INCUBUS di ManuRock (/viewuser.php?uid=189851)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Respiro sangue. ***
Capitolo 2: *** Il dolore del Killer. ***
Capitolo 3: *** La paura dell'innocente. ***
Capitolo 4: *** La confessione del Male. ***
Capitolo 1 *** Respiro sangue. ***
INCUBUS
INCUBUS
Quando la
differenza tra sogno e realtà è sottile come il filo che ti tiene aggrappato
alla vita.
1. 1. Respiro sangue.
Camminava,
dritto, lentamente. Davanti a lui si distendeva un percorso ROSSO, tutto il
resto, beh, tutto il resto, è bianco. E’ curioso come fino a quel momento, per
tutta la vita, aveva sentito descrivere il Nulla di colore nero. Ma ora, lui
sapeva che il Nulla era bianco, lontano e vicino, e pensava, ora, che fosse la
cosa più bella che avesse mai visto, ma presto, avrebbe cambiato idea.
Non c’era orizzonte. Il percorso ROSSO che ormai seguiva senza sapere né il
perché né da quanto tempo non finiva a un’altezza media, ma continuava sempre
sopra la sua visuale, anche se alzava gli occhi verso il cielo, o meglio, verso
il Nulla più in alto. E allora che fare? Non gli era mai piaciuta annoiarsi,
quindi, si va.
Mark, ormai
sulla trentina, era un artista. O meglio, dipingeva. Secondo la sua filosofia,
stava agli altri dire se la sua era arte o no. Nella maggior parte dei casi,
dicevano di sì. Fin da piccolo, era
sempre stato un tipo introverso, leggeva molto, ascoltava musica, ma non aveva
mai disegnato né dipinto. Aveva scoperto solo da dieci anni la sua abilità con
i pennelli, per caso, in un momento di noia.
La Vasca
ROSSA era dritta davanti a se, dietro alla porta semiaperta. Tentò di vedere
all’interno, ma la porta si chiuse.
Si girò chiedendosi da quanto stesse camminando, ma non poteva vederlo, il
ROSSO era infinito.
Riprese a
camminare, pensando di aver dimenticato qualcosa, ma cosa? Gli facevano male le
gambe. No, non le gambe, le ossa.
Camminò ancora, pensando a Cathe, la ragazza con cui ormai usciva da due mesi.
L’amava? Boh, sapeva solo che lei era davvero innamorata.
Per quanto
camminasse, non succedeva niente.
Cazzo, qui ci rimango secco dalla noia.
L’acqua ormai, gli era quasi alle ginocchia..
Ma quale acqua?!
Guardò verso
la vasca da bagno, era piena di.. ROSSO. Dal rubinetto del lavandino, sgorgava
l’acqua e si rovesciava per terra. Due occhi lo fissavano, ma lui non lo
sapeva. Li sentiva, ma non lo sapeva.
L’orologio, ticchettava lentamente dalla parete. Il profumo salino gli
penetrava le narici come una lama finissima, ma letale. La cucina era luminosa,
al tramonto, ma luminosa.
Una gran bella cucina questa.. anche se
vicino al bagno non è il massimo.. il bagno? Che era lì! O forse, ma non c’era
un bagno..
La ragazza,
davanti a lui, ROSSA, lo fissava, con i capelli neri, quasi come il falso Nulla
di cui aveva sentito parlare per anni, davanti al suo viso bianco, anche se non
lo vedeva, era bianco, sì.
Ora l’acqua
non c’era più, c’era il ROSSO. Era caldo, ma non troppo, diciamo che sentiva la
pelle come un vetro freddo fra due stanze con la stessa temperatura. Sentiva
caldo dentro e fuori.
Aprì gli
occhi. Era sudato, e stordito, dalla sveglia e il suo fottuto (come presto lo avrebbe definito) Beep-Beep.
Si alzò dal letto.
Gran bel sogno.. Niente tette
abbronzate e collane di fiorellini, spiagge e mare. Solo una ragazzina e.. una
piscina ROSSA? Massì, devo mettermi al lavoro, alle piscine ci penserò
d’estate.
Andò in
cucina, prese un caffè, se così si può definire acqua amara, e si avviò verso
il bagno per una doccia, ma quando vide la vasca, decise di optare per qualcosa
di più “caldo e rilassante”. Beh rilassante, sì, se non fosse per quel ROSSO.
