I segreti sono come le bombe. Prima o poi esplodono.

di Sofy_m
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Lui è pazzo di te. E tu sei pazza di lui. ***
Capitolo 3: *** Mai stato meglio. ***
Capitolo 4: *** Castle 1 - Beckett 1 ***
Capitolo 5: *** Always! Dovrà pur valer qualcosa! ***
Capitolo 6: *** Si sentiva bene. Si sentiva a casa. ***
Capitolo 7: *** La verità è che non è cambiato niente! ***
Capitolo 8: *** Sono preoccupati per noi. O per tutti i soldi che hanno puntato. ***
Capitolo 9: *** Grazie per essere con me. ***
Capitolo 10: *** Non posso permettermi di perdere qualcun altro. ***
Capitolo 11: *** L'hai già salvata una volta. ***
Capitolo 12: *** Non dire addio Kate! ***
Capitolo 13: *** Sei lettere. ***
Capitolo 14: *** Dobbiamo salvarla. Dobbiamo salvare entrambi. ***
Capitolo 15: *** Un brutto presentimento. ***
Capitolo 16: *** Finalmente ho l'onore di incontrare il drago. ***
Capitolo 17: *** La fortuna aiuta gli audaci. ***
Capitolo 18: *** Quella parte della sua vita era finita. ***
Capitolo 19: *** Ho una promessa da mantenere. ***
Capitolo 20: *** Un ottimo punto di partenza. ***
Capitolo 21: *** Abbiamo un problema! ***
Capitolo 22: *** Quel mese, quei trenta giorni erano trascorsi. ***
Capitolo 23: *** Lei era la sua eterna sorpresa. ***
Capitolo 24: *** Always. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


prologo

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di ABC. Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.        

PROLOGO

Kate lasciò il distretto e si diresse verso casa pensando allo strano comportamento del suo patner. Erano ormai quattro anni che lavoravano insieme, fianco a fianco. C'erano stati diversi alti e bassi ma poi pian piano le cose si erano stabilizzate.
Quel giorno, per risolvere il caso della bomba, avevano lavorato insieme come sempre, ma ad un tratto il comportamento dello scrittore era cambiato. Era diventato più freddo, più staccato.... Niente più sorrisi, battutine e strane teorie che la facevano impazzire.
La preoccupava vederlo così. Aveva sempre visto il suo patner piuttosto allegro. Dopotutto lui era quello che aveva migliorato la sua vita.
Ma quel giorno le era sembrato molto diverso.
E poi c'era quello sguardo, quello che la detective aveva intravisto quando lui era salito in ascensore. Era uno sguardo che non aveva mai visto sul volto di Castle. Non esprimeva stanchezza o gelosia, ma solo rabbia e tanta, troppa delusione.
Quello sguardo le aveva fatto più male del proiettile che l'aveva colpita mesi prima.
Kate scosse la testa. Era stato un caso complicato, probabilmente lo scrittore aveva solo bisogno di riposare. E anche lei. Dov'era finita la Beckett forte che non si fa smuovere da nulla? Quella protetta dal suo muro?
Bah, probabilmente il silenzio assoluto del suo appartamento la aveva spinta a riflettere così intensamente. Il silenzio...

"Sinning by silence. It's not smart, it's not brave, it's just cowardly."

Le parole pronunciate da Castle durante l'interrogatorio le attraversarono la mente come un fulmine e la fecero sussultare. Possibile che...? No, no e no. Le era scappato tutto per sbaglio nella foga del momento, ed era sicura che Castle non fosse nell'altra stanza. Almeno... non quando aveva iniziato l'interrogatorio. Nessuno poteva assicurarle che non fosse entrato in seguito.
E in effetti questo spiegava tutto: il caffè sul tavolo, gli altri "piani" e il suo comportamento.
Ok, questo era un disastro.
Kate fece un respiro profondo e decise che avrebbe dovuto parlare con qualcuno... Ma chi? Di certo non poteva affrontare lo scrittore, e lo psicologo e suo padre non conoscevano abbastanza ciò che c'era tra loro per poterle dare un consiglio. Così prese il cellulare e compose velocemente un numero. Quello della sua migliore amica.
-Ehi Kate! Tutto bene?- Lanie la salutò allegramente.
Kate si morse il labbro -A dir la verità... non lo so Lanie, sta succedendo un casino, posso venire da te?
La dottoressa rimase sorpresa nel sentire una nota di panico nella voce della sua migliore amica.
-Certo ragazza, ti aspetto qui fra dieci minuti.
-Grazie Lanie.
Kate terminò la chiamata, prese le chiavi della macchina e uscì di casa.



Angolo dell'autrice.

Salve! Questa è la prima fan fiction che scrivo, quindi non so cosa vi aspetta. Mi è venuta  l'ispirazione dopo aver visto la 4x19 e il promo della 4x20, perciò possiamo dire che è così che vorrei andassero le cose tra i nostri cari Rick e Kate (ma sicuramente Marlowe non mi accontenterà!).
Sono ben accettati consigli e critiche :) Grazie a tutti coloro che leggeranno la mia storia!

Al prossimo capitolo!

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Capitolo 2
*** Lui è pazzo di te. E tu sei pazza di lui. ***


Always! Deve pur valer qualcosa!
Angolo dell'autrice:

Io dovrei studiare storia, e invece sono davanti alla tv e ho appena finito di rileggere il capitolo. Quindi ecco a voi :)  E' tratto dal primo sneak peek quindi se non volete rovinarvi la sorpresa vi consiglio di non leggerlo.
Spero di riuscire a postare il terzo prima di domenica sera.
Grazie per le recensioni :)
(Dai che manca poco a lunedì!)

Lui è pazzo di te. E tu sei pazza di lui.

Dopo dieci minuti Beckett era a casa dell'amica.
-Ehi detective, si accomodi!
Lanie la salutò e arrivò dalla cucina con due bicchieri di vino in mano, mentre Kate si sedeva sul divano. L'appartamento della dottoressa era intimo e ben arredato, dalle grandi finestre si poteva ammirare la Grande Mela.
La padrona di casa porse uno dei due bicchieri a Kate.
-Allora, sono pronta a scommettere che il tuo problema si chiama Castle.
Kate bevve un sorso dal bicchiere e guardò l'amica.
-C'è qualcosa di strano tra di noi ultimamente.
-Ultimamente? Kate è da quattro anni che tra voi c'è qualcosa di strano!
-No, adesso è diverso. Lui è diverso. E' come se lui si stesse allontanando.
La detective sentì la sua voce tremare leggermente quando pronunciò l'ultima frase, ma sperò che Lanie non se ne accorgesse.
Ancora una volta non era  pronta ad affrontare tutto, a dirle ciò che sapeva, ad aprirsi totalmente. Il suo muro era sempre lì e le impediva di confidarsi anche con la sua migliore amica.
-Beh, come puoi biasimarlo? Probabilmente è stanco di aspettare.
La risposta dell'amica sorprese Kate. -Aspettare cosa?
Lanie non poteva credere alle proprie orecchie; Kate Beckett, la miglior detective di New York, colei che aveva incastrato i criminali più astuti e sbattuto in galera gli assasini più pericolosi, non aveva ancora capito cosa Castle provasse per lei. E cosa lei provasse per lui.
O, più probabilmente, non voleva capirlo.
-Cosa credi? Il ragazzo è pazzo di te! E, nonostante la tua piccola recita, tu sei pazza di lui. Oh, cosa? Era questo che doveva essere un grande segreto?
-Sì!- La detective si alzò in piedi e iniziò a camminare nervosamente, poi guardò la dottoressa. -No... pensi che lui lo sappia?
La dottoressa scosse la testa divertita.
-Ti ricordi com'era, sempre con una ragazza diversa tra le braccia?
Perchè pensi che non si veda più quel ragazzo da molto tempo?
Becks, lui sta aspettando te!
Le sembrava di parlare con una quindicenne alle prese con il suo primo amore. Beh, in effetti la detective era alle prese con il suo primo vero amore. Tutte le relazioni che aveva avuto in precedenza erano state vuote, erano solo una maschera con cui cercare di nascondersi.
Kate era rimasta immobile e aveva ripensato a quando l'aveva conosciuto. Aveva ripensato a Meredith, a Kyra, a Gina e anche a Serena e Sophia.
" Kate ti prego. Rimani con me Kate. Non lasciarmi ti prego. Rimani con me ok? Kate... ti amo. Ti amo Kate."
Il ricordo di quelle parole fece spuntare un sorriso sul volto di Beckett.
-Lanie, pensi che dovrei dirgli cosa provo?
La dottoressa sorrise a sua volta ed annuì.
-E se non dovesse più tornare al distretto? Se non volesse più vedermi?
Lanie si accigliò. -Kate di che stai parlando? Perchè mai dovrebbe lasciare il distretto?
La bugia. Quelle parole pronunciate senza riflettere. Il suo muro. Ecco perchè avrebbe dovuto lasciare il distretto.
-Niente Lanie, niente... Lascia stare. E grazie, davvero.
Appoggiò il bicchiere, raccolse le sue cose ed abbracciò l'amica. Stava per uscire quando nello stesso momento i loro cellulari squillarono.





Quando Richard Castle arrivò nel suo loft era esausto e voleva solo riuscire a dormire, ma la sua mente continuava a girare intorno a quella frase, quasi volesse cambiarla, farla sembrare diversa, meno... sbagliata o dolorosa.
"I was shot in my chest and I remember every second of it."
Che stupido. Come aveva potuto non capirlo subito? E dire che era stato sul punto di dichiararsi un'altra volta quel giorno. E cosa avrebbe rimediato? Niente.
E ormai non era più questione di tempo o di muri, lei non lo voleva.
Castle sentì qualcosa dentro di lui rompersi e lasciarlo vuoto. Aveva sempre pensato che un giorno, più o meno lontano, lui e la detective avrebbero avuto un futuro, una famiglia, insieme. Ma ora tutte le sue convinzioni si erano sgretolate, proprio come il suo cuore.
Sarebbe mai riuscito a dimenticarla? A dimenticare il suo sorriso, la sua forza, la sua determinazione, i suoi occhi verdi, il bacio che si erano scambiati sotto copertura? A lasciar andare tutti i ricordi delle avventure vissute insieme?
Sì, doveva farlo per il suo bene e per quello della sua famiglia.
In quel momento sua madre entrò e lo vide disteso sul divano. -Ehi Richard, come stai?
-Bene.
No,era una bugia, non stava bene, ma non aveva voglia di parlarne con sua madre, si erano già detti tutto prima.
-Non far finta di non essere deluso e arrabbiato Richard.
Arrabbiato... No, non era arrbbiato, era furioso. Ma non con lei. Era furioso con se stesso per essrci cascato in pieno e averci sperato. Era furioso perchè la parte migliore di lui, quella che Kate gli aveva fatto conoscere, se n'era andata insieme a tutti i suoi sogni.
-Perchè non vai a dormire? E' stata una giornata difficile.- continuò Martha.
In quel momento il cellulare di Castle squillò.
Lui si alzò di scatto e lesse il messaggio. -E' Esposito, hanno trovato un cadavere.
-Richard non avrai intenzione di andare!- esclamò Martha sbalordita.
No, certo che no, voleva rispondere, ma... c'era qualcosa che lo spingeva, che gli diceva di non mollare, almeno per rivederla un'ultima volta. E poi ormai il distretto era diventato la sua seconda casa.
-Mamma io devo...
-No, non devi, non per forza. Non se vuoi davvero dimenticare Kate.
-Sbagliato mamma, l'ho già fatto, l'ho lasciata andare. Dopo quello che mi ha fatto oggi per me è finita. Perciò continuerò a seguire le indagini.
Sì, era un'altra bugia.
-Davvero? Quindi vederla tornare con Josh o nella braccia di un altro non sarebbe un problema? Figlio mio l'amore non è un interruttore che puoi spegnere quando vuoi!
-Lo so! Me l'hai già detto oggi! E no, non sarebbe un problema!- e con questa erano tre -E' il mio lavoro, non posso mollare!
Detto questo prese le chiavi della Ferrari e uscì di casa.
-RICHARD TI RICORDO CHE SEI UNO SCRITTORE; NON UN POLIZIOTTO!- urlò sua madre dal loft.
Lui non ci fece caso e scese le scale. Odiava discutere con sua madre ma nulla gli avrebbe fatto cambiare idea.
Stava raggiungendo la macchina, quando gli arrivò l'illuminazione.
Sorrise. Ora sapeva come poteva dimenticare Beckett e, perchè no, prendersi la sua rivincita.


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Capitolo 3
*** Mai stato meglio. ***


qa

Mai stato meglio.

Kate e Lanie arrivarono sulla scena del delitto e trovarono Ryan ad aspettarle.
-Ehi Ryan, cosa abbiamo?
-Michelle Wright, 28 anni, è stata ritrovata morta nel suo appartamento dal fidanzato. Sembrerebbe un omicidio e secondo quanto dice il ragazzo dalla casa non è stato portato via niente, inoltre non ci sono segni di efrazione, perciò escluderei la rapina.
Beckett annuì. -Ok, raggiungi Esposito, noi arriviamo.
Detto questo le due donne oltrepassarono il nastro giallo, mentre il detective entrava nell'appartamento.
-Lanie, pensi che dovrei rivelare a Castle i miei sentimenti per lui?
-Sì,- affermò decisa la dottoressa - e davi farlo subito!
In quel momento sentirono il rombo del motore di una macchina e si voltarono. Castle stava arrivando a bordo della sua Ferrari con una donna.
Kate rimase paralizzata. La donna seduta accanto al suo scrittore non era nè Alexis nè Martha, bensì un'oca bionda! Sentì il suo stomaco contorcersi.
-Ma forse potresti aspettare qualche giorno.- aggiunse Lanie vedendo la scena.
-Lanie...
-Ehi, hai sentito? Ryan mi chiama, devo andare!
La dottoressa corse via.
La detective sbuffò e si girò verso la macchina. Castle scese e diede le chiavi alla bionda, che ripartì a tutta velocità.
Kate sospirò. Possibile che dovesse sempre finire così? Con lui insieme ad un'altra donna?
Beh, almeno non l'aveva baciata davanti a lei.

Rick sorrise tra sè e sè; sì, aveva fatto bene ad arrivare sulla scena del delitto con la bionda. Anche se si sentiva leggermente in colpa a sfruttare così quella ragazza. Prima di conoscere Kate erano usciti insieme qualche volta e doveva ammettere che non era niente male. Tuttavia i suoi sensi di colpa non potevano superare tutta la sua rabbia, e dentro di sè aveva gioito alla reazione di Beckett. Voleva farle capire come si era sentito quando aveva sentito le sue parole, quando aveva capito che gli aveva mentito e che non avrebbero avuto un futuro. E inoltre gli faceva piacere vedere Beckett così infastidita da un'altra donna. Gli faceva sperare ancora in loro... nonostante tutto.
Scese dalla macchina e porse le chiavi alla donna. -Ci vediamo dopo.
Poi si avvicinò alla detective cercando di sorridere. -Buona sera detective.
-Castle.- Kate fece un cenno con la testa. -Quella è la tua nuova babysitter?
-Quella si chiama Claire ed è una vecchia amica. Avevamo deciso di passare la serata insieme ma poi è arrivato il messaggio di Esposito, quindi mi ha accompagnato qui.
-Ah, e a lei lasci guidare la tua Ferrari?
Lo scrittore scrollò le spalle.

Kate stava impazzendo.
Amica. "Vecchia amica" l'aveva definita, come se lei non sapesse che anche quella faceva parte della collezione di ragazze che lui aveva avuto. Che nervoso. Avrebbe voluto prendere la pistola e sparargli, anche se....
"Becks, lui sta aspettando te!"
Lanie aveva ragione, era colpa sua, era lei che aveva combinato tutto quel casino, era lei che gli aveva mentito.
-Ehi Castle, tutto bene?
Ok, non sapeva neanche lei da dove le fosse venuta fuori quella domanda, ma ormai sembrava che il suo cervello non riuscisse a controllare ciò che diceva. Ovvio che non stava bene, glielo si leggeva in faccia, e la detective sapeva anche il perchè.
Rick strinse i denti. -Mai stato meglio.

I due entrarono nell'appartamento e iniziarono ad indagare, mentre Ryan ed Esposito facevano domande al fidanzato della vittima.
Scoprirono che la ragazza era stata accoltellata nella sua cucina nel pomeriggio e che l'assasino non aveva lasciato impronte sull'arma del delitto trovata nell'altra stanza.
-Yo Beckett!- Esposito si avvicinò alla detective. -Sembra che negli ultimi giorni ci fosse un uomo che seguiva spesso Michelle e il fidanzato afferma di averli sentiti discutere una volta, perciò si conoscevano. Il nome dell'uomo dovrebbe essere Simon Hunt.
-Ok, di' a Ryan di trovare un indirizzo, io cerco di scoprire se l'assasino ha lasciato qualche traccia. Castle hai qualche brillante idea?- chiese voltandosi verso l'uomo che si trovava in un angolo della stanza.
Lui scosse la testa. Il suo terribile umore non gli permetteva di dare sfogo a tutta la sua fantasia.
-Beckett ho l'indirizzo!- Ryan arrivò di corsa con un foglietto in mano.
-Perfetto grazie. Andiamo Castle.
I due uscirono in silenzio e si diressero verso la macchina.

Arrivarono davanti a una casa piuttosto graziosa, circondata da un grande giardino verde. Kate lo attraversò e si avvicinò alla porta di ingresso, ma si accorse che era aperta.
-Polizia di New York!- spalancò la porta ed entrò seguita dallo scrittore. -Fatti vedere con le mani in alto!
Un uomo poco più che trentenne e dai capelli biondi uscì da un'altra stanza bagnato e coperto solo da un asciugamano .
-Mani in alto ho detto!
L'uomo la guardò sbalordito. -Vi state sba...
-Mani in alto!
-Se proprio insiste...- l'uomo alzò le mani sopra la testa e in quel modo l'asciugamano cadde, lasciandolo completamente nudo.
-Oh!- Castle si coprì gli occhi con una mano. Poi cambiò idea e coprì gli occhi a Beckett. -Oh!- coprì i suoi occhi con l'altra mano.
-Simon Hunt, Scotland Yard.-disse l'uomo con un forte accento inglese.
-Bene Simon, dovrai venire al distretto con noi per rispondere ad alcune domande sulla morte di Michelle Wright.
Alla detective non importava chi fosse lui o che lavoro facesse. Per lei era un sospettato come tutti gli altri, anche se la situazione era leggermente imbarazzante e doveva ammettere che l'uomo era attraente.
-Michelle è morta?! Suo padre lo sa?
-Simon si vesta, ne parleremo in centrale.

-Lavoro per Scotland Yard e sono a New York su richiesta del padre di Michelle. E' un mio vecchio amico e mi aveva chiesto di venire qui per tenerla d'occhio, visto che nell'ultimo periodo le cose non andavano molto bene.- Simon si trovava nella sala interrogatori con Castle e Beckett.
-Cosa intende per "le cose non andavano molto bene"?
-Michelle qualche mese fa aveva perso il lavoro e iniziato a frequentare la gente sbagliata. Per lei era stato un brutto periodo, anche se adesso ne stava uscendo grazie al suo ragazzo.
-Il suo ragazzo ha detto che l'hai seguita e vi ha visti litigare.
-Dovevo tenerla sottocontrollo perciò ho iniziato a seguirla... avevo uno strano presentimento. A lei non piaceva tutta quella sorveglianza perciò mi ha affrontato. Io le ho detto che avrebbe dovuto parlarne con suo padre, io facevo solo quello che mi aveva chiesto.
-Perchè ieri pomeriggio non la stava controllando? Dov'era?
-Dopo il litigio suo padre mi ha detto di lasciarla stare per qualche giorno, in modo che le passasse la rabbia. Ieri pomeriggio sono andato al cinema.
-Bene Simon, controlleremo le sue risposte.-disse Kate alzandosi.-Si tenga a disposizione.
-Detective, vorrei poterla aiutare a trovare l'assassino. Sono un investigatore e volevo bene a Michelle. La prego.
Beckett annuì. -Chiederò al capo, poi le farò sapere.
Rick, che era stato in silenzio per tutto l'inteerogatorio, si alzò e seguì la patner fuori dalla stanza, rivolgendo un'occhiataccia all'uomo. Non gli piaceva come Mister Scotland Yard guardava Beckett e non gli era piaciuto il sorrisino di Kate quando se l'erano ritrovato davanti in asciugamano.
No, un attimo, aveva detto a sua madre che non gli sarebbe più importato di vedere la detective con altri uomini. Doveva riuscire a lasciarla andare.
Kate andò alla scrivania quando sentì una voce femminile.-Ehi Rick!
Si voltò di scatto. Non poteva crederci, la bionda era lì, al distretto!
-CASTLE! Questo è un posto di lavoro, una centrale di polizia, non un bar dove puoi incontrare la tua ragazza per un appuntamento romantico!
Tutto il distretto si girò per ammirare la scena, ma a Kate non importava, la gelosia la stava distruggendo.
-Tranquilla Beckett, adesso vado a casa, devo dormire, stanotte non ho chiuso occhio.- Il patner rispose con tono neutro, prese la bionda sotto braccio e si avviò verso l'ascensore. Dentro di sè si sentiva vittorioso, Kate era furibonda. Sbattè il fascicolo sul tavolo quando l'ascensore si chiuse. -"Dormire". Deve andare a casa a "dormire". Chissà perchè scommetto che non chiuderà occhio neppure adesso! E comunque qui c'è un omicidio da risolvere, la gente non può andarsene quando le pare!
Esposito, che era tra quelli che si era fermato a guardare la scena, si avvicinò alla detective senza parole.
-Beckett, ma io credevo che...
-Credevi male Javi, credevi male! Vai a dire all'investigatore che saremmo felici di avere il suo aiuto, il padre della ragazza ha confermato la sua versione. Ci serve qualcuno che prenda sul serio il suo lavoro.
-Kate...
-Vado da Lanie. Se scoprite qualcosa chiamatemi.

Angolo dell'autrice:
Nuovo capitolo, nuovi personaggi.... abbiamo un'oca bionda e Mr.Scotland Yard! Chissà se saranno d'aiuto ai nostri Caskett o se peggioreranno solo le cose.
Spero che la storia dell'omicidio sia abbastanza credibile, non avevo mai scritto nulla del genere.
Grazie a tutti quelli che leggeranno! Buona notte, e alla prossima!

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Capitolo 4
*** Castle 1 - Beckett 1 ***


a

Castle 1 - Beckett 1

Kate entrò in obitorio.
-Lanie! Se n'è andato a casa con quell'oca bionda rifatta!
-Coooosa?! Becks, si può sapere che sta succedendo? Perchè il suo comportamento è cambiato così? Perchè è tornato il bambino di quattro anni fa?
La detective abbassò lo sguardo.-Gli ho mentito... e lui l'ha scoperto.
-Cioè?
-...
-Immagino che tu non abbia intenzione di dirmi qual è questa bugia. Ok. Ma devi parlarne assolutamente con lui, non puoi perderlo per uno stupido errore.
-Non posso Lanie...
-Oh sì che puoi!- la dottoressa era esasperata, era ora di far aprire gli occhi alla sua amica.-Devi andare da lui, e qualunque sia il problema dovete risolvere!
-Lanie io non sono pronta! Non posso lasciare che si avvicini troppo a me! Non so se l'hai notato, ma le persone a cui tengo di più muoiono: mia madre, Mike, Montgomery... e se perdessi anche lui? Allora cosa farei?
-Kate, hai usato la scusa del muro per quindici anni, è ora di uscire e di andare avanti. Non sprecare quest'occasione, lui non aspetterà in eterno.
Beckett guardò verso il basso ed annuì.
-Bene,- riprese Lanie con tono più allegro- ho saputo che hai avuto un incontro interessante con un attraente investigatore inglese. Perchè non me lo presenti?
Sul volto della detective si aprì un largo sorriso.-Oh Lanie, non posso tradire Esposito così! Non me lo perdonerebbe mai!

Castle arrivò sotto casa e scese dalla macchina della donna.
-Ehi Rick, vuoi che salga?
Lo scrittore esitò. -No, scusa Claire, ma ho davvero bisogno di riposare. Ci vediamo domani.
Voleva dormire e non pensare per qualche ora. Perciò entrò nel loft, salutò Alexis e si diresse verso la sua camera. Sperava solo di non sognare la detective, come aveva sempre fatto negli ultimi mesi.

-Beckett, ho parlato con i familiari della vittima.- Ryan si avvicinò alla scrivania di Kate.-Il padre è un importante personaggio politico inglese, mentre la madre è un insegnante. Michelle si era trasferita in America qualche anno fa, quando aveva trovato lavoro. Il padre, invece, è arrivato circa un mese fa per discutere di un affare urgente con il consolato britannico, accompagnato dalla moglie e dall'amico Simon Hunt. Il fratello maggiore si trova a Londra.
-Bene, i genitori sanno qualcosa che potrebbe esserci utile?
-Il padre era preoccupato per la figlia e aveva chiesto all'ispettore di tenerla d'occhio, ma Simon afferma di non aver notato nulla di strano.
-Ok, prova a rintracciare qualche amica o alcuni ex-colleghi. Tienimi informata.
La detective andò verso la lavagna per cercare di capire perchè mai qualcuno avesse ucciso quella ragazza. Era un omicidio premeditato? O si era trattato di un impulso spinto dalla rabbia? E che cosa c'era dietro realmente? Soldi? Gelosia? Vendetta? O qualche complotto segreto che aveva a che fare con l'Inghilterra?
Ok, adesso le sembrava di sentire Castle con una delle sue strane teorie. Le mancava non averlo a fianco. Lavorare con lui era molto più divertente e spesso era stato proprio lo scrittore a darle il suggerimento giusto per risolvere il caso. Risolto l'omicidio avrebbe dovuto sistemare assolutamente le cose, non potevano continuare così.
-Yo Beckett! La scientifica ha trovato delle impronte nel garage di Michelle, appartengono a  Nigel Winthrop.
In quel momento arrivò anche l'investigatore Hunt.-Nigel Winthrop?! Lo conosco, è il Deputato Generale al Consolato britannico. Qualche giorno fa ha litigato con il padre di Michelle per colpa di quell'affare.
-Bene, sa se per caso ha qualche precedente?- chiese Beckett.
-So che la moglie ha chiesto il divorzio perchè diceva che era violento e alcuni anni fa è stato accusato di aver aggredito una ragazza, ma poi le accuse sono cadute per mancanza di prove. Non so altro.
-Ok, Ryan controlla se ha altri precedenti, Esposito chiama il padre della vittima e chiedigli chiarimenti riguardo il litigio. Simon, visto che vi conoscete, venga con me, voglio fargli qualche domanda.
-Non accetterà mai detective, visto il suo incarico può godere dell'immunità. E comunque lui non sa chi sono, io lo conosco grazie ai racconti del padre di Michelle e alla sua fama.
-Non mi interessa, è un sospettato. Voglio interrogarlo, perciò proverò lo stesso.
-Se lui è davvero in mezzo a quest'omicidio complicherà solo le cose.
-E quindi cosa dovrei fare, sentiamo.
-Non lo so.
Esposito arrivò di corsa.-Il padre di Michelle e Nigel hanno litigato perchè quest'ultimo è contrario al progetto del primo e ha paura che possa rubargli il posto. Inoltre due anni fa un'altra ragazza denunciò Nigel per violenza, ma alcuni giorni dopo chiese di ritirare le accuse.
-Ottimo lavoro Javi, vado a prenderlo.- Kate si alzò dalla sedia e prese le chiavi della macchina.
-No aspetti, ho un piano migliore.- L'inglese le rivolse un largo sorriso.-Stia a sentire.

Erano ad un funerale, aveva già visto quella scena. Kate iniziò a leggere il suo discorso per ricordare il capitano Montgomery, gli sorrise. Lui ricambiò il sorriso, quando all'improvviso uno sparo squarciò l'aria e il proiettile colpì la detective. Lui si buttò su di lei.-Kate ti prego. Rimani con me. Non lasciarmi, rimani con me, ok? Ti amo... Ti amo Kate.
I medici arrivarono. -Signore la lasci, dobbiamo portarla via. Lei ormai non può più fare niente, è troppo tardi. E' morta.
Castle si risvegliò all'improvviso nella sua camera. Aveva un mal di testa tremendo. Credeva che l'incubo che lo aveva perseguitato per tutta l'estate se ne fosse andato per sempre, e invece no, a distanza di mesi era tornato a colpirlo.
Guardò il cellulare, erano quasi le sei e mezza del pomeriggio e Claire l'aveva chiamato cinque volte. Si alzò e andò al distretto.
Quando arrivò lo accolsero Ryan ed Esposito.-Ehi, guarda un po' chi si rivede!
-Castle, se cerchi Beckett è uscita circa un'ora fa, ma adesso dovrebbe tornare.
Ma lo scrittore non li stava ascoltando. Era troppo occupato a guardare la donna che stava entrando nella stanza.
Indossava un lungo vestito blu senza spalline, piuttosto scollato, scarpe con il tacco dello stesso colore e i capelli ondulati erano raccolti dietro la testa. Il viso era leggermente truccato e aveva un sorriso splendido. Rick non ricordava di aver mai visto la sua musa così bella.
Spostò il suo sguardo e si accorse che l'inglese, vestito con uno smoking elegante, teneva sottobraccio Kate. Che cosa si era perso?
Rimase pietrificato, con lo sguardo sulla detective. La gelosia lo stava divorando. Non importa quanto fosse arrabbiato o cosa avesse detto a sua madre, per lui Beckett sarebbe sempre stata l'unica e vederla così bella con un altro lo faceva a pezzi . 
Ryan ed Esposito erano sorpresi quasi quanto lui.-Uscite ragazzi?

Quando Kate uscì dall'ascensore e vide Castle davanti a lei si bloccò. Non si aspettava di trovarlo lì. Questo complicava tutto. Si sentiva già abbastanza a disagio, ma sentirsi addosso lo sguardo dello scrittore la terrorizzava.
Quando Simon le aveva portato l'abito e aveva visto la scollattura si era spaventata e aveva maledetto l'investigatore inglese. Ma dopotutto lui non poteva sapere della cicatrice, così l'aveva coperta il meglio possibile con il trucco, convinta che nessuno si sarebbe soffermato tanto a guardarla da acccorgersene. E invece adesso si ritrovava  Rick davanti con lo sguardo perso su di lei. Normalmente dentro di sè avrebbe gioito per tutte quelle attenzioni, ma in quel momento si sentiva come se il suo abito urlasse "cicatrice, cicatrice"
Così decise di rivolgergli le spalle e si voltò verso Ryan.-Fa parte del piano per scoprire se Nigel Winthrop ha qualcosa a che fare con l'omicidio di Michelle. Questa sera al consolato ci sarà una festa e Simon è riuscito ad avere due inviti dal padre della vittima, perciò indagheremo sotto copertura. Voi tenetevi pronti perchè in caso di qualche problema ci servirà il vostro aiuto.
I due detective annuirono. Esposito era concentrato su Castle, il cui sguardo non aveva mai abbandonato Beckett ma esprimeva parecchia gelosia.
Kate fece un respiro profondo.-Noi andiamo.- Si allontanò nervosa sistemandosi i capelli ed entrò nell'ascensore.

Ryan ridacchiò.-Castle 1, Beckett 1.
Esposito colpì lo scrittore su un braccio.-Ma che diavolo sta succedendo? Prima tu ti fai vedere con quella bionda e adesso lei va via con l'inglese! Si può sapere che avete combinato?
-E' complicato Javi.
Esposito sbuffò.-Sì, certo, come sempre. Vuoi fartela scappare un'altra volta? Sveglia Castle! Dovresti esserci tu sotto copertura con lei! Dovresti essere tu quello con cui ballerà tutta la sera!
-Ballerà?!
Ryan scoppiò a ridere.-Dov'eri quando Kate parlava? Su un altro pianeta? Vanno ad una festa!
Rick li guardò serio, poi sorrise ed uscì.

Angolo dell'autrice:
Quarto capitolo!!! Altro confronto tra Kate e Lanie, mentre Ryan ed Esposito cercano di far ragionare Castle... E adesso le cose iniziano a farsi più interessanti :) Sinceramente non so se la storia dell'immunità nella realtà regge, non sono esperta di queste cose, ma facciamo che regge :)
Grazie mille a coloro che hanno recensito e scusate se non ho risposto a tutti.
Adesso il libro di inglese mi chiama, alla prossima!


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Capitolo 5
*** Always! Dovrà pur valer qualcosa! ***


1

           Always! Dovrà pur valer qualcosa!



La festa si teneva in una grande villa e gli invitati erano davvero numerosi. Quando arrivarono Simon aiutò Kate a scendere dalla macchina ed entrarono insieme.
-Ricapitoliamo: adesso noi balleremo insieme, fino a quando Nigel non si accorgerà di te e ti chiederà di ballare. In questo modo tu potrai parlargli liberamente e cercare di scoprire qualcosa di utile. Semplice.
-E se non dovesse notarmi? E' pieno di gente qui.- gli fece notare la detective.
-Impossibile, sei bellissima.
Beckett arrossì.-Grazie... Ehm... Adesso è meglio se andiamo.
I due andarono verso il centro della pista e iniziarono a ballare. L'investigatore inglese era piuttosto bravo perciò a Kate bastava seguire i suoi passi, lei non era mai stata portata per quel genere di cose. Comunque doveva ammettere che non le dispiaceva trascorrere del tempo con Simon; lui era davvero carino e sempre molto gentile, ogni tanto riusciva anche a farla ridere.
Però quella festa le ricorava il ballo a cui aveva partecipato con Castle in uno dei loro primi casi insieme. Quella volta le aveva dato parecchio fastidio doversi vestire elegante per uscire con lui. Sorrise, quante cose erano cambiate in quei quattro anni... oggi sarebbe stata solo felice di avere una scusa per farsi stringere dal suo scrittore.
Ecco, ci era ricascata. Stava passando la serata con un altro uomo e i suoi pensieri erano finiti su Rick, come sempre.
-Kate, Nigel si sta avvicinando, era da qualche minuto che ci stava guardando. Stai pronta.- l'avvertì l'investigatore. Dopo qualche secondo infatti l'uomo interruppe il loro ballo.
-Buona sera, vi stavo guardando ballare e sono rimasto colpito dalla vostra bravura, ci conosciamo?
-No, credo proprio di no.- rispose Beckett.-Piacere, Kate Beckett e Simon Hunt, siamo amici del signor Wright.
-Piacere, Nigel Winthrop. Signorina Kate mi permetta di dirle che è davvero favolosa. Le andrebbe di ballare un po' con me?
La detective sorrise a Simon.-Certamente.

Quando Castle e Claire arrivarono alla villa con la Ferrari dello scrittore la festa era già iniziata da un pezzo.
-Allora Rick, mi vuoi spiegare come hai fatto a trovare gli inviti?
Rick si voltò verso di lei e le sorrise. Era carina con il vestito nero che arrivava alle ginocchia e i capelli biondi lasciati sciolti sulle spalle, ma non poteva competere con Kate.
-Ho i miei contatti.
-Ovviamente.- sorrise.- Ma come mai tutta questa fretta? Avremmo potuto andare ad una festa un qualsiasi altro giorno.
In realtà non sapeva neanche lui perchè si trovavano lì. Sapeva solo che quando aveva visto la sua musa andarsene con un altro uno strano impulso l'aveva spinto a seguirla. E non poteva presentarsi alla festa da solo.
-Non lo so.- Castle scrollò le spalle. Poi prese per mano la donna.-Ora entriamo.

-Allora Kate, posso sapere qualcosa in più su di lei?- Il signor Winthrop e la detective stavano ballando da qualche minuto.
-Certamente. Sono americana e lavoro come avvocato. Ho conosciuto il signor Wright qualche anno fa grazie a Simon, io e lui siamo amici da diverso tempo.
-Capisco, perciò ha saputo della morte della figlia Michelle.
Benissimo, pensò Kate, erano già arrivati al punto che le interessava.
-Sì, sono rimasta piuttosto sconvolta. Non siamo mai state grandi amiche ma è orribile pensare che non ci sia più; spero che la polizia trovi presto il colpevole. Lei la conosceva?
-Oh, solo di vista. L'avevo incontrata a qualche festa. Mi dispiace davvero molto per suo padre, immagino sia a pezzi.
-Ha un buon rapporto con lui?
-Un tempo sì, eravamo molto amici, poi le cose sono cambiate. La settimana scorsa abbiamo discusso parecchio per colpa del lavoro.
Comunque cambiamo discorso, pensare a Michelle mi mette tristezza.
-Certo, mi scusi. Per curiosità, lei di solito lavora tutto il...
Kate si bloccò. Dall'immensa vetrata del salone aveva visto passare una Ferrari. No, non poteva essere... Avrebbe mandato tutto all'aria...
-Tutto bene signorina?.- Nigel la guardò preoccupato.
-Sì, sì, tutto bene...-Beckett continuava a guardarsi intorno nervosamente, doveva assicurarsi che lui non ci fosse. Dopotutto chissà quante persone possedevano una Ferrari a New York.
-Sta cercando qualcuno?- Nigel seguiva lo sguardo della detective.
-No, tutto a posto.
In quel momento le porte del salone si aprirono e un elegante Richard Castle in smoking entrò accompagnato da una donna bionda. A Kate si bloccò il respiro.
-Mi scusi, devo assolutamente parlare con Simon.- detto questo si allontanò in fretta cercando l'investigatore, fino a quando non lo trovò.
-Ehi, abbiamo un problema.
-Beckett, che stai combinando? Se ci scopre siamo in un mare di guai!
-Io... devo andarmene, scusa. Troveremo un altro modo per parlare con lui.
Ma che stava facendo? Lei, la miglior detective di New York, stava mandando all'aria un'intera indagine per colpa di un uomo! Non era possibile.
-Ma Kate...
-No, ti prego, lascia stare.
-Kate!- Simon era sbalordito. Doveva essersi perso qualcosa. E adesso?
La detective prese la giacca e andò verso l'uscita guardandosi i piedi. Si sentiva terribilmente in colpa. La Gates l'avrebbe sicuramente ammazzata. Era ormai arrivata alla porta quando si scontrò con qualcuno.
-Mi scusi, non stavo guardando dove and...- sollevò lo sguardo. Rick. Con tutte le persone che c'erano era riuscita a sbattere proprio contro di lui. Fantastico.
-Beckett.- lui la guardò con uno sguardo freddo.
-Ehi, Castle, la tua babysitter dov'è?
-Claire è rimasta a parlare con alcune ragazze. Tu piuttosto non hai un sospettato da interrogare?
-Sto andando a casa, non mi sento bene.- si avvicinò alla porta. Castle sospirò piano.
-Kate, forse dovremmo parlare. Non puoi andartene solo perchè ci sono io.
-Non adesso Castle, e comunque tranquillo, il mio mondo non gira intorno a te.- Ok, questa era una bugia bella grossa ma non le importava, voleva solo andare a casa.
Lo scrittore la prese per un braccio e la portò fuori in giardino.-No, mi devi delle spiegazioni.
Si fermarono vicino alla fontana.-Richard...
-Beckett, devo saperlo... Quello che hai detto l'altro giorno durante l'interrogatorio è vero? Tu ti ricordi tutto della sparatoria?
Lo scrittore sperava in un no, sperava che tutto quello che aveva sentito fosse stato solo un modo per far parlare il sospettato.
Kate sbiancò, non aveva mai visto Castle così arrabbiato.-Sì, mi ricordo tutto... anche... anche le tue parole.
Richard sentì il suo stomaco chiudersi. Aveva aspettato mesi per sentire quelle parole, ma in quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa per cambiarle.
-Bene.- disse. -Benissimo. Immagino che questo significhi che la nostra collaborazione è finita. Ok, domani passerò a recuperare le mie cose.
Quelle parole terrorizzarono la detective. Non sarebbe sopravvisuta senza di lui.-No ti prego aspetta, posso spiegarti...
-SPIEGARMI?! HAI AVUTO MESI PER DIRMI LA VERITA', MESI!- fortunatamente si trovavano abbastanza lontani dalla villa, così nessuno riusciva a sentirli. Rick fece un passo indietro e si allontanò da Kate. Lei poteva vedere le sue mani tremare dalla rabbia.
-Rick mi dispiace! Non so perchè l'ho fatto, ho sbagliato...
-Esatto! Hai sbagliato!- Richard tornò verso l'entrata della villa.
-No, Richard! Ti prego non andartene... RICK! AVEVI DETTO "SEMPRE"! ALWAYS! DOVRA' PUR VALER QUALCOSA!- La detective era ormai vicina alle lacrime. Lo scrittore tornò indietro velocemente, la prese per un braccio e avvicinò i loro visi.
-Ho anche detto di amarti Kathrine, ma se tu non provi lo stesso non vale niente!
Kate rimase a bocca aperta, le aveva appena ripetuto di amarla. Arrossì.-Castle avevo paura, pensavo di non essere pronta... così non ti ho parlato, aspettando il momento giusto. Hai mai tenuto un segreto per proteggere qualcuno? Insomma, cosa avrei fatto se avessi perso anche te?
Rick pensò al case di sua madre. Alle indagini continuate senza di lei, ai nuovi indizi scoperti. Scosse la testa. -E' diverso. Tu volevi proteggere te stessa!
-Rick, non posso sopravvivere senza di te! So che può sembrare da egoisti, ma tu sei la mia ancora di salvezza, tu mi hai salvato dall'abisso! Ti prego non lasciarmi adesso...
Ancora una volta non riusciva a dirle addio, definitivamente. Ancora una volta rimaneva attaccato a quella speranza. Dopotutto lei aveva ancora bisogno di lui; allora perchè andarsene?
Rimase a guardarla, era davvero favolosa. La detective si accorse del suo sguardo. -Ti prego... non guardarmi così...
Si sentiva orribile, era esausta e, soprattutto, non voleva che vedesse la sua cicatrice.
Lo scrittore sospirò e la abbracciò. Odiava vederla così fragile. -Beckett, sei meravigliosa. La donna più bella che io abbia mai visto in tutta la mia vita. E quella cicatrice è solo il segno del tuo coraggio, della tua incredibile forza. Non vergognartene, sei stupenda.
Lei arrossì e nascose il viso nella sua spalla. -Come fai Richard? Sai sempre cosa dirmi per farmi stare meglio, non sbagli mai.
-Semplice, sei diventata parte di me.
-Grazie, dico davvero. Sei ancora arrabbiato?
L'uomo annuì. -Sì, ma ho capito che nonostante tutto non posso andarmene, non posso lasciarti. Sei diventata troppo importante per me, essenziale. Fai parte di me, tu sei il meglio di me. Sei riuscita a farmi cambiare, a farmi crescere. All'inizio forse eri come tutte le altre, una da conquistare, ma adesso so che, se anche cercassi in tutto il pianeta, nessuna donna potrebbe farmi dimenticare te, tutto quello che abbiamo condiviso. Non posso immaginare la mia vita senza di te, senza il tuo sorriso. Quindi non mi interessa se non sei ancora pronta, sono disposto ad aspettarti per giorni, mesi, anche anni se servirà! Voglio trascorrere il mio tempo con te, prendere l'assasino di tua madre con te, essere felice con te. E qualunque cosa succeda ne usciremo insieme, te lo prometto.- Si spostò leggermente e guardò la sua musa. -Kathrine Beckett ti amo. E ti amerò per sempre, always.
Kate era davvero sbalordita. Rick scoppiò a ridere. -Scusami, scusami davvero. La parte dello scrittore ha preso il sopravvento.
La detective sorrise. Si avvicinò al suo scrittore e lo baciò.
Non sapeva cosa l'aveva spinta ma sentì che aveva fatto la cosa giusta. Sarebbe potuta rimanere così, tra le sue braccia e con le loro labbra unite per sempre.
Lo scrittore non se l'aspettava. Aveva sognato quel momento un'infinità di volte, ma non pensava che sarebbe stato così bello. Altro che bacio sotto copertura! Si sentiva la persona più felice del mondo. Strinse Beckett a sè e le mise una mano tra i capelli. Ricambiò il bacio e respirò il suo profumo.
Rimaserò così per un po', poi Kate si staccò. -Ah Rick, dimenticavo, ti amo anch'io.
Castle sorrise e l'abbracciò. -Finalmente detective, erano quattro anni che aspettavo questo momento!
A quel punto dietro di loro partirono una serie di fischi e degli applausi.


Angolo dell'autrice:
Buon Castle Monday a tutti!!! Oggi è il grande giorno!!!
E intanto qui c'è un altro capitolo... Lo so, lo so, è stra-mega-super sdolcinato e si concetra poco sul caso, ma è così che vorrei che andassero le cose :) Voglio una fantastica dichiarazione da parte del nostro scrittore!
Ah, avete letto come si intitolerà l'ultimo episodio??? Io non sto più nella pelle :D
Ok, direi che vi ho disturbati abbastanza, grazie a tutti quelli che leggeranno!
Alla prossima!!!
 

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Capitolo 6
*** Si sentiva bene. Si sentiva a casa. ***


c

Si sentiva bene. Si sentiva a casa.

Si voltarono. Dietro di loro Esposito e Ryan li guardavano sorridendo.
Rick scoppiò a ridere, Kate avrebbe solo voluto sprofonadare sotto terra. Che vergogna.
-Che ci fate qui ragazzi?
-Siamo venuti per dare una mano a Simon.- rispose Ryan.- Ha detto che una certa detective sembrava un po' strana... Ora capisco tutto.
Kate gli lanciò un'occhiataccia. -Bene, io torno dentro, devo scoprire qualcosa su Nigel.
-Ok, noi ti aspettiamo qui.
-No, no, no! Io vengo con te!- Castle la guardò sorridendo. Era su di giri.
-Ok...- Lo scrittore si avvicinò per darle un bacio sulla guancia ma lei si spostò di scatto. -Ah Castle, non avvicinarti alla bionda.
-Oh Katie, non sarai gelosa!- esclamò divertito.
-Ti ricordo che ho una pistola! Quindi... Non chiamarmi mai più Katie!
-Una pistola? Sotto il vestito? Interessante....
Kate scosse la testa e rientrò nella villa. Rick si voltò verso i due amici. -Scusatela ragazzi. è un po' in imbarazzo.- Poi entrò anche lui.
Ryan ed Esposito scoppiarono a ridere. -Sono fantastici non trovi?
-Sì, assolutamente sì.... Ah, aspetta! Ho vinto la scommessa amico! Si sono messi insieme nonostante la bionda! Paaaaaagare!
Ryan scosse la testa e tirò fuori il portafoglio. -Accidenti!

