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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Perchè Potter è Per Sempre *** Capitolo 2: *** Uno Più Uno Meno *** Capitolo 3: *** Stai Con Me...E La Mia Famiglia *** Capitolo 4: *** Ho Bisogno Di Te *** Capitolo 5: *** Tua E Soltanto Tua *** Capitolo 6: *** Un Allenatore Nel Pallone *** Capitolo 7: *** Scricciolo *** Capitolo 8: *** L'Importanza Di Chiamarsi C.j. ***
La finestra aperta faceva entrare nella camera un filo d’aria,
fresca e primaverile, tanto da permettergli di respirare
Alla mia nonnissimaGiulia che oggi diventa grande!!!Buon compleanno amora mia, ti
adoro!!!^^
PERCHE’ POTTER E’ PER SEMPRE
If you believe in love tonight, Imgonna show you one more
time
If you believe then let it out,
No need to worry theres no doubt
If you believe, if you believe,
If you believe, then let it outSasha-if you believe
La finestra aperta faceva entrare nella camera un filo
d’aria, fresca e primaverile, tanto da permettergli di respirare. Fredde
gocce di sudore scendevano sulla sua fronte mentre
continuava a guardarsi imperterrito allo specchio passandosi una mano tra i
capelli corvini.
La sua faccia era di un colorito strano,insolito,
un misto tra verde marcio e bianco marmoreo. Si passò una mano tremante
sugli occhi e respirò forte.
Sentì la porta aprirsi alle sue spalle dopo un busso
leggero. Ron entrò nella stanza tutto agghindato con
in braccio il piccolo James che giocherellava felice col suo
meraviglioso farfallino di velluto rosso.
“C’è qualcosa di veramente sbagliato in
tutto questo!”
Disse Harry con voce funerea. Ron alzò un
sopracciglio divertito e posò James sul letto avvicinandosi alle spalle
dell’amico e incrociando il suo sguardo nello specchio.
“Ti riferisci all’essere ancora in boxer ad appena mezz’ora al tuo matrimonio?”
Harry non si mosse di un millimetro e rimase silenzioso per
un po’. Improvvisamente girò i racchi deciso
e si avviò verso la porta.
“Devo andare da Ginny! Non
possiamo farlo!”
Ron lo trattenne a stento per un braccio “Cosa?! Sei impazzito?! Non puoi andare
da Ginny, lo sai quanto ci tengano
le donne alle tradizioni!Non puoi vedere la sposa prima del matrimonio”
“Oh, si che posso!Non ci
sarà nessun matrimonio, io non sono pronto!”
Il rosso lo guardò un attimo con la bocca aperta e
gli occhi fuori dalle orbite, cercando di riprendersi
e parlare razionalmente “No, no Harry aspetta un attimo. Tu hai sconfitto Tu-sai-chi, non puoi
fartela sotto per un matrimonio!”
Harry gli lanciò un’occhiataccia
“Io non me la stofacendo sotto! Sono solo…nervoso,ecco!”
Ron sospirò pesantemente e gli passò i vestiti
facendogli cenno di infilarli. L’altro lo guardò un po’
incerto in un primo momento,ma lentamente
cominciò a vestirsi, senza proferire una sola parola. Rimase a fissare
la cravatta nella sua mano destra.
Ron alzò un sopracciglio.
“Beh?”
Il moro alzò lo sguardo su di lui
“Non posso metterla, mi strozzerà! Prima l’ho dovuta
togliere!”
“…aspetta un momento…cosa vuol dire prima? Ti eri già vestito?!” Harry annuì leggermente bianco come un
cadavere e Ron sospirò facendo accomodare l’amico sul letto e
sedendogli accanto “Senti, si è tutti nervosi in questi casi,
voglio dire…è vero che io ed Hermione non abbiamo avuto una
cerimonia sfarzosa e con centinaia di invitati, ma ti ricordi quanto ero agitato,
vero? Non facevo altro che grattarmi dappertutto e ho fatto la doccia dieci
volte prima di convincermi ad andare! Ma ti assicuro
che quando vedrai Ginny non esisterà
più niente…solo lei!”
Fece un sorriso rassicurante e gli batté una mano
sulla spalla. Dopo diversi minuti, in cui rimase a guardare l’amico stare
immobile nella stessa identica posizione, cominciò davvero a
preoccuparsi. Si schiarì la gola un paio di volte.
“Ehm…Har-harry?”
Harry si alzò di scatto dirigendosi nuovamente verso la porta col passo deciso di prima.
“Devo andare da Ginny!”
Con un balzò il rosso
riuscì a bloccarlo di nuovo. I loro sguardi si incrociarono.
“Ron, non posso sposarmi! E se Ginny non mi amasse davvero?”
Ron si passò stanco una mano sulla faccia
“Harry, Ginny ti sta dietro da
quando era bambina!”
“E se non fosse quella
giusta?”
“Non credo dovresti dirlo al fratello della sposa,questo” si incupì Ron
Harry rimase un attimo in silenzio “Giusto!....chiamami Hermione!”
“Cosa?!”
Ma Harry aveva già
cominciato a spingerlo prepotentemente verso la porta non lasciandogli molta
scelta se non replicare apertamente ad alta voce. L’ultima cosa che
sentì prima di sbatterlo fuori dalla porta fu
uno sbuffo e ritornò a fare su e giù per la stanza.
Improvvisamente un rumore lo riportò al presente.
Il suo sguardo si incatenò
con degli enormi occhi scuri su cui ricadevano piccoli ciuffi rossi.
Guardò il piccolo James che confuso gli offriva una scarpina ricoperta
di saliva. Gli puntò un dito contro.
“Tu non sai quanto sei fortunato!”
*
Hermione sbuffò portandosi una mano alla tempia. Non
poteva reggere quella tortura ancora per molto. Le spose isteriche erano una
bella gatta da pelare.
Raccolse l’ultimo pacco di fazzoletti gettati sul
pavimento del bagno e li gettò nel water. Il quinto pacco. Sopirò
e posò la testa contro al muro, accomodandosi
meglio Alex sulla spalla che schiacciava un pisolino
nonostante il pianto incessante di Ginny.
La quasi-sposina
se ne stava per terra sul pavimento del bagno a piangere e farfugliare cose
senza senso. Hermione le sedeva accanto allo strenuo delle forze,cercando di non farle macchiare il vestito.
“Lui non mi ama,davvero!Io lo
so!” scosse la testa in un gesto nevrotico continuando ad asciugarsi gli
occhi con un fazzolettino ormai inesistente.
Hermione si sforzò di rimanere calma “Come può non amarti? Per cosa ti sposerebbe sennò?
Per i soldi?” disse sarcastica
“Lo so” frignò l’altra “Ma se
ci ripensa? Io non voglio essere piantata all’altare! Sai quanto sarebbe
umiliante?”
“Nemmeno Ronald è arrivato a tanto…”
Ginny la guardò un
po’ e scoppiò a piangere di nuovo tra le sue braccia “Oh,Hermione sono così felice per te! Ron è
proprio un bravo ragazzo!”
“Gi-ginny…tesoro,
anche Harry lo è!”
“Non di certo se mi lascerà!”
Hermione era al limite “Ma
lui non vuole lasciarti!”
Ginny tirò su col naso
“E se litighiamo in continuazione?”
La riccia fece un sorrisetto
“Beh,io e Ron ci siamo sposati per questo. Oh
andiamo, non ricordi più chi è che passava per intelligente tra i
due adHogwarts? Se Ron è riuscito a sposarsi senza scappare o svenire
chiunque può farlo!”
La rossa fece un sorriso tremolante “Sì, ma non
dirlo a Ron” tirò su col naso e Hermione poté vedere
chiaramente due grossi lacrimoni formarsi sui suoi
occhi “Chiamami Ron!”
“Cosa?! E
perché?”
Ginny aveva ricominciato a
piangere tra le mani lasciando che i capelli fiammeggianti ricadessero lungo le
spalle “Tra poco non avrò più il suo cognome! E’ come
se non fossimo più fratelli! Ti prego Hermione,chiamami
Ron! Ron Weasley” concluse marcando il tono sul
cognome.
Hermione la guardò allibita ma
si alzò e sospirò stando ben attenta a non svegliare Alex. Lanciò un ultimo sguardo
seriamente preoccupata a Ginny prima di
chiudersi la porta alle spalle.
Si lasciò andare un attimo contro la porta stropicciandosi
stancamente gli occhi e si incamminò lungo le
scale sentendo i tacchi risuonare in tutta la casa, si ricordò di alzare
il vestito per non sporcarlo.
Arrivata sul secondo pianerottolo si trovò a faccia a
faccia con Ron e gli sorrise caldamente. Ron la
guardò dall’alto in basso e fece un lungo fischio.
“Wow, sei un schianto!”
Hermione arrossì e si
protese per baciarlo sulle labbra “Grazie,amore” sospirò
stancamente “Senti, di sotto c’è tua sorella in crisi
isterica…dice che deve vederti perché tra meno di mezz’ora
non sarete nemmeno più fratelli, per via del cognome” alzò
gli occhi al cielo
Ron la guardò stancamente “Oh,fantastico!
Perché di sopra c’è Harry che
vuole vedere te e cerca di boicottare il matrimonio”
“Capisco…senti puoi
tenermi Alex?”
Ron prese la sua bambina dalle braccia di Hermione e stette
ben attento a non svegliarla “Certo! E senti,
James sta giocherellando con il fiocco e le scarpe…e con la saliva. Vedi
quello che riesci a fare”
Lei lo baciò su una guancia “Nessun problema,amore” cominciò a salire le scale tenendosi il
vestito,ma tornò indietro di qualche passo “Ron?”
“Si?”
“Siamo stati davvero così terribili
quando ci siamo sposati?”
Ron rise “No. Ma penso fosse
dovuto al fatto che tu rischiavi la morte, avevamo già un bambino e dopo
esserci dichiarati tutto ci è sembrato estremamente facile”
“Giusto, ok vado!”
Ron la seguì con lo sguardo fino a che non
sentì qualcosa di piccolo e morbido muoversi tra le sue braccia.
Incatenò lo sguardo con due occhi immensamente blu
tanto quanto i suoi e sorrise.
“Ehi, piccola di papà” le pizzicò
una guanciotta “Andiamo a sentire le urla
isteriche dell’altra unica femmina Weasley”
*
Hermione bussò lentamente aprendo la porta con
cautela. Cercò di trattenere un risolino quando
vide Harry stare sul bordo del letto con la testa tra le mani e James a suo
fianco nella stessa identica posizione. Entrò rivolgendogli un sorriso.
“Ehi, non starai cercando di far cadere in depressione
anche mio figlio?”
Harry alzò la testa di scatto “Oh,Hermione sei qui! Va di sotto da Ginny
e dille che non posso sposarla!”
Lei rimase calma e si sedette su una sedia
lì vicino “D’accordo, e per quale motivo devo dire
che hai preso questa decisione?”
Il moro aprì un paio di volte la bocca ma la richiuse dopo qualche secondo. Prese un sospiro profondo
“Non la merito”
“Credo che questo dovrebbe deciderlo lei, no?”
gli rispose dolcemente
“Allora dille che non posso
mantenerla”
“Harry… sei un Auror e
guadagni un sacco di soldi, e Ginny è
cresciuta in una casa con sei fratelli e i risparmi ridotti al minimo. Credi
davvero che se la beva?”
Harry sospirò e si alzò per fare su e
giù per la stanza passandosi una mano tra i capelli spettinandoli
ulteriormente “E se non stessimo bene insieme? E
se litigassimo sempre? E se mi lasciasse? E se non fossimo in grado di mandare avanti una famiglia?”
“Ti ricordo che sono sposata con Ron”
Sembrò tranquillizzarsi un attimo e lasciò
ricadere le braccia lungo i fianchi “Ginny come
sta?”
Hermione sorrise “Bene, è solo un po’
nervosa”
“E’ nervosa?!Perché è nervosa? E’ successo qualcosa?
Oddio!Non ha invitato quel Micheal Corner al
matrimonio,vero?”
“No, è nervosa perché ha paura che tu la
pianti sull’altare, cosa che a quanto pare si sta
realizza…James!”
Harry sobbalzò per l’urlo di Hermione e si
voltò velocemente verso il piccolo che, dopo aver completamente
distrutto le scarpe con la saliva, si accingeva a completare l’opera col
farfallino. Hermione scattò in piedi e lo prese in braccio strappandogli
dalle mani l’oggetto bramato.
“Mio!” urlò lui in un tentativo disperato
di riaverlo indietro
“Lo so benissimo che è tuo, per questo ora te
ne stai qui con lo zio Harry mentre io vado a pulire
tutto quello che hai sporcato. E ti avevo avvertito
signorino, se lo rifai di nuovo te li puoi veramente scordare i biscotti stasera!”
Il bambino ritirò la mano in fretta rimanendo quiete
tra le braccia della madre. Hermione raccolse anche le scarpine ormai dimenticate sul letto e passò James a Harry.
“Tienimelo un attimo, torno subito”
Harry lo prese sotto le braccia e guardò allarmato uscire Hermione dalla porta. Si voltò
disperato a guardare James che sembrava essere piuttosto infastidito da quella
posizione.
“Senti, non guardarmi in quel modo, io non lo so mica
come si tengono i bambini. Non ti prendo in braccio da quando
avevi cinque mesi! Accidenti, sembra ieri che sei sbucato
fuori nel peggior momento che ci potesse capitare” lo guardò un
po’ “Dì la verità lo hai fatto apposta!”
James lo guardava serio cercando di non scivolare dalla
presa di Harry. Harry capì e si sedette sul letto tenendolo sulle gambe.
“La sai una cosa, se sposassi zia Ginnydiventeremmo parenti. Certo che già mamma e
papà dicono che sono lo zio Harry, ma tu non
crederci perché non è vero! Se tra un
quarto d’ora mi decido a sposare Ginny allora
sì che puoi chiamarmi zio”
James protese le mani verso di lui e Harry lo alzò facendolo stare in piedi sulle sue cosce.
“Hai ragione, anche a me piace guardare le persone
negli occhi quando mi parlano. Stavo
pensando…magari potremmo pure farti un cugino,
ma non so se riuscirei a fare il padre. Non sono tanto bravo
in questo genere di cose, anzi, sono una schiappa”
“Cio”
Harry lo guardò un po’ “Come scusa?”
James gli mise un dito sul naso “Cio!”
annuì freneticamente e passò le sue piccole braccia attorno al
collo di Harry posando la testa fulva sulla sua spalle
“Cio!”
La realizzazione di Harry che quella ‘ci’ fosse in realtà una ‘zeta’ fece nascere
un sorriso sulle sue labbra, massaggiando la schiena del bambino “Ehi
giovanotto, è zio che stai dicendo?”
James si tirò indietro con uno sguardo che sembrava
dire ‘mi sembra ovvio,no?’ e ripeteva
instancabilmente “Cio!Cio!Cio!Cio!Cio!Cio!Cio!”
Harry rise e gli scompigliò i capelli “Sai non
sarebbe niente male sentirsi chiamare papà dopotutto”
*
“Due donne Weasley in preda
al pianto. Non desideravo di meglio!”
Ron teneva su una spalla Ginny che
singhiozzava incontrollabilmente e sull’altra Alex
che probabilmente piangeva per solidarietà. Sospirò stancamente
battendo una mano sulla schiena di entrambe e rassicurando un po’ una e
un po’ l’altra.
Ginny continuava a dire cose senza
senso.
“Oh Ron, non sarò mai una brava moglie,
rovinerò la vita di Harry! Non posso portare il suo cognome, è un
cognome importante,io non sono
all’altezza!”
Ron alzò gli occhi al cielo “Ginny, per l’amor di Merlino, che diavolo stai dicendo? Nessuno ha forzato Harry a sposarti, se vuole
farlo pensa che tu sia benissimo all’altezza. E lo sarai, ci hai parato il
culo non so quante volte e hai saputo tenere testa a
tutti noi, da Bill a me. Mettevi in riga persino i
gemelli!”
“E se mi tradisce? Può
avere tutte le donne che vuole!”
“Sì,ma lui vuole te!”
Ginny alzò gli occhi
lacrimosi sul fratello e lo abbracciò stretto quasi fino a soffocarlo.
Ron tentò di liberarsi dalla stretta voltando un po’ la testa.
“Oh,no Alex!”
Ginny si staccò da lui per
vedere quale fosse il problema e dovette trattenere un
sorrisetto quando vide Ron intento a togliersi la
saliva dalla giacca.
“Oh,accidenti! Non posso
andare all’altare accanto a Harry in queste condizioni! Ginny, tienimi un attimo Alex,
devo cercare Hermione”
Ginny prese la bambina in braccio
un po’ intimorita mentre guardava il fratello
alzarsi e andare via. Portò lo sguardo su Alex
e le accarezzò dolcemente una guancia e la bimba posò gentilmente
le piccole manine sul seno di Ginny fasciato da un
corpetto bianco. Ginny ridacchiò.
“Amore non posso darti da mangiare,
non sono la tua mamma….anche se potrei
sembrarlo”
Rimase a guardare la nipote muoversi tra le sue braccia e
sistemarsi fino a che non fu comoda abbastanza. Sorrise accarezzandole la
testa.
“Non pensavo che i bambini fossero così piccoli,sai? E non pensavo neanche di
veder spuntare fuori una femmina da Hermione, insomma i geni Weasley parlano chiaro. Non sei orgogliosa? Sei la seconda femmina Weasley da
generazioni!”
Alex fece una bolla di saliva e Ginnyrise
“Lo prendo come un sì” le rivolse uno sguardo amorevole “Ehi, magari tra qualche anno
avrai una cuginetta. Una femmina. Una Potter”
Le accarezzò i pochi ciuffi rossi che aveva sulla testa “Però per farlo prima devo andare
all’altare e sposare lo zio Harry,no?” sorrise sotto lo sguardo
profondo di Alex “Credo proprio che mi convenga
andare”
*
“Amore, cerca di stare fermo o non verrà mai
via”
Hermione cercava di togliere senza troppi risultati la
macchia dalla giacca di Ron che Alex gli aveva
lasciato come ricordino.
“Non puoi toglierla con la magia?”
Hermione sospirò “Non ho la bacchetta
dietro”
Ron si lagnò come un bambino
“Ma quella di James l’hai mandata via così
facilmente!”
“Questo perché Alex
prende ancora il latte da me, non credo fosse proprio saliva la sua”
Ron si guardò un po’ con una faccia disgustata,
Hermione lo vide concentrarsi su qualcosa dietro di lei con la bocca semiaperta
e si voltò automaticamente. Harry stava in piedi all’inizio del
pianerottolo tenendo in braccio James che giocherellava con la sua cravatta. I
due si voltarono dalla parte opposta quando notarono
che Harry non stava guardando loro ma qualcuno alle loro spalle. Ginny.
Ginny se ne stava lì nel
suo abito bianco con dei fili ramati che le scendevano
scomposti sulle spalle nude e la piccola Alex in
braccio che si guardava intorno.
“Che ci fai qui?”
“Cosa ci fai tu qui?”
Ginny si passò
una mano lungo la gonna di gonfia dai veli “Non avresti dovuto
vedermi prima del matrimonio. Porta sfortuna”
Harry sorrise appena “Sfortuna o no
sei bellissima”
AncheGinny
sorrise mordendosi un labbro. Ron e Hermione stavano fermi tra loro due senza
osare proferire una sola parola. Harry si mosse verso di lei fino a che lei non
fu costretta ad alzare la testa per guardarlo in volto. Si chinò su di
lei e la baciò dolcemente sulle labbra catturandola con la sua passione.
Dopo diversi minuti si staccarono e Harry posò la sua
fronte contro quella di Ginny
sorridendo “Senti, lo so che siamo dannatamente agitati e che abbiamo
qualche dubbio sull’andare o no all’altare ma io qui ho promesso un
cugino a questo pargolo”
Ginny sorrise mordendosi un labbro
“Allora sarà meglio andare, perché qui io ho promesso una
cugina a questa pargola!”
Hermione si strinse a Ron con le lacrime agli occhi
guardando i suoi amici ad un passo dal matrimonio “Aaaw,Ron, non sono carini?”
Ron le passò un braccio attorno alla vita
“Certo…solo,vorrei i miei figli indietro
dopo!”
*
Harry prese un respiro profondo e si grattò
nervosamente una tempia. Sentì una mano posarsi sul suo braccio e
sorrise a Ron che stava in piedi dietro di lui. Lo vide abbassarsi un po’
per arrivare al suo orecchio.
“Rilassati, sarà qui tra pochissimo”
Harry espirò di nuovo e annuì sussurrandogli
“Mi raccomando,sai cosa devi fare. Se svengo riprendimi prima che tocchi terra, se cerco di
scappare tienimi stretto e se mi vedi diventare sempre più verde prendi
il secchio che c’è dietro di te e mettimelo più vicino
possibile!”
Ron ridacchiò e gli batté su una spalla
facendogli cenno con la testa di girarsi verso la fine della navata. Harry si
sentì mancare il fiato in gola quando vide Ginny avanzare verso di lui a braccetto col signor Weasley.
L’aveva vista solo pochi minuti
prima, ma in quella luce, con quel portamento che teneva nel suo abito
bianco, con quel sorriso non poteva essergli mai sembrata più bella.
Perfetta.
La vide prendere posto al suo
fianco con il viso velato e non riuscì a staccarle gli occhi di dosso.
Sentì il sacerdote cominciare la sua messa, ma lui
non ascoltava una sola parola. Lui e Ginny si
limitavano a guardarsi negli occhi sorridendo e arrossendo come dei bambini.
Harry pensò che non ci fosse una cosa più
bella che stare all’altare con il suo migliore amico alle spalle, la sua migliore amica dalla parte opposta e la donna che amava
al suo fianco.
“Signor Potter?”
Harry tornò alla realtà come se avesse fatto
un lungo sogno, si guardò in giro un po’ spaesato e notò
che tutte le teste dei presenti erano rivolte aspettativamente
verso di lui. Ginny lo guardava fisso ed era
completamente sbiancata.
“Co-come?”
Il sacerdote si schiarì la gola
imbarazzato “Ho chiesto…vuoi tu Harry James Potter prendere la qui presente Ginevra MollyWeasley come tua legittima sposa?”
Harry sentì il silenzio perforargli le orecchie e
vide Ginny stringere i pugni sull’abito bianco.
Si voltò verso Ron che gli fece un cenno col capo come per chiedergli cosa diavolo stesse combinando e si riprese in fretta.
“Certo!Cioè sì!
Sì,che lo voglio!Altrimenti che ci sto a fare
qui?”
I presenti in chiesa dovettero fare del loro meglio per
reprimere le risatine. Ron e Hermione si incontrarono
con lo sguardo e si morsero un labbro per trattenersi, soprattutto quando
videro la SignoraWeasley tirare una gomitata nelle costole
al marito per farlo smettere di ridacchiare. Persino Ginny
si morse un labbro trattenendo un risolino.
Il sacerdote si schiarì nuovamente la gola per
richiamare l’attenzione dei presenti “Bene. E
vuoi tu Ginev…”
“Sì!” urlò lei senza neanche
fargli finire la frase. Harry la guardò con un sorrisetto
sulle labbra e Ginny arrossì abbassando lo
sguardo “Mi scusi…”
“Bene…beh allora…può baciare la
sposa,suppongo”
Harry e Ginny si sorrisero. Lui si
chinò fino a raggiungere le sue labbra e le catturò in un bacio, subito
nella chiesa partì un applauso sentito e Harry si voltò un
secondo verso Ron che alzò i pollici in segno di vittoria. Hermione
ridacchiò alle loro spalle e li abbracciò uno per uno.
Ginny alzò il viso verso
Harry con il sorriso più radioso che potesse
avere “Per un attimo ho temuto che dicessi di no”
Harry le sorrise “Per un attimo l’ho pensato
anche io”
“Ma non l’hai
fatto”
“No. Te l’avevo promesso che non ti avrei
lasciato essere una Weasley per sempre”
*
Ah! Vi ci vedo
già tutti lì a dire ‘ma allora mi
ha ascoltato quando le ho detto di fare i MissingMoments!’ la verità è che…no,non
vi ho ascoltato XDXD! Scherzo, il semplice fatto è che i MM
c’erano già sul mio blocchetto degli appunti (leggi. Quaderno di
matematica) da diversi mesi e addirittura due episodi sono già belli belli sul mio pc. Ho solo aspettato un po’ a postare perché
volevo che si quietassero le acque…ma è
sempre un gran bordello XDXD!!
Spero davvero sia
stato di vostro gradimento,soprattutto per GiulyWeasley che oggi compie 20 anni ( si è oggi,
mentre scrivo mancano due minuti a mezzanotte quindi quando posto è
già il tuo compleanno XD) accidenti nonna…sembra ieri che eri alta
un metro e una dentiera…e oggi già ti ritrovo in via di
decomposizione XDXD!! Auguri!!
Un bacione
a tutti quanti esappiatelo per chi mi ha cercato…non ho ancora scritto una parola degli
altri chap XDXD!!
A casa Weasley durante l’ora di cena non si era mai riuscito a
stabilire il silenzio
A Batu
perchè è così panfolosa che se
non ci fosse già Coccolino ci metterebbero la
sua foto sull’ammorbidente! Tanti auguri amora
^^
UNO PIU’ UNO MENO…
Nobody gonna love me
better
I must stick with you forever.
Nobody gonna take me higher
I must stick with you.
You know how to appreciate me
I must stick with you, my baby.
Nobody ever made me feel this way
I must stick with you.
Pussycat dolls- stickwitu
A casa Weasley durante l’ora
di cena non si era mai riuscito a stabilire il silenzio. Di
qualunque casa Weasley si trattasse. Da
generazioni e generazioni a tavola non si poteva mangiare nella quiete della
casa, ma più voci si sovrastavano l’un l’altra
in un brusio generale. Ron e Hermione non se l’erano proprio sentita di
rompere la tradizione, non che con cinque figli a carico fosse
stato difficile, chiaramente.
