Swallowed in the Sea

di MissMargaery
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1. Far From the Sea ***
Capitolo 2: *** #2. Don’t Dare the River ***
Capitolo 3: *** #3. The Wolf and The Trout. ***
Capitolo 4: *** #4. Octopus Wood ***
Capitolo 5: *** #5. The Prisoner ***
Capitolo 6: *** #6. Thinking About You ***
Capitolo 7: *** #7. A Wolf at The Door ***
Capitolo 8: *** #8. Gods Sent You to Me ***
Capitolo 9: *** #9. Let the River in ***
Capitolo 10: *** #10. A Broken Promise ***
Capitolo 11: *** #11. Mouth ***
Capitolo 12: *** #12. Fight for Her ***
Capitolo 13: *** #13. The Letter ***
Capitolo 14: *** #14. The Night’s Watch ***
Capitolo 15: *** #15. The Bride ***
Capitolo 16: *** #16. The Soldier ***



Capitolo 1
*** #1. Far From the Sea ***


 

Swallowed in the Sea



Capitolo 1

Far from the sea

[Theon]

Gli mancava l’odore dell’acqua salmastra, la sensazione del sale che seccava la pelle, come quando, dal pontile, calava il suo braccio tra le onde. 
Ogni tanto gli sembrava quasi di udire il suo rumore, il mare era a miglia di lontananza eppure sentiva la sua impetuosità esplodergli nel petto.Theon Greyjoy si svegliò nel suo letto freddo, tra le coperte di pelliccia e la malinconia. 
Era cresciuto in quel castello, aveva trascorso gli ultimi anni della sua vita tra quelle persone che l’avevano trattato come un figlio, era amato da Cat anche più di Jon, figlio bastardo di suo marito, ma i suoi occhi celesti riflettevano l’irruenza dell’oceano.
Ogni giorno, bramava il suo ritorno. Non sentiva la nostalgia della sua famiglia, in fondo lo avevano abbandonato neanche fosse l’ultimo della sua stirpe, ma era nato dal Ferro e il mare continuava ad attenderlo.

A distoglierlo dal suo pensiero fisso, ci pensò un forte colpo alla porta. 
Sicuramente Robb non aveva il dono della delicatezza. Il sole non era ancora spuntato e già era sveglio e pronto per passare l’intera mattinata ad allenarsi.
Si alzò di scatto come un soldato e purificò i pensieri sciacquandosi il volto. Guardò il suo viso riflesso nello specchio d’acqua. I suoi capelli scuri ricadevano arruffati sulla fronte, li sistemò, e indossò i vestiti per poi raggiungere suo fratello.
Robb era lì che aspettava impaziente insieme a Jon. Aveva sempre un aspetto impeccabile, il viso riposato e la fierezza che solo un lord poteva avere. Al suo contrario, il fratello illegittimo che gli stava accanto, sembrava non dormisse da giorni. Occhiaie scure cerchiavano pesanti i suoi occhi neri, ed il viso pallido era incorniciato da capelli corvini.
“Buongiorno.” augurò a gran voce il giovane.
Theon fece un cenno con il capo sussurrando uno “Stark.” appena udibile. Non era pronto psicologicamente ad impelagarsi in una conversazione, oltre a sentire la lingua impastata dopo le poche ore di sonno che era riuscito a godersi.
“La vostra solita negligenza non smette mai di stupirmi- esordì Robb lanciando un occhiataccia ai due. -il sole splende, su forza, andiamo.”
I ragazzi guardarono istintivamente oltre la finestra. Il cielo era ancora tinto di rosa e il sole si stava quasi innalzando oltre le montagne, di certo non poteva dire che splendesse, ma lo seguirono d’impulso.
Scesero le scale in pietra per ritrovarsi nell’enorme cortile. Il vento gelido del nord fece rabbrividire il giovane Greyjoy che, nonostante tutto quel tempo, non era riuscito ancora ad abituarsi a quelle temperature così basse.
“Sei un animo ardente, Theon.”
Così gli avevano sempre detto, e nello stesso modo aveva continuato a giustificarsi in tutti quegli anni lassù a Winterfell.
Non che non fosse vero, di certo era il più irascibile ed impulsivo tra i tre. Aveva sempre seguito le sue pulsioni, rispetto agli altri due sicuramente più pacati.
Robb era più mansueto ed imperturbabile, era dotato di una certa freddezza che mista alla nobiltà d’animo, ereditata da suo padre, l’avrebbero reso un ottimo governante. Jon, d’altro canto, aveva vissuto sempre all’ombra di suo fratello, e ciò lo rese ancora più introverso e taciturno.
“Le spade, Snow.” ordinò il maggiore. Il giovane eseguì il comando senza fiatare. Entrò mestamente nella scuderia e ne uscì con tre lame tra le braccia.
Porse la prima a Robb, il quale fece un cenno con il capo per ringraziarlo, offrì immediatamente la seconda a Theon e tenne l’ultima per sé.
L’erede dei Greyjoy osservò la spada scintillare alla luce del sole, era discretamente bravo in quella disciplina, ma non era paragonabile al suo talento con l’arco.
Guardò Robb, e capì che lui sarebbe stato il primo. 
Benché non gli fosse facile ammetterlo, era il meno dotato in quell’ambito e ciò non gli faceva di certo piacere. D’altro canto, nemmeno Robb eccelleva in quella pratica, sebbene si allenasse da anni. La prima volta che prese la spada era così piccolo da non riuscirla a reggere con una mano sola, forse era solo di poche decine di centimetri più alto della stessa. 
Era assennato, ed un giorno sarebbe riuscito a raggiungere il suo obiettivo, diventare più bravo di Jon, il quale, era decisamente il più capace. Il suo era un talento naturale, una dote innata. Era nato guerriero e non aveva bisogno di allenarsi molto per riuscire a brillare rispetto agli altri due.
Robb sapeva che anche quella mattina non sarebbe riuscito a batterlo, per questo i suoi occhi cobalto erano puntati sull’amico, non voleva che il suo orgoglio fosse sotterrato ancor prima che il sole fosse alto nel cielo.
Entrambi i ragazzi sguainarono la spada, si scambiarono uno sguardo di assenso e cominciarono a combattere. 
Theon sferrò un colpo al giovane, il quale riuscì a difendersi prontamente. Le lame iniziarono a battere l’una contro l’altra producendo un forte rumore ferroso. Nessuno dei due aveva intenzione di arrendersi quella mattina, ma nonostante ciò, Greyjoy notò qualcosa di strano negli occhi di Robb, erano distanti. Non riuscì a capire immediatamente a cosa fosse dovuto, sapeva semplicemente che doveva agire in quel momento se avesse voluto batterlo. L’audacia gli portò fortuna, il ragazzo colpì talmente forte da far scivolare via l’arma del giovane Stark, il quale, sembrava essersi appena svegliato da un incubo. Corse a recuperare la sua spada e tenne gli occhi bassi sul terreno per la vergogna. Nemmeno Theon riusciva a capire il perché, non che non avesse mai battuto Robb, ma non era mai stato tanto facile.
“C’è qualcosa che non va?” chiese.
“No, mi sono semplicemente distratto.” spiegò l’altro, ferito nell’animo. 
In un’altra occasione sarebbe suonata come una scusa e sarebbe stato pronto a deriderlo, ma l’imbarazzo dipinto sul suo volto parlava per lui. 
Oltre all’audacia, Theon vantava una certa scaltrezza. Squadrò il cortile per capire quale fosse la causa di disattenzione da parte di Robb. Nulla colpì il suo sguardo inizialmente, fin quando non alzò gli occhi al cielo e notò una figura affacciata alla finestra intenta ad osservarli.
Sorrise maliziosamente all’amico, per poi catturare l’attenzione di Jon, al quale, suggerì la direzione in cui guardare.
L’altro accennò un debole sorriso, ma  Robb rimase impassibile senza dar loro soddisfazione.
“Non mi sono distratto a guardare una ragazza.” borbottò sottovoce.
“E cosa ci sarebbe di tanto sbagliato?” chiese Theon. Quel ghigno non aveva proprio intenzione di scomparire,  Stark l’avrebbe preso a schiaffi, se solo avesse potuto.
“E’ mia cugina. Ecco cosa c’è di sbagliato.” si affrettò a concludere. Come poteva solamente pensare che provasse interesse per sua cugina? Era semplicemente la bambina con cui giocava quando avevano cinque anni, non riusciva nemmeno a definirla una donna.
“I Targaryen si sposavano tra fratelli, pur di mantener puro il proprio sangue, e tu, ti giustifichi così?”
“I Targaryen erano folli. Ad ogni modo, non vedo per quale motivo continuare questa stupida conversazione. Abbiamo da fare.” finalmente riuscì nel suo scopo, porre fine a quell’inutile discussione. 
Jon si alzò e prese il posto di Theon nel combattimento e, quest’ultimo, si adagiò su una balla di fieno ad osservare i suoi due compagni combattere. 
Lo spettacolo era pressoché noioso, alzò gli occhi al cielo sbuffando, per poi posarli sulla ragazza alla finestra.
Selene era la seconda figlia di Edmure, fratello di Catelyn ed alfiere di Brandon Stark. Dopo la sua morte, Tully  prolungò la permanenza a Winterfell poiché decise di prendere in moglie la figlia di un ricco uomo del luogo. Quando fu richiamato a Delta delle Acque, preferì lasciare i due figli dovere erano cresciuti, insieme agli Stark. 
Selene era sempre stata lì da quando Theon si era unito alla casata, ma le volte in cui avevano avuto una discussione si potevano contare sulle dita di una mano. La sua timidezza era sconfortante, quasi come quella di Jon, il quale, era l’unica persona con cui  aveva un rapporto più stretto. Li aveva spesso visti fare lunghe camminate chiacchierando di chissà cosa, e lui, a stento, ricordava il suo timbro vocale. 
Anche il rapporto con Robb si era chiuso prima dell’adolescenza, il giovane rammentava spesso di quanto tempo passassero insieme da bambini, e di quanto ora fossero quasi dei completi estranei. 
Theon aveva sempre visto Selene chiusa nella sua stanza, presa dalla sua arpa e dalle sue letture, le rare uscite le concedeva a Snow e di rado a Sansa, giusto per compiacere suo padre e sua zia.
Le due sembravano sorelle, a prima vista. Entrambe possedevano lunghi capelli neri e lucidi, tipici dei Tully, e grandi occhi azzurri, i quali differivano unicamente per la forma. I loro volti non erano del tutto identici, Sansa aveva il viso affusolato, mentre quello di Selene era decisamente più dolce e delicato, costellato da poche e lievi lentiggini.
Tuttavia, caratterialmente erano diametralmente opposte. In una delle poche conversazioni che avevano avuto la ragazza gli confidò di preferire di gran lunga la compagnia di Arya, con la quale aveva ben cinque anni di differenza, rispetto a quella della spocchiosa cugina. 
Theon rise di impulso. Era facile strappargli una risata. Si rese facilmente conto che Selene sapeva il fatto suo sebbene fosse silenziosa, ma non avrebbe mai immaginato fino a che punto.
Continuava ad osservarla mentre era lì immobile alla finestra che posava il suo sguardo sui due ragazzi che si battevano. 
Sembrava una bambola di porcellana non solo per la pelle d’alabastro, ma soprattutto perché pareva non muoversi da quella posizione eretta in cui si trovava. Theon giurò a sé stesso di non aver visto nemmeno un battito di ciglia, fin quando qualcosa cambiò. La ragazza si rese conto che gli occhi del giovane Greyjoy erano puntati su di lei.  Avvampò immediatamente, le sue guance passarono dal bianco al vermiglio in pochi secondi. Quando ne ebbe la consapevolezza si allontanò dalla finestra non proferendo una parola.
Il ragazzo fu portato di colpo alla realtà, non si era reso conto di essere stato a fissare Selene per tutto quel tempo, così tanto che i due fratellastri avevano finito di combattere.I due ridacchiavano divertiti contemplando la scena.
“Allora, chi era un po’ distratto, Greyjoy?” domandò Robb con fare di sfida.
“Non so di cosa tu stia parlando.” finse di non capire l’altro. 
"Ah, no?” lo spalleggiò Jon.
“Che c’è, Snow? Hai paura che ti rubi la fidanzatina? Non temere, lady Stark non permetterà mai che la sua nobile nipotina diventi la tua futura sposa.” abbaiò con fervore. Nonostante fossero cresciuti come fratelli, odiava quando quei due facevano i gradassi con lui. Avevano cinque anni di differenza, meritava un certo rispetto, dovevano impararlo.
“Quindi hai capito benissimo a cosa ci riferivamo.- il maggiore prese le difese di Jon -Non fare il finto tonto, abbiamo visto tutto.”
“Perlomeno io non ho paura di ammettere di guardare una ragazza! Anzi, non ho paura nemmeno di guardarla, a differenza vostra.”  rispose a tono.
“Che vuoi dire?”
“Che ormai avete quattordici anni, e non siete riusciti a toccare le labbra di una ragazza nemmeno per sbaglio, svegliatevi!- li riprese Theon. -Ed ora, con il vostro permesso, avrei qualcosa di più importante da fare.”
Lasciò cadere al suolo la spada, alzando un gran polverone. Girò su sé stesso ed inforcò la strada per il castello, sotto lo sguardo smarrito di Robb e Jon.


 

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Capitolo 2
*** #2. Don’t Dare the River ***


Capitolo 2.

 

Don’t dare the river

[Jon/Robb]

 

Un gran silenzio si levò non appena Theon abbandonò il cortile di tutta fretta. In contro luce i due ragazzi potevano vedere ancora la polvere alzata dalla caduta della spada sul terreno. I due fratelli si scambiarono un’occhiata confusa senza proferir parola. Snow sistemò le lame nell’armeria e tornò nel cortile stentando a trattenere un sorriso.
“Secondo te cosa sarà andato a fare?” chiese Robb al fratellastro, il quale, era tornato a puntare  gli occhi sulla finestra della Torre Nord.
Jon non conosceva la risposta a quel quesito. In quel momento, l’unica cosa che riusciva ad immaginare era un’ipotetica conversazione tra la Tully e Greyjoy.
Il sarcasmo e l’arroganza di Theon avrebbero potuto intimidire la silenziosa Selene, ma d’altro canto, solo lui sapeva cosa era sepolto in quella testa ricoperta da folti capelli neri. Snow non aveva alcun altra idea, ma si rese conto che Theon non aveva alcun motivo di correre così febbrilmente nella stanza di Selene. 
In realtà le probabilità che fosse lì erano poche, ma non nulle.
Poteva essere tornato nella sua stanza semplicemente perché i due fratellastri si erano presi gioco di lui, ma non sembrava poi così plausibile.
Greyjoy era un uomo fatto rispetto ai due quattordicenni, e la lingua lunga non gli mancava, come avevano potuto notare anche quella mattina.
Gli occhi d’ebano di Jon diedero un’occhiata fugace al giovane Stark, che attendeva paziente una risposta.
“Non so.” si limitò a dire, dopo quell’intensa riflessione.
Robb fu deluso da quella risposta, Jon era l’unica persona che avrebbe potuto prevedere qualcosa. Conosceva Selene meglio di chiunque altro lì a Winterfell, ma l’incognita non era sicuramente il comportamento della ragazza. Theon non si era mai comportato in maniera tanto enigmatica.
“Credi sia andato da Selene?” chiese.
“Beh, a questo punto credo sia l’unica cosa possibile. Probabilmente si starà giustificando per la figura da coglione che ha fatto.” ipotizzò scrollando le spalle.
Volevo dirti che è stato solo un malinteso, Selene.- cominciò ad imitarlo Robb -Credevo di aver visto un corvo a tre occhi appollaiato alla tua finestra, non stavo fissando te.” concluse scoppiando in una sonora risata che contagiò il fratello.
“Ne sarebbe capace!” continuò.
Jon sapeva che era vero e avrebbe dato tutto ciò di cui era in possesso pur di gustarsi la scena, ma non ce n’era bisogno.
Sapeva che se le sue ipotesi fossero esatte, sarebbe venuto a conoscenza di tutto nel giro di poche ore. Selene era taciturna, ma in presenza di Jon esplodeva in un turpiloquio di parole,  non riusciva a frenarsi per un solo istante.
Solo lui riusciva a farle quell’effetto strano, come se mostrasse se stessa solamente al giovane bastardo. Le paura si annullavano, la vergogna svaniva ed ovviamente lo stesso valeva anche per lui.
Non sapeva cosa rappresentasse davvero per lei, ma una cosa era sicura, per lui era la cosa più cara che avesse.
Il rumore dei passi di Theon catturò la sua attenzione, erano così pesanti, da sentirsi  dall’interno del castello. Gli occhi dei due fratellastri si incontrarono, erano pronti allo spettacolo.

[Theon/Selene]


Non aveva idea di cosa stesse per fare, ma camminava, percorreva i metri che lo dividevano da quella stanza in alto nella Torre Nord.
Theon iniziò quasi a correre, il passo diventava sempre più veloce fino a farlo respirare pesantemente, ma prima sarebbe arrivato, prima avrebbe capito cosa fare, o almeno lo sperava. Arrivò nel corridoio dove era ubicata la stanza di Selene, e a quel punto, rimase paralizzato a pochi metri dalla porta.
Perché era salito? Che cosa aveva intenzione di dirle?
Greyjoy voleva semplicemente scusarsi. Il ragazzo più arrogante di tutto Winterfell voleva semplicemente scusarsi.
-Che ti dice la testa, Theon? Di cosa mai dovresti scusarti?-
Più che altro era imbarazzato, in genere non rimaneva perso a guardare giovani donne come un tredicenne alle prime armi. Aveva diciannove anni, le sue occhiate erano languide e fiere, altro che sentimentalismi.
Il suo cuore duro come il ferro non aveva bisogno di provare affetto per una qualunque donna, tantomeno non all’improvviso per una ragazzina che aveva avuto sotto gli occhi per così tanti anni. Si sarebbe presentato a lei spiegandole che era tutto un equivoco, uno stupido, inutile, equivoco.
Bussò piano alla porta aspettando l’invito ad entrare. In genere le sue maniere erano più brusche, ma la situazione sarebbe solamente potuta peggiorare.
“Avanti.” disse la giovane dolcemente.
Theon aprì piano la porta mostrando a poco a poco la sua figura. Un breve lampo di luce illuminò dapprima i suoi occhi celesti, poi la sua pelle olivastra, infine luccicò nella trama della sua maglia d’argento.
“Con permesso.” disse con calma. Cercava di apparire tranquillo, quando nella sua testa c’era un groviglio di pensieri che non riuscivano ad articolarsi. 
Selene non parve sorpresa della sua visita. Probabilmente aveva continuato ad osservare la scena nascosta dietro le tende della sua camera. Rimase in silenzio aspettando che il ragazzo parlasse. Aveva un espressione indecifrabile. Il viso era disteso e tranquillo, le labbra chiuse e dai suoi occhi Theon non riuscì ad interpretare alcuna emozione.
Aspettava pazientemente che parlasse, che spiegasse la ragione per cui si era disturbato a salire fin lassù.
“Sono venuto- convenne che era arrivato il momento di spiegare. -per chiederti scusa.”
“Non vedo il motivo di tanto disturbo.” dichiarò lei calma. Si avvicinò con lentezza al ragazzo, il quale, continuava a fissare gli enigmatici occhi chiari di lei.
La Tully non distolse lo sguardo, la cosa lo confuse parecchio. In tutti quegli anni l’aveva giudicata timida ed insicura, ma in quel momento sembrava mantenere il controllo anche più di lui.
“Ti ho fatta arrossire, non è un comportamento consono.” spiegò Theon.
“Per favore, Greyjoy. Non sei famoso di certo per la tua condotta brillante, né per la tua galanteria verso le donne. - cominciò lasciandolo senza fiato. -Non devi giustificarti, non sono arrossita a causa tua.”
Il giovane inizialmente non capiì, poi cominciò ad infuriarsi, non solo aveva deciso di passar al di sopra del suo orgoglio, ma lei lo aveva addirittura umiliato. Non poteva prendersi quelle scuse ed andare al sacrificarsi ai sette dei?
“E allora perché ti sei trasformata in un enorme peperone, di grazia?” la canzonò.
“Mio cugino ed il suo fratellastro stavano ridacchiando per via della tua strana attenzione nei miei confronti. Se proprio vuoi chiedermi scusa, dovresti farlo per avermi messo in imbarazzo davanti a loro, caro Greyjoy.”
“Io non nutro strane attenzioni per nessuno, lady Tully!” abbaiò lui.
“Beh, non era quello che sembrava.” 
“Nelle isole del Ferro ci insegnano fin da bambini che tutto ciò che vediamo, non è quello che sembra. Dovresti impararlo anche tu, sai.” spiegò con fare saccente.
“Lo so benissimo, ma non mi sembra questo il caso, o sbaglio? Mi spieghi per quale motivo continuavi a fissarmi, allora?” 
Era fiera del suo lavoro, l’aveva messo a tacere. Odiava gli arroganti più di qualsiasi altra cosa al mondo, ecco perché preferiva stare sulle sue.
“Beh, io...- cominciò a biascicare. -oh per favore, sei solo una marmocchia. Vorrei capire perché sono qui.” si cominciò a domandare.
Colpito ed affondato, Selene non poteva essere più felice.
“Come volevasi dimostrare.” disse.
Theon rimase in silenzio a rimuginare sulla conversazione. Non era possibile, quella ragazzina l’aveva messo a tacere con una facilità estrema. Nemmeno la lingua lunga di Robb c’era mai riuscita.
“Non eri tu quella introversa? Quella timida?” cominciò a chiedere irato.
“Devo ammettere che sei tanto bravo ad elargire insegnamenti, ma a quanto pare, non sei capace di farne tesoro.- proclamò solenne. -Cosa insegnano nelle isole del Ferro? Ah sì, giusto! Tutto ciò che vediamo non è quel che sembra. Qualcuno in questa stanza dovrebbe impararlo.”
Dopo quella affermazione Theon uscì furente dalla stanza. Selene sentì la porta sbattere così violentemente che pareva che i cardini fossero schizzati via dalla parete. Sorrise ed aspettò che il giovane Greyjoy arrivasse nel cortile per pregustarsi lo spettacolo. A quanto pareva anche Robb e Jon aspettavano la stessa cosa. Erano seduti su una staccionata in legno, mentre confabulavano come due vecchie megere. 
Theon non ci mise molto ad arrivare nel cortile, probabilmente con tutta la furia che aveva in corpo aveva addirittura cominciato a correre.  I suoi passi erano così pesanti che dietro di sé cominciò ad alzare un vero e proprio polverone. Prese l’arco e cominciò a scagliare frecce una dopo l’altra verso un bersaglio di legno, cercando di sfogare la propria rabbia. 
I due fratellastri smisero di parlare, ma si persero nelle risate e nella voglia di conoscere i dettagli dell’accaduto. Non avevano mai visto Greyjoy così incollerito.


Note:
Giusto due parole. Volevo cominciare con il ringraziare tutti quelli che hanno letto, ma soprattutto quelli che continueranno e chi recensirà.
Per il resto volevo mettere in chiaro giusto un paio di cosine:
1. Il titolo è stato gentilmente preso in prestito da una delle mie canzoni preferite, anzi, a dir la verità l'intera storia mi è stata ispirata dalla canzone stessa.
2. Non sono sicura che il nome di questo capitolo sia grammaticalmente corretto. Il concetto di base sarebbe "Non sfidare il fiume", ma non mi piace come suona il verbo "challenge", spero sia corretto in ogni caso e, nel caso non lo fosse, non esitate a correggerlo.

E nulla, tutto qui, spero di aggiornare presto nonostante sia davvero impegnata per l'università, ma anche con la lettura del romanzo di Martin :)


 

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Capitolo 3
*** #3. The Wolf and The Trout. ***


Capitolo 3

 

The Wolf and the Trout

 

[Jon/Selene]
 

La quiete dominava attorno al piccolo stagno, alle spalle del Gran Palazzo. La superficie dello specchio d’acqua era diventata una fragile lastra di ghiaccio. Jon, con un bastone, la punzecchiò fin quando non si sgretolò in piccoli pezzi simili al vetro, e tentò di farne affondare alcuni senza successo. Nelle acque scure riusciva a vedere qualche pesce nuotare tranquillo, mentre di rospi e di rane, che un tempo guizzavano placidi, non c’era nemmeno l’ombra. Forse era vero, l’inverno stava arrivando. Una folata di vento gelido, che lo colpì in pieno, non poté che dare conferma al suo pensiero. Sentì uno scricchiolio alle sue spalle, si voltò guardingo sebbene avesse già un’idea di chi fossero quei passi leggeri alle sue spalle. Una figura dal volto pallido quasi come il latte ed enormi occhi azzurri era nascosta dietro un albero. Il suo abito blu scuro, tendente all’antracite, si mimetizzava perfettamente con il tronco nero e nodoso con la quale si era fatta scudo, ed i lunghi capelli corvini non facevano altro che accentuare la tetra oscurità di quell’immagine.Per una frazione Jon pensò di trovarsi al cospetto di un Estraneo, il solo pensiero gli mise i brividi, ma si riprese non appena la giovane si palesò.
“Sembra che tu abbia visto un fantasma, Jon.” esordì Selene.
“Pensavo di averti scambiato per qualcosa di simile. Sei bianca peggio di un cadavere.” ammise Snow scrollando le spalle, invitandola a raggiungerla sul masso sul quale era appollaiato.
“Il futuro Guardiano della Notte che crede ancora in queste cose? Mi deludi.” ci scherzò su lei mostrandogli un sorriso.
“Sfottimi pure, Selene. Un giorno sarò il miglior ranger mai esistito, dormirete sonni tranquilli solamente grazie a me!” annunciò fiero.
La Tully non lo metteva in dubbio, sapeva che ci sarebbe riuscito, Jon avrebbe fatto di tutto per coronare il suo sogno. Una volta prestato giuramento, Snow sarebbe diventato uno degli uomini in nero più temuti di tutta la Barriera.
L’unica cosa che realmente la spaventava era il fatto che non l’avrebbe più visto, sarebbe partito per l’addestramento e i loro rapporti sarebbero cessati di esistere. Qualche corvo spedito di tanto in tanto, non avrebbe riempito il vuoto della sua assenza.
Al solo pensiero lo stomaco si strinse ed una voragine si aprì nel cuore. Come poteva voler allontanarsi davvero da lei, da Winterfell e dai suoi fratelli?
Da dove spuntava tutto quel coraggio di voler annullare la sua persona ed i suoi affetti, per vestire il nero? Cercò di non soffermarsi troppo, un giorno avrebbe affrontato quel dolore con l’onore confacente ad una Tully.
“Ad ogni modo, mi cercavi?” domandò Jon, immaginando che Selene fosse lì per un motivo preciso.
“A dire il vero, sì.” confessò. 
Il giovane sapeva che per l’amica era stato facile trovarlo. Si conoscevano così a fondo da non dover darsi appuntamenti per incontrarsi, da non spendere troppo tempo a cercarsi. Erano così in sintonia, che spesso non avevano bisogno di parole, o meglio lui non ne aveva bisogno, Selene ne spendeva abbastanza per entrambi.
“Dimmi pure.- la invitò. -anche se, avrei anche io qualche domanda.” 
“In realtà cercavo solamente la tua compagnia.- ammise facendo spallucce. -non ho molto da dirti.”
Era la verità. Quella volta, stranamente, Selene non aveva voglia di travolgere il silenzioso amico con i suoi pensieri strampalati. Dopo la conversazione con Theon, voleva semplicemente stare in silenzio e godersi un po’ di calma.
Jon era fin troppo sorpreso. Non era mai capitata una cosa simile, forse era accaduto solo quando era troppo piccola e non avevano ancora instaurato un legame così profondo. Eppure non lo infastidiva quel tornado di parole, anzi, era diventato così di routine da mancargli.
“Beh, desidererei ascoltare quel poco che possiedi.” la spronò.
“Riguardo cosa?” domandò lei cercando di eluderlo.
“Riguardo Greyjoy, non fare giochetti con me, Selene.”
“Ah, e va bene! Ho solo sbattuto un po’ di verità davanti a quegli occhi cerulei.” spiegò con noncuranza.
Una parte di lei si rese conto di dover ammettere a sé stessa che il rampollo Greyjoy nutrisse davvero delle attenzioni per lei. L’altra, ben più realista, le rammentò che anche suo cugino si era distratto nel notare la sua immagine alla finestra, quindi ciò non voleva dire granché. Sin da bambina le era stato insegnato che gli uomini erano creature strane, capaci di perdere il senno al cospetto di una donna. Non importava né il suo aspetto, né la sua posizione, avrebbero avuto l’istinto di dimostrare anche alla più scialba delle dame la propria valenza e valorosità, se solo ci fosse stata occasione. Ma, come in quella stessa giornata era accaduto più volte, tutta quella sete di apparire portava quasi sempre ad una deludente disfatta.
"E cosa gli avresti fatto capire?" chiese Jon curioso, sebbene avesse già sviluppato un'ipotesi.
"Beh, che gli uomini riducono il proprio cervello ad un tubero di grosse dimensioni, al cospetto di una donna."
"Ehi- esclamò. -bada a come parli!"  si finse offeso. Non era certamente l'idea che si era fatto. Il ragazzo le diede un buffetto sulla spalle e lei gli sorrise di rimando.
"Jon, ma tu non sei un uomo!" ribattè lei.
Il giovane si rabbuiò di colpo. Benché sapesse che era uno spontaneo complimento, non  poté far altro che rimandare il suo pensiero alla sua condizione di bastardo.
Selene notò immediatamente il rapido cambiamento di espressione. Gli occhi vivaci e luminosi erano stati velati da un'insolita tristezza. Di certo Jon non brillava per la sua allegria, ma in presenza dell'amica riusciva ad offuscare quella sua parte malinconica, mettendo in risalto la sua spontaneità, che ad opinione della Tully, veniva nascosta fin troppo spesso.
"Tu sei un lupo, Snow!" Continuò immediatamente, provocando una sonora risata da parte dell'amico.
"E tu sei una trota argentata, Tully!" ribattè ridendo.
"E Theon cosa sarebbe? Una piovra?" domandò ingenuamente.
Il ragazzo non faticò ad immaginaro, conosceva fin troppo bene le visite di Greyjoy ai bordelli. Non che ci fosse qualcosa di strano, persino il re se le concedeva, ma Jon non condivideva un tale comportamento. D'un tratto lo stomaco si infiammò, l' ipotesi che a Theon potesse interessare l'amica gli bruciò le viscere. 
Aveva presente come costui trattasse le donne,  non voleva che ciò accadesse anche a Selene. L’avrebbe sgozzato con le sue mani.
"Ovviamente.- rispose placando quel pensiero. -Ad ogni modo, mi sarebbe piaciuto essere presente, ma forse non hai esagerato a paragonare il suo cervello ad un'enorme patata?" rifletté ricordando l’espressione arrabbiata che aveva, quando era corso via dalla sua stanza.
"Non gliel'ho messa esattamente in questi termini, non volevo perdere la vita a tredici anni. E poi non ho esagerato!" si giustificò.
“Non ne dubito.” rispose ironicamente mordendosi le labbra per non scoppiarle a ridere in faccia.
Selene gli diede una spinta, e si lasciò tirare dal ragazzo, il quale ruzzolò giù dal masso sul quale erano seduti. Le  loro fragorose risate disturbarono la quiete di quel piccolo angolo di paradiso. La voce acuta della giovane risuonava tra gli echi: “Te la faccio vedere io, Jon Snow!


