Missing Moments- Nothing's too Easy

di funkia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Perchè Potter è Per Sempre ***
Capitolo 2: *** Uno Più Uno Meno ***
Capitolo 3: *** Stai Con Me...E La Mia Famiglia ***
Capitolo 4: *** Ho Bisogno Di Te ***
Capitolo 5: *** Tua E Soltanto Tua ***
Capitolo 6: *** Un Allenatore Nel Pallone ***
Capitolo 7: *** Scricciolo ***
Capitolo 8: *** L'Importanza Di Chiamarsi C.j. ***



Capitolo 1
*** Perchè Potter è Per Sempre ***


La finestra aperta faceva entrare nella camera un filo d’aria, fresca e primaverile, tanto da permettergli di respirare

Alla mia nonnissima Giulia che oggi diventa grande!!!Buon compleanno amora mia, ti adoro!!!^^        

             

               PERCHE’ POTTER E’ PER SEMPRE

 

If you believe in love tonight,
Im gonna show you one more time
If you believe then let it out,
No need to worry theres no doubt
If you believe, if you believe,
If you believe, then let it out                          Sasha-if you believe

 

La finestra aperta faceva entrare nella camera un filo d’aria, fresca e primaverile, tanto da permettergli di respirare. Fredde gocce di sudore scendevano sulla sua fronte mentre continuava a guardarsi imperterrito allo specchio passandosi una mano tra i capelli corvini.

 

La sua faccia era di un colorito strano,insolito, un misto tra verde marcio e bianco marmoreo. Si passò una mano tremante sugli occhi e respirò forte.

 

Sentì la porta aprirsi alle sue spalle dopo un busso leggero. Ron entrò nella stanza tutto agghindato con in braccio il piccolo James che giocherellava felice col suo meraviglioso farfallino di velluto rosso.

 

“C’è qualcosa di veramente sbagliato in tutto questo!”

 

Disse Harry con voce funerea. Ron alzò un sopracciglio divertito e posò James sul letto avvicinandosi alle spalle dell’amico e incrociando il suo sguardo nello specchio.

 

“Ti riferisci all’essere ancora in boxer ad appena mezz’ora al tuo matrimonio?”

 

Harry non si mosse di un millimetro e rimase silenzioso per un po’. Improvvisamente girò i racchi deciso e si avviò verso la porta.

 

“Devo andare da Ginny! Non possiamo farlo!”

 

Ron lo trattenne a stento per un braccio “Cosa?! Sei impazzito?! Non puoi andare da Ginny, lo sai quanto ci tengano le donne alle tradizioni!Non puoi vedere la sposa prima del matrimonio”

 

“Oh, si che posso!Non ci sarà nessun matrimonio, io non sono pronto!”

 

Il rosso lo guardò un attimo con la bocca aperta e gli occhi fuori dalle orbite, cercando di riprendersi e parlare razionalmente “No, no Harry aspetta un attimo. Tu hai sconfitto Tu-sai-chi, non puoi fartela sotto per un matrimonio!”

 

Harry gli lanciò un’occhiataccia “Io non me la sto facendo sotto! Sono solo…nervoso,ecco!”

 

Ron sospirò pesantemente e gli passò i vestiti facendogli cenno di infilarli. L’altro lo guardò un po’ incerto in un primo momento,ma lentamente cominciò a vestirsi, senza proferire una sola parola. Rimase a fissare la cravatta nella sua mano destra.

Ron alzò un sopracciglio.

 

“Beh?”

 

Il moro alzò lo sguardo su di lui “Non posso metterla, mi strozzerà! Prima l’ho dovuta togliere!”

 

“…aspetta un momento…cosa vuol dire prima? Ti eri già vestito?!” Harry annuì leggermente bianco come un cadavere e Ron sospirò facendo accomodare l’amico sul letto e sedendogli accanto “Senti, si è tutti nervosi in questi casi, voglio dire…è vero che io ed Hermione non abbiamo avuto una cerimonia sfarzosa e con centinaia di invitati, ma ti ricordi quanto ero agitato, vero? Non facevo altro che grattarmi dappertutto e ho fatto la doccia dieci volte prima di convincermi ad andare! Ma ti assicuro che quando vedrai Ginny non esisterà più niente…solo lei!”

 

Fece un sorriso rassicurante e gli batté una mano sulla spalla. Dopo diversi minuti, in cui rimase a guardare l’amico stare immobile nella stessa identica posizione, cominciò davvero a preoccuparsi. Si schiarì la gola un paio di volte.

 

“Ehm…Har-harry?”

 

Harry si alzò di scatto dirigendosi nuovamente verso la porta col passo deciso di prima.

 

“Devo andare da Ginny!”

 

Con un balzò il rosso riuscì a bloccarlo di nuovo. I loro sguardi si incrociarono.

 

“Ron, non posso sposarmi! E se Ginny non mi amasse davvero?”

 

Ron si passò stanco una mano sulla faccia “Harry, Ginny ti sta dietro da quando era bambina!”

 

E se non fosse quella giusta?”

 

“Non credo dovresti dirlo al fratello della sposa,questo” si incupì Ron

 

Harry rimase un attimo in silenzio “Giusto!....chiamami Hermione!”

 

Cosa?!”

 

Ma Harry aveva già cominciato a spingerlo prepotentemente verso la porta non lasciandogli molta scelta se non replicare apertamente ad alta voce. L’ultima cosa che sentì prima di sbatterlo fuori dalla porta fu uno sbuffo e ritornò a fare su e giù per la stanza. Improvvisamente un rumore lo riportò al presente.

 

Il suo sguardo si incatenò con degli enormi occhi scuri su cui ricadevano piccoli ciuffi rossi. Guardò il piccolo James che confuso gli offriva una scarpina ricoperta di saliva. Gli puntò un dito contro.

 

“Tu non sai quanto sei fortunato!”

 

                                                                          *

 

Hermione sbuffò portandosi una mano alla tempia. Non poteva reggere quella tortura ancora per molto. Le spose isteriche erano una bella gatta da pelare.

 

Raccolse l’ultimo pacco di fazzoletti gettati sul pavimento del bagno e li gettò nel water. Il quinto pacco. Sopirò e posò la testa contro al muro, accomodandosi meglio Alex sulla spalla che schiacciava un pisolino nonostante il pianto incessante di Ginny.

 

La quasi-sposina se ne stava per terra sul pavimento del bagno a piangere e farfugliare cose senza senso. Hermione le sedeva accanto allo strenuo delle forze,cercando di non farle macchiare il vestito.

 

“Lui non mi ama,davvero!Io lo so!” scosse la testa in un gesto nevrotico continuando ad asciugarsi gli occhi con un fazzolettino ormai inesistente.

 

Hermione si sforzò di rimanere calma “Come può non amarti? Per cosa ti sposerebbe sennò? Per i soldi?” disse sarcastica

 

“Lo so” frignò l’altra “Ma se ci ripensa? Io non voglio essere piantata all’altare! Sai quanto sarebbe umiliante?”

 

“Nemmeno Ronald è arrivato a tanto…”

 

Ginny la guardò un po’ e scoppiò a piangere di nuovo tra le sue braccia “Oh,Hermione sono così felice per te! Ron è proprio un bravo ragazzo!”

 

Gi-ginny…tesoro, anche Harry lo è!”

 

“Non di certo se mi lascerà!”

 

Hermione era al limite “Ma lui non vuole lasciarti!”

 

Ginny tirò su col naso “E se litighiamo in continuazione?”

 

La riccia fece un sorrisetto “Beh,io e Ron ci siamo sposati per questo. Oh andiamo, non ricordi più chi è che passava per intelligente tra i due ad Hogwarts? Se Ron è riuscito a sposarsi senza scappare o svenire chiunque può farlo!”

 

La rossa fece un sorriso tremolante “Sì, ma non dirlo a Ron” tirò su col naso e Hermione poté vedere chiaramente due grossi lacrimoni formarsi sui suoi occhi “Chiamami Ron!”

 

Cosa?! E perché?”

 

Ginny aveva ricominciato a piangere tra le mani lasciando che i capelli fiammeggianti ricadessero lungo le spalle “Tra poco non avrò più il suo cognome! E’ come se non fossimo più fratelli! Ti prego Hermione,chiamami Ron! Ron Weasley” concluse marcando il tono sul cognome.

 

Hermione la guardò allibita ma si alzò e sospirò stando ben attenta a non svegliare Alex. Lanciò un ultimo sguardo seriamente preoccupata a Ginny prima di chiudersi la porta alle spalle.

 

Si lasciò andare un attimo contro la porta stropicciandosi stancamente gli occhi e si incamminò lungo le scale sentendo i tacchi risuonare in tutta la casa, si ricordò di alzare il vestito per non sporcarlo.

 

Arrivata sul secondo pianerottolo si trovò a faccia a faccia con Ron e gli sorrise caldamente. Ron la guardò dall’alto in basso e fece un lungo fischio.

 

“Wow, sei un schianto!”

 

Hermione arrossì e si protese per baciarlo sulle labbra “Grazie,amore” sospirò stancamente “Senti, di sotto c’è tua sorella in crisi isterica…dice che deve vederti perché tra meno di mezz’ora non sarete nemmeno più fratelli, per via del cognome” alzò gli occhi al cielo

 

Ron la guardò stancamente “Oh,fantastico! Perché di sopra c’è Harry che vuole vedere te e cerca di boicottare il matrimonio”

 

Capisco…senti puoi tenermi Alex?”

 

Ron prese la sua bambina dalle braccia di Hermione e stette ben attento a non svegliarla “Certo! E senti, James sta giocherellando con il fiocco e le scarpe…e con la saliva. Vedi quello che riesci a fare”

 

Lei lo baciò su una guancia “Nessun problema,amore” cominciò a salire le scale tenendosi il vestito,ma tornò indietro di qualche passo “Ron?”

 

“Si?”

 

“Siamo stati davvero così terribili quando ci siamo sposati?”

 

Ron rise “No. Ma penso fosse dovuto al fatto che tu rischiavi la morte, avevamo già un bambino e dopo esserci dichiarati tutto ci è sembrato estremamente facile”

 

“Giusto, ok vado!”

 

Ron la seguì con lo sguardo fino a che non sentì qualcosa di piccolo e morbido muoversi tra le sue braccia. Incatenò lo sguardo con due occhi immensamente blu tanto quanto i suoi e sorrise.

 

“Ehi, piccola di papà” le pizzicò una guanciotta “Andiamo a sentire le urla isteriche dell’altra unica femmina Weasley

 

                                                                                      *

 

Hermione bussò lentamente aprendo la porta con cautela. Cercò di trattenere un risolino quando vide Harry stare sul bordo del letto con la testa tra le mani e James a suo fianco nella stessa identica posizione. Entrò rivolgendogli un sorriso.

 

“Ehi, non starai cercando di far cadere in depressione anche mio figlio?”

 

Harry alzò la testa di scatto “Oh,Hermione sei qui! Va di sotto da Ginny e dille che non posso sposarla!”

 

Lei rimase calma e si sedette su una sedia lì vicino “D’accordo, e per quale motivo devo dire che hai preso questa decisione?”

 

Il moro aprì un paio di volte la bocca ma la richiuse dopo qualche secondo. Prese un sospiro profondo “Non la merito”

 

“Credo che questo dovrebbe deciderlo lei, no?” gli rispose dolcemente

 

“Allora dille che non posso mantenerla”

 

“Harry… sei un Auror e guadagni un sacco di soldi, e Ginny è cresciuta in una casa con sei fratelli e i risparmi ridotti al minimo. Credi davvero che se la beva?”

 

Harry sospirò e si alzò per fare su e giù per la stanza passandosi una mano tra i capelli spettinandoli ulteriormente “E se non stessimo bene insieme? E se litigassimo sempre? E se mi lasciasse? E se non fossimo in grado di mandare avanti una famiglia?”

 

“Ti ricordo che sono sposata con Ron”

 

Sembrò tranquillizzarsi un attimo e lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi “Ginny come sta?”

 

Hermione sorrise “Bene, è solo un po’ nervosa”

 

“E’ nervosa?! Perché è nervosa? E’ successo qualcosa? Oddio!Non ha invitato quel Micheal Corner al matrimonio,vero?”

 

“No, è nervosa perché ha paura che tu la pianti sull’altare, cosa che a quanto pare si sta realizza…James!”

 

Harry sobbalzò per l’urlo di Hermione e si voltò velocemente verso il piccolo che, dopo aver completamente distrutto le scarpe con la saliva, si accingeva a completare l’opera col farfallino. Hermione scattò in piedi e lo prese in braccio strappandogli dalle mani l’oggetto bramato.

 

“Mio!” urlò lui in un tentativo disperato di riaverlo indietro

 

“Lo so benissimo che è tuo, per questo ora te ne stai qui con lo zio Harry mentre io vado a pulire tutto quello che hai sporcato. E ti avevo avvertito signorino, se lo rifai di nuovo te li puoi veramente scordare i biscotti stasera!”

 

Il bambino ritirò la mano in fretta rimanendo quiete tra le braccia della madre. Hermione raccolse anche le scarpine ormai dimenticate sul letto e passò James a Harry.

 

“Tienimelo un attimo, torno subito”

 

Harry lo prese sotto le braccia e guardò allarmato uscire Hermione dalla porta. Si voltò disperato a guardare James che sembrava essere piuttosto infastidito da quella posizione.

 

“Senti, non guardarmi in quel modo, io non lo so mica come si tengono i bambini. Non ti prendo in braccio da quando avevi cinque mesi! Accidenti, sembra ieri che sei sbucato fuori nel peggior momento che ci potesse capitare” lo guardò un po’ “Dì la verità lo hai fatto apposta!”

 

James lo guardava serio cercando di non scivolare dalla presa di Harry. Harry capì e si sedette sul letto tenendolo sulle gambe.

 

“La sai una cosa, se sposassi zia Ginny diventeremmo parenti. Certo che già mamma e papà dicono che sono lo zio Harry, ma tu non crederci perché non è vero! Se tra un quarto d’ora mi decido a sposare Ginny allora sì che puoi chiamarmi zio”

 

James protese le mani verso di lui e Harry lo alzò facendolo stare in piedi sulle sue cosce.

 

“Hai ragione, anche a me piace guardare le persone negli occhi quando mi parlano. Stavo pensando…magari potremmo pure farti un cugino, ma non so se riuscirei a fare il padre. Non sono tanto bravo in questo genere di cose, anzi, sono una schiappa”

 

Cio

 

Harry lo guardò un po’ “Come scusa?”

 

James gli mise un dito sul naso “Cio!” annuì freneticamente e passò le sue piccole braccia attorno al collo di Harry posando la testa fulva sulla sua spalleCio!”

 

La realizzazione di Harry che quella ‘ci’ fosse in realtà una ‘zeta’ fece nascere un sorriso sulle sue labbra, massaggiando la schiena del bambino “Ehi giovanotto, è zio che stai dicendo?”

 

James si tirò indietro con uno sguardo che sembrava dire ‘mi sembra ovvio,no?’ e ripeteva instancabilmente “Cio!Cio!Cio!Cio!Cio!Cio!Cio!”

 

Harry rise e gli scompigliò i capelli “Sai non sarebbe niente male sentirsi chiamare papà dopotutto”

 

                                                                             *

 

“Due donne Weasley in preda al pianto. Non desideravo di meglio!”

 

Ron teneva su una spalla Ginny che singhiozzava incontrollabilmente e sull’altra Alex che probabilmente piangeva per solidarietà. Sospirò stancamente battendo una mano sulla schiena di entrambe e rassicurando un po’ una e un po’ l’altra.

Ginny continuava a dire cose senza senso.

 

“Oh Ron, non sarò mai una brava moglie, rovinerò la vita di Harry! Non posso portare il suo cognome, è un cognome importante,io non sono all’altezza!”

 

Ron alzò gli occhi al cielo “Ginny, per l’amor di Merlino, che diavolo stai dicendo? Nessuno ha forzato Harry a sposarti, se vuole farlo pensa che tu sia benissimo all’altezza. E lo sarai, ci hai parato il culo non so quante volte e hai saputo tenere testa a tutti noi, da Bill a me. Mettevi in riga persino i gemelli!”

 

E se mi tradisce? Può avere tutte le donne che vuole!”

 

“Sì,ma lui vuole te!”

 

Ginny alzò gli occhi lacrimosi sul fratello e lo abbracciò stretto quasi fino a soffocarlo. Ron tentò di liberarsi dalla stretta voltando un po’ la testa.

 

“Oh,no Alex!”

 

Ginny si staccò da lui per vedere quale fosse il problema e dovette trattenere un sorrisetto quando vide Ron intento a togliersi la saliva dalla giacca.

 

“Oh,accidenti! Non posso andare all’altare accanto a Harry in queste condizioni! Ginny, tienimi un attimo Alex, devo cercare Hermione”

 

Ginny prese la bambina in braccio un po’ intimorita mentre guardava il fratello alzarsi e andare via. Portò lo sguardo su Alex e le accarezzò dolcemente una guancia e la bimba posò gentilmente le piccole manine sul seno di Ginny fasciato da un corpetto bianco. Ginny ridacchiò.

 

“Amore non posso darti da mangiare, non sono la tua mamma….anche se potrei sembrarlo”

 

Rimase a guardare la nipote muoversi tra le sue braccia e sistemarsi fino a che non fu comoda abbastanza. Sorrise accarezzandole la testa.

 

“Non pensavo che i bambini fossero così piccoli,sai? E non pensavo neanche di veder spuntare fuori una femmina da Hermione, insomma i geni Weasley parlano chiaro. Non sei orgogliosa? Sei la seconda femmina Weasley da generazioni!”

 

Alex fece una bolla di saliva e Ginny rise

 

“Lo prendo come un sì” le rivolse uno sguardo amorevole “Ehi, magari tra qualche anno avrai una cuginetta. Una femmina. Una Potter

 

Le accarezzò i pochi ciuffi rossi che aveva sulla testa “Però per farlo prima devo andare all’altare e sposare lo zio Harry,no?” sorrise sotto lo sguardo profondo di Alex “Credo proprio che mi convenga andare”

 

                                                                                 *

 

“Amore, cerca di stare fermo o non verrà mai via”

 

Hermione cercava di togliere senza troppi risultati la macchia dalla giacca di Ron che Alex gli aveva lasciato come ricordino.

 

“Non puoi toglierla con la magia?”

 

Hermione sospirò “Non ho la bacchetta dietro”

 

Ron si lagnò come un bambino “Ma quella di James l’hai mandata via così facilmente!”

 

“Questo perché Alex prende ancora il latte da me, non credo fosse proprio saliva la sua”

 

Ron si guardò un po’ con una faccia disgustata, Hermione lo vide concentrarsi su qualcosa dietro di lei con la bocca semiaperta e si voltò automaticamente. Harry stava in piedi all’inizio del pianerottolo tenendo in braccio James che giocherellava con la sua cravatta. I due si voltarono dalla parte opposta quando notarono che Harry non stava guardando loro ma qualcuno alle loro spalle. Ginny.

 

Ginny se ne stava lì nel suo abito bianco con dei fili ramati che le scendevano scomposti sulle spalle nude e la piccola Alex in braccio che si guardava intorno.

 

Che ci fai qui?”

 

Cosa ci fai tu qui?”

 

Ginny si passò una mano lungo la gonna di gonfia dai veli “Non avresti dovuto vedermi prima del matrimonio. Porta sfortuna”

 

Harry sorrise appena “Sfortuna o no sei bellissima”

 

Anche Ginny sorrise mordendosi un labbro. Ron e Hermione stavano fermi tra loro due senza osare proferire una sola parola. Harry si mosse verso di lei fino a che lei non fu costretta ad alzare la testa per guardarlo in volto. Si chinò su di lei e la baciò dolcemente sulle labbra catturandola con la sua passione.

 

Dopo diversi minuti si staccarono e Harry posò la sua fronte contro quella di Ginny sorridendo “Senti, lo so che siamo dannatamente agitati e che abbiamo qualche dubbio sull’andare o no all’altare ma io qui ho promesso un cugino a questo pargolo”

 

Ginny sorrise mordendosi un labbro “Allora sarà meglio andare, perché qui io ho promesso una cugina a questa pargola!”

 

Hermione si strinse a Ron con le lacrime agli occhi guardando i suoi amici ad un passo dal matrimonio “Aaaw,Ron, non sono carini?”

 

Ron le passò un braccio attorno alla vita “Certo…solo,vorrei i miei figli indietro dopo!”

 

                                                                            *

Harry prese un respiro profondo e si grattò nervosamente una tempia. Sentì una mano posarsi sul suo braccio e sorrise a Ron che stava in piedi dietro di lui. Lo vide abbassarsi un po’ per arrivare al suo orecchio.

 

“Rilassati, sarà qui tra pochissimo”

 

Harry espirò di nuovo e annuì sussurrandogli “Mi raccomando,sai cosa devi fare. Se svengo riprendimi prima che tocchi terra, se cerco di scappare tienimi stretto e se mi vedi diventare sempre più verde prendi il secchio che c’è dietro di te e mettimelo più vicino possibile!”

 

Ron ridacchiò e gli batté su una spalla facendogli cenno con la testa di girarsi verso la fine della navata. Harry si sentì mancare il fiato in gola quando vide Ginny avanzare verso di lui a braccetto col signor Weasley.

 

L’aveva vista solo pochi minuti prima, ma in quella luce, con quel portamento che teneva nel suo abito bianco, con quel sorriso non poteva essergli mai sembrata più bella. Perfetta.

La vide prendere posto al suo fianco con il viso velato e non riuscì a staccarle gli occhi di dosso.

 

Sentì il sacerdote cominciare la sua messa, ma lui non ascoltava una sola parola. Lui e Ginny si limitavano a guardarsi negli occhi sorridendo e arrossendo come dei bambini.

Harry pensò che non ci fosse una cosa più bella che stare all’altare con il suo migliore amico alle spalle, la sua migliore amica dalla parte opposta e la donna che amava al suo fianco.

 

“Signor Potter?”

 

Harry tornò alla realtà come se avesse fatto un lungo sogno, si guardò in giro un po’ spaesato e notò che tutte le teste dei presenti erano rivolte aspettativamente verso di lui. Ginny lo guardava fisso ed era completamente sbiancata.

 

Co-come?”

 

Il sacerdote si schiarì la gola imbarazzato “Ho chiesto…vuoi tu Harry James Potter prendere la qui presente Ginevra Molly Weasley come tua legittima sposa?”

 

Harry sentì il silenzio perforargli le orecchie e vide Ginny stringere i pugni sull’abito bianco. Si voltò verso Ron che gli fece un cenno col capo come per chiedergli cosa diavolo stesse combinando e si riprese in fretta.

 

“Certo!Cioè sì! Sì,che lo voglio!Altrimenti che ci sto a fare qui?”

 

I presenti in chiesa dovettero fare del loro meglio per reprimere le risatine. Ron e Hermione si incontrarono con lo sguardo e si morsero un labbro per trattenersi, soprattutto quando videro la Signora Weasley tirare una gomitata nelle costole al marito per farlo smettere di ridacchiare. Persino Ginny si morse un labbro trattenendo un risolino.

 

Il sacerdote si schiarì nuovamente la gola per richiamare l’attenzione dei presenti “Bene. E vuoi tu Ginev…”

 

“Sì!” urlò lei senza neanche fargli finire la frase. Harry la guardò con un sorrisetto sulle labbra e Ginny arrossì abbassando lo sguardo “Mi scusi…”

 

“Bene…beh allora…può baciare la sposa,suppongo”

 

Harry e Ginny si sorrisero. Lui si chinò fino a raggiungere le sue labbra e le catturò in un bacio, subito nella chiesa partì un applauso sentito e Harry si voltò un secondo verso Ron che alzò i pollici in segno di vittoria. Hermione ridacchiò alle loro spalle e li abbracciò uno per uno.

 

Ginny alzò il viso verso Harry con il sorriso più radioso che potesse avere “Per un attimo ho temuto che dicessi di no”

 

Harry le sorrise “Per un attimo l’ho pensato anche io”

 

Ma non l’hai fatto”

 

“No. Te l’avevo promesso che non ti avrei lasciato essere una Weasley per sempre”

 

                                                                                 *

 

Ah! Vi ci vedo già tutti lì a dire ‘ma allora mi ha ascoltato quando le ho detto di fare i Missing Moments!’ la verità è che…no,non vi ho ascoltato XDXD! Scherzo, il semplice fatto è che i MM c’erano già sul mio blocchetto degli appunti (leggi. Quaderno di matematica) da diversi mesi e addirittura due episodi sono già belli belli sul mio pc. Ho solo aspettato un po’ a postare perché volevo che si quietassero le acque…ma è sempre un gran bordello XDXD!!

Spero davvero sia stato di vostro gradimento,soprattutto per GiulyWeasley che oggi compie 20 anni ( si è oggi, mentre scrivo mancano due minuti a mezzanotte quindi quando posto è già il tuo compleanno XD) accidenti nonna…sembra ieri che eri alta un metro e una dentiera…e oggi già ti ritrovo in via di decomposizione XDXD!! Auguri!!

Un bacione a tutti quanti esappiatelo per chi mi ha cercato…non ho ancora scritto una parola degli altri chap XDXD!!

 

Bacissimi,zia Funkia

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Uno Più Uno Meno ***


A casa Weasley durante l’ora di cena non si era mai riuscito a stabilire il silenzio

A Batu perchè è così panfolosa che se non ci fosse già Coccolino ci metterebbero la sua foto sull’ammorbidente! Tanti auguri amora ^^

                         

                              UNO PIU’ UNO MENO…


Nobody gonna love me better
I must stick with you forever.
Nobody gonna take me higher
I must stick with you.
You know how to appreciate me
I must stick with you, my baby.
Nobody ever made me feel this way
I must stick with you.

 

                                                          Pussycat dolls- stickwitu

 

 

 

A casa Weasley durante l’ora di cena non si era mai riuscito a stabilire il silenzio. Di qualunque casa Weasley si trattasse. Da generazioni e generazioni a tavola non si poteva mangiare nella quiete della casa, ma più voci si sovrastavano l’un l’altra in un brusio generale. Ron e Hermione non se l’erano proprio sentita di rompere la tradizione, non che con cinque figli a carico fosse stato difficile, chiaramente.

