But now I'm asking you to stay.

di more_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mi dispiace. ***
Capitolo 2: *** Devi essere tu. ***
Capitolo 3: *** Non piangere. ***
Capitolo 4: *** Con la Y. ***
Capitolo 5: *** Me lo dicono in molti. ***
Capitolo 6: *** Come è successo? ***
Capitolo 7: *** London Eye. ***
Capitolo 8: *** Mi stai provocando Foster? ***
Capitolo 9: *** Io, mamma e papà. ***
Capitolo 10: *** Bravi genitori. ***
Capitolo 11: *** La febbre no! ***
Capitolo 12: *** Quello di cui ho bisogno. ***
Capitolo 13: *** Preoccupazione. ***
Capitolo 14: *** Felicità. ***
Capitolo 15: *** Verità nascoste. ***
Capitolo 16: *** Doncaster. ***
Capitolo 17: *** Ragazza ascolta. ***
Capitolo 18: *** Che persona strana. ***
Capitolo 19: *** Un brutto sogno. ***
Capitolo 20: *** Capodanno. ***
Capitolo 21: *** Solo tre giorni. ***
Capitolo 22: *** Confusione. ***
Capitolo 23: *** Posso amarti più di lui. ***
Capitolo 24: *** Destino. ***
Capitolo 25: *** Ero la ragione di quel sorriso. ***
Capitolo 26: *** But now I'm asking you to stay. ***
Capitolo 27: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Mi dispiace. ***


16 giugno 2008

 

-What can i do to show you i'm sorry? 


Quelle dannate striscette confermavano la mia nausea negli ultimi giorni e il mio ciclo in ritardo, e come quelle anche le altre dei precedenti test che avevo fatto, ora messi in fila sul mio letto. Tutti positivi.
La dolce piccola francese  Mylène era incinta, incinta di un fottuto coglione.
Mi ero fregata con le mie stesse mani.
Gettai un urlo isterico prendendo i test e buttandoli per terra, per poi accovacciarmi sul letto scoppiando in lacrime. Lacrime amare che non avrebbero risolto la situazione.
Quella sera del due giugno avevo bevuto, fin troppo per capire con esattezza quello che stavo facendo.
 La mia prima volta con il ragazzo che mi piaceva. L’avevo immaginata proprio così, la mia prima volta doveva essere con il ragazzo che amavo, ma non avevo mai valutato l’opzione che lui potesse essere uno stereotipo di ragazzo da “una botta e via”.
Louis Tomlinson, era questo il nome del ragazzo che mi aveva messa incinta inconsapevolmente, il nome del ragazzo che amavo da più di due anni, il nome del ragazzo che mi aveva rovinato la vita.
Se lui quella sera era stato stupido, io lo era stata almeno un milione di volte di più.
Ero troppo innamorata per dirgli di no, troppo ubriaca per capire quella frase che fece scattare la trappola: “andiamo di sopra, parliamo un pò” mi disse trascinandomi verso le scale, e io mi ero fatta condizionare. Poi, tutto era successo così velocemente: prima piccoli baci, poi quelli più passionali, e infine un fastidioso ma piacevole dolore in mezzo alle gambe.
Ora le domande erano molte.
Che cosa dovevo fare? Come lo avrei detto a mio padre e, come lo avrei detto a Louis? Anzi, lui doveva saperlo?
Nascosi la testa nelle spalle sperando di trovare al più presto una soluzione.
«Tesoro, sei qui?» la voce di mio padre risuonò da dietro la porta mentre bussava. Mi asciugai in fretta le lacrime e nascosi i test sotto il letto.
«Sì papà, entra» risposi sedendomi composta sul letto. La porta si aprì poco dopo mostrando il viso stanco, dopo un giornata dura al lavoro, di mio padre. Veniva sempre a salutarmi prima di andare a dormire. Si avvicinò a me e mi guardò bene in faccia, capii subito che aveva notato qualcosa di strano dalla sua faccia.
«Tutto bene Maylène?» mi chiese sedendosi affianco a me accarezzandomi il viso. Lo guardai negli occhi grigi sperando di trovare le parole giuste, anche se non avevo per niente voglia di dirgli la verità, ma dovevo farlo. Non avevo mai nascosto nulla a mio padre, e non avrei tralasciato neanche quella notizia.
«Papà..» incominciai mentre le lacrime risalirono ai miei occhi «ti prego abbracciami e dimmi che mi vorrai per sempre bene» mio padre mi guardò confuso e gli ripetei di nuovo il quello che avevo appena detto. Lui mi abbracciò e mi strinse a lui, incitandomi a parlare mentre mi accarezzava i capelli. Presi fiato e cercai di trovare le parole giuste.
«Qualche sera fa ad una festa, io.. insomma sono stata una sciocca» balbettai allontanandolo da me mentre sul mio viso scorrevano libere lacrime calde. Mio padre continuava a fissarmi preoccupato e dubbioso.
«May, cosa stai cercando di dirmi?» mi chiese con durezza. Forse aveva già intuito tutto.
«Mi sono fatta mettere incinta da un ragazzo che non ricorda neanche come mi chiamo» dissi d’un fiato.
«Come?» sbottò mio padre un po’ stordito. Annuii reggendo un po’ le lacrime, ma durai veramente poco. Si capiva dal suo viso tutta la delusione che provava nei miei confronti.
«Maylène, hai sedici anni…»
«Papà, mi dispiace..»
______

Saaalvee :D
Nuova FF sui One Direction :)
Spero vi piaccia.
Come prologo non è molto consistente, ma i prossimi capitoli saranno molto di più :D
Un bacio :)

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Capitolo 2
*** Devi essere tu. ***


25 settembre 2012

 

-It’s gotta be you
Only you

«Nathan, vieni qui!» ordinai a mio figlio di appena tre anni e mezzo che giocava insieme ad alcuni bambini nel parco. Lui si lamentò un po’ blaterando parole incomprensibili, così lo lasciai stare un altro po’. Sospirai e mi voltai verso il ragazzo che era seduto affianco a me, Harry, mio cugino.
Trasferirmi a Londra da mia zia era stata l’idea migliore negli ultimi quattro anni. Non potevo rimanere a Doncaster con mio padre, lui ormai mi odiava. Avevo perso la sua fiducia quella sera del sedici giugno duemilaotto, quando si era alzato dal letto e mi aveva detto “Non considerarti più mia figlia d’ora in poi” scoppiando a piangere. Mio padre si era sempre aspettato tanto da me dopo la morte di mamma, e questo era stato un duro colpo per lui. Mi aveva spedito sin da subito a Londra da mia zia Anne senza pensarci due volte accennandomi un “starai meglio qui”, e poi era sparito dalla mia vita. Il giorno del parto, l’uno gennaio duemilanove, aveva chiamato zia Anne, nonché sua sorella, chiedendole se io stessi bene e dopo avere avuto la conferma non si era fatto più sentire.
I primi due anni erano stati terribili, piangevo quasi ogni notte sperando che mio padre tornasse, ma non successe. Provavo a chiamarlo ogni giorno in orari diversi ma non mi aveva mai risposto.
Dall’errore più grande che avevo fatto, però, era nato lui, Nathan, l’unica luce dei miei occhi.Zia Anne mi aveva aiutato moltissimo con il piccolo, ed era stata lei a decidere di chiamarlo Nathan. La gravidanza non era andata per niente bene, avevo continui sbalzi di pressione ed ero costretta a rimanere a letto, e così per non rischiare, i medici avevo deciso di farlo nascere quattro settimane prima.
Quel piccolo fagotto di appena due chili e mezzo nelle mie braccia mi fece ritornare il sorriso, lui era mio figlio, e nessuno me lo avrebbe tolto. Le parole di mia zia furono “Ora sei madre e devi comportarti come tale” e io le appresi sin da subito.
Mio figlio stava crescendo bene. Era un bambino superattivo e combinava sempre qualche guaio, ma era dolcissimo e obbediente.
Man mano che cresceva notavo che prendeva le somiglianze del padre, Louis: stessi occhi azzurri, stesse guance, stesso naso, stesso colore dei capelli, stesse espressioni.  Non volevo che somigliasse a lui, ma era così, e dovevo farmene una ragione.
Parlando di Louis, avevo deciso di non dirgli niente e di lasciarlo vivere la sua vita per evitare di creare ulteriori problemi. Quella notte fu l’ultima volta che lo vidi, ma mentirei se dicessi che non lo pensavo mai, anzi, era nei miei pensieri ventiquattro ore su ventiquattro, ed era Nathan che me lo ricordava. Non avevo detto a nessuno chi fosse il padre di Nathan, lo volevo tenere per me. 
«Parlami dei due nuovi inquilini che verranno a vivere a casa nostra» chiesi a mio cugino curiosa. I due nuovi inquilini erano il compagno di zia Anne e suo figlio, e io non conoscevo né l’uno né l’altro. Non sapevo neanche chi fossero.
«Ecco, li conosco poco, ho cenato con loro solo una volta. Mia madre è veramente una stupida, non può convivere con lui, così, da un momento all’altro! In più si porta anche il figlio dietro questo qui!» sbottò Harry scuotendo la testa. Due giorni prima sua madre ci aveva dato la cosiddetta “strabiliante notizia” ma io Harry non rimanemmo così entusiasti, anzi, mio cugino aveva anche litigato con lei, ma non così tanto da farle cambiare idea.
«Come ti è sembrato il figlio?» gli chiesi immaginando come poteva essere quel ragazzo, perché no, anche carino.
«Mi è sembrato un tipo a posto, è davvero una persona simpatica! Lui ti piacerà, ne sono sicuro! E’ il padre che non posso vedere!» chiarii Harry mangiandosi le unghie dal nervosismo. Sorrisi, si vedeva quanto lui ci tenesse a sua madre, lui era un ragazzo d’oro.
«Nathan, ora basta giocare! Dobbiamo andare via!» richiamai mio figlio, che sbuffando si avvicinò a noi. Gli aggiustai un po’ la giacchetta e sistemai un po’ i suoi capelli lisci con le mani.

«Ehi Flash, vuoi salire sulle spalle dello zio?» gli chiese Harry indicando le sue spalle. Nathan alzò le braccia al cielo e gridò un’entusiasmante sì.
«Guarda che non sei suo zio, sei suo cugino» ammisi io alzandomi dalla panchina, mentre Harry prendeva in braccio Nathan.
«Facciamo finta che lo sono» concluse Harry incominciando a camminare per tornare a casa, dove ci aspettavano i due coinquilini.  
Appena arrivati a casa, Harry sperò tanto di non trovarli già lì, ma non fu così. Dall’ingresso si sentiva già la voce allegra di zia Anne e quella di un uomo. Vidi Harry sbuffare e mettersi le mani nei capelli ricci, poi si girò verso di me.
«Rimani accanto a me, ti prego» mi implorò con aria tesa, io annuii e gli diedi un piccolo abbraccio.
«Sono qui» lo rassicurai prendendolo per la mano e cominciando a camminare, mentre con l’altra mano mantenevo Nathan, che mangiava il gelato che gli avevo comprato sulla strada del ritorno, e che, come al solito aveva fatto finire sulla camicia pulita.
Quando entrammo in cucina io e Harry salutammo tutti quanti con un “salve” sforzato. I due nuovi arrivati, che ci davano le spalle, si girarono verso di noi e fu lì che riconobbi quegli occhi. I suoi occhi.

________

CIAOO :D
Ecco il secondo capitolo :)
Che ve ne pare? ;) Devo sottolineare alcune cose: come potete ben leggere la storia è basata solo sui personaggi, e non sulla vera vita dei One Direction. Per esempio Harry ha una sorella, nella storia invece è figlio unico. Più in là nella storia entreranno anche gli altri personaggi ;D Spero di essere stata abbastanza chiara :)
Recensite, mi raccomando :D:D

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Capitolo 3
*** Non piangere. ***


-Young girl it's alright
Your tears will dry, you'll soon be free to fly

Qualcosa nel petto mi mancò. Sentii le gambe abbandonarmi e gli occhi bruciare, strinsi di più la mano ad Harry, così forte che lui si girò verso di me e mi guardò confuso.
Davanti a me c’era lui. C’era Louis Tomlinson. C’era il padre di mio figlio.
Aveva stampato in faccia il suo solito imbecille ma allo stesso tempo meraviglioso sorriso che mi fece raggelare. Non era cambiato molto negli ultimi anni,  aveva solo i capelli più corti e un viso più adulto.
«Felice di incontrarti di nuovo Harry!» esclamò l’uomo più grande avvicinandosi a noi per poi dare una pacca sulla spalla a mio cugino «e onorato di conoscerti Mylène. Anne mi ha parlato molto di te, e anche del piccolo Nathan» mi salutò con due baci sulla guancia ai quali io rimasi pietrificata, poi si piegò verso Nathan e gli scompigliò i capelli, che io aveva accuratamente sistemato.
«Piacere, Louis» il ragazzo che mi aveva messa incinta si piazzò davanti a me con la mano tesa e mi stava squadrando da capo a piedi sorridendomi. Mi venne voglia di prenderlo a schiaffi e pugni per quello che mi aveva fatto, ma mi contenni.
«Scusate, non mi sento molto bene» dissi lasciando di stucco tutti, mentre Louis aspettava ancora la mia stretta di mano. Presi in braccio mio figlio e andai in camera mia chiudendomi la porta alle spalle. Iniziai a respirare pesantemente e a maledire chiunque. Lasciai Nathan a terra e gli chiesi di andare a giocare con i suoi giochi nella sua stanzetta, che era adiacente con la mia, lui obbedì subito e andò via lasciandomi sola. Mi avvicinai al letto e mi sedetti portando le mani sul petto per cercare di calmarmi, qualche lacrima rigò il mio viso. Sperai che quello che avevo visto pochi minuti prima fosse solo un incubo, ma non era così. Louis Tomlinson era in cucina, era il figlio del compagno di mia zia, era il ragazzo che doveva vivere con noi. Al solo pensiero che dovevo condividere le mie giornate con lui mi venne il mal di stomaco, sentii un peso fortissimo all'altezza del petto.
«Mylène, posso entrare?» la voce di Harry mi risvegliò dal mio stato di trance e mi riportò alla vita reale. Asciugai le lacrime con le maniche della mio cardigan viola e gli gridai di entrare. La sagoma di mio cugino entrò subito dopo e poi si mise affianco a me sul letto.
«Tutto bene?» mi chiese accarezzandomi i capelli e guardandomi. Dovevo avere un’espressione da zombie o una cosa simile, dato che potevo leggere la preoccupazione negli occhi di Harry.
«Sì» risposi sorridendo lievemente. Harry mi guardò male, come se volesse penetrarmi gli occhi.
«No» ammise lui smettendo di accarezzarmi i capelli «Se è per loro ti capisco. Anch’io non sono molto contento che vivano qui, ma dobbiamo accettarlo, e poi Louis non è così male» Harry sorrise cercando di tirarmi un po’ di morale, ma l’unica cosa che ottenne fu un’amara verità.
«Louis è il padre del mio bambino» dissi sottovoce con tono piatto. Mio cugino spalancò gli occhi appena sentii quelle parole e si alzò dal letto di scatto, squadrandomi.
«Chi è quella testa di cazzo? Giuro che lo prendo a calci nel fondoschiena» gridò sottovoce per non farsi sentire, né da Nathan né da Anne e gli altri. Io annuii  abbassando lo sguardo. Harry si abbassò verso di me e mi mise le mani sulle spalle «Dimmi che stai scherzando! Lui non può essere il padre di Nathan!»
«Secondo te non ricordo con chi ho fatto sesso, Harry? E’ lui, Louis Tomlinson. Mi piaceva, molto temo fa, peccato che lui mi abbia solo usata! Veniva al mio stesso liceo a Doncaster, e ora non ci credo che sia qui, dall’altra parte della casa. Guarda un po’ tu che coincidenza!» chiarii mentre altre lacrime di rabbia scendevano sul mio volto.
«Dobbiamo dirlo a mia madre» mi disse asciugandomi le lacrime con i pollici.
«No, questa cosa rimane tra noi due, okay? Non lo deve sapere nessuno!» gli risposi scuotendo la testa. Harry sospirò e mi accarezzò il viso.
«Non meriti tutto questo»
«In parte la colpa è anche mia, Harry» conclusi attorcigliando le braccia attorno al collo, per abbracciarlo forte a me. Avevo bisogno di piangere, e la sua spalla era il posto migliore.
Dalla cucina sentimmo la voce di zia Anne che ci avvertiva che il pranzo era pronto. Andai a sciacquarmi la faccia mentre Harry prendeva Nathan. Appena entrammo in cucina tutti mi guardarono preoccupati, chiedendomi se stessi bene e io, ovviamente, risposi di si.
Il caso volle che il mio posto sedere fosse proprio di fronte a quello di Tomlinson. Non mangiai quasi niente e cercai di evitare ogni minimo contatto visivo con il ragazzo che avevo davanti. Notavo che Harry gli mandava sempre qualche occhiata omicida e ogni volta lui lo fissava confuso, come impaurito di essere capitato in una famiglia di matti. Intanto il padre di Louis ci aveva raccontato un po’ di loro: si vantò un po’ del figlio elencandoci tutti i titoli che gli avevano dato, poi parlò della sua ex moglie e del loro matrimonio fallito e infine ci disse che venivano da Doncaster. Mia zia non aveva perso l’occasione di dirgli che anche io abitavo lì.
«Ecco perché il tuo accento mi è così familiare» disse il compagno di zia guardandomi «e che scuola hai frequentato?»
«Quella pubblica» risposi di malavoglia, riuscii a sentire lo sguardo di Louis intensificarsi su di me.
«Anche mio figlio andava lì! Non vi siete mai incontrati?» tutte quelle domande mi stavano mettendo a disagio. Scossi la testa con la speranza che Louis non mi avesse riconosciuta.
«Neanche io l’ho mai vista!» rispose lui. No, lui non mi aveva mai vista, mi aveva solo portato a letto, usata e abbandonata.
«Sai Louis, Nathan assomiglia molto a te da piccolo! Strano vero?» esclamò il signor Tomlinson mentre guardava mio figlio. Harry per poco, al suono di quelle parole, non si strozzava con l’acqua che stava bevendo e io per aiutarlo iniziai a dargli qualche colpetto sulla schiena fin quando non disse che stava bene.
«Allora da grande sarà un bellissimo ragazzo!» rispose Louis accennando un parte del suo smisurato ego. Ci mancava poco che l’acqua del mio bicchiere non gli finisse in faccia.
«Ma potrebbe anche cambiare e prendere le mie somiglianze» dissi correggendolo con tono acido. Mi pentii subito di quello che avevo detto .
«In tal caso diventerà ugualmente un bellissimo ragazzo»  mi stuzzicò fissandomi. Sentii le guance prendere colore, così abbassai subito lo sguardo per evitare i suoi occhi azzurri. Un silenzio da tomba calò dopo le sue parole, per fortuna zia Anne si alzò dal tavolo e annunciò che era arrivata l’ora del dolce per eliminare la tensione che si era creata.

 


_________

CIAAAAAAOO *o*
Siete aumentate tantissimo nelle recensioni, vi ringrazio :3
Che vene pare del secondo capitolo? *-*
Fatemi sapere :D
Un bacio :*

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Capitolo 4
*** Con la Y. ***


-Making every kind of slience, It takes a lot to realize
Its worse to finish then to start all over and never let it lie.

 

«Il padre di Nathan è a casa tua?» squittì Danielle dopo averle raccontato tutto l’accaduto. Le erano cadute dalle mani una pila di fogli appena aveva sentito le parole “padre” e “Nathan” ed era rimasta a bocca aperta. Mi chinai per aiutarla a raccogliere i fogli e annuii sospirando.
Ero scappata a lavoro appena aver finito di mangiare, così mi ero tolta il peso di avere Louis davanti tutto il pomeriggio. Lavoravo in una redazione di una rivista locale per ragazze da sei mesi e mi stavo trovando piuttosto bene, anche se i miei sogni erano stati tutt’altro. Prima di rimanere incinta desideravo diplomarmi per poi laurearmi in lettere, ma i miei sogni furono spazzati via con un soffio. Ero riuscita a diplomarmi con la scuola serale e per fortuna avevo trovato questo lavoro, e mi avevano assegnato il titolo di “quella che da i consigli”, infatti leggevo la posta delle ragazze che mi scrivevano e davo dei consigli. Sotto mano mi erano capitate molte lettere di ragazze sedicenni rimaste incinta, e ogni volta che mi arrivavano lettere del genere, scoppiavo a piangere.
Sul posto di lavoro avevo incontrato Danielle che per mantenere i suoi studi di danza, era stata costretta a cercare lavoro come segretaria.
Raccogliemmo tutti i fogli da terra e poi li appoggiamo sulla mia scrivania.
«Non puoi sapere la reazione che ho avuto quando l’ho visto a casa» commentai amareggiata abbassando lo sguardo.
«Immagino, ma lui non ti ha detto niente quando ti ha vista?» mi chiese confusa sedendosi affianco a me.
«No, non mi ha neanche riconosciuta. Sono stata per lui solo un giocattolo, capisci? Un oggetto usa e getta, non ha avuto nessun pudore quella sera, nessun sentimento nei miei confronti. Nella sua testa era stampata un’unica parola: sesso» dissi sfogandomi trattenendo le lacrime. Danielle vedendomi afflitta mi abbracciò e mi rassicurò che non mi avrebbe fatto più niente, perché ora c’era lei. Rimanemmo a lungo così, fin quando Liam, il suo ragazzo nonché grafico della rivista, non ci interruppe.
«Ehi bellezze, cosa succede?» ci chiese euforico. Io e Danielle ci staccammo e lo fissammo confuse, con un sguardo piuttosto amareggiato «Tutto bene?» chi chiese nuovamente fissandoci.
«Ti racconto dopo» rispose Danielle «Tu piuttosto, cos’hai da festeggiare?»
«Mi hanno dato l’aumento!» urlò sventolando la sua busta paga davanti ai nostri occhi. Io e Danielle ci guardammo tra noi e poi scoppiammo a ridere per la buffa faccia che Liam aveva adottato.
«Sono contenta per te» gli dissi baciandolo sulle guance, mentre Danielle lo baciò appassionatamente, era così carini quei due. Dopo qualche minuto rimasti a parla con me, mi lasciarono sola perché dovevo completare il mio lavoro della settimana, ma fui di nuovo interrotta.
«Mi scusi, cerco Mylène Foster..» un ragazzo moro, con dei capelli particolari tutti tirati all’insù e due occhi grandi marroni mi fissava dall’altra parte della scrivania.
«Sono io» risposi intimidita dal suo sguardo abbastanza affascinante. Non sembrava inglese, aveva qualcosa di straniero.
«Oh bene.. sono il nuovo addetto alla posta dei lettori, insomma il tuo aiutante» mi spiegò sorridendo, piegandosi sulla scrivania appoggiando i gomiti su di essa «felice di conoscerti, mi chiamo Zayn, con la Y non con la I, anche se dovrebbe essere al contrario» si presentò ridendo.
Buffone, pensai.
«Mylène, e anche il mio nome si scrive con la Y» risposi sarcasticamente facendo un sorrisetto falso «la tua scrivania è quella» conclusi indicando la scrivania accanto alla mia per poi ritornare con gli occhi puntati al computer.
Zayn, o come si chiamava lui, si guardò intorno e lentamente raggiunse la sua postazione. Lo guardai con la coda dell’occhio mettersi le mani in tasca per poi darsi un’altra occhiata intorno e infine ritornare con gli occhi puntati su di me.
«Cosa c’è che non va?» gli chiesi seccata voltandomi verso di lui e incrociando le braccia al petto.
«Non so veramente da dove iniziare» ammise allontanando la sedia con le ruote dalla sua scrivania, per poi sedersi. Sbuffando mi alzai, presi una cinquantina di lettere che si trovavano vicino al mio computer e gliele portai appoggiandole con un tonfo sulla scrivania.
«Leggile tutte, tieni conto di quelle più importanti e significative, riflettici e poi dammele domani. Domande?» dissi con tono duro e imponente sperando di essere stara chiara. Zayn in un primo momento mi guardò un po’ confuso, poi sorrise.
«Mi concedi una serata?» rispose sorridendomi. Lo fissai con rabbia e poi mi voltai per tornare al mio posto.
«Scordatelo» dissi infine sedendomi. Lui rise e iniziò a prendere le lettere sfogliandole, mi scappò un sorriso anche a me, ma lo feci andare via subito.
«Il tuo nome non è inglese, non è vero?» mi chiese attaccando discorso con me.
«No, ho origini francesi. Mia nonna si chiamava così» spiegai velocemente iniziando a battere qualcosa sulla tastiera per completare il settimanale «anche tu non sembri inglese»
«Sono di origini pakistane» ammise aprendo una lettera «per questo sono bello» aggiunse vantandosi. Mi voltai verso di lui e alzai il sopraciglio in segno di disapprovazione.
«Sei anche odioso» conclusi annuendo.  Nessuna reazione da parte sua, solo un’occhiata.
A fine giornata, alle 19.00, il mio lavoro era finito. Stampai ciò che avevo scritto e lo misi in una cartellina rossa con sopra il mio nome. Mi alzai dalla sedia e presi la mia giacca e la borsa.
«A domani Zayn con la Y» dissi salutandolo uscendo dalla mia postazione.
«Ciao Mylène che non mi ha dato un appuntamento» rispose lui al mio saluto. Lo guardai sorridendo e poi raggiunsi la direzione, dove lasciai la cartellina rossa.
Fuori dagli uffici cercai il volto di Harry e la sua vespa tra le persone che camminavano, ma non vidi né il rosso luccicante della sua moto né i suoi capelli ricci. Sbuffai e presi il cellulare dalle mani per chiamarlo.
«Ti serve un passaggio?» una voce alle mie spalle mi fece sobbalzare, mi voltai e vidi Zayn proprio dietro di me.
«No, sto aspettando già qualcuno. Grazie comunque» risposi sorridendo al ragazzo moro.
«Figurati, io ci ho provato»  sorrise un’altra volta. Rimasi incantata dal suo dolcissimo, ma allo stesso tempo sensuale sorriso.
«Mylène?!» mi venne un colpo appena sentii la sua voce, la sua fottutissima voce. Mi girai e lo vidi a due passi da me con le mani nella felpa, i suoi pantaloni arrotolati all’estremità e i suoi mocassini. Louis.
Maledissi chiunque in quei secondi che rimasi a fissarlo. Cazzo cazzo e ancora cazzo. Quella specie di ragazzo senza sentimenti mi stava squadrando attendendo una mia risposta, una mia reazione, e poi sorrise. Cosa cazzo mi sorrideva a fare? Una rabbia improvvisa mi pervase il corpo, se non fosse per la mia incapacità di fare a botte lui starebbe già giacendo in un cimitero londinese.
«Dov’è Harry?» gli domandai isterica incrociando le braccia. Lui fece le spallucce e sorrise, di nuovo.
«Non poteva venirti a prendere, così mi sono offerto io. Ho sentito che doveva andare a salutare un suo amico, che in questo momento, non ricordo come si chiama, anche se mi aveva raccomandato di dirtelo»  mi rispose grattandosi la testa e alzando gli occhi, per cercare di colmare il vuoto che c’era nella sua testa da criceto morto.
«Niall! E’ arrivato Niall?» chiesi euforica spalancando gli occhi, in quel momento tutta la rabbia venne spazzata via.
«Si, è quello il suo nome» disse battendo un pugno sul palmo dell’altra sua mano.
Niall, il mio caro Niall era ritornato in città. Lui era il migliore amico di Harry, ed era diventato per me come un fratello maggiore negli ultimi tre anni, anche se io ero più grande di lui di un anno. Era andato via per le vacanze estive in Irlanda, a casa dei suoi genitori. Nell’ultima telefonata che ci eravamo fatti mi aveva detto, che al suo ritorno, lo avrei visto in una maniera diversa, e morivo dalla voglia di sapere il perché.
«Io vado, ci vediamo Mylène» Zayn, che era rimasto dietro di me, mi salutò facendomi l’occhiolino.
«A.. a domani» balbettai a bassa voce, mentre lui cominciava già ad allontanarsi. Mi girai di nuovo verso Louis, avvampando un po’.
«Ti ha detto altro?» gli chiesi abbassando lo sguardo. Lui scosse la testa  «Okay» riuscii a dire.
«La macchina è da questa parte» mi disse indicando la direzione. Senza dire niente lo seguii rimanendo a distanza di sicurezza e poi entrai nella sua auto, e iniziai a sentirmi a disagio. Per i primi dieci minuti di viaggio non parlammo, c’era solo la radio di sottofondo. Nella sua macchia c’era il suo odore. Dolce e amaro contemporaneamente, lo stesso che quella notte sentivo esclusivamente mio, quello che mi era rimasto impresso nelle narici per anni.
«Hai qualcosa di vagamente familiare» sbottò voltandosi leggermente verso di me, tenendo sempre un occhio sulla strada. Spalancai gli occhi e continuai a tenere lo sguardo basso.
«Andavamo nella stessa scuola, mi avrai visto nei corridoi» spiegai mentendo. Iniziai a mangiarmi le unghie, lo facevo sempre quando ero nervosa o in tensione.
«Probabile» concluse. Parcheggiò pochi minuti dopo davanti casa di zia Anne. Mi precipitai a scendere velocemente da quell’auto, e mi preparai il discorso offensivo da dire Harry su ciò che era successo per colpa sua, e anche di Niall in un certo senso.
Appena aprii la porta di casa, mio figlio Nathan corse ad abbracciarmi. Io lo presi in braccio e gli diedi un bacio per poi rimetterlo a terra. Gli chiesi se aveva fatto il bravo, e lui ovviamente mi aveva risposto di si, anche se sapevo che qualcosa aveva combinato.
Entrai in salotto con accanto a me Nathan e dietro di me Louis. Mi faceva strano averlo in casa, averlo vicino.
In salotto c’erano Harry e un ragazzo che non conoscevo in piedi a parlare. Guardai Harry male e avanzai verso di lui con aria da sergente militare.
«Harold Edward Styles..» cominciai a parlare puntandogli un dito contro.
«Che fai, non mi saluti?» il ragazzo accanto a Harry mi guardò sorridendo. Lo guardai confusa, e poi lo riconobbi. Gli occhi azzurri, le guance rosee, il suo sorriso.. e i capelli biondi? Niall, biondo.
Scoppiai a ridere, così tanto che la pancia iniziò a farmi male. Misi una mano sopra la bocca e mi lasciai abbracciare da Niall, che era diventato più alto di almeno cinque centimetri. Dopo che la ridarella mi fu passata mi avvinghiai a lui e lo riempii di baci sulla guancia.
«Ma che cavolo hai fatto ai capelli?» gli dissi prendendo alcune ciocche dal suo ciuffo all'insù.
«Ti avevo detto che mi avresti visto diversamente» mi disse sorridendo abbracciandomi di nuovo.
«Dio quanto mi sei mancato, devo raccontarti un sacco di cose»

 




 

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BUOOOONNSAALVVEE A TUTTI :D
*scleraguardandoZayn*
Okay, okay, okay.
Ecco gli altri 3/5 dei One direction :D *applausi*
Grazie a tutte le ragazze che hanno recensito :3
Un bacio e fatemi sapere cosa ne pensate :D

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Capitolo 5
*** Me lo dicono in molti. ***



I had hoped you'd see my face, 
And that you'd be reminded that for me it isn't over.

 

«Harry vieni con me, ha una lezione da pagare quel pezzo di..»
«Hey biondo, siediti» ordinai a Niall prima che potesse finire la frase. Si era alzato dal mio letto con uno con una furia  da rinoceronte, aveva le mani chiuse a pugno e le stringeva così tanto che le nocche gli erano diventate bianche, guardò anche me con furia e poi fece come gli avevo detto sbuffando.
«Come faccio a far finta di niente, Mylène?» mi chiese prendendomi la mano e puntando i miei occhi verdi preoccupato «quello ti ha usato per i suoi bisogni, e tu sei anche stata cretina a soddisfarlo» mi rimproverò facendomi rivivere quel poco che ricordavo di quella famose notte.
«Grazie per avermelo rinfacciato, Niall» gli risposi acida, ritraendo la mia mano dalla sua, per incrociarle al petto.
«Siamo preoccupati per te Mylène» aggiunse Harry che era seduto alla mia destra «non vogliamo che quel ragazzo ti tocchi»
«Non lo farà, io non glielo permetterò sicuramente» ammisi annuendo. I due ragazzi mi guardarono per qualche istante, e poi sospirarono entrambi dopo essersi mandati un’occhiata a vicenda. Misi prima a Niall e poi a Harry un braccio attorno al collo e li avvicinai a me, abbracciandoli. Mi strinsero tutti e due e si avvinghiarono a me come due piovre. Gli sussurrai un ‘vi voglio bene’ sincero e baciai prima uno e poi l’altro sulla guancia.
«Volete sapere l’ultima?» ci chiese Harry sciogliendo l’abbraccio. Io e Niall lo guardammo con aria da punto interrogativo e poi annuimmo «quel coglione dormirà nella mia stessa stanza» disse isterico imbronciando il viso.
«Stai attento, potrebbe farsi anche te!» commentai ironizzando. Niall scoppiò a ridere e la sua sonora risata riecheggiò nella stanza, mentre io mi limitai a sorridere. Harry ci scrutò attentamente infuriato, e Niall rise ancora di più.
«Io me ne vado, con voi non si può parlare!» concluse Harry alzandosi dal mio letto e dirigendosi verso la porta, per poi aprirla ed uscire.
Tirai un sospiro e poi mi stesi sul letto, e neanche due secondi dopo, Niall si trovava già affianco a me.
«Hey Niall» dissi guardando il soffitto bianco della mia stanza.
«Mmh» fu la sua risposta mentre, come me, guardava nella stessa direzione.
«Non provi più niente per me, vero?» gli chiesi voltandomi verso di lui. I suoi occhi azzurri come il cielo e profondi come il mare mi scrutarono per una manciata di secondi, poi le sue labbra si incurvarono in un bellissimo sorriso.
«No» rispose ritornando a guardare il bianco del soffitto «sei la mia migliore amica, e i migliori amici rimangono tali» continuò dopo sfiorando la mia mano.
Io e Niall un anno prima, eravamo finiti a letto insieme. Successe tutto così rapidamente, che non ebbi il tempo di schiarirmi i pensieri. Sapevo solo che io avevo bisogno di lui, e che lui aveva bisogno di me. Niall, in quel periodo era appena uscito da una storia abbastanza complicata, e quindi aveva bisogno di una spalla su cui appoggiarsi. Quella spalla ero io. Dopo la prima volta, ci fu anche la seconda e la terza e così via, così decidemmo di frequentarci, poco dopo però, capimmo era solo una semplice sbandata e nulla di veramente serio. Ovviamente di tutto ciò Harry non ne sapeva niente, altrimenti avrebbe ammazzato di botte Niall, dato che era molto geloso di me.
«Lo stesso per me» gli dissi intrecciando la mia mano alla sua.
«Ho conosciuto una ragazza in Irlanda» sbottò sorridendo «si chiama Marine. Ha origini francesi, proprio come te!»
«Davvero? E com’è?» gli chiesi entusiasta guardandolo. Aveva una sguardo perso nel vuoto, e quando aveva quello sguardo significava solo che era cotto e stracotto.
«E’ bella. Ha i capelli biondi un po’ mossi e due grandi occhi grigi, è snella e leggermente bassa, e poi ha una voce paradisiaca. Siamo usciti parecchie volte insieme questa estate» disse voltandosi verso di me «Dovresti conoscerla, ti piacerebbe»
«Ne sono certa» conclusi appoggiandomi sul suo petto, per poi chiudere gli occhi.
Iniziai ad immaginare il mio caro Niall affianco a questa ragazza. Volevo il meglio per lui e non desideravo altro che vederlo felice e sorridente, perché non meritava un’altra delusione in amore.
 In mente mi ritornarono ancora una volta le scene della notte del due giugno duemilaotto. Quella notte Louis non mi aveva guardata neanche una volta negli occhi, l’unica cosa che aveva ben scannerizzato era il mio vestito a tubetto nero, un po’ troppo corto, e le mie gambe nude. Quella sera avevo deciso di vestirmi così proprio per attirare la sua attenzione, ma non di certo in quel modo.
Ai miei occhi da sedicenne, Louis, sembrava un ragazzo perfetto, l’idolo della scuola,che tutti amavano. Mi ero fatta così tanti filmini mentali su di lui da poter vincere un oscar, e invece la realtà fu un’altra, una realtà che non avevo minimamente immaginato: Il pancione, i vestiti larghi, i dolori continui, le notti insonne, pannolini a destra e a sinistra, biberon e pappine erano cose che non avevo neanche immaginato di pensare, tutto così estraneo e prematuro per una ragazza di appena sedici anni.
«Mylène, Nathan ti sta chiamando» disse Niall svegliandomi dai miei pensieri. Aprii gli occhi di scatto e iniziai a sentire le urla di mio figlio che mi chiamavo. Sbuffai e mi alzai dal letto per andare in cucina seguita da Niall, dove lo avevo lasciato con zia Anne.
Seduti al tavolo trovai Zia Anne, Louis e Harry con in braccio Nathan.
«Mamma!» gridò Nathan scendendo dalle gambe di Harry e correndo verso di me. Lo presi in braccio e gli chiesi cosa voleva «Ho fame!» rispose brontolando.
«Preparo subito la cena, intanto vai a giocare» gli risposi dolcemente rimettendolo giù. Mio figlio fece in bellissimo sorriso e scappò nella sua camera, per ritornare poco dopo con delle macchinine in mano. Fece segno a Harry che voleva di nuovo salire sulle sua gambe e poi convinse mio cugino, Niall e anche l’altro coinquilino a giocare con lui. Niall e Harry non furono molto entusiasti di giocare con lui alle ‘macchinine’, visto che preferivano i Power Ranger, mentre Louis iniziò a fare lo stupido prendendo una macchinina rossa e sfrecciandola verso mio figlio con dei versi strani. Mi sentii qualcosa sullo stomaco, un senso di rimorso. Nathan non aveva un padre per colpa mia, eppure adesso stava giocando con lui, e nessuno dei due lo sapeva. Mi voltai dall’altra e facendo finta di niente iniziai a preparare la cena per tutti, dentro di me stava sorgendo di nuovo il dubbio di tre anni prima, dovevo dirglielo?
Mentre mi cimentavo in una cena per sette persone e cercavo di sopprimere il senso di colpa, qualcuno suonò alla porta. Mi pulii velocemente le mani ad uno strofinaccio e corsi ad aprire.
«Liam?» dissi meravigliata vedendo il ragazzo sulla soglia di casa.
«Mylène?» fece lui con la stessa sorpresa «Abiti anche tu qui?» continuò dandomi due baci sulla guancia, cosa significava anche?
«Hey Liam..» proprio accanto a me trovai Louis,  e quando lo vidi capii il significato di ‘anche’. Spalancai gli occhi quando li vidi scambiarsi una specie di stretta segreta, loro due si conoscevano.
«Scusaci un attimo..» dissi a Louis spingendo fuori di casa Liam e socchiudendo la porta alle mie spalle. Il ragazzo mi guardò confuso.
«Tu conosci quello là?» gli chiesi a bassa voce per non farmi sentire con fare nervoso.
«E’ un mio amico, dovevo portargli il CD che mi ha prestato così mi ha dato il suo nuovo indirizzo ed eccomi qui..»  spiegò sempre a bassa voce sorridendomi «aspetta.. lui non è..» continuò dopo facendo sparire il suo sorriso. Dedussi che Danielle gli aveva raccontato ogni cosa così mi limitai ad annuire. La sua faccia era un misto tra terrificato e spaventato.
«Per favore non dire niente» gli chiesi appoggiando la mano sulla maniglia e riaprendo la porta. Louis era rimasto dove lo avevamo lasciato sempre con le mani in tasca, lo guardai di svista e andai in cucina.
«Ma siete due idioti! Vedete che le patate nel forno stanno bruciando e non fate niente?» gridai notando puzza di bruciato, rivolgendomi a Niall e Harry «Dov’è zia Anne?» chiesi isterica.
«E’ andata in bagno» balbettò Harry spaventato dalla mia reazione.
«Siete due incapaci! Non servite veramente a nulla!» conclusi aprendo il forno, dal quale uscì un alone di fumo grigio.
«Avete fatto arrabbiare la mamma!» puntualizzò Nathan annuendo, mentre Niall e Harry lo guardavano male. Recuperai pochissime patate e finii di preparare la cena, e finalmente dopo mangiammo tutti insieme.
 