Lo scrittore raggiunse la sua musa. -Ehi, cos'hai intenzione di fare adesso?
-Devo trovare Nigel e riuscire a parlargli meglio, dobbiamo risolvere questo caso.
-Ok, io intanto andrò da Mr. Scotland Yard... Fai attenzione, ok?
La detective fisso i suoi occhi azzurri e sorrise. -Certo.
Poi si incammino verso il centro della sala per raggiungere il signor Winthrop. -Mi scusi davvero tanto, dovevo sistemare una faccenda. Se vuole possiamo riprendere a ballare.- Ora Kate si sentiva molto più tranquilla.
-Ne sarei davvero felice.- La prese per mano e la condusse al centro della pista. Ripresero a chiacchierare.
-Dove eravamo rimasti?- le chiese dopo un po'.
-Oh, stavamo parlando del suo lavoro. E' impegnativo? Voglio dire, lavora tutto il giorno?
-Solitamente no, il pomeriggio, verso sera, sono libero.
Perciò, penso Kate, avrebbe avuto la possibilità di commettere l'omicidio. Nigel ridacchiò.
-Che c'è?- chiese la detective stupita.
-Oh, a quanto pare non sono l'unico ad aver notato la sua bellezza. Quell'uomo laggiù non le stacca gli occhi di dosso da qualche minuto.
Kate si voltò. Richard. Arrossì di colpo e abbassò lo sguardo. -Oh...- Doveva concentrarsi, non poteva distrarsi pensando a lui.
-Scusi se glielo chiedo, ma è mai stato a casa di Michelle?
-No...- la guardò incuriosito.
-Neppure l'altro giorno? Sa, io ero lì e mi sembrava di averla vista.
-No, impossibile, si sarà sbagliata. L'altra sera sono andato al cinema.
-Come faceva a sapere che mi riferivo alla sera?- Beckett sorrise, lo aveva in pugno. 
Nigel si bloccò. -Chi è lei?
-Kate Beckett, polizia di New York. Abbiamo trovato le sue impronte digitali nel garage della vittima, quindi glielo chiederò un'altra volta: è mai stato a casa di Michelle?
-Si sbaglia, io non c'entro nulla...- l'uomo iniziava ad agitarsi.
-Bene, ne parleremo in centrale.
-Se lo scordi, non verrò da nessuna parte.
-Ah, davvero? Quindi preferisce che tutti i presenti sappiano che è sospettato di omicidio? Non farebbe una bella figura...
Il signor Winthrop serrò i denti. -Va bene, ha vinto, andiamo.
La detective lo prese sotto braccio e si avviò verso l'uscita, facendo cenno a Castle e a Simon di seguirla.
-Ottimo lavoro detective.- le disse l'investigatore quando arrivarono fuori.
-Grazie.- Beckett fece salire l'uomo nell'auto. -Kevin, portalo al distretto. Devo interrogarlo.-
Andò a prendere la sua macchina e tornò alla centrale, seguita da Castle al volante della Ferrari.

Al distretto Beckett interrogò Nigel insieme ad Esposito. Castle preferì aspettare alla scrivania, l'ultima volta che aveva assistito dall'altra stanza le cose non erano andate molto bene.
Si sedette. Era felice, anzi no, felice non rendeva abbastanza l'idea. Era al settimo cielo, esaltato. Sentiva che avrebbe potuto fare qualsiasi cosa in quel momento. Non poteva ancora credere che Kate Beckett, la detective più in gamba di New York, la donna più bella, forte, intelligente e simpatica che avesse mai incontrato, gli avesse confessato di amarlo. Doveva essere un sogno, era senz'altro un sogno. Sperò di non doversi risvegliare mai.
Dopo circa venti minuti i due detective uscirono dalla sala interrogatori.
-Allora?- chiese curioso lo scrittore.
-Abbiamo contollato, il suo alibi regge, era davvero al cinema quando Michelle è morta.- Kate sospirò delusa e si sedette.
-E le impronte?
-Ha ammesso di averle lasciate la sera dell'omicido.- stavolta gli rispose Esposito. -Era entrato in casa di Michelle di nascosto per vedere se poteva scoprire qualcosa di compromettente sul padre e ha visto il corpo in cucina. Spaventato ha deciso di scappare senza chiamare la polizia. In effetti un vicino ricorda di averlo visto in casa quel giorno dopo le nove. Ma a quell'ora la ragazza era già morta e lui ha un alibi, a quanto pare non è il nostro uomo.
-Ah, capisco, quindi dovremo ricominciare da capo...
Beckett sbadigliò. -Sì, ma ci penseremo domani. Adesso è meglio se andiamo a casa a riposare. Esposito dillo anche a Simon, se non sbaglio dovrebbe essere giù con Lanie.
-Giù con Lanie?!- Javier li guardò allarmato e corse in obitorio. La detective sorrise.
-Kate di andrebbe di venire a cena da me?- Rick la guardò dolcemente.
-Oh...- Beckett esitò -Non saprei... Ho chiesto a Esposito e Ryan di non dire a nessuno quello che hanno visto prima, a dir la verità non vorrei che tutti lo sapessero subito...
-Non ti preoccupare, Alexis è casa di un'amica e mia madre è fuori città, avremo tutta la casa per noi. Potremo fare quello che vogliamo.- la rassicurò lui.
Kate arrossì per l'ennesima volta in quella giornata. Solo quell'uomo  riusciva a metterla tanto in imbarazzo. Castle capì subito. -Kathrine Beckett, io non stavo assolutamente pensando a quello! Non oserei mai, insomma non...
-Sì ci sto Rick, verrò a cena da te tranquillo. Però devo andare a casa a cambiarmi, ti rendi conto che ho fatto l'interrogatorio vestita così?! Bah...- scosse la testa divertita.
-Oh, per me puoi anche tenerlo, sei favolosa. Comunque ti accompagno a casa io, se vuoi ti lascio guidare la Ferrari.
Gli occhi di Beckett si illuminarono. -Veramente?
-Certo, basta che non ci fai ammazzare con quei tacchi!
-Castle io guido sempre con i tacchi!
-Appunto...- la detective lo guardò malissimo. -Scherzavo, scherzavo!
Le mise un braccio intorno alle spalle e quando entrarono in ascensore le diede un bacio sui capelli.
Grazie al cielo il distretto è vuoto, pensò Kate. Doveva ammettere che con Rick si sentiva bene, completa. Si sentiva a casa.


Angolo dell'autrice:
Ok, carichiamo i fucili e... fuoco! Ciao ciao Marlowe, addio per sempre!
Scusate lo sfogo ma ho appena finito di vedere la puntata. E non riuscirò mai a sopravvivere due settimane senza averne una nuova! Anche perchè ho intenzione di non guardare più nessun promo e nessuno sneak peek... speriamo di farcela.
Questo intanto è il sesto capitolo, spero vi piaccia. Il titolo fa schifo, ma non ho trovato niente di meglio.
Altro capitolo da carie ai denti :) Non abbiamo ancora scoperto chi è l'assassino e Rick ha abbandonato la bionda alla festa da sola, chissà come la prenderà... I nostri Caskett però sono proprio carini insieme :)
Grazie infinite per le recensioni! Un bacio a tutti, alla prossima!




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Capitolo 7
*** La verità è che non è cambiato niente! ***


capitolo 7


La verità è che non è cambiato niente!


Quando arrivarono al loft lo scrittore fece accomodare la sua musa.
-Signorina cosa desidera per cena? Pasta? Pizza? Cinese? Messicano? Posso prepararle qualsiasi cosa, sono un ottimo cuoco.
-Oh, ma guarda un po' chi si rivede! Il tuo ego gigantasco sembra essere tornato, e pensare che temevo l'avessi perso per strada!- lo prese in giro lei. -E comunque scommetto che sei anche un ottimo assaggiatore.
Castle ignorò le battutine. -Allora, deciso?
La detective gli si avvicinò. Poteva sentire il suo respiro sul volto. -Una pizza andrà benissimo.-
Rick non resistette. Le prese il viso tra le mani e la baciò. Kate rimase un attimo sorpresa, poi infilò una mano tra i capelli dello scrittore e schiuse leggermente le labbra. Le loro bocche si cercavano affamate, dovevano recuperare tutto il tempo perduto. La donna tremò quando sentì una mano calda di Castle sotto la sua maglietta, che le accarezzava la schiena, e l'altra tra i capelli. La stava facendo impazzire. Lo spinse contro il bancone della cucina e fece avvicinare ancora di più i loro corpi. Lo scrittore ansimò e spostò la sua bocca sul collo della detective, che intanto cercava di recuperare fiato; il suo cuore batteva a mille.
In quel momento il cellulare di Castle squillò. Kate lo maledì mentalmente, quante volte quello stupido aggeggio li aveva interrotti?
-Rick, rispondi...
-Scordatelo- sussurò l'uomo baciandola.
-Rick... potrebbe essere importante... rispondi.
Rick si staccò da lei, respirò a fondo, prese il cellulare e senza guardare il numero rispose. -Chiunque tu sia hai interrotto un momento molto importante.
Beckett alzò gli occhi al cielo sistemandosi la maglietta. Sempre il solito.
Il tono di Castle cambiò all'improvviso. -Ah, ciao Claire... Ehm, no, niente, niente... Ehm, stavo discutendo con Alexis...
Kate lo guardò a bocca aperta, non poteva crederci.
-Sì, Claire, sì... senti ne parliamo domani, ok?- stava fissando la sua musa preoccupato. -Sì, sì, sì, ciao.- mise giù.
-Brutto stupido!- gli tirò un pugno sul braccio. -Non le hai detto niente!
-Ma mi hai detto tu di starle lontano!- disse massaggiandosi il braccio.
-Uomini!- Beckett si sedette sul divano e accese la tv. Rick sorrise e iniziò a preparare la cena.
Dopo circa mezz'ora la pizza era pronta. Mangiarono ridendo e scherzando, ripensando a tutte le avventure vissute insieme.
-Qual è il tuo ricordo più bello?- chiese la detective con gli occhi che brillavano.
Rick rispose senza esitare. -Quando ti ho vista la prima volta dopo la sparatoria. In ospedale. Penso che avrei potuto rimanere lì, seduto accanto a te, per sempre, solo per guardarti. Eri bellissima, eri viva. All'inizio temevo fosse solo un bellissimo sogno. E invece sei qui, con me.
Kate lo guardò commossa. Era davvero emozionata.
-E il tuo?- chiese curioso lo scrittore.
-Ne ho due. Il primo sono le tue parole al cimitero, quando mi hanno sparato. Probabilmente se non le avessi sentite non ce l'avrei fatta, non avrei lottato.
Castle rabbrividì ripensando a quel giorno. -E il secondo?
-Quando ti ho trovato sulla scena del delitto lo scorso autunno.
-Stai scherzando vero? Non ho mai avuto tanta paura di te e dei ragazzi come in quel momento.
Beckett ridacchiò. -Sì ero piuttosto arrabbiata quando ti ho trovato lì vicino alla vittima, ma eri tornato, capisci? Dopo tre mesi in cui eri stato lontano con Gina eri tornato da me, avevi mantenuto la promessa.
Tu rendi completo il mio mondo Rick. Grazie.
Lo scrittore la fissò a bocca aperta. -Ti amo Kate, più di quanto io abbia mai amato in tutta la mia vita.
La detective diede un bacio al suo uomo, poi guardò l'orologio. -Ora è meglio se vado, domani dobbiamo risolvere l'assassinio. Buona notte.
Lui annuì sorridendo. -A domani.

Kate arrivò al distretto verso le otto e mezza; Lanie aveva trovato qualcosa. Scese in obitorio.
-Allora dottoressa, che cos'ha di interessante per me?- sorrise.
-Wow detective, sembra di buon umore questa mattina. Comunque ho esaminato meglio alcuni lividi sul corpo della vittima. Sono sicuramente stati procurati da un uomo, e ho trovato alcune fibre di un tessuto blu. Sembrerebbero appartenere ad un maglione.
-Ok, grazie mille Lanie.
-Di niente dolcezza. Però devi raccontarmi al più presto dell'indagine sotto copertura di ieri sera, voglio sapere se è successo qualcosa di interessante.
-Ok, lo farò.- disse uscendo.
Quando arrivò alla scrivania trovò Castle che la aspettava con due caffè. Bene, ora iniziava la recita, dovevano comportarsi normalmente. Anche Javier e Kevin si avvicinarono a loro.
-Ragazzi Lanie ha trovato fibre di un maglione blu sul corpo di Michelle e alcuni liviti fatti da un uomo. Guardate se scoprite qualcosa.
-Ok.- i due si allontanarono. Kate cercò di non concentrarsi troppo su Rick. Aveva un omicidio da risolvere.
-Qualche idea?
-Le amiche dicono che ultimamente sembrava più tranquilla, aveva iniziato a studiare giurisprudenza. Non aveva problemi con la famiglia.
Magari dopo essere stata licenziata ha iniziato a ricattare il suo ex capo per vendetta e lui l'ha uccisa. Oppura aveva ammazzato il gatto di un vicino e questo l'ha uccisa. O magari in realtà era un agente segreto...- lo scrittore aveva iniziato ad esporre le sue teorie. Beckett scosse la testa.
In quel momento una chioma di capelli biondi uscì dall'ascensore.
-TU! Come hai osato lasciarmi sola alla festa?- Claire avanzava verso la lavangna guardando fisso Castle. Era la prima volta che la detective la sentiva parlare e doveva ammettere che trovava quella vocetta molto fastidiosa. -Te ne sei andato senza dirmi niente! Voglio una spiegazione!
-Claire... dovevo tornare al distretto.- disse Rick senza troppa convinzione.
-E non potevi dirmelo? Bastava anche solo una chiamata! - Castle guardò Beckett preoccupato. -E' lei non è vero? Te ne sei andato per lei? Beh Richard, sappi che allora non mi vedrai più. Mi dispiace, dopo l'altra notte pensavo che avrebbe potuto esserci qualcosa tra noi. Ma a quanto pare sbagliavo.- detto questo uscì. A Kate si gelò il sangue; i suoi sospetti si erano rivelati corretti. Girò le spalle allo scrittore ed entrò nella sala relax.
-No... Kate, Kate! Aspetta!
-Lasciami stare!- poco importava che tutti li stessero guardando, la detective era sconvolta.
-Kate ero arrabbiato! Non riuscivo a pensare lucidamente e ho sbagliato! Ma ti giuro, ti giuro, non ha significato niente!
-Perchè non me l'hai detto? Perchè?!- La detective iniziò a colpirlo sul petto.
-Io... non lo so.
-Non lo sai?! Sbagliato! La verità è che non è cambiato niente! Sei peggio di un ragazzino!
La porta della stanza si aprì.
-Ehi... scusate se vi interrompo... Kate le fibre appartengono al maglione che il fidanzato della vittima indossava quando l'abbiamo interrogato.- Ryan entrò timoroso.
-Sì... ok, arrivo.- Rick fece per seguirla. Esposito lo fermò duramente. -Tu è meglio se rimani qui.

Beckett in macchina iniziò a piangere. Si sentiva tradita, delusa e stupida. Il suo cuore era a pezzi. Aveva sperato che Richard Castle, il famoso scrittore, fosse cresciuto, e invece... certo, in quel momento non stavano insieme, ma questo non cambiava le cose. Come poteva  fidarsi di lui se andava a letto con la prima bionda che gli capitava davanti? Che rabbia... E inoltre l'intero distretto li aveva visti litigare, tutti avevano sentito ciò che era successo. Che casino.
Arrivata a destinazione cercò di calmarsi, poi si avvicinò alla casa del sospettato con i due detective e Simon, che nel frattempo era arrivato.
-Polizia di New York, apra!
Kate sentì uno strano rumore. Fece segno agli di tre di fare il giro della casa. Questi annuirono.
-Beckett, sta scappando!- il ragazzo era apena saltato giù da una finestra e correva il più velocemente possibile verso la strada.
-Merda!- imprecò la detective. Iniziò a correre. -Fermatelo!
Il ragazzo cercò di seminare i poliziotti ma Beckett non lo mollava; tuttavia non riusciva a raggiungerlo, era davvero molto veloce. Ci riuscì solo quando il sospettato dovette fermarsi alla fine di un vicolo cieco.
-Finalmente.- sospiro. -La dichiaro in arresto per l'assasinio di Michelle Wright.
-No, non sono stato io!
Kate lo prese per un braccio e lo fece salire in auto.
-Strano, mi sembra di averlo già sentito.

La detective aveva appena finito l'interrogatorio quando "Iron" Gates uscì dal suo ufficio.
-Beckett venga qui, le devo parlare!
Kate lanciò un'occhiataccia a Rick. Era seduto in angolo e non si era mai mosso da quando lei era tornata. Entrò nell'ufficio.
-Allora?- le chiese il capo. -E' lui il nostro uomo?
-Sì signore. Quando gli abbiamo detto che nessuno aveva confermato il suo alibi e che avevamo trovato fibre del suo maglione sul corpo di Michelle ha confessato.
Ultimamente le cose tra loro erano peggiorate e quel pomeriggio lei lo voleva lasciare. Lui sapeva che lei l'aveva tradito diverse volte, ma Michelle ha negato tutto, così, in un impeto di rabbia, l'ha accoltellata.
-Ok, ottimo lavoro. Ah Beckett... ho sentito della sua discussione con Castle. A me non interessa cosa succede tra voi, ma qui dentro il lavoro viene prima di tutto. Lo vuole frequentare? Bene, faccia come le pare, ma lasciate i vostri problemi fuori da queste mura, intesi? Non voglio più scenate, altrimenti lo butterò fuori.
-Stia tranquilla, le assicuro che non succederà più. E comunque se vuole buttarlo fuori faccia pure.
La Gates la guardò stupita -Bene... può andare.
La detective uscì.
-Kate possiamo parlarne?- lo scrittore l'aveva aspettata fuori dalla porta.
-No Castle, non possiamo, adesso scusami ma devo andare.- prese la sua roba e salì in ascensore.


Angolo dell'autrice:
Ahi, ahi, ahi... la nostra detective sembra essere davvero arrabbiata! E intanto l'assassino è stato arrestato! So che non è un granchè come conclusione del caso, ma non mi è venuto in mente altro :) Spero di fare meglio con il prossimo.
Ditemi che ne pensate!
Un bacio, alla prossima :)

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Capitolo 8
*** Sono preoccupati per noi. O per tutti i soldi che hanno puntato. ***


capitolo 8


Sono preoccupati per noi. O per tutti i soldi che hanno puntato.


Kate arrivò a casa esausta. Non aveva voglia di cenare, così preparò la vasca e fece un lungo bagno.
Quando uscì si mise il pigiama e accese la tv; doveva distrarsi un po'. Ma quando si sedette sul divano sentì suonare il campanello. L'orologio le diceva che era quasi mezzanotte, chi mai poteva essere?
Prese in mano la pistola che era appoggiata sul tavolo. Aprì la porta di scatto e puntò l'arma in avanti.
-Ehi, ehi, ehi, ehi! Non ci sparare, non ci sparare!- Un Ryan sconvolto era davanti alla porta con Esposito a fianco e una borsa in mano.
-Oh... scusate ragazzi...- abbassò il braccio.
-Ma dico, sei impazzita?!- Ryan continuava a guardarla male.
-No... ma per un attimo ho pensato che... - Beckett lasciò la frase sospesa.
-Voglio continuare a pensare che non gli avresti sparato se fosse venuto qui per parlarti!
La detective sorrise. -Oh, non lo so Javi, non lo so. Entrate, ma vi prego non ditemi che avete trovato un cadavere, sono stanca morta.
-No, ti abbiamo portato il cinese!- Kevin le mostrò il sacchetto.
-Non ho fame.
-Chissene frega. Dopo il modo in cui ci hai accolti per farti perdonare devi mangiarlo per forza.
Kate sbuffò. -Lanie non c'è?
A Ryan scappò una risatina, mentre Esposito sospirò.
- Che succede? Esposito, l'hai fatta arrabbiare un'altra volta? Hai mandato all'aria qualche appuntamento con un'altra?
Javier le lanciò un'occhiataccia. -Non è arrabbiata con me... è arrabbiata con te! Ha sentito della tua discussione con Castle al distretto e ha capito cos'è successo. Ha detto che non ti rivolgerà mai più la parola.
-Oh...E' per questo che siete qui. E' per Castle.
-Beckett, perchè sei tanto arrabbiata? Voglio dire, sì ha sbagliato, ma in quel momento per quanto ne sapeva di lui a te non importava niente. Era arrabbiato e ha fatto una sciocchezza.
-E poi- continuò Esposito. -vuoi davvero mandare tutto all'aria per questo? Voi siete fatti per stare insieme! Sai quando l'abbiamo capito? Quando l'hai interrogato la prima volta. Si vedeva già in quel momento che fra voi c'era qualcosa di... magico! Lui riusciva a farti ridere, e io penso di non aver mai visto un tuo sorriso prima di quel momento!
Kate lo guardò disperata. Ricordava molto bene il loro primo incontro. -Ma come faccio a sapere se è davvero cresciuto? Chi mi dice che proprio adesso non sia con la sua amichetta?
-Oh, ma andiamo, non dire stupidaggini! O vuoi forse dirmi che hai davvero una così bassa opinione di lui?- Kevin iniziava a perdere la pazienza. -Ti ha aspettata per quattro anni. Ha sopportato di vederti prima tra le braccia di Demming e poi tra quelle di Josh. Scusa se te lo dico ma chiunque altro ti avrebbe mandata a quel paese molto prima. E invece lui è ancora qui che spera.
Beckett fece un sorriso. -Wow ragazzi, non vi facevo così profondi. Vi ha detto lui di venire a parlarmi?- prese il sacchetto con il cibo e iniziò a mangiare.
-No, ha solo detto che se vuoi non si farà più vedere al distretto. Ma che vorrebbe anche parlarti.- Esposito si alzò dal divano. -Quindi riflettici.
Ah, Simon ha detto che domani tornerà in Inghilterra, vorrebbe che andassimo a salutarlo all'aeroporto.
La detective annuì. -Scommetto che sei contento Javi.
-Ovviamente. Comunque pensaci seriamente Kate, non mandare tutto all'aria, non ne troverai un altro come lui.
Questo è poco ma sicuro, pensò lei.
-Va bene... Grazie davvero ragazzi, non so come farei senza di voi.
I due detective si alzarono e la abbracciarono. -A domani.
Quando uscirono Beckett terminò la cena, sistemò il salotto e poi si fermò a riflettere. Un po' le scocciava ammetterlo ma i due avevano ragione, non poteva rovinare tutto. Il giorno dopo avrebbe dovuto parlare con lo scrittore. Ah già, e anche con Lanie.

Castle nel frattempo era nel suo loft. Stava cercando di terminare un capitolo del suo nuovo libro, ma la sua mente era altrove. Quando era entrato in casa Martha aveva notato la sua espressione ed era rimasta colpita ma, non essendo a conoscenza di ciò che era successo negli ultimi due giorni, pensò che il figlio fosse ancora arrabbiato per quello che aveva scoperto.
Alexis invece, che non sapeva nulla, gli aveva fatto diverse domande ma lui non aveva risposto, scrollando le spalle e dicendo che era molto stanco. Non voleva farla preoccupare.
"Tranquillo, ci pensiamo noi" aveva detto Ryan. Sperava davvero che riuscissero a far ragionare la sua musa, non poteva starle lontano troppo a lungo.
Si sentiva tremendamente in colpa e si maledì per quello che aveva combinato. Ma diamine... anche lei aveva avuto le sue storie, giusto? Che senso aveva prendersela tanto allora? Non potevano semplicemente lasciar andare il passato e godersi il presente?
Rick spense il computer. Non era riuscito a scrivere una parola, perciò decise di andare a dormire. Confidava nei suoi due amici.

Quando Beckett arrivò alla centrale la mattina dopo non trovò lo scrittore ad aspettarla con il solito caffè, ma solo Esposito che le diceva che avevano trovato un cadavere.
-Ok grazie Javi, adesso vado a sentire cos'ha scoperto Lanie.
Scese di corsa ed entrò in obitorio. -Ciao, cosa abbiamo?
La dottoressa la guardò con freddezza. -Uomo, circa 60 anni. E' stato trovato morto stamattina in un parcheggio da un passante. Non sono stati ritrovati documenti e le impronte digitali non sono nel database, perciò non so dirti chi è.
-Causa del decesso?
-Due proiettili nel torace, uno ha bucato un polmone, l'altro ha sfiorato il cuore. Dagli esami posso dire che sono stati sparati da una 9 millimetri da posizione piuttosto ravvicinata. L'esame tossicologico è pulito e non ho trovato impronte, lividi o altri indizi sul corpo. La vittima non ha opposto resistenza, quindi o conosceva l'assassino, o è stata presa alla sprovvista. E' morto tra le nove e le undici di ieri sera.
-Ok grazie mille, ottimo lavoro.- Lanie non rispose. -Sei tanto arrabbiata?
-Perchè non me l'hai detto? I ragazzi lo sapevano!
-Scusami, non lo so...- Kate guardò l'amica con dolcezza e iniziò a racconatarle tutto.
-Capisco.- disse alla fine la dottoressa sorridendo. Poi guardò l'orologio. -Ora è meglio se vai. Forse se scoprite chi è quell'uomo poteri esservi più di aiuto.
Beckett annuì e tornò di sopra. Preparò la sua lavagna e poi chiamò Ryan.
-Dobbiamo scoprire chi è la vittima. Controlla tra le persone scomparse e fai girare la sua foto, troveremo qualcuno che lo riconoscerà. Torna con Esposito sulla scena del delitto e cercate qualche indizio che possa essere utile. Io cercherò qualche testimone, qualcuno deve aver visto qualcosa o sentito lo sparo.
-Ok.
La squadra si mise al lavoro.

Dopo circa due ore si ritrovarono al distretto.
-Purtroppo nessuno sembra aver visto o sentito niente nelle due ore in cui dovrebbe essere avvenuto l'omicidio. Voi avete qualcosa?- chiese Kate.
-Non abbiamo trovato tracce sospette, chiunque sia stato non ha lasciato indizi. Però abbiamo scoperto chi è, alcune persone lo hanno riconosciuto dalla foto. Il suo nome è James Conrad, avvocato.
-Ok, cercate informazioni utili su di lui. Moglie, figli, nipoti, amici, colleghi. Voglio sapere se ha avuto problemi con qualche cliente o con un giudice. Controllate tutti i casi che ha seguito, i conti bancari e la posta. E scoprite cos'ha fatto ieri. Voglio che ricostruiate tutta la sua giornata. Dobbiamo sapere tutto! 
I due annuirono. Esposito controllò l'orologio. -Beckett, se vogliamo salutare Simon è meglio se ci muoviamo.
-Sì, hai ragione.- concordò lei. -Vai a chiamare Lanie, poi andiamo.

Quando arrivarono all'aeroporto Simon li stava aspettando vicino al bar.
-Scusa il ritardo- disse Lanie abbracciandolo. -ma sai com'è, il lavoro non ci manca.
Lui sorrise. -Tranquilli siete in perfetto orario.
Ryan tirò fuori il cellulare. -Ehm... Richard si scusa ma ha detto che ha un impegno e non riesce proprio a venire. Dice di salutarti.
-Ricambiate i saluti, e ditegli che è stato un onore per me conoscere uno scrittore dela sua fama. Mi mancherete ragazzi, venitemi a trovare a Londra una volta.
-Ci mancherai anche tu,- era sempre la dottoressa a parlare -sarai sempre il benvenuto nel nostro distretto.
Kate, che stava pensando a Rick, sorrise nel vedere la smorfia sul volto di Esposito. Era geloso marcio.
-Grazie, davvero. Se non fosse stato per voi probabilmente non avrei mai preso l'assassino di Michelle.
Ora è meglio se vado, non vorrei che partissero solo le mie valigie.
Salutò tutti un'ultima volta, poi si avviò verso l'aereo.
Kate sospirò. -Ragazzi, visto che non abbiamo scoperto nulla di nuovo io andrei a sistemare una cosa... Voi chiamatemi appena avete qualcosa.
Lanie sorrise radiosa, i ragazzi si scambiarono uno sguardo eloquente. -Salutaci Castle! E digli che ci manca tanto!
La detective scosse la testa divertita. Sempre i soliti.
Uscì dall'aeroporto, prese la macchina e si diresse verso il loft di Castle. Durante il tragitto cercò di non riflettere su ciò che avrebbe fatto, altrimenti sarebbe stata assalita da mille dubbi.
Dopo circa venti minuti arrivò destinazione. Fece un respiro profondo e prese coraggio. Sperava solo che fosse solo in casa, non aveva voglia di dover spiegare tutto anche a Martha e Alexis. Bussò alla porta. Dopo qualche secondo lo scrittore le aprì. Era in pigiama, aveva i capelli spettinati, la barba non fatta e sotto gli occhi si potevano vedere le occhiaie. In mano teneva un bicchiere di Coca-Cola. Alla detective si strinse il cuore vedendolo in quello stato.
Castle era sorpreso. -Ah... ciao Kate.- disse cercando di sistemarsi un po'.
-Sei da solo?
-Sì, mia madre è uscita e Alexis è a scuola.
-Perfetto... Senti, ti va se parliamo di quello che è successo ieri?
Rick annuì e la fece entrare. -Senti Kate... io... mi dispiace. Mi dispiace davvero un sacco. Darei qualsiasi cosa per tornare indietro e cambiare tutto... ma non posso. Lo so, sono il solito bambino, il solito scrittore che non è cambiato di una virgola e che forse non cambierà mai. Non so cosa mi è preso in quel momento... ero arrabbiato, ma non è una scusa. Non posso andarmene con un'altra ogni volta che litighiamo. Forse... forse volevo solo farti del male. E a quanto pare ci sono riuscito. Ti chiedo scusa Kate, e se non vorrai più vedermi... posso accettarlo. Ma sappi che ti amo e che per me non ha significato nulla.
Castle aveva continuato a guardarsi i piedi per tutto il suo monologo. Sembrava un cane bastonato.
Kate sorrise. -Non so cosa tu abbia esattamente detto a Ryan ed Esposito, ma ieri sera sono venuti a farmi una bella ramanzina. Sembravano quasi preoccupati per noi. E riflettendoci ho capito che hanno ragione, non troverò mai nessun altro come te.
Lo scrittore alzò lo sguardo e sorrise a sua volta. -Forse erano solo preoccupati per tutti i soldi che hanno puntato su di noi. Comunque farò un monumento a quei due.
La detective gli si avvicinò. -Rick abbiamo entrambi un passato complicato, ma non voglio che questo sia un ostacolo tra di noi. Perciò lasciamoci alle spalle tutto, ricominciamo da zero. Solo io e te. Ma fammi un favore, stai lontano dalle bionde. E dalle more. Sì insomma da tutte le altre.- Mise le mani sulle spalle dell'uomo e lo baciò. Castle rispose per un attimo ma poi si staccò. Beckett lo guardò con una sguardo interrogativo.
-Kate puoi farmi una promessa?- la donna annuì. -Mi prometti che qualsiasi cosa accadrà ne parlerai con me? Che qualsiasi cosa scoprirai sarò il primo a saperlo? Che, se per qualche motivo, ti sentissi mai tradita o delusa ne discuteremo insieme?- Rick stava pensando alle sue indagini segrete, a quello che sapeva. Era sicuro che un giorno glielo avrebbe detto. Ma non ora.
La sua musa lo guardò decisa. -Certo.- Poi riprese a baciarlo. Gli allacciò le braccia intorno al collo mentre lo scrittore le teneva il viso. Le loro bocche erano incollate. Rimasero così per alcuni minuti.
Rick la desiderava, aveva sognato loro due insieme un'infinità di volte, ma non voleva correre; con lei avrebbe fatto le cose per bene. Kate invece non era della stessa idea; voleva sentirlo suo, adesso.
Mise le mani sotto la maglietta del suo pigiama e iniziò a sfilargiela. Rick si staccò da lei e la guardò. -Kate...- ma la detective non gli diede il tempo di continuare perchè gli tolse la maglia e fece incontrare di nuovo le loro labbra. Gli accarezzò i pettorali e gli lasciò una scia di baci sul collo. Si fermò ad ammirare il corpo del suo scrittore e lo strise più forte a sè. Voleva sentirsi al sicuro tra le sue braccia. Castle la prese in braccio e la portò nella sua camera. La fece distendere sul letto e le tolse la camicia, poi si fermò a guardarla. Era davvero la donna più bella che avesse mai visto e, grazie a chissà quale miracolo, era sua. -Sei bellissima.- le sussurrò. Beckett arrossì e gli sorrise.
Iniziò a baciarle tutto il corpo e Kate ansimò quando sentì la sua mano che la accarezzava sotto il reggiseno.

Alexis, terminata scuola, tornò a casa.  Non si accorse della macchina della detective parcheggiata di fronte all'edificio e salì le scale velocemente, sperando di non trovare il padre in un pessimo stato come quando l'aveva lasciato qualche ora prima. Sembrava quasi uno zombie, e non le aveva spiegato il motivo. Anche se la ragazza sospettava che avesse a che fare con Beckett.

Kate era sotto al lenzuolo e fissava Rick che si era addormentato vicino a lei. Non riusciva ancora a crederci, aveva fatto l'amore con lui. Ed era stato magnifico, molto più di quanto avesse mai immaginato. Nessun altro uomo l'aveva mai fatta sentire così bene. Gli accarezzò i capelli. Quanto era bello così rilassato, sorridente.
In quel momento sentì che qualcuno stava aprendo la porta di casa. Fu presa dal panico. Merda, pensò.
Si alzò di scatto, raccolse i vestiti di Rick e glieli lanciò. Lo scrittore si svegliò e si voltò per guardarla.-Ehi, che succede?- la detective si stava rivestendo il più velocemente possibile. -Te ne stai andando?!
Kate gli lanciò un'occhiataccia. -Hai una famiglia ricordi? Bene, ora quella famiglia sta arrivando.
Castle la guardò allarmato e iniziò a vestirsi.

Alexis entrò in casa convinta di trovare il padre sul divano, invece lui non c'era. Strano.
Notò che la maglietta del pigiama era su una sedia in cucina. Che fosse uscito? No, il cappotto era sull'attaccapanni e il cellulare sopra il tavolo. Controllò anche in studio. Niente. Ormai erano quasi le cinque e Martha li aspettava a teatro per le sei.
Decise di andare a controllare in camera, forse si era addormentato.  Salì le scale, ma prima di arrivare la porta della camera si aprì e Alexis si trovò di fronte Beckett che cercava di sistemarsi i capelli e suo padre a petto nudo. Ecco, questo spiegava tutto. Cercò di non ridere in faccia ai due, la scena era alquanto imbarazzante.
-Ah, ciao Kate... Io... non volevo disturbarvi.
La detective arrossì. -Ciao Alexis... Io devo tornare al distretto.- Se la Gates avesse scoperto dov'era mentre la sua squadra indagava su un omicidio l'avrebbe ammazzata. No, peggio, l'avrebbe mandata a dirigere il traffico.
Rick la guardò. -Dopo ti raggiungo.
La donna annuì, raccolse le sue cose e si avvicinò alla porta.
-Ah, Kate, ti amo!- Beckett diventò ancora più rossa. Gli sorrise. -Anch'io. Ciao Alexis.
Quando Kate uscì dalla porta la ragazza dai lunghi capelli rossi sorrise e guardò il padre. -Cosa mi sono persa?
-Scusami Alexis, non volevo che lo scoprissi così.- disse lui cercando la maglia.
Il sorriso della figlia si allargò ancora di più. -E' sulla sedia in cucina...- disse seguendo lo sguardo del padre. -Oh, sono così contenta per voi! Finalmente! Però ti prego, la prossima volta mandami un messaggio o lascia un biglietto sul tavolo. Non oso immaginare cosa sarebbe successo se fossi tornata prima. E' già stato abbastanza imbarazzante così.
Castle l'abbracciò e le diede un bacio sui capelli. - Scusa, non pensavo che avremmo... Sì insomma, hai capito. Vado a vestirmi e poi al distretto, ok?
-E la nonna? Dovevamo andare a teatro ricordi?
-Dille che ho risolto con Kate, ok? Capirà.
-Ah, l'amore...- la ragazza alzò gli occhi al cielo. -Va bene... ma stasera devi raccontarmi tutta la storia!
Rick la guardò. -Affare fatto ragazzina.


Angolo dell'autrice:
Ok, è lungo, lungo, lunghissimo! (Ringrazio Ligabue e le sue bellissime canzoni che mi hanno dato l'ispirazione).
Allora, ricapitoliamo... i nostri due testoni hanno fatto pace e c'è un nuovo morto. Nel prossimo cercherò di concentrarmi di più sul caso (sì, certo, ormai lo dico alla fine di ogni capitolo!) :) E anche Alexis è entrata in scena!
Ah, ho cambiato rating, anche in previsione dei futuri capitoli :)
Penso che ormai tutti abbiate visto la 4x20, comunque dico solo una cosa: non ho ancora deciso se è più stupida lei o se è più stupido lui! E mancano solo 3 puntate... Aiuto...
In Stana and Tamala's words we trust! (Sì, è il mio nuovo motto)
Qualcuno sa qualcosa sull'uscita di Heat Rises???
Bene, ho scritto anche troppo :D
Grazie a tutti quelli che legeranno e recensiranno! Un bacio, alla prossima!





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Capitolo 9
*** Grazie per essere con me. ***


capitolo 9


Grazie per essere con me.



Kate uscì dall'ascensore e respirò profondamente. Non doveva pensare a Rick, non doveva pensare alla figuraccia fatta con Alexis e, specialmente, non doveva pensare al pomeriggio trascorso. Si sistemò un'ultima volta i capelli e cercò di cancellare dal suo viso quel sorriso compiaciuto. Oddio, si sentiva una ragazzina. Respirò a fondo un'altra volta e si avvicinò alla scrivania.
Ryan si voltò. -Ehi, abbiamo scoper...- si bloccò guardandola. Sorrise. -Esposito! Tira fuori i miei 150 dollari! Ho vinto!
A quelle parole l'amico corse fuori dalla sala relax e si avvicinò a Beckett. Lo studiò qualche secondo, poi tirò fuori il portafoglio. -Accidenti detective, pensavo avreste fatto le cose con calma! Accidenti!- Ryan prese i soldi ridacchiando soddisfatto.
Kate era sbalordita. -Come diavolo avete fatto?
-E' stampato a caratteri cubitali sulla tua fronte! Io, Kathrine Beckett, ho...
-Abbassa la voce Javi!
-Scusa... Io, Kathrine Beckett, ho fatto sesso con Richard Castle.
Beckett avvampò. Quei due non smettevano mai di stupirla.
-E del gran sesso, direi dalla faccia.- aggiunse Ryan ridendo. -No ma comunque grazie, mi hai fatto guadagnare un sacco di soldi.
-Fatela finita scemi!- prese la pistola e la puntò vicino ai loro volti. -E non dite una parola a nessuno, altrimenti sarò costretta a spararvi nel sonno.
-Con quell'espressione compiaciuta non fai paura, sai?- I due detective ci stavano proprio prendendo gusto.
Kate lanciò loro un'occhiataccia. -Ditemi cosa avete scoperto.
-Sì. Allora, James aveva 64 anni ed era divorziato da 15 da sua moglie Sarah. Aveva una figlia di nome Ginevra di 35 anni e un nipotino di 8.
Aveva sempre vissuto a New York e aveva studiato legge all'università. Secondo i colleghi era un ottimo avvocato, amava molto il suo lavoro. Secondo la famiglia non aveva nemici e aveva sempre mantenuto dei buoni rapporti con la sua ex moglie. Non era ricco, guadagnava poco, anche perchè spesso aiutava alcuni clienti gratuitamente. Il giorno in cui è morto era stato in ufficio dalle otto alle cinque del pomeriggio. Poi non sappiamo cos'abbia fatto.
-Ok, ottimo lavoro. Dove si trova il suo ufficio?
-Rispetto al parcheggio è dall'altra parte della città. L'indirizzo è sulla lavagna. Non sappiamo perchè si trovasse lì quando è stato ucciso.
-Ok, cercate di ricostruire le ultime ore. E voglio un resoconto di tutti i casi che aveva seguito nell'ultimo periodo, anche quelli minori.- ordinò la detective iniziando a sistemare la lavagna.
-Va bene.- I due si misero al lavoro.
Kate iniziò a riflettere. Perchè mai un ottimo avvocato era stato ucciso in un parcheggio? Cosa poteva aver fatto? O si era trattato di un incidente? No, questo non era possibile, non c'erano tracce o impronte, l'assassino aveva preparato tutto con la massima cura. Ma perchè proprio in quel parcheggio? E perchè non nascondere il corpo? E soprattutto, qual era il movente? I soldi no di certo... Amore? Improbabile, era divorziato da 15 anni, ma forse un'amante.... Lavoro? Sembrava il motivo più probabile. Forse qualche cliente non era rimasto soddisfatto del suo lavoro o magari era stato rifiutato.
Guardò l'orologio, era passata poco più di mezz'ora da quando era arrivata.
-Ehi Beckett! Una donna dice di aver visto la nostra vittima uscire da un ristorante poco dopo le sette e mezza. Era solo.
-Bene, andate al ristorante a fare qualche domanda.
Il quel momento le porte dell'ascensore si aprirono. I tre si voltarono. Richard Castle stava avanzando verso di loro con due biglietti in una mano e un mazzo di fiori nell'altra. Sorrise alla sua musa. Kate cercò di non arrossire e sorrise a sua volta. Ryan ed Esposito fecero partire una serie di fischi.
-Salve ragazzi.
-Castle! Non puoi arrivare al distretto con un mazzo di fiorì!- sibilò Beckett.
-Oh, tranquilla, non sono per te.- rispose lo scrittore continuando a sorridere. La detective gli rivolse uno sguardo interrogativo. -Ragazzi, ho una cosa per voi!- porse ai due detective i biglietti.
-Castle per chi sono i fiori?- Kate era curiosa... e preoccupata
Esposito ridacchiò. -"Castle".- disse imitando la voce della donna. Riprese a ridere. -Guardate che non ci scandalizziamo se usate dei nomignoli.
Beckett sbuffò. -Ti prego, dimmi che li spedisci in Antardide per il resto dei loro giorni.- implorò mentre lo scrittore le dava un bacio sulla guancia.
-No... Mi dispiace. Sono i biglietti per andare a vedere la partita di baseball della settimana prossima. Pensavo vi sarebbero piaciuti.
I due si guardarono esaltati. -Tu si che sai cosa vuol dire fare un regalo amico!
-Ehm... Richard... i fiori?- Kate non aveva ancora avuto la sua risposta.
-Sì Richard, dille per chi sono i fiori prima che ti spari in un attacco di gelosia.- Esposito se la stava spassando.
-Oh, sono per Lanie.
-CHE COSA?!- Javier lo guardò allarmato. Beckett sorrise, aveva capito. -Tu ce l'hai già la tua fidanzata!
-Ehi calma! Era solo un modo per ringraziarvi per tutto quello che avete fatto per noi... in fondo è merito vostro.
L'ispanico continuò a guardarlo sospettoso. -Ok, grazie. Ma glieli porto io.- prese i fiori e si diresse verso l'obitorio.
Lo scrittore si sedette vicino alla sua musa. -Ma secondo voi dirà almeno a Lanie che i fiori sono da parte mia?
Kate sorrise. -Non penso proprio.
Ryan continuava a fissare il suo biglietto e i soldi vinti. -Una delle giornate migliori di sempre.- Poi si voltò verso Castle. -Ah, se la fai rimanere incinta poi ci parli tu con la Gates. Io e Javi non vogliamo saperne niente.- detto questo tornò al lavoro.
La detective nascose il viso imbarazzata nella spalla del suo uomo. Lui le accarezzò i capelli.  -Kate, glielo hai detto?
-Ci sono arrivati da soli.
-Ah... I soldi che aveva in mano sono quelli che ha vinto da Esposito?
-Sì.
-Beh, almeno serviamo a qualcosa.- guardò la lavagna e rimase sorpreso. -Aspetta, è quella la nostra vittima?
-Sì... perchè? Sai qualcosa su di lui?- Beckett si alzò in piedi.
-Oh... no... no... semplice curiosità.- la guardò. -Vado a preparare il caffè, ok?
Kate annuì e si rimise al lavoro.

Beckett lesse tutti i rapporti dei casi che la sua squadra aveva trovato. James Conrad era davvero un bravo avvocato come dicevano tutti. Aveva avuto a che fare con casi davvero di ogni genere e la maggior parte delle volte era riuscito a vincere. E anche quando aveva perso era riuscito a far guadagnare qualcosa ai suoi clienti. Davvero niente male.
Eppure qualcuno lo aveva ucciso. A questo punto la detective pensava che fosse stato qualche altro avvocato, un avversario; chi altri lo poteva volere morto?
I ragazzi avevano scoperto che finito di lavorare alle cinque era andato al ristorante con alcuni colleghi per cenare ed era rimasto lì per circa due ore. Poi se n'era andato da solo. E da lì in poi avevano come minimo altre due ore di vuoto. Che casino.
-Ehi Castle, vieni ad interrogare i colleghi con me?- lo scrittore, seduto vicino a lei, si voltò.
-Beckett sono le nove e un quarto, vuoi davvero interrogarli adesso?- chiese sorridendo.
-Oh...- Kate aveva perso la cognizione del tempo. -Hai ragione, farò domani. Anche perchè mi è venuta fame.
-Bene, allora sei invitata a cena a casa mia. Mia madre e Alexis saranno contentissime.- la stava guardando con i suoi occhioni da cucciolo.
Sentendo il nome della figlia di Rick Kate ripensò alla loro figuraccia. -Rick, dopo oggi pomeriggio non so se è una buona idea, non vorrei...
-Oh non dire sciocchezze. Alexis è stata felicissima di vederci. Cioè, di vedere che abbiamo fatto pace. Non ci ha visti mentre...
-Sì, sì ho capito.- gli diede un bacio sulla guancia. -Va bene, verrò a cena da te.
-Perfetto, anche perchè ho promesso a mia figlia di raccontarle tutta la storia, mi serve il tuo aiuto.
In quel momento videro Esposito e Lanie arrivare per mano. La dottoressa aveva un largo sorriso in faccia.
-Ehi ragazzi complimenti, Javi mi ha raccontato.
Castle sorrise soddisfatto. -Grazie. Uscite?
-Sì- Lanie era davvero felice. -prima mi ha portato un bellissimo mazzo di fiori e abbiamo sistemato un po' le cose.
Rick e Kate si scambiarono un'occhiata. Ora toccava a loro divertirsi. -Aaaaah... il mazzo che avevi in mano prima... dove lo hai preso Esposito?
-Ehm... da un fioraio... lungo... lungo la strada.- Merda, pensò, stanno cercando di fregarmi.
-E come mai hai scelto proprio delle rose?- continuò Beckett
-Ehm... perchè rappresentano tutto il mio amore per lei...
Lanie si voltò di scatto. -JAVIER ESPOSITO! Non c'erano delle rose in quel mazzo! Che diavolo significa?
Lo scrittore e la sua musa si diedero il cinque di nascosto.
-Ah, no cara, mi sono confuso... Andiamo, andiamo...- la prese sotto braccio ed entrarono in ascensore.
-Aspettate, veniamo anche noi!

Quando arrivarono sotto casa dello scrittore Beckett fece per scendere dalla Ferrari.
-Aspetta Kate...
La detective si voltò sorridendo. -Dimmi.
-Volevo chiederti scusa per oggi pomeriggio, non ho pensato che Alexis sarebbe tornata a casa quando sei arrivata. E non sapevo che sarebbe andata a finire così.
-Non preoccuparti Rick, spero solo che non sia stato un problema per lei... o per te.- ammise timorosa.
-No, no, assolutamente... Kate è stata la giornata più meravigliosa della mia vita!- Richard la stava guardando sbalordito. -Kate ho sognato quel momento per quattro anni, pensando che sarebbe stato bellissimo. Ma mi sbagliavo, è stato molto di più... E' stato fantastico, speciale, incredibile! Non importa quante donne io abbia avuto, nessuna potrebbe competere con te. Tu sei... sei... straordinaria! Non so cos'abbia fatto di così buono per averti al mio fianco o se ti merito, ma grazie a chissà quale miracolo adesso sei mia. Grazie per essere con me Kate, grazie perchè rendi migliore la mia vita.
-Always Rick.- era commossa, quell'uomo riusciva sempre a farla emozionare con le sue parole. -Ma sono io che ti devo ringraziare. Per avermi aspettato, per aver lottato con me, per avermi salvato dall'abisso. Grazie per non esserti mai arreso. E sì, anche per me è stata la giornata più bella della mia vita.- concluse sorridendo.
-Always Kate.- Rick si avvicinò a lei e la baciò. Si staccò da lei dopo un po' a malincuore. -Ora è meglio se andiamo.