 

Quella sera, come tutte le altre, il banchetto preparato da Hermione era stato accompagnato dalle vocette allegre dei loro figli, tra chi litigava, chi faceva richieste, chi si limitava a mangiare con molto entusiasmo. Ron era estremamente felice di avere tutto quel chiasso a tavola, gli metteva allegria, non aveva mai sopportato quelle famiglie zitte e ligie alle regole intransigenti. Hermione non era sempre così magnanima come lui ma Ron le rivolse un sorriso divertito e lei lasciò che i loro figli continuassero.

 

Era appena stato stipulato un armistizio tra Micheal e James, che aveva rubato al fratello una patata al forno, e ristabilita un po’ di quiete che Simon si dondolò amabilmente sulla sedia e biascicò ancora con il pasticcio di carne in bocca.

 

“Papà possiamo avere un cane?”

 

A casa Weasley all’ora di cena non si era mai riuscito a stabilire il silenzio…per tutta la durata del pasto. Ron si scambiò velocemente uno sguardo con Hermione e, ancora con la forchetta levata per aria, si schiarì la gola.

 

“Abbiamo già tre gufi e un gatto, cosa ce ne facciamo di un cane?”

 

Simon fece una smorfia affondando la forchetta tra il pasticcio mescolando qua e là “Ma i gufi sono brutti e noiosi! Con un cane ci si può giocare”

 

Hermione guardò severamente il suo piatto e la sua forchetta in continuo movimento “Smettila di giocare col cibo, e no, Simon, non compreremo un cane. Siete già in tanti, mantenere un cane non è cosa da poco. Dovevate pensarci quando avete chiesto in regalo l’ultimo gufo!”

 

Alex si intromise timidamente “Sì, ma mamma il gufo l’ho chiesto io. Se Simon vuole un cane…”

 

Micheal balzò in piedi “Anche io voglio un cane!Potty non si può definire un gufo, è alto tre centimetri! Non riesce neanche a portare una cartolina!”

 

Hermione non mutò la sua espressione dura mentre Ron le lanciò uno sguardo umettandosi un labbro “Amore, forse potremmo…”

 

Hermione si voltò scattosamente verso di lui “No, Ron. Se Potty è troppo piccolo crescerà e se avete fretta usate Leo e Crookie! Non ho intenzione di avere un’altra bocca da sfamare in questa casa, ce ne sono già abbastanza!”

 

Thea si grattò perplessa la testa immergendo la manina tra i riccioli rossi, guardò il piatto di pappa sotto di lei e rimase un attimo incerta sul da farsi “No pappa?”

 

Hermione si voltò verso di lei e le avvicinò il piattino con un sorriso “No amore, non sei tu la bocca in più”

 

La bambina parve felice da come si tuffò a volo d’angelo sul piatto. Ron ridacchiò scotendo la testa e avvicinò la forchetta alla bocca quando notò la sfilza di musi lunghi che sedevano al tavolo. Sospirò frustrato lanciando un’ultima occhiata a Hermione che non transigette.

 

Andiamo ragazzi, avete sentito vostra madre, no? E poi potete sempre giocare con Grattastinchi

 

James infilzò una patata con la forchetta e alzò un sopracciglio ironicamente “Oh certo, ho proprio voglia di farmi infilzare dalle unghie di quel coso pulcioso”

 

Hermione scattò come una molla “Grattastinchi non è pulcioso!”

 

Nessuno di loro osò fiatare più, e forse per la prima volta nella storia di casa Weasley la cena ebbe cinque minuti di puro silenzio dove si sentivano solo le stoviglie che battevano sui piatti. Ron continuava a guardarsi intorno tra lo sguardo severo di Hermione a quello deluso dei figli che mangiavano con sufficienza.

 

“Allora…” cominciò richiamando l’attenzione “…cosa c’è per dessert?”

 

Hermione si alzò da tavola lasciando ricadere la forchetta sul piatto e tornò con un gran vassoio che rilasciò a centro tavola. Tutti alzarono lo sguardo su di lei tra il sorpreso e il dispiaciuto. Mousse al cioccolato. Hermione non faceva mai mousse al cioccolato senza una buona ragione. Ron le mandò uno sguardo interrogativo e lei si asciugò repentinamente una lacrima.

 

“Doveva essere accompagnata da una buona notizia” disse sbrigativa “ma non credo proprio che sia il caso stasera”

 

Ron alzò un braccio per sfiorarla appena “Mione…”

 

Lei fece un passo indietro con una mano sulla bocca ormai, Ron lo sapeva, per trattenere i singhiozzi “Mangiate, io vado di sopra. Mi è passato l’appetito”

 

Tutti la guardarono sparire al di là della soglia e sentirono il suo passo svelto per le scale. Ron riconobbe la porta della camera che si chiudeva bruscamente e seppe che probabilmente si era buttata sul letto a piangere. Proprio come faceva quando era ragazza. Si voltò verso i figli che lo guardavano perplessi e cercò di fare un debole sorriso.

 

“Su, avete sentito? Mangiate”

 

I ragazzi annuirono debolmente e cominciarono timorosi a spartirsi il dolce. Ron fece un altro sorriso tirato e guardò verso il piano di sopra. Istintivamente si alzò e se ne andò su per le scale. Percorse tutto il corridoio del primo piano umettandosi un labbro e arrivato davanti alla loro camera la aprì lentamente cercando di non fare rumore.

 

Hermione se ne stava rannicchiata sul letto, qualche lacrima ancora sul suo viso, e accarezzava senza particolare entusiasmo il vecchio Grattastinchi. Ron entrò a passi lenti nella stanza richiudendo la porta dietro di sé e andò a sdraiarsi alle spalle di Hermione, passandogli un braccio attorno ai fianchi e affondando la testa nel suo collo tra i riccioli profumati.

 

“Vuoi dirmi cosa c’è che non va?”

 

Hermione si mosse un po’ tra le sue braccia e si appoggiò con la schiena contro al suo petto “Va tutto perfettamente, Ronald

 

“Oh sì, vedo. Mi chiami sempre Ronald quando va tutto perfettamente!” disse ironicamente alzando un po’ la testa.

 

Lei si voltò un attimo verso di lui e sospirò “C’era una cosa che dovevo dirti. Doveva essere una cosa bella, lo sai che non faccio mai la mousse al cioccolato se non c’è qualcosa sotto” Ron ridacchiò baciandola sotto ad un orecchio “Ma davvero io non me la sento più di dirtelo stasera, non mi pare proprio il caso,ecco”

 

Ron aggrottò la fronte tra sé “Ma scusa, se è una cosa bella perché non dovresti dirmela?”

 

“E’ più complicato di così. Per me è una cosa bella e dovrebbe esserlo anche per te. Ma forse…dopotutto non è poi così una bella notizia”

 

Ron fece un po’ pressione sulla sua spalla per farla voltare e sembrò perdersi un attimo “Mi stai spaventando”

 

Hermione sorrise brevemente “Non è nulla, amore. Ne parleremo in breve. Adesso vai e mangia la mousse, so che aspetti che ti dia il via libera

 

Ron rise e la baciò con trasporto continuando a ridacchiare contro le sue labbra “Ah, non ho sposato una donna, ho sposato un angelo io!”

 

Hermione sorrise e lo guardò precipitarsi verso la porta e uscire in gran fretta. Si accomodò meglio sul cuscino e sospirò tra sé lanciando un occhio al gatto grasso e fulvo che la guardava con rimprovero.

 

“Oh, non guardarmi così! Non potevo dirglielo stasera!”

 

                                                                                      *

 

Erano passati diversi giorni da quella cena e Ron sembrava essersi completamente dimenticato del discorso tra lui e Hermione. Ma se c’era una cosa di cui non si era assolutamente dimenticato era stata la richiesta di uno dei suoi figli. Per questo ora se ne stava a capo chino rimuginando su ciò che aveva appena fatto e maledicendosi per aver fatto probabilmente una delle cose più stupide di questo mondo.

 

“Hermione mi ucciderà!”

 

Harry, che passava di lì con qualche carta in mano, si fermò a guardare nella stessa direzione di Ron inarcando un sopracciglio “E quello da dove spunta?”

 

Ron si voltò verso di lui e si schiarì la voce “Beh, i ragazzi hanno chiesto se potevo comprar loro un cane e allora oggi…”

 

Entrambi rimasero un attimo fermi a guardare un cane di grossa taglia e dal folto pelo rosso che girellava amabilmente tra le scrivanie annusando qua e là e scodinzolando felice. Harry incrociò le braccia al petto continuando a guardare la bestiola muoversi allegramente per l’ufficio.

 

“Hermione che ne pensa?”

 

Il silenzio di Ron gli fece temere il peggio e non ci fu bisogno che nessuno dei due staccasse gli occhi dal cane per capire cosa sarebbe successo. Harry annuì tra sé.

 

“Ti ammazzerà”

 

Ron sospirò frustrato portandosi le mani sui fianchi “Forse non mi ucciderà, ma di certo dovrò passare un bel po’ di notti in bianco per farmi perdonare”

 

Harry si aprì in un sorrisetto “Sempre che si lasci ancora avvicinare”

 

“Giusta osservazione” guardò un attimo la bestiola che aveva preso ad annusare intensamente la sua segretaria “Ehi!Ehi tu!Cane!Vieni qui!”

 

Harry rise “Accidenti che fantasia per i nomi! Capisco che dopo cinque bambini si sia un po’ a corto ma ‘cane’?”

 

Ron gli lanciò un’occhiataccia tenendo il cane fermo per il collare accarezzando il folto pelo “Scemo, lascio che siano i bambini a decidere. Cosa credi, i cani sono intelligenti! Se lo chiamo cane sa perfettamente che sto chiamando lui!”

 

Harry alzò le mani in segno di resa cominciando a indietreggiare “Come vuoi. Vado a finire il lavoro che il mio Generale mi ha commissionato”

 

“Sarà bene che tu faccia un lavoro decente perché se litigo con mia moglie probabilmente domani sarò di cattivo umore”

 

Harry alzò le spalle ormai lontano “Questo succede solo perché il Generale il più delle volte è un emerito idiota”

 

Ron rimase a guardare l’amico allontanarsi sempre di più e lanciò un ultimo sguardo al cane che scodinzolava in attesa di coccole. Ron gli grattò il retro delle orecchie sorridendo apertamente.

 

“Senti cane, io ti voglio bene e credimi mi sarebbe piaciuto farti da padrone ma mia moglie mi ucciderà appena torniamo a casa. Promettimi solo che se mi seppellisce in giardino non giocherai con le mie ossa, d’accordo?”

 

Il cane abbaiò e Ron sorrise felice.

 

“Lo sapevo che eri un cane intelligente”

 

                                                                              *

 

Alex sbuffò annoiata continuando a sfogliare distrattamente la sua rivista bellamente sdraiata sul divano. Stiracchiò un po’ le gambe e storse il naso sentendo arrivare dal piano di sopra i due fratelli minori che litigavano per chi sa quale ragione.

 

I due continuarono a urlarsi addosso tirandosi capelli e calci, Alex si voltò verso di loro esasperata facendo diventare di ghiaccio i suoi occhi chiari.

 

“La volete piantare? Andate ad ammazzarvi di sopra!”

 

Micheal tirò uno spintone al fratello e si avvicinò a lei con un cipiglio scuro “E’ colpa di quel deficiente! Non mi dà un attimo di tregua!”

 

Simon si mise le mani sui fianchi e lo raggiunse cominciando a tirarlo per la maglietta in modo insistente “Sei tu che non mi ascolti mai! Non vuoi mai giocare con me e mi picchi sempre! Sei stupido e noioso!”

 

E tu sei un moccioso!”

 

“Sempre meglio moccioso che pisciasotto!”

 

Alex si alzò dal divano e si mise tra i due alzando le mani “Adesso basta!” rivolse uno sguardo a James che era appena sceso dalle scale e si dirigeva con un’aria lussuriosa verso il frigo “Ehi, prenditi questi due e portateli di sopra”

 

James alzò un sopracciglio “Perché dovrei?”

 

Alex gli rifilò un’occhiataccia “Perché mi danno fastidio e tu non stai facendo niente di particolarmente costruttivo”

 

Simon le tirò un pugnetto sulla coscia “Io non sono un oggetto!”

 

James rise sorseggiando dell’aranciata “No, in compenso sei un rompiballe”

 

In meno di un secondo i quattro fratelli si ritrovarono coinvolti nella famose scazzottate Weasley. Alex emise un urletto disarticolato sentendosi afferrare per una caviglia e cadendo rovinosamente, riuscì a trasportarsi dietro James che ricadde su di lei portandosi dietro i due fratelli più piccoli. In quel preciso momento Ron aprì la porta di casa con un sorriso che si spense non appena vide i suoi figli intenti a rotolarsi per terra.

 

Che sta succedendo?”

 

La voce imponente del Generale li fece balzare in piedi in un secondo, guardandosi innocentemente l’un l’altro. Ron inarcò un sopracciglio.

 

“Niente papà”

 

“Classica scazzottata pomeridiana”

 

“Sì, amorevolmente tra fratelli”

 

“Cercavamo un punto di accordo”

 

Ron si limitò a scrutarli in silenzio mentre loro mantenevano un sorriso sforzatissimo. Essendo l’ultimo di sei fratelli aveva capito benissimo cosa stesse succedendo ma si sforzò di darla vinta ai ragazzi. Fece qualche passo dentro casa guardandosi ansiosamente in giro.

 

Dov’è mamma?”

 

Simon si passò un dito sotto al naso “Di sopra”

 

Ron rilasciò il fiato e fece loro cenno di fare silenzio. Tornò indietro di qualche passo e aprì la porta facendo sì che, prontamente, un cane dal folto pelo rosso entrasse scorrazzando per la casa annusandoli uno per uno.

 

Le facce dei ragazzi erano tutto un programma. I loro occhi si illuminarono e emisero urletti felici cominciando a scorrazzare insieme al cagnone che pareva impazzire dalla voglia che aveva di giocare. Ron rimase a guardarli soddisfatto e fiero della sua impresa.

 

Alex si lanciò addosso a lui ridendo “Papà! Ci hai comprato un cane! Un cane tutto per noi!”

 

Ron ridacchiò e le scompigliò i capelli “Che ne dite di dargli un nome? Non possiamo chiamarlo cane in eterno”

 

Simon cominciò a saltellare concitato “Chiamiamolo Toby!...no, aspetta Ralph!”

 

Micheal gli diede uno spintone mettendosi davanti al padre “No, Palmiro!”

 

James, Alex, Ron e Simon lo guardarono perplessi “Palmiro?!

 

Lui si limitò ad alzare le spalle con un sorrisetto “Mi piacciono i nomi che cominciano con la P

 

Ron lo guardò stranito “Per favore, semmai dovessi darmi un nipote, non chiamarlo Palmiro! Giuro che ti diseredo se lo fai!”

 

Alex si inginocchiò vicino al cane che subito le leccò amorevolmente la faccia solleticandola “Perché non lo chiamiamo Panfolo?”

 

Simon si tuffò tra il pelo del cane come se fosse un cuscino gigante “Sì, è proprio panfoloso

 

James sorrise vittoriosoPanfolo mi piace!”

 

Simon e Micheal annuirono felici e Ron rise scompigliando loro i capelli rossi come il sole a mezzogiorno “E vada per Panfolo!”

 

Che sta succedendo qui?”

 

Ron sentì il sangue ghiacciarsi lentamente nelle vene e non osò voltarsi verso quella voce. Vide solo i suoi figli sbiancare notevolmente e dileguarsi piuttosto in fretta su per le scale, probabilmente sollecitati da un cenno da parte della madre. Si umettò un labbro e si girò verso sua moglie per vederla a pochi metri da lui con le mani sui fianchi e un’espressione per niente felice. Il cane trotterellò fino a lei, che lo seguì con lo sguardo, e abbaiò allegro un paio di volte. Rialzò lentamente lo sguardo su Ron.

 

“Ron, che cos’è questo?”

 

Ron si trovò a grattarsi nervosamente la nuca balbettando “Beh è…è…mi crederesti se ti dicessi che è una cesta per il bucato?”

 

Hermione incrociò le braccia al petto senza smettere di guardarlo “Non è divertente! Hai comprato un cane! Hai comprato un cane quando sapevi che ero contraria!”

 

“Sì, ma…”

 

Hermione avanzò inferocita verso di lui “Sapevi che ero contraria! La mia opinione in questa casa conta meno di zero? Dì un po’ credi di poter decidere da solo infischiandotene di quello che penso io solo perché sei il padrone di casa? Questa non è solo la tua famiglia!”

 

Ron cercò di calmarla gesticolando “No, lo so benissimo. Io…cioè tu, certo che conta la tua opinione, è che io ho pensato…”

 

“Ah, adesso ti sei messo pure a pensare! Chissà come mai quando ci provi finiamo sempre con il litigare!”

 

“Oh andiamo, non facciamone una tragedia! E’ solo un cane, per la miseria”

 

Hermione gli puntò un dito contro “Non. è. solo. un. cane.”

 

Ron aggrottò la fronte allargando le braccia “Ma insomma, si può sapere quale diavolo è il tuo problema?”

 

Hermione spalancò la bocca e Ron si rese conto evidentemente troppo tardi di aver usato la tattica sbagliata per controbattere. Cercò velocemente di biascicare qualcosa ma gli occhi di Hermione si erano già pericolosamente inumiditi e ci volle meno di un secondo per sentirla urlare a pieni polmoni.

 

“Tu e il tuo stupido testone rosso! Io ti detesto! Non ti sopporto più! Cinque figli e ne fosse venuto uno come me! Grattastinchi rosso e adesso cosa fai? Compri un cane col pelo fulvo! Io me ne vado da questa casa, non contare su di me d’ora in avanti! Te li vuoi crescere da solo i figli? Bene, benissimo! Vado a fare le valige! Sto cominciando a odiarlo il rosso, ma ce n’è uno che detesto in particolare!”

 

A Ron ci volle qualche secondo buono per recepire tutte le informazioni, e quando sembrò essersi ripreso Hermione era già a metà della gradinata e marciava verso il piano di sopra con passo pesante. Ron le corse dietro.

 

“Hermione! Hermione!!”

 

Ron rimase a fondo della scalinata a guardarla scomparire su per il corridoio e sospirò frustrato. Sentì solo qualcosa di morbido e soffice sfiorargli la mano e si voltò verso il cane che lo guardava mortificato.

 

“Oh, non è a te che si riferiva”

 

                                                                                 *

 

Alla fine Hermione era rimasta, ma da quella discussione non era restata una sola volta da sola con Ron nella stessa stanza. Si trovavano solo a dividere il letto ma lei si faceva trovare già addormentata quando Ron entrava in camera. La situazione era diventata insostenibile, e per la prima volta da generazioni si consumò la cena in puro silenzio.

 

Improvvisamente Ron rilasciò le stoviglie sul piatto e sospirò in direzione della moglie “Adesso basta, mi sono veramente stufato!”

 

Hermione mise in bocca l’ultimo boccone come se non l’avesse sentito mentre i ragazzi smisero di mangiare spaventati dalla reazione di Ron che stava diventando sempre più rosso. Batté forte un pugno sulla tavola facendoli sobbalzare.

 

“Hermione, non farmi arrabbiare sul serio!”

 

Lei si limitò a voltarsi verso di lui con uno sguardo penetrante e si pulì la bocca educatamente “Credo, amore, che quella profondamente arrabbiata qui dentro sia io”

 

Ron strinse i pugni fino a far diventare le nocche bianche “E per un motivo veramente stupido! E’ solo un maledettissimo cane che, per la cronaca, da quando è diventato parte della famiglia non ha creato nessun problema!”

 

“Non è il cane il problema e tu lo sai bene”

 

Ron balzò in piedi appoggiando le mani sul tavolo “Allora cosa diavolo è?”

 

Hermione si alzò a sua volta cominciando a sparecchiare la tavola “Ti avevo detto chiaramente che non volevo un’altra bocca da sfamare. Abbiamo cinque figli e non abbiamo tutti i soldi del mondo, il mio lavoro non rende abbastanza da poterci permettere di sprecare così le nostre finanze”

 

“Non è un cane che farà la differenza!”

 

E invece la farà!”

 

Ron si diresse verso il salotto urlando sempre più forte “Quanto miseriaccia potrà mai mangiare un cane? Si tratta di dargli un pasto due massimo tre volte al giorno! Le scatolette non sono fatte d’oro!”

 

Hermione marciò verso di lui ormai rossa in viso “Per la miseria, Ron, mi stai ascoltando? Ho detto che non è il cane il problema!”

 

Ma se stiamo parlando di questo” disse lui frustrato

 

Hermione scosse la testa “No. No, tu stai parlando di questo! Sono giorni che ti ripeto che non è il cane in sé che mi crea problemi!”

 

“Spiegami cos’è una volta per tutte allora!”

 

“Maledizione,Ron, sono incinta!”

 

Ron rimase un attimo spiazzato a fissarla mentre il suo petto si abbassava e si rialzava velocemente dall’ultima affermazione, i capelli abbandonati sulle spalle e il viso ancora un po’ rosso. E in quel momento si sentì veramente un idiota. Riuscì solo a guardarla a bocca aperta e balbettare incerto.

 

U-un’altra volta?”

 

Hermione, che era stata abbastanza clemente fino a quel punto, roteò gli occhi e fece per lasciare la stanza infuriata ma Ron la prese prontamente per un braccio e la riavvicinò a sé.

 

“No, aspetta…c-cioè io volevo dire…wow…se-sei incinta”

 

Hermione alzò entrambe le sopracciglia “Non sembrare troppo entusiasta, eh”

 

Ron si schiarì la gola imbarazzato e passò in rassegna i volti di tutti i suoi figli che aspettavano al tavolo ascoltando avidamente le parole dei genitori. Si umettò un labbro e riportò i suoi occhi blu su Hermione che si stringeva con le braccia tenendo lo sguardo basso.

 

“Ehm…sia-siamo a quota sei

 

Hermione annuì tra sé “Sembrerebbe di sì”

 

Ron si schiarì nuovamente la gola “E io ho comprato un cane”

 

E tu hai comprato un cane” ripeté Hermione lentamente.

 

E tu avevi fatti la mousse al cioccolato”

 

E io avevo fatto la mousse al cioccolato”

 

Rimasero un attimo in silenzio senza guardarsi. I ragazzi continuavano a stare col fiato sospeso in attesa di un qualsiasi segnale che permettesse di capire come dovevano comportarsi. Ron incrociò le braccia al petto.

 

Quindi ora avremo in più un cane e un bambino”

 

“La logica è sempre stato il tuo forte, Ronald” ironizzò Hermione, i cui occhi si stavano riempiendo di lacrime.

 

Ron boccheggiò un attimo prendendola per le spalle “E perché stai piangendo ora?”

 

Hermione si passò velocemente una mano sugli occhi, esprimendosi con difficoltà per via del nodo che le si era formato nella gola “I-io lo sapevo che sarebbe stata una cattiva notizia…io ero felice quando l’ho scoperto ma poi…ma poi avete voluto comprare un cane…a me i cani piacciono…ma è come se avessi messo un cane prima del mio bambino…e non ce la faremo mai a sostenere tutte le spese…lo so che tu non lo volevi un altro bambino però io…”

 

Ron la guardò per un attimo come se fosse completamente pazza “Stai scherzando vero?”

 

Hermione lo guardò senza capire.

 

“Amore, io con te ne farei altri dieci di bambini e me ne infischierei delle spese se ogni volta vengono fuori così meravigliosi”

 

“Ma…ma tu hai detto…‘un’altra volta’

 

Ron sorrise dolcemente accarezzandole una guancia “Sono solo rimasto un attimo perplesso, non pensavo saremmo mai arrivati a far concorrenza a mia madre. Come potrei non volere qualcosa che abbiamo fatto insieme, mh? Ti amo più della mia stessa vita e non esiste al mondo niente di più bello di te che mi dici di aspettare un bambino mio”

 

Hermione fece un debole sorriso “Con tutto rispetto, spero che questa sia l’ultima volta”

 

Ron le passò amorevolmente una mano sulla testa “Beh, se proprio non abbiamo più voglia di avere dei bambini compreremo un altro cane”

 

Hermione gli tirò per gioco un colpetto sul braccio e si rilassò tra le sue braccia aggrappandosi a lui. Ron la abbracciò forte affondando il viso tra i suoi capelli profumati e sorridendo come uno scemo. La sollevò da terra fino a che poté stare completamente eretto e rafforzò la presa su di lei per non lasciarla scivolare. Hermione lo sentì mugolare qualcosa contro il suo collo e si tirò indietro per sentire cosa stesse dicendo.

 

“Come?”

 

Ron si strofinò come un cucciolo contro di lei “Avremo un altro bambino! Un altro piccolo morbidoso esserino rosso!”

 

Hermione scosse la testa ridendo “Oh Ron, se a sedici anni mi avessero detto che saresti stato felice di diventare padre per la sesta volta sicuramente sarei scoppiata a ridere e anche di gusto!”

 

Lui abbozzò un sorriso “Se a sedici anni la Cooman mi avesse detto che avrei avuto sei figli di sicuro sarei morto sul colpo!”

 

Hermione rise ma si scurì subito dopo “Ehi! Chi ha detto che deve venire rosso anche questo?”

 

Ron la baciò dolcemente sulle labbra sorridendo maliziosamente subito dopo “Oh andiamo amore, non spererai davvero che venga come te questa volta? Devi mantenere il primato di unica mora in questa casa”

 

Lei inarcò un sopracciglio scetticamente.

 

“E poi potrò sempre dire che i rossi sono particolarmente affascinanti ma conosco una castana che è veramente una bomba!”

 

Hermione rise e lo baciò velocemente “Così va molto meglio, Weasley!”

 

Rimasero per un po’ l’uno nelle braccia dell’altro a scambiarsi un lungo bacio appassionato prima di voltarsi sorridenti verso i loro figli e incitarli ad unirsi a loro. Hermione si avvicinò al tavolo per prendere Thea dal suo seggiolone e il resto dei ragazzi si avvicinò a loro tra urletti e risatine. Panfolo cominciò a correre attorno a loro abbaiando festosamente e Ron e Hermione risero apertamente.