Note:
Sebbene il protagonista indiscusso di questa fan fiction sia Theon, ho dovuto scrivere questo capitolo per caratterizzare un po' le posizioni di Jon e di Selene (in parte).
Spero vi sia piaciuto, nonostante sia corto, e che continuiate a leggere :)
Il prossimo capitolo sarà interamente su Theon, lo giuro :D

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Capitolo 4
*** #4. Octopus Wood ***


Capitolo 4

 

Octopus Wood

 

[Theon]

 

 

Aveva l’animo ferito quando le sue mani. Theon osservò i suoi polpastrelli, i quali, vantavano vistose macchie scarlatte che dolevano come non mai. Il palmo, d’altro canto, mostrava un grosso taglio trasversale che tendeva al cremisi. Avrebbe dovuto usare delle protezioni, perlomeno avrebbe evitato la sofferenza fisica.
Quel giorno, aveva dovuto cambiare due volte le corde al suo arco, poiché, per la rabbia, le aveva spezzate altrettante volte.
Non era mai stato tanto furente, non aveva cercato di distrarsi per così tanto tempo, senza nemmeno riuscirci.
Ogni volta che scoccava una freccia, sognava irrefrenabilmente che il bersaglio fosse Selene. Ogni volta la colpiva in pieno, al cuore, alla testa, proprio come lei  lo aveva freddato a parole.
Persino il piccolo Bran l’aveva deriso. Quella pulce di bambino era sceso in cortile per osservarlo affascinato, pensando che si stesse allenando, e quando seppe dello scontro verbale con la cugina, rise fino alle lacrime.
Poteva essere definito lo zimbello di tutto Winterfell, anche lui stesso si sarebbe deriso, ed infatti, continuava stranamente a tenere vivo sul suo viso quello strano sorriso beffardo ed ironico che lo caratterizzava.
Non riusciva a placarsi, perché era consapevole del fatto che continuasse a pensarla e che non stava facendo altro da ore, ormai. Selene aveva sfacciatamente ragione, e questa cosa non poteva che continuare a dargli sui nervi, era un circolo vizioso.
Eppure non era la prima volta che rivolgeva i suoi pensieri alla giovane Tully. Da un paio d’anni si era reso conto che avesse cominciato a prendere le sembianze di una donna, lasciandosi dietro il corpo da ragazzina che possedeva.
Selene era di una bellezza stroncante e Theon non poteva negarlo. 
Per quanto avesse un viso dolce e dei lineamenti delicati che la facevano sembrare ancora innocente,  la ragazza possedeva degli enormi occhi blu, che illuminavano le sue guance lentigginose, e delle seducenti labbra carnose. I lunghi capelli neri e lucidi scendevano lungo la schiena ed il seno ormai prosperoso. Se non fosse stata la nipote di Eddarn Stark, suo protettore, probabilmente l’avrebbe adescata e sedotta senza porsi troppi problemi, ma sapeva che ciò non poteva accadere.
Conoscendo il motto della famiglia Tully, probabilmente, l’avrebbero castrato o peggio ancora, non avrebbe mai fatto ritorno a Pyke vivo. 
Provò ad allontanare il suo pensiero dalla giovane e a concentrarsi sulle sue mani doloranti. Cercò disperatamente delle bende per medicarsi le ferite, almeno per quelle c’era rimedio. Svuotò una cassettiera di legno, facendo cadere tutto il contenuto sul pavimento della sua camera. Niente. 
Si fece strada calciando qualsiasi cosa gli intralciasse il cammino. Avrebbe strappato a morsi una delle sue tuniche pur di bendare le sue dita che ardevano come tizzoni. Uscì dalla sua stanza e camminò lungo il corridoio passando dinnanzi la camera di Selene. La porta era socchiusa, Theon era curioso di sapere se la ragazza fosse chiusa ancora lì. Si avvicinò silenziosamente e avvicinò il suo occhio allo stipite trattenendo il fiato. La camera era deserta, evidentemente era nel parco tranquilla a godersi una passeggiata, mentre lui non riusciva ancora a placarsi.
Per gli dei degli Abissi!” imprecò sottovoce. Si voltò per proseguire la sua ricerca, ma fu folgorato dalla paura. Una figura non troppo alta e snella era impalata dietro di lui con sguardo curioso.
Per un attimo pensò che Selene l’avesse colto sul fatto. Il cuore gli salì così velocemente in gola che non riuscì a respirare per dieci secondi.  Non appena riuscì a focalizzare l’immagine, si rese conto piacevolmente di aver preso una abbaglio.
“Cosa ci fai qui?” domandò Sansa Stark curiosa.
“Non posso trovarmi nel corridoio del luogo in cui abito? Tu cosa ci fai qui?” si mise sulla difensiva.
La giovane scrollò le spalle. I modi austeri del ragazzo non le erano mai piaciuti.
“Cercavo Selene- si giustificò pacatamente.-E’ lì?”
“Ed io cosa ne potrei mai sapere!” ringhiò ancora. 
Sansa non sapeva se controbattere o meno. Era palese che stesse dando un’occhiata nella stanza della cugina, non c’era niente di male, ma perché rispondere in quella maniera tanto sgarbata?
“Pensavo la cercassi anche tu, dato che eri lì fermo a guardare.” ammise ingenuamente.
“E perché dovrei cercarla?”
“Beh, non lo so, ma eri lì e l’ho pensato.” si giustificò.
“Ebbene, ti sbagli.- la zittì. -cercavo delle bende.” disse mostrando le sue ferite.
Sansa esaminò le mani sfregiate del giovane. I polpastrelli si stavano incrostando, mentre la ferita al palmo era ancora aperta. Un alone di compassione apparve nei suoi occhi. 
“Dovresti mostrarle a Mastro Ludwin, lui le potrà guarire.” convenne.
“Non ho niente da mostrargli, niente che non abbia già affrontato. Ho solo bisogno di alcune bende per non far infettare la ferita.”
“Come vuoi.- rispose lei seccata.-Dovrei averne alcune nella mia stanza. Seguimi.” 
Theon fu colpito da tanta gentilezza. Sebbene fosse stato così sgarbato, la Stark continuava a porgergli il suo aiuto. Era una dote di famiglia, questo era certo.
Greyjoy la seguì nella sua camera. La ragazza aprì il cassetto e ne tirò fuori delle garze bianche. Intimò Theon di lasciargli fasciare le sue mani, e lui acconsentì.
Guardò la dedizione di Sansa nello stringergli le bende attorno alle dita, poi attorno al palmo, senza proferir parola.
“Grazie.” mugugnò lui non appena ebbe finito. 
“Di niente, piuttosto, non hai proprio idea di dove sia Selene?” insistette lei.
“Perché dovrei?”
“Mia madre mi ha ordinato di fare una passeggiata con lei, ed ho bisogno di trovarla.- spiegò. -In realtà sono sicura di dove possa essere, andiamo Greyjoy, lo sai benissimo anche tu!”
L’unico posto dove la Tully potesse essere era nei boschi, insieme a Snow, questo era risaputo. Era sicuro come il sorgere del Sole ad est. 
“E allora?- domandò.-anche se lo sapessi, cosa dovrei fare?”
“Beh, io ho fasciato le tue ferite, ora tu mi devi in favore.” asserì lei investendolo con il suo sguardo di ghiaccio.
Se la gentilezza e la compassione degli Stark era una dote di famiglia, Sansa aveva sicuramente preso da qualcun altro. Altro che dolcezza, quella ragazza era una vera e propria vipera.
“Sentiamo un po’, di cosa si tratta.” la lasciò parlare Theon.
“Ovviamente Selene è nei boschi, luogo non proprio adatto ad una giovane donna, non ti pare?”
“Tua cugina evidentemente non la pensa così.”
“Mia cugina? Una giovane donna? Per favore! Ha trasformato Arya in una selvaggia e poi preferisce sempre la compagnia del mio fratellastro piuttosto che trascorrere del tempo di qualità con me e septa Mordane.”
Sansa non nutriva sentimenti benevoli nei confronti della cugina, ovviamente. Greyjoy non era entusiasta di come la piccola undicenne stesse parlando della Tully, le sembrava eccessivamente severo il suo giudizio. Per quanto lui stesso non sopportasse alcuni aspetti del carattere di Selene, sapeva che i commenti della Stark provenivano semplicemente dalla sua gelosia. Era sempre al centro dell’attenzione per le sue qualità, sarà stato un colpo duro essere ignorata dall’unica parente con cui poteva condividere l’adolescenza.
“Quindi?” chiese, non capendo la natura del favore.
“Dovresti accompagnarmi nel bosco a cercarla, così potresti anche portarti dietro il mio fratellastro, senza che ci disturbi.” spiegò con calma.
“Non capisco.- la fermò Theon. -Noto dalle tue parole che non ami passare del tempo con tua cugina, perché ti ostini a farlo?”
“Mia madre mi costringe, come potrei mai disobbedirle? Credo che non voglia che Selene passi troppo tempo con Jon.”
“Davvero? Perché?” Greyjoy era curioso. Sapeva del brutale odio che Catelyn nutriva per il figliastro di suo marito ed era ovvio che non volesse che passasse così tanto tempo con la nipote.
“Non ne sono certa.- lo avvertì Sansa.-Ma credo di averla udita dire che ha paura che si innamori del mio fratellastro. Che cosa incredibile, non trovi? Chi potrebbe mai innamorarsi di Jon?! Ad ogni modo, ho sentito dire che voleva rimandarla a Delta delle Acque, da mio zio, in modo che possa diventare la promessa sposa di un uomo degno di lei.”
Le preoccupazioni di lady Stark non erano del tutto erronee. Selene e Jon avevano appena un anno di differenza e solevano passare parecchio tempo assieme. A pensarci, Theon addirittura trovava strano il contrario, sarebbe stato strano se non fosse nato qualcosa a distanza di qualche anno. L’immediata voglia di andarli a cercare e dividerli infiammò le sue membra. 
“Andiamo!” la intimò.
“Davvero?” chiese lei incredula. In realtà non sperava molto nell’aiuto di Greyjoy.
“Muoviti prima che cambi idea.”
Theon e Sansa scesero le scale insieme, uscirono dal castello e si inoltrarono nei freddi boschi che costeggiavano il palazzo. Il giovane sapeva esattamente dove cercare. Era stato spesso con Jon nei pressi di uno stagno nel cuore del bosco. Non era troppo lontano, dieci minuti di cammino a passo svelto. Greyjoy spianò la strada alla Stark, l’aiutò a non inciampare tra rami e sassi e la ragazza sorrise benevola. 
Arrivarono a destinazione e, senza alcuna sorpresa, trovarono i due giovani nel bel mezzo di una lotta.
Rotolavano nella fanghiglia ridendo come due bambini, Theon riuscì a vedere il disgusto di Sansa nell’osservare la scena.
“Selene!” l’ammonì fredda.
La ragazza, che si trovava seduta sull’addome di Jon, e lo teneva per i polsi, alzò lo sguardo sentendo il suo nome. Il sorriso scomparve immediatamente, quando i suoi occhi incontrarono quelli della cugina. Sentì raggelare il proprio sangue nel vedere quello sguardo glaciale sulla propria figura.
“Ti pare il comportamento adatto ad una Lady?” la riproverò.
Selene si alzò sistemando il vestito blu scuro e cercò di pulirlo invano dai pezzi di fango che lo macchiavano completamente. 
“Da quando parli come septa Mordane?” chiese scocciata.
“Da quando passi il tempo rotolando nel fango come un animale da fattoria. Cosa ti è preso? Quello è il vestito che tuo padre ti ha regalato per il tuo ultimo compleanno. L’avrà pagato una fortuna!” rispose arrabbiata.
“Sansa, non è l’unico vestito che posseggo, è uno dei tanti. Verrà lavato e andrà tutto a posto. Non mi sembra una tragedia. Piuttosto, perché sei qui?”
“Cara cugina, sono venuta nel cuore del bosco per cercarti.- aveva il tono di voce di qualcuno che era arrivato fino alla Barriera. -Mia madre me l’ha chiesto, vuole che vieni a ricamare con me.”
“In questo momento, come puoi vedere, sono occupata.” disse indicando Snow, il quale si era alzato e sistemato.
“Per favore, non fare la bambina, vieni con me al Palazzo, cambiati e fai quello che mia madre ha chiesto.” la scongiurò Sansa, la quale sembrava realmente preoccupata. 
Selene avrebbe voluto continuare a passare il pomeriggio con Jon, ma non poteva disobbedire a sua zia. Da qualche tempo, erano in contrasto, e la trattava fin troppo severamente, mettendola spesso in punizione. Non voleva passare un altro giorno chiusa nella torre, quindi l’unica cosa intelligente da fare era andare a ricamare con sua cugina, questo era certo. Lanciò un’occhiata all’amico, il quale strinse le labbra e annuì tristemente. 
Si avvicinò a Sansa, la quale le sorrise radiosa. Aveva ottenuto ciò che voleva, ciò bastava a renderla felice. Passò accanto a Theon e non poté far a meno di notare le bende che fasciavano le sue mani. Le fissò in silenzio per poi prendergliele ed osservargliele da vicino. La garza bianca, intorno al palmo, era diventata rosso scuro.
“Cosa è successo?”gli chiese preoccupata.
“Un allenamento senza mettere protezioni.” disse senza darci troppo peso. Non la guardò nemmeno, i suoi occhi cerulei erano bassi e fissavano il terriccio.
“Dovresti andare da Maestro Ludwin, ha degli unguenti che possono guarirti.” gli consigliò. Si sentiva in colpa, l’aveva visto allenarsi con ardore appena dopo essere sceso dalla sua stanza.
“Ci andrò più tardi, grazie del consiglio.” biascicò a stento. 
Sansa Stark lo guardò male. Gli aveva detto la stessa cosa qualche minuto prima, e la sua risposta non era stata ugualmente gentile. C’era qualcosa di strano e lei l’avrebbe scoperto, ma non in quel momento.
Prese la mano della cugina e la tirò via, lungo i sentieri del bosco.
Theon rimase lì con Jon in silenzio. Il bastardo era tornato a sedersi sul masso, sul quale si era appollaiato prima, e aspettò che l’amico parlasse. Aveva certamente qualcosa da dire, altrimenti se ne sarebbe andato con le due cugine.
“Sansa ha proprio una lingua lunga, non trovi?” domandò retorico.
Era ovvio che fosse così, l’aveva sentita più volte chiamarlo bastardo, Snow sapeva che tutto quello era uno stupido preambolo per arrivare ad altro.
“Già.” si limitò a dire.
“Mi ha fatto capire che se la dolce cugina non si comporterà bene, lady Stark sarà costretta a rispedirla a Delta delle acque.”
Jon sbiancò di colpo. Quelle parole erano come una lama infuocata nel petto. La gamba gli iniziò a tremare e non sembrava riuscire a mettere insieme un discorso.
“In c-che senso?” balbettò.
“Non hai afferrato il mio avvertimento di stamattina? La zia di Selene non vuole che voi due giochiate insieme. E per giocare non intendo le stupide lotte nell’erba che ci avete mostrato prima!- spiegò lanciandogli uno sguardo malizioso. -Magari faceste quello che pensa, perlomeno non avresti quello sguardo smorto che ti ritrovi, Snow!”
Sembrava la tattica perfetta in modo che Selene non partisse. Rivelandogli i piani di lady Catelyn, Jon si sarebbe allontanato dalla ragazza, e lei non sarebbe stata rispedita lontano da Winterfell. Voleva che rimanesse lì ancora per un po’, non capiva perché, ma non voleva che si allontanasse.
“Io non voglio farle del male! Perché dovrebbe pensare una cosa simile?” 
“Se pensi cheper giochi io abbia inteso farle, sei proprio fuori strada.- disse Theon ghignando.-Se davvero provi dei sentimenti per lei, dovresti mantenere una certa distanza, a meno che non vuoi che lei se ne vada.”
“Io, non provo nulla.” mentì. Lo si vedeva nei suoi occhi lucidi. Il solo pensiero di averla a miglia di distanza lo faceva impazzire, ma ormai conviveva con quel sentimento. Un giorno avrebbe vestito il nero, e sarebbe stato lui a miglia di distanza. Ovviamente sarebbero passati anni, e lui le avrebbe confessato prima tutto l’amore che provava per lei, questo era certo.
“Sì.- lo assecondò Greyjoy. -Ma, se vuoi tenerti stretta la tua amichetta, evita di starle alle calcagna.” suonava quasi come una minaccia.
Tutta quella situazione era un paradosso. Tener Selene a Winterfell voleva dire non starle accanto, passare del tempo con lei voleva dire rimandarla al Delta delle Acque.
Jon doveva trovare una soluzione.


Note:
Questo capitolo è stato un vero è proprio parto, credetemi. Non solo perché è ben più lungo degli altri, ma più che altro mi è uscito di getto, ed avevo fin troppe idee confuse che non sapevo come districare. Ad ogni modo, spero di aver reso bene l'idea dei personaggi e di essere fedele alla loro carattere.
Il finale si concentra un po' più sul pov di Jon, ma ne avevo realmente bisogno.

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Capitolo 5
*** #5. The Prisoner ***


Capitolo 5
 

The Prisoner

 

[Selene]

 

 

Era chiusa in quella torre da un giorno, forse più. Ormai non aveva più il senso del tempo, sapeva solamente che voleva evadere, e l’unico modo per scappare era gettarsi dalla finestra.Vagliare quell’opzione, voleva dire lasciare quel mondo a tredici anni, quindi evitò.
E pensare che era tutta colpa di Sansa, le avrebbe tirato ancora i capelli, come il giorno precedente, se solo avesse potuto, ma l’avevano allontanata e le avevano ordinato di non farle più visita.
Aveva detto a sua zia che l’aveva trovata nel bosco in circostanze sospette con Jon, e aveva bofonchiato qualcosa su l’amore che Theon provava per lei. Strapparle una grossa ciocca di capelli era il minimo che potesse farle. 
Sapeva che stavano solamente rotolando in un po’ di fanghiglia, eppure doveva rovinare sempre tutto. E cos’erano quelle fandonie su Theon? Solo gli Antichi Dei sapevano quali diavolerie riuscisse ad inventarsi! 
Ovviamente la aveva allontanata da Jon a causa del suo spasmodico bisogno di attenzioni, per di più, aveva inventato quella storia assurda solo per tenerla prigioniera nella sua stanza. Sperava che Arya la stesse vendicando e avesse sputato nella sua zuppa.  
Si era dovuta sorbire persino una sgridata. Sua zia aveva ricominciato tutto quel sermone sul fatto che l’avrebbe rispedita a casa, se l’avesse ribeccata in situazioni ambigue con Jon. Quella volta, le sue urla furono così forti che sembrava facesse sul serio, ma la natura della punizione non sembrava poi così severa. Le avevano detto che non avrebbe potuto  ricevere visite, ma durante la mattinata Robb era salito in camera per controllare se avesse fame, e si era intrattenuto con lei per tirarla su.
Aveva detto “Fai la brava, durerà poco.”, ma intanto era ancora chiusa lì. Anche Arya era salita per un po’, avevano giocato e poi Selene le aveva suonato qualcosa, la ragazzina l’aveva tirata su di morale, ma non troppo.
La cosa peggiore di tutta quella situazione era che l’unica persona che avrebbe voluto al suo fianco, era stata punita.
Jon aveva passato tutta la mattina a lavorare nel cortile. Nei momenti in cui sua zia non lo sorvegliava, era riuscito a mandarle un messaggio tramite Bran. Aveva scalato in segreto tutta la parete della Torre Nord per portarglielo.
Diceva di scusarsi. Scusarsi? Era semplicemente pazzo. 
Selene sapeva che la colpa era tutta sue e per di più la punizione che era stata data all’amico era eccessivamente pesante rispetto a quella  sua di star chiusa in una stanza, con tutte le comodità che possedeva.
Bran le spiegò che il fratellastro gli aveva detto che non sarebbe potuto scendere senza una risposta, così Selene, non sapendo cosa scrivergli, diede un bacio sulla guancia del cugino riferendogli di mandarglielo.
Il bambino rispose che probabilmente il messaggio non sarebbe arrivato a destinazione e svanì oltre la finestra. 
Poco dopo riuscì ad incontrare lo sguardo di Snow stanco per la mattinata di lavori. Nonostante fosse tutto infangato e avesse gli occhi stanchi, le lanciò uno dei sorrisi più dolci che avesse mai visto, si sentì terribilmente in colpa.
Sentì bussare alla porta e si allontanò dalla finestra velocemente. Il primo pensiero che ebbe, fu che la zia l’avesse potuta scoprire.
“Avanti.” disse sperando con tutta se stessa che fosse chiunque altro.
La porta si aprì e Theon Greyjoy si mostrò fiero.
“Lady Stark mi ha chiesto se vuoi cenare con noi.” esordì il giovane.
Selene sbuffò. Dopo quello che aveva fatto a Jon non le interessava molto delle richieste di sua zia. Sarebbe potuta rimanere anche un mese in camera, ma la punizione dell’amico doveva essere revocata.
“No!” esclamò arrabbiata.
“Ambasciator non porta pena.” disse Greyjoy con calma.
Non aveva tutti i torti. Theon, questa volta, non c’entrava nulla. 
“Hai ragione, mi dispiace è che...” cominciò a dire.
“Tully, tu mi chiedi scusa? A cosa devo questo onore?” la interruppe ironico.
“Ringrazia i tuoi Dei degli Abissi che te le stia facendo.-disse decisa - E’ che non riesco a sopportare che Jon sia stato punito a causa mia. Di’ a mia zia che non voglio cenare, non ho fame.”
“Glielo riferirò, ma se ti venisse per caso fame, passerò più tardi con un piatto di zuppa.”
Selene sorrise, non immaginava che Greyjoy potesse essere tanto premuroso nei suoi confronti. Anche lui curvò lievemente le labbra mostrandogli di aver afferrato la sua gratitudine.
La Tully abbassò lo sguardo e notò le bende pulite attorno alle sue mani. Si avvicinò lentamente e le prese tra le sue, osservandole minuziosamente. Spostò le garze e notò che le ferite sui polpastrelli erano guarite, mentre quella sul palmo si stava cicatrizzando.
“Va meglio?” chiese preoccupata.
“Non mi fa più male, fra qualche giorno potrò riprendere a tirare con l’arco e ad allenarmi con la spada.”
“Mi dispiace che sia successo, non intendevo farti arrabbiare in quel modo. Pensavo fosse divertente, non immaginavo la prendessi tanto sul serio.” le sue scuse erano sincere, lo si vedeva nei suoi occhi. Sembrava quasi fossero lucidi per via delle lacrime.
“Scuse accettate. Dispiace anche a me di averti messo in imbarazzo, ero sovrappensiero.”
“Ovviamente.” disse lei lasciandosi scappare un sorriso ironico.
“Ricominciamo, Tully?”
“No, hai ragione.”
Selene non ne aveva proprio voglia, a dirla tutta. Voleva che la situazione si tranquillizzasse, che sua zia smettesse di immaginare cose inesistenti, che Jon potesse tornare ad allenarsi, invece di lavorare come un mulo, e voleva terminare quelle liti con Theon. Inizialmente la divertivano, ma in quella situazione opprimente erano diventate solo un fastidio. Era cominciato tutto per gioco, Theon sembrava un bersaglio facile. Così fiero ed arrogante, era divertente ridurre il suo ego in poltiglia.
Non le era nemmeno antipatico, a dirla tutta. Più che altro, non lo conosceva bene, sebbene abitassero da anni nello stesso castello. Avevano parlato qualche volta, ma nulla che potesse essere ritenuto rilevante, effettivamente avevano avuto più rapporti umani in quella giornata che in tutta la loro vita.
Quel poco che conosceva di Theon,  lo doveva solamente a Jon; ogni tanto gli raccontava delle sue avventure al bordello, degli allenamenti o di qualche sua battuta. I commenti conclusivi dell’amico erano sempre simili, quasi ogni storia si terminava  con “E’ proprio uno stronzo.”Tutte quelle vicende che gli erano state raccontate non erano certo degne delle orecchie di una lady, ma a lei piaceva ascoltarle. La vita di Greyjoy era differente da quella di Snow e di Robb, lui prendeva tutto ciò che gli veniva dato, era incline ad assecondare le proprie pulsioni, al contrario degli altri due. Certo, il suo comportamento non era brillante, ma a lei non interessava molto, al contrario era stranamente attratta dall'attitudine del ragazzo che si discostava parecchio dalla condotta di un lord.
“Allora, io vado prima che tua zia rispedisca me a Pyke.” disse sorridendo.
Girò i tacchi e prima di chiudere la porta dietro di sé sentì la giovane chiamarlo.
“Theon.” esclamò a gran voce.
“Sì, Selene?” chiese lui.
“Dopo cena gradirei che mi portassi quel piatto di zuppa,- cominciò lei, l’imbarazzo non riusciva a farle terminare la frase, ma si fece ugualmente coraggio. - magari potresti rimanere anche un po’ a farmi compagnia, se non ti disturba.” 
“Con grande piacere.” disse inaspettatamente lui.

