Don't fall in love with me.

di Iwantasmile
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1
Era una delle solite serate trascorse tra i vicoli della citta.
Rossane si accese una sigaretta, e un’auto ci sfrecciò davanti per poi fare marcia indietro.
“Questo è tuo.”  Le dissi facendole l’occhiolino.
Il finestrino, del grande fuori-strada che avevamo di fronte, si abbassò, e un ragazzo si affacciò.
Prima che potesse parlare, Rossane andò verso di lui ancheggiando sui suoi enormi tacchi.
“Ehi bello.. Come te la passi?” Disse assumendo il suo solito tono ‘lavorativo’.
Risi, e sperai che anche per me arrivasse al più presto qualche sfigato, in cerca di una notte di fuoco.
“Non mi interessi tu. Voglio la tua amica.” Fu la frase che riportò la mia attenzione a Rossane e a quel ragazzo.
Lei si voltò e venne verso di me.
“Scambio. Dice di volere te. Vuol dire che non è serata.. Vado a casa io. Buonanotte.” Mi baciò la fronte e si incamminò sbandando continuamente.
Mi sporsi dentro l’auto di quel ragazzo, e gli permisi un ampio squarcio sul mio decolté.
“Sentiamo.. quanto proponi?” Chiesi.
Erano sempre loro a proporre una cifra, ed io a decidere il resto.
“I soldi non sono un problema..” Disse ridendo.
Al buio non riuscii a vedere il suo viso, tuttavia, intravidi un’aria familiare.
Se per lui i soldi non erano un problema, evidentemente era un ragazzo di rango elevato.
Risi da sola delle scemenze che mi passavano per la testa.
“Sali?” Mi chiese aprendo lo sportello.
Feci come mi chiese. Noi ragazze di strada non temiamo il pericolo. Anzi gli andiamo incontro. Altra cazzata.
Prima che potessi chiudere la portiera, lui partì di scatto, facendomi sbattere contro l’interno dell’auto.
“Idiota.” Sussurrai serrando i denti.
Rise, nel buio.
“Sentiamo, dove ti va di farlo?” Dissi così per affrettare i tempi.
Rise ancora. Ero così divertente?
“Tu che proponi?”
“Piscina, tavolo, sedia, poltrona, divano.. o preferisci sul lampadario?” Dissi prendendomi beffe di lui.
Rise ancora. Non so perché mi coinvolse e risi anch’io.
“Credo che a letto vada più che bene.” Disse tra una risata e l’altra.
L’auto si fermò di fronte ad un’enorme villa a quattro piani. Niente di che, non restai sbalordita, ne avevo viste altre.
Scesi dall’auto, librandomi sui miei stivali attillati.
Mi fece strada ed entrammo in casa sua. Ancora nessuna luce. Il suo volto mi era estraneo.
Poi aprì dei fari, e non potei fare a meno di riconoscerlo: Justin Bieber.
Il suo volto mi era così noto, ormai in giro per la città non si vedevano che foto sue. Ovunque.
Decisi che non gli avrei dato sazio, e finsi di non conoscerlo, anche se devo ammettere quanto fosse maledettamente bello.
Mi guardò sorridendo, aspettandosi in me, una reazione da fan.
Continuai a masticare la mia gomma, fingendo di non conoscerlo.
“Allora, questo letto è di sopra..?” Dissi indicando una scalinata.
Lui annuii.
“Sei la prima che reagisce così, trovandosi in casa mia, e avendomi di fronte.”
“Come dovrei reagire? Non è la prima villa che vedo.. E poi tu.. che reazione dovrei avere?” Dissi per stuzzicarlo.
“Niente. Meglio così.” Disse mettendomi un braccio attorno ai fianchi e accompagnandomi su.
Arrivati in camera sua, si tolse le scarpe, e mi invitò ad imitarlo.
Feci come lui, e lo guardai stendersi sul letto.
Lasciai la mia borsa cadere per terra, e anche io mi stesi in quel letto, che avrebbe cullato, quella notte.
Non si mosse qualche istante, così mi alzai e mi misi a cavalcioni su di lui.
Vedendo che non rispondeva agli stimoli, mi sporsi  e iniziai a baciargli il collo.
Ecco che finalmente il suo istinto maschile uscì fuori.
Con le mani mi strinse i fianchi e lasciò scivolare lentamente la presa sul mio seno.
Gli sfilai la maglia,e lo stesso fece lui, trovandosi di fronte al mio corpo nudo.
Mi contemplò qualche istante dopo di che iniziò a baciarmi.
Mi tolsi la parrucca rossa,che mi copriva la testa,e lasciai che i miei lunghi capelli castani mi scivolassero sul corpo.
Era esperto. Sapeva che fare e come muoversi. Sapeva quali punti erano deboli, e li sfruttò.
Fu la prima notte in cui, potei dire, di averlo fatto per piacere.. e non per lavoro. Per il puro e semplice piacere.
Non fu una delle solite nottate con tipi, violenti e buzzurri. No affatto. Non era una serata in cui non vedi l’ora di essere pagata per fuggire via.

Anzi.. Sembrava che io stessi pagando lui per farlo.
E potei dire di aver percepito qualcosa, oltre il sesso. C’era qualcosa che andava oltre.. non potei dire cosa, poiché stremata, mi addormentai.
Mi risvegliai l’indomani mattina, in quel letto in cui avevo gemito fino a qualche ora prima.
Allungai la mano alla ricerca del corpo di quel ragazzo, ma non lo trovai, così mi alzai.
Mi guardai intorno, e solo ora che la stanza era completamente illuminata, potei vedere i numerosissimi premi che erano esposti su uno scaffale.
Poi guardai per terra, ed oltre i miei vestiti, trovai un pacco dei preservativi. Fortunatamente nessuno dei due si era dimenticato della ‘protezione’.
Mi rivestii e scesi al piano di sotto.
Mi ambientai, e vagai per la casa, finchè non lo trovai nella lavanderia.
“Buongiorno..” Mi disse.
“Si buongiorno anche a te. Allora.. “ Dissi cercando di trovare in me la forza di fuggire via da quella casa.. Ma questa volta non ne sentivo la necessità ,stavo bene.
“Già allora.. Quanto ti devo?” Mi chiese mettendo dei panni in lavatrice.
“Tu che ne pensi?” Chiesi abbassando un sopracciglio.
“Facciamo così.. Ti concedo un’altra notte con me..” Disse ammiccando.
“Cosa scusa?” Chiesi irritata.
“Si. Ti ho vista divertirti questa notte..” Si mise a braccia conserte e mi fissò. Poi aggiunse:
Ed anche io mi sono divertito.” Sorrisi.
Le mie prestazioni erano sempre ben pagate, quindi ..
“Va bhè, ciao Justin..” Dissi girandomi e dirigendomi verso la porta.
Ad una sola cosa non avevo dato importanza: Fin’ora non ci eravamo presentati, ed io avevo finto di non conoscerlo.. Eppure ora per sbaglio l’avevo chiamato per nome.
Rise.
“Sapevo, che infondo non ti ero estraneo..” Mi voltai e lo guardai male.
“Quanti anni hai?” Mi chiese poi, tossendo, con evidente falsità.
Sedici.” Risposi secca.
Si mise le mani in faccia.
“Dopo questa notte potrei andare in galera.. Cioè ..prostituzione minorile.” Disse assumendo un’espressione stupida.
“Idiota smettila.” Risposi lanciandogli una maglietta che trovai appesa alla porta.
La maglietta gli scompigliò i capelli, che ricompose velocemente.
“Io vado.. Ciao.”
Dissi incamminandomi verso la porta.
Mi raggiunse.
“Scherzavo. Dimmi quanto ti devo dare..”
“Sai hai ragione.. Forse questa notte per me non è stata come le altre. Non l’ho fatto per lavoro. Ma per divertimento. Non voglio essere pagata.” Dissi voltandomi e uscendo di casa.
Mi raggiunse, nuovamente.
“Ne sei sicura?” Annuii, e mi voltai nuovamente.
“Posso almeno sapere come ti chiami?” Mi urlò dietro, prima che potessi allontanarmi definitivamente.
Lo guardai da lontano.
Sapere il mio nome, non avrebbe di certo fatto incontrare nuovamente i nostri destini, eppure gli risposi.
Bea..” Risposi senza dire il mio nome per intero.. Beatriz Priscilla Esme Aguilar.
Nome (come dice mia madre) tramandato di generazione, in generazione.
“Bea..” Ripetè lui sull’uscio di casa sua.
Senza guardarlo,salii su un taxi, che mi lasciò di fronte ad un’altra grande, enorme villa: casa mia.
Scesi, e pagai l’autista, dopo di che sorpassai il controllo video-sorvegliato all’ingresso, attraversai il giardino, la piscina, e finalmente giunsi di fronte la porta di casa mia.
Infilai la chiave nella fessura, ma prima che potessi girarla, mia madre spalancò la porta.
Era avvinghiata in uno dei suoi soliti vestiti di alta moda, e sul suo viso regnava un’espressione tutt’alto che serena.
“Ti sembra orario?” Mi disse gesticolando.
“Sta zitta..” Risposi con non curanza, incamminandomi verso il secondo dei cinque piani.
“Beatriz Priscilla Esme Aguilar, torna subito qui.” Odiavo essere chiamata Beatriz, figuriamoci tutto il nome per intero.
Non badai a lei e proseguii verso camera mia.
Mi inseguì.
“Cambiati immediatamente. Tra dieci minuti andiamo ad un evento di alta moda, non puoi presentarti così.” Disse tirandomi la maglietta.
“Non ci vengo..” Risposi seccata.
“O ci vieni.. oppure puoi dire addio a Will.”
Will, il mio unico, grande e solo amore. Il mio cane.
Dopo venti minuti, ero lavata e cambiata. Sembravo la figlia di Obama, eppure mi sentivo a disagio fra tutte quelle persone tutte d’un pezzo.
Mia madre conversava con tutti come se nulla fosse, io mi sentivo scomposta.
Mi alzai e mi diressi in bagno, dove mi levai quella stupida collana di perle, e quegli orridi orecchini che mi  faceva indossare, solo perché li aveva acquistati in Moldavia.
L’apparenza era tutto per lei.
Mi voltai per uscire dal bagno, e come per scherzo del destino, di fronte mi trovai Justin.

Salve bellezze *-*
Eccomi qua a scrivere la mia TERZA FF..
Non so, c’è qualcuno che la legge?! C’è qualcuno (tra quelli che la leggono U.U)
a cui piace l’inizio? Ahahaha
Aspetto qualche recensione.
Un bacione
-Erika

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
Articolai qualche gesto scomposto e poi dissi:
“In giro si parla spesso del dubbio sulla tua sessualità.. ma trovarti in un bagno delle donne..”
Si appoggiò alla parete e rise.
“E tu che ci fai qui? Credevo ci fosse solo gente noiosa.” Avrei dovuto sentirmi lusingata dal suo stupido complimento?! No.
Io credevo invece che agli idioti non permettessero di entrare.” Risposi con cattiveria.
Infondo era più forte di me. Questa sono. Antipatica, scontrosa e stronza.
Rise. Ancora. Ma perché non riuscivo ad offenderlo in nessun modo?
“Seriamente.. che ci fai qui?”
“Quello che ci fai tu..”
“Non credo che tu debba cantare..” Doveva cantare? Che merda.
“No non devo cantare. Mia madre mi ha trascinata in questo circolo di idioti, per vedere cantare te. Ecco cosa ci faccio qui.” Dissi incamminandomi verso l’uscita.
“Tua madre?” Aggiunse trattenendomi dal braccio.
Annuii, nello stesso istante in cui nel suo volto si espanse lo stupore.
“Credevo che tu.. ecco fossi..” Non finì la frase.
“Una prostituta.” Aggiunsi sorridendo.
Scosse la testa, e si guardò intorno.
“Non sono i soldi a farmi prostituire..Anzi di quelli ne ho più che a sufficienza.. Ma è l’odio verso il mondo, verso la mia famiglia,e  verso me stessa a farmelo fare.”
Alzò un sopracciglio, si toccò il mento e mi rispose:
“Mhh.. abbastanza complesso come ragionamento.”
Feci una smorfia, dopo di che mi staccai dalla sua presa e uscii dal bagno.
Lui mi inseguii, e prima che potessi allontanarmi troppo, mi afferrò dal braccio e mi ri-trascinò dentro il bagno.
“Aspetta Bea.. non andare di la..” Disse spingendomi contro il muro.
“Che vuoi?” Risposi freddamente, senza dar importanza alla sua mano che stringeva ancora la mia.
“Voglio te.. Ti voglio qui.. ora.” Mi sussurrò baciandomi il collo.
Cercai di allontanarlo, ma l’effetto che i suoi baci avevano su di me, mi impedì di staccarmi da lui.
“Justin potrebbe entrare qualcuno.” Dissi tra un bacio e l’altro.
Non mi rispose, ma mi afferrò dalle spalle e mi trascinò all’interno di una delle toilette, poi chiuse la porta alle sua spalle, a chiave.
Mi guardai intorno.. Era tutto perfettamente pulito e splendente. Non per nulla era un bagno dell’alta società.
Appena finì di chiudere la porta a chiave, Justin si voltò verso di me e mi cinse i fianchi, per poi riprendere a baciarmi.
Lasciai che le sue labbra scorressero sul mio corpo, dov’era scoperto.
Poi ci pensò lui a scoprirmi.
Guardai da dietro le spalle di Justin, il mio vestito rosa Coco Chanel, appiattito contro il pavimento.
Gli levai la camicia,e con le mani percorsi i lineamenti della sua schiena.
Poi appoggiai la testa sulla sua spalla e lasciai che il suo corpo accompagnasse i miei movimenti.
Proprio mentre stava per entrare in ‘stretto’ contatto con me, qualcuno bussò alla porta.
Lo guardai e gli feci cenno di non fiatare.
Aprì la bocca per dire qualcosa, ma con la mano gliela tappai impedendogli di farlo.
“è occupato?” Chiese una voce da fuori. Riconobbi subito quella voce.
“Si mamma è occupato.” Risposi scoppiando a ridere.
Il quadro della situazione era davvero divertente.
“Oh Beatriz sei qui. Ti stavo cercando.” Disse.
La maledissi per aver svelato a Justin il mio nome, poi però tornai a sorridere, perché il corpo di Justin si irrigidì incredibilmente.
Era agitato.
Lo abbracciai da dietro e iniziai a muovere le gambe come una bambina.