Quella sera, come tutte le altre, il banchetto preparato da
Hermione era stato accompagnato dalle vocette allegre
dei loro figli, tra chi litigava, chi faceva richieste, chi si limitava a
mangiare con molto entusiasmo. Ron era estremamente
felice di avere tutto quel chiasso a tavola, gli metteva allegria, non aveva
mai sopportato quelle famiglie zitte e ligie alle regole intransigenti.
Hermione non era sempre così magnanima come lui ma
Ron le rivolse un sorriso divertito e lei lasciò che i loro figli
continuassero.
Era appena stato stipulato un armistizio tra Micheal e James, che aveva rubato al fratello una patata al
forno, e ristabilita un po’ di quiete che Simon si dondolò
amabilmente sulla sedia e biascicò ancora con il pasticcio di carne in
bocca.
“Papà possiamo avere
un cane?”
A casa Weasleyall’ora
di cena non si era mai riuscito a stabilire il silenzio…per tutta la
durata del pasto. Ron si scambiò velocemente uno sguardo con Hermione e,
ancora con la forchetta levata per aria, si schiarì la gola.
“Abbiamo già tre gufi e un gatto, cosa ce ne facciamo di un cane?”
Simon fece una smorfia affondando la forchetta tra il
pasticcio mescolando qua e là “Ma i gufi sono
brutti e noiosi! Con un cane ci si può giocare”
Hermione guardò severamente il suo piatto e la sua
forchetta in continuo movimento “Smettila di
giocare col cibo, e no, Simon, non compreremo un cane. Siete
già in tanti, mantenere un cane non è cosa da poco.
Dovevate pensarci quando avete chiesto in regalo
l’ultimo gufo!”
Alexsi intromise
timidamente “Sì, ma mamma il gufo l’ho chiesto io. Se Simon vuole un cane…”
Micheal balzò in piedi
“Anche io voglio un cane!Potty
non si può definire un gufo, è alto tre centimetri! Non riesce
neanche a portare una cartolina!”
Hermione non mutò la sua espressione dura mentre Ron le lanciò uno sguardo umettandosi un
labbro “Amore, forse potremmo…”
Hermione si voltò scattosamente
verso di lui “No, Ron. Se Potty è troppo
piccolo crescerà e se avete fretta usate Leo e Crookie! Non ho intenzione di avere
un’altra bocca da sfamare in questa casa, ce ne sono già
abbastanza!”
Thea si grattò perplessa la testa immergendo la
manina tra i riccioli rossi, guardò il piatto di pappa sotto di lei e
rimase un attimo incerta sul da farsi “No
pappa?”
Hermione si voltò verso di lei e le avvicinò
il piattino con un sorriso “No amore, non sei tu la bocca in
più”
La bambina parve felice da come si tuffò a volo
d’angelo sul piatto. Ron ridacchiò scotendo la testa e
avvicinò la forchetta alla bocca quando
notò la sfilza di musi lunghi che sedevano al tavolo. Sospirò
frustrato lanciando un’ultima occhiata a Hermione che non transigette.
“Andiamo ragazzi, avete
sentito vostra madre, no? E poi potete sempre giocare
con Grattastinchi”
James infilzò una patata con la forchetta e
alzò un sopracciglio ironicamente “Oh certo, ho proprio voglia di
farmi infilzare dalle unghie di quel coso pulcioso”
Hermione scattò come una molla
“Grattastinchi non è
pulcioso!”
Nessuno di loro osò fiatare più, e forse per
la prima volta nella storia di casa Weasley la cena
ebbe cinque minuti di puro silenzio dove si sentivano solo le stoviglie che
battevano sui piatti. Ron continuava a guardarsi intorno tra lo sguardo severo
di Hermione a quello deluso dei figli che mangiavano
con sufficienza.
“Allora…” cominciò richiamando
l’attenzione “…cosa c’è
per dessert?”
Hermione si alzò da tavola lasciando ricadere la
forchetta sul piatto e tornò con un gran vassoio che rilasciò a
centro tavola. Tutti alzarono lo sguardo su di lei tra il sorpreso e il
dispiaciuto. Mousse al cioccolato. Hermione non faceva
mai mousse al cioccolato senza una buona ragione. Ron
le mandò uno sguardo interrogativo e lei si asciugò
repentinamente una lacrima.
“Doveva essere accompagnata da una buona
notizia” disse sbrigativa “ma non credo
proprio che sia il caso stasera”
Ron alzò un braccio per sfiorarla appena “ ‘Mione…”
Lei fece un passo indietro con una mano
sulla bocca ormai, Ron lo sapeva, per trattenere i singhiozzi
“Mangiate, io vado di sopra. Mi è passato l’appetito”
Tutti la guardarono sparire al di
là della soglia e sentirono il suo passo svelto per le scale. Ron
riconobbe la porta della camera che si chiudeva bruscamente e seppe che
probabilmente si era buttata sul letto a piangere. Proprio come faceva quando era ragazza. Si voltò verso i figli che
lo guardavano perplessi e cercò di fare un debole sorriso.
“Su, avete sentito? Mangiate”
I ragazzi annuirono debolmente e cominciarono timorosi a
spartirsi il dolce. Ron fece un altro sorriso tirato e guardò verso il
piano di sopra. Istintivamente si alzò e se ne andò
su per le scale. Percorse tutto il corridoio del primo piano umettandosi un
labbro e arrivato davanti alla loro camera la aprì lentamente cercando
di non fare rumore.
Hermione se ne stava rannicchiata sul letto, qualche lacrima
ancora sul suo viso, e accarezzava senza particolare entusiasmo il vecchio Grattastinchi. Ron entrò a passi lenti nella stanza
richiudendo la porta dietro di sé e andò a sdraiarsi alle spalle
di Hermione, passandogli un braccio attorno ai fianchi e affondando la testa
nel suo collo tra i riccioli profumati.
“Vuoi dirmi cosa c’è che non va?”
Hermione si mosse un po’ tra le sue braccia e si
appoggiò con la schiena contro al suo petto “Va tutto
perfettamente, Ronald”
“Oh sì, vedo. Mi chiami sempre Ronald quando
va tutto perfettamente!” disse ironicamente alzando un po’ la
testa.
Lei si voltò un attimo verso di lui e sospirò
“C’era una cosa che dovevo dirti. Doveva essere una cosa bella, lo
sai che non faccio mai la mousse al cioccolato se non c’è qualcosa
sotto” Ron ridacchiò baciandola sotto ad un orecchio
“Ma davvero io non me la sento più di dirtelo stasera, non
mi pare proprio il caso,ecco”
Ron aggrottò la fronte tra sé “Ma scusa,
se è una cosa bella perché non dovresti dirmela?”
“E’ più complicato di così. Per me
è una cosa bella e dovrebbe esserlo anche per
te. Ma forse…dopotutto non è poi
così una bella notizia”
Ron fece un po’ pressione sulla sua spalla per farla
voltare e sembrò perdersi un attimo “Mi stai spaventando”
Hermione sorrise brevemente “Non è nulla,
amore. Ne parleremo in breve. Adesso vai e mangia la mousse, so che aspetti che
ti dia il via libera”
Ron rise e la baciò con trasporto continuando a
ridacchiare contro le sue labbra “Ah, non ho sposato una donna, ho sposato un angelo io!”
Hermione sorrise e lo guardò precipitarsi verso la porta
e uscire in gran fretta. Si accomodò meglio sul cuscino e sospirò
tra sé lanciando un occhio al gatto grasso e fulvo che la guardava con
rimprovero.
“Oh, non guardarmi così! Non potevo dirglielo
stasera!”
*
Erano passati diversi giorni da quella cena e Ron sembrava
essersi completamente dimenticato del discorso tra lui e Hermione. Ma se c’era una cosa di cui non si era assolutamente
dimenticato era stata la richiesta di uno dei suoi figli. Per questo ora se ne
stava a capo chino rimuginando su ciò che aveva
appena fatto e maledicendosi per aver fatto probabilmente una delle cose
più stupide di questo mondo.
“Hermione mi ucciderà!”
Harry, che passava di lì con qualche carta in mano,
si fermò a guardare nella stessa direzione di Ron inarcando un
sopracciglio “E quello da dove spunta?”
Ron si voltò verso di lui e si schiarì la voce
“Beh, i ragazzi hanno chiesto se potevo comprar
loro un cane e allora oggi…”
Entrambi rimasero un attimo fermi a
guardare un cane di grossa taglia e dal folto pelo rosso che girellava
amabilmente tra le scrivanie annusando qua e là e scodinzolando felice.
Harry incrociò le braccia al petto continuando a guardare la bestiola
muoversi allegramente per l’ufficio.
“Hermione che ne pensa?”
Il silenzio di Ron gli fece temere il peggio e non ci fu
bisogno che nessuno dei due staccasse gli occhi dal
cane per capire cosa sarebbe successo. Harry annuì tra sé.
“Ti ammazzerà”
Ron sospirò frustrato portandosi le mani sui fianchi
“Forse non mi ucciderà, ma di certo dovrò passare un bel
po’ di notti in bianco per farmi perdonare”
Harry si aprì in un sorrisetto
“Sempre che si lasci ancora avvicinare”
“Giusta osservazione” guardò un attimo la
bestiola che aveva preso ad annusare intensamente la sua segretaria
“Ehi!Ehi tu!Cane!Vieni qui!”
Harry rise “Accidenti che fantasia per i nomi! Capisco
che dopo cinque bambini si sia un po’ a corto ma
‘cane’?”
Ron gli lanciò un’occhiataccia tenendo il cane
fermo per il collare accarezzando il folto pelo “Scemo, lascio che siano i bambini a decidere. Cosa
credi, i cani sono intelligenti! Se lo chiamo cane sa
perfettamente che sto chiamando lui!”
Harry alzò le mani in segno di resa cominciando a indietreggiare “Come vuoi. Vado a finire il lavoro
che il mio Generale mi ha commissionato”
“Sarà bene che tu faccia un lavoro decente
perché se litigo con mia moglie probabilmente domani sarò di
cattivo umore”
Harry alzò le spalle ormai lontano “Questo
succede solo perché il Generale il più delle volte è un
emerito idiota”
Ron rimase a guardare l’amico allontanarsi sempre di
più e lanciò un ultimo sguardo al cane che scodinzolava in attesa di coccole. Ron gli grattò il retro delle
orecchie sorridendo apertamente.
“Senti cane, io ti voglio bene e credimi mi sarebbe
piaciuto farti da padrone ma mia moglie mi
ucciderà appena torniamo a casa. Promettimi solo che se mi seppellisce
in giardino non giocherai con le mie ossa, d’accordo?”
Il cane abbaiò e Ron sorrise felice.
“Lo sapevo che eri un cane intelligente”
*
Alex sbuffò annoiata continuando a sfogliare distrattamente la
sua rivista bellamente sdraiata sul divano. Stiracchiò un
po’ le gambe e storse il naso sentendo arrivare dal piano di sopra i due
fratelli minori che litigavano per chi sa quale ragione.
I due continuarono a urlarsi
addosso tirandosi capelli e calci, Alex si
voltò verso di loro esasperata facendo diventare di ghiaccio i suoi occhi
chiari.
“La volete piantare? Andate ad ammazzarvi di
sopra!”
Micheal tirò uno spintone
al fratello e si avvicinò a lei con un cipiglio scuro “E’ colpa di quel deficiente! Non mi dà un
attimo di tregua!”
Simon si mise le mani sui fianchi e lo raggiunse cominciando
a tirarlo per la maglietta in modo insistente “Sei tu che non mi ascolti mai! Non vuoi mai giocare con me e mi picchi sempre! Sei stupido e noioso!”
“E tu sei un moccioso!”
“Sempre meglio moccioso che pisciasotto!”
Alex si alzò dal divano e
si mise tra i due alzando le mani “Adesso basta!” rivolse uno
sguardo a James che era appena sceso dalle scale e si dirigeva con
un’aria lussuriosa verso il frigo “Ehi, prenditi questi due e
portateli di sopra”
James alzò un sopracciglio “Perché dovrei?”
Alex gli rifilò
un’occhiataccia “Perché mi danno fastidio e tu non stai
facendo niente di particolarmente costruttivo”
Simon le tirò un pugnetto sulla coscia “Io non sono un
oggetto!”
James rise sorseggiando dell’aranciata
“No, in compenso sei un rompiballe”
In meno di un secondo i quattro fratelli si ritrovarono
coinvolti nella famose scazzottateWeasley.
Alex emise un urletto
disarticolato sentendosi afferrare per una caviglia e cadendo rovinosamente,
riuscì a trasportarsi dietro James che ricadde su di lei portandosi
dietro i due fratelli più piccoli. In quel preciso momento Ron
aprì la porta di casa con un sorriso che si spense non appena vide i
suoi figli intenti a rotolarsi per terra.
“Che sta succedendo?”
La voce imponente del Generale li fece balzare in piedi in
un secondo, guardandosi innocentemente l’un l’altro.
Ron inarcò un sopracciglio.
“Niente papà”
“Classica scazzottata pomeridiana”
“Sì, amorevolmente tra fratelli”
“Cercavamo un punto di accordo”
Ron si limitò a scrutarli in silenzio
mentre loro mantenevano un sorriso sforzatissimo. Essendo l’ultimo
di sei fratelli aveva capito benissimo cosa stesse
succedendo ma si sforzò di darla vinta ai ragazzi. Fece qualche passo
dentro casa guardandosi ansiosamente in giro.
“Dov’è
mamma?”
Simon si passò un dito sotto al
naso “Di sopra”
Ron rilasciò il fiato e fece loro cenno di fare silenzio. Tornò indietro di qualche passo e
aprì la porta facendo sì che, prontamente, un cane dal folto pelo
rosso entrasse scorrazzando per la casa annusandoli uno per uno.
Le facce dei ragazzi erano tutto un
programma. I loro occhi si illuminarono e emisero urletti felici cominciando a scorrazzare insieme al cagnone
che pareva impazzire dalla voglia che aveva di giocare. Ron rimase a guardarli
soddisfatto e fiero della sua impresa.
Alex si lanciò addosso a
lui ridendo “Papà! Ci hai comprato un cane! Un cane tutto per
noi!”
Ron ridacchiò e le scompigliò i capelli
“Che ne dite di dargli un nome? Non possiamo
chiamarlo cane in eterno”
Simon cominciò a saltellare concitato
“Chiamiamolo Toby!...no,
aspetta Ralph!”
Micheal gli diede uno spintone
mettendosi davanti al padre “No, Palmiro!”
James, Alex, Ron e Simon lo
guardarono perplessi “Palmiro?!”
Lui si limitò ad alzare le spalle con un sorrisetto “Mi piacciono i nomi che cominciano con la P”
Ron lo guardò stranito “Per favore, semmai dovessi darmi un nipote, non chiamarlo Palmiro! Giuro che ti
diseredo se lo fai!”
Alexsi inginocchiò
vicino al cane che subito le leccò amorevolmente la faccia
solleticandola “Perché non lo chiamiamo Panfolo?”
Simon si tuffò tra il pelo del cane come se fosse un
cuscino gigante “Sì, è proprio panfoloso”
James sorrise vittorioso “Panfolo mi piace!”
Simon e Micheal annuirono felici e
Ron rise scompigliando loro i capelli rossi come il sole a mezzogiorno “E
vada per Panfolo!”
“Che sta succedendo
qui?”
Ron sentì il sangue ghiacciarsi lentamente nelle vene
e non osò voltarsi verso quella voce. Vide solo i suoi figli sbiancare
notevolmente e dileguarsi piuttosto in fretta su per le scale, probabilmente
sollecitati da un cenno da parte della madre. Si umettò un labbro e si
girò verso sua moglie per vederla a pochi metri da lui con le mani sui
fianchi e un’espressione per niente felice. Il cane trotterellò
fino a lei, che lo seguì con lo sguardo, e abbaiò allegro un paio
di volte. Rialzò lentamente lo sguardo su Ron.
“Ron, che cos’è questo?”
Ron si trovò a grattarsi nervosamente la nuca
balbettando “Beh è…è…mi crederesti se ti dicessi che è una cesta per il bucato?”
Hermione incrociò le braccia al
petto senza smettere di guardarlo “Non è divertente! Hai
comprato un cane! Hai comprato un cane quando sapevi
che ero contraria!”
“Sì, ma…”
Hermione avanzò inferocita verso di lui “Sapevi che ero contraria! La mia opinione in questa casa
conta meno di zero? Dì un po’ credi di poter decidere da solo
infischiandotene di quello che penso io solo perché sei il padrone di
casa? Questa non è solo la tua famiglia!”
Ron cercò di calmarla gesticolando
“No, lo so benissimo. Io…cioè
tu, certo che conta la tua opinione, è che io ho pensato…”
“Ah, adesso ti sei messo pure a pensare! Chissà come mai quando ci provi finiamo sempre con il
litigare!”
“Oh andiamo, non facciamone
una tragedia! E’ solo un cane, per la miseria”
Hermione gli puntò un dito contro “Non.
è. solo. un. cane.”
Ron aggrottò la fronte allargando le braccia “Ma insomma, si può sapere quale
diavolo è il tuo problema?”
Hermione spalancò la bocca e Ron si rese conto
evidentemente troppo tardi di aver usato la tattica
sbagliata per controbattere. Cercò velocemente di biascicare qualcosa ma gli occhi di Hermione si erano già
pericolosamente inumiditi e ci volle meno di un secondo per sentirla urlare a
pieni polmoni.
“Tu e il tuo stupido testone rosso! Io ti detesto! Non
ti sopporto più! Cinque figli e ne fosse venuto uno
come me! Grattastinchi rosso e adesso cosa fai?
Compri un cane col pelo fulvo! Io me ne vado da questa casa, non contare su di
me d’ora in avanti! Te li vuoi crescere da solo i figli? Bene, benissimo!
Vado a fare le valige! Sto cominciando a odiarlo il rosso, ma ce
n’è uno che detesto in particolare!”
A Ron ci volle qualche secondo buono per recepire
tutte le informazioni, e quando sembrò essersi ripreso Hermione era
già a metà della gradinata e marciava verso il piano di sopra con
passo pesante. Ron le corse dietro.
“Hermione! Hermione!!”
Ron rimase a fondo della scalinata a guardarla scomparire su
per il corridoio e sospirò frustrato. Sentì solo qualcosa di
morbido e soffice sfiorargli la mano e si voltò verso il cane che lo
guardava mortificato.
“Oh, non è a te che si riferiva”
*
Alla fine Hermione era rimasta, ma da quella discussione non
era restata una sola volta da sola con Ron nella stessa stanza. Si trovavano
solo a dividere il letto ma lei si faceva trovare
già addormentata quando Ron entrava in camera. La situazione era
diventata insostenibile, e per la prima volta da generazioni si consumò la cena in puro silenzio.
Improvvisamente Ron rilasciò le stoviglie sul piatto
e sospirò in direzione della moglie “Adesso basta, mi sono
veramente stufato!”
Hermione mise in bocca l’ultimo boccone come se non
l’avesse sentito mentre i ragazzi smisero di
mangiare spaventati dalla reazione di Ron che stava diventando sempre
più rosso. Batté forte un pugno sulla tavola facendoli
sobbalzare.
“Hermione, non farmi arrabbiare sul serio!”
Lei si limitò a voltarsi verso di lui con uno sguardo
penetrante e si pulì la bocca educatamente “Credo, amore, che quella profondamente
arrabbiata qui dentro sia io”
Ron strinse i pugni fino a far diventare le nocche bianche
“E per un motivo veramente stupido! E’ solo un maledettissimo cane
che, per la cronaca, da quando è diventato
parte della famiglia non ha creato nessun problema!”
“Non è il cane il problema e tu lo sai
bene”
Ron balzò in piedi appoggiando le
mani sul tavolo “Allora cosa diavolo è?”
Hermione si alzò a sua volta cominciando a
sparecchiare la tavola “Ti avevo detto
chiaramente che non volevo un’altra bocca da sfamare. Abbiamo cinque
figli e non abbiamo tutti i soldi del mondo, il mio lavoro non rende abbastanza
da poterci permettere di sprecare così le nostre finanze”
“Non è un cane che farà la
differenza!”
“E invece la
farà!”
Ron si diresse verso il salotto urlando sempre più
forte “Quanto miseriaccia potrà mai
mangiare un cane? Si tratta di dargli un pasto due massimo tre volte al giorno! Le scatolette non sono fatte d’oro!”
Hermione marciò verso di lui ormai
rossa in viso “Per la miseria, Ron, mi stai ascoltando? Ho detto che non è il cane il problema!”
“Ma se stiamo parlando di
questo” disse lui frustrato
Hermione scosse la testa “No. No, tu
stai parlando di questo! Sono giorni che ti ripeto che non è il
cane in sé che mi crea problemi!”
“Spiegami cos’è una
volta per tutte allora!”
“Maledizione,Ron, sono
incinta!”
Ron rimase un attimo spiazzato a fissarla
mentre il suo petto si abbassava e si rialzava velocemente
dall’ultima affermazione, i capelli abbandonati sulle spalle e il viso
ancora un po’ rosso. E in quel momento si
sentì veramente un idiota. Riuscì solo a guardarla a bocca aperta
e balbettare incerto.
“U-un’altra
volta?”
Hermione, che era stata abbastanza clemente fino a quel
punto, roteò gli occhi e fece per lasciare la stanza infuriata
ma Ron la prese prontamente per un braccio e la riavvicinò a
sé.
Hermione alzò entrambe le sopracciglia “Non
sembrare troppo entusiasta, eh”
Ron si schiarì la gola imbarazzato
e passò in rassegna i volti di tutti i suoi figli che aspettavano al
tavolo ascoltando avidamente le parole dei genitori. Si umettò un labbro
e riportò i suoi occhi blu su Hermione che si stringeva con le braccia
tenendo lo sguardo basso.
“Ehm…sia-siamo a quota sei”
Hermione annuì tra sé “Sembrerebbe di
sì”
Ron si schiarì nuovamente la gola “E io ho
comprato un cane”
“E tu hai comprato un
cane” ripeté Hermione lentamente.
“E tu avevi fatti la mousse
al cioccolato”
“E io avevo fatto la mousse
al cioccolato”
Rimasero un attimo in silenzio senza guardarsi. I ragazzi
continuavano a stare col fiato sospeso in attesa di un
qualsiasi segnale che permettesse di capire come dovevano comportarsi. Ron
incrociò le braccia al petto.
“Quindi ora avremo in
più un cane e un bambino”
“La logica è sempre stato il tuo forte, Ronald” ironizzò Hermione, i cui occhi si
stavano riempiendo di lacrime.
Ron boccheggiò un attimo prendendola per le spalle
“E perché stai piangendo ora?”
Hermione si passò velocemente una mano sugli occhi,
esprimendosi con difficoltà per via del nodo che le si
era formato nella gola “I-io lo sapevo
che sarebbe stata una cattiva notizia…io ero felice quando l’ho
scoperto ma poi…ma poi avete voluto comprare un cane…a me i cani
piacciono…ma è come se avessi messo un cane prima del mio
bambino…e non ce la faremo mai a sostenere tutte le spese…lo so che
tu non lo volevi un altro bambino però io…”
Ron la guardò per un attimo come se fosse
completamente pazza “Stai scherzando
vero?”
Hermione lo guardò senza capire.
“Amore, io con te ne farei altri dieci di bambini e me
ne infischierei delle spese se ogni volta vengono fuori così
meravigliosi”
“Ma…ma tu hai detto…‘un’altravolta’”
Ron sorrise dolcemente accarezzandole una guancia “Sono solo rimasto un attimo perplesso, non pensavo saremmo
mai arrivati a far concorrenza a mia madre. Come potrei non volere qualcosa che
abbiamo fatto insieme, mh? Ti amo più della
mia stessa vita e non esiste al mondo niente di più bello di te che mi
dici di aspettare un bambino mio”
Hermione fece un debole sorriso “Con tutto rispetto,
spero che questa sia l’ultima volta”
Ron le passò amorevolmente una mano sulla testa
“Beh, se proprio non abbiamo più voglia di avere dei bambini
compreremo un altro cane”
Hermione gli tirò per gioco un colpetto sul braccio e
si rilassò tra le sue braccia aggrappandosi a lui. Ron la
abbracciò forte affondando il viso tra i suoi capelli profumati e
sorridendo come uno scemo. La sollevò da terra fino a che poté
stare completamente eretto e rafforzò la presa su di lei per non
lasciarla scivolare. Hermione lo sentì mugolare qualcosa contro il suo
collo e si tirò indietro per sentire cosa stesse
dicendo.
“Come?”
Ron si strofinò come un cucciolo
contro di lei “Avremo un altro bambino! Un altro piccolo morbidosoesserino rosso!”
Hermione scosse la testa ridendo “Oh Ron, se a sedici
anni mi avessero detto che saresti stato felice di
diventare padre per la sesta volta sicuramente sarei scoppiata a ridere e anche
di gusto!”
Lui abbozzò un sorriso “Se a sedici anni la Cooman
mi avesse detto che avrei avuto sei figli di sicuro
sarei morto sul colpo!”
Hermione rise ma si scurì
subito dopo “Ehi! Chi ha detto che deve venire
rosso anche questo?”
Ron la baciò dolcemente sulle labbra sorridendo
maliziosamente subito dopo “Oh andiamo amore,
non spererai davvero che venga come te questa volta? Devi mantenere il primato di unica mora in questa casa”
Lei inarcò un sopracciglio scetticamente.
“E poi potrò sempre dire
che i rossi sono particolarmente affascinanti ma conosco una castana che
è veramente una bomba!”
Hermione rise e lo baciò velocemente
“Così va molto meglio, Weasley!”
