You fit me better than my favourite sweater

di o donnell
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Welcome back ***
Capitolo 2: *** Is it me, is it you? ***
Capitolo 3: *** You stole my star ***
Capitolo 4: *** Feel so close ***
Capitolo 5: *** Night out ***
Capitolo 6: *** Heart skips a beat ***
Capitolo 7: *** His eyes are open ***
Capitolo 8: *** She’s Thunderstorms ***
Capitolo 9: *** She's pretty close ***
Capitolo 10: *** Close but never close enough ***
Capitolo 11: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** Welcome back ***


I just want you close
Where you can stay forever
You can be sure
That it will only get better
You and me together
Through the days and nights
I don't worry 'cuz
Everything's going to be alright
Alicia Keys - No One

 

Capitolo 1- Welcome Back ! 

Eravamo amici fin da piccoli. Siamo cresciuti insieme. Mi ricordo come se fosse ieri, lui mi spingeva sull’altalena, io ero una bambina di 3 anni, riccioluta con i capelli ramati e con gli occhi blu. Lui aveva 6 anni, e un sorriso tenerissimo, con i capelli castano scuri e lisci, e due occhi verdi da far paura.
Frequentavamo lo stesso corso pomeridiano di computer a scuola, ci sedevamo sempre vicini, per rendere quell’ora e mezzo meno pesante.
Eravamo compagni di avventura e sventura, e la buttavamo sempre sul ridere. Eravamo talmente intimi che sapevamo tutto l’uno dell’altra, non c’erano segreti, non c’erano sguardi ambigui, lati nascosti. Ci davamo le dritte su come rimorchiare, ci siamo perfino raccontati la prima volta. Passavamo quasi ogni pomeriggio insieme, non c’era bisogno di mettersi d’accordo, quando uno dei due voleva, si presentava davanti alla porta di casa dell’altro, e suonava il campanello.
Lui era come un fratello per me, sua madre e sua sorella erano la mia seconda famiglia. Ci eravamo promessi che quando avremmo avuto dei figli, li avremmo fatti giocare insieme, come le nostre mamme hanno fatto con noi.
Ho un ricordo molto nitido della prima festa a cui siamo andati, a casa di Dan, che frequentava l’ultimo anno, quella sera avevo esagerato un po’ con gli alcolici, e lui s’accorse che io non ero del tutto sobria, perciò decise di farmi rimanere a dormire da lui, entrata in camera sua, mi sentii mancare, e mi veniva da vomitare, così corsi nel bagno della sua camera, e mi chinai sul suo water. Lui mi chiese se andava tutto bene, ma io non risposi, evidentemente ero troppo impegnata…poi mi sentii tenere la testa e mi sentii tirare i capelli all’indietro. Era lui, che premurosamente ancora una volta mi stava aiutando.

Era una mattina d’autunno, quella mattina. Finalmente potevo riabbracciare il mio migliore amico che non avevo più visto da quando era partito per il world tour con la sua band, gli One Direction, dopo essersi piazzati terzi ad xfactor.
Ricevetti una chiamata, alzai la cornetta, era Anne, la madre di Harry:

-Ciao April !- esclamò dall'altra parte del telefono la voce squillante di Anne
-Buongiorno Anne!- risposi io con lo stesso tono. Bè si, eravamo tutte e due molto entusiaste per quel giorno.
-Tutto bene vero?- mi chiese lei
-Sì certo, grazie! Oggi è il gran giorno !!-  non riuscì a tetternermi.
-Esatto, e visto che tu per Harry sei come una sorella, voglio che quando Harry torni a casa ti trovi lì, con noi, che ne dici?-  mi chiese gentilmente
-Va bene, verso che ora?-
-Verso le 14:OO - rispose lei.
-Sarò lì. A dopo Anne -
-Ciao April.-
mi salutò prima di terminare la chiamata. Adoravo quella donna.
Avevo le farfalle nello stomaco, non capivo più nulla, non sapevo cosa dovevo fare, se comportarmi come sempre, o fare la distaccata, se piangere o ridere, abbracciarlo forte o baciarlo sulle guance. Perché mi comportavo così? In fondo lui era il mio migliore amico..


Erano le 14:OO, bussai alla porta, Anne venne ad aprirmi insieme a Gemma, la sorella. Le abbracciai, eravamo tutte e tre tese, non vedevamo l'ora di rivedere quei grandi occhioni verdi.
Dopo dieci minuti, sentimmo aprire la porta, era lui.
Merda. Il cuore mi stava esplodendo, le mani mi sudavano, mi stavo martoriando le mie povere unghie, ero nervosa, non sapevo che fare.
Dio! Com’era cresciuto! Era cambiato! I capelli si erano allungati e incorniciavano il suo viso pallido, illuminato da quei suoi occhi verdi. Era più alto, e la maglietta bianca lascava trasparire una tartaruga alquanto marcata sul suo addome. 
Corse verso di noi, gridando –Le donne più importanti della mia vita!-

 A quella esclamazione sobbalzai, corse verso di me per po gettarsi contro, abbracciandomi.
I suoi abbracci non erano cambiati, sentivo il calore del suo corpo rassicurarmi, come per dire: ora sono qui, e tutto tornerà come prima.

Mi staccai da lui, e lo fissai negli occhi, quasi non lo riconoscevo e devo ammettere che si era fatto proprio un bel ragazzo. Non a caso, durante la sua assenza, il Time e il Sun gli avevano dedicato molti inserti affibbiandogli strane relazioni con ragazze da quattro soldi, e alcune fan, già qualche giorno prima del suo ritorno si erano piazzate davanti casa sua, tormentando sua madre e Gemma. 

HARRY POV 

Lei era ancora la mia April, la riconoscevo. Lo dico da maschio disinteressato, si era fatta una donna durante la mia assenza, era diventata proprio una bella ragazza, i suoi capelli castano chiaro ondulati che incorniciavano il suo viso di porcellana e quei due occhioni blu in cui sarei voluto affogare. Le sue labbra. Le sue labbra le avevo sempre amate, carnose al punto giusto, di un color rosa lampone. 

APRIL POV

Lui mi prese per il polso e mi portò in camera sua, entrando parve che il tempo si fosse fermato. I poster di Robbie William e altri cantanti erano ancora lì, attaccati alle pareti.
Mi disse con il suo solito sorriso: -Devo raccontarti un sacco di cose, non sai quante!!- Ci sedemmo sulle sedie vicino alla scrivania, e io allungai le gambe sulle sue, mentre lui le teneva strette sotto il suo braccio.
-Non puoi immaginare quante cose e persone abbia conosciuto, quanto è diverso e bello il mondo da queste quattro mura che per noi sembrano tutto.- continuò  con un sorriso enorme stampato sulle sue labbra rosee.

Io ero ansiosa – Ti ascolto, dimmi tutto!-
Il suo cellulare vibrò sulla scrivania, mi fece un cenno come per scusarlo e rispose, era Ed, il suo amico. Dopo neanche 3 minuti di conversazione chiuse il telefono e lo posò sulla scrivania davanti a lui .
-Era Ed, stasera da una festa per il mio ritorno, ma io gli ho detto di rimandarla a domani, oggi non ne voglio sapere, sono stanco.. - disse sorridendomi 
-Ma perché? È una festa, e tu ami le feste..- ma prima che potessi finire la fase mi interruppe

-Sì ma io pensavo che stasera ti sarebbe piaciuto andare a farci un frullato insieme, mi sei mancata molto…qualche giorno non basterà per farmi perdonare per la mia assenza, dobbiamo rimediare al tempo perduto!- 
Come per la sua stanza, anche per lui, il tempo si era fermato, lui sembrava come un bambino piccolo, quando si lega ad una persona, non la lascia mai andare, vuole godersi di questa tutti i lati e i momenti belli, vuole riconquistarla ogni giorno, come fa un bambino piccolo con il suo sorriso dopo un pianto.

Erano le 21:37 quando harry suonò a casa mia per andare a prenderci un frullato insieme.
Prendemmo un tavolo appartato, nascosto dalle piante, in fondo alla sala, mentre di solito il nostro tavolo era il primo a sinistra vicino alla colonna. Mentre parlava, io mi sforzavo di fare l’espressione coinvolta, ma in realtà non lo ero.
Ero più occupata a pensare dove fosse finito il vecchio Harry.
Perché mentre parlava non diceva più parolacce? Perché non sparava cazzate? Perché non rideva confusamente dopo una cazzata? Dov’era harry, il mio harry? Non facevo altro che pensare ai bei momenti passati insieme… Notai però che qualcosa del vecchio Harry era rimasto: tutti i braccialetti che ci avevano regalato all’entrata dei concerti, e la sua collana, uguale alla mia, che simboleggia la nostra amicizia, anche Ed ce l’ha uguale, così come Gemma, sua sorella.
Dopo un’intera serata passata a rimpiangere il vecchio Harry, camminammo verso le nostre case, mi accompagnò alla mia, e come sempre mi baciò a stampo in bocca prima che entrassi dentro. No. Non è strano il fatto che mi abbia baciata, noi eravamo amici intimi, e per noi era una cosa normale..
-a domani pomeriggio. – mi disse mentre si allontanava. Io mi limitai a sorridergli e a fargli cenno con la mano.


La mattina seguente mi svegliai alle 11:O3, presi il cellulare in mano, c’era una chiamata persa da Harry, così lo richiamai, ma l’utente non era raggiungibile… Scesi in cucina, feci una specie di colazione-pranzo, poi lessi un biglietto attaccato sul frigo:
fatti il pranzo da sola e riordina la stanza. Mamma. Ovviamente come se non lo avessi letto, io sono nata nel caos, e ci vivo bene, non ho bisogno di riordinare un bel niente. Il tempo passò velocemente, si erano fatte le 15:OO, e io andai dietro il parchetto di fronte al’ufficio postale, quello dove tutti i pomeriggi ci davamo appuntamento. Mi sedetti ad aspettarlo, dentro di me sapevo benissimo che non sarebbe venuto, era talmente preso dalla sua nuova vita, che non si sarebbe neanche ricordato di questo posto, però dentro di me mi dissi: sono qui perché voglio starci io, non sto aspettando nessuno. In realtà lo dicevo solo per non deludermi, ma sapevo che in realtà era come se stessi aspettando qualcuno che non sarebbe mai arrivato. Quando all’improvviso mi ricordai che..


Salve a tutti questo è la mia prima fanfiction che pubblico. Spero vi piaccia e recensite , così saprò cosa ne pensate.
In questo capitolo si capisce che per April(
 
http://images.fanpop.com/images/image_uploads/Liv-Tyler-liv-tyler-112093_1024_768.jpg ) qualcosa è cambiato nel rapporto con Harry, ma lei ancora non ne è cosciente pienamente. Se vi va passate anche qui, è di una mia amica:) http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1059120&i=1

Al prossimo capitolo <3
-Misery non deve morire



 

 

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Capitolo 2
*** Is it me, is it you? ***


 

Is it me, is it you
Is it the times that we’re living through
Was it hard when I had to leave
That day you seemed to change
We all need someone to guide us
Someone to introduce the show
I needed someone just like you
Someone to let me know
I could loose it all
is it me-the kooks

 

CAPITOLO 2

Stavo seduta sporta in Avanti su quel muretto, poggiavo I gomiti sulle mie ginocchia e tenevo la testa tra le mani, contavo quante formiche c’erano per terra. Ad un tratto mi rimbombarono in testa le parole di ieri di Harry - era Ed, stasera da una festa per il mio ritorno, ma io gli ho detto di rimandarla a domani…- Spalancai gli occhi, sollevai la testa e feci un sospiro. 
Poi mi vibrò il cellulare, lo estrassi dalla tasca, era Harry:
-Pronto?- risuonò la sua voce al di là del telefono
-Harry?- dissi io con tono interrogativo
-April ! Sono io!- Amavo il modo in cui diceva il mio nome, con la sua voce calda e pastosa e con il suo accento, malgrado il mio nome fosse corto, sembrava lo stesse dicendo da un’ eternità.
-Harry, ho visto la tua chiamata stamattina, ho cercato di richiamarti, ma non eri raggiungibile..comunque dimmi tutto!- Dissi curiosa
-Ah lo so, ti avevo chiamata per dirti che stamattina sarei andato fuori città, tutto qui, comunque ti ho chiamata per ricordarti che stasera Ed ci ha invitati alla sua festa, e per dirti che ti passerò a prendere verso le 20.10.- Disse in modo deciso. Mi piaceva il fatto che non mi avesse chiesto: ti va di venirci con me? ma aveva dato per scontato che ci saremmo andati insieme.
-Va benissimo, a dopo Harry!- 
-Ciao ciao April ! – Mi salutò
In realtà non è che avessi tutta questa voglia di andare alla festa, ma la festa era per Harry, il mio migliore amico, non potevo mancare. Assolutamente.
Così, rassegnata, trascinai il mio corpo stanco verso casa, guardai la tv sgranocchiando i biscotti preferiti di Harry, quelli rotondi con le gocce di cioccolato. Poi guardai l’orologio, sgranai gli occhi. Cazzo erano già le 19.43!
Salì al piano di sopra facendo le scale due a due, arrivai davanti alla porta del bagno col fiatone, mi spogliai e mi infilai sotto la doccia. Dopo neanche cinque minuti avevo fatto. 
Andai ancora bagnata in camera da letto, avevo creato un piccolo lago artificiale per terra, aprii l’armadio e mi misi addosso le prime cose che trovai, mi avvicinai alla specchiera, accesi le luci sullo specchio e mi guardai: non avevo un bell’aspetto. Così mi resi presentabile, spostai le onde vaporose dei miei capelli dietro le orecchie, un velo di rossetto color corallo sulle labbra, una spruzzata di profumo ed ero pronta.
Erano le 20.08 quando scesi e mi misi ad aspettare Harry sul divano, fissando lo schermo della tv spenta. Poi sentii suonare alla porta, era lui. Presi le mie cose, spensi la luce e chiusi la porta. Appena uscii, Harry mi squadrò dalla testa ai piedi.

-Noto con piacere che sei orrenda come sempre, April- disse facendomi l’occhiolino
-Bhè faccio del mio meglio…comunque anche tu non scherzi!- Dissi trattenendo una risata, mentre scendevo le scalette, chiudendomi il cancelletto alle spalle.

HARRY POV

Naturalmente il mio era sarcasmo. April non era mai stata orrenda e mai lo sarà. Era una delle ragazze più belle che abbia mai visto, almeno per me.
Appena uscì, il mio stomaco tremò, non capivo che cosa avessi, in fondo ero abituato a vedere April, l’avevo vista in milioni di modi, anche se io la preferivo struccata. Era bellissima, non c’è che dire, aveva una grazia innata, e quel suo profumo di vaniglia che mi faceva sempre sentire tra le sue braccia.

APRIL POV

Gli ultimi bagliori del sole donavano ai capelli di Harry dei riflessi stupendi, così allungai la mano per scompigliariglieli, ma lui prontamente, me la bloccò: io rimasi basita.
Da sempre aveva odiato le persone che gli toccavano i capelli, ma io era l’unica che aveva il permesso di farlo. Così mi allontanai da lui, camminando a passo svelto, con un leggero broncio.
Lui, vedendo allontanarmi, mi trattenne per il passante dei pantaloni, e mi tirò verso sé. Mi girai verso di lui.
-Sai che non posso resistere al tuo broncio! Non fare così, dai, scusami ! – Mi disse pentito
-Sì, ok, ma solo per questa volta- Dissi facendo un sorrisetto sghembo. E poi finalmente gli scompigliai i capelli, lui mi guardò sorridendo.
-Solo tu sai scompigliarmi i capelli in questo modo! – 
-Lo so, sono unica- gli feci l’occhiolino.
Dopo circa 10 minuti di camminata, eravamo arrivati a casa di Ed, eravamo davanti alla porta di casa, protese la mano come per bussare, ma non lo fece, si girò verso di me e mi disse:
-stasera ti devo far conoscere delle persone..-
Poi bussò aggraziatamente, Ed ci venne ad aprire la porta, ci abbracciò.
Sinceramente parlando, io non avevo nessunissima voglia di entrare, ma Harry mi prese sotto braccio e mi trascinò dietro di lui.
Questa era una delle tipiche feste in cui la metà della gente si era imbucata, l’altra metà era amica solo del padrone di casa, che, tra l’altro, era l’unica persona che conoscevo oltre a Harry.
Ci guardavamo attorno spaesati, quando un ragazzo alto e moro ci venne incontro:
-Ciao Harry! Come va amico?- Fece per dargli la mano.
-Ciao Curt! Tutto bene, che si dice qua?- Ribattè interessato Harry
-Mh, le solite cose..sai com’è…e invece dimmi di te, com’è andato il tour, so che avete fatto faville!- Disse con l’aria maliziosa rivolgendosi a Harry.
-bhè sai…- cominciò Harry.
Io me ne andai, non volevo ascoltare i racconti delle sue avventure di cui io non facevo parte. Non volevo sentirmi esclusa ancora una volta dalla sua vita.
Lui mi prese per il braccio, e mi fece una faccia come per dire – Dove vai?- e io gli feci cenno che me ne sarei andata a fare un giro.

Dopo un’ora, ero seduta sul divano, tra un ragazzo sbronzo, che cercava invano di cantare sulla canzone, e una coppietta che si sbaciucchiava spocchiosamente.
Vidi da lontano Harry che mi cercava con lo sguardo, e vidi dietro di lui quattro ragazzi con la faccia da figli di papà, così pensando che me li dovesse presentare, distolsi lo sguardo, per far finta di non averlo visto. Poi però mi sentii chiamare –April ! Vieni ti devo presentare delle persone!-
Io mi alzai rassegnata e mi diressi verso di lui, cioè di loro.
-Questi sono il resto della band- Disse con un sorriso a 32 denti mostrandomeli con la mano.
- Ciao, sono Louis !- disse un ragazzo con la maglia a righe e gli occhi di ghiaccio porgendomi la mano.
-Piacere, io sono Zayn- disse un tipo moro, con un tatuaggio visibile sull’avambraccio mentre si sistemava i capelli.
-Heiiii ! Io sono Niall !- disse forse, l’unico ragazzo biondo della festa.
-Ciao, mi chiamo Liam.- disse serio un ragazzo in una camicia a scacchi. Porgendomi la mano, notai un braccio forte che mi ispirava sicurezza, e un orologio col cinturino di cuoio marrone che mi ricordava quello che aveva mio padre. Tra i quattro, Niall sembrava il più simpatico, mentre Liam mi dava l’idea di un bravo ragazzo, simpatico e con la testa sulle spalle. Zayn mi sembrava un po’ montato, ma d'altronde era solo la prima volta che li vedevo..
-Harry ci ha parlato molto di te, durante il nostro viaggio.- Disse Louis
Io non sapevo che rispondere, ero imbarazzata e compiaciuta allo stesso tempo, mi sentivo fuori luogo. Harry probabilmente si accorse del mio disagio. Non so mascherare ciò che provo. Merda. O forse se ne era accorto solo sui. Solo lui sa capirmi così bene.
Mi si avvicinò, mi sussurrò all’orecchio appoggiando il naso sul mio collo –Va tutto bene?-
-Si tutto bene, io vado a cercare Ed- gli dissi sfuggente. Non volevo conoscerli, non volevo conoscere le persone con cui aveva trascorso 6 mesi della sua vita, che lo avevano fatto allontanare da me. Non volevo essere confusa con uno di loro. Volevo essere la sua April.
Ad ogni modo, Già dopo 10 minuti, mi stancai di cercare Ed, così abbandonai le ricerche, e mi sedetti sul quarto scalino della rampa di scale che portava nella zona notte della casa.
Tra la folla, Niall mi riconobbe, mi sorrise e si sedette vicino a me
-Ti diverti molto, vedo!- Disse ironico
-Eh sì, non mi trattengo!- Gli risposi guardando il cielo.
Poi scoppiammo entrambi un una risata.
- Allora non ti divertire troppo, io me ne vado, questa musica mi sta rompendo i timpani, buona notte April.- mi fece allontanandosi tra la folla.
-notte! – Gli risposi sorridendo.

