peccato che io ero quasi felice ed entusiasta dopo aver sentito quelle parole. 

“…Non penso che ci si debba preoccupare…” ruppi quel fastidioso silenzio.

“in che senso?”

“Nel senso che se è stato solo un bacio d’affetto, d’amicizia, non c’è niente di male!” dissi, ma stavolta guardandolo negli occhi.

“Il fatto è proprio quello Bet…io n…”

“Siamo arrivati” disse l’autista, interrompendo il nostro discorso.

“Bene, se le cose stanno così, allora tutto apposto! Mi sei mancato!” gli stampai un bacio sulla guancia e uscii dall'auto.

“Il fatto è che io ti amo, Bet” balbettò a bassa voce Zayn che era ancora in macchina.

“Ti vuoi muovere??” gli strillai da fuori.

Uscì con un sorriso enorme stampato sulla faccia, come se mi volesse fare vedere che stava bene, e che si sentiva sicuro di se.

“Dia, andiamo dentro! c’è un’altra sorpresa per te!” mi disse, tirandomi dolcemente per una mano e facendomi entrare in quella meravigliosa villa.

“Un’altra sorpresa??mmm…oggi mi state viziando un po’ troppo!” risi, e mi feci trasportare da lui.

Quel giorno stavo provando così tante emozioni che…che non avevo neanche più paura di ciò che mi stava per aspettare. Entrammo dentro una stanza vuota e buia, più silenziosa di casa mia. Non vedevo niente, non sentivo niente. Ad un certo punto sentii la mano di Zayn allontanarsi da me. Lo chiamai ma non mi rispose, stavo iniziando a preoccuparmi.

D’un tratto, le luci di quella sala si accesero, facendomi rassicurare e facendomi urlare di gioia. C’era Giulia, c’era Giulia cavolo! Era venuta anche lei a trovarmi…e sicuramente c’entrava qualcosa con Harry e Zayn.

Corsi verso di lei e mi persi nel suo profondo abbraccio. Quanto le volevo bene.

“Mi sei mancata amica mia!” mi disse all’orecchio.

“Ma quello è Niall, o sbaglio??” le disse, staccandomi da lei.

“e già! Siamo tornati insieme…” appena disse quelle parole, mi ricordai di Harry. Ma dov’era?? Mi aveva invitato lui, e adesso non c’era?

“Bene Bet. Ora che ci siamo rivisti tutti, noi andiamo! Divertiti!” mi disse, dandomi un bacio e tirando per un braccio Niall e Zayn. Poverini, dove li stava portando?

“Ma...dove andate?” 

“Segreto! Bye!”

Ed eccomi di nuovo sola. Ma perché stavano facendo così? Perché Harry non era venuto? Sicuramente quella di andarsene via e lasciarmi qui era una scusa  per farmi rimanere da sola con lui…se fosse mai venuto. Aspettai, ma niente. Non arrivava. Forse stavo vagando troppo con l’immaginazione…

Mi alzai, e mi diressi tristemente verso la porta d’ingresso. Il telefono non prendeva, e non avrei potuto chiamare nessun taxi. Mi sentivo così stupida! Camminai verso il cancello principale, circondata dal buio della notte. Non c’erano neanche i lampioni accesi in quella villa, e il cancello era chiuso. Come sarei potuta uscire di lì!? La paura iniziava a salire, anche perché avevo sempre avuto un certo terrore per la mancanza di luce.

Presi una piccola stradina di ciottoli, che sicuramente portava verso il retro del giardino. La percorsi tutta, fino ad arrivare dietro a quella enorme casa che mi stava tenendo imprigionata al suo interno.

“Oh, la luce!” dissi, quasi esausta dopo quel bellissimo spavento che mi ero appena presa. C’era una signora di spalle, che aveva qualcosa in mano. All’improvviso feci un resoconto di tutti i film dell’orrore che avevo visto, soffermandomi su “Orphan”. Ok, quella persona era identica ad Esther, la protagonista, nella scena in cui ha un’accetta in mano per uccidere la suora. Non molto alta, con i capelli ricci. Aiuto.

“Oddio, Beet! Ti stai costruendo troppi castelli in aria! Calmati!” dissi tra me e me.