Quando entrarono nel loft Alexis e Martha corsero incontro alla coppia, abbracciandoli.
-Oh tesoro, com'è bello vedere che avete sistemato tutto!-la madre dello scrittore li guardava felice con un bicchiere di vino in mano. -Chiariamo subito che non sono una grande cuoca, perciò ho ordinato cibo italiano.
-Andrà benissimo Martha.
Alexis si avvicinò a Beckett. -Kate, potrei parlarti un atttimo?
-Certo Alexis.
Le due donne entrarono nell'ufficio di Richard. -Volevo scusarmi per oggi, non volevo metterti in imbarazzo. E dirti che sono contantissima per te e mio padre, finalmente lo vedrò insieme a una donna che lo ama davvero, non a una che mira solo ai suoi soldi.
-Grazie Alexis. Sono io che dovrei scusarmi per come ci hai trovati... E voglio dirti che farò di tutto per rendere felice tuo padre e che non sono qui per prendere il posto di Meredith, ma se hai bisogno di qualsiasi cosa io ci sono, ok?
-Certo Kate, grazie mille davvero.
Quando tornaro in cucina Rick stava raccontando alla madre tutto quello che era successo negli ultimi giorni.
-Voglio sentire anch'io, voglio sentire anch'io!
Le due donne raggiunsero il resto della famiglia velocemente. Trascorsero la serata chiacchierando spensieratamente. Beckett si sentiva benissimo con loro, quella famiglia riusciva a farle dimenticare tutti i problemi. Quella famiglia riusciva a farla sentire viva.
Rick non smetteva di guardarla. Non poteva ancora credereche lei fosse lì con lui, per lui.
A fine cena Alexis e Martha si sedettero sul divano per guardare un film, lasciando un po' da soli i due innamorati. Lo scrittore e la sua musa chiacchierarono a lungo, ridendo e scherzando.
Dopo un po' Kate sbadigliò, era tardi, doveva andare a casa.
-Rimani con me.- Castle la guardò con i suoi occhioni blu da cucciolo.
-Rick...- la detective sorrise. -Sono stanca morta, ho davvero bisogno di dormire.
-Dormi con me.
-Non ho niente per cambiarmi... Dormo vestita così?
-Certo che no... Dormi nuda. Scherzavo, scherzavo!- aggiunse vedendo lo sguardo della donna. -Alexis ti presterà un pigiama e domani mattina ti accompagnerò a casa prima di andare al distretto, così potrai prepararti. Ti preeeeeeeego.- sembrava proprio un bambino.
Beckett si arrese. -Va bene scrittore, ma vedi di comportarti bene!

Quando andarono a dormire Kate era in ansia. Si sentiva più impaurita in quel momento che nel pomeriggio quando avevano fatto l'amore. Assurdo.
Si accomodò nel letto vicino a Rick e si fece abbracciare.
-Grazie.- mormorò lo scrittore.
La sua musa sorrise, chiuse gli occhi e respirò a fondo il suo profumo.
Castle le spostò i capelli dal collo e iniziò a lasciarle una scia di baci. -Rick...
Sentì una mano calda accarezzarla sotto la maglietta larga che le aveva prestato Alexis. Tremò. -Rick...
Rick posò le labbra su quelle di Kate, baciandola dolcemente. -Rick... ti prego... sono davvero esausta...
-Dormi pure mia musa, ci sono io a proteggerti.
-Non ce la faccio se continui così... mi farai impazzire...
Castle spostò subito le mani e appoggiò la sua fronte a quella della donna. -Scusami, hai ragione. Buona notte Kate.
Lei si strinse di più contro il suo petto e si aggrappò alla sua maglia. -Ti amo Richard Alexander.
Lui sorrise. -Ti amo anch'io Kathrine.



Angolo dell'autrice:
Ecco a voi il nuovo capitolo, sinceramente a me non piace moltissimo, ma serve per andare avanti :)
Ryan ed Esposito non si smentiscono mai! E abbiamo scoperto qualche cosa in più sulla nostra vittima...
Scusate gli errori ma sono stanchissima!
Comunque ho scoperto che Heat Rises uscirà il 12 Aprile, che bello :D
Penso di riuscire ad aggiornare anche domani, ma non sono sicurissima, perciò vi faccio già tantissimi auguri di buona Pasqua!!!
Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate :)
Un bacio, notte!

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Capitolo 10
*** Non posso permettermi di perdere qualcun altro. ***


capitolo 10


Non posso permettermi di perdere qualcun altro.



Rick si svegliò quando la luce del sole iniziò ad entrare dalle finistre. Subito rimase sorpreso nel vedere una donna vicino a lui, ma poi ripensò alla sera precedente.
Kate aveva la schiena completamente appoggiata al suo petto e la testa sulla sua spalla. Lui le cingeva i fianchi con le braccia, le loro gambe si toccavano sotto le coperte.
Spostò lentamente i capelli dal viso della donna per poterla osservare meglio, stando attento a non svegliarla. Era davvero bellissima, con gli occhi chiusi, il sorriso sulle labbra e gli capelli sparsi sul cuscino. Era un angelo. Anzi no, era meglio di un angelo, era la sua ragazza. Sorrise e tornò a stringerla forte a sè, aveva paura che potesse svanire come un sogno.
Quando la sveglia sul comodino segnò le sette e mezza decise che era ora di alzarsi. Scese silenziosamente le scale e preparò la colazione per le sue donne. Lasciò quella di Alexis e Martha sul tavolo, mentre mise su un vassoio quella per Kate e tornò in camera.
La detective sentì il profumo del caffè appena l'uomo entrò in camera. Si svegliò di fronte a un vassoio pieno di pancakes e una tazza fumante piena del liquido scuro che lei amava tanto.
-Buongiorno amore mio.- la salutò Rick.
-Buongiorno anche te.- studiò la sua colazione. -Ti ricordi cosa significano i pancakes per Ryan ed Espo?
-Certo. E non pensare male.- rispose lo scrittore sorridendo. -Te li ho preparati per ringraziarti di essere rimasta qui con me.
La donna gli diede un bacio e iniziò a mangiare. Dopo qualche minuto di silenzio guardò Castle. -Ehi Rick...
Ma quello non le rispose, stava fissando un punto indeterminato della stanza con aria preoccupata.
-Ehi Rick, tutto bene?- la detective gli toccò la spalla. Lui si riprese.
-Oh, sì scusami. Stavo pensando ad una cosa. Senti devo fare una telefonata, ti aspetto giù, ok?
-Va bene...- Beckett guardò Castle uscire dalla stanza. Aveva un comportamento strano.
Quando ebbe finito si vestì, salutò le due donne dai capelli rossi e raggiunse Rick in macchina per dirigersi al suo appartamento.

-Ehi Rick, sono pronta. Bevo un caffè e poi possiamo andare.- Kate uscì dal bagno ed andò in cucina. Iniziò a litigare con la macchinetta del caffè, quando sentì due mani posarsi sui suoi fianchi.
-Un altro caffè?- lo scrittore appoggiò il viso sulla spalla di Beckett.
-Sono nervosa.
-Ah. e quindi bevi il caffè?- ridacchiò. -Come mai sei nervosa?- Rick sfiorò il collo della donna con le sue labbra.
I tuoi silenzi, il tuo sguardo, quella chiamata. -Non lo so.- rispose.
Castle sorrise malizioso. -Forse so io come tranquillizzarti.
Fece voltare la detective e la spinse verso il muro. Si avvicinò lentamente a lei guardandola negli occhi. La sua musa si perse nell'azzurro intenso dei suoi occhi. Si baciarono appassionatamente, le loro bocche si scontravano affamate, le loro lingue combattevano per esplorare la bocca dell'altro. Rick morse il labbro inferiore della donna.
Ok, forse mi sbagliavo, forse mi sono immaginata tutto, pensò Kate mentre si lo abbracciava.
Lo scrittore iniziò a sbottonarle la camicia viola e spostò le  labbra sul collo della sua musa. -Rick, dobbiamo andare al distretto... ricordi?- Beckett cercava di riprendere fiato.
-Mmm...- Castle annuì senza fermarsi. Ormai le aveva tolto la camicetta. -Ti voglio Kate...- le sussurrò Castle. Un brivido le percorse la schiena.
-Rick... non possiamo...- la voce di Beckett non era molto convincente. Rick le accarezzò la schiena, mentre scendeva con la bocca a baciarle il seno.
Oh, al diavolo! Kate allaciò le sue gambe ai fianchi dello scrittore, affondò le mani tra i suoi capelli e lo strinsè più forte a sè. 
Sarebbero arrivati in ritardo.
 
-Castle e fidanzata sono arrivati.- li salutò Ryan.
-In ritardo.- puntualizzò Esposito.
-Ragazzi, prima che vi spari ditemi che avete scoperto qualcosa di utile.- rispose la detective con tono minaccioso.
-Certo che sì.- Esposito sorrise. -A differenza di qualcun altro, il lavoro viene prima di tutto per noi.
-Che c'è Javi? L'appuntamento con Lanie non è andato bene?- Castle lo prese in giro.
L'ispanico ignorò la frecciatina. -Abbiamo interrogato alcuni amici, secondo quanto dicono James ultimamente aveva avuto dei problemi con un cliente, un certo Nicholas Paxton. Inoltre i colleghi con cui era a cena affermano che se n'è andato un po' prima rispetto agli altri perchè doveva incontrarsi con l'ex moglie Sarah. Adesso è in sala interrogatori.
-Ottimo lavoro. Castle andiamo a sentire cos'ha da dirci.
La coppia si allontanò. Ryan guardò l'amico. -Andiamo a vedere che combinano, potrebbe essere divertente.

-Buongiorno signora Conrad, penso lei sappia perchè si trovi qui.- la detective entrò nella stanza e si sedette vicino al suo patner.
-Certo, è per James... comunque non sono più la signora Conrad da molto tempo ormai.- la donna abbassò lo sguardo, Aveva gli occhi rossi e gonfi. Probabilmente aveva pianto.
-Sì, ha ragione, mi scusi. Abbiamo parlato con alcuni colleghi di James e loro ci hanno detto che la sera in cui è stato ucciso doveva incontrarsi con lei, è vero?
-Sì, ci siamo incontrati in un bar... Mi sembra fossero più o meno le otto quando è arrivato.
-Perchè dovevate incontrarvi?
-Nostra figlia Ginevra fra due settimane deve partire per un viaggio di lavoro di cinque giorni con il marito, perciò mi ha chiesto di badare a suo figlio, mio nipote, con l'aiuto di James. L'ho incontrato per chiedergli se a lui andasse bene passare quei cinque giorni con noi.
-E lui cosa ha detto?
-Ha detto che era d'accordo... sapete, lui amava quel bambino...
-Quanto siete rimasti al bar?
-Penso mezz'ora... Poi ha detto che doveva tornare a casa.
-Sappiamo che dopo il divorzio siete rimasti in buoni rapporti, è vero?
-Sì, certo. Ci vedevamo spesso e non abbiamo mai avuto grandi litigi. Almeno due volte al mese ci riunivamo tutti in famiglia a casa di mia figlia per trascorrere la giornata insieme.
Kate era stupita. -Perchè avete divorziato 15 anni fa?
-Vede... quando io e James ci siamo sposati eravamo molto giovani... Ci amavamo davvero, ma dopo alcuni anni, la passione che c'era tra noi sparì. Io ero sempre impegnata con nostra figlia, mentre per lui il lavoro veniva prima di tutto. Non eravamo più marito e moglie... eravamo due semplici amici. Così abbiamo pensato che forse era meglio se ognuno avesse continuato per la propria strada, pur rimanendo amici.
-Capisco... Scusi se glielo chiedo, sa se James avesse una relazione?
-Che io sappia no...
-E lei, Sarah?
-No.
-Avrebbe avuto qualche motivo per ucciderlo?
-Che cosa?- Sarah guardò Beckett con gli occhi sbarrati. -No... no... perchè mai avrei dovuto farlo?
-Gelosia, vendetta, soldi... i motivi possono essere tanti. Dov'era l'altra sera tra le nove e le undici?
-A casa mia.
-Qualcuno può confermarlo?
-Il mio portiere penso...
-Bene, controlleremo. Il suo ex marito aveva nemici?
La donna scosse la testa decisa. -No, era un brav'uomo.
-Nessuno ha mai cercato di ostacolarlo?- Castle parlò per la prima volta da quando era iniziato l'interrogatorio. -Ha mai ricevuto minacce o litigato con qualcuno di potente? Si è mai cacciato nei guai per aiutare un cliente? 
-Non mi ha mai detto niente di simile... Però pensandoci bene l'altra sera aveva un comportamento un po' strano... Continuava a guardarsi intorno, come se avesse avuto paura che qualcuno lo seguisse.
-Ok, grazie mille Sarah. La terremo informata sullo sviluppo delle indagini. Può andare.
La donna si alzò ed uscì dalla stanza.
-Non penso sia stata lei.- disse Rick.
-Neanch'io. Ma non posso basarmi solo sul mio istinto per lavorare.
Uscirono e si avvicinarono alla lavagna. -Adesso sappiamo che è rimasto fino alle otto e mezza con la sua ex moglie, poi si è diretto verso casa. Forse qualcuno lo stava davvero seguendo e lo ha ucciso quando è rimasto solo. La domanda è: perchè?
-Magari non era un avvocato ma un agente segreto straniero. Oppure lavorava per la CIA. O per l'FBI. Oppure gli alieni lo avevano mandato sulla Terra per studiarci da vicino, ma poi ha rischiato di farsi scoprire così l'hanno fatto fuori.- Castle la guardava esaltato con un'espressione felice che le ricordava un bambino.
-Certo scrittore, come no.- rispose sarcastica. - Ma allora perchè non l'hanno fatto salire sulla navicella con qualche raggio speciale e non l'hanno portato via?- Kate scosse la testa divertita. -Continuo a pensare che sia stato ucciso per colpa del suo lavoro.
-Che noia.- sbuffò Castle. -Sempre la solita storia.
In quel momento Ryan ed Esposito arrivarono di corsa.
-Beckett abbiamo un paio di cose da dirti.
-Ok, vi ascolto.
-Inanzitutto Lanie ha ricontrollato meglio il corpo e non ha trovato indizi o segni particolari. Però pensa di poter dire con certezza che il delitto è avvenuto verso le nove e mezza.
-Poi abbiamo parlato con la figlia Ginevra e con il portiere della ex moglie. Confermano la versione di Sarah, perciò lei ha un alibi.
-Va bene, dovremo ricominciare da capo.- disse la detective scrivendo le nuove informazioni sulla lavagna.
-Aspetta, non abbiamo finito.- i due detective si scambiarono uno sguardo preoccupato.
-Che succede ragazzi?
Ryan prese un respiro profondo. -Siediti.- Kate obbedì e lo guardò incuriosita. -Allora, abbiamo ricontrollato i vecchi casi come ci avevi chiesto e abbiamo scoperto una cosa...
-Alcuni anni fa- continuò Esposito. -ha avuto a che fare con Joe Pulgatti.
A Beckett si gelò il sangue.
-Pulgatti aveva scritto quella famosa lettera anche a lui, ma James è andato a parlargli solo qualche anno fa, riguardo l'omicidio di Armen.
-Inoltre pare che una ventina di anni fa James avesse aiutato la Justice Initiative per un caso.
Kate sentì Castle stringerle la mano. -Respira Kate...
La detective si accorse che stava trattenendo il respiro. Cercò di rilassarsi. -Quindi... quindi l'omicidio di James potrebbe avere a che fare con quello di mia madre e con quelli dei suoi colleghi.- la sua voce tremava.
-Forse sì... anche se ci sono alcune cose che non tornano. A Conrad hanno sparato, non l'hanno accoltellato. E poi sono passati diversi anni da quando ha avuto a che fare con tutto quel casino... Perchè aspettare così tanto per farlo fuori?
La detective si alzò. La sua mente era vuota, spenta, non riusciva a concentrarsi.
Rick guardò Ryan ed Esposito. -Forse... forse venti anni fa i quattro omicidi avevano già attirato troppo l'attenzione... o forse chi è dietro a tutto questo ha scoperto solo ora che era coinvolto anche Conrad... o magari proprio Conrad ha scoperto solo nell'ultimo periodo qualcosa che avrebbe potuto smascherare tutto, perciò hanno deciso di eliminarlo ora.- si voltò verso Beckett preoccupato. -Forse è meglio se vieni un po' a casa con me, così puoi riposare un attimo e pensare più lucidamente...
-No, vai tu, io ti raggiungo stasera. Devo lavorare.- rispose con tono freddo e distaccato.
-Ma Kate...- disse dolcemente.
-Vai Castle! Non ti voglio qui!
Lo scrittore sospirò, le diede un bacio sulla fronte e si allontanò.
Esposito guardò la donna con aria triste. -Becks...  non pensi di aver esagerato?
-Tu non capisci.- il tono della sua voce era disperato. -Non posso permettere che lui... che lui si trovi in pericolo. Non posso permettermi di perdere anche lui.
-E pensi davvero che resterà a guardare senza fare niente mentre tu sei in pericolo? Specialmente adesso che state insieme? Se lo allontani da te peggiori solo la situazione.
-Stanne fuori Javi.
-No! Si dà il caso che io voglia bene ad entrambi! E non ci tengo a partecipare al vostro funerale!
Kate lo ignorò. -Mettetevi al lavoro.
Esposito scosse la testa rassegnato. -Spero solo che tu non ti faccia ammazzare. Andiamo Ryan. 

Castle se n'era andato senza discutere, sapeva che non avrebbe mai vinto contro una Kate in quello stato, avrebbe solo peggiorato le cose.
Sospirò. E così erano dentro a quel casino un'altra volta. Aveva sperato con tutto se stesso che la sua musa non dovesse più aver niente a che fare con tutta ciò, ma non era bastato. Gli dispiaceva non poter stare con lei, non poter aiutarla, incoraggiarla o consolarla, ma forse sarebbe riuscito a rendersi utile anche da casa.
Quando le porte dell'ascensore del distretto si chiusero prese il cellulare e chiamò l'ultimo numero chiamato quella mattina.
-Pronto... Sì sono io... Abbiamo un problema... Esatto, ha scoperto che anche Conrad era coinvolto con il caso di sua madre... Ok... Ok... Non pensa che dovrei dirle... No, va bene aspetterò. Sì, le farò sapere.
Chiuse la telefonata e sospirò. Prese la sua macchina e andò a casa.
Quando arrivò Alexis e Martha erano fuori. Entrò nel suo studio e accese quella specie di lavagna. Doveva scoprire qualcosa, doveva capire perchè Conrad fosse stato ucciso dopo tanto tempo, doveva trovare qualcosa che gli era sfugito in quegli ultimi giorni.
Non avrebbe rischiato di perderla un'altra volta. Per nessun motivo.

Beckett e la sua squadra continuarono a lavorare per tutto il pomeriggio.
Ascoltarono registrazioni di vecchi interrogatori, riaprirono vecchi fascicoli e ripercorsero tutto quello che avevano fatto negli ultimi quattro anni. Eppure non trovarono nulla di nuovo.
Era ormai sera quando arrivò Ryan. -Kate, ho parlato con la segretaria di Conrad, mi ha raccontato una cosa interessante.
-Dimmi.- la detective era esausta.
-Secondo quanto dice, alcuni mesi fa James aveva trovato una cartella piena di documenti in un vecchio fascicolo di un caso di quasi 40 anni fa. Siccome i documenti erano più recenti era rimasto sorpreso, aveva preso la cartella e l'aveva messa tra le sue cose dicendo che era molto importante per arrivare a capo di una vecchia questione. Ha fatto promettere alla sua segretaria di non dire mai a nessuno dove l'avesse nascosta o dove l'avesse trovata, ma tre settimane fa qualcuno è entrato nel suo ufficio ed è riuscito a rubarla.
-Ottimo! Questo spiega tutto! Conrad trova la cartella, capisce che i documenti riguardano Pulgatti e i quattro omicidi perchè ne aveva avuto a che fare. Capisce anche però che quella cartella è pericolosa e che qualcuno non vuole che venga trovata. Così la nasconde per tirarla fuori nel momento più opportuno, ma il drago, o qualche suo sottoposto, scopre tutto e, spaventato, lo fa uccidere da uno dei suoi uomini dopo aver recuperato i documenti.
Ottimo lavoro Ryan. Adesso dobbiamo scoprire chi è entrato nel suo ufficio.
-Becks... è davvero tardi, dovremmo andare a casa.- la guardò speranzoso.
-Scordatelo, io non mi muovo da qui.
-Kate sei stanca e da sola non riuscirai a fare nulla. E poi nessuno ti risponderà a quest'ora. Rischi solo di metterti in pericolo o di far arrabbiare la Gates.
Vai a casa, vai da Castle.
-Siete disposti a farmi uscire di qui anche con la forza, vero?
-Certo.- rispose Ryan sorridendo.
-Ok...- Kate si arrese, raccolse le sue cose e se ne andò. -A domani ragazzi.

Richard era stato tutto il pomeriggio davanti a quella lavagna, alla ricerca di un segno, di un indizio. Ma alla fine ci aveva guadagnato solo un grande mal di testa.
Sentì il campanello suonare, oscurò lo schermo e andò ad aprire la porta. La sua musa entrò in casa e lo abbracciò. -Ehi ciao... scusami per prima...
Rick la strinse forte a sè. -Non importa... ho capito che eri abbastanza sconvolta e che non mi volevi lì...
La detective annuì e l'uomo vide le lacrime bagnarle il viso. -Ehi Kate... va tutto bene, sei al sicuro qui, ci sono io.
-Mi manca Rick... Roy mi manca... Ogni volta che mi sono ritrovata in mezzo a questo casino lui c'era, lui era a fianco a me, lui mi ha sempre protetta... mentre ora... Vorrei tanto che fosse qui con noi.
-Lo so, lo so, manca molto anche a me...
-E Javi... Javi si è arrabbiato e ha detto che ci faremo ammazzare se agiamo da soli...- singhiozzò. -Rick, io non so cosa fare...
Lo scrittore era senza parole, era la prima volta che vedeva la forte detective Beckett crollare in quel modo. Le diede un bacio e le asciugò gli occhi.
-Ad Espo passerà, ok? E comunque non è arrabbiato, è solo spaventato.
Non ci faremo ammazzare Kate, non lo permetterò. Non farà più del male a nessuno.
Si sedettero sul divano sempre abbracciati.
-Avete scoperto qualcosa?
Kate annuì e gli raccontò della cartella.
-Capisco... questo spiega diverse cose...
-Ho paura Richard, ho paura...
-Lo so, ma non permetterò a nessuno di farti del male.- ripetè.
-No, non ho paura per me... Ho paura per te, per mio padre, per Ryan, Espo e Lanie... Ho paura per le persone a cui voglio bene... Non posso perdervi.
Castle le prese il volto tra le mani e le diede un lungo bacio. Era commosso da tutto il suo altruismo. Lei stava indagando sul caso più importante della sua vita, era quella presa di mira, quella in pericolo e si preoccupava per lui. Quella ragazza era davvero incredibile, non la meritava così tanto.
-Ti amo Kathrine Beckett, ti amo con tutto me stesso, non dimenticarlo mai.
-Ti amo anch'io Rick.
Lo scrittore guardò l'orologio. -Ora è meglio se ti preparo qualcosa da mangiare.- Si alzò dal divano e andò in cucina.
-Grazie.- la detective aveva bisogno di distrarsi. Si asciugò le lacrime e decise di leggere un libro.
Si alzò e andò nello studio di Rick, alla ricerca di un libro interessante. Quando entrò nello studio si guardò intorno, non sapeva quale scegliere, Castle ne possedeva davvero un sacco. Alla fine decise di sceglierne uno del suo scrittore, dopotutto era sempre stato lui con i suoi libri ad aiutarla a superare il caso di sua madre.
Uscendo la sua attenzione venne colpita dallo schermo che si trovava in fondo alla stanza. La spia lampeggiava, Rick doveva essersi dimenticato di spegnerlo.
Kate non aveva mai capito a che cosa servisse e si era sempre dimenticata di chiederlo al suo patner. Si avvicinò e premette il pulsante di spegnimento.
Ma lo schermo si illuminò.


Angolo dell'autrice:
Buona Pasquetta :D Ancora una settimana e potremo vedere la 4x21, non vedo l'ora!!!
Ecco il nuovo capitolo!!! E sì, finalmente sono riuscita a concentrarmi di più sul caso :)
Le cose iniziano a complicarsi... James Conrad era coinvolto nel caso di Johanna Beckett e Castle sta ancora nascondendo le sue indagini segrete. Kate però ha trovato la lavagna... chissà come la prenderà!
In realtà il capitolo avrebbe dovuto avere un altro pezzo, ma mi sembrava abbastanza lungo già così. E poi è più divertente farlo terminare qui :D
Bene, ho scritto abbastanza, ancora auguri!
Mi raccomando, ditemi cosa ne pensate :)
Un bacio, alla prossima.




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Capitolo 11
*** L'hai già salvata una volta. ***


capitolo 11

 L'hai già salvata una volta.


Lo schermo si illuminò e mostrò a Beckett una serie di foto, appunti e tabelle. Sembrava la lavagna che usava la detective al distretto... ma quella non riguardava un caso qualunque, quella riguardava il caso di sua madre.
Wow, pensò, Castle ha raccolto prorpio tutto. C'erano tutti i dati sugli omicidi di sua madre e delle sue colleghe, tutti i rapporti su Montgomery e gli altri due poliziotti, i resoconti di tutti gli interrogatori che avevano svolto e di tutte le piste che avevano seguito. Era davvero a bocca aperta.
Continuò a scorrere le pagine. Quando arrivò verso la fine si bloccò. La pagina mostrava una foto di James Conrad e tutto ciò che sapevano su di lui: lavoro, colleghi, famiglia, clienti e... e quella cartella. Com'era possibile che Castle sapesse della cartella? Glielo aveva appena raccontato...
Andò alla pagina successiva. No, non poteva crederci. C'erano i video della sorveglianza dell'ufficio di Conrad, una foto ottenuta grazie a un riconoscimento facciale e tutti i resoconti dei conti bancari di un certo Tim Andersen. Indizi e indagini di cui lei non aveva mai sentito parlare.
Senti qualcosa dentro di lei frantumarsi e gli occhi riempirsi di lacrime. Rick le aveva tenuto nascosto tutto.
-Ehi Kate...- lo scrittore entrò nello studio in quel momento. Quando vide cosa stava guardando la sua musa il piatto con la cena gli cadde dalle mani e andò in mille pezzi sul pavimento. -No, non è come se...
-Non è come sembra?! NON E' COME SEMBRA?!- la detective si scagliò contro di lui. -Ti sbagli Rick! E' esattamente come sembra! Tu mi hai mentito! Tu sai cosa significa per me questo caso e mi hai mentito! Mi hai nascosto tutto ciò che sapevi!- le lacrime iniziarono a bagnarle il viso.
-No, Kate... lasciami spiegare...
-SCORDATELO!- iniziò a colpire il petto di Castle con i suoi pugni.  -Hai avuto centinaia di occasioni per spiegarmi, per dirmi tutto, ma hai preferito non farlo! Perchè dovrei ascoltarti adesso?!
Rick le afferrò i polsi e la costrinse ad alzare lo sguardo. -Kate ti ricordi la promessa che mi hai fatto? Ti ricordi?
Beckett lo guardò, scosse la testa e sorrise amaramente. -E' per questo che mi hai fatto promettere, vero? Perchè tu sapevi che sarebbe andata a finire a così... Sei incredibile Richard Castle, ogni volta che penso che ormai non puoi più ferirmi riesci a farmi cambiare idea. Dimmi almeno una cosa, tu sai chi c'è dietro a tutto? Sai chi ha ucciso mia madre?- il tono della sua voce continuava ad alzarsi.
-No Kate! O pensi davvero che se l'avessi scoperto non ti avrei detto nulla?
-Non mi hai detto nulla di quello!- indicò la lavagna.
-Volevo solo proteggerti, se tu avessi ricominciato ad indagare saresti stata in pericolo e io non potevo permetterlo...
-E' la mia vita Rick! E' la mia vita! Non puoi decidere tu cosa è giusto o sbagliato.- ormai la detective singhiozzava.
-Scusami Kate...- lo scrittore cercò di abbracciarla. -L'ho fatto per il tuo bene, l'ho fatto perchè ti amo!
Kate si divincolò. -Stammi lontano!- si allontanò dall'uomo. -Come faccio a crederti Castle? Come faccio a sapere che tutto quello che mi hai detto in questi giorni è vero? Come faccio a crederti quando dici che mi ami?- quelle parole colpirono lo scrittore come uno schiaffo. -Sai una cosa? Sei fuori. Fuori da questo caso, fuori dalla squadra, fuori dalla mia vita. Io e te abbiamo chiuso.- pronunciò le ultime parole con una calma innaturale. Uscì dalla stanza senza degnare di uno sguardo l'uomo e se ne andò.
Rick era senza parole. Gli faceva male vederla così, fragile e insicura, che piangeva... Ma diamine! Come poteva pensare che lui non la amasse? Dopo tutto quello che avevano vissuto insieme in quei quattro anni e negli ultimi giorni?
Stupido, stupido, stupido, stupido!, si ripetè dentro di sè, avresti dovuto dirle tutto subito! Tanto le cose alla fine non sono cambiate, anzi adesso non potrai nemmeno aiutarla.
Il suo cervello non riusciva ancora a capire cos'era successo, ma il suo cuore sì. L'aveva sentito andare in mille pezzi quando lei aveva pronunciato l'ultima frase. L'aveva persa. 
Prese il bicchiere che aveva poggiato sulla scrivania e, arrabbiato, lo scagliò per terra.
Deja-vu. Aveva già vissuto quella scena, quel litigio. Sperava solo che la fine fosse diversa.

Quando Kate arrivò al distretto la mattina seguente era più stanca di quando l'aveva lasciato la sera prima e gli occhi erano segnati da brutte occhiaie. Aveva passato l'intera notte a piangere, abbracciata al suo cuscino, domandandosi come aveva fatto ad essere così ingenua, così stupida. Odiava sentirsi così fragile.
-Buongiorno detective.- Esposito la salutò sorridendo. A quanto pare non era più arrabbiato. -Dalla faccia direi che Castle non ti ha fatto dormire tanto stanotte.- continuò con un tono malizioso.
Sentendo il nome dello scrittore gli occhi le si riempirono di lacrime. Abbassò lo sguardo e le ricacciò dentro. -Non è come pensi tu...
-Oggi non viene?
-No, lui non verrà più. Lui è fuori.- rispose decisa.
-Becks, è successo qualcosa?- Javier la guardava preoccupato.
-No, no, assolutamente niente.- Kate vide Esposito che stava per controbattere, ma Ryan gli fece segno di no con la testa. Lo ringraziò mentalmente, non era abbastanza forte per resistere alle domande dell'ispanico.
-Pensavamo di controllare alcuni filmati della sicurezza per scoprire chi è entrato nell'ufficio di James Conrad.- disse l'irlandese.
-Non ce n'è bisogno, so chi è stato. Il suo nome è Tim Andersen. Scoprite tutto quello che potete su di lui.
-Ma come hai fatto?- Esposito era sbalordito.
-Non importa come ho fatto.
Per qualche strano motivo non voleva dir loro delle indagini di Castle, sapeva che l'avrebbero presa piuttosto male. Per qualche strano motivo stava proteggendo Castle.
-Wow detective, non sapevamo avesse dei super poteri!
-Non dire sciocchezze Ryan.- prese alcune carte e si allontanò.
I due detective si guardarono allarmati.
-Fratello, sembra quasi essere tornata la Beckett di un tempo, fa paura.
-Già, non oso immaginare cosa sia potuto accadere per farla tornare così.

-Allora, Tim Andersen.- iniziò Ryan. Erano passate alcune ore dall'arrivo di Beckett al distretto. -Uomo, quarant'anni, americano. Ha insegnato per dieci anni in una scuola superiore ma sei mesi fa ha perso il lavoro. Ha una figlia di due anni, sua moglie è morta un anno fa in un incidente stradale. Dai conti bancari abbiamo scoperto che un mese fa ha ricevuto 500.000 dollari. Non siamo riusciti a capire da dove provengano.
-Ok. Quindi questo Tim probabilmente è stato pagato per recuperare quella cartella. Avete un indirizzo?
-Sì.
-Bene, andiamo a prenderlo.
-Hai intanzione di dirci come sappiamo che è lui il nostro uomo?
-No.
La detective si alzò, seguita dal resto della squadra, ed uscì. Prese la macchina.
Quando arrivarono al palazzo dove abitava Andersen salirono le scale di corsa e si fermarono davanti alla porta.
-NYPD apra la porta!- non succcesse nulla.
-Signor Andersen, polizia! Apra!- silenzio.
-NYPD, le ordino di aprire subito!- ancora niente. Kate fece segno ai poliziotti di buttare giù la porta.
Entrò di corsa e controllò le stanze. -Libero!
-Ehi Kate...- Esposito la chiamò dal bagno. -A quanto pare l'abbiamo trovato...
Il corpo senza vita di Tim Andersen giaceva dentro la vasca da bagno piena di sangue. Qualcuno l'aveva accoltellato al torace ripetute volte.
Beckett tirò un calcio alla porta. -Merda!
-Siamo arrivati troppo tardi...
La detective respirò a fondo. -Ok... Chiamate la dottoressa Parish e iniziate ad indagare. Cercate qualsiasi cosa, se trovate anche solo un granello di polvere fuori posto voglio un rapporto anche su quello, ci siamo capiti?- gli uomini annuirono. -Dobbiamo prendere quei figli di puttana.
Uscì in fretta dall'appartamento e si sedette sulle scale cercando di recuperare la calma. La testa le faceva un male tremendo e tutti i sentimenti che stava cercando di seppellire minacciavano di scoppiare.
C'era finita dentro un'altra volta. L'abisso l'aveva risucchiata ancora. Ma a differenza delle altre volte nessuno sarebbe venuto a salvarla. Nessuno aveva più motivi per farlo. Quindi le soluzioni erano due: uscirne una volta per tutte o affondare.
-Beckett- Ryan le si avvicinò. -la cartella con i documenti non è qui.
-Ok, c'era da immaginarselo. Chiama Esposito, noi tre torniamo al distretto, tanto non troveremo nulla qui.
-Va bene.
Lasciarono la scena del delitto e tornarono alla centrale.
-Cercate parenti e amici di Andersen, chiedete se sapevano qualcosa su i soldi che ha ricevuto. E guardate i video della sorveglianza del palazzo, magari riusciamo a identificare l'assassino. E poi voglio il tutto il percorso fatto da quei soldi. Avete mezz'ora.
-Kate...- Ryan ed Esposito la guardavano allibiti. -Non siamo delle macchine.
In quel momento la Gates uscì dal suo ufficio. -Beckett venga qua! Le devo parlare!
La detective si voltò verso i due detective. -Mezz'ora.- Poi si allontanò.
-Io Castle lo ammazzo!- Ryan si lasciò cadere sulla sedia.
-No, non è solo Castle... E' questo caso... la sta distruggendo. E più indaghiamo più lei cade a pezzi. E' un disastro. Stavolta dobbiamo prenderli.

-Signore, cosa voleva dirmi?- Kate entrò nell'ufficio.
-Lei è fuori.
-Come?
-Lei è fuori. La rimuovo dal caso.- il capitano la fissava da dietro la sua scrivania. Beckett era sbiancata.
-No... Non può farlo signore... Io devo prenderli! Sono quelli che hanno ucciso mia madre!
-Appunto. Non posso lasciare che una mia detective giri per la città in cerca di vendetta. Quindi è fuori.
-Ma...
-Niente ma. E le assicuro che non sarà come con Montgomery. Non lascerò che continui ad indagare da sola. Perciò vada a casa e si riposi, domani mattina potrà aiutare, ma non la lascerò partecipare attivamente. Manderò una scorta a sorvegliarla, so che è lei il loro principale obbiettivo.
Bene, ora può andare.
La detective annuì arrabbiata ed uscì sbattendo la porta.
-Allora?- chiese Esposito curioso.
Kate raccolse tutte le sue cose.
-Sono fuori.

Ryan ed Esposito finirono di lavorare circa alle nove. Non avevano scoperto niente di nuovo e sapevano che sarebbe stato difficile continuare ad indagare, specialmente senza la loro migliore detective.
Erano arrivati al loft di Castle. I due avevano deciso di parlargli, visto tutto quello che era successo quel giorno. Bussarono. Lo scrittore venne ad aprire.
I due detective tirarono fuori le pistole e gliele puntarono contro.
-COME HAI POTUTO FARLE QUESTO CASTLE?!
-PERCHE' PROPRIO ADESSO?
Castle non si preoccupò minimamente delle armi, aveva lo sguardo vuoto. -Ragazzi... ve ne ha parlato?
I due abbassarono le pistole. -Allora è davvero successo qualcosa tra voi... No, non ce ne ha parlato.
Rick sorrise. -Siete proprio dei matti... Non serviva puntarmi contro un'arma per farmi parlare.- sospirò amaramente. -Entrate... Prendo delle birre.
Si diresse in cucina, aprì il frigo e tirò fuori tre bottiglie. Poi tornò in salotto.
-Alexis e Martha non ci sono?
-No, sono da Meredith... Anche se mia madre la odia.- il suo tono era spento.
-Castle, si può sapere cos'è successo stavolta?
-Ho sbagliato Espo... E pagherò per questo errore per il resto dei miei giorni.- mandò giù un sorso di birra. -Lei non mi perdonerà mai.
-Cosa hai fatto di così terribile?
Lo scrittore chiuse gli occhi e si alzò. -Seguitemi.
Li fece entrare nel suo studio e mostrò loro la lavagna con tutte le sue indagini.
Ryan scosse la testa. -Non capisco.
-Queste sono indagini che ho svolto io... senza dirle nulla. Le ho tenuto nascosto tutto... fino a ieri sera, quando l'ha scoperto da sola.
-Ti prego dimmi che stai scherzando.
Castle abbassò lo sguardo e scosse la testa.
-Seriamente Castle, come hai potuto farlo?! Proprio tu! Sai cosa significa questo caso per lei!
-E' proprio questo il punto Kevin! Ricordi com'è finita l'ultima volta? Con lei che ricevuto un proiettile nel petto!
Non potevo... non posso lasciare che succeda ancora! Potrebbe non essere così fortunata la seconda volta!
-Scusami, ma ha tutto il diritto di essere arrabbiata. Rick questo caso è tutta la sua vita... Pensavi davvero che ne sarebbe rimasta fuori? 
-Io... Io non lo so Javi... So che non posso perderla di nuovo. So che la amo più di qualsiasi altra cosa e so che ho sbagliato. Rimpiangerò questo errore per tutta la vita. L'ho persa, se n'è andata.
I due lo guardarono con un'espressione triste.
-Come sta?
-Male; insomma come vuoi che stia Castle? E' a pezzi, davvero. Sembra tornata quella di una volta.
-Quella che ho conosciuto quando sono arrivato?
-No, no, niente del genere. In quel periodo era già molto meglio... Certo, non come ultimamente, ma almeno potevi parlarle senza rischiare di essere ammazzato. Adesso invece sembra tornata la Beckett di quindici anni fa, quella che abbiamo conosciuto quando Montgomery ha composto la squadra. Non sorride, parla poco e sembra sempre sul punto di scoppiare. Sembra che continui a vivere solo per lavorare. Fa paura.
Ero convinto che ormai avesse superato per sempre quella fase, pensavo non ci sarebbe più ricaduta... e invece non è così. E' come se questi ultimi dieci anni fossero stati cancellati, è come se fosse ancora nascosta dietro il caso di sua madre, è come se questi quattro anni non li avesse trascorsi con te.
Ah, aspetta, c'è dell'altro... la Gates l'ha rimossa dal caso. Dice che è troppo coinvolta. Che sia chiaro, ha ragione... ma questo peggiora le cose. Potrebbe fare qualche stupidaggine.
Quelle parole colpirono Castle come una pugnalata al cuore. Bevve il resto della birra e li guardò. -Ragazzi dovete aiutarla, non dovete permetterle di buttare via la sua vita.
Ryan scosse la testa. -Rick noi non possiamo fare nulla. Non è disposta ad ascoltarci, lo sai bene. In quindici anni che lavoriamo insieme non siamo riusciti a cambiarla di una virgola.
-Ma è cambiata!- Castle si alzò in piedi. -E' diventata più allegra, più spensierata! E' diventata una persona migliore! E' da quando vi conosco che non fate altro che ripeterlo!
Gli altri due si guardarono sorridendo. -E di chi pensi sia il merito?
-Vostro?
Esposito sbuffò. -Sei davvero così cieco? Castle il merito è tuo! Lei ha iniziato a cambiare quando ti ha conosciuto! Anzi no, aspetta... Lei ha iniziato a cambiare leggendo i tuoi libri! E quando sei arrivato hai dato una svolta alla sua vita! Le hai insegnato cosa vuol dire ridere, scherzare, essere una buona amica. Le hai insegnato cosa significa amare. Sì,- aggiunse vedendo la smorfia dello scrittore. -non mi interessa cosa ti ha detto, lei ti ama, e lo sai benissimo, quindi non fare lo stupido!
Rick... tu sei l'unico che può aiutarla davvero.
-No Javi, lei non mi vuole...
-Rick, l'hai già salvata una volta. E nemmeno quella volta lei ti voleva, eppure ci sei riuscito, l'hai tirata fuori da tutto quel casino.
-Adesso è diverso...
-Davvero? Ne sei sicuro? Io non credo proprio. Pensaci, sei l'unico che può salvarla.- Si voltò verso il suo patner. -Noi adesso andiamo, speriamo di esserti stati utili.
Lo scrittore si alzò. -Sì, grazie ragazzi. Grazie davvero.- Li acompagnò alla porta e li guardò uscire.

Kate arrivò a casa e si versò da bere. Non poteva crederci, in meno di 24 ore aveva perso l'uomo della sua vita e l'unico caso che aveva un significato per lei.
Mandò giù il bicchiere in un solo sorso. Se ne versò ancora.
La sua vita stava andando a rotoli, per l'ennesima volta. E per l'ennesima volta lei non sapeva come riaggiustare i pezzi. Sentiva dentro di lei in un misto di rabbia e delusione. Le avevano girato tutti le spalle.
Mandò giù anche il secondo bicchiere e ne versò un terzo. Voleva smettere di pensare.
Si avvicinò alla porta per appendere il cappotto che aveva ancora addosso. Sentì qualcosa sotto ai piedi. Si chinò per vedere cosa fosse, la prese in mano. Una foto. Strano, pensò, come c'era finita lì? Che fosse caduta da qualche libro o da qualche album?
Aveva gli occhi annebbiati dall'alcool e dalla stanchezza. Cercò di metterla a fuoco. Rimase senza parole e il bicchiere le cadde dalle mani, finendo per terra.
La foto ritraeva Castle e Alexis fuori dalla loro casa.
Guardò la data nell'angolo in basso a destra. Era stata scattata quella mattina.


Angolo dell'autrice:
Eccoci qui :) Finito anche questo!
E iniziano altri problemi... Il segreto di Castle, il comportamento di Beckett e quella foto...
Sì, mi piace lasciare i capitoli in sospeso :D
Grazie a tutti quelli che hanno recensito (continuate a farlo mi raccomando) :)
Un bacio, alla prossima!!!


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Capitolo 12
*** Non dire addio Kate! ***


capitolo 12

Non dire addio Kate!


Kate continuò a fissare la foto, le tremavano le mani. Sapeva benissimo cosa significasse quell'immagine. Era una minaccia indirizzata a lei, era un modo per dirle "stanne fuori, altrimenti non li rivedrai più". Il terrore si impossessò di lei. Non riusciva a immaginare come si sarebbe sentita se fosse successo qualcosa a Castle o ad Alexis; era già abbastanza terribile così.
La girò in cerca di qualche indizio. Rimase sorpresa, c'era un indirizzo. E una frase...
"Ti aspetto qui. Due giorni."
A quanto pare era arrivato il momento.
Si accorse che le girava la testa, ma non le importava. 
In quel momento sentì qualcuno bussare alla porta. Nascose la fotografia e guardò l'orologio. Mezzanotte e venti. Sbufò nervosa e si asciugò gli occhi. Le mani tremavano ancora.
-Ragazzi, sto bene! Tornatevene a casa!- urlò in direzione della porta.
Altri battiti.
-Lanie se sei tu, vero? Senti sono stanca, ne parliamo domani!
Niente, chiunque fosse continuava a bussare. La detective imprecò mentalmente.
-Ok, arrivo!- corse verso la porta e aprì. Il suo sguardo si scontrò con un paio di occhi azzurri. Tentò di chiudere la porta in faccia all'uomo, ma quello aveva già fatto un passo in avanti ed era entrato. Lei si girò e gli diede le spalle. Aveva paura che potesse capire cosa stava succedendo.
-Kate... guardami...- Castle si accorse che stava tremando e le prese dolcemente la mano.
Kate prese un respiro profondo e si voltò. -Dimmi.
Rick rimase colpito dal tono freddo della sua voce. -Sei arrabbiata.- non era una domanda, era una semplice affermazione.
-Arrabbiata? No ti sbagli. Sono delusa Rick.
-Volevo solo proteggerti...
-Sono una poliziotta Castle! Il pericolo fa parte del mio lavoro!
-Non dire sciocchezze Kate, sappiamo entrambi che questo caso è diverso! Tu sei diversa!
-E' il caso di mia madre Rick! Come pensi si comporterebbe Alexis se tu venissi ucciso? Non pensi che vorrebbe trovare la verità?
-So solo che non vorrei vederla buttare via tutta la sua vita! Perchè si merita di meglio!- stavano entrambi urlando.
La detective abbassò lo sguardo e si fissò i piedi. -Tu non capisci...
-Perchè non la lasci andare? Non ti sto dicendo di rinunciare a prenderli, solo... di non esserne ossessionata.
Gli occhi di Beckett si riempirono di lacrime.
-Guardami negli occhi Kate...- il tono dello scrittore si addolcì.
La detective aveva tolto i suoi soliti tacchi, perciò fu costretta ad alzare il viso. Quando i loro occhi si incontrarono lo scrittore si spaventò. Quegli occhi verdi pieni di rabbia e disperazione non potevano essere quelli della sua musa. 
-Cosa sei venuto a fare qui Castle? Pensavo di essere stata chiara.- la sua voce tremava.
-I ragazzi avevano ragione a quanto pare... Kate che stai combinando? Vuoi autodistruggerti? Vuoi farti a pezzi di nuovo?
Ti prego non nasconderti dietro a tutto questo, a tutte le tue paure. Non cadere un'altra volta, perchè questa volta non riusciresti ad uscirne.
-Non sono affari tuoi. Te l'ho già detto, ormai sei fuori dalla mia vita.- cercò di spingerlo verso la porta. Non avrebbe discusso di tutto quel disastro, non con lui. L'uomo non si spostò di un centimetro.
-Detective dovrai spararmi per farmi spostare da qui.
-Oh, tranquillo, tra poco lo farò.- rispose acida.
Castle la ignorò.-Davvero sono fuori Kate? Perchè per me non è così. Sono disposto ad aspettare, lo sai, ma voglio stare al tuo fianco, voglio aiutarti a prendere quei bastardi, voglio vedere il tuo sorriso quando li sbatterai in prigione per il resto dei loro giorni!  Scusami, so che sono ripetitivo, ma tu sei la mia vita. 
Il cuore di Kate perse un battito.
-Sei arrossita Katie.- Rick sorrise. Si avvicinò a lei.
La donna si allontanò di scatto, ma la testa le girava ancora e inciampò sul bicchiere che le era caduto prima.

