The Scarred of Notre-Dame

di Sawako_RagDOLL
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The beginning of the story - capitolo introduttivo ***
Capitolo 2: *** Eighteenth years later... ***
Capitolo 3: *** Turning point ***



Capitolo 1
*** The beginning of the story - capitolo introduttivo ***


Ringraziando la mia musa ispiratrice, che dopo mesi di silenzio è tornata a graziarmi.
Andiamo a incominciare.... benvenuti cari lettori.

*-*-*-*-*-*



Parigi si sveglia e si sentono già le campane a Notre-Dame.

Il pane è già caldo e c’è gente che va per le vie della città
Le campane dai forti rintocchi
Come canti risuonano in ciel
E tutti lo sanno il segreto è nel lento pulsar
Delle campane a Notre-Dame.
 
-Ascoltate! Sono bellissime no? Le sfumature di suono, tanti umori che variano..! Perché sapete, non è che loro suonino per conto proprio..-
-Ah nooo?-
-No stupidone! Lassù! In alto, in alto nell’oscurità del campanile, vive il misterioso campanaro…chi è questa creatura?-
-chi?-
-Che cos’è?-
-Cosa?-
-Come ha fatto a trovarsi lì?-
-Come?-
-ZITTO!-
-Ooooooohh!-
-Sokka vi dirà tutto… è un racconto… il racconto di un ragazzo, e di un mostro!..-
 
-*-*-
 
Supplica.
Questa fu l’ultima, bruciante emozione che divampò nello sguardo della donna prima di estinguersi lentamente, soffocata dal velo della morte.
La pioggia battente infieriva su quel corpo fino a poco tempo prima caldo, forte, vivo; corpo che ora giaceva scompostamente sui gradini di fronte alla chiesa. La caduta le era stata fatale, morta sul colpo.
Il suo inseguitore, incurante del nubifragio, osservava la donna con sguardo indecifrabile. Non aveva meditato di ucciderla. Era stata una tragica fatalità.
Dopotutto sfuggirgli non le era servito.  Alla fine l’aveva raggiunta ed ella aveva pagato quel furto con la propria vita.
Svanita la possibilità di interrogare la zingara per sapere dove fossero scappati i suoi compagni, lo sguardo di Ozai si concentrò sul fagotto di stracci lerci che aveva strappato alla donna e che ora teneva in grembo, la refurtiva. O almeno così aveva creduto fino a quel momento, quando il presunto bottino prese a contorcersi e piangere tra le sue braccia.
Lo sgomento passò sul volto dell’uomo mentre con una mano scostava la stoffa umida e lacera a scoprire il contenuto, nonostante fosse piuttosto certo a questo punto di cosa realmente si celasse all’interno. Poi l’orrore. Per poco non mollò la presa, ma fu solo un attimo prima che la lucidità tornasse.
Doveva disfarsene.
Incurante del pianto della creatura che cresceva di intensità, lo sollevò allontanandolo dal suo viso con la presa salda della sua mano sinistra.
Strinse le dita dell’altra in un pugno, che in un istante fu avvolto dalle fiamme, i muscoli tesi pronti a sferrare il colpo…
-Ozai!! Non osare farlo in nome di Dio!!-
Riconobbe subito la voce di Iroh, con un certo fastidio. Le fiamme si spensero.
Quando si voltò, l’anziano arcidiacono era affianco al corpo della giovane donna, in completo da notte. Doveva essere uscito in fretta. Lo sguardo era livido e profondamente turbato.
-Hai già ucciso questa donna, non macchiarti anche del sangue di quell’infante!!-
-Non è un bambino,  è un mostro!- disse con disprezzo dando voce ai suoi pensieri, scrollando il braccio che supportava quell’esile peso come se stesse mostrando un prodotto fallato. -Se proprio ci tenete, prendetelo voi- aggiunse, quasi sfidando l’anziano  a farlo.
Il pianto si era fatto disperato, insopportabile.
-Sei diventato responsabile della sua vita quando lo hai privato della propria madre. Non sono io a dover pagare per le tue azioni. E certe azioni, Ozai, non passano impunite. Potrai nasconderle alla gente ma Notre Dame ti sta giudicando. Non lo senti, il suo sguardo su di te?-
Proprio quando stava per ribattere, le campane suonarono. Una volta sola, forse colpa del vento, un cupo rimbombo che lo penetrò fin nelle ossa e per qualche motivo che non sapeva spiegarsi gli gelò il sangue nelle vene.
Volse lo sguardo alla Cattedrale, immensa, nera contro il cielo notturno e offuscata dalla pioggia.
Eppure le orbite vuote delle statue sembravano leggergli dentro.
Guardano. Giudicano.
-Ebbene sia! Il…ragazzo vivrà- sibilò, dopo un lungo silenzio. –A patto che cresca all’interno della vostra chiesa. Non dovrà vederlo nessuno.-
Detto questo porse lentamente l’orfano ad Iroh, facendo poi voltare il cavallo appena la stoffa grezza scivolò via dalle sue dita.
-Domattina passerò a verificare.-
-E… per un nome..?- la voce calda e mesta  del più anziano lo raggiunse, rievocando un’immagine.
Le sue labbra. Due sillabe strozzate.
Zu…ko….
-Lo chiamerete Zuko.-
Infine partì nella notte, voltando le spalle a Notre Dame.

