Hogwarts, je t'aime

di genesis18
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Il momento piu` buio e` quello prima dell’alba ***
Capitolo 3: *** Que sera sera [Parte prima] Theo e Ginny ***
Capitolo 4: *** Que sera sera [Parte seconda] Blaise e Daphne ***
Capitolo 5: *** Passi avanti e passi indietro ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


Introduzione


Le dita lunghe e affusolate sfiorano i tasti lucenti del pianoforte, sono carezze piene di promesse. Ginny osserva da lontano, nascosta dietro la tenda di velluto rosso con i bordi d'oro. La melodia le ricorda le domeniche a casa di zia Catharine, le dita che la creano lo sbattito delle ali di Leotordo. Quel ragazzo, come riesce a rievocare i ricordi sepolti nella la polvere della sua memoria? Come si chiama, poi? Ginny non si ricorda, non l'ha mai visto prima. Cosa ci fa nella sala della musica nel cuore della notte? Nessuno ci va mai, ormai tutti usano la stanza delle necessita per suonare il violino, la chitarra o qualsiasi altra cosa in privato. Lui e lei saranno stati le prime due persone che avranno messo piede in quella stanza da molto tempo. Pensare che ci era entrata solo per nascondersi da Gazza e la sua gatta. Perché sta suonando un pezzo talmente armonioso con il viso contratto dall'angoscia?

Si chiama Jean-Luc, é nuovo ad Hogwarts e ha imparato a suonare il pianoforte al conservatorio di Parigi. Ogni notte si reca nella sala della musica per segretamente comporre pezzi che verranno pubblicati in tutto il mondo. è disperato perché la donna della sua vita lo ha appena lasciato per scappare in America con l'autista del Nottetempo di cui non si ricorda il nome. Ginny sorride.

Solo quando la musica cessa con un silenzio violento si accorge che il ragazzo la sta guardando, l'espressione di sgomento svanita dagli occhi nero ebano.

"Mamma mia, sei veramente bravo!" esclama Ginny, balzando fuori dal nascondiglio ormai scoperto. Il ragazzo continua a fissarla, una statua. Lei si avvicina, e appoggia le mani sulla superficie nerissima e liscia del pianoforte.

"Sei nuovo? Non ti ho visto in giro ad Hogwarts prima d'ora." Lui risponde,

"No non sono nuovo." Ginny aggrotta la fronte, confusa.

"Come ti chiami, scusa? In quale casa appartieni?".

"Theodore Nott. Serpeverde." Questo spiega tutto. Le note sono ancora impregnate nell'aria soffocante della sala.


Sala comune dei Serpeverde, ore nove di sera. Crabbe e Goyle si rimpinzano degli avanzi della cena, Pansy Parkinson ridacchia con Millicent Bullstrode, Blaise Zabini riflette su chi rimorchiare tra le due sorelle Patil, Draco Malfoy sonnecchia e Daphne Greengrass continua a costruirsi il muro che la protegge da tutto e tutti; consiste di libri, l'aritmanzia, Louis e Lavinia Greengrass, i suoi capelli biondi e le buone, glaciali maniere.

"Daphne, andiamo di sopra?" chiede Draco, scostandole la cascata di fili d'oro dal collo per appoggiarci le labbra fredde. Lei gli lancia uno sguardo impassibile, prima di rituffarsi a capofitto nell'esercizio di aritmanzia di fronte a lei. Draco alza gli occhi al cielo, e si siede accanto alla bionda, tirando un sospiro piuttosto ovvio. Daphne appoggia la penna d'aquila da 70 galeoni ancora intriso d'inchiostro sul tavolo cosparso di pergamene piene di numeri. Un tavolo speciale per Daphne. é sempre stato il suo, i Serpeverde non osano mai sedersi con lei, la considerano troppo perfetta da starci vicino. Il tavolo è sempre pieno di cose che non la rendevano minimamente felice, ma che però ha bisogno per ingrandire il suo muro. Ah si, e poi su quel tavolo ha pure condiviso la prima volta con Draco.

"Sai cosa significa aver preso aritmanzia come parte dei MAGO?" Daphne gli chiede severa. Lui scuote la testa, disinteressato.

"Significa studiare. E io devo studiare tanto per passare con i massimi voti, non ho tempo per andare di sopra con te." Draco sbuffa:

"Sei proprio noiosa. Da quant'è che non lo facciamo? Da più di tre giorni, e questo non va."

"Non andrà a genio per te, Draco, ma a me va benissimo" gli risponde secca lei, e il discorso si chiude là. Blaise si avvicina alla coppia con il suo solito sorrisino compiaciuto e pieno di sè, e Daphne realizza che forse, dopotutto, non sarebbe riuscita a studiare più di tanto.

"Beh, Daphne, non puoi far contento questo povero disperato? Guardalo, tre giorni di completa astinenza. Non ti fa pena?". Draco lo guarda torvo:

"Taci. Mi sorprendo che tu non abbia ancora dato alla luce un paio di sporchi mezzosangue, considerando il numero di Tassorosso o Grifondoro che ti scopi alla settimana." Daphne si affretta a sorridere. Pansy e Millicent scoppiano in un attacco di risolini. Blaise si appoggia sul tavolo e scuote la chioma scura e scintillante che ha spezzato tantissimi cuori.

"Ahia, tasto dolente. Ma dai, Draco, dimmi, chi mai su questo pianeta riuscirebbe a resistere a Lavanda Brown? Scommetto che pure tu te la sogni di notte." Daphne comincia a raccogliere i libri, accatastandoli dentro la borsa.

"E poi, Draco, la tua ragazza nonostante sia un bel pezzo di donna... Continua ogni giorno che passa ad assomigliare ad Hermione Granger." Draco la difende, ma il sorriso sulle labbra esprime tutt'altra cosa.

"Beh, Blaise, se non l'hai notato prima, io sto proprio qui" dice lei, irritata. Il bel ragazzo fa spallucce, guardandola come se stesse osservando il maglione di Ron Weasley. Draco la prende per il gomito, gentilmente, ma la fa sentire come un burattino.

"Non prendere in giro la mia ragazza, Blaise" dice lui, scambiandosi un'occhiata complice con l'amico. Poi aggiunge sottovoce a Daphne, mentre salgono le scale per il dormitorio di Draco:

"Ignoralo, tanto tra qualche mese sarai libera di non rivederlo mai piu." Daphne gli crede e concorda. Blaise, Pansy, Crabbe, Millicent, tutti quanti, forse persino Draco... Non dovrà piu rivederli una volta ricevuto il diploma. Non avrebbe mai potuto sospettare che nell'arco di un mese, una di queste persone avrebbe stravolto la sua esistenza, completamente.