La ragazzina
ora, era davanti a lui, mentre si spogliava, la guardava. Si girò e entrò nella
piscina. ROSSA. Lei ora era dentro con lui. Ora no. Ora sì. Ora.. Non c’era.
Bella compagnia che mi sono scelto..
Il ROSSO si
muoveva in altro ROSSO, lo poteva vedere guardandosi sotto il naso, non più in
là, lì c’era la sua nuova amica.
La ragazza,
si avvicinava sempre di più a lui… Con i capelli davanti al volto bianco. Si
intravedevano solo gli occhi, neri, con una punta di ROSSO luccicante d’odio.
Lui, ora, era sicuro di sapere, non si era ancora svegliato, certo, ma ora, era
sicuro che non si sarebbe mai più svegliato.
Si sentiva soffocare, sentiva il caldo in bocca. Sapeva che il caldo era ROSSO
e che il ROSSO era male.
La ragazza, che ormai era vicinissima davanti a lui, lo accarezzò sulla
guancia.
“Presto, mi verrai a trovare.. E avrai
modo di chiedermi scusa. Certo, è brutto quando le persone ti chiedono scusa
solo quando non hanno scelta…”
Le puzzava l’alito, di benzina.
Da vicino, vide che aveva un grosso ematoma sul collo, e una sporgenza sul lato
destro.. Poi, noto anche che la testa era piegata leggermente verso sinistra.
Il ROSSO nel collo era insopportabile.
La testa gli prese a vorticare, la vista si offuscò..
Mark, fu
trovato alle 9.58 da Cathe, che era passata da lui per parlargli di come non
era più sicura di amarlo. Steso, sul letto, con un’emorragia interna in gola.
All’inizio, pensò si fosse suicidato. Dopo l’incidente non era più lo stesso.
La notte si svegliava e neanche si ricordava il perché.. lei lo sapeva.. Era
quella ragazzina che aveva travolto. Solo 14 anni, morta sul colpo.
Arrivata l’ambulanza, i medici stabilirono l’ora del decesso. Era morto
soffocato nel suo sangue.
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Capitolo 2 *** Il dolore del Killer. ***
Incubus
INCUBUS
Quando la
differenza tra sogno e realtà è sottile come il filo che ti tiene aggrappato
alla vita.
2. Il dolore del Killer.
Quella sera,
era distrutto. Sta volta, il suo lavoro l’avevo portato oltre il limite che si
era posto.. Mai persone che conosceva, mai bambini, mai donne. La bottiglia di
liquore che teneva in mano, vuota ovviamente, gli cadde per terra rompendo in
mille pezzi. Si chiese se non fosse interessante morire di vecchiaia contandoli
tutti. Oppure prenderli uno alla volta e ingoiarli sperando che uno gli andasse
di traverso.. O anche semplicemente bere fino a non rialzarsi più. Niente
pistole per quell’ultimo lavoretto. Niente sangue. Voleva uccidere
diversamente. E la vittima era speciale: un mercenario assassino depresso che
non era buono in niente se non per il fatto che fosse il migliore a stroncare
vite.
Il mal di testa si era impossessato del suo cervello, e ora premeva per
prendersi anche gli occhi e il naso, poi tutta la faccia… Fino alle ossa.
Prese un’altra bottiglia, a caso, non gli interessava il sapore, voleva solo
buttare giù altro alcool.
Per altri dieci minuti, fu impegnato a tracannare liquore come fosse acqua.
Poi, anche quella bottiglia finì, e lui, sfinito, appoggiò non molto
delicatamente la testa a terra.
Ellie era sul divano, stava dormendo.. Addosso aveva solo la coperta. Jack, le
si avvicinò. Era appena tornato dal suo segreto. Il suo segreto, non era
un’amante più giovane, o il gioco d’azzardo o chissà cos’altro. Lui, le
nascondeva molto di più. Ma l’amava, e pensava prima di tutto a proteggerla. Il
suo segreto, quella notte, era
probabilmente un ricco uomo d’affari neri, dai soldi insanguinati e dalla
pistola facile. Ma non ne era certo. Non voleva conoscere mai le sue vittime..
ma non era solo quello, questa sera, jack non ricordava quasi niente. Com’era
tornato? Bus? Macchina? Nah.. non gli importava. Ora c’era Ellie e voleva
baciarla.