 

Passarono il resto della serata sul pavimento del salotto, Ron e Hermione vicino e i loro figli tutti attorno, il cane Panfolo che scorrazzava da una persona all’altra, il vecchio Grattastinchi a poltrire sul divano e i tre gufi, Leo Crookie e Potty, che svolazzavano sopra di loro. Ron e Hermione si scambiarono un sorriso e seppero che se avessero potuto tornare indietro non avrebbero cambiato una virgola alla loro famiglia così perfetta.

 

                                                                                **

 

Non ci voglio credere O.O…mi ci vogliono due giorni per scrivere un capitolo di NTE2…e venti per un missing moment…sono malata!

Comunque, il capitolo è stato orientato sull’argomento ‘Panfolo’ per un semplice motivo…la madrina di Panfolo oggi compie 17 anni! Un bacio grandissimo amora…mi sei diventata un cotone adulto *commuovising* aaaw fatti abbracciare!!

 

Scusate lo so che è una cosa pazza ma devo metterle assolutamente!

Panfolo

Potty

 

Spero vivamente che il capitolo sia piaciuto e che vi siate divertiti ^^ un bacissimo a tutti quanti!! E (spero) a presto con un nuovo chap!

 

Zia Funkia

 

 

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Capitolo 3
*** Stai Con Me...E La Mia Famiglia ***


Un appartamento alla periferia di Londra era il nido perfetto per due giovani amanti che dopo una strenuante giornata di lavoro non aspettavano altro che un po’ di relax e magari qualche coccola

                  STAI CON ME…E LA MIA FAMIGLIA

 

Everyone is speical in their own way.

We make each other strong
Make each other strong
We're not the same
We're different in a good way
Together's where we belong                                          HSM- we’re all in this together

 

Un appartamento alla periferia di Londra era il nido perfetto per due giovani amanti che dopo una estenuante giornata di lavoro non aspettavano altro che un po’ di relax e magari qualche coccola. La cena non era nemmeno arrivata al contorno che i due si erano spostati sul divano baciandosi con impeto.

 

Lasciando le sue labbra lui era sceso abilmente sul collo lambendone ogni centimetro con una scrupolosità disarmante mentre lei ridacchiava tra i sospiri. Ad un certo punto lei puntò gli occhi sul soffitto smettendo di ridere.

 

Fred?”

 

Il ragazzo non smise di torturarla con le labbra e si limitò a mugolare un verso di assenso dandole di nuovo la parola. La ragazza si morse un labbro.

 

“Stavo pensando se non sarebbe il caso di farmi conoscere la tua famiglia”

 

Avete presente un giradischi troppo vecchio che slitta mettendo fine a una melodia perfetta? Fred alzò la testa di scatto fissandola negli occhi scuri a bocca aperta cercando di balbettare in fretta una scusa. Mise velocemente un sorriso tirato e le accarezzò i capelli.

 

“Sì, sì certo, magari a Natale”

 

Lei lo guardò abbattuta “Amore, Natale è tra sei mesi”

 

“Giusto” ribatté lui seriamente arrancando in difficoltà, si sentì stringere il cuore guardando la sua ragazza rattristarsi sempre di più “Leah, non è che non voglio presentarteli, è che la mia famiglia è un po’ particolare. Bisogna essere preparati a conoscerli e non voglio rischiare di distruggere il nostro rapporto solo perché…”

 

“Non troncherò con te solo per la tua famiglia” disse lei con un sorriso “Io amo te”

 

Fred non poté far altro che pensare che il punto era proprio quello. Lui e Leah stavano insieme ormai da qualche anno e stava cominciando a diventare una cosa abbastanza seria ma sarebbe stata la fine se lei avesse scoperto la sua vera…natura. 

Era anche vero che aveva solo mostrato fotografie della sua famiglia e non aveva mai presentato nessuno alla sua ragazza, Leah aveva tutte le ragioni per lamentarsi.

 

Lei gli prese dolcemente il viso tra le mani mettendo un leggero broncio “Stiamo insieme da tanto e l’unica cosa che so della tua famiglia è che siete tutti rossi, che hai sei fratelli e che uno di loro e tuo gemello. E’ un po’ poco, non credi?”

 

Fred si sentì quasi soffocare dalla pressione di quella decisione “Sì” rispose con un filo di voce “E’ poco”

 

Lei sorrise radiosa intrecciando le braccia dietro al suo collo “Questo significa che mi porterai a conoscerli?”

 

Lui vacillò un po’ guardandola incerto. Non era ancora del tutto sicuro di quell’incontro, sapeva che in un modo o nell’altro qualcuno dei suoi numerosi parenti avrebbe fatto qualcosa di anomalo per i canoni di Leah, babbana e soprattutto ignara dell’esistenza del suo mondo.

 

“Non lo so…certo mia madre sarebbe molto contenta di conoscerti ma…”

 

Leah si incupì “Non è che ti vergogni di me, vero? Perché se è così, Fred, ti consiglio di dirlo adesso”

 

Lui la guardò come se fosse pazza “Stai scherzando? Non è assolutamente questo il problema! Ho una vagonata di difetti ma sono sempre leale con le persone!” sospirò afflitto “Va bene, dirò a mia madre di organizzare una cena domenica”

 

Lei esultò saltandogli al collo e baciandolo ripetutamente “Grazie amore, grazie! Sono così eccitata, non vedo l’ora di conoscere tutti! Avanti, adesso devi istruirmi!”

 

Is-istruirti?”

 

Leah ridacchiò solare “Sì, albero geneaologico e cose così. Insomma, so che tuo fratello maggiore si chiama Bill, poi c’è Charlie, Percy, il tuo gemello George, Ronald e Ginny. Cos’altro devo sapere?”

 

Fred rimase un po’ spiazzato “Beh…” cominciò incerto “…mio padre si chiama Arthur e mia madre Molly…”

 

Arthur e Molly” ripeté lei annuendo

 

“…Bill è sposato con Fleur e hanno due figli, Nicholas e Denis, vivono in Francia. Charlie invece è sposato con Susy e vivono in Romania, hanno un figlio appena nato, lo hanno chiamato Sebastian mentre con mio fratello Percy non ci parliamo più, se n’è andato anni fa e nessuno lo ha più rivisto. George è ancora fidanzato con Verity, la commessa del nostro negozio, ho sentito dire che progettano di sposarsi ma sono solo voci. Ron ha sposato Hermione, la sua migliore amica, quando aveva diciotto anni e hanno due figli, James e Alex, e credo che sia incinta del terzo. Alex è la seconda femmina Weasley da generazioni, la prima è mia sorella Ginny che è sposata con Harry Potter ed è incinta anche lei. Vuoi sapere qualcos’altro?”

 

Leah era rimasta tutto il tempo a guardarlo con la bocca spalancata e gli occhi fuori dalle orbite, cercando di recepire tutte le informazioni che gli erano state date. Fred la guardò un po’ preoccupato.

 

“Tutto bene?”

 

Lei annuì ancora un po’ scossa “Credo…credo che avrò qualche problemino con i nomi”

 

Fred rise di gusto “Ah, non preoccuparti! A volte fatichiamo a ricordare i nomi tra noi fratelli da quanti siamo, non ho mai capito come faccia mamma a tenerli tutti a mente”

 

Lei sorrise accoccolandosi sul suo petto “Tua madre dev’essere una gran donna per aver cresciuto sette di voi e avervi fatto venire su così bene”

 

“Ah ma non vale, tu hai visto il migliore!”

 

Leah gli diede un colpetto sul braccio “Scemo!”

 

Fred si chinò su di lei e la baciò sorridendo contro le sue labbra, insieme capitolarono sul divano strappandole una risatina divertita. Le scostò i capelli dal viso guardandola serio.

 

“Ti amo”

 

Lei sorrise arrossendo compiaciuta “Ti amo anche io, Fred

 

                                                                              *

 

Molly Weasley quella mattina si era molto sorpresa di trovare suo figlio Fred seduto al tavolo di cucina con un’espressione vacua e pallido come un fantasma. Gli aveva servito la colazione, vedendolo così denutrito non aveva potuto fare altrimenti, e si era seduta al suo fianco aspettando che finisse.

 

Fred non aveva nessuna voglia di sbrigarsi a mangiare, masticava lentamente con lo sguardo assente e non faceva altro che impensierire sua madre che fremeva dalla voglia di sapere cosa ci facesse nella sua cucina di mattina presto.

 

Quando ebbe ripulito il piatto sospirò gravemente e si voltò verso sua madre con un volto cadaverico “Leah vuole conoscervi”

 

Molly saltò sulla sedia emettendo un urletto disarticolato “Oh tesoro! E’ grandioso! Conosceremo la tua fidanzata, sono anni che aspettavo questo momento!”

 

Lui si appoggiò su un gomito distogliendo lo sguardo “Non le ho ancora detto di noi”

 

Lei fermò i suoi fremiti di gioia per guardare interrogativa il figlio “Noi? Che vuol dire che non le hai detto di noi?”

 

“Non le ho detto…” si umettò un labbro “…che siamo, beh, maghi”

 

La signora Weasley spalancò la bocca indignata e si mise velocemente le mani sui fianchi “Fred Weasley! Ti rendi conto che non hai ancora detto alla tua fidanzata chi sei veramente? Dovresti vergognarti! Non puoi continuare a mentirle su una cosa così importante!”

 

Fred mugolò tra sé “Se glielo dico e lei mi molla, cosa che sono certo farà, la sua memoria andrebbe cancellata e con lei la nostra storia”

 

Sua madre lo guardò compassionevole “Oh tesoro, perché mai dovrebbe mollarti? Se ti ama davvero ti accetterà per quello che sei, altrimenti semplicemente non era la donna della tua vita”

 

“Oh accidenti!” imprecò “Sono l’unico della famiglia ad essersi trovato una donna babbana! Nessuno che mi possa dare uno straccio di consiglio! Come puoi essere certa che non mi lascerà, non sai che reazione potrebbe avere! Nessuno di noi lo sa, perché sarebbe la prima babbana che mette piede in casa nostra!”

 

“Dimentichi Hermione, caro” disse lei dolcemente

 

Fred fece una smorfia “Mamma, Hermione è babbana di nascita. Conosce il mondo della magia da quando aveva undici anni!”

 

Lei lo guardò un po’ e poi sospirò mettendosi ad affaccendarsi tra i fornelli come era solita fare “D’accordo Fred caro, faremo in modo che non lo sappia se è questo che vuoi”

 

Fred spalancò gli occhi a dismisura “Come hai detto?”

 

Sua madre lo guardò con un sorriso semplice “Ci comporteremo come persone perfettamente normali. Niente magia, niente stranezze, nulla di nulla”

 

Fred si illuminò e sorrise raggiante a sua madre. Nello stesso momento il signor Weasley fece il suo ingresso nella stanza con la vestaglia e gli occhialini addosso. Guardò suo figlio seduto al tavolo di cucina e incrociò lo sguardo di sua moglie.

 

Che succede?”

 

Molly gli servì la colazione “Questa domenica dovremo fingerci babbani

 

Il signor Weasley sembrò toccare il cielo con un dito e guardò la moglie entusiasmato “Davvero? Possiamo farlo veramente?”

 

Lei annuì facendo un cenno col capo verso Fred “Tuo figlio porterà a casa la sua fidanzata babbana che per la cronaca non sa di noi. Dovrai essere un perfetto babbano, Arthur

 

“Ma è meraviglioso!” esclamò lui tutto eccitato “Non ho mai ricevuto un regalo così bello neanche per il mio compleanno e devo ammettere che lo spazzolino eclettico era veramente favoloso! Figlio mio, non sono stato così orgoglioso di te neanche quando ti sei diplomato!”

 

Fred alzò un sopracciglio “Papà, io non mi sono diplomato”

 

“Oh” disse lui “Ecco, appunto!”

 

La signora Weasley rise “Va bene, Fred tu torna a casa tranquillo e non preoccuparti per domenica, sarà tutto perfetto! Ci faremo dare qualche lezione da Hermione

 

Fred sorrise e le baciò una guancia “Grazie ma’, papà” e si smaterializzò lasciando i due coniugi soli nella loro cucina. Il signor Weasley scosse il capo ridacchiando.

 

“Ah, quel ragazzo è sempre pieno di sorprese! Come quella volta che ha chiuso Ron in soffitta per un giorno intero!”

 

“Quello era George, caro”

 

Lui rimase un po’ perplesso “Beh, allora come quella volta che fatto scoppiare il granaio perché sperimentava pozioni con suo fratello!”

 

Molly sorrise al ricordo “Quelli erano Bill e Charlie, tesoro”

 

“Allora…” corrugò la fronte “…chi era che aveva spinto Ginny nel lago facendola quasi affogare?”

 

Ron

 

E chi ha dipinto i muri della sua camera?”

 

Ginny

 

 

“Ma se Ginny ha dipinto i muri, chi ha dato fuoco alla libreria?”

 

“Quello è stato Percy

 

Il signor Weasley rimase un attimo zitto masticando lentamente la sua colazione “E Fred che cos’ha combinato allora?”

 

                                                                                        *

 

Domenica sembrò arrivare troppo in fretta per Fred che per tutta la settimana se n’era andato per casa con una faccia sul verdognolo e l’umore sotto i piedi, non mancando di sforzare sorrisi in presenza di Leah fingendo che tutto andasse a meraviglia.

 

Quella sera era passato a prenderla e aveva proposto una passeggiata fino a casa dei suoi con il suo sorriso furbo e ammaliatore a cui non si poteva dire di no. Con la coda dell’occhio la guardava camminare a suo fianco, le sue labbra curvate in un sorriso e i suoi movimenti leggiadri lo fecero pregare che quella sera andasse tutto per il verso giusto. La amava, ne era certo.

 

In poco tempo raggiunsero la Tana, Leah sorrise divertita e con un luccichio negli occhi si voltò verso FredE’ casa tua?”

 

Fred annuì con un sorriso “Beh, non quella attuale. La definirei la dimora dove ho trascorso la mia fanciullezza”

 

Leah rise di gusto aumentando il passo e si fermò euforica davanti alla porta principale aspettando che il suo ragazzo la raggiungesse. Fred prese un sospiro profondo prima di bussare e allargò gli occhi a dismisura quando sua madre venne ad aprire vestita in modo perfettamente babbano, le rivolse un cenno di gratitudine.

 

“Mamma” cominciò lui prendendo delicatamente la sua ragazza per un braccio “Posso presentarti Leah?”

 

La signora Weasley sembrava davvero euforica ma cercò con tutte le sue forze di trattenersi e le strinse solo la mano calorosamente “Leah cara, è un vero piacere conoscerti! Fred non fa altro che parlare di te, cominciavamo a chiederci se esistessi veramente”

 

La ragazza sembrò piuttosto compiaciuta “E’ un vero piacere anche per me, signora Weasley

 

“Oh per piacere, chiamami Molly” e con il suo caratteristico passo svelto fece loro strada verso il salotto. A Fred mancò più di un battito quando ebbe modo di constatare che la sua famiglia al completo era presente all’appello e si sentì quasi soffocare.

 

“Che cosa ci fate tutti qui?” disse sottolineando in particolare il fatto che non mancasse proprio nessuno.

 

Il signor Weasley sembrava il più eccitato di tutti e la sua voce ilare proruppe nella stanza “Io e tua madre abbiamo informato tutti della cena di famiglia! Spero che alla nostra ospite non dispiaccia…”

 

“Affatto!” disse lei nel pieno dei sorrisi.

 

Fred si schiarì la gola e si rivolse a lei imponendosi di rimanere calmo “Tesoro, perché non cominci a fare un po’ di conoscenza? Io intanto vado in cucina con George e Ronald, ho degli affari di lavoro da discutere”

 

Lei annuì e Fred fece un cenno veloce ai due fratelli che prontamente lo seguirono in cucina non mancando di ridacchiare per l’ansia del primo che sembrava veramente sull’orlo di un esaurimento nervoso. George mandò un’occhiata divertita al fratello più piccolo e disse con voce casuale.

 

“E’ un piatto quello che sta fluttuando in mezzo al salotto?”

 

Fred si voltò di scatto con gli occhi spalancati e mandò un’occhiata di fuoco quando si accorse che i due fratelli si stavano solo facendo beffe di lui. “Non è divertente!” si passò una mano sulla faccia stancamente “D’accordo George, adesso ascoltami bene, da questo preciso momento tu sei il proprietario di un negozio di giocattoli e scherzi completamente e inesorabilmente babbani, intesi? Niente Puffole Pigmee, niente detonatori abbindolanti, niente pozioni d’amore!”

 

“Signorsì” rispose il gemello con un sorriso divertito “Solo Barbie e Action Men

 

Fred gli mandò un’occhiata interrogativa.

 

Hermione mi ha spiegato tutto, rilassati!”

 

Fred annuì più a se stesso che al fratello e inspirò profondamente per due o tre volte prima di rivolgersi a Ron che lo guardava con un sopracciglio innalzato “Ok, quanti anni ha il tuo figlio più grande?”

 

Ron lo guardò stranito “Quasi quattro, perché?”

 

“Perché…” Fred si impose di calmarsi “…è l’età esatta in cui i bambini manifestano i primi sintomi di magia. Dimmi che James non ha ancora fatto niente di anomalo!”

 

Ron ridacchiò divertito “No, non ha ancora fatto una magia in vita sua, sta tranquillo. Fred, andrà tutto a meraviglia, non c’è niente di cui preoccuparsi”

 

Tornarono in salotto dove Leah era già intenta a intrattenere i familiari, più che altro gli uomini Weasley che sembravano abbastanza incuriositi da lei. Fleur, Susy, Verity e Hermione se ne stavano in un angolo a ridacchiare tra loro guardando la scena divertite. Fred si avvicinò alla sua ragazza.

 

Se questo branco di maniaci ti sta infastidendo non esitare ad urlare”

 

Leah rise e Charlie incrociò le braccia fintamente offeso “Ehi! Maniaco a chi?”

 

La voce della signora Weasley li avvisò che la cena era pronta e tutti si sistemarono a tavola. Fred fece sedere Leah e si sedette al suo fianco senza perderla d’occhio un minuto. Il signor Weasley, a capotavola, fremeva dalla voglia di sapere delle sue abitudini babbane e chiese con disinvoltura.

 

“Di che cosa ti occupi?”

 

Leah lo guardò un po’ stranita e rivolse uno sguardo a Fred che le sorrise incoraggiante “Intende per lavoro? Sono un’infermiera” 

 

Ginny saltò sulla sedia emozionata “Davvero? Pensa che coincidenza, anche io! Mi sto ancora specializzando però”

 

Leah parve molto interessata “Che specializzazione pensi di prendere? Io ero molto indecisa quando ho dovuto scegliere, ricordo che sono stata a pensarci per mesi e mesi”

 

“Ehm…” cominciò incerta lei sentendo gli occhi tutti su di sé “E’ una scelta difficile, richiede tempo…ci sono diverse cose che mi piacerebbe fare, ma non voglio annoiarvi con queste cose, Harry sente già troppo parlare del mio lavoro”

 

Leah annuì e Fred sospirò in sollievo ma fu solo per un attimo “Fred mi ha detto che Bill e Charlie vivono all’estero, una questione di lavoro?”

 

“No!” rispose prontamente Bill “No, per la verità lavoro in banca. Mia moglie Fleur è francese e dato il mio lavoro è stato molto più facile per me trasferirmi là che per lei trasferirsi qui e Charlie…”

 

Tutti si trovarono a ingoiare il vuoto, il lavoro in banca di Bill si reggeva in piedi da solo come scusa ma Charlie non avrebbe di certo potuto dire di essere un allevatore di Draghi. Charlie sorrise tranquillamente a Leah prendendo la mano di Susy.

 

“Nel mio caso è stato solo amore. Colpo di fulmine, oserei dire”

 

Leah si sciolse in un sorriso “Aw, è una cosa davvero molto romantica” rise un po’ “parlando di lavoro, pensate che quando ho conosciuto Fred non volevo credere che fosse il proprietario di un negozio di scherzi, pensavo mi prendesse in giro”

 

La signora Weasley mise su un sorriso tirato “Già, tutti noi stentavamo a crederci” disse “Quando ho saputo che i gemelli avevano lasciato la scuola per aprire un negozio del genere mi è venuto in mente più di una volta di strangolarli nel sonno!”

 

Fred arrossì imbarazzato “Ehm…mamma, ne parliamo un’altra volta eh?”

 

“C’è qualcosa che si muove in giardino” disse Leah indicando fuori dalla finestra dove le tenebre avvolgevano il paesaggio. Il signor Weasley guardò un attimo fuori e scosse la testa.

 

“Ah, deve essere uno gnomo”

 

Tutta la tavolata si voltò verso di lui con gli occhi spalancati, Fred si sentì come se stesse andando in iperventilazione e Leah lo guardò un po’ confusa.

 

“Come scusi?”

 

“Gnomo!” esclamò Fred ridendo “Amore, non ti ho mai detto del nostro gatto?”

 

Leah lo guardò confusa e poco convinta ma sorrise brevemente “Probabilmente sì, devo averlo dimenticato”

 

Un silenzio imbarazzato calò di nuovo sulla tavola. Ron si schiarì la gola bevendo un sorso di vino “Come vi siete conosciuti esattamente?”

 

Fred e Leah si scambiarono uno sguardo dolce e incrociarono le mani sotto al tavoloFred mi è venuto contro con tutti gli scatoloni che stava trasportando, la nuova consegna suppongo, rovesciandomi addosso il caffé che stavo bevendo. Era stata una brutta mattinata ma si è offerto di comprarmi un altro caffé e abbiamo passato tutta la mattina in una caffetteria in centro. Fred ha un talento naturale per far ridere le persone”

 

“Oh, lo sappiamo” disse Harry ridacchiando “Avresti dovuto conoscerlo quando andava ancora a scuola. Era in punizione due volte su tre”

 

“Davvero?” si voltò verso di lui allegramente sorpresa “E che cosa facevi per farti mettere in punizione?”

 

Lui la guardò illuminandosi non sapendo da dove cominciare a raccontare ma poi si ricordò che qualunque episodio sarebbe stato fuori dalla portata di Leah, si limitò a scuotere la testa diverto “Oh, niente di speciale, solo ragazzate”

 

Lei sembrò piuttosto delusa e abbassò la testa annuendo, dopo qualche minuto si voltò di nuovo verso di lui un po’ a disagio “Fred, possiamo parlare in privato?”

 

Fred sembrò abbastanza sorpreso e fece scorrere gli occhi lungo la tavolata prima di rivolgersi a lei “Certo. Andiamo in giardino”

 

La coppia lasciò la cena scusandosi e si diresse verso il retro della casa fermandosi in veranda. Fred la guardò incuriosito, sembrava piuttosto a disagio e cominciò a temere il peggio. Le prese dolcemente una mano, più per dare forza a se stesso che a lei, e la stinse con delicatezza guardandola con sguardo serio.

 

“Qualcosa non va?”

 

Leah si morse un labbro ed esitò a parlare incerta se farlo partecipe dei suoi pensieri. Sospirò frustrata “E’ solo che…che ti succede Fred? Tu non sei così, così controllato! Sei spontaneo, vivace e solare mentre stasera ti stai tenendo a freno e non capisco perché. La tua famiglia sembra che si tenga a freno! Che cosa mi stai nascondendo?”

 

Fred ingoiò il vuoto e mise su uno dei classici sorrisi Weasley che sembrano illuminare le efelidi del viso “Niente, va tutto benissimo. Sono solo un po’ nervoso che la mia famiglia non ti piaccia e anche loro cercano di fare buona impressione. Tutto qua”

 

Perché?”

 

Lui si trovò un po’ spiazzato “Co-come?”

 

Perché non dovrebbe piacermi la tua famiglia? Che cos’ha che non va? Fred, è evidente che c’è una parte della tua vita che non mi vuoi mostrare e questo non mi va giù”

 

Lui sospirò pesantemente e le prese una mano tra le sue “Ascoltami bene, effettivamente c’è una cosa di cui non ti ho parlato ma è difficile da spiegare e ho paura che tu non riesca ad accettarlo. Ti amo, davvero, e te ne parlerò presto, ti chiedo solo di fidarti di me finché non lo farò”

 

Leah lo guardò un po’ confusa “Fred…”

 

“Per favore, Leah

 

Lei annuì e Fred si chinò per baciarla. Rientrarono in casa come se niente fosse e tornarono a sedersi a tavola. Il resto della cena si svolse tranquillamente e senza particolare imbarazzo, nessuno fece più gaffe e Fred respirò tranquillamente per tutta la durata del pasto.

 

Dopo cena si trasferirono di nuovo in salotto parlando del più e del meno, il signor Weasley avido di sapere buttava là domande casuali per saperne di più sui babbani strappando sorrisetti al resto della famiglia. Fleur e Susy si erano allontanate per mettere a letto i bambini mentre il resto dei presenti partecipava più o meno alla conversazione.

 

“Adesso è veramente ora di andare” disse Fred alzandosi dalla poltrona “Andiamo Leah?”

 

La ragazza si alzò dal divano e prese il cappotto che le porgeva la signora Weasley, che pareva parecchio dispiaciuta “Ve ne andate già?”

 

Leah sorrise cordialmente “Sì, sono di turno domattina e se non dormo abbastanza non basterà neanche un litro di caffé per mettermi in mo…”

 

Si bloccò a metà della frase guardando al di là delle spalle della signora Weasley e tutti, richiamati dal silenzio improvviso, si voltarono a vedere cosa fosse successo. Spalancarono gli occhi  quando capirono che l’oggetto del mistero altri non era che il piccolo James che si stava divertendo tantissimo a cambiare colore al suo pupazzetto di pezza facendolo fluttuare in aria.

 

Fred si passò una mano sulla faccia scuotendo la testa e Leah si voltò a guardarlo con gli occhi fuori dalle orbite “F-fred?”

 

Lui lasciò scivolare la mano dal viso e la guardò pallido e arreso mentre lei continuava a non capire cosa stesse succedendo. Fred aprì la bocca per parlare ma non ne uscì un suono, la richiuse e riprovò un’altra volta.