Castle vide le guance della sua musa tingersi di rosso. Il suo cuore cambiò improvvisamente ritmo. -Sei arrossita Katie.- la sua voce era diventata di colpo più dolce e profonda.
Avanzò di un passo, ma la donna si spostò velocemente. Il suo piede però inciampò in un bicchiere che si trovava sul pavimento, perdendo così l'equilibrio. Rick se ne accorse e la prese prima che potesse cadere. Le cinse i fianchi con le braccia per sostenerla e la avvicinò a lui.
Dio, quanto le era mancata. Sentiva il suo respiro sulla pelle, i loro bacini attaccati. La sua bellezza lo lasciava sempre senza fiato.
-Non... chiamarmi Katie...- disse lei debolmente. I loro sguardi erano incatenati.
La mente di Rick si era completamente svuotata. Riusciva a pensare solo a lei, al tempo passato insieme. Avrebbe voluto appoggiare le labbra sulle sue per baciarla e accarezzare la sua pelle morbida e calda. Immaginò di baciarle il collo e affondare le mani tra i suoi capelli, di stringerla forte a sè e di sentirla sospirare il suo nome mentre le ripeteva di amarla. 
Senza pensarci avvicinò lentamente il viso a quello della sua musa.

Kate vide le labbra dello scrittore avvicinarsi ancora di più e sentì le sue mani accarezzarla dolcemente. Mise le mani sul suo petto e indietreggiò. L'uomo la lasciò andare.
-Scusa... Scusami Kate... Io... Ho perso la testa...- si passò una mano tra i capelli e la guardò. -Scusa. Per questo, per la lavagna, per tutto. Mi dispiace davvero. Vorrei dirti che ho sbagliato a tenerti nascoste le indagini ma non è così, lo rifarei altre cento volte... Insomma, hai mai voluto proteggere qualcuno più... più di qualsiasi altra cosa? Più della tua stessa vita?
Il pensiero della foto appena trovata attraversò la mente di Kate. Lo capiva benissimo.
-Perchè è questo quello che provo. Farei qualsiasi cosa per tenerti al sicuro, qualsiasi. Quindi, ti prego, lascia che ti aiuti. E... e non tornare la ragazza di un tempo. Ti prego.- Rick la stava implorando.
Beckett iniziò a singhiozzare. Sarebbe stato così facile rifugiarsi tra quelle braccia e affrontare tutto insieme a lui.
Ma non poteva farlo. Non poteva assolutamente. -Rick... Non posso, non posso! Non capisci? Io sono sempre stata quella ragazza! Io devo essere quella ragazza...  E' vero, quando ti ho conosciuto è cambiato qualcosa, ma è stato inutile... era finzione e adesso non mi basta più.
Quelle parole colpirono duramente lo scrittore. -Pensi che sia stato un errore incontrarmi? Pensi che quello che c'è tra di noi sia sbagliato?
La detective distolse lo sguardo, le lacrime le bagnavano il viso. -No... certo che no...
-E allora qual è il problema? Non ti capisco Kate, potrebbe essere così facile tra di noi... facile come respirare.
-Rick non è tempo per noi! Non finchè la mia vita sarà così. Non finchè non potrò offrirti di meglio. Io... Io non sono come te.. non so ridere, non so piangere, non so amare come te! La mia strada è segnata, non posso cambiarla...
-Io non voglio qualcosa di meglio, io voglio te. Tu sei il meglio.
-Forse non lo vuoi, è vero, ma te lo meriti... Faresti bene a scordarti di me e amare qualcun altro. Io non sono pronta... e forse non lo sarò mai.
-Non mi interessa.- c'era una nota di disperazione nella sua voce.
Kate sorrise amaramente. A quanto pare era arrivato il momento. Sospirò, non era pronta. Ma quando aveva realizzato cosa significasse quella foto, quell'indirizzo, aveva capito che avrebbe dovuto farlo.
Gli avrebbe fatto male, avrebbe fatto del male ad entrambi, ma lei era abituata alla sensazione di vuoto nel petto.
-Richard Alexander Rogers promettimi che qualsiasi cosa accada tu andrai avanti.- le parole erano uscite con decisione.
Lo scrittore pensò che il suo cuore si fosse fermato. Non sentiva più niente.
-Non dire addio Kate...
-Promettimi che se non dovesse andare bene non farai sciocchezze, che dimenticherai me e tutta questa storia, promettimi che sarai felice.
-Non puoi chiedermi questo! E non dire...
-E promettimi che starai attento, a te e ad Alexis. Promettilo!
Vide le lacrime uscire dagli occhi di Rick. -Cosa mi stai nascondendo Kate?
La detective lo abbracciò e appoggiò la testa sulla sua spalla. -Grazie di tutto Rick. Grazie per ogni momento trascorso insieme, per avermi insegnato a ridere, per tutto l'aiuto al distretto. Grazie per le parole di conforto, per il caffè ogni mattina, per il varco che hai aperto nel mio muro. Grazie per avermi insegnato come si ama davvero. Grazie per non esserti arreso.- la sua voce era un sussurro.
-Non riuscirò mai a fermarti, vero? E non lascerai che io ti segua... Sei sempre la solita testarda.- Aveva capito che nulla poteva farle cambiare idea. Poteva solo sperare in lei, in loro. Si spostò leggermente è appoggiò la fronte a quella della donna. -Kathrine Beckett questo non è un addio. Perchè io ti aspetterò, l'ho promesso. Always, ricordi? E quando avrai sistemato tutto io sarò qui, io sarò sempre qui.
Ormai piangevano entrambi abbracciati. -Sei uno stupido Castle. E io non ho ancora capito cosa ho fatto di così buono per meritarti.
-Sono il tuo stupido. E ti amo Kate.- prese il suo volto tra le mani e la baciò lentamente, con una dolcezza infinita. Le accarezzò il viso e asciugò le sue lacrime, la abbracciò più forte. Continuarono a baciarsi per qualche minuto.
Quando Kate capì che avrebbe rischiato di non fermarsi si staccò da lui e riprese fiato. Rick le diede un bacio sui capelli. -Questo non sarà il nostro ultimo bacio, chiaro? Quindi vedi di restare viva.
La guardò un'ultima volta ed uscì a testa bassa. La detective chiuse la porta e sentì l'ultima parte di lei crollare. Si sedette per terra e pianse come non aveva mai fatto in tutta la sua vita.

Rick tornò a casa ed entrò in bagno; aveva bisogno di fare una doccia. Si guardò allo specchio ma non riuscì a riconoscersi, gli sembrava di essere invecchiato di almeno dieci anni. Gli occhi erano vuoti, spenti, persi. Una parte di lui era crollata, era morta; questa volta non sarebbe riuscito ad affrontare tutto da solo.
Nonostante il silenzio gli sembrava che intorno a lui ci fosse un grandissimo brusio. I pensieri affollavano la sua mente e martellavano il suo cervello. Sentì lacrime calde bagnargli il viso. Non poteva immaginare il resto della sua vita senza di lei, ancora non riusciva a spiegarsi come avesse fatto a sopravvivere prima di conoscerla.
Ma le aveva promesso che se la sarebbe cavata.

Quando la detective il giorno dopo arrivò al distretto Ryan le corse incontro. -Beckett abbiamo trovato la cartella!
-Cosa?! Davvero?!- Kate rimase sorpresa. -Come avete fatto?
-Abbiamo trovato una cassaforte segreta nell'ufficio di Conrad. Era lì dentro.
-Ok, ma siete sicuri che sia ciò che cerchiamo?
-Sì, riguarda il caso di Bobby Armen. E ci sono anche altri documenti con i nomi di Montgomery e Lockwood.
-E c'è anche qualcosa di nuovo?
-Esposito sta controllando.
-Ok, ma poi voglio vederla anch'io.
-Va bene... Ehi Kate, hai parlato con Castle?
-Sì... abbiamo risolto tutto.
-E adesso lui dov'è?
-A casa.
-Ah...
Beckett voltò le spalle all'irlandese e andò alla sua scrivania. Aveva bisogno di riflettere, c'era qualcosa che non le tornava. Era stato troppo facile trovare quella cartella. E poi c'era quella foto... perchè minacciare lei coinvolgendo Castle e Alexis quando i detective erano Ryan ed Espo? Non riusciva a spiegarselo.
-Ehi Becks, abbiamo un nome. Percival Smith.- Javier si avvicinò a lei.
-Che c'è scritto?
-E' un uomo piuttosto potente, ha sempre ricoperto cariche importanti. Quando Armen è stato incarcerato era lui il suo avvocato.
-Questo non era scritto nel verbale del processo.
-Esatto. Abbiamo trovato anche un indirizzo. Andiamo a prenderlo.
-Ok.
Kate si alzò e si mise la giacca, controllò la pistola e prese le chiavi della macchina.
-Beckett dove credi di andare? La Gates ha detto che non puoi partecipare attivamente!
-Non mi interessa. Vengo con voi.
-Scordatelo!- il tono dell'ispanico non ammetteva repliche.
La detective lo guardò sorpresa. -Javi... mi stai voltando le spalle anche tu?!
-No, sto cercando di proteggerti. Hai già rischiato troppo in passato. Quindi tu non andrai da nessuna parte.- Detto questo salì in ascensore seguito da Ryan, senza dare a Beckett il tempo di reagire.

Castle era sotto la doccia da quasi un'ora e mezza e non aveva alcuna intenzione di uscire. Sperava che l'acqua affogasse tutti i suoi problemi, tutta la sua paura, tutto il suo dolore. Sperava che l'acqua affogasse lui.
La suoneria del cellulare lo risvegliò dai suoi pensieri; prese un asciugamano ed uscì. Guardò lo schermo. Numero protetto. Fece un respiro profondo e rispose.
-Castle.
-Signor Castle, che cosa non le è chiaro in "la tenga lontano dal caso di sua madre"?
-Mi dispiace... Io non posso farlo. E' la sua vita, non posso impedirle di scegliere. 
-Sa, pensavo che tutto l'amore che prova per lei l'avrebbe spinta a tenerla al sicuro, ma mi sbagliavo a quanto pare! La farà ammazzare!
-No! Mi aveva assicurato che ci avrebbe pensato lei!
-Certo, ma sa quali erano le condizioni. Se lei ricomincia ad indagare io non posso fare nulla. Non sono abbastanza potente. Quindi le impedisca di fare sciocchezze!- l'interlocutore chiuse la chiamata.
Rick lanciò il cellulare dall'altra parte della stanza. Com'era possibile che tutto il loro lavoro, il loro impegno, stesse andando in fumo in quel modo?

Il signor Smith chiuse la telefonata, sperando che lo scrittore riuscisse a trovare un modo per proteggere la detective Beckett. Riaprì la cartella che gli aveva inviato Montgomery prima della sua morte, quella che negli ultimi giorni aveva spesso sfogliato. Aveva un'idea ben precisa di chi potesse esserci dietro ma sperava con tutto se stesso di sbagliarsi. 
Ad un tratto sentì qualcuno bussare alla sua porta. -NYPD! Apra signor Smith!
L'uomo rimase sbalordito. -Ma che diavolo...?!- prese tutti i fogli e li nascose.
-NYPD! Le ordino di aprire!
Corse alla porta ed aprì. Si ritrovò di fronte a due poliziotti.
-Salve, detective Ryan ed Esposito.- I due mostrarono il distintivo. Ma a lui non servivano le presentazioni, sapeva benissimo chi fossero, aveva un intero fascicolo su di loro.
Tuttavia non riusciva a spiegarsi cosa ci facessero lì.
-In cosa posso aiutarvi?
-E' indagato per l'omicidio di James Conrad e pensiamo possa avere qualcosa a che fare con l'assassinio di Johanna Beckett, deve venire con noi al distretto. Inoltre abbiamo un mandato di perquisizione per la sua casa e il suo ufficio.
L'uomo scosse la testa con un sorriso amaro. Ora era tutto chiaro, erano riusciti ad incastrarlo.  
-Va bene, verrò con voi.
Sperava solamente che nessuno trovasse i documenti di Roy, altrimenti sarebbe stato un vero disastro.

Kate alzava gli occhi in direzione dell'ascensore ogni volta che lo sentiva aprirsi, sperando di veder comparire la sua squadra con il sospettato.
Era passata ormai un'ora da quando erano usciti e iniziava a preoccuparsi. Si sentiva così inutile lì seduta...
Aveva una tremenda voglia di caffè ma sapeva che non sarebbe riuscita ad entrare nella saletta relax senza pensare al suo scrittore, perciò ne fece a meno. Iniziò a battere con le dita sul tavolo, doveva scaricare la tensione.
Poi, finalmente, vide entrare Esposito e Ryan con il loro uomo. Lo portarono in sala interrogatori.
La detective si alzò di scatto ed andò nell'ufficio della Gates.
-Signore, hanno trovato il sospettato, posso interrogarlo?- sperava con tutto il cuore che le dicesse di sì.
-No!
-Oh ma andiamo! L'hanno perquisito e non ha armi, come pensa che possa ammazzarmi durante un interrogatorio?
Il capitano le lanciò un'occhiataccia e sospirò. -Va bene Beckett, lo interroghi. Ma guai a lei se si fa trasportare dai sentimenti!
-Certo signore. Grazie.- Beckett sorrise ed uscì di corsa.
Entrò in sala interrogatori da sola. Il signor Smith si sorprese di vedere proprio lei.
-Signor Percival Smith, abbiamo trovato in casa di James Conrad una cartella contenente dei documenti che la collegano al caso di Bobby Armen. Ne sa qualcosa?
-No.- rispose tranquillamente.
-Secondo quei documenti lei era il suo avvocato quando fu incarcerato; è così?
-No.
-No?
-No, non ero il suo avvocato. Ho svolto quel lavoro solo per tre anni e ho sentito per la prima volta parlare di Bobby Armen molti anni dopo. Controlli pure.- il suo tono continuava ad essere calmo.
-Quindi sa chi era Armen. Per caso conosceva anche Johanna Beckett?- Kate cercò di mantenere la voce normale mentre pronunciava il nome di sua madre.
-Ero un amico di Roy Montgomery quindi so chi era. So che è stata uccisa, so che era sua madre e so che lei non l'ha ancora superato.
La detective rimase sbalordita. -Era... era un amico di Roy?
-Sì.
In quel momento Ryan entrò nella stanza con dei fogli. -Ehi Beckett, abbiamo trovato questi in un cassetto nel suo ufficio. Riguardano il caso di tua madre, noi, il capitano Montgomery... e Castle.
La sorpresa di Kate aumentò ancora. Afferrò i documenti e diede loro un'occhiata. -Ok, grazie Kevin.
Si voltò verso il suo sospettato con rabbia. -Cosa significano?
L'uomo sospirò e decise di dirle la verità. O almeno una parte. -Stavo indagando.
-Oh, ma davvero? Io non credo proprio!
-Senta detective, Roy mi ha spedito quei documenti prima di morire chiedendomi di indagare.
-Non le credo. Roy sapeva chi c'è dietro a tutto questo, non gli serviva indagare!
-Penso di saperlo anch'io.
-Me lo dica allora!
-No, se le dico quel nome lei va dritta da loro a farsi ammazzare!
Kate tremò. -Non usi le sue parole! Non usi le parole di Roy!
-Penso sia troppo giovane per morire.
Battè un pugno sul tavolo. -BASTA! Perchè pensate tutti a me? Perchè a nessuno interessa veramente prenderli?
Smith rimase sorpreso dalla determinazione della donna, a quanto pare tutto ciò che aveva sentito su di lei era vero. Pensò ancora una volta che tutto ciò che le era capitato nella vita non fosse giusto.
-Si sbaglia...
La detective lo ignorò e aprì la porta. -Esposito mettilo in cella. C'era il suo nome su quei documenti perciò anche lui è coinvolto.
-Detective Beckett sta imprigionando una delle poche persone che potrebbero aiutarla!- il signor Smith si alzò dalla sedia.
-Mettilo in cella Esposito.
Kate uscì dalla sala e improvvisamente si rese conto che forse quello era il suo ultimo giorno al distretto, quella consapevolezza la colpì come un pugno sullo stomaco.
Non era pronta a dire addio a quello che era diventato la sua casa, la sua famiglia, la sua vita. Si voltò verso la sua squadra, anche Lanie era lì, era salita per parlare con Esposito. -Ragazzi grazie davvero per tutto quello che avete fatto per me. Vi voglio bene e ve ne vorrò sempre.- li abbracciò.
I tre erano stupiti. -Tutto bene Kate?
Lei annuì. -Certo. Ma adesso vado a casa, è tardi e sono stanca e qui non posso fare niente. Voi continuate ad indagare.
-Ok. Ci vediamo domani, vero?
Beckett deglutì. -Sicuro...- la sua voce tremava. -Dove vuoi che vada Javi?- aggiunse con un sorriso.
Raccolse le sue cose e si allontanò. Salita in ascensore si appoggiò alla parete e pianse. Un'altro pezzo di lei si era frantumato.
Ormai non riusciva più a trovare i suoi sogni, ormai stava perdendo la testa, cadendo all'indietro. Non aveva più un posto dove andare, un motivo per asciugare le sue lacrime.
Quell'incubo sembrava non avere una fine.


Angolo dell'autrice:
Scuasate il ritardo!!!!!! Mi dispiace, ma è stato piuttosto difficile scrivere questo capitolo, la mia ispirazione sembrava essere andata in vacanza. Ma grazie al cielo ci sono Ligabue e gli 883 :)
Spero vi piaccia e di riuscire ad aggiornare presto!
Grazie a tutti per le recensioni, cercherò di rispondere il prima possibile!
Alla prossima!

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Capitolo 13
*** Sei lettere. ***


capitolo 13


Sei lettere.



Kate entrò in casa e andò davanti a tutti gli appunti che aveva raccolto in quegli anni sul caso di sua madre. Rilesse la sua agenda e tutti i documenti, riguardò le foto, ancora una volta alla ricerca di qualcosa che le era sfuggito. Non poteva dormire, non poteva pensare.
Sentiva tutto il dolore che aveva accumulato in quei giorni che cercava di colpire le barriere che aveva innalzato nella sua testa per distruggerla, ma non l'avrebbe permesso. Non questa volta.
Trascorse tutta la notte a camminare su e giù per il suo appartamento con in mano qualche foglio. Le sembrava che il tempo si fosse fermato: le ore non passavano, i minuti erano infiniti. Ovunque posasse lo sguardo vedeva pezzi della sua vita. I migliori pezzi della sua vita. Una foto con la squadra e il capitano Montgomery, i regali che le aveva fatto sua madre quando era piccola, la lettera di Royce, i suoi libri...
Scosse la testa. Non poteva fermarsi, non ora che si trovava così vicina. Strinse la foto con l'indirizzo che aveva in tasca.
Li prenderò mamma, pensò, questa volta li prenderò.

-Latte e miele, buongiorno.- Espositò entrò al distretto con un largo sorriso.
Il collega gli lanciò un'occhiataccia. -Buongiorno... Come mai così di buon umore?
-Oh, niente!- rispose abbassando lo sguardo.
-Beckett è riuscita a fingere meglio di te, bro!- Ryan ridacchiò -E quindi le cose tra te e Lanie vanno proprio bene...
-A proposito di Beckett, dov'è?
-Non è ancora arrivata... Castle la starà tenendo occupata.- Kevin sorrise malizioso.
-Mmm...- l'ispanico annuì e guardò la lavagna. -Cosa ne pensi del caso?
-Non saprei... So solo che ancora una volta sta facendo a pezzi la nostra detective.
-Io non riesco a capire cosa ci sia dietro. Non ha un filo logico... Insomma, se Smith ha a che fare con tutto questo e il suo nome è su quella cartella, perchè non l'hanno ucciso? E poi come hanno fatto a non trovare la cartella quando hanno cercato in casa e nell'ufficio di Conrad?- si voltò verso l'amico. -Non ti sembra... strano?
-Sinceramente non lo so... Ma ormai tra quello che scopriamo su questo caso non mi stupisce più nulla... Non dopo il capitano...
-Sì, hai ragione... Senti, io andrei a parlare un po' con Smith, ieri Beckett non l'ha lasciato spiegare più di tanto, vediamo cos'ha da dirci.
-Ok, vengo con te.
I due detective si alzarono dalle loro sedie e andarono verso le celle del distretto. Quando arrivarono davanti a quella del loro sospettato Percival Smith era tranquillamente seduto sul letto ma il suo sguardo sembrava preoccupato.
-Buongiorno signor Smith, vorremmo farle qualche domanda, la nostra collega ieri era un po'... nervosa.
-Va bene.
-Le dispiace se rimaniamo qui a parlare?
-No, nessun problema.
-Allora...- Esposito estrasse il suo taccuino e lo sfogliò. -Ieri durante l'interrogatorio ha detto che era un amico di Roy Montgomery, può dirci come l'ha conosciuto e com'era il vostro rapporto?
-Io e Roy siamo stati amici per molti anni. E probabilmente se non l'avessi conosciuto adesso non sarei qui a parlare con voi. Roy Montgomery mi ha salvato la vita, e gliene sarò grato per sempre.
I due detective si scambiarono uno sguardo stupito. -Le ha salvato la vita?!
-Sì...- l'uomo alzò la testa ma il suo sguardo sembrava essere perso tra i ricordi. -Era una normale notte di tanti anni fa, faceva freddo, era inverno, e io ero uscito con i miei amici per festeggiare qualche avvenimento importante. Fu una serata molto divertente, ma poi... quando tornai verso casa da solo venni aggredito da una banda di uomini.
Sapete, i miei genitori erano piuttosto ricchi, perciò io avevo molti soldi, una bella macchina, vestiti costosi... Mi piaceva la vita facile.
Comunque questi uomini mi aggredirono. All'inizio cercai di difendermi, non volevo essere derubato. Ma loro erano in sette ed erano molti più forti di me. Mi picchiarono violentemente e presero tutto ciò che avevo... portafoglio, chiavi della macchina, orologio, anche il cappotto e la giacca che indossavo. Poi mi lasciarono in fondo ad un vicolo buio, dietro a dei cassonetti e scapparono.
Io ero senza forze e sentivo dolore in ogni parte del corpo, non riuscivo a muovere alcun muscolo, pensavo che tutte le mie ossa si fossero rotte. Il sangue colava dalle ferite alla testa e alla spalla ma non potevo fare nulla per fermarlo.- spostò leggermente il maglione e inclinò la testa per mostrare le cicatrici. -La temperatura era bassissima e tremavo per il freddo. Ero consapevole che nessuno mi stava cercando, perciò nessuno mi avrebbe trovato lì, in quella strada abbandonata. Credevo di morire, speravo di morire... così almeno il dolore avrebbe smesso di colpirmi.
Poi, dopo un'eternità penso, quando ormai stavo per perdere i sensi, sentii qualcuno avvicinarsi.
Il giovane Roy Montgomery era diventato un poliziotto solo da poco tempo, ma era molto entusiasta e aveva una gran voglia di fare. Così, quella notte, il suo capo lo aveva spedito a controllare le strade alla ricerca di qualche spacciatore o di persone sospette. Lui entrò per caso in quel vicolo e quando mi vide chiamò subito un'ambulanza. Mi disse di farmi forza e resistere.
Passai due settimane in ospedale, i medici dissero che ero stato molto fortunato. Durante quel periodo la squadra di Montgomery riuscì a prendere i sette uomini che mi avevano ridotto in quello stato e a sbatterli in prigione. Lui veniva quasi tutti i giorni a trovarmi per vedere come stavo e aggiornarmi sul caso, così pian piano diventammo amici.
Dopo quello che era successo anche la mia vita cambiò... Iniziai a lavorare e ad impegnarmi, dando meno valore ai soldi e alla ricchezza dei miei genitori.
Devo a Roy ciò che sono. Per questo gliene sarò sempre grato.
Ryan ed Esposito erano sbalorditi. -Wow... Questa è nuova.
L'irlandese sorrise. -Ma signor Smith, se lei e il capitano eravate così uniti, com'è che noi non abbiamo mai sentito parlare di tutto ciò?
L'uomo sospirò. -Negli ultimi anni, a causa dei nostri lavori, era sempre più difficile riuscire a incontrarci o a parlarci... Penso non vi abbia mai parlato di me perchè non ne aveva motivi. Comunque io vi conosco piuttosto bene.
I due annuirono. -Ha idea del perchè ci fosse il suo nome nella cartella che abbiamo trovato?
-Sì.- la sua voce era sempre molto calma.
-Sì?
-Penso che vogliano incastrarmi. E a quanto pare ci sono riusciti.
-E perchè mai dovrebbero volerla incastrare?
-Come ho già detto ieri, prima di morire Montgomery mi ha mandato dei documenti riguardanti il caso di Johanna Beckett.
-Perchè?
-Perchè sapeva, e io so, che finchè questi documenti sono al sicuro nessuno potrà fare del male alla detective Beckett. Almeno finchè sta fuori dal caso.
E inoltre mi aveva chiesto di continuare ad indagare.
-Ecco, questo non riusciamo a capirlo. Il capitano sapeva chi c'è sopra a tutto, quindi perchè le ha chiesto di indagare?
-Mi disse che servivano prove, fatti, per prenderlo. E sapeva che io avrei fatto qualsiasi cosa per lui, glielo devo.
-E lei sa chi c'è dietro?
-Ho un'idea di chi potrebbe essere, ma spero tanto di sbagliarmi.
-Cosa intende?
-Se avessi ragione accadrebbe un disastro. Verebbero coinvolte molte più persone oltre alla detective.
I due detective si scambiarono uno sguardo. -Vogliamo il nome del suo sospetto.
-Scordatevelo. Non ho lavorato così tanto perchè mandiate tutto all'aria o la detective si faccia ammazzare. Ho promesso a Roy che l'avrei protetta.
A proposito... lei dov'è?- gli sembrava strano che non fosse venuta ad ascoltare.
-Oh... Kate deve ancora arrivare.- rispose tranquillamente Esposito.
-Ed è normale?
-No... ma sarà con Castle.
-Avete provato a chiamarla?
-Sì, ma ha risposto la segreteria. Penso sia da Rick...
Smith li guardò allarmato. -Chiamate il signor Castle.
-Cosa?
-Chiamate Richard Castle. Subito!

Rick era disteso sul divano dalla sera precedente. Durante tutta la notte non era riuscito a chiudere occhio e aveva continuato a guardare la tv, anche se doveva ammettere di non ricordare nemmeno un programma tra tutti quelli che aveva passato. La sua mente era altrove, i suoi pensieri erano concentrati completamente su Kate, sentiva un senso di vuoto nel cuore.
Il barattolo di gelato che aveva tirato fuori quando era tornato a casa era sul pavimento, anche se ormai sembrava molto di più yogurt. Si accorse che indossava lo stesso pigiama di quando aveva fatto pace con la sua musa, di quando avevano fatto l'amore insieme per la prima volta. Sentì il suo stomaco chiudersi ripensando a quel pomeriggio e le lacrime salire agli occhi.
In quel momento Alexis scese dalle scale e scosse la testa desolata vedendo il padre in quello stato. -Papà!!!
Castle si voltò di scatto sorpreso.
-Pensi di rispondere a quel maledetto telefono?
Ah, già, il telefono. In effetti stava suonando da un po', ma lui non se n'era minimamente accordo. Si alzò e ordinò alle sue gambe di portarlo fino alla cucina. La sua espressione continuava ad essere spenta, i suoi occhi vuoti. Per un attimo, prendendo in mano il cellulare, sperò con tuto se stesso che fosse Beckett e vide le sue mani tremare, ma poi guardò lo schermo. Esposito.
Lo scrittore sospirò e rispose. -Castle.- il suo tono era piatto. La figlia lo guardava preoccupata.
-Ehi, buongiorno amico!- l'ispanico era in piedi davanti alla cela di Smith con l'uomo e il collega che ascoltavano attentamente. -Senti- continuò sorridendo. -abbiamo capito che a te e Beckett piace farvi le coccole, ma anche se la nostra detective è fuori dal caso ci serve!
A Castle si gelò il sangue nelle vene e la ragazza dai capelli rossi potè finalmente vedere il viso del padre cambiare.
-Che... che stai dicendo Javi?
-Kate è con te, giusto Castle?
-No...- la voce di Rick tremava. -Ragazzi io non la vedo dall'altra notte! Pensavo fosse al distretto con voi!
-No, non è qui.- ora anche i due detective iniziavano ad allarmarsi. -E non risponde al telefono.
Lo scrittore prese un respiro profondo. -Ok... Ok... Non agitiamoci inutilmente. Kate ha una scorta di poliziotti esperti sotto casa, se fosse uscita l'avrebbero vista.
-In realtà no Rick...
-Cosa?
-Kate non ha più la scorta sotto casa...
-COME SAREBBE A DIRE CHE KATE NON HA PIU' LA SCORTA?! SIETE IMPAZZITI PER CASO?!- Castle stava andando in panico.
-Rick la conosci... Ci ha supplicati di toglierla...
-E voi siete stati così stupidi da accontentarla nonostante sappiate cosa significhi per lei questo caso...- il tono era tornato neutro.
-Ci dispiace Castle...- Esposito si sentiva terribilmente in colpa.
-Ok, sentite, vado subito a casa sua, magari è ancora lì...- in reatà ci credeva poco.
-Ok, noi proviamo a richiamarla, poi ti raggiungiamo.
Lo scrittore chiuse la chiamata e prese la giacca.
-Papà dove stai andando?
-Da Kate.
-Ti caccerai nei guai un'altra volta vero?- sua figlia sembrava rassegnata, ma il suo sguardo era duro.
-Mi dispiace Al...
La ragazza sorrise. -E' la miglior donna che tu abbia mai incontrato papà. Meglio di Gina e sicuramente molto meglio di Meredith. Cerca di riportarla a casa sana e salva.
Il padre la abbracciò. -Sei tu la migliore Al. Grazie, ti prometto che starò attento.

Kate aveva preparato la sua borsa, stava per partire. Aveva preso il portafoglio, tutti i documenti riguardanti il caso e la sua arma. Era pronta.
Cioè no, doveva esserlo. Prese la foto che aveva in tasca e la bruciò. Non voleva più portarla con sè e non voleva che qualcuno, lui, la vedesse. Gli avrebbe fatto solo del male. E poi conosceva quell'indirizzo da tantissimi anni.
Entrò in cucina e vide il blocco dei post-it sul tavolo. Sapeva che presto la sua squadra avrebbe iniziato a cercarla e il suo cuore le diceva che il primo ad entrare nel suo appartamento sarebbe stato il suo scrittore. Afferrò una penna e fissò il foglietto.
Avrebbe voluto scrivere tutto ciò che provava in quel momento, tutto l'amore che sentiva per lui. Dirgli quanto si sentisse sola, quanto sentisse il bisogno delle sua braccia forti che la proteggevano, quanto gli mancasse il suo profumo. Ma se l'avesse fatto gli avrebe dato solo un altro motivo in più per combattere, e lei non poteva lasciare che lui si mettesse in pericolo per lei. Sentì le lacrime scendere e bagnare la carta. No, non poteva aprire il suo cuore. Poteva solo ringraziarlo un'ultima volta.
Con la mano che tremava scrisse sei semplici lettere. "Thanks".
Poi uscì.

Castle scese dalla macchina e salì di corsa le scale, non aveva il tempo di aspettare l'ascensore. Arrivato davanti alla sua porta la spinse e si accorse che era aperta. Senza stupirsene troppo entrò. -Kathrine! KATE! KATE!- controllò tutto l'appartamento.
Niente, lei non c'era.
Sentì le sue ultime speranze svanire e per l'ennesima volta pensò che il cuore avesse smesso di battere. Insomma, quanto dolore può sopportare un cuore prima di fermarsi?
Entrò in cucina e vide un post-it azzurro da solo al centro del tavolo. Si avvicinò e lo lesse.
-Thanks.
Le lacrime iniziarono a scorrere sul suo viso, mentre prendeva il bigliettino e lo metteva in tasca. Pensò che la sua detective conoscesse già la sua risposta. Era sempre stata quella e sempre lo sarebbe stata. Sei lettere.
Always.



Angolo dell'autrice:
Ecco il tredicesimo capitolo!!! Finalmente sono riuscita a finirlo, scusate il ritardo :)
All'inizio pensavo di farlo girare intorno a Kate, ma poi ho capito che prima dovevo spiegare altre cose :D Così abbiamo scoperto come Montgomery abbia salvato la vita a Smith in passato e la nostra Beckett è partita!
Spero di riuscire a pubblicare presto il prossimo e di trovare il tempo per rispondere alle vostre recensioni.
Ditemi cosa ne pensate!
Grazie di cuore, un bacio :) Buona notte!
P.S. Spero non ci siano errori!

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Capitolo 14
*** Dobbiamo salvarla. Dobbiamo salvare entrambi. ***


capitolo 14

Dobbiamo salvarla. Dobbiamo salvare entrambi.



Ryan ed Esposito entrarono nell'appartamento di Kate e trovarono lo scrittore seduto per terra con lo sguardo perso nel vuoto e un biglietto azzurro in mano.
I due gli si piazzarono davanti ma lui non dava segni di vita. L'ispanico gli sfilò il foglietto dalle mani per leggerlo. -Thanks...- il suo stomaco si strinse e si lasciò cadere anche lui.
-Se n'è andata...- Castle si rese conto che la sua voce sembrava irriconoscibile.
-Pensate che...- Ryan lasciò la frase in sospeso.
Rick annuì lentamente. -Sì, non ci sono dubbi.- Si alzò e si guardò intorno. Si sentiva strano, gli sembrava che la sua mente e il suo corpo si fossero spenti.
-La troverò.-  la sua voce continuava a sembrare... morta.
-No Castle,- Esposito cercò di sorridere. -la troveremo, insieme.
-Dove pensate che possa essere andata ragazzi?- i due detective potevano vedere la disperazione negli occhi azzurri dell'uomo.
-Non ne abbiamo idea... forse si è rifugiata in qualche posto "speciale"... o forse sa qualcosa che noi ancora ignoriamo...- Lo scrittore era immobile. -Richard, tu la conosci meglio di noi, probabilmente sei l'unico che può capirla.- lo guardarono speranzosi.
-Ragazzi...- ancora quel tono spento. -Io non ce la faccio, non riesco a pensare a nulla, è come se il mio cervello fosse vuoto, come se si fosse tutto cancellato. Mi sembra di tornare al funerale, quando...- la sua voce si incrinò. -quando Kate...
Esposito si avvicinò a lui e lo scosse con forza. -Beckett non ha un proiettile in mezzo al torace in questo momento, ok? Non sta morendo! Guardami!- Rick sollevò gli occhi azzurri pieni di lacrime e guardò l'amico. -Non penso di farcela questa volta Javi. E' colpa mia se lei se n'è andata, è colpa mia se...
-Sbagliato Castle! Non sei stato tu a pugnalare sua madre vent'anni fa e non sei stato tu a spararle in quel cimitero! Quindi la colpa non è tua! Ma se vuoi rivederla... Se vuoi portarle il caffè la mattina e farla divertire con le tue teorie... Sei vuoi ancora poterla baciare e stringere tra le tue braccia dovrai aiutarci a trovarla, chiaro? Perchè non riuscirà ad uscirne da sola.- lo sguardo del detective era carico di determinazione.
Castle sorrise. -Sì, hai ragione... Vorrà dire che dovrò arrivare a dieci...
L'irlandese lo guardò incuriosito. -Non so a cosa tu ti riferisca... Ma spero ci aiuti a trovare Beckett sana e salva.
Lo scrittore annuì e abbassò lo sguardo. Non riusciva a guardarsi intorno senza pensare alla sua musa. -Ryan, Espo, vi aspetto in macchina... non posso stare qui...- voltò loro le spalle e uscì velocemente.
I due si scambiarono uno sguardo preoccupato.
-Non l'ho mai visto così... Dobbiamo assolutamente salvarla.
Esposito annuì. -Dobbiamo salvare entrambi.- sospirò. -E adesso cosa dico a Lanie? E a Jim?
-La troveremo bro, la troveremo.

Dopo circa mezz'ora andarono al distretto. Quando entrarono videro che tutti i poliziotti avevano già iniziato a cercare la loro detective.
Ryan entrò e si schiarì la voce. Tutti si voltarono per ascoltare. -Allora, nel suo appartamento non abbiamo trovato indizi, c'erano solo i resti di un foglio bruciato, ma non pensiamo di riuscire a capire cosa fosse. La porta era aperta e sul tavolo abbiamo trovato un biglietto, perciò sappiamo che è andata via di sua volontà... il motivo lo conosciamo... 
Un uomo intervenì. -No, noi sappiamo che questo ha a che fare con l'omicidio di Johanna Beckett, non sappiamo perchè lei ha deciso di andarsene...
L'irlandese annuì. -Pensiamo che sia stata contattata, anzi minacciata, da qualcuno che sta dietro a tutto questo casino...
-Ma se ha deciso lei di andare da loro perchè la cerchiamo? Insomma, abbiamo casi più importanti da risolvere... E poi se vuole farsi ammazzare è libera di farlo, non trovo giusto che per colpa del suo comportamento debba rischiare l'intero distretto!- era stata una donna a parlare.
Castle sbattè i pugni su una scrivania. -COME OSI?! E' una tua collega! E' il tuo lavoro!
-Stavo solo dicendo che non capisco...
-TU NON PUOI CAPIRLA! TU NON SAI COSA SIGNIFICHI! Hai mai provato a metterti nei suoi panni solamente per un secondo? Ti sei mai chiesta come ci si sente? No, certo che no... La tua vita è facile vero? Hai una famiglia, un marito, dei figli, sei felice... Hai sempre avuto ciò che volevi, probabilmente hai scelto questo lavoro solo per ambizione o per accontentare i tuoi ricchi genitori... Tu non ti alzi ogni mattina ripetendoti che devi combattere, che devi essere forte, che devi sopravvivere e aiutare gli altri a sopravvivere... Tu non hai mai visto il tuo mondo cadere a pezzi troppe volte... Non ti hanno sparato perchè cercavi di scoprire la verità, perchè lotti per la giustizia... Non sai come ci si rialza dopo quelle cadute, non sai quanto sia difficile ridere o amare dopo tutto quel dolore! Quindi tu non puoi capirla!- la donna abbassò lo sguardo imbarazzata. Castle si voltò arrabbiato.
-Ma non pensate sia pericoloso lasciare partecipare uno scrittore innamorato e quindi chiaramente troppo coinvolto? Non rischiamo solo di peggiorare le cose?- quando Rick sentì quelle parole pronunciate dalla voce insopportabile di un ragazzo decise che sarebbe tornato indietro e gli avrebbe spaccato la faccia. Sentiva tutta la sua rabbia che stava per esplodere, lo sfogo di qualche secondo prima non era bastato. Non ce la faceva più.
Esposito se ne accorse e lo trattenne. Poi avanzò e andò vicino al poliziotto. Gli sputò in faccia. -Senti ragazzino, se non vuoi che ti manda a raccogliere la spazzatura di notte tieni chiusa quella bocca e pensa al tuo lavoro. Lui qui dentro è quello più motivato...- guardò tutti gli altri. -e sicuramente l'unico che non perde tempo a fare domande idiote! Perciò... METTETEVI AL LAVORO!- Tutti ripresero a fare ciò che dovevano.
-Grazie.
-Figurati Castle, a quanto pare ti è tornata la grinta. E' incredibile quanti stupidi ci siano qui dentro.
-Pensavo gli avresti sparato.
-Per un attimo l'ho pensato anch'io. Poi ho deciso che era meglio umiliarlo.
-La Gates si arrabbierà?
-Non mi interessa, pensiamo alle cose importanti. Adesso dobbiamo parlare con Smith, vieni con noi?
Lo scrittore esitò.
-Rick, probabilmente lui è l'unico che può dirci qualcosa di utile... Adesso non abbiamo idea di dove cercarla.
-Sì, ok.

Percival Smith camminava nervosamente avanti e indietro nella sua cella. Sperava con tutto se stesso che i poliziotti avessero trovato la detective a casa ma aveva un brutto presentimento. Sentiva di non essere riuscito a mantenere la promessa fatta tanto tempo prima a Roy.
Improvvisamente sentì una discussione provenire dall'altra stanza e cercò di ascoltare cosa stava succedendò, ma non riuscì a capire nulla.
Dopo qualche secondo i due detective entrarono nella stanza seguiti da un altro uomo che teneva lo sguardo fisso sui suoi piedi.
-L'avete trovata?
Ryan ed Esposito notarono che per la prima volta sembrava essere agitato. Rick si stupì, quella voce gli sembrava familiare.
-No signor Smith... Beckett ha deciso di fare di testa sua e non siamo riusciti a fermarla in tempo, ci dispiace.- l'irlandese non riusciva a capire perchè si stesse giustificando con il loro sospettato, ma gli era venuto naturale pronunciare quelle parole.
-Siete degli incoscienti! Dovevate stare attenti, sapete quanto sia in pericolo, ma eravate troppo impegnati ad accusare la persona sbagliata!
Castle alzò di scatto gli occhi da terra. Aveva riconosciuto la voce dell'uomo. -Aspetti... lei è l'amico di Montgomery! Lei è quello che mi ha chiamato!
Smith lo guardò con rabbia. -Signor Castle le avevo raccomandato di tenere la detective fuori dal caso! E sa bene che con me in prigione corre ancora più rischi!
I due detective erano sbalorditi. -Si può sapere che sta succedendo?
Lo scrittore si voltò verso gli amici. -Ricordate quando vi ho parlato delle mie indagini segrete? Dell'uomo misterioso che mi aveva contattato?- annuirono. -Ecco, quell'uomo è il signor Smith.- e indicò l'uomo incarcerato.
-CHE COSA?!
-Castle, ne sei sicuro?
-Sicurissimo.- affermò annuendo.
Tutti e tre guardarono Smith. -A quanto pare l'hanno incastrata...
-Oh, davvero?- commentò quello sarcastico. -Avevo provato a spiegarvelo, ma con tutta questa confusione nessuno si è sforzato di darmi retta.
Esposito prese la chiave della cella e la aprì. -Ok signor Smith, noi le chiediamo scusa, ma lei dovrà aiutarci a trovare Kate e una chiudere definitivamente questo caso.
-Nessun problema.

Kate era uscita di casa molto presto e dopo aver controllato che nessuno la tenesse d'occhio prese un taxi e diede all'autista un indirizzo.
La detective cercava di comportarsi normalmente, sapeva che se si fosse mostrata agitata, emozionata o troppo silenziosa il taxista si sarebbe ricordato meglio di lei. Perciò tirò fuori il giornale che aveva trovato davanti la porta di casa e iniziò a leggerlo, commentando qualche notizia di tanto in tanto.
Arrivata a destinazione scese, ringraziò e pagò l'uomo. Quando vide l'auto gialla allontanarsi venne assalita da un attacco di panico. Per attimo penso di aver agito da stupida. Prese il cellulare e premette il tasto per visualizzare le ultime chiamate effettuate. Guardò il primo numero della lista. Castle.
Voleva chiamarlo, voleva davvero sentire la sua voce calda e rassicurante e raccontargli tutto.
Poi però i ricordi di quella foto e della sera in cui aveva scoperto che sua madre era stata uccisa la colpirono in pieno, togliendole per un attimo il respiro. No, non poteva farlo, chiamarlo significava metterlo in pericolo.
Così la detective Kate Beckett prese il muro dietro cui si era nascosta per tanto tempo e che il suo scrittore era riuscito pian piano a demolire e lo rimise al suo posto. Aveva deciso che non si sarebbe lasciata guidare dai suoi sentimenti, doveva restare perfettamente lucida. Doveva essere forte.
Prese il cellulare e tolse la batteria; non voleva che i ragazzi la trovassero.

-Signor Smith, sa per caso dove potrebbe essere andata la detective Beckett?- i quattro uomini erano seduti alla scrivania di Esposito
-No, per quanto ne so potrebbe essere ovunque. Avete fatto domande ai vicini e provato a rintracciare il cellulare?
-Certo, sappiamo come fare il nostro lavoro.- Ryan lanciò un'occhiataccia a Smith. -I vicini dicono di non averla vista e deve aver spento il cellulare, non troviamo nessun segnale. Kate sa come far perdere le proprie tracce.
-Non volevo mancarvi di rispetto, ma più tempo passa, più lei è in pericolo. Signor Castle, lei la conosce probabilmente meglio di tutti, ha qualche idea?
-No... Nessuna.- stava per riabbassare lo sguardo ma poi cambiò idea. -Signor Smith, lei pensa di sapere chi c'è dietro a tutto questo, giusto? E vuole che proteggiamo Kate... Eppure non ci dice niente! Non vuole dirci quel maledetto nome! Perchè?
-Capisco la sua frustrazione signor Castle, ma le ripeto che non posso, non ho prove. Se stessi sbagliando sarebbe un vero disastro perchè ci esporremmo troppo... E se avessi ragione sarebbe molto peggio, nessuno di noi avrebbe scampo.
-Bene... Bene! Ma sappia che se succederà qualcosa a Kate, se qualcuno farà del male alla mia Kate, troverò il modo per farle passare in prigione il resto dei suoi giorni! E non mi interessa se lei non ha niente a che fare con questo o se era amico di Roy!- Rick sbattè il pugno sul tavolo e guardò fisso l'uomo, poi prese la giacca e si diresse velocemente verso l'ascensore.
-Ehi Castle! Si può sapere dove vai?- Esposito lo stava chiamando.
-Non lo so... Ma devo uscire da qui... Devo cercarla.
-Ma...
-Tranquilli, non sparirò.
Lo scrittore scese fino al parcheggio e salì in macchina. Non sapeva cosa fare, non aveva la minima idea di dove andare, di dove iniziare a cercare.
Dentro di sè si sentiva vuoto, come se la sua bella detective si fosse portata via anche una parte di lui, il suo cuore. Le lacrime iniziarono a rigargli il volto.
Voleva vederla, voleva sentirla vicina. Guidato dal suo istinto accese l'auto e uscì dal distretto.

Aprì l'ennesimo album di foto e iniziò a sfogliarlo. Aveva già controllato tutti i libri e il computer ma non era riuscito a trovare nulla che potesse aiutarlo, così aveva pensato che forse i ricordi sarebbero stati più utili.
Richard alzò lo sguardo e guardò l'orologio. Era lì dentro da ore.
Era arrivato all'appartamento della sua musa senza neanche rendersene conto ma aveva capito che solo lì poteva fare qualcosa. Era salito e in qualche modo aveva convinto i poliziotti a lasciarlo entrare da solo. Forse avevano visto la determinazione nei suoi occhi. O la disperazione.
Entrato si era messo a cercare anche un minimo indizio che potesse dirgli dove si trovasse Beckett; per qualche motivo era convinto che si stesse dirigendo in un luogo speciale per lei. Ma dopo ore di ricerche non aveva ancora trovato nulla.
Il suo cellulare indicava che aveva perso 22 chiamate. Tutte di Ryan ed Esposito. Quando il telefono squillò per la ventitreesima volta decise di rispondere.
-Castle.- disse con voce monotona.
-Alleluia!- sbottò Ryan dall'altra parte. -Sei impazzito per caso?! Ti rendi conto che tua madre e tua figlia sono in panico perchè non sanno dove sei finito?
Rick si ricordò improvvisamente di avere una famiglia e i sensi di colpa lo assalirono. -Ah, già, è che...
-Io ed Espo stavamo per mandare una pattuglia a cercarti! Si può sapere dove sei?
-A casa di Kate.
Lo scrittore sentì l'amico in silenzio per un attimo. -Hai trovato qualcosa?- chiese più gentilmente.
-No, sto guardando un album di foto... voi?
-In realtà sì...
-E che aspettavate a dirmelo?!
-Richard Castle ti abbiamo chiamato ben 22 volte!
-Sì, sì, ok, scusate... allora?- sentiva il suo cuore battere all'impazzata mentre sfogliava le pagine.
-Un taxista l'ha riconosciuta, dice di averla accompagnata fino all'aeroporto. Abbiamo controllato e a quanto pare ha preso un aereo due ore fa per Washington.
Castle sfogliò un'altra pagina e vide una foto fuori posto. La prese in mano per guardarla meglio.
La foto raffigurava una giovane Kate con la madre davanti a una piccola casa. Lo scrittore rimase per un attimo fermo a fissare l'incredibile bellezza della sua musa, per imprimere nella sua mente quel volto spensierato, quel sorriso così felice. Poi la voltò; era stata scattata qualche mese prima dell'omicidio di Johanna.
-Ehi... ci sei Castle?- la voce dell'irlandese lo riportò alla realtà.
-Sì... siete sicuri che abbia preso l'aereo?
-Abbastanza... Fra poco partiamo... Perchè?
-Sentite io devo controllare una cosa, nel caso mi sbagliassi vi raggiungo. Tenetemi informato.
-Ok. Tu vedi di rispondere quando ti chiamiamo.
-Grazie ragazzi.- terminò la chiamata e tornò a fissare la foto. Le sue mani tremavano. Ricordava che in passato Kate gli aveva parlato di quella casa, di quel ricordo, spiegandogli quanto fosse importante per lei. Gli aveva anche detto più o meno dove si trovasse quel posto.
Rick era sicuro che la detective si fosse diretta proprio lì, perciò prese quella foto e una che ritraeva loro due insieme, probabilmente l'unica che li ritraeva insieme, ed uscì dall'appartamento.