Beh, ammetto che questa fanfiction è piu che pazza. Pairings assurdi, molto AU. Però io ho cercato di creare un carattere, una personalità in ogni personaggio di questa storia. Il mio obiettivo è di trasformarli in personaggi veramente vividi, perchè penso che solo cosi puo nascere una buona storia. E una recensione mi farebbe molto piacere! ^^ Grazie!

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Capitolo 2
*** Il momento piu` buio e` quello prima dell’alba ***


Il momento piu` buio e` quello prima dell’alba


Se lo sente. Lo percepisce dentro, quasi attraverso le ossa. Quel giorno, 21 Ottobre 1997, non promette nulla di buono. Si chiede cosa abbia causato tanta negativita` quel giorno. Forse era di non essersi fatta la doccia quella mattina. Oppure il fatto di aver aggiunto un pizzico colpevole di marmellata sul suo toast (integrale) a colazione. O poteva semplicemente essere la presenza del suo ragazzo alla sua destra e il migliore amico del suo ragazzo alla sua sinistra.

Di solito non si siedono cosi`. Daphne preferisce dividere il banco con Tracey Davies, degna compagna di pozioni per il suo lato perfezionista, mentre Draco non perde mai l’occasione di sbeffeggiare Potter e amici con Blaise al fianco. Eppure quell giorno se li ritrova appostati ai suoi lati, e questo non promette nulla di buono.

“Siete i pochi alumni che affronteranno i MAGO di Pozioni,” comincia Piton, strascicando ogni parola come su una superficie oliosa. Tutti fissano. Ogni lezione, la stessa solfa.

“Dunque dovrete imparare a preparare le pozioni che avete studiato teoricamente l’anno scorso. Settembre e Ottobre fino ad oggi avete provato,” Piton guarda il Trio Potter, “a trovare tutti gli ingredienti, le istruzioni precise e le caratteristiche del Veritaserum, Amortentia e Felix Felicis.”

Sono le parole seguenti di Piton che affermano il sospetto di Daphne che quel giorno non promette nulla di buono.

“Per questo, per i primi tre trimestri li passerete a creare queste tre pozioni, con un partner che vi assegnero` io, e ad Aprile vedremo quail coppie passeranno gli esami.”

Gli studenti si raddrizzano, tutti aspettando il peggio. Piton non e` noto per la sua benignita`.

Infatti accoppia Draco con Harry Potter, il primo entusiasto all’idea di torturarlo per sei lunghi mesi; Weasley con Theodore Nott; e Daphne con il migliore amico del suo ragazzo.

Daphne considera di riprendere Divinazione.



Il cielo e` come un mare, pensa Draco durante i suoi rari momenti di riflessione. Ha ancora un piccolo granello di privilegiata immaginazione da bambino rimasto in se`, Draco, per essere stato un bimbo troppo desideroso di crescere. Ha una spiccata capacita` di collegare quel che vede con i suoi piu` vividi ricordi.

Draco si ricorda del mare guardando il cielo. Ha dei bei ricordi del mare, e quelle onde spumose sembrano le nuvole sopra di lui.

Ma adesso il cielo sta arrossendo piano piano, annunciando l’ora di cena. Succede in un attimo.

Sta in piedi ad un lato estremo del campo di Quidditch, quando vede due soli. Assurdo, ma Draco ne e` sicuro, li ha visti, tutti e due rossi e splendenti, ma uno di loro e` piu` vicino dell’altro. E non lo trova piu`. Si e` mosso, uno dei due soli Scarlatti, alla velocita` del vento, verso… verso i pali della porta?

La ragazza con i capelli fiammanti che hanno illuso la sanita` di Draco poco prima comincia a scendere con la scopa velocemente, sotto il braccio la Pluffa. Non riesce a vederla bene.

Quel rosso dei suoi capelli hanno rimodellato un altro ricordo nel passato sepolto nella mente di Draco, ovvero i tramonti vissuti dalla finestra della villa in collina di suo nonno Alphard. Quei tramonti erano il simbolo della fine di un’altra giornata miracolosa con il nonno materno. Erano le estati piu` belle della sua infanzia; estate a gridare per un pesce appena catturato e a conoscere Orione e Cassiopeia su quell mare stellato, distesi sul tetto.

Draco si risveglia nel vedere Ginny Weasley, la sciatta sorellina dello straccione-amico-di-S.Potter, avviarsi verso le porte d’ingresso con la scopa malridotta caricata sulla spalla. Si accorge di lui, ma ignorandolo, si allontana insieme ai ricordi di Draco. Non resiste e la rincorre,e prima di poter ragionare,

“Ehi, lenticchia mini! Ti stavi allenando per segnare il meno possible, per aiutare quell perdente di tuo fratello durante le partite?” Non riesce a controllarsi. Non sa esprimere quel che veramente pensa, troppo tempo e` passato dall’ultima volta che ci aveva provato. Dunque gli insulti.

“Malfuretto, eclissati,” taglia corto Ginny, mantenendo dignitosamente la testa alta. Draco deve ammettere che non sembra piu` la piattola bamboccia di qualche anno fa.

“Hai mai pensato a provare a volare su una delle scope di Gazza? Vedrai che le troverai piu` utili durane le partite di quel pezzo di legno che ti ritrovi!” Draco ghigna, ma non ci prova gusto. Inusuale. Quella faccenda dei due soli deve avergli dato alla testa!

Ginny stringe i denti, provando a resistere l’urgenza di dimostrare a quell’imbecille la vera potenza della sua scopa… ficcata chissa` dove.

Purtroppo Ginevra Weasley non e` affatto diversa dal resto della sua famiglia. Quando Draco, molto rischiosamente, commenta sulla variabile vita sentimentale di Ginny, la rossa perde finalmente il controllo. Si scaglia contro il biondo attonito, urlando come un’arpia,

“Ripetilo! Razza di bastardo figlio di Mangiamorte! Vieni qui! Sarei una zoccola, eh? Voglio vedere tua madre a quanti amichetti la da`!” Draco avvampa. Sua madre e` sempre stata un’argomento off-limits, e i tanti che si ostinano a rovinarle la reputazione con insulti come quelli di Ginny, si ritrovano faccia a faccia con una vera furia. Draco non risparmia nessuno, una volta che il latte e` versato.

Affonda la mano tra le pieghe del mantello, ed estrae la bacchetta con rabbia ed un luccichio omicida negli occhi grigi.