 

L-leah io…non sono quello che credi”

 

Lei rimase zitta a guardarlo ancora piuttosto confusa e sconvolta. Fred fece un cenno alla signora Weasley che risistemò la casa com’era sempre stata e la ragazza ebbe un sussulto trovandosi in quel nuovo ambiente, tornò a guardare il suo ragazzo sempre più incredula.

 

“Io sono un mago” disse lui con una voce piccola piccola.

 

Leah allargò gli occhi e scoppiò in una risatina “Tu sei…smettila di prendermi in giro!”

 

Ma Fred non rise come si era aspettata, sospirò ed estrasse la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e con un gesto fluido cambiò il suo maglione in una camicetta di raso azzurro, sorrise appena.

 

“Adoro come ti sta quella camicia”

 

Leah cominciò ad agitarsi non sapendo più cosa fare in una situazione del genere, riuscì solo a mormorare un debole “Ho bisogno d’aria”

 

Fred le posò una mano sulla spalla preoccupato “Vuoi che ti accompagni a casa?”

 

“No, io…” scosse la testa confusa “…ci vado da sola”

 

La signora Weasley la guardò impensierita “Leah cara, sei sicura di voler andare da sola? Puoi usare la Metropolvere se vuoi”

 

La ragazza la guardò con occhi vuoti e Fred scosse la testa “Mamma, non tutto stasera, per favore”

 

Leah si infilò il cappotto quasi meccanicamente e si diresse verso la porta senza dar loro le spalle “Io…io devo proprio andare a casa…è stata una serata…interessante. A-arrivederci” fece per andare ma si bloccò con la mano sulla maniglia “Era uno gnomo vero quello in giardino?”

 

Fred sospirò “Lascia che ti accompagni”

 

Lei scosse freneticamente la testa “Vado da sola, davvero. Da sola, sì” e senza esitare un attimo di più si chiuse la porta alle spalle.

 

Ron e Hermione guardarono mortificati Fred e tutti gli altri, Ron gli mise una mano sulla spalla “Mi dispiace tanto, Fred, non avrei mai pensato che James potesse fare la sua prima magia proprio stasera. Non so come scusarmi”

 

Fred fece un breve sorriso “Non è colpa tua, non potevi prevederlo e prima o poi avrei dovuto dirglielo lo stesso” si incamminò verso le scale a passo lento “Io vado a letto”

 

                                                                                *

 

Era passata ormai una settimana dalla cena in famiglia e Fred non aveva più rivisto Leah da quella sera. Aveva passato tutto il tempo al negozio a lavorare, a fare l’inventario, a ricevere e sistemare le nuove consegne; praticamente non aveva lasciato niente da fare né a George né a Verity che cominciavano seriamente a preoccuparsi.

 

La signora Weasley passava dal negozio tutti i giorni, una volta a lasciargli un pezzo di torta, un’altra con dei panini, altre ancora con qualche stuzzichino. Ma Fred non aveva voluto saperne di mangiare, non aveva voluto aiuto da nessuno.

 

Quel pomeriggio aveva pregato George e la sua ragazza di andare a casa a riposarsi dicendo che al negozio ci avrebbe pensato lui, era un giovedì e non c’era mai troppo lavoro durante la settimana, poteva gestirlo da solo.

 

Il campanello attaccato alla porta trillò annunciando un nuovo cliente, Fred preso com’era dalle scartoffie non alzò nemmeno la testa “Siamo ancora chiusi, mi spiace. Ripassi tra una mezz’ora”

 

Fred

 

Fred alzò la testa di scatto rischiando di farsi male e guardò a bocca aperta la ragazza sulla soglia della porta avvolta in un leggero vestito e i capelli scuri lasciati liberi sulle spalle. Pensò che fosse bellissima. “L-leah?”

 

Lei sorrise brevemente e avanzò lungo il negozio guardandosi in giro curiosamente un po’ intimorita. Raggiunse il bancone e prese un bel respiro non sapendo da dove cominciare.

 

“Ciao” disse semplicemente con la sua aria fresca e genuina.

 

“Come mi hai trovato?” chiese lui incredulo “Come hai trovato Diagon Alley? Tu non potresti arrivarci, voglio dire tu non sei, beh, come me”

 

Leah sorrise e annuì “Infatti, da sola non ce l’avrei mai fatta. Sono andata a casa tua, tua madre mi ha detto dove trovarti e come arrivarci. Mi dispiace molto per come mi sono comportata l’altra sera, non avrei dovuto

 

Sei andata a casa mia?” Fred era sempre più incredulo e perplesso “Tesoro, è normale che tu abbia reagito a quel modo, non sono cose che capitano tutti i giorni per voi Babbani…”

 

Babbani?” alzò un sopracciglio lei, guardandolo con un sorriso divertito.

 

Fred si morse un labbro “Voi non maghi, che non siete magici. Noi vi chiamiamo così, sei una Babbana, Leah

 

Lei rise e scosse la testa “Perché invece non la smetti di usare noi e voi come se fossimo due razze differenti?” propose.

 

“Forse perché siamo razze differenti?” disse lui confuso come fosse la cosa più ovvia da dire al momento, e secondo lui anche quella più corretta.

 

Leah piegò la testa da un lato umettandosi un labbro “Suona strano detto così, non credi? Non sei forse un essere umano anche tu? Dove sta la differenza tra noi?”

 

“Io sono un mago…” disse lui “…e tu…beh…no”

 

“Io ho i capelli castani…” disse lei con un sorriso furbo “…e tu…beh…no”

 

Fred rimase un attimo spiazzato guardandola nascondersi sotto al sorriso più furbo che potesse avere e per una volta in vita sua non seppe più cosa dire. Leah gli pizzicò il naso e lo baciò su una guancia soffiando piano nel suo orecchio.

 

Perché non mi racconti del Fred Weasley che non conosco, mh?”

 

Fred si voltò leggermente verso di lei col suo sguardo cristallino “Vuoi davvero? Vuoi davvero sapere chi sono?”

 

“Tutto. Voglio sapere tutto di te”

 

Lui si leccò le labbra e alzò gli occhi da un lato per pensare da dove cominciare, sorrise furbescamente “A scuola finivo sempre in punizione perché io e George ci divertivamo a usare la magia in modi più impensabili. Una volta abbiamo cambiato colore ai capelli al custode, un bel verde brillante…ci ha messo più di due giorni a farli diventare come prima! Secondo me il verde era il suo colore!”

 

Leah rise scotendo la testa “Hai mai usato la magia con me? Per fare colpo, intendo”

 

Fred fece un sorriso furbo “Come pensi che sia andata via la macchia di caffé dal tuo vestito? E quella volta che ti ho riempito l’appartamento di fiori, senza contare la serata delle lucciole”

 

Leah spalancò gli occhi “Non erano lucciole vere? Le hai fatte tu?”

 

“Si dice ‘trasfigurate’ amore, e non potevo fare altro, mi avevi appena detto quanto ti piacessero e le considerassi romantiche”

 

Lei lo guardò dolcemente e gli accarezzò una guancia “E’ la cosa più romantica che qualcuno abbia fatto per me. E anche i fiori, erano bellissimi”

 

Fred tirò fuori dalla tasca la sua bacchetta, lei lo guardò con un sorrisetto curioso, e trasfigurò il portapenne in un mazzetto di Orchidee, le sorrise porgendogliele “I tuoi preferiti”

 

Leah li prese sfiorandoli appena con le dita e ispirò il loro profumo “Sai, penso che potrei anche abituarmi alla magia. In fondo mi fa rimediare un sacco di cose belle senza il minimo sforzo”

 

Fred rise “Non credere di potertene approfittare ogni volta, la magia non è un gioco!” tornò a guardarla seriamente e le prese una mano tra le sue “Leah, era questa la cosa che avevo paura di dirti, non sapevo se mi avresti accettato o meno e se tu non l’avessi fatto la tua memoria sarebbe andata cancellata. Non volevo che la nostra storia rimanesse un ricordo lontano”

 

“A dire la verità sono ancora molto confusa” disse lei con le guance arrossate dall’imbarazzo “Insomma, è difficile per me riuscire a crederci veramente e la cosa mi spaventa un po’. Non so se saprò gestirla, se saprò tenerla solo per me”

 

Lui le prese una mano e la guidò dietro al bancone per farsi raggiungere, portò le mani sui suoi fianchi “Io non so come andrà a finire Leah, sono un mago ma non posso prevedere il futuro. Posso solo dirti che con me non ti annoierai mai, te lo prometto, la mia famiglia ti adora soprattutto mio padre che è un appassionato di babbani. In tutti questi anni mi hai insegnato tanto del tuo mondo, lascia che ti insegni il mio”

 

Leah lo guardò impacciata “Perché non mi racconti ancora qualcosa di te?”

 

Cosa vuoi sapere?”

 

“Qualsiasi cosa”

 

Fred la coccolò tra le sue braccia guardandola negli occhi “Ho frequentato la scuola di Stregoneria di Hogwarts, non ero particolarmente una cima a scuola ma la mia materia preferita era senz’altro Difesa contro le arti Oscure…”

 

“Suona lugubre detto così. A cosa serve?”

 

“…ci si difende da varie creature o nemici”

 

Leah sbiancò visibilmente “Che cosa intendi per ‘creature’?”

 

Lui la accarezzò sulla schiena “Questo te lo spiego un’altra volta,eh?” disse “A scuola facevo parte della squadra di Quidditch della mia casa, i Grifondoro, ero un battitore. E’ lo sport nazionale da noi”

 

Leah sorrise confusa “Sto già andando in confusione. Credo che dovremmo proprio cominciare da zero”

 

Fred la baciò “Ti dispiacerebbe?”

 

“No” disse lei felice “Non se sei tu a spiegarmi tutto”

 

Fred fece un sorriso enorme stringendola a sé “Ti amo, babbana

 

Lei rise e lo baciò portando le braccia dietro al suo collo “Ti amo, mago”

 

                                                                                            *

 

^^ spero vi sia piaciuta. A me personalmente mi fa fare pitum-pitum anche se Fred non è proprio il mio personaggio preferito…tutt’altro! Però meditavo su questo MM da quando ho scritto l’ultimo chap di NTE1 e non ho potuto fare a meno di scriverlo!

 

Un bacio!Zia Funkia!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Ho Bisogno Di Te ***


Hermione si accarezzò languidamente il pancione con un sorriso soddisfatto mentre si liberava dal groviglio di lenzuola che Ron aveva formato rigirandosi nel sonno

                               HO BISOGNO DI TE

 

 

 

Baby, you can be tough
Say enough is enough
You could even be blunt
Just do it with love, love, love, love
Tell me I'm wrong
That I'm coming on way too strong
Don't think I'll be crushed
Just do it with love, love, love, love

 

                                                                      Hilary Duff- With love

 

 

Hermione si accarezzò languidamente il pancione con un sorriso soddisfatto mentre si liberava dal groviglio di lenzuola che Ron aveva formato rigirandosi nel sonno. Girò appena la testa e trattenne una risatina passando gli occhi sul volto addormentato del marito che sembrava sempre un bambino mentre dormiva beato. Lentamente e non con poca difficoltà data dalla gravidanza si sistemò al suo fianco accoccolandosi sotto il suo braccio.

 

Ron, sentendo qualcosa di piacevolmente caldo accanto a sé, sorrise appena e roteò la testa senza però aprire gli occhi, beandosi ancora nella fase rem. Hermione soffiò appena sul suo volto e lui con una smorfia storse il naso lentigginoso e aprì gli occhi blu.

 

“Buongiorno amore”

 

Ron fece un sorriso stupidito ancora tra il sonno e circondò la vita ormai tonda di Hermione carezzandola placidamente.

 

“Come sta stamattina la mia balenottera?”

 

Hermione rise e si alzò a sedere poggiandosi con la schiena alla spalliera, si raccolse i capelli scostando qualche ciuffo dal viso e portò entrambe le mani sulla pancia “Accaldata e gonfia. Ancora un altro mese e rischio di esplodere”

 

Resisti ancora qualche settimana, ci siamo quasi. Altrimenti puoi sempre sperare che faccia come James e sbuchi fuori prima” disse lui continuando ad accarezzarla, senza riuscire a resistere posò un orecchio sulla pancia ascoltando ogni minimo movimento con scrupolosità.

 

“Spero proprio di no! Non voglio trovarmi un’altra volta a partorire sulla sabbia chissà dove!”

 

Ron rise “E senza un ostetrico come me come faresti?”

 

“Dio quanto mi sono spaventata quella volta. Lo devo ammettere Ron mi hai sorpreso, non pensavo saresti mai riuscito a fare una cosa del genere, credevo avresti reagito più come…beh, come Harry. Avresti dovuto vedere quant’era bianco”

 

Ron rise di nuovo questa volta più forte “Stavolta siamo più preparati, no?”

 

Hermione si tirò più su con la schiena affaticata dal peso della pancia “A proposito di questo, pensavo che potremmo andare oggi pomeriggio a comprare quello che ci manca… non so, altre tutine, un ciuccio nuovo…”

 

Percepì chiaramente Ron irrigidirsi sul suo pancione teso e lo guardò con la fronte corrugata.

 

“C’è qualcosa che non va? Pensavo che lavorassi solo la mattina oggi”

 

Ron si tirò su a sedere fissandola negli occhi per sfuggirle subito dopo “Infatti, solo che ho promesso ad Ashley di passare da lei questo pomeriggio”

 

“Oh” disse delusa Hermione “Oh, va bene”

 

“Non fare così, puoi sempre andarci con Ginny. Diciamoci la verità, Ginny se ne intende molto più di me di queste cose e con lei fare shopping è più divertente, no?”

 

Hermione forzò un sorriso “Sì, certo”

 

Ron le sorrise e dopo averle lasciato un veloce bacio sulla guancia balzò giù dal letto e uscì dalla stanza. Lei rimase a fissare la porta sentendo in lontananza la voce dei bambini mischiarsi a quella di Ron, probabilmente tutti e tre stavano già scendendo per colazione. Sospirò pesantemente e si alzò a fatica del letto camminando con lentezza verso l’ingresso.

 

La cucina era già affollata quando arrivò, i bambini già seduti a tavola immersi nella loro colazione mentre Ron leggeva tranquillo la Gazzetta del Profeta. Con un sorriso a James e Alex si sedette versandosi del latte nella tazza.

 

“Pensavo che ultimamente parliamo poco”

 

Ron lasciò un attimo perdere il giornale e fissò Hermione stralunato “No, non mi pare”

 

Hermione non demorse spalmando elegantemente il burro su una fetta biscottata come solo lei poteva fare “Non mi racconti mai niente di quello che fai. Come va a lavoro?”

 

“Bene” disse semplicemente lui “Va tutto bene”

 

Stavolta Hermione decise di non replicare ma curvò le labbra in una smorfia insoddisfatta. Alzando gli occhi sui bambini si trovò inconsciamente a ripulirli da residui di latte in un gesto naturale e continuò a mangiare la sua colazione come niente fosse.

 

Ron la osservò in ogni suo gesto aggrottando sempre di più la fronte “C’è forse qualcosa che non va?”

 

Scosse la testa “No, tutto a meraviglia”

 

“Mi sembri strana” disse lui continuando a fissarla

 

“Sono incinta”

 

“E questo cosa vorrebbe dire?”

 

Hermione alzò brevemente lo sguardo su di lui “Che mi è concesso di essere strana, con tutti questi ormoni sballati e i dolori ovunque. Vorrebbe dire che sono incinta e per questo ti sembro strana”

 

Ron decise saggiamente di non replicare nascondendosi ancora una volta dietro al giornale. Hermione alzò gli occhi al cielo e si voltò richiamata dalla voce di James.

 

“Mamma, possiamo giocare a palla insieme oggi?”

 

Hermione gli sorrise e gli accarezzò la testa “Perché non giochi con Alex, mh? Mamma vi guarda”

 

Il bambino sbuffò scendendo dalla sedia e incrociò le braccia al petto “Uff, non vuoi mai giocare con me. Mi piaceva più quando eri magra”

 

Hermione rimase stupita a guardare il bambino trotterellare via dalla stanza e si voltò verso Ron che cercava invano di reprimere un sorrisetto, gli lanciò un’occhiataccia e si alzò piccata “Che diavolo hai da ridere tu? L’hai sposata tu questa balena nel caso te ne fossi dimenticato!”

 

“Oh andiamo, Hermione, sei incinta non sei grassa! James ha solo quattro anni, non puoi pretendere che capisca queste cose”

 

Hermione prese in braccio Alex che si aggrappò al collo della madre con le manine e guardò verso Ron irritata “Bene. Buon lavoro”

 

Ron la fissò stralunato “Ma… ma il mio turno comincia tra mezz’ora”

 

“Lo so” rispose lei andandosene “Buon lavoro, Ron, e passa una buona giornata”

 

Ron continuò a fissarla sbalordito e rimase in silenzio a guardarla uscire dalla stanza a passo svelto e arrabbiato. Nell’immobilità della stanza sembrava quasi una statua, in una mano il giornale e il resto della colazione sul tavolo: Natura morta al mattino.

Annuì e cercò di convincersi tra sé.

 

“E’ incinta, Ron. E’ incinta”

 

 

                                                                                *

 

Diagon Alley era affollata di gente, probabilmente tutti richiamati dai saldi di fine stagione, lo stradone principale era praticamente un fiume di persone che facevano a gara per entrare per primi nei negozi. Hermione sospirò afflitta portandosi istintivamente una mano sull’addome.

 

Ginny a suo fianco camminava spensierata col suo solito sorriso sereno, le era sempre piaciuto fare shopping fin da ragazzina. Hermione le lanciò un’occhiata affaticata soffiando fuori aria per riossigenarsi.

 

“Come sta Matt?”

 

Ginny le rivolse un sorriso gentile, i suoi occhi si illuminarono come quelli di qualunque mamma che parla del proprio bambino “Sta benone. L’ho lasciato a nonna Molly, ho pensato che girare con una donna incinta e un bambino piccolo non sarebbe stato il massimo”

 

“Già” disse lei togliendosi un ciuffo dalla fronte “Avrebbe dovuto esserci Ron con me, ma aveva cose più importanti da fare”

 

Cosa diavolo ci può essere di più importante del suo bambino?”

 

Hermione tese la mascella continuando a camminare tranquillamente “Ashley”

 

“Oh” Ginny si morse la lingua “Ultimamente passa molto tempo con lei, non è vero?”

 

Decisamente” rispose acidamente Hermione “Ma non è un gran problema, in fondo sta solo trascorrendo più tempo con un’altra donna di quanto non faccia con sua moglie che è all’inizio del nono mese di gravidanza. Cosa vuoi che sia”

 

Ginny cercò di guardare da un’altra parte evitando di prendere parte nelle questioni di suo fratello “Hai provato a parlarne con lui?”

 

“Mi piacerebbe, se ogni tanto fosse a casa” mise su un tono ironico esattamente come aveva fatto un attimo prima “Di questo passo i bambini cominceranno a chiamarmi anche papà”

 

Ginny la prese gentilmente per un braccio “D’accordo Hermione, adesso non ti agitare. Devi rimanere tranquilla durante questo mese o rischi di…”

 

Ma Hermione non l’ascoltò neanche e cominciò a smaniare come una pazza “Come diavolo faccio a stare tranquilla? Prima o poi mi farà impazzire! Io non ce la faccio più! Sono sempre e solo io a fare tutte la faccende in casa e se non se ne fosse accorto sono incinta! Incinta! E non è che non si noti più di tanto, sembro una mongolfiera!”

 

Ginny la guardò seriamente preoccupata “Va bene, va bene, adesso calmati”

 

Se non gli vado più bene poteva evitare di mettermi incinta una terza volta! Lo so di non essere bella, cosa crede che sia stupida? Poteva lasciarmi! Me ne sarei fatta una ragione! E invece adess…”

 

Hermione si bloccò di colpo spalancando gli occhi a dismisura e si portò velocemente una mano sulla pancia, Ginny sbiancò e chiese titubante.

 

Her-hermione?”

 

Un gemito si levò dalle labbra di Hermione che si piegò sulle ginocchia con una smorfia di dolore “Ginny! Oddio, Ginny, mi sa che ci siamo!”

 

Cosa?” Ginny si guardò attorno in preda al panico “Aiuto! Qualcuno mi aiuti, ho bisogno d’aiuto!”

 

Improvvisamente Hermione si sentì tirare su per la vita da due forti mani e la faccia di Ginny si rilassò in un sorriso. Quando si voltò verso lo sconosciuto sospirò in sollievo riconoscendo l’amico d’infanzia.

 

“Oddio Harry, meno male”

 

Harry le sorrise debolmente e la trascinò non senza fatica verso il Paiolo Magico “Venite, chiederemo a Tom di usare la Metropolvere

 

Ginny lo guardò ammirata seguendoli a passo svelto “Cosa ci facevi a Diagon Alley?”

 

“Per vostra fortuna avevo appena finito di lavorare e avevo deciso di fare un giro giusto per rilassarmi. Meno male che le tue urla sono inconfondibili Ginny, altrimenti stareste ancora là a chiedere soccorso”

 

Hermione parlò a fatica respirando come le avevano insegnato i medici “Non sarebbe la prima volta che partorisco per terra”

 

Harry ridacchiò “Beh, vediamo di non ripeterci. Ho già assistito una volta e non sono ricordi piacevoli. Ma dov’è Ron?”

 

Hermione strinse forte la camicia di Harry e represse un gemito “Con tua sorella”

 

“Ancora?” notando l’espressione di Ginny, Harry cambiò velocemente discorso “Ma smettiamo di discorrere, avremmo tempo una volta arrivati all’ospedale, adesso pensiamo a camminare”

 

Hermione sorrise tra sé. Harry era proprio un buon amico “Grazie Harry”

 

 

 

                                                                                  *

 

Quando Ron rincasò quella sera rimase un attimo perplesso nel trovare sua sorella e Harry seduti sul suo divano. Si voltò alle sue spalle quando sentì la voce di Ashley ridacchiare su qualcosa che aveva detto prima di entrare in casa e la guardò zittirsi sbalordita esattamente come aveva fatto lui.

 

Hermione sbucò fuori dalla cucina con un vassoio di the che posò sul tavolino del salotto e alzò lo sguardo verso Ron, che le rivolse un sorriso.

 

“Ehi, siete stati a fare shopping allora?”

 

Ginny e Harry si scambiarono uno sguardo mentre Hermione stringeva i pugni lungo i fianchi, la sua voce però uscì del tutto tranquilla “No, a dire la verità siamo stati al S. Mungo”

 

Ashley si portò una mano alla bocca “Si è fatto male qualcuno?”

 

“No”

 

Ron la guardò a bocca aperta “E cosa ci siete andati a fare all’ospedale?”

 

Hermione si mise le mani sui fianchi, il suo sguardo ribolliva di rabbia “Siamo andati all’ospedale, Ron, perché oggi ho quasi partorito”

 

Ron si avvicinò a lei dilatando gli occhi “Hai quasi partorito? Che significa quasi?”

 

“Falso allarme” si intromise Ginny tornando zitta subito dopo “Si è agitata troppo”

 

Ron tornò a guardare Hermione allucinato e sconvolto “Che vuol dire che ti sei agitata?”

 

“Mi sono messa a urlare nel mezzo di Diagon Alley e un attimo dopo mi sono ritrovata piegata in due dal dolore”

 

“Cos…? Ma perché non mi hai avvertito?”

 

“L’ho fatto” disse secca lei “A casa di tua madre, casa di Ashley, il tuo ufficio, ogni singola casa dei tuoi fratelli! Per questo mi piacerebbe tanto sapere, Ron, dove diavolo eri?”

 

Ron aprì un attimo la bocca indicando verso Ashley e balbettò un po’ confuso “…allo stadio. Ashley ha trovato dei biglietti per la partita dei Cannoni e abbiamo pensato… “

 

Hermione sorrise amaramente e si voltò verso Ashley “E’ stata una bella partita?”

 

Ashley si limitò ad annuire guardando colpevole verso Ron.

 

“Bene” così dicendo voltò loro le spalle e fece per andarsene. Ron si scambiò velocemente uno sguardo con la sorella e con Harry e la rincorse fermandola per un braccio, Hermione si voltò seccata verso di lui.

 

“Hermione, vuoi spiegarmi cosa c’è che non va?”

 

Hermione non si trattenne più e cominciò a urlare come una pazza “Vuoi sapere cosa c’è che non va? Te lo dico io cosa c’è che non va, Ron! Guardami, noti niente di strano? Se ti sembro più grassa del solito è perché sono incinta, Ron, incinta! E tu con chi eri oggi mentre mi contorcevo dal dolore delle doglie?”

 

“Con Ashley, ma…”

 

E dov’eri ieri pomeriggio, Ron?”

 

“Da Ashley, però…”

 

E due giorni fa con chi sei uscito?”

 

“Ashley” disse lui con una voce appena udibile abbassando la testa, Hermione rimase a guardarlo in silenzio per qualche minuto fino a che la sua voce non uscì bassa e fredda.

 

“Credo di aver detto abbastanza” disse lasciando la stanza.

 

Ron rimase a guardarla andar via senza aver il coraggio di alzare la testa. Si voltò leggermente verso gli altri che lo guardavano imbarazzati. “Potreste… potreste…”

 

Harry si alzò prontamente in piedi subito seguito da Ginny “Ci vediamo amico”

 

Li salutò con un cenno del capo e non appena la porta fu chiusa cominciò a salire lentamente le scale. Aprì con cautela la porta della camera da letto e gli si strinse il cuore scorgendo la figura di Hermione scossa dai singhiozzi che piangeva sommessamente. La chiamò piano.

 

Mione…”

 

“Va via Ron!” il suo tono non era arrabbiato ma stanco.

 

Ron si avvicinò a lei e si sedette al suo fianco sul bordo del letto, Hermione scattò su come una molla e lo fissò negli occhi seriamente. “Non ti biasimo di certo se cerchi altre donne, so di non essere bella, non lo sono mai stata, e con le dimensioni di una mongolfiera sono meno attraente che mai ma se mi stai tradendo voglio saperlo!”