 

[Theon]

 

Era scivolato in cucina come una volpe, elegante e silenzioso. Aveva detto a lady Stark che Selene non sarebbe scesa per cena, ma non gli aveva spiegato la motivazione. Negli occhi azzurri di Catelyn, Greyjoy vide il suo cuore quasi spezzarsi. “Che devo fare con quella ragazza?” aveva commentato. Più che arrabbiata, sembrava quasi addolorata, il giovane la rassicurò dicendo che era più che normale che una ragazza di tredici anni si comportasse così e aggiunse che gli avrebbe portato di persona la cena e magari avrebbe cercato di convincerla a comportarsi meglio. La moglie del suo protettore sembrava davvero riconoscente, gli sorrise amorevolmente e lo ringraziò più volte. 
Dopo cena gli portò un vassoio con una ciotola di legno ricolma di zuppa fredda ed un bicchier d’acqua. Theon guardò incerto quel che lady Catelyn gli aveva posto davanti, non poteva essere di certo la cena di Selene. E invece si sbagliava, era proprio il suo pasto. 
Donna Stark sapeva essere severa più di quanto immaginasse, così decise di sgattaiolare in cucina e prendere qualcosa di commestibile per la povera prigioniera. Strisciò lungo i muri in pietra, nei corridoi deserti. L’illuminazione si riduceva ad una fiaccola accesa appesa al muro. Theon teneva stretto il vassoio affinché non cadesse, e sperò vivamente che quell’orrore ghiacciato dalla puzza di cipolla, non gli cadesse addosso. Quando riuscì a varcare la soglia della cucina tirò un sospiro di sollievo. 
Una serva era ancora lì a lavare i piatti. Greyjoy le chiese se fosse avanzato qualcosa dalla cena e se glielo poteva riscaldare.
La ragazza, una sedicenne dai lunghi capelli rossi e grandi occhi verdi, arrossì lievemente ed annuì. Theon sapeva che non avrebbe detto di no, nel momento in cui era entrato in cucina, la giovane aveva puntato gli occhi su di lui senza più staccarli. Quando i loro occhi si incontrarono, sembrava che lei avesse smesso di respirare.
Rimase seduto sorridendo mentre lei lo aiutava. Sapeva di essere meschino, ma aveva  bisogno di una sua mano, non gli importavano i mezzi necessari.
La serva riscaldò una gran ciotola di zuppa di lenticchie nella quale galleggiava anche un bel pezzo di salsiccia. A contornare quel buon piatto, che non aveva nulla a che fare con quello precedente, aggiunse pane nero, patate dolci per contorno, una piccola brocca d’acqua e Theon riuscì a farsi dare anche due bicchieri di vino. Le sorrise ancora avvicinandosi, lei sussultò per un momento, trovandosi così vicina al giovane. Greyjoy poteva sentire il suo respiro faticoso, vide le sue pupille dilatarsi facendo sembrare i suoi occhi quasi neri. Appena le afferrò il mento con la mano, poté percepire il suo tremolare, ghignò pensando all’effetto che faceva alle donne. Curvò la schiena e si avvicinò baciandola dolcemente per ringraziarla. Le labbra si sfiorarono appena, poi lui si allontanò e le sorrise nuovamente.
Si imbatté nuovamente nel corridoio, sperando di non trovarsi davanti lady Stark. Camminò silenziosamente e uscitone, salì velocemente le scale. Era fatta, nessuno l’aveva visto. Bussò alla porta di Selene. La ragazza aprì e lo fece accomodare.
Lui posò il vassoio su un mobile e si sedette osservandola. Era piacevolmente sorpresa, sebbene le avesse promesso di andare qualche ora prima. Sembrava più calma e rilassata, il viso disteso e le labbra incurvate in un dolce sorriso. Si sedette accanto a lui osservando il cibo nel vassoio. 
“Ti ringrazio.” disse lei sistemando il vestito bordeaux scuro che faceva risaltare la lucentezza dei suoi occhi.
“Di nulla, non puoi certo morire di fame, anche se qualcun altro l’avrebbe fatto sicuramente.” in realtà non era poi così certo di quella affermazione.
“Non ci contare troppo. Le uniche due persone che lo avrebbero fatto spontaneamente sono Jon ed Arya. Jon come puoi vedere, non avrebbe potuto, Arya ha il coprifuoco dopo cena.” disse cominciando.
Theon fu deluso dalla risposta, anche lui si era preoccupato spontaneamente di portarle qualcosa, al contrario di Robb, e non l’aveva menzionato.
Forse la ragazza pensava che ci fosse lo zampino della zia, e che le sue azioni fossero semplicemente una manipolazione di lady Stark.
“Beh, che fai? Non mangi? Non farla freddare, altrimenti addio ai miei sforzi.”
“In che senso?” chiese lei confusa mandando giù un boccone.
“Tua zia ti aveva mandato una zuppa di cipolle fredda, puzzava peggio di Hodor dopo una giornata di lavoro. Ho pensato che meritassi qualcosa di commestibile, tanto per cominciare.”
Gli occhi di Selene si riempirono di gratitudine. Theon pensò di aver visto qualche lacrima rigarle il viso, mentre un sorriso esplose sul suo volto. Due secondi dopo, si rese conto che quelle lacrime non le aveva semplicemente immaginate.
La ragazza gli buttò le braccia al collo e si abbandonò in un pianto che gli inumidì tutta la tunica. Greyjoy non seppe cosa dire, si limitò a darle qualche sgraziata pacca sulle spalle e ad accarezzarle i capelli, fin quando non si calmò.
Selene si ricompose, strofinò gli occhi che erano diventati ormai rossi, e si asciugò le guance dalle lacrime calde.
“Scusami, è che questa situazioni è invivibile.- cominciò a spiegare. - Credo che mia zia voglia rimandarmi a casa e stia facendo di tutto per farmi stancare, in modo tale che diventi una scelta volontaria, ma non capisce. Io voglio stare qui.”
“Capisco.” mormorò. Non era vero, in realtà. L’unica cosa che lui voleva era tornare a casa, invece.
“E’ che non conosco Delta delle Acque, ho paura di vivere da sola in un posto nuovo. Ho tutto, qui! Jon, Arya, Bran, Robb, Rickon, i miei zii, anche Sansa talvolta è piacevole, anche tu...” si lasciò sfuggire. Theon riuscì a notare che era arrossita, sebbene le sue guance fossero già rosse per il pianto. Quelle parole lo sorpresero e sentì una morsa nel petto, come se tutte le sue viscere si fossero aggrovigliate.
“Se Jon dovesse realmente prendere il nero, forse accetterei di tornare a casa, ma perché dovrei tornare ora?” continuò lei.
Quel groviglio nel torace si strinse ancora di più, dopo quella affermazione.
Jon ovviamente era il solo motivo per cui era ancora lì.
“Non penso che lo prenderà.” ammise Theon.
“Perché? E’ da quando aveva sette anni che ne parla. E’ il suo sogno!” spiegò la Tully con fermezza.
“Beh, diventare ranger vuol dire sposare il proprio lavoro, precludersi l’opportunità di crearsi una famiglia, di amare una donna. Pochi sono gli uomini che fanno questa scelta volontariamente, lo sai questo? Jon ha appena quattordici anni, appena i suoi istinti cominceranno ad uscire dal letargo, capirà che non è quello che realmente vuole.” asserì Greyjoy. Sperava che Selene capisse cosa intendeva dire.
“L’unica cosa che mancherà a Jon saranno le nostre chiacchierate, o almeno, è quello che dice. Mi ha detto che gli proverà nostalgia per Arya e gli altri, ovviamente. Forse qualche volta potrà venirci a trovare,  talvolta Benjen Stark riesce a venire qui a Winterfell.” disse ancora un po’ dubbiosa su ciò che Theon affermava.
“Oh, fidati, non gli mancheranno solo le vostre chiacchierate...” lo sguardo era diventato malizioso. Bevve un po’ di vino sperando che gli sciogliesse ancor di più la lingua. La ragazza ora avrebbe sicuramente capito.
“In che senso?” chiese lei. 
Lui sbuffò, non voleva essere sfacciato con lei. Era ancora una ragazzina, ma qualcuno doveva aprirle gli occhi.
“Selene, non fare la bambina. E’ ovvio che Jon prova qualcosa ben più forte di una semplice e tenera amicizia per te.” disse con calma.
“NON E’ VERO!” sbottò lei arrabbiata. Diede un pugno sul tavolo con una foga tale da far cadere il bicchiere ricolmo d’acqua.
Lo rialzò immediatamente e cercò di asciugare il pasticcio che aveva fatto.
“Selene, sei cieca? Non vedi come ti guarda? Secondo te, perché tua zia è così apprensiva?” Non era possibile che non se ne rendesse conto. Quel ragazzo era cotto di lei. 
“Mi vuole bene come ad una sorella, niente di più, niente di meno.- disse fredda. I suoi occhi erano diventati iceberg.- Ora, per favore, lascia questa stanza. Ti ringrazio per la cena.” disse indicandogli la porta.
Era incredibile, doveva avere due personalità. La dolcezza che gli aveva mostrato era diventata rabbia in un batter d’occhio.
“Bene.- asserì. -Spero di aver aperto i tuoi occhi, anche se ne dubito. Porto con me il vino, se non mi dispiace.” concluse sbattendo la porta.

Note:
A dirla tutta non ho avuto molta voglia di scrivere questo capitolo, perché non avevo molte idee. Volevo che si avvicinassero, spero di esserci riuscita, diciamo che scriverlo non è stato tanto male quanto mi aspettavo, anzi! 

 

 

 

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Capitolo 6
*** #6. Thinking About You ***


Capitolo 6

 

Thinking About You

 

[Selene]

 

 

Selene guardò il vassoio che aveva davanti, quel cibo che sembra delizioso di colpo si era trasformato in pura agonia. Lo stomaco le si era chiuso e di colpo aveva preso ad ardere, come i suoi sentimenti.
Non si era mai sentita così in colpa, nemmeno per i trattamento servito a Sansa il giorno precedente.
In fin dei conti, Greyjoy non le aveva detto nulla di così sbagliato, la sua reazione era stata fin troppo aggressiva. Aveva notato un velo di tristezza offuscare i suoi occhi cerulei, quando l’aveva cacciato. Camminava mesto verso la porta, nemmeno fosse stato condannato a morte. 
Se non fosse stata segregata in quella stanza, l’avrebbe seguito di corsa, chiedendogli per un’ennesima volta scusa, ma non poteva.
Il discorso che le aveva fatto, in ogni caso, non le era piaciuto. Perché dubitare della purezza dei sentimenti di Jon? Ormai sembrava una moda in quel castello.
Sua zia e Sansa lo facevano da un pezzo, ed ora aveva incominciato anche lui. Aveva sbagliato a cacciarlo, in quel momento le sarebbe piaciuto parlarne con qualcuno, farsi aprire gli occhi, come aveva detto Theon.
Avrebbe voluto discuterne con Arya, ma anche lei era costretta in camera e per di più era troppo piccola per dare una propria opinione su questo genere di argomento. Tutte le altre persone con cui aveva una sorta di dialogo, erano poco indicate, a partire da Jon. Gli unici rimasti erano Robb e suo zio. Aveva bisogno di risposte, immediatamente.
Perché tutti pensavano che Jon fosse innamorato di lei?
Cosa non era in grado di vedere?
Eppure si era ritenuta sempre una buona osservatrice, come aveva fatto a non vederlo?
Sì schiarì i pensieri mandando giù un bicchier d’acqua. Per un momento stava ammettendo a se stessa che quella storia fosse vera. Lei non aveva notato niente solamente perché quelle storie erano pure fandonie.
Jon Snow non era assolutamente innamorato di lei e non lo sarebbe stato mai, altrimenti non avrebbe preso il nero da lì a pochi anni.
Inspirò e rilasciò lasciandosi cadere sul suo letto.
Ripeteva quella frase di continuo, cercando di convincersene, ma nella sua mente balenavano continui flash di carezze, abbracci e teneri baci che si erano scambiati. E se avessero ragione?
Doveva discuterne con qualcuno in quell’istante, qualcuno di fidato. La scelta era ridotta, e valutò i pro e i contro.
Robb poteva parlarne con Jon, era il suo fratellastro e migliore amico. Suo zio, invece, era così impegnato nell’amministrazione di Grande Inverno, che probabilmente non sapeva nemmeno che fosse in punizione.
La scelta ricadde su Robb inevitabilmente, in fondo gli avrebbe riportato solamente i fatti che aveva udito, voleva semplicemente delle conferme, che probabilmente il cugino non le avrebbe nemmeno dato.
Sospirò e aprì la porta. Chiamò septa Mordane, la quale uscì dalla sua stanza e le si avvicinò.
“Selene?”
“Mica potresti chiamare mio cugino Robb, per favore? E’ una faccenda piuttosto urgente.” chiese con grazia la giovane.
“Non credo che la lady tua zia ti permetta di avere visite.” commentò acidamente la septa.
“Oh per favore, ci sono stati vari pellegrinaggi nella mia stanza, mia zia non dirà nulla, è importante.”
La vecchia sbuffò ed andò in direzione della camera del cugino, mentre Selene rientrò nella sua stanza. Qualche minuto dopo Robb bussò alla porta, aveva l’aria confusa e lo sguardo assonnato. 
Si sedette sulla sedia che poco prima aveva ospitato Theon e continuava a guardare la cugina con aria interrogativa, sperando cominciasse a parlare.
“La septa mi ha detto che era urgente.” esordì lui, in modo da spingerla a confessare le motivazioni della sua convocazione.
“Sì, è che è complicato.” spiegò lei imbarazzata.
“Comincia dall’inizio, poi sarà più facile.” si avvicinò a lei e si accomodò sul letto dove era appollaiata. Selene strinse le labbra e notò la sua apprensione, ovviamente non avrebbe mai dovuto dire che era urgente. L’aveva fatto preoccupare per nulla.
“Ecco, riguarda la mia punizione.- iniziò a confessare. -Zia Catelyn, tua madre, ha punito me e Jon per i nostri comportamenti ambigui, a quanto dice.  Anche Sansa è convinta che tra me e Jon ci sia qualcosa, insomma...”
Il ragazzo la interruppe con una sonora risata, che terminò solamente quando notò lo sguardo perplesso della cugina.
“Tu davvero ascolti le fandonie di Sansa, Selene?- domandò serio. -Ti facevo più intelligente.”
“Ovviamente no.- replicò lei. -Ma Theon ha detto...”
Fu interrotta nuovamente, ma non da una risata. “Theon ha detto? Da quando pensi a ciò che blatera Greyjoy?”
“Io...- provò a giustificarsi, ma non trovava una scusa plausibile. -Lui dice che si vede da un miglio!”
Il ragazzo rimase in silenzio con gli occhi chiusi. Portò la mano alla fronte e se la massaggiò prima di riprendere a parlare. Robb voleva pesare ogni parola, in modo da chiudere la questione velocemente, Selene non aveva idea se lo facesse semplicemente perché era scocciato dal suo stupido problema, o perché fosse evidentemente stanco.
“Devi capire che mia madre è apprensiva. Tuo padre ti ha affidata a lei, ed ha il compito di proteggerti. Devi ricordarlo sempre. Purtroppo sappiamo quanto lei non provi una certa simpatia per Jon, e non si renda conto della sua ingenuità.”
Quell’ultima frase poteva essere semplicemente tradotta in un “Per lei, tutte le azioni di Jon sono dettate dal marciume del suo seme.”
“Non so se ricordi, ma quando eravamo piccoli ci raccontò di Petyr Baelish.” continuò.
La Tully provò a ricomporre i frammenti che rimembrava di quell’evento. Aveva sei, forse sette anni e si trovava nella camera di Sansa, ed era accucciata insieme a lei nel suo letto. Non ricordava bene perché fosse lì, in realtà. Anche Robb era nella stanza, era seduto a piè del letto accanto a sua madre, la quale aveva parecchi anni di meno, occhi vivaci e viso disteso.
La prima cosa che le tornò in mente fu la voce di lady Stark, quando loro tre erano dei bambini, raccontava loro delle storie riguardanti la sua infanzia a Delta delle Acque. Cercò di pensare esattamente a cosa si riferisse Robb, ma i racconti si confondevano formando un vortice di ricordi che non le appartenevano.
Lo sguardo incerto sul volto della ragazza lo spinse a darle spiegazioni.
“Petyr Baelish era il protetto di nostro nonno Hoster. Amava nostra madre e sfidò Brandon, suo promesso sposo, in modo da prendere la sua mano. Fortunatamente Brandon Stark fu magnanimo, e lo risparmiò.” concluse solennemente.
In quel momento quel vortice si trasformò in una linea retta sulla quale apparivano vive le figure di Brandon, Petyr e Catelyn. Ricordò perfettamente la storia, ben più particolareggiata di come gliel’aveva raccontata suo cugino, e non ebbe dubbi sul perché l’avesse fatto.
Baelish per lady Stark era come un fratello, come Snow lo era per lei, era ovvio che sua zia avesse timore che il ragazzo si potesse innamorare di lei. In più l’odio che provava per il bastardo di suo marito, non aiutava di certo a favorire un’eventuale unione tra i due ragazzi. 
Robb capì che la ragazza aveva compreso appieno il messaggio, ma rimase lì aspettando che lei gli chiedesse altro.
“E Sansa?”
Quella domanda era plausibile, il giovane già aveva preparato una risposta e la ripeté quasi fosse una cantilena.
“Mia sorella è una bambina, le sue orecchie sono riempite da pensieri che non le competono minimamente. Non dubito che nostra madre le avrà chiesto addirittura di tenervi d’occhio.- gli mostrò un sorriso, e dopo aver preso un respiro aggiunse. -E so che non te lo dovrei dire, ma Theon è un arrapato e vede intrighi ovunque.”
Selene arrossì violentemente nel sentire quelle parole. In realtà dalla bocca di Jon erano uscite frasi peggiori, ma sentirle dalla bocca di suo cugino era un affare ben diverso.
“Oh, avanti! Non fare quella faccia, so che Snow ti ha raccontato le varie vicissitudini di Greyjoy, non fare la santarellina con me!” la ammonì.
Lei sorrise imbarazzata e Robb gli diede una pacca sulla spalla.
“Jon non è innamorato di te, lo conosciamo bene entrambi, me l’avrebbe ovviamente detto!” disse come se fosse una questione personale. Selene riuscì a vedere una vena di preoccupazione corrucciare il viso di Robb, come se non fosse completamente sicuro della frase che stava pronunciando, quasi come se l’ autoconvinzione e l’ orgoglio stessero parlando per lui. In fondo sarebbe stata una vera e propria offesa nei suoi confronti se il fratellastro avesse mantenuto il segreto per tutto quel tempo.
Si alzò di scatto. “Ne sei convinta ora?” chiese.
“Sì, grazie.” rispose piena di gratitudine. Lo strinse forte, cingendogli le esili braccia intorno al robusto torace, mentre quelle di lui, ben più grosse e muscolose la strinsero fino a farle mancare il respiro.
Robb la lasciò andare, chinò il capo sussurrando un “Non c’è di che” lasciandosi sfuggire un mezzo sorriso, prima di abbandonare la stanza.


[Jon]


Un dolore alla base della spina dorsale, stava spezzando la povera schiena di Jon Snow in due. Sembrava che gli avessero conficcato una spada dalla lama ardente nel bel mezzo delle vertebre, l’unica cosa che desiderava in quel momento era stendersi e dormire fino all’indomani. Il ragazzo pregava che accadesse. Camminò a passi pesanti verso la sua stanza. Il rimbombo degli stivali incrostati di fango al contatto con il pavimento risuonava in tutto il corridoio.
Entrò nella sua stanza e calciò via le scarpe con violenza, mentre lasciava cadere i vestiti a terra. Sul mobile di betulla che arredava la sua stanza, più o meno spoglia ad eccezione del letto, l’armadio e il comodino, c’era un vassoio con la sua cena e una grossa brocca d’acqua per pulirsi dopo l’intensa giornata di lavoro.
Jon cominciò a strofinarsi il petto con una pezzuola umida. Il dolore sembrava già lontano, mentre si accarezzava la pelle, non pensando a quella mattinata d’inferno.
“Catelyn deve proprio odiarmi.” pensò tristemente tra sé e sé posando lo sguardo sulla zuppa che gli avevano servito per cena. Il suo puzzo aveva riempito così tanto la stanza facendolo tossire. Si mise una veste da notte pulita ed aprì la finestra, in modo da far andare via quell’odore nauseabondo che gli stava dando il voltastomaco. Gettò via anche la zuppa, in modo che quel tanfo sparisse del tutto. Osservò le stelle oltre la finestra. Il cielo nero era terso di piccoli sassolini luccicanti. 
Gli sarebbe piaciuto condividere quel momento con Selene, le avrebbe saputo elencare i nomi delle costellazioni che riusciva a vedere da lì, e lei avrebbe ascoltato, sebbene li sapesse già.Chiuse la finestra e si adagiò con calma nel suo letto.
Selene, Selene, Selene.
Non aveva fatto altro che pensare a lei tutta la mattina, doveva concentrarsi sul lavoro, ma con la coda dell’occhio provava sempre a vedere se fosse affacciata a guardarlo. Ogni volta che incontrava il suo sguardo, il cuore gli saliva di corsa in gola e non poteva far altro che non allontanare i suoi occhi da lei e sentirsi in colpa.
Era prigioniera nella sua stanza a causa della sua negligenza, l’avrebbe mai perdonato?
Non aveva scusanti, non doveva dire a Theon dove passeggiavano. Greyjoy era un coglione, e questa era la riprova.
Che stupido che era stato, ma in quel momento le parole gli erano fuoriuscite dalle labbra senza pensarci.
Era una giornata come le altre, avevano appuntamento al solito stagno e lui era fremente di vederla. Il protetto di suo padre gli aveva sbarrato la strada, gli aveva chiesto come mai stesse correndo e se volesse fare una passeggiata, magari stuzzicare la figlia del fabbro con cui aveva avuto una tresca tempo prima.
Jon l’aveva liquidato dicendo di avere da una cosa importante da fare, ma lui non voleva lasciarlo andare, così gli rivelò dove stesse andando. Un errore da principianti che gli era costato caro.
La punizione era il male minore, se lady Stark avesse mandato Selene a casa non sapeva cosa avrebbe potuto fare. Il solo pensiero in quell’istante gli irrigidì i muscoli, teneva i pugni stretti così forte da graffiarsi con le sue stesse unghie. Non era giusto! 
La situazione che gli si prospettava era un vero e proprio inferno, non poterle stare accanto prima della sua partenza lo angosciava, ma sapere che poteva essere la causa di un ulteriore allontanamento lo uccideva letteralmente.
Che cosa avrebbe dovuto fare?
In quel momento avrebbe voluto correre nella sua stanza, stringerla tra le sue braccia e baciarla, niente di più, niente di meno.
Lei avrebbe capito che l’amava, l’amava da sempre e non aveva mai smesso di farlo in tutti quegli anni, come non avrebbe mai smesso nemmeno quando sarebbe diventato ranger.
La sua decisione di prendere il nero era dovuta solamente alla sua decisione di non lasciare bastardi in quel mondo. Sapeva che non avrebbe mai potuto sposare Selene, anche Theon gliel’aveva detto, Catelyn non gliel’avrebbe mai permesso. Quindi, l’unica scelta saggia che era riuscito a maturare in quegli anni, era di ammettere alla giovane quanto quel sentimento ardesse in lui, prima di partire per unirsi alla confraternita. In quel modo sarebbe stata l’unica donna che avrebbe amato e l’unica di cui avrebbe mai toccato le labbra. 
Sapeva di non poter cogliere il fiore della sua verginità. Lei sarebbe andata in sposa ad un lord, e non poteva recarle quella vergogna. Invidiava l’uomo che l’avrebbe sposata, che l’avrebbe tenuta sempre accanto e l’avrebbe protetta. Colui che l’avrebbe potuta toccare, sfiorare, baciare ogni giorno della sua vita. Lo odiava, ma sapeva che un giorno avrebbe ricevuto un corvo da Robb con la notizia del suo matrimonio, e avrebbe dovuto accettarlo con onore.
Però le cose erano cambiate, Jon non aveva idea di quanto tempo rimanesse prima che i loro rapporti si interrompessero.
Selene poteva partire di punto in bianco al prossimo passo falso e lui non avrebbe avuto il tempo di confessare ciò che provava.
Doveva sfruttare quel poco che gli rimaneva a suo vantaggio. Gliel’avrebbe detto, senza alcun rimorso, ma l’idea di non essere ricambiato lo distruggeva ancor più di quella di smettere di vederla. Se avesse rifiutato un suo bacio?
Aveva sempre immaginato che fossero anime gemelle, ma a quanto pareva, Selene era una delle poche persone che non si erano ancora rese conto dell’amore che Jon provasse per lei.
Catelyn, Sansa e Theon avevano le idee chiare, anche Bran e Arya, per quanto piccoli fossero, avevano capito tutto, ma la ragazzina era l’unica che poteva averne la certezza.
Jon gliel’aveva esplicitamente confessato. In realtà era lei che gliel’aveva strappato dalle labbra. Quando il ragazzo si aprì, lei esclamò un “Lo sapevo!” che fu udito da mezzo castello.
Arya ammise che avrebbe voluto vederli sposati da lì a dieci anni, perché non aveva mai visto due persone provare così tanto affetto reciproco.
Tutto questo non faceva altro che fomentare la voglia di ammettere il suo amore alla ragazza. Anche il piccolo Bran fu di aiuto. Quando scalò la torre nord per portarle il messaggio, ritornò dicendogli che Selene gli aveva mandato un bacio appiccicoso “come quelli che si danno i nostri genitori” sosteneva senza alcuna malizia.
Doveva dirglielo e l’indomani l’avrebbe fatto.



Note:
Ero un po' indecisa su come pubblicarli. Mi è stato consigliato di separarli in due capitoli, e mi piaceva come idea, ma d'altro canto preferivo tenerli uniti come se fossero due facce della stessa medaglia. Diciamo che questo capitolo mi ha messo parecchio alla prova ed in un certo senso non mi riesce a convincere, ma penso sia la mancanza di Theon :D

 

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Capitolo 7
*** #7. A Wolf at The Door ***


Capitolo 7

 

A Wolf at The Door

 

[Jon]
 

Il cinguettio degli uccelli e la luce leggera che filtrava dalla finestra svegliarono piacevolmente Jon. La brezza fresca gli accarezzava il volto, mentre si strofinava gli occhi cercando di prendere coscienza di quella giornata che stava appena iniziando. 
Si alzò dal letto e si lavò il viso, per poi vestirsi e scendere per la prima colazione. 
In realtà non aveva molta fame, ma il pensiero di vedere Selene e poterle parlare lo spinse a velocizzare i tempi. Corse giù per le scale, fino a varcare  la porta della stanza da pranzo. Erano tutti lì, suo padre a capo tavola, lady Catelyn e Robb al suo fianco, di seguito i suoi fratellastri più piccoli, Theon e, infine, lei. Mescolava mesta una ciotola di porridge senza mandar giù un boccone. Arya appena lo vide sorrise e diede una gomitata alla cugina che posò lo sguardo su di lui, e un attimo dopo riportò la sua attenzione al piatto.
Era strano, non si aspettava una profusione di affetto, ma perlomeno un accenno. Probabilmente aveva limitato l’entusiasmo per via di sua zia, era giusto così, doveva capirlo. Jon si sedette accanto a lei, ispezionò gli sguardi dei suoi commensali e non appena notò che fossero tutti distratti, posò la sua mano su quella della ragazza per poi stringerla e tirarla sotto il tavolo.
Selene spalancò gli occhi, Jon non poté far a meno di notare che l’occhiata che lei mandò al suo fratellastro all’altro capo del tavolo, ma non vi badò molto. Nonostante avesse tenuto nascosta a Robb quella faccenda, sapeva di potersi fidare di lui, al contrario di Theon. Effettivamente, si ritenne stupido a non averlo confessato nemmeno a lui. Era il suo migliore amico, si erano raccontati qualunque cosa, in quegli anni. Robb gli aveva persino detto di come aveva preso la verginità di una delle serve che abitavano a palazzo, senza risparmiarsi i particolari.
In realtà, forse, non l’aveva fatto per renderlo partecipe di quell’evento, ma semplicemente per vantarsi con Greyjoy, il quale, più grande ed esperto, quasi giornalmente li aggiornava sulle donne che era riuscito a portarsi a letto.
A Jon non piacevano quegli atteggiamenti, era riservato, amava tenere per sé le dolci, e sicuramente più tiepide, effusioni che si era scambiato con Selene. Erano abbracci, tenere carezze e talvolta lei lo baciava sulla guancia. Un giorno gli disse che le piaceva il solletico provocato dal contatto dell’acerba barba di lui con le sue labbra. Da quel momento Jon decise di non radere più la barbetta ispida che gli cresceva sulle guance e sul mento.
Jon accarezzò la sua mano con il pollice e notò che i vispi occhi azzurri della giovane erano posati su di lui. Non aveva detto ancora nulla, Snow poteva notare una certa preoccupazione nel sentire il suo braccio tremare lievemente.
“Ti devo parlare.” le sussurrò tra i rumori di piatti e le amabili chiacchiere.
“Dimmi.” lo intimò. 
“Non ora, non qui.- cominciò lui. Continuava a guardarsi in giro, sperando che Catelyn non notasse nulla. Tirò un sospiro di sollievo quando notò che era fin troppo intenta a parlare dell’amministrazione di Winterfell con suo padre. -Oggi, posso venire in camera tua?”
“Jon!- esclamò lei cercando di abbassare il tono di voce. -Sei pazzo! Se mia zia lo scoprisse farebbe i bagagli per me oggi stesso.”
“Non lo scoprirà, ti prego, è importante. Se ci allontanassimo dal castello, saprebbero esattamente dove trovarci.” spiegò.
Selene annuì. Era indubbiamente vero, se non li avessero trovati, sarebbero andati direttamente allo stagno a cercarli.
"Tu non preoccuparti. So a chi chiedere un favore.” disse spostando la testa verso Arya.
“D’accordò.” mormorò lei preoccupata.
Snow poteva palpare la sua paura, la sentiva viva fra loro,  e non poteva essere dovuta semplicemente a sua zia. 
Erano scappati dal castello centinaia di volte, spesso anche durante la notte. Si erano inoltrati nella foresta e avevano guardato il sorgere del sole, per poi sgattaiolare nuovamente all’interno del castello.
Era normale che fosse preoccupata, ma doveva sapere che lui non era uno sprovveduto, il suo piano era perfetto. Doveva chiedere solamente ad Arya di tenere occupate Catelyn e Sansa per un po’, giusto quanto bastava per dirle tutto. Arya era brava in questo, poteva portare sua sorella in cortile e sporcarle un po’ i vestiti facendole piovere a dosso un po’ di fanghiglia. La loro madre sarebbe intervenuta per dividerle, tutto ciò gli avrebbe regalato mezz’ora, forse anche un’ora, se la sua sorellastra fosse stata davvero brava.
Mangiò una manciata di fagioli e si alzò dal tavolo richiamando Arya a sé. Le avrebbe dato tutte le direttive e solo in quel momento avrebbe potuto agire.