«Nathan, stai un po’ fermo!» ordinai a mio figlio mentre gli facevo il bagnetto. Quel giorno era particolarmente euforico e si stava divertendo a schizzare l’acqua da tutte le parti e farmi diventare matta.
«Ti serve una mano?» di nuovo la sua voce dietro di me. Mi voltai e vidi Louis appoggiato allo stipite della porta del bagno con le braccia incrociate al petto. Da quanto era lì?
«No, ce la faccio da sola» risposi con tono leggermente acido, cercando di tener fermo Nathan.
«Non voglio farmi il bagno!» gridò Nathan brontolando battendo le mani sull’acqua e bagnandomi tutta.
«Secondo me non ce la fai» disse Louis, lo sentii avanzare dietro di me e poi me lo ritrovai affianco, inginocchiato come me «io lo tengo fermo e tu lo lavi, okay?» continuò dopo sorridendo. Spalancai gli occhi e mi sentii morire le parole in gola. Annuii leggermente e abbassai subito lo sguardo su Nathan, che schizzava ancora l’acqua. Vidi le grandi mani di Louis appoggiarsi sulle spalle di Nathan e lì notai che erano completamente identici. Mi soffermai a guardarli, mentre Louis tentava di far rimanere calmo Nathan raccontandogli delle storie assurde. Padre e figlio. Immaginai per un secondo di essere una famiglia normale, in un giorno normale, in una situazione normale. Invece non era così: noi non eravamo una famiglia, quello non era un giorno normale, era il giorno che mi aveva sconvolto la vita, e quella situazione era strana non normale, era sbagliata.
«Fai in fretta, non durerò ancora a lungo!» sbottò Louis. Presi la spugna e incominciai a lavare Nathan per bene e lui incominciò a sbraitare dicendo che gli facevo il solletico e così iniziò a ridere per finta.
«E’ un osso duro tuo figlio!» commentò Louis ridendo. “Non è solo mio figlio, è anche tuo figlio” pensai guardandolo.
«Già» dissi infine. Dopo pochi minuti uscii Nathan dalla vasca e lo avvolsi in un asciugamano azzurro, infine lo appoggiai su uno sgabello.
«Ora sei tutto pulito e profumato» gli disse Louis scompigliandoli i capelli bagnati, Nathan sbuffò.
«Potresti tenerlo fermo ancora un altro po’? Altrimenti neanche per domani mattina riesco ad asciugarlo e a mettergli il pigiama» gli chiesi imbarazzata arrossando in viso. Louis mi sorrise e mise di nuovo le mani sulle spalle di Nathan «Grazie»  dissi intimidita.
«Sono abituato a queste cose, ho delle sorelle più piccole. Ora vivono con mamma» mi spiegò strofinando l’asciugamano azzurro sulle spalle di Nathan.
«Ti mancano?» gli chiesi alzando lo sguardo su di lui.
«Tanto» rispose secco «quanti anni ha Nathan?» mi chiese dopo.
«Ne deve fare quattro il primo gennaio» risposi insicura. Non potevamo incominciare a parlare di Nathan, lui non doveva.
«Che figata! E’ nato il primo dell’anno» disse sorridendo «Quindi tu avevi.. sedici anni?»
Io annuii leggermente infilando la maglietta del pigiama a mio figlio «ero piccola, lo so»
«Sei stata forte» soffermò i suoi occhi sui miei e mi scrutò attentamente.
«Me lo dicono in molti»

 


 

______
TAAAAHH DAAAHHH!
1911 parole tutte per voi u.u
Allora, come è venuto? çç
Fatemi sapere gente :D
Un bacio :*

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Capitolo 6
*** Come è successo? ***



 

-When you love someone, and they break your heart 
Don’t give up on love, have faith, restart 
Just hold on, hold on 

 

Inserii cautamente le chiavi di casa nella fessura e le girai verso sinistra tre volte, poi spinsi diverse volte la porta verso l’interno dato che era difettosa. Ero appena tornata a casa dopo aver accompagnato Nathan all’asilo e aver fatto la spesa. Entrai in casa stando attenta a non far sbattere le buste piene di roba dovunque e mi affrettai per arrivare in cucina.
Le buste mi caddero dalle mani quando in cucina trovai Louis completamente nudo che mangiava una carota come se fosse niente, non aveva assolutamente niente addosso. Divenni più rossa di una lucina di Natale mentre lui si paralizzò spalancando gli occhi.
«Oh cazzo!» gridai mettendomi le mani davanti agli occhi e voltandomi dall’altra parte. Perché non lo ricordavo così perfetto?
«Dovrei gridare io» ribatté lui balbettando.
«Copriti ti prego» supplicai rimanendo ancora con le mani sugli occhi. Sentii dei passi avanzare verso di me frettolosamente.
«Okay, vado in camera. Non aprire gli occhi fin quando non te lo dico io» mi disse e io annuii. Capii che stava iniziando a salire le scale quando sentii dei passi pesanti «Ora puoi» mi gridò dal piano di sopra, liberai gli occhi dalle mie mani e mi guardai intorno, le mie guance scottavano ancora. Tirai un sospiro e presi le buste da terra, appoggiandole sul tavolo, subito dopo presi una tazza di caffè amaro per eliminare un po’ la tensione. Louis entrò di nuovo in cucina, vestito, e si avvicinò al tavolo. Notai un certo rossore sulla sua faccia.
«Scusami per prima» disse sedendosi su una sedia e mettendosi le mani nei capelli.
«Ma ti pare normale andare in giro per casa nudi?» gli chiesi acida appoggiando la tazza di caffè sul tavolo «sei parente a Harry per caso?» continuai pensando alla scena che era avvenuta tre anni prima con Harry.
Louis mi guardò confuso e poi scosse la testa sorridendo «A casa mia facevo così, e oggi pensavo fossi solo. Non credevo che tu saresti arrivata così presto» spiegò battendo le dita sul tavolo.
«Non farlo mai più, neanche quando sei solo altrimenti credo che mi verrà un infarto un giorno di questi» dissi minacciandolo appoggiando la testa sul palmo di una mano. Louis abbozzò un sorriso e appoggiò una mano sul petto, proprio vicino al cuore.
«Io lo giuro» disse scoppiando a ridere «e poi hai visto un bel ragazzo, no?» mi chiese vantandosi. Lo guardai per una manciata di secondi alzando il sopracciglio “si okay, sei padre natura in persona” pensai ma subito scacciai quella fastidiosa frase dalla mia testa.
«Ne ho visti di più belli» conclusi con un ghigno avviandomi verso il salotto. 
«Hey» mi chiamò prima che io potessi varcare la porta della cucina «ti va di fare due passi?»
Due passi, con lui. Non mi sembrava veramente una buona idea «Io non lo so» dissi titubante voltandomi verso di lui.
«Dai, per conoscerci meglio» ansimò alzandosi dalla sedia e venendomi incontro. La sua mano avvolse il mio polso, e mi trascinò con lui. Al tocco della sua pelle con la mia ebbi un brivido che attraversò tutta la mia schiena, per poi morire nella nuca. Avete presente quando odiate una persona così tanto da aver dimenticato ogni ricordo piacevole con essa? Ecco, in quel tocco ricordai esattamente tutta la delicatezza che ebbe nei miei confronti quella sera. L’avevo completamente rimorsa, era stata soffocata da ogni sentimento di rancore e odio profondo, lui per me era diventato un mostro approfittare, e avevo rimosso quel senso di completezza che si creò dentro di me con lui affianco. Ero innamorata, ed ero stata delusa.
Mi lasciai trasportare dal passo sicuro e deciso di Louis, che non intendeva lasciarmi il braccio. Non proferì parola, perché ogni pensiero lucido e sano moriva ogni volta che guadavo la sua stretta sul mio polso.
«Andiamo al parco?» mi chiese aprendo il portone di casa, per poi voltarsi verso di me. Balbetta un ‘va bene’ e poi guardai nuovamente la sua mano, che era scivolata fino alla mia. Un pallore di colore rosso si impadronì del mio viso.
«Scusami» disse Louis notando il mio imbarazzo e ritraendo la sua mano dalla mia e portandola nella tasca dei pantaloni. Perché l’aveva lasciata? Mi sentivo così stranamente bene prima a contatto con lui.
Dieci minuti dopo ci trovavamo al parco, sulla stessa panchina del giorno prima, solo che questa volta affianco a me c’era il ragazzo che mi aveva messo incinta, e non mio cugino. Chi se lo sarebbe mai aspettato.
«Da quanto vivi qui a Londra?» mi chiese dopo un interminabile silenzio imbarazzante.
«Quattro anni» risposi sospirando «ero al primo mese di gravidanza quando mi sono trasferita qui. Tu?» gli chiesi. In effetti sapevo così poco di Louis, quasi niente.
«Un anno» ammise «mio padre ha voluto che io venissi qui con lui»
«Mio padre mi ha costretta a venire qui, infondo è stata una buona idea»
«Come è successo?» mi chiese dopo. Lo guardai confusa e poi collegai tutto, sospirai e guardai in basso.
«E’ successo» commentai senza fare nessun accenno sul dove e sul quando, e pregai che non me lo chiedesse.
«Insomma, una ragazza come te intelligente e con un bel caratterino, non si fa mettere incinta da un’idiota a soli sedici anni» mi disse con un sorriso amaro. Il fatto che si fosse chiamato ‘idiota’ da solo mi fece abbastanza bene, ero soddisfatta.
«Ero innamorata, e quando sei innamorata fai di tutto Louis, anche degli errori» risposi. Nominare il suo nome alla luce del sole, senza temere che qualcuno mi sentisse, mi fece uno strano effetto.
«E chi è questo coglione che ti ha fatto questo?» altro senso di soddisfazione nel sentire quella parola, sorrisi “si, eri un fottutissimo coglione Louis”
«Un coglione, ero innamorata di un coglione» dissi guardandolo negli occhi, come se gli volessi veramente fargli arrivare il concetto che il coglione era lui, che ce l’avevo esclusivamente con lui.
«E ora sei innamorata?» mi chiese poco dopo. Ma cosa me lo chiedeva a fare se lui dell’amore non ne aveva mai capito niente?
«No, ora non lo sono» conclusi scuotendo la testa.
 
Appena entrai in ufficio notai un pila di fogli, tutti ordinati a dovere sulla mia scrivania, mi avvicinai ad essa con passo felpato e controllai sin da subito di cosa si trattava.
«E’ il lavoro che mi hai chiesto di fare ieri. Ho scelto le lettere, le ho catalogate, e ho scritto qualche bozza come risposta» disse una voce alle mie spalle. Mi girai di scatto spaventata e vidi Il ciuffo all’insù di Zayn e il suo ammaliante sorriso.
«Ah sei tu» gli dissi levandomi la giacca, per poi sedermi sulla mia sedia. Presi i fogli e li controllai uno ad uno, sembrava tutto a posto. Era bravo il ragazzo «Bel lavoro Malik!» gli dissi entusiasta «Per caso hai raccolto tutto questo materiale su una chiavetta?»
«Esatto!» esclamò avvicinandosi a me «eccola qui» disse porgendomela. Gli sorrisi e la presi dalle sue mani, notai che si abbassò verso di me e si appoggiò con i gomiti sulla mia scrivania.
«Mi  sembra che ora un appuntamento me lo merito» disse con voce rauca. Mi venne da ridere, era così divertente quel ragazzo.
«Zayn, Zayn, Zayn» incominciai appoggiando una mano sulla sua spalla «sei davvero un ragazzo molto carino, ma ho già un altro bambino a cui badare» continuai facendo finta di dispiacermi.
«Oh, scusami, non sapevo fossi già impegnata» rispose tirandosi su dalla scrivania.
«No, che hai capito? Ho veramente un bambino, si chiama Nathan» esclamai felice sorridendogli. Zayn spalancò gli occhi e mi guardò confuso e stupefatto.
«Tu hai un bambino?» mi chiese meravigliato «Hai si e no vent’anni!» continuò dopo ancora più meravigliato.
«Ne ho venti e mio figlio ne ha tre e mezzo. E’ una cosa così strana?» gli domandai offesa.
«No ma.. come è successo?» la stessa domanda in un solo giorno, wau.
«Sai com’è, due persone si ubriacano e finiscono a letto. E’ successo proprio così»
Zayn sospirò e poi incrociò le braccia al petto, appoggiandosi sulla sua scrivania.
«Io voglio ancora uscire con te» ammiccò dopo convinto. Alzai lo sguardo su di lui e sorrisi di nuovo, non si arrendeva mica.
«Domani sera alle venti. Okay?» dissi infine per farlo felice. Sul suo volto si dipinse un bel sorriso.
«Sul serio?»
«Ti sembro una che scherza?» gli chiesi amaramente guardandolo male, così tanto da intimorirlo.
«No» rispose imbarazzato. Ci guardammo per una manciata di secondi e poi scoppiammo a ridere all’unisono. 

 




 

___________
Salve bella gente :D:D
Eccomi qui con il nuovo capitolo.
Come avete ben capito in questo punto della storia Mylène e Louis iniziano ad avvicinarsi.. ma STOP! C'è Malik di mezzo :3
Vorrei ringraziarvi tutte per le meravigliose recensioni. Siete tanto belle çwç
Rigrazio anche tutte le persone che hanno messo questo storia tra le preferite e le seguite. 
GRAZIE :D 
Un bacio :* 

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Capitolo 7
*** London Eye. ***



 

-To the way that you kiss on me
It's everything about you, you, you

 

Bussai freneticamente sulla porta della stanza di Harry sperando di trovarlo lì dentro. Sentii un ‘avanti’ scocciato così aprii la porta ed entrai. Con l’arrivo di Louis in quella stanza, il disordine si era duplicato: scarpe sparse ovunque, vestiti appesi qua e là, letti disfatti e armadi aperti. Non entravo spesso in quella stanza, altrimenti mi veniva l’impulso di mettere tutto a posto.  Guardai la camera di mio cugino con disgusto e poi notai che nella confusione c’era anche Louis seduto su di una poltrona con il cellulare in mano, mi fece un cenno con la mano accompagnato da un sorriso che io non ricambiai.
«Cosa c’è?» mi chiese Harry mettendo in pausa Assassin’s Creed sulla play. Mio cugino era fissato per i videogiochi, e stava facendo venire la mania anche a mio figlio.
«Un piccolo favore» iniziai col dire imitando la voce di una bimba. Harry mi guardò e roteò gli occhi, ultimamente gli chiedevo sempre favori, ma lui era la mia ancora di salvezza quel giorno «potresti tenere Nathan questa sera? Io ho.. ecco.. un appuntamento» conclusi sedendomi affianco a lui e sbattendogli le ciglia contro. Ai miei occhi dolci non resisteva nessuno.
«Mi dispiace, non posso. Io e Niall siamo stati invitati ad una festa» spiegò voltandosi verso il televisore per non guardarmi. Quella sera a casa non c’erano né zia Anne né Mark, il padre di Louis, quindi, ciao ciao appuntamento con Zayn, che sfiga.
«Merda» esclamai amareggiata, incrociando le braccia al petto «dovrò rinunciare»
«Posso tenerlo io Nathan, se vuoi» questa volta fu Louis a parlare. Io Harry ci voltammo insieme verso di lui e lo guardammo un po’ meravigliati. Lasciare Nathan da solo con lui non mi piaceva per niente. Non sapevo quanto lui fosse prudente con i bambini «non ci sono problemi per me, mi piacciono i bambini» continuò annuendo. In quello stesso momento mi arrivò un messaggio, era da parte di Zayn: “Vengo a prenderti da casa, babe. Mi scrivi dove abiti? P.S.: non vedo l’ora che arrivi questa sera” Sospirai e sorrisi, poi iniziai a digitare il mio indirizzo di casa a Zayn senza accennargli nulla del problema che era sorto.
«Quanto posso fidarmi?» chiesi a Louis per non disdire il mio appuntamento con Zayn.
«Lo manderò presto a letto e gli farò il bagnetto» puntualizzò lui allargando un sorriso che partiva da un orecchio e finiva all’altro «e cena a base di carote» affermò fiero.
«Mio figlio va pazzo per le carote» commentai alzando l’angolo destro della bocca facendo un mezzo sorriso. Mio figlio aveva preso troppe cose da lui, troppe.  Mi voltai verso di Harry e vidi che annuiva acconsentendo.
«E’ un buon inizio per fargli capire che Nathan non è solo tuo figlio» bisbigliò Harry nel mio orecchio, stando attento a non farsi sentire.  Abbassai lo sguardo pensando a quello che mi aveva detto. Avevo parlato di nuovo con Harry di questa “cosa” e secondo lui la cosa migliore era dirglielo, con calma però.
Guardai di nuovo Louis ed annuii «va bene, grazie» gli dissi sorridendo alzandomi da dove ero seduta.
Poche ore dopo mi ritrovavo in camera mia con una decina di vestiti sparsi e due giudici come Niall Horan e Harry Styles. Per ogni vestito avevo ricevuto una critica diversa: troppo corto, troppo lungo, troppo scollato, troppo verde, troppo arancio, troppe forme, troppo voluminoso, troppi brillantini.
Ero sul punto di mandarli a quel paese.
Uscii dalla cabina-armadio con un altro vestito che mi arrivava un po’ sopra le ginocchia. Era di un panna scuro con delle balze ed un cinturino marrone alla vita, e avrei aggiunto una giacca dello stesso colore del cinturino.
«Meravigliosa è riduttivo» disse Niall guardandomi con insistenza, dal basso all’alto e dall’alto al basso. Gli sorrisi dolcemente e poi feci un giro su me stessa.
«Questo è perfetto» commentò Harry alzando il pollice in su «comunque chi è questo qui?» mi chiese dopo con un tono alquanto geloso.
«E’ un mio collega, si chiama Zayn» spiegai infilandomi delle scarpe con il tacco marroni «è un bravo ragazzo, non preoccuparti»
«Ti chiamerò spesso» aggiunse Harry beccandosi una mia occhiataccia. Guardai l’orologio, erano le già diciannove e quarantacinque.
«Cazzo è tardi!» esclamai dando un bacio sulla guancia ad entrambi per poi uscire di fretta dalla mia stanza  precipitandomi in bagno. Diedi una sistemata ai miei capelli scuri e poi mi truccai come al solito, mettendo in evidenza i miei occhi verdi. Appena fui pronta andai in salotto, dove c’erano Nathan e Louis. Mi avvicinai a mio figlio e lo abbracciai baciandolo sulla guancia.
«Fai il bravo, okay? Non far arrabbiare Louis» gli dissi dolcemente sistemandogli i capelli.
«Si mamma» mi disse dandomi un bacio affettuoso sulle labbra «ho la mamma più bella del mondo!» disse dopo gridando e abbracciandomi. Mio figlio era un bambino stupendo.
«Concordo!» si intromise Louis guardandoci. Alzai lo sguardo su di lui e gli sorrisi appena come segno di gratitudine.
«Chiamerò ogni ora, quindi tieni d’occhio il cellulare» dissi a Louis «e non scordarti di fargli il bagno»
«Non preoccuparti» mi rassicurò prendendo in braccio Nathan, per farlo sedere sulle sue gambe.
«Grazie per quello che stai facendo» conclusi avvicinandomi di nuovo a Nathan per baciarlo un’altra volta sulla guancia.
«Anche a Louis il bacio!» esclamò Nathan guardandoci entrambi con un sorriso enorme.  Ingrandii gli occhi e poi guardai Louis che era rimasto sorpreso più o meno come me, poi  come se fosse niente fece le spallucce e mi sorrise porgendomi la guancia. Mio figlio me l’avrebbe pagata prima o poi. Mi avvicinai al volto di Louis e gli diedi un bacio veloce sulla guancia, per poi fare il sorriso più falso di tutta la mia vita. Il mio cellulare iniziò a squillare, doveva essere Zayn sicuramente.
«Non dargli cose dolci, lo rendono euforico e non dorme più» dissi infine allontanandomi da loro per raggiungere la porta d’ingresso.
Appena mi chiusi la porta alle spalle mi guardai intorno. Davanti casa c’era solo l’auto di Louis la vespa di Harry e nessuna traccia di Zayn. Sbuffai e iniziai a frugare nella borsa per cercare il cellulare quando un rombo assordante di moto passò proprio davanti a me. Alzai gli occhi e vidi Zayn  togliersi in casco in sella alla moto in questione, aveva un giubbotto di pelle nera e un’aria da macho. Risi appena lo vidi, era troppo divertente.
«Ho un vestito!» esclamai guardando la moto nera metallizzata con i sedili grigi di pelle, Zayn mi scrutò attentamente e poi mi sorrise.
«Sei bellissima» mi disse con voce roca facendomi arrossire violentemente. Cinse la mia vita con un braccio e mi avvicinò a lui, per darmi un bacio sulla. Risposi con un flebile ‘grazie’ intimidito al suo complimento e mi allontanai da lui.
«Potevi dirmelo» continuai riferendomi alla moto e al mio vestito color panna.
«Avrai solo le gambe scoperte» rispose scherzosamente abbassando lo sguardo sulle mie gambe «tieni questo» continuò dopo aprendo la zip del suo giubbotto e per poi toglierlo, rimanendo solo con un maglioncino blu notte.
«Sentirai freddo» reclamai respingendo con le mani il suo giubbotto.
«Non preoccuparti» concluse mettendomelo sulle spalle. Sospirai e infilai il giubbotto, che profumava di acqua di colonia. Zayn mi porse la mano per aiutarmi a salire in sella alla moto  e una volta sopra mi strinsi a lui appoggiandomi sulla sua schiena. Come il suo giubbotto, adorava della stessa acqua di colonia, era caldo e mi dava un certo senso di protezione. Mise in moto e dopo di che partimmo. Non andava molto veloce, forse perché captava la mia paura tramite la mia stretta su di lui o forse perché non voleva prendere troppo freddo.
Parcheggiò poco dopo davanti ad un parco giochi poco frequentato di un quartiere in periferia.
«Ci venivo da piccolo» disse mentre scendevamo dalla moto, mi voltai verso di lui e gli sorrisi porgendoli di nuovo il giubbotto.
«Sarei morta di freddo senza, grazie mille» prese dalle mie mani il giubbotto e se lo rimise sorridendo come risposta, dopo di che mi porse il gomito del braccio.
«Vogliamo andare, milady?» mi chiese con un accento inglese strano al quale io risi.
«Certo» risposi prendendo il suo braccio. Lui mi sorrise e si morse un labbro, dovetti distogliere lo sguardo per non arrossire.
All’interno del parco giochi si potevano vedere molti bambini con i loro rispettivi genitori, alcune coppiette e qualche gruppo di amici, chissà forse un giorno avrei portato Nathan con me. Il parco non era molto grande, giusto la grandezza necessaria per divertirsi un po’ e per passare una serata diversa.
Zayn perse più o meno mezza serata a cercare di sparare a tutte le lattine con la pistola a pressione dato che voleva per forza regalarmi il coniglio rosa gigante che davano in regalo.
«Rinunciaci, sei negato» dissi con ironia mentre ero accanto a lui dopo un altro colpo mancato. Il proprietario dell’attrazione mi guardò divertito scuotendo la testa e io iniziai a ridere, così Zayn ci rivolse un’ occhiataccia.
«Ce la farò» disse convinto riprendendo la pistola e puntando di nuovo alle lattine. Nuovo colpo mancato.
«Senti capelli all’insù» lo chiamò il proprietario «Io il coniglio te lo do lo stesso, non fa niente. Segui il consiglio della tua ragazza» rassegnato Zayn ripose la pistola e scrollò le spalle sbuffando, io mi avvicinai a lui e gli schioccai un bacio sulla guancia per incoraggiarlo.
«Mi piaci lo stesso» gli dissi ridendo mentre il proprietario ci consegnava  il coniglietto gigante.
«Mi rifarò la prossima volta, promesso» rispose prendendomi per mano, gli sorrisi annuendo appoggiando la testa sulla sua spalla «ti va un giro sulla ruota?» mi chiese dopo guardandola la piccola ruota panoramica.
«Non è il London Eye ma fa bene lo stesso» risposi ridendo, mentre ci avviavamo verso il piccolo London Eye.
Zayn pagò i biglietti e dopo entrammo. Le cabine erano aperte con molte luci qua e là, molto carino e suggestivo come posto.
«Si riesce a vedere tutto il parco» dissi scherzosamente  guardando le luci in lontananza. Sentii poco dopo la mano di Zayn intrecciarsi alla mia e stringerla forte, mi voltai verso di lui e notai un certo pallore sul suo viso, sorrisi e gli sistemai qualche ciocca arruffata dal vento.
«Parlami di tuo figlio» disse dopo scrutandomi.
«Mio figlio è speciale. L’ho avuto a sedici anni e non è stato per niente facile, mio padre mi ha cacciata di casa e tutt’ora mi odia, ma non mi sono arresa. E’ nato il primo gennaio del duemilanove, è stato come un regalo di Natale in ritardo» risposi sorridendo stringendo il coniglio rosa.
«E il padre?» mi chiese dopo titubante. Lo guardai per alcuni secondi e poi abbassai lo sguardo «ho toccato un tasto che fa male, vero?» continuò notando il mio disagio.
«Già» fu la mia risposta.
Dopo che il giro fu finito Zayn, come un ragazzino di quindici anni, mi comprò lo zucchero di filato e con la scusa di volerlo assaggiare, se ne mangiò metà.
Mi ero fatta un’idea sbagliata di Zayn, lui poteva anche essere vanitoso, ma era di una dolcezza unica ed era molto gentile e disponibile.
Al momento del ritorno mi diede di nuovo la sua giacca di pelle, e dopo ci ritrovammo, come poche ore prima, davanti casa di zia Anne.
«Grazie per la bella serata» gli dissi una volta scesa dalla moto, mentre lui era rimasto seduto su di essa.
«Grazie a te» rispose sorridendo prendendomi la mano «sai, volevo farlo sulla ruota ma non ne ho avuto il tempo» continuò dopo.
«Di cosa parli?» chiesi per sicurezza, anche se avevo già una mezza idea di cosa sarebbe successo da lì a poco. Mi sorrise un’altra volta e poi si allungò verso le mie labbra, baciandole dolcemente e lentamente. Constatai che aveva le labbra morbide e sapevano di zucchero filato, mi venne da ridere.
«Cosa c’è?» mi chiese allontanandosi un po’ spaventando.
«Le tue labbra sanno di zucchero filato» dissi ridendo attorcigliando le braccia attorno al suo collo.
«Anche le tue» concluse baciandomi di nuovo, questa volta con più sentimento.
Aprii la porta di casa dopo essermi salutata con Zayn, era tutto spento e non si sentiva nessun rumore, Nathan e Louis dovevano essere andati già a letto. Mi tolsi i tacchi per non fare rumore e filai furtivamente in camera. Appena accesi la luce però, dovetti spegnerla di nuovo. Mio figlio e Louis stavano dormendo sul mio letto insieme abbracciati, proprio come padre e figlio. Portai una mano sulla bocca e sentii le lacrime salire verso i miei occhi, respirai profondamente e mantenni un po’ la calma. Mi avvicinai al letto e sorrisi con gli occhi lucidi guardando mio figlio che stringeva la maglia di Louis, mi avvicinai a lui e lo baciai sulla guancia, poi alzai lo sguardo su Louis e dalla poca luce che filtrava dalla finestra riuscii ad individuare i suoi lineamenti perfetti. Lo stavo fissando e non poco, appena mi resi conto di quello che stavo facendo mi allontanai da letto e mi diressi verso la porta con l’intento di dormire sul divano, poi incominciai a piangere, silenziosamente.
«Mylène?» la voce di Louis, impastata dal sonno e roca mi chiamò. Mi voltai verso il letto spaventata e lo vidi mentre si strofinava un occhio «sei tornata» disse a bassa voce dopo aver focalizzato bene la mia figura.
«Sì» dissi con un singhiozzo asciugandomi le lacrime.
«Cosa succede?» mi chiese dopo alzandosi lentamente dal letto, per poi avvicinarsi cautamente verso di me.
«Niente» risposi con un altro singhiozzo. Provai a smettere, ma non ce la facevo, quella scena mi aveva provocato un strana sensazione di rancore dentro di me.
«Andiamo lì dentro» concluse aprendo la porta invitandomi ad uscire. Feci come mi aveva detto ci avviammo in salotto, dove ci sedemmo sul divano.
«E’ successo qualcosa con il ragazzo dell’appuntamento?» mi domandò preoccupato.
«No assolutamente»
«Allora perchè piangi?»
«E’ una cosa che non posso dirti, Louis» era la cosa migliore, per adesso lui non doveva saperlo, non era il momento giusto, era ancora troppo presto.
«Ora calmati però»
«Mamma? Louis?» Nathan ci aveva raggiunto in salotto assonnato guardandosi intorno.
«Amore sono qui» gli dissi eliminando i segni della lacrime con un polso, poi mi venne incontro abbracciandomi «Andiamo a dormire» conclusi alzandomi dal divano prendendolo in braccio.
«Può dormire anche Louis con noi?» mi chiese dopo guardando Louis che si voltò verso di me.
«Devi chiederlo a lui» risposi per non dire di ‘no’ a mio figlio. Nathan continuò a guardarlo per avere una sua risposta e Louis pareva piuttosto imbarazzato, ma poi decise di dire ‘sì’. Merda.

 


 

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Eccomi di nuovo qui con l'ennesimo capitolo :DD
Sono 2429 parole, un pò lungo lo so, ma avevo molta ispirazione çç
Mi scuso se ci sono degli errori, ma in questo momento, ho un sonno tremendo e non ho nessuna voglia di controllare D:
Spero vi piaccia e grazie a tutte :D

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Capitolo 8
*** Mi stai provocando Foster? ***



 

-I wanna save your
Wanna save your heart, tonight
He’ll only break ya
Leave you torn apart, oh

 

Silenzio, silenzio assoluto.
Non sentivo nessun rumore dall’esterno, solo dei respiri di tre persone diverse confondersi tra loro. Il mio corpo era al caldo, nessun brivido di freddo, solo una piacevole sensazione di benessere. Sentivo una leggere pressione sulla mia mano destra, così per curiosità decisi di aprire gli occhi per controllare di cosa si trattava. Feci sbattere più volte le palpebre per mettere bene a fuoco tutto quello che mi circondava, e puntai prima di tutto la mia mano: non so come, ma quella di Louis era attorcigliata alla mia e Nathan dormiva beatamente avvolgendo con le sue esili braccia le nostre mani, e la sua testa era appoggiata sulle nostre dita. Sbuffai cercando di svincolarmi dalla stretta, ma non ci riuscii dato che Nathan strinse ancora di più le sue braccia attorno alla mia mano e a quella di Louis. L’unica soluzione era quella di svegliare Louis, anche se mi dispiaceva davvero tanto, anche lui dormiva serenamente affianco a Nathan, due angeli in poche parole. Un angelo che mi aveva distrutto la vita e l’altro che me l’aveva cambiata, ma tutti e due così uguali, così familiari.
Feci una smorfia e provai nuovamente a liberare la mia mano ma ogni tentativo era vano.
«Louis!» esclamai a bassa voce, con la speranza di svegliarlo. Non un movimento da parte sua, nulla «Louis!» riprovai, questa volta con un po’ di voce in più. Lo sentii mugugnare qualcosa e poi aprire piano gli occhi, per poi chiuderli istantaneamente per via della troppa luce.
«Svegliati, cazzo!» gli dissi con la mia solita gentilezza da scaricatore di porto. Louis riaprii gli occhi a fatica e poi rivolse il suo sguardo verso di me guardandomi ancora assonnato e confuso.
«La tua mano» dissi alzando leggermente la mia così da poter alzare anche la sua. Louis spostò lo sguardo su Nathan e poi sulle nostre mani.
«Dev’essere stato Nathan» commentò strofinandosi la guancia con l’altra mano «al mio tre cerchiamo di liberarci senza svegliarlo» mi disse guardandomi. Annuii leggermente ed aspettai il suo tre, e quando fu il momento cautamente tirammo fuori le mani dalle braccia di Nathan, lasciando cadere il suo volto sul cuscino pallido.
«Per fortuna non si è svegliato» dissi mettendomi seduta, per poi alzarmi dal letto.
«Prepari tu la colazione?» mi chiese Louis mentre era in cerca delle sue pantofole.
«Certo» risposi infilandomi la vestaglia bianca con dei quadrifogli disegnati che mi aveva regalato Niall per il mio compleanno, sottolineando che l’aveva fatta portare dall’Irlanda appositamente per me.
Mi soffermai su quello che era appena successo. Ci eravamo alzati tutti e due da un letto matrimoniale e avevamo dormito insieme con nostro figlio in mezzo, poi mi aveva chiesto se preparavo la colazione e io per educazione avevo risposti di sì. Stavamo giocando all’allegra famigliola per caso?
Prima di andare in cucina, mi intrufolai nella stanza di Harry per vedere se insieme a lui c’era anche qualche sorpresa inaspettata, succedeva sempre così dopo le feste. Mi aspettai una biondina ossigenata col trucco sbavato e un corpo da urlo accanto ad Harry, ma insieme a lui c’era sì una persona bionda, ma era un ragazzo ed era Niall. Sorrisi e sistemai le coperte sui loro corpo, dato che sembrava avessero fatto una guerra quella notte.
Quando arrivai in cucina vidi Louis già seduto al tavolo mentre era intento a leggere il giornale quotidiano.
«Come si è comportato Nathan ieri?» gli chiesi aprendo il frigo per prendere del succo d’arancia.
«E’ un amore di bambino, ci siamo divertiti tanto ieri sera io e lui» rispose alzando gli occhi dal giornale e posandoli su di me, poi mi sorrise e continuò a leggere il giornale. Mi venne voglia di urlargli in faccia tutta la verità, ma venni preceduta da una sua richiesta «Potresti versare un po’ di succo d’arancia anche per me in un bicchiere?»
 «S-sì » risposi mettendo a tacere quella voglia. Presi due bicchieri puliti e versai in entrambi del succo d’arancia e poi ne lasciai uno sul tavolo. Louis alzò nuovamente lo sguardo su di me e fece un cenno per ringraziarmi «Ti va bene la marmellata all’albicocca?» gli chiesi dopo cercando di prendere il vasetto della marmellata e le fette biscottate dallo scaffale. Si trovavano nello scaffale in alto, e pur mettendomi in punta, non riuscivo ad arrivarci.
«E’ la mia preferita»  rispose prendendo per me il vasetto e la scatola delle fette biscottate. Mi voltai e me lo ritrovai dietro sorridente.
«Grazie, ma ci arrivavo anche da sola» dissi acida togliendo dalle sue mani quello che aveva preso. Louis  mi guardò confuso e poi fece un ghigno ritornando al suo posto.
«La prossima volta metti i tacchi» ironizzò ridendo.
«Sono sicuramente più utili del tuo cervello» ribattei sorridendo iniziando a spalmare la marmellata sulle fette biscottate. Louis mi guardò male e poi scosse la testa.
«Buongiorno!» fecero ingresso nella cucina Harry e Niall ancora assonnati , erano tutti e due a petto nudo ed indossavano solo dei pantaloncini neri. Dondolando arrivarono sino al tavolo e si sedettero crollando di nuovo su di esso.
«Giorno» risposi baciando sulla guancia entrambi «Non dovete andare a scuola?» chiesi dopo guardandoli. Niall ed Harry frequentavano l’ultimo anno del liceo, e io ancora mi domandavo come fossero arrivati a quel livello. Niall però era stato bocciato al secondo anno, e fu in quel periodo che incontrò Harry, diventando amici inseparabili.
«Mylène, dove hai la testa?» mi chiese Harry passandosi una mano tra i ricci scuri «oggi è sabato»
«Giusto!» dissi ritornando alle fette biscottate.
«Scusa Louis, ma dove hai dormito stanotte? Non ti ho visto in camera» chiese Harry a Louis curioso.
«Ha dormito in camera mia!» dissi quasi urlando voltandomi verso di loro. Harry sgranò gli occhi verso di me, mentre Niall per poco non si ammazzava con il succo d’arancia.
«Nathan ha insistito tanto» continuò Louis sorridendo come al suo solito.
«Ma che cosa state dicendo?» urlò Niall confuso tra un colpo di tosse e l’altro.
«Vi spiegherò tutto dopo, okay?» conclusi appoggiando il piatto con le fette biscottate già pronte sul tavolo. Dopo di che ci raggiunsero in cucina anche zia Anne  e Mark, così decisi di svegliare anche Nathan per fare colazione tutti insieme.
 
«Ciao ragazzi!» dissi entrando in ufficio e trovano Zayn e Liam che chiacchieravano rumorosamente, si girarono all’unisono verso di me e mi sorrisero entrambi smettendo di parlare «Avete fatto amicizia vedo» continuai avvicinandomi a loro due.
«Già» esclamò Liam incrociando le braccia guardandomi «Hai visto Danielle per caso?» mi chiese arricciando le labbra.
«Stava amoreggiando con il postino» dissi scherzando. La faccia di Liam mutò immediatamente e prima che diventasse furioso lo tranquillizzai dicendogli che stavo scherzando.
«Qualcosa non va?» gli chiesi dopo notando la sua brutta espressione.
«Ieri sera abbiamo litigato e non mi vuole rivolgere la parola» spiegò ansimando.
«Mi dispiace tanto Liam» mormorai dandogli una pacca sulla spalla «vedrai che si sistemerà tutto»
«lo spero anche io, comunque come va con Louis?» mi chiese facendo un mezzo sorriso. Lo sguardo di Zayn si concentrò su di me e si fece più duro.
«Bene» balbettai un po’ nervosa «sto cerando di farmene una ragione» conclusi abbassando lo sguardo per non incrociare gli occhi di Zayn.
«Secondo me dovresti dirglielo» continuò Liam annuendo «non può vivere ancora nell’ignoto»
«Non è ancora il momento per adesso» spiegai continuando a tenere gli occhi bassi. Liam mi sorrise e questa volta fu lui a darmi una pacca sulla spalla.
«Vado a cercare Danielle» concluse uscendo dall’ufficio, lasciandomi sola con Zayn. Alzai lo sguardo su di lui e lo vidi scrutarmi attentamente cercando una spiegazione.
«Chi è questo “Louis”?» mi domandò subito con voce dura accentuando le lettere mentre pronunciava il nome di Louis. Scrollai le spalle sospirando e iniziai a camminare verso la mia scrivania «Mylène!» continuò dopo prendendomi il polso.
«E’ il figlio del compagno di mia zia, si sono appena trasferiti a casa nostra e, guarda caso, è anche il padre di Nathan, mio figlio. Contento ora?» spiegai con fare nervoso sull’orlo delle lacrime.
«Ehi, calmati» la mano di Zayn si posò sulla mio volto e me lo accarezzò «non volevo farti piangere, scusami» disse dopo con un altro tono di voce, più dolce e protettivo.
«Non sei tu che mi fai piangere, è Louis. Non ce la faccio ad averlo in casa, a guardarlo trascorrere la sua vita come se fosse niente dato che non sa niente di Nathan. Quando mi guarda e mi sorride vorrei prenderlo a schiaffi per ciò che mi ha fatto, vorrei vederlo soffrire come ho sofferto io durante la gravidanza o nel momento del parto. Mi sembra tutto così surreale, perché doveva finire così? Perché non è rimasto a Doncaster? Perché è venuto di nuovo qui a rompermi le palle?» mi sfogai mentre delle calde lacrime scorrevano sul mio viso pallido. Zayn mi guardò per una manciata di secondi preoccupato, poi senza dire niente mi abbracciò forte. Appoggiai la testa sul suo petto e mi lasciai cullare dal battito del suo cuore, mi meravigliai che batteva molto più velocemente di quanto mi aspettassi.
«Grazie» sussurrai stringendo nei pugni il suo maglioncino marrone di cashmere «finirai per soffocarmi se continui a stringermi così forte» continuai poco dopo sorridendo leggermente.
«Scusami» rispose intimidito lasciandomi un po’ imbarazzato.
«Non ho detto che non mi stava piacendo» dissi avvicinandomi alle sue labbra e rimanendo a pochi centimetri da esse.
«Mi stai provocando Foster?» mi chiese dopo cingendomi di nuovo la vita con le braccia.
«Poco poco Malik» conclusi sorridendo, Zayn fece un ghigno e poi premette le sue labbra sulle mie facendomi passare tutto il mal umore che si era accumulato negli ultimi minuti. Socchiusi le labbra avvinghiandomi a lui e mi lasciai trasportare dal sentimento che ci travolse in quel momento.
«Ragazzi..» Liam entrò in ufficio senza neanche bussare e rimase un po’ meravigliato quando vide lo scambio di effusioni tra me e Zayn. Scoppiammo a ridere e facemmo le spallucce «Okay, questa dopo me la spiegate» concluse lasciandoci di nuovo soli. 




 

_____________________
HOOOOOOOLAAAAAAA :D
Allora, che ne dite di Zylène? :D Io li trovo così pucciosi e carini insieme :3
Fatemi sapere ;D
Ringrazie per le TREDICI recensioni nello scorso capitolo.. Siete.. siete tutte così 

U_U 
AHAHAHAHAHAH oggi sono in fissa con le gifs :3
Un bacio a tutte. PEACE & LOGE.