Mi avvicinai per vedere meglio, ormai in preda al panico. La signora si girò all’improvviso.

“Aaaaaaaaah! Non farmi del male te ne prego!” mi gettai per terra in ginocchio, portandomi le braccia sul viso. Ero patetica.

“ahahah oh cielo, Bet! Cosa stai dicendo?” la sua voce era…era così bella…no ti prego, che figura di merda che avevo appena fatto.

“H-harry? S-sei tu?” dissi, spostando le braccia che avevo davanti agli occhi per poter vedere meglio. Era proprio lui…ma come avevo potuto scambiarlo per Esther?! Durante i miei momenti di panico non ci capivo davvero più niente.

Posò la bottiglia di spumante che aveva in mano, e si avvicinò a me cingendomi le spalle. Era così vicino, dopo tutto quel tempo.

“Mi hai fatto morire del ridere!” mi disse, facendomi uno dei suoi meravigliosi sorrisi.

“E tu mi hai fatto morire dalla paura!” gli dissi, piangendo come al mio solito.

“mi dispiace ma…non pensavo ci mettessi così tanto a trovarmi!” mi accarezzò la faccia.

“Ed ora che ci sono riuscita sei in grado solamente di accarezzarmi il volto, è??” lo rimproverai, scherzando e piangendo.

“Ma…ma come?!”

“Baciami Harry, baciami!” gli strinsi forte la camicia e lo supplicai con così tanto amore nei miei occhi, che non riuscì a non accontentarmi.

Rimase fermo al suo posto, e io avevo gli occhi chiusi dal pianto. D’un tratto sentii un leggero calore sfiorarmi la fronte, poi il naso…poi finalmente le labbra, lasciandomi senza respiro e facendomi rabbrividire tutta. Lo amavo, Dio quanto lo amavo!

Ci perdemmo per quasi mezz’ora in quel bacio così passionale, che ci stava rapendo piano piano. Ci alzammo, rimanendo sempre attaccati l’un l’altro continuando a baciarci. Mi prese in braccio e io gli cinsi i fianchi con le mie gambe. Quella notte fu la più bella della mia vita. 



 
Beeeeeene. SALVE! :D
È con grande dispiacere che vi dico che questo è l'ultimo capitolo, prima dell'epilogo ù.ù 
Ci ho messo un po' a scriverlo perchè ero indecisa di come far avvenire l'incontro tra Harry e Bet...bhè, spero vi piaccia!
Sarei contentissima se recensiste questo capitolo in tante, perchè mi piace abbastanza, e vorrei sapere se è così anche per voi (?) LOL
Ho una paura assurda di deludervi ogni volta D:

GRAZIE A TUTTE!

*BigLove* <3
 

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Capitolo 35
*** The end. ***


Epilogo.

 

Sentivo la freschezza delle lenzuola pulite accarezzarmi le gambe e le braccia. Che notte che avevo passato…finalmente ci possedemmo, finalmente fummo una cosa sola. Ero felice, contenta, soddisfatta…lo amavo con tutta me stessa.

Non aprii gli occhi, ma rimasi ad assaporare quel momento, respirando delicatamente. Mi voltai verso di lui, tastando il materasso per riuscire a trovare il suo petto. E infatti tutto ciò che riuscii a trovare fu solo il materasso. Appena mi accorsi che non sentivo il calore del suo corpo vicino a me, aprii piano piano le palpebre, per accorgermi che lui era sparito. Mi alzai, portandomi le mani sugli occhi e dopo averli stropicciati con cura, li riaprii, per assicurarmi che avessi visto bene. Mi ero addormentata in una camera sconosciuta la notte prima, con Harry al mio fianco, dopo aver fatto l’amore. Ma adesso mi trovavo in camera mia, con i pantaloncini e la canottiera del mio pigiama addosso. Solo dopo essermi svegliata veramente, mi resi conto che era stato tutto frutto della mia fantasia. La crociera, il nostro incontro, il nostro amore. Tutto un sogno. 