 

Ron spalancò gli occhi incredulo “Ma che stai dicendo? Ashley è la mia migliore amica e basta!”

 

“Ah, adesso sì che dovrei stare tranquilla dato che l’ultima migliore amica che hai avuto te la sei scopata a diciotto anni e l’hai messa incinta!”

 

“Sì! E poi l’ho sposata e ci ho costruito una famiglia insieme perché l’ho sempre amata e non l’ho mai considerata veramente solo come un’amica! Hermione, come puoi solo pensare di paragonarti ad Ashley?”

 

Lei sbuffò ironica “A quanto pare preferisci stare con lei che con me”

 

Ma questo non è vero! Sto solo cercando di farle compagnia, Hermione, è una ragazza madre!”

 

“A questo punto lo sono anch’io!” Ron la guardò shockato ma lei non si fermò, si alzò anzi in piedi urlandogli contro “Tu…tu non ci sei mai, i tuoi figli ti vedono si e no due ore al giorno, non… non aiuti in casa! Sto per partorire Ron, non ce la faccio a fare tutto da sola e tu ti comporti come se stare con Ashley fosse la cosa più importante al momento! Diavolo, per una volta può stare con Harry!”

 

Ron inarcò un sopracciglio “Ma Harry ha la sua vita e…”

 

E tu no?”

 

Ron ammutolì e abbassò la testa, stava decisamente sbagliando tutto. Sospirò appena chiudendo gli occhi “Io non ti tradisco, Hermione, te lo giuro e se può farti stare meglio Ashley sta uscendo con Barry, il mio collega. Il fatto che non possa stare fisicamente con te per via della gravidanza non significa che vada a cercare piacere da altre donne”

 

Gli occhi di Hermione si inumidirono velatamente “Ho solo bisogno di te”

 

E io sono qui” rispose lui prontamente prendendole una mano “Mi dispiace di essermi lasciato un po’ prendere da Ashley, avrei dovuto passare più tempo con te e i bambini”

 

“Cerca solo di essere più presente, va bene?”

 

Ron si alzò e le baciò la fronte “Promesso. Ti amo”

 

“Ti amo”

 

 

                                                                                    *

 

Il giorno dopo Ginny aveva insistito per portarla fuori tutto il giorno. Da prima Hermione era stata riluttante ma quando Ginny le aveva detto che le avrebbe fatto bene per rilassarsi si era lasciata convincere ed avevano passato tutto il giorno a fare lo shopping che non erano riuscite a fare il giorno prima.

 

Hermione tornò a casa semplicemente distrutta, si sentiva i piedi gonfi come due angurie e la schiena a pezzi, sospirò stancamente lasciandosi andare contro al divano. Sobbalzò appena quando sentì un paio di labbra sulla pelle del collo e si voltò sorpresa a incrociare gli occhi di Ron.

 

“Non dovresti essere a lavoro?”

 

Ron annuì ma le tese una mano che lei afferrò incerta alzandosi a fatica dal divano. Silenziosamente la condusse al piano di sopra nella loro camera e arrivantole di fronte cominciò a sfilarle il vestito senza smettere di fissarla negli occhi. Prima che potesse aprire bocca, Ron si sfilò la maglia e posò le sue labbra sulle sue sganciandosi i pantaloni. Hermione si staccò da lui.

 

“Ron… non possiamo ancora…”

 

“Lo so” disse con voce roca “Lasciami fare”

 

Continuando a baciarla e a denudarsi l’un l’altro Ron arretrò fino al bagno e Hermione si trovò enormemente sorpresa di trovarlo pieno di candele e con la vasca piena di schiuma. Ron s’infilò nella vasca aiutandola a sedersi tra le sue gambe senza farla scivolare, poggiando con la schiena contro il suo petto ampio. Le mani di Ron raggiunsero il suo pancione mentre le stampava un bacio appena sotto l’orecchio.

 

“Avevamo bisogno di stare insieme” disse sussurrando, Hermione si rilassò completamente contro il suo petto cullata dall’acqua calda.

 

“Hai avuto una splendida idea”

 

“Sarebbe la prima volta nella mia vita” disse ridacchiando lui “Ricordami di segnare la data sul calendario”

 

Hermione sorrise e giocherellò con le dita della mano di Ron “Con tutto quello che è successo ultimamente non abbiamo neanche deciso il nome da dare al bambino”

 

“Micheal”

 

Hermione si voltò verso di lui basita “Come?”

 

Ron si umettò un labbro fissandola negli occhi “Ci ho pensato, anche quando non ero a casa e stavo fuori con Ashley. Micheal, voglio che si chiami Micheal”

 

Il viso di Hermione si addolcì in un sorriso e spostò la sua mano intrecciata a quella di Ron sul suo ventre gonfio “Va bene, allora ciao Micheal”

 

Se non ti piace possiamo anche cambiarlo…”

 

“E’ stato il primo nome che abbiamo messo sulla lista di James” disse Hermione sorridendo nostalgica “Non voglio cambiarlo, Micheal mi piace. Mi fa ricordare tante cose belle”

 

Ron le baciò una tempia e la strinse forte a sé “Lo sai che li voglio ancora tutti quei bambini, vero?”

 

Hermione rise leggero “Andiamoci piano Ron, c’è ancora tanto tempo. Abbiamo solo ventitre anni, non c’è nessun bisogno di correre”

 

“Lo so” sussurrò lui nel suo orecchio “Volevo solo ricordartelo. Mi piace avere bambini da te, mi piace che i tuoi figli mi chiamino papà. Fa un effetto strano”

 

Hermione si voltò di nuovo e gli prese il volto tra le mani baciandolo leggero sulle labbra “Ma come mi è venuto in mente di sposarti, Weasley?”

 

Ron mise su un sorrisino “Eri incinta e rischiavi la vita”

 

“Oh giusto” disse lei battendosi una mano sulla fronte “Mi sembrava di averti sposato per un motivo veramente romantico, sì”

 

“Beh…” fece lui “…anche perché mi trovavi veramente irresistibile, e Hermione Weasley suonava così bene”

 

Hermione rise “Un motivo più valido dell’altro, insomma”

 

“Te ne sei mai pentita?” chiese lui a bruciapelo tornando serio.

 

Hermione scosse la testa “No, mai”

 

“Hermione?”

 

“Sì, Ron”

 

“Tu… tu non mi lascerai mai, vero? Neanche se dovessi diventare un mostro col passare del tempo o se diventassi noioso, tu starai con me, vero?”

 

Hermione gli sorrise scotendo la testa e lo guardò semplicemente “Ron, che cosa ho promesso quando ero all’altare accanto a te?” Ron la fissò confuso e lei ripete solennemente “Finché morte non ci separi”

 

Ron sorrise “Non sarei mai in grado di amare nessuna come amo te, lo sai?”

 

“Ci sono voluti anni e anni di litigate per costruire tutto questo” disse ridendo “E io non potrei mai immaginarmi la vita con un uomo che non sia tu. Ti amo”

 

“Smetterò di uscire con Ashley”

 

Hermione gli prese una mano “Grazie”

 

Rimasero un attimo in silenzio a bearsi tra l’acqua calda e la schiuma, Hermione completamente rilassata contro il corpo di Ron, entrambi con gli occhi chiusi e rilassati. Ad un certo punto la voce di Hermione uscì vispa.

 

“Oh, Ron, ho dimenticato di dirti una cosa. Indovina chi viene a trovarci domani?”

 

Ron alzò una palpebra curioso “Chi?”

 

Viktor!”

 

Krum??!!?”

 

 

**

 

Scrivu un pensierino veloce veloce perché è tardi e domani ho scuola –purtroppo- ho scritto questo MM perché mi son resa conto che era tanto che non ne aggiornavo uno e mi son decisa a scrivere anche questo…ormai sto scrivendo venti cose insieme O.O

Spero vi sia piaciuto, un bacio enormoso.

 

Zia Funkia ^^

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Tua E Soltanto Tua ***


“… e così ho cercato di avvertire ma la pianta è esplosa e ci siamo ritrovati pieni di melma blu

                           TUA E SOLTANTO TUA

 

I shouldn't love you but I want you
I just can't turn away
I shouldn't see you but I can't move
I can't look away                                       Jesse Mccartney- Just so you know

 

 

 

“… e così ho cercato di avvertire ma la pianta è esplosa e ci siamo ritrovati pieni di melma blu.”

 

Il gruppetto di ragazzi scoppiò a ridere richiamando l’attenzione di tutti i presenti in Sala Comune. Vicino a loro il caminetto scoppiettava nonostante fossero appena gli inizi di marzo e l’aria stesse diventando sempre più temperata. Matt, al centro dell’attenzione, si passò una mano tra i capelli scombinati lanciando sorrisi a chiunque. Micheal scosse la testa con un sorriso di chi la sa lunga passando un braccio attorno alle spalle di Shelly, la sua ragazza.

 

“Non sei mai stato un portento in erbologia, Potter, ma almeno potevi evitare di farci finire dritti in infermeria a tre giorni dalla partita.”

 

Gli altri risero ancora e Matt mise il broncio incrociando le braccia al petto. Micheal e Shelly risero di gusto fino a che lei non si strusciò a Micheal posando la testa sul suo petto e accarezzandolo con una mano. “Ma adesso stai bene, vero amore?”

 

Micheal si voltò verso di lei e le sorrise. “Sto perfettamente, grazie anche a te.”

 

Un coretto di sbaciucchiamenti si alzò tra il gruppo e Micheal si guardò intorno fulminando gli amici con lo sguardo. Matt rise forte tenendosi la pancia. “Oh, Mickey, come ti avrebbe aiutato la tua fanciulla? Ti ha per caso fatto da infermiera?”

 

Gli altri ragazzi partirono a prenderli in giro nuovamente fischiando e urlando in apprezzamento. Micheal si lasciò scappare un sorriso rassegnato mentre Shelly ridacchiava compiaciuta e dolcemente arrossita al suo fianco. Era il suo ultimo anno in quella scuola e non era certo stupido, aveva capito benissimo a cosa stesse alludendo Matt; per tutta risposta si fece più dritto sulla poltrona e strinse Shelly di più a sé.

 

“E se anche fosse?” Iniziò con un sorriso trionfante. “Magari è la gelosia che ti fa aprire quel forno, Matthew.”

 

Matt non se la prese minimamente, scoppiò anzi a ridere portandosi teatralmente una mano alla fronte. “Ah, come farò a vivere adesso che mi hai scoperto?”

 

“Matt?”

 

Una vocina più leggera delle altre arrivò loro da dietro le spalle del ragazzo. Un po’ sorpresi dall’interruzione si voltarono verso di lei, persino Matt prestò la massima attenzione alla ragazza che l’aveva chiamato.

 

Sarah se ne stava lì con un debole sorriso sulle labbra carnose e i capelli un po’ scomposti che ricadevano sulle spalle. Gli porse una lettera senza dire niente. Sembrava che tutti si fossero ghiacciati sul posto, rimasero a guardarla in silenzio mentre Matt leggeva velocemente la lettera. Improvvisamente uno dei ragazzi la squadrò da capo a piedi con un sorriso e mise su un’espressione sfacciata.

 

“Ehi, cosa fai stanotte, dolcezza?”

 

Matt alzò subito lo sguardo dalla lettera puntandolo circospetto sull’amico, subito seguito da Micheal che cercò di essere meno evidente possibile nonostante la fronte corrucciata. Sarah non si scompose e ricambiò il sorriso con uno dei suoi chiedendo politicamente. “Pensavo di dormire, perché?”

 

Quello le fece l’occhiolino. “Se non riesci a prendere sonno vieni a farmi una visitina. Terza stanza a sinistra, secondo baldacchino a destra.”

 

Sarah ridacchiò ma Matt saltò su sulla difensiva. “Ehi, Mars! E’ con mia sorella che stai parlando!”

 

Il ragazzo fece uno sguardo furbo e la guardò di nuovo con un sorriso. “Beh, non prendertela con me se hai una sorella che è uno schianto. E davvero non mi spiego come un gioiellino del genere possa essere single, ma cosa sono tutti ciechi qui intorno?”

 

“Adesso lasciala in pace, Mars!” Tutti si voltarono a guardare sorpresi Micheal, che aveva un’espressione più seria e nera di quanto non volesse, fissandolo increduli. Sarah gli sorrise riconoscente e lui si voltò evitando il suo sguardo stringendo a sé Shelly che lo fissava impietrita.

 

“Amore, ti senti bene?”

 

Micheal annuì appena. “Sto benissimo.”

 

La voce di Sarah li interruppe nuovamente, con un po’ di rossore sulle guance e l’espressione più compiaciuta che potesse avere, fece un altro sorriso enorme e li salutò congedandosi. Ci fu un momento di silenzio in cui tutti la seguirono con lo sguardo mentre andava via, Matt alzò un sopracciglio fissando il cugino muoversi a disagio sul divano.

 

“Ehi, Mickey, tutto ok?”

 

Micheal alzò appena la testa guardando con la coda dell’occhio verso Sarah, sussurrò appena. “Sì” si umettò un labbro. “Tutto perfetto.”

 

 

                                                                          *

 

 “… I Grifondoro conducono per 120 a 60 e Mars è più concentrato che mai a trovare il boccino prima dell’avversario, la rivalità tra le due squadre è più accesa che mai.”

 

I vari giocatori in campo sfrecciavano veloci, ognuno di loro concentratissimo sulla propria mansione: entrambi i portieri erano sbilanciati in avanti pronti a qualsiasi attacco nemico, i cacciatori agguerriti per cercare di rubarsi la pluffa, i quattro battitori colpivano violentemente i bolidi e, quando non erano visti da Madama Bump, anche qualche avversario. Solo i due cercatori galleggiavano qua e la alla ricerca di un punto d’orato.

 

Micheal, ad almeno sessanta metri dal suolo, sfrecciò veloce verso la sua destra. Bloccatosi di scatto e tenendo un equilibrio perfetto si mise un dito in bocca e lo tirò fuori alzando il braccio appena davanti a lui, strizzò un occhio puntandolo sul dito. In meno di un secondo afferrò la mazza con entrambe le mani e colpì un bolide facendolo finire preciso su uno dei cacciatori della squadra avversaria, esattamente dove aveva mirato un attimo prima.

 

Gli spalti esultarono e Matt gli arrivò di lato battendogli il cinque. “Bel colpo, Micheal! … certo una mossa un tantino scorretta, Madama Bump non ne sarà felice.”

 

Lui si asciugò la fronte con un sorriso maligno. “Ah, siamo ad alta quota e non si sarà neanche accorta che lo miravo millimetricamente. Sono i Serpeverde, Matt, quando mai loro sono stati accondiscendi con noi?”

 

Matt ricambiò il sorriso furbo, facendo sì che per un attimo sembrassero i perfetti eredi di Fred e George. “Giusta osservazione.”

 

Micheal si fece improvvisamente serio e impugnando la mazza con entrambe le mani fece un movimento violento come per colpire le testa di Matt, che spalancò gli occhi e si abbassò di scatto facendo sì che il cugino colpisse un bolide diretto su di lui. Quello volò dritto su uno degli avversari, disarcionandolo.

 

Matt lo guardò allibito. “Sei pazzo?! E se non mi fossi spostato?”

 

L’altro scrollò le spalle. “Beh, saresti finito in infermeria in ogni caso. Meglio per mano mia che per un bolide, non ti pare? Potevamo inventare una storia assurda, dire che abbiamo litigato durante una partita, ed acquistare un altro po’ di popolarità, no?”

 

Matt rise di gusto. “Sempre meglio di dire che ero distratto, sicuro! Grazie, per avermi salvato l’onore…e la testa.”

 

“Oh ma ti pare!” Disse Micheal con un sorrisino beffardo. “Mi hai salvato il culo tante di quelle volte, per una volta che posso ricambiare.”

 

“Davvero molto divertente, Weasley.”

 

Improvvisamente, si bloccarono sul posto. Il boccino era comparso tra loro e svolazzava qua e là come un forsennato, instancabile e luccicante. I due cugini si guardarono in pieno panico. “Mars!” urlarono.

 

Il ragazzo moro, un po’ robusto, si voltò di scatto verso di loro. I suoi occhi si illuminarono vispi quando la sua vista di falco individuò lo sbrilluccichio del boccino e in meno di un secondo partì nella loro direzione.

 

Matt e Micheal fecero solo in tempo a sentire l’ondata d’aria provocata dal loro amico prima di riaprire gli occhi e rendersi conto che Mars aveva sterzato bruscamente e si era gettato capofitto dietro il boccino diversi metri sotto a loro. Si scambiarono uno sguardo.

 

“C’è mancato un pelo, l’ultima cosa che ci mancava era uno scontro frontale… come se non avessimo passato abbastanza tempo in infermeria ultimamente.”

 

Micheal alzò un sopracciglio. “Non sono io che ho fatto esplodere una pianta.”

 

“Di nuovo Monk, vai così fratello siamo tutti con te… schiva Ullman… poi Fake… si avvicina agli anelli… ed ecco! Un altro centro per Monk! Grifondoro ha un vantaggio netto! Ben gli sta…gliel’avevo detto io a quel serpeverde del ca… ahia! No, scusi professoressa, scherzavo…”

 

Matt rise alla telecronaca. “Quel Pudmore, proprio un bel tipo… lo sapevi che ha una cotta per Sarah?”

 

Micheal voltò la testa di scatto verso di lui talmente in fretta da farsi male, e lo guardò allucinato. Poi, cercando di recuperare una certa disinvoltura, si fece serio e si schiarì la gola richiamando l’attenzione di Matt che stava seguendo attento il corso della partita. “Senti, c’è una cosa di cui dovremmo parlare…”

 

Matt si voltò verso di lui, sorpreso. “Va bene. Appena finisce la partita…”

 

“Non penso di poter aspettare fino alla fine della partita, è una cosa piuttosto importante.” Rispose sottovoce.

 

Matt lo guardò sbalordito. “Ok… riguarda il perché sei così strano oggi?”

 

Micheal si umettò un labbro senza smettere di guardarlo. “Sì.” Disse con voce fievole. “Matt, io…”

 

“MARS AFFERRA IL BOCCINO! La partita va a Grifondoro per 260 a 60! Congratulazioni ragazzi!”

 

I due ragazzi si voltarono di colpo per vedere tutta la squadra planare a terra e abbracciarsi baciando il boccino uno alla volta. Matt sfrecciò giù come una furia e Micheal sospirò guardandolo volar via e cominciò a planare verso gli altri. Appena messo piede a terra fu investito dal resto della squadra che urlava e rideva felice.

 

Micheal si lasciò trasportare dal momento, si guardò un attimo e si rese conto di essere completamente ricoperto di fango, aveva del sangue sulla divisa che usciva da chissà dove e era fradicio di sudore. Rise. Rise forte. Avevano vinto la partita, contro i Serpeverde per giunta, e non c’era niente al mondo che potesse avere un sapore migliore.

 

Si voltò verso Matt che gli sorrideva entusiasta e sorrise amaro. Magari quella conversazione avrebbe potuto aspettare.

 

                                                                       

                                                                               *

 

Negli spogliatoi si sentiva ancora un gran trambusto, chi rideva, chi scherzava, chi semplicemente chiacchierava con un tono allegro nella voce. Matt, già cambiato e con la sacca in spalla, tirò una manata scherzosa sulla nuca di Micheal che imprecò ad alta voce lanciandogli un’occhiataccia fulminante. Matt si limitò a guardarlo innocente.

 

“Hai intenzione di rimanere qui tutta la sera? Guarda che noi siamo tutti già pronti, anzi, metà della squadra è già andata via.”

 

Micheal sbuffò chinandosi ad allacciarsi una scarpa, ancora a petto nudo. “Non è colpa mia se mi fate sempre fare la doccia per ultimo.”

 

“Ti facciamo fare la doccia per ultimo perché sei una lumaca.” Disse Matt cominciando ad avvicinarsi alla porta dove lo aspettavano i compagni di squadra. “Mica ti dispiace rimanere da solo? Le mie fan mi acclamano alla festa.”

 

Mars alzò un sopracciglio e scoppiò a ridere. “L’unica fan che tu possa avere, Potter, è tua sorella. Andiamo o si finiranno tutto il cibo. Ti dai una mossa, Weasley?”

 

Micheal si rialzò e gli fece cenno di andare con un sorriso. “Vi raggiungo, andate pure.”

 

Sghignazzando e colpendosi a vicenda come dei veri ragazzini lasciarono lo spogliatoio. Micheal rise tra sé scotendo la testa e raccolse la divisa da terra buttandola disordinatamente dentro l’armadietto. Quando una folata di vento gli arrivò sulla schiena nuda e la porta sbatté alle sue spalle sospirò senza voltarsi. “Matt, non sei divertente. Credi davvero che possa prendermi paura per così poco? Ti ricordo che viviamo in un castello infestato dai fantasmi.”

 

Quando non gli arrivò nessuna risposta si voltò curioso e sbiancò sul posto. Sarah era a pochi metri da lui, i capelli le ricadevano sulle spalle in ciocche perfette e l’ombra di un sorriso sulle labbra. In un gesto nervoso Micheal fece un passo indietro e si abbottonò i pantaloni nel giro di tre secondi. “Ch-che ci fai qui?”

 

Il sorriso di Sarah si allargò, rimanendo comunque molto mantenuto, e gli si avvicinò di qualche passo molto lentamente. “Volevo congratularmi personalmente per la vittoria.”

 

Micheal ingoiò il vuoto e ridacchiò nervosamente. “Eh eh, già… grazie… uhm… adesso puoi andare alla festa, così puoi congratularti personalmente anche con gli altri.”

 

Sarah avanzò ancora. Ad ogni suo passo, Micheal arretrava di altrettanto stando ben attento a non perderla di vista neanche un secondo come una preda che rallenta la morte certa. “Mi sono accorta da molto tempo di come mi guardi, sai?”

 

Micheal cercò di sorridere e chiese facendo il finto tonto. “Come ti guardo?”

 

“Sì.” Disse lei con un sorriso sincero. “E non mi guardi come mi guarda Matt, o James, o Simon… mi guardi come un uomo guarda una donna.”

 

Un ultimo passo e Micheal si trovò con le spalle contro l’armadietto. Chiuse gli occhi sospirando afflitto facendo fronte a tutto il suo buon senso per rimanere calmo. Solo quando il profumo dolce di Sarah gli invase le narici e la sua piccola mano calda si posò leggera sul suo petto, ancora nudo, riaprì gli occhi di scatto puntandoli negli smeraldi che si trovò davanti.

 

La voce di Sarah uscì calda e leggera. “Geena dice che sono molto brava ad ottenere quello che voglio.”

 

Micheal alzò la testa portando gli occhi, di un azzurro intenso, al soffitto e deglutì a fatica sentendo il corpo di Sarah pressato contro il suo. Le mani della ragazza gli accarezzarono tutto il petto prima di allacciarsi dietro al suo collo. Lui sospirò di nuovo e riuscì a mormorare roco. “S-sarah…”

 

“Ho aspettato tanto, Micheal, lasciati andare adesso…”

 

Micheal abbassò nuovamente la testa verso di lei, gli bastò guardarla negli occhi una volta ancora perché tutti i suoi buoni propositi se ne andassero al diavolo. Senza neanche rendersene conto si chinò più su di lei dischiudendo le labbra, e fu un attimo quando Sarah si alzò in punta di piedi. Le loro labbra si toccarono per la prima volta dopo tanti anni.

 

E come aveva previsto, qualcosa si scatenò dentro Micheal, come se l’impeto che aveva rinchiuso in gabbia fosse stato appena liberato. L’attirò di più a sé passandole un braccio dietro la vita e rese il loro bacio più profondo. Poi, come se neanche questo gli bastasse più, la sollevò per le gambe e si voltò facendole sbattere la schiena contro all’armadietto, scendendo a baciarle il collo.

 

Sarah sospirò appena. “Micheal.”

 

Appena si rese conto di quello che stava facendo, Micheal le fece toccare di nuovo terra e si allontanò da lei shockato. La fissò con la bocca semiaperta con un’espressione terrorizzata sul volto. “M-mi dispiace, io non…”

 

Sarah si avvicinò a lui e gli prese il viso tra le mani baciandolo di nuovo. “No, non è vero. Tu volevi farlo e non ti dispiace affatto.”

 

Micheal la fissò spaesato. “Ma non possiamo, tu sei mia…”

 

Lei gli tappò la bocca prima che potesse aggiungere altro, gli sorrise tenendo però uno sguardo serio e determinato. “Sarò per te quella che vuoi che io sia, Micheal.” Lentamente fece scivolare la sua mano dalla bocca di Micheal ma lui rimase zitto.

 

Dopo qualche attimo di silenzio si umettò un labbro alzando di nuovo gli occhi al cielo, incerto, poi tornò a fissarla grave. “Sarah io… io non ho smesso di pensarti da quando avevo tredici anni, da quando… ma ti avevo pregato perché ne riparlassimo più tardi… io speravo che sarebbe passata e invece… invece ogni notte, appena chiudo gli occhi tu sei lì e… e lo sai che io dormo accanto a tuo fratello! Come credi che mi senta a fare certi pensieri su di te mentre lui è lì accanto!”

 

Sarah rise appena, compiaciuta dalle sue parole e Micheal arrossì rendendosi conto di ciò che aveva appena confessato.

 

“Quello che voglio dire Sarah è che… io non posso… sto con Shelly adesso.”

 

Il sorriso di Sarah si fece amaro quando abbassò lo sguardo. “Non è a Shelly che pensi quando chiudi gli occhi, però.”

 

Micheal sospirò di nuovo. La situazione gli stava sfuggendo di mano. “Vorrei che non fossi tu quella a cui penso. Quella che sogno. Vorrei comportarmi con te come fanno James e Simon e gli altri.”

 

“E io vorrei che tu non fossi figlio di zio Ron.” Disse lei con un sorriso dolce sulle labbra. “Ma non si può avere tutto dalla vita, giusto?”

 

Micheal scosse la testa e si avvicinò a lei prendendole il viso tra le mani, puntò gli occhi nei suoi. “Pensaci seriamente, Sarah, pensa a cosa andiamo incontro. Come pensi di dirlo ai nostri genitori, che facciamo se poi tra di noi non funziona, come pensi che la prenderà Matt? Non è una situazione facile.”