“Sbrigati, la signora Moretti ti vuole conoscere..”
“Arrivo mamma finisco di ..” Justin mi tappò la bocca improvvisamente, spaventato dall’idea che potessi dire a mia madre la verità.
Sentimmo il rumore dei suoi tacchi allontanarsi.
Justin riprese a baciarmi e mi ritrovai ad allontanarlo.
“Non hai sentito? Dobbiamo uscire Justin..” Dissi a bassa voce.
Lui rise.
“Da quando hai la paura del rischio?”
Da quando un coglione non mi ha trascinata a farlo in un bagno.” Risposi infilandomi il vestito.
Prima che il vestito mi scivolasse completamente sul corpo, mi afferrò dalla biancheria e mi attrasse a se.
“Ci vediamo sta sera..?!”

“Non so se mi va..” Risposi ricomponendomi.
“Bhè fammelo sapere.. Potrei prendere qualche altro impegno.” Disse ancora nudo.
“Vuol dire che non ci vedremo.. Ciao ciao.” Dissi prima di spalancare la porta ed uscire.
Lo sentii urlare qualcosa, dopo di che sbattè la porta.
Andai da mia madre che iniziò a fissarmi malamente.
“Salve..” Dissi, ma non completai la frase perché mia madre mi allontanò dalle sue amiche e mi portò di fronte la porta del bagno.
“Cos’hai nel collo Beatriz?” disse indicandomi un punto.
Mi toccai, e non sentii nulla. Poi mi prese, mi voltò verso lo specchio che avevamo di fronte e mi indicò un punto, in cui c’era un enorme succhiotto marrone.
Sgranai gli occhi.
“Cos’è successo?” Mi disse.
Scossi la testa.
Poi la nostra attenzione fu attratta da Justin che uscì dal bagno delle signore, mentre si metteva la camicia dentro i pantaloni.
Di fronte allo sguardo di mia madre, sbiancò, poi distolse lo sguardo e si allontanò.
“Voglio saperlo secondo te?”
Mi chiese abbassando un sopracciglio.
“Non credo…” Risposi sorridendo.
Poi mi porse dei cosmetici per coprire il succhiotto.
“E aggiustati i capelli.” Aggiunse prima di allontanarsi.
Che gran brutta figura. Justin me l’avrebbe pagata sicuramente.
Andai in bagno e dopo essermi aggiustata i capelli, mi guardai il collo.
Una scia di succhiotti, partivano da sotto l’orecchio fino ad arrivare al seno. Era incredibile.
Coprii tutto con la cipria, e tornai in sala.
Guardai mia madre, che mi sorrise facendo un gesto di approvazione, dopo di che, mi informai sull’esibizione.
“è un’esibizione di beneficienza. Justin è davvero un bravo ragazzo.” Mi disse una signora anziana.
Sorrisi e annuii.
Vidi una specie di soppalco, o rialzo, e capii subito dove si sarebbe esibito.
Fu più forte di me.
Andai dietro i tendaggi, e mi guardai intorno.
Poi sentii delle urla, mi guardai intorno e da una vetrata vidi una calca di milioni e milioni di ragazzine fare pressione sull’edificio.
Cartelloni, magliette e gesti, mi fecero capire che erano le Beliebers.
Le vidi urlare, ridere, piangere, contemporaneamente. Sentii la pelle d’oca su tutto il corpo.  Non ero sensibile a questo tipo di cose.. tuttavia mi trasmettevano una carica impressionante.
Restai immobile qualche istante, poi sentii la voce di Justin alle mie spalle, e vidi queste ragazze scalpitare.
Era il miglior momento per la mia vendetta.
Justin iniziò a cantare, appena giunse al ritornello, superai due guardie enormi, grazie ad un sorriso altrettanto grande e raggiunsi le porte.
Premetti un tasto, e si spalancarono.
In men che non si dica, la stanza fu invasa da migliaia e migliaia di ragazze di tutte le età. Riuscii pure a scorgere dei ragazzi tra la folla.
Mia madre e tutte le altre donne che erano presenti iniziarono ad urlare,  Justin smise di cantare improvvisamente.
Due guardie enormi lo accerchiarono per proteggerlo, e lui con lo sguardo mi cercò.
Quando ci incrociammo gli lessi il labiale: stronza.
Sorrisi. Poi mia madre, mi afferrò dal braccio e mi trascinò fuori.
Mezz’ora dopo, eravamo a casa.
Mia durante tutto il tragitto non aveva fatto altro che parlare dell’ineducazione di quelle ragazzine.. La pregai gentilmente di tacere per il resto della sua vita.
Le chiamate sul mio cellulare si sovrastavano. Rosanne, Paula, Chiara, Johan, Jeiden.. ignorai tutti, mi feci una doccia e andai a dormire.
Fui svegliata alle 21:00 da mia madre.
“Beatriz, c’è Rosanne sotto..” Mi cambiai e scesi in pochi istanti.
Salutai Rosanne e ci incamminammo.
Lei ha 17 anni, ed è la mia ragione di vita. Non c’è altro che possa dire.
“Com’è andata con quel tizio ieri sera?” Mi chiese accendendo una sigaretta.
“Bene considerando che era Justin Bieber..”
Fece una smorfia disgustata.
“Almeno la scopata com’è stata?” Mi disse con non curanza.
Le diedi un pugno sul braccio. Non mi piaceva quest’espressione.
Credo che obbiettivamente sia stata la migliore della mia vita..” Ammisi.
Rise.
“Dovreste rivedervi..” Aggiunse.
“Ci siamo già visti pomeriggio.. Sai una delle feste pallose di mia madre..” Si mise di fronte a me.
“Ecco perché non ti sei degnata di rispondermi a quel cazzo di telefono.” Mi disse ammiccando.
“Tornando a noi.. ti ha pagata bene?”
“In realtà non mi sono fatta pagare..” Dissi.
Sbraitò per tutta la serata, fin quando non scelse un marciapiede in cui ci fermammo.
Si fermarono vari ragazzi,ma li mandai tutti a quel paese, così non so perché.
Poi, una figura familiare, si avvicinò a noi. Nel buio un sorriso brillava sotto una felpa nera.
“Ciao Beatriz..”
Mi disse fermandosi di fronte a me.
Era troppo bello sperare che non se ne fosse accorto.
“Ciao idiota.” Dissi facendo finta di nulla.
“Andiamo?”
Mi propose. Rosanne mi incitò con lo sguardo ad andare.
“Ma come? Pensavo di essere una stronza.” Dissi stuzzicandolo.
Lo sei infatti. Ma ti prostituisci, ed io ti sto facendo un’offerta di lavoro.”  Restai a bocca aperta. Rosanne iniziò a ridere fino a piegarsi in due.
Salutai Rosanne con la mano, e iniziai a camminare vicino a Justin.
Nessuno dei due disse niente, finchè non raggiungemmo il parco.
“Perché lo fai Bea? Tu non hai problemi economici.” Mi chiese ad un tratto.
Avevo capito a cosa si riferiva.
Non risposi. Si fermò.
“Puoi parlare con me..”
“Justin devo lavorare.. se tu non hai inte..”
“Ti pago tutto il tempo che passi con me.” Rispose frettoloso, senza farmi finire.
Continuammo a camminare.
“Allora?”
Non c’è un perché. Ho iniziato a farlo l’anno scorso dopo la morte di mio padre..
“Mi dispiace.. ma non è una buona ragione per fare questo Bea.. C’è in ballo la tua vita.. Potresti rimanere incinta o prendere infezioni..” Disse gesticolando.
“Cazzo hai l’AIDS?” Chiesi con ironia.
Rise.
“Resta con me questa notte..”
Mi fermai.
“Solo una cosa.. Perché?” Gli chiesi.
“Perché non vorrei saperti con nessun altro ragazzo.”

Ciao splendori *-*
Ok, ecco il secondo capitolo. Che ne pensate? Vi piace?
Sapete che su un fumetto di Topolino (il settimanale) c’era un episodio dedicato a Jusitn Bieber (soprannominato Justin Paper) hhahah Ok, non centra nulla scusate.
Comunque sia..
Un bacione vi adoro.
-Erika

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3
Mi indicò una panchina, dove andammo a sederci.
“Justin, io non capisco qual è il tuo problema..” Dissi gesticolando.
Mi guardò senza capire.
“Tu.. cosa vuoi da me?” Si guardò intorno e non rispose.
“Potresti avere tutte le ragazze del mondo.. ed anche i ragazzi se vogliamo dirla tutta.. quindi perché vieni da me?” Iniziò a fissarsi i piedi e non rispose.
“Parlare con un muro è più interessante.” Dissi alzandomi e avviandomi verso Rossane.
“Aspetta Bea..” Disse senza muoversi.
Questa volta fui io a non rispondere, così si alzò e vene verso di me.
Non so perché sento il bisogno di cercati.” Iniziò.
Continuai a guardarlo, cercando del senso nelle sue parole.
“Quello che dici.. non ha senso.” Si accostò a me.
“Non ha senso perché forse non hai mai provato questa sensazione Beatriz.”
“Non chiamarmi Beatriz.” Risposi nervosamente senza nemmeno pensarci.
Si mise una mano sulla fronte, e sorrise.
“Bea.. Tieni..” Disse porgendomi dei soldi ammucchiati. Li guardai e poi guardai lui senza capire.
“Sono per questa sera..”
“Sai che non è questo che mi interessa.” Ribattei rimettendoglieli in mano.
“Non mi importa. Io ti pago per stare con me. Indipendentemente da ciò che facciamo.” Me li mise in tasca, prima che me ne accorgessi, e poi iniziò a trascinarmi in strada.
“Dove andiamo?” Chiesi lasciandomi strattonare.
“Dove ci porteranno i piedi.” Mi rispose ridendo.
“No. Dove ti porteranno i piedi.. stai guidando tu in pratica.”
Si fermò di scatto, permettendomi di avvicinarmi a lui, poi mi strinse la mano e iniziammo a camminare insieme.
Non dissi una parola, finchè non ci fermammo su una panchina, in piazza.
Sbuffai.
Rise. Ancora. Mi stava snervando.
Aprii la borsa, e ignorandolo presi un libro, iniziando a leggere.
Con una mano, mi afferrò la parrucca e la spostò, lasciandomi cadere i capelli sulle spalle.
“Tu non sei così Bea..” Disse ad un tratto.
Lo guardai.
“Così come?”
“Tu sei una di quelle ragazze che legge romanzi d’amore..” indicò il mio libro, poi continuò.
“Tu sei una di quelle ragazze che piange di fronte ai film commoventi. Tu ridi quando sei nervosa, e non ti piace che ti vengano imposte le cose. Tu ti vendi ad altri ragazzi, solo perché non sai più a quale figura maschile aggrapparti.. “
Stava per continuare, ma lo bloccai.
Mi sentii bruciare dentro, le sue parole mi stavano ferendo.
“Tu credi di sapere tutte queste cose di me dopo avermi portata a letto? La verità è che tu non sai niente. Non sai niente.” Dissi alzandomi e aprendo la borsa.
Presi i soldi e glieli lanciai addosso.
Iniziai a correre verso casa mia.
Non mi importava il fatto che lui vedeva in me una persona diversa.. la cosa a darmi fastidio.. era l’ultima frase che aveva detto.
‘Tu ti vendi ad altri ragazzi, solo perché non sai più a quale figura maschile aggrapparti..’
Sin da piccola, sono stata sempre una bambina allegra, solare ed euforica.
Mi piaceva parlare con i grandi, soprattutto con i ricchi imprenditori,a cui papà mi presentava.
Trascorrevo le giornate, fra giochi e risate con mio padre.
Raggiunti i quattordici anni i punti di forza del mio carattere crebbero ancora di più.. Finchè quel 25 aprile non arrivò quella chiamata.
Mio padre stava andando a Los Angeles per affari, e quanto pare, la sua auto si era ribaltata.
Mia madre, appena chiuse il telefono iniziò a piangere, e venne verso di me.
Fece cento giri di parole, ma le sue lacrime mi bastarono a capire tutto.
Da quel giorno la mia vita cambiò.
Iniziai a fare i conti con la realtà, trasformando la mia vita in qualcosa di cui sono la prima a volermene liberare.
Non piansi allora, non versai nemmeno una lacrima.. Invece ora sembra proprio che i miei occhi vogliano sfogarsi..
Glielo impedii, reprimendo le lacrime.
Arrivai di fronte all’immensa villa di casa mia,superai il cancello, e mi fermai di fronte all’ingresso.
Forse l’unica cosa è che mi stavo rendendo conto di non voler essere quella che ero diventata.
Sentii dei passi alle mie spalle, mi voltai e lo vidi.
Era fuori il cancello, e si appoggiava ad esso, segno di stanchezza.
“Bea ti prego..” Riuscii a sentirlo dire da lontano.
Immaginai di voltarmi e sbattergli la porta in faccia, invece i miei piedi mi condussero di fronte a lui.
“Bea.. solo una cosa..” Lo guardai.
“Scappando dalla verità, non raggiungerai la felicità.”
A dividerci c’era un cancello, dargli uno schiaffo non sarebbe stata un’ottima idea.
Si abbassò il cappuccio, e si sporse verso di me.

Feci lo stesso, senza pensarci, e gli impressi un lieve bacio sulle labbra.
Poi fu come, riprendersi dopo un abbassamento di pressione.
Lo guardai sbalordita, anche se la cosa che mi scioccò, fu me stessa.
Allungai la mano, e sul suo volto rimasero le mie cinque dita.
Sorrise, e anche al buio vidi i suoi denti brillare.
Si voltò e lo vidi allontanarsi.