Trattenendo le lacrime, mi girai verso la radiosveglia che era appoggiata sulla mensola vicino al mio letto, e mi accorsi che erano solamente le 6.00 di mattina. Non ci potevo credere, avevo perso perfino la condizione del tempo. Rimanendo a fissare l’ora, il giorno e l’anno scritte in un rosso acceso su quel piccolo display, mi toccai la nuca, per sentire se avessi ancora i miei capelli. E c’erano. Aprii l’armadio per vedere se i miei vestiti fossero ancora gli stessi. Ed erano loro. 

Lo richiusi di fretta, appoggiandomi con la schiena sull’anta e scivolando a terra, quasi in lacrime. Ma come era possibile che mi fossi sognato tutto ciò? Era così reale…e io sentivo che mi ero innamorata di quel tipetto riccioluto e bello da morire! 

Mentre mi trovavo in ginocchio per terra, entrò Rebecca, lavata e vestita, e iniziò ad urlare più felice che mai.

“Daaai bet! Oggi si parte! Ancora non ti sei vestita?? Guarda che la nave non aspetta mica noi per salpare!” dicendo ciò, richiuse la porta e corse in cucina a fare colazione.

“Oh santo cielo, oh santa madre divina!” mi alzai di scatto e mi andai a rinfrescare la faccia. Non ci potevo credere. 

Dopo essermi vestita, indossando un paio di short di jeans, una maglietta nera e le mie solite converse, mi diressi anch’io verso la cucina. Ma prima di aprire la porta, i miei occhi si posarono su un fogliettino appoggiato sul comò. Lo presi in mano, e facendo cadere una lacrima lo lessi.

"Obbligatorio vestito elegante per l'ultima sera di gala della crociera" me lo misi in tasca, e come una psicopatica, iniziai a togliere tutti i vestiti dall’armadio per cercare di trovare un abito elegante per quella sera. Questa volta non mi sarei lasciata fregare così! 

Quando lo trovai, lo piegai accuratamente e lo misi nella valigia, insieme a un paio di decoltè nere che avevo “preso in prestito” dalla scarpiera di mia madre.

Dopo aver sistemato anche le cose più piccole, andai finalmente a fare colazione. Non feci in tempo a finire il mio succo di frutta che subito l’autista mi fece segno di uscire, perché eravamo in ritardo. Mi lavai di corsa i denti e dopo aver preso la valigia, mi diressi in macchina.

“Bet, oggi sei molto strana, che cos’hai??” mi chiese Rebecca preoccupata.

“Oh, no niente, niente Reby. È solo che non vedo l’ora di iniziare la crociera!” le risposi, con un enorme sorriso. Si, ero davvero felice. E dentro di me speravo con tutto il mio cuore di poter incontrare veramente quel delizioso ragazzo che in una sola notte era stato capace di farmi innamorare pazzamente di lui. Il principe azzurro dei miei sogni, Harry Styles.



 
Ciao ragazze! *SiAsciugaUnaLacrima* ç.ç
Bhè, eccoci arrivate finalmente alla fine! 
Per favore, non voletemi male xD Lo so che non è il massimo, ma è quello che sono riuscita a sfornare! Insomma, è un finale un po' impensabile...però penso di farmi perdonare nella prossima ff!
Ho già in mente qualcosa, e spero che voi mi seguiate di nuovo perchè siete state davvero carine tutte quante a leggere e a recensire!

VI RINGRAZIO DI CUORE! 
Vorrei mandare un bacione grosso grosso alle ragazze che ci sono sempre state, che con i loro commenti mi hanno strappato un sorriso ogni volta! 
E anche a tutte le altre che si sono limitate a leggere :D 

GRAZIE!
In più, un ringraziamento speciale ad Alicce e Chiara, che hanno letto la mia ff e mi hanno in qualche modo incoraggiato ad andare avanti! Vi voglio bene <3
Okay, adesso mi levo dalle palle!! *TiraSuColNaso*
Bye e...alla prossima!! :'D

*BigLove* <3


 
Poi Non è il viso che colpisce, ma le espressioni.
Non è il corpo che ci piace, ma il modo in cui si muove.
Non è spesso l' aspetto fisico che ci attrae, ma il modo di fare di una persona.
-M.Monroe ♥-

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