Appena si avvicinò, lei aprì gli occhi. C’era qualcosa che non andava in lei, e
anche in tutto quello, ma a lui non interessava. Voleva solo baciarla e
stringerla forte.
La baciò e
le si mise di fianco, sdraiato, lei non parlava, ma ancora una volta, non gli
importava proprio niente. Le mancava la sua Ellie come se non la vedesse da
anni. Da due esattamente. Eppure lui.. era semplicemente tornato dal segreto.
No?
Ora sentiva
freddo, e si coprì. Ellie era ferma, e non parlava. Le guardò gli occhi.. Quei suoi
bellissimi occhi olivastri. Che ora, erano brillanti d’odio. I suoi capelli,
castani, erano neri. La sua pelle chiara, era abbronzata. Il suo ventre magro,
era insanguinato. Ora, ai piedi del letto, c’era una bambina.
E come, se non con due proiettili in pancia?
Jack si alzò
dal divano, goffo e spaventato. Fissò per qualche secondo la bambina, immobile,
poi convenne che era ora di scappare.
Il cuore gli batteva forte a tal punto da dargli l’impressione di fargli
perdere l’equilibrio nella corsa. E lui, era abituato a correre.
Ora, era nel buio, e correva, senza vedere dove stesse andando.
Ed eccola
lì, il volto della bambina bianco davanti a lui. Niente corpo, solo quel
viso. Girò a destra. Ora c’era la Donna,
si premeva le mani sul ventre insanguinato. Jack cadde. Una fitta alla gamba
gli si infilò dritta nella carne come uno spillo lunghissimo, in un’esplosione
di dolore.
La donna, gli si avvicinò.. La bambina al suo fianco. Il dolore era penetrante
e creava altre sensazioni di dolore in altre parti del corpo. Il dolore porta
altro dolore, l’inferno chiama altro inferno. E dal dolore, quasi vedeva il
diavolo davanti a se pronto a chiedergli se aveva fatto il bravo assassino ed
era degno di entrare nel caldo eterno.
La donna, lo baciò.
L’amaro gli si infiltrò in bocca, come acqua paludosa. La bambina rise, e lui
le vide i denti, rossi di sangue ma nello stesso tempo marci e neri.
Ora il dolore aumentava a pari passo con l’amaro.
La donna, ora, si tolse le mani dal ventre e le piazzò in faccia a Jack,
stringendo fortissimo sugli zigomi. Ora un odore nauseabondo di sangue gli
invase le narici. Tossi con tutte le sue forse e tentò di liberarsi, ma la
presa della donna era troppo forte.. Jack non sentiva più le braccia, spostò lo
sguardo verso i polsi e vide che erano legate da catene lunghissime che
cadevano in giù. Sotto di lui, ora, c’era lava fumante e cremosa. Lui era solo, sul masso. L’odore, l’amaro e il dolore,
erano il cocktail perfetto per fargli vomitare il pranzo dei ventisei giorni di
Natale passati a seguire morti che ancora non sapevano di esserlo.
Il masso precipitò e si levò una risata di bambina e una di donna, che presto,
si sarebbero fuse insieme per creare il ghigno più malefico che avesse mai
sentito.
Tutto gli
vorticò attorno, e Jack si sentì cadere dal pavimento verso il pavimento. Non
riconosceva il sopra e il sotto. Il dolore lo sentiva davvero, la gamba era
incastrata sotto un mobile. Aveva la bocca quasi sommersa in una pozza di liquore
dispersa sul pavimento, nel quale scorse un altro liquido che liquore non era.
Perdeva sangue dal naso.
Jack, dopo
quella notte, decise di cambiare vita, e in due settimane trovò un lavoro. Non
toccò mai una goccia d’alcool pur vendendolo a ubriaconi che andavano nel pub
in cui lavorava pensando di dover bere per dimenticare i loro problemi. Ma
quali problemi? Jack rideva sempre quando li vedeva. Molti di loro non sapevano
neanche quali erano i problemi. Lui in due settimane si era trovato un nuovo
lavoro e aveva abbandonato una ragazza stupenda sapendo che non era degna di
lui. Dopo di ché, in altrettante due settimane, stabilì che cambiare vita non faceva
per lui. E neanche vivere. Si tolse la vita. Era pentito di tutto quello che
aveva fatto, e nel suicidarsi, pensò alla lava, e al diavolo che gli chiedeva
se era pronto a morire per l’eternità. Mentre
si immaginava quella scena, era talmente attento ai particolari che non
si accorse neanche di aver già sparato, e che forse non stava immaginando già
più. Il calore era reale e il dolore pure.