Si era fatto tardi, le mie orecchie chiedevano pietà, così andai a cercare Harry per avvertirlo che me ne sarei andata. Feci tutto il tour della casa, ma senza alcun risultato, poi salii al piano di sopra, convinta che Harry si fosse già dato da fare con qualche ragazza..
Di sopra l’aria era carica di fumo di sigaretta, in ogni angolo si poteva osservare una coppietta in atteggiamenti intimi, ad un tratto una mano calda e forte mi avvolse il braccio, e mi girò verso di sé.
-Che ci fai quassù? Lo sanno tutti che la zona notte non è un posto raccomandato, soprattutto per una ragazza sola..- mi disse Liam con un tono da padre premuroso
-Grazie per l’interessamento,-dissi con tono un po’ acido, per chi mi aveva presa? Io so badare benissimo a me stessa. –ma va tutto bene.- continuai. Poi aggiunsi: -veramente stavo cercando Harry, tu per caso l’hai visto?- Dissi con tono dolce.
-In effetti ti stava cercando anche lui, è di sotto, seguimi!- disse sfiorandomi il viso prima di girarsi. –Eccolo è lì- me lo indicò tra la gente. Era vicino alla porta e chiacchierava con Ed.
Stavo cercando di raggiungerlo per dirgli che me ne sarei andata, ma mi ritrovai in un trenino di gente sbronza. Liam si girò a parlarmi, e si accorse che ero stata travolta dalla folla danzante, così mi prese per mano, e tirandomi mi avvicinò a lui.
-Grazie- gli dissi arrossendo
-E di cosa?- Disse facendomi l’occhiolino. Salutò con un cenno distratto Harry, e uscì dalla porta sul retro dopo avermi baciato sulla guancia.
Vedendo quella scena, Harry sgranò gli occhi:
-Hai fatto conquiste vedo!- disse ammiccando
-Così pare!- Ribattei scocciata
-Che ne dici di andarcene di qui? Mi manca l’aria e sono stanco!- Disse toccandosi la fronte.
-Sono pienamente d’accordo con te – Annuii prendendolo sotto braccio.
Salutammo e ringraziammo Ed per la “magnifica” serata, e poi uscimmo.

Camminammo fino al nostro isolato barcollando dalla stanchezza, poi arrivati davanti casa sua:
-Resti a dormire da me?- disse già aprendo il cancello di casa sua.
-No, io sono sola stanotte, vieni tu da me.- Affermai guardandolo con gli occhi assonnati.
Procedemmo fino a casa mia, una volta entrati, salimmo in camera da letto, non ci spogliammo neppure e ci infilammo sotto le coperte abbracciati.  Le sue labbra rosee e soffici erano delicatamente appoggiate sulla mia fronte, trasmettendomi una senzazione di innata serenità.
La mattina seguente mi svegliai, ma vicino a me…

Ecco qui il secondo capitolo. Finalmente entrano i scena i ragazzi restanti del gruppo dove spuntano Niall, ma soprattutto Liam. Spero vi sia piaciuto! Recensite in tante al prossimo capitolo. Baci -Misery non deve morire

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Capitolo 3
*** You stole my star ***


I could've been a 
princess, you'd be a king 
Could have had a castle and wore a ring 
But no 
You let me go 



-Capitolo 3

Flashback- ieri sera alla festa


LIAM'S POV


Finalmente me ne ero andato da casa di Ed, non ne potevo più. Le feste non mi erano mai andate a genio.Ero uscito dal retro dell'abitazione e stavo camminando a testa bassa quando delle voci richiamarono la mia attenzione. Era una coppia che camminava a braccetto, li riconobbi: erano April e Harry.
Senza pensarci mi nascosi per paura di essere visto, e, non so neanche io perché, cominciai a seguirli. Idiota idiota. Ma che diamine sto facendo? Seguire dei ragazzi. Molto maturo!
 I miei pensieri furono spezzati quando inciampai in un sasso, caddi a terra e imprecai per ill dolore, ma mi tappai la bocca con la mano.
April forse mi aveva sentito e si girò di scatto per vedere chi fosse stato a causare quel rumore,ma Harry la tranquillizzò e la strinse a sé. In quel momento ringraziai mentalmente Harry.
Per fortuna ero dietro un albero e non mi videro. Li seguii fino a che i due non entrarono in casa di lei.
Ora che avevo scoperto dove abitava, potevo rivedere quegli occhi blu e quelle labbra perfette.



APRIL'S POV

I raggi del sole si erano infiltrati dalla finestra e finirono proprio sul mio viso, mi sentivo quasi con i riflettori puntati addosso, così decisi di girarmi dall’altra parte.
Volevo sentire il respiro fresco di Harry sul mio viso, ma ciò non accadde. Nessun respiro, non sentivo neanche il calore del suo corpo.

Così aprii gli occhi di scatto. Non vidi la sua testa riccioluta appoggiata sul cuscino. Allora mi alzai, e scesi al piano di sotto, certa di trovarlo lì. 

“Buongiorno Harry!” gridai una volta sceso l’ultimo gradino. La mia voce riecheggiava per la casa vuota.

Non ricevetti risposta. Mi avvicinai al frigo per prendere del latte, poi notai un biglietto attaccato con una calamita a forma di orsacchiotto, diceva: April, scusami se non ti ho svegliata, ma dormivi così bene…ad ogni modo, tornerò a casa per le due, non pranzare, ti passo a prendere e ce ne andiamo da Nando’s. Ti voglio bene, Harry.

Accesi la tv, a quest’ora della domenica mattina, davano i cartoni animati. Tempi addietro io e Harry eravamo soliti fare colazione insieme mangiando latte e cereali, e guardando questi cartoni, che proprio da oggi avevo cominciato ad odiare.
Mi impalai distrattamente davanti alla tv con la tazza vuota per circa mezz’ora percorrendo con la mente quei momenti passati insieme. Bei tempi, ma le cose cambiano. Le persone cambiano.
Poi distolsi lo sguardo, ed erano le 11,30, non avevo più fame ormai.
Andai in bagno, feci una doccia, i miei capelli puzzavano di fumo, così come i miei vestiti.
Si erano fatte le due in un baleno, il tempo passava veloce di domenica, soprattutto quando i tuoi non erano a casa.
Sentì suonare un clacson dalla strada, così aprii la porta incuriosita. Era Harry che era venuto a prendermi con la sua Audi grigia.
Mi precipitai in macchina:
-Ciao April- Disse Harry appena mi vide.

-Ciao – dissi ancora forse un po’ assonnata.

-Prima che tu dica qualcosa, volevo scusarmi per stamattina, non avrei dovuto lasciarti così, ma sai, le fans chiamano…- Disse impacciato

-Ah sì? E cosa avete fatto tu e i ragazzi di bello?-Dissi un po’ acida.

-Siamo andati a promuovere il nostro cd..tutto qui.- Disse serio.

Ero seduta accanto a lui, sul sedile, solo il cambio ci separava, lui guardava vigile la strada, e con la coda dell’occhio lo vidi farmi un sorriso.
Di solito andavamo a piedi da Nando’s, camminavamo a braccetto sul marciapiede al lato sinistro della strada, che era sempre all’ombra. Insieme guardavamo le altre persone camminare, e commentavamo tra noi, fantasticando sulla loro vita, o su dove fossero diretti. Ma ora, l’unica che sembrava essere in ombra ero io. 
Una volta arrivati, prendemmo il solito tavolo da Nando’s. 
-Vado a lavarmi le mani- gli dissi alzandomi 

-Ma, non guardiamo insieme il menù? – disse spaesato

-Torno subito!- esclamai, incontrai il cameriere che portava i menù al tavolo mentre aprii la porta del bagno.

Dopo cinque minuti tornai al tavolo, i menù non c’erano più:
-Ho ordinato io per te. Ti ho preso il tuo preferito!- disse compiaciuto

-Ah sì? E in cosa consisterebbe il mio preferito?- gli chiesi come per metterlo alla prova con aria di sfida

-Hamburger semplice, senza lattuga e pomodorini, né salse e come dessert un Hot Fudge Sundae al cioccolato, come piace a te.- disse soddisfatto
-Ma le patatine?- dissi delusa, ma contenta che si fosse dimenticato qualcosa, così da poterlo prendere in contro piede

-Sapendo che non le avresti finite, le ho ordinate io, e poi le dividiamo come sempre. Disse con l’aria da perfettino

-Bravo, devo dire niente male !- ero felice che non avesse rimosso dalla sua memoria tutto ciò che facevamo insieme.

Dopo neanche 10 minuti arrivò Josh, il cameriere, ormai nostro amico di fiducia, con i nostri piatti fumanti:
-Finalmente vi rivedo insieme! Quanto tempo è passato!- disse con un sorriso gioviale
Io ed Harry gli sorridemmo, e ci guardammo fissi negli occhi, felici di aver rievocato i vecchi tempi.


HARRY'S POV

Leggevo nel suo sguardo una felicità innata, come se d’un tratto tutto ciò che la assillava fosse cessato nel momento esatto in cui i nostri sguardi si sono incrociati. Era bellissima, e lei neanche lo sapeva, era all'oscuro di quanto lei potesse essere meravigliosa. Non se ne rendeva conto.
Amavo il sole che le illuminava il viso rendendo i suoi occhi più chiari, e facendole aggrottare un po’ la fronte e quel nasino all’insù che aveva.

APRIL'S POV 

Mangiammo velocemente come eravamo abituati, e poi ce ne andammo.
In macchina:
-Oggi pomeriggio devo andare a Doncaster, da Louis, vuoi venire con me?- mi chiese supplichevole

-No Harry, credo proprio di no, ho promesso alla signora Cavendish che avrei guardato suo figlio.- dissi mentendo spudoratamente

-Ah capito, sarà per un’altra volta allora, era un’occasione per conoscere meglio i ragazzi, ti trovano molto simpatica, sai?- disse dispiaciuto

-Lo so, scusami Harry, ma non posso disdire ora con la signora Cavendish…- replicai rammaricata.

-Non fa niente April, tranquilla- concluse lui sorridendomi.

Mi morsi le labbra. Non credevo neanche io che quelle parole potessero essere uscite dalla mia bocca. Per la prima avevo saputo dire di no al mio amico, forse per paura di perdere il confronto con i suoi nuovi amici, che facevano parte della sua nuova vita.

HARRY'S POV

Mi piaceva terribilmente quando April si mordeva le sue bellissime labbra. Faceva sempre così quando era turbata. Sapevo che qualcosa non andava in lei, ma non volevo infierire. Mi sarebbe piaciuto se avesse conosciuto i ragazzi, volevo solo passare un pomeriggio con le persone più importanti della mia vita tutte insieme.

APRIL'S POV

-Ciao Harry- Dissi scendendo dalla macchina, toccandogli il braccio.

-Dove vai? Si saluta così adesso?- Mi trattenne per la manica del cardigan e mi diede un bacio a stampo. Le sue labbra erano così soffici e odoravano di menta. il paradiso.

-Ah scusami- dissi sorridendo

-Ciao ciao-disse facendo retromarcia dal mio vialetto

Ancora una volta mi sentivo rimpiazzata dai ragazzi. Ero quasi rassegnata a cedere loro il mio posto nel cuore di Harry.
Passai un pomeriggio noiosissimo, in certi momenti di acuta depressione, mi pentii persino di non aver fatto da baby sitter al figlio dei Cavendish.

In un attimo erano le otto di sera circa, non avevo fame, ma cominciai a divorare “il ritratto di Dorian Gray”, per passare in pace le ultime ore da sola, prima che mamma e papà tornassero.
Quando ad un tratto vidi un’ombra dalla finestra del salotto. Chi cazzo era? e se fosse stato un ladro? Merda.
Mi avvicinai alla finestra, il tipo ora si era chinato a terra, così aprii la porta, scesi due scalini e notai un ragazzo castano, con una felpa verde. Appena mi vide, si alzò di scatto: era Liam.

-Che ci fai tu qui?- gli chiesi urlando

-Ehm Ciao April !- disse grattandosi la testa

-Ciao anche a te Liam, ma non hai risposto alla mia domanda..- aggiunsi

-Bhe vedi, credo di essermi perso una lente a contatto proprio qui..in questi cespugli- disse arrampicandosi sugli specchi indicando per terra.

-E come pensi di trovarla? E’ buio ormai…- dissi seria incrociando le braccia al petto

-Eh forse hai ragione…- disse ridendo.

Lo feci accomodare in casa, la sua scusa mi faceva una tal pena, che decisi di far finta di niente.
-Accomodati- gli dissi indicandogli il divano

-Grazie mille- disse sorridendomi.

Stavamo seduti vicini, parlando di come avesse conosciuto Harry alle audizioni. Parlava in modo semplice e simpatico, aveva un modo di fare molto leggero e frivolo, ma non ti dava mai l’idea di essere superficiale. Mi piaceva il modo in cui vedeva Harry, era uno dei pochi che fin ora non aveva mai detto pretenziosamente di conoscerlo bene. Mi piaceva il modo in cui risuonavano le parole uscite dalla sua bocca umile.
Stavamo parlando tranquillamente, quando ad un tratto il suo viso si avvicinò al mio, le distanze erano annientate, sentivo il suo respiro sulla mia bocca. Ad un tratto bussarono alla porta. Non sapevo se ringraziare Dio… Andai ad aprire:

-April!- Urlò Harry felice di rivedermi

Poi scorse da dietro le mie spalle Liam
-Ho interrotto qualcosa qui?-disse con tono malizioso

-Affatto, Liam se ne stava giusto andando! Ma perché invece non ti accomodi anche tu?-gli dissi portandolo a sedersi sul divano.

-Vado a prendere qualcosa da bere…- dissi sfuggente.

stavo preparando un po’ di Scotch per tutti e tre quando mi sentii girare per i fianchi. Era Harry che mi aveva seguita in cucina, ero stretta tra lui e il bancone della cucina.

-Qualcuno si sta innamorando qui?- domandò facendomi l’occhiolino

Io non risposi, abbassai lo sguardo. Lui mi risollevò il mento con un dito:

April, non è per fare il guastafeste, ma Liam è fidanzato con Danielle, felicemente fidanzato con Danielle- disse marcando la parola felicemente.
Io lo guardai senza dire nulla. Non sapevo che pensare.
Harry corse verso liam:
-Dille come stanno le cose Liam, diglielo! Avanti!- gli gridò Harry indicandomi -Sì, vedi April- Liam si rivolse a me- io sono fidanzato con Danielle da molto tempo ormai..-

-Che cosa volevi fare con April allora? Volevi giocarci un po’ e poi metterla da parte come un giocattolo rotto? -chiese stizzito Harry con tono geloso.

-No Harry, tu sai benissimo che non lo farei mai!- Gridò Liam spazientito alzandosi dal divano. –E comunque non stavamo facendo nulla di male, stavamo solo facendo due chiacchiere..- Aggiunse sulla difensiva guardandomi per chiedere conferma.

-Ora basta! Mi avete stancato, tutti e due! Tu,-dissi indicando Liam-non hai il diritto di perderti le lenti a contatto nel mio giardino per venirmi a rimorchiare, pur avendo una ragazza, e in quanto a te, caro il mio amico-dissi puntando il dito contro Harry- non credere di non avermi fatto soffrire!-
Harry arrossì, le sue guance prendevano fuoco.

-Parli degli altri, ma non sai neanche chi sei tu! Dov’è l’Harry Styles che conoscevo? Dove è finito quello che se ne fregava altamente delle opinioni degli altri, quel tipo goffo e un po’ sfigato? Ora sei un cantante da quattro soldi,allestite un teatrino a dir poco patetico tutti e cinque! sei un fottutissimo playboy! Pensi solo a guardare i tuoi maledettissimi riccioli, e a far cadere quante più donne puoi ai tuoi piedi! Ah e se vuoi ti rimedio un appuntamento con mia nonna, pensi che lei sia matura abbastanza per te?! Sono stufa, andatevene!- gridai spingendoli verso la porta e sbattendola. 

Finalmente era ritornato il silenzio dentro questa casa. Nessuno che rompeva. Sentivo Harry strillare da di fuori e bussare ripetutamente alla mia porta, ma io accesi la tv e alzai il volume a tutto. Erano le 23,33. Tra soli 27 minuti sarebbe finita anche questa orrenda giornata.


Ecco a voii il terzo capitoloo!:)
Un piccolo litigio tra i tre, e qui April dirà tutto quello che la sta tormentando ad Harry!
RECENSITE E SEGUITE:) A PRESO BACI
-Misery non deve morire

 

 

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Capitolo 4
*** Feel so close ***


Capitolo 4
 

Lay where you're laying, don't make a sound
I know they're watching, they're watching
All the commotion, the kiddie like play
Has people talking, talking

Sex On Fire-Kings Of Lion





LIAM POV

Uscii di casa di April consapevole di aver fatto una bella figura di merda. Ma se Harry non avesse suonato alla porta, cosa sarebbe successo? Chissà se anche lei prova qualcosa per me? Magari tra qualche settimana, mi sarò già scordato quegli occhi blu.

-Scusami Harry, è stata colpa mia se April ti ha trattato in quel modo, mi dispiace davvero molto.- gli dissi scendendo le scalette di casa di April.

Harry sembrava non avermi neanche sentito, se ne stava a fissare la porta di casa di April. Così mi avvicinai a lui e gli toccai la spalla, guardandolo dritto negli occhi.

-Non fa niente Liam, non è tutta colpa tua. - Mi rispose lui sedendosi sull’ultima scaletta .

-Comunque sai benissimo che io non sono quel tipo di ragazzo che gioca con i sentimenti altrui, e non mi sarei mai sognato di ferire quelli di April, mi sono reso conto di aver sbagliato, magari mi sono lasciato trascinare dai quei suoi occhi cristallini.-mi giustificai

-Mi fido Liam, mi fido. Non voglio sentire le tue ragioni, infondo Danielle è la tua fidanzata, non la mia. Non voglio intromettermi nella tua vita sentimentale, ma so certamente che farai la cosa migliore in ogni caso. Adesso vado amico. Stammi bene e mi raccomando non fare altre stronzate. Ciao – continuò Harry alzandosi e dirigendosi verso la strada.

-Ciao Harry!- gli gridai per voler essere sicuro che mi sentisse. Al che lui si girò, mi fece un cenno con la testa, e continuò a camminare. Io invece mi diressi verso la mia macchina, parcheggiata qualche isolato più in là.


HARRY POV

Aver ascoltato Liam mi faceva sentire un millesimo meglio, ma agli occhi di april rimanevo sempre un pezzo di merda. Nella mia testa riecheggiavano le parole dette qualche istante prima da April.
Veramente quelle parole così taglienti, dure e pesanti erano uscite da quella bocca così fine?