Rimasero per un po’ l’uno nelle braccia
dell’altro a scambiarsi un lungo bacio appassionato prima di voltarsi
sorridenti verso i loro figli e incitarli ad unirsi a loro. Hermione si
avvicinò al tavolo per prendere Thea dal suo seggiolone e il resto dei
ragazzi si avvicinò a loro tra urletti e
risatine. Panfolo cominciò a correre attorno a
loro abbaiando festosamente e Ron e Hermione risero apertamente.
Passarono il resto della serata sul pavimento del salotto,
Ron e Hermione vicino e i loro figli tutti attorno, il cane Panfolo
che scorrazzava da una persona all’altra, il vecchio Grattastinchi
a poltrire sul divano e i tre gufi, Leo Crookie e Potty, che svolazzavano sopra di loro. Ron e Hermione si
scambiarono un sorriso e seppero che se avessero potuto
tornare indietro non avrebbero cambiato una virgola alla loro famiglia
così perfetta.
**
Non ci voglio credere O.O…mi ci vogliono
due giorni per scrivere un capitolo di NTE2…e venti per un missing moment…sono malata!
Comunque, il capitolo è stato orientato
sull’argomento ‘Panfolo’ per un
semplice motivo…la madrina di Panfolo oggi
compie 17 anni! Un bacio grandissimo amora…mi sei diventata un cotone adulto *commuovising*
aaaw fatti abbracciare!!
Scusate lo so che
è una cosa pazza ma devo metterle
assolutamente!
Capitolo 3 *** Stai Con Me...E La Mia Famiglia ***
Un appartamento alla periferia di Londra era il nido perfetto per due
giovani amanti che dopo una strenuante giornata di lavoro non aspettavano altro
che un po’ di relax e magari qualche coccola
STAI CON ME…E LA MIA FAMIGLIA
Everyone is speical
in their own way.
We make each other strong Make each other strong
We're not the same
We're different in a good way Together's where we belongHSM- we’re all
in this together
Un appartamento alla periferia di Londra era il nido
perfetto per due giovani amanti che dopo una estenuante
giornata di lavoro non aspettavano altro che un po’ di relax e magari
qualche coccola. La cena non era nemmeno arrivata al contorno che i due si
erano spostati sul divano baciandosi con impeto.
Lasciando le sue labbra lui era sceso abilmente sul collo
lambendone ogni centimetro con una scrupolosità disarmante
mentre lei ridacchiava tra i sospiri. Ad un certo punto lei puntò
gli occhi sul soffitto smettendo di ridere.
“Fred?”
Il ragazzo non smise di torturarla con le labbra e si
limitò a mugolare un verso di assenso dandole
di nuovo la parola. La ragazza si morse un labbro.
“Stavo pensando se non sarebbe il caso di farmi
conoscere la tua famiglia”
Avete presente un giradischi troppo vecchio che slitta
mettendo fine a una melodia perfetta? Fred alzò la testa di scatto fissandola negli occhi
scuri a bocca aperta cercando di balbettare in fretta una scusa. Mise velocemente
un sorriso tirato e le accarezzò i capelli.
“Sì, sì certo, magari a Natale”
Lei lo guardò abbattuta “Amore, Natale è
tra sei mesi”
“Giusto” ribatté lui seriamente arrancando
in difficoltà, si sentì stringere il cuore guardando la sua
ragazza rattristarsi sempre di più “Leah,
non è che non voglio presentarteli, è
che la mia famiglia è un po’ particolare. Bisogna essere preparati
a conoscerli e non voglio rischiare di distruggere il nostro rapporto solo
perché…”
“Non troncherò con te solo per la tua
famiglia” disse lei con un sorriso “Io amo te”
Fred non poté far altro che
pensare che il punto era proprio quello. Lui e Leahstavano insieme ormai da qualche
anno e stava cominciando a diventare una cosa abbastanza seria ma sarebbe stata
la fine se lei avesse scoperto la sua vera…natura.
Era anche vero che aveva solo mostrato fotografie della sua
famiglia e non aveva mai presentato nessuno alla sua ragazza, Leah aveva tutte le ragioni per lamentarsi.
Lei gli prese dolcemente il viso tra le mani mettendo un
leggero broncio “Stiamo insieme da tanto e l’unica cosa che so della tua famiglia è che siete tutti rossi, che
hai sei fratelli e che uno di loro e tuo gemello. E’ un
po’ poco, non credi?”
Fred si sentì quasi
soffocare dalla pressione di quella decisione “Sì” rispose
con un filo di voce “E’ poco”
Lei sorrise radiosa intrecciando le braccia dietro al suo
collo “Questo significa che mi porterai a conoscerli?”
Lui vacillò un po’ guardandola incerto. Non era
ancora del tutto sicuro di quell’incontro,
sapeva che in un modo o nell’altro qualcuno dei suoi numerosi parenti
avrebbe fatto qualcosa di anomalo per i canoni di Leah, babbana e soprattutto
ignara dell’esistenza del suo mondo.
“Non lo so…certo mia madre
sarebbe molto contenta di conoscerti ma…”
Leahsi incupì
“Non è che ti vergogni di me, vero? Perché
se è così, Fred, ti consiglio di dirlo
adesso”
Lui la guardò come se fosse pazza “Stai scherzando? Non è assolutamente questo il
problema! Ho una vagonata di difetti ma sono sempre
leale con le persone!” sospirò afflitto “Va bene,
dirò a mia madre di organizzare una cena domenica”
Lei esultò saltandogli al collo e baciandolo
ripetutamente “Grazie amore, grazie! Sono così
eccitata, non vedo l’ora di conoscere tutti! Avanti, adesso devi
istruirmi!”
“Is-istruirti?”
Leah ridacchiò solare
“Sì, albero geneaologico e cose
così. Insomma, so che tuo fratello maggiore si chiama Bill, poi c’è Charlie,
Percy, il tuo gemello George,
Ronald e Ginny. Cos’altro devo sapere?”
Fredrimase un
po’ spiazzato “Beh…” cominciò incerto
“…mio padre si chiama Arthur e mia madre Molly…”
“Arthur e Molly” ripeté lei annuendo
“…Bill è
sposato con Fleur e hanno due figli, Nicholas e Denis, vivono in Francia. Charlie
invece è sposato con Susy e vivono in Romania, hanno un figlio appena
nato, lo hanno chiamato Sebastian mentre con mio fratello Percy non
ci parliamo più, se n’è andato anni fa e nessuno lo ha
più rivisto. George è ancora fidanzato
con Verity, la commessa del nostro negozio, ho
sentito dire che progettano di sposarsi ma sono solo
voci. Ron ha sposato Hermione,
la sua migliore amica, quando aveva diciotto anni e hanno due figli, James e Alex, e credo che sia incinta del terzo. Alex
è la seconda femmina Weasley da generazioni,
la prima è mia sorella Ginny che è
sposata con HarryPotter ed
è incinta anche lei. Vuoi sapere qualcos’altro?”
Leah era rimasta tutto il tempo a
guardarlo con la bocca spalancata e gli occhi fuori dalle
orbite, cercando di recepire tutte le informazioni che gli erano state date. Fred la guardò un po’ preoccupato.
“Tutto bene?”
Lei annuì ancora un po’ scossa “Credo…credo che avrò qualche problemino
con i nomi”
Fred rise di gusto “Ah, non
preoccuparti! A volte fatichiamo a ricordare i nomi tra noi fratelli da quanti
siamo, non ho mai capito come faccia mamma a tenerli tutti a mente”
Lei sorrise accoccolandosi sul suo petto
“Tua madre dev’essere una gran donna per
aver cresciuto sette di voi e avervi fatto venire su così bene”
“Ah ma non vale, tu hai visto il migliore!”
Leah gli diede un colpetto sul
braccio “Scemo!”
Fred si chinò su di lei e
la baciò sorridendo contro le sue labbra, insieme capitolarono
sul divano strappandole una risatina divertita. Le scostò i capelli dal
viso guardandola serio.
“Ti amo”
Lei sorrise arrossendo compiaciuta “Ti amo anche io, Fred”
*
MollyWeasley
quella mattina si era molto sorpresa di trovare suo figlio Fred
seduto al tavolo di cucina con un’espressione vacua e
pallido come un fantasma. Gli aveva servito la colazione, vedendolo
così denutrito non aveva potuto fare altrimenti, e si era seduta al suo
fianco aspettando che finisse.
Fred non aveva nessuna voglia di
sbrigarsi a mangiare, masticava lentamente con lo sguardo assente
e non faceva altro che impensierire sua madre che fremeva dalla voglia di
sapere cosa ci facesse nella sua cucina di mattina presto.
Quando ebbe ripulito il piatto
sospirò gravemente e si voltò verso sua madre con un volto
cadaverico “Leah vuole conoscervi”
Molly saltò sulla sedia
emettendo un urletto disarticolato “Oh tesoro!
E’ grandioso! Conosceremo la tua fidanzata, sono
anni che aspettavo questo momento!”
Lui si appoggiò su un gomito distogliendo lo sguardo
“Non le ho ancora detto di noi”
Lei fermò i suoi fremiti di gioia per guardare
interrogativa il figlio “Noi? Che vuol dire che
non le hai detto di noi?”
“Non le ho detto…”
si umettò un labbro “…che siamo, beh, maghi”
La signora Weasley spalancò
la bocca indignata e si mise velocemente le mani sui fianchi “FredWeasley! Ti rendi conto che
non hai ancora detto alla tua fidanzata chi sei veramente? Dovresti vergognarti!
Non puoi continuare a mentirle su una cosa così importante!”
Fred mugolò tra sé
“Se glielo dico e lei mi molla, cosa che sono certo farà, la sua
memoria andrebbe cancellata e con lei la nostra storia”
Sua madre lo guardò compassionevole “Oh tesoro,
perché mai dovrebbe mollarti? Se ti ama davvero ti accetterà per quello che sei,
altrimenti semplicemente non era la donna della tua vita”
“Oh accidenti!” imprecò
“Sono l’unico della famiglia ad essersi trovato una donna babbana! Nessuno che mi possa dare uno straccio di
consiglio! Come puoi essere certa che non mi lascerà, non sai che
reazione potrebbe avere! Nessuno di noi lo sa, perché sarebbe la prima babbana che mette piede in casa nostra!”
“Dimentichi Hermione,
caro” disse lei dolcemente
Fredfece una
smorfia “Mamma, Hermione èbabbana di nascita. Conosce il mondo della magia da quando aveva undici anni!”
Lei lo guardò un po’ e poi sospirò
mettendosi ad affaccendarsi tra i fornelli come era
solita fare “D’accordo Fred caro, faremo
in modo che non lo sappia se è questo che vuoi”
Fred spalancò gli occhi a
dismisura “Come hai detto?”
Sua madre lo guardò con un sorriso
semplice “Ci comporteremo come persone perfettamente normali.
Niente magia, niente stranezze, nulla di nulla”
Fredsi illuminò
e sorrise raggiante a sua madre. Nello stesso momento il signor Weasley fece il suo ingresso nella stanza con la vestaglia
e gli occhialini addosso. Guardò suo figlio seduto al tavolo di cucina e
incrociò lo sguardo di sua moglie.
“Che succede?”
Molly gli servì la
colazione “Questa domenica dovremo fingerci babbani”
Il signor Weasley sembrò
toccare il cielo con un dito e guardò la moglie entusiasmato
“Davvero? Possiamo farlo veramente?”
Lei annuì facendo un cenno col capo verso Fred “Tuo figlio porterà
a casa la sua fidanzata babbana che per la cronaca
non sa di noi. Dovrai essere un perfetto babbano, Arthur”
“Ma è meraviglioso!” esclamò lui
tutto eccitato “Non ho mai ricevuto un regalo
così bello neanche per il mio compleanno e devo ammettere che lo
spazzolino eclettico era veramente favoloso! Figlio mio, non sono stato
così orgoglioso di te neanche quando ti sei
diplomato!”
Fred alzò un sopracciglio
“Papà, io non mi sono diplomato”
“Oh” disse lui “Ecco, appunto!”
La signora Weasley rise “Va
bene, Fred tu torna a casa
tranquillo e non preoccuparti per domenica, sarà tutto perfetto!
Ci faremo dare qualche lezione da Hermione”
Fred sorrise e le baciò una
guancia “Grazie ma’, papà” e
si smaterializzò lasciando i due coniugi soli nella loro cucina. Il
signor Weasleyscosse il
capo ridacchiando.
“Ah, quel ragazzo è sempre pieno di sorprese! Come quella volta che ha chiuso Ron in
soffitta per un giorno intero!”
“Quello era George,
caro”
Lui rimase un po’ perplesso “Beh, allora come
quella volta che fatto scoppiare il granaio perché sperimentava pozioni
con suo fratello!”
Molly sorrise al ricordo
“Quelli erano Bill e Charlie,
tesoro”
“Allora…” corrugò la fronte
“…chi era che aveva spinto Ginny nel lago
facendola quasi affogare?”
“Ron”
“E chi ha dipinto i muri
della sua camera?”
“Ginny”
“Ma se Ginny ha dipinto i
muri, chi ha dato fuoco alla libreria?”
“Quello è stato Percy”
Il signor Weasley rimase un attimo
zitto masticando lentamente la sua colazione “E Fred
che cos’ha combinato allora?”
*
Domenica sembrò arrivare troppo in fretta per Fred che per tutta la settimana se n’era andato per casa con una faccia sul verdognolo e
l’umore sotto i piedi, non mancando di sforzare sorrisi in presenza di Leah fingendo che tutto andasse a meraviglia.
Quella sera era passato a prenderla e aveva proposto una
passeggiata fino a casa dei suoi con il suo sorriso furbo e ammaliatore a cui
non si poteva dire di no. Con la coda
dell’occhio la guardava camminare a suo fianco, le sue
labbra curvate in un sorriso e i suoi movimenti leggiadri lo fecero pregare che
quella sera andasse tutto per il verso giusto. La amava, ne era
certo.
In poco tempo raggiunsero la Tana, Leah sorrise
divertita e con un luccichio negli occhi si voltò verso Fred “E’ casa
tua?”
Fred annuì con un sorriso
“Beh, non quella attuale. La definirei la dimora
dove ho trascorso la mia fanciullezza”
Leah rise di gusto aumentando il
passo e si fermò euforica davanti alla porta principale aspettando che
il suo ragazzo la raggiungesse. Fred prese un sospiro
profondo prima di bussare e allargò gli occhi a dismisura
quando sua madre venne ad aprire vestita in modo perfettamente babbano, le rivolse un cenno di gratitudine.
“Mamma” cominciò lui
prendendo delicatamente la sua ragazza per un braccio “Posso
presentarti Leah?”
La signora Weasley sembrava
davvero euforica ma cercò con tutte le sue
forze di trattenersi e le strinse solo la mano calorosamente “Leah cara, è un vero piacere conoscerti! Fred non fa altro che parlare di te, cominciavamo
a chiederci se esistessi veramente”
La ragazza sembrò piuttosto compiaciuta
“E’ un vero piacere anche per me, signora Weasley”
“Oh per piacere, chiamami Molly”
e con il suo caratteristico passo svelto fece loro
strada verso il salotto. A Fred mancò
più di un battito quando ebbe modo di
constatare che la sua famiglia al completo era presente all’appello e si
sentì quasi soffocare.
“Che cosa ci fate tutti
qui?” disse sottolineando in particolare il
fatto che non mancasse proprio nessuno.
Il signor Weasley sembrava il
più eccitato di tutti e la sua voce ilare proruppe nella stanza
“Io e tua madre abbiamo informato tutti della
cena di famiglia! Spero che alla nostra ospite non dispiaccia…”
“Affatto!” disse lei nel pieno dei sorrisi.
Fred si schiarì la gola e
si rivolse a lei imponendosi di rimanere calmo “Tesoro, perché non
cominci a fare un po’ di conoscenza? Io intanto
vado in cucina con George e Ronald,
ho degli affari di lavoro da discutere”
Lei annuì e Fred fece un
cenno veloce ai due fratelli che prontamente lo seguirono in cucina non
mancando di ridacchiare per l’ansia del primo che sembrava veramente
sull’orlo di un esaurimento nervoso. George
mandò un’occhiata divertita al fratello più piccolo e disse
con voce casuale.
“E’ un piatto quello che sta fluttuando in mezzo
al salotto?”
Fred si voltò di scatto con
gli occhi spalancati e mandò un’occhiata di fuoco
quando si accorse che i due fratelli si stavano solo facendo beffe di
lui. “Non è divertente!” si passò una mano sulla
faccia stancamente “D’accordo George,
adesso ascoltami bene, da questo preciso momento tu sei
il proprietario di un negozio di giocattoli e scherzi completamente e
inesorabilmente babbani, intesi? Niente Puffole Pigmee, niente detonatori abbindolanti, niente
pozioni d’amore!”
“Signorsì” rispose il gemello con un
sorriso divertito “Solo Barbie e ActionMen”
Fred gli mandò
un’occhiata interrogativa.
“Hermione mi ha spiegato
tutto, rilassati!”
Fred annuì più a se
stesso che al fratello e inspirò profondamente per due o tre volte prima
di rivolgersi a Ron che lo guardava con un
sopracciglio innalzato “Ok, quanti anni ha il tuo figlio più grande?”
Ron lo guardò stranito
“Quasi quattro, perché?”
“Perché…” Fredsi impose di calmarsi “…è
l’età esatta in cui i bambini manifestano i primi sintomi di
magia. Dimmi che James non
ha ancora fatto niente di anomalo!”
Ron ridacchiò divertito
“No, non ha ancora fatto una magia in vita sua, sta
tranquillo. Fred, andrà tutto a meraviglia,
non c’è niente di cui preoccuparsi”
Tornarono in salotto dove Leah era
già intenta a intrattenere i familiari,
più che altro gli uomini Weasley che
sembravano abbastanza incuriositi da lei. Fleur,
Susy, Verity e Hermione se
ne stavano in un angolo a ridacchiare tra loro guardando la scena divertite. Fred si avvicinò
alla sua ragazza.
“Se questo branco di maniaci
ti sta infastidendo non esitare ad urlare”
Leah rise e Charlie
incrociò le braccia fintamente offeso
“Ehi! Maniaco a chi?”
La voce della signora Weasley li
avvisò che la cena era pronta e tutti si sistemarono a tavola. Fred fece sedere Leah e si sedette al suo fianco senza perderla d’occhio un
minuto. Il signor Weasley, a capotavola, fremeva
dalla voglia di sapere delle sue abitudini babbane e
chiese con disinvoltura.
“Di che cosa ti occupi?”
Leah lo guardò un po’
stranita e rivolse uno sguardo a Fred che le sorrise
incoraggiante “Intende per lavoro? Sono
un’infermiera”
Ginny saltò sulla sedia
emozionata “Davvero? Pensa che coincidenza, anche io! Mi sto ancora
specializzando però”
Leah parve molto interessata
“Che specializzazione pensi di prendere? Io ero
molto indecisa quando ho dovuto scegliere, ricordo che
sono stata a pensarci per mesi e mesi”
“Ehm…” cominciò incerta lei
sentendo gli occhi tutti su di sé “E’ una scelta difficile,
richiede tempo…ci sono diverse cose che mi piacerebbe fare, ma non voglio
annoiarvi con queste cose, Harry sente già
troppo parlare del mio lavoro”
Leah annuì e Fred sospirò in sollievo ma
fu solo per un attimo “Fred mi ha detto che Bill e Charlie vivono
all’estero, una questione di lavoro?”
“No!” rispose prontamente Bill “No, per la verità lavoro in
banca. Mia moglie Fleurè
francese e dato il mio lavoro è stato molto più facile per
me trasferirmi là che per lei trasferirsi qui e Charlie…”
Tutti si trovarono a ingoiare il
vuoto, il lavoro in banca di Bill si reggeva in piedi
da solo come scusa ma Charlie non avrebbe di certo
potuto dire di essere un allevatore di Draghi. Charlie
sorrise tranquillamente a Leah prendendo la mano di
Susy.
“Nel mio caso è stato solo amore. Colpo di
fulmine, oserei dire”
Leah si sciolse in un sorriso
“Aw, è una cosa davvero molto romantica”
rise un po’ “parlando di lavoro, pensate che
quando ho conosciuto Fred non volevo credere
che fosse il proprietario di un negozio di scherzi, pensavo mi prendesse in
giro”
La signora Weasley mise su un
sorriso tirato “Già, tutti noi stentavamo a crederci” disse “Quando ho saputo che i gemelli avevano lasciato
la scuola per aprire un negozio del genere mi è venuto in mente
più di una volta di strangolarli nel sonno!”
Fredarrossì
imbarazzato “Ehm…mamma, ne parliamo un’altra volta
eh?”
“C’è qualcosa che si muove in
giardino” disse Leah indicando fuori dalla finestra dove le tenebre avvolgevano il
paesaggio. Il signor Weasley guardò un attimo
fuori e scosse la testa.
“Ah, deve essere uno gnomo”
Tutta la tavolata si voltò verso di lui con gli occhi
spalancati, Fred si sentì come se stesse
andando in iperventilazione e Leah
lo guardò un po’ confusa.
“Come scusi?”
“Gnomo!” esclamò Fred ridendo “Amore, non ti ho mai detto del
nostro gatto?”
Leah lo guardò confusa e
poco convinta ma sorrise brevemente “Probabilmente sì, devo averlo
dimenticato”
Un silenzio imbarazzato calò di nuovo sulla tavola. Ron si schiarì la gola bevendo un sorso di vino
“Come vi siete conosciuti esattamente?”
Fred e Leah
si scambiarono uno sguardo dolce e incrociarono le mani sotto al tavolo “Fred mi è
venuto contro con tutti gli scatoloni che stava trasportando, la nuova consegna
suppongo, rovesciandomi addosso il caffé che stavo bevendo. Era stata
una brutta mattinata ma si è offerto di
comprarmi un altro caffé e abbiamo passato tutta la mattina in una
caffetteria in centro. Fred ha un talento naturale
per far ridere le persone”
“Oh, lo sappiamo” disse Harry
ridacchiando “Avresti dovuto conoscerlo quando
andava ancora a scuola. Era in punizione due volte su tre”
“Davvero?” si voltò verso di lui allegramente
sorpresa “E che cosa facevi per farti mettere in
punizione?”
Lui la guardò illuminandosi non sapendo da dove
cominciare a raccontare ma poi si ricordò che qualunque episodio sarebbe
stato fuori dalla portata di Leah,
si limitò a scuotere la testa diverto “Oh, niente di speciale,
solo ragazzate”
Lei sembrò piuttosto delusa e abbassò la testa
annuendo, dopo qualche minuto si voltò di nuovo verso di lui un
po’ a disagio “Fred, possiamo
parlare in privato?”
Fred sembrò abbastanza
sorpreso e fece scorrere gli occhi lungo la tavolata prima di rivolgersi a lei
“Certo. Andiamo in giardino”
La coppia lasciò la cena scusandosi e si diresse
verso il retro della casa fermandosi in veranda. Fred
la guardò incuriosito, sembrava piuttosto a disagio e cominciò a
temere il peggio. Le prese dolcemente una mano, più per dare forza a se
stesso che a lei, e la stinse con delicatezza guardandola con sguardo serio.
“Qualcosa non va?”
Leah si morse un labbro ed esitò
a parlare incerta se farlo partecipe dei suoi pensieri. Sospirò
frustrata “E’ solo che…che ti
succede Fred? Tu non sei così, così
controllato! Sei spontaneo, vivace e solare mentre stasera ti stai tenendo a
freno e non capisco perché. La tua famiglia sembra che si tenga a freno!
Che cosa mi stai nascondendo?”
Fred ingoiò il vuoto e mise
su uno dei classici sorrisi Weasley che sembrano
illuminare le efelidi del viso “Niente, va tutto
benissimo. Sono solo un po’ nervoso che la mia famiglia non ti piaccia e anche loro cercano di fare buona impressione.
Tutto qua”
“Perché?”
Lui si trovò un po’ spiazzato “Co-come?”
“Perché non dovrebbe
piacermi la tua famiglia? Che cos’ha che non va?
Fred, è evidente che c’è una
parte della tua vita che non mi vuoi mostrare e questo
non mi va giù”
Lui sospirò pesantemente e le prese una mano tra le
sue “Ascoltami bene, effettivamente c’è una cosa di cui non
ti ho parlato ma è difficile da spiegare e ho
paura che tu non riesca ad accettarlo. Ti amo, davvero, e te ne parlerò
presto, ti chiedo solo di fidarti di me finché non lo farò”
Leah lo guardò un po’
confusa “Fred…”
“Per favore, Leah”
Lei annuì e Fred si
chinò per baciarla. Rientrarono in casa come se niente fosse e tornarono
a sedersi a tavola. Il resto della cena si svolse tranquillamente e senza
particolare imbarazzo, nessuno fece più gaffe e Fred
respirò tranquillamente per tutta la durata del pasto.
Dopo cena si trasferirono di nuovo
in salotto parlando del più e del meno, il signor Weasley
avido di sapere buttava là domande casuali per saperne di più sui
babbani strappando sorrisetti
al resto della famiglia. Fleur e Susy si erano allontanate per mettere a letto i bambini mentre il
resto dei presenti partecipava più o meno alla conversazione.
“Adesso è veramente ora di andare” disse Fred alzandosi dalla poltrona
“AndiamoLeah?”
La ragazza si alzò dal divano e prese il cappotto che
le porgeva la signora Weasley, che pareva parecchio
dispiaciuta “Ve ne andate già?”
Leah sorrise cordialmente
“Sì, sono di turno domattina e se non dormo abbastanza non
basterà neanche un litro di caffé per mettermi in
mo…”
Si bloccò a metà della frase guardando al di là delle spalle della signora Weasley e tutti, richiamati dal silenzio improvviso, si
voltarono a vedere cosa fosse successo. Spalancarono gli occhiquando capirono che
l’oggetto del mistero altri non era che il piccolo James
che si stava divertendo tantissimo a cambiare colore al suo pupazzetto di pezza
facendolo fluttuare in aria.
Fred si passò una mano
sulla faccia scuotendo la testa e Leah si
voltò a guardarlo con gli occhi fuori dalle
orbite “F-fred?”