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Capitolo 3 *** La paura dell'innocente. ***
INCUBUS CAP 3
INCUBUS
Quando la
differenza tra sogno e realtà è sottile come il filo che ti tiene aggrappato
alla vita.
3. La paura dell'innocente.
Questa
volta, la vittima dell’Incubo ROSSO, non fu un serial killer o un donnaiolo, ma
più semplicemente, un’innocente.
Sara, aveva solo 12 anni. Genitori cattolici integralisti. Ogni giorno, subiva
degli abusi psicologici e ogni giorno non mancava di voler bene a quei mostri
di genitori. Era troppo buona.
Quella mattina, si era svegliata un po’ più tardi. Un’ora di preghiera e
richiesta di perdono al dio dei suoi genitori, se no, legnate.
Aveva mal di testa, e una volta finito, fece colazione. Non andava a scuola,
era piena estate. Non giocava con le altre bambine, e men che meno con i
bambini. Quelli erano solo peccatori agli occhi dei genitori. Le era concesso
di leggere solo la Bibbia e i libri di scuola. Non poteva guardare la TV, non
poteva ascoltare la radio. Doveva pregare e chiedere perdono per ogni peccato,
e per peccato si intendeva tutto quello che per un genitore normale comportava
un rimprovero seguito da una risata come dire “Machissenefrega”.
Prima di addormentarsi, le veniva letta la Bibbia, o una descrizione del
paradiso.
Lei, cresciuta così fin da piccola e anche prima, accettava tutto. Non sapeva
come si vivesse nelle altre famiglie, non sapeva cosa fosse l’amore materno, e
così, non poteva neanche sapere tutto ciò che si perdeva.
La madre la mise a letto il pomeriggio, e iniziò a leggerle un racconto sulla
morte e l’arrivo in paradiso.. Passò un’ora prima che si addormentasse.
Hey.. Hey picoletta.. Sveglia.
Aprì gli occhi. Davanti a lei, un tunnel buio. Si scorgeva alla fine, però,
un’immensa luce bianca. Pensò a tutti i racconti che le erano stati letti..
Sapeva benissimo cosa c’era alla fine. Le si spiaccicò un sorriso sulla faccia,
e corse con tutte le sue forze verso la luce…
Hey! Sicura di quello che fai? Eh
piccoletta? Sicura di voler vedere cosa c’è dietro a quel bianco? Sicura di
voler MORIRE DELLA MORTE PIU’ TRUCIDA E VIOLENTA, SOFFRIRE, ESSERE PICCHIATA..
IL DOLORE TI DISTRUGGERA’! NON FARLO BRUTTA SCEMA NON FARLO!
Lei, sentiva
quella voce nella mente, non come una voce, ma come un pensiero. Non ci fece
caso.. Continua Sara, continua e vedrai che la morte è bella e che dopo la
morte c’è la vita eterna. Sorrise e continuò a correre.
Ora cadi lurida bambina.. Ora cadi,
ma non ti risveglierai da un brutto sogno.. Ora cadi e per te arriverà la vera
vita: quella straziante e piena di dolore. No, la parola dolore non basta. Gli
inglesi direbbero “sorrow”. Lo sai l’inglese, schifosa? No, non sai niente. Ma
ora vedrai..
La fine del tunnel e
quello che per lei era l’inizio della vita di cui i genitori le parlavano
tanto, era vicina.. Tanto vicina che le sarebbe bastato allungare le sue manine
per raggiungerla prima, ma sarebbe stato peccato, meglio di no. Corse ancora e
ancora… Eccola lì la luce. L’attraversò, e poi, fu il dolore.
La disperazione la trafisse.. Mentre cadeva nel vuoto più assoluto, odiò i
genitori come solo “una bestia figlia di Satana” avrebbe potuto fare. Sì senti
peccatrice e quasi si sarebbe messa a pregare, lì, cadendo nel dolore.
Iniziamo piccolo rifiuto pelle e ossa.
Ora, esplorerai il mondo che non hai mai avuto e che non avrai mai.
Sta volta, il pensiero non fu più un pensiero,
ma una voce ROSSA e una scritta urlata. Aveva anche un volto. Ma era
indescrivibile.