Restai a seguire con lo sguardo la sua figura, fin quando non scomparve nel buio.
Poi trasalii, mi guardai intorno.
Cosa stavo facendo? O meglio, cosa avevo fatto?
In realtà ero stata io a baciarlo..Cosa mi era saltato in mente?
Mi sfiorai le labbra.. e mi resi conto che l’altra sera a casa sua, oltre a sfiorarci, non c’erano stati grandi contatti fra le nostra labbra.
Ed io come un idiota, lo avevo baciato di fronte casa mia.
Entrai sbattendomi la porta alle spalle e mi diressi direttamente in camera mia.
Trovai mia madre, seduta sul mio letto ad aspettarmi.
“Beatriz..” Disse con tono severo.
“Che vuoi adesso?” Dissi scocciata.
Mi dava noia, che stesse in camera mia.
“Voglio solo parlare con te.. Tutto qui.” Mi tolsi le scarpe e iniziai a struccarmi.
“Sono stanca. Non ora.”
“Beatriz..” Disse. Poi abbassò la testa, sospirò e si alzò.
“Domani mattina devi alzarti presto.”
“Non ne ho intenzione.” Risposi guardando l’enorme strato di trucco che mi copriva il volto.
“Non mi va di ricorrere sempre alla minaccia su Will ,Beatriz..”
Sgranai gli occhi.
“Sai già che ti odio?” Dissi girandomi.
“Impossibile non saperlo me lo ripeti sempre.”
Feci una smorfia..
Lei si aggiustò il vestito ed uscì, lasciandomi sola con il mio falso sorriso.
Proprio mentre il rumore dei suoi tacchi si disperdeva in casa, Will entrò dalla porta e mi salto addosso.
Lo presi tra le braccia e accarezzai quel labrador, che mio padre mi regalò pochi giorni prima di morire.
Erano pochi i momenti di gioia ormai.. però cercavo di godermeli tutti.
Prendo dalla borsa il mio cellulare all’ultima moda che mi madre mi aveva comprato, e controllai la mia casella e-mail.
Ignoro i vari messaggi da mia madre, e apro quello di Jeiden.
‘ Ehi Bea, se non hai da fare domani mattina potremmo infiltrarci ad un concerto che ne pensi?’
Questa si che era un’ottima idea. Ma come avrei fatto con mia madre?!
‘Ci sto. Ci vediamo alle 6 da me?’
‘ Perfetto Bea a domani.’

Spensi il telefono.
L’indomani mattina avrei deciso che fare con mia madre.
Andai a dormire, portando Will con me. Lo accarezzai fin quando non mi addormentai.
L’indomani mattina alle 5.30 il mio i-phone iniziò a suonare. La sveglia.
Mi alzai, e dopo essermi sciacquata mi infilai dei vestiti a caso.
Collant a rete, shorts,maglia rossa e anfibi. Penso che per un concerto possa andare.
Non mi truccai. Non ne avevo voglia, e poi Jeiden continuava a chiamare di continuo.
Presi il telefono, lo infilai nella tasca dei pantaloncini, e scesi silenziosamente.
Bene, mia madre dormiva ancora.
Scesi sotto e salutai Jeiden.
“Ciao bestia..”
“Ciao scema..”

L’amicizia tra ragazzo e ragazza è davvero meravigliosa.
“Quindi.. chi canta?” Chiesi salendo sul sellino della sua moto.
“Justin Bieber..”
Sperai di aver sentito male, e sgranai gli occhi. Io ad un suo concerto? No.

Ragazze ehi..
Innanzitutto scusatemi per non aver postato ieri il capitolo..
Poi, mi hanno sospeso l’account Twitter, ed ora mi sto collegando
con @ILoveTheBiebes3
Oggi Justin è in Italia.. che improvvisamente sembra più bella non credete?
Ahahahaahahahaha
Io, come molte altre, continuo a sperare in Roma.
Un bacione ragazze
-Erika

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4
Scesi dalla moto appena raggiunto lo stadio.
“Jeiden, andiamo via?” Chiesi togliendomi il casco.
“Ehi a me lui piace.. vedrai piacerà molto anche a te.” Mi afferrò dalla mano e iniziò a tirarmi verso una folla impazzita di ragazzine.
Per fortuna, i miei anfibi erano di una comodità estrema a tal punto da potermi permettere una fuga improvvisa.
Jeiden continuò a trascinarmi, e migliaia di ragazzine mi mollarono spintoni assurdi.
“Tranquille non voglio offuscarvi la vista del vostro idolo..” Pensai tra me e me.
Tuttavia, mantenni il silenzio. Sarebbe stato poco saggio dire una cosa del genere in questa circostanza.
Finalmente ci fermammo, giusto in tempo, per rendermi conto di dove mi trovato.
Sotto il palco, dove al 99% delle possibilità Justin mi avrebbe vista.
“Jeiden sicuramente da dietro lo vedresti meglio no?” Cercai di improvvisare,perché l’ansia mi assalì.
Si mise a ridere, trovando del simpatico in ciò che dissi, convinto che fosse una battuta. Non lo era.
“A che ora inizia?” Chiesi guardando intorno.
“Mezz’ora fa.” Rispose ridendo.
Improvvisamente, mi ritrovai compressa e accalcata contro una transenna. Dietro di me, migliaia di ragazze piangevano e urlavano impazzite. Ah dimenticavo, anche affianco a me.
Mi voltai. Jeiden urlava e si tirava i capelli.
Guardai tutti disgustata, e pensai solamente a trovare una posizione comoda.
Poi sentii la voce di Justin al microfono.
Mi sentii sempre più spintonata, così mi appoggiai alla transenna, abbandonandomi al mio destino.
Dopo dieci minuti iniziò a cantare.
Sarebbe stato troppo imbarazzante se mi avesse vista li.. soprattutto dopo ieri sera.
Le sue canzoni, non erano come le immaginavo.. avevano un senso.. ogni testo, sembra essere stato scritto da me. Parla dei miei sentimenti delle mie emozioni.. è una sensazione indescrivibile.
Poi Justin si affacciò dal palco e iniziò a tendere la mano alle sue fan, così mi spostai per permettere a chi davvero volesse farlo, di tendergli la mano.
Alzai lo sguardo per controllare se avesse finito, quando i nostri sguardi si incontrarono.
Lui, spalancò gli occhi e mi fissò per qualche istante, poi feci una smorfia e mi voltai.
Quando finì di cantare, disse qualcosa come introduzione alla canzone seguente.
‘Questa la dedico ad una ragazza che prima o poi si innamorerà di me. Lo so.
Poi indiscretamente, senza farsi notare, mi rivolse uno sguardo e sorrise.
Mi sarei dovuta sentire parte di quelle parole? Era forse a me che si riferiva?
Calma. Tanto non mi importa.
“Cosa canta ora?” Chiesi a Jeiden. Si voltò con gli occhi lucidi e mi disse:
“Boyfriend. L’ha dedicata a qualcuno hai sentito?” Disse saltellando.
Annuii vagamente.
Prima che me ne rendessi conto, un uomo enorme e con una faccia nervosa, mi prese dal braccio e mi fece largo tra la folla.
Iniziò a trascinarmi, verso il parco.
Lo strattonai.
“Ehi ehi.. dove mi sta portando?”
“Calmati ragazza,stai per abbracciare il tuo idolo.”
“No no no no perfavore..” Ripetei quasi urlando.
Mi spinse sul palco, senza sentire le mie prediche.
Sentii le urla scompigliarmi i capelli, e poi mi ritrovai Justin davanti.
Egli era sorpreso quanto me, e restammo a guardarci a bocca aperta, a due metri di distanza.
“Che ci fai qui?” Mi chiese senza muovere il labiale, in modo che non potessero capire ciò che diceva.
“Scomoda situazione.” Dissi.
Poi mi voltai per andarmene,ma Justin mi trattenne e mi disse in un sussurro:
“Fa finta di essere una di loro perfavore..” ovviamente, se me ne fossi andata, la sua figura sarebbe stata pessima.. Così decisi di risparmiargliela.
Mi voltai di scatto, e mi coprii la bocca con le mani.
Dalla folla, provenivano varie voci, che non ascoltai.
Poi finsi di piangere, e mi lanciai addosso a lui per abbracciarlo.
Quando le mie labbra raggiunsero il suo orecchio gli dissi:
“Così va bene?”
“Perfetto..” Mi rispose.

Mi voltai e vidi Jeiden con le lacrime agli occhi.
“Come ti chiami?” Mi chiese porgendomi il microfono.
Guardai Jeiden, poi Justin.
Jeiden, è il mio migliore amico, da quando avevo 3 anni. Mi è sempre stato affianco, e forse ora, io mi trovo qui per ripagarlo.
Mi stavo appropriando di qualcosa che non mi apparteneva.. Justin.
Da quando Justin divenne famoso, Jeiden si rivelò il suo più grande fan. Non è ossessionato da lui, semplicemente è il suo idolo.
“Jeiden.” Risposi al microfono.
Justin mi guardò stregato, abbassando un sopracciglio, poi io mi voltai verso Jaiden, che si coprì il volto.. Ma nonostante tutto lo visi singhiozzare.
“Bene.. allora la prossima canzone è dedicata a Jeiden.”
So che ciò che avevo fatto, non era una grande cosa.. Ma per lui ebbe una grande importanza.
Poi salutai Justin, e la guardia mi riportò fra il pubblico.
Molte ragazze vollero toccarmi, non capii il perché. Poi andai verso Jeiden, che mi abbracciò.
Non disse una parola,e non lo feci nemmeno io. Quell’abbraccio era sufficiente ad esprimere ogni parola.
Poi, restammo a saltare e ad urlare, per il resto del concerto.
“Non è stato forte?” Mi chiese porgendomi il casco.
“Già..” Risposi, fingendo entusiasmo.
“Sono le dieci..credi che tua madre sia sveglia?”
“Potremmo farcela.” Dissi sedendomi dietro di lui.
Dopo dieci minuti esatti, ero di fronte la porta di casa mia.
Salutai Jeiden ed entrai correndo, sperano di non trovare mia madre sveglia.
Mi diressi in cucina, e dopo aver girato il resto della casa, la trovai in camera sua, in fase di manutenzione.
“Mamma, vado bene così?” Dissi indicando i miei vestiti.
Beatriz Priscilla Esme Aguilar.. Non voglio nemmeno risponderti.” Mi disse con tono severo.
Sbuffai, e mi diressi in camera mia.
In cuor mio, sospirai, perché il pericolo era scampato.
Accarezzai Will, che ancora dormiva sul mio letto, e mi cambiai.
Indossai uno di quei completi che mia madre mi aveva comprato senza chiedermi un parere.
Poi scesi sotto.
“Ma dove andiamo, si può sapere?”
“Voglio solo portarti a fare shopping Beatriz.”
Qualsiasi ragazza sarebbe stata entusiasta.. Non io.
Fare shopping con mia madre significava comprare qualcosa in ogni negozio costosissimo di tutta la città.. Io avrei preferito fare un giro al mercatino.
“Ti saresti potuta raccogliere i capelli..” Sbuffai.
Niente andava bene in me, secondo lei.
Girammo tantissimi negozi, comprammo tantissime stupidaggini, e alla fine ci fermammo in piazza.
Dal grande schermo esposto sopra un palco, veniva trasmesso il concerto di sta mattina. Mia madre si fermò a guardare.
Arrivammo proprio nell’istante in cui, la guardia mi portò sul palco.
Rabbrividii, ed escogitai subito qualcosa.. Dovetti trovare un diversivo.
“MAMMA.” Urlai.
Lei si voltò di scatto.
“Beatriz che succede?”
“Voglio questo.” Improvvisai, indicando un cappello enorme in una vetrina.
La vidi annuire compiaciuta e mi disse:
“Era ora che in te si risvegliasse un pizzico di femminilità.”
Feci una smorfia e mi trascinò dentro quel negozio.
Mi trattenni il più possibile, dopo di che uscimmo. Fortunatamente il concerto era passato oltre.
“Indossalo subito Beatriz..” Mi disse. Rifiutai una due, tre volte.. poi dovetti cedere e indossare quell’enorme cappello rosso fuoco.
Divenni vittima di mia madre, che mi trascinò ovunque..
Non ci sarebbe stato nessun problema, se non per il fatto che non riuscivo a vedermi di fronte a causa del cappello.
“Beatriz, vado a salutare Elisa, ti va di venire?”
“No mamma.. ti aspetto qua..” Dissi sedendomi su una panchina in piazza.
Annuì e si allontanò.
Mi misi le mani sul volto e mi appoggiai sulle ginocchia.. Dieci minuti dopo, qualcuno si mise affianco a me.
Iniziò a ridere.. e lo riconobbi subito.
“Che vuoi Bieber?”
“Questo cappello ti dona.” Disse continuando a ridere.
“Lasciamo perdere..” Risposi togliendomelo e appoggiandolo affianco a me.
Lo guardai. Era camuffato, in modo che non potessero riconoscerlo.
“E così sei una..” Non lo lasciai finire la frase.
“No. Calma. Il mio amico mi ha trascinata li. Chiaro? Non farti venire strane idee.”
Jeiden?” Mi chiese.
Annuii.
“Siete.. molto amici?” Mi chiese a fatica.
“Molto.. è praticamente il mio migliore amico.” Dissi.
“Ecco perché mi hai detto di chiamarti Jeiden.. è un  Belieber-Boy?

Annuii.
Sei il suo idolo.
Sorrise.
“Invece per te cosa sono?” Mi prese di sprovvista.
“Un idiota montato.” Risposi ridendo.
“Seriamente Bea..”
Ci pensai..Cos’era per me?
“Non lo so..” Dissi.
Poi cercai di continuare.
“Non posso definirti..” Non mi fece finire.
“Ma certo..” Disse con un tono che non avevo mai sentito prima.
Lo guardai attontita. Poi si alzò e se ne andò.
Cos’avevo fatto di male?!