Mi girai ripetutamente verso casa sua mentre camminavo, sperando invano che lei aprisse la porta, per corrermi incontro e riabbracciarmi. Ma ciò non accadde.
Cominciai a correre quando mancavano solo pochi passi da casa mia, perché sentivo le lacrime avere la meglio sui miei occhi. Correvo perché avevo paura che tutti potessero vedere la mia vera stupida faccia e io fossi l’unico cieco al mondo che non potesse vederla.

Entrai in casa correndo, neanche dovessi vincere la maratona, e mi precipitai davanti alla specchiera in camera mia, fissando il mio viso. Mi odiavo così tanto in quel momento.
Ricordo ancora bene la prima volta che io ed April litigammo, avevo intorno ai 16 anni, litigammo per una sciocchezza, non ci parlammo per 5 fottutissime ore. Esatto, le contai. Le 5 ore più brutte della mia esistenza. Ora erano passati solo 44 minuti da quando mi cacciò da casa sua, e già mi mancava.


APRIL POV

Ormai era tardi, e non avevo voglia di aspettare i miei alzata, così me ne andai di sopra a dormire.
Mi sentivo una merda. Sentivo di averlo perso una volta per tutte. Sentivo di averlo consegnato nelle mani dei suoi nuovi 4 amichetti.

Mi infilai sotto le coperte, tormentata e distrutta. Dopo qualche minuto, udii i miei rientrare rumorosamente. Mi madre sbattè la porta, mio padre invece le gridava cose incomprensibili, dettate dalla rabbia. I due stavano discutendo animatamente in cucina. Mia madre si scaldava facilmente.

Poi sentii mio padre dire –Che cosa dovrei fare allora? Sei tu quella che non c’è mai a casa, cosa dovrei pensare? Che hai un’altra vita?- urlò con prepotenza mio padre.

Mia madre prontamente rispose- Stai insinuando che io sia infedele, credi che ti stia mentendo? Che io vada in giro a divertirmi invece di sgobbare per mantenere questa famiglia? E come ce lo porto il pane in tavola secondo te? Tutto quello che hai, ce lo hai grazie a me! Sei solo un ingrato.-

Decisi di scendere dal letto, e di spiare le scena dalla ringhiera delle scale. Potevo vedere tra le sbarre mio padre che si teneva una mano sugli occhi, e mia madre che rovistava in un cassetto dicendo: -E poi a te non te ne frega niente di nostra figlia! Non sai neanche quanti anni ha!- Finalmente aveva trovato ciò che cercava nel cassetto: - Allora sarai ben contento di firmare questo pezzo di carta che certifica il nostro divorzio, così non dovrò più essere messa in dubbio come moglie!-

Mio padre glie lo strappò dalle mani, e con foga lo firmò.
-Ho intenzione di trasferirmi, una volta avviata la pratica del divorzio. Mi trasferirò a Glasgow.- Disse freddamente mia madre.

-Molto bene, io invece me ne andrò in Olanda, per seguire meglio il mio lavoro, ed essere sicuro di non rivederti più, neanche per sbaglio.- esordì per ripicca mio padre.

-April, con chi starà?- Domandò papà.

-Con me! che domande, tu neanche la volevi una figlia! Per te lei è stato un errore..lei per te è stata da sempre una lineetta del colore sbagliato su quel maledetto test di gravidanza!- gli urlò in faccia.

Le lacrime solcavano le mie guance.

Così presi le mie cose e uscii di soppiatto dalla porta sul retro. In quella casa erano volati fin troppi insulti in una sola sera.
Scesi in strada, non sapevo neanche io dove andare a quell’ora della notte.
senza neanche pensarci, mi diressi a casa di Harry, e bussai ripetutamente alla porta, finchè non aprì e me lo ritrovai davanti in boxer e con l’aria di uno che aveva perso il sonno.
Non esitai, e mi fiondai addosso a lui, per respirare l’unico odore familiare che mi era rimasto. Il suo.

Lui mi accarezzava dolcemente i capelli, e chiuse la porta dietro le mie spalle, facendomi accomodare sul divano.


HARRY POV

Quando sentii bussare, scesi dal letto svogliatamente, e trascinai il mio corpo carente di sonno fino alla porta, quando aprii vidi April, avrei voluto stringerla a me, per non farmela più scappare, e per scusarmi con lei.
Ma lei mi precedette, si strinse a me, e mi bagnò il petto con le sue fredde lacrime. Vedevo il suo viso consumato dal dolore.
La feci accomodare sul divano, pronto a non deluderla ancora.


APRIL POV

Mi sedetti sul divano, e lui si sedette sul bracciolo del divano, vicino a me.
-Non piangere, non rovinare il tuo bellissimo viso con le lacrime. Non voglio vederti soffrire, mi fai stare male.- Mi sussurrò Harry all’orecchio, come se parlasse piano per non rovinare nulla, per tenere segreto qualcosa.

Io non riuscivo a parlare, e neanche a smettere di piangere, mi mancava il fiato, e le parole fuggivano.
Lui mi strinse forte a se, d’un tratto mi sentii presa, mi sentii capita, salvata, recuperata.

Poi presi coraggio e tutto d’un fiato gli dissi: -Ho sentito i miei discutere animatamente e parlare del divorzio, poi mia madre ha fatto firmare a mio padre il consenso al divorzio, lei si trasferirà a Glasgow, mentre lui in Olanda per lavoro; e poi, poi –balbettai-mia madre mi terrà con lei, perché sono solo una lineetta del colore sbagliato su quel maledetto test di gravidanza per mio padre.- mi vergognavo persino io di pronunciare quelle parole. Tenevo lo sguardo basso, ripensando alle loro facce mentre parlavano di me come uno sbaglio senza soluzione, troppo grande per loro.

Lui mi sollevò il capo dal mento, e mi guardò fisso negli occhi. Ero come un libro aperto per lui, e ciò mi faceva sentire bene, perché almeno non c’era nulla che poteva restare chiuso nella mia testa per logorarla. Ho sempre pensato che le cose sono meno pesanti se condivise.


-Io non voglio andare via da qui! Non voglio lasciarti.- esordii guardandolo con gli occhi che si riempivano di lacrime per l’ennesima volta.

-Non accadrà April, te lo giuro, te lo prometto, dovessi morire.- Gridò lui stringendomi forte la mano.

-Non fare promesse che non puoi mantenere.- gli dissi-non potrei sopportare di soffrire ancora.-ribattei sconsolata

-Non fare così, tu sei la persona più importante della mia vita, nessuno potrà rubarti da me, affronteremo anche questa insieme. - mi disse serio appoggiando la sua testa contro la mia. Io lo guardai annuendo. Mi stavo perdendo nei suoi smeraldi. Lui appoggiò il naso contro il mio, respiravo la sua aria, e lui la mia. Mi asciugò le lacrime con i pollici: -Sarai stanca adesso. Non hai sonno?- chiese premuroso

-A dire la verità un pochino sì- gli dissi accennando un sorriso

-Andiamo sopra- mi disse trascinandomi per il polso dietro di lui.

Salimmo in camera sua, dormimmo ne suo letto troppo piccolo per entrambi. Eravamo attorcigliati, e potevo sentire il calore del suo corpo. Mi sentivo bene tra le sue braccia. Mi sentivo amata e voluta.

HARRY POV

Rabbrividivo ancora pensando a come il padre di April la vedesse.
Come poteva vedere April, la mia April, la mia migliore amica, uno stupidissimo errore?

Era bellissima anche mentre dormiva. La guardavo, accovacciata vicino a me, con le gambe tra le mie, le sue mani attorno il mio braccio come a non volerlo lasciare mai e poi mai, e la sua testa sul mio petto. volevo che quel mo mento non finisse mai.

La mattina dopo mi svegliai. Non sentivo le sue braccia attorno a me. Mi alzai e corsi in salotto. Avevo paura che se ne fosse andata via.
La trovai seduta sul divano a gambe incrociate. Si passava le sue dita affusolate attorno la bocca, come a disegnare il contorno di quelle sue meravigliose labbra.

-Tutto bene?- gli dissi toccandole il braccio

Lei trasalì: -Sì tutto bene, grazie – disse sorridendomi.

APRIL POV

Era arrivato anche questa volta in tempo per strapparmi dalla mia mente contorta piena di brutti pensieri che mi stava annebbiando anche questa giornata, malgrado fosse appena iniziata.

-Non hai fame?- disse prendendo due tazze dalla credenza.

-sì, certo!- dissi sedendomi attorno al tavolo.

-Stamattina ce ne andiamo al molo, e poi nel campo di papaveri e grano? –domandò sorridendo versando del latte.

-Certo!- dissi felice, quel posto mi rilassava, c’andavamo sempre insieme da piccoli, per giocare.

Lui sapeva farmi sentire bene. sapeva alla perfezione che tasti toccare, e quando toccarli. Il paradiso era un posto sulla terra con lui.
Ad un tratto però, il suo cellulare si illuminò e cominciò a squillare.
Mi allungai verso il mobile per prenderlo, lessi sul display Louis, così glie lo passai.

Dopo neanche 5 minuti di conversazione, riattaccò.

-Mi dispiace, anche questa volta i nostri piani si vanno a far benedire. Devo assolutamente andare da Louis e gli altri a Doncaster, ma stavolta vieni anche tu.- Mi disse convinto.

-Non c’è problema. Finalmente conoscerò il resto della banda- dissi scherzando

-Dici sul serio? Non ti dispiace?-chiese lui guardandomi serio

-no tranquillo. Dico veramente. – dissi fissando il vuoto

Malgrado non fossi mai impazzita all’idea di conoscerli, decisi che prima o poi avrei dovuto condividere con loro qualche momento. Magari non erano poi così male.

-Quando si parte?- chiesi strozzandomi con il latte.

-Appena sei pronta!- rispose guardando il fondo della sua tazza.

-Che dici, vado bene anche se vengo in pigiama?- gli dissi facendogli notare che non avevo i vestiti con me

-Ah è vero. Che stupido! Seguimi, scegli dall’armadio di Gemma.- mi disse aprendomi le ante dell’armadio di legno della sorella.

-Ma sei sicuro? Non credo ne sarebbe felice..-dissi incerta grattandomi la testa

-Che problema c’è? Tanto lei non lo saprà mai!-disse strizzandomi l’occhio

Dopo 10 minuti tornai al piano di sotto, avevo scelto il vestito che Gemma odiava di più, così nel caso fosse ritornata a casa, non lo avrebbe cercato per metterselo.

HARRY POV


Quando scese le scale, la vidi nel vestito odiato da mia sorella. Capii immediatamente perché gemma lo odiasse. Perché non le stava bene quanto April.
Sembrava fatto apposta per lei. Le calzava a pennello, le metteva in risalto gli occhi, e il suo modesto, ma sodo décolleté. Aveva raccolto i capelli in uno chignon spettinato, che esaltava il suo viso perfetto.
Era stupenda.

-Ah sei pronta!- dissi trattenendo il mio stupore

-Sì- mi disse sorridendomi. Era da tanto che non vedevo quel sorriso ad illuminare il suo viso.

Salimmo in macchina, e ci dirigemmo in autostrada. La vedevo assorta nei suoi pensieri, guardando il panorama, con la testa fuori dal finestrino. Il vento le scompigliava le ciocche di capelli attorno al viso.

-April, è meglio che ti metta la cintura e stia seduta decentemente, stiamo per imboccare l’autostrada-le dissi toccandole una gamba.

-Ah si scusa- disse chiudendo il finestrino.

-Allora, che hai intenzione di fare? Dico, prendi le tue cose e ti trasferisci da me?- le chiesi in modo delicato, per non essere troppo invadente

-Dici davvero?- mi chiese stupita, accarezzandomi la mano che tenevo sul cambio. Quando sentii la sua mano sulla mia, sentii uno strano calore attraversarmi tutto il braccio.

-Sì, pensavo che potresti trasferirti da me. Non mi va l’idea che tu viva da sola, o peggio , che te ne vada.-le affermai

-Ne sei sicuro? Non vorrei essere d’intralcio, insomma, tu, gli altri…-mi rispose confusa

-Non ci sono gli altri. Ci sei tu. C’è mamma e Gemma. Puoi scegliere se dormire con Gemma, o nella camera degli ospiti, oppure dormiremo insieme, se per te va bene dividere un letto da una piazza e mezzo, il che vuol dire ritrovarsi puntualmente senza coperte nel bel mezzo della notte.- le dissi sorridendo, girandomi a guardarla. Non mi rispose subito.

-Ci penserò. Ma per ora, grazie. Davvero, non so come ringraziarti per tutto ciò che fai per me-mi disse spalancando gli occhi e guardandomi con quella faccia perfetta e quegli occhi che supplicavano amore.

-Non mi devi ringraziare, sono io che ringrazio te.-le risposi contento di averla riconquistata dopo la delusione della sera precedente.

APRIL POV

D’ora in poi non avrei mai più dovuto soffocare i miei pensieri, e dormire con la paura che da un giorno all’ altro Harry mi sarebbe stato portato via, ci tenevo a lui, e volevo dimostrarglielo in tutti i modi.

-Siamo arrivati-disse slacciandosi la cintura e aprendo lo sportello
Bussò 2 volte alla porta, e Louis ci venne ad aprire con un’espressione di stupore.

-April ci sei anche tu ! Finalmente potremo conoscerti!- si rivolse a me louis con gli occhi spalancati.
Ci fece cenno di entrare, e ci condusse al piano di sopra, nello studio dove ci aspettavano anche gli altri tre.

Appena entrammo nella stanza, Liam si alzò in piedi confusamente:

-April!- mi disse venendomi in contro

-Ciao Liam- gli sorrisi scostandomi una ciocca di capelli che mi era sfuggita dallo chignon.
Poi si alzarono anche Niall e Zayn, che vennero a salutarmi e mi fecero accomodare tra loro due.
Intanto Louis e Harry avevano lasciato la stanza, e mi sentivo un po’ a disagio lì, con 3 paia di occhi puntati addosso.

-E’ da un po’ che non ci si vede April, come va?-mi chiese Zayn prendendomi sotto braccio. Fui sorpresa del fatto che si ricordasse il mio nome, non credevo avesse interesse per qualcos’altro al di fuori dei suoi capelli.

-Tutto bene-gli risposi arrossendo. Liam mi stava fissando da un po’ ormai, e non sapevo più come sfuggire ai suoi occhi.

LIAM POV

Perché quando la vedevo andavo in ebollizione? Non capivo più nulla, lo stomaco andava in subbuglio, la voce si faceva roca e le mani tremanti. Non avevo più il controllo del mio corpo.
Dal momento in cui lei varcò la soglia, persi la ragione di intendere e volere. Non riuscivo ad articolare una fottutissima frase.


Avevo appena finito di comporre mentalmente la mia prima frase decente da dirle, quando Harry e Louis rientrarono:

-Eccoci qua!- canzonò Louis fissando April. Harry gli sussurrò qualcosa all’orecchio, e lui annuì.
Era successo qualcosa. Me lo sentivo.

LOUIS POV

Harry mi raccontò per filo e per segno ciò che era accaduto la notte prima. April aveva incassato un brutto colpo, e mi sentivo in dovere di doverla alleggerire del peso che la sua esistenza stava acquistando.
Volevo farle capire che poteva confidarsi con me. Una persona come lei, se lo meritava. Non la conoscevo da tanto, anzi, non la conoscevo per niente. Ma Harry ne andava pazzo in ogni senso, e se Harry si lega a qualcuno, vuol dire che questa è davvero importante per lui.

-Sentite, perché non sospendiamo qui per adesso, e ce ne andiamo fuori? Ancora c’è il sole-Disse Niall guardando preoccupato le grosse nuvole che si affacciavano all’orizzonte

-Va bene, ma dopo pranzo continuiamo.- gli dissi scocciato. Per quanto ancora dovevamo portare alla lunga queste maledette scartoffie?
Ce ne andammo di fuori, a respirare un po’ d’aria fresca.
Zayn era affranto dai suoi giornalieri problemi amorosi, mentre Niall parlava gesticolando con April.
Si vedeva che era una persona semplice e bella. I suoi occhi non nascondevano nulla. Lasciavano vedere tutto di lei.
Era così carina, che vedendo Zayn perdere la pazienza per l’ennesima volta con la ragazza al di là del suo telefono, lo invitò a parlarne con lei e Niall.


HARRY POV

Finalmente April scoppiò in una risata rumorosa. Non importa se non ero io la causa della sua risata. Mi piaceva rivedere in lei la ragazza affamata di vita che era una volta, che anche quando tutto andava male, rideva fino a piangere, sorreggendosi per non cadere, alla mia spalla.

Le ore passarono velocemente in compagnia loro. April si era perfettamente inserita, e parlava tranquillamente con tutti. Soprattutto con Louis.
Sembravano conoscersi da una vita. Ero contento che i miei due migliori amici si fossero finalmente conosciuti.

Non avevano neanche lontanamente idea di quanto entrambi potessero significare per me, e il vederli in sintonia mi faceva stare bene.


APRIL POV

Devo ammettere di essermi sbagliata di grosso su di loro. Credevo fossero un gruppo di babbei canterini zompettanti, ma non è così.

Insomma, Zayn ha dimostrato di avere un cervello e di saper sostenere interessanti conversazioni con gli altri, o per lo meno con me; Niall, oltre ad avere un appetito smisurato, ha anche un senso dell’umorismo contagioso, come la sua risata; ho scoperto in Louis un valido confidente, ho saputo che Harry gli aveva raccontato ogni cosa della sera prima, e si è detto disposto a starmi vicino in ogni momento io abbia bisogno, perchè ,parole sue, aveva capito come mai significassi così tanto per Harry. In quanto ad Harry non esistono parole che gli rendano giustizia sufficientemente.

-Restate a dormire qui?-domandò con tono affermativo Louis a me ed Harry, che mi guardò come per chiedere conferma.

-Per me va bene-risposi a Louis

-Però, devi sapere che io ed Harry dormiamo sempre insieme, quindi questa notte te lo ruberò- mi disse ammiccando Louis.

-Non c’è problema- gli dissi stringendomi nelle spalle. Harry mi lanciò un’occhiata infuocata.

-Io dormo con Zayn!- urlò dalla cucina Niall con la bocca piena.

Facendo mentalmente i miei calcoli, e dando per scontato che in questa maledettissima casa ci sono solo 3 camere da letto, dedussi che molto probabilmente avrei dovuto dormire con Liam.
Ottimo direi. Anzi, fantastico. Avrebbe cercato ancora una volta di perdersi una lente a contatto?

Rassegnata, entrai in camera, mi spogliai e poi realizzai di non avere il pigiama. Ero in intimo, quando sentii aprirsi la porta. Per fortuna era Harry, non avevo timore di farmi vedere nuda da lui, ormai mi aveva visto in ogni modo. Era venuto a darmi la buonanotte.

Ci baciammo a stampo, mi mancavano le sue labbra, e lui sembrava non volersi staccare dalle mie. Lo allontanai da me.


-Scusa se ti scoccio, ma non me la sento di dormire così con Liam…-gli feci notare imbarazzata guardando le mie gambe nude.

-Fai bene- mi disse togliendosi la sua maglia di dosso facendomi l’occhiolino-tieni- continuò infilandomela premurosamente, prima di ribaciarmi.

Le sue labbra alla menta mi facevano venire voglia di mangiarmelo.


-Buonanotte- mi disse scomparendo dietro la porta.

-notte- gli dissi con un cenno del capo.

Avevo sonno, ma continuavo a stare sveglia, come se dovessi aspettare qualcuno. In effetti aspettavo Liam. Dov’era ?