Cadde in acqua.. Calda e gialla. Puzzava. Lei, non sapeva nuotare… Andò a
fondo, e in quei momenti pensò ai suoi genitori e tornò ad odiarli.. Niente era
vero.. E la voce lo sapeva.. Non era curiosa di sapere cos’era vero, com’è
solito dei bambini. Perché lei non era una bambina, lei era un mostro
peccatore.
La puzza glie entrò in bocca e la fece soffocare.. provò a tossire ma non ci
riuscì.. Ci provò ancora e ancora ma niente.. Ora, si accorse che davanti a lei
c’era un’ombra. Tutto d’un tratto, vide uno squalo gigante, ma non era uno
squalo.. Una volta, aveva sbirciato il padre intento a guardare un documentario
sugli squali. E sapeva bene che gli squali non erano così.. Così maligni. I
denti neri si allontanarono tra loro, sia sopra e sotto, che tra un dente e
l’altro.. Presto diventarono tante scaglie appuntite dritte verso il suo povero
corpicino. Chiuse gli occhi. E le frecce avvelenate di dolore la trafissero.
Ora, il sole
splendeva alto nel cielo. Davanti a lei, un cancello alto si ergeva quasi fino
al cielo limpido. Neanche una nuvola.. no, le nuvole stavano sotto a quel
giardino. Davanti a lei, una figura maschile di ergeva appoggiata al cancello,
con in mano un libro e delle chiavi.
Come ti chiami putrida? Almeno questo te
l’hanno raccontato i tuoi genitori?
Sara, disse.
L’uomo, che era intendo a leggere nel libro come si legge un vocabolario mentre
si cerca una parola, alzò lo sguardo, e ritornò a leggere.. ecco, aveva
trovato.
“Un po’ in anticipo, ma vabbeh puoi entrare. Ma solo se lo vuoi.”
Lo vuoi davvero? Sicura di voler entrare
e vedere se è vero? Non lo è, te lo dico subito. Niente è vero.. Intesta hai
solo cazzate.
Ancora una volta, il pensiero tornò ad essere un pensiero e lei lo ignorò.
Attraversò il cancello e….. Niente. Niente dolore sta volta. Niente piscia o
squali che si trasformano in frecce appuntite. Camminò per un po’ e poi ancora
un po’.. Eh sì, proprio niente. Camminava ma non c’era niente..
Dopo un po’ si stancò e fece per sedersi. Poi ci ripensò e optò per appoggiarsi
al muro dietro di lei.
Ma quale muro?
Cadde a terra. Si rialzò. Ora le girava la testa.. Davanti a se arrivava
sua madre.. Da dietro suo padre.. Si girò e uno schiaffo la colpì in pieno
viso.
Cattiva bambina! È colpa tua se sei qui!
Non hai pregato bene e chiesto perdono! Ora morirai!
Cadde a
terra piangendo. La madre la afferrò per i capelli e la trascinò per qualche
metro, poi le gettò la testa in una pozza.. Il ROSSO le inondò gli occhi..
Buttò fuori l’aria che aveva nel petto.. Niente bolle… Non era come nei film
che non aveva mai visto.. No.
Il sapore di sangue le entrò in bocca e poi nella gola fino allo stomaco..
Sentiva il bisogno di vomitare.. Tirò un calcio all’indietro verso la madre..
Non colpì niente.. Ne tirò un altro e ancora niente.. Presto, si ritrovò
immersa nel ROSSO e ci nuotò dentro.. Era denso.. Sempre più denso. Poi emerse.
Pioveva. Davanti a lei, c’era la terra ferma.
Quando ci arrivò, la terra si ò in fuoco. Bruciava tutto intorno a lei.. Le
girava la testa.. Il calore la fece sudare.. Presto si ritrovò a terra a
guardare il cielo rosso e nuvoloso. Era il tramonto? No.
Allora, ti piace? Facci l’abitudine.
Perché ora sei quasi all’inferno, ma quando il tuo cuore si fermerà, sarà così
tutti i giorni. Non esiste il paradiso. C’è solo il dolore.. E io sono Satana,
il tuo nuovo compagno di giochi. Ora giochiamo al gatto e il topo. Scappa
rottame, se ti prendo di strappo la pelle e te la faccio mangiare.