-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*


Eccomi ritornata dopo secoli di abbandono.
Con una nuova, gigantesca, colossale fissa per "Avatar - La Leggenda di Aang" che mi ha spinto a svegliarmi una mattina e decidere di sviluppare quest'idea nata chissà come. Dal momento che l'ispirazione non si è rivelata molto disponibile con la sottoscritta, ho colto al volo l'occasione.
Come potete vedere questo è solo un breve capitolo introduttivo, niente di speciale, giusto per prendere familiarità con il nostro protagonista: Zuko!!
Immaginarmelo nei panni di Quasimodo è stato realmente una folgorazione, pensando che avrei potuto fare di Ozai un perfetto Frollo.. insomma, se avrete la pazienza di continuare, credo potrete vederne delle belle!
La parte iniziale della canzone e il discorso di Sokka/Clopin li ho copiati di pari passo dal film, per mantenere una certa linea di continuità anche con l'ambientazione!
Ma venendo all'intro :)
Se non si fosse capito sì, il caro Ozai è un dominatore. Se gli altri personaggi possiedono o no i loro domini è una cosa che dovrete scoprire da soli! Ho pensato a lungo se concedergli questa facoltà, ma alla fine non riesco proprio a separare il caro Signore del Fuoco dalla sua bollente caratteristica :) e in fondo, è o non è più figo così? u.u
 E poi abbiamo un piccolo Zuko già segnato dalla nascita... e una cicatrice che crescerà letteralmente con lui.
Ma non voglio anticiparvi troppo, avrete modo di approfondire queste cose dal prossimo capitolo, che è già per metà bello pronto per essere pubblicato ;)
non esitate a farmi domande se ne avete! Spero di risentirvi.

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Capitolo 2
*** Eighteenth years later... ***


Secondo capitolo tutto per voi! Facciamo un passo avanti, avanti nel tempo...