Kate camminava rapida in mezzo alla folla, cercando di mescolarsi con tutte quelle persone che correvano da una parte all'altra, molto probabilmente in ritardo per chissà che cosa. Continuò a camminare su quel marciapiede per lungo tempo, fino a quando non raggiunse una piccola stradina non asfaltata.
La prese e camminò per altri dieci minuti.
Si chiese cosa stesse facendo la sua squadra, se erano cascati nella trappola dei biglietti per Washington o se avevano capito che era solo un modo per far perdere le sue tracce. Sapeva che non avrebbero smesso di cercarla ma sperava che restassero lontani dal pericolo.
I suoi pensieri si spostarono su Richard. Desiderò con tutta se stessa che il suo scrittore mantenesse la promessa che le aveva fatto e che fosse a casa a prendersi cura della sua famiglia, senza pensare a lei.
E poi c'era suo padre. Kate sapeva che in quel momento gli stava facendo del male, lo stava ferendo. Ma non poteva mollare, anche per lui.
Quando arrivò davanti al mare si guardò intorno attenta e, accertatasi che non ci fosse ancora nessuno, si sedette sulla sabbia. Respirò l'odore del mare e chiuse gli occhi, era passato un sacco di tempo dall'ultima volta che era stata lì.
Si distese e guardò il limpido cielo azzurro sopra la sua testa, ripensando a tutta la sua vita. Non era agitata, anzi era quasi felice. Forse sarebbe finalmente riuscita a chiudere tutto, voleva incastrarli in qualsiasi modo, anche a costo della sua vita se proprio necessario.
All'improvviso sentì il rumore delle ruote sui sassi della stradina e una macchina avvicinarsi. Si alzò di scatto e impugnò la sua pistola.
La resa dei conti era arrivata. E lei era pronta.

-Senta, non può andare più veloce?- Castle agitato batteva la mano sul finestrino e guardava il taxista.
-No, non posso.
-Senta, ne va della vita di una persona!- niente, l'altro non rispose. Lo scrittore tirò fuori dal portafoglio tutti i soldi che si era portato dietro e lo guardò.
-Giuro che se mi porta a destinazione in cinque minuti questi sono tutti suoi.
Il taxista rimase a bocca aperta e accelerò di colpo.
-Alleluia!- disse Castle fra i denti.

Dopo esattamente quattro minuti a qualche imprecazione di Castle il taxi arrivò davanti alla casa raffigurata nella foto.
Rick diede i soldi all'autista. -Ecco, come promesso, grazie.
-Non c'è di che!- rispose quello sorridendo e poi ripartì.
Lo scrittore avanzò verso la casa e scavalcò la staccionata in legno. Si guardò intorno attentamente, alla ricerca della sua musa, ma non c'erano segni di vita.
Fece il giro della casa e guardò dentro attraverso le finestre. Niente, si era sbagliato. La delusione lo investì in pieno.
Prese il telefono e scrisse ad Esposito che li avrebbe raggiunti.

Kate vide da lontano un uomo camminare lungo la stradina, così si nascose. Quando l'uomo le voltò le spalle iniziò ad avvicinarsi lentamente, sperando che non si accorgesse di lei. Non era sicura che fosse lui quello che l'aveva minacciata e le sembrava strano fosse solo, ma doveva controllare. Avanzò ancora sempre impugnando la sua arma, concentrata e con i muscoli tesi. Un passo, un altro passo e poi un altro ancora. C'era quasi, mancava poco.
Poi, ad un tratto l'uomo si girò di scatto.
Alla detective si gelò il sangue ma riuscì comunque ad alzare la pistola verso di lui. Le mani le tremavano e per un attimo pensò di aver perso la voce.
L'uomo le sorrise e in senso di dejà-vu la colpì. Arretrò di qualche passo, sempre con l'arma puntata sul suo viso.
-Questo non ha senso...- la sua voce era incrinata e sentiva che le gambe stavano per cederle. Tutta la tensione che aveva accumulato la stava colpendo proprio in quel momento. -Tu non puoi...- sussurrò.



Angolo dell'autrice:
Ecco il 14° capitolo!!!!
Scusate il ritardo ma tra lo studio, lo sporte gli impegni... e ora mi sono messa pure a guardare Firefly (ma quanto era figo Nath?!?!) quindi ho pochissimo tempo per scrivere, perdonatemi!
Non ho riletto il capitolo quindi ditemi se trovate errori e cose che non tornano :)
Spero vi piaccia!
Grazie per le tutte le recensioni che mi avete scritto :)
Un bacio, alla prossima, notte!

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Capitolo 15
*** Un brutto presentimento. ***


capitolo 15

Un brutto presentimento.


-Ehi!
-Che c'è?- domandò Ryan all'amico continuando a guidare verso l'aeroporto.
Esposito guardò il cellulare. -E' Castle. Dice che ci raggiunge.
-Ok. Prima ho chiamato la polizia di Washington e ho spedito loro una foto di Beckett. Hanno detto che se dovessero vederla ci informeranno.
-Perfetto... - sospirò. -Ehi Kevin, tu non hai... un brutto presentimento?
L'irlandese lo guardò e strinse le mani sul volante.

Kate avvicinò la mano al grilletto. La sua mente le urlava di sparare ma sembrava che che i suoi muscoli non fossero in grado di rispondere. Tutto il suo corpo tremava e sentiva il suo respiro diventare affannoso. Era sconvolta, non riusciva a crederci.
L'uomo continuava ad avanzare lentamente.
-Non... Non ti muovere!- la voce della detective era stridula e lei non aveva abbassato la sua arma. -Tu... Il distretto... La foto...- Beckett non riusciva a mettere insieme una frase coerente. -No... No...
-Beckett è tutto ok.- sentire la voce dell'uomo la colpì  come un pugno allo stomaco.
-NO CHE NON E' TUTTO OK!- disperata strinse la presa sulla pistola e fece partire un colpo.

Castle premette invio e iniziò a camminare, voleva tornare a New York e trovare la sua musa. Arrivato ad un bivio alla fine della via un dubbio lo assalì. Preso dalla fretta in taxi non aveva prestato attenzione alla strada, perciò non ricordava da dove fosse arrivato. D'istinto decise di svoltare sinistra.
Dopo qualche minuto iniziò a sentire il rumore delle onde del mare sempre più forte e si rese conto di essere arrivato piuttosto lontano dal paese e che lì non c'era anima viva. Fantastico!, pensò, ho sbagliato strada!
Avanzò ancora un po', finché non vide la spiaggia. Era deserta.
Sospirò deluso. Per attimo, per qualche strano motivo, aveva sperato di trovare lì la sua bella detective.
Si voltò e tornò indietro. Dopo qualche secondo però un rumore e uno strano movimento delle foglie delle piante lo incuriosirono. Ancora una volta si fermò e si guardò intorno. Rivolse lo sguardo verso la spiaggia ed ebbe un tuffo al cuore.
Kathrine Beckett, la detective, la sua musa, la donna che amava, era lì, davanti a lui. Sentì tutta l'ansia che aveva accumulato dissolversi in un istante e gli sembrò che il suo cuore avesse finalmente ripreso a battere. Respirò a fondo, come se per tutto quel tempo fosse rimasto in apnea. Ora era completo, ora era salvo.
Senza pensarci sorrise e si mosse per correre ad abbracciarla. Poi però si accorse che lei aveva alzato la sua pistola e indietreggiava lentamente.
Fece qualche passo avanti e sentì che Kate aveva sussurrato qualcosa, ma troppo debolmente perchè lui riuscisse a sentire. Vide le sue gambe tremare, che stava succedendo?
-Tu non puoi...- quando udì la sua voce rimase spiazzato. Sembrava terrorizzata, il suo tono era spento, morto, come quello dello scrittore quando aveva capito che se n'era andata. Ma in quel momento non aveva senso.
Castle vide Beckett stringere le mani sulla sua arma. Pensò fosse impazzita e fece qualche altro passo avanti.
-Non... Non ti muovere!- al suo urlo Rick si fermò di colpo e alzo le mani. -Tu... Il distretto... La foto...
La foto? Lo scrittore non riusciva più a capirci nulla. Doveva essersi perso alcuni passaggi. Mise lentamente una mano in tasca per stingere la foto di Beckett con sua madre che l'aveva condotto lì. Era a quella che si riferiva la sua musa? E cosa c'entrava in quel momento il distretto?
E, soprattutto, perchè mai non gli aveva ancora detto una frase coerente ma gli puntava contro una pistola?
-No... No...- la donna scosse la testa e l'uomo vide i suoi occhi riempirsi di lacrime.
-Beckett è tutto ok.- Castle avrebbe voluto che suonasse come una domanda ma a causa di tutta quella tensione la frase era uscita piatta dalla sua bocca.
-NO CHE NON E' TUTTO OK!
La sorpresa di Rick sembrava non avere fine. Era riuscito a percepire tutta la disperazione della detective in quell'urlo e non riusciva a spiegarsi il perchè di tanto dolore. Erano ancora tutti vivi, no?
Poi, come al rallentatore vide Kate tremante premere il grilletto della pistola ancora puntata su di lui.

Alexis entrò in casa seguita dalla nonna. -Papà siamo tornate! Meredith ti saluta tanto e dice che le manchi, ma non ti preoccupare, le ho detto di Kate...
La ragazza dai capelli rossi non ricevette risposta. -Ehi, papà! Ci sei?
-Tesoro non penso sia in casa.- Alexis si voltò verso Martha che aveva un foglio in mano. -Ho trovato questo sul tavolo della cucina. Dice che c'è un caso importante e che non sa tra quanto tornerà.
-Ah, ok...
-Sei preoccupata?
-Un po', ho un brutto presentimento.
-Oh, non dire così! Dopotutto Rick e Kate in un modo o nell'altro se la sono sempre cavata, no?
-Sì...

Il corpo dello scrittore si mosse ancora prima che il suo cervello riuscisse a capire cosa stesse succedendo e si spostò leggermente di lato. Tuttavia non riuscì a schivare completamente il proiettile, che gli fece un largo taglio sul braccio sinistro, quasi all'altezza della spalla. Spaventato cadde a terra e si toccò la ferita, vide il sangue sulla sua mano.
Si voltò sconvolto verso Beckett. -MA SI PUÒ SAPERE CHE TI PRENDE?! SEI IMPAZZITA PER CASO?!
La donna non aveva cambiato posizione, ma sembrava aver recuperato un po' di coraggio. Rick pensò che non sarebbe riuscito a schivare anche il prossimo proiettile. Si alzò molto lentamente stringendosi il braccio. La ferita gli faceva piuttosto male.
-No! Stammi lontano!
Castle era senza parole. Ormai non sapeva più se ridere o piangere. Sperò di essere solo all'interno di uno dei suoi strani incubi che recentemente lo colpivano spesso ma si rese conto che il dolore che sentiva era troppo reale.
-Kate... Sono io... Castle... Quello che ti aiuta a scovare i criminali da quattro anni...
-Non ti azzardare a venirmi vicino traditore! Io mi fidavo di te!
-Non mi sparare, non mi sparare, non mi sparare!- indietreggiò. -Kate se è per la storia di Claire ne abbiamo già parlato ricordi? E abbiamo risolto piuttosto bene direi...- sorrise malizioso. Doveva trovare un modo per uscire da quella confusione.
-Smettila Castle! Sai benissimo a cosa mi riferisco! Sei entrato nella mia vita e hai riaperto il caso di mia madre. Poi hai fatto in modo che io mi affezionassi a te, che io mi innamorassi di te! In modo da poter usare questi sentimenti contro di me, vero? Che stupida, io ci sono pure cascata...
Mi hai mandato quella foto e mi hai minacciata per allontanarmi dagli altri e poter agire. Dopotutto nessuno, nessuno, sospetterebbe mai di te.
Forza, sono qui. Avanti, prova ad uccidermi! Prova a togliermi di mezzo come hai fatto con Roy! Avevi programmato tutto da anni! Ma dimmi, ci sei tu dietro a tutto? Sei stato tu ad uccidere mia madre? Perchè sai, questo spiegherebbe molte cose.
Rick pensò che le parole pronunciate dalla detective avrebbero portato a termine ciò che il proiettile non era riuscito a fare. Il dolore che sentiva dentro era inimmaginabile, colpivano il suo cuore già lacerato come una lama tagliente. Le frasi rimbombavano nella sua testa.
-Kate...
-Smettila di chiamarmi Kate!
Sospirò. -Beckett non riesco a capire di cosa tu stia parlando, ma a quanto pare mi stai accusando dell'omicidio di tua madre!
-Wow, acuto Castle.- rispose lei acida.
-Tu sei pazza.- la sua voce era fredda e tagliente. Sentiva la rabbia montare dentro di sè.
-Davvero? Ma se non ci sei tu dietro a tutto questo come fai ad essere qui? Spiegamelo!
Castle tirò fuori la foto dalla tasca e la mostrò alla detective.Cercò di non urlare. -Sono stato a casa tua... Sai, volevo trovare qualcosa che mi aiutasse a capire dove fossi finita. Ho controllato tutto: libri, documenti... e vecchie foto. Tra quelle ho trovato anche questa e mi sono ricordato di quando mi avevi raccontato di questo posto, la prima volta che sono venuto a casa tua, ricordi? Mi avevi detto che da piccola ci passavi ogni estate con la tua famiglia e che dopo la morte di tua madre avevi deciso di venire qui a vedere il mare ogni anno, il giorno dopo l'anniversario di quella tragedia che ti ha tanto segnata. Così ho pensato che non ci fosse altro posto dove potevi essere venuta se non qui.- si interruppe per qualche secondo. -Pensavo di conoscerti Kate... scusami, Beckett... Pensavo di riuscire a capire ogni tuo pensiero, di riuscire a comprenderti.
Pensavo ti fidassi di me.
Posso capire che tu sia a pezzi ed emotivamente fragile, ma se fosse arrivato tuo padre al mio posto? O Lanie? Oppure i ragazzi? Cosa avresti fatto, avresti sparato anche a loro? Non credo proprio. Eppure quando mi hai visto non hai esitato...
La detective abbassò la pistola e con quella anche il suo sguardo. Le sue guance erano avvampate e si sentiva terribilmente in colpa. -Scusami Rick... Non so cosa mi sia preso. Anzi sì, lo so bene. La verità è che dopo Roy ho iniziato a fidarmi poco di tutti e vederti arrivare qui, da solo... Ho pensato...  
-Hai pensato che fossi coinvolto anch'io. Nonostante tutto.- il tono dello scrittore era calmo e piatto.
-Sì.- sussurrò la donna. -Sai, così si sarebbe spiegato tutto, o quasi. Perchè sei sempre rimasto al distretto, perchè hai riaperto questo maledetto caso, tutti quei "è grazie a noi se lui adesso è così potente". Sarei riuscita anche a spiegarmi perchè uno come te ha continuato a stare a fianco a una come me.
Perchè volevi aspettare il momento giusto...
-Pensavi ti avessi usato.- sorrise amaramente. -Dì la verità, per un momento, quando mi hai visto arrivare, sei stata contenta che fossi io, solo e disarmato. Anzi, forse ci avevi pure sperato. E' per questo che mi hai sparato, vero?- Sì, la stava accusando.
-No! No Rick, io...
-Senti Beckett vieni con me e torniamo a New York, continuerai le tue indagini con la tua squadra, sempre che tu ti fida davvero di Ryan, Esposito e Lanie. Comunque stai tranquilla, non mi rivedrai più.
Lacrime calde iniziarono a scendere sul volto di Kate.
-Rick mi dispiace! Io non volevo...
-Ah no? A me sembrava proprio che tu volessi quando hai premuto il grilletto!- Rick stava quasi urlando. Le voltò le spalle e si allontanò.
Beckett si asciugò il viso con il dorso delle mani. -Non posso Rick, non posso tornare a New York. Se lo facessi tu e Alexis sareste in pericolo.
A Castle si gelò il sangue nelle vene. -Che vuoi dire? Cosa c'entra Alexis in tutto questo?
-Mi stanno minacciando Rick, devo restare qui! Ma non tu! Vattene!
-A me non interessa nulla del pericolo ma avresti dovuto dirmi che avevano coinvolto anche Alexis! Diamine è mia figlia Beckett! E' mia figlia!- era furioso. -Tranquilla, appena tutto questo sarà finito me ne andrò.
Kate tremò, odiava vederlo così arrabbiato con lei, anche se aveva ragione.
Alzò lo sguardo e si perse in quel profondo oceano azzurro nei suoi occhi. -Mi dispiace così tanto...- sussurrò.
-Non serve a nulla.
La detective tornò a fissarsi le scarpe.
Poi, improvvisamente, sentì il rumore di un altro sparo.

Ryan ed Esposito erano all'aeroporto, pronti a partire.
-Ma quanto diavolo ci mette Castle? Si rende conto che stiamo solo perdendo tempo?
-Hai provato a chiamarlo?
-Sì, ma non risponde!
-Che novità...- commentò Esposito. -La Gates e Smith?
-Il capitano mi ha chiesto se abbiamo trovato Beckett... Le ho detto che dobbiamo andare a Washington. Smith è al distretto, sotto sorveglianza. Non ho ancora capito se possiamo fidarci.
-Ryan non ti sembra assurda questa storia di Washington? Insomma, un sacco di gente dice di averla vista partire, di averla vista salire sull'aereo, eppure non abbiamo ancora trovato nessuno che ci assicuri che sia scesa e arrivata a Washington... E' strano!
-Pensi che non sia davvero partita? Pensi che sia un trucco per depistarci?
-Sinceramente? Sì. Voglio dire, Kate è brava a far perdere le proprie tracce, tuttavia abbiamo una schiera di persone pronta a testimoniare che lei fosse qui stamattina. C'è qualcosa che non quadra.
-E quindi?
-Chiama il distretto. Dì che stiamo tornando... e di rintracciare il cellulare di Castle.
-Pensi gli sia successo qualcosa?
Javier esitò. -Diciamo che mi è tornato quel brutto presentimento.

Rick sentì un tremendo dolore alla gamba e si accasciò a terra guardando con gli occhi sbarrati e sorpresi la detective in piedi davanti a lui.
Beckett, terrorizzata, guardò la pistola che teneva in mano. No, non era stata lei a sparare quel colpo.
-Ma che diavolo...?- la voce dello scrittore era spezzata a causa del dolore.
Kate alzò gli occhi da lui per guardare davanti a sè. -RICK! NO!- un uomo che non conosceva colpì Castle alla testa con un tubo di metallo, facendolo svenire e cadere sulla sabbia. La detective alzò la pistola per mirare l'uomo.
-Oh, io non lo farei se fossi in lei, detective Beckett.- Kate sentì l'ennesimo pugno allo stomaco provocato da delle parole. Alzò le mani verso l'alto e si girò per guardare in faccia la donna che aveva parlato, anche se conosceva quella voce fin troppo bene.
-Victoria "Iron" Gates.- sibilò.
-Capitano Victoria Gates, detective.- la donna dalla pelle scura sorrideva impugnando la pistola.
Beckett scosse la testa con un'espressione di disgusto. -Allora è sempre stata lei... E' lei il drago.
-Divertente. E dire che io avevo anche tentato di tenerla lontana da questo caso e le avevo detto di mandare via questo maledetto scrittore,- guardò Castle per un attimo sorridendo. -ma lei no, non mi ha mai dato retta, ha sempre fatto di testa sua. E poi, stasera vengo qui e cosa vedo? Lei che gli spara. Lei che quasi uccide il suo partner, il suo protettore, il suo grande amore. Solo per vendetta. Non lo trova divertente?
-Non è vendetta, io voglio giustizia per mia madre.
-Giustizia è solo un modo ipocrita per dire vendetta. I risultati sono gli stessi.
-E' stata lei a mettere la foto nell'appartamento! Poteva benissimo entrare senza che i poliziotti di guardia la fermassero e conosceva questo indirizzo perchè ha letto tutti i miei fascicoli!
-Sveglia ed intelligente come sempre vedo. Peccato che non le servirà per salvarsi o salvare il suo compagno.
-E' lei il drago? E' lei che ha ordinato di uccidere Johanna Beckett?
Victoria Gates rise.
-Oh, non diciamo sciocchezze.- un'altra voce. Questa volta maschile, ma ancora familiare, anche se non come la prima.
Voltò leggermente la testa e lo vide arrivare con l'arma puntata verso di lei. -Questore Reynolds...
-Sì, anche per me è un piacere vederla signorina.
-Ditemi, è coinvolta l'intera polizia in tutto questo?
L'uomo sorrise. -No, no detective, non tutta. Diciamo solo una parte.
Beckett cercò di escogitare un piano per uscire da quella situazione scomoda. Aveva le mani alzate sopra la testa e il capitano e il questore le puntavano le pistole contro. Per fortuna aveva avuto la brillante idea di mettersi il giubbotto antiproiettile. Lo sconosciuto teneva d'occhio Castle steso a terra.
Kate poteva vedere il sangue uscire dalle ferite sulla tempia, sulla gamba e sulla spalla dello scrittore, ma era sicura respirasse.
-Chi c'è dietro? CIA? FBI?- nonostante la tensione la sua voce era piuttosto calma.
-Penso che dovrà andare all'altro mondo senza saperlo, sa?
La detective tremò. -Non sono così facile da uccidere.
-Lo abbiamo notato. Speravamo che quel cecchino al funerale ci sbarazzasse di lei una volta per tutte e invece...
-E invece sono qui.
-Esattamente.
-Beh, che aspettate? Sono sola contro tre, disarmata. Basta un colpo alla testa, no?
La Gates sorrise. -Come mai tutta questa fretta?
-Mi dispiace Kathrine ma non è così semplice.- continuò il questore. -Oltre a questo fastidioso scrittore e alla sua squadra quanti sanno delle indagini?
Kate non rispose.
-Bene.- l'uomo puntò l'arma verso la schiena di Castle.
-LASCI STARE RICK!
-Oh, non si preoccupi, vi rivedrete all'altro mondo... Sempre che lui voglia ancora rivolgerle la parola dopo ciò che gli ha fatto.- rise.
-A parte loro non sa nulla nessuno.... Ma lasciateli stare. Farò quello che volete ma non fate loro del male!
-Dubito sarà possibile.
Un cellulare iniziò a squillare all'improvviso. Il questore Reynolds estrasse il telefono dalla tasca dei pantaloni e rispose, sempre tenendo l'arma alzata.
-Sì, pronto?... Sì, sì, tutto come previsto... No, nessun problema... Ok come vuole, arriviamo.
Il capitano Gates lo guardò curiosa. -Che succede?
-Kathrine Beckett dovrai venire con noi.
-Se lo scordi.
Reynolds fece un cenno con la testa allo sconosciuto indicando Castle.
-NO! Ok... Ok, verrò con voi. Ma ad una condizione... Chiamate un ambulanza per Rick. Poi farò ciò che volete.
La Gates le si avvicinò. -Non è lei a dettare le condizioni detective Beckett. Castle resta qui.- appoggiò la pistola alla sua testa. -Ora ci segua.
Beckett tremò ed annuì. Non le interessava dove sarebbero andati o chi avrebbero incontrato, era preoccupata per il suo scrittore ancora steso sulla spiaggia.
Si sentì una stupida, avrebbe dovuto ascoltarlo, non sarebbe dovuta venire lì da sola. Non avrebbe dovuto sparargli. Ma che le era preso?
Iniziò a pregare per lui, cercando di non pensare a Martha ed Alexis.
Iniziò a camminare tra i due, fino a quando non raggiunsero la macchina. Era una macchina della polizia. Nessuno ci avrebbe fatto troppo caso.
Salendo Kate sperò che i ragazzi trovassero Castle e lo sconosciuto in tempo. Alcune lacrime scesero dai suoi bellissimi occhi verdi. Guardò il mare agitato fuori dal finestrino.
Sarebbe riuscita ad uscire da quel burrone da sola ancora una volta?



Angolo dell'autrice:
Wow, questa storia sta diventando davvero lunghissima... Però abbiamo scoperto un po' di cose interessanti :)
E sì, qualcuno di voi aveva indovinato, la persona "misteriosa" era proprio Rick! Il personaggio del questore è puramente inventato, mi serviva qualcun altro oltre alla Gates :)  
Per il prossimo capitolo penso dovrete aspettare un po', mi dispiace...
Spero questo vi piaccia :)
Bene, alla prossima, baci!




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Capitolo 16
*** Finalmente ho l'onore di incontrare il drago. ***


capitolo 16


Finalmente ho l'onore di incontrare il drago.




Ryan ed Esposito entrarono di corsa nel distretto.
-Avete rintracciato il cellulare di Castle?
-Sì.- rispose un poliziotto. -Si trova in un paesino non troppo lontano da qui e...
-E?- chiese l'ispanico impaziente.
-E sembra essere in una spiaggia.
I due si scambiarono uno sguardo sorpreso. -Sicuro?
-Sì, ho ricontrollato tre volte.
-Ok, ottimo lavoro.- l'irlandese prese la cartina dalle sue mani e si avvicinò alla scrivania. -Signor Smith, conosce questo posto? Sa perchè Castle sarebbe dovuto recarsi lì?
L'uomo prese il foglio e lo studiò per qualche minuto. -Forse... forse sì. Passatemi la cartella che avete trovato nel mio ufficio.
Esposito la prese e gliela diede. -Ecco...- disse estraendo alcuni documenti e delle foto. -Se ciò che è scritto qui è giusto nei paraggi di quella strada dovrebbe esserci una casa che appartiene, o almeno apparteneva, alla famiglia Beckett.
-Castle avrà pensato che Kate fosse andata lì...
-Esatto.
-Ok... Ryan chiama Jim Beckett e chiedigli di quella casa. Io vado a dire alla Gates cosa abbiamo scoperto.
-Oh... Non credo potrai farlo Javi.- Javier si voltò. Lanie era davanti a lui e aveva gli occhi arrossati. Probabilmente aveva pianto per l'amica. L'ispanico la abbracciò.
-Ehi Lanie, ti ho detto che la troveremo, ok?
La donna chiuse gli occhi ed annuì lentamente.
-Cosa intendevi con "non credo potrai farlo"? Perchè non potrei parlare con il capitano?
-Se n'è andata appena voi siete usciti per raggiungere l'aeroporto.
-Dov'è andata?
-A casa di Kate. Ha detto che voleva controllare anche lei.
-No, questo non è possibile.- una ragazza si era avvicinata a loro.
Ryan la guardò incuriosito. -Scusi, cosa intende?
-Io ero di guardia all'appartamento della detective Beckett. Il capitano Gates non è mai stata lì oggi.
Esposito sentì un brivido percorrergli la schiena e si voltò per guardare il proprio partner. Vide lo sguardo dell'irlandese e capì che stavano pensando la stessa cosa.
-Ok...- l'ispanico chiamò due agenti. -Voglio che rintracciate subito il telefono della Gates.
-Ma...- i due esitavano. -E' il nostro capitano...
-Non mi interessa. Voi fatelo, voglio assolutamente sapere dove si trova! Subito!
I due poliziotti si allontanarono.
-Pensate sia coinvolta anche lei?- la voce della dottoressa era piuttosto debole.
Ryan si lasciò cadere nella sua sedia. -Ormai non so più cosa pensare. Ogni volta che penso di aver visto tutto ormai, scopro che in realtà c'è di peggio. Lei cosa ne dice Smith?
-Dico che tutto questo è assurdo!
-Ahahahaha!- Esposito rise amaramente. -Benvenuto nel club.
L'uomo scosse la testa. -Sentite, ho seguito una pista per mesi, sicuro che fosse quella giusta. Ma se ora è davvero coinvolto il vostro capitano allora penso di aver sbagliato. Allora significa che non sono servito a nulla.
-Stia tranquillo, nessuno di noi se l'aspettava. Pensa che potrebbe esserci dietro qualcuno di peggiore rispetto a chi sospettava?
-Se la polizia intera è coinvolta? Sì, purtroppo sì. Ma possiamo sperare che mi stia sbagliando di nuovo e...
-Ehi! Abbiamo rintracciato il cellulare della Gates!
I tre uomini e Lanie si voltarono. -Bene, dove si trova in questo momento?
-Non lo sappiamo precisamente perchè deve averlo spento, ma fino a qualche minuto fa era sicuramente molto vicino al mare...- il ragazzo guardò i due detective. -nella stessa spiaggia di Castle.
L'irlandese sbattè un pugno sul tavolo. -Merda...

Kate era seduta nel sedile posteriore dell'auto e rifletteva su come avrebbe potuto uscire di lì. Aveva la pistola del questore Reynolds sempre puntata alla testa e le porte erano chiuse, non sarebbe riuscita ad essere abbastanza veloce da aprirle e buttarsi dalla macchina senza farsi colpire.
La Gates stava guidando, forse se fosse riuscita a disarmare Reynolds... Ma no, era impossibile, l'avevano ammanettata e le avevano preso la pistola.
Beckett chiuse gli occhi e prese un respiro profondo. Era uscita da situazioni ben peggiori di quella. Non era morta congelata dentro a quel container, Castle aveva disinnescato una bomba davanti ai suoi occhi ed era sopravvissuta ad un proiettile nel petto. Ce l'avrebbe fatta anche questa volta, e sarebbe anche riuscita a scoprire chi aveva fatto uccidere sua madre. Doveva farcela.
-Tutto bene detective?- Victoria Gates la guardò dallo specchietto retrovisore.
-Sì signore,- rispose marcando l'ultima parola. -ma mi stavo chiedendo perchè non avete ucciso subito me e Rick prima.
-Ordini dall'alto.
-Quindi è per questo che non mi ha mai fatto del male in questi mesi anche se ne aveva l'occasione.
-Esattamente.
-Come si è ritrovata in mezzo a tutto questo? E' finita nei guai come Roy? O l'hanno minacciata? Lo fa per soldi?- lo spirito da detective si stava risvegliando in lei.
La donna non rispose.
-No aspetti... è ambizione vero? Ricordo come mi ha accolto quando sono tornata il primo giorno. Lei vuole un posto in alto, vuole essere la migliore, vuole stare sopra a tutti. E' per questo che è finita dentro a questa storia. Perchè le hanno promesso il potere.
Ma sappia che io non lo permetterò. Io e la mia squadra la faremo marcire in prigione, con tutti quelli che sono coinvolti. Per il resto di tutta la sua vita. Farò in modo che non possa più vedere il cielo se non attraverso le sbarre della finestra della sua cella!- lo sguardo di Kate esprimeva tutta la sua determinazione.
Il questore rise. -Wow! Ecco qui la famosa detective di cui tutti parlano tanto! E a quanto pare hanno ragione! Ho solo una domanda, come pensa di mandarci in prigione ammanettata e sola?
-Ho la mia squadra dalla mia parte.
-Davvero? Si fida di loro? Mezz'ora fa non sembrava proprio così. E comunque siete troppi pochi per poterci fermare.
Kate decise di ignorarlo. -Dove stiamo andando?
-Invece di parlare tanto se fossi in lei io mi preoccuperei per il suo caro scrittore!- rispose l'uomo sempre sorridendo.
Beckett girò leggermente la testa e gli sputò in faccia.
-Stupida mocciosa come hai osato?!- la prese per i capelli e le strattonò indietro la testa. La detective rise.
-Smettetela! Reynolds lasciala stare, sai quali sono gli ordini.- la Gates spostò lo sguardo verso Beckett. -E lei detective dovrebbe iniziare a preoccuparsi un po' per se stessa. Siamo arrivati.

Ryan, Esposito e Smith arrivarono alla spiaggia seguiti dalle altre auto del distretto.
-Signor Smith lei aspetti qui, noi andiamo a vedere che succede.
-Ok.
I due detective indossarono i giubbetti antiproiettile e impugnarono le loro pistole, poi avanzarono lentamente davanti agli altri poliziotti. Dopo qualche passo videro due uomini, uno steso a terra nella sabbia e l'altro con un lungo tubo di ferro in mano. Gli puntarono le armi contro.
-NYPD! Lasci cadere quell'oggetto e porti le mani in alto sopra la testa! Subito!
L'uomo si voltò.
-Castle?!
Richard Castle, coperto di sangue praticamente dalla testa ai piedi li guardava stupito.
-Ehi, wow ragazzi...- tossì. -Stavo proprio per chiamarvi...
-Lascia cadere quel tubo!
Lo scrittore sbuffò, alzò le mani e, sentendo la gamba ferita tremare, si lasciò cadere. -Vi prego, basta proiettili...
-Aspetta, ti hanno sparato? E' per quello il sangue? Sei ferito?
-No, aspettate, ecco...
-Spiegaci Castle!
-Ok, ok... Allora, sono venuto fino a qui perchè pensavo di trovare Beckett...
-E l'hai trovata?
Castle lanciò un'occhiataccia a Ryan. -Sì, ma...
-Dov'è adesso?
Rick tossì. -Lasciami finire! Allora, l'ho trovata qui e volevo convincerla a tornare a New York ma... ragazzi non ci crederete mai... sono arrivati la Gates e il questore Reynolds con questo tipo...- disse indicando l'uomo a terra.
-Cosa?! C'è anche il questore in mezzo?!
-No, non può essere! Dimmi che stai scherzando Rick!
-No, Javi, mi dispiace... Sono arrivati e mi hanno sparato ad una gamba, poi quello mi ha colpito in testa e sono svenuto... Penso... Penso abbiano preso Beckett... Non sono riuscito a proteggerla...- abbassò lo sguardo. -Mi dispiace ragazzi, davvero.
-Non importa Rick, piuttosto come mai quello è a terra?
-Quando mi sono ripreso l'ho sorpreso, gli ho preso il tubo di ferro e gliel'ho tirato in testa. Adesso siamo pari.
-Ah... perfetto. Bene, adesso noi andiamo a cercare Becks, tu fatti medicare, non hai un bell'aspetto.
-NO! Vengo anch'io ragazzi!
-Castle, sei ferito! Saresti solo un peso e lo sai!
-No, no! Non è nulla di grave! Mi sistemo un attimo e sono pronto!
I due sbuffarono. -Ok, Ryan vammi a prendere la borsa medica in auto, vediamo cosa riusciamo a fare.
L'irlandese corse indietro e tornò dopo qualche secondo. -Ecco.
-Bene.- Esposito iniziò a medicare lo scrittore. -La ferita sulla gamba non è grave, è solo uno striscio, sei stato fortunato. Il colpo in testa dovrebbe averti lasciato solo un bel livido, ma dimmi se senti la testa che ti gira, potrebbe essere anche qualcosa di più grave.
-Sì insomma, quel criminale avrebbe potuto colpirti nel punto sbagliato e il cervello potrebbe quindi decidere di diventare adulto. Sai che disgrazia!- Ryan sghignazzò.
-Ha ha ha! Divertente, davvero! Non... AHI!- Esposito aveva sollevato la manica della camicia dello scrittore per controllare il braccio.
-Scusa. Questa è la ferita che mi preoccupa di più. E' piuttosto profonda. Aspetta, non ci avevi detto che ti avevano sparato anche al braccio!
Castle esitò. Non voleva spiegare loro cos'era successo, non in quel momento, e in fondo non gli sembrava giusto dire loro che Kate gli aveva sparato. -Ah, probabilmente per colpa della botta alla testa devo non essermene reso conto. Ma non è nulla di grave.
-Se lo dici tu... Te la fascio e poi possiamo andare se ce la fai.
-Certo, sto benissimo.
Ryan si avvicinò allo sconosciuto e lo ammanettò. -Ehi, su, sveglia!- guardò Castle. -Certo che devi avergli dato proprio una bella botta!
-In effetti ero un po' su di giri...
L'irlandese sorrise. -Ok agenti, caricatelo in macchina e portatelo al distretto. Quando si riprende un po' interrogatelo. Dobbiamo scoprire più cose possibili!
-Ok!
-Ottimo.- l'ispanico aiutò Rick ad alzarsi. -Andiamo a recuperare Beckett.

Beckett scese dall'auto con Victoria Gates e il questore Reynolds al suo fianco. Avevano viaggiato per circa un'ora e il sole stava iniziando a scendere.
Un brivido percorse la schiena di Kate. Dopo diciannove anni di sudore, determinazione e dolore stava finalmente per scoprire il mandante dell'omicidio di sua madre.
-Spaventata detective?- chiese la donna.
-No.- Kate sorrise mostrando tutta la sua grinta. -Diciamo... eccitata.
-Ha tanta voglia di morire?
-No, ho tanta voglia di chiudere questo caso... Dove dobbiamo andare?
-Dobbiamo fare una passeggiata detective.
Kate annuì e con le mani legate dietro la schiena accese il cellulare che era riuscita a sfilare dalla tasca del questore durante il tragitto in macchina. Grazie al cielo non fece rumore. Lo infilò velocemente sotto la giacca.
-Tutto bene?- l'uomo aveva notato lo strano movimento.
-Oh sì... sì, solo un leggero prurito.- Beckett sorrise ancora e continuò a camminare.

I due detective e lo scrittore si allontanarono dalla spiaggia e tornarono verso la loro auto.
-Avete scoperto qualcosa di utile?- chiese Esposito ad un poliziotto.
-Sì, alcuni passanti hanno visto una macchina della polizia circa un'ora fa partire da qui, con a bordo due donne e un uomo. Abbiamo la targa e sappiamo che direzione hanno preso.
-Ottimo.- l'ispanico si scrisse tutto e guardò i due amici. -Possiamo andare.
-Ah, un'altra cosa...- i tre si voltarono. -Abbiamo appena scoperto dove si trova il cellulare del questore, è stato acceso cinque minuti fa.
Rick sorrise. -Kate.
-Ok,- continuò Esposito. -seguiteci con le macchine e tenetemi informato sui loro spostamenti. Mettiamo la parola fine a questo caso ragazzi!

Dopo circa un quarto d'ora Beckett vide un magazzino abbandonato di fronte a sè.
-Wow, gran bel posto!
-E' sempre così di buon umore detective?
-No... ma oggi è un giorno speciale. Oggi incastrerò i colpevoli dell'omicidio di mia madre.
-Non si illuda troppo.- la Gates sorrise. -Non vorrei che rimanesse troppo delusa.- Poi si voltò verso il questore. -Reynolds, chiamalo. Digli che siamo arrivati.
A quelle parole Kate sbiancò. Vide l'uomo cercare il cellulare nelle tasche. -Non trovo il mio telefono.
La detective si mosse leggermente. Gli occhi dei due si puntarono su di lei. -Detective, lei ne sa qualcosa?
-Assolutamente no.
Il capitano le si avvicinò e iniziò a perquisirla. Arrivata alla schiena trovò il cellulare tra la giacca e il maglione della donna. -Ah no? Strano, questo cos'è?
Reynolds fece un passo avanti per colpirla. -NO!- Victoria Gates lo fermò. -Non possiamo!
-Ok, ok...
La donna accese il cellulare e inviò un messaggio.
-Bene, possiamo entrare.- disse dopo qualche minuto ed aprì la porta dell'edificio spingendo dentro Beckett.

La detective vide solo buio intorno a sè.
Poi, all'improvviso sentì due paia di forti braccia afferrarla per le spalle e farla sedere su una sedia in modo violento. A quanto pareva il tempo delle buone maniere era finito.
-Benvenuta Kathrine.- Kate sentì un brivido percorrerle la schiena. Era sicura di non aver mai sentito prima quella voce fredda e strisciante. -Penso lei sappia perchè si trova qui. Io ho provato a non coinvolgerla ma lei è così testarda!
-Finalmente ho l'onore di incontrare il drago.- la sua voce era calma.
-Ahahahaha ! Sì, eccomi qui! Anche se lei non riesce a vedermi...
-Quanti siete?
-Oh, questo non ha importanza. Le dico solo che la sua squadra è troppo debole per potermi fermare. Li ucciderò tutti se dovessero arrivare.
Beckett tremò. -Loro non c'entrano! Li lasci stare!
-Loro non c'entrano?! Sì invece! Lei detective ha voluto che indagassero perciò ci sono dentro fino al collo! Dopo di lei toccherà a loro!
-NO!- fece per alzarsi in piedi ma una mano la trattenne.
-Stia calma... e non si senta in colpa. La colpa è solo del suo amico Montgomery e di sua madre. Se quei due codardi non si fossero impicciati e non avessero cercato di incastrarmi adesso non saremmo qui.
-NON PARLI DI ROY E DI MIA MADRE IN QUESTO MODO! LORO LAVORAVANO PER LA GIUSTIZIA!
-Calma, calma Beckett... Non perda la pazienza, altrimenti dovrò eliminarla subito e non potrò divertirmi! Comunque devo ammettere che il suo caro scrittore era quello che mi intimoriva di più, ma visto che ci ha pensato lei a metterlo fuori combattimento non ci saranno più problemi. Strano l'amore vero? Ci fa commettere pazzie.
-La smetta di parlare come se sapesse tutto di me...
-Ma io so tutto!
-E lasci stare Rick!
-Io le avevo detto di non andarci a letto...- era stata una donna vicino a lei a parlare e Kate aveva subito riconosciuto la sua voce.
-Sophia...- si chiese quante sarebbero state ancora le sorprese. -Speravo fossi all'altro mondo...
-E invece no!
-Sei anche tu in mezzo a tutto questo... E' coinvolta anche la CIA?
-Oh, lei non immagina neanche cosa ci sia dietro a tutto questo!
-Come si è salvata?
-Grazie al cielo il proiettile non mi ha uccisa. Sono riuscita a scappare e...
-OK! BASTA CHIACCHIERE!- l'uomo tornò a parlare. -E' ora di giocare un po'!
-Aspetti! Non può uccidermi senza dirmi tutta la verità!- doveva guadagnare tempo. -Ho il diritto di sapere perchè mia madre e tutti gli altri sono stati uccisi!
L'uomo sbuffò. -Bene, ma cercherò di farla il più breve possibile, quindi stia attenta...



Angolo dell'autrice:
Scusate il super-ritardo ma è stato piuttosto difficile scrivere questo capitolo e sinceramente anche adesso non lo trovo un granché, ma spero a voi piaccia.
Rispetto agli altri è quello che si concentra di più sul caso :)
E' quasi venerdì... quindi meno 4 a "Always"! Non vedo l'ora, da quando ho visto i promo sono in ansia!
Beh, è tardi perciò vi auguro la buona notte :)
Scusate ancora il ritardo, spero di aggiornare in fretta! Grazie a tutti, alla prossima!
Un bacio :)

P.S. Mi raccomando, ditemi cosa ne pensate!

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Capitolo 17
*** La fortuna aiuta gli audaci. ***


capitolo 17


La fortuna aiuta gli audaci.




-Vede detective, io sono un uomo estremamente ambizioso e non mi sono mai accontentato di ciò che avevo, ho sempre voluto di più.
Circa vent'anni fa decisi che volevo guadagnare più soldi e quindi più potere, perciò iniziai a contattare diversa gente per, come ha scoperto, rapire i figli di alcune famiglie mafiose per poi chiedere il riscatto. All'inizio non lo facevamo spesso, mai poi abbiamo capito che era piuttosto semplice e ci abbiamo preso gusto.- la voce dell'uomo continuava ad essere fredda.
-Come ha conosciuto Roy?- la detective era curiosa, anche se fino a quel momento non aveva sentito nulla di nuovo.
-Ora inizio a capire cosa provino i criminali di fronte a lei quando li interroga. La sua tenacia è davvero ammirevole. Mi sarebbe di grande aiuto una persona come lei; se solo le cose fossero andate diversamente...
-Non dica sciocchezze! Io non lavorerei mai per uno come lei! E comunque non si preoccupi, molto presto si ritroverà anche lei in quella stanza!
-Ahahaha! Sei davvero straordinaria Kathrine, davvero straordinaria! Comunque conobbi Montgomery quando era appena diventato un poliziotto, lui e gli altri due si erano cacciati in un guaio con un giro di droga e non volevano perdere il lavoro, così chiesero il mio aiuto. Entrarono a far parte del mio "gruppo di aiutanti" e per un periodo andò tutto bene... ma poi, poi uccisero Bobby Armen.
-SU SUO ORDINE!- Beckett sentiva la rabbia ribollire dentro di lei.
-Sbagliato! Avrebbero dovuto rapire Pulgatti per i soldi, ma qualcosa andò storto e uccisero Armen, che si rivelò essere un agente dell'FBI. Fortunatamente riuscimmo a calmare le acque e Raglan incolpò Pulgatti dell'accaduto. Quello finì in prigione e la nostra vita tornò alla normalità. Rapimenti, furto, ricatti, il solito insomma. Ma tutto era di nuovo sotto controllo. Fino a quando...
-Fino a quando Roy non ha mollato. Fino a quando non ha capito che non era ciò che voleva, vero? Lì sono iniziati i problemi.- la detective sentiva solo silenzio intorno a lei, tutti stavano ascoltando attentamente.
-No, a dire il vero no. Quando Montgomery decise di voler diventare un grande poliziotto forse le cose addirittura migliorarono. Era più semplice tenerlo d'occhio, sicuramente non avrebbe più commesso sbagli e non avrebbe parlato con nessuno del passato. Il vero problema fu tua madre, Kate.
Sinceramente non ho mai amato gli avvocati, sempre in mezzo agli affari degli altri, sempre pronti a ricercare la loro "giustizia", a parlare tanto... Ma in realtà Johanna Beckett non mi spaventava. Non aveva mai creato grandi problemi e inoltre era una donna. Avevo sentito parlare di lei solo raramente.
Così, quando Pulgatti iniziò a spedire quelle lettere dal carcere non mi preoccupai leggendo il suo nome nella lista dei destinatari.- l'uomo sospirò amareggiato. -Sì, sono stato piuttosto stupido, l'ho sottovalutata. Quella donna le somigliava davvero tanto, sa? Bella, in gamba, troppo intelligente e determinata, con quella luce negli occhi...
Kate sentì un moto d'orgoglio crescere nel suo cuore. -Era la migliore.
-Sì, ma io non lo sapevo ancora. Quando vidi che aveva risposto a Pulgatti rimasi sorpreso, insomma non pensavo l'avrebbe fatto, lui era un criminale!
-Ma a mia madre interessava solo la verità su quel caso...- la voce di Beckett era un sussurro.
-Iniziai a tenerla d'occhio, anche se erano passati diversi anni da quel pasticcio non potevo rischiare che una sola donna mandasse all'aria tutto il mio lavoro! Pensavo di farla desistere velocemente ma poi ha chiesto aiuto ad alcune colleghe e ad un giudice... ed è arrivata con quella storia di "riprendiamoci il quartiere"! Era intelligente e sapevo che non ci avrebbe messo molto a scoprire tutto così ho assoldato quell'uomo...
-Coonan...
-Sì, esatto, proprio lui! L'ho assoldato e l'ho fatta uccidere in quel vicolo. Eliminai il problema.
Lacrime calde iniziarono a scorrere sul viso di Kate. Per lei era doloroso dover immaginare tutto di nuovo, rivivere quella giornata.
-Devo ammettere che era stata piuttosto brava, era riuscita ad arrivarmi molto vicino. Tuttavia non è stata la migliore.
La detective chiuse gli occhi. -La migliore sono stata io...
-Immagini la mia sorpresa quando ho scoperto che la figlia di Johanna Beckett era diventata una poliziotta e voleva trovarmi. Decisi che non mi sarei fatto fregare un'altra volta, sarei stato attento. Così l'ho tenuta d'occhio. All'inizio fu abbastanza divertente, era davvero determinata ma non riusciva a trovare nuovi indizi, continuava a sbattere negli stessi punti. Dopo un po' di tempo la vidi cadere definitivamente e lasciar perdere quel caso; pensavo di aver definitivamente vinto.
E invece, ancora una volta, mi sbagliavo! Sono bastate poche parole di quello scrittore da quattro soldi per convincerla a ricominciare più determinata che mai! E ogni giorno insieme vi avvicinavate sempre più a me!
-Così ha pensato di togliermi di mezzo....
-Sì, ma a quanto pare la fortuna era dalla sua parte, è sopravvissuta! Lockwood, il congelatore, la bomba sporca, un proiettile nel petto, una rapina in banca, una tigre e la macchina in mezzo al mare... Basterebbe solo una di queste cose per far fuori una persona normale! Ma voi no! Voi siete sempre riusciti a cavarvela, sempre!
-Sì, siamo stati piuttosto bravi.
-Bravi? Io direi fortunati detective!
-La fortuna aiuta gli audaci.
-Senza dubbio. Ma oggi non le basterà la fortuna per uscire di qui... Penso che molto presto rivedrà sua madre e Montgomery, è contenta?
-No, per niente! Ma mi chiedo una cosa, perchè non mi ha ancora uccisa?
-Non è ancora arrivato il momento...
La detective si fermò a riflettere. Cosa significava quella frase? Cosa stavano aspettando? La sua squadra prima o poi sarebbe arrivata... In quel momento Kate capì.
-NO!
-A quanto pare ha capito.
-Non potete usarmi come esca! Lasciateli stare! Loro non c'entrano!
-Smetta di ripeterlo! Fanno parte di una squadra della omicidi che ha indagato su questo caso, ci sono dentro fino al collo e verranno con lei all'altro mondo!
-Non glielo permetterò!
-Sa cosa le dico? Il suo scrittore sarà il primo e lo ucciderò davanti a suoi occhi! Non avrà neppure il tempo di chiedergli scusa!
-E' per questo che non l'avete portato qui... perchè sapevate che i ragazzi l'avrebbero trovato e lui sarebbe riuscito a portarli qui avendo visto l'auto...
-Esatto!
-Non le sembra arrivato il momento di dirmi chi è lei?
-Lo vuole davvero sapere? Ci tiene così tanto? Bene, allora...