[Selene]


“MAMMAAA!” L’urlo inorridito di Sansa spezzò la quiete di Winterfell. Selene si affacciò alla finestra immediatamente, smettendo di suonare la sua arpa.
“Arya, quante volte te lo devo dire! Non puoi giocare con il fango, non è un comportamento consono ad una lady.” la ammonì freddamente sua zia.
Nel cortile la maggiore delle sorelle Stark era seduta in un mare di lacrime, stringendo tra le braccia la gonna macchiata di terra, l’altra ghignava soddisfatta,  lanciandole altre palle di fango, nonostante le parole della madre.
Jon stava arrivando, se lo sentiva. Da un momento all’altro sarebbe entrato nella sua stanza.
Sentì bussare prevedibilmente alla porta. Selene aprì velocemente lasciandolo entrare e con la stessa rapidità chiuse la porta alle sue spalle, prima che lo vedessero.
Era visibilmente agitato, fervente, non credeva di averlo mai visto così. I suoi occhi neri luccicavano come inchiostro appena colato su carta bianca.
La giovane gli fece strada, lui si appollaiò sul letto, schiena diritta, composto, aspettando che lei si sedesse accanto a lui. Non appena lo fece, si volto verso di lei e la investì con il suo sguardo profondo.
Afferrò la sua mano per la seconda volta in quella mattinata, sorrise per tranquillizzarla, ma lei se avesse potuto l’avrebbe ritratta. 
Perché si stava comportando così? Il suo cuore batteva all’impazzata. Se Theon, sua zia e Sansa avessero avuto ragione? Se Robb si fosse sbagliato?
Selene strinse le labbra e aspettò che lui parlasse, ma non disse niente.
Con un gesto impercettibile si avvicinò talmente tanto alla ragazza da poterle sfiorare le labbra. Sentiva il suo respiro caldo sul viso. La giovane rimase immobile, strinse più forse la mando di lui, mentre il cuore che già andava a mille, cominciò a batterle ancora più velocemente, tanto da sembrare che potesse scapparle dal torace.
Jon si avvicinò ancora di più, quel tocco impercettibile diventò un vero e proprio bacio. Le labbra morbide e carnose di lui si muovevano dapprima sconnessamente, poi cominciarono a prendere un andamento piuttosto veloce. Lei rispose cercando di mantenere il suo ritmo quasi frenetico. Era la prima volta che baciava davvero in un ragazzo. L’unica esperienza precedente l’aveva avuta sempre con Jon. Lei aveva dieci anni all’incirca, era seduta nel cortile a giocare con un gatto randagio. Jon era corso da lei, l’aveva tirata a sé e le aveva dato un dolce bacio sulle labbra. Lei di tutta risposta gli aveva dato uno schiaffo in piena fronte, poiché aveva fatto scappare il micino chissà dove. Jon si era scusato poi, le aveva detto che Theon aveva sfidato lui e Robb a baciare una ragazza, ma il fratellastro gli aveva risposto orgogliosamente che già gli era capitato in passato e lui era l’unico sprovvisto di esperienza. Lei lo perdonò, chiedendogli in cambio di non baciarla mai più mentre giocava con i gatti.
Continuarono a baciarsi non concedendosi nemmeno il tempo di prendere un respiro. Lui continuava a tenerle stretta la mano, mentre l’altra si era spostata sul fianco di lei.
Non aveva immaginato così il suo primo vero bacio. Pensava che sarebbe stato più dolce, quasi simile a quelli delle canzoni raccontatele dalla vecchia Nan, a dirla tutta.
Invece quello era impetuoso, quasi come se avesse paura che lei potesse scappare, ma non l’avrebbe mai fatto. Jon era suo amico, non l’avrebbe mai voluto abbandonare. A quel punto si chiese se fossero davvero amici. Si stavano baciando, non era un comportamento normale. Quando le loro labbra si sarebbero staccate, cosa sarebbero diventati? Lei gli voleva bene, non c’era persona al mondo per cui provasse più affetto, nemmeno i suoi genitori che non vedeva da anni ormai.
L’unico pensiero che la continuava ad inquietare era che sua zia avesse ragione, come Sansa e Theon. Che cosa avrebbe fatto se l’avessero scoperta? Sua zia l’avrebbe rimandata a casa? E Greyjoy cosa avrebbe pensato? Sicuramente che fosse una bambina. Le avrebbe più parlato? La cosa un po’ la spaventava, a lei Theon piaceva, non in senso stretto, ma lo riteneva interessante abbastanza da non volerlo perdere. Jon la spinse in modo che si stendesse e si adagiò su di lei non smettendo per un solo secondo di baciarla. Le accarezzò il viso e la sua mano scese tra i capelli, che cominciò ad arricciare dolcemente con le dite.
Come poteva essere stata così cieca, dannazione? Quel ragazzo era davvero cotto di lei. E lei? Le piaceva, ma fino a quel momento aveva  un idea dell’amore completamente differente. Pensava che fosse un po’ come desiderare con tutte le proprie forze una persona, e lei desiderava davvero Jon? Forse si sbagliava, forse l’amore per un amico poteva evolvere e diventare qualcosa di più. Doveva essere per forza così, altrimenti cosa avrebbe potuto fare?
Si convinse che questo le sarebbe bastato e che sarebbe stato abbastanza anche per Jon, tutto l’affetto che provava nei suoi confronti avrebbe messo le cose a posto.
Lo abbracciò con vigore, lo strinse forte mentre le labbra di lui si spostarono sul suo collo provocandole una strana sensazione. Aveva cominciato improvvisamente a sentire un caldo innaturale. Si lasciò sfuggire un gemito. Jon a quel punto sorrise, alzò lo sguardo e i loro occhi si incontrarono. Lei si sentì annegare in quel mare nero, aveva paura di non poterne più riemergere. Snow riprese a baciarla sulle labbra, mentre le sue dita si spostarono dai capelli seguendo tutto il profilo del suo corpo, non perdendosi un millimetro. Una mano di Selene si insinuò nella tunica, afferrando il suo torace muscoloso e affondando le dita nella sua pelle, l’altra invece andò in direzione della testa, aggrappandosi ai suoi riccioli neri. Jon respirava profondamente, era avido di lei, delle sue labbra, del suo collo, sembrava gli fosse impossibile staccarsi.
Selene gli schioccò un ultimo bacio sulle labbra, erano così morbide che per un momento pensò che vi stesse affondando, poi spinse Jon a rialzarsi, aprendo gli occhi. Si ricompose, aggiustò il vestito sgualcito e guardò il ragazzo aggiustarsi i capelli.
“Allora, cosa dovevi dirmi?” gli chiese, per quanto suonasse stupido.
Lui non rispose immediatamente, sorrise semplicemente, cercando di trovare le parole adatte.
“Tra un po’ partirò, lo sai e, per quanto sia una possibilità remota, tua zia potrebbe spedirti a Delta delle Acque di punto in bianco. Volevo solo farti capire che io credo di amarti, ti ho amata per anni e ti amerò anche quando sarò alla Barriera. Non c’è stato giorno e non ci sarà giorno in cui non ti penserò. Vorrei poterti dire che quando avremo l’età giusta, ti sposerò, ma non posso. L’avrei fatto, se tua zia acconsentisse, ma non voglio fare promesse che non posso mantenere. A questo punto non ho bisogno di sapere se provi per me lo stesso, l’unica cosa che mi interessa è che ci rimanga un anno o pochi giorni, io voglio trascorrerli con te.” disse.
Selene era combattuta da uno strano sentimento. Non sapeva se quella confessione la facesse sentire bene o chiusa in gabbia, l’unica cosa che sapeva è che Robb non avesse capito proprio nulla!

 

 

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Capitolo 8
*** #8. Gods Sent You to Me ***


Capitolo 8

 

Gods Sent You to Me

 

[Theon]

 

 

Theon mandò giù un boccone di fagioli, il sapore dolce fu annegato da un sorso di birra scura ed amara, che gli riempì la bocca. La sala da pranzo era immersa nel caos più totale. Lord e Lady Stark parlavano a voce altro dei problemi amministrativi di Winterfell, mentre Robb li ascoltava annoiato. Arya giocava allegra con la sua colazione, lanciando palle di porridge ai suoi fratelli più piccoli, con Sansa che se ne lamentava spocchiosamente accanto. Selene, d’altro canto, era seduta di fronte a lui, in silenzio. Non aveva mandato ancora giù un boccone, si limitava a rigirare ciò che aveva nel piatto senza proferire parola. Theon rimase fermo a fissarla, non avevano più parlato dopo la sfuriata della sera precedente, più che altro, non avevano avuto alcuna occasione.
Selene lo guardò sottecchi. Il giovane realizzò così di essere rimasto lì bloccato ad osservarla senza poterle togliere gli occhi di dosso, ma lei si limitò a sorridergli, non dandogli spiegazioni. Quel gesto valeva più di mille discussioni. Era un’espressione triste, gli occhi erano pieno di rimorso, Theon l’aveva capito.
Il ragazzo annuì lasciandole intendere di aver accettato le sue scuse nascoste dietro quel sorriso.
In realtà, non avrebbe nemmeno dovuto scusarsi. Quando era tornato in camera, aveva compreso quanto fosse stato fuori luogo.
Sebbene fosse vero che Jon fosse innamorato di lei da sempre, non era giusto fargliene una colpa. Lei non c’entrava nulla e rinfacciarglielo era un comportamento stupido e da ragazzino.
Cosa gli stava capitando? Erano giorni che si comportava da bambino irascibile e capriccioso. Doveva darsi un contegno, aveva diciannove anni ormai, era un uomo fatto. Eppure la vicinanza di Selene lo rendeva pari ad un quattordicenne in piena crisi ormonale, forse, se l’avessero rimandata a Delta delle Acque, sarebbe stato meglio, ma in quel momento sentiva una certa somiglianza con Jon, chi l’avrebbe mai detto! 
Nemmeno lui voleva che la ragazza tornasse a casa, desiderava averla lì, poterla guardare, tenerla accanto, accarezzarla...
Theon, a cosa stai pensando? Cosa ti dice il cervello?
Non poteva essere quello che sembrava, lui non aveva mai provato più di una semplice attrazione fisica verso le donne. Per l’appunto donne, non bambine dalle sembianze femminili, che, seppur belle, si comportavano ancora da ragazzine. Selene, però, non era più una ragazzina, talvolta aveva delle reazioni immature, ma generalmente il suo comportamento era giusto e, in più, sapeva ammettere i suoi errori come una persona adulta.
La cosa che più lo frastornava era che quella attrazione che provava verso di lei, non era sessuale, ma affetto.
Cercò di non pensarci, la sua attenzione si spostò su Jon che era appena entrato nella stanza e si era seduto accanto a Selene.
Non salutò, né disse nulla, il suo sguardo era agitato, guardava ossessivamente tutti e Theon non riusciva a capirne il motivo. Nessuno sembrava essersene reso conto, il ragazzo continuò ad osservare con la coda dell’occhio i movimenti di Snow.
Quest’ultimo, non appena si accertò che nessuno lo stesse guardando, prese la mano della giovane e la strinse.
Quel gesto riempì Greyjoy di rabbia. Cosa gli era saltato in mente? 
Tutti quegli avvertimenti non l’avevano tenuto lontano da lei, a quanto pareva. Se solo avesse potuto, gli avrebbe dato un pugno in pieno viso. Avrebbe rovinato tutto, se Catelyn li avesse visti avrebbe dovuto dire addio per sempre a Selene, o peggio ancora avrebbe potuto prometterla in sposa a qualche lord chissà dove. 
Theon si sforzò di pensare che forse era meglio così, che quella sarebbe stata una breve e strana parentesi della sua vita, e che da lì a qualche giorno avrebbe smesso di rivolgere i suoi pensieri alla ragazza. Ci voleva credere, ma sapeva che non sarebbe successo, sapeva che quel pensiero l’avrebbe continuato a tormentare fin quando non avesse fatto qualcosa.

 

[Catelyn]

 

Come aveva osato? E per di più davanti ai suoi occhi! 
Come poteva, Jon Snow, averla sfidata in quella maniera? 
Catelyn era furibonda, dannava il giorno in cui suo marito aveva portato in casa quel fagotto che racchiudeva suo figlio illegittimo. In realtà, in quei quattordici anni, non aveva mai smesso di farlo, ma quella volta aveva superato il limite. Lo odiava, e non passava giorno che non lo facesse, non doveva toccare sua nipote! Poteva inseminare qualunque delle servette a palazzo, qualunque puttana del posto, ma la sua piccola Selene non doveva portare in grembo il figlio di un bastardo, e soprattutto, non il figlio di Jon Snow.
Non riusciva a credere a quello che aveva visto quella mattina. Era entrato spavaldamente nella sala da pranzo, senza nemmeno degnarsi di augurare buongiorno alle persone che gli avevano dato un tetto sulla testa, sebbene non lo meritasse nemmeno, ma questo non le importava al momento.
Lo aveva visto prendere furtivamente la mano di sua nipote, e chissà cosa aveva bisbigliato al suo orecchio!
Lady Stark sapeva quanto le dolci parole di un giovane avvenente potessero deliziare il cuore di una bambina, e il suo figliastro lo era.
Assomigliava a suo marito più dei suoi stessi figli, forse era per questo che lo detestava tanto, ma al momento quel pensiero non la premeva, più di tanto.
Doveva allontanare la sua piccola Selene da quel ragazzo e avrebbe fatto di tutto pur di riuscirci.
L’aveva più volte minacciata di rispedirla a casa, ma non riusciva a separarsene. Sebbene la facciata dura e severa, Catelyn amava sua nipote al pari delle proprie figlie. Era la prima bambina che aveva cresciuto, l’aveva stretta al seno come se fosse sua, quando il suo primogenito aveva appena un anno. Poi arrivò Sansa, ma per Selene ebbe sempre un occhio di riguardo nemmeno fosse uscita piangente dal suo ventre. 
Avrebbe voluto mandarla dal padre, suo fratello Edmure, ma quella ragazza avrebbe lasciato un vuoto che  Cat non avrebbe saputo colmare.
Doveva tenerla lì, in un modo o nell’altro, sarebbe riuscita a trovare una soluzione soddisfacente. In quale maniera poteva allontanare Jon Snow da lei?
Suo marito gli aveva raccontato che il giovane aveva deciso di prendere il nero da lì a pochi anni, ma sperava in un qualcosa di più immediato. Si sforzò a riflettere e la risposta le balenò di colpo davanti agli occhi. 
Selene ormai aveva tredici anni, età giusta per essere promessa in sposa a qualche valido cavaliere o qualunque altro giovane di alto lignaggio. Anche lei era stata promessa in sposa alla stessa età circa, lady Stark lo ricordava bene. Purtroppo quella storia ebbe un finale agrodolce, il suo promesso morì, ma Ned era stato un degno sostituto e l’aveva amata quanto l’avrebbe amata Brandon.
Voleva per la nipote un matrimonio simile, pieno d’amore, non le piaceva l’idea di cederla al primo che l’avesse reclamata. Non voleva spezzarle il cuore allontanandola da Jon, ma si sentiva costretta ad agire in quella maniera, quel bastardo non doveva averla, sarebbe stata una vergogna per i Tully.
Catelyn prese carta e penna, voleva mandare un corvo ad Edmure il giorno stesso, chiedendogli di trovare un giovane adatto alla figlia, il prima possibile.
Sicuramente qualcuno a Delta delle Acque avrebbe preso felicemente la ragazza in sposa. Era bella, dal viso dolce e i colori tipici dei Tully. Lady Stark stava per cominciare la lettera quando sentì bussare alla porta.
“Avanti.” esortò.
“Mia Lady.” esordì Theon Greyjoy alla porta esibendo il suo solito sorriso.
Cat credette di non essere mai stata tanto felice di vedere il protetto di suo marito. Lo aveva tenuto così tanto tempo sotto gli occhi, da non rendersi conto che lui fosse la risposta ai suoi problemi. Sarebbe stato lui il marito di sua nipote.
“Dimmi.” lo incitò, non badando molto a quello che lui aveva intenzione di chiederle.
“Suo marito, lord Eddard, la cerca.” spiegò cautamente.
“Grazie, Theon. Arriverò da lui fra un momento, ma prima devo chiederti una cosa.”
“Mi dica, mia lady.”
“Tuo padre, ti ha già promesso a qualche fortunata dama?” chiese dolcemente. In realtà sapeva già la risposta. Lord Balon non mandava corvi ormai da anni, era ovvio che Greyjoy non fosse promesso a nessuna. 
“No, mia Lady. Posso chiederle il perché di questa domanda?” chiese senza troppa curiosità. Theon era scaltro, aveva sicuramente capito i suoi piani.
“Mia nipote ormai è una donna, lo sai bene, è giunta l’ora che le sia trovato un compagno. Un uomo forte, di alto lignaggio. Qualcuno come te.”
Gli occhi del giovane brillarono. Quell’azzurro che sembrava spento si riaccese di colpo a quelle parole. Catelyn non capiva se fosse dovuto al suo fare adulatorio o alla proposta. Di certo al ragazzo non mancavano le donne, erano note a tutti le sue passeggiate ai bordelli.
“La ringrazio per la proposta, so quanto lei tenga a sua nipote.” si limitò a dire lui.
“Ovviamente manderò io di persona un corvo a tuo padre e dovremo aspettare la risposta di mio fratello.”
“Certo, volevo chiederle solo perché io? Credo che il lord suo fratello conosca uomini ben più degni di me, per sua figlia.” 
Il tono di Theon era a metà tra la sorpresa e la sfida. Catelyn non ebbe più dubbi, ovviamente il ragazzo aveva capito più di quanto dovesse.
“Sei un giovane intelligente, quanto astuto. Non dovresti pormi questo genere di domande, ma sarò sincera. Voglio amore per mia nipote. Voglio un uomo che la ami, che la protegga, che la tratti con rispetto. Io ti conosco bene, ti ho cresciuto insieme ai miei figli e conosco la tua condotta. So quello che fai, non è un mistero, e solo gli Dei sanno quanti uomini facciano lo stesso, ma preferisco di gran lunga che mia nipote sia la sposa di un adultero che di un bastardo.- il ragazzo non fu sorpreso della piega che aveva preso il discorso, il ghigno che aveva sul suo volto non parve scomparire. Cat continuò. -Quindi puoi fotterti tutte le puttane del reame, se mia nipote non vorrà darti quello che vuoi, ma ti prego, costruisci questo matrimonio dandole tutto l’amore che puoi darle, rendila felice, e non distruggerla donandole un figlio bastardo.”
Dopo quel discorso Theon assentì, il ghigno sul suo volto era stato lavato via dalla compassione che provava verso di lei. Catelyn la poteva sentire sulla sua pelle.
Chissà quanto l’avrebbe amata? “Se l’avesse amata” si rispose Cat. Sansa aveva detto qualcosa in merito. Ricordava le sue parole “Theon ha un debole per Selene, ho visto come la guardava.” 
Effettivamente non pareva dispiaciuto dalla proposta, avrebbe mai potuto esserlo?
Era oro, per lui, per suo padre ed anche per lei, ma non aveva pensato a tutto.
Selene sarebbe stata d’accordo? L’avrebbe amato? 
Lady Stark cercò di convincersene.

 

 

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Capitolo 9
*** #9. Let the River in ***


Capitolo 9

 

Let the River in

 

[Selene]

 

 

“Zia, Sansa ha detto che mi cercavi.” esordì Selene entrando nella stanza di lady Stark. Era seduta su una sedia a dondolo, con il viso rivolto alla finestra. Non potendo vedere la sua espressione, la ragazza non aveva idea di cosa aspettarsi.
Sua cugina era corsa in camera sua spalancando la porta, senza nemmeno bussare. La fortuna, quel giorno, fu dalla sua parte, perché Jon era sgattaiolato via dalla sua stanza pochi minuti prima, ma Selene era terrorizzata ugualmente. Ormai erano passati giorni da quando Snow aveva cominciato a considerarla la sua ragazza, e forse sua zia aveva notato qualcosa.Il solo pensiero che la volesse rispedire a casa la spaventò a morte.
“Sì.- esclamò Lady Catelyn voltandosi. -Devo parlarti.”
Il suo volto era una maschera imperturbabile. Lo sguardo glaciale non emanava alcun tipo di emozione, né tantomeno le labbra sembravano incurvarsi in un sorriso. Selene sentiva di dover dire addio a Winterfell.
“Ho mandato un corvo a tuo padre.- cominciò. Ecco, stava per ascoltare quella che sarebbe stata la sua sentenza. La ragazza pensò di interrompere la zia, conosceva già cosa le avrebbe detto. Tanto valeva cominciare a preparare il suo baule. -Gli ho spiegato che ormai hai l’età adatta per essere promessa in sposa.”
Selene parve non capire. In quel momento i pensieri cominciarono ad intrecciarsi, i nodi erano così stretti da dolerle la testa. Lei era poco più di una bambina, aveva tredici anni. Ricordò che sua zia fu promessa ad appena dodici, ma non era la stessa cosa. La giovane non poteva fidanzarsi, non ora, se Jon l’avesse scoperto come avrebbe reagito?
Si erano giurati di trascorrere quel po’ di tempo che rimaneva loro insieme. Decise di mantenere il segreto, questa era la cosa più giusta.

Suo padre avrebbe scelto sicuramente un giovane di Delta delle Acque, di conseguenza l’avrebbe conosciuto solamente quando lei sarebbe tornata a casa.  Non aveva ancora l’età da matrimonio, prima che accadesse Jon sarebbe partito per la Barriera. Era perfetto.
“Non hai nulla da dire?” la riportò alla realtà sua zia. Effettivamente, non c’era molto da chiedere. Non poteva contrastare la scelta di sua zia, e non avrebbe nemmeno potuto sposare Jon. In realtà anche se avesse potuto, forse non avrebbe voluto. Benché lo ritenesse il suo migliore amico, e gli volesse un gran bene, non sentiva di riuscirlo a ricambiare a sufficienza e aveva paura di affogare in tutto quell’amore. L’unica cosa che incuriosiva Selene era la risposta paterna, ma decise di farsi rivelare tutto, giusto per capire a cosa stava andando incontro.
“Beh, io non ho molto da dire, vorrei che mi venga comunicato ciò che è giusto che sappia.”
“Tuo padre ha acconsentito a darti in sposa a Theon Greyjoy.-  Selene si sentì stranamente sollevata nell’udire quelle parole. Quel ragazzo non le dispiaceva, ma in quel momento il suo piano era in pericolo. In quanto tempo Jon avrebbe scoperto tutto? -Tuo zio gli sta parlando in quest’istante. Ora non hai ancora l’età adatta, fra un paio d’anni, però, si potranno celebrare le nozze. Ho chiesto io a tuo padre di scegliere lui, se non avesse avuto alternative valide. Sei cresciuta con Theon, volevo che tu avessi accanto una persona che conosci.”
Carino da parte tua, peccato che tu non voglia accanto a me l’unica persona che realmente mi ami.” pensò Selene, ma non lo disse.
La ragazza non obiettò, forse sua zia dopotutto voleva addolcirle la pillola. In fin dei conti, stavano condividendo lo stesso destino e Theon, malgrado la sua condotta, poteva essere definito un buon partito.
Selene provò ad immaginare la vita accanto a lui, probabilmente si sarebbero dovuti trasferire a Delta delle Acque, ma sapeva che questo a Greyjoy non sarebbe andato molto a genio. Per lei, non aveva molta importanza. Il suo posto era Winterfell, che tornasse da suo padre o a Pyke, non avrebbe fatto alcuna differenza, lo avrebbe seguito senza dire una parola, da brava moglie la quale sarebbe stata. 
“Con questo abbiamo terminato, se vuoi, puoi tornare in camera. Sansa mi ha detto che stavi suonando.” concluse Catelyn.
Selene rimase ancora lì, cercando di prendere coscienza dell’accaduto. In quel momento capì che la sua infanzia era terminata e che obblighi e doveri dovevano prendere il posto delle bambole di pezza e dei giochi che avevano riempito le sue giornate.
“Zia.- disse rompendo il silenzio. -com’è essere una moglie? Ne sarò in grado?” chiese ingenuamente.
Lady Stark le si avvicinò e l’abbracciò cercando di infonderle coraggio, tentando di regalarle tutto l’amore materno che le era mancato in quegli anni.
“Certo, piccola mia. Siamo nate per questo, sarai una splendida moglie ed un’ottima madre. Per noi Tully la famiglia è tutto.”
Eppure suo padre e sua madre l’avevano lasciata lì, il freddo di Winterfell non era niente al pari di quella sensazione di gelo che aveva provato.
“Già.- mormorò. -Credi che Theon riuscirà ad amarmi?”
Selene sapeva che sua zia non poteva rispondere a quella domanda, non con certezza. Gli animi umani sono volubili, Greyjoy l’avrebbe potuta anche amare, ma chissà, un giorno si sarebbe potuto stancare.
“Theon imparerà ad amarti, come tuo zio ha imparato ad amare me.- le spiegò. -E tu imparerai ad amare lui. Non credere agli amori raccontati nelle storie della vecchia Nan, Selene. La vita non è così, penserai di aver incontrato il tuo principe in una foresta incantata, ma sarà solo quello che vuoi vedere. Piccola mia, devi svegliarti, devi imparare a capire che l’amore vero si costruisce negli anni, solo così può considerarsi solido.”
Sua zia non voleva proprio capire, era lei che non riusciva a vedere la bellezza che si nascondeva dietro gli occhi cupi di Jon, ma ormai, non contava più niente.
E in ogni caso, non avrebbe mai contato niente. 
“Ora, cosa devo fare?” chiese. In realtà la sua domanda non avrebbe mai avuto una risposta consona. I pensieri nascosti dietro quelle parole erano ben più ampi e nessuno avrebbe potuto aiutarla.
Quando avrebbe dovuto dirlo a Jon?
Come glie l’avrebbe comunicato?
“Theon ti starà vicina. Andrà tutto bene.” la incoraggiò sua zia.
Ebbene, sembrava l’esatto contrario. 

 

[Theon]

 

Teneva l’arco in mano, alto, fiero, come suo solito. Guardava fisso il punto dove la sua freccia avrebbe sfregiato il legno, dove lui avrebbe voluto precisamente che arrivasse. Sentiva lo sferruzzare di spade alle sue spalle, Jon e Robb si allenavano furiosamente. Scoccò la freccia e si voltò ad osservarli.
L’amico sferrava fendenti precisi e diretti, il fratellastro faceva fatica a tenergli testa, stranamente. 
Snow perse l’equilibrio, ondeggiò su se stesso e si ritrovò la spada di Robb sul fianco.
“Ti ho battuto!” Esclamò il ragazzo allegramente. Jon non parve dispiaciuto, erano rare le volte in cui Stark riusciva a colpirlo e, nonostante ciò, non si dava per vinto così facilmente.
Di tutta risposta sorrise, prese la spada del fratellastro, e ripose entrambe le lame nella scuderia.
“Non ti ho mai visto così raggiante dopo una sconfitta, Jon!- notò stranito Robb -A dirla tutta, non ti ho mai visto tanto raggiante e basta.” si affrettò ad aggiungere.
“C’è qualcosa che non va?” ironizzò Theon provocando la risata dell’amico. Il volto del bastardo era sempre stato velato di tristezza, difficilmente Greyjoy aveva notato un sorriso o un’espressione rilassata. I suoi occhi erano bui come la notte, malinconici tanto da rattristare chiunque li incontrasse.
Snow non era avvezzo all’ironia, la sua espressione allegra si era trasformata in una maschera confusa. Aggrottò la fronte e non rispose.
“Dai, Jon! Non fare così! E’ successo qualcosa?” chiese il fratellastro, ansioso di sapere il motivo del cambiamento del fratellastro.
Snow parve voler rispondere, ma fu bloccato. Theon ipotizzò che la sua presenza lo disturbasse, dato l’immediato imbarazzo.  Il giovane si irrigidì di colpo e distolse lo sguardo. Greyjoy si voltò e capì di non essere la causa dello strano comportamento del ragazzo. Selene stava attraversando il cortile con calma. Camminava elegantemente rivolgendo lo sguardo davanti a sé, cercando di non incrociare il loro. 
In quel momento, ricordò che Ned Stark gli aveva detto di parlarle e di starle vicino, come Brandon, anni prima, aveva fatto con Cat.
Theon sentì l’impulso di andare da lei e baciarla. Era una pulsione strana, aveva quasi paura di farlo, nonostante avesse baciato più donne di quante ne potesse ricordare. Si sentiva imbarazzato, per lei sarebbe stato il primo bacio?
Avrebbe dovuto riservarle qualche particolare attenzione?
Tutto ciò che gli aveva detto il suo protettore sembrava essersi dissolto nella sua memoria. 
Rivolse nuovamente il suo pensiero a Jon, anche lui stava guardando la sua promessa, e non gli piaceva il suo sguardo. Era simile al suo, anche lui la desiderava, le sue pupille dilatate non mentivano.
La voglia di scoccargli una freccia dritta in mezzo al petto era forte, ma strinse forte l’arco e provò a calmarsi. Snow non conosceva i piani di lady Catelyn, come avrebbe preso quella situazione?
Per un attimo avrebbe voluto comunicarglielo lui stesso, la ferita di quella notizia sarebbe stata ben peggiore di qualunque violenza, ma intendeva giocarsela bene quella carta.
Un dubbio inquietò i pensieri di Theon.Quella strana gioia di Jon, poteva essere legata a Selene?
Erano giorni che notava strani movimenti da parte del bastardo, scompariva per poi riapparire qualche ora dopo. Talvolta lo si vedeva correre per le scale del castello, non riuscendo a capire da dove fosse comparso.
Se avesse toccato Selene solo con un dito, se la sarebbe vista con lui. Questo era poco ma sicuro.
L’unico modo per saperlo era parlare con lei, con Jon non avrebbe cavato un ragno dal buco, né tantomeno Robb sarebbe stato di aiuto. Se anche il fratellastro si fosse confidato con lui, non avrebbe aperto bocca per paura che la lady sua madre lo scoprisse.
“Io mi congedo.” esclamò, mentre posava l’arco al suo posto.
“Dove vai?” chiese Jon dubbioso. Che avesse capito che era diretto da Selene?
“Non sono affari che ti riguardano.” lo zittì.
“Ma Jon doveva dirci...- cominciò Robb, ma fu interrotto.
“...Sinceramente non m’interessa molto.” concluse piroettando su se stesso e  andandosene. 