-*-*-*-*-*-*-*-*-


18 anni dopo


Era di nuovo quel periodo dell’anno.
L’eccitazione era talmente elevata che la si sentiva per tutta Parigi fino alla periferia, un vento di allegria che sferzava in ogni piazza, strada, casa.
E come poteva non arrivare fino a Notre Dame, che stava al centro di quell’uragano di colori?
-Ancora a fissare sospirando come una fanciulletta i preparativi della festa Morozuko?- (NDA: In francese “morose” vuol dire cupo, malinconico. E da qui e dall’umore di Zuko, deriva il gioco di parole) commentò provocatoria la ragazzina alla figura solitaria che, appoggiata al parapetto che dava sulla piazza della chiesa, vigilava con sguardo assorto.
Voltandosi, gli scompigliatissimi capelli neri di Zuko seguirono il movimento ricollocandosi a scoprire parte del suo volto, quella sfigurata sin dalla nascita. Ma alla persona con cui stava parlando in questo momento non sarebbe importato.
-Io non sto sospirando come una fanciulletta!- fu la replica piccata. –E poi aspetta. Come mi hai chiamato?-
-Le morose Zuko… - ripetè con enfasi, chiaramente soddisfatta dal suo stesso gioco di parole.
- Comunque se continui a deprimerti ti lancio giù. Vai, invece di star qui a chiederti quel che sarà! Possiamo andare assieme, poi torneremo e non lo saprà nessuno! È così facile!- continuò con veemenza la sua tecnica di convincimento.
Il ragazzo sospirò. –Toph… sai che non posso. Non vogliono vedermi laggiù.- si sedette vicino a lei. La sua frase gli fece guadagnare un’alzata di sopracciglia da parte della sua interlocutrice.
-Non è così importante in fondo. E poi… non posso fare questo ad Ozai…. È…lui… mi ha salvato.- finì mestamente, come se questo concludesse la questione.
-Blablabla, sì lo so, ti ha adottato dopo che i tuoi genitori ti avevano abbandonato davanti a Notre Dame, ti ha cresciuto, sfamato, ecc. Risparmiami la storia del Grande Ozai. Vuoi lasciar correre anche quest’anno? Starai ancora chiuso qui dentro?- questa volta era quasi implorante.
-Sì.- vide la delusione lampeggiare sul piccolo viso anche se l’amica cercò di nasconderlo -Cerca di divertirti anche per me. Ora vai… lui sta per arrivare.-
La ragazzina scosse appena la testa. –Per la tua ottusità non dovrei portarti nulla. Meno male che la cieca sono io! Mi aspetto almeno di sentire le campane più epiche della storia di Notre Dame, sempre se ci riesci!-
Zuko sorrise. L’ultima frase era il modo personale di Toph per fargli capire che non era davvero arrabbiata con lui. Le scompigliò i capelli con una mano, lei si scostò.
-Contaci. A più tardi..-
Con un cenno della mano, la ragazzina si avviò e con sorprendente agilità considerando il suo handicap, svanì dalla torre, lasciandolo solo con i suoi pensieri. Toph, assieme ad Ozai e occasionalmente, Iroh, erano le uniche persone con cui Zuko aveva mai parlato. Iroh era l’arcidiacono. Non si incontravano spesso, ma quelle poche volte erano sempre stati discorsi molto piacevoli. E accompagnati da una tazza di the. Lo considerava una sorta di zio, in un certo senso.
Ma era Ozai a cui doveva il fatto di essere ancora in vita. Chi mai avrebbe voluto una persona come lui, se persino la sua stessa madre aveva deciso di abbandonarlo? Ozai invece, sebbene severo e intransigente, lo aveva comunque sfamato tutti quegli anni. Quando veniva a trovare Zuko lo fissava senza distogliere lo sguardo, non provava orrore verso il terribile sfregio che era metà del suo volto. O quasi metà.
La parte del suo viso tutta intorno all’occhio sinistro, l’arcata sopraccigliare, parte della guancia fino all’orecchio, apparivano di un crudo colore rosato. La pelle lì era raggrinzita, come se avesse deciso di non formarsi del tutto bene. Dal suo occhio sinistro riusciva a vedere, però rimaneva leggermente più chiuso dell’altro, e non v’era presenza di ciglia, così come il suo sopracciglio sinistro, inesistente.
Era questa sua deformazione che spingeva ogni volta Ozai a ricordare a Zuko che mai e poi mai, avrebbe dovuto mettere piede fuori da Notre Dame. La gente non avrebbe capito, gli diceva.
Eppure ogni volta che si avvicinava quel particolare evento, “la festa dei folli”, per il ragazzo era sempre più difficile ricordarsi perché non poteva stare laggiù assieme a tutti quanti. C’era così tanta vita, bellezza, e lui poteva solo fare l’osservatore. Aveva osservato talmente tanto tempo, da memorizzare la fisionomia della città e anche molti dei suoi abitanti.
Col tempo aveva costruito un modellino di tutto quello che riusciva a vedere, comprese le  persone. Prendeva l’intera lunghezza di un tavolo a cui potevano mangiare almeno 8 persone, ed era una perfetta riproduzione in legno. Era così, che si illudeva di farne parte. Prima che Toph arrivasse aveva appena finito di realizzare le decorazioni per riprodurre la festa, e ora piccole bandierine colorate stavano sospese tra una casetta e l’altra.
-Vedi Toph… io ci sono già lì, in un certo senso- mormorò, rivolto allo stesso tempo a tutti e a nessuno.