Rick era seduto sul sedile posteriore dell'auto e batteva con le nocche sul finestrino. -Accelera Espo.
-Smettila Castle, sto correndo come un pazzo, non posso rischiare di ammazzare qualcuno!
Lo scrittore imprecò sottovoce.
-Stai tranquillo, la troveremo in tempo, ok?
-Sì sì. Avete scoperto dove si sono fermati?
-Il segnale del cellulare del questore si è interrotto all'inizio di un sentiero. Stiamo andando lì.
-Ok... accelera.
-Castle...
-Ok, ok!- si voltò verso Smith che era seduto accanto a lui. -Prima ha detto che aveva un'idea di chi ci fosse dietro ma che pensa di sbagliarsi... Chi è?
L'uomo lo guardò e lesse nei suoi occhi tutta la disperazione e tutto l'amore che provava. Sospirò. -Pensavo ci fosse dietro qualcuno della polizia, qualcuno abbastanza in alto da assoldare degli uomini, o qualche ricco... ma adesso che sappiamo che sono coinvolti anche il vostro capitano e il questore è impossibile. Dev'essere qualcuno di molto più importante.
-Ha qualche idea?
-Non saprei... CIA, FBI, qualche servizio segreto o...
-O...?
-O magari un politico. Un politico molto importante.
-Ok, ho capito.- guardò fuori dal finestrino agitato. -Quanto manca ragazzi?
Esposito svoltò a destra. -Siamo arrivati.
I quattro scesero dalla macchina. Davanti a loro si apriva un sentiero in mezzo al bosco.
Ryan radunò i poliziotti intorno a lui e spiegò cosa avrebbero dovuto fare, poi si fece dare una cartina. -Siamo fortunati, il sentiero è uno solo, non ci sono bivi. Porta ad una casetta, ma prima di arrivare ci sono anche alcuni edifici abbandonati.
-Ok.- indossarono il giubbotto antiproiettile. -Signor Smith, lei rimanga qui. Se succede qualcosa ci chiami.
L'uomo annuì e i tre si allontanarono  seguiti da un gruppo di agenti.
-Aspetta Castle.- l'ispanico si fermò e tirò fuori una pistola.
-Non hai intenzione di spararmi vero? No perchè non abbiamo abbastanza tempo sai...
-Rick la botta in testa deve averti fatto male, è già la seconda volta che mi chiedi se ti voglio sparare... Comunque questa è per te.- gli porse l'arma.
-Ma... non posso.
-Non mi interessa. Probabilmente stiamo per affrontare i peggiori criminali che possiamo immaginare, devi avere qualcosa per proteggerti. Spero che tu non debba usarla, ma non si sa mai. Alle conseguenza penseremo dopo, adesso dobbiamo salvare Beckett.
Lo scrittore annuì. -Ok, grazie Javi. Andiamo.

Kate vide improvvisamente luce intorno a sè. Chiuse d'istinto gli occhi per qualche secondo per ripararli. Poi li riaprì.
Si guardò intorno frastornata, c'erano una ventina di persone. Al suo fianco Victoria Gates, Reynolds e Sophia la fissavano.
Alzò la testa e guardò avanti a sè. In piedi davanti a lei stava un uomo a cui la detective avrebbe dato poco più di cinquant'anni. Alto, carnagione chiara, capelli più grigi che neri e occhi scuri. Aveva una giacca blu e potava vedere la pistola che teneva attaccata alla cintura.
Si concentrò sul suo viso, era sicura di averlo già visto da qualche parte, anche se non di persona.
Passò quasi un minuto in cui Beckett e l'uomo continuarono ad osservarsi, poi la donna capì.
-Lei! Adesso mi ricordo! Lei è Robert Cole!
L'uomo sorrise. -Complimenti detective.
-Ex capo dell'FBI, il più giovane che sia mai arrivato a quella carica.
-Corretto.
-Ricordo che quando ero bambina i giornali parlarono a lungo di lei... Per anni penso. Poi ad un tratto sparì. Lasciò il suo incarico e non si fece vedere per un sacco di tempo, poi tornò ma non si ebbero più molte notizie su di lei.
-Ha davvero un'ottima memoria, sa?
-Cosa fa adesso? Vive dei soldi guadagnati con i rapimenti?
-Ahaha, no no... Lavoro al Pentagono.
A Kate si gelò il sangue.
-Che cosa?
-Il Pentagono detective, non le hanno insegnato cos'è?
-Sì, so cos'è.- si morse il labbro. Non pensava che fosse coinvolto qualcuno di così importante. -E lì cosa fa, le pulizie?
-Incredibile quanto Castle l'abbia cambiata, tempo fa non sapeva neppure cosa fossero le battute...
-Perchè ha ucciso mia madre?
-Glielo ho spiegato prima.
-Non le credo. Perchè ha lasciato l'FBI? Cos'è cambiato?
-Non sono affari suoi.
-Sì invece! Lei ha distrutto la mia vita!

-Ehi Javi, che sia là?- Castle indicò un vecchio magazzino che sembrava abbandonato.
-Cosa te lo fa pensare?
-Guarda l'ultima finestra... Sembra che dentro la luce sia accesa. Strano.
L'ispanico annuì e fece segno agli altri poliziotti. -Ok, andiamo a dare un'occhiata.
Si avvicinarono silenziosamente. Ryan si avvicinò ad una delle vetrate. Sembrava che dentro fosse passato qualcuno di recente.
Fecero il giro dell'edificio, fino ad arrivare dall'altra parte e poi lo circondarono.
-NYPD, SIETE CIRCONDATI! USCITE CON LE MANI IN ALTO!

L'uomo stava per rispondere alla detective ma sentì delle voci provenire dall'esterno.
-Oh, a quanto pare sono arrivati i suoi amici...- Kate tremò. Cole guardò i suoi uomini. -State pronti.
-No! La prego, la prego!- la voce di Beckett esprimeva tutta la sua disperazione.
Improvvisamente vide un gruppo di poliziotti capeggiati da Ryan ed Esposito fare irruzione e trovarsi di fronte a circa venti persone armate. Tirò un sospiro di sollievo vedendo che erano in tanti ma poi si accorse di chi era l'uomo dietro ai due amici e il suo cuore ebbe un tuffo.
Rick.
Aveva il braccio in cui l'aveva colpito, una gamba e la testa fasciata e la camicia sporca di sangue, ma era lì per salvarla.
La detective sentì le lacrime nei suoi occhi.
-NYPD! FERMI DOVE SIETE!
Nessuno diede retta a Ryan ed tutti estrassero le loro armi. Kate capì subito che per qualcuno non sarebbe finita bene.
Esposito puntò la pistola contro Robert Cole. -MANI IN ALTO!
L'uomo sorrise. -Signor Esposito, ha tre fucili puntati contro, pensa davvero di poter dare ordini?
-Vedo che ci conosce...- l'attenzione di tutti era posata sui due uomini. Kate vide il suo scrittore avvicinarsi lentamente a lei. Scosse la testa per dirgli di fermarsi ma lui le fece segno di stare ferma.
Si nascose dietro agli altri agenti e proseguì ancora, fino ad arrivare dietro alla sedia dove era seduta la sua musa, lasciata sola dagli altri tre che si erano avvicinati al loro padrone.
Castle la aiutò ad alzarsi, stupito che nessuno avesse ancora visto i loro movimenti.
Le prese la mano e le toccò dolcemente la spalla. -Dopo ti tolgo le manette...- sussurrò con voce roca.
Il cuore di Beckett accelerò i battiti. -Rick, io...
Lo scrittore chiuse i suoi occhi azzurri e scosse la testa. -Shh... Non mi importa, avremo tempo di...
-EHI!- la voce di Cole li riportò alla realtà. -Dovevate tenerla d'occhio! Che razza di imbecilli!
Sophia si voltò e puntò la pistola verso Castle. -Richard...
-Sophia...
-Lieta di rivederti.
-Io no a dir la verità.
La donna sorrise. -Mi è davvero mancato molto il tuo senso dell'umorismo. Adesso però allontanati da lei e lascia a terra l'arma.
-Scordatelo. Adesso sei tu quella con fin troppe armi puntate contro.
Kate tremava. Uno sparo e sarebbe partito l'inferno. Uno sparo e ben pochi sarebbero usciti sani e salvi da lì. Tutti avevano almeno un'arma puntata addosso.
Vide Cole bisbigliare qualcosa a Reynolds e alla Gates. I due annuirono e si spostarono leggermente verso il muro.
-Bene...- iniziò il questore. -Ragazzi... uccideteli!
Victoria Gates sparò ad una delle vetrate mandandola in mille pezzi e corse fuori verso il bosco seguita da Cole e Reynolds.
-Fermali Javi!- Kate d'istinto aveva iniziato a seguirli, senza badare alle manette o a tutti quelli che volevano ucciderla. Vide alcuni corpi cadere senza vita e delle scie di sangue, ma sapeva dire chi fossero.
-Giù Kate!- Rick la buttò a terra proteggendola con il suo corpo. -Stai bene?- chiese preoccupato.
-Sì... grazie.- la detective si fece togliere le manette e Ryan le diede la pistola.
Poi si gettò all'inseguimento dei tre seguita dalla sua squadra mentre all'interno del magazzino continuava la serie di spari.



Angolo dell'autrice:
Ecco il nuovo capitolo (che non ho neppure riletto) finalmente!
Abbiamo scoperto chi è il drago e cercherò di spiegare meglio la sua storia nei prossimi capitoli :) E i nostri impavidi eroi sono arrivati!
Ma passiamo alle cose importanti... Avete visto la 4x23???? Per me è diventata una droga! *-* Voglio settembre, adesso!
Scusate se non ho risposto alle recensioni (che ho letto), cercherò di rimediare al più presto, e comunque grazie a tutti!
Bene, ho finito :)
Un bacio, alla prossima!


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Capitolo 18
*** Quella parte della sua vita era finita. ***


capitolo 18


Quella parte della sua vita era finita.



Kate continuava a correre in mezzo al bosco seguita da Castle, Ryan ed Esposito. Non riusciva a vedere Cole e gli altri due davanti a loro, ma sapeva dove stessero andando grazie alle impronte lasciate sul terreno.
Si fermò un momento. -Da quella parte.- alzò un braccio indicando la direzione alla squadra, poi ripresero a correre.
Beckett sentiva l'adrenalina scorrerle nelle vene. Finalmente l'aveva trovato, finalmente sapeva chi aveva fatto uccidere sua madre. E presto l'avrebbe sbattuto in prigione.
Qualche metro dopo si ritrovarono in uno spiazzo dove l'erba era piuttosto alta. Senza alberi, la detective e i tre uomini riuscivano a vedere i fuggitivi.
-FERMI DOVE SIETE!
Cole si fermò e si voltò verso di loro. -Fermatevi.- ordinò a suoi due sottoposti. -Non possiamo correre in eterno. E' ora di farla finita.
-Becks, penso che dovremmo essere pronti ad un combattimento.
-Lo penso anch'io Javi. Ma lo voglio vivo.- estrassero le loro pistole, poi Kate si avvicinò a Rick. -Non provare neanche a farti del male nel tentativo di salvarmi, chiaro?- sussurrò in modo che gli altri due non la sentissero.
Lo scrittore chiuse gli occhi e scosse la testa.
-Rick...- lo stava implorando.
L'uomo sospirò. -Chiaro.
-Bene...- avanzò di qualche passo e alzò il tono di voce. -Signori, a quanto pare siamo arrivati alla fine dei giochi.
-Sì, finalmente mi libererò una volta per tutte di lei detective!
-Finalmente la sbatterò in prigione!
I due si squadrarono da lontano a lungo, poi all'improvviso alzarono le loro armi e senza un ordine ben preciso Esposito e Reynolds iniziarono a sparare.
Lo scontro era cominciato.
Beckett si mosse agilmente cercando di avvicinarsi il più possibile all'uomo rimanendo però fuori dalla traiettoria dei proiettili.
-Siamo quattro contro tre, perchè non si arrende?
-Una detective emotivamente instabile e uno scrittore ferito e innamorato non mi fanno paura.
-Buon per lei. Ma si ricordi che l'avevo avvertita.- con la coda dell'occhio vide Victoria Gates schivare un colpo di Ryan e avvicinarsi a lei.
-GIÙ' BECKETT!- urlò l'irlandese.
Kate non se lo fece ripetere due volte e si gettò a terra. Esposito sparò in direzione del capitano colpendolo alla spalla destra. La donna lasciò cadere la pistola.
Beckett fece per rialzarsi ma sentì qualcuno tenerla a terra. Si voltò e vide Castle vicino a lei. -Ci pensiamo noi.
La donna si alzò di scatto. -No! Sei impazzito?
-KATE!
Kate sentì un proiettile sfiorarle una spalla e ferirla lievemente. Reynolds aveva cercato di colpirla ma fortunatamente la sua mira non era un granché.
Per Richard quello sembrava un incubo. Non poteva vedere la sua musa rischiare la vita un'altra volta.
Ryan sparò al questore e lo colpì ad una gamba, poi corse a disarmarlo.
Cole aveva ancora la pistola puntata verso la detective.
-I suoi uomini sono a terra, disarmati, eppure lei non mi ha ancora sparato, anche se ne aveva l'opportunità. Perchè?
-Non mi interessa niente di loro.
-MA PER LEI CHE VALORE HA LA VITA UMANA?
-Non mi dipinga come un mostro detective Beckett!
-Ma lo è!
-Lei non mi conosce...
-Mi racconti la sua storia allora! Di tempo ne abbiamo!- nel frattempo Ryan ed Esposito si erano sistemati di fianco a lei e tenevano sotto mira Cole. Castle controllava che la Gates e il questore non si muovessero.
-Sbagliato, il suo tempo è finito!- Cole improvvisamente le sparò.
Esposito rispose dopo una frazione di secondo.
Kate vide Ryan gettarsi davanti a lei. -NO!
L'irlandese cadde a terra.
-No Kevin, no... Andiamo, andiamo...- il proiettile l'aveva preso in pieno. Beckett gli aprì la giacca per vedere la ferita.
Ryan tossì. -Sto... Sto bene... Kate...
-Non dire sciocchezze!- la voce della donna era acuta e spaventata. Ma quando spostò la giacca del tutto si accorse che indossava il giubbotto antiproiettile e che il colpo non lo aveva ferito gravemente, c'era solo un piccolo graffio. Tirò un sospiro di sollievo. -Sei sicuro?
L'irlandese si mise a sedere lentamente. -Sì...
-Bel lavoro bro!- gli urlò Esposito mentre si lanciava all'inseguimento di Cole che era riuscito a schivare il proiettile.
-Grazie!
-Siete degli incoscienti! Comunque... grazie.- disse sincera mentre seguiva l'ispanico.
-Fai solo in modo che il mio tuffo non sia stato inutile!
Kate entrò nel bosco e raggiunse Esposito.
-Javi, dobbiamo prenderlo vivo.
-Lo so.
L'uomo era in piedi di fronte a loro, a una decina di metri di distanza. L'ispanico caricò la pistola, prese la mira e sparò. Il suo colpo prese in pieno la pistola di Cole, facendola volare lontano. Lui iniziò a muoversi per andare a raccoglierla, ma Beckett era più veloce e in pochi attimi gli fu addosso e lo spinse a terra.
-Robert Cole, ti dichiaro in arresto.- disse con un sorriso.
Esposito le porse le manette che mise all'uomo. Poi lo tirò su e lo spinse per tornare allo spiazzo d'erba.
-Complimenti Espo, la tua mira è incredibile.
-Sì, lo so, sono il migliore.
Kate sorrise.
-Ehi ragazzi,- si rivolse alla sua squadra. -Ammanettate quei due e possiamo andare. Kevin, stai bene?
-Certo.
-Ok, perfetto. Ottimo lavoro.
Si misero in cammino per tornare alle auto, in silenzio assoluto. Beckett sentiva lo sguardo di Rick fermo su di lei.
Quando arrivarono al vecchio edificio abbandonato Kate vide che alcune ambulanze erano riuscite ad arrivare fin lì grazie alla strada che scendeva dall'altra parte della collina su cui si trovavano.
Vedendole il suo stomaco si strinse. Quante persone avevano perso la vita a causa sua quel giorno? Quante stavano lottando per non morire?
Un medico le si avvicinò. -E' lei la detective Beckett?
-Sì.- mostrò il distintivo senza staccare gli occhi dalle barelle sui cui erano sdraiati uomini in pessime condizioni.
-State bene?
-Io sì, la spalla è ferita ma non è grave. Loro- indicò Cole, Reynolds e la Gates. -hanno solo qualche graffio, vengono al distretto con me. Vorrei invece che controllasse i miei uomini.
L'uomo annuì e andò verso Ryan e Castle.
-Stiamo bene Kate...- si lamentò lo scrittore.
-Rick, la ferita sul braccio sta sanguinando!
Castle aprì la bocca per controbattere ma poi cambiò idea. No, non voleva rinfacciarle quell'episodio, non voleva ricordarle che era stata lei a sparare. Chiuse la bocca e annuì.
La detective diede il questore e Victoria Gates a due poliziotti che non avevano riportato ferite e si diresse verso l'auto con Cole ed Esposito.
All'improvviso uno degli uomini del drago si alzò dalla barella di scatto, prese un pugnale rimasto a terra e cercò di colpire Beckett.
Rick, che aveva osservato tutta la scena si mosse velocemente e si mise tra l'arma e la sua musa prima che potesse essere colpita.
Sentì la lama affondare nel suo fianco e un dolore fortissimo. Si accasciò a terra.
Kate era pietrificata. Cole approfittò del momento di distrazione e inizio a correre, nel tentativo di fuggire.
Beckett si riprese. -NO! FERMATELO!- poi si inginocchiò vicino allo scrittore con le lacrime agli occhi. -Rick... Ti prego Rick, resisti... Ti prego...
Non poteva perderlo, non poteva permetterselo.
Il medico corse subito da loro. -Non si preoccupi detective, è vero, la ferita è profonda ma non è grave, se la caverà.
-Ma... non... non risponde...
-Dev'essere svenuto. Ma questo non dipende solo dalla ferita, dev'essere stato anche lo stress, la paura. Adesso lo porto in ospedale.- lo caricò sull'ambulanza e partì.
Kate si voltò e vide che Cole stava ancora cercando di scappare. Si era avvicinato ad una delle macchine della polizia aperte.
Beckett prese la pistola nonostante le tremassero le mani. -Fermo dove sei!
L'uomo non la ascoltò.
Un agente sparò un colpo di avvertimento. Niente.
-Fermo ho detto!
Cole riuscì ad aprire la porta dell'auto. Un agente sparò di nuovo. Il proiettile colpì l'uomo in pieno petto.
-NO! NO!- la detective corse verso di lui. Cole era caduto a terra e perdeva parecchio sangue. -No, non puoi morire, non puoi morire...
Sentiva le lacrime rigarle il volto. I ricordi della morte di Coonan ritornarono a galla. Sembrava un dejà-vu.
-Ho bisogno di sentire la tua storia... Devo sapere... Andiamo...- premeva con forza le mani sul suo petto per aiutarlo a respirare.
-Signorina...- un altro medico si era avvicinato. -lasci fare a noi.
Ma Kate non ascoltava. -Andiamo, andiamo...
-Becks...- la chiamò Esposito.
-Forza...
L'ispanico la prese per le spalle e la costrinse ad alzarsi e a guardarlo in faccia. -Andrà tutto bene, stai tranquilla. Lascia fare a loro.
-E se...- lasciò la frase in sospeso.
-No, non ci pensare neppure. Castle tornerà più bello di prima e Cole passerà i prossimi cinquant'anni in galera.
La donna lo abbracciò piangendo. -Grazie.
-Ora andiamo.

Kate era seduta nel corridoio dell'ospedale, in attesa di notizie. Erano passate ore da quello scontro.
Era stata al distretto, aveva sbattuto in prigione la Gates, Reynolds e tutti quelli coinvolti. Aveva ringraziato Smith per l'aiuto e si era scusata per come l'aveva trattato.
Era andata al cimitero, sulle tombe di sua madre e di Roy; aveva raccontato loro tutto quello che era successo in quegli ultimi tempi.
Aveva chiamato suo padre per rassicurarlo e gli aveva detto di aver chiuso il caso di Johanna, per sempre.
Poi, infine, era tornata a casa. Si era lavata e cambiata e aveva iniziato a mettere tutti gli appunti sul caso di sua madre in una scatola, quella parte della sua vita era finita, anche se le mancava ancora un pezzo della verità.
E ora era lì, in quel triste ospedale in preda all'ansia, in attesa. Martha, Alexis, Esposito, Ryan e Lanie erano seduti poco più in là. Lei aveva bisogno di stare da sola.
Dopo circa un'altra ora infinita arrivò il medico che aveva portato lì Castle.
-Signori... Sappiate che il signor Castle sta bene, le ferite non sono gravi, resterà solo qualche cicatrice. Adesso sta riposando, tra poco potrete vederlo se lo desiderate.
A quelle parole Beckett sentì un enorme peso sciogliersi dentro di sè. Rick stava bene, era vivo. Era ancora lì con lei.
-Per quanto riguarda il signor Cole...- proseguì rivolgendosi alla detective. -mi dispiace dirle che non ce l'ha fatta. Il proiettile ha oltrepassato il polmone, non siamo riusciti a fare nulla. Ci dispiace molto.
Kate annuì. La sua mente era divisa a metà, una parte gioiva per lo scrittore, l'altra era sotto shock. L'unica persona che avrebbe potuto raccontarle tutta la verità, l'unico vero colpevole dell'omicidio di sua madre era appena morto e lei non sapeva come si sentiva al riguardo.
Gli altri erano rimasti in silenzio. Uno alla volta entrarono nella camera di Rick per salutarlo. Beckett decise che lei sarebbe stata l'ultima.

Quando anche Esposito uscì dalla camera prese un respiro profondo e si fece coraggio. Poi entrò nella stanza.
-Kate... Come stai?
Rick la osservava preoccupato dal suo letto. Aveva la testa, il braccio e il fianco fasciati da bende bianche, sembrava una mummia.
La detective sentì le lacrime bagnarle il viso. Era stata lei la causa di tutto ciò.
-Dovrei essere io a chiedertelo Castle...- sussurrò.
Lo scrittore sorrise dolcemente. -Ma io sto bene Kate, le cicatrici mi faranno sembrare più figo! Comunque complimenti, il tuo colpo mi ha lasciato un bel segno!- il suo sorriso si era allargato.
Beckett impallidì e abbassò lo sguardo continuando a piangere silenziosamente.
-No, Kate, scusa... Non volevo... Insomma... Mi dispiace... Scusa, sono un cretino.
-Smettila di chiedermi scusa!- la voce della donna era spezzata. -Smettila di comportarti come se fosse colpa tua! Io ti ho sparato! Io ti ho fatto finire su questo letto!- era disperata. -Io devo chiederti scusa.
-Kate io sto bene, davvero... Tra qualche ora potrò uscire di qua e al massimo tra qualche giorno mi avrai di nuovo tra i piedi al distretto.
La detective tremò e lo guardò spaventata. -NO! No! Non puoi tornare... Non posso permetterlo... Non voglio rischiare di perderti un'altra volta. Non se ne parla.
-Ma Beckett...
-NO!- Kate gli diede le spalle ed uscì di corsa dalla stanza.
Castle prese il bicchiere sul comodino e lo lanciò contro il muro riducendolo in mille pezzi.

In corridoio Kate vide Ryan e Lanie parlare al telefono. Esposito le si avvicinò con un fascicolo in mano.
-Ehi Becks abbiamo scoperto che Cole...- si bloccò vedendo la sua espressione. -Scusa, non è il momento.
La detective lo superò velocemente e si diresse verso l'uscita continuando a piangere.
Quando raggiunse il cortile vomitò in un angolo del prato, poi chiuse gli occhi e respirò a fondo. Le sembrava di essere rimasta in apnea troppo a lungo. Quando riaprì gli occhi rimase sorpresa.
-Detective, ho bisogno di parlare con lei.
Il panico invase Beckett, ma non poteva rifiutare. Non era giusto. Doveva assumersi le sue responsabilità e affrontare le conseguenze.
Cercò di non guardare gli occhi azzurri della ragazza dai lunghi capelli rossi, così simili a quelli del padre, e annuì.
-Va bene Alexis.


Angolo dell'autrice:
Eccoci! Finalmente Beckett&co. hanno arrestato i colpevoli, ma Cole è morto... Rick è in ospedale, ma sta bene. Quella in condizioni peggiori sembra proprio essere la nostra detective... e adesso deve anche affrontare la figlia del suo scrittore!
Penso non manchi molto alla fine di questa storia, massimo due capitoli credo :)
Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo, un grazie immenso a tutti quelli che hanno recensito finora!
Alla prossima, un bacio!
(Forza, possiamo farcela, settembre non è così lontano!)





 

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Capitolo 19
*** Ho una promessa da mantenere. ***


capitolo 19


Ho una promessa da mantenere.



L'altalena cigolava e la pioggia cadeva leggera. Il sole ormai era quasi sceso completamente dietro l'orizzonte e il parco era quasi completamente vuoto.
-Sapevo che ti avrei trovata qui.
La detective si voltò sorpresa. -Non dovresti essere qui Castle.
L'uomo si sedette sull'altra altalena e le porse uno dei due caffè che teneva in mano. Beckett notò che rispetto a quando l'aveva visto qualche ora prima in ospedale le bende erano diminuite e sembrava stare meglio.
-Li ho costretti a farmi uscire.- disse Castle con un sorriso.
-Tua figlia mi ucciderà, e la capisco, ha ragione. Io ti faccio del male.
-Avete parlato immagino...
-Sì.- quella con la ragazza dai capelli rossi non era stata una discussione facile, ma andava fatta.
-Come stai, Kate?- dallo sguardo dello scrittore traspariva tutta la sua preoccupazione.
La detective il caffè silenziosamente facendo vagare lo sguardo per tutto il parco. -E' strano, non trovi? Quasi un anno fa eravamo qui, su queste altalene, a parlare proprio come ora. Eppure ne sono cambiate di cose... Il distretto, il caso di mia madre... Noi...- sussurrò.
-Kate, come stai? Ti prego...
Beckett lo guardò negli occhi.
-Non lo so Rick, io non lo so!- sentì la sua voce incrinarsi. -Insomma, dovrei essere felice, ho chiuso il caso di mia madre e stiamo tutti bene! Ma non lo sono, e questo mi spaventa. E' come se al posto di tutta quella determinazione fosse rimasto solamente un vuoto! E fa male! E.. e se avessi sbagliato Rick? Se non fosse servito a nulla? Voglio dire, ho cercato l'assassino di mia madre per anni, convinta che quando l'avrei trovato sarei stata felice... E se per tutto questo tempo fosse stata solo vendetta? E se è così, è servito a qualcosa tutto questo?- le lacrime avevano iniziato a scendere sul suo viso.
-Kate hai dato giustizia a tua madre! A Roy! A tutti coloro che non meritavano quella fine! Hai fermato un pazzo deciso ad ucciderti!- Castle la guardò dolcemente. -Kate sei solo sotto shock, hai visto tutte le tue convinzioni cadere a terra, spazzate via in un secondo e hai rischiato di morire...
-E se non fosse così? Se non fosse lo shock?- Beckett stava quasi urlando. Lo scrittore riusciva a vedere tutta la sua disperazione. -Allora cosa mi rimarrebbe Rick? Cosa...
-Me.
Kate si fermò a bocca aperta. Le aveva risposto nel giro di mezzo secondo ed era stato chiaro, limpido. Le aveva dimostrato ancora una volta che lui ci sarebbe sempre stato.
-Avresti ancora me.- disse con tutta la dolcezza possibile.
Beckett abbassò lo sguardo imbarazzata. -No, non puoi Rick. E poi ho promesso a tua figlia che ti sarei rimasta lontana.- sussurrò.
"Ho bisogno di un padre Kate, io ho bisogno di un padre!", le parole della ragazza le rimbombavano ancora nella testa.
-Scordatelo, non te lo permetterò e non mi interessa cosa pensa Alexis. Le parlerò io.
-Non puoi andare contro tua figlia per colpa mia! Non è giusto!
-Altroché se posso!
-Io sono pericolosa Richard! Il mio mondo lo è! Sei uno scrittore, non un poliziotto!
-Non ti lascerò andare per l'ennesima volta detective, non ora che potremmo essere felici! Non permetterò a niente e nessuno di mettersi tra di noi!
Beckett si alzò in piedi. Ormai era completamente bagnata dalla pioggia. -Tu dovresti essere arrabbiato con me! Ti ho sparato, ricordi?
-Sì, tranquilla, il colpo in testa non mi ha fatto dimenticare nulla, il mio cervello è ancora intatto. Comunque non mi importa.- disse scrollando le spalle.
-Tu sei pazzo!
-Certo che sì!- rispose lui sorridendo.
La detective alzò gli occhi al cielo e scosse la testa rassegnata. -Vantatene anche!
Lo scrittore la guardò intensamente negli occhi. -Sono completamente pazzo Kathrine. Pazzo di te!
Beckett si perse per un attimo in quei profondi occhi azzurri e sentì il suo cuore perdere un battito alle sue parole. Lui le prese le mani e le portò vicino al suo cuore, continuando a guardarla ancora seduto. Kate poteva sentire il calore della pelle dell'uomo al di sotto della camicia bagnata.
-Lo senti? Senti il mio cuore battere?
La donna annuì silenziosamente.
-Se io ti perdo Kate, se tu esci dalla mia vita, questo cuore non servirà più a nulla! Al suo posto resterà solo un enorme vuoto, e io non saprei come andare avanti! Quindi, ti prego...
Kate si asciugò le lacrime con il dorso della mano.
-Lo so... Lo capisco... E' per questo che non voglio che tu mi stia troppo vicino, se ti perdessi non riuscirei a superarlo.
-Kate siamo arrivati ad un punto di non ritorno, non capisci? Non importa se siamo vicini o lontani, se stiamo insieme oppure no, ormai non possiamo vivere l'uno senza l'altro.
-Ma che senso ha parlarne adesso Castle? Tu devi partire e...
-Che cosa?- lo scrittore rimase sorpreso. Partire? In che senso partire?
-Rick, ho parlato con Alexis... Mi ha detto che voi e Martha domani partite... Andate a trovare Meredith... Per un mese...- Beckett sperò che la sua gelosia non fosse troppo evidente.
-Ah...Già...- Castle in tutta la confusione di quell'ultimo periodo se n'era completamente scordato. -No, io non voglio partire, possono andare anche senza di me.
A quelle parole un sorriso cercò di spuntare sul volto della detective, ma si trattenne. Non poteva chiedergli questo.
-Non dire sciocchezze!- gli lanciò un'occhiataccia. -E' la tua famiglia! Devi stare con loro, è giusto.
-Bene, allora resteremo tutti qui!
-Rick, Meredith ha il diritto di vedere sua figlia!- Certo, magari non l'ex marito, pensò tra sè.
-Vieni con noi.- lo scrittore la guardò sperando con tutto il cuore che gli dicesse di sì.
-Che cosa?- la detective era sorpresa.
-Vieni con noi. Con me, Martha e Alexis, a trovare Meredith. Ti preeeeeego!- riecco il bambino che spuntava fuori e la implorava.
-No.
-Perchè no?- non era affatto stupito della risposta.
-Perchè devo sistemare questa faccenda, perchè devo scoprire qualcosa in più su Cole, perchè ho promesso ad Alexis che ti sarei stata lontana almeno per un po'! E perchè non ci tengo a rivedere Meredith...- aggiunse infine sottovoce, ma Castle sentì.
-Gelosa, mia musa?
Kate si fissò i piedi e annuì.
L'uomo si alzò e la abbracciò. -Non ne hai bisogno detective...- le sussurrò all'orecchio. -Te l'ho già detto, tu sei la donna migliore che io abbia mai conosciuto e il mio cuore appartiene a te. Te lo lascio, prenditene cura in questo mese.
-Mi mancherai.
-Anche tu, davvero tanto. Ma abbiamo superato i più terribili criminali, un'estate lunghissima, un proiettile nel tuo petto e i peggiori fidanzati che io abbia mai visto...
Kate rise, era tutto vero. -E fidanzate...- aggiunse.
L'uomo annuì. -Cosa vuoi che siano trenta giorni? Niente, passeranno in un soffio, anzi ti dispiacerà quando tornerò a portare caos nel tuo mondo.
-Io ho bisogno di quel caos Rick. Grazie di tutto.- si staccò da lui e gli voltò le spalle. -Ora è meglio se vado a casa, è tardi e ho bisogno di riposare. Ci vediamo tra un mese.- non voleva crollare davanti a lui, non voleva farlo preoccupare. Aveva solo bisogno di stare da sola e riflettere sulla sua vita, doveva trovare la forza di superare tutto e senza di lui sarebbe stato ancora più difficile.
Castle rimase fermo immobile e la vide allontanarsi. Si erano salutati fin troppo velocemente. Quando il suo cervello cosa stesse succedendo le corse dietro.
-Ehi, no aspetta! Non possiamo salutarci così, ho ancora una promessa da mantenere!- le prese un polso e la fece girare verso di sè.
-Che stai...?
Prima che la detective potesse completare la domanda le prese il viso tra le mani e iniziò a baciarla. Quanto gli erano mancate quelle labbra morbide e calde!
Schiuse leggermente la bocca e con la lingua gliele sfiorò lentamente. La sentì tremare.
Al contatto con le labbra dello scrittore Kate aveva sentito il suo stomaco chiudersi e il cuore battere all'impazzata.
Rick affondò una mano tra i suoi capelli mentre con l'altra scese fino a suoi fianchi per stringerla più forte a sè, mentre lei iniziava a rispondere al bacio e faceva incontrare le loro lingue.
A Rick sembrava di stare in paradiso, avrebbe potuto rimanere lì in eterno, l'ossigeno non serviva, bastava avere Beckett tra le braccia.
La detective gli strinse i capelli tra le mani.
Lo scrittore passò a baciarle il collo e con una mano le accarezzò il seno. Kate, che stava riprendendo fiato, gemette. Quell'uomo riusciva a mandarla fuori di testa. Respirò a fondo. -Rick...- ansimò.
Lui iniziò a sbottonarle la camicetta e scese a baciarle la pelle fredda e nuda. La desiderava con tutto se stesso.
Beckett stava per perdere il controllo, non riusciva a pensare ad altro se non alle sue mani e alle sue labbra sul suo corpo. Respira Kate, respira, si ripeté.
-Rick non possiamo...
L'uomo non rispose e tornò a baciarle le labbra. -Ti amo Kate.- disse appoggiando la sua fronte a quella della sua musa. -E non hai idea di quanto ti voglia.
La donna sentì un brivido percorrerle la schiena. Resta concentrata Kate, resta concentrata. Si aggrappò alle sue spalle. -Ti amo anch'io.- lo baciò appassionatamente. -E ti voglio anch'io, ma non possiamo, non qui e non adesso! 
Castle si staccò da lei e la guardò negli occhi. -Scusa, hai ragione.
La donna gli sorrise sistemandosi i vestiti. -Cosa stavi dicendo prima?
-Ricordi quando mi hai detto addio nel tuo appartamento?- Beckett annuì. -Beh, in quel momento ti avevo promesso che quello non sarebbe stato il nostro ultimo bacio.- concluse sorridendo.
Kate si alzò in punta di piedi e gli diede un altro leggero bacio.
-Grazie.- disse commossa.
-Always.- rispose lui con un fantastico sorriso. -Ora ti lascio andare, sempre che tu non voglia...
-Rick!
-Scusa, scusa...- il suo sguardo si fece serio. - Ti chiamerò tutte le mattine e tutte le sere. E anche a pranzo e a merenda.
-Ci conto.
-Ehi, aspetta, c'è anche lo spuntino di mezzanotte!
La sua musa scoppiò a ridere. -Sei proprio incredibile! Non vorrai ingrassare ancora!
-Ehi!- fece finta di essersi offeso. -Questi sono tutti addominali!- poi sorrise malizioso. -E tu lo sai piuttosto bene...
Beckett lo abbracciò. -Davvero? Non ricordo...
-Ah no?
-Controllerò quando tornerai...- gli diede un ultimo lungo bacio. -A presto Rick. Ti amo.

Il mattino seguente per la detective fu veramente difficile alzarsi dal letto. Per un attimo si chiese cosa l'avesse spinta per tutta la sua vita a farlo. La risposta le arrivò in un lampo: prima il caso di sua madre, poi Castle.
E adesso non aveva nessuno dei due.
Che la sua vita stesse davvero andando a rotoli? Che si fosse davvero aggrappata troppo a quel caso?
Scosse la testa e si alzò. No, si sbagliava, lei era sempre la solita Kathrine Beckett. Sarebbe andata al distretto, avrebbe portato giustizia alle vittime e avrebbe scoperto qualcosa su Cole.
Controllò il cellulare. Due chiamate di Lanie e un messaggio.
Rick.
Lo aprì con un sorriso, era partito solo da qualche ora e le aveva già scritto.
"Detective si alzi immediatamente da quel letto e vada al lavoro! Quando torno voglio conoscere ogni singolo particolare su Cole e su quella banda di pazzi!" come sempre lo scrittore era riuscito ad indovinare i suoi pensieri. "Mi manchi da morire, non vedo l'ora di tornare. Stai attenta, ti amo. Rick.
P.S. Sono solo trenta giorni, ce la possiamo fare."

Kate sorrise e rispose. Ora si sentiva più tranquilla.
Erano solo trenta giorni, ce la potevano fare.

Quando arrivò al distretto i suoi colleghi erano già tutti al lavoro.
-Ciao Becks!- la salutò Ryan.
-Ehi ragazzi, come state?
-Alla grande!
-Ottimo!
-Castle dov'è?- chiese Esposito.
-E' dovuto partire.- rispose la detective e spiegò loro che sarebbe tornato tra un mese.
-Aspetta...- disse l'irlandese. -Vuoi dirmi che per un mese non lo vedremo?
-Esatto ragazzi, ma non preoccupatevi, passerà in fretta...
-Un mese senza strane teorie, scenette da carie ai denti o vostri litigi?
-Sì...
Ryan si voltò verso il collega. -Fratello, lassù qualcuno ci ama!
-Ragazzi!
-Eh dai Beckett, stiamo scherzando...
-Certo, certo... Sappiate che gli riferirò tutto! Comunque, sapete già qualcosa sul nuovo capitano?
-No, non ce ne hanno ancora assegnato uno, stanno controllando se qualcun altro è coinvolto nel caso... A proposito, devo farti vedere cosa abbiamo scoperto su Cole...
Kate impallidì. Era davvero pronta ad affrontare tutto? A voltare pagina definitivamente? A lasciare andare sua madre? Non lo sapeva, non ancora almeno.
-Senti Javi... Vado da Lanie, poi me li farai vedere, ok?
L'ispanico annuì, poi la guardò comprensivo. -Kate non sei costretta a...
-No Javi, grazie. Andrò avanti, devo solo capire se sono pronta.
L'amico annuì di nuovo. -Come vuoi. Se ti serve un aiuto sai dove trovarci.
Beckett sorrise. -Grazie, davvero.

Kate scese nell'obitorio, Lanie la stava aspettando.
-Sei sparita, te ne sei andata senza dire niente a nessuno! E poi torni a casa, io ti chiamo e non ti degni neppure di rispondere!
-Sto bene Lanie...
La dottoressa le lanciò un'occhiataccia. -Ah davvero? Ti costava tanto mandarmi un messaggio? Insomma hai chiuso il caso di tua madre, hai visto i tuoi amici e il tuo uomo feriti e hai dovuto parlare con sua figlia! Ero preoccupata!
La detective la abbracciò sorridendo. -Grazie Lanie, e scusami, davvero.
-Ok detective, ma voglio sapere tutto quello che è successo!
Beckett sorrise facendo una smorfia. -Proprio tutto?
-I particolari riguardanti l'arresto me li hanno già raccontati i ragazzi. Voglio sapere cos'è successo prima e dopo, voglio sapere cosa ti passava per quella testa quando hai deciso di andare a farti ammazzare!
-Guarda che sono viva...
-Racconta!
-Ok, ok!- Kate sospirò sorridendo, Lanie non cambiava mai.
Si sedette vicino all'amica e inizio a raccontare, tutto. Le raccontò della foto di Castle e Alexis, del doloroso addio con il suo scrittore, della decisione di partire, del viaggio e di come aveva reagito quando aveva visto proprio Rick davanti a lei in spiaggia.
-Gli ho sparato...- sussurrò.
-Che cosa?!- Lanie rimase sbalordita.
-Non so che mi è preso, ero sconvolta...
-Aspetta, è per questo che oggi non è al distretto? Vi siete... Avete litigato?
La detective scosse la testa. -No, no... E' partito con la sua famiglia, torna tra un mese. Mi ha perdonata Lanie, ha detto che non gli importa!- Kate ancora non ci credeva.
-Wow!- la dottoressa sorrise. -E' proprio innamorato il nostro scrittore!
Beckett avvampò.
-Oppure ha qualche serio danno al cervello...
-Preferisco la prima opzione, dottoressa.
-Ovviamente. Poi cos'è successo? Cosa ti ha detto Alexis?
La detective si morse il labbro inferiore ripensando alla sua conversazione con la figlia di Castle. -Era... E' arrabbiata, è terrorizzata. E la posso capire benissimo, ho messo in pericolo suo padre un sacco di volte, gli ho fatto del male. Ho fatto del male a tutta la sua famiglia.
-Ehi Becks, Alexis ti vuole bene, le passerà.
-Non credo, ho visto la rabbia nei suoi occhi. Mi ha chiesto di stare lontano da suo padre.
Lanie rimase in silenzio guardando con comprensione l'amica.
-Ma non posso farlo Lanie, non ne sono in grado! E neppure lui vuole starmi lontano... Ma non voglio che si metta contro sua figlia per colpa mia, non è giusto!
-Ehi, stai tranquilla ok? Alexis aveva solo paura, ha agito d'impulso. Sa quanto tu e suo padre vi amiate, non potrebbe mai chiedervi una cosa del genere. In questo mese capirà di aver sbagliato, non preoccuparti.
Kate annuì. Le aveva fatto bene aprirsi con la sua migliore amica, lasciare che tutte le emozioni accumulate in quei giorni uscissero, si sentiva molto più leggera.
In quel momento il suo cellulare squillò. Prese un respiro profondo e guardò chi la stesse chiamando.
Rick.
Sul suo voltò si aprì un grande sorriso.
-Detective, conosco solamente una persona che riesce a farti sorridere in questo modo.
Beckett annuì e rispose. -Beckett!
-Buongiorno amore mio!
Kate arrossì. -Buongiorno anche a te.- disse dolcemente.
-CIAO CASTLE!- urlò la dottoressa.
-Lanie!
-Ahahaha!  Salutami tanto la mia dottoressa preferita Kate.
-
E' successo qualcosa?
-No... mi mancava la tua voce, e poi sto facendo colazione...
-
Mi manchi anche tu Rick, qui è tutto più noioso senza di te.
-Grazie eh!- si lamentò Lanie.
-Kate, puoi farmi un favore?
-Certo, di che si tratta?- chiese incuriosita.
-Immagino che tu sia in obitorio; vorrei che andassi nella saletta relax e ti prendessi un caffè.
-
Cosa? Perchè?- non riusciva a capire il senso di quella richiesta.
-Te l'ho detto, sto facendo colazione.
-
E questo che c'entra?
-Voglio che tu beva il caffè insieme a me, così è come se fossi vicino a te, al distretto, come ogni mattina. E' come se non fossi mai partito.
Kate era senza parole. L'aveva chiamata perchè voleva che prendesse il caffè insieme a lui! Aveva mai conosciuto qualcuno di più dolce? No, sicuramente no.
-Per favore...- sussurrò. Beckett riusciva ad immaginare i suoi occhi da cucciolo.
-Cero Rick, va bene.- salutò la dottoressa con la mano e salì di corsa le scale, poi si fece velocemente il caffè.
-Ecco fatto.
-Grazie, non sai cosa darei per essere lì con te in questo momento Kate.
-E' lo stesso per me, non vedo l'ora che tu torna. Ma guai a te se ti azzardi a mollare lì la tua famiglia per prendere un aereo e tornare a New York!
-Uffa... Va bene! Seriamente detective, come stai?
-Non lo so... Non so se sono pronta a superare tutto.
-Non sei costretta a farlo oggi Kate, e neanche domani. Puoi prenderti tutto il tempo che vuoi.
La donna scosse la testa. -No, voglio essere felice, ho bisogno di essere felice.
-E allora prendi un bel respiro e dimostra a tutti di che pasta è fatta Kathrine Beckett.
-Grazie Rick, sei straordinario.
-Always. Ti lascio lavorare, ci risentiamo a pranzo. Ti amo.
-
Ti amo anch'io, a dopo. Ah, stai lontano da Meredith!
-Always Kate, always.- rispose lui ridacchiando. Poi chiuse la telefonata.
Kate sospirò. Era arrivato il momento di farsi forza e andare avanti.
Uscì dalla stanza e si diresse verso i due colleghi.
-Ehi Javi, tira fuori quella cartella, voglio sapere tutto su Cole.
L'ispanico si voltò stupito, poi vide tutta la sua decisione e sorrise. -Ai tuoi ordini Beckett!