Fantasticai sul fatto che si fosse trovato un altro posto dove dormire. Ma tutti i miei piani crollarono, quando la porta si aprì, lasciando passare la figura alta e snella in pantaloni a scacchetti grigi di Liam.


LIAM POV

Era lì, indossava una maglietta che le arrivava appena sopra la coscia. Quella maglietta bianca non lasciava spazio alla fantasia. Da questa traspariva il suo intimo viola e un fisico perfettamente lavorato da anni di sport. I suoi capelli castani le incorniciavano il viso in maniera perfetta e ricadevano morbidamente sulle sue spalle.

Sentivo il battito del mio cuore farsi più faticoso, il respiro affannato, mentre cercavo di scacciare l’immagine di April nella mia testa per fare spazio a quella di Danielle. Ma non ci riuscivo.

I suoi occhi blu mi seguivano per la stanza mentre mi sedevo sul letto, rivolto verso di lei. Quella ragazza non sapeva di essere così pericolosamente attraente. Non sapeva quanto avrei voluto toglierle di dosso quella inutile maglietta, per far spazio alla sua pelle, la quale sprigionava un odore inebriante di vaniglia che mandava in tilt i miei sensi.

Tormentato dalla sua immagine innocente, che in me però suscitava tutt’altri pensieri, cedetti e mi avvicinai a lei.
 

Tatataaaaaaa! Signori e signore ecco a voi il 4° capitolo:)
April è molto triste a causa della sua situazione familiare che non è delle migliori, e fa pace con Harry
che la invita a stare a casa sua e a trascorrere un pomeriggio con il resto del gruppo.
Liam cosa ha fatto? Lo scoprirete nel prossimo capitolo:)


Baci, Misery non deve morire.

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Capitolo 5
*** Night out ***




 

CAPITOLO 5


Kiss me hard before you go
Oh, my God, I feel it in the air
Telephone wires above are sizzling like a snare
Honey I'm on fire, I feel it everywhere
Nothing scares me anymore.

LIAM POV

Dio quanto era bella. Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso, e mi stavo avvicinando sempre di più, fino a che le nostre bocche si toccarono e combaciarono perfettamente.
Lei aveva la schiena contro il muro bianco e freddo della camera, e io le tenevo una mano dietro la schiena.
Lei non oppose resistenza, e mise una mano su un mio fianco, e l’altra dietro la mia nuca. Io la strinsi forte a me, ormai ero sicuro fosse mia.
Ci baciammo per circa dieci splendidi minuti, in cui nessuno di noi due diede segno di volersi staccare dall’altro. Finalmente ero riuscito ad assaporare quelle splendide labbra.
Infilai un mano sotto la sua maglia, e percorsi dapprima tutta la sua schiena facendole venire la pelle d’oca. Poi toccai delicatamente il suo ventre, sentivo la sua pelle morbida e delicata, dalla quale le mie dita non volevano staccarsi, fino ad arrivare vicino al suo seno, cercai di alzare delicatamente un lembo della sua maglia, come per sfilargliela, ma lei smise improvvisamente di baciarmi, aprì gli occhi e mi staccai da lei. 


APRIL POV

Lo vidi avvicinarsi a me, non sapevo che fare, ma non volevo scappare anche da lui.
Appoggiò delicatamente le sue labbra carnose sulle mie, e io non seppi opporre resistenza quando anche mi mise una mano dietro la schiena, come per separarla da quel freddo muro.
L’odore della maglia di Harry mi ricordava che stavo sbagliando, e anche Liam stava sbagliando, ma sembrava non gli importasse, tanto che infilò la mano sotto la maglia e cominciò a toccarmi la schiena, facendomi venire la pelle d’oca. Poi si spostò sul mio ventre, fino ad arrivare sotto il reggiseno. Avrei voluto togliergli quella mano dal mio corpo, ma ero come bloccata.
Quando però cerco di sfilarmi la maglietta, mi staccai da lui, afferrandogli la mano.

-No Liam- gli dissi preoccupata guardandolo.

-Ma perché no?- mi chiese lui non capendo

-Forse perché tu sei fidanzato e sei anche uno degli amici di Harry?-gli feci sistemandomi la maglia.

-Ma April, tu non capisci. Tu sei come una calamita, i tuoi occhi sono magnetici, e io non posso farci niente.- mi spiegò appoggiando una mano al muro.

-Senti, puoi dire tutto ciò che vuoi, ma non scaricare la colpa della tua infedeltà su di me. Se preferisci me ne vado in giro con un paio di occhiali da sole.-gli dissi scocciata nascondendomi sotto le coperte.

-E allora perché tu hai continuato a baciarmi, pur sapendo di sbagliare?- mi domandò. Bella domanda.

-Perché- gli dissi agitata- perché è solo attrazione fisica- gli ripetei.

-Non è vero April. So che tu provi qualcosa per me, ma non lo hai ancora capito.-mi spiegò lui con dolcezza.

A dire la verità non avevo neanche io la più pallida idea di cosa provassi per lui. So solo che appena vedevo i suoi occhi dolci, il suo fisico scolpito e i modi gentili che aveva, non sapevo dirgli di no. Forse era veramente solo attrazione fisica.

-Ad ogni modo, io ho sonno. Buonanotte- gli dissi distaccata

-Buonanotte- mi rispose lui coprendosi.

Spegnemmo le luci. Mi girai verso la porta, dandogli le spalle. Mi sentivo i suoi occhi puntati addosso, anche se non potevo vederli.
Cercai di dormire il più lontano possibile da lui. Io stavo proprio sull’orlo del letto. Quella posizione era alquanto fatale. Se solo mi fossi sporta un altro millimetro, sarei scivolata sbattendo la testa sullo spigolo del comodino.
Non chiusi occhio per l’intera nottata. Mi sentivo spiata e mi sentivo in colpa per aver tradito Harry. Lo so, non eravamo fidanzati, ma mi sentivo legata a lui, e mi sentivo come se l’avessi pugnalato alle spalle.

Aprii gli occhi, ero girata verso Liam. Era mattina, ma non sapevo che ora fosse, perciò mi girai verso la sveglia sul comodino, ma girandomi, scivolai dal letto.
Tutta la vita mi passò davanti in un solo istante. Sapevo che avrei sbattuto la tempia sullo spigolo del comodino, e che da quel momento in poi avrei perso Harry. Ma ormai le distanze tra la mia testa e il comodino erano troppo brevi, per poter mettere una mano da qualche parte.
Poi sentii afferrarmi per un braccio, e trascinarmi sul letto. 

-Per un pelo, eh!- mi esclamò Liam tenendosi una mano sulla fronte.

-Eh sì. Grazie- gli dissi incredula

-Tutto bene April?- mi chiese spostandomi una ciocca di capelli che mi copriva gli occhi

-Bhè considerando che mi vedevo già morta, va tutto benissimo.-gli dissi ridendo.


LIAM POV

Come avrei potuto resistere a quel sorriso? Insomma le avevo appena evitato una corse all’ospedale, e lei mi aveva detto grazie. Mi aveva sorriso. Mi sentivo invincibile ora.

-Andiamo a mangiare, ti va?- le chiesi prendendola per mano

-Sì- mi rispose lei.

Andando in cucina ci accorgemmo che tutti gli altri dormivano. Lei aprì la porta della porta della camera di Louis ed Harry, per vedere se stavano dormendo.

Facemmo colazione uno davanti all’altra. Era bellissima anche con i baffi del cappuccino. Così mi avvicinai a lei per pulirle le labbra, ma lei si allontanò da me, temendo un altro bacio, ma poi le tolsi solamente la schiuma dalle sue labbra. Erano così belle che si meritavano di essere coperte solo dal rossetto.
Lei mi sorrise timidamente. Poi le presi la mano che aveva sul tavolo, e glie la strinsi. Non disse nulla. Mi guardò e basta. Mentre io mi perdevo per l’ennesima volta nei suoi occhi.


APRIL POV

Ci risiamo. Non so assolutamente cosa fare. Forse mi piace, ma so di non poter averlo, e so che deve finire qui la storia. Ma è come se lo scrittore lasciasse tante pagine bianche nel suo libro, e poi ad un punto scrivesse la fine. Già, ma dov’è questa maledetta fine?

HARRY POV

Non riuscivo a dormire. Solo al pensiero che Liam avesse potuto solamente vederla dormire accanto a lei, mi metteva una tremenda agitazione addosso. Non ce la facevo, ero tormentato dal pensiero che lui avesse potuto sentire il calore del suo corpo. E se stanotte si fossero baciati? Tanto non lo saprò mai. sei lui avesse provato ad averla, ma lei avesse opposto resistenza gridando nella notte, ma nessuno l’avesse sentita? Cedetti alla tentazione e aprii con mano tremante la porta della loro camera. Non c’erano. Vedevo solo le lenzuola bianche.
Chissà se sapevano di vaniglia come la pelle di April, pensai.
Poi sentii un cucchiaino tintinnare, e così decisi di presentarmi in cucina, dove vidi Liam che stringeva la mano della mia April. Anche io stringo la mano ad April, ma siamo solo amici. Pensai per calmare i miei istinti omicidi verso Liam. 
Poi la mano di April sgusciò via da quella di Liam, lei si girò verso di me, con quegli occhi blu, che riuscirono a placare tutti i miei brutti pensieri. Io mi fidavo di lei. Era di Liam che non mi fidavo più, ultimamente.

-Buongiorno !- mi disse prendendomi la mano, invitandomi a sedere accanto a lei.

-Ciao April- le dissi
Quando mi prese per mano, il mio braccio si intorpidì. Non riuscivo a staccare gli occhi dalla mia maglia addosso a lei. Le stava benissimo. Qualunque cosa indossasse le stava benissimo.
-Vado a sistemarmi- esordì alzandosi

Io e Liam ci guardammo senza dire nulla. Avrei voluto chiedergli cosa fosse successo la notte prima, ma non ebbi il coraggio. In fondo non ero nessuno per immischiarmi nei loro affari. Anche se April è affare mio a dire la verità.


APRIL POV

Quando vidi Harry arrivare non mi sentii sbagliata, non avevo il timore che possa avermi visto con Liam. Sentivo solo che per me lui era la mia salvezza. Come sempre, come in tutto.
Mi diressi in camera, per vestirmi, sciacquarmi la faccia e ridare finalmente la maglia ad Harry.Ma quando tornai in cucina, non c’era più nessuno. Così bussai in camera di Louis per cercare Harry

-Scusami, hai visto per caso Harry?- gli chiesi imbarazzata. Era in boxer.

-Credo sia in salotto, cercalo lì- mi disse sorridendo

Mi chiusi la porta alle spalle e andai in salotto, lo trovai seduto sul divano a guardare i nostri cartoni preferiti. Mi sedetti accanto a lui, che prontamente mi baciò stringendomi a sé.
Io lo strinsi in una presa forte, fino a non farlo respirare, non volevo lasciarlo andare.
Stemmo così per un tempo interminabile, volevo non finisse mai. Sentivo il suo respiro su di me, e i nostri busti toccarsi. Poi però arrivò Louis, che ci guardò sognante.

-Ma che carini che siete!- ci disse guardandoci sorridente. Harry lo guardò con sguardo premuroso, tenendomi la mano-Mi dispiace interrompere questo momento ragazzi, ma dobbiamo metterci al lavoro. Prima facciamo, prima finiamo- incitò Louis.

-Va bene, va bene. Vengo.- disse scocciato Harry.-tu non vieni?-continuò prendendomi per il braccio tentando di farmi alzare dal divano.

-No, resto qui. Non voglio impicciarmi delle vostre cose.-spiegai ad entrambi.

-Ma non ci dai fastidio, anzi!-mi rassicurò Louis.

-Non fa niente, resto qui. Sul serio.-ribattei

-E cosa pensi di fare da sola?- indugiò Louis ironico

-Guarderò la tv, ascolterò la musica, leggerò qualcosa - dissi guardandomi in giro perplessa.

-Come vuoi. Ma se vuoi venire su, non indugiare.-continuò Louis.
-E se ti serve qualcosa, chiama, anzi bussa.-mi disse Harry scompigliandomi i capelli.

Passai una bellissima mattinata in compagnia di Phineas and Ferb, dei giornali di cronaca rosa, mtv e di un barattolo di nutella.
Qualche volta i ragazzi venivano a farmi visita, Zayn scese di sotto perché si stava annoiando già solo dopo due minuti di lavoro, e si trattenne con me così tanto che Louis dovette scendere a riportarlo sopra.
Solo per pranzo ci sedemmo tutti insieme a scherzare, stavo benissimo con loro, e non avevo paura di essere la April che ero.
Erano tutti molto simpatici e carini con me, nonostante ci conoscessimo appena.
Dopo questa breve pausa pranzo, i ragazzi tornarono al lavoro, e io me ne andai a fare un giro di fuori, all’aria aperta.

-Torna per cena!- mi gridò Niall dalla finestra indicandosi il polso.

-Tranquillo, non mancherò!- gli dissi legandomi i capelli.

Camminando per quei sentieri desolati, di campagna, ebbi tutto il tempo per riflettere.
Nonostante il silenzio, non riuscivo a distinguere i miei sentimenti dentro di me, le mie paure. Sapevo solo che Harry in quel momento era l’unica persona che avevo e che non volevo perdere. E sentivo che c’era qualcosa dietro l’angolo, che avrebbe rovinato tutto.
Quando vidi il sole scomparire all’orizzonte, decisi di ritornare a casa, per non deludere Niall.

-Sono tornata!- urlai in salotto.
-Pensavo non fossi tornata in tempo per mangiare con noi-mi disse Niall preoccupato, mostrandomi gli altri tutti a tavola, ma con i piatti vuoti

Zayn era dietro i fornelli, aiutato da Liam, che quando mi vide tornare, si scottò la mano, prendendo la pentola senza presine.

-Accidenti!- urlò soffiandosi sulla mano.

-Te l’ho detto! Posso farcela da solo a preparare la pasta. Non ho bisogno di un aiutante imbranato come te!-disse ridendo Zayn

Io girai attorno al tavolo e mi diressi al lavandino, aprendo l’acqua fresca, per Liam
-Metti la mano qui sotto- gli dissi indicandogli il rubinetto aperto. 

-Grazie- mi disse imbarazzato

Notai dietro le mie spalle Harry sussurrare qualcosa a Louis, ma non gli diedi troppa importanza.
Dopo aver mangiato qualcosa che avrebbe dovuto essere un piatto di spaghetti, ce ne andammo tutti in salotto, a guardare la tv. La luce era spenta, solo la tv illuminava i nostri volti.
Il film non era male, un po’ contorto, ma non male. Con la coda dell’occhio, vedevo Liam guardarmi.


LIAM POV

I suoi occhi erano così cristallini che potevo guardare il film attraverso questi. Le immagini si riflettevano su quei due specchi d’acqua, dove avrei preferito affogare, piuttosto che vedermi rifiutato ancora.

HARRY POV

Mi immaginavo questa scena da tanto tempo. Avevo da tanto sperato di poter trascorrere del tempo con tutti loro. Stavamo in quattro in un divano a tre posti, praticamente April era sopra di me, ma non era un peso ospitarla. Potevo sentire l’odore di miele dei suoi capelli, e il suo torace svuotarsi dell’aria accumulata. Il suo respiro condizionava il mio. Avvolgevo saldamente il suo ventre attorno con il mio braccio.
Poi sentii qualcosa vibrare, era il suo telefono. Lei subito si alzò da me, fissando lo schermo del telefono, cercando di non far sentire a nessuno il rumore della vibrazione. 
Io la seguii nel corridoio.

-Chi è Apri?- le chiesi curioso. Aveva sempre risposto al telefono.

-E’ la mamma- mi disse nascondendo il telefono dietro la sua schiena

-Perché non le rispondi?- le chiesi sperando che chiarisse con i suoi.

-Perché non voglio sentire la sua voce. Non voglio sapere più nulla di lei.- mi disse soffocando le lacrime.

-Vuoi che ci parli io?- le chiesi, forse troppo invadente

-No, ma grazie lo stesso.-mi rispose sforzandosi di sorridere.

Io la abbracciai forte, baciandole la fronte. Ero stato stupido a pretendere che rispondesse al telefono, e ad offrirmi di parlare con la madre. Ma io volevo solo che non restasse in cattivi rapporti con i genitori. So cosa vuol dire.

APRIL POV

Quando mi strinse nelle sue braccia, mi sentii al sicuro. Potevo respirare l’odore del suo corpo, che mi infondeva sicurezza e tranquillità. E’ come se tutto si risolvesse con un suo abbraccio.
Tornammo di là, sentendo i ragazzi chiamarci per il pezzo clou del film. Ma tanto per me perdermelo sarebbe stato la stessa cosa, non ci avevo capito assolutamente nulla del film, ero troppo assorta nei miei pensieri.
Una volta finito il film, me ne andai spedita in camera da letto, sentivo gli occhi cadermi dalla stanchezza. Ma prima chiesi la maglia ad Harry, che me la diede dicendomi

-Sta meglio a te, e comunque ne avrai più bisogno tu!- mi fece l’occhiolino e mi baciò augurandomi buonanotte. Dio, sentivo di non poter sopravvivere ad un altro bacio alla menta. 

Tornata in camera me la infilai annusandola. Il suo odore era come droga per me. Mi slegai i capelli, lasciandoli sciolti sulle mie spalle, mi guardai alla specchio, per sistemarli. In quel mentre Liam aprì la porta della camera, si spogliò con disinvoltura e si infilò il suo pigiama grigio. Io osservavo la scena dallo specchio, che mi offriva un’ottima visuale. Poi lui tirò su la testa e vide che lo stavo fissando dallo specchio, così distolsi lo sguardo, ripuntandolo su di me, per sistemare i miei capelli.
Poi vidi dallo specchio la sua immagine avvicinarsi a me, sentii le sue mani calde sui miei fianchi attraverso la maglietta.
Cominciò a ricoprire il mio collo di baci umidi, mentre io gli tenevo una mano dietro il collo, poi mi girai verso di lui, e cominciai a baciarlo, senza dargli tregua. Ci stavamo ricascando un’altra volta. Cazzo.
Mi portò contro il muro, facendomi allacciare le gambe attorno al suo bacino. Mi teneva saldamente a lui, con una mano sopra il fondoschiena, forse per paura che scivolassi dalla sua presa mascolina, per niente troppo invadente.
Le sue mani percorrevano il mio corpo, si infilavano in ogni punto, così cominciai a mordergli le labbra. Poi con un gesto repentino, ma delicato, mi ritrovai senza maglietta, che lui buttò in chissà quale angolo della camera.
I suoi baci scendevano dalla bocca al collo, fino al seno, dove il reggiseno permetteva.
Sentivo che aveva voglia di me, così gli tolsi la maglia, e le feci fare la stessa fine della mia. I nostri corpi erano attaccati, e sentivo di non poter più tornare indietro a quel punto, anche se ero cosciente del fatto che stavo facendo un errore madornale.

LIAM POV

Infilò le sue mani affusolate sotto la mia maglietta e percorse con le sue dita tutti i miei addominali. Avevo sempre odiato le ragazze che mi mordevano le labbra, le avevo sempre trovate troppo volgari. Ma il modo in cui lo faceva April era delicato e devo essere sincero, trattenni molte volte un gemito di piacere.
Ero arrivato a sfilarle la spallina del reggiseno, quando il mio telefono vibrò sul comodino.
Ci fu un momento di silenzio, smettemmo di baciarci. Io la guardavo fissa negli occhi imbarazzato. 