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Capitolo 9
*** Io, mamma e papà. ***



 

-Filled with sorrow, filled with pain
Knowing that I am to blame

 

«Spero di far bella figura» disse Zayn scendendo dalla sua moto mentre si trovava proprio davanti casa di Zia Anne, io ero di fonte a lui con le braccia incrociate per ripararmi del leggero venticello di metà novembre. Era passato più di un mese dall’arrivo di Louis in casa, e le cose tra me e lui andavano di male in peggio: spesso e volentieri ci mandavamo frecciatine provocatorie e insulti gratuiti, l’odio l’uno verso l’altro era stato inizialmente generato da me e io l’avevo spinto solo a comportarsi di conseguenza con i miei modi di fare, non sopportavo averlo in giro per casa, non sopportavo più tenere quel grande segreto per me. Harry mi ripeteva ogni giorno di trovare il momento giusto per dirglielo, di mettere l’odio da parte e la sincerità al primo posto, ma io non ci riuscivo, mi irritavo sempre quando ero con lui. Nathan invece adorava la sua compagnia, voleva giocare sempre con Louis, avevano un legame speciale.
«Vedrai, andrà tutto bene» rassicurai Zayn aggiustando il colletto della sua camicia bianca e poi sorrisi alzando i miei occhi verdi e puntando i suoi marroni «e poi tu e Harry avete quasi la stessa età» continuai dopo trascinando le mie mani sui suoi fianchi.
«Mi preoccupo molto per tuo figlio, insomma.. potrebbe prenderla male»  Zayn era molto agitato, sentivo le sue mani su di me tremare e continuava a torturarsi il labbro inferiore.
«Calmati okay? E’ ancora un bambino» dissi baciandolo dolcemente sulle labbra, facendole schioccare.
 Zayn nel giro di un mese e poco più era diventato una parte importante della mia vita. Un bel giorno mi aveva confessato che provava qualcosa di più oltre alla semplice cotta e mi aveva chiesto di fare coppia fissa con lui, e io avevo accettato rivelandogli che provavo gli stessi sentimenti.
Negli ultimi quattro anni non avevo trovato una persona come lui, oltre a Niall, nessuno si era affezionato così tanto a me, soprattutto dopo aver saputo che ero madre di un bambino e Zayn, invece, era rimasto pur sapendo tutta la verità.
«Chissà, forse un giorno mi chiamerà anche “papà”»  disse cingendomi la vita con le braccia, lo guardai per qualche secondo e poi scossi la testa.
«Credo che l’unico che chiamerà “papà” sarà Louis. Voglio dirglielo, è lui il padre» risposi con aria dispiaciuta a bassa voce. Zayn sopirò e poi annuì approvando quello che avevo detto.
«Hai ragione» concluse sorridendo lievemente, sorrisi anche io e mi baciò la fronte.
Poco dopo entrammo in casa, Zayn era dietro di me e mi stringeva forte la mano, mi voltai verso di lui e gli sorrisi per rassicurarlo, notai che si guardava intorno abbastanza spaesato.
«Mamma!» gridò Nathan venendomi incontro. Mi abbassai verso di lui e lo abbracciai teneramente, vidi i suoi occhi roteare verso la figura di Zayn che guardava la scena imbarazzato.
«Tesoro, lui è Zayn» dissi presentando Zayn a mio figlio che mi teneva la mano un po’ intimorito.
«Ciao» incominciò Zayn abbassandosi all’altezza di Nathan «mi chiamo Zayn, e scommetto che tu sei Nathan» continuò dopo sorridendo, mio figlio annuii e sorrise «so che ai bambini piacciono gli animali, così ti ho portato questo» disse infine uscendo dalla tasca del giubbotto un leone in miniatura. Nathan fece un grosso sorriso spalancando gli occhi e gridò un’entusiasmante “grazie” per poi scappare verso gli altri per far vedere il suo nuovo gioco.
«Non dovevi» dissi a bassa voce a Zayn mentre lui si rialzava, riprendendomi la mano.
«Ci tenevo» si limitò a rispondere alzando gli occhi su tutti gli altri, che erano seduti sul divano in salotto. Lo incoraggiai a camminare verso di loro, trascinandolo con me.
«Salve a tutti» disse imbarazzato mettendo la mano libera in tasca. Zia Anne si alzò subito dal divano e lo salutò stampandogli due baci sulla guancia, ai quali Zayn rimase un po’ interdetto, quasi sconcertato. Mi venne da ridere e poi lo presentai a tutti gli altri, che lo salutarono con una stretta di mano per uno. Notai che Zayn mandò una frecciatina a  Louis quando si salutarono, ci fu uno scambio di sguardi particolari tra loro due  che non riuscii a decifrare.
Mentre cenavamo zia Anne fece molte domande a Zayn: da dove veniva, quanti anni aveva, che scuola aveva frequentato e tante altre cose che stavano mandando in fumo il cervello del povero ragazzo.
«Siamo davvero felici che Mylène abbia trovato un ragazzo come te» concluse mia zia sorridendogli, Zayn ricambiò il sorriso e poi si voltò verso di me e mi baciò la fronte.
«Mi ritengo molto fortunato» rispose stringendomi la mano.
«Mamma! Mi sono scordato di farti vedere una cosa!» esclamò Nathan scendendo dalla sedia con un balzo e correndo verso la sua cameretta, guardai confusa Harry e lui mi fece le spallucce, dopo un po’ lo vedemmo arrivare con un foglio in mano e un enorme sorriso stampato in faccia. Lui salì di nuovo sulla sedia accanto alla mia e mi porse il foglio.
«Oggi la maestra ha detto di disegnare la mamma, papà e io..così ho disegnato te» indicò una figura un po’ strana con dei lunghi capelli scuri le braccia lunghe e le gambe corte e una specie di quadrato celeste come vestito «questo sono io» continuò puntando una figura più piccola «e questo è Louis, perché per me è come un papà» disse infine indicando l’ultima figura più alta delle altre due con una maglia a righe e le gambe lunghe.
Spalancai gli occhi e portai una mano sul petto. Harry e Zayn si voltarono verso di noi con aria preoccupata mentre Louis sembrava molto confuso.
«L’ha capito persino Nathan» disse Harry quasi a bassa voce distogliendo lo sguardo da me e mio figlio.
«Harry!» lo richiamai sbattendo il foglio sul tavolo. Nathan mi guardò male e cerco di riprendersi il foglio, ma non ci riuscì.
«Scusami Mylène, ma io non ce la faccio più. Devi dirglielo, okay? Se non lo fai tu lo faccio io!» gridò sfogandosi. Tutti avevano lo sguardo rivolto verso di noi, e mi sentii messa in soggezione.
«Harry, per favore» continuai quasi sull’orlo delle lacrime, non poteva farmi questo, non ora.
«Mi spiegate cosa sta succedendo?» chiese Louis alzando la voce.
«CAZZO LOUIS, NATHAN E’ TUO FIGLIO. POSSIBILE CHE NON TE NE SEI ACCORTO?» urlò Harry alzandosi dal tavolo. Mi sentii cadere il mondo sulle spalle, la prima lacrima iniziò a scendere sul mio viso.
 Zayn mi strinse la mano ancora più forte e guardò in malo modo Harry «Va tutto bene» mi sussurrò dolcemente. Scossi la testa e guardai Louis che era rimasto sconvolto dalla notizia, riuscivo a leggere il terrore nei suoi occhi. Mi alzai di scatto dal tavolo e corsi in camera scoppiando letteralmente a piangere. Harry mi aveva “tradito” dovevo dirlo io, non lui, era una mia faccenda, non sua.
«Mylène?» alzai gli occhi e vidi Louis proprio sotto la porta della mia camera, aveva lo stesso sguardo di prima e la voce gli era uscita tremante. Mi asciugai velocemente le lacrime e guardai in basso.
«Vai via» dissi con tono freddo e distaccato.
«E’ vero quello che dice Harry?» si avvicinò piano verso di me, io annuii leggermente e singhiozzai ancora.
«Cosa ti viene in mente se ti dico: la festa di Joyce Lambert il due giugno duemilaotto, un vestito corto nero e un caschetto bizzarro?» gli chiesi voltandomi verso di lui con il viso in fiamme, un po’ per l’imbarazzo un po’ per la rabbia.
«Tu» rispose mettendosi una mano sulla bocca «perché mi hai tenuto all’oscuro di tutto?» aveva gli occhi lucidi e la sua voce era alterata, quasi infastidita.
«Louis.. io.. davvero volevo dirtelo, solo che..»
«TU DOVEVI DIRMELO» gridò puntandomi un dito contro avanzando verso di me, sobbalzai. Nella mia stanza entrarono anche Harry e Zayn. Harry prese per le spalle Louis e lo allontanò da me mentre Zayn si sedette affianco a me sul letto cingendomi con le braccia.
«Avevo paura» singhiozzai infine chiudendomi nelle spalle abbassando lo sguardo. Louis strattonò Harry e uscì fuori dalla mia stanza, poco dopo sentimmo un tonfo secco proveniente dall’ingresso.
Abbracciai Zayn per trovare un po’ do conforto mentre davo libero sfogo alle mie lacrime, lui mi accarezzava dolcemente la schiena rassicurandomi.
«Mylène, mi dispiace» disse Harry abbassandosi verso di me.
«Vattene! Non voglio vederti più!» gridai con rabbia indicando la porta. Harry mi guardò dispiaciuto e con gli occhi lucidi, uscì dalla mia stanza.

 



______________________
Eccomi di nuovo qui, con l nuovo capitolo :D
Finalmente Louis ha scoperto tutto. Battiamo le mani a Harry u.u
AHAHAHAHAHAH
Ora siete curiosi? è.é
Se si, dovete aspettare un po' :D
Vi volevo avvisare che il primo capitolo ha superato le mille visualizzazioni, grazie mille a tutti *-*
#sempreinfissaconlegifs AHAHAH
Okay basta. CIAAAOOOOO.


 

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Capitolo 10
*** Bravi genitori. ***



 

-But we’re making all the same mistakes
 

«Posso entrare?»  era la trentottesima volta che Harry veniva a bussare sulla porta della mia stanza, e per la trentottesima volta lo mandai via. Louis mancava da casa da più di ventiquattro ore e sinceramente iniziavo a preoccuparmi. Mi ero rintanata nella mia stanza per tutto il giorno a piangere per quello che era successo, nella mia mente era ancora vivida l’espressione di Louis, i suoi occhi pungenti continuavano a tormentarmi. Zia Anne e Mark, nella mattinata, vennero a chiedermi spiegazioni e io fui costretta a parlare, e la parola per descrivere la loro espressione non esiste. Mark mi cinse le spalle con un braccio e disse «Mio figlio è sempre stato uno stupido, mi dispiace. Faremo tutto il possibile per mantenere Nathan, è anche una nostra responsabilità» anche lui aveva gli occhi lucidi come me e mi aspettavo una reazione diversa da parte sua, invece era stato calmo e comprensivo, tutto il contrario di Louis.
Mi girai un’altra volta nel letto, gli altri avevano già cenato e Nathan stava dormendo, io mi ero rifiutata di mangiare così ero rimasta ad appassire nelle lenzuola violette.
«Mylène?» trentanovesima volta.
«Ho detto vai via» ribadii con rabbia nascondendo il volto nel cuscino.
«Sono Niall» quelle due parole mi sollevarono in un secondo. Alzai la testa dal cuscino di scatto e mi volta verso la porta.
«Entra» dissi mettendomi seduta sul letto «Solo tu» chiarii dopo, capendo le intenzioni di Harry. Qualche secondo dopo vidi entrare Niall con il suo ciuffo biondo e un mezzo sorriso sul volto.
«Hey» disse chiudendo la porta alle sua spalle per poi mettere le mani in tasca, avvicinandosi lentamente al mio letto.
«Hey» risposi abbassando lo sguardo mentre giocherellavo con le dita. Sentii il materasso muoversi sotto di me e poi il suo braccio cingermi le spalle, per avvicinarmi al suo petto. Mi accoccolai come una bambina sulle sue gambe e lasciai che mi accarezzasse i capelli scuri, con lui mi sentivo al sicuro.
«Come stai?» mi chiese dolcemente separando con le dita alcune ciocche di capelli. Di merda, pesai.
«Facciamo così: in questo momento sono come un vetro sul punto di frantumarsi» dissi mentre una lacrima solcava il mio viso arrossato.
«Non lo permetterò»
«Lo so, ecco perché mi fido di te, tu sei uno dei pochi» alzai gli occhi su di lui e lo vidi sorridere lievemente, ma un’espressione da duro fece sparire quella curva così dolce.
«Fino a ieri ti fidavi anche di Harry» rispose fermando le sue mani sui miei capelli.
«Harry ha fatto una cazzata!» esclamai aggrottando le sopracciglia.
«Harry  non ce la faceva più, sai quanto è protettivo nei tuoi confronti, sai che ti vuole molto bene» disse facendomi segno di alzarmi dalle sue gambe, feci come mi aveva detto contro voglia e lo guardai negli occhi azzurri, sbuffando.
«Non doveva» risposi arrabbiandomi «dovevo dirlo con calma a Louis, non così. Ha mandato tutto a puttane»
«Vieni qui» concluse allargando le braccia, e non me lo feci ripetere due volte. Appoggiai la testa sulla sua spalla e lo abbracciai forte, rimanemmo in quella posizione per alcuni minuti fino a quando non sentimmo il mio cellulare squillare. Sullo schermo lessi “Liam” e mi parve estremamente strano, corrugai la fronte e premetti il tasto verde.
«Liam?»
«Mylène, per favore, vieni a casa mia adesso. C’è Louis qui..» non lo lasciai terminare la frase che già mi allarmai.
«Louis è da te?» chiesi per avere la conferma mentre iniziavo a mangiarmi le unghie.
«Si e sta veramente di merda, vieni qui e parlaci tu, visto che con me riesce solo ad arrabbiarsi» mi chiese supplichevole.
«Arrivo»
 
La pioggia batteva velocemente sulle strade di Londra, e quella sera sembrava non volesse smettere più. Pagai il taxista e scesi di fretta dalla macchina bianca con l’insegna luminosa sul tettuccio, coprendomi il capo con il cappuccio del giubbotto. Alzai gli occhi sulla casa di Liam, niente di speciale, una di quelle case una affianco all’altra, tutte uguali dove solo il numero civico le distingue. Feci i tre gradini che mi distanziavano dalla porta e suonai freneticamente, sperano che qualcuno mi venisse ad aprire il più presto possibile.
La porta bianca si aprii mostrandomi la figura di Liam in canotta verde militare e con i pantaloni di una tuta frigia.
«E’ di là» disse facendomi spazio per entrare. Guardai Liam e gli sorrisi per ringraziarlo, poi mi diressi dove mi aveva indicato.
La televisione era ad un elevato volume e trasmetteva un programma culinario, Louis era sdraiato sul divano con una bottiglia di birra in mano e un aspetto orribile, riuscivo ad intravedere anche i suoi occhi gonfi  nel buio della stanza. Mi si strinse il cuore quando lo vidi, voltai il capo verso Liam per trovare un po’ di coraggio per affrontarlo, il ragazzo seppe solo sorridermi e darmi una pacca sulla spalla. Presi un grosso respiro e feci il primo passo verso il divano, sentii le vene esplodermi dentro quando Louis alzò i suoi occhi su di me. Mi bloccai e non mossi più un muscolo, continuò a guardarmi per molti secondi che sembravano non finire mai, poi li riabbassò e guardò il pavimento di parquet scuro.
«Ieri hai detto che hai avuto paura» incominciò lasciando la birra a terra per poi fa ruotare il fondo, deglutii mordendomi un labbro «oggi ho scoperto che la paura può raggiungere anche me»  tirò su con il naso stringendo le labbra per non piangere e sbatté molte volte le palpebre per ricacciare le lacrime in dentro, io stavo facendo esattamente la stessa cosa. Cercavamo di non piangere, eppure sapevamo che saremmo crollati tutti e due.
«Louis» ansimai avvicinandomi di poco al divano di velluto bordò «mi dispiace per non avertelo detto prima, io.. insomma.. è stato un casino quando ho scoperto di essere incinta» passai una mano sotto l’occhio per eliminare la prima lacrima.
Louis alzò gli occhi di nuovo su di me, poi sospirando si mise seduto composto sul divano, mettendo i gomiti sulle ginocchia, infine mi fece cenno di sedermi. Avanzai fino al divano titubante, poi mi sedetti affianco a lui, ad una certa distanza. Non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi, così mi soffermai su un punto del parquet leggermente rovinato.
«Cazzo quanto sono stato stronzo» ammise mettendosi le mani su viso comprendoni gli occhi «dovevo essere veramente ubriaco, perché io ricordo veramente poco» continuò strisciando le mani fin sotto al mento, scoprendo nuovamente il viso.
«Io ricordo tutto quello che c’è da ricordare. Tu.. mi hai usata» questa era l’amara verità. Usata e poi gettata via.
«Senti, mi dispiace. Okay? Scusami se ti ho portata a letto, scusami se abbiamo fatto l’amore senza..»
«Noi non abbiamo fatto l’amore Louis!» lo fermai contraddicendolo «per te era sesso» ripresi voltandomi verso di lui con le lacrime che mi imploravano di uscire. Il suo sguardo incrociò il mio e poi roteò gli occhi, come infastidito dalla mia affermazione.
«Allora perché non mi hai fermato Mylène? Sapevi come ero fatto! Sapevi che sarebbe finita lì! E sapevi anche che il giorno dopo sarei andato con un’altra troia» disse quasi urlando. Troia. Uno schiaffo dritto e deciso gli arrivò sulla guancia destra, arrossandola parecchio.
«Io non ero una troia, okay? Forse le altre tue amichette si, ma io no! Ero innamorata di te, cazzo! Sai quante notti ti ho sognato? Sai quante volte ho desiderato essere tua? Avevo sedici anni, ed ero ingenua, non sapevo ancora distinguere i bastardi dalla gente normale! E non provare a scaricare tutta la colpa addosso a me perché in questa storia centri anche tu!» la mia voce era nettamente più alta della sua, anche se spezzata dal pianto. Louis si portò una mano sulla guancia colpita massaggiandola per diminuire il dolore «Scusa» singhiozzai abbassando il capo, bagnando i miei pantaloni, già umidi a causa della pioggia.
Si creò di nuovo silenzio tra noi due,spezzato solo dai miei singhiozzi e dal programma culinario trasmesso in TV.
Poco dopo sentii premere contro il mio viso il petto di Louis, le sue forti braccia mi cinsero le spalle e il collo, soffocando ogni mio minimo movimento. Spalancai gli occhi e smisi di singhiozzare, riuscivo a sentire il suo cuore battere e i suoi respiri irregolari rotti dalle lacrime, e inoltre riuscivo a percepire il suo corpo tremare. Tremava, dalla paura?
«Te la senti di fare il genitore? Perché altrimenti nessuno lo dirà a Nathan e vivrà come..»
«No no, io voglio rimediare. Voglio fare il papà» mi interruppe portando le sue mani sulle mie guance rosee. Sorrisi singhiozzando ancora, poi mi buttai sul suo collo e lo abbracciai forte. “Io voglio fare il papà” aveva detto, non lo avevo sognato. Quelle parole mi resero felice, soprattutto per Nathan.
«Vedrai, ci riusciremo ad essere bravi genitori»

 


 

___________________________
Un appauso a me u.u 
Ho finito il capitolo tutto in una sera :D
Allora, come vedete, hanno fatto PACE *-*
*balliamolaconga*
Questa volta accontentatevi solo di una gif D:
Comunque, vole chiedervi una cosa.
Ho in mente l'idea di scrivere una one.shot sulla famosa notte tra Louis e Mylène (ovviamente non scriverò i particolari più dettagliati, non sono brava in queste cose :'D)
Fatemi sapere se vi piace l'idea, altrimenti non la scrivo u.u
Un bacio grande grande :**

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Capitolo 11
*** La febbre no! ***



 

-I wonder, if you knew, what you put me through
You would want me, want me, want me
To love you too

«Qui aveva appena fatto tre mesi» dissi a Louis mostrandogli una foto che ritraeva Nathan da neonato con un tutina bianca a righe blu scure e azzurrine con disegnato un simpatico orsacchiotto sul davanti. Risi vedendo la faccia buffa che aveva mio figlio in quella foto, l’avevo scattata in onore dei suoi tre mesi e lui in quella foto stava sorridendo guardando stupito il flash della macchina fotografica. Mio figlio sorrideva sempre, bastava anche guardarlo solo un po’.  Molte volete mi capitava di pensare a quando Nathan era più piccolo, quando riuscivo a reggerlo con una sola mano, a ogni volta che lo prendevo delicatamente per paura di fargli male perché era piccolo e indifeso, a tutte le volte che piangevo quando lui dormiva accanto a me domandandomi come sarebbe stato il nostro futuro, pensavo se sarei mai stata una buona madre.
Passai la foto a Louis che la guardò sorridente, poi iniziò a scuotere la testa.
«Io non posso credere che abbiamo creato un batuffolo simpatico e sorridente come lui, è.. è meraviglioso!» commentò mettendosi una mano sulla bocca mentre i suoi occhi azzurri-grigi brillavano, fece scivolare la mano dietro la nuca e poi la sbatté sulla gamba scuotendo ancora la testa incredulo.
«Già» affermai passandomi una mano sotto l’occhio, eliminando una piccola lacrima. Mi emozionavo troppo facilmente. Sentii il braccio di Louis cingermi le spalle, e poi mi avvicinò a lui stringendomi. Da quando tutto quell’affetto?
«A volte vorrei tornare indietro ma poi penso “Ehi, hai un figlio, ed è la cosa più bella che ti potesse capitare!» disse accarezzando con il pollice il viso di Nathan sulla foto. Alzai lo sguardo su di lui confusa sul significato di “indietro”, Louis spostò lo sguardo su di me mentre aveva ancora il braccio sulle mie spalle.
«Cosa intendi per “indietro”?» gli chiesi fissando le sue iridi azzurre. Louis alzò le spalle e spostò i suoi occhi in un punto indefinito.
«Indietro a quella sera.. se io avessi usato la protezione..»
«Se tu avessi usato la protezione ora non staremmo qui a guardare le foto di nostro figlio insieme» lo precedetti fulminandolo con lo sguardo. Louis strinse le labbra e poi annuii in segno di approvazione.
«In parte è stata colpa del tuo non-vestito nero!» esclamò il ragazzo scoppiando a ridere.
«Louis!» lo richiamai colpendolo con un pugno sulla gamba.
«Posso farti una domanda?» mi chiese dopo prendendo un’altra foto appoggiando l’ultima che aveva visto tra le altre. Annuii e attesi che parlasse.
«Il giorno dopo quella sera, come ti sei sentita? Insomma, cosa immaginavi che sarebbe successo tra di noi?» disse voltandosi nuovamente verso di me. Ingrandii gli occhi e sbattei le palpebre più volte, abbassando lo sguardo.
«Non ricordi niente, vero?» gli chiesi stringendo le mani a pugno sulle mie ginocchia.
«No» rispose con tono piatto e fermo.
«Quella sera stessa mi hai chiaramente detto “Mi sono divertito, magari ci vediamo in giro” e poi sei andato via lasciandomi sola. Non sai quanto ho pianto, non sai quanto ti ho odiato» gli dissi diventando rossa in viso mimando la sua voce.
«Ero un fottuto stronzo!» ammise battendo una mano sulla fronte «non dirmi che era la tua prima volta» continuò guardandomi. Le mie guance avvamparono ancora di più e poi imbarazza annuii leggermente «Cazzo!» esclamò quasi terrificato.
«Non mi sembra che ci sia qualcosa di sbagliato ad essere vergini a sedici anni!» reclamai guardandolo arrabbiata.
«Non parlo di questo. Penso che la prima volta di ogni persona deve essere importante, per me è stato così» mi disse sorridendo appena, forse stava pensando alla sua prima volta. Non so perché ma qualcosa si fermò all’altezza del collo, ero.. gelosa? Cacciai immediatamente quel pensiero dalla mia testa.
 «In un certo senso è stata importante, io ti amavo» Louis allargò di più il suo sorriso e poi mi avvolse nelle sue braccia «sei cambiato molto Louis» ammisi stringendomi a lui.
«Lo so, non potevo continuare così» rispose accarezzando i miei capelli scuri con cautela.
«Come mai? Avevi il mondo ai tuoi piedi!» esclamai sciogliendo l’abbraccio.
«La separazione dei miei genitori è stato il primo motivo. Sono stato male quando me l’hanno comunicato, è stato un brutto trauma. Poi ho fatto un casino a scuola, ho picchiato un ragazzo senza nessun motivo e mi hanno espulso nonostante i miei buoni voti nelle materie, così ho deciso di cambiare radicalmente. Niente più ragazze a caso, niente più litigi, nessuna amicizia pericolosa» mentre parlava abbassò lo sguardo. Gli sorrisi e gli diedi una pacca sulla spalla «Ti giuro che sarò un buon padre per Nathan» mi disse dopo di scatto prendendo la mia mano che era ferma sulla sua spalla.
«Sicuramente» risposi continuando a sorridere.
«Peccato che ci sia il tuo ragazzo di mezzo» il suo sguardò si irrigidì di colpo e la sua stretta sulla mia mano aumentò. Il mio sorriso scomparse immediatamente.
«Le cose tra noi non sarebbero comunque cambiate» cercai di tenere la situazione sotto controllo.
«Dovremmo imparare a conoscerci meglio, chissà, forse nascerà qualcosa. E’ per i bene di Nathan» continuò alzando il tono della voce.
«Scordatelo Louis!» dissi infine incenerendolo con lo sguardo, poi mi alzai di scatto e uscii dalla mia camera senza lasciarlo controbattere.
Mi diressi verso la stanzetta di Nathan, aprii leggermente la porta e notai che insieme a lui c’era anche Niall che faceva strani versi. Quel ragazzo era sempre a casa nostra, non gli piaceva trascorrere un po’ di tempo con i cugini? Niall viveva in un appartamento in periferia con i suoi due cugini irlandesi. Insieme avevano deciso di lasciare l’Irlanda e trasferirsi a Londra per cercare nuove avventure. L’unica avventura che Niall aveva trovato era stata la bocciatura al secondo anno delle superiori.
Mi avvicinai a loro e mi abbassai all’altezza di Nathan, lo avvicinai a me e gli stampai un bacio sulla guancia, al quale lui rispose con un “bleah”.
«Vi state divertendo?» chiesi guardandoli entrambi. Mi risposero in coro con un entusiasmante “sì” e poi tornarono al loro da farsi. Stavano giocando con i mattoncini colorati, avevano costruito una specie di castello multicolore e ci avevano messo dei soldatini intorno.
«Non osare attaccarmi Lord Nathan!» esclamò Niall facendo una voce buffa. Scoppiai a ridere tappandomi la bocca con la mano. Di tutta risposta mio figlio iniziò a dare colpi con il suo soldatino sul petto Niall, facendolo imprecare in qualche lingua sconosciuta sempre con la voce buffa.
«Okay, mi arrendo» fece il ragazzo biondo alzando le mani in segno di arresa, poi prese il mio braccio e mi tirò su con lui «Devo parlarti» mi sussurrò portandomi lontano da Nathan.
«Cosa c’è?» gli domandai, ma sapevo già dove voleva mirare.
«Per favore, vai da Harry. Non esce dalla sua stanza da ieri sera, si sente troppo in colpa» mi supplicò congiungendo le mani.
«No» risposi fredda indurendo lo sguardo. Niall sospirò stanco, poi vidi le sue braccia prendermi per le spalle e trasportarmi davanti la porta della stanza di Harry. Cercai di liberarmi ma non ci riuscii. Sbuffai.
«Dio che rompipalle che sei Horan!» esclamai mentre sul suo volto si dipingeva un sorriso beffardo. Aprii controvoglia la maniglia ed entrai sbuffando nuovamente. Mi chiusi la porta alle spalle e mi guardai intorno, c’era sempre il solito disordine e la puzza di chiuso mi dava alla nausea. Harry non mi aveva sentito, o stava dormendo. Era sepolto da un ammasso di lenzuola, coperte, e vestiti e non riuscivo neanche a distinguere il movimento dei suoi respiri. Mi avvicinai cautamente verso il letto e notai qualche ciuffo riccio uscire dal piumone blu.
«Che dici, c’è anche un posto per me lì sotto?» gli chiesi con tono dolce. Infondo non ero più arrabbiata con lui, ormai con Louis avevo risolto, però mi aveva un tantino deluso con il suo comportamento.
L’ammasso di coperte e vestiti si mosse mostrandomi il viso arrossato di Harry. Due grandi occhiaie solcavano il suo viso mentre due pozze rosse incorniciavano le sue guance, poi il suo sorriso si aprii creando le sue adorabili fossette sulle guance. Che viso estremamente smielato, pensai. Harry alzò un braccio scoprendo il letto e mi fece cenno di sdraiarmi e io non me lo feci ripetere due volte. Mi sistemai accanto a lui stringendolo forte, la mia testa era appoggiata al suo petto e le nostre gambe erano incrociate tra loro.
«Mi dispiace» iniziò Harry «sono stato un codardo egoista»
«E’ tutto okay» gli dissi stringendomi di più a lui. Notai che il suo corpo tremava nonostante fosse estremamente caldo, mi venne un dubbio. Alzai gli occhi su di lui e lo vidi sorridere, ma la sua faccia era più rossa di prima e gli occhi erano estremamente lucidi. Feci scivolare la mia mano fino alla sua fronte, scottava e tanto anche.
«Cazzo Harry! Hai la febbre!» esclamai sistemando tutte e due le mani sulla sua fronte.
«Non è vero» mugugnò cercando di levare le mie mani dal suo viso.
«E’ vero invece! Sulla tua fronte si potrebbe arrostire la carne per quanto è calda, cazzo!» dissi scendendo dal letto per evitare il contagio.
«No, ti prego. Vieni di nuovo qui, stavo bene» mi sussurrò prendendo il mio braccio e tirandomi verso di lui. Scossi la testa e mi liberai dalla sua presa, avvicinandomi all’armadio per cercare un’altra coperta, ma lì dentro c’era tutto tra quello che cercavo. Corsi in camera e mia e vi trovai Louis che guardava ancora le foto di Nathan da piccolo.
«Vai in farmacia e compra qualcosa, Harry ha la febbre! E chiama zia Anne, è al lavoro» gli ordinai mentre prendevo una coperta color panna e il termometro. Louis mi annuii e uscii in fretta dalla mia camera.
Tornai da Harry e tolsi dal suo letto tutti i vestiti, piegandoli per bene e sistemandoli nell’armadio, poi rimboccai le coperte al riccio aggiungendo quella nuova.
«Va meglio?» gli chiesi mettendogli il termometro in bocca. Lui fece cenno di sì con il capo e si nascose di più sotto il piumone blu.
«Niall!» gridai con la speranza che quell’ammasso di capelli biondi mi sentisse.
«Cazzo, non gridare!» protestò Harry con il termometro il bocca. Mi scusai baciandolo sulla fronte, qualche secondo dopo Niall arrivò con Nathan in braccio.
«Rimani qui con Harry e non far entrare qui dentro per nessun motivo al mondo Nathan, non voglio che si ammali anche lui!» gli dissi prendendo tra le mie braccia il mio piccolo.
«Scusa?» mi chiese Niall confuso. In effetti non gli avevo detto nessun motivo.
«Harry ha la febbre, resta qui, io vado a preparargli qualcosa di caldo» spiegai uscendo da quella stanza con mio figlio. Mi diressi subito in cucina e chiamai Zayn, dicendogli che quel pomeriggio non sarei andata al lavoro. Mi gridò un “CHECCOSA?” nell’orecchio ma poi, dopo avergli spiegato la ragione, si calmò promettendomi che sarebbe passato da casa quella sera perché non riusciva a stare un giorno senza vedermi. Dio, che amore.
Sistemai Nathan su una sedia dandogli fogli e colori, per farlo stare buono, poi accesi i fornelli e misi a cuocere una buona zuppa calda alle verdure per Harry. Sapevo che la detestava, ma gli avrebbe fatto bene.
Mentre la zuppa continuava a cuocere, e io aiutavo Nathan nel suo disegno qualcuno citofonò. Posai il pastello azzurro sul tavolo e andai ad aprire.
«Salve, cerco Niall, Niall Horan» 





 

_________________
Ed eccomi qui, scusate il ritardo çç
In questo capitolo non succede un gra che, ma mi sembrava carino postarlo :3
E ora, siete curiosi chi è questa persona che cerca Niall?
Se sì allora lasciatemi una recensione :D
Ringrazio, ancora una volta, tutte le persona che sueguono questa storia.
36 nelle preferite, 8 nelle ricordate, 54 nelle seguire e OTTANTANOVE recensioni.
Io boh, eqwfqdhqcowijceqewfh *-*
E comunque, per chi non lo sapesse ho postato la One Shot:

 



Passate per favore, e recensite çç
Un bacio :*

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Capitolo 12
*** Quello di cui ho bisogno. ***



 

-Now I see everything I'd ever need
Is the girl in front of me
She's Much Better

 

Una bellissima ragazza bionda con i capelli mossi era ferma sotto la soglia di casa con un enorme sorriso stampato in faccia. Indossava un cappottino grigio, un cappello viola di lana le avvolgeva il capo e delle ballerine dello stesso colore. La guardai confusa scrutandola attentamente, aveva un non so che di “irlandese”.
«E tu sei?» le chiesi curiosa notando che i capelli le arrivavano fino a fianchi, la ragazza allargò ancora di più il suo sorriso contornato dalle labbra truccate con un rossetto rosa.
«Un’amica di Niall, mi chiamo Marine. Mi hanno detto che posso trovarlo qui..» mi rispose annuendo per autoconvincersi da sola. Niall mi aveva già parlato di una certa Marine e così connessi tutto all’istante, ricambiando il sorriso.
«Vieni con me» conclusi facendola entrare in casa. Mi affacciai un attimo in cucina e notai che Nathan stava ancora disegnando da bravo bambino, poi le feci strada verso la stanza di Harry, dove avevo lasciato il biondino. Aprii la porta e trovai Niall seduto ai piedi del letto di Harry con le spalle appoggiate al muro e Harry nella sua stessa posizione affianco a lui avvolto nel piumone da dove fuoriuscivano solo le sue mani. Tutti e due avevano quei dannati joystick fra le dita e giocavano alla play ridendo come scemi.
«Quando finirete di giocare a questa maledetta play?» chiesi entrando nella stanza e dirigendomi verso la TV, per spegnerla. Da parte dei ragazzi ricevetti un “Nooo” e dei fischi, ma ormai ero abituata ai loro schiamazzi. Misi le mani sui fianchi e guardai male prima Niall e poi Harry.
«Tu hai anche la febbre!» puntai Harry e mi avvicinai a lui per strappargli quell’oggetto dalle mani, e feci lo stesso con Niall. Fare la mamma ormai mi riusciva bene. «Quanto ha di febbre?» chiesi a Niall notando il termometro sul comodino.
«Trentotto e due» mugugnò Harry nascondendosi infilando nelle coperte anche le mani e il mento.
«Menomale non è molto alta» sospirai prendendolo per le guance e baciandogli la fronte.
Notai che la ragazza non era entrata ancora in camera e che era rimasta dietro la porta per tutto il tempo nascondendosi.
«Guarda che puoi entrare» le dissi con una leggera risata voltandomi verso la porta. Harry e Niall mi guardarono confusi, poi rivolsero i loro occhi verso la ragazza bionda che stava facendo il suo ingresso nella stanza con un sorriso timido sulle labbra.
«Marine!» gridò Niall riconoscendola. Scese dal letto con un balzo e le corse incontro abbracciandola, per poco non finivano a terra.
«Chi cazzo è quel pezzo di figa?» borbottò Harry tra sé a bassa voce con la bava che gli colava dappertutto, per fortuna riuscii a sentirlo solo io. Gli tirai un piccolo schiaffo sulla testa e lo incenerii con gli occhi «scusa, non lo faccio più» disse dopo chiudendosi tra le spalle con voce da bambino indifeso.
Io, Niall e Marine ci trasferimmo in cucina lasciando Harry da solo nella sua stanza. Da quanto capii Marine era a Londra per studiare sociologia, aveva i miei stessi anni e quindi un anno in più di Niall.
«Che carino tuo fratello!» esclamò Marine notando Nathan che intanto aveva consumato già una pila di fogli. Odiavo quando ci scambiavano per fratello e sorella. Rimasi qualche secondo in silenzio, poi quando ebbi l’intenzione di parlare fui bloccata dal Niall, che rispose per me, sapendo che ero particolarmente delicata su quell’ argomento.
«E’ suo figlio, non suo fratello» disse sorridendomi. La ragazza sembrava piuttosto sorpresa, strabuzzò gli occhi e sbatté più volte le palpebre guardando prima me e poi Nathan.
«Scusami, non lo sapevo» si scusò rivolgendomi anche lei un sorriso caloroso.
«Ma sta bruciando qualcosa?» mi chiese Niall alzando lo sguardo in su e annusando qualcosa nell’aria.
«La zuppa per Harry!» gridai dopo essermi scordata completamente di quello che avevo lasciato sul fuoco.
 
«Cazzo è ‘sta roba?» si lamentò Harry sputando la zuppa alle verdure che avevo “accuratamente” preparato per lui. Niall e Marine avevano deciso di farsi una passeggiata da soli, mentre Nathan faceva il suo solito pisolino pomeridiano. Alzai gli occhi al cielo e sbuffai mentre Harry continuava a fare versacci sulla mia zuppa.
«Dai, non è male» cercai di convincerlo riempendo di nuovo il cucchiaio e avvicinandolo alle sue labbra.
«Allontana questa cosa da me!» sbraitò tirandosi indietro con la testa e chiudendo gli occhi in segno di disapprovazione. Sbuffai e lo guardai male, poi riposi la ciotola sul comodino dato che Harry non ne voleva sapere.
«Ti sentirai meglio se la mangi» dissi sistemandogli le coperte.
«No, mi sentirei peggio. Non voglio anche il mal di stomaco insieme all’influenza!» urlò tossendo. Sospirai rassegnata.
«Eccomi!» nella stanza riecheggiò la voce affannata di Louis. Mi voltai verso di lui e lo vidi con più buste del dovuto, non solo quella della farmacia.
«Dovevi andare solo in farmacia!» gli dissi andandogli incontro con le braccia incrociate.
«Lo so, ma mi sono fermato al super mercato e poi ho visto dei mocassini davvero fant...»
«Sei peggio di una femminuccia!» lo bloccai strappandogli dalle mani la busta contenente il necessario per curare Harry.
«Comunque Harry, queste sono per te!» disse buttando un pacchetto di haribo e un sacchetto di patatine sul letto.
«Oh grazie Tomlinson, ti amo!» commentò Harry mentre i suoi occhi si facevano a cuoricino «quella lì voleva farmi mangiare una cosa altamente velenosa!» ironizzò aprendo le patatine, per poi infilarci una mano dentro. Mandai un’occhiataccia a Louis che seppe solo alzare le spalle sorridendomi.
«Devo parlarti» fece dopo prendendomi per il braccio e trascinandomi fuori dalla stanza di Harry fino al salotto. Non proferii parola fin quando non mi fece sedere sul divano.
«Cosa c’è?» gli chiesi facendomi curiosa.
«Dobbiamo dirlo a Nathan!» esclamò agitandosi e guardandosi intorno. Trattenni una risata per non farlo imbarazzare, ma alla fine scoppiai ricevendo uno sguardo minaccioso da parte sua.
«Questo è ovvio!» dissi dopo ricomponendomi.
«Stasera» ansimò prendendomi la mano. Sobbalzai al suo tocco, mi faceva ancora una strano effetto e sicuramente non mi sarebbe passato così presto. Scossi la testa in segno di disapprovazione, troppo presto per i miei gusti. Louis indurì lo sguardo e strinse di più la mia mano «Ho bisogno di sentirmi chiamare papà, perché non ho ancora realizzato la cosa!»
 
Zayn era appoggiato sul muretto con le mani nelle tasche dei suoi jeans scuri, guardava pensieroso la strada picchiettando con la punta del piede sul marciapiede. Avevo sempre trovato quel ragazzo così tenero e sensibile, nonostante l’aspetto esteriore dimostrasse tutt’altro. Durante quel mese avevo capito come era realmente: timido, impacciato ed estremamente protettivo.
«Ehi» dissi per farmi notare da lui. Si voltò distratto verso di me e poi mi sorrise allontanandosi dal muretto, fece qualche passo e poi arrivò a nemmeno venti centimetri dalla mia faccia, mi guardava con sguardo serio, quasi preoccupato. Scoppiai a ridere, perché mi guardava così?
«Che hai?» gli chiesi appoggiando le mani sul suo petto. Non mi rispose, mi guardò per altri due secondi, poi le sue labbra toccarono le mie, facendole combaciare perfettamente.
Strano, pensai, non mi aveva mia baciato in quel modo. Andava così lentamente che sembrava volesse prendersi ogni attimo e chiuderlo in una scatola. Non mi dispiace affatto, però, era così lontano quel bacio da tutti gli altri che ci eravamo dati. Si staccò poco più tardi con fatica dalle mie labbra, dopo che avevo tentato invano di allontanarlo.
«Zayn..» sospirai guardando i suoi occhi scuri, dove riuscivo perfettamente a specchiarmi. Con un gesto veloce mi attirò di più a lui cingendomi la schiena con le sue braccia. Mi stringeva forte, per poco i miei piedi non toccavano terra. Appoggiai la testa sulla spalla e lo strinsi anche io.
«Voglio passare la notte con te, Mylène» mi sussurrò dolcemente a bassa voce nell’orecchio con tono sicuro.