Dopo averla vista passeggiare nel cortile, Selene scomparve, letteralmente. Theon la cercò in ogni angolo del castello, chiese persino ad Arya dove potesse essere la cugina, ma nessuno pareva averla vista. Decise che la cosa migliore da fare fosse aspettarla all’esterno della sua stanza, ma quando vi arrivò, si sentì parecchio stupido.
La ragazza era lì, pizzicava delicatamente le corde della sua arpa guardando passivamente verso la finestra.
Theon entrò senza bussare, la ragazza smise immediatamente di suonare e gli sorrise timidamente, invitandolo ad accomodarsi.
Lui si appollaiò sul letto, aveva così tante cose da dirle, non sapeva da dove cominciare.
“Quindi, mio zio te l’ha detto?” esordì lei avvampando. Le guance bianche cosparse di lievi lentiggini si trasformarono in due mele rosse che il ragazzo sentì l’istinto di mordere. 
Lei non conosceva la verità, non sapeva che Lady Catelyn gli aveva anticipato i suoi piani, quindi si limitò ad annuire.
“Cosa ne pensi?” chiese impacciatamente. Si vedeva che aveva commesso un forte sforzo a fargli quella domanda. Dalla sua espressione nervosa, sembrava non volesse nemmeno sapere la risposta. 
In realtà nemmeno lui sapeva cosa dire esattamente, non si era mai trovato in una situazione simile.
“Beh, in realtà mai avrei pensato di parlare di questo, specialmente con te.-  la ragazza inarcò le sopracciglia e lui cercò di sistemare la situazione alla meglio. -Non intendo che questa scelta mi dispiaccia, anzi, ma ho immaginato i vari futuri che mi si potessero prospettare, e mai in nessuno di essi, ero un marito, ecco.”
Era vero, si sarebbe visto come lord delle Isole di Ferro, soldato, arciere, ma mai come sposo.
“Ed io non mi sarei mai aspettata di diventare tua moglie. - ammise lei. -Credi che qualcun altro lo sappia?”
“Che intendi?”
Theon si rese conto che la risposta fosse a portata di mano, forse Selene si sarebbe lasciata trapelare qualcosa. Lo sperava ardentemente, ma aveva paura della sua risposta. Non sapeva cosa avrebbe potuto fare se la ragazza avesse ammesso di provare qualcosa per Jon Snow.
“Oltre me, te e i miei zii, intendo.” spiegò preoccupata.
“Non credo, solo stamattina è arrivata la conferma da tuo padre.- si costrinse parzialmente a mentire. -Come mai sei così in pena?”
Selene si morse le labbra, sembrava voler vomitare tutti i sentimenti che celava, ma pareva non fidarsi.
“Beh, J-Jon...- balbettò. -Credi che lo sappia?”
Greyjoy tentò di nascondere un ghigno che faceva di tutto per apparire sul suo volto. 
“No, ma sorgerebbe qualche problema, se lo sapesse?”
La ragazza si sentì con le spalle al muro, sbatté le palpebre nervosamente.
“Beh, credo avessi ragione...” ammise tristemente. 
A quel punto la sua smorfia svanì improvvisamente. L’espressione triste sul volto della giovane lo contagiò e le parole che stava per pronunciare gli morirono sulle labbra. 
“Non preoccuparti, Jon non sarà un problema. Ti prometto che non sarò io a dirglielo.- quello che stava dicendo, gli scappò dalla bocca, nemmeno fosse un’altra persona a parlare. Non avrebbe mai pensato di dire una cosa simile. - Ma fidati, prima o poi lo verrà a sapere e qualunque cosa ci sia tra voi due, dovrà cessare di esistere, lo sai?”
In realtà Theon non sapeva se Snow avesse preso coraggio di ammettere alla sua promessa sposa il suo amore, ma la reazione di lei era strana. 
Selene aveva negato per così tanto tempo il sentimento che Jon provava per lei, e d’un tratto le cose erano cambiate, proprio quando Cat aveva agito.
Non poteva essere una semplice coincidenza, qualcosa doveva esserci e lui non poteva rimanere allo scuro di tutta quella faccenda. Sarebbe stato come un tradimento, e non sarebbe riuscito a sopportarlo, Selene ora era sua.
Lei annuì sovrappensiero, Theon le fece cenno di avvicinarsi e lei impacciatamente lo fece. Si sedette accanto a lui e posò la sua mano su quella del ragazzo. Lui la strinse e con un braccio le cinse le spalle. La testa di lei si appoggiò sulla sua scapola e lui la osservò semplicemente, stringendola sempre più forte, fino a sentire il suo battito cardiaco accelerare sempre di più. Avrebbe dovuto baciarla?
Posò il suo indice sotto il mento di lei e la costrinse a guardarlo negli occhi.  Theon non aveva mai visto degli occhi così azzurri, nemmeno i suoi erano così vivi e luminosi, benché fossero di una tonalità simile. 
Erano così grandi e venati di sfumature blu intenso. Greyjoy chiuse i suoi e si avvicinò rapidamente alle sue labbra piene.
Si sentì imbarazzato come durante il suo primo bacio. Non sapeva se essere vigoroso e appassionato o dolce e delicato, non aveva idea se la ragazza avesse avuto esperienza, ma dopo quella discussione, si costrinse a credere che Jon l’avesse già baciata. Si sentì stranamente stupido.
Cominciò a muovere le sue labbra con forza, rubandole un bacio dopo un altro, a lei sembrava piacere.
Lasciò che la lingua di lui si muovesse lentamente nella sua bocca e giocasse con la sua. Non sembrava intimidita, Theon stava per infilare le sue mani nel corsetto, ma ci ripensò, il braccio deviò e si spostò lungo i fianchi, dove la teneva stretta.
Quel momento parve durare un’infinità, come se il tempo si fosse fermato e tutta la sua rabbia verso quel posto, verso Jon e tutti i tormenti che aveva, fossero stati confinati in un angolo remoto della sua mente. Non aveva più voglia di tornare a casa, non da solo almeno, e sarebbe stato capace di uccidere, se qualcuno gli avesse strappato dalle braccia Selene.
Eppure è solo un bacio.” si disse. Quanti baci hai dato in tutta la tua vita, Theon? A quante donne hai preso la verginità, e quante che l’avevano già persa, hai fottuto?
Non ti sembra di comportarti da ragazzino innamorato?
Tu sei di ferro, Theon, non puoi innamorarti. Ma quel groppo al cuore era vero e quasi pensava potesse esplodere da un momento all’altro. 


Note:
Mi premeva dirvi che il prossimo capitolo arriverà un po' in ritardo, non che in genere sia celere nella scrittura, ma purtroppo sono sommersa dalla letteratura.
Spero di trovare il tempo di scriverlo velocemente, mi ero ripromessa di postare questo solo quando avrei steso almeno metà dell'altro, ma non ce l'ho fatta.
Perdonatemi!

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** #10. A Broken Promise ***


Capitolo 10

 

A Broken Promise

 

 

[Selene]

 

Era stesa sul suo letto, fissando il soffitto, passava leggero il suo indice sulle labbra, spostando sporadicamente i suoi pensieri tra Jon e Theon.
Greyjoy aveva appena lasciato la sua stanza, l’aveva baciata per la prima volta e non si era mai sentita così leggera. I suoi modi erano decisi, l’aveva presa con passione e baciata con ardore. I suoi movimenti erano stati sicuri, nel momento in cui le loro labbra si erano incontrate, non aveva avuto esitazioni, era così diverso da Jon.
Il suo migliore amico, per quanto avesse sete dei suoi baci, non aveva la sicurezza e l’esperienza di Theon. Per quanto ne sapeva, lei era l’unica ragazza che avesse mai baciato, e nel corso di quei giorni sembrava aver preso una certa confidenza, i movimenti erano diventati più fluidi e meno sconclusionati, ma le sue mani erano comunque impacciate quasi come se avesse paura di toccarla. Ogni tanto le sfiorava il seno, al di sopra del corpetto, non si era mai azzardato a slacciarlo o a toccare la sua pelle nuda.
Greyjoy, d’altro canto, non aveva osato molto, l’aveva presa per i fianchi, ma nulla di più. Era stato rispettoso, evidentemente non pensava che lei avesse esperienza, ma questo lei non se lo aspettava. Conoscendo i suoi modi di fare, aveva avuto paura che la forzasse a fare cose per cui non era pronta, ma capì di essersi sbagliata.
Theon non era poi così male come Jon l’aveva descritto, ma sapendo quale  opinione avesse di lui, come poteva rivelargli che avrebbe dovuto sposare proprio Greyjoy?
Sentì l’umore sprofondarle, era sicura che Snow non avrebbe preso bene l’idea di allontanarsi da lei, figurarsi quella del suo matrimonio. Mancavano probabilmente anni a quella data, ma tutta quella pressione la faceva sentire così vicina.
Sarebbe stato meglio non sapere niente, svegliarsi e sentirsi dire “Oggi dovrai sposarti.”, tanto non poteva nemmeno obbiettare o cambiare le cose. Si sentiva quasi un oggetto, ma quando aveva sanguinato la prima volta, era venuta a conoscenza di quel destino crudele che veniva riservato alle donne. L’impotenza di dover dire “Sì.” quando avrebbe voluto urlare un “No.”, la faceva sentir male. A quel punto si sentì fortunata, Theon non era una scelta così deprecabile, anzi, al contrario si stava dimostrando un ragazzo piacevole, sapeva essere affabile e non solo scontroso e sprezzante come spesso appariva. Era anche di bell’aspetto, Selene l’aveva sempre notato quando osservava l’allenamento dei ragazzi, non era grosso come Robb, fisico asciutto, capelli scuri perennemente scompigliati e glaciali occhi azzurri. 
Pian piano stava ammettendo a se stessa che le piaceva, ma senza alcun dubbio, non era quello il problema.
Avrebbe solo desiderato avere più tempo. Più tempo per parlare con Jon, fargli capire che quelle loro visite dovevano cessare, più tempo per dirgli che non era colpa di nessuno dei due, ma semplicemente il destino era loro avverso. Voleva fargli capire che gli avrebbe voluto bene sempre, a discapito di qualunque situazione, non importava chi avrebbe sposato, perché l’affetto che nutriva per lui era puro, e andava al di là dell’amore carnale. Un giorno avrebbe imparato ad amare Theon Greyjoy, ma quel sentimento sarebbe stato completamente diverso dall’affezione che provava per Jon Snow, e sperava che lui lo capisse. 
Doveva parlargli quel giorno stesso, appena sarebbe passato a farle visita come sua consuetudine. Gliel’avrebbe detto, ma non voleva recargli troppo dolore in una sola volta.
Decise di spiegargli che la loro relazione doveva terminare poiché era stata promessa in sposa, ma non gli avrebbe rivelato a chi. Un giorno lo avrebbe fatto, ma per il momento avrebbe mantenuto il segreto, non c’era alcun motivo per cui potesse scoprirlo. Avrebbe poi comunicato a Theon che aveva compiuto il suo dovere, e gli avrebbe chiesto di nascondere ancora per un po’ la cosa. Sapeva che l’avrebbe fatto, dopotutto era pur sempre la sua promessa sposa.
Si rigirò nel letto, tra le lenzuola sgualcite, chiuse gli occhi, sperando che Jon arrivasse il più tardi possibile.

 

[Jon]

 

Salì le scale con una certa rapidità, cercando di non inciampare vistosamente sui gradini. Doveva essere veloce, in modo tale da non essere visto da nessuno, mentre sgattaiolava nella camera di Selene. Erano giorni ormai che lo faceva, eppure continuava ad aver paura di essere scoperto. Riusciva a sentire la propria adrenalina mentre sgusciava tra i corridoi della torre, ma tutta quell’energia si trasformava in amore, quando varcava quella porta. Poteva a stento a trattenersi, quando la vedeva. Correva da lei come se non ci fosse un domani e la baciava, stringendo il suo esile corpo tra le braccia. Si guardò intorno, prima dell’ultimo scatto necessario per arrivare alla stanza. Corse, aprì la porta con un gesto fluido e la chiuse dietro di sé. 
Selene era stesa sul letto, aveva gli occhi chiusi e respirava pesantemente. I capelli erano sparsi lungo le lenzuola, formando strani disegni dal colore della pece.
Jon non poté far a meno di avvicinarsi ed accarezzarle dolcemente il volto. Non voleva svegliarla, ma a quanto pareva il tocco della sua mano era stato meno delicato di quanto pensasse. La ragazza si strofinò gli occhi e sbadigliò. Non ebbe il tempo di chiudere la bocca che Jon la tirò a sé per il braccio e la baciò appassionatamente.
Lei non lo abbracciò, tenne semplicemente stretta la mano con cui lui l’aveva tirata. Il suo tocco era lieve, privo di forza, sembrava che il suo arto fosse semplicemente appoggiato al suo, quasi fosse senza vita.
Snow non vi badò molto, probabilmente era ancora assonnata e non aveva preso coscienza della situazione. La lasciò andare, sorridendole.
“Buongiorno!” le esclamò allegro.
“Ehm, ehi, scusami. Mi sono addormentata, non avevo idea di quando potessi arrivare.” si giustificò lei.
“Non preoccuparti.- le disse, accarezzandole la gamba. -Va tutto bene?”
Era sempre stato bravo a leggere lo sguardo di Selene. In quel momento sembrava che la ragazza si fosse appena svegliata dopo un incubo o qualcosa di simile.
Una vena di tristezza affliggeva l’azzurro dei suoi occhi, le labbra erano incurvate verso il basso. Probabilmente lei non si rendeva nemmeno conto di quanto il suo viso fosse un libro aperto e non potesse fare niente per nascondere ciò che le passava per la testa.
“No.” disse in un soffio.
Jon lo sapeva, ma sperava che non fosse così. L’unica cosa che desiderava era che Selene stesse bene e che non si dovesse preoccupare di nulla, avrebbe dato la vita pur di renderla felice.
“Cos’è che ti affligge?” si affrettò a chiedere, stringendola a sé. In un momento capì cosa poteva essere accaduto, ma non avrebbe mai voluto ascoltare le parole di lei.
Che li avessero scoperti?
Se fosse stato così, quando le avrebbe dovuto dire addio?
Sperava con tutto il suo cuore che non fosse così, ma le lacrime calde gli cominciarono ad inumidire gli occhi e si sforzò in ogni modo per far sì che non gli scendessero lungo la guancia.
“Mia zia ha deciso di promettermi in sposa ad un giovane di alto lignaggio.” rispose piattamente. Non sembrava esserci dolore, nel modo in cui ripeté la frase, ma nemmeno felicità. Era come se non le importasse.
Jon la ascoltò quasi come se quella decisione non avesse ritorsioni contro di lui. Quelle parole erano un ronzio fastidioso che gli dava mal di testa, non voleva capirne il significato, non avrebbe mai voluto sentirle. Avrebbe preferito partire, senza venire a conoscenza dei fatti. Sapeva che si sarebbe sposata, questo era ovvio, ma non avrebbe mai pensato di dover affrontare quel dolore in quel momento. La sua stretta si face più forte, come il dolore dovuto alla lenta presa di coscienza.
Non si era appena svegliata dopo un incubo, vi ci erano violentemente piombati.
Non l’avrebbe potuta più abbracciare in quella maniera, quanto avrebbe voluto non lasciare mai la presa.
Affondò il viso nei suoi capelli, annusando la dolce flagranza di fiori che possedevano. Inspirò a fondo e lasciò che gli scappasse un bacio, mentre le lacrime non potevano far altro che rigargli il volto. 
Non sapeva cosa dirle e nemmeno cosa chiederle, lei era rimasta in silenzio, si era lasciata abbracciare, mentre debolmente stringeva la sua vita e le sue mani disegnavano delicatamente il profilo della sua spina dorsale.
“Mi dispiace.” disse in un sussurro straziato.
“Chi è?” si fece forza a chiedere Jon. Voleva sapere a chi stava cedendo la ragazza che amava. Doveva dare un volto al suo odio!
Avrebbe voluto parlargli, chiedergli di trattarla bene e di amarla almeno la metà di quanto l’amava lui.
“Non importa chi sia, Jon. Non cambierebbe nulla. Io...” 
“Lo so che non cambierebbe nulla, ma io voglio sapere! Ho il diritto di saperlo.” insistette lui. Le sue parole sprizzavano rabbia.
“Non lo conosco, è un giovane di Delta delle Acque. E’ stato scelto da mio padre.”
“Capisco. Sono costretto a venir meno alla mia promessa. Avevo giurato di starti vicino fin quando avessi potuto...” si costrinse a dire.
“Jon, non devi sentirti in colpa, noi...- sospirò cercando di calmare le lacrime e i singhiozzi. - Io ti vorrò bene per sempre, che sia sposata o meno, qualunque cosa accada! Tu per me sarai sempre Jon, il mio migliore...”
“Non dire amico!- ribatté con forza. -Noi non siamo amici, come puoi dire una cosa simile dopo tutto questo? Noi ci amiamo, Selene.”
Lei si ammutolì di colpo e un conato di vomito salì lungo la gola di Jon, perché capì tutto ciò che c’era da sapere in merito alla situazione.
La ragazza aveva semplicemente distorto lo sguardo, aveva lasciato che precipitasse lungo il pavimento, ma non aveva proferito parola. Con quel silenzio stava urlando che i loro sentimenti non erano del tutto reciproci.
La situazione era così devastante che, se solo Jon avesse potuto, si sarebbe conficcato una daga nel petto lasciandosi morire in quel momento. Non si era mai sentito tanto frastornato e spaventato, come se il respiro gli mancasse e nonostante cercasse di respirare, niente avrebbe potuto farlo stare meglio.
Sforzarsi di dire a se stesso “usa un nome diverso, per esprimere lo stesso sentimento,” era una banale scusa.
“Tu non capisci.- riprese lei. Qualunque cosa fosse uscita dalla sua bocca l’avrebbe capita, ma al contempo non avrebbe migliorato le cose. -Quello che provo per te è qualcosa che non proverò verso nessun altro. Amici, amanti, che cosa importa? Tu avrai sempre un posto di riguardo nel mio cuore, anche se dovrò imparare ad amare mio marito! E non ti dimenticherò mai Jon Snow, perché tu sei e sarai uno degli uomini più importanti della mia vita. E anche tu non devi dimenticarmi, né me, né queste parole che ti sto dicendo, è chiaro?”
A quel punto il giovane non riuscì più a frenare il fiume impetuoso di lacrime che gli solcavano le guance. Correvano veloci bagnandogli la barba e i capelli, inumidendogli le labbra, facendogli assaporare il loro gusto salato.
Come avrebbe potuto  mai dimenticarla?
Avrebbe passato ogni singolo giorno a pensarla, come l’aveva pensata ogni singolo giorno trascorso. Dannava se stesso perché si sentiva così impotente. Se fosse stato un altro, sarebbe andato a Delta delle Acque e avrebbe sfidato a duello l’uomo che l’avrebbe dovuta sposare, chiunque egli fosse, invece lui accettava tacitamente quel destino scappando come un ladro.
Le parole di Selene erano una magra consolazione a quel destino infame che gli era stato assegnato. Non aveva mai odiato la sua condizione così tanto, se avesse avuto una posizione avrebbe potuto sposarla e vivere il resto della sua vita insieme a lei.
L'oro era futile, ma avendolo avrebbe potuto stringere tra le braccia la donna che amava, ma ormai che importava?
Il destino suo era già stato scritto in partenza, fin dalla sua nascita.

Note:
Scusate il ritardo (già annunciato) colossale! Mi ero ripromessa di fare uno sforzo e scrivere questo capitolo domenica sera, ma non ce l'ho fatta, sono una pigrona. Ad ogni modo,  sarò più celere con il prossimo (che ho già scritto per metà). Conto di postarlo tra un paio di giorni, il tempo di una revisione, perché mi sta letteralmente uccidendo e non so se censurarlo o meno. Ovviamente non mi voglio dilungare molto. Grazie ancora a tutti quelli che stanno leggendo, alla prossima :)

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Capitolo 11
*** #11. Mouth ***


 

Note: Ci tenevo che le leggeste prima di cominciare il capitolo. In realtà mi sento parecchio stupida e molto imbarazzata. Il capitolo era pronto già da qualche giorno, ma non volevo postarlo per timidezza, più che altro. Non ho mai descritto una scena di intimità, è la mia prima volta, se vogliamo ironizzarci su. 
Non so se dovrei alzare il rating della fan fiction a rosso, o altro. In ogni caso, avrei voluto evitarlo come capitolo, ma era necessario che avvenisse qualcosa tra i due, considerando la natura di Theon.
Il nome del capitolo può essere erroneamente tradotto in "bocca", ma in questo caso mouth vuol significare "foce".

 


Capitolo 11 

 

Mouth

 

[Selene]

 

Selene non pensava che un segreto a fin di bene potesse corroderla tanto dall’interno. Era abituata ad essere riservata e il suo carattere introverso l’aveva aiutata, ma non pensava che sarebbe mai riuscita a mentire a Jon. Pur di non dirgli di essere destinata a Theon, quella bugia le era sfuggita senza rifletterci troppo, ma la cosa che più la terrorizzava era che Snow apprendesse del matrimonio da sua zia. In realtà, la notizia era stata taciuta e ciò non poté che farla stare meglio. Forse, lady Stark avrebbe annunciato quell’unione solo quando lei avrebbe avuto l’età adatta, ma non ci avrebbe giurato. Selene si autoconvinse che i giorni stavano passando e nessuno aveva udito niente, quindi doveva solo tranquillizzarsi e dire a Theon che aveva compiuto il suo dovere, senza menzionare, però, chi fosse lo sposo.
Quella situazione era diventata così insostenibile che a cena non aveva toccato cibo. Era rimasta in un angolo accanto ad Arya, la quale sembrava piuttosto sorpresa del suo comportamento, ma ovviamente non proferì parola. Jon, dal suo canto, sembrava uno spettro fluttuante. Il suo sguardo era cupo più di quanto non fosse mai stato. 
Anche lui sembrava riluttante a mangiare, Selene gli riuscì ad inviare un paio di tristi occhiate, ma il senso di colpa la stava distruggendo così tanto da provare vergogna anche solo ad osservarlo.
La situazione era stata resa ancor peggiore da Theon. Il ragazzo le venne incontro mentre lei stava varcando la porta della sala. La ragazza deviò il suo percorso cercando di evitarlo. Non appena ebbe l’occasione, gli biascicò le sue scuse e lui le sorrise.
Sbuffò pensando a quanto tempo sarebbe durato tutto ciò. In quel momento aveva semplicemente voglia di abbandonarsi al sonno, sperando che non fosse disturbato da incubi. Uno scricchiolio portò la sua attenzione alla porta. 
“Selene! Selene!” sentì bisbigliare.
La ragazza aprì la porta in modo da far entrare il suo promesso, il quale la abbracciò spingendola verso il centro della stanza. 
“Ho parlato con...” non ebbe il tempo di finire la frase che le sue labbra si ritrovarono impegnate a baciare quelle di Theon.
“Shhhh!” le intimo ad un palmo dal suo volto. Lei si cucì le labbra, mentre lui spostava la sua bocca verso l’orecchio di lei.
“Vieni in camera mia.” le suggerì per poi morderle il lobo.
La giovane trattenne un gemito e si lasciò guidare nella stanza di Greyjoy senza obbiettare. Mentre vagavano furtivi per i corridoi del castello, Selene si preparò a cosa andava incontro. In realtà erano giorni che se lo aspettava, ma era comunque impaurita e non del tutto convinta.
Nessuno le aveva mai parlato di ciò che avrebbe dovuto fare e la cosa la terrorizzava. Non era stata istruita e, le uniche “esperienze” relativamente vicine al sesso, si riducevano alle conversazioni che aveva avuto con Jon riguardo qualche storia raccontata da Theon.
Si sentiva terribilmente imbarazzata ed impreparata, lui aveva avuto così tante donne,  amanti perfette che l’avevano fatto sentire un re del proprio talamo, e lei era così priva di consapevolezza.
Cercò di evitare il pensiero, rendendosi conto di essere arrivata in camera sua. Era buia e fredda, illuminata dalla debole luce di un paio di candele. Appeso ad un gancio c’era il suo mantello con ricamato l’emblema della sua casa, una piovra dorata.
Sembrava fosse stato messo lì per ricordare che un giorno sarebbe tornato a casa e questo non fece altro che farle prendere coscienza di quanto fossero diversi.Theon notò che lei stava osservando la cappa con una certa apprensione. 
La tirò a sé e la baciò più intensamente di quanto avesse mai fatto negli ultimi giorni. Le sue mani  veloci risalivano poi lungo l’allacciatura del corsetto che abilmente slegò con fare esperto. Cadde così sul pavimento, insieme alla veste di lei. Selene impacciatamente spostò le sue mani lungo la tunica di lui, non aveva idea di cosa dovesse fare, così gliela sfilò e lui si slacciò le brache. 
La afferrò per i fianchi, sollevandola dal pavimento, istintivamente lei lo cinse con le gambe e si lasciò portare sul suo letto. Si adagiò sopra di lei continuandola a baciare lungo il collo e le spalle, mentre le sue mani si muovevano lungo la pelle nuda, accarezzandola delicatamente fino ad arrivare ad esplorare la sua intimità.
Lei si lasciò sfuggire un gemito e lui sorrise maliziosamente.  Le braccia di Selene erano intrecciate attorno al collo di Theon, nel momento in cui sentì il piacere infiammarle il ventre, cominciò a stringergli le scapole lasciando segni evidenti. Lui cercò di tenersi in equilibrio, spostò le gambe di lei in maniera tale che cingessero completamente e con la foga con entrò in lei. 
Selene riuscì a stento a trattenere lo spasmo di dolore, si morse il labbro inferiore e affondò le unghie lungo la sua schiena. Sembrava quasi come se fosse stata ferita da una spada ardente. 
Lui non sembrava essersene accorto, cominciò a muoversi dapprima lentamente, prendendo un ritmo fluido che diventò a mano a mano più veloce.
Il bruciore, inizialmente insostenibile, cominciò a placarsi non appena i movimenti di lui si stabilizzarono e la ragazza si abbandonò al piacere, unendosi ai gemiti di lui.
Teneva gli occhi chiusi mentre, con foga, la sua mano strusciava sulla sua pelle d’alabastro, quasi volesse afferrare qualunque cosa si trovasse davanti. Lei spostò le sue mani dalla schiena, passando in rassegna il profilo della sua spina dorsale e sfiorando con la punta delle dita la sua muscolatura, fino alle spalle. Affondò un vorace morso all’incipit del collo, provocandogli un gemito così rumoroso da sembrare quasi un urlo soffocato. Infine lasciò correre le sue mani lungo i pettorali appena definiti e lucidi. 
Theon la strinse con fermezza, e con un lieve balzo Selene si ritrovò inginocchiata su di lui. Rimase paralizzata per qualche secondo, fin quando le mani di lui si cominciarono a spostare lungo le anche, guidando i suoi movimenti. Riusciva a sentire ancor meglio la sua virilità dentro di lei.
Greyjoy la spinse sempre più veloce, fin quando non lei automatizzò il ritmo, lasciando libere le sue mani per afferrare i seni prosperosi di lei.
Lasciò cadere le sue braccia lungo il suo corpo e fece pressione con i gomiti mettendosi in posizione eretta. Si ritrovarono l’uno di fronte a l’altro, i nasi si sfioravano, così come le labbra. Theon sorrideva, respirando a fatica con il torace che si contraeva meccanicamente. Il suo corpo sembrava scolpito nella roccia, era tonico e madido di sudore. Selene lo guardava negli occhi, le pupille erano dilatate per l’eccitazione, pareva non ce la facesse più a star fermo ad osservarla. La baciò con passione, stringendola così forte da farle mancare il fiato. 
Greyjoy ribaltò la situazione nuovamente, ritrovandosi di nuovo a guidare. Continuò a dare colpi secchi con il bacino, fin quando non si lasciò cadere sul fianco esplodendo in un orgasmo. Selene notò che i suoi occhi cerulei avevano assunto una tonalità di blu terso, simile a quella delle profondità dell’oceano.
Era destino, come il fiume alle foci incontra il mare.