Lui lasciò scivolare la mano dal viso e la
guardò pallido e arreso mentre lei continuava a non capire cosa stesse succedendo. Fred
aprì la bocca per parlare ma non ne uscì
un suono, la richiuse e riprovò un’altra volta.
“L-leah io…non sono
quello che credi”
Lei rimase zitta a guardarlo ancora piuttosto confusa e
sconvolta. Fred fece un cenno alla signora Weasley che risistemò la casa com’era sempre
stata e la ragazza ebbe un sussulto trovandosi in quel nuovo ambiente,
tornò a guardare il suo ragazzo sempre più incredula.
“Io sono un mago” disse lui con una voce piccola piccola.
Leah allargò gli occhi e
scoppiò in una risatina “Tu sei…smettila
di prendermi in giro!”
MaFred
non rise come si era aspettata, sospirò ed estrasse la bacchetta dalla
tasca dei pantaloni e con un gesto fluido cambiò il suo maglione in una
camicetta di raso azzurro, sorrise appena.
“Adoro come ti sta quella camicia”
Leah cominciò ad agitarsi
non sapendo più cosa fare in una situazione del genere, riuscì
solo a mormorare un debole “Ho bisogno d’aria”
Fred le posò una mano sulla spalla preoccupato “Vuoi che ti
accompagni a casa?”
“No, io…” scosse la testa confusa
“…ci vado da sola”
La signora Weasley la guardò impensierita “Leah
cara, sei sicura di voler andare da sola? Puoi usare la Metropolvere
se vuoi”
La ragazza la guardò con occhi vuoti e Fred scosse la testa “Mamma, non tutto stasera, per
favore”
Leahsi infilò
il cappotto quasi meccanicamente e si diresse verso la porta senza dar loro le
spalle “Io…io devo proprio andare a casa…è stata una
serata…interessante. A-arrivederci” fece
per andare ma si bloccò con la mano sulla
maniglia “Era uno gnomo vero quello in giardino?”
Fred sospirò “Lascia
che ti accompagni”
Lei scosse freneticamente la testa
“Vado da sola, davvero. Da sola, sì” e senza esitare
un attimo di più si chiuse la porta alle spalle.
Ron e Hermione
guardarono mortificati Fred e tutti gli altri, Ron gli mise una mano sulla spalla “Mi dispiace tanto, Fred, non avrei
mai pensato che James potesse fare la sua prima magia
proprio stasera. Non so come scusarmi”
Fred fece un breve sorriso “Non
è colpa tua, non potevi prevederlo e prima o poi
avrei dovuto dirglielo lo stesso” si incamminò verso le scale a
passo lento “Io vado a letto”
*
Era passata ormai una settimana dalla cena in famiglia e Fred non aveva più rivisto Leah
da quella sera. Aveva passato tutto il tempo al negozio a lavorare, a fare
l’inventario, a ricevere e sistemare le nuove consegne; praticamente non aveva lasciato niente da fare né a George né a Verity che
cominciavano seriamente a preoccuparsi.
La signora Weasley passava dal negozio tutti i giorni, una volta a lasciargli un pezzo
di torta, un’altra con dei panini, altre ancora con qualche stuzzichino. MaFred non aveva voluto saperne
di mangiare, non aveva voluto aiuto da nessuno.
Quel pomeriggio aveva pregato George
e la sua ragazza di andare a casa a riposarsi dicendo
che al negozio ci avrebbe pensato lui, era un giovedì e non c’era
mai troppo lavoro durante la settimana, poteva gestirlo da solo.
Il campanello attaccato alla porta trillò annunciando
un nuovo cliente, Fred preso com’era dalle
scartoffie non alzò nemmeno la testa “Siamo
ancora chiusi, mi spiace. Ripassi tra una mezz’ora”
“Fred”
Fred alzò la testa di
scatto rischiando di farsi male e guardò a bocca aperta la ragazza sulla
soglia della porta avvolta in un leggero vestito e i capelli scuri lasciati
liberi sulle spalle. Pensò che fosse bellissima. “L-leah?”
Lei sorrise brevemente e avanzò lungo il negozio
guardandosi in giro curiosamente un po’ intimorita. Raggiunse il bancone
e prese un bel respiro non sapendo da dove cominciare.
“Ciao” disse semplicemente con la sua aria
fresca e genuina.
“Come mi hai trovato?” chiese lui incredulo
“Come hai trovatoDiagonAlley? Tu non potresti arrivarci,
voglio dire tu non sei, beh, come me”
Leah sorrise e annuì “Infatti,
da sola non ce l’avrei mai fatta. Sono andata a casa tua, tua madre mi ha detto dove trovarti
e come arrivarci. Mi dispiace molto per come mi sono comportata l’altra
sera, non avrei dovuto”
“Sei andata a casa
mia?” Fred era sempre più incredulo e
perplesso “Tesoro, è normale che tu abbia reagito a quel modo, non
sono cose che capitano tutti i giorni per voi Babbani…”
“Babbani?” alzò
un sopracciglio lei, guardandolo con un sorriso divertito.
Fred si morse un labbro “Voi
non maghi, che non siete magici. Noi vi chiamiamo così, sei una Babbana,
Leah”
Lei rise e scosse la testa “Perché invece non
la smetti di usare noi e voi come se fossimo due razze differenti?”
propose.
“Forse perché siamo razze differenti?”
disse lui confuso come fosse la cosa più ovvia
da dire al momento, e secondo lui anche quella più corretta.
Leahpiegò
la testa da un lato umettandosi un labbro “Suona strano detto
così, non credi? Non sei forse un essere umano anche tu? Dove sta la differenza tra noi?”
“Io sono un mago…” disse lui
“…e tu…beh…no”
“Io ho i capelli castani…” disse lei con
un sorriso furbo “…e tu…beh…no”
Fred rimase un attimo spiazzato
guardandola nascondersi sotto al sorriso più
furbo che potesse avere e per una volta in vita sua non seppe più cosa
dire. Leah gli pizzicò il naso e lo
baciò su una guancia soffiando piano nel suo orecchio.
“Perché non mi
racconti del FredWeasley
che non conosco, mh?”
Fred si voltò
leggermente verso di lei col suo sguardo cristallino “Vuoi
davvero? Vuoi davvero sapere chi sono?”
“Tutto. Voglio sapere tutto di te”
Lui si leccò le labbra e alzò gli occhi da un
lato per pensare da dove cominciare, sorrise furbescamente “A scuola
finivo sempre in punizione perché io e George
ci divertivamo a usare la magia in modi più
impensabili. Una volta abbiamo cambiato colore ai capelli al
custode, un bel verde brillante…ci ha messo più di due
giorni a farli diventare come prima! Secondo me il verde era il suo
colore!”
Leahrise
scotendo la testa “Hai mai usato la magia con me? Per fare colpo,
intendo”
Fred fece un sorriso furbo
“Come pensi che sia andata via la macchia di
caffé dal tuo vestito? E quella volta che ti ho
riempito l’appartamento di fiori, senza contare la serata delle
lucciole”
Leahspalancò
gli occhi “Non erano lucciole vere? Le hai fatte tu?”
“Si dice ‘trasfigurate’ amore, e non
potevo fare altro, mi avevi appena detto quanto ti piacessero e le considerassi
romantiche”
Lei lo guardò dolcemente e gli accarezzò una
guancia “E’ la cosa più romantica che
qualcuno abbia fatto per me. E anche i fiori, erano bellissimi”
Fred tirò fuori dalla tasca la sua bacchetta, lei lo guardò con
un sorrisetto curioso, e trasfigurò il
portapenne in un mazzetto di Orchidee, le sorrise porgendogliele “I tuoi
preferiti”
Leah li prese sfiorandoli appena
con le dita e ispirò il loro profumo “Sai, penso
che potrei anche abituarmi alla magia. In fondo mi fa rimediare un sacco di
cose belle senza il minimo sforzo”
Fred rise “Non credere di
potertene approfittare ogni volta, la magia non è un gioco!”
tornò a guardarla seriamente e le prese una mano tra le sue “Leah, era questa la cosa che avevo
paura di dirti, non sapevo se mi avresti accettato o meno e se tu non
l’avessi fatto la tua memoria sarebbe andata cancellata. Non volevo che
la nostra storia rimanesse un ricordo lontano”
“A dire la verità sono
ancora molto confusa” disse lei con le guance arrossate
dall’imbarazzo “Insomma, è difficile per me riuscire a
crederci veramente e la cosa mi spaventa un po’. Non so se saprò gestirla, se saprò tenerla solo per me”
Lui le prese una mano e la guidò dietro al bancone
per farsi raggiungere, portò le mani sui suoi fianchi “Io non so
come andrà a finire Leah, sono un mago ma non posso prevedere il futuro. Posso solo dirti che con me non ti annoierai mai, te lo prometto, la
mia famiglia ti adora soprattutto mio padre che è un appassionato di babbani. In tutti questi anni mi hai insegnato tanto del
tuo mondo, lascia che ti insegni il mio”
Leah lo guardò impacciata
“Perché non mi racconti ancora qualcosa
di te?”
“Cosa vuoi sapere?”
“Qualsiasi cosa”
Fred la coccolò tra le sue
braccia guardandola negli occhi “Ho frequentato la scuola di Stregoneria
di Hogwarts, non ero particolarmente una cima a scuola ma la mia materia preferita era senz’altro
Difesa contro le arti Oscure…”
“Suona lugubre detto così. A
cosa serve?”
“…ci si difende da varie creature o
nemici”
Leah sbiancò visibilmente
“Che cosa intendi per
‘creature’?”
Lui la accarezzò sulla schiena “Questo te lo
spiego un’altra volta,eh?” disse “A
scuola facevo parte della squadra di Quidditch della
mia casa, i Grifondoro, ero un battitore. E’ lo
sport nazionale da noi”
Leah sorrise confusa “Sto già andando in
confusione. Credo che dovremmo proprio cominciare da zero”
Fred la baciò
“Ti dispiacerebbe?”
“No” disse lei felice “Non se sei tu a
spiegarmi tutto”
Fred fece un sorriso enorme
stringendola a sé “Ti amo, babbana”
Lei rise e lo baciò portando le braccia dietro al suo
collo “Ti amo, mago”
*
^^ spero vi sia
piaciuta. A me personalmente mi fa fare pitum-pitum anche se Fred non
è proprio il mio personaggio preferito…tutt’altro!
Però meditavo su questo MM da quando ho scritto
l’ultimo chap di NTE1 e non ho potuto fare a
meno di scriverlo!
Hermione si accarezzò languidamente il pancione con un sorriso
soddisfatto mentre si liberava dal groviglio di lenzuola che Ron aveva formato
rigirandosi nel sonno
HO BISOGNO DI TE
Baby, you can be tough
Say enough is enough
You could even be blunt
Just do it with love, love, love, love
Tell me I'm wrong
That I'm coming on way too strong
Don't think I'll be crushed
Just do it with love, love, love, love
Hilary Duff- With love
Hermione si accarezzò languidamente il pancione con
un sorriso soddisfatto mentre si liberava dal
groviglio di lenzuola che Ron aveva formato rigirandosi nel sonno. Girò
appena la testa e trattenne una risatina passando gli occhi sul volto
addormentato del marito che sembrava sempre un bambino mentre
dormiva beato. Lentamente e non con poca difficoltà data dalla
gravidanza si sistemò al suo fianco accoccolandosi sotto il suo braccio.
Ron, sentendo qualcosa di piacevolmente caldo accanto a
sé, sorrise appena e roteò la testa senza però aprire gli
occhi, beandosi ancora nella fase rem. Hermione
soffiò appena sul suo volto e lui con una smorfia storse il naso
lentigginoso e aprì gli occhi blu.
“Buongiorno amore”
Ron fece un sorriso stupidito ancora tra il sonno e circondò
la vita ormai tonda di Hermione carezzandola placidamente.
“Come sta stamattina la mia balenottera?”
Hermione rise e si alzò a sedere poggiandosi con la
schiena alla spalliera, si raccolse i capelli scostando qualche ciuffo dal viso
e portò entrambe le mani sulla pancia “Accaldata e gonfia. Ancora
un altro mese e rischio di esplodere”
“Resisti ancora qualche settimana,
ci siamo quasi. Altrimenti puoi sempre sperare
che faccia come James e sbuchi fuori prima” disse lui continuando ad
accarezzarla, senza riuscire a resistere posò un orecchio sulla pancia
ascoltando ogni minimo movimento con scrupolosità.
“Spero proprio di no! Non voglio trovarmi
un’altra volta a partorire sulla sabbia chissà dove!”
Ron rise “E senza un ostetrico come me come faresti?”
“Dio quanto mi sono
spaventata quella volta. Lo devo ammettere Ron mi hai
sorpreso, non pensavo saresti mai riuscito a fare una cosa del genere, credevo
avresti reagito più come…beh, come Harry. Avresti dovuto vedere quant’era bianco”
Ron rise di nuovo questa volta più
forte “Stavolta siamo più preparati, no?”
Hermione si tirò più su con la schiena
affaticata dal peso della pancia “A proposito di questo, pensavo che potremmo andare oggi pomeriggio a comprare quello che ci
manca… non so, altre tutine, un ciuccio nuovo…”
Percepì chiaramente Ron irrigidirsi sul suo pancione
teso e lo guardò con la fronte corrugata.
“C’è qualcosa che non va? Pensavo che
lavorassi solo la mattina oggi”
Ron si tirò su a sedere fissandola negli occhi per
sfuggirle subito dopo “Infatti, solo che ho promesso ad Ashley di passare
da lei questo pomeriggio”
“Oh” disse delusa Hermione “Oh, va bene”
“Non fare così, puoi sempre andarci con Ginny. Diciamoci la verità, Ginny se ne intende molto
più di me di queste cose e con lei fare shopping è più
divertente, no?”
Hermione forzò un sorriso “Sì,
certo”
Ron le sorrise e dopo averle lasciato
un veloce bacio sulla guancia balzò giù dal letto e uscì
dalla stanza. Lei rimase a fissare la porta sentendo in lontananza la voce dei
bambini mischiarsi a quella di Ron, probabilmente tutti e tre stavano
già scendendo per colazione. Sospirò pesantemente e si
alzò a fatica del letto camminando con lentezza verso l’ingresso.
La cucina era già affollata quando
arrivò, i bambini già seduti a tavola immersi nella loro
colazione mentre Ron leggeva tranquillo la Gazzetta del Profeta. Con un sorriso a James e Alex si sedette versandosi del latte nella tazza.
“Pensavo che ultimamente parliamo poco”
Ron lasciò un attimo perdere il giornale e
fissò Hermione stralunato “No, non mi pare”
Hermione non demorse spalmando elegantemente il burro su una
fetta biscottata come solo lei poteva fare “Non
mi racconti mai niente di quello che fai. Come va a lavoro?”
“Bene” disse semplicemente lui “Va tutto
bene”
Stavolta Hermione decise di non replicare
ma curvò le labbra in una smorfia insoddisfatta. Alzando gli
occhi sui bambini si trovò inconsciamente a ripulirli da residui di
latte in un gesto naturale e continuò a mangiare la sua colazione come
niente fosse.
Ron la osservò in ogni suo gesto aggrottando sempre
di più la fronte “C’è forse
qualcosa che non va?”
Scosse la testa “No, tutto a meraviglia”
“Mi sembri strana” disse lui continuando a fissarla
“Sono incinta”
“E questo cosa vorrebbe
dire?”
Hermione alzò brevemente lo sguardo su di lui
“Che mi è concesso di essere strana, con
tutti questi ormoni sballati e i dolori ovunque. Vorrebbe dire
che sono incinta e per questo ti sembro strana”
Ron decise saggiamente di non replicare nascondendosi ancora
una volta dietro al giornale. Hermione alzò gli occhi al cielo e si
voltò richiamata dalla voce di James.
“Mamma, possiamo giocare a palla insieme oggi?”
Hermione gli sorrise e gli
accarezzò la testa “Perché non giochi con Alex, mh? Mamma vi guarda”
Il bambino sbuffò scendendo dalla sedia e
incrociò le braccia al petto “Uff, non
vuoi mai giocare con me. Mi piaceva più quando
eri magra”
Hermione rimase stupita a guardare il bambino trotterellare
via dalla stanza e si voltò verso Ron che cercava invano di reprimere un
sorrisetto, gli lanciò un’occhiataccia e
si alzò piccata “Che diavolo hai da
ridere tu? L’hai sposata tu questa balena nel caso te ne fossi dimenticato!”
“Oh andiamo, Hermione, sei
incinta non sei grassa! James ha solo quattro anni, non puoi pretendere che
capisca queste cose”
Hermione prese in braccio Alex che
si aggrappò al collo della madre con le manine e guardò verso Ron
irritata “Bene. Buon lavoro”
Ron la fissò stralunato “Ma… ma il mio
turno comincia tra mezz’ora”
“Lo so” rispose lei andandosene “Buon
lavoro, Ron, e passa una buona giornata”
Ron continuò a fissarla sbalordito e rimase in
silenzio a guardarla uscire dalla stanza a passo svelto e arrabbiato.
Nell’immobilità della stanza sembrava quasi una statua, in una
mano il giornale e il resto della colazione sul tavolo: Natura morta al mattino.
Annuì e cercò di convincersi tra sé.
“E’ incinta, Ron. E’ incinta”
*
DiagonAlley
era affollata di gente, probabilmente tutti richiamati dai saldi di fine
stagione, lo stradone principale era praticamente un
fiume di persone che facevano a gara per entrare per primi nei negozi. Hermione
sospirò afflitta portandosi istintivamente una mano sull’addome.
Ginny a suo fianco camminava spensierata
col suo solito sorriso sereno, le era sempre piaciuto fare shopping fin
da ragazzina. Hermione le lanciò un’occhiata affaticata soffiando
fuori aria per riossigenarsi.
“Come sta Matt?”
Ginny le rivolse un sorriso gentile, i suoi occhi si illuminarono come quelli di qualunque mamma che parla del
proprio bambino “Sta benone. L’ho
lasciato a nonna Molly, ho pensato che girare con una
donna incinta e un bambino piccolo non sarebbe stato il massimo”
“Già” disse lei togliendosi un ciuffo
dalla fronte “Avrebbe dovuto esserci Ron con me, ma aveva cose più
importanti da fare”
“Cosa diavolo ci può
essere di più importante del suo bambino?”
Hermione tese la mascella continuando a camminare
tranquillamente “Ashley”
“Oh” Ginny si morse la lingua
“Ultimamente passa molto tempo con lei, non è vero?”
“Decisamente” rispose
acidamente Hermione “Ma non è un gran problema, in fondo sta solo
trascorrendo più tempo con un’altra donna di quanto non faccia con
sua moglie che è all’inizio del nono mese di gravidanza. Cosa vuoi che sia”
Ginny cercò di guardare da
un’altra parte evitando di prendere parte nelle questioni di suo fratello
“Hai provato a parlarne con lui?”
“Mi piacerebbe, se ogni tanto fosse a casa” mise
su un tono ironico esattamente come aveva fatto un attimo
prima “Di questo passo i bambini cominceranno a chiamarmi anche
papà”
Ginny la prese gentilmente per un braccio
“D’accordo Hermione, adesso non ti agitare. Devi rimanere
tranquilla durante questo mese o rischi di…”
Ma Hermione non l’ascoltò neanche e
cominciò a smaniare come una pazza “Come diavolo faccio a stare tranquilla? Prima o poi
mi farà impazzire! Io non ce la faccio più! Sono sempre e solo io
a fare tutte la faccende in casa e se non se ne fosse
accorto sono incinta! Incinta! E non è che non
si noti più di tanto, sembro una mongolfiera!”
Ginny la guardò seriamente preoccupata “Va
bene, va bene, adesso calmati”
“Se non gli vado più
bene poteva evitare di mettermi incinta una terza volta! Lo so di non essere
bella, cosa crede che sia stupida? Poteva lasciarmi! Me ne sarei fatta una
ragione! E invece adess…”
Hermione si bloccò di colpo spalancando gli occhi a
dismisura e si portò velocemente una mano sulla pancia, Ginny
sbiancò e chiese titubante.
“Her-hermione?”
Un gemito si levò dalle labbra di Hermione che si
piegò sulle ginocchia con una smorfia di dolore “Ginny! Oddio,
Ginny, mi sa che ci siamo!”
“Cosa?” Ginny si
guardò attorno in preda al panico “Aiuto! Qualcuno mi aiuti, ho bisogno d’aiuto!”
Improvvisamente Hermione si sentì tirare su per la
vita da due forti mani e la faccia di Ginny si rilassò in un sorriso. Quando si voltò verso lo sconosciuto sospirò
in sollievo riconoscendo l’amico d’infanzia.
“Oddio Harry, meno male”
Harry le sorrise debolmente e la trascinò
non senza fatica verso il Paiolo Magico “Venite, chiederemo a Tom di usare la Metropolvere”
Ginny lo guardò ammirata seguendoli a passo svelto
“Cosa ci facevi a DiagonAlley?”
“Per vostra fortuna avevo appena finito di lavorare e
avevo deciso di fare un giro giusto per rilassarmi. Meno male che le tue urla
sono inconfondibili Ginny, altrimenti stareste ancora là a chiedere
soccorso”
Hermione parlò a fatica respirando come le avevano insegnato i medici “Non sarebbe la prima volta che
partorisco per terra”
Harry ridacchiò “Beh, vediamo
di non ripeterci. Ho già assistito una volta e non sono ricordi
piacevoli. Ma dov’è Ron?”
Hermione strinse forte la camicia di Harry e represse un
gemito “Con tua sorella”
“Ancora?” notando l’espressione di Ginny,
Harry cambiò velocemente discorso “Ma
smettiamo di discorrere, avremmo tempo una volta arrivati all’ospedale,
adesso pensiamo a camminare”
Hermione sorrise tra sé. Harry era proprio un buon
amico “Grazie Harry”
*
Quando Ron rincasò quella
sera rimase un attimo perplesso nel trovare sua sorella e Harry seduti sul suo
divano. Si voltò alle sue spalle quando
sentì la voce di Ashley ridacchiare su qualcosa che aveva detto prima di
entrare in casa e la guardò zittirsi sbalordita esattamente come aveva
fatto lui.
Hermione sbucò fuori dalla
cucina con un vassoio di the che posò sul tavolino del salotto e
alzò lo sguardo verso Ron, che le rivolse un sorriso.
“Ehi, siete stati a fare shopping
allora?”
Ginny e Harry si scambiarono uno sguardo
mentre Hermione stringeva i pugni lungo i fianchi, la sua voce però
uscì del tutto tranquilla “No, a dire la verità siamo stati
al S. Mungo”
Ashley si portò una mano alla bocca
“Si è fatto male qualcuno?”
“No”
Ron la guardò a bocca aperta “E cosa ci siete andati a fare all’ospedale?”
Hermione si mise le mani sui fianchi, il
suo sguardo ribolliva di rabbia “Siamo andati all’ospedale,
Ron, perché oggi ho quasi partorito”
Ron si avvicinò a lei dilatando gli
occhi “Hai quasi partorito? Che significa quasi?”
“Falso allarme” si intromise
Ginny tornando zitta subito dopo “Si è agitata troppo”
Ron tornò a guardare Hermione allucinato e sconvolto “Che
vuol dire che ti sei agitata?”
“Mi sono messa a urlare nel
mezzo di DiagonAlley e un
attimo dopo mi sono ritrovata piegata in due dal dolore”
“Cos…? Ma perché non mi
hai avvertito?”
“L’ho fatto” disse secca lei “A casa
di tua madre, casa di Ashley, il tuo ufficio, ogni
singola casa dei tuoi fratelli! Per questo mi piacerebbe tanto sapere, Ron,
dove diavolo eri?”
Ron aprì un attimo la bocca indicando verso Ashley e
balbettò un po’ confuso “…allo stadio. Ashley ha
trovato dei biglietti per la partita dei Cannoni e abbiamo pensato…
“
Hermione sorrise amaramente e si voltò verso Ashley
“E’ stata una bella partita?”
Ashley si limitò ad annuire guardando colpevole verso
Ron.
“Bene” così dicendo voltò loro le
spalle e fece per andarsene. Ron si scambiò velocemente uno sguardo con
la sorella e con Harry e la rincorse fermandola per un
braccio, Hermione si voltò seccata verso di lui.
“Hermione, vuoi spiegarmi cosa c’è che
non va?”
Hermione non si trattenne più e cominciò a urlare come una pazza “Vuoi sapere cosa
c’è che non va? Te lo dico io cosa c’è che non va,
Ron! Guardami, noti niente di strano? Se ti sembro più grassa del solito è perché sono incinta, Ron, incinta! E
tu con chi eri oggi mentre mi contorcevo dal dolore
delle doglie?”
“Con Ashley, ma…”
“E dov’eri ieri
pomeriggio, Ron?”
“Da Ashley, però…”
“E due giorni fa con chi sei
uscito?”
“Ashley” disse lui con una voce appena udibile
abbassando la testa, Hermione rimase a guardarlo in silenzio per qualche minuto
fino a che la sua voce non uscì bassa e fredda.
“Credo di aver detto abbastanza” disse lasciando la stanza.
Ron rimase a guardarla andar via senza aver il coraggio di
alzare la testa. Si voltò leggermente verso gli altri che lo guardavano
imbarazzati. “Potreste… potreste…”
Harry si alzò prontamente in piedi subito seguito da
Ginny “Ci vediamo amico”
Li salutò con un cenno del capo e non appena la porta
fu chiusa cominciò a salire lentamente le scale. Aprì con cautela
la porta della camera da letto e gli si strinse il cuore scorgendo la figura di
Hermione scossa dai singhiozzi che piangeva sommessamente. La chiamò
piano.
“ ‘Mione…”
“Va via Ron!” il suo
tono non era arrabbiato ma stanco.