 


 

_________________
Okay non chiedetemi il perché di questo finale assurdo, ma ero tutta owhciaefwncwefaijfb quando mi è venuto in testa, quindi ho deciso di metterlo u.u
Spero non vi dispiaccia.
Il capitolo non è molto lungo, ma abbiate pietà di me, sono così incasinata in questi giorni çç
Fatemi sapere come sempre che ne pensate ;D
AH DEVO DARVI UNA BUONA NOTIZIA MUAHAHAHAHAAHAH: STO SCRIVENDO UNA NUOVA FF :D


 

Non so se esattamente per voi è una buona notizia AHAHAH
Passate per favore? çwç
Mi farebbe tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto piacere.
Già già u.u 
E non dimenticate di passare dalla OS su Mylène e Louis! La troverete nel mio profilo :3
Bene, ho detto tutto :D
Un bacio ragazzuoli u.u
:**

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Capitolo 13
*** Preoccupazione. ***


-Cause I can love you more than this, yeah 
 

Sobbalzai nel sentire quelle parole, eppure erano così belle dette da lui.
Il concetto mi era arrivato chiaro e conciso ma lo stupore mi rese nervosa e agitata, quasi impaurita. Mi ritrassi da lui strabuzzando gli occhi, stringendomi nella felpa. Alzai lo sguardo su Zayn e notai che mi fissava con ancora quell’espressione seria dipinta sul volto, deglutii rumorosamente e prima che iniziassi a parlare lo fece lui, precedendomi.
«Se non te la senti, o se ancora non sei pronta dopo quello che è successo con Louis.. io.. io aspetterò.. cioè lo farei per te» si agitò avvicinandosi al mio viso, prendendomi per i fianchi. Scossi la testa appoggiando le mani sul suo petto e lo allontanai.
«E’ già successo dopo Louis» ammisi mantenendo lo sguardo basso. Dirglielo, forse, era la cosa giusta. Insomma, era il mio ragazzo e doveva saperlo, non glielo avrei sicuramente nascosto, anche se io e Niall avevamo deciso di non dire niente a nessuno della nostra presunta relazione durata solo pochi mesi.
«E con chi?» mi domandò freddo lasciando i miei fianchi e allontanandosi di un passo da me.  Sperai con tutta me stessa che non prendesse la cosa troppo seriamente.
«Con..»                                                                                          
«Mylène!» la voce del biondino mi fece sobbalzare impedendomi di terminare la frase. L’attenzione mia e di Zayn fu rivolta all’Irlandese che mi salutava dal fondo della strada agitando un braccio, mentre con l’altra mano stringeva quella della ragazza bionda, Marine. Sfoggiai un bel sorriso, non pensando per un secondo alla discussione tra me e Malik e salutai con entusiasmo Niall che intanto si era avvicinato a noi.
«Come mai di nuovo da queste parti?» gli chiesi inserendo le mani nella felpa.
«Ho dimenticato il cellulare a casa tua» rispose storcendo un labbro e grattandosi la nuca «Ma lui è Zayn? Il tuo ragazzo?» mi chiese puntando Zayn che era rimasto dietro di me. Lui e Zayn non avevano mai avuto l’occasione per conoscersi e questa era la prima volta che si incontravano realmente, dato che avevo mostrato Zayn a Niall sono sul display del mio cellulare.
Annuii vivamente e presi la mano del mio ragazzo stringendola più forte del dovuto. Sul volto di Niall si aprii un bel sorriso e poi invece di prendere la mano di Zayn, che l’aveva tenuta sollevata per circa cinque secondi, lo abbracciò amichevolmente battendo più volte le mani sulle sue spalle. L’espressione di Zayn era alquanto buffa, così tanto che mi scappò una leggera risata, poi sorrise timidamente al biondino senza proferire parola.
 «T’immaginavo un po’ più alto amico!» continuò Niall dandogli qualche pacca, poi filò dentro casa, per prendere il cellulare e salutare Harry.
«Allora, voi due?» chiesi a Marine che era rimasta zitta tutto il tempo trovando più interessanti le sue ballerine. Alzò lo sguardo di scatto e scorsi un leggero rossore sulle sue guance, poi mi sorrise.
«Pensiamo di frequentarci, lo stavamo già facendo in Irlanda» ammise chiudendosi nelle spalle.
«Trattalo bene, è molto sensibile» più che come un consiglio, la mia voce era uscita come una minaccia, una brutta minaccia. Un solo passo falso con Niall e l’avrei ridotta in cenere. Niall si deprimeva molto spesso per motivi inutili, sentendosi uno schifo ogni volta, dato che era molto insicuro di se stesso.
Marine strabuzzò gli occhi e poi annuii sorridendo intimorita. Poco dopo vedemmo di nuovo Niall che scendeva gli scalini sorridente, mostrandoci il suo cellulare.
«Allora noi andiamo» disse posando un leggero bacio sulla mia guancia. Sentii lo sguardo infuocato di Zayn torturarmi il viso, poi annuii a Niall.
Quando fui sicura che Niall e Marine fossero abbastanza lontano da me e Zayn, posai gli occhi su quest’ultimo.
«Ecco.. con lui» dissi imbarazzata continuando il discorso di prima, mordendomi un labbro. Zayn sgranò gli occhi e si girò con aria agitata nella direzione che avevano preso Niall e Marine, per poi posare un’altra volta lo sguardo su di me.
«Con quella specie di biondino irlandese sì, e con me no?» mi chiese scioccato guardandomi torvo. Sbuffai e indietreggiai fino ai scalini di casa, per poi sedermi su di essi.
«Non è questo il punto» dissi gesticolando nervosamente con le mani. Zayn mi guardò per alcuni secondi rimanendo in piedi, poi si sedette accanto a me appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
«E quale sarebbe?»
«Non voglio che sia una cosa a caso, ecco. Se deve succedere, succederà» chiarii voltandomi verso di lui. Mi fece un sorriso timido e allungò una mano verso il mio viso, spostando una ciocca di capelli che ricadeva sulla mia fronte dietro l’orecchio.
«Quindi vuoi una cosa non programmata?» mi chiese poi passandola mano sulla mia schiena sbilanciandomi e facendomi cadere sulla sua spalla.
«Esattamente, penso sia la cosa migliore» sospirai intrecciando la mia mano alla sua. Era talmente calda rispetto alla mia.
«Sei la prima a farmi questo effetto, lo sai?»  disse iniziando a giocherellare con le mia dita. Alzai la testa per guardarlo negli occhi e poi sorrisi teneramente. Il suo viso era perfetto, i suoi lineamenti erano decisi e dolci, i suoi occhi penetranti e profondi, le sue ciglia lunghe, le sue guance arrosate e tutto di lui mi faceva impazzire. Mi chiedevo ancora come mi ritrovavo un ragazzo così speciale al mio fianco.
«Ti amo» gli dissi mantenendo il mio costante sorriso.
Forse un po’ prematuro, un po’ troppo affrettato, ma è quello che sentivo. Lo amavo. Per la seconda volta in vita mia ero innamorata, e questa volta sarebbe stato diverso.
Zayn sussultò e poi le sue labbra si aprirono in un meraviglioso sorriso, mostrando tutti i suoi denti dritti e bianchi.
«Anche io Mylène, anche io» sussurrò allungandosi verso le mie labbra. Ci guardavamo con occhi adoranti, sapevo che da un momento all’altro mi avrebbe baciata, ma insistetti nel prolungare quel meraviglioso attimo. I nostri nasi si sfioravano, sentivo i suoi respiri irregolari sulla pelle del mio viso e mi piaceva quel contatto.
Alla fine non resistemmo più di tanto.
Le mie labbra erano incollate alle sue e le sue alle mie. Mi sentivo quasi in paradiso, molto di più che in paradiso.
 
Appena varcai la soglia della mia camera sentii due mani prendermi per le spalle e tirarmi di nuovo verso il corridoio. Mi girai di scatto furiosa e vidi Louis fissarmi serio.
«Cazzo Louis, mi hai fatto prendere un colpo!» lo sgridai mettendomi una mano sul petto «cosa vuoi?» gli chiesi dopo, sperando che non mi chiedesse di nuovo quello che mi aveva detto poche ore prima.
«Nathan è lì dentro, noi potremmo..» cominciò a parlare gesticolando.
«Scordatelo, io non sono pronta. Cioè dovrei prepararmi almeno un discorso prima, non posso andare da mio figlio e dire “Hey lui è tuo padre!”» risposi diventando nervosa «Non ti pare?» chiesi dopo addolcendo lo sguardo e posandogli una mano sulla spalla.
Louis sospirò e annuii leggermente «Scusami se ti sto scocciando così tanto»
«Non mi stai scocciando e ti capisco, solo che.. ho ancora le idee un po’ confuse Louis» mi girai nuovamente verso la mia stanza per concludere il discordo ma sentii la sua mano stringermi il polso per farmi voltare e poi le sue braccia circondarmi. Rimasi immobile a quel gesto, non mossi più un muscolo. Louis mi stringeva forte e mi accarezzava dolcemente la schiena. Perché faceva così?
Un tonfo proveniente dalla stanza di Nathan ci fece allontanare. Ci guardammo preoccupati e ci voltammo all’unisono verso la stanza di Nathan.
«Cosa è stato?» mi chiese Louis mentre io mi affrettavo ad arrivare verso quella porta. L’aprii velocemente mentre Louis mi raggiungeva.
Mio figlio era a terra con gli occhi chiusi e del sangue colava dalla sua fronte, una scatola di ferro era accanto a lui e i libri della libreria erano caduti da essa.
«Nathan!» urlai con le lacrime agli occhi correndo verso di lui.

 


 

________
Okay, la gif non c'entra niente ma quando l'ho vista sono scoppiata a ridere, spero faccia lo stesso effetto a voi :)
Andiamo subito al dunque:
VOI SIETE DAVVERO BELLISSIME E FANTASTICHE cwc 
47
nelle preferite, 15 nelle ricordate,  65 nelle seguite e 108 recensioni CIOE' mi volete morta per caso?
wqeifjieqwfh boh, mi fate davvero felice çç
Alooora, allooora, alloraa.
Che ve ne pare del momento Zylène? Io lo trovo molto carino e romantico, anche se nelle vostre recensioni noto che vi piace molto di più la coppia Lylène (?) Ecco, per questa coppia dovete aspettare un po', succederanno solo un paio di cosette tra qualche capitolo :3 *nonuccidetemi*
Godetevi intanto Zayn, perchè dopo non lo vedremo molto spesso u.u
E ora, siete preoccupate per il piccolo Nathan? :(
Fatemi sapere come sempre le vostre opinioni ;D
Un grande e grosso bacio e...
BUON NUOVO ANNO A TUTTI!
*indossate qualcosa di rosso, mi raccomando*


 

 


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Capitolo 14
*** Felicità. ***



 

-Baby you light up my world like nobody else

Eravamo seduti in quella stramaledetta sala d’attesa da più di un’ora, intanto io avevo finito di consumarmi tutte le unghie delle mie mani e avevo iniziato a torturarmi. Louis, affianco a me, tamburellava il piede velocemente sul pavimento urtando un po’ troppo i miei nervi, più di quanto fossi nervosa. Harry, invece, si manteneva la testa con una mano e continuava a dirmi che stava bene nonostante avesse il viso molto pallido e la fronte che bruciava, la febbre sicuramente gli si era alzata di molto. Zia Anne era ancora al lavoro e non poteva raggiungerci, come Mark d’altronde.
«Harry, per favore, vai a casa» sussurrai a mio cugino che sedeva alla mia sinistra con aria preoccupata. Alzò il volto dalla sua mano e scosse la testa socchiudendo gli occhi.
«Sto bene, sul serio» rispose per l’ennesima volta passandosi una mano tra i capelli ricci. Sospirai e gli misi la mano in testa, scottava molto di più di quel pomeriggio «e poi siamo in ospedale, cosa vuoi che mi succeda?» ironizzò levando la mia mano dalla sua fronte.
«Vai a prenderti almeno qualcosa di caldo» suggerii notando che le sue mani, al contrario della sua fronte, erano molto fredde. Harry sbuffò e poi si alzò dalla sedia cominciando a camminare, dondolando un po’, per il corridoio, trattenni lo sguardo su di lui fin quando non svoltò l’angolo.
Louis batteva ancora il piede sul pavimento ed era stretto nelle spalle immobile, se non fosse per il piede lo avrei dato per morto. Il suo sguardo era fisso sulla porta dove stavano visitando Nathan, i dottori ancora non ci avevano fatto sapere niente sulle sue condizioni.
«La smetti per favore? Mi metti ansia» dissi con un tono di voce abbastanza acido, posando una mano sulla sua gamba per farlo smettere. Louis si svegliò dal suo stato di trance e mi rivolse un’occhiataccia levando la mia mando dalla sua gamba infastidito.
«Anch’io sono molto preoccupato» mi rispose appoggiando i gomiti sulle ginocchia per poi infilare le mani nei capelli lisci.
«Mi sento tanto inutile» ammisi fissando quella porta bianca che non mi ispirava sicurezza, anzi. Desiderai che si aprisse in quel momento, ma non successe. Qualche lacrima iniziò a rigare di nuovo il mio viso. Se fossi stata una madre più premurosa non sarebbe successo tutto quel casino, ora Nathan era lì dentro per colpa, per la mia mancata attenzione. Mi sentivo così tremendamente in colpa.
«Andrà tutto bene» mi consolò Louis addolcendosi un po’, sicuramente si era accorto dei miei singhiozzi. La sua mano si appoggiò sulla mia e poi la strinse forte, così forte che le sue nocche erano diventate bianche. Mi voleva trasmettere un po’ di coraggio?
Alzai lo sguardo pieno di lacrime e lo posai sul volto di Louis che sorrideva leggermente.
«Mi sento in colpa, Louis» dissi stringendo anche io la sua mano «maledettamente in colpa»
«Tu non hai nessuna colpa, okay? Non lo potevi sapere» mi rassicurò.
«Grazie» sussurrai infine alzando un angolo della bocca. Sospirai e fissai un’altra volta quella porta, che non si apriva ancora.
Sentii dei passi veloci avanzare nel corridoio, spostai lo sguardo e notai Zayn che camminava svelto verso di noi con le mani in tasca.
«Zayn!» urlai lasciando la mano di Louis per corrergli incontro. Allacciai le braccia dietro la schiena del mio ragazzo e lo strinsi a me, nascondendo il mio volto nell’incavo del suo collo.
«Sono qui, è tutto okay» sussurrò stringendomi nelle sue braccia e baciandomi la testa. In quello stesso momento un rumore fastidioso mi fece allontanare da lui. Mi voltai verso la porta e vidi un uomo alto con il camice bianco che gli arrivava fino alle ginocchia, lo stesso con cui avevamo parlato io e Louis un’ora prima.
Ci radunammo tutti speranzosi intorno a lui sperando che portasse buona notizie.
Mi si fermò qualcosa in gola prima che il dottore potesse parlare. Se fosse successo qualcosa di grave a Nathan non me lo sarei mai perdonata.
Forse perché avevo uno espressione orribile o forse perché gli facevo tenerezza, me quel dottore brizzolato fece una strana risata guardandomi. Gli mandai un’occhiata carica d’odio e prima che potessi domandargli cosa cazzo aveva da ridere iniziò a parlare.
«Il bambino sta bene, ha avuto solo una contusione» disse appoggiando una mano sulla mia spalla «Lo terremo in osservazione per due giorni» continuò sorridendomi.
Ringraziai tutti i santi e i cieli per quell’affermazione.
Tirai un sospiro di sollievo e soffocai un urlo di gioia buttandomi nelle braccia di Zayn, un’altra volta.
«Possiamo vederlo?» chiese Louis abbastanza impaziente spingendo lo sguardo verso la stanza da cui era uscito il dottore.
«Non ancora, tra qualche minuto»
Un altro tonfo ci fece voltare verso l’inizio del corridoio: Harry era caduto per terra come un sacco di patate, lo sentimmo bestemmiare in aramaico o in un’altra lingua a me sconosciuta, e partì da parte nostra una sonora risata.
«Sto bene» aggiunse dopo rialzandosi piano «grazie per averlo chiesto» continuò con tono acido. Scossi la testa e avanzai verso di lui per aiutarlo, decisa per dirgli “te l’avevo detto”.
 
Louis.

Bussai lentamente alla porta azzurrina aperta per metà del reparto bambini dell’ospedale. Nathan era steso sul letto e guardava oltre la finestra mentre Mylène era proprio affianco a lui che cercava di farlo mangiare.
«Ehilà piccolo!» esclamai entrando in quella stanza, abbellita con una carta da parati per bambini, anche se i pagliacci che c’erano lì sopra mettevano un po’ inquietudine e non tranquillità. Scrollai le spalle e avanzai verso di loro. Nathan si voltò verso di me e fece un grosso sorriso, mentre Mylène fece solo un cenno con il capo. Possibile che mi odiasse ancora così tanto?
«Ciao Louis!» rispose Nathan con la sua vocina da bambino indifeso, respingendo ancora una volta lo yogurt che Mylène stava cercando di fargli mangiare.
«Mi lasci da solo con lui?» chiesi a Mylène con aria supplichevole. La ragazza mi annuì e lasciò lo yogurt sul comodino affianco a letto, per poi passarmi affianco per andare via. La trattenni per un braccio e mi avvicinai al suo orecchio.
«Ho intenzione di dirgli tutto» l’avvisai per non creare dei problemi, Mylène sbuffò e poi puntò i miei occhi.
«Sai che non sono molto d’accordo.. ma.. okay, hai vinto» sussurrò scrollando le spalle per poi sorridermi dolcemente. I miei occhi s' illuminarono e l’abbracciai delicatamente per ringraziarla. Mi sorrise un’altra volta e poi mi lasciò solo con Nathan.
Era giunto il momento. Forza Louis, mi ripetei mentre mi sedevo sulla sedia dove pochi secondi prima era seduta Mylène.
«Come stai?» chiesi a Nathan notando che gli avevano cambiato il cerotto sulla fronte. La sera prima portava una benda mentre adesso aveva solo un cerotto azzurro.
Nathan mi guardò sorridente. Solo in quel momento notai quanto mi somigliasse. I suoi occhi erano dello stesso colore dei miei, anche i capelli, la pelle, le labbra, tutto. Come avevo fatto a non accorgermene prima? Idiota, pensai, un completo idiota.
«Adesso bene» rispose tranquillamente «anche se non fame» continuò guardando schifato lo yogurt alla banana. Risi guardandolo, era così tremendamente carino e buffo.
«Io preferirei una carota!» esclamai ridendo e lui mi seguii a ruota annuendo. Passai una mano sui suoi capelli scompigliandoli un po’ stando attento a non toccare il suo cerotto azzurro.
«Mamma odia quando mi fai i capelli» ammise guardandomi divertito.
«Tua madre è veramente divertente» gli dissi alzandomi dalla sedia per sedermi accanto a lui nel letto.
«La mamma è bella» disse serio puntando i miei occhi blu, così identici ai suoi. Sospirai, infondo non aveva tutti i torti. Mylène poteva essere testarda, con le lacrime facili, lunatica, isterica ma sicuramente era bella. Bellissima, direi.
Idiota, pensai un’altra volta.
«Già.. è bella» risposi accennando un altro mezzo sorriso «sai Nathan, ho trovato questo disegno» incominciai prendendo il foglio bianco da lui disegnato dalla tasca dei pantaloni. Le mani incominciarono a tremarmi, lo aprii piano e poi mi soffermai a guardare ciò che c’era disegnato. Quelle figure rappresentavano me, lui e Mylène.
“E questo è Louis, perché per me è come un papà” aveva detto Nathan quella sera nella sua completa innocenza. Ci era arrivato prima di me il piccoletto.
Quella brutta sensazione di pianto mi arrivò proprio sotto gli occhi, mi feci e forza e la rimandai giù continuando a parlare.
«Ricordi che mi avevi detto che per te sono come un papà?» chiesi con voce quasi rotta dalle lacrime. Lo guardai solo per un secondo annuire, poi dovetti abbassare subito gli occhi per non scoppiare all’improvviso «Ecco.. io.. io sono il tuo papà Nathan» balbettai non riuscendo più a trattenere le lacrime.
Non mi ero mai sentito tanto debole e allo stesso tempo tanto forte come in quel momento.
Sentii le piccole mani di Nathan prendermi il volto, così alzai gli occhi su di lui che mi guardava serio.
«Il mio papà?» mi chiese continuando a tenere le mani fredde sulle mia guance. Annuii e sorrisi sperando che capisse ciò che gli avevo detto «e non sei felice? Stai piangendo» continuò con sguardo angosciato.
Scossi la testa e mi asciugai in fretta le lacrime «io sono felicissimo!» esclamai abbracciandolo, sentendo chiaramente la stretta farsi più forte anche da parte sua.
«Anche io sono felice.. papà» sussurrò infine accucciandosi sulla mia spalla. Quanto mi resero orgoglioso quelle parole? Forse l’infinito non bastava.
Alzai gli occhi sulla porta tenendo stretto a me Nathan, notai che appoggiata sullo stipite c’era Mylène. I suoi occhi erano tremendamente lucidi e le sue labbra erano incurvate in un bellissimo sorriso, ci guardò per alcuni secondi e poi si allontanò.

 




 

________________
Non potevo non mettere la gif di Harry, AHAH :'D
Comuunque, devo dire che il capitolo mi fa leggermente schifo, l'ho scritto veramente in un modo orrendo u.u a parte il fatto che c'ho messo un casino di giorni per finirlo D:
Che ve ne pare di Louis che parla in prima persona? Fatemi sapere come sempre ;D
Ora mi pare giusto ringraziarvi per le QUINDICI recensioni del capitolo scorso. Siete meravigliose çwç
Ovviamente ringrazio anche tutte le persone che seguono questa storia, grazie a voi la storia ha raggiunto la sezione tra le più "popolari".
UN GRAZIE INFINITO.
Posso chiedervi due piccoli favori adesso? 
Il primo è di passare dall'altra mia long: (potete recensire il secondo capitolo, please??)




Il secondo favore è se potete recensire questa nuovissima One-shot che ho scritto sul bellissimo Zayn Malik *applausi* :) (vi avviso, è un po' inquietante, capirete il perchè)


Detto questo vi lascio con un grandissimo bacio e un augurio a tutte le befane, io sono la prima :D 
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Capitolo 15
*** Verità nascoste. ***



 

-And I can’t stand the pain 
And I can’t make it go away 

 

Quella stramaledetta lavatrice mi stava facendo impazzire. Ero davanti ad essa da più o meno mezz’ora per capire cosa aveva che non andava. Sbuffai per l’ennesima volta e infilai le mani dentro il cestello della lavatrice per riprendere la roba e rimetterla nel cesto dei panni sporchi. Non potevo chiedere aiuto ad Harry dato che era a scuola e tanto meno a Mark, che per motivi lavorativi passava poco tempo a casa. L’unica persona che rimaneva era Louis, anche se l’idea di disturbarlo per chiedergli un favore non mi esaltava.
Provai a spingere un’altra volta il tasto per accendere la lavatrice ma anche questa volta non funzionò.
Okay, avevo davvero bisogno di Louis.
M’incamminai a passo deciso verso la stanza di Harry, dove lui stava sicuramente dormendo, formulando mentalmente la frase che gli avrei detto per convincerlo ad aiutarmi.
«Buongiorno!»
Sobbalzai e mi voltai di scatto verso la cucina, dove Louis era già in piedi con una mano infilata nel pacco dei cereali al cioccolato. Sospirai e ringraziai Dio per aver fatto si che lui fosse già in piedi, così da non doverlo svegliare. Mi avvicinai cautamente a lui mentre torturavo le mie povere mani.
«Buongiorno» risposi flebilmente sforzando un sorriso.
«Tutto okay? Vuoi dei cereali?» mi chiese indicando i cereali e la tazza gialla che aveva preparato per lui sul tavolo.
«No, grazie.. ma ho davvero bisogno del tuo aiuto» dissi stringendo le labbra.
«Dimmi» esclamò mentre versava il latte nella sua tazza. Presi un respiro e ripassai la frase mentalmente, sperando di non sembrare troppo stupida.
«La lavatrice si è rotta e non vuole proprio riprendersi, quindi potresti venire di là per darle un’occhiata?» finii la frase riprendendo fiato dopo aver detto tutto di corsa. La risposta di Louis fu un semplice sorriso accompagnato da un cenno del capo. Sorrisi nuovamente e iniziai a camminare di nuovo verso il ripostiglio, dove si trovava la lavatrice, con Louis al mio seguito.
«Guarda, non si accende!» mi lamentai spingendo più volte il tasto di accensione. Louis si piegò sulla lavatrice e poi guardò intorno ad essa, ad un certo punto iniziò a ghignare, un ghigno che divenne una risata.
«Forse perché devi attaccare questa?» mi chiese ridendo mostrandomi la spina della lavatrice, me la stava sventolando davanti con un sorriso sornione, come se fosse il tesoro più ambito di Narnia.
Boccheggiai più volte e poi strinsi i denti socchiudendo gli occhi.
«Non c’è bisogno di ridere, non sono esperta in queste cose!» cercai di difendermi mentre lui inseriva la spina. Provai a schiacciare di nuovo il tasto, e questa volte, magicamente funzionava. Louis rise di nuovo e sospirò divertito «puoi anche andare adesso, grazie» continuai riponendo di nuovo nel cestello i panni.
«Sai, tra cinque giorni è Natale..» iniziò a dire mentre giocherellava con le sue dita, alzai gli occhi su di lui e lo invitai e continuare la frase «pensavo di passare qualche giorno a Doncaster, per rivedere le mie sorelle e mia madre»
«Oh» riuscii solo a dire. Nathan sicuramente non sarebbe stato molto d’accordo, ultimamente si era molto legato a Louis, dormivano anche insieme adesso.
«Pensavo che di portare Nathan con me ma sicuramente, anzi al cento per cento, tu non me lo lascerai fare..» continuò chiudendo per me lo sportellino della lavatrice.
«E’ ovvio» commentai convinta prendendo i prodotti necessari.
«Quindi, che ne dici se ci andiamo tutti e tre?» si piazzò davanti a me con un sorriso che dice “devi venire per forza, altrimenti ti ammazzo”. Lo guardai dubbiosa e poi scossi la testa, l’idea di rivedere la mia città e i miei vecchi ricordi non mi piaceva «Ti prego, mia madre vorrebbe conoscere Nathan, e anche te»
«Non posso» risposi decisa abbassando lo sguardo.
«Dai Mylène, fallo per Nathan..» disse pregandomi, mi cinse le spalle con le mani e mi incitò a guardarlo. Il suo sorriso era sempre lo stesso. Non poteva mettermi in questa condizione così sbagliata.
«Ci penserò» dissi infine mettendolo a tacere. Con un gesto veloce mi allontanai da lui e accesi la lavatrice per farla partire, nello stesso momento qualcuno suonò alla porta «Vado io» dissi iniziando a camminare verso l’uscita di quella piccola stanza.
«Mylène!» mi richiamò Louis con tono quasi severo. Un brivido mi percorse la schiena e piano mi voltai verso di lui «non farti condizionare da Zayn, lui non decide per te»
Che voleva dire con quelle parole? Pensava che io fossi sottomessa a Zayn?
«Zayn non c’entra con questa storia, e non c’è bisogno che tu me lo dica» finii lasciandolo solo, intanto il campanello aveva suonato un’altra volta, così gridai un “arrivo” prima di arrivare davanti alla porta.
«Liam!» esclamai sorridente guardando il viso simpatico del ragazzo. Solo in quel momento mi accorsi che stava piovendo e che Liam era tutto bagnato fradicio, dalla testa ai piedi, mi salutò solo con un cenno del capo stringendosi nelle spalle «entra, Dio sei tutto bagnato» continuai lasciando passare Liam in casa.
«Scusami se piombo qui senza preavviso, ma ha iniziato a piovere e mi trovavo nei paraggi, così sono venuto qui» si scusò mentre si sfilava la giacca e me la passava.
«Non preoccuparti, ora vado a prendere qualche asciugamano. Intanto siediti sul divano»
 
Louis.
«Hey Liam» esordii notando il ragazzo ai piedi del camino acceso mente si riscaldava. Là fuori doveva esserci proprio un brutto temporale. Mi avvicinai a lui e gli diedi una pacca sulla spalla sorridendo. «Mai l’ombrello, eh?» gli chiesi sfottendolo, sapevo che gli dava fastidio quando lo prendevano per i fondelli.
«Fottiti Tomlinson, sto sentendo un freddo boia» disse mentre tremava e cercava di riscaldarsi le braccia con le mani.
«Così impari ad andartene in giro senza l’ombrello, Payne»
Un asciugamano color pesca arrivò dritto in faccia a Liam, facendolo urlare.
«Mylène!» gridò voltandosi versa la ragazza che sogghignava piano.
«Scusa» rispose con una leggera risata, d’istinto risi anch’io. Rimasi fermo immobile a fissarla: le sue guance paffute nei punti giusti e leggermente rosse le davano quell’aria da eterna ragazzina, mentre lei era una di quelle persone che erano diventate adulte in un nano secondo. Da bambina a donna, e questo per colpa mia. Scossi la testa e sbattei più volte le palpebre ritornando alla scena di Liam e Mylène, che continuavano a ridere e a scherzare.
«Vado a prepararti qualcosa di caldo, vedo che ne hai bisogno» enunciò la ragazza avviandosi verso la cucina, io la seguii con lo sguardo fin quando non riuscii più a vederla.
«Sei patetico» esclamò sussurrando Liam mentre si dirigeva sul divano con l’asciugamano color pesca sulla testa.
«Come?» chiesi confuso seguendolo, per poi buttarmi a peso morto sul divano.
«Neanche ti guarda» continuò sul vago con un ghigno «cioè, ti piace la madre di tuo figlio, che praticamente ti odia»
Boccheggiai più volte sperando di controbattere quello che mi stava dicendo, me la mia mente non formulò nessuna risposta esatta. Non potevo mentire a Liam, lui aveva quella specie di capacità di capire tutto. Maledizione.
«Non ne voglio parlare» affermai guardando il fuoco che scoppiettava nel camino di fronte a me con insistenza.
«Lei hai un altro ragazzo, lo capisci questo no?» esordì strofinando i capelli con l’asciugamano.
«Ho detto che non ne voglio parlare» ribadii voltandomi verso di lui con sguardo serio. Questa volta sembrava che avesse recapitato il messaggio.
Mylène tornò qualche minuto dopo con un vassoio e tre tazze di thè fumante su di esso.
«E’ al limone, spero vada bene» disse sorseggiando dalla sua tazza facendo un mezzo sorriso.
«Va benissimo Mylène» le rispose Liam allargando il suo sorriso mentre io annuivo «Nathan?» ci chiese dopo guardando sia me che Mylène.
«Scuola materna» mi limitai a dire stringendo le labbra. Da quando avevo saputo di essere il padre di Nathan e da quando anche lui ne era venuto a conoscenza mi ero imposto i miei doveri da padre. Io e Mylène ci eravamo divisi i compiti per evitare litigi vari, e le cose per adesso andavano bene. Avevo notato che Nathan passava molto più tempo con me che con Mylène e sapevo anche che lei si sentiva trascurata, per questo nell’ultimo periodo mi stava trattando con un po’ di freddezza in più.
«E tra voi due come vanno le cose?» chiese dopo. Dannazione a Liam e alle sue fottutissime domande inopportune. Per qualche secondo non spiccammo parola, poi Mylène precedette la mia risposta.
«Ci sopportiamo» rispose sorridendo timidamente, poi roteò velocemente gli occhi su di me.
«Già» affermai guardando male Liam, come per dirgli “fai un’altra domanda e ti ammazzo di botte”. Il ragazzo mi guardò confuso e poi si lasciò scappare un ghigno.
«Ho visto Zayn ieri sera» disse dopo voltando lo sguardo verso Mylène. La ragazza corrucciò le sopracciglia, sembrava piuttosto sorpresa.
«No impossibile, Zayn ieri è stato a casa. Mi ha detto che non stava bene» rispose turbata.
«Ho parlato con lui» affermò convinto Liam.
«Scusate, faccio una chiamata»
 
Mylène.
Appena arrivai in camera mia digitai in fretta il numero di Zayn e lo chiamai. Perché la sera prima mi aveva detto di stare a casa con il raffreddore? Perché mi aveva mentito? Poteva dirmelo che era uscito, poteva avvertirmi. Notai un secondo dopo che ero diventata sin troppo gelosa di lui.
«Mylène» riconobbi la voce impastata dal sonno di Zayn dall’altro capo del telefono, sicuramente lo avevo svegliato.
«Dove sei stato ieri sera?» chiesi dritta e decisa, ora non poteva più mentirmi.
«Te l’ho detto, sono..»
«Zayn per favore! » lo interruppi prima che potesse dire un’altra bugia.
«Ne parliamo oggi pomeriggio» rispose secco con voce dura. Iniziai a preoccuparmi e ad agitarmi. Cosa diavolo mi nascondeva?
«Zayn!.. Zayn!» mi accorsi poco dopo che mi aveva riattaccato il telefono in faccia. Presi un profondo respiro per sbollire un po’ la rabbia che si era creata dentro di me, alzai gli occhi sulla porta e vidi Louis appoggiato sullo stipite che mi guardava senza dire niente.
«Chiudi quella porta!» esclamai seria fissando la sua figura in malo modo. Louis alzò semplicemente le spalle e fece un passo in avanti «Con te fuori!»
 
Zayn quel pomeriggio era arrivato in ufficio, come al solito, con un sorriso imbecille stampato in faccia. Mi misi sulla difensiva, incrociando le braccia e accavallando le gambe. Si avvicinò con passo felpato a me e si chinò dolcemente per darmi un bacio, ma lo allontanai prima che potesse farlo.
«Rispondimi, ora» dissi con tono fermo guardandolo dall’alto al basso senza fare una piega. Zayn sospirò e si avvicinò alla sua scrivania per prendere la sua sedia con le ruote. Si sedette proprio di fronte a me.
«Non è una cosa importante per adesso, e ti giuro su chi vuoi, che non si tratta di ragazze» rispose allungando una mano verso il mio viso. Mi scostai di nuovo.
«Perché mi hai mentito?»
«Non devi saperlo adesso»
«Io voglio saperlo adesso» gridai spazientita dal suo comportamento, che mi stava divorando viva.
«Mylène..»
«Dimmelo!»
«Ho fatto domanda per arruolarmi nell’esercito» disse tutto d’un fiato battendo un pugno sulla mia scrivania. Spalancai gli occhi e lo guardai senza proferire parola. La parola esercito mi riconduceva solo ad un’altra parola, guerra. «Mio padre pensa che sia un’ottima idea per fare carriera, anche se a me non piace, ma devo farlo» continuò addolcendosi un po’, poi abbassò gli occhi e iniziò a guardare le sue Nike blu.
«Perché?» gli chiesi mentre gli occhi iniziavano a punzecchiarmi.
«Mio padre l’ha deciso su due piedi e io volevo parlartene con calma. Almeno, prima o poi l’avrei fatto»
«E quando devi..?»
«Quindici gennaio»
Il mondo mi crollò addosso poco dopo. Il quindici gennaio era troppo presto, troppi pochi giorni distanziavano quella data, e a me quella situazione non piaceva per niente. In quel momento lo odiai con tutta me stessa, non poteva abbandonarmi.
«Non puoi» singhiozzai mettendomi una mano sulla bocca.
«Devo, Mylène»
In mente si formarono le immagini di Zayn con una divisa militare addosso e un fucile in mano: mi si contorse lo stomaco.
«E la mia opinione per te non conta, vero?»
«Scusami» riuscì solo a dire continuando a mantenere lo sguardo basso. Mi alzai di scatto dalla sedia, presi la mia roba e uscii da quell’ufficio, non volevo rimanere con lui lì un secondo in più a patire l’inferno.
Sentii Zayn chiamarmi ma non mi volta, anzi affrettai il passo.
Infilai una mano nella tasca del mio jeans scuro ed estrassi il mio cellulare, potevo solo fare una cosa in quel momento per scappare da quella dolorosa realtà.
«Io e Nathan veniamo con te a Doncaster»
 
 

 
 

_______
Vas happenin' girls?
Scusate se vi ho fatto aspettare così tanto, ma con la scuola e tutto quanto mi è un po' difficile aggiornare in fretta.
Vi è piaciuto questo capitolo con 2087 parole? *-*
Ero particolarmente ispirata u.u
Come avete sicuramente notato in questo capitolo compare Liam, era da un po' che non lo citavo. (Tanto tanto amore per te Liam :3)
Okay, dopo esser ritornata in vita dopo aver guardato la gif di Harry mi congedo ringranziando tutte le persone che amano/recensiscono/preferiscono/seguono/ricordano/leggono questa storia.
Un MUAAHH come dice Niall, a tutte :**
Anzi un'ultima cosa, anzi VI DEVO CHIEDERE UN FAVORE ENORME.
PASSATE DALL'ALTRA MIA FF? E' IMPORTANTE PER ME, GRAZIE MILLE.

Un altro MUAAHH :*
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Capitolo 16
*** Doncaster. ***


-Who do you think you are?
Who do you think I am?

Le campagna innevate inglesi scorrevano lente sotto il mio sguardo facendo più vivi i miei pensieri, che mi avevano torturato per tutto il viaggio. Erano tre ore che eravamo in macchina, e per via dell’abbondante nevicata e anche per le feste, le strade erano intasate. Sbuffai silenziosamente e mi girai un’altra volta verso i sedili posteriori dove Nathan dormiva beato da quando avevamo messo piede in macchina. Louis invece, era alquanto impazientito, sbuffava ogni cinque secondi e mi lanciava occhiate altrettanto, i nostri discorsi erano fermi a “se vuoi spengo la radio” oppure “posso accendere il riscaldamento?” e niente più. Decisi di accendere il cellulare, dopo averlo lasciato tutta la notte spento, lo schermò si illuminò mostrandomi varie chiamate e anche parecchi messaggi, Zayn, ovvio.
Iniziai a leggere i messaggi con calma, molti di essi dicevano “ti prego, richiama” e anche “scusami”, ma in particola uno mi aveva colpito più degli altri, così tanto che i miei occhi si erano sforzati per non far uscire qualche lacrima amara.
“Mi hanno appena chiamato, ho avuto la conferma. So che sei arrabbiata e delusa, ma per favore, parliamone. Ti amo, Zayn”
Sospirai e ributtai il cellulare nella borsa, non avevo voglia di sentirlo né di parlargli, lui doveva essere l’ultimo dei miei pensieri nonostante sapevo benissimo che non sarebbe stato così.
«Tutto bene?» e poi arrivava Louis, che faceva le domande meno opportune nei momenti peggiori, annuii distrattamente ritornando a guardare i campi bianchi  «comunque siamo quasi arrivati, non manca molto» continuò sorridendo leggermente, lo ricambiai sforzando anche io un sorriso e sospirai un’altra volta. Una decina di minuti dopo riuscii ad intravedere il cartello con scritto “Benvenuto a Doncaster” e qualcosa nel mio stomaco iniziò ad attorcigliarsi. Avevo lasciato quella città con un bambino in grembo e una vita familiare un po’difficile, e adesso ritornavo con un bambino che dormiva e un altro che guidava. Perfetto. Magari avrei incontrato la mia migliore amica Georgia che non sentivo da parecchi mesi  e anche la mia vecchia comitiva, la nonna e.. papà. Sebbene avevo soppresso il dolore nei suoi confronti, lui era uno dei miei problemi principali. Tutti i giorni aveva quella voglia di chiamarlo, di sentire la sua voce ma sapevo che mi avrebbe riattaccato il telefono in faccia. Immaginai come doveva essere in quel periodo la sua vita: sicuramente era sommerso dal lavoro, sicuramente viveva nella mia vecchia casa abbastanza grande da poter vivere in dieci tutto da solo, e sicuramente conviveva con la delusione di una figlia rimasta incinta a sedici anni. Mi voltai un secondo verso di Louis e si poteva ben notare che aveva un’espressione piuttosto felice in faccia, sapevo che era ansioso di rivedere le sue sorelle e sua madre.
Casa Tomlinson era una normale villetta come tante altre. Corrucciai le sopracciglia quando la vidi, la ricordavo di un giallino canarino, non verde acqua, evidentemente si erano stancati di quel giallo ripugnate che saltava all’occhio. Per mia fortuna quella casa era parecchio lontana dalla mia vecchia abitazione, così non avrei corso il rischio di imbattermi in ricordi spiacevoli.
Appena scesi dall’auto, Nathan iniziò a correre sul marciapiede calpestando la neve ancora ancora fresca, la dormita che si era fatto aveva aumentato le sue energie, si prospettava una lunga giornata davanti a me.
«Nathan vieni qui!» ordinai a mio figlio mentre prendeva della neve che giaceva sul muretto della recensione di casa Tomlinson.
«Ma sto giocando!» si lamentò buttando la neve per terra, per poi calpestarla.
«Giochiamo dopo, non preoccuparti» disse Louis quando ebbe finito scaricare le valigie dalla macchina.
«Va bene» bofonchiò Nathan arricciando le labbra avvicinandosi lentamente a me, gli sorrisi dolcemente e gli presi una manina, avvolta in un guanto bianco rigorosamente a strisce blu, un regalo di Louis, di chi altro altrimenti.
Allungai la mano libera verso il manico della mia valigia e feci per avvicinarmi al cancelletto quando Louis mi fermò.
«Aspetta, le prendo io le valigie!» esclamò sorridendomi, prendendo l’altra metà del manico. Alzai il sopracciglio destro e ghignai divertita.
«Louis, è un trolley ed ha le ruote! Ce la faccio a portarlo» risposi tirando il trolley verso di me. Louis si ritrasse e strinse le labbra imbarazzato.
«Come vuoi» concluse prendendo le altre due valigie.
La voce squillante della mamma di Louis mi travolse le orecchie appena aprì la porta d’ingresso, in un secondo la vidi avvinghiata a suo viglio con due lacrimoni sotto gli occhi, sicuramente gli era mancato moltissimo. Un secondo dopo vidi tante teste bionde avvicinarsi a Louis e a sua madre, per poi abbracciarsi tutti insieme. Mi sentii un tantino di troppo in quel momento.
Quando sei paia di occhi, contando anche quelli di Louis, iniziarono a scrutare me e Nathan iniziai a sentirmi in soggezione, qualcosa di grosso e pesante si instaurò nella mia gola.
«Lei è Mylène» iniziò Louis allargando un sorriso sul suo viso «mentre lui è il piccolo Nathan, mio.. mio figlio» continuò titubante indicando il mio bambino che teneva stretta la mia mano.
La madre di Louis iniziò a camminare verso di me e poi mi sorrise dolcemente accarezzandomi leggermente la spalla.
«Tutte noi siamo felici di conoscervi» incalzò rivolgendo una sguardo alle bambine che erano con lei. Le sorrisi di rimando sentendomi più leggera in quel momento.
«Non tutte!» esclamò la ragazzina che sembrava essere la più grande, correndo dentro casa. Corrugai la fronte risentendo quella brutta sensazione di prima, avevo sentito bene, vero?
«Vado io» ci sussurrò Louis seguendo la ragazzina bionda.
«Non badare a Lottie, è ancora un po’ confusa» continuò la madre di Louis «comunque io sono Johannah mentre loro sono Felicite, Daisy e Phoebe» indicò per prima una bambina che poteva avere dodici anni, poi le altre due bambine che erano praticamente identiche, Louis mi aveva detto che aveva due gemelline per sorelle.
«Ciao» dissi animosamente verso le bambine salutandole con la mano, poi voltai lo sguardo verso Nathan che guardava le bambine in modo curioso. Senza pensarci due volte lo presi in braccio e lo incoraggiai a salutare, ma ottenni solo uno sguardo imbarazzato e timido da parte sua, anche se dopo un po’ salutò sia Johannah che le bambine con un flebile “ciao”.
«Ciao, io sono la nonna, nonna Johannah» disse la mamma di Louis prendendo una mano di Nathan sorridendo. Sembrava felice, e anche un po’ emozionata.
 