 

[Theon]

 

Selene era accoccolata sul suo fianco, raggomitolata come un gatto dal pelo candido. Il braccio di Theon si era insinuato tra il collo di lei ed il letto e la sua mano accarezzava la sua pelle liscia. I lunghi capelli corvini della giovane correvano la sua schiena e le sue braccia sottili, come lunghi fili di ferro. Le gambe, invece, le teneva strette al petto, e un piede accarezzava l' anca del ragazzo. Avrebbe continuato a guardare  l’armonia del suo corpo nudo per ore, se avesse potuto. Nell’osservarla non si era reso conto che lei teneva puntati i suoi enormi occhi azzurri su di lui. Erano della medesima tonalità del mare che bagnava le Isole di Ferro, ogni volta che li guardava, si sentiva a casa. Non aveva più bisogno di tornare a Pyke, quello era il suo posto, lì, tra le sue braccia, perché ormai lei gli apparteneva, ed anche lui apparteneva a lei.
Le schioccò un leggero bacio sulla fronte, lei non poté far altro che incurvare le labbra in un timido sorriso e lui ricambiò dolcemente. Theon non riusciva ad immaginare come stava apparendo agli occhi di Selene, la ragazza che lo aveva messo a tacere acidamente e che adesso giaceva insieme a lui, lanciandogli languide occhiate.
Non avrebbe mai pensato nemmeno di baciare quella che sembrava una ragazzina irritante, invece il suo cuore straripava di sentimenti che non credeva avrebbe mai provato. Si sentiva leggero, aveva le vertigini, era quasi felice.
Chissà se anche lei lo era?
La paura di non averla soddisfatta non lo sfiorò nemmeno per un momento, conosceva le sue abilità, ma aveva paura di averla spaventata. Quando aveva deciso di andare a prelevarla dalla sua camera, non aveva riflettuto sul fatto che fosse poco più di una bambina, probabilmente l’aveva colta totalmente impreparata. Eppure il suo sguardo non sembrava impaurito, anzi sembrava che lei avesse perso quel velo do timidezza che ancora la avvolgeva. In quel momento avrebbe voluto leggere nella sua mente, per capire come si sentisse e se provasse le sue stesse sensazioni.
Non sapeva cosa avrebbe dovuto dirle. In genere non si era mai interrogato sui sentimenti delle donne che aveva posseduto ed ora era tutto così strano. Qualunque cosa avesse detto avrebbe potuto distruggere la tenerezza di quel momento e per quanto Theon si sentisse a disagio, non si sarebbe mai voluto alzare da quel letto. Avrebbe voluto che l’alba non arrivasse mai ad illuminare Winterfell, in modo che Selene non dovesse mai più ritornare nella sua stanza. La cinse con l’altro braccio e passò la mano lungo la sua silhouette, fino ad arrivare alle gambe che facevano da scudo tra i loro corpi. Gliele spostò, e mentre le stendeva, Greyjoy notò un rivolo di sangue lungo l’interno coscia di lei. 
Le intimò di divaricarle, gocce rosse ruscellavano sulla neve della sua pelle.
La paura si trasformò in un brivido freddo che gli correva lungo la schiena e gli ghiacciava le ossa, i capelli erano irti lungo il collo. Non voleva farle del male, non si era nemmeno reso conto di averlo fatto.
Non era la prima volta che gli capitava, era già successo con altre donne, ma non aveva mai pensato al dolore che avessero potuto provare. Lei sembrava imbarazzata, d’un tratto le sue guance diventarono rosse come pomi e si coprì istintivamente il volto con la mano per la vergogna. Theon gliela spostò e la costrinse a guardarlo, ma faceva fatica a tenere gli occhi puntati su di lui.
“Ti ho fatto male?” chiese immediatamente.
“No...”
Era un’evidente menzogna, Greyjoy lo poteva sentire dal lieve tremore della sua mano.
“Non mentirmi.” le intimò.
“Un po’- si costrinse ad ammettere -ma non ti preoccupare, ora sto meglio...”
Theon osservò meglio le gambe di lei, accarezzò la parte che non era stata sporcata dal sangue.
“Non temere, non accadrà più in futuro. Mi è già...- si vergognò così tanto di quello che stava per dire che avrebbe preferito essere vergine. -capitato. C’è una brocca d’acqua lì. Se vuoi puoi pulirti.”
Lei si alzò timidamente e con passo insicuro si diresse dove Theon le aveva indicato. Non disse molto, non era delusa dal fatto di non poter condividere con lui una prima volta, poiché conosceva bene le sue abitudini.
La osservò lavarsi per un po', poi la raggiunse e la cinse da dietro, stringendola dolcemente.
Lei lo baciò inaspettatamente, un tenero bacio appena accennato.
In quel momento si rese conto che qualsiasi altra donna fosse entrata nella sua vita non avrebbe mai contato nulla.

 

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Capitolo 12
*** #12. Fight for Her ***


Capitolo 12
 

Fight for Her

[Jon]

 

Il freddo di Winterfell si adeguava perfettamente al gelo che sentiva dentro di sé. Erano giorni che costringeva se stesso ad alzarsi e continuare a vivere, come se non fosse accaduto niente. A stento mangiava ed ancor meno dormiva. Le conseguenze erano evidenti, era dimagrito più di quanto non fosse, il viso era scavato e due profonde occhiaie nere cerchiavano i suoi occhi scuri.
Gli allenamenti erano una tortura, trovandosi senza forze non riusciva quasi più a tenere salda la spada tra le mani, e per quanto fosse dotato, non riusciva più a competere come prima.
Robb e Theon gli chiedevano di unirsi a loro solo se costretti, era diventato quasi un intralcio, batterlo era  ormai così facile, che avevano smesso di provarci gusto. 
Inoltre non era più di compagnia, non che lo fosse mai stato, ma la sua mestizia ed apatia avevano raggiunto livelli così alti, da essere ritenuti quasi irritanti. Si sentiva completamente isolato, mentre agitava da solo la spada che aveva in pugno, provando ad allenarsi.
Il suo fratellastro e Theon erano seduti su una balla di fieno e sembravano ridere di gusto. 
Jon li osservava, una parte di sé avrebbe voluto essere spensierato quanto loro, l’altra non riusciva a lasciarsi dietro la corazza di tristezza che lo avvolgeva.
Si avvicinò silenziosamente, non voleva chiacchierare, ma sperava inconsciamente che gli chiedessero di unirsi a loro, anche per trovare una valvola di sfogo da quella spirale di dolore che l’aveva completamente inglobato. Sarebbe partito da lì a poco e voleva riacquistare l’abilità nel duello che aveva perso, per non trovarsi totalmente impreparato quando avrebbe fatto parte della confraternita. 
I due non sembravano nemmeno essersi resi conto della sua presenza, era diventato così abile nello sgattaiolare nella camera di Selene da averlo trasformato in un vizio. Un giorno quella dote gli sarebbe servita, ne era sicuro.
Nel momento in cui si era avvicinato, Robb sembrava essersi fatto serio, mentre Greyjoy continuava a sorridere mentre parlava. 
Jon tese l’orecchio, incuriosito da cosa potesse dire Theon.
“Quindi siete promessi?” Snow udì l’inconfondibile voce profonda di Robb sussurrare quelle parole. Il cuore si strinse in una morsa. Anche Selene era stata promessa, che fossero... NO!
La sua Selene non poteva essere stata data in sposa ad uno stronzo, irritante ed arrogante come Theon.
“Sì, ma è una sorta di segreto. Solo tu ne sei a conoscenza, credo che Selene voglia dirlo a Jon quando si sentirà pronta e le ho promesso che non mi sarei azzardato a dirgli nulla.” assentì scrollando le spalle.
“Chi è che sta parlando? Sei davvero tu, Greyjoy?”
“Falla finita.- lo spintonò Theon. -Sono sempre il solito, solo che non mi va di deludere la mia lady, insomma.” disse con non curanza.
Qualcosa cominciò ad ardere nelle sue viscere, cosa fosse, Jon non lo sapeva esattamente.
Sentì crescere quel sentimento, prendere possesso del suo corpo ed arrivare fino alla testa facendola dolere, quasi come se il cuore fosse schizzato fino al cervello. Con l’arma stretta in pugno, senza pensarci due volte, si avvicinò a Theon e lo colpì usando la spada come se fosse una mazza da guerra.
Il lato piatto della sua lama si andò a schiantare contro le schiena di Greyjoy, l’impatto lo fece cadere a terra senza che lui si accorgesse da chi fosse stato colpito e perché.
Rotolò tra la polvere sotto gli occhi sbigottiti di Robb che a stento riuscì a mantenere la lucidità per capire cosa stesse succedendo.
“Che ti è saltato in mente?!” protestò il fratellastro cercando di aiutare l’amico a rialzarsi.
Jon non disse nulla, non sapeva nemmeno da dove fosse uscita tutta quella forza, considerando che a stento riuscisse a mantenersi in piedi.
Theon si scrollò di dosso un po’ di terra, non guardò Snow, sembrava calmo, in attesa della prossima mossa di Snow.
“Io..- provò a giustificarsi, ma non ne aveva bisogno. Non era lui a dover dare delle scuse. -Lui sposerà Selene!”
Robb sembrava non sapere cosa dire. Effettivamente, non avrebbe potuto né dire, né fare nulla, considerando che era stato tenuto all’oscuro di tutta quella faccenda. Nel suo volto c’era una nota di delusione, forse avrebbe potuto anche parlargli di ciò che provava per sua cugina, ma cosa avrebbe importato?
“Non dovevi scoprirlo così.” si limitò a dire Theon. Sembrava quasi dispiaciuto, ma Jon sapeva che non era possibile, doveva trattarsi di una farsa.
Il solo pensiero che le sue luride mani potessero aver toccato Selene, gli fece venir voglia di tagliargliele con un colpo secco.
“E quando avrei dovuto? Quando sarei stato invitato al vostro matrimonio?” inveì contro di lui.
“No.- rispose pacatamente. -Immaginavo che non te ne avesse ancora parlato, ha detto che lo avrebbe fatto quando sarebbe stata pronta.”
D’un tratto la terra sembrò sgretolarsi sotto i suoi piedi. Le parole che erano fluite dalle labbra della ragazza erano state ben diverse. Alla domanda “Chi è il tuo promesso?” aveva risposto che sarebbe stato un giovane di Delta delle Acque, e Theon non lo era affatto.
Come aveva potuto mentirgli?
Jon lo trovava letteralmente inconcepibile, considerando che non sarebbe mai riuscito a dirle una menzogna. Eppure lei lo aveva fatto.
“Non è possibile! Lei aveva detto che avrebbe sposato un uomo scelto da suo padre.”
“Beh, mi sembra evidente che non sia così. Avrei potuto dirtelo io in qualsiasi istante Snow, credimi. E non ti nego che avrei goduto nel farlo. A questo punto sarebbe stato meglio così, avresti saputo tutto e subito, ma non potevo deludere Selene, ci tengo a lei.”
E di nuovo quella rabbia che lo aveva attanagliato si risvegliò dal letargo. Avrebbe preferito che quella lama fosse affilata, lo avrebbe colpito al cuore, e gli avrebbe fatto provare ciò per cui lui stava soffrendo.
“NON E’ VERO!- sbraitò. -Tu non sai cosa significhi amare, non puoi tenerci a lei! E’ solo una delle tante che userai, quando ti sarai scocciato, non la degnerai nemmeno più di uno sguardo! Perché sei solo un viscido, Greyjoy!”
“Attento a come parli, bastardo. Qui non si parla di giochi da marmocchi, di fughe durante la notte per il cortile o i boschi. Sei solo un ragazzino, cosa vuoi capirne dell’amore? Quando sarai alla Barriera, per te Selene sarà solo un ricordo sbiadito, stanne certo.”
“Sicuramente più di quanto ne possa capire tu! Io la amo, e non permetterò che tu sia il suo sposo, a costo di ucciderti con le mie stesse mani.”
Theon scoppiò in una fragorosa risata.
“Anche se tu ci riuscissi, considerando il tuo stato attuale.- disse guardandolo dall’alto in basso. -Non credo che la tua lady ne sarà contenta, anzi. E poi, credi che se dovesse saltare il nostro matrimonio, lei correrà tra le tue braccia? Credi che possiate avere la vita dei vostri sogni? Quante volte te lo dovrò ripetere? Sei solo un bastardo, non puoi avere tutte queste pretese. Sei già fortunato a poter dire di aver vissuto in questo palazzo, cosa vuoi di più? Fossi stato Eddard Stark ti avrei lasciato a quella puttana di tua madre.”
In quel momento tutto diventò confuso. La rabbia, che aveva preso possesso del suo corpo, aveva annebbiato i sensi di Jon. Non riusciva più ad ascoltare le parole, poteva  sentire un unico fruscio simile a quello del vento tra le foglie, anche il tatto era andato, la spada gli cadde di mano quando corse con tutta la furia che possedeva contro Theon.
I due caddero a terra, la polvere gli impedì persino di vedere, mentre sferrava pugni contro il volto del giovane di Pyke.
L’unica cosa che riusciva ancora a percepire era il gusto. Un sapore ferroso gli aveva riempito la bocca, dandogli la nausea.
Questa fu l’ultima cosa che poté  ricordare, quando si ritrovò steso nel suo letto, nel bel mezzo della notte.

 

[Theon]

 

Per un breve attimo Theon credette che Jon lo volesse realmente ammazzare. Snow gli saltò addosso colpendogli il naso, sentendo lo scricchiolare delle ossa. Il dolore infertogli non era poi così forte e, sebbene il ragazzo stesse continuando a colpirlo, provò a spintonarlo il più lontano possibile, senza grande successo.
Non aveva paura del confronto, ma fargli del male non era il modo migliore di splendere agli occhi di Selene, questo era ovvio.
Riuscì a divincolarsi dalla presa del ragazzo e gli sferrò un colpo, giusto per pareggiare i conti, ma non bastava. Lo colpì un’altra volta, più forte, ed un’altra ancora. Provava gusto nel sentire l’impatto del suo pugno, contro la sua pelle liscia.
Il sangue ruscellava dalle labbra di Jon, il quale colpì più volte Theon al petto, mentre cercava di sferrargli qualche ginocchiata nel basso ventre.
Per quanto sembrasse debole, l’adrenalina era riuscita a dargli forza, almeno abbastanza da fargli del male.
Greyjoy lo spinse via con un calcio e Jon rotolò via. A quel punto avrebbe potuto alzarsi da vero lord, ma non era un comportamento adatto a lui.
Jon Snow era un moccioso e meritava una lezione che avrebbe dovuto ricordare per il resto dei suoi giorni, che sia dannato l’onore.
Era ancora lì per steso a terra. Robb non l’aveva aiutato a rialzarsi, era attonito, quasi spaventato, forse riconosceva che il fratellastro avesse sbagliato e non voleva immischiarsi. Faceva bene, se si fosse messo in mezzo, per quanto fosse ben più grosso di lui, avrebbe sferrato un pugno anche all’amico, per il fervore che ardeva nel suo corpo.
Si avvicinò a Jon, e lo guardò per un attimo. Sangue a fiotti colava dal naso e dalle labbra, tingendo la sua barba di riflessi ramati. Respirava a fatica, Theon poteva vedere il torace muoversi, sotto la maglia di ferro, a ritmo instabile.
Gli occhi erano chiusi, una palpebra tremava, ma lui non si muoveva, forse non percepiva nemmeno la sua presenza, ma questo poco contava. Avrebbe potuto avere pietà di quel ragazzino, aveva ancora quattordici anni, erano ormoni e amore a spingerlo a comportarsi così. Forse, se alla sua età avesse mai amato una donna a tal punto, si sarebbe comportato allo stesso modo, ma non era mai successo, quindi un comportamento tale non gli sembrava plausibile.
I suoi occhi diventarono di ghiaccio, prima di sferrargli il primo calcio nel fianco. Jon rantolò, ma non aveva la forza di muoversi, né si sfuggire in qualche modo allo stivale di Theon.  Greyjoy lo calciò ancora e più volte, con tanta violenza, da spostarlo di un metro da dove era steso. 
Poteva udire le urla confuse di qualche servetta del palazzo, e i due, tre uomini non si degnarono di alzare una mano. Non avevano mai visto tanta furia, probabilmente.
Tra i vari rumori sentì distintamente un urlo sgraziato. Robb corse impacciatamente verso di lui, lo strinse intorno alla vita e lo spostò di peso dal corpo inerme di Jon.
Vide Selene correre da lui non appena Snow fu liberato dall’ira di Theon. Era in lacrime, singhiozzava rumorosamente, mentre accarezzava il viso dell’amico.
“Come hai potuto non fare nulla?! L’ha quasi ammazzato!” inveì contro Robb.
“Io, non sapevo cosa fare! E’ stata una cosa improvvisa. Jon...”
“Dovevi dividerli subito, sei grande e grosso, eppure sei un codardo!” 
“Non sono un codardo- protestò Robb arrabbiato. -Jon ha cominciato, che avrei dovuto fare?”
Selene lo ignorò, e non rivolse nemmeno un’occhiata al suo promesso sposo, il quale stette in silenzio, rendendosi conto che l’accaduto non avrebbe di certo giovato al loro matrimonio.
“Vi prego, qualcuno lo porti da mastro Luwin!” supplicò la ragazza, cercando inutilmente di alzare il corpo di Jon.
Hodor venne in suo aiuto. Alzò il ragazzo facendolo sembrare leggero come una piuma e si allontanò verso il palazzo.
Selene lo seguì in silenzio, ma Theon non seppe trattenersi. Strinse il suo polso e la tirò a sé. Lei si divincolò dalla presa. I suoi occhi parlavano chiaramente, il disprezzo che secernevano, era più che evidente.
“Non toccarmi, per favore.” sibilò.
“Mi devi lasciare spiegare.” replicò lui. Doveva farlo, lui non aveva troppe colpe. Era stato crudele, indubbiamente, ma aveva una ragione.
“Non credo ci siano motivazioni plausibili per ciò che hai fatto. Jon ha a stento un anno più di me e tu dovresti essere un uomo fatto! Che gusto hai provato nello sfigurargli il volto a calci?”
Fredde, letali. Le parole di Selene gli avevano fatto più male dei pochi colpi assestati da Jon. Probabilmente il bastardo gli aveva fracassato il naso, ma la cicatrice di quella conversazione sarebbe durata più a lungo.
“Mi è saltato addosso, cosa avrei dovuto fare? Farmi uccidere?”

“Non è una giustificazione. Lui era là svenuto mentre tu lo prendevi a calci, avresti potuto smettere prima che perdesse conoscenza.”
“Beh, se tu gli avessi detto che eravamo promessi, tutto ciò non sarebbe accaduto. Non sapevo dovessi sposarti con un giovane scelto da tuo padre.”
Selene portò la sua mano alla bocca.
“Avevi detto che non gliel’avresti detto!” urlò.
“Il tuo caro amichetto stava origliando una conversazione tra me e Robb. Non mi sembra che io abbia commesso quale atroce crimine, anzi. Impicciarsi non è un comportamento adatto nemmeno ad un bastardo, ovviamente nemmeno mentire si confà ad una lady.”
“Io non volevo mentire.- si giustificò Selene. Non lo guardava più negli occhi e la sua voce non era più altisonante, ma sembrava un sussurro. -Io volevo dirglielo, ma non ce l’ho fatta.”
“Qui c’è qualcuno che non ha mantenuto una promessa, e non sono io, a quanto pare.”
Le lacrime ripresero a bagnare il volto della giovane. Il viso si deformò in una maschera di vergogna.
“Mi dispiace, non volevo deluderti.” biascicò.
“Nemmeno io volevo farlo, a dirla tutta. Non so cosa mi abbia preso...”
In realtà lo sapeva benissimo. Era geloso. Selene si preoccupava ancora di quello che Jon pensasse e Theon aveva paura che quel sentimento diventasse un fantasma onnipresente, durante il loro matrimonio. In più, la reazione di Jon, non aveva favorito che la sua ira si placasse.
“Vai a vedere come sta.” la incoraggiò contro voglia. Tutto sommato aveva sbagliato e forse l’unico modo per riavere la sua fiducia era dargliene un po’.
Selene gli si avvicinò e lo baciò intensamente. Theon la strinse in vita e lei fece scivolare il suo volto sul petto di lui, quasi volesse ascoltare il suo battito cardiaco.
“Non volevo che accadesse tutto questo. E’ colpa mia! Sono stata una stupida, ma non farò più nessun errore, te lo prometto.”
Greyjoy  avrebbe voluto dire che lo sapeva e che non avrebbe lasciato mai che nessuno si mettesse tra di loro, ma non lo fece. Sperava che anche lei lo sapesse già.

 

Note: Questo capitolo è stato un po' strano per me. So che può sembrare ambiguo, ma nella mia testa suonava diversamente. Non posso dirmi pienamente soddisfatta, ma allo stesso tempo credo che Theon si sarebbe comportato in questa maniera in una situazione simile. Ad ogni modo, spero non vi abbia deluso.

 E cooomunque, scusate il mio essere scostante, purtroppo non è un bel periodo. Non ho molto tempo da dedicare alla fan fiction, né a praticamente altro che non riguardi lo studio. Questo capitolo l'avevo scritto in precedenza e l'avevo tenuto conservato, in modo da non lasciare la storia a se stessa troppo a lungo.
Il prossimo capitolo dovrebbe essere postato intorno al 20-21 luglio. Non posso darvi una certezza poiché non ho scritto nemmeno mezza riga, ma tre giorni dovrebbero bastarmi per finirlo (considerando che, nonostante possa dirmi libera dallo studio, devo fare mille altre cose). Non voglio tediarvi ancora, volevo solamente avvertirvi che il prossimo sarà l'ultimo capitolo.

*zan zan* 
Tecnicamente dovrebbe decretare la fine della storia, ma siccome il finale che ho in mente è abbastanza, come dire, aperto (?), ho deciso di scrivere un epilogo riguardante i tre pov principali. (Quindi tecnicamente a questo seguiranno altri 4 capitoli).
Grazie per l'attenzione :D

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Capitolo 13
*** #13. The Letter ***


Capitolo 13

 

The Letter

 

 

 

 I carried this letter
All through the winter
In fear of what it might say
I know the reasons
They change so fast
And we can never make it back

In the letter that you wrote
I heard the words that you never spoke
It is time for you to come home

So, I travelled the seas
To return for you
But I did not make it through
And I know it's not easy
Things can be so wrong
As we are lost in the waves

#The Letter - Black Heart Procession

[Selene]


La debole  luce solare filtrava a stento tra le nuvole, illuminando il cortile di Winterfell. Selene era seduta accanto un carretto e guardava distrattamente ciò che aveva intorno. Bran si allenava al tiro con l’arco, Robb fiero al suo fianco gli dava consigli.  Suo cugino era deluso, benché ci provasse, non riusciva a centrare il bersaglio e suo fratello maggiore gli aveva messo una mano sulla spalla per dargli forza. Anche Theon era lì ad osservarlo. Era un ottimo arciere, ma non dispensava consigli, né si curava più di tanto della situazione, di tanto in tanto, lanciava occhiate eloquenti a Selene, la quale arrossiva violentemente ogni volta che gli occhi di lui si posavano sulla sua persona. Si sentiva una bambina, avvampava per una stupida occhiata, quando a breve sarebbero stati sposati. 
Era così strano immaginarsi nel ruolo della moglie, eppure non avrebbe dovuto aspettare a lungo affinché diventasse realtà. Sua zia Catelyn le aveva parlato qualche giorno prima.
La conversazione non era stata del tutto piacevole, ma aveva apprezzato le parole di conforto della Tully, in fondo.
La lady le aveva parlato del duello tra Brandon Stark e Petyr Baelish, il quale era profondamente innamorato di lei fin da quando erano bambini. Selene conosceva quella storia, Robb qualche tempo prima gliel’aveva ricordata in un’altra occasione.
Sua zia le confidò di quanto stesse male nel non poter andare a trovare Petyr dopo il duello, poiché suo padre gliel’aveva impedito. La storia era più triste di quanto lei avesse immaginato, ma nonostante condividessero lo stesso destino, la lady non sembrava essere troppo comprensiva. Le chiese di non andare più nella stanza di Jon, poiché sarebbe stata una mancanza di rispetto contro il suo futuro marito.
Le disse che un giorno avrebbe capito, ma Selene non riusciva a comprendere.
Aveva saputo che Jon sarebbe partito prima di quanto immaginasse, e voleva passare gli ultimi momenti che avevano a disposizione con lui, in modo che la perdonasse.
Non voleva portare quel rimorso con sé, per tutta la vita. Doveva sistemare le cose, indipendentemente dal volere di sua zia.
Quella conversazione ebbe un inaspettato risvolto positivo, a suo modo. Le venne comunicato che a causa della lite tra Snow e Theon, il suo matrimonio era stato anticipato. Da lì a pochi mesi l’avrebbero chiamata lady Greyjoy e questo le sembrava così strano, ma d’altra parte non vedeva l’ora.
A quanto pareva, suo zio Eddard aveva acconsentito a lasciar tornare Theon a Pyke da suo padre. Lord Balon fu ritenuto degno di fiducia, siccome non aveva più mosso alcuna ribellione, di conseguenza il giovane poteva essere rilasciato dalla sua condizione di ostaggio. 
Non aveva mai visto le isole di Ferro, ed era curiosa di visitarle. La septa le aveva raccontato che era un luogo arido, scabro, dove le donne non si comportavano da dame, ma governavano le navi insieme agli uomini. Gli abitanti di quel luogo non erano gentili e quando potevano, razziavano ed uccidevano pur di avere oro, poiché non conoscevano il guadagno, ma pagavano il prezzo del ferro.
Quei racconti la lasciarono incerta. L’idea di stare a contatto con persone ben poco piacevoli, la lasciava perturbata, ma lì sarebbe stata una lady e sapeva che l’avrebbero trattata con rispetto. Al contrario le piaceva l’idea di governare una nave, essere una donna di ferro.  Aveva visto il mare solo da bambina, e non aveva un ricordo ben preciso. Rimembrava semplicemente una distesa azzurra che si confondeva con l’infinità del cielo. Theon le raccontò che il mare era la cosa più bella che avesse mai visto, dopo i suoi occhi, dato che glielo ricordavano. Diceva che assumevano la stessa tonalità dell’oceano e che le sfumature cobalto gli ricordavano il flusso delle onde. A lui piaceva il vento salmastro che gli accarezzava il volto con il suo gelido tocco e gli scompigliava i capelli, l’odore di sale che gli riempiva le narici e il rumore rilassante delle onde che s’infrangevano contro le navi gli scaldava il cuore.
Selen parve avere davanti agli occhi ciò di cui Theon parlava, sapeva che anche lei lo avrebbe amato.
Sua zia, d’altro canto, non sembrava convinta di lasciarla andare lì. Avrebbe voluto che sua nipote si ricongiungesse con suo fratello, e vivesse a Delta delle Acque, luogo più accogliente a sua detta.
La giovane sapeva che Theon non avrebbe mai accettato, poiché tornare a casa era ciò che aspettava da dieci lunghi anni e voleva solamente che lui fosse felice.
A lei, d’altro canto, non importava. Le Isole di Ferro e Delta delle Acque erano due luoghi sconosciuti, e l’unico luogo dove sarebbe stata felice era tra le braccia di Theon.
L’unica cosa che realmente la preoccupava, era sentire la mancanza di Winterfell. Era cresciuta in quel posto così freddo, ma dopotutto così pieno d’amore e caloroso.
Aveva imparato lì a camminare, tenendo la mano di sua zia, a dire le sue prime parole, ed in seguito a suonare l’arpa e a cantare. Lì aveva giocato con Jon e Robb, quando erano bambini, poi era arrivata Arya, sua piccola complice ed in seguito era cresciuta, maturata e diventata donna. In quel castello aveva imparato ad amare, a capire che differenza ci fosse tra un amico ed un amante. Aveva imparato a scegliere e soprattutto aveva capito il valore della verità e cosa comportava mentire.
Era una donna a tutti gli effetti, una vera donna e sarebbe stata una moglie ed una madre e ciò le riempiva il cuore di gioia.
Una parte di lei si chiedeva come sarebbero andate le cose, se Jon non fosse stato il figliastro di suo zio, ma una qualunque altra persona.
Sicuramente sarebbero finiti per sposarsi, ma si disse che gli Dei erano stati giusti ad assegnarle Theon come compagno.
Gli rivolse nuovamente lo sguardo. Greyjoy era distratto, impegnato ancora ad osservare Bran. Aveva l’aria assorta, i suoi gelidi occhi azzurri puntati sull’arco e le frecce, quasi che quegli oggetti fossero autonomi. Si mordeva il labbro nervosamente, facendolo sembrare più gonfio e carnoso. Per un attimo le venne voglia di correre da lui e baciarlo, ma aveva paura di metterlo in imbarazzo.
“Selene.”
A distoglierla da quell’impulso ci pensò maestro Luwin, il quale la stava chiamando con calma. 
La ragazza non si era resa conto che l’anziano si fosse appostato a nemmeno un metro da lei. Dopo aver richiamato la sua attenzione, le sorrise dolcemente.
“Potresti portare questa lettera a tua zia?- chiese con gentilezza. -E’ da parte di tuo padre.”
“Mio padre?” chiese quasi incredula. Edmure scriveva poco, ma soprattutto non era un uomo di molte parole. Le rare volte che inviava qualche lettera si concentrava sulla situazione a Delta delle Acque e, di tanto in tanto, chiedeva come stesse la sua bambina.
A Selene spesso mancava la sua presenza, sebbene avessero passato troppo poco tempo insieme. Non vedeva l’ora di sposarsi anche perché ciò voleva dire che avrebbe rivisto i suoi genitori.
“Sì, vedi il sigillo?” il maestro le mostrò la ceralacca blu che troneggiava sulla carta bianca.
La giovane prese immediatamente la lettera e la strinse al petto domandandosi cosa potesse esserci scritto.
Ovviamente si trattava del matrimonio, forse suo padre e lord Balon avevano concordato finalmente una data e avevano scelto anche il luogo. O forse comunicava che le avrebbe fatto visita a breve, prima di sposarsi.
Selene decise che non poteva aspettare. Ringraziò maestro Luwin e corse via, ansiosa di scoprire cosa ci fosse scritto in quella lettera.
Strappò la ceralacca avidamente e cominciò a leggere.