Ron si avvicinò a lei e si sedette al suo fianco sul
bordo del letto, Hermione scattò su come una molla e lo fissò
negli occhi seriamente. “Non ti biasimo di certo se cerchi altre donne,
so di non essere bella, non lo sono mai stata, e con le dimensioni di una
mongolfiera sono meno attraente che mai ma se mi stai
tradendo voglio saperlo!”
Ron spalancò gli occhi incredulo
“Ma che stai dicendo? Ashley è la mia migliore amica e
basta!”
“Ah, adesso sì che dovrei stare tranquilla dato
che l’ultima migliore amica che hai avuto te la
sei scopata a diciotto anni e l’hai messa incinta!”
“Sì! E poi l’ho
sposata e ci ho costruito una famiglia insieme perché l’ho sempre
amata e non l’ho mai considerata veramente solo come un’amica! Hermione, come puoi solo pensare di paragonarti ad Ashley?”
Lei sbuffò ironica “A quanto
pare preferisci stare con lei che con me”
“Ma questo non è vero!
Sto solo cercando di farle compagnia, Hermione, è
una ragazza madre!”
“A questo punto lo sono anch’io!” Ron la
guardò shockato ma lei non si fermò, si
alzò anzi in piedi urlandogli contro “Tu…tu non ci sei mai,
i tuoi figli ti vedono si e no due ore al giorno, non… non aiuti in casa!
Sto per partorire Ron, non ce la faccio a fare tutto da sola e tu ti comporti come se stare con Ashley fosse la cosa più
importante al momento! Diavolo, per una volta può stare con
Harry!”
Ron inarcò un sopracciglio
“Ma Harry ha la sua vita e…”
“E tu no?”
Ron ammutolì e abbassò la testa, stava decisamente sbagliando tutto. Sospirò appena
chiudendo gli occhi “Io non ti tradisco, Hermione, te lo giuro e se può farti stare meglio Ashley sta uscendo
con Barry, il mio collega. Il fatto che non possa
stare fisicamente con te per via della gravidanza non
significa che vada a cercare piacere da altre donne”
Gli occhi di Hermione si inumidirono
velatamente “Ho solo bisogno di te”
“E io sono qui” rispose
lui prontamente prendendole una mano “Mi dispiace di essermi lasciato un
po’ prendere da Ashley, avrei dovuto passare più tempo con te e i
bambini”
“Cerca solo di essere
più presente, va bene?”
Ron si alzò e le baciò la fronte
“Promesso. Ti amo”
“Ti amo”
*
Il giorno dopo Ginny aveva insistito per portarla fuori
tutto il giorno. Da prima Hermione era stata riluttante ma quando Ginny le
aveva detto che le avrebbe fatto bene per rilassarsi
si era lasciata convincere ed avevano passato tutto il giorno a fare lo
shopping che non erano riuscite a fare il giorno prima.
Hermione tornò a casa semplicemente distrutta, si
sentiva i piedi gonfi come due angurie e la schiena a pezzi, sospirò
stancamente lasciandosi andare contro al divano. Sobbalzò appena quando sentì un paio di labbra sulla pelle del
collo e si voltò sorpresa a incrociare gli occhi di Ron.
“Non dovresti essere a lavoro?”
Ron annuì ma le tese una
mano che lei afferrò incerta alzandosi a fatica dal divano.
Silenziosamente la condusse al piano di sopra nella loro
camera e arrivantole di fronte cominciò
a sfilarle il vestito senza smettere di fissarla negli occhi. Prima che potesse aprire bocca, Ron si sfilò la maglia e
posò le sue labbra sulle sue sganciandosi i pantaloni. Hermione si
staccò da lui.
“Ron… non possiamo ancora…”
“Lo so” disse con voce roca “Lasciami
fare”
Continuando a baciarla e a denudarsi l’un l’altro Ron arretrò fino al bagno e Hermione
si trovò enormemente sorpresa di trovarlo pieno di candele e con la
vasca piena di schiuma. Ron s’infilò nella vasca aiutandola a
sedersi tra le sue gambe senza farla scivolare, poggiando con la schiena contro
il suo petto ampio. Le mani di Ron raggiunsero il suo pancione
mentre le stampava un bacio appena sotto l’orecchio.
“Avevamo bisogno di stare insieme” disse sussurrando, Hermione si rilassò completamente
contro il suo petto cullata dall’acqua calda.
“Hai avuto una splendida idea”
“Sarebbe la prima volta nella mia vita” disse
ridacchiando lui “Ricordami di segnare la data sul calendario”
Hermione sorrise e giocherellò con le dita della mano
di Ron “Con tutto quello che è successo ultimamente non abbiamo
neanche deciso il nome da dare al bambino”
“Micheal”
Hermione si voltò verso di lui basita
“Come?”
Ron si umettò un labbro fissandola negli occhi
“Ci ho pensato, anche quando non ero a casa e stavo fuori con Ashley.
Micheal, voglio che si chiami Micheal”
Il viso di Hermione si addolcì in un sorriso e
spostò la sua mano intrecciata a quella di Ron sul suo ventre gonfio
“Va bene, allora ciao Micheal”
“Se non ti piace possiamo
anche cambiarlo…”
“E’ stato il primo nome che abbiamo messo sulla
lista di James” disse Hermione sorridendo nostalgica
“Non voglio cambiarlo, Micheal mi piace. Mi fa ricordare tante
cose belle”
Ron le baciò una tempia e la strinse forte a
sé “Lo sai che li voglio ancora tutti
quei bambini, vero?”
Hermione rise leggero “Andiamoci
piano Ron, c’è ancora tanto tempo. Abbiamo solo ventitre
anni, non c’è nessun bisogno di correre”
“Lo so” sussurrò lui
nel suo orecchio “Volevo solo ricordartelo. Mi piace avere bambini
da te, mi piace che i tuoi figli mi chiamino
papà. Fa un effetto strano”
Hermione si voltò di nuovo e gli prese il volto tra
le mani baciandolo leggero sulle labbra “Ma come mi è
venuto in mente di sposarti, Weasley?”
Ron mise su un sorrisino “Eri incinta e rischiavi la
vita”
“Oh giusto” disse lei battendosi una mano sulla
fronte “Mi sembrava di averti sposato per un motivo veramente romantico,
sì”
“Beh…” fece lui “…anche
perché mi trovavi veramente irresistibile, e Hermione Weasley suonava così bene”
Hermione rise “Un motivo più valido
dell’altro, insomma”
“Te ne sei mai pentita?” chiese lui a bruciapelo
tornando serio.
Hermione scosse la testa “No, mai”
“Hermione?”
“Sì, Ron”
“Tu… tu non mi lascerai mai, vero? Neanche se dovessi diventare un mostro col passare del tempo o se
diventassi noioso, tu starai con me, vero?”
Hermione gli sorrise scotendo la
testa e lo guardò semplicemente “Ron, che cosa ho promesso quando
ero all’altare accanto a te?” Ron la fissò confuso e lei
ripete solennemente “Finché morte non ci separi”
Ron sorrise “Non sarei mai in grado di
amare nessuna come amo te, lo sai?”
“Ci sono voluti anni e anni
di litigate per costruire tutto questo” disse ridendo “E io non
potrei mai immaginarmi la vita con un uomo che non sia tu. Ti amo”
“Smetterò di uscire con Ashley”
Hermione gli prese una mano “Grazie”
Rimasero un attimo in silenzio a bearsi tra l’acqua
calda e la schiuma, Hermione completamente rilassata contro il corpo di Ron,
entrambi con gli occhi chiusi e rilassati. Ad un certo punto la voce di
Hermione uscì vispa.
“Oh, Ron, ho dimenticato di dirti una cosa. Indovina chi viene a trovarci domani?”
Ron alzò una palpebra curioso
“Chi?”
“Viktor!”
“Krum??!!?”
**
Scrivu un pensierino veloce veloce perché è tardi e domani ho
scuola –purtroppo- ho scritto questo MM perché mi son resa conto che era tanto che non ne aggiornavo uno e mi
son decisa a scrivere anche questo…ormai sto
scrivendo venti cose insieme O.O
“… e così ho cercato di avvertire ma la pianta
è esplosa e ci siamo ritrovati pieni di melma blu
TUA E SOLTANTO TUA
I shouldn't love you but I want you
I just can't turn away
I shouldn't see you but I can't move
I can't look awayJesse Mccartney- Just so you know
“… e così ho cercato di avvertire ma la
pianta è esplosa e ci siamo ritrovati pieni di melma blu.”
Il gruppetto di ragazzi scoppiò a ridere richiamando
l’attenzione di tutti i presenti in Sala Comune. Vicino a loro il
caminetto scoppiettava nonostante fossero appena gli inizi di marzo e
l’aria stesse diventando sempre più temperata. Matt, al centro
dell’attenzione, si passò una mano tra i capelli scombinati
lanciando sorrisi a chiunque. Micheal scosse la testa con un sorriso di chi la
sa lunga passando un braccio attorno alle spalle di Shelly, la sua ragazza.
“Non sei mai stato un portento in erbologia, Potter,
ma almeno potevi evitare di farci finire dritti in infermeria a tre giorni
dalla partita.”
Gli altri risero ancora e Matt mise il broncio incrociando
le braccia al petto. Micheal e Shelly risero di gusto fino a che lei non si
strusciò a Micheal posando la testa sul suo petto e accarezzandolo con
una mano. “Ma adesso stai bene, vero amore?”
Micheal si voltò verso di lei e le sorrise.
“Sto perfettamente, grazie anche a te.”
Un coretto di sbaciucchiamenti si alzò tra il gruppo
e Micheal si guardò intorno fulminando gli amici con lo sguardo. Matt
rise forte tenendosi la pancia. “Oh, Mickey, come ti avrebbe aiutato la
tua fanciulla? Ti ha per caso fatto da infermiera?”
Gli altri ragazzi partirono a prenderli in giro nuovamente
fischiando e urlando in apprezzamento. Micheal si lasciò scappare un
sorriso rassegnato mentre Shelly ridacchiava compiaciuta e dolcemente arrossita
al suo fianco. Era il suo ultimo anno in quella scuola e non era certo stupido,
aveva capito benissimo a cosa stesse alludendo Matt; per tutta risposta si fece
più dritto sulla poltrona e strinse Shelly di più a sé.
“E se anche fosse?” Iniziò con un sorriso
trionfante. “Magari è la gelosia che ti fa aprire quel forno,
Matthew.”
Matt non se la prese minimamente, scoppiò anzi a
ridere portandosi teatralmente una mano alla fronte. “Ah, come
farò a vivere adesso che mi hai scoperto?”
“Matt?”
Una vocina più leggera delle altre arrivò loro
da dietro le spalle del ragazzo. Un po’ sorpresi dall’interruzione
si voltarono verso di lei, persino Matt prestò la massima attenzione
alla ragazza che l’aveva chiamato.
Sarah se ne stava lì con un debole sorriso sulle
labbra carnose e i capelli un po’ scomposti che ricadevano sulle spalle.
Gli porse una lettera senza dire niente. Sembrava che tutti si fossero
ghiacciati sul posto, rimasero a guardarla in silenzio mentre Matt leggeva
velocemente la lettera. Improvvisamente uno dei ragazzi la squadrò da
capo a piedi con un sorriso e mise su un’espressione sfacciata.
“Ehi, cosa fai stanotte, dolcezza?”
Matt alzò subito lo sguardo dalla lettera puntandolo
circospetto sull’amico, subito seguito da Micheal che cercò di
essere meno evidente possibile nonostante la fronte corrucciata. Sarah non si
scompose e ricambiò il sorriso con uno dei suoi chiedendo politicamente.
“Pensavo di dormire, perché?”
Quello le fece l’occhiolino. “Se non riesci a
prendere sonno vieni a farmi una visitina. Terza stanza a sinistra, secondo
baldacchino a destra.”
Sarah ridacchiò ma Matt saltò su sulla
difensiva. “Ehi, Mars! E’ con mia sorella che stai parlando!”
Il ragazzo fece uno sguardo furbo e la guardò di
nuovo con un sorriso. “Beh, non prendertela con me se hai una sorella che
è uno schianto. E davvero non mi spiego come un gioiellino del genere possa
essere single, ma cosa sono tutti ciechi qui intorno?”
“Adesso lasciala in pace, Mars!” Tutti si
voltarono a guardare sorpresi Micheal, che aveva un’espressione
più seria e nera di quanto non volesse, fissandolo increduli. Sarah gli
sorrise riconoscente e lui si voltò evitando il suo sguardo stringendo a
sé Shelly che lo fissava impietrita.
“Amore, ti senti bene?”
Micheal annuì appena. “Sto benissimo.”
La voce di Sarah li interruppe nuovamente, con un po’
di rossore sulle guance e l’espressione più compiaciuta che
potesse avere, fece un altro sorriso enorme e li salutò congedandosi. Ci
fu un momento di silenzio in cui tutti la seguirono con lo sguardo mentre
andava via, Matt alzò un sopracciglio fissando il cugino muoversi a
disagio sul divano.
“Ehi, Mickey, tutto ok?”
Micheal alzò appena la testa guardando con la coda
dell’occhio verso Sarah, sussurrò appena. “Sì”
si umettò un labbro. “Tutto perfetto.”
*
“… I
Grifondoro conducono per 120 a
60 e Mars è più concentrato che mai a trovare il boccino prima
dell’avversario, la rivalità tra le due squadre è
più accesa che mai.”
I vari giocatori in campo sfrecciavano veloci, ognuno di
loro concentratissimo sulla propria mansione: entrambi i portieri erano
sbilanciati in avanti pronti a qualsiasi attacco nemico, i cacciatori
agguerriti per cercare di rubarsi la pluffa, i quattro battitori colpivano
violentemente i bolidi e, quando non erano visti da Madama Bump, anche qualche
avversario. Solo i due cercatori galleggiavano qua e la alla ricerca di un
punto d’orato.
Micheal, ad almeno sessanta metri dal suolo, sfrecciò
veloce verso la sua destra. Bloccatosi di scatto e tenendo un equilibrio
perfetto si mise un dito in bocca e lo tirò fuori alzando il braccio
appena davanti a lui, strizzò un occhio puntandolo sul dito. In meno di
un secondo afferrò la mazza con entrambe le mani e colpì un
bolide facendolo finire preciso su uno dei cacciatori della squadra avversaria,
esattamente dove aveva mirato un attimo prima.
Gli spalti esultarono e Matt gli arrivò di lato
battendogli il cinque. “Bel colpo, Micheal! … certo una mossa un
tantino scorretta, Madama Bump non ne sarà felice.”
Lui si asciugò la fronte con un sorriso maligno.
“Ah, siamo ad alta quota e non si sarà neanche accorta che lo
miravo millimetricamente. Sono i Serpeverde, Matt, quando mai loro sono stati
accondiscendi con noi?”
Matt ricambiò il sorriso furbo, facendo sì che
per un attimo sembrassero i perfetti eredi di Fred e George. “Giusta
osservazione.”
Micheal si fece improvvisamente serio e impugnando la mazza
con entrambe le mani fece un movimento violento come per colpire le testa di
Matt, che spalancò gli occhi e si abbassò di scatto facendo
sì che il cugino colpisse un bolide diretto su di lui. Quello
volò dritto su uno degli avversari, disarcionandolo.
Matt lo guardò allibito. “Sei pazzo?! E se non
mi fossi spostato?”
L’altro scrollò le spalle. “Beh, saresti
finito in infermeria in ogni caso. Meglio per mano mia che per un bolide, non
ti pare? Potevamo inventare una storia assurda, dire che abbiamo litigato
durante una partita, ed acquistare un altro po’ di popolarità,
no?”
Matt rise di gusto. “Sempre meglio di dire che ero
distratto, sicuro! Grazie, per avermi salvato l’onore…e la
testa.”
“Oh ma ti pare!” Disse Micheal con un sorrisino
beffardo. “Mi hai salvato il culo
tante di quelle volte, per una volta che posso ricambiare.”
“Davvero molto divertente, Weasley.”
Improvvisamente, si bloccarono sul posto. Il boccino era
comparso tra loro e svolazzava qua e là come un forsennato, instancabile
e luccicante. I due cugini si guardarono in pieno panico. “Mars!”
urlarono.
Il ragazzo moro, un po’ robusto, si voltò di
scatto verso di loro. I suoi occhi si illuminarono vispi quando la sua vista di
falco individuò lo sbrilluccichio del boccino e in meno di un secondo
partì nella loro direzione.
Matt e Micheal fecero solo in tempo a sentire l’ondata
d’aria provocata dal loro amico prima di riaprire gli occhi e rendersi
conto che Mars aveva sterzato bruscamente e si era gettato capofitto dietro il
boccino diversi metri sotto a loro. Si scambiarono uno sguardo.
“C’è mancato un pelo, l’ultima cosa
che ci mancava era uno scontro frontale… come se non avessimo passato
abbastanza tempo in infermeria ultimamente.”
Micheal alzò un sopracciglio. “Non sono io che
ho fatto esplodere una pianta.”
“Di nuovo Monk, vai così fratello siamo tutti
con te… schiva Ullman… poi Fake… si avvicina agli
anelli… ed ecco! Un altro centro per Monk! Grifondoro ha un vantaggio
netto! Ben gli sta…gliel’avevo detto io a quel serpeverde del ca…
ahia! No, scusi professoressa, scherzavo…”
Matt rise alla telecronaca. “Quel Pudmore, proprio un
bel tipo… lo sapevi che ha una cotta per Sarah?”
Micheal voltò la testa di scatto verso di lui
talmente in fretta da farsi male, e lo guardò allucinato. Poi, cercando
di recuperare una certa disinvoltura, si fece serio e si schiarì la gola
richiamando l’attenzione di Matt che stava seguendo attento il corso
della partita. “Senti, c’è una cosa di cui dovremmo
parlare…”
Matt si voltò verso di lui, sorpreso. “Va bene.
Appena finisce la partita…”
“Non penso di poter aspettare fino alla fine della
partita, è una cosa piuttosto importante.” Rispose sottovoce.
Matt lo guardò sbalordito. “Ok… riguarda
il perché sei così strano oggi?”
Micheal si umettò un labbro senza smettere di
guardarlo. “Sì.” Disse con voce fievole. “Matt,
io…”
“MARS AFFERRA IL BOCCINO! La partita va a Grifondoro
per 260 a
60! Congratulazioni ragazzi!”
I due ragazzi si voltarono di colpo per vedere tutta la
squadra planare a terra e abbracciarsi baciando il boccino uno alla volta. Matt
sfrecciò giù come una furia e Micheal sospirò guardandolo
volar via e cominciò a planare verso gli altri. Appena messo piede a
terra fu investito dal resto della squadra che urlava e rideva felice.
Micheal si lasciò trasportare dal momento, si
guardò un attimo e si rese conto di essere completamente ricoperto di
fango, aveva del sangue sulla divisa che usciva da chissà dove e era
fradicio di sudore. Rise. Rise forte. Avevano vinto la partita, contro i
Serpeverde per giunta, e non c’era niente al mondo che potesse avere un
sapore migliore.
Si voltò verso Matt che gli sorrideva entusiasta e
sorrise amaro. Magari quella conversazione avrebbe potuto aspettare.
*
Negli spogliatoi si sentiva ancora un gran trambusto, chi
rideva, chi scherzava, chi semplicemente chiacchierava con un tono allegro
nella voce. Matt, già cambiato e con la sacca in spalla, tirò una
manata scherzosa sulla nuca di Micheal che imprecò ad alta voce lanciandogli
un’occhiataccia fulminante. Matt si limitò a guardarlo innocente.
“Hai intenzione di rimanere qui tutta la sera? Guarda
che noi siamo tutti già pronti, anzi, metà della squadra è
già andata via.”
Micheal sbuffò chinandosi ad allacciarsi una scarpa,
ancora a petto nudo. “Non è colpa mia se mi fate sempre fare la
doccia per ultimo.”
“Ti facciamo fare la doccia per ultimo perché
sei una lumaca.” Disse Matt cominciando ad avvicinarsi alla porta dove lo
aspettavano i compagni di squadra. “Mica ti dispiace rimanere da solo? Le
mie fan mi acclamano alla festa.”
Mars alzò un sopracciglio e scoppiò a ridere.
“L’unica fan che tu possa avere, Potter, è tua sorella.
Andiamo o si finiranno tutto il cibo. Ti dai una mossa, Weasley?”
Micheal si rialzò e gli fece cenno di andare con un
sorriso. “Vi raggiungo, andate pure.”
Sghignazzando e colpendosi a vicenda come dei veri ragazzini
lasciarono lo spogliatoio. Micheal rise tra sé scotendo la testa e
raccolse la divisa da terra buttandola disordinatamente dentro
l’armadietto. Quando una folata di vento gli arrivò sulla schiena
nuda e la porta sbatté alle sue spalle sospirò senza voltarsi.
“Matt, non sei divertente. Credi davvero che possa prendermi paura per
così poco? Ti ricordo che viviamo in un castello infestato dai
fantasmi.”
Quando non gli arrivò nessuna risposta si
voltò curioso e sbiancò sul posto. Sarah era a pochi metri da
lui, i capelli le ricadevano sulle spalle in ciocche perfette e l’ombra
di un sorriso sulle labbra. In un gesto nervoso Micheal fece un passo indietro
e si abbottonò i pantaloni nel giro di tre secondi. “Ch-che ci fai
qui?”
Il sorriso di Sarah si allargò, rimanendo comunque
molto mantenuto, e gli si avvicinò di qualche passo molto lentamente.
“Volevo congratularmi personalmente per la vittoria.”
Micheal ingoiò il vuoto e ridacchiò
nervosamente. “Eh eh, già… grazie… uhm… adesso
puoi andare alla festa, così puoi congratularti personalmente anche con
gli altri.”
Sarah avanzò ancora. Ad ogni suo passo, Micheal
arretrava di altrettanto stando ben attento a non perderla di vista neanche un
secondo come una preda che rallenta la morte certa. “Mi sono accorta da
molto tempo di come mi guardi, sai?”
Micheal cercò di sorridere e chiese facendo il finto
tonto. “Come ti guardo?”
“Sì.” Disse lei con un sorriso sincero.
“E non mi guardi come mi guarda Matt, o James, o Simon… mi guardi
come un uomo guarda una donna.”
Un ultimo passo e Micheal si trovò con le spalle
contro l’armadietto. Chiuse gli occhi sospirando afflitto facendo fronte
a tutto il suo buon senso per rimanere calmo. Solo quando il profumo dolce di
Sarah gli invase le narici e la sua piccola mano calda si posò leggera
sul suo petto, ancora nudo, riaprì gli occhi di scatto puntandoli negli
smeraldi che si trovò davanti.
La voce di Sarah uscì calda e leggera. “Geena
dice che sono molto brava ad ottenere quello che voglio.”
Micheal alzò la testa portando gli occhi, di un
azzurro intenso, al soffitto e deglutì a fatica sentendo il corpo di
Sarah pressato contro il suo. Le mani della ragazza gli accarezzarono tutto il
petto prima di allacciarsi dietro al suo collo. Lui sospirò di nuovo e
riuscì a mormorare roco. “S-sarah…”
Micheal abbassò nuovamente la testa verso di lei, gli
bastò guardarla negli occhi una volta ancora perché tutti i suoi
buoni propositi se ne andassero al diavolo. Senza neanche rendersene conto si
chinò più su di lei dischiudendo le labbra, e fu un attimo quando
Sarah si alzò in punta di piedi. Le loro labbra si toccarono per la
prima volta dopo tanti anni.
E come aveva previsto, qualcosa si scatenò dentro
Micheal, come se l’impeto che aveva rinchiuso in gabbia fosse stato
appena liberato. L’attirò di più a sé passandole un
braccio dietro la vita e rese il loro bacio più profondo. Poi, come se
neanche questo gli bastasse più, la sollevò per le gambe e si
voltò facendole sbattere la schiena contro all’armadietto,
scendendo a baciarle il collo.
Sarah sospirò appena. “Micheal.”
Appena si rese conto di quello che stava facendo, Micheal le
fece toccare di nuovo terra e si allontanò da lei shockato. La
fissò con la bocca semiaperta con un’espressione terrorizzata sul
volto. “M-mi dispiace, io non…”
Sarah si avvicinò a lui e gli prese il viso tra le
mani baciandolo di nuovo. “No, non è vero. Tu volevi farlo e non
ti dispiace affatto.”
Micheal la fissò spaesato. “Ma non possiamo, tu
sei mia…”
Lei gli tappò la bocca prima che potesse aggiungere
altro, gli sorrise tenendo però uno sguardo serio e determinato.
“Sarò per te quella che vuoi che io sia, Micheal.”
Lentamente fece scivolare la sua mano dalla bocca di Micheal ma lui rimase
zitto.
Dopo qualche attimo di silenzio si umettò un labbro
alzando di nuovo gli occhi al cielo, incerto, poi tornò a fissarla
grave. “Sarah io… io non ho smesso di pensarti da quando avevo
tredici anni, da quando… ma ti avevo pregato perché ne
riparlassimo più tardi… io speravo che sarebbe passata e
invece… invece ogni notte, appena chiudo gli occhi tu sei lì
e… e lo sai che io dormo accanto a tuo fratello! Come credi che mi senta
a fare certi pensieri su di te mentre lui è lì accanto!”
Sarah rise appena, compiaciuta dalle sue parole e Micheal
arrossì rendendosi conto di ciò che aveva appena confessato.
“Quello che voglio dire Sarah è che… io
non posso… sto con Shelly adesso.”
Il sorriso di Sarah si fece amaro quando abbassò lo
sguardo. “Non è a Shelly che pensi quando chiudi gli occhi,
però.”
Micheal sospirò di nuovo. La situazione gli stava
sfuggendo di mano. “Vorrei che non fossi tu quella a cui penso. Quella
che sogno. Vorrei comportarmi con te come fanno James e Simon e gli
altri.”
“E io vorrei che tu non fossi figlio di zio Ron.”