 

“E ti arrendi così?” Lo provocò lei sapendo di colpire un punto debole. L’orgoglio.

 

“Non mi sto arrendendo! Sto solo cercando di essere razionale!”

 

Lei mandò fuori una risata senza humor. “Non te l’ha mai detto nessuno? L’amore non è esattamente una cosa razionale.”

 

Micheal la pregò. “Sarah…”

 

“Io voglio stare con te.”

 

Avvicinò il viso al suo sfiorandogli di nuovo le labbra, socchiuse gli occhi verdi. “E se poi tra di noi funziona, se aspettiamo a dirlo ai nostri genitori finchè non siamo sicuri di quello che facciamo, se Matt capisse che vogliamo stare insieme?”

 

Micheal piegò la testa da un lato avvicinandosi ancora di qualche millimetro alle sue labbra carnose, esitando ancora molto titubante. Le sue mani, ancora sul viso di Sarah, accarezzavano pigramente la pelle appena arrossata delle guance. E cedette. In un battito di ciglia posò delicatamente le labbra sulle sue, per la prima volta abbandonandosi completamente l’uno all’altra.

 

Sarah sorrise contro le sue labbra e si lasciò andare contro al suo corpo, lasciò scivolare lentamente le braccia dietro al suo collo alzandosi leggermente in punta di piedi dato che Micheal era molto più alto di lei. Era così felice che il cuore rischiava di scoppiarle nel petto.

 

Micheal si tirò indietro dopo diversi minuti e posò la fronte sulla sua scotendo impercettibilmente la testa. “Tu sarai la mia morte, lo so.” Disse rocamente.

 

Lei si morse un labbro trattenendo le lacrime e affondò la faccia nell’incavo della sua spalla. La sua voce era appena un sussurro. “Tua e soltanto tua, Micheal.”

 

 

                                                                                       *

 

 

Quando Micheal rientrò in Sala Comune tutti quanti erano già andati a dormire. Solo una figura esile stava ancora seduta sul divano davanti al fuoco, il suo viso pallido e le sue labbra serrate in una linea nervosa. Balzò in piedi non appena lo vide entrare per il buco del ritratto.

 

“Oh, sei tornato!”

 

Micheal la fissò sentendo le viscere attorcigliarsi su se stesse. Annuì e camminò verso di lei, i capelli biondi le incorniciavano il viso. Shelly lo guardò preoccupata.

 

“Va tutto bene? Dov’eri?”

 

Abbassò la testa umettandosi un labbro. “Ho… avuto bisogno di pensare.”

 

Lei mandò fuori una minuscola risatina. “E dovevi metterti a pensare proprio dopo la vittoria perdendoti la festa di cui eri ospite d’onore? I ragazzi erano impensieriti, mancavi solo tu.”

 

“Mi dispiace.” Tentò di giustificarsi. “Ma era importante. Riguarda noi due.”

 

Shelly lo fissò veramente stupita non avendo proprio idea di cosa potesse trattarsi. Quando Micheal rialzò gli occhi su di lei cominciò a scuotere la testa incredula. Fece un passo indietro sentendo gli occhi inumidirsi.

 

“No, non puoi farmi questo.”

 

“Shelly…”

 

“Vuoi lasciarmi, non è vero?” Chiese lei con voce tremula.

 

“Io…” Iniziò lui. “…ho bisogno di stare da solo, di riflettere e… Shelly non posso più stare insieme a te. E’ un brutto periodo e…”

 

“C’è un’altra?” Lo interruppe lei aggressiva. “Dimmi chi è!”

 

Micheal soffocò quasi e scosse la testa velocemente. “No. Davvero, nessuna. Sono io il problema.”

 

Shelly lo fissò ancora per qualche attimo, poi tirò su col naso e lasciò andare un singhiozzo voltandosi, corse fino alla scalinata del dormitorio femminile. Micheal la guardò andar via in lacrime proprio mentre Matt scendeva le scale.

 

Matt si avvicinò a lui continuando a fissare le scale alle sue spalle con le sopracciglia inarcate, proprio dove un attimo prima la ragazza era fuggita via piangendo. “Che hai combinato, le hai detto che il suo smalto non ti piace?”

 

“L’ho mollata.”

 

Matt si voltò di scatto verso di lui. “L’hai… cosa?! Perché?”

 

Lui scrollò le spalle. “Ho… bisogno di stare da solo.”

 

Matt rimase in silenzio a fissarlo per qualche secondo poi si aprì in un sorriso malizioso e scosse la testa. “Certo, da solo. Immagino che le tue tre ore di ritardo siano dovute al voler stare da solo nello spogliatoio a riflettere. Andiamo, sono il tuo migliore amico, potevi anche dirmelo.”

 

Micheal ingoiò il vuoto. “E’ stata una cosa… inaspettata.”

 

“Ah, le fans… l’ho sempre detto che sono terribili.” Ridacchiò. “Allora, chi è?”

 

Il cuore di Micheal mancò di un battito. Se solo avesse detto la verità Matt gli avrebbe con tutta probabilità staccato la testa e l’avrebbe gettata nella Foresta Proibita. “Nessuno.”

 

“Oh, andiamo! Se non vuoi dirmi il suo nome descrivimela almeno!”

 

Si morse un labbro. “N-non posso… credo.” Matt alzò un sopracciglio e Micheal sospirò. “Va bene, è carina. Molto carina. Porta i capelli castani e lunghi e ha un paio di occhi verdi che sono la fine del mondo. Sei contento adesso?”

 

Matt sorrise. “Oh sì, molto. Ha un bel culo?”

 

Micheal avvampò improvvisamente e gli tirò uno scappellotto sulla nuca. “Fatti gli affari tuoi una buona volta e torna da dove sei venuto, Potter!”

 

Lui rise e scosse la testa avviandosi verso le scale. “Va bene, rompiballe, me ne torno a letto. Tu vieni o resti qui a pensare?”

 

“Salgo tra cinque minuti.”

 

Gli occhi di Micheal seguirono attenti l’ombra di Matt finché non scomparve del tutto. Alle sue spalle sentì il buco del ritratto aprirsi e dei passi leggeri si fermarono poco dietro di lui. Sospirò e scosse di nuovo la testa umettandosi un labbro.

 

“Sarà un vero casino.”

 

Di nuovo dei passi avanzarono, una mano delicata si posò sul suo braccio. Si voltò appena, a suo fianco Sarah sforzò un sorriso e posò la testa sul suo braccio, appena sopra la sua mano. “Ne varrà la pena.”

 

**

 

 

Trecento mila giorni per scrivere questo misero MM… mi vergogno tanto! Comunque sia, spero che vi piaccia visto che era pure stato richiesto ^^ a me piace molto… però io sono di parte XD

 

Nel caso qualcuno avesse voglia vi lascio il link del mio video su NTE2 ^^ enjoy http://www.youtube.com/watch?v=bf2QycCq6-Q

 

Un baciu! Zia Funkia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Un Allenatore Nel Pallone ***


Seth camminò a passo svelto all’interno della struttura

                UN ALLENATORE NEL PALLONE

 

 

I Wish you didnt love me
I wish youd make this easy
It was love that caught me

 

                                                                  Kaci Brown - Unbelievable

 

Seth camminò a passo svelto all’interno della struttura. Era nervoso, non avrebbe saputo da dove cominciare. Insomma, era già un po’ che era nell’ambiente, ma quella era tutta un’altra cosa. Una mano si posò sulla sua spalla, si voltò per trovare due occhi grigi al suo fianco.

 

“Rilassati Malfoy, puoi farcela. Il consiglio non avrebbe scelto te se non sapessimo che non puoi farcela.”

 

Seth annuì appena e fece un sorriso nervoso. “Lo so, è solo… fare il vice allenatore è tutta un’altra cosa che fare il cronista. Insomma, starò sul campo… con i giocatori!”

 

L’uomo al suo fianco rise e annuì. “Sì, l’idea è quella.”

 

Camminarono ancora fino ad una porta verde, all’interno si sentiva qualcuno che urlava e Seth ingoiò il vuoto. L’uomo che era con lui aprì la porta e gli fece cenno di entrare. Seth trattenne il fiato per qualche secondo quando all’interno riconobbe i Cannoni, i giocatori che avrebbe dovuto allenare.

 

MacKanzie?”

 

Un omone robusto e dalla faccia un po’ burbera si voltò verso di loro.

 

Myers, che diavolo vuoi?”

 

L’uomo accanto a Seth piegò appena le labbra in un sorriso. Fece cenno all’altro uomo di avvicinarsi e batté una mano sulla schiena di Seth facendolo avanzare di qualche passo.

 

MacKanzie, questo è Seth Malfoy. E’ il tuo nuovo vice.”

 

Seth alzò la mano educatamente ma quello la ignorò. Lo squadrò anzi da capo a piedi con aria critica prima di rivolgersi di nuovo a Myers. “Un altro bamboccio? Ma che vi passa per il cervello a voi del consiglio, eh?”

 

Myers si fece serio. “Sai anche tu che il consiglio è molto giudizioso quando si tratta di scegliere i nuovi candidati. Se Seth è qui oggi è perché è un ragazzo pieno di potenzialità, ha un gran cervello e mi ha illustrato più di una volta delle tattiche interessanti.”

 

“Come ti pare…” si voltò verso la squadra. “Logan! Quando hai finito coi pesi va fuori ad allenarti con la pluffa, l’ultima partita hai fatto schifo!”

 

Un ragazzo dai capelli castani si alzò da una panca e fece una smorfia sfacciata verso MacKanzie. “Ho fatto schifo perché ho un allenatore che fa schifo. Mi metta col nuovo allenatore, e vediamo se la prossima partita non sarò perfetto.”

 

MacKanzie diventò rosso di rabbia. “Chiudi quel forno o ti sbatto fuori dalla squadra!”

 

Logan rise e scosse la testa. “Suvvia, capo, sto solo scherzando. Che suscettibile.”

 

Seth rimase a bocca aperta guardando il ragazzo, che avrà avuto più o meno la sua età, camminare fino a loro, dare una pacca sulla spalla all’allenatore scorbutico e uscire come se niente fosse. Myers gli rivolse un sorriso incoraggiante e un po’ imbarazzato. “Temo di dover andare.” Disse con tono di scuse.

 

MacKanzie lo guardò con sufficienza. “Sì, sì, come vuoi. Lasciami il ragazzo e levati dai piedi, devo lavorare!”

 

Myers decise di non replicare e lasciò la stanza con un ultimo sguardo a Seth. Seth rimase in piedi alle spalle di MacKanzie senza sapere cosa fare. Era completamente pietrificato.

 

“Non lasciarti intimorire, fa così con tutti.”

 

Seth si voltò sorpreso, i suoi occhi si fermarono su una ragazza alle sue spalle che riconobbe essere la cercatrice della squadra. Rimase senza fiato. La ragazza gli sorrise e Seth si sentì un vero stupido a stare lì in piedi senza dire niente.

 

“Ciao,” disse titubante. “Tu sei… Kim Dovey, giusto?”

 

Lei sorrise. “In persona.” Disse stendendo la mano. “E tu sei?”

 

Seth Malfoy.”

 

“Molto piacere, Seth.”

 

Dovey!” Tuonò MacKanzie da dietro le spalle di Seth. “Non battere la fiacca e torna a lavoro. Non voglio vederti a giro a chiacchierare, neanche se si tratta del tuo vice!”

 

Kim sorrise mortificata e si eclissò lasciando di nuovo Seth lì da solo. MacKanzie gli posò pesantemente una mano sulla spalla e lo squadrò da capo a piedi.

 

“Allora ragazzo, sei quei citrulli del consiglio ti hanno mandato qua ci sarà un motivo. Dì un po’, hai mai allenato una squadra?”

 

Seth si schiarì la gola. “Non una squadra ufficiale.”

 

MacKanzie inarcò un sopracciglio. “Che significa?”

 

“Beh, io… pianifico le tattiche di gioco per la mia famiglia… qualche volta…”

 

“Ragazzo,” Fece l’uomo pazientemente. “Non penso che tu possa paragonare una squadra a una partitella tra due o tre persone…”

 

“Oh, no signore.” Fece Seth deciso. “Ho otto cugini e un fratello, e se hanno tempo giocano anche i miei zii. Beh, a dire il vero capita raramente che giochiamo tutti insieme, zio Harry e zio Ron sono impegnati col lavoro e…”

 

Harry e Ron?!” Si intromise un componente della squadra, Mark Hemerson. “Harry Potter e Ron Weasley?!”

 

Seth si guardò intorno e notò che tutti lo stavano fissando curiosi. “Ehm…” iniziò incerto. “Beh, sì… loro… beh, a dire il vero non sono proprio zii di sangue, sono più…”

 

“Per la miseria, capo!” Fece un altro avvicinandosi a MacKanzie. “Ti hanno mandato il nipote di Harry Potter!”

 

“No… no, lui non è proprio…”

 

“Come minimo sarà un raccomandato…”

 

Seth chiuse gli occhi e digrignò i denti. “Adesso basta!” Urlò. Tutto lo spogliatoio si zittì e tutti lo fissarono allibiti. “Non sono qui perché sono il nipote di Harry Potter! Harry Potter non è veramente mio zio, è solo il fratello di mia madre! Una madre che mi ha adottato quando la mia è morta! Sono qui perché seguo il Quidditch da sempre, sono stato il cronista di tutte le partite di questa stagione e sono il migliore per formulare nuove tattiche! Non voglio sentire nessuno, e dico nessuno, qua dentro nominare Harry Potter un’altra sola volta!”

 

Tutti rimasero shockati a guardarlo. Persino MacKanzie lo fissò a bocca aperta. Dopo qualche secondo batté le mani insieme entusiasta.

 

“Sembra che per una volta il consiglio mi abbia mandato un uomo con le palle. Figliolo, sento che io e te andremo d’accordo.” Si voltò verso la squadra. “Avete sentito il vostro vice? Tornate ad allenarvi e tenete la bocca chiusa!”

 

I ragazzi bisbigliarono appena tra loro ma tornarono al loro posto ritornando ad allenarsi diligentemente. Seth incrociò le braccia soddisfatto e sorrise tra sé mentre MacKanzie gli batté una mano sulla schiena incoraggiante.

 

Malfoy, hai detto? Ah, ragazzo, vieni! Voglio proprio sentire che tattiche hai elaborato…”

 

Seth lo seguì fuori dalla stanza, ma prima di varcare la soglia giurò di aver visto Kim Dovey sorridergli.

 

**

 

 

“Vira a destra, Trent! A destra! … Ma insomma Logan, cerca di stare concentrato sul gioco! Logan! Logan!” Urlò Mackanzie con quanto più fiato aveva in gola. “Dannato ragazzo! Ottimo giocatore ma pessimo carattere… Basta! Basta! L’allenamento è finito mi avete stancato!”

 

Senza dire un’altra parola Mackanzie lasciò il campo scotendo la testa. Seth si sforzò di trattenere un sorriso guardandolo andare via. Erano passate ormai un paio di settimane da quando era entrato nel team e tutti gli allenamenti finivano allo stesso modo. Con Logan che sbagliava casualmente la tattica di gioco e Mackanzie che se ne andava infuriato.

 

La squadra planò a terra fermandosi davanti a Seth che li guardò con mezzo sorriso e annuì. “Va bene, andate a cambiarvi. Domani riproveremo questo schema.”

 

La squadra fischiò in apprezzamento e si diresse verso gli spogliatoi.

 

“Ah, Logan?”

 

Il ragazzo si girò sorpreso. “Sì, capo?”

 

Seth sorrise. “Andavi benissimo… fino a quando non hai deciso che eri troppo stanco e hai sbagliato lo schema di proposito.”

 

Logan fece per qualche secondo una faccia sorpresa ma la rimpiazzò subito con un bel sorriso. “Grazie Mister.”

 

Non appena anche l’ultimo giocatore fu uscito dal campo Seth prese una sacca abbandonata sulla panchina e si avviò verso l’interno dello stadio. Sorpassò l’ufficio di Mackanzie sentendo borbottare dentro alla stanza. Ridacchiò tra sé sorpassando un altro paio di porte fino ad arrivare alla palestra. Entrò senza fare rumore, sistemò la sacca al suo fianco e cominciò ad allenarsi con i pesi.

 

Dopo un quarto d’ora Seth sentì la porta scattare. Si voltò spaventato e incrociò gli occhi sorpresi di Kim Dovey.

 

“Oh, non pensavo ci fosse qualcuno.” Disse lei con un sorriso mortificato.

 

Seth si alzò dalla panca asciugandosi la fronte. “Non fa niente, Dovey, avevo quasi finito.”

 

La ragazza entrò nella stanza richiudendosi la porta alle spalle. Fece qualche passo verso di lui sorridendo. “Puoi chiamarmi Kim. Quando non c’è Mackanzie intendo.”

 

Seth aggrottò la fronte ma decise di lasciar perdere. “Bell’allenamento. Ti ho osservato, hai una coordinazione impressionante. Hai una capacità di adattamento ai nuovi schemi davvero notevole.”

 

Kim sorrise di nuovo. “Mi hai osservato?”

 

“E’ il mio lavoro.”

 

Kim si avvicinò a Seth guardandolo da capo a piedi. “Però, non avrei mai detto che avessi dei bicipiti del genere. Le felpe del team non ti rendono giustizia.”

 

Seth alzò un sopracciglio e abbassò lo sguardo per darsi un’occhiata. Sapeva di non avere un fisico niente male, appena poteva andava ad allenarsi, ma non era certo paragonabile ai fisici scolpiti dei giocatori di Quidditch. E Kim Dovey era circondata da giocatori di Quidditch. Si schiarì la gola in imbarazzo.

 

“Sì, può darsi…” Fece vago.

 

Kim si tolse l’asciugamano che teneva attorno al collo e lo lanciò sulla panca. “Sai, già che ti ho trovato qui devo chiederti una cosa sullo schema. E’ ottimo naturalmente, ma penso di sbagliare qualcosa perché perdo il controllo della scopa per qualche secondo quando faccio quella finta sul lato sinistro.”

 

“E’ perché ti pieghi troppo poco.” Rispose Seth pronto. “Sei una giocatrice eccezionale, Dovey, ma ti concentri troppo su quello che devi fare e rimani rigida. Cerca di rilassarti e divertirti mentre giochi. Su quella mossa devi essere più morbida e elastica.”

 

“Perché non mi fai vedere?”

 

Seth la fissò per qualche secondo poi fece qualche passo verso di lei “Ok.” Disse spostandosi alle sue spalle. La prese titubante per i fianchi e spostò il suo peso sulla gamba sinistra. “Questo è quello che fai tu di solito. Lo senti come sei rigida?” Kim annuì e Seth la mosse di nuovo facendola piegare di più su un fianco. “Ecco. Adesso fletti le gambe… perfetto. E’ così che dovrebbe essere.”

 

Kim si mosse appena sulle gambe strusciando il sedere contro la coscia di Seth. Si voltò verso di lui e sussurrò. “Sono abbastanza morbida, adesso?”

 

Seth si schiarì la gola a disagio. “Sì, così… va bene.”

 

Lei si appoggiò al suo petto, alzò il mento e passando una mano dietro al collo di Seth fece collidere le labbra del ragazzo con le sue. Seth rimase talmente spiazzato che senza neanche rendersene conto si trovò a ricambiare per qualche secondo prima di fare uno scatto indietro come ustionato.

 

Kim si voltò sbalordita. Non si aspettava una reazione del genere. Nessun uomo aveva mai avuto una reazione del genere.

 

Seth la fissò a bocca aperta. “Ma sei impazzita?!”

 

“Calmati.” Fece lei confusa. “Non c’è bisogno di fare tante storie, era solo un bacio…”

 

“Senti.” Fece lui chiudendo gli occhi per poi riaprili subito dopo. “Ho lavorato sodo per arrivare dove sono. Per diventare vice allenatore di una squadra di Quidditch professionale. Sono il tuo vice allenatore e questo non può accadere. Né ora né mai.”

 

Lei rise. “Questo genere di cose succede continuamente in questo ambiente. Jamie stava con il vice prima di te.”

 

“Ma davvero?” Chiese Seth alzando un sopracciglio. “Mi chiedo perché adesso non sia più il vostro vice.”

 

Kim non rispose.

 

Seth raccolse la sua roba e si avviò verso la porta. “Allenati su quella finta, Dovey.” E uscì senza un’altra parola.

 

 

**

 

“Ma insomma, possibile che tu non sia mai contento?”

 

Ashley stava camminando a fianco a Draco che aveva appena fatto una smorfia degna di lui. Alle loro spalle Dean e Seth si scambiarono un sorriso.

 

“No.” Fece Draco cupo. “Non c’è nessun motivo di festeggiare il mio compleanno. Mi fa sentire vecchio e basta.”

 

“Guarda il lato positivo, papà.” Lo chiamò Dean con un sorriso nella voce. “Quando andiamo fuori a cena non siamo costretti a fingere che la cena di mamma ci piaccia.”

 

Ashley si voltò piccata. “Figlio degenere. Smetterò di darti da mangiare fino a che non implorerai in ginocchio.”

 

Dean rise. “Oh andiamo, Ashley, sto solo scherzando!”

 

Seth alzò lo sguardo sull’insegna del locale. “Siamo arrivati.” Disse rivolto al resto della famiglia che si arrestò all’istante.

 

Era un locale abbastanza sfarzoso ed esclusivo, Seth aveva dovuto prenotare con mesi di anticipo. Draco fu il primo ad entrare seguito subito da Ashley che aveva qualche problema a camminare sui tacchi alti. Il cameriere venne loro incontro.

 

“Posso essere utile?”

 

Draco annuì. “Abbiamo un tavolo per quattro. Malfoy.”

 

Quello annuì e fece segno di seguirlo. “Da questa parte.”

 

Li fece accomodare in un tavolo quasi sul fondo della sala, abbastanza intimo come aveva richiesto Draco personalmente, e in poco tempo gli venne servito del buon vino.

 

“Allora.” Chiese Draco prendendo un sorso. “Come va la squadra?”

 

Seth alzò gli occhi su di lui e scrollò le spalle. “Abbastanza bene. Logan e Mark sono perfetti. Ho qualche problema con Kim Dovey, mi pare poco concentrata in questo periodo. Jaime si è infortunata ieri, ma con un po’ di fortuna si rimetterà nel giro di una settimana.”

 

Ashley sorrise. “Bene. Sono proprio contenta del tuo nuovo lavoro.”

 

“Grazie.”

 

Dean saltò su concitato. “A proposito di lavoro!” Disse. “Non indovinereste mai cosa è successo oggi! Stavo smistando la posta arrivata dall’estero quando ad un certo punto cosa mi trovo tra le mani? Una lettera di Viktor Krum! E sapete a chi era indirizzata? A zia Hermione! Cavolo, non potevo crederci! Sono andato subito a casa della zia per darle la lettera personalmente… appena lo zio l’ha saputo è andato su tutte le furie! Sono dovuto scappare prima che mettessero di mezzo pure me!”

 

Draco scosse la testa con mezza risata mentre Ashley rise di gusto. “Sì, c’era da aspettarselo. Ron non ha mai buttato giù la storia di Viktor Krum.”

 

“Quale storia?” Chiese Seth curioso.

 

“Al quarto anno zia Hermione è uscita un paio di volte con Krum.” Fece Ashley. “Durante il Torneo Tremaghi. Quando Krum è tornato in Bulgaria hanno continuato a scriversi per un po’. Ron è sempre stato geloso di Hermione…”

 

“Geloso?” Draco alzò un sopracciglio sarcastico. “Weasley lo avrebbe ridotto in poltiglia se solo avesse potuto.”

 

“Beh, tu non sei mai stato geloso di mamma?”

 

“Mai avuta l’occasione.” Disse lui sinceramente con una scrollata di spalle.

 

Dean allargò gli occhi. “Mamma, non hai mai avuto un ragazzo pri…”

 

“Mister?”

 

Una voce estranea richiamò la loro attenzione e tutta la famiglia si voltò verso una ragazza che stava in piedi accanto al loro tavolo. Dean spalancò occhi e bocca fissandola ammirato.

 

“Oh mio Dio, tu sei Kim…”

 

Dovey!” Lo interruppe Seth fissandola sbalordito.

 

Kim sorrise un po’ imbarazzata. “Non pensavo di trovarla qui. E’ un locale molto esclusivo… non che non se lo possa permettere ma…”

 

“E’ il compleanno di mio padre.” Fece lui cercando di tirarla fuori dall’imbarazzo. Indicò Draco e Ashley dall’altra parte del tavolo. “Questi… ehm… questi sono i miei genitori.”

 

Kim strinse loro la mano con un sorriso gentile. Il suo sorriso si allargò quando strinse la mano di Draco. “Sa, suo figlio le somiglia davvero tanto.”

 

Draco fece mezzo sorriso. “Fascino di famiglia.”

 

“E questo è mio fratello Dean.” Disse Seth indicandolo. “Fratellastro.”

 

Dean roteò gli occhi e baciò la mano di Kim. “Incantato. Non posso credere che un angelo come te sia qui tutta da sola.”

 

Dean!” Fecero contemporaneamente Ashley e Seth.

 

Kim arrossì appena. “Oh no, io… dovevo venire con Jamie ma non si sentiva bene e allora… sarebbe stato un peccato disdire dopo tanti mesi di prenotazione…”

 

“Forse dovresti andare a fare compagnia alla tua amica, Seth.” Fece Draco con voce calma e uno sguardo eloquente.

 

Seth alzò lo sguardo su di lei. “Se ti fa piacere, ovviamente.”

 

Kim fu presa in contropiede. “Oh, io… ne sarei onorata.”

 

Con permesso Seth si alzò dal tavolo e seguì Kim fino ad un altro tavolo a metà della sala. Si sedettero guardandosi un po’ a disagio, era strano stare seduti l’uno davanti all’altra nei loro vestiti eleganti invece che su un campo con le loro divise sudate. Un cameriere portò loro il menù e cominciarono a consultarlo in silenzio.

 

“Il dottore ha detto che Jamie si riprenderà presto.” Fece Seth cercando di romper il ghiaccio. “Non pensavo che stesse ancora male.”