-Rispondi- mi disse appoggiando la testa al muro

-non me la sento- gli risposi, ma tanto ormai eravamo stati interrotti, e non potevamo più riprendere come prima.

-Vai a rispondere, ti ho detto!- mi disse fissandomi seria negli occhi per poi nascondere la sua faccia nell’incavo del mio petto. Lei allentò la presa con le sue gambe dal mio bacino, e io andai a rispondere. Mi sentivo terribilmente in colpa.
Quando finalmente presi in mano il telefono, questo smise di vibrare, e lessi una chiamata persa da Danielle. April intanto recuperò la sua maglia, e se la infilò delicatamente, guardando il mio telefono.
Poi si infilò sotto le coperte, aspettando che anche io mi coprissi per spegnere le luci. Aveva freddo. Così la strinsi verso di me, ma lei si liberò della mia presa. Era strano il modo in cui dentro il letto reagiva a me.

La mattina seguente, mi girai verso di lei. Era bellissima con i raggi del sole che le accarezzavano il viso. Mi misi su un fianco, per poterla guardare meglio.

-Hai finito di guardarmi mentre dormo?-mi disse con gli occhi chiusi. Rimasi spiazzato.

-Scusa, non credevo ti desse fastidio.-gli risposi impacciato, rivolgendo la faccia al soffitto.

-Io ci ho riflettuto tutta la notte April. Credo di amarti.-le dissi ad occhi chiusi, pentendomi di ciò che avevo detto, sperando che lei non mi tirasse uno schiaffo.
-Non è vero. E lo sai benissimo. Tu ami Danielle.- mi disse girandosi dall’altra parte.
Poi stufa, si alzò e se ne andò in cucina a preparare la colazione. La seguii. Mi limitai a guardarla mentre faceva le cose distrattamente.

APRIL POV

Non sapevo come comportarmi con lui. Insomma fino a che quel maledetto cellulare non squillò, tutto funzionò. Ero riuscita anche a dimenticarmi del senso di colpa. Ma giustamente Danielle non si dimenticò di avere Liam, e da una parte la ringrazio.
Preparai due cappuccini, e gli porsi il suo, sedendomi vicino a lui. Lui prese ad accarezzarmi la gamba fino ad arrivare all’interno coscia, io lo bloccai.

-Non qui. Non è colpa mia se il tuo cellulare squilla nei momenti meno opportuni-gli dissi dura.

-Bhè ma non è neanche colpa mia.- mi disse scoraggiato.

HARRY POV

Per la seconda notte di seguito, non avevo chiuso occhio. Cazzo. Maledissi questa casa per il fatto d’avere solo tre fottutissime camere da letto. Mi sentivo come se avessi consegnato in un piatto d’argento April a Liam. Sentivo che April era solo mia, e che nessun altro avesse potuto toccarla. Uscii dalla camera e vidi dal fondo del corridoio Liam che le accarezzava la gamba. Avvicinandomi sentii le loro voci flebili.
Mi sentivo tradito, ma non era colpa di April, noi non eravamo fidanzati, e io non l’amavo. Credo.


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SALVE

Ecco a voi il quinto capitolo!

Colpo di scena per Liam e April.

Harry e alquanto geloso dei due, e forse si sta rendendo conto delle sue emozioni? Mah

Al prossimo e recensite <3


 

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Capitolo 6
*** Heart skips a beat ***


HARRY POV
E allora, se non l’amavo, perché sentivo come un fuoco bruciarmi dentro, quando la vedevo con Liam? E perché ultimamente non la vedevo più con gli stessi occhi di prima?
Decisi di nascondermi dietro la porta del bagno, per vedere, o meglio, sentire come andava a finire tra i due. Ma poi April si alzò e si diresse verso di me, io, uscii fuori dal bagno, e lei mi porse la maglietta, dopo essersela sfilata davanti ai miei occhi. Vedendo il suo corpo, così candido e bello, mi interessai solo di controllare se c’erano i segni di una nottata con Liam, e null’altro. Ma perché la mia mente dipingeva Liam come uno stupratore seriale?

APRIL POV
Mi sfilai la maglietta davanti alla sua faccia attonita, e glie la diedi con un sorriso per ringraziarlo.
Me ne andai in camera, volevo soffocare sotto le coperte, per non sentirmi più in colpa, ma non ci riuscivo, perché le coperte sapevano di muschio, come Liam del resto.
Così mi lavai la faccia, e mi vestii, poi mi presentai in salotto, dove trovai tutti i ragazzi svegli, a discutere dell’ordine del giorno. Da quanto riuscii a capire, mi aspettava un’altra entusiasmante giornata da sola. I ragazzi fecero per salire le scale per lo studio, quando Harry tornò indietro:
-Oggi non hai scuse, ti annoierai con noi in studio!- mi disse mettendo un braccio attorno al mio collo.
-Non ho proprio scelta, eh?- gli risposi facendo l’occhiolino. Lui si limitò a sorridermi. Quel sorriso per me valeva una vita intera.
Mi sedetti vicino alla finestra, così da sentirmi meno oppressa. Avevo le braccia appoggiate sul davanzale, e la testa appoggiata su di queste. Stavo con lo sguardo rivolto verso la finestra, ma la testa non so dove fosse di preciso. I ragazzi cominciarono a discutere di cose loro, ma io non me ne interessai minimamente.
C’era qualcosa però che distoglieva la mia mente dai miei pensieri. Mi sentivo osservata, scrutata, così mi girai lentamente. Liam. Ancora lui.
Non si voleva rassegnare, ma perché voleva farsi del male da solo, e voleva farne anche a Danielle?

LIAM POV
E se lasciassi Danielle ? So che molti mi giudicherebbero pazzo, ma io non so cosa mi stia succedendo. Se una persona si dice innamorata quando ha le mani sudate, il respiro corto, la mente vagante, lo sguardo sognante, lo stomaco in subbuglio, direi che allora io potrei definirmi pazzo. Non innamorato. Non voglio ferire nessuno, tantomeno Danielle, ma perché con lei non succede tutto questo?
Quando mi accorsi che April mi stava fissando distolsi lo sguardo da lei, e guardai Louis, che seguitava a parlare ininterrottamente.

HARRY POV
La mia testa non voleva proprio stare ad ascoltare Louis. Malgrado mi sforzassi di mantenere lo sguardo su di lui, la mia mente vagava altrove.
April era assai più interessante di tutto questo. Ma lei non se ne rendeva conto.
Molte volte nel rivolgere lo sguardo verso di lei, incrociai quello di Liam. Ora non mi domandavo più la ragione che lo attraesse ad April. Mi era fin troppo chiara in quel preciso istante.
-Ragazzi, vi vedo distratti, forse è meglio sospendere per una pausa, fino a dopo pranzo, che ne dite?- propose Louis stanco di parlare al vento.
-Ottima idea-rispose Liam- guardando verso April. Ogni volta che i suoi occhi puntavano Apri, io diventavo sempre più irritato. Avrei voluto mettergli un paraocchi.
Durante il pranzo, le occhiate di Liam verso April si fecero meno intense, forse si era finalmente ricordato di avere Danielle.
Ad un certo punto il cellulare di April cominciò a vibrare. Lei guardò il display illuminato, e i suoi occhi si spensero.
Probabilmente era la madre.
-Non rispondi?-le chiese Louis con la bocca piena
-No.-rispose secca April
-Ma potrebbe essere importante-continuò Louis
-Non credo lo sia-ribattè April facendo un sorriso imbarazzato
-Oh invece credo proprio che tu dovresti rispondere-continuò Louis imperterrito
-Ma la vuoi piantare?-esordii aggredendo Louis
-No, non fa niente. Stava solo cercando di d-cercò April di difenderlo, ma non la feci finire
-Non importa cosa cercava di fare. Il telefono è tuo, e tu scegli se rispondere oppure no.-continuai io alzandomi da tavola di scatto. Tutti gli altri mi guardavano come se fossi stato pazzo.
-Hai ragione Harry. Scusami April.-ammise Louis
L’aria era alquanto tesa. E ad un tratto mi pentii di aver trattato in quel modo Louis.
Dopo pranzo, me ne andai a parlare con Louis. Che intanto aveva deciso di sbrigare da solo le faccende, visto che noi non eravamo molto d’aiuto.
-Posso?-feci affacciandomi dallo stipite della porta
-Prego-disse Louis indicandomi uno sgabello.
-Scusami.-riuscii a dire
-Non fa niente, è colpa mia, sono stato troppo invadente.-mi rispose lui portandosi una mano sulla bocca.
-Comunque, sono venuto a parlarti perché mi fido di te, e sono sicuro che anche questa volta potrai illuminarmi-dissi preoccupato avvicinando la mia faccia alla sua.
-Riguarda April, non è vero?-mi disse lui ad occhi chiusi, appoggiando il braccio alla scrivania.
-Esattamente. Non so-cominciai- io credo, vedi, è difficile da spiegare, vediamo, hai presente quando-sembravo un emerito analfabeta. Non riuscivo a mettere in fila due parole di senso compiuto.
-Deduco che sei confuso.-feci di sì con la testa.
-Dunque, lasciami indovinare, credi di esserti innamorato di lei.-disse Louis specchiandosi nei miei occhi.
-Non lo so. -gli dissi nascondendo la faccia tra le mani.- Tu dici?-dissi poi aprendo le dita per guardarlo dagli spazi creatisi.
-Dal modo in cui mi hai aggredito a tavola, non si direbbe affatto che la ami.-mi disse lui secco.
-Ah no? – gli dissi incredulo alzando la faccia.
-Si direbbe che ne sei perso. In modo irrecuperabile. Insomma prima, quando stavamo tutti seduti a discutere di queste cose-disse prendendo in mano alcuni fogli-guardavi me per non offendermi, ma so benissimo che trovi April molto più interessante e attraente di me-disse scherzando, mettendomi una mano sulle ginocchia.
-Dici?- domandai con lo sguardo sbarrato
-Sì dico. Ogni volta che parliamo di lei, fissi il vuoto con la bocca spalancata, e balbetti più del solito.- mi rispose grattandosi il capo
-Aiutami!-gli dissi scuotendolo per i polsi.
-No, stavolta sta solo a te.-mi disse con un sorrisetto sghembo. Poi se ne andò, per scomparire dietro la porta scorrevole dello studio.

APRIL POV
Ero in camera mia e di Liam, seduta sul baule di rimpetto al letto. Ero pervasa da un senso di vuoto, come quando credi di esserti dimenticata di qualcosa, ma non riesci a ricordare cosa. Poi schiusi leggermente le labbra, e presi il mio cellulare, per controllare che giorno fosse oggi. No. No e ancora no. Domani sarebbe ricominciata la scuola, e ciò significava che avrei dovuto lasciare i ragazzi, e tornarmene a casa. Bhè almeno non avrei più dovuto sopportare lo sguardo di Liam.
Cominciai a raccattare tutte le mie cose in giro, e le infilai alla rinfusa nella mia borsa, che chiusi a fatica.
Poi andai in giro per la casa confusamente per cercare Harry, che trovai nello studio a fare stupidi disegnini su un foglio.
-Disturbo?-gli dissi a voce bassa affacciandomi nella stanza
-Affatto, vieni pure-rispose battendo la mano sulla seduta dello sgabello.
-Harry, mi dispiace rovinarti tutto, ma mi sono ricordata ora che domani ricomincia la scuola.-gli dissi chiudendo gli occhi per paura della sua reazione.
-Smettila!Non stai rovinando proprio niente, tanto saremmo dovuti rientrare lo stesso, domani mattina abbiamo un impegno alla radio.-mi spiegò lui accarezzandomi le ginocchia nude. Al suo tocco mi venne la pelle d’oca.
-Hai freddo?-mi chiese lui togliendo le mani dalle mie gambe.
-No, sto bene-gli risposi, afferrandogli le mani, come per pregarlo di non smettere di accarezzarmi.
-Senti, molto probabilmente partiremo dopo cena, quindi prepara tutto e non dimenticarti nulla, e se riesci, e se vuoi, cerca di parlare con tua mamma.-mi consigliò lui accennando un sorriso, spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Ai suoi ordini capo!- gli dissi scattando in piedi.
Me ne tornai in camera per cercare di mettere le mie cose in modo più dignitoso dentro la mia borsa. Poi cercai il telefono, e digitai il numero di mia madre, sedendomi sul letto.
-April! Finalmente!-rispose lei dall’altra parte del telefono
-Ciao. Volevo solo dirti che sta sera tornerò a casa, perché domani ricomincia la scuola.-le dissi freddamente
-Ah è già finita la settimana di vacanza?-chiese lei dispiaciuta-avrei voluto passare più tempo con te-mi disse rammaricata
-Sì, ci credo. Ad ogni modo, ora devo riattaccare-le dissi per tagliare la conversazione
-April, non mi troverai a casa stasera, perché sono andata a fare compagnia alla zia Dana. So che te la sbrigherai da sola.-mi disse con tono premuroso
-Papà?-le chiesi curiosa
-Viaggio di lavoro.-mi rispose solamente.
-Va bene. Allora ciao.-la salutai attaccando senza aspettare il suo saluto.
Non si era neanche minimamente preoccupata di dove fossi stata per tutti questi giorni, neanche uno scrupolo di coscienza, nulla.
Mi ero incantata a fissare il vuoto, come spesso mi succedeva, quando sentii aprire la porta, e sussultai. Dalla porta comparì Liam. Se ne stava impalato a fissarmi
-Posso parlarti?-mi chiese timido
-Certo-gli risposi portandomi una mano al collo, per sostenere la testa. Lui salì sul letto, e mi si avvicinò, fin troppo. Così avendo paura di inciampare in altri errori, scesi e mi sedetti sul baule, di fronte al letto.
-April io ti amo.-disse guardandomi negli occhi, ma non riuscendo a sostenere quello sguardo nascosi la faccia nelle mani.
-Scusa, potresti ripetere? Credo di non aver capito.-gli risposi incredula
-Ti amo.-esordì stavolta più sicuro di sé-e penso di voler lasciare Danielle.-
-E perché dovresti?-gli chiesi io per essere sicura di essere giunta alla conclusione sbagliata.
-Perché io voglio te.-disse avvicinandosi a me.
-Liam evidentemente mi sono sbagliata su di te. Ti credevo un tipo molto meno impulsivo, invece devo ricredermi.- gli dissi fissandolo incredula
-Lasciami spiegare-cominciò lui mettendo le mani avanti
-Non ti lascio spiegare un bel niente. lasciami capire invece, tu vorresti lasciare Danielle solo perché ci siamo baciati due o tre volte?-gli chiesi alzandomi indignata dal baule
-Non ci siamo solo baciati, e tu lo sai bene-disse indicandomi con il dito
- E’ vero, lo ammetto, forse non ci siamo solo baciati, ma non puoi negare il fatto che tra noi ci sia solo attrazione fisica. -gli dissi risedendomi su baule
-Ma April- continuò lui con gli occhi lucidi
-Senti. Mi dispiace di averti ferito o illuso, in qualche modo, non volevo. So che tu sei un ragazzo d’oro, lo pensano tutti, e io ho potuto appurarlo, ma la lontananza gioca brutti scherzi Liam, l’ho imparato anche io. Non buttare via tutto ciò che di bello avete costruito tu e Danielle solo per qualche chilometro di distanza. Promettimelo.-gli dissi stringendo le sue mani nelle mie.
-Forse hai ragione, ma non sarà facile dimenticarti.-mi disse lui stringendomi a sé.
-Andiamo Liam, sei un ragazzo forte, e sono sicura che con la stessa facilità con cui hai permesso ai miei occhi di rapirti, riuscirai a liberarti.-gli dissi con gli occhi lucidi- e poi- ripresi staccandomi da lui-ti faciliterò il compito, perché me ne andrò stasera stessa.-
-Non dire così, lo sai che mi mancherai, un po’-disse lui guardando per terra.
-Solo un po’?-dissi ridendo, dandogli una leggera spinta.
-Comunque adesso credo sia meglio che sistemi le mie cose.-aggiunsi fissando la mia borsa che si chiudeva a malapena.
-Ti lascio alle tue cose allora.-disse lui scomparendo dietro la porta. Ma dopo neanche un secondo sentii la porta riaprirsi, e vidi Liam avvicinarsi velocemente a me, prendermi e baciarmi con voga. Le sue mani restarono ferme sul mio viso, mentre io lo tenevo per il collo. Poi finalmente si staccò da me.
-Era per salutarti come si deve.-mi disse
-Immaginavo- gli risposi accennando un sorriso d’imbarazzo
-Allora, ti lascio definitivamente alle tue cose-mi disse per poi chiudersi dietro la porta
Mi sentivo in colpa verso Danielle adesso. Non mi ero mai trovata in questa situazione, e volevo uscirci al più presto, del resto bastava dimenticarsi di Liam. Nulla di più.
-April, vieni!-sentii chiamarmi dal salotto. Aprii la porta e mi precipitai dagli altri
-Non hai fame?-mi chiese Niall divertito
-Eh, un po’ –gli risposi
-Allora siediti, si mangia-mi disse Louis
Non potevo credere che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrei rivisto quei quattro ragazzi. Anche se non li conoscevo poi così tanto, e malgrado la mia prima impressione su di loro, devo ammettere che mi sono entrati nel cuore.
La cena passò allegramente, fino a quando Harry non si alzò da tavola
-Ragazzi, è stato bello passare del tempo con tutti voi, e spero che anche voi vi siate trovati bene.-disse guardandomi-ma ora io e April ce ne dobbiamo tornare a casa-aggiunse guardando Louis
-Grazie davvero di tutto-esordii io guardando tutti e quattro seduti davanti a me.
Odio salutare le persone. Non so mai che dire, e cado sempre nel banale, come anche questa volta.
-E ci lasciate così?-chiese Zayn
-Vogliamo un abbraccio prima!-esclamò Niall
Ci abbracciamo tutti e ci salutammo calorosamente, con la promessa di esserci rivisti prima o poi.