-Zuko. Con chi stavi parlando?-
Il suono inconfondibile della voce del suo tutore, suo “padre”, lo riportò alla realtà e Zuko si affrettò a rendere composta la sua postura, pronto a riceverlo.
-Con nessuno, padre. Io…riflettevo tra me e me.-replicò a bassa voce. Ozai non sapeva di Toph. La ragazzina veniva spesso a Notre Dame con i suoi genitori, per poi sgattaiolare fino da lui. Lui desiderava compagnia. Lei voleva distaccarsi dal mondo di sempre.
-Riflettere fa bene, Zuko, ma parlare da soli è segno di pazzia. E tu non vuoi essere considerato pazzo, giusto..?- con un fruscio della veste nera e rossa, Ozai si fece avanti fino a posare un cestino sul tavolino più piccolo che usavano per pranzare e per fare lezione, lo sguardo ferino rivolto verso il più giovane.
-No. No signore, non lo voglio.- si sforzò ancora di rispondere.
-Bene. Ora, siediti. È il momento del pranzo, e poi un breve ripasso.-  il cardinale si sedette con eleganza, indicando con autorità lo sgabello di fronte, su cui Zuko prese posto. Come al solito, il pasto era frugale. Lo consumarono in silenzio fino a che le posate non furono poggiate su piatti ormai vuoti.
-Che cosa ripassiamo oggi, padre?- chiese Zuko, che vedeva le lezioni come un’occasione per dimostrare il suo valore di fronte all’uomo. Era proprio una volontà del ragazzo di essere riconosciuto. Almeno ai suoi occhi, almeno per quella persona, doveva far valere quel poco di buono che c’era in lui.
-Faremo altri esercizi per testare il tuo dominio del fuoco. Un dono di Dio come il potere di dominare un elemento non va mai lasciato sprecato. Sei stato inaspettatamente graziato di tale dono. Ma il fuoco non è fatto per i rammolliti. Alzati, Zuko. Posizione.- comandò il ministro, ergendosi in tutta la sua statura, fronteggiandolo.
Il ragazzo si concentrò, iniziando ad emettere profondi respiri. Poi iniziò ad eseguire i movimenti base che Ozai gli aveva insegnato, sotto al suo sguardo impassibile.
-Sai che giorno è oggi, Zuko?- Colse un qualcosa di sottointeso in quella domanda.
-è il giorno de… il 6! Il 6 Gennaio!- Zuko perse il tempo nella successione delle posizioni, si affrettò a riprenderlo. Continuò imperterrito, sperando che il suo tutore non avesse colto quell’esitazione. Come si aspettava, non fu premiato dalla fortuna.
-Già, il 6 Gennaio, la festa dei Folli.- Dal tono di voce, si capiva che Ozai stava sogghignando. Ma non c’era nulla di davvero divertito in quell’atto. -Un evento di gozzoviglia generale, nulla più che l’esaltazione dei peccati mortali. Ricordati sempre Zuko. Non ti puoi fidare di loro. Non puoi fidarti di nessuno, tranne che di me.-
Un altro passaggio, estese il braccio facendolo poi seguire dalla gamba, avanzò, le ginocchia che si flettevano. Ozai rimaneva immobile.
-Mi fido di voi… però…-
Si stava spingendo su di un sentiero a dir poco spinoso. Ruotò su se stesso. Un altro affondo, il calore che in lui aumentava.
-Non ci sono però ragazzo. Il mondo è crudele. Ciò che non si conosce si disprezza, solo io comprendo la tua deformità. Non ti accetterebbero. Menzogna e falsità sarebbero le risposte al tuo aspetto. – il tono era pericolosamente lapidario.
-Sono davvero così malvagi..? In fondo voi ci andate….- il suo pensiero andò a quella che poteva considerare la sua unica amica, Toph. Lei non era male. Non potevano essere tutti così. Ma era anche vero che, appena l’occasione glielo permetteva, veniva da lui a rifugiarsi, lontana da tutti…intanto l’energia sulle dita delle sue mani si trasformò in un familiare calore.
-Osi contraddirmi??- la voce di Ozai esplose in un boato assordante, temibile come il rombo del tuono. La sua figura venne totalmente ammantata dalle fiamme per un breve istante, tanto che Zuko  venne sbalzato indietro e una volta a terra, rimase immobile a fissarlo, attonito, ironicamente congelato sul posto di fronte a quello spettacolo.
-Non curarti di quello che faccio! Sei ancora vivo solo perché sei qui, protetto da questa torre, da ME!!!-
Per un attimo, uomo e ragazzo si guardarono. L’uno furente di rabbia, l’altro atterrito. Due paia di iridi d’ambra che al di là del colore non avrebbero potuto contenere un’essenza più differente.
Poi qualcosa nell’espressione di Ozai sembrò ammorbidirsi, l’ira nello sguardo ricacciata indietro come se non fosse mai esistita mentre si avvicinava a Zuko e tendeva le braccia, circondandolo incurante della sua immobilità.
-Non dargli modo di toccarti ragazzo. Non andrai a quella festa, e io passerò sopra  a questo tuo folle desiderio. Solo per il tuo bene. - si distanziò da lui, fissandolo nuovamente. Zuko sostenne il suo sguardo, non più atterrito come lo era poco prima ma pur sempre turbato.
-Le campane mi aspettano, padre.- la sua replica monocorde.
Ozai sorride. –è così che mi piaci Zuko. Ora, forse più tardi potremo anche festeggiare io e te. Mi sento buono. Passa una buona giornata…-
-Buona giornata anche a voi.-
 