“Pezzente che non sei altro…,” comincia, e vedendo l’espressione altezzosa e per niente impaurita di Ginny, s’infuoca di piu`, “Flagran…!!” La rossa chiude automaticamente gli occhi, sapendo che non sarebbe riuscita a proteggersi da una maledizione a lei ignota. Quando li riapre, sana e vegeta, vede Draco sdraiato sull’erba, rigidissimo. Non riesce a muovere un muscolo.

Ginny vede un ragazzo familiare, alto, serio, con i capelli neri quanto gli occhi, abbassare la bacchetta. Poi lo riconosce,

“Tu… tu non sei Theodore Nott…? Dell’altra sera…?” Theodore chiede, il tono freddo e totalmente privo di emozione,

“Stai bene?” Ginny e` ancora troppo stordita per rispondere in fretta come vorrebbe. Prima incontra uno studente che non ha mai visto prima in circostanze molto insolite, e poi il giorno dopo viene salvata dalla stessa persona che due giorni fa le era completamente anonima? ‘E deve essere davvero intelligente… Ha usato il Petrificus Totalus non-verbalmente,’ si dice.

“Oh, ehm… oh, io si, benissimo!,” balbetta Ginny, aggiugendo piano, “Grazie a te.”

“Ha cercato di usare la maledizione Flagrante.”

“Si`,” risponde lei. Silenzio.

“Va bene. Ciao.” Ginny rimane immobile, ai suoi piedi Draco Malfoy, davanti a se` la figura allampanata di Theodore Nott allontanarsi.

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Capitolo 3
*** Que sera sera [Parte prima] Theo e Ginny ***


Que sera sera [Parte prima] Theo e Ginny


I dormitori dei Serpeverde sono situati sotto il lago, e per questa ragione l'unica fonte di luce in quell'isolata zona di Hogwarts sono le candele che non si consumano mai. Theodore pensa che la casa di Serpeverde gli stia a pennello. Dopotutto e' la casata meno coinvolta con il resto degli studenti; la meno apprezzata, la piu' bersagliata dai giudizi, pensa lui inconsciamente.

Theodore e' piuttosto modesto in confronto al resto delle Serpi. Non si esibisce come Malfoy o Zabini, preferisce la rassicurante solitudine. A dir la verita' non e' modestia quella di Theo: e' la naturale distanza che riesce a mantenere con tutto e tutti. Grazie a questa barriera, persone come Ginny Weasley pensano che lui sia un nuovo arrivato. E quei pochi che conoscono il suo nome, o piuttosto cognome, lo coprono di pregiudizi. Ma ironicamente, quella stessa barriera lo rende immune al non essere considerata o agli insulti.

Si guarda allo specchio e si chiede se ha paura di morire. Si guarda meglio. Sua madre era stata una bella donna, dicono tutti tranne che l'uomo con cui ha giurato amore eterno. Dicono che riescono a vederla attraverso a lui, Theodore. Dicono che ha gli stessi occhi assurdamente neri, che ricoprono quasi tutta la superficie bianca: gli regalano un'espressione intensa. La carnagione pallida e gli zigomi alti quasi sempre rosei sono caratteristiche solitamente femminili, il quale indica che sua madre doveva essere sembrata molto donna. Ha le labbra carnose, e il vermiglia di esse contrastano quel viso quasi etereo. L'insieme di queste caratteristiche sarebbe stato vincente su una donna. Infatti la madre di Theo era stata bella. Ma su di lui e' un insieme troppo delicato per essere un maschio.

Theo si chiede come una domanda cosI impegnativa abbia potuto portarlo ad un'analisi sul suo aspetto. Non se lo sa spiegare. Ma in fondo, lui e' pieno di cose di cui ha smesso di provare a capire da molto tempo.

Non ha paura di morire. Non ha paura di perdere le esperienze che solo il futuro puo' regalargli, e non ha paura di perdere quel suo volto, il suo fisico, il suo aspetto, l'unica connessione concreta tra lui e sua madre.

Fra una settimana Theo dovra' consegnare l'evaluazione di Aritmanzia alla Vector; fra due dovra' andare, di nuovo, al S.Mungo, per il controllo; fra un mese dovra' andare in Scozia con suo padre per visitare i Rosier; fra tre mesi dovra' essere marchiato col fuoco sulla pelle, dannandosi per sempre. Il suo piu' grande sbaglio: considerare il futuro come un cerchio stretto intorno ai suoi problemi, ai suoi doveri, rifiutando qualsiasi possibilita' di un cambiamento.

Questo sbaglio lo costringe a tenere in mano il coltello, che riflesso sullo specchio di fronte a se', sembra invitante. Farla finita.

E cosi maledettamente bella e facile, l'idea di farla finita. Pensa alla reazione di chiunque lo vedra' accasciato sul pavimento, coi polsi insanguinati e gli occhi chiusi. Quel chiunque avrebbe dovuto sapere il codice per entrare nella sua suite da Caposcuola. Forse quel chiunque sarebbe stato un professore.

Automaticamente Theo appoggia la lama sulla pelle diafana del suo polso sinistro. Si sente assolutamente calmo, come se tagliarsi le vene e' qualcosa che deve farla finita e basta.

Per sbaglio muove la punta della lama verso il palmo, nel tentativo di spostare meglio l'asola della camicia; non esce troppo sangue, ma abbastanza da fargli ricordare di... di rosso. Ah, giusto.

Ginny Weasley. A pensarla Theo s'incuriosisce appena. Si chiede se Malfoy lo picchiera' nel rivederlo, dopo due giorni dall'incidente. Il pensiero gli strappa un sorriso. E s'inorridisce quando ripone il coltello dentro il cassetto, intenzionato a proseguire solo dopo aver mangiato qualcosa.


Nella sala comune dei Serpeverde, ad un piano di distanza dal Theodore suicida, Draco e Blaise contemplano la bellezza del Sabato.

"Allora che facciamo? I tre manici di scopa? L'altra volta Madama Rosmerta sembrava piuttosto interessata alla guida 'turistica' dei migliori sgabuzzini di Hogwarts che le avevo proposto," dice Blaise compiaciuto al ricordo. Draco lo guarda disgustato e risponde,

"No. Oggi devo convincere Daphne. E' troppo riluttante di questi giorni." Blaise assume immediatamente un'espressione annoiata, effetto prodotto ogni volta che veniva menzionato il nome di Daphne.

"Quella frigida ancora non te l'ha data ieri?" sbuffa.