Louis..
«Lottie» feci entrando nella stanza di mia sorella facendo scricchiolare la porta che lei aveva sbattuto trenta secondi prima con violenza. Era stesa in pancia in giù sul suo letto e nascondeva la testa fra i cuscini, anche quando le avevo parlato al telefono non aveva reagito bene.
«Non ci voglio parlare con te, anzi non voglio parla di loro con te» bofonchiò arrabbiata. Sospirai e mi sedetti affianco a lei facendo molleggiare il letto.
«So che sei arrabbiata, ma non è colpa di nessuno se ora mi trovo in questa situazione» iniziai passandole una mano tra i capelli «non potevo evitarla, capisci?»
«No, non capisco. Quando mamma mi ha detto la verità ho pensato che ti avessero fatto il lavaggio del cervello, tu non puoi essere padre a ventuno anni!» si lamentò scoprendo il volto dai cuscini, sistemandosi meglio affianco a me.
«E’ così, Lottie!» sbottai passandomi una mano tra i capelli. Perché si ostinava a non capire?
«E se ti avesse mentito? Se non sei tu il padre di quella peste?» mi chiese con una luce di speranza negli occhi.
«Uno: ho fatto il test di paternità. Due: Nathan è un bambino dolcissimo, non è una peste» la rimproverai con tono duro.
«Io non ci posso credere Louis!» borbottò buttandosi nelle mie braccia «prima te ne vai di qui lasciandoci da sole e poi ritorni con una peste per bambino e una bambina per madre, vorrei tanto tornare a quei giorni quando la notte venivi a darmi il bacio della buona notte, mi manchi tanto»
«Mi manchi anche tu Lottie, ma dobbiamo guardare in faccia la realtà, e tu dovresti realizzare questa nuova “cosa”»
«No»
«Lottie» sbuffai allontanandola da me «vedrai, Mylène è anche simpatica»
«Sembra tutto, tranne che simpatica» rispose con tono acido iniziando a giocare con i suoi capelli lunghi.
«Forse è un po’ scontrosa, imbranata, testa dura.. ma è simpatica» dissi iniziando a ridere ricordando l’episodio del giorno prima con la lavatrice.
«Oh mio Dio Louis!» gridò facendomi prendere un colpo. I suoi occhi si erano ingranditi, e la sua bocca era spalancata. Accigliai le sopracciglia e la guardai confuso, che cosa avevo detto di male?
«Lei ti piace!» urlò poco dopo facendomi sentire in imbarazzo. Sentii le guance prendere colore e il cuore aumentare di poco, ormai doveva essere ovvio anche ai muli.
«Non urlare cazzo» le dissi a bassa voce. La faccia di Lottie divenne ancora più scioccata di prima e dovette ricoprirsela con un cuscino per non urlare dalla rabbia.
Aspettai un po’ prima di chiederle di scendere al piano di sotto per salutare Mylène e Nathan, almeno qualche minuto per farla calmare.
Quando arrivammo in salotto, però, realizzai che non era stata una bellissima idea forzarla a seguirmi.
«Lottie, Mylène dormirà con te e Felicite.. non è un problema vero? Mentre Nathan lo lasciamo dormire con Louis» le chiese mia madre con il suo solito sorriso. La reazione di Lottie non fu delle migliori.
«Ma state cercando di rovinarmi la vita?» urlò di rimando correndo di nuovo in camera sua.
Scossi la testa e feci un grosso respiro prima di scusarmi con Mylène.
«Non preoccuparti Louis, è comprensibile» rispose sorridendomi.
In quel momento pensai che lei avesse il sorriso più bello su questo mondo.
Sapevo che era sbagliato, che lei aveva un ragazzo e che io non avevo speranze, ma mi piaceva osservarla per notare tutti i suoi comportamenti, mi piaceva lasciare spazio ai miei pensieri per ricordarla di notte appena prima di dormire. Mi piaceva, da quando non lo sapevo, ma mi piaceva.
Il primo giorno a Doncaster, nonostante Lottie, era andato abbastanza bene. Avevamo pranzato come in una vera famiglia, avevamo giocato con la neve tutti quanti e avevamo anche fatto un pupazzo, con tanto di cappello, sciarpa e una carota per naso. Nathan si era divertito a buttarmi tutta la neve del guardino di casa addosso e Mylène aveva sudato sette camicie per cercare di fermarlo.
«Il bagno è libero» esclamai entrando in camera di Lottie dove Mylène stava sistemando le sue cose, Lottie sicuramente era uscita con i suoi amici.
«Grazie, vado subito a farmi una doccia» ansimò stanca raccogliendosi i capelli in una coda alta mentre si avvicinava alla porta per uscire.
«Ci sono degli asciugamani puliti vicino al lavandino» l’avvertii prima che potesse chiudere la porta del bagno, mi fece un cenno con il capo ed entrò.
Sospirai per l’ennesima volta in quel giorno e iniziai a camminare verso la mia stanza, dove Nathan dormiva già da un pezzo, quando una suoneria metallica attirò la mia attenzione. Feci capolino di nuovo nella stanza di Lottie e notai il cellulare di Mylène lampeggiare sul comodino.  Mi avvicinai lentamente e lo presi in mano, sperando che fosse Harry o Niall.
Zayn.
Non sapevo se rispondere o meno. Non avevo mai parlato apertamente con lui, forse era arrivato il momento di farlo.
«Oh grazie al Cielo, Mylène!» esclamò dall’altra parte del telefono Zayn che sembrava piuttosto disperato «E’ da ieri sera che ti sto chiamando, dove cacchio sei?»
«Sono Louis» dissi col fiato corto, sperando che non mi urlasse contro.
«Dov’è Mylène?» mi chiese sorpreso. Aveva tutte le ragioni per essere sorpreso, secondo me stava già progettando piani diabolici per uccidermi.
«Sta facendo una doccia in questo momento» affermai sporgendo lo sguardo oltre il corridoio per vedere se arrivava qualcuno.
«Puoi dirle di richiamarmi per favore?» La sua voce mi urtava, anzi mi urtava il fatto che lui fosse il ragazzo di Mylène.
«Non ti risponde da ieri sera, pensa se ti richiama» sbottai acido stampandogli in faccia la verità. Da parte sua ricevetti un ghigno divertente, come se io non facessi sul serio.
«Ma chi ti credi di essere?» borbottò divertito.
«Cosa le hai fatto?» chiesi ripensando alle lacrime di Mylène che avevo visto la sera prima. Avevo capito che in un certo senso stava scappando da Zayn, ma volevo capire il perché.
«Fatti i fatti tuoi» scandì con fare minaccioso «e un’altra cosa: toccala e ti apro in due. Prendilo come un avvertimento» concluse riattaccando la telefonata. Quel ragazzo aveva una sfacciataggine unica. Arrabbiato cancellai la chiamata e andai subito nei messaggi di Mylène.
“Mi hanno appena chiamato, hi avuto la conferma. So che sei arrabbiata e delusa, ma per favore, parliamone. Ti amo, Zayn”
Avevo immaginato che qualcosa di storto stava accadendo, ma quel messaggio non diceva niente di esplicito per farmi capire cosa.
«Louis, cosa ci fai qui?» sobbalzai quando intravidi Lottie sotto la porta. Mi portai una mano sul petto e presi un sospiro di sollievo, credevo fosse Mylène.
«Niente» balbettai bloccando il cellulare e riponendolo dove stava appoggiato prima «stavo mandando un messaggio a Harry, il cugino di Mylène» mentii facendole un bel sorriso.
«Farò finta di crederti» mi disse sussurrando, «e non dirò niente a quella»
«Buonanotte Lottie» conclusi baciandole la fronte, per poi lasciarla da sola.

 


 

_____________________
HOLAA BABIIEEESS!
Finalmente ho postato! Amatemi u.u
Prima di tutte ringrazzio tutte quelle bellissime personcince che hanno messo questa storia tra le preferite (74)  e le seguite (90) ekwijfoweihf *w*
IO VI AMO!

Vi sposerei una ad una!
E poi, 162 recensioni wqkfdoiqewhf 
Detto questo, passiamo oltre. In questo capitolo non succede un gran che, solo lo scontro verbale tra Zayn e Louis, che come potete ben leggere, non vanno per niente d'accordo. FACCIAMOCI DELLE DOMANDE. 
Nel prossimo ci sarà una scena particolare.. ma non vi dico più niente u.u
Recensite, per favore çç
Un bacio :*
More_


 

 
 
 

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Capitolo 17
*** Ragazza ascolta. ***



 

-Listen girl, you gotta be good 
I don't wanna hurt you 
I wanna KISS you! 


«Vuoi spegnere quel cazzo di cellulare?» mi ringhiò contro Lottie con ancora la voce impastata dal sonno mentre si rigirava nel letto. Erano le sette di mattina del ventiquattro dicembre, la Vigilia di Natale e anche il compleanno di Louis.  Il mio cellulare stava squillando da almeno un quarto d’ora ininterrottamente, sapevo già che era Zayn, non c’era bisogno che controllassi. Sbuffai rumorosamente togliendomi le coperte di dosso, un’aria gelida mi attraversò le ossa costringendomi a ricoprirmi di nuovo.
Felicite dormiva ancora come un sasso, in quei tre giorni avevo constatato che quella ragazzina aveva il sonno pesante a differenza di sua sorella Lottie, che era sempre pronta ad attaccarmi per ogni mio movimento brusco nella notte e anche nelle ore di luce, praticamente mi odiava.
«E’ Zayn» biascicai affondando di nuovo la testa nel cuscino trattenendo la mia voglia di afferrare il cellulare e di sbatterlo contro il muro.
Ero arrivata al limite, le chiamate erano diventate sempre di più e i messaggi erano triplicati. Non ce la facevo più a vedere il suo nome lampeggiare sullo schermo, qualche volta avevo una voglia matta di rispondergli e di mandarlo a quel paese, ma poi ci ripensavo su e rifiutavo solamente la chiamata.
«Chi?» squittì Lottie alzando la testa dal cuscino. Non era mica un nome tanto strano “Zayn”.
«Il mio ragazzo, ma abbiamo litigato.. non proprio, diciamo che sono furiosa con lui» chiarii prendendo il cellulare dal comodino, che finalmente aveva smesso di suonare. Nello stesso momento mi arrivò un messaggio.
“Rispondi cazzo! Sono quattro giorni, quattro fottutissimi giorni che sto cercando di sentire la tua voce. Non ce la sto facendo più, per favore, mi manchi tanto  xx Zayn”
Il cuore mi si strinse così tanto che provai una bruttissima sensazione nel petto, forse lo avevo ignorato abbastanza.
«Hai un ragazzo?» mi chiese scettica alzando il sopracciglio «questo Zayn deve essere veramente uno stupido» continuò dopo con un ghigno.
Alzai le sopracciglia e la guardai in malo modo, come cavolo si permetteva?
«Mi spieghi cosa cazzo ti ho fatto?» le dissi con tono minaccioso. La vera causa per cui riguardava tanto rancore nei miei confronti mi era ancora sconosciuto, non mi aveva neanche accennato il perché.
«Prova a immaginarlo!» mi rispose a tono mandandomi un’occhiata infuocata.
«Non riesco a immaginarlo, Lottie»
«T’invidio molto Mylène, invidio te e quella peste di bambino che hai!» disse con tono freddo e distaccato continuandomi a guardare in quello strano modo «Avete la possibilità di vedere Louis sempre, mentre io lo vedo sì e no due volte all’anno, non capisci quanto mi manca. E ora che ha un bambino, penserà sempre di meno alle sue sorelle» continuò abbassando lo sguardo. Rimasi impassibile davanti alla sua risposta, io sicuramente non potevo farci niente, non era colpa mia se Louis non abitava più con loro.
«Capisco che per voi è difficile, ma sono sicura che Louis non vi dimenticherà. Siete parte importante della sua vita, mi parla spesso di voi» le dissi rassicurandola.
«No ti sbagli, per Louis adesso esiste solo Nathan... e te» pronunciò alzandosi dal letto, lentamente infilò le ciabatte e anche la vestaglia per poi fermarsi davanti a me.
«Comprendilo, ha appena scoperto di avere un bambino di quasi quattro anni. Ho visto quanto ha sofferto quando l’ha saputo, adesso sta cercando di recuperare tutto il tempo perso» le dissi prendendo le difese di Louis.
«Immagino che lui abbia sofferto! Ha solo ventuno anni! E’ ancora troppo immaturo per fare il padre, hai in pratica rovinato metà della sua giovinezza» controbatté furiosa. Quelle parole fecero ribollire la rabbia dentro di me, ovviamente tutto quello che avevo passato io, per lei, non contava.
«Se davvero la pensi così, ti auguro veramente di non avere un figlio a sedici anni» sbottai con gli occhi velati d lacrime «tu non sai quanto ci ho rimesso, e ammetto che non è stata solo colpa di Louis, ma sono io quella che è stata scaricata la stessa sera, io a perdere un padre, io a ricevere giudizi dalla gente, io a patire nove mesi d’inferno e io a partorire. Rifletti prima di parlare, per favore» conclusi alzandomi dal letto, come aveva fatto lei poco prima. Incrociai le braccia al petto e cercai di sopprimere le lacrime, lei non aveva il diritto di farmi la predica. Sapevo ciò che avevo fatto, ne ero cosciente, ma nessuno le consentiva di attaccarmi e di incolparmi per la sua situazione familiare.
Sorpassai Lottie e feci per uscire da quella stanza ma mi bloccò prima che potessi farlo.
«Forse dovresti aprire un po’ gli occhi su mio fratello»  enunciò a bassa voce «e dovresti anche smetterla di odiarlo»
«Io non odio Louis» proclamai voltandomi verso di lei scuotendo la testa, Lottie mi guardò incredula alzando un sopracciglio «Okay, forse un po’» affermai notando il suo sguardo.
«Smettila, non se lo merita più tutto quest’odio».
 
Louis.
“Svegliati Louis, non puoi alzarti tardi anche del tuo compleanno” mi ripetei dentro di me mentre ero ancora mummificato sotto le calde coperte del mio letto. Aprii a stento gli occhi, la luce faceva già capolino nella mia stanza e l’orologio segnava le dieci passate, non era poi così tardi. Mi stiracchiai più volte fin quando un crampo atroce mi divorò la gamba, facendomi urlare e imprecare tutti quanti in quel momento. Poco dopo, invece, pregai che Nathan non mi avesse sentito.
Mi misi a sedere e guardai in direzione del piccolo letto precario in cui dormiva Nathan, che per mia fortuna era vuoto. Tirai un sospiro di sollievo e incominciai a massaggiarmi il polpaccio, facendo diminuire il dolore che mi aveva provocato il crampo.
«Ti sei svegliato finalmente!» esclamò la sua voce facendomi sobbalzare nel letto. Mi voltai in direzione della porta e vidi Mylène sorridente con Nathan affianco a lei.
«Doveva succedere prima o poi» ironizzai stropicciando gli occhi con una mano.
«Hei, vai a prendere quella cosa» sussurrò Mylène al figlio facendogli l’occhiolino. Il bambino parve capire subito, infatti sul suo bel visino si formò un sorriso e poi entusiasta corse per il corridoio allontanandosi dalla madre. Tornò trenta secondi dopo con una busta più grande della sua statura, e stando attento a non inciampare, riuscì a portarla vicino al mio letto, nel frattempo Mylène si era già posizionata su un angolo del letto.
«Questo è per te!» esclamò mostrando in bella vista la busta color panna. Sorrisi e presi in braccio sia lui che la busta, facendolo sedere sul letto affianco a me.
«Grazie, non dovevate!» dissi poi appoggiando la busta sulle mie gambe. Ero veramente curioso di scoprire di cosa si trattava.
«Sì invece, dovevamo!» ribadì Mylène ridendo «Come ti ho detto che devi dire?» disse poi a Nathan spronandolo a parlare.
«Ah!» esordì il bambino affianco a me dopo essersi ricordato «Buon compleanno!» strepitò buttandosi sul mio collo per stamparmi un bacio sulla guancia. Amavo quel bambino ogni giorno di più.
«Grazie mille Nathan» gli dissi ricambiando il suo bacio con uno sulla fronte «ora vediamo cosa c’è qui dentro!» continuai strappando la busta perfettamente impacchettata. Allungai una mano e presi il mio regalo, o meglio i miei regali, infatti erano delle pantofole a forma di orsacchiotto e un maglioncino azzurro della Hollister.
«Le pantofole le ha scelte Nathan!» cercò di scusarsi Mylène puntando suo figlio mentre un leggero sorriso alloggiava sul suo volto.
«Sono entrambi stupendi, davvero» affermai contento. Il fatto che Mylène si fosse preoccupata per me mi fece stare meravigliosamente bene, finalmente avevo ricevuto un po’ di affetto in più da lei, e sicuramente non mi dispiaceva.
Qualche minuto dopo anche le mie sorelle e mia madre vennero a darmi gli auguri con i rispettivi regali, non potevo essere più felice.
Poi, tutti se ne andarono e rimasi solo nella mia stanza con Mylène: Nathan era andato a giocare con  Daisy e Phoebe, mia madre era andata a preparare la colazione mentre Lottie e Felicite erano ritornate nella propria stanza.
«Ho parlato con Lottie stamattina» incominciò giocando un lembo del lenzuolo immacolato «diciamo che abbiamo chiarito un bel po’ di cose»
«Mi fa piacere» risposi allargando un sorriso «insomma, è meglio così, credo»
«Sì, però mi ha fatto capire una cosa» incalzò puntando i suoi occhi verdi sui miei azzurri. Nella mia mente aleggiavano già troppe minacce da dire a Lottie se aveva parlato di quello che gli avevo confidato. Deglutii rumorosamente aspettando che lei iniziasse a parlare, iniziai a sudare freddo e il mio cuore aveva ingranato già la quinta, mi stavo sentendo come un malato terminale.
«Secondo lei ti ho odiato abbastanza» aggiunse poi non facendo sparire quel sorriso «quindi vorrei veramente chiederti scusa per tutte le volte che ti ho trattato male, come dice lei, non te lo meriti» continuò reggendo il mio sguardo. Deglutii un’altra volta, aveva una particolare bellezza quella mattina, qualcosa che stava mandando a puttane il mio cervello.
«Sul serio, sono stata si troppo egoista, perdonami»
E vaffanculo Zayn, Lottie, Liam, cuore e cervello,  in quel momento volevo solo sentirla mia.
Le presi velocemente il viso tra le mani, così rapidamente che non le concessi neanche il tempo di spostarsi, e lo avvicinai al mio facendo combaciare le mie labbra con le sue. Chiusi istintivamente gli occhi e cercai con tutto me stesso di non approfondire il bacio, perché sapevo che avrei ricevuto solo un amaro rifiuto. Le sue labbra sulle mie mi bastavano, mi accontentavo di quello per colmare quella parte mancante dentro di me, e il solo fatto che non mi avesse già respinto mi rincuorò.
«E tu perdonami per questo» ansimai fissandola negli occhi, ancora spalancati per la sorpresa, appena mi staccai dalle sue labbra. Feci qualche respiro più profondo per regolarizzarli e poi con uno scatto mi alzai dal letto e mi diressi verso la porta, non avevo altro da dire.
«Aspetta!» urlò facendomi voltare, poi affannosamente scese dal letto e si avvicinò a me. Trattenni per qualche secondo il respiro appena vidi le sue mani appoggiarsi sulla mia nuca e il suo viso avvicinarsi al mio.
Credo che anche lei avesse mandato a fanculo il suo cervello.
Socchiusi le labbra e iniziai a baciarla dolcemente, le sue labbra odoravano di un forte aroma di caffè e riuscivo a sentire il profumo all’albicocca dei suoi capelli. Un misto inconfondibile.
Non avevo intenzione di lasciarla andare, non in quel momento che il nostro bacio aveva preso più forma e passione. Avevo quasi dimenticato come si respirava.
Diamine, mi stavo facendo paura da solo per le cose che mi stavano passando per la mente. Io non ero mai stato così ‘innamorato’, e sinceramente non sapevo neanche se lo fossi veramente.
Avevo bisogno di uno psicologo, di uno seriamente bravo.
«Fai in modo che non accada più, mai più» sussurrò contro le mie labbra dandomi un ultimo bacio.
Traforai il suo sguardo e capii al volo che mi aveva baciato solo perché era arrabbiata con Zayn, e non perché lo voleva sul serio.
 
 
Mylène
«Mamma voglio queste!» esclamò Nathan indicando delle caramelle nel reparto dolciumi del supermercato del quartiere. Io Johannah, Felicite e Nathan stavamo facendo la spesa per la cena di Natale, e avevamo riempito già il carrello.
«Va bene, ma le mangerai questo pomeriggio» risposi a Nathan prendendo il pacchetto delle caramelle per poi metterlo nel carrello. Il signor Mitchell, l’addetto al reparto frutta, mi salutò con un grande sorriso sorpreso di vedermi di nuovo lì, era un uomo bravissimo e mi dava sempre la frutta migliore quando andavo a comprarla. Riflettendoci, mi mancava parecchio vivere a Doncaster.
Accompagnare Johannah al supermercato era stata una grandissima idea, ero riuscita a distrarmi un po’ da quello che era successo con Louis: non so cosa mi fosse successo in quel momento, un lapsus o qualcosa, sicuramente non era veramente mia intenzione baciarlo in quel modo. Insomma, mi sentivo in colpa nei confronti di Zayn.
Sospirai mentre guardavo attentamente nello scaffale del riso, dovevo trovare quello con la scatola blu, o almeno così mi aveva detto Johannah. Puntai tutte le scatole con un dito: rossa, gialla, verde, nera.. e blu!
Andai a sbattere contro le spalle di qualcuno, alzai di scatto la testa e constatai che era una donna la malcapitata. Aveva due grandi occhi azzurri e i capelli dorati, sembrava una fatina invecchiata.
«Oh mi scusi! Non volevo» mi giustificai prendendo la scatola del riso tra mie mani.
«Non preoccuparti, non è successo niente» mi rassicurò la donna sorridendomi gentilmente.
«Molly, che ne dici di questo?» una voce maschile si sovrappose a quella della donna, una voce troppo familiare.
Alzai lo sguardo spaventata e spalancai gli occhi alla vista dell’uomo dietro a quella donna dai capelli dorati.
«Papà..» sibilai portandomi le mani sula bocca e facendo cadere la scatola del riso.
Milioni di chicchi, in quel momento, giacevano sul pavimento del supermercato. 

 


 

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I'M SOOO SORRY.
Davvero, scusatemi se ho tardato così tanto, ma ultimamente non ho molto tempo.
Boh, penso che questo capitolo sia molto carino, e finalmente, dopo esattamente sedici capitoli, SI SONO BACIATI!!! *ballalaconga*
Volevo ringraziarvi per le DICIANNOVE recensioni nello scorso capitolo *o* ORA POSSO MORIRE FELICE (?) Continuate a recensire, mi fa piacere çç
Quanto siete super bellissime? çwç
E scusatemi anche se non riesco a recensire così presto le vostre storie, ma come ho già detto, non ho molto tempo. Il fatto è che seguo troppe storie e per me è molto difficile recensirle tutte. Piano piano lo farò, promesso u.u
Un bacione a tutte, e ancora grazie mille :*

Vi chiedo ancora una volta di passare dall'altra mia FF:

 

 

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Capitolo 18
*** Che persona strana. ***



 

-Can you protect me?
I need your words now

 

«Mi ha urlato contro che non ha mai avuto figli, capisci?» singhiozzai ancora una volta mentre tenevo il telefono premuto contro una guancia. Stavo piangendo da almeno tre ore e non avevo avuto neanche la forza per alzarmi dal letto e scendere giù per pranzare, per fortuna Lottie e Felicite mi avevano lasciato da sola, sicuramente avevano capito il mio stato d’animo. Portai le ginocchia al petto e asciugai un’altra lacrima con un fazzoletto di carta ormai fin troppo bagnato.
«Ha esagerato» rispose Harry dall’altro capo del telefono «e non ha detto più niente?» mi chiese dopo con voce profonda e più roca del solito. Sapevo che era arrabbiato almeno quanto me, lo capivo da come mi parlava, anche se non lo dava a vedere.
«No, in realtà me ne sono andata subito dopo, non avevo più voglia di sentirlo o vederlo» affermai appoggiando la schiena al muro prendendo un lungo respiro per calmare un po’ le mie lacrime.
«Vorrei essere lì a stringerti, come sempre, e invece non posso» sussurrò addolcendo un po’ la voce. Per quanto fossi nervosa, non riuscii a trattenere un sorriso sentendo quelle parole, avevo sempre pensato che Harry fosse molto sensibile e disponibile, e nonostante avesse “tradito” la nostra promessa riguardante Louis, gli volevo un mondo di bene e dovevo ringraziarlo in un certo senso per quello che aveva fatto.
«Cambiamo argomento per favore» dissi mimando una risata isterica «dove andrai stasera per festeggiare?».
«Hanno organizzato una festa a scuola, andrò con Niall e anche con l’ochetta che ha per fidanzata, sai che divertimento» ridacchiò Harry lasciandomi immaginare il suo splendido e perfetto sorriso.
«Marine non è un’ochetta!» riuscii a sentire la voce di Niall di sottofondo, questa volta fui io a ridacchiare, eliminando le ultime tracce che le lacrime avevano lasciato sul mio volto.
«Passami Niall, ho un bisogno urgente di parlare con lui!» esclamai preparando mentalmente il discordo che dovevo fargli. Attesi qualche istante prima che Harry passasse il cellulare al biondino.
«Ehi bellissima, ho saputo cosa è successo» mi salutò Niall con la sua estrema dolcezza. Ero circondata da ragazzi bravissimi.
«Ehi biondo devo dirti una cosa, quindi alzati, allontanati da Harry e cerca di rispondere a monosillabi, è una cosa privata che posso dire solo a te, e devo parlarne con qualcuno!» dissi tutto d’un fiato.
«Okay» rispose un po’ incerto «in questo momento sono in cucina, non c’è nessuno» affermò qualche secondo dopo.
«Allora..» incominciai facendo un altro lungo respiro.
«Non ti sei mica fatta Tomlinson?» mi domandò preoccupato precedendomi. Menomale gli avevo detto di parlare a monosillabi, pensai.
«No, genio. Solo che.. ecco.. mi ha baciata, e non un bacio normale» confessai tirando un sospiro di sollievo. Niall rimase zitto per qualche secondo, forse era caduta la linea, perché non sentivo nessun rumore dall’alto capo del telefono «Niall?»
«Tu sei tutta fuori!» urlò sconvolto «ma come ti è saltato in mente?»
«E’ capitato, e poi io non volevo. Insomma sì, ma l’ho fatto per distrarmi un po’ da Zayn» cercai di spiegare grattandomi una guancia.
«Oh, Harry mi ha detto cosa è successo tra te e Zayn. Comunque penso che tu sia una stupida, una grande e smisurata stupida. Sai già cosa ti ha fatto quel ragazzo, quindi ti invito a mantenere le distanze con lui.. fallo per il tuo bene» commentò serio, aveva per caso attivato la modalità “proteggi la tua migliore amica da Louis”? Sbuffai e mi lasciai cadere sul letto, appoggiando la testa sul cuscino.
«Forse hai ragione, ma pensavo mi avresti capito»
«Invece ti ho capito. Ti sei sentita sola dopo aver litigato con Zayn e sei riuscita a trovare un approccio affettivo solo da parte di Louis, così ne hai approfittato»
Spalancai la bocca e rimasi zitta. Quel ragazzo aveva capito tutto meglio di me, forse dovevo veramente seguire il suo consiglio.
«Dovresti fare lo psicologo, Niall» dissi ridendo.
«Inizia a pagarmi tutte le sedute che ti ho fatto allora!» replicò aggiungendo la sua favolosa risata alla frase, e in momenti come quelli ringraziavo Dio per avermi donato un migliore amico come Niall: simpatico, dolce, meraviglioso, carino e tinto.
Non potevo desiderare di meglio.
Salutai Niall e gettai il cellulare affianco a me, facendolo rimbalzare e cadere a terra. Oh al diavolo.
 Sbuffai nervosa e nascosi la testa nel cuscino iniziando strozzare ogni mio singhiozzo, le lacrime erano ripartite. Un alone di tristezza m’invase immediatamente e le parole del mio “presunto” padre rimbombavano nella mia testa.  Con che faccia era riuscito a dirmi quelle cose? E chissà se, anche per un secondo, gli fosse passato il pensiero nella mente che il bambino affianco a me potesse essere suo nipote.
Se mia madre fosse stata lì con me, quel due giugno duemila otto, non sarebbe successo tutto questo, sicuramente avrebbe fatto ragionare un po’ mio padre e mi avrebbe rassicurata. E invece no, lei non c’era, non c’era da parecchio tempo.
«Mylène?»
Alzai svogliata la testa dal cuscino e mi voltai verso la porta, Louis era appoggiato sullo stipite della porta e mi guardava fisso, mugugnai qualcosa e gli feci spazio sul letto per farlo sedere. Si avvicinò al mio letto con un sorriso sforzato sulle labbra e prima che potesse sedersi si fermò per raccogliere il mio cellulare da terra.
«Come ci è finito questo, qui?» mi domandò con un ghigno affettuoso mentre controllava che il cellulare non si fosse ne graffiato o danneggiato.
«E’ rimbalzato» bofonchiai mettendomi seduta.
«Sembra che non si sia fatto niente» continuò alzando le spalle e sedendosi affianco a me. Presi il cellulare dalle sue mani e notai che, stranamente, non c’era nessun messaggio da parte di Zayn, sospirai e tentai di non sembrare tanto malinconica. Louis accese l’abatjour che c’era sul comodino e passò una mano tra i miei capelli, accarezzandoli dolcemente.
«Ti sei calmata un po’?»
«Sì, certo» mentii sforzando un piccolo sorriso, mi sentii così patetica: non ero per niente calma, avevo voglia di continuare a piangere e di distruggere tutto.
«Pensavo che, insomma, possiamo andare da tuo padre e dirgli che ora è tutto okay, che le cose si sono sistemate e che non c’è..»
«No» lo interruppi con freddezza, quel giorno avevo fissato un paletto nel rapporto tra me e mio padre, era tutto finito  «se per lui io non sono sua figlia, lui non è mio padre: io non mi sarei comportata così, non ha bisogno più delle mie scuse, se veramente vuole riappacificarsi con me sa dove può trovarmi e sa cosa deve fare»
Louis mi guardò per alcuni secondi stringendo le labbra e poi abbassò lo sguardo «Ma io devo delle scuse a tuo padre! Gli ho rovinato la famiglia, capisci?»
«Tu non hai rovinato un bel niente, almeno, non da solo» lo rassicurai «sai cosa ci vorrebbe ora?» continuai alzandomi dal letto e dirigendomi verso la TV che si trovava in camera.
«Sixteen and pregnant? » provò a indovinare alludendo una risata, mi voltai verso di lui e lo incenerii con lo sguardo «immagino di no»
«Immagini bene. Ora ci vediamo un bel film» risposi cercando tra i tanti DVD che aveva Lottie «tua sorella vede solo film smielati.. Oh! Questo glielo rubo e lo porto a Niall!» scherzai facendo vedere il DVD del film di Justin Bieber a Louis, lui scoppiò a ridere e mi raggiunse cercando anche lui tra i film della sorella.
«Che ne dici di questo?» mi domandò mettendo in bella vista il film che aveva scelto: “I passi dell’amore”.
«Uhm.. okay» esclamai infine mettendo il film nel lettore.
«Vado a prendere qualcosa da mangiare e qualche pacchetto di fazzoletti, divento piuttosto sensibile guardando questo film» concluse con un ghigno uscendo dalla stanza.
Il sacchetto delle patatine era finito già da un pezzo e il succo di frutta era sparito nell’arco di cinque secondi, il film aveva superato da un po’ la metà e Louis dava già segni di cedimento emotivo, mentre i miei occhi si stavano chiudendo poco a poco. Ignorando completamente il consiglio di Niall, mi accovacciai su una spalla di Louis e mi strinsi ad un suo braccio.

“La faresti una cosa per me?”

“Qualsiasi cosa”
“Mi vuoi sposare?”

Sentii un singhiozzo di Louis che mi percosse, sorrisi teneramente vedendo due lacrimoni sotti gli occhi di Louis così mi affrettai per asciugarglieli con la mano.
«Non ti facevo così emotivo» scherzai passandogli un fazzoletto.
«In realtà, sto già pensando alla fine del film, perché lei muore! E poi lui dice quella frase sull’amore, quella che il suo amore non lo vede ma lo percepisce, è una cosa così.. così..» iniziò a parlottare deprimendosi, ridendo e piangendo contemporaneamente.
Che persona strana.
Lo lasciai accovacciarsi su di me e continuammo a guardare il film, fin quando i miei occhi non si chiusero totalmente.
 
«Sveglia!»
Qualcuno mi strattonò facendomi sobbalzare e portandomi nel mondo reale. Misi a fuoco chi mi stava davanti e trovai Lottie che mi stava praticamente bruciando con lo sguardo, il televisore era spento e anche l’abatjour che Louis aveva acceso prima. Mi accigliai e imprecai in tedesco tornando a dormire.
«Forse non hai capito, tra mezz’ora ci saranno tutti i nostri parenti per festeggiare il Natale!» urlò di nuovo Lottie «Lou, svegliati anche tu!»
Aprii svogliatamente gli occhi e mi voltai verso Louis, che sonnecchiava beatamente sul mio petto. Presi il mio cellulare e controllai l’ora, le venti e un quarto. Perfetto, non ce l’avrei mai fatta.
«Cacchio!» dissi nervosa spostando Louis dal mio corpo «è tardi.. perché non ci hai svegliato prima?»
«Mi sono ricordata adesso di voi»
«Dov’è Nathan?»
«Lo sta vestendo mamma» concluse dirigendosi verso il corridoio, solo in quel momenti notai che portava un vestitino rosso e delle ballerine nere, era molto carina infondo.
«Ho un mal di testa assurdo» sussurrò Louis passandosi una mano sulla faccia.
«Hai pianto per tutto il film, ci credo!» lo presi in giro dandogli una pacca sulla spalla.
«Vado, altrimenti faremo veramente tardi» bofonchiò alzandosi dal letto, ma prima che potesse allontanarsi lo bloccai prendendo un lembo della sua maglietta.
«Cosa c’è?» mi chiese abbozzando un sorriso.
«Il bacio che ci siamo dati stamattina..»
«Zayn.. lo so» mi interruppe continuando a sostenere il suo sorriso, fissò i miei occhi verdi per un lasso di tempo che mi sembrò infino, poi piano mi prese la testa fa le mani e si avvicinò a me. Ero certa che mi avrebbe baciata, ma alla fine cambiò rotta e mi lasciò un leggero bacio sulla fronte.
«Chiamalo, ha bisogno di te» disse infine mettendo il cellulare tra le mie mani, e poi se ne andò, lasciandomi sola con la consapevolezza che era giunto il momento per parlare con Zayn.
Presi un lungo respiro e incominciai a digitare il numero di Zayn, dopo di che premetti il verde e feci partire la chiamata. Attesi poco prima che la sua bellissima e incazzata voce mi travolse.
«Mylène? Porco cazzo, ma dove cazzo sei? Ti ho cercata ovunque! Harry non si decide a dirmi dove cazzo ti ha portata quello là e Niall fa lo stesso! Non ti sento da tantissimo tempo, te ne rendi conto? Ho passato i giorni a chiamarti e non mi hai mai risposto, non immagini quanto sono preoccupato e quanto ci sto di merda..»
Evviva la finezza.
S’interruppe appena sentì un mio singhiozzo, stavo incominciando a piangere di nuovo. Ero stata egoista con lui, maledizione al mio orgoglio.
«Mylène, parla per favore.. dove sei? Vengo a prenderti adesso»
«Non puoi.. sono a Doncaster, dalla famiglia di Louis. Zayn io.. mi dispiace tantissimo»
«Quando torni?»
«Dopodomani»
«Mi manchi da morire Mylène, sto malissimo»
«Scusami, mi sono comportata da stronza, ma quando mi hai detto dell’esercito sono andata in tilt, dovevo prendermi qualche giorno per riflettere» mi asciugai le lacrime con la manica della maglietta e respirai pesantemente «sappi che ti appoggerò in questa scelta»
«Ho fatto di tutto per convincere mio padre, non ce l’ho fatta però»
«Ci vediamo tra qualche giorno, okay? Ora devo andare»
«Di già?» notai una certa nota di delusione nella sua voce, Dio quanto mi mancava.
«Sì, ti chiamo più tardi»
«Ti amo» mi disse sensualmente. Un grosso sorriso sostituì le mie lacrime e per poco non mi mancò un battito, ero peggio di un’adolescente alle prese con il primo amore.
«Lo sai che per me è lo stesso» risposi ridendo alzandomi dal letto e iniziando rovistare nella mia valigia, per cercare un vestito adatto per quella sera.
«Mi piace sentirtelo dire»
«Ti amo, oggi più di ieri e meno di domani»
Passarono alcuni secondi prima che Zayn scoppiasse a ridere «ci ho messo un po’ per capirla»
«Che stupido che sei!»
«Anche tu sei bellissima»
«Ora vado sul serio.. a dopo»
Chiusi la chiamata e sospirai, mi toccava chiedere un vestito a Lottie, nella valigia c’erano solo jeans e maglie. Povera me. 



 

_____________________
Sono in un ritardo disastroso e vi dico solo due paroline:
1. Mi scuso tantissimo per il ritardo, e non fate caso agli errori, l'ultima parte l'ho scritta in fretta e furia.
2. Grazie a tutte le persone che seguono questo storia, aumentano sempre di più *-* Sono arrivata a 100 tra i preferiti, saifiohdnbhviwaudbhdva GRAZIE
3. VI AMO DA MORIRE
4. Scusate se non recensisco subito le vostre storie, ma in questi tempi sono troppo incasinata. Sorry.
5. Non dimenticate di passare dall'altr mia FF :D
UN BACIO A TUTTE. 
6. La frase "ti amo più di ieri e meno di domani" l'ho presa spudoratamente da una perla di saggezza del signorino Malik AHAHAHHA CAZZO QUANTO SONO IN RITARDO.

 

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Capitolo 19
*** Un brutto sogno. ***



-There's a part of my clothes at the end of your bed
As I feel myself fall
Make a joke of it all

 

Feci un sospiro e mi sedetti sulla gradinata che c’era davanti casa di zia Anne; io Louis e Nathan eravamo arrivati a Londra da più o meno due ore e in quel momento stavo aspettando che arrivasse Zayn per salutarlo, era già in ritardo di cinque minuti.
Le vacanze a Doncaster, infondo, non erano andate così male, a parte l’episodio sconveniente con mio padre. La sera del cenone di Natale avevo implorato Lottie per farmi prestare un suo vestito e alla fine ci ero riuscita, me ne aveva dato uno più o meno decente, a differenza di tutti gli altri che mi aveva fatto provare, mentre Louis aveva indossato il maglione che Nathan ed io gli avevamo regalato. Johannah aveva cucinato delle pietanze veramente succulente, che solo a guardarle avevo preso tre chili, non so per quale miracolo la zip del vestito era rimasta intatta, credevo che sarebbe scoppiata da un momento all’altro. La stessa sera avevo conosciuto tutti i parenti di Louis, tra i quali c’erano anche delle sue pro zie, zitelle tra l’altro, che avevano coccolato e strapazzato Nathan riducendolo ad uno straccio, poverino. Al momento dei regali scoprii che Louis me ne aveva fatto uno anche a me,  scartando la confezione pregai che non fosse nulla che aveva a che fare con le carote o con qualcosa di striato, ma dovetti ricredermi quando sulle mia mani vi era appoggiato un cofanetto di Tiffany&Co., che racchiudeva un bel bracciale, mentre a Nathan aveva regalato una macchina mobile per le sue dimensioni, come se non ne avesse abbastanza di giocattoli.
Passai le mani sulle gambe per riscaldarle un po’,  la neve ormai si era sciolta ma il freddo gelido era stabile su tutta l’Inghilterra, il meteo aveva anche preannunciato un’altra nevicata per il giorno seguente.
Intravidi in fondo alla strada una figura familiare, il suo passo lo avrei riconosciuto tra mille. Sorrisi e mi alzai andandogli incontro, notai che portava un cappello veramente buffo sulla testa, un giaccone abbastanza pesante, e una sigaretta fra le dita. Sapevo che Zayn aveva il vizio di fumare, ma non lo avevo mai visto con una sigaretta in mano, ne avevo sentito solo l’odore.
Mi fermai e lasciai che mi raggiungesse, ci distanziavano solo pochi passi.
«Butta immediatamente quella sigaretta e sciacquati la bocca prima di baciarmi» esclamai con fare fintamente serio infilando le mani in tasca al cappotto scuro. Zayn fece un ghigno divertito e scosse la testa buttando a terra la sigaretta ormai consumata, per poi pestarla con un piede.
«Contenta?» mi chiese avvicinandosi con un sorriso sghembo sulle labbra.
«Non ti sei sciacquato la bocca» replicai fissandolo mentre mi circondava la vita con le sue braccia.
«Dettagli» bofonchiò alzando le spalle, scoppiai a ridere e lo strinsi forte a me, nascondendo la testa nell’incavo del suo collo.
«Mi sei mancata» soffiò contro il mio orecchio facendomi rabbrividire, sorrisi e mi allontanai da lui per guardarlo meglio in viso. Aveva la barba un po’ incolta, gli occhi chiusi a due fessure con delle occhiaie leggermente pronunciate e le labbra incurvate in uno splendido sorriso. Sicuramente si era appena alzato dal suo solito sonnellino pomeridiano.
Poggiai una mano sulla sua nuca e lo avvicinai a me, sentendo le sue labbra premere sulle mie, e sì, sapeva dannatamente di fumo.
Dopo una mezz’oretta ci ritrovavamo a camminare mano nella mano per le vie di Londra senza una meta precisa, o almeno, io andavo dove andava Zayn perdendomi nei discorsi sulle mie vacane a Doncaster, raccontandogli tutto, ma tralasciai solo un piccolissimo particolare: il bacio con Louis. Nonostante avessi chiarito con Louis, mi sentivo ugualmente in colpa per aver “tradito” il mio ragazzo. Sicuramente non potevo dire la verità a Zayn, altrimenti avrebbe fatto a pezzi prima Louis e poi me.
«E per fortuna Lottie mi ha prestato un suo vestito, altrimenti avrei fatto una pessima fig..» mi fermai di botto non notando che Zayn si era bloccato, andandoci a finire contro come un’idiota. Alzai lo sguardo e solo all’ora notai che ci trovavamo davanti il suo appartamento. Mi voltai verso Zayn confusa mentre lui mi sorrideva stringendomi la mano. Mi lasciai guidare per il piccolo vialetto e attesi che Zayn mettesse le chiavi nella toppa, per poi far scattare la serratura.
«Piccola sorpresa» mi sussurrò mettendomi una mano su di un fianco per invitarmi ad entrare dentro casa.
Tantissime candeline contornavano l’interno dell’appartamento emanando un delizioso profumo alla vaniglia, mi voltai verso Zayn con aria meravigliata e tramite la poca luce soffusa riuscii a vedere il suo sorriso meraviglioso.
«Hai dimenticato di pagare la bolletta della luce?» gli chiesi divertita continuando a guardarmi intorno, Zayn mi guardò torvo e poi scosse la testa.
«E non rovinare sempre tutto, ci ho messo due ore per accenderle tutte!» sbottò incavolato «Adesso guarda!» esclamò mettendo una mano dentro la giacca pesante che portava, estrasse due fogli più larghi che lunghi e me li mostrò facendo dei piccoli saltelli sulle punte per l’entusiasmo. Presi i biglietti tra le mani e le uniche cose che riuscii a leggere furono “Jonas Brothers – 12 gennaio”.
«Oh mamma mia!» gridai spalancando gli occhi «è tutta una vita che sogno di andarci!»
«Lo so! Il dodici gennaio ci andiamo insieme!» gridò lui prendendomi il volto per darmi un leggero bacio sulle labbra.
«Aspetta, ma è il tuo compleanno quel giorno!» esclamai rigirando tra le mani il biglietto.
«Ancora meglio!» affermò contento. Gli saltai addosso e iniziai a riempirlo di baci per il bel regalo che mi aveva fatto, insomma, amavo follemente i Jonas Brothers e amavo follemente lui. Con un gesto rapido mi prese in braccio e mi portò in camera da letto, continuando a baciarmi e mi appoggiò delicatamente sul letto per poi allontanarsi e togliersi la giacca.
Mi morsi il labbro appena vidi che stava incominciando a spogliarsi, credo che rimasi a guardarlo incantata di così tanta meraviglia. Mi sorrise e salì anche lui sul letto, affiancandomi.
«Che dici, questi li togliamo?» mi chiese con voce roca iniziando a sbottonare il mio cappotto.
«A meno che tu non sappia trapassarli» scherzai sorridendo sorniona, lo vidi scuotere la testa prima di posare ancora le sue labbra sulle mie.
«Un attimo..» lo fermai estraendo il cellulare dalle tasche del pantalone «avviso che non torno per questa notte»
Feci velocemente il numero di Harry e portai il cellulare all’orecchio, aspettando che mi rispondesse.
«Harry?»
«Sono Louis, Harry si sta lavando» Dio, che sfiga.
«Ah, volevo solo avvertirvi che torno domani mattina, sono da Zayn» risposi cercando di essere calma come una persona normale.
«Oh.. da Zayn» sibilò con il fiato corto.
«Già, con Nathan tutto okay?»
«Sì, adesso sta guardando i cartoni animati»
«Mandalo presto a letto, è molto stanco per via del viaggio. Ci vediamo domani»
«Okay, divertiti con Zayn»
«Certo» dissi insicura e confusa dalla risposta che mi aveva dato. Scossi la testa e alzai le spalle, appoggiando il cellulare su comodino.
«Tutto okay?» mi chiese Zayn notando l’espressione che avevo assunto, accarezzandomi il viso. Alzai gli occhi e incontrai i suoi così scuri e profondi, gli sorrisi leggermente e annuii appoggiando una mano sulla sua nuca per avvicinarlo a me.
«Mylène..» soffiò allontanandosi di nuovo «Ti ricordi quando mi avevi detto che non volevi una cosa programmata?»
«Mmh-mmh» feci scrutando il suo viso.
«Ecco, questo non l’avevo previsto. Anzi, avevo noleggiato “Dear John” per guardarlo insieme e poi..»
«Stai zitto, per favore» lo interruppi buttandomi sulle sue labbra piene. In fin dei conti Zayn era stato onesto, aveva aspettato e non aveva ceduto, per questo pensai che fosse fin troppo buono e perfetto per me.
 