HARRY POV
Mi avvicinai furtivamente a Louis, che mi diede una pacca sulla spalla.
-Mi raccomando-mi sussurrò all’orecchio
-Grazie Louis –gli risposi abbracciandolo forte.
Salimmo in macchina, mentre gli altri continuavano a salutarci da fuori casa.
Ci siamo, siamo solo io e lei, da soli, vicini. Avrei voluto cercare di dirle qualcosa, ma le uniche parole che uscirono dalla mia bocca furono
-Hai chiarito con tua madre?-
-Più o meno-mi disse lei sorridendomi
Anche nel buio i suoi occhi si illuminavano, ma in questo momento avrei dovuto guardare la strada. Poi la sentii sospirare.
-Harry, io non ce la faccio più a mentirti-mi disse all’improvviso
-Vuoi sfogarti?-le chiesi perplesso
-So perfettamente di essere una stupida, e di averti deluso, ma promettimi che on ti arrabbierai, okay?-mi disse con voce tremante
-April, mi stai facendo preoccupare, vuoi dirmi che succede?-gli dissi rallentando
-Io e Liam ci siamo baciati, più volte, e stavamo per spingerci oltre, ma per fortuna il suo cellulare ha suonato-mi spiegò giocando nervosamente col ciondolo della sua collana.
-April, apprezzo il fatto che ti sembri giusto mettermi al corrente, ma ti posso assicurare che non mi hai tradito, insomma, io e te non stiamo insieme, siamo amici.-le spiegai.
-E poi lui voleva- continuò lei, ma io la interruppi
-Hey, April, tranquilla, non ne voglio sapere nulla di Liam. -gli risposi fermamente
Avevo mentito spudoratamente a me stesso e anche a lei. Me ne fregava eccome di lei e Liam, ma non avevo il coraggio di chiederle nulla.
-E tu cosa provi per lui?-le chiesi in un momento di estremo coraggio.
Cazzo. Ma quanto ero stupido?avevo di nuovo rovinato tutto.
-Io non lo amo. Insomma non ci conosciamo neppure. Credo sia stata solo attrazione fisica, da parte di entrambi-mi disse sicura
A quelle parole mi sentii sollevato. Ora era tutto nelle mie mani. Spettava a me modificare il destino della nostra amicizia.
-Dormi da me?- le chiesi mentre stavamo uscendo dall’autostrada
-No, per sta notte dormo da me, tanto i miei non ci sono-mi rispose tranquilla
-Posso dormire con te?-le chiesi prendendole una mano
-Da quando mi chiedi il permesso?-mi rispose ridendo. Dio, un altro sorriso, e avrei perso il controllo di me stesso definitivamente.
Parcheggiai la macchina sul suo vialetto, lei aprì la porta, e accese la luce. Entrammo in casa, dove ancora mi immaginavo mentalmente la scena del divorzio dei suoi genitori.
-Stiamo ancora un po’ alzati a vedere la tv?-mi chiese lei prendendo il telecomando in mano
-che ore sono?-le chiesi rubandole il telecomando dalle mani con una mossa furtiva.
-Sono le undici e qualcosa-rispose lei guardando distrattamente l’orologio alla parete
-Va bene, ma solo dieci minuti, domani hai scuola-le risposi io.
Ci sedemmo uno vicino all’altro, lei allungò le gambe sulle mie, e io cominciai ad accarezzarle delicatamente.
Dopo un un’ora, che inizialmente avrebbe dovuto essere dieci minuti, spensi la tv.
-La stavo guardando!-mi urlò lei tradendo una risata
-Sì ma è ora d’andare a letto. Non hai sonno?-le chiesi mettendole una mano sugli occhi.
-A dire il vero, no.-ribattè lei
-Ma sono sicuro che domattina quando ti suonerà la sveglia, ne avrai, eccome!-cercai di convincerla. Lei parve non volersi muovere da lì, così la presi in braccio, e la portai in camera sua. Era aggrappata a me come una bambina piccola, mi teneva per il collo e appoggiava la sua testa nell’incavo del mio collo, dove potevo sentire il suo respiro caldo e assonnato. Poi arrivati in camera sua, si staccò da me, e rimase in piedi a fissarmi
-Grazie del servizio trasporto offerto-mi disse sbruffando
-Oh di niente, per una ragazza così carina, è un piacere.-le risposi
Poi si girò verso la cassettiera, aprì un cassetto e ne estrasse un maglietta blu.
Si spogliò, e se la infilò. Ancora una volta il mio cuore smise di battere quando vidi il suo corpo così perfetto. Il blu della maglietta faceva risaltare i suoi occhi azzurri. Poi si sedette nel letto, aspettando che mi spogliassi. Lasciai i vestiti sopra i suoi.
-Allora, domattina mi devo svegliare prima del solito, perché mi devo fare la doccia-esordii impostando la sveglia.
-Va bene, allora buonanotte-le dissi baciandola. Avrei voluto che quel bacio durasse un’eternità, ma non volevo destare sospetti. E mi diressi verso il salotto, dove mi aspettava il divano.
-Scusa, dove vai?-mi chiese lei afferrandomi per il braccio
-A dormire-le risposi prontamente
-Ma il letto è questo-mi disse indicando il suo letto
-Sei sicura che vuoi dormire con me? Insomma non è troppo piccolo per entrambi?-cercai di spiegarle
-Andiamo, non è mica la prima volta che dormiamo in un letto troppo piccolo!-mi disse portandomi a sedere con lei sul letto.
In realtà, ero io che non me la sentivo di dormire con lei. Sentivo che la tentazione avrebbe vinto, e avrei rovinato tutto.
Dopo qualche minuto che ci servì per trovare la giusta posizione, lei si addormentò.
Io ero su un fianco, rivolto verso di lei, e la stringevo verso di me, perché avevo paura che si fosse girata nella notte e sarebbe caduta dal letto, come del resto era già accaduto molte volte. Lei invece aveva le labbra appoggiate al mio collo, e le mani strette ai miei fianchi. Sarei voluto restare in quella posizione per tutta la vita, sarei voluto rimanere sveglio tutta la notte a guardarla dormire, con quell’espressione felice che aveva dipinta in volto. Ma sfortunatamente mi abbandonai e caddi nel sonno più profondo.
La sveglia suonò. E prontamente April si allungò per ammutolirla. Con gesti delicati e furtivi, sgusciò fuori dalle mie braccia, e sentii le sue labbra poggiarsi sulla mia fronte. Poi aprii un occhio, e vidi la sua ombra muoversi per la stanza, cercando qualcosa nella cassettiera. E se ne andò in bagno.
Un’ora dopo fui svegliato dal suo odore di vaniglia che ormai si era insinuato in tutta casa.
-Ti ho svegliato?-mi chiese lei in piedi in fondo al suo letto
-No, tranquilla, ero sveglio da un po’.-le risposi
-Ti ho preparato il caffè, è sul tavolo in cucina-mi disse gentilmente sistemandosi i capelli allo specchio. Notai con piacere che portava al polso il braccialetto che le regalai io, non era nulla di che, lo avevo trovato nelle patatine, ma lei si era affezionata molto al mio regalo, che lo portava sempre. Addosso a lei, quel braccialetto di plastica, sembrava valere più dei gioielli della regina. Poi mi alzai da letto, mi strofinai gli occhi, e la vidi nella mia vecchia uniforme scolastica. Le stava da Dio. Malgrado tutte le altre femmine della scuola indossassero le gonne, lei non le aveva mai trovate pratiche, così scelse di indossare i pantaloni, che tra l’altro riempiva perfettamente.
Lei scese le scale e prese il suo zaino, io la raggiunsi velocemente.
-Allora vado!-disse lei avvicinandosi alla porta
-April, se aspetti cinque minuti, posso accompagnarti io a scuola-le proposi rinunciando al caffè fumante.
-Sono solo dieci passi, e poi non pensi a tutte le ragazzine sfegatate? Meglio di no.-mi rispose con la mano sulla maniglia della porta.
-Come preferisci tu.-risposi rammaricato- ma a che ora torni?-le chiesi preoccupato
-Verso le sette, perché credo di fermarmi da mia cugina dopo la scuola, ci vediamo dopo cena, se ti va.-mi tranquillizzò poggiando le sue labbra sulle mie.
-Certo che mi va. Dovrei essere sicuramente a casa per quell’ora.-le risposi.
-Ah ti lascio le chiavi di casa mia, chiudi quando te ne vai e nascondile nel solito posto! Ciao!-mi salutò lei appoggiando le chiavi sul tavolinetto di cristallo.
-A stasera!-la salutai. Dalla finestra della cucina mi fermai a guardarla camminare. Facevamo sempre insieme quel tragitto, e in quel preciso istante sarei voluto essere al suo fianco, mentre la ascoltavo ripassare la lezione. Era sempre stata brava a scuola.


Salve a tuttee! Scusate, ma questo capitolo non è un gran che. Anzi, fa proprio schifo, ma vi prometto che i prossimi, saranno migliori :)
Comunque, vorrei ringraziare voi che recensite, preferite, ricordate e seguite la miia storia . Grazie di cuore.
Vado, e mi raccomando, recensite!
Grazie, al prossimo capitolo
-Misery

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Capitolo 7
*** His eyes are open ***


Capitolo 7

My Body tells me no
But I won't quit 
Cause I want more 

HARRY POV
Non erano neanche le nove, e già guardavo nervosamente l’orologio, aspettando che April bussasse alla porta. Mi era mancata terribilmente quest’oggi, e solo il fatto di poterla riabbracciare mi avrebbe fatto sentire meglio. Poi distrutto dall’attesa decisi di nascondere la testa nel cuscino del mio morbido letto.
-C’è qualcuno?-sentii una voce familiare provenire dal piano inferiore
-April, è aperto, vieni pure.- finalmente era arrivata. Tutti i miei turbamenti avevano cessato di distruggermi i neuroni. Quando la vidi davanti a me, sarei voluto saltarle addosso, e baciarla, ma mi trattenni
-Sei solo?-mi chiese lei posandomi un bacio sulla guancia
-No, perché adesso ci sei tu-le risposi guardandola dolcemente.
-Ah, capisco. Allora, com’è andata oggi?-mi chiese ridendo
-Mh, bene, niente di che.-le risposi. Poi andai a sedermi alla scrivania, le porsi una sedia, dove lei si sedette, e poi accesi la radio, perché noi eravamo soliti chiacchierare con la radio come sottofondo.
-A te invece come è andata oggi?-le chiesi curioso
-Mh se consideri che ho preso una A di matematica senza neanche aver aperto libro, e una fantastica D, malgrado avessi studiato, direi bene.-mi rispose sbuffando
-Una D? Non è da te! Lasciami indovinare, è Mrs. Bonwrite!-le urlai ridendo appoggiando una mano sulla sua spalla.
-Esatto, quello stronzo ce l’ha con me.-mi spiegò lei facendo un’espressione seccata. Amavo quando aveva quel faccino imbronciato, e amavo ancora di più riuscire a strapparle un sorriso.
-Oh ma lo sanno tutti che lui da voti bassi alle ragazze carine, perché sa di non poterle avere!-la tranquillizzai
-Smettila di fare il cretino!-mi urlò contro ridendo, piazzandomi un cazzotto su una spalla. Era il cazzotto più piacevole che abbia mai ricevuto in tutta la mia vita.
-Oh la vecchia uniforme!-le dissi toccandole il colletto della camicia azzurra, con lo stemma sul petto.
-Sì, e allacciata fino al collo, da brava ragazza, come vuole il preside!-mi fece notare, per poi slacciarsi due bottoni. Ora dalla scollatura potevo notare il suo reggiseno blu, e ciò non mi rendeva di certo le cose più facili. Le mani cominciarono a sudarmi, e mi ripetevo mentalmente di trattenermi, per il bene d’entrambi. 
-Ho rivisto John e Mick!-mi disse mettendomi una mano sul braccio.
-Ah sì? – le risposi felice
-Sì, ti salutano e ti fanno i complimenti.-mi rispose lei riportando gli auguri dei miei vecchi amici.
-E poi ho rivisto anche Carter! A quanto pare, voi cinque non gli state particolarmente simpatici!-mi disse divertita
-Ah Carter! Il solito coglione!-esclamai mettendomi le mani tra i capelli.
Ad un certo punto vidi April alzarsi di scatto dalla sedia, prendere il telecomando della tv, e metterselo davanti alla bocca a mo’ di microfono
-Alza la radio, alza!-mi urlò lei indicando lo stereo. Io obbedii ai suoi ordini divertito. Lei amava l’ultima canzone di Ed, Lego House, e ne sapeva tutto il testo a memoria, non sbagliava una parola, un virgola, una nota. Si mise a cantare con il telecomando in mano, davanti a me, che la guardavo in tutta la sua perfezione. Le parole di Ed, che uscivano dalla sua bocca furono fatali per tutti e due. Io mi alzai di scatto, presi il suo viso, che stava a mano a mano prendendo fuoco, nelle mie mani, e cominciai a baciarla. Non era il solito bacio a stampo, era un vero bacio, lungo e senza fiato.
Lei rimase impietrita, con le braccia paralizzate lungo i fianchi, il telecomando le cadde di mano, e le sue labbra, sembravano non voler aderire alle mie.
Poi cominciai ad accarezzarle la schiena e la strinsi a me per i fianchi, finalmente lei fece combaciare, come nei puzzle, le sue labbra alle mie, e le nostre lingue cominciarono a cercarsi e si aggrovigliarono maldestramente. Poggiò le sue mani fredde sul mio collo, come se approvasse. Poi cominciai ad intrufolare le mie mani sotto la sua camicetta, e dovunque la toccassi, lasciavo i brividi sulla sua pelle morbida. Sentì con i polpastrelli il pizzo dell’intimo, così cominciai lentamente a sbottonare la sua camicetta, ogni bottone che slacciavo, mi lasciava intravedere un pezzo in più di quel suo corpo perfetto e una volta arrivato all’ultimo bottone, le sfilai del tutto la camicetta. Lei dal canto suo mi sfilò la maglia grigia, facendola ricadere a terra.
Poi la feci distendere sul letto, dove mi avventai sul suo collo bianco e slanciato, cominciai a lasciarle baci umidi e succhiotti, fino ad arrivare al petto, che strinsi delicatamente, per poi baciare. Lei intanto portò il capo indietro e infilò le mani nei miei capelli. Poi finalmente tornai sulla sua bocca perfetta e rosea, la baciai e la ribaciai, ancora e ancora, fino a quando lei sfiorò con le sue dita affusolate i miei addominali, scendendo fino alla cintura dei pantaloni, che sfilò senza troppa difficoltà, e poi fece altrettanto con i miei jeans. Intanto io le stavo slacciando i pantaloni, e glie li sfilai con un gesto repentino, per poi accarezzare le sue magnifiche gambe.
Solo ora che avevo il suo corpo tra le mie mani mi rendevo conto di quanto perfetto fosse. Nessuna modella o donna matura con cui fossi andato a letto in precedenza, poteva vantare un corpo come il suo. Doveva essere il fascino della giovinezza.
Cominciai a lasciarle baci dal ventre, fino a risalire, senza distogliere lo sguardo dal suo cristallino, poi decisi di sfilarle il reggiseno, per poter ammirare il suo décolleté modesto, ma sodo, che cominciai a baciare e accarezzare, mentre lei lasciava scivolare le sue mani sulla mia schiena, graffiandola leggermente a volte.
Io giocai più volte con l’elastico dei suoi slip, quando finalmente trovai il coraggio di sfilarglieli, e lei fece altrettanto con i miei boxer neri.
Entrai delicatamente in lei, stringendole fino a farle male, la mano, e intrecciando le mie dita con le sue. Entrambi cominciammo a baciarci freneticamente, e ad ansimare, i nostri respiri si facevano sempre più brevi e affannati, la sua bocca scorreva sul mio petto, poi sul mio collo, fino a risalire alle mie labbra, che morse delicatamente. Le spinte aumentavano, come il piacere del resto, ma io mi staccai da lei, per paura di farle male, tanto era delicata.
Ma lei mi riavvicinò a sè, tirandomi per la collana, che come lei, portavo al collo, e le nostre labbra si riunirono per l’ennesima volta, che sembrava non volesse mai essere l’ultima in quella notte.
Stanchi, ma ancora vogliosi l’uno dell’altra, ci addormentammo abbracciati sotto le lenzuola.
La mattina seguente, non riuscivo ancora a capacitarmi di ciò che era successo la notte prima, la fissai addormentata, e scrutai il suo corpo nudo sotto il lenzuolo bianco. Poi mi alzai dal letto, mettendomi i boxer e la mia maglia, e andai in cucina, a preparare i pancakes. Lei li amava con la Nutella.
Dopo poco, i miei pancakes erano pronti, e avevano anche un bell’aspetto, così li appoggiai su di un vassoio insieme al barattolo di nutella e un caffè macchiato.
Era tutto perfetto, e volevo portarle la colazione a letto, ma quando mi girai, me la trovai davanti, già vestita, e sobbalzai.
-April! Che ci fai qui? Volevo portarti la colazione a letto!-le dissi posando il vassoio sul tavolo del salotto, avvicinandomi a lei.
-Grazie, è davvero un gesto molto carino-disse lei spostandosi i capelli dietro l’orecchio.
Poi si chinò per cercare qualcosa nella sua borsa, che aveva lasciato sul tavolo la sera prima. La camicetta aveva qualche bottone di troppo slacciato, e riuscivo perfettamente a vedere il suo seno nudo, dove fino a qualche ora prima, avevo lasciato baci delicati
-Non hai il...-le dissi imbarazzato indicando la sua scollatura profonda.
-Sì, è che non l’ho trovato, e non ho avuto il tempo di cercarlo in giro per la camera-mi rispose allacciandosi un bottone.
-Hai fretta?-le chiesi dispiaciuto
-Sì-rispose lei guardando il suo cellulare
-Se vai a scuola, ti posso accompagnare io-le chiesi io avvicinandomi ancora a lei
-No, non ci vado, ormai è troppo tardi.-mi rispose lei appoggiandosi al tavolo
-Allora facciamo colazione insieme almeno-le dissi trattenendola per un braccio
-No, non posso, veramente, mi sono ricordata di avere un impegno con la mamma.-mi rispose lei mordendosi le labbra, stava mentendo.
-Te ne vai, quindi?-le chiesi per l’ennesima volta
-Sì, scusa. Grazie ancora per tutto.-mi disse lei uscendo dalla porta. Io mi affacciai alla porta, aspettandomi un bacio da lei, ma tutto ciò che fece, fu abbracciarmi calorosamente.
-Grazie ancora!-mi urlò lei dal marciapiede. Non potevo credere che le avessi permesso di uscire da casa mia senza neanche averle detto ti amo.
APRIL POV
Aspettai che chiudesse la porta, per poi cominciare a correre come una dannata. Mi facevo terribilmente schifo. Ero andata a letto con il mio migliore amico. Ero in tremendo imbarazzo. Così decisi di andare a casa mia a farmi una doccia, sentivo di non poter più convivere con il suo odore addosso.
Arrivata finalmente davanti casa mia, alzai l’anfora e tastai per cercare le chiavi, una volta recuperate mi affrettai ad aprire la porta. Mi precipitai subito in bagno, mi spogliai, e gettai i miei vestiti nella lavatrice, mentre io mi apprestavo ad infilarmi sotto la doccia, strofinandomi ogni millimetro quadrato del corpo con il mio bagnoschiuma alla vaniglia, per cancellare ogni traccia di Harry.
L’acqua però non poteva cancellare i ricordi della notte precedente. Ancora mi venivano in mente dei flashes, lui che mi baciava il collo, che mi stringeva la mano, e tutti quei respiri affannati. Devo ammettere che superato quel momento di imbarazzo iniziale, non seppi opporre resistenza al suo corpo, e mi accorsi improvvisamente di iniziare a vedere Harry sotto un altro punto di vista. Solo che avevo una fottutissima paura. Lui aveva fatto molti sbagli nella sua camera, in quel letto, e io non avevo intenzione di essere uno sbaglio anche per lui. Non per lui.
HARRY POV
Qualcosa non mi convinceva pienamente, aveva reagito in modo freddo, ed era scappata. Così mi vestii, e salii in macchina, feci il giro della città, per cercarla, passai nei giardinetti dietro le poste, dove ogni pomeriggio eravamo soliti incontrarci, ma di lei nessuna traccia, poi passai a casa sua, scesi e bussai ripetutamente, ma evidentemente non c’era nessuno, così andai in centro, per cercarla tra la folla.
Parcheggiai quasi in mezzo alla strada, ma chi se ne frega. Scesi e cominciai a scrutare ogni ragazza castana che vedessi passeggiare. Poi cominciò a piovere, ma la mia ricerca di April non si fermò qui. Continuai a farmi largo tra la folla. 
-Mi scusi-sussurai
-Permesso-chiesi dando una gomitata ad un ragazzo
Poi finalmente, eccola, affrettai il passo per raggiungerla, ero così vicino, ma la persi ancora nella folla. Poi mi alzai in punta di piedi, per cercarla da lontano con lo sguardo, e ripresi a correre. La girai per il braccio
-April!-le gridai
-Come scusi?-mi rispose la ragazza
-Mi scusi tanto, devo essermi sbagliato-le dissi guardando dietro le sue spalle, ancora in cerca di April.
-Ma lei non è Harry Styles, degli one direction?-mi chiese la giovane incredula
-Sì, sono io, ma adesso non ho tempo, mi dispiace, scusi ancora!-le gridai, ricominciando a correre sotto la pioggia.
Ero bagnato fradicio, così ritornai in macchina, dove trovai una multa ad aspettarmi, la misi in tasca, stropicciandola. Salii in macchina, andavo a duecento all’ora, se fosse stato possibile, le persone ai lati della strada inveivano contro di me, per averli schizzati. 
-Pronto, Louis?-chiesi io incastrando il telefono tra l’orecchio e la spalla, tenendo le mani sul volante.
-Sì, dimmi Harry-mi rispose lui, con voce ancora un po’ assonnata
-E’ successo un casino! Ieri notte io ed April siamo stati a letto insieme, e stamattina se n’è andata, era strana, l’ho cercata per tutta la città, ma non la trovo!-gli urlai guardando la strada
-Harry, calmati. Vai a casa, fatti una doccia. Appena posso sono da te.-mi disse tranquillo Louis. Evidentemente Louis non era a conoscenza dei limiti di velocità, dopo neanche un’ora suonò alla mia porta.
-Perché sei tutto bagnato ?-mi chiese lui chiudendosi la porta alle spalle
-Sono andato in centro, e l’ho cercata tra la folla-gli risposi sedendomi, nascondendo la faccia nelle mani.
-Vatti a fare la doccia, ci penso io a rintracciarla.-mi disse Louis prendendo il cellulare
-Grazie-gli dissi salendo con fatica le scale
-Ah, hai già preparato i bagagli?-mi chiese Louis
-Quali bagagli?-gli chiesi indietreggiando di tre scalini. 
-Come? Non ti ricordi? dobbiamo andare una settimana in Svezia.-rispose lui fissandomi
-No, dimmi che è uno dei tuoi soliti scherzi cretini!-lo pregai accasciandomi al corrimano delle scale.
-Mi piacerebbe, ma non è così-mi rispose lui,- il volo è tra due ore-comunque, penserò io anche ai bagagli, ora vai a farti questa maledetta doccia-mi gridò contro
Sarei voluto morire all’istante. April se ne era andata da me senza darmi neanche il tempo di spiegarle, e io sarei dovuto partire per una settimana, tra meno di due ore.
APRIL POV
Ad un tratto sentii dei rumori provenire dal piano di sotto, così chiusi il getto della doccia. Era qualcuno che bussava. Anche volendo, non sarei potuta andare ad aprire.
Mi asciugai e mi vestii davanti allo specchio, mentre mi stavo allacciando il reggiseno, notai una macchia sul collo. Merda. Era un succhiotto. Di Harry. Non provai neanche a coprirlo, tanto si sarebbe notato comunque.
-April, sei a casa?-sentii la mamma chiamarmi
-Eccomi-dissi vestendomi e scendendo le scale
-Amore!-disse lei abbracciandomi, ma io mi divincolai e riuscii a sfuggire al suo abbraccio.
-Che c’è?-chiese lei stupita
-Non c’è bisogno di recitare. So tutto.-le dissi sedendomi sul divano
-Tutto cosa?-chiese lei confusa
-Vi ho visti litigare l’altra sera. Ho sentito tutto, so tutto, voi divorziate, tu te ne vai a Glasgow, mentre papà in Olanda.-le risposi guardandola duramente
-Mi dispiace che tu abbia assistito alla scena, ma –cominciò lei
-Niente ma. Almeno ora so cosa pensate di me. Quando te ne vai?-le chiesi aspettando impaziente la sua partenza
-Tra tre giorni vado a Glasgow per portare le mie cose. Papà è già partito. Avrebbe voluto salutarti, ma non ne ha avuto modo-spiegò lei premurosa
-Sì, mettiamola così-risposi convinta che papà non si fosse neanche ricordato di me.
-Tu verrai a Glasgow con me, non è vero?-chiese la mamma
-No, non credo, non voglio. Non voglio lasciare la mia vita qui.-le risposi
-Bhè le cose non sono così semplici, tu sei minorenne, non puoi vivere da sola.-rispose lei, da bravo avvocato.
-Lo so, ma Harry mi ha offerto di stare da lui-le spiegai incerta, non più tanto convinta ricordandomi della notte precedente.
-April, non lo so, possiamo riparlarne?-chiese lei-magari posso vedere di fare qualcosa al lavoro riguardo questo-tentò lei
-Ne sarei felice-le dissi guardando il cellulare sul tavolo vibrare. Non andai a rispondere.
HARRY POV
Feci la doccia in tre secondi, non mi asciugai neanche i capelli e mi precipitai al piano di sotto, con la speranza che Louis avesse rintracciato April, ma lei non rispondeva al telefono. 
L’ora della partenza si avvicinava, e io venivo divorato dalla paura di non rivederla più.
-Harry, mi dispiace dirtelo, ma dobbiamo andarcene.-mi disse Louis indicandomi la valigia che mi aveva preparato lui stesso.
-No, aspetta, solo dieci minuti-gli dissi io credendo che dieci minuti potessero davvero cambiare la mia vita
-Harry, non c’è tempo, anzi siamo già in ritardo.-disse lui aprendo la porta di casa portandosi la mia valigia.
Rassegnato chiusi la porta di casa, e salimmo in macchina. Ero a dir poco distrutto. 
-Perché non le mandi un messaggio?-chiese Louis 
-Perché certe cose non si possono dire con un messaggio.-risposi duro
-Allora chiamala!-propose lui accelerando visto il ritardo. 
-Ma se non risponde!-gridai accendendo il riscaldamento. Giurai di avere le dita delle mani in cancrena.
Arrivati in aeroporto, ci presentammo per il check-in e poi ci imbarcammo, io guardavo sempre l’entrata dell’aeroporto, sperando magicamente che April sapesse dove trovarmi. 
-Una fottutissima settimana, ti rendi conto? Sette maledetti giorni!-gridai a Louis una volta presi i posti sull’aereo.
-Calmati, vedrai, si sistemerà tutto. April sa che la ami-mi disse sicuro sorridendomi
Questa fu la settimana più brutta e deprimente della mia intera vita. Lasciare qualcuno è sempre brutto, ma se lasci qualcuno che non sa di essere lasciato, è ancora più brutto. Come se nessuno sapesse della tua esistenza.
Non ci fu notte in cui non pensai a lei. Ma non solo di notte, insomma ogni ora del giorno. Fui tentato ripetutamente di prendere il volo di ritorno, per tornare da lei, ma poi Paul mi bloccò dicendomi che non era bello per l’immagine del gruppo. Insomma, al diavolo.
APRIL POV
I giorni passavano, ed era da molto che ignoravo le chiamate di Harry e di Louis, avevo paura di sentire la sua voce.
Però Harry mi mancava, mi mancava terribilmente. Così decisi di andare a casa sua.
-April! Cara entra-mi invitò Anne appena mi vide
-Buongiorno Anne!-le dissi sedendomi sul divano
-Gradisci del tè, tesoro?-mi offrì gentilmente
-Sì, volentieri grazie-risposi da buona inglese quale ero
-Allora, deduco che manchi anche a te, Harry, non è così?-chiese Anne sedendosi di fronte a me, porgendomi la tazzina con il tè.
-Sì, mi manca tanto, posso vederlo, è in casa?-le chiesi timidamente
-Come, non lo sai?-chiese lei stupita
-No, cosa dovrei sapere?-chiesi con un groppo alla gola
-Harry è partito. E’ andato in Svezia con gli altri ragazzi della band-disse sorridendomi ingenuamente
-In Svezia?- ripetei incredula
-Sì, esatto, per una settimana, è partito l’altro ieri e tornerà sabato. Non te lo ha detto?-mi disse posando la tazzina del tè sul tavolo.
-Ah forse me lo aveva accennato, ma me ne sono dimenticata-le mentii grattandomi il collo.
-Cos’ hai lì cara? Deve fare male quella macchia sul collo. E’ per caso un’irritazione?-chiese lei, riferendosi al succhiotto che il suo stesso figlio aveva lasciato sul mio collo appena due notti fa, in quella casa.
-No, credo sia uno sfogo allergico- le dissi cercando di coprirlo con il collo della maglietta.
-Sei andata in farmacia, o da uno specialista, per porre rimedio?-chiese premurosa. Amavo quella donna, e come lei, suo figlio. Neanche mia madre si era mai preoccupata di me in questo modo
-Sì, certo. Ora mi dispiace, ma devo proprio andare. Grazie di tutto Anne!- la ringraziai aprendo la porta di casa
-Siete tutti di fretta voi giovani!-disse alzandosi, per baciarmi sulla guancia
-Purtroppo sì, ma grazie ancora! Arrivederci Anne!-la salutai con la mano. Ero divorata dal senso di colpa. Mi maledissi più volte per non aver mai risposto al telefono. Ma non avevo ancora il coraggio di sentire la sua voce, e affrontare un discorso con lui, sapevo per certo che mi sarei messa a piangere e lo avrei pregato di scusarmi, in ginocchio.
Fuori da casa sua, presi il cellulare e cominciai a scrivere un messaggio di scuse, dove dicevo che mi mancava tremendamente, e che non potevo assolutamente fare a meno di lui. Insomma uno di quei messaggi smielati, che non avevo mai scritto prima.
Poi però cancellai tutto, e scrissi un semplice
Ti amo.
Ma ho sempre creduto che certe cose non possono essere dette via sms, così lo cancellai per l’ennesima volta. Ora non mi rimaneva che aspettare quel maledetto sabato.