Anche dopo che l’ultimo frammento di tessuto era sparito dal suo campo visivo, Zuko rimase lungamente a fissare il punto in cui era sparito il Ministro.
Era la prima volta che vedeva Ozai perdere il controllo in quella maniera. Era anche la prima volta in effetti che aveva spinto contro un suo ordine. Non sapeva se il loro rapporto fosse normale, dopotutto non aveva molti termini di paragone. C’era Toph, ma erano due cose totalmente opposte.
Lui chiedeva, Zuko ubbidiva; c’erano le lezioni, i pasti assieme, quel suo strano desiderio di mostrarsi degno, questo era ciò a cui il  ragazzo era abituato. Quello scoppio d’ira lo aveva davvero spaventato. E si accorse con una certa meraviglia, di essere infastidito per aver dimostrato debolezza.
I suoi pensieri erano come un paesaggio dopo che l’incendio era appena stato domato. Fumo e cenere continuavano ad aleggiare nell’aria sopra le macerie, nascondendo  i contorni, coprendo ogni cosa in manto soffice, ma sotto la cenere, la vita era pronta a brulicare di nuovo. Nulla più della cenere poteva essere un ottimo fertilizzante.
Ed esattamente come il germoglio che si fa largo nel terreno duro per raggiungere il sole, nella mente del ragazzo stava germogliando una piccola, timida, ma forte idea.
Avrebbe disubbidito.
Sarebbe andato alla Festa dei Folli.



-*-*-*-*-*-*-*-*-*-

Nemmeno un giorno dopo ed ecco il primo autentico capitolo tutto per voi XD non ho resistito.
Vi avverto però che non sarò sempre così veloce ad aggiornare.
Veniamo al capitolo e ai dovuti chiarimenti. Qualcuno di voi potrebbe vedere questo Zuko un po' OOC. E in effetti lo è. Ma, considerate che è cresciuto in un ambiente totalmente diverso da quello della serie di Avatar, e di conseguenza anche i suoi rapporti con le persone intorno a lui non possono essere proprio uguali. Sono anche le esperienze che ci rendono quello che siamo.
Venendo a Toph, beh, ho deciso di introdurla perchè per quanto avrei trovato esilarante uno Zuko che parla con delle statue... oh andiamo, riuscite a immaginarvelo SERIAMENTE voi? Io no XD Inoltre mi piaceva l'idea di approfondire il loro rapporto. Sentirete ancora parlare di Toph più avanti u.u
Non svelerò oltre. Spero vi sia piaciuto cari lettori.... e che dire, grazie a chi legge. Ma, vi sarei ancora pià grata se lasciaste qualche commentino, pleeeeease >< *viene attaccata su più fronti dai lettori coi 4 dominii*
Alla prossima!!! <3