Aprii di botto gli occhi, sudata fradicia e con il cuore in gola. Il sole penetrava già le finestre facendo luce nella stanza e l’orologio segnava le nove in punto.
Respirai affannata e mi misi seduta sul letto cercando di calmarmi, mi voltai e vidi Zayn accanto a me che apriva piano piano gli occhi, per fortuna era stato solo un incubo.
«Buongiorno» mugugnò toccando il mio braccio e sorridendomi, senza rispondergli mi appoggiai su di lui e mi lasciai cullare «Qualcosa non va?»
«Ho fatto solo un brutto sogno» risposi trovando spazio nell’incavo del suo collo.
«Racconta» mi spronò accarezzandomi la spalla, sospirai e feci ritornare quelle immagini spaventose  nella mia testa.
«C’eri tu con la divisa dell’esercito e io a qualche metro da te, mi davi le spalle e non riuscivo a vederti in faccia. Eravamo in un posto insolito, vuoto più che altro. Poi hai iniziato a camminare, io cercavo di seguirti ma non ci riuscivo, ero tipo inchiodata al pavimento, ti chiamavo ma non mi rispondevi. Poi ad un tratto una pallottola mi ha trapassato però non ho sentito alcun dolore, la stessa pallottola poi è arrivata a te e ti ha colpito, ma tu al contrario di me hai emesso un urlo e sei caduto a terra, a quel punto sono riuscita a sbloccarmi e ti ho raggiunto ma tu eri.. morto» una lacrima percorse il mio viso e sentii chiaramente un sussulto da parte di Zayn, la sua pelle si era infreddolita e aveva la pelle d’oca. Alzai lo sguardo sul suo viso e notai un certo terrore nei suoi occhi «Scusa non dovevo raccontartelo» dissi asciugandomi la lacrima con la mano, per poi accarezzargli una guancia.
«Sto bene» affermò guardando oltre la finestra.
«Io ho paura, Zayn» dissi con fermezza costringendolo a guardarmi «rimani qui con me»
«Lo vorrei tanto, amore» concluse afferrandomi la nuca per lasciarmi una lunga scia di baci e carezza, proprio come aveva fatto quella notte. La mia vera prima volta.
 
Louis..
Sentii ridacchiare qualcuno fuori dalla mia stanza, ero già sveglio da venti minuti e quelle risate mi stavano innervosendo. Mi alzai di scatto dal letto e cercai sul pavimento le pantofole che mi avevano regalato Mylène e Nathan per il mio compleanno, quelle a forma di orsacchiotto, indossai la prima maglietta che mi capitò sotto mano e piano uscii dalla stanza, stando attento a non far svegliare Harry che russava come al solito. Sgaiottolai rapido nel corridoio e mi affacciai veloce nella stanza di Nathan per controllare se dormiva ancora, poi con passo felpato raggiunsi l’entrata ben notando che quelle risate erano proprio di Mylène e quella sottospecie di babbuino con il ciuffo alla Elvis.
Se ne stavano comodamente appoggiati sul divano del salotto a sbaciucchiarsi e a scherzare come dei cretini, e pensai seriamente che fossero carini insieme, fottutamente carini.
Feci finta di tossire per far cessare le loro effusioni d’amore e farli finalmente notare che c’ero anche io con loro.
«Ehi» disse Mylène sorridendomi, mentre Zayn mi mandò solo una frecciatina senza fare nessun cenno di saluto. Ma che simpatico.
«Ciao» dissi solamente  sedendomi sulla poltrona e accendendo la televisione sulla quale davano un documentario sui cani, sicuramente più interessante della faccia di quello che mi stava guardando torvo.
«Forse è meglio che vada» esclamò finalmente Zayn alzandosi dal divano, trascinando con sé Mylène.
«A oggi pomeriggio» rispose Mylène accompagnandolo verso l’entrata, si scambiarono un ultimo bacio, che non aveva un bel niente di casto e puro dal mio punto si vista, e poi si divisero.
«Vado a svegliare Nathan» annunciò dopo sorpassando la poltrona su cui ero seduto.
«Spero che voi siate stati prudenti questa notte» proferii  ad un tratto non pensando veramente di averlo detto sul serio. Maledetti la mia boccaccia e la mia lingua lunga.
«Che cosa vuoi dire?» mi chiese acida fermandosi.
«Quello che ho appena detto» risposi cercando di risolvere la situazione, mi alzai dalla poltrona e filai veloce in cucina per evitare quel discorso pericoloso. 


 

_________________________________________
Buonqualcosa bei ragazzuoli!
Scusate l'assenza ma sono stata in gita a Roma per tre giorni e non ho potuto postare D:
Sorry.
Vi piace questo capitolo tutto Zylène? *--* Cioè, quasi tutto.
Allora, allora.. volevo ringraziare tutte quelle fantastiche persone che recensiscono ogni volta la mia storia çç SIETE TUTTE BELLISSIME. 
Poi anche quelle che l'anno messa tra le preferite/seguite/ricordate. (124, 135, 29) BELLISSIME BELLISSIME.
Pooooooooooooi.. DOVETE ASSOLUTAMENTE PASSARE DA QUESTA STORIA, E' DI UNA MIA AMICA :D Ghost 
Infine, vi chiedo e vi supplico di passare dall'altra mia storia:
 

  

 

Grazie mille se lo fate :3
Ora vi saluto con un bacio, al prossimo capitolo..
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Capitolo 20
*** Capodanno. ***



 

-Tell me you don't want my kiss
That you're need your distance, distance

 

Mancavano poche ore per la mezzanotte e a casa erano arrivati già tutti per festeggiare il primo giorno dell’anno nuovo. Liam e Danielle erano arrivati con un’ora d’anticipo dato che quest’ultima aveva insistito così tanto per aiutarmi con la cena, Niall e Marine erano arrivati puntuali come un orologio svizzero mentre Zayn si era presentato con i suoi soliti minuti di ritardo. Zia Anne e Mark avevano deciso di lasciarci da soli ed erano andati a cenare in un delizioso ristorante, ed ora avevamo casa libera per festeggiare tranquillamente il capodanno e anche il compleanno del mio piccolo Nathan, il quale, in quel momento, stava giocando con la mini macchina che gli aveva regalato Louis per Natale, e ovviamente Niall, Harry e suo padre lo stavano convincendo per far fare un giro anche a loro. Quella piccola macchina non sarebbe arrivata a fine serata. Zayn e Liam, invece, stavano bevendo una birra seduti sul divano parlando del più e del meno, quei ragazzi, secondo me, avevano una sintonia unica: anche sul posto di lavoro parlavano spesso e ridevano in continuazione, sembravano fatti per stare insieme, peccato che fossero due ragazzi e che fossero tutti e due impegnati. Sorrisi alludendo al pensiero che avevo appena fatto, erano dolci insieme, loro due.
Presi un grande sospiro di sollievo vedendo che la situazione in casa era stabile, o quasi, e andai in cucina dove si trovavano Danielle e Marine, che si erano appena conosciute.
«Come va ragazze?» chiesi sedendomi accanto a loro su una sedia attorno al tavolo, appena mi videro mi sorrisero entrambe.
«Fantasticamente» mi rispose Danielle sfoggiando una dei suoi sorrisi migliori «grazie per averci invitato»
«Grazie a voi per essere venute, di cosa stavate parlando?»
«Danielle mi stava raccontando un episodio divertente della sua vita, stavamo ridendo come pazze» affermò Marine mandando un’occhiata divertente alla sua nuova amica che ricambiò più che volentieri.
«Ho dimenticato di mettermi gli orecchini!» esclamai d’un tratto toccandomi i lobi nudi «torno subito» dissi infine camminando in fretta sui tacchi verso la mia camera, inutile dire che con quel rumore avevo attirato l’attenzione di tutti presenti.
Arrivai in camera velocemente e mi fiondai sul mio portagioie, cercai i miei orecchini pendenti da abbinare alla collana che avevo indossato quella sera quando mi capitò sotto gli occhi il bracciale che mi aveva regalato Louis. Lo presi in mano mi soffermai a guardarlo un po’, era davvero molto bello, ma avevo, in un certo senso, paura nell’indossarlo.
Sobbalzai facendo cadere il bracciale nel portagioie quando sentii due mani appoggiarsi sui miei fianchi, mi voltai di poco e constatai che era Zayn.
«Dio, mi hai spaventato» dissi mettendomi una mano sul cuore continuando a dare le spalle al mio ragazzo, lo sentii sorridere contro la pelle del mio collo per poi attirarmi di più a sé.
«Mi sono dimenticato di dirti quanto sei meravigliosa stasera» soffiò contro il mio orecchio con voce roca. Arrossii di poco e poi mi voltai verso di lui per posargli un dolce bacio sulle labbra, anche lui era perfetto con quel maglioncino blu e i pantaloni chiari.
«Grazie, e posso dire la stessa cosa di te» affermai allacciando le braccia attorno al suo collo, sorrise appena iniziando a cercare di nuovo le mie labbra.
«Uhm - uhm» sentimmo grugnire io e Zayn dal fondo della mia stanza, ci girammo all’unisono e notammo Louis appoggiato sullo stipite della porta mentre faceva un sorriso falsissimo.
«Cosa c’è, Louis?» gli chiesi spingendo dolcemente con le mani Zayn da me, nonostante lui sembrava non volersi muovere neanche di un centimetro.
«Nathan si è versato il succo di frutta addosso» mi avvisò mordendosi un labbro continuando a tenere i suoi occhi ghiacciati su me e Zayn.
«E stai aspettando me per cambiarlo?» gli chiesi seccata con un tono di sarcasmo nelle voce «aspettami qui» sussurrai dopo a Zayn.
«Sei tu quella che si occupa di queste cose» reclamò Louis facendo la faccia da cane bastonato. Sbuffai e mi avvicinai alla porta, per poi uscire dalla stanza e dirigermi verso il salotto lasciando da soli Louis e Zayn.
In salotto Harry stava cercando irrimediabilmente di smacchiare la macchia sul maglioncino di Nathan con un solo tovagliolo, povero idiota.
«Lascia stare» dissi sorridendo a mio cugino «non credo se ne andrà mai se continui a strofinare in quel modo»
«Forse dovresti cambiarlo» mi avvertì prendendo in braccio Nathan per passarmelo.
«Forse?» chiesi infine ridendo sotto i baffi.
 
Louis
Restai a fissare Zayn prima di aprire bocca. Notai che aveva una parte di un sopracciglio tagliato, i capelli in una cresta perfetta neanche fosse un gallo e un orecchino a forma di stella all’orecchio destro. Mi chiesi dentro di me cosa ci trovasse Mylène in un tipo come lui, e nello stesso momento un altro pensiero mi affollò la mente: cosa aveva trovato in me Mylène quattro anni prima? Io e Zayn eravamo così, esteticamente non avevamo niente in comune, e per quanto ne sapevo neanche caratterialmente: io ero così bambinone mentre lui sembrava un uomo vissuto, o forse lo faceva credere e basta.
Gli feci un altro sorriso sornione quando posò i suoi occhi su di me, che prima aveva tenuto bassi imbarazzato, e poi schioccai la lingua staccandomi dallo stipite della porta e facendo qualche passo.
«Ti stai divertendo?» gli chiesi semplicemente avanzando verso il letto di Mylène per poi cadere su di esso facendo molleggiare le molle del materasso. Zayn alzò le sopracciglia e infilò le mani nelle tasche, sembrava così arrogante.
«Fino a qualche minuto sì» affermò facendo anche lui un sorriso falso, se stava cercando di offendermi aveva proprio sbagliato di brutto incominciando in questo modo.
«Sì lo so, sono sempre stato bravo a guastare le feste agli altri» mi vantai passando una mano tra i miei capelli volutamente in disordine, al contrario dei suoi volutamente da pagliaccio.
«Ti do abbastanza ragione in questo» rispose guardandosi intorno nella stanza, una foto attirò la sua attenzione: ritraeva Mylène con Nathan in braccio a lei, sorridevano entrambi e io trovavo quella foto assolutamente meravigliosa «è incredibile come Nathan ti somigli, spero solo che non diventi buffone come te» disse dopo prendendo la cornice tra le mani.
Per fortuna mi dava le spalle e non riusciva a guardare la mia espressione da “ripetilo e ti prendo a pugni”.
«Io invece spero che tu esca dalla vita di Mylène il più presto possibile, non ti sopporto»  proferii serio stringendo le mani a pugno. Zayn si voltò per guardarmi in voltò e poi si lasciò andare in un ghigno divertito.
«Stanne certo Louis, mi terrò stretta Mylène finché posso» m’informò scuotendo la testa ancora con il sorriso sulle labbra, come se io avessi detto una sciocchezza.
«Ne sei così sicuro, Zayn?» lo ammonii sorridendo sghembo.
«Toccala solo con un dito e ti farò pentire per il resto dei tuoi giorni» mi avvertì con tono furioso riposizionando la cornice della foto dov’era.
«Che paura!» mimai con la voce di una ragazzina «Caro, le tue minacce non mi sfiorano nemmeno»
«Vedremo quando il mio bel pugno sfiorerà il tuo bel faccino, so diventare molto cattivo quando voglio» ribatté in modo brusco avvicinandosi a me di un passo, puntando con un dito il pugno nell’altra mano.
«E sai poi che fa la tua piccola Mylène? Prova a immaginarlo» lo schernii alzandomi dal letto.
«Sei uno stronzo» commentò incenerendomi con lo sguardo, quanta poca finezza.
«C'est la vie» sospirai sorridendo dirigendomi verso la porta, nello stesso momento Mylène stava entrando.
«Tutto okay qui?» chiese preoccupata guardando prima Zayn e poi me.
«Meravigliosamente»  risposi per lasciarli finalmente da soli, infondo non ero così bastardo.
 
Mylène.
Le ore restanti le passammo tutti insieme a mangiare la cena preparata da me con l’aiuto di Danielle, Niall aveva spazzato via tutto in pochissimo tempo ed era il primo a finire ogni portata, in più aveva mangiato tutte le cose che gli altro avevano lasciato beccandosi un rimprovero da parte di Marine.
Più guardavo quei due, più mi rendevo conto che erano davvero buffi insieme, lei era così perfettina e carina mentre lui era.. tutt’altro, ecco, ma nell’insieme erano davvero bellissimi, davano l’aria di una coppia molto affiatata e dolce.
Chissà come apparivamo agli occhi degli altri io e Zayn come coppia, chissà se anche io e lui insieme sembravamo dolci e carini.
Scossi la testa e guardai l’orologio, solo due minuti e anche quell’anno sarebbe passato, quell’anno che mi aveva sconvolto la vita del tutto.
Harry aveva già una bottiglia di champagne tra le mani, Louis invece era in cucina per accendere le quattro candeline della torta di Nathan, tutti gli altri invece, me compresa, aspettavamo con ansia che quel 00:01 scoccasse.
Pochi secondi ancora.
L’orologio non mi lasciò neanche il tempo di sbattere ancora una volta gli che già Harry stava urlando come un pazzo e Louis stava entrando nella sala da pranzo con la torta tra le braccia. Presi Nathan tra le mie braccia e lo baciai calorosamente sulla guancia, quel giorno compiva quattro anni, quattro anni dal regalo più bello della mia vita. Senza che me ne accorgessi alcune lacrime solcarono il mio viso, ero felice e allo stesso tempo amareggiata: il mio bambino stava crescendo troppo in fretta.
Molti fuochi d’artificio si riuscivano a vedere dalle finestre, si sentivano forti rumori di clacson e nel programma televisivo che stavamo guardando stavano ballando come forsennati.
Un paio di braccia avvolsero me e mio figlio, nonostante avessi gli occhi appannati riuscii a vedere la figura di Louis baciare sulla guancia prima Nathan e poi anche me.
Sostanzialmente eravamo tutti e tre pronti per diventare una famiglia quasi normale.
Sorrisi teneramente a Louis e gli lasciai Natan tra le braccia, dopo aver visto Zayn squadrarmi.  Mi avvicinai lentamente a lui, e poi come se fossimo due calamite, ci attaccammo per non so quanto tempo.
 
«Cacchio, sono stanchissima!» mi lamentai sedendomi affianco a Louis sul gradino di casa, stavano facendo ancora qualche fuoco d’artificio nonostante fossero le tre di notte passate. Ormai eravamo rimasti solo io e lui, tutti gli altri se ne erano andati e Nathan era crollato in un sonno molto profondo.
«Dove hai lasciato i tuoi tacchi vertiginosi?» mi domandò curioso notando che ai piedi portavo le pantofole.
«Li ho mandati a quel paese molto tempo fa» risposi chiudendomi nelle spalle, per fortuna prima di uscire avevo indossato una felpa, lì fuori faceva veramente freddo.
«Lo immaginavo» disse semplicemente alzando gli occhi sull’ultimo fuoco d’artificio, aveva un’aria strana, quasi preoccupata, quella sera.
«Obbiettivi per l’anno nuovo?» sbottai d’un tratto voltandomi verso di lui, potei constatare che era fottutamente bello anche di profilo, Louis si voltò per guardarmi negli occhi e poi rise scuotendo la testa.
«Io, io non lo so» boccheggiò iniziando a torturare le sue mani.
«Dai, ci sarà qualcosa» lo incitai dandogli una piccola spinta.
«Uhm, okay. Trovare un lavoro» incominciò facendo l’uno con le dita «un lavorio serio, però»
Annuii sorridente a quella informazione, finalmente aveva capito che suo padre non lo poteva mantenere a vita.
«Passare più tempo con mia mamma e le mie sorelle» continuò alzando anche il secondo dito sulla mano «E poi..» ci pensò un po’, forse un po’ troppo, prima di puntare i suoi occhi nei miei e dire «Te»
Lo guardai confusa per un secondo e subito dopo realizzai ciò che aveva detto, divenni rossa in viso e dovetti abbassare lo sguardo dato che non riuscivo a sostenere tutto quell’azzurro.
La sua mano fredda si posizionò sulla mia guancia costringendomi ad alzare gli occhi su di lui e in quel momento notai che il suo viso si era avvicinato al mio più del dovuto, superando il limite.
Ragiona, Mylène.
«Smettila di fare così» lo avvertii alzandomi dal gradino prima che lui posizionasse le sue labbra sulle mie. Rientrai in casa più rossa di un pomodoro, e poco mi importava se lo aveva lasciato lì fuori come un pesce lesso. 

 


 

_____________________________
HELLO!
Okay, dico solo poche cose, stasera ho davvero molto sonno!
1. sono stata davvero brava AHAHAH l'ho scritto tutto in una sera e mi piace parecchio :D Ero abbastanza ispirata questa sera :) Mi scuso solo per gli errori, è tardi e non mi va di rileggere (che scansafatiche è.é)
2. SIETE TUTTE MERAVIGLIOSE. Ringrazio tutte, come sempre (risponderò alle recensioni appena posso)
3. Vi dispiacerebbe passare dalla mia nuovissima FF? (cliccate sull'immagine qui in basso)
Grazie mille se lo fate :)
Un bacio :*

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Capitolo 21
*** Solo tre giorni. ***



 

-No need to go and hide, hide, hide
Gonna give you every little piece of me

 

«Oh mio Dio» esclamai una volta entrata nell’auto di Zayn che aveva preso in prestito dal padre, mi ero appena svegliata dallo stato shock che avevo subito dopo aver visto i Jonas Brothers in concerto, nelle orecchie avevo ancora la canzone finale che avevano cantato e addosso la maglia che avevo comprato poco prima del concerto. Zayn mi guardava con aria divertita mentre metteva in moto l’auto, dovevo sembrargli una pazza sclerotica.
«Oh mio Dio» ripetei di nuovo portandomi le mani sulle guance, mi voltai verso il teatro in cui si era svolto il concerto e mi resi conto che era già tutto finito «ritorniamo indietro, per favore» borbottai lamentandomi mentre l’auto si muoveva facendo scemare a poco a poco la struttura del teatro.
«Ma è finito! Quei tre staranno già in volo per un’altra città!» ghignò Zayn cercando di leggere i cartelli stradali «Da dove cazzo siamo venuti?» sussurrò tra i denti sbuffando.
«E’ stato magnifico, te ne rendi conto? Ho appena visto i Jonas Brothers!» dissi allacciandomi la cintura di sicurezza.
«Sei peggio di quelle due dodicenni in calore davanti a noi» mi prese in giro girando per una via sulla destra «ammetto che sono un po’ geloso» continuò dopo grattandosi una guancia imbarazzato.
Mi voltai a guardarlo e poi sorrisi teneramente, senza dire niente mi lancia su di lui nonostante la cintura mi stringesse, lo abbracciai e gli baciai la guancia ripetutamente.
«Ferma, sto guidando!» sbraitò incominciando a ridere mentre sbandava con l’auto, per fortuna su quella strada non c’era nessuno, ghignando ritornai composta sul mio sedile «tu sei pazza»
«Volevo ringraziarti per avermi regalato il biglietto per il concerto e per avermi fatto passare una serata stupenda» feci con voce da bambina indifesa toccandogli una gamba «ora andiamo a casa mia, c’è una sorpresa»
«Una sorpresa? A casa tua? Non è un po’ tardi?» mi chiese sorpreso accendendo la radio.
«E’ o non è il tuo compleanno?»
«Okay» rispose un po’ incerto «ma qui i cartelli stradali non li sanno più mettere?» domandò più a se stesso che a me sporgendosi sul parabrezza. Passarono più o meno venti minuti e Zayn diventava sempre più nervoso e paranoico, stava bestemmiando chiunque in quel momento per quei dannatissimi segnali che non riusciva a vedere.
«Zayn, dove siamo? Non mi sembra la periferia di Londra» affermai mettendo una mano sul finestrino cercando di vedere qualcosa oltre al buio pesto che circondava la nostra auto.
«Non ne ho la più pallida idea, sembrava quella la strada del ritorno» sbottò accostando su ciglio della strada, si portò una mano sul ciuffo e poi la fece cadere sul volante «forse mi sono allontanato un po’ troppo dalla città»
«E con questo cosa vuoi dire?» chiesi timorosa alzando gli occhi sul suo viso, scosse leggermente la testa e socchiuse gli occhi.
«Che ci siamo persi!» esclamò con una risata amareggiata  «mi dispiace» continuò portandosi le mani sul viso. Boccheggiai per qualche secondo guardandomi intorno, ma forse non era il caso iniziarsi ad agitare.
«Ehi, può capitare a tutti» dissi per rassicurarlo, ma anche per convincere me che era una cosa da niente, gli presi le mani e lo costrinsi guardarmi negli occhi «ora ti calmi e chiamiamo qualcuno, okay?»
«Tutti ma non Louis» proferì tono fermo e deciso, sorrisi e scossi la testa.
«Niall è bravo con le strade» affermai prendendo il cellulare dalla borsa «dovrebbe essere a casa» borbottai cercando tra la rubrica il numero del biondo.
«Ma ha la patente e una macchina?» mi chiese scettico Zayn, annuii distrattamente e attesi che Niall rispondesse, ma purtroppo quel deficiente non aveva mai il cellulare con sé, infatti scattò la segreteria telefonica. Sbuffai mi passai una mano tra i capelli, perfetto.
«Non risponde» informai Zayn alzando le spalle «e se proviamo a tornare indietro?»  ipotizzai buttando una sguardo verso la strada che avevamo appena percorso.
«Non è una buona idea, rischierei di confondermi ancora di più» rispose scuotendo la testa nervoso, lo guardai amareggiata e mi buttai sul sedile sospirando. L’orologio della radio segnava le dieci e quarantacinque e proprio in quel momento stavano trasmettendo il notiziario sul canale radiofonico, sbuffai alzando gli occhi al cielo premendo un tasto per cercare un canale decente e fu in quel momento che mi accorsi di un foglio che non avevo notato prima.
«Cos’è?» domandai a Zayn prendendo in mano il foglio, che si rivelò una busta per lettere. Zayn spalancò gli occhi e me la tolse di mano prima che io potessi aprirla.
«E’ meglio se non te lo dico» mi disse mettendola dentro una tasca interna del suo cappotto, mi accigliai e incrociai le braccia al petto.
«Dimmelo Zayn» ordinai perforandolo con gli occhi «..ora» continuai prima che potesse ribattere.
«E’.. è la lettera di dimissioni, la porto domani mattina in ufficio» confessò chiudendosi nelle spalle «speravo di evitare questo argomento stasera»
«Ah» feci soltanto abbassando gli occhi, mi maledissi per non avergli dato ascolto, avevo peggiorato solo la situazione. Sentii la mano di Zayn posizionarsi sulla mia guancia e poi nello stesso momento il cellulare vibrare tra le mie dita «è Niall, parlaci tu» dissi notando il nome che usciva sullo schermo.
«Sì» annuì stringendo le labbra e prendendo il cellulare dalle mie mani. Lo sentii dare le indicazioni a Niall e ripetere più volte “non lo so” mentre io, senza volerlo, iniziai a pensare al giorno della sua partenza: mancavano solo tre fottutissimi giorni, troppo pochi per i miei gusti. Mi morsi con forza il labbro inferiore per evitare di singhiozzare, non potevo piangere in quel momento, avevo evitato di farlo per tutto quel tempo, non potevo cedere in quel momento. Cercai in tutti modi di trattenere le lacrime e di ricacciarle dentro, ma appena sentii Zayn chiudere la telefonata, alcune di esse iniziarono a cadere sulle mie guance. Presi un grosso respiro e cercai di eliminarle ma, per mia sfortuna, Zayn se ne accorse.
«Vieni qui» disse dolcemente circondando il mio corpo con le sue braccia, sprofondai il volto nel suo petto e mi lasciai cullare dai suoi respiri «sono qui adesso, non me ne vado»
«Sì invece, te ne andrai così presto che non mi lascerai neanche il tempo di dirti quanto ho voglia di restare con te» singhiozzai acida stringendolo più forte. Restammo per parecchio tempo abbracciati, così tanto che pensavo si fosse fermato il tempo, e sicuramente non mi dispiaceva rimanere tra le sue braccia.
«Mi dispiace» disse ad un certo punto posandomi un bacio sulla testa «hai tutte le ragioni del mondo per essere arrabbiata»
«Io non sono arrabbiata, ho solamente paura»
«Ho paura anche io, piccola» concluse ripescando il mio volto dal suo petto, mi guardò per alcuni secondi negli occhi e poi portò le sue labbra sulle mie.
Avevo la sensazione che ogni volta le sue labbra diventassero sempre più belle da baciare, e che le mie avessero sempre più fame delle sue.
«Passano in fretta tre mesi, non è vero?» gli chiesi tra un bacio e l’altro.
«Più di quanto credi» rispose strisciando fino al mio collo per iniziare a torturare anche esso.
«Ma anche tre giorni» ribattei amareggiata. Zayn mi zittì subito con un altro bacio e io non osai più parlare; continuammo le nostre “effusioni” romantiche fin quando due fari illuminarono l’auto in cui ci trovavamo, io e Zayn ci staccammo e ci voltammo all’unisono stringendo gli occhi, dato che la luce ci abbagliava.
«E’ l’auto di Niall» esclamai sollevata, anche Zayn tirò un sospiro di sollievo. Mi sistemai la maglia che il mio ragazzo aveva volontariamente alzato e mi strinsi nel cappotto scendendo dalla macchina, Zayn mi imitò poco dopo. A passo svelto raggiunsi l’auto dietro di noi e sorrisi notando i cappelli biondi di Niall venirmi incontro.
«Ma come ci siete arrivati fin qui?» ci rimproverò buttando uno sguardo anche su Zayn, mi abbracciò teneramente e appena si allontanò potei constatare che non era solo, con lui c’erano anche Harry, Liam e Louis.
«Ciao» dissi a tutti con un cenno della mano.
«Stai bene!» esclamò Harry correndomi incontro, gli sorrisi e allargai le braccia per riceverlo.
«Sì, è tutto okay.. ora mi spiegate?» chiesi guardando Liam e Louis, quest’ultimo non mi aveva rivolto neanche un’occhiata, anzi, stava praticamente bruciando Zayn con gli occhi. Dopo Capodanno io e Louis non avevamo parlato molto, solo il minimo necessario, forse stava cercando di evitarmi e sinceramente  non sapevo più a cosa pensare.
«Quando mi hai telefonata ero in giro con Harry, abbiamo incontrato Louis e Liam dopo» spiegò Niall indicando i due ragazzi.
«E Nathan?» chiesi preoccupata.
«Tranquilla, c’è mamma con lui» mi rispose Harry posando un braccio sulle mie spalle.
«Grazie Niall» disse Zayn dando a Niall una pacca sulla spalla «non sono pratico in queste cose»
«Non preoccuparti, è tutto okay adesso. Ora ritorniamo, sto morendo di fame!» esclamò toccandosi la pancia, scoppiammo tutti a ridere, menomale c’era lui che eliminava tutta la tensione.
 

 

 

_________________________________
NON FUCILATEMI!
Lo so, lo so, non aggiorno da un casino di tempo, mi dispiace çç
Ho avuto troppo da fare in questi ultimi tempi D: (comuqnue, per favore non chiedetemi di passare dalle vostre storie perchè non è che non voglio, ma non posso! Non ho il tempo materiale e mi dispiace troppo, appena posso cercherò di passare, scusatemi T.T)
Allora, avete notato il nuovo banner? :D
E' solo una prova (: mi potete dire se vi piace più questo o quello che c'era prima per favore? :) GRAZIE.
Parlando del capitolo, Louis non dice una parola AHAHAHAHAHAHAHAH 
Volevo farlo tutto Zylène :3
Comunque, spero non vi dispiaccia °^°
RINGRAZIO TUTTE LE MERAVIGLIOSE PERSONE CHE SEGUONO QUESTA STORIA: 287 RECENSIONI, 160 TRA LE PREFERITE, 40 TRA LE RICORDATE E 180 TRA LE SEGUITE!
IO VI AMO! 
NON SO PIU' COME RINGRAZIARVI IEWAOHAIDBGFEWOIJIIOEFH

Okay, vado, sinceramente è un po' tardi e io domani dovrei andare a scuola :) Per questo domani rispondo a tutte le recensioni.
PS: se trovate qualche errore scusatemi, ho un sonno tremendo e non mi va di rileggere D:
Un bacio,
More_
 

 
 
 
 

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Capitolo 22
*** Confusione. ***


-And I can't explain 
But it's something about the way you look tonight 

Takes my breath away 


Louis.
«Sono tornato!» gridai una volta entrato in casa, scrollai le spalle non ricevendo nessuna risposta e appesi la giacca sull’appendi abiti che si trovava nell’entrata. Passai in cucina e presi una busta di patatine da sgranocchiare in attesa che arrivassero tutti gli altri, inconsciamente sorrisi alludendo al pezzettino di carta che avevo messo in tasca, lo presi frettolosamente e lessi di nuovo quello che c’era scritto, ovvero il mio futuro. Saltellando mi diressi nella stanza mia e di Harry ma prima di raggiungerla dovetti fermarmi e ritornare indietro verso la stanza di Mylène, la porta era semichiusa e si poteva benissimo intravedere il suo corpo rannicchiato di tra le coperte lilla del letto, riuscivo a sentire i suoi singhiozzi soffocati e vedere il suo corpo sussultare ad ognuno di essi. Mi rattristai di colpo e deglutii rumorosamente, erano da più di dieci giorni che si trovava in quelle condizioni, sembrava non volesse lasciare il letto, le sue giornate erano diventate monotone.
Piano bussai sulla porta e attesi che si accorgesse di me, vidi i suoi occhi voltarsi nella mia direzione e poi fissare subito il pavimento imbarazzata e coperta da tutta la sua fragilità.
«Potresti lasciarmi da sola?» mi chiese flebilmente stringendo il suo cellulare nelle mani.
«Mylène..» sussurrai entrando nella stanza, non volevo lasciarla da sola, non sicuramente in un momento come quello in cui lei aveva bisogno di tutto tranne di restare da sola.
«Ti prego» bofonchiò singhiozzando un’altra volta. Scossi con veemenza la testa e mi avvicinai al suo letto con cautela e appena le fui vicino mi sedetti accanto lei spostandole una ciocca di capelli dal viso mezzo nascosto dal cuscino.
«Hai parlato con lui?» le chiesi sorridendo dolcemente continuando a torturarle i capelli, non sembrava le desse molto fastidio così continuai a farlo.
«Ha detto che sta bene» mi rispose annuendo, più a se stessa che a me «che lì è dura e che si è fatto degli amici, infine mi ha detto che gli manco»
«E non sei felice? Aspettavi questa telefonata da giorni» esclamai cercando di mantenere un tono allegro.
«Sì tanto, ma sai.. manca anche a me» affermò facendo un ghigno sarcastico.
«Vedrai, tornerà presto» la rassicurai prendendola per i polsi per farla sedere. Nonostante odiassi con tutto me stesso quell’individuo dai capelli strani, non vedevo l’ora che ritornasse: mi faceva male vedere Mylène in quelle condizioni, non era più la stessa, in fondo lui la rendeva felice e non potevo far altro che ringraziarlo per questo «Vuoi sapere una bella notizia?»
«Spara» disse asciugandosi con le mani le ultime lacrime che aveva versato, per poi sorridermi sforzatamente per farmi un piacere. Sfilai dalla tasca il pezzettino di carta che tanto mi aveva fatto sorridere prima e glielo mostrai impaziente della sua reazione.
«L’ho trovato sul giornale di oggi e ho pensato che fosse una bella idea, non ho niente da perderci se ci provo, no?» le chiesi elettrizzato allargando tendendo le labbra in un sorriso eccitato.
«E’ perfetto, insomma, il DJ radiofonico è il lavoro adatto a te!» esclamò sorridente, questa volta sul serio.
«Domani vado a chiedere più informazioni, sono un tipo dalla parlantina facile, non sarà complicato»
«Spero che riuscirai ad ottenere quel posto» sospirò guardandomi per poi far cadere il suo sguardo sulle lenzuola «Lou.. posso abbracciarti?» disse infine timidamente stringendosi nelle spalle. Mi meravigliai un po’ della sua richiesta, ma poi, senza farglielo ripetere due volte, mi avvicinai a lei e l’avvolsi nelle mie braccia «Grazie» sussurrò attorcigliando le sue braccia attorno al mio collo per far aderire meglio il suo corpo al mio.
Evidentemente aveva davvero bisogno di qualcuno che le stesse vicino in quel momento. Di solito, quando Mylène era giù di morale, da quanto avevo capito, era Niall che la confortava e le faceva ritornare il sorriso, purtroppo proprio in quella settimana era partito anche lui, come se non bastasse già Zayn, per l’Irlanda con la sua ragazza.
 Averla tra le mie braccia era tremendamente bello, poche volte avevo avuto quel lusso di riuscire a sentire i suoi respiri sul mio collo ed avere il mio volto nascosto nei suoi capelli scuri, e a stento riuscii a trattenere quella tremenda voglia di appoggiare le mie labbra sulla sua pelle candida per iniziarla a baciare.
«Dovremmo darci più abbracci del genere, sei bello da abbracciare» soffiò nel mio orecchio interrompendo ogni mio pensiero smielato su di lei.
«Sono in bello in tutto, dovresti saperlo» mi vantai mascherando tutta la mia emozione iniziando a ridere e facendo scoppiare anche l’ilarità di Mylène.
«Sei uno stupido» constatò allontanandosi da me. Era appena finito un momento perfetto, peccato.
«Si lo penso anch’io» dissi sorridendo lasciandola andare con malavoglia «stasera.. stasera ti va di uscire?» balbettai velocemente grattandomi una guancia imbarazzato, alzai gli occhi su di lei dopo un paio di secondi non ricevendo una risposta sa parte sua e vidi la sua espressione sorpresa e un po’ confusa «da amici ovviamente, per farti svagare un po’» mi affrettai a dire per non far precipitare tutto in un buco vuoto.
«Okay, da amici» rispose semplicemente sorridendomi. Ma era quello che noi eravamo? Semplicemente amici genitori dello stesso bambino?
«Mamma!» gridò Nathan entrando in camera un po’ rosso in faccia per via della corsa che stava facendo per raggiungere il letto e un po’ anche per lo zainetto che portava sulle spalle.
«Guarda chi è arrivato!» esclamai prendendolo in braccio per farlo salire sul letto mentre lui rideva divertito. Salutò prima Mylène e poi me con un bacio affettuoso sulla guancia e poi iniziò a raccontarci tutte le cose entusiasmanti che aveva fatto quella mattina con i suoi amichetti della scuola.
«Mi dovete comprare un videogame, me lo sono subito tutto il tragitto!» esclamò esausto Harry fermandosi davanti alla porta «mi chiedo cosa avete fatto per farlo uscire così parlantino» si lamentò dopo facendo un ghigno che alludeva a tutt’altro.
«Ha preso da lui!» si difese subito Mylène puntandomi un dito contro, alzai le spalle ed annuii divertito.
 