Sta volta nessuna scritta, era una faccia distinguibile nel cielo a
parlare. Era ROSSA nel ROSSO del cielo. Era cattiva. Lei si alzò e scappò più
forte che poteva.. Il cuore le batteva forte… Più forte che mai… Si premette
con i pugni il petto per far tacere quel tamburo.. Correva e cadeva.. E più
correva e più cadeva.. Dietro di lei il caldo delle fiamme le si avvicinava per
prenderla.. Ogni volta che si girava, cadeva. E se non si girava, correva più
veloce e cadeva lo stesso.. Quando cadeva, si girava e come si rialzava cadeva
di nuovo.. Le fiamme presero prima i lineamenti della madre.. Poi quelli del
padre mentre la picchiava con la cinghia.. e poi mentre faceva quella cosa che
a lei non piaceva.. Non sapeva perché la faceva.. Ma sapeva che diventava una
bestia.. E le faceva male. La madre guardava e rideva… Ora lei sentiva male al
cuore.. Correva.. La risata della madre era fortissima… Poi tutto sparì.
Davanti a lei, il Nulla. Bianco.. E un percorso rosso.
Lo seguì
correndo.. Sapeva già tutto di quel luogo.. Lo sognava spesso.. da mesi.. Da
quando il padre aveva iniziato a.. Vabbeh. Corse fino alla fine.. Sapeva che
c’era un suo amico.. Correva e correva. Lui era buono… Era il suo unico amico.
Diceva di chiamarsi INCUBUS.
Era seduto sulla sua sedia rossiccia.. Vestito elegantemente come sempre. Lei
lo abbracciò.
Hey piccola.. Che è successo? Hai visto
il paradiso? È brutto vero?
Sì… Ho paura.. I miei genitori sono cattivi.. Hanno detto le bugie..
tranquilla.. dopo la morte, un posto
bello c’è. È quello che i tuoi genitori ti tengono nascosto.. Si chiama
Inferno, ed è casa mia. Oggi.. dillo ai tuoi genitori. Digli che sono cattivi..
e che vuoi venire da me.
Lo farò…
Promesso. E lo strinse forte. Gli voleva bene. Lui la confortava sempre.. Da
tanto tempo.. Ma lei non sapeva. Non sapeva che era la sua fine.
Al suo risveglio, si ritrovò in ospedale.. I medici le raccontarono quello che
era successo. Aveva avuto due arresti cardiaci. Il suo cuore era attaccato ad
una macchina per farlo battere. Ora stava meglio e voleva parlare con i
genitori. Da sola. Si stava firmando la condanna a morte..
Appena i medici furono fuori, il padre prese la cinghia..
Hai peccato schifosa! Hai peccato e ora
Dio ti ha punito!
La colpì forte..
Pianse.. e iniziò ad urlargli contro, e
il padre la colpì più forte.
Mantenne la promessa, e gli urlò contro tutto quello che aveva visto.. Gli
disse: “Tu marcirai in paradiso papà! Io starò con il mio amico INCUBUS
all’inferno. Lui mi vuole bene..”
Queste furono le sue ultime parole, prima che il padre, furioso, staccò la
spina al cuore della sua piccola. La madre rideva.. E il padre pure.
Ora piccola, sei mia.
Incubus
aveva una voce strana.. l’aveva già sentita.. Era la voce che aveva il padre
mentre.. E la voce che aveva quella faccia che aveva visto nel cielo.. La voce
che le aveva scritto in testa.. La voce della cattiveria. Del MALE. Del ROSSO.
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Capitolo 4 *** La confessione del Male. ***
INCUBUS CAP4
INCUBUS
Quando la
differenza tra sogno e realtà è sottile come il filo che ti tiene aggrappato
alla vita.
4. La confessione del Male.
L’uomo in
nero camminava nel parcheggio, velocemente, e distrattamente. Come se il suo
unico obbiettivo fosse di entrare dentro al distretto di polizia. Erano le 2 di
notte, e là dentro ci sarebbero stati solamente due o tre poliziotti, e
l’ispettore.
Mentre
attraversava la luce chiara del lampione, si strinse nella giacca nera come se
stesse attraversando il freddo gelo dell’antartide, come se fosse chiuso nel
suo cuore stesso, ormai gelido e insensibile da molti anni, da quando la sua
vita era terminata, ed era iniziato il suo servizio per un’associazione
segreta, occulta, da quando aveva iniziato a lavorare per il diavolo impersona.