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Capitolo 3
*** Turning point ***


Le strade sembravano letteralmente rigurgitare di continuo folla.
Persone che correvano avanti e indietro, che chiacchieravano ad alta voce, che lo sorpassavano degnandolo appena di uno sguardo. Il clima dell’imminente festa metteva un brio a tutta la città, trasformandola più di quanto non lo fosse stata realmente. Il capitano  quasi faticava a riconoscere la via verso il palazzo di giustizia.
-Uno lascia la città per qualche decennio e qui gli cambiano tutto! Appa vecchio mio siamo stati lontani troppo a lungo!-
Accarezzò distrattamente con una mano la criniera incolta del suo destriero, mentre questo avanzava lento ma deciso tra le persone. Con la sua stazza insolitamente grande avrebbe potuto incutere timore ma la creatura, un cavallo dal pelo lungo e bianco, era tutt’altro che minacciosa. Lo stesso valeva per il suo cavaliere.
Nonostante la ben riconoscibile armatura che chiaramente parlava di autorità e forza e  lo faceva apparire decisamente ben piazzato, o il tatuaggio azzurro che si vedeva dall’attaccatura dei capelli e palesava il suo grado, il volto del giovane uomo dagli occhi grigi era dotato di un’innata serenità e spensieratezza. Era il volto di una persona cui non si poteva fare a meno di affidarsi.
In quel momento poi, Aang era di ottimo umore. Lo avevano richiamato finalmente a Parigi e non vedeva l’ora di mettersi a compiere il suo dovere come Capitano. Il suo predecessore, Roku, gli aveva dato gli ultimi consigli prima di ritirarsi del tutto dalla carriera militare.
Era stato un insegnande saldo, paziente e capace. Gli sarebbero mancati molto i suoi consigli.
Per esperienza il capitano ormai sapeva che quanto più una città era vasta, tanti più problemi vi si annidavano. E la capitale era ENORME.
Gli piaceva rendersi utile, gli piaceva far regnare l’equilibrio. Avrebbe fatto tutto quello che era necessario.
Con quei pensieri che vorticavano liberi nella sua mente, registrò appena il gruppo di persone che si era assembrato ad un angolo come se stesse assistendo a qualcosa.
Quando il vento gli portò all’orecchie le note esotiche di una canzone, la sua attenzione venne completamente catturata da un balenare di azzurro.
Al centro di quel piccolo spazio addossato ai muri di mattoni, una giovane zingara ballava, mentre alle sue spalle un uomo e un ragazzo suonavano.
Erano tutti vestiti di varie sfumature di blu e di azzurro, sfumature che il capitano aveva potuto cogliere anche nei loro occhi. Questo prima che venissero calamitati senza possibilità di fuga dalla danzatrice.
I lunghi capelli castani erano per lo più sciolti con solo qualche ciocca raccolta dietro e le ondeggiavano attorno. I suoi movimenti erano fluidi sebbene si adattassero ad una melodia tutt’altro che lenta, le sue braccia abbronzate accarezzavano l’aria….
Poi d’improvviso un urlo cessò la musica e il gruppetto si fermò.
-Niente elemosina in questa zona, zingari!-
Un soldato stava avanzando dall’altro lato.
Così come era apparso, il terzetto si dileguò tra la folla mentre il pubblico si disperdeva in fretta.
-Via via, non c’è niente da vedere..-
-Soldato, credo che basti così, se ne sono già andati.-
-E tu chi ti credi di…- le parole morirono in bocca all’uomo quando si accorse di stare parlando nientemeno che col Capitano delle Guardie Aang. Si proferì in un inchino che per poco non lo sbilanciò in avanti.
-M-mi perdoni Capitano, non l’avevo riconosciuta…posso, posso esserle utile?-
L’uomo in armatura dorata sorrise appena.
-Potreste scortarmi al Palazzo di Giustizia?-
 