Mylène.
«Mi dispiace di aver lasciato Nathan a casa» dissi stringendo le labbra mentre io e Louis ci dirigevamo verso il locale che aveva scelto per passare la serata: un piccolo ristorante italiano non molto lontano dal centro di Londra.
«Si sarebbe solo annoiato» mi rassicurò Louis aprendo la porta del ristorante per farmi passare per prima, gli sorrisi ed entrai dentro con lui al mio seguito.
Un cameriere dall’aria simpatica ci portò ad un tavolo per due e ci fece sedere lasciandoci i menù. Mentre Louis fissava quel pezzo di foglio dove elencava tutte le varie pietanze lo osservai per bene, portava come al solito una maglietta a righe coperta da una giacca blu, aveva la mascella contratta e gli occhi chiari fissi sulle lettere del menù. Era strano stare lì con lui, non eravamo mai usciti da soli a cena e avevo un po’ d’ansia addosso, eppure come aveva detto lui quella mattina, dovevamo comportarci come due amici.
«Tu cosa prendi?» mi chiese all’improvviso alzando gli occhi su di me, si era sicuramente accorto che lo stavo fissando, cacchio.
«Ancora non lo so» risposi imbarazzata abbassando subito gli occhi sul mio menù. Ero tesa come le corde di una chitarra e il suo sguardo su di me aumentava quel fastidioso senso di ansia.
«Potremmo iniziare con un antipasto e poi finire con una pizza» consigliò, non sapendo che rispondere mi limitai ad annuire. Il cameriere non tardò ad arrivare e facemmo le nostre ordinazioni, appena se ne andò sprofondai in un mutismo imbarazzante, la verità era che non avevo niente da dirgli.
«Stavo..» - «allora..» dicemmo all’unisono io e Louis, ci guardammo per alcuni secondi in silenzio e poi scoppiammo a ridere, ameno un po’ la tensione era diminuita.
«Inizia tu, non è niente di importante quello che devo dire» lo spronai iniziando a giocare con il tovagliolo color panna.
«Stavo pensando che so molto poco del tuo passato.. insomma, vorrei sapere di più su di te» disse schiarendosi la voce buttandomi ogni tre secondi uno sguardo incuriosito addosso. Presi un respiro e boccheggiai più volte presa alla sprovvista dalla sua richiesta.
«Cosa vuoi sapere?» dissi infine versandomi dell’acqua nel bicchiere.
«Uhm.. vediamo.. primo bacio?» fece dopo esaltato appoggiando i gomiti sul tavolo. Ecco, incominciavamo bene.
«A quattordici anni con Steven Mitchell» risposi con voce ferma e piatta sperando che l’interrogatorio finisse presto.
«Steven Mitchell? Sul serio? Era uno stronzo, forse lo è ancora» mi chiese sorpreso alzando le sopracciglia come offeso.
«Louis..» lo richiamai guardandolo scettica, evidentemente si era scordato che pochi anni prima anche lui rientrava nella categoria dei ragazzi “stronzi e amati da tutta la scuola”.
«Okay, forse non sono nella posizione giusta per giudicare.. Comunque il mio è stato a tredici con la babysitter delle mie sorelle, era più grande di me di tre anni» disse anche se io non gli avevo chiesto niente e sinceramente poco mi interessava a chi per primo aveva ceduto le sue labbra «Ultimo?» mi chiese dopo. Scossi la testa disperata emettendo un ghigno, si era instupidito per caso?
«Secondo te? E’ ovvio, Zayn dieci giorni fa» proferii ridendo sotto i baffi, anche se praticamente dentro morivo. Il ricordo di Zayn e dei suoi baci mi mandarono in tilt per qualche secondo e maledissi mentalmente Louis per aver aperto quel discorso tanto difficile.
«In effetti è stata una domanda stupida» ammise stringendo le labbra in una smorfia.
«Il tuo?» chiesi d’un tratto per non cadere di nuovo nel silenzio imbarazzante di prima. Louis parve scosso e diventò leggermente paonazzo in viso.
«Con te il giorno del mio compleanno» confessò mordendosi il labbro inferiore. Fissai i suoi occhi per qualche instante e poi scoppiai letteralmente a ridere buttando la testa all’indietro, alcune persone si girarono anche per guardarmi.
«Te lo giuro!» esclamò Louis offeso e imbarazzato, e questo mi fece ridere ancora di più.
«Non credo che tu sia rimasto in astinenza per più di un mese Louis, è impossibile» constatai dopo essermi ripresa dalla lunga ridarella che mi era venuta.
«E se ti dico che non ci riesco più? E’ diventata una cosa difficile ora che..» lasciò la frase a vuoto e prese un lungo respiro massaggiandosi gli occhi con una mano. Ora che?
Restai ad osservarlo sperando che finisse quella frase e non mi accorsi neanche che era arrivato il cameriere per portarci le nostre ordinazioni, Louis ringraziò l’uomo e poi mi sorrise abbassando lo sguardo sui manicaretti fumante.
«Questo deve essere buono» disse scrutando il piatto che era proprio davanti a lui. Sospirai e mi lasciai andare contro lo schienale della sedia, avevo perso la speranza di sapere cosa voleva dire con quel ‘ora che’.
Iniziammo a mangiare in silenzio ma dopo qualche minuto Louis iniziò ad attaccare bottone con l’argomento Nathan, nonostante fossero passati mesi da quando aveva saputo la verità, molti particolari aneddoti  su nostro figlio mi erano sfuggiti, così speranzosa che il suo interrogatorio fosse finito, iniziai col raccontare tutto ciò che ricordavo.
«Ti va di ballare?» mi chiese d’un tratto appena vide che avevo finito finalmente anche l’ultimo pezzo di pizza, quella sera avevo mangiato fin troppo. Corrucciai le sopracciglia sentendo quella proposta e mi voltai di scatto notando che alcune coppie stavano ballando sotto le note di una canzone italiana cantata e suonata da qualcuno con la chitarra.
«Io non lo so» dissi sentendomi a disagio, ma neanche il tempo di dirlo che Louis già si era alzato e mi stava trascinando verso la piccola pista.
«Me la pagherai» soffiai guardandolo divertita mentre mi facevo guidare dalla sua mano che teneva stretta la mia.
 Arrivati al centro mi avvicinò a sé con un movimento veloce del braccio, le sue mani si posizionarono sulla mia schiena e io ebbi una piccola scossa di brividi che sentì fino alla nuca. Mi stava sorridendo strafottente e, non sapendo cosa fare, appoggiai delicatamente le mie mani vicino al suo collo sorridendogli con incertezza.
«Posso farti un complimento?» mi chiese sussurrando cercando il contatto con i miei occhi verdi, che purtroppo non riuscivano proprio ad alzarsi dalle mie mani sul suo collo. Annuii nervosa stando attenta a non pestargli i piedi mentre ci dondolavamo lentamente.
«Sei bellissima stasera» soffiò contro il mio orecchio stringendomi più forte, spalancai impercettibilmente gli occhi e mi sentii inondata dal profumo amaro ma allo stesso tempo dolce di Louis, lo stesso di quella sera. Sinceramente non avevo indossato niente che mi facesse apparire bellissima, un semplice jeans a sigaretta e una camicia verde smeraldo, niente di particolarmente bello o suggestivo.
«Louis» lo richiamai appena sentii qualcosa di morbido e caldo sfiorarmi la pelle dietro l’orecchio, sussultai un po’ sentendomi avvampare e lo spinsi di qualche centimetro lontano da me.
«Scusami, mi sono lasciato prendere» si giustificò togliendo dal suo viso il sorriso da imbecille che si portava dietro da ormai ventuno anni convertendolo in uno sguardo dispiaciuto «Posso farti un’altra domanda?» continuò dopo inclinando la testa verso destra.
«Certo» gli risposi provando di sembrare disponibile.
«Quella sera, come è stata?» mi chiese sfacciatamente e senza pudore. Abbassai subito lo sguardo su qualcosa che non fosse lui prima che si accorgesse che stavo praticamente andando a fuoco.
«E’ una domanda imbarazzante, Louis» ammisi pregando mentalmente che quella canzone lenta e seducente finisse in quel preciso istante.
«Forse è più imbarazzante per me chiedertelo, non pensi? Mylène, in quel letto c’ero anche io e mi tormenta il fatto che non so come è stato, io non ricordo veramente nulla»  provò a spiegarmi alzandomi il viso con due dita per guardarmi negli occhi.
«Ti ho già detto che io ricordo solo l’essenziale» dissi con sguardo severo e duro, mi stava mettendo in difficoltà.
«Quell’essenziale, mi serve» ambì con determinazione. Rassegnata feci un sospiro e sprofondai nei fiume dei ricordi.
«E’ stato emozionante, almeno per me, e frettoloso. E’ finito tutto in mezz’ora al massimo, poi sei andato via e non ti ho più visto» risposi balbettando leggermente. Sentii Louis deglutire rumorosamente e continuare a fissarmi per tentare di strapparmi via altre parole «mi ricordo che hai imprecato sottovoce perché non avevi i preservativi, avrei dovuto fermarti in quel momento» continuai mordendomi un labbro «ma ero troppo e eccitata e, come dire, sopraffatta da te»
«Capisco» rispose abbassando, finalmente, gli occhi. Cosa capiva? Che aveva finito i preservatici con chissà chi prima di ingravidare me?
«Forse è meglio andare» gli annunciai allontanandomi da lui per ritornare al nostro tavolo. Ce ne andammo da quel ristorante pochi minuti dopo, Louis aveva pagato per tutti e due nonostante gli avessi pregato di non farlo, e infine eravamo usciti da quel posto con un silenzio tombale a farci compagnia.
Arrivati in macchina non feci in tempo ad aprire lo sportello che sentii la mano di Louis prendere la mia, mi voltai per controllare cosa volesse, ma l’unica cosa che vidi fu il suo volto avvicinarsi al mio.
«Zayn non lo saprà, tranquilla» mi rassicurò staccando le sue labbra quasi immediatamente dalle mie, non avevo neanche trovato il tempo per riuscire a scostarmi.
Louis entrò in macchina tranquillamente come se niente fosse successo mentre io rimasi lì ferma incapace di reagire.
«Che fai? Non entri?» lo sentii urlare da dentro l’auto bussando sul finestrino. Deglutii in fretta ed aprii la portiera per entrare.
«Stai cercando di confondere i miei sentimenti?» 


 


 

______________________________
Non sono morta :D Ho semplicemente passato 565446 giorni a scrivere queto capitolo che, stranamente, mi piace.
E' tutto Lylène, contente?
Ed ecco che con questo capitolo Mylène inizia ad aprire un po' gli occhi sul povero Louis e.e FINALMENTE!
Mi domando come ho fatto, dopo ventidue capitoli, a non farli ancora baciare decentemente! Ahahah, mi sento uno schifo c:
Ho rimesso il vecchio banner, ho notato che non tutti hanno gradito quello nuovo D:
Ringrazio le 195 persone che hanno messo questa storia tra le preferite (35 in più dall'ultimo capitolo ò.ò) le 210 che a seguono e le 47 che l'hanno messa tra le ricordate. BOH, VI AMO!
Vi annuncio che questa storia sta per finire, mancano pochi capitoli. 
Ma fermi, non vi libererete così in fretta di me!
Qui ci sono le altre mie storie e vi chiedo gentilmente di passare :3
Ora vi saluto, rispondo domani alle 24 recensioni che mi avete lasciato :D
Grazie mille,
More_

 



 

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Capitolo 23
*** Posso amarti più di lui. ***


-When he lays you down, I might just die inside
It just don't feel right

 

«Stai cercando di confondere i miei sentimenti?» sbottai una volta seduta sul sedile guardando accigliata Louis. La mia testa era entrata in confusione e non sapevo più cosa pensare oltre all’espressione dura di Louis che guardava di fronte a sé con la mascella contratta e gli occhi chiusi a due fessure, e quell’espressione l’avevo vista solo una volta: il giorno che seppe di essere il padre di Nathan.
«No Mylène, sto solo cercando di capire i miei, e ora non ne voglio parlare» rispose con freddezza continuando a guardare la strada deserta mentre metteva in moto l’auto. Si poteva notare benissimo che era arrabbiato, per cosa poi? Per la mia reazione o per il bacio che mi aveva dato?
Lo guardai per alcuni secondi per poi voltarmi verso il finestrino sprofondando nel sedile.
Arrivati a casa, dopo una lunga mezz’ora in totale silenzio passata in macchina, presi per un braccio Louis e lo portai in cucina, più decisa che mai.
«Dobbiamo parlare, adesso» gli dissi con fermezza piantando i piedi sul pavimento, Louis sbuffò seccato e si passò una mano sulla nuca iniziando a girare intorno all’isoletta della cucina componibile «Cosa vuoi dire con capire i tuoi sentimenti? Louis, io e te non abbiamo niente che vada oltre quello che già c’è» continuai titubante seguendolo con lo sguardo.
«Oh sì, perché tra noi c’è veramente quella sintonia chiamata “amicizia”» ironizzò fermandosi e mettendo le mani in tasca, sembrava veramente molto irritato.
«C’era fino a qualche ora, ma sembra che tu sia intenzionato a rovinare tutto» sbraitai alzando la voce non curandomi che zia Anne, Mark, Harry e Nathan stessero dormendo, se era arrabbiato lui potevo esserlo anche io, infondo era stato lui a volere che uscissimo insieme, lui a invitarmi a ballare e lui a baciarmi.
«Io voglio solo migliorare il nostro rapporto» sussurrò avvicinandosi a me di qualche passo.
«Questa discussione, se deve continuare così, è altamente inutile» affermai abbassando il tono di voce iniziando a dirigermi verso l’uscita della cucina.
«Ti sembra inutile perché non vuoi capire, e neanche ci vuoi provare tra l’altro, che quello che provo io per te non è semplice amicizia» disse prendendomi un braccio con potenza prima che io potessi uscire da quella stanza «e non so neanche come sono arrivato a questi livelli, è successo e basta… io penso di amarti Mylène» concluse intenerendo la sua voce. I suoi occhi cristallini si riuscivano benissimo a notare nonostante il buio che c’era in quella stanza, o riuscivo a vederli solamente perché eravamo tremendamente vicini.
«Per favore, smettila» sussurrai piano, doveva essere un ordine in principio ma dal mio tono di voce sembrava più una supplica.
«Smetterla? Oh piccola Mylène, questo è solo l’inizio» mormorò accarezzandomi una guancia con un pollice, mi guardava come se fossi un premio prezioso o una maglia a righe, o semplicemente come un uomo guarda la donna che ama. Oh merda.
Perché in quel momento? Perché in quella stanza e non in quel fottuto letto quattro anni prima?
Sentivo sempre più pesanti i suoi respiri addosso, le sue mani quasi tremavano e i suoi occhi brillavano più del dovuto, e io stavo quasi affogando nel suo sguardo.
«Non puoi fare così» gli dissi arretrando e finendo contro il muro.
«E cosa dovrei fare allora? Guardare te e quell’imbecille mentre vi scambiate effusioni amorose e marcire dalla gelosia in silenzio? Bene, l’ho fatto e non è cambiato nulla» ribatté acido facendo un passo verso di me buttandomi addosso un’occhiata carica di odio e risentimento «io posso amarti più di lui» continuò riducendo la sua voce in un sussurro appena pronunciato. Portò le sue mani sul muro bloccandomi in quei quindici centimetri che ci separavano continuando a guardarmi incessantemente negli occhi, ed era chiaro come la morte che non si sarebbe spostato per nessun motivo al mondo, e io avevo anche esaurito la mia capacità di spalmarmi sul muro.
Senza che me ne accorgessi, Louis portò le sue mani sui miei fianchi facendomi sussultare, distraendomi da quel gioco di sguardi, non riuscì neanche ad alzare lo sguardo di nuovo sui suoi occhi che mi ritrovai le sue labbra sulle mie.
Rimasi impassibile, ferma e dritta come uno stuzzicadenti, incapace del tutto di fare qualcosa per allontanarlo e rifiutarlo e mi meravigliai quando Louis portò una delle sue mani sul mio viso per far dischiudere le mie labbra e il mio corpo iniziò a reagire assecondandolo nei movimenti, iniziando così un gioco di lingue. Chiusi gli occhi e appoggiai le mani sul suo petto delicatamente, il mio corpo aveva una dannata necessità fisica di sentire il contatto di Louis farsi più amplio mentre il mio cervello diceva tutt’altro, e maledissi chiunque stesse manipolando me stessa per far si che il vincitore del mio conflitto interiore fosse proprio il mio corpo.
E Zayn? Dov’era finito quello che provavo per lui? I sensi di colpa iniziarono a farsi strada nella mia mente bruciando ogni mio minimo desiderio malsano di concedermi a Louis.
Presi con uno scatto il polso di Louis appena sentii le sue mani gelide sfiorare la mia pelle nuda sotto la camicetta, e mi allontanai dalle sue labbra spalmandomi di nuovo sul muro.
«Cosa c’è?» mi chiese cercando un’altra volta le mie labbra mentre la sua mano libera continuava a disegnare cerchietti sul mio fianco destro nudo.
«E’ uno sbaglio, non possiamo» gli dissi spingendolo con le mani riuscendo finalmente ad allontanarmi da lui e a raggiungere la porta che mi permetteva di abbandonare la cucina, abbassai il capo e notai che era riuscito a sbottonarmi tutta la camicetta verde smeraldo.
«Però lo vorresti» sostenne voltandosi verso di me infilando le mani in tasca con sguardo serio.
«Ammetto che la parte irrazionale di me ti vorrebbe, ma non posso permetterglielo» ammisi finendo di riabbottonare anche l’ultimo bottone della camicetta, mi voltai prima che potesse ribattere e mi diressi verso la mia camera, pronta per passare una notte insonne.
 
 
Louis
«Hey, che ci fai già sveglio?» mi chiese Harry con la voce ancora impastata dal sonno mentre cercava di alzarsi involontariamente dal suo letto, distraendomi  dall’esaminare il soffitto bianco.
«Non ho chiuso occhio, è diverso» gli accennai sospirando, ritornando a guardare sopra di me «ho una tale rabbia in corpo» sussurrai piano stringendo i pugni.
«Cos’hai fatto al tuo cellulare?» mi domandò Harry indicando l’oggetto inerme sul pavimento, mi voltai seccato verso il pavimento e l’unica cosa che riuscì a vedere fu un oggetto non identificato e non il mio bel cellulare nuovo di zecca.
«Ho avuto una crisi questa notte» spiegai con freddezza ripensando alla potenza che ci avevo messo per ridurre il mio cellulare in quel modo.
«Per quello che è successo ieri sera tra te e Mylène?» disse calmo massaggiandosi gli occhi assonnati.
«E che ne sai tu?» gli chiesi alzando la voce di almeno un ottavo facendolo sussultare.
«Ieri sera vi ho sentiti quando siete rientrati e.. vi ho visti.. sul muro» rivelò buttandosi di nuovo nel letto.
«Merda» bofonchiai socchiudendo gli occhi e prendendo un bel respiro per calmarmi. Ma non sapeva farsi i fatti suoi?
«Per come la vedo io, Louis, Mylène è molto confusa. E’ ancora innamorata di Zayn ma questo non esclude che sia attratta da te, non puoi entrare nella sua vita da un momento all’altro, capisci?» cercò di spiegarmi muovendo nervosamente le mani, annuii leggermente e mi voltai su un fianco per guardarlo meglio «credo che tu abbia calcato un po’ la mano ieri sera con lei, ha fatto bene a rifiutare le tue avances»
«Io non le stavo facendo delle avances» ribattei offeso buttandogli un cuscino addosso.
«Sì invece!» esclamò iniziando a ridere come un cretino «pensa a quello che ti ho detto.. vacci piano!» continuò assumendo un po’ di serietà.
«A te, Zayn, piace?» gli chiesi rabbuiandomi.
«E’ un bravo ragazzo» ammise borbottando mentre si alzava dal letto «lui e Mylène stanno veramente bene insieme»
«Grazie per aumentarmi l’autostima» gli dissi nuovamente offeso.
«Ma che vuoi? Mi stavi sulle palle qualche mese fa, io tifo per Zayn!» esclamò ghignando indietreggiando verso la porta.
«Inizia a correre Styles!»
 
Mylène
«Buon pomeriggio!» esclamò raggiante Liam facendo capolino da dietro la porta del mio ufficio. Alzai gli occhi dal computer e gli sorrisi leggermente.
«Anche a te» dissi facendogli segno di entrare «Danielle?»
«E’ a casa con la febbre» spiegò avvicinandosi alla mia scrivania con due caffè in mano «pensavo ne avessi bisogno, non riesco a descrivere i tuoi occhi in questo momento, sembri assonnata» mi disse porgendomi uno dei due caffè. Quel ragazzo era la gentilezza in persona.
«Grazie, ti voglio tanto bene Liam..» esclamai togliendo il coperchio dal bicchiere «..in effetti questa notte non ho dormito molto»
«Oh, anche io te ne voglio» rispose mettendomi una mano in testa iniziando a disordinare i miei capelli teneramente «cos’ha fatto Louis questa volta?» mi chiese dopo sospirando.
«Come fai a sapere che c’entra Louis?» gli domandai aggrottando le sopracciglia, possibile che sapesse sempre tutto?
«Semplice, mi ha detto che ti ha invitata ad uscire ieri sera.. allora, come è andata la serata?»
«Inizialmente bene, poi si è conclusa veramente da schifo» gli confidai guardando il liquido scuro nel mio bicchiere «si è dichiarato, mi ha detto che mi ama» continuai con un sorriso amaro sulle labbra.
«Oh-oh» fece Liam sorseggiando un po’ della sua bevanda.
«Oh-oh» lo imitai sospirando, accasciandomi sulla scrivania «e ho tradito Zayn, quasi»
«Che cosa?» sbraitò  sputando quello che aveva appena bevuto, sembrava veramente molto sorpreso e quasi.. deluso.
«Non sono andata a letto con Louis» affermai velocemente «ci siamo solamente baciati e per favore non farmi la predica, sono un’idiota, lo so perfettamente»
«Non voglio farti la predica ma, Mylène, Zayn manca solo da undici giorni»
«Lo so, e sono così mortificata per quello che è accaduto. Il fatto è, Liam, che non so più cosa provo per l’uno e cosa provo per l’altro, è diventata una situazione difficile dopo ieri sera. Ho passato ore sveglia stanotte per questa cosa» piagnucolai stringendomi nelle spalle.
«Non so che dirti, sono tutti e due miei amici, non vorrei che soffrissero»
«Ho l’impressione che farò soffrire entrambi, lo sto già facendo» sostenni passandomi una mano tra i capelli.
«Sono certo che riuscirai a trovare una soluzione» sussurrò Liam posando un bacio sulla mia fronte «ora vado»
«Certo, grazie per il caffè» lo salutai sorridendogli mentre si dirigeva verso la porta.
Quella sera avevo chiesto a Harry di non venirmi a prendere come tutti gli altri giorni, preferivo tornare a casa con le mie gambe, così da metterci  molto di più per tornare e quindi passare meno tempo a casa. Avevo evitato Louis tutto il giorno, non mi ero fermata a casa neanche per il pranzo dopo aver accompagnato Nathan a scuola, ma adesso era arrivata l’ora di tornare.
Infilai la chiave nella toppa di casa e cautamente, senza far nessun rumore, entrai in casa. Il silenzio più assoluto regnava tra quelle mura, eppure ogni sera c’era qualcuno a far baccano.
«Sono qui» urlai appendendo il cappotto sull’attaccapanni. Non ricevetti nessuna riposta così incuriosita mi avviai verso il salotto.
«Come mai tutto questo sil..» lasciai la frase a mezz’aria quando vidi che sul divano non c’erano solo zia Anne, Harry e Louis con Nathan sulle sue gambe, ma ben sì anche mio padre e la sua compagna. Rimasi immobile e guardai sorpresa mio padre, che cosa ci faceva in casa mia?
«Ciao Mylène»

 


 

_________________________________
Macciao!
Vi sono mancata eh? :D
voi a me tantissimo, jwqhoidjkjuhefwio *^*
Allora ho un paio di cosette da dirvi:
1. questo capitolo, soprattutto la parte iniziale, è stato peggio di un parto scriverlo. Non sapevo veramente che parole usare, ero in difficoltà D: Spero di aver reso al meglio l'idea della confusione che c'ha in testa Mylène, povera çç Ci ho messo una settimana per scrivere quel dannato bacio, che finalmente c'è stato, tutto il resto l'ho scritto oggi e infatti si può notare che altamente cacare :D WUUEEH!
Durante il pomeriggio mentre stavo bellamente scrivendo, però, mi si sono illuminati gli occhi per via di una cosa che ho visto sulla scrivania: LA COLLA VINAVIL! Dai, chi non si è mai messo la colla sulla mano per po tirarla come fosse pellicina? *^* Che bella cosa! Quasi quasi lo rifaccio :D
2. Ho notato che molte di voi pensano che Zayn sia andato in guerra. NON E' ASSOLUTAMENTE VERO! Il mio piccolo Zayn si è solo arruolato, niente guerre per adesso, o almeno, in questa FF non ce ne saranno. Mi scuso se mi sono espressa male çç
3. IO VI AMO! VENTOTTO RECENSIONI PER IL CAPITOLO SCORSO QWEIHOFJ!! STO MALE, GIURO çç PER NON PARLARE DELLE 210 PERSONE CHE HANNO MESSO QUESTA STORIA TRA LE PREFERITE E LE  234 CHE LA SEGUONO! TANTO AMORE PER VOI.
4. Ho fatto la scaletta di questa storia e mancano tre capitoli più l'epilogo, deprimiamoci insieme çç
.
5. Passereste gentilmente, visto che siete così in tante, dalle altre mie FF? :D
(cliccate il banner)

 




 

6. MOMENTO PUBBLICITA': SIETE PRATICAMENTE OBBLIGATE A PASSARE DA QUESTA BELLISSIMA STORIA SCRITTA DA UNA BELLISSIMA RAGAZZA (SI, @__Offthechain sto parlando con te u.u)

 

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Capitolo 24
*** Destino. ***



 

-Lights will guide you home
And ignite your bones
And I will try to fix you

 

«Ciao Mylène» e il mondo mi crollò addosso.
Era lì seduto sul divano tra la donna bionda e mia zia, con un aria impassibile e gli occhi fissi su di me, con qualche ruga di troppo e i capelli più grigi rispetto a quattro anni prima. Rimasi ferma inchiodata al pavimento con gli occhi sgranati e il cuore in gola. La donna bionda mi stava guardando con un sorriso rassicurante sulle labbra mentre stringeva cautamente la mano di mio padre, e tutto un tratto diventai gelosa, gelosa di mio padre. Ero io quella che gli stringeva la mano, io a cucinargli quando tornava a casa stanco dopo il lavoro, io a curarlo quando non si sentiva bene e improvvisamente sentii il bisogno di ritornare indietro a quei giorni, quando il mio unico problema era di andare bene a scuola per non deluderlo.
«Vi lasciamo da soli» annunciò mia zia mandando un’occhiata ad  Harry e a Louis per farli alzare dalla poltrona «su Nathan, vieni qui» disse poi prendendo in braccio mio figlio per portarlo in cucina.
Non volevo rimanere sola con loro due.
«Il ragazzo può rimanere, devo parlare anche con lui» disse serio mio padre, Louis si fermò e ritornò dov’era seduto prima, lo guardai di sottecchi e notai che era visibilmente nervoso. Ignorando il mio piano di non parlare più con Louis, feci qualche passo e velocemente mi ritrovai affianco a lui con una mano attorno al suo braccio.
Mio padre aspettò che zia Anne, Harry e Nathan fossero lontani, prima di rivolgermi un’occhiata incomprensibile. Respirai a fondo per calmarmi e stritolai un po’ il braccio di Louis in silenzio, mi stavo facendo prendere dal panico.
«Che cosa vuole?» chiese Louis a mio padre con tono serio, mentre con movimenti precisi stava facendo finire la mia mano tra la sua. Gli occhi di mio padre si spostarono da me a Louis e poi lo studiò per bene, come per metterlo alla prova.
«Vuole scusarsi» rispose la donna bionda, di cui non ricordavo esattamente il nome, per mio padre.
«Sono passati quasi cinque anni da quando mi hai cacciata da casa, ti sembra l’ora di scusarti?» lo attaccai con furia, ero arrabbiata nera con lui «e mi hai anche ripudiato come figlia, mi chiedo dove tu abbia trovato così tanto coraggio da dirmi in faccia che non hai mai avuto figli!»
«Non lo so» mi rispose secco portandosi una mano sul viso.
La mano di Louis strinse forte la mia mentre la mia testa diceva solo una cosa: “che bastardo!”.
«Allora fallo! Se proprio vuoi chiedermi scusa, fallo!» gridai.
«Devo prima chiarire alcune cose» disse calmo, alzai un sopracciglio e poi mi lasciai andare contro lo schienale del divano incrociando le braccia «so per certo che non mi sono comportato da buon padre, me ero fragile e solo, Mylène, lo sai che dopo la morte di tua madre sono cambiato, l’idea di mandarti da tua zia è stata quella migliore.. e poi ero deluso, deluso da te! Sei sempre stata una ragazzina matura e non mi hai mai dato nessun tipo di problema, quando mi hai dato la notizia sono rimasto totalmente sconvolto.. in questi anni ho cercato di chiudere tutti i ricordi che avevo di te in uno scatolone, sono arrivato al punto di non volerne sapere più niente di te»
«Frequento tuo padre da due anni e ho saputo della tua esistenza solo quel giorno che ti abbiamo incontrata al supermercato» lo interruppe la donna abbassando gli occhi «sono riuscita a farmi dire tutta la verità, e credimi, ho sudato sette camicie per farlo venire qui da te.. quindi, per favore, perdonalo!» mi supplicò dopo con gli occhi visibilmente lucidi.
«Perché hai voluto dimenticarmi?»
«Perché semplicemente non riuscivo a capacitarmi che tu non saresti stata più con me» rispose deglutendo rumorosamente.
«Ma sei stato tu a cacciarmi!» ribattei confusa.
«Ti ho mandata qui da tua zia per aiutarti Mylène, con me non avresti ricevuto nessun tipo di aiuto!»
«Questo non significava tagliare tutti i ponti con me! Se fossi stato più ragionevole, più di buon cuore, mi avresti capita! Ero piccola, dannazione, ed ero indifesa.. quello che mi hai fatto non mi è stato di grande aiuto.. anzi» gli dissi stringendo le labbra alla fine, sentivo già le lacrime sotto gli occhi.
«Mi dispiace, scusami» concluse abbassando il capo.
«No, che non la scusa!» esclamò Louis accanto a me leggermente irritato «Okay, forse non sono nella posizione giusta dato che ho ingravidato io sua figlia, ma cavolo, se l’avessi saputo prima avrei fatto di tutto per rimanerle accanto» continuò con ancora più enfasi. Mi voltai per guardarlo, aveva la mascella contratta e gli occhi fissi su mio padre, sorrisi involontariamente, quelle parole mi fecero stare meglio.
«Invece, se io avessi saputo prima chi era stato a mettere incinta mi figlia lo avrei ammazzato di botte!» fu la risposta di mio padre furioso dalla rabbia, sussultai e mi aggrappai ad un braccio di Louis, per difenderlo, credo.
«Jared!» lo rimproverò la sua compagna trattenendolo per una spalla «il ragazzo ha ragione, e ora come ora non hai nessun diritto per prendertela con lui!»
Sorrisi leggermente alla donna bionda seduta di fronte a me per ringraziarla per quello che aveva detto, il pensiero che lei fosse dalla mia parte mi rincuorava.
«State insieme?» ci chiese dopo sorridendoci gentile.
Sgranai gli occhi e scossi la testa con veemenza, mentre Louis accanto a me rimaneva impassibile.
«No, io frequento un altro ragazzo» la informai «si chiama Zayn»
«Sì, e nella sua vita abbraccerà più un fucile che i suoi figli» continuò Louis mandandomi un’occhiata con un sorrisino strafottente sulle sue labbra. Lasciai subito il suo braccio e mi allontanai da lui, ma come si permetteva?
«Che cosa?» ci chiese mio padre piuttosto confuso.
«Si è arruolato nell’esercito» spiegai in fretta ricambiato l’occhiata di Louis.
Quel ragazzo un momento mi faceva stare bene e l’altro mi metteva in condizioni di strangolarlo.
«Comunque sono Molly, non mi sono presentata» disse porgendomi una mano, che presi con timore. Ero sempre più convinta che quella donna fosse bellissima, nonostante i suoi, sicuramente, quarant’anni.
«Che giochi strani fa il destino» continuò spostando gli occhi da me a Louis e viceversa «vi ha fatti rincontrare… sì questo è proprio destino»
«Lo penso anch’io» disse Louis continuando a sorridermi, giuro che stavo per strozzarlo.
«Ritornando al discorso di prima, papà» iniziai senza badare alla parola che avevo detto, mi accorsi dell’errore che avevo fatto solamente quando notai gli occhi di mio padre accendersi di una luce diversa, speranzosa.. «io accetto le tue scuse ma non ti perdonerò, col tempo forse» conclusi abbassando lo sguardo sulle mie ginocchia.
«Mylène!» ribatté Louis, sicuramente era in contrasto con la decisione che avevo preso.
«Non è affar tuo questo, è una faccenda tra me e mio padre» dissi con decisione.
«Mi basta ciò che stai facendo» constatò mio padre alzandosi dal divano e come fossi un suo riflesso lo feci anche io, piazzandomi davanti a lui «cercherò di chiamarti più frequentemente d’ora in poi.. e mi piacerebbe passare del tempo con Nathan»
Veramente?
«C-certo» balbettai schiarendomi la voce.
Gli occhi di mio padre mi fissarono per qualche secondo e poi si lasciò andare in un ghigno docile «la mia bambina» sussurrò dopo posandomi un bacio sulla fronte, mi scostai di poco da lui e lo fissai con uno sguardo carico di frustrazione, sperando che mi capisse.
«Penso che dovremmo andare» disse dopo voltandosi verso Molly per farle un cenno.
In silenzio li accompagnai alla porta dell’ingresso con un sorriso poco convito sulle labbra.
«Vienici a trovare qualche volta a Doncaster» mi disse Molly baciandomi le guance per salutarmi.
«Ci penserò» risposi per non darle una delusione.
Mio padre era già uscito fuori di casa, mi salutò con solo un cenno del capo e poi, affiancato da Molly, si avvicinò alla sua macchina.
«Mylène!» mi chiamò Louis dietro di me, sobbalzai e chiusi velocemente la porta.
«Cosa c’è?» gli chiesi ingenua voltandomi verso di lui.
«Sicura di aver fatto la scelta giusta?»
«Giusta o meno, mi sono tolta un peso da sopra lo stomaco» dissi secca guardando in basso.
«Ti ricordi del lavoro che ti ho parlato ieri?» annuii curiosa e mi avvicinai di qualche passo a lui «mi faranno fare due settimane di prova»
«Grandioso» esclamai sorridendo per poi sorpassarlo per andare in cucina, dove mi rifugiai nelle braccia di Harry.
 
3 mesi dopo
«Dai Nathan, il pollo è buono!» dissi con in mano una forchetta con del pollo infilato per Nathan, era più di mezz’ora che stavo cercando di fargli mangiare quella benedetta fettina di pollo!
«No! Non mi piace!» si lamentò stringendo le labbra. Sbuffai e lasciai la forchetta nel piatto, ci rinunciavo. Quel bambino era la copia esatta di suo padre, testardo come un mattone!
«L’hai voluto tu! Questa sera solo le verdure, il pollo lo diamo al gattino di Harry» lo minacciai prendendo il piatto per metterlo nel lavello.
«Sei malefica Mylène!» mi disse Niall sorridendo sotto i baffi come un cretino accompagnato da Harry, che stava accuratamente accarezzando il suo piccolo gatto grigio, Tanya, che nome ridicolo per un gatto!
«Ma mamma!» continuò Nathan mettendo il broncio.
«Niente ma, sai le regole» gli dissi ritornando seduta affianco a lui mentre iniziavo a sbucciargli una mela.
«Non pensi di essere un po’ crudele?» mi chiese Niall mentre faceva dei calcoli sulla calcolatrice, almeno lui stava studiando per gli esami a differenza di Harry.
«Per niente» risposi orgogliosa di me stessa.
«Harry esce anche a te duecentonovan… Harry?!» lo riprese il biondo distraendolo dalle fuse che stava facendo lui al gatto, e non viceversa.
«Scusa, scusa, mi sono distratto!» esclamò prendendo la calcolatrice e lasciando a terra Tanya, ma non riuscì neanche a schiacciare il primo tasto che qualcuno citofonò «Vado io!»
«Lo bocceranno» sospirò Niall scuotendo la testa mentre seguiva con lo sguardo Harry, che correva saltellando accompagnato dal suo gattino.
«Il peggio è suo» dissi facendo le spallucce.
«Sinceramente, non glielo consiglio per niente.. penso che lo minaccerò»
«Tanya ti può essere d’aiuto!» affermai ridendo.
«Mylène, hai visite!» annunciò Harry rientrando in cucina con uno sguardo emozionato e felice «buone visite»
Lo guardai confusa per qualche secondo fin quando non vidi dietro di lui una figura che conoscevo bene, fin troppo.

 

_____________________________
SEXYFACE MODE ON!
Okay, sono le undici di sera e io sono tipo mezza addormenata.. D:
Non so per quale miracono sono riuscita a scrivere, tutto in un giorno poi! Cioè #proudofme
Il capitolo non è uno dei migliori, infatti non mi piace molto, ma ho fatto del mio meglio e quindi accontentatevi u.u
Mi scuso se eventualmente c'è qualche errore, ma non mi va per niente di rileggerlo #js Li correggerò domani :)
Comuqnue... 32 RECENSIONI PER UN CAPITOLO? VOLETE FARMI PIANGERE? DITELO EH!
IO VI AMO! SIETE MAGNIFICHE!
Facciamo un giochino? :3
TU CHE STAI LEGGENDO QUESTO "COSO", MI PROMETTI CHE LASCERAI UNA RECENSIONE PER FARTI NOTARE? PER DIRMI "EHI SONO QUI, RINGRAZIAMI, STO LEGGENDO LA TUA FF"?
Lo fate? PERCHE' IO DEVO RINGRAZIARE CHIUNQUE LEGGA QUESTA STORIA, SERIAMENTE. 
Siete in più di duecento che seguite questa storia, mi farebbe molto piacere :)
Se non lo fate, beh, fa niente c:
Vi posso chiedere un altro favore?
Il banner qui sotto è della FF che prenderà il posto di questa qui, quindi vi chiedo gentilmente di passare (vi lasco anche l'introduzione sotto):



"«Ma non vedi quando cammini?» le sbraitò contro il ragazzo alzando gli occhi su di lei, Liam fece una smorfia di disgusto: Styles.
«Non solo quando cammino» sussurrò Bridget disegnando sul suo volto un sorrisino strafottente, le piaceva fare delle battutine scherzose.
«Ma che cazzo stai dicendo?» le chiese il ragazzo riccio più scontroso di prima.
«Hei!» intervenne subito Liam «lascia stare mia sorella, si è anche scusata porca miseria! Abbi un po’ di decenza, Styles!» 
«Senti Payne, non ho voglia di litigare già dal primo giorno, quindi vai a fatti fottere tu e tua sorella!» concluse in fretta il ragazzo incominciando a camminare dalla parte opposta alla loro, chinando nuovamente il capo. 
Liam era quasi sul punto di inseguirlo e prenderlo a pugni, ma Bridget lo trattenne per la maglia. 
«E’ tutto okay» gli disse incoraggiandolo a camminare di nuovo per raggiungere le loro stanze."
 

Adesso mi dileguo *puff*


 

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Capitolo 25
*** Ero la ragione di quel sorriso. ***



 

-And well there must have been a time
I was a reason for that smile
So keep in mind

 

«Oh mio Dio» esclamai sorpresa facendo cadere la mela dalle mie mani sul tavolo. Mi alzai di scatto con un gesto veloce e corsi incontro a Zayn, che era rimasto fermo dov’era con un’espressione serena dipinta sul volto. Allargò le braccia appena mi vide correre verso di lui e mi prese al volo stringendomi con forza.
«Sei un lurido, dovevi tornare tra due settimane» sussurrai allacciando le braccia attorno al suo collo per poi tirargli un pugno sulle spalle, fingendomi offesa.
«Volevo farti una sorpresa» rispose allontanandomi di poco da lui per guardarmi bene in faccia, e solo in quel momento mi ricordai che non ero truccata, che il mio abbigliamento era una vecchia tuta delle superiori e che i miei capelli facevano veramente schifo.
Invece, Zayn, era tremendamente perfetto: le guance erano lisce e morbide, segno che si era fatto la barba quel giorno stesso, i capelli erano più corti rispetto all’ultima volta che lo avevo visto ed emanava un profumo buonissimo. L’unica cosa che mi era nuova nel suo viso era una cicatrice all’altezza del sopracciglio destro, ma prima che potessi chiedergli come se la fosse procurata, mi intrappolò in un bacio che mi fece restare senza fiato.
«Uhm-uhm» fece qualcuno alle nostre spalle facendoci allontanare «i bambini non dovrebbero assistere a queste scene» disse Harry sedendosi affianco a Nathan.
«Allora chiudi gli occhi» lo schernì mentre mi leccavo le labbra per assaporare di nuovo quel sapore che mi era tanto mancato in quei tre mesi.
«Questa non era male, Mylène!» mi disse Niall avvicinandosi a Zayn, per salutarlo, come due vecchi amici.
«Grazie biondo» gli riposi rimanendo accanto a Zayn «Nathan vieni qui a salutare Zayn» dissi poi a mio figlio, che era rimasto impassibile sulla sua sedia, ci guardò per alcuni secondi senza fare niente e poi il suo sguardo fu attirato da qualcos’altro, o qualcun altro.
«Papà!» esclamò saltando dalla sedia per raggiungere Louis, che era appena tornato a casa. Mi voltai verso loro due e vidi Louis prendere in braccio Nathan e poi guardare me e Zayn con disappunto e sorpresa.
«Louis» lo salutò Zayn appoggiando un braccio sulle mie spalle, mi morsi un labbro e guardai l’espressione da duro che aveva assunto il ragazzo di fronte a me, che brutta situazione.
«Andiamo al parco Nathan» disse indifferente senza ricambiare il saluto, ci mandò un’altra occhiata e poi sparì dalla nostra vista insieme a mio figlio.
Abbassai lo sguardo e presi un respiro profondo, era incredibile il modo in cui si era allontanato da me Louis negli ultimi tre mesi, le parole che ci scambiavamo si erano ridotte al massimo, e ci vedevamo sempre di meno dentro casa, e dire che avevo fatto tanto per eliminare l’odio che provavo verso di lui.
«Ci ho provato» sospirò Zayn alzandomi il viso con una mano, gli sorrisi a fatica e  mi avvicinai al tavolo con lui appresso.
«Il suo umore ultimamente è sotto lo zero» lo informò Harry iniziando ad accarezzare di nuovo Tanya «il lavoro lo stressa» certo, il lavoro.
«Poco importa» rispose Zayn chiudendosi nelle spalle poi prese la mela che avevo lasciato sul tavolo e iniziò a mangiarla come se niente fosse «uhm, buona» esclamò poco dopo sorridendo.
«Scusa per il comportamento di Nathan» gli sussurrai mortificata «non è abituato a te»
«E’ un bambino, lo posso capire» mi rispose baciandomi una tempia.
 