"La frigida in questione sta proprio dietro di voi, e vorrebbe mettere in chiaro che non la dara' nemmeno oggi, perche' ha intenzione di studiare," dice Daphne, torreggiando dietro il divano a braccia conserte. Blaise commenta, senza nemmeno girarsi,

"Che gran sorpresa." Daphne sorride,

"La sorpresa e' che tu ti unirai, Blaise." Il moro scatta in piedi, voltandosi sbalordito, e fa per parlare quando la bionda lo interrompe,

"Ti chiedo di passare al minimo le cinque ore previste a preparare l'inizio del Veritaserum. Se no sono costretta a non completare il progetto con te." Il silenzio che accompagna quelle parole sembra quasi solidificarsi quando Theo scende dalla sua suite di Caposcuola. Non li degna di uno sguardo, sembra quasi non accorgersi della presenza dei tre Serpeverde piu' noti di Hogwarts. Ma Draco serra i pugni, catapultato indietro di due giorni, in quel momento cosi' confuso ed umiliante. Prima che possa alzarsi Theo esce dalla sala comune. Intanto Blaise ha riacquistato l'uso della parola, ma si limita a dire a voce asciutta,

"Mi hai incastrato bene. Allora quando cominciamo?"


Ginny trattiene il respiro, nervosa, mentre aspetta di sentire dei passi vereso la sua direzione. Ha pianificato bene l'incontro 'casuale' con Theo. Sapeva che avrebbe dovuto passare per il corridoio tra la statua del Troll Sputafuoco e l'aula abbandonata con l'infestazione di Doxy per arrivare ai sotterranei, e dunque si era appostata lI vicino, pronta a scontrarsi 'accidentalmente' contro di lui, a mo' di scusa per parlargli. L'aveva visto dirigersi verso la semi vuota Sala Grande, ed aprofittandosi della mancanza di gente, Ginny aveva preparato il piccolo piano.

La ragione? Semplice. La curiosita' irrefrenabile della piccola Weasley. Se Theodore ambiva di attirare la sua attenzione (il che dubitava) con l'accaduto di due giorni fa, ci era riuscito, e a pieni voti. L'anonimita' di quel ragazzo e' ammirevole, ma questo non aiuta di certo a calmare la curiosita' di Ginny nei suoi confronti. Assorta nei suoi pensieri, si rende conto troppo tardi che i passi tanto attesi sono ormai troppo vicini per rimediare.

Una cosa su di Ginny deve essere sottolineata in questo momento, per spiegare l'apparentemente inspiegabile gesto che compira' in un attimo. E' una ragazza sedicenne che agisce e poi riflette, ha dei riflessi brillanti, ma questo e' solo grazie alla sua fiammeggiante impulsivita'.

"Aaaahh!!"

Theodore si gira di scatto, ritrovandosi dei libri e dei capelli scarlatti sparpagliati sul pavimento. Ginny assume un'aria addolorata, aggrappandosi alla caviglia con aria tragica.

"Potresti aiutarmi?" gil chiede ad occhi spalancati. Theo annuisce e raccoglie i libri in fretta, per poi aiutarla ad alzarsi. Sente puzza di bruciato in quella stranza coincidenza di rivederla, da sola, sbucare all'improvviso con una caviglia slogata. Pero' non chiede nulla, e fa per andarsene quando Ginny, miracolosamente, corre per raggiungerlo.

"Aspetta!," ansima, una volta raggiuntolo, "Devo... devo passare un attimo da Piton! Facciamo la strada insieme!" Theodore non risponde, mentre si chiede se questa ragazza lo stia prendendo in giro. E troppo assurda per essere vera, pensa lui, silenziosamente incredulo.

"Ho sentito dire da mio fratello che sei uno dei pochissimi nella classe MAGO di Pozioni. Diceva di dover fare un progetto con te," attacca Ginny, camminando a passetti veloci per mantenere la velocita' di Theo. Lui annuisce appena, e si ritrova a pensare che Ronald Weasley non si fosse limitato a dire che Nott era il suo partner di un progetto. 'Beh, nemmeno io sono tanto entusiasto all'idea. Faro' tutto quanto io."

GInny vuole controllarsi. Quando si sente nervosa le parole invece di seccarsi in bocca, scivolano a fiotti. E non sono di certo parole intelligenti che possano colpire o affascinare: tante inutili, insignificanti parole.

"Sai, ho in famiglia un prodigio in Pozioni! Conosci Leila Prewett? No? Beh, e' un miracolo di strega! E' mia cugina e ha trovato il modo di preparare una Polisucco in meno di un mese," racconta Ginny, maledicendo la maledizione che Madre Natura ha inflitto su di lei: l'inabilita' di controllare la sua lingua pur sapendo di rendersi completamente ridicola.

Theo continua a camminare, mentre la rossa al suo fianco chiacchera senza sosta. E la prima, e spera l'ultima persona che gli abbia mai rivolto piu' di dieci parole, senza mai imbarazzarsi o sentirsi offesa da tale mancanza di reazione.

Theo da' uno strattone alla borsa, segno di ovvia seccatura, ma dalla forza esercitata la bacchetta cade e comincia a rotolare lungo il pavimento. Ginny smette di parlare, mentre segue Theo che segue la bacchetta, che finisce dietro ad una colonna. E' una colonna piuttosto antica, fatta di marmo bianco con delle sfumature rosa ed avorio. Non e' tanto alta, ma ha un qualcosa di imponente, qualcosa di inspiegabilmente... malinconico. Ginny tende a lasciarsi trasportare dai frutti della sua irrefrenabile fantasia, e in quell'istante che si ritrova a fissare la colonna, le viene in mente un tempio greco, appoggiato sulla cima di una collina, circondato da luce e blu.

Nel frattempo Theo si e' seduto sui talloni, bacchetta in mano, ma non si muove. Sembra che non ha intenzione di uscire dall'ombra ingombrante della colonna.

"Che fai, non esci?," chiede Ginny incuriosita, affacciandosi appena nel buio.

"Che cosa vuoi?" Non alza gli occhi, Theo, e non ha la minima intenzione di aiutarla, spiegandosi meglio.

Ginny rimane a bocca asciutta. Ha due opzioni in quel momento. Fare la finta tonta, affermando di non sapere cosa intende, o rispondere in tutta la vergognosa, nuda verita'. Il segreto e' che Ginny sente qualcosa nel suo cuore palpitante, un formicolio che non puo' negare; il chiaro segno che la domanda di Theo l'ha ferita. La vergogna cresce, raggiungendo le guance e le orecchie: gli occhi sono umidi.

