La ninnananna del vampiro: oltre i canini c'è di più

di InsaneMind
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 01 - Ai confini della follia. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 02: Quando la verità ti lascia privo di parole ***



Capitolo 1
*** Capitolo 01 - Ai confini della follia. ***


- Perdonami, ma devo farlo.- Mi disse mentre il sangue le usciva dai suoi occhi neri come la pece.
Rimasi in silenzio guardando la sua distruzione coi miei stessi occhi. Dopo qualche attimo non c'era più nulla: solo polvere ed un canino.



Son passati ben cinque anni dall'ultima volta che l'ho vista.
Ora sarà cambiata, come del resto son cambiato molto anche io.
Mi chiedo spesso come se la passi... Se ricominciare da capo sia stato difficile, ricominciare una nuova vita... Cancellare definitivamente ciò che è  sempre stata per poi realizzare il suo più grande sogno: diventare un'umana.
Mi ricordo i pomeriggi passati nei boschi delle foreste a guardare il cielo sempre grigio, pieno di nuvole che coprivano i raggi solari. 
Avevamo tutto ciò che ci sarebbe servito per essere felici, ma lei non poteva,o meglio,  non voleva, si sentiva così... incompleta. Ma dopotutto, che altro avrei potuto fare? Non avrei mai potuto ostacolarla, anche se in cuor mio, lo sa, avrei voluto fermala, ma mi avrebbe odiato. 
Ho preferito la sua felicità alla mia, almeno lei è  libera di vivere la sua vita come vuole, io invece son ancora intrappolato in questa prigione di agonia e solitudine.
E ora che mi ritrovo solo in questa notte piena di stelle a guardarle dal tetto della mia casa, di quella che un tempo era la nostra casa, mi sento così spiazzato. 
Io son solo, l'unica cosa che mi è rimasta di lei è il suo canino. L'unica cosa che son riuscito a trovare in quel mucchio di cenere. Del suo corpo nulla, solo tanta polvere ed il canino. Ho messo il tutto in una boccetta che porto sempre dietro, come porta-fortuna ed il suo canino che ho appeso al collo.
Ogni persona che incontro e che nota quel piccolo particolare mi guarda preoccupata. I miei simili che quando casualmente mi vedono, talvolta senza neanche conoscermi, si fanno prendere subito dallo sconforto, come se da un momento all'altro potessi saltargli al collo ed aggredirli e così di seguitopotermi nutrire.
Ma oramai mi nutro solo di rancore e la sofferenza che ho dentro mi sfama abbastanza.
Tutti mi schivano, mi guardano di sottecchi pensando che io sia malvagio e la ragione mi è ancora sconosciuta, ma d'altronde non me ne curo affatto. Perché dovrei occuparmi di ciò che i miei simili pensano di me?
Sono così temuto dagli altri, così tenuto a distanza che solo poche persone hanno deciso di rimanere al mio fianco, ma dentro i loro occhi vedo solo tanta paura, tanta sofferenza e tanta voglia nel voler passare a miglior vita.
Si dice che ogni qualvolta che uno di noi si innamora è destinato a vivere nelle piaghe dell'inferno, ma questo è l'inferno. Siamo costretti a vivere uccidendoci fra di noi, e questo perché non potrebbe essere considerato un reato in sè e per sè?
Che male ho fatto per meritare di essere così...Inumano?
Sono un mostro. Una parte di me è spietata, il miglior nutrimento è veder la paura salire nello sguardo disperato di chi subisce le mie spietate angherie.
 
So che nell'altro mondo quando gli altri che lo popolano sono tristi, dai loro scintillanti e colorati occhi scendono delle righe di acqua. Quando io sono triste dai miei occhi esce solo sangue, così visibile che ognuno di noi considera un disonore questo atto.
Gli altri sono così fortunati, possono versare lacrime, così loro le chiamano, senza essere scoperti. 
Invece noi siamo condannati in questa eterna vita, a vivere nel dolore e nella sofferenza.
Loro non credono che noi esistiamo, esistiamo solo nelle loro più tetre paure e nei loro pensieri più oscuri. Alcuni della mie specie si divertono a guardarli mentre compiono atti impuri verso loro simili, e sento gridare ad alta voce: ''Saranno condannati anche loro a vivere la nostra stessa vita, poveri stupidi.''
Io sonper metà così profondamente diverso da loro, ed è forse per questo che gli altri mi allontanano, dicono che ''non sei degno della nostra stirpe''. Ci ragiono molto su questa frase e mi domando spesso ''di cosa dovrei esser degno?''
I grandi Dei che governano i due mondi ci hanno imposto di vegliare su questi ultimi, ma alcuni si sono ribellati diventando dei dannati riuscendo a superare il varco sigillato che divide questi due mondi per portar scompiglio, per poter placare la loro fame di vendetta. 
Perciò, ho deciso di fare anch'io questa follia. Ma non per cercare di creare disordini, compiere omicidi: no.
Solo per ritrovarLa. Per ritrovare colei che mi ha rubato il cuore.