Disse lei con un sorriso dolce sulle labbra. “Ma non si può avere
tutto dalla vita, giusto?”
Micheal scosse la testa e si avvicinò a lei
prendendole il viso tra le mani, puntò gli occhi nei suoi.
“Pensaci seriamente, Sarah, pensa a cosa andiamo incontro. Come pensi di
dirlo ai nostri genitori, che facciamo se poi tra di noi non funziona, come
pensi che la prenderà Matt? Non è una situazione facile.”
“E ti arrendi così?” Lo provocò
lei sapendo di colpire un punto debole. L’orgoglio.
“Non mi sto arrendendo! Sto solo cercando di essere
razionale!”
Lei mandò fuori una risata senza humor. “Non te
l’ha mai detto nessuno? L’amore non è esattamente una cosa
razionale.”
Micheal la pregò. “Sarah…”
“Io voglio stare con te.”
Avvicinò il viso al suo sfiorandogli di nuovo le
labbra, socchiuse gli occhi verdi. “E se poi tra di noi funziona, se
aspettiamo a dirlo ai nostri genitori finchè non siamo sicuri di quello
che facciamo, se Matt capisse che vogliamo stare insieme?”
Micheal piegò la testa da un lato avvicinandosi
ancora di qualche millimetro alle sue labbra carnose, esitando ancora molto
titubante. Le sue mani, ancora sul viso di Sarah, accarezzavano pigramente la
pelle appena arrossata delle guance. E cedette. In un battito di ciglia
posò delicatamente le labbra sulle sue, per la prima volta
abbandonandosi completamente l’uno all’altra.
Sarah sorrise contro le sue labbra e si lasciò andare
contro al suo corpo, lasciò scivolare lentamente le braccia dietro al
suo collo alzandosi leggermente in punta di piedi dato che Micheal era molto
più alto di lei. Era così felice che il cuore rischiava di
scoppiarle nel petto.
Micheal si tirò indietro dopo diversi minuti e
posò la fronte sulla sua scotendo impercettibilmente la testa. “Tu
sarai la mia morte, lo so.” Disse rocamente.
Lei si morse un labbro trattenendo le lacrime e
affondò la faccia nell’incavo della sua spalla. La sua voce era
appena un sussurro. “Tua e soltanto tua, Micheal.”
*
Quando Micheal rientrò in Sala Comune tutti quanti
erano già andati a dormire. Solo una figura esile stava ancora seduta
sul divano davanti al fuoco, il suo viso pallido e le sue labbra serrate in una
linea nervosa. Balzò in piedi non appena lo vide entrare per il buco del
ritratto.
“Oh, sei tornato!”
Micheal la fissò sentendo le viscere attorcigliarsi
su se stesse. Annuì e camminò verso di lei, i capelli biondi le
incorniciavano il viso. Shelly lo guardò preoccupata.
“Va tutto bene? Dov’eri?”
Abbassò la testa umettandosi un labbro.
“Ho… avuto bisogno di pensare.”
Lei mandò fuori una minuscola risatina. “E
dovevi metterti a pensare proprio dopo la vittoria perdendoti la festa di cui
eri ospite d’onore? I ragazzi erano impensieriti, mancavi solo tu.”
“Mi dispiace.” Tentò di giustificarsi.
“Ma era importante. Riguarda noi due.”
Shelly lo fissò veramente stupita non avendo proprio
idea di cosa potesse trattarsi. Quando Micheal rialzò gli occhi su di
lei cominciò a scuotere la testa incredula. Fece un passo indietro
sentendo gli occhi inumidirsi.
“No, non puoi farmi questo.”
“Shelly…”
“Vuoi lasciarmi, non è vero?” Chiese lei
con voce tremula.
“Io…” Iniziò lui. “…ho
bisogno di stare da solo, di riflettere e… Shelly non posso più
stare insieme a te. E’ un brutto periodo e…”
“C’è un’altra?” Lo interruppe
lei aggressiva. “Dimmi chi è!”
Micheal soffocò quasi e scosse la testa velocemente.
“No. Davvero, nessuna. Sono io il problema.”
Shelly lo fissò ancora per qualche attimo, poi
tirò su col naso e lasciò andare un singhiozzo voltandosi, corse
fino alla scalinata del dormitorio femminile. Micheal la guardò andar
via in lacrime proprio mentre Matt scendeva le scale.
Matt si avvicinò a lui continuando a fissare le scale
alle sue spalle con le sopracciglia inarcate, proprio dove un attimo prima la
ragazza era fuggita via piangendo. “Che hai combinato, le hai detto che
il suo smalto non ti piace?”
“L’ho mollata.”
Matt si voltò di scatto verso di lui.
“L’hai… cosa?! Perché?”
Lui scrollò le spalle. “Ho… bisogno di
stare da solo.”
Matt rimase in silenzio a fissarlo per qualche secondo poi
si aprì in un sorriso malizioso e scosse la testa. “Certo, da
solo. Immagino che le tue tre ore di ritardo siano dovute al voler stare da solo nello spogliatoio a riflettere. Andiamo, sono il tuo
migliore amico, potevi anche dirmelo.”
Micheal ingoiò il vuoto. “E’ stata una
cosa… inaspettata.”
“Ah, le fans… l’ho sempre detto che sono
terribili.” Ridacchiò. “Allora, chi è?”
Il cuore di Micheal mancò di un battito. Se solo
avesse detto la verità Matt gli avrebbe con tutta probabilità
staccato la testa e l’avrebbe gettata nella Foresta Proibita.
“Nessuno.”
“Oh, andiamo! Se non vuoi dirmi il suo nome
descrivimela almeno!”
Si morse un labbro. “N-non posso… credo.”
Matt alzò un sopracciglio e Micheal sospirò. “Va bene,
è carina. Molto carina. Porta i capelli castani e lunghi e ha un paio di
occhi verdi che sono la fine del mondo. Sei contento adesso?”
Matt sorrise. “Oh sì, molto. Ha un bel culo?”
Micheal avvampò improvvisamente e gli tirò uno
scappellotto sulla nuca. “Fatti gli affari tuoi una buona volta e torna
da dove sei venuto, Potter!”
Lui rise e scosse la testa avviandosi verso le scale.
“Va bene, rompiballe, me ne torno a letto. Tu vieni o resti qui a pensare?”
“Salgo tra cinque minuti.”
Gli occhi di Micheal seguirono attenti l’ombra di Matt
finché non scomparve del tutto. Alle sue spalle sentì il buco del
ritratto aprirsi e dei passi leggeri si fermarono poco dietro di lui.
Sospirò e scosse di nuovo la testa umettandosi un labbro.
“Sarà un vero casino.”
Di nuovo dei passi avanzarono, una mano delicata si
posò sul suo braccio. Si voltò appena, a suo fianco Sarah
sforzò un sorriso e posò la testa sul suo braccio, appena sopra
la sua mano. “Ne varrà la pena.”
**
Trecento mila giorni
per scrivere questo misero MM… mi vergogno tanto! Comunque sia, spero che
vi piaccia visto che era pure stato richiesto ^^ a me piace molto…
però io sono di parte XD
Seth camminò a passo svelto all’interno della struttura
UN
ALLENATORE NEL PALLONE
I Wish you didnt love
me
I wish youd make this easy
It was love that caught me
Kaci Brown - Unbelievable
Seth camminò a passo svelto
all’interno della struttura. Era nervoso, non avrebbe saputo da dove
cominciare. Insomma, era già un po’ che era nell’ambiente,
ma quella era tutta un’altra cosa. Una mano si posò sulla sua
spalla, si voltò per trovare due occhi grigi al suo fianco.
“Rilassati Malfoy, puoi
farcela. Il consiglio non avrebbe scelto te se non sapessimo che non puoi
farcela.”
Seth annuì appena e fece un
sorriso nervoso. “Lo so, è solo… fare il vice allenatore
è tutta un’altra cosa che fare il cronista. Insomma, starò
sul campo… con i giocatori!”
L’uomo al suo fianco rise e annuì.
“Sì, l’idea è quella.”
Camminarono ancora fino ad una porta verde,
all’interno si sentiva qualcuno che urlava e Seth
ingoiò il vuoto. L’uomo che era con lui aprì la porta e gli
fece cenno di entrare. Seth trattenne il fiato per
qualche secondo quando all’interno riconobbe i Cannoni, i giocatori che
avrebbe dovuto allenare.
“MacKanzie?”
Un omone robusto e dalla faccia un po’ burbera si
voltò verso di loro.
“Myers, che diavolo
vuoi?”
L’uomo accanto a Seth piegò
appena le labbra in un sorriso. Fece cenno all’altro uomo di avvicinarsi
e batté una mano sulla schiena di Seth
facendolo avanzare di qualche passo.
“MacKanzie, questo è SethMalfoy. E’ il tuo
nuovo vice.”
Seth alzò la mano
educatamente ma quello la ignorò. Lo squadrò anzi da capo a piedi
con aria critica prima di rivolgersi di nuovo a Myers.
“Un altro bamboccio? Ma che vi passa per il cervello a voi del consiglio,
eh?”
Myers si fece serio. “Sai
anche tu che il consiglio è molto giudizioso quando si tratta di
scegliere i nuovi candidati. Se Seth è qui
oggi è perché è un ragazzo pieno di potenzialità,
ha un gran cervello e mi ha illustrato più di una volta delle tattiche
interessanti.”
“Come ti pare…” si voltò verso la
squadra. “Logan! Quando hai finito coi pesi va
fuori ad allenarti con la pluffa, l’ultima
partita hai fatto schifo!”
Un ragazzo dai capelli castani si alzò da una panca e
fece una smorfia sfacciata verso MacKanzie. “Ho
fatto schifo perché ho un allenatore che fa schifo. Mi metta col nuovo
allenatore, e vediamo se la prossima partita non sarò perfetto.”
MacKanzie diventò rosso di
rabbia. “Chiudi quel forno o ti sbatto fuori dalla squadra!”
Logan rise e scosse la testa.
“Suvvia, capo, sto solo scherzando. Che suscettibile.”
Seth rimase a bocca aperta
guardando il ragazzo, che avrà avuto più o meno la sua
età, camminare fino a loro, dare una pacca sulla spalla
all’allenatore scorbutico e uscire come se niente fosse. Myers gli rivolse un sorriso incoraggiante e un po’
imbarazzato. “Temo di dover andare.” Disse con tono di scuse.
MacKanzie lo guardò con
sufficienza. “Sì, sì, come vuoi. Lasciami il ragazzo e
levati dai piedi, devo lavorare!”
Myers decise di non replicare e
lasciò la stanza con un ultimo sguardo a Seth.
Seth rimase in piedi alle spalle di MacKanzie senza sapere cosa fare. Era completamente pietrificato.
“Non lasciarti intimorire, fa così con
tutti.”
Seth si voltò sorpreso, i
suoi occhi si fermarono su una ragazza alle sue spalle che riconobbe essere la
cercatrice della squadra. Rimase senza fiato. La ragazza gli sorrise e Seth si sentì un vero stupido a stare lì in
piedi senza dire niente.
“Ciao,” disse titubante. “Tu sei… KimDovey, giusto?”
Lei sorrise. “In persona.” Disse stendendo la
mano. “E tu sei?”
“SethMalfoy.”
“Molto piacere, Seth.”
“Dovey!” Tuonò MacKanzie da dietro le spalle di Seth.
“Non battere la fiacca e torna a lavoro. Non voglio vederti a giro a
chiacchierare, neanche se si tratta del tuo vice!”
Kim sorrise mortificata e si
eclissò lasciando di nuovo Seth lì da
solo. MacKanzie gli posò pesantemente una mano
sulla spalla e lo squadrò da capo a piedi.
“Allora ragazzo, sei quei citrulli del consiglio ti
hanno mandato qua ci sarà un motivo. Dì un po’, hai mai
allenato una squadra?”
Seth si schiarì la gola.
“Non una squadra ufficiale.”
MacKanzie inarcò un
sopracciglio. “Che significa?”
“Beh, io… pianifico le tattiche di gioco per la
mia famiglia… qualche volta…”
“Ragazzo,” Fece l’uomo pazientemente.
“Non penso che tu possa paragonare una squadra a una partitella tra due o
tre persone…”
“Oh, no signore.” Fece Seth
deciso. “Ho otto cugini e un fratello, e se hanno tempo giocano anche i
miei zii. Beh, a dire il vero capita raramente che giochiamo tutti insieme, zio
Harry e zio Ron sono
impegnati col lavoro e…”
“Harry e Ron?!”
Si intromise un componente della squadra, MarkHemerson. “HarryPotter e RonWeasley?!”
Seth si guardò intorno e
notò che tutti lo stavano fissando curiosi. “Ehm…”
iniziò incerto. “Beh, sì… loro… beh, a dire il
vero non sono proprio zii di sangue, sono più…”
“Per la miseria, capo!” Fece un altro
avvicinandosi a MacKanzie. “Ti hanno mandato il
nipote di HarryPotter!”
“No… no, lui non è proprio…”
“Come minimo sarà un raccomandato…”
Seth chiuse gli occhi e
digrignò i denti. “Adesso basta!” Urlò. Tutto lo
spogliatoio si zittì e tutti lo fissarono allibiti. “Non sono qui
perché sono il nipote di HarryPotter! HarryPotter
non è veramente mio zio, è solo il fratello di mia madre! Una
madre che mi ha adottato quando la mia è morta! Sono qui perché
seguo il Quidditch da sempre, sono stato il cronista
di tutte le partite di questa stagione e sono il migliore per formulare nuove
tattiche! Non voglio sentire nessuno, e dico nessuno, qua dentro nominare HarryPotter un’altra sola
volta!”
Tutti rimasero shockati a guardarlo. Persino MacKanzie lo fissò a bocca aperta. Dopo qualche
secondo batté le mani insieme entusiasta.
“Sembra che per una volta il consiglio mi abbia
mandato un uomo con le palle. Figliolo, sento che io e te andremo
d’accordo.” Si voltò verso la squadra. “Avete sentito
il vostro vice? Tornate ad allenarvi e tenete la bocca chiusa!”
I ragazzi bisbigliarono appena tra loro ma tornarono al loro
posto ritornando ad allenarsi diligentemente. Seth
incrociò le braccia soddisfatto e sorrise tra sé mentre MacKanzie gli batté una mano sulla schiena
incoraggiante.
“Malfoy, hai detto? Ah,
ragazzo, vieni! Voglio proprio sentire che tattiche hai elaborato…”
Seth lo seguì fuori dalla
stanza, ma prima di varcare la soglia giurò di aver visto KimDovey sorridergli.
**
“Vira a destra, Trent! A
destra! … Ma insomma Logan, cerca di stare
concentrato sul gioco! Logan! Logan!” Urlò Mackanzie con quanto più fiato aveva in gola.
“Dannato ragazzo! Ottimo giocatore ma pessimo carattere… Basta!
Basta! L’allenamento è finito mi avete stancato!”
Senza dire un’altra parola Mackanzie
lasciò il campo scotendo la testa. Seth si
sforzò di trattenere un sorriso guardandolo andare via. Erano passate
ormai un paio di settimane da quando era entrato nel team e tutti gli
allenamenti finivano allo stesso modo. Con Logan che
sbagliava casualmente la tattica di gioco e Mackanzie
che se ne andava infuriato.
La squadra planò a terra fermandosi davanti a Seth che li guardò con mezzo sorriso e annuì.
“Va bene, andate a cambiarvi. Domani riproveremo questo schema.”
La squadra fischiò in apprezzamento e si diresse
verso gli spogliatoi.
“Ah, Logan?”
Il ragazzo si girò sorpreso. “Sì,
capo?”
Seth sorrise. “Andavi
benissimo… fino a quando non hai deciso che eri troppo stanco e hai
sbagliato lo schema di proposito.”
Logan fece per qualche secondo una
faccia sorpresa ma la rimpiazzò subito con un bel sorriso. “Grazie
Mister.”
Non appena anche l’ultimo giocatore fu uscito dal
campo Seth prese una sacca abbandonata sulla panchina
e si avviò verso l’interno dello stadio. Sorpassò
l’ufficio di Mackanzie sentendo borbottare
dentro alla stanza. Ridacchiò tra sé sorpassando un altro paio di
porte fino ad arrivare alla palestra. Entrò senza fare rumore,
sistemò la sacca al suo fianco e cominciò ad allenarsi con i
pesi.
Dopo un quarto d’ora Seth
sentì la porta scattare. Si voltò spaventato e incrociò
gli occhi sorpresi di KimDovey.
“Oh, non pensavo ci fosse qualcuno.” Disse lei
con un sorriso mortificato.
Seth si alzò dalla panca
asciugandosi la fronte. “Non fa niente, Dovey,
avevo quasi finito.”
La ragazza entrò nella stanza richiudendosi la porta
alle spalle. Fece qualche passo verso di lui sorridendo. “Puoi chiamarmi Kim. Quando non c’è Mackanzie
intendo.”
Seth aggrottò la fronte ma
decise di lasciar perdere. “Bell’allenamento.
Ti ho osservato, hai una coordinazione impressionante. Hai una capacità
di adattamento ai nuovi schemi davvero notevole.”
Kim sorrise di nuovo. “Mi
hai osservato?”
“E’ il mio lavoro.”
Kim si avvicinò a Seth guardandolo da capo a piedi. “Però, non
avrei mai detto che avessi dei bicipiti del genere. Le felpe del team non ti
rendono giustizia.”
Seth alzò un sopracciglio e
abbassò lo sguardo per darsi un’occhiata. Sapeva di non avere un
fisico niente male, appena poteva andava ad allenarsi, ma non era certo
paragonabile ai fisici scolpiti dei giocatori di Quidditch.
E KimDovey era circondata
da giocatori di Quidditch. Si schiarì la gola
in imbarazzo.
“Sì, può darsi…” Fece vago.
Kim si tolse l’asciugamano
che teneva attorno al collo e lo lanciò sulla panca. “Sai,
già che ti ho trovato qui devo chiederti una cosa sullo schema. E’
ottimo naturalmente, ma penso di sbagliare qualcosa perché perdo il
controllo della scopa per qualche secondo quando faccio quella finta sul lato
sinistro.”
“E’ perché ti pieghi troppo poco.”
Rispose Seth pronto. “Sei una giocatrice
eccezionale, Dovey, ma ti concentri troppo su quello
che devi fare e rimani rigida. Cerca di rilassarti e divertirti mentre giochi.
Su quella mossa devi essere più morbida e elastica.”
“Perché non mi fai vedere?”
Seth la fissò per qualche
secondo poi fece qualche passo verso di lei “Ok.”
Disse spostandosi alle sue spalle. La prese titubante per i fianchi e
spostò il suo peso sulla gamba sinistra. “Questo è quello
che fai tu di solito. Lo senti come sei rigida?” Kim
annuì e Seth la mosse di nuovo facendola
piegare di più su un fianco. “Ecco. Adesso fletti le gambe…
perfetto. E’ così che dovrebbe essere.”
Kim si mosse appena sulle gambe
strusciando il sedere contro la coscia di Seth. Si
voltò verso di lui e sussurrò. “Sono abbastanza morbida,
adesso?”
Seth si schiarì la gola a
disagio. “Sì, così… va bene.”
Lei si appoggiò al suo petto, alzò il mento e
passando una mano dietro al collo di Seth fece collidere
le labbra del ragazzo con le sue. Seth rimase
talmente spiazzato che senza neanche rendersene conto si trovò a
ricambiare per qualche secondo prima di fare uno scatto indietro come
ustionato.
Kim si voltò sbalordita.
Non si aspettava una reazione del genere. Nessun uomo aveva mai avuto una
reazione del genere.
Seth la fissò a bocca
aperta. “Ma sei impazzita?!”
“Calmati.” Fece lei confusa. “Non
c’è bisogno di fare tante storie, era solo un bacio…”
“Senti.” Fece lui chiudendo gli occhi per poi riaprili
subito dopo. “Ho lavorato sodo per arrivare dove sono. Per diventare vice
allenatore di una squadra di Quidditch professionale.
Sono il tuo vice allenatore e questo non può accadere. Né ora
né mai.”
Lei rise. “Questo genere di cose succede continuamente
in questo ambiente. Jamie stava con il vice prima di
te.”
“Ma davvero?” Chiese Seth
alzando un sopracciglio. “Mi chiedo perché adesso non sia
più il vostro vice.”
Kim non rispose.
Seth raccolse la sua roba e si
avviò verso la porta. “Allenati su quella finta, Dovey.” E uscì senza un’altra parola.
**
“Ma insomma, possibile che tu non sia mai
contento?”
Ashley stava camminando a fianco a
Draco che aveva appena fatto una smorfia degna di
lui. Alle loro spalle Dean e Seth
si scambiarono un sorriso.
“No.” Fece Draco cupo.
“Non c’è nessun motivo di festeggiare il mio compleanno. Mi
fa sentire vecchio e basta.”
“Guarda il lato positivo, papà.” Lo
chiamò Dean con un sorriso nella voce.
“Quando andiamo fuori a cena non siamo costretti a fingere che la cena di
mamma ci piaccia.”
Ashley si voltò piccata.
“Figlio degenere. Smetterò di darti da mangiare fino a che non
implorerai in ginocchio.”
Dean rise. “Oh andiamo, Ashley, sto solo scherzando!”
Seth alzò lo sguardo
sull’insegna del locale. “Siamo arrivati.” Disse rivolto al
resto della famiglia che si arrestò all’istante.
Era un locale abbastanza sfarzoso ed esclusivo, Seth aveva dovuto prenotare con mesi di anticipo. Draco fu il primo ad entrare seguito subito da Ashley che aveva qualche problema a camminare sui tacchi
alti. Il cameriere venne loro incontro.
“Posso essere utile?”
Draco annuì. “Abbiamo
un tavolo per quattro. Malfoy.”
Quello annuì e fece segno di seguirlo. “Da
questa parte.”
Li fece accomodare in un tavolo quasi sul fondo della sala,
abbastanza intimo come aveva richiesto Draco
personalmente, e in poco tempo gli venne servito del buon vino.
“Allora.” Chiese Draco
prendendo un sorso. “Come va la squadra?”
Seth alzò gli occhi su di
lui e scrollò le spalle. “Abbastanza bene. Logan
e Mark sono perfetti. Ho qualche problema con KimDovey, mi pare poco
concentrata in questo periodo. Jaime si è
infortunata ieri, ma con un po’ di fortuna si rimetterà nel giro
di una settimana.”
Ashley sorrise. “Bene. Sono
proprio contenta del tuo nuovo lavoro.”
“Grazie.”
Dean saltò su concitato.
“A proposito di lavoro!” Disse. “Non indovinereste mai cosa
è successo oggi! Stavo smistando la posta arrivata dall’estero
quando ad un certo punto cosa mi trovo tra le mani? Una lettera di ViktorKrum! E sapete a chi era
indirizzata? A zia Hermione! Cavolo, non potevo
crederci! Sono andato subito a casa della zia per darle la lettera
personalmente… appena lo zio l’ha saputo è andato su tutte
le furie! Sono dovuto scappare prima che mettessero di mezzo pure me!”
Draco scosse la testa con mezza
risata mentre Ashley rise di gusto. “Sì,
c’era da aspettarselo. Ron non ha mai buttato
giù la storia di ViktorKrum.”
“Quale storia?” Chiese Seth
curioso.
“Al quarto anno zia Hermione
è uscita un paio di volte con Krum.” Fece
Ashley. “Durante il Torneo Tremaghi.
Quando Krum è tornato in Bulgaria hanno
continuato a scriversi per un po’. Ron è
sempre stato geloso di Hermione…”
“Geloso?” Draco
alzò un sopracciglio sarcastico. “Weasley
lo avrebbe ridotto in poltiglia se solo avesse potuto.”
“Beh, tu non sei mai stato geloso di mamma?”
“Mai avuta l’occasione.” Disse lui
sinceramente con una scrollata di spalle.
Dean allargò gli occhi.
“Mamma, non hai mai avuto un ragazzo pri…”
“Mister?”
Una voce estranea richiamò la loro attenzione e tutta
la famiglia si voltò verso una ragazza che stava in piedi accanto al
loro tavolo. Dean spalancò occhi e bocca
fissandola ammirato.
“Oh mio Dio, tu sei Kim…”
“Dovey!” Lo interruppe
Seth fissandola sbalordito.
Kim sorrise un po’ imbarazzata.
“Non pensavo di trovarla qui. E’ un locale molto esclusivo…
non che non se lo possa permettere ma…”
“E’ il compleanno di mio padre.” Fece lui
cercando di tirarla fuori dall’imbarazzo. Indicò Draco e Ashley dall’altra
parte del tavolo. “Questi… ehm… questi sono i miei
genitori.”
Kim strinse loro la mano con un
sorriso gentile. Il suo sorriso si allargò quando strinse la mano di Draco. “Sa, suo figlio le somiglia davvero
tanto.”
Draco fece mezzo sorriso.
“Fascino di famiglia.”
“E questo è mio fratello Dean.”
Disse Seth indicandolo. “Fratellastro.”
Dean roteò gli occhi e
baciò la mano di Kim. “Incantato. Non
posso credere che un angelo come te sia qui tutta da sola.”
“Dean!” Fecero
contemporaneamente Ashley e Seth.
Kim arrossì appena.
“Oh no, io… dovevo venire con Jamie ma
non si sentiva bene e allora… sarebbe stato un peccato disdire dopo tanti
mesi di prenotazione…”
“Forse dovresti andare a fare compagnia alla tua
amica, Seth.” Fece Draco
con voce calma e uno sguardo eloquente.
Seth alzò lo sguardo su di
lei. “Se ti fa piacere, ovviamente.”
Kim fu presa in contropiede.
“Oh, io… ne sarei onorata.”
Con permesso Seth si alzò
dal tavolo e seguì Kim fino ad un altro tavolo
a metà della sala. Si sedettero guardandosi un po’ a disagio, era
strano stare seduti l’uno davanti all’altra nei loro vestiti
eleganti invece che su un campo con le loro divise sudate. Un cameriere
portò loro il menù e cominciarono a consultarlo in silenzio.