Mia dolce Cat,

Non ti ho mai ringraziato per esserti preso cura di Selene in questi lunghi tredici anni. Sono certo che avrai compiuto sicuramente un ottimo lavoro, e non vedo l’ora di rivedere la mia bambina, sebbene ormai sia una donna.Credo che queste poche righe non potranno mai esprimere la mia gratitudine per quello che hai fatto. Hai avuto un ruolo ben più importante di quello di una semplice zia per la mia Selene.
La tua scelta di allontanarla dal bastardo di tuo marito, dandola in sposa all’erede di  Balon Greyjoy, mi ha sollevato.
Quando, in qualche tua lettera, mi hai parlato del timore che avevi nel vedere Selene sposata con Snow, devo ammettere di essermi preoccupato.
Non puoi immaginare quanto sia stato felice, nel sapere che, Greyjoy, avesse acconsentito ad assecondare il tuo piano di allontanare la mia piccola dal tuo figliastro.
L’idea che il nostro sangue si macchiasse, mi faceva impazzire.
Spero di ricongiungermi a te e Selene ben presto.

Edmure.

 

La mano di Selene cominciò a tremare, le lettere avevano perso la loro identità cominciando a sembrare l’asta di una freccia che vibrava nel legno. Dalle labbra della ragazza scappò un urlo soffocato, non appena prese coscienza del fatto che tutti coloro che aveva amato, avevano complottato contro di lei.

“Non puoi immaginare quanta gioia mi abbia dato sapere che Greyjoy avesse acconsentito ad assecondare il tuo piano di allontanare la mia piccola dal tuo figliastro.”

Quelle parole erano una daga conficcata nel suo stomaco. Avrebbe potuto aspettarselo da sua zia Catelyn, anzi, come aveva potuto non averlo capito prima?
Era una stupida, era più che ovvio che il matrimonio fosse stato organizzato per tenerla lontana da Jon, ma non aveva voluto vedere, aveva preferito accettare la sua sorte senza chiedere nulla. Mai, però, si sarebbe aspettata che Theon fosse a conoscenza di tutto l’artificio che sua zia aveva messo in scena. Pensava che il suo promesso sposo fosse una povera vittima, almeno quanto lei, invece anche lui era un carnefice.
Tutte quelle belle parole che le aveva detto erano sue, o provenivano da sua zia?
I suoi sentimenti erano una lurida menzogna? Certo che sì, e tutto ciò la faceva sentire una povera stupida.
Come aveva fatto ad essere così cieca? A pensare che Theon l’amasse, dopo tutto quello che le aveva raccontato Jon?
Theon non ama nessuno, Selene, ora lo hai imparato a tue spese.
Si fece forza pensando che era stato meglio così, scoprirlo a pochi mesi dalle nozze, piuttosto che vivere un matrimonio senza amore.
Perché era ovvio, il matrimonio non ci sarebbe stato, come non era mai esistito quel sentimento che Theon millantava di provare per lei.
Si passò la mano sul ventre pensando che quel gesto avrebbe attenuato le fitte che lo vessavano.
Selene si rese conto della presenza di una servetta, solo quando costei le porse un fazzoletto. Si asciugò le lacrime che le stavano colando sulle guance, il mento ed il vestito, biascicando un grazie.
“Devo chiamarle sua zia?” chiese gentilmente.
La ragazza non ebbe nemmeno il tempo di scuotere la testa, che la graziosa giovane aveva cominciato a chiamare a gran voce “Lady Stark!
Ma non fu la lady sua zia a raggiungerla per prima. Quando alzò lo sguardo i suoi occhi precipitarono nell’abisso azzurro di quelli di Theon. Sentì un vuoto poco più su dello stomaco, quasi come se il suo cuore fosse stato ingoiato dal mare. 
“Cosa è successo?- chiese preoccupato -perché piangi?”
Greyjoy la tirò per il polso e lei di tutta risposta le diede uno schiaffo con l’altra mano.
“Ahi!- sibilò. - Che ti prende?”
“Cosa mi prende?!” la voce era spezzata dalla rabbia. Selene gli piazzò la lettera sotto il naso e lui lesse velocemente.
Il suo volto cambiò espressione, la bocca era aperta a metà tra lo stupore e la paura.
“Io...- cominciò a dire. -Posso spiegare! Non è come sembra, te lo giuro.”
“Quindi non sapevi che il nostro matrimonio è stato combinato solo per tenermi lontana da Jon?”
“Beh, a dire il vero sì, ma...”
“Ma cosa, Theon? Io non credo di riuscire a sopportare tutto questo, io... Come hai potuto?”
“Tua zia mi ha chiesto di non dirtelo, mi ha chiesto di proteggerti, di darti amore.”
“Quindi era tutto finto, tu non hai mai provato nulla per me, hai solo obbedito ad un comando...” la sua voce ora si era ridotto ad un sussurro, quasi come se non volesse udire le sue stesse parole.
“No! I miei sentimenti per te sono veri, posso giurartelo, il Dio degli Abissi mi è testimone, Selene.” tentò di prenderle la mano, ma lei la ritrasse e la portò al petto.
“Come posso crederti, mi hai mentito così a lungo. Tu, mia zia....” 
Non nominò suo padre, di fondo lui non aveva colpe, non conosceva nemmeno Jon.
Cercò di non biasimare almeno lui, in modo da avere qualcuno a cui aggrapparsi, per non annegare in quel mare di menzogne.
“Vorrei farmi perdonare. Voglio che tu mi creda, noi dobbiamo sposarci.”
Lady Catelyn le diede il tempo di rispondergli, così Selene decise di non darle il tempo di chiedere.
Le lasciò cadere tra le mani la lettera senza dire una parola, aspettando che dicesse qualcosa, qualunque cosa.
La zia posò i suoi occhi sul foglio e si limitò a dire “Non avresti dovuto leggere, era personale.”
Un lampo abbagliò i suoi occhi. Personale?
“E TU non avresti dovuto interferire con la mia vita?” abbaiò lei.
“Bada a come parli, l’ho fatto per il tuo bene.” la sua espressione sembrava imperturbabile, come, d’altronde, la sua voce.
“Se tu mi avessi amato davvero come una figlia, avresti lasciato che gli eventi facessero il suo corso...”
“Come avrei potuto accettare che tu sposassi quel bastardo? Come? Sei una Tully, sangue del mio sangue, io non potevo lasciare che accadesse...” Tutta quell’implacabilità era finita per autodistruggersi. Le parole di lady Stark erano straziate del dolore.
“Non avrei mai sposato Jon, era il mio migliore amico e si unirà ai Guardiani della Notte! Hai distrutto tutto quello che avevo!”
Selene se ne rese conto solamente in quel momento. Non aveva più nulla, il suo mondo si era distrutto e la cosa peggiore era essersi resa conto di aver perso l’unica persona che l’aveva amata più della sua stessa vita.
Sentì il cuore spezzarsi, definitivamente.
“Lui ti avrebbe insidiata, sei solo una bambina.”
“Evidentemente hai una concezione distorta della realtà.” disse alludendo a Theon.
“Selene, bambina mia, vuoi delle scuse? - chiese quasi con fare amorevole. -Io non posso dartele, perché ho agito nel giusto.”
“Non voglio delle scuse.- decretò convinta. -Voglio andare a Delta delle Acque. Non c’è nulla ormai che mi leghi a questo posto. Mio padre deciderà con chi io debba sposarmi.”
Selene lesse sul volto di Lady Stark tutto il dolore che stava provando, ma non osò obiettare. Il volto di Theon non esprimeva emozioni, ma cominciò a biascicare un “Ma...”
“Tuo padre non ti conosce, non più di me. La mia scelta è stata ponderata da ragioni ben precise. Avevo scelto Theon poiché avete vissuto insieme per anni, ti avrebbe capita e ti avrebbe amata, ma se tu vuoi tornare a Delta delle Acque, che ben venga. Manderò una servetta ad aiutarti con il baule, partirai domani stesso.”
Non credeva in quello che stava accadendo. D’un tratto si sentì svuotata, senza un’identità.
Era sempre Selene Tully, ma non più di Winterfell, bensì di Delta delle Acque.
Non sarebbe mai più diventata lady Greyjoy, non avrebbe cresciuto i suoi bambini a Pyke.
L’unica cosa che le rimaneva era il ricordo dell’amicizia di Jon, poiché l’amore di Theon non era mai esistito, o almeno si sforzava di credere che fosse così, poiché se si fosse sbagliata, avrebbe perso anche lui.

 

[Jon]

 

Non si alzava da quattro giorni da quel letto e non aveva intenzione di farlo per lungo tempo. Sentiva i muscoli a pezzi, la schiena era un groviglio di dolori e, per di più, puzzava peggio di un cavallo morto, ma non era la cosa peggiore.
In quei quattro giorni si era sentito solo come un cane, sebbene avesse avuto un paio di visite.
Maestro Luwin, ogni giorno, si assicurava dei miglioramenti della sua condizione.
“Solo una costola rotta ed il naso ammaccato. Poteva andarti peggio considerando la furia con cui Greyjoy si è abbattuto su di te.” lo rassicurò. Aveva biascicato qualcosa come “Polipo marcio” andandosene e questo gli riportò il sorriso.
Gli faceva male persino incurvare la bocca, aveva il labbro spaccato e gli faceva male la mascella, avrebbe voluto mettere in conto molti più dolori, sulla lista di maestro Luwin.
Gli avrebbe voluto ricordare che aveva anche il cuore spezzato, per esempio.
Anche suo padre, Robb, Arya e Bran gli erano venuti a fare compagnia.
I fratellastri più piccoli non avevano capito molto della faccenda, solamente Arya, ben più perspicace di Bran, aveva intuito qualcosa e aveva augurato a Theon di cadere dalle scale e sfracellarsi la faccia da pesce che aveva.
Il discorso con Robb fu inizialmente strano, più che altro freddo. Erano sempre stati in confidenza, poiché erano coetanei, e non gli aveva mai nascosto nulla, eccetto i sentimenti per Selene.
L’erede degli Stark era deluso e non nascose il suo disappunto, ma Jon cercò di giustificarsi, spiegandogli che il suo silenzio era dovuto al fatto che non avrebbe mai potuto sposare Selene, nemmeno volendolo, quindi gli sembrava inutile confessarglielo.
Robb sembrò sentirsi meglio e Snow continuò a sentirsi a pezzi, quando lui lasciò la sua stanza.
L’unica conversazione che riuscì a rincuorarlo fu quella con suo padre.
L’ovvia ramanzina di partenza si trasformò in una sorta di ammonimento per aver affrontato un avversario in quelle condizioni.
A Jon quasi venne da ridere, mentre il padre gli dava consigli per il prossimo duello, poiché non si sarebbe mai aspettato che quel discorso potesse prendere una piega del genere.
Eddard Stark fu comprensivo ed amorevole, nei confronti del figlio. Lo abbracciò, dicendogli che se avesse amato una donna quanto lui aveva amato Selene, avrebbe fatto lo stesso.
Ma tutto quell’amore, tutta quella compassione, non erano nulla in confronto all’assenza di Selene.
Robb gli aveva detto che era stata accanto a lui fin quando non si era ripreso. Aveva dormito un giorno intero, forse di più, poiché gli avevano somministrato del latte di papavero per affievolire il dolore. Il suo fratellastro aveva detto che  Selene gli aveva tenuto la mano fin quando non aveva cominciato a riprendere conoscenza, poi era scappata in lacrime e non era più tornata.
Eppure, sebbene le bugie, era l’unica persona che avrebbe voluto al suo fianco in quel momento.
Probabilmente non le avrebbe detto una parola, né l’avrebbe perdonata del tutto, ma sentire la sua presenza gli avrebbe fatto bene, di questo ne era certo.
Vide la porta aprirsi e stropicciò gli occhi credendo che fosse un sogno.
Selene era lì impalata, le guance rosse come i cerchi che le incorniciavano gli occhi, i capelli lunghi e mossi che scendevano lungo un vestito color malva e l’espressione più infelice che avesse mai visto.
Forse a furia di pensarla aveva cominciato ad avere delle visioni? Che gli avessero dato del vino dei sogni?
“Jon...” esordì lei con voce tremante.
“Tu sei realmente qui?” quella domanda gli uscì dalla bocca senza che l’avesse pensata. Si sentì un idiota nel realizzare di averlo chiesto.
“Sì.” disse lei perplessa.
“E’ che...” non riuscì a finire la frase, poiché lei si affrettò a continuare.
“Non sono potuta venire prima, perché mia zia me l’ha impedito. Ha detto che sarebbe stato inopportuno, quindi sono venuta solo ora a scusarmi. E’ tutta colpa mia, solamente colpa mia...”
“Cosa è cambiato?” gli venne da chiedere, senza nemmeno pensare alle scuse.
“Che vuoi dire?”
“Prima era inopportuno, ora non lo è. Perché?”
“Beh, ho annullato le nozze, domani partirò per Delta delle Acque.”
Jon sentì la stanza cominciare a vorticare, vide le mura muoversi così velocemente da dargli il mal di testa, la luce diventare più forte, tanto da pulsargli nelle pupille.
“Le nozze? Delta delle Acque? Cosa?” riuscì a biascicare, ma i pensieri non riuscivano a concretizzarsi.
“Io...- prese un profondo respiro. -Ho fatto troppi danni qui. Le mie scelte sono state sbagliate, ho riposto la mia fiducia in persone che non la meritavano e ho perso... Beh, ho perso te.”
In quel momento l’avrebbe voluta baciare, ma il suo orgoglio fu più forte, in più la costola rotta gli impediva qualsiasi movimento.
“Non capisco...”
“Il matrimonio è stato organizzato da mia zia, per tenermi lontano da te. La cosa era plausibile, me lo sarei aspettata, ma...”
“Vai avanti.” la esortò Jon. Che Catelyn lo odiasse era un affare vecchio, e non gli importava.
Selene increspò le labbra. “Non mi aspettavo che Theon lo sapesse, ecco. Pensavo ci tenesse a me.”
Snow sentì il fuoco infiammargli le viscere. Come poteva anche solo pensarlo, dopo tutti i suoi racconti?
“So di essere stata una stupida. Lo so che lo pensi, te lo posso leggere in faccia.”
“Ci riesci tra i lividi e le cicatrici?” non intendeva essere così brusco, ma non poteva evitarlo.
Jon sapeva di avere un occhio nero, un livido sulla guancia che stava diventando giallo ed una grossa botta sul naso, ma non gli importava del suo aspetto. 
Vide la compassione e la pena negli occhi di quella che era la persona che più amava e non riuscì a sopportarlo.
Tentò di rigirarsi tra le coperte, dandole le spalle, ma gli fu impossibile per i dolori.
“Me ne assumo tutta la responsabilità!- disse disperatamente -Non dovevo mentirti, mi dispiace, è solo colpa mia.”
“Non fare la vittima! Hai ragione, è colpa tua. Avresti dovuto dirmi che il ragazzo che avresti dovuto sposare era Theon. Sai, però, cosa non capisco? Come tu possa provare dei sentimenti per la persona che quasi mi ha ucciso? Non riesco a spiegarmelo.”
“Theon è impulsivo...”
“Lo stai giustificando?” era incredibile.
“No, è solo che non avreste dovuto entrambi.”
Era arrivato al limite, non voleva più ascoltarla, voleva che se ne andasse via in quel momento.
“Esci da questa stanza, per favore.” disse in un sussurro.
“No, ti prego, Jon! Devi ascoltarmi, devi perdonarmi prima che sia troppo tardi. Io domani partirò, tu andrai alla Barriera quando ti sarai ripreso e questa sarà la nostra ultima conversazione. Non voglio portarmi dietro questo ricordo. Voglio ricordarmi di Jon Snow, il mio migliore amico, quello con cui ho passato la mia infanzia, la mia adolescenza. Voglio raccontare questo ai miei figli e ai miei nipoti. Jon, io non volevo mentirti, volevo proteggerti. Il mio unico intento era che tu portassi un buon ricordo di me a e che non soffrissi, invece ho peggiorato le cose.” spiegò tra i singhiozzi.
“Non è una giustificazione, Selene. Io sto male, non so se più fisicamente o mentalmente ma io sto soffrendo come non mai.”
“E saperlo non fa che uccidermi, Jon. Non lasciare che un singolo errore influenzi tutto quello che siamo stati.”
Era vero. Tutta la sua esistenza ruotava intorno a Selene e cancellarla per sempre avrebbe cancellato la sua essenza.
L’aveva amata, l’amava, non poteva negarlo e l’avrebbe sempre amata. Decise di tener fede al suo giuramento e tentò di incurvare le labbra in maniera accondiscendente.
“Ti perdono, Selene.” disse in un soffio, ripensando alla bambina dalle trecce nere di cui si era innamorato.
“Addio, Jon.” disse lei, sfiorandogli la guancia con le labbra.

[Theon]

 

Era finita. Selene sarebbe partita per sempre da lì a breve e lui non l’avrebbe mai più rivista.
Sentiva un vuoto incolmabile dentro di sé, quasi come quando si trovava su quella nave che l’aveva strappato dalle Isole di Ferro.
Quando vide Pyke diventare sempre più piccola, le lacrime cominciarono a bagnargli gli occhi, ma impedì che scendessero lungo le sue guance, poiché lui era di ferro.
Ed anche in quel momento, l’orgoglio gli impedì di comportarsi da stupido. 
Diede un pugno contro il muro della sua stanza, sentì un forte dolore bruciargli le nocche, ma ciò non importava.
L’aveva persa, l’aveva persa per sempre.
Una voce, dentro di lui, lo spingeva a darle delle spiegazioni, a dirle che sebbene fosse a conoscenza del piano di sua zia, i suoi sentimenti per lei erano veri.
L’amava davvero. Bastava semplicemente quella frase a sistemare le cose, ad impedire che lei tornasse da suo padre e a fare in modo che quel matrimonio fosse celebrato.
Non ebbe il coraggio di pronunciarle, non si mosse da quella stanza e rimase sul letto a pensare a quanto stupido fosse ad essersi abbandonato all’amore.
Roba da deboli, si disse.
Lui ci aveva provato, ma lei non gli aveva dato né il tempo, né il modo, che si fottesse.
Un uomo grasso e ubriaco l’avrebbe accolta nel suo letto di buon grado, le avrebbe dato dei figli da accudire, mentre lui sarebbe andato a puttane.
Non meritava tutto questo, però. Sebbene non gli avesse dato modo di parlare, di giustificarsi, Selene non meritava un matrimonio senza amore.
Sapeva che era la cosa che più temeva al mondo, altrimenti non avrebbe annullato le nozze.
In quel momento avrebbe voluto tenerla lì con lui, stretta al suo petto, come faceva ormai da giorni e come si aspettava di fare per il resto della sua vita.
Aveva saputo che dopo aver decretato la sua decisione era filata nella stanza di Jon e ciò non aveva fatto altro che peggiorare le cose.
Avrebbe spaccato nuovamente la faccia a quel bastardo, se solo avesse allungato un solo dito su Selene, questo era un dato di fatto.
La gelosia lo pietrificò totalmente, impedendogli di andare da lei e abbracciarla per un’ultima volta. Si forzò a sbirciare fuori la finestra, cercando di non farsi vedere da lei.
Era in groppa ad un cavallo non molto grosso, fulvo, come i suoi capelli. Lord Eddard la stava abbracciando, mentre le sussurrava qualcosa all’orecchio. 
Arya era in un mare di lacrime, Theon riusciva a sentire i suoi singhiozzi dall’alto della torre, ed anche Bran piangeva, ma sommessamente.
Robb era accanto ai suoi fratelli più piccoli, stringeva le sue braccia alle loro spalle, ma il suo sguardo sembrava deviare proprio in direzione della finestra di Theon. Il ragazzo cercò di camuffarsi ancora, come meglio poteva, ma decise di non allontanarsi fino alla sua partenza.
Ad uno ad uno tutti gli Stark abbracciarono Selene, anche Sansa e lady Catelyn.
Greyjoy non poteva sentire cosa dicevano, ma era convinto che lady Tully si stesse scusando e la giovane parve accettare le sue scuse.
Gli venne voglia di correre giù e di chiederle perdono anche lui, ma non lo fece.
Robb si avvicinò per ultimo. La strinse forte e biascicò qualcosa, ammiccando verso la finestra.
Lei si voltò e si lasciò trapelare un sorriso. Era così bello che gli mozzò il fiato. I suoi grandi occhi blu stavano annegando tin un mare di lacrime, ma ebbe la forza di incurvare le labbra per fargli capire che lo aveva perdonato.
Anche Theon si abbandonò ad un pianto liberatorio. Selene si era appena voltata con un movimento fluido, trasformando i suoi capelli in una corolla nero blu. Diede di speroni e seguì ser Rodrik che trottava fuori da Winterfell.
Greyjoy sapeva che non avrebbe mai avuto un rimpianto più grande.

Note:
Chiedo infinitamente perdono per i 9 giorni di ritardo nella pubblicazione. Credevo di riuscire a conciliare gli impegni, ma ogni volta che tornavo a casa, crollavo come un povero ghiro. So che non vi interessa della mia vita personale, ma ho il generatore di scuse attivo, quindi mi è impossibile evitarlo XD
Ad ogni modo il capitolo l'ho scritto quasi per intero oggi, l'ho riletto e provato a correggere, ma sicuramente ci saranno i soliti errori di battitura/distrazione/punteggiatura e perché no, anche di forma.
Speeeeeero vi piaccia, anche se lo trovo immensamente banale.
Necessito ovviamente di darvi delle spiegazioni, siccome vi ho preannunciato che sarà l'ultimo (escluso l'epilogo, ma andiamo per gradi):
Come avrete notato, non ho scelto un lieto fine (ma va?), perché non mi lasciano soddisfatta in pieno (anche se gradisco leggere ff con lieto fine, non so perché). Avevo in mente altri due finali alternativi, uno dove Theon veniva richiamato a casa, l'altro era ovviamente il lieto fine con tanto di matrimonio e recentemente avevo cambiato idea, volevo dare un po' di felicità a Selene e Theon, ma l'idea originale ha prevalso.
Spero che vi sia piaciuto o, più che altro, che vi abbia sorpreso.
Per quanto riguarda l'epilogo, nello scorso capitolo vi ho accennato più o meno come sarà strutturato. Nel dattaglio posso dirvi che sarà diviso in tre parti, uno per Jon, uno per Selene e l'altro per Theon (credo che l'ordine sarà precisamente questo). Sarà ambientato nel futuro, di pari passo con i libri (non sarà precisamente un ordine cronologico).
Che altro dire? Ah, la canzone che ho piazzato come incipit, mi ha ricordato molto la storia, e mi è sembrato carino farvela presente (tra l'altro quasi tutti i capitoli hanno nomi di canzoni).
Detto ciò, alla prossima :D


 

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Capitolo 14
*** #14. The Night’s Watch ***


Epilogo.

 

The Night’s Watch

 

 

When I dream I dream of your lips
When I dream I dream of your kiss
When I dream I dream of your fists

Your fists.. Your fists

#Pierrot the Clown- Placebo. 

 


La soffusa luce di una candela disegnava una pallida mezzaluna costellata di lentiggini, sul volto di Selene. La ragazza protese le sue labbra rosse, sfiorando delicatamente quelle di Jon in un tenero bacio. Il ragazzo le accarezzò il viso, lasciò che le sue dita percorressero il profilo del suo collo liscio, fino ad arrivare alle spalle.
Continuarono a scambiarsi dolci effusioni, la bocca di Snow esplorò timidamente l’incavo delle scapole di Selene, il suo seno, mentre le sue mani erano scese fino ai fianchi, giocavano con la sua anca sporgente e lisciavano le sue gambe affusolate.
Non ti lascerò mai andare, Selene. Non lo permetterò mai.” gli sfuggì in un sussurro.
Quelle parole morirono nel silenzio, la Tully teneva piantati su di lui i suoi occhi celesti, ma mai un solo fiato gli uscì di bocca.
Gemette di piacere, quando Jon riprese a baciarla e a leccare la sua pelle bianca come l’alabastro. Il ragazzo premette il suo volto sul ventre di lei. L’odore dei fiori e dell’estate riempì i suoi polmoni, ed uno strano calore riempì il cuore, quasi come se stesse per esplodere.
Ti amo, Selene. Lo giuro sugli dei Antichi e quelli Nuovi.” ascoltò la sua voce, ma le sue labbra non si mossero.
Lei sorrise facendo cenno di aver udito quelle parole che in realtà non erano uscite dalla sua bocca.
Selene, hai visto? Ti ho tenuta con me, come ti avevo promesso. Saremo insieme per sempre...
Sempre.
Selene, per sempre.

Sel... Sel...

“Jon, Jon! Svegliati!” una voce ben diversa da quella melodiosa, che apparteneva a Selene, lo stava chiamando.
Snow si svegliò in un bagno di sudore. Uno spesso stato liquido gli copriva la fronte, mentre gocce fredde scorrevano lungo la spina dorsale.
“Il vecchio Orso ti cerca, vuole che tu corra nei suoi alloggi immediatamente.” l’insistenza di quella voce maschile continuava a tediarlo.
Jon spalancò gli occhi e li puntò sulla grossa figura appostata davanti a lui. 
Il paffuto ragazzo non aveva intenzione di smettere di chiamarlo e il giovane attendente di Mormont si rese conto, solo dopo, che doveva alzarsi e correre dal suo lord comandante.
“Sì, Sam. Ora vado.” riuscì a biascicare non appena prese coscienza di quello che stava accadendo.
Jon tentò di asciugarsi il sudore con le lenzuola, si alzò di scatto ed indossò la tunica nera e le brache del medesimo colore.
Mentre allacciava gli stivali, osservò l’amico che pazientemente lo aspettava. Guance arrossate e sguardo vispo, sembrava avesse qualche pensiero che lo attanagliava, ma non vi badò molto, aveva qualcos’altro di importante da chiedergli.
“Cosa vuole da me, nel bel mezzo della notte?” domandò lasciando trasparire un velo di irritazione.
“Jon, il sole è sorto.” rispose Samwell timidamente.
Snow si voltò verso la finestra. All’orizzonte il cielo era tinto di un rosa tenue che andava sfumando nel viola, fino a diventare azzurro terso.
“Oh, non credevo fosse così tardi.” confessò, alzandosi in piedi di scatto.
“C’è qualcosa che non va?” domandò l’amico preoccupato.
Jon sapeva che gliel’avrebbe chiesto, stava scrutando i suoi movimenti, notando la differenza che c’era con le altre mattine.
-Non c’è niente che vada- gli avrebbe voluto rispondere. -Sono a mille miglia di distanza dalla ragazza che avrei voluto sposare e la sogno ogni notte...-
“Va tutto bene, vado da Mormont, prima che mi faccia scuoiare.”