Ragazze belle *-*
Come state? Avete finito la scuola? Per me domani è l’ultimo giorno -.-
AVETE VISTO I VIDEO DI JUSTIN A MILANO? *-* Un’amore con la
scritta BELIEBERS sul braccio <3
Comunque.. il capitolo vi piace?!
Fatemi sapere.. Un bacione tesori
-Erika

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5
Restai incredula, con i miei dubbi fra le mani, fin quando mia madre non mi travolse.
Arrivò correndo con in mano centinaia di fogli, parecchio disordinati.
“Beatriz.. Beatriz..” Disse poi, con fatica.
“Che succede?” Dissi alzandomi per aiutarla.
Sorrise, nel suo volto un’espressione estasiata mi fece sorgere un orribile presentimento.
“Beatriz, andiamo a casa dobbiamo preparare le valige.” Disse afferrandomi la mano e trascinandomi verso casa.
La trattenni all’improvviso, cercando di capire meglio.
“Cosa?!” Urlai spalancando gli occhi.
Partiamo Beatriz, ho parlato con Elisa e l’acquisto del nostro attico, al centro di Parigi è andato in porto. Ci trasferiamo tesoro.
Nei suoi occhi brillava una luce nuova, un entusiasmo che non si avvicinava minimamente al mio.
Continuava a sorridere, così la guardai malamente.
“Non puoi farmi questo.” Riuscii ad esclamare con gli occhi lucidi.
“Vedrai che staremo benissimo.” Mi baciò la testa, dopo di che, mi lasciai trascinare fino a casa.
Non poteva farlo, in quel modo il mio mondo mi sarebbe crollato addosso.
“Per quanto?” Dissi, prima che salisse in camera sua a fare le valige.
“Per sempre.” Mi rispose, dopo di che si voltò e scomparve nell’ombra del corridoio sovrastante.
Le ginocchia mi cedettero. Caddi  per terra. Non avevo mai pensato che il mio mondo si potesse sgretolare a tale velocità.
Dieci minuti dopo, mi ritrovai a buttare di malavoglia in valigia, tutta la mia roba.
L’unica cosa positiva di tutto ciò, era Will. Sarebbe venuto con noi.
Alle 14:00 l’aria di nervosismo che regnava tra me e mia madre fu interrotta dall’arrivo del taxi.
Mentre l’autista caricava le valige io e mamma ci fermammo a guardare la nostra casa.
“So perché andiamo via..” Dissi asciugandomi le lacrime.
Mi madre abbassò la testa e fece lo stesso..
“Questa casa non fa altro che ricordarti papà..” Dissi la verità. Era proprio per questo che ci stavamo trasferendo.
Avevamo vissuto sempre li, fin dalla mia nascita, e mio padre era la parte più viva e fondamentale di quella famiglia.
Per quanto potesse sembrare stronza e ipocrita, mia madre lo amava da impazzire, ed era amata a sua volta.
Ecco perché sarebbe stato inutile accusare lei di questo trasloco.. Stava solo cercando di porre fine alle nostre sofferenze.. E forse in fondo in fondo, lo stava facendo anche per me.
Tuttavia, ero dell’idea che trasferirsi, non avrebbe cicatrizzato le nostre ferite.. soprattutto visto che mi costava abbandonare le persone che mi avevano aiutata ad uscirne fuori.
Lasciare quella casa, era come lasciarsi alle spalle la vita con mio padre.. e farlo non era ciò che avevo in mente.. ma forse era ciò che mi serviva, per andare avanti, per abbandonare le mie ‘brutte abitudini’.
Presi Will per il guinzaglio, e salimmo in auto.
Mia madre finse di non provare dolore, nonostante le lacrime le rigassero completamente il viso.
Non mi aveva nemmeno dato il tempo di salutare.. era questo che mi faceva star male.
Decisi che non avrei inviato SMS, ne fatto telefonate.. Sembrerà un comportamento da stronza, ma non potevo sentire le loro voci senza scoppiare in lacrime, così spensi il telefono definitivamente.
Continuai a guardare dal finestrino quella casa che aveva accolto la mia infanzia, lasciandomi un masso nel cuore.
-----
Due anni e mezzo dopo. Giugno.
L’auto che mi ha accompagnata dall’aereo porto a casa, mi lascia di fronte a quel vialetto in cui due anni prima avevo abbandonato la mia adolescenza.
Durante il mio soggiorno parigino, ho fatto da modella alle riviste più importanti, ho frequentato i più ambiti scapoli della Francia, e comprato i migliori vestiti possibili.. Tuttavia, nulla mi diede soddisfazione.. Ecco perché mi ritrovo al punto di partenza.
I miei diciotto anni, brillavano sotto il sole splendete di questa nuova estate, così mia madre, finalmente mi aveva accordato il permesso di tornare qui.. a patto che ogni sera le telefonassi per aggiornarla sulla mia situazione.
Will, iniziò a trascinarmi per il vialetto, così dovetti trattenerlo in modo da pagare il tassista e poter entrare in casa, come una donna di modo qual’ero.
Ormai avevo abbandonato il mio vistoso look adolescenziale, e mi ero lasciata coinvolgere dalla semplicità.
Indossavo un vestitino verde, accompagnato da dei tacchi color oro.
Entrai in casa sistemai le mie dodici valige in salotto, dopo di che mi guardai intorno.
In quella casa non era rimasto nient’altro che tristezza e solitudine coperta dalla polvere dei mobili.
Spalancai tutte le finestre, dopo di che raggiunsi il piano di sopra.
Tutto era perfettamente come l’avevamo lasciato, persino l’armadio era ancora aperto per la fretta con cui ce ne eravamo andate.
Mi guardai allo specchio, dove solo due anni prima trovavo riflesso il corpo di una ragazzina cresciuta troppo in fretta, che si prostituiva per saziare la propria assenza personale.
Ora invece vedevo una ragazza che ha raggiunto un metro e ottanta d’altezza, di cui migliaia di ragazzi si sono innamorati.. ma nonostante questo, il suo cuore non ha mai ceduto, perché nessuno di loro sembrava adatto a riempire i vuoti fra le sue dita.
Mi tolsi il cappello, e da esso cadde una lunghissima treccia di capelli castani.
Mai mi ero decisa a tagliarli, e probabilmente mai l’avrei fatto.
Mi guardai intorno, e decisi che mi sarei aggiustata nella camera da letto che una volta apparteneva a mio padre e a mia madre, così iniziai a disfare le valige.
Poi, il campanello suonò. Aspettai qualche istante, dimenticandomi che qui non c’era la domestica, poi me ne ricordai e mi affrettai a raggiungere il piano di sotto.
Aprii la porta, senza domandare chi fosse.. e una volta aperta, restai sbalordita.
Un ragazzo alto più o meno un metro e novanta, si presentò di fronte a me.
Sorrisi, e lasciai che le sue braccia mi avvolgessero istintivamente.
Poi mi allontanò da se per guardami meglio..
“Tu.. Tu.. Sei così diversa..” Mi disse ridendo.
“Anche tu. Non sembri più quel piccolo Jeiden con la passione per il suo idolo.”
Rise.
Ora il mio idolo è un mio amico..Allora, andiamo a fare una passeggiata? Devi vedere tutto quello che ti sei persa in questi due anni.”
“Veramente stavo aggiustando le valige..” Dissi guardandomi alle spalle.
Poi però mi convinsi.. Dovevo davvero recuperare quanto avevo perso in due anni.
Mi chiusi la porta alle spalle e ci incamminammo verso non so dove.
“Sei così diversa.. Non solo tu.. anche il tuo stile è cambiato.”
Sorrisi.
“Mi sono solo ambientata a Parigi.” Risposi facendo spallucce.
“A proposito di Parigi.. Raccontami, quanti ragazzi hai avuto?” Disse sbattendomi il gomito.
“Nemmeno uno.” Era la verità.
“Con me non attacca.. Comunque.. Ora, mi sentirei anche a disagio a prenderti in giro come una volta.. guardati sei splendida, e mi metti in soggezione.”
“Calmati bestia. Sono sempre quella di una volta.” Dissi prendendolo a braccetto.
Camminammo per altri dieci minuti, poi mi chiese:
“Perché sei partita senza dire nulla?”
“Perché sarebbe stato più difficile partire, se avessi dovuto sopportare gli addii.. Capisci? Non ce l’avrei fatta.”
Lo vidi annuire accanto a me.
“Qui, nessuno l’ha presa bene. Rossane..” Non continuò..
“Posso immaginare..” Aggiunsi prima che potesse farlo.
“Dovresti andare a trovarla non credi?” Assunsi un’espressione perplessa.
“Lo farò oggi stesso.” Dissi.
Poco dopo ci trovammo di fronte alla fiera annuale che ormai conoscevo bene.
Entrammo e mi feci raccontare un po’ di lui.
“Com’è che prima mi hai detto che il tuo idolo è diventato tuo amico?”
“Già. Quando sei partita, Justin, ti ha cercata ovunque, e così mi ha contattato varie volte finchè non abbiamo preso abbastanza confidenza.”
Sorrisi. In questi due anni, non mi ero mai dimenticata di Justin, e del bacio che gli avevo stampato sulle labbra, di fronte casa mia.
Conoscete il detto ‘parli del diavolo e spuntano le corna’?
Bene, ecco che vidi Jeiden affrettarsi verso una coppia.  Rallentai la lui instette per portarmi li.
Quando la coppia si voltò, vidi un ragazzo alto quanto me, con i capelli chiarissimi e uno sguardo che avrebbe incantato un cobra, voltarsi.
Abbracciò Jeiden, dopo di che, mi fissò qualche istante a bocca aperta. Letteralmente. Spalancò la bocca.
Non riuscii a riconoscerlo subito, così gli porsi la mano, per presentarmi.
Lui continuò a fissarmi dalla testa ai piedi, soffermandosi particolarmente sul seno e sulle gambe, dopo di che mi sorrise.
“Ehi.. sono Justin.” Mi disse deglutendo rumorosamente.
Spalancai gli occhi e incassai il colpo.
Il mio cuore iniziò a galoppare, senza un valido motivo, così cercai di domarlo.
“Justin..” Ripetei..
Continuammo a fissarci come due idioti, fin quando la ragazza che era accanto a lui, e che fino a quel momento avevo ignorato, non si mise in mezzo.
“Io sono Sophie, piacere.” Mi disse porgendomi la mano.
La guardai senza che se ne accorgesse.
Sguardo maligno, unghie rifatte, e atteggiamento da gatta morta. La prima impressione che mi dava, era pessima.. ma spesso si sbaglia.. o spesso no.
Beatriz, piacere mio.” Risposi stringendogli la mano delicatamente.
Ora ti presenti come Beatriz, quando una volta, al solo sentir pronunciare il tuo nome sobbalzavi..” Disse Jeiden.
“Nella vita si cambia.” Risposi guardando Justin.
Lo guardia perché ciò, che avevo detto era istintivamente riferito a lui.
Sophie rise senza motivo.
“Siete fidanzati?” Poi chiese indicando me e Jeiden.
“No non lo sono.” Rispose Justin prima che potessimo farlo noi.
Sophie sorrise, e un sentimento d’odio si scatenò dentro me.
“Peccato.. sareste una bella coppia.. Come me e Justin no?
Jeiden rise, mentre Justin si voltò nervosamente a guardare altrove.
“Non poterei mai fidanzarmi con mia sorella.” Disse Jeiden.
“Esatto. Siamo come fratello e sorella.” Ripetei.
“Comunque.. adesso noi ce ne andiamo spero di vederti presto..” Disse Sophie.
Tradotto nel linguaggio femminile sapevo bene cosa voleva dire: muori troia, spero di non vedere più la tua faccia di merda di fronte ai miei occhi.
Sorrisi, e non risposi.
Poi Justin disse:
Questa sera c’è una festa a casa mia se vi va venite ragazzi..” Sophie le strinse in maniera molto evidente il braccio, a tal punto che Justin se la scrollò di dosso.
“Lei è molto stanca.. ma vedrò di convincerla..” Disse Jeiden, dopo di che si salutarono.
Tutti ci eravamo salutati, tranne me e Justin, e pensai che finisse così fin quando no si voltò e mi disse:
“A sta sera Bea..
Bea.. Da due anni ad ora, nessuno mi aveva più chiamata Bea.
Sorrise, e il mio cuore prese un vuoto d’aria