“Il dottore ha detto che Jamie
si riprenderà presto.” Fece Seth
cercando di romper il ghiaccio. “Non pensavo che stesse ancora
male.”
“Era un po’ pallida quando l’ho vista
stasera. Credo che le ossa non siano ancora del tutto ricresciute. Ha
già deciso il prossimo schema, Mister?”
“Seth.” Disse lui con
un sorriso sereno. Lei aggrottò la fonte fissandolo. “Chiamami Seth e dammi del tu per favore. In questa situazione
‘Mister’ mi fa sentire a disagio.”
Lei sorrise. “Solo se tu mi chiami Kim.”
“Penso che si possa fare.”
“Mi dispiace di averti portato via dalla tua famiglia
proprio durante il compleanno di tuo padre.”
Seth rise. “Non
preoccuparti, a papà neanche piace festeggiarlo. Mamma lo costringe ogni
anno. E’ favoloso come riesca a convincerlo a mettersi il suo vestito
più elegante e uscire di casa.”
“Mamma…” sussurrò Kim tra sé. “E’ la mamma di Dean, vero? Per questo siete fratellastri.”
Seth la fissò sorpreso. Non
si aspettava una domanda del genere. “Sì.” Ammise lui.
“E’ sua madre. Siamo fratellastri perché Draco
è nostro padre.”
“Oh!” Stavolta toccò a Kim essere sorpresa. “Credevo… credevo che tuo
padre si fosse sposato con la mamma di Dean dopo che
la tua è…”
“No, lui non…” Seth
scosse la testa cercando di non ricordare. “E’ una storia davvero
complicata, non mi va di parlarne.”
“Scusami.” Fece lei abbassando lo sguardo.
Seth le sorrise rassicurante.
“Non è colpa tua, non potevi sapere.” Il suo sorriso si
allargò. “Tu, piuttosto, possibile che non abbia trovato neanche
uno spasimante da portare a cena stasera? Una bella ragazza come te non dovrebbe
avere certi problemi.”
Kim fece una smorfia. “A
quanto pare non sono abbastanza.”
Seth lesse tra le righe e
capì quello che Kim cercava di dirgli.
Lasciò perdere una volta per tutte il menù e appoggiò i gomiti sul tavolo, il
mento posato sulle dita. Chiuse gli occhi qualche secondo prendendo un bel
respiro e li riaprì fissandola dritto negli occhi.
“Non è affatto vero. La prima volta che ti ho
vista ho pensato che fossi bella da togliere il fiato.”
Kim lo guardò curiosa poi
fece una risatina rialzando il menù. “Cos’è, hai
cambiato idea dopo?”
“Non ho mai cambiato idea.”
Alzò di nuovo lo sguardo su di lui. Era serio.
Più serio di quanto l’avesse mai visto. “E allora
perché…”
“Non può succedere, Kim.”
Disse Seth con un sospiro. “Sono il tuo vice.
Il tuo Mister. E tu sei una giocatrice di Quidditch,
il che ti mette in una posizione scomoda quando si tratta di gestire una vita
privata. Sei già sulle copertine di qualsiasi giornale senza alcuna
motivazione, ma se i giornalisti scoprissero un’eventuale
relazione… sarebbe uno scandalo. Per di più con un tuo allenatore.
Ci metterebbe in ridicolo entrambi.”
“Però!” Disse lei impressionata.
“Devi averci pensato su parecchio.”
“Fa parte del mio lavoro.”
“Lavoro… riesci solo a pensare al lavoro, non
è vero?”
Seth alzò un sopracciglio.
“Cerco di non distrarmi più del dovuto.”
Il cameriere arrivò ad interrompere la conversazione.
“Cosa posso portarvi?”
“La specialità della casa.” Dissero in
coro. Si voltarono sorpresi l’uno verso l’altro e si sorrisero. Non
appena il cameriere fu abbastanza lontano Seth si
rivolse di nuovo a Kim.
“A dire il vero non ho neanche letto cosa sia la
specialità della casa.”
Kim scoppiò a ridere.
“Perché ridi?”
“Perché non l’ho letto nemmeno io.”
**
Dopo cena Seth si era offerto di
riaccompagnare Kim a casa. Non avrebbe mai permesso
che una ragazza se ne andasse a giro da sola a quell’ora
di notte. Tutto sommato era stata una serata piacevole, avevano scoperto di
avere diverse cose in comune oltre al Quidditch.
Entrambi odiavano il pesce, erano allergici alle margherite e andavano pazzi
per i Wizboys, un gruppo musicale che andava forte
allora. Ma soprattutto entrambi collezionavano giornali di Quidditch.
“… stai scherzando, vero? La nimbus
era forte alla sua epoca ma adesso è un rottame. Noi si può
neanche lontanamente paragonare alla Thunder!”
Kim roteò gli occhi e
sospirò. “E’ questo il problema di voi uomini sul Quidditch, pensate solo alla velocità! La Thunder
è fantastica, è la scopa più veloce di tutti i tempi, ma
è fragile e si ha poco controllo. Basta una folata di vento e la partita
è compromessa. Non fanno più le scope come un tempo… la Nimbus
aveva un’equilibratura…”
“Beh, se proprio devi preferire le scope di un tempo
per lo meno dimmi che preferisci una Firebolt.”
“mmmh.” Storse il naso
lei. “Non male. Ma non mi piace lo stile. La curvatura del legno…
non lo so c’è qualcosa che non mi convince…oh!” Fece
improvvisamente. “Sono arrivata.”
Seth si voltò sulla sua
destra trovandosi davanti ad una palazzina. Focalizzò gli occhi su Kim e fece un sorriso modesto. Lei rispose con mezzo
sorriso. Entrambi rimasero a guardarsi senza sapere cosa dire. Kim si passò una mano tra i capelli distogliendo lo
sguardo.
“Allora… beh, grazie per… la compagnia. Ci
vediamo domani mattina.”
Seth annuì schiarendosi la
gola. “Sì, noi…” La guardò di nuovo.
“domattina.”
“Esatto.”
“Già.”
Si fissarono ancora per qualche secondo prima di gettarsi
l’uno nelle braccia dell’altro con una foga mai vista prima. Dallo
slancio Seth la fece sbattere contro al muro
continuando a baciarla con fervore e Kim non si fece
pregare nemmeno per un secondo. Le braccia di Kimasserpentate dietro al collo di Seth,
quelle di Seth la legavano stretta in un abbraccio.
Erano così vicini che non si capiva più dove finisse uno e iniziasse
l’altro.
Seth si allontanò solo per
qualche secondo da Kim ma lei lo spinse di nuovo
contro di sé riattaccandosi alle sue labbra. Passarono ancora diversi
minuti prima che lei lo lasciasse andare. Seth si
tirò indietro lentamente, fissandola negli occhi, mentre lei si
sbatté una mano sulla bocca.
Lui assaporò le proprie labbra.
“Pensavo…” Iniziò lei a con il
fiato corto. “Pensavo che non volessi…”
“Lo pensavo anche io.” Fece lui continuando a fissarla.
Lentamente alzò una mano fino a toccarle una guancia. Sospirò.
“Non posso.”
“Quindi adesso…” Kim
abbassò lo sguardo aggrottando la fronte. “Adesso che si
fa?”
Seth scosse la testa confuso. Le
prese le mani tra le sue e sospirò di nuovo. “Kim,
non posso rendere pubblica questa… beh, non so neanche come
definirla…”
“Possiamo provarci?”
Seth alzò di scatto la
testa e la fissò negli occhi sorpreso. Rimase un attimo a bocca aperta.
Poi la chiuse lentamente e ingoiò il vuoto.
Kim si morse un labbro. “Non
c’è bisogno che lo diciamo a nessuno. Non per ora almeno. Possiamo
provarci.”
Lui sorrise e la trasse a sé, lasciando le sue mani e
incrociando le braccia dietro alla sua schiena. Si abbassò sul suo
orecchio.
“D’accordo.”
**
MacKanzie affiancò Seth sul campo stando con il naso all’insù,
osservando attento i suoi giocatori durante l’allenamento. Grugnì.
“Non so cosa fosse capitato a Dovey
la settimana scorsa ma oggi è stata eccellente.”
Seth si schiarì la gola
lentamente e annuì. “E’ più concentrata.”
L’uomo scosse la testa. “Ah, lo vedi qual
è lo svantaggio di avere donne nel team? Che se hanno problemi di cuore
si lasciano andare. Spero solo che chiunque sia quel deficiente che la distrae
in questo modo sappia quello che fa perché se ci fa perdere il
Campionato gli stacco la testa!”
Seth spalancò gli occhi.
“Ma no… sono… sono sicuro che K- Dovey
saprà equilibrare le due cose. Deve
equilibrare le due cose.”
MacKanzie lo guardò fiero.
“Bravo Malfoy, questo è parlare da
allenatore!”
“Già… da allenatore.”
Sospirò tornando a fissare Kim che da lontano
gli strizzò l’occhiolino e sorrise tra sé sfrecciando sulla
scopa.
**
Gente, finalmente ce
l’ho fatta a postare qualcosina…
Era veramente
un’eternità e mi scuso ma la mia vena poetica non se la sentiva
proprio in questo periodo…
Adesso sto scrivendo
un sacco di cose ma non riesco a concludere nulla -______- spero comunque di
riuscire presto a postare qualcos’altro, magari anche un altro MM
Take your sweet, sweet time
I will be here when you change your mind
Take your sweet, sweet time
I will be here for you baby
Anytime
Take your sweet time- J. McCartney
Era una giornata di caldo torrido. Fuori l’erba del
prato era più gialla che verde, un’estate così calda in
Inghilterra non si vedeva da anni. Ron si
passò una mano tra i capelli scansandoli dalla fronte e mandò
fuori un sospiro. Al suo fianco Simon alzò un sopracciglio fissandolo.
“Tutto bene, pà?”
Ron annuì lasciandosi
andare contro al tavolo. “Troppo caldo. Sono inglese, non sono abituato a
queste temperature.”
Simon fece un cenno col capo e si immerse di nuovo nel suo
librone con occhi attenti e vispi. Gli stessi occhi di sua madre. Ron gli mandò uno sguardo e scosse la testa
sconsolato.
“Sam, la scuola non
comincerà per almeno un mese e mezzo. Rilassati e goditi la vita come
tutti i ragazzi della tua età. Nemmeno tua madre nell’estate prima
dell’ultimo anno era tanto stressata con lo studio!”
“Beh, per forza.” Fece Simon tranquillo.
“Era incinta di James.”
Ron prese fuoco. Cerco di
ricomporsi schiarendosi la gola. “Beh, d’accordo… ma davvero
Simon, non c’è motivo che ti stressi così tanto. Sappiamo
tutti che sei un genio, ed io e tua madre siamo fieri di te anche
se…”
Simon alzò stancamente gli occhi dal libro.
“Papà, l’ultimo trimestre SophiaWilland aveva un voto più alto di me, non posso
permettere…”
“Ancora con questa storia?” Chiese Micheal entrando nella stanza. Si diresse verso il frigo e
vi ficcò dentro la testa alla ricerca di qualcosa da mangiare.
“Per favore Sam, è da quando andavo a
scuola anche io che assisto alle vostre lotte. Dacci un taglio per una
volta!”
“Non ci penso nemmeno!”
Ron e Micheal
si scambiarono uno sguardo sconsolati.
“Tu hai bisogno di una donna, Simon.”
“Senti chi parla.” Ribatté il fratello.
“Quand’è stata l’ultima volta che sei uscito con
qualcuno?”
Micheal arrossì e
abbassò lo sguardo. “Fatti gli affari tuoi tu.”
“Ehi, ehi!” Si mise in mezzo Ron.
“Adesso basta. Ho troppo caldo per stare ad ascoltarvi mentre
litigate.”
“Oh, sembra che ci siamo persi una festa!”
James era appena entrano nella
stanza con Diego a seguito. Si scambiarono un sorrisino d’intesa. Simon
roteò gli occhi e mormorò. “Ecco, ci mancavano solo
loro.”
James portò le mani avanti.
“Ehi calma, fratello adorato, ci togliamo subito dai piedi. Sono solo
venuto a dire a papà che sono a casa e adesso vado col mio amico nella
mia stanza, ok?”
Ron alzò un sopracciglio.
“E?”
“E nulla.” Disse James.
“Mamma mi ha detto di dirtelo.”
Ron annuì e fece cenno che
poteva andare. James non se lo fece ripetere due
volte, spinse Diego fuori dalla stanza e cominciò a salire le scale
verso l’ultimo piano, dove si trovava la sua stanza. Una piccola mansarda
isolata dal resto del mondo. James adorava la sua
stanza.
Diego ridacchiò seguendolo su per le scale.
“Non mi stancherò mai di questa famiglia.”
James scrollò le spalle.
“Beh, beato te.”
La stanza di James era disordinata
come sempre. Cercò di dare una sistemata mentre Diego si sedeva sul
letto ancora disfatto. Diego sorrise tra sé notando un indumento, che certo
non poteva essere di James, tra le lenzuola.
“Vedo che ti sei divertito ieri.” Disse a James alzando un reggiseno di pizzo.
James si voltò verso di lui
interrogativo e fece un sorrisino quando vide cosa teneva in mano.
“E’ di tua sorella, deficiente.”
Diego lo lasciò andare subito come scottato. “Aaah, che schifo James!” Si
alzò dal letto di scatto. “Diavolo, potresti anche
avvertirmi!”
James alzò un sopracciglio.
“Sto con tua sorella da anni, non penserai davvero che facciamo i
santarellini.”
“Non…” fece Diego alzando una mano.
“… dirlo neanche. Per favore, per la mia sanità mentale.
Come ti sentiresti te se stessi con tua sorella?”
“Quale delle due?” Chiese James
distratto mentre rimetteva a posto nell’armadio.
Diego spalancò gli occhi e lo guardò come se
si fosse fumato il cervello. “Dimmi che stai scherzando. Con Alex ovviamente! Thea è ancora una bambina.”
Sospirò. “Non che mi sognerei mai di stare con Alex,
sarebbe uno stress. Mi porterebbe per negozi ogni giorno. Non reggerei cinque
minuti.”
James rise. “Non invidio il
povero disgraziato che se la sposerà un giorno.”
“Oh no, nemmeno io, ci puoi giurare.”
Qualcuno bussò alla porta, qualche secondo dopo la
testa rossa e riccioluta di Thea fece capolino. Si guardò timida intorno
mordendosi un labbro e aprì bocca solo quando vide James
davanti all’armadio.
“Scusate se vi disturbo. James,
mamma ti vuole un attimo di sotto.”
James sospirò chiudendo gli
occhi e lanciò una maglia nell’armadio prima di avviarsi verso la
porta. “D’accordo. Torno in un minuto.”
Non appena James fu uscito Thea
rivolse un sorriso timido a Diego. Lui ricambiò con un sorrisino di
scherno.
“Ehi scricciolo, tutto ok?”
Thea sorrise più ampiamente e fece qualche passo
dentro alla stanza. “Scricciolo? Non ti sembro un po’ cresciuta per
nomignoli del genere?”
Diego ricambiò il sorriso smagliante e
incrociò le braccia al petto. “Può darsi, ma ai miei occhi
sei sempre la bambina di casa con una parlantina da paura.”
Il sorriso di Thea divenne amaro. “Non sono più
una bambina.”
Un silenzio imbarazzante aleggiò tra di loro e Diego
si ritrovò a squadrarla da capo a piedi per la prima volta in tanti
anni. Cercò di fare ancora una volta un sorriso.
“Questo lo vedo.” Disse. “A scuola farai
girare la testa ai quei poveri ragazzi.”
“I ragazzi ad Hogwarts non
mi interessano.” Fece lei secca avanzando di un altro passo.
“Ah no?” Diego alzò un sopracciglio.
“Fammi indovinare, adesso comincerai a farmi il discorso che fate tutte
voi donne a questa età. Che avete bisogno di un uomo maturo, che i
coetanei sono degli imbecilli, che meritate di più, che è meglio
puntare in alto… ci sono già passato Thea, ho una sorella,
ricordi?”
Ma Thea non fece niente di tutto questo, lo afferrò
per il colletto della maglia per abbassarlo di qualche centimetro, si
alzò in punta di piedi e premette le labbra contro le sue. Delicatamente
e solo per qualche secondo.
“Non avevo nessuna intenzione di farti alcun
discorso.” Sussurrò lei una volta staccatasi dalla sue labbra.
Diego la fissò ad occhi spalancati come se ancora non
avesse connesso tutti gli eventi che erano successi in quei pochi secondi
insieme. Poi esplose. Thea l’aveva appena baciato. Thea. La piccola Thea.
Fece istintivamente un passo indietro guardandola incredulo.
“Thea, ma che diavolo…”
“Eccomi!” James
rientrò nella stanza con un sorrisone. “Che mi sono perso?”
Diego si voltò lentamente verso di lui, senza sapere
bene cosa dire o fare. Thea si limitò a fare un sorriso e scrollare le
spalle con fare innocente.
“Una noiosa chiacchierata.” Disse incamminandosi
verso la porta mentre James avanzava. James guardò Diego con aria preoccupata, alzò
un sopracciglio continuando a fissarlo strano.
“Amico, tutto bene?”
Diego si riscosse un attimo, guardò Thea da dietro le
spalle di James che gli rivolse un piccolo sorriso
prima di scomparire dietro alla soglia, si focalizzò di nuovo su James che lo guardava ancora preoccupato e si sforzò
di sorridere scotendo la testa.
“Sto bene, non ti preoccupare.”
“Fammi indovinare, Thea ti ha rincretinito con la sua
raffica di parole, eh?”
Diego fissò James per un
lungo attimo. Poi sorrise. “Già, sì. La sua raffica di
parole.”
**
“Va bene, mamma, non ti preoccupare.”
Thea stava salendo le scale qualche giorno dopo a l’incontro
ravvicinato con Diego. Hermione le aveva appena
chiesto di radunare tutti i panni sporchi e metterli nel cesto della
biancheria. Stava camminando lungo il corridoio verso la sua camera, ma quando
fu in procinto di prendere la maniglia, una mano spalancò la porta e
l’attirò dentro.
Non ebbe nemmeno il tempo di accorgersi cosa stava accadendo
che si ritrovò contro la porta e con delle labbra calde sulle sue che si
muovevano molto più sensualmente dell’ultima volta. Così
com’era iniziato finì e Thea si ritrovò a fissare un Diego
che stava al centro della sua stanza con le mani sul viso.
“Ma che diavolo sto facendo…”
Mormorò tra sé.
Thea si schiarì la gola ancora incapace di fare
qualsiasi cosa. Prima che potesse dire qualsiasi cosa, Diego alzò lo
sguardo su di lei e la fissò negli occhi in un modo che le fece quasi
paura.
“Io ho dodici anni più di te.”
Thea si mosse a disagio. “Lo so.” Riuscì
a dire.
“Tu sei la sorella del mio migliore amico.”
“Lo so.”
Diego sospirò esasperato. “Questa cosa è
assurda.”
Thea lo fissò e disse di nuovo ma più
lentamente. “Lo so.”
Diego riaffondò la faccia
tra le mani scotendo la testa. “James mi
ucciderà. Mi ucciderà, ne sono certo. Devo essere diventato
scemo, come diavolo mi è saltato in mente di venire qui…”
Thea si mosse per la prima volta, fece un passo avanti.
“Che cosa gli hai detto esattamente?”
“Che avevo bisogno del bagno.” Fece lui
sospirando. Chiuse gli occhi leccandosi le labbra. “Perché lo hai
fatto Thea, perché mi hai baciato?”
Thea scosse la testa facendo oscillare i suoi riccioli
fulvi. “Non lo so, mi sentivo di farlo e basta. Perché mi piaci,
da sempre. Forse da quando ero davvero una bambina…”
Diego alzò la testa di scatto verso di lei.
“Beh grazie a te me ne sono reso conto anche io che non sei più
una bambina! Per la miseria, ma cosa ti è saltato in mente! Dovresti
vergognarti profondamente! Tu sei minorenne! Potrei andare ad Azkaban per una cosa del genere!”
“Però adesso sei qui.”
Diego rimase senza parole mentre Thea continuava a fissarlo
determinata. Lei fece un altro passo avanti.
“Perché sei qui, Diego, te lo sei chiesto?”
“Io…” Oscillò un po’.
“Thea, tu sei bella. Molto bella. E intelligente. Molto intelligente. Ma
questa cosa è sbagliata. Molto sbagliata.”
Thea alzò un sopracciglio. “E chi lo
dice?”
“La legge!” urlò Diego esasperato.
“E da quando tu segui la legge?!” Lo
accusò Thea. “Sia tu che io sappiamo bene che dimostro molto di
più dei miei anni, che sono molto più matura dei miei coetanei.
Lo sono sempre stata e mi hai sempre preso in giro per questo. Non ti sto
chiedendo di sposarmi, ti sto solo chiedendo di provare.”
Diego sentì la gola asciugarsi. Scosse la testa
chiudendo gli occhi e si andò a sedere sul bordo del letto. Si
grattò la nuca continuando a pensare tra sé e sé. Thea gli
sedette a fianco e gli posò una mano sul ginocchio facendolo sobbalzare
appena. Si voltò verso di lei a fissarla negli occhi.
Diego sospirò. “Ho bisogno di
riflettere.”
Thea annuì e tolse la mano dal suo ginocchio in modo
che potesse alzarsi. Diego camminò lentamente fino alla porta,
esitò solo un attimo prima di uscire, si voltò ancora verso di
lei e uscì sospirando lasciandola lì senza sapere cosa fare.
**
L’estate era passata in fretta e quasi senza che se ne
accorgesse era arrivato l’autunno. Le strade erano tappezzate da foglie
che le aprivano la strada come un enorme tappeto rosso. Tirava vento, un vento
leggero che le scompigliava appena i capelli. Le sue compagne le camminavano a
fianco chiuse nei loro mantelli.
“Non posso credere che sia già Ottobre. Solo
ieri eravamo in vacanza!”
Una ragazza dai capelli biondi si soffiò via la
frangia dagli occhi. “E a te cosa cambia, Kristina,
tu sei sempre in vacanza.”
“Solo perché ieri mi sono addormentata alla
lezione di Trasfigurazione non devi farmelo pesare per il resto della mia vita,
sai?” Ribatté l’altra.
“Solo ieri?” Rise Amber.
“Andiamo, diglielo anche tu Thea! … Thea?”
Thea si voltò verso di lei cascando dalle nuvole. La
fissò con occhi vuoti. “Come?”
Amber si mise le mani sui fianchi.
“Ma insomma si può sapere che succede?” Disse fermandosi.
“E’ la prima gita ad Hogsmeade
dell’anno e sembra che ti sia morto il gatto! Vedi di farti venire su un
sorriso prima di uscire dal castello!”
Thea si morse un labbro e scosse la testa. “Scusate,
io non so neanche… pensieri… pensieri stupidi…”
Kristina la guardò
curiosamente. “C’è di mezzo un ragazzo?”
Lei sospirò. “Più o meno.”
Kristina e Amber
si scambiarono uno sguardo. “E com’è che non ci hai detto
niente?!”
Thea riprese a camminare con aria sconsolata.
“Perché non c’è niente da dire, è troppo
complicato.”
“Non c’è niente di complicato nei
ragazzi, basta solo saperli prendere. Andiamo, racconta tutto e vedremo di
trovare una soluzione. E’ qualcuno che conosciamo?”
“Non direi proprio.”
Amber alzò gli occhi al
cielo. “Diccelo e basta, lo sai che Kristina
sta morendo dalla voglia di… E quello chi diavolo è?”
Thea alzò gli occhi sulla strada e il suo cuore si
fermò. Lì, in mezzo alla strada tra il castello e Hogsmeade, fermo, Diego aspettava paziente. Sbatté
le palpebre un paio di volte per assicurarsi che fosse veramente lui, ma non
aveva alcun dubbio. Nessuno aveva la pelle olivastra e quegli occhi scuri come
lui.
Gli studenti di Hogwarts gli
passavano accanto guardandolo strano, chiedendosi cosa stesse facendo. Lui
continuava a stare immobile al centro della strada, con le braccia conserte.
Amber si voltò verso Thea,
che si era immobilizzata, e spalancò la bocca. “Non dirmi che
è…”
Thea si mosse a scatti, ma velocemente. Gli arrivò
davanti incredula e si guardò nervosamente intorno. Abbassò la
voce. “Che ci fai qui?”
Diego guardò prima lei, poi le sue amiche che erano
rimaste qualche passo più indietro. Si leccò le labbra.
“Dobbiamo parlare.”
“Parlare?” Chiese Thea sempre più
incredula. Si voltò verso Kristina e Amber e fece loro cenno di andare avanti. “Di che
cosa?”
Diego aprì la bocca ma la richiuse quando Kristina e Amber passarono al
loro fianco, squadrandoli da capo a piedi. Diego le guardò e loro
sorrisero innocenti passando oltre. Appena si fu accertato che fossero
abbastanza lontane parlò di nuovo. “Di quello che è
successo a casa tua quest’estate.”
Thea sentì il cuore accelerare ma si costrinse a
rimanere calma. Sentiva che il sangue stava per affluire sulle sue guance, era
inevitabile. “Cosa… è rimasto qualcosa da dire? Sono passati
mesi e…”
“Mesi in cui ho avuto modo di pensare.” La
interruppe lui.
Thea rimase zitta. Non sapeva più cosa dire.
Diego sospirò e sciolse le braccia. “Thea, hai
quattordici anni, te ne rendi conto, vero?”
“Se sei venuto qui per ricordarmi di quanto sono
piccola e ingenua, grazie tante, ma è l’ultima cosa di cui ho
bisogno al momento! Ti sei fatto tutta questa strada per nulla! Sì,
è vero, sono piccola! Sono una bambina in confronto a te e tu non mi
prenderai mai in considerazione, ma non c’era bisogno che tu corressi da
me a dirmelo! Tanto a te cosa importa se il mio quoziente intellettivo è
superiore alla media o che io non mi senta affatto una ragazzina, ma una donna?