"Conoscerti," Ginny sceglie l'opzione due, a voce rauca. Theo e' lievemente scombussolato alla semplicita' della sua risposta. Dopotutto si aspettava un'infinita serie di scuse male inventate, con un paio di insulsi dettagli su un altro membro della sua amatissima famiglia.

"Va bene. Comincia pure," dice Theo, senza un velo di emozione che possa aiutare la povera Ginny a replicare nel 'modo giusto'. Di nuovo, si ritrova ad affidarsi alla sua spontaneita',

"Non so come si comincia a conoscere qualcuno." E' rimasta alzata fino a quel momento, e si siede davanti a lui, appoggiata contro il muro e Theo contro la colonna, entrambi incartati nella penombra.

"Sono Theodore Nott, il mio nome di mezzo e' Julius, sono nato a Londra il 4 Marzo del 1980, quindi ho 17 anni. Mio padre si chiama Jonathan Nott, e vengo da una famiglia purosangue. Penso che sia abbastanza," recita Theo. Sembra completamente tranquillo, ma in realta' e' quasi affaticato. Spera che quest'informazione possa placare la rossa, cosI da lasciarlo in pace. Eppure le parole che Ginny pronunciera' dopo lo sorprenderanno in tal modo da cambiargli la vita.

"Non ho chiesto un profilo d'identita'," ribatte lei, e Theo non sa che dire, perche' si ritrova a darle ragione. Una strana voglia di provocarla, di suscitare una reazione da parte di lei lo spinge a chiederle,

"E dimmi, tu ne sai qualcosa di 'conoscere qualcuno'?" Ginny sembra rilassarsi. Una domanda del tutto volontaria dalla sua parte significa che non la vuole immediatamente fuori dai piedi. Assume un'aria pensierosa, portandosi le dita della mano destra sul mento, prima di rispondere. Theo lo trova piuttosto divertente, ma ovviamente si guarda dall'esprimersi.

"Dalla mia esperienza, conoscere qualcuno e' semplicemente dividere la volonta' reciproca di sapere di piu' sull'uno e dell'altro," spiega Ginny con un sorriso che a Theo appare fin troppo largo. Quest'affermazione gli induce una voglia irresistibile di farla spiegare meglio. Ma come se gli avesse letto nella mente, GInny si lancia in un racconto appassionato,

"Ho conosciuto Michael, Corner, lo conosci no? L'ho conosciuto ballandoci insieme. Non facevamo altro che ballare, e questo ci ha fatto capire che per cominciare una storia insieme non avremmo avuto bisogno di stupide formalita'. Capisci? Sapevamo di essere interessati all'un l'altro, e ballare ci bastava! " Parlava con l'energia di un umo sugli spalti di un campo da Quidditch, ed inoltre gesticolava con foga, accentuando l'effetto dato.

"E'... interessante come ipotesi," azzarda Theo, sentendosi leggermente stravolto dall'improvvisa ondata di conversazione, di cui non era di certo abituato. Ginny aggrotta la fronte, il labbro inferiore infantilmente spinto in fuori, ed esclama,

"Come, ipotesi? Questa cosa che ho spiegato con tanta fatica e' un vero e proprio fatto!"

'Pure testarda e convinta la ragazzina,' pensa Theo, incredibilmente divertito per la seconda volta in meno di trenta minuti. Ginny sta ancora riflettendo, chiedendosi cosa Theo abbia trovato di scettico nella sua spiegazione, quando quest'ultimo si alza. Lei si sente inutilmente allarmata.

"E' meglio che vada. Ciao," fa lui, ma prima che puo' mettere un passo nella luce, Ginny esplode,

"Quindi posso consocerti per favore?" Theodore s'irrigidisce.

"Non so se e' l'idea migliore." C'e' una punta di disperazione quando Ginny chiede,

"E perche'?"

"Per varie ragioni," risponde lui, e fa un movimento che sembra indicare il loro arrivederci definitivo, quando si ferma di scatto, la schiena rivolta alla rossa.

"Domani stessa ora, stesso posto."

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Capitolo 4
*** Que sera sera [Parte seconda] Blaise e Daphne ***


Que sera sera [Parte seconda] Blaise e Daphne


E' sabato sera. E' sabato sera. E' sabato sera. Blaise continua a ripetere le parole nella sua testa, come un mantra. E' sabato sera e sta intrappolato nella sala comune a maneggiare ingredienti di Pozioni: fegato, unghie e milza di gatto. Li sta toccando con le sue stesse dita, quelle sue dita abbronzate e lunghe, curate come quelle di sua madre.

"Passami le fette, per cortesia," ordina Daphne, che intanto e' in controllo del calderone. Lei fa il lavoro pulito ovviamente, sbuffa Blaise tra se' e se'. Le passa le fette di fegato, e lei li raccoglie nel calderone con la bacchetta.

"Blaise, ti ho ripetuto che le fette devono essere dei rettangoli perfetti," dice Daphne all'improvviso, la voce calma, quasi cordiale. Ma Blaise sa meglio, e nota il tocco pungente nel suo tono.

'Lei e le sue dannate buone maniere,' pensa Blaise irritato. Capisce di aver fatto male ad acconsentire di 'studiare' quella sera; un preziosissimo sabato in compagnia di quella secchiona perfettina che non si degna di arrabbiarsi nemmeno all'ennesimo sbaglio. Blaise molla il coltello rumorosamente sul tavolo. Daphne lo ignora.

"Dimmi, Daph, sei mai uscita di sabato in vita tua?" chiede lui. La bionda si rifiuta di alzare lo sguardo e risponde piano,

"Abbiamo del lavoro da finire, no?"

"Al diavolo pozioni. Dai, dimmi, pensi ad altro tranne che studiare?" insiste Blaise crudelmente. Daphne mescola il liquido nel calderone con la bacchetta, mentre intanto si congratula con se stessa di riuscire a restare impassibile.

"Certo che penso ad altro che studiare. Ho un ragazzo, una famiglia di purosangue, sono destinata ad essere ricchissima e potente per tutta la vita." Blaise la guarda strano, e lei si sente messa alle strette. Quel ragazzo ha un inquietante capacita' di riuscire a farla innervosire. E si sa, Daphne Greengrass non e' mai nervosa. Buone maniere e il perfezionisimo, il suo pane quotidiano.