Salve ragazze.. scusate il ritardo con cui ho pubblicato, pensavo di farcela
entro ieri sera.. Invece poi il capitolo si è rivelato molto più complesso
e articolato.. così l’ho finito solo ora.
Come state voi?! Io bene, ora che la scuola è finita.
Avete sentito All Around The World ? Non è MERAVIGLIOSA.
Poi.. del capitolo cosa ne pensate? Vi piace…? È uno di quelli che a me piacciono di più.
Comunque sia.. aspetto il vostro parere.
Vi voglio bene meraviglie
-Erika
@ILoveTheBiebes3 on twitter
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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6
Continuammo a passeggiare fin quando Jeiden non aprì argomento.
“Allora.. passo a prenderti alle 9?” Continuai a camminare, guardandomi i piedi.
“Non penso di venire, sono molto stanca..” Mentii.
Non ero stanca, ma avevo la sensazione che andando a quella festa, qualcosa sarebbe andato storto.
Poi mi dici che non sei cambiata.. La Beatriz di una volta non ci avrebbe pensato un istante..” Disse trascinandomi verso casa.
Ci pensai..
Forse, se mi sarei tenuta a distanza da Justin e Sophie.. e se nessuno si fosse permesso a dirmi qualcosa di volgare..
“A patto che stai con me Jeiden. Non mi va di incontrare persone nuove.” Dissi scocciata. Tutto sommato, era una bugia a fin di bene questa.
Mi accompagnò di fronte casa, mi diede un bacio sulla fronte e mi disse di tenermi pronta per le 9.
Quando mi chiusi la porta alle spalle, pensai immediatamente che forse non avevo un abbigliamento adatto.. Insomma il mio repertorio non era più quello di prima, non avrei certamente potuto indossare i vestiti parigini.
Mi diressi al piano di sopra, e cercai fra i vestiti che prima di partire io e mamma avevamo deciso di lasciare qui.
Trovai dei pantaloncini rossi, ed una camicia nera. Sicuramente sarebbero andati bene.
Il resto della giornata, lo trascorsi a mettere in ordine casa, e a sistemare la mia roba.
Prima delle 9, indossavo già i vestiti che avevo trovato, accompagnati da dei tacchi rossi. Non avevo altre scarpe adatte.
DLIN-DLON
Afferrai il cellulare, lo infilai nella tasca posteriore dei pantaloncini e andai alla porta.
Guardando l’abbigliamento di Jeiden, mi resi conto di aver azzeccato il modo in cui  vestirmi.
Sorrisi.
“Sei uno schianto.. forza andiamo..” Chiusi la porta, e attraversammo il vialetto insieme, per poi salire sulla sua moto.
Qualche istante dopo eravamo di fronte casa di Justin, che ricordavo bene nonostante l’avessi vista una sola volta.
Era pieno d’auto, e le persone erano sparse ovunque.
Guardai Jeiden preoccupata. Mi sorrise e mi fece l’occhiolino.
Attraversammo il giardino, ed entrammo in casa.
Persone sparse ovunque, ci guardarono qualche istante.
Poi Jeiden iniziò a trascinarmi verso un gruppo di persone sedute attorno ad un tavolino. Fra loro riconobbi chiaramente Justin e Sophie.
“Ciao ragazzi..” Disse Jeiden mostrando un sorriso smagliante.
Mi sporsi leggermente dalle sue spalle, giusto in tempo per cogliere il sorriso che Justin mi lanciò.
Poi ci furono vari saluti, infine ci ritrovammo seduti assieme a loro.
Sophie da cinque minuti e più ormai continuava a lanciarmi occhiate disgustose, che ignorai.
“Ragazzi giochiamo ad obbligo o verità?” Disse ad un tratto, lanciandomi uno sguardo di sfida. Perché lo faceva? Non avevo fatto nulla di male in fin dei conti.
Conoscevo quel gioco, l’obbligo era sempre un bacio, e la verità una cosa imbarazzante.
Una bottiglia di birra, finì ben presto al centro del nostro cerchio, e iniziarono  farla girare.
Giro qualche istante, e poi si fermò in direzione di una ragazza bionda, probabilmente della mia stessa età. Sorrise.
“Obbligo.” Disse.
“Bacio al prossimo che capita il giro.” Proclamò Sophie guardandola storta.
Ma lei ce l’aveva contro tutte le ragazze del pianeta?
Girò la bottiglia e parecchi ragazzi iniziarono ad incitare che si fermasse verso di loro.. Tuttavia, si fermò di fronte a me.
Pensai che non si sarebbe fatto, dato che eravamo entrambe donne.. invece tutti iniziarono ad incitare.
Jeiden rise e mi strizzò l’occhio, nello stesso istante in cui quella ragazza si sporse verso di me.
Istintivamente quando il suo viso fu a pochi centimetri dal mio, spostai lo sguardo su Justin.
Teneva gli occhi spalancati, e la bocca era leggermente socchiusa, inoltre deglutiva a fatica, come se fosse in agonia.
Poi ritornai su quella ragazza,e  le sue labbra si appoggiarono alle mie per poi scambiarsi un bacio.
Non mi fece schifo, non provai nulla in particolare, per me era come baciare una mia amica. E non mi importava.
Durante il bacio, molti urlarono e ci incitarono ad andare oltre, tuttavia ci distaccammo velocemente e lei tornò al suo posto.
Guardai Sophie, lanciandole uno sguardo di sfida. Voleva la guerra? L’avrebbe avuta.
Nonostante il cambiamento, ero comunque la ragazza che fino a due anni fa non si faceva scrupoli a fare sesso con uno sconosciuto.
Sophie, mi guardò nuovamente, dopo di che girò la bottiglia.
Questa volta si fermò su Jeiden.
“Obbligo.” Disse sfregandosi le mani.
“Stessa cosa per te.” Disse Sophie.
Avevo capito il suo gioco, voleva che tutti fra dai noi ci baciassimo, esclusi lei e Justin. Ma non si può andare contro il caso.
Infatti la bottiglia girò e finì proprio verso Justin.
Molti urlarono, ed io per prima mi misi a ridere. Sarebbe stato divertente vedere Justin e Jeiden baciarsi.
Li guardai prima uno e poi l’altro, Jeiden chiuse gli occhi e si sporse verso Justin.
Justin invece mi guardò, per poi sorridermi, dopo di che si sporse anche lui, e si baciarono.
Ci furono molti ‘uuuuu’ e molti ‘oooo’ tuttavia io mi sentii particolarmente sensibile a ciò.
Le labbra di Justin e quelle di Jeiden si muovevano all’unisono presentando uno spettacolo impressionante. Mi incantai a guardarli, fin quando non si staccarono e io scossi la testa per riprendermi.
Sophie continuava a sorridere, non le importava che il suo ragazzo avesse baciato Jeiden?! Non era la prova che non poteva controllare i movimenti della bottiglia?
La girò nuovamente, e sotto lo sguardo incuriosito di tutti, si fermò verso di me.
Alzai lo sguardo da essa, e fissai Sophie, per poi dire con tono di sfida:
“Obbligo.” Lei aggrottò le sopraciglia e restò sorpresa dalla mia scelta.
Poi girò la bottiglia in maniera molto forte, a tal punto che continuò a roteare per un minuto di fila. Minuti in cui Justin continuò a guardarmi di sottecchi, e altri ragazzi continuavano ad incitare la bottiglia a fermarsi verso di loro.
Poi si fermò. E mi ritrovai ad essere felice della posizione della bottiglia: indicava Justin.
Per qualche istante mi sembrò di vedere Sophie cambiare colore, poi mi resi conto che era solamente il cambio della sua espressione a farlo sembrare.
Jeiden, iniziò a muovere il braccio in circolo, per incitarci, e gli altri iniziarono ad urlare frasi incomprensibili.
Finalmente, poi, mi concentrai su Justin. Sorrideva. Già, aveva un sorriso stampato sul volto che mostrava persino i suoi molari.
Mi alzai e mi avvicinai a lui che si protese verso di me. Poi chiusi gli occhi, e le nostre labbra si incontrarono.
Non feci caso a le voci che si insinuavano prepotentemente nelle mie orecchie, ma mi concentrai unicamente sulle sue labbra.. e sul battito del mio cuore.
Già il battito del mio cuore, che accelerava ogni volta che Justin muoveva la lingua.

Ora che ci penso bene,il bacio proclamato da Sophie, non metteva in ballo la lingua, eppure quella di Justin si muoveva prepotentemente all’interno delle mie labbra.
Poi mi distaccai da lui, aprendo gli occhi.. ma prima che potessi allontanarmi, mi morse il labbro inferiore..e proprio li riuscii a sentire le potenti urla di tutti.
“Se giocassimo a punti, voi avreste vinto il primo premio.” Disse la ragazza con cui prima mi ero scambiata un bacio.
Mi misi a ridere nervosamente, non so nemmeno perché. Forse perché sentivo un vuoto nello stomaco?!
Fu come sentirmi il viso andare a fuoco, così mi voltai per non farlo notare.
Sophie era ancora molto scossa, a tal punto che Jeiden gli prese la bottiglia dalle mani e la fece girare.
Finì nuovamente su di me.
Un altro bacio?!No. Il gioco è bello quando dura poco.
“Verità.” Proclamai.
Jeiden si mise una mano sul mento per pensare, ma Sophie che improvvisamente si era ripresa, prese la parola e formulò la domanda.
“..è vero che ti prostituivi per non sentire la mancanza di tuo padre?
Non so perché, ma intorno a noi calò il silenzio. Fui inondata da un mare di dolore nel cuore e nella mente.
Forse non per ciò che aveva detto, da lei me lo sarei aspettata una cattiveria del genere..
Ma forse perché l’unica persona che avrebbe potuto dirgli una cosa così personale  era Justin.
L’unico a dirmi questa cosa, era stato lui due anni prima.. sapere che lo aveva detto in giro.. mi fece sentire una perfetta idiota.
Prima che riaprissi gli occhi per dire qualcosa, sentii dei movimenti e vidi Justin alzarsi di scatto e dirigersi verso il piano superiore.
Jeiden mi aiutò ad alzarmi e mi accompagnò al tavolo delle bevande.
Continuavo ad avere quella sensazione di profondo dolore nello stomaco e nel cuore, così mandai giù due bicchieri di ‘qualcosa’.
“Beatriz.. “
“Non fa nulla..” Dissi, precedendolo. Non volevo che aprisse argomento, mi faceva male quel capitolo della mia vita. Molto male.
Mi abbracciò.
“Vado a fare la fila in bagno, e andiamo via.” Mi annunciò.
Annuii sedendomi accanto al tavolo..
Ancora non riuscivo a credere a ciò che Justin aveva fatto.. Non me lo sarei aspettato da lui.. E poi perché alzarsi e andarsene in quel modo?
Bevvi un altro bicchiere, e un altro ancora, fino a non sentire più dolore ne al cuore, ne allo stomaco.. fino a non sentire più cosa mi accadeva intorno.
Mi sentii contemporaneamente leggera e stanca, così mi alzai e mi diressi verso il bagno per dire a Jeiden di muoversi.
Aveva ragione in quanto alla fila, infatti di fronte al bagno migliaia di figure mi passarono davanti.
Sentii qualcuno parlare, ma non capii bene cosa stesse dicendo. Ero completamente nel pallone. Poi qualcuno mi prese in braccio e lasciai che le sue braccia mi sostenessero.
Avvertii un profumo,che mi contornò l’anima, fino a farmi sentire per la prima volta veramente bene.

Tuttavia non ero consapevole di ciò che stava accadendo.


Salve bellissime :3
Vi piace?! So che non è il massimo, perché sono molto impegnata
in questo periodo.. e forse  tra poco non riuscirò più
a pubblicare giornalmente
.. -.-“ Però prometto di fare di tutto.
Vi voglio bene, tanto ma tanto.
Un bacione
-Erika
@ILoveTheBiebes3 su twitter
Erika Silipigni su facebook

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7
Sentivo il mio corpo salire gradualmente, quindi stavo percorrendo dei gradini.. ma non sulle mie gambe.. Ero fra le braccia di qualcuno.
In sottofondo c’era la musica, e le voci delle persone. Voci che non avevo voglia di sentire.  Mi sentivo profondamente ferita ed inutile.
Lasciai cadere la testa all’indietro, e senza rendermene conto mi ritrovai ad asciugarmi due lacrime che mi scesero fino al collo.
Ciò che Sophie aveva detto era la verità, non posso negarlo, ma sentirselo rinfacciare è ancora peggio dell’azione stessa.
Appoggiai la mano sulla spalla del ragazzo che mi reggeva, e cercai di guardarlo in volto. Tuttavia continuava a girarsi di continuo, non permettendomi di vedere chi fosse.
Improvvisamente svoltammo, e tutte le persone sembrarono abbassare il volume.
“Chi sei?” Riuscii a pronunciare,prima che un forte mal di testa mi facesse serrare i denti.
“Shh” sussurrò, per poi stendermi su un letto.
Poi mi venne da vomitare, così mi alzai di colpo premendomi una mano sulla pancia.. allora lo vidi. Justin era di fronte a me, si stava togliendo le scarpe, e quando mi alzai di colpo mi fissò negli occhi.
Fu uno sguardo intenso, indescrivibile, colmo di sentimenti indecifrabili..

Tuttavia dovetti alzarmi di corsa per correre in bagno. Non sarebbe stato carino vomitargli la camera da letto.
Mi abbassai sul water e diedi di stomaco, senza pensare di trattenere con le mani i miei lunghi capelli.
Quando alzai le mani per afferrarli, incontrai le mani di Justin sulla mia testa.
Con una mi teneva i capelli, mentre l’altra era appoggiata sulla mia fronte, proprio come una madre fa con i propri bambini.
Quando gliela sfiorai, sentii dei brividi spargersi su tutto il corpo.

Finalmente, dopo aver finito, mi sentii meglio, anche se ancora mi sentivo stordita.
Mi ritrovai nuovamente fra le sue braccia, che mi accompagnarono sul letto, dove mi stese.
Chiusi gli occhi qualche istante e quando li riaprii lo vidi sdraiato accanto a me.
Mi guardai intorno, ricordavo questa stanza, e da due anni ad ora non era cambiata affatto.
Deglutii e sentii l’ansia assalirmi. Non sapevo come comportarmi, che atteggiamento assumere.. anzi si. La cosa migliore da fare sarebbe alzarmi da questo letto e andarmene prima che Sophie o qualcun altro ci veda.
Quando mi presi di coraggio e decisi di alzarmi, la sua mano si posò sopra la mia.
Non mi mossi, fu come restare pietrificata.. non capisco perché continuavo a provare questa sensazione nonostante dovessi essere furiosa con Justin.
“Bea..” esordì lui.
Beatriz.” Lo conclusi. Volevo mantenere ogni distanza di confidenza.. ero troppo ferita.
“Sei andata via così..” Aggiunse, non facendo caso al mio tono acido.
Lui parlava affabilmente, con voce calma e a tratti commossa.. spiazzandomi.
“Dovevo chiedere il permesso?” Dissi voltandomi verso di lui.
Si alzò di scatto con il busto e disse:
“Sai benissimo quali fossero i miei sentimenti per te..” Mi misi le mani sulle orecchie per non sentire.
“No Justin. Nessun sentimento, nulla. Dimentica tutto, se non lo hai già fatto. Tu ora stai con Sophie, e non c’hai pensato un attimo a parlar male di me.” Gli urlai contro.
Mi afferrò le mani allontanandomele dalle tempie, e se le portò sul suo viso.
“Non ho parlato con nessuno di te, se non con Jeiden. E di certo non ho parlato male. Come Sophie abbia saputo una cosa del genere.. non ho idea.” Disse trattenendo ancora le mie mani.
Le allontanai da lui.
“Sei solo un bugiardo. Eri stato l’unico a dirmi quella cosa.. ed ora è di dominio pubblico.” Dissi trattenendo le lacrime che ormai mi annebbiavano la vista.
Mi afferrò nuovamente le mani, e se le mise attorno al collo, dopo di che si avvicinò a me e mi avvolse con le sue braccia.
“Dimmelo Bea.. so che c’è qualcosa sotto questo tuo cambiamento.. Dimmelo.” Mi sussurrò all’orecchio cambiando argomento.
“Non c’è nulla.” Ribadii cercando di non fargli notare le mie lacrime.
“Non sono stupido. Ti ho notata sai? Non indossi più i vestiti di una volta, ti comporti come tua madre, e ti presenti chiamandoti Beatriz.. Non puoi prendermi in giro Bea..”  Disse, sicuro di se.
Aveva centrato il punto. Le lacrime ora erano inarrestabili.
Mi voltai verso di lui e riuscii per poco a dire:
“Beatriz.. mi chiamo Beatriz..”
Appoggiai la testa nell’incavo fra il collo e la spalla, e lui piegò la sua testa sulla mia.
Prese le mie gambe, che ciondolavano fuori dal letto e le portò su di lui, poi mi mise una mano dietro la testa.

“Sfogati Bea..” Mi disse infine.
Sapevo che non era la persona adatta con cui farlo, ma avevo un enorme bisogno di sfogarmi.. ed ora con me c’era lui.
Piansi, buttando fuori quanto di più brutto ci fosse nel mio cuore, finche non ci ritrovammo sdraiati l’uno fra le braccia dell’altra.
Le sue gambe erano intrecciate alle mie.. le sue braccia si muovevano circolarmente sulla mia schiena, mentre gli accarezzavo i capelli.
Pian piano il suo viso si avvicinò al mio, e quando iniziò a leccarsi le labbra lo anticipai.
“Non innamorarti di me.” Lo avvertii.
Rise senza capire il senso di ciò che avevo detto.
“Sta tranquilla.. non potrei mai farlo.” Disse prima di baciarmi.