Sei un’egoista come tutti gli altri ragazzi e non ti importa che di
te!”
“Hai finito?”
Thea si morse un labbro e abbassò la testa.
“Se tu lasciassi finire me.” Fece Diego. “Ti saresti evitata di sprecare un
sacco di fiato, sai? Prometti di farmi parlare fino alla fine?”
Thea annuì. “Ok.”
“Thea, tu hai quattordici anni. E io ne ho
ventisei.” Thea aprì la bocca ma Diego continuò a parlare.
“Ma per qualche strana ragione ci siamo trovati in una situazione che va
al di là di questo. Per qualche strana ragione i miei occhi non ti
vedono più come la bambina con una parlantina da paura che girava per
casa Weasley mentre giocavo col mio amico James. Per qualche strano motivo ti vedo come una giovane
donna, che mi piacerebbe stringere quando ha bisogno di essere protetta, che mi
piacerebbe… baciare, con cui vorrei passare del tempo.”
Thea lo guardò esterrefatta.
“Per qualche strana ragione, Thea, ci troveremo a fare
qualcosa di illegale. Tu hai quattordici anni, te nerendi conto, vero?”
“Sì.” Rispose flebile lei.
“Sì, me ne rendo conto.”
“E sei disposta ad affrontare tutto questo?”
Thea sorrise appena, emozionata. Le tremavano le gambe.
“Beh, tu sarai lì a stringermi se dovrò essere
protetta.”
Diego sorrise. “Sempre, scricciolo.”
“E smetterai di chiamarmi scricciolo?”
Diego sorrise più ampiamente. “Mai.”
**
“C’è qualcosa che dovremmo sapere?”
Amber e Kristina
erano appena rientrate in dormitorio. Thea se ne stava distesa sul letto a
fissare il soffitto con aria rilassata. Si voltò verso di loro e
sorrise.
“No, niente.”
“Certo.” Disse Amber
con aria scettica. “Hai solo passato tutto il pomeriggio con il tuo
principe azzurro… cosa vuoi che ci sia da raccontare?”
Kristina saltò su eccitata.
“Dove lo hai trovato uno così?!”
Thea sospirò sconsolata. “E’ un amico di
mio fratello.”
“Di Simon? O di Micheal?”
“Di James.”
Confessò lei.
Ci fu un attimo di silenzio. Amber
aprì lentamente la bocca. “Thea, ma James
non è il più grande dei tuoi fratelli?” Thea annuì.
“O…key, quanti anni ha quel tizio?”
Thea si mise a sedere sul letto mordendosi un labbro.
“Ragazze, questa cosa deve rimanere un segreto, ok?”
“Mi stai facendo paura.” Disse Amber. “Quanti anni ha?”
“Ventisei.”
“Thea!”
“Lo so!” Saltò su lei. “E’
successo e basta! Vi prego, deve rimanere tra noi, nessuno sa… a mio
padre prenderebbe un infarto… e James
poi… non…”
Kristina e Amber
si scambiarono un’occhiata. “Ehi, lo sai che su di noi puoi
contare.”
Thea sorrise. “Grazie”
“Su adesso racconta tutto!”
Le ragazze si accomodarono sul letto di Thea e la serata
sfumò così, con Thea che raccontò l’intera storia
tra lei e Diego. Una storia che sarebbe durata molto a lungo.
**
E l’ispirazione
tornò… più o meno.
Era tanto che avevo
voglia di scrivere ma non mi veniva proprio nulla nulla,
è stato veramente frustrante! Spero di riuscire a scrivere un pò più spesso adesso, e di produrre qualcosa
di nuovo.
Was I invading in on your secrets Was I too close for comfort
You're pushing me out
When I wanted in
Too close for
comfort- Mcfly
Teneva il carrello ben stretto tra le mani sudate, aveva
paura che potesse scivolargli e richiamare l’attenzione della folla. Era
nervoso. Non ricordava di essere mai stato così nervoso come adesso. Fissava
il muro di mattoni con aria scettica, era sicuro che non ci sarebbe mai
riuscito. Una mano ampia si posò sulla sua spalla e si voltò
verso suo padre.
“Non preoccuparti.” Disse con un sorriso sereno.
“Ci siamo passati tutti, sai, anche io. L’ho fatto per sette
anni.”
“Sei.” Lo riprese Hermione.
Ron alzò lo sguardo su di
lei arrossendo. “Beh, sì… James sa
già come è venuto al mondo…
non…”
“Cosa?” Fece Hermione confusa. Scosse la testa in fretta realizzando.
“No, Ron, non mi stavo riferendo a quello! Tu al secondo anno hai volato
con la macchina di tuo padre fino a scuola.”
“Oh!”
“Papà!” Disse James
con ammirazione. “Lo hai fatto davvero?”
“Beh, sì… ma non…”
Alex sbuffò tenendo per mano
il piccolo Simon. “Andiamo, croato, è
solo un muro!”
James saltò su punto sul
vivo. “Beh, se è solo un muro perché non vai tu per prima
invece di scocciare come la marmocchia che sei!”
“Lo farei!” FeceAlex con mezzo broncio. “Ma
papà non vuole! Dovresti ringraziare che vai ad Hogwarts
invece di rimanere a casa a far nulla…”
Ron le posò delicatamente
una mano sulla testa fulva. “Ti manca solo un anno, tesoro.”
Micheal tirò il fondo della
camicia di Ron, che si voltò verso di lui, e
fece un sorriso sdentato. “E a me quanto manca,
papà?”
Alex fece una smorfia. “Tu
sei ancora un moccioso!”
“Se per questo sei una
mocciosa pure tu!”
“Sta zitto, croato!”
“Basta!”
Hermione si mise in mezzo e i
ragazzi si zittirono all’istante. Sospirò frustrata e prese in
braccio Simon, che se n’era rimasto in silenzio mano per la mano con la sorella. “Mancano solo tre minuti alle
undici, James rischia di perdere il treno.” Disse. “Tesoro, prendi un respiro profondo e
attraversa la barriera.”
James guardò la madre con
un po’ di esitazione. Quel muro sembrava
così spesso. E duro. E
se poi non ci riusciva? Odiava dover essere sempre il primo a dover fare le cose, Alex e i suoi
fratelli avevano la vita facile. Prese un bel respiro, chiuse gli occhi e
cominciò a correre.
Quando li riaprì qualche
secondo dopo, l’imponente Espresso di Hogwarts
si erigeva di fronte a lui. Lo guardò meravigliato a bocca aperta per
qualche secondo, poi di nuovo quella manco calda sulla sua piccola spalla.
“Hai visto, James?”
Fece Ron con un sorriso. “Ce
l’hai fatta.”
James sorrise un po’
più rilassato. “Sì.”
Senza dire un’altra parola Ron
prese il carrello di James e si avviò verso il
treno per caricare i bagagli. Hermione si
chinò un po’ verso James e lo
abbracciò stretto con un braccio, tenendo Simon con l’altro.
“Cerca di comportarti come si deve. E
non bighellonare troppo in giro.”
James roteò gli occhi.
“Sì, mamma.” Si voltò verso i suoi fratelli.
“Beh, allora ciao.”
Alex si morse un labbro.
“Ciao, Jay. Ci vediamo a Natale.”
“Ciao Jay.” Fece Micheal con un sorriso sdentato.
James si avviò verso il
treno e salì su per le scalette. Il treno fischiò e
istintivamente guardò l’orologio. Le undici in punto.
Guardò i suoi familiari dal finestrino, anche suo padre li aveva
raggiunti, e si sporse dal finestrino per salutare mentre
il treno cominciava la sua corsa. Continuò a salutarli fino a che il
treno curvò e non furono più visibili.
Si voltò verso l’interno del treno e fece un
sospiro profondo. Doveva cercare uno scompartimento e si incamminò
lungo il corridoio sbirciando dentro alle cabine. Sembravano essere tutte
piene.
“Se avessimo cercato prima, avremmo di sicuro trovato
uno scompartimento.”
“Sei tu che hai voluto salutare Martin
fino all’ultimo secondo!”
James si grattò la nuca in
leggero imbarazzo seguendo con lo sguardo i due ragazzini che erano appena
passati al suo fianco. “Scusate…”
I due ragazzini si voltarono confusi. James
rimase qualche secondo a fissarli. Il ragazzino aveva la pelle olivastra,
capelli e occhi scurissimi. I suoi tratti erano tipicamente mediterranei. La
femmina, al contrario, aveva i lineamenti più dolci, la sua pelle era
chiara, quasi pallida, e i capelli ricadevano accanto al viso in scialbi fili
castani. I suoi occhietti color cioccolato lo fissavano perplessi.
“Dici a noi?” Chiese il ragazzo dalla pelle
olivastra.
James annuì appena facendo
qualche passo avanti. “Sì, io… ho sentito che cercate uno
scompartimento e mi chiedevo se…”
Il ragazzino fece un sorriso enorme mostrando i suoi denti
bianchissimi in risalto contro la pelle. “Oh forte! Sarà uno
spasso fare il viaggio con un altro maschio, invece che dovermi sorbire la
compagnia di una frignona…”
“Ehi!” Lo interruppe inferocita la ragazzina.
“Io non sono una frignona.”
“Io non sono una frignona.” Le fece il verso il
ragazzo. Si voltò verso James e sorrise
incoraggiante. “Vieni, cerchiamo uno
scompartimento.”
James seguì i due lungo il
corridoio del treno. Trovarono uno scompartimento quasi alla fine del vagone,
vi scivolarono dentro. James si sedette davanti ai
due ragazzi e li fissò attentamente. Il ragazzino lo fissava ancora con
un bel sorriso, mentre la ragazzina aveva già aperto un libro e si era
immersa nella lettura.
Il ragazzino tese la mano. “Che
sbadato, non mi sono ancora presentato. Io sono Diego. Diego Withman. E questa è Ca…”
“C.j.” Interruppe lei
senza alzare la testa dal libro.
“JamesWeasley.”
Rispose lui continuando a fissarli. “Voi… siete amici?”
Diego fece una smorfia e fissò la ragazzina di
sottecchi. “E’ mia cugina.”
“Siamo fratelli.” Fece pazientemente lei alzando
finalmente gli occhi dalla carta e lanciando un’occhiataccia a Diego.
“Oh!” Fece James
perplesso. Li fissò ancora per qualche secondo. “Non vi
assomigliate molto.”
“Questo è perché siamo
fratellastri.” Disse Diego sottolineando
l’ultima parola con fervore. “Abbiamo lo stesso papà.
Papà è un uomo d’affari e viaggia molto.” Fece una
smorfia scambiandosi un’occhiata con C.j.
“E a quanto pare si tiene una donna in ogni stato del mondo.”
James spalancò di nuovo gli
occhi, sbalordito, e continuò a fissarli come se li stesse esaminando.
Diego continuò a parlare.
“Mia madre è spagnola. Di Valencia. Per questo
mi chiamo Diego.” Disse fiero battendosi sul petto, come se tenesse
più al suo sangue mediterraneo che a quello inglese. “Sua madre,” fece indicando col capo verso la ragazzina al suo
fianco. “è francese. Per questo si chiama Cat…”
“C.j.!”
Ruggì lei fissandolo con occhi di fuoco. “Mi chiamo C.j.!”
Diego fece per trattenere una risata, ma fallì
miseramente. “Beh, in effetti anche io se avessi
un nome come il tuo userei un soprannome.”
James la guardò
incuriosito. “Per cosa stanno la “c” e la “j”?
Giuro che non lo dico a nessuno.”
Lei arrossì e si rifugiò dietro al libro.
“Non sono affari tuoi!”
James e Diego continuarono
a chiacchierare per tutto il tempo mentre C.j. non
riaffiorò più dal libro. James
raccontò a Diego della sua famiglia; che era il primo di quattro
fratelli, che tutti i parenti di suo padre avevano i capelli rossi, che sua
madre era Babbana di nascita.
Diego gli raccontò che né lui, né C.j. vedevano mai le rispettive madri. Vivevano da quando erano nati col padre, che era sempre a giro per
affari, e erano sempre stati costretti a stare insieme. Di loro si occupava un
maggiordomo, Martin, al quale lui e C.j.erano molto affezionati. Martin era l’unica persona più simile ad un
papà che avessero mai avuto.
Scesi dal treno i due ragazzini si avviarono fianco a fianco verso un omone che li aspettava alla fine
della stazione. C.j. si era persa chissà dove.
James fece un sorriso enorme quando
si avvicinarono di più.
“Ciao Hagrid!”
Il mezzogigante fissò dall’alto il piccolo scricciolo rosso e sorrise da
sotto la barba folta. “Oh, ecco che siete arrivati! Ti ci aspettavo, James! Come stanno tuo padre e tua
madre?”
James scrollò le spalle e
storse il nasino pieno di lentiggini. “Il solito. Sempre indaffarati a
cambiare pannolini.”
Hagrid rise. “Non ci
smetteranno più di avere bambini quei due. Mi ricordo
quando ci erano due bambini alti come te…”
James roteò gli occhi.
Sapeva già cosa avrebbe dovuto sorbirsi, quando Hagrid
attaccava con i ricordi non la smetteva più. Fecero il viaggio fino al
castello sulle barche e arrivarono davanti alla professoressa Tonks che ancora Hagrid non aveva
smesso di parlare.
Molti ragazzini del primo anno fissarono Tonks
a bocca aperta quando videro i capelli blu elettrico. Anche Diego la fissò un po’ sorpreso. James stava per aprire bocca ma la
voce di C.j. la precedette.
“E’ una metamorfomagus.”
Disse saccente.
Diego alzò un sopracciglio fissandola
maJames annuì e non disse niente.
Diego si chinò sull’orecchio di James mentre
percorrevano la sala grande. “Spero di non finire nella stessa casa di C.j.Tu in che casa speri di finire?”
James scrollò le spalle.
“Tutta la mia famiglia è stata a Grifondoro.”
I due ragazzini dovettero aspettare che quasi tutti gli
altri fossero smistati prima di sentirsi chiamare. Finalmente arrivò
anche il loro turno.
“Weasley, James.”
James fece un sorrisetto nervoso a Diego prima di avviarsi verso
il cappello. Solo dopo qualche secondo quello urlò a gran voce.
“Grifondoro!”
James si avviò al tavolo
dei Grifondoro dove lo accolsero calorosamente. Fu
immensamente felice di vedere Diego raggiungerlo poco dopo, ma non prima che
anche C.j. si fosse seduta al suo fianco.
**
Erano già passati due mesi dallo smistamento e Diego
e Jamesfacevano praticamente
tutto insieme. Erano persino nello stesso dormitorio, i letti uno accanto
all’altro. Ogni lezione insieme. Ogni intervallo insieme.
“Ehi, ho sentito che sabato ci sarà la partita
di Quidditch. Ci andiamo, vero?”
James si voltò verso Diego
con un sorrisone enorme. Alzò il pollice,
tenendo con l’altra mano il resto dei libri e annuì con vigore.
“Ci puoi giurare! Papà non mi perdonerebbe mai se mancassi ad una
partita di Quidditch. Sai, lui e zio Harryerano nella squadra. Per un
periodo ha giocato anche zia Ginny.”
Diego lo fissò sbalordito entrando nella Sala Comune.
“Scherzi vero? Cavolo, la tua famiglia è una forza!”
James rilasciò i libri sul
divano nella stanza deserta. Fece un sorriso tra sé. “Per questo
verrai a casa a Natale. Ti presenterò a tutti!”
Diego gli batté una mano sulla spalla. “Lo
sapevo che avevo fatto bene a farmi te come
amico!” Si avviò verso le scale. “Vado in dormitorio. Ho
bisogno di riposare. Tu vieni?”
“Ti raggiungo in un minuto.”
James si abbandonò sul
divano cercando di scaldarsi davanti al focolare. Erano gli inizi di novembre e
la temperatura era già scesa di almeno dieci gradi sotto lo zero. Fece
roteare lo sguardo per la stanza e si accorse solo allora che C.j. era curva su un tavolo poco lontano. Stava scribacchiando
qualcosa e non pareva essersi accorta di lui.
La fissò ancora per qualche secondo, poi si
alzò dal divano e si incamminò verso di
lei. Doveva essere davvero concentrata perché non si voltò neanche quandoJames le fu alle
spalle. James fece per picchiettarle una spalla ma senza volere lo sguardo gli cadde sul fondo della
pergamena che C.j. stava scrivendo.
“CatherineJacinthe?”
L’aveva appena sussurrato tra sé, ma C.j.balzò spaventata e si
voltò di scatto coprendo quella che doveva essere una lettera. Lo
guardò con occhi sgranati e a bocca aperta, prima di diventare rossa di
rabbia e alzarsi in piedi per fronteggiarlo.
“Come diavolo ti permetti di
leggere la mia roba senza il mio permesso?!”
James alzò le mani mortificato. “Io non… è
successo per caso, non ho letto di proposito...”
“E’ una lettera privata! Privata! Così
com’è privato il mio nome!” Urlò
lei quasi alle lacrime. “Se tu… se
tu…”
“Non lo dirò a nessuno!” Si
affrettò a direJames.
“Davvero, non lo dico a nessuno!”
“Si può sapere che succede?”
Diego, che aveva riconosciuto le voci della sorella e del
suo migliore amico, si era precipitato giù per le scale e adesso li
fissava allucinato.
“Che avete da urlare?”
C.j. si morse un labbro cercando
di trattenere le lacrime e se ne andò di corsa
su per le scale. Diego la seguì con lo sguardo e tornò a fissare James ancora più confuso.
James sospirò. “Catherine.” Disse arrendevole. “Era questo che
cercavi di dirmi sul treno, due mesi fa. Che si chiama Catherine
perché sua madre è francese.”
Diego aggrottò la fronte. “No.” Disse
sinceramente. “Cercavo di dirti che si chiama CatherineJacinthe.”
James mosse appena le labbra in un
accenno di sorriso. “Lo so… l’ho letto per errore su una sua
lettera e lei si è arrabbiata un sacco e…”
Diego fece finta di scacciare una mosca. “Ah, non ci
pensare. A C.j. non è mai andato a genio il
suo nome. Figurati che non parla neanche più con sua madre perché
l’ha chiamata così… beh, a dire il vero dubito che ci
parlerebbe comunque, non parliamo mai con le nostre
madri…”
James lo fissò mortificato.
“Senti, non… non dirlo a giro… il suo nome, dico…
altrimenti penserà che sono stato io
e…”
“Se avessi voluto dirlo a giro
l’avrei già fatto da un pezzo.” Fece Diego serio, per la
prima volta da quando l’aveva conosciuto.
“Sono uno stronzo… ma so quanto ci stia male per quello stupido nome.
Tutte le volte che sua madre viene in visita e la chiama così davanti a
tutti poi piange per settimane.”
“Non è poi così terribile…”
Fece James pensoso. “Voglio dire, mio padre si
chiama RonaldBilius.”
Diego scrollò le spalle e sorrise. “Vieni a
letto?”
“Sì, ne ho proprio bisogno.”
**
I giorni seguenti James
tentò di parlare con C.j. ma lei non si faceva trovare da nessuna parte. Appena le
lezioni finivano sfrecciava via come una furia. Se si incrociavano
per i corridoi, lei cambiava strada prima che fossero abbastanza vicini.
“Ma che ti importa?”
Disse Diego mentre andavano a pranzo. “E’ solo C.j.!”
James annuì debolmente. Era
solo C.j.
ma non poteva evitarsi di sentirsi un vero schifo. Non mangiò niente e subito dopo pranzo si scusò
con Diego dicendo di non sentirsi bene. Fece due passi
per la scuola e senza neanche accorgersene entrò in biblioteca. Solo
dopo qualche passo si rese conto che in due mesi non ci era
mai entrato.
Si inoltrò tra gli scaffali
ammirando la moltitudine di libri. Continuò a camminare per diverse
scaffalate prima di ghiacciarsi sul posto.
Davanti a lui C.j. lo fissava con
la stessa espressione. Nessuno dei due si mosse. Dopo qualche secondo la vocetta debole di C.j. lo
riscosse.
“Cosa ci fai tu in biblioteca?”
James la fissò senza sapere
cosa dire. “Passeggio.”
“Passeggi… in biblioteca?” Fece lei
alzando un sopracciglio.
“Mi serviva un posto tranquillo.”
Lei annuì e abbassò la testa fissando insistentemente
la copertina del libro che aveva tra le mani. James
si schiarì la gola.
“Senti, per l’altro giorno…”
C.j. alzò la testa di
scatto e fece per andare via. “Non ne voglio parlare.”
“Io non sono inglese!”
C.j. si fermò e si
voltò verso di lui perplessa. James era ancora
fermo al suo posto e la guardava speranzoso. Non capiva cosa volesse dire con
quella frase e continuò a fissarlo sperando che continuasse.
James prese un respiro profondo e
fece un passo avanti. “Non l’ho mai detto a nessuno. Mi vergogno.
Lo so che è una cosa stupida per cui
vergognarsi, ma sono l’unico della mia famiglia a non essere inglese. Mi
fa sentire come… come se fossi fuori posto…”
C.j. si voltò completamente
verso di lui e lo fissò ancora un po’ perplessa. “Tu non sei
inglese?”
James scosse la testa. “No,
io…” prese un altro respiro. “… sono nato in
Croazia.”
C.j. spalancò gli occhi.
“In Croazia?!”
Le orecchie di James diventarono
subito rosse. “Beh, sì. Ti ricordi che mio zio è HarryPotter, vero? Lui e i miei
genitori erano in una missione per sconfiggere Voldemort.
Mia madre è rimasta incinta di me molto giovane. Si trovavano in un isoletta della Croazia quando ha avuto le doglie. Sono
nato su una spiaggia della Croazia.”
C.j. continuava a fissarlo
sbalordita.
“Mia sorella mi chiama sempre croato
quando vuole prendermi in giro.” Fece lui con una risatina amara.
“E’ un po’ come essere la pecora
nera della famiglia, sai?”
“Io non penso che il luogo dove sei nato facciano di
te una pecora nera.”Fece C.j. “Hai vissuto qui. La tua famiglia
è inglese. Tu sei inglese.”
James prese un po’ di
coraggio. “A me non importa se ti chiami CatherineJacinthe. Non ti rende diversa da C.j.”
C.j. spalancò gli occhi per
qualche secondo, ma poi la sua espressione si addolcì e arrossì
appena sulle guance.
“Quello che voglio dire è che ognuno di noi ha
qualcosa di cui vergognarsi.” Continuò James. “Cose che magari non hanno significato.”
C.j. annuì e piegò
la testa da un lato. “Ho afferrato, James.”
Cominciò ad incamminarsi lungo la fine dello scaffale. “Io non
dico se tu non dici.”
James sorrise guardandola andar
via. Poi un pensiero gli stuzzicò la mente.
“Ehi! C.j!”
Lei si voltò di nuovo, perplessa.
James sorrise. “Che fai per Natale?”
**
Quando Ronscese
in cucina quella mattina, Hermione era seduta al
tavolo con una lettera tra le mani. Si avviò verso il frigo e prese la
bottiglia del latte, lanciando un’occhiata di sottecchi a Hermione. Stava sorridendo tra sé e sé mentre
scorreva gli occhi sul foglio.
“Di chi è?”
Hermione si voltò verso di
lui non riuscendo a trattenere un sorriso. “Di James.
Chiede se a Natale può portare a casa due amici. C.j.
e Diego.”
“Oh bene,” Fece Ron voltandosi per prendere una tazza dalla dispensa.
“Sono contento che si sia già fatto degli amici.
Sono nel suo stesso dormitorio?”
“C.j. è una
ragazza.”
Ron si voltò di scatto verso
Hermione che sorrideva raggiante. Aprì appena
la bocca ma la richiuse posando lentamente la tazza
sul tavolo.
Hermione gli mandò uno
sguardo eloquente. “Due maschi e una femminuccia. Ti dice niente?”
Ron sorrise e scosse la testa.
“Oh andiamo, Hermione! Hanno undici anni, non
arriviamo subito alle conclusioni.”
Hermione si alzò dal
tavolo. “Io non ho detto niente. Sei stato tu.” Fece sorridendo tra
sé. Si voltò un’ultima volta verso di lui prima di uscire
dalla stanza. “E anche noi avevamo undici
anni.”
**
Adesso che ho trovato
uno spaziettino di tempo per pubblicare con calma,
vorrei anche ringraziare chi, nonostante la mia assenza prolungata, mi segue e
commenta sempre.
Prima di tutto grazie
a tutti quelli che seguono ma non possono recensire
perché non sono registrati su EFP
Secondo di poi grazie
a:
GiulyWeasley: Nonnina mia, che brava che sei, sei stata
la prima a recensire XD in effetti hai ragione…
lo facevo più coglione Diego, invece mi
è uscito così… ormai è andata XD meglio per Thea.
Conta però che, come sai, in NTE3 si pigliano ma
si lasciano anche… quindi alla fine non è che sia tanto riflessivo
XDD
Gioem106: Meno male che
è venuta questa benedetta ispirazione però
XD sono stata ferma un bel po’ e non sai che fatica per rimettermi in
moto
Bride162: ahah pure io me le
sono rilette tutte… non sono mica normale, me le leggo e ci rido da sola anche se le ho
scritte io… lo sapevo di non essere tanto rifinita…
Videlina95: sono contenta
che ti sia piaciuto, l’ansia da prestazione è sempre tanta XD e
non immaginate che gioia è quando mi dite che
un capitolo vi è piaciuto
Mem: Carissima e fedelissima! Grazie mille per la recensione…
sinceramente non l’ho letta questa notizia, e
quando ho letto la recensione sono rimasta così O___oil caldo ci sconvolge a tutti mi
sa… ahah, spero ti sia piaciuto anche questo MM