 

“Era un po’ pallida quando l’ho vista stasera. Credo che le ossa non siano ancora del tutto ricresciute. Ha già deciso il prossimo schema, Mister?”

 

Seth.” Disse lui con un sorriso sereno. Lei aggrottò la fonte fissandolo. “Chiamami Seth e dammi del tu per favore. In questa situazione ‘Mister’ mi fa sentire a disagio.”

 

Lei sorrise. “Solo se tu mi chiami Kim.”

 

“Penso che si possa fare.”

 

“Mi dispiace di averti portato via dalla tua famiglia proprio durante il compleanno di tuo padre.”

 

Seth rise. “Non preoccuparti, a papà neanche piace festeggiarlo. Mamma lo costringe ogni anno. E’ favoloso come riesca a convincerlo a mettersi il suo vestito più elegante e uscire di casa.”

 

“Mamma…” sussurrò Kim tra sé. “E’ la mamma di Dean, vero? Per questo siete fratellastri.”

 

Seth la fissò sorpreso. Non si aspettava una domanda del genere. “Sì.” Ammise lui. “E’ sua madre. Siamo fratellastri perché Draco è nostro padre.”

 

“Oh!” Stavolta toccò a Kim essere sorpresa. “Credevo… credevo che tuo padre si fosse sposato con la mamma di Dean dopo che la tua è…”

 

“No, lui non…” Seth scosse la testa cercando di non ricordare. “E’ una storia davvero complicata, non mi va di parlarne.”

 

“Scusami.” Fece lei abbassando lo sguardo.

 

Seth le sorrise rassicurante. “Non è colpa tua, non potevi sapere.” Il suo sorriso si allargò. “Tu, piuttosto, possibile che non abbia trovato neanche uno spasimante da portare a cena stasera? Una bella ragazza come te non dovrebbe avere certi problemi.”

 

Kim fece una smorfia. “A quanto pare non sono abbastanza.”

 

Seth lesse tra le righe e capì quello che Kim cercava di dirgli. Lasciò perdere una volta per tutte il menù  e appoggiò i gomiti sul tavolo, il mento posato sulle dita. Chiuse gli occhi qualche secondo prendendo un bel respiro e li riaprì fissandola dritto negli occhi.

 

“Non è affatto vero. La prima volta che ti ho vista ho pensato che fossi bella da togliere il fiato.”

 

Kim lo guardò curiosa poi fece una risatina rialzando il menù. “Cos’è, hai cambiato idea dopo?”

 

“Non ho mai cambiato idea.”

 

Alzò di nuovo lo sguardo su di lui. Era serio. Più serio di quanto l’avesse mai visto. “E allora perché…”

 

“Non può succedere, Kim.” Disse Seth con un sospiro. “Sono il tuo vice. Il tuo Mister. E tu sei una giocatrice di Quidditch, il che ti mette in una posizione scomoda quando si tratta di gestire una vita privata. Sei già sulle copertine di qualsiasi giornale senza alcuna motivazione, ma se i giornalisti scoprissero un’eventuale relazione… sarebbe uno scandalo. Per di più con un tuo allenatore. Ci metterebbe in ridicolo entrambi.”

 

“Però!” Disse lei impressionata. “Devi averci pensato su parecchio.”

 

“Fa parte del mio lavoro.”

 

“Lavoro… riesci solo a pensare al lavoro, non è vero?”

 

Seth alzò un sopracciglio. “Cerco di non distrarmi più del dovuto.”

 

Il cameriere arrivò ad interrompere la conversazione. “Cosa posso portarvi?”

 

“La specialità della casa.” Dissero in coro. Si voltarono sorpresi l’uno verso l’altro e si sorrisero. Non appena il cameriere fu abbastanza lontano Seth si rivolse di nuovo a Kim.

 

“A dire il vero non ho neanche letto cosa sia la specialità della casa.”

 

Kim scoppiò a ridere.

 

“Perché ridi?”

 

“Perché non l’ho letto nemmeno io.”

 

 

**

 

 

Dopo cena Seth si era offerto di riaccompagnare Kim a casa. Non avrebbe mai permesso che una ragazza se ne andasse a giro da sola a quell’ora di notte. Tutto sommato era stata una serata piacevole, avevano scoperto di avere diverse cose in comune oltre al Quidditch. Entrambi odiavano il pesce, erano allergici alle margherite e andavano pazzi per i Wizboys, un gruppo musicale che andava forte allora. Ma soprattutto entrambi collezionavano giornali di Quidditch.

 

“… stai scherzando, vero? La nimbus era forte alla sua epoca ma adesso è un rottame. Noi si può neanche lontanamente paragonare alla Thunder!”

 

Kim roteò gli occhi e sospirò. “E’ questo il problema di voi uomini sul Quidditch, pensate solo alla velocità! La Thunder è fantastica, è la scopa più veloce di tutti i tempi, ma è fragile e si ha poco controllo. Basta una folata di vento e la partita è compromessa. Non fanno più le scope come un tempo… la Nimbus aveva un’equilibratura…”

 

“Beh, se proprio devi preferire le scope di un tempo per lo meno dimmi che preferisci una Firebolt.”

 

mmmh.” Storse il naso lei. “Non male. Ma non mi piace lo stile. La curvatura del legno… non lo so c’è qualcosa che non mi convince…oh!” Fece improvvisamente. “Sono arrivata.”

 

Seth si voltò sulla sua destra trovandosi davanti ad una palazzina. Focalizzò gli occhi su Kim e fece un sorriso modesto. Lei rispose con mezzo sorriso. Entrambi rimasero a guardarsi senza sapere cosa dire. Kim si passò una mano tra i capelli distogliendo lo sguardo.

 

“Allora… beh, grazie per… la compagnia. Ci vediamo domani mattina.”

 

Seth annuì schiarendosi la gola. “Sì, noi…” La guardò di nuovo. “domattina.”

 

“Esatto.”

 

“Già.”

 

Si fissarono ancora per qualche secondo prima di gettarsi l’uno nelle braccia dell’altro con una foga mai vista prima. Dallo slancio Seth la fece sbattere contro al muro continuando a baciarla con fervore e Kim non si fece pregare nemmeno per un secondo. Le braccia di Kim asserpentate dietro al collo di Seth, quelle di Seth la legavano stretta in un abbraccio. Erano così vicini che non si capiva più dove finisse uno e iniziasse l’altro.

 

Seth si allontanò solo per qualche secondo da Kim ma lei lo spinse di nuovo contro di sé riattaccandosi alle sue labbra. Passarono ancora diversi minuti prima che lei lo lasciasse andare. Seth si tirò indietro lentamente, fissandola negli occhi, mentre lei si sbatté una mano sulla bocca.

 

Lui assaporò le proprie labbra.

 

“Pensavo…” Iniziò lei a con il fiato corto. “Pensavo che non volessi…”

 

“Lo pensavo anche io.”  Fece lui continuando a fissarla. Lentamente alzò una mano fino a toccarle una guancia. Sospirò. “Non posso.”

 

“Quindi adesso…” Kim abbassò lo sguardo aggrottando la fronte. “Adesso che si fa?”

 

Seth scosse la testa confuso. Le prese le mani tra le sue e sospirò di nuovo. “Kim, non posso rendere pubblica questa… beh, non so neanche come definirla…”

 

“Possiamo provarci?”

 

Seth alzò di scatto la testa e la fissò negli occhi sorpreso. Rimase un attimo a bocca aperta. Poi la chiuse lentamente e ingoiò il vuoto.

 

Kim si morse un labbro. “Non c’è bisogno che lo diciamo a nessuno. Non per ora almeno. Possiamo provarci.”

 

Lui sorrise e la trasse a sé, lasciando le sue mani e incrociando le braccia dietro alla sua schiena. Si abbassò sul suo orecchio.

 

“D’accordo.”

 

 

**

 

 

MacKanzie affiancò Seth sul campo stando con il naso all’insù, osservando attento i suoi giocatori durante l’allenamento. Grugnì.

 

“Non so cosa fosse capitato a Dovey la settimana scorsa ma oggi è stata eccellente.”

 

Seth si schiarì la gola lentamente e annuì. “E’ più concentrata.”

 

L’uomo scosse la testa. “Ah, lo vedi qual è lo svantaggio di avere donne nel team? Che se hanno problemi di cuore si lasciano andare. Spero solo che chiunque sia quel deficiente che la distrae in questo modo sappia quello che fa perché se ci fa perdere il Campionato gli stacco la testa!”

 

Seth spalancò gli occhi. “Ma no… sono… sono sicuro che K- Dovey saprà equilibrare le due cose. Deve equilibrare le due cose.”

 

MacKanzie lo guardò fiero. “Bravo Malfoy, questo è parlare da allenatore!”

 

“Già… da allenatore.” Sospirò tornando a fissare Kim che da lontano gli strizzò l’occhiolino e sorrise tra sé sfrecciando sulla scopa.

 

 

**

 

 

Gente, finalmente ce l’ho fatta a postare qualcosina

Era veramente un’eternità e mi scuso ma la mia vena poetica non se la sentiva proprio in questo periodo…

Adesso sto scrivendo un sacco di cose ma non riesco a concludere nulla -______- spero comunque di riuscire presto a postare qualcos’altro, magari anche un altro MM

 

Vi saluto con un baciotto caloroso

Zia fufù

 

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Capitolo 7
*** Scricciolo ***


Era una giornata di caldo torrido

                                       SCRICCIOLO

 

 

Take your sweet, sweet time
I will be here when you change your mind
Take your sweet, sweet time
I will be here for you baby
Anytime

                                                                                Take your sweet time- J. McCartney

 

 

Era una giornata di caldo torrido. Fuori l’erba del prato era più gialla che verde, un’estate così calda in Inghilterra non si vedeva da anni. Ron si passò una mano tra i capelli scansandoli dalla fronte e mandò fuori un sospiro. Al suo fianco Simon alzò un sopracciglio fissandolo.

 

“Tutto bene, ?”

 

Ron annuì lasciandosi andare contro al tavolo. “Troppo caldo. Sono inglese, non sono abituato a queste temperature.”

 

Simon fece un cenno col capo e si immerse di nuovo nel suo librone con occhi attenti e vispi. Gli stessi occhi di sua madre. Ron gli mandò uno sguardo e scosse la testa sconsolato.

 

Sam, la scuola non comincerà per almeno un mese e mezzo. Rilassati e goditi la vita come tutti i ragazzi della tua età. Nemmeno tua madre nell’estate prima dell’ultimo anno era tanto stressata con lo studio!”

 

“Beh, per forza.” Fece Simon tranquillo. “Era incinta di James.”

 

Ron prese fuoco. Cerco di ricomporsi schiarendosi la gola. “Beh, d’accordo… ma davvero Simon, non c’è motivo che ti stressi così tanto. Sappiamo tutti che sei un genio, ed io e tua madre siamo fieri di te anche se…”

 

Simon alzò stancamente gli occhi dal libro. “Papà, l’ultimo trimestre Sophia Willand aveva un voto più alto di me, non posso permettere…”

 

“Ancora con questa storia?” Chiese Micheal entrando nella stanza. Si diresse verso il frigo e vi ficcò dentro la testa alla ricerca di qualcosa da mangiare. “Per favore Sam, è da quando andavo a scuola anche io che assisto alle vostre lotte. Dacci un taglio per una volta!”

 

“Non ci penso nemmeno!”

 

Ron e Micheal si scambiarono uno sguardo sconsolati.

 

“Tu hai bisogno di una donna, Simon.”

 

“Senti chi parla.” Ribatté il fratello. “Quand’è stata l’ultima volta che sei uscito con qualcuno?”

 

Micheal arrossì e abbassò lo sguardo. “Fatti gli affari tuoi tu.”

 

“Ehi, ehi!” Si mise in mezzo Ron. “Adesso basta. Ho troppo caldo per stare ad ascoltarvi mentre litigate.”

 

“Oh, sembra che ci siamo persi una festa!”

 

James era appena entrano nella stanza con Diego a seguito. Si scambiarono un sorrisino d’intesa. Simon roteò gli occhi e mormorò. “Ecco, ci mancavano solo loro.”

 

James portò le mani avanti. “Ehi calma, fratello adorato, ci togliamo subito dai piedi. Sono solo venuto a dire a papà che sono a casa e adesso vado col mio amico nella mia stanza, ok?”

 

Ron alzò un sopracciglio. “E?”

 

“E nulla.” Disse James. “Mamma mi ha detto di dirtelo.”

 

Ron annuì e fece cenno che poteva andare. James non se lo fece ripetere due volte, spinse Diego fuori dalla stanza e cominciò a salire le scale verso l’ultimo piano, dove si trovava la sua stanza. Una piccola mansarda isolata dal resto del mondo. James adorava la sua stanza.

 

Diego ridacchiò seguendolo su per le scale. “Non mi stancherò mai di questa famiglia.”

 

James scrollò le spalle. “Beh, beato te.”

 

La stanza di James era disordinata come sempre. Cercò di dare una sistemata mentre Diego si sedeva sul letto ancora disfatto. Diego sorrise tra sé notando un indumento, che certo non poteva essere di James, tra le lenzuola.

 

“Vedo che ti sei divertito ieri.” Disse a James alzando un reggiseno di pizzo.

 

James si voltò verso di lui interrogativo e fece un sorrisino quando vide cosa teneva in mano. “E’ di tua sorella, deficiente.”

 

Diego lo lasciò andare subito come scottato. “Aaah, che schifo James!” Si alzò dal letto di scatto. “Diavolo, potresti anche avvertirmi!”

 

James alzò un sopracciglio. “Sto con tua sorella da anni, non penserai davvero che facciamo i santarellini.”

 

“Non…” fece Diego alzando una mano. “… dirlo neanche. Per favore, per la mia sanità mentale. Come ti sentiresti te se stessi con tua sorella?”

 

“Quale delle due?” Chiese James distratto mentre rimetteva a posto nell’armadio.

 

Diego spalancò gli occhi e lo guardò come se si fosse fumato il cervello. “Dimmi che stai scherzando. Con Alex ovviamente! Thea è ancora una bambina.” Sospirò. “Non che mi sognerei mai di stare con Alex, sarebbe uno stress. Mi porterebbe per negozi ogni giorno. Non reggerei cinque minuti.”

 

James rise. “Non invidio il povero disgraziato che se la sposerà un giorno.”

 

“Oh no, nemmeno io, ci puoi giurare.”

 

Qualcuno bussò alla porta, qualche secondo dopo la testa rossa e riccioluta di Thea fece capolino. Si guardò timida intorno mordendosi un labbro e aprì bocca solo quando vide James davanti all’armadio.

 

“Scusate se vi disturbo. James, mamma ti vuole un attimo di sotto.”

 

James sospirò chiudendo gli occhi e lanciò una maglia nell’armadio prima di avviarsi verso la porta. “D’accordo. Torno in un minuto.”

 

Non appena James fu uscito Thea rivolse un sorriso timido a Diego. Lui ricambiò con un sorrisino di scherno.

 

“Ehi scricciolo, tutto ok?”

 

Thea sorrise più ampiamente e fece qualche passo dentro alla stanza. “Scricciolo? Non ti sembro un po’ cresciuta per nomignoli del genere?”

 

Diego ricambiò il sorriso smagliante e incrociò le braccia al petto. “Può darsi, ma ai miei occhi sei sempre la bambina di casa con una parlantina da paura.”

 

Il sorriso di Thea divenne amaro. “Non sono più una bambina.”

 

Un silenzio imbarazzante aleggiò tra di loro e Diego si ritrovò a squadrarla da capo a piedi per la prima volta in tanti anni. Cercò di fare ancora una volta un sorriso.

 

“Questo lo vedo.” Disse. “A scuola farai girare la testa ai quei poveri ragazzi.”

 

“I ragazzi ad Hogwarts non mi interessano.” Fece lei secca avanzando di un altro passo.

 

“Ah no?” Diego alzò un sopracciglio. “Fammi indovinare, adesso comincerai a farmi il discorso che fate tutte voi donne a questa età. Che avete bisogno di un uomo maturo, che i coetanei sono degli imbecilli, che meritate di più, che è meglio puntare in alto… ci sono già passato Thea, ho una sorella, ricordi?”

 

Ma Thea non fece niente di tutto questo, lo afferrò per il colletto della maglia per abbassarlo di qualche centimetro, si alzò in punta di piedi e premette le labbra contro le sue. Delicatamente e solo per qualche secondo.

 

“Non avevo nessuna intenzione di farti alcun discorso.” Sussurrò lei una volta staccatasi dalla sue labbra.

 

Diego la fissò ad occhi spalancati come se ancora non avesse connesso tutti gli eventi che erano successi in quei pochi secondi insieme. Poi esplose. Thea l’aveva appena baciato. Thea. La piccola Thea.

 

Fece istintivamente un passo indietro guardandola incredulo. “Thea, ma che diavolo…”

 

“Eccomi!” James rientrò nella stanza con un sorrisone. “Che mi sono perso?”

 

Diego si voltò lentamente verso di lui, senza sapere bene cosa dire o fare. Thea si limitò a fare un sorriso e scrollare le spalle con fare innocente.

 

“Una noiosa chiacchierata.” Disse incamminandosi verso la porta mentre James avanzava. James guardò Diego con aria preoccupata, alzò un sopracciglio continuando a fissarlo strano.

 

“Amico, tutto bene?”

 

Diego si riscosse un attimo, guardò Thea da dietro le spalle di James che gli rivolse un piccolo sorriso prima di scomparire dietro alla soglia, si focalizzò di nuovo su James che lo guardava ancora preoccupato e si sforzò di sorridere scotendo la testa.

 

“Sto bene, non ti preoccupare.”

 

“Fammi indovinare, Thea ti ha rincretinito con la sua raffica di parole, eh?”

 

Diego fissò James per un lungo attimo. Poi sorrise. “Già, sì. La sua raffica di parole.”

 

 

**

 

 

“Va bene, mamma, non ti preoccupare.”

 

Thea stava salendo le scale qualche giorno dopo a l’incontro ravvicinato con Diego. Hermione le aveva appena chiesto di radunare tutti i panni sporchi e metterli nel cesto della biancheria. Stava camminando lungo il corridoio verso la sua camera, ma quando fu in procinto di prendere la maniglia, una mano spalancò la porta e l’attirò dentro.

 

Non ebbe nemmeno il tempo di accorgersi cosa stava accadendo che si ritrovò contro la porta e con delle labbra calde sulle sue che si muovevano molto più sensualmente dell’ultima volta. Così com’era iniziato finì e Thea si ritrovò a fissare un Diego che stava al centro della sua stanza con le mani sul viso.

 

“Ma che diavolo sto facendo…” Mormorò tra sé.

 

Thea si schiarì la gola ancora incapace di fare qualsiasi cosa. Prima che potesse dire qualsiasi cosa, Diego alzò lo sguardo su di lei e la fissò negli occhi in un modo che le fece quasi paura.

 

“Io ho dodici anni più di te.”

 

Thea si mosse a disagio. “Lo so.” Riuscì a dire.

 

“Tu sei la sorella del mio migliore amico.”

 

“Lo so.”

 

Diego sospirò esasperato. “Questa cosa è assurda.”

 

Thea lo fissò e disse di nuovo ma più lentamente. “Lo so.”

 

Diego riaffondò la faccia tra le mani scotendo la testa. “James mi ucciderà. Mi ucciderà, ne sono certo. Devo essere diventato scemo, come diavolo mi è saltato in mente di venire qui…”

 

Thea si mosse per la prima volta, fece un passo avanti. “Che cosa gli hai detto esattamente?”

 

“Che avevo bisogno del bagno.” Fece lui sospirando. Chiuse gli occhi leccandosi le labbra. “Perché lo hai fatto Thea, perché mi hai baciato?”

 

Thea scosse la testa facendo oscillare i suoi riccioli fulvi. “Non lo so, mi sentivo di farlo e basta. Perché mi piaci, da sempre. Forse da quando ero davvero una bambina…”

 

Diego alzò la testa di scatto verso di lei. “Beh grazie a te me ne sono reso conto anche io che non sei più una bambina! Per la miseria, ma cosa ti è saltato in mente! Dovresti vergognarti profondamente! Tu sei minorenne! Potrei andare ad Azkaban per una cosa del genere!”

 

“Però adesso sei qui.”

 

Diego rimase senza parole mentre Thea continuava a fissarlo determinata. Lei fece un altro passo avanti.

 

“Perché sei qui, Diego, te lo sei chiesto?”

 

“Io…” Oscillò un po’. “Thea, tu sei bella. Molto bella. E intelligente. Molto intelligente. Ma questa cosa è sbagliata. Molto sbagliata.”

 

Thea alzò un sopracciglio. “E chi lo dice?”

 

“La legge!” urlò Diego esasperato.

 

“E da quando tu segui la legge?!” Lo accusò Thea. “Sia tu che io sappiamo bene che dimostro molto di più dei miei anni, che sono molto più matura dei miei coetanei. Lo sono sempre stata e mi hai sempre preso in giro per questo. Non ti sto chiedendo di sposarmi, ti sto solo chiedendo di provare.”

 

Diego sentì la gola asciugarsi. Scosse la testa chiudendo gli occhi e si andò a sedere sul bordo del letto. Si grattò la nuca continuando a pensare tra sé e sé. Thea gli sedette a fianco e gli posò una mano sul ginocchio facendolo sobbalzare appena. Si voltò verso di lei a fissarla negli occhi.

 

Diego sospirò. “Ho bisogno di riflettere.”

 

Thea annuì e tolse la mano dal suo ginocchio in modo che potesse alzarsi. Diego camminò lentamente fino alla porta, esitò solo un attimo prima di uscire, si voltò ancora verso di lei e uscì sospirando lasciandola lì senza sapere cosa fare.

 

**

 

 

L’estate era passata in fretta e quasi senza che se ne accorgesse era arrivato l’autunno. Le strade erano tappezzate da foglie che le aprivano la strada come un enorme tappeto rosso. Tirava vento, un vento leggero che le scompigliava appena i capelli. Le sue compagne le camminavano a fianco chiuse nei loro mantelli.

 

“Non posso credere che sia già Ottobre. Solo ieri eravamo in vacanza!”

 

Una ragazza dai capelli biondi si soffiò via la frangia dagli occhi. “E a te cosa cambia, Kristina, tu sei sempre in vacanza.”

 

“Solo perché ieri mi sono addormentata alla lezione di Trasfigurazione non devi farmelo pesare per il resto della mia vita, sai?” Ribatté l’altra.

 

“Solo ieri?” Rise Amber. “Andiamo, diglielo anche tu Thea! … Thea?”

 

Thea si voltò verso di lei cascando dalle nuvole. La fissò con occhi vuoti. “Come?”

 

Amber si mise le mani sui fianchi. “Ma insomma si può sapere che succede?” Disse fermandosi. “E’ la prima gita ad Hogsmeade dell’anno e sembra che ti sia morto il gatto! Vedi di farti venire su un sorriso prima di uscire dal castello!”

 

Thea si morse un labbro e scosse la testa. “Scusate, io non so neanche… pensieri… pensieri stupidi…”

 

Kristina la guardò curiosamente. “C’è di mezzo un ragazzo?”

 

Lei sospirò. “Più o meno.”

 

Kristina e Amber si scambiarono uno sguardo. “E com’è che non ci hai detto niente?!”

 

Thea riprese a camminare con aria sconsolata. “Perché non c’è niente da dire, è troppo complicato.”

 

“Non c’è niente di complicato nei ragazzi, basta solo saperli prendere. Andiamo, racconta tutto e vedremo di trovare una soluzione. E’ qualcuno che conosciamo?”

 

“Non direi proprio.”

 

Amber alzò gli occhi al cielo. “Diccelo e basta, lo sai che Kristina sta morendo dalla voglia di… E quello chi diavolo è?”

 

Thea alzò gli occhi sulla strada e il suo cuore si fermò. Lì, in mezzo alla strada tra il castello e Hogsmeade, fermo, Diego aspettava paziente. Sbatté le palpebre un paio di volte per assicurarsi che fosse veramente lui, ma non aveva alcun dubbio. Nessuno aveva la pelle olivastra e quegli occhi scuri come lui.

 

Gli studenti di Hogwarts gli passavano accanto guardandolo strano, chiedendosi cosa stesse facendo. Lui continuava a stare immobile al centro della strada, con le braccia conserte.

 

Amber si voltò verso Thea, che si era immobilizzata, e spalancò la bocca. “Non dirmi che è…”

 

Thea si mosse a scatti, ma velocemente. Gli arrivò davanti incredula e si guardò nervosamente intorno. Abbassò la voce. “Che ci fai qui?”

 

Diego guardò prima lei, poi le sue amiche che erano rimaste qualche passo più indietro. Si leccò le labbra. “Dobbiamo parlare.”

 

“Parlare?” Chiese Thea sempre più incredula. Si voltò verso Kristina e Amber e fece loro cenno di andare avanti. “Di che cosa?”

 

Diego aprì la bocca ma la richiuse quando Kristina e Amber passarono al loro fianco, squadrandoli da capo a piedi. Diego le guardò e loro sorrisero innocenti passando oltre. Appena si fu accertato che fossero abbastanza lontane parlò di nuovo. “Di quello che è successo a casa tua quest’estate.”

 

Thea sentì il cuore accelerare ma si costrinse a rimanere calma. Sentiva che il sangue stava per affluire sulle sue guance, era inevitabile. “Cosa… è rimasto qualcosa da dire? Sono passati mesi e…”

 

“Mesi in cui ho avuto modo di pensare.” La interruppe lui.

 

Thea rimase zitta. Non sapeva più cosa dire.

 

Diego sospirò e sciolse le braccia. “Thea, hai quattordici anni, te ne rendi conto, vero?”

 

“Se sei venuto qui per ricordarmi di quanto sono piccola e ingenua, grazie tante, ma è l’ultima cosa di cui ho bisogno al momento! Ti sei fatto tutta questa strada per nulla! Sì, è vero, sono piccola! Sono una bambina in confronto a te e tu non mi prenderai mai in considerazione, ma non c’era bisogno che tu corressi da me a dirmelo! Tanto a te cosa importa se il mio quoziente intellettivo è superiore alla media o che io non mi senta affatto una ragazzina, ma una donna? Sei un’egoista come tutti gli altri ragazzi e non ti importa che di te!”