-Vostra Eminenza il Cardinale Ozai è pronto a ricevervi Comandante. Seguitemi.-
Dopo aver lasciato Appa alle cure dello stalliere, Aang seguì l’anziano soldato all’interno dell’enorme edificio.
 La coppia si inoltrò per corridoi che sapevano sempre più di vecchio e stantio, pieni di infiltrazioni nei muri attraverso cui l’acqua aveva trovato la sua via. Esercitando il dominio che lo aveva reso famoso come l’Uragano Dorato, il generale espirò portando un soffio di aria più limpida per i loro polmoni. Non gli piaceva quel posto.
Ben presto al gocciolio e al clangore della sua stessa armatura, il giovane uomo sentì sovrapporsi l’eco di voci. Lamenti, gemiti, e urla. Dopotutto, era un carcere.
Si sentì istantaneamente teso, ma non disse nulla fino a che non si ritrovò di fronte ad una figura vestita in nero e vermiglio, il Cardinale Ozai che lo aveva mandato a chiamare.
-Capitano è un onore avervi finalmente qui. Bentornato a Parigi.-
La voce dell’uomo aveva un che di lezioso.
-Grazie Eminenza. È un onore per me essere giunto.-
-Bando ai convenevoli, vogliamo parlare di dovere, magari, all’aria aperta? Noterà che qui dentro c’è aria… mefitica.-
L’uomo superò Aang senza aspettarsi una risposta, spalancando una porta in legno che lui non aveva notato. Il generale si affrettò a seguirlo lieto e allo stesso tempo diffidente.
C’era più di un qualcosa in quell’uomo che non gli piaceva, ma non voleva essere affrettato. La stessa atmosfera in cui era avvenuto il loro incontro non era delle più rilassate.
-Signore –cominciò una volta raggiunta una balconata che si affacciava sulla città –state quindi per rivelarmi i reali motivi a cui devo la mia convocazione?-
-Esattamente Capitano Aang, vedete- Ozai posò una mano sul cornicione e indicò vagamente con l’altra il panorama .
-Parigi vista dall’alto sembra una città prospera, piena di risorse e di possibilità. Eppure sia io che lei sappiamo che i veri problemi risiedono al di fuori di ciò che si può immediatamente scorgere con la vista. La popolazione è notevolmente aumentata, compresa la sua parte dedita alla scelleratezza e alle malefatte. Zingari, li chiamano.-
-Signore con permesso – Aang prese la parola –sono stato chiamato per, dare la “caccia”, a qualche artista di strada?-. Era perplesso. Non era decisamente quello che si aspettava.
-Ovviamente no, se fosse per quello basterebbero e avanzerebbero i miei uomini. Io sto parlando, di trovare la fonte del problema.-
Compiaciuto dalla totale attenzione ottenuta dal suo interlocutore, il dominatore del fuoco continuò.
-Dopo una serie di indagini, sono venuto a sapere che c’è un luogo, chiamato “Corte dei Miracoli”, dove gli zingari si riuniscono e vivono nella loro totale non osservanza delle leggi. Il suo compito, Aang, sarà quello di trovare questa “corte” brulicante di formiche. Non dovrebbe essere difficile per il Tornado Dorato.- aggiunse con una chiara allusione. Quell’uomo aveva evidentemente un discreto e ben informato numero di spie. Non era da sottovalutare, né, se il generale voleva avere un futuro, da contraddire.
-Signorsì, Eminenza.- poi, come se si fosse improvvisamente ricordato –Cosa dovremo fare una volta trovato l’obiettivo?-
A quella domanda, lo sguardo di Ozai e quello di Aang si incontrarono per un lungo istante, senza che nulla avvenisse.
Infine Sua Eminenza si mosse verso un rampicante che pendeva da una colonna. Vi posò sopra due dita e in breve tempo l’arbusto prese a bruciare sotto lo sguardo fumo del generale, lanciando bagliori di fuoco nelle iridi d’ambra di Ozai.
-Spero di essere stato abbastanza chiaro.-
Aang mascherò sotto l’armatura che aveva indosso tutta la repulsione e l’orrore per quel gesto.
-…lampante, Signore.- ritrovatosi poi solo su quel terrazzo, spense con un gesto della mano le fiamme residue per poi affacciarsi.
Ad Aang piaceva aiutare le persone. Ma ciò che avrebbe dovuto fare non suonava decisamente come positivo o altruista. Per un attimo si chiese se tornare a Parigi si fosse rivelata seriamente la scelta giusta.
 