Lord Mormont, quella mattina, non era di ottimo umore. Il vecchio orso blaterò qualcosa sulla lentezza di Jon, sulla sua mancanza di affidabilità, ma lui non vi diede peso.
Era stanco e avvilito, quei sogni, che non sapeva se definire paradisiaci o terribili incubi, lo affliggevano da quando si era unito ai Guardiani della Notte.
Dopo aver preparato la colazione al Lord Comandante, gli fu concesso di ritornare in camera e, mestamente, si trascinò con passo pesante nel suo alloggio.
Samwell Tarly era ancora lì, ad aspettarlo.
Era seduto con il mento sulle ginocchia. Visto da dietro assomigliava ad un grosso masso nero. Jon gli si avvicinò e non appena gli chiese “Che ci fai ancora qui?”, il ragazzo rabbrividì.
“Oh, sei tu?” chiese ancora un po’ spaventato, tendendo la mano a Snow, per farsi aiutare.
“Chi dovrebbe essere? Perché sei ancora qui?” domandò facendo un grosso sforzo per tirarlo suo.
“Io...- cominciò a dire mordendosi  nervosamente le labbra -...volevo chiederti una cosa.”
Jon lo condusse nella sua stanza e lo fece accomodare sul letto disfatto. Il sole non splendeva, di conseguenza la camera risultava più buia di quanto fosse.
Snow si sedette accanto a lui, incrociò le gambe e lo guardò, aspettando che l’amico gli ponesse la domanda.
“Chi... insomma, sì, non voglio farmi gli affari tuoi, credimi. Volevo semplicemente sapere chi stavi chiamando nel sonno stamattina...”
Sam era vistosamente imbarazzato. Le guance erano diventate color porpora e continuava a fissarsi gli stivali, sfregando convulsamente le mani.
Nel sentire quelle parole Snow si rabbuiò. Anche lui abbassò lo sguardo e cercò di non rispondere immediatamente, provando ad inventare una scusa.
Sapeva quale nome aveva pronunciato e non era sicuro di voler condividere con qualcuno quella storia.
Selene era il suo passato, si trovava a migliaia di leghe di distanza, tra le braccia di chissà chi.
“Io non chiamavo nessuno.” concluse deciso.
“Jon, non mentirmi. Io ti ho sentito.- dichiarò convinto. -Inizialmente pensavo stessi chiamando me, sembrava un Sam, ma poi ho realizzato. Non era il mio nome, chiamavi un certo Sel, credo. Non c’è nessuno con un nome del genere, qui.”
Samwell Tarly era di certo un ragazzo timido, si autodefiniva codardo, ma di certo, non era affatto stupido. Jon sapeva che avrebbe dovuto dirgli la verità a quel punto, ma le parole gli si erano fermate in gola come un grosso groppo.
“Se non me ne vuoi parlare, non fa nulla.” decretò il ragazzo deluso, cercandosi di alzare.
“No. - lo fermò Snow -Forse è meglio che ne parli con qualcuno. E’ da tanto che non lo faccio, una vita direi.”
Il ragazzo si sforzò di credere che, se avesse condiviso quel segreto con qualcuno, i suoi incubi sarebbero cessati, prima o poi.
Da una parte non voleva smettere di sognarla, ma dall’altra sapeva che doveva mettere da parte Selene una volta per tutte. Forse, confessare tutto ad un confratello, sarebbe stata la cosa migliore, avrebbe voluto condividere quel momento con Robb e si pentì amaramente di non averlo fatto prima.
Sam rimase in silenzio in attesa che l’amico cominciasse a parlare, Jon passò la lingua sotto al palato e deglutì, quasi come se volesse ingoiare quel vomito di parole.
“Sel non è un ragazzo.- cominciò. - In realtà il suo nome è Selene ed era... voglio dire, è la nipote di Lady Tully, la moglie di mio padre. Lei era, beh, è stata la mia migliore amica, poi però credo di essermi innamorato di lei...”
“E allora perché sei qui? Perché non l’hai sposata?” chiese Samwell con aria dispiaciuta.
“Beh, sua zia non era a favore della nostra amicizia, né sarebbe stata a favore di una nostra eventuale unione, per via della mia, come dire, condizione. Quindi, sapendo ciò, decisi di prendere il nero, ma volevo confessare a Selene ciò che provavo per lei. L’ho baciata e le ho promesso di passare con lei ogni istante che ci rimaneva...”
Un groppo alla gola impedì a Jon di continuare a parlare. Sentiva le lacrime bagnargli gli occhi, ma non permise loro di scendere. Era un uomo ormai, un Guardiano della Notte e loro non piangono.
“Sua zia, però, realizzò qualcosa e, per evitare che stessimo insieme, la diede in sposa all’essere più vile che io conosca. - il giovane rabbrividì a quelle parole, il solo pensiero di Theon le diede la nausea. - Così dovemmo dividerci, ed è stata la cosa peggiore che io abbia mai vissuto. Lei non mi disse a chi era stata destinata, mi mentì, ma una mattina ascoltai Theon parlare al mio fratellastro, disse che lui ci teneva a lei, capisci? Lui che si sarà scopato tutte le servette del palazzo! A quel punto persi la ragione, suppongo. La menzogna, il solo pensiero che le sue luride mani si siano posate sul corpo di Selene... Mi sono avventato su di lui, ma non fu una buona idea. Io non ricordo molto, mi svegliai in camera mia, durante la notte, completamente dolorante. Non me ne pento, sai. Mi hanno detto che Selene abbia vegliato su di me per più di un giorno intero, ma poi è scappata quando ho ripreso conoscenza.”
“E poi? Cosa è successo? Ha sposato Theon?” chiese Sam non appena Jon si fermò.
“No, è tornata a casa sua, a Delta delle Acque. Ha scoperto che sua zia volesse darla in sposa a lui solo per tenerla lontana da me e che lui fosse al corrente di tutto.”
“Oh..- riuscì a dire il giovane. -Non avete mai più parlato?”
“Mi ha chiesto scusa e l’ho perdonata. Che altro avrei potuto fare? Il solo pensiero di non vederla mai più mi uccide, ma penso che sarei stato ancor peggio sapendo che lei potesse soffrire a causa mia.” spiegò.
“Com’è, Jon?” chiese Sam d’impulso.
“Cosa?” Snow non capiva a cosa si riferisse.
“Essere innamorati.” biascicò timidamente.
“E’ come una ferita aperta che non si può ricucire. Fa male, Sam! Più della costola che Theon mi ha rotto, più di tutti i calci che mi ha sferrato quella mattina, ma credimi, potrei patire nuovamente tutto ciò, pur di riavere quei momenti che ho passato con lei. Quei baci erano più dolci del miele. Invidio l’uomo che sposerà, come ho invidiato Theon. Non sai quante volte ho desiderato rinascere nei panni di un altro uomo, uno qualsiasi, giusto per avere la possibilità di sposarla.”
Jon strinse le gambe al petto e Spettro, il suo metalupo, gli leccò il viso, quasi sapesse quanto male gli facesse ripensare a quella situazione.
Il giovane accarezzò il pelo candido dell’animale e gli sorrise, poi rivolse un’occhiata  triste a Samwell. Era ovvio che l’amico non fosse mai stato innamorato e non sapeva che cosa fosse più miserabile.
“E lei, com’era?” 
“Selene è la ragazza più bella che abbia mai visto, Sam.” cominciò a dire.
“Non credo tu abbia visto molte ragazze, Jon.” commentò il ragazzo.
“Tu non capisci, io lo so! La sua bellezza è incommensurabile, i suoi capelli neri profumavano sempre di fiori, anche quando giocavamo nel fango e i suoi occhi... Non ho mai visto occhi tanto azzurri e tanto grandi! Sam, credimi, è bellissima.”
Lo sguardo di Jon era perso nel vuoto. Sembrava che Selene fosse proprio davanti a lui, che ridesse e che lo invitasse a rincorrerla.
“La amerai per sempre, non è vero?”
“Più della mia stessa vita.”

Note:
So di essere scomparsa ancora, senza giustificazioni plausibili. Spero che questo capitolo su Jon vi sia piaciuto. Ho deciso di non promettere più nulla sulle date di pubblicazioni, perché ho notato di non essere molto puntuale :D 

 

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Capitolo 15
*** #15. The Bride ***


The Bride 

 

 

So, if you love me,
why’d you let me go?

#Violet Hill- Coldplay

 

 

Il flagrante odore di lavanda le perforò le narici, inspirò a fondo riempiendosi i polmoni di quel meraviglioso profumo e mosse le dita sulla superficie liquida formando il disegno di una mezza luna. Il rumore di quelle piccole onde la rilassava più di cosa, continuò a passare i polpastrelli sullo specchio d’acqua profumata, mentre tendeva la testa all’indietro bagnando i suoi capelli.
Si stese nella vastità della vasca, cercando di calmarsi. Avendo vissuto tutto quel tempo a Winterfell, non aveva mai riconosciuto quanto l’acqua fosse il suo elemento e quanto potere avesse su di lei.
Nel momento in cui aveva varcato le porte di Delta delle Acque, Selene capì quanto quel luogo sconosciuto potesse aver fatto parte di lei per tutto quel tempo.
Si sentì immediatamente a suo agio salendo le maestose scalinate di pietra che conducevano alla fortezza. 
Suo padre era lì ad aspettarla.
Quando lo rivide, sembrò non essere passato un solo secondo dall’ultima volta che si erano salutati. Era piccola, ma lo ricordava bene e lui non era cambiato di una virgola.
Sebbene qualche leggera ruga avesse insidiato il suo volto, il suo sguardo ed il suo sorriso erano rimasti tali, così come la barba incolta. 
L’abbracciò così forte da sollevarla dal terreno e farla roteare, mentre il lungo vestito blu formò un vortice attorno a loro.
“Mi sei mancata piccola mia, ogni singolo giorno.” le sussurrò.
-Saresti potuto venire a prendermi.- pensò lei, ma non lo disse. Delta delle Acque era a troppe leghe di distanza da Winterfell, e lei lo sapeva.
Quel viaggio le era sembrato interminabile e l’aveva terribilmente estenuata, in quel momento, desiderava solo dormire.
C’era anche sua madre al suo fianco. Lady Tully aveva lunghi capelli rossi, occhi celesti, come i suoi, e da lei aveva ereditato le lentiggini che le ricoprivano il naso e parte delle guance.
Era silente, accanto al marito, e piangeva sommessamente mentre guardava la figlia. Tutto ciò imbarazzò Selene. Le si avvicinò e la abbracciò, mentre la madre continuava a soffocare i singhiozzi.
“Non avremmo dovuto lasciarti lì, dovevamo portarti con noi. Pensavamo di farlo per il tuo bene.” si lasciò sfuggire.
Avrebbe voluto dirle che non era stato un errore, ma aveva trascorso l’infanzia più bella che gli Dei le potessero offrire, ma non lo fece. Accettò silenziosamente le sue scuse e si lasciò condurre in quella che sarebbe stata la sua nuova casa.
La dolcezza di quel momento fu turbata dalla motivazione formale del ritorno a casa della giovane. Il padre non perse molto tempo a presentarle il suo futuro marito, senza troppe cerimonie.
Selene pensava che Lord Tully sarebbe stato turbato almeno quanto lei, per l’annullamento del matrimonio con Theon Greyjoy e l’abbandono di Winterfell, ma non sembrava nemmeno lontanamente dispiaciuto.
La giovane si immerse nella vasca fino al mento e tentò di allontanare quei pensieri che non facevano altro che intristirla.
Decise che era tempo di alzarsi ed affrontare quello che era il suo futuro. Nel mettersi in posizione eretta, l’acqua cominciò a ruscellare lungo il suo corpo come una cascata. Alcune servette le si avvicinarono e l’avvolsero in un candido telo azzurro, in modo da asciugarla.
Uscì dalla vasca e rimase incantata alla vista del suo abito da sposa.
Il corpetto celeste era stretto, stringato da fili color rame, e possedeva lunghe maniche che finivano a losanga. Le gonne, invece, erano ampie, ed sul davanti, la trota guizzante dei Tully era intessuta in un filo di perle.
A Selene piacque la scelta dei colori, le ricordava una versione sbiadita, quasi antica, dell’emblema della sua casata.
Quando fu completamente asciutta, le servette l’aiutarono a vestirla, dapprima l’intimo ed in seguito le aiutarono ad infilarle l’abito che il padre aveva scelto per lei.
Una giovane le intrecciò i capelli lungo le tempie e le posò una tiara argentata all’attaccatura della treccia. Le punte della piccola corona erano a forma di pesci, i quali formavano una curva verso il centro.
Selene si guardò allo specchio e si sentì davvero una donna, come quando Theon aveva preso la sua verginità ed anche come quando aveva deciso con fermezza di lasciare Winterfell.
Le lacrime cominciarono ad affliggere i suoi occhi, ma non voleva arrivare all’altare con le guance arrossate, decise di darsi coraggio e passando lievemente l’indice sotto la palpebra, impedì alle lacrime di deturpare la sua pallidezza.
“Sei bellissima, bambina mia.” esclamò Edmure Tully entrando nella stanza.
“Grazie, padre.” riuscì a sussurrare lei imbarazzata.
Il Lord le si avvicinò a passo svelto e la strinse in un forte abbraccio.
In quel momento si sentì catapultare nel freddo Nord, tra le braccia di Jon, come quando erano dei bambini.
Le forti braccia del padre si erano trasformate in quelle piccole e tenere di uno Snow bambino. I capelli di lei erano diventati lunghe trecce nere, e quell’abito da sposa era un semplice vestito verde sporco di fango.
Era tutto così malinconicamente bello, avrebbe voluto essere una bambina per sempre e giocare con Jon per tutta la sua vita. Ma d’un tratto il viso del ragazzo mutò, i lineamenti si fecero più decisi e il suo volto non apparteneva più a quello di un bambino. Gli occhi si schiarirono diventando di un azzurro intenso, la barba crebbe sul suo volto e la sua stretta tornò ad essere decisa.
Nella sua mente non si trovava più tra le braccia del suo amico Jon, ma tra quelle di Theon. L’abbraccio di Greyjoy era così serrato da non darle possibilità di muoversi.
Sarai la mia sposa, vivremo a Pyke, vedrai ti piacerà il mare.” disse, come le ripeteva spesso.
E lei sapeva che sarebbe stata felice, che le sarebbe piaciuto, come le piaceva l’acqua fluviale, perché dove finisce il fiume, inizia il mare e così anche loro sarebbero stati una cosa sola, ma evidentemente era stata così tanto a Winterfell da non potersi ritenere davvero un fiume.
Edmure la lasciò andare e Selene realizzò che quei due abbracci erano solo frutto della sua immaginazione, che probabilmente non avrebbe mai più visto né Jon, né Theon e che forse nessuno dei due l’aveva mai amata.
Se mi hanno realmente amata,perché mi hanno lasciata andare?
Era ovvio che i sentimenti di Greyjoy fossero solamente una menzogna. Sua zia aveva pilotato il loro fidanzamento solo per tenerla lontana da Jon. Magari, Theon si era sentito sollevato alla sua partenza, così avrebbe potuto evitare quel matrimonio che non desiderava neanche.
Come aveva potuto pensare di interessargli? Lei era solo una bambina, lui era un uomo fatto. In quel momento si sentì così stupida ad aver creduto che lui potesse amarla.
E Jon? Anche lui non l’aveva mai amata?
Forse Snow non l’aveva trattenuta, perché sapeva di dover partire anche lui, ma ormai niente aveva più senso.
Da quel giorno in poi sarebbe stata Lady Mallister e né l’ombra di Jon, né quella di Theon, avrebbero dovuto oscurare il suo matrimonio. Sembrava facile, ma i loro spettri non facevano altro che tormentarla giorno e notte.
“Tua zia avrebbe voluto essere qui, lo sai vero?- la voce di suo padre la riportò alla realtà. -Ma è a troppe miglia di distanza, sta portando Lord Tyrion da Lysa, a Nido dell’Aquila.”
“Lo so, lo sta facendo per Bran. Avete notizie di lui, ha riacquistato la memoria?” chiese preoccupata. Suo cugino era caduto durante una delle sue scalate, le sembrava impossibile. Quante volte aveva visto Brandon aggrappato a quei mattoni?
“No, e a quanto pare non potrà più camminare.” rispose Edmure pieno di rabbia.
Quelle parole incupirono Selene, avrebbe voluto stargli vicino, stringergli la mano e rassicurarlo. Chissà se un giorno avrebbe rivisto anche lui.
“In ogni caso, tua zia sarebbe orgogliosa di te, ricordalo. Qualsiasi cosa abbia fatto, l’ha fatta per il tuo bene.”
“Lo so.” in realtà non lo sapeva, ma cercava di convincersene. Probabilmente non sarebbe stata nemmeno tanto orgogliosa, sapendo che aveva perso la verginità con Theon, proprio lì, nel suo castello.
In realtà la sua prima notte di nozze la spaventava proprio per quello, come avrebbe reagito Patrek? L’avrebbe ripudiata?
Se solo avesse saputo quali erano le conseguenze, Selene avrebbe dato a Greyjoy un calcio ben assestato e sarebbe scappata, ma la sua pelle era così dolce.
“Sei pronta?” le domandò infine il padre, prendendole la mano.
Lei annuì e lasciò che una serva le posasse il mantello a strisce rosse e blu sulle spalle.
Seguì Lord Edmure, il quale la condusse nella grande sala dove si sarebbe tenuto il matrimonio. Il septon era di fronte a loro, teneva eretta sulla testa la corona fatta di cristalli e la sua espressione sembrava benevola.
Il cuore sembrava esploderle del petto, ogni passo la avvicinava alla sua nuova vita e ciò la spaventava. Guardò Patrek, il quale sorrideva sinceramente. Era alto, ben più di Theon e Jon, aveva capelli mossi castani e grandi occhi grigi, indossava il mantello con l’emblema dei Mallister, un’aquila argento, in campo viola.
Sebbene suo padre l’avesse rassicurata sulla bontà dell’erede del Seagard, non riusciva ad essere calma, era quasi uno sconosciuto lei. Tutto quello che sapeva di lui, le era stato raccontato. In quei giorni, si erano trovati solo un paio di volte a parlare del più e del meno, e le era parso persino piacevole, ma non era quello che desiderava. Patrek avrebbe potuto amarla, avrebbe potuto darle qualsiasi cosa, ma non le avrebbe mai fatto provare, ciò che Greyjoy le aveva fatto sentire.
Ogni passo, le faceva ricordare quanto avesse amato Theon, ogni passo le faceva pensare che forse stava sbagliando.
E se Theon l’avesse amata? Selene non poté fare a meno di chiederselo.


Note: Dopo aver finito di scrivere il capitolo mi è sorto un piccolo dubbio rigurado l'ambientazione temporale. Sono quasi sicura che le battaglie svoltesi a Delta delle Acque fossero di poco posteriori a questa mia scelta, o almeno spero.
Se dovessero esserci errori cronologici, fatemi sapere tramite messaggi di posta!

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Capitolo 16
*** #16. The Soldier ***


The Soldier 

 

What if there was no time and no reason, or rhyme?
What if you should decide 
That you don't want me there by your side?
That you don't want me there in your life?
What if I got it wrong and no poet or song?
Could put right what I got wrong or make you feel I belong.

Every step that you take could be your biggest mistake.
It could bend or it could break, that's the risk that you take.

#What if- Coldplay

 

 

 

Sebbene Winterfell fosse sempre la stessa, camminando per quei corridoi così familiari, Theon si rese conto di quanto tutto fosse cambiato. 
Werlag  lo precedeva a passo pesante verso la camera di Bran Stark. L’erede dei Greyjoy aveva intenzione di spaventarlo con la colossale stazza di quell’Uomo di Ferro, entrando in un secondo momento, avrebbe rassicurato il piccolo principe, per poi strappargli il titolo.
Solo in quel modo suo padre sarebbe stato fiero di lui, orgoglioso dell’ unico figlio maschio rimastogli. In quel modo, avrebbe riconquistato ciò che era suo di diritto, sebbene sapesse che i suoi mezzi non erano sicuramente i migliori. 
Le fredde pietre, che costituivano le mura del castello, trasudavano gelo. Theon poteva sentirlo nelle sue ossa, sembrava che tutto quel freddo le avesse congelate, a tal punto, da impedirgli i movimenti, un solo passo e si sarebbero sgretolate tutte.
Sospirò guardandosi intorno, rendendosi conto che non era la temperatura a raggelargli il cuore. Un brivido gli percorse la schiena alla sola vista di quella porta chiusa. Quante volte l’aveva varcata durante la notte, svegliando di soprassalto Selene, solo per strapparle un bacio?
Riuscì a calmarsi e a superarla senza fermarsi. Aveva un compito ben più importante, lui e i suoi uomini stavano assediando il castello!
Ma le sue gambe non vollero sentir ragioni, piroettò su se stesso ed entrò in quella che era la camera di Selene, ma quello che vide non fu affatto piacevole.
Non era la sua stanza, era semplicemente il suo scheletro.
Tutti i mobili erano rimasti lì, al loro posto, coperti da uno spesso strato di polvere che sembrava quasi neve. Theon si sedette sul letto, privo di lenzuola e pellicce, pensando a tutte le volte in cui avevano consumato il loro amore, proprio su quel materasso di piume d’oca.
Si guardò intorno, cercando di individuare qualcosa di familiare che fosse appartenuto a lei, ma aveva portato via tutto con sé. 
L’arpa che dominava la stanza non c’era più, come le canzoni che non avrebbe potuto più ascoltare, l’armadio era vuoto, mancavano i vestiti che lui amava sfilarle di dosso, il suo profumo era svanito, nell’aria c’era tanfo di muffa, ma la cosa peggiore era che lei non ci fosse.
E se ci fosse stata, sarebbe cambiato qualcosa?
Theon sapeva di non poter rispondere a quella domanda. Le cose erano cambiate, tutto era cambiato.
Se si fossero sposati, prima che Robb raccogliesse i vessilli e fossero partiti per la guerra, lui sarebbe tornato a Pyke con una motivazione diversa.
Non avrebbe chiesto a suo padre le navi lunghe per appoggiare gli Stark, ma gli avrebbe portato in dono Delta delle Acque, di conseguenza Lord Balon non l’avrebbe mai messo alla prova in quella maniera.
Suo padre avrebbe dovuto accettare per forza la richiesta di Robb, se lui fosse stato il marito di Selene. A quel punto, Theon non si sarebbe trovato nemmeno lì a lottare con i suoi fantasmi, ma Selene era lontana e peggio, si era sposata.
Aveva appreso del suo matrimonio tramite un corvo arrivato a Winterfell, gli Stark erano stati invitati a prenderne parte, ma Eddard Stark e le sue figlie erano partiti alla volta di Approdo del Re, Lady Catelyn aveva preso prigioniero il Folletto e si muoveva verso Nido dell’Aquila e Robb era diventato prematuramente Lord, di conseguenza non avrebbe potuto lasciare il castello a se stesso.
Quando Theon apprese la notizia, si sentì vuoto, come se tutte le sue emozioni fossero scomparse di colpo e a riempirlo non ci fosse più nulla, nemmeno il sangue e le ossa, ma la sensazione peggiore la provò quando la rivide.
Quei sentimenti che era riuscito ad oscurare, riapparvero tutti insieme, quando approdò a Delta delle Acque, dopo la vittoria al Bosco dei Sussurri.
Non appena l’esercito di Robb tornò alla fortezza, Theon la vide sgusciare tra i soldati, in cerca del marito. Aveva il viso più pallido del solito, l’espressione stanca, ma non appena rivide Mallister, riacquistò il sorriso, gli corse tra le braccia e si baciarono dolcemente, proprio sotto i suoi occhi. Si domandò perché durante la battaglia, non gli avesse inflitto una ferita, in quell’infernale cozzare di spade, nessuno se ne sarebbe accorto.
Il giovane soldato stava per andare da loro ad interromperli, ma Robb glielo impedì mettendosi una mano sulla spalla.
“Dove hai intenzione di andare?” lo rimproverò.
Non ebbe nemmeno la forza di rispondere, ma al contempo decise che le avrebbe parlato almeno una volta, fintanto che fosse rimasto a Delta delle Acque, e così fece.
La stessa sera la vide seduta sotto un albero, nel Parco degli Dei. Era sola e a quanto pareva desiderava esserlo. Teneva le gambe incrociate sotto le ampie gonne verde bottiglia, le mani sul ventre e guardava verso il cielo, quasi stesse aspettando una risposta.
“Non hai freddo?” le domandò rompendo il ghiaccio. La temperatura era realmente bassa e tirava un forte vento che scompigliava i capelli di entrambi.
Lei lo guardò, uno sguardo lungo ed inquisitore. Le sopracciglia erano inarcate, le labbra contratte. Non sembrava avere intenzione di rispondere, ma lo fece.
“Sono abituata a ben peggio.” rispose ridendo.
Non se lo aspettava davvero, ascoltando quella risata così fragorosa ed allegra, di colpo si sentì catapultato a Winterfell, come se niente di tutto ciò fosse accaduto in quel lasso di tempo.
“Come stai?” fu l’unica cosa che riuscì a chiederle. Si accovacciò accanto a lei e sorseggiò un po’ di birra dal corno che stringeva tra le mani.
“Sollevata, a dirla tutta. Avevo paura che qualcosa potesse andare storto. Che Patrek, Robb o.. - si interruppe di colpo sospirando - t-tu avreste potuto non farcela.” balbettò.
“Quindi ti interessa della mia incolumità? Dopo l’ultima volta che ci siamo visti, immaginavo mi volessi morto trafitto da una dozzina di frecce o peggio ancora, preso in pieno da una mazza da guerra.” ammise sorridendo.
“Ora come ora, lo preferirei.- disse pensierosa. -Magari l’avrei voluto anche in passato, ma per fortuna gli Dei hanno deciso di allietarmi.”
Theon sapeva esattamente a cosa si riferisse e non esitò a chiedere conferma.
“Matrimonio propizio? Bambino in arrivo?”
“Patrek è un brav’uomo, sta imparando ad amarmi ed anche io provo molto affetto per lui. Quando ho saputo che avrebbe dovuto schierarsi, pensavo di non riuscire a sopportarlo.” raccontò pacatamente.
“Beh, per fortuna è andata bene.” replicò in modo sarcastico.
“Ci conosciamo abbastanza da capire che non lo pensi.”
“Volevo solo essere cortese.” assentì sistemandosi meglio. Guardò il suo profilo, la luce lunare sfiorava il suo naso e le sue labbra, lasciando in ombra i suoi capelli che avevano assunto delle sfumature quasi bluastre.
I suoi occhi si persero nella vastità del parco, le foglie continuavano a stormire, sembravano quasi che degli spettatori nascosti stessero sussurrando alle loro spalle.
Theon aveva sempre saputo che quando l’avrebbe vista, niente l’avrebbe più trattenuto. Durante la sua assenza aveva passato ogni giorno ed ogni notte a sognare il momento in cui l’avrebbe riincontrata. Colmava la sua mancanza tra le braccia di altre donne, ma ogni volta che sfiorava un altro corpo, si rendeva conto che non era quella, la pelle che desiderava, non erano quelli, i capelli che voleva annusare, non erano quelle, le labbra che voleva sfiorare. Ed in un solo istante si ritrovò con la sua bocca sulla guancia di lei.Voleva baciarla, ma lei si era ritratta. Tendeva la testa verso la spalla, in modo che lui non potesse arrivare alle sue labbra.
Chiuse gli occhi ed inspirò. “No.” scandì bene.
“Selene, io volevo spiegarti, ma tu non mi hai dato occasione. I miei sentimenti erano, voglio dire sono veri... io... ti amo!” 
La sua voce era incrinata da rabbia e dolore. Avrebbe voluto essere più freddo e non rivelarle tutto così tragicamente, come un ragazzino.
“Sei convinto che non rivolga a te il mio pensiero, ogni giorno che passa? Lo credi davvero? Tu mi hai lasciata andare via. Ho tentato di convincermi che fossi solo uno stupido gioco per te, così da rendere più facile la mia scelta” disse trattenendo le lacrime.
“Se avessi saputo che insistendo ti avrei convinta a restare, l’avrei fatto!” replicò Theon.
“Ormai abbiamo perso.” biascicò con calma.
“Non è una battaglia Selene, possiamo...” non ebbe il tempo di finire, la giovane gli strinse la mano e la portò sul suo grembo.
“Patrek non lo merita, è gentile con me e prima della battaglia abbiamo deciso di voler concepire un bambino. Dovremmo esserci riusciti.”
Theon le accarezzò il ventre, riportando alla mente ogni singolo secondo trascorso con lei. La vide alzarsi e sistemarsi le vesti, lo aiutò a mettersi in piedi e gli sfiorò la guancia con un bacio. 
“C’è una parte di me che sta biasimando questa scelta. Non posso seguire il mio cuore, ne andrebbe dell’onore della mia famiglia, di mio marito, del mio bambino che nascerà, ma tu lo sai, io sono un fiume e tu sei il mare, siamo destinati a rincontrarci, sempre.”

Quelle parole non avevano mai abbandonato la sua testa, ronzavano di continuo, quasi fossero un motivetto incessante.
Ed anche in quel momento le stava ripetendo a se stesso.
Cosa avrebbe pensato Selene di quello che stava facendo? Avrebbe compreso le sue motivazioni?
Quelle domande non avrebbero mai avuto una risposta. Werlag era accanto alla porta, aspettava il suo ordine di procedere.
“Muoviti! Abbiamo molto da fare.” gli ordinò bruscamente. Andò senza più alcuna esitazione verso la camera dove dormiva Bran Stark.
Il suo Uomo di Ferro entrò, prese un respiro e lo seguì.
Selene, perdonami.

 

Fine.


Note: E' la prima fan fiction che termino e mi sento un po' smarrita XD
Intanto vorrei ringraziare tutte le persone che l'hanno seguita, che sia per un po' o fino alla fine, chi ha recensito, ma soprattutto tutte le persone che mi sono state vicine durante la stesura. 
Grazie di cuore. 



 

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