"Non hai risposto alla mia domanda. Ti ho chiesto se pensi mai ad altro che studiare. Non voglio un resoconto dei tuoi privilegi," ribatte Blaise, accorgendosi che la ragazza e' totalmente ignara del fatto che gli ingredienti sono stati abbandonati sul tavolo. Daphne si gira verso di lui, e per un attimo Blaise crede di scorgere un lampo d'insicurezza in quelle iridi ghiacciate. Ma dura solo un attimo.

"Rimettiti a lavorare, per favore. Non abbiamo molto tempo." E per qualche minuto i due restano in silenzio, con lui spaparanzato sul divano a fissare il pavimento e lei ad aggiungere pizzichi di chissache dentro la pozione.
Poi Blaise si alza in piedi e sale le scale verso il suo dormitorio. E Daphne fa finta di non accorgersene.
Torna poco dopo, con tre bottiglie di Burrobirra tra le dita e altre cinque tra le braccia.

"Dato che non vuoi che io esca," comincia Blaise, appoggiando le bottiglie sulla poltrona accanto a Daphne, "festeggeremo il sabato qui. A scuola. Lo so, che tristezza, ma non ho altra scelta, no?" Stavolta deve spezzare contatto visivo con la soluzione trasparente della pozione, per fissare, inscrutabile, il ragazzo compiaciuto.

"Ma pensi che sia ora di bere dell'alcol?" chiede lei, serissima. Blaise non riesce a trattenere un sorriso quasi genuino: quella ragazza gli appare cosi' frigida che nemmeno il suo piu' irresistibile sguardo riuscirebbe a scioglierla.

"Beh si', sono le nove e mezzo di sera, perche' no?" Daphne risponde con il mento pericolosamente sollevato,

"Io non bevo Burrobirra." Blaise spalanca la bocca, scioccato, e chiede incredulo,

"E cosa caspita bevi allora di sabato? Acqua?" Lei rimane un attimo in silenzio, e si sente solo il ribollire della pozione. Poi dice,

"Io bevo soltanto vino. Rosso. Possibilmente dall'Italia." Blaise si ritrova molto vicino a sputare tutto quello che ha in bocca.

"Vino? Ma dai, che schifezza. Anch'io sono un purosangue ricco sfondato, ma ti posso garantire che ho visto con i miei occhi Lucius Malfoy versare quella robaccia nel vaso di una pianta. Non puoi essere seria." Daphne non sa se sorridere altezzosa o restare in silenzio, stizzita.

"Dai, prova questo, la Burrobirra e' la delizia!" insiste lui, alzandosi dalla poltrona per piazzarsi davanti a lei e il calderone con un sorriso sornione. Lei si chiede se e' lui o se e' gia' un po' brillo.

"No, e gli ingredienti di quella sostanza fanno molto ingrassare," risponde Daphne coscienziosa. Blaise si sorprende di vederla abbassare lo sguardo. Per la seconda volta quella sera, gli sembra di aver notato un velo di incertezza in quella ragazza apparentemente cosI sicura di se'.

"Sai, io sono mezzo Italiano," dice Blaise inaspettatamente. Daphne gli lancia un'occhiata fugace, e si limita a dire,

"Ah si?"

"Si, e' per questo che ho il cognome Zabini. Molto non-inglese, non credi?"

"Immagino di si." Blaise viene sopraffatto da un senso di compassione per quella bellissima ragazza bionda che cerca in tutti i modi per evitare di guardarlo. Lei, imprigionata come tanti altri nella stessa dimensione da purosangue, in quel mondo pieno di limitazioni. Blaise non si sente piu irascibile nei suoi confronti.
Fa un passo in avanti e blocca i movimenti della ragazza stringendole i polsi con le sue mani. Daphne lo guarda, costretta, lottando tenacemente per rimanere con la solita disinteressata indifferenza. Blaise la dirige verso la poltrona di burrobirre, sposta le bottiglie ad un lato e la fa sedere.

"Guarda e ammira," dice lui, ammiccando. Prende una delle bottiglie e la stappa. Sferra la bacchetta dalla tasca e mormora un incantesimo verso la burrobirra. Daphne riconosce l'incantesimo, e non riesce a non emettere uno sbuffo divertito. L'idiota aveva appena trasfigurato la birra in vino rosso.

"Et voila', mademoiselle!" esclama Blaise, orgoglioso della sua opera. Lei assaggia un po del liquido dentro la bottiglia, e dopo qualche secondo a ponderare, commenta,

"Non male. Italiano. Montalcino." Il sorriso di Blaise sembra allargarsi.


Sono quasi le mezzanotte, e gli studenti del serpeverde nei sotterranei sono pochi. La maggiorparte, soprattutto quelli tra il quinto e il settimo anno, sono ancora tra le strade di Hogsmeade, mentre quelli piu' giovani dormono. Dopotutto, nessun serpeverde si sentirebbe a suo agio in compagnia dei due purosangue piu conosciuti della scuola.

Blaise Zabini e Daphne Greengrass sono seduti sul pavimento della sala comune, davanti ad un fuoco improvvisato, a chiaccherare animatamente. La scena puo' rivelarsi strana, anzi, assurda. Soprattutto perche' Blaise non indossa il solito ghigno che rivolge a chiunque non sia Draco Malfoy, e anche perche' Daphne sta bevendo burrobirra ridendo.

"Ma dai, non puoi fare lo stronzetto! Dimmi subito che ti ha fatto Pansy dopo!" gli ordina lei, ridacchiando. Blaise e' accasciato con la schiena contro il divano, gli occhi socchiusi ed un sorriso divertito sulle labbra.

"Non vorresti saperlo, te lo assicuro. Soprattutto perche' sei una tale figlia di papa'. Non vorrei traumatizzarti a vita," dice lui. Daphne sembra metterci un po' per digerire le parole del ragazzo. E di scatto esclama,

"Io NON sono una figlia di papa'!"

"No, infatti sei Pansy Parkinson." Risate.

"Io non sono una figlia di papa'! Ho bevuto quattro bottiglie di burrobirra e una bottiglia di vino senza niente nello stomaco. Che altro devo fare per dimostrartelo?" Blaise nota che Daphne non e' ancora ubriaca, ma ci sta quasi. Per adesso ha solo la ridarella e un'incredibile voglia di fare la selvaggia.