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Capitolo 2
*** Capitolo 02: Quando la verità ti lascia privo di parole ***


Perché urli così forte? Io sono così vicino a te, oh mio dolce amore. Sono sempre stato qui, perché non mi vedi? Mi trapassi senza nemmeno accorgerti che mi stai dilaniando.
Fa così male esser ignorato da te, sono davanti a te, pendo dalle tue labbra, aspetto che sfiori la mia pallida pelle per aver il vanto di poter tornare alla realtà. Siamo soli. Ho bisogno della tua presenza per continuare a vivere, anche se così miseramente.
 
Eri lì, giacevi sul pavimento annegando nel tuo stesso sangue. Ero pietrificato, non riuscivo a muovermi. Qualcosa mi bloccava, non riuscivo neanche a piangere. Tu eri lì e urlavi disperata, mi guardavi sempre con quello stesso guardo severo, languido. Cosa cercavi di dirmi?
Le promesse erano ormai infrante, non sono riuscito a starti vicino almeno per sostenere e  affrontare quesl dolore con te. Mi hai fatto troppo male, mi ha fatto male quel gesto. Vederti lì, mentre urlavi al cielo scacciando a suon di urla quel dolore così inesorabile da te, cercavi di mandarlo via, lontano. Ma io non avrei potuto fare niente. Non facevo più parte della tua vita o almeno cercavo di convincermene per non sentire poi così in colpa.
Il tuo sangue correva dai tuoi occhi contaminando il tuo volto così pallido, la tua espressione era sempre così dolente.
 
-Perdonami, in qualche modo te ne prego-disse con una voce quasi propensa al pianto-anche se mi rendo conto che chiedendoti ciò è troppo, ti ho portato via anche quel briciolo di felicità che ti era rimasto. Non rimpiango nulla del nostro passato, sarebbe da stupidi oltretutto ma penso che sia meglio così. Non meriti di soffrire per me, fattene una ragione.
 
Non avevo neanche la forza di guardarla dritto negli occhi e vedere il suo corpo diventare polvere, non riuscivo a crederci. Non potevo,ma soprattutto non volevo credere ai miei stupidi occhi, questi che mi hanno castigato in precedenza facendo sì che io ti vedessi quel giorno, perdendo la testa per te.
In quel momento dovevo solo mantenere la lucidità, non potevo permettermi di perdere il controllo e cedere alla follia, non  sarebbe giovato a nulla lasciarti lì a giacere sul pavimento sporco della nostra casa e non restare con te nella tua ultima battaglia in questo mondo.
Era ciò che tu volevi, la cosa che più desideravi al mondo ancor più superiore del desiderio che provavi nel volermi nella tua vita. Mi sono sentito così tradito, abbandonato; una parte di me  capiva il perché della tua decisione ed era per ciò che sono rimasto lì con te in quella sera di fine inverno, anche se lontano dal tuo corpo che si stava sgretolando sotto il mio sguardo, ero lì per sostenerti in qualche modo, senza risultati concreti.
 
-Sai quanto ho desiderato te, il tuo corpo, tutto l'amore che potevi darmi. Non mi sono mai riuscita a saziare fino in fondo questa insana passione, sentivo l'incessante bisogno di averti qui, di dominare nella tua vita, di controllarla, di far sì che tu dipendessi interamente di me. Mi hai fatto precepitare dall'orlo della follia, non riuscivo a comprendere quanto il mio possesso potesse distruggerti e me ne rendo conto solo ora. Ti ho amato tanto ma il mio ardore nel voler rinascere ha consumato tutto di me: tutto quello che rimaneva in me. Sento che qui non c'è più posto per me. Sono stata una gran egoista nello strapparti la tua vita mortale di mano, come se fossi un giocattolo a cui potevo estorcere gambe e braccia. Ero affamata, affamata di te. E questa tentazione mi ha portata a compiere atti di cui me ne pento veramente. Ed è per questo che sento il bisogno di ricominciare. Non cercarmi, te ne prego. E' giunta la mia ora, addio.-  così dicendo terminò il discorso.
 
Vidi che dai suoi occhi iniziarono a scendere vere lacrime, non più colme di sangue: la mutazione si era compiuta e così notando il suo corpo si sgrelotò diventando polvere. Mi piegai disperato su quel mucchio racchiudendolo nei miei palmi e portandomelo vicino alle narici per poter provare ad assaporare ancora il suo dolce profumo ma non ci riuscii, era inodore.
 Mentre sollevavo il mucchio qualcosa cadde per terra: un canino. Lo guardai con un'aria sorpresa, la mascella iniziò a contercersi dallo stupore. Raccolsi il mucchio e lo misi in una boccetta e di consegueza misi da parte il canino, in un posto in cui nessuno avrebbe potuto trovare il tutto.
 
''Per quanto posso sentirmi uno schifo, un relitto, l'unica cosa che non mi tormenta è il non dover vivere col peso sul cuore di non averti bloccata nel compiere quel rito che ti ha portata lontana da me.'' elaborai questo triste pensiero mentre ero nel letto e provavo a coricarmi per non pensare a niente. Ma questo era solo l'inizio del calvario della mia sofferenza interiore.

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