Le sue labbra iniziarono a muoversi contemporaneamente alle mie, come se fosse stato già prestabilito. Come se ci fossimo organizzati su come fare.
Lo lasciai fare senza rendermene conto.. Forse perché faceva star bene anche me.
Pian piano, con delicatezza la sua lingua si fece spazio fra le mie labbra lasciandomi assaporare il suo sapore..
Poi si mise a sorridere, mentre le nostre lingue si incontrarono così finii sui suoi denti.

“Cosa ridi?” Gli chiesi seria.
“Potresti essere tu ad innamorarti di me.. e non viceversa..” Stava ancora pensando a quanto gli avevo detto prima.
Non sarebbe mai successa una cosa del genere.
“Mai stronzo.” Dissi riportando le sue labbra sulle mie.
Mi stampò due baci dopo di che si distaccò nuovamente.

“Allora perché mi stai baciando?” Spalancai gli occhi di colpo e solo allora mi accorsi che era a cavalcioni su di me, e le mie braccia continuavano a tirarlo verso il mio corpo.
Cosa diavolo stavo facendo? Fu come risvegliarmi da un sonno profondo.
Lo spostai, e mi alzai.. Non potevo assolutamente permettermi di fare una cosa del genere.
Andai di fronte il grande specchio che c’era in camera e mi aggiustai per bene, dopo di che mi diressi verso l’uscita.
“Bea aspetta.. dove vai?” Mi voltai e lo guardai.
Aveva i capelli completamente disordinati, e l’aria confusa.. Anche se non era l’unica cosa ad essere confusa. A quanto pare, la parte più intima del suo corpo, che a Parigi scoprii che si chiama Jerry, era in allerta.
Feci finta di aggiustarmi i capelli per nascondere il sorriso che la sua reazione ormonale aveva scatenato sul mio volto.

“Il più lontano possibile da te.” Risposi fissandolo.
Poi mi voltai e uscii dalla sua stanza, con ancora il suo sapore sulle labbra.
Me le toccai, dopo di che, ancora stordita, mi ritrovai al piano di sotto.
Fortunatamente incrociai subito Jeiden.
“Andiamo via?” Gli chiesi frettolosa.
Capì subito che qualcosa non andava, così mi afferrò la mano e si fece largo tra la folla, finchè non arrivammo di fronte la sua moto.
Mi passò un casco e mi chiese:
“Tutto bene?”  Alzai lo sguardo qualche istante per annuire, giusto in tempo per vedere Justin affacciato dalla finestra con la testa fra le mani.
Jeiden notò il mio sguardo diretto altrove, e si voltò anche lui per poi rimanere sorpreso.
“Sta piangendo?” Chiese guardandomi.
Mi sentii morire dentro.
Non riuscivo a comprendere i suoi movimenti: si copriva la testa, si toccava gli occhi e si teneva la fronte.
Poi entrò dentro casa.
Guardai Jeiden.
“Andiamo via.” Infilai il casco, e solo allora sentii il mio mal di testa aumentare.
In pochissimo tempo arrivammo di fronte casa mia, ringraziai Jeiden ed entrai in casa.
Ripensai a quanto era successo..
Era incredibile che senza rendermene conto stavo per finire, per la seconda volta, a letto con Justin.
Ripensai alle sue mani sul mio corpo, al sapore delle sue labbra, alle curve delle sue spalle.. Poi scossi la testa come per cancellare quelle immagini.
Mi infilai sotto la doccia, e li decisi che avrei dovuto mantenere rapporti distaccati con Justin. Ora e sempre.
Andai a dormire con ancora il ricordo di lui che si muoveva nella mia mente.
L’indomani mattina, mi svegliai presto come avevo appreso a fare a Parigi.
Indossai un vestitino accompagnato da foulard, occhiali da sole e cappello, ed uscii di casa per fare colazione.
Raggiunsi il bar in cui mia madre mi portava sempre e consumai la mia colazione.
Pagai, ma prima che potessi uscire, una figura incappucciata e svelta mi passò affianco e mi trascinò all’interno del bagno.
Mi dimenai, e cercai di urlare,pensando che fosse qualche mal’intenzionato.. Poi dalla mano che mi copriva la bocca, sentii sprigionarsi quell’ odore che conoscevo bene.
Ma cosa voleva? E perché mi stava trascinando dentro il bagno di un bar?


Ciao bellezze *-*
Innanzitutto, volevo scusarmi perché in questi giorni non ho
risposto alle vostre recensioni.. P
urtroppo ho avuto
dei problemi con mia madre, e posso usare il computer molto meno di prima.
Fortunatamente dal telefono riesco a connettermi a Face e a Twitter.. invece per EFP, devo aspettare quel poco tempo che mia madre mi concede al giorno
-.-
Prometto di risolvere presto.. e spero che voi comunque continuiate
a recensire <3
Di questo capitolo che ve ne pare? Vi piace?
Vi voglio bene, scusatemi ancora
-Erika

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8
Mi ritrovai seduta nello spazio che c’è fra il muro e il lavello senza rendermene conto.
Lo guardai bene, e lui guardò bene me. Poi chiuse a chiave la porta del bagno e si tolse occhiali e cappuccio.
Sapevo che la cosa giusta sarebbe stata scappare.. ma il mio corpo si rifiutava di agire.
“Cosa diavolo vuoi Justin?” Dissi furiosa con lui, ma principalmente con me stessa.
Si mise a ridere ma non mi rispose.
“Allora, è così divertente?” Proseguii in tono allarmante.
“Te la ricordi l’ultima volta che io e te ci siamo ritrovati in un bagno?” Disse.
Sarebbe stato meglio se avesse mantenuto il silenzio.
“Come dimenticare il tuo imbarazzo dopo che mia madre è venuta a cercarmi..” Dissi con il chiaro intento di soffermarci su questa parte, e non su quella dello scambio ‘di effusioni’.
Si mise a ridere, mettendomi stranamente di buon umore.
“Bhè io preferisco ricordare la parte precedente all’arrivo di tua madre.
Era scontato.
Assunsi un’espressione che indicava la sua prevedibilità.
Si avvicinò a me, e si posizionò fra le mie ginocchia.
“Non mi sembra che quel giorno avevi quest’espressione..” Disse appoggiando le mani in maniera parallela ai miei fianchi.
“Sei un maiale.” Risposi sorridendo.
“Bhe anche tu possiamo dire che nella tua adolescenza ti sei divertita..” Disse poi.
Ebbi la conferma che quando le persone ti appendono un’etichetta, non riesci più a staccartela di dosso. Ed io l’etichetta di prostituta non me la sarei mai tolta.
“Ma cosa credi che sia stato facile e divertente? Credi fossero positive le sensazioni che mi portavo nel cuore? Sei un idiota. La tua vita è perfetta, hai tutto. E non parlo di cose materiali.. posso sapere cosa vuoi da me?” Risposi fissandolo negli occhi.
“Credi che la mia vita sia perfetta? Conosci il mio nome, non la mia storia..” Disse avvicinandosi ancora di più a me.
“Ma fammi il piacere.. Questa è la solita storia del ragazzino vissuto.” Lo anticipai prima che potesse parlare.
Mi voltai un secondo, per avere un soffio di libertà dai suoi splendidi occhi.. Quando ritornai a guardarlo, me lo ritrovai talmente vicino che i nostri due nasi si incontrarono.
“Sta lontano Bieber..” Dissi mettendogli le mani sulle spalle.
Non servì a far spostare, ne lui ne il suo sguardo, che continuava a suggestionarmi.
“Sei una stupida.” Disse.
“Sei un idiota. Ed io ti odio” Risposi.
“Ti ho odiata prima io.” Rispose posando le sue labbra sulle mie.
Chiusi gli occhi e constatai che tanta era la morbidezza delle sue labbra, quanto la bellezza del suo viso.
Continuammo a baciarci, e poi approfittando della libertà che le sue labbra mi lascarono dissi:
“Non avevi detto di odiarmi?” Si mise a ridere, e lentamente mi ritrovai i suoi capelli sul viso.
Già perché ormai il suo viso viaggiava nello spazio fra la mia spalla e il mio collo.
I suoi capelli, mi pungevano dolcemente il viso, mentre le sue labbra stuzzicavano il mio sistema nervoso.
Alzai la testa verso l’alto, e chiusi gli occhi lasciando la mia convinzione fra le sue mani.
Con delicatezza, quasi senza farmene accorgere, mi abbassò le spalline del vestito che indossavo
Evidentemente decise che il mio vestito fosse superfluo in tutto questo, perché lo slacciò e lo fece scivolare accanto alle sue Supra, lasciandomi in biancheria.

Se qualcuno sarebbe entrato ora, la nostra situazione sarebbe stata abbastanza scomoda.
Ero seduta su un lavello, in biancheria con Justin fra le mie gambe.
Lo lasciai sfiorare il mio corpo, finchè non guardai il collo di Justin e non vidi un mezzo cuore con la lettera S.
Sophie.

E sicuramente lei lo avrebbe avuto con la lettera J.
Lo allontanai da me scatenando in lui una reazione ..scontata.
Mi guardò, stringendo le sopraciglia e spostando il suo sguardo fra i miei occhi..
Aveva l’aria di un cucciolo abbandonato.
Nonostante il mio cuore mi suggeriva di stringerlo fra le mie braccia, lo allontanai, scesi dal lavello e mi rivestii.
Avevo detto di volermi togliere l’etichetta di prostituta.. bene, allora fare sesso con un ragazzo fidanzato non era la migliore cosa per farlo.
“Che succede Bea?”
“Non voglio più ripetertelo.. Mi chiamo Beatriz.”
“Ogni volta, lasciamo le cose a metà..” Mi disse gesticolando.
“A dire la verità certe cose non dovrebbero nemmeno iniziare,altro che metà.” Dissi salendomi le spalline del vestito.
Lo guardai.
“Non ci riesco. Potresti far salire la lampo?” Gli chiesi, voltandomi e alzandomi i capelli.
Non era una farsa per provocarlo.. Era la verità,e  di certo non sarei potuta uscire mezza nuda.
Fece finta di farla scorrere, poi introdusse le mani nel vestito e le posò sul mio seno.
Per istinto, stavo per girarmi a dargli uno schiaffo, tuttavia si appoggiò alla mia spalla e mi incantò sussurrando:
“Torna la Bea di una volta.. Quella che ha sempre in mano la situazione, e non ha paura di fare errori.”

Quella frase mi scosse profondamente, e mi portò a chiedermi quale fosse il motivo di questo sciocco cambiamento.
Ci pensai, ci pensai.. Ma nulla mi venne in mente.
Intanto le sue mani continuavano a viaggiare all’interno del mio vestito, così mi voltai di scatto imponendogli di cacciarle. Così fece, e mi chiuse anche il vestito.
Mi voltai, e lo vidi, per la seconda volta in due giorni, confuso e scombussolato.
Prima di uscire dissi:
“Grazie Justin..”
Già dovevo infatti ringraziare lui, se ero riuscita a capire una cosa che da oggi mi avrebbe aiutata a vivere la mia vita al meglio delle mie possibilità.
Ora, dovevo solo metterla in atto.


Salve bellezze..
So che questo capitolo è molto corto.. Ma prometto che il
prossimo sarà LUUUUUUUUUUUNGHISSIMO *-*
Comunque.. avrete sicuramente visto tutte Justin all’Arena vero?
Rai Uno, avrà fatto il BOOM d’ascolti ahahah
Purtroppo anche oggi il mio tempo è pochissimo e non potrò rispondere alle recensioni T.T Ma per qualunque cosa contattatemi su Face, o su Twitter :*
Un bacione, vi voglio bene
-Erika