"Non ti agitare troppo, di solito sono quelli come te che finiscono per ammazzare qualcuno per dimostrare di non essere dei noiosi," scherza Blaise, e sente un'ondata di tenerezza verso la bella ragazza di fronte a lui. Un paio di bottiglie di alcol e Daphne Greengrass e' irriconoscibile.
Avevano parlato dei momenti piu' imbarazzanti della loro vita, e si erano scambiati delle risate cosI sonore che per un attimo si erano preoccupati di tutti gli studenti che stavano dormendo. In un'improvvisa ondata di serieta' avevano anche conversato sui vini e le loro rispettive qualita', e per una strana ragione, si era sentito legato a lei con le corde del cuore. Blaise in quel momento si sentiva in grado di rispondere a qualsiasi domanda sulla vita di Daphne, tanto gli sembrava di conoscerla a fondo.

Daphne apre la bocca, incerta se assumere un sorriso divertito o una espressione indignata. La bocca aperta della solitamente compostissima bionda fa ridere Blaise, che non puo' non strofinarle il capo affettuosamente.

"Quando verrai a visitare casa mia ti dimostrero' quanto noiosa sono! Mi aprofittero' dell'assenza dei miei genitori per lanciare una festa cosi' scandalosa da usurpare la reputazione di quelle da Zabini!," Daphne ridacchia, emozionata e anche un po' timorosa di continuare a descrivere la sua festa immaginaria. Poi continua, "E ingaggero' degli spogliarellisti! E... e... e usero' la collezione di tazze da te' di madre per versarci il piu' burrobirra possibile!"

Blaise e' quasi rosso dalle risate sotto la pelle bronzea del suo viso mascolino. S'immagina Daphne versare dell'alcol nelle tazze da te' di cristallo, e questo lo fa gia' scoppiare. Quando nota che non ha intenzione di proseguire, Blaise attacca,

"E io ti faro' da chaperone, perche' so che in una festa del genere ti scateneresti, e non vorrei che ti ritrovassi nel letto di quell'arrapato di Weasley." Dovrebbe suonare come uno scherzo, ma Blaise si sente scomodo: forse e' piu una verita che uno scherzo. Daphne sorride, ma lui riesce a leggere una strana consapevolezza che gli fa formicolare le dita delle mani. Qualcosa e' cambiato nell'atmosfera.

Blaise e' una persona istintiva. Ha sempre vissuto una vita spontanea, dovunque si trovava: a casa con sua madre, a commentare sulle modelle peggio vestite nelle riviste da strega; ad Hogwarts con Draco e gli altri serpeverde; anche in Italia, durante le cene in compagnia di ricconi noiosi quanto suo nonno.

Adesso l'istinto vuole avvicinarsi a lei, lei che e' seduta a gambe incrociate con l'espressione pensierosa, i lunghi capelli doro che scivolano fino a meta' schiena. Vuole avvicinarsi a lei, e magari afferrare senza troppa grazia e formalita' le sue mani candide per appoggiarle contro le sue labbra mascolinamente bollenti.

Non ne sa il motivo. Ma, pensa lui, mentre osserva Daphne sbadigliare e distendere le lunghe gambe pigramente, qualcosa e' sicuramente cambiato.

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Capitolo 5
*** Passi avanti e passi indietro ***


Passi avanti e passi indietro


Fa freddo ad Hogwarts.

Il vento novembrino soffia forte, fa vacillare anche i rami piu' resistenti della Foresta Proibita; sembra che un perpetuo velo di pioggia circondi le mura del castello, ed il lago esprime la propria agitazione sotto forma di onde.

Intanto Ginny sta raccontando di Bill Weasley, suo fratello, ad un Theo piuttosto titubante, ma attento. Sono seduti nella stessa posizione del giorno precedente, nascosti dietro la colonna situata nei sotterranei. A prima vista potrebbe apparire che la rossa stia parlando a se' stessa, tanto il ragazzo si rifiuta di aprir bocca! Ma osservando meglio si puo' immediatamente notare che Theo cerca in tutti i modi di sbattere le palpebre il meno possibile.

"E dopo di lui Charlie, poi Percy, poi Fred e George, poi Ron e poi me. Ci credi che sono da quattro generazioni che i membri della famiglia Weasley fanno parte dei Grifondoro? Penso che sia stato il trisnonno di mio nonno ad essere stato l'unico smistato in Tassorosso. Dev'essere qualcosa nel nostro sangue... se non sapessi meglio penserei che siamo i discendenti di Godric!" Ginny ride. Theo sorride, ovviamente senza usare le labbra. Quando sorride, Theo sorride sempre dentro di se'. Non e' il pensiero dei Weasley imparentati a Godric Grifondoro che lo fa sorridere, ma il fatto che Ginny abbia appena usato il nome di uno dei fondatori di Hogwarts come se fosse stato un suo amico da sempre.

Theo nota un sacco di cose in compagnia della rossa. Per esempio i suoi vestiti. Ginny sembra quel tipo di ragazza che ha l'armadio pieno di roba per Quidditch e pochissimi abiti femminili. Maschiaccio, in una parola. Illuminati a malapena dalle torcie dei sotterranei, Theo osserva che quel giorno si e' messa un maglione di lana, probabilmente fatto in casa da Molly Weasley, con una G piuttosto sgargiante e un paio di jeans scoloriti e macchiati dai residui della cena. Ha i capelli sciolti sulle spalle.

"Beh almeno io mi considero una vera e propria Grifondoro. Non sono di certo un genio, non mi considero ambiziosa e non sono quel tipo che si impegna in tutto. Pero' bisogna ammettere che di fegato ne ho. Se vuoi te lo dimostro!" esclama Ginny entusiasta. Theo risponde dalla posizione un po' rigida che ha assunto,

"Non c'e' bisogno, ti credo." Ginny gli sorride esponendo i denti. Theo si chiede se abbia mai avuto il coraggio di sorridere in quel modo. Si chiede, un po' turbato, se ha mai sorriso con i suoi muscoli facciali.

"E tu?"

"Io cosa?," chiede lui piattamente.

"Ti senti un Serpeverde al cento per cento?"

Bella domanda, pensa Theo.