 

“Hai finito?”

 

Thea si morse un labbro e abbassò la testa.

 

“Se tu lasciassi finire me.” Fece Diego. “Ti saresti evitata di sprecare un sacco di fiato, sai? Prometti di farmi parlare fino alla fine?”

 

Thea annuì. “Ok.”

 

“Thea, tu hai quattordici anni. E io ne ho ventisei.” Thea aprì la bocca ma Diego continuò a parlare. “Ma per qualche strana ragione ci siamo trovati in una situazione che va al di là di questo. Per qualche strana ragione i miei occhi non ti vedono più come la bambina con una parlantina da paura che girava per casa Weasley mentre giocavo col mio amico James. Per qualche strano motivo ti vedo come una giovane donna, che mi piacerebbe stringere quando ha bisogno di essere protetta, che mi piacerebbe… baciare, con cui vorrei passare del tempo.”

 

Thea lo guardò esterrefatta.

 

“Per qualche strana ragione, Thea, ci troveremo a fare qualcosa di illegale. Tu hai quattordici anni, te ne  rendi conto, vero?”

 

“Sì.” Rispose flebile lei. “Sì, me ne rendo conto.”

 

“E sei disposta ad affrontare tutto questo?”

 

Thea sorrise appena, emozionata. Le tremavano le gambe. “Beh, tu sarai lì a stringermi se dovrò essere protetta.”

 

Diego sorrise. “Sempre, scricciolo.”

 

“E smetterai di chiamarmi scricciolo?”

 

Diego sorrise più ampiamente. “Mai.”

 

 

**

 

“C’è qualcosa che dovremmo sapere?”

 

Amber e Kristina erano appena rientrate in dormitorio. Thea se ne stava distesa sul letto a fissare il soffitto con aria rilassata. Si voltò verso di loro e sorrise.

 

“No, niente.”

 

“Certo.” Disse Amber con aria scettica. “Hai solo passato tutto il pomeriggio con il tuo principe azzurro… cosa vuoi che ci sia da raccontare?”

 

Kristina saltò su eccitata. “Dove lo hai trovato uno così?!”

 

Thea sospirò sconsolata. “E’ un amico di mio fratello.”

 

“Di Simon? O di Micheal?”

 

“Di James.” Confessò lei.

 

Ci fu un attimo di silenzio. Amber aprì lentamente la bocca. “Thea, ma James non è il più grande dei tuoi fratelli?” Thea annuì. “O…key, quanti anni ha quel tizio?”

 

Thea si mise a sedere sul letto mordendosi un labbro. “Ragazze, questa cosa deve rimanere un segreto, ok?”

 

“Mi stai facendo paura.” Disse Amber. “Quanti anni ha?”

 

“Ventisei.”

 

“Thea!”

 

“Lo so!” Saltò su lei. “E’ successo e basta! Vi prego, deve rimanere tra noi, nessuno sa… a mio padre prenderebbe un infarto… e James poi… non…”

 

Kristina e Amber si scambiarono un’occhiata. “Ehi, lo sai che su di noi puoi contare.”

 

Thea sorrise. “Grazie”

 

“Su adesso racconta tutto!”

 

Le ragazze si accomodarono sul letto di Thea e la serata sfumò così, con Thea che raccontò l’intera storia tra lei e Diego. Una storia che sarebbe durata molto a lungo.

 

**

 

 

E l’ispirazione tornò… più o meno.

Era tanto che avevo voglia di scrivere ma non mi veniva proprio nulla nulla, è stato veramente frustrante! Spero di riuscire a scrivere un più spesso adesso, e di produrre qualcosa di nuovo.

 

Per ora vi saluto, come sempre vostra Zia Fufù!

 

 

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Capitolo 8
*** L'Importanza Di Chiamarsi C.j. ***


James si grattò la nuca in leggero imbarazzo

 

 

                L’IMPORTANZA DI CHIAMARSI C.J.

 

 

Was I invading in on your secrets
Was I too close for comfort
You're pushing me out
When I wanted in                        

 

                                                    Too close for comfort- Mcfly

 

 

Teneva il carrello ben stretto tra le mani sudate, aveva paura che potesse scivolargli e richiamare l’attenzione della folla. Era nervoso. Non ricordava di essere mai stato così nervoso come adesso. Fissava il muro di mattoni con aria scettica, era sicuro che non ci sarebbe mai riuscito. Una mano ampia si posò sulla sua spalla e si voltò verso suo padre.

 

“Non preoccuparti.” Disse con un sorriso sereno. “Ci siamo passati tutti, sai, anche io. L’ho fatto per sette anni.”

 

“Sei.” Lo riprese Hermione.

 

Ron alzò lo sguardo su di lei arrossendo. “Beh, sì… James sa già come è venuto al mondo… non…”

 

Cosa?” Fece Hermione confusa. Scosse la testa in fretta realizzando. “No, Ron, non mi stavo riferendo a quello! Tu al secondo anno hai volato con la macchina di tuo padre fino a scuola.

 

“Oh!”

 

“Papà!” Disse James con ammirazione. “Lo hai fatto davvero?”

 

“Beh, sì… ma non…”

 

Alex sbuffò tenendo per mano il piccolo Simon. “Andiamo, croato, è solo un muro!”

 

James saltò su punto sul vivo. “Beh, se è solo un muro perché non vai tu per prima invece di scocciare come la marmocchia che sei!”

 

“Lo farei!” Fece Alex con mezzo broncio. “Ma papà non vuole! Dovresti ringraziare che vai ad Hogwarts invece di rimanere a casa a far nulla…”

 

Ron le posò delicatamente una mano sulla testa fulva. “Ti manca solo un anno, tesoro.”

 

Micheal tirò il fondo della camicia di Ron, che si voltò verso di lui, e fece un sorriso sdentato. “E a me quanto manca, papà?”

 

Alex fece una smorfia. “Tu sei ancora un moccioso!”

 

Se per questo sei una mocciosa pure tu!”

 

“Sta zitto, croato!”

 

“Basta!”

 

Hermione si mise in mezzo e i ragazzi si zittirono all’istante. Sospirò frustrata e prese in braccio Simon, che se n’era rimasto in silenzio mano per la mano con la sorella. “Mancano solo tre minuti alle undici, James rischia di perdere il treno. Disse. “Tesoro, prendi un respiro profondo e attraversa la barriera.

 

James guardò la madre con un po’ di esitazione. Quel muro sembrava così spesso. E duro. E se poi non ci riusciva? Odiava dover essere sempre il primo a dover fare le cose, Alex e i suoi fratelli avevano la vita facile. Prese un bel respiro, chiuse gli occhi e cominciò a correre.

 

Quando li riaprì qualche secondo dopo, l’imponente Espresso di Hogwarts si erigeva di fronte a lui. Lo guardò meravigliato a bocca aperta per qualche secondo, poi di nuovo quella manco calda sulla sua piccola spalla.

 

“Hai visto, James?” Fece Ron con un sorriso. “Ce l’hai fatta.”

 

James sorrise un po’ più rilassato. “Sì.”

 

Senza dire un’altra parola Ron prese il carrello di James e si avviò verso il treno per caricare i bagagli. Hermione si chinò un po’ verso James e lo abbracciò stretto con un braccio, tenendo Simon con l’altro.

 

“Cerca di comportarti come si deve. E non bighellonare troppo in giro.”

 

James roteò gli occhi. “Sì, mamma.” Si voltò verso i suoi fratelli. “Beh, allora ciao.”

 

Alex si morse un labbro. “Ciao, Jay. Ci vediamo a Natale.”

 

“Ciao Jay.” Fece Micheal con un sorriso sdentato.

 

James si avviò verso il treno e salì su per le scalette. Il treno fischiò e istintivamente guardò l’orologio. Le undici in punto. Guardò i suoi familiari dal finestrino, anche suo padre li aveva raggiunti, e si sporse dal finestrino per salutare mentre il treno cominciava la sua corsa. Continuò a salutarli fino a che il treno curvò e non furono più visibili.

 

Si voltò verso l’interno del treno e fece un sospiro profondo. Doveva cercare uno scompartimento e si incamminò lungo il corridoio sbirciando dentro alle cabine. Sembravano essere tutte piene.

 

“Se avessimo cercato prima, avremmo di sicuro trovato uno scompartimento.

 

“Sei tu che hai voluto salutare Martin fino all’ultimo secondo!”

 

James si grattò la nuca in leggero imbarazzo seguendo con lo sguardo i due ragazzini che erano appena passati al suo fianco. “Scusate…”

 

I due ragazzini si voltarono confusi. James rimase qualche secondo a fissarli. Il ragazzino aveva la pelle olivastra, capelli e occhi scurissimi. I suoi tratti erano tipicamente mediterranei. La femmina, al contrario, aveva i lineamenti più dolci, la sua pelle era chiara, quasi pallida, e i capelli ricadevano accanto al viso in scialbi fili castani. I suoi occhietti color cioccolato lo fissavano perplessi.

 

“Dici a noi?” Chiese il ragazzo dalla pelle olivastra.

 

James annuì appena facendo qualche passo avanti. “Sì, io… ho sentito che cercate uno scompartimento e mi chiedevo se…”

 

Il ragazzino fece un sorriso enorme mostrando i suoi denti bianchissimi in risalto contro la pelle. “Oh forte! Sarà uno spasso fare il viaggio con un altro maschio, invece che dovermi sorbire la compagnia di una frignona…”

 

“Ehi!” Lo interruppe inferocita la ragazzina. “Io non sono una frignona.”

 

“Io non sono una frignona.” Le fece il verso il ragazzo. Si voltò verso James e sorrise incoraggiante. “Vieni, cerchiamo uno scompartimento.”

 

James seguì i due lungo il corridoio del treno. Trovarono uno scompartimento quasi alla fine del vagone, vi scivolarono dentro. James si sedette davanti ai due ragazzi e li fissò attentamente. Il ragazzino lo fissava ancora con un bel sorriso, mentre la ragazzina aveva già aperto un libro e si era immersa nella lettura.

 

Il ragazzino tese la mano. “Che sbadato, non mi sono ancora presentato. Io sono Diego. Diego Withman. E questa è Ca…”

 

C.j.” Interruppe lei senza alzare la testa dal libro.

 

James Weasley.” Rispose lui continuando a fissarli. “Voi… siete amici?”

 

Diego fece una smorfia e fissò la ragazzina di sottecchi. “E’ mia cugina.”

 

“Siamo fratelli.” Fece pazientemente lei alzando finalmente gli occhi dalla carta e lanciando un’occhiataccia a Diego.

 

“Oh!” Fece James perplesso. Li fissò ancora per qualche secondo. “Non vi assomigliate molto.”

 

“Questo è perché siamo fratellastri.” Disse Diego sottolineando l’ultima parola con fervore. “Abbiamo lo stesso papà. Papà è un uomo d’affari e viaggia molto.” Fece una smorfia scambiandosi un’occhiata con C.j. “E a quanto pare si tiene una donna in ogni stato del mondo.

 

James spalancò di nuovo gli occhi, sbalordito, e continuò a fissarli come se li stesse esaminando. Diego continuò a parlare.

 

“Mia madre è spagnola. Di Valencia. Per questo mi chiamo Diego.” Disse fiero battendosi sul petto, come se tenesse più al suo sangue mediterraneo che a quello inglese. “Sua madre,” fece indicando col capo verso la ragazzina al suo fianco. “è francese. Per questo si chiama Cat…”

 

C.j.!” Ruggì lei fissandolo con occhi di fuoco. “Mi chiamo C.j.!

 

Diego fece per trattenere una risata, ma fallì miseramente. “Beh, in effetti anche io se avessi un nome come il tuo userei un soprannome.”

 

James la guardò incuriosito. “Per cosa stanno la “c” e la “j”? Giuro che non lo dico a nessuno.”

 

Lei arrossì e si rifugiò dietro al libro. “Non sono affari tuoi!”

 

James e Diego continuarono a chiacchierare per tutto il tempo mentre C.j. non riaffiorò più dal libro. James raccontò a Diego della sua famiglia; che era il primo di quattro fratelli, che tutti i parenti di suo padre avevano i capelli rossi, che sua madre era Babbana di nascita.

 

Diego gli raccontò che né lui, né C.j. vedevano mai le rispettive madri. Vivevano da quando erano nati col padre, che era sempre a giro per affari, e erano sempre stati costretti a stare insieme. Di loro si occupava un maggiordomo, Martin, al quale lui e C.j. erano molto affezionati. Martin era l’unica persona più simile ad un papà che avessero mai avuto.

 

Scesi dal treno i due ragazzini si avviarono fianco a fianco verso un omone che li aspettava alla fine della stazione. C.j. si era persa chissà dove. James fece un sorriso enorme quando si avvicinarono di più.

 

“Ciao Hagrid!”

 

Il mezzogigante fissò dall’alto il piccolo scricciolo rosso e sorrise da sotto la barba folta. “Oh, ecco che siete arrivati! Ti ci aspettavo, James! Come stanno tuo padre e tua madre?”

 

James scrollò le spalle e storse il nasino pieno di lentiggini. “Il solito. Sempre indaffarati a cambiare pannolini.”

 

Hagrid rise. “Non ci smetteranno più di avere bambini quei due. Mi ricordo quando ci erano due bambini alti come te…”

 

James roteò gli occhi. Sapeva già cosa avrebbe dovuto sorbirsi, quando Hagrid attaccava con i ricordi non la smetteva più. Fecero il viaggio fino al castello sulle barche e arrivarono davanti alla professoressa Tonks che ancora Hagrid non aveva smesso di parlare.

 

Molti ragazzini del primo anno fissarono Tonks a bocca aperta quando videro i capelli blu elettrico. Anche Diego la fissò un po’ sorpreso. James stava per aprire bocca ma la voce di C.j. la precedette.

 

“E’ una metamorfomagus.” Disse saccente.

 

Diego alzò un sopracciglio fissandola ma James annuì e non disse niente.

 

Diego si chinò sull’orecchio di James mentre percorrevano la sala grande. “Spero di non finire nella stessa casa di C.j.  Tu in che casa speri di finire?”

 

James scrollò le spalle. “Tutta la mia famiglia è stata a Grifondoro.

 

I due ragazzini dovettero aspettare che quasi tutti gli altri fossero smistati prima di sentirsi chiamare. Finalmente arrivò anche il loro turno.

 

Weasley, James.”

 

James fece un sorrisetto nervoso a Diego prima di avviarsi verso il cappello. Solo dopo qualche secondo quello urlò a gran voce.

 

Grifondoro!”

 

James si avviò al tavolo dei Grifondoro dove lo accolsero calorosamente. Fu immensamente felice di vedere Diego raggiungerlo poco dopo, ma non prima che anche C.j. si fosse seduta al suo fianco.

 

**

 

Erano già passati due mesi dallo smistamento e Diego e James facevano praticamente tutto insieme. Erano persino nello stesso dormitorio, i letti uno accanto all’altro. Ogni lezione insieme. Ogni intervallo insieme.

 

“Ehi, ho sentito che sabato ci sarà la partita di Quidditch. Ci andiamo, vero?”

 

James si voltò verso Diego con un sorrisone enorme. Alzò il pollice, tenendo con l’altra mano il resto dei libri e annuì con vigore. “Ci puoi giurare! Papà non mi perdonerebbe mai se mancassi ad una partita di Quidditch. Sai, lui e zio Harry erano nella squadra. Per un periodo ha giocato anche zia Ginny.

 

Diego lo fissò sbalordito entrando nella Sala Comune. “Scherzi vero? Cavolo, la tua famiglia è una forza!”

 

James rilasciò i libri sul divano nella stanza deserta. Fece un sorriso tra sé. “Per questo verrai a casa a Natale. Ti presenterò a tutti!”

 

Diego gli batté una mano sulla spalla. “Lo sapevo che avevo fatto bene a farmi te come amico!” Si avviò verso le scale. “Vado in dormitorio. Ho bisogno di riposare. Tu vieni?”

 

“Ti raggiungo in un minuto.”

 

James si abbandonò sul divano cercando di scaldarsi davanti al focolare. Erano gli inizi di novembre e la temperatura era già scesa di almeno dieci gradi sotto lo zero. Fece roteare lo sguardo per la stanza e si accorse solo allora che C.j. era curva su un tavolo poco lontano. Stava scribacchiando qualcosa e non pareva essersi accorta di lui.

 

La fissò ancora per qualche secondo, poi si alzò dal divano e si incamminò verso di lei. Doveva essere davvero concentrata perché non si voltò neanche quando James le fu alle spalle. James fece per picchiettarle una spalla ma senza volere lo sguardo gli cadde sul fondo della pergamena che C.j. stava scrivendo.

 

Catherine Jacinthe?”

 

L’aveva appena sussurrato tra sé, ma C.j. balzò spaventata e si voltò di scatto coprendo quella che doveva essere una lettera. Lo guardò con occhi sgranati e a bocca aperta, prima di diventare rossa di rabbia e alzarsi in piedi per fronteggiarlo.

 

“Come diavolo ti permetti di leggere la mia roba senza il mio permesso?!”

 

James alzò le mani mortificato. “Io non… è successo per caso, non ho letto di proposito...”

 

“E’ una lettera privata! Privata! Così com’è privato il mio nome!” Urlò lei quasi alle lacrime. “Se tu… se tu…”

 

“Non lo dirò a nessuno!” Si affrettò a dire James. “Davvero, non lo dico a nessuno!”

 

“Si può sapere che succede?”

 

Diego, che aveva riconosciuto le voci della sorella e del suo migliore amico, si era precipitato giù per le scale e adesso li fissava allucinato.

 

Che avete da urlare?”

 

C.j. si morse un labbro cercando di trattenere le lacrime e se ne andò di corsa su per le scale. Diego la seguì con lo sguardo e tornò a fissare James ancora più confuso.

 

James sospirò. “Catherine.” Disse arrendevole. “Era questo che cercavi di dirmi sul treno, due mesi fa. Che si chiama Catherine perché sua madre è francese.

 

Diego aggrottò la fronte. “No.” Disse sinceramente. “Cercavo di dirti che si chiama Catherine Jacinthe.”

 

James mosse appena le labbra in un accenno di sorriso. “Lo so… l’ho letto per errore su una sua lettera e lei si è arrabbiata un sacco e…”

 

Diego fece finta di scacciare una mosca. “Ah, non ci pensare. A C.j. non è mai andato a genio il suo nome. Figurati che non parla neanche più con sua madre perché l’ha chiamata così… beh, a dire il vero dubito che ci parlerebbe comunque, non parliamo mai con le nostre madri…”

 

James lo fissò mortificato. “Senti, non… non dirlo a giro… il suo nome, dico… altrimenti penserà che sono stato io e…”

 

“Se avessi voluto dirlo a giro l’avrei già fatto da un pezzo.” Fece Diego serio, per la prima volta da quando l’aveva conosciuto. “Sono uno stronzo… ma so quanto ci stia male per quello stupido nome. Tutte le volte che sua madre viene in visita e la chiama così davanti a tutti poi piange per settimane.

 

“Non è poi così terribile…” Fece James pensoso. “Voglio dire, mio padre si chiama Ronald Bilius.

 

Diego scrollò le spalle e sorrise. “Vieni a letto?”

 

“Sì, ne ho proprio bisogno.”

 

 

**

 

 

I giorni seguenti James tentò di parlare con C.j. ma lei non si faceva trovare da nessuna parte. Appena le lezioni finivano sfrecciava via come una furia. Se si incrociavano per i corridoi, lei cambiava strada prima che fossero abbastanza vicini.

 

“Ma che ti importa?” Disse Diego mentre andavano a pranzo. “E’ solo C.j.!

 

James annuì debolmente. Era solo C.j. ma non poteva evitarsi di sentirsi un vero schifo. Non mangiò niente e subito dopo pranzo si scusò con Diego dicendo di non sentirsi bene. Fece due passi per la scuola e senza neanche accorgersene entrò in biblioteca. Solo dopo qualche passo si rese conto che in due mesi non ci era mai entrato.

 

Si inoltrò tra gli scaffali ammirando la moltitudine di libri. Continuò a camminare per diverse scaffalate prima di ghiacciarsi sul posto.

 

Davanti a lui C.j. lo fissava con la stessa espressione. Nessuno dei due si mosse. Dopo qualche secondo la vocetta debole di C.j. lo riscosse.

 

Cosa ci fai tu in biblioteca?”

 

James la fissò senza sapere cosa dire. “Passeggio.”

 

“Passeggi… in biblioteca?” Fece lei alzando un sopracciglio.

 

“Mi serviva un posto tranquillo.”

 

Lei annuì e abbassò la testa fissando insistentemente la copertina del libro che aveva tra le mani. James si schiarì la gola.

 

“Senti, per l’altro giorno…”

 

C.j. alzò la testa di scatto e fece per andare via. “Non ne voglio parlare.”

 

“Io non sono inglese!”

 

C.j. si fermò e si voltò verso di lui perplessa. James era ancora fermo al suo posto e la guardava speranzoso. Non capiva cosa volesse dire con quella frase e continuò a fissarlo sperando che continuasse.

 

James prese un respiro profondo e fece un passo avanti. “Non l’ho mai detto a nessuno. Mi vergogno. Lo so che è una cosa stupida per cui vergognarsi, ma sono l’unico della mia famiglia a non essere inglese. Mi fa sentire come… come se fossi fuori posto…”

 

C.j. si voltò completamente verso di lui e lo fissò ancora un po’ perplessa. “Tu non sei inglese?”

 

James scosse la testa. “No, io…” prese un altro respiro. “… sono nato in Croazia.”

 

C.j. spalancò gli occhi. “In Croazia?!

 

Le orecchie di James diventarono subito rosse. “Beh, sì. Ti ricordi che mio zio è Harry Potter, vero? Lui e i miei genitori erano in una missione per sconfiggere Voldemort. Mia madre è rimasta incinta di me molto giovane. Si trovavano in un isoletta della Croazia quando ha avuto le doglie. Sono nato su una spiaggia della Croazia.”

 

C.j. continuava a fissarlo sbalordita.

 

“Mia sorella mi chiama sempre croato quando vuole prendermi in giro.” Fece lui con una risatina amara. “E’ un po’ come essere la pecora nera della famiglia, sai?”

 

“Io non penso che il luogo dove sei nato facciano di te una pecora nera. Fece C.j. “Hai vissuto qui. La tua famiglia è inglese. Tu sei inglese.”

 

James prese un po’ di coraggio. “A me non importa se ti chiami Catherine Jacinthe. Non ti rende diversa da C.j.”

 

C.j. spalancò gli occhi per qualche secondo, ma poi la sua espressione si addolcì e arrossì appena sulle guance.

 

“Quello che voglio dire è che ognuno di noi ha qualcosa di cui vergognarsi. Continuò James. “Cose che magari non hanno significato.”

 

C.j. annuì e piegò la testa da un lato. “Ho afferrato, James.” Cominciò ad incamminarsi lungo la fine dello scaffale. “Io non dico se tu non dici.”

 

James sorrise guardandola andar via. Poi un pensiero gli stuzzicò la mente.

 

“Ehi! C.j!”

 

Lei si voltò di nuovo, perplessa.

 

James sorrise. “Che fai per Natale?”

 

 

**

 

 

Quando Ron scese in cucina quella mattina, Hermione era seduta al tavolo con una lettera tra le mani. Si avviò verso il frigo e prese la bottiglia del latte, lanciando un’occhiata di sottecchi a Hermione. Stava sorridendo tra sé e sé mentre scorreva gli occhi sul foglio.

 

“Di chi è?”

 

Hermione si voltò verso di lui non riuscendo a trattenere un sorriso. “Di James. Chiede se a Natale può portare a casa due amici. C.j. e Diego.”

 

“Oh bene,” Fece Ron voltandosi per prendere una tazza dalla dispensa. “Sono contento che si sia già fatto degli amici. Sono nel suo stesso dormitorio?”

 

C.j. è una ragazza.”

 

Ron si voltò di scatto verso Hermione che sorrideva raggiante. Aprì appena la bocca ma la richiuse posando lentamente la tazza sul tavolo.

 

Hermione gli mandò uno sguardo eloquente. “Due maschi e una femminuccia. Ti dice niente?”

 

Ron sorrise e scosse la testa. “Oh andiamo, Hermione! Hanno undici anni, non arriviamo subito alle conclusioni.

 

Hermione si alzò dal tavolo. “Io non ho detto niente. Sei stato tu.” Fece sorridendo tra sé. Si voltò un’ultima volta verso di lui prima di uscire dalla stanza. “E anche noi avevamo undici anni.”

 

**

 

Adesso che ho trovato uno spaziettino di tempo per pubblicare con calma, vorrei anche ringraziare chi, nonostante la mia assenza prolungata, mi segue e commenta sempre.

Prima di tutto grazie a tutti quelli che seguono ma non possono recensire perché non sono registrati su EFP

 

Secondo di poi grazie a:

 

GiulyWeasley: Nonnina mia, che brava che sei, sei stata la prima a recensire XD in effetti hai ragione… lo facevo più coglione Diego, invece mi è uscito così… ormai è andata XD meglio per Thea. Conta però che, come sai, in NTE3 si pigliano ma si lasciano anche… quindi alla fine non è che sia tanto riflessivo XDD

Gioem106: Meno male che è venuta questa benedetta ispirazione però XD sono stata ferma un bel po’ e non sai che fatica per rimettermi in moto

Bride162: ahah pure io me le sono rilette tutte… non sono mica normale, me le leggo e ci rido da sola anche se le ho scritte io… lo sapevo di non essere tanto rifinita…

Videlina95: sono contenta che ti sia piaciuto, l’ansia da prestazione è sempre tanta XD e non immaginate che gioia è quando mi dite che un capitolo vi è piaciuto

Mem: Carissima e fedelissima! Grazie mille per la recensione… sinceramente non l’ho letta questa notizia, e quando ho letto la recensione sono rimasta così O___o  il caldo ci sconvolge a tutti mi sa… ahah, spero ti sia piaciuto anche questo MM

 

Vostra zia Funkia

 

 

 

 

 

 

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