Salve a tutte! Scusate l'attesa, ma ecco il capitolo "clou"della storia :D
Spero vi piaccia.
Apresto,
-Misery

P.S.: lo so, l'immagine è piccola, ma mi piaceva per questo capitolo :)

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Capitolo 8
*** She’s Thunderstorms ***


CAPITOLO 8

Finalmente era sabato. Finalmente stavo tornando al 505a Spangled di Holmes Chapel, dove mi aspettava April. Non mi importava se per rivederla avrei dovuto fare sette ore di viaggio, o quarantacinque minuti di strada, lei mi mancava, e io volevo riabbracciarla. Nella mia immaginazione April mi stava aspettando sdraiata su di un fianco, con le mani tra le cosce. Mi ricordo ancora quando la salutai per quella che sarebbe stata l’ultima volta, lei che camminava sul marciapiede, e mi guardava con quegli occhi di ghiaccio. Ora, stavo camminando a passo svelto verso casa sua, con ancora tutte le borse e valige, non ero neanche passato a casa mia per lasciarle. Bussai. il cuore mi batteva all’impazzata. Mi tastai il petto, per essere sicuro che non mi fosse esploso.
-Harry! Che piacere rivederti!-mi accolse la madre di April.
-Buonasera Signora! Anche per me. April è in camera sua?-le chiesi impaziente, lasciando cadere le valige a terra.
-No, mi dispiace, è uscita qualche minuto fa-rispose la donna. Il mio cuore si fermò. Non potevo più aspettare per vederla.
-Ah va bene, allora la cercherò. Posso lasciare le mie valige qui?-chiesi gentilmente alla signora.
-Certo, come vuoi!-rispose lei
-Allora vedo, grazie ancora!-le gridai uscendo da casa sua. 
Pensai allora di andarla a cercare al nostro solito posto, al parco dietro le poste, così cominciai a correre, tenendomi una mando sui pantaloni, perché anche questa volta mi ero scordato la cinta.
Quando April vide la mia ombra disegnata per terra dalla luna, su alzò dall’altalena dove era seduta e si fiondò su di me, abbracciandomi, trattenendo il respiro rotto dalle sue lacrime. Quando April piange, il mondo mi crolla addosso, sembra che mi debba dare l’addio ancora una volta. E’ come se fossi sempre sul punto di rovinare una sorpresa, come se togliessi le mani dai suoi occhi troppo presto.
-Mi sei mancata-riuscii a dirle abbracciandola.
-Scusami, non mi sono mai piaciuti questi momenti, di solito li vedo solo nei films-mi disse lei cercando di ridere tra le lacrime. Io glie le asciugai con i pollici, sostenendole il viso. I suoi occhi bagnati dalle lacrime erano ancora più azzurri.
-Non c’è niente che dovresti dire, o che dovresti fare, va bene così-le risposi io, a me bastava solo che smettesse di piangere. -Mi dispiace, se solo avessi saputo e avessi capito che-non la lasciai finire, la strinsi ancora di più tra le mie braccia, e la baciai, soffocando le sue parole.
-Ti amo April.-le sussurrai all’orecchio.
Lei avvicinò la sua fronte alla mia, e facemmo combaciare per l’ennesima volta le nostre labbra. Vaniglia. Lei sapeva sempre di vaniglia. Come avrei potuto scordarmi del suo sapore.
Sembrava che solo la mia vicinanza fosse stata abbastanza per placare le sue lacrime, e finalmente un sorriso faceva capolino sul suo viso.
Ma sapevo perfettamente che quel sorriso si sarebbe spento quando avrei deciso di dirle che sarei partito per gli Stati Uniti.
Decisi di togliermi il pensiero, dandole la notizia davanti a qualcosa da bere, nel bar vicino casa mia.
-Allora, com’è la Svezia?-mi chiese lei. Ecco perché la amavo tanto, tutte le altre persone, mi avrebbero chiesto che cosa avessi fatto in Svezia, ma lei non era come tutte le altre persone, lei era curiosa di visitare il mondo, ma purtroppo non ne aveva avuta possibilità.
-Bella, ma fredda. Vedi, non è fredda solo dal punto di vista climatico, ma anche il paesaggio, i posti, ti sembrano freddi, distaccati, nuovi, appena estratti dalla scatola, non sono vissuti.-cercai di spiegarle.
-Forse è per il loro innato senso civico-mi fece notare lei, sorseggiando il suo frullato 
-Sì probabilmente è per questo-le risposi bevendo un sorso di milkshake, poi mi ricordai di averle preso un bracciale in Svezia, come ricordo, e decisi di darglielo, per addolcire l’amara notizia.
-April, ti ho preso una cosa in Svezia-le dissi porgendole la scatola
-Harry, non avresti dovuto!-mi rispose lei, aprendo la scatola. Ecco, questo sarebbe stato il momento giusto per inferire il colpo, ma vedendo i suoi occhi che si illuminavano alla vista del mio regalo, persi quel poco coraggio che avevo racimolato poco fa.
-Ti piace?-le chiesi contento, allacciandoglielo al polso fine.
-Sì, molto, è veramente un bel regalo!-disse imbarazzata, le guance le prendevano fuoco.
-Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere attaccarci un ciondolo per ogni paese che visito, e quindi ecco il primo, con la “S” di Svezia.- le dissi estraendo anche il ciondolo. Quel regalo me lo aveva consigliato Louis, che a volte, dispensa buoni consigli.
April era visibilmente imbarazzata, così si alzò, fece il giro del tavolo e mi abbracciò dolcemente. Amavo il suo modo di ringraziare una persona, ma ciò che amavo di più era lei.
-Andiamo a fare due passi?-le chiesi in modo da non farla più sentire in imbarazzo
-Sì, al parco?-chiese lei prendendomi per mano
-Ovvio che sì-le risposi lasciando pochi spiccioli sul tavolinetto, stringendo la sua mano