Non un mostro rosso con la coda e le corna che suona Rock ed esprime le sue
perversioni più lussuriose, quella è semplicemente una scena di un film alla
Jack Black. No, il diavolo vero, era un ricco uomo d’affari, russo, con lunghi
baffi e con il male in testa, l’odio e la sete di vendetta.
“Vorrei
vedere l’ispettore, devo parlargli urgentemente.”
“Allora,
voleva parlarmi no? Scusi se l’ho fatta attendere.. Signor?”
“Non importa
il mio nome.. Sono qui per confessarle tre omicidi. “
L’ispettore
accese il registratore. “Racconti.”
“Voglio che
ascolti dall’inizio alla fine ciò che sto per raccontarle, anche se le sembrerà
assurdo. Poi lei deciderà se rinchiudermi in un manicomio, o altrimenti farmi
giudicare per i crimini che ho compiuto, e tentare di arrestare il vero
artefice di tutto questo.. Ora, le premetto che ogni cosa che dirò non è che la
verità.”
“Continui..”
“Le ho detto
di non interrompermi.. Allora, da circa 2 mesi, faccio parte di una loggia
massonica russa, comandata da un ricco signore, che potrei figurarle con le
corna e la coda, ma le dirò semplicemente che è spietato e senza cuore. Da 3
settimane sono stato incaricato di sperimentare un nuovo tipo di droga,
INCUBUS, che porta in sonni infernali che diventano realtà, talmente reali da
convincere la propria mente ad uccidersi da sola.
In queste tre settimane, sono stato incaricato di somministrare a tre persone
diverse, diverse caratterialmente fisicamente e in situazioni diverse, per
vedere come reagissero a questa droga. Un ragazzo, un nostro sicario, e una
bambina, la figlia del diavolo, che è stata abbandonata da lui tempo fa e
adottata da una famiglia integralista cattolica. Io stesso ho somministrato la
droga in quantità diverse alle tre vittime, e ne ho verificato la morte, ho
apprezzato il male che provavano come soddisfazione per un lavoro ben fatto.
Quella droga sarà in grado di uccidere tutti quelli che se lo meritano. E così
sarà, lei non potrà fare niente per fermarla.. E’.. E’ sostenuta dal male.. Ha
il suo pieno appoggio.
Mentre le parlo, a quasi tutta la città è stata somministrata una dose
massiccia della droga, e ora sta facendo un faccia a faccia con il male mentre
dorme. Quella droga… ti mette in contatto con l’inferno. Ti mette di fronte ai
tuoi incubi peggiori.. e la cosa più sorprendente è he.. Pensa. Ragiona.. Ti
lavora.. lavora la tua mente e se la divora.. Te la riduce a poltiglia. Ne
stanno creando una variante che ti lobotomizza dall’interno.. ti fa vedere cose
che farebbero diventare pazzo chiunque.. Crea fantasmi.. Presto, inizierà una
guerra per la sopravvivenza. E lei può salvare il mondo grazie a quello che le
dirò ora: INCUBUS, una volta somministrata, ha un’ora di incubazione nel quale
diventa un virus. E come tale, si diffonde via aerea e diventa contagioso, a
livelli tali da bastare una sola persona per infettare chiunque si avvicini nel
raggio di 20 metri. Ora, che sa tutto questo, però, deve sapere anche un’altra
cosa. Questa droga, come le ho già detto, pensa… E ti costringe ad agire nel
male. Ora, pensi se si potesse aumentare la durata dell’incubazione della
droga. Si avrebbe una mina vagante che agirà solo per infettare persone e che
diventerà gelida e crudele, proprio come un incubo andrà in giro, per 3
settimane ad infettare 3 persone ad esempio, e poi, nell’ultima ora prima di
smettere di essere contagiosa, questa persona, potrebbe raccontare tutto ad un
poliziotto, anzi, ispettore, e metterlo in condizione di sapere cose che
potrebbero salvare chi non è ancora infetto, ma nello stesso tempo, renderlo
schiavo del male. Ora, signor ispettore, le assicuro che tra me e lei ci sono
meno di 20 metri, e ora, lei, è fottuto. La prossima volta, prima di violentare
una ragazza abusando della propria divisa, si assicuri che non sia figlia di un
servitore del male. Ora, sogni d’oro. “
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