@ILoveTheBiebs3 su Twitter.
Erika Silipigni su Face :D

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9
Uscii dal bagno di quel bar con un enorme sorriso stampato sulle labbra, e iniziai a correre verso l’uscita.
Avevo precisamente stampato in testa ciò che dovevo fare. Ciò che realmente mi avrebbe fatta stare bene.. Tornare quella di una volta.
Da due anni a questa parte, avevo finto di essere una persona che in realtà non ero..  poi iniziai a rendermi conto che stando con Justin mi sentivo diversa da quella che in realtà apparivo.. E solo ora ho capito che quella che ero mentre stavo con lui, era la parte migliore di me.. era la parte che avrei dovuto interpretare per tutta la vita.. Era la parte che più mi andava bene. Ero semplicemente io.
Andai a casa, presi tutti quei vestiti che mi facevano sembrare la figlia di Obama, e li donai in beneficenza, tenendo solo quello che avevo addosso.
Poi iniziai a camminare per il centro della città, dove i negozi erano distribuiti ovunque.
La mia carta di credito, che ringraziando il cielo era illimitata, venne adoperata più volte questa mattina, a tal punto da dover tornare a casa in taxi per trasportare i pacchi.
Ora tutto sarebbe cambiato, ciò che avevo in mente, mi avrebbe forse resa felice?
Aprii i pacchi, mi liberai di quest’abito parigino, e indossai una maglia cortissima e degli short in pelle, seguiti da un paio di anfibi.
Mi guardai allo specchio, sciolsi i lunghi capelli e misi della matita in contorno ai miei occhi.
Dopo aver sfoggiato il mio rossetto più forte, uscii di casa, seguendo quella direzione che conoscevo bene.
Camminai per una decida di minuti e, poi trovai ciò che cercavo. O meglio chi cercavo.
Corsi nella sua direzione, e le misi le mani sugli occhi.
Nonostante fossero passati due anni, lei era ancora li, con il suo rossetto troppo forte, attaccato ad un sorriso magnifico.
“Porca put.. Chi cazzo sei?” Mi misi a ridere.. per fortuna lei era la stessa Rossane di sempre.
Sentì la mia risata.
“Bea?” Tolsi le mani, si voltò e ci guardammo qualche istante.
Era sempre più bella, anche se ora era più bassa di me.. la piccola Bea l’aveva superata.
Urlammo in coro e ci abbracciammo, restando così per qualche istante.
“Sei una stronza Bea.. sei andata via così..”
“Scusa Rossane..” Riuscii a dire, sentendomi profondamente in colpa.
“Va bhe lasciamo stare.. invece raccontami cos’hai fatto a Parigi.”
Feci spallucce.
“Nulla di importante. Feste e robe varie con mia madre..” Si accese una sigaretta.
“La solita scocciatura eh?” Annuii.
“E tu invece, cos’hai in questi due anni?” Fece il primo tiro.
“Sapevi benissimo dove trovarmi.. secondo te mi sono mai mossa di qui? Non è cambiato nulla da allora Bea..”
Non dissi nulla, e lei aggiunse:
“Gira voce, che tu e Bieber..” La zittii prima che potesse dire altro.
“Io e Bieber niente. Lui è fidanzato ed io lo odio.” Dissi irrigidendomi.
La vidi sorridere, mentre dalle sue labbra usciva l’ennesima nuvola di fumo.
“Tesoro.. puoi dire la verità. State insieme?”
Sussultai.
“Cosa? No.. come ti ho detto è fidanzato.” Dissi iniziando ad osservarmi i piedi.
E allora cosa aspetti a spodestare quella troia e a salire al trono?
“Non credo mi interessi Bieber..” Dissi.
“Fanculo.. non  puoi dire che un cannibale è vegetariano.”
Alzai lo sguardo e iniziai a muovere nervosamente le dita.
Non so per quale motivo ciò che mi stava dicendo mi fece sudare le mani.
Arrivammo ad uno svincolo, e lei si fermò.
“Io devo andare Bea.. Ci vediamo presto?”
“Casa mia è deserta, mia madre è a Parigi. Vieni quando vuoi.” Dissi abbracciandola.
“Oh che bello, la vecchia troia ti ha lasciato campo libero eh?” Annuii mettendomi a ridere.
Non era offensivo ciò che diceva, perché ormai conoscevo benissimo il suo carattere ed il suo modo di fare.
Mi allontanai di qualche passo quanto mi chiamò,e mi voltai di scatto:
“Fa vedere a quella chi comanda, Bea..” Mi urlò contro.
Sorrisi e le feci la linguaccia, dopo di che mi incamminai verso il parco.
D’estate era il luogo in cui c’era più aria fresca, e dove ci si poteva riposare tranquillamente.
Mi sedetti su una panchina e tolsi fuori dalla borsa uno smalto nero con cui iniziai a coprire le mie unghie.
Ora si che ero me stessa.. ed ora si che mi sentivo libera e felice.. tuttavia qualcosa ancora mi mancava.
Quando ebbi finito alzai lo sguardo, giusto in tempo per scorgere in lontananza l’auto di Justin.
Stetti a guardare immobile, nascondendomi il viso dietro le ginocchia.
Lo vidi scendere dall’auto con un’aria scocciata, e dopo di lui, dal lato opposto, scese Sophie.
Sbuffai istintivamente, non so per quale motivo.
Lei si mise affianco a lui e gli accerchiò il braccio dopo di che iniziarono a passeggiare per il parco.
Mi guardai intorno e notai chiaramente i Bodyguard di Justin sparsi ovunque.
Era il momento di agire Beatriz Priscilla Esme Aguilar.
Diedi una ripassata di rossetto alle mie labbra, afferrai la borsa e andai in direzione di un ragazzo che sicuramente Rossane avrebbe volentieri palpato.
Indosso porta una tuta che mentre si stira i muscoli su un panchina, risaltano le sue forse. Mi sorpresi di ritrovarmi a pensare una cosa del genere.
Era ottimo per arrivare al mio scopo.
Mi avvicinai a lui.
“Ciao..” Dissi sorridendo. Ero sicura di me, non avrei ricevuto un rifiuto.
Si voltò verso di me, e mi sorrise.
“Ciao..”
“Tu fai Jogging vero?” Gli chiesi.
In volto era davvero un bel ragazzo, biondo con due occhi verdi splendenti.
“Si, ogni mattina. Ma ci conosciamo?” Conoscevo le tattiche dei ragazzi per sedurre, e lui ne stava usando una a me molto familiare.
“No non credo..” Ovvero la tattica del ‘ti ho già vista, mi ricordi qualcuno’.
“Strano eppure mi sembra di averti già vista.” Sorrisi, era squallido.
Se non mi fosse stato utile, lo avrei già mandato a quel paese.
“Comunque sia piacere sono Esme..” Dissi usando il mio terzo nome.
Era il nome che usavo quando mi prostituivo, anche se con Justin avevo fatto eccezione.
“Esme.. nome bellissimo. Io sono Dree.” Sorrisi mostrando gentilezza e gratitudine.
Mi guardai intorno cercando Justin e Sophie e li vidi seduti su una panchina.
“Senti Dree.. non è che per caso ti va di aiutarmi?”  Si mise ritto di fronte a me e rispose:
“Dimmi, cosa devo fare?”
“Basta solo che camminiamo per mano, fino a quella coppia la..” Indicai Justin e Sophie, poi continuai:
“E arrivati di fronte a loro, mi baci..”
Si mise a ridere.
“Voi donne siete la nostra rovina.” Disse afferrandomi la mano e intrecciando le sue dita alle mie.
Iniziammo a camminare verso loro due, anche se feci finta di non vederli..
Tutto doveva sembrare casuale.
“Il ragazzino, mi sta fulminando con lo sguardo.” Disse Dree.
Ragazzino perché Dree, avrà all’incirca venticinque anni.. Ad occhio e croce. No mi interessava chiederglielo.
Ero felice di sapere che Justin ci aveva notati..così continuai la messa in scena.
Lo guardai e iniziammo a bisbigliare come due fidanzatini..
Era il mio complice Dree.
Una volta giunti a pochi passi da loro, Dree si voltò di scatto e iniziò a baciarmi.
Inutile dire che non provai niente.. oltre che soddisfazione nel sentirmi maledettamente osservata da Justin e Sophie.
I loro sguardi pesavano sul mio corpo, come marmo sulla paglia.
Sentii dei passi accanto a noi, e poi qualcuno mi toccò la spalla.
Mi voltai, sapendo già chi mi sarei trovata di fronte.
Guardai Justin negli occhi fingendomi sorpresa, poi sorrisi.
“Ciao Justin..”
“Ciao.” Rispose guardandomi storto.
Ci furono istanti di silenzio, in cui il mio sguardo e quello di Justin continuarono a tenersi uniti..poi Dree tossì attirando la mia attenzione.
“Ah si certo .. Justin lui è Dree.. Dree lui è Justin.”
Dree gli porse la mano che Justin strinse, fingendo un sorriso.
Conoscevo troppo bene il suo vero sorriso,a tal punto da capire quanto questo fosse falso.
“Tu sei forse quel ragazzo che si vede ovunque oggi? Il cantante?” Disse Dree, usando una mossa molto astuta. Infatti finse di non essere succube della fama di Justin, che annuì di malavoglia.
“Va bhe noi andiamo..” Dissi alzando lo sguardo verso Sophie che nel frattempo si era messa affianco a Justin.
“No aspetta un attimo.” Disse Justin trattenendomi dalla spalla.
Lo guardai interrogativa, spronandolo con lo sguardo a parlare.
“Devo parlarti qualche istante.”
Justin stava facendo proprio quello che io volevo che facesse. Era tutto perfetto.
Ora, chissà cosa mi avrebbe detto.
Lanciai uno sguardo a Sophie.
Attenzione ragazzi, la stronza è tornata.

Ehilà bellezze *-*
Finalmente posso collegarmi quando e quanto voglio.. (sempre nei limiti.) hahaha
Ho chiarito con mia madre.. per fortuna.
Comunque, vi avevo promesso un capitolo più lungo ed eccolo.. Voi che ne
pensate vi piace?
Fatemi sapere *-*
Vi voglio bene
-Erika

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10
Fissai Justin qualche istante, dopo di che mi voltai verso Dree.
“Torno subito Dree..” Mi sorrise, intuendo che fosse quello il mio scopo.
Justin mi trascinò vicino ad un tronco, lontano una ventina di metri da Sophie e Dree.
“Che vuoi?” chiesi con tono affabile, cercando di mantenere la calma.. anche se era difficile mantenere la calma trovandoselo davanti..
Scandii bene le parole che scorrevano nella mia mente. Cosa volevo dire? Scossi la testa come per allontanare quella stupida frase.
“Chi è?” Sapevo benissimo a chi si riferisse.
“Chi scusa?” Ma preferii far finta di non capire.
“Dree.. O come si chiama lui.” Disse portando i suoi occhi sulla mia traiettoria.
“Ah lui è un ragazzo con cui sto uscendo..” Dissi, pensando che la parola ‘fidanzato’ fosse troppo azzardata.
Fece una smorfia e sbuffò.
“Perché lo stai facendo? Tu non lo ami.” Insinuò sicuro di se.
Era ovvio che non lo amavo.. Ma lui cosa ne sapeva?
“E tu cosa ne sai?” Risposi mettendomi le mani sui fianchi.
“Non conoscevo la ragazza che era tornata da Parigi.. ma guardati ora.. Tu sei la mia Bea,ed io ti conosco bene.. Ecco perché sono sicura che non lo ami.”
Mi indicò, facendomi capire che aveva notato il mio cambiamento.
Sorrisi, non so perché.
“Se anche fosse così come dici.. A te che interessa?Stai con Sophie o sbaglio?”
Dissi sentendomi soddisfatta di quanto fatto.
Rimase in silenzio poi rise e mi rispose:
“Lo stai facendo per ripicca giusto?”
Lo fissai in maniera storta.
“Ripicca per cosa scusa?” Dissi avvicinandomi a lui in maniera molto pericolosa.
Volevo che si azzardasse, volevo che proprio ora in questo istante, le sue labbra facessero una follia.
“.. Sophie?” Disse alzando un sopracciglio.
Ora, dovrei arrabbiarmi giusto? Dovrei attaccarlo e dirgli che di lui e Sophie non mi importa niente.
Invece, l’istinto che qualche istante prima ho domato a fatica, è tornato avendo la meglio su di me.
Eravamo troppo vicini, e non so perché istintivamente gli diedi un bacio sulle labbra.
Senza pensarci, d’impulso, come se fosse una cosa normalissima.
Fu un morbido bacio a stampo, che avrei volentieri prolungato.
Justin socchiuse la bocca, come per proseguire quel contatto, ma io lo spinsi dalle spalle allontanandomi velocemente da lui.

Cosa avevo fatto? Non era possibile.
Mi ricordai di quando di fronte casa mia l’avevo baciato attraverso il cancello.
Mi toccai le labbra, dopo di che lo guardai.
Sorrideva. Sorrideva compiaciuto.
Mi voltai di scatto cercando l’ira di Sophie e il sorriso di Dree, ma non ci furono nessuno dei due. Evidentemente si erano spostati.
Mi sentii tremendamente a disagio, come potevo baciare Justin? Così,in pubblico.
Vidi Justin fare il segno di vittoria, e mostrarlo in lontananza.
Mi voltai d’istinto, e vidi un uomo enorme, vestito di nero, che presumibilmente veniva chiamato Bodyguard, sorridere e fare lo stesso segno di Justin.
Ritornai a guardarlo e gli diedi uno schiaffo in pieno volto.
Quel segno con la mano, significava che forse aveva detto qualcosa di me a quell’uomo, semplicemente non mi stava bene.
Non volevo essere la barzelletta di tutti.. anche se devo ammettere che l’errore di baciarlo ero stata io a farlo.. Ma perché poi? Perché…?
“Che succede?” Mi disse con uno sguardo inconsapevole.
“Succede che sei un idiota.”
L’unica cosa decente che potessi fare ora, era andarmene via e lasciarmi la mia squallida azione alle spalle.
Mi sentii in colpa come non mai, e la sensazione aumentò quando sentii delle urla.
Mi guardai intorno, e vidi Sophie in preda all’ira gesticolare con Dree.
Feci attenzione e riuscii ad ascoltare poche delle parole che diceva. A quanto pare il mio bacio non le era sfuggito.
Guardai Justin, sorrisi e gli dissi:
“Mi dispiace, scusa.” Dopo di che mi allontanai.
Mi venne dietro e mi afferrò da un braccio.
“Aspetta Beatriz..”
“Mi chiamo Bea.” Gli sbraitai contro e continuai a camminare.
“Bea aspetta.. per favore. Non mi importa” Non lo lasciai finire.
“Non vedi? Non possiamo stare vicini qualche istante senza che uno dei due non faccia una follia.” Dissi allontanandomi.
Mi raggiunse ancora una volta.
“Forse è segno che dobbiamo stare insieme.” Mi liberai dalla sua presa.
“Lasciami in pace Justin.”
Forse si, ero una stronza, e forse si odiavo Sophie.. Ma comunque non sono una ragazza che gioisce delle sofferenze altrui.. soprattutto se ne è la stessa causa.
Non avrei dovuto baciare Justin, non so come mi sia venuto in mente.
Mentre continuavo a sentirmi tremendamente in colpa, Justin era ancora dietro di me che mi teneva dal braccio.
“Bea fermati per favore.. Non mi importa quanto ha visto Sophie.. lei non mi interessa.”  Mi fermai di scatto.
Cretino ma non capisci che così non mi aiuti?” Dissi allontanandomi ulteriormente.
Dovevo capire il motivo della mia azione, e con lui intorno sarebbe stato complicato.
“Bea.. non voglio..” Disse, ma non riuscì a finire perché Sophie e Dree arrivarono a passo svelto verso di noi.
Lei aveva gli occhi bagnati e si fermò a pochi passi da me che non mi mossi.
“Tu.. tu.. tieni giù le mani dal mio fidanzato troia.”
Lei aveva nettamente ragione e se fosse successo a me una cosa del genere sarei già arrivata alle mani.. Il punto è che non potevo permetterle di chiamarmi troia.
“Senti cara, non prendertela con me.. Il tuo ragazzo mi ha provocata.” Dissi scaricando la colpa su Justin.
Volevo essere stronza, non troia. E mi sarei impegnata al massimo.
Justin mi guardò con gli occhi spalancati ed annuì.
“Ti odio brutta zoccola.” Disse allungando le braccia verso di me.
Qualcuno ti odia senza ragione? Da a quella fottuta figia di puttana una ragione per farlo.
Ero esperta in risse, così prima che le sue mani potessero sfiorare il mio corpo la colpii varie volte nello stomaco, dopo di che Justin mi afferrò dai fianchi, e Dree si abbassò a controllare come stesse Sophie visto che era per terra.
Mentre Justin continuava a trascinarmi, continuavo a dimenarmi e a scalciare, andare la e dargliele di santa ragione sarebbe stato troppo soddisfacente.
“Cazzo Bieber lasciami.” Urlai.
Aveva le braccia sotto il mio seno messe in modo da tenermi compressa contro il suo corpo e potermi alzare da terra. Infatti i miei piedi si muovevano nel vuoto mentre continuavo ad agitarmi.
Sophie e Dree erano sempre più lontani, e vidi lei alzarsi a fatica.
Poi Justin mi infilò dentro la sua auto e mi allacciò la cintura.
Lo vidi salire subito accanto a me, mise l’auto in moto e partimmo.
Aprii il finestrino e lasciai che la leggera brezza causata dallo spostamento dell’auto mi scompigliasse i capelli.
“Sei impressionante.” Disse con tono sarcastico.
“Se solo non mi avesse provocata.. Io non l’avrei sfiorata.”
Rise e fermò l’auto in un posto dove nessuno l’avrebbe mai vista.
“Dove siamo?” Chiesi guardandomi intorno.
“In un posto dove potremmo parlare tranquillamente.” Disse tutto d’un fiato.
“Cosa ti fa pensare che io voglia parlare con te?” Dissi voltandomi verso di lui.
Tolse le chiavi dal quadro e abbassò il suo sedile, dopo di che si mise comodo.
“Bhe forse il fatto che mi hai baciato di fronte la mia ragazza, che poi hai picchiato?”
Aveva ragione, così mi ritrovai ad annuire.
Abbassai anche il mio sedile e mi ritrovai alla pari con lui, che si voltò verso di me e mi disse:
“Mi sei mancata Bea..” Poi mi afferrò la mano e me la strinse.
Deglutii in maniera nervosa.
Era forse la prima volta in vita mia in cui non sapevo come comportarmi.. la tensione ebbe la meglio su di me.
Fortunatamente Justin riuscì a non farmi avvertire tale nervosismo, e a mettermi a mio agio.
Si alzò dal suo sedile e si mise nel mio.
I nostri corpi erano vicinissimi, non so perché ma sentii un forte impulso alle tempie.
Era il battito del mio cuore che mi rimbombava in testa.
Perché questa reazione?
E perché dovette sistemarsi accanto a me? Non so se avrei resistito.
Ormai con lui controllare il mio istinto era diventato impossibile.
Controllati Bea. Mantieni la calma.