-*-*-*-
 
Doveva agire ora.
Tutte le persone che avrebbero potuto notare i suoi movimenti sarebbero state impegnate, tutti gli sguardi concentrati sugli avvenimenti che stavano per accadere nella piazza.
Zuko scrutò un’ultima volta in basso, i suoi piedi che penzolavano nel vuoto al di là del cornicione.
Nessun ripensamento. Vai.
Prese il respiro, e si lasciò cadere.
Le sue mani trovarono appiglio parecchi metri più sotto, sul braccio di un gargoyle particolarmente grosso. Fece leva sulle braccia e scartò di lato verso una sporgenza.
Scivolò rimanendo in equilibrio sui piedi fino al bordo del tetto di una delle navate laterali, abbassandosi all’ultimo e ripetendo il lancio nel vuoto.
Non aveva paura.
Se qualcuno avesse potuto vederlo, se qualcuno si fosse accorto del ragazzo, non avrebbe creduto ai suoi occhi.
La facilità con cui scalava la facciata est della cattedrale lo faceva sembrare facile come respirare, come se fosse nato per farlo, e infatti il ragazzo era tutto tranne che affaticato. Tanto che quando saltò un’ultima volta e i suoi piedi toccarono il suolo, non aveva nemmeno il fiatone.
Bene, nessuno lo aveva visto.
La scalata era stata facile. Quello che lo aspettava adesso, un’incognita.
Il campanaro si calcò sulla testa il cappuccio con un gesto deciso, e guardandosi attorno un’altra volta soltanto, s’infilò dietro una coppia, nel cuore della festa.
Non si torna più indietro.



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Nuovo capitolo per voi!!!
Scusate il ritardo ma in questi giorni ho avuto un bel po' di impegni che si sono accavallati. Inoltre ci sono state cose di questo capitolo su cui ho dovuto ponderare attentamente prima di poterle scrivere.
Prima fra tutte, Aang. Il nostro avatar preferito ha fatto la sua entrata in scena, ma ci sono un paio di cose da mettere in chiaro su questa sua nuova versione.
Aang qui ha 21 anni, il che vuol dire che ne ha più di Zuko. Se questo può risultarvi strano (e lo è, anche a me fa effetto scrivere di un Aang più grande çAç) tenete conto che è il Capitano delle guardie, una carica che, per quanto acquistata precocemente, mi rifiutavo di dargli prima che avesse compiuto almeno i 20 anni. Sarebbe stato poco realistico no? *cerca conferme*
I tatuaggi li ha ancora perchè non riesco ad immaginarlo senza, e sono diventati il simbolo del suo status da capitano. I simboli dello status di ogni capitano a dire il vero, questo vuol dire, che ogni capitano del passato come il suo mentore Roku hanno quei simboli tipicamente da dominatore dell'aria. Deal with it U____U
Ah, e ha i capelli u.u in fondo è un soldato non un monaco quindi non ha motivi reali per rasarsi la testa XD

Appa. APPA PEDONAMI. Ho dovuto farti diventare un cavallo.
Questa cosa può sembrare stupida ma mi ha mandato parecchio in crisi XD è che immaginare Aang senza Appa... poi l'altro giorno ho trovato una meravigliosa fanart che ha risolto i miei problemi e che vi linkerò qui! *A* (
http://chibii-kira.deviantart.com/art/Appa-Horse-176754572?q=boost%3Apopular%20appa%20horse&qo=0 non è bellissimo? Fate i complimenti all'autrice originale del disegno!!) 

ta-da-dan, gli zingari sono dominatori dell'acqua in generale. Chissà chi è quel terzetto eh? 8D

E il nostro morozuko *schiva palla di fuoco a lei diretta dal dominatore* si sta addentrando da solo nella festa! Dal momento che certe cose non cambiano mai anche qui ha una cappa con cappuccio XD un po' come quando scappa per unirsi all'Avatar u.u

 
Non ho idea di quando riuscirò a pubblicare il prossimo capitolo, ma mi auguro il prima possibile ><
fino a quel momento, arrivederci cari lettori.
Grazie a chi ha messo la mia storia tra le seguite! *_____*

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