"Immagino di si'. Il cappello parlante non sbaglia mai." Ginny non sembra soddisfatta dalla risposta che ha ricevuto e lo incita oltre,

"No, sul serio! Non ti sei mai sentito incompreso dagli altri Serpeverde? Non ti sei mai chiesto se dovresti stare, tipo, in Corvonero invece di Serpeverde? Per esempio Hermione Granger, lei si chiede spesso perche' il cappello non l'abbia smistata li'. Personalmente credo che Hermione dubiti del suo coraggio, ma lei e' una delle ragazze piu' coraggiose e leali che io abbia mai conosciuto. Beh, allora? Io qualche volta mi comporto da tale egoista che mi chiedo se non dovessi immediatamente convertirmi in Serpeverde, ma poi ci ripenso. Ommioddio! Scusami! Non intendevo offenderti, mi e' scappato...!" Ginny si copre la bocca inorridita dalle parole che ha appena pronunciato. Theodore scuote la testa, reprimendo un altro sorriso esasperato,

"No, va bene, hai ragione. Noi Serpeverde siamo egoisti." Ginny si accorge che Theo non ha risposto alla sua domanda, e per questo prova a cambiare tattica,

"I tuoi genitori? Loro sono stati Serpeverde giusto? Avrai preso da loro! Ieri mi hai detto che tuo padre si chiama Jonathan Nott, giusto? E tua madre?" Errore colossale. Theo non la guarda piu', e resta in silenzio. Si pente di averle svelato il nome di suo padre. Perche' l'ha fatto? Dev'essere il peggior masochista al mondo, a confidare il nome di Nott senior alla ragazza piu' parlona del mondo. Theo si accorge che Ginny non ha parlato per quasi un minuto intero, e quasi si sente incredulo. Alza gli occhi e la vede intenta a maneggiare qualcosa... carte? Carte magiche. Sta mischiando le carte magiche tra le dita abili.

"Sai giocare?," chiede Ginny ammiccando contenta.


Sono solo quindici le ore che separano l'adesso a quegli attimi sfuggenti passati in compagnia di Daphne, quelle brevi ore della notte piu' profonda a scherzare, chiaccherare, ridere e... e cos'altro aveva provato solo quindici ore fa?

Desiderio. Blaise sprofonda, se possibile, ancora di piu' tra le coperte del suo letto a baldacchino, indossando un'espressione decisamente accigliata. E' l'inquietudine dello strano, inconcepibile desiderio che prova al solo pensiero di quella risata timida, come il cinguettio ovattato di un usignolo tra le spesse foglie di un albero.

Blaise caccia la testa tra le coperte, come se potesse bloccare il suono della risata di Daphne dalla sua mente. Inutile, piu' cerca di allontanarla, piu' si attacca, piu' si avvinghia, lo soffoca, quasi.

Non c'e' nessuno nel dormitorio alle cinque del pomeriggio di domenica. Draco ha scelto la giornata peggiore dell'anno per allenarsi a Quidditch, e Vincent e Tiger, come suoi bravi schiavetti, sono usciti insieme a lui. Blaise ha quasi ceduto alla tentazione di scendere per la sala comune; a cercarla, per parlarle, per ricordarle della sorprendente nottata passata in sua compagnia, per accertarsi che i suoi capelli siano veramente dorati come gli sono apparsi ieri, per risentire la sua risata cristallina; provando a ricatturare quell'istante in cui si era sentito come se lei fosse stata una sua parte da sempre, come se avesse potuto passare il resto dei suoi giorni osservandola liberarsi, pian piano, giorno dopo giorno, dalle catene di diamanti che la tengono imprigionata nel suo palazzo di ghiaccio.

Dio, quanto e' difficile trattenersi. Blaise non e' affatto abituato a fare la parte del maschio ansioso, soprattutto se la questione riguarda una ragazza. Troppe lettere disperate erano state consegnate da qualsiasi ragazza si era portato a letto dopo un appuntamento ad Hogsmeade.

Alle sei Blaise decide di spingere da parte la sua immagine da maschio bello-che-lo-sa, e scende frettolosamente per le scale, il cuore impazzito. E la vede. E' una fitta tra le costole quello che sente a rivederla, la testa bionda china su fogli di pergamena e libri di scuola. Ma Blaise non capisce, all'inizio, perche' si sente cosi' travolto dal dolore.

"Ciao che fai?" chiede lui, nervoso. Daphne solleva la testa ma non si volta, fingendo di essere occupata a sottolineare qualcosa su un testo. Risponde,

"I compiti." E' un chiaro invito di levarsi di torno, ma Blaise e' troppo attonito dalla differenza della Daphne di sedici ore fa e la Daphne di adesso.

"Beh, spero che tutta quella burrobirra non ti abbia dato la sbornia," scherza Blaise, maledicendosi per tale mancanza di humour. La bionda resta gelida,

"No, sto benissimo, grazie." Blaise non lo puo' sapere, ma Daphne e' terrorizzata. Si era svegliata la mattina con un una sensazione di beatitudine e pace con se stessa, per essere subito oppressa da un solo pensiero: il suo muro. Mi vergogno di te, Daphne Lavinia Greengrass. Quello dell'altra notte e' stato un comportamento da comune plebea del Grifondoro o Tassorosso, non da una rispettabile ereditiera purosangue del Serpeverde. Rimedia immediatamente. Non erano state solo le voci immaginarie dei suoi genitori ad averla terrorizzata fino a scrostarsi dall'odore di burrobirra e il profumo di Blaise con tre docce di seguito per precipitarsi al suo solito tavolo cosparso di libri e pergamene. Il fatto e' che Daphne non puo' permettersi di vivere come una comune ragazza. Troppe speranze riposte in lei, troppe raccomandazioni per un futuro da ammirare.

E l'altra notte. Mai ha provato una liberta' simile. Si era sentita cosi' a suo agio, ridendo senza coprirsi la bocca, parlando di alcolici e feste che non avevano niente a che fare con i gala' organizzati da sua madre, raccontando fatti su di lei che nemmeno il suo diario segreto e' al corrente. Si era sentita cosi' viva. Prima di addormentarsi nel suo letto caldo, Daphne si era resa conto che il sangue scorreva nelle le sue vene, che i suoi occhi distinguevano i diversi colori della notte, che le sue dita percepivano il tessuto ruvido del cuscino.

La realizzazione le era caduta quella mattina: non puo' permettersi tutto questo. Deve concentrarsi a cose molto piu' importanti di fantasticare e desiderare e sperare.

"Ti chiedo con cortesia di evitare di menzionare i fatti dell'altra notte alla gente," mormora Daphne. Blaise non ha parole. Si sente come se e' tornato indietro nel tempo, alla vigilia di Natale di otto anni fa.

Mamma, perche' non andiamo? Guarda che Lucas non vuole restare a San Mungo per Natale. E' una settimana da quando e' nato, perche' non possiamo portarlo a casa? Li' le sale puzzano.

Blaise... Non so come dirtelo Blaise, amore mio. Abbiamo perso Lucas. Ieri notte. Non... non dovrai piu' prestargli la Stella Cometa.


La Stella Cometa 342 giace ancora in uno degli sgabuzzini piu' remoti del Zabini Manor, in Italia.

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