Salve ragazze :D
Okok, lo so.. questo capitolo è un po’ insensato e
frettoloso..
Tuttavia aspetto i vostri pareri..!
Poi volevo dirvi che i prossimi capitoli a seguire, saranno gli ultimi perchè ho in mente una nuova FF
MOLTO MOLTO più emozionante *-* (Si lo so, ho una fretta impossibileee :@)
Un bacione, vi voglio beneeeeee
-Erika
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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11
Era accanto a me.. Proprio nel mio stesso sedile.
Eravamo talmente vicini da stare compressi l’uno contro l’altra.
Forse Justin capì la situazione di scomodità, infatti si alzò.
Pensai che stesse per tornare al lato guida, invece si mise a cavalcioni sui miei fianchi.
“Justin..” Dissi come per fargli capire che il suo gesto non sarebbe stato utile a nessuno dei due..
Si chinò su di me e mi baciò. Questa volta non persi il controllo.. Riuscii a controllarmi e a respingerlo.. una volta.
Ma quando tornò all’attacco lo lasciai fare.
Vedere e sentire le sue mani muoversi sul mio corpo, era un’esperienza sempre nuova per me, nonostante non fosse la prima volta.
“Bea, voglio arrivare in fondo questa volta.” Disse a pochi centimetri dal mio volto.
Lo guardai e individuai nei suoi occhi un  costante aumento di eccitazione.
E non solo nei suoi occhi.. infatti il suo corpo che era sopra il mio, iniziò a fare una certa pressione.
“Justin non possiamo..” Dissi chiudendo gli occhi e godendomi il sapore delle sue labbra.
“Da quando a Bea la spaventano i divieti?” Mi rispose poggiando la mano sulla mia coscia.
“Non è per un divieto Justin.. è per Sophie. La testa mi impone di respingerti, ma il mio corpo non vuole che saperne..” Dissi levandogli la maglietta ad una velocità incalcolabile.
Si chinò nuovamente su di me, mi alzò la maglia già abbastanza corta, e iniziò ad accarezzarmi l’addome.
Le sue labbra iniziarono a pizzicare leggermente il mio naso, fino ad arrivare alle mie di labbra.. Seguirono dei dolci baci, morbidi e leggeri.. senza impegno quasi.. Poi mi disse in un sussurro:
Testa e corpo.. In tutto questo non hai parlato di cuore.”  Alludeva sicuramente a ciò che gli avevo detto qualche istante prima.
Prima che potessi rispondere, si chinò e mi baciò il collo. Chiusi gli occhi e pensai a godermi il momento.
Lentamente gli sbottonai i pantaloni,e contemporaneamente mi tolse la maglia lasciandomi in biancheria.
Sul suo volto non c’era l’espressione di uno che va occasionalmente con una prostituta (ed io ne avevo viste molte di queste espressioni) ma c’era un sorriso, splendido, che accompagnava due occhi lucenti e socchiusi.
“Sei bellissima Bea..” Spalancai gli occhi e non badai a seguire le sue azioni, ma istintivamente lo abbracciai.
Sapevo benissimo di non essere una velina, anche se in molti mi avevano già detto questa frase..solo che nei loro occhi, non c’era l’intensità con cui Justin l’aveva pronunciata.. Nella loro voce, non c’era quel coinvolgimento emotivo di cui sia io che lui godevamo.. Nessuno di loro mi aveva mai chiamata Bea. Il mio nome con i miei clienti, era Esme.
Le mie braccia erano ancora sulla sua schiena quando mi alzò e mi baciò il petto.
“Non ti importa se mi prostituivo?” Chiesi tra un bacio e l’altro.
Si staccò da me, mi guardò qualche istante in cui iniziai a dubitare della sua convinzione.
“No.” Rispose, freddo e sicuro di se.
“Non ti importa se ho detto di odiarti?” Mi guardò negli occhi, come se ciò lo avesse ferito.. poi mi sorrise.
“No.”
“Non ti importa se ti ho accusato davanti la tua ragazza?” Sorrise.
“No.”
“Non ti importa se ho picchiato la tua ragazza?”
Si passò una mano fra i capelli.
“No. Non mi importa.” Mi rispose poi.
Improvvisamente la mia spalla e il mio collo si ritrovarono coperti dei suoi baci.
Mi alzai, ed invertii le posizioni.
Ero io ad essere a cavalcioni su di lui.
Mi chinai sul suo volto, permettendogli di poggiare le mani sulla mia schiena.. quando feci per scendere lungo il suo collo, mi ritrovai di fronte la collanina con la S. La guardai qualche istante.. poi la ignorai.
Ci baciammo e quando le sue mani si aggrapparono alla mia schiena.. ebbi un flash. Mi guardai intorno, e rividi la tappezzeria dell’auto di due anni fa. Rividi quelle mani, avide del mio corpo, muoversi su di esso. Sentii un senso di vuoto allo stomaco, poi alzai gli occhi e vidi il suo volto. Il suo maledetto volto. Ricordai le mie lacrime, e le sue minacce.. Le mie urla, mi risuonarono nelle orecchie, assieme alla sua risata. Ebbi un tonfo al cuore
Mi fermai di colpo, e mi alzai.
Poi guardai Justin, e mi parve di ritornare al presente.
Mi raggomitolai sul suo corpo,di fronte al suo stupore.
“Bea.. se non ti va.. tranquilla, non potremmo comunque farlo perché non ho con me le protezioni.” Intendeva i preservativi?
Annuii, anche se mi sembrò strano che un ragazzo volesse solo scambiarsi ‘coccole’ e non andare al sodo. Fin’ora nessuno si era comportato così con me, tutti volevano una cosa sola.
Mi abbracciò e mi baciò la testa.
Mi accarezzò la spalla qualche istante, poi mi chiese:
“Bea, com’è stata la tua prima volta?” Ma cosa centrava adesso? E poi, perché il cervello dei ragazzi frulla sempre nella stessa direzione?
Com’era stata la mia prima volta?..
Avevo sedici anni compiuti il giorno prima, quando decidi di andare in spiaggia.
Lui era li, mi stava aspettando..ormai sapeva dove mi trovavo in ogni istante.
Cercai di allontanarmi e cambiare direzione prima che mi vedesse.. tuttavia era troppo tardi.
Venne verso di me e mi ricordò per quale motivo non lo avevo denunciato fin’ora, e non lo avrei denunciato mai più.. Minacciava di uccidere mia madre, che conosceva bene.
Lui frequentava gli stessi circoli della mia famiglia, ed una volta vedendomi ad uno di essi, si era ‘infatuato’ di me a tal punto da seguirmi ovunque.
Avevo da poco perso mio padre, non potevo rischiare di perdere anche lei.
Mi trascinò dentro la sua squallida auto, e mise la parola fine alla mia adolescenza.

Questo ricordo, era ormai sepolto dentro me, e riportarlo alla luce mi fece ricordare sensazioni che avevo messo da parte.
Nei giorni che seguirono, ebbi la nausea del mio corpo. Guardarmi allo specchio era diventato insopportabile.. Non potevo specchiarmi, senza rivedere lui, senza rivedere il motivo per cui aveva deciso di farmi diventare ‘donna’ a parole sue.
Feci togliere gli specchi dalla mia stanza, e con il passare dei giorni, fui vittima di autolesionismo.. Poi Rossane, che già era in pensiero per me, a causa della morte di mio padre, lo venne a sapere.
Non capiva perché lo facessi, infatti non raccontai mai a nessuno, se non a me stessa, quell’episodio.
Grazie a lei riuscii a porre fine all’odio che avevo contro il mio corpo, e a seppellire quella faccenda di cui nessuno era a conoscenza.

Nel ricordare tutto ciò, una lacrima mi scese sul volto per poi cadere sul petto di Justin.
Se ne accorse.
“Bea..” disse abbracciandomi ancora di più.
Sentivo, che se ne avrei parlato, forse mi sarebbe stato più facile chiudere per sempre questa storia.
“Se non ti va di parlarne non preoccuparti..” Disse. E le mie parole susseguirono immediatamente le sue.
“Voglio parlarne..” Dissi rimettendomi la maglia.
Si vestì anche lui, e poi tornammo alle posizioni precedenti.
“Non credere che abbia perso la verginità prostituendomi Justin.. Avevo compiuto da poco sedici anni, quando un uomo, un amico di mia madre, iniziò a minacciarmi. Avrei dovuto fare ogni cosa che lui mi avrebbe chiesto, oppure avrebbe ucciso mia madre. Avevo perso da poco mio padre, ed il dolore mi aveva straziata, non avrei sopportato di perdere anche lei..” Mi soffermai un attimo giusto il tempo di raccogliere in me le forze per proseguire.
Guardai Justin che era inerte, e fissava il tetto dell’auto.
“Così un giorno.. mentre ero in spiaggia.. mi portò nella sua auto e..” Mi fermai un attimo, perché il groppo alla gola era ormai troppo grande.
Deglutii cercando di andare avanti ma non ce la feci.
Chiusi gli occhi, e quando li riaprii mi ritrovai le braccia di Justin attorno al mio corpo.
Si voltò, aprì uno scompartimento dell’auto e mi mostrò una ‘protezione’ come la chiamava lui.
Allora faremo finta, che questa sia la tua prima volta.. Vuoi?” Mi chiese indicandolo.
Alternai lo sguardo fra lui e il preservativo.
“Avevi detto che non ne avevi..” Riuscii a dire.
“Pensavo che non ti andava e che avessi bisogno solo di ‘effusioni’.” Disse mimando le virgolette con le mani.
Lui avrebbe rinunciato a farlo con me, perché si era accorto che qualcosa in me non andava.
Mi sentii così imperfetta di fronte a lui, era una persona meravigliosa.

Sorrisi ed annuii.
Mi baciò, e quella volta nella sua auto, ebbi la mia prima volta.
Non fisica, no. Il mio corpo aveva già avuto parecchi incontri con altri corpi..
Era la prima volta in cui feci l’amore, non la prima volta in cui feci sesso.
Già, potevo percepire che oltre al contatto fisico c’era ben altro.
Finalmente grazie a lui, mi liberai di quei ricordi. Li eliminai, per fare spazio alle sensazioni che Justin mi faceva provare.. erano così tante.
Non so se per lui fu la stessa cosa.. Ma quella per me, fu la volta più bella della mia vita.

-------
Successivamente, scoprii che la collanina di Justin, non era legata a Sophie, ma ad un suo amico. Un certo Scooter,che tempo dopo mi presentò in modo che potessi vedere anche l’altra metà della collana.
Jeiden e Rossane iniziarono ad uscire insieme, dicendo come amici, ma li conosco entrambi troppo bene da sapere che si stavano lentamente innamorando, ed ero felice per loro.
Dopo lo scontro in cui Sophie, grazie a me, conobbe Dree, si fidanzò con lui.
Mia madre tornò a vivere con me e continuò ad essere la solita donna che ama l’apparenza, ma che nonostante tutto,mi amava alla follia.
Poi ci siamo io e lui.. lui ed io.
Le nostre vite si sono abbracciate per non lasciarsi più.
Era il mio primo, grande, ed unico amore.



                                                                                                                                                                             Fine.

Ciao splendori *-*
Ok, non vi aspettavate che fosse l’ultimo (o si?), così forse
un po’ vi avrò sorprese, non so se in meglio o in peggio.. ahaha
Ero troppo impaziente di mettere un lieto fino a questa storia, e di
iniziare l’altra, che dovevo a tutti i costi finirla oggi.
Ci ho impiegato taaaaaaaaantissimo a scrivere questo capitolo, però
ne è valsa la pena perché mi piace molto :3
A voi piace? Che ne pensate di questo finale?
Come vi avevo detto sto per iniziare una nuova FF..
Nessuno su questo sito ha scritto mai una cosa del genere..(credo..)
sarò coinvolgente ed emozionante.La pubblicherò già sta mattina.. Spero che qualcuno la legga.
Comunque.. (parlo sempre di me T.T) come sempre, siete MERAVIGLIOSE, ed
io vi adoro..
Dopo aver scritto questo poema, mi metto subito a lavoro
per la nuova FF.. Sono troppo impaziente di pubblicarla.
Ahahhahaa
un bacione, vi voglio bene e non smetterò mai di dirvelo.
-Erika

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