Angolo dell'autrice:
Ok, il capitolo è lunghissimo e da carie ai denti in un modo pazzesco! Mi sono lasciata prendere la mano!
Chiedo scusa se neanche in questo ho parlato di Cole e di tutti gli altri coinvolti nel caso, prometto che lo farò nel prossimo :) Ho deciso di non raccontare tutta la conversazione tra Alexis e Kate, mi sembrava più importante quella con Rick, spero non vi dispiaccia :)
Bene, ho scritto anche troppo!
Grazie per tutte le recensioni, un bacio, alla prossima!



 

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Capitolo 20
*** Un ottimo punto di partenza. ***


capitolo 20


Un ottimo punto di partenza.



I tre colleghi si sedettero attorno ad un tavolo, soli nella stanza. Esposito porse una cartella alla detective, lei la aprì.
Dentro c'erano sicuramente più di un centinaio di foto, iniziò a sfogliarle velocemente.
-Ragazzi, queste sono tutte le persone coinvolte?- era sorpresa, anche se si aspettava fossero tante.
L'ispanico e l'irlandese si scambiarono un'occhiata, rimanendo in silenzio mentre Kate continuava a guardare le foto. Verso la fine però si fermò.
La foto raffigurava sua madre.
Aggrottò la fronte, non riusciva a capire come sua madre potesse essere collegata a tutte le altre persone, a meno che...
Guardò con ansia le foto successive.
Le colleghe di sua madre.
Armen.
Pulgatti.
Roy.
Lockwood.
Sconvolta trattenne il fiato. -Ragazzi, queste persone... queste persone sono...- la sua voce tremava.
-Sì.- Ryan annuì. -Sono tutte persone che sono morte per colpa di Cole.
-Non può essere..- Beckett era impallidita e aveva gli occhi sbarrati. -Sono più di un centinaio!
-Centocinquantotto,- precisò Esposito -e molto probabilmente ce ne sono altre.
La detective ormai tremava, sembrava che il suo cervello si fosse spento, la sua mente era vuota. Sentì venirle la nausea ripensando ai volti sorridenti raffigurati in quelle foto. -Perchè?- sussurrò.
-Abbiamo cercato di ricostruire tutta la sua storia, ma non sappiamo se è corretta.
Robert Cole è sempre stato un ragazzo complicato: genitori divorziati, nonno importante, pochi amici, ottimi voti a scuola ma diverse sospensioni a causa del suo comportamento. Da bambino è stato spesso seguito da uno psicologo.
Il primo omicidio sembra risalire a qualche mese dopo la morte della sorella minore in un incidente.- Ryan estrasse la prima foto, mostrava un ragazzo di circa vent'anni. -Cole aveva quindici anni.
-Quindici anni?! Ha compiuto il suo primo omicidio a quindici anni?!
-Sì, sembrerebbe proprio di sì.
-Perchè?- Kate si domandava cosa potesse spingere un ragazzo a commettere un atto del genere.
-Da quello che abbiamo sentito i due ragazzi non erano mai andati d'accordo, litigavano spesso per una ragazza... E poi, una sera, hanno trovato il corpo del ragazzo in mezzo ad un campo, era stato pugnalato.
-Ma come sappiamo che è stato proprio Cole?
-Aveva un movente e nessun alibi, e inoltre sembra sia stata ritrovata l'arma del delitto con le sue impronte e...
-Aspetta, aspetta, aspetta...- Beckett interruppe Esposito. -Se c'erano le prove perchè nessuno l'ha mai preso? Perchè nessuno ha mai neppure sospettato di lui?
-Suo nonno, come ti abbiamo detto prima, era piuttosto importante, un politico che lavorava a stretto contatto con la Casa Bianca. Pensiamo che Cole gli abbia chiesto aiuto e lui abbia insabbiato tutta la faccenda, per quell'uomo i soldi non erano un problema, probabilmente avrebbe potuto corrompere l'intera polizia di New York.
-Probabilmente ha corrotto l'intera polizia di New York...- aggiunse Ryan.
-Ok ragazzi, mettiamo che abbia pagato i poliziotti, ma quanti omicidi puoi riuscire a coprire? Due, tre? Cinque? Ok, supponiamo anche dieci... Ma centocinquantotto? E' impossibile!
-In realtà, dopo il primo omicidio per anni non è più successo nulla da ciò che sappiamo. Ma quando suo nonno morì di malattia e gli lasciò tutto in eredità Cole diventò piuttosto ambizioso. Entrò nell'esercito e si fece notare, cercò prima di diventare poliziotto, poi politico.
-E poi, all'improvviso, all'età di appena venticinque anni diventa capo dell'FBI? Javi non ha senso! Non è possibile!- Kate era sbalordita.
-Kate, pensaci... Se...
-Se cosa? Se avesse corrotto l'intera FBI? Se avesse corrotto l'intero Paese? Javi mi rifiuto di crederlo!
-Era abbastanza potente e ricco per farlo!
-Ricco?! Come può una persona essere abbastanza ricca da corrompere chiunque voglia? Come possono poliziotti, avvocati o politici tradire il proprio Paese per dei soldi?
-Kate trent'anni fa era tutto molto diverso! E non sappiamo se ricorreva a minacce...
-Javi se quello che mi state dicendo è vero, se solo una minima parte lo è, si creerà un finimondo! Insomma, quante persone sono state coinvolte? Centinaia, forse migliaia?
-Lo so, anche per me è difficile da accettare, ma è la verità! Abbiamo un'infinità di prove e da quando è morto non facciamo altro che ricevere telefonate da persone pentite che vogliono raccontare la loro versione dei fatti!
Beckett si prese la testa fra le mani e cercò di respirare profondamente. -Perchè Cole ha lasciato l'FBI dopo solo tre anni?
Ryan prese la cartella e la aprì. -A quanto pare non gli bastava, lui voleva arrivare più in alto, voleva di più.
-Voleva di più?- Kate sorrise amaramente. -Non è che fra un po' verrete a dirmi che il suo sogno era diventare presidente, vero?
I due si scambiarono uno sguardo preoccupato e rimasero in silenzio.
-Ragazzi, non è divertente...
Ancora silenzio.
-Ragazzi...
-E' così' Beckett, a quanto pare era davvero quello il suo grande sogno. E non ci ha pensato due volte ad eliminare chiunque gli si parasse davanti. Personalmente o per mezzo di sicari.
Ma non c'è riuscito, ha dovuto accontentarsi del Pentagono.
-Volete dirmi...- la voce della detective si era fatta più acuta. -Volete dirmi che il nostro Paese era difeso da una persona del genere? Che più di centocinquanta persone sono state uccise per colpa di quel pazzo? Che Roy e mia madre, mia madre!, sono morti nel tentativo di fermare quel folle ambizioso?
-Lo so,- mormorò l'ispanico. -è assurdo.
-No!- Kate ormai sentiva le lacrime scendere dai suoi occhi e aveva iniziato a singhiozzare. -E' sbagliato, ecco cos'è! E' ingiusto! Quante famiglie ha distrutto quell'uomo? A quante persone ha tolto tutto? Quante vite ha rovinato? Troppe! E nessuno è mai riuscito a fermarlo!
-No Kate, tu ci sei riuscita! Tu hai ridato giustizia a tutte quelle persone!
La donna scosse la testa. -E' troppo tardi!- lanciò le foto sul tavolo. -Per loro è troppo tardi Javi!
Poi corse fuori dalla porta, entrò in sala relax e si lasciò cadere contro il muro continuando a piangere. Ripensò alla sua infanzia, ai bei momenti trascorsi con la sua famiglia, alla sera in cui sua madre fu uccisa. All'accademia, a Roy, alle indagini su quel maledetto caso, alla sua squadra. A Castle che era entrato nella sua vita come un uragano, che l'aveva cambiata, che era riuscito a farle prendere l'assassino di sua madre.
Le lacrime continuavano ad uscire, sembravano non avere fine.
Dopo un tempo indeterminato sentì la porta aprirsi e vide Esposito entrare. Si sedette vicino a lei e le fece appoggiare la testa sulla sua spalla, mentre lei continuava a singhiozzare.
-Sarebbe dovuta andare diversamente... Non è giusto...
-Lo so Kate, lo so.
-Se la polizia avesse fatto il suo lavoro... Se i soldi e il potere non fossero così importanti... Loro... Loro sarebbero vivi Javi!
-Lo so...
-Mia madre sarebbe viva! Mi avrebbe vista crescere! Sarebbe rimasta vicina a mio padre! E Roy... Roy non avrebbe lasciato la sua famiglia e... e io...- si aggrappò alla camicia dell'amico continuando a piangere. -Perchè a me? Perchè è successo a noi tutto questo?- sussurrò. -Non è giusto...
-Mi dispiace Kate... Ma... Prova a non pensare solo a tutti i lati negativi...
-Che stai dicendo Espo? Pensi davvero che possa esserci un lato positivo in tutto questo?!
-No, calma, non ti arrabbiare! Sto solo dicendo che se tutto questo non fosse successo tu non saresti qui...
-Appunto!
-Lasciami finire Kate... Se tutto questo non fosse successo molto probabilmente tu adesso non saresti la donna forte e straordinaria che sei! Non saresti la detective più in gamba di New York! Non avresti conosciuto Roce, Lanie, me, Ryan o Roy! Kate non avresti Rick!
-Javi la mia famiglia è stata distrutta! Questo non potrà mai essere cambiato e...
-Lo so, lo so! Ma la domanda è, Kate: saresti disposta a rinunciare alla felicità che hai ora, aspetta...- disse vedendo che la detective stava per intervenire -saresti disposta a rinunciare a Rick, al distretto, ai tuoi amici, a Martha e Alexis e alla soluzione del caso di tua madre per tornare indietro? Per poter cambiare le cose?
Beckett rimase in silenziò e ripensò a quanto era cambiata la sua vita in quegli ultimi cinque anni, a quanto era migliorata. Finalmente era felice, finalmente si sentiva amata e riusciva ad amare senza paura.Aveva imparato cos'è la vera amicizia, cosa significa ridere davvero. Avrebbe potuto rinunciare a tutto ciò?
-Io... io non lo so.- ammise stupita.
-E non pensi che questo sia già un ottimo punto di partenza?- le chiese l'ispanico dolcemente.
Kate sorrise debolmente. -Sì.- sussurrò.
-Bene!- l'uomo si alzò. -Io torno al lavoro, tu stai pure qui un altro po'.- aprì la porta ma prima di uscire si voltò di nuovo verso di lei. -Prenderemo tutti quelli coinvolti, te lo prometto.
-Grazie Javi, grazie davvero.
-Oh tranquilla Beckett, per sdebitarti ti farò compilare le mie scartoffie per i prossimi vent'anni!
La detective si alzò sorridendo e prese in mano la giacca. -Provaci solo e ti mando a dirigere il traffico!
-Ahaha, ok, ok! Niente scartoffie... Dove vai?- aggiunse vedendo Beckett passargli davanti e dirigersi verso l'ascensore.
-Al cimitero.

Dopo aver trascorso quasi due ore davanti alle lapidi di sua madre e di Montgomery per riflettere Kate Beckett sentì il suo stomaco brontolare e decise di andare a comprarsi un panino prima di tornare al distretto.
Mentre stava mangiando sentì il cellulare squillare, Castle le aveva detto che l'avrebbe chiamata a pranzo.
-Wow scrittore, sto giusto mangiando in questo momento!- rispose cercando di sembrare allegra.
-Come stai Kate?- la voce dell'uomo era piuttosto preoccupata.
La detective sospirò. -Non lo so, è difficile. Ma voglio uscirne. Ce la farò.
-E' stato tanto difficile?
-Sinceramente... Sì Rick. Ryan ed Esposito mi hanno detto tutto ciò che hanno scoperto e...- Kate sentì le lacrime tornare a galla.
-Ehi, aspetta Kate. Se non te la senti possiamo parlarne quando torno...
-No, ho bisogno di parlarne con te... se per te va bene.
-Certo che mi va bene, Kate.- rispose lui dolcemente.
Beckett prese un respiro profondo e gli riferì tutto ciò che era successo in quelle ore in cui non si erano sentiti.
-Mi dispiace Kate, mi dispiace davvero tanto.- disse alla fine Castle. -Avrei dovuto essere lì con te in quel momento, avrei dovuto aiutarti e invece... invece... Scusami.
-Smettila immediatamente Rick!- Beckett riusciva a sentire tutto il suo dolore. -E' giusto che tu sia lì e comunque adesso sto meglio, Javi mi ha aiutata.
-Ok, ok... "Javi"...- borbottò.
-Rick!- Kate era stupefatta. -Non sarai geloso di Esposito spero!
-Detective, tu sei mia.- rispose lui con voce profonda.
La detective sentì il suo stomaco stringersi e il suo cuore accelerare. -Richard...
-Tranquilla, scherzavo! No, aspetta, volevo dire... Sì insomma, tu sei mia... Scherzavo riguardo ad Esposito, sono felice che i ragazzi ti stiano vicino in questo momento.
-Ti amo Rick.
-Ti amo anch'io e mi manchi da morire. Aspetta, adesso sono circa 29 giorni!
-Fai il conto anche delle ore scrittore?- chiese Kate ridacchiando.
-706 ore e circa 20 minuti! Se non sbaglio...- rispose lui prontamente.
Kate rimase in silenzio, sorpresa.
-Che c'è detective, l'ho lasciata senza parole?

-A dir la verità sì... Sei davvero incredibile!
-Modestamente, uno meglio di me non puoi trovarlo.
-Modestamente eh?
-Lo so che il mio ego ti manca!
-Tantissimo...- sussurrò Beckett, poi guardò l'orologio. -Scusami Castle, devo tornare al distretto!
-Sì hai ragione... Un bacio Kate, ci sentiamo più tardi!
-D'accordo scrittore!- chiuse la telefonata, finì il suo panino e tornò alla centrale.
Passò il resto della giornata a compilare i rapporti sul caso Cole e a interrogare tutti gli uomini coinvolti che avevano arrestato. Poi, verso sera, tornò a casa e crollò esausta sul suo letto. Però era soddisfatta, era sopravvissuta al primo giorno, dopo lo scontro, al distretto, al primo giorno senza Castle.

Circa due settimane dopo

Kate si alzò presto come tutte le mattine e si preparò per andare al lavoro. Erano trascorsi sedici giorni da quando Rick era partito, ne rimanevano altri quattordici. L'aveva chiamato il pomeriggio precedente e sapeva che probabilmente lui le avrebbe telefonato prima di pranzo. Ogni mattina, alle otto e mezza, bevevano il caffè nello stesso momento pensando a quando si sarebbero rivisti.
Beckett si vestì e uscì di casa di corsa come al solito. Al distretto era arrivato un nuovo capitano. Era un uomo vicino ai sessant'anni che per un periodo aveva lavorato anche con Roy; Henry Wilson. Kate aveva fatto parecchie ricerche su di lui, per essere sicura che non si ripetesse ciò che era successo.
In quelle settimane avevano fatto dei passi avanti con le indagini, avevano arrestato molte persone tra cui personaggi piuttosto importanti e il numero delle vittime di Cole era arrivato quasi a duecento, ma Kate sentiva che stava superando la cosa.
Quando arrivò alla centrale prese l'ascensore e salì.
-Ciao ragazzi!- salutò entrando.
Ryan afferrò qualcosa da sopra la sua scrivania e lo mise dentro al cassetto. 
-Yo Beckett!- le rispose Esposito con uno strano sorriso.
-Tutto bene? Avete uno strano comportamento...
-Certo, certo! E' solo un po' di sonno Becks, non preoccuparti...- la tranquillizzò l'irlandese.
-Ok, ok... Abbiamo qualche caso?
-Stranamente... no.
-Ottimo!- disse la detective sorridendo. -Direi che potete recuperare un po' di lavoro arretrato... Vediamo...- si avvicinò alla sua scrivania. -Ci sono verbali, rapporti, interrogatori e scartoffie!- appoggiò tutti i documenti sul tavolo. -Tutti vostri!
I due sbuffarono ma si misero al lavoro senza lamentarsi.
Kate guardò l'orologio, segnava le otto e un quarto. Andò verso la sala relax e vide alcuni poliziotti che bisbigliavano indicandola.
-Tutto bene?- chiese insospettita.
-Sì, certo...- risposero allontanandosi. La detective scrollò le spalle e si mise davanti alla macchinetta. Si accorse però che il caffè era finito. Si maledì mentalmente per non essersene ricordata e decise di andare a prenderlo giù al bar.
Scese, entrò ed ordinò il caffè che di solito le portava Castle la mattina e una brioche. Decise di sedersi e fare colazione con calma visto che la sua squadra non aveva un caso su cui indagare, aveva tempo.
Vide una pila di giornali davanti a sè e ne cercò uno che le potesse interessarle. Il quotidiano no, non voleva leggere disgrazie, lo sport non le interessava e neanche lo spettacolo, no neppure il gossip. La copertina di quell'ultima rivista però catturò la sua attenzione, tornò a darle un occhiata.
Quando la vide sentì il suo stomaco chiudersi e rimase a bocca aperta. Lesse velocemente il titolo.
"Il famoso scrittore Richard Castle a cena con la moglie."
La foto raffigurava Rick e Meredith in un ristorante, al lume di candela. Niente Alexis.

Kate cercò di non farsi prendere dal panico e iniziò a sfogliare la rivista.
Per suo immenso sollievo non c'erano foto in cui i due si baciavano o si abbracciavano, anzi non c'erano foto in cui si sfioravano. Ma sorridevano entrambi e sembrava proprio una cenetta romantica.
Rilesse ancora il titolo.
"A cena con la moglie."
Ex moglie, ex moglie!, pensò Beckett. La gelosia la stava divorando.
Ora capiva lo strano comportamento di Ryan ed Esposito e degli altri poliziotti; avevano letto l'articolo.
Guardò il caffè che aveva ancora in mano e lo buttò nel cestino, le era venuta la nausea. Si sentiva in ansia, aveva paura di cosa avrebbe potuto scoprire. Perchè mai Rick era andato a cena, da solo, con Meredith? Perchè non gliene aveva parlato?
Ricordava bene quando ne aveva sentito parlare la prima volta, Castle l'aveva paragonata ad un bombolone alla crema. Cercò di non pensare a cosa poteva essere successo tra di loro, lei si fidava di Rick.
Uscì dal bar per tornare al distretto, quando sentì il cellulare squillare.
Rick.


Angolo dell'autrice:
Ecco, finalmente abbiamo fatto un po' di luce su Cole e su tutto il caso! Ma le cose tra Rick e Kate sembrano complicarsi...
Sì, io odio Meredith, molto probabilmente più di Gina!
Ah, avevo detto che mancavano solo due capitoli, beh scherzavo :) la storia si è allungata!
Spero di riuscire a pubblicare presto il prossimo :)
Grazie a tutti quelli che recensiranno e leggeranno, un bacio!

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Capitolo 21
*** Abbiamo un problema! ***


capitolo 21


Abbiamo un problema!




Castle si trovava nella sua grande casa negli Hamptons e dalla finestra vedeva dei bambini correre sulla spiaggia. Alexis, seduta vicino ad un uomo, li osservava sorridendo dalla terrazza.
-Ehi papà!- Castle si girò e vide davanti a sè un ragazzino che doveva avere meno di dieci anni. Gli somigliava parecchio, aveva i suoi stessi occhi azzurri, ma i capelli erano più chiari.
Un attimo, lo aveva appena chiamato papà? Ok, doveva essersi perso qualcosa.
-Al e mamma dicono che devi sbrigarti, dobbiamo andare a trovare nonna... Ti prego muoviti, lo sai come diventano quando hanno fretta!- lo stava quasi supplicando.
Castle annuì a bocca aperta.
"Al e mamma"? "Dobbiamo andare a trovare nonna"? Ma che diamine stava succedendo? Non riusciva a capirci niente.
Eppure dentro di sè si sentiva benissimo. Era felice, sereno, completo. Come se la sua vita fosse perfetta.
"Al e mamma" aveva detto il ragazzino, suo figlio. Mamma... Quella parola gli infondeva un sentimento di sicurezza, sentiva che chiunque fosse quella donna era quella giusta per lui, la donna della sua vita. Sorrise inconsciamente.
-CASTLE, MUOVITI!- lo scrittore rimase paralizzato, avrebbe riconosciuto quella voce tra mille. Una donna dai lunghi capelli castani era entrata di corsa nella stanza. -Se arriviamo in ritardo allo spettacolo tua madre ci uccide!
Rick era a bocca aperta. La donna sbuffò e scosse la testa. -Andiamo Roy,- disse prendendo per mano il bambino. -tuo padre non è del tutto normale...
-Lo so mamma, lo so.- rispose quello sorridendo.
Il cervello di Castle si era spento, disconnesso completamente. -Aspetta, aspetta... Kate?
Sì, era senz'altro la detective Beckett quella che stava tenendo per mano suo figlio, non c'erano dubbi. Sembrava cambiata, i capelli erano più lunghi, il volto più felice, ma era sicuramente lei. Kate gli sorrise. -Tutto bene Rick? Sembra che tu abbia visto un fantasma!
-E'... E' tuo figlio?
La detective lo guardò stupita. -Beh... Visto che l'ho partorito io, sì, direi che è mio figlio...
-Ed è mio figlio? Voglio dire... è nostro figlio?
Kate alzò gli occhi al cielo. -No.- disse sarcastica. -E' il figlio del postino! Gli occhi azzurri li ha presi da lui!
Il sorriso di Castle si allargò. -Quindi... noi stiamo insieme...
-Rick quello che mi ha detto "lo voglio" sull'altare circa otto anni fa chi era? Il tuo sosia?- Beckett lo fissava preoccupata.
Altare? Aveva detto altare? Quindi loro erano...
 
-PAPA'! SVEGLIATI!- la voce di sua figlia lo riportò bruscamente alla realtà. Non era negli Hamptons, ma a Los Angeles.
-Alexis stavo facendo un sogno fantastico! Non potevi aspettare?- guardò la sveglia. -Sono solo le otto!
La ragazza dai capelli rossi gli lanciò un'occhiataccia. -Abbiamo un problema!
Il padre la ignorò. -Sai nel mio sogno avevi un fratello e probabilmente dei figli e un marito se quelli che ho visto...
-PAPA'!
-Che c'è?
-Poco fa sono andata al bar per comprare la colazione e ho visto questo...- gli mise davanti un giornale. La copertina raffigurava lui e Meredith nel ristorante in cui avevano cenato la sera precedente.
"Il famoso scrittore Richard Castle a cena con la moglie."
-E quindi?- chiese.
-Beckett sapeva che saresti andato a cena con mamma?
-No, non gliel'ho detto.
-Ci avrei scommesso... E come pensi che reagirà dopo aver visto questo?
-Ah...- ecco dove stava il problema, Kate ci sarebbe rimasta male, si sarebbe sentita tradita, si sarebbe arrabbiata. -Beh... non è successo nulla tra me e tua madre!
La ragazza sorrise.
Il padre annuì. -Sì, lo so, è una frase strana da dire...
-Papà, so che tra voi non è successo nulla... Ma Kate lo sa? Dovresti chiamarla e spiegarle tutto.
-Ma probabilmente non vedrà neppure il giornale, a lei queste cose non interessano.
-Meglio allora, ma devi chiamarla lo stesso e dirle tutto, sii sincero. A proposito, perchè sei andato a cena con Meredith?
Castle scosse la testa. -Non posso dirtelo!
La ragazza sbuffò. -Va bene...- si allontanò dal suo letto.
-Aspetta Al! Perchè stai facendo tutto questo? Pensavo fossi arrabbiata con Kate... Pensavo non volessi che stessimo insieme...
Alexis abbassò lo sguardo. -Papà, tu la ami?
-Sì.- rispose all'istante.
-E' per questo che lo faccio. Lei è quella giusta.
Lo scrittore la guardò commosso. -Grazie, davvero.

Kate continuò a fissare il cellulare che squillava, era in panico, non sapeva cosa fare. Una parte di lei, quella orgogliosa, le diceva di non rispondere per nessun motivo, l'altra, quella innamorata, moriva dalla voglia di sentire la sua voce.
E se la stava chiamando per dirle che non sarebbe tornato? Per dirle che aveva fatto pace con Meredith e che voleva passare il resto della sua vita con lei? No, lei si fidava di Rick... Giusto?
Con le mani che tremavano decise di rispondere. -Dimmi Castle.- mormorò arrabbiata.
Lo scrittore sospirò. -Hai visto il giornale.- non era una domanda, l'aveva capito dal suo tono di voce.
-Sì. E' per questo che mi hai chiamata?
-No Kate, è perchè sto bevendo il caffè e pensando a noi, come tutte le mattine.- rispose lui dolcemente.
-Dopo essere andato a cena con un'altra Rick?
-Kate...
-Con la tua ex moglie, senza dirmi niente?
-Lo so, ho sbagliato a non dirtelo, ma non lo ritenevo importante! Non pensavo che i giornalisti ci avrebbero seguiti!
-Ah è questo il problema vero? Le foto... se non ve le avessero fatte non mi avresti detto nulla!
-Non è vero Kate! Sai che te ne avrei parlato!
-Ah, davvero?
-Sì!- rispose deciso.
-Ok, ok... Posso almeno sapere il perchè di questa cena?
Castle imprecò tra sè e sè, era la domanda che sperava di non sentire. -Ecco... Io, insomma... Non posso dirtelo Kate...
-Non puoi dirmelo Rick?- rise amaramente. -Beh, spero che vi siate divertiti!
-No Kate! Non è successo nulla, te lo giuro! Tra me e Meredith non c'è più niente da un sacco di tempo!
-Davvero? E io che pensavo che una volta all'anno ti andasse bene la tua ex moglie!
Lo scrittore rimase sorpreso, non pensava che la detective si ricordasse le parole che aveva pronunciato quattro anni prima. -Pensi davvero che io sia ancora quel tipo di uomo? Come puoi pensare che tutto ciò che ti ho detto non valga nulla?- si stava arrabbiando. -Tra me e la madre di mia figlia non è successo nulla e se non mi credi le foto possono testimoniarlo. Chiama mia madre e lei potrà assicurarti che ho passato la notte a casa, da solo! Sai, pensavo avessi fiducia in me...
Quelle parole fecero scomparire tutte le paure di Beckett. -Sì, scusami... ma è difficile...
-Ah, già scusami. Io sono il bambino che non cambierà mai, vero?
-Rick...
-No, va bene, va bene. Senti, ne parliamo quando torno, ok?
-Sì...- sussurrò la detective.
-Bene, buona giornata.- stava per chiudere la telefonata ma poi ci ripensò. -Ti amo, comunque.- mise giù, non voleva sentire la risposta, qualunque fosse stata avrebbe fatto male.

La detective chiuse gli occhi e respirò profondamente, poi decise di tornare al lavorò.
Salì velocemente al distretto e si avvicinò ai due colleghi. -Bruciate immediatamente quel giornale! E la prossima volta preferisco venire a saperlo da voi che ritrovarmi le foto sotto al naso!
I due si guardarono preoccupati. -Scusaci Kate... E' solo che non volevamo ci rimanessi male...
-Sto bene!
-Davvero?
Kate esitò. -...Sì!
-Con lui ci hai parlato?- chiese Ryan.
-Sì...
-E...?
-"Ne parliamo quando torno".- rispose lei imitandolo. Ok, non si erano detti proprio quello ma non voleva spiegare altro ai due amici.
-Non vi siete...
-No, non ci siamo lasciati Kevin... penso.- aggiunse alla fine. Non si erano lasciati giusto? Lui le aveva detto di amarla...
Ryan annuì. -Ok, scusami.
-Bene, tornate al lavoro.

-Ehi papà, hai parlato con Kate?- Alexis era appena entrata in cucina.
-Sì.
-Dalla tua faccia immagino non sia andata molto bene...
-E' arrabbiata!- esclamò esasperato.
-Beh scusa, che ti aspettavi?- gli chiese la ragazza dai capelli rossi stupita.
-Al, non è successo niente! E mi sto stancando di ripeterlo in continuazione!
-Lo so... ma voglio dire, sei andato a cena con la tua ex moglie, è normale che sia gelosa!
-Gelosa?
Alexis sorrise. -Papà sei senza speranze. Kate sarà anche una grande detective ma prima di tutto è una donna ed è normale che sia gelosa del suo uomo!
Rick sorrise a sua volta, sì, lui apparteneva a Kate. -Ma non ha motivo di essere gelosa! Non so se è giusto che te lo dica... ma tua madre non può competere con lei!
La figlia ridacchiò. -Sì tranquillo papà, l'avevo intuito.
-Insomma lei è la più bella, la più simpatica, la più intelligente e la più dolce. Amo ogni cosa di lei, anche i suoi difetti, anzi quelli la rendono ancora più perfetta! E' come se fosse diventata una parte di me, è il mio ossigeno! E' la donna per me Alexis, è la migliore, l'unica... escludendo te ovviamente.- precisò. Alexis sorrise. -Eppure pensa ancora che io possa tradirla! Con Meredith!
-Papà tu come ti sentiresti se sapessi che ieri sera è andata a cena con Josh?
Lo scrittore impallidì. Anche solo immaginare una scena del genere lo distruggeva, sentiva il suo stomaco chiudersi e il suo cuore stringersi..
-E immagina di ritrovarti tutte le foto della serata sulla prima pagina del giornale, non sarebbe proprio il massimo, vero?
Sua figlia aveva ragione, non sarebbe riuscito a sopportarlo, avrebbe preso il primo aereo per New York solo per andare a spaccare la faccia al dottore e chiedere alla detective che cosa le fosse saltato in mente.
-Penso di iniziare a capire...- ammise sottovoce. Si sentiva in colpa per quello che aveva combinato, aveva fatto soffrire Kate ancora una volta. -Alexis io non me la merito... Io continuo a sbagliare!
-Oh non dire sciocchezze! Voi due siete destinati a stare insieme! E poi scusa ti sei sentito prima? Non ti avevo mai sentito parlare di una donna in quel modo! A lei hai detto tutte quelle cose prima?
-No... ma sa che le penso, gliel'ho detto prima di partire...
-Papà devi dirglielo, in continuazione!
-Eh?- non capiva cosa intendesse la ragazza.
-Papà non importa quante volte tu possa ripetere a Kate tutti quei complimenti o che la ami, una piccola parte di lei non ci crederà mai.
-Cosa? Perchè?- stava iniziando a preoccuparsi.
-Perchè è una donna, e le donne sono fatte così.- concluse la figlia scrollando le spalle come se fosse tutto ovvio. Il padre la guardò sorridendo e la abbracciò. -Grazie, non so proprio come farei senza di te. E sono contento che tu non sia più arrabbiata con Kate.
-Ero solo preoccupata per te.- mormorò sottovoce la ragazza.
-Lo so, ma non serve, io sto bene. Non so come ringraziarti Al.
La ragazza sorrise. -Oh, ecco, io avrei un'idea...  Un ragazzo mi ha chiesto di uscire con lui domani, vuole portarmi a una festa, posso andare vero?
Castle sospirò, sua figlia era cresciuta, non era più la sua bambina.
-Com'è?
-E' carino, simpatico, dolce...
-No, intendo fisicamente.
-Ah... alto, biondo, occhi castani...
-No, non è quello giusto. Nel mio sogno il padre dei tuoi figli aveva i capelli scuri e gli occhi verdi.
Alexis lo fissò sbalordita. -Papà ti rendi conto che non ha senso quello che stai dicendo? O l'amore ti ha dato del tutto alla testa?
Lo scrittore rise. -Ok, scusa, scherzavo. Ok, puoi andare, ma ho bisogno del tuo aiuto per una cosa...
-Cioè?- domandò curiosa la ragazza.
L'uomo prese un respiro profondo. -Allora...

Kate trascorse tutta la giornata cercando di evitare di pensare allo scrittore. Quando Esposito accese la radio per distrarsi un po' andò a spegnerla dopo solo qualche minuto. L'ispanico la guardò con aria interrogativa.
La detective scrollò le spalle. -Un'altra stupida canzone d'amore e starò male.
L'amico la guardò comprensivo. -Scusa.
-Non preoccuparti.
-Senti, stasera Lanie e Jenny vanno al cinema, mi hanno chiesto se ti va di unirti a loro...
Beckett rimase a pensarci per un istante. -No, Javi, non ce la faccio. Ringraziale e dì loro che sarà per un'altra volta, mi dispiace...
-Ok.
-Bene, io vado a casa, potete andare anche voi se volete, tanto ormai abbiamo finito.- li salutò velocemente e se ne andò. Aveva bisogno di riposare, di lasciarsi alle spalle tutta quella giornata.
I due amici la guardarono allontanarsi. -Castle ha l'incredibile potere di renderla la persona più felice sulla Terra per poi distruggerla nel giro di mezzo secondo, è assurdo!
-No Javi, è amore.
-Kevin, quando l'abbiamo conosciuta, e quando poi abbiamo conosciuto lui, pensavi che sarebbe finita così un giorno? Ti ricordi i primi tempi?
L'irlandese rise. -Sinceramente no, non lo pensavo, ma poi ho iniziato a sperarci. Beckett se lo merita.
-Se lo meritano entrambi.

Kate arrivò a casa e si lasciò cadere sul divano. Ordinò il suo solito cinese e si mise a guardare la televisione. Dopo circa mezz'ora le arrivò un messaggio, lo aprì.
Scusami, sono un cretino. Ti amo, always.
La detective sorrise, anche se era ancora arrabbiata con lui.
Guardò il calendario.
Tredici giorni.



Angolo dell'autrice:
Wow, non mi aspettavo di riuscire a pubblicare questo capitolo così presto! Ringrazio infinitamente il mio iPod, è una vera fonte di ispirazione.
Come avevo promesso, nessuna crisi complicata (più o meno), non devo andare a rifugiarmi da qualche parte vero? Vero???
Alexis ancora una volta ci dimostra di essere più matura del padre (che novità) :) E sono riuscita a tirare in ballo anche Josh (il tanto odiato Josh) :)
Bene, devo andare a studiare perciò vi saluto! Ditemi cosa ne pensate :D
Buon weekend!






 

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Capitolo 22
*** Quel mese, quei trenta giorni erano trascorsi. ***


capitolo 22


Quel mese, quei trenta giorni erano trascorsi.




Dodici giorni dopo

Kate Beckett si alzò dalla sua sedia e guardò l'orologio. Erano quasi le otto e iniziava ad avere fame, era stata una giornata piuttosto lunga, lei e la sua squadra avevano arrestato una moglie per l'omicidio del marito, un socio fin troppo avido e un trafficante di droga per aver ucciso una ragazza.
-Ehi ragazzi, potete pure andare a casa, ormai abbiamo finito.- disse chiudendo l'ultimo fascicolo.
I due colleghi si voltarono verso di lei. -Sicura?
-Sì, tranquilli, adesso vado anch'io.- li rassicurò sorridendo.
-Ok...- Esposito sorrise. -Domani è il grande giorno detective, torna Castle, giusto?
La detective sentì il suo cuore perdere un battito, nessuno aveva più nominato lo scrittore dopo l'articolo sul giornale. Arrossì e abbassò lo sguardo. -Sinceramente non lo so...- ammise.
-Come non lo sai?!- Ryan ed Esposito erano sorpresi.
-Non lo so... E' da un po' che non ci sentiamo. Beh io vado a casa,- cambiò argomento. -ci vediamo domani.- Kate raccolse le sue cose ed uscì mentre i due si scambiavano un'occhiata preoccupata.
Mentre tornava a casa ripensò alle parole dette alla sua squadra. Era vero, era da dodici giorni che non sentiva la voce di Rick, da quella discussione. Si erano scritti qualche messaggio, ma niente di più. Le mancava terribilmente, tutte le mattine prendeva il caffè e ripensava a lui, a loro.
All'improvviso si sentì in ansia, aveva appena realizzato che quel mese, quei trenta giorni di lontananza erano trascorsi. Lui sarebbe davvero tornato? Sarebbe andato al distretto? E, soprattutto, sarebbero riusciti a chiarire ciò che c'era tra loro?
Beckett sospirò. L'aspettava una lunga notte, di sicuro non sarebbe riuscita a dormire.

-Al, tra quanto arriviamo?- Castle camminava avanti e indietro per il corridoio dell'aereo guadagnandosi sguardi scocciati da parte di hostess e passeggeri.
-Papà te l'ho detto anche due secondi fa, l'aereo atterrerà tra circa un'ora.- la figlia lo fissava preoccupata dal suo posto.
-Ok, ok... scusami.
Si trovavano in volo sopra agli Stati Uniti per tornare a casa e lo scrittore non stava più nella pelle.
Sua madre scosse la testa sconsolata. -Caro non è meglio se ti siedi e cerchi di rimanere tranquillo? Dai fastidio agli altri passeggeri...
-Va bene...- lo scrittore si sedette e aprì una rivista, ma dopo qualche secondo schizzò di nuovo in piedi. -E se non mi volesse? Se si fosse accorta che senza di me la sua vita è meglio? Io sarei perso...- il suo sguardo era terrorizzato e la sua voce disperata. -Insomma, io riesco solo a farle del male, a ferirla, e lei si merita di meglio...
Martha si mise la mascherina sugli occhi e i tappi nelle orecchie. -Buonanotte! Alexis cara, è tutto tuo!
La ragazza si voltò verso di lei con uno sguardo spaventato. -No nonna ti prego! Non ce la faccio più!- la supplicò. -Aiutami!
-Bene, ho deciso!- Rick sorrise. -Appena arriviamo vado da lei!
Sua figlia scosse la testa e alzò gli occhi al cielo. -Papà non so se te lo ricordi ma Beckett è una poliziotta, vive con una pistola! Se vai a suonarle il campanello alle quattro di notte ti spara!
-Ma...
-Niente ma! Farai come avevamo deciso, andrai al distretto domani mattina!- il suo tono non ammetteva repliche.
-Ma...
-Papà ne abbiamo già parlato, la tua idea è perfetta, smettila di agitarti! Pensa a cosa le dirai invece!
-Ok, ok...No! Questo non mi tranquillizza!
-Adesso, per favore, puoi provare a dormire un po'? Sono esausta...
-Scusa Al ma non ce la faccio, dev'essere l'adrenalina. Mi sembra di essere tornato un ragazzino.- disse elettrizzato.
-Tornato?- la ragazza dai capelli rise. -Quando mai hai smesso di esserlo scusa?
-Touchè.- poi tornò serio. -Ho paura.
-Perchè?- chiese Alexis stupita. -Vi amate, dove sta il problema?
-Non lo so... Il punto è che c'è sempre qualcosa di sbagliato, è come se il destino non ci volesse insieme!- disse sconsolato.
-Davvero?- gli occhi azzurri della ragazza erano stupiti. -Non pensi sia stato proprio il destino a farvi incontrare?

Kate spense la sveglia e si alzò dal letto. Non era riuscita a chiudere occhio, aveva continuato a rigirarsi nel letto per tutta la notte ripensando a gli ultimi quattro anni della sua vita e a quante cose erano cambiate.
Andò in bagno e iniziò a prepararsi. Probabilmente oggi l'avrebbe rivisto. Voleva essere bella.
Si sistemò i capelli e si truccò, poi aprì l'armadio. Non le era mai sembrato tanto vuoto come in quel momento. Possibile che non avesse nulla di carino da mettersi?
L'unica cosa che spuntava in mezzo a tutte le sue camicie era il vestito blu che aveva indossato per l'indagine sotto copertura, ma di certo non poteva metterlo per andare al lavoro. Lo guardò per qualche secondo ripensando a quella sera, quella in cui tutto era cambiato. Alla rabbia e alla parole di Rick, alle sue lacrime... e a quel bacio. Sentì le farfalle nello stomaco e scosse la testa per scacciare quel ricordo.
Spostò il vestito e la vide. Sì, quella era sicuramente perfetta.
La camicia era piuttosto semplice, di uno strano colore tra il viola e il bordeaux, ma era tra le sue preferite. Era quella che indossava quando l'aveva incontrato per la prima volta, quando l'aveva interrogato al distretto.
La indossò insieme ad un paio di jeans e poi si mise i suoi soliti tacchi.
Si guardò allo specchio e sorrise compiaciuta.
Era pronta.

-Yo Beckett come siamo eleganti oggi!- Esposito la salutò sorridendo malizioso quando la vide entrare.
-Dacci un taglio Espo, non sappiamo nemmeno se verrà.
L'ispanico e l'irlandese si avvicinarono alla sua scrivania velocemente.
-Vogliamo scommettere?- gli occhi di Ryan luccicavano divertiti.
-Quanti soldi vuole puntare detective?
-Smettetela ragazzi!- sorrise senza accorgersene.
-Oh, guardate come sorride imbarazzata! Dillo che non vedi l'ora che arrivi!- ormai i due ci stavano prendendo gusto.
La detective scrollò le spalle. Non poteva permettersi di sperarci troppo, se non fosse arrivato ci sarebbe rimasta male.
-Smettila di guardare l'orologio.- le disse l'irlandese dopo qualche secondo.
-Cosa Ryan?- chiese confusa.
-Beckett, sei arrivata due minuti fa e hai già guardato l'orologio otto volte. Arriverà, smettila di preoccuparti e dagli un po' di fiducia!
-Non stavo pensando a Castle!- non si era accorta di quel suo comportamento, l'aveva fatto senza pensarci, d'istinto.
Esposito scoppiò a ridere. -No, certo che no...
-Basta Javi! E dimmi cosa abbiamo!- ordinò. Doveva distrarsi e non pensare allo scrittore, alla sua voce, al suo profumo, a tutto ciò che si erano detti, ai loro baci, alle notti trascorse insieme... Beckett si sentì avvampare e chiuse gli occhi respirando profondamente.
-Va bene, va bene... Allora, stamattina due passanti hanno trovato un ragazzo morto in un vicolo.
La detective annuì. -Chi è?
-Non aveva documenti con sè perciò non sappiamo chi fosse, gli hanno sparato.
-Ok, abbiamo qualche indizio?
-Secondo Lanie è stato ucciso tra le due e le quattro di questa notte, non ha trovato impronte ma...
Kate sentì assoluto silenzio improvvisamente intorno a lei, sembrava che l'intero distretto stesse trattenendo il respiro. Alzò gli occhi dai documenti. -Ma...?
L'amico sorrideva guardando alle spalle di Beckett. -Te l'avevo detto...- sussurrò.
La detective si voltò incuriosita e il suo cuore iniziò a battere all'impazzata.
Richard Castle era appena uscito dall'ascensore e si stava avvicinando a lei con due caffè in mano.

Erano arrivati a casa da circa un'ora, l'orologio segnava le cinque, sua figlia dormiva. Castle era seduto davanti al suo computer, in attesa dell'ispirazione. In realtà però tutto ciò a cui riusciva a pensare era la donna che gli aveva rubato il cuore e che avrebbe rivisto nel giro di poche ore.
-Wow Richard,- la voce di Martha alle sue spalle lo risvegliò dai suoi pensieri. -questa storia sembra molto interessante.
Lo scrittore sorrise, la pagina era completamente bianca.
-Non riesco a pensare a niente che non sia lei mamma.
-Sì, mi sembrava ce l'avessi già spiegato un paio di volte.- disse lei sorridendo. -Ti è mancata proprio tanto, eh?
L'uomo annuì. -E' come se una parte di me, quella più importante, fosse rimasta con lei... Come se fossi in apnea, al buio. Lei è il mio ossigeno, il mio sole.
-Sembra che finalmente tu abbia trovato quella giusta... Tra un po' la rivedrai.
Rick si voltò verso l'orologio. -Penso che il tempo si stia prendendo gioco di me. Adesso che manca così poco sembra essersi fermato, ogni secondo è lunghissimo, i minuti sono infiniti. E mancano quasi quattro ore...
-Perchè non provi a dormire un po'?
-No, non ci riesco...- all'improvviso ebbe un'idea. -Ho deciso, vado a correre al parco!
Sua madre scoppiò a ridere. -Richard, figliolo, stai scherzando vero?- lui odiava l'attività fisica!
Castle le rivolse un'occhiataccia. -Grazie eh! Comunque non so se l'hai notato, ma in questo mese mi sono dato molto da fare!- disse alzandosi per andare a cambiarsi.
Era vero, Martha aveva notato che durante la loro "vacanza" a Los Angeles era stato molto più attento al cibo e aveva svolto parecchi esercizi, il suo aspetto fisico era sicuramente migliorato. Sorrise, quella donna stava davvero facendo un gran bene a suo figlio.

Rick corse per circa un'ora osservando quella città che gli era tanto mancata. Doveva ammettere che in fondo la corsa non era poi così male. Solo, in mezzo al parco nel silenzio più assoluto, riusciva a riflettere liberamente, l'aria era fresca e i marciapiedi praticamente vuoti.
Dopo circa venti minuti si accorse di essere arrivato davanti all'appartamento di Beckett. Si fermò davanti al portone e la immaginò nel suo letto mentre dormiva, i capelli lunghi sparsi sul cuscino, il respiro calmo, le labbra socchiuse, il calore della sua pelle morbida.
Ebbe l'impulso di salire le scale e suonare il campanello, voleva parlarle, voleva sentire il suono della sua risata, voleva stringerla a sè e baciarla, accarezzarla e respirare il suo profumo. Un brivido gli attraversò la schiena.
No, avrebbe aspettato, ormai mancava poco.
Tornò a casa, si fece una doccia e si vestì. Indossò una camicia bianca e una giacca e dei pantaloni neri, si sistemò i capelli e decise di non farsi la barba, si piaceva così.
Guardò la sveglia, segnava le otto e venti. Finalmente.
Corse in cucina. -Donne, io vado!
Alexis gli sorrise radiosa. -Alleluia, non dovremo più sentirti lamentarti! Buona fortuna papà!
-Salutaci Kate!- gli disse Martha.
Lui diede un bacio alla figlia e annuì. Poi uscì di casa e andò al bar per prendere i due soliti caffè.
Quando arrivò davanti al distretto sentì il suo stomaco chiudersi e il suo cuore iniziare a battere velocemente. Era arrivato il gran momento.



Angolo dell'autrice:
Eccomi, scusate il ritardo :)
Finalmente Castle è tornato a New York!!! E sembra arrivato il momento di incontrare la sua detective... chissà cosa accadrà!
Il capitolo è più corto del solito ma dovevo farlo terminare qui :) Prometto che mi rifarò con il prossimo!
Avete visto? Sembra assurdo ma Castle si è dato alla corsa (a volte i miracoli accadono)!
Bene, detto questo vi lascio, devo andare a prendere la mia dose giornaliera di 4x23 (sì, sono senza speranze) :)
Grazie per tutte le recensioni, un bacio, alla prossima!

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Capitolo 23
*** Lei era la sua eterna sorpresa. ***


capitolo 23


Lei era la sua eterna sorpresa.