Era incredibile quanto mi fosse mancato quel letto con le lenzuola bianche e i cuscini blu, il rumore del tram che passava ogni dieci minuti e la buffa suoneria che aveva Zayn sul suo cellulare, un mischio di roba tunz-tunz e pop. Mi voltai verso di lui e lo vidi sbuffare mentre si liberava di tutte le coperte che aveva addosso.
«Non te ne andare» gli sussurrai trattenendolo per un braccio per poi appollaiarmi su di esso come una bambina.
«Solo pochi secondi» mi rassicurò lasciandomi un bacio sulle labbra, feci una smorfia e mi allontanai per prendere il mio di cellulare, che intelligentemente, avevo lasciato sul comodino e non sulla cassettiera come qualcun altro.
Erano già le otto di sera, sicuramente a casa si stavano chiedendo dove fossi dato che avevo passato tutto il pomeriggio con Zayn,.
«Sì, è arrivata anche a me.. Okay, ci vediamo lì» sentì sussurrare Zayn al telefono mentre cercavo la mia canotta con le roselline che avevo comprato qualche giorno prima «cosa stai facendo?» mi chiese dopo stendendosi di nuovo sul letto.
«Mi vesto, non è ovvio?» risposi scettica sistemandomi la maglia.
«Di già?» fece affiancandomi con la delicatezza di un bisonte riprendendo a baciarmi il collo fino ad arrivare sulle mie labbra, che divorò all’istante. Lo assecondai iniziando a baciarlo con foga, feci finire la mia mano sul suo viso e poco dopo mi resi conto che non era il bacio che volevo, era diverso, diverso da quello passionale e dolce di Louis.
La mia mente mi riportò a quella sera, quando la parte irrazionale di me aveva vinto, e maledissi tantissimo i miei pensieri: non potevo pensare a Louis mentre baciavo Zayn, era illogico e schifosamente vergognoso.
Spalancai gli occhi e mi staccai con un strattone da Zayn, che parve piuttosto sorpreso dalla mia interruzione.
«Cosa c’è?» mi domandò accarezzando i miei capelli.
«Devo andare a casa» affermai fredda alzandomi dal letto per recuperare le mie scarpe.
Zayn sbuffò imitandomi e iniziò a dirigersi verso il bagno «Il tempo di farmi una doccia e ti accompagno, okay?»
Annuii distrattamente e mi lasciai cadere di nuovo sul letto appena Zayn chiuse la porta del bagno, fissai il soffitto bianco per un tempo indeterminato, lo scroscio dell’acqua della doccia cullava i miei pensieri e non potevo credere che avevo pensato a Louis, mi sentivo così stupida e confusa.
Quando sentii il rumore dell’acqua fermarsi capii che Zayn aveva finito di lavarsi così mi alzai e mi diressi verso l’entrata dovevo avevo lasciato la mia borsa. Mentre cercavo un elastico per legarmi i capelli nelle tasche interiori della borsa notai, appoggiata su di un mobile, una busta da lettere bianca già aperta. Spinta dalla curiosità la presi in mano e l’aprii estraendone il foglio che c’era all’interno.
Il cuore mi si fermò all’altezza della gola appena lessi ciò che c’era scritto, avrei preferito non leggerla quella lettera.
«Mylène» sussurrò Zayn dietro di me, sussultai sentendo la sua voce e mi voltai di scatto con uno sguardo terrorizzato dipinto sul viso. Presi un grosso respiro e poi lo guardai dritto negli occhi.
«Quando avevi intenzione di dirmelo? Il giorno prima? Cazzo, ti traferiscono a Edimburgo e ritorni tra un anno, un anno te ne rendi conto?» urlai  infuriata sbattendo con forza la lettera contro il suo petto.
Un anno senza di lui, no, non potevo sopportarlo.
«Mettiti nei miei panni, non è facile» rispose prendendomi le mani per avvicinarmi a lui.
«Non è facile un corno, Zayn! Dovevi dirmelo questa mattina appena mi hai visto, tenere nascoste queste cose non migliorerà la situazione, pensavo che tu l’avessi capito!» sbraitai spingendolo.
«Volevo dirtelo con calma, volevo parlare con te a quattr’occhi con tranquillità, ma non oggi.. oggi dovevamo essere io e te senza problemi» chiarì aggrottando la fronte «Avevo pensato di prenderci una pausa, ora è tutto più complicato, ci farebbe bene»
Una pausa? Sgranai gli occhi sorpresa da quello che mi aveva detto nonostante lui sembrasse totalmente serio e sicuro.
«Non puoi averlo detto seriamente» sussurrai con la voce che mi tremava per i nervi.
«Io non riesco a reggere questa situazione, come ho già detto, è complicata»
«E di chi è la colpa secondo te?» sbraitai sbattendo una mano sul mobile affianco a me, ero infuriata nera, la rabbia aveva preso possesso del mio corpo. Zayn abbassò il capo e il silenzio rispose per lui facendomi capire che voleva veramente chiudere con me.
«Hai altro da dirmi?» gli chiesi mentre delle lacrime si facevano spazio per uscire fuori ed esplodere, tentai di trattenerle e con uno sforzo enorme le rimandai dentro.
«Non vuoi veramente sapere le cose che ho da dirti» sostenne continuando a guardarsi i piedi nudi, ancora leggermente umidi per via della doccia che si era fatto.
«Io devo saperle!» esclamai prendendo un grosso respiro.
«Mio padre vuole spedirmi in missione e ho conosciuto una ragazza al campo, ci sono andato a letto» disse tutto d’un fiato fissando finalmente i miei occhi con le sue iridi così scure e misteriose, quasi liquide.
Rimasi totalmente senza parole da quello che mi aveva detto, sentii la gola seccarsi in pochi secondi e gli occhi inumidirsi di nuovo, non avevo più la forza per parlare.
«Ma io ti amo ancora Mylène, davvero» continuò dopo appoggiando le sue mani sul mio viso per attirarmi verso di lui. Scoppiai in un pianto nervoso e i miei occhi si sciolsero in un mare di lacrime, non avevo neanche la forza di respingerlo.
Quello non era il mio Zayn, non era lo stesso ragazzo che avevo conosciuto pochi mesi prima, quello che aveva il sorrisetto strafottente sempre sul volto e un ciuffo all’insù più alto di sei centimetri, non era più Zayn con la Y e non con la I.
«Sei uno stronzo» mormorai mentre mi lasciavo stringere come una stupida dalle sue braccia «tu non mi ami, non più, non mi staresti lasciando altrimenti»
Non rispose nuovamente, la sua bocca non si aprì per negare ciò che avevo appena detto. Chi tace acconsente, no?
«Allontanati» dissi con fermezza spingendolo «Non avrei mai pensato di dirtelo ma sei un verme, un bastardo. Qual è il tuo vero scopo Zayn, lasciarmi per andare da quella che ti sei fatto?»
«No, lo sto facendo per te Mylène» mi disse tirando su con il naso, non poteva mettersi a piangere anche lui «la tua vita sarà migliore senza di me»
«Pessimo tempismo Zayn, l’hai già peggiorata» conclusi prendendo la giacca e la borsa, non volevo rimanere un secondo di più in quella casa, non volevo vederlo più.
«Mylène..» lo sentii dire un’ultima volta mentre aprivo la porta d’ingresso ed uscivo da quel covo di bugie e scuse. Il tonfo che provocò la porta nel chiudersi mi fece sussultare provocando in me nuovi singhiozzi, mi voltai di nuovo per dare per l’ennesima volta uno sguardo a quella casa, sperando che Zayn uscisse da lì con solo i boxer addosso, con delle scuse a portata di mano e con la frase “sei su scherzi a parte!” per poi baciarmi fino a farmi morire, ma non successe e nuovamente pensai che era stato uno stronzo sfruttatore.
Mi asciugai in fretta le lacrime con le maniche della giacca, ma neanche il tempo di farlo che i miei occhi si erano appannati di nuovo. Appena arrivai davanti casa di zia Anne il mio corpo si bloccò, se mi avessero vista tutti in lacrime sicuramente mi avrebbero fatto un milione di domande, così decisi di deviare per raggiungere il parco non molto distante.
Stremata mi accucciai su di una panchina, a quell’ora non c’era nessuno, le altalene cigolavano per via del vento e un profumo di pini alleggiava tranquillamente nell’aria.
La suoneria del mio cellulare mi fece sobbalzare dal mio stato di solitudine, controllai chi fosse sperando un’altra volta che fosse Zayn per scusarsi, ma il nome che lessi mi fece arrotolare lo stomaco.
«Sei ancora da Zayn?» mi chiese subito Louis con aria fredda appena schiacciai il tasto verde «Nathan si sta innervosendo, vuole te»
«No, sono al parco» dissi desiderando altamente di sembrare il più serena possibile.
«Al parco? A quest’ora girano i drogati lì dentro, vieni subito a casa!» mi ordinò con tono duro, come se mi stesse importando molto dei drogati.
«Raggiungimi, ti prego» lo implorai scoppiando in un singhiozzo.
«Cos’è successo?» mi incalzò preoccupato.
«Ti aspetto» conclusi chiudendo la chiamata e prendendo un bel respiro, sperando che arrivasse presto.
Dei passi veloci che si avvicinavano, pochi minuti dopo, mi rassicurarono così mi alzai dalla panchina e aspettai Louis in piedi, appena mi notò il suo passo aumentò facendolo diventare una corsetta veloce.
Non feci in tempo neanche a guardarlo negli occhi perché mi ritrovai intrappolata in un suo abbraccio, che mi fece perdere l’equilibrio.
«Mi ha lasciata, Louis, non mi vuole più» singhiozzai stringendo la sua felpa che sapeva di buono e di pulito.
«Sshh» mi zittì stringendomi più forte «me lo racconterai dopo»
E mi stupivo sempre di più per quanto Louis calzasse benissimo con me stessa.

 


 

__________________________________________
RIP ZYLENE çç
Buon qualcosa a tutte voi care lettrici (sinceramente non so se ci sia qualche lettore maschio ò.ò non penso), ecco il nuovo capitolo!
Penso che riceverò tantissime minacce di morte dato che molte di voi sono team Zayn.
Mi dispiace per voi Zyleniane (?) ma sono OUT.
Quane Lyleniane (?) esulteranno? :D
IO SICURAMENTE, YEP!
Ammetto che è stato un po' difficile scrivere questo capitolo, ci ho messo tipo tre giorni e ancora non mi convince, e ammetto anche che ho un po' ho pianto insieme a Mylène mentre si stavano lasciando çç Poor Mylène, tutte a lei è.è Ma che sfiga figlia mia!
Comunque.. penso di essere morta e poi essere resuscitata per scrivere il capitolo. 
50 RECENSIONI PER IL CAPITOLO SCORSO? çç
STO MALE, STO SCLERANDO, IO VI AMO.
Tra poco diventate i miei idoli! (ogni riferimento è puramente casuale #sarcasm)
E poi sul serio, 244 tra le preferite, 273 tra le seguite e 61 tra le ricordate. PER NON PARLARE DELLE 422 RECENSIONI MESSE INSIEME!
QEFOAJONEGQAFKSNFAHWD STO SALTELLANDO.
All'inizio non pensavo di ricevere tutto questo successo, lo devo tutto a voi!
Il giochino dell'altro capitolo ha funzionato vedo :D 
Lo facciamo di nuovo? :)
Okay, "TU CHE SEI LI' E CHE STAI LEGGENDO, MI LASCI UNA RECENSIONE PER FARTI NOTARE?" :D Grazie :)
In più volevo chiedervi un'altra cosa, QUANTE DI VOI PREFERIREBBERO UN FINALE LYLENE? OPPURE ZYLENE?
Ogni risposta, ovviamente, non influenzerà la storia, è solo una curiosità :)
Magari scrivetemi anche come volete che questa storia finisse :)
Risponderò a tutte le recensioni (mi domando se finirò mai LOL) domani, per ringraziarvi una ad una come faccio sempre u.u 
Mi scuso per qualche eventuale errore, è tardissimo e domani c'è scuola, lo rileggerò domani con attenzione :)
So #pubblicitàtime
(sono le altre mie tre FF)

 






 

Questo spazio è più lungo del capitolo tra poco D: Vi ricordo che il prossimo sarà il capitolo decisivo, e che quindi ne manca solo uno più l'epilogo.
*iniziaapiangere* #depression
Un bacio ENORME,
More_
*puff*

 
 
 
 
 

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Capitolo 26
*** But now I'm asking you to stay. ***



 

-I've never had the words to say
But now I'm asking you to stay
For a little while inside my arms

 

Louis
Fissai la porta bianca per qualche secondo dopo aver bussato così forte da far svegliare una mandria intera di tori, dovevo pur sfogare la rabbia su qualcosa che non fosse la faccia di Zayn che mi stava scrutando proprio in quel momento con un’aria confusa e scocciata. Alzai un angolo della bocca appena me lo ritrovai di fronte e chiusi forte i pugni dentro le tasche della giacca, ero veramente felice di notare che nella sua espressione c’era frustrazione e stanchezza: le occhiaie facevano capolino sul suo viso, aveva gli occhi arrossati e il ciuffo era quasi inesistente. No, non era decisamente il Zayn che conoscevo.
«Non rompermi le palle, Louis» azzardò fissandomi un’altra volta per poi chiudere la porta, ma prima che potesse farlo lo fermai infilando un piede tra lo stipite e la porta, era prevedibile che mi chiudesse la porta in faccia.
«Non così in fretta, devo parlarti» dissi serio riuscendo ad entrare dentro casa sua con non molta fatica, Zayn alzò le spalle infastidito e iniziò a vagare dentro casa fino a giungere in una camera da letto con me al suo seguito, e feci di tutto per non pensare a cosa avevano assistito quelle mura.
Notai solo in quel momento che Zayn aveva una birra in mano, e altre due vuote appoggiate sul comodino. Perfetto, non era neanche totalmente sobrio, mi sarebbe stato utile.
Mi guardai intorno per cercare qualcosa su cui sedermi, che non fosse necessariamente quel letto, e mentre lo facevo notai molti oggetti a terra e mobili completamente spogli.
«Abbiamo fatto sesso anche lì» esclamò Zayn, comodamente sdraiato sul suo amato letto,  mentre stavo per sedermi su una poltrona ricoperta quasi completamente da vestiti, mi alzai di scatto appena lo sentii e sbuffai rimanendo in piedi «sto scherzando, stupido» proruppe dopo con una fragorosa risata bevendo un altro sorso di birra.
«Mylène è distrutta» affermai guardandolo dritto negli occhi «anzi, è più che distrutta»
«Non lo vedi? Lo sono anch’io» sbottò battendo un pugno sul materasso facendomi sussultare.
«Ma è tutta colpa tua» dissi puntandolo con un dito «e sei anche andato a letto con un’altra» lo accusai poco dopo. In fretta, Zayn, si alzò da letto e mi raggiunse fermandosi veramente a pochi centimetri da me.
«L’unica ragazza che ho sfiorato negli ultimi mesi è Mylène, okay?» mi ringhiò contro spingendomi «non ho neanche minimamente pensato di tradirla, non sono così sleale»
«Quindi le hai mentito!» esclamai confuso barcollando un po’ dopo la spinta che mi aveva dato. Okay, un motivo in più per prenderlo a pugni. «Perché?» gli chiesi dopo.
«Per indurla a lasciarmi, è ovvio» confessò abbassando il capo e sedendosi di nuovo sul suo letto.
«E non era più semplice dirle che non vuoi stare più con lei?»
«Ma io voglio stare con lei, il problema è che non posso. La mia vita d’ora in poi sarà sempre così, partirò per un tempo indeterminato e tornerò per qualche giorno, e non è questo quello che voglio per lei, Mylène merita qualcosa di meglio» spiegò con amarezza «qualcosa come te, Louis»
«Come me?» azzardai dubbioso, non potevo crederci che stava veramente dicendo certe cose.
«Non dirmi che non ti sei accorto di come ti guarda, è così ovvio che tu le piaci, questo è un altro motivo per cui le ho mentito»
«L’ho baciata» confessai e mi ritrovai subito gli occhi furiosi di Zayn addosso «è stato bello, mi stava facendo impazzire e poi.. e poi mi ha fermato, l’ha fatto per te, quindi credo che tu sia più importante per lei»
«Questo non esclude il fatto che tu le possa piacere e ringrazia il cielo che la tua faccia sia ancora quella» disse chinando di nuovo la testa.
«Non eri tu quello che sarebbe rimasto fino alla fine con lei?» gli domandai ghignando, lui annuì continuando a guardare il tappeto bianco che c’era nella sua camera «E sei al corrente che mi stai rendendo tutto più facile?»
«Non farla soffrire» disse solamente con tono amareggiato, così tanto che mi fece quasi pena,  mi veniva ancora di più da prenderlo a pugni. Non stava lottando neanche un po’, si era arreso come un deficiente. «L’hai consolata?» mi chiese dopo alzando lo sguardo su di me .
«Se per consolare intendi averla ascoltata piangere ed averla bracciata per tutta la notte, sì, l’ho consolata» risposi ripensando al bellissimo odore di Mylène che mi era appartenuto per quella notte. Zayn sospirò amaro si passò una mano sul viso prendendo un bel respiro.
«Hai qualche minuto per consolare qualcun altro?» mi chiese dopo prendendomi in contro piede. Che cosa voleva?
«Devo abbracciarti?» domandai titubante facendo qualche piccolo passo indietro, pronto per scappare.
«Certo che no» esclamò assumendo un’espressione schifata in volto «una partita a Pes ti va?»
Lo guardai scettico per capire se facesse veramente sul serio e poi feci le spallucce, ma sì, una partita non era niente in fondo.
«Vada per la partita» dissi seguendolo «ti sconfiggerò in un secondo, non riuscirai neanche a prendere il joystick in mano» continuai scherzando incominciando a ridere.
«Hai già vinto, Louis» concluse Zayn senza un filo di ironia nella sua voce continuando a camminare impassibile per il corridoio.
Se lo diceva lui.
 
Mylène
«Mi sembra una cosa da stupidi» sostenne Niall appoggiato sullo schienale del letto mentre cercava di fare il cubo di Rubik invece di darmi una mano con la valigia che stavo prendendo da sopra l’armadio, rischiando inevitabilmente la mia vita.
«Non è una cosa da stupidi» dissi solamente riuscendo finalmente a tirarla giù senza causare danni al mio corpo. Presi un respiro di sollievo e la sistemai sul letto, pronta per essere riempita.
«Stai scappando» disse per l’ennesima volta continuando a fissare quell’ammasso di cubetti colorati senza veramente capirne qualcosa.
«Per non correre nessun rischio» risposi sbuffando iniziando ad aprire i cassetti per prendere le cose che mi servivano per il mio soggiorno a Doncaster da mio padre, due settimane non erano niente, non gli sarei mancata così tanto.
«Il rischio di imbatterti di nuovo in lui? E’ una cosa da stupidi!» ribatté convinto lasciando perdere il cubo.
Stavo per ripetergli di nuovo la stessa frase che gli avevo già detto per almeno cento volte quando mi accorsi della presenza di Louis con Nathan in camera, erano appena entrati evidentemente.
«Perché la valigia?» mi chiese Louis guardando prima me e poi Niall con un sguardo da punto interrogativo dipinto sul volto. Ci mancava anche lui.
«Ehi Nathan, ti va di andare a svegliare Harry?» propose Niall a mio figlio alzandosi dal letto facendo finta di non aver ascoltate la domanda di Louis, Nathan annuì e si lasciò prendere in braccio dall’irlandese.
«Falle cambiare idea, per favore» bofonchiò Niall mentre stava superando Louis posandogli una pacca sulla spalla.
Alzai gli occhi al cielo, cosa c’era di male a voler cambiare un po’ di aria? Volevo solo andarmene per non vedere più nessuno per due settimane, non stavo chiedendo mica la luna.
«Allora? Perché la valigia?» ripeté preoccupato Louis avvicinandosi a me iniziando a guardare la valigia ancora vuota, con fare inquieto.
«Vado a Doncaster per un paio di settimane, da mio padre» spiegai con calma piegando accuratamente una maglietta che avevo intenzione di mettere nella valigia «Più tardi chiederò a Nathan se vuole rimanere qui con te o venire con me, non è problema vero?»
«No, non puoi» disse schietto strappandomi dalle mani la maglietta «tu non vai da nessuna parte senza di me, è una cosa inconcepibile»
Sospirai e scossi la testa «Voglio rimanere da sola, Louis»
«Non ti farà stare bene la solitudine, Mylène!» sbottò appoggiando le sue mani sulle mie spalle «Scappare da ogni problema non risolverà le cose! E’ così che fai, hai sempre fatto così: sei rimasta incinta? Ti sei trasferita qui! Zayn nell’esercito? Sei venuta con me a Doncaster! Zayn ti ha mollato? Stai andando da tua padre!»
Rimasi allibita da quello che mi aveva detto perché era la pura verità. Io scappavo.
Odiavo il fatto che lui ormai mi conoscesse così bene, che sapesse sempre la verità su di me, ogni mio sbaglio e ogni mia cosa giusta. Conosceva più particolari lui su di me e il mio carattere che di me stessa, e mi dava un enorme fastidio questa cosa.
«Hai ragione» dissi rassegnata abbassando il capo «Ma io devo andare, ne ho bisogno» cercai di convincerlo prendendogli le mani.
Louis vagò con lo sguardo prima sul mio viso e poi sulle mie mani che stringevano le sue «Zayn non ti ha tradito» proferì poco dopo guardandomi serio «sono stato da lui e mi ha detto tutta la verità»
«Cosa?» domandai incredula lasciando le mani di Louis.
«Ti ha mentito solo per chiudere con te, Mylène»
Rimasi ferma senza accennare nessun movimento, sentivo solo gli occhi bruciare e la mente andare in palla, poco dopo le braccia di Louis mi strinsero a sé «Ti ho consolata una volta, lo posso fare altre cento. Non te ne andare» mi soffiò nell’orecchio iniziando ad accarezzare la mia schiena.
Milioni di brividi percorsero il mio corpo ed erano così piacevoli che dovetti per fora allontanarmi, altrimenti sarei stata nelle sue braccia per ore.
«Sono solo due settimane» mi giustificai asciugandomi con le mani le poche lacrime che erano scivolate sul mio volto.
«Perché penso che in queste due settimane potrebbe cambiare qualcosa tra noi due? Io sono qui, Mylène, guardami, notami!» esclamò titubante con voce fioca, quasi imbarazzata.
Sorrisi leggermente e mi avvicinai a lui per accarezzargli il viso dolcemente «Non adesso, per un “noi” non c’è ancora spazio» gli dissi lasciandogli un bacio leggero sulla guancia, sentendo leggero prurito sulle labbra per via della leggera barba che non si era tagliato per pigrizia, per poi iniziare di nuovo il mio controllo nell’armadio per scegliere cosa mettere in valigia, senza badare troppo alla sua reazione.
«Lascia quella giacca»  mi ordinò severo riferendosi alla giacca nera che avevo appena preso in mano per piegarla, mi voltai verso di lui indifferente e lo vidi muovere qualche passo nella mia direzione con fare deciso.
Pochi secondi e mi sorprese con un bacio a fior di labbra, prendendomi il viso con le sue mani e spezzandomi subito il respiro, facendomi rimanere incastrata nel suo profumo. Un bacio dolce e fresco, un bacio alla Louis Tomlinson, quel ragazzo che era riuscito a rovinarmi alla vita ma che a poco a poco aveva cicatrizzato ogni mia ferita per causa sua, lo stesso che mi aveva regalato il dono più bello che mi avessero mai fatto.
«No, no» dissi allontanandolo di mio malgrado «ti ho detto che voglio stare da sola, Louis, non voglio nessuno al mio fianco, capisci?»
«E io ti sto chiedendo di restare, Mylène» concluse stringendomi forte «con me»

 

______________
Sto piangendo come una cretina.
Okay, questo è l'ultimo capitolo effettivo, però c'è l'epilogo!
Nell'epilogo capirete la vera scelta di Mylène, perchè, come avrete notato, non si capisce.. MUAHAHAH!
Che cattiva che sono è.é
La fine di questo capitolo ce l'avevo in testa da troppo tempo, infatti se avete notato, è il titolo della storia, ovvero una frase di More than this *-* (oggi è uscito il video woohoo!!)
La gif che ho messo è davvero adorabile, penso sia bellissima :')
Comunque çwç Non so veramente come abbia fatto a finire questo capitolo, non volevo sul serio! Non ci posso credere di averla finita, mi sembra ieri quando ho postato il primo capitolo.
23/11/2011 - 10/5/2012
Sono sei mesi, cacchio! cwc
Quindi, momento ringraziamenti.
IO RINGRAZIO CHIUNQUE ABBIA LETTO QUESTA STORIA, DAVVERO, GRAZIE MILLE!!
Per merito vostro la storia è diventata tra le più "popolari" con 64 recensioni al capitolo scorso! Io vi amo, lo giuro.
Spero veramente che questa storia vi sia piaciuta e che questo capitolo non abbia deluso le vostre aspettative :) Scrivetemelo in una recensione se vi è piaciuto. 
E' inutile dire che ogni recensione mi fa piacere, e mi scuso se non ho risposto alle recensioni negli ultimi due capitoli, ma siete diventate tantissime e non ce la faccio D: Poi con i tempi che c'ho è.é
Mi faccio schifo D:
Quindi vi ringrazio adesso a tutti nello stesso modo: Grazie, perchè siete sempre state gentilissime e dolcissime, mi avete riempito di complimenti fino al collo e non penso che vi ringrazierò mai abbastanza. Mi avete fatto ridere e sorridere, qualche volta anche piangere (sono emotiva çç) con le vostri recensioni e il vostro sostegno. Un abbraccio a tutte e un grossissimo bacio.
Se volete aggiungermi su twitter sono x_believeinme :) Suguirò tutte, l'importante è scrivere il vostro nickname in una recensione :)
Adesso, però, vorrei parlarvi di una cosa spiacevole che mi è capitata qualche giorno fa, e ringrazio DeniM per avermelo segnalato e tutte le persone che mi hanno aiutato. Praticamente l'amministratrice di una pagina su facebook, ovvero  
—they stole my heart, with just one song., ha avuto la brillante idea di copiare questa storia, parola per parola, prendendo anche il banner fatto da me stessa. 
Quindi cara lettrice e amministratrice, tanto so che stai leggendo, questa storia ti è piaciuta così tanto che l'hai copiata anche, ti dico queste poche cose:

Se hai cercato di fare la furba per avere qualche mi piace in più, mi dispiace dirtelo, ma con me non hai via di scampo. Sono una perosna molto vendicativa, quindi ti avverto, non farlo più. Ho mantenuto molto la calma questa volta, ti invito a non provocarmi più. Ti avevo chiesto gentilmente in un commento di cancellare la storia e di chiedermi apertamente scusa, tu non l'hai fatto e mi hai anche bloccata sulla tua pagina dichiarando ancora una volta che l'account "more_" era tuo, hai visto che effetto fa provocarmi, non è vero? Sono riuscita a far segnalare la tua pagina da molte persone, rendendola inaccessibile per un po', la prossima volta farò di peggio. Se hai la faccia per chiedermi scusa, fallo adesso in una recensione o sulla tua pagina, ti perdonerò. 
Cordiali saluti, More_ :* 


Se volete coprirla di insulti fate pure, comunque ha già cancellato FF :D lo farei anche io se non mi avesse bloccata insieme ad una mia amica e ad altre ragazze che mi hanno aiutato e che io ringrazio infinitamente :)


 

Ora, però, vi chiedo gentilmente di passare di qui se volete continuare a seguirmi :)



 







Solo una piccola recensione *^*
Io ho finito, vi lascio con queste poche righe e con le mie lacrime, ci vediamo nell'epilogo :)

 



 

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Capitolo 27
*** Epilogo. ***



 

-You are the best thing
that’s ever been mine 

 

5 anni dopo.

«Hei» esclamò qualcuno con una voce familiare entrando nella mia stanza del St Thomas' Hospital con un sorriso smagliante sulle labbra e in mano dei palloncini con scritto “It’s a baby girl!” e un mazzo di fiori.
«Niall!» dissi felice «sei venuto»
Non lo vedevo da mesi, ormai lui era ritornato in Irlanda dove viveva la sua storia d’amore con Marine e studiava scienze politiche, e un po’ mi mancava averlo sempre tra i piedi, e sicuramente mi mancavano tutte le sue perle di saggezza.
«Secondo te mi perdevo un evento come questo?» mi chiese ironico correndo verso di me per abbracciarmi stando attento a non schiacciare il piccolo fagotto rosa che avevo in braccio «Mio Dio, è bellissima» affermò poco dopo guardando mia figlia Aubrie, la quale in quel momento stava dormendo.
«Ma piange già tanto, si è addormentata poco fa» lo informai iniziando a ridere.
«Assomiglia tanto a te, ha le tue stesse labbra» disse accarezzandole una guancia delicatamente mentre si sedeva affianco a me, posando i fiori e i palloncini sul comodino vicino al letto, già strapieno di mazzi e vari regali.
«Spero solo che prenda il colore degli occhi dal padre» sospirai continuando a sorridere, già immaginavo la mia bambina da grande con due grandi occhi azzurri e i capelli scuri, sarebbe stata bellissima «La vuoi prendere in braccio?» chiesi dopo a Niall porgendogliela.
«Non so neanche dove mettere le mani» ghignò mentre gliela passavo, la prese con fare un po’ goffo ma fu così bravo che Aubrie neanche si svegliò «è la creaturina più bella che io abbia mai visto, neanche Nathan era così bello» rise divertito. Ripensai al giorno in cui avevi avuto Nathan e ricordai che Niall era rimasto con Harry per aspettare che partorissi, eravamo già grandi amici e mi venne quasi da piangere sapendo che fosse passato già così tanto tempo dalla prima volta che l’avevo visto, era un piccolo ragazzino magro e alto con le guance paffute e rosse, e invece il ragazzo seduto affianco a me in quel momento era un uomo e aveva la barba, anche il mio Horan era cresciuto.
«Che si dice in Irlanda?»
«Niente di che, solo che il mese prossimo mi laureo» fece alzando le spalle in modo indifferente, per poi sorridermi sornione.
«Veramente? Oh mio Dio, sono felicissima!» esclamai prendendogli il viso tra le mani e baciandogli una guancia così a lungo che iniziò a lamentarsi, mentre io ridevo di gusto.
«E dai, non sono più un bambino» fece massaggiandosi la guancia «Tutti gli altri dove sono?» mi domandò dopo cullando leggermente la mia bambina tra le braccia.
«Li ho mandati tutti a casa, hanno passato la notte con me ed erano stanchissimi» risposi sospirando, anche io ero molto stanca nonostante fossi stata tutto il giorno sul letto e non vedevo l’ora di tornare a casa mia, anche se ero sicura che al mio ritorno mi attendevano molte cose da mettere a posto e lavare, povera me.
«Si può?»
Mi voltai un’altra volta verso la porta e vidi la faccia più simpatica del mondo entrare nella mia stanza con ben due mazzi di fiori rosa in mano, lo guardai e sorrisi facendogli segno di entrare, ma la sua attenzione fu subito attirata da Niall e non da me.
«Ma sei qui?» chiese Liam a Niall lasciando i fiori su una sedia, il ragazzo affianco a me sorrise e dopo avermi passato cautamente di nuovo Aubrie si alzò dal letto e andò a salutare Liam.
«Liam!» gridò Niall saltandogli addosso, anche se aveva quel filo di barba era rimasto sempre il solito bambinone con la mania degli abbracci infiniti. Purtroppo anche Liam ero cresciuto, ma solo di età, nell’aspetto era tale e quale, non portava solo l’anello di fidanzamento al dito, dato che la sua storia con Danielle era finita un paio di anni prima, peccato.
«Ehi, ragazza che ha appena partorito e neonata da questa parte» feci richiamando la loro attenzione.
«Scusa Mylène, ma non vedevo Niall da mesi.. comunque..» disse prendendo i mazzi di fiori che poco prima aveva lasciato sulla sedia «questo qui è da parte mia per te e la piccola Aubrie, e questo qui mi è stato chiesto di portartelo» continuò lasciando il primo mazzo ai piedi del letto «posso prendere la piccola?» mi chiese guardando con tenerezza Aubrie. Annuii e con cautela gliela passai, Aubrie emise qualche lamento ma appena fu tra le braccia di Liam si calmò ritornando a dormire, come se niente fosse successo.
Curiosa presi il mazzo di fiori che non era da parte di Liam e lo guardai molto attentamente fin quando non notai un piccolo bigliettino attaccato con una molletta ad una foglia.
«Leggilo» mi sussurrò Liam facendomi l’occhiolino, ubbidii e presi il bigliettino in mano per leggerlo.
Ogni parola, ogni lettera, mi riportava a cinque anni prima quando tutto era diverso.
“Felice che tu abbia ritrovato la tua strada, tanti auguri a te, alla piccola arrivata a tutta la tua famiglia. Con amore, da Edimburgo”
Guardai scettica Liam che mi stava sorridendo imbarazzato, conoscevo solo una persona che viveva ad Edimburgo e quella scrittura l’avrei riconosciuta tra tante.
«Zayn? Sul serio?» gli chiesi richiudendo il bigliettino, anche se un attimo dopo Niall me lo strappò dalle mani per leggerlo.
«Mi ha pregato di farlo, mi chiede ancora di te qualche volta» rispose freddo sospirando «ci sentiamo spesso e il più delle volte mi chiede se stai bene, e come va la tua vita, lui non ti ha dimenticata del tutto, Mylène»
«Ringrazialo» dissi solamente con tono secco abbassando lo sguardo. Io, invece, lo avevo dimenticato completamente: ormai avevo una vita tutta mia, una famiglia, una casa, un cane, un lavoro, e sicuramente non volevo rimuginare sulle esperienze delle passato. Zayn era stato importante per me, ma ormai non volevo più niente a che fare con lui.
«Da quanto mi ha raccontato adesso sta con una tipa di nome Joey, è andato due volte in missione e adesso si sta godendo un momento di tranq..»
«Liam smettila, io non voglio sapere cosa fa, non mi interessa» sbottai acida zittendolo all’istante.
«Dai Mylène, non essere dura con lui» lo difese Niall dandomi delle pacche sulle spalle.
«Scusami, ma non voglio sentir parlare di lui» mi giustificai sprofondando nel letto.
«No, hai ragione.. dovresti strappare quel bigliettino prima che lo veda qualcun altro» fece Liam iniziando a vagare per la stanza con  mia figlia in braccio.
«Penso che lo nasconderò, lo butterò quando sarò a casa mia» risposi riprendendo quel foglietto bianco dalle dita di Niall.
«Credo che si stia svegliando» mi avvertì Liam notando che Aubrie si stava muovendo, poi iniziò a piangere.
«Niall, che ore sono?» chiesi al mio migliore amico mentre Liam mi ridava mia figlia.
«Le quattro di pomeriggio, perché?»
«E’ l’ora della pappa!» esclamai guardando mia figlia che piangeva ininterrottamente, immaginavo già le mie nottate in bianco per colpa di quel fastidioso lamento.
Alzai gli occhi su Niall e Liam che mi fissavano sorridenti e io fissai a mia volta prima l’uno e poi l’altro «E’ vero che siete miei amici, ma devo allattare mia figlia e sinceramente non mi va di far vedere a voi due pervertiti il mio seno, quindi fuori di qui!» ordinai indicando con un dito la porta della mia stanza.
«Okay, okay» dissero in coro iniziando ad uscire dalla mia stanza.
Appena chiusero la porta tirai un sospiro di sollievo e guardai mia figlia che lentamente si stava calmando, così iniziai ad allattarla.
Ancora non potevo crederci che ero diventata mamma per la seconda volta, che avevo appena avuto la bambina che avevo sempre sognato, nonostante mi avesse fatto soffrire per dodici ore di travaglio.
«Ho detto di rimanere lì fuori» esclamai appena sentii il rumore fastidioso che faceva la porta della mia stanza quando si apriva.
«Sono io»
Mi ritrovai subito affianco Louis, con lo stesso sorriso di qualche ora prima stampato sul volto, girai la testa verso di lui e gli lasciai un tenero bacio sulle labbra che ricambiò volentieri.
«Ti avevo detto di riposarti, sono passate solo due ore da quando te ne sei andato, hai ancora le occhiaie sotto gli occhi» lo rimproverai a voce bassa rimanendo a pochi centimetri dal suo viso.
«Non mi interessa, voglio stare con te ed Aubrie» rispose accarezzando i pochi capelli che aveva Aubrie in testa «Tu stai bene?»
«Solo un po’ stanca, ma la schiena mi fa malissimo» mi lamentai appoggiando il capo su una sua spalla «Nathan dov’è?»
«E’ a casa con Harry, arriveranno tra poco» rispose continuando a guardare nostra figlia come incantato «ci credi che è uscita dalla tua pancia?»
Scoppiai a ridere buttando la testa all’indietro «ti sembra così strano?»
«Beh, fa un po’ impressione» disse imbarazzato «però è così bella che mi viene voglia di farne un altro»
«Partorisci tu però» scherzai facendolo ridere, e io adoravo quando rideva, attorno ai suoi occhi si formavano delle piccole rughette che personalmente amavo e poi la sua risata era così cristallina da farmi salire i brividi su per la schiena.
«Credo che abbia finito di mangiare» mi informò Louis indicando Aubrie, annuii e mi ricomposi lasciando che Louis la prendesse in braccio.
«Sai, pensavo..» iniziò a dire poco dopo sistemandosi sulla spalla la piccola iniziando ad accarezzarle la schiena dolcemente «che adesso che abbiamo due figli, potremmo.. sposarci» continuò abbassando la voce fino ad un sussurro lasciandomi completamente spiazzata «sarebbe un’idea carina, non credi? In fondo ci amiamo, perché non dovremmo farlo?» concluse allargando le sue labbra in un sorriso innocente.
Mi morsi un labbro per evitare di saltargli addosso e annuii freneticamente iniziando a sentire gli occhi pizzicare, ed in cinque anni che stavamo insieme il cuore non mi era mai battuto così forte come in quel momento.
Gli presi il volto con le mani e gli lasciai un bacio sulle labbra, come potevo dire di no all’uomo della mia vita?
«Scusami se ci ho messo troppo per capire che tu sei perfetto per me» gli dissi ricoprendolo di baci sulla guancia.
«Scuse accettate» sussurrò posando di nuovo le sue labbra sulle mie per dar inizio ad un bacio degno di un Oscar, e solo una cosa ci fece allontanare: il ruttino di Aubrie.
«Si vede che hai preso da tua madre» disse Louis guardando Aubrie con fare divertito.
«Non è vero!» proclamai offesa tirandogli un pugno su una spalla, che lo fece ridere ancora di più.
«Mamma, mamma, mamma!» esclamò Nathan saltandomi addosso, ormai aveva nove anni e non era più il piccolo ometto di una volta, e per mia sfortuna era diventato anche  il doppio.
«Ehi!» feci non badando al male che mi aveva fatto mentre lo abbracciavo «come mai hai l’affanno?»
«Ho seminato Harry e quella lì, scommetto che sono ancora sulle scale!» disse iniziando a ridere.
«Quante volte ti ho detto che non devi correre nei posti pubblici?» lo sgridai fingendo di essere seria, Louis mi guardò scettico e poi scoppiò a ridere «Ben fatto!» disse facendo pugno-pugno con il figlio, odiavo quando si alleavano.
«Allora, che ha detto?» chiese dopo mio figlio a suo padre indicandomi con lo sguardo.
«Ha detto sì!» gridò con troppo entusiasmo Louis facendo piangere Aubrie, perfetto.
«Allora vi sposate!» enfatizzò Nathan dando prima un bacio sulla guancia a me, poi a suo padre ed infine uno alla sua nuova sorellina, che non la smetteva di piangere.
«Davvero?» scattò in avanti mio cugino entrando nella stanza con la sua nuova fidanzata, che odiavo con tutta me stessa, Kendall e anche con Niall e Liam.
Sia io che Nathan che Louis annuimmo facendo nascere dei bei sorrisi sui loro visi.
«Qui ci vuole una foto. Kendall, falla tu!» esclamò Harry passandole il cellulare.
Tutti quanti ci mettemmo in posa per la nostra foto, presi una mano di Louis e la strinsi con forza nel frattempo con l’altro braccio abbracciavo Nathan, che si era comodamente seduto sulle mie gambe, mentre Aubrie rimase abbandonata sull’altro braccio di Louis, Niall Liam ed Harry invece ci affiancarono stringendosi il più possibile per entrare tutti nell’obbiettivo. Click.
Ed era così che volevo ricordare la mia famiglia e i miei amici, felici e sorridenti.
Avevo passato tanti momenti brutti nella mia vita, ma avevo imparato che sempre c’è una soluzione per la felicità, c’è sempre un lieto fine.
E il mio lieto fine si chiamava Louis William Tomlinson, la causa di ogni mio problema e la ragione di ogni mio sorriso.


 


 

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Hello bella gente luce dei miei occhi! Sapete che questo è l'ultimo capitolo? Giusto? çç
Non mi sembra vero che non scriverò più di Louis e Mylène, mi ero affezionata sin troppo e mi dispiace lasciarli D: 
E per tutte le Lylène... POTETE FARE FESTA! Questi due hanno fatto un altro bambino (*bambina) MUAHAHAHAHAH. Okay, basta.
Allora, vi piace il nome Aubrie? :3 A me tantissimo (You don't say?)
Passiamo oltre perchè non voglio scrivere un poema come lo scorso capitolo...
VI DEVO SOLO RINGRAZIARE!
Non potete capire la gioia che mi fate provare con le vostre recensioni. Mi ha sorpresa il fatto di essere una delle storie più popolari con 295 persone che la tengono tra i preferiti le oltre 300 e le 500+ recensioni in totale... MI FATE FELICE!
Domani è il mio compleanno (diciassette anni, YEAH!), mi fate un piccolo regalo? Mi lasciate una recensione dicendo se vi è piaciuta o meno? Grazie mille :)
Poi, volevo chiedervi.. Quale capitolo vi è piaciuto di più? E perchè?
Magari poi faccio un piccolo sondaggio :'D
Comunque, se volete seguire le altre mi storie ve le elenco qui sotto:







(sono tutte so i 10 capitoli)
 

Vorrei fare anche pubblicità a quella figa che ha scritto questa storia:



 

A questo punto mi rimane solo una cosa da fare, salutarvi çç
E' STATO BELLO RAGAZZI, VI AMO!
Questo è il mio account twitter se volete conoscermi: @x_believeinme
So...


 



 

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