Fuori il cielo era stellato, si stava bene, e il vento scompigliava i capelli di April, e faceva aderire il suoi vestiti larghi alla sua figura snella, cosa che la rendeva tremendamente attraente. Sentivo nostalgia del suo corpo.
Nel parco, c’era una fontana, ci sedemmo sul bordo di questa, non potei fare a meno di puntare i miei occhi su di lei, evidentemente sorrisi, guardandola, e lei infilò l’indice nella fossetta sulla mia guancia, che si formava sempre quando ridevo.
-April, devo dirti una cosa.-trovai il coraggio.
-Sì ti ascolto-rispose lei, che prese a camminare sul bordo della fontana, come facevano i bambini piccoli, così decisi di avvolgere un mio braccio attorno alla sua vita, camminando al suo fianco, onde evitare che cadesse.
-Si dice che stasera si riescano a vedere le stelle cadenti.-fu tutto quello che riuscii a dire
-Ah –sospirò lei con la faccia rivolta al cielo
-L’hai vista anche tu?-le chiesi seguendo il percorso della cometa nel cielo
-Sì! Adesso dobbiamo esprimere un desiderio-disse lei mettendo le sue braccia attorno al mio collo.
-Fatto-dissi aprendo gli occhi
-Anche io. Hai desiderato di vincere un music award?-mi chiese lei pettinandomi i capelli con le mani
-Se te lo dico non funziona! Comunque non si tratta di quello.-le risposi. 
-Va bene, come vuoi-rispose lei alzando le mani in aria
-Andiamo April, non ti sarai offesa!-dissi prendendola in braccio per farla scendere dalla fontana
-No, affatto. Toglimi una curiosità, tu che hai incontrato delle persone famose dal vivo, sono come in tv, o sono più grasse?-chiese lei curiosa
-Non mi dire che hai desiderato di incontrate qualche celebrità!-le dissi fermandomi mentre lei continuava a camminare
-Se te lo dico non funziona-disse lei imitandomi egregiamente-e poi, io ho una stella della musica al mio fianco, mi pare-continuò guardandomi dalla testa ai piedi, porgendomi la sua mano
-Sì, anche io ho una stella al mio fianco-le dissi. Lei si girò a guardarmi, poi imbarazzata abbassò lo sguardo. Era fantastica quando era imbarazzata, le guance si facevano più rosse, e i suoi occhi brillavano.
-Senti, andiamo a casa mia?-chiese lei ancora con lo sguardo basso
-No. No, andiamo a casa mia-le dissi guardandomi furtivamente in giro per poi prenderla per mano, cominciando quasi a correre
-Adesso perché corri?-disse lei affrettando il passo
-Te lo spiego dopo, tu intanto corri!-gridai guardandola
Una volta arrivati davanti casa, presi le chiavi e aprii la porta velocemente, per poi richiuderla alle nostre spalle.
-Adesso mi vuoi spiegare-chiese April col fiatone
-Paparazzi. Credo-le dissi andando in cucina, versando dell’acqua nei bicchieri
-Grazie- fece lei sedendosi sul bancone della cucina, portando il bicchiere alla bocca.
-April devo dirti una cosa-cominciai debolmente
-Sì-disse lei stringendo la mia maglia tra le sue mani
-Mi hanno invitato, insieme al resto della band, ad un defilé e alla relativa festa, vuoi accompagnarmi?-le chiesi. Ovviamente non era questa la notizia che avevo intenzione di darle, ma prima o poi ci sarei riuscito.
-Ma Harry, io non faccio parte del mondo dello spettacolo e non voglio farti fare figuracce-mi spiegò lei aggrottando la fronte
-April tu sei perfetta. Perciò ci verrai, con me.-dissi accarezzandole le spalle, per poi cominciare a baciarla.
April allacciò le sue gambe attorno al mio bacino, e io la sollevai dal bancone tenendola per la schiena, salimmo le scale fino ad arrivare in camera mia, dove la appoggiai sul letto, e io mi sdraiai sopra di lei, sostenendo il mio peso sulle mie braccia, per non pesarle.
Questa volta mi voleva anche lei.
Lei infilò le mani sotto la mia maglia e poi me la sfilò, e io feci lo stesso con la sua maglia, gettandola ai piedi del letto.
Poi cominciai a slacciarle i pantaloni, e glie li sfilai, mentre lei slacciò senza problemi la cinta dei miei pantaloni, per poi togliermi anche quelli.
Cominciai a lasciarle succhiotti sul collo, alternando qualche bacio, arrivando fino al suo petto, dove però il suo reggiseno era di intralcio, così pensai bene di toglierglielo.
Lei intanto accarezzava la mia schiena, e il freddo del ciondolo del braccialetto che le avevo regalato mi faceva rabbrividire.
Intanto l’effetto che April aveva su di me era ben visibile dai boxer, che giustamente decise di sfilarmi, mentre io sfilavo i suoi slip.
Quando entrai in lei, un gemito roco fu soffocato dai miei baci,che poi scesero per tutto il suo corpo, fino al suo ventre piatto.
Poi con una spinta decisa, invertimmo le posizioni, ora lei si trovava sopra di me e prese dapprima a baciarmi delicatamente la bocca, per poi scendere al collo, sui pettorali, sui miei addominali, senza staccare il suo sguardo dal mio, mentre io le stringevo forte la mano.
Poi lei tornò sulle mie labbra, invertimmo di nuovo posizione, cominciò a mordermi le labbra lentamente, mentre io le accarezzavo il seno. Le spinte che aumentavano, scandivano i nostri respiri, che si affievolivano man a mano.
Ci distendemmo uno accanto all’altro, cercando di riprendere fiato, mentre April, scese dal letto, si infilò i suoi slip e la mia maglia, andò davanti alla specchiera, guardandosi il succhiotto che le avevo lasciato, accarezzandolo
-Dovresti smettere di lasciarmi questi meravigliosi succhiotti, altrimenti tua madre penserà che io sia un untore di peste bubbonica!-mi disse lei ridendo, per poi sdraiarsi su di me.
-Mi piace lasciare tracce visibili di me sul tuo corpo.-le spiegai sorridendo
-Marchi il territorio?-mi chiese April ironica
-Sì, tutti devono sapere che sei solo mia.-le risposi prendendo a baciarle il ventre.
-Allora perché siamo scappati dai paparazzi prima?-chiese lei perplessa
-Perché sono fastidiosi e insolenti, non voglio che divorino ogni attimo della nostra vita, e non voglio che ti etichettino come una delle tante ragazze che ho avuto.-le risposi fermamente.
-Bella osservazione.-rispose lei ridendo facendomi l’occhiolino
-Venerdì partirò per gli stati uniti, starò via tre mesi-le dissi fissandola con gli occhi lucidi
-Ti amo-rispose lei distrattamente, parve non aver sentito le mie parole che con tanta fatica uscirono dalla mia bocca.
-Mi hai sentito?-le chiesi per essere sicuro, non avevo nessuna intenzione di ripetere una seconda volta.
-Mh mh. Cosa facciamo domani?-annuì sibilando
-Ci penserò stanotte, adesso vieni a dormire vicino a me-risposi baciandola, mentre la stringevo tra le mie braccia
-Eccomi-disse lei posandomi un bacio sulla fronte. 
E’ strano come lei sia sempre stata qui, davanti a me, e io non me ne sia mai accorto. D’un tratto mi accorsi che lei incarnava tutti i miei sogni, lei aveva sconvolto la mia vita più di ogni altra cosa, più della fama arrivata quasi per caso. Lei è come una tempesta, che ha sostituito la calma apparente della mia vita, truffando il battito del mio cuore.


Salve a tutte :) Ecco il capitolo che aspettavate (?)
So che forse non è all'altezza del capitolo precedente, e che vi aspettavate una riappacificazione diversa, ma come potete notare non ho molta fantasia..
Comunque bando alle ciance e buona lettura
Al prossimo se vi va :)
-Misery

P.S.: Potreste fare un salto da Jimpy? Grazie!  
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1120112&i=1

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Capitolo 9
*** She's pretty close ***


CAPITOLO 9-She's pretty close.

HARRY POV
Ormai guardarla dormire accanto a me era diventato il più bel passatempo che potessi desiderare. Avrei potuto tracciare i lineamenti perfetti del suo viso anche ad occhi chiusi.
Era immobile, e sentivo solo il suo respiro che condizionava anche il mio. Ogni tanto il suo viso tradiva un sorriso, chissà magari stava sognando qualcosa di bello. Poi d’improvviso aprì gli occhi, che oggi erano di un grigio spento, ma sempre bellissimi soprattutto se sapevi che ti stavano scrutando.
-Non dirmi che è domenica-disse girandosi per affondare la faccia ne cuscino
-Sì, è domenica-risposi io pensando a che giorno fosse ieri. April si alzò di scatto dal letto e si sfilò la mia maglia, gettandomela addosso. Cercò sotto il letto i suoi pantaloni e cercando di infilarseli percorse tutta la stanza saltellando come una bambina piccola, mentre io la guardavo divertito, sarei rimasto tutta la vita lì a guardarla. Poi si avvicinò a me, che cercai di sostenerla mentre tentava di vestirsi
-Quanti ne abbiamo oggi?-chiese lei abbottonandosi i pantaloni
-Ventuno, perché?-chiesi io facendo il conto con le mani
-Allora oggi è il compleanno di mia madre.-affermò con la testa bassa, basita, per poi correre in bagno, mettendosi la maglietta.
-Ma perché per te il risveglio è sempre così traumatico?-chiesi io, che avrei voluto portarle almeno una volta nella vita la colazione a letto.
-Non è colpa mia se oggi mia madre compie gli anni !-gridò lei dal bagno, mentre io racimolavo i miei vestiti sparsi per la camera.
-Le hai preso qualcosa almeno?-chiesi io sistemandomi i capelli ai piedi del letto. Non ricevetti risposta, così la raggiunsi in bagno e la trovai che si stava spruzzando il mio profumo.
-No, non le ho preso nulla- come immaginavo. Lei faceva sempre le cose all’ultimo minuto, anche se c’era da darle atto che le riuscivano sempre maledettamente bene.
Come quella volta del progetto di biologia. Stavamo di coppia insieme, e dovevamo consegnare la ricerca dopo un mese dall’assegno. Ci riducemmo a fare la ricerca la sera prima del giorno della consegna, e il professore ci diede una A.
Poi mi ricordai che la mamma per Natale aveva ricevuto da una sua amica un cofanetto, così andai in camera sua, e lo trovai ancora sul comodino, avvolto nella carta. Non le era mai piaciuto.
-April, ho trovato questo, è un cofanetto che la mamma ha ricevuto per Natale, ma a quanto pare non ha gradito il pensiero..-le proposi mentre si accingeva a sistemarsi i capelli. Lo prese e lo rigirò tra le mani.
-Andrà più che bene, grazie-rispose lei prendendo a scendere le scale.
-Te ne vai?- chiesi io seguendola per le scale, provando a bloccarla per il braccio.
-Sì. pranzo in famiglia-mi rispose annoiata
-Ti accompagno?-chiesi io appoggiandomi al tavolo dell’entrata. Mi ero appena svegliato, ma starle dietro non era facile.
-Sono solo cinque minuti di strada a piedi- disse lei uscendo di casa
-Camminare fa bene!- le risposi chiudendo la porta, scendendo le scalette.
-Resta anche tu con me- mi pregò stringendomi il braccio
-No April, non posso, non c’entro nulla con la tua famiglia-risposi io, in imbarazzo
-Dai almeno saluti la mamma. Parte oggi-continuò lei imperterrita
-Appunto, visto che è l’ultimo giorno che puoi vederla passalo con lei-dissi cercando una scusa.

Entrammo nel vialetto di una casa in mattoncini, con la porta verde, April bussò e finalmente le aprì una bambina mora, con gli occhi marroni. Doveva essere sua cugina. Non si assomigliavano affatto. Non che due cugine si debbano assomigliare per forza, intendo.
-Vieni April!-disse la bambina tirandola per la maglia. Nonostante gli scossoni che April mi diede per farmi muovere da lì, non cedetti.
-Avanti, entra!-mi sussurrò lei con aria supplichevole- Non sapendo resistere al suo sguardo, mi feci guidare dalla sua mano, che teneva stretta la mia.
Entrando in casa notai subito lo stile semplice che contraddistingueva la mobilia, tutto era in vimini bianco e alle pareti erano attaccate delle foto.
La bambina ci portò in camera sua, tutta rosa e viola, con un letto che ogni bambina avrebbe desiderato.
-Lui chi è?-chiese la bimba ad April indicandomi.
-Ciao, io sono Harry-mi presentai chinandomi verso di lei.
-Ciao Harry, io sono Ashley, e lei è Barbie-disse avvicinandomi la bambola alla faccia.
-Ashley, vado a dare una mano di là, rimani qui con Harry.-affermò April accarezzando la testa mora della bambina.

Passarono alcuni minuti in cui Ashley mi isegnò come fa sedere una bambola, e come pettinarle i capelli, non si sa mai nella vita cosa potresti ritrovarti a fare.
-Scusate se vi interrompo sul più bello, ma il pranzo è pronto!-disse April con sguardo divertito. Evidentemente era lì da un po’, e aveva assistito a tutta la scena. Ashley corse velocemente a tavola, passando tra me ed April.
-Scusa, probabilmente avresti avuto di meglio da fare che giocare con le barbie-mi sussurrò all’orecchio.
-No, ad essere sinceri no- le risposi ammiccando. Almeno sarei potuto stare con lei.
-Mamma! Lui è Harry, il mio nuovo fidanzato!-urlò Ashley giunta in cucina. La madre si girò di scatto verso di me, pulendosi le mani nel grembiule.
-Salve Harry! Io sono Susanne. Scusala, è colpa della televisione, sta sempre parcheggiata lì davanti-disse la donna, giustificando la figlia.
-Ciao ragazzo, io sono Carl- disse stringendomi la mano un uomo alto dall’aria seria.

L’ora della partenza della madre di April arrivò velocemente, il pranzo era squisito, la zia e la mamma di April erano state due cuoche straordinarie, il regalo improvvisato di April fece un figurone e io non avevo neanche fatto troppe figuracce finora, così c’andammo a sedere in soggiorno.
-Riguardo a te April, ci ho pensato su. I tuoi zii saranno i tuoi tutori legali e di conseguenza vivrai sotto il loro tetto, visto che non sei ancora maggiorenne-esordì la madre di April rompendo il silenzio creatosi per l’imbarazzo.
April si girò verso di me con sguardo interrogativo, pregandomi di aiutarla.
-Signora, mi scusi se mi intrometto, ma pensavo che lei avesse acconsentito affinchè April venisse a stare da me, sa, lei stessa è una cara amica di mia madre, e io ed April siamo praticamente cresciuti insieme, pensavo che..-dissi dopo essermi schiarito la voce.
-Lo so Harry, conosco Anne da molto tempo, e so che voi due siete molto legati, si vede da come vi brillano gli occhi, ma purtroppo l’amicizia vale zero davanti alla legge, perciò April dovrà stare da Susanne,alla quale è legata da un rapporto di parentela, finchè non sarà maggiorenne mentre la nostra casa sarà venduta.-mi spiegò la donna da bravo avvocato.
-Ah- sospirò April pregando tra sé e sé che quelle lacrime non uscissero proprio ora.
-Mi dispiace lasciarvi così, ma sono già in ritardo, e il volo non aspetta me.-disse sorridendo la madre di April, alzandosi dal divano per prendere le valigie.
Tutti ci alzammo per salutarla, April andò per prima, poi fu il mio turno
-Ciao Harry, prenditi cura di lei, se puoi.-mi sussurrò mentre le baciavo le guance
-Arrivederci Signora- la salutai dopo averle fatto un cenno affermativo col capo, in risposta.
-Harry, vuoi sposarmi?-mi chiese Ashley prima di scomparire dietro la porta. Quella bambina era davvero un peperino.
Gli zii di April accompagnarono la madre all’aeroporto, April non c’andò. Non le sono mai piaciuti i saluti. Eravamo soli e il silenzio cadde nella casa.
-Ora puoi piangere, se vuoi.-le dissi sedendomi vicino a lei accarezzandole la spalla.
Lei mi abbracciò forte, sentivo il suo torace gonfiarsi per prendere aria, e le sue dita descrivere cerchi sulla mia schiena.
-Se è per la casa, posso comprarla io-le proposi gentilmente, ancora abbracciato a lei
-No, non è per la casa, ma grazie comunque.-rispose lei. La sua voce mi fece vibrare il corpo.
Lei si staccò da me, e mi guardò con i suoi occhi grigi che supplicavano affetto.
-E’ per Ashley? Non essere gelosa!-tentai scherzando facendo una pausa -Te lo prometto, ci sentiremo ogni benedetto giorno.-continuai quasi inconsciamente riferendomi a quei lunghissimi tre mesi che mi aspettavano in America.
Ogni volta che io mi riferivo al tour, lei si mostrava indifferente nei miei confronti e deviava sempre discorso. Lei aveva sempre pensato che rimandare la sofferenza nel momento in cui stai lasciando una persona è meglio che soffrire ogni giorno aspettando il momento in cui se ne andrà. Non aveva tutti i torti.
-Ehi,-le dissi sollevandole la faccia son le dita-andiamo a farci una pizza stasera?-continuai cercando di distrarla
-Sì, ma solo da Ethan’s-rispose lei accennando un sorriso.
-Certo, e poi non dimenticarti che mi devi aiutare col vestito per il défilé. Mercoledì è vicino.-aggiunsi prendendole le mani.
-E’ vero, me ne ero quasi dimenticata.-rispose lei portandosi una mano alla bocca.
-Dai lascia un biglietto ai tuoi zii, e di loro che andiamo a farci un giro-proposi io frugandomi le tasche in cerca di un pezzo di carta.

Sono uscita con Harry, farò tardi, non aspettatemi.
April.


April concludeva tutti i biglietti con non aspettatemi. Magari perché lei stessa era stufa di aspettare qualcuno, e sperava che qualcuno attendesse solo lei, eppure io l’avevo cercata per una vita.


 
Salve a tutte !
Come avete potuto notare, la storia sta diventando a dir poco noiosa. Insomma io non mi sarei mai immaginata di arrivare fino al capitolo 9, e ringrazio tutte voi che recensite, preferite, ricordate e leggete questa storia, e mi scuso con voi, perchè so di aver deluso le vostre aspettative oltre che le mie, e non so veramente dove sia finita tutta la fantasia che avevo una volta e soprattutto cosa abbia fatto deprimere me e i protagonisti, nel corso della storia. Bohh.
Aspettando che ritorni in me, ringrazio tutte. Vi voglio bene :)
Al prossimo (?)

-Misery

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Capitolo 10
*** Close but never close enough ***


Capitolo 1O

-Mercoledì è vicino- dissi ad April appena quattro giorni fa.


Ora è venerdì, e io mi ritrovo qui, di fronte a mia madre, Gemma e April, ancora una volta, ma non per poterle stringere tra le mie braccia dopo troppo tempo, ma per dare loro l’arrivederci, non mi piace la parola addio.
Non avrei potuto sopportare di vedere neanche una lacrima rigare il loro viso, perciò sarei stato breve.

-Ciao mamma, ti voglio bene- dissi stringendola tra le mie braccia.
-Mi raccomando, fa il bravo, e ricordati di essere sempre educato ragazzo.-mi suggerì sistemandomi i capelli, da madre premurosa.
Poi mi avvicinai a Gemma, e dopo averla abbracciata, mi raccomandai con lei di fare la brava ragazza e di non divertirsi troppo senza di me.
-Ciao April – le dissi stringendole le mani. Non avevo il coraggio di baciarla, non perché mi vergognassi a farlo davanti a Gemma e mia madre, ma perché so che avrebbe reso tutto ciò più doloroso.

So benissimo che quando April si guarderà allo specchio e rivedrà in lei tutto ciò di cui io mi sono innamorato, si odierà, e vorrà distruggere quel dannato specchio, forse mi maledirà per amarla, magari mi odia già da adesso. Ma per me non sarà facile.
-Ti amo, ricordatelo sempre.-riuscii a sussurrarle mentre la abbracciavo.
-No, io ti amo.-disse lei sorridendo. Almeno non piangeva. Almeno l’ultima immagine sbiadita di lei che rimarrà per tre mesi impressa nella mia mente, sarà mentre sorrideva.
Ma per quale fottutissimo motivo non riuscivo a realizzare che appena tra dodici ore mi sarei svegliato accanto a Louis e non accanto a lei? Per quale motivo lei non poteva venire con me? Per quale motivo avrei dovuto lasciarla da sola ad affrontare le avversità che la vita di una ragazza di sedici anni regalava? Per quale cazzo di motivo Simon Cowell mi scelse? sono solo un riccio con gli occhi verdi e con la voce pastosa, nulla in più.

-Allora ciao, a presto- sussurrai a mezza bocca, quasi come se volessi rimangiarmi le parole, come se sperassi nella loro sordità.
-Ciao Harry- mi salutarono in risposta all’unisono.

Le loro mani che si muovevano in aria per salutarmi, in un attimo si trasformarono in quelle delle fans americane che ci accoglievano all’aeroporto.
Ho lasciato persone e posti senza nemmeno sapere che li stavo lasciando. È una cosa che odio. Che l'addio sia triste e brutto è vero, ma quando lascio un posto mi piace saperlo, che lo sto lasciando. Se no, ti senti ancora peggio.

-Speriamo solo che passi presto- disse Louis attaccando nella stanza il calendario con il conto alla rovescia.
-Sì, speriamo. – risposi rassegnato fissando quello stupido calendario.
-Li hai contati anche tu?- mi domandò serio Louis dandomi una pacca di solidarietà sulla spalla.
-Ma chi li conta? Sono tre mesi, novantadue giorni, duemiladuecentotto ore, centotrentadue mila quattrocentottanta minuti e sette milioni novecentoquarantotto mila e ottocento secondi.-


Hello Guys !
Siamo giunti alla fine di questa avventura durata ben 1O capitoli ! Volevo solo dirvi grazie, veramente grazie di cuore a tutte voi che avete letto e vi siete fatte vive (?) e mi avete detto ciò che pensavate di questa storia se così si può chiamare insomma.
Lo so, lo so, vi aspettavate una fine migliore, ma nn picchiatemi proprio ora che è tutto finito eh !
Comunque mi farebbe piacere se deste un'occhiata alla mia altra FF:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1113124&i=1
G
razie ancora a tutte, alla prossima :)



Sì, lo so, è troppo sexy Harry, e anche Zayn là dietro non scherza.

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Capitolo 11
*** AVVISO ***


Salve bellezze :)
Dopo aver ricevuto alcuni commenti di insoddisfazione da parte vostra a causa della prematura fine di questa FF, ho deciso di lasciare il comando a
ioamoionedirection, che si è dimostrata disposta a modificare le sorti di April e Harry.
Che dire, ringrazio tutte voi che avete recensito finora e spero che la mia collega sopracitata faccia un buon lavoro, ma so già che ne sarà in grado, non ci vuole un genio per scrivere meglio di me :)
Un bacio, vi voglio bene
Misery

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