Kate era rimasta con gli occhi sgranati e il respiro sospeso a guardare lo scrittore che entrava nel distretto, tutti intorno a lei sembravano pietrificati, sentiva gli sguardi di tutti i colleghi puntati su di lei.
Rick era sicuramente dimagrito e la detective pensò che con la barba appena accennata fosse ancora più bello. Avrebbe voluto alzarsi e correre tra le sue braccia, poca importava se si trovava al lavoro. Lo vide sorriderle leggermente agitato e la detective sentì il suo cuore aumentare ancora di più la velocità del suo battito.
-Che lo spettacolo abbia inizio!- sussurrò Esposito al collega senza farsi sentire da Beckett. L'irlandese sorrise.

Quando i poliziotti lo videro entrare il distretto piombò nel più assoluto silenzio.
Lei era seduta alla sua scrivania e gli dava le spalle, Esposito le sussurrò qualcosa e lei si voltò. Quando i loro sguardi si incrociarono lo scrittore sentì il suo cervello disconnettersi completamente. Possibile che fosse diventata ancora più bella? E quella camicia... era sicuro che fosse la stessa che indossava quando si erano conosciuti.
Le sorrise nervoso, non ricordava più nulla, neanche come parlare o respirare, sentiva solo il suo cuore battere all'impazzata.

Castle la raggiunse, lei si alzò e prese il caffè che le stava porgendo.
-Ehi Castle!- lo salutò con un sorriso radioso.
Lo scrittore sorrise a sua volta. -Detective Beckett!- si guardarono imbarazzati.
L'uomo prese un profondo sospiro e chiuse gli occhi. -Kate, io...
-No Rick, scusami non avrei dovuto...- parlarono quasi contemporaneamente.
-Aspetta, aspetta Kate.- Rick la fermò e le poggiò una mano sulla spalla. A quel contatto Kate sentì un brivido lungo la schiena. -Lasciami finire,- continuò sorridendo. -devo dirti un paio di cose...
La donna annuì, cercando di non perdersi nei suoi profondi occhi azzurri.
Lo scrittore prese un altro profondo respiro, gli occhi di tutti gli agenti erano puntati su di loro. -Mi sei mancata Kate, mi sei mancata da morire.
-Anche tu...- sussurrò Beckett.
-Sono stati i trenta giorni più lunghi della mia vita, il tempo mi sembrava infinito, non passava mai e io non ero in grado di fare nulla. Aprivo il computer e stavo ore ed ore a fissare la pagina bianca senza sapere cosa scrivere... senza ispirazione... Perchè sei tu la mia ispirazione, tu sei la mia musa.
La detective arrossì imbarazzata. Le stava facendo una dichiarazione davanti all'intero distretto?!
-E senza di te tutto mi sembrava più brutto, più triste. Il cielo era più grigio, il mare più malinconico, l'aria più fredda... persino il cibo mi sembrava peggiore!- aggiunse facendola ridere. -Ma almeno avevo la tua voce, potevo sentirla quando volevo, mi bastava premere un tasto e tu eri lì, con me, almeno per qualche minuto...
Ryan ed Esposito stavano cercando di trattenersi dal fare battutine e cercavano di non guardarsi in faccia per non scoppiare a ridere, non era il momento.
-Ma sono riuscito a rovinare tutto ancora una volta, ancora una volta ti ho fatto del male! E non ti ho neppure chiesto scusa, anzi mi sono arrabbiato! Non ho pensato a come avrei reagito io se tu fossi andata a cena con Josh finché io non c'ero...
La detective sorrise immaginando la scena, Castle l'avrebbe fatto sicuramente a pezzi e poi dato in pasto agli squali. Esattamente ciò che avrebbe fatto lei a Meredith se avesse potuto.
-Ehi aspettate,- saltò fuori Esposito. -ma non è proprio quello che hai fatto Kate?- qualche poliziotto ridacchiò.
I due gli lanciarono un'occhiataccia. -Scusate, scusate...- l'ispanico tornò a sedersi scuotendo la testa.
Rick alzò gli occhi al cielo e sorrise, poi tornò a guardare la sua musa. -Scusami Kate, sono stato un cretino e posso capirlo se non vuoi perdonarmi, ma sappi che sono disposto a fare qualunque cosa, anche a strisciare se serve. Tra me e Meredith non è successo nulla, sono pronto a giurartelo e a...
-Ma io ti credo.
-...e anche... che cosa?- si fermò stupito, non si aspettava fosse così facile.
Kate sorrise. -Ti credo Rick, dico davvero.- ci aveva riflettuto per quasi due settimane, si era fatta del male analizzando le fotografie, ma alla fine aveva capito che si fidava di lui.
L'uomo era rimasto senza parole. L'abbracciò. -Sei fantastica!- sussurrò. -Grazie.- Si sentiva molto più leggero, come se l'enorme peso che sentiva sul petto fosse appena stato sollevato. La prima parte era andata alla grande.
Gli agenti iniziarono ad applaudire sorridendo, dietro le spalle del suo uomo Kate poteva vedere anche Ryan, Esposito e Lanie.
La detective si staccò dallo scrittore e lo guardò negli occhi. -Richard devo chiederti scusa anch'io per...- Castle le posò un dito sulle labbra.
-No,- disse sorridendo. -Non serve Kate.
Ecco, l'aveva stupita per l'ennesima volta. Per l'ennesima volta le aveva mostrato quanto potesse essere dolce.
Kate si avvicinò a lui e lo baciò con passione, nonostante li stessero guardando chissà quante persone. Quanto le erano mancate quelle labbra morbide!
Schiuse appena le sue mentre si aggrappava alle spalle dello scrittore. L'uomo le cinse i fianchi con le braccia e fece incontrare le loro lingue.
Dopo qualche secondo, mentre la maggior parte dei poliziotti era tornata al lavoro o aveva comunque distolto lo sguardo, Lanie iniziò a tossire.
-Niente atti osceni in luoghi, pubblici grazie!
Musa e scrittore si staccarono imbarazzati, la donna si fissò i piedi con le guance in fiamme. Rick le mise una mano sotto il mento e la costrinse a guardarlo negli occhi. 
-Castle... forse è meglio se ci mettiamo a lavorare.- sussurrò cercando di recuperare fiato.

La squadra passò l'intera giornata ad indagare, finché, quando ormai era quasi sera, scoprirono che il ragazzo era stato ucciso da un compagno di scuola con cui aveva avuto parecchie liti. Lo arrestarono e tornarono al distretto soddisfatti, erano riusciti a fare giustizia e il caso non era stato troppo difficile.
Beckett aveva tenuto le distanze da Castle per quasi tutto il giorno, temeva che stargli troppo vicino la sconcentrasse, quando se lo trovava davanti riusciva soltanto a sorridergli e a perdersi nei suoi occhi desiderando di stare tra le sue braccia, cosa non proprio adatta al lavoro, specialmente per una detective della omicidi.
Kate si sedette alla sua scrivania per compilare il rapporto, Rick si accomodò vicino a lei e rimase ad ammirarla.
-Castle è inquietante.- sussurrò la detective con un sorriso. Le piacevano tutte le sue attenzioni.
-Scusa, è che sei bellissima...- disse serio, poi sorrise. -E questa camicia mi fa ripensare al nostro primo incontro.
La donna si voltò verso di lui e gli sfiorò il viso con una mano. -Anche tu non sei male scrittore, devo ammettere che mi piaci parecchio con un po' di barba e qualche chilo in meno!- fece scorrere la mano lentamente sul petto dell'uomo fino a raggiungere i suoi addominali.
-Detective, le consiglio di fermarsi...- disse lui bloccandole la mano. -o potrei non rispondere delle mie azioni...- aggiunse con voce sensuale.
Beckett si morse il labbro inferiore e gli sorrise maliziosa.
-Lo sapete che stiamo sentendo tutto, vero?- chiese Esposito leggermente sconvolto mentre Ryan faceva smorfie di disgusto.
Lo scrittore si voltò verso l'amico. -Scusate ragazzi, non è che potreste... non so, andarvene?
La detective gli tirò un pugno sul braccio. -Smettila scemo, siamo al distretto!
-Scusami amore.- disse con gli occhi da cucciolo.
-Mi fate venire la nausea!- si lamentò l'irlandese.
Kate li ignorò. -Ragazzi perchè non andiamo a cena tutti insieme? Anche con Lanie e Jenny, intendo.
-Ah, no, aspetta!- la bloccò Rick. -Io... io ti devo dire una cosa!
-Va bene...- rispose la donna incuriosita.
Castle si passò una mano tra i capelli e chiuse gli occhi cercando di ricordare cosa gli aveva detto sua figlia, mentre il suo cuore aveva iniziato a battere a mille..
Zero, niente. Vuoto assoluto.
Sentì il panico invaderlo e le mani iniziare a sudare. Ma che gli stava succedendo? Era uno scrittore diamine! Lui lavorava con le parole!
-Perdonami Kate, in realtà avevo pensato ad un discorso ma...- disse con voce incerta. -Ma non mi ricordo più niente, e Alexis aveva detto che... e poi non so, è la prima volta...- stava iniziando a blaterare.
-Ehi frena, frena, frena!- la detective gli prese il volto tra le mani e lo guardò dolcemente. -Che succede?
-Devo dirti una cosa ma non so da dove iniziare...
La donna lo guardò stupita. -Puoi dirmi qualsiasi cosa.- disse sicura. Ed era assolutamente vero. Lo scrittore lo capì e si tranquillizzò, decise che avrebbe improvvisato. I due colleghi li guardavano curiosi.
Prese le mani della detective tra le sue e la guardò negli occhi. -Kathrine Beckett, lo so sono ripetitivo, ma tu sei il sole che illumina le mie giornate, l'ossigeno che mi permette di continuare a vivere. La donna più affascinante, complicata, testarda, determinata e sensibile che io abbia mai incontrato. E sei bellissima, la tua risata è fantastica, i tuoi occhi sono splendidi. Sei la detective più in gamba di New York, sei intelligente e forte, sei stupenda...
-Grazie Rick...- sussurrò Kate, che sentendo tutti quei complimenti era avvampata e aveva abbassato lo sguardo.
-Ma non sto dicendo che tu sia la donna perfetta, sto dicendo che tu sei la donna perfetta per me. Mi completi, mi rendi migliore, mi aiuti a crescere e io te ne sono davvero grato.- si fermò per riprendere fiato. -Quattro anni fa, quando per caso ti ho conosciuta, eri solo una delle tante, una che volevo e basta. Poi... poi ti ho conosciuta, poi mi hai rubato il cuore e l'hai fatto tuo per sempre, poi ci siamo innamorati. E adesso guardaci! Ti sto facendo una dichiarazione d'amore in mezzo al distretto!
Tutti risero, Beckett compresa.
-Sei entrata nella mia vita e l'hai sconvolta, mi hai fatto capire quali sono le vere cose importanti e mi hai permesso di conoscere la vera te. In questo mese ho capito che ogni momento lontano da te è una sofferenza, un dolore fisico e non voglio riviverlo mai più!
-Neanche io Castle...
-Ehi, io inizierei ad avere fame!- esclamò Esposito guadagnandosi una gomitata da parte di Ryan.
-L'altra notte ho fatto un sogno...- disse Castle ignorando l'ispanico. -Ero negli Hamptons, Alexis era adulta e aveva dei figli e un marito... E io, io avevo un altro figlio, un bambino. Un bambino con il tuo stesso colore di capelli e i miei occhi, che ti teneva per mano e ti chiamava mamma, poi guardava me e mi chiamava papà.- lo scrittore la guardò radioso.
Beckett sentì il suo cuore perdere un battito immaginandosi la scena. Castle aveva sognato la loro famiglia, il loro figlio. -E'... E' bellissimo...
-E sai cosa ho capito Kate? Ho capito che questo è il mio sogno. Io voglioquella famiglia, io la desidero con tutto me stesso! Voglio svegliarmi la mattina e vederti a fianco a me, portarti la colazione a letto e accompagnarti al distretto, stare qui con te. Voglio andare in vacanza con te, in modo da non doverti stare lontano neanche mezzo secondo! Voglio che tu faccia parte della mia famiglia, con Martha ed Alexis, e voglio che un giorno un bambino ci chiami davvero mamma e papà! Voglio litigare con te per il colore della nostra casa, per come educare nostro figlio, per cosa scrivere nei miei libri e per quanti caffè mi devi! Voglio vederti invecchiare a fianco a me, voglio vederti fare la mamma e poi la nonna! Voglio passare il resto della mia vita con te!
La donna era rimasta a bocca aperta, erano le parole più belle che avesse mai sentito, ed erano per lei! Sorrise commossa. -Sei fantastico Rick... E se ti può consolare è ciò che voglio anch'io!
Lo scrittore sentì il suo cuore perdere un battito. -Detective, non hai ancora capito dove voglio andare a parare, vero?- chiese emozionato.
Beckett scosse la testa confusa. -Cosa intendi?
L'uomo sorrise e prese un profondo sospiro, poi, sempre con le mani della donna tra le sue, si inginocchiò davanti a lei guardandola negli occhi.
Kate rimase a bocca aperta, gli occhi sbarrati, era sbalordita. Possibile che...? No, no, no, non era possibile, si stava sbagliando. Eppure il suo cuore batteva all'impazzata.
Ryan ed Esposito si fissavano increduli scuotendo la testa.
Rick rise vedendo la sua espressione. -Adesso credo che tu abbia capito.- tornò serio. -Kathrine Beckett ti amo come non ho mai amato nessun'altra donna in tutta la mia vita e so che è con te che voglio vivere, penso di avertelo già spiegato bene. Perchè tu non saresti la numero tre, tu saresti la sola e unica donna della mia vita, la mia musa, la mia detective, la mia ancora di salvezza. E io sarei il tuo scrittore, il tuo eterno bambino, il tuo braccio destro coraggioso.
E finalmente saremmo un noi, una famiglia vera. E io prometto che ti farei sentire amata e protetta ogni giorno, per il resto della mia vita, always.
Quindi,- mise una mano nella tasca della giacca ed estrasse una scatoletta blu. -Kathrine, vuoi sposarmi e rendermi l'uomo più felice tra tutti gli esseri viventi, alieni compresi?- la aprì e le mostrò l'anello. Lo scrittore riusciva a sentire solo i battiti del suo cuore mentre aspettava la reazione della sua musa. Non si era mai sentito così agitato in tutta la sua vita, quando aveva fatto la proposta alle sue due ex mogli sapeva esattamente cosa dire e come avrebbero reagito, con lei no, lei era la sua eterna sorpresa. Davanti a lei aveva dimenticato tutto ciò che aveva pianificato con Alexis, aveva dovuto improvvisare basandosi solo sui suoi sentimenti, su ciò che sentiva.
-Ti prego pizzicami.- sussurrò l'irlandese al collega sorridendo.
-Avrei dovuto scommetterci un sacco di soldi!- mormorò l'ispanico tra i denti.
Kate non li sentiva, riusciva solo a guardare il suo scrittore, lì, in ginocchio davanti a lei con un anello in mano e un fantastico sorriso. Il suo cervello si era scollegato.
Poi, d'un tratto, le parole di Rick assunsero un senso nella sua mente ed immaginò tutto quello che lui le aveva descritto. Sentì un'enorme sensazione di felicità invaderla. Era quello che voleva anche lei, era quello che aveva sempre voluto.
-Sì...- sussurrò mentre lacrime di gioia le scendevano sul volto. -Sì, sì, sì, sì, sì! Sì Rick... voglio diventare tua moglie!
Castle le infilò l'anello al dito, poi si alzò e la abbracciò. -Grazie Kate, ti amo. Prometto che non te ne pentirai!
-Ti conviene scrittore, ti conviene!- rispose lei ridendo. Si sentiva felicissima. -Ah, ti amo anch'io!
Rick la sollevò da terra ruotando su se stesso e la baciò. -Dobbiamo festeggiare!- si voltò verso i due amici. -Ehi ragazzi, tutti a cena a casa mia! Vi aspetto per le otto e mezza!
I due annuirono ancora a bocca aperta.
-Kate, li abbiamo sconvolti!. sussurrò all'orecchio della donna che rideva.

-Futura signora Castle, prego, si accomodi!- disse Castle aprendo la porta di casa.
-"Signora Castle"... - rispose lei scuotendo la testa divertita. Non riusciva ancora a rendersene conto. -Dove sono Martha e Alexis?- chiese guardandosi intorno.
-Sono fuori, ma hanno detto che arriveranno a cena puntuali!- rispose Rick dirigendosi in cucina per iniziare a preparare. -Tuo padre?
-Mi ha appena scritto che verrà.
-Ok... Gli hai detto il perchè?
-No, sarà una sorpresa!
-Bene, ora inizio a preoccuparmi!
La donna rise, non vedeva l'ora di vedere la scena. -Stai tranquillo Rick...
-Tranquillo? Sto per chiedergli la mano di sua figlia! Penserà a mille modi per uccidermi, è quello che farei io se qualcuno volesse sposare Alexis, insomma lei è mia!
Beckett alzò gli occhi al cielo divertita. Poi si avvicinò a lui. -Quindi... Martha e Alexis non ci sono... la casa è vuota... - gli disse sensualmente.
Lui deglutì a vuoto sentendola così vicino. -Kate...
La donna iniziò a sbottonargli lentamente la camicia mentre lo baciava. -Sì?
-Dovremmo... dovremmo preparare la cena...- non suonava molto convinto.
-Rick...- sussurrò mentre gli slacciava la cintura e scendeva con le labbra sul suo petto.
-Dimmi Kate...- stava per perdere il controllo.
-Ti voglio.- gli si strusciò contro e sorrise maliziosa.
Lo scrittore non se lo fece ripetere due volte.

Erano nudi, distesi sul letto di Castle, abbracciati.
-Rick, come ci siamo arrivati al tuo letto?- chiese la detective, spezzando il silenzio. Non riusciva a ricordarlo.
Lo scrittore sorrise e iniziò a baciarle il collo. -A quanto pare era distratta detective... Ah, io e le mie mille doti...
La donna si strinse di più a lui. -Il tuo ego prima o poi mi soffocherà!
-Che ci posso fare se sono così irresistibile? Insomma tutte le donne mi vorrebbero!- disse ridendo.
Beckett si irrigidì e abbassò lo sguardo. Era vero, tutte le donne l'avrebbero voluto, e chissà quante in passato l'avevano avuto! Cercò di sbarazzarsi dell'immagine che le si era appena formata nella mente e scosse la testa. Non poteva pensare a lui con un altra donna, magari proprio in quel letto.
Castle si accorse dello strano comportamento della sua musa. -Ehi Kate, tutto bene?
-Sì, sì, tranquillo...- mormorò senza incrociare il suo sguardo.
-Ehi... guardami.- la donna ubbidì. -E' per quello che ho appena detto?
Kate annuì e riabbassò lo sguardo.
-Scusami, mi dispiace, non volevo... Stavo solo scherzando... Ma Kate hanno davvero tanta importanza le donne del mio passato?- chiese quasi con disperazione.
-Come posso competere con Meredith, Rick? O con Gina? Io...- disse con una nota di panico nella voce.
-Kate, anche se fossero entrate centinaia di ragazze in questa stanza, e no, non è successo,- aggiunse vedendo il suo sguardo. -ma anche se fosse accaduto  non avrebbe importanza, perchè tu sei l'unica che è riuscita ad entrare nel mio cuore! E non ti voglio sposare perchè è la cosa giusta da fare, ma perchè tu sei quella giusta! Meredith e Gina non valgono neppure la metà di te! Vuoi sapere perchè sono andato a cena con la mia ex moglie?
-Certo! Ma se non vuoi... puoi anche non dirmelo.
-Le ho chiesto cosa le fosse piaciuto della mia proposta, perchè mi avesse sposato e cosa secondo lei avrei dovuto fare con te... Poi ho preso tutte le risposte e ho fatto il contrario.- concluse con uno splendido sorriso. -Non posso ancora credere che tu mi abbia detto di sì!
La sua musa sorrise commossa. -Grazie.
-Always.- lo scrittore riprese a baciarle dolcemente il corpo mentre con le mani le accarezzava il seno. La detective gemette quando sentì l'eccitazione del suo uomo contro di sè. Gli accarezzò il volto e lo baciò appassionatamente. -Ti amo Richard.
-Anch'io ti amo Kate.- rispose portandosi sopra di lei.
-O mio dio!- Beckett si alzò di scatto.
-Che succede?- chiese l'uomo spaventato.
-Castle sono le otto meno dieci!- esclamò indicando la sveglia.
L'uomo tirò un sospiro di sollievo. -E io che pensavo avessi cambiato idea...
-Fra un po' arriveranno tutti!
-E allora?
-E allora non possono trovarci così!
-Perchè no?- chiese con gli occhioni da cucciolo, tornando a baciarla.
-Rick, ti prego...
-Insomma, tu puoi sedurmi e io no?
-Rick, se arriva mio padre e vede i nostri vestiti sparsi per casa e poi ci trova così come pensi che reagirà?
Castle la guardò terrorizzato solo al pensiero. -Andiamo a vestirci.

Dopo mezz'ora in qualche modo erano riusciti a preparare una cena decente e a rendersi presentabili. Si sedettero sul divano per riposarsi un attimo.
-Sei pronta per il grande annuncio?- chiese Rick elettrizzato.
-Beh, i ragazzi e tua figlia lo sanno già...
-Sì, ma tuo padre, mia madre, Lanie e Jenny no... Sarà una bella sorpresa!
-Senza dubbio!- annuì la detective sorridendo. Era proprio curiosa di vedere le loro facce.
In quel momento suonò il campanello. i due si scambiarono un bacio veloce, poi presero un bel respiro ed andarono ad aprire.
Erano tutti lì. Esposito e Ryan, che sembravano essersi ripresi, con due bottiglie in mano aprivano il gruppo, dietro di loro stavano Jenny, Lanie e Alexis mentre più indietro Martha chiacchierava con Jim Beckett.
-Benvenuti!- salutò lo scrittore facendoli entrare. -Mamma mi spieghi perchè hai suonato se avevi le chiavi? Potevi farli entrare tu!
I ragazzi e Alexis scoppiarono a ridere. -Ecco... diciamo che volevamo essere sicuri di non beccarvi in un momento imbarazzante!- rispose sua madre.
La detective arrossì ed evitò di guardare il padre, che intanto si era avvicinato a Rick.
-Buona sera signor Castle, penso si ricordi di me.
-Certo signor Beckett.- rispose all'istante lo scrittore agitato. -Sono contento di rivederla...
-Anch'io, sua figlia ultimamente mi ha parlato molto di lei e ho letto i suoi libri in quest'ultimo periodo.
Sul volto di Rick si aprì un sorriso. -Oh, bene!
-Heat Wave.
Castle si pietrificò, Kate arrossì ancora di più e Ryan, Esposito e Lanie iniziarono a tossire per nascondere le risate.
-Ah, ecco, io...- non sapeva cosa inventarsi per uscire da quella situazione imbarazzante. -...è... è tutta immaginazione, voglio dire...
Anche Alexis scoppiò a ridere.
-Cioè no! Non sono mie fantasie su... su sua figlia...- stava andando in panico.
-Rick.- lo tranquillizzò la detective sorridendo. -Stai calmo e respira.
Si voltò verso suo padre. -E tu papà smettila di prenderlo in giro! Non hai mai letto un suo libro, non so cosa ti abbiano detto quei due ma non farlo soffrire!- disse sorridendo.
-Scusami Katie, non ho resistito!- rispose lui scoppiando a ridere e abbracciandola. Castle tirò un respiro di sollievo.
-Adesso potete dirci il perchè di questa cena?- domandò Jenny. -Non è giusto che loro lo sappiano già!- indicò il marito, il collega e la ragazza dai capelli rossi che continuavano a ridere.
-Ok, avete ragione, è il momento di spiegarvi tutto.



Angolo dell'autrice:
Lo so, lo so, sono un mostro, vi lascio in sospeso per l'ennesima volta! Però sono stata buona, questo capitolo è dolcissimo! Kate e Rick si sono ritrovati e lui le ha fatto la grande proposta :)
Devo ammettere che è stato piuttosto difficile scrivere questo capitolo e non sono proprio del tutto soddisfatta ma vi accontenterete :D
Sì, molto probabilmente la scena tra Jim e Castle l'avete già vista, ma io dovevo inserirla, la amo troppo (come si può tagliare una scena del genere?!?!).
Ah, sì, voglio anche ringraziare dottor House visto che ieri si è concluso, è grazie a lui se sono diventata una telefilm dipendente, lui farà sempre parte di me :)
Bene, ho scritto anche troppo, grazie di tutto!
Alla prossima!

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Capitolo 24
*** Always. ***


capitolo 24


Always.


A R., grazie di tutto, davvero.


-Papà...- iniziò Beckett mentre tutti erano in silenzio, attenti.
-No aspetta Kate, voglio farlo io.- Castle le prese la mano e gliela strinse dolcemente, poi guardò Jim chiedendosi come fosse possibile che nessuno avesse ancora notato l'anello al dito della sua musa. -Signor Beckett quattro anni fa ho avuto l'immensa fortuna di incontrare sua figlia, e devo dire che da quel momento la mia vita è cambiata. Prima ero solo uno scrittore un po' troppo montato, un playboy divorziato due volte per cui l'unica cosa importante era la fama, ma adesso sono cresciuto e ho imparato quali sono le cose importanti nella vita, e tutto questo grazie a Kate.- Alexis guardava suo padre sorridendo felice.
-Jim, io amo sua figlia con tutto me stesso,- rivolse un sorriso a Kate. -e per chissà quale assurdo motivo lei sembra amare me. E io non potrei desiderare di meglio! Kate è diventata tutta la mia vita.- Jim lo guardava con uno sguardo serio da cui non trasparivano emozioni, Kate aveva abbassato gli occhi ed era arrossita sentendo le parole del suo uomo.
Ryan ed Esposito stavano già pensando a tutte le battutine che avrebbero potuto fare alla coppietta, mentre le donne erano al settimo cielo. Finalmente quei due testoni ce l'avevano fatta!
Ma non sapevano che non era finita lì.
Rick sentiva il suo cuore battere all'impazzata. -Voglio trascorrere il resto della mia vita con Kate e le prometto che la proteggerò, ogni giorno.- prese un profondo respiro. -Signor Beckett io voglio sposare sua figlia.
Nella stanza calò il silenzio. Lo scrittore e il padre della sua musa continuavano a guardarsi negli occhi, mentre l'ispanico, l'irlandese e la ragazza dai capelli si scambiavano uno sguardo d'intesa e le altre donne erano a bocca aperta; non si sarebbero mai aspettate niente del genere.
Per Rick quei secondi di silenzio sembrarono durare un'eternità.
Ma poi Jim sorrise.
-Sa, Richard, qualche anno fa mia figlia non sorrideva, non si divertiva, non usciva... la sua vita era il distretto, il lavoro, tutto girava intorno a quel maledetto caso. Era chiusa in se stessa, nessuno riusciva a comprenderla davvero. Poi, un giorno, è venuta a trovarmi e mi ha raccontato di aver incontrato il suo scrittore preferito, quello che con i suoi libri l'aveva aiutata dopo la morte di Johanna,- Rick si voltò verso la sua musa stupito, mentre lei abbassava lo sguardo imbarazzata. -e che ora lavoravate insieme. Ma la cosa sorprendente è che era cambiata, c'era luce nei suoi occhi, sorrideva. E lavoravate insieme da solo un mese!
Castle era a bocca aperta.
-E grazie a lei adesso so chi ha ucciso mia moglie, so chi ha tolto la gioia dal volto di mia figlia e ci ha rovinato la vita. Grazie a lei mia figlia sta tornando la ragazza spensierata che avrebbe sempre dovuto essere. Signor Castle, lei l'ha salvata dall'abisso e non può immaginare quanto io gliene sia grato.
-Non è merito mio, è sua figlia che è straordinaria...
-Lo so, ma so anche che senza il suo aiuto probabilmente non sarebbe cambiato nulla.- Il padre di Beckett scosse la testa divertito. -Quando eri piccola, Kate, pensavo che saresti sempre rimasta la mia bambina e odiavo vederti con dei ragazzi... Ma lui ti ama, l'ho capito la prima volta che l'ho visto, lui ti fa del bene e ti ha aiutata a superare tutto... Quindi se proprio devi sposarti, sono contento che sia lui il fortunato.
La detective abbracciò il padre commossa. -Grazie papà.
L'uomo le accarezzo i capelli. -Ti voglio bene Katie... Ah, Richard,- lo scrittore li stava osservando sorridendo sollevato. -provi a fare del male a mia figlia e dovrà vedersela con me, chiaro?
-Non si preoccupi, non accadrà.- rispose sicuro.

Lanie e Jenny, che fino a quel momento erano rimaste in silenzio, corsero ad abbracciare l'amica.
-Congratulazioni!- le disse la moglie dell'irlandese.
-NON CI CREDO, NON CI CREDO, NON CI CREDO!- urlò la dottoressa. -Gli hai detto di sì! La mia migliore amica si sposa con lo scrittore! Non ci credo!- stava saltellando intorno a lei.
La detective rideva, si sentiva leggera, felicissima, e l'entusiasmo dell'amica era contagioso. -Mantieni la calma, Lanie!
-Aspetta, aspetta, aspetta! Quello è l'anello?- le afferrò la mano e se la portò davanti agli occhi sorridendo. -NON CI POSSO CREDERE! E' FANTASTICO!
-E' solo un anello Lanie...
-Solo un anello?! SOLO UN ANELLO?! Stai scherzando vero? Stai per sposarti, è una cosa meravigliosa!- la guardò sorridendo. -Ma ti rendi conto?! Tu e Richard! Posso chiamarti detective Castle?- la dottoressa ci stava prendendo gusto.
Beckett storse il naso. -Ma dico, sei impazzita? Io ero, sono e rimarrò sempre Beckett, non metterti in testa strane idee!
-Ahaha! Va bene, va bene...
-Kate, adesso devi raccontarci tutto!- Jenny era curiosa di conoscere l'intera storia.

Martha si avvicinò a Rick con un gran sorriso.
-Questa non me l'aspettavo Richard!
-Scusa mamma, volevo fosse una sorpresa!- disse lui alzando le mani in segno di scuse.
La donna lo abbracciò. -Lei è quella giusta.
-Lo so mamma, lo so.- rispose a bassa voce. Ne era sicuro al cento per cento.
I ragazzi lo raggiunsero.
-Castle, finalmente ce l'hai fatta! Lei è tua!
-Devo ancora rendermene conto Espo... Ho paura di svegliarmi e scoprire che era tutto un sogno...- ammise ridendo.
Ryan gli pizzicò il braccio.
-Ahi!
-Bene, ora siamo sicuri che tu sia sveglio!
-Grazie ragazzi.- disse sorridendo. -E scusate se prima vi ho sconvolti!
-Pensavamo vi sareste saltati addosso o fatti a pezzi... Non ci aspettavamo di certo una proposta di matrimonio!- disse l'irlandese.
-Oh, beh Ryan, devo ammettere che la prima opzione mi è passata per la testa quando sono uscito dall'ascensore... E' così bella...- rispose ammirando Kate che chiacchierava con Lanie. Il suo sorriso era fantastico, Castle pensò che se avesse spento la luce avrebbe potuto illuminare l'intera stanza. -In questo mese ho capito che non posso vivere senza di lei, la voglio al mio fianco ogni giorno, per il resto della mia vita.
Esposito annuì. -Siamo contenti per voi, siete fatti per stare insieme. Beh, sei sicuramente meglio di Josh, ma le minacce valgono anche per te... Te lo ricordi, vero? Falle del male e dovrai vedertela anche con noi, oltre che con Jim.
-Lo so ragazzi, ma tranquilli, non ci tengo minimamente!- sapeva bene che i due non scherzavano, per loro Kate era come una sorella e avrebbero fatto qualunque cosa per proteggerla.
L'ispanico sorrise. -Buona fortuna allora!

Kate, dopo aver parlato con le due amiche andò a sedersi vicino ad Alexis, che era rimasta in disparte, sul divano.
-Senti, Al,- iniziò sottovoce. -mi dispiace, non ho mantenuto la promessa... Non sono riuscita a stare lontana da tuo padre e fra non molto diventerò parte della vostra famiglia... Ma ti prometto che non lascerò che si cacci nei guai, nessuno gli farà più del male, lui è troppo importante per me...- aveva pronunciato quelle parole continuando a fissarsi i piedi, aveva paura della reazione della ragazza.
-Detective,- disse quella con un sorriso. -chi crede abbia aiutato mio padre? Insomma lui voleva farti la proposta su una mongolfiera o su una barca a vela in mezzo all'oceano!
Beckett la guardò stupita. -Perchè...?
Alexis scrollò le spalle. -Mio padre ti ama, come non ha mai amato nessun'altra e questa è una cosa fantastica. E poi tu sei perfetta per lui, io ti ho sempre ammirata, tu mi piaci Kate! Mi dispiace per quello che ti ho detto quel giorno... Ero spaventata, avevo paura di perderlo, non lo pensavo veramente... perciò ti chiedo scusa.
Beckett l'abbracciò. -Grazie Alexis, non sai quanto sia contenta di sentire queste parole! Sei una ragazza fantastica! Sappi che non sono qui per rubarti tuo padre o prendere il posto di Meredith, ma se mai avrai bisogno di qualcosa sai dove trovarmi.
-Lo so, grazie Kate.
-Ecco qui le donne più importanti della mia vita!- Rick si sedette tra di loro, mise un braccio intorno alle spalle della figlia e diede un bacio alla sua musa. -Tutto bene?
-Sì.- rispose felice Kate.
-Papà, è andata come avevi programmato?- chiese curiosa la ragazza con gli occhi che brillavano.
-A dir la verità... no.- rispose lui ridendo. Non riusciva ancora a rendersi conto di quello che stava succedendo, si era sentito così felice solo quando era nata Alexis. -Sono arrivato davanti a lei e mi sono dimenticato tutto! Non sapevo da dove iniziare! Era la prima volta che mi capitava, le altre due volte sapevo a memoria cosa dire, invece oggi... ho improvvisato!
-E' stato perfetto Rick, tranquillo.- lo rassicurò Beckett appoggiando la testa sulla sua spalla, non avrebbe voluto sentire parole diverse dal suo partner. -E molto meglio al distretto che su una mongolfiera!
Alexis rise. -Te l'avevo detto!
-Grazie zucca!- le sussurrò Castle.

-Non vedo l'ora di vedere un piccolo Castle!
Erano seduti a tavola, Rick e Kate uno di fronte all'altro. Lanie era euforica, non riusciva ancora a credere che la sua migliore amica si sarebbe sposata. Finalmente avrebbe potuto essere felice. Se lo meritava.
-Lanie, non starai correndo un po' troppo?- chiese lo scrittore mentre mangiava la sua pasta. -Non abbiamo ancora deciso quando sposarci!
La detective lo guardò con uno sguardo gelido. -Che c'è Castle? Ti stai già tirando indietro? Hai già cambiato idea?- chiese con aria di sfida.
Rick rimase un attimo spiazzato, tutti gli altri risero. Quanto erano divertenti i loro battibecchi?
-Certo che no amore mio!
-Sei sicuro?- Beckett socchiuse gli occhi.
-Certo! Vuoi dieci figli? Avrai dieci figli! Nessun problema! I soldi ce li abbiamo e sai bene che per me non è un problema darmi da fare...- disse sorridendo malizioso.
La donna avvampò mentre gli altri ridacchiavano. -Rick!- diamine c'era anche suo padre lì!
Lo scrittore le si avvicinò ancora. -Scusa!- mormorò divertito, poi le prese il volto tra le mani e le diede un lungo bacio, intorno a loro gli invitati applaudirono. -Ti amo Kate.
-Ti amo anch'io Rick.- rispose imbarazzata.
-Beh,- Martha si alzò in piedi tenendo in alto il bicchiere pieno di vino. -direi di fare un brindisi!
-Ai due innamorati che ce l'hanno fatta!- Jenny alzò il suo bicchiere.
-Sì, ma la prossima volta che dovete fare pace avvertitemi, rientrerò a casa più tardi!- le parole di Alexis fecero scoppiare a ridere Ryan ed Esposito.
-Ehi, questa non la sapevamo!
-Castle, beccati da tua figlia?! Perchè non ce l'avete raccontato?
La detective li ignorò, anche se era arrossita. -A questa fantastica famiglia!- si perse negli occhi azzurri di Rick, in piedi davanti a lei. In quel momento esistevano solo loro due, nessun altro.
In quel momento pensò a sua madre e a Montgomery, avrebbe voluto che anche loro vedessero la loro felicità.
-A Roy e Johanna.- sussurrò l'uomo continuando a guardarla.
-Vorrei che fossero qui...- mormorò lei senza distogliere lo sguardo. Richard era riuscito a capire i suoi pensieri ancora una volta.
-Lo so Kate, lo so... Ma scommetto che tua madre ci sta guardando sorridendo mentre Roy starà esultando, lui ha sempre creduto in noi.
-Sì...
-Vi immaginate come avrebbe reagito se ti avesse visto farle la proposta al distretto Castle?- chiese l'ispanico ridendo.
-Penso che ci avrebbe ripresi... e che mi avrebbe ripetuto a vita "io te l'avevo detto"!- rispose Beckett con una nota di nostalgia nella voce.
-E pensate se Castle avesse fatto la proposta prima che la Gates venisse arrestata!
-Oh, avremmo sicuramente uno scrittore di meno...- disse Ryan. -Il nuovo capitano invece non ha detto niente, sembra un tipo piuttosto tranquillo...
-Sì...- concordò la detective.
Lo scrittore guardò l'orologio. -Che ne dite se tiriamo fuori il dolce?
Gli occhi di tutti si illuminarono. -Sì!
-Perfetto, Kate mi aiuti?
-Certo,- si alzò dalla sua sedia e si diresse in cucina. -arriviamo subito!
Entrò nella stanza ed estrasse il dolce al cioccolato dal frigo, Rick chiuse la porta e la abbracciò.
-Tutto bene detective?- sussurrò dolcemente al suo orecchio.
-Certo scrittore!
L'uomo la fece voltare per poterla guardare negli occhi. -Sei sicura? Mi dispiace di aver nominato Roy e tua madre...- disse preoccupato.
La donna gli diede un leggero bacio sulle labbra. -Va tutto bene Rick, sono contenta che tu abbia brindato a loro, fanno parte di noi, specialmente oggi.- disse con sicurezza. -E io sono la donna più felice del mondo in questo momento!
Castle sorrise e la strinse più forte a sè, dandole un bacio sulla fronte. -Allora posso approfittarne per farti una domanda?
-Certo, puoi chiedermi qualsiasi cosa!- rispose sicura.
-Bene... Allora... Davvero i miei libri ti hanno aiutata? E perchè non me ne hai mai parlato?- chiese guardandola con quei suoi fantastici occhi azzurri.
Beckett avvampò, si era fregata da sola.
-Perchè sei arrossita Kate?- le accarezzo una guancia spostandole i capelli. -E' così terribile ammettere che eri una mia fan?- era addolorato, non riusciva a capire quale fosse il problema.
Sentendo il suo tono di voce la detective venne colpita dai sensi di colpa e si sentì una stupida. Quell'uomo stava per diventare suo marito e lei aveva ancora paura di aprirsi con lui!
-Rick io sono una tua grande fan, lo sono sempre stata... ho fatto ore e ore di fila per avere il tuo autografo! Per ogni libro!
Castle era sbalordito. -Perchè... perchè io non me lo ricordo?
Beckett scrollò le spalle. -Perchè dovresti ricordartelo? Ero una ragazza, come tante altre, che stava lì, in attesa.
-Sì, ma come ho potuto non notare che eri la più bella donna del mondo? Come ho potuto non notare il tuo fantastico sorriso? Il colore dei tuoi occhi? Come ho potuto essere così cieco?- nascose il viso tra le mani.
-Non farne un dramma Castle! A quanto pare eri troppo occupato a fare dell'altro!- tipo autografare il seno di quelle oche, penso tra sè e sè.
L'uomo sospirò amareggiato continuando a nascondere il viso. -Come mi sono comportato?
-Stai tranquillo Rick, non hai fatto o detto nulla di male... diciamo che eri più preso dalle bionde!- rispose con una punta di gelosia.
-E' per questo che non mi volevi intorno all'inizio, vero? Perchè avevi già visto com'ero...
-La verità è che ti avevo sempre ammirato, ma vederti comportarti così... con le tue ammiratrici... Quello mi aveva fatto credere che non fossi l'uomo che pensavo di aver conosciuto attraverso i libri...
-Ti ho delusa.- affermò scuotendo la testa, disperato.
-Poi ti sei catapultato nella mia vita, e anche se inizialmente non ti volevo, lentamente ho capito che non mi ero sbagliata, tu sei incredibile.- ammise sincera.
-Mi dispiace...- lui non riusciva a capire come aveva potuto essere stato così stupido.
-Smettila Richard...
-Se solo...
-Se solo cosa? Se solo mi avessi guardata negli occhi e mi avessi detto che ero l'amore della tua vita?- disse la detective sarcastica. -Beh, sappi che in quel caso sarei scappata a gambe levate e avrei pensato che fossi solo un pazzo! Quindi falla finita e guarda come siamo messi! Ci sposeremo Rick! E comunque io ti devo ringraziare perchè i tuoi libri mi hanno aiutata a sopravvivere dopo la morte di mia madre, mi permettevano di staccare la mente dal mondo reale, mi permettevano di sognare!
-A quanto pare il mio destino era salvarti detective...- sussurrò Castle senza alzare gli occhi da terra.
-Sì, e grazie al cielo ci sei riuscito alla grande... Rick, guardami.- lo scrittore ubbidì. -Ti amo.
Kate gli prese il volto tra le mani e lo baciò appassionatamente. Castle affondò una mano tra i suoi capelli mentre con l'altra le accarezzava la pelle sotto la camicia.
-EHI! IL DOLCE SIETE ANDATI A COMPRARLO?!- Lanie stava urlando dall'altra stanza. In effetti erano passati quasi dieci minuti da quando si erano alzati da tavola.
I due si staccarono. -E' meglio se torniamo di là.
-Sì... Ah, ti amo anch'io Kate.- poi riprese a baciarla con foga.
La donna sorrise. -Andiamo Rick...
Si presero per mano e tornarono dagli altri con il dolce.
-Eccoli finalmente!- esclamò Martha mentre i due si sedevano.
-Scusateci...- si resero conto che non avevano pensato ad una scusa per spiegare tutto il tempo impiegato.
-Non vogliamo sapere cosa abbiamo interrotto!- disse Jenny alzando le mani.
-Niente, non avete interrotto niente!- rispose Castle velocemente. -Adesso tagliamo il dolce...
La detective gli sorrise maliziosa. -E comunque possiamo sempre concludere dopo...- sussurrò in modo che potesse sentirla solo il suo uomo, mentre gli accarezzava sensualmente la gamba con il piede sotto al tavolo.
L'uomo rimase spiazzato, non si aspettava un gesto del genere dalla sua musa. Deglutì a vuoto.
-S-sì... Sì, sì... C-certo...- balbettò guardandola sorridere.
Lei gli prese il coltello dalle mani e iniziò a fare le fette.
Lo scrittore scosse la testa. Prima o poi quella donna lo avrebbe ammazzato, sicuro.
Trascorsero il resto della serata chiacchierando, ridendo e scherzando. Erano tutti allegri e spensierati, non avevano problemi davanti a loro.
Giocarono con i videogiochi di Castle prendendosi in giro mentre Martha raccontava a Jim dei suoi spettacoli, poi guardarono tutti insieme un film.
Quando finì Rick si accorse che la sua musa si era addormentata con la testa sulla sua spalla e le mani strette alla sua camicia. Sorrise vedendo il suo volto rilassato e le accarezzò i capelli dolcemente.
-Non penso abbia dormito stanotte,- disse a bassa voce Esposito vedendo la scena. -ieri sera era piuttosto agitata e stamattina aveva il terrore che tu non arrivassi, non mi stupirei se non avesse chiuso occhio.
-Come ha potuto seriamente pensare che non sarei tornato da lei?!
-La conosci,- rispose l'ispanico alzando le spalle. -quando si tratta di sentimenti è sempre insicura.- prese per mano Lanie. -Ehi Castle, noi andiamo a casa, domani dobbiamo lavorare...
Lo scrittore annuì sbadigliando. -Sì... anche noi...- accarezzò la detective. -Ehi Kate... amore...
La donna si svegliò. -Dimmi...
-I ragazzi vanno a casa...
Lei si alzò di scatto. -Oh, sì... Anche io devo andare...- disse ancora assonnata. -Domani devo andare al distretto...
-Non... non rimani qui?- chiese timidamente Castle.
-Oh...- non ci aveva minimamente pensato. Si voltò per guardare il padre. -Io...
-Non preoccuparti Katie, penso che i ragazzi mi daranno volentieri un passaggio, rimani pure qui.
La donna sorrise e annuì guardando il suo futuro marito.
Poi salutò tutti gli amici.
-Sono esausta...- disse quando tutti uscirono.
-Anch'io.- concordò Rick. -Andiamo a dormire?
-Sì...- abbracciò le due donne dai capelli rossi e augurò loro la buonanotte.
Rick diede un bacio alla figlia, poi si distesero insieme nel suo letto. Kate lo abbracciò stringendosi a lui.
-Sono felice Rick.
-Non potrebbe esserci nulla di meglio.
La donna gli aprì la camicia e posò le labbra all'altezza del suo cuore. -Vorrei rimanere così, per sempre.
-Per me va bene.
Lei sorrise. -Quindi da domani tornerà tutto alla normalità, tu tornerai al distretto...
-Certo che sì, sempre che tu mi voglia lì...
-Certo che ti voglio Rick!- rispose all'istante. Era vero, se non fosse tornato lui sarebbe stato più al sicuro ma Kate aveva capito che aveva bisogno di lui al lavoro, la faceva divertire e lui avrebbe fatto di tutto per esserci.
-Detective, sa che potrei mal interpretare le sue parole, vero?- le domandò malizioso accarezzandole la schiena.
Lei gli morse la spalla ridendo. -Era quello che speravo...- si avvicinò lentamente alle labbra dell'uomo.
Lui era fermo immobile, averla così vicina lo mandava fuori di testa.
Quando le loro labbra si sfiorarono la detective si fermò. -Ma non stasera!- si voltò e gli diede le spalle trattenendo una risata.
Richard rimase in silenzio per qualche secondo, poi sospirò e la prese per i fianchi riavvicinandola a sè. -Tu mi vuoi morto Kate!
-Certo che no!- esclamò divertita.
Castle le posò una scia di caldi baci sul collo.
-Ti amo Richard Alexander.
-Ti amo Kathrine.
-Grazie per il tuo amore, per questa serata, per le meravigliose parole che hai detto a mio padre, per questi quattro anni, per i tuoi libri, per ogni singola cosa, per ogni singolo gesto. Grazie davvero.
L'uomo la fece voltare e la guardò negli occhi. -Always.
E Kate in quel momento capì il pieno significato di quella parola tanto per loro.
Non importa come sarebbero andate le cose, quanto sarebbe stata dura o quanti ostacoli avrebbero trovato lungo la strada, loro si sarebbero amati, sempre.

Fine.



Angolo dell'autrice:
Ecco qui l'ultimo capitolo di questa storia che spero vi sia piaciuta, mi scuso per il ritardo ma ho avuto dei problemi di ispirazione :)
Devo ammettere che per me è triste cliccare la casella "completata", mi ero affezionata, anche se più che una fine questo per loro sembra un nuovo inizio!
Lo so, il titolo è banale, scontato, ma penso sia l'unica parola che esprime tutto, è la loro parola. E penso che Castle e Beckett abbiano bisogno del lieto fine (e noi pure) :)
Grazie mille a tutti coloro che hanno seguito questa storia, spero che il finale sia stato all'altezza!
Alla prossima storia!
Un bacio,
Sofy_m.

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